What's one year with you - 12 months Captainswan

di Haley_V
(/viewuser.php?uid=180699)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'amore non è bello ... ***
Capitolo 2: *** Surprise, My sweet love ***
Capitolo 3: *** Jelousy ***
Capitolo 4: *** Mmh, Chocolate ***
Capitolo 5: *** Broken ***



Capitolo 1
*** L'amore non è bello ... ***


1. Gennaio: neve, camino, pattini





Era una fredda sera di gennaio, e Killian ed Emma avevano litigato. Anche di brutto, in realtà, avevano urlato addirittura. Per loro fortuna, Henry non era a casa con loro, ma fuori a cena con Regina.

Ad essere onesti, l'origine del litigio era anche piuttosto stupida. Davvero stupida. Era nato tutto da  un desiderio del pirata, un desiderio insito in lui nel suo lato rimasto un po' bambino: quello di vedere la neve. All'inzio c'erano state le solite schermaglie giocose che erano quasi routine, nel loro rapporto, ma poi, non sapeva nemmeno lui come, erano arrivati a discutere. Avevano cominciato a tirare in ballo questioni spinose, domande senza risposta, che al momento nemmeno riusciva a ricordare. Tutto quello che riusciva a rievocare, era lo sguardo freddo, cinico, che Emma le aveva rivolto. Sapeva che non avesse avuto un passato facile, come d'altronde lui stesso, ma non riusciva a capacitarsi di come, dopo tutto il tempo e tutto quello che avevano passato assieme, non riuscisse ancora ad aprirsi totalmente come lui faceva con lei. Lo trovava frustrante, ma ogni volta si era sforzato di trattenersi, di capire, di assecondare quei momenti in cui il suo bel Cigno faceva il sostenuto, metteva il broncio e distoglieva lo sguardo, offeso. Resisteva, per amor suo. Ma se c'era una cosa che proprio non riusciva a mandare giù, era la sua testardaggine. Le aveva ricordato, durante la loro litigata, che non molto tempo prima si erano detti di essere sinceri l'uno con l'altra, perchè lei stessa odiava essere presa in giro. E ora, era lei a non dire tutta la verità, a dire come veramente si sentisse. A confessare del perchè fosse così restia a voler assecondare un capriccio così stupido, come parlare della neve.
Eppure non era la neve in se che l'aveva fatto uscire dai gangheri. Alla fine non era quello il vero motivo della lite.
Era il suo voler tirare via Emma dal suo buco. Farla uscire, convincerla che tutto il marcio che aveva visto, non era l'intera superficie del mondo, che essa era molto più grande e bella. Ma a volte, nonostante tutto, anche il pirata aveva bisogno di arrabbiarsi, e di uscire.
E così aveva fatto. Aveva concluso quella inutile discussione, ormai senza un punto di arrivo, sostenendo che lei avesse bisogno di dormire. Poi aveva preso la giacca, e si era avviato alla porta. Fu seguito da un solo richiamo di Emma, urlato a gran voce dalla stanza. Poi solo un sussurro, quasi spaventato. Quasi facendo finta di  non averla sentita, aveva chiuso la porta dietro di casa dietro di se.

E così, si era ritrovato a camminare da solo per le vie buie di Storybrooke. Camminava con sguardo cauto, pur sapendo che a meno di una crisi palese, non potesse correre molti perricoli in una cittadina così piccola. L'aria era sempre più fredda, cosa di cui non si curò particolarmente, visto il suo passato da esploratore dei mari, ma di neve nemmeno l'ombra, salvo che per qualche rimasuglio ormai grigio sui cigli delle strade.
Camminò a lungo, Killian, e pensò. A differenza di quanti molti potessero credere, sul suo conto, era un uomo a cui piaceva riflettere. Anche in passato, aveva passato molto tempo chiuso nella sua cabina, sulla Jolly Roger, o anche facendo avanti e indietro sul ponte della nave, a pensare. Non a qualcosa in particolare, ma rimanere in silenzio con se stesso gli permetteva di mettere in ordine le idee e di agire al meglio dopo.

E stava facendo proprio quello, rimanere in silenzio ad ascoltare i suoi pensieri. Pensieri che da molto tempo ormai, ruotavano esclusivamente attorno ad Emma Swan. Maledetta ragazza, pensò, mi manderà ai pazzi un giorno. Ma a un certo punto si ritrovò a sorridere, suo malgrado. Era terribile litigare con lei, ma cosa avrebbe avuto senza i suoi sguardi accusatori, senza il suo cipiglio furente, senza i suoi borbottii? Era così che l'amava, e come le aveva detto più volte, Amava ogni parte di lei. Anche quella che minacciava di rincorrerlo lanciandogli piatti e stoviglie. Sorrise di nuovo. Una volta distratto dai suoi pensieri, si guardò attorno, rendendosi conto di essere arrivato nel centro della città. Si fermò ad osservare la piazza, avvolta da un'affascinante coltre scura. Camminò ancora, e vide Granny's. Alla sua mente arrivarono tantissimi ricordi:

Tutte le cioccolate calde che Emma l'aveva trascinato a bere, loro due da soli, o loro ed Henry. Si trattava di quei piccoli e insignificanti momenti, che l'avevano fatto sentire parte di un qualcosa di molto vicino ad una famiglia tutta sua.
Guardò la piazza, e ricordò quando una volta, passandoci a piedi, mano nella mano con Emma, questa avesse riso vedendo la strada colma di neve al ricordo di Henry che la pregava da giorni di portarlo a pattinare. E il suo viso confuso nel chiedere cosa fossero dei pattini.
Vide un comignolo azzurro, in lontananza, e lo riconobbe come quello di casa loro. Il suo viso si addolcì, alla mente il ricordo di averla trovata accoccolata sul divano, un giorno, malinconica per chissà quale motivo, a bere una cioccolata di fronte al camino che aveva acceso. E lui che, intenerito da quella vista, si era avvicinato e l'aveva accolta tra le sue braccia, per consolarla dai suoi tormenti e farla sorridere.

Parla con me, tesoro, le aveva detto, parlami.
E, come tante altre volte, non l'aveva fatto. Perchè non era abituata a parlare di quello che sentiva, per lei era difficile. Quasi impossibile. E lui lo sapeva. E lo spingeva ad aspettare, nonostante non avesse voluto farlo. Perchè avrebbe sempre voluto aiutarla, e vedere quel sorriso che sapeva riservasse solo a lui, quando era davvero felice.

Sospirò. Alzò di scatto lo sguardo verso la torre dell'orologio, richiamato dal suo rintocco: l'una di notte. Si rese conto di essere stato via a lungo.
Quando rientrò in casa, non si stupì di trovarla al buio. Rimise la giacca al suo posto, nell'ingresso, e cercando di non far rumore, si avviò verso la camera da letto.
Durante il suo percorso, sperò di trovare Emma sveglia, magari per parlarle. Ma niente, non era in salone, come si era immaginato di trovarla poco prima, magari intenta a fingere di guardare la tv con quel broncio adorabile che metteva dopo una litigata.
Invece, la trovò nella loro camera. Non potè fare a meno di sorridere, nel vederla.
Era rannicchiata in posizione fetale. Con la faccia quasi del tutto ricoperta dai suoi capelli biondi, aveva il viso e le braccia strette al suo cuscino. Il cuscino di Killian. Lo stringeva come se avesse avuto paura di perderlo.
Non potè fare a meno di sorridere, il pirata, perchè pensò subito a quanto la sua testarda principessa fosse tenera, in fondo. Solo, troppo orgogliosa per ammetterlo.
Cercò di muoversi nel modo più silenzioso possibile, in modo da spogliarsi e mettersi nel letto con lei. Non gli importava più della loro discussione, forse non gli era mai davvero importato. Fece per spegnere il lume sul comodino che era stato lasciato acceso, quando notò una fotografia.
Nella foto, leggermente consumata, c'era una bambina dai lunghi capelli biondi, coperti da un buffo cappello verde, a forma di rana probabilmente. Killian sorrise nel riconoscere gli occhi verdi di Emma. Accanto alla bambina, un uomo che sapeva per certo non essere David, ma che le riservava, sorridente, qualcosa di molto vicino all'affetto di un padre. Entrambi, erano in un giardino totalmente ricoperto di neve, e reggevano con una mano ciascuno un pupazzo di neve.
Gli ci volle un po' per connettere, ma arrivò a dedurre che si dovesse trattare di una famiglia adottiva del suo periodo negli orfanotrofi. Sospirò, sapeva che tutti quei piccoli dubbi nella testa di Emma derivavano da qualcosa che aveva passato da bambina, e la cosa mosse in lui un grande istinto protettivo. Girandosi a guardarla dormire, abbracciata al suo cuscino, sembrava una bambina da proteggere dal mondo. Posò la fotografia, e finalmente si mise a letto.
Le accarezzò la testa piano, cercando di non svegliarla. Emma mugugnò qualcosa di incomprensibile, forse presa da un sogno; Killian si mosse e con la mano, le sfilò il cuscino.
"Mm, Kill-" mormorò Emma ad occhi chiusi, "-ian"
Il pirata non parlò. Chinò la testa sulla sua, e le baciò silenziosamente la fronte. Emma aprì di poco gli occhi, finalmente consapevole di essere sveglia e che, cosa più importante, Killian fosse tornato a casa.
Sbattè un paio di volte le palpebre nella penombra, cercando di mettere a fuoco. La figura che riconobbe di Killian si mosse, cercando di mettersi in una posizione comoda e poter dormire.
"Sei qui" sussurrò, quasi terrorizzata.
Killian non rispose. La ragazza prese un profondo respiro, cercando di mantenere la calma,
"Non... non tornavi, e- oddio ti prego scusami" blaterò, sempre sussurrando, forse più a se stessa che a lui.
Killian per tutta risposta, sorrise, sebbene lei non potesse vederlo per bene, e le accarezzò il viso. Subito un sospiro lasciò la bocca di Emma, che chiuse gli occhi, quasi sollevata, e afferrò la mano di Killian nella sua. "Sei arrabbiato?"
Il pirata si intenerì al tono timido della sua fidanzata, e scosse la testa. La sfiorò con le braccia, facendole capire che le aveva aperte per lei, e lei ci si fiondò. Affondò il viso nel suo collo e inspirò. Un singhiozzo, senza lacrime, lasciò la sua bocca:
"Scusa."
"Smettila di scusarti, tesoro" sussurrò piano Killian.
"Era una discussione stupida" Puntualizzò la bionda.
"Si, lo era"
"Ti ho fatto scappare via" mormorò sconsolata, suo malgrado. Killian la strinse a sè: "Non sono scappato. Avevo bisogno di pensare per evitare di urlarti contro quanto fossi testarda, amore"
Emma ridacchiò.
"E comunque sono tornato."
"... Si. Sei tornato."
"E tu? Sei arrabbiata?" Domandò, accarezzandole piano la schiena.
"No. Non lo sono mai stata. Non con te."
"Bene. Questo è buono." sorrise.

"Per la questione della neve..."
Killian la zittì. "Sh, non serve che tu ti spieghi. Ho visto la foto"
"... Beh, vorrai-"
"Non se ti senti costretta. Non so cosa rappresenti, per te, ma sicuramente ha a che fare con la tua infanzia e io devo aver risvegliato un brutto ricordo, non mi va di farti imbronciare facendotelo tirare fuori. Se non ti interessa della neve non fa niente."
Ci furono alcuni minuti di silenzio, in cui semplicemente rimasero entrambi abbracciati nel buio, senza parlare, ma nemmeno senza davvero dormire. Solo in silenzio nell'oscurità, nel bisogno di rimanere vicini. Dopo un po' Emma parlò.
"Alla fine non è niente di che. Solo un'altra famiglia che voleva adottarmi, e poi decise che non mi voleva più."
"Emma..."
"Era inverno. " Continuò, senza lasciare il petto di lui. "Aveva nevicato tanto, e quella coppia era venuta a prendermi in istituto la mattina. Erano sorridenti, affabili, e io ero una bambina, mi pare avessi compiuto da poco sei anni. A quell'età sei piena di fiducia per il mondo." Sorrise, amara. Killian non disse niente, si limitò a continuare a cullarla e a lasciare che si sfogasse.
"Non avevo mai giocato con la neve, prima di allora. E il marito, l'uomo che hai visto nella foto, mi disse che mi avrebbe insegnato tutti i giochi del mondo. Quel pupazzo di neve lo facemmo insieme."
"E la moglie invece?"
"Fu lei a farci la foto. Ci trovò di prima mattina imbaccuccati nei nostri cappotti nel giardino di casa, mentre armeggiavamo con chili di neve. Ricordo di aver trasportato cumuli che erano più grandi di me"
Killian sorrise. "Ad essere onesta non ricordo nemmeno i loro nomi. Quella foto la ho perchè fu archiviata nel mio fascicolo, e quando compii 18 anni e mi vennero consegnati parte dei miei effetti personali, ebbi  anche quella. Ma ricordo bene una cosa, che sua moglie mi portò a bere la cioccolata calda. Lo so, è un ricordo stupido, ma... ogni volta che nevica mi ricorda un inverno passato da sola, e anche se adesso non lo sono più, mi è inevitabile pensare al passato. Cerco di convincermi che è tempo perso, che ormai è passato, e di solito ci riesco, ma proprio oggi avevo ritrovato quella dannata foto, e... beh, è tornato tutto a galla."
"Capisco. E ti capisco, amore" sussurrò il pirata. "I ricordi sono come vecchie ferite: pensi che si siano cicatrizzate, ma ogni tanto tornano sempre a fare male, quando il tempo cambia"
"Penso che sia così." sussurrò Emma. "E... mi dispiace essermela presa con te."
"Mi pare di averti detto di smetterla di scusarti" ridacchiò.
"Ma so anche che tu sopporti tanto, Killian. Mi sopporti." sussurrò Emma. "E ti ho fatto già penare a sufficienza, presumo. Odio usarti, anche se involontariamente, come pungiball personale."
Killian si zittì, come ogni volta che Emma usava termini moderni che lui non conosceva. La ragazza capì e sorridendo "Antistress"
"Ooh." sorrise Killian, "Beh, non devi preoccuparti, Swan." Rispose. "So che non è tua intenzione. E poi, credo sia questo il meccanismo di una coppia, supportarsi, e a volte anche sopportarsi a vicenda, no? E credo tu mi sopporti altrettanto, spesso e volentieri." Ridacchiò di nuovo.
"... Coppia." Sorrise Emma, arrossendo. "Noi siamo una coppia?"
"... è una domanda, o..?"
"è che... è bello. Da sentire, intendo. è una cosa bella."
Killian sorrise. "Siamo anche una bella coppia, devo dire." precisò. "Bellissima."
Emma sorrise di nuovo.  "Ti amo, pirata."
Killian le baciò la fronte, riabbracciandola per poter dormire con lei. "Ti amo anch'io, Swan."
E si addormentarono, mentre fuori, dietro di loro, aveva cominciato a nevicare.











So di essere totalmente idiota per aver cominciato questo prompt con circa tre mesi di ritardo, ma... c'è da dire che questo mese in particolare mi ha preso praticamente due mesi di lavoro, per poi essere totalmente cancellato e riscritto solo ieri sera. Quindi... beh, ecco perchè sono in "ritardo". In ogni caso, spero vi sia piaciuta, e se vi va, in compenso, almeno i due mesi successivi, li ho già svolti e non mi resta che elaborarli e pubblicarli. Quindi... niente, spero di ricevere le vostre recensioni o anche che leggiate e basta! Io mi dileguo, al prossimo capitolo!
xx
Haley

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Surprise, My sweet love ***


2. Febbraio: San Valentino, maschera, Super bowl



"Andiamo, ANDIAMO!"
David sedeva sul piccolo divano del soggiorno, urlando insulti e incitazioni sconnesse davanti allo schermo della TV. Era qualcosa di cui non avevano mai sentito realmente bisogno, visto che non avevano mai avuto esattamente il tempo per usufruirne, ma visto l'inaspettato periodo di tranquillità che stavano passando, a Storybrooke, il principe, con l'appoggio di Henry, era riuscito a convincere Mary Margaret a comprarne una. E la donna ci aveva messo davvero poco a pentirsi di aver accontentato  quel capriccio.

"Incredibile, qualche anno sotto sortilegio e mi diventa patito dello sport!"
Biancaneve sbuffò prendendo i piatti dall'armadietto della cucina.
"E dire che abbiamo vissuto trent'anni senza nemmeno sapere cosa fosse...."
"Beh," ridacchiò Emma, mentre le dava una mano, "ciò dimostra che non importa quale epoca o mondo, i maschi sono tutti uguali."
"Temo di doverti dare ragione, figlia mia." rispose Biancaneve, sbuffando sconsolata.

"Mamma..?"
"Che c'è?"
Emma alzò un sopracciglio "Cos'è che ti affligge così tanto?"
Mary Margaret posò afflitta i piatti sul bancone.
 
"Okay, è ... per San Valentino."
"Cosa? Miss nonabbiamobisognodiunaTV? Madre, mi diventi stereotipata tanto quanto papà, in questo modo." rise di gusto.
"Non è per la festa, Emma," rispose sua madre impettita, " il fatto è che per noi è una data... speciale."
"Il vostro anniversario di matrimonio, lo so" replicò subito, " E non credo se ne sia dimenticato."
"Tu credi?"
"Andiamo, è il Principe Azzurro. Nel mio mondo si usa quel nome per indicare l'uomo ideale, sai?"
"Ah... davvero?"
"Mhmh. Fossi in te non me ne preoccuperei."
"Aspetta, aspetta..." si accigliò, "Tu non me la racconti giusta, Emma Swan.."
"Cosa?"
"Conosco quello sguardo, è lo stesso dell'uomo seduto a quel divano. Tu sai qualcosa che io non so. "
Emma fissò divertita sua madre che la ispezionava a braccia incrociate, come a volerle fare una scansione ai raggi X: "Davvero mamma, non so niente. Ma confido nel suo romanticismo e nella buona reputazione che il suo soprannome porta qui." E senza aggiungere altro, si versò tranquilla un bicchiere d'acqua.
Biancaneve sembrò desistere. Cambiò espressione, e con un sorrisino compiaciuto, si avvicinò al viso della figlia: "E tu invece?"
Emma posò il bicchiere, e fissò la madre corruciata. "Io cosa?"
"Non festeggi niente?"
"Intendi se festeggio con Hook? Non credo. Non lo sento da questa mattina, suppongo che nemmeno conosca questa festa." Sospirò. "Ma onestamente, non mi dispiace."
"Cosa? Perchè?"
Emma incrociò le braccia, con fare eloquente. "Davvero? Con tutto quello che abbiamo a cui pensare, credi sul serio che possa e che mi interessi trovare il tempo per festeggiare una festa così commerciale con peluche e cioccolatini? Non sono fatta per queste cose. E ... sono sicura nemmeno Uncino."
"Emma..." Eccolo, lo sguardo alla Biancaneve. Quello sguardo da Devisemprecrederenell'amoreenellasperanza che sua madre assumeva ogni volta che si lasciava andare nell'esprimere un suo stato d'animo. In quei momenti si sentiva un'adolescente vittima di una predica genitoriale.
"Non cominciare," la interruppe, alzando le mani, "So già cosa mi vuoi dire: che l'amore va celebrato, che non importa la festa in se ma il sentimento e bla, bla, bla, lo so, ne sono consapevole, solo che non mi piacciono queste... tipo di cose. Tutto qui. Non mi sento depressa per qualche strano motivo, solo, non sono un'amante del giorno di San Valentino, molto semplice."
"In realtà, " rispose Mary Margaret, "volevo solo dirti di non lasciarti prendere dall'ansia di una nuova crisi: sappiamo che la pace non durerà a lungo, e proprio per questo è bene godere di ogni piccolo momento. E in ogni caso," puntualizzò, anticipando lo sguardo da Appunto di Emma, "Non penso ci sia niente di male nel lasciarsi andare ad un po' di sano romanticismo, tesoro. Scommetto che se provassi non te ne vorresti privare più."
"Aw, come sei smielatamente romantica!" la punzecchiò Emma. "Comunque davvero, so che tu vivi di queste cose, e va bene, insomma, sei Biancaneve, se non lo sei tu!"
Mary Margaret rise.

"Allora, come sto?"
Entrambe le donne, che erano intente a parlare, non si erano accorte dell'arrivo di David, vestito di tutto punto con tanto di cravatta.
"E da dove saresti uscito tu, così elegante?" chiese stupita Mary Margaret.
"Ehm... forse ti ho nascosto qualcosa, mamma" mormorò Emma divertita. Biancaneve le lanciò uno sguardo consapevole.
"Abbiamo un'ora per raggiungere il nostro tavolo, amore" disse David, "E poi, una bella passeggiata sul lungo mare."
Mary Margaret sorrise, compiaciuta. "Corro a prepararmi, allora."
Si alzò, e si avvicinò a suo marito:  "Aspettami qui, mio Principe" e corse dall'altra parte, lasciandogli un bacio sulle labbra.
David sorrise, guardandola sparire dietro le mura del bagno.
"E tu?"
"Io cosa?"
"Perchè non vai a casa? Magari Killian ti sta aspettando."
"... Sai qualcosa che non so, papà?"
"Io? No, ma pensavo che preferissi passare la serata con lui..."
"E Neal?"
"Non preoccuparti per Neal, verrà Ashley a momenti. Tu va."
"Sicuro?"
"Certo. Non solo noi dobbiamo festeggiare San Valentino."
Ancora con la storia di San Valentino, pensò Emma. "D'accordo. Allora, se è così, appena Ashley arriva vado via anch'io."
"Bene." Sorrise David.
Non ci volle molto prima che Mary Margaret fu pronta. Fece un giro su se stessa, ricevette i complimenti da padre e figlia, diede un bacio a suo marito e lo abbracciò. Passarono un'altra decina di minuti prima dell'arrivo di Ashley, dopodichè, piena di scetticismo per quella serata, Emma tornò a casa.
Mise le chiavi nella toppa ed entrò. La casa era totalmente al buio, salvo che per una luce fioca proveniente dal soggiorno. Emma si fece sospettosa: "Killian...?"

Entrò piano nel soggiorno, sempre pronta ad un'eventuale intruso. Una volta nella stanza, venne avvolta da un'atmosfera calda e soffusa.
"Buonasera" Emma si girò di scatto, ritrovandosi il pirata, vestito di tutto punto, e con una maschera nera sugli occhi, con un sorriso ammaliante ed una rosa rosa nella mano.
"Bentornata amore" disse, porgendole la rosa. Sorridente, Emma strinse lo stelo tra le dita, e chiudendo gli occhi l'annusò.
"Pensavo non facessimo nulla stasera, è tutto il giorno che non ti sento. E .. che ci fai con una maschera?" disse, tutto d'un fiato.
 "Me l'ha suggerita Henry. Dice che in questo mondo si usa organizzare una sorta di ballo in maschera in questo periodo, quindi ho pensato che una cosa del genere sarebbe stata... romantica?"
"E da cosa saresti vestito?" sorrise la bionda.
"Beh... a dire la verità non ci ho pensato. Ma mi rende misterioso, e ancora più affascinante, il che aggiunge punti"
"Mh... sono d'accordo." Si avvicinò maliziosa, e lo baciò. Dietro di lui, si accorse di un tavolo apparecchiato a lume di candela.
"E Quello?"
"So che non ti piace festeggiare questo tipo di cose Emma, ma... "
"Sh." lo zittì, sfiorando le sue labbra con le dita, "Sediamoci."

La cena procedette tranquilla. Mai nella vita Emma si era sentita così elettrizzata all'idea di festeggiare qualcosa come San Valentino. Specie se si trattava di una sorpresa, seppur semplice, che qualcuno aveva preparato solo per lei. Era qualcosa che la spiazzava, e lusingava allo stesso tempo. Killian non faceva altro che sorprenderla.
"Sembri pensierosa, tesoro" mormorò il pirata. "Non sei felice della sorpresa?"
"No, no... sono felicissima, Killian, davvero."
"Ma...?" Posò la forchetta accanto al piatto, afferrando la mano nella sua. "Cos'è che ti affligge, Swan?"
"Niente... è che finora non mi era mai capitato di ... fare questo tipo di cose. Non ci sono abituata. E le novità mi spiazzano sempre un po'." Sorrise.
"Non hai mai festeggiato San Valentino?"
Emma sospirò. "Diciamo solo che non ne sono una fan accanita. E quelle poche volte che mi è capitato di festeggiarlo, beh... non è mai andata a buon fine."
Killian le strinse la mano. "Beh, spero di aver rotto questa routine, allora." Sorrise.
Emma sorrise di rimando, senza lasciargli la mano.

"So del tuo passato, Emma." Continuò. "E so quanto tu possa aver sofferto, nella tua vita, e credimi, ti capisco benissimo. Ma, non godersi piccoli momenti come questo è il più grande errore che tu possa fare. Non perchè dietro a tutto questo, " fece un cenno alla stanza, " c'è la mia grande regia, insomma.. ma perchè possono solo farti del bene, Swan. Non aver paura della felicità"
Emma sorrise, gli occhi lucidi. "Sembra di sentir parlare i miei genitori."
Killian sorrise.
Sospirò, stringendo nuovamente la mano di lui.
"Non ne ho."
"Mh?"
"Se ci sei tu, non ho paura di niente."
Uncino sorrise soddisfatto, stringendola di rimando. "Ne ero certo, tesoro."
Si sporse verso di lei, lasciandole la mano per poterle accarezzare il viso e baciarla. La guardò negli occhi, sorridendole di nuovo, senza interrompere il loro contatto visivo.
"Quindi, buon San Valentino, Swan." Mormorò. Emma rise.
"Ti amo" sussurrò.
E come ogni volta, che la Salvatrice pronunciava quelle parole tanto agognate da lui, Killian si perse, quasi inebetito, nel suo sguardo, e sorrise.
"Ti amo anch'io."









 


Sera a tutti! Visto? Come promesso non ci ho messo troppo tempo a pubblicare!
Allora, com'è andata la settimana? La mia è stata super faticosa, sul serio. Ho trovato solo oggi il tempo di mettermi a scrivere, e infatti mi ha preso tutto il pomeriggio. (Visto quanto vi amo?)
Sono strafelice del successo che ha avuto la prima OS, e onestamente di questa avevo paura. Come si dice, i sequel sono sempre un rischio, e anche se in questa raccolta ogni capitolo è una storia a se... beh, la paura che non piaccia allo stesso modo c'è, ma è allo stesso tempo una cosa inevitabile. In ogni caso, spero che anche questa vi sia piaciuta e di rivedervi al prossimo capitolo, che visto l'andazzo, credo che pubblicherò domenica prossima. (Ma prendete questa comunicazione con le pinze).

Vi mando un bacio, e alla prossima!
xx


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Jelousy ***


Marzo: donne, risveglio, altalena.
 


Tutta la poesia riguardanti la Primavera, la magia della natura che torna a nuova vita, degli animali che si destano dal loro sonno, dei nuovi fiori che sbocciano, Emma non l'aveva mai fatta sua. Per lei le stagioni erano un susseguirsi di momenti diversi, ma sempre uguali uno dietro l'altro, in un ciclo monotono e continuo.

Questo, finchè non aveva incontrato Killian. Per tanto tempo aveva giudicato male coloro che, (un po' come sua madre), erano tanto presi dall'amore, dal lanciarsi occhiate dolci, darsi il buongiorno con un bacio, portare all'altro la colazione a letto, e roba così. Ma da quando aveva incontrato il pirata, beh... era diventata un'ipocrita.

C'erano momenti, infatti, in cui Emma proprio non riusciva a nascondere quel lato tenero che tanto si ostinava a repellere. Uno di quei momenti era stato proprio una mattina di Primavera, durante la quale i due innamorati stavano passeggiando mano nella mano nel parco di Storybrooke.
Non era un'occasione speciale, ne un vero appuntamento: le loro giornate non avevano mai avuto uno schema preciso, così, seguendo le indicazioni di Biancaneve e del Principe Azzurro, riguardo il "vivere ogni momento", accoglievano letteralmente a braccia aperte ogni minuto che potessero rendere speciale e solo loro. E questo includeva lente passeggiate come quella.

Emma sorrise, mentre teneva la mano di Killian. Sorrise per il semplice fatto di osservare le dita
incrociarsi con le sue.
Sembrava tutto perfetto quel giorno, il sole splendeva, gli uccellini cantavano, i fiori colorati spiccavano tra l'erba... niente sembrava potesse andare storto.

Poco più in là, tra le panchine, Emma le aveva notate un paio di volte; un gruppo di donne, sulla quarantina, probabilmente, che ridacchiavano. Non se n'era fatta un problema all'inzio, finchè non aveva capito che quelle risatine erano rivolte proprio  a loro... o meglio, a Killian. Prestò attenzione al gruppo di donne, per cercare di capire se si stesse sbagliando o no, e istintivamente gli strinse la mano.

Si. Stavano decisamente ridacchiando verso di lui. E una di loro aveva appena posato gli occhi sul suo seder- Eh no.
Fu più forte di lei. No, non era gelosa. Affatto. Non lo era. Solo che, non seppe nemmeno dire come, aveva agitato leggera la mano. E la donna in questione era accidentalmente caduta in una pozzanghera di fango, sporcandosi il suo bel vestito bianco a fiori.
 Ops.

Il pirata si girò, richiamato dalle urla delle donne attorno alla malcapitata: "Dovremmo aiutarla?"
"Mmh, nah, " mormorò Emma, "Penso che se la possa cavare anche da sola."
E con, fin troppa, non-chalance, continuò a camminare stringendogli la mano, quasi tirandoselo dietro.

"Hey Swan, aspetta, dove-"
"Voglio andare sulle altalene! Ti va?"
"Io..."
Proprio in quel momento, l'attenzione del gruppo si spostò di nuovo verso di loro. Le donne sorrisero, e una di loro, si proprio quella impantanata, alzò la mano per salutare Killian.
Emma strinse i denti, e accellerò ulteriormente il passo, stringendo di più la mano del pirata.

"Hey, hey frena, tigre"
"Andiamo, Killian" grugnì la biondina.
Killian avrebbe voluto replicare, ma una cosa l'aveva imparata, sulle donne: mai sfidarne una arrabbiata. Così si arrese al suo passo e si fece trascinare.

"Swan... "
Non rispose.
"Emma..." riprovò, tentando di frenare la sua presa, "che ti prende?"
"N-nulla... voglio solo, ... te l'ho detto, andare sull'altalena. Guarda, è libera!" e senza dire altro, lo tirò letteralmente verso il posto libero. Uncino la guardò, osservò il suo sguardo, e all'improvviso un lieve ghigno solcò il suo viso. "Hey, furia, aspetta... " Emma, finalmente, si fermò.

"C'entri qualcosa con l'incidente di prima?"
"Cosa? Io? Di che parli?"
"Riconosco la tua magia, amore. Inoltre, era una caduta troppo strana per essere... un'incidente" sghignazzò.
Emma sbuffò.

"Swan, non sarai mica gelosa?"
"Pf, gelosa? Io? Tu farnetichi."
Killian non riusciva a fare a meno di sorridere. "Ah si eh?"
"Si."
"Strano. Avrei giurato di aver visto del fumo uscire dalle tue orecchie."  A quel punto non potè proprio più trattenersi,  e scoppiò a ridere. Il broncio che metteva la sua ragazza era qualcosa di estremamente adorabile, e cozzava terribilmente con quello che voleva trasmettere in realtà. Emma lo guardò truce. Lasciò la mano del pirata, e si avviò ancora imbronciata verso le altalene.

"Oh, andiamo Swan, ora non fare l'offesa!" sorrise Killian.
"Scusami tanto se diffido di chi sembra essersi appena svegliata dal letargo! Quelle dannate... oche"
"Okay Swan, ora mi spaventi. Seriamente saresti gelosa? Non ero io quello delle scenate tra noi due?"
"Non. Sto. Facendo. Una scenata."

Killian coprì la breve distanza tra di loro, chinandosi di poco verso il viso di Emma, che intanto aveva finalmente preso posto ad una delle due altalene.
"Te lo ha mai detto nessuno che quando metti il broncio sei adorabile?" disse, giocoso, alzandole il mento con due dita.
"Idiota."
"Adorabilmente gelosa"

Emma distolse lo sguardo. Killian si avviò a prendere posto all'altena vicina, ridendo.
"Andiamo, non c'è motivo di provare gelosia per quelle lì. Nemmeno le guardavo!"
"Ma loro si. Chissà chi erano nel mondo delle favole, scommetto che almeno la metà di quelle puliva i tavoli in qualche bettola dove ti intrufolavi durante le tue imprese da pirata!"
Il capitano rimase senza parole, (ma ancora notevolmente divertito).

"... E dire che quello geloso ero io, fino a poco tempo fa, Swan... la Primavera gioca davvero brutti scherzi, eh?"
Rimasero in silenzio per un po'. Emma guardava fisso un punto tra i suoi piedi, messi sulle mezze punte per cercare di darsi un po' di spinta. Intanto Killian, che non aveva smesso di osservarla in attesa di una risposta, era riuscito a prenderle la mano e ad intrecciare di nuovo le dita con le sue.
"Davvero non vuoi spiegarmi questa tua scenata, tesoro?"
"Ti ho detto che non sto facendo nessuna scenata, Killian"
"Va bene," sospirò, "Ma almeno dimmi a cosa è dovuta tutta questa gelosia."
"... Io... non lo so."
"Non lo sai?"
"No!" esclamò, sospirando esasperata, "Io non sono mai stata quel tipo di ragazza. Anzi, prima di te le mie relazioni non sono mai durate più di tre mesi. è solo che da un po' di tempo, io... è come se mi desse fastidio tutto. Eppure non ho provato le stesse cose con... "
"Neal?"
"No. In realtà intendevo con Milah."
"... Ah."
"Per quanto poco sia stato il tempo che abbiamo passato insieme... beh, abbiamo avuto un incontro particolare, ecco. In un primo momento ero sicura volesse buttarmi nel fiume delle anime perdute, mentre eravamo su quella barca."
"Le hai detto tutto?"
"No. Tremotino si, però."
"Maledetto... scommetto il mio rum che ci ha preso anche molto gusto nel farlo"
"Puoi giurarci. Ma non è questo il punto. Anche se non è durato molto, per un momento, un solo momento, mi sono sentita minacciata. Perchè conoscevo la sua, la vostra storia, e- beh, sapevo cosa significasse per te. E per un attimo... mi sono sentita di troppo."
"Fammi capire, amore, quindi questa è una sorta di reazione a scoppio ritardato, o...?" sorrise, beccandosi un'altra occhiataccia da Emma.
"Smettila."
"Non posso farci nulla se è divertente, tesoro"
"Chiamala come vuoi, reazione a scoppio ritardato, gelosia latente, paura..."
"... Paura di cosa?"
"Mmh, non lo so," sospirò Emma, nervosa, "di perderti?"
"Emma..."
"Prendimi pure in giro," disse, "ma non posso farci nulla. Anche quando ti ho salvato, e sapevo, ero convinta che non potessi correre più pericoli, abbiamo comunque rischiato di non farcela. Ho rischiato comunque di tornare qui senza di te. Mi sono sentita... non abbastanza. Di nuovo."

Killian trattenne il fiato per un momento. Non poteva controbattere a quel, seppur infondato, ragionamento. Emma aveva vissuto ventotto anni della sua vita sentendosi rifiutata, e anche se non voleva mostrarlo,  sapeva che in qualche modo quelle eterne insicurezze avrebbero sempre fatto la loro comparsa, prima o poi. E, in quel caso, sapeva che parte della colpa era decisamente sua.

"Mi dispiace." Disse. "Per..."
"Non importa." sorrise Emma.
"No, importa invece." puntualizzò. " Mi dispiace per aver dubitato del nostro amore. Per un solo momento ero convinto di non poter salire di nuovo in superficie con te, di non poterlo meritare. E lo penso tutt'ora. Ma, d'altro canto, ho immaginato un'esistenza senza di te." Si alzò, lasciando la presa della biondina, che alzò lo sguardo su di lui. "Certo, ti avrei aspettato in eterno, ma... saperti da sola, sapere di aver sprecato un'intera vita che avrei potuto vivere con te, in mezzo a nuovi mostri da affrontare, nuove maledizioni, nuovi cattivi ancora più cattivi... " sorrise, "...mi avrebbe distrutto. Non potevo lasciarti." Si chinò sulle sue ginocchia, incontrando dal basso i suoi grandi occhi verdi. "Quindi spiegami, in quale maniera, in quale altro mondo o sottomondo potrei mai rinunciare a te, o pensare che tu non sia abbastanza, al posto di qualche cameriera del mondo delle fiabe? Dopo tutto quello che abbiamo passato in quel dannato posto?" sorrise, indicando verso il basso. "Davvero, Emma. Non c'è motivo di provare gelosia. E se sono io a dirlo, devi crederci per forza!"

Emma sorrise, commossa, e chiudendo gli occhi posò le labbra su quelle del pirata. Rimasero in quel modo, labbra a contatto, per chissà quanto tempo, finchè lentamente saggiarono il sapore dell'altro, godendosi il momento.
"Mmh" gemette Emma, "se questo è il tuo modo per distrarmi, ci stai riuscendo alla grande"
Uncino ghignò, malizioso. "Non ho secondi fini, amore mio. Ma se vossignoria volesse ... approfittare dell'aria primaverile..."
Emma sorrise maliziosa, suo malgrado. Si staccò dal bacio, alzandosi in piedi e prendendo la mano del pirata, ancora accovacciato sul terreno.
"Dove vuoi andare?"
Emma ghignò di nuovo, senza voltare lo sguardo, "A dimenticarmi di quelle oche. Vuoi unirti a me?"
Senza farselo ripetere due volte, Killian si alzò, cominciando a ridere di gusto, per tutto il tragitto durante il quale si spinsero giocosamente verso casa loro, per salutare insieme l'arrivo della Primavera.















Che finale deficiente, eh? Lo so, lo so. Il fatto è che nelle mie bozze, ovviamente scherzando, avevo inserito una frase simile perchè presa in quel momento da una fase molto smut, (santo Ao3), e quindi niente, riscrivendo la os ho pensato di inserirla. Se pensate che io sia scema, sentitevi liberi di dirmelo! ahahah


Scherzi a parte, devo davvero chiedervi perdono. Si, avevo detto che quasi sicuramente avrei aggiornato entro domenica, ma purtroppo, causa problemi familiari con cui non perdo tempo a tediarvi, non ho avuto proprio tempo, ne, onestamente, la testa, per poter mettermi a scrivere e aggiornare. Ma alla fine, anche se alle due del mattino, ce l'ho fatta. (Anche se ho dovuto aspettare la mattina per aggiornare, ma okay.) In ogni caso, spero davvero tanto che questo capitolo non abbia deluso le vostre aspettative e che non mi odiate troppo. Nel frattempo, torno a sbattere la testa perchè se per questa ho avuto un piccolo blocco, per Aprile sono totalmente alla deriva. Quindi niente, visto che ad aprile manca ancora un po', facciamo che come termine mi do approsimativamente la fine del mese, così avrò tempo di aspettare la solita illuminazione della Madonna! Che ne dite?

Alla prossima, si spera il prima possibile.
All the love,
Haley
xx

Ps. Non sono super cutie i miei Jelous!CaptainPotatoSwan? :3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Mmh, Chocolate ***


Aprile: scherzo, cioccolato, pigiama.




Ma non doveva essere arrivata la primavera?! Si chiese Emma, mentre correndo con solo la sua giacca di pelle come copertura dalla pioggia, si dirigeva verso il portico di casa con Killian al seguito.

"Hey Swan aspetta!"
"Dai Killian, corri!"
Aprì la porta di casa, saltellando per riscaldarsi, e vi entrò di corsa, seguita dal pirata. Tirò un profondo sospiro di sollievo, sentendo il tepore di quelle quattro mura sulla pelle.

"... Ho bisogno di cambiarmi" mormorò, dandosi un'occhiata.
"In momenti come questi odio i miei vestiti. " ribattè Killian, "Si appiccicano addosso con tutta quest'acqua"
"Beh, immagina se avessi ancora il tuo costume da pirata, Capitano"
"Non chiamarlo costume, Swan," rispose impettito, "era una tenuta di tutto rispetto!"
Emma sorrise, lasciando la stanza principale per andare in corridoio. Dopo qualche minuto, tornò nell'ingresso con una strana pila tra le mani.

"Che fai?"
"Ecco, tieni" disse, lanciandogli un paio di pantaloni ed una maglietta.
Killian fissò gli indumenti, poi il viso di Emma, con uno sguardo indecifrabile.

"Che c'è?"
"Ti aspetti davvero che indossi... questi?"
"Cos'hanno che non va?"
"Non indosso questa roba"
"Killian è solo un pigiama, sono abbastanza sicura che ne esistessero anche nel mondo delle fiabe"
"Si, ma... li ho sempre trovati ... costrittivi."
"Non sarò certo io a permetterti di prendere un raffreddore solo perchè ti piace dormire in mutande."
Killian alzò un sopracciglio, ghignando. "Pensavo ti piacesse."
"Non tentarmi, pirata"
Sorrise.

"Va a farti una doccia, altrimenti dormi sul divano, Jones. A te la scelta." ghignò divertita, Emma.
"Sicura di non volermi fare compagnia?" sorrise, schivando il colpo dei pantaloni che la bionda gli tirò dietro per farlo correre in bagno. "Va bene, va bene, vado!"
Passarono una ventina di minuti, e c'era un gran silenzio per casa. Troppo.
Ad un tratto, si sentì un grido provenire proprio dal bagno.

"OH MIO DIO"
Subito i sensi di Emma la misero in allarme. Scattò in piedi, riconoscendo la voce di Killian, e corse di sopra.
"Killian?!" Urlò. Niente.
Entrò nel bagno, pronta a fronteggiare qualche pericolo. Ma dentro non c'era nessuno.
"Killian?!" ripetè con più forza. Il panico stava per raggiungerla, chiedendosi che fine avesse fatto, quando-
"Eccoti, Swan"
Il bastardo le era saltato alle spalle, stringendola da dietro. Poco ci mancò che Emma lo scaraventasse contro il muro di fronte. O come minimo, gli tirasse un calcio nelle parti basse.
"Davvero?!" sbraitò. " Cosa significa?!"
"Era un piccolo scherzo, tesoro" mormorò il colpevole, consapevole di averla fatta grossa ma troppo divertito e bisognoso di coccole per lasciare la presa su di lei.
"Sei davvero un grandissimo IDIOTA."
"E mi ami anche per questo. " Mormorò, poggiando le labbra sulla sua spalla. "Ancora scettica riguardo al farmi compagnia? Un'altra doccia non mi farà male"
Ora era davvero tentata di mirare alle parti basse. "Di sicuro non dopo questa tua bambinata, Uncino." Rispose piccata. "Ora esci di qui e lasciami fare una doccia, da sola."
"Davvero un peccato," sorrise, divertito, lasciando finalmente la presa su di lei e prendendo il pigiama da terra, "mi sentivo così solo!" Esclamò, melodrammatico.
"Esci!" Rispose Emma, minacciandolo con lo sguardo e ricevendo altre risate in risposta.

Passarono altri venti minuti prima che Emma uscì dal bagno. Killian intanto si era vestito, decidendosi finalmente ad indossare quel pigiama che la bionda aveva preparato per lui.
Doveva ammetterlo, si era comportato in maniera prevenuta nei confronti di quell'indumento. Era morbido da indossare, molto più dei suoi pantaloni in pelle e sicuramente molto di più del pigiama che aveva avuto da bambino (sempre se pigiama si fosse potuto chiamare).

"Swan, ti ci vuole ancora tanto?" Esclamò, dal fondo del letto dove si era comodamente sistemato.
Nemmeno il tempo di dirlo che i passi, e poi la stessa Emma, fecero capolino dalla porta della loro camera da letto. Portava i capelli sciolti e disordinati sulle spalle, e un comodo pigiama grigio. Avrebbe volentieri soffermato la sua attenzione sui particolari che quei lembi di tessuto lasciavano trasparire, se il suo sguardo non si fosse posato sulla busta che Emma teneva tra le mani con molta soddisfazione. La osservò meglio e si rese conto che ne masticava con gusto il contenuto.

"Che mangi con tanto gusto?"
Emma si arrampicò con solo  l'aiuto delle gambe sul grande materasso, accoccolandosi seduta accanto a Killian. "Foccolata"
Killian represse una risata, continuando ad osservarla e a pensare quanto fosse adorabile. "Che?"
La bionda spalancò gli occhi, continuando a gustare il goloso boccone, "Non dirmi che non conosci il cioccolato!"
Killian sorrise, divertito. " Certo che so cos'è il cioccolato... ma la tua bocca piena non ha reso molto chiara la spiegazione"
Emma lo colpì scherzosamente sulla spalla.

"Certo... penso di non mangiarne da secoli... e parlo letteralmente. Questa strana forma però mi è nuova..." Mormorò, osservando le palline che Emma tirava fuori con avidità dalla busta poggiata sulle sue ginocchia.
"Fono praline" disse, masticando, "E fono buoniffime."
"Questo lo posso facilmente dedurre dalla tua faccia ogni volta che ne addenti una, tesoro." Rise Killian.

Emma frugò di nuovo nel suo bottino, tirandone fuori una pralina lucida e marrone chiaro. La porse a Killian, con la stessa faccia di una bambina che trova le uova di Pasqua. "Assaggia!"
Killian la osservò, divertito ma un po' scettico, poi dopo qualche secondo prese la pallina dalle sue mani e la mise in bocca. Gustò piano quella curiosa forma, addentandola lentamente. All'improvviso, un intenso sapore di cioccolato, un sapore che gli sembrava di non sentire davvero da tanto, troppo tempo, gli esplose nella bocca facendo danzare le sue papille gustative.
"Oh mio dio." Sospirò, come in estasi, chinando la testa all'indietro. "Forse sto esagerando, ma queste palline sono la cosa più buona che abbia mangiato in anni."
Emma rise, addentandone un'altra, stavolta bianca.  "Lo sapevo che ti sarebbero piaciute. "
"Ti ringrazio per questa ri-scoperta, Swan." Sorrise. "Mi ero dimenticato quanto mi piacesse questo cibo degli dei!"
E senza neanche chiedere, allungò la mano verso la busta buttandosi di proposito sul corpo di Emma, e prendere un'altra pralina. Emma protestò, scacciandolo dal suo bottino, Killian rise rubandone altre.
"Mm, buoniffime."
"Ora sei tu quello a parlare in modo strano!" rise Emma
Killian sorrise, e guardandola negli occhi, la baciò. "Anche tu hai un sapore divino, ora."
"E tu, Capitan Pralina"
Risero entrambi, senza staccare gli occhi l'una dall'altro.
"Mi piace questo soprannome, penso che lo userò." Emma rise di gusto.
Le prese la busta dalle mani, posandola sul mobile vicino. Alzò le coperte su entrambi, accomodandovisi, sotto le luci soffuse dai lumi sui comodini, e sorridendo, le rubò un altro bacio al sapore di cioccolato.




























Si, sono tornata. Mi metto in ginocchio pregando per il vostro perdono (guardate il lato positivo, almeno siamo ancora ad Aprile.)
Purtroppo vorrei poter dire che ho pubblicato in "ritardo" per volontà e/o pigrizia, ma in realtà il reale motivo è un lutto familiare che mi ha portato a star via nel week end, quindi... niente. Ora sono tornata a casa e ho pubblicato, perchè siete sempre nei miei pensieri ammorih.
Che altro dire, al solito spero che anche questa os vi sia piaciuta (mi diverte molto il fatto che finalmente me ne sia uscita una estremamente fluff e demenziale perchè I mean), e che non mi odierete troppo per non rispettare mai dei termini ^^"
Alla prossima, con Maggio! (che ho praticamente già buttato giù, quindi si spera che non ci siano altri spiacevoli intoppi)
Taanti bacini.
xx
Haley

<3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Broken ***


Maggio: fiori, pik nick, barca.




C'era un sole splendido. I raggi illuminavano tutto il paesaggio circorstante, creando una luce calda ed avvolgente. Emma godè a pieno di quell'atmosfera, respirando a pieni polmoni.

Si trovava in un grande giardino, pieni di fiori. Una parte di lei pensò alla somiglianza con il giardino di rose a Camelot, ma no. Non doveva pensarci. Quel giardino, era intriso del ricordo di lei e Killian che si baciavano, che facevano promesse per il futuro, ma anche di quelle stesse promesse che andavano in fumo, dell'inizio di quella che per tanto tempo le era sembrata la fine.

Adesso, invece, era lì per pensare ad andare avanti, insieme a lui. Quello doveva diventare un capitolo chiuso.
Respirò di nuovo, cercando di scacciare i brutti ricordi. Riaprì gli occhi, cercando di sorridere.
"Hey, love"

Si girò di scatto, riconoscendo quella voce tra mille.
"Killian"

Il pirata le tese la mano, sorridendole. Era sempre bellissimo. Avrebbe passato la vita a guardarlo.

"Che ne dici se andiamo a sederci?"
"Sederci... dove?"
La prese per mano e la portò fino al centro del giardino, dove li aspettava una tovaglia stesa ed un cestino pieno di roba da mangiare.

"Il nostro pic nic, ricordi, Swan?"
".. Oh. Si, certo." Mormorò. Si sedettero entrambi, uno di fronte all'altro, e godendosi la luce del giorno cominciarono a mangiare.
Stettero in silenzio a lungo, e il silenzio permise ad Emma di pensare. Non riuscì ad evitarlo, specialmente mentre Killian, davanti a lei, le sorrideva, stringendole la mano.

"Sai," disse a un tratto, mentre masticava un boccone, "sono felice che tu sia qui, con me. Se ripenso a quello che abbiamo passato, io ... beh, sono grata che sia andato tutto bene, alla fine."
Killian sorrise, abbassò lo sguardo, e sospirò. "Vorrei tanto che fosse davvero così, tesoro."
Emma sbigottì.
 "Che intendi?"

All'improvviso, il cielo si fece scuro, grossi nuvoloni neri tuonarono sopra di loro, minacciando un temporale. Emma alzò lo sguardo, spaventata dal rumore, e poi lo abbassò su di sè.

Era vestita di nuovo come il Signore Oscuro. Le labbra rosse, la pelle incredibilmente pallida, i capelli bianchi legati, i vestiti neri.
"Ma come...?"  Non fece in tempo a rendersi conto di cosa stesse accadendo, che un lamento strozzato la destò. "Killian!"
Il pirata era sanguinante, chino su se stesso e contorto dal dolore.

"Io mi fidavo di te... " sussurrò, con voce rauca e strozzata.
"Ma... non è possibile, ti ho salvato, ti ho-"
"Mi hai venduto all'Oscurità solo per il tuo vile egoismo." La interruppe, rude. " E poi hai preteso di riportarmi nel mondo dei vivi, nonostate fossi già MORTO."
"N- non è vero,  i-io l'ho fatto per te, non meritavi di morire! Non così!"

Killian ghignò. "Forse dovevo dar retta a mio fratello Liam, e passare oltre con lui."
Inevitabilmente, Emma sentì le lacrime bagnarle le guance. Non poteva davvero ripetersi quell'incubo, non di nuovo. Aveva resistito a malapena, da quando aveva combinato quel casino ed era diventata un Signore Oscuro. Tutto quello che era successo da allora, era soltanto colpa sua.
Cercò di respirare, inciampando in un singhiozzo, chiuse gli occhi per pulirli dalle lacrime, li riaprì, cercando di mantenere un controllo che sapeva già di non avere.

Guardò Killian, il suo vero amore, e ci vide tutto quello che aveva rischiato di perdere fin troppo spesso e che non aveva intenzione di perdere un'altra volta. (Non voleva dire che stesse tenendo il conto, ma forse si, lo stava facendo davvero. E quattro era davvero un numero troppo grande.)

Allungò la mano verso di lui, come aveva fatto non troppo tempo prima nelle viscere degli Inferi, cercando di raggiungere la sua. Ma ogni volta che sembrava riuscirci, si allontanava da lei, divenendo sempre più distante, ed intoccabile.
"No, ti prego..."

Era stufa di piangere. Come se tutte le lacrime trattenute in trent'anni di vita avessero deciso di uscire fuori in un anno solo, ed Emma trent'anni di tristezza non riusciva a sopportarli. Specie quando, buona parte di queste, erano causate da lui. Quel pirata che amava talmente tanto da non riuscire a spiegare come fosse possibile, talmente tanto da non riuscire a smettere, o a rinunciare a lui.

Più tendeva le mani verso di lui, più egli cadeva al suolo, piegandosi in due dal dolore, più gridava, cercando di sfiorarlo, più lui si allontanava, quasi rifiutando il suo aiuto.

"KILLIAN!" Urlò a pieni polmoni, stanca di dovergli sempre dire addio, stanca di perdere sempre quello che per lei fosse bello, e felice, e un lieto fine. Era stanca di perdere il suo.

Un grosso lampo, e poi il buio, fecero perdere i sensi alla giovane Salvatrice, che si sentì cadere. Chiuse gli occhi, forse svenne, e quando li riaprì, il paesaggio era cambiato di nuovo.

Il cielo era sempre scuro, ma in modo diverso, a metà tra il nero e l'arancione. Attorno a lei c'era un silenzio opprimente, devastante, dal sapore di morte. E fu quando nella sua mente venne a galla quella parola, che alzò in fretta la testa per guardarsi attorno, causando un piccolo giramento che la fece subito poggiare al muro della barca.

Una barca.

Si girò, poi si alzò in piedi, cercando di ignorare quella forte emicrania, per scoprire di navigare su una barca, almeno così sembrava, in mezzo al nulla, avvolta solo da una fitta nebbia.
Poi capì.
Il panico prese possesso di lei, quando realizzò di trovarsi di nuovo sulla barca di Caronte. Nella testa si affollarono mille domande,
Che ci faccio qui? Perchè sono di nuovo su questa barca? Dov'è Killian?

Cosa ho fatto?

A bocca aperta, i suoi occhi tremarono sotto la minaccia di nuove lacrime che premevano per uscire. Si coprì il viso con le mani, in preda alla disperazione, al senso di colpa, e per un momento, desiderò di essere morta.

Cominciò a piangere, come non aveva mai fatto, a pieni singhiozzi, rumorosi, numerosi, uno dietro all'altro. Pianse come si era sempre rifiutata di fare, pianse sapendo di essere da sola, pianse perchè non c'era altro da fare.

Urlò il nome di Killian numerose volte, accucciata contro il muro della barca; lo urlò con tutta la potenza che aveva in corpo, fino a consumarsi le corde vocali. Lo urlò una, due, tre e poi quattro volte, sperando sempre che riuscisse a sentirla, ma invano. Avvolse le braccia attorno le ginocchia, presa dallo sconforto e dalla paura.

Sussurrò ancora una volta, totalmente spezzata.
"K-Killian..."

Dal fondo di quel mare scuro, come un'eco lontana, Emma giurò di aver sentito qualcuno chiamarla. Interruppe il suo pianto, spalancando gli occhi e respirando a bocca aperta.

"Emma..."

Lo sentì di nuovo. Mosse la testa a destra e sinistra, convinta di trovare la fonte di quel suono.

"Emma...!"
No. Si stava sbagliando. Mise le mani a terra, sospirando e abbassando lo sguardo su di lei. Sicuramente stava impazzendo.

"Emma!!!"

Un urlo strozzato, e poi come per magia, Emma si svegliò. Non era più su quella barca, nè in nessun giardino, ne alle porte dell'Oltretomba. Era nel letto. Nel suo letto. Nella sua casa.

La loro casa.
Seduta e con gli occhi spalancati, affannò. Sentì la gola secca, le corde vocali incapaci di collaborare. Sbattè le palpebre, incredula.

"Emma! Tutto bene, amore?"

L'unica voce che in quel momento avrebbe voluto sentire la stava chiamando. Alzò lo sguardo tremante e si, si, era proprio lui. Killian. Era vivo, lei era viva, erano entrambi vivi, e sani, e salvi e al sicuro a casa loro.

Era stato solo un brutto sogno.
Deglutì.

"Tesoro, mi hai spaventato a morte. Ero sceso di sotto per bere un bicchiere d'acqua, e nemmeno il tempo di risalire che ti ho sentito urlare il mio nome. Cosa è successo? Nel sonno ti agitavi come una fossennata."


Nella sua vita aveva imparato a convivere con gli incubi. Da bambina, poi da ragazza, e da adulta, i brutti sogni non l'avevano mai lasciata.
Singhiozzò. Lasciò che altre lacrime le bagnassero il viso. Non riusciva a guardare il volto di Killian, non riusciva a guardarlo senza sentirsi in colpa. Senza sentirsi incredibilmente debole ed indifesa.

Aveva deciso di mantenere la promessa che gli aveva fatto. E ci stava provando, con tutta se stessa, anche se alla fine era tornato da lei. Proprio per quello, forse, perchè aveva deciso di amarlo nel modo in cui meritava. Di essere una persona migliore per lui.

E Killian sapeva. Sapeva ogni cosa di lei, come un diario segreto. Conosceva i demoni che continuavano a tormentarla, perchè in parte erano anche i suoi. Sapeva che un episodio come quello non sarebbe rimasto isolato e che gli incubi sarebbero stati solo parte del futuro che finalmente potevano vivere insieme. E a lui andava bene così. La amava, e amava ogni pare di lei. Il vero amore, d'altronde, era la magia più rara e potente di tutte. E non andava sprecata.

Le prese il viso tra le mani, asciugandole la pelle umida. Non aveva importanza che continuasse a piangere, sotto il suo tocco, avrebbe continuato a cacciare via la tristezza da lei.

"Ti va di parlarne, Swan?"

No. Non voleva parlare. Non voleva ricordare, cacciare fuori, confessare, e soffrire di nuovo.

Ma glielo aveva promesso. Sapeva che non aveva fretta con lei, non ne aveva mai avuta, e sapeva che avrebbe apprezzato con calma ogni suo piccolo passo, come lei aveva imparato a fare con lui.

E così alla fine  lo fece.
Niente armature.

Gli raccontò tutto il sogno, in ogni minimo particolare. Non ebbe paura, per una volta, di farsi vedere debole da lui, perchè sapeva non ce ne fosse bisogno. Si sfogò, tirò fuori quello che aveva dentro e confessò ogni timore, tra cui quello costante di perderlo per colpa sua.

"Non devi preoccuparti per me, io-"
"Non dirlo."
"... Cosa?"
"Non dirlo." Ripetè, ferita. "Non dire che sopravviverai. Sappiamo entrambi che hai rischiato di non farlo. Non- non fare promesse che non puoi mantenere."

"... Swan, non me ne andrò, te lo prometto. Ci proverò, almeno. Capisco tu ce l'abbia con me per averti lasciata da sola. è un peso che mi porto dietro anch'io."

Emma sospirò. "Non ce l'ho con te." Dio, perchè non smetteva di tremare? "Non potrei mai. Ma le mie paure non mi abbandoneranno mai, anche se so che tu sei vicino a me. Sapere che potrei perderti di nuovo, non- Vorrei riuscire a poterti guardare negli occhi senza rivederti ferito, o arrabbiato per averti tramutato nel Signore Oscuro. Non so se riuscirò mai a togliermi di dosso questa orribile sensazione."

"E invece ci riuscirai." Rispose Uncino. "Ci riuscirai, un passo alla volta. Non molto tempo fa mi hai detto di avere paura perchè volevi avere un futuro con me. E adesso, è cambiato qualcosa? La pensi ancora così?"
"Certo... Certo che la penso così!"
"E allora non temere, tesoro. Non posso prometterti che non accadrà mai più nulla di brutto, perchè sfortunatamente non possiedo il dono della chiaroveggenza. Ma posso dirti, senza ombra di dubbio, che se abbiamo sconfitto insieme la Morte, non vedo ostacolo di alcun genere che possa impedirmi di tornare da te. Se il nostro è Vero Amore, ci sarà un motivo."
Emma sorrise. "Si, lo è."
"Lo so. Avevo paura ad ammettere questa possibilità, ma quando ho visto quello che hai fatto per me, quando ho visto che avresti preferito rinunciare al tuo cuore, piuttosto che a me... non ne ho avuta più. E spero tu possa perdonarmi, per non aver creduto di poter tornare a casa con te."

"Ti ho già perdonato. Molto tempo fa."
"Bene. E spero tu sappia che il mio amore per te è incondizionato, e grande quanto la vastità dell'oceano."

Sorrise. Killian asciugò di nuovo il suo viso, le diede un morbido bacio sulle labbra, e si sedette sul letto accanto a lei.
Senza parlare, Emma si rifugiò nelle sue braccia, singhiozzando ancora. L'abbracciò, forte, più che potè, in modo da farle capire che non l'avrebbe lasciata davvero. Le prese la mano, la stessa che aveva stretto fino al loro ultimo addio; la accarezzò dolcemente, e la baciò. Un bacio delicato, che fece rabbrividire Emma al ricordo che portò. Baciò quel punto più volte, come a pulire via la memoria della loro separazione.

Il sole del primo mattino entrò nel loro nido d'amore, accarezzando delicato i loro corpi.
Killian cercò di scostarle i capelli dal viso, per guardarla meglio negli occhi.

"N-no" Sbattè le palpebre al mormorio di Emma.
"Cosa, tesoro?"
"Non- non ancora." Voleva davvero liberarsi della sua corazza, non costruire più alcun muro. E si concesse, per quella volta, e forse altre ancora, di essere debole. E strinse Killian, per fargli capire che al momento mollare la presa su di lui la spaventava. Era ancora troppo presto.

Sorrise, e la strinse di nuovo. Non ti lascio pensò.
Le lasciò un altro bacio, sulla fronte.

"Ascolta," sussurrò, facendola girare e prendendole di nuovo la mano, "per quanto ami stare abbracciato a te nel nostro letto," quanto dolce era e bello per lui pronunciare quella parola, come miele per le sue labbra, "ho una proposta: Io, te, la Jolly Roger e un viaggio per mare. Sarebbe ugualmente romantico avanzare in circolo per il porto, per quanto mi riguarda, l'importante è stare lontani dalla civiltà e goderci l'aria pulita del mare, fare colazione insieme sul ponte con l'oceano a farci da sfondo. E farò di tutto, mia Principessa, affinchè non facciate più alcun incubo. E se accadrà, non sarete mai da sola al vostro risveglio."

Emma sorrise, gli occhi ancora lucidi. Tirò su col naso, e si strinse ancora di più a lui, sfregando il naso contro la pelle scoperta del suo collo. "Vi seguirei in capo al mondo, mio Capitano."
"Ed io voi." Sorrise.


Sarebbe stato difficile. Sempre. Ma ne valeva la pena, per il Vero Amore.
















Non so. C'è qualcosa che non mi convince in questa One shot. Ma comunque.

Salve! :D Per chi se lo stesse chiedendo, sono perfettamente consapevole di aver fatto una bastardata abissale con questo mese. Yep. Ma vi assicuro che di base era strutturata già in questo modo... Destino ironico e infame ha voluto che gli ultimi eventi delle puntate... (sshhh) mi abbiano portato a peggiorare la situazione mettendo un finale spacca feels, perchè giustamente la puntata in se non bastava. Ma comunque.
Spero che vi sia piaciuta anche questa storia, e che continuerete a seguirmi. Al solito, se volete fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione, o anche solo come rimediate al dolore che questa ship vi sta procurando. (Se ve lo state chiedendo, il mio modo è questo qui. Poveri voi. )


E si, Killian tornerà da lei. E sarà sempre al suo fianco per consolarla da ogni incubo.

Alla prossima miei cari, un bacio grandissimo.
xx
Haley.


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3402136