No control over mind

di Light Clary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27 ***
Capitolo 28: *** 28 ***
Capitolo 29: *** 29 ***
Capitolo 30: *** 30-Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Era notte. Il mare era in tempesta e le gocce di un acquazzone mischiate a chicchi di grandine non aiutavano di certo a migliorare la situazione.
Narumi sentiva freddo. Batteva i denti e si stringeva nella giacca fradicia. La sua scialuppa rimbalzava come se fosse su un cavallo imbizzarrito e cercare di rimanere dritta per non ribaltarsi in acqua e sopportare quel gelo lungo in tutto il corpo era una cosa impossibile.
Non sapeva da quanto tempo si trovava in mare aperto. Da quando aveva lasciato il suo paese a bordo della prima barca che aveva scorto al porto. Non sapeva neanche navigare. Si era limitata soltanto a prendere due remi e a usarli per allontanarsi il più possibile, ma con immenso dolore, dalla sua città natale.
Che non era più quella di una volta.
Starnutì mentre la grandine le imbiancava i capelli e le gocce le correvano anche lungo la schiena.
Non era neanche in grado di regolarsi con la navigazione. In più si sentiva talmente debole dalla fame che a malapena riusciva a restare sveglia. Non poteva addormentarsi, altrimenti sarebbe stata la fine. L’unica cosa positiva era che ce l’aveva ancora.
Ben custodita nella sua tasca.
Nessuno gliel’avrebbe potuta togliere, neanche una burrasca simile.
Doveva resistere.

Doveva riuscire a portare a termine la missione. La sua missione.
Doveva riuscire a riaverla.
 
Improvvisamente in mezzo alla tempesta riuscì a scorgere una sagoma enorme in avvicinamento e pensò al peggio, immaginando un mostro marino. Ma ebbe altro di cui occuparsi al momento.
Afferrò entrambi i remi e deviò per un soffio un’onda che stava per sommergerla.
Non ebbe neanche il tempo di riprendere fiato, perché davanti a lei se ne stava rialzando un’altra molto più grossa della precedente e non poté farci nulla.
Furono solo pochi secondi senza aria, ma bastarono a farle perdere i sensi e a ritrovarsi distesa sul bordo della scialuppa in procinto di cadere. L’ultima cosa che sentì furono, sovrastate dai tuoni e dai cavalloni, delle grida che indicavano la presenza di un uomo in mare.
_______________________________________________________________________________________

Monkey.D.Rufy afferrò qualcosa.
Le braccia allungate fin sotto la Thousands Sunny, nella piccola scialuppa che il suo cecchino aveva avvistato dalla polena della nave.

Erano riusciti a intravedere solo una persona a bordo. E chiunque fosse, nemica o amica, non era proprio il caso che se ne restasse a bordo di quella carcassa di legno nel mezzo di una tormenta
Rufy ritirò le mani lentamente Il solo contatto con le onde agitate gliele indeboliva, ma non le paralizzava come il resto del corpo in caso si fosse trovato sommerso.
Quando le braccia tornarono alla lunghezza naturale, tenevano sollevato il corpo di una ragazzina dai capelli bianchi con ciocche marroni e la pelle intorpidita dal freddo.
-Presto!Chopper - gridò dirigendosi sottocoperta.
Ben presto tutta la ciurma di Cappello di Pasglia fu svegliata da questa piccola novità. 
Che li avrebbe portati in un’altra rocambolesca avventura.

 
.
TO BE CONTINUED

 Come ve la spassate? :D 
Come vedete mi sono messa sotto e ho iniziato a scrivere la mia prima vera ff su OP.
Continuo a chiedermi come mai ci ho messo così tanto tempo per farmi venire l'ispirazione. Infondo è un manga che seguo ormai da quasi tre anni e che mi ha segnato a vita O.O. Lo considero la mia droga (Okay è un pò troppo forse)
UNA DELLE MIE TANTE DROGHE >_< XD
Non abbiate paura. Non sono una maniaca.
Però quando posso stalkero da morire i nakama. Perché insomma! LI AMO!!!!!!!!!!!
Sono una patita delle coppie Sanami e Zorobin, da come andrete a leggere nei prossimi capitoli.

 

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Capitolo 2
*** 2 ***


Verso le cinque del mattino, la misteriosa ospite dei Mugiwara, aprì lentamente gli occhi. Ci mise un po' a capire di trovarsi in un letto, dato che non sentiva una simile comodità da molto tempo. 
Il freddo pungente che l'aveva invasa da giorni, era stato sostituito da un piacevole calore e non sentiva più un goccio di umidità lungo il corpo. Si mise seduta, studiando l'ambiente.
Doveva essere per forza lo studio di un medico, visto i vari medicinali posati su un tavolo e una cassetta del pronto soccorso aperta.
Scoprì che il calore proveniva da una borsa dell'acqua calda che qualcuno le aveva messo sotto le coperte. La strinse forte respirando leggermente. Aveva ancora il naso tappato e un pò di tosse, ma nonostante questo era viva, si disse.

L'ultima cosa che ricordava era l'onda gigante che le veniva addosso. Poi il nulla.
Si accorse però, di non stare indossando la sua giacca verde, ma una camicetta rosa di seta. E lì andò nel panico.
Con un balzo si alzò dal letto sentendo un piccolo dolore alla gamba, ma non se ne preoccupò. Iniziò a guardarsi intorno. Sotto il letto, in un cesto dei rifiuti, negli armadietti. Non volle neanche ipottizare di averla persa.

-Ei! - la chiamò una voce all'improvviso facendola trasalire e voltare verso la porta della stanza di scatto.

Appoggiata sulla soglia, con le braccia conserte, c'era una ragazza che doveva avere più o meno 20 anni. 
Era molto carina, si accorse Narumi. Aveva lunghi capelli arancioni con qualche ricciolo, gli occhi più o meno dello stesso colore, solo più scuri. Indossava per completo, un costume verde e un paio di jeans.

-Che stai facendo? - le chiese entrando.

-I-io .... - provò a dire Narumi, ma dalla bocca non le uscì che un suono strozzato.

-Guarda che se cerchi dei tesori, sappi che non siamo così stupidi (del tutto) da lasciarli nel primo posto che capita. Sono ben custoditi - disse la ragazza con occhietti furbi - Ma infondo mi chiedo cosa se ne dovrebbe fare una bambina come te di una montagna d'oro.

-Io ... non stavo cercando ... di rubare - ribatté Narumi più convinta - Dov'è la mia giacca?

-Intendi quel pezzo di stoffa bucato che avevi addosso quando ti abbiamo trovato?

-Dov'è? - ripeté la ragazzina con più convinzione.

-L'abbiamo messa ad asciugare. Era fradicia - quella risposta la rincuorò. Poi passò alle domande più elementari.

-Tu chi sei? Dove mi trovo? Chi mi ha salvato?

Ma prima che la ragazza potesse dare anche solo una riposta, nella stanza irruppe un gruppo di persone tutte insieme.

Il primo era un ragazzo con il cappello di paglia che teneva in mano un filetto di manzo gigante che addentava ferocemente. Scappava, inseguito da un ragazzo con un lungo naso e un'aria adirata.

-RIDAMMELO RUFY! ERA LA MIA PARTE!

-Mangi troppo piano - disse di rimando il ragazzo col cappello cercando di finirselo prima che l'amico riuscisse ad acchiapparlo.

-RAGAZZI! NON POTETE ENTRARE QUI DENTRO! - gridò una vocina più minuta.

La quarta persona ad arrivare era un piccolo animaletto bipide che riusciva a parlare e indossava vestiti umani.§
Narumi per un istante pensò a un procione ma le corna che spuntavano dal cappello lasciavano intendere ad un parente del cervo.

Rabbrividì quando questo parlò di nuovo, rivolgendosi a lei: - Oh,ma ti sei svegliata - si avvicinò facendola indietreggiare.

-Tranquilla. E' lui il medico - le assicurò la ragazza con i capelli arancioni. 

Ne era arrivata una seconda altrettanto bellissima con i lunghi capelli neri e la giacca blu, che sorrideva tranquillamente.

A seguirla c'era un uomo altrettanto strano. Aveva metà corpo ricoperta di metallo e se non fosse stato per la faccia umana, Narumi lo avrebbe senz'altro scambiato per un robot.

-Ero sicuro di aver lasciato qui i miei occhiali - disse dando un'occhiata in giro.

-RUFY! PORCA MISERIA! - sclerava intanto il ragazzo dal naso lungo mentre quello col cappello si leccava le mani del pranzo finito. Era riuscito a seminare il suo inseguitore, allungando le mani fino al soffitto e aggrappandosi a una trave messa male, penzolando come una scimmia. Narumi rimase a bocca aperta.

-Se la smetti di lamentarti, Usop, oggi pomeriggio ti preparo un sorbetto all'ananas - disse un'altro ragazzo biondo e vestito di nero entrando nella stanza - Ovviamente dopo aver servito il te a voi, mie regine! - disse con un'espressione scema rivolto alle due ragazze.

-Ma cos'è tutto sto casino? - ne arrivò un'altro muscoloso e con i capelli verdi. Aveva una piccola cicatrice sull'occhio destro e alla cintura portava tre katane - Non riesco a dormire, per diamine.

-Dovresti smetterla di dormire! - le urlò in faccia il biondino - E renderti utile una volta nella tua vita!

-Non mi rompere a prima mattina! - urlò di rimando il verde.

L'ultimo a entrare fu uno scheletro.

-Buongiorno Bella Gente! - disse canticchiando.

Narumi sbiancò ed emise un piccolo urletto che la fece cadere sul letto.

Cervi parlanti, scheletri canterini, un ragazzo che riusciva ad allungare le mani fino a due metri di distanza.

Ma dov'era capitata?

-BASTA COSI'! - sbraitò infine la ragazza con i capelli arancioni interrompendo i battibecchi dei suoi compagni dando ad ognuno di loro una violenta botta in testa  - Non vedete che si è svegliata?

Loro rimasero per un attimo k.o. a terra.

Narumi non cambiò espressione nonostante trovasse quella scena dvertente.

-Come ti senti? - le chiese il piccolo cervo prendendole una mano e tastando il polso - Va meglio?

La ragazzina annuì.

-Come ti chiami? - le chiese la ragazza bruna mentre i maschi si rimettevano in piedi doloranti.

-Narumi - rispose lei senza troppe esitazioni. Aveva ancora uno sguardo sospetto su ognuno di loro.

-Tanto piacere! - le strinse troppo forte la mano il ragazzo col cappello - Io mi chiamo Rufy e un giorno diventerò ...

-Risparma la solita tiritera stavolta - lo spintonò di lato quello col naso lungo - Io sono Capitan Usop, il più grande guerriero che abbia mai salpato ...

-Finitela tutti e due! - li riprese di nuovo la ragazza arancione con altri due cazzotti in testa - Non badarci fanno sempre così. Per non girare troppo sulle lunghe, io sono Nami e loro sono Nico Robin, Chopper, Sanji, Zoro, Franky e Brook. Sei nell'infermeria della nostra nave. Siamo una ciurma di pirati. Fine della storia

-Pirati? - esclamò Narumi sgranando gli occhi.

-Sì, ma non pirati come forse hai sentito in giro - la rassicurò Chopper - Voglio dire, quando possiamo saccheggiamo e combattiamo, ma non siamo assetati di sangue come certi corsari.

-Ci limitiamo solo a esplorare il nuovo mondo alla ricerca del tesoro One Piece - concluse Rufy - Che mi renderà Re dei Pirati!

-Cosa ci facevi sulla piccola scialuppa dove ti abbiamo trovato? - le chiese Nico Robin più matura - Sei stata vittima di un naufragio?

-N-n-o - disse Narumi - A dire il vero sono ... - s'interruppe ancor prima di cominciare a raccontare.

Quelli erano veramente pirati? Avevano un'aria così vispa e rasserenante da lasciar intendere che fossero semplici marinai. Ma ad ogni modo non le ispiravano ancora del tutto fiducia.
Perché andare a raccontare la sua storia ai primi scorfani che passavano?
Tutto quello che al momento voleva sapere era dove fosse la sua giacca.

-L'abbiamo messa ad asciugare - disse Chopper confermando la risposta che le aveva già dato Nami - Era piena di grandine e alghe marine.

-Anche tu lo eri - le spiegò Rufy sorridendo - All'inizio pensavamo avessi i capelli bianchi, ma quando si sono sciolti abbiamo capito che erano solo infiniti fiocchi di grandine.

-Posso ... riavere ... la mia giacca? - chiese Narumi.

Tutti si guardarono. Come mai desiderare riavere un indumento così malandato? Ma contenta lei ...

Chopper scomparve un secondo in corridoio e ritornò stringendola fra le mani, ancora mezza zuppa.

Narumi gliela prese di mano un pò troppo aggressiva e si affrettò a infilare una mano nella tasca. Tirò un doppio sospiro di sollievo. C'era ancora. La nascose nel pugno tirandola fuori e mettendola sotto le coperte.

-Grazie ... - disse facendo cadere la giacca a terra.

-Tutto qui? Volevi solo vedere se stesse bene? - disse Zoro sfottente.

-N-no ... cioè ... - gli sguardi che quelle persone le puntavano addosso le mettavano tanta ansia da riuscire a parlare a stento.

-Non devi aver paura di noi, dolce fanciulla - disse Brook impressionandola - Nessuno qui ha in mente di farti del male. Lo giuro sulla mia vita ... ah già ... io non sono vivo -tutti lo ignorarono.

-Che cos'hai lì?- Nami si era accorta che la ragazzina stringeva in mano qualcosa - Possiamo vedere?

-No! - rispose decisa lei prima che qualcun'altro si avvicinasse - Io ... non posso ... davvero ... non voglio ...

-Cos'è, un gioiello? - Nami aveva occhi sempre più curiosi - Oro?

Tutti avanzarono.

-No! Veramente! Non posso! - Narumi si fece più piccola accovacciandosi di più nel letto, ma trovando solo il muro alle sue spalle.

-Dai, guarda che non te lo prendiamo. Vogliamo solo vedere.

-Non posso!

-Non puoi cosa?

-Vi prego! State indietro!

La ciurma allora si allontanò. Ma non come le era stato chiesto. Fu proprio scaraventata dall'altra parte della stanza da una strana forza che si era sprigionata dal corpo della ragazzina che ora era bianca cadaverica e tremante.

-Ma cosa ... - borbottò Rufy rimettendosi in piedi - Come hai ...

I suoi compagni, pensando a un avvertimento di pericolo, si misero in posizione di combattimento, pronti a qualsiasi passo falso.

-Chi sei tu? - chiese Chopper restando calmo.

-Mi ... dispiace ... io - Narumi fece cadere un piccolo oggetto sul letto per usare le mani per coprirsi la faccia trattenendo i singhiozzi.

Tutti poterono finalmente vedere cosa stava nascondendo con tanta ostinazione.

Un piccolo cerchio troppo grosso per essere considerato una moneta, con un foro al centro e delle strane incisioni ai lati in greco antico.

Nico Robin si sbigottì: - Ma io ... l'ho già visto ... non è per caso ... - non terminò la riflessione.

Si avvicinò alla ragazzina e le mise con fare materno una mano sulla spalla: - Tu provieni da Cinis?

Narumi ancora titubante, annuì e non riuscì a più a trattenere le lacrime.

-Va tutto bene- le disse Robin accarezzandole i capelli.

-Scusa Robin-chan, non credo di capire - disse Sanji concordato da tutti gli altri.

-E' tutto apposto ragazzi - premesse lei - Almeno per ora, se tutto va bene.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Narumi chiese di poter restare un pò da sola.

Rimase per un quarto d'ora a osservare il soffitto dell'infermeria tenendo la sua monetina forata tra le dita.

Nico Robin intanto, ignorando le mille domande con cui Rufy la stava tempestando, aveva richiesto un paio di minuti da sola in camera sua, dove aveva preso dalla sua immensa libreria più di sette libri che stava sfogliando con fare sbrigativo.

-Che la piccola abbia uno dei poteri dei frutti del diavolo?  - ipotizzava intando Brook seduto in cucina insieme agli altri.

-Ne dubito. Non sarebbe sopravvissuta a una tempesta come quella dell'altra sera - smentì Zoro meditabondo.

-Allora come ha fatto a ... insomma ... l'avete visto? - disse Usopp tremolante - Non sarà mica una megera?

-Vorrei farmi insegnare quel trucchetto per tenerti lontano dal frigo! - borbottò Sanji spingendo via Rufy che stava cercando di mettere le mani su uno dei biscotti che accompagnavano il tè di Nami.

-Robin ne sa più di noi - disse Chopper - Ma allora perché tenerci all'oscuro?

-Non ci tiene all'oscuro. Starà faceno degli accertamenti - confermò Nami che riconosceva quando l'amica era insicura su qualcosa.

Come se non l'avesse mai detto in quel momento Robin entrò in cucina e richiese tutti nella sala dell'acquario per una piccola riunione al quale dovette partecipare anche Narumi.

-Allora Robin! Non tenerci sulle spine! - pretese Rufy goloso di verità.

L'archeologa rivolse uno sguardo alla ragazzina come per chiederle il permesso prima di cominciare. Lei non mosse un muscolo, come a dire che non gliene importava più di tanto che si venisse a sapere o no la verità sul suo conto.

Dunque Robin iniziò: - Lessi di Cinisi tempo fa. Prima che approdassimo a Thriller Bark per la prima volta - la cosa iniziò a farsi più interessante - E' un isola che non è presente su nessuna cartina nautica o geografica. Pochissimi sanno che esiste. E i pochi che la conoscono , la definiscono un'Isola Posseduta.


-Scusa Robin cara, ma non credo di capire - la interruppe Sanji concordato da tutti gli altri.

-Posseduta da chi? - chiese Rufy troppo ansioso.

L'amica esitò un attimo: - Da creature demoniache, Capitano.

Tutti si lanciarono delle occhiate, chi stupite, chi entusiaste, chi terrorizzate(potete immaginare chi).

-Demoni? - disse Brook - Ma non esistono! Lo so per esperienza, ho passato gli ultimi settant'anni a navigare in mezzo a zombie e fantasmi.

-Non sono proprio demoni - specificò Robin - Creature Spiritiche. Tipo Fantasmi. Che secondo la storia riguardante quest'isola si siano impossessate dei corpi degli abitanti, rendendoli i propri, alimentandosi dei loro sentimenti e volontà. Infondo quando possedere qualcuno significa proprio questo. Non avere più volontà su noi stessi.

-Ma sono solo leggende metropolitane - disse Zoro fin troppo incredente.

-E' quello che penso anch'io - replicò l'archeologa - Però adesso abbiamo lei - guardò Narumi - 
Ho capito subito che lei proviene da lì quando ho visto le incisioni sulla sua moneta.

-Che cosa sarebbe esattamente quella cosa? - domandò Franky.

-E' l'emblema della città - spiegò lei - O meglio ... da quanto ho approfondito, sarebbero amuleti di protezione.

-Protezione? - esclamò Chopper tremando.

-Mi protegge - confermò Narumi aprendo bocca per la prima volta.

-Senti ragazzina, perché invece di fare i misteriosi e girare troppo su queste storielle non ci racconti tu una versione dei fatti più realistica e non la chiudiamo qui? - pretese Usopp che voleva chiudere quella faccenda già da ora.

Tutti gli lanciarono un'occhiataccia, però il cecchino riuscì a ottenere una piccola reazioen da parte della ragazza.

-La maggior parte di queste teorie sono vere - iniziò - La nostra è una città dove nessuno è quello che sembra.

-Forza! Racconta! Racconta! - esclamò Rufy ormai pendendo dalle sue labbra.

Narumi si sentì nuovamente quegli otto paia di occhi addosso (nove, contando gli incavi vuoti di Brook). Sicuramente quelle persone non erano del tutto affidabili ai suoi occhi. Però di certo non mancava la simpatia. Decise di affidarsi all'istinto.

-La nostra è sempre stata un'isola tranquilla. Non avevamo mai ricevuto invasioni da parte di pirati, nessuno ci aveva mai proclamato guerra. Ci limitavamo a vivere serenamente. O almeno, lo facevamo tempo fa.

-Dai continua! - stavolta anche Nami era troppo curiosa.

Narumi sospirò: - Ero piccola quando accadde. Un giorno sbarcò sulle nostre coste un uomo, che compì al centro della piazza principale uno strano rituale. Non ricordo i dettagli, ma non potrò mai dimenticare le facce bianche che venivano verso di me. Poi ... è stato come se sognassi ad occhi aperti. Mi rendevo a malapena conto di quello che accadeva intorno a me. Nella mia mente c'erano voci spettrali. Ero sopraffatta da loro. Mi opprimevano, mi incatenavano a compiere gesti orribili, mi soffocavano. Mi sembrava di essere divisa in due personalità. Non dimenticherò mai quegli orribili anni - si infilò le mani tra i capelli.

-A-a-anni? - balbettò Chopper stringendosi ad Usopp che piagnucolava.

-Sì - continuò la ragazzina - Un giorno mi sono come ... svegliata! Mi sono resa conto di poter di nuovo essere me stessa. Pensare e fare ciò che volevo senza che nessuno me lo impedisse. Solo dopo aver visto come il mio aspetto era cambiato, mi sono resa conto che erano trascorsi otto anni da quando ero stata posseduta.

-Come hai fatto a liberartene? - chiese Sanji.

Lei in tutta risposta allungò la mano aperta con al centro la moneta forata: - Grazie a questa - spiegò - Mia madre me l'ha data. In un momento di lucidità dalle voci spiritiche è riuscita a mettermela addosso e mi ha in un certo senso ... esorcizzato.

Anche Nami fu presa dall'ansia: - Fa venire i brividi.

-Quindi in altre parole quella cosa impedisce ai demoni di possederti? - disse Zoro - Una storiella molto carina. Ma adesso ci spieghi come hai fatto prima a catapultarci dall'altro lato della stanza?

Narumi ebbe più difficoltà a sputare fuori quella questione: - Questa moneta è un cimelio paradossale. A quanto pare l'unica rimasto superstite. Colui che ci ha izzato contro i demoni ha distrutto tutte quelle che si trovavano nel tempio della nostra isola. Mia mamma ne conservava una nella botola che stava nella mia vecchia casa. Ha preferito salvare me piuttosto che sè stessa. E ne ha pagato le conseguenze - per non soffermarsi troppo su quel pensiero troppo doloroso andò avanti - Questa è autentica. Ti protegge da tutto e da tutti ed è in grado di captare il pericolo. O almeno di captare quando noi ci sentiamo in pericolo. Ecco perché prima ... ha fatto quello che ha fatto. Ma non sarebbe l'unica cosa che è in grado di compiere. Dipende dalla grandezza del pericolo.

-Questo l'ho letto - intervenne Robin - La protezione si manifesta in vari stadi. E' un vero oggetto di combattimento se usato con destrezza.

-Troppo figo! - esclamò Rufy - Dammelo! Lo voglio provare! Magari psosiamo usarlo per pescare un pescione da arrostire!

-Non è un giocattolo, Rufy - disse Robin - Se non lo si maneggia come si deve può risultare fatale. Vedete le incisioni che ci sono ai lati? Significano in greco; "Fatalità e Difesa".

-Avevo promesso a me stessa di non usarlo più - continuò Narumi - La prima volta lo utilizzai per scappare dall'isola.Ma per farlo ho dovuto affrontare le persone che amo. Hanno cercato di uccidermi. Io ... ho provato a liberarle ... ma non si può usare su più persone. Uno su tutti - arrivò al termine del racconto - Sono scappata da Cinis e nessuno mi ha fermato. Però ho giurato che sarei ritornata. Io ... devo tornare ... - non trattenne un altro singhiozzo - Lei è .

-Lei chi? - le chiese dolcemente Chopper.

-Clio - rispose Narumi - Mia sorella. E' tutto quello che mi è rimasto - e prese a singhiozzare.

Robin le accarezzò i capelli: - Si trova ancora lì?

Lei annuì: - E' tre anni più piccola di me. Ma non può reggere quelle sofferenze quanto le ho rette io. Io la rivoglio! - tirò su col naso. A tutti fece compassione: - Sono partita per trovare altre monete. Me ne basta un'altra per lei. 

-Cioè avevi intenzione di affrontare un uragano come quello di ieri sera solo per trovare un'altra singola moneta? - la sfotté Zoro - Sarebbe stato più comprensibile se ne avessi voluto un forziere intero per aiutare l'intera isola. Ma rischiare la pelle per una singola persona mi sembra una cosa da idioti.

-Come osi insinuare una cosa del genere? - gli urlò contro Sanji - A volte l'affetto per una singola persona supera quello che si ha per mille persone tutte insieme! - poi sorrise a Narumi - E io trovo molto coraggioso che tu ti sia affidata questa missione da sola.

-Io ancora fatico a crederci - disse Usopp - Insomma ... possessioni demoniache? Dove siamo, in una Thriller Bark moderna? Andiamo ragazzi! Probabilmente le persone di Cinis avranno subito un disturbo psicicio collettivo che li avrà fatti ammattire.

-La forma corretta è "Disturbo psichico" - lo corresse Chopper - E non è una cosa contagiosa.

-Quello che vi ho detto è la verità - disse Narumi - Ma comunque avete ragione a dubitare di una storia così senza senso - si mise in piedi - Vi ringrazio ieri sera di avermi salvato. Ma ora tutto quello che vi chiedo è di prestarmi una scialuppa, se ne avete una, o di farmi scendere alla prossima isola che vedete.

-Perché dici così? - chiese Robin.

-Perché sono decisa più che mai a trovare altre monete per liberare mia sorella da quelle creature maledette! - esclamò decisa, con gli occhi lucidi.

La Ciurma di Cappello di Paglia si guardò a vicenda. Vari pensieri attraversavano le loro teste. Poi guardarono il loro capitano e ormai sapevano come sarebbe finita.

-Tre ... - contò Zoro.

-Due ... - continuò Sanji.

-Uno ... - concluse Nami.

-Ti aiutiamo noi! - gridò infine Rufy confermando i loro presentimenti.

  TO BE CONTINUED

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Capitolo 4
*** 4 ***


Ovviamente, ci furono molte opposizioni sulla nuova decisione del capitano. A partire dai più pavidi del gruppo:
-Pensaci bene, Rufy – iniziò Usopp quando si ritrovarono tutti i ragazzi nella loro stanza pronti per la notte – Abbiamo già affrontato esseri paranormali in passato e non è stata una bella esperienza. Io non voglio ritrovarmi coinvolto in faccende di anomalia un’altra volta!

-Sono d’accordo! – concordò Chopper nascosto sotto le coperte – Pensa se tutta la storia dei demoni fosse vera! Io non voglio ritrovarmi in un corpo che non è il mio! Di nuovo! – il suo pensiero andò alla loro esperienza a Punk Hazard.
-Semmai è il contrario – lo corresse Zoro – E’ qualcuno che è nel tuo corpo perché non ne possiede uno proprio.

- Ancora Peggio! – strillò la piccola renna abbracciandosi un cuscino.
-Oh, suvvia ragazzi – disse Rufy – Non c’è niente da temere. Sarà uno sballo combattere contro spiriti malvagi!

-Lo dici come se fosse un gioco – ribatté Usopp – Ma trattandosi di te, lo fai sempre!
L’amico in tutta risposta scoppiò a ridere.


Nel frattempo, nella stanza delle ragazze, Narumi si stava asciugando i capelli dopo che Nami le aveva concesso una sauna in tutta tranquillità, dove però non era riuscita a farle aprire bocca più di una volta.
Robin era di turno sulla vedetta, che leggeva tranquilla qualche altro particolare sulla città dove solo un’ora prima avevano indirizzato la rotta.


-Dimmi – chiedeva per la settantesima volta la navigatrice – la vostra isola è … cospicua? – Narumi la guardò senza capire – No, perché dico, se qualcuno ha deciso di possederla, significa che deve avere un grande valore. Ecco … che genere di valore? – il suo sorrisetto furbo non trapelava molta sicurezza nella ragazzina – Per caso nascondete un tesoro?

Lei scosse la testa deludendo le sue aspettative: - Ve l’ho detto prima. Nessuno ci conosce perché siamo solo una misera cittadina che conduceva una vita tranquilla prima che succedesse quello che è successo! Non abbiamo tesori, non abbiamo basi militari, non abbiamo re e non abbiamo generali.
Nami sbuffò mentre s’infilava la sottoveste da notte: - E va bene. Vuol dire che stavolta non otterrò molto.

Narumi la fissò: - Se avete intenzione di aiutarmi solo per ricavarne qualcosa, sperate male. L’unica cosa preziosa che ho 
è mia sorella. Mi basta solo che mi aiutiate a riprendermela. Nient’altro – detto questo rimase in ginocchio accanto la piccola finestrella della stanza a guardare le onde più calme che scorrevano sotto di loro.

La Gatta Ladra rimase a fissarla per un istante. Poi si avvicinò.
-Mi stai dicendo che a te importa soltanto salvare tua sorella?
-Sì – rispose lei con voce ferma.
-E che mi dici di tutti gli altri abitanti della tua isola?
-Non m’interessa – replicò semplicemente.
-Come?
-Non m’interessa! – ripeté più decisa – Li conosco appena. Tutte le persone che amavo non ci sono più. Clio è l’unica che mi è rimasta. Andrò a prenderla e poi ce ne andremo per sempre.
Nami assunse un atteggiamento rigido: -E non pensi che tutti i tuoi paesani potrebbero andare incontro alla morte?
-Non è un problema mio.
-E che forse dopo che Cinis sarà annientata, toccherà a un’altra isola rimanere sotto il controllo di creature demoniache?
-No non m’importa! Non combatterò per loro! Non sono niente per me!
Nami si bloccò. Un ricordo lampo le attraversò la mente.

Noi due non siamo sorelle! Tu non sei niente per me!
Il minuto che seguì fu così rapido da non accorgersi nemmeno del tempo che passava.
Narumi si ritrovò mezza distesa a terra. Una guancia rossa.
Nami era con la mano ancora ferma a mezz’aria e lo sguardo fermo. Si smosse soltanto dopo aver capito cos’aveva appena fatto. Si guardò il palmo. Sussultò coprendosi la bocca.
La ragazzina le rivolse uno sguardo misto tra dolore e paura.
La navigatrice sbiancò e senza aggiungere altro, uscì svelta dalla stanza senza neanche accorgersi di essere mezza nuda.
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Lo studio di Robin fu interrotto da una familiare voce accompagnata da un familiare aroma di caffè. Sanji l’aveva raggiunta sulla polena per offrigliene una tazza.
-Oggi pomeriggio non hai avuto l’occasione di bere il tuo solito tè, ma non posso risparmiarti una tazza di caffè nel tuo di guardia – le intimò.
-Grazie mille cook-san – sorrise lei iniziando a mettersi le dosi di zucchero.
Svuotò la tazzina in un sorso e la rimise sul vassoio.
Con grande frustrazione del cuoco, l’archeologa chiese di restare sola per concentrarsi ulteriormente sui suoi libri e prendere quanti appunti possibili.

Così Sanji si diresse in cucina per mettere apposto il vassoio quando un suono inconfondibile gli risuonò nelle orecchie. Lo avrebbe riconosciuto fra mille, nonostante lo avesse sentito pochissime volte sulla Thousands Sunny. Il pianto di una donna. E non proprio di una donna. Il pianto di Nami.

La intravide addossata vicino all’albero maestro, in ginocchio e con la faccia nascosta tra le gambe.
I suoi singhiozzi non lo fecero neanche concentrare sulle gambe scoperte e la sottoveste scollata.
Che cosa le era successo? Per un attimo non vide la ragazza temeraria dalla disciplina autorevole che sapeva affrontare le situazioni a testa alta, sempre con l’asso nella manica, ma una fanciulla che era stata vittima di qualcosa che non poteva fronteggiare, perché più forte di lei. E lui aveva tutta l’intenzione di scoprire di cosa si trattasse.
Nami non si accorse dei suoi passi che rimbombavano sul legno del ponte ma sentì la sua voce chiamarla dolcemente Nami-San e alzò la testa con un balzo rivelando il volto rigato e gli occhi gonfi.
Cercò di ricomporsi alla svelta asciugandosi le lacrime e strofinandosi gli occhi: - Cosa c’è … cioè, cosa vuoi Sanji-kun?
-Va tutto bene? – chiese lui sapendo cosa avrebbe risposto.
-Certo! Va tutto benissimo! Perché me lo chiedi?
-Stavi piangendo.
-Non è vero ... io ...
-Ti ho vista. E' successo qualcosa? - continuò a chiedere con insistenza - Qualcuno ti ha fatto arrabbiare? Chi? Il Marimo? Rufy? Dimmelo che vado dentro e lo stendo!
-N-no! Io sto bene! – assunse un tono più autoritario nonostante fosse mezzo rotto – E non ho bisogno di niente! – rispose su richiesta – Per favore! Lasciami sola!
Vedendo però che il cuoco non si muoveva e continuava a guardarla, fortunatamente senza la solita espressione imbambolata, provò con fare più aggressivo visto che spesso funzionava: - Ho detto vattene! Lasciami in pace! Ti ho detto che sto bene! Va via! – niente da fare.
Ma nell’urlare quelle parole un ricordo le ritornò in mente.


Lei sempre per terra. Anni fa. Con il braccio insanguinato. Alle sue spalle c’era Rufy che le aveva tolto di mano il pugnale con il quale si era ferita.
Lei che gli urlava in continuazione di andarsene.
Ma in realtà sapeva che aveva bisogno di lui. Di loro. Perché da sola era debole.


Provò le stesse cose in quel momento. Sentì la debolezza invaderla. La necessità di aggrapparsi a qualcosa, perché da sola non avrebbe mai saputo superare una cosa simile. Altre lacrime sgorgarono dai suoi occhi profondi e sentì il suo corpo buttarsi tra le braccia del cuoco mentre riprendeva a singhiozzare più forte. Lui le accarezzò i capelli e la strinse a sé e Nami a mano, a mano, sentì la forza ritornargli.
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Neanche mezz’ora dopo erano entrambi in cucina. Lei era riuscita, dopo aver bevuto una tisana calda al mandarino, a raccontare all’amico quello che era successo. Non tralasciò il piccolo ricordo che aveva rivissuto.
-Io … non so perché l’ho fatto – disse concludendo – Ma rivedere me stessa … che dico quelle cose orribili a Nojiko … Bellemere ebbe la stessa reazione con me.
-Allora, può darsi che tu abbia visto in Narumi ciò che lei vide in te quella volta– disse Sanji facendosi una tirata di sigaretta.
-Ovvero? – domandò lei ancora troppo sbigottita.
-Egoismo, Nami-san – rispose il cuoco – Evidentemente non hai approvato che la ragazzina tenesse di più a salvare una vita quando ce ne sono molte altre in ballo – Nami pendeva dalle sue parole – Forse, non so, hai rivisto te stessa da piccola che combatti contro gli Uomini Pesce per una causa che prevede la salvezza di tutta Coconout Village e non soltanto della tua famiglia.


Nojiko … Genzo … pensò lei … Bellemere.

-Forse hai ragione – non si rese conto di averlo detto ad alta voce – Forse ho solo paragonato la sua volontà di lottare fino allo stremo, con la mia. È stata sopraffatta da qualcosa di così grosso da averla segnata a vita. Ha solo paura che il peggio possa capitare anche a sua sorella e se ne infischia su tutto il resto, perché c’è lei al centro di tutto – si mise le mani tra i capelli – Ma questo non cambia che mi sono opposta alle sue richieste con la forza. Ora chissà cosa starà pensando di me.
-Si ricrederà. Qualunque cosa sia- disse Sanji – Infondo, come si fa a odiarti?
Nami lo guardò aggrottando la fronte. Probabilmente la poca serietà che aveva dimostrato finora stava lasciando posto alla solita linea rincretinita.
Sbuffò ma non si alzò dal tavolo. Si chiese se era la voglia di non tornare in camera da Narumi, o di rimanere.
-Dobbiamo farle capire che siamo dalla sua parte – provò a cambiare discorso – Non lo facciamo particolarmente per ricavarci qualcosa (si fa per dire). Però, ormai Rufy ha deciso che l’aiuteremo ed è quello che faremo. Cercherò ad ogni modo di farle capire che se esiste un rimedio per aiutare tutta la gente di Cinis, dobbiamo adoperarlo.
-Sei grande, Nami – non si era accorta che il biondo era avanzato di poco verso di lei – Quando hai questo impeto da eroina mi sembri ancora più bella!!
Nami fece un semi sorriso: - Lo so. Modestamente – il Sanji di sempre stava tornando, se lo sentiva. Era meglio cambiare aria, prima che ci fosse stata anche l’urgenza di chiamare Chopper per un’emorragia nasale.
-Beh, io vado a letto – annunciò finendo la tisana e rimettendosi in piedi.
Sentì però la mano dell’amico fermarla per un polso e grugnì voltandosi e pronta a ricevere un’onda di cuori.
Invece con sua grande sorpresa, lo sguardo del biondo aveva un’aria sempre naturale. E stavolta supplichevole.
-Ti prego, Nami-San – la implorò dolcemente – Promettimi che non piangerai più.
-C-c-ome? – fece lei confusa.
-Voglio dire … non posso impedirti di piangere fino alla fine dei tuoi giorni, perché insomma … è una cosa naturale. Ma ti chiedo solo … di non sentirti più debole. Sei la ragazza più forte che conosco. E ti adoro per questo.
Nami si accigliò. Quindi lui … sapeva come si era sentita?
Dovette riconoscerglielo. Quando diceva di vedere i sentimenti di una donna era serio.
Quelle parole poi, la colpirono molto. Ma non volle stare a rimuginarci troppo. Non in sua presenza.

-Va bene – disse semplicemente liberandosi dalla sua presa – Buonanotte! – e in meno di un attimo uscì dalla cucina.
Quando la porta si chiuse, Sanji poté finalmente dare libero sfogo alla sua eccitazione nel vedere la sua navigatrice in quella sexy tenuta notturna e tirò fuori dalla credenza la cassetta del pronto soccorso che Chopper aveva riposto in caso di emergenza, sapendo che ne avrebbe avuto bisogno a breve.
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Nami trovò Narumi addormentata sul divanetto della stanza. Non si muoveva. Respirava tranquilla sotto la trapunta che le aveva prestato.
Non volle svegliarla. Le avrebbe parlato la mattina seguente.
Intanto pure lei s’infilò nelle lenzuola e chiuse gli occhi cullata dolcemente dalle onde e dall’ultima frase che le era stata rivolta quella sera.

Promettimi che non piangerai più.
-Te lo prometto, Sanji-Kun – sussurrò dicendo la risposta per intero.
E si addormentò serenamente.


Ciao a tutti Sanamisti!!!!! 
Non vi dico che cosa ho passato prima di finire questo capitolo.
Avevo cominciato a scriverlo ma la prima parte mi si è cancellata e ho dovuto ricorrere alla mia memoria per riscriverla >_< UN CASINO!
Ho finito che erano circa le 3 di notte e ho dovuto aspettare che si facesse mattina prima di sistemarlo come si deve. Il fatto è che il programma NVU che ho da poco installato  è difettoso!!!! Fortuna che alla fine ce l'ho fatta. Spero che ve lo godiate. Fatemi sapere con un commento se vi è piaciuto ^^

 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Era appena scoccata l'una, quando Narumi aprì di proposito gli occhi.
Ormai era sicura che nel letto dinanzi il divano dove si era sdraiata, Nami dormiva ormai profondamente.
Era l'occasione giusta.

Si mise lentamente in piedi non troppo timorosa di svegliarla. Infilò i suoi stivaletti che aveva lasciato vicino al letto e senza farli scricchiolare sul pavimento di legno, riuscì a raggiungere la porta, semiaprirla e ritrovarsi in un baleno sul ponte della Thousands Sunny.
Mentre lasciava l'infermeria con le ragazze, aveva subito notato una chiatta di legno accostata sulla parte inferiore alla sponda. Era ideale per il suo piano di fuga. Controllò che il mare fosse abbastanza calmo per non ritrovarsi nuovamente in una burrasca. Dopodiché si mise a bordo scavalcando il legno del ponte e ritrovandosi su quello della scialuppa sospesa a poco livello dall'acqua. Non aveva fatto troppo rumore. Iniziò a darsi da fare per sciogliere i lacci che la tenevano ancora agganciata a quella nave di pazzi.

Stava procedendo tutto con calma, se non fosse stato per la voce che le fece quasi prendere un colpo.

-Te ne vai di già?

La ragazzina trasalì facendo ondeggiare la barca e per un pelo non perse l'equilibrio- Alzò lentamente lo sguardo. Appoggiato sulla sponda con i gomiti, a guardarla c'era il ragazzo biondo che lei ricordava come il cuoco di bordo. Lo sguardo di lui era quasi divertito.

Narumi si pietrificò. E adesso? Cosa gli avrebbe fatto per aver cercato di scappare? Cosa gli avrebbero fatto tutti gli altri?

-Non è ... come sembra .... - provò a dire riuscendo solo balbettare - I-i-io volevo ...

-Squagliartela? - finì Sanji per lei - Lo avevo intuito.

Lei si accigliò: - No veramente ... - non sapeva se era più stupita o intimorita. Guardandolo attentamente, si rese conto che aveva infilati nelle naici due pezzi di carta mezzi macchiati di sangue. A lei certe cose l'avevano sempre impressionata. Rabbrividì: - Cosa ... - chiese indicando il suo di naso per intendere.

-Niente di che - rispose lui con voce un pò intasata - Mi capita quasi sempre - fece una tirata alla sigaretta che lei ricordava avergli sempre visto in mano - Comunque ti consiglio di aspettare ancora un'oretta, prima di partire. Quelle bestiacce preferiscono la notte per andare a caccia di prede.

-C-come? - fece lei senza neanche domandare a cosa si riferisse - Mi ... fai andare?

-Tranquilla, bellezza in miniatura - disse il cuoco con un mezzo sorriso - Se avessi voluto fermarti, lo avrei già fatto. Credimi.

-Ma ... perché? - chiese la ragazzina senza ingarbugliare le parole.

-E' quello che vuoi. Non ti ferma nessuno - continuò Sanji - A dire il vero, il mio Capitano lo farebbe. Ha una tale cocciutaggine quando si mette in testa qualcosa. Fortuna che dorme almeno fino alle dieci del mattino. Hai tutto il tempo per allontanarti e non incrociare mai più la nostra via.

-Ehm ... grazie - disse lei debolmente provando a riconcentrarsi sullo scioglimento dei lacci. Ma non ci riuscì. Era diventata troppo facile. Ci doveva essere sotto qualcosa. Decise di guadagnare tempo, facendo qualche domanda che non era riuscita a porre dopo aver chiarito la sua situazione nella stanza dell'acquario: - Perché ha deciso di aiutarmi? Non sono in debito con lui.

-Lo so. Ma parlando di Rufy, non c'è bisogno di avere conti in sospeso - le rispose il biondo - E' fatto così. Non si tira mai indietro se la possibilità di aiutare qualcuno, intraprendendo un'emozionante avventura, si presta davanti a lui.

-Quel tipo non sembra un Capitano di una ciurma di pirati - disse Narumi - Ma il leader di una comcriccola di bambini pasticcioni.

-Beh - sorrise Sanji - In un certo senso è anche così. Non ci distinguiamo dagli altri equipaggi per lo stile di combattimento o la contraria voglia di assediare le isole. Vogliamo solo viaggiare il mondo e divertirci, fino a quando non otterremo tutti il nostro obbiettivo.

-Quale obbiettivo?

-Oh, ne abbiamo tanti. Ognuno per conto nostro. Ma il principale è aiutare Rufy a diventare il Re dei Pirati.

-
Credete davvero sia possibile?

-Lo sappiamo per certo. Sarà anche un babbeo. Ma è la persona più in gamba che io conosca. Niente lo ferma.

Per un attimo Narumi smise di sciogliere le corde per portare le mani in grembo. Restò a rimuginare per un attimo.

-Anche io ho un obbiettivo - mormorò facendosi sentire.

-Lo so. Salvare tua sorella e portarla via da quell'isola, destinata a scomparire. Ma infondo a te non interessa, giusto?

Lei lo guardò senza chiedersi come facesse a saperlo: - Non è come sembra - sentiva di potersi fidare. Quel ragazzo non sembrava avere un'aria minacciosa come Nami, interrogatoria come Robin o rimbambita come Rufy. Forse poteva dirglielo senza preoccupazioni: - In realtà io ....

Non riuscì a finire in tempo la frase, perché d'improvviso una sagoma gigantesca emerse dalle acque sotto di lei, decisa a spaccare in mille pezzi la scialuppa, che al tatto con la sua robustezza iniziò a scheggiarsi.
Narumi oscillò cercando di mantenersi dritta, ma non riuscì a sopportare un'altro colpo e mentre la figura del mostro marino si rimmergeva e riemergeva quando lei cadde in acqua per non lasciarle più via di fuga, pensò che ormai era cibo per pesci.

Quando riuscì di nuovo a prendere fiato, era aggrappata a una delle cozze che si appiccicavano alla nave durante il suo sciabordio, ma non sapeva quando ancora avrebbe retto la presa. Dietro di lei il mostro stava per attaccare. Se non chè ... qualcosa non arrivò giusto in tempo.

Narumi vide Sanji lanciarsi dalla sponda della nave con la gamba tesa e poco dopo aver sentito il possente suono di un calcio, vide il mostro marino volare mille metri oltre la Sunny e sparire all'orizzonte.

Mentre scivolava dalla presa alla nave, graffiandosi le mani dolenti, la ragazzina sentì le braccia del ragazzo cingerla e riportarla in breve a bordo con uno slancio ponderoso.

Tossicchiò sputando un pò di acqua e rimase lì per terra a riprendere fiato per almeno venti secondi.

Miseria! Si era nuovamente rinzuppata dopo essersi asciugata per bene e messa qualcosa di caldo addosso. La fortuna quel giorno non era proprio dalla sua parte.

-G-g-razie - disse battendo i denti mentre Sanji l'aiutava ad alzarsi e l'accompagnava in cucina.
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Si sentiva più calda dopo essersi avvolta due asciugamani intorno alla testa a mò di turbante e una terza intorno alle spalle. Grazie al cielo durante la caduta non aveva perso la moneta forata. Stringeva tra le mani una tazza di camomilla fumante che le aveva fatto andare via l'ansia al primo sorso.

Ringraziò Sanji di avergliela preparata. Ancora non si spiegava come avesse fatto a sconfiggere quella bestia con un solo calcio. Ma erano dettagli.

-Ti avevo detto di aspettare almeno un'altra oretta - disse lui dopo essersi cambiato la maglietta e i pantaloni, lasciando i capelli mezzi fradici. Il naso aveva smesso di sanguinare, così potè liberarsi le narici. Si accese un'altra sigaretta: - I mostri notturni con la luna piena non si fanno vedere. Temono troppo la luce. Ancora poco e ci sarebbe stato un perfetto plenilunio.

Narumi starnutì: - Grazie ... ancora.

-Figurati - sorrise il cuoco - Se aspetti qui, ti vengo a chiamare io quando il mare sarà abbastanza tranquillo. Abbiamo molte altre scialuppe, più sicure.

Lei non rispose. Guardò la tazza che aveva tra le mani. Perché esitava? Non voleva forse andarsene fino a poco fa?

-Cosa c'è? - chiese Sanji - Non ti va bene?

-Siete ... davvero disposti ad aiutarmi? - non seppe neanche lei il motivo di quella domanda. Ma le venne d'istinto.

-Beh ... se ce lo permetti. Fino in fondo - rispose il cuoco - E fidati. Quando ci buttiamo nella mischia, non ci fa fuori nessuno.

Ritornato alla mente il ricordo di qualche ora fa nella camera delle ragazze, Narumi si toccò la guancia non più dolente.

-Se ti ha fatto del male, non era sua intenzione - disse Sanji sorprendendola.

-Di che parli? - forse conosceva già la risposta.

-Di Nami- - continuò il biondo - Mi ha detto cosa ti ha fatto. Era disperata - lei non volle interromperlo - Ma quando hai detto quelle cose, sul fatto che a te del tuo paese non importa niente, le sono tornati alla mente dei ricordi terribili. Nessuno può capire come ci si sente.

Quelle parole fecero ricordare a Narumi che prima dell'attacco del mostro marino stava per dire a Sanji la verità. Non si sentì più tanto in vena di farlo. Ora voleva sapere di più su Nami, anche se intuiva che il cuoco non le avrebbe detto tutto.

-E' una ragazza forte - disse invece - Ma quando piange lo fa con il cuore, perché ha sofferto molto nella sua vita. Ma - puntualizzò con sguardo sognante - se si conosce a fondo la sua persona, si impara ad amarla - Narumi sgranò gli occhi. Le stava facendo una confidenza segreta o forse qualcun altro ne era a conoscenza? - Però - si riscosse il cuoco - i miei sentimenti per lei non contano con i tuoi per lei.

-Io ... non la conosco - disse la ragazzina - Io non conosco nessuno di voi. Voi non conoscete me.

-Neanche noi ci conoscevamo quando abbiamo deciso di aiutarci a vicenda, la prima volta - sorrise il cuoco - Ma alla fine ne è scaturito qualcosa di molto forte. E non ce ne siamo per niente pentiti. Possiamo sembrare un pò (o forse più) matti. Ma infondo, siamo brave persone. "A eccezione di quella testa d'alga, quando ci si mette! Grr!" - grugnì sottovoce.

Narumi sorrise ricordando a chi si stava riferendo. Mentre finiva la camomilla, pensò che infondo se quelli individui venivano presentati fino infondo, non erano niente male. Proprio niente male. Forse potevano veramente aiutarla. Poteva fidarsi.
Una cosa momentanea era sicura. Si fidava di Sanji. Magari avrebbe saputo imparare a fidarsi anche di Nami e di Rufy col passare del tempo. In più era curiosa di sapere se anche gli altri potenziavano incredibili capacità come quelle che il cuoco le aveva dimostrato.

Fece un piccolo sorriso. Non ricordava l'ultima volta in cui si era sentita sicura su qualcosa. Eppure era proprio quello che avvertiva dentro di sè in quel momento. Assoluta sicurezza.
Doveva farsi aiutare da loro. Qualcosa la spingeva a farlo.

Si alzò dal tavolo: - Grazie ancora - ripeté la terza volta. E uscì dalla cucina, prendendo la strada che la riportò alla camera delle ragazze, dove Nami sonnecchiava ancora tranquilla.
Dopo essersi asciugata e cambiata loquacemente, prese nuovamente posto sul divanetto e lì potè finalmente addormentarsi.

Sanji non si era mosso dalla cucina. Aveva fatto un sorriso soddisfatto, sapendo in qualche modo come erano cambiate le intenzioni dell'amica.

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Capitolo 6
*** 6 ***


Quando si fece mattina e la sveglia dal violino di Brook mise tutti in piedi, iniziarono a organizzarsi.
Narumi fu l'ultima a svegliarsi. Non trovò Nami nel letto quando aprì gli occhi. Venne Chopper a svegliarla, avvertendola che se non si fosse data una mossa Rufy le avrebbe sbafato tutta la colazione.

Ancora assonnata si diresse in cucina e quando incontrò l'odore di salsicce e uova strapazzate, il suo stomaco si contorse. Il giorno precedente aveva rifiutato una brodaglia curativa, ma aveva mentito dicendo di non avere fame, solo ora se ne rese conto.

-Buongiorno - le disse Sanji versandole una spremuta d'arancia nel bicchiere.

Lei rimase a contemplare il piatto fumante per un pò senza decidersi quando cominciare.

-Se non lo mangi, lo prendo io quello - disse Rufy dall'altra parte del tavolo con la bocca piena.

-Non provarci neanche - lo ammonì il cuoco con un calcio in testa - Fatti bastare la tua porzione.

-Uffa!!

Narumi finalmente si decise a impugnare la forchetta e a portarsi in bocca il primo boccone. Non appena sentì il primo sapore in bocca, le sue papille esultarono. Non ricordava più l'ultima volta che aveva toccato un gusto così prelibato.
Accelerò il processo di ingozzamento senza preoccuparsi degli sguardi che la circondavano.

-La temperatura è scesa - constatò Chopper toccandole la fronte - Entro stasera ti sarai del tutto ristabilita, vedrai.

-Ottimo - esultò Rufy sedendosi accanto alla loro ospite - Perché nel frattempo abbiamo molto di cui discutere.

Lei alzò lo sguardo: - Di che parli?

-Secondo le coordinate di Nami entro mezzogiorno dovremmo raggiungere un'isola dove potremmo rifornirci di cibo e vedere se troviamo qualche informazione su come raggiungere Cinis - spiegò il capitano.

-E se siamo fortunati, anche il modo su come aumentare le probabilità di uscirne vivi - continuò Usopp impallidendo.

Nessuno badò alle sue lagne.
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Nami era sulla prua della nave a studiare meglio la cartina, secondo la quale era questione di ore prima di individuare la prossima isola. Il Log Pose segnalava un campo magnetico molto forte. Se l'isola in questione era grande, qualcuno doveva abitarci di certo. Chissà se avrebbero ottenuto qualche dritta sulla loro prossima meta.

La navigatrice ancora non si sentiva pronta a parlare con Narumi. Non poteva sopportare il ricordo del terrore nei suoi occhi la sera prima e non voleva certo immaginare in che modo l'avrebbe guardata se avesse cercato di parlarle così in fretta. Avrebbe almeno aspettato l'approdo, prima di rivolgerle la parola.
Ma non ce ne fu bisogno.

-Nami? - sentì qualcuno alle sue spalle e così assorta dai propri pensieri si spaventò.

Narumi era davanti a lei. Da poco uscita dalla cucina l'aveva intravista sul ponte e aveva deciso di raggiungerla.

La prima cosa che Nami pensò di fare fu di salutarla, ma riuscì solo a sventolare una mano.

-Hai ... dormito bene? - le chiese poi.

-Molto bene - non era una bugia.

Nami si rasserenò quando vide che sulla guancia della ragazzina non era rimasto nessun segno di manata o rossore.

-Ascolta - si decise infine di toccare l'argomento - Per quello che è successo ieri ...

Lei alzò la mano per zittirla: - Non c'è bisogno che tocchiamo l'argomento. Non m'interessa. E' successo e basta. Ma non giriamoci troppo intorno. Non è questo al momento l'importante.

La navigatrice restò molto sorpresa dalla sua reazione. In cuor suo aveva molte cose da dirle in proposito, ma vedendo con quanta fattibilità era disposta a chiudere un occhio, decise di metterci una pietra sopra.

-Va bene - volle però farle presente - Sappi che siamo pronti a tutto per aiutarti. Faremo tutto ciò che ci chiederai.

Narumi annuì come segno d'intesa. Si avvicinò di più alla polena: - Aiutatemi a riprendermi la mia famiglia.

Nami sorrise profonda. Poi si mise a urlare rivolta ai compagni: - Avanti tutta, gente! Ammainate le vele! Ruotate il timone di 20 gradi e restate di vedetta! Avvisteremo la prossima isola a momenti!


-Come vuoi tu, sorellina!

-Lasciami dormire!

-Agli ordini, Nami-San! 
♥ 

-Dopo mi mostreresti le tue mutandine? - in risposta ebbe un doppio calcio sul cranio.

-Non puoi impartire ordini come se fossi tu il capitano! Te l'ho detto mille volte!

-Zitto e fa come ti dice.

-Vieni Narumi! Ti controllo la pressione!

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Avevano appena finito di mangiare quanto la voce di Usopp appollaiato sulla polena, li avvertì di una terra in avvicinamento.

La prima cosa che videro di quell'isola, furono le strade inondate di bancarelle e negozi. Gli edifici erano molto alti e grossi. Impossibile, si disse Nico Robin, che uno di essi non fosse una biblioteca.

Franky, Brook e Chopper sarebbero rimasti a guardia della nave. Nonostante le insistenze della renna di far restare anche Narumi che non riteneva del tutto in forze, la ragazzina optò per acompagnare il gruppetto di esploratori.

Si divisero le missioni.

Narumi sarebbe andata con Rufy e Usopp a chiedere in giro delle voci sulla sua isola.

Nami era  rimasta incantata davanti alle vetrine di vestiti e aveva messo in tasca cinquanta berry pronta a spenderli come si deve. Sanji come al solito doveva occuparsi della spesa e con un sorriso radioso si era offerto di accompagnarla per tenerle le buste.

Nico Robin si era già chiusa nella libreria locale e Zoro restava seduto fuori ad aspettarla, mezzo addormentato.

Presto avrebbero scoperto molto più di quanto si sarebbero aspettati.
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-Chiedo scusa, signore. Dobbiamo andare in una città fantasma chiamata Cinis, ne sa qualcosa? - Rufy fece la stessa domanda per la diciassettesima volta stavolta rivolto al cartolaio del paese, che come gli altri scosse la testa.

-Non c'è nessuno qui che conosce Cinis? - strepitò alla fine rivolto all'intera piazza.

Usopp gli tappò la bocca trascianndolo in un vincolo: - Cerca per carità di non attirare troppo l'attenzione! Siamo stati fortunati che finora nessuno ti ha riconosciuto, ma se qualcuno fa un colpo di radio alla Marina siamo fritti! Cerchiamo di passare inosservati. Pensi di farcela?

L'amico annuì anche se non aveva del tutto uno sguardo convincente.

Quando si liberò dalla presa sbuffò inginocchiandosi: - Che pizza! Finora non abbiamo scoperto niente!

-Non stupitevi - disse loro Narumi - Ve l'ho detto. Cinis è ritenuta una città fantasma appunto perché quasi nessuno sa che esiste.

-Allora temo che non potremo aiutarti, tesoro - sbottò Usopp - Se non ci regoliamo al meglio e non adoperiamo una delle mie strategie infallibili per assalire i demoni di cui ci hai parlato, non penso riusciremo a salvare la tua città.

-Non dovete assolutamente assalire i demoni! - esclamò di colpo lei - Sarebbe tutto inutile. Non appena sentono l'odore di una volontà di cui cibarsi, non perdono occasione per possederla. Non importa quanta forza abbiate. Una volta che il vostro corpo è il loro corpo, la vostra anima è persa.

-Non credo proprio - ribattè Rufy indignato - Se uno di quei fantasmacci proverà soltanto a cercare di entrarmi attraverso, lo ridurrò in polvere!

Usopp gli diede una manata: - Non puoi ridurre in polvere una cosa che lo è già da chissà quanto - si rivolse alla ragazzina - Narumi, in che modo potremo entrare nella tua città senza venire posseduti?

-Con queste - tirò fuori dalla tasca la sua moneta forata. Ricordandosela improvvisamente, ai due pirati passarono per la testa due idee differenti:

-Sceglieremo uno solo di noi che andrà lì con la moneta e farà tutto da solo.

-Andiamo a cercare quante monete sufficienti per tutti!


Si sapeva già per quale si sarebbero predisposti.
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Forse, pensò Nami, non era stata una buona idea farsi seguire da Sanji in un negozio di bikini. Però lui teneva in un braccio le buste della spesa e nell'altra quelle del suo shopping improvvisato. Doveva sperare che non succedesse il peggio. Infatti il cuoco, come gli aveva ordinato, si era messo a fare calcoli veloci con un abaco per vedere quanto ancora restava da spendere.

La navigatrice finora aveva speso tutti i suoi preziosi soldi per un paio di nuovi costumi, un foulard, un cappello per il sole e un profumo aromatizzato al gelsomino. Poi si era concessa di comprare anche dei nuovi vestiti per Narumi. Non avrebbe potuto continuare a mettere la sua roba per tutto il tempo. Le stava troppo grande. 
Quando diede all'amico anche la quinta busta con dentro il nuovo copricostume verde acqua marina, lo spinse velocemente fuori dal negozio prima che i suoi occhi potessero posarsi su ragazze che facevano la prova costume con movimenti plebei.

-Ci restano soltanto 25 berry, Nami-San - le fece notare - Vuoi continuare a fare dei giri?

-No. Basta così - rifiutò lei - Andiamo a vedere cosa stanno combinando gli altri.

Camminarono in mezzo al mercato chiedendo indicazioni su dove fosse la biblioteca pubblica. Dopo aver svoltato per un paio di strette viuzze, gli occhi della ragazza si fermarono su due uomini marines che camminavano nella loro stessa direzione.
Anche a distanza li sentì conversare:

-Ho visto una strana imbarcazione, raggiungere la costa. Era parecchio grossa.

-Pensi si tratti di una nave pirata?

-Non ho sentito urla di assalti in strada, quindi presumo di no.

-Sempre meglio andare a controllare.

No. Non adesso!

Non aveva nessuna intenzione di lanciarsi in una fuga immediata. La loro missione sarebbe andata a monte. Doveva cercare di allontanarli dal porto almeno per un'altra piccola ora. Ma intanto rischiava di essere riconosciuta come la Gatta Ladra. Certo per Sanji che camminava al suo fianco non sarebbe stato un problema incrociare la traiettoria dei due soldati in quel preciso istante, visto il vecchio viso di Duval che ancora compariva sul manifesto con il suo nome. Quindi toccava a lei cercare di passare inosservata. Infilò svelta gli occhiali da sole e continuò ad avanzare con lo sguardo alto.

marines scorsero i due pirati che facevano i vaghi guardando gli edifici con noncuranza. Siccome quella era una strada dove a parte loro quattro c'erano un paio di gatti che lottavano per una lisca di pesce, era strano non tastare pochi sospetti.

-Ei voi - li richiamò uno di loro. Si avvicinò.

Nami per un attimo ebbe un momento di panico e fece quindi la prima cosa che gli venne in mente. Agguantò il braccio del compagni con entrambe le mani e indicò un retrobottega con finto interesse.

-Guarda quante cose belle, caro!

Sanji si paralizzò senza capire immediatamente le sue intenzioni.

-Scusate - chiese il militare ormai a un passo da loro - Non è per essere ficcanaso ma se cercate il mercato è dall'altra parte.

Nami fece un finto sorriso: - Non ci interessa il mercato, signore. Siamo ... turisti!

-Siete turisti? - chiese il secondo soldato.

-Siamo turisti? - fece anche Sanji che venne rifilato con un calcio negli stinchi per intesa - Oh, giusto! Siamo turisti!

-Esatto! Volevamo solo visitare la città - continuò a mentire la navigatrice.

La domanda che seguì la spiazzò completamente: - Siete in luna di miele?

Grazie al cielo non dovette aprire bocca perché non sapeva quello che ne sarebbe venuto fuori.

Fu il cuoco a salvarla: - No. Solo una vacanza.

-Beh, fate attenzione. Non sono tutte strade vigilate - fece il primo soldato - Non si sa mai chi si possa incontrare.

-Stia tranquillo, staremo attenti - fece Sanji ormai immedesimato nella parte.

Nami non si oppose quando sentì il suo braccio intorno alla vita e una leggera spintarella verso un vicolo: - Andiamo, tesoro?

Si ammutolì rendendosi conto di avere parecchio caldo e non di certo per il sole. Annuì leggermente e lo seguì sparendo alla vista dei marines.

Prima che sopragiungessero su una nuova strada, li sentì commentare sottovoce: - Proprio una bella coppietta!

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Ciao a tutti e perdonatemi per il ritardo ma sono stata molto indaffarata ultimamente! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto ^^
Grazie mille per le bellissime recensioni che mi state lasciando! Vi prego di non trasformarle in critiche, perché forse, in seguito ... potreste farlo! NON VI DO ASSOLUTAMENTE SPOILER! Però ... potreste farlo, tutto qui XD. 

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Capitolo 7
*** 7 ***


Nami per fortuna si rese conto che Sanji non era riuscito a sentire ciò che i marines appena lasciati avevano commentato.

Pregò con tutto il cuore che non toccasse assolutamente l'argomento. Che quella sua testa di rapa si rendesse conto che l'aveva fatto per salvare la pelle a entrambi. E che terminava lì. Invece non ci fu verso.

-Devo dirti la verità - cominciò il cuoco - Ho fatto fatica a trattenermi.


-Trattenerti ... dal fare che?

-Beh, dal non inventarmi sul momento la più romantica storia matrimoniale che sia mai stata sentita. Ma ho visto che forse non avevi voglia di restare lì a parlare della nostra storia e quindi ....


-Piantala! Quella risposta andava più che bene.

Improvvisamente si rese conto che si teneva ancora aggrappata a lui. Ma da quanto tempo andava avanti?  Si allontanò brusca con uno slancio.

-Andiamo, non può non esserti piaciuto! Possiamo continuare finché non ce ne andiamo, se ti va! - propose Sanji speranzoso.


-Vedi di non esagerare! - lo rimbeccò la navigatrice - Quello che ho detto ... non era quello che intendevo ... cioè ... ho detto la prima cosa che mi è passata per la testa! E sarei pronta a rifarlo se ne va in gioco la mia vita!

-Davvero? Saresti pronta a rifarlo? - il sorriso sul volto del cuoco era più ampio dell'arco di pietra sotto cui stavano passando.


-Solo in punto di morte! - sbraitò lei superandolo nell'avanzata, lasciandolo con la solita espressione sdolcinata.

Non voleva certo dargli la soddisfazione di vederla arrossita. Ancora non si spiegava come le fosse venuta in mente la scusa di passare per una coppietta felice in vacanza. Di sicuro la sitauzione di Narumi non si poteva considerare vacanza e poi ... loro non erano certo una coppietta felice. Anzi non erano proprio una coppia. Di questo era sicura. Ma allora perché non inventarsi di essere fratelli, cugini o realisticamente amici? Non riuscì a spiegarselo per tutto il tragitto. Ma una delle soluzioni che provò a dare, le fece venire voglia di sbattersi la testa al muro per levarsela e dimenticarla per sempre.


-Tutto bene, tesoro? - lo sentì chiamarla da dietro.

-Sanji-Kun! - lo ammonì con un'occhiataccia. Poi però si accorse che infondo la stava chiamando come al solito, con uno di quei suoi sciocchi epiteti. In qualche modo però la irritarono: - Falla finita - gli ordinò senza urlare.
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Zoro, incredibilmente si era rifiutato di continuare ad aspettare Robin standosene seduto fuori dalla libreria a dormire. Era passata quasi un'ora e la compagna non si era fatta sentire ma conoscendola ci sarebbe stato da attendere anche altre tre ore e lui non aveva nessuna intenzione di annoiarsi senza fare niente. Il campanello della libreria trillò quando lui fece il suo ingresso. La prima cosa che vide fu un anziano decrepito seduto su un bancone con gli occhi fissi su un volume ingiallito mentre masticava una pipa.

Lo spadaccino non lo degnò di tanta attenzione. Iniziò a girare in mezzo alle varie sezioni rendendosi conto che a parte lui sembrava non esserci nessun'altro. Non doveva essere un luogo molto frequentato.

Trovò l'archeologa seduta su un tavolo che sfogliava circa cinque libri contemporaneamente. Per un attimo pensò di non interromperla, assorta com'era nella lettura. Poi però si fece avanti con faccia seccata. Tossicchiò per segnalare la sua presenza.


Robin sollevò lo sguardo da una delle pagine ricoperte di segni strani: - Qualcosa non va? - domandò.

-Mi sto annoiando - rispose lui diretto - Hai trovato qualcosa o no?


-A dire il vero, non esattamente - replicò lei - ci sono varie documentazioni su Cinis, ma sono cose che già sappiamo. 

-Non hai trovato neanche una cartina,  coordinate, segnalazioni, indicazioni o cose così?

-Purtroppo niente che ci possa condurre lì. Però proprio adesso stavo leggendo questo vecchio tomo sulle creature infernali. Sono riportate moltissime leggende metropolitane. Però una di queste corrisponde al racconto di Narumi.

-Sarebbe?

-Esiste un rituale antico capace di sprigionare spiriti maligni. Consiste nel liberarli dalle viscere del Tartaro.

-Del ... cosa?

-Il Tartaro. Il fiume infernale.

-Fammi capire, sarebbe una specie di magia per aprire le porte dell'inferno?
 

-Più o meno. Qui dice che non proprio si apre un portale, ma si possono prelevare creature già predestinate.

-Cosa accidenti sono queste creature del cavolo?

-Se corrisposti a Cinis, si chiamano Passi.

-
Che????

-E' latino. Da Passus. Significa sofferenza, disperazione, dolore. A quanto pare è questo il nome del demone superiore che si è impossessato di quell'isola. Suo e di tutto i suoi subalterni.

-Non c'è scritto come mai hanno scelto proprio quell'isola per fare baldoria con le anime delle persone?

-No. Però dice che Cinis un tempo era ritenuta la Città per eccellenza dei desideri. Ognuno sfogava tutto ciò che il proprio cuore voleva all'apice. Come aspiranti ad un sogno, desiderosi di ricchezze, bisognosi di amore e così via.

-Cosa centra questo con i Passi o come cavolo si chiamano loro ...?

-E' questo il punto. I Passi si nutrono delle emozioni della gente. Sentire la loro grande forza di volontà penetrarli dentro, significherebbe per loro accrescere la loro potenza. Diventare più potenti. E più la loro forza aumenta, più la loro sete di volontà si fa grande. Secondo una teoria che ho letto, arriverebbero ad assorbire l'intero universo se potessero.

-Cioè fammi capire, mi stai dicendo che adesso l'isola di Cinis è popolata da gente senza più il cervello sottocontrollo, perché posseggono dentro esseri che stanno ad assorbire la propria forza tutto il tempo senza mai averne abbastanza? E tutto questo, come ha detto Narumi, da otto anni? Se avessero ottenuto quello che volevano se ne sarebbero andati da un pezzo. Che ci fai nel corpo di un individuo otto anni senza mai consumare le sue emozioni? E' ridicolo. La ragazzina si sarà sbagliata. Oppure non ha mai detto la verità.

Robin guardò il suo compagno con occhi fermi. Per un attimo ricordò quanto lui fosse sempre così freddo e sospettoso con chi non gli ispirava fiducia. Cominciava a farneticare sul non fidarsi, sullo stare allerta, sul tenerlo d'occhio. Non dimenticò certo che questa era stata anche la prima impressione che aveva avuto su di lei quando era entrata a far parte del gruppo. Non poté che darle fastidio vedere come manifestava indifferenza verso Narumi. Come non si poteva credere alla storia di una ragazzina così disperata?

-Forse hai ragione - disse con una punta di distacco - Forse ci sta ingannando. Magari la sua storia gira su un percorso del tutto diverso da quello che ci ha raccontato. Però io ho riconosciuto quella moneta. La studiai tempo fa. Fu forgiata proprio lì a
 Cinis da un vecchio sacerdote che intendeva proteggere la sua città da qualsiasi minaccia si fosse mai accanita contro. Non ho mai sentito più di una parola su quell'isola, ma dopo quello che ci ha detto Narumi ho capito che lì si soffre. Si patisce il dolore di non poter più avere controllo su noi stessi. Di dover sottomettersi al controllo di demoni che si nutrono della tua felicità. Io non ho nessuna intenzione di dubitare delle parole di quella bambina. Perché anche io come ben sai sono stata sottoposta a scelte che non volevo. Non sappiamo cosa stia succedendo in questo momento su quell'isola, però la nostra attuale missione è quella di scoprirlo, no? E non lo faremo certo restandocene a fare idee assurde e dubitando della situazione.

Zoro restò di stucco. Il tono imperturbabile che l'archeologa l'aveva assunto gli fece tornare in mente una delle rare volte in cui l'aveva vista adirata. Trovò meglio non pensarci. Non la ritenne infastidita in quel momento perché la sua espressione non era cambiata, a differenza della voce. La vide riportare a posto due libri e prenderne altri tre da una mensola per poi spostarsi al tavolo superiore alla seconda area della libreria.

Evidentemente non voleva lasciarsi distrarre. Lo spadaccino pensò fosse meglio lascarla da sola. Fece per lasciare la libreria, quando la sua attenzione fu colpita da un volume aperto a terra, rimasto lì da chissà quanto. L'impulso gli disse di prenderlo e metterlo su uno scaffale a caso ma quando se lo ritrovò tra le mani lesse sulla copertina il seguente titolo: ENCICLOPEDIA DELLE CREATURE INFERNALI.


Si bloccò. Inaspettatamente, dopo essersi assicurato che Robin non avesse alzato lo sguardo su di lui e il vecchio al bancone non si fosse neanche accorto che era entrato da circa dieci minuti, uscì dal negozio tenendo il libro sottobraccio per poi mettersi su una gradinata sotto il tendone e iniziare a sfogliarlo. Giunse alla lettera P e fece scorrere l'indice finché non trovò quello che cercava.

Passus. Alimentatore di volontà e felicità.

In seguito c'era un paragrafo con tutto quello che c'era da sapere sul seguente demone. Zoro si mise comodo e iniziò a leggere. Se Robin, come intuì, si fosse rifiutata di dargli maggiori informazioni, le avrebbe scoperte da solo.
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-Cercare altre monete? - domandò Nami spalancando gli occhi.

Lei e Sanji, mentre cercavano ancora la libreria, si erano imbattuti nel gruppetto del loro capitano che in breve aveva spiegato le sue nuove intenzioni.

-Ho provato a dirgli che è un'idea assurda - esclamò Usopp cercando l'approvazione dei compagni - Ma non mi ha voluto dare retta. Ovviamente. 

-A me invece sembra una buona trovata-  disse Sanji lasciando il cecchino pietrificato - Non possiamo presentarci senza una buona copertura. Potremmo essere colti di sorpresa in qualsiasi momento. Dobbiamo assicurarci di essere ben protetti.

-Sono d'accordo anch'io - concordò la navigatrice - Non ho nessuna intenzione di correre un rischio simile.


-Ma volete scherzare? - strillò Usopp - Narumi ci ha detto che tutte le monete rimaste sono andate perdute in un incendio e quella che ha lei è l'unica rimasta superstite al mondo!

-Veramente - lo corresse la ragazzina - Ho detto che quelle presenti a Cinis sono andate distrutte. Ma non che ce ne fossero soltanto lì. Altrimenti perché sarei partita? Il mio obbiettivo è sempre stato quello di trovarne delle altre.

-Bene. Allora è deciso - esclamò entusiasta Rufy - Chiediamo se qualcuno sa qualcosa su queste monete e ....

-Rufy! - gridò il cecchino esasperato - Abbiamo fatto il giro della città due volte! Nessuno sa niente! 

-Forse Robin-Chan ha trovato qualcosa in biblioteca - ipotizzò Sanji.


Così si diressero nuovamente alla ricerca dell'archeologa.

Nami si avvicinò a Narumi e le porse una delle buste: - Per dopo ... ti ho comprato dei vestiti.

La ragazzina sgranò gli occhi mentre sbirciava all'interno della busta e scorgeva una maglietta a righe con dei pantaloncini: - Grazie - disse sorridendo alla navigatrice che ricambiò.

-Scusa se non ho pensato troppo all'intimo - bisbigliò Nami assicurandosi che i ragazzi fossero abbastanza distanti da non sentire - Ma la verità è che non sapevo che taglia hai di reggiseno.


Narumi trattenne una risatina: - Veramente non lo porto.

-Ma come, veramente? Fai male. Ti scenderanno tutte molli.

E continuarono a ridacchiare su quegli argomenti intimi.

Sanji fu felice di vedere come conversavano allegramente. Non dimostravano più insicurezza l'una verso l'altra. Sarebbero andate molto d'accordo, si disse. Poi si chiese di che cosa stessero discutendo in quel momento. Meglio non saperlo.
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Di solito Zoro riteneva la lettura una delle cose più noiose che ci fossero. Standosene immobile con gli occhi fissi su una serie di parole che si susseguivano una dietro l'altra non era nulla in confronto al combattere contro quindici ninja tutti insieme. 

Però ciò che stava trovando nelle parole di quella enciclopedia lo attirarono parecchio.
Alcune cose che c'erano da sapere su questo Passus non erano fondamentali. Ma altre invece lo sarebbero state eccome. Tanto che lo spadaccino dopo aver letto neanche mezzo paragrafo aveva strappato la pagina accartocciata e infilata in tasca con l'intenzione di riaprirla sulla Sunny.
Un rumore di risate seguito da una lamentela conosciuta, gli fece alzare lo sguardo per vedere i suoi compagni venire in quella direzione. Assicurandosi di essere conservato le cose fondamentali, gettò il libro dietro un cassonetto e indifferente li raggiunse.
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Con grande sorte, Robin aveva appena finito di leggere un intero capitolo di un dizionario dedicato a talismani contro fatture demoniache o cose varie.


-Qui parla di crocifissi, agli, pezzi d'argento, paletti nel cuore, acqua santa ... sono tutte cose che già si sanno! - farneticò Usopp con il tomo aperto di fronte al naso.

-Non fa neanche un accenno alle monete forate? - domanò Narumi.

-No, purtroppo - negò l'archeologa - Sono descritte le protezioni più comuni. Ma finora non ho letto niente riguardante la moneta, se non un accenno su come fu creata. Ma era una cosa che sapevo da prima.

-Non avevi detto che a crearle fu un certo sacerdote? - ricordò Zoro.


-Sì. Ma non dice come - specificò meglio lei degnandolo di una breve occhiata.

-C'è per caso un templio su quest'isola? - propose Nami - Magari lì che se ne intendono di questa cultura, potrebbero aiutarci.

-Oppure prenderci per pazzi - borbottò Usopp - Il mondo non gira intorno ad un unica fede, ragazzi.

-Sarà sempre meglio che fare un altro buco nell'acqua - disse Narumi prendendo nuovamente il suo prezioso cimelio sul palmo della mano.

Fu allora che alle voci dei pirati che continuavano a valutare e a progettare, se ne unì una nuova. Proveniente dal bancone della libreria.

-Se posso permettermi - proruppe con voce roca. Tutti si voltarono a guardarlo chiedendosi cosa diamine centrasse la sua entrata in scena - Se non ho frainteso, state cercando delle strane monete con un foro nel mezzo, dico giusto?

I ragazzi si guardarono confusi. Rufy si fece avanti prendendo delicatamente la moneta dalle mani di Narumi e portandola sotto il naso del vecchio: - Esatto. Per caso la conosci, nonnino?


-Rufy! - bofonchiò Usopp.

Il libraio si tolse per un attimo gli occhiali a mezzaluna che teneva sulla punta del naso esaminando meglio la moneta tra le dita: - Devo dedurre che ne so abbastanza.

-Cosa? - esclamarono tutti.

-E' fantastico! - gioì Rufy - Ce ne servono altre nove! Sa per caso dove dobbiamo andare a comprarle?


Gli amici lo guardarono esasperati. Non c'era verso di fargli capire che la situazione era molto più seria.

Il vecchio ridacchiò tra un colpo di tosse e l'altro: - Caro figliuolo, non sono cose che si comprano. Si devono trovare.

-Allora sarà un gioco da ragazzi. Siamo esperti nelle cacce al tesoro! Sa darci una mappa?

Lui aggrottò le folte sopracciglia: - Saprò dirvi quanto vi basta per trovare queste monete. Ma dovrete anche capire che ogni informazione qui da me ha un prezzo.

-Che cosa??? - sbottarono tutti quanti.
 

-Intende dire che non ci darà nulla finché non la paghiamo? -riassunse Sanji.

-Esattamente.

A Nami tremarono le mani. Abbassò lo sguardo chiedendo lievemente: - E di quanto sarebbe il prezzo?

-Beh, qui ne vanno in gioco le vostre vite da quello che ho capito. Pirati - Tutti sbiancarono. Dunque sapeva con chi stava parlando - Facciamo che mi pagate le cifre sulle vostre taglie e io non vi denuncio, nè vi lascio a corto di informazioni su come trovare queste monete anti-demoni.

A quanto pare il vecchio ne sapeva più di quanto occorreva sapere loro.

Ma di certo se sapeva chi fossero loro, non poteva non essersi lasciato sfuggire un piccolo dettaglio. Eppure era così.

I ragazzi si fecero subito in disparte quando Nami a passetti piccoli si avvicinò al bancone circondata da un alone viola poco rassicurante. Picchiò i pugni sul tavolo sollevando lo sguardo da Gatta Ladra più furbo che poté.


-Io avrei un'idea migliore. Le piacerebbe darci informazioni gratis senza fare nessun tipo di denuncia alla marina e noi in cambio la facciamo arrivare almeno a domattina?

Il vecchio all'iniziò non mollò: - E' una minaccia? Non ci metto niente a chiamare aiuto - disse portando una mano ad uno strano allarme di emergenza che poteva essere premuto da un momento all'altro.

-Neanche loro ci mettono niente a farti a pezzi - la ragazza schiccò le dita richiamando dietro di sé Rufy, Zoro e Sanji, già in posa da combattimento con sguardi famelici assassini.


Narumi un pò cupa, guardò Robin che le sorrise divertita e Usopp che scuoteva la testa.

-Ci aiuterà, buonuomo? - ripropose la domanda Nami con fare più calmo.

Lui deglutì abbassando lentamente la mano dall'allarme e portandola a incrocio con l'altra. Annuì con un sorriso finto.


-Molto bene - disse Nami ritornando al suo sorriso normale, così come fecero i tre ragazzi dietro di lei.

-Cos'ha da dirci in proposito su queste monete? - volle sapere Rufy a tutti i costi.


-Beh ... inizierò con il dirvi la cosa più importante - sbuffò il libraio riprendendosi dal quasi infarto - Su quest'isola ne è nascosto un forziere pieno.

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Capitolo 8
*** 8 ***


                           
                                                                                                                                 

Decisero di non avvertire gli altri rimasti sulla nave. Andare in avanscoperta dalla parte opposta dell'isola su un sentiero scroscioso alla ricerca di una baita abbandonata da chissà quanto, non doveva essere così difficile, aveva detto il loro capitano mentre lasciavano la libreria con dentro il librario stordito.

-Era proprio necessario metterlo al tappeto in quel modo? - chiese Narumi alla navigatrice - Ha confessato alla fine.

-Mai essere così contraffatti davanti qualcuno che potrebbe pugnalarti le spalle in qualsiasi momento - spiegò Nami furbamente - Legarlo dentro lo sgabuzzino è stata la cosa migliore da fare.

-Ha ragione lei - concordò pienamente Sanji - avrebbe potuto chiamare la Marina non appena messo piede fuori dal  negozio.

Erano in cammino da più di mezz'ora. Raggiunta la parte opposta dell'isola però, non vedevano altro che fitte boscaglie senza la minima traccia di un'abitazione o edificio.

-Giuro, se ci hai fatti arrivare fin qui per niente, torno lì e finisco personalmente il lavoro! - ringhiò Zoro già seccato di quelle continue salite su per la montagna.

-Ei! - strepitò ad un certo punto Rufy più avanti di tutti - Vedo qualcosa laggiù!
Si mise a correre.

-Vedo la casa! Vedo la casa!- gioì poco dopo sparendo alla vista dei compagni dietro una duna.

-Rufy! Ti prego! Possiamo cercare di restare in gruppo!??? - fece Usopp seguendolo a ruota.

Si scorse infatti una baracca in legno nero avvolta da edere secche da chissà quanto.

Senza che ci fu tempo anche solo di richiamarlo, Rufy spalancò la porta con un calcio e perlustrò l'ambiente in meno di dieci secondi.

-Ma qui non c'è niente! - dichiarò uscendo dalla catapecchia.

-Impossibile! - lo spinse da parte il cecchino per entrare - Non avrai visto bene - ma quando anche lui uscì dalla casa portò le stesse notizie dell'amico - In effetti è vuota.

-Fatevi da parte - disse Nami scostandoli leggermente ed entrando insieme a tutti gli altri.

Lo spazio della casa era minimo per farci entrare una vecchia libreria vuota e un gabinetto arruginito.

-Ci ha fottuti? - ringhiò Sanji dando un calcio ad una pentolaccia lasciata sul pavimento.

-Forse c'è una botola o un passaggio segreto - ragionò Nami tastando al meglio le pareti.

-Uff! Dovevamo portarlo con noi! - sbuffò Usopp - Ci avrebbe dato maggiori istruzioni.

-Certo! Farlo uscire con una pistola puntata alla schiena davanti a tutti, mi sembra una mossa geniale, non è vero? - disse di rimando la navigatrice con un'occhiataccia - Comunque non hai tutto i torti.

-Se volete mi prendo la briga di portarlo fin qui - disse Rufy - Sarà un gioco da ragazzi. Magari per non perdere troppo tempo mi lego a quest'albero con una mano e mi faccio ritrascinare indietro non appena arrivato al paese.

-Sei matto???? Quale parte della frase NON FARCI SCOPRIRE non ti è chiara???? - strepitarono insieme i due litiganti.

-Non ci conviene tornare in paese - disse Robin - Magari la soluzione è sotto ai nostri occhi e neanche ce ne accorgiamo.

-Io non vedo niente - disse Rufy avvicinandosi meglio agli unici mobili presenti - Non saranno mica dentro il cesso? - s'avvicinò meglio al gabinetto solo per vederne all'interno ciuffi d'erba e mazzolini di fiori cresciuti all'interno - No. Non ci sono.

-Spero che sta cosa non ci tratterrà fino a notte fonda - disse Zoro già stufato di tutta quella faccenda, mettendosi a tastare le travi insieme a tutti gli altri.

Narumi che era rimasta ancora sull'uscio della porta, fissava la baita con sguardo fermo.

-Ci vieni ad aiutare? - la chiamò Usopp. Ma lei rimase zitta - Eiii? Dico a te.

La ragazzina si riscosse: - Aspettate!!

Tutti si fermarono a guardarla. Non disse molto. Frugò nella tasca dove poco prima aveva riposto accuratamente la sua moneta e se la prese tra le dita appoggiandola sul palmo.

-Che stai ... - Rufy non terminò la domanda.

Sotto gli occhi di tutto il piccolo oggetto prese a vibrare e a ruotare più volte su sè stesso. Infine si spostò leggermente verso la punta della mano di Narumi fino a lasciarla completamente per volare in un nano secondo dall'altra parte della stanza.

Usopp e Nami lanciarono un urletto mentre i ragazzi sobbalzarono.

-Ma che diav.....

-Scusate se non ci ho pensato prima - spiegò la ragazzina seguendo la rotazione che aveva percosso la moneta, ora ferma sulla parete come una calamita - Mi ero dimenticata che una moneta sa riconoscere il proprio materiale e ci si dirige come un magnete se è a debita distanza.

-In che senso sa riconoscere? - esclamò Rufy già interessato - La moneta è viva?

Sanji gli riferì un calcio sulla nuca: - Cretino! E' fisica.

-Non credo di capire.

-Ti pareva?!

-State indietro - disse loro Zoro avanzando verso la parete dove la moneta ancora si spintonava. Quasi a sfonderla. Non l'avesse mai fatto. In un lampo il muro fu sfondato rivelando una parte della casa remota. Una nicchia murata. Con dentro una cassa.

-E' stato più facile del previsto - sorrise Nami vittoriosa avanzando verso il forziere chiuso.

Si sarebbe quindi potuto tranquillamente dire che era filato tutto liscio. In un batter d'occhio avevano ottenuto ciò che volevano. Era stata veramente una cosa facile. Troppo facile.

-Fermi dove siete! - sbraitò una voce improvvisa costringendo i ragazzi a voltarsi verso l'entrata della baita. Non ci volle molto per capire che un gruppo di marines armati li aveva semicircondati con le pistole puntate - Vi dichiaro in arresto, pirati! - disse quello che doveva essere il loro condottiere - Per oltraggio contro un onesto cittadino!

Nami si diede una manata in testa frustata: - Forse avrei fatto bene a lasciarvelo uccidere.

-Mani in alto!

Gli unici che le alzarono furono Narumi e Usopp spontaneamente.

La ragazzina deglutì. Li avevano beccati e presto si sarebbero ritrovati dietro le sbarre. Lei, che non era neanche una pirata. Però era in combutta con dei pirati. Risultava forse un crimine equivalente all'ergastolo? Non ci voleva neanche pensare.

-Uffa! - sentì sbatacchiare Rufy con le mani in tasca - Ma arrivate sempre nei momenti meno opportuni!

Zoro sorrise: - Io invece cominciavo ad annoiarmi troppo.

Usopp mise per un attimo da parte il timore: - Chi vuole avere l'onore di iniziare?

Sanji fece uno sbuffo di fumo per poi ribattere: - Prima le signore.

-Con piacere - disse lievemente Robin con le mani già incrociate. Nami le stette dietro.

-Narumi - disse voltandosi un'istante verso di lei - Tu resta dentro casa. Non sarà bello da vedere. Cerca di aprire il forziere e prendi quante monete possibili.

L'amica non sentì altro visto che un marines iniziò a sparare a raffica senza che nessuno lo avesse ordinato.

Narumi si coprì per un istante gli occhi, ma non vide nessuno dei suoi compagni finire a terra. Questo perché Zoro estraendo dalla cintura le sue tre katane era riuscito a spaccare in due i proiettili tutti in una volta. Narumi rimase a bocca aperta e non sapeva che era soltanto l'inizio.

I mugiwara si catapultarono fuori dalla baita richiudendo velocemente la porta alle loro spalle per tenere l'amica al sicuro. Poi iniziarono la vera battaglia.

I militari da sconfiggere erano circa cinquanta. Alcuni armati anche di mitra.

Sarebbe stato un giochetto per loro.

Rufy con la prima porzione ne mandò al tappeto scaricando migliaia di pugni tutti insieme.

Robin storse il collo ad alcuni che le erano quasi addosso.

Zoro ne ferì gravemente altri  facendo roteare le sue fedeli spade.

Sanji ne fece strike di un bel po' con la sola potenza delle gambe.

Usopp usò il suo colpo al peperoncino per accecare quelli coi mitra e far perdere loro la mira.

Nami ne fulminò parecchi facendo arrivare una leggera pioggiarella con tanto di lampi impetuosi.


Narumi osservò lo spettacolo a bocca aperta, da una delle finestre spaccate della catapecchia. In giro di un lampo tutti i soldati che li avevano assaliti erano a terra e non c'era stato neanche bisogno di darsi alla fuga. Vide i ragazzi darsi sguardi soddisfatti a vicenda, dopo l'ennesima battaglia uscita a buon fine.

Dovette riconoscere di averli sottovalutati ancora una volta. Già aveva visto la forza di Sanji contro il mostro che la sera prima quasi la divorava e aveva dimenticato la vocina interna che le aveva messo addosso l'irresistibile curiosità di conoscere anche le capacità degli altri membri di quello strano equipaggio.

-Allora, Narumi? - sogghignò Nami voltandosi nuovamente verso di lei - Hai preso queste dannate monete o no?

-Dai sbrigati e andiamocene! - si lamentò Rufy - Ho fame!

La ragazzina si riprese subito da quello shock visivo e con un lieve sorriso tornò a occuparsi della cassa. Corrosa dal tempo si rivelò domabile da aprire e in un lampo il coperchio era saltato via rivelando una montagnetta di monete forate. Bastavano circa per l'intera isola. In tutta fretta i pirati sgraffignarono tutto il bottino e poi in fretta e furia tornarono verso la Sunny.

Era ormai scesa la sera. Il libraio aveva dato l'allarme e ormai altri marines si stavano preparando all'attacco contro gli evasori. Fortunatamente non trovarono Franky, Brook e Chopper con le mani in mano. Anche loro avevano appena messo KO un gruppo di militari e si stavano ripulendo dalla polvere riportata.

Franky si mise subito al timone prendendo una rotta sconosciuta. In breve l'isola svanì a vista.

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Chiedo perdono per la cortezza e la banalità di questo capitolo! Però ho dei problemi con internet recentemente e ho rischiato di perdere tutto! -_- Vi prometto che il prossimo cercherò di farlo durare di più!
Alla prossima Sanamiste! Ringrazio soprattutto Musical, Namirami e Bejames, sanamiste accanite come la sottoscritta! ^^
Spero che ne siano tante altre che leggano questa storia! In tal caso sarò felice di nominarvi! La nostra famiglia è aperta a tutti!!!!!

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Capitolo 9
*** 9 ***


Quella sera a cena, si discusse sulla prossima mossa. In tutto erano riusciti ad arraffare oltre cinquemila monete. Ne conservarono il grosso nella stanza del tesoro, consapevoli che era ancora troppo presto perché venissero usate.

-Non siamo riusciti a trovare niente su come raggiungere Cinis! - sbuffò Rufy addentando un pezzo di manzo - Quanto manca alla prossima isola, Nami?

-Non penso la raggiungeremo in un tempo sperato - rispose la navigatrice guardando il suo Log Pose - Non individua niente per il momento.

- Una cosa l'ho scoperta - informò improvvisamente Robin -ma non è di certo una cosa vantaggiosa. Se mai riusciremo ad avvicinarci a Cinis, il Log Pose non ne segnalerà il magnetismo.

-Cosa? - esclamò di scatto Nami - Vuoi dire che stiamo vagando senza meta e dovremo localizzarla a vista? E' impossibile!

-Un modo lo troveremo - la rassicurò Brook - Lo troviamo sempre, no? Yohoho.

Narumi si appoggiò meglio sul dorso della mano: - Spero il prima possibile. Non posso sopportare di dover attendere ancora a lungo.


Negli sguardi di tutti sfilò un misto di incertezza. Non potevano promettere alla loro amica che in meno di un giorno avrebbero compiuto la missione che si prosperava farsi sempre più complessa.

-Intanto ... pensiamo a trovare un altro approdo - disse Nami espansiva - e cerchiamo di non attirare troppo l'attenzione, stavolta - specificò lanciando un'occhiataccia al suo capitano che sorrise di rimando.

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Era una nottata piacevole. La luna era semicoperta da da sbuffi di nuvole grigie e una brezza calda spingeva delicatamente la Sunny sulle onde.

Zoro era uscito prima di tutti dalla cucina e restava appoggiato alla sponda taciturno. Non aveva ancora mostrato agli altri il pezzo di carta che si era portato via dall'isola. Forse perché temeva che avrebbero cominciato a deriderlo perché si era messo a leggere all'improvviso oppure perché non voleva che Rufy partisse sprontato una volta saputa la storia sui demoni. Un altro motivo che per un attimo gli aveva attraversato la mente era di mettere Robin in imbarazzo visto che era stato lui ad ottenere quelle informazioni. Ma era solo una teoria. La verità doveva essere la vergogna di essersi messo a sfogliare un antico tomo invece di dormire come al suo solito. In qualche modo però i suoi amici dovevano pur sapere qualcosa sui Passi. Rifletté ancora a lungo su come estorcele senza passare per un intellettuale.

Dopo essersi assicurato che a parte lui nessuno girava più sul ponte, tirò fuori la pagina dalla carta e la spiegò.

Non era giunto neanche a metà che una vocina lo fece sobbalzare e per un pelo non finire di sotto.

Narumi gli stava di fronte con le mani dietro la schiena. Probabilmente prima non era riuscito a localizzarla vista la sua bassezza.

Lo spadaccino si ficcò le mani dietro la schiena e guardò altrove: - Cosa ... ci fai qui ...?

-Non ti ho visto a cena, pensavo volessi sentire di cosa stiamo discutendo - rispose la ragazzina.

-Ehm ... si ... vi raggiungo fra cinque minuti - e le voltò le spalle. Un'onda improvvisa però scosse la nave a tal punto da fargli perdere la presa della pagina e fu costretto a gettare metà del corpo oltre la sponda per afferrarla ed evitare che finisse in mare. Con uno slancio all'indietro evitò di finirci anche lui. La cosa svolazzante però non era passata inosservata.

-Cos'è è quella? - chiese la ragazzina indicando la pagina ora ben visibile tra le mani di Zoro.

-Cosa? Oh, non è niente!

Lo guardò sospettosa. Non gliela dava a bere: - Posso vederla?

-No! No.

-Era la pagina di un libro?

-Cosa? Ma certo che ...

-Stai nascondendo qualcosa?

-Ehm .....

Sapendo che ormai era stato beccato, afferrò Narumi per un braccio implorandola di fare silenzio e in breve la condusse nella cupola della polena che utilizzava come palestra d'allenamento.

Lì poté mostrarle il foglio di carta ingiallito con le informazioni sulla creatura che presto avrebbero affrontato.

Quando finì di leggere Narumi impallidì: - Perché non lo hai detto prima?

Lo spadaccino dovette a tutti i costi trovare una scusa: - Solo adesso me lo sono ricordato.

-Non volevi farmelo vedere.

-Avrei aspettato più tardi.

-Tu non me la dai a bere.

Lo spadaccino allora la guardò intimidatorio: - Se pensi che non l'abbia fatto perché non ho intenzione di essere d'aiuto ti sbagli, mocciosetta! Anzi dovresti ringraziarmi per essere riuscito a trovarlo. Almeno adesso potremo conoscere il modo di sconfiggere questi fantasmini!

Narumi rivolse nuovamente lo sguardo sulla pagina ancora dubbiosa: - Dovremo mostrarla agli altri - fece per scendere le scale della polena, ma Zoro la bloccò.

-Senti ... se potresti ... evitare di dire che l'ho trovato io?

-Cosa? Perché?

-Ecco ... non mi va di prendermi il merito.

-Ma non parlavi un secondo fa di ringraziarti e tutto il resto?

-Sì ma ... puoi sempre dire che l'hai trovato tu.

-E dove? E' comarso all'improvviso sulla nave?

-No. Magari ce lo avevi nascosto in tasca e ....

-Senti, se ti vergogni di dire agli altri che ti sei dato da fare invece di stare sempre a dormire aspettando solo il momento della battaglia, basta dirlo. Anche se non capisco cosa ci sia di imbarazzante.

Zoro era ammutolito. Come diavolo aveva fatto a capire cosa gli passasse per la testa? Meglio di lui, addirittura. Non ebbe il coraggio di dire niente, si sentì soltanto la faccia calda.

Narumi allora sorrise: - Nami dice che non fai moltissime cose utili. Sei indispensabile nei combattimenti, ti godi la vostra vita fatta di pericoli, sei sempre pronto ad aiutare i tuoi compagni e per il resto ti rilassi. "Il più grande pigro del mondo" così ti ha definito. Però se ti ci metti sei davvero in gamba. Io penso che tu sia un pò troppo superficiale. Ti piace mantenere l'autostima che gli altri hanno verso di te e non dimostri che a volte le cose in cui potresti risultare differente agli occhi di tutti potrebbero essere basilari - sospirò - Non starò qui a farti ulteriormente una predica. Non penso di sentirmi abbastanza intima con te per venire a dirti queste cose - scese di più la scala - Però non devi nascondere quello che sei davvero.

Quando fu rimasto solo lo spadaccino sentì il calore andare via dal volto imbarazzato per essere sostituito da un'espressione di stupore. Non si conoscevano da neanche tre giorni eppure già gli dava imbeccate di quel genere. Parole che non sembravano provenire da una bambina della sua età e la cosa che più lo sorprese era che in quelle parole trovò molto incitamento a non mantenere un simile segreto con i suoi amici. Cosa mai sarebbe potuto accadere di male?

-Ragazzina, aspetta! - la richiamò gettandosi dalla botola della polena per atterrare sul ponte prima che lei scendesse l'ultimo gradino. Senza dirsi altro, si diressero in cucina.
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-Ci lavorerò sopra - disse Robin un'ora più tardi riguardando ancora la pagina - Ma non sono sicura che questo ci aiuterà a raggiungere Cinis.

-Su questo mi darò da fare io - replicò Nami - Ho più di duecento cartine nel mio studio. Su una dovrà pur risultare qualcosa di utile - fece finta di rimboccarsi le maniche inesistenti sulle braccia scoperte e sorrise intrepida - Mi metto al lavoro da adesso. A costo di impiegarci tutta la notte - si rivolse a Sanji già sull'attenti - Se per le due mi porti un caffé te ne sarei grata.

-Tutto per te!

Dopo che ebbe finito di appuntarsi l'ultima informazione dal pezzo di carta, Chopper tornò alle sue dimensioni normali, visto che gli zoccoli non erano certo utili per scrivere: - Io invece farò qualche ricerca sulle illazioni incorporee riportate qui sopra. Potrei capire come il fenomeno della possessione sia attuabile.

Brook si mise in piedi appoggiandosi al suo scettro: - Se non erro stanotte tocca a me fare la guardia sulla polena. A dopo, amici! Yohohoho! - e lasciò la stanza cantando.

Usopp sbadigliò: - Io penso che andrò a letto.

-Ti accompagno, fratellino - lo seguì Franky.

-E io finisco qui in cucina - concluse Sanji mettendo altri piatti sporchi nel lavello.

-C'è tempo per un bis? - gli chiese Rufy.

-No! - ribatté il biondo - Va a letto!

Il Capitano sbuffò e raggiunse gli amici.

Zoro fu uno degli ultimi a lasciare la cucina.

-Di solito non mi piace vedere una pagina strappata - vedere l'archeologa che gli si avvicinava lo fece sbiancare. Dopo la discussione che aveva avuto con lei in libreria non immaginava volesse fargli una paternale sulla custodia dei libri - Però devo riconoscere che sei stato molto vigile - continuò Robin schernendo - Ho riconosciuto la grafia e la carta. Erano di un enciclopedia che mi ero limitata solo a sfogliare. Sei stato bravo ad analizzarla correttamente.

Zoro deglutì e fece alcuni passi indietro distaccato: - Ci ero quasi inciampato e .... pensavo di darci un'occhiata. Tutto qui.

La compagna scosse lievemente la testa: - Non c'è niente di male ad aprire un volume ogni tanto. Leggere è una delle cose più belle del mondo. Parlo per esperienza - detto questo si diresse sottocoperta.

Lo spadaccino pensò di lasciarla andare, ma delle parole gli uscirono dalla bocca senza accorgersene: - Narumi è ... okay.

Robin si girò: - Cos'hai detto?

Ormai l'uovo era in pentola. Tanto vale bollirlo come si deve: - E' ... una persona apposto - continuò Zoro guardando in alto e con le mani in tasca - Non penso voglia ingannarci - si raddrizzò meglio - Buonanotte - e prese la direzione opposta.

Robin lo vide sparire dietro una porta. Ridacchiò con due dita sulle labbra e tenendo stretto tra le mani la pagina ricavata, entrò nella sua stanza.

-Dormi nel mio letto, stanotte - disse a Narumi vedendola mettersi comoda sul divanetto - Sono sicura che nè io nè Nami chiuderemo occhio per stanotte.
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Erano le due meno dieci.

Nami era fletta sul suo tavolo da lavoro con la lampada accesa e ben china sulla ventina di cartine che aveva sparpagliato qua e là. La schiena le doleva. Non si era alzata un secondo. Aveva tracciato con la penna quelle che avrebbero potuto risultare pratiche in qualche modo, visto che segnalavano un punto del mare che stavano navigando, alquanto bislacco, visto che circondato da una nuvoletta grigiastra. Ma le coordinate marittime non coincidevano con la rotta che stavano seguendo. Ad un certo punto si dissestavano tutte in una volta. Sembrava di trovarsi in un labirinto. Per la prima volta la navigatrice non sapeva se avrebbe trovato la strada giusta o avrebbe fatto andare la nave alla deriva. Accartocciò un altro foglio incapace da tracciare e lo buttò insieme agli altri. Un mucchietto poco distante.
Sbuffò premendosi la fronte con le dita. Doveva sperare in un colpo di fortuna o quella missione sarebbe risultata veramente impossibile.
Mentre srotolava l'ennesima mappa e la metteva a fuoco, si fecero le due. Sentì dei colpi alla porta, che lentamente si aprì.

Sbuffò rivolgendo un rapido sguardo all'orologio: - Sei puntuale.
 
Sanji roteò fino al suo tavolo reggendo un vassoio con un caffè fumante e dei biscotti: - Dubitavi, mia dea?

-Lascialo pure lì - gli indicò il tavolino - Lo prendo dopo.

Il cuoco non poté evitare di notare l'espressione remissiva che albeggiava sul volto della sua navigatrice. Sembrava quasi in fase di arresa.

-Va tutto bene, Nami-San?

-No! - sbottò lei senza esiti - Non va bene per niente! E' da più di due ore che sto cercando di trovare qualcosa! Ma sono sempre al punto di partenza! E' impossibile trovare anche solo un tratto di mare collegato a una zona irrilevante! Mi sembra di impazzire! - si nascose il viso tra le mani mugugnando.

Lui cercò in tutti i modi di sostenerla con il vassoio ancora in mano.

-Non darti per vinta! Troverai sicuramente un modo! Sei la navigatrice più brava, fantastica e bellissima dell'universo!!

-Sanji-Kun, ti prego, non adesso! - disse lei senza mostrare il viso - Mi devo concentrare.

-Per qualunque cosa sai che sono sempre qui per te! - continuò lui mentre versava il caffé nella tazzina.

-Grazie ma adesso ti dispiacerebbe ....

Mentre Nami riemergeva dalle mani messe a coppa con uno scatto, si rese conto che l'amico si era avvicinato troppo con l'intenzione di metterle il caffé vicino, per questo sobbalzò sorpresa facendo trasalire anche lui che oscillò. La tazzina già piena, fu l'unica a rovesciarsi cadendo dal vassoio e spargendo il contenuto sul tavolo da lavoro della navigatrice che ebbe un sussulto bestiale.

La macchia di caffé si allargò sulla cartina che stava analizzando, inzuppandola.

Sanji impallidì, sapendo cosa lo aspettava adesso. Non osò neanche provare a proferire una singola scusa. Ormai i bernoccoli erano assicurati. Indietreggiò un pochetto.

Lei rimase un istante immobile con lo sguardo fisso sulla macchia di caffé sulla cartina. Per un attimo pensò che la rabbia si sarebbe impadronita di lei subito. Ma si sentiva talmente stanca che forse ci avrebbe messo di più a farla diventare una furia imbestialita. Il tempo necessario per vedere le conseguenze di quel danno. Sgranò gli occhi.

Sanji si rese conto che ci stava mettendo un pò troppo a sfogare la sua rabbia.

-Sanji-Kun - lo chiamò poi facendogli d'istinto chiudere gli occhi - Un foglio.

Lui riaprì gli occhi: - Cosa?

-Un foglio - ripeté lei senza voltarsi a guardarlo, ma indicandogli una pila di pagine bianche messa in un angolo - Passamene uno! Svelto!!!

-Sì. Subito - reagì lui senza farsi domande. Posò il vassoio sul tavolino e tese alla navigatrice l'oggetto richiesto.

Lei glielo strappò di mano tempestivamente e si asciufò sui pantaloni la pena da cui colavano gocce di caffè. In breve ricopiò ciò che si era appena formato sul foglio zuppo. Ed ecco pronta in meno di tre minuti una cartina con una lienea ben evidenziata.

A quel punto Nami saltò a sedere sulla sedia, gioendo come non mai: - Evviva! Ce l'ho fatta! Siii!

Sanji rimase fermo a guardarla ancora confuso: - Scusa Nami-San ... io non ....

L'amica lo fece avvicinare al tavolo indicandogli la cartina macchiata di caffé. La rotta che ci era tracciata sopra non era del tutto dissolta. Aveva cancellato i tratti confusi per lasciarne il posto ad uno più grosso, ben evidente che segnava la loro posizione e .... la loro destinazione Un punto che prima non c'era. Cioè, non che ci fosse scritto a caratteri cubitali CINIS, però indicava un punto indefinito del mare circondato da una strana caligine sinistra. Il caffé doveva essere servito come solvente a infrarossi per rivelare quella scia nascosta e Nami, prima che questa sparisse completamente nell'umidità, se l'era impressa su un altro foglio pulito. Quindi non aveva fatto nessun casino.

-Però - sorrise - Questa sì che si chiama fortuna.

-Non avrei mai pensato di dirlo ma ... - la gioia della ragazza prese il sopravvento. Saltò al collo del cuoco che barcollò e per poco non finì a terra: - Grazie! Grazie, di avermi rovinato il lavoro! Grazie!

Senza neanche pensarci lui la strinse frte a sè senza far scappare accidentalmente le mani in punti indesiderabili. Solo un abbraccio: - E' stato un piacere.

Nami non volle trattenersi più di tanto. Si staccò svelta dal cuoco e per un attimo diventò nervosa: - Ehm ... - sorrise - Andiamo a dirlo agli altri.

-Come vuoi tu!

E mentre lasciavano la stanza, la navigatrice sentì dentro di sè un altro tipo di gioia. Più intensa.

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Capitolo 10
*** 10 ***


Narumi non si dimostrò troppo entusiasta della novella che le diede Nami quella mattina. Dentro di sè sentiva una gioia infinita perché dopo tanto tempo stava riprendendo la rotta per casa sua. O quello che rimaneva di casa sua. Vide Rufy scatenarsi e pretendere dei festeggiamenti, gli altri che lo rimbeccavano dicendogli che non era momento, Brook che invece volle allietare l'atmosfera con una musichetta ritmica e il suo capitano che si metteva a fare una specie di can can con Usopp e Chopper.

Adesso non restava loro che pianificare le prossime mosse. Finchè avrebbero avuto con loro la protezione delle monete, niente sarebbe potuto andare storto.

Aspettami, Clio.

Ripeté il suo pensiero mentre guardava il mare scorrere lento sotto di lei, appoggiata sul ponte.

Avvertiva nel cuore la speranza di riuscirci, mischiata alla paura di fallire. E precedeva la seconda.
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Trascorse una settimana senza che nessuno se ne rendesse conto. Salvo Rufy che continuava a lamentarsi sul lasso di tempo che stavano impiegando a raggiungere l'isola. Nami di parte sua seguiva alla lettera la cartina assicurando tutti che stavano andando per il verso giusto.
Ogni sera, nella sala dell'acquario, illustravano le loro teorie su quali sarebbero state le prossime mosse. Buttarono giù le idee più stravaganti e insensate e alla fine non attuarono un piano del tutto completo. Entrare in città e cercare di ottenere informazioni su chi fosse Passus. Magari catturando alcuni dei suoi sottoposti e sottoponendoli a una serie di torture (Citando Zoro) oppure provando a liberarli dalla possessione e chiacchierare civilmente (Citando Chopper e tutti gli altri).

I Mugiwara sembravano molto convinti che avrebbero risolto la questione "Spiriti" in un battibaleno e Rufy non vedeva l'ora di prendere a pugni qualcuno.

Alla mattina dell'ottavo giorno di navigazione, iniziarono a notare come l'atmosfera stesse cambiando. Soffiava un venticello nè caldo nè freddo, che però trasportava una lieve nebbiolina dal colore strano.

Si sentiva a malapena il rumore delle onde, sopraffatto da  quello del vento. L'ambiente iniziava a farsi tetro. Il sole scomparve tra le nuvole lasciando soltanto filtrare lievi raggi poco luminosi.
Nami si trovava sulla prua della nave ad osservare l'orizzonte con la cartina in mano. Ridusse gli occhi a due fessure. Più penetravano in quel territorio, più aveva la sensazione che non molto distante avrebbero incrociato il primo di una lunga serie di pericoli. Sospirando si disse che non doveva già iniziare a farsi prendere dall'ansia. Doveva farsi coraggio ed essere pronta ad affrontare qualsiasi ostacolo che avrebbero presto incontrato. Purtroppo non sapeva ancora che la più grande difficoltà si sarebbe presto abbattuta su di lei.

Una folata di vento freddo la costrinse a stringere più forte la cartina, mentre le braccia scoperte le si riempirono di brividi.

Che però cessarono immediatamente quando sentì il familiare calore della giacca di Sanji mischiato a odori di fumo e spezie. Il cuoco le era comparso affianco con la spremuta che poco prima gli aveva chiesto e si era affrettato a coprirla.

-Non sopporto vederti tremare, mia adorata- le ricordò con un sorriso.

Lei ricambiò lievemente stringendola più a sè mentre il freddo aumentava: - Grazie.

Chissà se il calore che le provocava la giacca e quello che inavvertitamente provava dentrò di sè, non fossero in qualche modo collegati.
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Volontà.

Lo sentiva.

Avrebbe riconosciuto tra mille l'allettante odore di volontà.

Era da anni che non avvertiva un'energia così intensa.

Determinazione, fermezza e felicità.

Erano queste le passioni umane che si facevano sempre più vicine.

Più si avvicinavano più la sua fame aumentava.

Finora era riuscito a sopportarlo continuando a cibarsi delle anime di quei miseri villici. Invece ora che sentiva quelle forze intere venire verso l'isola, la sua divenne una voracità incontenibile. Ringhiò come un cane e sibilò come un serpente, mentre si apprestava a intravedere con occhi occulti una sagoma ancora abbastanza lontana, avvicinarsi sulla piattaforma del mare.

Ghignò passandosi la lingua sui canini. Nuove vittime stavano per cadere nel suo abbraccio.

E chissà. Magari stavolta avrebbe trovato quella che l'avrebbe portato al trionfo.

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Rufy si era portato sulla polena un vassoietto contenente prosciutto affumicato e ne mangiava a grandi bocconi, mentre i suoi occhi non si staccavano dall'orizzonte, adesso diventato troppo nebbioso.

Narumi, con voce debole, aveva detto loro che stava cominciando a riconoscere l'ambiente e che qundi erano sulla giusta strada. Dopo aver detto questo, si era rifugiata in camera delle ragazze a meditare il silenzio.

Nico Robin, quando la foschia aveva cominciato a propagarsi per tutta la nave, aveva invece consigliato di iniziare a mettersi un pugno di monete in tasca ciascuno, così per essere previdenti.

Rufy riusciva a sentirsi sicuro anche senza quei dobloni forati, ma se erano previste visite poco rassicuranti, tanto valeva restare preparati. Una piccola parte di lui, quella più ingenua probabilmente, si era però chiesta come ci si sarebbe dovuti sentire ad avere una presenza nel proprio corpo. Era già ansioso di combatterla, di impedirle di controllare la sua forza per fare del male ai suoi amici, di non parlare attraverso la sua bocca e di non compiere azioni orribili attraverso le sue mani. Sentì dentro di sè che quella sarebbe stata una delle sfide più ardue che si erano finora trovati di fronte. Ma ne sarebbero usciti vincitori come sempre. Su questo non aveva mai avuto dubbi. Allora perché una briciola di incertezza se ne restava in un angolo della sua mente incapace di andarsene?

Quello che il capitano dei Mugiwara sapeva, era che qualunque cosa sarebbe accaduta, non avrebbe perso nessuno dei suoi amici. A costo di perdere lui stesso la vita.

Questi pensieri maturi che raramente gli persuadevano la mente, furono interrotti quando attraverso il telescopio della polena, riuscì a scorgere l'inconfondibile sagoma di una montagnetta scura in mezzo al mare. Un'isola.

Con l'estasi al massimo, allungò il collo fuori dalla polena per gridare a tutto l'equipaggio con la bocca ancora piena di carne: - TERRA IN VISTA! TERRA IN VISTA!



Piccolo capitolo di passaggio per farmi perdonare per le assenze ^^
Vi dico solo che da adesso iniziano i veri guai e sono tutta gasata pronta a riempire interi fogli!
A prestissimo ;) ;) ;) ;) ;) ;) 

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Capitolo 11
*** 11 ***


Si stagliava all'orizzonte. Uno scorcio di terra di forma sferica vedente solo per metà, visto che la parte legata al mare era completamente avvolta nella nebbia e non se ne distinguevano i bordi. Intorno ad essa il cielo era grigio topo.

Tutt'intorno un'atmosfera lugubre, troppo silenziosa e gelida.

-Quella è decisamente un'isola fantasma - commentò Robin abbassando il cannocchiale.

-Ci siamo - disse Franky già carico - Che la SUPER battaglia abbia inizio!

-Non correre in questo modo - lo fermò Nami - Solo perché abbiamo trovato l'isola non vuol dire che approderemo. Non adesso, almeno.

-Infatti! - concordò Rufy lasciandola sorpresa - Non abbiamo neanche preparato i cestini del pranzo!

La navigatrice sbuffò: - Non mi riferivo a questo! Cosa abbiamo deciso da sette giorni a questa parte?

Chopper sventolò la zampa come se fosse a scuola: - Che il fatto di possedere gli amuleti anti-spettro non ci avvantaggia talmente tanto da vincere così su due piedi. Abbiamo bisogno di un piano ben dettagliato che sfortunatamente ancora non siamo riusciti del tutto  a organizzare.

-Esattamente - confermò la Gatta Ladra facendo ondulare i capelli - quindi esigo perlustrare la zona nagivando intorno all'isola per un pò di tempo. Tanto per regolarci sull'ambiente.

-Sono già abbastanza regoalato sull'ambiente - borbottò Usopp stringendosi in un cappotto - E non mi piace. Proprio non mi piace! Fa freddo, è buio e non si vede un cavolo! Io direi di aspettare domattina!

-E' già mattina - gli fece notare Sanji - Per l'esattezza sono le otto passate.

-Se questo tratto di mare è nascosto da nubi e nebbia, consideratela una cosa normale - disse Narumi - Non riesco a ricordare l'ultima volta che ho visto un raggio di sole colpire Cinis.

-Sarà un effetto dell'invasione spiritica - fece Zoro - Sinceramente quel posto a Thriller Bark gli fa una pippa.

-Concordo - balbettò Brook facendo vibrare le ossa - L'atmosfera sembra molto più lugubre.

La nebbia infatti cominciava a farsi largo anche sul ponte della nave.

-Meglio continuare la conversazione - fece Nami - Di sotto.

Scesero tutti nella stanza dell'acquario e lì misero appunto varie idee a sorteggio. Quelle più votate vennero segnate da Robin su un foglio di carta. In ordine numerico alla fine, dopo quasi un'ora di chiacchiera, avevano messo appunto quattro fasi.

La prima: Dividersi in due gruppi.

La seconda: Assegnare ad un gruppo l'operazione di fare il giro dell'isola a bordo della Sunny, e ad un altro quella di avvicinarsi con una scialuppa per osservare meglio il territorio.

La seconda: Ritrovarsi tutti sulla nave e aggiornarsi su cosa avrebbero visto.

La terza: Regolarsi ancora meglio sulla situazione ed approfondirla leggermente.

La quarta: (Che ci volle un pò ad essere accolta da tutti) Si sarebbero nuovamente divisi in gruppi e quello a bordo della scialuppa, se fattibile, avrebbe cercato di richiamare l'attenzione di uno dei Passi grazie alle informazioni riportate sul pezzo di carta dell'enciclopedia. Se ci fossero riusciti avrebbero chiaramente scoperto con chi avevano a che fare e avrebbero cercato di mettere a punto l'idea per scacciarlo via dall'isola.

Secondo le coordinate di Nami, la nave avrebbe impiegato sette ore a fare il giro dell'isola.

Fu lì che partirono le pretese dei più fifoni che non avevano alcuna intenzione di restare a bordo della scialuppa accanto all'isola tutto quel tempo, in attesa del loro ritorno.

Alla fine si ricorse al vecchio trucco dei bastoncini corti e lunghi.

Il gruppo che sarebbe rimasto sulla Sunny uscì composto da: Narumi, Franky, Chopper, Rufy e Brook, mentre Sanji, Zoro, Robin, Nami e Usopp si sarebbero occupati dell'esplorazione della costa.

Tanti furono i lamenti di Rufy di voler andare in perlustrazione, quanto furono quelli di Usopp di restare al sicuro sulla nave.

-Ormai non possiamo definirci totalmente al sicuro - disse a lui Robin - Siamo entrati nel territorio dell'isola posseduta. Speriamo non abbiano già avvertito la nostra presenza o rischiamo di venire attaccati.

-Con queste resteranno lontani - la rassicurò Narumi indicando la sua moneta forata. Ognuno se ne stava mettendo in tasca una manciata per essere più preveniente.

Di lì a poco avrebbero dato inizio alle prime due fasi.
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Sanji era in cucina a riempire la cesta di panini e frutta che il suo gruppo si sarebbe portato sulla scialuppa.

Ci stava mettendo più tempo del previsto. Quell'isola aveva cominciato a mettergli piccoli disagi. Era quasi del tutto sicuro che qualcuno probabilmente aveva avvistato la loro nave e stava cominciando ad avvertire chissà chi. Si chiese cosa sarebbe successo quando avrebbero dovuto vedersela faccia a faccia con uno dei demoni. Solo perché ormai conoscevano il modo per scacciarli via da un corpo umano non significa che conoscessero il modo per scacciarli dalla terra. Divenne ansioso quando il breve pensiero che anche loro sarebbero caduti vittime del controllo degli spiriti. Ma tornò tranquillo quando all'improvviso la sua navigatrice entrò in cucina impaziente.

-Sanij-Kun, hai finito? Zoro ha già calato la scialuppa in acqua. Manchi solo tu.

-Ah,sì. Tranquilla mia cara. Stavo giusto farcendo l'ultimo panino - disse il cuoco riprendendo in mano un pezzo di lattuga e inserendolo tra i due pezzi di pane - Mi duole chiedertelo. Ma potresti passarmi la salsa che c'è su quella mensola? Così sembra troppo vuoto e non ci tengo a sorbirmi i commenti del Marimo mentre siamo in missione.

Nami sbuffò e prese tra le mani il barattolo indicato dall'amico. Ebbe anche la gentilezza di svitarglielo e venne subito investita da uno strano odore. Il grumiglio rosa che c'era nel contenitore, a base di maionese e sugo mischiati sembrava essere avariato.

-Ma da quant'è che non apri questo coso?

-Che intendi, Nami-San?

-Sembra essere andato a male.

-Ma non è possibile. Non mi lascio mai sfuggire la proroga di una spezia.

-Ad ogni modo non credo sia più buona - insistette lei rimettendo il coperchio - Se Zoro prova a brontlare sul cibo gli do un cazzotto e lo calmo io. Adesso però sbrighiamoci. Non possiamo restare qui un'ora a discutere su una salsa.

-Nami-San .....

-Più passa il tempo, più rischiamo di venire scoperti prima del previsto. Uno spuntino è, Sanji-Kun. Non un banchetto.

-Come vuoi tu, solo che .....

-E se poi veniamo avvistati da qualcuno l'ultima cosa a cui dobbiamo pensare è il cibo.

Vedendo la fretta della navigatrice, al cuoco non resò altro che una piccola tattica per farsi ascoltare. Pregò soltanto di non farla innervosire. Immerse un dito nel condimento rosato e glielo passò sulle labbra zittendola.

Nami fu quindi costretta ad assaporare la spezia. Per un momento pensò di sgridare Sanji per averle condito la faccia, però venne investita dal dolce gusto salmastro e sugoso della salsa che riteneva scaduta. Si passò la lingua per ripulirsi. Fece il resto con il dorso della mano.

-Ma sei idiota ....? - disse ingoiando.

-Perdonami tesoro. Ma ci tenevo a dirti che fra odore e carattere c'è molta differenza.

-Non era necessario - ribatté lei senza tono perentorio, che fece ridere Sanji. Una risata, ahimè, contagiosa. Perché entrambi si ritrovarono a ridacchiare. Lei più silenziosamente. Riprese la serietà dopo essersi resa conto di avere chiazze rosse sulle guance.

-Ci vediamo sul ponte - disse all'amico dirigendosi verso la porta - Non metterci una vita.

-Agli ordini! - rispose lui con un occhiolino.

Nami lo lasciò assorbendosi tutto l'aroma di fumo che di solito albergava in quella stanza. Una fragranza che per molti non era piacevole visto che era di carattere quasi tossico.

Fra odore e carattere c'è molta differenza

Le tornò subito in mente quella frase, legata a questi ultimi pensieri.

E dovette darle pienamente ragione.

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Erano tutti e cinque sulla scialuppa, che altro non era che la mini Merry. Il cecchino ancora intenzionato a fare a cambio con qualcuno, implorando pietà.

-Narumi bella, è casa tua! Credo dovrei cederti il mio posto.

Nami lo allontanò da lei con un pugno: - Per l'ultima volta non si transige! Vieni con noi e basta!

Dopo che riuscirono a trascinarlo a bordo iniziarono ad allontanarsi dalla Sunny.

-Ci rivediamo fra qualche ora! - li salutaorno Rufy e gli altri prima di indirizzare la nave verso la rotazione.

In breve tempo il gruppo di Nami fu completamente avvolto dalla nebbia, man mano che si avvicinavano.

Lei continuava a leggere la cartina. Robin teneva in mano il cannocchiale, Sanji e Zoro si occupavano dell'avanzamento e Usopp frignava in un angolo.

Fu molto difficile continuare, dopo che la nebbia divenne talmente fitta da coprire la direzione. Dovevano sperare di non andare a schiantarsi contro qualche scoglio.

-Forse potrei provare a espanderla - propose la navigatrice tirando fuori il suo Climattack.

-Si, ma cerca di non esagerare - l'ammonì Robin - Giusto una leggera spuntata per scorgere qualcosa.

-Infatti! - disse il cecchino - Ci manca pure che veniamo scoperti per colpa dei tuoi fulmini! - si era riempito al colmo le tasche di monete e queste rumoreggiavano tutte le volte che accennava un movimento.

-Non pensi di aver esagerato? - gli fece notare lo spadaccino.

-Per niente! - replicò l'amico - Mi faccio furbo!

Tutti sbuffarono e sollevarono gli occhi al cielo. Nelle continue lamentele del loro amico continuarono ad avanzare mentre Nami tirava fuori la sua arma da combattimento e ne faceva uscire fuori piccoli sbuffi d'aria che disperdevano la foschia quel tanto che bastava a vedere dove stavano andando.

Superarono coralli di uno strano color carbone che affioravano dalla superfice e si resero subito conto che in effetti il colorito dell'acqua si stava scurendo, finché non assunse proprio una tinta nero scuro, come se stessero navigando su una massa di petrolio.

Sanji ne sfiorò la superficie tastandone la grumosa consistenza. Quando ritrasse la mano questa era come macchiata da inchiostro.

-E' veramente disgustoso- commentò ripulendosi.

-Questa non è acqua - disse Robin studiandola attentamente. Decise di riempirsi una borraccia di quella cosa, che poi avrebbe analizzato meglio nel suo studio.

-Forse la presenza di forze demoniache interrompe lo scorrere degli elementi - disse Nami paragonando l'acqua nera ad una pianta appassita.

Ancora nessuna visuale di una spiaggia o uno squarcio di terra. Per un attimo la navigatrice temette che la mini Merry avesse invertito la rotta e ora stessero galleggiando dalla parte opposta a Cinis per finire chissà dove.

Dopo il cinquantesimo minuto di attesa, stava per esprimere quella teoria ai compagni quando ....

-AAAHH!

L'urlo di Usopp sopraggiunse al suo quando videro una mano spuntare dall'acqua, ricoperta dal liquido vischioso.

Zoro tirò fuori le spade mentre una figura emergeva dalle acque rivelando la sagoma nera di una persona. Questa salì sempre più sù, finché non toccò la superficie con i piedi, restando immobile.

Il vero terrore arrivò quando spalancò la bocca rivelando acuminati denti altrettanto neri e ne faceva uscire strisce di fumo verde, che invasero la scialuppa.


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Il solo sentirlo lo eccitò a tal punto da perdere il senno. Volteggiò sibilando mentre percepiva quella tanto ardita volontà da aspirare.

Passus ruggì di gioia.

L'ossessione che quel sentimento di passione, di cui si alimentava, gli provocava, lo aveva reso sempre più perverso.

Penetrare nelle persone che di determinazione ne possedevano di molta, lo faceva godere a tal punto da sprigionare un potere sempre più sconfinato, che finora però era riuscito soltanto a fargli prendere il controllo di quella misera isola.

Ma adesso se lo sentiva.

Gli intrusi.

La sua percezione non era mai stata così forte.

Tra quegli intrusi c'era lo spirito di volontà che gli avrebbe fatto evocare l'enegia assoluta per impossessarsi di tutte le anime del mondo.

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Capitolo 12
*** 12 ***


La nebbia era aumentata a dismisura e offuscò completamente la visuale della creatura a Nami e gli altri. Il fumo verde intossicò l'aria con uno strano odore salato.

Le urla di Usopp stavolta mischiate a quelle della navigatrice erano sopraffatte da uno stridore agghiacciante proveniente dalla bocca dell'essere che adesso faticava a essere visto a causa della foschia.

Zoro tirò fuori tutte e tre le sue spade, mentre Robin al suo fianco incrociava le braccia pronta a usare i suoi attacchi floreali.

Nami si strinse al suo Climattack come se non potesse affidarsi a nessun'altra ancora di salvezza. Mentre Usopp inaspettatamente riuscì a tirare fuori dalle tasche le sue munizioni per la fionda.

Più la creatura ruggiva, più la nebbia verde s'infittiva. I ragazzi cominciarono ad avvertire un fastidio agli occhi mentre questa prendeva completa invasione della mini Merry.

-Che dimanie è quella cosa? - disse Sanji guardandola con ribbrezzo.

-Non lo so ma di sicuro non è una sirena - replicò Usopp sbiancando.

Nami prese a tossire: - Il suo alito è veramente appestante - commentò coprendosi la bocca.

-Non credo sia un semplice fiatone - disse Robin squadrando attentamente quel gas  - Non respiratelo - intimò agli amici - Potrebbe essere letale.

 Il mostro si slanciò verso di loro che furono pronti. Zoro e Sanji si misero davanti agli altri e gli furono subito addosso. Ma entrambi furono bloccati. Le spade di Zoro così come le gambe di Sanji restarono bloccate sul corpo vischioso del mostro bagnato dall'acqua vischiosa e collosa su cui stavano navigando. Riuscirono a liberarsi ma non riuscirono a sbarazzarsi di quella sostanza che li appesantiva. Non gli avevano neanche fatto un graffio.

Fu lì che interenne Nami che disperse bolle d'aria calda intorno al nemico. Quando queste scoppiarono il suo manto nero fu invaso da un calore tremendo che in qualche modo sembrò infastidirlo perché i suoni che emetteva non sembravano più ruggiti ma urla di dolore.

Robin forse capì qual'era il punto debole di quel mostro: - Usopp!  - gli impose - Dagli fuoco. Credo non lo sopporti.

-Cosa? M-ma così si arrabbierà ancora di più! - si oppose il cecchino deglutendo.

-Fa come dice! - gli urlarono gli altri tre che si fidavano dell'intuito dell'archeologa.

Usopp impugnò meglio che poté la sua fedele fionda e in un secondo mirò e lanciò: - Stella Firebird!

La creatura prese fuoco come programmato e il suo urlo stordì i ragazzi più di quanto già non lo fossero a causa del fumo tossico.

Ma ottennero l'effetto sperato. Il mostro riprofondò nelle acque nere e non si fece più vedere e in un attimo la nebbia e il gas si dispersero nel nulla.

Tossirono ancora un po'.

-Dobbiamo allontanarci da qui - li pregò Usopp - Potrebbero essercene altri! Tutti sotto di noi!

-Stavolta hai ragione - disse Zoro inforcando un remo e passandone uno a Sanji. Erano riusciti a levarsi quella specie di colla di dosso e adesso questa giaceva sul fondo della scialuppa muovendosi come se all'interno ci fosse qualcosa. Robin ci riempì la fialetta che teneva in tasca. Non era semplice acqua inquinata, lo sentiva.

-Cos'era quel coso? - borbottò Nami nauseata mentre si allontanavano da quell'ambiente inquietante - Ditemi che quest'isola non ne sarà piena.

-Sicuramente non sarà l'ultimo che vedremo - disse Robin - Potremo definirli guardiani del porto.

-Allora c'è da aspettarsi che abbia avvisato qualcuno della nostra presenza - presagì Sanji.

-Chiamate Rufy! Lanciate un segnale nel cielo! Usiamo una Radio Snail ma avvisiamoli che non siamo pronti a perlustrare la zona! - disse Usopp.

-Sono già spariti dall'altro lato dell'isola - gli fece notare Zoro scrutando l'orizzonte senza scorgere la sagoma della Sunny - Il che significa che siamo bloccati in mezzo al nulla per - fece un attimo il conto di quanto tempo avevano programmato - altre sei ore.

E a quel punto non ci fu verso di trattenere i piagnistei del loro amico fifone se non con un bel cazzotto rifilato dalla navigatrice che lo mise KO per un po'.

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-Se quello era un demone allora perché queste dannate monete non l'hanno tenuto lontano da noi? - sbottò Zoro mentre tutti buttavano giù varie teorie. Erano ritornati in un punto del mare in cui l'acqua aveva ripreso il suo colore naturale.

-Non era un demone - replicò Robin tirando fuori la fiala con la sostanza nera.

-E a me non sembrava un essere umano posseduto - disse Sanji.

-Narumi forse potrà darci delle risposte - optò Nami - Lei è fuggita da questo porto. Impossibile che non sappia qualcosa - le vennero i brividi al pensiero della ragazzina da sola contro quelle creature.

-Credete che anche loro abbiano incrociato qualcosa o qualcuno? - disse Zoro -Perché in quel caso ritarderebbero di molto.

-Io direi di andare loro incontro - disse la navigatrice misurando da ovest il punto in cui la loro nave sarebbe comparsa terminato il giro - Anzi potremo proprio raggiungerli! Avremo sicuramente dei cambi di programma dopo questo - mise in moto la mini Merry in modo da accelerare senza preoccuparsi del troppo rumore e virarono diretti dalla parte opposta.

-Spera di aver preso la giusta direzione - fece Zoro - Non mi va di girare intondo fino a dopodomani.

-Lei sa quello che fa! - la difese Sanji prendendo a battibeccare con il suo rivale - Non osare dubitare un'altra volta di Nami-San!

Nami avrebbe voluto lasciare la guida a Robin per un secondo solo per mettere a tacere quei due come aveva fatto con Usopp. Però infondo la faceva sentire
bene vedere che nonostante la situazione si comportavano come se nulla fosse.

Trascorse un'altra ora senza altri brutti incontri.

Tutti però avvertivano ancora un leggero fastidio agli occhi dovuto sicuramente al gas tossico di poco fa. Per fortuna durò poco visto che un lieve venticello si sollevò a loro vantaggio facendo passare il bruciore.

-Cosa pensate che faremo adesso? - chiese Usopp dopo essersi ripreso.

-I fatti sono abbastanza critici - rispose Nami - Dobbiamo capire attentamente con chi abbiamo a che fare. E' da un pò che ci penso ragazzi.

-Che intendi fare?

La scialuppa si fermò. La navigatrice sospirando tirò fuori dalla tasca la pagina dell'enciclopedia sulle creature paranormali e gli amici capirono esattamente quali fossero le sue intenzioni.

-Tu sei completamente fuori di testa! - sbottò il cecchino - A-a-a-avevamo programmato che lo avremmo fatto dopo averne discusso meglio con Rufy e gli altri al sicuro sulla Sunny!

-Qual'è la differenza? - replicò lei - Dobbiamo mettere alla prova questi cosi perforati - disse prendendo nel palmo una moneta forata - perché se non funzionano tutta la missione va a monte!!!

-Nami-San, io direi di pensarci attentamente - disse Sanji - Non dubito che Narumi ci abbia detto la verità. Ma se qualcosa dovesse andare storto .... se non fossero queste monete a tenere lontani gli spiriti da noi ... come potremo difenderci?

-Alla vecchia maniera - rispose Nami tirando fuori dalla tasca stavolta un crocifisso - Questa non sarà un'avventura come le altre ragazzi. Ci sono cose che purtroppo non sarà possibile svolgere a gruppo unito perché se a qualcuno succedesse qualcosa, si deve avere la consapevolezza che almeno qualcun'altro è ancora salvo e capace di risolvere tutto.

-Stai dicendo che dobbiamo sacrificarci per gli altri? - domandò Zoro - Io non ci sto!

-Stai prendendo molto a cuore questa impresa - notò Nico Robin - E la cosa ti fa onore.

-Cosa? Sei d'accordo con lei? - esclamarono in coro Zoro e Usopp.

-Se è per questo anche io - sbuffò Sanji facendo una tirata di sigaretta - Ritengo sia la cosa giusta da fare non solo perché l'ha proposta la mia dolce Nami, ma anche per portare agli altri un paio di informazioni visto che non abbiamo scoperto niente sul limo.

-Qui siete diventati tutti pazzi!- continuò a opporsi Usopp - Mi volete almeno spiegare il senso di questa cosa? Che cosa cavolo otterremo?

-La consapevolezza che con queste saremo al sicuro - disse la navigatrice e senza aspettare altre repliche iniziò a leggere le istruzioni su come evocare uno dei Passi - Non sembra tanto difficile. Prendiamoci per mano - fu il primo ordine. Si unirono in un cerchio stringendosi dentro la scialuppa senza mollare la presa. Nami mise il foglio sul legno in modo da non lasciarsi dalla presa di Sanji da una mano e di Usopp dall'altra. Ordinò poi loro di concentrarsi possibilmente ad occhi chiusi mentre lei scelse di recitare la formula scritta sul fondo del foglio. Fu presa da un attimo di tensione. Era davvero una buona idea?

Sentì la presa del cuoco sulla sua mano farsi più stretta:- Se non te la senti, posso farlo io - le sussurrò.

Lei gli rivolse un breve sorriso: - No. Posso farcela. Tu .... voi .... cercate di restare concentrati. Dovete pensare al luogo in cui farlo arrivare. Indicargli la strada in un certo senso ... Usopp per favore. Andrà tutto bene, te lo prometto - disse al cecchino che a quella rassicurazione smise di tremare e balbettò un lieve "Ci proverò ..." prima di chiudere gli occhi e stringersi di più nel cerchio.

Quando la navigatrice fu sicura che tutti i suoi amici fossero con la mente fissa su un unico pensiero, trasse un profondo respiro. Ricordi improvvisi la invasero per un secondo:

Lei da bambina pronta a tutto per salvare le persone che amava.

Narumi decisa a combattere per liberare sua sorella e la sua casa.

"Forse hai rivisto in lei te stessa, che combatti contro gli Uomini Pesce per una causa che prevede la salvezza di tutta Coconout Village, oltre che della tua famiglia"

Le parole di Sanji.


Si accorse solo in quel momento che erano più reali di quanto penasse. In quella ragazzina Nami aveva ritrovato sè stessa a quell'età. Le terribili sofferenze patite. E adesso si stava comportando come avevano fatto Rufy e gli altri con lei ai tempi di Arlong Park. L'avrebbe aiutata. Costi quel che costi.

Strinse più la mano del cuoco consapevole che questo le avrebbe dato più coraggio ed enunciò l'invoco: - Kom Naar Ons!!!

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Accadde tutto in un istante:


La nebbia svanì del tutto per lasciare il posto ad un vento furioso che costrinse il gruppo a inginocchiarsi nella mini Merry. L'unico rumore era un suono simile al gracchiare di un corvo e non presagiva niente di buono. Nami strinse a sé il foglio che per poco non volò via.

Usopp si strinse a Zoro come se fosse un peluche. Robin so tolse i capelli dal viso mentre Sanji fece da scudo a Nami.

La navigatrice guardò in direzione dell'isola e intravide uno sbuffo di nebbia ricomparire da un punto indefinito. Ma non si effuse. Rimse sempre una nuvoletta. Che si stava avvicinando.

-Cos'è quello? - chiese indicandolo.

Ma i compagni non la sentivano a causa del vento che tappava loro le orecchie e del suono che sovrastava ogni cosa.

Scrollò la manica di Sanji che le stava addosso pronto a difenderla e glielo indicò nuovamente. Lui posò lo sguardo proprio nel punto dove la nebbia adesso era più vicina. Si chinò vicino a Nami in modo da farsi sentire: - Hai visto qualcosa?

-Non lo vedi? Quella cosa lì! - insistette lei puntando il dito.

Ma il cuoco fu indifferente: - Di che parli?

-Come puoi non vederla? - gridò a quel punto rivolgendo nuovamente lo sguardo e rendendosi conto che quella cosa non era nebbia. Ora che era più vicina poté accorgersi delle sfumature rosso sangue che la componevano. Per un attimo le sembrò di scorgere un viso dalle cavità degli occhi vuote.

Poi la figura le fu addosso.

Si mise a urlare cadendo all'indietro mentre un colpo di gelo la invase.

Gli amici urlavano il suo nome, la scuotevano, le chiedevano cosa le stesse succedendo ma lei non riusciva a sentirli.

Fu come sentirsi una lastra di ghiaccio nel cervello. Aveva freddo e si sentiva la bocca arida. Il cuore nel petto palpitava come se preso a pugni. Si irrigidì a tal punto da non sentire quasi più i muscoli. La sensazione più tremenda che avesse mai provato.

Che però ad un certo punto svanì del tutto.

Riprese a respirare piano, piano mentre cercava di captare i rumori intorno a lei. Il freddo era finito. Il vento aveva smesso di soffiare e il rumore nell'aria era svanito. Sentiva soltanto una mano calda sul petto e un'altra che le sorreggeva la testa.

Mettendo a fuoco le figure intorno a lei si rese conto che la persona a tenerla era Robin mentre Sanji teneva premuta la mano sul suo petto, in modo da tenerci ferme tre monete forate.

-Nami, Nami come stai? - chiesero tutti insieme quando la videro riprendersi.

-Cosa ... è successo? - fu tutto quello che riuscì a dire con voce secca.

Vide Sanji asciugarsi il sudore dalla fronte e Usopp le lacrime. Zoro sbuffare e Robin sorridere. Si erano veramente preoccupati per lei. Le girava troppo la testa per mettersi anche seduta. A stento ricordava quelle fitte glaciali.

-E' stato orribile- sussurrò sul punto delle lacrime - Era come se fossi diventata di pietra ... di ghiaccio ... non sentivo più niente ... riuscivo a stento a respirare ...

-Su calmati adesso - le intimò l'archeologa - Fra poco Rufy e gli altri arriveranno e Chopper ti preparerà un infuso rilassante.

-Che cosa mi è successo? - mormorò la navigatrice ancora con voce strozzata.

Sanji le mise nelle mani le tre monete e poi gliele strinse: - Non separartene più, ti prego.

Lei le guardò un attimo e tutto le fu chiaro. Anche se solo per un istante, era stata quasi posseduta da un demone.

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Capitolo 13
*** 13 ***


-Va meglio? - chiese Chopper quando Nami finì di ingurgitare la valeriana che le aveva preparato.

Lei solo per cortesia annuì, ma in realtà quel calmante non era servito neanche un pò a placare il groppo tremendo che aveva in gola e la sensazione di ghiaccio che l'aveva penetrata due ore prima sulla scialuppa.

Dopo l'evocazione finita male, i ragazzi avevano ripreso il controllo della Mini Merry e l'avevano guidata intorno all'isola senza fermarsi più e in meno di mezz'ora erano riusciti a raggiungere la Sunny, altrettanto rapida a navigare, dove a bordo c'era tensione, ma secondo il loro capitano non avevano ricevuto visite sgradite, nè avvistato niente di sospetto.

-Il lato opposto dell'isola è completamente nero - raccontò Rufy - Per qualche minuto siamo entrati in uno strato di nebbia nera e fumosa e a stento vedevamo la rotta. Ne siamo usciti per miracolo.

Sanji e gli altri non avevano spiegato esattamente agli altri cos'era successo a loro, al momento del ritrovo. Una volta tornati a bordo della nave, tutti si erano subito accorti che Nami era pallida e respirava a stento, guardando nel vuoto pensierosa. Chopper si era fatto subito avanti e l'aveva portata nel suo studio mentre ascoltava la versione degli amici.

Mentre la navigatrice cercava di riprendersi dall'orribile sensazione passata, nella sala dell'acquario, Narumi forniva risposte.

-La creatura che è uscita dall'acqua, giuro di non averla mai vista - confermò dopo aver udito attentamente la descrizione del mostro - Non so dirvi cosa fosse.

-Almeno sappiamo che con il fuoco siamo riusciti a mandarla via - disse Usopp - Se ne incontreremo altre sapremo come difenderci.

-Non posso credere che non ci abbiate aspettato per evocare il fantasma - disse Rufy offeso - Avrei voluto godermi lo spettacolo.

-Non è stato affatto uno spettacolo! - replicò Zoro.

-Per poco Nami-San ci rimaneva - fece eco Sanji.

-Le monete avrebbero dovuto proteggerla - ricordò Brook - Perché non l'hanno fatto?

-Le aveva lasciate per un momento - rispose Usopp - E' stato un gesto davvero irresponsabile. Io non me ne sono separato neanche per un istante.

-No! - disse Robin richiamando l'attenzione di tutti - E' questa la vera domanda. Io ho visto quando Nami si è infilata nelle tasche dei pantaloni almeno quattro monete. E non ricordo di averla vista togliersele neanche per un momento. Sono quasi sicura che ce le aveva quando quel qualcosa le è arrivato addosso.

-Allora forse ci avranno messo più tempo del previsto a respingerla - ipotizzò Franky - Magari più vecchie sono, più tempo impiegano ad agire.

-Non conta a quando risalgono - specificò Narumi - Il loro potere difensivo è sempre pari a quando è stata forgiata la prima volta.

-Beh allora queste devono essere difettose - disse Usopp - Perché non hanno protetto Nami?

Nessuno seppe rispondere. Rimasero assai in silenzio, finché il cecchino formulò una nuova domanda: - E ora che cosa si fa?

Tutti si girarono verso Rufy sapendo che la prossima parola sarebbe toccata a lui: - Ehm ... - iniziò lui ragionando un secondo - Approdiamo?

-
cosa? - sbraitarono gli altri.

-Sì - ripeté lui - Andiamo a vedere la situazione più da vicino. Di sicuro non possiamo aiutare quelle persone standocene qui a non fare nulla.

-Ma non hai sentito neanche una parola di quello che abbiamo detto? - disse Usopp - Hai visto cosa è successo a Nami? P-potrebbe ricapitare! E forse stavolta non ci sarà modo di rimediare.

-Non è vero! - sbraitò Narumi - Secondo me il fatto che Nami non è stata protetta, dipende dal rito che avete usato per richiamare lo spettro - prese da Robin il foglio dell'enciclopedia e lo rilesse velocemente - Qualcosa in questa evocazione deve aver interrotto la difesa delle monete. Basterà non ripeterlo. Infodo ... lo avete visto ... alla fine lo hanno scacciato via da lei.

-Non hai tutti i torti - disse Sanji - Può darsi che enunciando quella formula, Nami-San abbia richiamato il demone direttamente a lei. In questo modo era più o meno come se lei stessa lo volesse e non ha potuto fare niente.

-Esatto - confermò la ragazzina - Basterà soltanto non farlo più. Le monete ci proteggeranno - il suo sguardo era diventato supplichevole - Vi prego non perdiamo altro tempo! Avete visto quanto ha sofferto Nami anche se per poco? Mia sorella e gli abitanti dell'isola lo stanno sopportando da anni! Non ce la faccio più ad aspettare.

I Mugiwara si guardarono seriamente, poi Rufy si alzò in piedi sistemandosi meglio il cappello sulla testa: - Se Nami non è ancora in forze, resterà qui. Chopper e Franky terranno d'occhio lei e la nave. Voi altri, tenetevi pronti a partire - sorrise - Inizia l'esplorazione dell'isola fantasma!

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-Se è stressata, prova il gin sen, ma senza zollette, a meno che non abbia mal di testa. Vi avverto, non fatela irritare!- Sanji stava dando istruzioni a Chopper i cucina su cosa dare a Nami in caso di sbalzi di umore - Se vi veniste fame ho preparato tre portate di pasta e pesce in frigo.

-Grazie Sanji - disse la renna prendendo appunti - Non stare in pensiero, mi occuperò io di Nami. Sono o non sono un dottore di qualità?

-Lo sei - rispose l'amico - Assicurati che stia bene.

-Contaci. Quando si sveglierà dal pisolino che le ho prescritto, starà già meglio. Spero solo non se la prenda per non essere venuta con voi.

-Dille che è per il suo bene - continuò il cuoco - La temperatura è ancora bassa? Sente ancora freddo? Ha accennato una parola? Faticava a parlare? La sua voce è ancora rauca? - senza volerlo si stava impanicando un po' troppo.

-Calmati - disse Chopper- L'ho messa vicina alla stufa e sì, ha parlato con voce lieve ma normale, senza fatica. Mi ha detto che voleva riposare. Più di così non posso fare. Se quelli sono i sintomi che troveremo alle persone di Cinis dopo averle liberate dalla possessione, sta pur certo che saprò vedermela.

Sanji gli diede altre indicazioni su come muoversi in cucina nel caso ci avessero messo troppo tempo a tornare, dopodiché iniziò a preparare il fagotto del cibo che si sarebbero portati loro nella spedizione. Ci sarebbe stato anche Rufy stavolta. Avrebbe impiegato più tempo a finire.

La partenza era prevista per l'alba. Aveva il tempo necessario per fare visita a Nami. Lasciò la cucina a metà del lavoro e si ritrovò davanti la porta dell'infermeria in meno di un minuto.

Sapeva che probabilmente la ragazza stava ancora dormendo. Ma voleva per forza vederla in viso anche se assopita, solo per accertarsi che stesse bene.

Socchiuse la porta facendo entrare lo spiraglio del corridoio nella stanza semibuia salvo la stufa accesa di fronte il letto su cui era la navigatrice. Come dedotto, sembrava dormire pacificamente. La coperta tirata fino al mento. Emetteva lievi sbuffi di freddo, ma non sembrava esserne infastidita.

Si avvicinò sporgendosi così da vederla da lontano e accertarsi che il viso avesse almeno ripreso colore. Ma non poté resistere alla tentazione di ritrovarsi faccia a faccia con lei e si chinò vicino al letto fino ad averla a un palmo dal naso. A parte qualche scossa di freddo, sembrava sempre la sua Nami. Il viso angelico che lo aveva conquistato sin dal primo momento, il colorito roseo sulle guance, i capelli arancio che le ricadevano a ciuffi sulla fronte, le labbra sottili.

Rimase rapito per l'ennesima volta dalla sua espressione dolce e serena, addolcito da tanta bellezza e innocenza. Non poté fare a meno di accarezzarle una guancia più delicatamente che può per non svegliarla. Chissà se avrebbe avuto la forza di farlo e di dargli una bella botta in testa per averla toccata. Sarebbe stata una prova perfetta della sua convalescenza.

Non ebbe neanche il tempo di passare ai pensieri perversi e chiedersi se non fosse in mutandine sotto le coperte, che la ragazza mosse le palpebre e si ritrovò a fissarlo in un attimo.

Lui sgranò gli occhi mentre lei socchiudeva i suoi per metterlo meglio a fuoco.

-Che fai qui? - gli disse.

Nella sua voce c'era ancora qualche stonatura soffocata, ma almeno lasciava intendere cosa volesse dire.

-Ehm ... io .. niente - mentì il cuoco - Chopper mi ha detto di prendergli una cosa e ora .... vado. Rimettiti,cara! Ti preparerò un dolce favoloso per festeggiare! -rispose con sguado imbambolato facendole credere che fosse tutto normale.

-Dove ... dove vai?

Sanji si bloccò. Si sarebbe opposta se avesse raccontato la verità? Avrebbe insistito per accompagnarli?

-Ecco ... mi aspettano ... noi ...

Inaspettatamente per entrambi, Nami gli prese la mano: - Rimani qui.

Questa frase causò un avvampo sul volto del cuoco, che per un momento neanche comprese bene le parole: - S-stai bene, Nami-San?

-Ho tanto freddo - rispose lei prima di dare due colpi di tosse.

Lui pensando, fosse anche dovuto al fumo della sua sigaretta si accinse a buttarla all'angolo: - Vado a prepararti una camomilla bollente. Vedrai ti riscalderà il petto in un minuto.

-No, dai ti prego. Resta qui - sul suo volto era comparsa un'espressione insolita. Non era il solito sguardo che gli rivolgeva quando pretendeva un favore o un ordine. Questa volta doveva trattarsi di qualcosa di più vitale. Ma fu lecito per lui ubbidirle come faceva sempre: - Okay. Come vuoi, mia adorata.

Anzi approfittò del momento per sedersi vicino a lei e non capì come mai l'eccitazione che avrebbe dovuto provare in un momento del genere non arrivò alle sue narici.

Non arrivò neanche quando Nami lo lasciò di sasso avvinghiandosi a lui come se a un peluche e chiudendo dolcemente gli occhi.

Sanji per un atimo ebbe paura. Ma poi comprese. Era tutto dovuto allo shock che la sua amata aveva subito quel giorno. Ritrovarsi una persona dentro il corpo doveva lasciare un segno più profondo di quanto Chopper si aspettasse. La ragazza che adesso lo abbracciava affettuosamente a letto non era la solita Nami-San. Era soltanto la sua versione che non ragionava completamente.

-Grazie che resti con me - continuò lei.

Ecco, pensò Sanji, stava iniziando anche a delirare. Meglio assecondarla e godersi quel momento come se fosse mai potuto accadere un giorno: - Resterò sempre con te, Nami-San.

Poterle dire tutto quello che provava senza sentirsi troppo stupido e con tutta la sua attenzione era una cosa meravigliosa. Ma sapeva che non sarebbe durata a lungo. Ma moriva dalla voglia di assaporarsi quel momento fino in fondo, senza fare niente che potesse rovinarlo.
Nami gli era ancora abbracciata, con la testa sul suo petto e stava nuovamente per riprendere sonno.

Lui allungò le mani e le strinse la nuca a sé, poi si accomodò meglio sul letto assicurandosi di trasmetterle tutto il suo calore. Presto la navigatrice non avrebbe più tremato.

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Narumi non era mai stata brava in cucina. I suoi ricordi sulle esperienze passate con la mamma erano varie, ma non poté mai dimenticare una volta in cui per un pelo a sei anni non mandò la cucina in fiamme a causa di un uovo fritto male.

Infatti, giurò da quel momento che non avrebbe mai più toccato fornelli o altri aggeggi simili. Ma infondo adesso non ci vedeva niente di difficile a completare il fagotto del cibo iniziato da Sanji e quasi completato da lei. Infondo i giorni che avrebbero passato sull'isola si sarebbero potuti rivelare anche troppi, ma seondo quanto aveva capito sul conto dell'amico era che gli bastava avere a portata i suoi utensili e poteva prepare qualsiasi tipo di banchetto.

Perché si era presa quel disturbo?

Semplicemente perché si era ripetuta che non sempre doveva capitare che due persone stessero così vicine e beate su quella nave e non voleva certo rovinare un momento unico e speciale spiato per sbaglio attraverso lo spiraglio dell'infermeria.

Rise al pensiero di vedere le due persone, con la quale forse aveva più legato in quella ciurma, così unite.

Infiocchettò per bene tutto il cibo e si tolse un po' di sudore dalla fronte dovuto al pensiero che ormai si stavano avvicinando sempre di più al momento decisivo. Avrebbero vinto la battaglia che gli attendeva contro quelle creature del diavolo?

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Capitolo 14
*** 14 ***


Quando la scialuppa fu caricata, i ragazzi furono pronti a gettarla in mare e iniziare l'impresa.

-Dov'è Sanji con il cibo? -chiese Rufy che non aspettava altro.

-Ecco - gli disse Narumi mettendo il suo fagotto di provviste in un cestino.

Sanji ancora non era uscito dal sottocoperta.

-Qualcuno vada a dirgli di darsi una mossa o resteremo qui fino all'alba - disse Zoro dando un'occhiata al cielo sempre nuvoloso che confondeva la percezione del tempo - Sempre che sia ancora notte.

-Vado io - si offrì la ragazzina sapendo che non sarebbe stata una buona idea mandare qualcun'altro e fargli trovare l'amico appisolato. Per non fargli credere di averli beccati lo avrebbe semplicemente chiamato dal corridoio aspettandosi di smuoverlo a raggiungerli.

Invece andò a sbattere proprio addosso a lui, che teneva in mano un altro cestino del pranzo: - Fai più attenzione la prossima volta - le ricordò con dolcezza. 

-Ehm ... ci aspettano - disse Narumi -E io avevo già portato la scorta di cibo.

-Ah, ecco dov'era finita la tovaglia che stavo usando prima - capì il cuoco sorridendo - Ma stai tranquilla. Questi dieci minuti mi sono bastati a prepararne un altro e conoscendo Rufy gli ho fatto una cortesia.

Lei rise e fece finta di niente: - Allora andiamo.

Lo vide dare un'ultima occhiata inquieta alla porta infondo alla stanza, da dove era uscito solo poco prima lasciando Nami addormentata.

-Sì - disse poi mettendogli una mano sulla spalla - Andiamo.

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-Tornate presto, vi prego - piagnucolò Chopper stringendosi forte ad Usopp - Non voglio pensare che succeda qualcosa a voi o a noi che siamo qui indifesi.

-Non siamo indifesi - gli fece presente Franky - Questa nave è impenetrabile se c'è il suo papà a bordo - si indicò con fierezza, ma un solo sguardo dei suoi compagni a bordo della scialuppa fece scoppiare anche lui in lacrime - Mi mancherete da matti fratellini!

-Sta calmo Franky, torneremo prima che tu possa dire Super - lo rassicurò Rufy con il pollice all'insù.

Non ci fu più nient'altro da dire, se non l'ultima raccomandazione di prendersi cura di Nami. Dopodiché iniziarono a navigare verso la nebbia.

Stranamente non fecero altri incontri raccapriccianti nell'ora successiva, ma rimasero sempre attenti pronti a combattere a difendersi in qualsiasi evenzienza. Superarono la distesa di acqua salmastra senza che nessun altro mostro spuntasse dalla superficie. Inoltre la nebbia non offuscò troppo la loro visuale. Non parlarono molto per essere sicuri di non farsi sentire da qualcuno. Più si avvicinavano alla costa più l'echeggio dei loro suoni si faceva più rimbombante.

Zoro, Sanji, Robin e Usopp rimasero stupiti quando intravidero una sponda su cui approdare in così breve tempo. Era stato tutto fin troppo facile, doveva esserci qualcosa sotto. Ma ci avrebbero pensato una volta arrivati a terra.

Sbarcarono senza problemi. Rufy scese per primo affondando i piedi nella sabbia melmosa. Si stiracchiò: - Non è stato così difficile. Un gioco da ragazzi. Adesso andiamo a farci due passi e vediamo se troviamo qualcosa.

-Non correre troppo, Rufy - lo bloccò Robin facendo comparire una mano che gli bloccò il piede - La prima regola sarebbe quella di non dividersi.

-Ha ragione - disse Zoro - Tutta questa calma non mi dice niente di buono.

-Intendi che forse ... ci stavano aspettando e adesso sbucheranno all'improvviso? - borbottò Usopp con la tremarella.

-Che vengano fuori allora!-  esclamò Rufy con i pugni caricati - Non ho paura!

Robin utilizzò un'altra mano per tappargli la bocca.

-Cerchiamo di fare le cose con calma - disse Brook -Passo per passo. Piede dopo piede .... ovviamente non è il mio caso yohoho.

Narumi fu l'ultima a scendere e con molta esitazione. Quando i suoi piedi toccarono il suolo fu scossa da brividi e gemiti. Stava camminando sulla stessa terra dove aveva solo ricordi di essere scappata, nascosta e inseguita.

I suoi occhi incrociarono un punto della spiaggia dove sporgeva un cactus appassito. In quel punto aveva perso molto sangue. Non lo aveva scordato.

-Ei - sentì la voce di Robin al suo fianco - Va tutto bene?

Un po' titubante annuì: - Sì .... sto bene -

-Dove si trova la città? - le chiese Rufy.

-O-oltre il bosco - rispose lei indicando il lato oscuro che si insidiava nell'isola.

Si strinsero in gruppo e dopo aver guardato qualche secondo la fitta boscaglia nera che si stanava dinanzi a loro, fecero i primi passi avanti.
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La loro essenza era quasi irresistibile.

La loro determinazione a volte era coperta dalla paura o dal dubbio non non farcela, ma di sicuro la loro forza di volontà sopraggiungeva su tutti gli altri timori.

E queste sicurezze lo eccitavano come forse non era mai successo.

Ma di sicuro non arrivavano al livello dell'anima colma di energia e risolutezza che aveva da poco scelto.

Non si era mai trovato di fronte tante emozioni da risucchiare tutte in una volta.

Avrebbe assecondato tutto ciò che il suo cuore bramava in modo da prosciugare tutta la voglia che conteneva.

Nel frattempo però lambiva anche il forte desiderio di possedere anche gli spiriti che più avvertiva nelle vicinanze.

Ma quelle aveva già deciso di lasciarle alle sue creature.

Eccetto una.

Che sapeva, sarebbe senz'altro servita a soddisfare il cuore dell'anima prescelta.

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Chopper si ustionò la zampa con il bollitore, quando la grossa sagoma metallica di Franky entrò all'improvviso nella cucina facendolo sobbalzare.

-CHOPPER!

-Stavo facendo una tisana per Nami!- gridò luii dolorante infilando lo zoccolo in un contenitore di acqua fredda - Che cosa c'è?


-Corri presto!- il carpentiere era pallido e affiatato - Nami ha degli attacchi!

Gli occhi della renna si spalancarono: - In che senso ha degli .....

-CORRI! -l'amico lo sollevò senza sforzo e in breve lo condusse nella camera dove riposava la ragazza.

Nami si dimenava nel letto come se fosse ricoperta di ragni ed emetteva gemiti a occhi chiusi.

-Nami!  - urlò Chopper assumendo le sue dimensioni umane e provando a scuoterla per svegliarla - Nami!

La navigatrice però quando l'amico le mise le mani addosso prese a urlare e a contorcersi, sempre senza aprire gli occhi.

Il dottore capì che la situazione era più grave di quanto pensasse.

-Franky, tienila ferma-  gli ordinò mentre si precipitava nel suo studio alla ricerca di una siringa.

Il cyborg la tenne premuta sul materasso per le spalle. Nami sudava e dimenava la testa ma non si accingeva a svegliarsi. Scalciava e affondava le unghie nei palmi delle mani.

Chopper ritornò immediatamente con il calmante e glielo iniettò tutto d'un fiato nell'avambraccio che tenne teso quanto possibile.

In breve gli spasmi si calmarono, smise di agitarsi e prese ad ansimare piano.

Franky le mollò le braccia.

Lentamente l'amica si tranquillizzò e riprese a dormire normalmente. La renna le asciugò il sudore dalla fronte.

-Va tutto bene - le sussurrò - Starai bene.

-Quanto durerà il sedativo che gli hai dato? - chiese il carpentiere.

-Circa due ore - rispose Chopper premendole una pezza bagnata sulla fronte - La sua temperatura si sta alzando. E' meglio se resti qui a controllarla. Io vado a farle un infuso. Non esitare a chiamarmi in caso di altri attacchi.

-Contaci.

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I rami coprivano la volta grigia che si stendeva sopra di loro. Si udivano il fruscio delle foglie e i gracchiare di qualche corvo. I tronchi che superavano erano neri come se fossero carbonizzati. Stavano su un sentiero scosceso seguendo quella che pareva essere la direzione esatta.

-Atmosfera che mi ricorda assai Thriller Bark - disse Brook - Chissà. Forse incontreremo qualche nostro vecchio amico zombie.

-Spero proprio di no, i fantasmi e i mostri marini già mi bastano in quest'avventura - disse Usopp di rimando.

-Io invece speravo in qualche vampiro o lupo mannaro - ridacchiò Rufy.

-E io che tu ti cucissi quella boccaccia! - replicò il cecchino.

Narumi se ne stava un po' in disparte cercando di rimanere nella formazione, ma sopratutto di non alzare troppo gli occhi al cielo.

Quel posto le riportava alla mente troppi ricordi tutti insieme e si trattava soltanto della parte forestale, mentre presto si sarebbe ritrovata davanti la sua città o quello che ne rimaneva.

Non sapeva di preciso che cosa l'attendeva una volta giunta lì. La sua moneta era ancora nella tasca ed era pronta a usarla in qualsiasi evenienza.

Sperò soltanto che anche gli altri fossero pronti.

Era strano non vedere più tutta quella nebbia che Zoro e gli altri avevano trovato la prima volta.

Passò un'ora. Trovarono una stradina che alla loro amica risultò familiare e li guidò silenziosa finché finalmente non uscirono dal fitto della foresta.

Fu lì che si ritrovarono nuovamente la nebbia a loro sfavore. Fu come se fosse uscita da una macchina del fumo che si usa per gli spettacoli a teatro.

Non era una foschia normale, lo capirono quando iniziarono a tossicchiare per averne ispirata troppa.

-Siamo vicini - disse Narumi cercando di espanderla con il braccio.

Non fosse stato più vero.

All'improvviso la ragazzina sentì qualcosa vibrare in tasca e poi farsi sempre più calda. Un allarme che conosceva fin troppo bene.

Si bloccò paralizzata.

-Ei - disse Sanji avvicinandosi - Che succede?

Lei non rispose. Appoggiò la mano all'interno della tasca e la ritrasse subito, essendosela ustionata.

-Sono qui - balbettò sbiancando.

-Cosa hai detto? - lo aveva detto in un sospiro che nessuno era riuscito a sentirla.

-Sono qui - ripeté voltandosi verso gli amici. Aveva gli occhi rigati di lacrime - Loro sono qui!

Non ebbe il tempo di sentire o vedere le loro reazioni. Qualcosa si abbatté su di lei e tutto diventò buio



Ciao a tutti! Perdonatemi se sono sparita per troppo tempo ma anche io sono stata in vacanza ;) ;) ;) Non che si ancora finita ma cercherò di aggiornare quando posso.
Non dimenticatemi <3

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Capitolo 15
*** 15 ***


-NARUMI!- gridò Rufy con l'immagine della ragazzina distesa a terra priva di sensi davanti agli occhi.

Vide che una parte della sua veste stava fumando.
Tutti avevano avvertito una strana sensazione dell’aria, ma non ci avevano fatto troppo caso, finché la loro amica non era svenuta all’improvviso con una faccia di puro terrore stampata in volto.

Robin si chinò affianco a lei scuotendola delicatamente e chiamandola per nome. Nessuna risposta.

-Deve essere stato un vero shock per lei rivedere la sua città dopo tanto tempo – obbiettò Usopp dando la colpa alla troppa emozione.

-Ragazzi – li richiamò Brook con lo sguardo perso nel vuoto e la voce ferma – Mi sa che … non siamo soli.

Dalla nebbia che ormai li avvolgeva completamente iniziarono a innalzarsi sagome umane che avanzarono con l’andatura da zombie ed emettendo ringhi e sibili.

Quando vennero fuori allo scoperto poterono veramente rivelarsi per quello che erano. O che erano diventate. La faccia senza espressione, gli occhi, alcuni rossi, altri senza pupille, altri completamente neri. Le vesti sgualcite e macchiate di sangue. I tremendi segni di una tentata ribellione sul corpo. La bocca aperta e dal ghigno perverso con la lingua che a volte slittava da una parte all’altra. Nonostante il macabro aspetto però, si poteva intravedere dietro quelle facce, persone disperate che erano costrette a vivere quei mutamenti. Persone Possedute. I Passi.

-E’ … orribile – commentò Rufy rimasto persino lui senza parole.

Lui e gli altri indietreggiarono. Robin teneva fra le braccia Narumi pronta a difenderla.

-Quanta volontà – enunciarono alcuni di loro con gemiti di fame avanzando con le braccia tese. Stranamente avevano un’andatura piuttosto lenta, come se ormai si fossero indeboliti da tempo.

Loro non fecero una mossa. Zoro, Sanji e Rufy si trattennero dal non lanciarsi contro quella gente dall’aria minacciosa che avanzava con fare sempre più desiderante, talvolta emettendo suoni come “Fammi venire” o “Voglio te” rivolti un po’ a tutti tranne.

Rufy si mise davanti ai suoi compagni rivolgendosi agli indemoniati: -Allontanatevi!

E il primo effetto di protezione fu un successo. Sprigionò una forza molto intensa che scaraventò i Passi lontano, facendoli atterrare come bambole di pezza.
-Rufy, qual è il piano? - chiese Sanji quando vide che alcuni di loro già si rialzavano e tornavano alla carica.

-Narumi al momento non può indicarci dove sia la città – disse Zoro.

-Robin, Brook, Usopp, occupatevi di lei. Zoro, Sanji – diede ordini il capitano – aiutatemi ad allontanarli il più possibile.

Misero da parte pugni, calci e spade. Tennero strette a loro le monete e diedero ordine di proteggere e allontanare il più possibile.

Usopp intanto frugò nella cassetta del pronto soccorso che aveva dato loro Chopper, alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto far rinvenire la ragazzina, ora bianca in faccia.

-Fammi venire- sibilavano intanto i posseduti con facce tremendamente desideranti.

-Indietro!- gridarono loro i tre ragazzi scaraventandone via quanti più possibili. Ma aumentavano sempre di più, così come la nebbia. La situazione iniziava a degenerare
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I ricordi riaffiorarono nella sua mente a una velocità impressionante, che neanche se ne rese conto, ma rivide ogni cosa a una lentezza davvero atroce.


Non sapeva quando era stata l’ultima volta che un vero bagliore di luce gli aveva illuminato il viso.

Era uscita dalla sua casa, tutta sudicia e debole. Oscillava, non ancora troppo abituata a rispondere nuovamente degli arti e dei movimenti. Non riconosceva più la sua città, dove chissà quanto tempo prima correva tranquilla attraverso le strade.


Risvegliarsi e capire la situazione dalla bocca di sua madre, prima che questa espirasse dopo che la sua anima era stata risucchiata completamente. Mantenne la promessa di non separarsi mai dalla moneta con la quale l’aveva liberata.

Non si era mai resa conto dell’ambiente che la circondava mentre era sotto quella terribile influenza, invece ora poteva osservare come i Passi avevano ridotto la sua casa.

Vide le persone con lo sguardo perso nel vuoto e con la voce che bramava sempre di più. Dai più vecchi ai più piccoli, alcuni feriti ma noncuranti. Non in grado.


-Clio! – gridò senza preoccuparsi di richiamare l’attenzione. Se quella moneta aveva salvato lei, poteva farlo anche con sua sorella. L’unica cosa a esserle rimasta: - CLIO! – urlò più forte disperdendosi tra i posseduti che sentendo la sua libera volontà, di nuovo capace di espandersi, aumentavano il loro desiderio e iniziarono a seguirla.

-Non toccatemi! – gridò Narumi vedendo per la prima volta l’effetto della moneta protettrice. La gente venne scaraventata a debita distanza.

-Dammi! – sibilavano con voce roca – Ti voglio!

-Indietro! – si fece largo tra la folla, allontanandone quanti possibili, finché svoltando un vicolo, intravide a stento, attraverso la nebbia, i volti dei suoi amici.

I compagni di tanti giochi e avventure, che avevano promesso di non separarsi mai e di essere sempre pronti a correre in aiuto dell’altro in caso di necessità. Narumi li considerava il suo tesoro.

E ora erano lì a guardarla senza alcuna espressione di affetto. Senza alcuna espressione propria. Erano cambiati di aspetto, siccome anche loro avevano subito la mutazione di quegli anni passati senza vivere.

-Giani – riconobbe uno di loro, allungando per un attimo la mano ma ritraendola quando lo vide alzare gli occhi senza pupille.

-Vieni da me amica mia – la voce non era la sua, poteva giurarlo – io ti voglio bene.

E così anche gli altri dietro di lui allungarono le braccia con fare desiderante: - Volontà! – sbavarono.
 

A differenza degli altri che forse avevano un’energia minore, non esitarono troppo e si gettarono contro di lei ringhiando. Narumi aveva perso la concentrazione sulla moneta. I suoi pensieri erano stati occupati da tutta la determinazione che aveva nel voler riavere indietro gli amici di sempre. In questo modo aveva suscitato in loro una sete ancora più grande e ora stava a terra con le loro mani, le loro lingue e i loro denti che le scorrevano sulla pelle. Fu solo quando risentì la sensazione di gelo abbandonata solo poco prima, che si mise a urlare. Non fu un urlo naturale. Creò delle specie di onde sonore provenienti dalla sua moneta, che aveva captato un pericolo davvero molto intenso. La forza di resistenza staccò i ragazzini dal suo corpo, mentre un’altra diede loro fuoco.

I successivi secondi Narumi li passò a vedere i suoi amici diventare delle torce umane, che piano, piano si consumavano carbonizzandosi. La cosa peggiore fu di sentirli gridare con le loro vere voci, dato che gli spiriti li avevano abbandonati per non fare la stessa fine.

-No … - disse con voce strozzata sollevando una mano. Gli occhi erano dilatati e la pelle bianca – No! – ripeté più forte mettendosi le mani nei capelli – Oddio! No!!! – cadde in ginocchio singhiozzando con spasmi si panico e affanni. Non riusciva a credere di aver fatto una cosa simile.

Non riusciva a credere che quelle monete fossero in grado di tanto.

Oppure era stata lei? Forse le era bastato esprimere il desiderio di salvarsi per attivare quella funzione.

Non ebbe la forza di resistere a tutte quelle emozioni e si sdraiò accanto ai corpi bruciati dei suoi amici.

Che lei aveva ucciso.


Non era mai stata abbastanza chiara l’idea di come fosse riuscita a lasciare la città, attraversare il bosco sentendo le voci delle anime dannate, raggiungere il molo e prendere il largo con una scialuppa.

Le prime intenzioni erano quelle di approdare dalla parte opposta dell’isola e magari aspettare che tutti si allontanassero per continuare la ricerca di sua sorella, ma le onde anomale che fecero scomparire Cinis ai suoi occhi, non erano previste. E neanche i tremendi giorni di mare e tempesta che seguirono.

E sicuramente non era previsto l’incontro con quei pirati tanto strani, ma attendibili.


Narumi aprì gli occhi con un sussulto, rinvenendo.

-Piano, piano. Calma- le stava dicendo la voce di Robin accarezzandole i capelli mentre Usopp le passava sotto il naso una strana bottiglietta di aroma vegetale.

Ricordò tutto e quando la aiutarono a mettersi seduta e vide Rufy, Zoro e Sanji fronteggiare la gente posseduta, distanziandola da loro si sentì il cuore in gola.

-Va tutto bene – continuava a dirle l’archeologa mostrandole una delle monete – Non ci toccheranno.

Senza ancora pronunciare parola, la ragazzina si fece aiutare da loro a rialzarsi e poi indietreggiarono lasciando quella parte del lavoro ai tre membri più forti dell’equipaggio.

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Quali sono le tue brame, anima protetta?
Le mie … brame?
Cosa chiede il tuo cuore che possa renderti felice?
Non saprei. Vorrei tante cose.
Cosa occupa le tue voglie più ambite?
Le ricchezze. Possedere cose preziose mi fa stare bene.
Riesci a sentire quante ricchezze è possibile darti?
Oh … da dove è spuntato tutto questo oro?
Non ti basta?
E’ … magnifico.
Hai detto che Possedere qualcosa di prezioso ti rende felice.
Si.
Cos’altro vuoi possedere? Io posso darti tutto quello che vuoi.
Come fai?
Il mio scopo è quello di soddisfare le ambizioni che hai sempre coltivato. Sono in grado di fare grandi cose. Solo per te.
Perché io?
Vuoi negare che hai sempre sentito di essere speciale dentro di te?
Beh … no in effetti …
Perfetto.
Dimmi, saresti in grado di cedermi il più grande dei tesori? Il più ricco forziere mai stato nascosto?
Ma certamente.
Wow! Fantastico!
Ed è solo il principio.
Con tutte questi soldi e ricchezze ti sistemi per una vita intera.
La tua vita sarà molto più elevata.
Che vuoi dire?
Avrai una durata di tempo prevalentemente maggiore a quella degli altri esseri umani. Durerai per molte altre generazioni a venire, se lo vuoi. Forse anche secoli. Sarai immortale.
Puoi davvero renderlo possibile?
Certamente. Bloccherò la tua vecchiaia, senza mai lasciarti sentire i suoi sintomi addosso. Sarai giovane in eterno.
Io non posso crederci.
Se lo vuoi è possibile. La decisione spetta a te.
Vivere per sempre… e … a parte questo? Di cos’altro sei in grado?
Di tutto anima protetta. Sono in grado di compiere l’impossibile e renderlo possibile. Posso far avverare i tuoi desideri anche se sono ultraterreni.
Ultraterreni hai detto? Puoi anche ingannare la morte?
Se vuoi, tu non vedrai MAI la morte.
Io vorrei … rivorrei una persona … indietro dalla morte.
La riavrai.
Cosa??
La riavrai. Potrò fermare il suo sonno eterno, se tu me lo chiedi.
Si! Ti prego! Se ne sei davvero in grado fallo!
Agli ordini. 
Oh, Mio … non ci posso credere … sei davvero tu? Ti prego dimmi che non è un sogno.
Non è un sogno.
I-io non … che è successo? Perché è sparita?
Ho dimenticato di accennarti di una piccola eccezione.
Quale sarebbe?
Per risvegliare la morte, serve fare un piccolo … chiamiamolo così, “Patto col Diavolo”
Cosa vuoi in cambio?
Io non voglio niente. Sei tu che devi volere.
Che cosa?
Me.



Ciao a tutti! Non sono sparita, mi sono solo presa una pausa! Non ho reso di questa storia il mio scopo principale ma non ho intenzione di fare lo stesso anche in futuro. Vi prego solo di continuare a sostenermi e di aspettare in caso ci mettessi più tempo del previsto, perché in questo caso mi farò risentire con tante altre sorprese ;) ; ) ;) ;) ; ); ) ;) ;) 

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Capitolo 16
*** 16 ***


-Ce ne sono troppi – calcolò Zoro vedendo l’ennesimo gruppo di indemoniati rialzarsi senza neanche un graffio e ripartire alla carica.

-Cerchiamo di seminarli – propose Sanji girando la testa per assicurarsi che Narumi e gli altri si fossero allontanati abbastanza.

-In un modo o nell’altro però dovremo sconfiggerli – insistette Rufy fiondandone un paio in mezzo agli alberi – Come possiamo far capire loro che siamo qui per aiutarli?

-Non credo possano reagire – replicò il cuoco osservando le espressioni vacue di quelle persone – Sono anime prigioniere.

-Liberiamole allora! – fece il capitano a voce alta – Tastiamo uno di quei soldini su di loro e vediamo se funziona – detto questo allungò un intero braccio per avvolgere come corde il corpo di un uomo abbastanza vicino. Questo prese a dimenarsi sbavando e allo stesso tempo strusciandosi contro la pelle del ragazzo bramandone la volontà.

Rufy disgustato allungò in fretta un altro braccio per aggrapparsi al ramo di un albero e si fece trasportare sopra esso con i compagni al seguito, rifugiandosi nella boscaglia.
Le anime procedevano verso di loro con un andatura zoppa per questo non fu difficile riuscire a rintanarsi dietro un cespo per poco tempo.
Narumi era ancora pallida in viso e Robin non ci provò a farla avvicinare al posseduto che Rufy aveva sequestrato pensando avrebbe potuto avere altri cali di emozioni.

-Avanti lo tengo fermo! – fece il capitano – Mettetegli una moneta da qualche parte! Presto! E tu smettila di leccarmi mi fa schifo!!!


-Quanta destrezza – gemette l’uomo con la lingua di fuori – Quanta potenza. Ti voglio, fammi entrare!

Davanti quell’atteggiamento così smanioso tutti esitarono a farsi avanti, finché Brook deglutendo avanzò allungando una delle monete protettive verso la fronte dell’uomo tenuto ora immobile per terra e gliela posizionò sopra con le ossa tremanti. Niente di diverso. L’uomo continuava a proferire frasi perverse stavolta sorridendo perfido.

-Perché non funziona? – borbottò Usopp con le gambe che traballavano.

Per la prima volta dopo essersi risvegliata Narumi parlò, avendo messo veramente a fuoco la situazione: - Non è … la stessa cosa.

-Che intendi?

-Usare l’occultismo delle monete per proteggere i corpi da un’entità è una cosa. Ma rimuovere l’identità dai corpi è un’altra. Serve un piccolo rituale.

-E ora ce lo dici? – sbraitò Usopp –Con cos’altro te ne esci adesso? Che è necessario un sacrificio umano? -fu messo a tacere da un pugno di Zoro.

-In cosa consiste il rituale, Narumi? – le chiese Robin continuando a sorreggerla.

Lei prese un bel respiro prima di continuare: - Bruciare una delle monete su una candela bagnata dall’acqua santa e poi gettare la cera bollente sulla vittima – riluttante si scoprì la spalla rivelando quella che un tempo doveva essere stata una brutta ustione – Mia madre ha fatto così.

-Usopp tu hai acqua santa – ricordò Sanji – Te la conservi per casi del genere.

-Sapevo che prima o poi mi sarebbe tornata utile – rise fiero il cecchino – C’è solo un minuscolo problema – disse bloccandosi di scatto.

-E quale sarebbe? – mugunò Rufy che intanto aveva tappato con un lembo del braccio allungato, la bocca al posseduto che stava iniziando a succhiargli, mordergli e leccargli la pelle.

-Ecco credo … di averla lasciata sulla Sunny …. – ridacchiò nervoso – pensavo che in caso di attacchi dovevamo proteggere le nostre munizioni e così ho più o meno … creato un cerchio protettivo … Versandola per tutta la stiva … geniale vero?
Un vento gelido attraversò il gruppo pietrificato prima che il loro amico finisse a terra con tre enormi bernoccoli sul cranio.


Rufy non ne poté più di sentire tutte le frasi scellerate di quell’uomo che intanto continuava a torturargli il braccio così usò la sua frusta per scaraventarlo lontano dove non lo videro più.
Si massaggiò il braccio pieno di minuscoli succhiotti e segni di denti, umido di saliva: - Credo che sto per vomitare ….

-E io per svenire- disse Brook – E adesso dove troviamo altra acqua santa?

-Non c’è una chiesa o un santuario da queste parti? Un sacerdote …? – Sanji si vergognò di aver fatto quella domanda con una risposta più che ovvia.

-Ma se trovassimo tra la gente il parroco del paese e gli mettessimo la mano in un bicchiere d’acqua questa sarà benedetta giusto? – provò a optare Zoro.

-Brucerebbe – disse Narumi – Finché non sarà la sua volontà a decidere il suo corpo e la sua vita è dipeso da colui che gli sta all’interno. I demoni non sopportano gli oggetti religiosi. Se ne vengono a contatto potrebbero fuggire ma il corpo del posseduto resterebbe cremato

-Siamo in un bel guaio – fece notare Robin guardandosi tra gli alberi – Anche perché credo che si stiano avvicinando – cominciarono a risentirsi i lamenti di desiderio dei dannati a non più di un kilometro da loro.

-Allontaniamoci – esclamò Sanji trascinando Usopp, svenuto, per i piedi.

Cercarono di non dividersi inoltrandosi ancora di più nella foresta. Dovettero seminare una decina di persone diverse da quelle incontrate in precedenza. Avevano i vestiti lacerati, le mani insanguinate e il volto incrostato da ferite. Probabilmente coloro che avevano provato a ribellarsi con tutti sé stessi a quelle creature.
Rufy e gli altri riuscirono a trovare un altro posto acquattato dalla troppa vegetazione e riuscirono a non farsi trovare ancora per un po’.

-Ho deciso – disse Usopp che aveva ripreso i sensi – Prendo i voti, mi faccio prete e benedirò io l’acqua che ci servirà – stava provando a rendersi utile per rimediare al suo stupido errore.

-Non dire fesserie – disse Zoro divertito da quell’idea assurda – Primo, non resisteresti un giorno senza rispettare tutti gli obblighi che comprendono il celibato. Secondo non basta che tu ti autoproclami sacerdote e lo diventi così su due piedi. C’è una lunga serie di cerimonie prima e di certo noi non siamo i più adatti.

-Come fai a sapere certe cose? – gli chiese Robin incuriosita.

-Ehm … -di certo lo spadaccino non voleva dare a vedere che avesse letto di certe cerimonie su dei libri, per cui mentì rosso in faccia – i monaci shintoisti da cui andavo a
meditare da piccolo avevano … molte storie interessanti da raccontare sulle altre fedi.

-Possiamo per favore ritornare al problema dell’acqua santa? – li richiamò Narumi rimettendoli in riga – Non deve essere per forza un sacerdote a benedire l’acqua. Si può fare a sua volta un’evocazione spirituale affinché la si renda consacrata.

-Quindi ci stai dicendo che dobbiamo fare due rituali in una volta sola? – disse Robin.

-Mi offro io stessa – continuò la ragazzina – ho imparato molto su questi argomenti, sapendo che mi sarebbero serviti per riavere Clio – il suo cuore batté all’impazzata per il pensiero di non aver ancora neanche scorto sua sorella – E ricordo i procedimenti. Se siete disposti a farmi da assistenti, ve ne sarei più grata di quanto già non lo sia.

Rufy sorrise: - Siamo qui solo per renderci utili. Cosa dobbiamo fare?

Lei ricambiò il sorriso: - Per adesso niente. Solo … - guardò il cielo coperto da nebbia e nuvole grigie. Non si riusciva a capire di che colore fosse: - Aspettare che la luna sia nella sua fase più crescente.



Chopper mise le erbe terapeutiche in un barattolo che chiuse nel suo armadio. Ne aveva conservata una scorta abbastanza sufficiente per preparare altri infusi che servivano per Nami. Da quando le aveva iniettato nel braccio il sedativo, non c’erano più stati attacchi violenti da parte sua. L’effetto del farmaco era finito da mezz’ora eppure la navigatrice continuava a dormire tranquillamente smettendo anche di sudare e gemere nel sonno.

Franky era sul ponte e controllava l’orizzonte pronto a tutto. Finora era stato troppo tranquillo e non poteva certo definirsi un buon segno. Doveva pur succedere qualcosa. Pregò che i suoi compagni avessero fortuna per l’ennesima volta e che non fossero in difficoltà.
Improvvisamente, però, la temperatura ebbe degli sbalzi passando dal freddo al caldo in un’intermittenza davvero strabica. Senza capire se stringersi nella giacca o togliersela, il cyborg fece scattare lo sguardo da una parte all’altra. La nebbia era troppo fitta anche solo per distinguere i viadotti della nave che conosceva come le sue tasche.

Avvertì la presenza di qualcuno e si voltò di scatto con il braccio già in posizione di bazooka. Ma lo ritrasse quando vide che davanti a lui, in piedi e avvolta in una coperta c’era Nami.

-Cosa fai qui? – le chiese risistemandosi il braccio – Dovresti riposare! È pericoloso stare qui fuori.

Vide che la navigatrice, a parte qualche piccolo segno di stanchezza sul volto e i capelli brizzolati, sembrava avere il suo solito sguardo contenuto.

-Dove sono gli altri? – chiese guardandosi intorno.

-A parte Chopper sono tutti andati sull’isola insieme alla piccola – le rispose lui.

-Voglio andare anche io.

-Non sei in condizioni. Anzi faresti meglio a rientrare o potresti beccarti qualcos’altro con questi tiri di temperatura.

-Sto bene adesso.

-Lascia allora che sia Chopper a confermarlo – il cyborg le girò intorno per raggiungere la porta che dava al sottocoperta e raggiungere lo studio della piccola renna. Non la sentì però camminare alle sue spalle.

-Qualche altro problema? – chiese il dottore quando vide l’amico irresoluto sulla soglia.

-Sì è alzata – gli rispose lui.

-Chi??

-Come chi? Nami.

-Come sarebbe si è alzata? Non può affaticare i muscoli dopo l’effetto di un antidolorifico tanto potente! – esclamò la piccola renna in apprensione. Con un balzo scese dallo sgabello e afferrò una boccetta nera – Le farò bere questo. Le eviterà almeno le vertigini.

I due raggiunsero nuovamente il ponte ma non videro la loro amica da nessuna parte

-Sarà tornata in camera – disse Franky con un’alzata di spalle.

La nebbia fitta, ora diventata più scura, diede uno strano senso di nausea a entrambi, che si videro costretti ad appoggiarsi alla sponda per riprendere fiato. Nel farlo si affacciarono involontariamente e notarono sulla superficie dell’acqua un’increspatura troppo effervescente. L’acqua era stata smossa da poco.

-Oh, cielo!-gridò Chopper – Non sarà mica caduta di sotto??? - fece per buttarsi ma fu fermato in tempo dal compagno.

-Ci penso io – si tolse gli occhiali da sole e si preparò a tuffarsi quando un tonfo lo bloccò.

Si girarono e videro la loro amica piegata vicino la cima di poppa. Era in una posizione che ricordava un atterraggio perfetto. Aveva appena saltato.

-Nami!- disse il dottore precipitandosi da lei –Ma che fai? Ti arrampichi? Non devi sforzarti o potresti avere un calo di pressione – allungò uno zoccolo verso la sua fronte – Fammi sentire se la temperatura si è abbassata.

Ma lei si ritrasse per poi mettersi istintivamente in piedi. Neanche lo guardò.
-Nami …? – la chiamò Franky avvicinandosi – Stai bene?

Quando la ragazza alzò lo sguardo i due poterono vedere che sorrideva sorniona ma con gli occhi lucidi: - No – confermò mentre il suo corpo scricchiolava – non sto bene. I suoi amici indietreggiarono urlando sconvolti. La videro alzare verso di loro una mano e tutto diventare buio.

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Capitolo 17
*** 17 ***


Fu un tantino strano che altri nemici non si fecero vedere nelle cinque ore che seguirono.
Rufy, Usopp e Brook ronfavano accovacciati ai piedi della grande quercia che avevano usato come nascondiglio mentre i compagni vegliavano e facevano la guardia.

Riuscire a identificare correttamente la luna posizionata al punto giusto, con tutta la foschia bianco-scura che ricopriva il cielo dell'isola posseduta non si rivelò una cosa facile. Ma senza la luce che essa emanava si sarebbero ritrovati completamente al buio così si concentrarono sull'unico punto luminoso del cielo notturno.

Narumi era in ginocchio con gli occhi chiusa ma non sembrava dormire. Era più in una fase di meditazione.
Sanji la scosse dolcemente: -Ei. Dici che siamo nella fase giusta?

La ragazzina sollevò gli occhi al cielo ed esitò giusto un attimo prima di annuire: - Raggiungiamo la spiaggia- disse.

Dopo che riuscirono a svegliare i loro amici dormiglioni si fecero ancora più prudenti mentre seguivano il rumore del mare mosso addentrandosi nella foresta oscura dove un incontro spaventoso era molto probabile. Però se si fossero nascosti lì sarebbero stati facilmente localizzabili. Seppur consapevoli che ormai la loro presenza era confermata.

La spiaggia era fortunatamente deserta. Il mare agitato trascinava a riva le sue onde schiumose e si schiantava sugli scogli inzuppando i loro visi con piccole gocce fredde così come la sabbia scura.

Usopp entrò subito nel panico quando cercando con gli occhi la scialuppa con la quale erano salpati non la scorse neanche lontaneamente.

-Qualcuno l'ha rubata! - gridò - Siamo bloccati qui! Dobbiamo farci sentire da Chopper e Franky e farci venire a prendere! - ma l'orizzonte oltre la riva era troppo ottenebrato per consentire la visuale della loro nave - Sono spariti! Sono spar ....

-Chiudi quella boccaccia! - lo zittì Zoro con una mano sulla bocca - Vuoi farci scoprire idiota?

-Che vengano - disse Rufy - Avremo qualcuno su cui sperimentare la nostra magia di guarigione.

-Non è sicuro che possa farcela - mise in chiaro Narumi - Però ... voglio provarci.

-Mettiamoci all'opera allora.


Per prima cosa era necessario purificare dell'acqua nel quale poi immergere una candela.

Sanji prese fuori dal sacco delle provviste una borraccia e versò l'acqua in una ciotola prima di porgerla alla piccola amica.

Lei emise un respiro profondo prima di avanzare verso la battigia. Continuò a camminare immergendosi fino alla vita. Venne spintonata dalla forte corrente ma senza perdere l'equilibrio o il contenuto della ciotola.

Zoro fece per seguirla domandandosi cosa avesse in mente ma il cuoco gli mise una mano davanti: - Lasciamola fare - si fidava di lei.


Narumi si arrampicò su uno spuntone di roccia che spiccava fuori dall'acqua e restò in piedi con lo sguardo fisso sulla luna ora  abbastanza visibile. Aveva letto tante volte di quel rituale ma era la prima volta che lo metteva in atto. In quelle ore si era ripetuta il procedimento più e più volte e ora non restava che provarci. Se ci fosse riuscita una prima volta ce l'avrebbe fatta anche una seconda e una terza. Abbastanza fino a liberare tutto il suo popolo. Non era una sacerdotessa ma possedeva una forza di volontà abbastanza elevata da tentare il tutto per tutto.

Si voltò un secondo verso i suoi amici e li vide incitarla con lo sguardo a continuare perché credevano che ce l'avrebbe fatta. Sorrise e diede loro le spalle. Mise la ciotola ai suoi piedi e allargò le braccia.

-Kami mi rivolgo a voi! Spiriti di purificazione, che abitate il cielo e ci proteggete donandoci vita e morte. Prendete ogni nostro disastro, e peccato e purificatelo nell'elemento dell'acqua! Prego te Tsukuyomi, dio della luna che ora sente le mie suppliche! Prego che la tua energia si riversi nell'acqua dal quale pou scaturirà la tua forza divina su esseri inferiori come i demoni!"

-Accidenti è bravissima sembra una vera sacerdotessa - commentò Rufy. Robin gli fece cenno di tacere per paura di distrarre la ragazzina.

Narumi inspirò più profonamente prima di chinarsi in ginocchio. Il mare continuava a scagliarsi sulla roccia con la sua schiuma, bagnandola a fiotti. Era quasi del tutto zuppa ma non si fermò. Anzi, aveva appena cominciato. Guardò a lungo la punta dello scoglio e sentì il cuore palpitare. Mentre elencava alcune divinità al quale si rivolgeva, ma riferendosi soprattutto a quella della luna, allungò un braccio.

I suoi amici dalla riva poterono udire il suo gemito di dolore e si avvicinarono abbastanza per vedere il rivolo di sangue che colava dall'avambraccio mentre questo si staccava dalla pietra appuntita che aveva usato per tagliarsi.

-In cambio di tale benedizione - gemette a grandi respiri - Ti offro il sangue umano - e fece cadere due o tre gocce di sangue nella ciotola d'acqua, che subito si arrossarono.

-Narumi! - stavolta fu Robin a fiondarsi in avanti, ma fu di nuovo impedito raggiungere la loro amica.

-Fa tutto parte del rituale - le disse Brook.

-Ma è ferita!

-Non si è tagliata una vena - le disse Zoro - è una ferita curabile. Vediamo dove arriva e in caso interveniamo.

L'archeologa si fece rassicurare e annuì. Stavolta però erano tutti a un passo dall'acqua, pronti a raggiungere lo spuntone in qualsiasi momento.

Ma in quel momento qualcosa mutò. La luna fuoriuscì completamente dal suo fumo di nebbia e i suoi raggi centrarono alla perfezione la ciotola di acqua sanguinosa.

Narumi continuava a pregare un pò intontita dal dolore del braccio ma cedendo allo svenimento. Continuava a premere la ferita per fare uscire più sangue pensando che qualcuno dall'alto la stesse vedendo e soccorrendo.

Fu solo quando vide incredibilmente l'acqua tornare al suo colore naturale che si fermò. Era come se qualcosa avesse aspirato via il rosso. Lo avesse bevuto. Accettato.
La luna si oscurò nuovamente da nuove nuvole nere.

Una mano divina aveva veramente toccato l'acqua. Ora poteva definirsi benedetta.

Narumi sorrise ansimando e si rimise in piedi con la testa che girava. Si voltò verso i suoi amici preoccupati e sollevò con una mano la ciotola porgendola verso di loro.

-Ce l'ho ... - ma prima che finisse la frase, un'onda più grossa delle altre si abbattè sullo spuntone rendendolo viscido e scivoloso.

Lei urlò sapendo che stava perdendo l'equilibrio e mollare la presa del contenitore.

-NARUMI!

Sanji e Rufy agirono prima di tutti.

Il cuoco si tuffò nello stesso istante in cui la ragazzina venne scaraventata in acqua e il suo capitano allungando le braccia in un fare di secondo lestissimo riuscì ad afferrare la ciotola prima che il contenuto si rovesciasse nel mare.

Fu lì che successe il casino.

Sanji emergeva e immergeva all'impazzata. Era troppo buio per riuscire a vedere dove stesse galleggiando la ragazzina e intanto le onde sembravano impazzite.

Zoro e Usopp accorsero subito dietro di lui mentre i loro amici affetti dai frutti del mare potevano soltanto restare a guardare.

*****

Sanji non sapeva più se al momento si trovava sott'acqua o in superficie. Sentiva l'aria nei polmoni però intorno a lui sentiva soltanto freddo e rumori spumeggianti.

Con gli occhi che gli bruciavano si guardava intorno nell'oscurità provando a localizzare una piccola sagoma ma senza successo. Possibile che la corrente era talmente forte da averla trascinata così lontano? No non doveva darsi per vinto. Se c'era ancora possibilità di salvarla lo avrebbe fatto fino all'ultimo sforzo.

Non sentì più neanche le voci dei suoi compagni che la chiamavano inutilmente. L'unica cosa che gli era certa in quel momento era che doveva continuare a nuotare.

Ad un tratto però, ogni rumore, anche quello delle onde violente si fermò.

Sanji si chiese per un istante se non fosse svenuto mentre andava in iperventilazione subacquea, ma si ricredette subito. Sentiva ancora il contatto del mare sulla pelle e la vista farsi sempre più scura. Forse stava svenendo in quel momento. Eppure non sentiva neanche la necessità di prendere aria.

Continuò a nuotare cercando di rispuntare in superficie per vedere se si fosse allontanano lui un pò troppo. Chissà magari gli altri erano riusciti a ripescare Narumi e ora era lui che non si vedeva più.

Sgambettò verso l'alto, quando all'improvviso una figura non gli si parò davanti impedendogli di riemergere. Non era una resa nera dall'oscurità, ma chiara e nitida.
E perfettamente riconoscibile.

Nami.

Nami era sopra di lui e gli galleggiava a pochi centimetri di distanza.

Dallo stupore il cuoco spalancò la bocca facendo uscire migliaia di bollicine. Ecco, pensò. Adesso ho davvero bisogno di aria. Ma la bellissima immagine di Nami che troneggiava sopra di lui lo costrinse a rimanere fermo a osservarla ancora per un pò. Finché non sentì i polmoni in fiamme. Si scostò provando ad emergere da un altro lato ma Nami gli stava sempre sopra come un coperchio che non vuole fare uscire il contenuto dal vaso.

Con gli occhi appannati lui la vide ... o forse si sbagliava, sorridere?

Prima di potersi chiedere se non stesse sognando tutto in uno stato di tachicardia, la navigatrice gli prese il viso tra le mani e lo baciò.

Ora pareva davvero tutto un sogno.

Sanji sentì caldo, ma così caldo che non seppe distinguere il sudore dall'acqua che li circondava. L'aria della ragazza penetrò nella sua bocca trasmettendogliene abbastanza da continuare a restare ancora un pò lì sotto avvinghiato a lei. Ovviamente lo aveva fatto per aiutarlo a respirare. Ma allora perché non farlo emergere?

Se era davvero svenuto e quella era solo un'allucinazione però, voleva godersela. Le labbra della sua Nami -San erano davvero sulle sue. Ne percepiva la morbidezza e il profumo. Sentì poi le sue braccia che gli circondavano il collo e ricambiò stringendole forte la vita. L'immagine di Narumi dispersa in mare lasciò la sua mente. Nami era davvero bellissima anche se riusciva a vederla appena a causa dello sguardo velato dall'acqua salata. Quel momento così magico sembrò voler durare ancora. Forse troppo.

Quando sentì nuovamente la necessità di prendere aria, si staccò dalla sua adorata chiedendosi come mai neanche lei avvertisse tale bisogno. Continuava a sorridere? Ma come?

La prese per mano cercando di trascinare anche lei verso l'alto ma non ci riuscì nuovamente.

Ad un tratto uno strattone ancora più forte del suo lo riportò sempre più in profondità. Due braccia che lo avvinghiavano in un tentativo affettuoso. E poi la sensazione di svenire. Per davvero stavolta. Ma non ancora per la mancanza d'aria. Ma per quel secondo bacio che Nami gli rubò, mettendolo completamente al tappeto.

*****

Zoro e Usopp uscirono congelati dall'acqua e annasparono sul bagnasciuga vomitando residui.

-Dove sono? - gridò Rufy facendo vagare lo sguardo disperatamente.

I cavalloni si sovrapponevano uno sopra l'altro molto più forti di prima. Era stato abbastanza difficile per i due amici cercare di tornare a riva. L'idea di rituffarsi stavolta era una pazzia.

-Non l'ho trovata - ansimò Zoro parlando singolarmente.

-Dov'è Sanji? - chiese Usopp.

Non sentendo risposta si girarono tutti verso il mare in tempesta. Gli sguardi impanicati.

Erano rimasti in acqua per quasi venti minuti ma senza trovare Narumi. E ora neanche di Sanji si vedeva più l'ombra.

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Capitolo 18
*** 18 ***


Quando Sanji riprese i sensi, la prima cosa che sentì fu un forte dolore alla testa come se un ferro appuntito gli si stesse conficcando dentro poco per volta. Gemette e iniziò a muoversi. Si accorse di avere la testa appoggiata su un cuscino e si ritrovò a mettersi seduto su un letto matrimoniale dalle coperte con motivi stellari e lentamente riuscì a mettere a fuoco la stanza intorno a lui.

Le pareti dai colori vivaci, i vari giocattoli sparsi in giro e gli adesivi attaccati ai muri lasciavano intendere si trattasse di una stanza da bambina. I giocattoli erano ingrigiti dal troppo tempo in cui non venivano usati e al di là del letto la polvere troneggiava ovunque, ma non impedì di certo al cuoco di riuscire a identificare la scritta con lettere di polistirolo che svettava bella grossa al centro del muro, avvolta in un cuore: NARUMI&CLIO

Sanji sgranò gli occhi. Quindi quella era la stanza di Narumi e di sua sorella? Ma cosa cavolo ci faceva lui là dentro? E soprattutto dov’era Narumi?

Il veloce ricordo della ragazzina che cadeva in acqua bastò a farlo scattare in piedi provocandosi una nuova fitta alla testa che solo ora si accorse, di averla per metà fasciata, così come ad un angolo del petto che pulsava in maniera sopportabile e al ginocchio.

-Ma che ca… - più confuso che mai si rimise seduto cercando di ricordare gli ultimi istanti prima che perdesse i sensi. Non ricordava neanche se avesse sognato durante la convalescenza. Solo buio e silenzio.

Ma fu qualcos’altro a svegliargli del tutto la memoria.

La porta della stanza si aprì senza preavviso per rivelare al cuoco una bella sorpresa.

Nami varcò la soglia lentamente rivelando uno splendido vestito di raso blu che strascicava ad ogni suo passo,
accompagnato da uno chignon bello alto e da vari gioielli. Era splendida.

-Nami-San … - balbettò troppo occupato ad ammirarla per riempirla di domande.


-Ti sei svegliato! – esclamò lei sorpresa dopo avergli dato una veloce occhiata – Era ora, stavolta hai superato persino Zoro nelle ore di sonno – si tolse il piccolo scialle che le copriva le spalle e lo buttò all’angolo lasciandosele libere – Ma non ti conviene stare in piedi. Chopper ha detto di chiamarlo non appena ti fossi ripreso ma … - nascose un risolino – adesso è lui a doversi riprendere da una bella bevuta.

-Io… - se si fosse trattato di un momento normale, probabilmente il cuoco avrebbe sparato dozzine di cuori da tutti i pori e magari avrebbe avuto bisogno di un veloce intervento al naso. Ma la confusione, la curiosità e la mente ancora intontita dal risveglio lasciarono il posto alla sua versione più calma e seria – Credo di non capire – riprese a guardare il suo vestito con fare meravigliato.

-Tranquillo, non è difficile da capire – disse la navigatrice avvicinandosi con la sua solita aria pretenziosa – Hai avuto un piccolo incidente sulla scogliera. Sei rimasto privo di sensi per due giorni.

-Che? Due giorni?? – esclamò sgomento il ragazzo – Ma come … come è successo?

-Usopp mi ha raccontato che hai cercato di salvare Narumi che era caduta in mare.

-Narumi, giusto! Dov’è? Sta bene?

-Sta benissimo. Ti sei perso abbastanza roba – ghignò lei sedendosi alla piccola seggiola vicino il letto – Cercherò di riassumere in breve. Mentre cercavi di salvarla la marea ti ha spinto troppo a fondo e hai sbattuto la testa contro un masso appuntito. Robin ha giurato che hanno impiegato più di mezz’ora per riuscire a riportarti a riva e che non è stato facile finché io Chopper e Franky vi abbiamo raggiunti. È stato subito dopo che sono riusciti a sconfiggere i Passi.


-Sconfiggere? Intendi che sono riusciti a scacciare via i demoni?

-Già. E a liberare l’isola. Grazie all’acqua benedetta di Narumi, con il quale hanno intriso una candela che hanno usato per bruciare le monete ed esorcizzare gli abitanti – si stiracchiò – Sapessi che festa hanno dato per ringraziarci – si alzò e fece una giravolta su sé stessa – E ovviamente non sono mancati i regali. Ti piace il mio nuovo vestito? E i gioielli che te ne pare?

-Sei ... angelica… - rispose il compagno con sguardo imbambolato – Ma, davvero, sono rimasto svenuto per due giorni?

Lei annuì: - Visto che non volevamo lasciarti del tutto solo sulla nave, Narumi ci ha proposto di usare la vecchia stanza sua
e di sua sorella per farti riposare. Venivamo a controllarti ogni mezz’ora.

Sanji analizzò quelle informazioni poco per volta. Se era vero che aveva sbattuto la testa, allora il ricordo di Nami che lo raggiungeva sott’acqua baciandolo … doveva essere stata tutta un’allucinazione. Sbuffò e si buttò sul cuscino all’indietro in preda alla vergogna: - Quanto sono stupido – mugugnò coprendosi la faccia – Mi sento uno schifo. Alla fine non ho fatto niente per aiutarvi … ho lasciato tutto sulle vostre spalle … che inutilità che sono- e lo pensava seriamente. Se non aveva la forza per resistere a un graffio in testa, come poteva pretendere di continuare a combattere al fianco dei propri compagni?

-Non dire così! – di certo non si aspettò che Nami gli levasse delicatamente le mani dal volto per guardarlo dritto – Hai cercato di salvare Narumi. Lei ti è riconoscente per questo, non ha fatto altro che chiedere di te per tutto il tempo.

-Dov’è ora?

-Con sua sorella. Hanno molto da dirsi dopo tutto questo tempo. Non sei stato inutile per niente, Sanji-Kun.

-Come puoi dire così, quando mentre gli altri combattevano io stavo qui a poltrire?

-Non per colpa tua – quella sua insistenza nel volerlo difendere, invece che dargli dello stoccafisso non la rendevano affatto riconoscibile.

-Nami-San … - decise di cambiare argomento – Tu … stai bene?

-Cosa? – strabuzzò gli occhi.

-Ti ho lasciata sulla nave in uno stato orribile. Stai meglio ora?

Nami abbassò lo sguardo e le guance lentamente le si colorarono di rosso: - Si … ora sto benissimo – alzò lo sguardo lasciandolo di pietra con i suoi occhi illuminati di una scintilla gioiosa – E a dirla tutta … sono contenta che tu stia bene, Sanji-Kun.

Sanji rimase fermo con lo sguardo. Neanche stavolta si lasciò trasportare dal suo lato tutto cuore e sdolcinatezze. Nami era lì, gli sorrideva, lo confortava ed era salva. Non poteva perdere il controllo. O meglio non ci riusciva.

-Mi dispiace – le sussurrò abbassando gli occhi – Avrei voluto fare di più in questa missione.

-Hai fatto tanto invece – riprese la navigatrice prendendogli la mano e rendendolo più sorpreso che mai – Prima di questo viaggio non avevo mai capito … quando realmente contassi per me – il cuore del cuoco prese a martellare all’impazzata – Sei stupido – ed era vero – Sei letteralmente un’idiota dai pensieri perversi la maggior parte delle volte. Ma … quando tiri fuori la parte migliore di te … ovvero quella che è sempre pronta a difendermi, che non mi abbandonerebbe mai, che riesce sempre a farmi smettere di soffrire … e a farmi giurare di non piangere mai più – ritornò con la mente a quella notte sulla nave in cui il suo conforto era l’unica cosa di cui aveva bisogno – … ecco … - la voce gli si stava incrinando.

Sanji ricambiò la stretta di mano sapendo che ormai nessun suo carattere spiacevole poteva rovinare quel momento: - Morirei per farti smettere di piangere, Nami-San – ogni suo desiderio verso ogni donna, ogni sua mania spudorata, ogni singolo gesto da cascamorto che era in lui … venne sostituito dall’immagine della ragazza che aveva di fronte.
L’unica.


-Nami-San … io … - non finì la frase.

In breve sentì le labbra della navigatrice sulle proprie e poi il peso del suo corpo rimetterlo sdraiato sul letto.

Ora poteva considerarlo un sogno? Eppure sembrava così reale. Sentire i loro respiri che si alternavano, il corpo di lei, sopra quello di lui, le proprie bocche a contatto, le mani che si stringevano e cominciavano a toccarsi a vicenda.

-Sì, Sanji-Kun – gli rispose lei staccandosi per un momento – Anch’io.

Sanji riprese a baciarla e stavolta con più foga, sapendo per certo che era tutto vero. Forse non si era dimostrato valido in quella missione ma se poteva riuscire a fare felice Nami, allora si considerava la persona più utile del mondo.

La vide mettersi seduta sopra di lui con fare delicato per non fargli troppo male alle zone bendate e poi portarsi le mani dietro la schiena per adoperare con i laccetti del vestito. Sentì il cuore a mille.

-Non lo vuoi? – chiese lei con uno sguardo speranzoso.

-Sì, più di ogni altra cosa … ma … - balbettò in preda al panico – Qui … ora? Voglio dire … non è casa nostra – la prese sul ridere.

-Ma sta zitto! – lo spinse meglio a stendersi – Sono sicura che a Narumi non dispiacerà. Infondo questa casa è già malridotta di suo– ghignò avvicinandosi al suo viso – Non noteranno la differenza – e con un gesto si tolse il corpetto del vestito rivelando il reggiseno di pizzo.

Sanji cominciò a sudare e arrossire mentre andava in iperventilazione. Il suo naso gli diede tregua ma non fu la stessa cosa per l’erezione che piano piano cresceva eccitata. Il desiderio c’era ed era enorme. Molto più grosso della preoccupazione che qualcuno aprisse la porta e li trovasse in quello stato.

Per un attimo pensò che magari anche Nami c’era andata pesante con l’alcol alla festa e che quindi quella sarebbe potuta essere la sua unica occasione di dimostrarle tutto il suo amore. Non se la sarebbe certo fatta scappare.

-D’accordo – esclamò con fare serio ricominciando a baciarla e a prendere in mano la situazione come solo uno come lui sapeva fare.

-Sì – gemette lei quando sentì la sua lingua scendere per tutto il corpo – Rendimi felice, Sanji-kun.

E Sanji, di questo, era certo di esserne perfettamente capace.

__________________________________________________________________________________________________________________

Un’ora dopo.

Sanji sentì i suoi capelli solleticarle il naso mentre apriva gli occhi e la trovava lì, accanto a lui, sdraiata di spalle esausta.

Dunque non era stato un sogno. Sorrise e le baciò la nuca. La stanza aveva solo una minuscola finestrella dai vetri appannati. La luce all’esterno era evidente. Chissà che ora era.

-Nami-San – cominciò a scuoterla leggermente – Ci conviene alzarci – lei emise un piccolo gemito capriccioso.

Il cuoco sorrise pensando di lasciarla dormire ancora un po’. Si mise lentamente in piedi e si rivestì velocemente con l’intenzione di andare a vedere come stessero gli altri, chiedere scusa per quanto era stato stupido e magari chiedere a Narumi di aiutarlo a preparare una colazione (o cena, qualunque ora fosse) da portare a letto alla sua amata.

Perché, sì. Era sua ora. Qualunque cosa sarebbe successa.

Emise un piccolo sbadiglio e si avviò alla porta ma quando sentì la mano fredda della ragazza afferrargli il polso si voltò trasalendo. Che riflesso improvviso.

-Non andare – la sentì sussurrare. Vide che aveva gli occhi aperti, neanche socchiusi. E la voce per niente assonnata.

-Sono qui – la rassicurò stringendole la mano – Vado un momento dagli altri. Si staranno chiedendo che fine abbia fatto.

-Ho bisogno più io di te di loro.

-Questo lo so – la prese un po’ in giro per poi poggiarsi accanto a lei e baciarle la mano – Tu sarai sempre sopra tutto e tutti.

-Allora dimostramelo – disse Nami mettendosi seduta e strusciandosi sul suo petto – Rendimi di nuovo felice.

Sanji si bloccò: - Cosa? Ma Nami-San … abbiamo appena …

-Non è abbastanza – insistette lei – Voglio di più.

Il cuoco non alzò un dito cambiando espressione. Non era proprio da lei dire certe cose. Un desiderio così sfrenato neanche lui l’aveva mai avuto.

-Nami-San … forse non è il caso … non ora.

-Perché? Mi ami non è vero?

Durante la splendida ora che avevano passato, non se l’erano detti neanche una volta. Quindi era ovvio che lei non lo considerasse un semplice divertimento.

-Sì … certo che ti amo – glielo disse col cuore – Ma …

-Allora amami – la navigatrice gli saltò addosso appiccicando nuovamente le labbra sulle sue. Gli ficcò la lingua in bocca cominciando a riassaporare la saliva con molta voracità. Le sue mani presero ad armeggiare sulla camicia di lui con molta più foga di prima.

Sanji non reagiva, troppo preso da mille dubbi. C’era qualcosa che non andava.

-Nami-San … - le disse delicatamente mentre la sentiva mordicchiargli il collo – Nami-San … aspetta! – ma lei non cedette.

Fu solo quando sentì la sua mano penetrargli nel pantaloni che il cuoco perse le staffe: - Aspetta! – sbottò spingendola di lato e mettendosi in piedi davanti a lei.

-Sanji-Kun … - rantolò guardandolo stupita.

-Che cosa ti succede? – le chiese con tono perentorio ma non riuscendo a fare uno sguardo arrabbiato – Questo non è da te.

-Pensavo lo volessi – balbettò lei ansimante – Io ti voglio.

-Anche io, ma non voglio solo questo! – non credeva l’avrebbe mai detto un giorno – Amarsi non vuol dire solo fare sesso.  È una cosa bellissima … non mi stancherei mai ... ma è abbastanza per ora– la vide voltare lo sguardo – Voglio dire, è una questione di priorità. Ora … ci sono altre cose da fare. Io … vorrei andare a vedere come sta Narumi.


-Non puoi – disse Nami con voce ferma.

-Eh?

-Non puoi – ripeté voltandogli completamente le spalle.

-Che vuoi dire?

-Non ti è permesso di vederla – c’era qualcosa dai strano nel suo tono ora. Né troppo elevato, né troppo basso, ma comunque preoccupante all’ascolto.

-Non capisco, Nami-San … questa è casa sua giusto? Voglio solo assicurarmi che stia bene e dire agli altri che mi sono ripreso.

-Gli altri non sono qui – rispose la navigatrice sempre voltata – e lei sta bene … per adesso.

Sanji avvertì un terribile presentimento e indietreggiò di un passo: - Che significa per adesso? – non ebbe risposta – Nami-San?

La vide piegarsi in avanti e poi avvertire i singhiozzi del pianto … che piano piano andarono a divenire una risata. Indietreggiò ancora.

-Evidentemente ti ho sottovalutato … - mentre parlava la voce della navigatrice variò andando a diventare unica con un coro di voci infernali – pensavo che il desiderio fosse la tua unica brama con lei – si voltò - … Sanji-kuuuuuun

Il cuoco si paralizzò dal terrore. Gli occhi della navigatrice erano diventati irriconoscibili, dalle pupille gialle con le iridi bianche sottili come quelle di un gatto. La pelle del viso era mezza scorticata per rivelare delle squame da serpenti che ricoprivano solo metà del viso. L’essere tirò fuori la lingua troppo lunga per essere quella di un umano e sibilando in una risata mentre sputava grumi di saliva addosso a lui.
-Sorpresa – ringhiò in preda a una risata isterica.

Sanji col sangue che gli si congelava nelle vene, scattò verso la porta, ma nell’istante in cui si rese conto che questa era chiusa, avvertì una forza sconosciuta che gli fece venire la nausea, trascinarlo nuovamente verso il letto, dove ad attenderlo c’era la creatura che si preoccupò di inchiodarlo sotto il suo peso prima di sputargli in faccia.

- Dove pensi di andare? Lascia almeno che mi presenti, prima. Sono l’alimentatore di ogni volontà, gioia e voglia di vivere. Colui che rende le anime proprie, attraverso i desideri più sfrenati. Il signore di tutti i demoni che si cibano delle emozioni più determinate. Ma per non entrare da adesso nei dettagli, chiamami semplicemente Passus



Ciao a tutti scusate la scomparsa, ma spero comunque di continuare a incuriosirvi.
Alla prossima ^^

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Capitolo 19
*** 19 ***


-Sei spaventato. Lo sento – sibilò la creatura in cui Nami si era mutata. Sanji era sotto di lei, sentendola improvvisamente molto più pesante di quanto la vera Nami era in realtà. Gli teneva i polsi fermi sopra la testa e la faccia a pochi centimetri dalla sua – Un impulso che mi attizza così tanto – tirò fuori la lingua sfiorandogli il viso tramandandogli brividi di freddo. Tutto il gelo che emanava quel corpo ormai lo stava piano piano indolenzendo.

-Sei ... un demone ... - digrignò cercando in tutti i modi di dimenarsi senza risultati. 

-Il demone – lo corresse la voce proveniente dal corpo della sua Nami – La mente che c'è dietro quella di tutti gli altri assetati di volontà. Ma la mia sete supera tutte. Non è mai saziabile. Più ha e più vuole.

-Sei dentro ... Nami-San? – nel dire queste parole la rabbia gli si riversò dentro e prese a lottare quanto più forte poté. La ragazza gli si era inginocchiata sopra e premette le gambe sul suo bacino con violenza spalmandosi completamente sul suo corpo.

-Le membra più limpide che abbia mai posseduto – gli sussurrò aprendo un largo sorriso inquietante – D'altronde come si fa a non resistere a questo corpo? Dovresti saperlo. Proprio tu.

-Bastardo – ribatté il cuoco ormai consapevole di chi avesse davanti e in che forma – Cosa vuoi da lei? – fu tutto ciò che riuscì a dire prima che il freddo gli dolorasse nuovamente i muscoli. Erano forse gli effetti della vicinanza stretta di un essere demoniaco senza la protezione delle monete? Sentiva le tasche vuote. Non era più immune.

-Lei e basta che domande – continuò Passus – Mi ha accettato volontariamente. L'ho posta davanti a una scelta e lei ha accettato. Non è mai stato tanto facile riuscire a ottenere un 'anima così determinata come la sua - si mise più comodo senza però mollare la presa sui polsi del cuoco, che cominciavano ad arrossarsi – Un'altra dote che mi rende superiore a tutte le fecce succhia anima intorno a me, è quella di riuscire a individuare tra tanti spiriti posti in un unico posto, l'unica colma al punto da saziarmi abbastanza. In parte ovviamente. E non hai idea di quanto la mia brama sia aumentata quando la vostra nave ha solcato i miei confini.

Sanji sgranò gli occhi. Dunque non si sbagliavano. Qualcuno aveva davvero percepito subito la loro presenza. Allora ogni singola mossa era stata spiata.

-Non ho mai percepito tanta destrezza, volontà e determinazione. Tu e i tuoi compagni possedete una forza d'animo che è riuscita a superare quella di tutte le anime di quest'isola messe insieme – continuò il racconto l'essere – Ricordo che la tua era una delle più invitanti – prese ad inspirare desiderante – Ed è molto difficile per me al momento resistere dal venire dentro di te e assaporarmi ogni tua passione. Ma come vedi al momento sono occupato – lo sguardo selvaggio che gli lanciò fece immobilizzare completamente Sanji. Un'espressione che non poteva essere umana, anche se formatasi sul volto di Nami.

-Siete stati bravi devo ammetterlo- ghignò il demone – Ricorrere ai rituali sciamani delle monete forate per tenerci lontani è stata una mossa niente male. Ma è bastata la minima distrazione per rendere immune questa ragazza – i pensieri del cuoco tornarono al rito di invocazione compiuto da Nami dal quale ne era succeduto il suo malessere – Prendermela è stato un gioco. Ha un cuore parecchio corrotto sai? Dal denaro, dalla sete di ricchezza. È proprio scaltra.

Sanji gemette sentendo che la troppa vicinanza del demone e dell'aura malvagia che lo invadeva cominciava a costargli caro anche respirare. La pressione che gli stava esercitando sopra era sempre più asfissiante.

Lui sembrò rendersene conto. E con una faccia d'indifferenza decise d'improvviso di mollargli i polsi e mettersi in piedi liberandolo dal suo peso. Mentre il ragazzo prese lentamente a mettersi seduto muovendo a malapena le braccia rosse e formicolanti, così come il resto del corpo, il corpo di Nami gli voltò le spalle. Indossava soltanto la biancheria intima, ma il cuoco ormai non si preoccupava più di cose simili.

- Nami-San ... ti ha accettato dentro di lei? – riuscì a chiedere mentre la circolazione riprendeva a scorrergli nei polsi. Emise uno sbuffo divertito: - Non farmi ridere. Non rinuncerebbe mai alla sua volontà tanto facilmente.

-Allora non la conosci così bene come pensavi – sibilò nuovamente la voce del mostro all'interno della ragazza. Si voltò a guardarlo fisso con un ghigno agghiacciante: - Le ho solo promesso tutto quello che il suo cuore desidera. Ovviamente però mi sono servito della carta vincente per farla cedere - si mise una mano sulla fronte accarezzandola delicatamente – La mente umana. Così piccola all'apparenza ma contenente la vita stessa di una persona. Ogni ricordo. Ogni sogno. Ogni sentimento. Ogni pensiero – elencò con tono perverso toccando il corpo della navigatrice e godendo. Cosa che a Sanji fece montare ancora di più la rabbia dentro.– Io so tutto di lei – concluse Passus – Il suo passato. I suoi tormenti. Le sue perdite – sorrise malizioso – Io ho il potere di illudere l'uomo. Cosa di cui nessun altro essere immondo dannato sarà mai capace nei secoli a venire – si portò una mano al braccio dove anni prima Nami si era accoltellata, ora coperto con un tatuaggio.

Fu allora che Sanji capì: - Hai usato ... la sofferenza del suo passato ... come un'arma?

-Non esattamente – lo corresse il nemico – Le ho solo mostrato un probabile futuro, in cui avrei permesso che grazie alle mie anime sua madre sarebbe tornata dalla morte – ci furono pochi attimi di silenzio che a Sanji sembrarono infiniti. Realizzare quelle parole così meschine non era facile – E da questo ho compreso che infondo non pensa sempre alle ricchezze. Ha un animo buono nel profondo. Ma lo tiene troppo nascosto. Ecco perché ho potuto penetrarla facilmente.

Sanji perse completamente le staffe. Si lanciò verso l'essere ruggendo di rabbia, con la gamba tesa. Sentiva ancora i muscoli tenui, ma la forza del suo Diable Jambe era troppo potente per venire spenta. Il desiderio di fare a pezzi quella creatura che si stava approfittando della ragazza che si era appena reso conto di amare più di ogni altra cosa, superava ogni tentativo di ragionamento.

Fu allora che gli effetti della possessione svanirono sul volto della ragazza. Gli occhi tornarono di quel marrone dolce e innocente, formando un'espressione serena.

-Sanji-Kun – lo chiamò. La voce era tornata normale. Il che fece bloccare il cuoco prima di sferrare il suo attacco più forte.

No, si maledisse. Non poteva. Quello era anche un bastardo ma al momento era nel corpo di Nami. Non poteva rischiare di attaccarlo coinvolgendo anche lei. Le fiamme che già si erano accese intorno alla sua gamba si spensero non appena riprese il controllo e si ritrovò in piedi a guardarla. Impotente.

Non appena però fu certo che non avesse più brutte intenzioni, Nami ghignò ricoprendosi nuovamente di squame e riaccendendo nelle pupille la malvagità del demone che saltò addosso al cuoco con un'aggressività maggiore di quanta ne aveva adoperata prima.

Lo fece cadere all'indietro, atterrando tra i giocattoli che un tempo erano appartenuti a Narumi e sua sorella. Sanji sentì un dolore atroce alla schiena. Il demone gli si inginocchiò nuovamente addosso riafferrandogli i polsi e stringendoli così brutalmente che per un attimo pensò volesse troncarglieli. L'aura maligna si era ampliata.

L'aria si fece pesante e nel respirarla il cuoco si sentì soffocare come in una camera a gas. Il gelo era così intenso che sembrava nevicasse nella stanza.

-Ascoltami bene - gli sputò in faccia a pochi centimetri dalla sua bocca – Questo corpo da puttanella mi sta facendo ottenere tutti i più grandi strati di volontà di cui mi sia mai nutrito. Più le do e più lei vuole. All'inizio pensavo di soddisfarmi con l'anima del vostro capitano. Risultava essere l'aura più splendente di determinazione fra tutti voi. Ma poi ho pensato. Perché accontentarsi di una singola anima quando grazie a questa ragazza posso ottenere tutte quelle dell'universo? – Sanji non stava neanche tentando di ribellarsi.

L'energia oscura lo stava mandando al limite delle forze: - Anni fa scelsi quest'isola per me e i miei sottoposti perché fu proprio da qui che fui invocato per la prima volta, riemergendo dalle viscere della tomba, da un sacerdote satanista. Col suo rituale mi ha legato a Cinis. L'isola intera appartiene a me e a tutti gli spiriti figli dell'inferno che richiamai in seguito, per impossessarci di tutti coloro che la abitano, rendendola una gabbia accogliente.
Non ci è possibile varcare i confini 
– spiegò poi – Il cerchio imposto da quel vecchio pazzo non ce lo permette. Ma le cose stanno per cambiare – rise perverso – Le forze di volontà che sono giunte a me, mi permetteranno di accumulare quanta forza necessaria da spezzare il cerchio e disperdere i miei demoni in giro per il mondo per nutrirsi di ogni singola volontà terriera. Nami in questo è essenziale. Devo solo accontentare ogni suo misero capriccio, affinché la sua voglia cresca e allo stesso tempo diminuisca. Un processo lento ma dal risultato preciso.

-Ba...stardo ... - ansimò il cuoco riuscendo a guardarlo negli occhi con aria di sfida. La presa sui suoi polsi aumentò e stavolta non riuscì a trattenere un lamento di dolore.

-Tu e i tuoi amichetti non potrete fare niente per fermarmi. Ho già sistemato due di loro, sistemerò anche gli altri. È solo questione di tempo. Quando avrò raggiunto la forza suprema neanche quelle misere monete potranno proteggerli – ormai erano così vicini da baciarsi. A Sanji balzarono in testa le immagini di Franky e Chopper rimasti sulla Sunny per badare all'amica. Che cosa era successo? – Non sai quanto vorrei cominciare adesso, con te. Sembri il più volenteroso a voler portarmi via questo corpo – gli sussurrò – Ma per adesso mi servi ancora vivo per portare a termine il mio piano. E soprattutto mi serve che tu abbia ancora la volontà fresca. Per questo non ti farò toccare da nessuno dei miei demoni. A parte me ovviamente.

Sanji rabbrividì. Una vaga intuizione gli gironzolava in testa ma non aveva senso esporla, visto che la sentì confermare qualche secondo dopo.

-Mi serve che tu accontenta la volontà di Nami. Che è proprio quella di averti – vedendo la faccia scioccata che era riuscita a procurargli, Passus rise divertito – Ma come? Credevi che anche quella fosse una messinscena? Lei ci tiene davvero a te. E se te lo dico io che ora posseggo la sua anima e il suo corpo puoi starne più che sicuro. Uno dei suoi desideri più profondi è quello di essere tua. Di sentirsi amata da te. Di sentirsi la sola che conta per te – e questo lui non lo aveva mai messo in dubbio – Tu sei qui per una ragione – finì il nemico – Compiacerla. Accontentarla. Qualunque cosa ti dirà di fare tu la farai anche se significherebbe giacere dodici ore di fila su quel letto. Lei in questo momento crede di stare vivendo in una bellissima realtà, dove nulla va storto. Vive nell'illusione. E tu devi aiutarmi a farle continuare a credere che questa illusione sia vera.

Sanji non reagì a quelle parole. Troppo preso da pensieri confusi. Davvero Nami lo desiderava così tanto? Tanto da permettere a quell'essere immondo di farlo diventare il suo ... giocattolo del sesso?

-Ti avviso. Se accennerai una sola reazione, sia la tua amata Nami che quella stupida ragazzina, moriranno lentamente e dolorosamente davanti ai tuoi occhi.

A quelle parole il ragazzo sgranò gli occhi ricominciando a dimenarsi con un'incredibile forza d'animo: - Dov'è Narumi? – sbraitò provando a tirare delle capate al demone mancandolo a causa delle vertigini; -Che cosa le hai fatto? Dimmi dov'è!

-Te l'ho già ripetuto – lo bloccò lui esercitando maggiore forza – Sta bene. E se farai il bravo bambino continuerà a vivere per altri giorni. Darla in pasto ai miei sottoposti è uno spreco. Possiede anche lei una notevole forza di volontà. Mi sarà più utile in seguito. Ma per adesso serve solo ad assicurarmi che non farai mosse azzardate – si avvicinò ancora di più al suo volto – Qualunque cosa tu le dirai o le farai, io sarò lì. Sentirò e vedrò tutto. Non fare scherzi –detto questo lo baciò.

Sanji vide la vista annebbiarsi. Pensò che sarebbe svenuto ma all'improvviso la pesantezza che avvertiva sul corpo si dissolse e la presa sui suoi polsi si spostò sulle sue mani. Avvertì un dolce tepore provenire dalle labbra di Nami e senza saperlo ricambiò il bacio che durò cinque secondi. Dopodiché il corpo della ragazza si mise in ginocchio davanti a lui e solo allora Sanji poté notare che sembrava tornata nuovamente la sua Nami. Lo guardò e sorrise. Un sorriso bellissimo che gli scaldò il
cuore.

-Sanji-Kun – gli disse – Che fai lì sdraiato? – chiese divertita – Mi sa che hai schiacciato qualcosa.

Il cuoco esitò qualche secondo prima di mettersi lentamente seduto. Gemette quando si tolse da dietro la schiena un piccolo trenino di legno, ora spezzato a metà.

-Ups! – rise la navigatrice civettuola – Sei più maldestro di Rufy certe volte! – si rimise in piedi con una leggerezza quasi da ballerina. Sanji la guardò basito cercando ancora di capire se fosse di nuovo lei o un altro trucchetto.

Lei gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi: - Dai tranquillo, diremo a Narumi che era già rotto – lui esitò un può a prenderle la mano tanto per il dolore ai polsi che erano diventati violacei, quanto la poca fiducia.

Quando furono di nuovo in piedi lei lo abbracciò. L'odore di mandarini si disperse nell'aria. Un odore che Sanji avrebbe riconosciuto tra mille. Si lasciò abbandonare
a quell'abbraccio volendo credere che la sua Nami fosse davvero lì davanti a lui e sarebbe stato sempre così. Si staccarono e lei lo fissò intensamente: - Io ... vorrei ... - balbettò timidamente. Si portò una mano dietro il reggiseno.

Clic

-Insomma ... se lo vuoi anche tu ...

Sanji non aprì ancora bocca, troppo scosso per dire o fare. Ma bastò che una luce gialla attraversasse per un microsecondo le pupille della ragazza, come avvertimento, per farlo riprendere e recitare la parte che gli era stata ordinata.

-Sì ... voglio.

Nami esultò felice e gli saltò alla bocca iniziando a tirarselo verso il letto. Sanji non poté fare altro che accontentarla e per non cadere nello sconforto o dimenticandosi di essere un uomo e abbandonarsi a un pianto di rabbia, provò con tutto sé stesso a immaginare che ciò che stavano andando a fare era stato davvero il desiderio di entrambi da una vita. E ora lo stavano realizzando felici.  

 

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Capitolo 20
*** 20 ***



                                                               
Rufy rimase integralmente senza fiato. Aveva passato l'ultima mezz'ora a urlare i nomi di Sanji e Narumi rivolti al mare ancora in tormenta dove i due erano spariti, correndo all'impazzata sulla riva.

Ormai sgolato cadde in ginocchio tossicchiando e riprendendo aria. Alle sue spalle fece lo stesso Usopp, che però non essendosi sforzato quanto lui, riuscì a restare in piedi.
Nel frattempo Zoro e Robin tonarono di corsa verso di loro dopo aver perlustrato l'altra parte della battigia per provare a visualizzare le due sagome che venivano portate via.

Brook scese con un salto dallo scoglio più alto, atterrando perfettamente in piedi. Neanche lui aveva avuto fortuna.

-Non è possibile ... – ansimò il cecchino– Non possono essere davvero ...

Rufy ringhiò interrompendo quella frase, per rimettersi velocemente in piedi e rimettendosi a correre urlando all'impazzata i nomi degli amici.

Zoro si sganciò dalla cintura le sue spade ormai zuppe. Aveva provato a rituffarsi più volte per ritentare un salvataggio ma era stato più volte o trattenuto da Robin o sbalzato via dai flutti violenti.

-E' inutile urlare, Rufy! – lo richiamò Usopp mentre l'amico si allontanava. Farsi sentire era già difficile visti i rumori sovrastanti dei cavalloni – Con queste onde non ci sentirebbero comunque! – ma lui anche se aveva inteso non lo ascoltò e continuò a chiamare.

-Non ci credo! – sbraitò invece Zoro con un tremolio di freddo nella voce – In passato abbiamo affrontato tempeste peggiori di queste! Come può quello stupido cuoco ...

Usopp lanciò un urlo di disperazione: - E se quei mostri melmosi che vivono nelle acque li avessero divorati? – prese a piagnucolare.

-Che tragedia! Che tragedia! Yohoho – lo abbracciò Brook mutando la sua risata in singhiozzi disperati.

-State calmi – disse Robin - Qui l'acqua non ha lo stesso colore della zona in cui abbiamo incontrato quelle creature. Secondo me dipende anche da questo se non ne abbiamo incontrati quando siamo approdati.

-Ma allora dove diavolo sono finiti quei due? – le domandò con fare aggressivo Zoro. L'archeologa non seppe dare nessuna risposta confortante perciò si limitò a scuotere la testa e abbassare lo sguardo.

-Che cosa facciamo adesso? – tremolò Brook continuando ad abbracciarsi il cecchino.

Neanche a questo si seppe dare una risposta. Non poterono far altro che riprendersi per un momento dopo la lunga corsa del quale il loro capitano non era ancora del tutto stanco.

-Magari sono emersi da qualche altra parte – provò a ipotizzare Usopp – Magari anche loro ci stanno cercando da un lato opposto dell'isola!

-Andiamo a cercarli allora! – gridò Rufy riunendosi con loro – Brook! Robin! Venite con me nel bosco! Zoro, tu e Usopp restate qui e provate a rituffarvi a ogni costo!

-Non possiamo! – replicò il cecchino – Guarda lì! Sembra che qualcuno stia prendendo il mare a pugni dall'alto! Non possiamo rischiare anche noi di spari...

-Non sono spariti! – gridò Rufy prendendo l'amico per la camicia e iniziando a strattonarlo – Come puoi avere così poca fiducia in Sanji? Lui sta benone e se lui sta bene allora anche Narumi è salva! Non osare dubitarne! – il panico che nutriva nel profondo gli faceva sputare sentenze senza neanche ascoltare per intero ciò che l'amico aveva da dire. Nessuno provò a ribattergli. Sapevano che quando dentro di lui nasceva quel senso di protezione e fermezza era impossibile provare a farlo ragionare.

-Hai ragione Rufy – boccheggiò Usopp spingendolo delicatamente via da sé – Ma io non intendevo spariti nel senso ... - lo sguardo di fuoco che gli fu lanciato lo costrinse a correggersi - ... in quel senso ... ma ... - indicò il mare - ... non riusciamo più a vederli ...

-Dividersi è una pessima idea, Rufy. E l'alta marea non accinge a migliorare – intuì Zoro facendosi improvvisamente avanti – Ma non abbiamo tutto questo tempo da perdere! – lanciò uno sguardo alla ciotola contenente l'acqua benedetta da Narumi che si erano preoccupati di mettere al sicuro. L'immagine determinata della ragazzina che compiva il rituale sullo scoglio gli balzò in mente, unita alle parole riflessive che gli aveva rivolto quando lo aveva beccato nascondere quella pagina enciclopedica. Strinse forte l'impugnatura della sua katana, prima di avviarsi verso il bagnasciuga con fare deciso.

-Cosa vuoi fare? – gli disse Robin.


-Mi accerto se continuare a cercare qui sia inutile o meno! – fu la risposta, prima di prendere posizione.
Iniziando già a intuire ciò che aveva in mente i compagni indietreggiarono.

-Ma sei fuori di testa? – gridò Usopp realizzando la sua "trovata"- In questo modo potresti ammazzarli sul serio!

-Sta zitto! – lo ammonì Rufy – Lascialo fare – la fiducia che riponeva nei suoi compagni era incrollabile.

Lo Spadaccino si curvò in avanti mettendosi una spada tra i denti e tenendo le altre due incrociate. Invocò dentro sé tutta l'energia e la concentrazione di cui era capace, preparandosi a creare un mulinello d'acqua volante. Conosceva la potenza di Sanji e non se ne preoccupava. Ma quella ragazzina dalla grande forza d'animo ma dalle capacità incerte aveva meno possibilità di resistere.

Giurando che avrebbe fatto di tutto per salvarle la vita, issò il colpo.


Il freddo la attanagliava, così come la sete e il corpo dolorante.

Non si rendeva conto di dove si trovasse. Intorno a lei vedeva soltanto un'oscurità asfissiante che quasi le toglieva il respiro. Ma nonostante questo era in piedi e si guardava intorno senza sapere cosa fare. Se non urlare.

Il male che permaneva nel suo corpicino esile non le permetteva neanche di muoversi. Si sentiva svenire ma era come se non le fosse concesso. Sentì il bisogno di chiamare qualcuno, di invocare aiuto. Ma chi poteva sentirla in quel nulla straziante? Come se delle catene la tenessero ancorata tra cielo e terra. Provava dentro di sé la necessità di provare a uscire da quel limbo, ma tutto quello che ottenne fu altro dolore. Un dolore che però non poteva esprimere se non psicologicamente. Quel male che le stavano infliggendo era sigillato da visioni che le oscuravano la mente impedendole di ragionare lucidamente.

Visioni che però, erano piacevoli. Serene. Le facevano dimenticare il dolore. Vedeva il mondo con altri occhi. Dall'interno. Come in un manichino. Tutto ciò che vedeva o faceva la illudevano che tutto andasse bene quando in realtà era l'esatto opposto.

Quel corpo non le apparteneva più, ma i sentimenti che ne oscuravano la consapevolezza erano in grado di rendere tutto questo ... sopportabile.

Nami si alzò dal letto stiracchiandosi per bene. Un sorriso soddisfatto stampato sul volto. Si avvolse il corpo intorno al lenzuolo spostandosi di poco dal punto del letto che era stato macchiato.

Sanji era accanto a lei, sdraiato e mezzo svenuto con la testa sul cuscino. Erano passate cinque ore esatte da quando entrambi si erano stesi sul letto per dedicarsi nuovamente alla passione e solo ora la navigatrice o la ragazza creata dalla possessione di Passus, sembrava soddisfatta.

-Accidenti – commentò guardando il compagno estasiata – Non ti facevo così insaziabile.


Io? Si chiese il cuoco nella mente. Non poteva rischiare di buttare giù di lì una qualsiasi parola che sarebbe risultata fatale. Fece perciò un finto sorriso: - Te l'avrei dimostrato molto tempo prima se ne avessi avuto la possibilità

-Beh – ghignò lei avvicinando il viso al suo – Ora ce l'hai. Non pensare che mi accontenti solo di questo- la voce era ancora la sua. Il demone non era ancora tornato allo scoperto.

-Sì ... Nami-San – mormorò accarezzandole il volto – Quando vuoi.

-Sei impaziente vedo – replicò maliziosa – Ma temo dovrai aspettare ora – stranamente quella risposta risultò incoraggiante. La ragazza si alzò dal letto sistemandosi un attimino i capelli arruffati con la mano e si diresse verso la porta – Ho bisogno di un bel bagno rilassante di un cambio d'abito. Stasera infondo siamo gli ospiti d'onore ai festeggiamenti per la liberazione della città.

Sanji si bloccò. Dunque Nami pensava che la "finta" festa per la loro vittoria dovesse ancora avvenire.

-Hai ragione – disse attenendosi alla parte – Anch'io mi darò una sistemata ...

-Allora a più tardi, Sanji-Kun – gli fece una strizzata d'occhio – E cerca di non fare il cretino con qualche pupa stasera. O i miei fulmini diventeranno gelosi.

-No, no assolutamente- sforzò una risata il cuoco – Tu per me ... sei l'unica.
Nami abbozzò un sorriso intimidito che la rese splendida. Per due secondi.

Di scatto riassunse l'espressione agghiacciante, con le iridi assottigliate e la lingua lunga che uscì bramosa dalla sua bocca mentre pezzetti di pelle si aprivano sulla guancia.

-Ben fatto, Sanji – si congratulò con la voce profonda accompagnata da echi lontani – Neanche io ti facevo così ... pieno.
Lui strinse i denti e si trattenne sul letto per non cercare di sfondare un nuovo attacco al demone a sorpresa. Si sentiva troppo stanco e affiatato ma cercò di non darlo a vedere per vedere la soddisfazione sul volto posseduto: -Questo tuo giochetto malato non durerà a lungo!- riuscì a esprimere.

-Tu dici? – ribatté il nemico – Perché io sento che siamo solo all'inizio – fece un gesto con la mano e la porta dietro di lei\lui si spalancò quando bastava a farla passare – Ti concedo un po' per riprenderti. Ci rivedremo stasera ... - detto ciò si chiuse la porta alle spalle ma non prima di aver sghignazzato : ... dopo la festa.

Rimasto chiuso dentro, Sanji poté finalmente sfogarsi in un impeto d'ira fregandosene del corpo affaticato e del respiro indebolito. Urlò sperando che Passus lo sentisse, lanciando i cuscini per aria, prendendo a calci i giocattoli sparsi a terra e il muro dove non lasciò neanche una crepa. Quel miserabile aveva intuito che avrebbe potuto aprirsi varchi ovunque con i suoi calci. Una qualche barriera di resistenza lo teneva bloccato tra quelle quattro mura.
+

La stanza non aveva finestre. Cosa strano considerando che un tempo ci dormivano due bambine. Forse erano state murate. L'unica luce proveniva da una lampadina fievole che ora ondeggiava sopra di lui a causa del tremore che aveva provocato coi suoi colpi. Si sentiva un topo in gabbia.

Chissà quanto tempo gli rimaneva per escogitare qualcosa che fosse utile. Chissà se Rufy era già sulle loro tracce. Come avrebbe fatto a trovarli? Non sapeva neanche lui dove si trovassero.
Quando fu troppo stanco anche per rompere qualcosa tornò a sdraiarsi sul letto e senza volerlo si addormentò.

Passus entrò nella stanza e ciò che vide lo fece soffiare come un gatto rabbioso.

Uno dei suoi sottoposti le stava sopra e la succhiava godendo e fregandosene dei suoi lamenti che ormai erano diventati lievi singhiozzi soffocati.


-Avevo proibito! – tuonò furioso balzando sull'uomo e affondandogli i denti della carne. La sua aurea, la più potente di tutti gli spiriti, ingoiò quella dell'altro in un nanosecondo finché non restò nulla né del demone né del povero malcapitato che aveva posseduto.

Si asciugò la saliva dalla bocca sentendosi nutrito ma in modo miserevole e guardò il corpo della ragazzina ancora riverso a terra.

Narumi non si muoveva. Erano ore che quell'essere lasciato a sorvegliarla abusava di lei in ogni senso. Sul collo erano evidenti segni di morsi e succhiotti più di quanti ne avesse sulle braccia o sulle gambe. Aveva ancora le gambe aperte, dove era stata privata anche della sua virtù. Non credeva che avrebbe di nuovo riaperto gli occhi, ma fu obbligata quando sentì una mano dagli artigli aguzzi arpionarle i capelli e trascinarla come un sacco per il pavimento fino a scaraventarla dall'altro lato della stanza. Sul letto matrimoniale dove un tempo dormiva sua madre. Quando tutto era iniziato il demone aveva cercato di tenerla ferma sopra questo ma dopo tante lotte inutili era stata costretta sul duro pavimento.

Dal letto si levò un grosso polverone che le fece male agli occhi. Tossì mentre cercava lentamente di mettersi seduta quel tanto che bastasse a guardare chi ora aveva davanti. Tremava ancora e il viso gelato dalle lacrime che ancora cadevano senza singhiozzi le bruciava.

-Oh, povera piccola


Quella voce. Era così familiare. Le ci volle un po' per distinguere dei suoni che non fossero i sibili desiderosi delle presenze demoniache che aleggiavano in quel posto. La sua casa.

Sentì una mano, stavolta più delicata, accarezzarle i capelli e quella voce continuare a rassicurarla: - Quel bastardo deve aver inteso che col "non toccarti" mi riferissi solo al non penetrare la tua anima. Non ho detto niente per quanto riguardasse il tuo corpo.

La ragazzina rimase immobile e solo allora riuscì ad alzare lo sguardo col collo che pulsava livido: - N...Nami? ... - ebbe la forza di strozzare un sussurro.

-Certo, tesoro, ci sono io – vide la navigatrice cingerla con un braccio continuando ad accarezzarla – Ora andrà tutto bene – prese ad annusarle i capelli e a non trattenere versi di piacere.


No, pensò Narumi, non può essere!

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Capitolo 21
*** 21 ***


                                                                                                 
                                              

Sanji pensò di aver dormito più del dovuto ma si ricredette quando si accorse che a svegliarlo non era stata Nami, tornata per compiacersi, ma un rumore.

Proveniva da un’altra stanza ma era chiaramente udibile, come se stesse avvenendo appena al di fuori dalla porta. Era un gemito di piacere. Il cuoco ricordò come le anime dei posseduti emettessero suoni bramosi e perversi, ma in quel caso sembravano proprio gemiti sommessi di due amanti che si stavano compiacendo noncuranti del baccano che provocavano.

A Sanji venne il voltastomaco. Non provò neanche a immaginare cosa stesse succedendo fuori dalla sua prigione. Con
quelle creature non si sapeva mai dove arrivasse l’immaginazione umana.

Cercò di ritrovare la calma sedendosi sul letto e inspirando profondamente per provare a sovrastare quei suoni inaudibili. Ma proprio in quel momento ci fu un tonfo alla porta che lo fece rizzare in piedi dallo spavento. Colpi che continuarono a susseguirsi uno più forte dell’altro. Qualcuno stava cercando di forzare la porta. Non poteva essere Passus, perché fruiva delle chiavi della stanza e non aveva bisogno di romperla.

E se fosse stato Rufy o qualcuno dei suoi?

-Chi c’è? – urlò. Ma non ci fu nessuna risposta. Il suo capitano avrebbe invece replicato con un grido abbastanza risonante.

Dopo altri due colpi, l’asse di legno cedette sparando i cardini da tutte le parti e finendo distesa sul pavimento all’interno.

Sanji vide davanti a sé una figura minuta e sottile farsi largo nella stanza. Rimase pietrificato.
Aveva davanti una bambina con lo sguardo chinato, l’andatura lenta e i capelli scuri dall’effetto elettrico sollevati intorno alla nuca. Indossava una camicia da notte bianca che era maculata di sangue e terra, così come le gambe ricoperte di graffi e sbucciature.

Il cuoco indietreggiò sapendo di avere davanti solo un’altra povera vittima della possessione demoniaca. Era straziante vedere il corpo di una bambina non possedere più volontà fisica e mentale.
-Cosa … vuoi? – chiese cercando di rimanere calmo. Non ebbe risposta.

Passarono alcuni secondi di silenzio totale finché l’estranea non sollevò la testa facendo raggelare il sangue nelle vene del ragazzo. Il visetto paffuto era ricoperto per metà di squame e per metà di scorticature spellate che lasciavano intravedere la parte più profonda della carne degli zigomi. Sulla fronte era presente un piccolo marchio che sembrava essere stato fatto a fuoco. Quello di una croce. Dalla bocca trapelava una lingua verdastra che si sfiorava il viso da sé, arrivando con la lunghezza a sfiorarsi le palpebre sotto gli occhi giallo rettile.

-Voglio – rispose con voce stridente accompagnata da cori invisibili – Voglio ancora!- continuò prendendo a sbavare – Non mi basta farmi entrare da volontà deboli – fece un piccolo cenno verso la porta e solo allora Sanji notò che sdraiato sull’uscio cera il corpo nudo di un uomo che ancora gemeva, non seppe se dal dolore o dal piacere – Entra tu! – continuò la bambina avanzando – Tu che sei ancora immacolato! La tua determinazione mi eccita troppo! – sibilò prendendo a muovere la lingua a raffica a destra e a sinistra.

Con orrore Sanji vide che da sotto la camicia da notte la ragazzina stava perdendo un fluido che macchiò il pavimento accompagnato dai suoi gemiti. Dovette reggersi al letto per non svenire. Sapere come quell’essere stesse approfittando in quel modo di una creature così piccola gli annebbiava la capacità di pensare a una soluzione. Una qualsiasi soluzione. Un solo insignificante gesto per poterla aiutare cercando di allontanare anche la sensazione di cosa stesse provando in quel momento al sua anima intrappolata


La bambina avanzò con bramosia verso di lui. Il cuoco arretrò quanto poté, fin quando non si ritrovò con le spalle al muro. Ormai era chiaro che il desiderio di quel demone non era la sua possessione mentale, ma quella fisica. Ma Passus non aveva forse detto che aveva vietato ai suoi sottoposti di avvicinarsi a lui? Forse urlare il nome di Nami avrebbe attirato la sua attenzione e portato l’essere lontano da lui (magari riprendendo in seguito da dove si erano interrotti).

Ma qualcosa lo bloccò. Che cosa avrebbe fatto un bastardo come il capo di tutti quegli spiriti davanti un suo subalterno che disobbediva ai suoi ordini? Lo avrebbe del tutto consumato con la sua forza immane. E se anche il corpo e l’anima di quella bambina ne fossero andati di mezzo? Avrebbe voluto dire ammazzarla con le sue stesse mani. No, non poteva rischiare. Doveva sopportare la situazione e tentare di scamparne in qualsiasi altro modo.

Era già qualcosa se l’emanazione di quel demone non lo stesse indebolendo come invece aveva fatto quella emanata dal corpo di Nami. Ma sentiva comunque un po’ di vertigini a ogni passo che lo separava da lui.
La bambina lo fissò ancora lussuriosa. Gli arrivava a malapena alla vita dove spostò i suoi occhi famelici, facendoli scendere sempre di più. Sanji sentì un tonfo al cuore presumendo cosa stesse per accadere.

Infatti poco prima che il corpo indemoniato si slanciasse e tentasse di strappargli gli indumenti di dosso, si scansò mandandolo a sbattere contro il muro. Prese a correre verso la porta sfondata sperando almeno di trovare un posto dove nascondersi e pensare. Ma bastò un gesto della mano della bambina e immediatamente l’asse di legno tornò al suo posto quasi intatta.

Sanji non ebbe neanche il tempo di accorgersene perché se la ritrovò nuovamente davanti invasa da un’agilità inumana. La guardò con occhi sgranati ansimando per il mal di testa che si stava piano, piano ampliando. Sembrava che l’aura si stesse potenziando appunto per tenerlo a bada.

La bambina gli si aggrappò addosso allacciandogli le gambe in vita e prendendo ad armeggiare con la sua camicia con le mani artigliate

Sanji si dimenò provando a sbatterla contro il muro ma il peso inarrestabile li portò entrambi in una lotta famelica sul pavimento. Lui cercava di tenerle lontano il volto e di scollarsela con la forza delle gambe. Questa riuscì a lasciargli alcuni morsi e leccate sul collo mirando però sempre al piacere vero e proprio.

-Entra! – ringhiava isterica mentre provava a infilargli una mano nei pantaloni – Entra!!

Sanji ringhiava furioso e atterrito allo stesso tempo. No, non avrebbe permesso che quel bastardo lo trasformasse in un violentatore di bambine, anche se i ruoli potevano sembrare inversi.

Mentre lottava tenendole il viso lontano dal suo con una mano, cercava con l’altra qualcosa sul pavimento, in mezzo ai giocattoli con cui colpirla in testa. Non vedeva altre soluzioni.

E ad un tratto urtò qualcosa che doveva essere di vetro. Spostò gli occhi quel tanto che bastava per intravedere una scatolina nera delle dimensioni di una mano con i lati abbastanza aguzzi. Esitò prima di prenderla tra le dita. Doveva davvero ferire in modo grave una bambina innocente? E se i tagli avrebbero avuto ripercussioni sul suo corpo? Lui non colpiva le donne, figurarsi quelle più piccole.

Ma lei al momento non era una bambina. Non era un essere umano. Era una creatura vogliosa solo di piacere e volontà umana che stava divorando lentamente la piccola volontà di un anima indifesa


Agì proprio quando la vide sollevarsi il vestito, e mettersi meglio sopra di lui riducendo a brandelli i tessuti che lo coprivano.

Sanji strinse i denti e chiuse gli occhi mentre con tutta la forza di cui era ancora in possesso, fracassava la scatola di vetro sulla testa dell’avversaria. Sentì le schegge di vetro volare da tutte le parti e la sua mano colare sangue.

L’essere lanciò un urlo assordante mentre si portava le mani agli occhi e si scostava dal corpo del ragazzo prendendo a contorcersi sul pavimento in posizione fetale.

Lui sentì la mano bruciare ma non per i graffi ricavati, bensì per un liquido viscoso bollente che era uscito fuori da quella scatola e che ora si stava facendo largo sul volto della ragazzina in preda a grida isteriche.

La cosa più raccapricciante fu sentire che quelle non sembravano più grida demoniache ma veri e propri lamenti di un essere umano deviato dal dolore.
La sostanza liberata sembrava cera rovente. Ma com’era possibile che non si fosse solidificata dopo chissà quanto tempo chiusa in una scatola?

Sanji si mise in ginocchio strusciando all’indietro. Temeva che quelle grida attirassero l’attenzione di Passus e allora tutti i suoi propositi di salvare la vita all’anima della bambina sarebbero andati a quel paese.

Si bloccò quando le urla si tramutarono in piccoli singhiozzi disperati provocati da una voce molto più lieve di quella che poco prima lo aveva aggredito. Il corpo era riverso a terra con la faccia schiacciata al pavimento. Gli spasmi di dolore soffocavano la voce rotta dal pianto e qualche mugugno riusciva a farsi spazio tra un gemito e  l’altro: - Ma..ma …

Sanji sgranò gli cocchi restando ancora immobile. Poteva essere che …?

-Mamma … - mugolò ancora la voce sottile della ragazzina prima di riprendere a piangere in silenzio.

Il ragazzo non avvertì più nessuna fitta di vertigine alla testa. L’aura maligna era scomparsa. Quindi reagì.
Non badò alla pulsazione della mano ricoperta di sangue e cera bollente. Gattonò lentamente verso la figura della
ragazzina  la sfiorò lievemente, prima di prendere a scuoterla con leggerezza

Fu allora che la fece voltare ritrovandosi davanti un viso che spaccava il cuore. Un’espressione confusa, spaventata, addolorata e piangente su un visetto pieno di ustioni provocate dalla cera che ancora gocciolava lungo il mento. Gli occhi erano arrossati per le lacrime e il bruciore ma due bellissime pupille azzurre erano ancora intravedibili. Le squame e la lingua troppo lunga erano spariti.

Ormai quello era solo il viso di una ragazzina vittima di un dolore atroce.
Sanji pensò per un attimo che forse era una trappola. Che il volto demoniaco sarebbe tornato di lì a poco per completare il lavoro con lui. Ma non era la stessa cosa come nel caso di Nami. Quando lei era sé stessa credeva di vivere in una realtà serena dove tutto andava per l verso giusto.

Quella bambina invece sembrava consapevole di ciò che aveva passato e del dolore che ora provava a causa delle troppe ferite ricavate. Sfogava un pianto senza fine come se fosse stata trattenuta dal farlo dopo troppo tempo.

Il cuoco lanciò uno sguardo veloce al liquido fuoriuscito da quella scatola nera senza capire cosa diamine fosse e come mai avesse avuto l’effetto tanto sperato da lui e i suoi compagni per liberare le anime di quei poveri cittadini.

Esorcizzarne il demone al loro interno.

-Va tutto bene piccola – disse tranquillamente appoggiando una mano sui capelli umidi e ingarbugliati della ragazzina. Tremava come una foglia – Sei … al sicuro ora – non ne era del tutto convinto. Teneva lo sguardo fisso sulla porta con l’ansia a mille.

-Mamma … - uggiolò ancora la piccola senza riuscire a guardarlo del tutto negli occhi: - Narumi...

Sanji ebbe un tonfo al cuore.

Narumi?

Aveva sentito bene?

Stava chiamando la madre e … Narumi? Come se avesse bisogno di lei?

Sbiancò e una parte di lui desiderò che quella minuscola sensazione che gli cresceva dentro non fosse esatta. Che non aveva davanti colei per il quale si erano ripromessi di aiutare la loro piccola amica fino in fondo e che ora si attorceva nel dolore.


-C … Clio? – la chiamò.

 

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Capitolo 22
*** 22 ***


                                                          
 

Quando Zoro issò il colpo, le acque si ritrassero verso l’interno spinte dalla forza delle sue spade. Sfociarono ruotando in un piccolo mulinello che poi si sollevò staccandosi dalla superficie creando un tornado marino sopra di loro. Rufy e gli altri indietreggiarono. Sentirono gli spruzzi salati colpirli dalla tromba d’acqua che gravitava fervida, accompagnati da pietre, alcuni pesci piccoli e rivoli di sabbia.

Nonostante l’intensità dell’acqua accompagnata ora da un vento impetuoso, Zoro non si scompose. Rimase nel punto fermo dove aveva aizzato il mare, con i denti stretti per la fatica esercitata e le katane che cercavano di respingere la pressione dell’aria. Ansimava dandosi forza d’animo. Respingere delle onde violente come quelle di un attimo prima e tenerle ferme avvolte sopra di loro non era un’impresa che le sue incredibili abilità di spadaccino affrontavano molto spesso.


Il tornado d’acqua diede così loro l’opportunità di osservare il fondale marino fino a un buon punto della costa.
-Li vedete, li vedete? – chiedeva imperterrito Rufy dandosi anche lui da fare per riuscire a scorgere tra le dune di sabbia del mare momentaneamente prosciugato due sagome o almeno una.

Ma a parte una valanga di pesci ritrovatasi improvvisamente senza ossigeno e un infinito ammasso di pietre, alghe e conchiglie, di Sanji e Narumi non c’era traccia.
Impiegarono un minuto a capirlo dopo aver fatto vagare gli sguardi all’impazzata nel passaggio tra le acque provocato da Zoro.

Il loro amico dunque, si ritirò gettandosi all’indietro esausto e gli effetti del suo colpo svanirono in un istante quando la tromba d’aria si riversò con un tonfo bestiale nel mare creando uno schizzo talmente potente da scaraventare la ciurma ai margini del bosco.

Si ritrovarono bagnati fradici ricoperti qua e là da sabbia e alghe. Zoro arrancò sfinito vomitandone un grosso schizzo per poi sdraiarsi e riprendere lentamente fiato.

Robin gattonò verso di lui scuotendogli leggermente una spalla: - Stai bene?
Lui annuì senza smettere di boccheggiare: - Non … anf … c'rano ... ?- ansimò.


-No - rispose Usopp svuotandosi le tasche dalla sabbia e controllando che le sue munizioni di fuoco non si fossero danneggiate - E' inutile continuare a girarci intorno, ragazzi. Non sono tra gli scogli e ora sappiamo che non sono sott'acqua.

 -Questo direi che è un buon segno – notò Brook.

-Già, ma ora che facciamo?

-Andiamo a cercarli sulle rive opposte - esclamò il loro capitano - Magari sono feriti. Non possono affrontarequei cosi senza anima da soli - guardò al ciotola con l'acqua benedetta da Narumi che stringeva forte tra le mani. Fortunatamente il contenuto era ancora intatto visto che si erano preoccupati di metterci sopra un coperchio solido.

-E' vero - disse Zoro mettendosi seduto con una mano sulla testa incrostatadi sabbia - se Narumi dovesse svenire di nuovo .. il cuoco non ce la farebbe a proteggerla e a tenere contemporaneamente lontani gli spiriti. Dobbiamo ...

-E- ... ei ... - balbettò ad un tratto la voce di Usopp. Lo sguardo fisso davanti a sè. Strinse le palpebre esitando un attimo, poi confermando che ciò che aveva intravisto era reale strillò: Ei ragazzi! Guardate! E' la Sunny!!

I
suoi compagni feceroscattare lo sguardo verso laspiaggia e restarono sgomenti. Videro la loro nave confondersi tra i faraglioni più lontani, ma la sua figura ondeggiante che lentamente avanzavaverso la riva li riempì di sollievo.

-Il tuo attacco deve averla spostata verso di noi - ipotizzò Robin guardando lo spadaccino.

-Ma certo! - saltò Rufy - Le onde devono averli trascinati a largo e poi si sono imbattutti nella Sunny! -  prese a ridere come uno scemo mentre correva verso il bagnasciuga.

-Dite davvero che sono a bordo? - domandò Brook.

-Potrebbero - disse Zoro non del tutto convinto - Ma anche se non fosse io direi di tornare a bordo. Cos avremo modo di aggirare la costa senza rischi - guardòle sue spade appesantite da sabbia e alghe.

-E dare una sistemata alle armi - lo lesse nel pensiero Robin mentre si rimetteva in piedi.

-Qualcunque cosa pur di passare su quest'isola minor tempo possibile!! - esclamò Usopp raggiungendo Rufy sulla spiaggia che si sbracciava chiamando i nomi dei suoi amici a bordo. La Sunny si era fermata tra due spuntoni neri. Se proseguiva rischiava di scontrarsi tra quelli che più vicini a riva aumentvano.

Non riuscirono a intravedere nessuno che si affacciasse dalla sponda.
Zoro aggrottò la fronte.

-Beh - concluse Ruf prendendo a far ruotare il braccio - Visto che qualcuno si è fregato la nostra scialuppa - si voltò verso i compagni ghignando - Credo che dovremo raggiungerla in un altro modo.

Loro sbiancarono capendo al volo dove stesse andando a parare.

-Forza agganciatevi - ordinò lui.

Se si fosse trattata di una qualsiasi altra situazione di certo lo avrebbero rimbeccato come la solita zucca vuota che si scordava della fragilità dei loro corpi normali e non elasticizzati e avrebbero cercato una seconda altrrnativa per non ritrovarsi con qualche livido.

Ma siccome ora la questione non riguardava solo loro ma l'accertarsi che le persone a loro più care stessero bene, lasciarono passare come non sarebbe mai più successo in futuro.

Fu così quindi che prepararono la fionda: Usopp si avvinghiò alla vita di Rifu prendendo già a piagnucolare e a pregare in un tonfo indolore. Robin invocò tre paia di mani per accertarsi di essere ben aggrappata attorno al suo collo. Zoro con uno sguardo parecchio disagiato e un lieve rossore sugli zigomi si agganciò da dietro sia l'archeologa che il capitano. Nessuno lo vide chiudere gli occhi. Essere dietro la ragazza in una posizione che potrebbe venire interpretatain modo diversp era una cosa che non poteva distrarlo in quel momento.

Infine Brook si arrangiò afferrando le gambe del suo amico di gomma. Questi, assicuratosi che ci fossero tutti, fece quindi ruotare il braccio con grande potenza, prima di lanciarlo in direzione dell'albero della nave.

-Pronti al decollo!- li avvertì quando si assicurò una presa bella solida. Anche ad Usopp e a Robin venne spontaneo chiudere gli occhi.

Dopodiché non sentirono più la terra sotto i piedi.


___________________________________________________________________________________________________________________________________________

Sanji sentì il cuore battere all'impazzata.

Al richiamo di quel nome la ragazzina aveva voltato lentamente la testa e smesso per un attimo di singhiozzare. I cocci di vetro le cadevano dai capelli a ogni suo movimento, quasi impercettibile dalla lentezza.

-Clio? - ripeté il cuoco tendendo una mano verso di lei - Se Clio?

La bambina riprese a piangere, stavolta più silenziosamente. Si accucciò meglio sul pavimento tremante, provando a indietreggiare, ma le ferite e i dolori non glielo consentivano.

-Chi ... sei - emise in un sussurro soffocato.

-Va tutto bene - gli disse nuovamente Sanji - Non ti farò del male. Fidati di me. Sono ... un amico - le sorrise debolmente. Doveva rassicurarla. Guadagnarsi la su fiducia primache qualcuno entrasse da quella porta. Pregò che la volontà che lentamente stava riaffiorando nel suo gracile corpo non attirassei demoni dritti da loro - Sei clio? - disse ancora.

Lei lo guardò a occhi socchiusi. Gli risultava una figura un pò appannata ma poté distringuerne i lineamenti e i bei tratti non convertiti dalla possessione demoniaca. Ancora troppo scossa e timorosa di essere ancora sotto il controllo di qualcuno, senza possibilità di scelta, annuì.

Sanji sorrise incerto. L'aveva trovata ma nella peggiore delle situazioni.

-Conosco tua sorella - le disse in fretta - Narumi.

Clio si bloccò alzando lo sguardo più che poté verso il suo interlocutore; - Narumi ... - squittì con voce rauca.

-sì - ribatté lui  cercando di spiegarle la situazione nel minor tempo possibile: - Sono ... suo amico. Mi chiamo Sanji. Sono venuti qui con lei. Ti cercavamo.

-Narumi - riprese a piangere la bambina - Onee-Sama ...- si coprì lentamente il viso con le mani - Voglio Narumi!

Sanji esitò. Faceva scorrere lo sguardo da lei alla porta con fare vertiginoso. Sapeva di non avere molto tempo. Perciò mise una mano sulla spalla della ragazzina cercando lentamente di farla mettere seduta.

-Ascoltami piccola - le disse - Narumi sta bene - sperò con tutto sé stesso che fosse vero - ma ora devi cercare di calmarti ed essere forte. Soprattutto per lei.

Clio sollevò nuovamente lo sguardo. La cera si era un pò incrostata suo suo viso che ora appariva ruvido e sofferente. Aveva difficoltà a contrarre i muscoli: - ... dov'è?

-Non lo so - rispose il cuoco senza mentirle - Ma se vogliamo aiutarla, tu devi aiutare me. Pensi di farcela?

Lei annaspava ancora come se fosse appena riemersa da un abisso senza fondo: - Non farmi ... del male - implorò chiudendo gli occhi.

-Non te ne farò. Lo giuro - primise Sanji portandosi una mano al cuore - Io-io non sono un demone. Sono un amico. Fidati - nonostante la troppa fretta di farsi credere continuò a mantenre un sorriso tranquillizzante - Questa ... questa è la tua camera vero? - le indicò l'ambiente puntando poi un dito verso la scritta NARUMI&CLIO appesa al muro.

Clio la osservò per un attimo. Le lacrime che ora le scendevano erano probabilmente di commozione e nostalgia. Annuì di nuovo.

-E' .... proprio bella - si complimentò lui provando a sdrammatizzare. Rivolse poi lo sguardo verso la scatola di vetro appena frantumata in testa alla ragazzina (il solo pensieri gli portò l'ennesimo tonfo al cuore). Raccolse i cocci e glieli mostrò: - Tu sai per caso ... di chi era questa scatola? Era vostra? Te la ricordi?

Lei fece vagare gli occhi arrossati tra i pezzi di vetro e i rivoli di cera che si erano sparsi sul pavimento. Non ne aveva una figura ben chiara ma ciò che riuscì a identificare non le diceva niente.

-No - rispose stavolta senza cenni.

-E' stata questa cera a liberarti dalla possessione - le raccontò Sanji senza girarci intorno. Le sollevo lentamente il viso provando ad asciugarlo e a scrostarlo. Si ritrasse a un suo scatto di dolore: - Non sai cosa sia? - chiese.

Clio scosse la testa.

-Va bene, va bene. Lo scopriremo insieme allora - prese a pulirle i capelli dalle schegge - Troveremo tua sorella. Vuoi aiutarmi ... a salvarla? - non ebbe rispota - Clio ... 
Si bloccò quando avvertì una strana sensazione. Da far accapponare la pelle. Un'aura maligna in avvicinamento. Impallidì sentendo appena il cuore che batteva all'impazzata.
Stava arrivando.

-Vieni qui - afferrò di slancio la bambina provando a farla azare.

-Ahi, ahi! - si lamentò lei per la troppa forza sulle ferite.

-Scusa ... ascolta, guardami bene - ansimò prendendole nuovamente il mento e guardandola negli occhi - Devi nasconderti. Sta arrivando un demone molto potente - la parlizzò dal terrore. Così non andava da nessuna parte - Io ti proteggerò lo giuro. Ma ora ... collabora, ti prego - si guardò intorno alla ricerca di un qualsiasi nascondiglio temporaneo. Uno qualunque: - Devi nasconderti! - le ripeté a voce più alta. Quando non ottenne neanche stavolta una rezione  fu costretto a essere più severo e a farsi ascoltare: - Se non fai come ti dico non rivedrai più tua sorella!

Clio perse visibilmente colore. Smise di gemere rintanandosi nel silenzio più convincente che riuscì a emettere. Le lacrime sgorgavano ugualmente. Sanji si guardva inorno all'impazzata. Dove diamine avrebbe potuto tenerla al sicuro il tempo di soddisfare nuovamente le richieste di Passus?

Sotto il letto? No avrebbe sicuramente avvertito la sua paura.

In mezzo ai peluche? Non pensava sarebbe rimasta ferma abbastanza a lungo.

Merda, merda!

L'aura si faceva sempre più intensa. A breve sarebbe entrato da quella porta.

Ma ecco che finalmente la ragazzina accennò una reazione. Alzò lentamente un braccio indicando un punto nel muro che fino ad allora il cuoco non aveva notato.

Vicino alla scritta con i nomi delle bambine spuntava un piccolo pomello arruginito che risalendo creava una forma rettangolare che si allungava versoil soffitto.
Sanji ci si fiondò sopra senza riflettere, afferrando il pomello e tirando con forza. Sollevò una montagna di polvere, liberò molte ragnatele e strati di terra, ma riuscì a rivelare un armadio a muro all'interno del quale alloggiavano solamente qualche insetto e qualche panno avvizzite dal tempo.

-Bravissima - le disse sollevandola di peso e sistemandol come meglio credette all'interno. La coprì con alcune lenzuola sudicie ma abbastanza lunghe - Non parlare, okay? - la guardò un'ultima volta poggiandosi un dito sulla bocca - Stai zitta e ferma. Torno tra poco. Me lo prometti?

La sorella di Narumi si strinse nelle lenzuola che riuscirono comunque a trasmetterle un lieve calore contro quel freddo che da troppo l'attanagliava. Abbassò nuovamente le palpebre e fece un cenno di assenso con la testa,  prima che il cuoco la chiudesse nell'armadio a muro e ci mettesse davanti un grande coniglio di pezza.

Si asciugò la fronte sudata con la mano e barcollò verso il letto solo per vedere la porta aprirsi alcuni secondi dopo e la figura di Nami, vestita elegantemente emergere con un sorriso sornione.

-Ciao Sanji-Kun - lo salutò con la sua voce naturale e stupenda - Che festa, vero? - commentò avanzando.

Il cuore del ragazzo batteva all'impazzata. Ma strinse i denti più che poté spremendosi nelle meningi. Doveva resistere al provare qualsiasi tipo di emozione che non fosse il desiderio verso la navigatrice.

-Ma ti dirò - concluse lei - Non sono ancora stanca.
Detto questo gli fu addosso.




 

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Capitolo 23
*** 23 ***


                                                                                                                                                  
 

Narumi aprì gli occhi. Si rese improvvisametne conto di poterlo fare.
Un forte bagliore l'accecò costringendola a tenerli chiusi ancora per un pò.

Solo dopo aver inspirato la prima boccata d’aria avvertì un dolore insostenibile in tutto il corpo, che la costrinse ad accasciarsi sul pavimento tra i lamenti.


Si bloccò. Erano davvero suoni,dunque, quelli che stava emanando? Portandosi una mano alla bocca si accorse anche che il braccio aveva risposto al suo comando. Si stava muovendo. Da sola.

Con un coraggio che non seppe da dove le arrivò, provò a enunciare una frase sensata: - Ch-c… che … che succede? – si tappò di nuovo la bocca. Era la sua voce quella? Risultava perfettamente umana ma … era
irriconoscibile. Più … profonda.


Socchiuse lentamente le palpebre per cercare di abituarsi alla semplice luce di una giornata senza sole che proveniva dalla finestra della stanza e fece vagare lo sguardo. Il bruciore persisteva ma cercò di resistere con tutta sé stessa. Si trovava in una specie di cantina abbandonata. Oppure era una dispensa? Fatto sta che vista l’unica finestra presente all’apice del muro a mo’ di lucernaio, capì che si trattava di una stanza sotterranea. Cercò di mettere a fuoco quanto di più possibile i suoi occhi affaticati le permettevano. Le fu riconcessa anche la possibilità di respirare. E ciò che le sue narici catturarono fu un odore funereo che le fece storcere il naso. Lo riconobbe come odore di bruciato. Ma non vedeva nessun tipo di fuoco che illuminasse una parte della cantina.

Finché non abbassò lo sguardo.

I suoi occhi non chiarirono subito che l’ammasso di carne in decomposizione era una sagoma umana, finché non videro la mano aperta che giaceva poco vicino a lei.

Lanciò un grido. Il secondo che riuscì a emettere.

Indietreggiò barcollando finché la schiena non toccò un barile vuoto ammassato poco più dietro. Fu questo schianto a provocarle una nuova fitta. Gemette stringendo i denti. Si trattava di un dolore pungente. Quasi qualcuno le stesse spegnendo una sigaretta accesa sulla pelle. Si toccò il punto più dolente e vide che in effetti si trattava proprio di un ustione all’altezza della spalla. Provocata da una sostanza vischiosa che ancora le gocciolava lungo il braccio senza solidificarsi. Cera bollente.

Uno strano intuito le fece rivolgere l’attenzione verso la tasca della sua veste malconcia e notò un luccichio. Ci infilò dentro la mano per poi ritrovarsi sul palmo un oggetto minuscolo e piatto con un foro nel mezzo.

-Una … moneta? – e fu nell’enunciare questa parola che improvvisi flash tutti confusi si susseguirono uno dopo l’altro nella sua mente ancora debole a formulare pensieri integri.

Tienila sempre con te amore mio”

Una voce fin troppo familiare accompagnata da immagini sfocate.

“Ti proteggerà dai demoni Sono molto potenti. Non separartene mai. Ricordi quando ti raccontavo del rituale di purificazione? Quello delle candele e delle monete?”

Ricordò anche la sensazione di una mano calda sulla guancia.

Ho nascosto una piccola dose di cera in camera vostra. In una scatola di vetro nera … basterà giusto per un'altra persona” la voce era incrinata da singhiozzi e fremiti di dolore “Prendi Clio e scappa da qui. Non tornate più. Vi amo infinitamente. Non scordatelo … mai”

Quell’ultima parola le riportò alle orecchie urla strazianti e la vista di una donna che si contorceva in preda al dolore sul pavimento, lottando con una forza soprannaturale che le risucchiava l’anima dall’interno.

Narumi sentì il cuore fermarsi per un attimo mentre la consapevolezza di ciò che le era successo riaffiorava completamente nella sua coscienza ora pulita da qualsiasi entità dannata.

I suoi occhi guizzarono nuovamente sulla figura umana distesa lì vicino. Un terribile presentimento la avvolse ma fu solo quando, dalla mano tesa in posizione mortale scorse un cerchietto piccolo e dorato intorno all’anulare. Un anello. Dal quale risplendeva ancora un’agata verdastra. L’anello d i matrimonio che suo padre aveva dato a sua madre prima di partire in marina senza più tornare.

Prima di lanciare un urlo straziante che la portò in seguito al vomito e alle lacrime, ebbe il tempo di realizzare che ora i suoi genitori erano di nuovo insieme.
 
PRESENTE

Narumi aveva rivissuto il momento del suo risveglio con lo sguardo fisso sul soffitto sentendo freddo alle guance per le lacrime che ancora scendevano dai suoi occhi inespressivi.

Era come in uno stato di trance. Non riusciva più ad avvertire nessun tipo di sensazione. Sentiva solo il suo debole respiro dovuto alla dolenza dei muscoli. Le violenze fisiche subite dai Passi prima che Nami entrasse nella stanza erano nulla rispetto a ciò che lei e l’essere che le stava all’interno le avevano causato  psicologicamente.

Quando si era ritrovata tra le braccia della navigatrice aveva capito subito che qualcosa non andava. Non aveva neanche avuto il tempo di domandarsi come fosse possibile che la ragazza si trovasse lì soprattutto considerando che non sembrava più lei. Aveva poi sentito le forze venirle meno, la mente annebbiarsi sul punto di svenire ma incapace di farlo e quindi costretta a subirsi un assorbimento di metà della sua energia vitale.

L’aveva privata della capacità di reagire. Si sentiva come una statua di ghiaccio costretta a subire. Non si erano però spinti al punto da possedere  nuovamente la sua anima. Avevano preferito lasciarla cosciente di tutto il dolore che le avrebbero inflitto. Una specie di punizione per essersi ribellata e averla quasi fatta franca.

Non aveva più le monete a proteggerla e ormai non sentiva neanche più gli arti cercare di accennare anche il minimo movimento. Era stata lasciata da sola, mezza nuda e indebolita sul letto che un tempo era dei suoi genitori. La porta non sembrava neanche chiusa a chiave. Ma chi le avrebbe ridato la forza sufficiente a cercare un modo per scappare?

L’unica cosa che poteva fare era perdersi nei ricordi felici erano così sbiaditi in confronto a quelli  più atroci.

“Vi amo infinitamente”

Le ultime parole di sua madre prima che i demoni la consumassero.

La sua ultima preghiera era stata che le sue figlie, lei e Clio, fuggissero da quell’inferno. Che sopravvissero.

Ma ora Narumi era impotente. La sua espressione vitrea non trasmetteva il suo stato d’animo. Non era neanche più sicura di possederne uno. Se i Passi avessero continuato a cibarsi della sua forza con quell’intensità, di lei non sarebbe rimasto più niente.

Ormai era tutto nelle mani dei suoi amici. L’ultima cosa che provò prima di sprofondare in un abisso vuoto fu tutto l’affidamento e la speranza che nutriva dei loro confronti.

Non era ancora finita per lei. Questo era certo.
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Nami era insaziabile.

Aveva ragione Passus a dire che più otteneva e più sembrava volerne.
La sua sete d’amore era incolmabile come se non ne avesse mai ricevuto in tutta la sua vita.
Sanji era pronto a dargliene quanto più possibile focalizzandosi su quel pensiero ovvero che lui era l’unico capace di renderla felice. Non doveva permettersi di distrarsi da quel pensiero.

Chiuse gli occhi baciandola appassionatamente sentendo il suo corpo ardente a contatto con il suo. Quel corpo che per così tanto tempo aveva desiderato. Era dunque vero che anche la volontà di Nami bramava il suo? Passus aveva dichiarato che il suo desiderio più grande era quello di sentirsi amata da lui. Ma era davvero così o era tutto un trucco per illuderlo e collaborare?

Nami provava davvero quei sentimenti di desiderio per lui? E soprattutto si trattava di desiderio … o di sentimento?
Sapeva che la sua priorità al momento era trovare un modo per liberare la ragazza dalla possessione. E allora, solo se avesse notato che effettivamente qualcosa tra loro era cambiato, avrebbe trovato il coraggio di chiederglielo.

-Ti amo, Nami-San – per adesso doveva accontentarsi di quello – ti amo da morire.

Sperò che una parte della sua vera anima, riuscisse a sentirlo.
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Robin fu la più furba del gruppetto a mollare la presa non appena la traiettoria del loro volo li portò sopra la loro nave: invocò le Cien Fleurs Wings che la fecero atterrare delicatamente sulla sponda della Sunny.

I suoi compagni sbatterono contro l’albero maestro, per poi raggiungerla cadendo come sassi ai suoi piedi.

-Atterraggio perfetto! – commentò Rufy grattandosi la testa con un sorriso divertito.

-E tu lo definisci anche un atterraggio? – sbraitò Usopp cercando di aggiustarsi il naso mezzo schiacciato.

L’amico lo ignorò cominciando invece a gridare i nomi dei suoi compagni correndo da una parte all’altra della nave.

-Eiii! Sanji!!! Narumi!!! Siete qui? State bene? Chopper!! Nami? – si diresse verso il sottocoperta – Franky?? Oiiii! Mi sentite?

-Rufy non urlare, potrebbero star riposando! – lo rimbeccò Brook seguendolo nelle cabine . Gli altri gli furono dietro.

- Sanji? Narumi? – continuava a chiamarli lui guardando in ogni stanza – Ei ragazzi dove siete?

Non trovò nessuno nelle stanze. Così come in infermeria dove avevano lasciato Nami o dove pensavano ci fosse Chopper. Si divisero dunque tra l’acquario, la sauna, la cucina e la cabina sopra l’albero maestro senza tralasciare la dispensa e tutta la parte sottostante dove spesso tenevano munizioni di riserva.

-Trovato nulla? – si chiesero a vicenda quando si ritrovarono tutti e cinque sul ponte. Risposero negativamente.

-Ma dove diavolo sono? – strepitò il capitano provando a guardare anche sotto una trave messa male.

- Rufy la cosa non è normale – disse a quel punto Zoro – Ci ritroviamo con la nave davanti all’improvviso ma non vediamo nessuno che ce l’ha condotta e ora non troviamo nessuno a bordo?

-Dite che è … una trappola? – ipotizzò Usopp – Magari questa nave è un’illusione?

-Impossibile, visto che ci siamo sopra – fece notare Robin.

-Oh, che disgrazia! – piagnucolò Brook – E se qualcuno avesse portato via i nostri compagni?

-Intendi dire che sono stati attaccati? – esclamò Rufy – Ma le monete dovevano proteggerli! Non ha senso! – detto questo riprese a chiamarli e a cercarli esasperato.

Zoro analizzò ogni stanza sospettoso cercando qualche indizio che indicasse i resti di un combattimento ma tutto era in ordine a parte i letti disfatti e gli utensili disordinati di Chopper in infermeria.

Tutto ciò era molto singolare.

Fu raggiunto da Robin appena tornata dal suo studio senza buoni risultati.
-Pensi davvero che possano averli catturati? – chiese iniziando seriamente a preoccuparsi.

-Non lo so – rispose lo spadaccino sincero – Ma se così fosse stiamo solo perdendo tempo continuando a girovagare sottosopra.

Vide la ragazza annuire in segno di assenso e con lei di fianco uscì dell’infermeria.
O almeno ci provò.

Un peso colossale gli si buttò addosso trascinandolo a terra. Robin si ritrasse sobbalzando.
Zoro cercò di girarsi di schiena per capire che cosa lo avesse aggredito all’improvviso. Il peso era insopportabile e non sembrava di certo un oggetto, dato che si muoveva.

Una strana sensazione di debolezza lo invase e non lo fece reagire istantaneamente come di solito faceva.
 
-Eh?? – gridò all’improvviso Usopp fermo sulla soglia e bianco in volto – Cho-Chopper …. Che stai facendo?

-Cosa?  C’è Chopper? – lo raggiunse Rufy eccitato. Ma anche lui cambiò subito espressione una volta guardato nella stanza.

Zoro era schiacciato sotto il peso della renna che aveva assunto le sue dimensioni umane e non sembrava volessi spostare. Emetteva suoni inaudibili.

La mente di Robin volò a un pensiero agghiacciante, ma non si diede troppo tempo a formularlo. Corse in aiuto del compagni tirando fuori dalla tasca una delle monete forate e protendendola verso Chopper.

Questi fu scaraventato dall’altra parte della stanza, sopra il suo stesso tavolo di lavoro dove riversò ogni cosa mandando in frantumi tutto ciò che era di vetro.

L’archeologa aiutò Zoro ad alzarsi. Si erano tutti ritrovati lì dentro e tenevano lo sguardo fisso sul loro amico.

-No, non è possibile! – sbraitò Rufy tentando di avanzare verso il medico. Brook lo trattenne: - Chopper? – continuò a chiamarlo.

Lo vide tirarsi in piedi di schiena avvertendo scricchiolii di ossa che facevano venire i brividi.
-No – imprecò Zoro toccandosi la testa ancora vertiginosa.

Chopper li guardò costringendoli a indietreggiare.
Della loro piccola amica renna non c’era niente di riconoscibile in quel muso, macchiato di sangue e dagli occhi anneriti indemoniati.

-Fammi venire – sibilò tirando fuori la lingua, più lunga del normale.
Zoro strinse i denti. Tutti i sospetti che aveva avuto erano stati confermati.

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Capitolo 24
*** 24 ***


                                                       
 

Sanji si rese conto che il demone era soddisfatto proprio al limite delle forze. Lo lasciò riprendere fiato e sistemarsi meglio sul letto, lontano dal solco profondo e bagnato che avevano lasciato.
Quanto tempo era trascorso? Era così impegnato a concentrare tutti i suoi pensieri sul suo desiderio nei confronti della navigatrice che non aveva tenuto conto dei minuti che passavano.

Nami gli stava appoggiata sul petto e respirava lentamente. Stava facendo finta o anche i demoni superiori si concedevano un pisolino?

In quel momento anche lui se ne sarebbe volentieri concesso uno anche di pochi minuti, ma aveva altro a cui pensare e stavolta meno timoroso. Infatti quando il veloce pensiero della ragazzina chiusa nell’armadio a muro lì vicino gli passò per la mente, non ricevette nessuna reazione aggressiva da parte del suo aguzzino.
Sentì la ragazza gemere e accoccolarsi meglio su di lui e per essere di parte le accarezzò i capelli. Lei alzò lentamente lo sguardo. I suoi occhi non avevano ancora riassunto i colori diabolici.

-Sai … li ho messi a bad a– gli disse dolcemente.

- C- chi?  – domandò Sanji restando stabile.

-Gli altri – fu la risposta – Mi chiedevano come mai spariamo sempre per ore e ore senza dare segni di vita e senza voler
essere disturbati – gli sfuggì un risolino – Non a caso le mie nuvole li hanno avvertiti di non fare i guastafeste.

Il cuoco emise un verso più simile a una risata che riuscì a fare: - Wow. Avrei … voluto davvero vedere le loro facce.

-Diciamo che per un altro po’ staremo tranquilli – lo rassicurò Nami posandogli un leggero bacio sulle labbra susseguito dal suo allontanamento.

Si alzò dal letto stendendosi per bene e ondeggiando un pochino facendo risaltare le sue curve.
Poi si bloccò. E così anche Sanji.

Strinse i denti pronto a riaffrontare Passus con tutta l’audacia possibile.
Ma quando la navigatrice tornò a fissarlo aveva mantenuti i suoi tratti normali. Sospirò sollevato.

Nami raccolse da terra i suoi vestiti analizzandoli un po’ seccata.
-Credo mi tocchi fare una doccia o neanche questo tessuto così folto riuscirà a nascondere la viscosità – commentò accarezzandosi un braccio. Ripiegò il vestito e lo poggiò sul comodino – Per adesso mi conviene indossare qual cosina giusto per raggiungere le docce. Mi va bene anche qualcosa di sconveniente. Per pochi minuti.

Sanji annuiva a ogni sua parola non sapendo di preciso cosa ribattere. Era ancora col cuore palpitante e il fiato corto. Si asciugò il sudore con un lembo di lenzuolo stranamente rimasto intatto. Il suo cuore però accelerò il battito due volte più potente, quando notò che la ragazza stava allungando una mano verso la maniglia dell’armadio a muro. Il fatto che lui l’avesse aperto dopo chissà quanto tempo che si era minimizzato con la parete, aveva ricreato la forma rettangolare che lo differenziava da essa.

-Nami-San! – sbraitò mettendosi subito seduto. Ciò gli provocò delle forti vertigini che gli offuscarono la vista.
Lei si voltò confusa. Il demone non accingeva a farsi vivo: - Si?

-Vieni qui – la richiamò provando a sorridere – Non mi sento ancora … stanco – quella bugia gli costò il doppio degli sforzi. Era così sfinito da sentirsi svenire.

Ma lei non si mosse di un passo e alzò le spalle: - Certo che sei più degenerato di quel che pensassi, Sanji-Kun. Io direi di
concederci una pausa – era davvero bizzarro che tali parole venissero fuori proprio da lei – Ma se proprio vuoi – ghignò – puoi accompagnarmi a fare il bagno – il cuoco arrossì – dammi solo un momento che mi vesto. Magari è rimasto qualche vestito di Narumi nel suo vecchio armadio.

-No! – Sanji provò a raggiungerla e magari abbracciarla da dietro e riportarla sul letto ma non ne ebbe il tempo.
La vide afferrare la maniglia, tirare e spalancare la porta dell’armadio con nonchalance mentre il cuore ormai gli esplodeva nel petto.

-Ti prego, no! Io … - provò a implorarlo di lasciare in pace Clio, che si sarebbe sottoposto a qualsiasi cosa il demone volesse per soddisfare i desideri di Nami. Le aveva appena afferrato la mano e stava anche per mettersi in ginocchio , ma quando i suoi occhi guizzarono all’interno dell’armadio aperto rimasero di sasso:
Perché al suo interno non c’era nessuno se non dei panni sporchi spiegazzati.

Il cuoco rimase con la bocca semiaperta e lo sguardo fermo. A stento respirava.
Nami lo scostò leggermente di lato: - Ma che ti prende? – gli chiese mentre afferrava un lenzuolo sollevando grumoli di polvere e cercava di aggiustarselo intorno al seno.

La mente di Sanji lo portò a rispondere di botto senza neanche esitare. Non doveva neanche avere il tempo di porsi una domanda: - Poteva esserci qualche ragno … lo so quanto li odi …. Proprio come me – detto questo andò a prendere la sua camicia asciutta e la gliela porse come aveva fatto spesso in passato – Quel lenzuolo è lì da chissà quanto. Sai i germi? Mettiti la mia giacca … giusto per arrivare alla Sunny … io … ti aspetterò qui.

Nami lo guardò ancora confusa. Lui mantenne l’espressione serena con tutta la volontà che poteva ancora possedere.

Funzionò.

Lei sorrise e si avvolse la sua giacca coprendosi fino al pube. Si fermò un attimo a odorare il tessuto e assunse uno sguardo pieno di goduria.

Uno sguardo che si contrasse immediatamente in una forma più perversa. Passus aveva ripreso il controllo sul volto e sulla voce della ragazza e ora guardava il cuoco con malizia. Questi strinse i pugni.

 -Lo sai, Sanji – proferì emanando un’aura svigorente – per un attimo ho creduto che tu volessi … trattenermi. Ho intravisto la paura nei tuoi occhi – il ragazzo deglutì quando le braccia di Nami gli si avvinghiarono intorno al collo e il suo viso trasformato gli si avvicinava anche troppo – Hai paura di me, Sanji-Kun? – gli chiese rubando per un secondo la sua vera voce delicata.

Il cuoco iniziò a sudare. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo spaventato. Perché anche se era il sentimento che lo attanagliava di più in quel momento, manifestarlo davanti la ragazza che amava, seppur sottomessa da uno spirito malvagio, era l’ultima cosa che voleva.

Doveva apparire forte e non preoccupato per la situazione ma sicuro che tutto si sarebbe risolto.

L’allontanò guardandola in cagnesco: - Non mi fai paura, bastardo – rispose risoluto.

-La tua destrezza è molto allettante – replicò il demone leccandosi le labbra – E’ un peccato che per adesso debba accontentarmi di quella della tua ragazza- quel termine lo infastidì parecchio – ma infondo sento sta lentamente crescendo, così come il mio potere- … so essere molto paziente – si diresse nuovamente verso la porta – Tu continua così Sanji  - si girò a guardarlo malizioso. Si tolse la sua camicia e gliela gettò addosso restando solo col seno scoperto e le mutandine. A nessuno là fuori sarebbe importato. Finché Passus la controllava era al protetta da un lato – e magari potrei anche pensare di lasciare la tua anima intatta. Mi dispiacerebbe non averla a mia completa disposizione.

Il cuoco impallidì ma non lo diede a vedere e trattenne lo sguardo ribelle sulla ragazza finché non la vide sparire dietro l’asse di legno malconcia per essere stata sfondata dal demone che possedeva Clio. Fortunatamente non era il primo dei pensieri di Passus.

Quando Nami sparì, Sanji si issò in piedi ansimando e infilò la testa nell’armadio a muro. Non aveva potuto nemmeno porsi la domanda. Dove diavolo era finita Clio? Non si era nascosta sotto i vestiti né era riuscita a sgattaiolare fuori. Se ne sarebbero accorti.

-Ei ! – provò a chiamarla tastando con le mani le pareti di legno – Clio? Clio mi senti? – cominciò anche a chiamarla a bassa voce girando per la stanza ma non ottenne risposta.

Per un attimo pensò che forse si era immaginato tutto. Che la forza demoniaca di quel demone lo avesse mandato in stato allucinogeno e che stesse cominciando a immaginare cose non reali. Scacciò subito via quel pensiero. Com’era possibile allora che per sul suo collo fossero ancora presenti i segni dei morsi inflittagli dal corpo posseduto della bambina (di cui Passus non si era accorto pensando di esserne lui stesso l’artefice) e per terra fossero ancora evidenti le tracce della lotta che aveva portato alla sua liberazione?

-Clio? – continuò a chiamarla guardando anche sotto il letto – Clio, vieni fuori ti prego! Se mi senti vieni fuori!

Quella supplica in qualche modo funzionò: avvertì d’improvviso un tonfo secco provenire dall’armadio e si fiondò a spalancarlo in modo dinamico.

La bambina era lì, ricoperta di ragnatele e ancora tremante. Aveva qualche macchia di fuliggine sul viso e annaspava come appena riemersa dall’acqua.
-Dove caspita eri? – le chiese sbraitando senza volerlo. L’aiutò a uscire e a mettersi seduta sul letto – Mi hai fatto prendere
un colpo … credevo … - si fermò vedendo tracce di mortificazione negli occhi della bambina – stai bene? – disse delicatamente ripulendola dai residui di sporcizia. Questa annuì leggermente: - Mi dici dov’eri finita?

Clio si massaggiò un braccio con fare nervoso, ma non aspettò troppo prima di rispondere: - Nel passaggio segreto.

Il cuoco strabuzzò gli occhi: - Come scusa?

-Il passaggio segreto – ripeté lei indicando l’armadio a muro. Susseguì una dimostrazione. Si avvicinò nuovamente alla cabina, spostò alcuni panni per poi liberare uno spiraglio nell’incavatura del legno che faceva pensare a una porta scorrevole.

Proprio quello che si rivelò. Sanji allungò una mano per scostarla e rivelare una nicchia buia e piena di ragnatele. La luce nella stanza però, riuscì a identificarla come un passaggio verso corridoio nascosto nel muro.
Il cuore del ragazzo ebbe l’ennesimo sobbalzo ma stavolta colmo di sollievo e gioia: - Dove porta? – domandò alla ragazzina sorridendole.

-Mamma diceva che per non fare le scale scricchiolanti di notte  … potevamo raggiungere l-la sua stanza all’ultimo piano con questo passaggio …
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-Chopper! Siamo noi! Ti prego! – lo supplicava Rufy cercando di sporgersi verso di lui. Gli amici lo trattenevano in tutti i modi possibili.

-Non è più Chopper, Rufy! – gridava Zoro – Stagli lontano!
E in un modo o nell’altro riuscirono ad arrivare sul ponte della nave, seguiti a ruota dal Chopper indemoniato.

-Fammi venire! – sibilava andando incontro ad Usopp.

- Vade retro, Satana! – farneticava lui mettendo le dita a croce. Si rifugiò sopra l’albero maestro lanciandogli contro un fumogeno per distrarlo.

La forza naturale della renna permetteva all’entità che gli stava attualmente all’interno di gestirla a suo piacimento. Infatti iniziò a trafiggere di pugni l’albero maestro cercando di farlo franare. Questo fremeva a ogni colpo riempiendo le mani di Chopper di schegge e facendole sanguinare ma lui sembrò non curarsene.

Brook con il suo Soul Solid riuscì ad allontanarlo dall’albero maestro e mandarlo a sbattere contro la sponda.

-Chopper – continuava a chiamarlo Rufy senza reagire in modo violento. Non riusciva a pensare ai suoi compagni che combattevano tra loro.

Il medico di bordo, in risposta, avanzò verso di lui sbavando: - Vieni!

Zoro si parò davanti al suo capitano prima che questi venisse preso di mira e tirò fuori le monete. La renna venne nuovamente sbalzata via.


-Rufy, non farlo avvicinare – gli ordinò.

-Dobbiamo liberarlo! – decise quindi l’amico – Abbiamo l’acqua benedetta di Narumi! Finiamo di compiere il rituale!
Quell’idea colse tutti di sorpresa. Si, poteva essere una soluzione. In questo modo avrebbero tastato il vero effetto di quella purificazione ed essere dunque sicuri che stavano procedendo verso la soluzione per tutto.

-Ci penso io – disse Robin dirigendosi in sottocoperta. Ma qualcosa le sbarrò la strada. Una grossa massa melmosa e maleodorante che le diede la nausea.

Era una di quelle creature melmose che erano uscite dall’acqua quando lei e gli altri erano andati a perlustrare la zona. Solo che questa aveva qualcosa di diverso.
La sagoma era massiccia e dalla forma arcuata, in più, attraverso le zone non del tutto ricoperte di melma era possibile identificare tratti che all’archeologa parve di riconoscere.

Le si gelò il sangue nelle vene: - Franky?
La creatura che il cyborg era diventata ringhiò nella sua direzione e avanzò spalancando la bocca vischiosa e facendo uscire nuvole di fiato tossico.

Robin tossì indietreggiando vertiginosa. Zoro le fu subito dietro a sostenerla.

-Merda! – imprecò ora che la situazione era peggiorata.

-Che ? Franky? – esclamò Brook – Ma che razza di … cosa è diventato?

-Non è una possessione come le altre – valutò l’archeologa con voce rauca – non respirate la sua aria! – avvertì  poi.

Rufy strinse i pugni. Vedere due suoi compagni ridotti in quello stato era la cosa più atroce da sopportare per un capitano che aveva il compito principale di proteggerli. Se l’era giurato il giorno in cui avevano avvistato l’isola. Eppure adesso Nami, Sanji e Narumi risultavano dispersi e Franky e Chopper erano sotto il controllo di creature demoniache.
E pensare che l’obbiettivo che riteneva più importante addirittura dal diventare re dei pirati era quello di diventare più forte per proteggere i suoi amici.

No, non avrebbe permesso che ciò sarebbe durato un secondo di più.

Mantenendo lo sguardo basso si chinò per poi gettare un pugno a terra e trapelare tutta la sua forza. Si alzò un lieve venticello creato dalla sua aurea intensa.

-Gear Second! 

Il suo corpo prese a vaporare e i suoi muscoli a intensificarsi. Con una velocità immane, i ragazzi videro la sua figura spostarsi verso quella di Franky, completamente avvolta dalla foschia creata dal suo alito e spostarla verso la poppa con forza incredibile.

-Robin – ordinò nuovamente alla ragazza senza voltarsi a guardarla – prendi l’acqua e le monete e finisci il rituale. Noi ci occupiamo di loro due.

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Capitolo 25
*** 25 ***


                                        
-Due minuti … mi sembra – Clio ormai aveva riacquistato a pieno il tono della voce, seppur con l’andatura sottile a rispondere alle domande che gli faceva il cuoco, ora più in agitato che mai.

-Quindi cammini per due minuti e arrivi a un’altra camera? – le domandò senza guardarla ma continuando a puntare gli occhi sul corridoio buio che avevano appena scoperto.

La ragazzina annuì: - Mamma ci aveva messo delle candele colorate. In questo modo sapevamo dove andare. Ora invece …. è tutto buio.

Sanji si guardò intorno, nella stanza che ormai aveva imparato a conoscere a memoria. Si soffermò sui giocattoli e non passò troppo tempo prima che un’idea malsana gli balenasse in testa.
Afferrò un cavalluccio dal manico di legno e ci avvolse intorno alla testa impolverata dell’animale il lenzuolo del letto ricoperto di chiazze. Dopodiché, frugando nelle tasche dei suoi pantaloni, tirò fuori il suo fedele accendino.

Quando Passus lo aveva tramortito sott’acqua e lo aveva privato delle monete non si era preoccupato di portargli via anche quello. Pregò solo che l’acqua non gli avesse arrecato danni.

Per fortuna non ebbe problemi. Accendendo piccole fiammelle qua e là riuscì a dare fuoco al lenzuolo infagottato e creò una torcia perfetta.

Clio indietreggiò abbagliata dall’intensità della fiamma.

-Dobbiamo andare prima che lui ritorni – le spiegò senza troppi giri di parole – Sapresti guidarmi fino alla camera della tua mamma?

Clio annuì di nuovo, per poi scavalcare l’apertura nell’armadio e infilarsi nella nicchia. Sanji le disse di spostarsi per fare spazio anche a lui e alla loro unica fonte di luce, che, non appena egli si ritrovò all’interno, illuminò un’infinita serie di ragnatele che andava aumentando sempre più in profondità.

-Stammi vicino – si raccomandò Sanji preferendo mettersi davanti e liberare il passaggio con la mano.
Iniziarono a camminare, Clio un po’ più lentamente. Non si era ancora abituata del tutto a stare nuovamente in piedi sulle proprie gambe. Sanji illuminava il passaggio davanti a loro e le chiedeva ogni tanto se stessero proseguendo bene. Sotto i loro piedi intravidero alcune candeline in delle bocce di vetro ormai spente da tempo. Quelle di cui la bambina parlava prima. Esitò un attimo a rimirarle prima di proseguire.

Il sentiero andò via, via a inclinarsi, segno che stavano percorrendo una strada in discesa.
Sanji avanzava con fare tempestivo. Quella forse poteva essere una via di fuga. Un modo per accedere a un altro lato della casa senza che Passus ne venisse a conoscenza. Nessuno a parte i vecchi proprietari conoscevano quel passaggio segreto.

Stavano attraversando i muri oltre i quali forse camminavano chissà quante persone possedute, ma potevano agire
indisturbati. Non aveva ancora un piano preciso, ma sapeva che se si fosse presentata anche la minima occasione di uscire da quella stanza infernale non avrebbe perso tempo.

Spostando l’ennesima ragnatela, rivelò un grosso ragno indisturbato che cercò di darsi alla fuga. Clio sobbalzò e di slancio si ritrovò abbracciata alla vita del ragazzo affondando il viso terrorizzato.

Sanji la sentì tremare: -Ei, ei, tranquilla – la rassicurò – Anche a me non piacciono gli insetti – e neanche a Nami-San, gli disse una voce interiore riportandolo per un attimo a ricordi lontani – ma è andato via ora. Hanno paura del fuoco.

-E’ andato … via? – piagnucolò la ragazzina senza staccarsi da lui.
-Sì. Te lo giuro.

Clio distaccò leggermente il viso e accertandosi che Sanji stesse dicendo il vero si allontanò definitivamente da lui. Ma non riuscì a proseguire.

-Andiamo, non c’è più. Se poi torna lo caccio io, va bene? Ora però vieni!

-Posso tenerti … la mano? – quella richiesta lasciò il cuoco un po’ di stucco. Detto da colei la quale sembrava non riuscire a fidarsi completamente di lui era un po’ strano. Ma pur sempre un passo avanti. Vuol dire che almeno non lo considerava più un nemico.

-Ma certo – accettò prendendo nel palmo la mano piccola dell’altra – Ti proteggo io -  Detto questo ripresero a percorrere il passaggio.

Anche se intravidero altri ragnetti più piccoli sui muro, Clio non si spaventò più.
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Robin correva da una stanza all’altra andando a sbattere il più delle volte dato l’ondeggiamento della nave e il suo fare impetuoso.

Era riuscita a raggiungere il sottocoperta, richiuso poi di scatto alle sue spalle. Sapeva che i suoi compagni avrebbero fatto di tutto per tenere i due amici\nemici lontani da lei il tempo necessario ma non poteva lasciare che ne passasse troppo.
Aveva recuperato l’acqua benedetta da Narumi dalla sacca che Rufy aveva fatto cadere in infermeria e ora si stava recando verso la stiva alla ricerca di una candela. Nello scendere le scale però, fu preda di uno sbalzo improvviso della Sunny che la fece ruzzolare giù e sbucciarsi la gamba destra. Il mare fuori aveva improvvisamente preso ad agitarsi in modo sfavorevole.

Che dipendesse tutto dalla forza demoniaca che emanavano attualmente Chopper e Franky? Magari se fossero riusciti a liberarli anche la tempesta si sarebbe placata.

L’archeologa gemette per il dolore alla gamba ma non fu questo a fermarla. Evocò quante più paia di mani possibili in giro per la stiva e aprendo l’occhio visivo su ogni palmo cercò ovunque alla ricerca delle candele. Ne individuò un paio ancora chiuse in scatola nella zona dove di solito Usopp metteva cose che gli servivano.

Con due mani stracciò via la confezione e con le altre afferrò cinque o sei candele che poi trasportò fino a lei ancora seduta in fondo alle scale.

Quando finalmente poté toccarle con le sue mani reali, iniziò subito a darsi da fare. Aprendo delicatamente il coperchio dell’acqua, intinse nella ciotola la prima candela, prima da un lato poi dall’altro vista la dimensione troppo grossa.

Ora bisognava accendere la miccia. Non sarebbe stato facile visto che era bagnata: procurandosi anche un pacchetto di accendini tenuto lì per necessità, riuscì a dare fuoco alla candela solo dopo aver sprecato tre fiammiferi con tanto di ustione alle dita.

Perfetto, la candela è accesa, pensò. Si portò dunque la mano tramante all’interno della tasca e ne tirò fuori una delle monete forate.
 
Fece un respiro profondo cercando di controllare il fremito delle dita e non compiere sbagli. Posizionò la moneta sopra la fiammella, che diventò subito incandescente. Ciò la costrinse dunque a lasciarla cadere per non ustionarsi le dita. Conveniva dunque bruciarla senza reggerla. Tenendo la moneta sul pavimento avvicinò la candela inclinata e riprese a bruciarla. Questa ovviamente non si sciolse né prese fuoco visto il materiale metallico, ma fece acquisire alla fiammella un tono nerastro.

Robin, con le altre mani, cercò un qualsiasi minuscolo contenitore dove poi avrebbe messo la cera che sarebbe scaturita. Trovò un barattolo di datteri di cui Sanji conservava una buona dose. Le sue molteplici braccia lo aprirono per svuotarne il contenuto e portarlo vuoto alla sua mercé.

Alcune goccioline bollenti iniziarono a colare dallo stecco di cerca. La ragazza si brigò a raccoglierle una dopo l’altra nel barattolo. Quanto doveva farlo riempire? Una dose per due persone, ipotizzò. Ma quanto tempo ci sarebbe voluto? Con una singola candela non sarebbero andati da nessuna parte.

Mentre dunque si accingeva a tenere ferma con un paio di mani la prima, si diede da fare a bagnarne, accenderne e mettere a sciogliere su altre monete anche le successive che trovò nella scatola. Usò tutte quelle che teneva nelle tasche, rimanendo attualmente senza protezione.

Alla fine la coscienza di Rufy fu più forte della sua rabbia e non usò il Gear Second ulteriormente sui suoi due amici posseduti.
Con l’aiuto degli altri era riuscito a relegarli in una parte di nave e li tenevano circondati con le monete tese nella loro direzione in modo che non potessero lasciare quel cerchio protettivo. Ogni volta che Chopper e Franky provavano ad aggredirli venivano nuovamente sbalzati all’indietro, l’uno sull’altro. Non poterono però evitare che si scannassero tra di loro come fanno appunto due animali feroci in una gabbia troppo ridotta.

Il Cyborg teneva la renna per il collo e gli stava facendo ingoiare con la forza la sostanza vischiosa che lo ricopriva. Chopper gemeva e vomitava mentre con le mani artigliate provava a graffiargli la faccia.

-Basta! Basta! Smettetela! – gridava loro il capitano provando ad attirare l’attenzione verso di loro in modo che non si ferissero ulteriormente.

Usopp lanciò loro in faccia un uovo marcio bollente in modo da distrarli per il bruciore e farli allontanare.
Cercavano comunque di non infliggere loro troppo dolore. L’ondeggiamento burrascoso della nave non aiutava. Erano anche nell’ansia che andassero a sbattere contro qualche scoglio.

- Robin! Ti prego sbrigati! – urlò Rufy sperando che l’amica lo sentisse dal piano più basso della nave.

-Non è una cosa facile da fare da sola! – gli disse di rimando Zoro – Dalle i suoi tempi!

-Allora andate ad aiutarla! – ordinò dunque il capitano - Qui me la vedo anche da solo!
-Non dire scemenze, non riusciresti a trattenerli quanto basta!

-Chi te lo dice?

-Fidati di lei, Rufy!  - replicò lo spadaccino stavolta in modo brusco - Robin ce la farà. Io lo so – si stupì di sé stesso perché prima di pronunciare quelle parole non era neanche così sicuro di pensare realmente.
Ma furono di grande effetto. Come un’evocazione o una formula magica. Perché nell’esitare davanti pensieri che non credeva di avere nella mente, sentì una porta spalancarsi alle sue spalle.

-Fatevi da parte! – ordinò la voce profonda dell’archeologa che avanzava ciondolando. Aveva le mani mezze raschiate e ricoperte di cerca e un segno scorticato sul ginocchio.

-Stai bene? – le chiese Zoro avanzando verso di lei.

-State indietro! – ripeté lei noncurante dei propri dolori. Incrociò le braccia al petto e chiuse gli occhi.

Un lieve venticello le elettrizzò i capelli e una decina di mani comparirono qua e là in giro per la nave.

Ma l’attenzione di tutti si spostò verso quelle comparse sopra l’albero maestro che reggevano uno strano contenitore. Proprio sopra le teste dei due compagni indemoniati.

Le mani versarono la cera bianca, che per qualche effetto miracolato del rituale non si solidificava, e questa si rovesciò addosso a loro ricoprendo la nuca e il viso.

Franky e Chopper lanciarono urla disumane che stordirono i loro amici.

Indietreggiarono impressionati davanti i due che si contorcevano ruggendo e strusciandosi sul pavimento. La loro faccia
fumava. Cercavano di pulirla dalla sostanza bianca e bollente arcuando le schiene e facendo scricchiolare, forse non volontariamente, le ossa e i muscoli.

Robin aveva le mani davanti alla bocca per l’orrore. Zoro l’aveva raggiunta continuando a chiederle se stesse bene, ma senza ottenere risposta. Usopp aveva distolto lo sguardo troppo occupato a non cercare di svenire. Brook stava fermo impalato davanti quella scena tremenda e Rufy osservava a pugni stretti e adenti serrati.

Dovettero sopportare quell’agonia per più di dieci secondi ma a loro parve un’eternità.
Poi a un tratto tutto cessò. Le urla, il vento e addirittura le onde ripresero a calmarsi dando alla nave il solito ondeggiamento affusolato.

Le grida dei due mugiwara si erano infatti tramutate in ansimi e gemiti. Ma ciò che usciva dalla loro bocca non erano più versi infernali. Ma le loro vere voci.

-Ahia … ahia che male … che male! – squittiva la vocetta disperata di Chopper che era tornato alle sue piccole dimensioni.
Rufy sobbalzò e senza esitare un secondo di più si chinò verso la piccola renna aiutandola a ripulirsi dalla cera ancora bollente, bruciandosi anche un po’ le dita.

-Chopper, ei Chopper – lo chiamò alzandogli il viso. Aveva strati di pelliccia bruciacchiati e scorticati ma riuscì comunque ad aprire gli occhietti e indirizzarli verso il suo capitano.

-R … Rufy? – lo chiamò ancora un po’ confuso.

Il resto del gruppo si scambiò una serie di sorrisi sollevati .

Robin cadde in ginocchio riprendendo finalmente fiato.

-Sei stata grande – le disse Zoro inginocchiandosi vicino a lei e mettendole una mano sulla spalla.

L’archeologa lo guardo intravedendo un mini sorriso ma sincero che era raro sul quel volto segnato soprattutto dalla vigorosità.

-Grazie – sorrise di rimando poggiando una mano sulla sua.

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Capitolo 26
*** 26 ***


                                                    
                                                  
 
Sanji desiderò non aver mai spalancato la nuova anta dell'armadio che si erano ritrovati davanti una volta percorso l'intero passaggio segreto: perché ciò che vide una volta uscito dal guardaroba della nuova stanza era molto meno sopportabile a un buco buio e pieno di ragni.

-Narumi! - sbraitò facendo cadere la torcia ormai consumata e fiondandosi verso il letto dov'era stesa la ragazzina.

Questa aveva le braccia e le gambe aperte, scoperte. Lo sguardo vacuo era perso sul soffitto, aveva segni di collisione su tutto il corpo,segni di morsi e saliva le umidificavano la faccia. Sembrava in uno stato di morte apparente perché respirava a stento e non si muoveva.
Sanji prese a scuoterla violentemente: - Narumi, ei, sono io! Ei! - le accarezzò il viso trovandolo terribilmente freddo, le afferrò un polso per tastarne il battito che per fortuna si rivelò positivo - Che cosa ti hanno fatto? - mormorò devastato mentre la rabbia e il senso di colpa gli ammontavano nel petto. 

Si affrettò a coprirla con la propria giacca continuando a chiamarla ma senza ottenere reazioni. La ragazzina era sotto un trauma dal quale non sapeva come farla riprendere. Ciò lo spaventò anche solo provare a metterla seduta.
-Na … rumi? - squittì in quel momento la voce di Clio che si era fermata appena fuori dall'armadio prima che il cuoco si avventasse verso il letto una volta di sua madre.

Stava ancora esitando davanti la ragazza che era comparsa davanti ai suoi occhi dopo chissà quanto tempo. Di sicuro non aveva le stesse sembianze della sorella con la quale amava divertirsi in giorni ormai troppo lontani. Ma come poteva confonderla con un'altra persona quando erano accomunate dallo stesso sangue?

Sanji si girò a guardarla con gli occhi pieni di disperazione. Non era certo quello il modo in cui avrebbe voluto che le due sorelle si ritrovassero.

-Onee-Sama! - gridò a quel punto Clio balzando sul letto con gli occhi pieni di lacrime e le braccia tese sperando che Narumi l'accogliesse in uno dei suoi abbracci che la riscaldavano sempre - Onee-Sama  … ?- la chiamò vedendo il suo sguardo perso nel vuoto che non si decideva a sbattere le palpebre né a voltarsi verso di lei - Narumi! - le si appoggiò sopra delicatamente abbracciandola come una bambola. Non una reazione. Prese dunque a singhiozzare prima piano poi sempre più forte - svegliati Onee-Sama … svegliati …

-Non è morta, stai tranquilla - provò a rassicurarla Sanji cercando ancora di rianimarla in qualche modo. Le sventolò una mano davanti al viso, le diede qualche pizzicotto non troppo forte per farla rinvenire ma niente riuscì a smuovere quella statua umana gelata che era ora la sua amica.

Arrivò alla conclusione che Passus e gli altri demoni dovevano in qualche modo averla privata  della sua energia vitale, consumandola pezzo a pezzo, togliendole la capacità di interagire con gli altri. Il peggio è che magari avrebbe anche voluto parlare con loro, riabbracciare la sorellina che era tanto determinata a salvare, ma era bloccata da una forza interna più forte di lei.

Sanji digrignò i denti. I pianti di Clio erano rumorosi ma non ebbe paura che qualcuno le scoprisse in quella stanza perché avrebbe protetto le bambine con tutta la sua anima e a qualsiasi costo. E non era più sicuro che sarebbe riuscito a trattenersi dal saltare addosso a Passus una volta che se lo rifosse trovato davanti. Neanche se avrebbe voluto dire ferire Nami.

Si guardò intorno. Era una camera spaziosa occupata da qualche mobile buttato a terra, il letto matrimoniale, l'armadio e la porta ovviamente chiusa. L'unica luce neanche troppo forte proveniva da uno spiraglio sul soffitto sul quale il cuoco focalizzò la propria attenzione. Era fin troppo sottile, incastrato tra uno spazio di parete bianca piena di buchi e ragnatele e una parte di pietra che … non sembrava coincidere perfettamente con la struttura.

Aggrottò la fronte ma decise di non esitare un solo istante. Salì sul letto in modo da arrivare vicino al fascio lieve di luce. Era impossibile intravedere cosa ci fosse al di là di quello spiraglio. Tastò la parete nel punto in cui qualcosa sembrava non quadrare. Il materiale era diverso, su questo non ci pioveva. Un ammasso di pietre erano state posizionate sopra quello che una volta doveva essere stato un fascio di luce ben maggiore. Una finestra. Passus aveva murato l'unica via di uscita secondaria alla porta in modo molto meno evidente di come si erano preoccupati di farlo nella stanza delle bambine che doveva essere la sua prigione.

Con una punta di orrore Sanji ipotizzò che avesse calcolato che con lui doveva essere più previdente in una tentata fuga, mentre con una debole ragazzina non avrebbe dovuto metterci tanto impegno nel costruire una gabbia, sapendo lo stato in cui l'avrebbe ridotta una volta catturata.

Sentì la rabbia crescere sempre di più e decise di sfruttarla a proprio vantaggio.

-Clio - disse mettendole una mano sulle spalle - Starà bene. Te lo prometto - accarezzò i capelli di Narumi prima di prenderla delicatamente in braccio. Rabbrividì al suo tocco freddo e alla sua rigidezza. La poggiò al lato opposto della stanza e avvertì Clio di starle vicino per tenerle entrambe a debbita distanza.
Poi si preparò.

Tutta la forza che non aveva potuto liberare fino a quel momento si fece avanti tramite le sue gambe. Non gli importava se ciò avrebbe richiamato l'attenzione  dei Passi. Con uno slancio tese il suo punto di forza verso la parete e in breve detriti di pietra e cemento schizzarono da tutte le parti, per lasciare il posto a uno squarcio largo che accecò con la luce intensa non più abituati a vedere.

Il cuoco era riuscito a sfondare la parete e a rivelare così il mondo esterno. Poté dunque scoprire che la casa di Narumi si trovava su un monte che si affacciava sul mare, in una zona stranamente non costeggiata da scogli acuminati. Il cielo ricoperto dalla foschia non lasciava intuire che orario fosse ma era già qualcosa che non fossero nel mezzo della notte.
Sanji esultò interiormente. Si girò verso le bambine. Narumi stava con la testa china e guardava davanti a sé tipo bambola di pezza,

Clio osservava il ragazzo esterrefatta da ciò che era riuscito a compiere.

-Va tutto bene - provò a calmarla sperando di non aver nuovamente suscitato un senso di timore nei suoi confronti. Lei non trapelò alcun senso di paura. Lui allora riprese delicatamente il corpo della sorella tra le braccia: - Vieni - disse all'altra indicando l'uscita -
Andiamo via da qui.

La bambina non rispose ancora elaborante la faccenda. Tirò su col naso e annuì delicatamente, dopodiché si fece spazio con loro tra le macerie che ancora penzolavano dal soffitto per poi ritrovarsi all'aperto. La loro casa era una delle ultime che si trovavano in cima alla collina del paese. Il faraglione che avevano alle spalle, era stato appunto rivolto verso il retro della casa in modo tale che le bambine semmai avessero voluto giocare all'aperto non si sarebbero trovate in pericolo sul pendio.

Era quindi la prima volta per Clio, vedere quel lato del loro possedimento terriero che Sanji aveva rivelato creando una porta laterale.
Il cuoco, mentre inspirò nuovamente l'aria esterna, si guardava intorno ansioso che qualche posseduto sbucasse dalla nebbia e li aggredisse. Doveva trovare un modo per raggiungere i suoi compagni in fretta. Si affacciò dall'altura e studiò il mare.

E il suo cuore ebbe un tonfo, quando individuò a debita distanza, la forma della Sunny farsi largo lentamente tra qualche scoglio poco più distante.

Sorrise ansimando stringendo più a sé il corpo della ragazzina paralizzata. Con il suo Blue Walk avrebbero subito raggiunto la nave, ricongiunti con Rufy e …

 Se accennerai una sola reazione, sia la tua amata Nami che quella stupida ragazzina, moriranno lentamente e dolorosamente davanti ai tuoi occhi.

Si bloccò.

Le parole del demone. Gli ritornarono alla mente come una secchiata d'acqua e rimbombarono nelle orecchie come se lui gliele stesse urlando affianco.

Nami-San.

Il suo sguardo tornò nuovamente verso la casa. La ragazza che amava era ancora là dentro ed era ancora posseduta da un'entità malvagia più forte di lei. 

Che cosa sarebbe successo se Passus si fosse accorto della loro fuga? Guardò di nuovo Narumi e un'ipotesi impensabile gli passò per la mente; avrebbe potuto ridurre Nami anche peggio di come stava in quel momento la ragazzina. E lei non sarebbe sopravvissuta.

No non poteva permetterlo. Non l'avrebbe mai permesso.
Si girò ancora verso la loro nave. Se l'avesse raggiunta anche solo per mettere in salvo le bambine, il demone si sarebbe senz'altro accorto della mancanza di Narumi che usava per tenerlo sotto controllo.

-merda - sussurrò a denti serrati.

L'alternativa era restare alla mercé di Passus fin quando non fosse stato Rufy a trovarli. Già! Avrebbe solo dovuto segnalargli la loro posizione. 

Ma non era neanche sicuro che ci fosse qualcuno a bordo. Non gli era forse stato detto che forse era stato fatto qualcosa a Chopper e Franky? Magari sulla nave avrebbe trovato altri demoni da combattere.

Poi però si chiese come fosse possibile che la Sunny stesse domando regolarmente tutte le onde che incontrava sulla traversata. Un demone o una persona posseduta non ne sarebbe stato capace. Doveva esserci per forza qualcuno di buon senso a bordo.
Aveva bisogno che i suoi amici lo raggiungessero in fretta. Perché, lo sapeva, da lì a poco sarebbe cominciata la resa dei conti.
 
I pensieri del ragazzo si sovrapposero uno sopra l'altro per poi formulare l'idea più folle che avesse mai avuto. Con riluttanza si rivolse a Clio: - Sai nuotare?
___________________________________________________________________________________________________________
-E' stato … orribile … - gemette Chopper per poi urlare di nuovo mentre Robin gli tamponava nuovamente le bruciature con una pezza bagnata di disinfettante.

- Tranquillo - lo confortò con voce mansueta - E' tutto finito. Sei al sicuro.

-Era come … essere in una lastra di ghiaccio - disse poi Franky dall'altra parte dell'infermeria con Brook che lo aiutava a sistemare e sostituire i pezzi del corpo danneggiati - Non potersi muovere … essere manovrati …

Rufy stava sulla porta dell'infermeria affiancato da Zoro e ascoltava con gli occhi inquieti. Avrebbe voluto subito sommergere i due amici di domande ma avrebbe preferito che si fossero ripresi del tutto per poi ascoltare con calma che cosa era successo da quando avevano lasciato la nave.

Chopper inalò una buona dose di aerosol per liberare i polmoni da quella stretta di gelo e di caligine tossica che era stato costretto a respirare in tutte quelle ore. Dopodiché si ristese nuovamente sul letto prendendo a respirare piano e a chiudere gli occhi senza smettere di piangere in silenzio, ancora provato dall'esperienza.

Robin si dedicò dunque a sé stessa bagnandosi leggermente la ferita al ginocchio con acqua fredda e si ripulì del tutto dalle pellicine che gli ricoprivano le dita scottate per poi avvolgerle in un panno bagnato.

-Ora sappiamo come liberare le persone da questi fottuti fantasmi - disse Zoro rompendo un silenzio che sembrava essere durato troppo a lungo - Che facciamo Rufy?

Il Capitano non gli risponde con lo sguardo fermo e fisso davanti a sé. 
Non riuscì più a trattenersi.

-Chopper! - la piccola renna mosse lentamente il muso nella sua direzione e lo guardò con l'occhio destro, dove per fortuna non era entrata troppa cera, tenendo l'altro chiuso. L'amico formulò tre semplici parole: - Dov'è Nami? - ma bastarono.

Gli sguardi di Franky e Chopper si bloccarono all'unisono mentre ricordi traumatizzanti tornavano loro in mente. Chopper prese a piangere freneticamente mentre Franky chiudeva gli occhi e stringeva i denti sforzandosi di non farlo, ma senza successo.

-Ei! Ei! Che c'è? - sbraitò Rufy guardando prima uno poi l'altro preso dal panico-Che è successo? Dov'è? Sta bene … vero? Rispondete!

Robin impallidì davanti quella reazione e il pensiero che alla sua amica fosse successo qualcosa di terribile la costrinse a sedersi per riprendere fiato. Zoro aveva l'occhio sgranato e aspettava una risposta da quei due quasi senza respirare. Brook si mordicchiava l'osso della mano mentre un tremolio lo invadeva.

- Rufy … - mugolò Chopper deglutendo quanti singhiozzi possibili - lei è …

-RUFYYY- gridò all'improvviso la voce di Usopp proveniente dal ponte dove era rimasto a fare da palo.

E per un attimo tutti si dimenticarono dell'orripilante frase che stava per uscire dalla bocca del dottore, perché si lanciarono tutti, salvo Robin e i due illesi, fuori dall'infermeria per poi raggiungere il ponte dove trovarono Usopp sulla cima dell'albero maestro con un cannocchiale in mano che indicava un punto oltre le onde che, seppur si fossero un po’ calmate rispetto a quando le entità malefiche erano ancora nei corpi dei loro amici non accingevano ad abbassarsi del tutto.

-Cosa c'è Usopp? - gli domandò Zoro stringendo forte le sue spade.

-C'è qualcosa che nuota … qualcuno … viene da questa parte … o meglio ci sta provando …

-Che cos'è? -domandò Brook affacciandosi dalla sponda e provando anche lui a scorgere qualcosa.

-Sembrava una macchia bianca ma poi ho visto … un braccio … è una persona!!!

Rufy si arrampicò quanto più in alto possibile sulla rete per riuscire a vedere a cosa si stesse riferendo l'amico. Gli prese il cannocchiale di mano, così parve anche a lui di vedere in lontananza una piccola figura che lottava contro le onde che la sommergevano per poi riemergere e riprendere a nuotare con una grinta notevole.

-Forse è Narumi! - sbraitò saltando giù dall'albero - Sta cercando di raggiungerci!!

-E se fosse qualcuno che è posseduto? - ipotizzò Usopp sempre cauto.

-Non ci starebbe mettendo tanta volontà nel resistere al mare - gli fece notare il capitano mettendo a tacere le sue insicurezze - va al timone e indirizza la nave nella sua direzione! - gli ordinò poi facendosi obbedire.

La nave assunse un'angolazione differente con fare lento vista la pressione delle onde. Rufy caricò quanto poté il braccio. Si aggrappò saldamente con uno all'albero e scaraventò l'altro in direzione della figura in avvicinamento.

-Quanto sono vicino? - chiese a Zoro che aveva preso in mano il cannocchiale.

-Allungati ancora un po’ - lo guidò lui seguendo i suoi movimenti lontani - aspetta … si è riemersa … no un momento … eccola! Tira fuori la mano dall'acqua, ci sei quasi! Ecco! - disse esattamente quando Rufy sentì al suo tocco qualcosa di piccolo e scivoloso. Afferrò saldamente ciò che doveva essere una mano e tirò con tutto sé stesso. La figura fu strappata dall'acqua e volò nella loro direzione.

Prima che questa potesse sbattere da qualche parte, il ragazzo di gomma si gonfiò abbastanza per accoglierla sul suo petto. L'urto mandò entrambi sul lato opposto della nave. Rufy teneva avvolto nel suo corpo protettivo, uno molto più piccolo, bagnato e tremolante.

-Narumi? - la chiamò Zoro avvicinandosi e chinandosi. Ma quando Rufy la liberò dall'abbraccio si rivelò essere una ragazzina che non era la loro amica.

Una bambina piena di ferite su buona parte del corpo e un foro a forma di croce sulla fronte (quel dettaglio mandò in pallore il viso dei ragazzi), gli occhi terrorizzati, la pelle bluastra e infreddolita e tanta acqua da sputare.
-Non è lei - valutò Usopp raggiungendoli.

Rufy, anche con profonda delusione, l'aiutò a vomitare tutta l'acqua che aveva ingoiato sbattendole piano la mano sulla schiena.

-Stai bene? - le chiese.

La loro nuova ospite finì di tossire per poi stringersi nella veste zuppa. Starnutì. Fu osservata in silenzio. Anche mentre sollevava lo sguardo per studiare i suoi salvatori uno dopo l'altro. La paura nei suoi occhi era ben evidente.

Usopp fu uno dei primi a intuirla e intimò a Brook, ancora vicino l'albero maestro, di non avvicinarsi e spaventarla ulteriormente, finché non si fosse calmata. Lo scheletro abbassò lo sguardo consapevole e diede loro le spalle.

-Chi sei? - chiese Zoro che non voleva perdere troppo tempo.

-I-I-io … - balbettò finalmente la bambina con voce tremante.

-Piano ragazzi, non vedete che è terrorizzata?- disse a quel punto Robin che si era intromessa nella situazione zoppicando leggermente
verso il gruppetto. Col suo fare materno era in grado di mettere a proprio chiunque. E così fu: - Va tutto bene. Non ti faremo del male.

Quando la bambina la vide avvolgerle una mantella attorno al corpo subito si rilassò.

-Va meglio? - chiese l'archeologa dopo avergliela strofinata un po’ sulla pelle congelata. Lei annuì.

-Che cosa ci fai qui? - Rufy non seppe perché diede la precedenza a quella domanda. C'erano tante cose che al momento voleva sapere ma preferì elencarle con calma invece di opprimere le persone come al solito. Soprattutto non voleva pressare quella bambina così impaurita.

-L-l-ui … mi ha de-d-ttt-o … -d-d-i -… andare …ss-sulla -barca … - riuscì a formulare anche se col naso intasato e il fiatone.

-Lui ti ha detto di venire qui? - tradusse Zoro in termini più specifici - Lui chi?

-Lui … - ripeté la ragazzina guardando nel vuoto - è r-rimasto … a casa … con …- prima di finire la frase scoppiò a piangere.

-Non sta bene, ragazzi - disse Usopp - Ci mancava solo un'altra profuga con le allucinazioni.

-Chiudi il becco! - lo ammutolì Zoro con tono aggressivo. Tornò a rivolgersi nuovamente alla piccola: - Va bene, è rimasto a casa - assecondò le sue parole per provare a tirarne fuori qualcosa di sensato - Sai il suo nome?

Presa dai singhiozzi riuscì comunque a scuotere la testa: - Non … ricordo …

-Okay, d’accordo … ricordi che cosa ti ha detto? - continuò lo spadaccino.

-H-ha dett… vai … sulla barca … d-d-ì  loro dove ….Dove … dove siamo.

I Mugiwara si scambiarono sguardi confusi ma allo stesso tempo intuitivi. Volevano far sapere loro dov'erano?
-E dove sono? 

-A c-c … a casa mia … - la piccola sollevò lentamente una mano per indicare il monte che si innalzava sopra la costa più vicina a loro. La cima non era molto chiara vista la nebbia e lo scurirsi del cielo.

Rufy rifletté un istante. Poi mise una mano sulla spalla della bambina guardandola intensamente negli occhi: - Fai solo un cenno con la
testa. La persona che ti ha detto di venire qui … è un uomo con i capelli biondi?

E davanti quello sguardo, carico di apprensione, magari dovuto alla preoccupazione insopportabile per qualcuno di molto importante che avrebbe voluto aiutare a qualsiasi costo, Clio, sovrastata da quegli stessi sentimenti riuscì finalmente a farsi intendere: - Si … ha detto … cc-che … avreste aiutato Narumi.

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Capitolo 27
*** 27 ***


                                                 

Perché questa sete è incolmabile?

Cosa la spinge a desiderare di più ogni volta che riesce a ottenere?

Ho forse sottovalutato le sue ambizioni? Devo forse darle di più?

Avvertiva quel vuoto più di tutti.

Sentiva che l'anima di quella ragazza era tanto vuota quanto piena.
La volontà che si disfaceva pezzo a pezzo gli stava fornendo una forza abbastanza notevole ma mai sufficiente per arrivare dove voleva. Questo perché c'era un'altrettanta forza dentro quella piccola volontà che ora gli apparteneva, che non gli permetteva di assimilare fino in fondo tutta quell'energia.

Un muro da abbattere. Ma più compatto di quanto pensasse.

Se avesse usato la sua potenza fino al culmine per tentare di estrarre fuori ciò che gli mancava per portare a termine il suo piano, molto probabilmente quel misero corpo non avrebbe retto e tutto sarebbe andato in malora.

Doveva quindi resistere alla tentazione di succhiare ogni singolo strato di sentimento dall'anima di quella molesta ma purtroppo importante pedina e attendere che si consumasse da sé.

Però in un modo o nell'altro doveva contrarre l'attesa. Non era più tanto sicuro che avrebbe avuto ancora la calma di agire indisturbato.

Stiamo al tuo gioco, puttanella.

Vuoi di più? Lo avrai.

______________________________________________________________

Nami camminava per i corridoi di casa di Narumi accarezzandosi la pelle liscia.

Pensava di conoscere la sua meta, la stanza dove entrare e dove era convinta qualcuno di importante la stesse aspettando.

Invece tutto a un tratto sentì la necessità di cambiare direzione. Come se il suo subconscio le stesse suggerendo fosse la cosa migliore da fare.

Il perché le arrivò dopo. Un'idea che poteva considerare tranquilla. Lei.

Sanji-Kun era assai preoccupato per Narumi giusto? Dunque perché non chiederle di accompagnarla a trovarlo e passare un po' di tempo assieme? Ne sarebbe stato molto felice. Sorrise al pensiero di vedere il suo sguardo rasserenato e si diresse a passo svelto verso la stanza, dove alludeva che l'amica stesse riposando.

Per l'entità che le albergava dentro invece, era solo un passo avanti nella riuscita dei suoi intenti. Quell'insulsa piccola vita dal quale aveva assorbito una buona parte di vigore, gli serviva ancora una volta. L'ultima volta.

Sto venendo a prenderti, ragazzina.

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Anche se aveva la pelle congelata, era certo che riscaldarla non sarebbe stata la soluzione migliore.

Nonostante ciò Sanji avvolse più che poté Narumi nell'unica coperta non troppo impolverata che aveva trovato e prese a strofinarle lentamente le braccia per darle quanto calore possibile.

-Reagisci - le sussurrava con voce supplichevole - Ti prego, reagisci! Tua sorella ha bisogno di te ... abbiamo tutti bisogno di te ...

Ma la ragazzina ovviamente non accennava a muoversi o a spostare di poco lo sguardo. Respirava silenziosamente e con la bocca semiaperta.

Il cuoco chiuse gli occhi non potendo sopportare ulteriormente di vederla in quello stato. Voltò lo sguardo verso la rupe oltre il buco nel muro dal quale era rientrato dopo aver spinto Clio a lasciarli lì.

Aver letteralmente spinto Clio.

Con l'amaro in bocca ripensò alle ultime parole con le quali l'aveva lasciata andare, dopo la sua risposta affermativa alla domanda se sapesse muoversi in mare.

-Su quella nave ci sono amici miei. Brave persone. Loro ... possono aiutare Narumi. Possono salvarla. Devi nuotare verso di loro. Una volta a bordo dì loro che siamo qui okay? Portali qui da noi. A casa tua. Mi hai capito?

La bambina era confusa da tutte quelle informazioni dette in una volta: - Chi ...? Chi può aiutare Narumi?

-Le persone a bordo di quella nave - ripeté il cuoco indicando nuovamente la Sunny - Devi andare da loro e portarle qui - mise delicatamente a terra il corpo di Narumi per poi afferrare per le spalle sua sorella, inginocchiarsi e guardarla intensamente negli occhi - La sua vita potrebbe dipendere solo da questo, mi capisci? - lei impallidì - Tu puoi salvarla. E' una cosa difficile che ti sto chiedendo ... ma non te la chiederei se non sapessi che ne sei in grado. Vuoi che lei torni com'era? - Clio senza troppe esitazioni annuì - Allora nuota - si rimise in piedi - nuota verso quella nave. Non fermarti - le diede un rapido bacio sulla fronte - Puoi farcela.

Detto ciò la sollevò di peso per poi scaraventarla giù dalla scogliera, verso la zona di mare non frastagliata.

L'urlo che la bambina aveva lanciato mentre precipitava nel vuoto gli rimbombava ancora nelle orecchie, così come vederla riemergere dalle acque agitate dopo circa tre minuti di terrore. Non le aveva urlato dall'alto, sapendo che non l'avrebbe sentito a causa del frastuono spumoso delle onde. Ma quando la scorse iniziare a nuotare in modo lento ma sempre valido verso la direzione che le aveva indicato, si rincuorò e la seguì con gli occhi fino a perderla di vista.

Nell'esatto momento in cui aveva notato che anche la Sunny si dirigeva verso di lei.

Sospirò riaprendo gli occhi. Era più che certo che i suoi compagni avessero notato qualcuno in mezzo al mare e deviato la rotta verso questi. Anche se non lo aveva visto direttamente sapeva che la bambina ora era in buone mani. Se lo sentiva.

Doveva quindi sperare che sapesse dare loro una spiegazione ben concreta e aspettare che venissero da loro.

Fino ad allora, si era ripetuto, avrebbe protetto Narumi con tutta la forza di cui era capace. Sapeva che presto Passus si sarebbe accorto della sua assenza e avrebbe sguinzagliato i suoi subalterni a cercarlo in giro per casa.

Non immaginava cosa si sarebbe ritrovato ad affrontare, solo e senza protezioni. Ma ormai la collera che lo colmava era talmente intensa che anche il ricordo di dover affrontare l'aura negativa e svigorente a mani nude non lo preoccupava.

Il solo terrore era non riuscire a trovare un modo per far rinvenire Narumi. L'idea che restasse costretta a vivere in quello stato catatonico era impensabile.

Le prese la mano fredda come il ghiaccio e le alitò sopra provando a riscaldarla: - Se riesci a sentirmi - le disse - sappi che non ti abbandoneremo mai. Potrai anche non perdonarmi mai per essere stato così idiota ... da lasciare che ti facessero questo. Me lo meriterei fino in fondo. Però tu ora devi lottare contro questa cosa più grande di noi - le strinse forte la mano - Se sei riuscita a sfuggirne una volta, ci riuscirai ancora. Io lo credo - la voce gli si stava leggermente incrinando. Un vero uomo non piangeva mai, si sapeva. E lui di certo non era tipo da lasciarsi andare alle lacrime tanto facilmente .... se non nei veri momenti di debolezza.

Era da tempo ormai che non si sentiva così impotente. Quindi perché non lasciarsi andare ad un piccolo sfogo che forse non si sarebbe mai più ripresentato?

Senza vergogna, abbassò lo sguardo e si morse il labbro mentre lacrime incontrollabili gli scendevano lungo il viso.

Non lo avrebbe rimpianto, né negato in futuro.

Fu lì che avvertì una leggera pressione alla mano. Sollevò lo sguardo di stacco. Teneva ancora la mano di Narumi che rimaneva ancora immobile eppure ...

Sanji afflosciò il braccio per essere sicuro di non essersi sbagliato e lo sentì ancora. Una stretta.

Narumi gli stava stringendo la mano.

-Mi stai ascoltando? - proferì incredulo. Tirò su col naso e si asciugò gli occhi mentre prendeva la manina a coppa tra le sue - Narumi, riesci a comprendermi?

Un'altra stretta.

Il cuoco sbuffò in un sorriso strozzato per poi prendere a ridere lentamente: - Ci sei ancora - gioì con la gratitudine nel cuore - grazie, grazie!

Purtroppo la gioia di quel momento non durò molto.

La porta della stanza si spalancò con un tonfo secco e Sanji non ebbe neanche il tempo di alzare lo sguardo che avvertì un'aria sinistra penetrargli la pelle e farlo rabbrividire controvoglia.

Nami era ferma sull'uscio, lo sguardo stupito e allo stesso tempo incredulo.

- S...-Sanji-Kun? - esclamò inarcando le sopracciglia.

Lui scattò in piedi e fece da scudo a Narumi mentre rivolgeva alla ragazza uno sguardo spietato.

-Cosa fai qui, Sanji-Kun? - le chiese la voce di Nami avanzando verso di lui - Non è camera nostra - i suoi occhi si fermarono per un istante sul buco nel muro che ancora perdeva detriti ma non ebbero nessuna reazione - stavi cercando qualcosa?

Sanji concluse che la mente soggiogata della navigatrice non le facesse notare il suo tentativo di fuga.

Ma era deciso a non fare più il gioco di quel maledetto demone. Il fatto che Narumi, nonostante la condizione di shock e l'energia portatole via, manteneva ancora una parte lucida e diligente dentro di sé, era una prova più che sufficiente che era possibile averla vinta su quegli esseri infernali.

Per questo quando andò verso la navigatrice, noncurante del freddo che già iniziava a espandersi, le afferrò saldamente le braccia e le urlò con tutto il fiato che aveva in gola: - Nami-San! Ti prego cerca di reagire!

Stupefatta la ragazza accennò una risatina; - Ma ... di che stai parlando?

-Quello che vedi, non è reale! - buttò tutto fuori il cuoco -Sei stata posseduta da un demone! Dal capo dei demoni! Ti fa vivere in un'illusione che non esiste! Combattilo Nami! Ne sei capace, io lo so!

-Sanji-Kun, smettila - replicò lei dimenandosi dalla presa - Così mi fai male ...

Lui non demorse; - So che la vera te è ancora là dentro. E so anche se è consapevole di ciò che sta succedendo! Non abbiamo mai sconfitto i demoni e liberato l'isola! Hanno succhiato via la forza vitale a Narumi e ora lei è paralizzata! Non volevi aiutarla a ogni costo? - non si chiese neanche perché la sua versione indemoniata non stesse uscendo allo scoperto, finché avrebbe avuto davanti il suo viso intatto l'avrebbe messa di fronte la realtà - Ti prego, Nami-San! Sconfiggi la forza oscura che è dentro di te, sconfiggila!

Nami prese ad annaspare; - Che cosa stai ...

-Credimi ... tutto quello che pensavi di star vivendo ... è una menzogna ...

A quell'ultima affermazione la navigatrice sgranò gli occhi: - No ... non è vero ... io ... tu ... io ti ho visto ...

-Nami-San ...

-Tu eri reale! Eri insieme a me - si toccò il collo - smettila di prendermi in giro!

-Non ti sto prendendo in giro! È tutta un'illusione creata dal demone!

-No! - con uno strattone si liberò dalle sue braccia - Non ti credo!

-E' la verità!- il cuoco le indicò Narumi sdraiata alle sue spalle - La vedi? Riesci a vederla? Vedi in che stato è ? E' stato lui a farle questo!

Nami fermò lo sguardo sulla ragazzina e improvvisamente emise una serie di trasalimenti d'affanno mentre vacillava in preda alla repulsione: - Non è possibile ... non è possibile ...

Perché non vieni fuori, miserabile?

Anche ora che alla ragazza sembrava stesse tornando il buon senso, Passus non si accingeva a prendere il sopravvento su di lei. Che avesse qualcosa in mente?

-Nami-san ... è viva ... sta bene- disse poi - ma ha bisogno di noi! Ha bisogno che tu riesca a vincere questa cosa.

-Io ti ho visto ... - lo ignorò lei prendendo nuovamente ad accarezzarsi la pelle - tu eri insieme a me ... - il cuoco si fermò - eravamo insieme ... su quel letto ... l'ho sentito.

-No ... aspetta quello ... quello era vero - ribatté Sanji alludendo a cosa stesse alludendo.

-Non posso averlo immaginato ... era così reale ...

-Perché lo era! Ma il resto no!

-Basta, prendermi in giro! - si afferrò la testa tappandosi le orecchie - io ... non riesco ...

-Senti che dentro di te qualcosa non va. Ma non te ne devi spaventare. Devi combatterla.

-Smettila!- Nami s'inginocchiò e chiuse gli occhi. La testa le doleva.

Sanji la guardò senza capire. Allungò lentamente una mano provando a toccarla: - N...Nam...?

-Ho detto smettila!!!!

Il ragazzo volò dall'altra parte della stanza atterrando tra le macerie del muro.

Mentre un dolore pungente gli pulsava sulla schiena, vide Nami gridare in preda al delirio e la sua aurea malvagia amplificarsi. I suoi capelli si sollevarono come elettrizzati e le sue urla vennero amplificate sempre di più.

Finché lentamente andarono a convertirsi da gemiti di dolore a una risata satanica e strozzata. La voce prese un tono del tutto diverso. Non associabile ad un essere umano.

Sanji gattonò con i muscoli doloranti verso Narumi e le fece scudo con il suo corpo stringendola al petto.

-Ti devo ringraziare Sanji - tuonò la voce di Passus stavolta più possente e assordante - mi hai risparmiato molta fatica.

Il viso della navigatrice stavolta era interamente ricoperto di squame, graffi sanguinanti e strati di pelle deturpata, gli occhi erano illuminati da quel giallo tendente alla luce del sole, senza iridi - Mi serviva qualcosa per spronarla. E ora per merito tuo, che le hai riempito la mente di dubbi, paure e perplessità, i suoi desideri si sono finalmente sedati.

Il cuoco era tanto confuso quanto spaventato all'idea di aver appena causato un danno irreparabile: - Di che ... stai parlando?

-Inizialmente pensavo di mettere a tacere la sua sete vorace usando la ragazzina per farla divorare dal rimorso di essere l'artefice della sua morte. Ma mi hai anticipato in maniera piuttosto imprevedibile. Per questo ti dico, grazie, Sanji.

-No ...

-Come tu abbia fatto a trovare la mocciosa non è più un mio problema. Visto che né tu né lei mi servite più.

Sollevò una mano indirizzata verso Narumi. Sanji ringhiò furioso e prima che potesse compiere qualsiasi gesto e risucchiarle completamente la forza vitale, fu addosso a Nami buttandola sul pavimento.

-Prendi me! Uccidi me!!! Risucchia anche la mia forza, ma non torcere neanche un capello a Narumi!!!!

-Ormai è solo un cadavere che respira! - replicò Passus afferrando il volto del cuoco con la mano.

Sanji fu invaso da una corrente elettrica che lo fece gridare come non mai e accasciare a terra inerme.

Nami si rialzò e gli diede un forte calcio: - Ma a dirla tutta non ho tempo da perdere con voi - si guardò le mani invase da un'energia impareggiabile - è arrivato il momento.

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Fermo! Non puoi farlo!

Osi anche proferire parola?

Non ti permetterò più di controllarmi!

Povera sciocca, ormai è troppo tardi!

No non è vero!

La tua debolezza ti ha portato fin qui! E' colpa tua!

Non ti credo!

Tu che hai sempre bramato così tanto! Hai preferito i tuoi desideri alla sicurezza dell'isola! E di tutti i tuoi amici!

NO!

Li hai condannati tutti piccola troietta! Soprattutto il tuo amato cuoco!

NOO!

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Capitolo 28
*** 28 ***


                                                          

 

Tutti i pensieri svanirono, persi in una valanga di sensazioni che svisceravano attraverso le cose come le parole e le idee.

Dalla bocca le uscì un grido straziante nonostante avesse perso la capacità di enunciare qualsiasi suono.

Ogni colore che le si parò davanti diventava nero, marrone, bianco, ma le immagini prendevano nettamente una definizione più comprensibile.

Sentiva le orecchie perfettamente calde e ronzanti. Ora il profumo prese il sopravvento e fu colpita da odori misti tutti in una volta. l'aria recava aroma di bruciato.

I suoi sensi erano divisi. Una parte la chiamava verso il buio e un'altra verso la luce. Sentiva una vibrazione in tutto il corpo che la spronava a compiere un qualsiasi gesto. Una scossa dolorosa le fece rimbombare il cuore nel petto come se questi cercasse di uscirle fuori dalla gola.

Con tutto ciò che le si manifestava davanti, rumori, visioni e movimenti, accompagnato tutto da un'insopportabile fitta che le faceva sussultare ogni strato di pelle e quello che stava al di sotto ...

Narumi si svegliò.

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Con un profondo sussulto, unito a un grido e a vari spasimi e colpi di tosse, Narumi sbatté le palpebre in maniera frenetica.

Il petto l'aveva spinta con dolenza a sollevarsi dal pavimento, come dopo l'effetto di un defibrillatore.

Continuando a respirare e a tossire la ragazzina cercò di mettersi seduta ma la troppa mancanza di fiato la costrinse a restare sdraiata finché un conato di vomito non la portò a mettersi seduta e a rimettere un misto di sangue e rigurgito.

Aveva dolori in tutto il corpo, avvolto in un lenzuolo che le copriva la nudità al quale era stata costretta. Il bruciore dei segni lasciati dai demoni pulsava incessantemente.

Scosse leggermente la testa, prima che alcuni ricordi che voleva con tutta sé stessa dimenticare, sul fatto di essere stata violata, le apparvero davanti.

Quindi poté notare di essere vicino a un corpo più grosso e lungo del suo. Girato di schiena. La mano tesa ancora tenuta sulla gamba di lei.

Il primo pensiero che riuscì correttamente a formulare dopo la ripresa della catatonia, fu quello di avere davanti agli occhi il corpo di una persona a lei cara.

-Sa ...nji? - lo chiamò. La voce ancora troppo muta.

-Sanji? - riprovò sforzando le corde vocali - Ei? - continuò provando a scrollarlo. Ma nel farlo, al tatto delle sue dita col suo corpo, sentì una scossa elettrica fremerla. Ritrasse la mano con un gemito.

Solo allora si accorse con orrore che dalla pelle del cuoco, mezza scalfita, fuoriusciva del fumo come da un fuoco appena spento.

Gli evidenti segni di bruciatura erano presenti anche sulla sua camicia e sul viso. Teneva gli occhi chiuso e la bocca semiaperta.

Narumi si strinse leggermente il polso mentre i suoi occhi presero a vagare sull'ambiente che la circondava. Riconobbe il letto di sua madre e per un attimo le tornarono in mente ricordi tortuosi di ciò che aveva passato non poco tempo prima, standoci sdraiata sopra.

Poi una strana luce non troppo forte ma a cui ancora non era abituata la portò a voltarsi verso il muro e vide un enorme squarcio nella parete.

Infine, quando sentì rumori legnosi sbattere per terra, alzò lo sguardo verso il soffitto e notò un secondo squarcio, stavolta più grosso, dal quale non usciva nessuna luce. Era stato sfondato da poco visti i continui residui che continuavano a penzolare per poi cadere da tutte le parti.

Non rimase però a chiedersi che cosa fosse successo. Riprese a chiamare il nome del ragazzo e noncurante dell'elettricità che il suo corpo pieno di segni trasmetteva usò entrambe le mani per scuoterlo sempre con più insistenza. Fortunatamente le scosse cessarono, ormai abituate al contatto.

-Sanji! Sanji! - gridò stavolta con la sua voce tornata in piena regola - Ti prego! - che lentamente andò a incrinarsi verso il pianto - Ti prego, svegliati!

Il terrore la divorò. L'ultima volta che si era risvegliata da un effetto demoniaco, si era ritrovata davanti il cadavere bruciato di sua madre, morta per salvarla.

Non voleva neanche pensare che tutto si stava ripetendo una seconda volta. Non avrebbe retto.

-Ti prego - singhiozzò rallentando i movimenti delle braccia - Ti scongiuro ... - si fermò del tutto per portarsi le mani al viso cercando di soffocare quel pianto doloroso.

E i ricordi diventarono macigni che la inabissarono sempre di più nella disperazione; rivide lei e Sanji a bordo della Sunny discutere la notte in cui aveva deciso di fidarsi di quello strano equipaggio. La sua promessa di aiutarla fino alla fine.

E poi ricordi più sfocati ma molto più recenti. La sua voce che la incitava a non arrendersi. A svegliarsi. E lei che si aggrappava a quella voce con tutta sé stessa attraverso una stretta di mano.

Lanciò un urlo strisciando a terra; - No ... no ... - gemette con voce sottile.

Aver dovuto coinvolgere in tutto quello, delle persone così meravigliose e sopratutto innocenti, non le dava pace.

E per un istante volle essere morta. Si chiese come mai il destino non l'avesse ingoiata prima. Perché aveva sempre avuto la dannata fortuna di sopravvivere quando quelle ne erano le conseguenze? Era di certo meglio la morte.

Continuò a piangere debolmente.

Non si accorse dunque del piccolo spasimo che Sanji emanò, accompagnato da un leggero movimento delle dita poggiate ancora sulla sua gamba.

Il cuoco con una fatica immane strizzò gli occhi, per poi aprirli lentamente. Il dolore provocato dal colpo di Passus era indescrivibile. Sentiva la pelle bruciare e il peso schiacciarlo a terra. Sapeva però che non poteva lasciarsi sopraffare.

Perché l'aveva sentita.

Aveva sentito la voce di Narumi, dopo che, nella lotta tra lo svenire e il contorcersi dal male, si era trascinato verso il suo corpo paralizzato e con un ultimo sforzo le aveva poggiato la mano, invasa da una corrente tanto forte quanto penosa, sul petto.

Proprio sul cuore.

Sapeva che quell'attacco non era una scossa elettrica qualsiasi ma un'energia potentissima scaturita dalla nuova forma che il demone aveva assunto mista dunque ai suoi poteri che seppur demoniaci erano sempre soprannaturali. Qualcosa in grado da mettere ko un nemico conscio ... ma che forse avrebbe avuto l'effetto contrario su qualcuno impotente.

E unendo a quel pensiero tutti i sentimenti e le volontà che possedeva in corpo, Sanji aveva messo in atto quell'ultimo disperato tentativo di far rinvenire l'amica.

E ci era riuscito.

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Il corpo di Nami aprì l'ultimo passaggio sopra di lei, quello della soffitta e finalmente giunse sul tetto.

Da quella casa, essendo forse sul punto più alto dell'isola, era possibile intravedere tutto il villaggio da un lato e l'intera costa dall'altro.

Ghignò sentendo il suo nuovo potere travasare in ogni membra di quel corpo. Contemplò alcuni secondi quella che era stata la loro prigione anche per troppo tempo. Quella maledetta isola, dove erano stati confinati e dove la loro essenza non abbastanza elevata aveva reso impossibile una fuga.

Ma le cose stavano per cambiare. Ben presto le entità evocate a Cinis avrebbero preso il sopravvento anche su tutte le altre isole del Nuovo Mondo e anche oltre.

Ogni minuscola anima che possedesse o meno un briciolo di volontà, sarebbe stata fonte di nutrimento per quelle che ormai erano solo viscere diaboliche comandate dalla fame e della bramosia.

Il solo pensiero lo eccitò al punto da non perdere più tempo.

Alzò lo sguardo verso quel cielo che non poteva più considerarsi tale, visto lo strato grigio e denso che lo ricopriva da anni.

Anche se invisibile, sapeva che al di là di quella coltre di nubi si distendeva il cerchio invalicabile che li teneva confinati laggiù.

Un cerchio, che molto presto sarebbe stato disintegrato.

L'agonia di Nami traboccava rumorosa e appagante e le sue urla di dolore facevano pulsare il sangue perfino al di sotto le arterie.

Era quella l'energia di cui aveva bisogno. Tanto cercata e finalmente ottenuta.

Con un sorriso trionfante, Passus sprigionò la potenza che ora lo invadeva, verso il cielo, aumentandola di minuto in minuto, il tutto accompagnato dalla sua voce che echeggiava parole in lingue morte.

Il rito era iniziato.

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Rufy teneva gli occhi fermi sull'isola maledetta, su cui stavano nuovamente per approdare. Il vento era aumentato e dovette tenersi fermo il cappello perché non volasse via.

Lo sguardo era intriso di odio e l'ira che tratteneva si percepiva dalle mani tremolanti e dai muscoli rigidi come la pietra. Invece di sfogare tutta quella rabbia aveva preferito conservarla per dopo. E lo sapeva, quando l'avrebbe lasciata libera, non ci sarebbe stata pietà per nessuno.

-Rufy – lo chiamò all'improvviso una voce alle spalle. Robin non si avvicinò più di tanto. Sapeva che l'amico, quando era preda di quegli impeti, preferiva restare da solo. Non ottenendo consapevolmente una risposta, l'archeologa continuò: - Ci siamo.

Il Capitano si voltò a guardarla e vide tutti i suoi amici schierati dietro di lei, in fila orizzontale.

Tutti carichi e pronti all'azione.

In mano tenevano le loro armi vecchie e nuove. Avevano impiegato più di due ore a progettarle. E non era stato neanche tanto facile.

Da quando avevano ripescato Clio dal mare e aver ascoltato prima la sua piccola storiella e poi quella di Chopper e Franky, non avevano discusso troppo, prima di mettersi all'opera.

L'acqua benedetta da Narumi non era moltissima, ma bastò per intingerci almeno nove candele, prima che la ciotola venisse prosciugata.

E ne approfittarono per creare qualcosa a loro vantaggio.

Usopp ne aveva ricavato delle piccole bombette adatte alla sua fionda. Purtroppo non aveva il tempo di tastarle, ma pregò con tutto sé stesso di ottenere l'effetto sperato.

Franky, che dopo infinite pretese e sostenimenti di stare meglio, era stato accettato nella spedizione, si era riempito alcune pistole e razzi del suo corpo della sostanza vischiosa, sentendone le scottature ovunque.

Tutti avevano ricavato molte ustioni sulle mani, nell'adoperare la cera. Ma ne era valsa la pena. Le munizioni a base della cera esorcizzante erano sufficienti. Si erano riempiti di monete quando possibile, infilandosele anche nelle scarpe.

Rufy aveva lasciato a loro le preparazioni. E ora, ritrovandoseli tutti sul ponte (a differenza di Chopper che era rimasto in infermeria per occuparsi di sé stesso e di Clio) aprì finalmente bocca. Tutti pendettero dalle sue labbra.

-Questi fottuti demoni hanno commesso il più grave degli errori a prendersela con noi – gli altri gli diedero ragione annuendo – Nami e Narumi non sono nelle condizioni di reagire – chiuse gli occhi – E Sanji non potrà reggere le fila da solo ancora a lungo – si sporse dalla nave indirizzandosi verso la casa in cima alla scogliera dove sapeva, si trovavano i suoi amici. Inizialmente aveva pensato di provare ad allungare il braccio e arrivarci in un secondo, ma dopo mille riflessioni gli erano pervenute in mente.

E alla fine era giunto alla conclusione che se volevano liberare loro e tutta l'isola, dovevano innanzitutto iniziare a schiacciare gli insetti più piccoli.

Liberando tutte le persone che avrebbero incontrato sulla loro via. In questo modo una volta raggiunti avrebbero semplicemente dovuto liberare anche Nami, che a detta di Chopper e Franky era dotata di una forza fuori dal comune, salvare Narumi e chiudere definitivamente quella storia.

-Io mi dirigerò direttamente verso la casa – decretò tornando a guardare i suoi compagni – vi chiedo di coprirmi le spalle e non lasciarne illeso neanche uno.

I Mugiwara sorrisero determinati. Zoro sollevò una delle sue spade: - Siamo qui apposta – approvò con un ghigno.

Rufy sorrise debolmente. Vedere quanta forza di volontà possedevano i suoi amici gli fece aumentare la rabbia nel petto. Se era vero che Nami era posseduta di una potenza maggiore, significava che la sua volontà alimentava l'essere che la padroneggiava in modo più energico. Rufy sapeva quanta determinazione avesse in corpo la navigatrice. Per delle creature che se ne cibavano doveva essere una portata prelibata.

Digrignò i denti e non aprì più bocca fin quando la nave non attraccò sulla spiaggia. Finirono di cospargere il ponte della nave con qualche moneta. Chopper e Clio non sarebbero usciti dall'infermeria e chiunque avesse provato a salire a bordo avrebbe trovato molte trappole ad attenderlo.

Scesi a terra si lanciarono un ultimo sguardo d'intesa, prima di dare inizio alla battaglia finale.

-Andiamo – strepitò infine il loro capitano prendendo a correre freneticamente in mezzo agli alberi, seguito a ruota libera dagli altri.

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Col viso sprofondato tra le ginocchia, zuppo di lacrime, Narumi aveva smesso di singhiozzare. Si limitava a gemere, vinta da tutte quelle emozioni disperati che si susseguivano una dopo l'altra nel suo petto.

Ma lo strazio le superava tutte. Il tormento di sentirsi causa della morte di persone a lei care. L'insopportabile peso di ritenersi un essere disgustoso, che non meritava di vivere. Ma anche l'incertezza le appesantiva l'animo.

Perché, si chiedeva, perché succedevano quelle cose orribili? Perché tanta malvagità era stata destinata a propagarsi in quella che era la sua vita, così tranquilla e felice?

Chi era così crudele da presiedere il destino degli esseri umani in un modo tanto orribile? O erano gli esseri umani stessi ad essere artefici del proprio destino? Del proprio. Non di quello degli altri. Nessuno deve essere costretto a subire una sorte che non merita. E ora, a causa di quello che doveva essere il suo destino, Narumi aveva distrutto la vita a qualcuno che più di chiunque altro, con la sua bontà d'animo non meritava.

-M-mi ... dispiac-e- ... – tossì con voce velata – per...perd-donami ... – riprese a singhiozzare intensamente – perdonami ... p-perdonami ... Sanji.

Prese a tremare, scossa dagli spasimi. Un gelo interiore l'attanagliò offuscandole la vista. Si sdraiò sul pavimento in preda ai singhiozzi rivolgendo la faccia verso l'alto. La durezza del pavimento la portò a chiudere le gambe in posizione fetale. Le mani poste vicino gli occhi. I muscoli indeboliti. Il senso di colpa la stava divorando.

.....

Narumi

All'improvviso sentì un lieve calore chiudersi intorno alla sua mano e per un attimo smise di tremare, rabbrividendo soltanto.

-Narumi!

Quel tenue calore era accompagnato da una voce altrettanto, calma, rassicurante e soprattutto ... familiare.

La ragazzina si risvegliò da quel piccolo stato di trance in cui l'agonia l'aveva mandata e sussultò.

Sanji le stava sopra, guardandola preoccupatissimo, col volto annerito. Le stringeva forte la mano desta, riscaldandola col suo tepore.

Narumi strabuzzò gli occhi e smise di annaspare.

-S...Sanji? – mormorò incredula.

-Stai bene? – le chiese lui portandole una mano sulla guancia bagnata e rigata di lacrime.

Lei non ci vide più.

Con un urlo disperato si aggrappò al collo del cuoco, trascinandolo con lei sul pavimento. Lo strinse forte mentre i singhiozzi gli ostruivano il respiro: - Sanji ... – balbettava mentre inumidiva la camicia di quest'ultimo – Sanji ...

Lui esitò un istante. Gemette senza farsi sentire; Ancora faticava a trovare una posizione comoda, visti i dolori ancora permanenti della scossa elettrica. Ma visto che era riuscito a mettersi in piedi sfidando l'agonia, perché non andare fino in fondo?

Ricambiò dunque l'abbraccio dell'amica e la sollevò da terra, mettendo tutti e due seduti. Nel farlo le sue ossa ebbero qualche scricchiolo, così come gli arti illividiti.

-Va ... tutto bene – le disse accarezzandole la testa – shh, tranquilla. E' tutto finito.

Narumi affondò le dita nelle pieghe di tessuto della sua schiena: - Sei vivo ... – non seppe di preciso a chi stesse ringraziando. Sapeva solo che se era un'allucinazione preferiva godersela fino all'ultimo invece di continuare a compatirsi.

Invece quelle mani che la rassicuravano erano reali. Quel calore era reale. Quella voce. La sentiva.

-Tranquilla – confermò Sanji – sto bene.

Lei rilassò i muscoli e mise da parte le lacrime, anche se ora poteva considerarlo d gioia. Si ritrasse lentamente dall'abbraccio e lo guardò. Era ridotto male per il colpo subito, ma non si smentì di sorriderle per calmarla. Si morse il labbro e parlò prima che un nuovo pianto le impedisse di farlo: - Grazie ... – squittì palpitante – mi hai salvato la vita ... grazie – chiuse gli occhi cristallizzati dal troppo versamento.

Lui le accarezzò il viso: -Stai bene adesso? – quando questa confermò, si sentì abbracciare nuovamente – Grazie al cielo. Ero così ... preoccupato ... – però non perse ulteriore tempo prezioso in cose che poteva rimandare- ricordi che cosa è successo?

-Più o meno ... sentivo la tua voce che mi chiamava e poi ... urla ...

-Passus – le spiegò incupendosi – lui ha ... ha posseduto Nami-San ...

-Si lo so – ribatté Narumi – ho avvertito subito un'energia negativa l'ultima volta che l'ho vista ...

L'attenzione del cuoco si rivolse dunque al cratere nel soffitto da cui il demone era scappato dopo averlo messo ko. Strisciò fin sotto di esso e vide uno squarcio di cielo aperto due piani sopra di lui.

-E' lassù – disse dopo aver avvertito strani suoni provenire dall'alto – E' sul tetto.

La ragazzina si asciugò completamente gli occhi: - Che cosa ... possiamo fare? – chiese tirando su col naso.

-Impedirgli di rompere il cerchio – digrignò i denti – ma la sua forza ora è incontenibile. Come possiamo contrastarla?

-Nami ... – sussurrò con terribili presentimenti – è ...

- E' ancora viva, non temere – disse Sanji confutando i suoi sospetti – ma ... non riesce a reagire.

Quella risposta non bastò a calmare del tutto l'angoscia dell'amica, che si portò una mano al petto prendendo ad ansimare.

Quando se ne accorse, Sanji strusciò verso di lei: - Non è troppo tardi per salvarla! – disse cercando di essere il più convincente possibile – Tu puoi aiutarla!

Narumi si accigliò: -Eh? I-io?

-Si tu – replicò lui con un piccolo sorriso – Ricordi ... prima che fossimo catturati ... il rito che facesti per purificare l'acqua? – dopo un attimo di tentennamento l'amica annuì – Sembravi così ... dotata – continuò Sanji – sapevi quello che facevi e non te ne spaventavi. Hai invocato l'aiuto delle divinità come se fossi una vera sacerdotessa scintoista. Noi eravamo ... intimoriti dalla tua forza – le prese poi le mani – Tu hai un potere dentro di te.

-No ... – negò Narumi incredula che avesse trasmesso tanto stupore nel compiere quel rituale – io ... non sono pratica ... è-è- stata la prima volta che ho provato a fare una cosa simile ...

-Ed è riuscita benissimo! Alla fine sei riuscita a farti ascoltare – posò per un attimo lo sguardo sul suo braccio, dove si era tagliata per dare in offerta il proprio sangue. Era ben evidente il graffio cicatrizzato in mezzo agli altri segni: - Puoi farlo ancora.

-Non posso ... non so come ...

-Conosci altri rituali?

-Ecco ... ne ricordo alcuni ma non so se ...

-Devi trovarne uno che ti permetta di comunicare nuovamente con le divinità. Qualcosa che possa mandarle in nostro aiuto.

-No, non funziona così – lo corresse – Le divinità non vengono mai invocate fisicamente. Non si mostrano. Però ... trasmettono la loro forza ...

-Perfetto. Dobbiamo fare in modo che ci trasmettano quanta forza possibile. Che sia in grado di bloccare quella di Passus!

- E' complicato ...tale forza non viene posta nell'individuo. Ma in uno strumento che poi esso dovrà essere in grado di maneggiare.

-... che tipo di strumento?

-Non lo so ... – Narumi fece vagare gli occhi in giro per la stanza alla ricerca di qualsiasi cosa che le desse ispirazione. Si soffermò su uno dei mobili rovesciati a causa dell'energia distruttiva dei demoni. Ricordi vaghi le riaffiorarono in mente e di colpo seppe cosa c'era al suo interno – Aspetta – intimò all'amico prima di gattonare verso il mobile. Afferrò le ante di legno che lo chiudevano e le tirò con forza a sé. Queste si aprirono con una nuvola di polvere che la fece tossire.

-Cosa fai? – le chiese Sanji raggiungendola.

Lei infilò entrambe le mani dentro il cassetto e tolse fuori robe insulse come indumenti, libri e vecchie candele per poi estrarne un sacchetto dalla forma prolungata.

Sciolse il nastro che lo avvolgeva e tolto il cappuccio rivelò uno stiletto dall'impugnatura dorata e la lama lucida e tagliente solo a guardarla, senza neanche un minuscolo segno di ruggine.

-Ricordavo che lo conservava sempre qui ... – raccontò Narumi immersa nel passato –mamma ... diceva che così avremmo conservato la memoria di papà, tramandandolo di generazione in generazione ... come fece lui avendolo ricevuto dal padre di suo padre.

Sanji rimase un po' interdetto davanti una rivelazione simile: - Quindi ... è da tanto che lo avete in famiglia?

-Diversi decenni ... e il tempo non lo ha neanche sfiorato – rispose la ragazzina riferendosi alla manutenzione perfetta dell'arma.

- E dimmi ... vorresti trasmettere la forza al suo interno? – domandò il cuoco.

-Io ... non lo so ... – disse lei tentennante – non so se posso farcela ...

-Potrebbe essere l'unica possibilità che abbiamo- quella dichiarazione non poté fare a meno che portarle ancora più timore nel cuore. L'idea di addossarsi una tale responsabilità la fece rabbrividire: - Ascoltami, Narumi – le prese dolcemente il mento tra le dita – vuoi bene a Nami-San?

Senza troppe esitazioni, l'amica annuì.

-E vuoi salvarla? –

-S-si ...

-Vuoi salvare quest'isola?

- ... vorrei ...

-Allora non ti serve altro – sorrise Sanji – Perché con una volontà forte come la tua, puoi arrivare ovunque.

-E se ... non ci riuscissi ...?

-E se ci riuscissi? – ribatté preparato.

Narumi serrò le labbra, riflettendo su quel minuscolo ma tanto incalzante discorso. Sapeva che ogni minuto che sprecava nel pensare se poteva farcela o meno era sempre un passo avanti verso la sconfitta.

Strinse più forte il pugnale appartenuto a suo padre. Pensò al modo in cui avrebbe potuto adoperarlo e senza volerlo si creò uno schema in testa. Facile a pensarlo, complicato nel realizzarlo.

Ma di certo non impossibile.

Chiuse gli occhi per un attimo solo per ripassarlo e impararlo e memoria.

Li riaprì e finalmente diede la sua risposta.

-Va bene ... ci proverò.

_________________________________________________________________

Sentiva la sua forza venirle sempre meno.

Sapeva che per portare a termine il suo compito, la stava usando come alimentatore per carburare la propria energia.

Non era un processo veloce, ma faceva male ogni secondo. Già era insopportabile non sentirsi più tutt'una col proprio corpo. Ma era nullo paragonato al percepire il proprio soffio vitale consumarsi.

Non voglio ... morire

Ormai simili parole non valevano più nulla. Il pensiero era l'unica cosa che riusciva a manovrare. E tutti i ricordi della sua vita, dall'infanzia al presente, riaffioravano solo per farle desiderare ulteriormente di continuare a vivere.

Ciò che il suo aguzzino voleva. La sua volontà fino all'ultima goccia.

Rivide il suo villaggio.

La sua famiglia rimasta lì e sempre in attesa del suo ritorno.

I suoi amici.

La sua ciurma che era diventata ormai la sua casa.

E poi ... rivisse nuovamente quei momenti passionali. Forse erano stati veramente un'illusione ... o forse no ...

Che cosa l'aveva spinta a bramare talmente tanto simili desideri?

Aveva ricordi vaghi da quando quel senso di smania l'aveva sopraffatta. Però ricordava perfettamente come le salisse il desiderio ogni volta che quell'idea fissa la invadeva.

L'idea di amare e farsi amare dall'unica persona che la metteva sopra ogni cosa.

Colui che più di una volta aveva rischiato la vita per proteggerla.

Che con un semplice abbraccio le asciugava le lacrime e le intimava dolcemente di non piangere più.

La stessa persona che aveva patito le peggio cose a causa sua.

Che si era apprestato a recitare la parte del burattino e aveva controvoglia soddisfatto tutte le sue pretese.

-Ti amo, Nami-San.

No, non se l'era immaginato. Sapeva di aver udito simili parole nel mentre della soddisfazione. Era anche quella una parte della messinscena?

Ma si sarebbe davvero spinto a tanto? No. Non uno come lui.

Se avesse avuto nuovamente un viso dal quale far sgorgare lacrime, Nami ne avrebbe versate a non finire.

Perché?

Perché se ne stava accorgendo solo in quel momento? Quanto tempo aveva sprecato indugiando nel dubbio. Non poteva rendersi conto prima di cosa provava realmente?

E la cosa peggiore era che infondo lo percepiva ormai da tempo ma non aveva mai neanche tentato di approfondire simili sentimenti, ritenendoli banali e insensati.

E per colpa di quei sentimenti repressi, ora, stava portando un'isola intera alla distruzione.

Le era concessa un'ultima parola?

Non ci pensò due volte.

-Ti amo ... Sanji-Kun ...

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-No, ti prego, lascia che venga con te! – lo supplicò Narumi aggrappandosi alla sua camicia – A stento ti reggi in piedi!

-No – negò per la decima volta Sanji – devi restare qui. Se ti vedesse è a te che mirerebbe per primo. Qui avrai tutto il tempo di lavorare con calma.

-Ma ... potrebbe ... potrebbe ucciderti ...

-Non succederà – la consolò accarezzandole una guancia – se non l'ha fatto ora è perché credo che gli servo ancora. Mi assicurerò di prendere quanto più tempo possibile. Tu però, qualsiasi cosa accada, non muoverti di qui. E non fermarti. Continua a pregare finché le tue richieste non verranno esaudite. Me lo prometti?

Lei col cuore a mille, si tese un attimo verso la volta grigia sopra di loro, che cominciava a manifestare presagi simili alle anticipazioni di un monsone. Aveva ancora l'idea pianificata ben lucida nella sua testa. Non poteva tirarsi indietro.

-Si ... te lo ... te lo prometto.

-Brava. Allora io vado – prima di lasciarla il cuoco le rammentò per l'ennesima volta: - Sei la ragazzina più tosta che abbia mai incontrato, Narumi. Tu puoi salvarci. Clio, Nami-San e tutti gli altri ... sappiamo che è così – le diede un veloce bacio sulla fronte – buona fortuna – e detto questo uscì dal loro piccolo nascondiglio, situato sul pendio dal quale Sanji aveva fatto scappare Clio.

E a raccontare a sua sorella come aveva fatto lo fece vergognare talmente tanto da non riuscire neanche a guardarla in faccia.

Lei però, che ricordava nitidamente come la piccola fosse agile in acqua in passato, gli crebbe sulla parola quando le disse che ora era al sicuro con Rufy e gli altri.

Vide Sanji allontanarsi, un po' barcollante, diretto verso i superiori. Verso il tetto. Da quell'angolazione era difficile vedere cosa stesse succedendo ma la strana luce energetica era ben visibile a qualsiasi distanza.

La ragazzina inspirò profondamente. Ora era tutto nelle sue mani.

Guardò lo stiletto che non aveva mollato neanche un secondo e si permise per un istante di poggiarsi l'impugnatura sul volto: - Mamma ... papà ... datemi la forza.

Detto questo cominciò quella che sarebbe stata la svolta decisiva della parte più oscura della sua vita.

 

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Capitolo 29
*** 29 ***


                                                        
 

Se le striature violacee, che andavano a mano a mano a intrecciarsi su quella che pareva una superficie opaca, potevano definirsi delle crepe su uno strato di vetro, allora questi era vicino la disgregazione.
Passus era un concentrato di forza ed energia impareggiabile e la stava concentrando tutta verso quella che era la barriera che li teneva segregati sull’isola di Cinis. Lo sentiva. Ancora un piccolo sforzo e sarebbero stati liberi, lui e i suoi sottoposti. Liberi di alimentarsi di ogni anima pura che animava la feccia terrestre. Si sentiva eiaculare dentro pensando a quanto esse apparivano stuzzicanti già nei suoi pensieri. Ma non poteva permettersi di lasciarsi distrarre da quei pensieri. Non quando era ad un passo dal realizzarli.

Sanji corse su per le scale salendo due gradini alla volta senza risparmiarsi qualche caduta. Sentiva il corpo ancora troppo debole e dentro di sé sapeva che era lontanamente probabile che in quelle condizioni sarebbe riuscito a mettere alle strette il demone superiore. Specialmente ora che la sua forza si era quadruplicata. Non era ancora giunto a destinazione e già avvertiva la sua potente aurea negativa che prese a formicolargli nei muscoli. Provò a pensare ad altro per distrarsi dall’indolenzimento che andava intensificandosi.

Doveva cercare di guadagnare quanto tempo più tempo possibile. Anche a costo di rimetterci la vita avrebbe rimandato il disfacimento del cerchio che proteggeva il Nuovo Mondo dalle brame di quei bastardi dei demoni. Lo doveva alla sua ciurma. Lo doveva a Narumi, a sua sorella e alla piccola ma unica speranza che avevano. Lo doveva alla sua Nami e a tutto il dolore che aveva passato e che ancora pativa indifesa.

Con l’immagine della ragazza che amava, in preda ad un male inesorabile, accelerò con un ringhio la propria andatura e senza rendersene conto si ritrovò davanti una vecchia porta di legno chiusa a chiave e attraverso gli spiragli poteva già intravedere una strana luce non del tutto normale. Sapeva per certo che al di là di quella porta c’era Passus più forte che mai, ma questa consapevolezza non lo fece esitare neanche per un secondo. Non avrebbe più esitato.

Caricò la gamba e con un colpo secco sfondò la porta venendo così abbagliato da raggi che una sagoma completamente avvolta da una luce tetra esalava. Sprigionava tutto il potere verso il cielo dove si era creato un piccolo vortice sfolgorante che tendeva ad espandersi, mirando ad esplodere e a mandare in pezzi in cerchio. La potenza della sua aurea era indescrivibile. Alleggiava nell’aria creando scosse di vibrato e rendeva difficile la vista e la respirazione, come in una camera a gas. Sanji si dovette coprire gli occhi per avvicinarsi ulteriormente. Una volta individuata l’esatta traiettoria che lo separava dal nemico li strinse e si buttò nella sua direzione con le mani tese. Emise un urlo di rabbia quando sentì il corpo esile di Nami venire a contatto con le sue braccia. Gliele avvolse ponderosamente intorno alla vita e gettò su di lei tutto il peso del suo corpo mandando entrambi a sbattere sulle tegole del tetto.

Per un attimo, colto di sorpresa, il demone perse la concentrazione e il vortice che aleggiava sopra di loro si ridusse fin quasi a scomparire.

-Tu! – tuonò poi riconoscendo l’avversario. Il suo tono era assordante e Sanji lo sentì trapanargli le orecchie. Ma non si arrese. Rimase abbracciato alla ragazza tendando di bloccarle le braccia lungo i fianchi. La strinse quanto le sue poche forze gli consentirono, senza aprire gli occhi. Già avvertiva i primi dolori dovuti alle scariche energiche che Passus gli infliggeva tentando di scrollarselo di dosso, senza risparmiarsi i morsi alla carotide per quanto la distanza gli consentiva. Il cuoco era già sicuro di sanguinare, ma la presa su di lei rimase ben salda.

Ti prego Narumi sbrigati, supplicò in preda alle convulsioni dovuti al contatto con la personificazione della malvagità che era deciso a non mollare, non so quanto riuscirò a resistere.

-Kami, mi rivolgo a voi! – enunciò Narumi in piedi sopra un masso elevando le braccia al cielo, senza preoccuparsi dei dolori dovuti ai lividi e al freddo. Il pugnale del padre ben impugnato. Aveva preso quanta più aria nei polmoni possibile sapendo che non doveva lasciarsi sfuggire tentennamenti altrimenti sarebbe stato tutto vano. Doveva andare dritta e decisa – Spiriti di purificazione che abitano il cielo e ci proteggete donandoci vita e morte. Evoco ognuno di voi. Divinità tutelare, prendi possesso di questo pugnale.
Affinché io possa dividere i mortali dagli immortali demoniaci. Rimandare i morti da dove provengono. Distorcere lo spazio e il tempo rispendendo quanto di più crudele sia mai esistito in questo mondo dritto all’inferno, purificando così anime innocenti a voi devoti – sentì una leggera brezza alzarsi, detto ciò per non lasciarsi condizionare dal freddo, passò alla fase successiva ed alzò lo stiletto al di sopra dell’avambraccio – In cambio di tale benedizione, accettate il sangue umano.

Prego voi, Tsukyomi e Amaterasu, la luna e il sole. Prego te, Shinatsuhiko, divinità del vento. Te, Mikumari divinità dell’acqua –riprese fiato soltanto una volta nel mentre che elencava tutti i nomi che ricordava delle forze del cielo più potenti e intanto incideva il taglio del sacrificio sempre più a fondo. Ciò gli provocò tremolii e gemiti nella voce, ma non si lasciò scomporre- Kukunochi, divinità degli alberi, Kagutsuchi, divinità del fuoco – versò il sangue su tutto lo stilo, tingendolo lì dove anche non era riuscito ad affondarlo.

Continuò ad evocare quanti dei possibili, ma nonostante la lista fosse ancora lunga, non sembrava sentire niente di diverso nell’ambra. Pregò ancora e ancora, mettendoci tutta sé stessa. Il vento aumentò.

-Ascoltate le mie suppliche! Lasciate che la vostra energia si riversi in questo oggetto, il tempo necessario affinché in male si sarà estirpato!

Sapeva di essere entrata nel vivo del rito e che qualcuno la stava ascoltando. L’aria intorno a lei era carica di un’energia particolare abbastanza percettibile, che però tuttavia sembrava non volersi riversare su di lei. Era come se si tenesse a distanza. In attesa. Insoddisfatta.

Non potette spiegare come ci arrivò.

Forse anziché accontentare le sue richieste gli dei avevano preferito trasmettergli la loro richiesta.
Forse dentro di lei c’era il vero spirito di una sacerdotessa, capace di dedurre dal tutto il tutto.
O forse era semplicemente consapevole che ciò che stava pretendendo era di gran lunga di un livello più alto dal benedire una piccola ciotolina d’acqua.
Esigeva un’offerta di gran lunga maggiore.

Narumi sentì un freddo più intenso e si rese conto che proveniva dalle sue guance bagnate. Versava lacrime senza capirne fino in fondo il motivo. Dopotutto era appena giunta ad una conclusione che in qualche modo si aspettava.

Abbassò leggermente le braccia ferite, consapevole che la brezza divina non sarebbe svanita, continuando a circondarla, osservando in attesa.

-E’ una prova? – mormorò senza preoccuparsi di urlare, sapendo di essere comunque sentita –Volete sapere quanto lontano posso spingermi per ottenere ciò che voglio? – dai suoi occhi non sgorgò più neanche una lacrima. Se li asciugò facendo sprizzare dentro essi una determinazione che neanche si avvicinava alla paura o all’esitazione. Un coraggio ferreo che l’aveva accompagnata dall’inizio. Un desiderio incolmabile di porre fine a quell’inferno e di salvare le persone che amava. Forse per le divinità non erano abbastanza tutti gli sforzi compiuti da lei medesima fino a quel momento?

Tutti i momenti passati a soffrire, ogni attimo di paura, dolore, erano serviti a farle capire particolarmente un concetto; la vita va sfruttata al meglio. Non importa come. Se in malo modo o cattivo modo. Non importava se qualcuno se ne andava prima senza aver avuto le possibilità di viverla appieno. Se almeno una volta si compie un atto che riesce a far del bene, facendo sì che le persone della tua vita si ricordino di te non con astio, ma con amore e nostalgia, avendo lasciato un segno che farà sì che il tuo ricordo e le tue azioni restino nel tempo, allora non importava la fine che facevi.  Lasciare questo mondo sapendo di avere svolto la propria minuscola parte per renderlo come si desidera, avendo lottato per i propri ideali fino all’ultimo respiro, cadere in battaglia avendo tentato di fare la cosa giusta … era una fine perfetta.
Sentendo il vento aumentare, forse perché si era impazienti, Narumi guardò ancora il pugnale. La brezza le mandò tutti i capelli a coprirle il viso e non si premurò di scostarseli. Non voleva che quell’energia cupa e grigiastra intorno a casa sua fosse l’ultima immagine.

Chiuse gli occhi.
Rivide sua sorella. Sorrise chiudendo riportando alla mente solo i ricordi più belli, fatti solo di gioia e risate. Non aveva rimpianti. Avrebbe solo voluto che tutta quella felicità fosse durata di più.

Vi amo tutti

Detto questo puntò la lama del pugnale verso il suo ventre e senza più tremare, affondò il colpo.
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Chopper stava di guardia sul ponte. Non levava gli occhi dall’isola, verso cui i suoi compagni erano approdati solo un’ora prima. Aveva lasciato Clio a dormire in infermeria e si era giurato più volte che non avrebbe permesso a nessuno di avvicinarsi a lei e non si sarebbe più lasciato sottomettere. Teneva in mano delle ampolle esplosive preparate con cura con la scorta di cera che gli aveva lasciato Usopp mentre costruiva le proprie munizioni.
Si era creato intorno un cerchio di sale, provando con le vecchie tattiche anti demone. Rufy e gli altri sembravano più convinti che mai a farla finita una volta per tutte con quella storia. Non si sentiva comunque inutile restando lì sulla nave. La responsabilità di proteggere la sorella di Narumi lo riteneva un compito davvero onorario. E non si sarebbe fermato davanti a nulla.

Stava ancora controllando meglio i dintorni, quando un tonfo improvviso fece ondeggiare la nave e lo mandò al tappeto. Fortunatamente non atterrò sulle ampolle facendole esplodere su di sé. Molta acqua entrò nella nave e le onde erano ancora in fervida agitazione, dovuta all’esplosione, proveniente dalla costa.

Chopper si rimise in piedi cercando di restare in equilibrio contro l’ondeggiamento violento e non ricadere. Alzò lentamente gli occhi verso l’isola e rimase pietrificato. Come un faro in mezzo al grigiore della nebbia, quella che era stata indirizzata come casa di Narumi, emanava una luce accecante, che si proiettava tutta verso il cielo, dove una specie di tromba d’aria fata di fumo nero andava ad avvolgerglisi intorno.

-Oh, mio … - la renna non riuscì a proferire una parola. Era certo che dietro quello spettacolo innaturale c’era qualcuno dei suoi amici. Pregò soltanto significasse qualcosa di positivo.
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L’esplosione accecò tutti e creò un leggero terremoto che non risparmiò nessuno. Ruby cadde per terra. Alle sue spalle i suoi compagni che miravano agli abitanti posseduti, buona parte dei quali in preda al dolore a causa della cera che stava lentamente facendo effetto.
Coloro ancora indemoniati mugugnavano parole incomprensibili e rimasero sdraiati più del dovuto. I pirati non persero tempo a chiedersi cosa fosse successo. Afferrarono la palla al balzo e approfittarono della loro posizione per sparare senza bisogno di immobilizzarli.

Rufy guardò verso la casa e contemplò stupefatto la colonna di luce che andava ad espandersi su nel cielo grigiastro. E per la prima volta dopo chissà quanto tempo sentì la vera paura farsi largo nel cuore.
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-Tu, misero puttaniere, va a fartelo succhiare dal tuo Dio!


Passus continuava a gridare dimenandosi come un animale rabbioso in gabbia e tra le volgarità non smetteva di riempire Sanji di morsi, pugni e scariche per quanto le braccia bloccate gli consentivano. Il cuoco sapeva che da lì a poco avrebbe ceduto. Aveva il collo sanguinante, un lobo dell’orecchio che si stava quasi per strappare e il resto del corpo colluttato.

Aveva provato a sbattere il capo di Nami sulle tegole provando a stordirla ma aveva ottenuto solamente più dolore. Disgustato quindi aveva addirittura tentato di baciarle o leccarle il viso provando a stuzzicare la parte perversa del demone, ma questi non sembrava avere altri interessi se non quelli di levarselo dai piedi e riprendere il rituale.

Le sue forze ormai erano agli sgoccioli. Respirava come se con una mano intorno alla gola e la testa lo indirizzava ad uno svenimento. Ancora qualche minuto. Solo qualche minuto.
Ma se quella era proprio la fine …

-Ti amo, Nami-San – gli disse premendo la fronte sulla spalla di lei, che ora cercava di addentargli la nuca – Ti amo tantissimo. E ti amerò anche dopo questa vita. Non importa come andrà a finire … io … - sentì le braccia venire meno – non smetterò mai di ringraziare questa vita … - l’oscurità avvolgerlo - per avermi fatto innamorare di te.

L’esplosione fece esplodere buona parte del tetto, ma la casa stranamente non crollò. Sanji andò a sbattere contro la ciminiera e l’urto gli impedì di svenire, ma non di crogiolarsi dal dolore. Piegato in posizione fetale cercava con lo sguardo la causa di quell’improvviso botto che aveva fatto volare lui e Passus. Lo cercò con lo sguardo e lo vide sdraiato nella sua stessa posizione stordita dopo essersi schiantato sulla piccionaia.
Dunque non era stato lui a provocarlo.
Ma allora …

Sanji si dovette nuovamente coprire gli occhi quando si voltò verso la nuova fonte di luce, stavolta dieci volte maggiore. Riuscì però ad abituarsi abbastanza da mettere a fuoco una scia di luce potentissima che s’innalzava sulle loro teste. Non incuteva terrore, ma neanche tanta sicurezza. Era certamente una forza maggiore. Sperò soltanto che il suo presentimento fosse corretto.

Abbassò dunque gli occhi alla ricerca della fonte della luce e la vide.
Sospesa a mezz’aria.
Un concentrato di energia pura.

Narumi troneggiava su di loro.

Il pugnale puntato in alto dalla quale lasciava scaturire tutto il potere che gli era stato donato.
Era sempre lei eppure trasmetteva una superiorità quasi raccapricciante. Se non era sicuro fosse lei, Sanji si sarebbe persino intimorito dalla sua forza.
Ansimò nel vederla operare.

La ragazzina lentamente si riabbassò. La colonna di luce continuò a espandersi sulla volta grigia, occupandosi di restaurare i danni provocati al cerchio protettivo da parte di Passus.

Questi intanto si era rialzato e dopo aver identificato chi fosse il nuovo ostacolo alla riuscita del suo piano, era diventata una bestia furiosa che si era catapultata verso Narumi trasferendo tutta la sua forza negativa nella mano artigliata.

-ATTENTA!- le urlò Sanji provando ad alzarsi per aiutarla. Ma le fin troppe fitte dovute alle molteplici ferite lo avevano definitivamente messo fuori gioco, per cui doveva rassegnarsi a farsi da parte.
Era giunta la resa dei conti tra la sua amica e l’essere che le aveva portato via tutto.
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Il corpo posseduto di Nami sprigionò un lampo incandescente che avrebbe potuto metterla al rogo solo sfiorandola.

Narumi fendette il pugnale in direzione del demone.
Non lasciava trapelare una sola goccia di paura o angoscia, ma tanta sicurezza e forza di volontà.

-Mikumari, spegnilo- enunciò.

Dallo stilo del padre venne fuori un fiotto d’acqua che andò scontrarsi sulla traiettoria del lampo di fuoco, inghiottendolo.

-Cosa? – esclamò Passus sconcertato – Non è possibile! – urlò poi. Sferrò il secondo attacco indirizzandole un secondo colpo stavolta più potente.

-Shinatsuhiko, divagalo! – fu la seconda difesa della ragazzina. Un forte vento disperse l’attacco del demone in mille pezzi per aria, nascondendolo all’occhio umano.

Sanji era senza parole. Vedere come l’amica era riuscita ad ottenere una forza che superava quella del demone era talmente incredibile da sembrare irreale. Finalmente si convinse che non aveva più bisogno di lui. Non aveva più bisogno di nessuno.

Passus guardò la sua avversaria con la bava alla bocca e il sangue negli occhi: -Schifosa puttana – l’attaccò nuovamente – Non sei niente contro di me!

Narumi recise l’attacco con un normale fendente di pugnale combattendo normalmente come con due spade. La sua arma contro i suoi artigli. Sapeva di dover usufruire al massimo tutto il potere che le era stato donato. Lo aveva giurato prima di iniziare il rituale di invocazione, lo aveva giurato quando aveva sentito le divinità rispondere alla loro preghiera e lo aveva giurato dopo che aveva sentito una forza impareggiabile bloccarle il polso prima che il pugnale entrasse in contatto con la sua pelle. Dopodiché lo aveva visto ripulirsi del suo sangue, così come il braccio sanguinante e il dolore provocato dai lividi provocati dai demoni andavano ad affievolirsi, causa, scomparivano uno dopo l’altro. L’arma aveva dunque assunto una tonalità splendente non propria e Narumi aveva sentito il potere attraversarla esternamente e interiormente. Le sue articolazioni avevano raggiunto una robustezza più elevata del normale. Aveva assunto una scarica di energia fin troppo potente da gestire in un corpo gracile come il suo, eppure riusciva a contenerlo tutto insieme. Non era neanche rimasta tanto a meditare su come lo avesse ottenuto.

Non ce n’era bisogno.

Aveva superato la prova. Pronta a sacrificarsi per ciò a cui più teneva, mettendo tutto prima della sua vita, aveva dimostrato di possedere le qualità necessarie per usufruire del potere divino. Chiunque la stesse guardando doveva finalmente aver capito la sua disperata richiesta di aiuto invocata ormai da troppo tempo.

Non aveva perso neanche tempo a ringraziare chiunque l’avesse appagata. Tastando immediatamente il nuovo vigore del pugnale, aveva immediatamente provveduto a far sì che ogni tipo di danno arrecato al cerchio magico intorno all’isola venisse rammendato. Dopodiché si era fatta avanti verso lo scontro decisivo con il Demone Superiore.

-Muori! Muori! – per quanto egli si sforzasse di assestarle un qualsiasi tipo di colpo, sia fisico che derivante dai suoi poteri, non riuscì a ottenere niente se non un piccolo graffio sullo zigomo fattole in un secondo di scansione troppo lento.

Narumi gemette sentendo la guancia pruderle inesorabile, ma non si lasciò sopraffare e caricò nuovamente il contrattacco.

-Kukunochi, divinità degli alberi – alzò il pugnale, tutto fu pervaso da profonde scosse.

Sanji dovette aggrapparsi meglio alla ciminiera per non ruzzolare giù dal tetto. Il terremoto stavolta era dovuto ad un comportamento insolito da parte della vegetazione intorno a loro. Vide rovi spinati e radici nerastre, serpeggiare verso di loro come bisce, arrampicandosi intorno alla casa avvolgendola completamente.

Narumi spostò dunque la mira verso Passus: - Catturalo.

Il corpo di Nami non poté fare nulla contro i lacci botanici che lo avvolsero con forza dalle caviglie al volto. La pesantezza lo sbatté a terra con violenza e ben presto si ritrovò immobile in un bozzo fatto di circa sette strati di radiche, rami graffianti e rovi pungenti. Si dimenava in preda alla furia facendo ruzzolare fuori la lingua, vomitando sostanze schiumose ed emettendo versi selvaggi.

La ragazzina lo guardò neutra. Dietro la sua inespressività però era possibile intravedere tutto l’odio, il rancore e il dolore che ormai trapelava da troppo tempo nei confronti di quella creatura infernale.

-Per colpa tua mia madre è morta – disse indistinta – Hai messo in ginocchio la mia isola– si alzò una brezza gelida – hai ucciso metà degli abitanti – i capelli le si sollevarono elettrostatici dominati dalla sua aurea- hai cercato di portarmi via mia sorella –si udirono rimbombi simili a tuoni in lontananza – hai quasi ucciso Sanji – questi si appiattì meglio sapendo che stava per scatenarsi qualcosa di grosso – hai usato Nami e l’hai privata della volontà – sollevò nuovamente lo stiletto – l’hai fatta soffrire! – la sua voce aumentò il triplo del normale ed echeggiò in maniera frastornante –Mi hai rovinato la vita – concluse dunque riprendendo il tono normale –Ma ormai non mi fai più paura – il pugnale emise bagliori poco rassicuranti – Torna da dove provieni. Nelle viscere dell’inferno – i suoi occhi si illuminarono dilatandosi leggermente – E restaci!

 Un fiotto misto a luce e ombra uscì dall’arma andando a colpire in pieno il demone, nascondendolo ad occhio umano. Una luce accecante esplose al centro del tetto accompagnata da un fortissimo vento e a nuovi tonfi sotterranei. Sanji provò a coprirsi gli occhi per riuscire a intravedere cosa stesse succedendo ma fu costretto a chiuderli del tutto e a voltare il capo per proteggersi dal calore che essa emanava.

-NAMI-SAN! - gli venne spontaneo urlare, cercando in qualche modo di farle capire che erano entrambi lì, per lei. E non l’avrebbero abbandonata.
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Oramai non aveva più dubbi.

Quella era la sua voce.
Com’era possibile che la sentisse ancora?
Com’era possibile che poteva ancora udire qualsiasi cosa?
Percepiva la sua presenza, seppur ancora lontana e ovattata.
Sapeva che era lì.
Sanji-Kun.
Aveva nuovamente formulato un pensiero.
Cosa stava succedendo, perché non sentiva più la forza vitale scorrerle via?
Perché una luce bianca fin troppo luminosa le stava occultando una visuale mai stata realmente discernibile in quel limbo dove era rimasta fino ad allora?
Perché quella voce che la opprimeva costringendola a patire ogni tipo di sofferenza sembrava come dileguata?
I suoi pensieri divennero finalmente cognizioni.

Prese a gridare.
Non era qualcosa di indolore e lo sapeva eppure pregò che finisse al più presto.

La ragazzina troneggiava sopra di lei e chiunque non la conoscesse, avrebbe potuto benissimo scambiarla per una dea. La sua aurea di potere era tutt’una col suo corpo e questa unione era imbattibile. Le stava trasmettendo tutta la sua energia affinché potesse liberarla dal male che le era entrato dentro. Dividere un’anima dal corpo, benché essa non fosse propria, era comunque un’esperienza orribile. Sentiva come se le stessero strappando ogni parte del corpo, schiacciandola a terra e impedendole di opporre resistenza, affinché l’operazione fosse completata.

Ma nonostante il male atroce che non avrebbe augurato mai nella vita, sapeva che stava andando tutto bene. Ancora un ultimo sforzo e poi tutto sarebbe finito.

Doveva fidarsi di Narumi. Come aveva sempre fatto.
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-Divinità tutelare, ti prego di rispondere alla mia volontà!
– gridò la ragazzina intensificando la luce che non le dava alcun fastidio alla visibilità – Rispedisci l’entità dove merita di stare! Estirpala dal corpo umano che possiede!

Passus aveva altrettanto cercato di dar vita a tutto il potere che possedeva, che non era certo di natura debole, ma ormai inferiore a tutti i poteri delle divinità Kami riunite all’interno di Narumi.
Si sentì dunque privare di quel corpo dalla quale aveva ottenuto quanta più volontà mai assaporata in secoli di esistenza e questo lo mandò alla pazzia assoluta.

E fu così che lasciò per sempre il mondo terrestre.

Diventando la manifestazione della follia umana che si manifesta dopo che non si riesce a ottenere ciò che si vuole. Consapevole che non lo avrebbe mai ottenuto. Consapevole di ciò che lo attendeva nel ritorno al luogo d’origine. La pena più terribile. La sconfitta e la degradazione. Da scontare per l’eternità.
Scaturendo l’ultimo verso satanico che mai si fosse sentito sulla terra, Passus si disgregò.
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La luce continuò a persistere ma si affievolì quel tanto che bastava a Sanji per vedere meglio la situazione. E rimase sconvolto.

I rovi che legavano il corpo di Nami erano spariti, ritirandosi giù dal letto, liberando l’edificio e tornando alla loro lunghezza naturale. Narumi era ancora invasa da quella luminosità divina e la guardava sospesa a mezz’aria. La navigatrice aveva il corpo ricoperto di segni, i vestiti sgualciti e il respiro lento. Ma da esso non fuoriusciva più alcun tipo di aurea malvagia. Sanji udì chiaramente dei singhiozzi provenire dalla sua lieve voce appena riacquisita. Gli bastò.

-NAMI-SAN!- si lanciò verso di loro vacillando a causa delle fitte che non si erano placate. Cadde dunque in ginocchio accanto il corpo supino della ragazza prendendole immediatamente il viso pieno di tagli – Nami-san, ti prego apri gli occhi – il respiro era affannoso ma comunque c’era. Il polso freddo batteva e i gemiti erano segno che si stava riprendendo.

-mmnn … - mugugnò socchiudendo lentamente gli occhi. Quando vide il volto del cuoco che la guardava commosso li aprì del tutto sbattendoli leggermente: - Sanji…kun.

Sanji strinse gli occhi così come i denti per provare a respingere le lacrime che però gli uscirono incontrollate, rendendolo preda della gioia che in quel momento provava. L’aver visto finalmente il colore puro e intenso degli occhi nocciola della navigatrice, senza neanche un briciolo di improprietà era la cosa più bella del mondo.
Nessun aurea negativa la caratterizzava. Era di nuovo lei. La sua Nami. La strinse forte giurando a sé stesso che non avrebbe più permesso a nessuno di portargliela via.

Nami dal canto suo dovette esitare un istante prima di rendersi finalmente conto di essere nuovamente libera e autonoma delle proprie azioni. Le sfuggì un singhiozzo che andò a diventare un pianto misto di disperazione per la paura vissuta e contentezza che fosse tutto finito. Ma soprattutto la gioia di essere tra le braccia della persona che il demone le aveva fatto credere di aver perduto. Le braccia andarono leggermente a ricambiare l’abbraccio di Sanji, attirandolo a sé per quanto poteva. Entrambi in preda alle lacrime si erano finalmente ritrovati.

Vedendoli riuniti Narumi sorrise. La forza utilizzata era stata troppa e già avvertiva la stanchezza ma sapeva che quella era stata solo la prima parte. Il grosso stava per arrivare.

-Allontanatevi – disse dunque ai suoi amici, che si voltarono a guardarla meravigliati – ho ancora una cosa da fare.

-Narumi … - sussurrò Nami continuando a piacere troppo contenta di vederla incolume – io … mi dispiace … non ero io … non volevo … - disse alle prese con i ricordi di tutto quello che Passus l’aveva obbligata a fare.
 
-Va tutto bene – la rassicurò l’amica sorridendole – L’importante è che tu ora stia bene – levò leggermente in alto lo stiletto – Ma ora dovete allontanarvi.

-Cosa vuoi fare? – le chiese Sanji pensieroso.

-Devo rimandare alla Giudecca tutti gli altri demoni che ancora dimorano sull’isola. Richiederà uno sforzo maggiore e non so se resisterete all’impatto. Per questo allontanatevi.

-Un momento – si bloccò dunque la navigatrice – Uno sforzo maggiore? Che significa?

-Ricaricherò tutto il potere che ho ottenuto a disposizione in un'unica percorsa che si riverserà sull’intera isola.
Basterà a estirpare ogni entità che è presente – il suo sguardo ad un tratto inquieto fece preoccupare maggiormente i due ragazzi che insistettero nel trattenersi.

-Cosa intendi fare, Narumi? – disse Nami – Se usi tutto questo sforzo cosa ne sarà di te?

-Io … - provò a cercare una frase convincente lei – non ne ho idea.

-NO! – sbottò a quel punto Sanji – Non rischierai la tua vita così. Hai già sconfitto Passus, il peggio è passato. Abbiamo capito come esorcizzare senza bisogno di alcuno sforzo. Abbiamo tutto il materiale che non richiede tutto questo.

-Non basta – replicò l’amica – Potrebbe non bastare. In questo modo è sicuro che non ne rimarrà più nulla.

-Basterà te lo prometto. Ce lo faremo bastare – tese una mano nella sua direzione, imitato dalla navigatrice – Ti prego.

Narumi chiuse gli occhi: - E’ un rischio che voglio correre.

-Pensa a tua sorella! – perseverò il cuoco – Se non vuoi farlo per noi, fallo per lei! Sta bene e sta solo aspettando che tu torni da lei! Come puoi farle questo?

-So che resterà in buone mani – fu la risposta accompagnata da un piccolo sorrisino – Voi – sollevò dunque il pugnale.

-NO! – Sanji fece per lanciarsi verso di lei, ma un forte vento lo costrinse ad distanziarsi. Nami lo sorresse da dietro.

L’aurea riprese a intensificarsi così come la luce: - Perdonatemi – concluse Narumi guardando ancora una volta coloro che ormai considerava la famiglia che aveva perduto da troppo tempo. Pregò affinché non succedesse loro niente, dopodiché enunciò il suo ultimo prodigio: - Takemikazuchi, divinità del fulmine! Senza ferire nessuno dividi i vivi dai morti, cancella il male che ha preso di mira quest’isola e fa in modo che non torni mai più! Grazie alla potenza del tuo fulmine io ti chiedo … - rivolse un ultimo sguardo a Sanji e Nami che cercavano in tutti i modi di raggiungerla, venendo sempre respinti. Sorrise e chiuse gli occhi: - salva casa mia.
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Un grande lampo squarciò il cielo così come la terra, lacerando in due metà lo spazio e il tempo.
I lampi che si schiantarono al suolo illuminarono la terra per quelli che parvero minuti infiniti. Il rumore tuonante stordì tutto e tutti. La ciurma di Rufy finì nuovamente a terra e stavolta non si lasciò sfuggire urla di sorpresa.

Si coprirono le orecchie mentre i corpi accanto a loro venivano colpiti uno dopo l’altro da quei fulmini portentosi soffermandosi per un tempo troppo prolungato. Non riuscirono a capire cosa stesse succedendo. Potevano solo limitarsi a cercare di schiacciarsi quanto più possibile al suolo, sperando che la pioggia di lampi non colpisse anche loro. Non ci sarebbero stati rischi visto che non erano le mire principali.

Quando tutto cessò, Rufy andò a ripescarsi il cappello finito a debita distanza durante la seconda esplosione e si rimise in piedi andando stavolta a controllare le condizioni dei compagni, vista la potenza maggiore cui erano stati sottoposti.

Gli amici lo guardarono altrettanto confusi. Erano integri senza neanche un graffio.

-Che diavolo sta succedendo? – chiese Zoro ormai stufo di finire sempre al tappeto.

Nell’aria arieggiava un leggero aroma di bruciato. I corpi dei cittadini di Cinis erano immobili e fumavano lievemente. La seconda esplosione non aveva risparmiato gli oggetti materiali, per cui molte delle armi che i pirati si erano portati appresso erano andate distrutte e la cera andata perduta.

-Oh no!- cominciò a piagnucolare Usopp quando vide i corpi ricominciare a muoversi lentamente. Andò a nascondersi dietro Franky – Siamo fregati! Ci mangeranno vivi!

Gli altri lo ignorarono. Gli sguardi puntavano soltanto verso i posseduti. Sapevano che quei tonfi significavano qualcosa in particolare. Ma cosa?

Lo scoprirono dopo che il silenzio fu invaso da sussulti, boccheggi d’aria, urla scioccate, pianti e singhiozzi. Tutto dovuto al risveglio delle anime delle persone che li circondavano, in preda allo shock. Le donne piangevano inesorabili, così come alcuni uomini che non si preoccupavano di venir visti. Alcuni facevano ancora fatica a respirare, altri si lamentavano a causa dei dolori provocati dalle numerose ferite inflitte. Altri ancora non osavano provare a muovere un muscolo timorosi di venire puniti. Altri invece chiamavano nomi sconosciuti, appartenenti probabilmente alle persone care, non sapendo se li avrebbero rivisti.

Rufy li guardò incerto. Rivolse uno sguardo veloce verso la collina dove, sapeva, si trovava la casa di Narumi. Stranamente non sentì più il bisogno necessario di raggiungerla e intervenire.

-Cosa pensi sia successo Rufy? – gli domandò Robin seguendo il suo stesso sguardo.
-Ce l’hanno fatta – fu la risposta del suo Capitano – E’ finita.
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La stanchezza che provava era indescrivibile.

Sentiva il bisogno di dormire, anche semplicemente di cadere e atterrare su un qualsiasi tipo di superficie, basta che accogliesse il suo corpo stanco.

Era sospesa nel vuoto, non seppe di preciso dove. La presa sul pugnale era svanita, causa, l’arma era andata distrutta. Come previsto il potere emanato era più forte di tutti i precedenti messi insieme. Aveva preteso che si riversasse su una forza maggiore. Un’isola intera. Pregò soltanto che avesse ottenuto i risultati sperati. Ora desiderava soltanto riposare. Allo stremo delle forze. Addormentarsi … magari non svegliarsi più.

Aveva fatto tutto ciò che aveva potuto, che le era stato permesso. Doveva solo lasciare che ne conseguissero soltanto cose positive. Per lei ormai non c’erano più compiti lì.

Il vento la trasportava tenendola sollevata e l’accarezzamento che le procurava sul corpo liscio la puntava sempre più verso un sonno profondo e senza sogni.

Poteva considerare quella sensazione la debolezza assoluta? Sentire le azioni padrone del proprio corpo, eppure non riuscire a svolgerle come dovrebbero. Se avesse chiuso gli occhi sapeva che non li avrebbe più riaperti. Eppure davanti quell’impotenza che ora la dominava sembrava una prospettiva così bella.

Una piccola parte però sapeva di non volerlo fare.
Se solo avesse avuto ancora un minimo di forza, forse avrebbe potuto battere quella volubilità e cercare di lottare un’ultimissima volta affinché non si facesse vincere.

Arrivò.

Non era propria, ma le venne trasmessa e questo fu abbastanza.
Strilli che la chiamavano disperate.
Poi un tocco. No due.
Uno caldo, l’altro tiepido.
Due mani a contatto con la sua. Due paia di mani che stringevano intimamente la sua, decise a non lasciarla andare.

Gli occhi quindi non le si chiusero. Non ci riuscivano. Volevano vedere.
Volevano rivedere le due persone che l’avevano nuovamente salvata.

Sanji e Nami avevano le braccia tese nella sua direzione. Le mani chiuse intorno a quella di Narumi e i corpi entrambi feriti che però si preoccupavano solamente di tirarla verso di loro, strappandola da quell’oblio in cui stava per precipitare.
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Forse aveva sopravvalutato la forza a cui puntava e quindi erano riusciti a sovrastarla, senza restarne folgorati, facendosi avanti e agendo dopo che il colpo era stato lanciato.

Strano visto che né il tetto, né tutta l’abitazione avevano retto.

Oppure avevano semplicemente deciso che non avrebbero mai lasciato che si sacrificasse per loro. Non dopo tutto quello che avevano passato affinché tornassero tutti insieme.

Fatto sta che quando Narumi riaprì gli occhi, percepì per la prima volta dopo tanto tempo, un calore confortante di sicurezza che solo sua madre era stata in grado di infonderle. Un calore che proveniva principalmente dalle braccia che l’avvolgevano vivamente, in mezzo alle macerie, due da un lato, due dall’altro. Un calore che Sanji e Nami le stavano trasmettendo, tenendola in mezzo a loro, abbracciandola in uno scudo protettivo che neanche la morte sarebbe stata in grado di distruggere. Sanji piangeva in silenzio e le accarezzava i capelli, Nami le sfiorava leggermente la nuca con le labbra anche lei singhiozzante. Il caldo che in quel momento Narumi provava, se possibile, avrebbe voluto durasse per sempre. Ma sapendo che ciò era impossibile preferì imprimersi quel momento nella memoria affinché le restasse per tutta la vita. La vita che le divinità avevano deciso di non portarle via, intimorite dall’amore che quei ragazzi provavano per lei. Non pianse. Semplicemente chiuse gli occhi, ancora sfinita dal troppo combattere e si lasciò avvolgere dal calore familiare che Sanji e Nami le avevano permesso di rivivere.

Chiunque avrebbe potuto scambiarli per una vera famiglia.



Ciao a tutti scusate la lunga attesa, spero il capitolo vi sia piaciuto.
Il prossimo è l'ultimo ;) 

 

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Capitolo 30
*** 30-Epilogo ***


                                                                              

1 mese più tardi.

Le percussioni del battere ininterrotto dei martelli era l'unico rumore che accompagnava quella particolare aurora a Cinis. I compaesani osservavano gli addetti ai lavori, guidati da Franky, che lavoravano saltuariamente sulle impalcature che avvolgevano l'edificio sulla cima della collina. Usopp si asciugò il sudore dalla fronte prima di ricominciare, qualche piano più in basso rispetto ai carpentieri, a passare coagulante sulle pareti appena riverniciate. Il suo amico cyborg verificò più e più volte la stabilità dei blocchi di cemento che erano stati montati nei giorni precedenti. Sorrise davanti l'ennesima conferma della loro immobilità. Lo sapeva, ancora un ultimo sforzo e la casa di Narumi sarebbe tornata come nuova.

-

Quando Robin trovò Chopper semiaddormentato sulla scrivania del pronto soccorso che avevano rimesso in sesto solo un mese prima, si avvicinò fieramente e gli accarezzò la testolina: - Sei stanco morto – gli tenne presente – Riposati un po'.

-N...non ora ... - replicò la piccola renna sforzandosi di tenere gli occhietti aperti – La signora Spleed avverte ancora fitte renali, d-d-evo finire di ultimare l'antidolorifico.

-L'ho vista prima e mi ha detto che si sente già meglio. Può aspettare fino a domani – per aiutarlo a rilassarsi gli coprì la schiena con una coperta e il contatto con la morbidezza del tessuto fu abbastanza affinché il dottore crollasse morto sfinito.

Robin sorrise e lo accucciò nel sacco a pelo portato sull'isola dalla Sunny che era stato utilizzato due tre volte nelle ultime settimane. Così come gli altri Chopper non si era fermato un attimo affinché tutte le persone dell'isola appena liberata si sentissero meglio fisicamente e psicologicamente. Si era ritrovato a dover curare parecchie ferite, molte delle quali erano recenti dovute alle ustioni provocate dalla cera purificatrice, a nutrire corpi fin troppo rinsecchiti, dovette persino ricorrere a qualche operazione chirurgica ma grazie al cielo non ci furono altri decessi. La parte difficile era stata convincere tutti che l'incubo era finito. La maggior parte ancora faceva fatica a muoversi più di tanto con la paura che qualcosa impedisse nuovamente loro i movimenti. Altri invece si erano dati alla pazza gioia e si godevano appieno la libertà, approfittando di ogni momento sprecato nel periodo di prigionia. Il clima finalmente aveva ripreso il suo corso naturale e giorni di fresca pioggia rigeneratrici si alternavano a giornate di sole abbaglianti.

Altro compito alquanto complicato per la ciurma di Rufy era senz'altro stato dover riferire alle diverse famiglie della perdita di alcuni cari durante quei momenti di terrore. Mentre alcuni si abbandonarono alla disperazione, altri, che in qualche modo lo sospettavano, potevano solo sperare che ora le loro anime riposassero in pace e lontano da qualsiasi sofferenza. Narumi non si sottrasse; raccontò a testa alta ai genitori dei suoi amici di come la moneta al fine di proteggerla aveva dato loro fuoco e che i demoni abbandonando i loro corpicini li avessero lasciati ad una sorte nefasto. Nessuno la prese bene.

Sanji e gli altri dovettero allontanare la ragazzina dalle reazioni furiose dei poveri genitori, dalle urla strazianti delle madri con in testa le immagini dei figli carbonizzata, e dai padri che avevano tentato di saltarle addosso dandole dell'assassina.

Zoro e Rufy si occuparono di tenerli fermi. Il Capitano rivolse loro uno sguardo carico di collera ma anche di compassione: - Credete davvero volesse una cosa del genere? – sbraitò afferrandone uno per la collottola– Credete veramente che se avesse potuto non li avrebbe aiutati? Guardate che cosa ha fatto! Ha salvato tutti quanti voi e per farlo ci ha quasi rimesso la vita! Come potete pensare che avesse veramente intenzione di ammazzare i suoi amici? Chi mai nella vita farebbe del male ai propri amici? – le ultime parole rimbombarono tra le mura del pronto soccorso mettendo a tacere tutti – Non vi sto chiedendo di perdonarla, posso capire la vostra rabbia ... la vostra frustrazione ... avete perso qualcuno di importante ... – chiuse per un attimo gli occhi cercando di fare in modo che ricordi lancinanti non gli offuscassero il ragionamento - ... ma non dimenticate chi sono stati i vostri figli. E soprattutto chi è stata Narumi per loro! Le volevano bene e lei gliene voleva a loro! Sono sicuro che non avrebbero voluto che nutrisse tutto questo rancore verso di lei ... perché con l'odio non si arriva da nessuna parte ... odiare non ve li riporterà indietro. Dovete solo ... andare avanti. E decidere se farlo da soli ... o uniti – Rufy allentò la presa verso l'uomo e abbassò i pugni così come la testa. Non era riuscito a trattenere una lacrima.

I presenti lo osservavano immobili. Sanji e Zoro gli si avvicinarono mettendogli una mano su una spalla: - Rufy ... - lo chiamò lo spadaccino. E lentamente riuscirono a farlo uscire dalla stanza dove lasciarono i genitori a crogiolarsi nuovamente in pianti disperati ma con lo spirito meno propenso al rancore.

-

Rufy alzò lo sguardo e si stupì quando vide Narumi che li aspettava all'ingresso dell'infermeria, con le lacrime agli occhi. Ovviamente non si era persa neanche una parola di quel discorso. Prima ancora che se ne accorgesse se la ritrovò avvinghiata alla vita con la faccia singhiozzante nella camicia.

-Mi dispiace tanto ... - balbettava consapevole che quella situazione aveva fatto rivivere al suo amico momenti orribili – Scusa Rufy ... scusa ...

Lui guardò prima i suoi compagni che gli rivolsero un sorriso d'intesa, dunque s'inginocchiò affinché le braccia della ragazzina gli avvolgessero il petto. E nel mentre gli apparve davanti un bel viso sorridente. Un viso che lo aveva motivato negli ultimi anni ad andare sempre avanti nonostante le difficoltà. Un viso che gli sarebbe rimasto sempre nel cuore e che d'ora in poi gli avrebbe sempre suscitato forza d'animo e non solo una profonda tristezza e nostalgia.

-Non ti preoccupare – disse dunque all'amica ricambiando finalmente l'abbraccio – Grazie Narumi – sorrise infine.

Grazie Ace.

-

Di ritorno sulla nave Robin trovò Brook sul ponte intento a suonare una delle sue melodie e decise di non disturbarlo. Sperò che quella musica, perfettamente udibile sull'isola, portasse tutti a un senso di pace. E sperò anche che aiutasse Nami a dormire meglio. La navigatrice aveva lasciato la sua stanza solo una decina di volte, su ordine di Chopper era meglio per lei restare a riposo quanto più possibile siccome aveva subito un trauma ben maggiore di quello dei cittadini e non fu irremovibile davanti le sue lamentele sul fatto che stesse bene e che era perfettamente di dare una mano a ristabilire l'ordine sull'isola.

Quando l'archeologa si accertò che la sua amica dormisse, si diresse verso il suo studio e rimase più che sorpresa quando ci trovò all'interno un ospite davvero inaspettato.

Zoro non la sentì entrare. La ragazza era sempre stata molto delicata nei movimenti e molto spesso la sua presenza in una stanza era impercettibile. Per cui continuò indisturbato a far vagare il dito sulla pagina aperta di un libro e ad analizzarla molto attentamente. Un colpetto di tosse lo fece trasalire e fece volare via il tomo. Lei fece comparire un braccio che lo afferrò al volo prima che toccasse terra e tenne il segno sulla pagina.

-Stai più attento – lo rimbeccò – E' roba antica.

-Ehm ... e ... - mugugnò lo spadaccino con lo sguardo vacante - ... chiedo scusa ... tutto apposto? Come procedono i lavori? – tentò di cambiare discorso.

-Bene direi. Franky dice che massimo ventiquattrore e avranno finito. So che Rufy ha programmato la partenza fra cinque giorni.

-Sì. A meno che non sentirà che non abbiamo finito, ha detto.

-Stavi cercando qualcosa? – domandò dunque Robin furtiva.

-Cosa? ... n-no sai ... passavo di qui e ... volevo accertarmi che tutti i libri fossero ... allineati – provò a giustificarsi. Ma dentro di sé sapeva che non una sola parola era credibile. Vide l'amica trasportarsi il volume che stava consultando tra le mani e rivelare il paragrafo cui era interessato.

L'archeologa inarcò le sopracciglia in una smorfia divertita: -Peter Pan? – alzò gli occhi incontrando quello non offeso dello spadaccino – Il grande Uomo-Bestia della temibile Ciurma di Capello di Paglia si interessa a queste cose?

-Non è per me! Ok? – replicò lui mentre le sue guance cominciarono ad assumere una tonalità rossastra – E' per ... la marmocchi ... per Clio – si corresse al suo sguardo serio – Continua a farmi domande su com'è la vita di un pirata. Su che cosa si basa il nostro "lavoro". Io ... non voglio prendermi la responsabilità di parlarle di lotte sanguinose o cose simili ... non dopo quello che ha passato così ho pensato ... che una storiella l'avrebbe accontentata.

-In pratica ti preoccupi di traumatizzare una bambina e preferisci raccontarle una storia? – ghignò lei agitando il volume di fiabe classiche.

-Beh ... almeno così capirà che non è un buon mestiere ... sai c'è il tipo lì con il coso – si indicò la mano con il dito – m-magari si convince che non siamo ... del tutto brave persone.

-Oh. Non siamo brave persone? – lo schernì Robin – Da quello che so le cattive persone se ne fregano se spaventano a morte una bambina – lo osservò arrossire sempre di più e continuò a stuzzicarlo – Sei proprio un tenerone.

-Non è vero!! – strillò girando lo sguardo – Non avrei ... una taglia così alta altrimenti.

-Già. Ma mi chiedo cosa penserebbe il governo mondiale se sapesse che Roronoa Zoro non solo ci sa fare con i bambini ... ma addirittura è un fan dei libri.

Il ragazzo si paralizzò sul posto. Le avrebbe volentieri gridato di andare a farsi controllare da Chopper perché sparare una cazzata del genere era tipico solo di qualche malato di mente. Ma non poteva fargliela. Non a lei che non beveva nulla. E fu proprio allora che le parole che Narumi gli rivolse tempo prima gli tornarono in mente.

Non nascondere ciò che sei davvero.

In effetti cosa aveva da perdere? Sapeva che la fiducia che gli altri nutrivano verso di lui non sarebbe mai mutata, né che ciò avrebbe avuto conseguenze sul suo spirito ferreo e sulla sua capacità di combattere. Era pur sempre il vice della ciurma dopotutto. In più il tono con cui Robin gli stava gettando addosso la realtà poteva apparire sfottente, ma non gli provocò alcun fastidio. Solo imbarazzo.

Voltò nuovamente la testa e se la ritrovò a un palmo dal naso. Si era avvicinata senza che se ne accorgesse. Il cuore prese a battergli all'impazzata. Sospirò sapendo che non lo avrebbe mollato tanto facilmente. Tanto valeva essere sinceri una volta tanto. Almeno con lei: - Sì non mi dispiace... leggere ... quando ho tempo. Spesso alcune storielle danno buoni suggerimenti e alcune volte li applico nei combattimenti ... aiutano a concentrarsi.

-Sono d'accordo – ribatté lei – Ti proiettano in un mondo che è tutto tuo. Spesso nelle etnografie scopro dei luoghi incredibili e mi preme solo la voglia di visitarli un giorno.

-Chi ti dice che non lo faremo? – disse Zoro senza interruzioni di voce – Insomma abbiamo appena iniziato il nostro viaggio nel nuovo mondo. C'è talmente tanto da vedere. Così tanto che non basterebbero diecimila libri a contenerlo.

-Il bello è proprio questo. Avere delle aspettative. Aspettative che poi magari si riveleranno meglio di ciò che si è pensato. Tu per esempio avresti mai immaginato che sarebbe finita così?

-Così ... come?

-In questo modo. Questa nave. Questa famiglia. Questo incredibile viaggio. Quest'ultima incredibile esperienza. Un futuro inimmaginabile e ancora ricco di sorprese. Io ... non potrei chiedere di meglio. Tu avresti mai pensato che la tua vita sarebbe diventata tutto questo?

Zoro si perse in quei profondi occhi color del cielo che ora risplendevano di tutto lo spirito visionario che aveva preso il sopravvento nel petto dell'archeologa. Senza accorgersene tirò su il labbro in un sogghigno. La cosa più vicina a un sorriso che potesse fare: - La verità? – si chinò avvicinando di più i loro visi. Sentì il respiro dell'archeologa sulle sue labbra e mandò al diavolo tutte le sue incertezze e tutti i lati della sua persona che preferiva restassero nascosti – E' cento volte meglio di come me l'ero immaginato – e alla fine permise che le loro bocche s'incontrassero.

Robin chiuse subito gli occhi non appena percepì le sue labbra a contatto con quelle del compagno. Poggiò il libro dietro di sé solo per avere la mano libera e usarla per tirare la nuca di lui verso di sé e approfondire di più il bacio che durò un minuto bello pieno.

Si staccarono solo per riprendere fiato: - Non crederai di farla franca così eh? – ridacchiò lei civettuola – D'ora in poi voglio che tu legga ad alta voce ogni tipo di libro che richiami i tuoi strambi gusti. Tranquillo, saprò riconoscere se ti piacciono o se stai mentendo.

Lui fece un piccolo sbuffo accompagnato da un sorrisetto malizioso: - Ho voce in capitolo?

-Solo se è di un trattato archeologico – scherzò Nico Robin.

E lo trascinò nuovamente in un secondo bacio, entusiasmati da tutti gli altri che il futuro prosperoso aveva in serbo per loro.

-

La luna era l'unica compagnia di cui Sanji poteva usufruire sulla spiaggia. Essa creava uno splendido riflesso perlaceo sul mare, che finalmente aveva riacquisito una calma tipica delle stagioni estive, nonostante il periodo autunnale.

Si stava concedendo una sigaretta dopo essersi assicurato che Narumi e Clio prendessero finalmente sonno nella casa dove una vecchia amica si era premurata di accoglierle finché la loro non fosse stata pronta.

Le due ormai erano una cosa sola. Non si separavano quasi mai durante il giorno. Il loro ritrovarsi era stato uno degli spettacoli più belli cui il cuoco avesse mai assistito. L'angoscia che non sarebbe mai riuscito a farle ricongiungere era stata sostituita dal più grande senso di sollievo che avesse mai provato. Eguagliabile solo a quello provato per Nami dopo averla finalmente vista libera dalla possessione.

Si soffermò sul pensiero della navigatrice e smise si camminare affondando i piedi nella morbida sabbia del bagnasciuga. Il tempo era volato. E solo ora si era reso conto che in quelle quattro settimane derivanti alla liberazione dell'isola né lui né Nami avevano mai toccato l'argomento. Erano stati così occupati ad aiutare tutte quelle persone nella ricostruzione di abitazioni distrutte, nella riabilitazione muscolare e psichica, nell'aiutarli a ritrovare familiari o comunicare la loro scomparsa. Lui non si era fermato un attimo. Alternava la cucina della nave a quella montata nel pronto soccorso e solo dopo la prima settimana aveva fatto sì che tutti quanti non si rifiutassero più di nutrirsi. Era soddisfatto nel sentire Chopper che certi pesi, soprattutto i più piccoli, stavano già ricominciando a ristabilirsi. Era inoltre bello vedere gli uomini che già stavano meglio impegnarsi autonomamente al fine di sfamare le proprie famiglie appena ritrovate.

Ormai il clima si era tranquillizzato. Stavano finalmente accettando tutti i cambiamenti che avevano trovato al loro risveglio e non temevano più di venire nuovamente vincolati.

Nami, per quello che le veniva concesso dal loro dottore, non si separava un secondo da Narumi e Clio. Si era presa la libertà di fasciare personalmente le ferite della sorellina della sua amica e in più, al fine di coprire il foro a forma di croce che, come la cicatrice che lei aveva sul braccio, non se ne sarebbe mai più andato, aveva unito con un pennello azzurrognolo più lineette creando un minuscolo fiocco di neve. La bambina ne restò entusiasta. Sarebbe servito a non farle ricordare quegli orribili momenti, almeno finché la frangetta non le sarebbe ricresciuta.

Aveva inoltre aiutato con il suo bastone climatico a far piovere sulle coltivazioni in modo da assicurare una fioritura incondizionata. Il tutto senza preoccuparsi del suo stato fisico.

Tutte quelle alternazioni tra la nave e Cinis non avevano permesso a lei e a Sanji di stare soli un momento. Il cuoco non aveva la minima intenzione di forzarla a parlare e a rivivere quell'esperienza. Ma una parte di lui voleva sapere. Tutte le parole che gli aveva detto sotto il controllo di Passus continuavano a risuonargli incessantemente. Rivedeva loro due su quel letto e si sentiva ancora più marcio all'interno. L'unico desiderio che lo spingeva a parlare con Nami era chiarire che se avesse potuto avrebbe impedito ogni cosa. Non aveva paura di dichiarare di essere stato un codardo. Che non aveva avuto la forza di ribellarsi per la troppa paura di perderla e che ne aveva conseguito un trauma indelebile. Avrebbe anche accettato i suoi ceffoni. Si meritava molto di peggio. La cosa peggiore sarebbe stato il suo odio perenne ma come poteva continuare a navigare per tutta la vita con una persona che provasse per lui nient'altro che ribrezzo?

Il suo sguardo si posò sulla Sunny ancorata a pochi metri di distanza dalla costa. Quante possibilità c'erano di beccare una notte così tranquilla? Non mancava molto alla loro partenza e sarebbero stati più occupati del solito a ultimare i preparativi solo la mattina dopo. Non era neanche tanto sicuro che stesse dormendo. Non prendeva quasi mai gli infusi che Chopper le preparava per indurla meglio al sonno. Quando gli si sarebbe ripresentata un'occasione del genere?

O la va o la spacca si disse prima di precipitarsi verso la nave.


-

Non volava una mosca sulla Thousand Sunny. Rufy, Chopper, Usopp e Franky si trovavano ancora sull'isola, Brook si era appisolato ai piedi dell'albero maestro. Aveva inoltre visto Zoro salire a bordo solo qualche ora prima e in seguito gli era parso di vedere anche Robin seguirlo. Vide la porta della biblioteca chiusa a chiave e uno strano istinto gli suggerì di non controllare cosa succedesse all'interno. Sperò solo che quell'insopportabile Testa D'alga non giocasse al superficiale con i sentimenti di Robin o se ne sarebbe pentito.

S'indirizzò dunque verso la camera semiaperta delle ragazze e non si stupì quando trovò solo Nami distesa nel suo letto rischiarata solamente dalla luce lunare proveniente dall'oblò. La porta non scricchiolò permettendogli di entrare quel tanto che bastava per osservarla meglio. Il viso della navigatrice sembrava rilassato e i respiri lievi suggerivano che dormisse profondamente. Sanji si lasciò scappare un sospiro misto tra il consolato e il deluso. Pazienza, avrebbe dovuto aspettare un'altra occasione. Si voltò e fece per raggiungere nuovamente il ponte ...

-Tu metti piede fuori da quella porta e ti scarico addosso la più grande tempesta di lampi che sia mai stata plasmata.

Il respiro del cuoco si bloccò in gola e sentì il palpito del cuore risalirgli fino alla gola. Rigirò lentamente lo sguardo per trovare Nami nella stessa posizione in cui la stava lasciando, solo con gli occhi leggermente aperti e lo sguardo serioso.

-I-io pensavo che stessi ...

-Dormendo? Perché Chopper mi ha prescritto una valeriana ogni sera e io dovrei prenderla da buona paziente ubbidiente? Mi deludi Sanji-Kun. Credevo mi conoscessi meglio – rispose lei scuotendo leggermente la testa mentre si metteva seduta sul letto.

Lui esitò ancora un attimo, poi quando la vide incurvare leggermente il labbro in un sorriso non riuscì a trattenersi dal farsi scappare una risatina: - Ti chiedo scusa.

-E' tutto quello che hai da dire? – esclamò Nami senza preoccuparsi di alzare la voce. Allo sguardo confuso dell'altro, emise uno sbuffo spazientito incrociando braccia e gambe: - Mi fai aspettare tutto questo tempo e la prima cosa che ti viene in mente da blaterare è "ti chiedo scusa"? – fece il verso con aria seccata.

Sanji inarcò il sopracciglio asimmetrico. Lo stava aspettando? Sapeva che non avrebbe resistito alla tentazione di ritrovarsi solo in una stanza con lei al fine di parlare? Una serie di percezioni e presentimenti gli si insinuarono contemporaneamente nel cervello mandandolo in uno stato ancora più confusionario. Fu Nami a risvegliarlo: - Ti do due secondi per formulare qualcosa di sensato o quant'è vero che mi chiamano La Gatta Ladra ti faccio finire alla brace e ti do in pasto al primo mostro marino che incrociamo.

-In che senso mi stavi aspettando, Nami-San? Ti giuro che non riesco a capire ...- si era avvicinato ai piedi del letto. Qualcosa gli suggeriva di mantenere ancora una certa distanza.

La navigatrice strabuzzò gli occhi ancora più spazientita di prima. Si coprì gli occhi con la mano: - A quanto pare sei più stupido di quel che pensassi. D'accordo cercherò di rendertelo abbastanza chiaro ...- il suo braccio volò ad afferrare la manica della camicia del cuoco e con una forza erculea lo tirò verso di sé. Lui non ebbe il tempo di emettere un guizzo che si ritrovò le labbra della compagna sulle sue in uno scatto talmente violento che i denti sbatterono gli uni sugli altri. Sentì la lingua di lei farsi spazio nell'apertura e sfiorare la propria. Gli occhi di Nami erano chiusi leggermente e la mano si era spostata dal suo braccio alla sua guancia.

Sanji per un momento non si mosse lasciando fare a lei tutto il resto. Si lasciò trasportare da quella sensazione meravigliosa. Si godette i brividi che lo avvolsero dalla schiena alla punta dei piedi, il battito del suo cuore aumentato venti volte dal normale e l'immensa gioia che dal petto si propagava in ogni atomo del suo corpo e del suo spirito. Non aveva niente a che fare con la sensazione di freddo e paura che lo invadeva a ogni singolo contatto con il corpo di Nami dominato da Passus.

Tutta la confusione e le domande che gli ronzavano in testa, passarono in secondo piano. Volle solo godersi quel momento. Posò leggermente la mano sulla schiena di lei abbracciandola mentre con l'altra si occupava di accarezzarle i capelli. Non ebbe paura di osare infilare a sua volta la lingua tra le labbra di lei. Le dischiuse un momento il tempo di guardarla attraverso gli occhi socchiusi e lesse il suo desiderio di proseguire. Ripresero dunque a baciarsi stavolta con più foga, finché Nami non si trascinò delicatamente all'indietro adagiando la propria schiena sul letto e Sanji si ritrovò sdraiato sopra di lei. Posò dunque i gomiti ai suoi lati mentre le loro gambe s'incrociavano. L'aroma di mandarino che emanava lo faceva impazzire così come lei venne avvolta dal suo, composto da tabacco e spezie da cucina.

Nami si sciolse completamente. Aveva spostato la mano dietro al collo di lui per spingerlo ancora di più nella sua direzione. Non si resero conto che erano passati più di tre minuti da quando avevano cominciato a baciarci. Fu sempre Nami a fare la prossima mossa. Fu così che con l'altra mano, lasciata libera da quando si erano sdraiati, passò sotto la camicia di Sanji e cercò a tentoni, senza aprire gli occhi, i bottoni che gliela chiudevano maledettamente. Al primo sfioramento della sua mano tiepida con il petto leggermente più freddo del cuoco, questi si staccò con un lieve gemito. L'occhio non coperto dalla frangia bionda, spalancato.

-Cosa c'è? – gli chiese la ragazza fermando la mano al terzo bottone.

-Io non ... - farfugliò lui col respiro lievemente accelerato – Sei sicura? Cioè non voglio ... l'ultima volta è stata ... cioè non eri t-tu ... f-f-orse ... non è quello che vuoi ... - l'immagine della sua Nami in preda ad un'anomalia che non le apparteneva le ricomparve davanti. Ogni scusa era buona affinché finissero nudi su quel dannato letto. La sensazione di stare approfittando della sua anima che magari risentiva ancora dell'influenza di quel bastardo di demone lo divorò - ... non voglio abusare di te, Nami-San ... non riesco ...

-Sanji-Kun! – lo interruppe la navigatrice prendendogli il viso tra le mani, costringendolo a guardarla. Il volto impassabile: - Ma davvero non lo hai ancora capito? – proseguì costretta dallo sguardo sconnesso e ansioso dell'altro – Lui lo sapeva. Passus approfittava dei miei desideri al fine di far accrescere la mia sete e così alimentarsi della mia volontà. Per questo mi ha illuso che potevo ottenere tutto. Mi ha fatto credere di aver finalmente realizzato la cartina del mondo, che avevamo ottenuto i più grandi tesori di tutti i tempi ... che mia madre poteva essere ... - s'interruppe non riuscendo a completare la frase – ma soprattutto ... scavando nei più nascosti meandri della mia anima ... ha scoperto ...te.

-M-me?

-Sì, razza di stupido. E non interrompermi perché non penso che avrò il coraggio di ripetertelo mai più nella vita – lo guardò intensamente mentre le parole venivano fuori come un fiume in piena – Quest'orribile esperienza mi ha fatto capire che non voglio tenermi nascosta mai più niente dentro. Non posso sapere se qualcuno non vorrà privarmi nuovamente della mia volontà un giorno ... - la voce le si incrinò leggermente – Quel maledetto ... sapeva ... del mio desiderio nei tuoi confronti. Ha permesso che mostrassi sentimenti che continuavo a negare, in un'altra forma. È vero non ero io. Ma ... Sanji-Kun, tutte quelle cose che ti ho detto ... le pensavo davvero. E le penso ancora – prese a elencarle per non confonderle con altrettante parole che il cuoco desiderava solo dimenticare – Tu sei il più grande idiota che abbia mai conosciuto ... un cascamorto cronico che non si smentisce mai quando si tratta di belle donne. Ti fai soggiogare e quasi ammazzare – gli rinfacciò l'esperienza a Ennies Lobby – In più a volte hai quel fare così narcisistico che mi verrebbe solo voglia di sfregiarti la faccia a suon di pugni, così vedremo su cosa ti vanteresti – il biondo chinò leggermente la testa rabbrividendo solo all'idea – E potrei andare avanti per ore a catalogare tutti i tuoi difetti ... però ... - inspirò profondamente – ... possiedi anche quel carattere ... forte e determinato ... sempre pronto ad aiutare gli altri ... a difendere i più deboli ... non esiteresti a sacrificarti per qualcuno a cui tieni. E me lo hai dimostrato tante di quelle volte ... sei quasi morto per salvare Narumi ... per salvare me ... di nuovo-

Vedendola sull'orlo delle lacrime Sanji dovette trattenersi dal rassicurarla che andava tutto bene e dall'abbracciarla. Il voler sentire la fine di quel discorso era più forte.

-E' vero, ero intrappolata in una realtà surreale, dove credevo che tutto andasse bene e che fossimo tutti felici ma, ... quando mi hai esortato ad aprire gli occhi ... quando ... lui si è impossessato totalmente di me ... io ho visto tutto. Ho visto cosa ti ha obbligato a fare ... a cosa tu ti sia offerto di fare per proteggermi ... ti ho umiliato ... ma sapevo anche che sopportavi tutto immaginandoti che fosse reale ... che il mio desiderio di averti fosse reale. Ho sentito tutto, Sanji-Kun. Tutto quello che mi hai detto. La tua disperazione di non poter fare niente, la tua paura di mettermi in pericolo, la tua sincerità e ... - s'interruppe un'ultima volta solo per asciugarsi gli occhi inumiditi –... anche io, Sanji-Kun.

Al ragazzo si bloccò il respiro in gola: - Anche tu ... cos-

-Ti amo – concluse dunque lei. Sorrise davanti l'espressione immobile di lui. Sembrava come in trance. Gli occhi spiritati Gli riprese entrambe le guance guardandolo intensamente: - Mi hai sentito? Ti amo anche io, Sanji-Kun.

Poté avvertire la tensione salire ed espandersi per tutta la stanza. L'aria era così tesa che per un attimo pensò che il cuoco fosse divenuto talmente fragile da cadere in mille pezzi. Lo vide mugugnare parole insensate, accigliarsi e arrossire contemporaneamente. Il tutto prima di abbandonarsi a una seconda risatina che man mano divenne sempre più forte. Abbassò lo sguardo per non far vedere l'espressione ebete che gli si era formata.

-Ei – lo richiamò Nami scuotendolo leggermente – Ei, che ti prende? Sanj... - prima di rendersene conto si ritrovò in un abbraccio soffocante da parte del compagno che la fece affondare maggiormente nel materasso. Sentì i suoi capelli biondi solleticarle leggermente il naso e il suo respiro caldo fiatarle nell'incavo tra collo e spalla.

-Ti amo – sentì sussurrarsi all'orecchio – Sei la persona che amo di più al mondo Nami-San.

La navigatrice alzò gli occhi al cielo forzando un'espressione brontolante: - Si, si lo so. Me lo hai detto tante di quelle volte che ...

-No, no. È la verità. Ci sei solo tu. Sarai sempre e solo tu, Nami-San – poggiò le mani sui lati della sua testa per issarsi quel tanto che bastava a ritrovarsi faccia a faccia – E' stato il dolore più forte che abbia mai provato ... la paura di perderti stavolta ... ho creduto che non ce l'avrei fatta a sopportarlo ... non voglio rischiare più. Non voglio più che mi si impedisca di dirti apertamente ciò che provo. Ciò che ho capito di provare. Un sentimento che non ho mai rivolto verso nessun altro. Solo per te. Perché sei tu. Sei sempre stata tu – premette delicatamente la propria fronte contro la sua – amore mio ...

Nami esitò qualche secondo poi sorrise radiosamente trasmettendo quel calore di cui solo lei era capace: - Non è che ora mi spari una doccia di sangue eh?

Sanji rise ancora davanti quello schernimento. Dopodiché non si trattenne più. Riprese a baciare quelle labbra rosee, tanto desiderate e tanto difficilmente ottenute. Nami, dunque, riprese a lavorare sui bottoni della sua camicia e in meno di cinque secondi gliela strappò di dosso, prima di accompagnare le mani di lui dietro la sua schiena, finché non sfiorarono i laccetti del reggiseno: - Mi hai fatto aspettare anche troppo non credi? – soffiò lei tra un bacio e l'altro prima di passare a occuparsi della sua cintura.

I baci delicati assunsero più foga, quando l'eccitazione di entrambi si palesò in bella vista. Le mani della rossa presero a stringergli il fondoschiena infilandosi nei suoi boxer e artigliandogli la carne fin quasi a graffiarla. Sanji si lasciò sfuggire un sospiro e decise dunque anche lui di darsi da fare. Sfilò con dolcezza la minigonna della sua amata, seguita a sua volta dalle mutandine, in modo da lasciarla completamente alla sua mercé. Si chinò per dargli un bacio in mezzo ai seni, lasciandone una scia che scesero fino al pube. Dopo che Nami si fu sbarazzata anche dell'ultimo pezzo di stoffa tra loro, gli affondò le dita tra i capelli inarcando leggermente la schiena all'indietro emettendo lievi gemiti. Gli cinse subito la vita con le gambe, cercando di issarlo nuovamente con la testa verso di sé.

In questo modo poté nuovamente guardarlo negli occhi, trasmettendogli tutta la fiducia, tutta la sicurezza, tutto l'amore che in quel momento tanto atteso condividevano dal profondo delle proprie anime, finalmente libere di essere ciò che erano.

-Ti amo, scemo di un Sanji-Kun– fece lei accarezzandogli il petto nudo e bollente.

-Ti amo, ti amo– ripeté lui, più convinto come non lo era mai stato in vita sua– sarai sempre e solo tu, Nami-San. Solo tu.

Furono queste parole a essere susseguite dai gemiti della passione, causati dal fondersi dei loro corpi. I due, finalmente uniti, risero dal piacere e dalla felicità. Ora potevano considerarsi l'uno parte dell'altra. Così come altri due giovani, nella stanza vicina, erano diventati un singolo spirito, più solido e invalicabile, che nessuno avrebbe mai potuto dividere.

Mai più.

-

Cari Nami, Sanji e tutti gli altri

E', credo, la tredicesima volta che provo a iniziare questa lettera. Le cose da dire sono talmente tante che non riesco a trovare un degno inizio, per cui ho deciso di passare direttamente ai fatti. È passato più di un anno da quando siete partiti e so di essermi fatta sentire si e no quattro volte ma, a parte il timore che qualcuno della marina possa localizzarvi rintracciando le mandate, come sapete riabilitarsi alla vita di tutti i giorni ci ha portato via più tempo del previsto. Ci avete lasciato con il sorriso sul volto e il cuore pieno di speranza e lo abbiamo portato avanti nel riprenderci quella vita che pensavamo di non riavere più. E adesso sento che tutti possono finalmente dichiarare di essere liberi e sentirlo allo stesso tempo dentro di loro. Il paese è tornato a risplendere, sono spuntati nuovi edifici, hanno ripreso gli scambi commerciali con altre isole e parecchi pellegrini si sono stabiliti in villaggi nei dintorni.

I capelli di Clio ormai toccano quasi terra ed è ostinata a non farseli tagliare, tanto poi sa che tocca sempre a me passare tre ore a pettinarglieli dopo il bagno ... ma ad ogni modo la frangia le ha nascosto completamente la cicatrice e non potrebbe esserne più felice. Io continuo i miei studi al seminario. L'abate sostiene che entro un altro annetto o meno potrò finalmente assumere il ruolo di sacerdotessa ufficiale. Mi permette infatti di dirigere i cortei che si tengono ogni fine settimana nel cimitero onorario alle vittime che tutta questa storia si è portata via. Ne vado più che fiera.

Soprattutto sapendo che finalmente non mi considera più nessuno una dea. Ricordate la festa di addio che vi facemmo il giorno prima della partenza? Quella fu la prima vera serata di risa e divertimenti dopo tanto tempo eppure volevano a tutti i costi dedicarla a me considerandomi la salvatrice per eccellenza o roba simile. Sì Rufy, ricordo benissimo anche come tu proponesti di farmi fare una statua d'oro ... mi viene la pelle d'oca solo a ripensarci. Io non voglio che la gente mi dia tanto credito. Ciò che le divinità mi hanno permesso di fare è qualcosa che non dimenticherò mai per tutta la vita e alla quale sarò eternamente devota dedicandomi a rendere loro omaggio ogni giorno. Ma non voglio che la cosa passi come un privilegio. Negli ultimi dodici mesi fortunatamente, hanno capito che non sono niente più che una semplice ragazza con l'ambizione della preghiera sacerdotale.

Anche il fatto che non abbia più avuto nessun tipo di contatto diretto con gli dei è la prova che essi non si mettono più di tanto al servizio degli uomini. Sanno però riconoscere una situazione disperata e una supplica e allora sì che in qualche modo intervengono. Forse non donando poteri speciali, ma si limitano ad aprirci un cammino che dovremmo seguire al fine di ottenere un cambiamento. Perché se c'è qualcosa che ho imparato tra le mura del nostro santuario è che il vero cambiamento dipende soprattutto da noi stessi.

Che dire, qui le cose vanno finalmente alla grande. Voi invece? Non mi perdo neanche un quotidiano. Ne combinate come al solito di tutti i colori eh? Ma riuscite sempre a farla franca e la cosa ormai non mi stupisce neanche un po'.

Per rispondere alle tue ultime lettere Rufy, sì, spesso ripenso alla tua insistente richiesta di unirmi definitivamente a voi, che mi facesti quell'ultima serata. Ma in quel momento non potevo più permettermi di abbandonare di nuovo la mia casa. L'avevo appena riottenuta infondo. Non mi pento della mia decisione, anche se avrebbe significato restare ancora con voi. Voglio confessarvi il pensiero egoista che mi sono posta quella sera, ovvero di chiedervi di restare a vivere a Cinis. Un sogno tanto bello quanto impossibile. Avete anche voi i vostri ideali da compiere, le vostre battaglie da vincere e so per certo che ci riuscirete, data l'incredibile determinazione che vi caratterizza.

Non credo che tutte le lacrime, tutti gli abbracci, tutti i regali da parte nostra siano abbastanza affinché noi e soprattutto io, vi dimostriamo tutta la nostra riconoscenza. Ancora mi chiedo come sarebbero andate le cose se non ci fossimo mai incontrati. Non ce l'avrei mai fatta, questo è sicuro.

Robin, resta sempre la meravigliosa donna che sei. La tua gentilezza è in grado di sciogliere il cuore anche del più tetro degli uomini. Forse Zoro ne sa qualcosa. E tu Zoro, smettila di nasconderti dietro la faccia da duro. Tanto, sebbene i grugniti, l'ho notato che ti è piaciuto l'abbraccio mio e di Clio quando siete salpati. A proposito ancora oggi si legge il libro che le hai regalato. Lo adora e lo conserveremo per sempre.

Usopp, non permettere a nessuno di definirti un vigliacco perché non lo sei. Temi solo di deludere chi ti vuole bene. Ma tutti sanno che volendo potresti spostare una montagna con la tua forza d'animo. Chopper la tua dolcezza infinita ti porterà avanti nella carriera di dottore e sono sicura che un giorno finirai col diventare uno dei migliori e più conosciuti del Nuovo Mondo.

Franky, la nostra casa non ci è mai sembrata così bella. Ogni sera mi perdo a osservare le stelle nell'attico dal soffitto di vetro che ci hai costruito. È intravedibile persino la via lattea e regala uno spettacolo unico. Non potremo desiderare di meglio. Brook, la tua musica mi è rimasta e credo mi rimarrà sempre dentro. Sei capace di esprimere ciò che sei e provi con il tuo violino. Non smettere di accompagnare il vostro viaggio con le tue splendide melodie.

Rufy, il tuo coraggio ti porterà molto più in alto di quanto credi. Re Dei Pirati forse è ciò a cui miri in principio. Ma non credo sia un titolo che ti definisca al meglio. Possiedi uno spirito battagliero fuori dal comune. Sei gentile, fiducioso nelle capacità dei tuoi compagni, sempre pronto ad aiutare il prossimo. È tutto partito dal tuo desiderio di aiutarmi. Dalla tua sete di avventura. Dalla mia richiesta di aiuto che hai deciso di ascoltare. Sei ... fantastico. Il migliore. Non mi basterà questa vita per ringraziarti. Non scordarti mai quanto tu sia speciale.

Nami, Sanji ... non credo che le mie ultime lettere siano bastate a dirvi tutto. Perché alla fine non c'è niente da dire. Siete riusciti a farmi sentire amata dopo tanto tempo. Il vostro sacrificio ... non riesco a descriverlo perché so che mi metterei nuovamente a piangere. E sono ben dodici mesi che non piango. Dalla vostra partenza. Da quando voi due vi siete avvicinati a me per salutarmi. Non ho subito ricambiato il vostro abbraccio. Avevo paura di non avere il coraggio di lasciarvi andare. E l'ultima cosa che volevo era apparire così debole davanti mia sorella, che invece non ha versato neanche una lacrima vedendovi andar via, (ma continua a chiedermi quando tornerete)

Ma poi tu, Nami, mi hai teneramente sussurrato ad un orecchio: "Sei una donna ora. Puoi affrontare qualsiasi cosa"

All'inizio questa tua frase mi ha spiazzato, non avevo idea di come rispondervi. Ma poi, vedendo te e Sanji voltarvi un'ultima volta verso di me, mano nella mano, con il sorriso più bello che vi abbia mai visto fare, ho capito che non vi aspettavate nessuna risposta.

Avevate posto in me la stessa fiducia che io ho riposto in voi. Ho visto in voi due figure genitoriali e vi ho amato, e vi amo ancora, quasi allo stesso modo. La gioia che ho provato nel sapervi finalmente insieme, uniti più che mai dopo tutto il dolore che avete passato, è stata una ricompensa più che sufficiente. Sanji, io so che la proteggerai sempre. E Nami, so che non permetterai mai che lui rimanga anche solo ferito nel farlo. Siete i migliori amici che abbia mai avuto.

Non temo di non rivedervi più perché so che riaccadrà. Anche se nessuno di noi può ancora dire quando. Ma d'altronde chi può sapere cosa ci riserva il futuro? L'unica cosa da fare è andare avanti, finché nuove sorprese non ci coglieranno inaspettatamente.

Quindi, per concludere posso solo dirvi grazie per la milionesima volta. Non mi stancherò mai di ripetervelo, sebbene continuiate a dirmi che non è necessario. Che anche io merito le lodi ti tutti.Ma come potrei se è soprattutto grazie a voi che ho scoperto la vera me stessa? Mi avete aperto gli occhi su una Narumi che non pensavo neanche esistesse dentro di me.

Credo che il bello di possedere una propria volontà sia proprio questo. Conoscere ogni pezzetto di noi stessi, anche le cose che non ci piacciono e cercare di mantenerlo o affinarlo al meglio.

Prometto che d'ora in poi mi farò sentire più spesso e soprattutto non vedo l'ora che mi arrivi la RadioSnails che avete detto avermi inviato al fine di sentirci con più facilità e senza il rischio che qualcuno rintracci queste lettere.

Che dire, Mugiwara, ciurma di pirati migliore e più onesta che abbia mai incontrato e che, sono sicura, sia unica al mondo. In bocca al lupo per le prossime incredibili avventure che vi aspettano.

Non sminuite mai il vostro valore. Rimanete come siete e l'avvenire sarà vostro.

Vi voglio un mondo di bene.

Narumi

Isola di Cinis

La terra riemersa dall'oscurità.

No Control Over Mind

Fine

 

Grazie a tutti quelli che hanno seguito la mia storia per tutti questi anni  e hanno conitnuato nonostante i miei lunghi periodi di abbandono temporaneo^^

Un bacione e alla prossima

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