Un sentiero chiamato destino

di Lellaofgreengables
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 Un nuovo arrivo ***
Capitolo 2: *** La piccola sentinella. ***
Capitolo 3: *** 7 anni dopo. Buon compleanno Maria. ***
Capitolo 4: *** Una cioccolata e tante potenzialità. ***
Capitolo 5: *** Un romanzo per Maria. ***
Capitolo 6: *** Entra in scena Severo, la salvezza di Maria ***
Capitolo 7: *** Un futuro da pianificare ***
Capitolo 8: *** La decisione viene presa ***
Capitolo 9: *** Lettere ***
Capitolo 10: *** I cospiratori ***
Capitolo 11: *** Passano gli anni ***
Capitolo 12: *** Incontro in piazza ***
Capitolo 13: *** Di nuovo a casa ***
Capitolo 14: *** Chiarimenti e scontri ***
Capitolo 15: *** Chiedere perdono. ***



Capitolo 1
*** Cap 1 Un nuovo arrivo ***


"Forza, soldato ! " urlò un uomo alto e magro, dall'aspetto aitante  ad un bambino che strisciava  a terra appoggiandosi sui gomiti e tentando di trascinare con sé un fucile di legno. 

Tristan Castro Montenegro era l'uomo più aitante e nobile della regione e i suoi occhi scuri avevano fatto perdere la testa a più di una donzella sia in patria che a Cuba.  Il suo cuore però aveva iniziato a battere veramente solo per lei, Pepa Balmes, la levatrice. 

Martin Castro prometteva di diventare da grande aitante, forte, e coraggioso come i suoi genitori. Per ora imitava suo padre Tristan, un militare in congedo , giocando  con piccole armi di legno. 

Il Jaral, la casa che Pepa aveva ereditato da Agueda, la sua vera madre, quel mattino di luglio era in pieno splendore.  

"Padre,  giochiamo con le barchette che ha costruito la mamma? " domandò Martin , sorridendo e mostrando un vuoto che gli aveva lasciato un dentino, che proprio qualche giorno prima era caduto. 

"Figliolo, rientriamo in casa. Vorrei andare alla locanda a vedere se la zia Emilia ha avuto il bambino. " affermò Tristan  osservando il proprio orologio da taschino. 

"Che disfatta che il cuginetto abbia scelto di nascere  proprio quando avevate chiesto in moglie la mia mamma e che lei sia dovuta andare ad aiutarlo." si dispiacque Martin che però subito sorrise fiducioso "ma potrò giocare con lui alla guerra , con il cavallo di legno, con i soldatini e anche con le barchette di carta.

Padre e figlio nel frattempo erano entrati in casa e Tristan stava servendo a Martin della ottima cioccolata.  Come era sua abitudine il bimbo si sporcò  il labbro superiore  e suo padre si affrettò a pulirlo. 

"Martin, figliolo, hai preso in considerazione l'idea che potrebbe arrivare una cuginetta  e che lei potrebbe  preferire le bambole e altri giochi  da bambina? " 

Tristan cercò di preparare il figlio a questa eventualità .

"Le femminucce sono noiose . Io le insegnerò  da subito i giochi da maschio. " 

Martin sorrise sicuro di sé e il padre trattenne a stento una risata. 

"Martin, figliolo. Devo correre in paese.  Fai il bravo. Anche Mariana e Rosario sono dalla zia Emilia . Per favore obbedisci ad Inés  e comportati come un soldato responsabile. " disse Tristan al piccolo che stava terminando la sua cioccolata .

Prima di abbandonare la stanza , il padre scompigliò una ciocca nera e ribelle del piccolo. 

Il cuginetto però non si decideva ad arrivare. Il parto di Emilia si era prolungato e complicato e Pepa aveva deciso di chiedere aiuto a Don Pablo per un cesario d'urgenza. 

Era notte e il piccolo Martin non faceva altro che rigirarsi nel suo lettino.  Il bambino decise che era giunto il momento di osare e sgattaiolò via nell'oscurità. 

Quando il bambino giunse nella piazza del paese vide tutta la famiglia in attesa, seduta sulle panchine poste davanti alla locanda, osservando la porta dell'ambulatorio medico posta  lì difronte. Di tanto in tanto i futuri zii , suo padre e  Juan, si alzavano dalla panca  per passeggiare nervosi.  Fu in quel momento che suo padre lo vide e si precipitò verso di lui per rimproverarlo.  Proprio quando Tristan stava proferendo parola contro il figlio, il cuginetto decise di apparire dalla porta  dell'ambulatorio tra le braccia di suo padre. 

Lo zio Alfonso attraversò la piazza con un fagottino tra le braccia e tutti i parenti, compresi Tristan e Martin, si avvicinarono. 

"Famiglia, vi presento Maria. Maria Castañeda Ulloa." annunciò il neopadre mostrando la piccola. 

"Ecco, una femminuccia" pensò Martin sconsolato. Però gli bastò vedere la neonata per sciogliersi. Era piccola, tenera e così dolce. Martin sentì che qualcosa li legava, un filo sottile e rosso , a cui lui, troppo piccolo, non sapeva dare una spiegazione. 

Maria  Castañeda Ulloa era appena venuta al mondo ma aveva già trovato un piccolo soldato pronto a tutto pur di difenderla. 

 

Fine primo capitolo. 

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Capitolo 2
*** La piccola sentinella. ***


"Martin, smettila di stare incollato alla culla" Pepa rimproverò dolcemente suo figlio che non voleva saperne di allontanarsi dalla cuna della piccola Maria.  Dopo il parto Emilia era entrata in coma e la neonata era stata condotta a El Jaral in maniera tale che sua nonna Rosario, che lavorava lì come domestica insieme alla figlia Mariana, potesse occuparsi della piccola. 

"Madre, ho deciso di vegliarla perché è molto piccola e sola.  Non ha la sua mamma vicino e se qualche pazzo decidesse di farle del male come con il mio fratellino Tristan?  domandò ingenuamente Martin , osservando la cuginetta. 

Pepa si inginocchiò vicino a lui e gli accarezzò i capelli. 

"Il tuo ragionamento non fa una piega, in effetti, Soldato Martin!" sorrise la levatrice dando un bacio a suo figlio. La donna poi si girò verso la culla dove riposava la nipotina e  con un sorriso affermò : " Maria , avete qui un cavaliere pronto a difendervi da tutto e da tutti. "

"Ottime notizie, amore mio." Tristan Castro era entrato nella stanza dei bambini e aveva abbracciato e baciato la moglie in preda alla pura gioia. " Mia sorella si è svegliata dal coma! " annunciò felice. 

Lo sguardo di Pepa si riempì di gioia.  La levatrice si avvicinò alla culla e prese  delicatamente tra le braccia la nipotina, dandole un leggero bacio sulle tenere guance. Maria continuava a dormire senza rendersi conto di nulla.  "Hai sentito, piccolina? La tua mamma  è salva. "  Il sorriso di Pepa mostrava quanto affetto provasse per la sua migliore amica, da poco diventata anche sua cognata. 

"Dobbiamo subito portare la piccola a casa Castañeda. Sua madre ha chiesto di lei e vuole conoscerla. " annunciò Tristan avvicinandosi alla moglie e alla nipotina. 

A soli sette anni Martin Castro si sentiva diviso da sentimenti contrastanti. Da un lato voleva che sua zia Emilia guarisse ed era contento che la donna si fosse ripresa, ma dall'altro non desiderava  separarsi dalla cuginetta.  Sembrava però che a nessuno importasse dei suoi sentimenti.  Suo padre e sua madre impiegarono pochi minuti a preparare Maria e le sue cose e a lasciare El Jaral, diretti a casa Castañeda e a lui non restò altro da fare che osservare la culla vuota. 

E per la prima volta nella sua breve esistenza il piccolo Martin rifiutò la merenda di Rosario, ovvero della pregiatissima cioccolata.   "Sono troppo triste per fare merenda" affermò sconsolato davanti alla tazza che la domestica aveva posto sotto ai suoi occhi. 

"Martin, piccolo. Ma è la tua preferita" La domestica era preoccupata e pose la sua mano sopra la fronte del bambino, per controllare che non avesse la febbre.  La fronte era fredda e il bambino sembrava godere di ottima salute. Per Rosario ogni sofferenza del suo piccolo ometto era come la propria visto che lo amava come un nipote. 

In quel momento nella cucina del Jaral giunse Tristan che rimase stupito dall'inappetenza del figlio. 

"Martin, tesoro. Perché non bevi la tua cioccolata e non mangi i dolci che ti ha preparato Rosario? " domandò Tristan. 

"Padre, stavo pensando che visto che voi sapete lavorare così bene il legno... Ecco, volevo chiedervi se potevate aiutarmi a fare una bambola di legno per Maria." Lo sguardo di Martin era serio mentre il piccolo pronunciava quelle parole. 

Tristan in compenso scoppiò in una sonora risata e affermò senza trattenersi : " Figliolo, ma non avevi detto che le bambole sono cose noiosissime da femmina? "  Le risate di Tristan ferirono  Martin che replicò serio: "Padre, non ridete di me e non offendete i miei sentimenti." 

A stento Tristan cercò di tornare serio  e con un sorriso si rivolse al figlio : " Certo, faremo per lei la più bella bambolina di legno che si sia mai vista a Puente Viejo. Te lo prometto. Inoltre se berrai tutta la cioccolata, e ti comporterai bene domani potrai accompagnarmi a casa della  zia Emilia, così potrai coccolare la tua cuginetta." 

Martin felice davanti ad una simile prospettiva, finì tutta la cioccolata in pochi sorsi. 

 

Fine secondo capitolo. 

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Capitolo 3
*** 7 anni dopo. Buon compleanno Maria. ***


A sette anni Maria Castañeda Ulloa era diventata la bambina più bella ed intelligente della regione. Nessuno lo metteva in dubbio, né  i suoi genitori, né gli abitanti del paese, né i forestieri che potevano ammirarla mentre aiutava la sua famiglia alla locanda. Maria era un piccolo sole, una perfetta miniatura della grande  donna che sarebbe diventata un giorno.  Correva nella piazza dietro ad una palla, oppure ad una trottola, si intratteneva a nascondino nei giardini del Jaral, la  dimora dei suoi zii. Era una vera trottolina , la capo della banda dei coetanei. Con le trecce nere al vento, lo sguardo fiero e gli occhi neri  più dolci che si potessero immaginare, era nata per  far battere i cuori e per ispirare sentimenti di amicizia. E come ogni principessa aveva i suoi scudieri, i suoi amici più fedeli, due gemelli: Aurora e Bosco. I gemelli erano i suoi cugini, i figli di Pepa e Tristan. Per loro Maria, di solo un anno più grande, si sarebbe gettata nel fuoco.  Li considerava come dei fratelli  e non riusciva ad immaginarsi senza quei due birbanti al suo fianco, sempre pronta a vivere nuove avventure.  Maria però non vedeva  in Martin un cugino o un fratello... Lui era qualcosa di diverso , un qualcosa che non riusciva a spiegare nemmeno a se stessa, però  tutte le volte che lui era al suo fianco lei si sentiva differente. Era per lei l'immagine vivida del principe delle favole che le raccontava la nonna Rosario.  Non poteva immaginarlo ma in quello stesso momento anche suo cugino Bosco stava vivendo un simile turbamento. Per quanto si impegnasse a considerare Maria come Aurora, ovvero una sorella, tutti i suoi tentativi svanivano. Lei era speciale. Unica e non riusciva ad immaginarsi adulto senza lei al suo fianco.  In quel giorno di giugno,nel quale cadeva il  settimo compleanno di Maria, il bambino teneva nascoste nelle sue tasche una ventina di caramelle  alla violetta, le preferite della cuginetta. Bosco stava già immaginando il momento in cui le avrebbe consegnate a Maria. Proprio in quel momento però nella piazza in cui i tre stavano giocando, giunse una diligenza.  Scesero dal carro diverse donne del paese che erano state a La Puebla per far acquisti, alcuni turisti eleganti che i genitori di Maria stavano aspettando alla locanda ed infine un ragazzo di circa quattordici anni. Era alto e magro, i suoi occhi erano neri come la notte , i capelli scuri e ribelli. Altri non era che Martin Castro, di ritorno dal collegio di La Puebla per le vacanze estive. Era tornato a casa un giorno prima per  fare una sorpresa alla cuginetta. Generalmente il ragazzo tornava a casa ogni fine settimana ma a causa degli esami estivi di fine corso, era rimasto  a La Puebla per un mese intero senza mettere il naso a Puente Viejo, per il dispiacere della sua famiglia e soprattutto di Maria. Quando la piccola lo vide si gettò tra le braccia del cugino che la strinse a sé felice. Bosco e Aurora seguirono Maria fino al fratello. Quando il ragazzo si sciolse dall'abbraccio si concentrò sui gemelli. "Ragazzi, mi siete mancati moltissimo." affermò con un sorriso dando un bacio sulla guancia di Aurora e di Bosco. "Siete cresciuti tutti e tre tantissimo." disse guardando Maria con un certo rossore.  Si sentiva idiota nel sentirsi turbato per una ragazzina tanto più giovane di lui e per giunta sua cugina.  Maria in quel momento si sentiva volare per la gioia, finalmente il suo Martin era tornato a Puente Viejo. 
Il giovane si staccò dai fratelli e si avvicinò alla bambina. "Maria, questo è per te." le donò un pacchetto. Lei lo aprì. All'interno vi era un fermaglio per le trecce e un sacchettino pieno di caramelle alla violetta. Gli occhi di Maria brillavano. Sentiva  esplodere il cuore  per la gioia.
Con le guance rosse e gli occhi brillanti, la piccola balbettò: "Grazie." Di solito non era una bambina timida ma in quella occasione Maria non riuscì ad aggiungere altro. 
Bosco di nascosto accarezzava le caramelle che tanto gli erano costate e che ora sapeva , non avrebbe mai consegnato alla sua principessa. 
Quella sera, nella sua stanza alla locanda, Maria nascose il suo fermaglio e le caramelle in una scatola, insieme ad altri tesori che la legavano a Martin: la bambola che lui le aveva regalato per Natale e la piccola bambolina intagliata con il legno, che il cugino le aveva regalato quando era neonata.  Maria sapeva che fino a quando avrebbe portato quei tesori con sé si sarebbe sentita sempre a casa. 
Finte 3° capitolo. 

 

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Capitolo 4
*** Una cioccolata e tante potenzialità. ***


Maria stava pulendo i tavoli della locanda con uno straccio bagnato. Era ancora piccola e non riusciva ad arrivare al bordo del tavolino, per questo salì su uno sgabello. La bambina però era inquieta e guardava in continuazione verso la porta in attesa di veder arrivare qualcuno. Il giovane Martin entrò nella locanda dopo aver cavalcato il suo cavallo, Carneval, fino in paese. Ormai aveva vinto la paura verso quei nobili animali, anche perché Maria aveva sempre detto di adorarli. Non appena il ragazzo mise piede nel locale, Maria saltò giù dallo sgabello e si avviò verso il cugino come un turbine. 

"Ciao, Martin" sorrise un poco timida. "Ti stavo aspettando. Ho preparato qualcosa per te." sorrise Maria.  Era un piccolo turbine quella bambina e trascinò il giovane verso un tavolo libero. 

Poi la bimba sparì in cucina per tornare poco dopo al tavolo del piccolo Castro con un vassoio.

"Cioccolata di Astorga e churros, da poco sfornati. Li ho preparati con le mie mani, beh con l'aiuto della mia mamma, " ammise lei diventando ancora più rossa per la vergogna. "Però sono i tuoi preferiti e volevo festeggiare il tuo ritorno". 

Martin Castro prese i churros e li immerse nella cioccolata sporcandosi il labbro superiore, come era suo solito. Maria sorrise e gli fece cenno di pulirsi. Erano in una bolla tutta loro, lontani dal resto del mondo.  

Eppure in quella stessa locanda , nella zona riservata alla reception, giunse una donna giovane e bella che desiderava parlare con i locandieri riguardo al futuro della loro unica figlia. Era la Signorina Belmont, la maestra del paese. 

"Signorina Belmont, la ricevette Emilia con un sorriso mentre suo marito Alfonso la seguiva. "Cosa ci fa qui? Vuole cenare? Le domandò. 

"No, in realtà sono venuta da voi per parlarvi del futuro di Maria. Anche quest'anno vostra figlia si è rivelata la migliore della classe .  Prevedo per lei un futuro di successi. Per questo volevo parlare con voi. Che progetti avete per vostra figlia? " domandò la maestra, che adorava Maria .

"Andrà a scuola fino ai 10 anni e poi ci aiuterà qui in locanda." rispose Alfonso in maniera sbrigativa. Non voleva che la maestra illudesse sua figlia con sogni impossibili. 

"Avete mai pensato di farle proseguire gli studi in qualche collegio finiti gli anni di obbligo scolastico? Vostra figlia è veramente in gamba e ha tante potenzialità. Sarebbe un peccato sprecarle. " concluse la Belmont. 

"Abbiamo ampliato la nostra locanda" spiegò Emilia triste. " Non abbiamo soldi per collegi e per scuole.  Maria si occuperà della locanda tra qualche anno, come ho fatto io prima di lei con il ristorante di mio padre. Non possiamo permetterci nulla." concluse la locandiera.

"I collegi non sono per poveri." concluse deciso Alfonso.

La Belmont salutò i locandieri ed uscì in strada. Mentre Alfonso lavorava tranquillo, Emilia osservava sua figlia che scherzava con Martin e si sentì triste. Stava privando la sua bambina di un futuro promettente, della possibilità di  mettere in pratica le sue potenzialità. La locandiera pensava con tristezza che Maria non avrebbe mai potuto studiare, realizzarsi e godersi la vita come facevano i suoi tre cugini. Mentalmente chiese scusa alla bambina, che in quel momento aveva solo occhi per Martin. 

 

Fine 4 capitolo. 

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Capitolo 5
*** Un romanzo per Maria. ***


I momenti felici sono soliti trascorrere rapidamente come se il tempo si divertisse a accelerare i piaceri e a prolungare i tormenti. Quell'estate per Maria fu particolarmente divertente. Aveva sette anni ed era una bambina felice. Correva per i prati con i suoi cugini, giocava nella piazza di Puente Viejo, aiutava i suoi genitori alla locanda e soprattutto passava moltissimo tempo con Martin, che aveva deciso di insegnarle ad andare a cavallo.La ragazzina adorava quegli animali così nobili e fantasticava su quando avrebbe potuto averne uno tutto suo. I cavalli però costavano molto e lei era l'umile figlia di due locandieri di paese. La felicità di Maria era turbata però dalla tristezza di sua madre, che rimuginava sul fatto che non poteva permettersi una buona istruzione per la sua piccola. Maria l'aveva rassicurata però a poco era servito. Emilia Ulloa credeva di privare sua figlia di un futuro promettente. E la stessa Maria, che adorava leggere, studiare e sapere sempre le risposte a tutte le domande che le rivoluzionavano la testa, soffriva al pensiero che le restassero solo altri tre anni di scuola. Però la bambina aveva deciso che avrebbe continuato a leggere e a studiare per proprio conto, nelle ore libere dai lavori nella locanda e che si sarebbe fatta aiutare anche da suo nonno Raimundo, che sapeva tante cose e che un tempo era stato un nobile proprietario terriero.  Maria ormai era una cavallerizza provetta e Martin doveva ammettere che era più brava di lui, come se fosse nata sulla sella. 

Erano i primi giorni del mese di settembre e l'indomani Martin sarebbe tornato al suo collegio . Maria ricevette la visita del ragazzo . Per una settimana intera non si sarebbero visti e la tristezza dei due era palpabile a chi avesse avuto gli occhi avvezzi a scovare i primi accenni di una grande storia d'amore. 

"Ciao, Martin" lo salutò Maria mentre puliva il bancone .  "Pronto per la partenza? " domandò cercando di nascondere la tristezza che provava. 

"Si, è tutto pronto. Domani mattina tornerò alla routine del collegio. Mentre sistemavo i libri che dovrò portare con me, ho trovato questo. So che adori leggere e che ami le avventure, quindi è tuo." Martin si rese conto di essere diventato rosso perché il suo volto stava bruciando. Maria afferrò il romanzo e sorrise: "Ventimila leghe sotto i mari. Ma è una storia meravigliosa. Grazie, Martin. Vieni, ti preparo una cioccolata calda e ti offro anche un dolce, che ho cucinato questa mattina insieme alla mia mamma." Maria sembrava più disinvolta e birbante ma anche lei in quel momento sentiva il cuore che faceva le capriole nel petto e le farfalle nello stomaco.  Non lo sapevano ancora ma altre separazioni e nuove  lontananze avrebbero caratterizzato la loro storia negli anni a venire. 

 

Fine 5 capitolo 

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Capitolo 6
*** Entra in scena Severo, la salvezza di Maria ***


3 anni dopo 

 

 

Maria camminava sola per il bosco.  Era appena stata a Villiardpanda per una commissione. Qualcosa però non stava andando come la piccola aveva previsto.  Si sentiva osservata.  La bambina, che aveva compiuto dieci anni da qualche mese, tentò di allungare il passo, pregando che qualche altro viandante percorresse la sua stessa strada. Invece era sola . Maria non era paurosa, anzi. Aveva coraggio da vendere.  Però una sensazione terribile la spingeva a tremare. Se Aurora e Bosco non fossero partiti per il collegio, loro l'avrebbero volentieri accompagnata. Invece i cugini erano tutti a La Puebla.  Proprio quando Maria aveva deciso di afferrare un bastone per poterlo usare in caso di pericolo , dall'oscurità  di un albero, uscì un'ombra , che si avvicinò rapidamente a Maria , due mani le tapparono la bocca... 

 

Un uomo elegante in quel momento stava passeggiando per il bosco. L'industriale Severo Santacruz era alto, dai capelli neri , con qualche filo bianco,  gli occhi scuri  e affascinanti come la notte.  Alcuni rumori sospetti lo colpirono.  Si accorse che un malvivente senza scrupoli aveva aggredito una ragazzina e decise di intervenire. Afferrò l'uomo per la giacca e lo distolse dalla piccola, colpendolo con dei pugni, mentre Maria, a terra, si rannicchiava su se stessa.  Severo aveva messo fuori combattimento  ed immobilizzato il malvivente e il suo amico Carmelo, accorso subito dopo, si sarebbe occupato di chiamare la Guardia Civile  e della sorte del delinquente . Severo dal canto suo non faceva altro che tentare di consolare Maria, che fissava sconvolta il vuoto. Per fortuna era giunto in tempo, e l'uomo non aveva torto un capello alla piccola.  Per quanto sconvolta Maria abbracciò lo sconosciuto che l'aveva salvata, sapendo che di lui poteva fidarsi. A Severo , Maria ricordava Sol. quella sorella dalla quale , anni prima dopo la morte dei genitori, era stato separato con la forza per essere spedito in un orfanotrofio. Maria e Sol erano due bambine forti, dolci ma anche in parte fragili, come tutti i bimbi. Sperava che da qualche parte anche la sua sorellina minore, avesse trovato qualcuno pronto a difenderla. 

 

5 giorni dopo. 

 

Maria si era ripresa rapidamente e aveva tentato di tornare alla vita di tutti i giorni, aiutata dai suoi genitori.  Ogni giorno Severo, che si era trasferito in una tenuta nei pressi di Puente Viejo, si recava alla locanda per portare qualche regalino alla bambina e per vedere come si trovasse.  Emilia e Alfonso apprezzavano moltissimo il signor Santacruz , che aveva salvato Maria da un malvivente pericoloso. L'industriale si era costruito da solo un promettente futuro producendo biscotti e dolci, i famosi biscotti Santacruz, noti in tutto il paese. Maria, che ne era sempre stata una consumatrice, ora poteva contare su una distribuzione gratuita quasi giornaliera, e tutto questo la rendeva felice. 

Quando Severo e i suoi dolci la raggiunsero, cinque giorni dopo il tragico evento , alla locanda, Maria stava studiando matematica seduta ad un tavolo. La piccola era assai sveglia e sapeva avere la meglio anche con le divisioni più difficili. Severo si sedette accanto a lei e la osservò studiare.  Si domandò per quale motivo quella bimba così intelligente  fosse stata costretta  a studiare sola, sui tavolini di una locanda invece di frequentare le migliori scuole. L'uomo, che si era creato dal nulla e che tanto bene conosceva la mancanza di mezzi,  considerava la risposta quasi scontata: Maria era povera. 

La bambina finì per raccontargli tutto il dolore provato per essere stata costretta a lasciare gli studi, gli rivelò la proposta che la sua maestra le aveva fatto e  quindi l'uomo decise  di fare qualcosa. 

 

Fine 6 capitolo. 

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Capitolo 7
*** Un futuro da pianificare ***


Maria era alla locanda insieme alla cugina Aurora. Erano passati sette giorni dall'aggressione e lei si era quasi totalmente ripresa. 
Aurora era tornata il giorno prima dal collegio per il fine settimana e stava pregando la cugina di aiutarla a disegnare dei modelli di abiti. 
" E dai... Smettila di leggere. Disegna quell'abito che ti ho descritto. L'ho visto a La Puebla e mi ha fatto impazzire. Voglio farlo vedere alla mamma sperando che lo compri per me. " spiegò. Aurora togliendo dalle mani di Maria il volume che lei stava leggendo proprio quando Darcy aveva appena fatto la proposta di matrimonio a Lizzie e lei lo aveva rifiutato. Maria sgobbava tutto il giorno alla locanda e si faceva in quattro per trovare il tempo per studiare. La lettura era uno dei pochi svaghi che ancora le restavano.
Controvoglia la ragazzina prese il foglio e la matita che la cuginetta le porgeva per iniziare a disegnare .
In realtà Maria adorava anche disegnare abiti. Si realizzava dei modelli e poi li porgeva alla nonna Rosario o alla zia Mariana e qualche volta, se era più fortunata anche alla sarta del paese per farli cucire .
" Sei proprio brava. Quando diventeremo grandi apriremo un negozio di vestiti. Io metterò il capitale e tu i disegni." sorrise Aurora pianificando il loro futuro.

Le due ragazzine non sapevano che in un'altra stanza di quella stessa locanda anche Severo Santacruz stava pianificando il futuro di Maria e ne stava parlando con i coniugi Castañeda.
" Un collegio in Svizzera?" domandò Emilia.
" Si. In Svizzera. Uno dei migliori. Il fatto è che credo nelle capacità di Maria e desidero che sia felice. Vorrei fare per lei quello che non ho potuto fare per Sol, mia sorella." spiegò l'uomo.
"Non voglio togliervi vostra figlia. Farò in modo che non perdiate i contatti con lei." aggiunse Santacruz che conosceva bene l'importanza di avere dei genitori accanto.
"Che cosa volete in cambio?" domandò Emilia scettica. 
"Nulla. Solo il bene di Maria." fu la risposta dell'uomo dei biscotti.
"Ci penseremo" affermò Alfonso.

Quando aveva saputo che Maria era stata aggredita, Martin Castro si era precipitato alla locanda per informarsi sullo stato della cugina. Era tornato solo mezzora prima dal collegio per il fine settimana insieme al fratello Bosco ed eccolo lì alla locanda. Maria stava seduta con il romanzo in mano a fantasticare su Mr Darcy quando il suo Darcy fece capolino nella locanda e senza pronunciare una parola l'abbracciò. 
"Martin" mormorò Maria mentre lui la stringeva forte a sé. Per un po' rimasero in silenzio. Poi Maria iniziò a raccontargli quello che era accaduto solo qualche giorno prima.
Martin provava sentimenti contrastanti verso Severo, da un lato gli era grato per aver salvato Maria ma dall'altro temeva che l'avrebbe in qualche modo allontanata da lui. Martin ormai non era più un bambino. Aveva quasi 17 anni ed era sul punto di diventare un uomo. Maria era però ancora una bambina. 
Mentre i due si abbracciavano, Bosco li spiava da lontano. Anche lui era corso in paese per vedere Maria ma come sempre aveva avuto un pessimo tempismo.

Fine 7 capitolo.

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Capitolo 8
*** La decisione viene presa ***


" Non so cosa fare, Pepa." affermò Emilia Ulloa che era accorsa dalla sua amica per chiederle un consiglio, come era solita fare spesso.
" Beh credo che la soluzione a tutti i tuoi problemi sia davanti ai tuoi occhi. Maria ha trovato qualcuno che finanzierà i suoi studi, qualcuno che la proteggerà e non vorrà nulla in cambio. Severo è un uomo buono che ha sofferto molto nella vita. Vuole solo che Maria sia felice proprio come noi." affermò Pepa servendo una cioccolata alla sua amica.
" Mi mancherà tanto È una bambina così diligente la mia Maria." sorrise Emilia.
Martin non visto aveva ascoltato la conversazione e si stava interrogando su come si sarebbe sentito lui per tanto tempo lontano da Maria.
Certo era che la bambina non avrebbe dovuto rinunciare ai suoi sogni.
La stessa Maria si domandava come sarebbe stato stare lontano da Puente Viejo e dalle persone care, soprattutto da Martin. Se solo lui glielo avesse chiesto, lei avrebbe rinunciato a partire e a studiare. 
I due ragazzi si incontrarono quel pomeriggio vicino al vecchio ponte. Maria con le sue treccine che volavano al vento e Martin con i suoi occhi neri carichi d'amore.
" Tu credi che dovrei partire?" domandò Maria.
" Ma certo. Saresti una sciocca a non farlo e a rinunciare" le rispose lui con la morte nel cuore.
Maria non sapeva cosa pensare e finì per farsi promettere da Martin che si sarebbero scritti una lettera alla settimana.
Poi su un foglio di carta Maria scrisse l'indirizzo del colleggio svizzero e lo donò a Martin.
Quella sera stessa Maria, Emilia e Alfonso presero la decisione che avrebbe cambiato le loro vite: Severo ed Emilia avrebbero accompagnato Maria in collegio tra qualche giorno.

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Capitolo 9
*** Lettere ***




"Caro Martin.
Eccomi qui in Svizzera in un maestoso convento immerso nella neve.  Puente Viejo mi sembra così lontano, mentre guardo fuori dalla finestra e scorgo le alte montagne che circondano la mia nuova casa. Mi mancate tanto. Sento la nostalgia di tutti gli abitanti di Puente Viejo perfino di Dolores e della sua lingua biforcuta. Vorrei correre a piedi scalzi nella piazza con Aurora e Bosco. Indossiamo sempre delle uniformi e a me non dispiace. Qui dubito che in estate mi permetterebbero di correre a piedi nudi sul prato. Sono tutti molto rigidi. Abbiamo un duro regolamento e severe punizioni. Alcune compagne di classe mi prendono in giro e mi chiamano la locandiera con sdegno. Ho deciso di ignorare le loro provocazioni e di dimostrargli a suon di voti quanto valgo. Voglio che tu, i miei genitori e Don Severo siate fieri di me. Non sono sola. Ho incontrato una ragazza di nome Celia, che è anche la mia compagna di stanza. Lei è molto sveglia,sai. Molto più di me e conosce il convento. Mi sta dando molti consigli su come sopravvivere qui e su come evitare le punizioni. È fantastica. La sera però penso sempre a te e guardo tutti i miei tesori, ovvero le cose che in questi anni mi hai regalato. Spero di ricevere presto una tua lettera. Devo lasciarti. Devo terminare gli esercizi di francese.
Ti penso sempre.
Tua.
Maria.

Cara Maria.
Sono tornato in collegio dopo il fine settimana a Puente Viejo. Mi sei mancata moltissimo e mi sembrava di vederti in ogni angolo. Non riesco a pensare il nostro paese senza di te. E per tanti anni. Sono tornato in collegio e ho dovuto fare i conti con Fernando Mesia. Lui fa di tutto per farmi innervosire, sai? E non mi piace il fatto che ruoti intorno a mio fratello Bosco. Non credo che sia una buona compagnia per il mio piccolino. Anche Bosco sente la tua mancanza e credo che ti scriverà molto presto. 
Mateo non fa altro che prendermi in giro e mi accusa di essere ossessionato da te. È il mio migliore amico ma spesso è irritante. È ovvio che io mi preoccupi per te. Sei la mia cuginetta. Ti prego rispondimi appena puoi.
Ti voglio bene e sento la tua mancanza.
Tuo.
Martin.

Un mese dopo Maria sfogliava Ventimila leghe sotto i mari, il romanzo che Martin le aveva regalato.  In quel momento nella stanza entrò Celia con delle lettere in mano. 
Maria si precipitò verso la sua amica. C'è posta per te, mia cara. Ma no, nulla del tuo Martin. Hai una lettera di Aurora e una di Bosco." annunciò Celia. 
Maria prese le lettere visibilmente delusa. Adorava i suoi cugini ma da più di un mese attendeva notizie da Martin.
" Celia sono qui da più di un mese ma non ho ricevuto nessuna notizia da parte di Martin. Io gli ho scritto tante lettere e lui nemmeno tre righe." si lamentò Maria. 
Perché Martin non le scriveva?

Fine 9 capitolo.

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Capitolo 10
*** I cospiratori ***


Nota. Fernando Mesia come apparirà nella mia storia avrà poco a che fare con il Fernando della serie. Soprattutto per età ed interessi.

Fernando Mesia era un personaggio di peso dentro il collegio de La Puebla, sia per il nome di suo padre, che gli apriva tutte le porte, sia per la sua capacità di attrarre i peggiori bulli del convitto e formare una banda con loro. Sin da subito infatti Martin Castro si era rivelato per lui una grossa spina sul fianco visto che l'onestà del compagno lo spingeva a mettergli da sempre i bastoni tra le ruote.
Il modo di vendicarsi di Martin gli venne in mente quando udì una conversazione tra il rivale e il suo amico Mateo. In particolare sapeva che Maria Castañeda e le sue lettere sarebbero state il modo per vendicarsi. Fernando era un ottimo osservatore e ci mise poco a capire che anche il piccolo Bosco condivideva l'interesse sentimentale di suo fratello. Non che i sentimenti del piccolo Castro gli interessassero mimimamente ma se si fossero rivelati utili a tirare un tiro a Martin,potevano anche diventare interessanti.
Bosco era un bravo ragazzino ma anche parecchio manipolabile e tendente ad assecondare, a differenza dei fratelli, le cattive influenze ...
La paura dei comportamenti da bulli della banda di Fernando e la gelosia verso Martin, spianarono la strada al Mesia.
Facile era stato per Fernando procurare a Bosco il ruolo del postino del convitto, quello che doveva raccogliere e smistare la corrispondenza in uscita ed entrata.
Bosco quel giorno si avvicinò a Fernando e gli consegnò due lettere di nascosto, quella di Maria e quella di Martin. Il Mesia sorrise vedendo il suo sollecito compagno di marachelle.
" E bravo il piccolo Castro. Sei veramente scaltro. Povero il tuo fratellone che si dispera senza le notizie della tua cuginetta." il sorriso di Mesia rendeva manifesta tutta la sua perfida natura.
" Non voglio fare del male a nessuno, io. Poi quando ci saranno le vacanze, come farò... Maria scriverà a casa e allora..." Bosco tentava di sottrarsi ad un compito tanto ingrato.
" Piccoletto, non credo che ti risulterà difficile intercettare anche lì le lettere dei due piccioncini. Sai essere furbo quando vuoi, Castro. E poi non dicono che in guerra ed in amore tutto è lecito?" Fernando sapeva sempre come convincere Bosco, che di fatto era ancora un bambino.
Martin intanto nella sua stanza si lamentava con Mateo.
"Bosco ha appena ritirato la corrispondenza. Nulla. Nessuna notizia di Maria e intanto le settimane passano." Il tono di voce dell'amico era talmente triste che a Mateo spezzava il cuore.
" Martin, tu hai quasi 18 anni mentre Maria è una bambina. È normale che davanti a tante novità si scordi delle promesse."
"Mateo, lei è piccola ma molto matura. Scrive lettere ai miei fratelli ma non a me. Forse ha un problema proprio con me." Martin scosse la testa triste, ignorando che a Km e Km di distanza una signorina condovideva il suo stesso stato d'animo.

Fine 10 capitolo.

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Capitolo 11
*** Passano gli anni ***


Maria era in ansia dopo aver letto le lettere di Bosco e di Aurora. Perché loro le scrivevano e Martin no?
" Prova a scrivere ad Aurora a proposito. Voglio dire, lei potrebbe parlare con Martin ..." consigliò Celia alzando il sopracciglio dal libro di francese che stava studiando.
" Non ci penso proprio. Farei la figura della sciocca e poi Martin si sentirebbe costretto a scrivermi, cosa che evidentemente non desidera fare. Non voglio obbligare nessuno. Proverò ancora a scrivergli ma poi mi rassegnerò.  Quando scriverai ai tuoi genitori potrai dire loro che sono profondamente grata per l"ospitalità che mi daranno durante le vacanze di Natale? Sono pochi giorni e non avrei fatto in tempo ad arrivare a Puente Viejo. E poi non vedo l'ora di visitare Vienna con te." 
I genitori di Celia avevano invitato Maria a passare le vacanze di natale in Austria nella loro casa a Vienna. Almeno non sarebbe rimasta sola in collegio.

Le vacanze di Natale erano giunte anche a Puente Viejo e nonostante Martin scrivesse a Maria quasi ogni giorno, Bosco trovava sempre il modo per intercettare le lettere. Era qualcosa di frustrante perché quei due sembravano non rassegnarsi alla lontananza e ai silenzi e continuavano a scriversi lunghe lettere.
Aveva troppa paura della reazione del fratello per venire meno al patto stretto con il Mesia e rivelare tutto.
I mesi passarono e se Martin e Maria avevano fatto affidamento sulle vacanze estive per rivedersi, ogni loro speranza risultò vana. Severo possedeva una meravigliosa villa in Francia e precisamente in Costa Azzurra. L'uomo propose a Maria di trascorrervi le vacanze, trovò una sostituta per la locanda e permise quindi ad Alfonso ed Emilia, di cui era diventato amico, di partire insieme a lui alla volta di una meravigliosa estate francese. Maria apprendeva la lingua ancor meglio che in collegio, Emilia si perfezionava nella cucina francese e Alfonso si dedicava allo studio della coltivazione della vite.
La vita di Maria era sempre più lontana da Puente Viejo e da Martin.
Gli anni passarono tra i giorni in collegio, le vacanze di natale in Austria e le estati in Costa Azzurra. Dopo un anno di lettere senza risposta Maria e Martin avevano smesso di scriversi. Non solo questo ma i due evitavano di chiedere più del dovuto al loro prossimo notizie dell'altro. Perfino quando Aurora fu in vacanza in Francia ospite di sua cugina, non ricevette da Maria che vaghe domande su Martin e del resto lo stesso Martin, che ormai si era laureato ed era un uomo, non chiese alla sorella che notizie vaghe su Maria, nonostante Aurora avesse trascorso tre mesi con la cugina. Nella vita di Alfonso ed Emilia era entrato anche Matias, un giovane ladro chei due locandieri avevano adottato e messo sulla retta via e che adorava andare a trovare sua sorella Maria in Francia. Martin detestava il fatto che Matias non facesse altro che parlargli di Maria ogni volta che Castro metteva piede alla locanda. Per Martin era come se del sale fosse cosparso sulle sue ferite.

Una guerra mondiale aveva reso gli spostamenti piu difficili e anche le visite. La guerra come era iniziata giunse anche a termine. 
Era l'estate del 1919. Maria aveva 17 anni e si era appena diplomata con il massimo dei voti e aveva ottenuto una medaglia come migliore del suo corso. Aveva fatto di tutto per impegnarsi e per ripagare tutto ciò che Severo, che l'amava come una figlia, aveva fatto per lei. 
Maria non era cambiata: anni di studio e di agi non avevano cambiato il suo animo puro. Si sentiva ancora la bambina povera che correva scalza per la piazza di Puente Viejo... E proprio a Puente Viejo, in quella calda estate del 1919 aveva fatto ritorno.

Fine 11 capitolo.

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Capitolo 12
*** Incontro in piazza ***


Una bella ragazza era scesa da una diligenza e stava parlando con Pedro Mirañar. 
La diligenza con i quali erano partiti da La Puebla, Maria e il sindaco, era stata vittima di un incidente. La vettura era stata sostituita e i pacchetti erano ancora nel burrone insieme ai bagagli e loro avevano rischiato la vita. Martin stava aspettando un pacco con delle sementa per la tenuta.
La bella ed elegante ragazza stava parlando con il sindaco di alcuni guanti che aveva promesso alla cugina, guanti di Grasse per la precisione.
Martin prese quindi la parola intromettendosi.
" Un incidente che per poco non costava la vita a delle persone e voi tutta presa dai vostri guanti." 
La ragazza lo guardò con i suoi meravigliosi occhi neri, che a Martin sembrarono assai familiari e rispose: " Mio caro ragazzo, per poco non ho rischiato di cadere dal burrone per salvare una vita. Direi che nella mia esistenza ho imparato a distinguere una vita umana da un paio di guanti." 
" Martin ma ti sembra questo il modo di accogliere tua cugina Maria, dopo tanti anni. Poi è stata fenomenale. Ha salvato la piccola Piedad e l'ha anche medicata alla perfezione." si intromise Pedro. Martin e Maria intanto si studiavano con gli occhi spalancati. Ecco perché sembrava che si conoscessero da sempre.
" Bentornata Maria" la salutò freddamente Martin per poi concludere con un " i miei semi non arriveranno prima di domani, così come i tuoi guanti. È inutile stare qui. Arrivederci." Martin si allontanò senza degnare Maria di uno sguardo.
Prima che lei potesse avere una qualsiasi reazione, i suoi genitori e il fratello la raggiunsero, sommergendola di abbracci.

Fine 12 capitolo.

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Capitolo 13
*** Di nuovo a casa ***


" Maria, perché non ci hai avvisato che saresti tornata." disse Emilia baciando la figlia.
" Hai rischiato di morire." sentenziò Alfonso.
" Sorella, quanto sei elegante" aggiunse Matias.
Maria era ancora sconvolta per l'incontro freddo con Martin. Quel maleducato non solo non le aveva mai scritto nulla ma si era anche permesso di trattarla tanto male. Avrebbe dovuto fare ben presto i conti con l'ira della Castañeda. Era una ragazza buona ma non ingenua.
" Padre, mia sorella sembra un po' rimbambita." affermò Matias. 
" Sarà lo spavento per l'incidente." decretò Alfonso.
" Sto bene" li tranquillizzò Maria.
Si rese conto che mentre pensava a Martin non aveva prestato attenzione alle domande di nessuno dei presenti.
Giunse in piazza anche Severo Santacruz accompagnato da Carmelo Leal. I due uomini adoravano Maria e abbracciarono la loro pupilla al colmo della gioia. Se c'era qualcosa al mondo che Maria proprio non desiderava fare era deludere Severo Santacruz.
" Avresti dovuto avvertirci. Aspettevamo il tuo arrivo tra due settimane." la rimproverò Severo.
" Avremmo mandato una automobile a prenderti e non avresti corso pericoli inutili." aggiunse Carmelo.
" Venite tutti alla locanda. Preparerò dei piatti speciali per festeggiare il ritorno della mia meravigliosa bambina". Dichiarò Emilia.

Per Martin la cena fu un vero incubo. Non solo Maria era tornata in paese e non gli aveva chiesto scusa per i tanti anni di silenzio, ma tutti i suoi parenti a cena non la smettevano di parlare di lei. Rosario era orgogliosa della sua nipotina diplomata.
A cena Pepa disse: " Ho visitato la piccola Piedad. Maria l'ha medicata alla perfezione. Sarebbe un ottimo medico." 
" Da quello che ho capito si segnerà ad ingegneria. Vuole imparare a progettare macchinari per produrre dolci". Le rispose Tristan.
Aurora prese la parola: " Medico? Io non potrei mai. La sola vista del sangue mi fa svenire".
Bosco aggiunse: "Maria è perfetta in tutto quello che fa."
" Sei taciturno, Martin. Non sei felice per il fatto che Maria sia tornata a casa?" domandò Tristan.
" Certo che sono felice padre. Sono solo molto stanco. Mi ritiro nella mia stanza. Buonanotte." Martin lasciò il salone ma non per andare nella sua camera.

Maria era nel giardino della Quinta Miel Amarga, la residenza di Severo.
Tornare a casa all'improvviso l'aveva privata della sua stanza, che i suoi genitori avevano dato ad alcuni clienti.
Severo però aveva riservato da sempre una stanza enorme per la sua pupilla ed era stato lieto di ospitarla.
Mentre la ragazza leggeva " Cime tempestose" e sognava ad occhi aperti, una voce dall'oscurità la fece svegliare di colpo. Conosceva quella voce.
" Non pensi di dovermi delle spiegazioni, Maria?"

Fine 13 puntata.

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Capitolo 14
*** Chiarimenti e scontri ***


" Non pensi di dovermi delle scuse?" 
Chiese Martin uscendo dall'oscurità. 
" Cosa ci fai qui?" Domandò Maria, chiudendo il libro e alzandosi in piedi.
" Voglio delle spiegazioni. Ti ho scritto per un anno e non ho ricevuto nessuna risposta." si sfogò Martin.
" Ma sono io quella che ti ha scritto per un anno senza risposta..." affermò Maria per poi aggiungere: " Sei tu quello che mi deve delle scuse." 
" Maria qui c'è qualcosa che non quadra. E so chi potrebbe essere il colpevole." Martin ormai aveva capito che suo fratello lo aveva tradito.
" Non pensare ai colpevoli, ora." sussurrò Maria.
Martin si avvicinò a Maria e le prese le mani.
" Davvero mi hai scritto per un anno?" domandò lui.
" Certo. E anche tu". 
" Sai cosa significa questo?" chiese Martin guardandola con amore.
Visto che Maria non osava rispondere, fu Martin a farlo per lei: " Significa che siamo innamorati." concluse baciandola con passione e dolcezza.
Poco dopo i due passeggiavano nel giardino tenendosi per mano.
" Questa mattina sei stato molto maleducato con me. Dovresti chiedermi scusa." Maria si finse furiosa ma poi lo baciò.
" Sei stata tu quella fredda come un iceberg" ribattè lui baciandola di nuovo.
" Non ci staremo trasformando in una coppia smielata che passa le giornate a sbaciucchiarsi?" domandò Maria.
" Più che altro temo che da un momento all'altro appaia Severo con un fucile. Sto baciando e corteggiando la sua pupilla nel suo giardino."
" Fossi in te mi preoccuperei di Carmelo. È lui quello geloso e ovviamente di mio padre Alfonso." Il sorriso di Maria era lumonoso.

Pepa e Tristan si alzarono dal letto e corsero al piano di sotto.
Martin era furioso e teneva Bosco per il bavero della giacca.
" Come hai potuto farmi questo? Nascondere le mie lettere e quelle di Maria." urlava Martin fuori di sé. 
"Mi dispiace, fratello." tentò di difendersi Bosco.
Tristan si mise in mezzo tra i due figli e li separò. 
" Non vi preoccupate, padre. Non ho nessuna intenzione di sporcarmi le mani con lui. Da oggi per me Bosco non esiste più.  Non ho più un fratello." Martin volò nella sua stanza.
Pepa guardò con disapprovazione il figlio minore. Bosco le doveva delle spiegazioni e meritava un rimprovero.
Fine 14 puntata.

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Capitolo 15
*** Chiedere perdono. ***


"Io e tuo padre pensavamo di averti insegnato ad essere leale ed onesto, Bosco." Pepa era furiosa con il figlio minore.
" Ma madre, io ero un bambino e Fernando..." Bosco tentava di discolparsi ma Pepa non gli permise di continuare.
"Non hai scuse. Ti ho detto mille volte che non mi interessa quello che fanno gli altri. Inoltre sono passati sette anni, avresti potuto dire la verità a tuo fratello. Avresti dovuto maturare ed avere coraggio. Temo però che sia troppo pretendere questo da te." si infuriò Pepa.
Bosco tentò di ottenere da suo padre un aiuto, cercando gli occhi di Tristan con i suoi.
" Non hai scuse, Bosco. Penso esattamente quello che ha detto tua madre. Dovrai chiedere scusa sia a tuo fratello che a Maria e sperare che loro desiderino perdonarti. Dovrai fare di tutto per farti perdonare. Ed ora vola nella tua stanza." Anche Tristan si mostrò severo con il figlio minore.

Aurora entrò nella stanza di Martin come una saetta.
"Che è successo tra te e Bosco? Avete litigato?" domandò. 
Martin le raccontò ogni cosa.
Aurora ascoltò in silenzio e poi chiese: "Cosa hai intenzione di fare?" 
" Non voglio avere nulla a che fare con lui." rispose Martin.
Aurora si avvicinò alla porta e disse:" Ricordati che è nostro fratello." poi uscì. 
Bosco si recò alla locanda dove Maria stava sistemando i tavoli.
" Ciao cugina, come stai? Mi hai accolto con un sorriso quindi deduco che tu non abbia ancora parlato con Martin." Bosco si sedette al bancone della locanda e Maria lo raggiunse.
" Ciao Bosco. Finalmente siamo di nuovo tutti a Puente Viejo. No, non ho visto tuo fratello. Abbiamo appuntamento a pranzo per un picnic." sorrise Maria, servendo del caffè e una fetta di dolce a Bosco.
Lui prese coraggio e affrontò la cugina, raccontandole tutta la verità. 
Maria allora rispose: " Bosco, ci hai fatto soffrire molto. Però è anche vero che eri un bambino e che hai capito la lezione. Quindi io ti perdono."sorrise Maria.
" Martin non è stato così comprensivo. Ha detto che non vuole più avere nulla a che fare con me." lo sguardo di Bosco era triste.
Maria allora gli sorrise e offrendogli un secondo pezzo di torta disse: " Non preoccuparti per tuo fratello. Ho intenzione di portare avanti la tua causa a pranzo. Davanti alla mia cucina non saprà resistere. Vedrai."

Fine 15° Cap

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