so let the love tear us apart (again)

di Coraline Mondrian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***


Annie correva, correva, correva senza respirare.
Dopotutto, correre le dava  un pretesto per non pensare.
Correva, correva, correva.
La foresta si faceva sempre più fitta e buia, ma lei sapeva bene per chi correva, stava correndo dal suo Amore, e allora che importanza aveva se continuava a inciampare? Che importanza aveva se sentiva delle voci che la imploravano di fermarsi? Se il freddo e l’umidità le erano penetrati  fin nelle ossa?
Dopotutto stava correndo dal suo Amore.
Corse finché le gambe non cominciarono a farsi doloranti e molli: correva, correva e cadeva, correva, cadeva… ed il terreno era così pieno di sassolini sadici, e così  bagnato… e faceva così male piegare ogni volta i muscoli per rialzarsi, o per continuare a correre…
Corse finché non si abbondonò finalmente al suolo, stremata, assumendo che le sue energie fisiche l’avevano definitivamente abbandonata.
Rimase quindi sdraiata in quel punto; il respiro era affannato, i muscoli indolenziti, la testa così pesante… e allora si rifugiò nel dolce pensiero che tutta quella fatica sarebbe stata presto ripagata, che di lì a poco avrebbe rivisto il suo Amore; e in quel momento non faceva più così freddo, il suolo non era più così scomodo.
Non posso ancora credere che sia sopravvissuta alla guerra.
 
***
 
Intanto alla Casa era arrivata una lettera, una di quelle rosse.
Veniva dal Guatemala, e veniva da Alex.
Attorno alle 3:45 si sentì un violento picchiare contro la porta d’ingresso.
Toc. Toc.
Carl inizialmente ignorava quel bussare, immaginando fosse stato uno scherzo del vento.
Toc, toc. Toc, toc.
Ma il rumore persisteva, sempre più intenso.
Toc toc toc toc, toc toc toc toc
Carl si costrinse a pensare che qualcuno stesse bussando, si costrinse ad alzarsi dalla sedia per andare a vedere chi fosse. Inciampò più volte sui suoi piedi, imprecando pesantemente.
In qualche modo, dopo dieci minuti buoni, riuscì ad arrivare davanti alla porta, ma qualcosa lo bloccò.
Voleva davvero permettere a qualcuno di vederlo in quello stato? Pensò a tutte le lacrime che aveva versato, non poteva dimostrarsi a qualcuno così debole, se no che senso aveva aspettare ogni notte per piangere, per riversare il suo dolore nell’alcool?
《 Carl, so che sei tu, ti prego lasciami entrare, sono Sophie…》
Ci fu un lungo attimo di silenzio, durante il quale Carl tentò di metabolizzare la notizia.
Forse è solo un’allucinazione. Forse devo davvero smetterla di bere così tanto.
Dopotutto, da quanto tempo non la vedeva? Quattro, cinque anni?
non la vedo dalla Guerra.
《 Ti prego, so che non è un buon momento, ma è molto importante 》
Carl si rese tristemente conto che non era un’allucinazione, e infine cedette: odiava quel tipo di tensione.
Chiuse gli occhi e, lentamente, sia accinse a fare quei movimenti tanto famigliari, ma di cui si era oramai quasi dimenticato.
Girò la prima chiave.

Una, due, tre, quattro mandate.
Poi la seconda.
Una, due tre, quattro, cinque mandate.
E infine la terza.
Una, due - indugiò un momento sull’ultima, dopotutto era ancora in tempo per cambiare idea, per non permetterle di entrare, di nuovo.
- tre mandate, e la porta si aprì.
Sophie si precipitò dentro.
Guardandosi attorno, notò che, nonostante gli anni trascorsi, la casa non era per niente cambiata.
Quanti ne sono rimasti? Ce ne sono dei nuovi?
Non ebbe il coraggio di chiederlo, entrambi si ricordavano come se n’era andata.
Carl invece è cambiato molto, ce ne si può accorgere anche senza guardarlo in faccia. È dimagrito, la sua voce è spezzata e i movimenti tremanti, chi sa cosa avrà passato…
Non ebbe il coraggio di chiederli neppure quello, e allora si limitò a porgli la lettera, facendo attenzione ad evitare il suo sguardo e a non sfiorare la sua mano.
《 Credo che dovresti andartene》disse lui con voce ferma, spezzando il silenzio imbarazzante che si era creato.
《 Sì, lo so...》sospirò lei, mantenendo lo sguardo basso
《…be’ allora me ne vado》 e Sophie si diresse verso la porta
《 Ma ti giuro che ci rivedremo presto》
E la porta si chiuse.
E Carl rimase con una lettera rossa in mano e un presagio nell’aria che aveva un che di inquietante.



*** angolo dell'autrice***
ehm, ciao (?)
questa è la prima storia a capitoli che pubblico, perciò perdonatemi se vi fa schifo. in ogni caso recensite, anche solo per dirmi di smetterla di scrivere perché non ho proprio speranze "^^ ; le critiche sono sempre gradite, sia quelle positive che quelle negative (anche se temo ci saranno solo quelle negative).
alla prossima :*


















 
 

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo ***


Jane sedeva in silenzio.
Il vento le scorreva piano sulla faccia e tra i capelli, lunghi sulle spalle, le foglie le facevano ombra in base alla posizione del sole, che osservava  spostarsi da oriente a occidente, la luna, e poi di nuovo.
Jane sedeva in silenzio e guardava il sole.
Da qualche anno non faceva altro.
Le situazioni in cui si era trovata, nel passato, l’avevano spinta a sperare, inseguire, ammirare il silenzio, la pace e la calma, così che, una volta trovati, cominciarono a diventare parte di lei, a farsi prepotentemente posto nella sua anima.
Lei era diventata parte di loro, e ciò le rimarrà sempre, come una cicatrice di quegli anni di isolamento.
Dopotutto non è così male stare in esilio, ed è così bello non avere intorno le persone; le persone sono inutili e fanno del male.
In effetti, in quel posto aveva tutto ciò che le serviva, o quasi.
Ma ignorava quel quasi, sapeva che le avrebbe portato solo malessere e confusione e si sta così bene nel silenzio, da soli.
***

Intanto, la foresta si faceva sempre più insidiosa per la nostra Annie, che si vide costretta a correre sulle radici, per quanto la boscaglia fosse diventata fitta.
La speranza della riunione, che era riuscita a farla svegliare con un sorriso e che l’aveva costretta, nonostante tutto il suo corpo fosse dolorante, a continuare a correre, stava pian piano svanendo, per lasciare il posto a una consapevole delusione. 
Stava correndo da giorni oramai, e la foresta non aveva ancora iniziato a diradarsi, quando capì che forse stava sbagliando qualcosa.
Ricorda, devi pensare fuori dagli schemi, anche Frank te l’aveva detto…
Quindi cercò l’albero più alto nelle vicinanze, e con poca fatica si arrampicò fino alla cima.
Da lì poteva vedere tutto ciò che le era intorno nel raggio di un chilometro, poteva vedere la radura, il lago, una casa…
Il cuore cominciò a rimbombarle nel petto, era una casa, una casa nel nulla, e speranzosamente poteva trovarvi lei, ma anche se non fosse tato così in ogni caso vi avrebbe trovato delle persone, perché sì, si vedeva che era abitata, e persone significavano parole, consigli, sorrisi…
Nonostante tutto quello che le avevano fatto, Annie aveva ancora molta fiducia nelle persone...

 
***

Carl non aveva avuto il coraggio di aprire quella lettera, rossa, non da solo. E poi sulla busta c’era scritto, con una calligrafia inconfondibile, per tutti gli abitanti della Casa.
Questo significa che dovrò andare al secondo piano
Salì quindi le scale, cosa che non faceva dai tempi della Guerra, e andò alla ricerca degli altri, poiché non sapeva neanche più chi vi fosse rimasto.
e pensare che una volta eravamo tutti, eravamo uniti, eravamo più di una famiglia, eravamo…
solo di una cosa era certo, loro dormivano.
Più che dormire erano in coma, almeno così gli avevano detto gli ultimi ritardatari, prima di andarsene.
“Carl, ne sono rimasti alcuni, al piano di sopra. Dormono, e dormiranno per sempre, non devi svegliarli. Non dovrai mai salire al secondo piano, non farlo mai”
Così gli aveva detto Patrick, prima di andarsene, per ultimo.
Si fidava di lui, nonostante lo avesse abbandonato, e quindi per anni non salì le scale.
Ma era arrivato il momento.
Il corridoio del piano di sopra era completamente in penombra, impolverato, e vi erano degli strani aracnidi nascosti negli angoli. Era evidente che nessuno vi camminava da anni.
le sue mura erano tappezzate di porte, ognuna delle quali si apriva in una stanza diversa e Carl dovette scegliere.
Entrò in una stanza, scelta a caso, quali altri criteri aveva?
Si aspettava di trovarvi una persona dormiente, o in coma, sdraiata su un letto o per terra, si aspetta di trovarvi una stanza vuota e buia, ma sicuramente non si aspettava di trovarvi una ragazza, seduta a gambe incrociate su un tavolo, che lo fissava con gli occhi dilatati, come a dire ti aspettavo.
 
 
 
***ANGOLO DELL’AUTRICE***
Okay, questo è un capitolo abbastanza noioso, uno dei classici capitoli di passaggio, e non succede molto di interessante.
Inoltre ho messo molte parole in corsivo o grassetto, per sottolinearne l’importanza, spero che non sia molto fastidioso; mentre invece quando un’intera frase è in corsivo, sono i pensieri dei personaggi. Probabilmente lo avevate già capito, ma mi sembrava importante esplicitarlo.
Se avete delle critiche, negative o positive che siano, recensite, mi farebbe moltissimo piacere <3
Alla prossima :*

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