Ubi tu Gaius , ibi ego Gaia

di HicEtNunc9878
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La conoscenza ***
Capitolo 2: *** La corsa ***
Capitolo 3: *** La verità ***
Capitolo 4: *** Home. ***



Capitolo 1
*** La conoscenza ***


Capitolo 1: La conoscenza


Caro diario,  
                                                                                                                                                09/10/15 , ore 23:00

Oggi è stato il mio primo giorno qui al Whitmore college. La giornata è trascorsa in fretta ed è filato tutto liscio, nulla di eclatante, o almeno, nulla fino all’ora di cena perché dopo cinque anni durante quei pochi attimi mi sono sentita diversa. Eh si perché seduta a quel tavolo ho conosciuto LUI .


Eccomi qui, primo giorno al college, dopo tanto ce l’ho fatta.
Mi sto dirigendo verso la mia stanza per posare i miei bagagli. La mia camera è una singola e luminosa camera che si trova nell’ala est dei dormitori. Poggio il mio trolley nero ai piedi del letto, ma non ho il tempo di disfarlo dato che devo andare subito nell’auditorium della scuola per la riunione d’accoglienza per l’inizio dell’anno.
Mi siedo nelle file centrali per ascoltare il discorso della professoressa Tussaud, insegnante di letteratura e storia inglese, sul regolamento e il comportamento.
Noto che davanti a me c’è un ragazzo che conosco, Gabriel.

Non posso crederci. Io e lui eravamo compagni durante l’ultimo anno di liceo e ci eravamo persi di vista.

Gli tocco la spalla per farlo girare, << Ehi Gabe >> com’ero solita chiamarlo << Non si salutano più le vecchie amiche?! >> continuo con tono sarcastico.
 << Ohi Franny! >> girandosi sorpreso, come se non si aspettasse di vedermi al Whitmore e forse ha anche ragione.

Sono passati ormai cinque anni dall’ultima volta che abbiamo parlato di andare al  college.

Finita la riunione ci ritroviamo del corridoio,
<< Allora.. che mi racconti? Come mai sei sparita totalmente dalla circolazione? >>

Ora cosa rispondo,non ho voglia di raccontare TUTTO.

<< Mah, nulla di che, qualche problema famigliare.. >>
Ricevo un cenno di assenso come risposta senza ulteriori domande, per fortuna.
Ci avviamo per i corridoio continuando a chiacchierare, Gabe mi racconta dei suoi successi nella squadra di basket dell’istituto e di come abbia conosciuto parecchie persone simpatiche. Proprio mentre lo dice si sbraccia per chiamare dei ragazzi in fondo al corridoio. Gli andiamo  in contro e Gabe me li presenta.
<< Loro sono Lukas e Peter e lei è Francesca >> parlando con tutti e tre.
Lukas è un ragazzo alto, con gli occhi verdi, i capelli biondi e il fisico asciutto mentre Peter sembra il tipico ragazzo irlandese con i capelli rossi, le lentiggini e il sorriso sempre pronto. Insomma entrambi sono l’esatto opposto di Gabe che appare come il tipico “bad boy” della zona, alto, moro,occhi scuri,carnagione mulatta e costantemente con la giacca di pelle e i jeans strappati.
Camminiamo tutti e quattro verso l’uscita per fare una passeggiata nel parco della scuola.
<< Che ne dite di andare al luna park prima di andare a cena? >> dice Peter entusiasta
<< Perché no! >> rispondo e a quanto pare anche Gabe e Luke sono d’accordo.
Al ritorno andiamo direttamente nella mensa per mangiare, prendiamo i vassoi con le varie portate e ci sediamo ad un tavolo tutti insieme.
<< Sapete questa scuola già mi piace e poi i professori mi sembrano bravi, per esempio la Tussaud mi sembra.. >>
<< Una tosta?! >> , dice una una voce interrompendomi. Una voce profonda e intensa, palesemente una che non conosco.
<< Stavo per dire in gamba veramente.. >>
Mentre lo dico mi  si siede davanti un ragazzo, rimango a bocca aperta; ha spalle larghe, occhi azzurri come il mare dei Caraibi, capelli neri e abbastanza lunghi da coprirgli le orecchie, carnagione olivastra e labbra carnose e rosee.
<< Beh.. si vede che non hai mai frequentato i suoi corsi. Ti do un consiglio: non farla arrabbiare >> continua dopo essersi seduto.
Annuisco.
<< Allora domani parteciperete ai giochi accademici? >> chiede il tenebroso sconosciuto riferendosi ora ai ragazzi.
<< Certo! >> dicono i tre all’unisono come se fossero un’unica persona.
<< Io e Peter parteciperemo alla corsa ad ostacoli nel bosco >> dice Lukas
<< Io invece penso che farò parte del torneo di basket in quanto playmaker della squadra >> aggiunge Gabe.
<< E tu ?! >> mi chiede il moro 
<< Io anche pensavo di fare la corsa nel bosco, ma ho scoperto che si fa in coppia e non ho un partner quindi.. >>
<< Quindi correrai con me.. >>
<< Si?! Perfetto allora.. >> rispondo un po’ timidamente
<< Beh a domani mattina, alle dieci in punto mi raccomando >> alzandosi << Ah io sono Ian comunque. >>
<< Francesca >>, e con una specie di inchino se ne va sparendo nella folla dei corridoi.
<< Sai cosa hai appena fatto vero? >> dice Gabe
<< No.. >> rispondo continuando a mangiare come se nulla fosse
<< Hai appena fatto colpo sul ragazzo più voluto della scuola e più riservato. Non l’ho mai visto con una ragazza e lo conosco da cinque anni.. >>
<< Ma smettila .. come posso aver fatto colpo se lo conosco da cinque minuti e poi dubito che possa far colpo. >>
<< Vedrai.. >>
<< Sarà.. >>.
Se ho fatto colpo non lo so, però sicuramente lui l’ha fatto su di me, mi sono totalmente persa nei suoi occhi mentre mi parlava. E’ così magnetico.
Finita la cena saluto i ragazzi e vado in camera. Finalmente mi sdraio.
Cerco di leggere un libro ma non ci riesco, non posso levarmi dalla testa quel ragazzo, anche se provo a dormire ogni volta che chiudo gli occhi lo vedo.


 

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Capitolo 2
*** La corsa ***


-Capitolo 2 : La corsa


Sto dormendo ancora quando sento bussare insistentemente
<< Sveglia Franny! Sono le nove e mezza è tardissimo alle dieci devi essere nel bosco! >>
Mi sveglio di soprassalto,

Non ho sentito la sveglia e la notte ho fatto le ore piccole.. Perfetto.

Apro la porta, è Gabe con un cappuccino portato dalla caffetteria.
<< Fra devi correre! Sei ancora in pigiama! >>
Mi guardo e realizzo, finalmente, che è davvero tardi, devo correre.
Corro a mettermi la divisa che ci hanno dato il giorno prima per la corsa e esco dalla camera.
Nei corridoi incontriamo Luke e Peter e ci incamminiamo verso il bosco. Sono le dieci e fortunatamente arriviamo alla partenza della corsa. Non lo vedo, temo non sia venuto.
Quando ho quasi perso le speranze, eccolo lì, seduto sotto una quercia.
<< Ehi Ian! >> quasi grido << Eccoti! >>.
<< Ehi sei arrivata finalmente pensavo non venissi più.. >>
<< Tranquillo sono qui. >>
<< Bene.. andiamo >> conclude sorridendo.
Ci posizioniamo sulla linea di partenza. Luke e Peter si lanciano strani sguardi di intesa e sorrisi,poi uno dei due ..
<< Secondo me ieri Gabe aveva ragione su Ian, hai visto com’era preoccupato >> mi dice sottovoce.
Non dico nulla, ma palesemente arrossisco.
Sulla partenza arrivano degli addetti alla gara che uniscono le coppie in modo che non si separino durante la competizione.
<< Sei pronta? >>
<< Certo! >>
<< Perfetto! >>

Si sente una voce dall’interfono
<< Concorrenti, a posto … Via! >>.

Cominciamo a correre, siamo in testa, subito ci si presenta davanti il primo ostacolo, è una parete rocciosa da scalare.
Iniziamo la scalata senza problemi entrambi molto rapidi; a metà della parete Ian è poco più sopra di me. Siamo praticamente in cima quando, all’improvviso, si rompe uno dei miei appigli e scivolo, ma prontamente lui mi afferra per il braccio evitandoci la caduta.
Arriviamo su,
<< Ian aspetta un secondo.. >>
<< Che succede?! >> chiede preoccupato.
<< Credo di essermi ferita prima quando sono scivolata.. >>
<< Fammi vedere.. >> avvicinandosi la gamba << Beh.. è un bel taglio, mi pare anche un po’ profondo, forse dovremmo fermarci. >>
<< Ma no, non sarà nulla, ora me la faccio fasciare e continuiamo. >>
Arrivano dei paramedici per medicarmi e appena fatto ripartiamo.
Pochi metri di corsa e ci troviamo davanti al fiume, il secondo ostacolo , dobbiamo tuffarci dentro e attraversalo a nuoto per circa cinquecento metri.
Faccio molta fatica a nuotare per colpa della ferita , fortunatamente il fatto di essere legati mi aiuta.
Mentre nuotiamo sento come un forte pizzico sulla ferita che mi fa scattare.
Ora ci troviamo in una grotta totalmente buia, salvo che per due piccolissime lucine fluorescenti grandi come un dito date alla partenza .

E ora che faccio .. Non posso farcela da sola con la fobia del buio.. Devo dirlo a lui..

Mi aggrappo ad un masso..
<< Che succede Fran?Tutto bene? >>
<< Non proprio… Mi vergogno un po’ a dirtelo però.. >>
<< Dimmi tutto dai tranquilla.. >>
<< Ecco vedi da sempre ho la fobia del buio.. e qui beh.. >>
<< Ehi è tutto ok ascoltami, usciremo da qui, puoi farcela. >> mi dice avvicinandosi .
Riesco a intravedere i suoi occhi grazie alle lucine e a sentire il suo calore, nonostante l’acqua fredda in cui siamo, mentre mi prende la mano e usciamo dalla caverna.
Usciamo finalmente dal fiume,anche se la gamba fa sempre più male, corriamo verso l’ultimo ostacolo, il labirinto di siepi. Lo superiamo senza problemi anche se sto sempre peggio...
Arriviamo finalmente al traguardo e scopriamo di aver vinto.

Subito mi siedo, non ce la faccio più.

<< Tutto bene? >> mi chiede Ian tempestivamente
<< No.. La gamba va sempre peggio.. >>
<< Fammi controllare.. >> levandomi la benda << E’ peggiorata parecchio,credo si sia infettata. Te l’avevo detto di fermarci. >>  quasi mi sgrida.
<< Lo so.. avevi ragione, ma non volevo che perdessimo e poi non volevo apparire debole.. >>
<< Apparire debole? Non scherzare. Era logico che ti fermassi, se me lo avessi detto non saremmo andati avanti, preferisco che tu stia bene che vincere uno sciocco gioco accademico per divertimento.. >>
Sorrido tra le smorfie di dolore senza dire una parola.
<< Ce la fai a camminare? >>
<< Non lo so.. >>
Provo a camminare ma, ormai, la gamba non mi risponde più tanto bene, lo sento sto per cadere, ma Ian mi prende su, fra le sue braccia.
<< Andiamo, ti porto in infermeria .. >> mi dice guardandomi negli occhi.
Non me l’aspettavo, mi sento mancare quasi l’aria a trovarmi cosi vicina al suo viso.
A metà strada tra il bosco e il college, comincio a non sentirmi bene, mi gira molto la testa e sudo parecchio,chiudo gli occhi. Emetto dei piccoli lamenti involontari e inizio ad muovermi cercando di raggomitolarmi, ho  parecchio freddo.
<< Ehi che hai?>> mi domanda preoccupato Ian notando tutto.
<< Non... mi …  sento.. >> dico con un filo di voce senza riuscire a finire la frase
<< Deve essere l’infezione … resisti ok? Siamo quasi arrivati >>
Sento che ha accelerato il passo.
Arriviamo all’istituto dal medico, Ian  mi mette sdraiata sul lettino e si mette in disparte seduto su una sedia.
La signora Josepine mi visita e mi da un antibiotico per abbassarmi la febbre molto alta.
Mi riprendo quasi subito tirandomi su.
<< Per fortuna questo ragazzo ti ha portato subito qui, se fosse passato più tempo avresti rischiato seriamente la gamba >>  lo  vedo sorridere. << Guarda qui sembra che qualcosa ti abbia punta.. >>
<< In effetti mentre ero nel fiume ho sentito un forte pizzicore.. >>
<< Nel fiume hai detto eh … possibile che quando eravate in acqua le piante che crescono sul fondale abbiano rilasciato le loro spore e ti abbiano avvelenata..questo spiegherebbe la rapida infezione… >>

La dottoressa finisce la medicazione e mi mette dei punti, venti per essere chiari.
<< Ecco ho finito. Ora devi stare a riposo per un po' poi ti leverò i punti, intanto dovrai medicare la ferita circa ogni tre ore tutti i giorni. Mi raccomando cerca di camminare il meno possibile >>
<< Va bene, grazie. >>
Ian mi aiuta e insieme andiamo verso la mia stanza.
<< Direi che mi devi almeno un caffè signorina, se non fosse stato per me… >> dice ridendo.
Sorrido.
A quanto pare non è solo bello, ma anche spiritoso.
Arriviamo in camera e mi aiuta a mettermi sul letto
<< Eccoci qui… Ora riposa un po’ . Sei fortunata che a scuola i corsi cominciano fra dieci giorni altrimenti saresti già indietro.. >> mi dice rimboccandomi le coperte
<< Immagino di si.. Sicuramente sono fortunata perché tu sei qui con me.. >>

Non sono sicura che questa frase sia appropriata sicuramente ora avrà capito che mi piace, ma mi è venuta da dirla in modo cosi naturale  …

Si siede sul letto con aria lusingata ma non dice nulla, accenna un sorriso che cerca di nascondere..
Per qualche istante i nostri occhi si incrociano e cala un silenzio quasi imbarazzante..
<< Allora.. io vado in camera, vorrei cambiarmi e magari asciugarmi i capelli.. Se ti serve qualcosa io sono nella camera in fondo al corridoio.. basta chiamarmi..>>
<< Ok, grazie.. ah scusa una cosa, mi puoi prendere la tuta nell’armadio, è nel ripiano in alto…  >>
<< Certo >>
<< Grazie >>
<< Ti serve una mano ..? >>chiede palesemente imbarazzato
<< Ehm.. no grazie ce la faccio.. >>
<< Ok .. vado.. >> quasi triste apre la porta
<< Ehi se vuoi dopo torna pure cosi chiacchieriamo un po’ >> dico rapidamente
<< Sicuro! Vengo verso le due cosi porto anche il pranzo >>
<< Perfetto! A dopo. >>

Sono contenta che ritorni presto, è un ragazzo particolare, voglio conoscerlo meglio e poi mi piace molto stare in sua compagnia, mi fa stare bene … non succedeva da tanto.

E’ circa mezzogiorno e mezzo quando sento bussare, non può essere lui, è presto,
<< Chi è?  >>
<< Franny sono io .. Posso entrare? >>
<<  Ehi.. certo >>
E’ Gabe venuto a vedere come sto, Luke gli ha detto quello che è successo durante a gara. Gli racconto tutto..
<< Quindi tu e Ian… >> sorridendo maliziosamente
<< Io e Ian niente.. Non cominciare a farti strane idee, mi ha solo aiutata.. >>
<< Si come no.. >>
Non sono stata molto convincente in effetti, non ho convinto neanche me stessa, figuriamoci lui che mi conosce molto bene e sa quando mento..
<< Smettila dai, fai il serio.. >>
<< Non sono mai stato cosi serio! E confermo quello che ti ho detto ieri a cena.. >>
Continuiamo a parlare per un po’..
A un tratto bussano alla porta
<< Ehi si può? >>, è LUI , non mi sono accorta dell’ora.
<< Si un secondo scusa …  >> dico cercando di sistemarmi un minimo i capelli e i vestiti
<< Ma è lui?! >> mi chiede Gabe sorpreso sottovoce
<< Si, ma non provare a dire niente! >> gli dico, sempre sottovoce
<< Ok ok.. non parlo, però io ti ho avvertita.. >>.
<< Entra pure >> dico ora riferendomi a Ian ancora fuori dalla porta
<< Ohi come stai!? .. Ah ciao Gabriel.. >> quasi rimasto male della sua presenza
Gabe ricambia il saluto << Beh io vado Franny.. ci vediamo dopo magari.. >> e mi fa un sorrisetto allusorio , fortunatamente senza farsi vedere
<< Si .. A dopo Gabe.. >>

Mi sento stranamente in colpa ..non so bene il motivo.. forse per Ian ..

<< Ho portato il pranzo come promesso, ma non l’ho preso dalla mensa, ho preso delle pizze >>
<< Ottimo! Adoro la pizza! >>
Le poggia sul tavolino vicino al letto e cominciamo a magiare seduti sul letto.
<< Quindi.. tu e Gabriel .. da quanto state insieme …? >>
<< Oh no no! Siamo solo amici dal liceo.. >> dico quasi strozzandomi per la fretta di rispondere
<< Ah.. siccome vi ho visti in confidenza ho pensato … >>
<< No ..>>
<< Bene .. cioè non intendevo bene che non sei fidanzata ..intendevo.. >> arrossendo
<< Ho capito.. tranquillo.. >> arrossisco anch’io

Forse Gabe ha ragione.. Forse sa accadendo qualcosa tra di noi..

Finita la pizza stendo le gambe sul letto, inizia a farmi male la ferita e Ian se ne accorge
<< Hai medicato la ferita? >>
<< No.. Mi sono dimenticata.. >>
<< Brava … Aspetta ti aiuto faccio io.. >>
<< Tranquillo non c’è biso..>> non faccio in tempo a finire la frase  che già mi  ha tolto la benda e ha preso la crema disinfettante..
<< Ahi! >> quasi grido, brucia molto.
<< Scusami, faccio subito >>
<< Si.. non preoccuparti fai pure con calma.. >>
Ha un tocco molto delicato e meticoloso come se lo avesse fatto molto volte..
Finita la medicazione mi rifascia la gamba e mette vicino a me.
 


Nei giorni successivi è stato sempre con me, si allontanava solo per prendere da mangiare o per dormire , anche se delle volte facevamo nottata e ci addormentavamo insieme sul mio letto.

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Capitolo 3
*** La verità ***


Capitolo 3: La verità
                                                                                                                                                                               23/10/15 ore 11:00
Caro diario,
scusa se non ho scritto nulla in queste settimane, ma sono stata cosi presa da LUI. E’ un ragazzo fantastico, simpatico, dolce e altruista , oltre che molto bello. Finalmente mi hanno tolto i punti dalla gamba e posso camminare tranquillamente, così Ian (lui) ha deciso di andare a fare una passeggiata nel bosco..Sono molto emozionata.

 
Sono le undici e mezza del mattino, mi sto preparando per uscire con Ian, andiamo nel bosco a fare una passeggiata, anche per sgranchirmi le gambe finalmente, e per vedere “una cosa”, che non ha voluto specificare . Non so cosa mettere, voglio fare bella figura, anche perché mi ha sempre vista in tuta o  in pigiama  …

Ho deciso, jeans, maglietta nera monospalla e stivaletti di pelle neri. Vado in bagno per mettermi un po’ di eyeliner e pettinarmi.
Dodici in punto, bussa alla porta,apro.
<< Buongiorno .. >> mi dice con una voce molto sensuale, che non avevo mai sentito.
<< Buongiorno! >> rispondo sorridente
<< Pronta per andare? >>
<< Certo! >>
<< Bene andiamo! >>

Non ricordo di averlo mai visto cosi raggiante, come se non aspettasse altro.
Camminiamo nel bosco, una parte dove non ero mai stata,
<< Allora.. non mi hai ancora detto perché sei qui.. >>
<< Beh se è per questo neanche tu.. >>
<< Touchè ... >>
<< Comunque.. Sono qui  per laurearmi ,spero almeno, in psicologia anche se sono un po’ fuori corso avendo ventidue anni.. >>
<< Ah.. Come mai ti sei iscritta solo ora? >>
<< Ho avuto dei problemi che mi hanno impedito di iscrivermi prima.. quest’anno però ho deciso di farlo perché ho sempre desiderato andare al college .. quindi eccomi qui.. e tu? >>
<< Beh direi che siamo in due ad essere fuori corso allora .. io sono qui per fare dei master dopo i cinque anni classici, fra tre mesi mi laureo in medicina, chirurgia per l’esattezza .. Mi sono iscritto a ventun’anni perché i miei genitori non avevano abbastanza soldi per pagarmi la retta quindi a diciotto anni sono andato a lavorare e quando ho avuto abbastanza soldi sono venuto qui.. >>
<< Wow , beh questo ti fa onore.. a certi ragazzi non importa nemmeno del college invece tu ti sei fatto in quattro per venirci.. >>
<< Grazie..  >> mi prende per mano, siamo davanti a una sorta di siepe << Eccoci arrivati .. chiudi gli occhi >>
<< Ok.. >>
Sento un forte rumore di foglie e il cigolio di una maniglia che si abbassa
<< Apri ora.. >>
Davanti a me c’è una bellissima casetta di legno immersa tra gli alberi e vicino al fiume, composta da una sola stanza molto grande.
L’illuminazione la da l’unica grande finestra che c’è, è fatta di tante piccole mattonelle di vetro messe come se fosse un mosaico.
Al centro della stanza sopra un grande tappeto c’è apparecchiato, a mò di picnic,il pranzo. Rimango molto sorpresa, deve aver preparato tutto stamattina presto.
<< Hai fame? >> mi chiede
<< Oh si! >>
<< Perfetto allora , sediamoci! >>
Ci sediamo vicini e iniziamo a mangiare.
<< Cosa vuoi? C’è la pasta se vuoi, la cesar salad o sennò dei sandwich, dimmi tu >>
<< Mhh… penso un po’ di pasta prima grazie >>
<< Ecco >>porgendomi un abbondante piatto di pasta con i pomodori,mozzarella,tonno e olive
La finisco in poco tempo
<< Piaciuta? >>
<< Molto! >> dico sorridendo
<< Sono contento! Almeno “corrompere” la cuoca della mensa per farmi usare la cucina è servito.. >> dice ridendo.
<< Ahh! Quindi sei anche un ottimo cuoco oltre al resto.. >>
<< Pare di si! >> sempre ridendo
Finiamo il pranzo, ho mangiato tutt’e tre le cose che aveva preparato dovevo assaggiale assolutamente,
poi ci mettiamo appoggiati alla parete sotto alla finestra a parlare.
<< Allora tu hai sempre abitato qui in Virginia ? >>
<< Veramente no.. Mi sono trasferita dall’Italia a sedici anni .. e tu? >>
<< Anche io mi sono trasferito. Sono nato in Louisiana ma i miei sono venuti qui quando ero piccolo. >>
Continuiamo a parlare a lungo, Ian mi chiede dell’Italia e mi dice che vorrebbe tanto andarci ma non ha potuto ancora.
A un tratto
<< Ehi forse dovremmo avviarci sono quasi le cinque … >> mi dice Ian
<< Eh si , mi sa che hai ragione.. >>
Si alza e mi da la mano per aiutarmi ad alzarmi, mi tira a se.. Ci troviamo faccia a faccia a pochissimi centimetri, non riesco a smettere di fissargli le labbra.
Si avvicinano sempre di più, sono a fiore delle mie non posso resistergli , ma devo, almeno per ora
<< Aspetta! >> Dico a un passo dal contatto << Devo dirti una cosa prima.. >>
<< Dimmi.. >> mi dice quasi affranto
<< Ho una figlia..>>
Non so descrivere la sua faccia, credo sia sorpresa.
Inizio a parlare velocemente
<< Prima che tu dica qualcosa mi dispiace non avertelo detto prima, ma avevo paura di allontanarti .. E’ sempre successo cosi con gli altri ragazzi che ho conosciuto e avevo paura che succedesse anche con te e non volevo perderti perché sto bene con te e … >>
<< Ehi ferma, ferma.. Tranquilla, non fa niente che non me l’hai detto ti capisco. >>
<< Ok.. >>
<< Questo non cambia niente tra di noi. >>
<< Davvero? >> chiedo incredula
<< Certo ! Perché dovrebbe cambiare.. Mi piacevi prima e mi piaci ora, anzi ora forse di più .. >>

Non so cosa dire, l’unica cosa che riesco a pensare è che voglio baciarlo.
<< Raccontami di lei .. >>  sedendosi di nuovo a terra e invitandomi vicino a lui
<< Beh è una bambina bellissima,con gli occhi azzurri e i capelli scuri fino le spalle.. >> mi siedo << Si chiama Elèna,ha quattro anni ed l’unica cosa che mi ha fatta andare avanti .. >>
<< Perché cosa è successo? >>
<< Vedi quando sono venuta qui in America insieme a me c’era mia madre, mia sorella e il mio fidanzato.. è andato tutto bene per i primi due anni, andavamo al liceo ed eravamo tutti felici. Poi il giorno del mio diciottesimo compleanno ho scoperto di essere incinta, ero molto felice, corsi subito dal mio ragazzo per dargli la notizia, ma lui non fu affatto contento .. Cominciò ad urlare a dire che era “colpa” mia, insomma diede di matto, io ero sconvolta perché stavamo così bene insieme e non avrei mai pensato ad una reazione del genere. Dopo avermi urlato contro per due ore mi disse che se ne sarebbe andato e che non aveva intenzione di stare con noi.. >> mentre gli racconto tutto sento che mi stanno per scendere le lacrime
<< Ero distrutta ,ovviamente, ma decisi comunque di tenere il bambino,diplomarmi e fare tutto da sola. Mia madre mi aiutò molto sia durante la gravidanza che dopo e lo fa tutt’ora.. >>
<< Ecco perché ti sei iscritta ora al college, per Elèna. >>
<< Si.. ora visto che è leggermente più indipendente posso allontanarmi, fortunatamente casa mia si trova a dieci chilometri da qui quindi in caso posso prendere la macchina e andare. Poi in ogni caso il fine settimana lo passo a casa.. >>
<< Capisco.. Beh devo dire che sei stata molto forte e lui ,se posso dirtelo, un vero bastardo .. Io al posto suo non l’avrei mai fatto.. >>
<< Magari ci fossi stato tu.. >>
<< Beh ci sono ora.. Spero non sia tardi, perché ho intenzione di rimanere >>
<< Dici sul serio? >>
<< Certo! >>
<< Non so cosa dire … Davvero … Forse solo ti amo. >>
<< Anch’io >>
Lo bacio,credo di amarlo davvero, non avrei mai pensato di innamorarmi di nuovo così tanto .
Rimaniamo  ancora un po’ seduti a parlare, io sto tra le sue braccia e gli mostro delle foto di Elèna che ho sul telefono su sua grande richiesta.
<< Ora  dobbiamo davvero andare però sta facendo  buio.. >>
<< Eh già, andiamo dai.. >>
Ci incamminiamo verso il Whitmore e dopo circa quindici minuti arriviamo ed entriamo.
Andiamo verso le stanze senza andare a cena, siamo ancora sazi del ricco pranzo.
<< Beh eccoci qui allora .. >> mi dice lui davanti alla mia camera
<< Si.. è stata un bella giornata , grazie mille.. >> dico aprendo la porta
<< E di cosa? >>
<< Per tutto .. Tutto quello che hai fatto e detto.. >>
<< Non devi ringraziarmi.. >>
Sorrido.
Sono sull’uscio della porta
<< Allora vado.. a domani.. >> mi dice guardando in basso
<< Si.. >>
Lo guardo, è ancora più bello nella sua giacca di pelle con la luce soffusa che provieme dalle finestre e del piccolo lume che ho in camera..
Mi bacia sulla guancia e si volta per andare. Lo osservo mentre cammina verso la sua stanza, non resisto..
<< Ian aspetta! >> alzo la voce per farmi sentire
Lui torna subito indietro. Appena mi è davanti lo fisso dritto negli occhi e lo bacio, più volte. Lui risponde, come se non aspettasse altro, come se si fosse trattenuto in attesa di un consenso e ora fosse libero.
Rimaniamo qualche secondo sulla porta ,poi, decido di indietreggiare verso la camera, ma soprattutto, verso il letto. Lui mi segue chiudendosi la porta alle spalle. Ci troviamo sul letto continuando a baciarci.
Gli sfilo la giacca e la butto sulla sedia in fondo al letto, mentre lui comincia a baciarmi delicatamente il collo, sto per sfilargli la maglietta
<< Ehi aspetta , aspetta .. Ora devo dirti io una cosa prima che andiamo avanti in qualsiasi modo.. >>
<< Cosa devi dirmi? >> chiedo un po’ impaurita, temevo si fosse pentito.
<< Ecco vedi io non ho mai … beh fatto questo … >> quasi sussurrando, timoroso di una brutta reazione.
<< Dici sul serio? >>
<< Si.. e capisco se non ti senti, non so, a tuo agio.. >> mi dice mentre si tira su in ginocchio e distoglie lo sguardo
<< Ehi, ehi >> gli dico poggiandogli le mani sul viso per riportarlo verso di me << Non mi importa se non l’hai mai fatto, mi importa solo che siamo qui io e te insieme. Ok? >>
<< Davvero… Ti amo. >>
<< Anch’io.. Vieni qui ora.. >>
Lo accarezzo e comincio a baciarlo sul collo e sulle clavicole che venivano leggermente fuori dalla maglietta . Lui sembra essere in estasi.. Finalmente riesco a sfilargli la t-shirt e rimango un attimo senza fiato, è la prima volta che lo vedo a petto nudo, ha un fisico bellissimo,quasi statuario.
Ora è lui a spogliarmi, mi accarezza e bacia sul corpo con delicatezza esplorandone ogni parte. In poco tempo ci troviamo sotto le coperte,completamente nudi. Sento accelerare il suo respiro sul mio collo sempre di più mentre con leggerezza s’insinua  su di me.
La luce del tramonto che riflette nei suoi occhi e il calore che mi trasmette mi riportano alla mente i pomeriggi d’estate che passavo nella veranda della mia casa in Italia, mi sento a casa tra le sue braccia, al sicuro, amata … 

Mi sento così libera ad essere qui con lui, mi provoca emozioni che non ho mai provato, o forse l’avevo dimenticate e date per perdute. Vorrei che durasse per sempre.

Sono tra lui sue braccia ora, poggiata sul suo petto, lo guardo mentre dorme,sembra un angelo, non credo di  aver mai visto tanta bellezza.
Sono le otto di sera ormai quando mi squilla il telefono, è mia madre, mi alzo subito per non svegliarlo e vado vicino alla finestra.
<< Pronto .. >> dico cercando di parlare piano
<< Ehi chicca, come stai? >>
<< Tutto bene. Voi? >>
<< Bene anche noi. Elèna sta facendo il bagno prima di cena. Allora che mi racconti? >>
<< Ieri mi hanno tolto i punti ed è tutto ok.. >>
<< Mh.. tutto qui… sento che hai una voce strana... >>
<< Veramente no .. Ti ricordi quel ragazzo di cui ti ho parlato .. Beh oggi siamo usciti e alla fine gli ho detto tutto .. >>
<< E lui? >>
<< Beh .. ora stiamo insieme … Lo amo tanto >>
<< Che carino .. sono contenta >>
<< Stavo pensando che domani potrebbe venire con me a casa nostra ..così conosce un po’ tutti e soprattutto Elèna, ne è rimasto incantato.. >>
<< Per me va bene, mi farebbe piacere! >>
<< Ok! Allora a domani, buonanotte >>
<< Notte >>
Sono ancora alla finestra quando
<< Ehi >> è Ian che arriva in silenzio abbracciandomi << Chi era? >>
<< Era mia madre >>
<< Mh e di che parlavate.. >> è palese che ha sentito che parlavo di lui
<< Mah niente di che.. >> dico usando un tono giocoso e vago
<< Ah si eh >> mi dice e poi bacia
Sorrido mentre ancora ci stiamo baciando
<< Senti stavo pensando una cosa.. >> gli dico
<< Cosa? >>
<< Domani è sabato è quindi andrò a casa.. Ti va di venire con me? Cosi conosci tutti.. >>
<< Certo! >>
<< E poi domani è anche il mio compleanno.. e mamma ha organizzato una festa con tutti i parenti e gli amici , la maggior parte vengono dall’Italia .. Vorrei presentarti a tutti >>
<< Aspetta domani è il tuo compleanno?! E quando pensavi di dirmelo?! >>
<< Ehm.. ora? >> dico ridendo
<< Beh allora direi che è d’obbligo venire come potrei mancare.. >>
<< C’è un problema.. spero che tu abbia un vestito elegante qui .. la festa che mi ha organizzato è una sorta di ballo dove bisogna avere l’abito da sera.. >>
<< Wow insomma una bella festa.. >>
<< Si.. è una sorta di festa per i diciotto anni in ritardo .. quella vera non l’ho mai fatta per quello che è successo.. e ora è arrivato il momento di rompere gli schemi.. >>
<< Capisco.. beh comunque non preoccuparti sono preparato >>
<< Bene. >>
<< Ora che ne dici di tornare a letto? >> mi dice sfoderando la sua voce più sexy
<< Mh .. non lo so … >>
<< Ah.. non lo sai eh… >> usando lo stesso tono , mi bacia e mi porta verso il letto
<< Forse potrei accettare.. >> e insieme cadiamo sul letto, io sopra di lui, rimango a fissarlo negli occhi sorridendo ..

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Capitolo 4
*** Home. ***


Capitolo 4: Home.
 
E’ mattina , sento suonare la sveglia , la stessa sveglia che ho da anni con la mia canzone preferita “Personal Jesus” dei Depeche Mode . Allungo la mano per spegnerla e mi giro per vedere se Ian si è svegliato..
 Non c’è.
E ora dov’è …
Mi alzo per cercare di capire dove possa essere, voglio chiamarlo. Vedo sul letto che c’è ancora la sua maglietta nera, me la metto in fretta per coprirmi. Mentre prendo il telefono si apre la porta , è lui.
<< Ehi! Che fine avevi fatto! >> gli chiedo
<< Ehi.. Sono andato a prendere la colazione.. Temevi fossi andato via..? >> mi dice facendomi vedere un sacchettino con dei muffin e un altro con due bicchieri di Starbucks .
Lo Starbucks  più vicino al college si trova in città, a quasi 10 chilometri … Che carino che è stato e io l’ho anche sgridato..
<< Ah .. cioè no .. mi stavo solo preoccupando.. >>
<<  Tranquilla te l’ho detto che non me ne vado.. >>
Che sciocca sono stata a pensare anche solo per un momento che se ne fosse andato davvero..
Facciamo colazione , poi lui
<< Ehi senti volevo farti vedere una cosa prima di andare a casa tua.. >>
<< Ora? >> chiedo un po’ interdetta
<< Si certo, andiamo dai >> mi dice alzandosi e porgendomi la mano
<< Ma non sono vestita praticamente aspetta! >>
In effetti indossavo ancora sola la sua t-shirt ..
<< Dai mettiti i jeans e andiamo! >> mi dice in fretta
<< E rimango cosi con la tua maglietta? >>
<< Si .. mi piace come ti sta >> sorridendomi e usando quel suo tono profondo e sensuale
Mi metto i pantaloni e le scarpe e lui subito mi prende per mano e mi porta fuori dalla stanza.
 Ci fermiamo davanti alla porta della sua camera, non capivo cosa volesse farmi vedere li..
La porta si apre
<< Sorpresa!! >> grida un coro di persone
Non posso credere ai miei occhi. Osservo tutte le persone nella stanza rapidamente ancora scioccata.
Sono tutti i miei vecchi compagni del liceo.
<< Ragazzi come siete arrivati qui ?! >>
<< Beh un po’ grazie a me, ma soprattutto grazie a Gabe che è riuscito a chiamare tutti.. >> mi dice Ian compiaciuto
Corro subito a salutare le mie amiche Nina e Hanna per abbracciarle.
Anche loro non le vedevo dalla fine del liceo, come tutti quelli in quella stanza; Jacob, Louis, Elizabeth, George e Harold. Li guardavo tutti uno per uno e li salutavo, poi per ultimo saluto il più importante di loro, Liam, lui era la mia ancora mi aiutava sempre nello studio e in tutti i problemi che avevo.
<< Ehi .. ciao >> lo guardavo negli occhi quasi con commozione ,
come ho potuto tagliare i contatti anche con lui..
<< Come va? >>
<< Bene direi… e tu? >>
<< Bene ora.. Senti mi dis.. >>
<< Non c’è bisogno .. Mi racconterai poi… Sono felice di vederti >>
<< Anch’io >> dico abbracciandolo
Credo che tutti siano rimasti a guardare quella scena come se fosse una cosa molto importante quasi sacra.
<< Allora cosa vogliamo fare? >> chiedo ora rivolgendomi a tutti
<< Beh diccelo tu, sei tu la festeggiata! >> mi dice Gabe
<< Ho trovato, stasera venite tutti da me ci sarà un festa.. e poi finalmente vi spiegherò tutto .. Che ne dite? >>
Subito si alzarono cori di approvazione e tutti erano contenti della riunione di tutto il gruppo. Spiego a tutti i dettagli della festa e l’ora di inizio .
Guardo l’ora sono le undici e mezza, è tardi dobbiamo partire subito sennò non farò in tempo a fare tutte le cose.
Lo dico a Ian che subito dice di andare. Cosi saluto tutti e usciamo dalla stanza.
Prediamo alcune cose in camera mia e usciamo dal college.
 
<< Aspettami qui vado a prendere la macchina >> mi dice quando siamo nel cortile
Si allontana e va verso il parcheggio. Dopo poco si ferma davanti a me una bellissima decapottabile azzurra, quasi blu elettrico
<< Sali? >> mi dice Ian facendomi un cenno con la testa dopo aver abbassato il finestrino
Rimango sorpresa quasi a bocca aperta, immobile
<< Ma questa è una Chevrolet Camaro del ’69?! >> gli chiedo quasi retoricamente , sapevo che macchina fosse ed ero sconvolta
<< Si.. proprio lei.. aspetta tu conosci questa macchina? >>
<< Ovvio! Vado matta per le auto d’epoca!!Non posso crederci .. è bellissima >>
Mi sorride quasi come se fosse più sorpreso lui per la mia passione che io per la visione di quell’auto.
Metto le cose nel bagagliaio e partiamo.
<< Allora in che direzione dobbiamo andare? >>
<< Verso Charlottesville.. al 30 della Old Mile >>
<< Agli ordini ! >> mi dice sorridendo
Durante il viaggio Ian ogni tanto da un colpo di gas , così senza un vero motivo ,o meglio il motivo non era direttamente legato alla macchina..
Siamo ormai a metà strada tra il college e la città su una tipica strada della Virginia in mezzo al bosco
<< Ehi posso accendere la radio? >> gli chiedo
<< Certo >> mi risponde
Scorro le varie stazioni e mi fermo su WVTF la mia preferita.
Sento il ritornello di una delle canzoni che amo di più, “Salvation” di Gabrielle Aplin. Questa canzone sembra terribilmente adatta al momento, penso al suo testo Quegli occhi selvaggi, una forma psichedelica non avevo intenzione di innamorarmi di te ma sono stata sepolta e tutto ciò che potevo vedere era il bianco. La mia salvezza “ . Non riesco a smettere di guardarlo, perché penso a tutto quello è successo e a come sono stata, è vero non avevo intenzione di innamorarmi dopo tutto quello che era successo, ma lui mi ha salvata. Il momento crescente della canzone con quel suono cosi carico sembra quasi caricare ancora di più il momento. Noto Ian che accelera, non tanto vedendolo dal contachilometri, ma vedo scorrere più veloci gli alberi del paesaggio vicino a noi. Continuo a guardarlo estasiata. Finita la canzone noto che è molto pensieroso
<< Ehi .. a che pensi? >> gli chiedo abbassando il volume
<< Mh!? >> mi risponde quasi come se fosse appena uscito da un altro mondo << Niente di che.. >>
<< Sicuro? >>
<< Più o meno.. >>
<< Dai dimmi tranquillo >>
<< Il fatto è che ho un po’ paura di incontrare la tua famiglia.. se non dovessi piacergli? O se facessi qualcosa di sbagliato? >>
Non ho mai visto una persona parlarmi cosi sinceramente..
<< Ehi .. non devi preoccuparti , andrà tutto bene. Tu sei una persona fantastica, hai tante qualità bellissime. Sei dolce, simpatico, bello, educato e conquisterai tutti fidati. >> gli dico con tono sicuro per farlo calmare , è ciò che penso davvero e ciò che è.
<< Davvero pensi tutto questo? >>
<< Si! >>
<< Grazie… sul serio >> mi dice sorridendomi. Sembra molto sorpreso, come se non si aspettase che una persona potesse davvero pensare questo di lui.
<< E di che. >> concludo poggiando la mia sulla sua che si trova sul cambio.
Pochi minuti e arriviamo davanti casa mia e parcheggiamo nel vialetto affianco alla macchina di mamma.
<< Mamma siamo arrivati! >> dico aprendo la porta
<< Ehi! >> sento rispondermi da lontano
Vedo mia madre arrivare dal piano di sopra correndo giù dalle scale
<< Ciao chicca! Come va? >> , mia madre, cosi come il resto dei miei parenti, mi ha sempre chimata "Chicca" da che ricordo e ancora lo fa..
<< Tutto bene tu? >>
<< Tutto ok anch’io.. >>
<< Elèna ? >>
<< Sta di sopra si stava facendo un bagnetto.. ora la vado a prendere.. >>
<< Ehi mi aprite? >> si sente da fuori, è Ian che stava finendo di prendere le cose in macchina
<< E’ lui?! >> mi chiede mamma curiosa e un po’ esaltata
<<  Si! >>
Apro la porta. Ian era proprio davanti, mi sembrava ancora più bello con la luce del sole del mezzogiorno che rifletteva sul suo viso. Mi guardava con quel suo tipico sguardo penetrante che scivola dal basso verso l'alto, mentre inarca le sopracciglia e accenna quel suo dolce e seducente sorriso obliquo...
Ci fu un momento di silenzio, poi
<< Salve signora io sono Ian , piacere di conoscerla.. >>
Mamma rimane zitta ad osservarlo per qualche secondo e poi porge la mano
<< Miriam, piacere mio! Vieni entra pure, puoi poggiare le cose li >>
<< Si, grazie >> dice entrando e chiudendo la porta
Mamma torna su mentre io e lui andiamo nel salotto.
<< Allora ti piace qui? >> gli chiedo sedendomi sul divano
<< Molto! Davvero bella la tua casa >> guardandosi intorno
<< E ancora devi vedere il resto >> gli dico facendogli l’occhiolino
<< Non vedo l’ora.. >> mi dice facendo quel suo sorrisetto un po’ malizioso e sedendosi sul divano vicino a me
Sento il rumore di passi sui gradini delle scale, passi pesanti ma leggerissimi allo stesso momento, passi ancora insicuri, passi che avrei riconosciuto tra milioni..
Mi alzo.
<< Mamma! >> quasi urla una vocina dolce e squillante
<< Elèna amore! >> gli dico andandola a prendere davanti le scale << Come stai? >>
<< Bene… >>
<< Mhh… Senti un po’ ti vorrei far conoscere una persona.. ti va? >> le dico con tono dolce
<< Chi? >>
<< Vedrai… ti piacerà >>
Andiamo verso il salone, Ian è ancora sul divano, ma appena ci vede scatta in piedi facendo un gran sorriso, bellissimo.
<< Allora… Elèna, lui è Ian… >> non so come proseguire la frase, non so come definirlo ancora ai suoi occhi; “amico”, “caro amico”, ho pensato persino “un compagno del college di mamma”, ma nessun epiteto mi sembra adatto, non voglio ne illudere Elèna di poter finalmente avere un figura maschile che la proteggesse e si prendesse cura di lei, ne far sentire Ian imbarazzato. Rifletto ancora rapidamente per trovare una soluzione ma prima che la situazione si facesse “strana”
<< Ehi piccolina, piacere >> Interviene Ian dopo avermi guardata intensamente dritta negli occhi per un attimo, talmente intensamente e con quel suo fare di socchiudere leggermente le palpebre e scrutare con decisione ,cosa che fa quando vuol capire una cosa precisa, che probabilmente ha percepito la mia difficoltà.  << Lo sai che sei proprio bella… sembri una principessina poi con questo vestitino.. >>
<< Grattie… >>  dice semplicemente lei guardandolo e stringendo un po’ un braccino introno al mio collo per la timidezza , tipica dei bambini.

Ian rimane un po’ a guardare la piccola, estasiato, come se stesse guardando un angelo; ogni tanto posa i suoi occhi su di me come per carpire la somiglianza tra noi. Sembra quasi che il tempo si sia fermato in quel momento per permettergli di assaporare a pieno tutti i piccoli particolari dei tratti.
Metto giù Elèna poi e lei ,subito, va verso i suoi giochi e si siede sul grande tappeto posto in una parte del salotto adibito a “angolo del divertimento” . Sento ancora gli occhi di Ian addosso anche se non lo guardo, non so cosa dire, lui sembra cosi perso per lei … in un momento ho visto i loro incrociarsi e creare un legame, un legame quasi magico, chimico , una connessione che sarebbe durata per molto tempo.

Spero solo di non sbagliarmi.

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