Confessions of a Teenage Drama Queen

di milly92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Prima Vera Soddisfazione Della Mia Vita ***
Capitolo 2: *** La Prova ***
Capitolo 3: *** In Tv Non C'è Abbastanza Posto Per Una 44 ***
Capitolo 4: *** E Meno Male Che Lo Zio Cercava Di Mettermi In Guardia ***
Capitolo 5: *** Dalle Stalle Alle Stelle ***
Capitolo 6: *** Una Buona Occasione Per Essere Una Buona Life Coach ***
Capitolo 7: *** Il Trono E' Mio ***
Capitolo 8: *** Il Giorno Di Conoscenza Tra Life Coaches ed Artisti ***
Capitolo 9: *** Ballerini Per Caso ***
Capitolo 10: *** Il Futuro Matrimonio Rovinato ***
Capitolo 11: *** Questione Di Voti ***
Capitolo 12: *** Il Breve Ritorno Della Life Coach ***
Capitolo 13: *** Non E' Bello Ciò Che E' Bello Ma E' Bello Ciò Che E' Famoso ***
Capitolo 14: *** Un Buon Motivo Per Andare In Chiesa ***
Capitolo 15: *** Scommesse, La Nuova Coppia E Aspiranti Attori ***
Capitolo 16: *** Era Solo Un’Illusione ***
Capitolo 17: *** Che Ci Fai Tu Qui?! ***
Capitolo 18: *** 5 Maggio, Data Importante… Ma Non Per La Morte Di Napoleone! ***
Capitolo 19: *** La Serenata Che Non Mi Fece Rasserenare ***
Capitolo 20: *** Sbagliare E’ Umano, Perseverare E’ Diabolico ***
Capitolo 21: *** Anche L’Occhio Vuole La Sua Parte ***
Capitolo 22: *** Qel Pazzo Venerdì 13 ***
Capitolo 23: *** Perché?! ***
Capitolo 24: *** La Ragazza Perfetta Gold Boyz ***
Capitolo 25: *** Quando La Sincerità Bussò Al Loft Di Music’s Planet ***
Capitolo 26: *** Tregua, Intervista E Pasta ***
Capitolo 27: *** La mia nuova amica ***
Capitolo 28: *** Calciatori e Cheerleaders Per Un’Ora ***
Capitolo 29: *** Cambio Di Life Coach ***
Capitolo 30: *** Talent Nuovo, Vita Nuova ***
Capitolo 31: *** La Gelosia? Più La Scacci E Più La Proverai ***
Capitolo 32: *** Un Apparente Salto Nel Passato ***
Capitolo 33: *** Il Premio Strega Dell’Anno E’ Mio ***
Capitolo 34: *** E.R.: Infermieri per una notte ***
Capitolo 35: *** L’Ultima Settimana Ha Inizio ***
Capitolo 36: *** What’s Love? ***
Capitolo 37: *** Non Me Lo So Spiegare ***
Capitolo 38: *** My Sweet Sixteen ***
Capitolo 39: *** L’ultima Cena ***
Capitolo 40: *** Addio, Loft! ***
Capitolo 41: *** Una Finale Sconvolgente ***
Capitolo 42: *** Goodbye My Lover(s) ***
Capitolo 43: *** Non E’ il Prezzo Giusto Da Pagare Per Un Concerto ***
Capitolo 44: *** Basta, Non Ce La Faccio ***
Capitolo 45: *** Stupid Girls ***
Capitolo 46: *** La Mia Nuova Vita ***
Capitolo 47: *** Il Battesimo Della Figlia Del Mio Migliore Amico ***
Capitolo 48: *** L’Amore Non Va Mai In Vacanza ***
Capitolo 49: *** Il Desiderio Di Compleanno Avverato ***
Capitolo 50: *** Tutta Colpa Degli Incidenti ***
Capitolo 51: *** Il Diavolo Veste Prada ***
Capitolo 52: *** Una Mission Impossible Da Compiere ***
Capitolo 53: *** Confessions Of A Teenage Drama Queen ***
Capitolo 54: *** Happy Ending ***
Capitolo 55: *** Epilogo: La Fine Dell'Inizio ***



Capitolo 1
*** La Prima Vera Soddisfazione Della Mia Vita ***


1. La prima vera soddisfazione della mia vita

Salve, popolo di Efp! E’ la prima volta che pubblico una fic in questa sezione, e devo dire che mi fa uno strano effetto, mi sento quasi emozionata. Volevo dirvi giusto un paio di cose prima di lasciarvi al capitolo: l’ispirazione per il programma in cui sarà ambientata la fic l’ho presa dal Programma “X Factor”,di cui sono molto appassionata. Il titolo è preso dall’originale titolo americano del film “Quanto è difficile essere teenager!” dato che la trama ha qualcosa di simile, e, ultima cosa, volevo dirvi che i primi 37 capitoli di questa storia sono già stati scritti, quindi, se la storia vi piace (speriamo…) non dovete far altro che farmelo sapere ed io pubblicherò il secondo cap al più presto, dopodomani credo. Ultima cosa: dal contenuto vi accorgerete che in questa fic capitano cose spesso impossibili, ma spero che non la prenderete a male, il mio scopo è semplicemente quello di farvi sognare un po’ insieme a Debora! Come chi è Debora?! Correte a leggere e lo scoprirete!  Buona lettura! ^^

Milly92

P.s.: Le recensioni sono sempre ben accettate…. :-)

Confessions of a Teenage Drama Queen

Capitolo 1

La prima vera soddisfazione della mia vita

 

“Partecipa anche tu alle selezioni per essere il life coach di uno dei protagonisti di MUSIC’S PLANET!”

Alzai lo sguardo dalla versione di Tacito che dovevo tradurre per il giorno seguente e rimasi a fissare con sguardo sognante quella pubblicità che stava facendo per tv, finchè l’ultimo eco della colonna sonora del programma non si spense.

“Hai sentito, Debora?”

Mia madre, che era appena entrata in cucina, mi guardava sorridendo.

“Si, ho sentito… purtroppo!”

“Dai, ci saranno altri modi per vedere il tuo amato Niko, tranquilla. Sai quanti concerti farà quando uscirà da Music’s Planet?” mi rassicurò.

Niko e Music’s Planet erano le mie risorse di energia e apparenti ragioni di vita in quella burrascosa primavera del 2008, quando ero costretta a trascorrere le mie giornate tra scuola, casa e studio.

Music’s Planet era un nuovo programma musicale, in cui aspiranti cantanti e gruppi si sfidavano nell’arco di 12 puntate per poter vincere un contratto discografico, ed io lo seguivo soprattutto per il mio concorrente preferito, Niko, un bel diciannovenne che veniva da Napoli. Ed io, essendo della provincia di Caserta, mi illudevo di poterlo incontrare e conoscere un giorno.

“Si, ma io non lo vedrò mai, sai che papà si rifiuterà di accompagnarmi a meno che non farà il concerto sotto casa” sbuffai, guardando il testo della versione con astio e cercando una parola sul vocabolario di malavoglia.

“E cosa vorresti fare, allora? Diventare la sua…?”

Dovete sapere che mia madre non ha mai masticato molto l’inglese, così suggerii: “Life coach, mamma, life coach! E comunque, perché no? Chi mi vieta di fare i provini?” dissi in tono scherzoso.

Eppure, quella sera, continuavo a chiedermi cosa fosse questo “life coach” e lo scoprii sul sito di Music’s Planet: era una persona che doveva comportarsi come specie di baby sitter con il concorrente a cui era stato assegnato, doveva tirargli su il morale, vedere i vari appuntamenti e cose simili. Una specie di manager in poche parole. E bisognava avere almeno 15 anni per poter fare il provino, con il capogruppo della categoria del cantante a cui si era interessati. Ne erano tre: Maria Di Maio, il capogruppo degli under 25, Silvia Fortuna, capogruppo degli over 25 e Luke Castagna, capogruppo dei gruppi.

Io ne avrei compiuto sedici tre mesi dopo, così quella notte dormii poco e niente,  continuando ad illudermi di diventare la life coach di Niko…

Basta, domani compilo il modulo di iscrizione per i provini sul sito di Music’s Planet e la faccio finita! So che non mi chiameranno, ma almeno potrò dire di averci tentato!

“Hai fatto la versione, Debora?” mi chiese la mattina dopo Cristina, una delle mie migliori amiche.

“Si, ma inutile dire che mi è venuta uno schifo…” risposi rabbuiata, accelerando il passo verso la mia scuola, il liceo Classico Europeo “G. Pascoli”, dato che la campanella sarebbe suonata da lì a cinque minuti.

“Immagino che ciò sia dovuto al fatto che ieri nella puntata di Music’s Planet ha fatto vedere Niko che provava il suo pezzo per martedì!” sghignazzò lei. “Hai visto com’era bello? Ho fatto i salti mortali per riuscire a vederlo, sono uscita dalla piscina con i capelli ancora bagnati…”

“Eh si… No, più che altro è dovuto al fatto che ho visto la pubblicità che parlava dei provini per i life coach…”

“Si! L’ho vista, non sai cosa darei per poter poterci provare…”

“Di Bene! Della Ventura! Cosa ci  fate ancora qui? Filate in classe, su!”

Sobbalzammo, trovandoci davanti il nostro professore di latino e greco che ci guardava con aria impaziente appena fuori il cancello dell’istituto.

“Si, stiamo andando, professore!” risposi, e subito corremmo in classe.

“Ti dico solo che questo oggi ci fa nere!” esclamai senza fiato due minuti dopo, mentre prendevamo posto appena in tempo per vedere il professore entrare in classe e fare subito l’appello.

“Di Bene, su, inizia a correggere la versione…” mi chiamò, mentre Cristina faceva una faccia dispiaciuta e sentivo rimbombarmi nelle orecchie una sola parola: “Sfigata! Sfigata! Sfigata!” mentre Luisa, la secchiona della classe, si voltava a guardarmi compiaciuta.   

Fu quell’episodio che, due ore dopo, mentre eravamo in sala informatica e il prof uscì dalla sala, mi convinse ad iscrivermi velocemente sul sito.

“Ma cosa fai?” mi chiese Lina, un’altra delle mie migliori amiche.

“Cerco di dare una svolta a questa vita di merda!” affermai, mentre digitavo il mio cognome.

Era il ventitré marzo, ed aspettai invano per una settimana. Ma quando notai che nessuno mi contattava, passata la rabbia, ringraziai il cielo dato che era una cavolata, dovevo terminare l’anno scolastico e non sarei mai stata scelta, oltre al fatto che non sapevo come avrebbero reagito i miei dato che non gli avevo detto niente.

Eppure, il primo aprile, quando tornai a casa alle tre e mezzo(eh si, la scuola mi tratteneva fino a quell’ora) trovai mia madre un po’ confusa ed incredula ad aspettarmi.

“Ma non sai che pesce d’aprile mi hanno fatto, oggi!” disse subito, mentre posavo lo zaino nella mia stanza.

“Cosa?” chiesi distrattamente, mentre posavo il vocabolario di greco e mi buttavo sul mio letto esausta.

“Mi hanno chiamata stamattina e mi hanno chiesto se  c’eri tu…”

“E chi era?”

“Diceva di essere uno della redazione di Music’s Planet e che eri stata convocata per i provini per diventare life coach per domani…” disse scettica, prima di fare una risata sarcastica.

Mi alzai di botto dal letto, con gli occhi quasi fuori dalle orbite. “Cosa? Ma mi stai prendendo per i fondelli?” chiesi senza giri di parole, incredula.

“No! Ma… perché?”

“Merda! Mamma, io… Io mi sono iscritta sul sito, lasciando i miei dati! Davvero mi hanno invitata…?”

E lì venne il caos: mia madre fece un piccolo urlo, svegliò mio padre che stava riposando dicendogli tutto, mi connessi ad internet per vedere meglio gli orari ed ebbi anche una dolce sorpresa: gli studi televisivi e il loft si erano trasferiti da Roma a Napoli a causa di non so cosa ed io nemmeno lo sapevo!

“Cri, non sai cosa è successo! Domani andrò a fare i provini, Cri! Mi hanno chiamata! Ti rendi conto?!”

Feci la stessa telefonata a Lina, Giusy e Sabrina, le mie altre migliori amiche, e tutte mi risposero senza parole…

Senza speranze mi presentai ai provini con i miei e mio fratello. Era una semplice prova, un’esperienza! Non sapevo nemmeno cosa bisognasse fare ai provini, se era cantare ero spacciata: sono super stonata…

Mano a mano seppi che bisognava solo parlare di sé a Maria Di Maio, e dire perché si desiderava entrar a far parte del programma.

Tante persone venivano eliminate, altre venivano accettate per passare ai provini successivi. Non me ne capacitavo: Maria come faceva a comprendere se eravamo giusti o no in due minuti?

Quando arrivò il mio turno volevo morire: il cuore mi batteva all’impazzata, e a stento sentii l’imbocca al lupo della mia famiglia.

Indossavo dei semplici jeans chiari, una maglietta azzurra abbastanza leggera che nascondeva la mia ciccia sui fianchi ed avevo i miei capelli castani legati in una treccia. Che impressione avrei fatto?

Entrai e la vidi, la Di Maio: esattamente com’era in tv, solo che sembrava stanca a causa dei provini. Indossava un tailleur grigio, aveva i capelli più ricci del solito e il mascara sceso sotto gli occhi.

“Ciao, come ti chiami?” mi chiese.

“Debora Di Bene…” dissi, arrossendo come una pazza. Ero iper emozionata, cercavo di non balbettare; essere lì, di fronte a colei che guidava Niko nel suo percorso musicale era un vero onore.

“Bene, Debora, da dove vieni?”

“Maddaloni, provincia di Caserta” risposi, cercando di ostentare sicurezza.

“So dove si trova Maddaloni” ribattè lei secca, come se si fosse offesa.

“Ah! Mi scusi, è solo che nessuno la conosce…” mi scusai mortificata. 

Maria annuì, inforcando gli occhiali e prendendo in mano la penna. 

“Cosa fai nella vita?”

“Secondo anno di liceo Classico Europeo”

“Sarebbe?” chiese.

Sospirai. Spiegare la particolarità del mio liceo era dura!

“Beh, è simile ad un semplice classico solo che in più studio diritto, spagnolo e inglese, arte, geografia e scienze le studio tutti e cinque gli anni invece che solo nel primo biennio o l’ultimo triennio”

La donna si tolse gli occhiali, squadrandomi . Mi metteva un’enorme soggezione.

“E perché sei qui? La scuola ti impegna molto a quanto vedo” ribattè sicura di sé. “Sei giovane! Quanti anni hai?”

“Sedici a luglio” risposi all’istante, decidendo di farmi valere. “E la scuola non sarà un problema, ne ho parlato già alla scuola e nel remoto caso in cui dovrò partecipare studierò lì nel loft, tanto mi manca solo un voto in qualche materia per terminare il quadrimestre” aggiunsi stizzita,inventando tutto di sana pianta e implorando tutti i miei santi protettori.

“Va bene! E dimmi, immagino tu sia qui per Niko” dichiarò convinta, guardandomi con un’occhiata di sfida.

Cosa fare? Mentire? Essere sincera?

“Si” risposi. “Ma, insomma, non per conquistarlo o cose simili, non sono così scema! So che lui è a Music’s Planet per lavorare…. Non lo conosco, certo, ma mi piace la sua modestia, la sua serietà, e il suo modo di cantare è davvero unico”.

Dissi tutto questo in un battibaleno, quasi quasi mi mancava il fiato.

E, alla fine, dopo un enorme silenzio… Maria mi sorrise. Mi sorrise!

“Mmmh, bene, direi che puoi passare al prossimo turno, Debora!” disse infine dopo avermi squadrata per bene.

“Cosa?” chiesi senza capire, mentre il cuore mi martellava forte.

“Ho detto che puoi passare al turno successivo, che si terrà domani!” ripetè, e mi affrettai ad annuire.

“Oh, oh, si, oh, grazie mille!”  esclamai, ancora senza aver realizzato la cosa ed uscendo, andando incontro verso i miei che mi aspettavano ansiosi.

Non volevo crederci, urlai come una pazza, mi dimenai addosso a mia madre…

“Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta! Sono passata al prossimo turno! ” urlai per mezza giornata.

Ma la gioia e la gaiezza andarono via non appena vidi, ventiquattro ore dopo, che eravamo circa cinquanta persone ad aver passato il primo turno di provini per diventare la life coach di Niko.

“Debora Di Bene e Annalisa Ferrara!” chiamò Maria, e mi feci avanti tremante insieme ad una ragazza dai lunghissimi capelli neri.

Questa volta ci sottopose ad alcune prove particolari, chiedendoci di immedesimarci in alcune situazioni e chiederci come avremmo reagito.

“Va bene, ragazze, vi faccio sapere dopo…” ci congedò.

E non potete immaginare la mia incredulità quando passai anche il secondo turno, quando, da cinquanta eravamo diventate venticinque.

E poi da venticinque diventammo dodici. Da dodici divenimmo sei.

E da sei divenimmo tre.

Io, la Sfigata per eccellenza in certe situazioni, avevo passato ben cinque turni, uscendone illesa.

“Ragazze, è stata una scelta dura, devo dirlo, e sono sicura che tutte voi potreste essere delle perfette life coach per Niko. Ma purtroppo devo sceglierne solo una… Perciò, Stefania, mi dispiace ma tu non hai passato questo turno…” iniziò Maria con aria triste, mentre Stefania, una venticinquenne bassina e con i capelli mossi, annuiva e usciva dalla stanza, lasciando nella sala me e Lucia, una ragazza di 18 anni di Torino.

“In bocca al lupo” mi disse, mentre a stento riuscivo a ricambiare l’augurio, con lo stomaco che si annodava.

Ripensai ai miei, al fatto che era meglio non vincere perché avrei avuto problemi con la lontananza, anche se mio padre era andato a parlare con il preside che, vedendo che avevo almeno due voti in ogni materia, aveva detto che non c’erano problemi e che al massimo avrei studiato lì e poi sarei uscita ogni tanto per fare i vari test ed interrogazioni.

“Bene ragazze, alla fine, dopo varie prove voi siete state quelle che mi hanno dimostrato di essere più mature e responsabili ed io ho scelto… Debora!” annunciò Maria, mentre Lucia mi guardava e mi abbracciava, con uno sguardo deluso.

Fu quel gesto a convincermi del fatto che avevo sentito bene, e mi sentii le lacrime uscire per la gioia e l’emozione.

“Oh, Maria, non ci credo! Grazie!” dissi, abbracciandola.

Uscii dalla sala emozionata, ancora piangente, mentre dicevo: “Sono passata! Sono stata scelta!” e mio fratello restava allibito mentre mia madre iniziava a piangere a sua volta e papà sorrideva suo malgrado…

“Mi raccomando, Deb, spacca tutto e parla di me a Niko!” mi salutò Cristina quella sera, dato che l’indomani sarei arrivata al loft.

Ed eccomi lì il giorno dopo, nei pressi del loft di Music’s Planet.

Me ne stavo lì, fuori la porta con gli altri life coach. Ci guardavamo emozionati, curiosi su ciò che sarebbe successo da lì a qualche minuto, quando i tre capogruppo arrivarono e ci fecero segno di seguirli.

Non riuscivo a capacitarmi del fatto che avrei conosciuto Niko e che sarei stata la sua life coach finchè sarebbe rimasto lì… Cosa avrebbe pensato di me?

Continua...

Qualche Anticipazione:

 
Martina mi sorrise. Era una ragazza di diciotto anni dell’Aquila, sembrava davvero simpatica. Ma, ahimè, dovevo ancora conoscerla bene.

Non seppi darmi una risposta perché Niko era lì davanti a me, visibilmente confuso. Non avevo nemmeno sentito la porta aprirsi, cavoli!

Niko fece una piccola risata. “Anche io non credevo avrei mai arrivato qui, ma, beh, alla fine ce l’ho fatta” mi raccontò. “Ma perché, quanti anni hai? Diciotto?” chiese.

“Si. Ah, e comunque, i tuoi cugini di Pisa non capiscono niente” disse Niko sereno mentre ci avviavamo in sala prove.

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Capitolo 2
*** La Prova ***


capitolo due la prova

Confessions of a Teenage Drama Queen

Capitolo 2

La prova

Mentre seguivo Maria all’interno del loft continuavo ad avere l’impressione di essere in un sogno dal quale qualcuno molto crudele avrebbe potuto svegliarmi all’improvviso. Insieme a me c’erano due ragazzi, Dario e Giorgio: il primo, con i capelli biondo scuro e gli occhi verdi, sembrava spaesato ed emozionato come me, l’altro invece , più alto e con la carnagione scura,sorrideva e sembrava volersi mostrare sicuro di sé.

Ci eravamo già presentati, ed avevo scoperto che Dario era il life coach di Rossella e Giorgio era quello di Simona, due cantanti della stessa categoria di Niko.

“Che carino” commentò Giorgio, appena entrammo in cucina: era bianca e rossa, con un grande tavolo al centro e alcuni sgabelli sparsi per la stanza. Su una delle sedie giaceva una chitarra e sul tavolo vi erano vari fogli sparpagliati.

“Si…” dissi senza fiato, mentre Maria, Silvia e Luke si fermavano e facevano segno a noi life coach di fermarci. Notai un uomo alto con dei baffi molto spessi accanto a loro, che se ne stava vicino una telecamera. D’istinto mi aggiustai i capelli e il colletto della camicia.

Fa che non mi inquadri di profilo…

“Mi raccomando, Luigi, solita inquadratura, eh!” disse Silvia Fortuna, aggiustandosi la voluminosa chioma biondo platino mentre l’uomo accendeva l’aggeggio.

Solita inquadratura?! Quante ne esistevano?!

 “Bene, questo è il loft!” disse Luke, un trentenne dalla chioma mora e gli occhi chiarissimi, mostrando la zona con la mano. “I ragazzi sono di là, ora li andremo  a chiamare, non sanno nulla della vostra presenza e del vostro arrivo…”

“In realtà non sanno proprio niente, questa dei life coach è stata una mia idea!” disse entusiasta Silvia, mentre una delle altre life coach rideva e un’altra si aggiustava furtivamente il lucidalabbra.

“Quindi, in bocca al lupo!” esclamò Maria.

Non ebbi il temo di dire “Crepi” che dal corridoio di fronte entrarono Rossella, Simona, Rosangela degli over 25 e due gruppi vocali, i Music Sense e i Gold Boyz.

Non si sentiva altro che un misto di “Piacere!”, “Che bello conoscerti!” e “Io sono il tuo life coach”.

“Ciao, io sono Andrea dei Gold Boyz, piacere!” disse velocemente un ragazzo sulla ventina, molto alto, con i capelli scuri caratterizzati dalla cosiddetta cresta ed un sorriso voluminoso.

“Piacere, io sono Debora!” risposi senza fiato, mentre lui annuiva sorridendo e correva a salutare qualcun altro.

 “Ciao! Piacere, Rossella!” esclamò una diciannovenne affascinante, dalla pelle diafana, gli occhi verdi e i capelli corvini. Dal vivo assomigliava ancora di più a Biancaneve!

“Ciao, io sono Debora” mi presentai emozionata, ancora incredula.

“Io sono Simona” dichiarò invece una ventenne un po’ in carne con i capelli ramati e un sorriso ampio.

“Lo so” risposi con un sorriso, mentre la tensione iniziava ad attenuarsi. “Vi seguo dall’inizio della trasmissione, giuro” spiegai.

Mi presentai quasi a tutti insieme agli altri life coaches, sentendomi decisamente imbarazzata.

“Sei la life coach di Niko, vero?” mi chiese Rossella qualche minuto dopo, dopo che ebbi sistemato la mia roba nella stanza che avrei diviso con la life coach dei Music Sense, Martina e Giulia, la life coach di Fabio, uno degli over 25.

“Si…” risposi, e nel dirlo non ci credevo ancora.

Martina mi sorrise. Era una ragazza di diciotto anni dell’Aquila, sembrava davvero simpatica. Ma, ahimè, dovevo ancora conoscerla bene.

“Comunque Niko sta per venire” soggiunse Maria, che era stata fino ad allora in un’altra stanza a fare le varie presentazioni e a dare le varie spiegazioni agli altri concorrenti. “Sta tornando da un appuntamento con Radio Due”

Annuii, non sapendo cosa aggiungere. E, non so come, la abbracciai. “Oh, grazie ancora, Maria!” sussurrai.

Lei ricambiò la stretta affettuosamente.

“E’ stato merito tuo!”

Poco dopo Rossella e Simona andarono in sala prove con i loro coach insieme a Martina che raggiunse i Music Sense. Maria mi condusse in un elegante soggiorno.

“Beh, tu stai qui, Niko è arrivato! Lui non sa nulla!” si congedò facendomi l’occhiolino e allontanandosi con Giulio D’Amore, il vocal coach del gruppo di Silvia Fortuna. Mi lasciò da sola con il cameraman, che mi sorrise incoraggiante.

“Quale inquadratura preferisci?” mi chiese.

“Oh, ehm.. Quella preferita della signora Fortuna”

Rimasi immobile come una cretina, senza sapere cosa fare. Il mio stomaco era diventato di piombo! Cosa avrebbe pensato di me Niko vedendomi?

Non seppi darmi una risposta perché Niko era lì davanti a me, visibilmente confuso. Non avevo nemmeno sentito la porta aprirsi, cavoli!

Sentii un calcio allo stomaco, l’aria mancarmi e mi sarei appoggiata a qualcosa per non cadere se avessi potuto muovermi, dato che mi sentivo le gambe paralizzate.

Era ancora più bello dal vivo: aveva jeans scuri, una maglia a righe nere e bianche e i suoi occhi mi sembravano dei fari in mezzo al mare in tempesta.

“Ciao…” disse, osservandomi, prima di fare un cenno al cameraman.

“Oh, oh, c-ciao” mormorai, avvicinandomi. Non ci credevo, era un sogno… “Immagino ti stia chiedendo chi sono” gli dissi, cercando di sorridere e sembrare educata.

Lui ricambiò il sorriso. “Beh, si! E’ vero che qui capita di tutto, ma avere una sconosciuta nella mia camera non mi era ancora successo…”

Arrossii: quella era la sua camera?! Mara mi aveva trascinato nella sua camera! Eppure non sembrava, era un semplice soggiorno… Ma tre secondi dopo, vicino la porta, lessi: Niko, Massimo, Fabio e Luigi. Accipicchia! E un occhiata in più mi rivelò una seconda stanza dove c’erano i letti.

“Oh, scusa, mi ci ha portato Maria, cioè…”

Niko mi guardava confuso. Sospirai: calma, Debora, calma…

“Sono la tua life coach. Ho partecipato ai provini ed ho passato le selezioni, il mio compito è farti da supporto nella vita quotidiana, tirarti su il morale e cose simili. Anche agli altri ne è stato affidato uno” aggiunsi, imbarazzata.

Niko continuava a guardarmi con un’aria strana, poi annuì, ancora un po’ confuso.

“Credo sia meglio se chiedi  a Maria se hai qualche dubbio, io non ti so dire altro, non credevo che sarei passata… Insomma, credevo mi avrebbero detto: “Sei troppo giovane” e cose simili”.

Niko fece una piccola risata. “Anche io non credevo avrei mai arrivato qui, ma, beh, alla fine ce l’ho fatta” mi raccontò. “Ma perché, quanti anni hai? Diciotto?” chiese.

Scossi il capo. “Innanzitutto mi presento!”

Miracolo, mi stavo sciogliendo! Era bellissimo, eppure non era freddo e timido come voleva apparire!

“Mi chiamo Debora, ma puoi anche chiamarmi Deb, ho quasi sedici anni e vengo da Maddaloni”

“Maddaloni? E dov’è, al nord?”

“Eh? Ma no! Al sud, qui vicino, provincia di Caserta” risi, sentendomi decisamente stupida.

Niko mi guardò incredulo. “Davvero? Hai un accento perfetto! Non si sente proprio che sei del sud…”

“I miei cugini di Pisa non la pensano così, comunque” decretai, “Grazie per avermi dato due anni e mezzo di più”.

Un altro sorriso. “Non ci credo che non hai nemmeno sedici anni, sembri davvero una diciottenne” dichiarò. “Comunque, piacere di conoscerti Debora, io sono Nicola, ma puoi chiamarmi Niko” disse, imitando la mia presentazione.

Mi porse la mano, cordiale. La strinsi, mormorando un flebile “piacere”, dato che a quel tocco mi sentii mancare.

All’improvviso entrò Maria, soddisfatta, senza nemmeno bussare. “Hai visto Niko? Cosa ne pensi della tua life coach?” gli chiese.

Niko mi guardò incoraggiante. “Anche se non ho capito cosa deve fare, beh, si vede che hai scelto bene! Mi sta già simpatica, poi è della Campania come me!”

Ricambiai lo sguardo, dicendo: “Allora… Forza Napoli!”

“Forza Napoli!” ricambiò entusiasto, battendo il cinque con me.

“Ora scoprirai qual è il suo compito” sovvenne Maria, riportandomi alla realtà. “Seguitemi in sala prove”

“Si. Ah, e comunque, i tuoi cugini di Pisa non capiscono niente” disse Niko sereno mentre camminavamo, con Luigi alle calcagna.

Inutile dire che per un pelo non svenni, incredula.

La sala prove era una stanza abbastanza grande, piena di strumenti, microfoni e in un certo senso mi dava un senso di calore. Al centro c’era una sedia più grande delle altre, che pensavo fosse il “trono” di Maria, e tutt’attorno ce n’erano altre normali.

Mi sentivo un po’ a mio agio, finalmente, e mi sedetti su una di quelle sedie, imitando Maria e Niko. Non mi ero sbagliata, quella era la sedia dove si sedeva sempre lei.

“Vado a chiamare Sandro, si intrattiene sempre” si lamentò la donna, alzandosi controvoglia, riferendosi al vocal coach.

Io e Niko rimanemmo lì come due pesci lessi, guardando ognuno in due direzioni diverse.

“Allora, cosa ti piacerebbe cantare?” gli chiesi dopo un po’ per fare conversazione. Lui si voltò verso di me lentamente, quasi come se avesse dimenticato la mia presenza.

“Oh, magari potessi cantare quello che voglio!” sbottò. “E poi, parliamoci chiaro, qui sono il più sottovalutato, le star per Maria sono Rossella e Simona”.

Improvvisamente il suo sguardo divenne triste, incutendomi una certa tenerezza.

“Ma no Niko, vedi, io penso che lei ci tenga anche a te solo che non lo dà a vedere. E poi perde meno tempo con te perché sei più bravo e non hai bisogno di essere gonfiato con maggiori attenzioni” risposi, cercando di essere cordiale.

Ma Niko scosse il capo. “No, so che se dovesse scegliere chi buttare fuori tra me e una di loro non esiterebbe a scegliere me” disse.

“E allora tu falle cambiare idea, no? Insomma, ora sono la tua life coach e ti aiuterò!” esclamai, forse fin tropo convinta. Non mi sembrava affatto giusto che venisse messo all’ombra di quelle due, che venivano venerate come delle dee, delle ninfe della musica. Lui aveva tutti i requisiti per essere un adone della musica pop!

Nei suoi occhi lessi qualcosa di strano, e appena udimmo i passi di Maria e Sandro mi sussurrò lentamente “Ne parliamo dopo, ok?”.

Annuii, e ricomposi la mia espressione indignata di fronte a Maria e il vocal coach.

“Lei è Debora, la life coach di Niko” mi presentò Maria con un’aria un po’ scocciata.

Certo che quella donna era davvero lunatica! Con un sorriso un po’ forzato mi alzai e strinsi la mano a Sandro Forte.

Dopo che egli ebbe sistemato la pianola, preso alcuni fogli, meditato un po’, finalmente Maria si decise a parlare.

“Bene Niko, per te avevamo pensato la canzone dei Greenday, “Wake me up when September ends”, cosa ne pensi?” chiese Maria mentre Sandro annuiva convinto e già gli porgeva il testo della canzone.

La reazione di Niko fu prevedibile mentre io cercavo di nascondere la mia disapprovazione. Fece un piccolo sbuffo , scrollando le spalle.

“Veramente non è che ne sia entusiasta, eh, insomma, è una canzone troppo…”

“… Troppo fuori dal suo genere, ecco!” conclusi io, senza nemmeno trattenermi.

Maria mi scoccò un’occhiataccia. “E dimmi, cosa vorresti fargli cantare, carissima?” mi chiese sarcastica, accentuando l’ultima parola. 

Decisi di essere rispettosa, insomma, non era mia intenzione farla irritare nemmeno dopo un’ora del mio arrivo!

“Beh, un pezzo di Tiziano Ferro!” buttai lì, abbastanza convinta. “Tipo “Perdono”, “Rosso relativo”, “Imbranato”, “Sere nere”, “Stop! Dimentica”. Ce le vedo bene addosso, vanno benissimo con la sua voce, il suo tono forte…”

Maria mi squadrò per diversi secondi, mentre Niko scattò su improvvisamente dato che si era accasciato sulla sedia.

“Si! Maria, scusami, ma Tiziano Ferro… Si! Si!” era entusiasta, e improvvisamente mi lanciò un’occhiata radiosa.

Arrossii, ricambiando lo sguardo. E, miracolo, Sandro annuì.

“Maria, la ragazza ha ragione! Tiziano Ferro è perfetto per lui! Perché non ci ho pensato io?!” dichiarò, quasi come se si volesse dare dello stupido.

“Mah, Niccolò, insomma, Tiziano Ferro? Ma… Ma no, non va bene…” si oppose Mara. “Non ve bene per Niko  e per la sua voce…”

“Cosa vorresti dire, che la mia voce non è capace?” scattò su Niko, cercando di essere pacato.

“Ma no, no, solo che…” Era evidente che Maria si stava arrampicando sugli specchi.

“Facciamo così” propose Sandro, lanciandomi uno sguardo di sbieco. “Ora lui ne proverà qualcuna, ok? Poi vedremo!”

Io sorrisi in sua direzione. “Credo sia una buona idea” sovvenni, e quando Maria mi lanciò un’occhiataccia aggiunsi: “Non che io sia qualcuno qui per dare il mio parere”.

“Brava” gracchiò Maria.

“Invece no, lei qui è la mia life coach e la sua opinione per me conta!” ribattè Niko alzandosi e mettendomi una mano sulla spalla come per trasmettermi il suo sostegno.

Rimasi di sasso dinanzi quel gesto di fiducia, ma non ribattei, non volevo che Maria mi cacciasse fuori.

“Va bene, allora proviamo “Sere nere”, ok?” propose il vocal coach, evidentemente per spegnere le probabilità di formazione di una futura lite.

Tutti annuimmo silenziosamente. Dopo che Sandro ebbe trovato lo spartito di “Sere nere”, fece qualche prova, accese il pc, scaricò il testo e lo diede a Niko.

Mi sentivo emozionata, Tiziano Ferro era uno dei miei idoli e vedere Niko cantare una sua canzone dal vivo era un po’ come essere ad un suo concerto.

Niko accese il microfono, la base partì, e un’atmosfera magica si impadronì nella stanza.

Ripenserai agli angeli, al caffè caldo svegliandoti mentre passa distratta la notizia di noi due. Dicono che mi servirà, se non uccide fortifica mentre passa distratta la tua voce alla tv, tra la radio e il telefono risuonerà il tuo addio. Di sere nere che non c’è tempo,non c’è spazio, mai nessuno capirà. Vuoi rimanere, perché fa male, male, male da morire senza te…”

Avevo le lacrime agli occhi, era una cosa stupenda. Ce l’aveva nel sangue Tiziano Ferro, quasi quasi sembrava fosse la serata della puntata in prima serata!

“Cavoli, bravo, Nicò!” esclamò convinto Sandro, simulando un applauso. “Sono allibito, è stupenda!”

“Anche io la penso così, sei stato davvero… Davvero super” conclusi imbarazzata.

Niko si voltò verso di me e fece un gesto tra la modestia e la felicità.

Tutti aspettavamo il verdetto di Maria, che aveva gli occhi lucidi.

“E va bene, mi hai fatto piangere! Contento? Solo che ora mi metti in difficoltà, ca**o!” sbottò. Aveva detto già una parolaccia in mia presenza!

“Posso sapere il perché, Maria?” chiese Niko fin troppo educatamente, sedendosi.

Lei non lo guardò. “Perché io dovevo già dare un pezzo di Tiziano Ferro a Rossella” rispose. “Non possiamo portare due canzoni con lo stesso artista”.

L’espressione di Niko poteva simulare ira, ma anche la solita frase: “Cosa avevo detto io?”

“E quale,scusa?” chiese.

La paura che

A stento trattenni una risata. Era ridicolo un pezzo del genere per una voce come quelle di Rossella!

“Mi scuso se mi intrometto…” iniziai, lanciando un’occhiata timorosa verso la telecamera,ma la sua risposta acida mi fece zittire.

“Figurati, ormai lo fai anche senza permesso, prego

Queste parole mi ferirono da morire, non era da me fare cose simili.

“Va bene, ok, non so cosa mi ci avete portato a fare qui in sala prove se non posso nemmeno esprimere un’opinione. Vado di là, la mia presenza è inutile. Però, scusi se glielo dico Maria, non è giusto negare un pezzo a Niko che gli sta bene solo per darlo alla sua pupilla, che tra l’altro è fatta per un genere diverso” risposi prima di alzarmi ed uscire.

Non seppi cosa successe, fatto sta che mi aspettavo che qualcuno mi fermasse. Invece non successe nulla, entrai nella mia stanza e iniziai a mettere in ordine la mia roba dato che le valige erano ancora intatte. Sentivo le lacrime che volevano uscire fuori, le reprimetti ma dopo un po’ non ce la feci più. Dopotutto anche Maria aveva dichiarato che Rossella era la sua pupilla qualche settimana prima, insieme a Simona! Ero solo stata sincera, ma sapevo che non avrei dovuto agire così.

Mezz’ora dopo la porta si aprì, rivelando Martina.

“Ehi, ma hai pianto?” mi chiese avvicinandosi.

Annuì, asciugandomi il viso. “Si, ma non è niente, tranquilla”

Lei non mi credette. “Cosa è successo? Dimmi!”

“Te lo dico dopo Martina, ok?” dissi evasiva, perché conoscendomi sapevo che raccontando l’accaduto sarei di nuovo scoppiata in lacrime.

Martina annuì e si arrese ma solo perché sentì qualcuno chiamarla.

Ero lì da nemmeno mezza giornata e già avevo combinato il primo guaio!

Non sapevo che a chiamare Martina era stato Niko, il quale entrò nella mia stanza, chiudendo la porta. Evidentemente le aveva chiesti se ero in camera.

Il mio cuore accelerò un battito mentre cercavo di asciugare le ultime lacrime.

“Posso?” chiese.

Feci un cenno di assenso, tanto ormai era entrato e sapevo cosa stava per fare, anzi, dire: ti ringrazio ma non dovevi risponderla così.

Si sedette sul mio letto, con stampata in faccia un’espressione indecifrabile.

“Senti Debora…” iniziò.

“Lo so,Niko, ho sbagliato, ora mi sistemo e le chiedo scusa va bene?” dissi meccanicamente.

Lui mi fissò, prima di scoppiare a ridere. “Ma sei pazza? Tu… Sei stata grande! Gli hai detto cose che mi trattengo da settimane! Mi hai difeso come una vecchia amica, una sorella!” esclamò, facendo un segno di vittoria. “Ed ora grazie a te ho “Sere Nere” da cantare!” aggiunse.

Lo fissai, incredula. “Cosa?!”

Niko annuì, contento. “Si, appena te ne sei andata Maria ha detto : “Mazza, c’ha na faccia tosta”” iniziò, imitando la sua voce facendomi ridere. “Ma Sandro, beh, lui ti ha dato ragione, le ha detto che è vero che anche se Rossella è la sua preferita ciò non la autorizza a mettere a rischio me con un testo che non fa per me… Così Maria ha iniziato con la solita solfa che Rossella in un eventuale ballottaggio è più discograficamente pronta di tutti e bla bla bla…. Così mi sono alzato e le ho detto che non si fa come fa lei, perché mi ha negato la sua mano dopo che è il mio capogruppo e tu me l’hai porta dopo che mi conosci da solo un’ora”.

Accolsi il suo racconto in silenzio, scioccata. “Davvero?” balbettai. “Le hai davvero risposto così?”

“Le ho detto la verità” mi corresse.

Sorrisi come una demente. “Grazie”

“E di che, life coach” rispose, sottolineando l’ultima parola.

Scoppiammo a ridere come due vecchi conoscenti, prima che nella mia stanza si intrufolasse Maria.

Si diresse verso la finestra, guardando il prato su cui si affacciava il loft. Non si degnò di guardarci in faccia.

“Mi fa piacere che tra di voi c’è già un’intesa. Debora, hai superato la prova!” si girò, sorridendomi.

Io ero ancora un po’ sconvolta, ma ebbi il coraggio di dire: “Eh?”

Maria annuì. “Si, anche gli altri life coach hanno dovuto superare una cosa simile. Dovevamo mettervi in difficoltà e vedere quanto credevate nel vostro concorrente da seguire, se eravate capace di individuare i brani da cantare e tu lo hai fatto a pieni voti. E anche tu, Niko! Gli altri concorrenti non hanno difeso i loro life coach, bravo. Si vede che tra di voi c’è già un’intesa”

Ero davvero incredula, cioè, mi ero arrabbiata per niente? Scossi il capo, dandomi della scema.

“Cioè, Maria, tu hai finto? Non pensavi quelle cose?” chiese Niko.

Maria fece un verso misterioso, come a dire: “Chissà!”.  “Allora, complimenti a entrambi! Spero lavorerete bene insieme! Ci vediamo domani” si congedò, ma prima si avvicinò, abbracciandoci entrambi.

“Ah, e tu puoi, anzi devi, darmi del tu, Debora,ok?” mi chiese sorridente uscendo.

“Va bene Maria” concessi, ancora stranita mentre sentivo la porta chiudersi.

Eravamo di nuovo io e Niko, soli. Ci guardammo in modo enigmatico, prima di riscoppiare a ridere di nuovo come dei pazzi.

“Allora, vuoi venire a registrare un messaggio nel confessionale?” mi chiese. “E’ bello rivederli dopo un pò, potremmo raccontare di questa prova” suggerì.

“Va bene” concessi, “Ma fammi dare prima un’aggiustatina”.

Rimase lì a guardarmi mentre andavo in bagno a sciacquarmi il viso, e mi osservò mentre mi truccavo e mi legavo i capelli.

“Ah, tu dovevi dirmi ancora quelle cose riguardo al fatto di Maria…” gli ricordai mentre mi si avvicinava. Ero intenta nel colorarmi le guance con un po’ di fard. Strano come mi sentissi davvero a mio agio, Niko mi faceva sempre lo stesso effetto ma almeno non balbettavo più come una cretina!

“Credo tu sappia ormai a cosa mi riferisco dopo l’episodio di oggi” disse. “Ne riparliamo un altro giorno, ora non credo sia il caso”.

Non replicai, posai il trucco e lo guardai. “Sono pronta, andiamo!”

“Ok, life coach” ironizzò per l’ennesima volta. Uscimmo dalla mia stanza e mi presentò gli altri che non avevo ancora avuto modo di conoscere e registrammo il messaggio narrando l’episodio…

Poco dopo però, Niko mi disse: “Sai, ora ho capito qual è il compito di un life coach”

Lo guardai. “Ah si? Allora sarai lieto di spiegarmelo” ironizzai.

Continua…

 

Salve cari lettori! Come butta il vento dalle vostre parti? A parte il fatto che il giorno dopo che ho pubblicato il primo cap mi si è rotta la tastiera del pc e ciò mi ha impedito di aggiornare subito (vi ripeto che i primi 37 cap sono già stati scritti! Quindi preparatevi ad una narrazione prolissa ihih!), io inizio già a sentire nell’aria un’atmosfera pre-scolastica dopo aver preso la lista dei libri e come se non bastasse ho ancora i compiti delle vacanze da terminare… Ma passiamo alle cose più importanti, ovvero ringraziare le dolcissime persone che mi hanno spronato a pubblicare questo secondo cap!

Promise: Grazie mille, mi fa piacere che ti piaccia, è un gran sollievo! Spero valga lo stesso per questo ^^ Fammi sapere!

Gemellina Dolly: Ciao carissima! Eh si, Debora è davvero dolcissima, ma spesso come hai visto ciò non le porta mai cose buone, anche se in questo cap è stata premiata! Niko ora lo hai conosciuto… Cosa te ne sembra? Un bacione!

Penso che aggiornerò sabato! Voi cosa ne dite? Vi va bene l’aggiornamento due volte a settimana, il mercoledì e il sabato? Fatemi sapere, e mi raccomando, recensite per farmi sapere la vostra opinione, buona o cattiva che sia!

A presto,

la vostra milly92.

Qualche Anticipazione:

Ma, purtroppo per me, non  così entusiasmante fu il primo vero  incontro con Silvia Fortuna.

 

“Ho saputo che sei Campana anche tu, anzi, lo sa tutta l’Italia dopo il tuo famoso: “Forza Napoli”, eheh!” osservò senza togliermi gli occhi di dosso.

________

Mi voltai verso di lei, inerte. Mi sentivo il fiato e la voce mancare. A stento riuscii a dire: “Sbaglio o mi ha dato della grassa?”  , scrutando il mio riflesso nel vetro del distributore.

________

 

Rimasi sbalordita da quel discorso, ma sentivo che lo stesse dicendo solo per consolarmi. Mi accarezzò il viso, facendo un sorriso per rincuorarmi.

________

 

Mi abbracciò per la prima volta e sentii il suo cuore battere all’unisono con il mio.

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Capitolo 3
*** In Tv Non C'è Abbastanza Posto Per Una 44 ***


In tv non c'è abbastanz apost per una 44

Ciao a tutti! Come promesso eccomi qui ad aggiornare!E’ appena scattata la mezzanotte, quindi posso dire di aver aggiornato di sabato come promesso… xD Perché purtroppo ho ancora i compiti delle vacanze da finire e amiche da salutare dopo il ritorno dalle vacanze, ma eccomi qui lo stesso! Questo capitolo lo dedico a Promise, Gemellina Dolly e Sweet_Baby_Love che sono state le prime (e uniche) recensitrici di questa fic fino ad ora… Grazie!

X Sweet_Baby_Love: Grazie mille, ecco qui il nuovo chappy, spero ti piaccia! ^^

Beh, io vi lascio alla lettura e preciso che non ho niente contro l’Inter (capirete a cosa mi riferisco leggendo…) xD Mi raccomando, recensite per farmi sapere cosa vi piace e cosa no, ve ne sono grata in anticipo! Baciotti e buona lettura, a mercoledì!

Confessions of a Teenage Drama Queen

Capitolo 3

In tv non c’è abbastanza posto per una 44

Registrare un messaggio in quella specie di confessionale fu una cosa emozionante ma allo stesso tempo divertente. Alla fine mi ritrovai in quella stanza bianca a dire delle scemenze insieme a Niko, mentre Luigi ci riprendeva un po’ scocciato, poiché noi ridevamo ogni tre secondi… Per me quella sarebbe stata la prima volta in tv!

“Wow. Wow. Qui è davvero tutto… wow”

“Scusatela, oggi è a corto di parole”

“Dai! Allora parla tu!”

“Va bene! Popolo italiano, pubblico di Music’s Planet, telespettatori… Lei è Debora, la mia life coach! Se non sapete cos’è siete pregati di chiamare la capogruppo Maria Di Maio…”

“Hai mai pensato di presentare al posto del presentatore?”

“Mh, no… Se ti fa piacere ci posso fare un pensierino, però…”

“Era una battuta!”

“Lo so”

“E meno male! Questo programma andrebbe in fallimento!”

“Va bene! Allora gente, siete testimoni della nostra super intesa dopo solo due ore….”

“Credo sia meglio se andiamo…”

“Ok… Ma manca una cosa….”

“Cosa?”

“Forza Napoli!”

“Forza Napoli! Olèèè!”

“Si, ma non Napoli la squadra! Forza Inter!”

“Eh? Ma sei pazzo?! Io tifo solo per le squadre Italiane… Forza Napoli!”

“E perché, l’Inter cos’è?”

“Una internazionale, ci giocheranno al massimo due-tre italiani…!”

Ecco, queste sono le parole dette nella registrazione. Idiote, si, ma uniche: per tutto il tempo stetti seduta sulle sue ginocchia e a sorridere come una cretina.

Chissà come sarebbe stato in tv!

Nel frattempo strinsi amicizia con tutti, con chi subito e con chi più tardi, perchè era molto difficile; vivere con trenta persone più grandi era una cosa davvero strana, a volte non esitavo a sentirmi a disagio a causa della mia età, anche se ciò non accadeva solo con una persona: Massimo De Luca, un ventinovenne degli over 25 che veniva da Firenze. Ci eravamo conosciuti la prima sera, quando mi ero fermata in cucina a leggere con aria curiosa il foglio che stava sul tavolo già dal mio arrivo.

“Sono qui a guardare le stelle, piccole, luccicanti, ma un po’ insignificanti se paragonati a quell’anello di brillanti. Spero solo che i tuoi occhi brilleranno di più quando ti farò quella fatidica domanda, sperando di essere dolce come mamma sempre mi raccomanda, ma visto che non sono mai stato bravo con le parole te lo chiedo con questa canzone… Tu mi ami ed io ti amo… perché allora non ci sposiamo? Vivere al tuo fianco è ormai il mio sogno, me ne sono reso conto da quando sono recluso qui, la musica non basta a rendermi felice, ci vuole anche la compagnia paradisiaca della mia Beatrice…”

Rimasi scioccata leggendo quelle parole, e quasi mi emozionai.

“Wow” dissi senza fiato, desiderando e sperando che un domani parole simili sarebbero state spese anche per me.

“Ehi, ti piace?”

Mi voltai di scatto, trovando davanti Massimo. Lo stimavo molto, da casa era il mio preferito, oltre Niko ovviamente, insieme ai Gold Boyz.

“Oddio, scusami, non sapevo fosse tua, l’ho trovata…” iniziai a scusarmi,alzandomi nervosamente dalla sedia.

Massimo sorrise apertamente, rivelando una dentatura perfetta che brillava insieme ai suoi piccoli occhi verdi.

“Ma no, figurati, anzi, mi farebbe piacere conoscere il pensiero di una ragazza!”

“E’ bellissima! Oh, non mi sono presentata! Io sono Debora!” aggiunsi imbarazzata, porgendogli la mano.

“Piacere, Massimo! In effetti abbiamo anche cenato insieme, ihih! Comunque… ti piace per davvero?” chiese nuovamente, questa volta un po’ teso.

“Ma certo! E’ dolcissima, ma è una canzone o una poesia?” chiesi, sentendomi un po’ ignorante.

“E’ una canzone, sai, sono un cantautore…”

“Si, lo so, lo dicesti una volta in tv, in realtà sono una tua grande fan…”

Ci sorridemmo per qualche istante prima che mi decidessi a chiedergli: “Ma questa sarebbe una proposta di matrimonio?”

Annuì, radioso. “Sono secoli che voglio chiederlo a Beatrice, la mia ragazza, e solo ora mi sono deciso, in questo mese ho capito di amarla davvero tanto…”

“Che bello” contemplai, e continuammo a parlare, finchè non decidemmo di chiamarci “zio” e “nipotina” visto che tutti lo chiamavano così ed io ero la più piccola in assoluto lì in mezzo. 

Ma, purtroppo per me, non entusiasmante come quello con Massimo fu il primo vero  incontro con Silvia Fortuna. Luke lo avevo già conosciuto, e mi aveva sorriso apertamente, invece l’incontro con la Fortuna, che poi chiamai Sfortuna, non fu molto piacevole.

Era il quarto giorno di permanenza nel loft e stavo camminando diretta verso il distributore con Niko, particolarmente allegra dato che le prove erano andate benissimo e Sandro aveva affermato che se fosse stato per lui non avrebbe più provato dato che sembrava quasi inutile. Una volta vicina al distributore comprai un pacchetto di patatine e iniziai a mangiarlo, dividendolo con Niko e Rossella che era già lì in attesa del turno delle sue prove. Improvvisamente spuntò Silvia Fortuna dall’entrata principale sulla sinistra, vestita tutta di verde.

“Ehi, Niko!” esclamò, ignorando completamente la povera Rossella che la guardava con aria di sufficienza.

“Ciao Silvia” rispose garbatamente Niko sorridendole.

Lei ricambiò il sorriso prima di guardare me e squadrarmi dalla testa ai piedi.  Era così truccata che mi sembrava finta, e devo dire che ero stata più emozionata di conoscere Luke che lei, nonostante la conoscessi da più tempo dato che era comparsa in qualche programma.

“E’ lei la tua life coach, vero?” gli chiese indicandomi.

“Si, lei è Debora” rispose subito Niko.

La salutai con un timido: “Salve” mentre lei non si degnò nemmeno di stringermi la mano.

“Ho saputo che sei Campana anche tu, anzi, lo sa tutta l’Italia dopo il tuo famoso: “Forza Napoli”, eheh!” osservò senza togliermi gli occhi di dosso.

“Veramente l’idea è partita da me” precisò Niko. Gli lanciai uno sguardo grato prima di confermare: “Si, vengo dalla provincia di Caserta”

Silvia annuì appena. Poi sorrise, come solo lei sa sorridere, e disse: “Va bene, allora io vado, ho le prove del mio gruppo. Ciao Niko! E mi raccomando, bella, vacci piano con la pizza pà pummarola n’copp  e queste schifezze, il pubblico si aspetta che la life coach di Niko sia un figurino!”.

Si allontanò convinta e salutando qualcuno che non vidi. In questo momento ho un momento di vuoto totale, ricordo solo che la busta di patatine mi cadde a terra facendo più rumore del solito.

Molti secondi dopo però la voce di Rossella mi arrivò scandalizzata. “Cioè, ma è pazza?”

Mi voltai verso di lei, inerte. Mi sentivo il fiato e la voce mancare. A stento riuscii a dire: “Sbaglio o mi ha dato della grassa?”  , scrutando il mio riflesso nel vetro del distributore. Notai con rammarico che la mia maglietta fucsia metteva in risalto i miei fianchi, causa della mia 44.

“Si… Ma sta fuori!” sibilò la voce scandalizzata di Niko.

Invece io non ne ero sorpresa più di tanto, onestamente. Sapevo solo di essermi illusa che il mio carattere mi avrebbe dato una mano… Ero pur sempre in tv, luogo dove l’immagine aveva la precedenza su tutto!

“No” ribattei. “Non sta fuori, non posso darle torto, non sono un figurino ma di certo non lo diventerò se mi critica”  aggiunsi.

“Ma che, Debora! Non puoi darle ragione! Ci sono ragazze messe peggio di te qui, come Simona” spiegò sottovoce Rossella, “E non ha mai detto niente!”

Scrollai le spalle mentre entrambi mi guardavano critici.

“Scusate, mi è passato… tutto. Vado nella mi camera” mi congedai, forse un po’ troppo bruscamente. “Niko, se è qualcosa chiamami”

Una volta nella mia stanza vi trovai Martina intenta nel civettare allegramente con Carlo dei Music Sense. Il mio sguardo cadde sulla sua minuscola vita, al massimo poteva avere la 40.

Non avevo voglia di stare a sentire le loro risate, così presi il giubbino ed uscii nel terrazzo. Erano ormai le sette passate, ma io avevo perso l’appetito e la voglia di fare qualsiasi cosa mentre le parole di Silvia mi rimbombavano nelle orecchie. Aveva ragione dopotutto, non ero un fenomeno per il mio corpo, eppure non doveva premettersi di offendermi così spudoratamente. Chissà cosa avrebbe detto in tv durante la puntata del lunedì!

Stetti lì fino alle nove passate, a guardare il prato, quando sulla mia spalla si posò una mano calda.

“Sapevo che non avresti cenato”

Mi girai e mi ritrovai davanti lo zio Max.

“Oh ciao” dissi. “Scusa, cosa ne….?”

“Niko mi ha detto. Non è potuto venire perché Maria lo ha trattenuto” mi spiegò in modo calmo.

Aveva un’aria serena e comprensiva. “Non dare retta a Silvia, non devi digiunare per colpa sua. È fatta così, stop”

“Si ma mi ha offesa di brutto, in modo sarcastico ed egocentrico credendosi figa” buttai lì, esponendo il pensiero che mi rimbombava in testa da due ore.

Lui annuì. “Immagino. Ma credimi, non ti manca nulla. Non avrai le ossa di fuori, ma non sei obesa, mettitelo bene in testa. E poi sei molto carina, avrai un sacco di fan” mi rassicurò.

Feci una risata nervosa. “Si, certo, firmerò tanti autografi e Valentino mi chiamerà per la collezione Primavera- Estate 2008” ironizzai. “Max, io sono qui per assistere Niko, non credevo sarebbe stata così dura”.

Massimo mi abbracciò, dimostrandomi il suo affetto. “Quando c’è di mezzo una cotta tutto è duro” disse.

Arrossii come una pazza. “Eh?”

Ma Massimo non mi potette rispondere, perché dietro di noi c’era Niko, appena arrivato, senza nemmeno il giubbino addosso.

“Il mio turno è finito” sghignazzò, e dopo avermi dato un’ultima pacca sulla spalla entrò dentro, facendo l’occhiolino a Niko.

Quest’ultimo mi si avvicinò con un’aria triste. “Vieni nella mia stanza, stai congelando” mi disse, e mi prese per mano, conducendomi nella sua camera, il luogo dove ci eravamo conosciuti.

Il contatto con la sua mano mi provocò un brivido lungo la schiena, e la strinsi forte finché non arrivammo.

“Debora, perché non sei venuta a cena? Tu… Non devi dare retta a Silvia!” esclamò, imponendomelo quasi ed avvicinandosi e me, mentre ero intenta nel posare il mio soprabito.

“Calma, non avevo fame, tutto qui!” risposi pacata.

“E per quanto hai intenzione di non avere fame?”  mi chiese mezzo arrabbiato.

“Finché non sarò un po’ più decente” risposi con lo sguardo basso.

Ma l’alzai quando fu lui ad impormelo, alzandomi il capo con una mano e obbligandomi a guardarlo negli occhi.

“Ascoltami” disse, rimanendo con la mano azzeccata sulla mia faccia. “Tu per me qui in mezzo sei la migliore, e non solo perchè sei una persona vera!Preferisco te alla 40 di Martina, alla 38 di Giulia! Sei bellissima quando sorridi, sei unica quando sei imbarazzata, sei perfetta quando vuoi essere modesta. Avere una 40 non ti aumenterà tutto ciò! Anzi, ti sminuirà, facendoti essere uguale a tutte quelle altre oche della tv! Per me sei bella così come sei”

Rimasi sbalordita da quel discorso, ma sentivo che lo stesse dicendo solo per consolarmi. Mi accarezzò il viso, facendo un sorriso per rincuorarmi.

Mi abbracciò per la prima volta e sentii il suo cuore battere all’unisono con il mio.

“Oh Niko, non mentirmi” borbottai stringendolo.

“Sono sincero!” rispose , accarezzandomi i capelli. “Non so se lo sai, ma sono una persona fin troppo schietta e non sono capace di mentire nemmeno in situazioni del genere…” si giustificò, separandosi.

Io lo guardavo con gli occhi umidi, certo, il suo discorso era molto commovente ma non poteva sapere davvero come mi sentivo. Era troppo complicato: per qualche giorno mi ero sentita al settimo cielo ed ora la mia certezza era svanita, ero ritornata la perdente di sempre, Debora la Life Coach era ritornata ad essere “Confetta Imperfetta”, come mi chiamavano alcune volte le mie amiche.

“Non puoi capire” dichiarai asciugandomi gli occhi con un fazzoletto che mi aveva passato.

“Perchè?”

“Perché… E’ tutto complicato, ecco” inizia a spiegare. “Vedi, nei miei primi quindici anni e mezzo di vita poche cose mi sono venute bene, tra cui spiccano le mie amicizie, qualche voto scolastico, il rapporto con la mia famiglia, il mio modo di pensare. Stop”.

Niko stava per ribattere, aprì la bocca ma gli feci cenno di aspettare.

“Raramente sono stata la prima in qualcosa, e quando si parla di aspetto esteriore crollo perché non sono mai stata l’idolo di qualcuno, non sono mai stata l’alunna preferita della maestra per la sua bellezza, non sono mai stata la ragazza che tutte vorrebbero essere al liceo, spesso ero solo Debora, quella che è tutta precisa, che è “La ragazza seria”, di cui ti puoi fidare solo quando nessun’altro è disponibile…. Superare le altre candidate per me è stata una cosa magnifica, ma ora è crollato questo castello….”  Finii questo discorso con nuovi singhiozzi, fu brutto ricordare tutti quei momenti e vidi che Niko si era ammutito. Che stupida, facevo pena! Sembravo una di quelle povere disperate che andavano da Alda D’Eusanio a “Ricomincio da qui” a dire tutti i fatti loro.

Dopo qualche secondo lui stava per rispondermi quando nella stanza irruppe Simona senza nemmeno bussare, infagottata in un maglione di lana nonostante fosse Aprile, cosa che la faceva sembrare ancora più cicciottella.

“Niko… Oh, scusate” disse, fermandosi sulla porta.

Il suo sguardo vagò da Niko, seduto verso di me con le mani incrociate,  a me, mezza tremante e singhiozzante con il fazzoletto in mano.

“Dimmi Simona” rispose lui alzandosi e raggiungendola.

“No, niente, volevo chiederti di venire a provare con me e Rossella visto che domani c’è l’appuntamento con la stilista…” spiegò, continuando a squadrarmi.

“Oh, va bene, vengo tra un pò…”

“No, dovresti venire ora perché ce le hai tu le chiavi d’emergenza della sala prove…”

Niko si voltò, lanciandomi uno sguardo mortificato. Mi alzai, annuendo.

“Scusatemi voi allora” balbettai. “Ci vediamo domani” aggiunsi allontanandomi.

Me ne andai nella mia stanza, dove stetti sotto al doccia per un tempo indefinito. Chissà se tutta quella roba sarebbe andata in onda. Arrossi di vergogna al solo pensiero.

Indossai il pigiama, ormai erano le dieci passate. Misi il cartello: “Do not disturb” fuori la porta per far capire a Martina di non venire in compagnia e farmi vedere in quelle condizioni.

Non riuscivo a prendere sonno, ma finsi di dormire quando Martina ritornò molte ore dopo, ridendo da sola. Chissà cosa stava combinando lei, si vede che si stava divertendo.

E ci credo, era l’idolo dei maschietti lì in mezzo insieme a Giulia, la life coach di Fabio, entrambe bionde e sensuali.

Non riuscivo a dimenticare l’espressione quasi schifata di Silvia. Ripensai a Niko, a quando mi aveva abbracciata…

Era tutto un casino. Decisamente.

Solo una cosa era sicura: lì stavo facendo di tutto tranne la life coach, anzi, sembrava che i ruoli si fossero invertiti.

Continua…

Allora, cosa ve ne sembra? Vi è piaciuto il testo della canzone di Max? Non so come mi siano venuta l’ispirazione e quelle specie di rime, fatemi sapere! E mi raccomando, i commento sono sempre ben accettati, ne ho bisogno!^^

La vostra milly92.

Qualche Anticipazione:

 “Ok. Sei davvero attraente così, questa camicia fa risaltare i tuoi lineamenti e… sei molto sexy” aggiunsi, arrossendo per l’ennesima volta.

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“Tra parentesi, credevo ti piacessero le bionde dopo che hai accettato l’invito di Francesca”

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“Cosa si vede in tv?” chiesi spiazzata, allontanandomi dalla sua stretta.

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“Hai saputo, vero?” mi chiese.

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“Sei una brava ragazza, e sarebbe bello se se ne accorgesse. Anzi, per me lo sa, ma non si avvicina perché è consapevole che prima o poi vi separerete” buttò lì.

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Capitolo 4
*** E Meno Male Che Lo Zio Cercava Di Mettermi In Guardia ***


4. E meno male che lo zio cercava di mettermi in guardia

Ma salve, cari lettori! Come va? Io nn posso far altro che pensare al conto alla rovescia appena iniziato, ho scoperto che molto probabilmente la mia scuola aprirà l’11 ed io ho ancora i compiti di matematica da finire… Mi piacerebbe qualcuno da ringraziare per le recensioni, ma purtroppo non ne ho ricevuta nessuna, ma ringrazio di cuore coloro che hanno letto lo scorso capitolo e Gemellina Dolly e Giulls per aver inserito la storia tra i preferiti… Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate di questa fic, grazie! E a voi altri? La storia piace? Perché se no, non ci sono problemi, posso sempre smettere di pubblicare e cancellare la storia, è inutile se non è di vostro gradimento! Spero mi farete sapere cosa ne pensate, a sabato! Buona lettura!

Confessions of a Teenage Drama Queen

Capitolo 4

 E Meno Male Che Lo Zio Cercava Di Mettermi In Guardia

La settimana proseguì decisamente sottotono per me, non mi sentivo più a mio agio lì in mezzo, ed ovviamente nessuno aveva voglia di annoiarsi dietro le mie paranoie adolescenziali così spesso rimanevo da sola a rimuginare su cosa stessi combinando lì in mezzo.

Il mio ruolo di life coach era visibilmente ridotto, Niko era sempre di ottimo umore e non aveva mai problemi quindi mi sentivo fin troppo superflua.

Quella settimana tutti avevano avuto un brano in cui si riconoscevano e di conseguenza l’umore era sempre alle stelle.

Continuai a fare amicizia con tutti i “coinquilini”, mentre mi abituavo agli orari stressanti delle varie giornate: sveglia alle sette, colazione alle otto, prove dalle nove alle dieci e mezzo con il capogruppo, poi prove individuali fino all’ora di pranzo, pranzo all’una e mezza, ulteriori prove fin al tardo pomeriggio, cena e poi, finalmente, un po’ di relax in giardino o in soggiorno, dove ogni tanto si improvvisava qualche concerto.

L’unica persona che al momento mi stava vicino e con cui avevo preso confidenza ero lo zio Max, che era disposto ad ascoltarmi io ogni momento.

“Nipotina, tu non me la conti giusta” se ne uscì il sabato pomeriggio. Eravamo da soli nel salone del loft, ed io stavo aspettando Niko e le altre della sua categoria con i loro life coach per andare a provare i vestiti da indossare nella puntata del martedì. Mi voltai verso di lui, chiedendomi cosa sospettasse.

“Perché?” chiesi falsamente serena, cercando di simulare indifferenza. Dopotutto non c’era niente in particolare che mi turbava, o forse si: il fatto che dopo la mia sfogata Niko mi evitava quasi come la peste…

Massimo mi sorrise incoraggiante. “Dai, insomma, questa è la classica cotta adolescenziale in cui si crede di aver trovato il principe azzurro, bello, gentile e famoso…” sintetizzò con aria saggia.

Arrossi di botto, fingendo di non aver capito. “A cosa ti riferisci?”

“Alla tua cotta per un certo Niko” bisbigliò. Sorrise quasi nostalgico con l’aria di chi la sapeva lunga.

“Ma non dire scemenze, zio!” dissi, cercando di smettere di arrossire come un peperone particolarmente arrostito.

“Debora è naturale, stai tranquilla. Solo che non vorrei ti illudessi”

“A parte che non è niente naturale e tu stai farneticando” risposi, “Non c’è bisogno di farmi comprendere con cotanta gentilezza che la ragazza ideale per Niko è molto lontana dal mio essere, grazie” aggiunsi scocciata con aria franca.

Massimo parve assumere un’aria di scusa. “No, scusa, non intendevo questo! Volevo solo avvisarti, in senso che tu sei una semplice sedicenne e lui è un diciannovenne già famoso, corteggiato…”

“Lo so, grazie” risposi a denti stretti.

“Quindi ti piace?”

Domanda a trabocchetto, eh si. Cedetti, uscendomene con un autoritario: “Sarei lesbica se non mi piacesse!”

Massimo rise. “Spero mi ascolterai” bisbigliò, dato che Niko era arrivato, con indosso dei pantaloni bianchi e una maglia azzurra. Prese posto distante da me, aprendo una rivista a casa e tuffandocisi dentro.

“Si saluta, eh” lo rimproverò Massimo sarcastico.

“Si, scusate, solo che oggi non è una buona giornata” se ne uscì Niko scocciato.

“E… Ehm, cosa è successo?” chiesi abbastanza rossa in viso a causa dello sguardo di Massimo puntato su di me.

Niko posò la rivista,accorgendosi che si trattava di “Chi”, scrollando le spalle. “Niente, niente, così”

Non replicai, decidendo di distrarmi guardando il paesaggio fuori la finestra. C’era fin tropo sole per essere l’inizio di aprile, il giardino era luminoso… Una giornata perfetta.

“Eccoci!”

La voce allegra di Rossella seguita dai passi di Simona mi ridestò dai miei pensieri.

“Allora, gente, andiamo? L’autista ci sta aspettando fuori” annunciò Giorgio impaziente.

Così qualche minuto dopo eravamo tutti e sei in una grande BMW , parlando del più e del meno. Ero seduta tra Giorgio e Dario, che mi tenevano allegra con le loro battute anche una volta arrivati nella grande boutique della stylist del gruppo under 24.  Prendere una boccata d’aria fu decisamente piacevole dopo essere stata chiusa in casa per quattro giorni.

Dario e Giorgio presero a commentare i vestiti di Rossella e di Simona mentre io cercavo di vedere cosa stavano rifilando a Niko.

Alla fine, dopo un’estenuante attesa, vidi che stava indossando dei jeans scuri e una camicia bianca con delle scarpe eleganti-sportive.

“Cosa ne pensi?” mi chiese, rivolgendomi la parola per la prima volta dopo tanto tempo.

“Finalmente, iniziavo a pensare che avessi dimenticato chi sono” buttai lì.

Lui scosse il capo, grattandosi la nuca. “Scusa, è che è una giornata particolare” rispose subito.

“E il mio ruolo è proprio quello di essere una tua confidente e cose simili, no?” gli ricordai. “Poi se non vuoi parlarne stai tranquillo, fingerò di fare il mio dovere”

“Oh, no, no” disse subito, parando una mano davanti. “Ne parliamo dopo”

“Va bene…”

“Allora, cosa ne pensi?”

“Stai bene” concessi con aria misteriosa, quando in realtà avrei voluto dire: “Sei proprio un gran fichetto”.

“Non mentire”

“Stai benissimo, sei fin troppo fico. Stenderai nuovamente le tue fan, martedì. Va bene così?” dissi, cercando di far apparire un velo di ironia.

Rise, come solo lui sapeva sorridere. Una risata pura, piena di gaiezza.

“Dai, sii sincera” mi chiese con uno sguardo da cane bastonato. Come mentirgli?

“Ok. Sei davvero attraente così, questa camicia fa risaltare i tuoi lineamenti e… sei molto sexy” aggiunsi, arrossendo per l’ennesima volta.

La voce mi si era abbassata e mi sentivo la gola secca. Abbassai lo sguardo… Per me fu una sorpresa sentire la sue braccia circondarmi la vita e vedere il suo capo a poca distanza dal mio.

“Grazie” mi disse nell’orecchio, stringendomi a sé. Rimasi immobile come la solita demente, non riuscendo nemmeno a ricambiare la stretta.

Ehm ehm, Niko, credevo volessi un consiglio anche da parte mia”

La voce mielosa della Sfortuna mi raggiunse da lontano, perforandomi il cervello.

Il ragazzo si allontanò subito da me, con aria imbarazzata.

“Oh, Silvia, non sapevo ci fossi anche tu”

“In effetti, ma sai, mi trovavo nei paraggi e sono venuta. Stai davvero bene…”

“Grazie Silvia” rispose Niko.

Lei gli fece l’occhiolino. “Beh, io vado dagli altri! A dopo!” si congedò, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. “Ah” aggiunse, voltandosi di nuovo in nostra direzione, “Tra parentesi, credevo ti piacessero le bionde dopo che hai accettato l’invito di Francesca”

Se ne andò, lasciando Niko in preda ad una crisi di imbarazzo e me come colpita da un fulmine.

“Francesca?” chiesi, cercando di simulare molta calma.

“Si …” rispose Niko. Si riferiva ad una sua fan che nemmeno due settimane prima gli aveva inviato una lettera molto esplicita… E subito un flashback prese vita nel mio cervello…

“Debora, Debora! Hai visto ieri cosa è successo a Music’s Planet?”

Cristina era corsa verso di me appena era entrata in classe, approfittando del fatto che la professoressa di Arte non fosse ancora entrata.

“Eccome! Quella Francesca ha una faccia tosta! Chiedere di uscire a Niko, che dopotutto, anche volendo, non può uscire con una, è pur sempre chiuso nel loft…”

“Ma no, non credo che ci uscirebbe…” osservò critica Cristina, posando lo zaino e togliendosi la giacca.

“Si, non è un tipo che si lascia ammaliare da queste cose, e poi lui deve pensare alla carriera…” aggiunsi, convinta.  

“Ah” mormorai. “Quindi alla fine hai accettato la sua corte?”

“No, ho solo accettato di vederla, è una bella ragazza. Usciamo domani sera”

Uh. E lui non era quello che doveva pensare alla carriera?!

Quelle parole mi rimasero impresse per tutto il pomeriggio. Che cretina, mi ero illusa, aveva ragione Max! Anzi, forse lui sapeva qualcosa…

Rimasi immusonita e pensierosa finchè non uscimmo; feci per entrare nella BMW ma l’autista mi bloccò.

 “Ti stanno aspettando delle tue amiche, la direzione ha accettato di fartele incontrare” disse con tono spiccio. “Ti passerò a prendere tra un’ora”

I miei occhi si allargarono per la gioia, era come avere una boccata di ossigeno dopo molti minuti di apnea.

Non ebbi il tempo di rallegrarmi che vidi quattro teste correre in mia direzione, sprizzanti di felicità. Cristina, Lina, Giusy e Sabrina mi stavano raggiungendo radiose.

“Oh, cavolo! Ragazzeeee!” urlai, abbracciandole. “Che sorpresa vedervi qui! Oh, non ci credo!”

Cristina e Sabrina piangevano quasi, con gli occhi lucidi.

“Debora, tu sei il mio idolo!” esclamò Giusy continuando a stringermi. “Conosci Niko! Cavoli! E ci sei già così amica, da quel che si vede in tv!”

“Cosa si vede in tv?” chiesi spiazzata, allontanandomi dalla sua stretta.

Lina rise. “Tieni, te lo abbiamo fatto apposta, qui ci sono tutte le clip dove ci siete tu e lui!” disse, porgendomi un dvd.

“Si, le sappiamo a memoria, a scuola ne parlano tutti! Anche i professori, è una cosa pazzesca…”  aggiunse Cristina.

“Ah si? E cosa dice Giuliani?” chiesi alludendo al mio amato professore di chimica.

“Uh, dice che ti metterà il debito se non confermerai il sei e che a lui non importa un tubo neanche se sfonderai ad Hollywood…!” dichiarò con voce noncurante Lina, mentre tutte quante scoppiavamo a ridere.

“Allora? Su, dicci qualcosa su Niko!” mi incitò Sabrina, curiosa.

“Ma che, vi dico solo che uscirà con quella famosa Francesca…”

Le loro facce assunsero un’espressione incredula. “Rimane pur sempre un uomo!” disse con aria saggia Giusy, dispiaciuta.

“… E che mi parla a stento dopo che Silvia Sfortuna mi ha dato della grassa…”

Questa volta l’espressione mutò da incredulità a indignazione.

Rimanemmo per un’oretta buona in giro per Napoli, finche l’autista non mi chiamò.

“Ragazze, vi giuro, mi mancherete un casino!” affermai, rinnovando la serie di abbracci.

“Sé sé” sbottò Cristina con aria furba. “Tu stai meglio di noi quattro messe insieme!”

Scossi il capo. “E’ un casino, non sono nessuno qui in mezzo! Preferirei non essere mai entrata” mi congedai, stringendole in un ultimo abbraccio.

Vederle andar via mi causò un tuffo al cuore, e quella sera pensai a loro ancora più del solito, mentre vedevo il dvd. Cavoli, non avevano omesso niente, solo che ovviamente la clip del mio “contrasto” con la Sfortuna non c’era. C’era il nostro primo messaggio, la nostra presentazione, lo scherzo di Maria, alcune immagini mie e di Martina con gli altri life coach…

Alla fine c’era anche una mini clip dove io scherzavo cn Niko e Rossella.

Il mio primo pensiero fu: “Chissà cosa ne pensano di me gli italiani!”

Vedermi lì in tv fu davvero strano, e mi lamentai per le inquadrature… ma almeno non mi avevano mai presa di profilo! Accettare l’inquadratura della Sfortuna almeno mi era stato utile…

 “Cos’è?” mi chiese Martina poco dopo, notando il dvd sopra la scrivania.

Era molto graziosa come sempre, con indosso una minigonna rosa e una maglietta bianca.

“Niente, niente, l’ho trovato per caso” mentii, nascondendolo subito.

“Come è andata dalla stylist?”

“Bene…” mentii. “E tu? Cosa hai fatto?”

“Sono andata in giro per il loft con Carlo” rispose con tono spensierato.

Feci un piccolo cenno, almeno lei se la continuava a spassare!

Quella sera Niko non si fece vedere ed Massimo, dopo aver provato la sua canzone con Rosangela, mi si avvicinò furtivamente mentre tutti erano impegnati nel perdere tempo e a rilassarsi dopo la giornata molto stressante.

“Hai saputo, vero?” mi chiese.

“Di Francesca? Si!”

Allora era vero, lui sapeva, eccome…

“Io mi riferivo a questo oggi” si spiegò. “Di sicuro non sarà nulla di serio, ma ci esce lo stesso. Promettimi che non ci resterai male per cose simili finché sari qui, anzi, nella vita in generale” mi chiese dolcemente, stringendomi un braccio in segno della sua presenza morale.

“Ci proverò, zio” dissi, abbracciandolo. Era la prima volta che ero io ad abbracciare lo zio, e per la prima volta mi sentii protetta per davvero, come se ad abbracciarmi fosse mio padre.

“Sei una brava ragazza, e sarebbe bello se se ne accorgesse. Anzi, per me lo sa, ma non si avvicina perché è consapevole che prima o poi vi separerete” buttò lì. Sapevo che lo diceva per consolarmi, ma mi andava bene così, quello era tutto un mondo di menzogne, una in più o una in meno non facevano differenza.

Mi sforzai di credere nelle sue parole, ma mi rassegnai un’ora dopo, quando constatai che Niko stava parlando al telefono con Francesca.

Se stava così bene, perché mai durante il pomeriggio era così giù? Era quella la cosa che doveva dirmi? Andai a dormire con queste domande che mi ronzavano in testa, cercando di non pensare che l’indomani quella Francesca avrebbe ottenuto ciò per cui avrei pagato oro pur di ottenerlo.

Continua....

Qualche Anticipazione:

La guardai confusa. “Appunto, martedì, oggi è domenica, c’è tempo, lasciatemi dormire…” risposi cercando di far capire che non mi andava.

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Scossi il capo con una fitta al cuore. “Non penso, insomma, oggi Niko esce con quella ragazza, non credo di essere molto d’aiuto”.

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“Non devi dire niente” mi rispose Niko cercando di non farmi sentire a disagio. “Devi solo farmi vedere come ti sta”

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 “Mi concede questo ballo, madame?” mi chiese ridendo.

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“Oh!” squittì Martina, separandosi di botto dal ragazzo. Aveva i capelli arruffati e il lucidalabbra spalmato su mezzo viso.

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Capitolo 5
*** Dalle Stalle Alle Stelle ***


5. dalle stalle alle stelle

Buongiorno cari lettori! Come ogni sabato eccomi qui… Innanzitutto ci tengo a presentare questo capitolo, perché rappresenta la fine della “prima fase” per Debora, in cui era insicura  e nostalgica, e l’inizio della seconda, in cui comprenderà che sentirsi vittima non serve e comprende di dover reagire…

Detto questo, ringrazio di cuore:

Giulls: Tranquilla, non la cancellerò, anche perché ormai ho scritto 40 capitoli e mi sembrerebbe uno spreco ^^ Mi fa piacere che ti piaccia questa storia! Eh si, Francesca dovrebbe proprio andare al rogo, diciamo che ci penserà Niko, ihih, poi leggendo capirai… Riguardo Niko e Debora, beh, di certo non posso dire se si metteranno insieme, però ti voglio dare una piccola dritta: in questa storia, che spesso risulterà “incasinata”, bisogna fare moltaaaa attenzione ai piccoli segnali e particolari che io, da perfida autrice xD lancio capitolo dopo capitolo… Baci!

Sweet_ Baby_Love: Grazie, spero che anche questo capitolo ti piaccia e che la tua curiosità sia diminuita (o aumentata? xD) dopo questo capitolo! Baci!

Confessions Of A Teenage Drama Queen

Capitolo 5

Dalle Stalle alle Stelle

“Svegliati, Debora!”

Quella domenica mattina aprii gli occhi a causa della voce allegra di Martina e Giulia che mi stavano scrollando così forte che per un secondo dimenticai di essere nel loft di Music’s Planet, per cui risposi: “Si, mamma, un attimo…”

“Dai Debora! È importante!” disse la voce di Giulia.

Vedevo ancora un po’ sfocato a causa del sonno, così mi alzai e mi strofinai gli occhi per vederci meglio. Mi ero addormentata molto tardi per cui ero ancora assonnata.

“Cosa?” chiesi sbadigliando.

“Dobbiamo vedere cosa indossare martedì sera durante il serale di Music’s Planet, no?” affermò Martina, come se fosse la cosa più logica del mondo ed io fossi una bambina un po’ ottusa.

La guardai confusa. “Appunto, martedì, oggi è domenica, c’è tempo, lasciatemi dormire…” risposi cercando di far capire che non mi andava.

“Uffa, dai, vieni!”

“Ok, va bene! Ma lasciatemi almeno il tempo di rendermi più presentabile!” risposi, puntando il dito contro il mio pigiama rosa con i coniglietti ed i miei capelli che di sicuro erano in condizioni terribili.

Mezz’ora dopo così raggiunsi la cucina del loft, indossando una gonna a scacchi rosa e azzurri ed una camicetta bianca con i capelli decisamente più in ordine.

Ma, inutile dirlo, Martina e le altre si erano già dileguate.

“Dove sono Martina e le altre?” chiesi al nulla, sbuffando dato che le avevo cercate per mezzo loft.

“Sono uscite, hanno avuto il permesso della produzione di andare da Armani” mi rispose Rosangela degli over 25 mentre faceva colazione.

“Perfetto!” sbottai sarcastica, accasciandomi su una sedia. Insomma, Armani era aperto anche di domenica mattina?!

Scocciata per la buca ricevuta, e non solo per quello, iniziai a sgranocchiare una porzione di cereali.

“Ti hanno dato buca, eh?” mi chiese la voce comprensiva di Carlo  dei Music Sense.

Alzai lo sguardo e vidi che stava prendendo posto vicino a me. Aveva i capelli castani un po’ disordinati e non era vestito con la solita cura come al solito. “Si” risposi. “Se fosse per me starei ancora a letto a dormire…”

“A chi lo dici” convenne, “Ho davvero sonno ma stamattina ci hanno chiamato alle sette per dirci che avevamo le prove alle otto e un quarto con Luke e il vocal coach Michael”.

“Ah, e non lo sapevate?”

“No, io e gli altri ieri non abbiamo visto il programma” si giustificò con un sorriso malandrino.

Gli sorrisi di rimando, annuendo. “Comunque mi hanno fatta alzare prima del solito senza nessun motivo”

“Vabbè, penso avrai qualche dovere da life coach oggi, no?” mi chiese Carlo.

Scossi il capo con una fitta al cuore. “Non penso, insomma, oggi Niko esce con quella ragazza, non credo di essere molto d’aiuto”.

Carlo annuì comprensivo. “Capisco… Oh, Simò!” aggiunse rivolto a Simone, un membro del suo gruppo. Simone mi era davvero simpatico, era bassino, un po’ pienotto e molto dolce, spesso aveva timore di ribattere con una persona che non conosceva. Mi riconoscevo un po’ in lui ad essere sincera.

“Buongiorno!” lo salutai.

“’Giorno”

“Ma che fine hai fatto dopo le prove?” chiese Carlo. “Sei scomparso!”

Lui scrollò le spalle. “Luke mi ha trattenuto… Quello è pazzo! Ha iniziato a cantare e a suonare con la pianola e mi sono dovuto sorbire gli scleri suoi e di Micheal!”

“E cosa c’entravi tu,scusa?” gli chiesi.

“Ma che ne so, sono il primo che gli è capitato sotto tiro, immagino” mi rispose.

Grazie a lui, Carlo ed il resto dei Music Sense trascorsi una domenica mattina molto più piacevole rispetto a quella che mi sarei immaginata. Perdemmo tempo in giardino, mi fecero ascoltare tutte le canzoni che sapevano fare e ci divertimmo un mondo a fare le imitazioni degli altri.

Martina, Giulia e le altre life coach, ovvero Rita e Samanta, ritornarono nel loft alle quattro passate, cariche di buste e pacchetti.

“Scusaci, pensavamo che non saresti più venuta” si scusò Martina con  un sorriso ipocrita.

“Si,ma se vuoi posso sempre prestarti uno dei miei top, ne ho preso qualcuno in più per emergenza” si offrì Giulia, prima di dire: “Oh, scusa, dimenticavo che non abbiamo la stessa taglia!” e far ridere tutte le altre.

“Infatti, la mia 4° non entrerebbe mai in uno dei tuoi top! Quanto porti? La 2°?” chiesi con una vena di perfidia, lanciando lo sguardo al suo seno che di sicuro era ingrandito da un reggiseno imbottito.

Le ragazze rimasero zitte, senza sapere cosa ribattere, e vedere lo sguardo offeso di Giulia mi fece sentire meglio, così feci la mia uscita in grande stile dopo averle squadrate una ad una. Avevo deciso: basta essere la vittima!

Di certo avevo preferito la mia semplice domenica mattina trascorsa tra risate a cinque ore di shopping forzato con quattro ragazze che avrebbero potuto indossare tutto senza problemi e che di conseguenza mi avrebbero fatto ritornare in mente la questione della “dieta”, non che io l’avessi dimenticata, sia chiaro. 

Ripensai alle mie amiche, alle nostre chiacchierate, alle nostre scemenze… Mi sembravano così lontane, nonostante le avessi viste il giorno prima.

Basta, Debora, devi andare avanti,ora sei qui, non piagnucolare per ogni cosa…!

Così la prima parte della mia prima domenica nel loft passò così, in modo fin troppo strano. Niko non si fece vedere fino alle sei del pomeriggio, era stato fuori tutta la mezza giornata.

Quando lo vidi rientrare gli corsi incontro,anche se mi sentivo lievemente stordita: indossava dei pantaloni neri con un giubbino di pelle e gli occhiali da sole.

“Ciao, che fine hai fatto?” gli chiesi cordialmente, avvicinandomi.

Ignorò la mia domanda, dandomi sui nervi.

“Cosa fai stasera?” mi chiese, mentre mi faceva segno di seguirlo.

Lo guardai stranita, senza sapere a cosa fosse dovuta quella domanda. Ma certo, me lo stava chiedendo in modo che dopo aver risposto sarei stata obbligata a chiedergli: “E tu?” e lui mi avrebbe risposto quella cosa facendomi deprimere.

“Niente, penso che starò nella mia stanza a decidere cosa indossare martedì sera” buttai lì. Feci una pausa, prima di aggiungere: “Tu esci, giusto?”

Eravamo arrivati nella sua stanza e lui mi fece segno di entrare.

“No, no” rispose.

Se avesse potuto, la mia mascella avrebbe toccato terra, insieme ai miei occhi che avrebbero tanto voluto uscire fuori dalle orbite.

“Ehm, cosa?” chiesi, sicura di non aver udito bene.

“E’ per questo che sono uscito” mi spiegò. “Ho perso tempo a cercare di rintracciare Francesca con l’autista, sono dovuto andare fino a Salerno per dirle che non mi andava di uscire con lei…”

“E allora perché hai accettato,scusa?” gli chiesi con il cuore che mano a mano accelerava i battiti.

“Perché…. Beh, me lo ha consigliato Silvia Fortuna, diceva che avrebbe fatto bene alla mia immagine… Ma ieri, parlandoci al telefono, ho capito che era un’oca  e che non faceva al caso mio”

Lo guardai sbigottita, insomma, quella Sfortuna del cavolo lo aveva spinto fino a quel punto? Cosa non avrebbe fatto pur di non far guadagnare maggiore successo all’immagine di qualcuno! Anzi, al suo programma, semmai…

“Ah, ho capito” spiegai ancora colpita ma felice per l’uscita mancata. “Scusa se te lo dico, ma non penso che avresti dovuto accettare solo perché te lo ha detto lei…” aggiunsi.

“Diciamo che sono stato messo alle strette” mi rispose amareggiato, sbuffando e sedendosi sul letto.  Sembrava davvero scocciato e mi ricredetti sul suo conto.

All’improvviso la mia rabbia e la mia amarezza, come c’era da aspettarselo, scomparvero davanti al sorriso che comparve sul suo volto dopo che ebbe detto: “Comunque ho una sorpresa per te”

Lo guardai interrogativa.

“Ho incontrato le altre life coach per la strada e mi hanno spiegato che ti hanno dato buca. Così, beh, visto che non potrai più muoverti per andare a prendere un vestito anche tu, ho avuto l’autorizzazione dalla produzione di provvedere…” mi spiegò Niko, lasciandomi di stucco.

Si avvicinò ad una busta che aveva posato sul letto di Massimo senza che me ne accorgessi , firmata “Armani Store” , e, con mio enorme stupore, ne cacciò fuori un completo stupendo, composto da un paio di bermuda bianchi jeansati ed una fascia azzurra particolare con un copri spalla molto raffinato in tinta. 

“Ma… Ma… Non ho parole!” me ne uscii, incredula. Per questo si era attardato!

“Non devi dire niente” mi rispose Niko cercando di non farmi sentire a disagio. “Devi solo farmi vedere come ti sta”

Lo guardai, senza parole e con aria grata.

“Come potrò mai ringraziarti…?”

“Rimanendo sempre te stessa” fu la sua semplice risposta. “Specialmente dopo che tutti ti vedranno martedì ed inizieranno ad arrivarti lettere dai fan” ironizzò cercando di mettermi a mio agio, perché ero davvero sconvolta e non sapevo come comportarmi davanti al suo gesto.

“Si, certo” risposi sarcastica, continuando a fissare il completo.

Un altro sorriso. Mi abbracciò, trasmettendomi l’ennesimo brivido… Insomma, sarebbe rimasto lì, non sarebbe uscito!

Eravamo ancora abbracciati quando la porta si spalancò, rivelando Massimo.

Si fermò di botto, nascondendo a stento un ghigno. “Oh, scusate, pensavo non ci fosse nessuno” si giustificò.

“Non preoccuparti, entra, vedi se ti piace il completo che Deb indosserà martedì” lo rassicurò Niko, separandosi da me.

La reazione di Massimo fu prevedibile: ne rimase sorpreso,ascoltando la storia, e mentre guardava il vestito mi lanciò uno sguardo contento.

“A cosa devo questi tuoi sorrisetti furbi?” gli chiesi un’ora dopo, mentre eravamo sulla terrazza .

“Al fatto che la mia nipotina sta ottenendo quello che vuole” fu la sua risposta ancora più enigmatica. Si allontanò, con l’ombra di un sorriso ancora stampato in faccia.

“Ehi, zio! Guarda che martedì voglio conoscere la tua Beatrice per dirle di non accettare la tua proposta di matrimonio dato che la vita con te è un continuo enigma!” annunciai ridendo.

Lo zio si girò, ridendo anch’egli. “Provaci! Ma mi sa che andrete molto d’accordo!” mi minacciò congedandosi, raggiungendo Luigi, uno degli over 25 che lo aveva mandato a chiamare.

Rimasi sul terrazzo ad osservare le stelle e ne vidi una cadente.

Fa che le cose con Niko non ritornino a peggiorarsi…

“Ehi! Alla fine ho saputo che hai saputo rimediare alla nostra buca”  sghignazzò la voce da zanzara petulante di Martina dietro di me. Evidentemente voleva vendicare l’insulto di Giulia.

“Si” risposi sfacciatamente. Non mi sarei fatta mettere i piedi in testa, avrei reagito nuovamente, avevo deciso…

“Bah, e meno male che glielo abbiamo detto noi a Niko altrimenti staresti ancora senza vestito”

“Oh, non sai quanta ve ne sono grata, ma sai, avrei fatto bella figura anche con i miei vestiti, io non sono come certe persone che hanno bisogno dei vestiti di marca per sembrare più decenti” me ne uscì diabolica, sorrisi e mi allontanai, lasciandola stupita per tutta quella grinta  in compagnia della sigaretta che stava fumando avidamente e  di Carlo che era appena arrivato.

Avevo ancora la sua faccia scioccata impressa nella mente quando mi sentii chiamare.

“Ehi, Deb”

Ero nel corridoio, mi voltai e mi ritrovai di nuovo faccia a faccia con Niko.

“Ehi”

“Stavo cercando proprio te, vieni” mi disse, prendendomi per mano e conducendomi nella cosiddetta “sala feste”, che veniva usata solo nelle occasioni speciali.

Era una sala ampia, in cui c’era solo qualche tavolo. Nn l’avevo mai vista in tv ad essere onesti.  

Dentro c’erano quasi tutti, sia concorrenti che life coach, che si scatenavano a ritmo di musica sulle note di “Please don’t stop the music” di Rihanna. 

“Ma che succede qui?” gli chiesi, stringendo la sua mano.

“Beh, Luigi ha appena ricevuto una  telefonata dalla moglie e ha saputo che tra nove mesi diventerà papà” rispose Niko allegro. “E’ una cosa bellissima”

“Si… Wow, e ha solo venticinque anni! Chissà se io alla sua età avrò almeno trovato l’uomo della mia vita” chiesi al nulla.

“Infatti, me lo chiedo anche io…” convenne Niko, per un attimo pensieroso, poi, come se si fosse riscosso, lasciò la mia mano e mi condusse al centro della stanza che fungeva da sala da ballo.

Non mi andava di ballare, non ero un asso nel ballo, specialmente in quello da discoteca,così andai a congratularmi con Luigi, ma quando due secondi dopo iniziò la canzone di Cascada, “Everytime we touch” , mandai ogni cautela alla ortiche ed iniziai a ballare insieme a Rossella e Andrea dei Gold Boyz, scatenandomi nel vero senso della parola, ma mi allontanai subito quando Rossella iniziò a lanciarmi occhiatacce e a ballare avvinghiata ad Andrea.

Mi allontanai e mi avvicinai a Simone e Dario, che subito mi sorrisero e non fecero obiezioni.

Era un bel po’ che non prendevo parte ad una festa, a causa dello studio e del fatto che dopo essermi lasciata con il mio ragazzo mi ero esclusa un po’ dal resto del mondo…

Niko dapprima ballò con Simona, ma quando Giorgio lo spodestò iniziò ad avvicinarsi a noi.

“Mi concede questo ballo, madame?” mi chiese ridendo.

“Non so, messere…”

Sorridendo come dei dementi iniziammo a ballare insieme, dimenticandoci del fatto che i camera men ci avrebbero potuto riprendere o cose simili,anche se non c’era molto rischio dato che Luigi il cameraman ed un suo collega si stavano dividendo una bottiglia di vodka.

Niko era molto bravo, si vedeva che andava spesso in discoteca, e ballando mi venne in mente il videoclip della canzone, in cui Cascada irrompeva in una biblioteca e coinvolgeva tutti nelle danze, e alla fine se ne stava insieme al ragazzo da lei amato…

“Scusate, scusate” Luigi si era alzato goffamente su una sedia, cercando di attirare l’attenzione.  “Volevo ringraziarvi per la vostra partecipazione ad una mia così grande gioia… non sapete quanto vorrei essere vicino a mia moglie in questo momento. Perciò, concedetemi di mettere la nostra canzone…”

Dalla console partirono le note della canzone “Your Eyes”, ovvero la colonna sonora del film “Il tempo delle mele 2”.

Scoppiò un applauso, e subito tutti iniziarono a ballare il lento a coppie, Rossella con Giorgio, Simona con Dario, Rosangela con Simone, suscitando vari sorrisi,  Massimo e Luigi iniziarono a ballare insieme, ridendo come degli scemi, dato che per loro ballare con un’altra donna che non fosse la moglie o la futura sposa non fosse giusto.

“Dai, balla con me, piccolina

Rimasi di sasso mentre Niko posizionava le mani attorno ai miei fianchi ed iniziava a dondolare sul posto a ritmo di musica. Appoggiai le mie braccia attorno al suo  collo, emozionata come non mai. Era bello sentirlo così vicino a me,  e per la seconda volta da quando lo conoscevo potetti ascoltare i battiti del suo cuore. Appoggiai la mia testa contro la sua spalla, e fu bello sentire che non rimase impassibile ma mi strinse più forte. Quando la canzone terminò ci guardammo negli occhi, e mi persi nel suo ennesimo sorriso rassicurante.

La serata si concluse con un “Tanti auguri a Luigi!”, una fetta di torta, un sorriso malizioso dello zio e l’entrata dei tre giudici più il presentatore Ivan Argenti.

Non lo avevo ancora conosciuto così me lo presentarono e subito compresi che era davvero una bella persona, proprio come appariva in tv.

Notai che la Sfortuna mi scrutava accigliata , e poco dopo scoprii il perché: lei insieme agli altri tre era entrata durante il lento, quindi mi aveva vista ballare con Niko quando invece lui sarebbe dovuto stare all’appuntamento con Francesca combinato da lei…

“Allora, a domani!” mi congedai alle due, senza avere nemmeno un po’ di sonno.

“A domani!” mi salutò Simone, con il quale mi ero divertita a ballare la macarena.

“See you tomorrow” se ne uscì Luke con il suo perfetto accento inglese.

“A domani Debora” mi salutò Niko. Salutò distrattamente Maria e la Sfortuna e mi diede un bacio sulla guancia, allontandosi con Luigi.

Sorrisi beata mentre aprivo la porta della mia stanza ed accendevo la luce, trovandomi Martina seduta sul letto intenta nel baciarsi con Carlo.

“Oh!” squittì Martina, separandosi di botto dal ragazzo. Aveva i capelli arruffati e il lucidalabbra spalmato su mezzo viso.

“Hai capito…” mormorai sorpresa.

“Deb, non dirai niente, vero?” mi chiese Carlo supplichevole. “Siamo… siamo entrambi fidanzati…”

“Dipende” e così dicendo lanciai uno sguardo di pure perfidia a Martina.

“Cosa vuoi che faccia?” chiese senza giri di parole lei, sbuffando.

“Devi piantarla di rompermi le scatole e fare scherzetti come quello di oggi insieme alle tue amiche oche”

“Ok, ok…” accettò lei, prima che Carlo si alzasse per ritornare nella sua stanza.

“Martina?”

“Si?”

“Hai tutto il lucidalabbra spalmato per la faccia…”

Lei si guardò allo specchio prima di sbuffare rabbiosa e andare in bagno per toglierlo.

Sorrisi, anche se il fatto che nel loft si fosse formata la prima coppietta non mi entusiasmava più di tanto, era come se non m’importasse.

Era vero, non m’importava, ero semplicemente felice dopo quasi una settimana: mi sentivo davvero come Vic de “Il tempo delle mele 2”, credevo di aver trovato il mio Philip, solo che lui non lo sapeva…

Continua…

Allora? Cosa ve ne sembra? Commentate numerosi, mi raccomando! A mercoledì ^^

la vostra milly92.

Qualche Anticipazione:

 “Quindi la tua prima ragazza ti mollò solo perché ti eri iscritto in un istituto tecnico invece che ad un liceo?” chiesi incredula.

_____________

“Volevi dirmi qualcosa, Rossella?” chiese Andrea mentre svoltavamo un angolo.

“No, cioè, quando saremo da soli…” precisò a bassa voce,cercando di non farsi sentire.

_____________

 

Ivan sorrise serenamente. “Ma no, voi life coach non state rubando niente, e poi non è che non stai facendo nulla, eh. Niko lo vedo diverso, più sereno…” rispose.

_____________

 

 

“Hai fatto una bella azione” se ne uscì Ivan alle mie spalle. “Sei l’unica life coach che sta facendo per davvero il suo lavoro”

_____________

 

“Certo che mi hanno detto che è stata una tua idea, anzi,i miei ti mandano tanti saluti e vogliono conoscerti stasera durante il back stage” dichiarò. “Grazie Deb, non so come farei qui senza di te…” mormorò imbarazzato.

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Capitolo 6
*** Una Buona Occasione Per Essere Una Buona Life Coach ***


6. Una buona occasione per essere una buona life coach

Hola chicos! Ho aggiornato un po’ prima perché credo che nei prossimi giorni non avrò tempo, quindi credo proprio che questo sarà il mio ultimo aggiornamento estivo dato che l’11 inizio la scuola ç_ç. Non so quando potrò aggiornare, forse venerdì. Che tristezza!

Comunque, questo capitolo fa parte di quelli “principali”, in cui conosciamo i personaggi che in seguito saranno importanti oltre a Niko e Debora, come il presentatore Ivan Argenti, Andrea e Rossella.

Detto ciò, grazie di cuore a tutti coloro che hanno letto lo scorso cap alla cara Giulls per aver recensito: si si, Martina è proprio una stronzetta, ma nel prossimo capitolo verrà ripagata nel peggiore dei modi con la sua amica Giulia… Debora ha fatto bene a tirare fuori la grinta, vero? Sono contenta che tu l’abbia apprezzato! E riguardo Francesca, te lo avevo detto che ci pensava Niko a sistemarla, muahahahah! Contenta di questo aggiornamento “precoce” xD? Un bacione e grazie mille!

E voi altri? Me la lasciate una piccola recensione? Ve ne sarò infinitamente grata! ^^

Buona lettura!

Confessions of a Teenage Drama Queen

Capitolo sei

Una Buona occasione Per Essere Una Buona Life Coach

Il buonumore non mi abbandonò molto facilmente grazie a Dio. Il giorno che precedette il serale del programma lo trascorsi quasi esclusivamente insieme a Niko dato che quasi tutti erano impegnati con le prove, sia delle canzoni che dei costumi, così ebbi la mia seconda occasione di essere per davvero una life coach e non solo un’adolescente che perdeva tempo tra crisi adolescenziali e feste.

“A cosa pensi?” gli chiesi il lunedì mattina. Era venuto nella mia stanza e mi stava osservando mentre mettevo in ordine i miei vestiti senza dire una parola, in attesa delle prove nello studio.

“Un po’ a tutto… Sai, la questione di Luigi mi ha dato molto a pensare” rispose prendendo posto sulla sedia della scrivania.

“La questione di Luigi?  Cioè, al fatto che sua moglie è incinta?”

“Si” mi guardò con i suoi bellissimi occhi azzurri e per la primissima volta vi lessi un’aria affranta, triste, malinconica.

Smisi di occuparmi delle varie creme di Martina sparse tra i miei trucchi e mi voltai verso Niko, sedendomi sulla sedia della scrivania.

“Non capisco…” replicai sinceramente, fissandolo e cercando di mantenere il mio tono sincero, ovvero preoccupato.

“Mi è ritornato in mente una scena di otto anni fa, quando mia madre ci annunciò di aspettare mia sorella. Mio padre fece un urlo di gioia ed aprì una bottiglia di spumante, versandola a terra per metà a causa dell’emozione” iniziò a raccontare. Gli occhi gli brillavano e lì compresi quanto gli mancasse la sua famiglia. “Quando mia madre stava per pulire la bloccò, dicendole che non doveva sforzarsi e pulì lui, ma prima prese il telefono e chiamò tutta la famiglia… Da quella scena compresi che avere una famiglia così felice è la cosa più importante di tutte, non serve essere ricchi o essere famosi se poi non hai delle persone con cui divedere queste gioie” aggiunse, abbassando il capo. “Per questo sono stato io  a crescere mia sorella, non volevo essere da meno alla felicità dei miei genitori, perché se loro erano felici lo ero anche io”.

Ci guardammo e notai che il suo tono era incrinato, commosso. Mia alzai dalla sedia, avvicinandomi a lui e abbassandomi alla sua altezza dato che era seduto.

“Guarda che non c’è niente di male se la tua famiglia ti manca, Niko. Anzi, ti capisco, non sai quanto manca a me dopo nemmeno una settimana! Perciò, sfogati, altrimenti io che ci sto a fare qui?” tentai di incoraggiarlo. “Ho sempre saputo che sei una persona così sensibile alla famiglia, oltre che umile, per questo ho deciso di fare i provini per diventare la tua life coach”

Alzò lo sguardo, e sentii una fitta di paura quando vidi una lacrima rigargli il viso. I ragazzi che piangono mi hanno sempre spaventata, ma allo stesso tempo li ho sempre ammirati perché  si distinguono dalla massa di fighetti che vogliono fingere di essere chissà chi quando poi sono i primi a piangere di nascosto perché qualcuno gli ha fatto la bua.

“Ho detto qualcosa di sbagliato?” chiesi intimorita.

Si asciugò la lacrima scuotendo il capo. “Oh, no, ma che! Scusa, non dovevo…” si scusò, cercando di asciugarsi gli occhi.

“Dai, piangi se ti fa stare meglio, anzi, piangiamo tutt’e due, ci sfoghiamo e stiamo in pace con noi stessi…”

“Perché vuoi piangere?”

“Perchè mi fai commuovere e mi manca la mia famiglia” dissi. Io mio tono era già più acuto, pronto ad annunciare un diluvio di lacrime. Mi si stringeva il cuore nel vederlo così.

Io stessa tutte le notte rivolgevo il pensiero alla mia famiglia, chiedendomi cosa facessero, se gli mancavo…

Niko non mi rispose ma si limitò a guardarmi.

“Su, sfogati” decretai cercando di convincerlo.

Sorrise nervosamente, scuotendo il capo. Ma, due secondi dopo, eccolo lì a raccontarmi della sua famiglia, della sua sorellina Maria, di quanto i suoi genitori avevano lottato per averla dato che sua madre aveva qualche problema, e poi a raccontarmi della sua vita in generale prima di Music’s Planet, dei suoi amori, dei suoi amici… Eppure io gli raccontai molte cose, ma la questione amorosa la lasciai perdere, non mi andava di dire che ero stata brutalmente mollata cinque mesi prima.

“Quindi la tua prima ragazza ti mollò solo perché ti eri iscritto in un istituto tecnico invece che ad un liceo?” chiesi incredula. E’ proprio vero che chi ha i denti non ha pane e chi ha il pane non ha i denti.

“Si, disse che i suoi non volevano che la loro pargoletta frequentasse un tipo “poco raccomandabile”, ma dico io” spiegò sbuffando. 

“Ma ora di sicuro si starà mangiando le mani ogni volta che accende la tv e ti vede…” lo rassicurai, strappandogli un sorriso.

Tra un ricordo e l’altro venne l’ora delle prove, ora in cui disse che voleva provare da solo dato che sarebbe stata la prima della settimana sul palco.

Era la prima volta che entravo nello studio, e sentii quasi un senso di smarrimento tanto che era grande.

La parte centrale, ovvero dove si trovavo il vero studio con le varie tribune era enorme, ma il resto era composto da camerini e corridoi.

“Vado a provare con Maria e Sandro, ti raggiungo io dopo, ok?” mi chiese Niko mentre si allontanava, quando mi riaccompagnò dietro le quinte.

“Ok…”

Mi guardai intorno, notando che c’era un corridoio lunghissimo davanti a me.

Chissà dove porta…

Fatto sta che tre secondi dopo, essendo curiosa di vedere i camerini, dopo aver girato qualche angolo, sentii di essermi persa.

“Ti serve una mano?”

Mi voltai, sussultando, e mi trovai davanti Andrea dei Gold Boyz che mi sorrideva comprensivo. Indossava un abito elegante ed era ancora più carino del solito (si, era il mio preferito dopo Niko se non ve l’ho detto…), con i capelli scuri caratterizzati dalla solita cresta.

“In realtà mi sono persa” ammisi imbarazzata. “Ho un pessimo senso dell’orientamento… Cercavo i camerini”

Andrea continuava a sorridermi. “Tranquilla, capitava anche a me fino a due settimane fa, ci è voluto un mese per farmi orientare… Vieni, ti accompagno i verso i camerini. E tra parentesi scusami ieri” aggiunse, mentre mi faceva segno di seguirlo.

“Per cosa?” chiesi senza capire.

“Per il fatto che Rossella ti ha quasi cacciata via mentre stavamo ballando” spiegò.

“Oh, ma figurati, e poi dovrebbe essere lei a scusarsi, non tu, no?” risposi sorridendo.

Fece un piccolo cenno, prima di svoltare a destra e dire: “Ecco, questo dovrebbe essere il tuo camerino” indicando un cartello dove c’era scritto: “Debora, Rita e Samanta”.

“Oh, grazie!” esclamai, entrando dato che la porta era aperta. Era una stanza ampia, con tre grandi specchiere e un armadio. “Fichissimo!”

Andrea sorriso comprensivo. “Invece domani sera ti sembrerà un incubo per l’emozione” spiegò.

Stava per dire altro quando la voce di Rossella lo fece sobbalzare. “Andrea! Sei qui!” stava urlando, correndo verso di lui cn indosso un abito bianco e rosa ed entrando nella stanza.

“E ti pareva!” sussurrò tra i denti.

“Cosa ci fai qui?” chiese la ragazza con una nota di disappunto.

“Mostravo il camerino a Debora non vedi? Comunque vieni, ti accompagno al corridoio principale” mi disse gentilmente, mentre Rossella si spostava per farci uscire e mi guardava un po’ scocciata.

“Volevi dirmi qualcosa, Ros?” chiese Andrea mentre svoltavamo un angolo.

“No, cioè, quando saremo da soli…” precisò a bassa voce,cercando di non farsi sentire.

“Oh, ecco, ora ricordo la strada” dissi di botto, stufa di fare da “candela”. “Grazie mille, Andrea!”

“Figurati, è sempre un piacere” rispose lui, mentre Rossella se lo trascinava chissà dove.

Presi posto su una delle panche del corridoio, ripensando alle parole di Niko, a quanto fosse dolce. Dopo i primi cinque minuti però, un’idea mi balenò in testa, così sgaiattolai fuori dallo studio.

Nel corridoio che precedeva l’uscita incontrai il presentatore Ivan Argenti come speravo, che stava leggendo qualcosa su una sedia.

Era molto concentrato, e quasi mi dispiacque disturbarlo. Eppure quando lo chiamai mi sorrise, facendomi capire che non lo avevo disturbato. Dovevo essere molto più simpatica del solito se volevo raggiungere il mio scopo.

“Ciao Debora” mi salutò, distraendosi dalla sua lettura e posando quell’ammucchio di fogli, che scoprii essere il copione del giorno dopo.

“Ciao, Ivan! Disturbo?”

“No, anzi, mi fai un po’ di compagnia”

Feci un gesto strano, un misto tra un cenno ed un sorriso. “Imparavi il copione?”

“Si, ma ormai l’ho imparato…”

“Ah. Puoi dirmi cosa dovremmo fare noi life coach? Cioè, di solito i vocal coach non fanno nulla…” gli chiesi con tono spensierato.

Ivan diede uno rapido sguardo al copione, e meno male che l’aveva imparato!

“No, da quel che c’è scritto qui avrete un ruolo importante, vi dovrò presentare dopo aver presentato i vari cantanti, i giudici dovranno motivare la vostra scelta, vedremo qualche clip su di voi e poi dovrete stare al fianco del vostro cantante dopo la sua esibizione. Sei emozionata?”

“Abbastanza, sai, mi sento un po’ in colpa, avremo l‘onore di stare sul palco quando poi gli artisti per arrivarci hanno dovuto sudare” spiegai, spostando una ciocca ribelle dietro l’orecchio.

Ivan sorrise serenamente. “Ma no, voi life coach non state rubando niente, e poi non è che non stai facendo nulla, eh. Niko lo vedo diverso, più sereno…” rispose.

Arrossii. “Ma no, non è merito mio”

“Chi lo sa, forse sei la parte che gli mancava per sentirsi al settimo cielo”

“No, lui non sta molto bene ultimamente, oggi mi ha rivelato che gli manca la sua famiglia” dichiarai, decidendo di rivelargli il mio piano e  gettando ogni cautela alle ortiche. Volevo chiedere come fare per far incontrare a Niko la sua famiglia.

Esposi la mia idea a Ivan e lui ci meditò un po’ su. “Vieni, ne dobbiamo parlare con la produzione” esclamò, facendomi segno di seguirlo.

Gli ero grata, anche perché perdette quasi due ore per progettare tutto. Parlammo con il direttore della produzione, il quale, con mia enorme gioia, acconsentì. Bisognava solo chiamare la sua famiglia... E indovinate a chi toccò questa mossa? A me! Mi sentivo imbarazzata, non sapevo come espormi.

“Insomma, fai finta di star chiamando una tua amica! Alla fine li passi a me in modo che non possono credere che è una presa per i fondelli” mi rassicurò Ivan.

Annuii, tremando. “Ma Niko non  deve sapere nulla…”

“Ok, terrò acqua in bocca” mi rassicurò.

Così, sospirando emozionata, presi il telefono dell’ufficio del direttore e composi il numero scritto su alcuni documenti.

Il cuore mi martellava in petto e mi sentii quasi il fuoco in faccia.

Uno squillo. Due squilli. Tre squilli…

“Pronto?”

Era una voce da bambina, cavoli, doveva essere la sua sorellina! Respirai a fondo prima di dire: “Ehm, casa D’Aiello?”

La bambina esitò un attimo. “Si” rispose infine. “Chi è che parla?”

“Chiamo da… da Music’s Planet, potrei parlare con mamma o papà?” chiesi cercando di essere dolce e serena e conquistarmi la simpatia della bambina, almeno per telefono.

“Va bene, va bene! Aspetti un attimo, signora! Mamma, mamma! C’è una signora che vuole parlarti, c’entra con Music’s Planet!”

Sentii i passi affrettati della donna e guardai ansiosa in direzione di Ivan che mi sorrise in modo rassicurante, alzando il pollice.

“Si, pronto?” Come i passi, la voce era ansiosa ed emozionata.

“Buongiorno, lei è la signora D’Aiello?”

“Si… Lei chi è scusi?”

“Ehm, sono Debora, la life coach di suo figlio, non so se mi conosce…” iniziai, cercando di rimanere tranquilla.

Un attimo di esitazione. “Ma certo, si! Salve, è… è successo qualcosa?” chiese.

“Oh, no, non si preoccupi. L’ho chiamata solo per farle una… proposta. Vede, oggi ho parlato con suo figlio e mi ha rivelato di avere molta nostalgia sua e di tutta la famiglia così ho chiesto alla produzione di organizzare un incontro ed ho avuto il permesso” spiegai, sforzandomi di essere chiara.

“Ah, capisco” disse la donna. “Ma… Non ho capito cosa… Cosa dobbiamo fare, ecco”

“Niente di che, vi dovreste incontrare con lui stasera per passarla tutti insieme, ne ha bisogno, domani c’è un’esibizione molto importante…” dichiarai. “Se vuole le passo Ivan Argenti, il presentatore, è qui con me” aggiunsi, lanciando un’occhiata di sbieco a Ivan.

“Va bene, grazie mille!”

“Di niente, e buona giornata” la salutai.

Passai la cornetta all’uomo, che iniziò subito a conversare con la donna. Alla fine si misero d’accordo: quel pomeriggio, verso le sei,  la famiglia D’Aiello si sarebbe incontrata con Niko a Napoli e poi avrebbero trascorso tutta la serata insieme.

“Ma che fine hai fatto durante le prove?” mi chiese Niko all’ora di pranzo, rientrando in cucina dove io avevo già preso posto vicino a Simone.

“Oh, sono stata chiamata dalla direzione, mi hanno detto che oggi hai un appuntamento alle sei con l’autista, devi andare ad un’intervista per un giornale” risposi con ottima aria da attrice.

Nessuno sapeva del piano tranne la direzione, la famiglia di Niko, me e Ivan.

Così dopo pranzo continuarono le prove e alle cinque il ragazzo andò a preparsi per l’uscita, lamentandosi che non era giusto che lui doveva concedere queste interviste quando anche agli altri non era concessa quest’opportunità.

“Su, star, goditi il momento! Non dico niente io che vengo usata come tua segretaria” ironizzai.

Rise prima di salire in auto, salutandomi con la mano.

Risi di rimando, immaginandomi la sua faccia quando avrebbe scoperto la verità.

“Hai fatto una bella azione” se ne uscì Ivan alle mie spalle. “Sei l’unica life coach che sta facendo per davvero il suo lavoro”

Con questo piccolo merito che mi rimbombava nelle orecchie ritornai nel loft, e finalmente ebbi il tempo di provare il completo che mi aveva regalato Niko. Miracolo, era la taglia giusta! E per di più nascondeva i miei difetti.

Mi guardai allo specchio, sorridendo come un’ebete. Avevo conosciuto Niko, gli ero simpatica, ero contenta… Scossi il capo, dicendomi che la felicità era questa e che non mi sarei dovuta più azzardare a chiedere qualcosa di più dalla vita.

Passai la serata insieme a Simona e Giorgio, dato che io ed il ragazzo eravamo molto curiosi circa ciò che sarebbe mai successo l’indomani durante il serale.

“Allora, Simo, come funziona? A che ora dobbiamo prepararci? A che ora dobbiamo essere pronti?” le domandai dopo cena, acciambellandomi sul divano mentre Giorgio annuiva curioso.

“Di solito le parrucchiere verso le sei e qualcosa sono già nello studio, subito dopo le ultime prove…” rispose.

“Meglio, domani vorrei asciugare i capelli lisci e ci vogliono secoli…” brontolai, prendendo in mano una ciocca castana e mossa, che ormai era un po’ crespa.

“Si, anche io voglio averli lisci per una volta!” concordò Simona, accennando la sua chioma riccia.

“Tranquille, le parrucchiere sono bravissime!” si intromise improvvisamente Rossella, sorridendoci. La guardai un po’ stralunata, avevo la netta impressione di non starle simpatica dopo quei due avvenimenti.

“Oh, non avevo dubbi” borbottai, rispondendo al sorriso.

“Si, e poi staresti ancora meglio con i capelli lisci secondo me” disse lei. “A proposito, ho saputo che Niko è uscito per un’intervista”

“No, in realtà è uscito con i suoi genitori, gli ho organizzato questo piccolo incontro visto che era un po’ giù. Ma lui non lo sapeva” spiegai, scaturando l’ennesimo sorriso nella ragazza.

“Ma che brava che sei! Magari Dario  si comportasse così…” sospirò, dandomi un pizzicotto sulla guancia come se fossi una bambina di due anni. Dopotutto aveva solo tre anni in più a me!

Fu così che Rossella si aggiunse alla lista delle persone “incomprensibili”.

Niko ritornò molto tardi, era quasi l’una. Io a mezzanotte ero già andata a dormire, quindi non lo vidi fino alla mattina dopo, ovvero il momento in cui fu lui a svegliarmi, facendomi sobbalzare.

“Buongiorno Debora!”

Per un pelo non urlai, dovevo far paura! Indossavo una camicia da notte azzurra e avevo dormito con i capelli legati in una coda…

“Niko! Buongiorno!” risposi, lanciando un’occhiata al vassoio che aveva in mano.

“Non so se basterà a ringraziarti” si scusò.

“Cosa?”

“La colazione a letto” mi spiegò. “Non so se basterà a ripagare l’enorme regalo che mi hai fatto ieri sera”

Sorrideva fin troppo.

“Ah, te lo hanno detto…”

“Certo che mi hanno detto che è stata una tua idea, anzi,i miei ti mandano tanti saluti e vogliono conoscerti stasera durante il back stage” dichiarò. “Grazie Deb, non so come farei qui senza di te…” mormorò imbarazzato. Mi abbracciò, sussurrandomi un piccolo “Ti voglio bene” nell’orecchio destro. Inutile dire che provai l’ennesimo brivido…

“Ti giuro, mi sono risollevato passando la serata con loro! Grazie! Grazie!”

“Ma di che! Era prima un dovere e poi un piacere, Niko! L’ho fatto con il cuore! Anzi, avrò fatto pure la figura dell’imbranata al telefono!”

“Ah ah, mia sorella pensava fossi Silvia Fortuna” disse ridendo lui.

Risi anch’io. “Wow, mi sento onorata, giuro!”

Alla fine fece colazione con me, e per la prima volta fui convinta di potermi considerare in parte una sua amica.

Ma la giornata era ancora lunga, eh si, quella sera ci sarebbe stato il serale… E, tra le tante cose che sarebbero successe, avevo ancora le considerazioni della Sfortuna su di me da affrontare.

Continua…

Cosa ve ne sembra? Ci sentiamo al prossimo capitolo! Ki$$ ki$$, la vostra milly92.

 

Qualche anticipazione:

Era Angela del gruppo “Dj” che stava per chiedermi qualcosa quando la interruppi: “Angela, lo sai che Martina ha tr…”

“La spuma è nel mio beauty case” fu l’istantanea risposta della biondina.

 ________________

“Mi ha comprato un vestito, con i soldi della produzione per di più, non un anello di brillanti per chiedermi di sposarlo” precisai, cercando di sdrammatizzare.

“Da cosa nasce cosa, non si sa mai” mi rispose spalmandomi in faccia del fondotinta.

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“Chi mi cerca?”

Fa che dica quel nome…

“Tutti!”

Uffa…

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“Bah, ragazzi, mi dispiace essere sempre la voce fuori coro, ma… Bah, non ne sono convinta” iniziò. Pregai Santa Debora, ma invano.

  ________________

“Si, evvai!” esclamò Niko, correndo a congratularsi con Simona mentre Martina e Giulia lo guardavano disgustate mentre piangevano.

  ________________

“Nipotina, è fatta! Gliel’ho chiesto e mi ha detto di si!” mi sussurrò nell’orecchio.

“Non avevo dubbi!” esclamai, abbracciandolo prima di dire: “E’ qui? Voglio conoscerla!”

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Capitolo 7
*** Il Trono E' Mio ***


7. Il Trono E' Mio

Salve cari lettori! Come va?

Ieri è iniziata la scuola e mi sento già “Game Over” ad essere onesti, soprattutto dopo che il mio amato prof di latino, greco ed italiano ha iniziato a spiegare la differenza tra la letteratura greca e quella latina. Che esagerazione, già il primo giorno! Non trovate anche voi? Per fortuna che oggi e domani non si va per disinfestazione… E voi? Avete già iniziato la scuola?

Passando al cap, dovrebbe piacervi, soprattutto se non siete fan di Martina e Giulia, ihih! E ho notato che siete tutte ansiose circa il bacio tra Niko e Debora…

Detto ciò, grazie di cuore a coloro che hanno letto lo scorso cap e che hanno recensito:

Giulls: Si, Rossella è strana e lo sarà ancora, diciamo che è quel tipo di persona lunatica che cambia opinione (e anche sentimenti!) molto in fretta. Avrà anche un ruolo più importante nella storia, ma verso la fine del programma quindi tra tanti tanti cap xD Riguardo Niko e Debora, beh, ovviamente non posso dire nulla, ti dico solo di aspettare verso il cap 10 per qualcosa in più, eheh! Grazie mille, un bacione!

oOokikkaoOo: Grazie, mi fa piacere che la storia ti piaccia! Riguardo al bacio puoi tranquillamente leggere la risposta che ho dato a Giulls, ma comunque tranquilla, la storia è lunga, basta avere solo un po’ di pazienza! ^^ Baciotti!

Sweet_Baby_Love: Grazie mille bella, per il bacio o qualcosa di simile bisogna solo avere pazienza, come ho detto anke a kikka puoi tranquillamente leggere la risp che ho dato a Giulls! grazie mille! Kisses.

Penso che aggiornerò al settimana prossima, nel frattempo fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!

la vostra milly92.

Capitolo 7

 Il Trono E’ Mio

“Martina, dov’è la mia spuma?”

Questa fu una delle prime frasi che urlai nella prima parte del martedì pomeriggio. Ero in bagno, intenta nel preparare tutta la roba che sarebbe servita alla parrucchiera e l’estetista per prepararmi nel camerino mentre Martina era intenta nello sbaciucchiarsi spensieratamente con Carlo.

Essere una dei pochi custodi del segreto, ovvero insieme a Giulia, Rita, Samanta e il resto dei Music Sense era una noia, ma ciò non voleva dire che non avrei potuto usare l’arma a mio vantaggio.

Infatti, quando in risposta ricevetti una serie di suoni umidi, urlai: “Martina! Rispondi o spiattello tutto!”

E quando nemmeno questa volta ebbi nessuna risposta uscii dal bagno e, fortuna del caso, bussarono alla porta, colsi la palla al balzo. Si staccarono e Martina mi guardò quasi preoccupata.

Era Angela del gruppo “Dj” che stava per chiedermi qualcosa quando la interruppi: “Angela, lo sai che Martina ha tr…”

“La spuma è nel mio beauty case” fu l’istantanea risposta della biondina.

Sorrisi in sua direzione, mentre Angela mi chiedeva: “Martina cosa?”

“Martina ha trovato il fermaglio che le avevi prestato” inventai subito.

“Ma quale fermaglio?”

“Oh no, Debora, era di Rosangela non di Angela…” si affrettò ad appoggiarmi Martina, mentre Carlo guardava la scena attonito. “Avrai sbagliato a sentire”

“Può capitare, sempre “Angela” c’è in mezzo, no?” sorrisi. “Comunque, cosa stavi dicendo Angela?”

Così tra urla, minacce ed ansia alle sei e mezzo riuscii ad arrivare viva nel camerino di noi life coach. Era così bello avere quel camerino con su scritti i nostri nomi… Quella sarebbe stata una serata importante, in cui il popolo italiano mi avrebbe conosciuto ufficialmente, quindi dovevo essere perfetta.

“Come li asciughiamo i capelli?” mi chiese la parrucchiera. Si chiamava Anna ed aveva un forte accento milanese.

“Mi piacerebbe asciugarli lisci, ma è molto difficile lisciare i miei capelli, non vorrei stressarla…”  

“Ma che, fidati di me, in nemmeno un’ora avrai dei capelli liscissimi che non si gonfieranno” rispose incoraggiante Anna, mentre la parrucchiera che si stava occupando di Giulia, Sara, confermò: “Si, Anna è un mito nell’asciugare i capelli lisci, la chiamiamo “Liscia Capricci”, sai?”

Annuii, sperando che Dio me la mandasse buona. E, per fortuna, esaudì la mia richiesta: un’ora dopo i miei capelli erano perfettamente lisci, legati ai lati in un modo un pò particolare con dei fermagli azzurri. E, meno male, si mantennero.

Ancora più simpatica era l’estetista, Giovanna: aveva diciannove anni ed era molto brava.

“Posso vedere i tuoi vestiti, così faccio gli abbinamenti giusti?”

Le mostrai il completo bianco ed azzurro e le piacque molto. “Hai buon gusto” si complimentò mentre iniziava ad idratarmi la pelle con una crema speciale.

“Il merito è di Niko, me lo ha comprato lui dato che io non avevo avuto l’opportunità di uscire a comprarlo, le altre mi avevano dato buca…”risposi.

Giovanna divenne bianca. “Wow, che fortuna, è dalla prima puntata che ci provo con lui ma niente…” dichiarò con aria invidiosa.

“Mi ha comprato un vestito, con i soldi della produzione per di più, non un anello di brillanti per chiedermi di sposarlo” precisai, cercando di sdrammatizzare.

“Da cosa nasce cosa, non si sa mai” mi rispose spalmandomi in faccia del fondotinta.

Alla fine mi truccò con colori che variavano dall’azzurro al bianco, potevo dire di essere travestita da bandiera del Napoli!

Indossai degli orecchini d’argento con una collana abbinata e quella fu la prima vera volta della mia vita in cui mi sentii davvero bella. Addirittura potevo affermare di sentirmi superiore al club delle fighette, alias Martina&Co. I miei chili di troppo, i miei fianchi, il mio naso sembravano aver detto addio al mio aspetto…

Infatti, loro indossavano dei vestitini eleganti molto simili solo di colori diversi, colori che andavano dal blu scuro al fucsia scintillante.

Alle otto inizia a sentirmi addosso l’emozione. Credevo di tremare come un ghiacciolo…

Quella sera rappresentava la seconda prova della mia vita, ed io dovevo superarla a tutti i costi!

“Stai calma, li schiacciamo tutti!” sovvenne Rita. Forse voleva incoraggiarmi, forse si sentiva sicura di sé, fatto sta che non sortì alcuno effetto sul mio stato d’animo. Anzi, mi agitò ancora di più: dando uno sguardo fuori al camerino notai che quasi tutte le ragazze indossavano degli abiti eleganti. Perché dovevo essere sempre diversa?!

Alle otto e venti parrucchiere ed estetiste se ne andarono, dicendoci che ci saremo viste comunque dietro le quinte per un ultimo ritocco. Le altre uscirono fuori dal camerino, invece io preferii restare dentro, chiudendo anche la porta, fino alle nove meno qualcosa.

Nemmeno dieci minuti dopo sentii la porta bussare.

“Debora, posso?”

Era la voce di Rossella.

“Si, entra pure”

Rossella entrò, aveva l’aria emozionata quanto me. “Wow, sei bellissima!” si congratulò vedendomi.

“Grazie, vale lo stesso per te!”risposi. Stava davvero benissimo con top fuxia, dei pantaloni neri aderenti, dei sandali con il tacco a zeppa e i lunghi capelli neri mossi. Il pensiero che almeno non si comportava più da “snob” in mia presenza mi rassicurava….

“Ti stiamo aspettando! Vieni fuori, siamo tutti pronti!” esclamò,  facendomi segno di seguirla.

“Non so, sono troppo emozionata…”

“E cosa vuoi fare, restare tutta la serata qui? Dai, non dico niente io che devo cantare!”

Aveva ragione, fin troppo. Così, cercando di non cadere sia per l’emozione che per i tacchi fin troppo alti per i miei standard, mi avviai con lei dietro il palco.

“Chi mi cerca?”

Fa che dica quel nome…

“Tutti!”

Uffa…

Al mio arrivo, al primo impatto non ci capii molto: era tutto un po’ scuro e non vedevo altro che sagome in movimento.

Ma dopo tre secondi mi abituai, e con sollievo notai che Rosangela era vestita molto nel mio stile: pinocchietto di jeans e maglia scollata verde smeraldo.

“Stai benissimo!” le dissi cordiale.

“Grazie! Ma tu non scherzi mica, eh!” fu la sua risposta.

“Ah nipotì! Che ce semo messi nella capoccia?” fu il saluto dello zio, con tanto di finto accento romano.

“Ah zì, recordate che me devi presentà la tua ragazza e che posso dirce qualcosa de equivoco…” risposi prima che mi stringesse a lui con un braccio.

“Romani a parte stai benissimo, non mi sembri una sedicenne”

“Una quasi sedicenne” precisai.

“Penso proprio che un tuo certo compaesano rimarrà stupito dalla bellezza della sua life coach” esclamò, ma sottovoce.

Lo guardai scocciata, perchè diamine mi illudeva?!

“Massimo, non illudermi ancora…” sbottai annoiata.

Lo zio scosse il capo. “Senti, anche io ho avuto diciannove anni, e quello sguardo dolce mentre ballavo un lento con una ragazza l’ho fatto solo quando, come minimo, mi sentivo a mio agio con lei” rivelò, alludendo alla festa di Luigi.

“Come vuoi tu” ribattei, per niente convinta.

“Comunque stasera è una grande serata per me” cambiò discorso l’uomo, e quando lo guardai interrogativa mi mostrò una scatolina di velluto blu. La aprì e rivelò un anello di oro bianco con un diamante bianco sopra. “Me lo ha appena portato mio fratello, lo avevo comprato qualche mese fa” spiegò, mentre guardavo l’oggetto ammaliata.

“E’ stupendo, zio! Sono sicura che ti dirà di si, specialmente dopo la canzone!” esclamai.

“Speriamo…”

Ma una voce squillante, ovvero quella della Sfortuna, mi fece allontanare, evitando di incontrarla per un pelo.

“Forza Max! Stasera farò il tifo per te con tanto di pon pon!” stava dicendo, mentre lui nascondeva rapidamente l’anello in tasca.

Non so perchè mi stavo nascondendo da lei, ma fatto sta che non mi vide dato che stavo nascosta dall’altra parte del dietro-palco, nella parte d’entrata degli under 24.

Proprio lì c’era Maria che stava parlando con i suoi ragazzi più Giorgio e Dario. Niko era il primo della fila attorno a lei, era vestito con gli abiti che aveva provato durante le prove dalla stylist e ascoltava il discorso molto attentamente, come sempre.

“… Quindi, su! Forza, grinta e coraggio, non voglio vedere nemmeno una lacrima stasera! Oh, Debora! Finalmente!” esclamò Maria, raggiungendomi. La salutai con due formali baci sulle guance.

“Scusami Maria, mi hanno trattenuta”

“Tesoro, sei una favola!” mi salutò Simona, che aveva i capelli legati in uno chignon e indossava un abito nero e bianco, che onestamente la faceva sembrare un po’ un pinguino.

Le sorrisi, decidendo di non ribattere, anche perché notai lo sguardo di Niko fisso su di me. Com’era bello…

Notò che lo stavo guardando perché mi si avvicinò radioso. Si, sorrideva. Non so perché, ma fatto sta che quel sorriso sembrava sincero e mi fece letteralmente sciogliere.

“Ciao” lo salutai, mentre Maria si allontanava e gli altri si raggrumavano in gruppi e parlottavano concitati dato che mancava un quarto d’ora all’inizio della serata.

Non ricambiò il saluto, si avvicinò soltanto e mi scrutò per un lungo istante.

“Sei davvero bellissima, stasera milioni di ragazzi mi invidieranno per avere un’amica così stupenda” disse, prendendomi il braccio e facendomi fare un giro su me stessa per scrutarmi meglio.

“Grazie, ma è soprattutto merito tuo… Il vestito, sai” spiegai.

“Ma che, questo visino è solo merito tuo” disse, dandomi un amichevole pizzicotto sulle mie guance un po’ paffute.

“Dai, basta, altrimenti arrossisco”

“Guarda che già sei arrossita” mi rivelò ridendo.

Mi portai una mano in faccia e constatai di essere bollente… E, ovviamente, a pochi metri di distanzi vidi lo zio Max scrutarci mentre parlava con Luke.

“Allora posso ritenermi una tua amica?” mi azzardai a chiedere.

Niko mi guardò, facendomi capire che la mia era stata una domanda fin troppo sciocca. E anche se non fosse stata la verità non mi avrebbe potuto mentire, mi dissi.

“Certo, sciocchina!” rispose, prima di stringermi lievemente a lui.

Ricambiai la stretta, ma in quell’istante iniziarono a girare i camera men per il back stage da mandare in onda l’indomani, così mi ricomposi ed accettai l’aiuto di Giovanna nell’aggiustarmi il trucco.

L’emozione ormai era alle stelle, e a stento ci capii qualcosa circa le istruzioni di Ivan, che continuava a ripetere a noi life coach: “Mi raccomando, preparatevi dietro l’entrata del gruppo del vostro cantante, perché subito dopo la loro entrata in studio tocca a voi…”

Così alla fine noi life coach rimanemmo indietro mentre i cantanti si mettevano in fila e venivano annunciati.

Ahimè, non sapevo cosa mi aspettava…

Finalmente, dopo tutte le presentazioni e le varie formalità, sentii Ivan annunciare: “Bene, caro pubblico di Music’s Planet! Sto per fare una presentazione molto importante… Credo che tutti sapete dell’entrata dei life coach martedì scorso…”

Nel frattempo, l’assistente sistemò me, Giorgio e Dario davanti il tabellone che da lì a trenta secondi si sarebbe aperto rivelandoci. Io, come Niko, e come unica donna, ero la prima della fila.

Il cuore raramente mi era martellato così forte in quasi sedici anni di vita…

Ricordo che insieme al tabellone si aprì anche il mio cervello, non so come ce la feci a raggiungere quelli della categoria under 24 senza cadere a causa dell’emozione. Durante le prove avevamo stabilito che ogni life coach doveva stare vicino il suo cantante, e me lo ricordai solo grazie vedendo Giorgio stare vicino ad Ilaria, così mi avvicinai a Niko che mi strinse il braccio, come per dirmi di stare calma. Evidentemente mi sentiva tremare.

Cercavo di vedere qualche faccia amica tra il pubblico, ma vedevo solo luci accecanti… Nel frattempo stavano uscendo anche Martina e glia altri life coach per le altre categorie.

Alla fine, dopo gli applausi, Ivan si decise a parlare.

“Allora! Gente, vediamo di conoscere i nostri life coach prima della sfida…”

E indovinate da chi iniziò? Da moi, ovviamente.

“Come avrete capito, e mi riferisco alla tante fan di Niko che forse in questo momento sono lievemente arrabbiate, lei è la sua life coach e si chiama Debora. Ha quasi sedici anni e viene dalla provincia di Caserta. Come ti senti,Debora?”

“M-Molto emozionata devo dire, anzi, fin troppo” risposi. Sentire la mia voce amplificata e tremante nel microfono era abbastanza inquietante.

“Sapete, proprio ieri Debora, da vera life coach, ha organizzato un incontro tra Niko e la sua famiglia, facendoli incontrare dopo più di un mese. Cosa ne pensi di questa sorpresa, Niko?”

Vidi Niko fare il suo sorriso sincero e rispondere: “E’ stata una cosa bellissima, rivederli per me è stato un vero toccasana! Non le sarò mai grato abbastanza”

Ci guardammo, e tutti applaudirono.

Meno male, iniziavo a sentirmi a mio agio!

“Ora vediamo una clip dove vediamo l’entrata di Debora e la sua settimana…”

Risi rivedendo il momento in cui  ci eravamo conosciuti, il nostro saluto in quella specie di confessionale, la mia “Prova”, vedermi battere le mani dopo che Tony aveva provato “Sere Nere”…

“Allora, giudici! Cosa ne pensate di Debora?”

Maria rispose che aveva fatto bene a credere in me, di essere soddisfatta della sua scelta, che non l’avevo delusa, Luke disse che gli ero molto simpatica perché, come Niko, ero molto umile e non ero una ragazza “tutta pepe”. Ma, ovviamente, la signora Sfortuna non fu della loro stessa opinione.

“Bah, ragazzi, mi dispiace essere sempre la voce fuori coro, ma… Bah, non ne sono convinta” iniziò. Pregai Santa Debora, ma invano. “Non vorrei essere noiosa, ma io sono dell’idea che bisognava scegliere una life coach allo stesso livello di Niko, ovvero con un’immagine perfetta, il nasino alla francese, una bella taglia 40, ma soprattutto più... esplosiva, va, e un po’ più grande”.

Inutile dire che mi sentii come il venerdì precedente.

Ma, con mia grande sorpresa, dal pubblico partii una serie di “Buuu!” mista alle proteste di qualche concorrente. Martina però rideva sotto i baffi.

“Silvia, forse c’è bisogno che ti spieghi il concetto di life coach” iniziò Maria.

“Concordo…” attaccò Luke.

“Giudici, calma, io penso che stia prima a Debora e poi a Niko rispondere” precisò Ivan. Alleluia! Forza Ivan! Vota Ivan for president!

Mi passò il microfono e decisi di essere più pacata possibile anche se mi sentivo la voce mancare.

“Non credo ci sia tanto da rispondere” iniziai. “Sapevo che Silvia la pensasse così già da venerdì, onestamente. Cioè, già li mi ha fatto capire che per lei la life coach di Niko doveva essere un figurino; so di non essere una miss, so di non essere nessuno, mi assumo le mie responsabilità e quindi non mi offendo, ma vorrei dire che sono qui per essere una life coach, non una modella, e per di più una bella immagine non mi servirebbe più di tanto dato che io, rispetto agli altri artisti che sono qui, non sono qui per diventare una pop star”. Gli applausi si triplicarono, e aumentarono ancora di più quando Niko aggiunse: “Silvia, concordo con lei, e poi, scusami ma penso che lei non sia come la definisci tu, è bella, graziosa e posata. E riguardo l’età, beh, anche se non ha nemmeno sedici anni ciò non le ha impedito di organizzarmi l’incontro con la mia famiglia e rendermi felicissimo. In questa settimana mi ha ascoltato, mi ha supportato e grazie a lei sono soddisfatto del pezzo che ho da cantare”.

Borbottai un “Grazie” molto flebile mentre gli applausi esplodevano, Silvia sbuffava e Maria e Luke annuivano.

Quella volta vinsi io, eh si, perché non ribattè, facendo una faccia alla: “E’ meglio se sto zitta, tanto sono superiore!”

E, ciliegina della torta, Ivan accennò al nostro incontro di venerdì e… Tadà! Mandarono in onda la scena in cui diceva che sapeva chi ero io e che facevo bene a rinunciare alla pizza etc. perché il pubblico si aspettava che la life coach di Niko fosse un figurino.

Francesco, miracolo,  terminò con un: “Concordo con gli altri Silvia, Debora va bene così com’è!”.

Passando alle altre presentazioni, ovviamente Martina e Giulia furono molto lodate…

Ma per me il bello venne quando Niko si esibì. Ebbi il permesso di stare sul palco, e mentre cantava sentivo i brividi che solo la sua voce sapeva darmi. Era perfetto, anzi,dire perfetto era poco! Era divino! Nemmeno Tiziano mi faceva emozionare così…

Gli applausi del pubblico potevano raggiungere il soffitto, che bello!

Alla fine dell’esibizione Ivan mi chiese se avevo qualcosa da dire al pubblico.

“Ehm, cosa dire? Vi prego, votatelo, altrimenti mi sentirei enormemente in colpa dato che sono stata io a consigliare il brano…” dissi.

Ritornai dietro le quinte, sedendomi tra Giorgio e Dario ad guardare la puntata vicino la piccola tv che c’era con un misto di ansia mentre seguivo le altre esibizioni.

I miei preferiti furono i Gold Boyz, che si esibirono in “My Sharona” di Knak e Rossella, che cantò “Cinderella” di Britney Spears.

“… Passa il turno, accedendo alla 5° puntata… Niko!” disse poco dopo Ivan, mentre lui esultava trionfante e sollevato.

Quando vidi che si era salvato iniziai ad urlare come una pazza e corsi verso di lui che stava venendo verso di noi.

“Evvai! Madò, Deb, io ti faccio una statua!” urlò. Mi stava quasi appiattendo tanto che mi stava stringendo. “Inizia a pensare ad un nuovo brano! Oh, Madò, grazie! Grazie!”

Per la seconda volta nella mia vita sentii di aver fatto una cosa giusta per davvero e ricambiai l’entusiasmo, il quale però sparì tre minuti dopo, quando Simona andò in ballottaggio con i Music Sense.

“Oh no, Oddio, Oddio!” iniziò Martina, alzandosi e buttandosi tra le braccia di Carlo che era venuto dietro le quinte approfittando della pubblicità.

“Simone, mi dispiace, vedi che ce la farete…” gli dissi, abbracciandolo quando venne in mia direzione.

“Speriamo…” mormorò cn gli occhi lucidi mentre mi abbracciava a sua volta.

Lo accompagnai fino all’uscita che portava al palco con uno strano groppo in gola, dopotutto un po’ mi ci ero affezionata.

Ma inutile dire che toccò alla Sfortuna la decisione finale e…

“Elimino i Music Sense!” disse, facendomi sprofondare anche se da una parte ero contenta per Simona.

“Si, evvai!” esclamò Niko, correndo a congratularsi con Simona mentre Martina e Giulia lo guardavano disgustate mentre piangevano.

“Giuly, promettimi che ti divertirai anche per me!” stava dicendo Martina prima di correre verso Carlo e continuare a piangere come una fontana.

Ma le lacrime non cessarono, dato che nella seconda manche uscì Fabio, e così insieme a lui se ne dovette andare anche la cara Giulia.

Miracolo, le due reginette delle life coach se ne erano andate… Che fosse un segno del destino?

Quando la puntata terminò mi sentivo esausta, come se mi avessero tagliato il cervello in mille pezzi: una parte di me era contenta, un’altra delusa, l’altra triste… A distrarmi però fu lo zio Max, che era stato bravissimo nella sua performance dei Pink Floyd.

“Nipotina, è fatta! Gliel’ho chiesto e mi ha detto di si!” mi sussurrò nell’orecchio.

“Non avevo dubbi!” esclamai, abbracciandolo prima di dire: “E’ qui? Voglio conoscerla!”

“Si, si, è qui…” rispose, e mi fece cenno di seguirlo fino all’entrata dello studio.

Mi condusse fino al giardino, dove tra le tante persone notai una donna con i lunghi capelli color mogano che si voltò e ci sorrise, avvicinandosi.

 “Ciao, tu sei Beatrice, vero?” le chiesi. “Io sono Debora!”

“Si, piacere di conoscerti Debora!” si presentò, stringendomi la mano. “Massimo mi sta parlando molto di te, si vede che sei per davvero la sua nipotina!”

“Eh si, è uno zio perfetto” sorrisi ironica, mentre lo zio mi faceva la linguaccia. “Ed anche bravissimo, sei molto fortunata!”

“Si lo so…” mi rispose Beatrice radiosa, abbracciandolo.

Erano così carini insieme! Li guardai mentre parlavano, entusiasti, perché l’uomo non era andato in sfida.

Chissà se anche io sarei mai stata felice come loro!

Purtroppo non potetti conoscere  la famiglia di Niko dato che la sorellina era molto stanca e i genitori l’avevano dovuta portare a casa.

I miei genitori non erano venuti, ma ne ero contenta, ero stata io stessa a chiedere ciò anche se naturalmente sotto sotto ci avevo un po’ sperato. Ma era meglio così, non ce l’avrei fatta a vederli senza poter tornare a casa… Quanto mi mancavano…

Ignorai completamente la Sfortuna che mi guardava acida mentre,all’una e mezzo, salivo sul pullman che ci avrebbe ricondotti al loft; forse ce l’aveva ancora con me per la questione dell’uscita mancata anche se non capito perché la cosa le stava così a cuore.

“Ragazzi, fatevi salutare” dissi mezz’ora dopo, mentre i Music Sense entravano nell’ingresso con le valige in mano.

 “Divertiti anche per noi” fu il saluto di Giulia e Martina, con gli occhi rossi e  gonfi.

“Scusami per… per quelle cose, ecco…”disse velocemente Martina mentre mi abbracciava per la prima volta. Le lanciai un’occhiata scettica, facendola ridere.

Devo dire che mi dispiacque, chi mi avrebbe rotto le scatole?

Poi però sorrisi: c’erano sempre Samanta e Rita, le mie nuove compagne di stanza!

Dovevo godermi la mia permanenza nel loft, dopotutto ero anch’io di passaggio, e niente escludeva  che sette giorni dopo  sarei stata nelle stesse condizioni…

“Debora, guarda cosa ci hanno inviato i tuoi!” mi chiamò Niko poco dopo, verso le due e qualcosa, appena entrai in cucina dopo essermi cambiata ed aver indossato qualcosa di decisamente più comodo.

“Cosa?” domandai subito.

Indicò un vassoio di sfogliatelle poggiate sul tavolo, strappandomi un sorriso.

“Ringraziali appena li vedi” disse, porgendomene una.

“Ma certo”

Così quella sera, anzi quella mattina si può dire dato che andai a letto alle quattro meno qualcosa, presi sonno molto difficilmente avevo nella mente troppe emozioni miste alle offese… ma soprattutto quel “Grazie” che non svanirà mai dalla mia mente…

Si, devo ammetterlo: la vita da tv era molto stressante, “pericolosa”, capace di farti venire un infarto se non ci sei abituata, ma anche emozionante ed unica!

Ed io dovevo coltivare quel percorso, specialmente ora che Niko aveva ancora più fiducia in me e le reginette della situazione erano fuori circolazione.

Qualche anticipazione:

“Mi dispiace, ma oggi abbiamo una piccola gita alla Reggia di Caserta” gli spiegai sedendomi sul letto.

_____________

“Sei l’unica persona che conosco che abbia mai ascoltato una guida”

“Sono anche l’unica persona che conosci che però ti sta facendo entrare qualche informazione in quel cervellino, non esiste solo la musica, sai” risposi con tono dispettoso.

______________

“Meglio stare qui con te che con qualcun altro del loft” mi rivelò, ritornando a distendersi, facendomi diventare rosso fuoco.

“Ehm, perché scusa? Gli altri li conosci da più tempo di me…”

 

______________

 

 

“Shh, zitta! Senò quelli chissà che si pensano!” mi pregò, mentre mi stringeva meglio ed iniziava a camminare

______________

 

Mi voltai e ci trovammo naso contro naso. Ora al freddo si era sostituito un caldo in stile 41 gradi di febbre…

 

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Capitolo 8
*** Il Giorno Di Conoscenza Tra Life Coaches ed Artisti ***


Il Giorno Di Conoscenza Tra Life Coaches ed Artisti

Ciao a tutti! Come va?

Ho deciso di aggiornare dopo soli due giorni perché domani inizierà la nuova settimana scolastica e di sicuro non aggiornerò fino a sabato, spero vi farà piacere.

Questo cap è più dolce di solito, e vede come protagonisti solo Niko e Debora…

Grazie di cuore a coloro che hanno letto lo scorso cap e a coloro che hanno recensito:

Giulls: Come al solito ho aggiornato prima del previsto, spero ne sarai contenta! ^^ Comunque nemmeno io sopporto la Sfortuna, penso si capisca da come la descrivo muahahahaha! Eh si, ora le cosa saranno più facili per Debora senza quelle due oche… o no? xD Grazie mille bella, un bacione!

Sweet_Baby_Love: Mi dispiace che sei impegnata in questi giorni, c’entra l’inizio della scuola? Ti capisco, tranquilla ^_^ Anche io se fossi stata in Debora avrei fatto qualcosa del genere, o forse avrei meditato una vendetta crudele…. mmmmh… Vabbè, non divaghiamo xD Grazie mille, kiss!

Detto ciò… hasta la vista, ci sentiamo verso la fine della prossima settimana! E mi raccomando, aspetto un vostro giudizio!

la vostra milly92

Capitolo 8

Il Giorno Di Conoscenza Tra Life Coaches ed Artisti

“I love you baby…”

Questa stupida canzoncina mi svegliò il giorno dopo alle sette e mezza ad opera della radiosveglia. Aprii gli occhi con un sussulto, mi sembrava di essere appena andata a dormire! E, decisamente, avevo ancora le sfogliatelle sullo stomaco, così mi vestii e non feci colazione quando andai in cucina, dove vi trovai solo i Gold Boyz, formata da Andrea, Giuseppe, Dante e Francesco, mezzi sonnambuli. Non avevo avuto occasione di conoscerli molto bene, a parte Andrea, così ne approfittai per approfondire la loro conoscenza anche perché erano uno dei miei gruppi preferiti.

Stavano leggendo con aria critica un foglio, e commentavano ridendo.

“Cos’è?” chiesi, allontanando la nutella dalla mia portata.

“Il programma di oggi” mi rispose Giuseppe. “Da quel che ho capito ognuno di noi dovrà andare in giro per la Campania con il proprio life coach”

A quella notizia le mie orecchie si appuntirono, decisa a saperne di più. Presi l’elenco e lessi con attenzione.

C’era scritto, sotto il titolo: “Giorno di conoscenza tra life coaches ed artisti”:

Ore 10.00:Gold Boyz e Samanta al Centro Campania. Rosangela e Giacomo al Golfo di Napoli. Massimo e Rita al Maschio Angioino. Luigi e Armando al Famila. Niko e Debora alla Reggia di Caserta.

Non seguii la lettura a causa della notizia. Io e Niko alla Reggia, ovvero il luogo dove avevo sognato di conoscerlo nemmeno un mese prima, quando ci andai con la mia scuola?!

Già davanti a me vedevo una scena in cui io e lui correvamo mano nella mano tra i prati della Reggia, accompagnati da quella stupida canzoncina “I love you baby”…

Così, mentre qualcun altro si alzava, corsi nel dormitorio di Niko, Max e Luigi per svegliarlo. Insomma, ora dovevo anche fare da mammina… Ma la cosa non mi dispiacque affatto.

Entrai furtivamente,  quasi con passo felpato, con tanto di vassoio con la colazione. Dormiva nel letto centrale, era disteso sulla schiena e sembrava profondamente addormentato, oltre che ad un angioletto. E, ciliegina sulla torta, dormiva con una canottiera aderente blu invece che con il classico pigiama. Mentre “I love you baby” mi rimbombava ancora nelle orecchie lo scrollai lievemente, sussurrando: “Niko? Sveglia!”

Si mosse appena, e dovetti richiamarlo una seconda volta per svegliarlo completamente.

“Oh, buongiorno” disse ancora mezzo addormentato.

“Buongiorno” risposi, porgendogli il vassoio della colazione e posandolo davanti a lui.

“A cosa devo questo precoce risveglio?” mi chiese, dopo avermi ringraziato per la colazione e guardando l’orologio: erano le otto e cinque. “Di solito il giorno dopo il serale dormo fino alle undici…”

“Mi dispiace, ma oggi abbiamo una piccola gita alla Reggia di Caserta” gli spiegai sedendomi sul letto.

Gli dissi tutto quello che sapevo con amorevoli dettagli e alla fine se ne uscì con un: “Bello! Non sono mai stato alla Reggia!”.

“Perciò muoviti, che per le nove  dobbiamo essere pronti”

Personalmente ce la feci a stento e Niko mi aspettò per minimo venti minuti. Essere presentabile era molto importante per me, così sciolsi i capelli che erano ancora lisci e vi aggiunsi solo una fascia arancio, abbinata alla maglietta. Inaugurai gli occhiali da sole che mi avevano regalato i miei prima di partire ed uscii, sentendomi un po’ strana: mi ero preparata fin troppo in pace senza Martina che mi chiamava ogni tre secondi chiedendomi di prestarle qualcosa e Giulia che mi chiedeva: “Come sto?”.

Le mie nuove compagne di stanza, Rita e Samanta, erano un po’ più simpatiche, ma a parte che avevano rispettivamente ventuno e venticinque anni, erano molto più tranquille. almeno così mi sembrava. Ciò, in quel momento, poteva essere sia un pro che un contro.

“Alleluia!” esclamò Niko vedendomi. “Ma cosa ci siamo messe in testa stamattina?” aggiunse, indicando gli occhiali da sole, il giubbino di pelle e la borsa nera di Hello Kitty, in perfetto contrasto con il mio stile del momento.

“Volevo sembrare una bodyguard” ironizzai.

Così salimmo nella BMW della produzione che in nemmeno un’ora ci condusse alla Reggia, tempo durante il quale ci limitammo ad ascoltare musica nel suo i-pod. La Reggia era maestosa come sempre, ricca di opere dallo strano fascino.

L’autista, prima di lasciarci, mi affidò una serie di fogli, tra cui spiccava l’intero programma.

10:15/11:30: Visita libera della Reggia e del parco.

La gente ci guardava, ma quasi nessuno riconobbe Niko dato che erano quasi tutti turisti stranieri. Invece la guida sì, si fece fare un autografo ed una foto e poi acconsentì a lasciarci visitare le stanze da soli perché Niko non sopportava le guide.

“Scusami” si giustificò, “Ma mi addormento e non servirebbe a nulla”.

Ci soffermammo a guardare le sale più belle come quella da ballo, enorme. Me lo sarei fatto un bel valzer con lui lì…

“Wa, certo che questo re era un nano!” esclamò vedendo il letto di non so quale re.

“E’ una ricostruzione” specificai, “Lo disse la guida quando ci venni a fine Marzo. Praticamente questa stanza era stata distrutta, non mi ricordo perché, così fecero una fedele imitazione…”

Niko mi guardò. “E tu l’hai pure ascoltata?” mi chiese stupito.

“Un po’” mi giustificai, mentre lui rideva scuotendo il capo.

“Sei l’unica persona che conosco che abbia mai ascoltato una guida”

“Sono anche l’unica persona che conosci che però ti sta facendo entrare qualche informazione in quel cervellino, non esiste solo la musica, sai” risposi con tono dispettoso.

Lui non se la prese, anzi, cacciò di nuovo fuori il suo i-pod e iniziammo a sentire un po’ di musica, perché non poteva non ascoltare qualche canzone dopo che aveva sentito pronunciare la parola musica, o almeno così si giustificò.

E, ovviamente, non mi accorsi che dietro di noi c’era il camera man che aveva ripreso quella simpatica scena.

“Bene, ora devo andare al Famila da luigi… Ritornerò qui oggi pomeriggio” si congedò e se ne andò insieme la troupe.

Finalmente!

La visita del parco fu decisamente migliore… Vi dico solo che ce ne stemmo sdraiati sull’erba , a chiacchierare riguardo gli eventi della sera prima  e ad ascoltare ancora musica.

Mi sentivo bene, fin troppo…

11:30/13:00: Libera attività e pranzo nel bar della Reggia

“Scusa, ma cosa ce lo hanno dato a fa ‘sto programma?” chiesi scocciata mentre mi rialzavo dal prato per constatare che avevo fatto bene a stendermi sul giubbino dato che era un po’ bagnato. “Insomma, tanto non c’è nessuno che ci controlla”

“Magari fosse così” rispose Niko rabbuiato, rialzandosi e avvicinandosi lentamente a me per poi dire a bassa voce: “Li vedi quei due tipi in giacca e cravatta?” mi chiese, indicando con lo sguardo due tipi abbastanza grossi molto lontani da noi.

“Si…”

“Mi sa che sono i bodyguard di turno, ci stanno sempre dietro mantenendo le distanze. Di certo il programma non può lasciarci incustoditi…”

Ci guardammo scocciati, poi imitai un sorriso stiracchiato: “Ma almeno siamo qui a rilassarci un pò, no? E’ vero che stiamo soli come due scemi, ma è meglio di niente…”

“Meglio stare qui con te che con qualcun altro del loft” mi rivelò, ritornando a distendersi, facendomi diventare rosso fuoco.

“Ehm, perché scusa? Gli altri li conosci da più tempo di me…”

“Si, ma con te mi sento più a casa mia, lì è una noia, tra le paranoie di Rossella, gli atteggiamenti pomposi e un po’ falsi di Simona…”

Sorrisi compiaciuta e ristendendomi al suo fianco. Ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere, senza nessun motivo preciso.

Il pranzo fu una delle cose migliori, mangiammo pizza, una vera pizza, dopo tanto tempo e ci gonfiammo di coca cola.

“Non vuoi un po’ di birra?” mi chiese Niko, porgendomi la bottiglia.

“No, grazie, poi non te la consiglio dato che dopo abbiamo molti km da fare a piedi…”

13:15/16:30: Salita fino alla cascata, visita del giardino inglese e svolta del test di conoscenza.

Dovevamo salire fino alla cascata e al giardino inglese, e percorrendo perciò circa 3 km all’andata e 3 al ritorno. Quegli uomini se ne stavano sempre molto più indietro di noi per controllarci , ma non gli badavamo più di tanto.

“Oh Dio, non ce la faccio più!” mi lamentai dopo nemmeno 1 km. Mi sentivo ancora la pizza sullo stomaco, invece Niko sembrava ancora pieno di energie. La birra gli aveva fatto bene a quanto pareva…

“Dai, life coach! Un po’ di resistenza!”

Lo guardai storto mentre mi toglievo il giubbino di pelle e rimanevo a mezze maniche.

“Anche se sono una life coach non vuol dire che sia superman!” ribattei, piegandomi sulle ginocchia.

“Allora ti porto io per un po’” si offrì, avvicinandosi.

Di sicuro, dinanzi a quella proposta, divenni color arcobaleno, uscendomene con un sonoro: “Che?!”

“Su, vieni”

“No, no, ma che, sono molto pesante!”

“Ho fatto palestra, tranquilla”

Non ebbi il tempo di ribattere che mi aveva sollevata da terra,  facendomi urlare come un’ossessa.

“Shh, zitta! Senò quelli chissà che si pensano!” mi pregò, mentre mi stringeva meglio ed iniziava a camminare.

“No, è inutile, fammi scendere…” protestai, solo perché averlo così vicino a me, con i nostri visi a poca distanza, era una tortura.

“Zitta e aggrappati di più” fu la sua risposta.

Così, senza nessuna via di scampo, strinsi più le braccia al suo collo e rimasi così per svariati minuti. Mi aspettavo che mi avrebbe presa sulle spalle, ed invece…  Camminava stringendomi, tenendo la presa ben salda, e mi guardava negli occhi molto spesso, sorridendomi.

Con la scusa di sederci un po’ però mi lasciò scendere dieci minuti dopo, ansimando.

“Cosa ti avevo detto? E’ una faticaccia, non sono più una bambina” dissi, mentre prendevo posto vicino a lui su una delle panchine che stavano sul prato laterale alla salita.

“Non sei pesante, dai. Mi sono fatto un po’ di muscoli” ribattè cercando di rassicurarmi.

Erano le due, così ce la prendemmo comoda.

Vedemmo una coppia di fidanzatini passeggiare felici, di sicuro tedeschi o giù di lì, e quasi lessi un velo di invidia nel suo sguardo.

“Vorresti essere al loro posto?” chiesi comprensiva.

“No, solo che sarebbe bello passeggiare mano nella mano con una brava ragazza e sentirsi felici così” fu la sua risposta atona.

Brava ragazza?

“Perché proprio brava ragazza?”

“Perché mi sono sempre piaciute le stronze che dopo un mese si scocciavano” dichiarò sbuffando.

“A me è piaciuto, anzi, forse ho amato, uno stronzo che dopo quattro mesi mollava tutte e che, almeno nel mio caso, se ne è uscito con la storia della “pausa di riflessione” senza farsi più sentire e mettendosi con un’altra” spiegai amareggiata.

Un altro sguardo.

“Ci ha perso lui. Che te ne frega, sei ancora un po’ piccola per certe cose…”

“Piccola?! Cavoli, ho quasi sedici anni!”

“Ed io ne ho diciannove”

“Tanto piacere”

E, come al solito, ecco l’ennesima risata per sdrammatizzare. L’argomento “amori passati” fu messo da parte, fino al momento del test di conoscenza.

Lo svolgemmo alle tre meno un quarto, ora in cui arrivammo alla cascata.

Presi il foglio e iniziai a leggere.

“Allora… Sai quando sono nata?”

“Ehm… A giugno del 1992…”

“Si, ma precisamente?”

Mi guardò come un alunno all’interrogazione che non era molto preparato. “Non lo so”

“Il primo giugno ”

“Ah ok, così ti mando gli auguri…”

Quella era un’occasione da cogliere al volo….

“Ma se non hai nemmeno il mio numero o indirizzo msn!” sbottai.

E, signore e signori, fu così che glielo diedi e ottenni il suo numero, oltre al suo indirizzo e-mail.

“Qual è il mio colore preferito?”

“Azzurro e rosa!” fu la sua risposta pronta, come a dire: “Vedi che questa la so!”

“Squadra del cuore?”

“Napoli!”

“Ho migliore amiche o amici?”

“Ehm, si, quelle quattro che vennero a trovarti” disse, riflettendo.

“E come si chiamano?” chiesi; era troppo divertente fare la prof!

“Boh”

“Cristina, Lina, Sabrina e Giusy”

Seguirono altre domande pallose, fino a quella sul primo bacio.

“Dai, racconta, sono curioso!”

“Ok…”

“Quanti anni avevi?”

“Quattordici” dichiarai, scrutandolo.

La sua reazione non fu niente di che, annuii e mi guardò come a dire “continua”. 

“E tu, a quanti anni?” gli domandai super curiosa.

“Tredici”

Mi raccontò tutta la situazione, che era stato per gioco durante il gioco della bottiglia, ed io raccontai la mia esperienza,ovvero dopo aver ballato un lento ad una festa al primo anno di liceo, che lui giudicò “Più romantica”.

Alla fine il test andò a farsi benedire, perché continuammo a parlare delle nostre storie d’amore…

“Voglio davvero innamorarmi ora, trovare la donna della mia vita, che sia dolce, disponibile, sincera, ma soprattutto seria” mi rivelò mentre ci aggiravamo per il giardino inglese, davanti al laghetto.

“Idem” risposi. Peccato che io ce l’avessi davanti il ragazzo dei miei sogni…

Ci addentrammo nella gotta lì vicino, dove iniziai a tremare per il freddo.

“Hai freddo?” mi chiese premurosamente. Si avvicinò, mettendomi una mano sulla spalla.

“Un po’…”

Non volevo fare la gatta morta, così mi guardai intorno, scrutando le pareti, quando sentii le sue braccia forti abbracciarmi da dietro.

Rimasi immobile, un’ondata di calore mi pervase all’improvviso. Sarei rimasta così per secoli!

Mi voltai e ci trovammo naso contro naso.

Ora al freddo si era sostituito un caldo in stile 41 gradi di febbre…

“Grazie” sussurrai, “Ora va molto meglio”

“Anche a me”  rispose incoraggiante,e mi tenne abbracciata a se finchè non andammo nel giardino e ritornammo nel parco dove ci aspettava il camera man, che ci fece fare qualche ripresa mentre fingevamo di risalire fino alla cascata e parlavamo. Si allontanò non appena lo vide, fingendo di non aver fatto nulla.

Ogni tanto ci guardavamo, incrociando i nostri sguardi, e sorridevamo come due ebeti.

Ritornammo nel loft alle cinque e mezzo, e durante i breve tragitto in auto pensavo solo a una cosa: lì mi stavo innamorando per davvero di Tony, non era più solo quella cotta da ragazzina per il mito della tv, no, era proprio come il ragazzo che avevo sempre sognato, con i suoi pregi e difetti…

Una volta ritornati ci presentarono quei due bodyguard e fingemmo di non averli riconosciuti: dopotutto dovevo essergli riconoscente, non si erano permessi di seguirci fino alla grotta!

Qualche Anticipazione:

“E qual è? Non la conosco onestamente” ammise Maria.

“Vabbè, la voglio provare, me la sento addosso!” disse improvvisamente Niko dopo un minuto di esitazione.

_____________

La guardammo con tanto d’occhi: cosa poteva mai dirci una coreografa ballerina eccetera eccetera?!

_____________

 

Niko si voltò verso di me. “Cosa?” chiese.

Per un istante credetti di leggere una nota di gelosia nella sua voce e nel suo sguardo , prima di darmi della stupida.

_____________

“Si, aspetta, Massimo! Abbassa la voce! Un’ultima cosa: se stanotte sognassi una ragazza di che forse mi piace… Cosa vorrebbe dire? Cioè, se questo si aggiungesse al fatto che la penso spesso…”

“Niko, ma quanti anni hai? Mi sembri un bambino! Tu di questa già ne sei cotto! Stop! Ora però mi dici chi è…?”

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Capitolo 9
*** Ballerini Per Caso ***


Ballerini Per Caso

Ciao a tutti e buon sabato! Finalmente il week end tanto agognato per sei giorni è arrivato, e spero che sarà piacevole per tutti voi!

Personalmente quando è suonata la campanella dell’ultima ora ho azzardato una specie di corsa ad ostacoli per uscire da quel maledetto lager chiamato scuola, ma non divaghiamo. Questo capitolo fa da passaggio a ciò che succederà in seguito, e alle fans di Niko e Debora dico solo di aspettare il prossimo capitolo per qualcosa di nuovo!

Detto ciò, grazie di cuore alle New Entry tra i preferiti, ovvero Prof e Kyaelys, coloro che hanno letto e coloro che hanno recensito, ovvero:

Prof: Grazie mille, spero che questo capitolo ti piaccia! Un bacione.

Sweet_Baby_Love: Grazie mille, riguardo al bacio… chi vivrà vedrà, ihih… Allora scusami per l’errore ^^, devo dire che un po’ ti invidio visto che non hai il problema della scuola da affrontare sei giorni su sette e sei andata in giro con la tua migliore  amica, io ne ho sedici ed ho passato una settimana fatta solo di scuola e studio… Comunque ancora grazie, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Kisses!

Detto ciò, spero di poter aggiornare il più presto possibile, forse a metà della prossima settimana. Mi raccomando, aspetto un vostro parere!

La vostra milly92.

Capitolo 9

Ballerini Per Caso

Appena tornammo dalla Reggia io e Niko fummo convocati insieme alle altre della sua categoria e i loro life coaches nella sala prove, dove Maria e Sandro ci aspettavano per l’assegnazione dei brani.

A differenza della settimana prima io e Niko ci sedemmo vicino, scambiandoci qualche occhiata ogni tanto. Mi sentivo ancora un po’ stordita a causa di tutte le emozioni provate con lui, ma mi dissi di stare attenta al discorso di Maria e di concentrarmi.

“Allora, come è andata la giornata? Vi siete divertiti?” iniziò lei, inforcando gli occhiali.

“Si, tantissimo, Caserta è magnifica…” rispose Simona emozionata, lanciando uno sguardo a Giorgio.

“Mi fa piacere, bene…” continuò la donna. “Allora, dato che chiedere ai life coaches il brano da farvi interpretare ha portato bene, io e Sandro abbiamo pensato di conceder loro un’altra opportunità, ovvero proporre il nuovo brano”

“Evvai” esclamò Dario convinto, “Io ce l’ho già pronto”

“Anche io!” concordò Giorgio.

“Idem” feci, ripensando alla mezza giornata appena trascorsa.

“Complimenti allora, sparate!” ci incoraggiò Sandro curioso, prendendo nota.

I cantanti guardavano noi life coaches con una nota d’impazienza, in particolare Rossella.

“Su, Dario, inizia tu…” propose Maria.

Dario annuì, mentre io e Simona iniziavamo a fare un coro di: “Ooooooh” per mettere suspense.

“Allora, il brano… è…”

“Ooooooh…”

“E’…”

“Datti una mossa!!!” protestò Rossella, facendoci ridere.

Dario fece una faccia da angioletto prima di annunciare: “Overdrive” Di Katie Rose, visto che in quello stile sei perfetta…” arrossendo lievemente.

“Wow, che bella, quella che sta anche in Mean Girls, vero?!” domandai entusiasta, dato che amavo quella canzone.

Dallo sguardo che mi stavano riservando gli altri capii che non la conoscevano, mentre Dario rispondeva: “Esatto, quella!” più sollevato.

“Ehm, non la conosco…” ammise Rossella.

“Nemmeno io” risposero in coro gli altri.

“Penso sarebbe meglio farne un altro, dobbiamo fare qualcosa di conosciuto per evitare il ballottaggio…” spiegò Maria rivolta a Dario, mentre Rossella annuiva.

Il ragazzo subito annuì, ancora rosso in viso. “Ma certo, si, si, figurati… Allora, ehm, potrebbe sempre fare… Ci sono! “Hot” di Avril Lavigne!” si riprese, mentre Rossella dilatava gli occhi e batteva le mani entusiasta.

“Oh, siii!” esclamò lei, agitando la lunga chioma corvina e sorridendo. “Dario, sei un genio!”

“Oh, grazie…” fece lui.

All’entusiasmo di Dario per aver fatto una buona proposta si aggiunse la suspense di Giorgio.

“Allora, io per Simona ho scelto…”

“Ooooooh” ma questa volta il coro era fatto solo da me perché Simona era troppo impegnata ad ascoltare.

“Dai,spara” tagliò corto lei.

“Ok, ok, sparo… Io canto di Laura Pausini”

“Si!!!”

Simona era entusiasta, e Maria e Sandro decisero di provare prima di decidere.

A quel punto toccò a me, ma chissà perché Simona non mi ricambiò il favore degli “Ooooooh”, e mi fece anche un bel piacere ad essere onesti.

Niko mi guardava, come a dire: “Mi raccomando”.

L’idea mi era venuta quella mattina, mentre eravamo stesi sul prato ad ascoltare proprio questa canzone.

“I miss you” dei Blink 182” risposi subito. “So che loro sono un gruppo, ma non credo faccia differenza con la giusta tonalità e un buon arrangiamento” aggiunsi ansiosa, guardando da Maria a Sandro e da Sandro a Niko.

“E qual è? Non la conosco onestamente” ammise Maria.

“E’ carina, si, si potrebbe fare” fece invece Sandro pensieroso.

“Vabbè, la voglio provare, me la sento addosso!” disse improvvisamente Niko dopo un minuto di esitazione.

“Sei sicuro? Dimmelo se non ti piace” lo incoraggiai.

“No, no!”

Così facemmo sentire la canzone a Maria, e anche a lei piacque molto. Sandro sembrava convinto, così, decisi i brani, decidemmo di iniziare le prove l’indomani dato che ormai erano le sei passate.

Ci riunimmo nel salotto del loft, dove mano a mano arrivavano gli altri dopo i vari colloqui con i capogruppo.

Lo zio Max era fin troppo entusiasta, fatto sta che entrò accennando un passo di danza.

“Che canzone hai avuto?” gli chiesi curiosissima.

Don’t cry dei Gun’s Roses” mi rispose all’istante.

“Bella!” feci, per rispondere al suo entusiasmo.

Noi life coaches ci guardavamo entusiasti dato che un po’ di quella gioia era dovuta anche a noi e alle altre scelte.

Tuttavia le sorprese non erano finite per noi life coaches. Infatti, alle sette io fui convocata insieme a Giorgio e Dario nella palestra della categoria 16-24.

“Ma cosa ci vorranno mai dire?” chiesi a nessuno in particolare, mentre svoltavamo l’angolo che conduceva al luogo.

“Non so…” mi rispose Dario. Quel giorno era particolarmente affascinante, con i  capelli biondi senza gel e i suoi occhi verdi trasmettevano una particolare armonia… Che fosse la gioia per essere riuscito a scegliere un buon brano per la sua Rossella?

Ad aspettarci c’era una donna sulla trentina, vestita con tanto di tuta aderente e scarpette da ginnastica.

“Voi siete Debora, Dario e Giorgio?” ci chiese, facendo segno di accomodarci.

“Si…” annuimmo, un po’ spaesati.

“A cosa dobbiamo questa convocazione?” chiese Giorgio curioso.

“Ve lo dirò a tempo debito!” fu la sua risposta. “Innanzitutto mi presento, mi chiamo Lina e sono una coreografa ballerina di danza classica, moderna ed hip hop”

 La guardammo con tanto d’occhi: cosa poteva mai dirci una coreografa ballerina eccetera eccetera?!

Lei ci rispose subito: “Sono qui per insegnarvi un balletto da eseguire martedì prossimo durante la prime time. Dovete sapere che, a causa della mancanza di esibizioni, per aumentare la durata della puntata e mettervi alla prova dovrete eseguire un balletto dato che non potete cantare…”

Inutile esprimere la nostra reazione…

“Cioè, noi dovremmo ballare?!” chiese Dario quasi schifato.

“Si” rispose Lisa come se fosse la cosa più logica del mondo. 

Era assurdo, assurdo! Io… Io avrei dovuto ballare? Ma dove eravamo? A Music’s Planet o al Grande Fratello? O, peggio ancora, a “Veline”?Insomma,  che diavolo c’entravamo noi life coaches? Eravamo degli intrattenitori per il pubblico? Perché allora non avevano chiamato qualche clown da circo?!

“Scusi ma è... obbligatorio?” chiesi.

“Si, non avete scelta” sorrise diabolicamente. “Tranquilli, il balletto durerà un minuto e cinquanta e anche gli altri life coaches delle altre categorie balleranno” ci rassicurò, anche se la cosa non mi rassicurava affatto. Non era una bella consolazione onestamente.

“E… Non ho capito, tutt’e tre dovremo fare un balletto insieme o singolo?”

“Tutti insieme, precisamente, ballerete “Umbrella” di Rihanna” ci annunciò, quasi fiera. “Insomma, è una delle poche che va bene per voi essendo una ragazza e due ragazzi”.

Se avessi potuto avrei sbattuto la testa contro il muro. No. Tutto tranne “Umbrella”, la canzone che le ragazze della mia classe, ovvero in maggior parte oche, avrebbero dovuto ballare nello spettacolo di fine anno e che stavano preparando dall’inizio dell’anno scolastico nelle ore di educazione fisica.

“Non si può cambiare can…” iniziai, ma Lisa mi interrupe con un “No” secco.

Scambiai un’occhiata con Dario e Giorgio, più confusi di me, e scossi il capo come a dire: “Oddio!”

Poco dopo entrarono  altri due ballerini, che onestamente sembravano due effemminati, e, sorpresa!, si esibirono con Lisa facendoci vedere i passi con tanto di canzone.

Rimasi totalmente allibita… Lisa si strusciava tranquillamente contro quei due, facendo piroette e maneggiando un ombrello con tanta maestria. Nemmeno nei miei sogni meno modesti sarei riuscita a fare tutto quello, e poi avere quegli atteggiamenti con Giorgio e Dario mi metteva terribilmente in soggezione.

“E’ tutto chiaro?” chiese alla fine Lisa.

“Si, solo una domanda!” esclamò Dario, alzando la mano.

“Si, dimmi”

“Non è che potete esibirvi voi al posto nostro martedì?” lo precedette Giorgio sfacciatamente, facendoci ridere tutti.

Lisa gli lanciò un’occhiataccia, e alla fine disse: “Mi raccomando, vi aspetto domani mattina alle undici, dopo le prove cantanti” e se ne andò parlottando con quei due ballerini, lasciandoci completamente senza parole.

Al nostro ritorno nel salotto fummo assaliti dagli altri, dato che gli altri life coach non erano ancora tornati.

“Cosa volevano?” chiesero Niko e Rossella nello stesso istante.

“Ve lo diciamo a patto che non ci ridiate in faccia” ribadì Giorgio, sedendosi su un divano con aria affranta.

Quando spiattellammo tutto le facce di tutti rimasero sbalordite, ancora più delle nostre quando lo avevamo saputo, se possibile.

“Cioè, voi life coaches dovrete fare un balletto?” chiese Luigi ridendo.

“Si, non me lo ricordare” dissi a denti stretti.

“E che balletto!” precisò Dario. “A noi è toccato “Umbrella” e ce lo hanno anche fatto vedere…”

“E com’è?” chiese Simona, puntellandosi sui gomiti.

“Tremendo” risposi all’istante. “Dovrei strusciarmi contro di loro ogni tre secondi ed armeggiare con un ombrello”

Niko si voltò verso di me. “Cosa?” chiese.

Per un istante credetti di leggere una nota di gelosia nella sua voce e nel suo sguardo , prima di darmi della stupida.

“Si, ma farò cambiare i passi, non me ne frega” lo rassicurai.

La sua espressione non cambiò, e mi dissi di essere un’ illusa.

Alla fine cenammo tutti insieme e andammo a dormire verso le undici, dopo aver trascorso un paio d’ore  a perdere tempo.

Avevamo giocato a “Obbligo, giudizio, verità o tre cose” ed eravamo morti dalle risate, dato che obbligavamo chiunque capitasse a tiro a fare cose assurde, tipo a far dire ai ragazzi:  “Vorrei essere una donna per poter indossare liberamente la gonna” o a bere del caffè con il sale dentro.

Non sapevo che la settimana che era appena iniziata sarebbe stata molto intensa sotto tutti i punti di vista, e che avrei ricevuto qualche indizio o qualche conferma…

Mi addormentai con le note di “Umbrella” nelle orecchie, e non potevo sapere del dialogo che stava avvenendo nella stanza di fronte la mia, di cui seppi l’esistenza qualche tempo dopo. 

“Sei strano, Niko, è successo qualcosa?”

“No Max, tranquillo”.

“Ne sei sicuro? Difficoltà con il brano?”

“No, anzi, mi piace”

“E allora?”

“Niente, te l’ho detto”

“Va bene, ‘notte”

“Notte”

Silenzio.

“Max?”

“Si?”

“Dopo quanto tempo hai capito di provare qualcosa per la tua ragazza?”

“Dopo una settimana più o meno”. Pausa. “A cosa devo questa domanda?”

“Così, mi chiedevo se è possibile iniziare ad innamorarsi dopo poco tempo che si conosce una ragazza…”

“Ah, e a quale proposito?”

“Nessuno…! Senti, ma la tua ragazza è più piccola di te?”

“Si, di tre anni”

“E… non ti è mai sembrata troppo piccola per te…?”

“Quando ami una persona non ti fai troppi problemi. Ma dimmi, cosa diavolo ti è successo? Mi sembri un bambino alla prima cotta”

“Niente, niente, buonanotte”

“No, io so curioso!”

“Luigi, niente, non ti ho chiesto niente”

“Si, ma lo hai chiesto a me”

“Uffa, Max! Ti ho detto basta”

“Allora non devi mai più chiedermi un consiglio”

“Si, infatti!”

“Luigi, ma chi ti ha chiesto nulla!”

“Guarda che qui sono quello che ha più esperienza, sono sposato! Quindi Nicò se è qualcosa chiedi pure”

“Si, ma io sono il più grande”

“Oh, ma…”

“Basta, ragà! Volevo parlà ma mi avete fatto cambiare idea”

“Si, classica scusa!”

“Vabbè, buonanotte”

“Ok, ma non è finita qui”

“Va bene, Luigi. Notte Max”

Silenzio. Luci spente. Si sente Luigi russare.

“Ehi, Massimo!”

“Cosa vuoi? Avevamo dett…”

“Si, aspetta! Abbassa la voce! Un’ultima cosa: se stanotte sognassi una ragazza di che forse mi piace… Cosa vorrebbe dire? Cioè, se questo si aggiungesse al fatto che la penso spesso…”

“Niko, ma quanti anni hai? Mi sembri un bambino! Tu di questa già ne sei cotto! Stop! Ora però mi dici chi è…?”

“Te lo dirò solo se scoprirò di provare davvero qualcosa. Grazie! Buonanotte, questa volta per davvero”

“Ok, buonanotte”

Vi starete domandando come feci a sapere di questo discorso clandestino, vero? Beh, lo saprete a tempo debito,insieme al resto della storia; dopotutto la mia permanenza in quel loft fu discretamente lunga, ebbi il tempo di conoscere i vari segreti e meandri, e ricordo tutto perfettamente nonostante ora non sia più quella quasi sedicenne  insicura…

 

 

Qualche anticipazione:

“Allora fingi che sia qualcuna che ti piace, cavolo!”

“Ok, ed io fingerò che lui sia N…” mi corressi subito, dicendo: “Nate di Gossip Girl!” Quando invece stavo per dire Niko. Che sciocca, lo stress mi dava alla testa…

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“Dovrei indossare questo top?!” chiesi scandalizzata alla stilista che mi guardava incoraggiante. Tra le mie mani avevo un autentico mini pezzo di stoffa rosso, fin troppo scollato.

“Si, perché?” mi chiese, come se fosse una cosa ovvia ed io fossi un po’ scema.

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“Desidererei conversare con la mia life coach se è possibile, sempre se non è impegnata a bal… Ehi, ma stai piangendo?” chiese, cambiando subito tono.

Mi si avvicinò, mentre scuotevo il capo e tiravo su con il naso.

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Massimo parve captare qualcosa di strano nella mia voce perché chiese: “Stavate?” per poi affacciarsi e scorgere Niko che se ne stava all’impiedi come un baccalà.

Il suo volto sembrò fare due più due. “Oh, ho capito, scusatemi…”

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 “No! Oddio, spiegami tutto!”

So che non se lo meritava, eppure alla fine glielo raccontai, chiedendogli ovviamente di tenere la bocca chiusa.

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Capitolo 10
*** Il Futuro Matrimonio Rovinato ***


Il Futuro Matrimonio Rovinato

Buona domenica a tutti!

Oggi vado un po’ di fretta, nella mia città c’è la festa per il Patrono così devo muovermi a studiare per poter uscire stasera…

Grazie a Queenrock che ha inserito la fic tra i preferiti e a tutti coloro che hanno letto!

Mi raccomando, commentate, anche con critiche, è molto importante per me!

Spero che dopo aver letto questo capitolo le fans di Deb e Niko saranno un po’ più contente… O mi vorrete ammazzare? xD

Dedico questo capitolo a Joe che ultimamente mi tira un po’ su e mi ha convinta a non abbattermi per il comportamento del “mio Niko”… Ti voglio bene!

Alla prossima settimana, la vostra milly92.

Capitolo 10

Il Futuro Matrimonio Rovinato

I giorni che seguirono furono tra i più particolari della mia vita: finalmente potevo dire di essermi integrata nel gruppo, ero amica di tutti, non trascorrevo un’ora senza pensare “Mamma mia, questa si che è vita!”. Per quel momento la sfiga mi aveva ceduto una tregua, e ne fui grata a Dio. Confetta Imperfetta stava ritornando ad essere Debora la Life Coach!

Le cose più divertenti, ma anche imbarazzanti, erano le dure ore di prove del balletto “Umbrella”, nel quale strinsi un rapporto particolare sia con Giorgio che con Dario.

Fu con quest’atmosfera dunque che il terzultimo giorno di prove iniziai ad imparare l’ultima parte del balletto, particolarmente impegnativa. Non che la parte precedente ci riuscisse perfettamente, intendiamoci.

“Un due, un due tre, passo avanti, giro, ombrello, onda…”  la voce di Lisa si contrapponeva a quell’insistente: “You can stay under my umbrella, ella, ella, ella...”.

Noi tre cercavamo di farcela, ma ci era impossibile eseguire il passaggio in cui io dovevo fare l’onda mentre prima Giorgio e poi Dario mi abbracciavano da dietro, per poi armeggiare con l’ombrello due secondi dopo. L’imbarazzo verso quei movimenti un po’ ambigui era quasi passato, ormai eravamo in confidenza e avevamo superato lo stadio di queste sciocchezze.

“… Quattro, cinque, sei… Giro, ombrello in avanti, no, Debora, Dario! Dovete essere più convincenti! Dario, perbacco, fingi che lei sia Rihanna!”  urlò spazientita Lisa.

“Ma a me non piace Rihanna” rispose innocentemente Dario, mentre Giorgio rideva.

“Allora fingi che sia qualcuna che ti piace, cavolo!”

“Ok, ed io fingerò che lui sia N…” mi corressi subito, dicendo: “Nate di Gossip Girl!” Quando stavo per dire Niko. Che sciocca, lo stress mi dava alla testa…

“Ok, perfetto! Su, ricominciamo!”

Così ricominciammo da capo il balletto, mettendocela tutta. La prima parte era dedicata interamente ai ragazzi, che ballavano la parte cantata, anzi, rappata,  da Jay Z mentre io subentravo in un secondo momento. E, miracolo, quella volta la prima parte ci riuscì quasi perfetta.

“Meno male! Bravi!” applaudì Lisa.

Mi voltai verso di lei, soddisfatta, per poi accorgermi che lei aveva solo parlato: gli applausi provenivano da dietro le colonne della palestra, ovvero il posto dove Rossella, Simona e Niko si erano nascosti e da cui erano appena sbucati.

“Wow, ammazza Debora!” disse Simona, entusiasta. “Rihanna ti fa un baffo...”

“Hai capito la piccolina…” rise Rossella, mentre abbracciava Dario dicendo: “Complimenti!”

Niko se ne stava zitto, ma  nascondeva le risate sotto i baffi.

“Su, spara la critica” lo incoraggiai.

“No, no, vai bene, sei brava…”

Lo guardai con uno sguardo sarcastico, ma non potetti aggiungere altro dato che Lisa ci aveva richiamati al lavoro.

Alla fine, il giorno dopo lo imparammo quasi per bene, ma il bello venne durante la prova costumi.

“Dovrei indossare questo top?!” chiesi scandalizzata alla stilista che mi guardava incoraggiante. Tra le mie mani avevo un autentico mini pezzo di stoffa rosso, fin troppo scollato.

“Si, perché?” mi chiese, come se fosse una cosa ovvia ed io fossi un po’ scema.

Non replicai, con il pensiero che andava sui miei fianchi da cui sarebbe uscito fuori il mio grasso e sul fatto che non mi sarebbe entrato sul seno.

Ma, meno male, mi sbagliavo. Il top addosso faceva un bell’effetto, era svasato sui fianchi anche se il seno veniva risaltato, il mio seno con una quarta abbondante.

Abbinato al top c’era un cappellino, mentre  al completo era aggiunto un paio di bermuda marroni abbinati alla cravatta finta.

“Questo è lo stile Rihanna” mi spiegò l’assistente.

“Si, lo so” risposi, pensando a cosa avrebbero detto le oche della mia classe che avrebbero ballato “Umbrella” a fine anno nel vedermi eseguire il loro balletto con due baldi giovani.

Ormai era domenica, e dopo la visita all’atelier della stilista ritornai nel loft, dove pranzai in compagnia di tutti.

Ma verso le tre del pomeriggio iniziai a pensare più del solito alla mia famiglia, alle famose domeniche a casa mia in cui mi svegliavo alle undici, facevo colazione, iniziavo a studiare per poi pranzare con i piatti favolosi di mia madre, rilassarmi un po’ e poi continuare a studiare prima di uscire con le mie amiche.

Così andai nel confessionale, decisa a far sapere tutto questo ai miei genitori. Lì,dopo una settimana, piansi di nuovo.

“Ehi, famiglia! Non sapete quanto mi mancate… Mamma, papà, Giuseppe come state? Spero bene… State tranquilli, io qui sto benissimo ma mi mancate troppo… So che vi avevo chiesto di non venire ma… martedì potreste venire alla puntata serale? Così potrò riabbracciarvi dietro le quinte. Vi giuro, mi manca ogni singola cosa, anche la più scema! Il suono delle partite alla playstation di Giuseppe, la  cucina di mamma, le risate di papà, i vostri abbracci, le vostre ramanzine… Vi prego, venite, voglio vedervi”

Chiesi di farlo andare in onda prima di ritornare nella mia stanza, con gli occhi ancora lucidi.

E i miei occhi divennero ancora più umidi quando sul mio letto trovai un pacco. Lo scartai, trovando il mio libro di matematica, un quaderno che non conoscevo e dei biglietti.

Il primo diceva: “Ehi Debora! Ormai sei la star del liceo, anche se Gianmaria Lucrai non ritiene giusto che tu stia in tv e lui no! J Comunque, carissima, vuoi o non vuoi ti tocca studiare, Catauro ti deve interrogare e diritto vuole che confermi il 9, quindi è stato deciso che ritornerai a scuola il 15 aprile dato che in quella data tutti i concorrenti dovranno tornare a casa per votare e farai queste due “commissioni”. Divertiti, ci manchi tanto. La tua 2° A ”.

Il secondo, nemmeno a farlo apposta, era da parte della mia famiglia

“Tesoro sei un mito, è bellissimo vederti almeno tre volte a settimana in tv felice e spensierata! Ti pensiamo tanto, ormai a Maddaloni ci fermano tutti per chiederci se sei davvero nostra figlia. Siamo orgogliosi di te, stai facendo il tuo dovere in modo giusto… E non pensare a Silvia, tu per noi sei perfetta così come sei. Continua così anche se ci manchi tanto. Ti vogliamo bene, Mamma, Papà e Giuseppe. P.s: Studiaaaa!!! ”.

Finii di leggere con un sorriso misto alle lacrime quando bussarono alla porta. Era Niko, particolarmente di buon umore.

“Desidererei conversare con la mia life coach se è possibile, sempre se non è impegnata a bal… Ehi, ma stai piangendo?” chiese, cambiando subito tono.

Mi si avvicinò, mentre scuotevo il capo e tiravo su con il naso.

“Cosa è successo? Silvia?”

“No, ma che, magari… Forse puoi capirmi, mi manca la mia famiglia…” risposi semplicemente, porgendogli il biglietto. Lo lesse rapidamente, prima di riservarmi un’occhiata critica.

“Certo che ti capisco, vieni qua” si offrì, stringendomi a sé mentre i singhiozzi divenivano più forti. Non volevo fare la gatta morta, non è nel mio genere, eppure in quei momenti era una cosa normale starsene lì abbracciata a lui. “Stai calma, è normale” mi tranquillizzò. Nella sua voce c’era una nota strana, ancora più umana, indecifrabile.

“No che non è normale, per due settimane non ho fatto altro che divertirmi, li ho completamente ignorati, gli ho impedito di venire alla prime time…”

“… Perché sapevi di non resistere a vederli senza poter ritornare a casa con loro” terminò per me, accarezzandomi il capo. “Non sei come vuoi sembrare, sei ancora più dolce e sensibile. E’ normale” aggiunse.

Restammo così per una decina di minuti, mentre continuavo a singhiozzare e lui sussurrava qualche parola consolatoria. Ripeto, mi sembrava più strano del solito.

Alla fine lesse anche il biglietto del mio corso. “Ah! Hai capito la furba! Tu stai piangendo perché non vuoi studiare ed essere interrogata!” ironizzò facendomi ridere.

“Eh si, mi tocca studiare” dissi, asciugandomi gli occhi e accennando un sorriso.

Così poco dopo, dopo che mi ero sciacquata il volto, eravamo entrambi vicini alla scrivania, io sedutaci spora e lui seduto su una sedia, intenti nel ripetere matematica…

“Allora, dimmi qual è la forma implicita della retta” mi chiese imitando  un prof particolarmente serio e facendomi ridere.

“Allora… ax+by+c=0” risposi.

“Ok, bene… Dimmi qual è l’equazione della retta del primo e terzo quadrante” continuò, questa volta più serio.

Andammo avanti fino alle sei, ora in cui iniziammo diritto.

“Io di diritto non so un cavolo” mi rivelò.

“Questo si che è un reato, dovrà scontare una pena tipo l’approfondimento della materia, signore…” gli risposi. Ero ancora un po’ imbarazzata per la scenata di poco prima, eppure lui non voleva farmela pesare, per questo cercai di fare un po’ l’ironica.

Gli sorrisi, portandomi una ciocca dietro l’orecchio e in quell’istante successe qualcosa. Niko si alzò, stando di fronte a me, ancora seduta sulla scrivania.

“Mi piacerebbe scontare la mia pena insieme a lei” dichiarò, portando la sua mano sotto il mio mento e alzandomelo in sua direzione, costringendomi a guardarlo e a perdermi in quei profondi occhi cerulei.

Le mie guance divennero scarlatte, non sapevo cosa stesse succedendo. Fatto sta che dissi un flebile: “Anche a me” nello shock più totale mentre lui si avvicinava al mio volto e mi baciava una guancia lentamente e stringendomi una mano, incastrando le nostre dita.

Chiusi gli occhi come una demente mentre ricambiavo la stretta e stavo già per sporgere le labbra, dato che lui si stava spostando verso la mia bocca a partire dalla guancia, quando sentii il suo respiro e il suo cuore battere all’impazzata una volta che ebbe aderito il suo petto al mio.

Riaprii gli occhi e ci guardammo in un tacito silenzio, i nostri volti rossi e la mia espressione tentava di concedergli il permesso di baciarmi. In quell’istante era scomparso tutto, il libro di diritto, le interrogazioni, il fatto che eravamo in un programma televisivo, che qualcuno sarebbe potuto entrare nella stanza.

Ed infatti, ovviamente, dopo qualche indugio, mentre sentivo il suo naso troppo vicino al mio e l’altra sua mano si era spostata attorno ai miei fianchi, qualcuno bussò alla porta, facendoci sobbalzare.

Ovvero quello a sobbalzare fu Niko che mi guardò imbarazzato mentre aprivo gli occhi allarmata e saltavo giù dalla scrivania, aggiustandomi stupidamente i capelli e andando ad aprire.

Dietro alla porta c’era lo zio Max tutto sorridente, che subito chiese: “Disturbo?”

Ma no, hai solo interrotto il momento cruciale della mia adolescenza!

“Ehm, no, stavamo ripetendo, ho delle interrogazioni il giorno che ritornerò a casa per le elezioni, sai” dissi di botto.

Emanuele parve captare qualcosa di strano nella mia voce perché chiese: “Stavate?” per poi affacciarsi e scorgere Niko che se ne stava all’impiedi come un baccalà.

Il suo volto sembrò fare due più due. “Oh, ho capito, scusatemi…”

“Beh, allora? Cosa volevi dirmi?” chiesi, cercando di non essere scorbutica.

“No, niente… Mi sono appena arrivate le partecipazioni e volevo invitarti! Anche a te Niko, ovviamente! Mi sposerò il prossimo 20 febbraio…” rispose, porgendoci una busta bianca ciascuno con su incise delle fedi nuziali incrociate una volta che Niko si fu avvicinato alla porta.

“Oh, ma è magnifico! Grazie per l’invito, zio!” dissi, anche se in realtà avrei voluto dire: “Peccato che tu abbia rovinato il mio futuro matrimonio!”

Lo abbracciai mentre Niko faceva lo stesso.

“Se vi va mi stanno festeggiando nella sala feste..” disse prima di allontanarsi.

Annuimmo prima di chiudere la porta. Posai i libri, ancora rossa in volto.

“Beh, allora ripeterò domani tanto mancano tre giorni” dissi imbarazzata.

“Oh, certo! Si, ehm, ti vengo ad aiutare se vuoi…” si offrì.

“Oh, non fa niente, pensa al brano da cantare…” gli dissi.

Sembravamo due estranei! Quel antefatto dell’accaduto stava condizionando il nostro rapporto dopo nemmeno cinque secondi!

“Oh, va bene, ma se ti serve una mano…”

“Si, si…”

Lo guardai uscire con una fitta al cuore prima di buttarmi sul letto.

Mi stava per baciare, cavolo! Cosa vorrà dire? Debora, non iniziare con i castelli in aria!

Mi legai i miei capelli, ormai di nuovo ricci, mi truccai lievemente e indossai un abitino bianco.

Raggiunsi rapidamente la sala feste, dove stavano festeggiando Massimo con delle coppe di champagne. Niko se ne stava con i Gold Boyz; al contrario, lo zio appena mi vide arrivare mi scrutò, e mi si avvicinò prima possibile.

Me ne stavo da sola fuori la terrazza quando mi chiamò.

Ci guardammo e alla fine lui disse: “Cavolo, non volevo interrompere qualcosa…”

“Non hai interrotto niente, cioè, lo avresti interrotto se avessi bussato tre secondi dopo” dissi sconfortata, appoggiandomi alla ringhiera con aria stanca e sorseggiando un bicchiere di aperitivo.

L’uomo rimase a bocca aperta. “No! Oddio, spiegami tutto!”

So che non se lo meritava, eppure ala fine glielo raccontai, chiedendogli ovviamente di tenere la bocca chiusa.

“Quindi è successo all’improvviso, dopo una tua semplice battuta?” chiese.

“Si! Oddio Max, sapessi com’era dolce,  mi sentivo già in paradiso…” dissi.

“Ti brillano gli occhi” mi informò con aria nostalgica. “Cavoli, ed io pensavo che fosse solo una cotta…”

“Intanto hai rovinato il momento più bello della mia vita” sbuffai senza riuscire a trattenermi. “Non so se ti perdonerò mai”

Per un istante parve sul punto di dire qualcosa, ma si bloccò, dicendo: “Se è destino è destino” con aria saggia.

E quella stessa espressione gliela lessi in faccia un’ora dopo, mentre Niko mi invitava a ballare ed io accettavo come una cretina.

Quella non era la mia vita, assolutamente, troppo ambigua, troppo incerta… E pensare che alla fine tutto questo si modificò con la venuta di una nuova persona! Ma di questo ve ne parlerò tra qualche capitolo, ora mi devo solo occupare nel raccontarvi la mia esibizione di “Umbrella” con Giorgio e Dario  e di come cambiò il rapporto tra me e Niko.

Vi ripeto, tutto questo è servito a farmi crescere, fin troppo velocemente.

La vita della tv per me si rivelava sempre più strana, capace di diventare da entusiasmante a nauseante! 

 

 

Qualche Anticipazione:

Mi guardava un po’ stranito, solo dopo si affrettò  a spiegare: “Scusami, non ti avevo riconosciuta!” con aria incredula e squadrandomi. “E’ la prima volta che ti vedo… così”

________

“Vabbè, dai, va bene così” concluse Rossella. “A proposito Deb, hai studiato? Domani hai l’interrogazione eh?”

Al solo udire  quella frase arrossii, evitando accuratamente di incrociare il mio sguardo con quello di Niko. Infatti anche lui si voltò, tossendo.

________

 

E sapete cosa rispose lui?

“Perché Silvia, vorresti dire che non le sta bene? Sulle sue gambe non puoi proprio lamentarti!” prima di ridere insieme a tutto il pubblico dopo il “Concordo!” di Luke.

________

 

“Perché, scusa a cosa mi sarei dovuta riferire?”

“A quello che stava succedendo tra noi…”

________

 

“Oh Dio! Ma cosa ho fatto? Perché sono qui?”

“Ce lo chiediamo anche noi, ci siamo messi una paura, cosa sono venuto a cercarti…” fu la sua risposta, mentre mi aiutava a chiudere i libri.

 

 

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Capitolo 11
*** Questione Di Voti ***


Questione Di Voti

Salve a tutti!

Innanzitutto auguri a tutti i Francesco/a!

Questo capitolo è abbastanza lunghetto mentre il prossimo sarà un più corto del solito, spero che non vi annoierete nel leggerlo! Lo dedico a tutti coloro che mi sono vicini in questo periodo, Brunella, Joe, Mìmì, Giovy e anche a tutti voi che leggete e che mi tirate su con le vostre recensioni!

Grazie a coloro che inseriscono la fic tra i preferiti, leggono la storia e recensiscono:

Giulls: Tranquilla, ti capisco circa il fatto che sei impegnata, anche io lo sono per questo aggiorno solo il sabato o la domenica, quando sono un pò più libera! Comunque il matrimonio dello zio è salvo, almeno per ora, ma forse Debora glielo avrebbe voluto far disdire con una maledizione per aver interrotto lei e Niko, ma pazienza xD… Spero che il cap ti sia piaciuto!

Piichan: Grazie mille, spero che anche i prossimi cap ti piacciono, aspetto un tuo parere! E tra parentesi complimenti per la tua fic, mi ha davvero presa!

Al prossimo sabato, credo!

La vostra milly92.

 

Capitolo 11

Questione Di Voti

Il rapporto tra me e Niko cambiò da quella maledetta domenica, ma non so dirvi se  in male o peggio. Non mi azzardai più a pronunciare la parola “diritto” o la parola “Interrogazione” ma allo stesso tempo vidi un cambiamento di atteggiamento da parte sua.

Quando eravamo in compagnia era solare, mi difendeva, ci lanciavamo sguardi imbarazzati, invece quando eravamo soli tutto era diverso, ci comportavamo o in modo fin troppo formale o fin troppo amichevolmente.

Così il martedì andammo alle prove, momento in cui mi sentii sciogliere vedendolo cantare la canzone dei Blink 182, ricordando la passeggiata alla Reggia, la grotta, quello che ormai per me era il nostro quasi bacio.

Mi stavo decisamente illudendo, ma cosa potevo mai farci?!

Così alla fine dopo le prove dei cantanti iniziarono le prove dei vari balletti, alle quattro del pomeriggio. Dovevamo indossare i nostri costumi per la prima volta, per vedere se c’era una piena possibilità di movimento. Con una particolare ansia così indossai il top e tutto il resto, anche perché sapevo che non mi sarei sentita a mio agio.

“Che figo, Deb!” mi disse Rita entusiasta, accennando al mio cappellino. Lei era vestita con degli shorts di jeans e una fascia cortissima, e avrebbe ballato la canzone “Kiss kiss”.

“Grazie” risposi, squadrandomi critica sulle gambe e sui fianchi.

Uscii qualche minuto dopo, intenta nel legarmi i capelli in una crocchia, e vidi Giorgio e Dario confabulare.

“Oh, ecco i Rihanna Men!” li accolsi.

Entrambi indossavano dei jeans e dei giubbini di pelle con gli occhiali da sole, cosa che io avrei dovuto sfilar loro a metà balletto.

“Ecco la nostra Rihanna” risposero loro sarcastici.

Ridemmo prima di iniziare  vedere le prove dei ballerini dei gruppi vocali, che avrebbero ballato  “Gimme more” di Britney Spears.

Resero il balletto quasi degno di un palco a luci rosse,  e noi spettatori iniziammo a battere le mani ridendo. 

“Hai capito!” disse la voce di Niko dietro di me.

Mi voltai, guardandolo.

“Oh, sei qui! Non ti vedevo più! Comunque bravissimo, hai cantato da Dio” mi congratulai.

Mi guardava un po’ stranito, solo dopo si affrettò  a spiegare: “Scusami, non ti avevo riconosciuta!” con aria incredula e squadrandomi. “E’ la prima volta che ti vedo… così”

“Così come?”

“Così… vestita da grande”

“E’ perché non hai ancora visto i vestiti ufficiali di stasera, questi sono per il balletto” risposi, accennando ai vestiti che avrei indossato per tutta la serata, ovvero una minigonna di jeans con una maglia con il collo a barca fuxia e argento con dei sandali con il tacco alto abbinati.

“Perché, cosa indosserai?”

“Vedrai” risposi vaga, continuando ad osservare il balletto che riuscì fin troppo bene.

“Benissimo, ora è il turno degli under 24” annunciò Ivan, facendomi ricevere una pugnalata al cuore.

“Oh mamma” mormorai in preda al panico, mentre Dario mi prendeva per il polso e Lisa iniziava a squadrarci.

“In bocca al lupo” disse Niko, facendomi l’occhiolino.

 Quelle parole mi furono da grande incoraggiamento una volta sul palco.

Tutti ci squadravano ma si zittirono curiosi quando la musica partì. Io dovevo stare dietro le quinte e sarei dovuta uscire dal tabellone centrale.

Quando arrivò il mio turno respirai emozionata prima di entrare ufficialmente sul palco e iniziai a muovermi, cercando di non sbagliare. Fu più facile del solito a dire il vero, sbagliai due passi ma nessuno se ne accorse!

Alla fine quei poveri cristi ce la fecero a sollevarmi mentre alzavo le braccia in aria, e rimasi stupita dagli applausi che furono scatenati dagli altri.

Incredula abbracciai Dario e Giorgio, contenti quanto me, urlando: “Stasera spacchiamo tutto!”

Ma spaccare tutto quella sera fu difficile, eh si.

Iniziai a sentire l’ansia più forte del solito mentre mi truccavano e mi aggiustavano i capelli, lisciandomeli di nuovo.

Alla fine dopo essermi vestita e tutto scesi dietro le quinte, dove mi fermai a parlare con Rosangela che anche quella volta aveva il mio stesso stile.

“E’ destino che dobbiamo fare sempre le gemelle” disse, ma quella caratteristica non era solo la nostra.

Infatti, dato che quella settimana avevo avuto l’opportunità di scegliere i vestiti nelle boutique della stylist insieme alle altre, ovvero Simona e Rossella, avevamo deciso tutte di ricorrere allo stile minigonna e magliette larghe ma eleganti.

Mi sentivo ancora meglio della settimana prima, per la prima volta non ero a disagio, ma il mio pensiero vagava ai miei genitori, che se fossero venuti li avrei potuti riabbracciare, ma solo alla fine della puntata.

Questo fu il pensiero che mi diede la forza di non cadere nel panico.

“Allora stasera volete fare le gemelle” se ne uscì Giorgio quando mi vide. Stava parlando con tutti gli altri under 24 e come al solito io ero l’ultima arrivata.

“Si, ci siamo messe d’accordo” soggiunse allegra Simona, stringendomi affettuosamente.

Quella sera stava bene anche se le sue gambe erano un po’ più cicciottelle.

“Ma alla fine anche se gemelle siete sempre diverse” s’intromise Niko. “Anche se siete tutte bellissime! Avevi ragione, Deb! Questi abiti ti stanno ancora meglio, ti darei di nuovo diciotto anni!”

“Di nuovo?” chiese curiosa Simona, mentre si aggiustava il microfono ed io arrossivo e allo stesso tempo ridevo ripensando al nostro primo incontro.

“Si, quando ci siamo conosciuti la scambiai per una diciottenne”

“E che per di più veniva dal nord” aggiunsi. “Comunque avete parlato voi che vi siete vestiti quasi identici” ribattei, notando che entrambi indossavano jeans scuri e maglie a righe colorate, molto più sportivi del solito.

“Vabbè, dai, va bene così” concluse Rossella. “A proposito Debora, hai studiato? Domani hai l’interrogazione eh?”

Al solo udire  quella frase arrossii, evitando accuratamente di incrociare il mio sguardo con quello di Niko. Infatti anche lui si voltò, tossendo.

“Si, ho studiato, speriamo bene” risposi vagamente, cercando di non arrossire ulteriormente.

Il pensiero che il giorno dopo sarei stata giudicata sulla base del mio balletto da tutto il liceo mi mandò in tilt, per questo mi imposi di andare ancora meglio che nelle prove.

Poco dopo iniziò il momento del caos: l’arrivo dei giudici, gli ultimi tocchi delle estetiste, il saluto del nostro Ivan e gli ultimi incoraggiamenti.

Maria ci salutò rapidamente insieme a Sandro, poi prese da parte Simona e lasciò noi a terminare di aspettare.

“Mi raccomando, spacca tutto” dissi a Niko quando ci ritrovammo da soli.

Quello era uno dei momenti amichevoli, in cui non eravamo distaccati.

“Si, ce la metterò tutta. Lo stesso vale anche per te!”

“Ehm, a me sarà più difficile, non ho scelto io di essere una ballerina” dissi sinceramente.

“Io credo che tu ti muova bene… Vorrei essere nei panni di quei due stasera” rivelò. Non capii se stesse scherzando, eppure lo abbracciai premurosamente. La cosa più bella fu essere ricambiata con lo stesso slancio. 

Era davvero strano il suo comportamento, ma dissi che eravamo in tv e che non dovevo illudermi, anche perché lui una volta lì fuori sarebbe ritornato dai suoi amici e da un branco di amiche che di sicuro sbavavano per lui.

Fu con questo pensiero che alla fine salii sul palco, alle 21:15.

Con una stretta al petto vidi mia madre, mio padre, mio fratello, gli amici di famiglia Peppe e Valentina e le mie migliori amiche Cristina, Giusy, Lina e Sabrina. A differenza della scorsa settimana riuscii a vedere tra il pubblico, forse perché ormai l’emozione di stare lì sopra era diminuita. Feci un piccolo segno di riconoscimento misto ad un saluto prima di iniziare ad ascoltare Ivan. 

“… Perciò caro pubblico vi annuncio che questa sera anche i nostri life coach si metteranno in gioco ballando e la squadra più votata dal pubblico vincerà un’uscita con gli altri life coach per Napoli…”

Io e i due ragazzi ci guardammo, entusiasti. Ormai potevamo dire di essere amici a tutti gli effetti…

Il primo ad esibirsi fu proprio Niko, regalandomi emozioni pari a  quelli della prima settimana. Fu bravissimo, perfetto… Lo contemplai con gli occhi lucidi come sempre, peggio di una ragazzina che osserva il suo mito di sempre. Ma io ero una ragazzina.

Il giudizio della giuria fu altrettanto positivo, anche ovviamente la Sfortuna doveva sempre distinguersi.

Infatti questa volta disse: “Eh, Nicò! Bravo, bravo, devo dire che la tua life coach ti fa bene, o forse sarà l’effetto della sua minigonna di stasera…”

E sapete cosa rispose lui?

“Perché Silvia, vorresti dire che non le sta bene? Sulle sue gambe non puoi proprio lamentarti!” prima di ridere insieme a tutto il pubblico dopo il “Concordo!” di Luke.

Io arrossii come una pazza, nascondendomi il viso con le mani. Tra il pubblico ascoltai un coro di “Deb! Deb!” opera di Giusy, mio fratello e Cristina…

Ma cosa gli succedeva? Per la primissima volta era stata fin troppo sfacciato per difendermi…

Ero così imbarazzata che alla fine non gli rivolsi la parola dietro le quinte, ma con mio dispiacere tutti erano presi dalla battuta, anzi dall’affermazione, così che addirittura Andrea dei Gold Boyz mi lanciava occhiate allusive e sorrideva mentre Rossella sembrava furiosa.

Inoltre c’era anche il camera man che ci riprendeva, ma se ne andò dieci minuti dopo. Io me ne stavo nella parte isolata del retroscena, preoccupata e pensierosa.

“Scusami, ti sei offesa? Volevo solo chiudere quella boccaccia a Silvia”

Mi voltai e mi ritrovai l’oggetto dei miei pensieri davanti agli occhi, con un’aria dispiaciuta.

“Devo dire che mi sono sentita imbarazzata al massimo, ma ormai è fatta” risposi.

“Ti vedo strana” aggiunse lui ancora preoccupato, avvicinandosi.

“E’ un po’ tutto, sai, il balletto, l’emozione, la paura per domani…”

“Beh è anche colpa mia, ti ho fatto perdere del tempo quando avresti dovuto studiare diritto…”  si scusò, passandosi una mano dietro la nuca.

“Oh, ma no, non mi hai distratta, cioè, alla fine sarei dovuta andare sempre alla festa di Massimo…”

“Ma a cosa ti riferisci?” chiese. Non sapevo se era per scherzo o per vedere la mia reazione.

Arrossii di botto. “Al… Al fatto che alla fine abbiamo ripetuto solo matematica, no?” risposi evasiva.

“Ah” fece, voltandosi e contemplando un punto impreciso.

“Perché, scusa a cosa mi sarei dovuta riferire?”

“A quello che stava succedendo tra noi…”

Udire quella risposta mi fece scoppiare il cuore, e mi sembrava di non sentire più le note della canzone di Rosangela. 

Iniziai a balbettare come una cretina…

“Io credevo che tu, insomma, pensavi fosse un errore, cioè…”

“Nessuno può dire se fosse un errore o meno anche se so che siamo in tv, sotto gli occhi delle telecamere, che ci conosciamo da due settimane…” fu la sua risposta decisa, quella risposta che mi fece vacillare.

“Cioè, tu vuoi dirmi che…?” tentai di dire, ma non terminai la frase.

No tranquilli, nemmeno questa volta successe niente, ma mi strinse a sé prima che la voce delle assistenti urlassero: “Quelli del balletto sono pregati di iniziare a prepararsi!”

Niko sbuffò, tirandosi indietro e lasciandomi andare.

“Ne riparleremo?” chiesi mentre mi allontanavo.

“Se ne riusciremo ad argomento si” rispose con un’espressione neutra.

Una volta nel camerino vi ritrovai le ragazze già vestite, così mi affrettai a muovermi dato che la mia sarebbe stata la prima esibizione.

Mi vestii con le mani tremanti, ripensando  a quelle parole. Ero incredula, lui non riteneva sarebbe stato un errore… Cioè, non si era espresso, ma se fosse stata una risposta negativa me lo avrebbe detto.

Una volta che ebbi indossato il “costume” la parrucchiera mi fissò meglio i capelli e mi mise il cappellino nel modo giusto.

Alla fine, ora che indossavo quel costume ben truccata, potevo dire di essermi immedesimata nella parte.

Una volta che ritornai dietro le quinte mi incontrai di nuovo con Dario e Giorgio che sembravano tranquilli. Giorgio seguiva l’esibizione di Simona preoccupato dato che aveva appena stonato due volte.

“Su, non scoraggiarti, andrà bene lo stesso” lo incoraggiai dato che non poteva essere ancora più ansioso sul palco!

Ma, ahimè, alla fine della prima manche ad andare all’ultimo scontro, ovvero in ballottaggio, fu proprio lei. Niko si era salvato per secondo, eppure mi aveva quasi ignorata, preso dalle congratulazione altrui.

“Tesoro mi dispiace” dissi a Simona abbracciandola. “Vedrai che ce la farai”

“Grazie Debora” disse prima di stringere Giorgio a sé, il quale si sentiva terribilmente in colpa dato che era stato lui ad affidarle il brano.

“Giorgio, su” lo incoraggiai, prima di avvicinarmi a Niko e sussurrargli un freddo: “Comunque congratulazioni, eh”.

Anche questa volta mi ignorò, mandandomi per davvero su tutte le furie.

Per sfogarmi ritornai nella zona più appartata del retroscena a ripetere i passi, pensando alla mia famiglia che stava aspettando la mia esibizione e che non avrei dovuto deluderli.

“Ed ora pubblico, sapete che è arrivato il turno della prima esibizione, ovvero quella dei life coach della categoria under 24. Applaudiamo Debora, Giorgio e Dario che ci balleranno “Umbrella” di Rihanna!” disse Ivan,  tre secondi prima che la porta centrale dove di solito entravano i gruppi vocali e rivelando i due ragazzi che furono davvero applauditi con l’anima.

Io me ne stavo lì dietro, dato che dovevo entrare venti secondi dopo, con il cuore che batteva a mille.

Alla fine quel “You have my heart…” arrivò, ed io con tanto coraggio e palpitazione feci la mia entrata con tanto di ombrello rosso brillantinato ed iniziai ad eseguire i vari passi, mentre sotto il palco Lisa ci guardava preoccupati.

Ma la mia rabbia, la mia ansia, la mia agitazione, mi fecero bene. Nessuno di noi sbagliò nulla, ci trovavamo perfettamente a tempo, le onde mi riuscirono come non mi erano mai riuscite, riuscii a sentire un certo legame con i due ragazzi e a muovermi sensualmente, a fare le piroette con più convinzione, ad essere veloce al momento giusto, a muovere l’ombrello come una vera majorette…

Dario e Giorgio erano sicuri, si muovevano bene, mi facevano sentire a mio agio, e nessuno di noi quasi non sentii gli applausi del pubblico presi com’eravamo.

Un minuto e cinquanta dopo io ero a un metro da terra, con le braccia in aria e un sorriso radioso.

Il pubblico era in delirio, e Lisa saltò sul palco entusiasta al massimo.

“Non l’avevate mai fatta così bene! Bravissimi!”

Sorridevo, abbracciavo i ragazzi, per un istante dimenticai tutte le mie preoccupazioni.

I giudici non si espressero, ovviamente il loro dovere era solo quello di giudicare circa le canzoni, non i balletti, e questo mi fece piacere poiché non mi andava di ricevere ulteriori critichi da madama Sfortuna.

Alla fine Ivan si avvicinò a noi tre, dicendo: “Gente, non sapete come stanno tremando!”

Noi annuimmo ridendo, scacciando via l’ansia.

“Allora, com’è stato accettare questa novità del balletto?” chiese.

“Evito di esprimermi” rispose Giorgio con aria malandrina.

“Perché? Va bene, diccelo tu, Debora, che sei la più piccola in assoluto”.

“Beh, ovviamente siamo stati sorpresi, insomma, quando abbiamo saputo del balletto ci siamo detti: “Ma cosa siamo, life coaches o intrattenitori per il pubblico?” E’ stata una considerazione sbagliata certo, ma fino a oggi eravamo un po’ insicuri, io per prima che non sono mai stata brava nel ballo” ammisi.

Ivan mi batté una mano sulla spalla, dicendo: “Non penso che ora tutti pensino che non sei brava, si vede che ti sei impegnata e questo è da ammirare perché a differenza dei cantanti tu e questi due ballerini non siete stati voi a decidere  di ballare!”

Infine lo salutammo, mentre annunciava il ballo dei gruppi vocali.

Fummo accolti con urla entusiaste, abbracci, incitamenti… Per una volta era bello essere la protagonista!

Ma Niko si limitò a guardarmi, lasciandomi ancora più delusa. Cosa diavolo gli avevo fatto?

La puntata proseguì, e ad andare in sfida contro Simona fu il gruppo Dj. Luke salvò i Dj, Maria Simona e la signora Sfortuna, per vendicare l’atto di tre puntate prima in cui Maria aveva eliminato un suo concorrente proprio contro i Dj, eliminò Silvia, la quale così si ritrovò fuori.

Mi dispiacque molto, alla fine mi ci ero affezionata. Il brutto però fu anche dare l’addio a Giorgio!

Ma intanto, dopo l’eliminazione, fu anche nominato il balletto vincente, quello grazie a cui i life coach che lo avevano rappresentato avrebbero vinto una giornata fuori dal loft, a Napoli. 

Non ci credo ancora nel dirlo, ma fu proprio il nostro con il 62% dei voti.

Rimanemmo increduli, mentre Lisa saltava su e giù per l’orgoglio… Anche se Giorgio sarebbe dovuto andare via il premio gli spettava comunque, così fu stabilito che il giovedì saremmo usciti tutti e tre insieme. 

“Debora, finalmente!”

Mi voltai,ancora un po’ stordita per tutte quelle emozioni. Davanti a me c’era la mia famiglia, gli amici di famiglia e le mie amiche. Per un istante credetti di aver visto dei fantasmi…

“Mamma! Papà! Giuseppe! Raga!” urlai, correndo loro incontro come una pazza.

“Debby, ma tu sei la nostra star!” disse Valentina, stritolandomi.

“Complimenti, sei bravissima!” dichiarò Giacomo con un sorriso.

“Deb, madò, non ci credo, finalmente ti riabbraccio…”

Inutile dire che quella visita mi fece piangere come una cretina, presa tra abbracci e baci commossi. Dopo due settimane li rivedevo!

“Oh, ragazze, grazie per essere venute!” dissi singhiozzando.

“Ma che Deb, tu sei la nostra diva!” dichiarò Cristina stringendomi. “Ma cosa stai combinando con lui? Ti vediamo sempre insieme a lui, felici…”

“Vi spiego tutto domani, ma state tranquilli!” li rassicurai. “Mi manca venire a scuola, sapete?”

“Ma non dire scemenze!” sbottò Sabrina sorridendo e stringendomi forte.

Alla fine fui costretta a salutarli dato che dovevano tornare a casa.

“Tornerò domani mattina presto, massimo per le sette e mezza” li salutai. “Ci vediamo tutti lì…”

Ci stringemmo in un ultimo abbraccio prima di separarci.

“Mena, non ti azzardare più a mandare messaggi come quello dell’altra volta! Ho pianto!” disse papà cercando di tirarmi su, ma non ci riuscì perché vederli andare via mi causò un nuovo piccolo lutto.

Fortunatamente fui distratta da Beatrice, la futura moglie di Max, che mi si avvicinò contenta e si  dimostrò cordiale.

“Grazie per l’invito  del matrimonio!” le dissi. “Prometto che non mancherò!”

“Mi fa piacere, sarà ancora di più una bella giornata” sorrise, prima di avvicinarsi al suo futuro marito che aveva cantato in modo divino.

Giorgio se ne stava da solo in un angolo a rimuginare.

“Giorgio mi dispiace, non sarà lo stesso senza di te” dissi avvicinandomi.

“Non è per me, mi dispiace per Simona” mi rispose alzando lo sguardo mentre lo abbracciavo solidale.

Fu in quell’atmosfera di gioia-tristezza che andai a letto alle due, da sola nella mia stanza dato che Samanta e Rita erano già partite insieme agli altri che abitavano molto a nord e avrebbero impiegato molto per arrivare a casa.

Quella sera così rimanemmo solo noi del Sud-Centro, più vicini alle nostre case, ovvero io, Rossella, Luigi, Niko  ei Gold Boyz.  

“Deb, vieni di là, dormiamo tutti nella mia stanza , siamo quattro gatti stasera!” disse Rossella, irrompendo nella mia stanza con tanto di pigiama bianco e azzurro.

Avrei preferito restare mene da sola a rimuginare per il comportamento di Niko, e poi non eravamo quattro gatto dato che en eravamo in otto, ma accettai. Indossai un pigiama nuovo, arancio a fiori e mi avviai nella stanza, dove Luigi e Niko stavano parlando.

Si zittirono di botto vedendoci, poi ci offrirono dei dolci inviati dalla moglie di Luigi. Mangiammo parlando della serata, dei colpi di scena, prima di decidere di dormire a causa della partenza dell’indomani.

“Ragazzi, ma quindi nessuno farà il viaggio fino a Roma con noi?” domandò Andrea prima che spegnessi le luci.

“Si, io sono di Roma, no?” disse subito Rossella,  sorridendo ed agitandosi tutta. Si vedeva lontano un miglio che lui le piaceva.

“Ah, no, io pensavo venisse anche Debora…” si giustificò.

“Ma cosa dici, non sai che lei è della provincia di Caserta?” si intromise Niko, mentre gli lanciavo un’occhiataccia.

“Wow, ti sei ricordato della mia esistenza” sbottai. “E comunque so rispondere da sola. Andrea, comunque sono di Caserta”.

“Mi confondo sempre, scusami, è che non hai l’accento del sud” si giustificò dandomi un pizzicotto sulla guancia. Inutile dire che Rossella si volto dall’altra parte.

“Deb, uffa, scusami…” disse Niko avvicinandosi pericolosamente. “Sai che la prime time è un casino” aggiunse.

“Va bene” concessi a denti stretti prima di sistemarmi in un lettino vicino la finestra anche se non riuscivo a prendere sonno.

Pensavo alla mia famiglia, alla vittoria, ma soprattutto alle parole di quel ragazzo che tanto mi faceva trepidare.

Mi imposi di dormire, ma non ce la feci, così alle tre mi alzai e andai nella mia stanza lentamente, cercando di non svegliare nessuno, e presi il libro di matematica, ripetendo le cose su cui stentavo di più. L’essere stata in tv di certo non mi avrebbe garantito la sufficienza!

“Allora, il teorema sulla circonferenza… AB è uguale…” iniziai a dire, e continuai fino a non so quando.

Fatto sta che ero da sola nella stanza, con le luci soffuse che erano la mia unica compagnia. Ripetei, ripetei, ripetei… Finchè…

“Basta Debora, io devo dirtelo, tu mi piaci un casino!”

“Ma Niko! Cosa dici?”

Eravamo vestiti molto elegantemente, e dietro di noi Max e Beatrice ballavano in abiti nuziali.

“Si, l’ho capito già durante il programma ma non potevo espormi più di tanto…”

Poco dopo eravamo in un giardino pieno di margherite.

“Allora, sono ricambiato?” chiese lui, prima di baciarmi con ardore .

Gli risposi di si prima che insieme iniziassimo a correre mano nella mano tra il prato, come nei migliori film romantici…

“Debora?” 

“Eh?”

Era mattino inoltrato, e mi sentivo la testa come di piombo. Davanti a me c’era l’evangelica visione di Niko in canotta e pantaloncini.

“Oh Dio! Ma cosa ho fatto? Perché sono qui?”

“Ce lo chiediamo anche noi, ci siamo messi una paura, cosa sono venuto a cercarti…” fu la sua risposta, mentre mi aiutava a chiudere i libri.

Cercai di ricordare, presa anche da quello stupendo sogno.

“Oh, si, ieri non riuscivo a dormire così sono venuta a ripetere…” risposi, mettendo tutto nello zaino.

“L’avevo immaginato!”

“Comunque che ore sono?” chiesi, strofinandomi gli occhi. 

“Le sei e mezza, vieni a fare colazione!” mi invitò.

Lo guardai ancora frastornata, annuendo. “Si, anche se dubito che mangerò qualcosa, sono troppo emozionata…”

“Almeno non hai la responsabilità del voto” disse sorridendo lui, facendomi segno di seguirlo.

Infatti tre minuti dopo ero in cucina con lui, Luigi, Ilaria e i Gold Boyz che discutevano animatamente su chi votare. Seguii il discorso, senza capirci nulla.

“Alla fine penso che nessun politico guardi proprio ai nostri interessi” esclamai.

“Brava! Ed è per questo che consegnerò una scheda nulla!” approvò Luigi applaudendomi.

Ridemmo tutti alla sua convinzione, e poco dopo mentre mi preparavo avevo ancora il sorriso sulle labbra.

Dopotutto quello che sarebbe successo a scuola non sarebbe stato poi così male, no?

Ripensai al sogno, dandomi mentalmente della demente… Peccato che le cose al matrimonio dello zio Max sarebbero state ben diverse, eh si…

 

Qualche anticipazione:

“Beh, un’arma a nostro svantaggio, ci avrebbe fatto piacere fare tutto il tragitto con te” affermò lui, prima di chiedere ridendo: “Vero Niko?”

“Ehm, si, che domande” rispose lui un po’ burbero.

______________

“Dovete già andare? Altrimenti sarei lieta di offrirvi un caffè…” si risvegliò, dopo il primo impatto.

“No, signora, ci scusi ma dobbiamo andare” rispose per loro l’autista.

______________

 

Mamma si bloccò dall’atto di sistemare i libri sullo scaffale. “Cosa? Andrai ad un matrimonio VIP?” chiese esterrefatta.

______________

 

We piccolina! Sono appena arrivato, qui è un casino, avevi previsto bene! Tu come sei stata accolta? In bocca al lupo per le interrogazioni!Risp e divertiti! Tvb, un bacione.

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La aprii, avanzando.

Sembrava tutto vuoto finché non vidi uno striscione azzurro e tante facce spuntarono dietro una cattedra messa lì apposta.

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Capitolo 12
*** Il Breve Ritorno Della Life Coach ***


Il Breve Ritorno Della Life Coach

Salve a tutti! Come va? Ho deciso di aggiornare oggi visto che questo cap è abbastanza corto, sabato provvederò a postare il seguente che è più lungo e , onestamente, è uno dei miei preferiti per il contenuto.

Bando alle ciance, grazie  a coloro che hanno letto lo scorso cap e coloro che hanno recensito:

Giulls: Riguardo agli esami, beh, lo sapremo nel prossimo cap, eheh! Niko geloso? Non hai ancora visto niente, aspetta e vedrai XD Spero ti sia piaciuto questo capitolo!

_New Moon_: Grazie, mi fa piacere sapere che sei stata sincera nel dirmi che all’inizio la storia non ti piaceva! Ti ringrazio davvero tanto, i tuoi complimenti mi fanno arrossire! Spero valga lo stesso per questo cap, fammi sapere!

_Vampire Cullen_: Grazie mille, è sempre un piacere sapere che la propria storia appassiona il lettore, è una vera soddisfazione! E questo cap? Ti è piaciuto? Aspetto un tuo giudizio!

Detto ciò… A sabato! Mi raccomando, commentate come sempre!

La vostra milly92.

Capitolo 12

Il Breve Ritorno Della Life Coach

 “What can I do to make you love me?”

La voce limpida e soave dei The Corrs fuoriusciva dalla radio dell’auto mentre io, Niko e Luigi eravamo intenti nell’entrare in macchina dopo aver posato i bagagli indispensabili per quel giorno e mezzo.

Quella canzone era perfetta per me: si, cosa dovevo fare per farlo innamorare di me?

Uffa Debora, finiscila! Basta! Tu sei qui per essere la sua life coach e basta, finiscila con queste paranoie da bambina!

L’autista, Salvatore, ci disse che avrebbe accompagnato prima me a casa e poi i ragazzi visto che a quell’ora c’era più traffico a Napoli mentre l’autostrada per Caserta era più libera.

“In poche parole ci lascerai da soli” affermò Luigi, seduto alla mia sinistra.

“Si” risposi.

“Beh, un’arma a nostro svantaggio, ci avrebbe fatto piacere fare tutto il tragitto con te” affermò lui, prima di chiedere ridendo: “Vero Niko?”

“Ehm, si, che domande” rispose lui un po’ burbero.

Perché Luigi faceva così lo scemotto e il sarcastico?  

“Comunque vi invidierò, sarete accolti come degli eroi” dissi, mentre davanti a noi c’era l’amato Famila.

“Anche tu avrai la tua parte a giudicare da come sei stata accolta ieri dalla tua famiglia” mi rassicurò Niko.

“Appunto, la mia famiglia! Chissà il liceo come giudicherà il balletto…” mi dissi preoccupata, guardando l’orologio: erano le sette e venti.

“Che te ne frega! E poi ci sarà un motivo per cui avete vinto, no?” ragionò Luigi saggiamente. Gli sorrisi, ultimamente con me era molto più gentile del solito, si vedeva che si stava instaurando un rapporto meno formale tra noi, a parte il fatto che era una persona stupenda.

Così un’ora l’auto si fermò davanti la mia amata casa, che contemplai quasi con le lacrime.

E giù c’erano mia madre, mio padre e mio fratello. Notai mia madre guardare curiosa dentro l’auto: sapevo che avrebbe voluto conoscere Niko, era la sua seconda fan dopo di me!

“Wow, vedendola meglio sei identica a tua madre!” disse lui.

“Ragazzi, vi andrebbe di conoscerli? Tre secondi, giuro” aggiunsi rivolta a Salvatore, l’autista.

“Si, certo che mi va!” rispose allegro Niko, seguito a ruota da Luigi.

Scesi dall’auto, seguita a ruota da loro.

Dopo aver abbracciato i miei genitori, che fortunatamente non vedevo da sole sei ore, dissi: “Vi presento Niko e Luigi!” fin troppo entusiasta.

“Piacere, signora!” affermò subito Luigi, stringendole la mano.

“Piacere” disse papà.

“Piacere di conoscervi, Debora mi parla sempre di voi e di te” si presentò educatamente Niko, ma sorridendo, rivolgendosi soprattutto a mio fratello che lo guardava scrutandolo immobile. Strinse la mano ad ognuno, mentre mia madre sembrava essersi ammutita.

“Dovete già andare? Altrimenti sarei lieta di offrirvi un caffè…” si risvegliò, dopo il primo impatto.

“No, signora, ci scusi ma dobbiamo andare” rispose per loro l’autista.

“Va bene allora, se potremo ci fermeremo al ritorno” disse educatamente Niko mentre Luigi annuiva.

Ognuno salutò educatamente l’altro con due formali baci sulle guance, ma quando toccò a me li abbracciai entrambi con affetto.

“Mi raccomando, tornate vivi e non fatevi sbranare dai fans!” dissi infine.

“Faremo del nostro meglio” risposero all’unisono salendo in macchina.

Erano ormai dentro quando Niko si affacciò dal finestrino. “Deb, mi raccomando, tieni il cellulare acceso che ci sentiamo!” esclamò mentre l’auto partiva e ci salutavamo con la mano.

“Certo!” risposi entusiasta.

Quando l’auto fu lontana mi voltai verso la mia famiglia; li scrutai attentamente dopo due settimane,e mi dissi che nonostante tutto li vedevo diversi.  

“Hai capito a mia figlia, tutta che si butta tra le braccia di quelli!” protestò ironicamente papà.

Gli feci la linguaccia, prima di rivolgermi a mamma. “Allora, mamma? Realizzato il tuo sogno?” sorrisi.

Mamma era ancora immobile, scrutando il vuoto. Alla fine si risvegliò dalla sua trance, quasi sussultando. Ormai stavamo risalendo le scale che conducevano al mio appartamento. “Debora, è… è un Dio! E’ ancora più bello dal vivo! Dimmi, ci sei molto amica?” chiese presa, mentre papà la guardava male, geloso marcio.

“Ma che, quello è solo un atteggiato” s’intromise mio fratello disprezzante.

“Se se, perché non glielo hai detto in faccia?!” lo sfidai, prima di rivolgermi a mamma. “Ci sono amica, credo si veda dalla striscia quotidiana” risposi.

“Eccome! Hanno fatto vedere anche voi che ballavate la canzone de “Il tempo delle mele 2”alla festa di Luigi! Sei il mio orgoglio!” disse entusiasta. “Dimmi, com’è che ti ha chiesto di ballare?”

Così trascorsi la seguente mezz’ora a parlare di tutti i concorrenti, del giudizio della Sfortuna su di me, sulla simpatia di Luigi e sulla dolcezza di Massimo.

“Ah mamma, sono stata invitata alle sue nozze!” la informai, mentre preparavo lo zaino dopo due settimane.

Mamma si bloccò dall’atto di sistemare i libri sullo scaffale. “Cosa? Andrai ad un matrimonio VIP?” chiese esterrefatta.

Perciò i momenti pre-scuola li passai narrando tutto per filo e per segno. Mi sentivo al settimo cielo, rivedere la mia stanza mi fece venire tanta nostalgia, ma mi fece uno strano effetto vedere l’armadio vuoto come il mio reparto trucchi…

Ero lì con la mia famiglia, cos’altro avrei dovuto desiderare di più?

“Ditemi, cosa fa vedere nel day time?” chiesi alle otto, davanti a dei biscotti al cioccolato.

“Ci sei spesso!” rispose papà, che sarebbe rientrato al lavoro un’ora dopo.

“Si, ti fanno sempre vedere che parli con Niko, che ridete, che scherzi con Massimo… Poi questa settimana c’eri sempre quando facevano vedere le prove!” m’informò mio fratello, che sembrava aver messo da parte tutte le ostilità.

“Si, Massimo è un grande” dissi.

“Si, ma tu mi devi parlare di Niko! Allora, com’è?” chiese spazientita mamma.

“Meglio di quello che sembra in tv” risposi, e mi accorsi di avere un tono sognante.

“E quindi? Dai, spara!”

“Ma niente, è davvero dolce, mi fa sempre i complimenti, all’inizio pensava avessi diciotto anni…”

E ci stavamo anche per baciare…

“E poi?”

“Mamma, è tardi! Devo andare a scuola! Ti racconto oggi!” risposi, alzandomi e prendendo lo zaino.

Era strano vedere come fosse speciale per loro a dire la verità, ormai per me era una cosa normale!

Così andai a scuola, salutandoli con più affetto del solito.

Mi chiesi come sarebbero state le cose lì, se mi avrebbero giudicato male o meno. Quella mattina indossavo dei pantaloni rosa pallido con una maglietta bianca e delle ballerine abbinate, e mi continuai a chiedere se stessi bene o meno finché non mi vibrò il cellulare.

Mi aspettavo un sms di qualche amica, ma invece…

Ciao piccolina! Sono appena arrivato, qui è un casino, avevi previsto bene! Tu come sei stata accolta? In bocca al lupo per le interrogazioni!Risp e divertiti! Tvb, un bacione.

Il mittente era Niko, e quasi non ci credevo leggendolo.

Il cuore mi batteva forte, e quel poco di fame che avevo scomparve.

Bene, sto andando a scuola, speriamo bene! Crepi, mi raccomando, difenditi bene dallo stormo di fans! ;-) Un bacione star, tvb!

Ebbi appena il tempo di alzare lo sguardo dal display che vidi dinanzi a me l’entrata del liceo classico europeo “G. Pascoli”.  

Ingoiai fin troppa saliva, c’era qualche ragazzo qua e là , qualcuno mi scrutava, ma niente di più.

Mi diedi della sciocca per essermi illusa di trovare qualcosa di diverso prima di entrare nel liceo.

Feci una corsa per non arrivare in ritardo, ma mi misi paura vedendo il primo piano deserto.

Accelerai il passo prima di salire al secondo piano, dove c’era la mia aula.

Quando la vidi indugiai un attimo, cercando di ricordare che materia avevo alla prima ora.

Arte! Meno male, la prof era innocua…

Così sospirai, prima di bussare ed entrare.

Uno, due, tre…

Il vuoto totale! La classe era vuota!

Sbuffai, cercando qualche segno. Mi guardai intorno e solo alla fine lessi sulla lavagna, scritto con la grafia di Giusy, che era anche la rappresentante di classe: “Per i ritardatari: siamo nell’auditorium per il progetto Arte a Scuola”

Così posai la cartella vicino al mio banco, notando con una stretta al cuore che era costellato da tante scritte come: “Ci manchi!” e “Torna presto… Con Niko, possibilmente!” e scesi giù, sperando di non dover fare il permesso a causa del ritardo.

Arrivata davanti la porta dell’auditorium la trovai stranamente chiusa.

La aprii, avanzando.

Sembrava tutto vuoto finché non vidi uno striscione azzurro e tante facce spuntarono dietro una cattedra messa lì apposta.

“Bentornata piccola life coach!” recitava lo striscione.

Rimasi pietrificata, immobile, mentre tante persone mi assalivano e mi abbracciavano, impedendomi di riconoscerle. Ma le sorprese, come sempre, non erano finite lì!

 

 

Qualche Anticipazione:

 

“Gianmaria Lucrai, piacere” disse porgendomi la mano.

“Piacere. Allora come stanno le cose a te ingrandirebbe i brufoli” risposi, stringendogli la mano e facendo ridere di più gli altri.

__________

Ma lo capii tre secondo dopo: avevo trenta richieste di amicizie su Netlog, venti contatti su msn volevano aggiungermi e quaranta e-mail nella posta in arrivo.

__________

 

“Giusto, posso sapere come hai avuto il m….”

“Devi sapere” mi zittì, “Che la gente che conosci sta vendendo il tuo numero e indirizzo msn come se fosse oro….”

__________

“Ma per certe cose il tempo non serve” replicò lui convintissimo “Su, sciogliti…” aggiunse, prendendomi per mano e cercando di condurmi al centro della pista da ballo.

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Capitolo 13
*** Non E' Bello Ciò Che E' Bello Ma E' Bello Ciò Che E' Famoso ***


Non E' Bello Ciò Che E' Bello Ma E' Bello Ciò Che E' Famoso

Buon sabato a tutti!

Come al solito ho tantissimo da studiare, diciamo che il libro di letteratura greca mi sta guardando con un’aria minacciosa simile a quella del mio prof, per cui non vi tedierò ulteriormente con grandi discorsi come è mio solito fare.

Per cui ringrazio le new entry tra i preferiti e coloro che hanno recensito:

_Baby_Sweet_Love: Ecco il cap! Eh si, lo scambio di sms è stato davvero carino, per una volta non c’è stata la solita barriera cantante/ragazza comune tra Deb e Niko ma hanno compiuto quest’azione normalissima. Spero ti piaccia anche questo capitolo!

_New Moon_: Grazie mille, cosa te ne sembra di questo cap? Aspetto un tuo giudizio!

Giulls: Genero?! Diciamo che al momento la madre di Deb vorrebbe che Niko fosse il suo amante xD xD xD Si, l’idea della festa a sorpresa è stata carina, forse un po’ scontata, ma in questo cap scoprirai che Deb lo reputa un gesto “Ipocrita” ed io non le do tutti i torti. E tu? xD

La prossima settimana sarò davvero impegnata, quindi dubito che avrò tempo di aggiornare… A sabato!

La vostra milly92.

P.S. Mi è venuto in mente un piccolo sondaggio… Chi è il vostro personaggio preferito tra i personaggi secondari fino ad ora? Rispondete numerosi!

Capitolo 13

Non E' Bello Ciò Che E' Bello Ma E' Bello Ciò Che E' Famoso

Non riuscivo a vedere quasi niente tranne le decine di braccia che mi stringevano e che facevano a lotta per stringermi. Addirittura mi arrivò una testata da non so chi!

“Ahia! Calma, calma, sono qui, non me ne fuggo!” urlai disperata, con la testa dolorante e cercando di farmi spazio.

In un battibaleno si creò spazio intorno a me, così riuscii a respirare.

Davanti a me, mi resi conto, c’erano quasi quaranta persone, ed alcune continuavano arrivare. Rimasi stupita, e solo dopo qualche secondo riuscii a scovare le mie migliori amiche che si sorridevano e mi guardavano curiose nonostante le avessi viste solo sette ore prima. 

“Eh, salve a tutti” bofonchiai imbarazzata, con le mani sudate e le braccia tremanti: avere tutti quegli occhi puntati su di me mi innervosiva e allo stesso tempo mi imbarazzava.

“Quasi non ci credo che sei mia alunna, eri ancora più bella in tv” ironizzò la professoressa Siano, l’insegnante di arte, avvicinandosi e abbracciandomi.

“Si, ma la tv ti ingrassa ancora di più devo dire” precisò il famoso Gianmaria Lucrai, famoso perché girava voce che fosse gay ed era un appassionato di moda, con cui non avevo mai parlato prima.

“Oh, ma grazie” sbuffai mentre qualcuno rideva.

“Gianmaria, piacere” disse porgendomi la mano.

“Piacere. Allora come stanno le cose a te ingrandirebbe i brufoli” risposi, stringendogli la mano e facendo ridere di più gli altri.

Anche lui mi concesse una risata con il suo portamento effemminato prima di lasciare posto alle 14 ragazze della mia classe che si buttarono addosso tutte insieme, lasciandomi senza fiato.

“Debora! Debora!” iniziarono ad urlare.

Che ipocrisia, fino a due settimane fa non se ne fregavano proprio di me ed ora se ne escono con un bel party nell’auditorium, mancano  solo i palloncini …

“Che figo il balletto” si complimentò estasiata Sara, la “coreografa” della classe, ma anche capo oca a mio giudizio. “Ce lo insegnerai?”

“Se avrò tempo” dissi vaga, mentre la mia insegnante di Spagnolo, Giovanna D’Alise, mi abbracciava premurosamente.

Ma almeno non avevo fatto una figuraccia… O così sembrava.

Sembravo appena tornata dalla guerra per tutte le persone che mi stringevano e urlavano il mio nome, e le cose furono ancora migliori, o peggiori, una volta fuori dall’aula.

Tutti mi guardavano, mi scrutavano, di sicuro giudicavano.

Anche in bagno le ragazze mi scrutavano tra una sigaretta e l’altra, qualcuna che non conoscevo più sfacciata mi fermava, qualcun’altra si limitava a fare un cenno all’amica. 

“Deb, sei la pop star del liceo!” disse entusiasta Cristina, che per l’occasione indossava una gonna di jeans, una maglia con il collo a barca rosa e delle ballerine abbinate.  “Ricordi come era schifosa la vita prima che tu andassi a Music’s Planet?”

“Ma che, Cri, mi stanno solo giudicando male” ribattei, notando due dell’ultimo anno che mi additavano.

Ma si, ero la cretinetta del secondo anno che si pavoneggiava per essere andata in tv, no?

“Ciao” mi salutò la più popolare della scuola, Paris

Eppure, con un po’ di soddisfazione, mi dovetti ricredere un po’: notai che tante ragazze, soprattutto quelle del primo anno, si vestivano come me, avevano quei piccoli particolari che c’erano solo nel mio stile: fasce colorate nei capelli, frontini con la frangetta davanti, maglie a maniche lunghe con  sopra i top, e tante ragazze che avevano avuto i capelli lisci ora li portavano mossi come i miei.

Alla fine capi che era bello essere un po’ più conosciuta, specialmente quando queste mie “ammiratrici”, se così le posso chiamare, mi fermavano e si complimentavano.

Poco dopo però venne il tempo delle verifiche, dove fui soggetta a molte battutine, tipo: “Scusa se  qui non c’è il conduttore a farti la domanda”.

Presi sette e mezzo a diritto e sei e mezzo a matematica con una nota di tristezza, ma ovviamente non avevo potuto dare il massimo avendo così poco tempo per studiare.

“Su, tirati su” esclamò Sabrina. “Non hai mica preso un’insufficienza!”

“Infatti, io ho preso sei a diritto e cinque a matematica, cosa dovrei dire…” tentò di tirarmi su Lina.

“Ho trovato qualcosa che potrebbe tirarti su” esclamò a bassa voce Giusy, trattenendo a stento un urletto. “Daniele sta venendo verso di noi!”

“Chi?” domandai senza capire.

“Giusto, tu non sai niente! E’ un  nuovo studente, si è trasferito da Roma la settimana scorsa, è uno schianto…”

Lo confermai tre secondi dopo, quando un ragazzo dai capelli biondo cenere e gli occhi verdi, alto e con indosso un giubbino di pelle batté sulla mia spalla, facendomi voltare.

 “Ciao” mi salutò , mentre Cristina tentava con un dolce: “Ehi, Daniele, ciao!”

“Ciao” risposi senza sapere cosa fare o dire, dato che aveva ignorato il saluto della mia amica.   

“Tu sei Debora, vero?”

“Ehm, si, e tu…?”

“Piacere di conoscerti, mi chiamo Daniele e vado in 4°B” si presentò, porgendomi la mano.

Mentre la stringevo mi dissi che la 4°B oramai poteva essere denominata la classe degli dei scesi in terra, dato che ce n’erano altri molto carini.

“Sei nuovo?” chiesi, anche se sapevo già la risposta.

“Si, mi sono trasferito da Roma da una settimana”

“Poverino, dalle stelle alle stalle” commentai, dato che la mia scuola non era nemmeno lontanamente adagiata come una di Roma.

“Ma no, mi trovo meglio qui ad essere sincero. Comunque, piacere di averti conosciuta, seguo Music’s Planet solo per te! Ciao, bellissima” si congedò, facendomi l’occhiolino ed andandosene, lasciandomi come una cretina che ebbe a stento il tempo di replicare: “Ciao”.

“Oddio!!!!”

Appena fu lontano,le ragazze mi saltarono addosso, dicendomi di essere diventata una “attizzatrice certificata”.

“Guarda, per quello che ha fatto gli perdono il fatto di non avermi salutata!” concesse Cristina.

“Ma lo sai che per tutta la settimana ci ha domandato solo ed esclusivamente di te?” mi informò Giusy cn un’aria un po’ invidiosa. Scrollai le spalle, senza sapere cosa dire o fare. Che fosse brutto non era affatto vero, ma dire che mi piacesse era una bugia dato che al momento pensavo solo a Niko.

Tra sguardi, qualche complimento, domande curiose e strane considerazioni riuscii a chiudermi in un bagno con le mie quattro migliori amiche durante la ricreazione che precedeva le lezioni pomeridiane tipiche della mia scuola e iniziai a parlare a raffica, rispondendo ad ogni loro domanda.

“Com’è Massimo?” chiese Lina.

“Dolcissimo” risposi, “Mi ha anche invitata alle sue nozze!”

La notizia fu accolta con stupore, ovviamente. Nessuno ci credeva….

“E qual è la cosa più brutta che ha fatto da quando lo conosci?” chiese Sabrina.

Le passai in rassegna una ad una e decisi che potevo fidarmi di loro. Potevo rispondere sinceramente.

“Bussare alla porta mentre Niko mi stava per baciare” risposi sognante, cercando di intravedere le loro reazioni.

Silenzio. Poi alla fine Giusy rise, dicendo: “Si, dai, a chi vuoi piglià in giro!” e Cristina mi guardava come se stessi limonando con Berlusconi davanti ai suoi occhi.

Sabrina e Lina sembravano stordite, guardandosi a vicenda per poi fissarmi.

“Cioè, tu stavi per essere baciata da Niko, quel Niko?!” chiese Lina stupita.

“Si, giuro!” risposi alzando le mani.

“Oddio” fece Cristina.  

“Beata te” aggiunse Giusy.

“Ora ci racconti tutto!” impose Sabrina, prima di aprire la porta di scatto e dire: “E che c***o, fatevi gli affaracci vostri!” a due del primo anno dietro la porta di cui aveva intravisto le scarpe.

Ridemmo per un istante, inveendo contro le spione, prima di tornare serie. Tutte pendevano dalle mie labbra e per un  mi godetti il momento creando suspense con abilità.

Alla fine raccontai tutto per filo e per segno, lasciandole a bocca aperta.

“Io ti ammazzo! Hai fatto colpo su Niko, ti rendi conto? Ci hai anche ballato “Your eyes”  a quella stramaledetta festa! Esci in tv tutti i giorni, vivi con delle persone importanti…” iniziò Cristina con finta aria critica, prima di abbracciarmi. “Solo che me lo devi presentare…!” aggiunse con aria furba.

Non feci in tempo a rispondere “Si” che mi squillò il cellulare. Lo presi e sul display lessi “Niko chiamata”.

“Oh cavolo, mi sta chiamando!” urlai presa, cercando di non farmi cadere il cellulare dalle mani.  “Già prima mi ha inviato un sms…”

“E tu non ci dici nulla?!” fece Giusy sbalordita.

“E rispondi, muoviti!” disse Lina emozionata.

“E metti il vivavoce!” aggiunse Sabrina, avvicinandosi a me.

“Ok…” risposi, premendo il tasto altoparlante. “P-Pronto?”

“Ciao piccolì” esclamò la voce di Niko, mentre attorno a lui si sentivano tante voci.

Cristina mi guardò incredula, facendo una faccia sognante e sillabando “Piccolì, madò che dolceeee!”

“Ehi star” risposi arrossendo. “A cosa devo questa chiamata?”

“Così, la life coach non si scorda mai e si chiama nei momenti di relax”

“Si, e dove l’hai letta questa? Nel manuale della futura pop star italiana?”

“Dai scherzo… No, volevo sentirti…!”

A queste parole rimasi paralizzata mentre Sabrina faceva una faccia in stile “e ti pareva” e Cristina e Giusy cercavano di calmare Lina in preda ad uno shock.

“Già mi manchi” aggiunse serio.

“Oh si, ehm, cioè, vale lo stesso per me” risposi dandomi mentalmente della stupida.

“Allora, cosa dicono i fans?”

“Ma quali fans…! Il massimo che mi hanno detto è che in tv sembro più grassa”

“Carini. E come sono andate le interrogazioni?”

“Bene… E tu? Come è andata? Chi hai votato?”

“Non sapevi che il voto è personale…”

“… Uguale, libero e segreto? Si, gliel’ho detto poco fa alla prof di diritto, ma non credo sia così segreto dopo l’animata discussione di stamattina, no?”

“E meno male che hai studiato da sola diritto”

“Si, perché certe persone mi avrebbero solo distratta” feci prima che mi potessi fermare, chiudendo gli occhi per la bomba sparata.

“Ma a te non sarebbe dispiaciuto essere distratta da quel che ho capito, no?” stette al gioco lui ma quasi serio, mentre le mie amiche si erano rassegnate e facevano finta di pregare.

“Non so…”

“Comunque se vuoi potrò distrarti domani visto che verrò a prenderti fuori scuola”

“Cosa?”

“Si, Salvatore mi accompagnerà alle tre e qualcosa al tuo paese e poi andrà a prendere Luigi perché ha avuto qualche problema, non so” mi spiegò. “Poi ritornerà con lui e ritorneremo al loft”

“Ah, benissimo”

“Ti potrò distrarre?”

“Dipende da cosa intendi per distrarre…” risposi mentre Lina scuoteva il capo e mi faceva segno: “Tu sei scema”

“Lo vedrai” fu la sua riposta. “Comunque ci vediamo domani, ok? Ho un appuntamento con i miei migliori amici…”

“Va bene star, anche se alla fine non mi hai detto chi hai votato”

“Ah ah! Ciao piccolina, ti voglio bene”

“Anche io, un bacio”

Staccai con il fiato corto, mentre le ragazze mi fissavano incredule.

“Debora, ti rendi conto? Gli piaci!”

Dopo tutte queste subdole considerazioni la ricreazione terminò e ritornai in classe, dove la professoressa Nusco, l’insegnante di italiano,  mi invitò a narrare come si svolge il programma, quando si registra, e mi consegnò il mio compito in classe.

Miracolo, avevo preso sette e mezzo per la prima volta! Il massimo che aveva messo era sempre stato sette…

Al termine delle lezioni, con un po’ di folla intorno ritornai a casa con Cristina che mi scortava.

Dopo aver parlato un po’ con mia mamma, mi pregò di connettermi ad internet.

Ubbidii, senza capire cosa volesse. Ma lo capii tre secondo dopo: avevo trenta richieste di amicizie su Netlog, venti contatti su msn volevano aggiungermi e quaranta e-mail nella posta in arrivo.

“Vedi, sei famosa!” mi disse la bionda soddisfatta. “Ed io lo sarò appresso a te, haha!”

Ma non ero ancora andata nel forum di Niko…

“No, Deb, non ci andare, ti prego…” mi ammonì fermamente la mia amica, togliendomi il mouse di mano.

“Perché?” chiesi sentendo puzza di bruciato.

“Ma no, che ci vai a fa…”

Fui più veloce di lei, ripresi il mouse e andai sul forum, aspettandomi qualcosa di molto brutto. Ma, ahimè, non mi ero preparata abbastanza.

Nelle varie discussioni della sezione “Music’s Planet” ce n’erano tre dedicate a me. Ma non dedicate nel senso positivo…

La prima si chiamava “Debora, la life coach. Cosa ne pensate?”

Un’utente, una certa xgirlx90, scriveva:

“Ragazzi, non so se avete saputo della futura entrata dei life coaches a Music’s Planet, ovvero persone che dovranno seguire i talent giorno dopo giorno con supporto morale. E indovinate Maria chi ha scelto per Niko?  Una sedicenne della provincia di Caserta che si chiama Debora. L’ho vista nella puntata quotidiana, e ne sono rimasta allibita: non troppo alta, un po’ atteggiata, pomposa e sicuramente stracotta di Niko. Dico io, ma a che servono ‘sti life coaches? Staremo a vedere…”

La seconda si intitolava: “Io a quella Debora l’ammazzo!”, e l’autrice era una certa Mery&Love.

“Sono incazzata nera raga! Ma chi si crede di essere quella tipa?! L’avete vista come fa la vittima? E Niko la consola pure! Le sta sempre dietro e lei se la gode un mondo! Poi ha fatto il comizio con Rossella e si ritiene grande amica di Massimo… Insomma, siamo a Music’s Planet, non al GF!”

La terza, ma non per ordine di crudeltà, era di una certa Niko6Bono e si chiamava: “La ballerina del cavolo”.

“Oddio, avete visto le prove? Mi sono schiantata dalle risate ihih! Quella Debora sembra un maiale rincretinito! Ma chi si crede di essere? E Niko le ha anche fatto i complimenti, si vede che erano falsi! Madò, ma cosa succede a chi balla peggio? Spero proprio che li caccino fuori, così quella cessa se ne andrà…”

Ovviamente mi incazzai di brutto, ma tra le prime risposte ne lessi una di “Cri92”:

“Zitte oche che non siete altro! La vostra unica giustificazione sapete qual è? L’I-N-V-I-D-I-A!!!! Conosco Debora e lei non è assolutamente il tipo di persone da pavoneggiarsi, anzi, spesso le dico che deve avere più fiducia in sé stessa! E anche se non la conoscessi non mi darebbe quest’impressione! E poi mi congratulo con l’adamin, permettere di offendere persone così, tanto che ve ne frega? Basta che non si offende Niko, eh!”

E quella Cri92 era propri Cristina… La guardai, era un po’ imbarazzata.

“Oh, grazie tesoro!” dissi prima di cacciare via alcune lacrime, un misto tra rabbia e gratitudine. L’abbracciai affettuosamente prima che il mio cellulare iniziasse a squillare.

“Chi è?” mi chiese lei.

“Mah, non so, non ce l’ho registrato…”

Aprii lo sportellino del cellulare e risposi.

“Pronto?”

“Ehm, parlo con Debora?”

“Si, con chi parlo?”

Era una voce maschile un po’ familiare. Cristina mi fece strani gesti, curiosa.

“Sono Daniele, ci siamo parlati stamattina, non so se ricordi…”

Rimasi stupita, riconoscendo la voce. Sillabai “Daniele” a Cristina che mi chiedeva chi fosse e lei divenne scarlatta e sobbalzò dalla sedia, sbracciandosi in gesti frenetici.

“Oh, oh! Si, Daniele, certo, ciao…” feci, facendole segno di calmarsi.

“Ciao Debora, tutto bene?”

“Si, si, ehm, a te?”

“Si ora che sono riuscito a rintracciarti!”

Rimasi scioccata mentre Cristina continuava, questa  volta silenziosamente, quella sorta di danza.

“Giusto, posso sapere come hai avuto il m….”

“Devi sapere” mi zittì, “Che la gente che conosci sta vendendo il tuo numero e indirizzo msn come se fosse oro….”

La notizia mi fece rimanere ancora più perplessa, non sapevo e credere o meno ad un’assurdità del genere.

“Eh?”

“Si, è così! Comunque, ti ho chiamato per invitarti ad una festa stasera….”

“Ah…”

“Si, ci sarà molta gente del classico europeo, ovviamente potrai portare anche le tue amiche, ma nessun ragazzo mi raccomando!”

La sua voce era accattivante, e stavo già per dire di no quando vidi che Cristina dato che avevo messo l’altoparlante per la seconda volta in quella giornata stava esultando di gioia. Lei amava le feste. Amava le feste con i “Belloni”. Amava divertirsi in generale. E decisi che per lei, per ringraziarla, ci sarei passata sopra e ci sarei andata anche se sapevo che mi avrebbe usata per vantarsi con gli amici.

Così tre ore dopo io e la mia “banda” eravamo fuori la casa di Daniele, ovvero una villetta con un portone quasi regale. Era molto famosa nella città, la nominavano la “piccola reggia” perché al centro del cortile c’era una fontana reale molto elegante, e quando era stata messa in vendita era stata oggetto dei pensieri di qualche riccone maddalonese. E invece la famiglia di Daniele li aveva scavalcati, direttamente da Roma!

Indossavo un vestitino non troppo formale color pesca, un po’ come le altre ragazze, tutte ben truccate e decise a divertirsi.

Ad accoglierci fu Daniele in persona, vestito con dei pantaloni neri aderenti ed una camicia nera con la cravatta allentata. Era fin troppo bello per poter sembrare vero! Mi sorrise prima di salutarci tutte con i famosi tre baci. Gli presentai quelle che non conosceva e poi ci condusse nel cuore della festa, ovvero nel retro del grande cortile, decorato con luci da discoteca ma soprattutto con tavoli pieni di alcolici.

Alcuni dei suoi amici subito si presero le mie amiche, e alcune di loro che erano fidanzate dovettero respingerli a forza; invece notai con una risata che Sabrina se ne stava con un ragazzo con cui si stava frequentando e Cristina e Giusy andare a ballare con due ragazzi niente male. Evidentemente era tutta una messa in scena, perché alla fine rimasi da sola con Daniele.

“Vedi, non mi sto vantando di te e di averti alla mia festa” disse subito.

“Non ho mai detto questo” replicai freddamente.

“Fai bene allora, perché io e te ci conosciamo da otto ore…”

“Appunto”

“Cosa appunto?”

“Appunto nel senso che ci conosciamo da sole otto ore  quindi mi sembra affrettato invitarmi…”

“Ma per certe cose il tempo non serve” replicò lui convintissimo “Su, sciogliti…” aggiunse, prendendomi per mano e cercando di condurmi al centro della pista da ballo.

Cosa fare? Stare al gioco e passare una bella serata o fare la musona?

Quello che scelsi è ovvio…

Tre secondi dopo me ne stavo a ballare come una furia insieme a Daniele, che era un asso nel ballare quasi quanto Niko. Niko…. Pensando ciò mi risvegliai dal mio torpore, ritornando alla realtà, alla realtà di Music’s Planet. Cosa stava facendo Niko? Mi stava pensando?

“Cosa c’è?”

Daniele si era accorto della mia preoccupazione, perché mi ero fermata e stavo fissando il vuoto.

“Oh, niente, tranquillo!”

“Su, dimmi…” disse, passandomi un braccio attorno alle spalle e conducendomi fuori dalla pista da ballo. Mi versò qualcosa da bere nel bicchiere e lo bevvi, senza neanche curarmi di vedere cosa fosse.

“Sto bene” risposi dopo essermi scolata il tutto. “Davvero, è stato un attimo, niente…”

“Sicura? Dai vieni, anche io mi sono scocciato di ballare…” confermò, facendomi segno di seguirlo.

Attraversammo il cortile, aprì la porta d’entrata e mi ritrovai in un magnifico ingresso stile impero.

“Wow” esclamai.

Lui ignorò la mia considerazione e mi condusse nella sua stanza, che era circa cinque volte la mia, con i poster dei Greenday appesi dovunque. C’era un bel balzo di stile dalle altre stanze alla sua camera a dire la verità, lì mi potevo sentire perfettamente a mio agio dato che era molto informale.

Così parlammo, e alla fine scoprì che non era male come carattere, era solare e sapeva farmi ridere.

“Ti vedo sempre in tv, sai?” mi disse all’improvviso.

“Davvero?”

“Si, vedo quella trasmissione solo perchè ci sei tu, ed averti qui è una cosa magnifica, un sogno!”

Mi fece arrossire come una cretina, e per farmi sentire a mio agio rinnovò il suo sorriso rassicurante, accarezzandomi una guancia.

“E’ una novità per me, tutto questo. Dopotutto io in tv non faccio niente, e vedere che almeno nella mia città qualcuno mi conosce…” dissi, sentendomi un grandissima stupida. 

“Non è vero che non fai niente, sei te stessa e questo è un grande pregio, in tv tutto è sempre così falso!”

Gli sorrisi, non sapendo cosa dire o fare.

Ci scambiammo anche gli indirizzi e-mail prima di scendere in cortile e scatenarci a ballare, questa volta con più convinzione.

Non successe niente di che, ma il giorno dopo a scuola tutti mi salutavano ancora di più, sorridendomi, e durante l’ora di educazione fisica vidi che Daniele era affacciato alla finestra per salutarmi.

Infatti, mi raggiunse in corridoio alla fine dell’ora e alla fine delle lezioni venne fuori la mia classe per salutarmi dato che quel pomeriggio sarei ritornata al loft.

“Allora oggi te ne vai di nuovo?” mi chiese dopo avermi presa in disparte.

“Si…”

“Non sai quando tornerai?”

“Quando verrà eliminato Niko.Perciò spero di tornare il 4 Giugno, dopo la finale! Non vorrei portargli sfiga…”

“Sei fin troppo buona, Deb, allora addio! E ricorda che se non deciderai di tornare ti seguirò…” disse, abbracciandomi con calore. Tutti ci guardavano sghignazzando, e mentre si allontanava mi mandò un bacio.

A quel punto, mentre le mie amiche mi saltavano addosso e commentavano, mi sorse una domanda spontanea: se non fossi uscita in tv, Daniele mi avrebbe mai guardata?!

 

Qualche Anticipazione:

Sussultai, prima di voltarmi e trovarmi faccia a faccia con Niko che sorrideva. “Insomma, non potevo non scegliere la cappella di S. Nicola, no?” mi salutò.

__________

“Salve ragazze, voi dovete essere le amiche di Debora!” disse lui, passandosi una mano dietro al nuca. Sembra addirittura imbarazzato! “Mi ha parlato molto di voi!”

“Oh, anche lei ci ha parlato molto di te…” fece Giusy, guadagnandosi un’occhiataccia torva da parte mia.

__________

“Oh no, allora è vero che noi campani siamo un po’ scemi!” si lagnò ironicamente Niko, mentre Francesco gli si gettava addosso e fingeva di picchiarlo.

__________

“Ma no, mi riferisco alla maturità, si vede che sei più “Grande” di loro mentalmente” spiegò, “Ma cos’erano quelle frecciatine su un certo Daniele?” chiese poi, riferendosi a quando Sabrina lo aveva nominato circa i miei eventuali fans.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Un Buon Motivo Per Andare In Chiesa ***


Un Buon Motivo Per Andare In Chiesa

Salve a tutti!

Spero vi faccia piacere il fatto che abbia aggiornato un giorno prima ihih!

E’ stata una settimana durissima, anche perché la mia ispirazione era a mille, avrei tanto voluto scrivere un nuovo capitolo (sono arrivata fino al 45 per ora, il che vi dice che questa fic avrà almeno 50 cap, armatevi di pazienza!) ma ne sono riuscita a scriverne solo due pagine.

Mi ha fatto davvero piacere sapere che lo zio Max è il vostro personaggio secondario preferito! E’ un personaggio che adoro, costruirlo mi è riuscito davvero naturale!

Detto ciò grazie a coloro che hanno letto lo scorso cap, inserito la fic tra i preferiti e coloro che hanno recensito (mi sono guadagnata tre lettrici fedeli, grazieeee!):

New Moon: Grazie, è un piacere sapere che la storia continua a piacerti! Ecco il cap, cosa ne pensi?

Giulls: Daniele? Chissà, per ora sbava solo dietro a Deb, dovrai aspettare qualche cap, muahahah! Comunque si, sono una fan di Mean Girls, anzi, lo ero fino a tre anni fa ma resta il fatto che è un film che mi fa morire dalle risate ogni volta che lo vedo anche se ormai lo so a memoria. Immagino te ne sei accorta dall’espressione usata nello scorso cap, “attizzatrice certificata”, vero? Anche tu sei una fan?

Sweet_Baby_Love: Per ora Daniele sbava solamente dietro a Deb, bisogna aspettare un po’ per qualche sviluppo! Eh si, l’invidia è proprio una brutta bestia… Anzi, avanti questo “sentimento” avrà un ruolo importante, sigh!

Il sondaggio di questa settimana è … Quale è il personaggio che più vi ha colpito per la sua particolarità? Mi raccomando, rispondete numerosi!

Penso che aggiornerò mercoledì,

la vostra milly92.

Capitolo 14

Un Buon Motivo Per Andare In Chiesa

Così quel pomeriggio, mentre qualche sconosciuto mi salutava e le mie care amiche sghignazzavano a causa degli squilli di Daniele, passò rapidamente e le tre e mezza, ora del termine delle lezioni, arrivarono molto rapidamente per i miei gusti.

Avevo appena messo piede fuori dalla scuola e stavo salutando le altre ragazze quando il cellulare iniziò a squillare, rivelandomi un sms di Niko.

Ehi, sono nella chiesa fuori la tua scuola, vieni!

In chiesa?!

Subito mi recai verso quel posto, che era proprio di lato alla scuola, dicendo alle ragazze che sarei tornata subito. Il cuore mi batteva molto forte, e sentivo che le mie converse erano diventate di piombo, impedendomi di camminare bene.

Appena entrata, dopo aver fatto il segno della croce, iniziai a guardarmi intorno costatando che la chiesa era vuota. Feci qualche passo, guardando anche nei confessionali, e stavo proprio vicino la cappella di S. Nicola quando sentii un braccio cingermi  la vita e una mano coprirmi gli occhi.

Sussultai, prima di voltarmi e trovarmi faccia a faccia con Niko che sorrideva. “Insomma, non potevo non scegliere la cappella di S. Nicola, no?” mi salutò.

“Si, dimenticavo che la tua innata intelligenza non finisce mai di stupirmi!” ribattei ancora con il cuore che galoppava.

“Comunque ciao, eh”

“Ciao”

Gli feci la linguaccia mentre lui scuoteva il capo rassegnato e mi abbracciava. “Scusa, ma era il mio unico nascondiglio” si scusò sussurrando mentre si allontanava e tirava fuori dalla tasca un capello e un paio di occhiali. “Una ragazza mi stava riconoscendo… Non mi andava di essere infastidito ancora”

“Figurati! Ma sei un maleducato, eh, non si indossa il cappello in chiesa… Comunque ti da fastidio conoscere solo quattro mie amiche?” gli chiesi lentamente, sussurrando anch’io, pensando già alle loro facce deluse se non glielo avessi fatto conoscere.

“Ma che, scema! Dai, chiamale, ti aspetto qui” esclamò.

Annuii, uscendo dalla chiesa. Subito mi congedai dalle altre ragazze, dicendo che ci saremo riviste al più presto ma che di sicuro sarei tornata per la fine dell’anno scolastico. Si affollava così tanta gente che ci impiegai circa dieci minuti per liberarmi di tutti, e alla fine mi ritrovai anche Daniele davanti.

“Ehi, che coincidenza…” si giustificò, anche se si era capito benissimo che era passato apposta per di lì nonostante ci fossimo già salutati poco prima.

Mi voltai e notai Niko di striscio che si era affacciato per controllare, forse preoccupato dal mio ritardo.

“Eh si” gli dissi semplicemente, facendogli comprendere che non mi andava di perdermi nelle sue smancerie. Si allontanò, deluso, ma non vi badai più di tanto ad essere onesti, anche perché il solo pensiero di Niko nella chiesa vicina mi elettrizzava.

“Ragazze, vi devo davvero salutare” mi scusai, rivolta alle altre della classe.

“Uffi, egoista! Non mi hai nemmeno insegnato “Umbrella”!” esclamò Sara mettendo il finto broncio.

“Te lo insegno quando torno, ok?” promisi rapidamente, notando con la coda dell’occhio che Niko continuava ad affacciarsi.

“Ok… Ma aspetta un ultimo secondo, cara!” disse lei, scuotendo la chioma bruna e cercando una macchina digitale dallo zaino. “Un sorriso per la stampa!” esclamò, allungando il braccio e scattando la foto.

Immagino che stampa voglia dire Blog, My Space, Netlog, Badoo…

Finalmente se ne andò, seguita dal resto della classe, così riuscii a trascinarmi Giusy, Lina, Sabrina e Cristina in Chiesa.

“Ma dico io, a che ti serve pregare quando c’hai quel Dio vicino 24 ore su 24? La provvidenza è con te!” esclamò Sabrina sbuffando.

Risi, dicendole di zittirsi, ed entrammo in Chiesa. Notai Niko ancora vicino la Cappella, mentre parlava con una signora anziana. Visto di spalle non sembrava lui, così le ragazze non intuirono niente, anzi, mi guardarono interrogativa mentre mi avvicinavo.

“Signora, glielo ripeto, non ho visto il ladro che le ha rubato la borsa…” stava dicendo. Sentii Cristina stringermi il braccio e Lina trattenere rumorosamente il respiro. Giusy e Sabrina restano immobili quando compresero chi avevano vicino.

“Ma comm, giuinò, i stev cà a dicir u’ Rusario e vuj sterv cà vicin a mè, ait vist i sicur… O và sit pigliat vuj?” (“Ma come, ragazzo, io stavo qui a dire il Rosario e voi eravate qui vicino a me, avete visto di sicuro… O ve la siete presa voi?” scusate il dialetto N.d.a.) rispose lei, arrabbiata.

“Ma no…! Cosa dite!” rispose stizzito Niko.

Mi guardai intorno, e alla fine notai che sotto la panca lì vicino c’era proprio una borsa nera.

Mi avvicinai e la presi, poggiandola di nascosto dietro di lei, in modo da non farmene accorgere, facendo segno a Niko di zittirsi. La signora era così presa dall’accusare che non se rese nemmeno conto, per fortuna.

“Scusate, ma questa borsa è grande, di pelle nera, con tante cerniere?” domandò Niko con aria furba, ridendole quasi in faccia.

“Si! Ait vist che va sit pigliat vuj?” (“Si! Avete visto che ve la siete presa voi?”)

“No, in realtà è dietro di lei…” rispose il ragazzo, questa volta ridendo apertamente.

Inutile dire che la signora arrossì per la figuraccia e se ne andò senza dire nulla…

“Grazie” sussurrò Niko poco dopo, mentre uscivamo dalla Chiesa.

“Eh eh! Ti ho salvato!” esclamai, fingendo di darmi arie di importanza. “Comunque, bando alle ciance, ti devo presentare le mie amiche!”

“Si, giusto!” Salve ragazze, voi dovete essere le amiche di Debora!” disse lui, passandosi una mano dietro al nuca e osservandole. Sembra addirittura imbarazzato! “Mi ha parlato molto di voi!”

“Oh, anche lei ci ha parlato molto di te…” fece Giusy, guadagnandosi un’occhiataccia torva da parte mia.

Niko rise, così gliele presentai. Inutile dire che le ragazze erano incredule, e a Lina per un pelo non veniva un infarto.

Eppure, un quarto d’ora dopo eravamo tutti e sei a casa mia, con mamma che preparava il caffè, mio fratello che scrutava Niko in cagnesco e le ragazze che lo riempivano di domande. L’autista sarebbe venuto alle cinque insieme a Luigi e ci avrebbe riportati al loft.

“… Quella che meno sopporto è Silvia ad essere sinceri, dice sempre le stesse cose e poi offende Debora…” stava dicendo il ragazzo.

“Eh, hai visto, Niko?” s’intromise timidamente mia madre, “Sei stato così gentile a difenderla, martedì!”

“Signora, l’ho fatto perché quell’oca si meritava quella risposta e perché non è giusto che prende di mira Debora quando poi non è assolutamente grassa o cose simili…”

Mia mamma lo contemplava con un’aria di dolcezza mista ad incredulità, e dovetti richiamarla alla realtà dicendo che il caffè era pronto.

“Infatti, parla proprio lei!” m’intromisi, annuendo. “Avrei preferito essere criticata da quella vecchia della chiesa, ihih!”

“Quale vecchia?” domandò mamma, servendo il caffè.

“Niente signora, in poche parole prima mi sono rifugiato in Chiesa per non essere riconosciuto e una vecchia mi ha detto che le avevano rubato la borsa e ha anche iniziato ad accusarmi di essere il ladro!” spiegò Niko.

“Si, e Debora l’ha trovata e gliela messa vicino senza farsene accorgere…” aggiunse Cristina. 

Scoppiammo a ridere, e continuammo a parlare delle esperienze del loft e così simili.

Così a malincuore scesi giù un’ora dopo, dove Salvatore ci stava aspettando con aria impaziente.

Salutai le ragazze, mia madre, mio padre che era appena tornato da un servizio di lavoro per salutarmi e mio fratello che alla fine, dopo una lunga lotta contro se stesso, chiese: “Niko, scusa, mi fai un autografo?” cacciando fuori carta e penna.

Lui glielo fece ridendo, sapeva come la pensava mio fratello su di lui, ovvero che fosse un cantante che se la tirava solamente. Dopotutto non aveva ancora dodici anni, tentai di giustificarlo…  

Con un piccolo nodo alla gola vidi casa mia allontanarsi dalla mia vista, e a stento notai Luigi salutarmi.

“Allora, com’è andata? Sei famosa?” mi chiese solare.

“Oh, dai…”

“No no, è famosa tranquillo!” s’intromise Niko ancora più solare. “C’era una folla attorno a lei…”

Sorrisi, guardando fuori dal finestrino, mentre Luigi replicava con un bel: “Azz!”

La cosa più bella però fu ritornare nel loft, dove riabbracciai tutti. Da quel momento una nuova “era” nel loft, ovvero quella in cui legai molto con i Gold Boyz, che per me divennero fondamentali quasi come lo zio Max.

Tutto successe al ritorno, quando ritornarono da Roma in contemporanea con noi.

Ero appena uscita dalla mia stanza per andare all’incontro con Maria e Sandro quando li trovai accovacciati nel corridoio, intenti nel parlare animatamente.

“Ehi, vi hanno demolito le sedie e i letti nella vostra stanza?” me ne uscii, guardandoli con curiosità.

“Si, c’è stata un’infestazione di tarli…” rispose Andrea. Mi sorrise, mentre facevo lo stesso, ma come al solito quando ci parlavamo giunse la voce di Rossella ad interromperci.

“Andrew, eccomi, dovevi dirmi qualcosa?” disse, affascinante come al solito con indosso una gonna nera e degli stivali abbinati.

“Si, Ros” rispose lui. “Scusatemi” ci disse, alzandosi e allontanandosi con lei mentre il resto del gruppo sghignazzava.

“Allora, come è andata nella tua città? La nostra life coach dice di essere stata invasa da uno stormo di fans…” mi informò Giuseppe, particolare per i suoi capelli abbastanza lunghi e voluminosi.

“Bene, anche io ho avuto la mia parte di fama” sghignazzai, decisa a non fare la figura della modesta. “A voi invece?”

“Bene, devo dire, ci hanno fatto una festa a sorpresa! E alla fine non abbiamo nemmeno votato, ihih!” disse Dante, con cui avevo parlato poco e niente in quelle due settimane.

Mi diressi con loro ad aspettare Maria, e ci unimmo a Niko che mi stava aspettando insieme a Dario che aspettava Rossella. Sembrava davvero molto giù per la partenza di Giorgio.

“Sai, ho saputo che i miei bisnonni erano nati nella tua città!” mi informò Francesco di quel gruppo poco dopo. “Davvero? Erano di Maddaloni?”

“Maddaloni? Ah no, Valle di Maddaloni!”

“Ah, è li vicino, diciamo una piccola frazione” spiegai.

“Quindi anche nelle mie vene scorre sangue campano!” esclamò falsamente gioioso.

“Oh no, allora è vero che noi campani siamo un po’ scemi!” si lagnò ironicamente Niko, mentre Francesco gli si gettava addosso e fingeva di picchiarlo.

“Ehi, frazione di Gold Boyz!” squillò la voce di Maria, “Non ti permetterò di uccidere uno del mio gruppo, già ne sono solo in due…” scherzò.

“Dai, Maria! Pochi ma buoni!” fece Sandro alle sue spalle.

Poco dopo ci riunimmo nella sala prove per l’assegnazione dei brani, curiosi di sapere su quali canzoni sarebbe caduta la scelta quella settimana.

 “Scusate, life coaches, ma dopo l’eliminazione di Simona onestamente credo sia meglio che siamo noi a scegliere i brani…” si scusò Maria.

“Ma certo, figurati” facemmo io e Dario.

“Allora, partiamo dal nostro baldo giovane” iniziò, mentre Sandro prendeva il cd con le basi su cui aveva scritto il titolo delle canzoni.

Niko si rizzò sulla sedia, la concentrazione era palpabile.

“Per te abbiamo pensato “Più bella cosa” di Eros Ramazzotti”, ok?”

Il volto del ragazzo era serio e preoccupato. “Oh, ok, proviamo” disse. Sapevo che non ne era convinto, ma non mi azzardai a replicare.

A Rossella, particolarmente allegra,  fu assegnato “Stupid Girls” di Pink e ne parve entusiasta come al solito. Come mai i problemi c’erano solo con Niko?

Com’è cominciata io non saprei la storia infinita con te, che sei diventata la mia lei…

Quella sera eravamo nella sua stanza insieme a Max, particolarmente rinvigorito dalla visita a Firenze, la sua città, che accompagnava il canto del ragazzo con la chitarra.

“Più bella cosa non c’è, più bella cosa di te, unica come sei…”

“No, Niko non va bene! Insomma, ci vuole passione! Lo dice anche il testo, no? “Ci vuole passione con te…” Va bene?”

“Ci proverò Max” sbuffò lui. Non c’era quell’entusiasmo che lo particolareggiava di solito quando gli veniva affidato un brano.

“Dai, fingi che davanti a te ci sia la ragazza dei tuoi sogni…” lo incoraggiai, seduta sul letto di Luigi.

“Giusto” se ne uscì lui, spostandosi su una sedia di fonte a me.

Lo guardai visibilmente confusa, mentre Massimo si girava e rideva.

Compresi tre secondi dopo: Niko cantava, guardando me e indicandomi ogni volta che nel testo compariva “te”. In poche parole era come se lui fosse Eros ed io la Hunziker a cui aveva dedicato la canzone.

“Più bella cosa non c’è, più bella cosa di te, unica come sei…”

Alla fine Max applaudì, mentre io, arrossita, ero un po’ stordita e Niko non sembrava ancora convinto.

“No, domani chiedo il cambio, non mi sento a mio agio” se ne uscì, posando il testo e sbuffando. “Volete venire un po’ in terrazza? Non sono nemmeno le dieci”

“Oh, no scusa,io sto qui a provare” disse Max con aria innocente. Da una parte gliene fui grata, anche se sapevo che lo faceva a posta per lasciarci soli, così dissi: “Vengo io” e ci avviammo insieme in terrazza, dove però trovammo Rossella e Andrea,  intenti nel conversare dolcemente mentre guardavano le stelle.

Così ci avviammo fuori il giardino, parlando davanti un bicchiere di thè freddo alla pesca.

“Le tue amiche sono fenomenali” mi disse Niko. “Davvero uniche, specialmente Cristina! Ma allo stesso tempo sono così diverse da te…”

“Beh, si,sono la più introversa tra loro”

“Ma no, mi riferisco alla maturità, si vede che sei più “Grande” di loro mentalmente” spiegò, “Ma cos’erano quelle frecciatine su un certo Daniele?” chiese poi, riferendosi a quando Brunella lo aveva nominato circa i miei eventuali fans.

“Ah, Daniele! No, niente…”

“E’ quel ragazzo che ti stava intorno, quello biondo?”

“Ehm si” affermai stupita. “Diciamo che mi è stato sempre intorno in questi due giorni, sono anche andata ad una sua festa…”

Con una certa soddisfazione notai il suo sguardo farsi indagatore, ma non ebbe il tempo di dire nulla dato che Rossella e Andrea, che erano appena arrivati poco distanti, si stavano stringendo in un abbraccio fin troppo affettuoso.

“Ma guardali” me ne uscii per sdrammatizzare, “Sembra di stare al Grande Fratello, ihih”

“Noi non possiamo biasimarli, no?” affermò lui tra lo scherzo e il serio, facendomi rimanere pietrificata.

Eppure, constatai con un senso di sollievo che nonostante fossi appena tornata da casa, a differenza delle settimane precedenti non sentivo affatto la nostalgia di casa, anzi…!

 

Qualche Anticipazione:

 

“Basta con i commenti! Dobbiamo veder cosa fare ora che siamo stati scoperti…” esclamò deciso Vincenzo, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

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Ritornando al mio “Ruolo”, chiusi gli occhi e presi in mano un bigliettino a caso. Lo aprii molto lentamente, facendoli trepidare tutti e tre, finché alla fine non lessi: Francesco.

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“Dubito che un film che ha come titolo il nome di due ragazzi possa essere d’azione, ad essere sinceri” ammisi. “Comunque congratulazioni! Se vuoi posso sempre farti da manager, ihih…” 

________

“E’ che quella canzone è… era la nostra canzone… mia e del mio ex… Ma… non può essere lui…” risposi con la gola secca.

________

“Oh, ma è magnifico Ros!” esclamai abbracciandola. “E’ fantastico! Siete una bellissima coppia!” dissi, il che era vero.

________

“E, ehm, dimmi Francesco, cosa vincerà chi azzeccherà la scommessa?” chiesi con aria da finta tonta.

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Capitolo 15
*** Scommesse, La Nuova Coppia E Aspiranti Attori ***


15.Scommesse, La Nuova Coppia E Aspiranti Attori

Ciao a tutti! Come al solito oggi vado di fretta, ho tantissime cose da fare ma mi sarei sentita in colpa non aggiornando.

Questo capitolo, oltre ad essere di svago per Debora, presenta un paio di accaduti che in futuro saranno la causa di qualche casino.

Comunque, grazie a cloro che hanno letto e che hanno recensito lo scorso cap:

New Moon: L’idea di creare una protagonista “normale” era alla base di questa fic, perché mi piace il fatto molte ragazze si possano riconoscere in una ragazza simile, non bellissima quanto umana in tutto e per tutto, quindi ti ringrazio, la tua recensione è stata super gradita (non che le altre non lo siano xD). E, tranquilla, scrivi quanto vuoi nelle recensioni, adoro leggere le recensioni “corpose”!Allora posso ufficialmente chiamarti fedele lettrice? xD

Giulls: Beh, si può dire che a Daniele piaccia Debora per lo stesso motivo per cui a lei piace Niko, no? Comunque tranquilla, per ora non è in circolazione (ribadisco, per ora, ihhih…).  Sono davvero felice di aver trovato un’accanita fan di Mean Girls che, come me, conosce le battute a memoria! E’ davvero.. sghicio! xD E anche io adoro la colonna sonora, infatti molte canzoni di quel film ce l’ho nell’mp4!

Ho notato che non commentate mai le anticipazioni che lascio a fine di ogni cap, vi fa piacere leggerle o devo eliminarle? Fatemi sapere!

Penso che aggiornerò sabato, se così non fosse aggiornerò domenica o martedì. Hasta la vista!

la vostra milly92.

Capitolo 15

Scommesse, La Nuova Coppia E Aspiranti Attori

Il giorno dopo così, Maria e Sandro decisero di affidare a Niko un altro brano, ovvero "Like I Love you" di Justine Timberlake. Onestamente non feci i salti di gioia,non amando il cantante, anzi, mi venne l’istinto di vomitare appena l’ascoltai, ma devo ammettere che cantata da Niko quella canzone acquisiva originalità e una sensualità mai vista.

La settimana proseguì tranquilla tra una prova e l’altra, specialmente dopo che il giovedì ero uscita con Dario e Giorgio per Caserta, dando l’addio al povero Giorgio ancora ucciso dai sensi di colpa.

Il venerdì così me ne stavo distesa sul divano del salotto a leggere un giornale, dato che Niko era ad un’intervista all’Italia sul 2, quando irrompettero nella stanza Luigi, Vincenzo, un ventiduenne occhialuto del gruppo “Dj” fidanzato con Angela dello stesso gruppo e Francesco dei “Gold Boyz”.  

Appena mi videro si bloccarono di botto, sedendosi sul divano di fronte al mio e indugiando per qualche secondo.

“Ehm, cosa fai di bello,Deb?” mi chiese Francesco con finta aria giuliva.

“Niente, voi, piuttosto?” risposi, squadrandoli uno ad uno.

“Noi? Niente…”

“Si, si, guardate che me ne vado se volete”

Il loro sguardo indeciso, ma non troppo, mi fece capire che era la cosa che volevano. Così me ne andai fuori al balcone, continuando a leggere la rivista sotto i tiepidi raggi del sole di aprile e controllando ogni tanto se stava ritornando Niko. Ma ogni volta, come c’era da aspettarselo, vedevo Rossella insieme ad Andrea.

Quasi mezz’ora dopo, però, sentii un mormorio più accentuato di Vincenzo: “… No, è come dico io, si dichiareranno solo se uno dei due uscirà! Ci scommetto il posto di capo del Club Scommesse Music Planetarie ! ”

“… Vincè, ti vedi troppi film!” fu la risposta seccata di Luigi.

Mi sporsi un pò, cercando di vedere, e notai che Francesco stava prendendo appunti su un foglio e gli altri due discutevano, prendendosi in giro animatamente.

Ma le parole “Club”, “Scommesse” e “Music Planetarie” avevano destato la mia già grande curiosità.

“Ma cosa combinate?” chiesi con voce un pò perfida e maliziosa, facendoli sobbalzare. Mi guardarono con l’aria di chi è stato appena trovato con le mani nel sacco.

“Piccola, perché…?” iniziò Vincenzo, ma lo zittii subito con lo sguardo.

“Non chiamarmi piccola,specialmente dopo che ho capito cosa state combinando voi tre! Mica sono così scema… E penso che il soggetto, anzi, i soggetti, di queste vostre.. scommesse.. siano Rossella e Andrea al momento! Dico al momento perché immagino che cambiate soggetto in continuazione, per questo è una… società…ehm, segreta…” non so questo ragionamento da dove uscì, eppure l’espressione scioccata dei ragazzi mi fece capire che ero nel giusto.

“Caspita, non sei come sembri…” fece Luigi, guadagnando tempo.

“Basta con i commenti! Dobbiamo veder cosa fare ora che siamo stati scoperti…” esclamò deciso Vincenzo, aggiustandosi gli occhiali sul naso mentre io guardavo Luigi con un vago cipiglio per la sua affermazione.

“Potrei collaborare, e in cambio terrei la bocca chiusa” esclamai.

“Collaborare?” chiesero all’unisono.

“Si! Potrei aiutare ogni volta qualcuno di voi a far vincere la propria scommessa…”

L’idea di fare qualcosa di diverso dall’ascoltare prove e sbavare inutilmente dietro Niko era allettante, ad essere sinceri.

Alla fine, dopo vari tentennamenti ed obiezioni, dalle sottili labbra di Francesco uscì un bel “Si”. Scoppiai a ridere, soddisfatta, schiacciando il cinque con tutti loro.

“Chi aiuterai questa settimana?” chiese Luigi poco dopo, mentre ci spostavamo nella stanza dei ragazzi per gli accordi, onde non essere scoperti.

“Facciamo il tocco, no?” proposi.

“Si, infatti, sarà la sorte a scegliere!” approvò Francesco, scrivendo i loro nomi su un foglio e riducendolo a tre bigliettini.

Le varie sommesse erano:

1)    Vincenzo scommetteva che si sarebbero dichiarati quando uno di loro sarebbe uscito, e di conseguenza si sarebbero messi insieme al di fuori del programma.

2)    Luigi scommetteva che Andrea si sarebbe deciso martedì sera, vedendola bellissima nel suo abito per la prime time, e lei avrebbe ceduto alle avance.

3)    Francesco scommetteva che già era successo qualcosa tra di loro ma avevano deciso di starsene zitti.

Ritornando al mio “Ruolo”, chiusi gli occhi e presi in mano un bigliettino a caso. Lo aprii molto lentamente, facendoli trepidare tutti e tre, finché alla fine non lessi: Francesco.

“Francesco!” dissi, e lui fece un piccolo balzello.

“Si, ma qui è dura, cioè, non posso aiutarti a farli tornare indietro nel tempo e far succedere qualcosa prima” sussurrai preoccupata.

“Ma puoi sempre indagare, come io farò con Andrea!” mi incoraggiò lui, facendomi sorridere. Ero in ballo e dovevo ballare, mi dissi.

Qualche istante dopo entrò Niko, senza nemmeno bussare. Aveva una faccia un po’ sbattuta, e mi fissò un po’ stordito nel vedermi da sola con tre persone con cui non ero poi così tanto amica.

“Com’è andata?” gli chiesi.

“Oh, è successa una cosa… Una cosa… Bella…” balbettò, ancora confuso. Si sedette sul letto, con aria assente, prima di pronunciare, anzi, sillabare: “Sono stato invitato a fare un provino per un film”.

La mia mascella avrebbe potuto toccare terra, insieme a quella degli altri.

“Cosa?!”

“Beh, si… Un regista ha detto che ho la faccia giusta per interpretare il protagonista di un film e… E recitare era il mio sogno rima di scoprire il canto” confessò.

“Oh, ma è… stupendo!” urlai, presa dall’adrenalina, mentre gli altri ragazzi applaudivano e insieme ci buttavamo su di lui, abbracciandolo.

Insomma, di certo non era una notizia da poco per una persona che fino a un mese prima era sconosciuta a tutti.

Di conseguenza, mentre Luigi e Vincenzo lo alzavano da terra, urlando: “Per Niko, olè, hippy hippy urrà”, ci recammo in cucina, annunciando la notizia a tutti gli altri, che accolsero la notizia con gioia e sorpresa.

Il film si sarebbe chiamato “Leo&Felicia”, e Niko avrebbe dovuto interpretare proprio Leo se fosse stato scelto.

“E ci credo che questa si chiamerà Felicia” commentò Annalisa dopo il brindisi, “Chi non sarebbe felice nel fare la tua fidanzatina?”

“Concordo!” fece Massimo, lanciandomi un occhiata di sbieco e facendomi quasi affogare mentre stavo bevendo.

“Ma no, dai, chi vi dice che non sia un film di azione?” se la sviò lui.

“Dubito che un film che ha come titolo il nome di due ragazzi possa essere d’azione, ad essere sinceri” ammisi. “Comunque congratulazioni! Se vuoi posso sempre farti da manager, ihih…” 

“Perché non fai tu Felicia, Deb?” s’intromise Gino ridendo.

“Ma no, Niko mi ruberebbe la scena” risposi all’istante con voce dispettosa, facendo ridere tutti.

Ma il momento dei festeggiamenti però si fermò un attimo quando irruppe nella stanza Giovanni, uno dei ragazzi della redazione.

Aveva in mano un mazzo di rose, e già qualcuno iniziò a dire: “Ecco un altro regalo di qualche tua fan, Niko!” che Giovanni scosse il capo.

“No, queste sono per Debora” dichiarò, raggiungendomi e consegnandomele. Le presi in mano, sconvolta.

“Per me?” chiesi senza capire. Samanta e Rita mi si avvicinarono, scrutandomi, con un’aria un po’ invidiosa: ero la prima life coach che riceveva qualcosa.

Ancora incredula, notai un biglietto lì vicino e lo aprii con le mani tremanti. Era scritto con un inchiostro azzurro chiaro e con una bella calligrafia, che però era maschile, e dentro vi era scritto il ritornello della canzone “When you’re gone” di Avril Lavigne. Non vi era nessuna firma o minimo indizio che potesse dirmi con certezza chi fosse…

When you're gone the pieces of my heart are missing you, when you're gone the face I came to know is missing too, when you're gone the words I need to hear to always get me through the day and make it ok… I miss you”

Sbiancai di botto, con le mani tremanti: quella era la canzone mia e del mio ex ragazzo!

Si, l’ex ragazzo che mi aveva mollata cinque mesi prima…

Tutti mi guardavano, incitandomi a leggere. Gli passai il bigliettino, prima di sedermi sul divano e prendere un po’ di fiato. No, non poteva essere lui! Era anche fidanzato, da quel che sapevo…

“Ehi, cosa c’è?” mi chiese Rita.

“No, niente…”

“Qualcosa ci deve pur essere” s’intromise Niko sedendosi vicino a me e rileggendo il biglietto.

“E’ che quella canzone è… era la nostra canzone… mia e del mio ex… Ma… non può essere lui…” risposi con la gola secca.

Niko mi guardò a lungo, mentre Rita si allontanava un po’ seccata.

“Forse lo hai riconquistato stando in tv!” ipotizzò.

“Ma che, è fidanzato!”

“E che c’entra, mica l’essere fidanzati rende ciechi!”

Ci guardammo, finché la notizia non si espandette per tutto il loft. Non sapevo perché ci ero rimasta così, insomma, ormai ci eravamo lasciati da cinque mesi, e nonostante fosse stato un amore molto importante per me, ci avevo messo una pietra sopra.

E poi, mi dissi, nessuno poteva confermarmi che era lui… Il testo era dedicato ad una persona lontana e che manca ad un’altra persona… E se fosse stata qualche altra persona?

La notizia arrivò anche a Mara e gli altri giudici, che da quel momento mi presero un pò in giro affettuosamente.

Per fortuna, dopo il primo impatto, non ci pensai più di tanto tra le prove e il fatto che il mio ruolo di life coach stava ritornando utile: dovevo convincere Niko ad essere più sicuro di se stesso e a non avere paura di fare il “Bello e dannato” sul palco, come richiedeva la canzone di Justine Timbrelake.

“Ma non è nella mia natura, non sono così sfacciato!” protestò dopo l’ennesima ramanzina alla fine delle prove. Eravamo in giardino, e Maria mi aveva chiesto di convincerlo per poi farlo ritornare a provare dopo le prove di Rossella.

“Dai, insomma, farai furore! Piacerai così tanto che ti salverai per primo…”

“No! Posso farcela anche senza smancerie!”

Lo guardai, esasperata. “Allora, caro signor D’Aiello” iniziai, alzandomi in stile psicologa e parlando con un tono alquanto minaccioso, “Lei vorrà mettere a rischio sei settimane di duro lavoro per una timidezza inconcepibile! Se si rifiuta, sa cosa ne uscirà fuori? Maria le dirà che le è piaciuto, ma mentirà perché in realtà le vorrebbe tagliare le orecchie, Luke le dirà che non ha interpretato bene il brano e la Fortuna le dirà che va bene, ma solo perché con quella faccia lì può fare di tutto! E’ questo quello che vuole? Avere i consensi solo perché si appartiene alla stessa categoria e per la sua bellezza?”

Mi zittii, senza fiato, fermandomi di fronte a lui e scrutandolo minacciosamente. Niko rimase con la bocca mezza aperta, incapace di proferire parola. Alla fine, dopo essersi messo il capo fra le mani, ammise: “Hai ragione…” con una vocina sconsolata.

“Meno male, ah! Perciò, su, vai di là e prova decentemente!” lo spronai, dato che Rossella era appena venuta in giardino.

“Ciao Rossella!” la salutai, mentre Niko si avviava verso il loft mogio mogio. Quella era la mia occasione per aiutare Francesco nella scommessa.

 “Oh, Debora! Ciao!” mi salutò, voltandosi e sedendosi vicino a me. Aveva l’aria un po’ sognante e sorrideva.

“Cos’hai? Sei strana!” iniziai con aria indagatrice.

Lei scrollò le spalle, ma sorrideva imperterrita.

“Dai, se ti va di parlarne io sono qui, sai che di me ti puoi fidare…” fu la mia affermazione un po’ in stile vittima. E, miracolo, vidi un lampo nel suo sguardo.

“Ma, si, certo che te ne voglio parlare!”  rispose, improvvisamente entusiasta, e mi prese per un braccio, trascinandomi nella parte più tranquilla del giardino.

“Dai, spara!” la incitai, curiosissima.

“Oh, vedi… Quando ritornai dal viaggio per le votazioni trovai Andrea… e gli altri Gold Boyz nel loft, dato che loro furono i primi arrivati ed io fui la seconda. Subito Andrea mi aiutò a sistemare i bagagli, e mi chiese se mi era mancato. Già lui si era fatto sentire in quei due giorni di lontananza, così gli dissi di sì e lui mi disse che valeva lo stesso per lui… E quella sera ci siamo baciati, mercoledì!”

Feci una faccia stralunata: Francesco aveva ragione! Ma non era che aveva scommesso tutto questo perché già sapeva?! Bah…

“E allora?!”

“Beh, tre secondi fa ci siamo messi insieme… Mi ha fermata dopo le prove….”

“Oh, ma è magnifico Ros!” esclamai abbracciandola. “E’ fantastico! Siete una bellissima coppia!” dissi, il che era vero.

“Grazie! Ma mi raccomando, zitta, eh…”

“Si, si, figurati…”

Così, con un’aria più felice del solito, raggiunsi Niko in sala prove, e finalmente lo vidi cantare con quella maledetta aria da bello e dannato. Rimasi sconvolta dalla sua bravura, che era ancora più accentuata del solito con la voce graffiante.

“No, dai, Deb, per favore, vai via, mi fai emozionare…” disse intimidito, così fui costretta ad allontanarmi dicendo: “Hai vergogna di me, ok, ma ricorda che dovrai cantare così davanti a tutta Italia…”

Proprio fuori la sala prove però trovai Francesco “Lo scommettitore” e lo raggiunsi.

“Vieni, vieni!” gli dissi, trascinandomelo nel soggiorno.

“Che è successo?” mi chiese, quasi allarmato.

“Ho parlato con Rossella” sussurrai, guardandomi in giro e vedendo se qualcuno poteva sentirci. “Hai vinto la scommessa, lei ed Andrea si sono baciati mercoledì!”

Ma non era entusiasta, il che confermava la mia ipotesi: aveva barato, sapeva già tutto!

“Davvero? Wow, figo”

“E, ehm, dimmi Francesco, cosa vincerà chi azzeccherà la scommessa?” chiesi con aria da finta tonta.

“La possibilità di scegliere un nuovo membro ufficiale del club”

 “E mi sa che farai bene a darla a me questa possibilità, bello mio” esclamai allontanandomi, “So perfettamente che già sapevi tutto di questa storia… E di certo faresti brutta figura se lo dicessi ai tuoi amici del club, no?”

Lo lasciai colpito e sconvolto, ma pur sempre guadagnandomi il quarto posto nel club delle scommesse un’ora dopo!

Qualche Anticipazione:

“Ma si, e se non ti seguono, beh, non capiscono un fico secco! Anche perché quella cinesina non può permetterselo… Vedremo se Silvia la sfotterà!”

_______________

“Lo vuoi uno scoop?” chiesi, con la mia aria da giornalista di gossip.

Ci guardammo con un’aria d’intesa e lui annuii, curioso. “Ti amo quando fai quell’aria da giornalista di cronaca rosa!”

_______________

“Insomma, non ho mai capito a cosa servono i life coach” affermò Claudio alle tre meno dieci. “Per me sono solo persone che abusano della nostra popolarità”.

_______________

Divenni scarlatta, con il cuore che mi arrivava in gola. “Ehi, calma! Ma quale bacio, poi?Non c’è mai stata una cosa del genere tra noi, ci stavamo per baciare, anzi, tu mi stavi per baciare…”

“Ma tu mi avevi fatto capire che ti andava bene” osservò.

 

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Capitolo 16
*** Era Solo Un’Illusione ***


Era Solo Un’Illusione

Buon sabato a tutti! Come va?

Questo capitolo introduce dei personaggi particolari, che serviranno a rendere l’atmosfera più leggera a volte, ma c’è anche un momento un po’ duro per Debora…

Comunque, grazie di cuore alle new entry nei preferiti, ovvero Aika_chan, Anthy e giulietta_cullen (potreste farmi sapere cosa ne pensate, per favore? ^^) e a coloro che hanno recensito:

Vero15star: Grazie mille, è sempre un piacere sapere che la propria storia fa appassionare un lettore! Tranquilla, non le toglierò le anticipazioni ^^ Eh si, Deb e Niko sono carinissimi ma mi fa piacere soprattutto il fatto che adori Max, perché è stato il primo personaggio che ho inventato dopo i protagonisti e a cui tengo particolarmente. Spero che anche questo cap ti sia piaciuto!

Giulls: Tranquilla cara, non le toglierò, anzi, mi ha fatto super piacere il fatto che tu le abbia commentate! Cosa ne pensi delle anticipazioni su questo cap? Comunque hai ragione, Daniele come personaggio non è che abbia fatto una bella entrata nella storia, ma non temere, Deb sa cosa fare! ^^ Riguardo al club delle scommesse, potremmo crearne uno nostro ihih! Ho parlato con Deb xD e ha detto che le farebbe piacere se noi ci aggregassimo, ma io vi prenderò parte solo se ne entra  a far parte anche Niko… xD

_New_Mon_: Non le toglierò, tranquilla! Grazie mille, spero che anche questo capitolo ti piaccia come i precedenti!

Volevo dirvi che sto cercando qualche sito come quelli per creare delle bamboline per creare Niko, Deb e gli altri personaggi per farvi avere un’idea di come sono fatti e per mettere un’immagine in ogni capitolo, cosa ne pensate? E in tal caso, potreste consigliarmi qualche sito? Grazie!

Detto ciò, penso che aggiornerò giovedì 30 visto che dovrebbe esserci uno sciopero a scuola…

Adiòs, la vostra milly92.

 

Capitolo 16

Era Solo Un’Illusione

 “… E passa il turno… Niko!”

La voce piena ricca di suspense di Ivan Argenti mi fece sobbalzare per il sollievo, facendomi urlare un “Siii!”  

Io, Dario, Rita, Samanta gli altri life coaches e coloro che avrebbero cantato nella seconda manche eravamo dietro le quinte durante il live della settima puntata ad aspettare il turno di chi si sarebbe salvato nella prima manche, e Niko era stato il primo. La sua performance era stata perfetta come sempre, ma arricchita da un particolare: aveva fatto anche una piccola coreografia!

Dalla tv lo vedevo abbracciare Maria  prima di raggiungerci tre secondi dopo, con un sorrisino soddisfatto e tranquillo.

Lo raggiunsi, radiosa.

“Ti sei salvato per primo! Vedi che avevamo ragione?!” feci entusiasta.

“Si, ma ora basta con questa storia, ho imparato la lezione!” mi rispose, stringendomi a sé e schiacciando il cinque con Dario.

Nel frattempo era stato annunciata anche la “salvezza” di Massimo, che ci raggiunse brandendo la sua chitarra.

Alla fine, ad andare in ballottaggio furono i “Dj” , che al loro ritorno dietro le quinte erano preoccupati e silenziosi.

“Ehi, Vincy, è colpa mia, ti ho portato sfiga da quando faccio parte del tuo club” esclamai a bassa voce, cercando di metterla sullo scherzo.

“Si, ma promettimi che se noi Dj ce la facciamo questa settimana aiuterai me!”

Anche se ero un membro ufficiale, il mio ruolo era ancora quello di aiutare e di decidere le scommesse, così accettai.

La seconda manche fu dura, e ad andare in ballottaggio fu Rosangela, che alla fine fu eliminata da Maria.

La notizia mi fece sentire davvero dispiaciuta per la prima volta, così che qualche lacrimuccia d’addio mi scese: non eravamo chissà grandi amiche, ma Rosangela era una delle poche che sapeva comprendermi nei miei momenti di silenzio .

“Chi si vestirà come me, ora?” le chiesi tra le lacrime, poco dopo la “Sentenza”, ammiccando ai miei jeans stretti e la maglietta pesca a stile impero, simile ai suoi pantaloni bianchi jeansati e la maglia rossa non molto aderente.

“Beh, direi qualcuna dei … “Locos Sounds” fece, ammiccando la tv.  Erano appena entrati ufficialmente in gara, scontrandosi contro un bolognese, Christian, e Livia, una pugliese. Era usanza far entrare un concorrente ogni due puntate, per allargare un po’ il cerchio.

“Dici?” feci scettica, dato che una, dai lineamenti orientali, Annah, era molto cicciottella e l’altra, Giulia, vestiva con ballerine e una vestina abbinata.

“Ma si, e se non ti seguono, beh, non capiscono un fico secco! Anche perché quella cinesina non può permetterselo… Vedremo se Silvia la sfotterà!”

“Ne dubito, non si chiama Debora Di Bene!”

Annalisa mi guardò sorpresa. “Di Bene?!”

“Si, è il mio cognome, no?”

“Ah, giusto!” sorrise, riabbracciandomi. “Vedi, rischiavo di andarmene senza nemmeno conoscere il tuo cognome!”

“Si, ma è stato il pezzo di Baglioni a portarti sfiga” risposi, riferendomi alla canzone che aveva cantato, “Via”, “Ti ha davvero fatto andare via!”.

Alla fine tra i saluti di benvenuto per i Loco Sounds e quelli di addio per Rosangela la serata passò fin troppo velocemente, facendo arrivare le due e mezza di notte senza troppe cerimonie.

“Sono contento che non sia entrato quel Christian” si confidò Niko mentre eravamo in giardino a bere qualcosa tutti insieme.

“Perché? Era bravo” obiettai.

“Si, ma sarebbe successo il casino che successe tra Simona e Rossella: tutti si sarebbero messi in testa che tra noi ci sarebbe stata competizione…”

“Da come parli devo dedurre che è vero” dichiarai. “Dai, non è un male essere intimoriti da un rivale”

“Ma che rivale, siamo due cose diverse, lui è un tipo tutto alla James Blunt, Michael Bublè…”

“E tu infatti avevi intenzione di cantare una canzone di James Blunt in futuro” obiettai con aria da precisina.

Mi guardò, facendo un gesto con la mano come a dire: “Madò!”

“Ok, la pianto” affermai. In realtà mi decisi a smettere d’infastidirlo perché avevo appena visto Rossella e Andrea  arrivare insieme in giardino, sorridenti come al solito.

“Ma guardali!” fece Niko ridendo.

“Lo vuoi uno scoop?” chiesi, con la mia aria da giornalista di gossip.

Ci guardammo con un’aria d’intesa e lui annuii, curioso. “Ti amo quando fai quell’aria da giornalista di cronaca rosa!”

Quella frase, nella sua ingenuità, mi fece diventare un peperone, e gli feci segno di seguirmi lontano da orecchie indiscrete. Ci recammo in cucina, con la scusa di prendere una nuova bottiglia di coca cola, dove per un pelo non caddi per prendere la bottiglia da un mobile piuttosto alto dato che avevo usato la mano sinistra. Niko mi sorresse da dietro, prendendo con abilità la bottiglia che stava cadendo per terra.

“Ouch!” feci, mentre mi stava ancora sorreggendo con le sue braccia. Mi voltai, ritrovandomi faccia a faccia con lui. “Grazie, sono sempre la solita imbranata!” lo ringraziai mentre mi alzavo, ancora più rossa di prima.

“Dai, fa niente, l’importante è che è tutto ok” disse gentilmente. “Allora, qual è lo scoop?”

“Ah!” solo in quell’istante mi ricordai che avevo deciso di violare nuovamente la promessa fatta a Rossella. Lo so, sbagliavo, ma cosa ci potevo mai fare se morivo dalla voglia di raccontarlo? “In poche parole” feci, abbassando la voce, “Rossella sta con Andrea!”

Niko fece una faccia entusiasta, tra l’incredulo e il “Lo sapevo!”. “E come lo sai?”

“Me lo ha confidato lei, so che avrei dovuto zittire, ma so che di te mi posso fidare…” dichiarai.

“Che onore, piccolina!”

Ritornammo in giardino, dove Richard, un membro dei Locos Sounds mezzo inglese, ci accolse con un: “Finalmente! Per caso l’avete fabbricata questa bottiglia?”

“Abbiamo avuto un imprevisto…” fu la secca risposta di Niko.

I Locos Sounds erano entrati da due ore ma già nessuno li sopportava più di tanto:  il fatto che fossero entrati nella settima puntata era già seccante, poiché potevano avere la finale in tasca facendo metà percorso, e poi sembravano altolocati e superiori perché Luke li aveva definiti: “I Maestri di Music’s Planet, da cui ho molto da imparare”.

Erano composti da Annah e Giulia, di cui vi ho già parlato,Richard, un ragazzo di origini inglesi, carino ma apparentemente pieno di sé, Claudio, di origini spagnole, pazzoide e introverso, che apriva la bocca solo per dire cose spiacevoli e offensive. L’unico più bravo sembrava Amedeo, il più anziano che sembrava apparentemente aperto e disponibile. E, soprattutto, era l’unico italiano al 100%.  Insomma, una banda con componenti che vengono da mezzo mondo, per di più insopportabili!

“Insomma, non ho mai capito a cosa servono i life coach” affermò Claudio alle tre meno dieci. “Per me sono solo persone che abusano della nostra popolarità”.

“Cosa? Ma come ti permetti?” iniziò Samanta offesa.

“Ma perché, vuoi dire che stai facendo qualcosa qui?” ribattè.

“Certo che faccio qualcosa! Aiuto il gruppo assegnatomi a muoversi psicologicamente nel mondo in cui è entrato, ascoltando i suoi sfoghi…”

“E poi di certo non perdiamo tempo così, pensa che io sto perdendo settimane di scuola!” aggiunsi.

“Mi sembra un buon prezzo da pagare per essere popolare” continuò imperterrito lui, mentre Annah gli dava una botta nelle costole per zittirlo.

“Ma che popolare! Ma scusa, già è molto che ritieni che noi abusiamo della vostra popolarità dato che sei qui da tre ore e già credi di dettar legge!!”

“Detto legge perché ho ragione, vero?” chiese in generale.

“No che non è vero, per me i life coach sono una bellissima cosa, ci supportano tutti, non solo il cantante a cui sono stati assegnati!” affermò Massimo, lanciandogli un’occhiata torva. Improvvisamente l’atmosfera si era raggelata.

“Infatti! Ognuno di noi, se Dio vuole, avrà bisogno di una specie di manager se farà carriera, e in questo modo ci stiamo già abituando!” disse Luigi.

“Senza la mia life coach probabilmente stasera sarei andato al ballottaggio, senza di lei non avrei rivisto la mia famiglia, non sarei così di buon’umore…” diede man forte Niko, seduto vicino a me, mettendomi una mano sulla spalla.

“Si, ma per te è diverso! Una cosa è avere una life coach e una cosa è avere come life coach una persona che ci piace, lo sappiamo tutti ormai, noi che stavamo a casa e che vi abbiamo visti in tv fino ad ora!” ribattè Claudio.

“Cosa?”

Era calato il silenzio imbarazzato. Claudio aveva una faccia convinta e Niko era senza parole.

“Senti, ma allora perché non te ne sei stato a casa a spiarci dalla tv visto che sei tanto bravo? Sembra che il  tuo scopo qui sia quello di romperci le scatole e offendere!” rispose Niko cercando di alzarsi, mentre lo trattenevo con forza.

“Osi dire che è una menzogna?”

“Non sono cazzi tuoi! Ora chiedi scusa a tutti i life coach o…”

“O...?”

“O qui vivrai una convivenza in stile lager nazista!” affermai, “Non è giusto offendere persone che stanno qui da più tempo di te, e di certo non sei nessuno per giudicare! Il tuo gruppo non ne ha nemmeno ancora uno! Voglio vedere come lo tratterai il vostro life coach quando verrà, domani!” 

Esplose un coro di “Giusto!”, e, cosa fenomenale, anche Annah e Richard approvarono. Li guardammo sbalorditi, e Richard rispose: “Concordo sul fatto che Claudio ha sbagliato, tutto qui”.

Così quella sera,anzi, quella mattina,andai a dormire ancora più tardi del solito, con la testa piena delle cretinate di Claudio.

“Si, ma per te è diverso! Una cosa è avere una life coach e una cosa è avere come life coach una persona che ci piace, lo sappiamo tutti ormai, noi che stavamo a casa e che vi abbiamo visti in tv fino ad ora!”

Lo sognai in una piazza stile Settecento, su un patibolo, e Niko e Max che gli volevano tagliare la testa… Per questo la mattina dopo, quando lo vidi a colazione, per un pelo non scoppiai a ridergli in faccia. Ma, sorpresa, aspettò che ci fossimo tutti per poi dire, alzandosi: “Vabbè, comunque scusatemi per le cretinate che ho detto ieri sera”.

Chissà chi lo aveva obbligato!

Forse si aspettava un applauso, perché si risedette un po’ deluso e Annah, dall’alto dei suoi tre toast con la Nutella, gli diede una pacca di consolazione.

“Lo odio quel Claudio, lo odio” borbottai un’oretta dopo, mentre io e Niko lo scrutavamo mentre parlava con Amedeo e Giulia.

“Pensi che abbia ragione?” mi chiese.

“Cosa?” domandai esterrefatta. “Ma stai bene?”

“Ma no, non sulle offese” spiegò, “Su quello che mi ha detto, che sono contento di te perché… Perché mi piaci”

Lo fissai senza parole, senza sapere cosa dire.

“Che? Ehm, è una cosa tua, cosa ne posso sapere io…” borbottai, come al solito imbarazzata quando si toccava quel tasto dolente, mentre le mie viscere ballavano la conga.

“Se così fosse avrebbe ragione” ragionò. “Ma perché, pensi che con te mi comporti diversamente?”

“No, ti comporti come sempre…”

“Si, tranne per quell’incidente prima di tornare a casa, vero?”

Il suo tono era quasi spensierato, e quasi quasi si leggeva un velo di malinconia. Non risposi, e alla fine lui se ne uscì con un: “Ehi, sto parlando di quel bacio, mica del fatto che ti chiederò di sposarmi! Cerca di essere meno impacciata!”

Divenni scarlatta, con il cuore che mi arrivava in gola. “Ehi, calma! Ma quale bacio, poi?Non c’è mai stata una cosa del genere tra noi, ci stavamo per baciare, anzi, tu mi stavi per baciare…”

“Ma tu mi avevi fatto capire che ti andava bene” osservò.

Calò un silenzio interminabile, mi sentivo una stupida, invece sembrava che per lui stavamo parlando del tempo che avrebbe fatto l’indomani!

“Se ti imbarazzo mi sto zitto,ma volevo approfittarne per chiarire” si scusò, avvicinandosi.

“Oh, no, ma non qui” accettai, conducendolo nella mia stanza e chiudendo la porta a chiave in modo da restare indisturbati.

Lo guardai, invitandolo a parlare, e si decise a farlo dopo qualche secondo. Sceglieva le parole con cura, e scrutava ansioso il poster di Laura Pausini affisso da Rita.

“Mah, niente, solo che non ne abbiamo più parlato da quella prime time ed io non so mai come sentirmi, cioè, non so se tu te la sentivi…”

“Beh, si, ovvio! E’ inutile che giro intorno” ammisi, guardando per terra.

Ero sicuramente impazzita…

Niko mi si avvicinò, e fece un sorriso stiracchiato. “Anche io me la sentivo,eri così bella in quel momento, ma forse è meglio che siamo stati interrotti, no? Siamo pur sempre in un programma tv, ed io ora ci tengo ad averti come amica”

Quella parole mi colpirono come un colpo al cuore, sentii l’aria svanire, i polmoni scoppiare, la stanza mi girava intorno… Un coro di “Illusa!” mi rimbombava nelle orecchie, ma mi dissi che c’era da aspettarselo.

“Oh, ma certo, si” feci con aria assente.

“Ok, allora è tutto ok?”

“Certo, si, si, fai finta che non sia successo nulla! Ma non spararmi neppure più domande come “Secondo te mi piaci?” visto che la pensi così, no?” affermai decisa, cercando di ritornare normale.

“Si, era per chiedere, ovvio che mi piaci, ma non nel senso amoroso!” si giustificò, aprendo la porta.

Sbuffai alle sue spalle, e quando incontrai quel Claudio quasi gli voltai la faccia e mi astenni dal mandargli qualche maledizione solo grazie a Vincenzo che mi raggiunse tutto pimpante. “Deb, vieni!” mi disse in tono eloquente.

“Si, scusa Niko, vado un attimo da lui” feci, e mi allontanai. Raggiunsi la stanza dei ragazzi che faceva da sala riunioni.  

“Io proporrei una scommessa a discapito ad uno dei membri ufficiali” iniziò a proporre Francesco, guardandomi intensamente e con un’aria maliziosa. Non gli era andato giù il fatto che l’avessi scoperto, qualche giorno prima.

“Cioè?”  domandammo in coro, mentre io pregavo tutti i santi di non far uscire qualche scommessa che avesse come soggetto me e Niko.

“Cioè… Secondo voi, a Niko piace Deb come dice Claudio o no?” esclamò, prima di scoppiare a ridere vistosamente. Luigi, però, rideva più forte di tutti, e subito iniziai a farmi qualche domandando idiota: dopotutto era il suo compagno di stanza… E se già sapeva del “palo” che avevo ricevuto?

“Tranquillo, non c’è niente da scommettere, tranne se non vuoi farmi vincere” lo interruppi, con falsa voce soave. “Perché già so la risposta,  abbiamo appena finito di parlarne”

L’affermazione fu seguita da un silenzio da tomba, e ringraziai il cielo quando Vincenzo disse: “Ok, ok, allora… Scommettiamo proprio su Claudio! Io scommetto che riuscirà ad ambientarsi, e visto che il mio gruppo ha vinto il ballottaggio, tu mi aiuterai a farlo integrare nel gruppo, Deb!”

Inutile descrivervi la mia reazione…

Insomma, dovevo aiutare a far integrare nel gruppo e far risultare più accettabile la persona grazie a cui, se non avesse aperto bocca, mi sarei ancora potuta illudere!

 

Qualche Anticipazione:

“No, il cuscino era troppo scomodo e le lenzuola non erano perfettamente stirate, oltre al fatto che sono abituato a dormire in lenzuola di seta…” fu la sua risposta, come se stesse dicendo qualcosa di ovvio.

________

 

“Eh, si, e pensa che lo fa gratis…”

“Guarda che potrei anche metterci del veleno, lì dentro…!” sogghignai.

________

 

“Pensavi all’ammiratore sconosciuto?” mi chiese, indicando le rose, a cui ero vicinissima. 

“Diciamo, più che altro al mio ex” risposi vaga, alzandomi e sedendomi sul letto.

________

 

“Va beh, chi se ne frega…” obiettai.

“Me ne frega, non devono permettersi di dire cose false su di te, specialmente offendere in quel modo!”

________

“Sei stato tu?” esclamai sbalordita, ricollegando quella canzone alla rose.

“Si, spero ti siano piaciute!”

 

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Capitolo 17
*** Che Ci Fai Tu Qui?! ***


Che Ci Fai Tu Qui?!

Hola a todos!

Innanzitutto volevo ringraziarvi per le recensioni ricevute nello scorso cap, è la prima volta che lasciate 6 recensioni per un solo cap da quando sto pubblicando questa fic quindi non potevo non festeggiare aggiornando prima! ^^

Volevo avvisarvi che questo capitolo segna l’inizio di una nuova parte del racconto: quella dei “Casini”, dei litigi, delle dispute… Del caos, in poche parole! Quindi preparatevi ad entrare nel vivo della storia a partire dal cap 18!

Detto ciò, grazie a coloro che hanno recensito:

Giulietta_Cullen: Innanzitutto grazie per aver esaudito la mia richiesta ^^ Riguardo Debora, beh, ho cercato di costruirla con un carattere “Umano”, nel senso che commette errori come tutti noi, quindi fare un po’ la “pettegola” andando a dire al suo amato ciò che le è stato riferito fa parte di questo piano prestabilito, sarebbe noioso se fosse perfetta, non credi? ^^ E riguardo Niko e Deb insieme, come dico sempre… Chi vivrà vedrà! xD  Grazie mille,spero di continuare a leggere le tue recensioni!

Vero15Star: Concordo perfettamente con te, Niko è stato un vero idiota, ma dopotutto è come tutti i suoi colleghi maschietti , anzi, forse il fatto di essere un artista lo rende ancora più idiota visto che si preoccupa delle telecamere, del pubblico e bla, bla, bla… Grazie mille, spero che questo cap ti sia piaciuto come avevi intuito!

Giulls: Cara fedele amica di Mean Girls! Continuo a ribadire che le tue recensioni sono un vero toccasana per me, quando le leggo resto con lo sguardo intrappolato al pc e rido per minimo dieci minuti…! “Daniele come personaggio non è che abbia fatto una bella entrata nella storia, ma non temere, Deb sa cosa fare” intendo che visto che Daniele non ha fatto una bella impressione, manterrà il suo carattere ma Debora saprà come comportarsi nei suoi riguardi. “Si, spero ti siano piaciute!” ... ti prego....ti supplico...ti scongiuro oh mia fedele amica di mean girls...nn dirmi che è stato DANIELE...ti prego!!” ehm, tesoro, voglio lasciarti la sorpresa leggendo il cap… Il bacio tra Deb e Max?! O_O Penso che volevi scrivere Deb e Niko, giusto? Comunque, come ho detto a giulietta_cullen… chi vivrà vedrà! xD Spero che il cap e le anticipazioni ti piacciano!

Sweet_Baby_Love: Grazie mille! Eh si, i prossimi capitoli saranno capitoli di vera  e propria guerra, hai inteso perfettamente! Niko e Deb intesi male? Vedremo,  anche perché quei due non si capiscono mai… xD

_New_Moon_: Grazie! Tranquilla, sono la prima ad ammettere che Niko è un’idiota , non farti questo tipo di problema, ihih, cara fedele lettrice! ^^

Giunigiu95: Grazie, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Spero continuerai a farmi sapere cosa ne pensi!

Penso che aggiornerò giovedì o al massimo sabato, ok?

Bacioni,

la vostra milly92.

Capitolo 17

Che Ci Fai Tu Qui?!

Il giorno seguente fu uno dei più intensi di quell’esperienza, ma non tanto per il contenuto quanto per le emozioni e gli sbalzi d’umore vissuti.

“… Ma sai, noi Gold Boyz siamo tutti single” mi stava dicendo Giuseppe a colazione, mentre metà dei coinquilini dormivano ancora. Io mi ero svegliata molto presto, ansiosa del compito che mi era stato affidato circa Claudio, e cercavo di trovare una soluzione su come fare per farlo socializzare.

“Chissà perché…!” ironizzai, mentre mangiavo una vaschetta di yogurt alla fragola.

“Cosa vorresti dire?!” chiese, stando al gioco.

Scrollai le spalle, e poi in quel momento mi ricordai che non era vero: Andrea non era single grazie a Rossella… Lui sapeva o lo ignorava per davvero?

“No, ora mi dici!”

“Bah, io penso che almeno tu ce l’avresti la ragazza se andassi dal barbiere ogni tanto, ihih” risposi, accennando ai suoi capelli ricci, abbastanza voluminosi.

“Spiritosa!”

“Dai, scherzo! Anzi in realtà ti invidio, magari ce l’avessi anche io quei ricci!” feci, indicando i miei capelli mossi.

Giuseppe era il componente dei Gold  Boyz con cui riuscivo a parlare liberamente, era socievole,spiritoso, un po’ come Francesco ma meno “Clown”, così trascorremmo la colazione ad insultarci, finché non arrivò Claudio in cucina, con indosso una maglia con il simbolo di superman e i pantaloni del pigiama.

“Ciao” lo salutai fin troppo cordialmente.

“Ehi, superman!” fece Giuseppe.

Claudio lo guardò storto, prendendo dei cereali dalla scatola e iniziando a mangiarne una manciata.

“Scherzavo, amico!” si scusò l’altro, sbuffando quasi. Aveva ragione dopotutto!

“Hai dormito bene?” chiesi, con la voce simile a quella di mia nonna quando mi chiede se mi sono piaciute le sue polpette.

“No, il cuscino era troppo scomodo e le lenzuola non erano perfettamente stirate, oltre al fatto che sono abituato a dormire in lenzuola di seta…” fu la sua risposta, come se stesse dicendo qualcosa di ovvio.

Ma chi era, il principe William?!

Scambiai un’occhiata con Giuseppe, prima di rispondere: “Ah, ma certo” e rituffarmi nel mio vasetto di yogurt.

“No che non è certo, voi credete che io sia pazzo, viziato e spocchioso, vero?”

“Forse solo un po’ la seconda ipotesi” esclamò Giuseppe. “Scusa, ma qui non siamo in un hotel a cinque stelle…”

Per tutta risposta, Claudio si alzò, senza degnarci di uno sguardo, e uscì dalla cucina.

“Ehi, ma che ho detto?” chiese il ragazzo. “Qui non si può nemmeno essere sinceri…”

“’Giorno a tutti!” disse la voce di Niko, il che mi fece sobbalzare e mi spinse a passarmi una mano tra i capelli e sedermi più composta, mentre cercavo di non ripensare alle parole che mi aveva detto il giorno prima, “Ma che gli è venuto a quel Claudio? Per un pelo non mi è venuto addosso!”

“Niente, la sindrome degli ultimi arrivati che si credevano di venire in un hotel a sei stelle” rispose Giuseppe, mentre io annuivo.

“Ah, life coach, ci sei anche tu!” fece Niko, dopo aver annuito, sorridendomi.

“Si per tua sfortuna” risposi facendo una smorfia.

“Scherzavo! Dormito bene?” mi chiese, prendendo posto e dandomi un pizzicotto sulla guancia destra dopo avermela accarezzata.

“Più o meno” risposi, fingendomi indifferente.

“Uh, hai avuto anche tu problemi con il cuscino scomodo e le lenzuola, perché non erano di seta?” enfatizzò Giuseppe, strappandomi un sorriso.

“Si, ahah!” risposi.

“Cos’è questa storia?” chiese Niko.

Gli spiegammo tutto, facendolo rimanere di sasso. “Quello sta male” concluse, per poi avvicinarsi al frigo e prendere la confezione di latte.

“Se vuoi posso farti io il latte” mi offrii, senza sapere da quale parte del mio subconscio proveniva quella mia offerta.

Si voltò, osservandomi. “Davvero? Grazie!”

“Figurati” sorrisi, avvicinandomi a lui e prendendo la confezione per poi prendere il pentolino e accendere il gas.

“Cavoli, c’hai proprio la cameriera, eh?” dichiarò Giuseppe, stiracchiandosi.

“Eh, si, e pensa che lo fa gratis…”

“Guarda che potrei anche metterci del veleno, lì dentro…!” sogghignai.

La nostra discussione intelligente fu interrotta dal cinguettio di Rossella ed Andrea, che entrarono abbracciati in cucina. Appena ci videro si staccarono, arrossiti.

Io e Niko, che sapevamo, ci scambiammo un’occhiata, mentre Giuseppe fece finta di nulla, ma alla fine, mentre prendevano posto, chiese: “Sicuri che voi due non avete nulla da dirci , piccioncini?”

Rossella divenne scarlatta, ma la conversazione fu deviata grazie a Samanta, che entrò tutta pimpante. “’Giorno!” esclamò, “A mezzogiorno verrà il life coach dei Locos Sounds, hanno lasciato l’annuncio nella sala prove!”

“E tu sei andata in sala prove?!” chiese Andrea curioso.

“No, me lo ha detto Annah, stanno provando…”

“A quest’ora? E poi non sono nemmeno stati assegnati i brani…” obiettai, spegnendo il gas e prendendo un bicchiere.

“Ma che ne so, si sa che quelli so’ strani!” rispose lei prendendo posto e scrollando le spalle.

Che i Locos Sounds fossero davvero strani ce ne accorgemmo qualche ora dopo, mentre Giulia si lamentava del brano assegnato solo perché non avrebbe potuto vestirsi elegantemente, Richard fu scovato a fare delle strane mosse davanti lo specchio dell’ingresso,dicendo: “Ma quanto sei bono! Quanto! E’ solo questione di tempo prima che tutte le ragazze ti saltino addosso!”,  Amedeo balbettava da solo tra sé e sé, Annah si ingozzava di Nutella poco prima di pranzo e, ciliegina sulla torta, Claudio scriveva una richiesta alla produzione, mentre Salvatore dei “Dj” cercava di metterlo sulla buona strada.

Chissà cosa stava richiedendo… Coinquilini più “normali” rispetto a lui?!

Poco dopo l’assegnazione dei brani, in cui a Niko fu affidato “Feel” di Robbie Williams, me ne stavo nella mia stanza, a ripensare al pasticcio in cui mi ero messa. Come avrei fatto a far socializzare Claudio con gli altri se la prima ad avere problemi con lui ero io?!

Alzai lo sguardo, e notai le rose che avevo ricevuto, più appassite che mai. Mi avvicinai, rileggendo il biglietto. Parole bellissime, certo, ma che mi riportavano lontano con il pensiero, al mio ex ragazzo, ai nostri momenti più belli trascorsi insieme, al modo brutale in cui ero stata mollata, al periodo di quasi depressione che mi aveva causata…

Quasi assorta in questi pensieri non sentii nemmeno la porta aprirsi e non vidi Niko entrare.

“Ehi, ci sei! Non mi hai risposto mentre bussavo!”

Sobbalzai, scrutandolo e mettendolo a fuoco quasi con una certa difficoltà.

“Scusa, ehm, io…”

“Pensavi all’ammiratore sconosciuto?” mi chiese, indicando le rose, a cui ero vicinissima. 

“Diciamo, più che altro al mio ex” risposi vaga, alzandomi e sedendomi sul letto.

“Beh, capita, anche io a volte penso alla mia ex…”

“Non me ne hai mai parlato, sai? Hai sempre fatto discorsi in generale!” feci, più che altro per distrarlo dalla discussione sul mio ex ragazzo dato che non mi andava di parlarne.

“Vuoi che te ne parli?”

“Se ti va…”

“Ok! Si chiamava, anzi, si chiama, Alexandra, e mi ha lasciato perché è dovuta partire per uno scambio culturale in Francia…”

Quelle parole mi fecero rimanere stupefatta: sapevo chi era!

“Cosa? Alexandra? Francia?” chiesi. “Ma… è una del tuo forum! Bionda, occhi azzurri…”

“Si, è lei! Sta nel mio forum?!” chiese illuminato dalla notizia.

“Si, e sapessi quante ne ha scritte su di me…” dichiarai. Era la famosa xgirlx90 che aveva scritto commenti poco gentili su di me. La conoscevo tramite Internet perché prima di andare a Music’s Planet partecipavo al forum ogni tanto.

“Cosa?”

Gli raccontai del suo commento e di tutto il resto, facendolo rimanere a bocca aperta. Alla fine se ne uscì con uno: “Stronza!” che mi fece compiacere un po’.

“Va beh, chi se ne frega…” obiettai.

“Me ne frega, non devono permettersi di dire cose false su di te, specialmente offendere in quel modo!”

Non potei non sorridere vedendolo così indignato, ad essere onesta. Cosa potevo farci? Mi piaceva sempre di più, e la rivelazione del giorno prima mi aveva fatto rimanere male, anche se sapevo che sarebbe andata a finire così.

“Ragazzi, venite, è arrivato il nuovo life coach!” disse Rita emozionata, irrompendo all’improvviso nella stanza.

“Ok, veniamo” dicemmo insieme, per poi guardarci e scoppiare a ridere.

“Chiunque sia questo, ricorda che tu sei la migliore life coach e non pensare a quello che ti dicono gli altri” mi disse, mentre stavo per uscire dalla porta.

Mi bloccai, presa dalla dolcezza con cui erano state pronunciate quelle parole. Lo guardai, e notai che il suo sguardo era simile a quello di qualche settimana prima, quando stava per baciarmi. Cosa gli prendeva, diamine?! Perché a volte era così dolce per poi subito contraddirsi?!

“Ehm…” risposi, incapace di simulare alcun suono.

“Cosa c’è?” mi chiese, avvicinandosi  e chiudendo la porta.

“Niente, dai, andiamo” cercai di svignarmela, ma lui, più veloce di me, si parò davanti la porta.

“Dimmi, sembri… strana”

“Io? No, ma che”

Ci guardammo per un lungo istante, prima che lui dicesse: “Scusami”

“Per cosa?”

“Per questo che ho detto, so di essere contraddicente a volte, sappi che l’ho detto perché le penso” dichiarò.

“Si, va bene, so cosa intendi, so che non fai così perché ti piaccio o cose così, so che lo dici perché ti va dirlo, però… Che cavolo, mi ci fai rimanere sempre come una scema! Ti prego, non giocare con me” dissi queste parole con voce quasi implorante, non ce la facevo più, era come se una parte di me continuasse ad illudersi di potergli interessare minimamente. Ma, allo stesso tempo, con quelle parole gli avevo quasi rivelato completamente i miei sentimenti.

Però lui non mi chiese nulla, annuii, aprendo la porta e facendomi segno di uscire.

“Chissà chi è questo nuovo life coach!” disse, con voce più allegra.

“Oh, si, chissà” feci, cercando di suonare vivace e spensierata. “Oggi abbiamo le prove, vero?”

“Abbiamo?” rise. “Hai intenzione di fare un duetto?”

“Ma scemo!” lo spinsi lievemente, facendo una smorfia. “In senso… vabbè, meglio che sto zitta!”

“Si, brava, stai zitta!”

“Antipatico!”

“Bisbetica!”

Continuammo a fingere di litigare per tutto il corridoio; era una delle cose più strane: spesso riuscivamo a superare momenti critici comportandoci subito come se non fosse successo nulla.

Una volta nell’ingresso notammo che tutti erano intorno al nuovo arrivato, di cui riuscivo solo a scorgere la chioma bionda.

“… Si, grazie, spero di essere un buon life coach!Oh, guarda chi è arrivata, finalmente, ti fai sempre attendere!”

Udendo queste parole mi voltai, e dalla folla, sorridente e quasi trionfante uscì Daniele, che si stava avvicinando con passo vellutato, sorridendo quasi con soddisfazione.

“Daniele?! Che ci fai tu qui?!” domandai.

Ero sbalordita, con la bocca aperta e l’impressione di aver sbagliato stanza,anzi, casa. Cosa ci faceva lì? Sembrava che tutti potessero essere life coach da un giorno all’altro!

Daniele se ne stava davanti a me, radioso, mentre tutti ci guardavano curiosi. Continuavo a fissarlo incredula.

“Vi conoscete?” chiese Samanta.

“Si, ho avuto l’opportunità di conoscerla quando è ritornata nella nostra città la scorsa settimana” spiegò con nonchalance. “Non mi saluti nemmeno?” aggiunse con un sorriso ironico.

“Oh, si ciao” dichiarai, avvicinandomi e salutandolo con i formali baci sulle guance prima che lui mi abbracciasse. Sentivo lo sguardo di tutti fisso sulla nuca, ed era una sensazione che non mi piaceva affatto, nemmeno durante le prime time mi sentivo così. Per tutta risposta, Daniele disse, in stile recitazione poesia, con perfetto accento inglese: “When you're gone the pieces of my heart are missing you ,when you're gone the face I came to know is missing too, when you're gone the words I need to hear to always get me through the day and make it ok. I miss you. Ma ora avremo tanto tempo per stare insieme…”

“Sei stato tu?” esclamai sbalordita, ricollegando quella canzone alla rose e cercando di fingere di non aver sentito l’ultima affermazione.

“Si, spero ti siano piaciute!” rispose.

“Piacere di conoscerti!”

Stavo per rispondergli,ancora confusa per tutto quello che stava accadendo, ma la voce di Niko ci aveva interrotti.

“Piacere, io sono Daniele!” rispose lui, porgendogli la mano e concentrandosi nell’imitare una faccia sicura.

Lo so, io sono Niko” rispose l’altro, fingendosi ancora più sicuro.

Lo so” ripetette Daniele, imitandolo senza batter ciglio.

Li guardai, e vidi che si stavano scambiando uno sguardo mentre si stringevano la mano, che sembrava proprio di sfida mentre gli altri sussurravano ancora per la questione delle rose. O era solo la mia impressione?

Qualche Anticipazione:

“Certo che lo fa, e ti dirò di più: lui lo fa per avere popolarità davanti le telecamere, io lo faccio perché mi piaci” disse convinto, spostandosi anche lui di un posto.

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“E di che, anzi, quando litigherete sarò lieta di aiutarti ad inventarti qualche buona scusa” ironizzai.

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“Si, mica c’è una pizzeria qui vicino?” chiese subito Annah, e dovemmo sforzarci per non ridere. La lezione della lampo non le era bastata…

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Non ebbi il tempo di vedere nient’altro che mi sentii afferrare da lui e voltarmi, faccia a faccia, prima di sentire le sue labbra posarsi sulle mie e sentire la sua presa farsi più forte attorno alla vita.

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“No… Io… Se dovessi scegliere… Sceglierei te…”

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Capitolo 18
*** 5 Maggio, Data Importante… Ma Non Per La Morte Di Napoleone! ***


5 Maggio, Data Importante… Ma Non Per La Morte Di Napoleone!

Un ciao globale a tutti!

Oggi non ho molto tempo per prolungarmi, volevo solo dirvi che in questo capitolo è amplificata la presenza del conduttore Ivan Argenti, che da questo capitolo in poi sarà una persona molto importante per Debora.

Detto ciò, grazie di cuore alle new entry tra i preferiti e coloro che hanno recensito:

Giulietta_Cullen: Daniele non piace a nessuno, hai ragione, è troppo sicuro di se e secondo me anche un (bel) po’ “pomposo”, caratteristica che si evidenzia ancora di più in questo capitolo. Nemmeno a me piacciono le persone scostanti, ma per ora Niko si comporta così, forse perché ha paura di far risultare chiari i suoi comportamenti e pensieri… Riguardo al bacio, beh, la risposta è più o meno a fine capitolo!

Vero15Star: Benvenuta anche tu nel club anti-Daniele, ihih! Eh si, Claudio è snob, ma chi ci dice che questa sua caratteristica a volte non faccia divertire un po’ i coinquilini del loft? Te ne accorgerai andando più avanti, eheh! Spero che anche questo cap ti piaccia!

Giulls: Carissima, figurati, anzi, mi è uscito spontaneo aprire la risposta alla recensione con quella frase! ^^ Come al solito leggere la tua recensione mi ha fatto morire dalle risate, e sono contenta che questa fic a volte ti faccia ridere, non sono una scrittrice comica ma a volte mi piace mettere battute e cose che fanno ridere! Vorrei commentare tutte le cose carinissime che mi hai scritto, ma purtroppo non ho tempo, sigh. Spero solo non mi ammazzerai dopo che avrei letto chi bacia Debora in questo cap… Pleaseeeee! Riguardo il bacio di Niko e Deb, ti dico solo di stare tranquilla! Un bacione, carissima amica di Mean Girls! ^^

95_angy_95: Grazie mille, è sempre bello avere nuove recensitrici! Mi fa piacere che Debora ti piaccia, e ti ringrazio per i complimenti. Spero continuerai a seguirmi!

Credo che aggiornerò sabato, studio permettendo. Felicissimo Halloween a tutti voi! E ricordate… Recensioncina o scherzetto? xD

La vostra milly92.

Capitolo 18

5 Maggio, Data Importante… Ma Non Per La Morte Di Napoleone!

I giorni che seguirono mi passarono davanti quasi come se fossero sfocati: non avevo il tempo di rendermi conto di qualcosa che subito le cose cambiavano, divenendo l’opposto. Era come se non avessi un attimo di pace, tra le prove sempre più impegnative in cui dovevo mettercela tutta per trovare difetti e far migliorare il mio “talent”, le idee che non mi venivano per aiutare Vincenzo a far vincere la scommessa,Claudio che era sempre più scorbutico,pazzoide e strano, Niko che sembrava sempre più strano, a volte dolce e a volte permaloso, e, infine, Daniele che non mi dava un attimo di tregua. Stava sempre tra i piedi, e se non gli davo retta faceva il cretino con qualcun’altra.

Arrivai al sabato pomeriggio semidistrutta, stanca per il sonno mancato ed esaurita per tutti quegli avvenimenti.

Cosa diavolo stava succedendo?

Me lo stavo appunto chiedendo durante le prove, mentre i Locos Sounds si esibivano, quando il presentatore Ivan Argenti mi si avvicinò, con i capelli biondo-castani leggermente sconvolti e con indosso una tuta bianca e blu. Ero seduta sulla tribuna con un’aria in stile zombie, e il suo saluto mi fece quasi sobbalzare.

“Oh, ciao, Ivan” feci, cercando di sembrare tranquilla.

“Tutto bene?”

“Si, certo” risposi, ma forse non riuscii a nascondere un po’ di sarcasmo perché gli occhi azzurri di Ivan mi perforarono.

“Io credo di no, sembri molto stressata” dichiarò. “Vero?”

“Ok,si, vero” affermai. Era così evidente? “Sai, con sei persone in più in casa, le prove…” cercai di giustificarmi, anche se non aveva senso più di tanto.

“Oh, si, ma certo” rispose Ivan sarcastico, “Tu non me la conti giusta!”

“Io?”

“Si, vedo un certo movimento intorno a te, Deboruccia

“Che?”

Mi guardava con l’aria di chi la sa lunga, con un enorme sorriso beffardo stampato in faccia.

“Quel Daniele ti ronza intorno e il nostro Niko non sembra digerirlo! Li ho visti battibeccare tre secondi fa” mi informò. “Non dirmi che non ne sapevi nulla”

“Non ne sapevo nulla per davvero, Ivan!” risposi.

“Forse circa il litigio, ma sul fatto della “Contesa”…”

“Oh, va bene, Daniele mi ronza intorno, è vero, ma sul fatto di Niko sono solo impressioni, siamo troppo amici, amici e basta, ne abbiamo già parlato” dissi, senza prendere fiato e fin troppo velocemente.

“Sarà,ma io non ho mai creduto nell’amicizia tra uomo e donna” se ne uscì lui, sospirando e facendo l’occhiolino. “Certe cose le capisco al volo, credimi!”

Stavo per ribattere quando dall’alto si levò un “Ivan!” da parte della direzione.

Sbuffò, alzandosi. “Io devo andare, deve essere arrivato il vestito per martedì. Comunque ne riparleremo, ca-pi-to?” scandì, dandomi un buffetto sulla guancia mentre io sbuffavo annoiata e rassegnata.

“Ok, Capitano” risposi. Era la seconda volta che parlavamo come dei vecchi amici, ma fui felice di constatare che dopo il nostro breve discorso mi sentivo più calma.

“Oh oh, guarda chi c’è! Perché mi segui sempre?”

Mi voltai: davanti a me c’era proprio Daniele, con indosso dei jeans chiari ed una camicia a righe bianche e nere. Inutile dire che con quella visione la mia calma andò subito a farsi benedire.

“Semmai sei tu che mi perseguiti” risposi secca.

“Io? Forse hai ragione, cosa ci posso fare se sei sempre così attraente?”

“Attraente? Guarda che se non fossi uscita in tv non saresti qui” lo rimbeccai acida.

“Perché fai sempre la persona acida con me? Non sembravi così maldisposta alla mia festa”

“Forse perché lì non facevi il cretino” sbuffai.

Ci guardammo, e sul suo volto vidi comparire un sorriso malizioso. “Anche Niko fa il cretino, eppure a lui non glielo dici” affermò, mettendomi un braccio sulla spalla.

“Niko non fa il cretino” dichiarai, togliendogli il braccio da sopra la mia spalla e spostandomi di un posto.

“Certo che lo fa, e ti dirò di più: lui lo fa per avere popolarità davanti le telecamere, io lo faccio perché mi piaci” disse convinto, spostandosi anche lui di un posto.

Rimasi pietrificata, rossa in volto: come osava?

“Non dire cazzate!” urlai quasi, alzandomi nervosa e allontanandomi.

“Fai quel che vuoi, ma lui non ti penserà quando tutto ciò sarà finito!” esclamò, rincorrendomi.

Mi fermai solo perchè la Sfortuna mi stava guardando con curiosità.

“Perché dici questo? Insomma, se ti piaccio comportati bene, non mettere in mezzo gli altri!” affermai decisa, battendo un piede a terra per la frustrazione.

“Non voglio che tu ci caschi…”

“Sono fatti miei se voglio cascarci o meno” risposi secca, allontanandomi ed uscendo dallo studio.

Quando aprii la porta ero ancora così presa che quasi non urtai Massimo.

“Ehi, calmati, furia!” mi disse, scansandosi.

“Oh, scusami Max, scusami” borbottai.

“Che è successo?”

Il suo tono era preoccupato, quasi come se sapesse qualcosa in più a me ed aveva paura che io lo fossi venuta a sapere.

“Niente, le solite discussioni con Daniele” risposi. “Scusami ancora” mi congedai, uscendo.

Rimase così, fermo, mentre mi allontanavo.

Cosa voleva Daniele? Aveva ragione? Ma soprattutto, Niko davvero faceva così il cretino con me? Era gentile, certo, e lo era ancora di più da quando era arrivato Daniele, ma… Insomma, me lo aveva detto esplicitamente che non gli interessavo!

Eppure, mentre mezz’ora dopo provava “Feel” di Robbie Williams, non potei non pensare che fosse un angelo sceso dal cielo.

Ero seduta al terzo posto del banchetto dei giudici, insieme a Maria e Sandro, incantata dall’esibizione: era dolce, la sua voce era evangelica…

Era sempre così perfetto quando cantava, tanto che quella volta piansi come la prima esibizione nell’ascoltarlo.

“Bravo, bravo!” fece Maria, quando la canzone terminò, battendo le mani, “Hai anche fatto commuovere la nostra primadonna!”

Niko scese dal palco, togliendosi l’auricolare, sorridendo più che mai.

“Davvero?” chiese.

“Si, mi sono commossa” risposi, avvicinandomi a lui.  Dovevo avere ancora gli occhi lucidi, perché fece una faccia intenerita e mi asciugò l’ultima lacrima superstite con un dito.

“Allora posso dire di avercela fatta” rispose.

“Beh, direi di si”

“Su, baldo giovane, proviamo l’ultima volta!” esclamò Sandro, facendolo annuire e risalire sul palco.

Io rimasi lì, seduta sul palco per vedere e sentire meglio, e alla fine, mentre le ultime note della canzone davano l’addio, mi alzai per scendere quando lui mi prese da dietro, sorridendo, e facendomi fare una giravolta come nei migliori balletti. Alla fine scoppiammo a ridere, e finsi di non vedere Daniele che ci scrutava torvo dalle tribune del pubblico.

“Dai, per oggi possiamo anche rilassarci un po’!” mi disse Niko mentre Rossella iniziava a provare, “Vieni a fare un giro, perdiamo un po’ di tempo con gli altri?”

“Certo!”

Mi prese sottobraccio e ci avviammo verso la sartoria, dove vidi Ivan che mi guardava ancora malizioso, come a dire: “Cosa ti avevo detto?”.

Stavamo criticando una giacca verde acido quando Andrea mi si avvicinò.

“Deb, scusa, posso parlarti un attimo?”

“Si, certo” risposi, curiosa.

Mi portò dietro uno stand di camicie paillettate. Fece un respiro profondo, prima di dire: “Ross mi ha detto che… che, beh, sai di noi, già da un bel po’”

“Oh, si”  risposi.

“Volevo solo avere la conferma, sai così puoi consigliarmi anche tu ogni tanto”

“Ma certo!”

“Va bene, allora, grazie” si congedò.

“E di che, anzi, quando litigherete sarò lieta di aiutarti ad inventarti qualche buona scusa” ironizzai.

“See! Tiè!” fece, con il segno delle corna per terra.

Ritornammo vicino a Niko ancora ridendo, ma fummo distratti da Richard che ci venne incontro con aria trionfale, dicendo: “Stasera si esce, abbiamo avuto il permesso dalla produzione di andare in giro per Caserta!”

“Caserta? Ma se siamo qui, a Napoli…” domandai incuriosita.

“Perché stasera ci sono le riprese di non so che film nella zona principale di Napoli, sarebbe rischioso esporsi con tuta quella gente” mi rispose lui, prima di andare ad avvisare gli altri.

Inutile dire che la cosa fu accettata con gioia, era pur sempre sabato sera, e prendere un pò d’aria era una bella idea.

Così un’ora dopo eravamo tutti nelle nostre stanze, intenti nel prepararci. Constatai che era dura farlo senza l’aiuto dell’estetista e della parrucchiera, ormai ci avevo fatto l’abitudine!

Prestai accessori e maglie a Rita e Samanta, tanto che alla fine, quando uscimmo dalla stanza, il mio armadio sembrava dimezzato.

Avevo rimasto sciolti i capelli, indossavo una minigonna di jeans, una maglia azzurra e bianca con il giubbino di jeans e mi ero truccata un po’ più “da grande”, rubando i segreti e consigli della mia estetista che mi truccava ogni martedì.

I ragazzi erano già ad aspettarci, mancavano solo Niko, Daniele ed Andrea, che fecero un’entrata in stile VIP, in particolar modo Daniele, che stava davvero molto bene, tra lui e gli altri due c’era l’imbarazzo della scelta.

“Stai benissimo” mi dissero all’unisono lui e Niko, per poi guardarsi male, ed io sorrisi compiaciuta.

“Si, stai bene, sei bella” disse Claudio un po’ goffamente, sorprendendomi e facendomi quasi ridere.

“Oh, grazie Claudio!” risposi, chiedendomi a cosa fosse dovuto qual complimento da parte di una persona che non mi calcolava e che non sopportavo.

Alla fine Rossella uscì dalla sua stanza dopo mezz’ora rispetto a me, e Annah dopo quarantacinque minuti, poiché si era rotta la lampo dei suoi pantaloni.

Alle nove e mezzo eravamo a Piazza Mazzini, il centro di Caserta, e l’autista ci lasciò con i soliti due bodyguard, che per quella sera però sembravano avere da fare, dato che non si fecero più vivi.

“Allora, gente, che si fa?” chiesi, guardandomi intorno. Le persone non sembravano accorgersi di noi, anzi, di loro, i cantanti.

“Non so, qui sei tu la Casertana!” disse Rossella, mano nella mano con Andrea.

“No, io sono Maddalonese, ehehe! Comunque propongo di fare un giro, ok?”

“Ok!”

Così ci incamminammo verso i grandi negozi e vetrine di quella via, per poi fermarci nella piazzetta del grande monumento. Attorno a noi c’era il verde, tante panchine, l’atmosfera era di puro giubilo.

“Che bello, un po’ di libertà!” esclamò Angela dei “Dj”.

“Si, mica c’è una pizzeria qui vicino?” chiese subito Annah, e dovemmo sforzarci per non ridere. La lezione della lampo non le era bastata…

Ignorammo la domanda, o forse qualcuno le rispose, non so dirvi, perché in quell’istante dimenticai tutto: vidi il mio ex, che era proprio di Caserta, uscire da dietro il monumento con la sua ragazza.

D’istinto, con il cuore che batteva forte, mi avvicinai ancora di più a Daniele che se ne stava vicino a me, cercando di fare conversazione e scusarsi, e portai il suo braccio intorno la mia spalla, voltandomi verso di lui.

“Ti prego, stai al gioco, dietro c’è il mio ex” lo implorai, mentre quelli attorno a noi scherzavano. “Non ti chiedo di fare il mio ragazzo,ma…”

“Ho capito, calma” fece lui premurosamente, accarezzandomi i capelli e fingendo di ridere per poi abbracciarmi. “E’ quello con il giubbino nero?” mi chiese nell’orecchio.

“Si” sussurrai, sconvolta: dopo tutti i litigi non si era tirato indietro, facendomi quel favore! Lo avevo chiesto a lui perché di certo non avrei potuto fare la parte con Niko, la notizia sarebbe subito circolata.

Finsi un’espressione di pura sottomissione amorosa, scompigliandogli i capelli e abbracciandolo a mia volta; quando mi voltai notai che Niko mi guardava.

“Se ne è andato?” chiesi a Daniele, che mi teneva ancora stretta.

“Ci sta guardando! E’ immobile, fermo…”

“Cavoli…” sbuffai. “Quando se ne va?”

“E che ne so, ma non posso guardarlo più di tanto altrimenti capisce” mi ricordò.

“Giusto,  hai ragione, scusa. E tra parentesi… Grazie”

“E’ un piacere. Uffa, ma quando se ne va?”

“Pensavo ti piacesse stare tra le mie braccia” gli ricordai, ironica.

“Certo, ma non fingendo davanti al tuo ex”

Lo guardai, per poi accorgermi che lo sguardo di Niko era ancora su di noi mentre parlava con Letizia.

“Debora, c’è solo un modo per farlo andar via!”

“Ossia?”

“Fargli capire che sei fidanzata per davvero, fidati” mi disse con aria seria.

“No, dai, non fa niente…” borbottai, togliendo le braccia dal suo collo e allontanandomi ancora con il finto sorriso sulle labbra.

Non ebbi il tempo di vedere nient’altro che mi sentii afferrare da lui e voltarmi, faccia a faccia, prima di sentire le sue labbra posarsi sulle mie e sentire la sua presa farsi più forte attorno alla vita. Chiusi gli occhi, sentendomi per un attimo sospesa in aria, prima di capire cosa stavo facendo e di staccarmi.

Mi voltai e vidi il mio ex allontanarsi con la tipa. Daniele sorrideva compiaciuto.

“Oh, ok, grazie, ma… non c’era bisogno di essere così… estremi” dissi, quasi senza fiato.

“Figurati, sai che io ci sono quando hai bisogno di aiuto” mi rispose.

Annuii, incerta,e poco dopo ero ancora incredula di tutto l’accaduto, standomene da sola vicino la fontana e non vedendo gli altri andarsene chissà dove.

“Allora alla fine hai ceduto”

Niko se ne stava dietro di me, a braccia incrociate e… con una sigaretta in bocca. Lo guardai stupita, e lui se ne uscii con un: “Fumo quando sono nervoso”.

“Ok… Se ti riferisci al bacio…”

“Certo che mi riferisco al bacio!”

“L’ho fatto solo per far ingelosire il mio ex che stava dietro di me!” dissi con voce acuta.

“Non mi devi spiegazioni, solo che mi ero illuso che tu fossi diversa” rispose freddo.

“Illuso? Scusa, ma… Insomma, non avevi nessun pretesto per illuderti, sono solo una tua amica…”

“Amica, si, ma voglio solo proteggerti e  non farti diventare una qualunque! Vederti con quello mi ha…”

“Sei geloso?”

La domanda mi uscì naturale, e per un pelo non mi tappai la bocca dopo averla pronunciata.

“Può darsi! Ma solo perché per me sarai sempre la mia life coach, la piccola che non riusciva ad ambientarsi… Vederti con lui…”

“Ma stavamo fingendo! Fingendo! Forse lui no, ma io si, per me non è stato niente…” lo implorai quasi.

Buttò la sigaretta a terra, squadrandomi. “Perché non hai scelto me?”

“Perché saremmo stati su tutti i giornali!” risposi subito. “Credimi, avrei scelto te, ma non voglio rovinare la tua carriera, dopo saresti stato famoso per questo scoop non per la tua bravura!”

Quelle parole sembrarono colpirlo in modo strano, si bloccò, guardando per terra. “Hai ragione, scusami. Ma dimmelo se ti piace”

“No… Io… Se dovessi scegliere… Sceglierei te…”

Ci fissammo, e forse non mi resi conto della rivelazione fatta.

Senza una parola annuì, facendomi segno di seguirlo fin dentro il Backstage, la discoteca dove erano andati gli altri. Parlammo durante il tragitto, e capii che mi aveva perdonata ed aveva capito, anche se alla fine di certo non avevo sbagliato nei suoi confronti. Come al solito tutto tornava meglio di prima dopo aver litigato!

Una volta arrivati mi portò ad un tavolo, facendomi sedere. Mentre bevevamo qualcosa insieme alla fine disse, titubante: “Oggi è un mese che ci conosciamo, ricordi?”

Per un pelo non mi soffocai, sussurrando: “E’ vero! E’ il 5 maggio!”

“Si, sono anche 187 anni che è morto Napoleone, ihih”

“Wow, giusto! Che figata! Alla nostra amicizia” urlai, alzando il bicchiere.

“Alla nostra amicizia!” rispose, facendo cin cin.

“Salve, gente”

Era Claudio, che si afflosciò sulla sedia vicino alla mia. “Ti volevo dire che vorrei ballare con te solo che sono troppo ubriaco, sigh” fece, indicandomi, mentre lo fissavo senza parole.

Rise, singhiozzando, prima che Luigi, Vincenzo,Max, Andrea,Richard, Amedeo e Giorgio se lo trascinassero via, ballando. Miracolo… Lo consideravano uno di loro! Vincenzo aveva vinto la scommessa senza che io facessi nulla… O forse un po’ di merito ce lo avevo: chi può dire che Claudio non si fosse ubriacato perchè mi aveva vista prima con Daniele poi con Niko?

“Mi sa che hai fatto colpo anche su di lui!” esclamò Niko.

“Ah! Che onore!” ironizzai, prima di alzarmi, presa dall’improvvisa allegria, come se non fosse successo niente, e prenderlo per mano.  “Vieni a ballare!”

Lo condussi al centro della pista, dove Daniele ballava con una tutto preso .E quella volta fu Niko a guardarlo soddisfatto, mentre mi lasciavo andare e mi stringevo a lui, ballando. Era per amicizia, no?!

Peccato che per il momento avevo dimenticato che loro quel pomeriggio avevano litigato e che io non ne sapevo il perché…

Qualche Anticipazione

(Attenzione, c’è un piccolo scherzetto di Halloween: un’anticipazione non riguarda il cap 19 ma il 20… Secondo voi qual è? Rispondete numerosi!):

“Alla fine Daniele ha scommesso che sarebbe riuscito a baciarti entro quella sera, ma Niko non ci ha badato più di tanto,nel senso che lo ha guardato schifato e se ne è andato…”

________

“Ecco il momento della vendetta” pensai.

________

“Stiamo insieme da una settimana” terminò Andrea, quasi scocciato. Sembrava davvero seccato circa l’argomento, e mi dissi che di sicuro c’era stato un litigio precedentemente.

________

Andrea socchiuse gli occhi, quasi per invocare la pazienza, prima di annuire.

“Certo, anzi, se è qualcosa io stasera sto con Debora” dichiarò, avvicinandosi a me e passandomi un braccio attorno la vita. “Vero, tesoro?”

________

“Capisco. Quindi avete discusso per questo, e lei non ha ceduto, giusto?” chiesi.

“No. Alla fine abbiamo fatto pace, ma… Non voglio che continui così”

________

“So tutto di te e Daniele, grazie a Luca. Ma cosa ti è preso?! Terrò acqua in bocca anche se non te lo meriti, ma poi mi spieghi tutto”.

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Capitolo 19
*** La Serenata Che Non Mi Fece Rasserenare ***


La Serenata Che Non Mi Fece Rasserenare

Buon sabato a tutti!

Come al solito non ho molto tempo, ringrazio di cuore le new entry tra i preferiti, ovvero Angelee e Kuro (mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, grazie ^^) e coloro che hanno recensito, ovvero giulietta_cullen, vero15star e 95_angy_95. Scusate se non rispondo alle vostre recensioni come è mio solito fare, spero mi perdonerete.

La prossima settimana sarò impegnatissima, quindi credo che aggiornerò direttamente il prossimo sabato. Mi raccomando, continuate a recensire!

la vostra milly92.

Capitolo 19

La Serenata Che Non Mi Fece Rasserenare

 “Oggi ti vedo proprio assente!”

“Ehm, si, è vero”

Il mitico zio Max mi guardava, anzi, sarebbe più appropriato dire che mi stava squadrando,  con uno sguardo indagatore. Stavamo in giardino, mentre intorno a noi si stava facendo una specie di festa, qualcuno suonava con le chitarre e Claudio ballava goffamente.

Poco dopo mi si avvicinò, porgendomi la mano.

“Balli con me?” mi chiese, come una bambino che chiede alla madre di comprargli le caramelle dopo essere stato messo in punizione.

“Oh, volentieri Claudio, ma Massimo mi stava per dire una cosa urgente, vero Max?! Magari dopo, ok?” feci, scambiando un’occhiata con Massimo e facendogli cenno di seguirmi.

Claudio annuì, forse se lo aspettava, perché tornò a fare la sua danza indù come se niente fosse. Ormai si era abituato al fatto che ero decisa ad ignorarlo, perché dopo l’uscita cercava in tutti i modi di parlarmi e mi perseguitava, tanto che quella mattina me lo ero ritrovato davanti agli occhi appena mi ero svegliata.

“In realtà dovrei dirti per davvero una cosa” annunciò Max appena entrammo nel salotto.

“Ah si?” chiesi.

“Si…”

“E cosa riguarda?” chiesi con finta noncuranza, mentre dentro di me sapevo già la risposta. “Il fatto che Daniele e Claudio non mi danno tregua?” ironizzai,anche se sentivo puzza di bruciato.

“Su Daniele ci hai toppato… Diciamo che riguarda il triangolo amoroso Debora-Niko-Daniele, ne sai qualcosa?” domandò, fissandomi come se avesse i raggi X.

“Ma non fare lo scemo, sai come la penso!” dissi, arrossendo violentemente.

“Si, ma non sai come stanno i fatti” mi rispose con aria saggia. “Le tue convinzioni valgono fino ad un certo punto”

Mi buttai su un divano, con aria preoccupata. “Spara, cosa sai che io non so?”

Massimo fece un sospiro e mi si sedette vicino, iniziando a parlare come una specie di psicologo.

“Per prima cosa, qualche settimana fa Niko mi parlò di una ragazza che conosce da poco e che pensava gli piacesse…” iniziò, raccontandomi tutto il loro dialogo.

Ascoltavo sempre più rapita, dicendomi che non potevo essere io. Insomma, lui sapeva che mi interessava, perché nascondersi? Perciò era ovvio che fosse qualcun’altra. Ma, dentro di me, c’era sempre quella bollicina di speranza.

“E poi, seconda cosa, sai che ieri Niko e Daniele hanno litigato, no?”

Sentendo quella domanda sentii il respiro mancarmi. Era vero! Lo avevo proprio dimenticato…

“E… perché?!” chiesi esitante, anche se non volevo saperlo, anzi, solo una parte di me.

Massimo fece la sua solita aria da so-tutto-io prima di rispondere: “Per te, no?”

“Vabbè, ma cosa li ha portati a litigare…?”

“Daniele si stava vantando con uno della direzione, dicendo che ti conosce già da prima, che lui ti piace e che è questione di poco tempo prima che tu cada tra le sue braccia…”

Rimasi a bocca aperta, mentre nella mia mente si ripeteva solo la parola “Stronzo!”

“Oddio! E... quindi?” chiesi, sempre più curiosa.

“Quindi Niko lo ha sentito e ha detto di finirla, che siamo in un programma tv di musica e non a Stranamore, che se voleva conquistarti ti avrebbe dovuto aspettare a casa, che non era vero che tu eri interessata a lui e che doveva finirla di fare il cretino… E alla fine…”

“Alla fine?!”

“Alla fine Daniele ha scommesso che sarebbe riuscito a baciarti entro quella sera, ma Niko non ci ha badato più di tanto,nel senso che lo ha guardato schifato e se ne è andato…”

Non so come, ma scattai all’impiedi al suono di quelle parole. Daniele non mi aveva calcolata dopo l’episodio del bacio, ed io che pensavo che lo avesse fatto per aiutarmi!

“Ora però statti calma, eh” mi ammonì, costringendomi a sedermi. “Te l’ho detto per farti capire che devi agire con più attenzione, non fidarti di Daniele e soprattutto decidere cosa fare con Niko, se indagare o lasciare che si scanni con Daniele”

Lo fissai, mettendomi il capo tra le mani. “E’ ovvio che non mi fiderò più di quello stronzo, ma Niko agisce perchè mi vuole bene, non per altre cose”

“Come vuoi, comunque puoi dire a Daniele che sono stato io a dirti la verità, non me ne frega di litigarci”

Esitai un attimo, prima di annuire. “Grazie Max” aggiunsi poi, abbracciandolo. “Sei l’unico che mi capisce qui!”

“Ma no…” ironizzò, ricambiando l’abbraccio. “E’ solo che tu mi ricordi molto Beatrice, sai? Era identica a te quando l’ho conosciuta”

Sorrisi, ma mi bloccai quando nella stanza entrò Daniele con Giulia, ridendo spensieratamente.

“Ecco il momento della vendetta” pensai.

Ma mi bloccai, poiché tutti stavano entrando nella stanza a causa della pioggia.

“Ehi, sei scomparsa!”

La voce affettuosa di Niko mi colpì come una botta al cuore, e non potei non sorridere in modo ebete, voltandomi verso di lui.

“Si, hai bisogno del supporto della tua life coach?” chiesi.

“Si, 24 ore su 24” rispose, ridendo.

“Uh, ma guarda quanto sono bellini!”

Il sangue mi si gelò nelle vene quando notai che a dire ciò era stato proprio quel grande cretino di Daniele. Sorrideva, standoci davanti, all’impiedi.

“Uh, ma guarda come sei demente” sbuffai.

“Non la pensavi così ieri, mentre ti baciavo, eh, e ti proteggevo dal tuo ex?”

Sentii Max e Niko irrigidirsi ai miei lati, ma li bloccai: dovevo vedermela io!

Mi alzai, furiosa, e notai lo sguardo di tutti posarsi su di me.

“Appunto, l’ho fatto per dargliela a vedere a quello stronzo! Del resto anche tu avevi uno scopo, no? Scommettere con altri che riuscirai a baciarmi entro un tot di tempo… Mi fai schifo!” risposi, mentre vedevo la paura scorrere nel suo sguardo  mano a mano che la mia frase veniva pronunciata.

Sentivo lo sguardo di tutti ancora più incollato su di me, ma mi sentivo così carica di energia e voglia di vendetta che non vi badai più di tanto.

Daniele se ne stava zitto, fermo, e alla fine, dopo un’occhiata odiosa verso Niko, uscii dalla stanza.

“Non è stato Niko a dirglielo, sono stato io, sai?!” urlò Massimo, mentre Claudio applaudiva e Luigi rideva.

Io me ne stavo ancora immobile, e Niko mi si avvicinò, mentre gli altri ritornavano alle loro precedenti attività con un po’ più di agitazione.

“Tu lo sapevi?”

“L’ho saputo ora” mi giustificai. “Ora so da dove viene quella tua rabbia nei miei confronti, scusami, hai ragione, ma se lo avessi saputo… Non me ne frega di lui, per me quel bacio non ha avuto senso…”

Mi guardò un attimo prima di scrollare le spalle. “Va bene, su, ora non pensarci più!” disse, attorcigliandomi le spalle con le braccia e conducendomi in cucina, dove però ci abbattemmo nella dolce coppietta Rossella/Andrea, intenta nello scambiarsi un dolce ma intenso bacio.

“Tu non sai niente!” sussurrai minacciosa all’orecchio di Niko, mentre i due si accorgevano della nostra presenza e si separavano, imbarazzati.

“C’è qualcosa che dovrei sapere?” chiese Niko, fingendo .

“Oh, vedi, il fatto è che…” iniziò Rossella, rossissima in viso e nascondendosi quasi dietro Andrea.

“Stiamo insieme da una settimana” terminò lui, quasi scocciato. Sembrava davvero seccato circa l’argomento, e mi dissi che di sicuro c’era stato un litigio precedentemente.

“Ah, auguri allora! Grazie per avermi informato, eh, sorellina” sbottò Niko, riferendosi al patto che avevano stretto durante la rima settimana di permanenza nel loft: quello di dirsi tutto, come dei veri fratelli.  

“Vedi, Niko, scusami ma è che non volevo che la notizia si diffondesse troppo...” farfugliò lei. Esitò un attimo, prima di dire: “Comunque, devo andare un attimo in bagno” e uscire dalla stanza.

“Ma cosa le succede?” chiese Niko, prima di sbuffare e inseguirla.

Andrea si sedette, assumendo una posa quasi depressa. Faceva quasi tenerezza, poverino.

“Ehi, Andrea, se vuoi tolgo il disturbo” feci, accennando alla porta.

“Ma no, anzi, se vuoi puoi darmi una mano” mi rispose.

“Ma certo! Dimmi!” esclamai, avvicinandomi.

“Si, ma non qui” dichiarò, e lo seguii fino al punto più nascosto del giardino,sotto un capanno e con sottofondo il rumore della pioggia, proprio dove Rossella mi aveva confidato di stare insieme a lui una settimana prima. Il fatto che si fosse confidata con me e non con il suo “fratellino” un po’ mi lusingava, ad essere nesti.

“Allora? Non dirmi che si tratta del primo litigio!” esclamai, memore delle parole del giorno prima.

Lui mi guardò, voltandosi di scatto. “Si!” dichiarò, sbuffando. “Purtroppo”

“E… Perché?”

“Non vuole dire agli altri della nostra relazione, ha paura che si venga a sapere “lì fuori” e così dobbiamo avere una relazione clandestina, ed io non voglio che sia così, non ho niente da nascondere!” rispose, battendo un piede  a terra per la frustrazione.

“Ah” mormorai. “E tu invece non sei d’accordo e vorresti esporti, senza nasconderti davanti a noi, giusto?”

“Si, di certo non voglio rivelarlo alle telecamere, ma mi sento soffocato…” si sfogò.

“Capisco. Quindi avete discusso per questo, e lei non ha ceduto, giusto?” chiesi.

“No. Alla fine abbiamo fatto pace, ma… Non voglio che continui così”

Era troppo affranto, deluso, amareggiato,  e chi più ne ha più ne metta. Il suo bel viso (era il mio preferito dopo Niko, ve l’ho detto?) versione rattristita non mi piaceva proprio.

“Su, Andrea! Cambierà idea prima o poi, anche perchè conoscendo Niko saprà come agire con lei…”

Detto fatto. Un quarto d’ora dopo tutti sapevano di loro, grazie proprio a Niko che sentendo il suo sfogo le aveva fatto capire quanto stesse sbagliando e quanto fosse inutile la sua preoccupazione, e l’aveva minacciata con un bel “O parli tu o parlo io, facendoti fare una bella figuraccia, anche a quel povero Andrea che non c’entra nulla!”.

Fu un bel sollievo vederli esporsi “alla luce del sole”, felici.

Andrea mi sorrideva radioso, e raggiunse gli altri Gold Boyz per le ultime prove della giornata quasi saltando per la gioia.

Almeno a loro le cose andavano bene. A me assolutamente no.

La mattina dopo, infatti, Giovanni, quello della produzione, mi fece recapitare una lettera da parte della mia amica Cristina. Anzi, un messaggio di due righe.

“So tutto di te e Daniele, grazie a Luca. Ma cosa ti è preso?! Terrò acqua in bocca anche se non te lo meriti, ma poi mi spieghi tutto”.

Cacchio, avevo dimenticato che Luca fosse il suo migliore amico! Lo so che non è bellissimo essere l’ex del migliore amico della tua migliore amica, ma in quel momento ne compresi gli svantaggi al 100%.

Se lo sapeva lei lo sapeva anche Mariangela, un’altra delle migliori amiche del cretino, e se lo sapeva lei lo avrebbe saputo anche Lina. Se lo sapeva Lina lo avrebbero saputo anche Sabrina e Giusy.  

Alla fine lo avrebbe saputo tutta la scuola. E, ciliegina sula torta,perché no, i miei.

 “Debora, piccolina, perché sei triste?” mi domandò Claudio quella sera, mentre me ne stavo da sola nella mia stanza a rimuginare.  

Ero così presa dai nervi che non ce la feci più. Alzai gli occhi in sua direzione, e poi verso il soffitto. “Claudio, se vuoi dirmi qualcosa dimmelo, non cercare altri mezzi!”

“Altri mezzi?” Indugiò un attimo, prima di illuminarsi. “Ho capito cosa vuoi dire! Vuoi che ti dedichi una canzone! Aspetta…”

Un minuto dopo sentii un imponente rumore di chitarra sotto la mia finestrae le arole della canzone "A Te" di Jovanotti. Mi affacciai, e vidi che Claudio era nel giardino, intento nel suonare quello strumento.

“A te che sei l'unica al mondo, l'unica ragione per arrivare fino in fondo ad ogni mio respiro,quando ti guardo dopo un giorno pieno di parole ,senza che tu mi dica niente tutto si fa chiaro ,a te che mi hai trovato all'angolo coi pugni chiusi con le mie spalle contro il muro pronto a difendermi ,con gli occhi bassi stavo in fila con i disillusi ,che mi hai raccolto come un gatto e mi hai portato con te …”

Anche il resto dei coinquilini si affacciò, e tutti mi guardavano, nascondendo a stento la risata.

“Se non la smetti con questa serenata mi pentirò di averti raccolto come un gatto e di averti portato con me e ti farò morire di vergogna…” iniziai, minacciosa, urlando per farmi sentire.

Claudio si fermò all’istante, gettando la chitarra per terra. “No, no! Ti prego!” mi implorò, ritornando nel loft.

Mi voltai, e vidi Niko affacciato alla sua finestra che rideva di sana pianta, prima di incrociare lo sguardo con Daniele e diventare serio.

Chiusi la finestra, mentre Rita e Samanta entravano nella stanza e iniziavano a complimentarsi per la serenata made in Claudio.

Le ascoltai, falsamente in ascolto…

 Cosa avevo fatto di male? Dopotutto avevo solo voluto impartire una lezione al mio ex con il più cretino che mi era passato sotto tiro….

Cretino, cretino, cretino!

Ma la più cretina lì in mezzo ero io, che ci ero cascata!

Qualche anticipazione:

Per spiegargli tutta la situazione mi ci volle quasi un quarto d’ora, e alla fine lui ebbe anche il coraggio di commentare con un “Cosa ti avevo detto?”.

 

“Innamorato è una parolona, diciamo attratto” fece. “Parlare di amore tra noi è... troppo. Anzi, mi ero illuso, non è come sembra, Rossella!”

 

“Come vorrei che certi stronzi se ne andassero fuori dalle scatole ogni tanto!” scoppiai quando ci passò vicino per la settima volta.

 

“In realtà l’ho fatto per me stessa, sai, non vorrei arrivare a quarant’anni ed avere la pelle flaccida ed i fianchi larghi come certe persone!” ribattei, con un sorriso mieloso.

 

“Calmati, Deb, ce la farà, sono sicuro” mi rassicurò Andrea, mentre Massimo si avvicinava.

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Capitolo 20
*** Sbagliare E’ Umano, Perseverare E’ Diabolico ***


Sbagliare E’ Umano, Perseverare E’ Diabolico

Buon sabato a tutti! Come va?

Devo dire di essere molto contenta circa l’esito di questa storia, dopotutto questa sezione non è molto frequentata e non mi aspettavo così tanti consensi!

Ringrazio di cuore le quindici persone che hanno inserito la fic tra i preferiti e coloro che hanno recensito:

Giulls: Tranquilla, cara, spesso io sono la prima a non avere tempo ^^ Hai perfettamente ragione, ma conserva la tua ira per Daniele che nei prossimi capitoli ti servirà più spietata che mai! Muahahah! Hai ragione, fai bene ad essere orgogliosa! xD Spero che anche questo cap ti sia piaciuto, baciotti!

Vero15Star:  Hai proprio ragione, Daniele è stronzo e Niko vigliacco… O forse il suo comportamento vuole solo evitargli di farlo esporre troppo in quel mondo, dato che sono tutti sotto gli occhi di tutti in quel programma. Ma comunque, non riesce proprio a gestire la situazione, vero? Spero che questo cap sia stato di tuo gradimento!

95_angy_95: Si, come ho già detto anche secondo me Daniele è antipatico. Mi fa piacere che anche tu adori lo zio Max, ma soprattutto che finalmente Claudio stia simpatico a qualcuno! ^^ Grazie mille per la recensione, spero di continuare a leggere le tue opinioni!

ladymarie: Carissima, ho letto la tua recensione subito dopo aver letto il nuovo cap della tua fic e sono rimasta piacevolmente sorpresa, mi fa davvero piacere che tu stia seguendo questa mia nuova storia! Spero di conoscere presto il tuo giudizio sugli altri cap visto che sei una delle mie scrittrici preferite e la tua opinione per me è davvero importante ^^ Un bacione!

Angel Texas Ranger: Grazie mille per l’incitamento e per i complimenti ^^ Che coincidenza il fatto che Deb abbia il tuo stesso nome… O sei tu che hai lo stesso nome di Deb?! xD xD Spero che anche questo cap ti sia piaciuto, spero continuerai a seguirmi!

Freeze: Si, scusami ma il fatto è che questa era una fic su X Factor quindi i personaggi si chiamavano come i protagonisti del programma, la decisione di cambiare i nomi è subentrata dopo e a volte capita che dimentico di modificare qualche nome ^^ Grazie ancora per la segnalazione, spero che la storia continui ad essere di tuo gradimento!

_New_Moon: Tranquilla, non c’è nessun problema, può capitare a tutti di non poter recensire! ^^ Perché mai dovrei essere arrabbiata?! Non potrei mai, anche perché adoro il tuo nick visto che in questo period osto leggendo “New Moon” di Stephenie Meyer e lo trovo davvero bellissimo! E’ da lì che hai preso spunto per il tuo nick? Bacioni!

Prima di lasciarvi al capitolo, vi do un piccolo avvertimento: se volete capire cosa succederà nei prossimi cap, vi basta captare i piccoli segnali che sto lanciando nelle righe di questo cap…

Credo che aggiornerò mercoledì o direttamente sabato prossimo visto che la prossima settimana settimana, come questa, sarò molto impegnata.

Besos,

la vostra milly92.

Capitolo 20

Sbagliare E’ Umano, Perseverare E’ Diabolico

“Ti prego, Giovanni! Ti prego!”

Dopo un mese di permanenza nel loft stavo chiedendo qualcosa al costo della vita ad un ragazzo della produzione, mettendomi quasi in ginocchio. L’avrei fatto pur di non sentire più quell’insistente “No”.

“No, Debora, non posso, non potete comunicare con le persone lì fuori, sarebbe come darti il cellulare e permetterti di fare una chiamata!”

“E’ una questione di vita o di morte! Giuro!” esclamai, buttandogli la lettera davanti agli occhi e agitandola freneticamente.

“Cos’è una questione di vita o di morte?”

La voce allegra e spensierata di Ivan mi fece voltare, mentre la busta era ancora sospesa a mezz’aria.

“Debora vuole spedire una lettera ad una sua amica, ma le sto dicendo che non può!” rispose Giovanni, guadagnandosi un’occhiataccia da parte mia e un cenno strano da parte di Ivan.

“Giusto, si, Debora non si può!” diede man forte lui. “Comunque, Giovanni, sono venuto a chiamarti, ti vogliono nella redazione”

Così Giovanni uscì, cercando di scusarsi con lo sguardo. Io e Ivan rimanemmo impalati, all’entrata del loft.

“Era una scusa, non lo cerca nessuno” sghignazzò. “Ma tanto troverà qualcosa da fare, c’è così tanto lavoro!”

“E perché lo hai mandato via?” chiesi acida per il suo rifiuto e per aver dato ragione a Giovanni.

“Perché ho deciso di aiutarti!” esclamò, facendomi rimanere spiazzata.

“Davvero?” chiesi.

“Davvero!”

“Oh, grazie Ivan!” dichiarai, saltellando quasi e abbracciandolo per la gioia.

“Figurati, ma comunque lo farò ad una sola condizione” sibilò, sorridendo maligno.

“Quale?”

“Solo se mi farai leggere la lettera, no?”

Fu così che si ritrovò a leggere la lettera qualche istante dopo, mentre lo guardavo torva.

Cara Cristina, per favore, ritira le minacce e ragiona! Sono sempre io, Deb! Come puoi credere alle fandonie di Luca? Cioè, mi spiego, Luca aveva ragione… Ma io l’ho fatto solo perché c’era lui nei paraggi, per fargli vedere che mi sono ripresa dopo la rottura! Lo so, sono stata una scema, e questa mia azione mi è costata molto, ma ti giuro che io non sto con Daniele e non mi ci metterò mai, soprattutto dopo che ho scoperto che mi ha baciata per una scommessa! Ok? Avrei così tante cose da dirti… Ricorda che sono sempre la tua compa di cui ti puoi fidare, e please, acqua in bocca! Ti voglio un casino di bene, Deb.

Dopo aver letto Ivan alzò lo sguardo, perplesso. “Mi sono perso qualche pezzo” disse. “Daniele ha scommesso su di te e ti ha baciata? E chi è questo Luca?”

Per spiegargli tutta la situazione mi ci volle quasi un quarto d’ora, e alla fine lui ebbe anche il coraggio di commentare con un: “Cosa ti avevo detto?”.

Beh, ma almeno mi avrebbe spedito la lettera!

Sperai con tutto il cuore che Cristina avrebbe capito, e se non l’avesse fatto… Al mio ritorno avevo tutto il tempo per farglielo capire, no?

Eppure ero sempre un po’ sottopressione in quei giorni, la sfida era sempre più ardua e le prove sempre più estenuanti.

Era divenuta quasi una tradizione il fatto che io non vedessi le prove finali di Niko, perciò, il martedì pomeriggio me ne stavo dietro le quinte, mentre la sua voce rimbombava appena dato che la canzone era molto “soft”. A farmi compagnia c’era Andrea, solo soletto perché gli altri Gold Boyz erano chissà dove con Luke e Rossella era già nel camerino con l’estetista.

“Procede tutto bene tra voi?” chiesi  innocentemente.

“Si, cioè, diciamo” fu la sua risposta secca. “Ma non voglio parlarne, scusa” aggiunse, il che mi fece capire che insistere mi avrebbe solo fatto fare una figuraccia e che le cose non erano migliorate così tanto dopo il famoso litigio.

“Ok, scusami. Allora, cosa mi dici?”

“Che qui in mezzo sembri l’unica disposta ad ascoltarmi” mormorò.

E meno male che non dovevamo parlare di Rossella!

“Ma no, e gli altri Gold Boyz? Loro di sicuro fanno molto più di me…”

“No, loro sono convinti che sia colpa mia, che non dovevo mettermi con una ragazza in un programma televisivo” ribattè affranto.

“Ma non è colpa tua se ti sei innamorato proprio ora!” dissi indignata.

“Innamorato è una parolona, diciamo attratto” fece. “Parlare di amore tra noi è... troppo. Anzi, mi ero illuso, non è come sembra, Rossella!”

Rimasi zitta, certa di non aver udito bene.

“Scusa, ma sono cose che capirai più in là…”

“No, Andrea, che c’entra! Sono più piccola,è  vero, ma certe cose le capisco, non sono stupida!”  ribattei. Non sopportavo che tirassero fuori la questione dell’età ogni tre secondi.

“E’ vero, hai ragione, se fossi piccola non staresti qui a subirti le mie paranoie” rispose, mettendo una mano sulla mia spalla. “Ma posso chiamarti lo stesso piccolina?”

“Te lo concedo, Grande Andrea!” risposi sorridendo, più che altro per tirarlo su, anche se sapevo che la cosa non lo avrebbe aiutato più di tanto.

“Ok, d’ora in poi saremo Piccola Debora e Grande Andrea! Grazie, piccolina” mi sussurrò nell’orecchio, stringendomi a sé.

Arrossi come una scema: è vero che lo consideravo il “secondo bello”, ma non doveva assolutamente farmi quest’effetto!!!

“Figurati” borbottai. “Se vuoi sfogarti la Piccola Debora està siempre aquì!”

“Bueno, senorita! Muchas gracias!”

Mi ero dimenticata che anche lui studiava lingue all’università di Roma!

Trascorremmo il resto delle prove a parlare, ma il bello venne quando Daniele iniziò a passeggiare continuamente davanti a noi, lanciandoci occhiate allusive.

“Come vorrei che certi stronzi se ne andassero fuori dalle scatole ogni tanto!” scoppiai quando ci passò vicino per la settima volta.

“Dipende da cosa intendi per stronzo…” si difese.

“Grazie, Daniele, con questa risposta ti sei autolesionato: hai capito che l’affermazione era rivolta a te!” esclamai trionfante, alzandomi. “Andrea, vado a vedere dov’è l’estetista”.

“Va bene, piccolina” fu la sua risposta, mentre si guardava intorno.

Mentre mi avviavo nel mio camerino incrociai Rossella, che sembrava un po’ giù mentre parlottava concitata con lo zio Max. Scossi il capo, decisa: li sembrava di stare per davvero al GF!

Eppure non riuscivo a rilassarmi, nemmeno quando la parrucchiera mi stava massaggiando delicatamente la cute. C’era un certo nervosismo, dentro di me, e la cosa brutta era che non ne sapevo spiegare il motivo.

Che diamine, sarei dovuta essere felice, quella mattina mi ero pesata ed avevo scoperto di aver perso due kg!

Indossai il mio mini abito azzurro con le mani tremanti, quasi come se mi fossi dovuta esibire di nuovo in “Umbrella” come due settimane prima. Per la prima volta arricciai i capelli in occasione della prime time, in modo che venissero perfettamente ricci e lucidi.

Uscii dal camerino molto lentamente, salutando l’estetista.

“We Deb! Domani si decidono le nuove scommesse, eh!” mi accolse Luigi, che non vedevo da quella mattina a causa delle prove che non coincidevano con quelle del “Mio” talent.

“Oh, Luigi! Eh si, va bene” risposi.

“Stasera vuoi fare furore, eh!”

“Si, certo, come tutti i martedì” feci, sorridendo.

“Se tu fossi mia figlia mi dispererei, giuro!” esclamò lui, ridendo.

“Non potrei mai esserlo, abbiamo solo nove anni di differenza” gli ricordai, ma il nostro discorso interessante fu interrotto da Francesco dei Gold Boyz.

“Mi sto perdendo questa riunione improvvisata del club?”  chiese solare.

“Ma no, solo un discorso padre figlia” risposi facendo l’occhiolino a Luigi.

“E chi è il padre, scusa?” chiese con finta aria tonta.

“Sono io, piacere!”

Era Massimo, che aveva ascoltato e che ci stava raggiungendo, con indosso la sua solita chitarra, dei jeans scuri ed una camicia nera.

“Oi, ma tu non eri mio zio?” gli chiesi.

“Zio, padre, stiamo là…” ironizzò. “Ragazzi, buonasera!”

“Buonasera”

“Stasera sembro tranquillo, vero?” ci chiese, posando la chitarra.

“Si, fin troppo” rispose Francesco.

“Ed invece ti senti nervoso, giusto?” conclusi.

Max annuì, mentre Luigi gli diceva qualcosa di consolatorio.

“Vale lo stesso per me, mi sento troppo agitata, ho le mani che tremano!” diedi man forte.

“Sarà perché il tuo abito è troppo scollato e perciò hai freddo” disse una voce maligna alle mie spalle.

Mi voltai. Daniele, con tanto di giacca elegante, sogghignava alle mie spalle.

“Certo, ma non dire che non lo apprezzi!” risposi sfacciatamente. Mi aveva decisamente rotto le scatole, era passata una sola settimana dal suo arrivo ma ero già al limite.

“Senti, piantala Daniele, ok?” s’intromise Massimo, facendosi avanti.

“Facendo così non ottieni nulla, siamo tutti una squadra e tu sei l’ultimo arrivato, è ovvio che stiamo tutti dalla parte di Deb, anche perché ti sei comportato come un…” iniziò Luigi, ma Francesco lo interruppe.

“Un verme viscido” concluse.

Daniele fece per ribattere, ma si zittì e fece finta di attaccare bottone con Claudio, che mi stava salutando speranzoso. Presa dalla rabbia, ovviamente non lo notai nemmeno.

“Grazie, ragazzi, ma so vedermela anche da sola” li ringraziai.

“Cosa è successo?”

Andrea, Rossella e Niko erano arrivati. L’ultimo mi osservava, e subito disse: “Daniele ha fatto qualche commento?”

“Diciamo…” risposi, scrollando le spalle.

“Cosa?” aggiunse Andrea. “E cosa ha detto?”

Gli raccontai quella sorta di battuta cretina che aveva fatto, lasciandoli tutti indignati.

“La deve finire, quell’idiota, altrimenti gliene dico quattro…!”

“Già fatto, ma non serve a niente” disse Niko. “Ormai discutiamo giorno e notte, cerco di fargli capire che facendo così dimostra solo il deficiente che è, che deve lasciarla in pace, ma è inutile”

Lo guardai con uno sguardo di pura tenerezza, ma la voce di Rossella mi ridestò. Si staccò da Andrea che la stava abbracciando, dicendo: “Amore, ora facciamo finta di niente, è arrivato il camera man”  e avvicinandosi a Massimo, tentando di attaccare bottone.

Andrea socchiuse gli occhi, quasi per invocare la pazienza, prima di annuire.

“Certo, anzi, se è qualcosa io stasera sto con Deb” dichiarò ironico, avvicinandosi a me e passandomi un braccio attorno la vita. “Vero, tesoro?”

“Ma certo, amorino” risposi ridendo,per non far vedere che quel minimo gesto mi aveva imbarazzata. Cosa diamine mi stava succedendo?

Qualche istante dopo la redazione ci chiamò, annunciandoci che la puntata sarebbe iniziata tra cinque minuti e diciassette secondi. Perché proprio diciassette? Mi chiesi. Portava sfiga. Ed infatti…

“Salve, Deborina!”

Stavo parlando con Angela del gruppo “Dj” quando la voce mielosa della Sfortuna mi fece sussultare. Mi voltai, trovandomela davanti: indossava un lungo abito nero fin troppo scollato.

“Ciao Silvia” la salutai, falsamente entusiasta.

“Stasera stai benissimo, questo vestito ti snellisce!” esclamò, avvicinandosi ancora di più. “E devo dire che i capelli ricci ti stanno meglio!”

“Non è il vestito, sono io che sono dimagrita!” la informai.

“Ah si? Vedi che i miei consigli sono sempre giusti?” si alterò, ridendo.

“In realtà l’ho fatto per me stessa, sai, non vorrei arrivare a quarant’anni ed avere la pelle flaccida ed i fianchi larghi come certe persone!” ribattei, con un sorriso mieloso.

Lei annuì impercettibilmente, dicendo: “Oh, ma certo cara, ora scusami che vado dalla mia squadra. E comunque non ho ancora quarant’anni” ed andandosene.

Forse l’avevo offesa, ma dopotutto, lei come si era comportata con me? L’avevo ripagata con la stessa moneta, anzi, ero stata fin troppo buona.

Dopo le solite trepidazioni la puntata iniziò, e con essa tutte le esibizioni.

Erano davvero tutte bellissime a dire la verità, emozionanti, in particolare Massimo che cantò “Your song” di Elton John, i Gold Boyz con “Wild Boys” dei Duran Duran e, ovviamente, Niko. Era stato davvero super… e forse fu per questo che andò in ballottaggio. Si, avete letto bene.

Al termine della prima manche, mentre Ivan annunciava chi si sarebbe salvato e chi no, erano rimasti solo lui e i Locos Sounds. Ero convintissima che ce l’avrebbe fatta, ma allo stesso tempo capii da dove veniva la mia agitazione di prima.

“Ce la farà, tranquilla” mi disse Rossella.

“Sper…”

“E passa il turno… I Locos Sounds!”

Sentii il sangue fermarsi, o forse gelarsi nelle vene, ma fatto sta che mi sentii mancare. Niko se ne stava lì, sul palco, mentre veniva applaudito e Maria commentava.

“Oddio, no!” esclamai, anzi, quasi urlai. “Era stato… bravissimo, perfetto, no…!”

“Calmati, Deb, ce la farà, sono sicuro” mi rassicurò Andrea, mentre Massimo si avvicinava.

“Andrà tutto bene, insomma…” Abbassò la voce, “Quella della seconda manche sono i più… scarsi, tranne Rossella”

“Si, ma ho paura, non può, insomma…”

Non riuscivo a calmarmi, e mi veniva voglia di piangere.

“Debora, Niko non può uscire, altrimenti io come faccio senza di te?” domandò Claudio, quasi disperato quanto me, cercando di abbracciarmi.

“Eh, grazie, Claudio, ch gentile che sei” gli dissi, mentre la voglia di piangere aumentava a dismisura.

Vidi Niko raggiungerci da lontano, e la prima cosa che mi uscì spontaneo fare fu abbracciarlo più forte che potevo,mentre iniziavo a piangere.

“Debora, calma! Tu devi sostenermi, no?” mi disse, la voce che tremava appena.

Mi staccai, annuendo. “Si, scusa, sono una stupida…”borbottai, asciugandomi le lacrime e notando che avevo tutto il mascara sciolto.

“Ce la farò, no?”  mi chiese facendo l’occhiolino.

“Si, certo…” dissi.

La colpa mi stava divorando. Anzi, dire divorare è a dir poco. Mi stava inghiottendo, impossessandosi di ogni centimetro di me.  Avevo sbagliato, avevo fatto intromettere Niko nella storia di Daniele, lo avevo distratto dalle prove… Eppure per me era stato bravissimo… Per me… Il mio giudizio non valeva niente, no?

“Sbagliare è umano, perseverare è diabolico” affermò lui, asciugandomi una lacrima. “E quello che dovrebbe piangere sono io….”

“Si, giusto, scusa, sono un’ipocrita, scusa…” borbottai, decisa a calmarmi. Anzi, più che altro me lo imposi: era iniziata la pubblicità e Maria e Sandro si stavano avvicinando.

“Insomma, oggi eri stato davvero perfetto…!” iniziò Sandro.

“Beh, che vuoi fare, ce la farai, ne son sicura!” lo incoraggiò Maria.

Niko non sembrava convinto. “E se vado in ballottaggio con Rossella?” chiese, più a sé stesso che a Maria.

“Beh,deciderò” fu la sua risposta, anche se vidi un po’ di paura nei suoi occhi.  “E tu non piangere, donzella, questo macho ha bisogno di te!” aggiunse rivolta a me.

Annuii, sorridendo tra le lacrime anche se ciò mi risultava molto difficile.

Quei momenti non li dimenticherò mai. Gli attimi duravano secoli, e non sapevo nemmeno perché ci stavo così male. Insomma, anche se non ce l’avesse fatta… Cosa cambiava? Sarei tornata a casa…!

“Su, dai piccolina, sorridi per me!”

Niko mi stava quasi implorando. Cercava di tirarmi su, ma io non ne volevo proprio sapere. Vicino a noi, gli ormai immancabili Max e Andrea ci guardavano e sussurravano incoraggiamenti ogni tanto.

Poi, durante la pubblicità che precedeva l’annunciazione del secondo in ballottaggio, Maria chiamò in disparte Niko così me ne restai sola soletta nel mio angolo, su una delle panche e su cui sembrava ci avessi messo le radici.

Quello era il momento della verità, mi dissi. Ed infatti…

“Deb, anche se Niko venisse eliminato… Uno, ti aspetto alle mie nozze, due, sto organizzando qualcosa per tenerci tutti vicini ogni tanto, ok? Tranquilla, ci rivedremo!” mi disse Max, facendomi scoppiare nell’ennesimo pianto isterico.

“Sai qual è la cosa più brutta?” fece Andrea, prendendomi in disparte poco dopo.

“Quale?” chiesi.

“Che… Beh, sai, anche Rossella è nella seconda manche quindi rischia, ma… Una parte di me se dovesse succedere un ballottaggio simile, beh, preferisce far salvare Niko per non farti andare via” rispose serio, facendomi rimanere di stucco.

Forse mentiva, ma che importanza aveva?

“Su, coraggio, vediamo cosa succede” dissi alla fine, mentre Ivan riceveva la busta con verdetto.

“Brava, così ti voglio” acclamò Niko, stringendomi a sé e accarezzandomi i capelli. “Tanto qualsiasi cosa succederà sarai la mia manager se mi prenderanno ai provini per il film!”

“Aspetta che almeno diventi maggiorenne” gli ricordai, ricambiando la stretta.

Tutti guardavamo la piccola tv li vicino come se fosse la nostra unica ancora di salvezza.

Sul palco, vicino ai vari giudici, c’erano Rossella, i Dj, Luigi…

La musica in sottofondo mi rendeva davvero nervosa.

“Passa il turno… Rossella!”

Tutti tirammo un sospiro, e vidi Rossella abbracciare Maria  raggiungerci due secondi dopo.

“Passa il turno… I Dj!”

Restammo tutti scioccati: eh si, a Niko toccava proprio scontrarsi contro Luigi. E in quel momento capii quanto  volessi bene a Luigi: si, mi dispiaceva lo stesso.

“Sarà Luke a decidere!” gli ricordai mentre si allontanava.

“Si… Forse la prossima volta che ci rivedremo sarà per fare le valigie!” urlò allontanandosi, facendomi sedere sulla prima panchina che mi capitasse sotto tiro ancora più agitata.

“Non portare sfiga!”

Ma era la sfiga che perseguitava noi!

“Luke lo salverà, tranquilla!” mi rassicurò Max, mentre al suo fianco Rossella annuiva.

“Si, non gli piace Luigi” diede man forte Vincenzo dei Dj.

“E se lo elimina” aggiunse Andrea, che era del suo gruppo, “Farò lo sciopero per due settimane, non canterò! Vedremo se non lo richiama!”

Finsi di sorridere, mentre Niko si esibiva nell’ultimo scontro, cantando “Sere nere”.

Davanti a me, con sottofondo la canzone che ci aveva uniti appena conosciuti, che rappresentava la prima piccola “battaglia” vinta insieme,  vedevo tutte le immagini di quel mese… Mi ritrovai a pregare, e notai di avere al braccio qualcosa di nuovo: una collana con la  croce d’argento attorcigliato intorno al mio polso, che di solito indossava Niko. Doveva avermela messa di nascosto, mentre mi abbracciava.  La strinsi più forte che potevo.

“Allora, giudici, avete trenta secondi di tempo per decidere” disse Ivan, quando anche Luigi terminò di cantare.

Furono i trenta secondi più lunghi della mia vita. Non sentivo Rossella stringermi la mano, non sentivo Massimo sospirare forte, Andrea e Francesco dietro di me stringermi il braccio, Giuseppe dire: “Su, Luke…” .

Alla fine però, i trenta secondi terminarono.

“Maria, tocca a te” disse Ivan.

“Beh, Luigi sa che lo stimo molto ma penso che sia un cantante troppo troppo pop, per cui elimino Luigi”.

“Silvia, tocca a te”.

“Allora, sapete entrambi che mi piacete un sacco, che vi stimo molto, e spero che Niko non me ne vorrà… Sa che lo ritengo il divo del programma, gli auguro tanto successo... Per cui elimino Niko”.

Tutto normale fino a quel momento, ogni giudice aveva salvato il proprio membro. Ora toccava a Luke.

“Tocca a te, Luke”.

Luke fece una faccia strana, si passò le mani tra quel poco di pizzetto che aveva, meditabondo. Io, senza rendermene conto, mi ritrovai inginocchiata davanti la tv, con il braccialetto di Niko stretto in mano e le lacrime che ricominciavano a scendere.

“Beh, devo dire che è una scelto difficile, a mio avviso! Nessuno rappresenta il mio genere musicale, ma non per questo ciò deve influire sulla mia scelta, sono gusti personali. Quello che deve scegliere è il popolo, che ora mi da questa responsabilità. Cosa dire, Niko è più commerciale ma allo stesso tempo con un futuro più ben definito, Luigi è bravissimo con i toni alti, dopotutto è arrivato poco tempo fa nel programma…”

“Luke, datti una mossa!” sussurrai, mentre gli altri come me pendevano dalle sue labbra.

“Perciò, cosa dire…”

“Non dire niente, spara solo il nome!” urlò Andrea.

“… Sapete che sono una frana nello scegliere…” replicò Luke, godendosi quasi tutta quella suspense. “Perciò…”

“Perciò…?” chiedemmo all’unisono.

“… Perciò elimino…”

“Elimini?!”

“…Elimino Luigi!”

Un sospiro. Un urlo di gioia. Un abbraccio collettivo. Saltellavo a più non posso, mentre Niko sospirava e abbracciava Luigi.

Ce l’aveva fatta. Ce l’aveva fatta!

Mi liberai dall’abbraccio di Andrea per corrergli incontro, brandendo la sua collana.

“Ce l’hai fatta, grazie al cielo!” urlai.

“Si, grazie anche a te” rispose, mentre mi sollevava quasi in aria.

Rimanemmo come dei cretini a piangere e ridere, mentre gli altri ci sommergevano.

“La collana!!” gli dissi, porgendogliela.

“No, tienila tu, a me non serve più, sei tu il mio portafortuna” mi rispose poco dopo, mentre eravamo nel loft, dopo aver salutato Luigi, con cui il club delle scommesse si era sciolto.

“Va bene…” acconsentii.

“Deb?”

“Si?”

“Però dovrai dirmi quando ti porterà fortuna. Dovrai chiamarmi, anche se saremo lontani km e km!”

“Certo, te lo giuro sul bene che ti voglio. E sappi che dopo stasera ha raggiunto le stelle!”.

Qualche Anticipazione:

Ero letteralmente tra le sue braccia, ma la domanda era: come diavolo avevo fatto a finire addormentata lì sopra, e soprattutto con lui?!

_______

“Beh, dicevi cose come… Beh, eri ubriaca, ovvio…!”

“Cosa dicevo?” chiesi disperata.

_______

“Geloso di cosa?” rispose Daniele sprezzante. “Che tu riesci a farla stare al tuo gioco e scopartela grazie alla tua celebrità e al tuo bel visino da riempire di pugni?”

_______

“Ma che, Deb! Non mi da fastidio… E so che tu hai in testa altre persone!” mi rispose lei, facendo l’occhiolino, mentre le altre due ridevano.

_______

“Non è colpa mia se sei così soffice e bella da stringere” mi rispose, mandando in aria senza badarci troppo il cuscino che gli avevano lanciato e continuando a starmi vicino.

 

 

 

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Capitolo 21
*** Anche L’Occhio Vuole La Sua Parte ***


Anche L’Occhio Vuole La Sua Parte

Ciao!

Sono un po’ impaziente di pubblicare questo cap, visto che nel prossimo ci sarà il vero e proprio “boom”. In questo si evidenziano comportamenti e riflessioni che si trascineranno nei prossimo capitoli, anche se mi piace semplicemente per il fatto che per una volta, forse la prima, vedremo una Debora un po’ meno… controllata! Leggendo capirete a cosa mi riferisco, eheh!

Detto ciò, grazie a coloro che hanno recensito lo scorso cap:

Freeze: Grazie mille per la precisazione, prometto che la prossima volta farò più attenzione a scrivere le misure per intero ^^ hai proprio ragione, nei libri lo spessore aiuta a comprendere ciò che succederà invece con le fic è più difficile, ma comunque ti dico che per ora ho scritto 53 cap e me ne mancano altri due. Quindi spero che questo dato ti aiuti in seguito! ^^ Sarò crudele, ma mi piace quando i lettori sono incuriositi dalla storia, e ad essere onesti mi fa anche un piacere perché vuol dire che c’è interesse. Quindi… Cosa ne pensi di questo cap? Spero continuerai a seguirmi! ^^

Vero15Star: Ti ringrazio, come sempre Daniele si conferma sempre più cretino, e di sicuro la tua idea su di lui peggiorerà dopo questo cap… Eh si, la suspense circa l’eliminazione doveva esserci, ma non sono mai così cattiva, ihih. L’importante è che “Tutto è bene quel che finisce bene”, no? ^^Spero che continuerai a seguirmi facendomi sapere il tuo parere!

95_angy_95: Che bello che Andrea ti sia simpatico!E’ la prima volta che una lettrice lo apprezza,   è una vera gioia per me, è uno dei miei personaggi preferiti, a volte lo adoro mooolto più di Niko, anche perché rappresenta il mio ragazzo ideale, eheh. Spero che questo cap ti aia piaciuto!

Credo che aggiornerò sabato, hasta luego!

La vostra milly92.

Capitolo 21

Anche L’Occhio Vuole La Sua Parte

Salutare Luigi fu molto difficile, forse ancora di più che dire addio a Rosangela. Mi sentivo un pò in colpa ad essere sincera, e continuavo a ripetermi: “Almeno Niko è ancora dentro, no?” .

Con lui terminò il club delle scommesse, con nostro sommo dispiacere, ma Vincenzo disse che non sarebbe stata la stessa cosa decidemmo di scioglierlo definitivamente perchè nessuno sarebbe mai stato capace di rimpiazzarlo.

Eppure, quando se ne andò, sentii un senso di gioia e leggerezza invadermi: era finito l’incubo, il rischio, e mi dissi che mi sarei dovuta godere di più ogni istante trascorso lì con tutti i ragazzi.

“Hai visto, ce l’abbiamo fatta” mi disse Niko quella notte, mentre eravamo in salotto. Erano le due passate, e ancora ci decidavamo ad andare a letto, ancora elettrizzati.

“Ce l’hai fatta” lo corressi.

“Grazie anche a te, però, davvero” affermò.

Stetti zitta un secondo, prima di dire: “Ma non credi sia stata anche un po’ colpa mia? Cioè…” abbassai la voce, “Con la storia di Daniele, ti sei distratto...”

“Ma no, dai, non è così. Non mi distrarrà mai, quel pivello”

“Ok, ok!” affermai, visto che si stava iniziando a scaldare al solo udire quel nome.

Restammo lì con gli altri,a festeggiare.

“Deb, vuoi?” mi domandò gentilmente Rossella, porgendomi una bottiglia di birra.

Esitai, dato che ero astemia, ma poi la accettai, presa dall’euforia, e iniziai a bere, mentre la ragazza mi trascinava con sé sul tavolino del soggiorno ed iniziavamo a ballare sulle note di canzoni movimentate. Tutti ci applaudivano, e la scenetta si allargò quando si unirono Vincenzo, Angela e Max, che Rossella tirò per la cravatta, costringendo a ballare con lei…  Dopo la prima bottiglia ne bevvi un’altra, e un’altra ancora…

Non so che ora ci addormentammo…

So solo che quella mattina, appena aprii gli occhi, vidi intorno a me qualcosa che non era la mia stanza. Avevo un enorme mal di testa e sentivo un respiro profondo e regolare proprio vicino a me.

Abbassai lo sguardo e, con la testa che mi girava un po’, notai che una mano stringeva la mia, avvolta ai miei fianchi.

C’era qualcuno dietro di me. O forse ero io che stavo avanti a qualcuno.

All’erta, ancora assonnata, mi voltai e… E mi accorsi di stare sul divano del salotto, distesa, tra le braccia di Niko.

Si, avete letto bene. Avevo dormito con Niko sul divano, diamine!

Indossavo ancora i vestiti che avevo indossato dopo il serale, dei jeans con un top, e Niko invece aveva ancora indosso la camicia e i pantaloni della prime time.

Ero letteralmente tra le sue braccia, ma la domanda era: come diavolo avevo fatto a finire addormentata lì sopra, e soprattutto con lui?!

Guardai l’orologio affisso alla parete: erano quasi le sette.

Sarei rimasta volentieri lì, a dormire ancora tra le braccia di quel dio, e stavo ancora decidendo cosa fare  quando la porta del salotto si aprì. Subito chiusi gli occhi, fingendo di dormire e stringendo ancora la mano di Niko.

“Ehi, ma che…? Oh!”

Era la voce di Daniele, stupita. Lo sentii camminare rapidamente, uscire fuori dalla stanza. Che cavolo, ci mancava solo lui!

Eppure a lui, ovviamente, seguì lo zio Max, che scoppiò a ridere.

“Ehi…”sbottò una voce assonnata.

Cacchio! Niko si era svegliato! Lo sentii alzarsi e lasciare la mia mano.

“Dormi, Debora, dormi!” mi dissi.

“Max, ma che fai?” lo sentii chiedere con la voce impastata dal sonno.

“Potrei farti la stessa domanda! Insomma, mi avevi detto che l’avresti portata nella sua stanza dopo che si era ubriacata!” lo rimbeccò Massimo.

Cacchio, mi ero ubriacata sul serio!

“Infatti, devo essermi addormentato anch’io insieme a lei…” si scusò l’altro, stiracchiandosi e facendomi quasi cadere dal divano.  Ma c’era qualcosa di strano nel suo tono…

“Si, certo… Scommetto che sei rimasto a guardarla e ti sei addormentato vicino a lei… Anche se sembravate due sposini a dir la verità…”

Max aveva iniziato a sghignazzare e ridere più rumorosamente, così mi dissi che sarebbe stata un’ottima scusa per svegliarsi. Dopotutto, fingere di dormire era una delle mie specialità sin da quando ero una bambina e fingevo di dormire mentre mia madre e mio padre preparavano la calza la notte dell’Epifania!

“Oh, ma cos…?” feci, girandomi su un fianco e aprendo gli occhi.

Si zittirono, guardandomi.

Vidi Niko che mi fissava.

“Ma cosa… cosa è successo? Niko perché sei sul divano con me? Anzi, perché io sono sul divano?!” chiesi, facendo la voce più assonnata possibile, alzandomi e stropicciandomi gli occhi.

“Oh, beh, in realtà…”

“In realtà avete dormito insieme sul divano” completò Max. Niko lo guardò male, così si affrettò ad aggiungere: “Scusate, ma vado a fare colazione, sto morendo di fame…!” prima di volatilizzarsi.

“Allora, mi spieghi che è successo?” chiesi a Niko, alzandomi dal divano, con la testa ancora dolorante.

“Beh, vedi, ieri hai bevuto molto, e… ti sei ubriacata…” iniziò, mettendosi a sedere normalmente. “Alla fine tutti sono andati a dormire ma tu eri ancora sveglia, dicevi cose strane… Così sono andato nella mia stanza ed ho detto a Massimo che sarei tornato subito perché ti eri addormentata e che ti avrei portata nella tua stanza. Era la mia intenzione, ma è stato difficile fatti addormentare!”

“Cosa… cosa dicevo o facevo?” chiesi, intimorita dalla risposta.

“Beh, dicevi cose come… Beh, eri ubriaca, ovvio…!”

“Cosa dicevo?” chiesi disperata.

“Ok, te lo dico… Diciamo che più che altro mi facevi dei complimenti, ma hai anche cacciato delle parolacce, tipo : “Lasciami stare, stronzo, voglio ballare…”. Tutto qui!”

Tutto qui?! Oddio…

“Cosa intendi per complimenti?” chiesi.

Lui scrollò le spalle. “Beh, cose del tipo: “Sei troppo figo stasera, mi sarebbe dispiaciuto andare via…”

Arrossii come una matta, nascondendomi il volto. “Oddio, scusami, non ero in me…”

“E poi” riprese, con tono quasi leggero,cercando di farmi capire che non era successo nulla, “Ho dovuto sudare sette camicie per farti sedere sul divano, e…” rise, “Ho dovuto raccontarti una storia per farti calmare ed addormentare… Ma mi sono addormentato anche io…”

Mi sorrise. “Su, dai, non è niente, eri ubriaca…”

“Che c’entra, chissà cosa penserai ora di me! Io volevo restare per te, per farti continuare questo percorso…” esclamai, anche se un po’ mentivo.

“Facciamo una cosa, fingerò di essere ubriaco e ti dirò anche io una cosa… segreta” mi rivelò, con un tono calmo e tranquillo.

Annuii, ancora imbarazzata. Cosa poteva mai essere?

“Vedi, verso le quattro mi sono svegliato e mi sono ritrovato vicino a te. Avrei voluto portarti a letto, ma eri così… bella, sembravi un angioletto, così ho fatto finta di nulla e ti ho stretta a me, riaddormentandomi”.

Aveva lo sguardo basso, ed era arrossito.

Incredula, sorrisi dolcemente prima di accarezzargli una guancia. “Non fa niente, tranquillo” lo rassicurai, presa da un moto di affetto superiore al solito.

“Meno male, credevo la prendessi a male, insomma, dopo tutti i miei discorsi sul fatto che per m sei solo un’amica, cioè, sei solo un’amica…”

“Solo un’amica, no?” chiesi.

“Oh, si, certo, sei solo un’amica, solo un’amica” ripeté imbarazzato.

Restammo zitti per un bel po’, prima di deciderci ad andare a colazione.

“Io vado a cambiarmi prima” gli dissi, “Ed ho bisogno di una bella doccia dopo la sbronza, è la prima volta che mi ubriaco” ammisi.

“Non avevo dubbi” rispose sorridendo.

Qualche minuto dopo, mentre l’acqua tiepida mi massaggiava il corpo, non facevo altro che sorridere come una cretina per tutto ciò che era successo. Possibile? Possibile? Ma soprattutto… era tutto vero? Cercai di scovare nella mia mente… Non ricordavo niente, ricordavo solo fino a quando io ballavo con Rossella. Ma perché mi ero ubriacata?!

Mezz’ora dopo, a colazione, eravamo tutti un po’ silenziosi: si sentiva la mancanza di Luigi, era lui quello che spesso faceva il caffè e raccontava barzellette, trattenendoci a tavola più del dovuto.

“I giudici verranno oggi pomeriggio, sono impegnati in un’intervista” annunciò Richard, facendo un ingresso in cucina a suo parere plateale.

Annuimmo, ma Lara disse: “Cavoli, io sono curiosa!”

Di certo vi starete chiedendo chi sia questa Lara: era l’ultima entrata nel programma, aveva fato il suo ingresso proprio la sera prima, ma io ero così presa dal rischio di eliminazione che non vi avevo nemmeno badato; mi ero resa conto della sua presenza solo al rientro del loft. Aveva trentun anni, era abbastanza bassa, ed era già famosa nel loft per la sua passione per le canzoni soft, lente, quasi funerarie.

“Comunque da martedì ognuno canterà due brani” aggiunse lei, “Me lo ha detto Silvia ieri sera”.

“Bello, sono andato in ballottaggio per un solo brano, figuriamoci con due!” esclamò sarcastico Niko.

“Su, fratellino, non essere pessimista, dopotutto sei andato in ballottaggio una volta sola, molti di noi ci sono andati più di due volte…” lo rincuorò Rossella.

“Si, e poi non ci andrai, tranquillo: farò io una campagna pubblicitaria per te, lo farò senza dubbi pur di non dovermi sorbire una Debora piagnona e che poi si ubriaca, ballando sui tavoli e dormendo con il primo che gli capita sottotiro!” dichiarò altezzoso Daniele, con uno sguardo furente.

La conseguenza fu prevedibile: Niko si irrigidì, stritolando quasi la tazza che aveva tra le mani e lanciandogli un’occhiata torva, che lo avrebbe ucciso se solo avesse potuto.

Anche Massimo, Andrea e Francesco si voltarono verso di lui, mentre io credevo di non aver udito bene.

“Senti, Daniele, non sono affari tuoi, di sicuro non sono venuta vicino a te…” iniziai, cercando di controllarmi, ma fui interrotta da Niko.

“Gli piacerebbe che tu andassi da lui! Sei solo geloso!”

“Geloso di cosa?” rispose Daniele sprezzante. “Che tu riesci a farla stare al tuo gioco e scopartela grazie alla tua celebrità e al tuo bel visino da riempire di pugni?”

Quella frase mi colpì come un colpo di cannone al cuore, mi sentii le guance in fiamme, e quasi non mi resi conto di Niko, Massimo ed Andrea che gli si scagliavano contro.

“Cosa hai detto?! Ma stai scherzando…? Io… Non sono come te, non ci proverai mai a… A… insomma, ha sedici anni!” balbettò Niko a causa della furia.

“Forse non lo sai, ma due persone possono essere amiche, rispettarsi, e, perché no, dormire insieme anche se tra loro non c’è niente oltre all’amicizia! Ma tu sei così… Così… Così perverso che non  ci arrivi!” aggiunse Andrea, fin troppo tranquillamente rispetto al suo scatto precedente.  

Ma quello che stava reagendo di più era Max: lo aveva afferrato per la collottola, dicendo: “Non osare più dire queste cose, Debora non farebbe mai una cosa di questo genere…”. Anzi, più che altro ringhiava.

Subito mi avvicinai, aiutando Rossella, Francesco, Richard e Dante a separarli. Dopo innumerevoli sforzi ci riuscimmo, ma continuavano a lanciarsi occhiate torve e rabbiose.

“Ragazzi, per favore, la prossima volta ignoriamolo” dissi poco dopo, mentre eravamo tutti nella mia stanza. “Vi ringrazio, ma a causa sua non dobbiamo… Cioè, dovete…”

“Deb, no! La deve piantare, mi sta tirando le botte di mano ogni santo giorno!” esclamò Max, appoggiato alla scrivania.

“A chi lo dici” aggiunse Niko sbuffando.

“Il fatto è che oggi ha davvero esagerato” riprese Andrea. “Cioè, quando ha cacciato fuori quella cosa… Non lo sapevo nemmeno io, il fatto del divano”

“Deve averci visto mentre dormivamo” ragionai, anche se lo sapevo per certo.

“Si, ma, insomma… Come può pensare che noi… Insomma…” arrossì Niko, proprio come me. “Eravamo vestiti di tutto punto…” aggiunse, come per dare una spiegazione più ovvia.

“Vabbè, che c’entra, sembravate davvero… Cioè, così abbracciati… A me avete fatto tenerezza più che altro” spiegò Max. “Di certo, anche se fosse successo, non sareste rimasti… svestiti…”

“Ma non è successo!” s’infervorò Niko, rossissimo in viso.

“Calma, sembra quasi ti dispiaccia” affermò sorridendo Andrea, facendo ridere Massimo.

“Dai, basta” affermai decisa, sempre più color porpora. “Rimane sempre il fatto che quello stupido rompe le scatole a ripetizione…”

“E’ solo geloso” disse Andrea. “Gli brucia che Niko sia tuo amico…”

Non risposi, pensando che più o meno Daniele mi aveva dato della ragazza facile. Come poteva pensare una cosa simile?

Beh, certo, mi vedeva in giro sempre con i ragazzi, mi aveva vista ballare come una cubista su un tavolo ubriaca, mi aveva vista dormire su un divano con uno…

Mi dissi che sarei dovuta cambiare, stare sempre dietro alle ragazze.

Perchè cambiare a causa sua? Ma lui rappresentava anche coloro che mi guardavano dalla tv… Se apparivo così a lui apparivo così a tutti…

“Ragazze, cosa fate di bello?”

Erano le cinque, e gli over 25 stavano con la Sfortuna per l’assegnazione dei brani. Mi ero detta che avrei dovuto fare qualche piccolo sforzo ogni tanto e stare con loro, parlando delle scemenze di cui parliamo solo noi ragazze.

“Aspettiamo” rispose Samanta, mentre Rita annuiva.

“Io più che altro aspetto il mio boy che ancora si decide ad uscire dalla sua stanza” fece Rossella, quasi scocciata.

“Il suo boy, sentitela!” enfatizzai ridendo. “Mi fa piacere, Andrea è un bravissimo ragazzo”

“Eh, lo so” mi rispose, anche se nel suo sguardo leggevo qualcosa di strano, quasi un velo di tristezza.

“Senti,Ross, so che ultimamente ci sto più vicina del solito” iniziai, decisa a chiarire, pensando che la sua espressione fosse dovuta a un po’ di gelosia. “Ma spero che non ti dia fastidio,io…”

“Ma che, Deb! Non mi da fastidio… E so che tu hai in testa altre persone!” mi rispose lei, facendo l’occhiolino, mentre le altre due ridevano. Lì per lì sembrò serena, poi, mentre Max passava davanti a noi e ci salutò, si rabbuiò di nuovo, mordendosi un labbro.

“Ma cosa dite, ragazze, sentiamo, e chi sarebbe…?”

“Lo sai tu, e questo è l’importante” fece Rita evasiva, dandosi arie di importanza.

Anche dopo l’assegnazione dei brani, me ne stetti un po’ più con Rita e Samanta, che in quanto life coaches dei Gold Boyz e Max non avevano prove, ma dopo un po’ iniziai ad annoiarmi. Erano diventate vere amiche, ed io lì in mezzo mi sentivo un’intrusa... Erano le mie compagne di stanza, certo, ma non ci parlavo mai così tanto da sapere i loro fatti più personali.

“Ieri durante il backstage ho visto Erika” disse Rita mentre si limava le unghie.

“E chi è?” chiesi.

“La sua migliore amica” mi rispose Samanta come se fosse una cosa ovvia.

“E mi ha detto che Stefano si è messo con Maria!” continuò sbuffando Rita.

“E chi sono?” chiesi nuovamente.

“Allora, Stefano è l’ex di Rita che ha sempre sbavato dietro Maria, la peggior nemica di Rita, che però lo ha sempre respinto perché a lei piaceva il cugino della sorella di una compagna di classe di Anna, la vicina di Rita…”   rispose.

Annuii, capendoci ben poco. Ma alla fine di quella giornata giunsi ad una conclusione: non me ne fregava di cosa potevano pensare gli altri di me, quell’occasione era unica, ed io di certo non l’avrei sprecata a fare cose che non volevo!

“Ho notato che sei stata molto con le ragazze oggi” mi salutò Massimo quella sera, mentre ero sul terrazzo.

“Si…”

“Come mai? Ci sei mancata a cena”

“Solo a cena?”

“Sempre” sorrise lui. “Allora? Come mai?”

“Beh, sai… Ho pensato che stando con voi, comportandomi come ho fatto ultimamente, la gente potrebbe pensare di me ciò che pensa Daniele, ma alla fine mi sono detta che non m’importa del giudizio altrui, non sto facendo nulla di male”.

“Brava, nipotina! E poi senza di te qui non sarebbe la stessa cosa, vale la pena sorbirsi le tue lagne per il ballottaggio pur di continuare ad averti qui! Quel Daniele è solo invidioso del fatto che tu non gli concedi la tua amicizia, e fai bene! Non pensarlo, lui pensa che vuoi bene a Niko solo per il suo aspetto…” approvò lui, abbracciandomi.

Ricambiai l’abbraccio, prima di separami a causa di una forte botta.

Rientrammo in casa e vedemmo il caos: l’ingresso e il salotto erano pieni di cuscini e una lampada era caduta per terra.

I Gold Boyz, Lara, Rossella, Niko e Vincenzo e Angela dei Dj stavano facendo la lotta con i cuscini dei vari divani.

“Eh no, qui non si lotta senza di me!” urlai, mentre prendevo un cuscino ed Max mi imitava, lanciandolo chissà dove. Destino, colpii proprio Niko.

“Questa me la paghi!” ribattè, lanciandomene uno e urtandomi.

“E tu mi paghi questa! Oh, dov’è un cuscino quando serve?!” urlai freneticamente, ridendo.

In pochi secondi mi ritrovai a ripararmi il capo con le mani, prima di venire travolta da Niko che era caduto grazie ad una cuscinata di Dante.

“Oggi ce l’hai proprio con me, eh” affermai, continuando a ridere.

“Non è colpa mia se sei così soffice e bella da stringere” mi rispose, mandando in aria senza badarci troppo il cuscino che gli avevano lanciato e continuando a starmi vicino.

Eravamo praticamente distesi sul pavimento, e la lotta andò avanti senza di noi.

“Mi mancava questo nella lista dei complimenti, qui a Music’s Planet” ammisi imbarazzata.

“Abituatici, che ne riceverai molti altri dal sottoscritto!” affermò, dandomi un lieve bacio sulla guancia.

Sorrisi come la solita demente, ma quel sorriso si cancellò dal mio volto quando, in preda ad una crisi di insonnia, quella sera non riuscii a dormire ripensando ad una stupidissima frase che Max mi aveva detto quella sera.

“Lui pensa che vuoi bene a Niko solo per il suo aspetto…”

Era così? Daniele aveva ragione?

Provai ad immaginarmi un Niko brutto, pieno di brufoli, con occhiali e apparecchio, più grasso, ma subito diedi termine a quella fantasia, infastidita. Non sopportavo l’idea di sembrare così superficiale; mi imposi che Niko mi piaceva anche per il suo carattere.

Strano, mi sono sempre piaciuti i ragazzi intellettuali, romantici, che condividono le mie stesse passioni! Invece Niko è diverso; non è intellettuale, non condividiamo nulla, io sono una semplice studentessa, lui è un cantante…. E poi, a volte è un po’ troppo impulsivo, subito si arrabbia, invece a me piacciono i tipi calmi, ma anche più divertenti, che fanno le battute ogni tre secondi. Ma soprattutto, più chiari, non ambigui come lui.

Mi addormentai in preda ai quei pensieri, dicendomi: “Anche l’occhio vuole la sua parte”, senza sapere davvero cosa pensare.

Qualche Anticipazione:

“Pessima giornata, dopotutto è venerdì 13” mi ricordò Andrea, accasciandosi ancora di più sul divano.

______________

“Ovviamente questo è un punto di partenza, ragazzi, voi potete comunicarmi eventuali modifiche che vorreste apportare, anche perché ci sono altri autori che vorrebbero avere l’onore di aiutarvi” spiegò.

______________

 

“Allora non sono l’unica a pensarlo!” esclamai, ma mi zitti di botto perché Massimo veniva verso di noi. Sembrava davvero abbattuto, ci salutò a stento e andò chissà dove.

______________

 

“Non devi dire niente” mi rassicurò, stringendomi a sé lentamente, come se fossi una bambola di cristallo che si sarebbe potuta rompere facilmente.

______________

Ci separammo, e lui riprese la chitarra, ma proprio in quel momento entrò Maria, facendoci sobbalzare. “Siete qui! Vi sto cercando da secoli… Dobbiamo andare!” esclamò.

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Capitolo 22
*** Qel Pazzo Venerdì 13 ***


Quel Pazzo Venerdì 13

Buon sabato a tutti!

Aspettavo da secoli di pubblicare questo cap, e spero che comprenderete la mia impazienza leggendo… ^^

Comunque, grazie alle due new entry tra i preferiti e a coloro che hanno recensito lo scorso cap:

Vero15Star: Ti dico solo di stare tranquilla, specialmente circa il bacio! Poi leggendo il cap capirai, ihih! Grazie mille, è bello vedere che continui a seguirmi con entusiasmo, spero mi farai sapere cosa ne pensi anche di questo! ^^

_Just_Me_: Oddio, confesso di essere emozionata, il fatto che _New_Moon_ ti abbia consigliato di leggere la mia storia e che ti sia piaciuta mi fa arrossire, è un gesto bellissimo! Una “scrittrice” (non voglio esagerarmi nell’autodefinirmi tale xD) non potrebbe desiderare di meglio! Ti chiedo gentilmente di ringraziarla da parte mia e dirle che anche secondo me New Moon è davvero un bel libro e che non ci sono problemi circa il fatto che non può recensire. Spero che anche questo cap sia stato di tuo gradimento!

95_angy_95: No, i gialli non sono la mia passione, e poi se Debora va in carcere la storia come continua? (Grazie, so di essere fondamentale e so anche che la storia senza di me non avrebbe assolutamente senso! *_* n.d.Debora/ Giusto! ^_^ n.d.Niko/ Davvero?  Ohhh, grazie Niko, lo  so che mi ami, e anche io ti amo! =D n.d.Debora/ Ma che hai capito, mi riferivo al fatto che se non ci tu fossi tu la storia non avrebbe senso visto che nessuno mi rompe le p…/ Shh, zitti tutti e due! Devo terminare lo spazio delle recensioni, altrimenti la storia come va avanti?! U_U n.d.Milly92/ T_T n.d.Niko&Deb).  Scusa il dialogo di quei due… xD xD xD

Angel Texas Ranger: Tranquilla, l’importante è che ora recensisci sempre! xD Scherzi ed imposizioni false a parte, riferirò il tuo messaggio a Daniele, saprai la risposta nel prossimo cap! xD

Non so quando aggiornerò, al massimo dovrete aspettare sabato prossimo, ma sono così ansiosa di aggiornare con il cap 23, visto che d’ora in poi inizierà una parte in stile “Beautiful” della storia, che vedrò di aggiornare entrò mercoledì. Spero che il capitolo vi entusiasmi!

La vostra milly92.

Capitolo 22

Quel Pazzo Venerdì 13

Il martedì seguente si sarebbe affrontata la nona puntata, un vero e proprio traguardo. Si sentiva che l’atmosfera era più calda, si iniziava già a parlare di inediti da presentare in finale e progetti; lo stesso fatto che ognuno dovesse portare due brani, dato che il numero dei concorrenti era ridotto e quindi la puntata senza di essi sarebbe terminata prestissimo, faceva notare che si era nella fase “bollente”.

Eppure, fase bollente o no, il divertimento per me e gli altri aumentava di volta in volta dato che ormai ci conoscevamo molto bene. Le prove erano davvero estenuanti, si faceva caso al minimo particolare ed errore, ma i momenti liberi nel loft erano unici.

Non facevamo altro che fare scemenze che nemmeno i bambini delle elementari avrebbero fatto, ma ci sentavamo felici per questo. Per me era iniziata una nuova fase.

La prima era stata l’adattamento e lo stringere amicizia, la seconda cercare di reprimere i miei “sentimenti” per Niko, la terza gestire la mia vita al di fuori del loft, la quarta stringere ancora più amicizia e capire i veri amici lì dentro… E  in quel momento per me iniziava la quinta.

La quinta fase fu speciale: avevo scoperto dei nuovi amici, a cui prima non badavo così tanto: i mitici Gold Boyz, che in questa parte della storia sono molto importanti, se non fondamentali.

Erano solari, divertenti, ma anche maturi: amavo leggere poesie con Dante, che, forse anche un po’ per il nome, aveva una particolare vena poetica, sclerare con Francesco, che ormai avevo nominato “Il Mio Giullare”, confrontarmi con Giuseppe e confidarmi e chiacchierare in generale con Andrea.

Ormai la mia giornata aveva degli orari fissi: sveglia alle sette e mezza, colazione alle otto, prove dalle dieci all’una, pranzo all’una e mezza, prove dalle quattro alle sette, cena alle otto. Ed era proprio in quei vari ritagli di tempo che succedevano le cose più improbabili e divertenti.

Venerdì 13 Maggio me ne stavo spaparanzata sul divano del salotto insieme a Dario, che se ne stava un bel po’ giù da quando aveva saputo di Rossella ed Andrea, quando bussarono alla porta del loft.

Ovviamente per andare ad aprire ci fu una lotta: Francesco e Giuseppe si menarono con cuscini e cose simili, ridendo come due forsennati, per arrivare per primi alla porta. Alla fine, in stile “tra i due litiganti il terzo gode”, fu Vincenzo ad aprire.

Era Ivan, con indosso una bella tuta verde.

“Capitano, bella tuta!” esclamai in segno di saluto, appena lo vidi.

“Grazie, lo so” rispose con una smorfietta. “Puoi chiamarmi tutti i ragazzi?”

“Ok…”

Chiamai i ragazzi dispersi tra la cucina, il salotto e il terrazzo. Mi mancavano solo Rossella e Max, e trovarli fu un’impresa epica. Alla fine li trovai in fondo al giardino, sull’altalena a dondolo che ridevano e scherzavano come se nulla fosse. Rimasi spiazzata, Rossella rideva genuinamente e le leggevo qualcosa di strano nello sguardo.

Sussultò e mi guardò quasi male quando li chiamai. E, dulcis in fundo, si sedette vicino ad Max in quella specie di “riunione”, mormorandogli chissà cosa nell’orecchio ogni tre secondi. Andrea la guardava senza capire, seduto a pochi metri da lei.

“… E quindi oggi alle quattro avete l’appuntamento al Centro Professione Musica, dove parlerete con Guglielmo Bianchi, il produttore del cd del futuro vincitore, ed inizierete ad impostare il lavoro per i vari inediti, anche se solo quattro di voi potranno farlo ascoltare al pubblico….”terminò Ivan.

“Wow, che figata!” fece Annah, accompagnata da veri mormorii di assenso.

“Eh si, perciò fatemi fare bella figura” rispose Ivan.

Annuimmo, e prima di andarsene mi prese in disparte.

“La lettera l’ho inviata, questa è la risposta” sussurrò, mettendomi la busta nella tasca dei pantaloni.

Lo guardai con uno sguardo di gratitudine. “Grazie, Ivan!” esclamai. “Prometto che non ti disturberò più!”

Mi sorrise prima di uscire, dicendo un generale: “A dopo, ragazzi!”

La visita al CPM era molto attesa da quel che potevo vedere, tutti erano emozionati tranne Andrea che se ne stava zitto zitto mentre attendavamo che ci venissero a prendere. Come si faceva a far soffrire un ragazzo così? Era davvero bravo, intelligente, acculturato e, perché no, bello.

“Ehi Grande Andrea” gli dissi avvicinandomi.

Mi guardò, prima di tornare a guardare in direzione di Rossella che faceva una sorta di sfilata vicino a Massimo, mostrando la sua minigonna bianca e una maglietta velata. 

“Pessima giornata, dopotutto è venerdì 13” mi ricordò Andrea, accasciandosi ancora di più sul divano.

“Se ti riferisci…”

“Alla mia ragazza che non mi calcola da due giorni per stare sempre dietro ad un ventinovenne che si sposerà tra nemmeno un anno? Si, mi riferisco a lei!” esplose, prima di mettersi una mano in faccia e dire: “Scusa, non volevo aggredirti!”

Scrollai le spalle: era comprensibile, fin troppo.

“Perché… Non le parli?” suggerii, sentendomi molto stupida.

“Ci ho provato, ma ogni volta spunta finge di dover fare qualcosa e mi evita per le ore successive” sbuffò. “Mi dici do ve sto sbagliando?!”

“Forse sei troppo buono” ipotizzai. “E lei si sta prendendo la mano con tutte le dita”

“Sono convinto che è in fissa con lui, che le piace…!”

“Non penso, altrimenti non starebbe con te” ragionai.

Eppure mezz’ora dopo, appena entrammo nel CPM , Rossella se ne stava ancora a braccetto con un Massimo, che cercava di togliersela dai piedi con occhiate nervose, tutta felice.

Il CPM era enorme, c’erano almeno venti sale tutte arredate con pareti legno e soffici poltrone rosse. In ogni stanza c’erano gli strumenti più svariati, tutti siglati “CPM”.

Guglielmo Bianchi, il produttore, un uomo alto e brizzolato, ci stava aspettando e dopo un piccolo discorso introduttivo in quella che sembrava la sala riunioni, diede ad ogni concorrente un foglio con testo e musica del proprio inedito.

“Ovviamente questo è un punto di partenza, ragazzi, voi potete comunicarmi eventuali modifiche che vorreste apportare, anche perché ci sono altri autori che vorrebbero avere l’onore di aiutarvi” spiegò.

Ogni concorrente fu portato in una stanza con tanto di microfoni e strumenti con tanto di life coach, vocal coach e capogruppo.

Il testo di Niko si chiamava “Tra i banchi di scuola”, e lo sorpresi a fissare il foglio fin troppo intensamente mentre Sandro accendeva i microfoni.

“Ci pensi” mi disse, “Che… Insomma… Se andassi in finale potrei cantare  questa canzone, per di più inedita?”

Era incredulo, fin troppo per i miei gusti.

“Mancano tre puntate, su” lo incoraggiai, “Puoi farcela”.

Ci scambiammo uno sguardo, uno dei nostri soliti sguardi che solo noi potevamo decifrare.

“Su, Niko, ora ti faccio sentire il ritmo con il piano” fece Sandro, prendendo gli spartiti.

Mentre la canzone procedeva, squadrai il mio riflesso in uno dei vetri che facevano da muro nell’altra stanza, in cui stava provando Lara. Ero diversa, mi dissi, e non solo per i due chili in meno. Il mio sguardo era più sereno, maturo; i miei abiti diversi dai soliti jeans e converse, indossavo dei pantaloni neri con una maglia a mezze maniche fuxia e degli stivali estivi abbinati; il mio trucco era più maturo, il mio sorriso era più ampio. Erano passate cinque settimane, ma io mi sentivo cresciuta di anni ed anni. Sembravo una vera e propria “Signorina”. Avevo imparato a socializzare molto facilmente, ad affrontare qualche disputa… Debora la life coach stava diventando Debora la Grande. Anzi, Grande Debora.

“Cosa ne pensi, Debora?” mi chiese Sandro, dopo aver suonato.

“E’ carina, però qualche modifica potrebbe anche andare bene”  risposi.

“Infatti, la vorrei un po’ più movimentata, voi stessi avete detto che in questo genere pop-rock mi muovo meglio” fece notare Niko. “Per una volta che ho cantato una canzone lenta sono andato in ballottaggio….”

Riascoltammo di nuovo l’arrangiamento, in versione più movimentata, e andò decisamente meglio.

“Mi dai un attimo il testo?” chiesi a Niko, che lo stava leggendo per l’ennesima volta con la fronte corrugata.

Sobbalzò quasi udendo la mia voce. “Si,certo” fece e me lo passò.

Lo lessi, sorridendo ogni volta che andavo avanti di un rigo.

Cavolo, era bellissimo il testo. Parlava di un amore nato tra i banchi di scuola, visto dal punto di vista di un ragazzo che sapeva che una ragazza gli andava dietro da un anno. E quando si era deciso a ricambiarla… Lei aveva preferito un altro compagno di classe.

“Allora posso procedere con l’arrangiamento e le modifiche?” chiese Sandro dopo varie prove.

“Direi di sì” concesse Niko.

“Mi raccomando, eh, movimentato!” gli ricordai, mentre Rossella entrava per ascoltare l’arrangiamento del suo inedito. Sorrideva, era tutta allegra, e faceva una smorfia diversa ogni 3 secondi.

“Qui gatta ci cova” pensai tra me  e me, mentre Dario si sedeva al mio posto ed io e Niko uscivamo.

Non ero l’unica a pensarlo, infatti, mentre io e Niko ci sedavamo in una specie di hall ad aspettare gli altri visto che eravamo i primi ad aver finito, disse: “Rossella è strana,vero?”.

“Allora non sono l’unica a pensarlo!” esclamai, ma mi zitti di botto perché Max veniva verso di noi. Sembrava davvero abbattuto, ci salutò a stento e andò chissà dove.

“Cavolo, ora ci si mette pure lui!” sussurrai. “Ma cosa gli sta prendendo a tutti quanti?” chiesi al nulla.

“Non me lo chiedere” sbuffò afflitto Niko, con il capo tra le mani. “Perché forse ho capito cosa è successo tra Ross e Max…”

“Cosa è successo secondo te…?” chiesi allarmata ma allo stesso tempo curiosa di sentire la sua tesi.

“Non vorrei che lei si fosse innamorata di lui, si sta per sposare, cavolo!” esclamò; dovetti fargli cenno di abbassare la voce per non far sentire niente ad un signore che stava passando  sembrava un addetto o giù di lì.

“Andiamo a fare un giro?” proposi. “Sono tutti nel bel mezzo delle prove”

“Ovviamente solo a me mancava l’arrangiamento completo” rispose Niko. “Comunque, ok, andiamo” acconsentì.

Era troppo nervoso per i miei gusti, quando faceva così aveva qualche pensiero.

“E’successo qualcosa?” chiesi, mentre passavamo davanti la stanza in cui provavano i Gold Boyz. Tutti stavano ridendo con Luke perché Francesco stava accennando un balletto, solo Andrea se ne stava seduto in silenzio, evidentemente sovrappensiero.

“No, niente” mi rassicurò.

Alla fine ci fermammo in una zona particolarmente isolata del centro, poiché Niko si era fissato di voler trovare un’arpa.

“Insomma, cosa ci può mai fare un’arpa qui?” chiesi per l’ennesima volta. “A cosa ti serve?!”

“Dai, piccolina, non fare storie!” protestò lui.

Mi fermai nel bel mezzo del corridoio per protesta, bloccandomi e smettendo di camminare.

“Dai, vieni!” rifece, tornando indietro e prendendomi per mano.

“Ma... se ci perdiamo qui dentro? Se gli altri se ne vanno?” chiesi.

“Ma che, staremo qui fino alle sette, e non sono nemmeno le sei!”

“E che c’entra, è venerdì 13, può succedere di tutto…” specificai. Chissà perché, dopo i miei pensieri circa il suo aspetto e i miei sentimenti nei suoi confronti, sentivo di non essere convinta di voler restare da sola con lui, preferendo di andare a consolare Max o Andrea. Mi sentii strana nel pensare che, circa un mese prima, avrei dato tutto pur di trovarmi in una situazione del genere.

“Giusto! E perché vuoi impedire che qualcosa succeda?” affermò, trascinandomi dietro di lui.

Continuò a guardarmi negli occhi, come a volermi dire qualcosa di più, e alla fine cedetti, lasciandomi trascinare in un’altra stanza.

Ovviamente non trovammo l’arpa, ma ci fermammo in una stanza particolarmente grande piena di divani e poltrone.

“Questa è la stanza più bella fino ad ora” affermai, sedendomi su un divano particolarmente soffice.

“Allora è la più bella in assoluto perché sono finite” mi ricordò, prendendo posto vicino a me.

“Giusto” risposi, sentendomi molto in imbarazzo. Chissà quante volte eravamo stati così vicini, ma quella volta c’era qualcosa di strano in lui.

Rimanemmo in silenzio, finché non cacciò il foglio del suo inedito dalla tasca ed iniziò a cantarla per la primissima volta, con l’accompagnamento di una delle chitarre che erano esposte lì.

“Mi ha insegnato Max a suonarla un po’” si giustificò, mentre si schiariva la voce ed iniziava a cantare. Dopo un po’ si fermò di botto, appoggiando la chitarra per terra e prendendo la mia mano destra tra le sue.

“E’ vero” mormorò, mentre mi sentivo quasi allarmata per quel gesto improvviso ma che allo stesso tempo mi sembrava già programmato.

“C-cosa?” chiesi.

“Quello che dice questa canzone, è vero” ripeté, guardandomi fisso negli occhi. Io non riuscivo a guardarlo fisso in quelle pozze azzurre, era come fissare una luce accecante.

“Ah si?” chiesi, mentre il mio cervello iniziava a disconnettersi.

“Si… Sai, se ci trovassimo in una situazione come quella della canzone, ci rimarrei male” disse lentamente, stringendo saldamente la mia mano e avvicinandosi ancora di più. “Cioè, metti caso che tu preferiresti Daniele a me… Io ci rimarrei di merda! Specialmente ora che non faccio altro che pensarti 25 ore su 24…”

Aprii lievemente la bocca per la sorpresa, e mi sarei strofinata gli occhi e dato un pizzico se non avessi avuto i muscoli apparentemente bloccati.

“Ma… Ma cosa dici… Insomma, t-tu… Mi hai sempre detto che per te ero solo un’amica…” balbettai.

Sorrise, scuotendo il capo. “Sei solo un’amica, no?” affermò. “Ma ciò non vuol dire che per me tu non  possa significare altro”.

“Niko, ma cos…” iniziai, decisa a capirci qualcosa, ma lui mi interruppe poggiandomi un dito sulle labbra.

“Shh. Volevo solo sapessi che starti lontano, anche solo la notte,  e convivere con Daniele che non fa altro che guardarti come vorrei poterti guardare io si rivela un’impresa sempre più epica. Ultimamente tu per me sei proprio il mio ossigeno…!” disse, prima di guardare un punto impreciso in alto.

Io me ne stavo zitta come una scema, insomma… Quella era una dichiarazione?! Max aveva ragione? E mi sentii allibita dal fatto che era provavo più  sorpresa che gioia.

“Non so cosa dirti…” mormorai con un filo di voce, sentendo la gola farsi improvvisamente arida.

“Non devi dire niente” mi rassicurò, stringendomi a sé lentamente, come se fossi una bambola di cristallo che si sarebbe potuta rompere facilmente. Il suo cuore batteva forte, proprio come qualche settimana prima, mentre ripetevo diritto…

 “N-Niko, c-cosa s-stai fac…” ebbi il tempo di dire, prima che lui mi zittisse con uno sguardo.

“Shh, so che tu lo vuoi quanto me, è per questo che volevo che restassimo un po’ da soli…” disse con voce roca, guardandomi senza batter ciglio.

Non risposi, interdetta; ebbi solo il tempo di vedere i nostri nasi toccarsi, sentire la sua presa farsi più stretta attorno alla mia vita, i nostri respiri unirsi prima che tutto divenisse di una luce bianca, paradisiaca…

Niko mi stava baciando, impossibile ma vero. Sentivo le sue labbra calde e soffici che accarezzavano le mie con un’abile maestria, facendomi dimenticare tutto intorno a noi.

Si avvicinò ancora di più, costringendomi ad inarcare la schiena; prese la mia mano per poi condurla dietro al suo collo, come ad invitarmi a stringerlo.

Lo accontentai, quasi come se avessi paura che scappasse, e come risposta mi accarezzò la chioma con estrema dolcezza. Mi sembrava il mio primo bacio, come se solo quella volta stessi baciando per davvero un ragazzo. All’improvviso i miei dubbi si smaterializzarono come se non fossero mai esistiti.

Quel contatto profondo, quel sentire le sue carezze e le sue labbra così vicine a me, mi mandava in tilt, e solo Dio sa quando ci decidemmo a separarci, con lo sguardo basso.

Ecco, odiavo quel punto: ad un bacio succedeva sempre l’imbarazzo!

Ma per tutta risposta mi riabbracciò, stringendo le mie mani tra le sue.

“Perché?” domandai semplicemente, ora che riuscivo a spiccicare un pensiero sensato.

Ci separammo, e lui riprese la chitarra, indeciso su cosa dire, ma proprio in quel momento entrò Maria, facendoci sobbalzare. “Siete qui! Vi sto cercando da secoli… Dobbiamo andare!” esclamò.

Annuimmo, come due scolaretti delle elementari, ci alzammo e la seguimmo.

Una volta in macchina però lui si avvicinò a Rossella che gli aveva chiesto di potergli parlare, mentre io me ne stetti tra Samanta e Rita, che chiacchieravano allegramente tra loro. Non sentii nemmeno cosa dicevano, presa com’ero dall’accaduto.

Non potevo crederci, era un sogno. Ci eravamo baciati! Alla fine era successo! Lo avevo sognato tanto, ci avevo sperato…

Ma… ora? Cosa sarebbe successo? Ed io? Era davvero ciò che volevo?

Al nostro ritorno il loft mi parve più luminoso e grande, avrei voluto voglia di saltellare per la gioia, di urlarlo al mondo, ma riuscii a contenermi per un pelo.

Decisamente ne ero contenta, era ovvio.

Era successo, ok, ma mi dissi che, qualsiasi sarebbero state le conseguenze, le avrei accettate, specialmente se fossero state negative.

Ma all’improvviso sentii qualcosa di ingombrante nella tasca: la risposta di Cristina! Me ne ero proprio dimenticata…

La aprii fuori al balcone della cucina, con le mani tremanti.

“Cara Deb, va bene allora… aspetto tue notizie! Mi raccomando, non fare altri scandali, eh! Qui succedono cose di pazzi, ma la tua assenza si sente! Se posso martedì verrò alla prime time, così parliamo un po’ durante il back stage (hai visto come parlo l’inglese? XD). Mi manchi tanto, e scusami per lo scatto di nervosismo, mi conosci J . Tv1kdb! Tua Cri.”

La terminai di leggere con un sorriso. Scandali? Beh, ne avevo appena fatto un altro…

 

Qualche Anticipazione:

Almeno per gli altri il venerdì 13 non si era smentito, mi dissi.

______________

“Mi hai detto le stesse paranoiche frasi che tutti mi hanno detto ogni volta che mi lasciavo con una ragazza” rispose, e accennando una risata.

______________

 Risposi al bacio, sentendomi davvero obliata e beata, ed ero senza fiato quando si decise a separarsi da me.

_____________

“Lasciami!” urlai, “Come ti sei permesso di… usarmi… Stronzo! Daniele aveva ragione!”

______________

Udendo ciò Andrea per un pelo non si strozzò con l’acqua che stava bevendo.

 

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Capitolo 23
*** Perché?! ***


Perché?!

Ciao a tutti!

Scusate ma stasera ho tantissimo da fare, devo ancora finire di studiare storia per l’interrogazione di domani quindi non potrò rispondere alle vostre recensioni. Spero che non ve la prendiate e che mi facciate sapere lo stesso cosa ne pensate, il vostro giudizio per me è fondamentale. ^^

Ho preferito aggiornare oggi perché domani, ahimè, sarà ancora peggio…

Mi consolo con il piccolo ma onnipresente pensiero che mancano SOLO cinque settimane alle vacanze natalizie.

Buona lettura, aggiornerò sabato!

La vostra milly92.

Capitolo 23

Perché?!

La sera del venerdì 13 sembravo l’unica pimpante nel loft: Angela e Vincenzo avevano litigato e… Rossella aveva lasciato Andrea, mentre Max se ne stava chiuso nella sua stanza senza cenare e parlare con qualcuno. Almeno per gli altri il venerdì 13 non si era smentito, mi dissi.

La cosa più brutta fu sapere che la coppietta si era lasciata.

Me ne stavo fuori al balcone, ed ebbi appena il tempo di andare nella mia stanza per nascondere ben bene la lettera che, mentre ritornavo, notai che la porta della stanza di Rossella, Angela e Lara era aperta: dentro vi era Rossella seduta sul letto, Andrea che camminava furioso avanti e indietro, Niko e gli altri Gold Boyz che osservavano la scena, zitti e muti.

Chiedendomi cosa fosse successo, continuai a camminare, ma in quel momento Andrea mi raggiunse, prendendomi per un braccio. “Deb, vieni!” mi ordinò, e quando entrai nella stanza incrociai lo sguardo di Niko arrossendo quasi, ma lui non sembrò badare a me.

Cavoli, Andrea me l’aveva quasi spezzato, il braccio!

“Ma cosa è successo?” chiesi, massaggiandomelo.

“Oh, scusa, non volevo farti male” si scusò brevemente lui, prima di dire: “Rossella mi ha appena lasciato”.

Accusai il colpo con incredulità: insomma, era vero che le cose tra loro non stavano andando bene negli ultimi giorni, ma quell’atto era a dir poco… estremo!

“Cosa?” sbottai, guardando Rossella. “Ma… Ross, perchè?!” chiesi, con l’aria di chi si trova in un manicomio.

Lei cacciò qualche altra lacrima dagli occhi già arrossati. Scrollò le spalle, dicendo: “Non lo so, non provo più niente per lui e poi c’è sempre il fatto delle telecamere…”

A quelle parole Andrea rise, ed io avrei voluto tanto poter imitarlo. Insomma…!

“Non sembrava che oggi ti facessi tanti problemi davanti alle telecamere del CPM, standotene avvinghiata a Massimo!” ribattè.

Io approvai, prima di notare un particolare: le telecamere… del CPM?

“Ma… Ma perché, c’erano le telecamere lì?” chiesi, sentendomi mancare.

“Si, in ogni sala, per evitare furti degli strumenti e cose simili” mi spiegò Giuseppe.

Volevo morire. Quindi noi…. eravamo stati ripresi dalle telecamere?! Cercai Niko con lo sguardo, e lui mi rispose con uno che equivaleva a dire “parliamo dopo”. Ma sembrava calmo, quasi come se sapesse già tutto.

Quasi non sentii Rossella ribattere: “Ok, tu non mi interessi più, contento?”

“Contento si, non mi va di stare con una persona che non ha nemmeno il coraggio di ammettere che ama un altro!” esclamò Andrea furioso, uscendo con passo veloce dalla porta e sbattendola, lasciando Rossella presa da un nuovo pianto isterico.

I Gold Boyz lo seguirono, ma Niko rimase lì.

“Deb, parliamo domani di quel fatto, ok?” fece, avvicinandosi a Rossella con aria grave.

“Ok…” annuii, ma avrei voluto tanto poter parlarne ora. In poche parole quelli del CPM avevano del materiale che per la stampa sarebbe stato succulento!

Ma non riuscii a deprimermi ancora di più, perché Dante mi venne a chiamare. “Deb, vuoi venire nella nostra stanza? Andrea sta veramente male…” mi supplicò quasi.

Annuii, seguendolo. Andrea se ne stava sdraiato sul letto, a guardare il soffitto, mentre faceva rimbalzare una palla anti stress con una mano.

Non potetti negare a me stessa che in quel momento era davvero bellissimo, con la solita cresta, quello sguardo magnetico, anche se il suo solito sorriso era spento.

“Potete lasciarmi solo per favore?” chiese, alzandosi dal letto.

Automaticamente mi avvicinai alla porta per uscire, prima che lui dicesse: “No, Deb, tu resta per favore”

Mi fermai, mentre gli altri, uscendo, mi sussurravano cose del tipo: “Metticela tutta” e “Tiralo su”.

Appena la porta si fu chiusa alle loro spalle, mi avvicinai ad Andrea e lui mi fece segno di sedermi affianco a lui.

“Ehi, su” gli dissi, avvicinandomi al suo letto. “Reagisci, prima o poi la verità verrà a galla…”

“Non m’importa, la so la verità” tagliò corto. “E non mi importa nemmeno del fatto che mi abbia lasciato, è meglio così, dopo tutte le sue paranoie me ne starò in pace ma… Non riesco ad accettare il fatto che abbia preferito qualcun altro a me” mi rivelò, mettendosi una mano in fronte. “Dove ho sbagliato? Cosa ho che non va?” chiese afflitto. “L’ho trattata come una principessa…”

Poverino, mi fece tanta tenerezza. Quasi quasi mi veniva da piangere vedendolo in quello stato.

“Dai, Grande Andrea, sta pur certo che un altro come te non lo troverà! E pure se le piace Max, beh, lui si sposa tra un po’, e di certo non è interessato a Rossella invece tu avrai così tante chances una volta uscito di qui… Sei un bravo ragazzo, bello, simpatico, intelligente… E se Rossella non lo ha capito fino in fondo, beh, ci ha perso lei”  affermai, cercando di tirarlo su.

Lui si voltò verso di me… Sorrideva. Si, sorrideva.

“Cosa ho detto di così divertente?” chiesi, sorridendo anch’io.

“Mi hai detto le stesse paranoiche frasi che tutti mi hanno detto ogni volta che mi lasciavo con una ragazza” rispose,  accennando una risata.

Arrossii, ma tentai di vedere la cosa dalla parte giusta. “Vedi che almeno ti ho fatto sorridere?” gli ricordai.

“Si, giusto” indugiò un attimo, prima di dire un energetico: “Ma hai ragione! Insomma, chi cazzo se ne fotte! Ho 21 anni, mica 50! Ho tutta una vita davanti a me per trovare quella giusta, e alla fine, sono solo i gusti di Rossella che l’hanno condotta scegliere un altro, no? Sono solo i suoi, mica quelli di tutto il mondo!”  esclamò.

Rimasi leggermente colpita da tutta quell’energia, ma dissi comunque un: “Bravo!” di incoraggiamento.

“Grazie, piccola” mi disse, abbracciandomi con calore.

“Figurati” risposi, ricambiando l’abbraccio.

“Ma... Aspetta un secondo…” mi mormorò nell’orecchio, mentre eravamo ancora abbracciati.

“Si?”

“Davvero pensi di me che io sia bello, bravo, intelligente…?”

La sua voce all’improvviso era seria, come il suo sguardo che mi squadrava quando sciolsi l’abbraccio. Arrossii nuovamente, prima di dire: “Certo che lo penso” e abbassare lo sguardo.

Eppure, l’aver fatto una buona azione, non mi bastò a dormire bene quella notte. Avevo davanti agli occhi l’immagine di me e Niko che finivamo su tutti i giornali con tanto di commenti malevoli, vidi Alexandra del Forum raggiungermi e scannarmi, i miei genitori offesi, mia nonna fare commenti ancora più offesi e scandalizzati in dialetto napoletano…

Alla fine, dopo aver sognato di essere bocciata per la mancanza di serietà e di essere rinchiusa in un carcere minorile dopo che una sadica Alexandra in vesti di giudice mi aveva condannato a vita, mi svegliai di soprassalto alle cinque e mezza del mattino.

Provai e riprovai a riaddormentarmi, ma ogni volta la mente mi si riempiva di cattivi pensieri a tal punto che iniziai a sudare freddo, così alle sei, dopo una doccia per niente rilassante, mi decisi ad andare in cucina per farmi una camomilla, una tisana…  Qualunque cosa che mi avrebbe potuta aiutare a sfogare il nervosismo e calmarmi!

Non mi vestii nemmeno decentemente, mi limitai ad indossare una vestina a mezze maniche verde a fantasia e a legarmi i capelli, che mi stavano dando fastidio come non mai.

Ma in cucina trovai una “sorpresa”: c’era Niko seduto a capotavola, con indosso solo dei pantaloncini e con tanto di torso nudo. Stava bevendo qualcosa da una tazza, e appena mi vide per un pelo non sobbalzò.

“Anche tu qui?” gli chiesi imbarazzata: era la prima volta che ci trovavamo da soli dopo l’accaduto del pomeriggio precedente.

“Si, immagino che non hai dormito affatto, giusto?” mi chiese con tono di ovvietà.

Mi sedetti di fronte a lui, annuendo. Forse li avremmo chiarito!

“Ovvio” commentai. Esitai un attimo, prima di chiedere con calma, per trovare le parole giuste: “Tu… Io… Cioè… Le telecamere del CPM… pensi controlleranno?”.

Anche lui indugiò, prima di dire: “Vieni, è meglio non parlare qui” e condurmi nella sala festa. Quanti ricordi mi pervasero appena entrai! La festa di Luigi…!

Spense tutte le luci, giustificandosi con uno: “I guardiani potrebbero notarci”. Ma per fortuna era quasi l’alba, quindi riuscivo a vederlo.

Chiuse la porta alle nostre spalle, e prima che potetti rendermene conto mi ritrovai contro di essa, spinta dalla forza del corpo di Niko. E in quell’istante risentii le sue labbra sulle mie, ma quella volta era diverso: non era un bacio dolce, no, era un bacio passionale, quasi come se fosse l’ultimo che aveva a disposizione nella sua vita. Risposi al bacio, sentendomi davvero obliata e beata, ed ero senza fiato quando si decise a separarsi da me.

“Perché?” fu l’unica cosa che seppi dire,come la volta precedente, riuscendo finalmente a trovare la forza di guardarlo negli occhi.

“Perché forse mi odierai appena risponderò alla tua domanda di prima” mi rispose. “Era l’ultima occasione che avevo”.

Mi sentii le vene gelare, in contrasto al precedente calore…

“Io lo sapevo, certo che lo sapevo” iniziò, con una voce da supplica.

“Cosa?!” urlai quasi, ma dovette tapparmi una mano con la bocca per farmi abbassare la voce. “Tu sapevi che c’erano le… telecamere?!”

Ma la risposta gli si leggeva in faccia, divisa a metà tra il dolore e il pentimento. “Si, lo sapevo” rispose, mentre dentro di me iniziavo a sentire il cervello non rispondere più alla ragione: com’era possibile, cioè, era così stupido?!

“Ma sei scemo?” iniziai, convinta di star sognando.

“Forse si” rispose, con aria afflitta.

“No, spiegami, che forse la ritardata qui sono io!” esclamai, senza capirci più un’acca.

Sospirò, passandosi una mano tra i capelli. “Ok, ma siediti” mi implorò quasi. “E’ una storia lunga”

Ubbidii, sedendomi su una poltrona, più  che altro per fare qualcosa che mi impedisse di pensare, ma non servii a nulla.

“Vedi, ricordi la questione del provino per il film?” mi chiese, prendendo posto poco distante da me. Lì fuori era spuntata l’alba: era così bella, chiara, mi ricordava le lunghe gite con la mia classe, quando eravamo costretti a partire ancora prima dell’alba ed io mi soffermavo a guardare il cielo dal finestrino del pullman, ancora assonnata… Come sarei voluta essere lì, senza pensieri…

“Si” risposi automaticamente,senza capire cosa c’entrasse. 

“La scadenza per i provini era fissata per il 15 maggio, ed io stando qui non potevo farli…”

“Si” ripetei, ancora senza capire.

“E perciò… Beh, avevo un accordo con il regista: nel caso non fossi uscito per il 15 maggio, il 13 dello stesso mese avrei dovuto fare una specie di dichiarazione ad una ragazza davanti alle telecamere del CPM e lui avrebbe provveduto a prendersi il video”

Disse tutto ciò fin troppo velocemente, lasciandomi bianca come un cadavere, umiliata, incredula… Perciò aveva guardato in alto prima di baciarmi, per le telecamere!

Mi alzai di botto, e mi stupii di non aver causato qualche rumore.

“Debora, per favore…” iniziò lui, prendendomi per un braccio. 

“Lasciami!” urlai, “Come ti sei permesso di… usarmi… Stronzo! Daniele aveva ragione!”

Mi lasciò stare udendo quel nome, quasi come se si fosse scottato.

“Ma non è come sembra, io non ti ho detto nulla per farti essere naturale, speravo ti avessero dato la parte di Felicia!” si giustificò.

“Ma non dire sciocchezze!” esclamai, lanciandogli uno sguardo d’odio. “Sei stato un… un... Non ho parole! Mi fidavo di te, mi hai solo illusa, si vedeva che era tutto preparato ed io come una cretina ci sono cascata!”

Restammo in silenzio per qualche secondo, prima che mi decidessi ad uscire dalla stanza.

“Debora, torna indietro!” mi urlò dietro, ma non gli diedi importanza; sentivo un’enorme groppo in gola, una voglia matta di urlare, fare a pugni, piangere…

Le lacrime non ritardarono ad uscire, così forti da impedirmi quasi di vedere.

“Debora!”

Avevo urtato qualcuno nel bel mezzo del corridoio, e solo dopo qualche secondo riconobbi Andrea.

“Cosa è successo? Ho sentito le tue urla!” mi informò. Accese la luce, e mi guardò critico poco dopo. “Ma stai piangendo…”

“Debora…”

Niko ci aveva raggiunto, ma ritornò nella sua stanza appena vide con chi ero.

Non la smettevo di piangere, ero in piena crisi isterica. Mi ero illusa per dodici ore di qualcosa che non esisteva, e, peggio, che era stato fatto con uno scopo.  E’ vero, avevo avuto qualche titubanza, ma il fatto che una parte di me si fosse illusa restava.

“Debora, calmati, spiegami cosa…”

“Lasciami in pace!” dissi tra un singhiozzo e l’altro, cercando invano di andare nella mia stanza.

“No che non ti lascio in pace” dichiarò serio Andrea, afferrandomi a fatica per un braccio. “Vieni in cucina, bevi un po’ d’acqua…”

“No!” protestai, dimenandomi, ma alla fine mi prese in braccio, trascinandomi a forza in cucina e facendomi sedere sul tavolo come una bambina.

Mi porse un bicchiere d’acqua e lo bevvi tanto per fare qualcosa, vergognandomi della mia scenata.

“Scusami per la scenata” borbottai poco dopo, singhiozzando ancora.

“Figurati, ma ora spiegami cosa è successo con Niko” rispose Andrea con calma. “Sai che a me puoi dirlo”

“Niko è uno stronzo” sintetizzai, decisa a sputare fuori tutto quel veleno per vendicarmi. “Ieri al CPM mi ha baciata davanti alle telecamere, con tanto di dichiarazione commovente…” 

Udendo ciò Andrea per un pelo non si strozzò con l’acqua che stava bevendo.

“… Ed ora mi ha appena detto che era tutta una finta, dopo avermi ribaciata, perché era una specie di provino per quel film a cui era stato candidato”

Era senza parole, mi guardava allibito.

“Niko aveva un accordo …? Ti ha baciata solo per… Per fare una specie di provino?”

“Si, e non me lo ha detto prima perché sapeva che mi sarei rifiutata di fare una cosa simile davanti alla telecamere, non ne sapevo niente..…” mi sfogai, mentre i singhiozzi riprendevano.

“Oddio, non ci credo…!” sibilò lui, stringendomi la mano.

Prima che potessi dire nulla mi ritrovai a singhiozzare contro il suo petto, come se ciò servisse a cancellare la realtà.

“Deb, calmati, ci sono io qui… sono sicuro che… che non voleva farlo…” tentò di consolarmi accarezzandomi i capelli.

“Ma cosa dici! Lui ha messo la sua carriera da attore prima di me e usandomi senza nessuno scrupolo!” singhiozzai. “Mi sento una stupida per essermi illusa, una stupida, una stupida tradita… Perché tutte a me?” chiesi al nulla, continuando a singhiozzare.

“Perché forse sei troppo buona” mi rispose con un tono dolcissimo, staccandosi da me e asciugandomi le lacrime con un fazzoletto che aveva preso da sopra la tavola.

Non risposi, ancora in preda al pianto. Mi osservava mentre mi sfogavo, con un’attenzione che quasi mi metteva in soggezione, ma che allo stesso tempo era comprensiva e sempre più rassicurante.

Erano ormai le sette quando mi decisi a smetterla.

“Sai qual è la cosa peggiore?” gli chiesi mentre gli preparavo il latte, quasi per ringraziarlo. Poverino, aveva avuto una notte insonne a causa della questione con Rossella ed io l’avevo tenuto ancora più sveglio con le mie urla.

“Che il video rischia di fare il giro dell’Italia?” propose,passandomi lo zucchero.

“A parte quello” risposi, mentre lo stomaco faceva un’altra capriola per quella nuova possibilità,  “Che Daniele aveva ragione in fondo”.

“Cavoli, hai ragione!”

Scrollai le spalle, decisa sul fatto che peggio di così non poteva andare: in tre minuti avevo perso tutto quello per cui mi ero illusa in più di un mese. E la parte di me che aveva avuto dei dubbi gioiva silenziosamente, senza farsene accorgersene. Forse, chissà, qualcosa l’avevo imparato…

 

Qualche Anticipazione:

Sembrava davvero abbattuto, così annuii. “Va bene, ma voglio vederti in giro entro oggi, ci sono anche le prove ufficiali…” dissi, cercando di tirarlo su.

Scrollò le spalle, prima di richiudere la porta e lasciandomi di nuovo quel grande vuoto nello stomaco.

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Daniele parve piacevolmente sorpreso, aprì la bocca e poi la richiuse, la riaprì e disse: “Mi… Mi hai chiesto scusa?”

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“Mica è un playboy come noi, anzi, come il nostro Andrea che fino a ieri sera sgaiattolava nella stanza di Ros…” iniziò Francesco, prima di tapparsi la bocca a causa di una mia occhiataccia.

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“Sai che vorremmo te come life coach? Quella Samanta non la sopportiamo, non fa un cavolo…” mi informò Dante.

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“Ma niente, niente, non avevo mai pensato per davvero al fatto che tu fossi così… Cioè, che avessi sedici anni, che abbiamo sei anni di differenza, cioè… Lo sapevo ma…”

 

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Capitolo 24
*** La Ragazza Perfetta Gold Boyz ***


La Ragazza Perfetta Gold Boyz

Salve!

Mi scuso per il ritardo, ma non ho proprio avuto tempo per aggiornare, tra stanchezza,compiti, rottura del sito, amiche in crisi e il film Twilight… Chi di voi lo ha visto? Cosa ne  pensate? A me è piaciuto moltissimo!

 Ovviamente la rivelazione dello scorso cap vi ha lasciati stupiti ed indignati… Eh si, il nostro Niko, così dolce e rispettoso, si è sporcato le mani con atto così ignobile. Cosa succederà ora? Perché Max se ne sta chiuso in camera? Perché Rossella ha lasciato Andrea? E quest’ultimo come si sente? Cosa farà Debora? Le risposte le troverete in parte in questo e in parte nel prossimo cap!

Grazie mille a:

Vero15Star: Figurati! Eh si, Niko è stato proprio  stronzo! Non nascondo che anche io lo avrei ucciso di botte mentre scrivevo e lo farei tuttora! Grazie mille, spero continuerai a seguirmi! ^^

Angel Texas Ranger: No dai, non essere depressa, solo alla morte non c’è soluzione… ma no, anche alla stronzaggine dei ragazzi non c’è soluzione. xD Ora ho aggiornato, spero che ciò allevi il tuo senso di oppressione! ^^

95_angy_95: Hai ragione, se fossi in Rossella me lo sarei tenuto caro caro un raga come Andrea! Infatti, alla fine Daniele aveva ragione… Strano eh? Spero che questo cap ti piaccia!

Just_Me: Si, Niko ci ha proprio delusi! Chiarirsi, dici? Chissà… Spero ti sia piaciuto questo cap!

Penso che aggiornerò direttamente il sabato visto che mi aspetta una settimana impegnatissima come al solito.

La vostra milly92.

Capitolo 24

La Ragazza Perfetta Gold Boyz

Come c’era da aspettarselo quel sabato fu micidiale in tutto e per tutto: la casa sembrò divisa in fazioni; era una guerra di trincea in cui vinceva chi riusciva a conquistare più centimetri, in cui anche un millimetro aveva il suo valore. Ma c’era anche chi si rifiutava di combattere, alias Niko e Max che se ne stavano nelle loro camere senza dire nulla.

Per mia sfortuna tutti sapevano del litigio, infatti avevano sentito le mie urla e si diceva che tutti fossero usciti dalle loro stanze ma che Niko li avesse fermati.

Da quel momento nessuno di noi lo aveva visto.

Meglio per me, mi dissi, ma mi chiesi fino a quanto sarebbe potuta andare avanti questa guerra: c’erano le prove ed io ero la sua life coach. Ma di certo non avevo intenzione di cedere e perdonarlo dopo tutto ciò che aveva fatto alle mie spalle.

Così, due ore dopo il fatidico sfogo con Andrea, me ne stavo zitta zitta in cucina, cercando di ignorare gli sguardi di tutti puntati su di me, in particolare quello di Daniele,  e di ignorare quelli freddi tra Andrea e Rossella.

Mi sembrava di essermi svegliata da un sogno stupendo e allegro per poi andare a finire in un crudele incubo.

Non sapevo cosa fare, cosa dire, cosa rispondere a chi mi chiedeva cosa fosse successo: lo avevo detto ad Andrea, vero,ma solo perché mi fidavo di lui, di certo non sarei andata a sputtanare Niko in lungo e largo anche se se lo meritava.

Dentro di me sentivo un grande vuoto, dovuto anche al fatto che era un bel po’ che non parlavo con Max, il mio adorato zio. Sembrava che Andrea avesse preso il suo posto, ma sapevo che Max era insostituibile.

Così, dopo una tetra colazione, in cui in realtà non mangiai altro che mezzo yogurt, andai nella mia stanza per rendermi più presentabile anche se non ne avevo proprio voglia e bussai alla porta della stanza di Max, che, ahimè, era anche quella di Niko.

Ma per fortuna fu Max ad aprirmi. Aveva le occhiaie sotto gli occhi, sembrava non dormisse da secoli.

“Max!” esclamai, sorpresa dal suo aspetto.

“Ehi” borbottò.

Sentii qualcosa muoversi, forse era Niko che voleva sapere cosa stessi dicendo.

“Vorrei parlarti un po’, non ti vedo in giro da ieri…” dichiarai, con tutta la dolcezza che riuscii a trovare.

“Scusa, Deb, ma non mi va…”

“Dovrai uscire prima o poi…”

“Lo so, ma ora non mi va…”

Sembrava davvero abbattuto, così annuii. “Va bene, ma voglio vederti in giro entro oggi, ci sono anche le prove ufficiali…” dissi, cercando di tirarlo su.

Scrollò le spalle, prima di richiudere la porta e lasciandomi di nuovo quel grande vuoto nello stomaco. Cosa poteva mai essere successo?

La mattinata fu ancora più tetra: tutti se ne stavano zitti, paurosi che ogni minima parola potesse scatenare un putiferio.

I Dj se ne stavano in cucina, le ragazze preparavano il pranzo e i ragazzi modificavano l’arrangiamento; i Locos Sounds provavano in una parte del giardino insieme a Daniele; Rossella se ne stava con Samanta e Rita a parlare nel salotto; i Gold Boyz provavano il loro pezzo nel il terrazzo.

Non sapevo cosa fare, così me ne stavo nella sala prove, vicino la tastiera, premendo tasti a casaccio e cercando invano di ricordare qualche canzoncina stupida che mi avevano insegnato al corso di pianoforte in quinta elementare.

“A’ bella, che fai?”

Era Rita, accompagnata da Samanta come al solito.

“Niente, voi piuttosto?” chiesi.

Scrollarono la spalle, poi Samanta subito disse: “Senti, ma si può sapere cosa è successo con N…?”

“Non voglio sentire quel nome, grazie” la rimbrottai decisa. “Non mi va di parlarne, se gli va sarà lui a dirvi cosa ha fatto”.

Annuirono e se ne andarono. Che patetiche, però, potevano fingere di voler fare conversazione ancora un altro po’, in modo da cercare di farmi cascare e farmi credere che il loro scopo non era quello di scoprire i fatti miei.

Sbuffai, afflosciandomi sulla tastiera come se fosse una zattera, ma dovetti rialzarmi quando un impertinente: “Ehi, alzati, che quella pianola  serve agli altri” mi raggiunse come da mille chilometri di distanza.

“Ah, sei tu” risposi, rivolta a Daniele che mi stava davanti, con le mani in tasca e con un’aria quasi superiore.

“Si, sono io. Penso mi sia ancora permesso parlarti o la tua squadra di bodyguard protesterà anche su questo?” chiese sprezzante.

“No” ribattei, dicendomi di calmarmi poiché non mi andava di litigare ancora.

“Anche perché ora la tua squadra ha perso un bodyguard” mi ricordò trionfante.

Sapevo dove volesse arrivare. Lo sapevo fin troppo bene. Era giunto il momento dei “Te l’avevo detto”. Ma ciò di certo non cambiava il fatto che anche lui mi avesse baciata per una scommessa, che mi avesse criticata…

Improvvisamente mi sentii una bambola con qualche pezzo mancante che veniva contesa tra due bambine solo per fare bella figura con le amichette.

“Senti, so perché sei qui” tagliai corto. “Di certo ora saprai cosa è successo e perché ho litigato con quello. Perciò, ti chiedo scusa, avevi ragione quando avevi detto che mi usava, ma ciò non cancella quello che hai fatto” dissi.

Io che chiedevo scusa così facilmente? Wow, stavo invecchiando…

Daniele parve piacevolmente sorpreso, aprì la bocca e poi la richiuse, la riaprì e disse: “Mi… Mi hai chiesto scusa?”

“Si, ma se fai così mi rimangio le parole” borbottai scocciata.

“Oh, no, ok… Allora… Scusami tu... per la questione della scommessa… Delle prese in giro…” fece, parlando lentamente.

“Ve bene, ok” dichiarai. Forse ero impazzita, gli stavo perdonando l’avermi dato della ragazza facile…

“Pace?”

“Pace…”

Ci stringemmo il mignolo come due bambini prima di ridere.

Si alzò, e per la prima volta lo vidi sotto una nuova luce, anzi, una luce sotto cui non lo vedevo dalla festa a casa sua.

“Devo andare dal mi gruppo per le prove”  si giustificò.

Annuii, lui fece qualche passo prima di dire: “E tra parentesi, volevo davvero baciarti, non solo per la scommessa… E sono contento che abbiamo fatto pace dato che sono qui solo per te” prima di arrossire ed uscire velocemente dalla stanza, lasciandomi lì seduta con l’ombra di un sorriso stampato in faccia.

Mi alzai anche io poco dopo, raggiungendo i  Gold Boyz. Oramai erano le poche persone lì in mezzo su cui potevo contare per davvero.

Stavano sistemando i vari spartiti e nel frattempo facevano una lotta-danza.

“Cosa combinate?” chiesi appena entrai, notando che Giuseppe e Francesco stavano circondando Andrea in uno strano modo e si muovevano come dei beduini.

“Benvenuta nel party di benvenuto ad Andrea tra i single” mi accolse Dante con un sorriso. “A proposito, devo farti leggere una poesia che ho scovato stanotte…” aggiunse, riferendosi al fatto che entrambi avevamo una passione sfrenata per la letteratura ed amavamo leggere insieme qualche brano o poesia che ci era particolarmente piaciuto.

“Perché tu di notte leggi le poesie, a’ Dante!”  esclamò Giuseppe sarcastico. 

“Mica è un playboy come noi, anzi, come il nostro Andrea che fino a ieri sera sgaiattolava nella stanza di Ros…” iniziò Francesco, prima di tapparsi la bocca a causa di una mia occhiataccia. Parlare della sua ex di certo non era il miglior modo per tirarlo su. “Ehm” si ricompose, “Il festino deve continuare!” balbettò, prendendo Dante e trascinandolo nella mischia, spingendolo addosso agli altri due. 

“Basta, ragà!” scoppio il povero Andrea, riemergendo da quei tre corpi ammassati. “Fatemi respirare!”

Si alzò, avvicinandosi a me che me ne stavo poco distante a guardare quell’improbabile spettacolo di cabaret. 

“Come va?” mi chiese, mentre gli altri si zittivano.

“Come deve andare…” risposi scrollando le spalle. “E a te?”

“Come deve andare…” mi imitò, sorridendo apertamente, imitando il suo sorriso più sincero che non mi regalava da giorni. Risi, mentre mi stringeva brevemente a sé con un braccio, regalandomi un po’ di puro calore e senso di beatitudine.

“Noi sappiamo cosa è successo” intervene Giuseppe, avvicinandosi, mentre ci separavamo.

Subito lanciai un’occhiata ad Andrea, preoccupata.

“No, non è stato lui” disse subito il riccio, parando le mani davanti. “E’ stato… Niko, prima”.

Magnifico, il traditore voleva anche fare il super eroe coraggioso e dispiaciuto!

“Ah” mormorai. “Bene”.

Stemmo zitti per un po’, poi alla fine mi decisi a sciogliere quella parentesi ghiacciata. “Comunque… Ho fatto pace con Daniele” dichiarai, lasciandoli sbalorditi.

Il primo a rimanere di sasso fu proprio Andrea, che si sedette su una sedia lì vicino e disse: “Non ci credo, ma che cacchio succede oggi?!”

“Aspetta, lui mi aveva avvertita” gli feci notare. “Mi aveva detto che Niko mi stava... usando… Che mi mentiva… Gli ho anche detto che ciò non cambiava i suoi sbagli, i suoi insulti pesanti, ma alla fine mi ha fatto capire che era solo geloso…”

“Io non penso che Niko ti abbia mentito” s’intromise Dante, facendomi segno di sedermi vicino a tutti loro. Ubbidii, curiosa di sapere cosa si sarebbe inventato. “Cioè, ti ha mentito in quel momento, ma io penso che ti voglia davvero bene, lo dimostrava ancora prima di sapere del provino del film. Si vedeva che in fondo gli piacevi” spiegò, lasciandomi senza parole.

Anche prima di dirmi la verità mi aveva ribaciata, mi dissi. Ma ciò non cancellava quella perfida azione che aveva compiuto…

“Non so, resta il fatto che ci sto di merda” risposi.

“Hai tutte le ragioni di questo mondo” mi sostenne Francesco. “Non si tratta così una ragazza d’oro come te”.

“Ragazza d’oro, se se” lo schernii.

“Si, è vero!” annunciò Giuseppe, alzandosi. “A nome dei Gold Boyz ti nominiamo la nostra ragazza d’oro, ovvero la minorenne del loft a cui vogliamo più bene” disse, dandosi qualche aria e con un’aria in stile Pippo Baudo.

“A chi vuoi piglià in giro” risi, “E’ ovvio, io sono l’unica minorenne qui in mezzo!”

Scoppiammo a ridere, mentre Giuseppe fingeva una faccia colpita e diceva: “Intelligente la ragazza!”

“Allora , a nome dei Gold Boyz, ti nominiamo la “ragazza perfetta Gold Boyz”, va bene? Ovvero, sei il tipo di ragazza che ognuno di noi vorrebbe” fece Andrea sorridendo.

Scossi il capo, ricambiando il sorriso. “A chi volete fa scema!”

Ma prima che potessi aggiungere altro mi strinsero in un abbraccio collettivo.

“Sai che vorremmo te come life coach? Quella Samanta non la sopportiamo, non fa un cavolo…” mi informò Dante.

“Che onore” risposi alzandomi. Era ormai l’una. “Andiamo in cucina? Diamo una mano ad apparecchiare a quelle poverelle che stanno cucinando…”

Mi seguirono annuendo, ed ovviamente il pranzo fu tetro come la colazione, anche se scambiai qualche parola con Daniele e risi grazie a qualche battuta di Vincenzo. Nessuno mi chiese cosa fosse successo, tutti sapevano e mi chiesi come mai quelle due volevano saperlo da me.

Ma alla fine, mentre aiutavo Angela a lavare i piatti, Niko fece un teatrale ingresso da pecorella smarrita.

“Mi hanno convocato quelli di radio 101” spiegò; evidentemente qualcuno lo stava osservando, “C’era scritto nel programma di oggi. Ci vediamo stasera, provate anche per me”

Tirai un sospiro di sollievo: per quella giornata mi ero scampata le prove in sua compagnia! Ma sapevo che non sarebbe potuta durare per sempre… Prima o poi ci saremmo dovuti confrontare, o almeno fingere davanti a Maria e le telecamere.

Con questo pensiero così assistetti a qualche prova nello studio, con una partecipazione pari a zero.

E, puntuale come ogni sabato a quell’ora, Ivan mi si avvicinò.

“Di male in peggio?” mi chiese, prendendo posto vicino a me, mentre i Locos Sounds provavano la loro canzone

“Diciamo dalle stelle alla stalle, và” risposi annuendo.

“Hai litigato per davvero con Niko?” chiese nuovamente, lasciandomi senza parole ed interdetta. Come faceva a saperlo anche lui? “Ho sentito Rita e Samanta che ne parlavano”  mi spiegò.

“Si, abbiamo litigato” confermai, maledicendo quelle due. “Ed ho fatto pace con Daniele se ti interessa”

“La situazione opposta della scorsa settimana a quanto pare” commentò.

“Si” sbuffai. “Ti giuro, non ce la faccio più, sta diventando tutto un incubo qui! Mi sento terribilmente sola a volte, mi manca la vita normale” mi sfogai affranta, socchiudendo gli occhi quasi come per invocare qualche santo.

Ivan annuì, scrollando le spalle. “Non so cosa dirti,  sei molto giovane e vedi le cose diversamente” mi disse.

Cosa c’entrava?

“Boh. Fatto sta che… Che vorrei che le cose fossero andate diversamente, che tutto fosse rimasto come la prima settimana”

“Cioè saresti voluta rimanere insicura, traballante, senza aver legato con tutti?”

“Ero insicura? Cioè, ora sono sicura?” chiesi senza capirci più nulla.

“Oh si, sai quello che vuoi. E a me sembra che tu non voglia più quello che volevi all’inizio” disse lentamente.

Mi lasciò interdetta, e si allontanò all’ennesimo: “Ivan!” del capo della sartoria con un breve sorriso.

Davvero non volevo più cosa desideravo all’inizio? Cosa volevo? E, con un colpo al cuore, ripensando a Niko non mi sentii più lo stomaco chiudersi per l’emozione o le guance arrossarsi.  I dubbi dei giorni precedenti, anche senza l’influenza dei suoi sbagli, erano diventate certezze.

Mi dissi che tutto era dovuto al fatto che al momento lo ritenevo un gran bastardo, ma… Era vero, ero piccola, capace di vedere le cose diversamente a distanza di poco. Cinque settimane prima avrei dato molto per poter conoscerlo, invece in quel momento, dopo averlo conosciuto e baciato, non mi sembrava più così speciale.

“Sei una superficiale!” mi dissi.

Sbuffai, e andai dietro le quinte per distrarmi un po’ e vedere cosa indossare in sartoria.

Solo una settimana prima lì Andrea si era confidato con me, eravamo usciti tutti insieme, avevo discusso e fatto pace con Niko…. Mi sembrava tutto così remotamente lontano…!

“Su che genere vuoi andare questa settimana?” mi  chiese gentilmente la stylist, con un sorriso ampio nonostante fosse lì a lavorare da chissà quanto tempo.

“Dark, come il mio umore” buttai lì.

Non avevo nemmeno la forza di nascondere il mio malumore e di fingere che tutto stesse andando per il verso giusto.

“Ok, abbiamo dei nuovi capi che sono perfetti per te, sono arrivati stamattina!”

Feci un piccolo cenno, quasi come se mi interessasse, e alla fine mi ritrovai ad indossare dei pantaloni neri di un tessuto quasi setato e lucido, una camicia bianca con le maniche a sbuffo e sopra un gilet nero, abbinato con delle scarpe con il tacco alto in stile ballerina, con la punta rotonda ed un fiocchetto sopra.

“Stai molto bene” si complimentò la stylist. “Ti consiglierei di scegliere questi abiti”

“Si, certo, li scelgo” risposi abbozzando un sorriso.

“Allora ti chiamo Sara per prenderti la piega ai pantaloni, aspetta un attimo”

Durante l’attesa provai ad abituarmi alle scarpe, che erano molto alte, e mi fermai a scrutarmi davanti allo specchio. Si, tutto sommato stavo bene, quel completo mascherava i miei difetti e mi snelliva sensibilmente.

“Cara, puoi aspettare una decina di minuti? Sara è impegnata con la signora Fortuna…” mi chiese la stylist, così gentilmente che nemmeno un pazzo avrebbe avuto il coraggio di dirle di no.

“Ma certo,si figuri, nel frattempo mi abituerò alle scarpe” le risposi, facendola allontanare con un sorriso, ma frenetico a causa del lavoro che aveva da fare.

“Ammazza, stai bene” disse la voce di Dario, che potevo vedere dietro di me grazie allo specchio.

Mi voltai, fingendomi lusingata. “Grazie, Dà!”

Scrollò le spalle e si allontanò. Qualche minuto dopo, alla fila per le pieghe ai pantaloni si aggiunsero anche Rossella e Antonio. Si lanciarono uno sguardo strano, ed io mi sentii in imbarazzo per loro. Così decisi di distrarre qualcuno dei due, ma Rossella si allontanò, dicendo alla stylist che preferiva indossare una gonna. Andrea fece una faccia scocciata, come a dire: “Uffa, ma che c’ho, le zecche?”

“Su, non farci caso” mormorai, aggiustandomi il bottone della camicia.

“Figurati, ormai ho imparato a stare lontano dalla classe 89” disse sarcastico, riferendosi all’anno di nascita di Rossella.

“E quale classe avresti scelto?” domandai curiosa, per vedere cosa si sarebbe inventato.

“87, 88…”

“Cavoli, quindi sceglieresti anche qualcuna del 90, 91…?” chiesi.

“Si, anche 92, perché no!” rispose disinvolto, aggiustandosi la cravatta fuxia.

“Che onore per la mia classe!” dichiarai falsamente lusingata.

Si bloccò di botto, arrossendo. “Sei del 92?”

“Si, ho quasi sedici anni, no?” ragionai.

“Oh, scusami allora”

“Scusarti di che?” feci senza capire.

“No, niente, niente” mormorò, voltandosi. Era arrossito di brutto, ma che cavolo gli prendeva?

“Ehi, Andrea, che succede?” gli domandai.

“Ma niente, niente, non avevo mai pensato per davvero al fatto che tu fossi così… Cioè, che avessi sedici anni, che abbiamo sei anni di differenza, cioè… Lo sapevo ma…”

Si stava impappinando, rossissimo, e alla fine dovette tentare di allentare il nodo alla cravatta, senza successo.

“Aspetta, ti do una mano…” mi offrii avvicinandomi. Per fortuna grazie ai tacchi riuscii ad arrivare con maggior facilità al suo metro e ottantacinque di altezza. Mentre allentavo il nodo notai che era ancora più rosso, respirava quasi in modo affannato, ma si fermò quando alzai gli occhi ad opera finita, incrociando il suo sguardo, faccia a faccia con lui.

“Va meglio?”

“Ehm, si,  grazie…” mi rispose accennando un sorriso, e fece una faccia sollevata quando vide Sara avvicinarsi con tanto di metro in mano. Davvero non capii cosa gli era preso.

Alla fine, dopo che entrambi avevamo la piega ai nostri pantaloni, uscimmo insieme dalla sartoria.

“Sai che all’improvviso non me ne frega nulla più di Rossella?” mi informò lui, mentre eravamo seduti dietro le quinte ad attendere la fine delle ultime prove. “Ci sto male perché non ci parliamo più, ma alla fine… Si vede che non mi piaceva davvero”. 

“E sai che a me non m’importa più di Niko?” dissi, prima di tapparmi la bocca. L’avevo detto. L’avevo detto! E per di più ad una persona che non sapeva “ufficialmente” che mi piacesse.

“Allora ti piaceva!” disse trionfante.

“Si… Ma… Da ieri… Cioè… E’ bastato un suo sbaglio per cancellarlo… Mi sento una superficiale…” mormorai.

“Ma che, è una cosa normale, fidati, anche per me  vale la stessa cosa: di sicuro Rossella mi piaceva per la sua bellezza, ma è tempo di cambiare e…. innamorarsi!” approvò.

Sgranai gli occhi, incredula. “Avevi detto che l’amore…” iniziai, ma mi interruppe.

“La penso diversamente da sette giorni a questa parte” mi disse.

Lo guardai con un’aria simile alla venerazione prima di ridestarmi. “Sai, avete in comune solo la passione per la musica tu e quell’altro” dichiarai sorridendo.

Gli ci volle qualche minuto prima di capire il paragone. “Ah” disse infine, “E… In bene o male per me?

“In bene, ovvio!” risposi, prima di abbracciarci automaticamente.

 

Qualche Anticipazione:

 

“Siamo in tv, non al premio Nobel per l’onore e la lealtà! Sono qui per far carriera, non per dar conto ad una sedicenne psicolabile!”

________

“Sai, resta il fatto che devo combinare qualcosa, non posso essere la life coach di uno con cui non parlo!” ragionai tristemente.

________

“Sei una strega! Una maga!” esclamò Daniele. “Sei il mio mito!”

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“Scusate ma… Il mio comportamento è dovuto al fatto che forse il mio matrimonio salterà!”

________

“Dolce, vera, dai lineamenti particolari e particolarmente calda…” Complimenti”, terminò, leggendo le ultime frasi dal foglio e consegnandomelo.

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Capitolo 25
*** Quando La Sincerità Bussò Al Loft Di Music’s Planet ***


66

Rieccomi!

Scusatemi per il ritardo, spero che abbiate letto l’avviso! Purtroppo il mio amato pc ha scelto ilo momento meno opportuno per dare problemi…

Comunque, spero che questo cap sia di vostro gradimento!

Grazie mille a:

Vero1star: Andrea e Deb insieme? Mmm… Si vedrà nei prossimi cap, credo, ho la bocca cucita… ihih! E comunque hai perfettamente ragione, Robert Pattinson è uno strafigo!

Angel Texas Ranger:Ehh, mi sa proprio che Deb al momento non prova niente per Niko mentre Andrea è un carissimo amico, una presenza fondamentale… anche io adoro Twilight, è stato un film stupendo!

95_angy_95:Cos’ha lo zio Max lo scopriremo in questo cap! Andrea cotto di Deb? Chissà…! Come hai detto tu lo scopriremo nei prossimi cap!

_New_Moon: Ciao e bentornata! Grazie mille, ora mi fai arrossire… ^^ Comunque anche per me Twilight è stato stupendo, non vedo l’ora di vedere il prossimo film!

Spero di aggiornare sabato… Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!

la vostra milly92.

Capitolo 25

Quando la sincerità bussò al Loft di Music’s Planet

La domenica si annunciò diversa dal solito: normalmente la trascorrevamo in giardino e a preparare il mega pranzo domenicale , invece quella settimana tutti provavano i due brani assegnati, dato che non c’era nessun minuto da perdere, e per questo Maria e Sandro ci convocarono in sala prove.

“Non dobbiamo perdere nessun minuto, due ore di prova in più prima di quelle in studio non potranno che giovarci” annunciò decisa Maria, mentre Niko e Rossella annuivano.

Era una tortura per me dover stare lì, in rappresentanza di una persona di cui la mia stima nei suoi confronti oscillava tra lo 0 e il -10.

Ci eravamo scambiati solo un’occhiata truce, cioè, l’occhiata truce era stata la mia, lui mi aveva risposto solo con un cenno scocciato.

“Su, baldo giovane, inizia tu con “Bella stronza” di Masini” fece Sandro, facendo partire la base.

Cavolo. La faceva benissimo. Era intonatissimo…

“Niko,sai che oggi proverai la coreografia con una ballerina?” rise Maria giuliva. “E’ perfetta per questa coreografia”

Feci una smorfia, immaginandomi la scena: beh, dopo quello che aveva fatto con me non doveva essere un problema fare una coreografia con una ballerina davanti a milioni di persone. Invece lui rimase interdetto, dicendo “Mannaggia!”

“Cosa c’è, Debora, non ti va bene?” chiese Maria, scrutandomi. Di sicuro si riferiva alla mia smorfia.

“Ma no, anzi, direi che va benissimo, dopotutto Niko ultimamente sta prendendo una certa confidenza con le telecamere” sogghignai, ricevendo un’occhiataccia colpita da parte sua.

Alla fine delle prove così me ne uscii rapidamente dalla sala prove, respirando finalmente un po’ di aria di libertà dopo tutta quella tensione. Mancava poco a mezzogiorno, così me ne andai sul terrazzo del salotto, decisa a starmene per conto mio a causa di tutta quella stizza.

“Senti, piantala!”

Sobbalzai, trovandomi di fronte un Niko decisamente nero di rabbia. Nel frattempo mezzo loft si stava riunendo nel salotto a causa del termine delle prove.

“Prego?” domandai, decidendo di far finta di non aver capito.

“La devi smettere di fare battutine del cavolo davanti a Maria! Cioè, che cazzo voleva dire quella battutaccia circa le telecamere…?”  urlò, facendo girare qualcuno che se ne stava nel salotto.

Era troppo, a dir la verità. Non ce la feci più, così esplosi anch’io. “Vorresti dire che non è vero?! Mi sono scocciata, ultimamente sei un falso della Madonna! E non mi riferisco solo a quel fatto! Fai tante scenate, fai il timido, il bravo ragazzo, e poi alla fine fai l’esatto contrario pur di raggiungere i tuoi scopi! La prossima volta veditela da solo o almeno sii onesto, stronzo!” urlai di rimando, sentendomi quasi febbricitante a causa del’ira.

Ci lanciammo un’occhiata furente, prima che lui ribattesse: “Siamo in tv, non al premio Nobel per l’onore e la lealtà! Sono qui per far carriera, non per dar conto ad una sedicenne psicolabile!”

“Come mi hai chiamata?!” esclamai, sentendo un forte istinto di mollargli un ceffone, un calcio, un pugno… qualsiasi cosa gli facesse davvero male come lui lo stava facendo a me.

“Sedicenne psicolabile, ecco quello che sei! Se fossi stata diversa te ne avrei parlato, ti avrei detto…”

“Sapevi che ti avrei detto di no perché, come dicevi tu fino a poco fa, “Non sono come tutte le altre”! Sai come sono fatta! E’ nella mia natura!”

Ormai riuscivamo a stare fermi con non poca difficoltà, entrambi rossi come peperoni.

“Ma stai zitta, quelle erano tutte cose che ti dicevo per ammorbidirti…” dichiarò sprezzante, facendomi rimanere zitta. “Era tutto scritto nel mio copione! Tutti qui ne abbiamo uno, e la prima ad averlo qui sei tu, che vuoi fare la brava ragazza ma che alla fine tradisci le persone una ad una non appena vedi che hanno capito come sei fatta veramente!” 

Ormai le persone in salotto iniziavano a guardarci preoccupati.

“Finiscila, non è vero…” protestai, quasi senza avere più la forza di ribattere.

“Certo che è vero! Forse all’inizio potevo essere sincero, ma dopo no, ho dovuto recitare, cosa potevo mai fare? Vuoi capire che quando usciremo qui fuori non ci rivedremo più?”

Davanti a me vedevo un cortometraggio infinito… Io che arrivavo, che ci presentavamo, che piangevo, lui che mi consolava…

“Ok, come vuoi!” sbottai,cercando di non piangere e di mantenere un certo contegno . “Spero per te che tu sia felice della fine di quella che credevo un’amicizia! Anzi, di più! Mi ero illusa, tu mi piacevi, e molto, ed io mi ero solo illusa… Stai tranquillo, ora nella mia vita non conti più nulla, verme viscido!” urlai, allontanandomi con passo d marcia, ignorando le occhiate di tutti fissi su di me.

Ero finita dopo quella litigata. Finita. Ogni legame era stato spezzato, non potevo fingere che andasse tutto bene, facevo meglio ad andarmene a casa…

Avevo voglia di chiudermi nella stanza e non uscirne più, ma mi dissi che non gliel’avrei voluta dare vinta e che dovevo dimostrami forte. Per una volta avrei dovuto fingere anch’io come aveva fatto lui per così tanto tempo. Mi sentivo male, non potevo credere che tutti quei giorni trascorsi, quei sorrisi, quelle chiacchierate, quei momenti, fossero tutti falsi.

Anche lui si presentò a pranzo, insieme a Max.

“Max, finalmente!” dissi. Che stupida, avevo quasi dimenticato la sua presenza presa com’ero da quella situazione.

Abbozzò un sorriso in mia direzione prima che mi ci avvicinassi. “Come stai? Ma cosa è successo?”

“Scusa ma non mi va di parlarne” mi ripeté come il giorno precedente, prima di alzarsi e prendere qualcosa dal frigo.

Ancora più sconsolata, ritornai al mio posto, tra Francesco ed Andrea. Niko se ne stava dall’altra parte, intento nello scherzare con Vincenzo come se niente fosse. Sospirai affranta, dicendomi chi me l’aveva fatto fare di partecipare.

“Ho saputo della litigata” fece Andrea  dopo pranzo, mentre ce ne stavamo sul divano a vedere Lara e il suo life coach Alessandro fare una lotta con i cuscini.

“Dovevi vederla” sbuffai.

“Su, intanto alla fine hai avuto tu l’ultima parola” mi ricordò.

“E che voci circolano? Cosa dicono? Che gli ho mollato un pugno sul naso e un calcio nei paesi bassi?” sbottai affranta, mentre Lara cadeva a causa di una cuscinata bene assestata e rideva. Come avrei voluto essere al suo posto!

“Lo hai fatto?” esclamò Andrea, voltandosi a guardarmi con un’aria di ammirazione.

Lo guardai anch’io, alzando le sopracciglia. “E ci credi pure?! Magari lo avessi fatto… Mi sono trattenuta…”

Gli raccontai tutto per filo e per segno, lasciandolo allibito.

“Tu che sei un cantante e che sei qui per far carriera… La pensi così? Cioè… Per te oltre alle prove e le esibizioni, il resto è tutto superfluo? I legami al di fuori di qui non conteranno più?” gli domandai, decisa a conoscere l’opinione di qualcun altro e sperando che fosse sincero.

“No! Cioè, io sono venuto qui con gli altri tre per provare a fare successo, ma alla fine stando da due mesi qui è ovvio che ho legato… anzi, fin troppo… E una volta uscito, beh, cercherò anche di coltivare le amicizie oltre che a fare qualsiasi altra cosa lavorativa! E poi” aggiunse, facendo una faccia seria, “Non ho mai recitato un copione e cose simili, e dubito che lo stiano facendo gli altri. Mi ha deluso, lui che sembrava il più vero!”

Annuii alle sue parole più serena: almeno lì in mezzo c’era qualcuno più… normale!

“Sai, resta il fatto che devo combinare qualcosa, non posso essere la life coach di uno con cui non parlo!” ragionai tristemente.

Andrea annuì, pensieroso. “Potreste fare una tregua… Nel senso non siete amici ma vi limitate ad un rapporto professionale, tipo parlare nelle prove o cose simili”

Era un’idea, certo, ma dopo lo scontro di quella mattina non sarei riuscita a fargli nemmeno un “ciao” senza lanciarli un’occhiata assassina.

Eppure mi resi conto di quanto fosse importante quel consiglio quel pomeriggio, alle prove nello studio.

Christian, il coreografo, gli spiegò la coreografia con la ballerina, una tipa mora magrissima. La coreografia più che altro consisteva nel camminare su e giù per il palco e poi tenersi stretta la ballerina o farle una carezza ogni tanto.

Ma non funzionava. Si dimenticava le parole della canzone e i passi. Alla fine, dopo mezz’ora di sbagli continui, Maria si alzò dalla sua postazione.

“Ma che ti succede?” gli chiese sghignazzando, mentre lui si era seduto sul divano su cui doveva stare la ballerina durante la canzone.

“No, è che… Niente, così, tutti questi occhi puntati su di me…” si giustificò.

Alla fine riprese a provare, mentre mi si avvicinò Daniele.

“Tutto bene?”

“Si, certo” dissi sarcastica, prima di aggiungere un sentito: “Puozz carè!” sottovoce, che in dialetto napoletano vuol dire: “Che tu possa cadere!”, poiché mi aveva appena lanciato un’occhiata di disapprovazione vedendomi parlare con Daniele mentre provava.

E, quasi come per magia, tre secondi dopo inciampò sul palco, cadendo quasi a faccia per terra, facendo scoppiare a ridere tutti i presenti.

Daniele era scioccato, mi guardò con un’aria simile alla venerazione.

“Non ci capisco molto di napoletano ma… Voleva dire “cadi” o qualcosa simile?” disse ridendo.

“Si! Oddio!” risi, mentre Maria si alzava e gli andava vicino ridendo come una pazza.

“Sei una strega! Una maga!” esclamò Daniele. “Sei il mio mito!”

Sorrisi incredula, e alla fine, dopo le prove in cui mi costrinsi a dare un discreto parere, raggiunsi gli altri dietro le quinte. Ormai avete imparato che per me, in quel momento, “altri” stava a dire “Gold Boyz” o, meglio, soprattutto Andrea.

“Ragazzi, se sapeste cosa è successo!” iniziai, ridendo ancora.

“Oh, Deb!” esclamarono insieme,voltandosi verso di me. Stavano provando per l’ultima volta il loro brano in inglese.

“Oh, scusate, continuate, vi dico dopo!” mi congedai con un sorriso.

“Deb!”

Era ancora Daniele, mi stava raggiungendo sorridente.

“Daniele” feci.

“Cosa fai qui?”

“Perdo tempo, no?” risposi, mentre Dante e Francesco si davano la colpa a vicenda con ripetuti: “Hai sbagliato tu, hai ripetuto il ritornello due volte!” e “No, la seconda volta devi cantare più forte!”.

“Si, anche io” mi guardò, quasi come se fosse imbarazzato. “Ma ti immagini quando ritorneremo a scuola?” aggiunse, come per fare conversazione.  “Tutti ci odieranno, noi stiamo qui a divertirci e loro lì a sgobbare!”

“Divertirci? Ultimamente ne dubito, almeno per me” dissi, ritornando a pensare a tutta quella storia.

“Scusa, non volevo…” si scusò arrossendo.

“Figurati, collega” ribattei, cercando di alleggerire l’atmosfera. Notai che i Gold Boyz avevano terminato, così dissi: “Vieni, devo raccontargli della caduta!” e lui accettò con un sorriso.

“Allora, cosa dovevi dirci?” chiese Giuseppe, allacciandosi una converse.

“Se ve lo dico non mi credete” iniziai sorridendo come una scema.

“Si” diede man forte Daniele, “Abbiamo una strega qui!”

Gli altri ci guardarono senza capire, e alla fine mi decisi a spiegare: “In poche parole prima, alle prove di Niko, lui stava provando la coreografia di Bella stronza  con una ballerina, e all’improvviso mi ha lanciato un’occhiataccia, così ho detto sottovoce: “Puozz carè!”, che in napoletano vuol dire: “Che tu possa cadere…”

“E indovinate cosa è successo?” fece Daniele.

“Cosa è successo?” chiese Andrea.

“E’ caduto per davvero tre secondi dopo!” esclamai, scatenando le risate generali.

“Wow, mi raccomando, non scagliarci mai nessuna maledizione!” dichiarò Francesco ridendo.

“Ci proverò” ironizzai.

“Salve ragazzi”

Era Max, che sorrideva a stento. Lo guardammo sorpresi, e lui si giustificò con un: “Scusate ma… Il mio comportamento è dovuto al fatto che forse il mio matrimonio salterà!”

Rimanemmo sconcertati, increduli a ciò che aveva appena detto.

“Ve lo sto dicendo per evitare altre domande… La verità è che Rossella venerdì... ci ha provato… con me… Ed io ci sono cascato come un ragazzino. E lì, al CPM, lavora il fratello di Beatrice che mi ha detto di aver visto tutto grazie alle telecamere…” si fermò, sospirando, come se gli costasse la vita pronunciare quelle parole. “… Ed io glielo dirò martedì…”

Il più sconvolto lì era Andrea, che aveva avuto la conferma delle sue ipotesi.

“Oh, Max…” borbottai, mettendogli una mano sulla spalla e con gli occhi lucidi.

Lui scrollò le spalle, con gli occhi lucidi. “Perciò scusatemi se sono stato assente… Ci vediamo a casa” disse, allontanandosi e lasciandoci lì, zitti.

 “Alla faccia di Ross, ma è impazzita?” iniziò Giuseppe.

“Intanto ci avevo azzeccato”  sbottò Andrea.

“Fratè, non ci pensare che una così è meglio perderla che trovarla!” rispose Dante.

Io me ne stavo zitta, incapace di proferire verbo, incredula. Possibile che Max si fosse lasciato andare? Era l’unico caso in cui accettavo un tradimento: lui amava Beatrice, altrimenti non se ne sarebbe pentito.

Poco dopo ritornammo nel loft, chiusi in un silenzio imbarazzante. Ce ne stavamo nel salotto tutti zitti, ognuno immerso nei propri pensieri. Ci scambiavamo occhiatacce, occhiate, sguardi… Senza proferire parola.

Alla fine, dato che tutti gli sguardi si riversavano su Rossella, lei si alzò decisa.

“Basta! Piantatela di guardarmi! Lo so che ho sbagliato, ma le cose si fanno in due, no? So che in quel momento ho tradito il mio ex con un uomo che stava per sposarsi, ma ora basta! Quel che è fatto è fatto! Ognuno di noi qui aveva qualche segreto o cose simili! O volete dirmi che non è vero?” scoppiò, alzandosi dal divano e guardandoci uno ad uno.

Nessuno rispose.

“Bene. Facciamo così, ognuno di noi ora dirà agli altri qualche segreto, e vedremo se sarò ancora l’unica ad essere guardata così!”  aggiunse, con un’occhiata di sfida.

All’inizio nessuno parlò, poi Claudio si alzò, aggiustandosi gli occhiali sul naso. “Io ho una cotta segreta per Debora” disse, scatenando le risate generali. Tutti mi guardavano ed io feci una mezza smorfia, dato che non era una novità.

“Ok, grazie Claudio, almeno tu hai avuto il coraggio” fece Rosella con un breve sorriso.

“Io una volta, a ventotto anni, mi innamorai di un diciassettenne” aggiunse Angela alzandosi.

“Io all’inizio odiavo far parte del mio gruppo!” si aggiunse Vincenzo.

Dopo qualche faccia colpita da parte di qualcuno del suo gruppo , ad alzarsi fu Dante che disse: “Non sopporto essere così riservato a volte e non essere una faccia conosciuta del mio gruppo”,lasciando gli altri tre a bocca aperta.

Le varie notizie lasciavano ognuno un po’ sconvolti, facendo alternare il silenzio per la sorpresa a qualche commento.

Cosa dovevo fare? Il cerchio si ristringeva sempre di più ed io ero rimasta senza dire nulla insieme ad altri pochi.

“Mi sono preso una cotta in queste settimane, e non mi riferisco a Rossella” rivelò Andrea alzandosi, dopo aver fatto un bel respiro.

“All’inizio non sopportavo Luke” fece Giuseppe.

“Una volta, a diciotto anni, mi misi con una trentenne… sposata” fu la risposta di Francesco.

Segreti dopo segreti, mi decisi di fare qualcosa. Tutti mi guardavano, come ad invitarmi a dire la mia. Tremante, mi alzai, sentendo le gambe cedere da un momento all’altro.

“Io… Beh, io più che altro mi sento di essere una persona un po’ superficiale al momento. La cosa che vi dirò non è nuova, scommetto che già la sapete… A me piaceva Niko, e ho fatti i provini per conoscerlo, altro che life coach… Mi sento superficiale perché dopo il litigio, beh, ho capito che era solo apparenza” dissi,sedendomi subito. Avrei tanto voluto coprirmi la faccia con le mani, ma mi dissi di rimanere ferma, fingendo che non m’importasse nulla.

Ma, stranamente,partì una serie di applausi da parte di tutti tranne Niko che mi squadrava in un modo molto strano, ma non d’ira.

“Meno male, ce l’hai fattaaa!” sbottò Rita.

“Alla fine si sapeva” commentò Samanta con aria da sapientona.

Non le badai, sentendomi leggera come un palloncino. Evitai di incrociare lo sguardo di Niko, che si alzò, brandendo in mano un foglio.

“Il mio segreto, se così posso chiamarlo, è che ieri non sono andato alla radio, bensì ho incontrato il produttore di quel famoso film… E, Debora, sai cosa mi ha detto? Che non faccio a caso loro, la mia recitazione è stata scarsa. Ma, la novità, che conferma che Dio esiste, è che vorrebbe ingaggiare te. “Dolce, vera, dai lineamenti particolari e particolarmente calda…” Complimenti”, terminò, leggendo le ultime frasi dal foglio e consegnandomelo.

Lo lessi con un colpo al cuore, mentre tutti mi guardavano senza parole.

“Gentilissima Sig.na Debora di Bene, dopo la visione del provino del signor d’Aiello, abbiamo deciso che lei potrebbe essere la persona giusta per interpretare Felicia, la protagonista del film ,grazie all’impressione che ci ha fatto, ovvero quella di avere le particolarità di Felicia: dolce, vera, dai lineamenti particolari e particolarmente calda. Perciò la invitiamo ai provini che si terranno a Roma il giorno 15 Giugno 2008, sperando nella sua partecipazione. Distinti saluti, Giorgio Salanti”.

Restai zitta, mentre Niko usciva dalla stanza e qualcuno mi strappava il foglio di mano per leggere.

 

 

Qualche Anticipazione

 

“Ma che…” riuscii a balbettare, “Deve esserci un errore”.

_____________

“Si, e di certo non possiamo scannarci davanti alla giornalista” risposi sarcastica.

_____________

 

“Che gioia essere vicino i nuovi idoli delle teenagers!” dichiarò.

_____________

                                     

Sarà stata la temperatura dei fornelli, chissà, eppure quei gesti mi facevano sentire febbricitante e con il viso in fiamme. 

_____________

 

“Complimenti anche a te che mi hai aiutata con il sugo, te ne sarò grato” rispose giulivo, abbassandosi alla mia altezza e dandomi un delicato bacio sulla guancia. 

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Capitolo 26
*** Tregua, Intervista E Pasta ***


Tregua, Intervista E Pasta

Ciao!

Finalmente sono iniziate le vacanze natalizie, che bello!

Nello scorso cap abbiamo lasciato Debora incredula davanti ad un invito per partecipare ad un provino… Cosa succederà?

Volevo precisare che l’episodio della pasta che verrà narrato in questo cap è realmente accaduto nella prima edizione di X Factor, c’è anche un video su You Tube che lo fa vedere, per cui non ho resistito e l’ho inserito nella fic, adattandolo alla situazione (infatti alcune battute sono simili a quelle del video). Ok?

Grazie mille a:

Angel Texas Ranger: Siii, viva voi Debore! xD E Niko si è meritato proprio una bella “punizione” anche se per me non è  ancora abbastanza… Tu che ne dici? xD xD

95_Angy_95: Purtroppo lo zio Max ha rischiato di cadere nella trappola  di Rossella… E Niko ha avuto quello che si meritava come hai detto  tu, eheh! Spero che questo cap ti piaccia!

Vero15star: Riguardo Andrea e Deb in questo cap ci sarà un piccolo momento che li vedrà protagonisti, spero ti faccia piacere! E Max, beh, è pur sempre un uomo ma ha saputo dare fine ala provocazione, per questo Debora lo comprende. E su Niko, beh, hai perfettamente ragione!

A mercoledì!

La vostra milly92.

Capitolo 26

Tregua, Intervista E Pasta


Quasi riuscivo a captare l’incredulità di Rita e Samanta che mi fissavano qualche secondo dopo che Niko era uscito dalla stanza. Continuavo a fissare il foglio come se potesse darmi qualche spiegazione in  più, come se mi aspettassi che uscisse la scritta: “Scherzo!” da un momento all’altro.

Avevo il respiro affannato, e quasi non sentii Dante che mi chiedeva di poter leggere il foglio, e lasciai che se lo prendesse senza nemmeno aver capito cosa mi avesse chiesto.

Era uno scherzo, certo, una presa in giro, una pubblicità… Qualsiasi cosa spiegasse il fatto che un noto regista mi aveva invitato a dei provini, rifiutando la star del momento.

“Alla faccia, complimenti” se ne uscì Dante riconsegnandomi il foglio qualche minuto dopo.

“Ma che…” riuscii a balbettare, “Deve esserci un errore”.

“Non credo, però… E’ proprio vero che Dio esiste…” commentò preso Giuseppe leggendo il foglio.

Non riuscii a rispondere, e ringraziai Dio quando Vincenzo esclamò: “Ehi, è tardi, chi viene a preparare la cena con me?” , facendo allontanare più di metà dei presenti.

Rimasi con i Gold Boyz, che mi guardavano senza aggiungere nulla.

“Secondo voi cosa devo fare?” chiesi disperata, continuando a stringere quel foglio.

“Penso che dovresti saperne di più, quindi di conseguenza parlare un po’ con Niko dato che lui è l’unico che ne sa qualcosa” consigliò Andrea, riprendendo il foglio e leggendo.

“Ma come faccio? Cioè, scusate ma… Non ce la faccio a…parlargli…” mormorai.

“Il fatto è che lui sembra pure offeso da questo rifiuto!” ragionò Francesco. “Ma penso che alla fine è inutile litigare, insomma, a te non piace più, lui non è stato preso… Metteteci una pietra sopra!”

Un po’ aveva ragione, ma di certo non si poteva cancellare tutto quel casino e sapevo che anche se avessimo fatto pace, tra me Niko non ci sarebbe mai stata più un’amicizia dal momento che lui stesso aveva ammesso di aver finto.

Fu così che a cena me ne stetti zitta zitta, mangiandolo solo un po’ di insalata ed una mela, con il pensiero rivolto a quel foglio e alla proposta per il provino.  Com’è strana la vita, pensai: poco più di un mese prima ero lì, insicura, con una cotta pazzesca per Niko, ed invece ora ero lì, apparentemente più sicura e cresciuta, con una cotta alle spalle per lui e in procinto di fare un provino per un film.

“Ragazzi, sono arrivati i programmi!” annunciò Rita mentre aiutavo Rossella a sparecchiare. “E indovinate un po’? Domani ogni life coach verrà intervistato da “fashion Girl” con il proprio talent!” aggiunse presa.

Ascoltai la notizia con un nodo alla gola. “Un’intervista?!” chiesi.

“Si, alle dieci” confermò Samanta leggendo.

E fu quel fatto a spingermi nella camera di Niko mezz’ora dopo, tremante e incerta. Bussai alla porta, e quasi non riuscivo ad aprirla dopo il suo “avanti”.

Appena mi vide restò fermo, senza dire nulla.

“Posso?” chiesi, cercando di non ricordare la sua faccia semi indemoniata di quella mattina mentre mi diceva tute quelle cose terribili.

“Si” mormorò, facendomi segno di sedermi su una sedia lì vicino.

Ubbidii, prima di sospirare e dire: “Sai, domani abbiamo un’intervista con “Fashion Girl”…”

“Uh, davvero?” chiese, per niente interessato e facendomi irritare.

“Si, e di certo non possiamo scannarci davanti alla giornalista” risposi sarcastica.

“E allora?”

“E allora, visto che qui l’offesa dovrei essere io, volevo… volevo proporti di fare pace. So che hai finto e tutto il resto,ma non credo sarà molto doloroso comportarti con me come una normale conoscente” dissi tutto d’un fiato, abbassando lo sguardo.

“Mi stai dicendo che mi hai perdonato?!” chiese incredulo, lasciando perdere il tono irritato.

“Perdonato è una parola grossa… Diciamo che sono disposta a far finta di nulla, tanto non mi piaci più, io non ti sono mai interessata nemmeno come amica e tra un po’ non ci vedremo nemmeno più… Quindi che senso ha fare la guerra?” spiegai, dicendo addio a tutti i miei valori della “vita precedente”.

Lui non rispose all’inizio, così rimanemmo in un grande silenzio durante il quale io scrutai la stanza ed imparai a memoria ogni particolarità del pavimento.

“Non me l’aspettavo” dichiarò alla fine. “Dopo le mie parole di oggi…”

“Diciamo che sono cresciuta ed ho imparato qualcosa in queste settimane… Anche se per te resto sempre una… sedicenne psicolabile, giusto?”

Quelle parole lo colpirono e lo affondarono. “Non lo penso per davvero, e scommetto che lo sai! Quelle cose non sono vere, le ho inventate…” ammise, ma io scrollai le spalle.

“Ti ho detto che sono cresciuta, e perciò penso che solo il tempo potrà affermarmi se quanto dici è vero” ribattei il più tranquillamente possibile.

Lui annuì tristemente, prima di porgermi la mano. “Allora… Pace?”

“Tregua” precisai seccata, stringendogli brevemente la mano ed alzandomi. “L’intervista è alle dieci domani mattina” lo informai, prima di uscire dalla stanza.

La notizia fece la notizia del loft, e tutti parvero sollevati tranne Max, che se ne stava zitto zitto a provare i suoi brani.

Avrei tanto voluto parlarci, ma quando lui non incrociò il mio sguardo diverse volte, pur sapendo che lo stavo osservando, mi rassegnai, sostenendo una conversazione “garbata” con Niko.

L’indomani si annunciò particolarmente caldo, sembrava di essere già a giugno, e mi stupii quando vidi l’estetista sulla soglia della mia camera, spiegandoci che ci avrebbe preparato lei. Era la nostra prima intervista, eppure tra Rita e gli altri life coach io ero la meno emozionata, e la cosa mi preoccupava un po’. Era come se tutti quei disastri degli ultimi giorni mi avessero rafforzata e non mi permettevano di emozionarmi per una cosuccia da niente come un’intervista.

“Come pensate debba vestirmi?” chiesi alle ragazze appena uscii dalla doccia. “Elegante, casual, sportivo…?”

“Direi casual con qualcosa di elegante” mi consigliò l’estetista che stava truccando Samanta.

Annuii, e alla fine, dopo qualche indecisione, indossai dei jeans neri, una maglia a camicetta azzurra e delle ballerine con un minimo di tacco.

L’estetista fece davvero un bel lavoro, e rimasi i capelli sciolti ma adornati con un frontino . Mi sentivo davvero “a posto”, e come per il fatto dell’intervista, mi sentivo fin troppo sicura. Perché?!

Continuai a chiedermelo finché non andai in salotto ad aspettare l’autista insieme agli altri.

“Stai davvero bene, sembri un gioiellino” mi accolse Lara. Le sorrisi riconoscente, dopotutto non la conoscevo bene e all’inizio l’avevo giudicata un po’ male semplicemente per il fatto che spesso era un po’ egocentrica.

“Si, diciamo che così posso darti…uhm, sedici anni e mezzo, và!” concordò Andrea sorridendo e dandomi un pizzicotto sulla guancia.

“Ma grazie! Ed invece io con quella cresta te ne do diciotto” lo rimbeccai ridendo, prima di notare che il camera man di turno, Luigi, era appena arrivato.

“Oh, bella scena! Dai, ripetetela, la mettiamo nel day time di giovedì, il pubblico vuole anche momenti normali, in cui non provate” disse, azionando la telecamera.

Ormai ci eravamo così abituati che senza pensarci troppo ritornai indietro e feci il mio ingresso in sala e ripetemmo le stesse battute, ma alla fine si intromise anche Niko che iniziò a prendere in giro Giuseppe per i suoi capelli.

“Perfetto, va bene così” annunciò Luigi spegnendo l’aggeggio.

Alle dieci meno un quarto arrivarono i vari autisti che ci condussero in diversi posti, a me e Niko toccò un bar al centro di Napoli, dove ci stava aspettando una donna con una corta chioma bionda e riccia, con dei grandi occhiali e vestita molto elegantemente. Mi ricordava un po’ Rita Skeeter di Harry Potter a dir la verità.

“Salve, che onore! Piacere, io sono Aida Genellotti, l’inviata di “Fashion Girl”!” si presentò stringendoci la mano e sorridendo imperterrita.

“Piacere” dicemmo io e Niko, abbozzando un sorriso. 

“Che gioia essere vicino i nuovi idoli delle teenagers!” dichiarò.

“Scusi?” chiesi. “Idoli…?”

“Ma si, Music’s Planet è seguito soprattutto per voi due, il pubblico vi ama, insieme siete formidabili, lui timido ma giusto, il classico principino, e lei pacata e modesta…”

Io e Niko ci scambiammo un’occhiata scettica, prima che lei si decidesse a dire: “Allora, iniziamo quest’intervista! Io registrerò le vostre risposte con questo” spiegò, cacciando un registratore fuori dalla borsa, “E dopo dovreste fare qualche foto”.

Annuimmo, scatenando in lei l’ennesimo sorriso.

“Iniziamo con te, Debora!” mi disse poco dopo aver ordinato qualcosa. Io me ne stavo zitta ed attenta mentre bevevo il mio bicchiere di thè alla pesca, mentre Niko scrutava la scena curioso mentre beveva la sua coca cola. “Allora, parlami un po’ dell’inizio di quest’esperienza e dei provini!”

“Beh, in realtà è nato tutto per gioco, ho deciso di fare i provini tanto per fare un’esperienza, e per me era una vera sorpresa ogni volta che Maria mi faceva passare al turno successivo. Quando mi ha detto che ce l’avevo fatta, scegliendo me invece che Lucia, l’altra ragazza che era arrivata allo stesso punto, non ci credevo…” risposi. Scavare nei ricordi mi provocava un leggero brivido.

“E com’è stato ambientarsi in un ambiente dove gli altri abitavano da quasi un mese?”

“All’inizio è stata dura, già il fatto di entrare di mercoledì e non durante una prime time come succedeva con i nuovi entrati ti metteva a disagio perché non avevi una presentazione ufficiale. Poi però dopo i primi giorni mi sono trovata subito con tutti, anche se mi mancava la mia famiglia”.

Aida annuì, bevendo un sorso di caffè. “E come si è evoluto il tuo rapporto con Niko? Sappiamo che gli hai addirittura consigliato due brani, che hai organizzato un incontro con la sua famiglia…” disse, spingendo il registratore più vicino a me. Mi dissi di essere molto cauta, di certo non potevo spiattellare tutta la verità; infatti, Niko mi aveva lanciato un mezzo sguardo intimorito mentre continuava a bere.

“Oh, diciamo che non si è mai evoluto, nel senso che abbiamo avuto subito un’intesa dai primi giorni e che non abbiamo fatto altro che perfezionarla successivamente, arrivando addirittura ad avere dei riti scaramantici durante le ultime prove…”

Grazie  a Dio non mi può crescere il naso per tutte queste scemenze che sto dicendo!

“Riti scaramantici che però non hanno portato bene nell’ultima puntata: come hai vissuto il ballottaggio martedì?” domandò.

Mi lasciai scappare un sorriso al solo ricordo. “Male, male. Infatti qualcuno mi prende ancora in giro nel loft: non so se i camera men hanno ripreso-ero troppo scossa per badarci- ma feci una specie di fosso su una delle panche del back stage, tanto che non riuscivo a stare all’impiedi per via della… tremarella! Ricordo che tutti cercavano di consolarmi, e alla fine io, Massimo, Rossella e i Gold Boyz ce ne siamo stati davanti a quella piccola tv a pregare chissà quale Santo, anche se alla fine mi è dispiaciuto per Luigi, ero molto affezionata a lui”.

“Quindi, dopo cinque settimane, con chi hai legato maggiormente tra i vari coinquilini, oltre che con Niko?” fece Aida, con una vena di curiosità in più rispetto alle altre domande.

“Decisamente con i Gold Boyz e Massimo”

“Ah, e… le donne? Ti sei lasciata andare alla solidarietà maschile!” sorrise lei.

“Ma no, è che tra donne si lega molto quando si ha la stessa età, la più piccola lì tranne me ha 19 anni, e quindi i nostri discorsi, le nostre esperienze, sono diverse e non abbiamo molto in comune di cui parlare, invece, si sa, gli uomini sono più bambini, quindi diciamo che spesso io sono la più grande lì” ironizzai, soddisfatta della scusa che avevo trovato. Mica potevo dirle che Rita e Samanta erano oche, che Rossella stava sbagliando e che di Lara non sapevo quasi nulla?

“Concordo!” fece Aida ridendo. “Ultima domanda: come ti aspetti di trovare il “Mondo” alla fine di quest’esperienza?”

Ci riflettei un attimo prima di rispondere. “Non lo so… E’ che qui le giornate trascorrono tra musica, prove, prove di costumi… Invece ho un po’ paura del grande ritorno, dovrò terminare l’anno scolastico e fare qualche test e interrogazione, ma soprattutto mi mancheranno tutti i ragazzi!”

“Va bene, grazie mille Debora, dopo tocca a Niko” esordì Aida, spegnendo il registratore.

Alla fine, dopo qualche domanda similissima alla mia, si congedò, ma prima ci fece qualche foto: ne fece un paio di singole ad ognuno e poi qualcuna in coppia, in cui sorridevamo e cose simili.

 “Vi manderò la copia venerdì” ci salutò, dopo averci stretto la mano.

“Ed anche questa è fatta” dissi serenamente mentre raggiungevamo gli altri nella piazza principale della città.

“Si, comunque grazie per aver detto qualche bugia” mi ringraziò Niko cordiale e a bassa voce, quasi come se qualcuno potesse sentirci. Scrollai le spalle, prima di raggiungere gli altri che distavano a pochi passi da noi. Non sapevo perché stavo facendo tutto quello…

“Deb, com’è andata?” chiese Daniele sorridente. “A me hanno detto che sono molto fotogenico!”

“Non avevo dubbi” lo presi in giro, ridendo. “E’ andata bene, è uscito che io e Niko siamo i numeri uno e che la gente segue Music’s Planet solo per noi, ahaha!”

Fu con quest’aria spensierata che quella sera, dopo le ennesime prove, ci ritrovammo nel loft, respirando un po’ di libertà.

Non erano nemmeno le otto che Niko, Max, Francesco e Giuseppe andarono a fare un sonnellino, Daniele e i Locos Sounds andarono in giro con Luke e i Dj.

Così rimasi con dante, Andrea, Rossella e Lara a guardare un po’ di vecchie esibizioni sul mega divano del salotto.

 “Allora, hai saputo qualcosa per i provini?” mi chiese Lara mentre rileggeva il testo della sua canzone.

“No, in realtà è ancora un segreto ed io non ci sto pensando più di tanto… Poi si vedrà!” risposi sbadigliando.  Al momento, dopo l’iniziale incredulità, non me ne fregava molto.“Ma che noia, raga!” brontolai.

“Hai ragione, un altro po’ e mi addormento pure io!” concordò Andrea. “Voglio fare qualcosa…”

“Eh, ma cosa?” chiesi. “Non c’è niente da fare oltre che preparare la cena!”

Quelle parole lo illuminarono. “Giusto! Ora vado a fare la pasta!” annunciò.

“Cosa? Tu sai cucinare?”

“No, ma c’è sempre una prima volta!” mi ricordò. Era troppo entusiasto, così decisi di aiutarlo, anche se le mie arti culinarie all’epoca si riducevano a fare toast, latte e caffè.

“Ti do una mano!” proposi.

“Si! Dai, ci divertiamo un po’…”

Fu così che ci ritrovammo in cucina come due imbranati.

“Quale pentola devo usare secondo te?” chiese, guardando le varie stoviglie come se fossero degli strumenti da sala operatoria.

“Questa per fare il sugo e questa per fare la pasta” risposi, prendendo una pentola grande ed un pentolino.

Presi la pentola e la riempii d’acqua, quasi soddisfatta di sapere qualcosa che a lui era ignoto.

Lui accese i fornelli e mise l’acqua a bollire.

Ora bisognava fare il sugo!

“Ehm, questo lo fai tu, eh” dissi.

“Cosa? Tu non sai…?”

“No” risposi al’istante vedendo la sua faccia da pesce lesso.

“Ma sei una ragazza! E credevo che mi avresti aiutato!” protestò, iniziando a ridere per la mia espressione.

“E che c’entra! E poi ti ho aiutato” precisai, “Ti ho detto quale pentole prendere, ho messo l’acqua sul fuoco… Chiamo Lara, và”

Mi allontanai con un “Mi raccomando, non far esplodere nulla in mia assenza!” prima di raggiungerla, che aveva lasciato perdere le esibizioni e se ne stava nella sua stanza  mezza addormentata.

Per cui, non volendola disturbare, lasciai perdere.

Me ne ritornai da Antonio quasi delusa quando arrivò Rossella.

“Lara si stava per addormentare” dissi lentamente.

“Ed ora come facciamo?”

“Posso aiutarvi io” si offrì lei speranzosa.  L’aria si raggelò all’istante: Andrea la guardò gelido mentre lei sorrideva timidamente.

“Si, va bene” concesse improvvisamente lui, lasciandomi stupita.

La ragazza fece un sorriso enorme prima di dirmi: “Deb, vieni, guarda, così dopo continui tu!”

Accettai entusiasta, vedendo che si erano decisi a parlare: forse si erano chiariti quella mattina, chissà.

“Allora, quanto sale ci vuole?” chiese il ragazzo interessato.

“Un po’, altrimenti è salato” rispose lei, mettendone un po’ nella salsa. “Poi bisogna girare e mettere un po’ d’olio” spiegò, prendendo il sale dalle sue mani senza incrociarne lo sguardo. “Ok, Deb, vuoi continuare tu?” mi chiese cordiale.

“Si, grazie” risposi, prendendo in mano la  cucchiaia. Lei sorrise, fece un breve inchino comico e si allontanò, scusandosi con un: “Vado a ripetere il brano”.

“Avete fatto pace?” chiesi sottovoce mentre mettevo l’olio e giravo il sugo.

“Diciamo, stamattina abbiamo deciso di fare una tregua, proprio come te e Niko. A proposito, avvisami subito se fà di nuovo lo stronzo” spiegò disinvolto. “Oh, aspetta, bisogna abbassare il gas” disse allarmato, parandosi dietro di me e girando il pulsante. Rimase così, affacciato sulla mia spalla e appoggiando innocentemente una braccio vicino alla mia vita, vedendo come cucinavo,e alla fine decise di girare il sugo insieme a me. Sarà stata la temperatura dei fornelli, chissà, eppure quei gesti mi fecero sentire febbricitante e con il viso in fiamme. 

“Ok, ora devi mettere la pasta a bollire” gli ricordai mentre l’acqua bolliva da chissà quanto.

“Oh, giusto, scusami” si scusò, allontanandosi e prendendo la busta di pasta.

“Ah Andrea, ma che fai, er cuoco?” lo prese in giro la voce di Francesco mezza assonnata.

“Si,dormiglione”

“Allora mi sa che stasera farò il digiuno” dichiarò ironico, sedendosi dietro la pianola.

“Ok, ma come ti azzardi ad assaggiarne solo un cucchiaio ti taglio le mani!” sbottò Andrea minaccioso.

Così alla fine, dopo qualche incertezza, Andrea fece la sua entrata plateale in cucina con la pentola in mano.

“Oh, complimenti!” gli dissi, mentre me ne stavo seduta sulla sedia.

“Complimenti anche a te che mi hai aiutata con il sugo, te ne sarò grato” rispose giulivo, abbassandosi alla mia altezza e dandomi un delicato bacio sulla guancia. 

“Allora scrivi una canzone su quest’episodio” proposi.

Fu tra l’entusiasmo generale,qualche cuscinata, dovuta a Giuseppe che appena aveva saputo l’autore della pasta aveva affermato “Ma manco morto l’assaggio!”,le nostre occhiate sarcastiche generali  mentre Francesco assaggiava furtivo e tanti applausi per la “Prima pasta” di Andrea che cenammo.

L’atmosfera era delle migliori, tanto che anche Max si unì a noi lasciandosi strappare qualche risata. Tutti ci eravamo rappacificati, i gruppetti non esistevano più…

Era uno spasso veder Andrea che continuava a ripetere tutti i passaggi con tanto di: “Cucino anche domani se volete, ma le pentole le lavate voi!” e Niko rispondere: “Oh, ma era sugo pronto! Che ti vanti a fa?”  scatenando i deliri generali.

Ma la migliore battuta, prima di andare a dormire, fu quella di Dante: “Almeno se non facciamo successo con la musica… Apriamo un ristorante!”

                                                                                                           

Qualche Anticipazione:

“Credi che non me ne sia pentita? Il fatto è che quando mi piace una persona seguo il mio istinto, è più forte di me…”

“L’istinto della vedova nera” pensai tra me e me.

_________

“Ma si, grazie mille! E’ la seconda volta che mi aiuti in ventiquattro ore, grazie, grazie,prima o poi te la dedicherò una canzone!” esclamò convinto, afferrandomi  per la nuca e dandomi l’ennesimo bacio sulla guancia.

_________

“Oh, un altro po’ e ti prendevo per la mia prof di latino” disse Daniele ghignando.

“Oh, c’è una prof di latino così sexy al classico?” risposi con una vena di perfidia.

_________

“Si, Silvia?”

“Grazie… io… Ti devo delle scuse, ho sbagliato a giudicarti!” disse a voce alta.

_________

“Allora… Potresti metterci una buona parola su di me?” mi chiese, rossa più che mai.

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Capitolo 27
*** La mia nuova amica ***


222

Ciao a tutti!

Scusate ma oggi vado molto di fretta, grazie mille a coloro che hanno recensito e che mi seguono sempre, non so come farei senza di voi!

Mi farebbe piacere se leggeste e mi faceste sapere cosa ne pensate della mia fic su Twilight, “Dall’Italia con amore”, grazie in anticipo!

Aggiornerò venerdì, quindi… Buon Natale anticipato a tutti voi!

La vostra milly92.

Capitolo 27

La Mia Nuova Amica

Il martedì si annunciò più tranquillo rispetto ai martedì precedenti, nonostante ognuno avesse due brani da presentare. Quando ricevetti i miei vestiti li guardai con un po’ di apprensione: non mi andava proprio di vestirmi di nero, ormai l’umore dark mi era passato e se fosse stato per me avrei indossato qualcosa di sgargiante.

Di certo la bufera non era passata del tutto, a volte la notte, prima di addormentarmi, pensavo all’accaduto al CPM e a tutti gli insulti di Niko, ma era come se ormai ci avessi fatto l’abitudine ad essere forte e a guardare avanti invece che indietro.

Così trascorsi la mezza giornata tra varie prove, e cercavo invano di avvicinarmi ad Max, come al solito senza successo.

Perciò per quella sera mi proposi di stragli vicina più che mai, volente o nolente che fosse stato.

“Buonasera gente” esclamai quella sera, verso le sette, raggiungendo tutti dietro le quinte mentre aspettavamo i parrucchieri e le estetiste.

Erano tutti raggruppati vicino le varie panche, così presi posto anch’io, appositamente vicino a Max.

“’Sera” mi rispose qualcuno.

“Oh, Max, ho sentito le tue canzoni durante le prove… Le fai benissimo, specialmente quella di Battisti!” mi congratulai.

Lui mi guardò con un debole sorriso. “Grazie, ma so che stasera andrò in ballottaggio” mi rispose insofferente.

“Eh? Ma cosa dici! Esci da questo corpo, spirito maligno!” ironizzai, cercando di farlo ridere ma senza successo.

“E’ inutile, Debora, non sprecare il tuo fiato” sbottò quasi infastidito, alzandosi ed andando chissà dove.

Mi lasciò lì come una demente, ed anche con una certa rabbia. Insomma, non stavo facendo niente di male, mica gli stavo rompendo le scatole con domande assillanti sull’accaduto?!

Ma i miei pensieri furono interrotti da Rossella che si sedette al suo posto.

“Deb, scusami, è tutta colpa mia e tu da buona amica ci vai in mezzo” mormorò con la sua solita faccina mortificata.

Le lanciai uno sguardo ambiguo, indecisa su cosa dire. “E’ inutile piangere sul latte versato, no? Però, Ross, lasciatelo dire: ma cosa volevi combinare? Eri fidanzata e sapevi che lui si sarebbe sposato…”

Lei abbassò lo sguardo. “Credi che non me ne sia pentita? Il fatto è che quando mi piace una persona seguo il mio istinto, è più forte di me…”

“L’istinto della vedova nera” pensai tra me e me.

“E alla fine sono stata ripagata con la solitudine” aggiunse.

A stento trattenni uno sbuffo: se voleva recitare la parte della  povera incompresa aveva scelto proprio la persona sbagliata con cui fingere…

 “Beh, si, ed è un peccato, tu ed Andrea eravate così una bella coppia…” dissi, buttando fuori la prima cosa che mi capitava.

Lei sorrise. “Si,ma alla fine ti ho solo fatto un piacere…” dichiarò con un sorrisetto furbo.

“Che cosa?” chiesi senza capire.

“Su, vi ho visti ieri mentre preparavi il sugo… E poi ti ricordi il suo segreto? “Mi sono preso una cotta per qualcuna che non è Rossella”, chi può mai essere se non tu?”

Probabilmente arrossii perché il suo sorriso si ampliò, ma risposi: “Ma cosa vai pensando! E poi lui è… grande, abbiamo quasi sei anni di differenza…”

“E che c’entra, io ed Max ne abbiamo dieci!”

“Ross, basta, è solo una tua frode mentale, noi non ci piacciamo” risposi decisa, ma una voce alle mie spalle chiese: “Di chi state parlando?”

Era Andrea, e prima che potessi dire qualcosa Rossella fece: “Fattelo dire da lei, io devo scappare dall’estetista” con un’aria innocente, dileguandosi all’improvviso.

Andrea si sedette al suo posto. “Allora?”

“Ma no, niente, insisteva con… Con il fatto che io e Niko ci piacciamo, che baggianata” inventai subito, molto teatralmente.

“Come minimo” ragionò lui, “E poi se quello si permette di toccarti con un dito dopo quel casino giuro che gli taglio le mani”

“Oh, ma grazie, bodyguard!” risposi ridendo, anche se ero sollevata dal senso di protezione che mi infondeva.

“Comunque dopo me lo fai tu il nodo alla cravatta? Ricordi che feci un  casino solo per allentarlo…”

“Si, va bene, anzi, vieni nel mio camerino verso le otto e mezza così mi evito la passeggiata fino al tuo con i tacchi” risposi con aria pigra.

Fu così che un’ora e mezzo dopo me lo ritrovai davanti, mentre mi scrutavo ansiosa allo specchio.

“Stai bene” mi disse, brandendo una cravatta fuxia nella mano destra.

Buttai un’occhiata critica al mio chignon da cui pendeva qualche ricciolo prima di rispondere con un “Grazie”, la parrucchiera aveva insistito tanto!

“Solo che sembri un po’ una prof” aggiunse ridendo.

“Allora posso anche bocciarti per non saper superare la prova del nodo alla cravatta alla veneranda età di ventun anni” lo rimbeccai avvicinandomi e prendendo in mano l’accessorio.

“Quasi ventidue in realtà, ad agosto” rispose, con uno sguardo quasi rabbuiato ed una voce triste. Era come l’altra volta nella sartoria, sembrava che al momento l’età per lui fosse un problema!

“E allora?” chiesi senza capire. “Anche l’altra volta facesti un discorso simile…”

“Niente, è che ci sono sei anni di differenza…”

“Tra cosa?” chiesi distrattamente, intenta nell’allacciare il nodo.

“Tra me e te, no?” disse sbuffando.

Mi bloccai un istante, mentre le parole Rossella prendevano vita nella mia mente. “E, ehm, allora? Non puoi avere un’amica sedicenne, anzi, neo sedicenne?”

“Giusto, non li hai nemmeno sedici anni!” sbottò, prima di dire: “Ma si, giusto, faccio sempre i miei discorsi senza senso” si scusò, con un’aria diversa dalla precedente.

“Hai ragione, ultimamente non li capisco i tuoi discorsi” risposi, stringendo il nodo. “Ti piace?”

“Chi?” chiese allarmato, arrossendo.

“Il nodo!” risposi. “Ma ci sei stasera?!”

“Oh, si, il nodo, certo. Si, certo che mi piace, grazie!” fece, ricomponendo un sorriso. 

“Sicuro?”

“Ma si, grazie mille! E’ la seconda volta che mi aiuti in ventiquattro ore, grazie, grazie,prima o poi te la dedicherò una canzone!” esclamò convinto, afferrandomi  per la nuca e dandomi l’ennesimo bacio sulla guancia. Ennesimo? Il secondo! Ma era troppo per i suoi standard, mi dissi, prima di scuotere il capo decisa e dire: “Va bene, aspetterò, ma dovrai chiamarmi per fare il videoclip!” prima di guardarmi un’altra volta allo specchio ed uscire insieme.

“Ora pretendi troppo, prof” mi ammonì.

“E tu stai alzando troppo la cresta, alunno pluriripetente” ribattei, mentre lui si tastava la sua amata cresta.

“Ok, prometto che domani l’abbasserò un po’” esclamò ridendo. Lo spinsi lievemente, mentre raggiungevamo gli altri nel backstage.

“Oh, un altro po’ e ti prendevo per la mia prof di latino” disse Daniele ghignando.

“Oh, c’è una prof di latino così sexy al classico?” risposi con una vena di perfidia.

“Al classico dove andavo prima, a Roma”

“Ah, buono a sapersi” affermai ironica prima che anche Niko se ne uscisse con un: “Prof!”

E fu seguito a ruota da altre cinque affermazioni simili, alias Rossella, Rita, Dante, Lara e Vincenzo.

“Questa osservazione ti condurrà al ballottaggio” dissi alla fine a quest’ultimo, scocciata dallo scherzo che diventava sempre più pesante. E, ironia della sorte, ci azzeccai: i Dji andarono in ballottaggio!

“Tu sei una strega, non c’è alcun’altra spiegazione” affermò Daniele, “Prima la caduta, poi questo…”

“Zitto che mi sento in colpa” risposi mesta, avvicinandomi ai Dj che erano appena rientrati in studio dopo la notizia.

“Almeno io per ora sono fuori rischio” commentò Niko durante la pubblicità; aveva cantato “Bella stronza” e Luke lo aveva criticato per il fatto che riteneva la coreografia con la ballerina una cosa superflua.

“Con l’altro brano ti farai valere” risposi, anche se per la prima volta quelle parole non mi uscivano dal cuore.

Lui annuì, prima di allontanarsi con un: “Vado ad indossare il secondo vestito” poiché ogni cantante doveva vestirsi diversamente alla seconda esibizione.

Fu così che si presentò dieci minuti dopo tutto bianco, scatenando le risate generali. “E poi io sarei la prof! Tu mi sembri un gelataio!” ribattei convinta, mentre Francesco annuiva.

Alla fine si svolse anche la seconda manche, dove furono tutti bravissimi e Luke ritirò le critiche fatte precedentemente.

Quello che più mi emozionò però fu Max, che cantò “Con il nastro rosa” di Battisti. Specialmente nella parte in cui diceva: “E non vorrei aver sbagliato la mia spesa con la mia sposa” aveva le lacrime agli occhi.

E, come la volta precedente, forse fu per questo che andò in ballottaggio.

“Lo avevo detto io!” se ne uscì appena ritornò sul palco durante la pubblicità.

“Dai Massimo, sono sicura che ce la farai…” gli stava dicendo la signora Sfortuna con il suo accento Toscano.

“Silvia, scusa ma non mi va di parlarne” si scusò, lasciandola quasi delusa. Non poteva vederlo così ancora per molto, no, così mi avviai con passo deciso verso di lui.

Non seppi cosa mi prese, fatto sta che mi parai davanti a lui e dissi: “Finché ignori noi va bene, ma ignorare anche il tuo capogruppo! Insomma, sei qui per fare musica, capito? Perciò, lascia fuori i tuoi pensieri e problemi per una volta e concentrati su questo ballottaggio! E non fare l’egoista: forse vuoi andartene a casa, ma non pensi a noi che rimarremo qui, non pensi al fatto che abbiamo ancora bisogno della tua musica, della tua presenza? Tu servi al mondo, le tue canzoni saranno la colonna sonora della vita di qualcuno! E piantala di abbatterti, non ce la faccio a vederti così!” con tutto il fiato che avevo.

Massimo mi guardò in uno strano modo, tutti gli altri ci stavano guardando: dovevo aver alzato lievemente la voce.

“Hai ragione…” sibilò, mentre ci abbracciammo simultaneamente. Non so perché, ma mi venne da piangere. “Possibile che tu devi mancare proprio nel momento cruciale? Ho tante cose da dirti… Mi manchi tantissimo zio!” sussurrai.

Quelle parole forse gli fecero bene, perché aumentò la stretta e poco dopo sorrise.

“Si, stai tranquilla, qualsiasi cosa succederà non andrò a dormire finché non mi avrai detto tutto!” mi rassicurò, staccandosi ed avvicinandosi a Silvia. “Stavi dicendo, Silvia?” le chiese, prima di lasciarsi abbracciare anche da lei. E, miracolo, vidi la Sfortuna sorridermi raggiante.

Mi si avvicinò con passo felpato, ignorando il vocal coach che voleva parlarle.

“Debora?” mi chiamò con un tono fin tropo gentile.

“Si, Silvia?”

“Grazie… io… Ti devo delle scuse, ho sbagliato a giudicarti!” disse a voce alta.

Rimasi quasi presa da quelle parole.

“Oh, beh, per Max questo ed è altro, sono secoli che cerco di parlarci…” borbottai, stranita da quella strana conversazione.

“Si, resta il fatto che sei l’unica a cui ha dato ascolto. Qui sei importante per tutti, mi sa che devo imparare molto da te” affermò. Mi squadrò, centimetro per centimetro, prima di dire, con un grande sorriso: “Ti va di essere… amiche… da oggi?” mi propose speranzosa.

Valutai quella proposta a lungo… Dopotutto avevo perdonato Niko, Daniele… Una persona in più per me ormai non faceva differenza.

“Va bene…” annuii, dicendomi di essere pazza. Io e la Fortuna amiche? Saremo andate anche a fare shopping insieme prima o poi?

“Allora ti autorizzo a chiamarmi Silvietta!” annunciò ridendo e schiacciando il cinque.

“Si, zia Silvietta!” sottolineai, decisa a fare ancora qualche piccolo dispetto nonostante la “tregua”.

“No, Silvietta e basta!”

Per la prima volta scoppiammo a ridere insieme.

“Comunque scusami per tutte le batoste che ti ho dato…” aggiunse subito.

“Perché ti comportavi così?” le chiesi, cogliendo al volo l’occasione.

“Perché… Sai, all’inizio per me qui c’era in gioco prima la popolarità del programma e poi la nascita della nuova pop star, così sono stata io a proporre questa cose dei life coach… E per la life coach di Niko avrei voluto una simulazione di velina semplicemente per far alzare l’audience, in modo che le fan di Niko iniziassero ad ingelosirsi, creare forum e cose simili per rendere la cosa più popolare, oltre al fatto che mi aspettavo che succedesse qualcosa in stile GF… Ma ti giuro, le mie critiche, la mia insistenza di far uscire Niko con quella Francesca, erano dovute solo a questo scopo! Solo ora, con quelle parole che hai detto a Max, ho capito che qui si fa solo musica…” mi spiegò, quasi con gli occhi lucidi. “Perciò, ti chiedo ancora scusa per tutto… E sei davvero una bella ragazza” aggiunse con un sorriso.

Finsi di non aver sentito l’ultima cosa detta indubbiamente per aggiustare la situazione, e ringraziai il cielo quando la pubblicità terminò. Io e la Sfortuna eravamo amiche? Bah, perciò mi imposi di chiamarla Silvia e non più con quell’adorabile nomignolo… Anche se all’inizio fu difficile, eh…!

Mi avvicinai al piccolo schermo e sorrisi a Max che si avviava verso il palco insieme ai Dj. C’era una grande concentrazione, e mi accorsi che senza i Dj eravamo quattro gatti, anche se Annah valeva per due ovviamente.

Rimasi all’impiedi, tra Richard e Daniele, con le dita incrociate.

Ivan stava facendo il riepilogo della situazione e stava concedendo i trenta secondi per pensare ai giudici.

“La vuoi? L’altra volta ha portato fortuna!” mi sussurrò Niko porgendomi la collana con la croce d’argento che due giorni prima gli avevo restituito, dopo il litigio.

Quel gesto mi fece rimanere bloccata, come se fossi stata investita da una corrente d’acqua gelata, facendomi rivivere tutti quei cattivi ricordi. “No, grazie, tienila tu” risposi pacatamente, prima di voltarmi di nuovo verso la tv. Nessuno di noi si azzardava ad incitare il suo “preferito”, era una lotta alla pari, entrambi avevano legato con tutti noi.

Alla fine toccava a Maria decidere e prese parola, mentre noi eravamo ancora ansiosi visto che silvia aveva eliminato i Dj e Luke Max. “Ho sempre salvato i Dj” iniziò, facendomi tremare, “Ma li ritengo pronti e sono convinta che Max saprà farsi valere più avanti per cui elimino… i Dj”.

Mi costò molto non urlare per la gioia, dopotutto c’era chi si era rattristato per la “Perdita” ed io ero molto legata a Vincenzo.

Ma nessuno potette impedirmi di andare contro ad Max e abbracciarlo per la gioia, seguita a ruota dagli altri.

“Meno male” se ne uscì, abbracciando Vincenzo.

“Ehi, Vin” esclamai. “Mi dispiace, ormai l’ex club delle scommesse è andato in pezzi…” mormorai. “Mi mancherai”

“Cosa dobbiamo farci” borbottò lui, con gli occhi lucidi.

Rimasi ferma, senza sapere cosa dire o fare, quando dietro di me sentii delle voci conosciute chiamarmi.

“Deboraaaaa!”

Ebbi appena il tempo di voltarmi che mi vidi davanti Cristina e Sabrina, vestite entrambe in modo molto elegante.

“Oh, ragazze!” esclamai abbracciandole. Per un istante mi sentii catapultata nel passato, nelle normali giornate scolastiche…

“Come stai? Sei troppo in forma!” si congratulò Sabrina radiosa, guardandosi poi intorno.

“E’ il nero, tranquilla” sorrisi. “Qui si sta bene, anche se ho tante cose da dirvi… Voi, piuttosto?” chiesi curiosissima, “Cosa succede a Maddaloni?”

“Una noia come al solito…” fece Sabrina. “E tu invece qui fai più di quegli scandali…” mi rimbeccò ridendo.

Quella parola mi fece ricordare il fatto del film…

“Lo volete sapere un segreto?” chiesi,decisa a sputare un rospo.

“Non dirmi che stai con Niko” iniziò Cristina, fissandomi come se fossi una rana dissezionata.

“Ma che, anzi, non mi piace più” risposi, facendole rimanere senza parole. “Il fatto è… che sono stata invitata a fare un provino per un film!” esclamai, facendole rimanere ancora più scioccate.

Spalancarono gli occhi, fissandomi ancora di più.

“Oddio, ma tu sei Deb?” chiesero in coro, riabbracciandomi.

“Si, state tranquille, sono sempre io” le rassicurai, prima che la voce di Andrea mi dicesse: “Deb, dobbiamo andare”

Vedendolo le ragazze sussultarono, così sorrisi e gli feci segno di raggiungermi.

“Cosa c’è?” chiese lui.

“Volevo presentarti due delle mie migliori amiche” gli dissi, mentre le ragazze lo contemplavano sbalordite, “Loro sono Cristina e Sabrina”.

“Piacere, ragazze, io sono Andrea” si presentò stringendo loro le mani e sorridendo ancora di più, mentre loro borbottavano un: “P-piacere” incredule.

“Deb, cinque minuti con te valgono una vita di sogni!” esclamò Cristina mentre le riabbracciavo per salutarle.

“Questa è per te” aggiunse Sabrina, dandomi in mano una macchina digitale in mano. “Te la mandano i tuoi, non sono potuti venire”.

“Ok, grazie” risposi.

“Ah, l’ultima cosa!” fece Cristina, questa volta arrossendo. “Ti piace Daniele?”

“Cosa? No!”

“Allora… Potresti metterci una buona parola su di me?” mi chiese, rossa più che mai.

“Ma certo Cri” risposi facendole l’occhiolino.

Fu con questi nuovi obiettivi e la mia nuova macchina fotografica che raggiunsi il loft e subito cambiai gli abiti, indossando dei bermuda ed una maglietta verde.

Salutammo i Dj e poi come ogni martedì ci sedemmo fuori al giardino a commentare gli accaduti.

Max se ne stava seduto più isolato, così mi decisi a raggiungerlo.

“Hai parlato con…?”

“Si” mi rispose.

Prima di sapere il verdetto sorrisi, cacciando fuori la macchina fotografica. “Ti va di onorarla con me? Voglia che la prima foto sia la tua, zietto”dissi,e con un sorriso ci scattammo quella foto, che tutt’ora ho salvata sul mio pc in ricordo di quell’avventura che ben pochi hanno avuto l’opportunità di vivere.

 

 Qualche Anticipazione:

“Lei…”Max inghiottì prima di rispondere: “Mi ha mollato un ceffone prima di chiamarmi stronzo e dirmi che non se l’aspettava e… che ci deve pensare”

 _______

“Allora spererò che prima o poi diventeremo più… amici” dichiarò Daniele con un mezzo sorriso.

 

“Oh, ecco le nostre cheerleaders” ci accolse Niko avvicinandosi. “Quale slogan hai preparato per me?” mi chiese con un sorriso.

“In realtà nessuno” risposi,senza sapere se gioire o essere triste per quello che gli stavo per dire. “Io tifo per l’altra squadra” annunciai.

 

“Grazie per l’incoraggiamento, è dedicato a te questo goal” mi spiegò, baciandomi una guancia ed allontanandosi continuando a guardarmi.

 

Le nostre mani si toccarono, e per la prima volta fui io a lanciargli uno sguardo grato, sentendo le guance in fiamme.

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Capitolo 28
*** Calciatori e Cheerleaders Per Un’Ora ***


Calciatori e Cheerleaders Per Un’Ora

Buona domenica a tutti! Spero abbiate passato un felicissimo Natale!

Questo è uno dei miei capitoli preferiti, c’è una particolare aria di spensieratezza tra  le righe e poi c’è qualche gesto particolare tra Deb ed Andrea… Detto tra noi, li adoro…! :-D

Vi rinnovo l’invito a leggere a mia fan fic su Twilight ^^

Detto ciò grazie mille a:

_Just_Me_: Ma grazie, mi fai sempre arrossire! Sei troppo gentile! Spero che valga lo stesso per questo cap!

New_Moon_: Si, Silvia è uno dei personaggi che stupirà sempre di più fino a diventare, strano ma vero… Materna! Ho aggiornato il più presto possibile, spero ti piacerà questo cap!

Penso che aggiornerà venerdì, pertanto… Buon Ano anticipato a tutti voi!

La vostra milly92.

Capitolo 28

Calciatori e Cheerleaders Per Un’Ora

Presi posto vicino a  Max, su una delle sedie del giardino che non mi era mai sembrata così fredda. Poggiai la macchina fotografica sul tavolo più vicino, e lo scrutai con comprensione mentre si copriva il volto con una mano, fingendo di sbadigliare per giustificare i suoi occhi lucidi.

“Cosa… cosa le hai detto?” chiesi, continuandolo ad osservare, ma questa volta con più dolcezza.

“La verità” rispose, guardando un punto imprecisato nel vuoto.

“Cioè?” chiesi. “Non mi hai mai detto cosa è successo veramente, hai… beh, parlato in generale” precisai.

“La verità?” fece, lanciandomi un’occhiata penetrante. “Le cose stanno così: al CPM, dopo le mie prove, Rossella mi ha raggiunto” iniziò a spiegare, corrugando la fronte. “Ha iniziato a parlare e… beh, a provarci spudoratamente, iniziando a sbottonarsi la camicetta. Le ho chiesto cosa stava facendo, ma lei… mi ha zittito baciandomi. Alla fine mi sono staccato e me ne sono andato, ma la cosa più brutta è… è stata che una parte di me si è allontanata controvoglia, ritenendola bellissima in quel momento”.

Terminò il racconto con la voce bassissima, e compresi che ovviamente gli faceva male raccontarmi tutto. 

“Ma è normale, scusa, tu sei pur sempre un uomo! Se fossi stato un altro saresti… andato fino in fondo!” mormorai.

“Tu al posto di Beatrice cosa avresti fatto?” mi chiese improvvisamente.

“Io…” ci riflettei un attimo, prima di dire: “Beh, ovviamente sarei già stata preoccupata dal momento in cui saresti partito, per la presenza di belle ragazze che per di più condividono la tua stessa passione… Ma… penso che ci rifletterei, ma non manderai subito il matrimonio all’aria”. Mi bloccai, ricordandomi che non mi aveva ancora detto la decisione della donna. “Cosa ha deciso lei?” chiesi subito.

“Lei…” Max inghiottì prima di rispondere: “Mi ha mollato un ceffone prima di chiamarmi stronzo e dirmi che non se l’aspettava e… che ci deve pensare”

Mi coprii la mano con la bocca e abbassai lo sguardo, prima di appoggiare una mano sulla sua spalla. “Sono sicura che capirà, anzi, convincerò Rossella a parlarci martedì, così saprà che hai detto la verità!” esclamai.

Lui scrollò le spalle. “Mi crede, su questo non ha dubbi… E’ il resto che al momento mi preoccupa, io la amo e non esiterei a dire il fatidico “si” sull’altare nonostante tutto questo!” rivelò afflitto. “Sono uno stupido…”

“Non sei stupido! Capito?!” dichiarai. “Un altro uomo non se ne sarebbe fregato al tuo posto!”

Max non rispose, immerso nei suoi pensieri.

“Credo che… che andrò di là, ti ho disturbato fin troppo” mi scusai, rendendomi conto di quanto ero stata pesante chiedendogli tutte quelle cose. “A dopo” lo salutai,prendendo la macchina fotografica mentre lui abbozzava un sorriso e muoveva la mano in segno di saluto.

Ma le sue condizioni non migliorarono con il passare dei giorni, lo vedevamo in giro giusto a pranzo e a cena e al CPM e Rossella non faceva altro che sentirsi in colpa.

Nel frattempo mi dissi che dovevo dare una piccola mano a Cristina con l’operazione “Cupido”.  Passai all’azione il giovedì mattina, quando andai a colazione e beccai Daniele solo soletto, intento nel mangiare un toast. Sembrava ancora assonnato, con i capelli scompigliati e la camicia abbottonata cn un’asola in meno.

“Buongiorno” lo salutai, sorridendo e avvicinandomi al frigorifero, dove presi la confezione di succo di frutta ad ACE prima di versarmene un bicchiere.

“Oh, buongiorno” rispose sussultando.

“Tutto ok? Hai un’aria sbattuta” notai, prendendo posto vicino a lui.

Mi guardò scrollando le spalle, prima di dire: “Ormai la sera andiamo a letto alle tre, il mio gruppo cambia sempre arrangiamento per colpa di Claudio che non si trova…”.

“Cavoli, c’è sempre lui in mezzo” borbottai. “Non mi starà mai simpatico quel tipo” aggiunsi, alzandomi e riponendo la confezione nuovamente nel frigo.

“Nemmeno a me ad essere onesti, ma cosa posso mai farci? Se penso che non avevo nessuna speranza di entrare a Music’s Planet…” borbottò, arrossendo un po’. “Comunque, è una cosa strana il fatto che stiamo nella stessa scuola e che qui non abbiamo legato” .

“Se non avessi fatto lo scemo…!” lo rimbeccai un po’ freddamente. Notai il suo sguardo cambiare, così mi affrettai ad aggiungere con più calore: “Cioè, ci sono state delle situazioni particolari, non abbiamo colpe”.

“Allora spererò che prima o poi diventeremo più… amici” dichiarò Daniele con un mezzo sorriso.

Annuii, preferendo non rispondere. Come cavoli facevo a parlarli di Cristina?

“Allora, Daniele, ehm… Mi racconti un po’ com’è andata a scuola dopo che io sono ritornata qui, prima che tu partissi?” chiesi speranzosa, confidando nella fortuna.

“E’ stato un bel periodo, lo devo ammettere” rispose, chiudendo il barattolo di Nutella e la confezione di Pan Carrè. “Ho anche fatto amicizia con alcune tue amiche…”

Bingo!

“Ah si? E con chi?” domandai curiosamente.

“Allora… Quella bionda che è venuta anche martedì a salutarti…”

Tombola!

“Cristina vorrai dire, quella riccia?”

“Si, si, lei… poi anche quell’altra bionda che le sta sempre dietro, mi pare si chiami Giusy…”

“Si”

Proseguì l’elenco mentre io cercavo invano un modo per accennargli Cristina nuovamente. Alla fine mi dissi che dovevo essere sincera.

“Senti Daniele, il fatto è che… Vedi, tu piaci a Cristina” buttai fuori in un baleno, con le dita incrociate sotto il tavolo.  “Quindi volevo sapere… se, insomma, aveva qualche speranza con te, se ti andrebbe di uscire con lei al ritorno”.

“Cristina?”. Daniele ci rifletté un secondo. “Si dai, si potrebbe fare, è carina e simpatica…” disse infine.

“Oh, bravo!” approvai entusiasta, schiacciando il cinque.

Così, con la questione “Cupido” apparentemente risolta per il momento, ritornai nella mia stanza più allegra del solito e mi preparai per le prove. L’inedito di Niko era stato modificato, e quel giorno lo provò per intero con l’accompagnamento musicale di Sandro. Io me ne stavo tra Maria,Rossella e Dario ad ascoltare, attenta.

“Bravo, va bene” acconsentì Maria con un mezzo applauso. Sembrava più giovane con una maglietta lilla a mezze maniche e il trucco abbinato. “Ora direi di provare i due brani di questa settimana, ok?”

“Ok…” rispose Niko, mentre Sandro metteva la base.

“Partiamo dal brano inglese che quello italiano lo sai meglio!” annunciò lui, mettendo il cd.

Niko annuì e mi lanciò mezzo sguardo, intercettandolo dopo molto tempo. Le nostre occhiate complici mi mancavano molto…

“Debora, i fogli!” esclamò quando vide che io non feci nulla.

“Eh? Cosa?” chiesi sobbalzando, persa in quei pensieri.

“I fogli del testo” ripeté. “Li avevo dati a te” aggiunse scocciato.

Subito glieli diedi, dicendomi che ormai era quasi tutto perso e che non saremmo mai stati amici.

 “Oddio, basta! Non ce la faccio più, ho la testa piena di”A te”, che noia!” sbottò Giuseppe all’uscita, mentre ritornavamo nel loft con un pullmino.

“Canterete “A te” di Jovanotti?” chiesi, voltandomi verso di lui ed Andrea seduti dietro di me e Lara.

“Si” dissero all’unisono. “Ma ci immagini noi che cantiamo una canzone sdolcinata?” fece Andrea scettico.

“No onestamente, insomma, voi che cantate una canzone d’amore… No!” sbottai ridendo.

“Invece sarà fico, mostrerò il latin lover che è in me” si introdusse Francesco, mentre gli altri due più Dante facevano un verso scettico.

“Vabbè, che volete farci! Su, la prossima volta canterete qualcosa di meglio” li incoraggiai facendo spallucce.

“Sempre se non usciamo” mi ricordò Giuseppe.

“Ma non dire sciocchezze, come farei senza di voi?” dissi, spingendolo lievemente.

“Oh, ci stai facendo una dichiarazione d’amore?” chiese Andrea ridendo e fingendosi emozionato.

“Ma stai zitto…!” lo rimbeccai, mentre Giuseppe, ridendo, spiegava: “No, sai, lui dice così perché avrebbe preferito  che tu avessi detto: “Senza di te”, eheh”.

Andrea imitò la mia spinta di poco prima, prima di arrossire lievemente e di incrociare il mio sguardo.  Mi sentii arrossire di rimando, e ringraziai il cielo quando irruppe Richard radioso, dicendo: “Ragazzi, visto che per oggi abbiamo provato abbastanza, cosa ne dite di organizzare una partita di calcio cinque contro cinque?”

“Ma siete pazzi? Sapete che io odio il calcio…” gli ricordò Dante.

“Lo sappiamo, infatti siamo dodici maschi e ci siamo già organizzati: tu non giocherai e Alessandro farà l’arbitro” spiegò. “Allora, voi altri? Giuseppe, Andrea…?”

Vidi i ragazzi scambiarsi un’occhiata indecisa ed io e Lara ci guardammo con un’occhiata in stile: “Maschi!”.

“Ma dai, partecipate, no? Per una volta farete qualcosa di diverso…” li incoraggiò lei.

“A’ ragà, dovete accettà perché noi stiamo già organizzando i cori per le cheerleader!” esclamò Samanta radiosa, alzandosi dal suo posto e raggiugendoci. “Capito Gold Boyz? Ve lo impongo come vostra life coach!”

“Ma perché, tu farai da cheerleader?” chiesi con una mezza risata.

“Si, ed anche tu lo farai tesoro, anzi, vieni dietro che stiamo preparando gli slogan!”.

Fu così che un’ora dopo mi ritrovai nella stanza di Rossella insieme a tutte le altre ragazze. Con le varie uscite ne eravamo davvero pochissime: io, Rita, Samanta, Rossella, Lara, Giulia e Annah. 

“Allora, le formazioni sono queste, me le ha appena date Alessandro:  la prima squadra è formata da Richard, Daniele, Andrea,Massimo e Dante, mentre nella seconda ci sono Amedeo, Claudio,Francesco, Niko e Dario” spiegò Rossella leggendo dal foglio. “Noi ne siamo in sette, faremo una squadra da quattro ed una da tre! Allora, chi si propone per la prima squadra?”

Samanta, Rita e Lara alzarono la mano. E subito la alzai anche io, non mi andava di tifare per la squadra di Niko, preferivo stare dalla parte di Max.

“Ok, allora io, Annah e Giulia tiferemo per la seconda squadra” si accordò Rossella. “Va bene? Ci sono obiezioni?”

Nessuna di noi fiatò, così Rita subito si affrettò a dire: “Allora passiamo alla creazione delle divise! Io propongo di indossare minigonne bianche o di jeans con delle magliette di colore diverso in base all squadre!”

Quella parte chissà perché era la mia preferita: avevo sempre sognato essere cheerleader per una volta, e lo ero stato solo una volta, alla partita di basket dei miei compagni di classe in quinta elementare…

“Propongo la maglia rosa o azzurra per la mia squadra!” proposi entusiasta. “Ne avete, no?”

Si levò un mormorio di assensi, mentre Giulia diceva: “Allora per la nostra squadra la propongo arancio o verde!”

Alla fine ognuno di noi uscì dalla propria stanza con tanto di gonne bianche e maglie azzurre per la mia squadra e verde per l’altra. Andammo tutte insieme fuori al giardino, dove si sarebbe tenuto l’incontro, e vidi i ragazzi vestiti da calciatori un po’ strani, solo Niko, Daniele e Andrea sembravano vestiti un po’ decentemente.

“Oh, ecco le nostre cheerleaders” ci accolse Niko avvicinandosi. “Quale slogan hai preparato per me?” mi chiese con un sorriso.

“In realtà nessuno” risposi,senza sapere se gioire o essere triste per quello che gli stavo per dire. “Io tifo per l’altra squadra” annunciai. Lui rimase senza dire una parola prima di avvicinarsi a Giulia. Mi sentii un po’ in colpa ma fui distratta dalla voce di Ivan Argenti che esclamò: “Ecco i pon pon!”.

“Ehi, Ivan, ma cosa…?” chiesi senza capirci nulla, prima di vedere i vari camera men arrivare.

“Verrete ripresi, sapete che un day time con questa partita avrà più audience! E poi Rita mi ha contattato per farvi avare i pon pon! Tu sei nella squadra azzurra, giusto?” chiese, notando la mia maglietta e porgendomi un paio di pon pon abbinati.

“Grazie, ma… Oddio, ripresi!” esclamai,prendendoli. “Che vergogna!”

Fu con questo pensiero che io e la mia “Squadra” ci avvicinammo a coloro che avremmo sostenuto.

“Mi raccomando, fateci fare bella figura” dichiarai facendo l’occhiolino, “Abbiamo certi slogan…!”

“Uh, ma sentila! Tanto lo so che tifi per noi solo perché ci sono io!” rise Daniele con una falsa aria furba.

“In realtà io sono qui solo per lo zio” lo informai facendo la linguaccia. “Perciò zio, come minimo devi fare tre goal per me, eheh”

Massimo sorrise, facendomi ringraziare il cielo e facendomi gioire.

“Ma certo, anzi, mi impegnerò così, visto che ci sono le telecamere, se non mi va bene con la musica proverò con il calcio!” ironizzò.

“Giusto, tu farai il calciatore ed io lo chef” lo sostenne ridendo Andrea, che sembrava per davvero un calciatore con il completino nero ed azzurro.

“Giusto! Andrea, dopo devi cucinare tu!” esclamai.

Lui fece una faccia stranita, prima di rispondere: “Si ma pulisci tu, l’altra volta ci ho messo mezz’ora per sgrassare le pentole…”

“Poverino” lo schernii, prima di sorridergli. “Certo che  pulisco io” aggiunsi, e notai che  il camera men ci stava già riprendendo.

“Su, ragazzi, iniziamo! E’ tutto pronto!” fece Alessandro avvicinandosi, con tanto di fischietto. Sembrava per davvero un arbitro.

Con un po’ di emozione io e le ragazze ci mettemmo nella parte destra del giardino, mentre ripetevamo i vari slogan e i piccoli passi che avevamo preparato.

Ivan se ne stava seduto sulle panchine con Dante, intento nel fare da cronista.

“… Ed ecco che le due squadre entrano in campo! Salve pubblico, qui è Ivan  che vi parla, e qui con me c’è un ospite d’eccezione, Dante Alighieri… Saluta il pubblico, Dante!”  iniziò. Udendo mi scappò una rimata leggere che scacciò via la tensione rimasta.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una partita di calcio dove giocavano dei pazzi…”.

Le due squadre si diedero la mano e dopo le varie procedure che non ho mai capito la partita iniziò per davvero. La mia squadra si chiamava “Music Lovers” e l’altra “Music Players”.

“Forza Music Lovers! Forza! Osteria numero uno, come i Music Lovers non c’è nessuno, osteria numero mille i Music Lovers faranno scintille…” iniziammo a dire, agitando i pon pon. Mi sentivo decisamente una cretina, ma allo stesso tempo mi sentivo ibera di fare ciò che volevo.

“… Ed ecco che Niko scarta con abilità Daniele, ma il ragazzo sembra deciso a riprendersi la palla… No, Niko la riprende ma arriva Andrea che con abilità fa rientrare la palla nel possesso della sua squadra con un dribbling da favola…”

Vidi Rossella farmi uno strano cenno dall’altra parte, ma non capii cosa voleva dire. Nel frattempo non ci stavamo limitando ad urlare come della sceme e ad agitare i pon pon.

“… Ma un deciso Claudio sottrae la palla ad Andrea con una scartata niente male, cavoli è bravo…”

“Forza Andrea, forza Andrea, sei tutti noi!” urlai for dal coro, facendomi avanti ed arrossendo come una pazza.

Notai Niko e Max guardarmi, mentre Andrea riusciva a riconquistare la palla come una furia e si avviava verso la porta, contro Amedeo che faceva da portiere.

“… Ed è forse grazie al commento e all’incoraggiamento di una delle cheerleaders che Andrea riesce ad avviarsi vicino la porta, scartando Dario e francescp… E’ vicinissimo alla meta… Il portiere lo segue con lo sguardo, tira… La palla sembra… Ma no, è goal! Goal!”

Esultammo di gioia e le ragazze ripetettero il mio slogan, mentre tutti abbracciavano Andrea per il goal fatto e Niko sputava per terra. Mi voltai e vidi che Andrea mi stava venendo incontro, stringendomi  a sé e alzandomi quasi da terra. “Grazie per l’incoraggiamento, è dedicato a te questo goal” mi sussurrò all’orecchio, baciandomi una guancia ed allontanandosi continuando a guardarmi. Mi sentivo così stordita che non mi ero nemmeno resa conto del fatto che mi aveva bagnata con la sua maglietta sudata.

“… La situazione è 1 a 0 per i Music Lovers, gente… Ecco che un  deciso Francesco sottrae la palla a Massimo e si avvia deciso verso la porta opposta, dove Dario cerca di difendere la porta… E Giuseppe lo blocca, che bello vedere due componenti dello stesso gruppo contendersi qualcosa per una volta…”

La partita andò avanti e la situazione rimase così fino ad un quarto d’ora dopo.

“… Ed ecco che Niko è in possesso della palla, ma Daniele è deciso a scartarlo… Ma Niko tira, e Claudio fa da assist con la testa… Ed è goal! Goal! 1 a 1 gente!”

Sentii le altre ragazze esultare, mentre Niko ci lanciava un mezzo sguardo di sfida. Lo ignorai, dicendomi che non avevo nulla da temere. Dopotutto era solo una partita, e se lui era così ottuso da prenderla sul serio erano fatti suoi; e poi avevo ancora la testa annebbiata dal ricordo del ringraziamento di Andrea

“Forza ragazzi, siete i migliori!” iniziammo ad urlare nuovamente.

La partita proseguì, finché Alessandro non assegnò una punizione a favore dell’altra squadra e grazie a Dio Dario parò.  Poi toccò a Massimo e Claudio segnare.

“… L’arbitro fischia, è terminata la partita! Così la situazione finisce in parità, due a due...!”

Abbastanza stanche per i quarantacinque minuti di saltelli e urla sfrenate, ci accasciammo per terra, mentre i ragazzi facevano lo stesso e contestavano qualcosa.

“Bravi ragazzi, nemmeno in gara vi ho mai visto così presi e rivali!” esclamò Ivan, mentre i camera men parlavano su cosa montare e cosa eliminare visto che non si poteva mandare in onda tutto.

“Eh si” commentò Massimo, prima di avvicinarsi a me. “Ti sembrerà un miracolo, ma sto meglio, mi è servito distrarmi un po’” mi informò.

“Oh, evvai! E comunque bel goal, zio!” esclamai, agitando ironicamente i pon pon ed alzandomi. “Mi fa piacere! E vedi che tutto si aggiusterà” gli ricordai, raggiungendo gli altri e le ragazze.

“Ross, mi spieghi cosa voleva dire quel gesto prima?” le chiesi, curiosa.

Lei sorrise, prima di bisbigliare: “Vedi, sul campo si stava svolgendo un corpo a corpo tra Niko e Daniele, i due che ti hanno sempre contesa… E alla fine mi ha fatto sorridere il fatto che sia stato proprio Andrea a prendere la palla, in stile “Tra i due litiganti il terzo gode”! Secondo me sarà così anche nella vita reale, prima o poi sarà lui a mettersi con te…”.

La guardai e scrollai le spalle,dicendo il solito: “Ma và…”.

Quella serata fu davvero bella, omettendo la gara per chi doveva andare a farsi la doccia per primo, ovvio. Erano le nove e mezza quando ci ritrovammo in cucina per la cena tutti ristabiliti, e qua e là si sentivano ancora i commenti.

“Comunque Alessandro è peggio dell’arbitro Moreno, eh” si stava difendendo Amedeo, “Insomma, il fallo era stato fatto nell’area di rigore…!”

“Moreno a chi…!”

Ridendo iniziai a preparare il sugo, mentre Andrea ritornava dalla dispensa con due pacchi di spaghetti in mano.

“Dici che fare gli spaghetti sia più difficile?” mi chiese preoccupato.

“Ma no, non perderai la tua fama di chef” lo rassicurai, con una voce piuttosto sarcastica mentre versavo il sugo nella padella.

“Ehi, guarda che se fai così ti preferisco versione cheerleader!”  mi rimbeccò passandomi la cucchiaia di legno.

“E’ un pensiero tuo” risposi ridendo, cercando di prendere l’oggetto perché non me la dava, brandendola come una spada. “E poi hai fatto goal grazie a me...” gli ricordai, aumentando la presa.

“Hai ragione, mi salvi sempre” ammise, mollando la presa e dandomi l’oggetto. Lo afferrai ed iniziai a fare lo stesso procedimento di qualche giorno prima, decisa nel non incrociare il suo sguardo. “Secondo me imparando sarai un’ottima chef” aggiunse osservandomi.

“Mai quanto te” sorrisi, alzandomi sulle punte per prendere il sale.

“Aspetta, faccio io” si offrì, prendendolo facilmente con il suo metro e ottanta e più mentre ero sul punto di afferrare il barattolo. Le nostre mani si toccarono, e per la prima volta fui io a lanciargli uno sguardo grato, sentendo le guance in fiamme.

“Grazie” feci, prima di dargli un bacio sulla guancia totalmente imbarazzata, un po’ come faceva lui per ringraziarmi di solito.

“Figurati” rispose, e si parò nuovamente dietro di me come la volta precedente, poggiando il mento sulla mia spalla e stringendomi lievemente intorno alla vita.

In quell’istante mi sentii lo stomaco affamato improvvisamente pieno  oltre che alla pressione alzata di centinaia di gradi.

“Ecco, ora tocca a te” affermai alla fine, mentre avevo finito di condire il sugo.

Sobbalzò quasi e disse: “Certo, grazie”.

Feci un cenno e gli lasciai libera la “Postazione”, dicendogli che sarei andata a preparare la tavola.

“Debora?”

“Si?”

“I tuoi capelli hanno un profumo delizioso…”

Ci scambiammo qualche sguardo prima di deciderci a continuare, mentre Massimo, Niko e Rossella ci guardavano a nostra insaputa, ognuno con un’espressione differente.

Alla fine la pasta fu servita,  immortalai il momento con numerose foto  e come la volta precedente ci furono particolari commenti, e tra questa volta vi citerò quello di Richard che l’altra volta non aveva avuto il piacere di assaggiarla: “Beh, Andrea, magari giocassi a pallone come cucini…!”.

Ora sta a voi interpretarne il senso…!

 

Qualche Anticipazione:

Era vero: tre secondi dopo mi ritrovai davanti la stampa della copia settimanale di “Cioè” e, ciliegina sulla torta, c’eravamo tutti noi in copertina.

_____

“Perfetto allora, dopo le prove verrai da Armani con me!” stabilì entusiasta.

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“Bene… In realtà io ed i giudici siamo qui per darvi una notizia che forse sconvolgerà un po’ il vostro equilibrio…” iniziò, mentre Silvia annuiva e si avvicinava.

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“Ti vogliamo come nostra life coach!” esclamò Andrea come se fosse la cosa più logica del mondo.

_____

Inutile dire che a quelle parole Samanta sbiancò e fece segno a Niko di uscire, sbattendo quasi la porta. 

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Feci un piccolo cenno prima di schiarirmi la voce e dire: “Promettiamoci che se arriveremo in finale, l’ultima sera la renderemo indimenticabile!”.

 

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Capitolo 29
*** Cambio Di Life Coach ***


Cambio Di Life Coach

Salve!

Dopo questo cap le cose varranno ulteriormente sconvolte e penso che il  titolo dica già tutto a proposito…

Grazie mille a:

95_angy_95: Andrea che cerca di conquistare Deb? Se solo sapesse l’effetto che le fa cap dopo cap…! Eh si, zio Max si  sta rimettendo, senza di lui le cose sembrano più strane, non trovi?

giuigiu95: Hai ragione, Debora e i casini ormai vanno proprio  braccetto! E lei e Andrea, beh… anche io li adoro se non si è capito!

Giulls: Carissima collega di mean girls, non preoccuparti assolutamente! Spero che tu abbia ricevuto la mia risposta via e-mail! La tua mancanza si è sentita molto!E comunque… Bentornata! ^^ Grazie, è sempre un piacere sapere che la fic ti continua a piacere! Riguardo Niko,  beh, per ora continua ad essere moooolto idiota, poi, chissà…! Spero che anche questo cap ti piaccia!

Peso che aggiornerò sabato, per cui… Buon Anno a tutti voi!

La vostra milly92.

Capitolo 29

Cambio Di Life Coach

Il venerdì si annunciò grigio e piovoso in contrasto ai precedenti giorni di eccessivo sole e caldo. Per questo Daniele prese un bel raffreddore accompagnato da alcuni decimi di febbre, forse dovuti anche alla gran sudata del giorno precedente per la partita, così noi life coaches rimanemmo nel loft per accudirlo quando i cantanti andarono a provare al CPM.

“Mannaggia a m…etciù!” starnutì il ragazzo, mentre Samanta, che al momento si era presa l’incarico di chef, gli preparava qualcosa di caldo.

“Dai, non farla tragica, che sarà mai” lo rassicurai, “Non è niente di che! Sono sicura che dopo la febbre si abbasserà ulteriormente”.

“Speriamo, io non mi ammalo mai, ma quando succede è un casino” mi informò, mentre gli passavo un fazzoletto. Di fronte a noi, Alessandro dormiva beato, disteso sul divano, Dario leggeva e Rita si limava le unghie.

“Riposati se vuoi, dormire aiuta in questi casi” gli dissi cordiale, mentre lui starnutiva per l’ennesima volta.

“Non ho sonno” rispose scocciato.

“Daniele, vieni in cucina! Ti ho fatto la pastina con il dado!” urlò Samanta in stile mammina premurosa.

Così trascorremmo il pomeriggio in gran noia finché non bussarono alla porta.

“Cavoli, sono già tornati? Sono solo le sei” fece Rita andando ad aprire. Scrollai le spalle, sbadigliando, ma tre secondi dopo la sentii fare un urletto eccitato e corse verso di noi, brandendo in mano un pacco. “Sono i giornali con le nostre interviste! Oddio!”

“Cosa?” chiedemmo in coro, correndo verso di lei.

Era vero: tre secondi dopo mi ritrovai davanti la stampa della copia settimanale di “Fashion Girl” e, ciliegina sulla torta, c’eravamo tutti noi in copertina.

“Cavoli” esclamai, prendendo una copia e sedendomi sul divano senza fiato. “Cavoli” ripetei, mentre le mie mani tremavano e faticavo a sfogliare le pagine. Alla fine, dopo aver scambiato pagina 64 per pagina 94 e figuracce simili riuscii a trovare le due pagine dedicate a me e Niko, restando totalmente allibita. C’era una foto gigantesca mia e di Niko che ci sorridevamo sotto la scritta “Life coach per la pelle”, e la mia intervista era presente nella pagina di destra, con uno sfondo prettamente rosa e accompagnata da tre mie foto, di cui riconobbi anche il momento in cui l’avevano scattata. Alla pagina seguente invece, con lo sfondo azzurro, c’era l’intervista a Niko e poi in fondo alla pagina c’erano scemenze circa i nostri oroscopi e cose simili…

“Wow” mormorai leggendo. Mi rincuorai vedendo che le cose scritte erano vere e i giornalisti non si erano inventati nulla.  Dopo circa venti minuti mi decisi a girare pagina e leggere anche le altre interviste.

“Bella intervista, complimenti” fece Daniele, disteso sul divano con un piccolo sorriso.

“Anche a te” ribattei. Lanciai uno sguardo alla sua foto e aggiunsi: “Comunque sei davvero fotogenico” con un sorriso sincero.

Lui arrossii lievemente e fece un cenno modesto, ma l’entrata di una Samanta tutta elettrizzata ci distraette.  “Mi avete vista? Oddio, che emozione!”.

“Complimenti, Sam” esclamai, ridendo per la sua reazione. Eravamo diverse, esprimevamo le nostre emozioni in modo differente, io con il silenzio, lei con le urla.

“Grazie” disse tutta compiaciuta, togliendosi una ciocca riccia da sopra la spalla prima di fiondarsi sul divano e iniziare a squadrare le sue foto con aria critica.

Io ed Alessandro ci lanciammo un’occhiata e ci vollero molti sforzi per non farci scoppiare  a ridere. Era davvero un bravo ragazzo, uno di quei tipi che aiutano il prossimo a tutti i costi e che poi alla fine vengono ripagati con l’indifferenza.

“Sam hai visto come sono venuti i miei capelli? Uffa…” si lamentò Rita avvicinandosi  all’amica con aria afflitta.

Fu un pomeriggio emozionante ma allo stesso tempo monotono, e ringraziai il cielo quando ritornarono gli altri, accompagnati anche da Ivan e i giudici.

“Deborina! Tesoro, ti ho vista sul giornale, auguri!” fece Silvia avvicinandosi e salutandomi con due baci sulle guance.

“Grazie Silvietta” la rimbeccai con un sorriso.

“Hai già scelto i vestiti per martedì?” mi chiese curiosa, posando la borsa sull’attaccapanni.

“No, penso li sceglierò domani come al solito in sartoria” risposi.

“Perfetto allora, dopo le prove verrai da Armani con me!” stabilì entusiasta.

“Cosa?”

“Hai sentito bene, le altre ragazze lo fanno sempre, è giusto che anche tu ne approfitti un po’! Ti aspetto alle sette al’uscita dello studio” affermò, legandosi i capelli con un elastico rosso, prima di sorridermi ed avvicinarsi a Lara.

Ancora un po’ sconcertata raggiunsi Niko nella sua stanza, intento nel posare un quaderno nel suo cassetto.

“Ehi, hai visto l’intervista?” chiesi.

Si voltò, e dopo avermi squadrata annuii impercettibilmente.

“Ok…” feci,sentendomi in imbarazzo, “Ci vediamo di là”.

Ritornai dagli altri con un piccolo senso di colpa, dopo la partita non ci eravamo parlati granché. Ma era cache colpa sua, mi dissi, dopo tutti quegli errori che aveva commesso nei miei confronti era già troppo se l’avevo perdonato.

Vidi che Luke aveva preso posto vicino alla tastiera su cui mi ero accasciata nemmeno una settimana prima, e stava dicendo: “Questa la dedico al povero Daniele” con un sorriso.

Fu così che tre secondi dopo assistemmo al Luke show: l’uomo iniziò a fare dei midley dei Beatles, mentre gli altri cantavano con lui.

“Ecco a voi la pasta” esclamò Dante avvicinandosi e porgendo un piatto di penne al sugo a Luke.

“Ma che fai, rubi il posto di chef ad Andrea?” gli chiesi ironica, mentre il ragazzo mi faceva un applauso.

“Brava! E diglielo a quel ladro di mestieri!” approvò avvicinandosi.

“Cos’è questa storia?” chiese Luke, prendendo il piatto ed assaggiando.

“Ho preparato la pasta al sugo più buona del mondo per due volte” esclamò dandosi delle arie.

“Non oso immaginare signor Andrew” rispose Luke. “Ma... argh, ci hai messo la cipolla, Dante?” chiese, strozzandosi quasi ed inghiottendo con difficoltà il boccone.

Dante, che stava servendo Maria, rinsavì dalla folla. “Si, un po’, per dare sapore…”

“Un po’? Ma questo non è pasta con la cipolla, è cipolla con la pasta!” protestò ridendo, facendoci scoppiare a ridere di conseguenza.

“Cipolla con la pasta! Questa è bella!” dicemmo io ed Andrea contemporaneamente, prima di guardarci e continuare a ridere.

“Allora è vero, tu sei lo chef n°1” sorrisi facendo la linguaccia a Dante.

“Ma che, lo chef n°-1, è diverso” precisò lui.

“Ragazzi, un attimo di attenzione prego!”.

Ivan si era posizionato al centro del salotto e si sbracciava per attirare la nostra attenzione. Mano a mano ci posizionammo attorno a lui, curiosi di sapere cosa voleva dirci.

“Bene… In realtà io ed i giudici siamo qui per darvi una notizia che forse sconvolgerà un po’ il vostro equilibrio…” iniziò, mentre Silvia annuiva e si avvicinava.

“Si… Dopotutto questo è un programma televisivo e ci sono spesso dei cambiamenti…”lo appoggiò la donna, prendendo un bicchiere di champagne che le aveva offerto Rossella.

“Sarebbe?” chiese Alessandro curioso.

Io me ne stavo tra Luke ed Andrea, intenta anche nello scrutare Samanta dire qualcosa all’orecchio di Niko, facendolo ridere silenziosamente.

“Beh ragazzi… Il fatto è che alla fine della prossima puntata settimanale, dopo l’eliminazione… Da notare che quindi saranno rimasti solo i semifinalisti…”

“Ivan datte ‘na mossa!” sbottò Rita presa.

Ivan fece un piccolo sorriso prima di dire: “Alla fine della puntata ci sarà un cambio tra cantanti e life coaches, cioè, ogni life coach verrà affidato ad un cantante diverso da quello a cui era stato affidato inizialmente!” .

Seguì un enorme silenzio, mentre Maria e gli altri giudici si guardavano e noi ci scambiavamo occhiate perplesse.

“Lascio a voi il libero accordo, potete decidere già da stasera e collaborare con i nuovi life coach per vedere se vi trovate bene così non avrete dubbi dopo martedì. Devono essere i talent a scegliere, comunque” si congedò Ivan.

“Aspetta Ivan, hai dimenticato di dire ai life coaches la questione del premio…!” lo interruppe Silvia soave, mentre noi ci voltavamo verso di lei con un rapido scatto.

“Cioè?” chiese Samanta.

“La produzione ha deciso che il life coach del talent vincente avrà l’opportunità di avere un ruolo rilevante nel videoclip dell’inedito” spiegò. Notai che  Samanta fece un piccolo scatto prima di afferrare Niko per il braccio e dirgli nuovamente qualcosa.

“Bene, per oggi è tutto, noi dobbiamo andare” disse Luke con una falsa voce serena. “Sappiamo di avervi dato notizie sconvolgenti” aggiunse con un ghigno, facendoci ridere.

“Debora allora ti aspetto domani per la questione dei vestiti!”  mormorò Silvia mentre usciva, facendomi l’occhiolino.

“Ok” risposi, prima di andare nella mia stanza ed accasciarmi sul letto. Mi era passata la fame, davanti a me non vedevo altro che un conflitto di interessi, ora tutti si sarebbero contesi il cantante che aveva più possibilità di vincere…. Ed io? Cosa avrei fatto?

“Eccoti qui, finalmente” disse la voce di Francesco, facendomi sobbalzare.

“Ragazzi!” esclamai, rivolta ai Gold Boyz. Mi alzai e mi sedetti sul letto a gambe incrociate.

“Siamo qui per… Beh, hai capito cosa, no?” chiese Dante mentre tutti prendevano posto attorno a me.

“No, cosa?” chiesi, ancora un po’ confusa dai pensieri precedenti.

“Ti vogliamo come nostra life coach!” esclamò Andrea come se fosse la cosa più logica del mondo.

Ricordai le loro parole della settimana precedente, quando mi nominarono “Ragazza perfetta Gold Boyz” e mi dissero che se avessero potuto avrebbero scelto  me. Allora erano stati sinceri! Ma poi un dubbio mi prese: dovevo pensare anche un po’ a Max…

“Oh, grazie” mormorai, indecisa. Mi sorrisero incoraggianti, e mi costò un’enorme fatica dire: “Ragazzi, vi… vi faccio sapere, ok? Il fatto è che Max potrebbe offendersi, voglio vedere se me lo propone, alla fine gli sono amica e…”

“In realtà Max ha scelto Dario qualche minuto fa, stavano facendo una sottospecie di asta, mancavi solo tu… Penso che quei due insieme formeranno il club anti - Rossella, ho sentito che Dario ci discuteva spesso…” mi informò Giuseppe.

“Ah… Allora, beh, certo che voglio essere la vostra life coach!” esclamai. “E non pensate di essere secondi a M…”.

“Lo sappiamo, shh” fece Andrea, poggiandomi un dito sulle labbra. Gli sorrisi, ma quel bel momento fu interrotto dall’entrata di Samanta e Niko. Lei se ne stava rigorosamente a cavalcioni addosso a lui, e quella scena mi fece ricordare la mezza giornata che trascorremmo insieme alla Reggia.

“Vi presento la mia nuova life coach” esclamò Niko tutto pimpante, senza guardarmi,mentre Samanta rideva e scendeva con molta eleganza.

“E noi ti presentiamo la nostra nuova life coach” lo rimbeccò subito Andrea, mentre io facevo un sorriso a cinquantadue denti e allungavo le braccia per appoggiare le braccia sulle spalle dei quattro.

“In bocca al lupo Sam, so che ne sarai all’altezza, forse pure più di me! So che hai molta più pazienza!” dichiarai tranquilla, prima di voltarmi e chiedere: “Ragazzi, a che ora avete le prove dello studio domani? Sapete, io alle sette devo andare, Silvia mi ha detto che andrò con lei da Armani a fare shopping…”

Inutile dire che a quelle parole Samanta sbiancò e fece segno a Niko di uscire, sbattendo quasi la porta. 

“Dalle quattro alle cinque e un quarto” risposero in coro, prima che io mi sfogassi con un sincero: “Ma che stronzo, a che gioco sta giocando? Non mi ha detto nulla, che si è messo in testa?!”.

“Lascialo perdere, ora sei dei nostri! Benvenuta nei Gold Boyz And Golden Girl!” esordì Francesco battendo le mani.

“Io propongo un brindisi, vengo subito!” esclamò Dante pimpante, uscendo velocemente.

“Certo che la vita è strana…” mormorai sbuffando. “Sono venuta qui come una scema, apparentemente pazza di Niko, ed ora invece sono la vostra life coach!”

“Ti dispiace?” chiese Andrea, quasi offeso.

“Ma che, anzi, non posso chiedere di meglio!” esclamai facendo un grosso sorriso. “Anzi, come vostra life coach vi autorizzo ad entrare in questa stanza a qualsiasi ora, e di conseguenza vi autorizzo a vedermi in pigiama e disastri simili” ironizzai.

In quel momento entrò Dante con una bottiglia di champagne e bicchieri di plastica in mano.

“Brindiamo a Deb in pigiama!” decretò Francesco facendomi l’occhiolino. “So che è più sexy così” aggiunse, mentre gli lanciavo un cuscino addosso e per un pelo non colpivo Dante che stava riempiendo i bicchieri.

Brindammo, e alla fine finii per bere quattro bicchieri di quel delizioso nettare.

“Basta, altrimenti mi ubriaco come l’altra volta e non mi va di risvegliarmi sul divano con qualcuno” affermai, stoppando Giuseppe che mi stava servendo il quinto bicchiere.

“Dimentico sempre che sei una minorenne” disse, “Il fatto è che mi dai l’impressione di una più grande, e non sono per l’aspetto fisico”.

“E’ un complimento?” chiesi, singhiozzando ed accasciandomi su quel poco di letto libero che mi ritrovavo. 

“Direi di si”

Feci un piccolo cenno, mentre sentivo la testa girarmi un po’.

“Che cavolo, mi gira la testa!” protestai. “Nel caso mi sbronzassi non tenete conto delle mie parole e delle mie azioni” li avvisai, alzandomi lentamente a sedere mentre mi scrutavano.

“Tranquilla” fece Andrea, avvicinandosi e stringendomi la testa con le mani. “Va meglio?”

All’improvviso mi sentii meglio, quella brutta sensazione era scomparsa.

“Si, accidenti!” risposi. “Grazie!”

“Eh, il nostro Andrew è un esperto in questo campo” mi informò ridendo Dante mentre Andrea continuava a stringermi il capo. Le sue mani stranamente calde erano un sollievo per me, e mi dissi che sarei rimasta così per ore.

“Ma stasera ce l’hai con me?” protestò lui, mentre mi lasciava stare  e mi alzavo per recuperare un po’ di equilibrio.

Scoppiammo a ridere mentre si scambiavano occhiate in “Grande stile” e mi dissi che dovevo essere felice perché da quel momento sarebbe iniziata la sesta fase: la fase “Live with Gold Boyz”.

“Promettiamoci una cosa” me ne uscii un’ora dopo, mentre eravamo in giardino. Io guardavo le stelle mentre Giuseppe suonava la chitarra e Francesco e Dante cantavano.

Nessuno mi rispose, così  voltai, notando che ai miei lati Andrea mi stava osservando.

“Andrea?” gli chiesi, senza capire.

“Oh, si, dimmi” sobbalzò, mentre Francesco si girava e sghignazzava.

“Stavo parlando con tutti voi in realtà…” precisai, mentre lui mi toglieva gli occhi di dosso e diceva: “Scusa, ma sai, avevi una così bella espressione…”.

Feci un piccolo cenno prima di schiarirmi la voce, imbarazzata, e dire: “Promettiamoci che se arriveremo in finale, l’ultima sera la renderemo indimenticabile!”.

“Come minimo!” risposero in coro. “Parola di Gold Boyz A Golden Girl!”.

Facemmo un gesto in stile cavalieri della tavola rotonda prima di ritornare alle nostre occupazioni. Io continuai a guardare le stelle mentre pensavo al brusco addio tra me e Niko, che alla fine non c’era nemmeno stato, e al fatto che da lì a venti ore sarei andata a fare shopping con Silvia.

“Ehi, Boyz” fece proprio la voce di Niko, lievemente affievolita.

Mi voltai di scatto, e quando incrociò il mio sguardo si bloccò quasi.

“Ciao Niko” lo salutai, quasi con una vena di perfidia.

Mi ignorò, e chiese qualcosa a Giuseppe che non sentii, presa dalla rabbia del momento.

Quella sera Samanta ritornò nella stanza verso le due, svegliandomi con il rumore insistente dei suoi tacchi. Sentii Rita alzarsi di botto prima di dire: “Sam, finalmente! Che fine hai fatto?”

“Sono stata a provare con Niko, non sai che palle! Prima con i Gold Boyz assistevo raramente alle prove, ma se voglio comparire nel videoclip, beh, me lo devo sudare, no?” disse, mentre la sentivo camminare per la stanza.

Rita rise. “Ma perché, sei convinta che vincerà lui?!” chiese sarcastica.

“Certo! Si a che vincerà lui! Debora non è così scema come sembra” aggiunse in un bisbiglio, ridendo malignamente. “Peccato che Niko subito l’ha ripudiata come life coach, non ha capito che in tv non serve a niente fare la tipa tutto onore e lealtà!”

“Col cavolo, intanto è lei quella che ha un provino per un film da fare…” sbottò Rita con aria di precisione.

“Non me lo ricordare” ribattè Samanta, “E domani andrà anche da Armani con la Fortuna!”

“Nooo!”

Ascoltai quella conversazione con una vena di ira gigantesca, l’istinto di alzarmi e far capire che avevo sentito tutto era forte. Ma mi dissi che avrei dovuto resistere e che quell’informazione l’avrei potuta usare al più presto.

Ero davvero delusa, specialmente da Niko… Che cavolo gli avevo fatto? Era stato lui ad iniziare…! E intanto della nostra presunta amicizia rimaneva solo un articolo di giornale.

 

 

Qualche Anticipazione:

 

Mi alzai e feci agli altri segno di seguirmi, dicendo: “Venite, andiamo a provare, forse oggi non ci sarò perché vado da Armani con Silvia…” e lanciandole un’occhiata quasi assassina.

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“Allora puoi venire con noi in sartoria dopo? Ci dai una mano con i vestiti” propose lui. “Samanta non se ne fregava proprio”

_______

 

“Qui sei l’unica che non fa il gioco sporco, Deb” disse, improvvisamente serio. “E non potrà essere sempre un bene in una società come questa dove conta l’apparenza piuttosto che i fatti”.

_______

“Cavoli, sembri una principessa!” esclamò Francesco giulivo, avvicinandosi.

“Ma lei è una principessa” precisò Andrea.

 

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Capitolo 30
*** Talent Nuovo, Vita Nuova ***


Talent Nuovo, Vita Nuova

Hola chicas (credo siate tutte ragazze …)!

Ho deciso di aggiornare prima visto che nei prossimi giorni sarò impegnatissima. Questo cap è di transizione più che altro,anche se Deb comprende più a fondo i suoi sentimenti per Andrea, e spero che vi faccia piacere il fatto che Niko non compare proprio, ihih!

Grazie mille a:

95_angy_95: Infatti, mi sa che anche Debora è lievemente felice di essere la life coach dei Gold Boyz xD E, tra parentesi, anche io adoro i Gold Boyz, vorrei proprio degli amici come loro!

giunigiu95: Niko ti sta sulle scatole? Chissà perché! xD xD La scena in cui Andrea fissa Deb è una delle mie preferite, mi fa piacere che ti sia piaciuta!

Giulls: Carissima, grazie come sempre della recensione, è una gioia leggere i tuoi commenti, mi fai morire sempre dalle risate, specialmente quando dicevi “Che paura voglio la mamma” ihih! Riguardo il tuo dubbio, beh, conoscerai a verità sul perché Niko l’ha baciata anche prima di dire la verità nel cap 39, mi sa che dovrai pazientare un po’, sorry! Bacioni!

_New_Moon_: Che bello, anche tu adori Andrea! Io lo amo (si può dire di amare qualcuno di tua invenzione?! xD)! E tra parentesi, anche io ti adoro per le tue magnifiche recensioni e perchè ti sono grata del fatto che continui a seguirmi! Grazieeee! ^^

Angel Texas Ranger:  Certo che Deb farà vedere a tutti chi è, tranquilla, e inizierà in questo cap!

A presto,

la vostra milly92.

Capitolo 30

Talent Nuovo, Vita Nuova

Ormai tutto si era evoluto da quel fatidico 5 aprile, e quella notte dopo la conversazione tra Samanta e Rita mi addormentai difficilmente, pensando al fatto che non c’era quasi nessuna ragazza su cui avrei potuto contare. Ma quella mattina successe qualcosa che mi fece salire l’umore di qualche tacca: fui svegliata da un coro di “Buongiorno” e dall’odore di ciambelle calde.

Aprii gli occhi e sobbalzai vedendo che i Gold Boyz erano davanti a me: Giuseppe e Francesco sorridevano,Dante aveva in mano un vassoio con succo di frutta e caffè ed Andrea reggeva in mano un vassoio di ciambelle.

“Oh, buongiorno” esclamai, alzandomi di scatto e aggiustandomi i capelli, sicura del film horror che stavo esibendo. “Ma cosa…?”.

“Ti abbiamo portato la colazione a letto!” fece Francesco allegro.

“Grazie…” mormorai. “Aspettate che mi do una sistematina e vengo”.

“Ma perché…? Stai bene, dai…!” cercò di convincermi Andrea, mentre io prendevo dei vestiti dall’armadio e facevo per andare in bagno. 

Gli lanciai uno sguardo simile a quello che la fatina avrebbe rivolto a Pinocchio, mentre Francesco si  scusava con un: “Ieri ci hai autorizzati ad entrare a tutte le ore!”, prima di sparire nel bagno e ricomparire venti minuti dopo, con tanto di gonna bianca, maglietta arancio e capelli sistemati.

“Direi che possiamo fare colazione” esclamai, prima di notare che metà della roba era scomparsa. “Alla faccia”.

“Su, non è colpa loro, povere bestie, compiatiscile” fece Giuseppe indicando Francesco e Dante.

Scoppiammo a ridere, mentre scrollavano le spalle e  Samanta si svegliava, irritata. “Volete fare silenzio? Vorrei dormire, è presto…”.

“Mica è colpa nostra se fai le ore piccole” la rimbeccai, troppo amareggiata per le sue parole della sera precedente e lasciandola a bocca aperta. Mi alzai e feci agli altri segno di seguirmi, dicendo: “Venite, andiamo a provare, forse oggi non ci sarò perché vado da Armani con Silvia…” e lanciandole un’occhiata quasi assassina.

Sapevo di comportarmi da stronza, ma al momento mi era inevitabile. In un certo senso era come se stessi ripagando tutte quelle cose che aveva detto la notte prima sul mio conto… E mi dissi che doveva ricredersi.

“Cavoli, sei proprio ostinata…” sussurrò Dante mentre chiudevo la porta e ci dirigevamo verso la cucina.

“Lo saresti anche tu se avesse detto tutte quelle cose su di te, bello mio…” risposi. Gli raccontai dell’accaduto, e rimasi un po’ stupita quando non rimasero sconvolti. “E’ fatta così, non ci possiamo far niente” sintetizzarono.

Annuii, mentre Daniele correva verso di noi e ci salutava affettuosamente.

“Mi sento benissimo, l’influenza è scomparsa del tutto” annunciò felice.

La giornata migliorò con il passare delle ore. Notai che essere la life coach dei Gold Boyz era uno spasso, non c’era momento in cui non ridevamo per qualche sciocchezza, ma soprattutto adoravo i momenti con Andrea, quando lo scoprivo a fissarmi o quando faceva il galantuomo. Ormai tutti quegli sguardi e sorrisi erano diventati fondamentali per me, ed iniziavo a dirmi di essere una cretina perché ero ricascata in quel tunnel per la seconda volta in poco più di un mese. Quale tunnel? Delle ragazzine prese dai divi, ovviamente. Ma sentivo che con lui era diverso, sentivo che era sincero, ma allo stesso tempo mi dicevo che non dovevo illudermi di piacergli perché non volevo che la storia si ripetesse.

Fu con questi pensieri che mi ritrovai nello studio ad assistere alle loro prove ufficiali.

“Benvenuta nel regno dei Gold Boyz” mi accolse Luke appena presi posto tra lui e Kevin, il vocal coach, di origini inglesi come lui.

“Thank you” risposi energica. “I’m sure that be in Gold Boyz’s kingdom will be a pleasure… E tra parentesi… pretendo lezioni di inglese da parte vostra!” risposi sorridendo.

Kevin annuì insieme a Luke, che ripose: “Sure, Debora! Anzi, Debby!”.

Feci un piccolo cenno:dopotutto Debby era molto meglio rispetto a Deborina.

“Allora, iniziamo con “A te” va bene?” fece Luke  poco dopo, mentre gli altri annuivano e la base partiva.

Iniziarono a cantare, e dal primo momento fino all’ultimo tentavo di non ridere: erano troppo troppo seri per i miei gusti, quasi quasi non erano credibili…

“A te che sei l’unica al mondo, l’unica ragione per arrivare fino in fondo ad ogni mio respi..” si fermò Francesco, iniziando a ridere e indicando Andrea. “Non è colpa mia se ha quell’espressione da idiota mentre fissa Deb ed io sto cantando” si giustificò, indicandoci. Trasalii: mi ero accorta fin troppo dello sguardo che mi aveva lanciato…

“Dai, non sfottere sempre” si difese Andrea, voltandosi e rosso in volto mentre anche Giuseppe e Dante iniziavano a ridere.

“Ragazzi, dai, non perdete tempo!” cercai di dire,rossa a mia volta, ma fui sovrastata dalle risate di Luke e Kevin.

Era davvero diverso il loro modo di provare rispetto a quello di Maria e Sandro che spesso non accettavano distrazione, eppure in quel modo ottenevano buoni risultati: i Gold Boyz non erano mai andati in ballottaggio.

“Non vorrei scoppiare a ridere anche martedì, quindi evita di fissarla…” bofonchiò Francesco tra le risate che stavano diminuendo mano a mano.

“Su ragazzi non perdete tempo!” esclamai, alzandomi e alzando la voce in modo da farmi sentire. Andrea aveva una faccia rassegnata e sorrise in mia direzione,grato.

Mi guardarono quasi sconvolti, come se non credessero alle loro orecchie.

“Deb ha ragione, dai, riproviamo!” esclamò Andrea, facendomi un piccolo segno di riconoscenza.

“Ci mancava un’altra persona diligente tra voi, eh?” chiese Kevin sarcastico. “Brava Debby, brava” approvò con un breve applauso ed io feci un piccolo cenno.

Così la base ripartì, ed io,Luke e Kevin ci mettemmo le cuffie per ascoltare bene.

Restai interdetta e piacevolmente sorpresa quando Andrea cantò: A te che non ti piaci mai e sei una meraviglia, le forze della natura si concentrano in te che sei una roccia, sei una pianta, sei un uragano, sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano. A te che sei l’unica amica che io posso avere,l ’unico amore che vorrei…”
ritornando a guardarmi e facendomi l’occhiolino, dopo avermi mandato un bacio. Presa da quel gesto, a stento mi accorsi della fine della canzone.

Applaudimmo, mentre Kevin precisava: “La seconda strofa dovremmo modificarla…”.

Con il seguire delle prove arrivarono ad indicarmi quando facevano “A te”, facendomi sentire particolarmente felice. Mi stavo davvero divertendo ad essere onesta, e mi dissi che sarei tanto voluta arrivare fino in finale insieme a loro. Solo in un secondo momento pensai al premio circa il videoclip… Niko sembrava scomparso dai miei pensieri per il momento, e la cosa mi turbava alquanto.

“A che ora hai l’appuntamento con Silvia?” chiese Giuseppe mentre uscivamo dallo studio e andavamo fuori  a prendere una boccata d’aria.

“Alle sette…”

“Allora puoi venire con noi in sartoria dopo? Ci dai una mano con i vestiti” propose lui. “Samanta non se ne fregava proprio”.

“Ed è per questo che avevate così poco stile” sdrammatizzai, prima di dire con una faccia più seria: “Certo che ci sarò, io non sono Samanta!” .

Perciò mezz’ora dopo mi ritrovai in sartoria a scegliere i due vestiti per le esibizioni.

Che strano, eppure scegliere vestiti da uomo non era una passeggiata!

Mentre stavo scegliendo tra un completo nero molto semplice ed uno argento particolarmente esuberante per Dante udii la voce squillante ed allegra di Ivan che diceva: “E’ sempre un piacere” o cose simili.

“Ehi Ivan” lo salutai, mentre davo entrambi i vestiti a Dante e gli chiedevo di provarli.

“Deb! Proprio te cercavo!” mi salutò, mentre consegnava una cravatta color pesca a Sara e si avvicinava sorridendo.

“Ma guada un po’” dissi sarcastica.

Ci sorridemmo prima che lui dicesse: “Ti ho vista alle prove dei Gold Boyz! Sei la loro life coach ora, giusto?”.

“Si!” risposi, forse in modo fin troppo entusiasta perché mi lanciò un’occhiata strana.

“Wow che entusiasmo” commentò ridendo. “E come si è risolta la questione di Niko?” volle sapere curioso, facendomi segno di seguirlo vicino ai camerini in modo da poter parlare senza essere ascoltati.

Esitai prima di dire un piccolo: “Abbastanza bene, tanto ora lui ha Samanta”

“Sei gelosa? Noo!” sghignazzò.

“Ma fai il serio per una volta! Non sono gelosa, è che Samanta lo sta usando solo perché crede che sia lui a vincere e lui si è lasciato abbindolare…” spiegai.

“Qui sei l’unica che non fa il gioco sporco, Debora” disse, improvvisamente serio. “E non potrà essere sempre un bene in una società come questa dove conta l’apparenza piuttosto che i fatti”.

Aveva fin troppo ragione e non me la sentii di ribattere.

“Comunque devo muovermi se voglio essere in orario per l’appuntamento con Silvia” dissi d’un tratto, facendo un passo avanti. “Andremo da Armani alle sette” spiegai quando mi lanciò un’occhiata interrogativa.

“Cavoli, hai fatto pappa e ciccia con lei, eh?” chiese, facendo l’occhiolino.

“Non eri tu quello che tre secondi fa ha detto che in una società come questa conta l’apparenza piuttosto che i fatti?” lo rimbeccai, prima di strappargli una risata ed allontanarmi con la mano in segno di saluto.

“Ehi, Deb, cosa ne pensi?”.

Rossella era a pochi passi da me, con indosso un vestito blu molto carino che le risaltava i lineamenti apparentemente dolci.

“Wow,Ross, sei uno schianto!” risposi entusiasta, mentre sorrideva e diceva: “Grazie!” .

Ricambiai il sorriso, e mi avvicinai a Dante. “No, questo completo argento non va bene” dichiarai, guardandomi intorno alla ricerca di qualcosa.

“Deborina!”

La voce mielosa di Silvia mi fece sussultare, mi voltai e feci un piccolo sorriso apprensivo circa la sua espressione sempre entusiasta e a volte indubbiamente falsa.

 “Silvietta!” ricambiai, pensando che di questo passo sarei riuscita a trovare i vestiti con molta difficoltà.

“Visto che sei già qui ti andrebbe di iniziare ad avviarci? Sono le sei e venti” propose.

Riflettei un attimo prima di dire: “Non posso, Silvia, sto scegliendo i vestiti per i ragazzi… Sono la loro nuova life coach, sai…”.

Lei accentuò il sorriso. “E che fa? Vengono con noi, non c’è nessun problema!” 

Feci per ribattere quando Andrea venne tutto trionfante in nostra direzione, brandendo in mano un completo. “Ragazzi, ho trovati i completi per la prima esibizione!”.

 “Che belli! Ma stavo giusto dicendo a Debora, perché non venite con noi da Armani?” ripeté Silvia decisa, continuando a sorridere.

Fu così che cinque minuti dopo ci ritrovammo nella BMW della produzione, con Silvia tutta allegra seduta vicino l’autista. Io me ne stavo schiacciata contro il finestrino, seduta proprio vicino ad Andrea. Sentirlo così vicino era una specie di tortura, specialmente quando lui poggiò innocentemente la mano destra sulla mia e poi mi guardò, sorridendo.

Quando arrivammo da Armani rimasi letteralmente rapita: era un negozio enorme, pieno di abiti di tutti i generi. E lo rimasi ancora di più quando vidi i prezzi... Cinture che costavano 500 €…

“Ragazzi, venite su!” fece Silvia con fare esperta, mentre il proprietario del negozio ci salutava con un inchino, facendomi rimanere scioccata. Ci condusse in un reparto di abiti eleganti, fatto di tantissimi stand colorati e milioni di paia di scarpe poggiate elegantemente dovunque.

“Per i prezzi state tranquilli, ho la carta di credito della produzione” ci rassicurò, mentre continuavamo a guardarci intorno senza sapere cosa dire.

“Vieni Debora” aggiunse, prendendomi per un braccio e conducendomi vicino ad uno stend di vestiti eleganti.

“Grazie Silvia, davvero non so cosa dire…” borbottai, mentre guardavo uno sfavillante vestito color crema.

“Non devi dire nulla, è il minimo che posso fare dopo tutto quel bel po’! Anzi, se vuoi possiamo continuarci a venire!” aggiunse, mentre mi porgeva un abito corto color pesca. “Cosa ne pensi?”

“E’ carino, ma il pesca è un po’ troppo chiaro per me…” risposi.

“Si, hai ragione” ammise, mentre la commessa diceva: “Ho appena mandato un commesso ad ognuno dei ragazzi! Io mi occuperò di te, bella, vieni!”.

Andammo vicino un altro stand, e ci rimasi per non so quanto tempo. Sembrava che al primo impatto tutto fosse perfetto e poi, puff!, la magia scompariva e uscivano dei difetti.

“No, mi scusi ma è un po’ troppo aderente” dichiarai uscendo dal camerino tre quarti d’ora dopo, con in mano un abito color lavanda.

“Va bene, tranquilla” mi rassicurò la commessa, che si chiamava Anita, mentre alle sue spalle ricompariva Silvia che era andata a vedere qualcosa per lei.  Brandiva un abito lilla e sorrideva entusiasta, ancora più del solito se riuscite ad immaginarvela.

“Debora! Debora! Devi assolutamente vedere questo!” esclamò, mostrandomelo.

Rimasi senza parole, incredula. Era davvero stupefacente. Di sicuro era a minigonna, ma era fatto in modo che non fosse aderente sui fianchi e aveva un’allacciatura vicino al collo in stile cinesina. Elegante ma allo stesso tempo un po’ sportivo.

“Deb, hai fatto? Oh” la voce di Giuseppe mi fece voltare verso di lui e gli altri tre.

“Penso di aver quasi finito, voi?”.

“Si, abbiamo già presi gli abiti per la seconda esibizione” rispose Francesco.

“Ragazzi, cosa ne pensate di questo vestito?” chiese Silvia allegra, avvicinandosi e mostrandolo.

“Le starebbe davvero bene secondo me” disse Dante, seguito da mormorii di assenso. Fu grazie a quel commento che entrai nel camerino, pregando tutti i santi che conoscevo e… Miracolo! Mi stava benissimo, snellendomi nei punti giusti.

“Debora, eccoti le scarpe abbinate!” fece Silvia senza entrare, mettendomi un paio di sandali abbinati con sopra delle decorazioni che sembravano fatte di diamanti.

“Grazie” risposi, in preda all’adrenalina, e le indossai subito. Cavoli, era davvero un miracolo. Il tacco delle scarpe aiutava ancora di più perché mi slanciava moltissimo. Sospirai un attimo prima di uscire, e quando lo feci cercai di non cadere a causa dei tacchi.

“Cosa ne pensi?” chiesi a Silvia, che stava parlando insieme ad un signore.

“Sei una favola” rispose sorridendo. “Se non lo prendi… io….”

“Ho capito” sorrisi, prima di chiudere un attimo gli occhi e voltarmi verso i ragazzi.

“Cavoli, sembri una principessa!” esclamò Francesco giulivo, avvicinandosi.

“Ma lei è una principessa” precisò Andrea. Mi voltai verso di lui e ricambiai il sorriso che mi stava rivolgendo, mentre Giuseppe si voltava a guardarlo e poi annuiva insieme a Dante.

“Lo prendo allora?” chiesi a loro.

“Devi” mi imposero.

Fu così che ritornai nel camerino, con un sorriso a cinquantadue denti. Cavoli, era bellissimo! Tutto era favoloso! Mi ci voleva proprio quella distrazione….

Ma mi guardai allo specchio preoccupata mentre pensavo che se qualcuno non avesse detto “Ma è una principessa” non sarei stata in quello stato.

 

Qualche Anticipazione:

 “Benvenuta nell’Inferno delle 11:30” mi accolse sottovoce Daniele sorridendo, raggiungendomi da dietro.

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“Vaffanculo lo dici a qualcun altro! Samanta sei una spostata! Che cazzo, io…” mi fermai di botto, sedendomi su una sedia lì vicina. Mi girava la testa e mi sentivo quasi febbricitante, forse era stato lo spavento e l’emozione troppo forte.

______

Non so cosa le farei, denunciarla è poco! E pensa che è la mia compagna di stanza! E se le viene qualche raptus di notte e mi ammazza?” sdrammatizzai.

“Non ha bisogno di un raptus per farlo, credimi” sdrammatizzò lui, prendendo la mia mano poggiata sul tavolo tra le sue e portandola sulla sua guancia.

______

 

Ma la mia emozione diminuì, trasformandosi in gioia, quando vidi Massimo passare radioso ed annunciare: “Mi sposo! Mi sposo! Beatrice ha parlato con Rossella!”

______

Rossella si voltò verso di lui, raggiante, dicendo: “Hai ragione! Sei troppo dolce Andrea!” prima…

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Capitolo 31
*** La Gelosia? Più La Scacci E Più La Proverai ***


La Gelosia? Più La Scacci E Più La Proverai

Ciao a tutti e Buona Epifania!

Mi credete se vi dico di aver sognato Debora che  doveva scontrarsi in una gara di canto con Samanta ed io ero sotto il palco a tifare con voi? E’ una cosa assurda visto che non vi conosco di persona e non so come siete fatte! Oddio…

Mi ricordo in particolare una ragazza bionda che aveva preparato anche i pon-pon per tutte noi per sostenere Deb… Qualcuna di voi è bionda?! xD

Vabbè, sogni assurdi a parte,  ci tenevo a precisare che questo cap è uno dei miei preferiti e che, da come si capisce dal titolo (scusami, caro Celentano, per aver stroppiato la tua canzone!) è incentrato sulla gelosia…

Grazie mille a:

95_angy_95: Eh si, mi sa proprio che Deb ha vinto un terno al lotto diventando la life coach dei carissimi Gold Boyz! Mille volte meglio che perdere tempo dietro a Niko e i suoi attacchi di antipatia…

vero15star: Augurissimi anche a te! Purtroppo riguardo Rossella, eh, la conosciamo e sappiamo com’è fatta, ha l’istinto della vedova nera per dirla con le parole di Deb. Certo, non è affatto giusto se si rimette con Andrea… m dopotutto, quand’è che a Deb succede qualcosa di giusto? Comunque, vedremo cosa succederà nei prossimi cap per dire l’ultima parola!

Angel Texas Ranger: Andrea e Deb rosa e fiori? Speriamo… E comunque hai ragione, Deb sta iniziando a farsi rispettare! E per Samanta beh, ti lascio scoprire cosa combinerà in questo cap…. Cosa la odierai ancora di più come me!

Giulls: Carissima, è stato un piacere conoscerti su msn! Comunque hai ragione, purtroppo tutte noi appena sveglie sembriamo degli spaventapasseri, specialmente circa i capelli cespugliosi e gli occhi gonfi, ma Andrea è perfetto proprio perché, preso dall’amore, non lo nota ihih! E mi dispiace se dovrai aspettare altri 8 cap, dai, non odiarmi… xD

giunigiu95: Siii, anche io adoro il vestito di Deb, pensa che l’ho descritto dopo averlo visto per davvero in un negozio! Solo che costava 367 euro, sigh, per questo posso limitarmi a sognarlo, ihih!

Infine volevo dirvi che ho appena finito di scrivere l’ultimo cap della storia, il 54esimo. Volete che questa storia abbia anche un epilogo?Fatemi sapere!

 A sabato, baci,

la vostra milly92.

 

Capitolo 31

La Gelosia? Più La Scacci E Più La Proverai

Il martedì mattina me ne stavo nella mia stanza a canticchiare qualcosa che nemmeno lontanamente avrebbe potuto assomigliare a “Semplicemente” degli Zero Assoluto mentre vedevo il dvd della partita di calcio del giovedì precedente con le lacrime agli occhi per le risate. Era andato in onda il giorno precedente in  tv, e Ivan mi aveva detto che era stato un successo e che di sicuro quel pomeriggio la replica sarebbe stata vista dal doppio del pubblico abituale.

Ero stata ripresa parecchie volte di profilo, e sarei sprofondata sotto terra se avessi potuto quando mi vidi urlare quella frase di incoraggiamento per Andrea, ma di conseguenza sorrisi come un’ebete quando lo vidi correre ad abbracciarmi dopo aver fatto goal. Notai quanto si era dovuto abbassare per arrivare alla pari del mio metro e sessantacinque di altezza con un velo di malinconia, il fatto che lui fosse così grande in tutti i sensi per me mi attanagliò come un serpente. La storia, ahimè, si stava ripetendo, solo che questa volta il soggetto era diverso, ancora più irraggiungibile, e non solo per i suo venti centimetri in più. 

“Hai visto la mia cintura di Gucci?”.

La voce di Samanta interruppe i miei pensieri, e sussultai trovandomela all’improvviso nella stanza, con un’espressione poco amichevole e le mani poggiate sui fianchi.

“No, la prima ed unica volta che ho visto una cintura di Gucci da vicino è stato a Gennaio a Roma, quando la mia amica spendacciona ne ha comprata una per il suo ragazzo per l’anniversario…” risposi cercando di risultare simpatica. Ma evidentemente fallii.

“Non dirmi che da Armani non ne hai viste…” mi rimbeccò acida, mentre si smuoveva dal suo fosso e apriva il suo armadio.

“No, ero interessata ai vestiti ad essere onesta, e poi lì di sicuro c’erano cinture di Armani, non di Gucci!” ribattei scocciata, mentre spegnevo la tv e il lettore dvd.

Lei non mi rispose, ma uscii dalla stanza tre secondi dopo senza una parola e premurandosi di sbattere la porta. Non c’era un valido motivo per questa nostra “Lite”, “Disputa” o come volete chiamarla, fatto sta che lo trovai un’ora dopo, quando mi avviai in cucina per prendere una tazza di caffè. Quella notte avevo dormito solo tre ore a causa delle estenuanti prove e la conseguente insonnia dovuta ai sorrisi di Andrea.

Trovai Annah e Giulia intente nel lavare i piatti, Rita che lanciava sguardi insistenti a Niko e quest’ultimo che faceva finta di non accorgersene seduto su una sedia ed intento nel ripassare il testo di qualche brano.

“Benvenuta nell’Inferno delle 11:30” mi accolse sottovoce Daniele sorridendo, raggiungendomi da dietro.

“Cosa succede?” chiesi curiosa, dimenticandomi del caffè.

Lui mi fece un piccolo cenno che equivaleva a dire: “Seguimi e te lo dico”, così annuii, presi rapidamente una tazza, la riempii di caffè e lo seguii in salotto, dove prese posto sul mio divano preferito.

“In poche parole Samanta ha litigato con Niko, e lui vuole cambiare life coach” mi informò sghignazzando.

Spalancai la bocca, incredula di quello che mi stava dicendo.

“Che cosa?” chiesi senza parole e avvicinandomi ancora di più a lui.

“Si, perché lui si è lamentato del fatto che lei non vuole mai seguire le prove, non gli dà mai una mano… Non fa un cavolo in poche parole. E ad un certo punto è uscito fuori anche il tuo nome” aggiunse con l’aria di chi la sa lunga.

“Sarebbe a dire?”

“Niko le ha rinfacciato che tu eri una brava life coach, diligente… E lei se ne è andata furiosa”. 

Quella notizia mi fece sentire soddisfatta ad essere sincera. E lo fui ancora di più quando a pranzo Niko mi servì la pasta e mi riempì il bicchiere ogniqualvolta si svuotava. Di acqua, ovviamente!

Fatto sta che Samanta lo guardava senza parole, con aria di disapprovazione e umiliata allo stesso tempo.

L’aria tempestosa della ragazza-furia proseguì per tutta la giornata e culminò con un particolare evento.

Era pomeriggio inoltrato ed io me ne stavo a parlare degli ultimi dettagli con Kevin nel backstage del palco quando la voce di Francesco mi chiamò da una ventina di metri.

“Deb! Deb! Vieni subito, seguimi!”.

Il suo tono era preoccupato, così mi scusai con Kevin e lo raggiunsi di corsa, chiedendo subito: “Ma cosa è successo?!”.

Non mi rispose, ma trenta secondi dopo mi ritrovai nel mio camerino, dove regnava il caos: c’erano i miei smalti rovesciati per terra, la mia cipria e i miei ombretti in pezzi e al centro della stanza Andrea urlava come un forsennato contro Samanta, che aveva in mano un paio di forbici gialle. Il mio vestito per la serata era poggiato sul letto come se fosse carta straccia e le costose scarpe erano sparpagliate per la stanza, una a nord e l’altra a sud.

“… Tu sei una pazza, giuro che lo dirò alla produzione, potrei denunciarti! Che cavolo volevi fare?!” stava urlando Andrea.

Samanta aveva lo sguardo basso, tuttavia un po’ di sfacciataggine persisteva ancora sul suo viso.

“Si può sapere cosa diamine è successo alla mia roba?” domandai esasperata, abbassandomi per vedere i resti dei trucchi e cercando di non scivolare sullo smalto.

“Debora! Finalmente, questa pazza stava… Ti stava distruggendo tutto, ha messo Rita a fare il palo e quando sono entrato stava per tagliarti il vestito!” spiegò ancora irato, mentre Samanta si dimenava dalla sua stretta.

“Che?” chiesi, alzandomi per trovarmi alla sua altezza. “Ma sei pazza o cosa? che cavolo ti è preso? Cosa ti ho fatto?” urlai, con la testa che quasi mi girava per tutto quel disastro.

“Ma vaffanculo!” mi urlò lei, con le lacrime agli occhi e cercò di correre via, scivolando per terra a causa del mio smalto rosa e sporcandosi tutti i pantaloni bianchi.

“Vaffanculo lo dici a qualcun altro! Samanta sei una spostata! Che cazzo, io…” mi fermai di botto, sedendomi su una sedia lì vicina. Mi girava la testa e mi sentivo quasi febbricitante, forse era stato lo spavento e l’emozione troppo forte. Sentii una figura avvicinarsi a me e Samanta urlare un “Lasciami!”. Io soffrivo già normalmente di vertigini, figuriamoci in un momento simile…

“Stronza, l’hai fatta anche sentire male!”la rimproverò la voce di Andrea,e capii che era lui quello vicino a me mentre Francesco la teneva. Mi teneva saldo il capo e mi accarezzava i capelli mentre io tenevo gli occhi chiusi, temendo di riaprirli onde evitare una nuova vertigine.

“Ragazzi, basta, scusatemi è l’eccessivo stress di quest’ultima settimana…” si lagnò la ragazza, e dal suo tono capii che stava piangendo.

“Io più che altro la chiamerei gelosia…” si infervorò Francesco, e udì un ulteriore singhiozzo. Aprii gli occhi e mi ritrovai davanti la faccia rassicurante di Andrea.

“Vieni, andiamo al bar e ti prendi una camomilla! Invece tu metti tutto in ordine e preparati a chiedere scusa e a comprare tutta la roba a Debora altrimenti dirò tutto alla produzione! Controlla tu, Fra, per favore!” disse Andrea con un tono autoritario che mi metteva quasi ansia e mi condusse fuori al camerino tenendomi un braccio intorno alla spalla.

Per fortuna non incontrammo nessuno fino al bar e li mi fece sedere a tavolino e presi una camomilla, mentre lui si limitò a prendere un bicchiere di acqua frizzante. Mi spiegò che era venuto a cercarmi per tenergli un po’ di compagnia prima dei vari preparativi  e che fuori la porta aveva trovato Rita che aveva fatto di tutto per non farlo entrare e lui alla fine si era insospettito sentendo il rumore di qualcosa che si era rotto ed era entrato, trovando la stanza in quello stato e Samanta che si avvicinava al vestito con in mano le forbici. Poi in seguito era passato Francesco che era venuto a chiamarmi.

“Io non capisco” esclamai, sorseggiando la camomilla bollente. “A cosa serviva fare tutto questo?”.

“Forse pensava che avresti ritardato a prepararti non avendo più trucco e vestito, così non saresti potuta entrare in scena e… Boh, forse pensa che Niko non ci avrebbe ripensato nel cambiarla come life coach!” ipotizzò.

Non era un’idea troppo credibile, ma fatto sta che io pensavo ancora al fatto che era venuto a cercarmi per stare un po’ insieme…

“Cavoli, ha rovinato quasi 80 € di cosmetici!” dissi sconfortata. “Non so cosa le farei, denunciarla è poco! E pensa che è la mia compagna di stanza! E se le viene qualche raptus di notte e mi ammazza?” drammatizzai.

“Non ha bisogno di un raptus per farlo, credimi” sdrammatizzò lui, prendendo la mia mano poggiata sul tavolo tra le sue e portandola sulla sua guancia.

“Hai ragione” concordai, e per un pelo il raptus non venne  a me quando la voce di Giovanni l’assistente della redazione irruppe nel bar e ci chiamò.

“Ragazzi, dovete registrare un messaggio che andrà in onda tra due ore, su!”.

Il messaggio in poche parole consisteva nel dover annunciare al pubblico il life coach che ogni talent aveva scelto.

I Gold Boyz furono davvero carini, Francesco aveva già preparato una scenetta simpatica, nel quale alla fine dovevo giungere io e spiegare che era stato un onore essere stata scelta da loro.

“Venerdì abbiamo saputo di dover cambiare life coach, e abbiamo accettato la notizia con grande gioia” iniziò Francesco.

“Si, e non di certo perché Samanta ci stava… Antipatica” continuò Andrea con una trattenuta vena di sarcasmo.

“Semplicemente per il fatto che il rapporto con il life coach è diverso da quello con il vocal coach, c’è un rapporto più umano, invece con il vocal coach di base ci deve essere quello professionale” fece Dante.

“Che poi con il nostro vocal coach c’è ne è anche uno affettivo, beh, questa è un’altra storia…” precisò Giuseppe con la sua solita parlantina.

“Comunque, noi abbiamo trovato la nostra nuova life coach e questi 4 giorni di… convivenza, hanno confermato che è quella giusta per noi!” disse Francesco.

“Infatti, perciò, siamo lieti di annunciarvi che abbiamo scelto….” dissero gli altri tre in coro.

“…Debora!” terminarono, ed io, che me ne stavo seduta davanti a loro per non farmi vedere, mi alzai mostrandomi alle telecamere e sorridendo per quel che mi riusciva.

Dissi che ero felice di essere stata scelta e cose simili, così ritornai nel mio camerino di nuovo in ordine un po’ scombussolata.

Non riuscivo a capacitarmi del fatto che Samanta avesse fatto un cosa simile, e il fatto di dormire con lei mi spaventava per davvero. 

Alle nove meno un quarto ero pronta, anche se stranamente avevo avuto un altro paio di vertigini, ma almeno mi sentivo soddisfatta del modo in cui mi andava il vestito e di qual era stato il risultato finale. Non so quale santo mi aiutò ad astenermi dal raccontare l’accaduto all’estetista che mi chiese dov’erano finiti i miei trucchi, così fui costretta a fingere di averli dimenticati nel loft.

“Debora, sei davvero bella” mi accolse Niko con un piccolo sorriso.

Finsi di non essere stupita ed abbozzai un sorriso, forse si era reso conto di quanto fossi utile e voleva cercare di fare una piccola pace dopo tutti quei disguidi.

“Grazie” risposi, prima di voltarmi e fare per raggiungere gli altri.

“Aspetta!” mi richiamò, e mi voltai nuovamente verso di lui.

“Si?”.

“Tu… Tu sarai la life coach dei Gold Boyz, giusto?” mi domandò lentamente.

Annuii.

“E… come ti trovi?”.

“Benissimo, ne sono davvero soddisfatta” risposi, forse fin tropo gelidamente per tutte quelle questioni, perché lui fece un piccolo cenno, abbozzò un sorriso e si allontanò grattandosi la nuca, come faceva di solito quando era nervoso.

Mi sentivo un po’ in colpa ad essere sinceri ma avevo deciso di dovermi fare rispettare, così mi avviai vicino agli altri, dove Silvia mi fermò.

“Debora, sei divina! Che bambolina che sei!” dichiarò entusiasta, sorridendo e abbracciandomi lievemente.

“Grazie Silvia, anche tu stai benissimo” risposi, e per la prima volta lo sentivo per davvero: quell’abito nero le stava davvero bene, non era un po’ volgare come al solito, forse perché non metteva in risalto il seno.

Mi sorrise in risposta prima di allontanarsi ed avvicinarsi a Lara.

“Max!” esclamai, vedendolo poco lontano, seduto su uno sgabello mentre suonava la chitarra riprovando il suo pezzo, apparentemente apatico a tutto quel caos che lo circondava.

Stavo per chiamarlo quando mi dissi che lo avrei solo disturbato, così andai a cercare il “Mio gruppo”. Ero vicina alla porta che conduceva allo studio riservato al pubblico quando vidi nientepocodimeno che Rossella intenta nel parlare con… Beatrice!

Di sicuro rimasi imbambolata come un pesce lesso ma mi risvegliai quando vidi le due chiamarmi. Mi avvicinai, sorpresa.

“Debora, ciao, come stai?” mi chiese Beatrice mentre ci salutavamo con due formali baci sulle guance. Sorrideva, sembrava proprio felice.

“Bene, grazie, e tu..?” chiesi esitante.

Lei lanciò uno sguardo sereno a Rossella prima di sorridere e dire: “Bene… potresti farmi un favore?”.

“Ma certo!”.

“Dovresti portarmi nel camerino di Massimo e poi condurre anche lui li, devo dirgli una cosa…”.

Detto fatto. La sensazione che stesse per succedere qualcosa di super buono mi prese al volo e così tre secondi dopo ero vicina a Max, che dal canto suo stava ancora suonando.

“Max, scusami, potresti farmi un favore?” gli domandai lentamente.

Lui si deconcentrò e mi guardò quasi seccato.

“Si, certo…” sbuffò quasi.

“Vedi, la produzione mi ha detto che è arrivata una lettera dai miei ma per sbaglio l’hanno portata nel tuo camerino… Potresti…?”.

“Tieni la chiave” rispose subito.

“No, ma che, devi venire tu, io non saprei dove mettere le mani, ti prego, ci vorranno tre secondi…” lo supplicai, facendo una faccia in stile angioletto cuccioloso.

Fu così che si rassegnò, posò la chitarra per terra e si avviò verso il camerino, con un’aria palesemente seccata.

“Ecco, vieni” disse, aprendo la porta e facendomi segno di entrare.

Mi affacciai un secondo, giusto il tempo di controllare se Beatrice c’era ancora e lo spinsi dentro, chiudendo la porta alle sue spalle.

Avrei origliato ad essere onesti se il corridoio non fosse stato pieno di gente…

“Debora, eccoti!”.

La voce di Dante mi raggiunse ansiosa ed emozionata.

“Ehi, Dante” risposi raggiungendolo.

“Vieni, manca poco” spiegò, e ci avviammo dietro l’entrata dei gruppi vocali, dove mi fermai incantata vedendo il modo in cui era vestito Andrea: jeans blu, giacca nera e camicia bianca sbottonata di due bottoni. Semplice ma fichissimo.

“Hai rinunciato alla cravatta per non venire  a disturbarmi, eh?” chiesi con aria furba, avvicinandomi.

Lui, che stava discutendo degli ultimi particolari con Luke, si voltò nella mia direzione e rimase qualche secondo a fissarmi prima di dire: “Ma che, non era proprio inclusa! E poi avrei avuto una scusa per venirti a trovare, no?” ragionò ridendo, prima di dire: “Comunque stasera stai ancora meglio…”.

Arrossii, ma purtroppo Giuseppe fece un “Ehm, ehm” che ci costrinse a smetterla e a voltarci verso di lui.

“Che maleducati, Luke stava parlando…!” ci rimproverò ridendo.

Arrossii ancora di più, prima di bofonchiare un lieve: “Scusate” e voltarmi verso di Luke, che fece: “Ma che, figuratevi! Comunque, dicevo, Debby, il cambio life coach ci sarà subito, prima dell’inizio della gara, ok?”.

“Ok…” risposi emozionata, sentendomi lo stomaco annodarsi. Ma la mia emozione diminuì, trasformandosi in gioia, quando vidi Massimo passare radioso ed annunciare: “Mi sposo! Mi sposo! Beatrice ha parlato con Rossella!”.

Lo sommergemmo per la notizia, facendogli le nostre congratulazioni, e lui disse che poi ci avrebbe spiegato tutto.

“Meno male, Rossella ha guadagnato dieci punti” fece Andrea sollevato, e questa affermazione non fece altro che farmi ingelosire senza motivo.

Tre minuti dopo entrammo in scena, e dopo le varie presentazioni  ci fu il cambio life coach. Fummo accolti da un caloroso applauso, e Ivan commentò anche con un: “Sapete, Debora era molto richiesta come life coach! Siete fortunati, Gold Boyz, trattatemela bene!” e così dicendo lanciò un mezzo sguardo a Niko che alla fine aveva dovuto accettare Samanta come aveva scelto precedentemente. Daniele era andato con Lara, Alessandro con Rossella, Dario con Max, Rita con i Locos Sounds.

“Ma certo” risposero in coro, stringendomi in un abbraccio collettivo.

Così la gara iniziò, e come al solito fu davvero stupenda, ognuno si impegnò al massimo. I Gold Boyz furono bravissimi in “A te”.

Fu un sollievo quando si salvarono, e ad andare a rischio di eliminazione furono i Locos Sounds. Vidi Rita piangere vicino a Samanta, e non potetti far altro che essere un po’ soddisfatta anche se avrei preferito Samanta al suo posto dopo tutto quel casino. Non ci parlavamo, ci limitavamo solo  a lanciarci occhiatacce…

Ma il peggio per me venne quando, nella seconda manche, ad andare in ballottaggio fu Rossella.

“Cavoli, speriamo bene! Mi sento uno schifo perchè sono contento di aver cambiato talent…” mormorò Daniele, prendendo posto vicino a me mentre Ivan spiegava la situazione.  

“Dai, siamo ottimisti” fece Max, guadagnandosi dieci occhiate da parte nostra: parlava lui, quello che ultimamente era stato il re dell’ottimismo…!

Così ognuno si esibì per far vedere ciò che valeva alla giuria, e  Rossella cantò “I love Rock and Roll”, ed Andrea disse: “Che brava, spero non se ne vada…”.

Quelle parole mi fecero sentire uno schifo, e non so cosa mi portò ad appoggiarmi alla spalla di Daniele, che quasi sussultò ma subito mi circondò un fianco con il braccio destro.

Andrea, che stava vicino a me, ci notò, fece uno sguardo acido,si voltò e disse: “Si, sembrerà crudele, ma dopotutto preferisco che si salvi Rossella…” facendomi arrivare la gelosia alle stelle.

E, cinque minuti dopo, mentre Silvia eliminava i Locos Sounds salvando Rossella, lui e gli altri Gold Boyz si aggiunsero ai festeggiamenti di Niko ed Alessandro, correndo subito in direzione della ragazza che ci stava raggiungendo in lacrime.

E lei per prima cosa saltò addosso ad Andrea, abbracciandolo come se fosse l’ultimo abbraccio che aveva a diposizione nella vita…

Cosa stava succedendo? Lui non era quello che la stimava ben poco?

Vidi Luke passarmi davanti, seguito dai cameraman, e Kevin poco lontano parlava con gli eliminati, circondati da tutti tranne me, Daniele, Rossella ed Andrea.

Ora Rossella si stava asciugando le lacrime mentre Andrea le passava un fazzolettino e diceva: “L’importante è che ce l’hai fatta, ammetto che  senza di te il loft non sarebbe stato lo stesso… Siamo in semifinale!” prima di lanciare uno sguardo a me e  Daniele.

Rossella si voltò verso di lui, raggiante, dicendo: “Hai ragione! Sei troppo dolce Andrea!” prima… prima di alzarsi sulle punte e stampargli un bacio in piena bocca…

In quel momento mi sentii capitolare, avrei tanto voluto andare lì e tagliarla a pezzettini… Speravo che Andrea si staccasse, ma rimasi ad aspettare invano…. Lui non si mosse, anzi, si abbassò per aiutarla e la strinse a sé… Rispose al bacio, facendolo diventare passionale… In quel momento sembravano di nuovo la vecchia coppia di qualche settimana prima, solo che c’era una differenza: lei non se ne stava fregando delle telecamere e degli altri… E, mentre la mia delusione divampava, senza riuscire a farne a meno, desideravo tanto essere al suo posto…

Io stessa cercavo di scacciare la gelosia di Samanta ma allo stesso tempo non potevo far altro che provarne a mia volta…

 

Qualche Anticipazione:


“Ross, dai… Oddio, ma… Shh, c’è Deb che dorme sul divano!”.

_____

Magnifico. Si vedeva che il secondo bacio me l’ero perso.

_____

“Sono un po’ arrabbiato, tutto qui, quella Samanta mi ha semplicemente incastrato” rispose. Stava per aggiungere qualcosa quando richiuse la bocca e bevve un sorso di  quello che scoprii essere camomilla.

_____

“Dormire per la seconda volta con il signor Niko ti ha fatto male, eh?” chiese Daniele con aria furba.

“La prossima volta dormirò con te e vedrò come mi sveglierò, contento?”

_____

“Si, ma che resti tra noi” sussurrò, mentre tutti i nostri volti si avvicinavano al suo. “Stamattina mentre venivo qui l’ho visto che bussava alla porta della sua stanza per restituirle il reggiseno…”.

_____

Niko scoppiò a ridere, e poco dopo, mentre gli passavo i tovaglioli, disse: “Sono felice, dai, dopotutto tutto sta tornando alla normalità!”.

 

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Capitolo 32
*** Un Apparente Salto Nel Passato ***


Un Apparente Salto Nel Passato

Hello!

Ecco a voi un altro di miei capitoli preferiti, anche se il contenuto non è chissà  quanto allegro, anzi, sono sicura che mi ammazzerete quando finirete di leggerlo! Diciamo che in generale questa è la parte che più preferisco, piena di colpi di scena.

Grazie mille a:

Giulls: Tesoro mi dispiace ma purtroppo mi sa che dopo questo cap mi ammazzerai definitivamente per l’odiosa questione Rossella-Andrea, sigh! E come dici tu, a Niko sta bene il fatto che Deb sia felice con i Gold Boyz, muahaha! Chi fa soffrire Deb la deve pagare, giusto? E ancora complimenti per la fic, appena finisco qua vado a leggere il nuovo chappy!

kirya: Grazie mille! Lo so, è  assurdo che Andrea baci Rossella dopo tutto quel che è successo, ma spero che non me ne vorrai dopo aver letto questo cap! Purtroppo succedono tutte a Deb, poverina. Ancora grazie!

giunigiu95: Eh si, purtroppo Deb è circondata da s*****i, mi sa che a volte lei è l’unica normale e coerente lì in mezzo! Grazie per l’opinione, certo che lo scriverò l’epilogo!

95_angy_95: Si, povera Deb, sembra che succedono tutte a lei! Andrea è stato proprio un demente, penso che dovrebbe ringraziare il cielo se quella povera ragazza ancora l’ha ucciso insieme a quell’oca di Rossella…!

vero15star: Carissima, anche secondo me Deb è perfetta con Andrea, ma voglio rassicurarti sul fatto che non è sua intenzione mettersi con Niko,  ok? ^^ Mi raccomando, non uccidermi quando leggerai il cap…

_New_Moon:  Hai ragione, le cose stanno andando decisamente male, sembra proprio che Andrea sta per  raggiungere il livello di demenza di Niko! Riguardo l’epilogo, ho deciso di scriverlo, grazie per il consiglio ^^ e sappi che è una tortura anche per me dover dire addio a questa storia, che ormai è parte di me, dato che la sto scrivendo dai primi di aprile… Ma, su, ci restano ancora 23 cap da leggere! ^^

Non so quando aggiornerò, forse domenica perché la settimana prossima sarà tremendissima per me, uffa. Perciò vi chiedo di scusarmi per un eventuale ritardo! ^^

E mi raccomando, lunedì seguite la 1° puntata di X Factor 2 per fare onore a questa fic, che senza l’ispirazione di questo programma nn sarebbe mai nata! ^^

La vostra milly92.

Capitolo 32

Un Apparente Salto Nel Passato

Il ritorno nel loft fu decisamente buio, per me: nel pullman che ci avrebbe ricondotto “a casa” me ne stetti seduta da sola in fondo a tutto, apatica alle urla entusiaste di qualcuno,ai pianti di Giulia per essere stata eliminata e a quelli di Rita che aveva dovuto addio al suo sogno di partecipare al videoclip. Il paesaggio notturno mi scorreva davanti agli occhi lentamente, ogni negozio chiuso ed ogni panchina vuota cercavano di catturare la mia attenzione, che al momento cercava di non essere catturata dai sorrisi e dagli sguardi complici che Andrea e Rossella si stavano lanciando due posti avanti a me.

“Ehi, nipotina! Ti dispiace se ti disturbo un po’?”.

Max mi sorrideva radioso, appoggiato con il gomito al sediolino di Lara che stava di fronte a me.

“Ma certo, voglio sapere tutto” risposi, cercando di distrarmi dai miei pensieri. Dopotutto era una cosa ovvia quello che era successo, la stupida ero stata io che come al solito mi ero illusa dell’esistenza di qualcosa che non esisteva.

“Innanzitutto volevo ringraziarti” iniziò incoraggiante, “Per aver contribuito a quella sorpresa!” .

“Era il minimo che potessi fare” dissi, cercando di fingermi ancora interessata. Insomma, avevo fatto di tutto nelle ultime settimane per riuscirgli a parlare, consolarlo e cercare di sistemare la situazione, ed ora che tutto si era risolto quasi quasi non me ne importava un fico secco, presa com’ero dai miei casini personali…

“Comunque appena ho visto Beatrice ci sono rimasto, credevo di aver avuto un’allucinazione, poi lei ha iniziato a parlare, dicendo che mi aveva perdonato, che Rossella le aveva spiegato tutto… E che voleva ancora sposarmi!” concluse accennando il suo ennesimo sorriso a 120 denti.

“Mi fa piacerissimo, davvero! Mi aspettavo una cosa del genere quando mi ha chiesto di farle quel favore…!”  dichiarai, questa volta ancora più sollevata dalla notizia.

Eppure mi guardò, quasi come se avesse notato il mio piccolo malessere interno, e prima che potesse domandare altro lo abbracciai per zittirlo e fargli capire che era tutto ok, anche se non era affatto vero.

Una volta ritornata nel loft mi cambiai rapidamente, salutai i Locos Sounds ed un insistente Claudio che non la smetteva di buttarsi addosso e andai nella mia stanza anche se non avevo ancora sonno nonostante fossero le tre passate. Ma quando, alle quattro meno dieci, Samanta fece il suo ingresso nella stanza, subito mi alzai, lanciandole un’occhiataccia, presi il cuscino e me ne andai nel salotto. Non avevo voglia di dormire nella stanza insieme a lei, avevo paura che i suoi “Istinti omicidi” nei miei confronti fossero ancora vivi, così mi accoccolai sul divano e cercai di dormire. Ero tra il sonno e la veglia quando udii dei lievi bisbigli.

“… Shh, stai zitta! Stanno dormendo!”.

“E che fa! Dai allora, mi spieghi un po’? Si può sapere? Ti interesso ancora o no?”.

“Ross, ne riparliamo domani…”.

“Dai, cosa ti costa dirmi un si o un no… Voglio solo sapere, ti prego…”.

“Ross, dai… Oddio, ma… Shh, c’è Deb che dorme sul divano!”.

“E allora?”.

“Allora un corno, dai, ti ho detto domani e basta…”.

“Ma cosa te ne fr…”.

“Ho detto domani e basta! Stop!”.

“Allora ti aspetterò nella mia stanza, se avrai voglia di vedermi!Non vuoi nemmeno darmi il bacio della buonanotte…?”.

“Ma per favore…”.

Quella conversazione stava diventando davvero troppo per me, così mi decisi ad aprire gli occhi, giusto in tempo per vedere Andrea abbassarsi per darle un bacio sulla guancia mentre lei, perfida, si voltava dall’altra parte, pronta ad accogliere l’ennesimo bacio. Questa volta fu lei a trattenerlo, prima di staccarsi soddisfatta, e feci in tempo a richiudere gli occhi mentre Andrea mi passava vicino per andare nella sua stanza. Invece Rossella  rimase lì, ferma, prima di sedersi sul divano vicino al mio. Non ce la facevo a starmene ferma, così un po’ di tempo dopo, forse mezz’ora, forse dieci minuti, mi alzai per andare in cucina.

“Ti sei svegliata” mi disse, accendendo la luce. Sorrideva, aveva dipinta in faccia un’espressione quasi paradisiaca, e devo dire che era bellissima così, con i lunghi capelli corvini che le incorniciavano il viso e il vestito blu ancora addosso.

“Si, non mi andava di dormire nella mia stanza… fa… fa troppo caldo” inventai. “Tu piuttosto? Ti vedo strana”.

“Oh, beh, è una cosa un po’ complicata… credo di essermi ripresa la cotta per Andrea, ci siamo baciati tre volte stasera…” esclamò, facendo una faccia estasiata.

Magnifico. Si vedeva che il secondo bacio me l’ero perso.

Davanti a me già vedevo una scena in stile Beautiful ambientata in giardino, dove erano impegnati in un bacio mozzafiato….

“Cavoli, mi fa piacere” mentii. “Vi avevo già visti dopo la serata nel backstage, ma ora mi stai dando le prove che non mi ero sbagliata!” sorrisi falsamente, mentre avrei solo voluto andarmene in cucina e cercare di calmarmi con qualsiasi cosa oltre che picchiare lei  e quell’altro essere.

“Si, prima ne stavamo anche parlando, spero che mi abbia perdonata, insomma, quella per Massimo è stata solo una sbandata, ora che tutto si è risolto non vedo perché non possiamo ritornare insieme…”.

Si, cavoli, era proprio un segno del destino. Ma lei non era quella che diceva tutte quelle cose su me ed Andrea? Il fatto della partita, dei due litiganti…

“Ma a te non dispiace, giusto?” chiese poi, quasi obbligandomi a dire “No”.

“Ma sei scema? Eri solo tu quella che si faceva i film in testa, sei tu quella che gli interessa… Ora scusami, ma vado in cucina, ho una sete pazzesca” mormorai velocemente, prima che lei facesse un cenno soddisfatto e si decidesse ad andare nella sua stanza. Sembrava che fosse rimasta lì solo per aspettare il mio risveglio e raccontarmi tutto per farmi crepare ancora di più.

Mi avviai verso la cucina con un passo in stile zombie, anche se indossavo una camicia da notte molto leggera mi sentivo avvampare dal caldo. Appena entrai rimasi bloccata, convinta di rivivere un flashback: davanti a me c’era Niko, seduto dietro il tavolo, proprio come la mattina in cui mi aveva confessato la verità.

“Oh, anche tu qui” mi accolse, stringendo una tazza, come quella sera, e anche quella volta indossava solo pantaloncini. Solo che quella volta ero stata io a dirgli “Anche tu qui”.

“Eh si” tagliai corto, avvicinandomi al frigorifero e prendendo un bicchiere di thè alla pesca particolarmente freddo, che di sicuro mi avrebbe stizzata ancora di più.

Mi sedetti di fronte a lui, e per qualche secondo ci limitammo a bere, finché non si decise a sciogliere il ghiaccio.

“Come mai sei ancora sveglia?” mi chiese cordiale.

“Niente, così…”.

“E’ per la questione di Samanta, vero? Ho saputo cosa ha fatto” mi informò, comprensivo.

Colsi la palla al balzo, dicendo: “Si, è per questo, infatti sto dormendo nel salotto, condividere la stanza con li ora mi spaventa un po’”. In parte era vero, anche se non era tutta la verità. “Tu, invece?”.

“Sono un po’ arrabbiato, tutto qui, quella Samanta mi ha semplicemente incastrato” rispose. Stava per aggiungere qualcosa quando richiuse la bocca e bevve un sorso di  quello che scoprii essere camomilla.

“Capisco…”.

“Mi fa piacere che tu invece ti stai trovando bene, anche se è brutto il fatto che non siamo più una squadra…” mormorò a bassa voce.

“Guarda che tu non me ne hai proprio parlato, te ne sei uscito dicendo che avevi scelto Samanta ed io non ho potuto far altro che risponderti dicendo che ero stata scelta dai  Gold Boyz…” risposi stizzita.

Ci guardammo in silenzio, prima che lui rispondesse con un: “Lo so, ma era un periodo così… Sai che ultimamente è successo di tutto…”

“Lo so, lo so” risposi stancamente. “Ho i nervi a pezzi ad essere onesti, ci capisco ben poco”.

“Benvenuta nel club… life coach”.

Il sentirmi chiamare così dopo secoli mi fece venire la pelle d’oca, in un attimo davanti a me vidi delle immagini vissute insieme a lui, quando tutto era più calmo e decisamente più semplice. Mi sembrava impossibile che fossero passate solo sette settimane.

Gli sorrisi, e dopo ore quelle fu il mio primo sorriso sincero. Restammo così senza aggiungere altro, poi quando vidi che si erano fatte le quattro e mezza lo salutai, dicendo che ero troppo esausta.

Ma fatto sta che quella mattina, quando riaprii gli occhi alle sette e mezzo, lo ritrovai addormentato vicino a me. Non era come l’altra volta, non ce ne stavamo abbracciati, lui se ne stava seduto, ma notai che la mia mano sinistra era a pochi centimetri dalla sua. Mi alzai di botto, stropicciandomi gli occhi, incredula circa tutte quelle coincidenze quando per un pelo non caddi dal divano vedendo che di fronte a me, sul divano occupato da Rossella poche ore prima, c’era Andrea che leggeva una rivista di musica.

“Buongiorno” mi salutò.

“Oh, b-buongiorno” risposi, lanciando ancora occhiate stranite a Niko. “Ma che ci fa lui qui?”.

“Se non lo sai tu” mi rispose Andrea sarcastico, posando la rivista e dicendo: “Ci vediamo a colazione”, alzandosi.

Rimasi un attimo stordita, cercando di decifrare quelle parole, prima di decidermi a ritornare in stanza, ordinarmi ed andare a fare colazione.

Al mio ritorno trovai Niko sveglio, seduto allo stesso posto ed intento nel fissare un punto fisso dinanzi a lui.

“Buongiorno” dissi, decisa a saperne qualcosa in più.

“Buongiorno… Ma per caso anche tu stavi dormendo qui?”.

“Si… Ti sarei grata se mi sapessi dire…”.

“Cavoli” mi interruppe. “E’ possibile? Mi sono addormentato vicino a te, dovevo avere un sonno bestiale…”.

“Si, ma tu mi sai dire perché ti sei messo proprio vicino a me?!” chiesi impaziente, sentendo lo stomaco brontolare per la fame. Per fortuna che non c’era più Annah che finiva le cose più buone!

“Perché sull’altro divano c’erano… Rossella ed Andrea addormentati… E visto che nella mia stanza si moriva dal caldo ho deciso di appoggiarmi un po’ dov’eri tu…”.

Boom. Boom. Vi sto descrivendo l’imitazione del mio piccolo cuoricino… E quell’essere aveva anche fatto la faccia scocciata quando lui aveva dormito sul divano con quell’altra?!

“Ah… ma che ore erano…?”.

“Le cinque e qualcosa … Io vado a sistemarmi, ci vediamo a colazione, ok?” si congedò, alzandosi e dandomi un pizzicotto sulla guancia. Annuii, non più abituata a quei gesti, e mi diressi in cucina, dove c’erano solo Francesco, Dante, Giuseppe e Daniele.

“’Giorno Gold Boyz, ‘giorno Dan” li salutai, fingendomi allegra e di buon umore, prendendo posto a tavola.

“Guarda che non siamo tutti i Gold Boyz” precisò Giuseppe ridendo quasi.

“Buongiorno anche a te Giuseppe” ribattei sarcastica, afferrando la confezione di pan carrè e Nutella.

“Ehi, stamattina non siamo di buon umore, eh?” affermò Francesco osservandomi.

“Sono solo stanca” risposi. “Oh, ma dov’è il coltello?” sbottai, alzandomi e aprendo il cassetto per prenderlo.

“Ops, se fossi in te mi starei zitta, Fra, con quel coltello in mano è pericolosa” mormorò ridendo Giuseppe, indicandomi.

“Zitto tu, se non vuoi vedertelo ficcato in gola!” sbraitai, sedendomi e lanciandogli un’occhiataccia.

“Dormire per la seconda volta con il signor Niko ti ha fatto male, eh?” chiese Daniele con aria furba.

“La prossima volta dormirò con te e vedrò come mi sveglierò, contento?”.

Mi stavano davvero rompendo le scatole, e non era una bella cosa da fare su di me quando ero molto suscettibile, in particolar modo a prima mattina dopo aver avuto un traumatico risveglio.

“Magari” fece, facendomi l’occhiolino e scambiando un’occhiata con Dante che rise.

“Basta, io me ne vado in camera” dissi scocciata, prima che loro due mi fermassero.

“Dai, Deb, stamattina siamo solo allegri, non te la prendere a male” cercò di fermarmi Dante, diventando improvvisamente serio. “Capisco com’è svegliarsi un po’ così, faremo i bravi, promesso”.

“Lo spero” sbuffai minacciosa, riprendendo posto.

Terminai di prepararmi il toast, ed iniziai a mangiarlo quando Francesco disse: “E’ stata una nottata un po’ particolare per tutti, io sono stato sveglio tutta la notte pensando a Giulia che ci ha abbandonato, tu hai dormito involontariamente con Niko da quel che ho capito, Dante ha passato la notte in bianco grazie ai dolci che ha portato Ivan ed Andrea, quello che a mio giudizio è stato il migliore, se l’è spassata con Rossella …”.

Spassata?” chiesi, fingendomi curiosa piuttosto che irata.

“Si, ma che resti tra noi” sussurrò, mentre tutti i nostri volti si avvicinavano al suo. “Stamattina mentre venivo qui l’ho visto che bussava alla porta della sua stanza per restituirle il reggiseno…”.

“Hai capito a Andrea…” mormorò Giuseppe, mentre io volevo semplicemente andare da quei due e tagliarli in mille pezzi. E ad Andrea avrei voluto tagliare una cosa in particolare… Ma non voglio cadere nel volgare.

“Tu credi che loro… loro abbiano…” balbettai, sconcertata.

“Si, penso proprio che loro “abbiano”, almeno che Andrea non abbia strane tendenze e Ross non abbia deciso di aiutarlo prestandogli qualche indumento intimo femminile…” mi rispose Francesco sghignazzando. “Cavoli, sono contento per lui, insomma, è pur sempre Rossella, quella bona della Madonna…”.

“Come cavolo siete fatti vuoi uomini! Vi basta un sedere sodo, due tette enormi ed un fisico palestrato per trattare una donna come una dea! Ed invece snobbate quelle che hanno solo il cervello!” scoppiai, non facendocela più. Stavo sfogando la mia ira su quei poverini che non c’entravano nulla…

“Calmati, Deb! Stavo solo scherzando!” disse Francesco improvvisamente serio, parandosi le mani davanti.

“Non è vero, voi tutti la pensate così! Ma tranquilli, è normale, anche noi ragazze badiamo prima all’aspetto estetico….” aggiunsi, pentendomi del mio sfogo e cercando di riparare.

“Dai, calmati, e poi anche tu potresti essere al pari di Rossella, tranquilla, solo che sei un po’ piccola, tutto qui…” mi rassicurò Dante cordiale.

“Piccola per voi, noi siamo quasi coetanei e dico che è perfetta” dichiarò Daniele, avvinandosi e mettendomi una mano sulla spalla.

“Daniele, cerchi sempre i momenti meno opportuni per provarci” lo rimbrottò Giuseppe mentre io toglievo bruscamente la sua mano da sopra la mia spalla. “Comunque concordo, ed ora calmati Deb, si vede che questa mattina non è la tua mattinata, capita a tutti…”.

Annuii, anche se non riuscivo a togliermi dalla mente delle immagini odiose di cui i protagonisti erano quei  due.

“Buongiorno”.

La voce di Andrea mi fece sobbalzare, e a stento ricambiai il saluto.

“Hai una faccia distrutta, amico, cosa hai fatto stanotte?” chiese Giuseppe sogghignando.

“Conosci l’undicesimo comandamento, Giuseppe?”.

“Non andare a letto con una delle concorrenti del programma a cui stai partecipando?” disse beffardo, mentre Francesco gli lanciava un’occhiataccia.

“Semplicemente FCT, ovvero… Fatti i cazzi tuoi!” rispose, alterato.

“Ehi, ragazzi, calma” mi intromisi, anche se in realtà ne avrei voluto sapere di più.

“Non dirlo a me, parlane con Giuseppe…”.

La cosa era alquanto ambigua: insomma, non avrebbe dovuto essere felice?!

“Ok, che cavolo, qui non si può nemmeno scherzare…!” sbottò Giuseppe, tuffandosi nella sua tazza di caffelatte.

Andrea prese posto vicino a Dante, mentre io dissi che sarei andata a vedere cosa riportava il programma di oggi.

C’era scritto che avevamo l’incontro con Luke e Kevin alle 4 del pomeriggio, così trascorsi il mio tempo fino a quell’ora a cercare di sapere qualcosa in più. Soprattutto, dallo stesso Andrea. 

Lo abbordai prima di pranzo, mentre era seduto sul divano a guardare le esibizioni della serata precedente.

“Comunque ieri sera Rossella mi ha detto qualcosina a proposito di voi due…” dissi dopo i primi inconvenevoli.

“Cosa?” esclamò, buttando un cuscino per l’aria.

“Si, che, almeno fino a quell’ora, vi eravate baciati tre volte e che vedeva come un segno del destino il fatto che Max avesse risolto con Beatrice, che aveva scoperto di tenerci ancora a te…” risposi.

“Ahh, ti ha detto solo questo…” esclamò tranquillizzato.

“Perché, cos’altro doveva dirmi?” chiesi, ostinata a sapere la verità. Ma avevo paura di cosa sarebbe potuto uscire da quelle labbra…

Ci guardammo a lungo prima che lui cedette con un: “Ok, mi fido di te, mi raccomando…”.

“Ma certo…”.

“Vedi, stanotte, cioè, stamattina… Abbiamo s… Lo abbiamo fatto” dichiarò, lasciandomi totalmente sconfortata per la delusione. Era come  tutti i ragazzi, non un difetto in più, non uno in meno…

“Ah, quindi state insieme?” chiesi ormai totalmente depressa.

“No, cioè, non ne abbiamo ancora parlato, ma… Non so, non me la sento di rimettermi con lei…”.

“Ah, capisco, allora perché…?”.

“Perché è stato un attimo, ho perso il controllo, spero capirà….”.

Eppure, quando Luke e Kevin assegnarono loro i due brani per la semifinale, lo vedevo particolarmente allegro e solare.

“Andrew, cosa succede? E’ l’allegria per la semifinale?” chiese Luke curioso mentre uscivamo dalla sala riunioni.

“Si, e i brani sono fantastici” rispose lui allegro, scrollando le spalle.

Non ci capivo più niente, ormai davanti a me avevo solo contraddizioni. Non  era il massimo vedere il ragazzo che ti piace criticare la sua ex di continuo per poi sbavarle dietro all’improvviso qualche giorno dopo…!

E la cosa che più mi turbava era che Niko si stava riavvicinando a me, trovando scuse a destra e a manca.

“Ti va di venire ad apparecchiare la tavola con me?” mi chiese quella sera, mentre me ne stavo sul terrazzo a contemplare tristemente le stelle che come al solito erano le mie uniche compagne. Fino a poco prima ero stata con gli altri tre Gold Boyz a fare battutine cretine su Andrea e Rossella: era il massimo che potevo fare per sdrammatizzare un po’ i miei istinti omicidi verso quei due…! Potevo dire di comprendere un po’ Samanta, in un certo senso… Anche se i principi della nostra gelosia erano differenti, ovvio.

“Va bene” annuii. Cosa mi costava, tanto? Era successo quel che era successo, ma tanto ormai tutti si stavano riappacificando e tutto stava tornando normale, non vedevo perché anche la mia “guerra” non dovesse finire.

Entrammo in cucina quando restai bloccata per l’ennesima volta: Rossella se ne stava seduta sul tavolo, il tavolo su cui noi tutti mangiavamo ogni santo giorno e avremmo mangiato anche quella sera, intenta nello sbaciucchiarsi in modo poco casto Andrea, che ci dava le spalle.

A prendere in mano la situazione fu Niko, che, come nell’ennesimo flashback, disse: “C’è qualcosa che dovrei sapere, sorellona?”.

Lo ringraziai, ma mi pentii subito quando lei, staccandosi rapidamente, fece un sorriso a trentadue denti. Non era come nel vecchio ricordo, no, lì avevano appena litigato…

“Si” disse raggiante. “Ci siamo appena rimessi insieme, vero, amore?”.

Guardai subito in direzione di Andrea, che confermò con un: “Beh, si, siete i primi a  saperlo!” prima di prenderla in braccio e trascinandosela chissà dove.

La mia delusione ormai era alle stelle, mi domandavo cosa avessi sbagliato… Credevo di piacergli,che almeno fosse sincero! E invece no, eccolo di nuovo lì con colei che aveva disprezzato per settimane….

Ma questa volta i miei sentimenti invece di sparire,ahimè, triplicarono.

Niko scoppiò a ridere, e poco dopo, mentre gli passavo i tovaglioli, disse: “Sono felice, dai, dopotutto tutto sta tornando alla normalità!”.

“Si, idem” mentii. “Mi dispiacerebbe solo se lei uscisse martedì, poverina, ora che si sono rimessi insieme…”.

E fu lì che le buttai il mio più grande malaugurio involontariamente…

 

Qualche anticipazione:

“Ma niente, Luke, tranquillo, siamo sempre noi, ci conosci” risposi, contenta del fatto che mi stessi distraendo.

________

“Comunque stai benissimo versione cavallerizza, life coach!”dichiarò lui mentre mi allontanavo.

________

“Amore, ora mi offendo, come mi hai potuto confondere con Debora?”

“Lo so, ha visto dieci chili in meno e dieci centimetri in più, ma cosa vuoi farci, tu lo hai fatto completamente impazzire!” ribattei irritata, allontanandomi.

________

“No, cazzo” sentii Niko dire, e mi lanciò uno sguardo come a dire “E’ colpa tua”.

________

La vedemmo andare via, e lanciai numerose occhiate ad Andrea, che al momento stava dicendo: “We’re in final! We’re in final!”.

________

“Niente, ancora grazie…” rispose scrollando le spalle, prima di avvicinarsi e baciarmi lievemente, trattenendo il mio viso tra le sue mani.

 

 

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Capitolo 33
*** Il Premio Strega Dell’Anno E’ Mio ***


Il Premio Strega Dell’Anno E’ Mio

Salve!

Scusate il ritardo… E poi non potevo non aggiornare il giorno dell’inizio della seconda stagione del programma grazie a cui è nata questa fic!

Credo che leggendo questo cap sarete contente per una cosa in particolare, alias una persona che se ne va… ;-D

Grazie mille a:

kirya: Grazie, quanti complimenti! Hai proprio ragione, ma comunque ti invito a riflettere su certi comportamenti di quei due baldi giovani, forse, chissà, qualcuno di loro ci tiene davvero a Deb…

Giulls: Carissima, non vedo l’ora di leggere il fatidico capitolo cinque! Comunque sono d‘accordo con te, sembra quasi che Niko se ne sia pentito… Ma dico quasi, eh! xD Sono curiosa di vedere come la penserai circa Andrea alla fine del cap, visto che… Oops, scusa, lascio a te la sorpresa! ;-D

giunigiu95: Eh si, povera Deb! E chi è che la bacia, beh, a fine pagina ti attende la risposta!

95_angy_95: Ecco, ho aggiornato! So che stai morendo d’impazienza circa il bacio, mi dispiace per il ritardo… Secondo te chi è?

vero15star: Carissima, so che ormai mi odi, anche perché a volte mi odio da sola visto che adoro Deb e Andrea insieme! Ti dico solo che Andrea sa di essere fatto per Deb, e nel prossimo cap scopriremo la ragione della sua scelta circa Rossella… Puoi perdonarmi? ^^ Tranquilla, per ora niente Niko/Deb!

Angel Texas Ranger: Infatti, Deb deve assolutamente farsi valere! Riguardo Samanta, beh, anche io l’avrei già uccisa capitoli fa! :-D

_New_Moon_: Mi dispiace, so che tutti questi intrecci confondono le idee circa le coppie, gli atteggiamenti etc… Ma sappi che alla fine ne varrà la pena! ^^ Mi fa davvero piacere che stasera guarderai X Factor, spero che ti piacerà altrimenti mi porterò dietro questa “responsabilità”, ma sappi che più che altro del programma mi ha colpito il fatto che la musica viene presa con sentimento, passione… Senza parlare del fatto che adoravo alcuni protagonisti del programma, quelli che mi hanno ispirato per Niko, Max e i Gold Boyz e che adoro  tutt’ora!

Credo che aggiornerò sabato,

la vostra milly92.

Capitolo 33

Il Premio Strega Dell’Anno E’ Mio

La settimana proseguì abbastanza movimentata per i miei gusti: il martedì seguente ci sarebbe stata la semifinale e tutti erano intenzionati a rimanere in gara per accedere alla finale. Inoltre c’erano visite frequenti al CPM per le prove circa gli inediti, così per fortuna ebbi ben poco tempo per stressarmi e deprimermi per la questione della nuova coppietta. Se mi era dispiaciuto quando si erano  lasciati, ora rosicavo di gelosia per il fatto che si fossero ricongiunti.

Ma almeno ebbi qualche occasione per distrarmi: il giovedì Giovanni mi portò un pacco, contenente i libri di spagnolo, chimica, italiano e storia con tanto di quaderni di appunti e bigliettino che mi informava che il 6 giugno avrei dovuto sostenere test ed interrogazioni su queste materie. Ero anche preoccupata, ma non c’era niente di meglio che chiudersi in camera e studiare nel tempo libero quando tutti erano impegnati e il pericolo di incrociare la coppietta in giro era molto elevato.

Questa volta non vi tedierò con l’intero resoconto della settimana, dato che non c’è niente in particolare da narrare tranne studio, sbaciucchiamenti vari e attacchi di gelosia, ma partirò dalla domenica, quando  Gold Boyz stavano controllando per l’ultima volta le parole del loro inedito, “Tradire”. Diceva cose verissime,sembrava scritta apposta per la situazione che stavo vivendo, parlava di una storia finita per un tradimento. L’unica differenza era che tra me ed Andrea non c’era stata nessuna relazione.

“E’ perfetto, Luke, va bene, vero ragazzi?” chiese Giuseppe entusiasta, mentre si alzava i voluminosi capelli per il caldo.

“Ti serve un elastico?” chiesi premurosamente, notando che stava davvero morendo di caldo.

“Magari” rispose, e afferrò l’elastico fuxia che gli stavo porgendo.

“Wow, sei proprio chic ora” sghignazzò Francesco indicandolo.

“Si, si potrebbe anche intonare con la maglietta nera, dai” aggiunse Dante, battendo il cinque con Francesco.

“Ragazzi, zitti, questo passa il convento” li zittii, prima di scoppiare a ridere a mia volta. Cacciai la macchina fotografica che mi avevano mandato i miei e gli feci una foto a tradimento, lui se ne accorse e iniziò a inseguirmi per la stanza per prendere la macchina e cancellarla.

“Gold Girl and Boyz, cos’è quest’allegria primaverile?” domandò Luke, bevendo il suo solito succo d’arancia.

“Ma niente, Luke, tranquilli, siamo sempre noi, ci conosci” risposi, contenta del fatto che mi stessi distraendo e che quasi non notavo Andrea seduto su una delle poltrone intento a rileggere il testo della canzone, apatico alle nostre buffonerie.

Ma mi bastò che alzasse lo sguardo ed incrociasse il mio per farmi ritornare in mente quella situazione. Mi mancava, e di brutto. Mi mancava parlarci, vederlo ridere...

“Lo spirito dei Gold Boyz ti ha colta, e di brutto” commentò Kevin ridendo, aggiungendosi alla conversazione. Sobbalzai, ritornando alla realtà, e mi imposi di tornare a fare la scema.

“Comunque credo che questa… riunione…. possa essere sciolta, ci vediamo stasera alle prove nello studio!”  dichiarò Luke, prendendo i suoi occhiali da sole e la sua cartellina dalla scrivania.

Indossava una maglia gialla con un’ape davvero sfiziosa.

“Ehi, Luke, qualche volta me la devi prestare quella maglia!” dissi sghignazzando mentre ci salutavamo, fotografandola, e lui fece un cenno cordiale in risposta.

“Allora, prima di pranzo dovrei convocare un’altra riunione, molto breve, tranquilli” disse Dante, fermando me e Francesco che stavamo già andando in cucina.

Lo guardammo sconcertati, prima che un acuto: “Amoreeee!” ci costrinse a voltarci: Rossella, con indosso dei mini pantaloncini e un top, stava correndo incontro ad Andrea, che la abbracciò calorosamente e la alzò lievemente da terra per l’entusiasmo.

“Mi sa che dovremmo fare a meno di lui, fa niente, tanto ormai è presente poco e niente” sbuffò Dante, mentre i due parlottavano.

“Ma perché non glielo dici?” chiesi mentre ci avviavamo nella loro stanza. “Insomma, lui è qui con voi per tentare di vincere un contratto discografico, non per pomiciare con la ragazza!”.

“Vaglielo a spiegare” fu la sua risposta sconfortata.

Purtroppo il suo comportamento proseguì, e la cosa non fece altro che sconfortarmi, l’armonia dei Gold Boyz in un certo senso era cambiata, lo stesso Andrea non era più lo stesso, passava il tempo libero a rincretinirsi dietro a Rossella, ed ogni notte qualcuno di noi li trovava appartati in qualche posto.

Alla fine,Lara, la sua compagna di stanza, venne a dormire nella mia la domenica notte perché Rossella si era eclissata nella loro stanza con Andrea, mangiando uva e cioccolato.

In poche parole, il loro atteggiamento turbava tutti noi coinquilini.

Il martedì della semifinale mi sentii uno straccio, mi mancavano le visite pre-prime time di Andrea, ora lui aveva trovato chi gli avrebbe allacciato la cravatta (e slacciato a fine serata…). Nemmeno il cofanetto nuovo di trucchi che Samanta mi aveva comprato per ripagarmi “L’incidente” era servito a tirarmi su il morale.

Scesi dal camerino prima del solito, indossando una gonna bianca, un top bianco e beige con degli stivali abbinati. I miei capelli erano lisci, proprio come le prime puntate, ed il trucco in stile acqua e sapone. Mi sentivo più a mio agio del solito ad essere sincera, e subito mi avvicinai a Max.

“Deb, scusa ma devo andare a salutare Beatrice” si congedò tre secondi dopo che mi ero avvicinata.

Così mi sedetti su una delle solite panchine, sentendo un particolare vuoto dentro di me: ero circondata da coppie felici….

“Anche tu da sola?”.

Alzai lo sguardo, ritrovandomi di fronte Niko, vestiti tutto di azzurro.  Si, poteva sembrare un vero principe azzurro, anche gli occhi erano azzurri!

“Si, principe azzurro” dissi. “Per il vestito,eh, non fraintendere” mi affrettai ad aggiungere, visto che aveva fatto un sorriso radioso.

“Si, avevo capito, cavallerizza” fece, alludendo ai miei stivali.

“Allora visto che sono una cavallerizza mi aspetto un invito sul tuo cavallo bianco”.

“Certo, a fine serata, sempre se ne esco vivo” disse preoccupato. “Sai, ho avuto problemi con la voce, sono raffreddato e oggi ho avuto anche la febbre a 38. Sarebbe un sogno arrivare in finale”, spiegò, alludendo al fatto che il pomeriggio il medico era venuto a visitarlo.

“Dai, sono convinta  che ce la farai”.

“Ma se stasera esce Rossella ti do il premio “Strega dell’anno”!” annunciò abbassando la voce e guardandosi intorno con circospezione.

“Perché?!” chiesi senza capire.

“Ricordi cosa mi dicesti mercoledì? Quella frase tipo: “Si, però che peccato se lei esce la settimana prossima….” Ricordi?!”.

Feci mente locale. “Ah, si, ma l’ho detto senza malizia” feci, anche se non era la pura verità e sapete perchè…

“Deb, vieni?”.

Giuseppe mi stava chiamando, elegante nel suo completo bronzo.

“Si, subito” risposi, mentre mi avvicinavo e salutavo Niko con un cenno.

“Comunque stai benissimo versione cavallerizza, life coach!”dichiarò lui mentre mi allontanavo.

Che strana creatura era quel Niko! Non lo capivo proprio…

Raggiunsi gli altri, dopo aver salutato gli altri, e quasi non mi venne un colpo quando, mentre mi stavo avvicinando al tabellone dei gruppi vocali, sentii Andrea abbracciarmi da dietro e dirmi nell’orecchio: “Amore, dove vai?”.

Mi voltai di scatto, e notai una strana espressione sul suo volto.

“Ma ti sei letteralmente scimunito? Non sono Rossella!” protestai, mentre lui si parava le mani davanti.

“Oddio, scusami! Ma ti sei lisciata i capelli e poi siete vestite simili, entrambe con la gonna bianca e gli stivali!” si scusò ridendo, mentre la vera Rossella passava e lui le raccontava l’accaduto.

In effetti aveva ragione, i nostri vestiti si differenziavano per il semplice fatto che i suoi stivali erano marroni e che invece di un top indossava una maglia a mezze maniche abbastanza larga.

“Amore, ora mi offendo, come mi hai potuta confondere con Debora?”.

“Lo so, ha visto dieci chili in meno e dieci centimetri in più, ma cosa vuoi farci, tu lo hai fatto completamente impazzire!” ribattei irritata, allontanandomi.

Appena arrivai vicina agli altri raccontai l’accaduto a Francesco, che fece una faccia scioccata. “Quei due sono impazziti” sintetizzò.

“Si, ma mi sono sentita offesa….”.

“Lo so, ma non ci pensare, dai” mi rassicurò abbracciandomi. Ricambiai la stretta, sentendomi improvvisamente più tranquilla.

“I tuoi abbracci sono terapeutici, Fra” lo informai, accennando un sorriso.

“Eh, lo so” ripeté, alzando il pollice.

Ci unimmo alla conversazione di Giuseppe e Dante, che stava dicendo: “… Giuro che se stasera usciamo per colpa sua  lo ammazzo…”.

“Si, speriamo non si distragga…!” concordò Giuseppe. “Non ce la faccio più, rivoglio indietro il nostro Andrea!”.

“A chi lo dici” mi lasciai scappare, prima di tapparmi la bocca ed arrossire.

“Ti comprendiamo, tranquilla” mi rassicurarono loro.

Andrea si fece vivo cinque minuti prima della diretta, con un piccolo sorriso stampato in faccia.

“Andrea, vieni, dobbiamo fare il nostro saluto portafortuna!” lo chiamarono, e lui a stento si avvicinò, non prima di aver fatto l’occhiolino a Rossella che se ne stava con Niko, Maria e i life coaches dietro il tabellone laterale.

Feci una smorfia, la stessa con cui iniziai a seguire le esibizioni. Belle, sentite, perfette, dietro ognuno di loro si celava il duro lavoro di una settimana. L’unica che non mi piacque fu quella di Lara, ma era un fatto personale: a me la sua voce infastidiva particolarmente, era troppo da funerale.

Dato che era la semifinale fu permesso a noi life coaches di stare sul palco con i vari talent al momento del verdetto circa la prima manche. 

L’ansia era palpabile, e ciò non faceva altro che rendermi ancora più nervosa.

“Bene, allora, iniziamo subito…” fece Ivan, leggendo la busta. Fece una faccia strana, e mi sentii svenire: poteva fare una faccia del genere solo leggendo qualcosa di anomalo, e i Gold Boyz non erano mai andati in nomination!

“Passa il turno…” iniziò, mentre mi guardavo intorno preoccupata e mi sentivo stringere sia da Francesco sia da Giuseppe che stavano ai miei lati. “… Rossella!” esclamò, mentre lei saltellava gioiosamente, abbracciava Maria, Niko ed ovviamente Andrea.

Dopo i vari applausi Ivan continuò. “Passa il turno…”.

Sentii i due stringermi ancora di più, e con la coda dell’occhio vidi Luke sillabare: “Cavoli, se non passiamo siamo fritti, siete l’ultimo gruppo rimasto!”

“… I Gold Boyz!”.

Pensierosa com’ero a stento ascoltai, e mi resi conto della cosa mentre vidi i ragazzi gioire ed abbracciarsi.

“Oh!” esclamai incredula: mancava un solo muro da scavalcare per poter accedere alla finale.

Non ci capii molto in quegli istanti, ma mi resi conto della cosa quando Kevin accorse sul palco e i ragazzi mi presero in braccio, Andrea compreso.

“Ehi, ehi, mollatemi…” sussurrai, ma ero felice, anche perchè vedevo che Andrea stava esultando anche con gli altri.

Alla fine, dopo questa “esibizione”, mi lasciarono stare e ritornammo dietro le quinte, dove subito mi piantai davanti la piccola tv per vedere Lara salvarsi. Erano rimasti solo Niko e Max…

“Mi dispiace, ma uno di voi andrà in ballottaggio… E passa il turno… Massimo!”.

Vidi Massimo gioire, prima di avvicinarsi a Niko e stringerlo a sé con un braccio.

Ero contenta per lui, ma mi dispiaceva per Niko, poverino, stava anche male e nonostante tutto aveva cantato bene. Ricordai la prima volta che era andato in ballottaggio, così appena ritornò vicino a noi, con l’aria tesisissima, la prima cosa che mi sentii fare fu dire: “Mi dispiace, vedi che ce la farai anche questa volta!”.

Lui scrollò le spalle prima di abbracciarmi. Restai un po’ sconcertata, ma ricambiai comunque la stretta.

La seconda manche fu davvero combattuta, il mio gruppo fu davvero bravissimo.

Questa volta oltre a Lara non mi piacque Rossella.

Così, dopo aver passato tutta la seconda manche in compagnia di Daniele e Niko, che era davvero preoccupato, ritornai sul palco per il verdetto.

E fu di nuovo una serie di parole e discorsi da parte di Ivan, che alla fine si decise ad annunciare il verdetto.

“Allora, passa il turno…”.

Questa me ne stavo vicino a Luke, che mi sorrideva incoraggiante.

“… I Gold Boyz!”.

“Sii!” urlai, aggiungendomi all’abbraccio collettivo, e ritornai dietro alle quinte con un pensiero in meno: sarebbe stato bruttissimo vedere il ballottaggio Niko- Gold Boyz.

“Dai, Niko, per me vai con Lara…” disse Andrea.

Lo guardai di sbieco prima di dire: “Sarebbe una catastrofe per te andare con Rossella”.

Ma Andrea non fece una faccia strana all’idea, si limitò a guardare la tv sovrappensiero.

E fu lì che portai sfiga: Massimo si salvò, ed ad andare in nomination tra Lara e Rossella fu proprio quest’ultima.

“No, cazzo” sentii Niko dire, e mi lanciò uno sguardo come a dire “E’ colpa tua”.

“Ehi Niko, se questo malaugurio ha funzionato terminerà di funzionare, no?” lo rassicurai, mentre lui si alzava per ritornare sul palco, con l’abito cambiato: ora indossava dei jeans ed una giacca nera.

“Speriamo, ma mi dispiacerebbe….”.

“Pensa a te, per una volta” gli imposi, anche se lui a sé stesso ci aveva pensato molte altre volte, ed io lo sapevo bene. Gli diedi un lieve bacio sulla guancia e sorrisi, mentre lui si avviava verso il “Patibolo”.

“Vai Niko,vai, metticela tutta…” stava dicendo Andrea.

“Ma sei impazzito?” gli chiesi sconvolta. Fino a prova contraria stava incoraggiando colui che era in sfida con la su ragazza.

Lui si voltò, coprendosi la bocca con una mano.

“No, è che… Ti spiego dopo, non parliamo da secoli….”.

“Di certo non per colpa mia” replicai seccata, prima di far cenno agli altri Gold Boyz di avvicinarsi.

Seguimmo la sfida, in cui Niko cantò “Bella stronza” nonostante i problemi di voce e Rossella “Hot” di Avril Lavigne.

“Wow, non ha mai cantato così bene, Rossella” commentò Max.

Non capivo, lei aveva messo più zizzanie in giro e alla fine tutti sembravano tenere per lei…

Noi ce ne stavamo vicino la tv immobili, con le dita incrociate…

Il cameraman passò, e disse che qualcuno di noi doveva dire qualcosa che il giorno dopo sarebbe andato in onda nel day time.

“E’ una sfida alla pari, ma onestamente spero che Maria salvi Niko… Lo dico da ex life coach” dissi, facendomi avanti per prima.

“Su giudici, tocca a voi ora. Inizia tu, Silvia” fece Ivan, tenendo le braccia sulla spalla di Niko e su quella di Rossella a sinistra.

“Beh, Rossella sa che l’ho salvata nella scorsa puntata, ma tra lei e Niko preferisco Niko, per cui elimino Rossella”.

Grande Silvia! Mi dissi di doverla ringraziare a fine puntata.

“Tocca a te, Luke”.

“Beh, penso che Rossella sia un’artista più completa, per cui elimino Niko”.

Me l’aspettavo,certo, quella bravissima ragazza aveva ammaliato anche lui…

“Maria, tocca a te”.

E qui era dura, lei avrebbe dovuto scegliere tra i due pupilli che aveva portato con sé fino alla semifinale.

Lei e Rossella erano commosse, la ragazza piangeva…

“Beh, entrambi sapete che vi stimo molto come artisti altrimenti non vi avrei scelto…” Scambiò uno sguardo con Rossella. “Rossella ha già capito… Mi dispiace… Elimino Rossella” terminò con la voce commossa, prima che Niko abbracciasse Rossella e Maria si precipitasse ad abbracciare l’eliminata.

Ivan terminò la puntata con grandi parole, e tutti fummo invitati a salire sul palco per salutarla.

Così dovetti fingermi commossa dalle telecamere, e mentre tutti facevano quasi a lotta per abbracciarla, Niko mi si avvicinò.

“Il premio “Strega dell’anno” è tuo” mi sussurrò all’orecchio, con la voce rauca.

“Dai che ci hai guadagnato anche tu” gli risposi con un’aria misteriosa.

Il ritorno al loft fu disastroso, e mi dissi che un po’ Rossella mi sarebbe mancata: pianse per tutto il tempo, finché non ci riunimmo in cucina per brindare il suo addio.

Quasi tutti la aiutarono a fare i bagagli, e la cosa mi fece un po’ tenerezza: dopotutto aveva lasciato il segno, altrimenti non le avrebbero dato  quell’addio così commosso.

“Beh, ragazzi, vedete come sto e penso valga molto più di mille parole… E poi, beh, vi annuncio che per questo io ed Andrea ci siamo lasciati, è stato bello vivere questi giorni con te…” terminò con le lacrime agli occhi prima di andarsene. “Deb, Lara, Samanta, siete le uniche donne rimaste, fatevi onore!”.

La vedemmo andare via, e lanciai numerose occhiate ad Andrea, che al momento stava dicendo: “We’re in final! We’re in final!”. Ero davvero sconcertata: non era la sua ragazza fino a pochi secondi prima ad aver varcato la porta di casa?

Dante, Giuseppe e Francesco si aggiunsero ai suoi festeggiamenti, felici del fatto che stesse per ritornare l’Andrea di una settimana prima.

Niko li guardava contento, ma notai che si tratteneva la gola e se la massaggiava. Mentre gli altri cambiavano stanza per prendere altro champagne, mi ci avvicinai.

“Qualcosa non va?”.

“Si... la gola…”.

“Ma dobbiamo chiamare un medico allora!” dissi premurosamente. “Vado subito, aveva lasciato il numero nell’ingresso se non sbaglio…”.

“Ok, grazie…” mi rispose, mentre controllavo se aveva la febbre. In effetti scottava anche un pò.

“E di che, dopotutto rimaniamo sempre una squadra” gli sorrisi, prima di fare per alzarmi. Era meglio essere brava in un momento del genere, mi dissi.

Ma lui mi trattenne per un braccio, costringendomi a restare seduta e a voltarmi verso di lui.

“Cosa c’è?” chiesi, apprensiva.

“Niente, ancora grazie…” rispose scrollando le spalle, prima di avvicinarsi e baciarmi lievemente, trattenendo il mio viso tra le sue mani. Fu un bacio dolce e breve, non come i due precedenti, e quando si staccò mi guardò negli occhi dicendo: “E’ sentito, non ci sono né impegni, né provini, né telecamere dietro questo gesto”.

“Oh, oh, va bene, io… vado a chiamare il medico!” esclamai, senza capirci nulla in verità, alzandomi e notando che, da dietro la porta, Andrea aveva assistito alla scena.

 

Qualche Anticipazione:

“Sei gelosa” affermò tranquillo. “Semplicemente gelosa”.

__________

“Max, allora, cosa dice?” chiesi, tanto per parlare, e quando non ebbi alcuna risposta mi voltai: si era addormentato sul divanetto della stanza.

__________

“Siediti, faccio io” si offrì il ragazzo, mentre spostava una sedia per farmi sedere e raggiungeva il lavello per prendere bicchieri e caffettiere. “Ho una settimana da farmi perdonare”.

__________

Mi abbracciò, prima di darmi un lieve bacio sul collo. Sentii sfiorare i nostri nasi quando, come nel solito film ricorrente, questa volta suonò il campanello.

“E ti pareva” sbuffò lui.

__________

“Andrea, per favore, basta, se…” presi coraggio. “Se mi vuoi baciare… beh… Fallo in un modo più decente e romantico, senza trovare scuse cretine” terminai, prima di posare la tazza nel lavandino. Il sonno mi dava decisamente alla testa, ovvio.

___________

“Comunque ho controllato e ho visto che sta meglio, siete uniche! “E.R.: Medici in prima linea” non vi fa un baffo!” esclamò.

 

 

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Capitolo 34
*** E.R.: Infermieri per una notte ***


E.R.: Infermieri per una notte

Ciao ragazze!

Leggendo le vostre recensioni mi sono resa conto che una parte di voi tifa Niko-Deb, un’altra Andrea-Deb e un’altra ancora è indecisa…

Penso che leggendo questo cap, le Andrea-Deb saranno moooolto contente, ihih! ^^

Grazie mille a:

Angel Texas Ranger: Eheh, il comportamento di Andrea è anomalo, ma leggendo questo cap capirai che di Rossella non gliene  fregava nulla e che l’ha usata solo per uno scopo… Chissà qual è… Niko sta facendo lo scemo con Deb? Ma nooo! xD

95_angy_95: Eccomi, ho aggiornato il più presto possibile! So che è tutto un casino, ma leggendo capirai tutto (o quasi! xD). Anche se posso dirti che mano a mano la sindrome della demenza ritornerà a Niko ^_-

giunigiu95: Eh si,  Andrea ha visto tutto… Ma che c’ha, il radar? xD Diciamo che i casini inizialmente ci saranno, ma almeno si chiariranno! ^^

Giulls: Grazie, tesoro! Si, è vero che Niko bacia Deb, ma spero rivaluterai un po’ anche Andrea dopo questo cap! Certo, il suo comportamento sembra quello di un donnaiolo, ma… Chissà… Nel prossimo cap terminerà la spiegazione che inizia in questo! E ancora complimenti per la fic! ^^

vero15star: Ecco la mia lettrice Andrea-Deb più affezionata! ^^ Fiuuuu, mi hai perdonata, mi aspettavo di peggio =D.  Tranquilla, per ora Niko se ne starà molto lontano da Deb, e sono sicura che sarai felicissima leggendo il cap per quello che succede!

_New_Moon_: Che bello, X Factor ti è piaciuto! Devo ammettere che io vedendolo mi sono sentita un po’ triste perché sono ancora affezionata ai cantanti della scorsa edizione, ma pazienza… E chi sono i tuoi preferiti? Comunque la tua confusione è comprensibile, ti lascio scoprire la reazione di Andrea leggendo il cap! ^^

Credo che aggiornerò  domenica.

La vostra milly92.

Capitolo 34

E.R.: Infermieri per una notte

“Il dottore sta venendo, aveva detto che sarebbe venuto dopo la puntata”.

Mi fermai di botto mentre stavo varcando la soglia della stanza, guardando fisso Andrea che mi aveva detto questa frase con un tono di rimprovero.

“Oh, io non lo sapevo…” mormorai.

“Bene, stavo per venire a dirlo a Niko, avevo notato che stava un po’ a terra, ma a quanto pare mi sono sbagliato visto quello che ha appena fatto” aggiunse, prendendomi per il polso e trascinandomi nella sua stanza.

“Ehi, lasciami!” protestai. “E poi non sono affari tuoi…” aggiunsi. Non era il massimo sentirsi dire ciò da uno che per sette giorni ti ha ignorato per stare con la sua ex che aveva sempre criticato.

“Ma erano affari miei quando ti confidavi con me e mi toccava consolarti!”.

“Guarda che nessuno ti obbligava! E poi taci, visto che per una settimana mi hai completamente ignorato! Tu con Rossella hai fatto di peggio!” ribattei infuriata.

Lui si sedette sul letto, squadrandomi da capo a piedi.

“Sei gelosa” affermò tranquillo. “Semplicemente gelosa”.

Lo guardai con un’occhiataccia assassina, arrossendo. “Per favore, ti ho solo dato una risposta. Più che altro sono delusa perché credevo che fossi diverso! Invece no, appena hai visto che lei era disponibile non hai esitato ad usarla visto che lei si lasciava usare! Quando poi la criticavi e la ritenevi una buona a nulla! Non avevi detto di aver chiuso con la classe 89?!” sbottai, prendendo fiato.

“Si, e come hai detto tu per me è stata solo una storia di sesso, niente di più! E poi le cose che nascono qui finiscono alla fine no? Perciò non ti illudere con Niko…”.

“Niko non era in sé, ha i decimi di febbre, e per me quel bacio non ha significato nulla…” gli spiegai con tono paziente. “E poi quello geloso qui mi sembri tu”.

Mi sedetti sul suo stesso letto, a braccia incrociate. Lo guardai, studiando la sua reazione. Sembrava quasi sollevato dalle mie parole circa il bacio.

“Si, sono geloso, c’è qualche problema? Ti voglio troppo bene e non voglio che la storia si ripeta!” affermò tranquillamente.

“Hai uno strano modo di dimostrarlo e poi so badare a me stessa, ho imparato dalle situazioni precedenti, tranquillo… papà!” lo presi in giro, ma senza sorridere, anzi, avevo un’espressione piuttosto offesa. “Almeno lui mi è stato  vicino come un amico, non come te che appena ti sei messo con quella mi hai completamente ignorato” aggiunsi con aria di precisione.

“Lo so, ma il fatto era che… Beh, non potevo parlare con te, era gelosa… Diciamo che c’era una specie di patto tra noi…”. 

“Ma bravo! Complimenti! Cosa non fareste voi ragazzi per…” ma mi zittii poiché avevo sentito il campanello suonare. “Dopo finiamo di parlare!” gli imposi,  mentre andavo nell’ingresso per poi accorgermi che il medico era già entrato e stava visitando Niko, che aveva il viso arrossato e rispondeva a stento alle domande. Tutti gli stavamo intorno, seguendo la visita preoccupati.

“Allora, qualcuno può preparargli qualcosa da mangiare? Deve prendere questa pillola di cortisone, ma a stomaco pieno. Poi da domani per tutta la settimana dovrà prendere questo sciroppo che gli ho prescritto e che  andrà a prendere  qualcuno della produzione tre volte a giorno, così dovrebbe essere in forma per la finale” spiegò il medico, un uomo abbastanza alto, dai capelli grigi e con dei simpatici baffi.

“Si, vado io a cucinargli qualcosa” si offrì Samanta, dirigendosi in cucina.

“Ma, dottore, domattina starò meglio?” chiese Niko, disteso sul divano e vestito di tutto punto. Aveva gli occhi lucidi e parlava a voce bassissima. Quando ero entrata non mi aveva nemmeno guardata dopo il bacio, offuscato dalla febbre e dai dolori com’era.

“Certo, certo” lo rassicurò. “Mi raccomando, stanotte dovreste fargli un po’ da infermieri, dovete misurargli la febbre e non farlo parlare, oltre che fargli mangiare qualcosa come brodini caldi. Lo so che siamo a maggio, ma dovrà avere un po’ di pazienza, e lo chiedo anche a voi per favore”  si congedò, mentre lo accompagnavamo alla porta.

Fu così che passai la prima vera notte insonne: io, Lara, Samanta e Max ci prendemmo il compito di stargli dietro e fare da “infermieri”.

Il mio compito fu quello di stargli vicino mentre dormiva (si addormentò verso le quattro) e controllare se gli si alzava la temperatura. Sentivo le palpebre pesanti, mentre Lara preparava degli “Impacchi” come li chiamava lei e Samanta era fuori con Giovanni, dato che aveva avuto il permesso di uscire e andare a prendere i vari medicinali in una farmacia notturna.

Mi sentivo davvero giù, stare da sola in quella stanza con la fioca luce che offriva la piccola lampada mentre Max leggeva alcune informazioni sulla confezioni delle pillole di cortisone mi intristiva, e mi dispiaceva che Niko si fosse ammalato ad un passo dalla finale. Il bacio ormai era una cosa superata,  più che altro pesavo alla breve ma accesa discussione con Andrea.

“Max, allora, cosa dice?” chiesi, tanto per parlare, e quando non ebbi alcuna risposta mi voltai: si era addormentato sul divanetto della stanza. Bella cosa, ora dovevo restare sveglia altrimenti Samanta sarebbe rimasta fuori al ritorno, anche se la cosa ad essere onesti le stava bene…

Controllai la febbre, e con un sospiro di sollievo vidi che scottava di meno.

“Ehi, ma sei ancora sveglia?”.

Sussultai, e solo dopo secoli notai, a causa della pessima luce, che Andrea era entrato nella stanza e se ne stava dietro di me, con indosso una tuta grigia.

“Si, questo è il mio compito” risposi sbadigliando.

“Vai a dormire, starò io qui al tuo posto, sono le cinque e mezzo”.

“Ma no, non riuscirei a dormire” risposi, stropicciandomi gli occhi.

“Ehi, Deb, ho fatto, ora devo solo bagnargli il viso con questo impacco” mormorò Lara, entrando con una piccola scodella in mano e un fazzoletto di  stoffa. Aveva le occhiaie evidenti e i capelli scompigliati. “Oh, Andrea, ci sei anche tu? Andate in cucina, ho preparato una tisana e il caffè… Vi chiamo io dopo”.

“Tranquilla, Lara, ti do una mano…” mi offrii, ma lei sorrise.

 “No, mi sono ingozzata di caffè prima, non vedo perché non debba farlo anche tu, piccolina”.

“Ok, ma devi chiamarmi, ok?”  le dissi, mentre mi alzavo.

“Certo, ci vorrà poco” mi rassicurò, mentre mi allontanavo con Andrea alle calcagna.

Il loft a quell’ora sembrava magico, ci ero passata altre volte ma mai dopo essere stata sveglia fino a quell’ora e senza essere andata a dormire, vedevo gli alberi del giardino muoversi lentamente grazie ad un po’ di vento e il cielo aveva qualche nuvola ambrata.

“Siediti, faccio io” si offrì il ragazzo, mentre spostava una sedia per farmi sedere e raggiungeva il lavello per prendere bicchieri e caffettiere. “Ho una settimana da farmi perdonare”.

“Non è così che la sconterai” precisai, appoggiando la testa al tavolo. “Gli altri ci sono rimasti davvero male, non ti sentivano più parte del gruppo”.

“Lo so, ho già chiarito con loro”.

“Bene”.

“Quindi non hai più scuse ora” mi ricordò.

“Bene” ripetei scocciata.

“Dai, non fare la bambina…” si lamentò, mentre metteva i bicchieri sul tavolo. “Caffè o tisana?”.

“Caffè” risposi all’istante.

“Ed io ti do la tisana, se prendi il caffè mi mangi” mi rimbeccò sorridendo, mentre mi accarezzava i capelli.

“Idiota, dammi il caffè, ne ho bisogno” sbadigliai per l’ennesima volta, cercando di non badare a quelle carezze. “Con tanto zucchero” aggiunsi.

“E tu cosa mi dai in cambio?”.

“Guarda che lo ha fatto Lara, non tu, quindi taci…” tentai di ribattere, senza forze e con tanto sonno, oltre al fatto che mi sentivo stordita e stupidamente felice per la sua presenza. Andrea, il mio Andrea, era di nuovo single, più  bello e deciso che mai.

“Ma io te lo sto servendo…” precisò.

“Oh, ok, basta, non lo voglio più!” buttai lì scocciata. “Faccio prima se te lo pago, questo caffè!”.

“Infatti, ma non devi pagarmelo con i soldi, ma con qualcos’altro!”.

“Se intendi far ritornare Rossella nel loft non posso, sorry” lo presi in giro, alzandomi dal tavolo e prendendo un tovagliolo, visto che avevo il viso bagnato a causa di tutte le lacrime causate dagli sbadigli.

“Dai, ancora, lei non mi interessava! Vuoi capirlo si o no? E’ stata solo un’avventura, anche se ammetto che mi sono messo con lei per un’altra ragione… Al massimo di lei poteva interessarmi solo una cosa” disse scocciato e con voce sarcastica.

“Si, come per tutte le ragazze, no?”.

E quale sarebbe l’altro motivo?!

“No! Quando una ragazza mi piace veramente non penso a… quello…” mi informò, mettendomi una mano sulla spalla e facendo una faccia seria.

“Buon per loro, allora” risposi stizzita, visto il cambio di atteggiamento. “Allora? Quale sarebbe il motivo che ti ha spinto a buttarti tra le su braccia?”.

 “Te lo dico domani, ok? E comunque ho deciso con cosa dovrai pagarmi il caffè” dichiarò, ritornando a sorridere.

“E sarebbe?” chiesi, stando al gioco e sedendomi sul tavolo, in modo da poter essere più alta.

“Un bacio” disse, avvicinandosi pericolosamente e accarezzandomi una guancia.

Si, un bacio. A che gioco stava giocando? Non fate domande idiote, certo che glielo avrei voluto dare, ma non in quella circostanza, e per di più così, per gioco. No, se doveva succedere doveva essere perché ce lo sentivamo entrambi….

“Ok” dissi, e decisi di svincolare la situazione dandogliene uno sulla guancia.

“Ma no, intendevo un vero bacio” precisò deluso, continuando a stringere il mio volto.

“Non dire sciocchezze, tu sei quello che fino a quattro ore fa stava con Rossella e che non mi ha degnata di uno sguardo, e poi queste cose non si fanno tra amici!” mi infervorai, anche se non chiedevo di meglio che poterlo baciare. Ma avevo paura di rovinare quello che stavo salvando dopo che lui aveva rotto con quella, e poi non mi sembrava giusto visto il suo comportamento degli ultimi sette giorni.

“Scusa, e dove lo metti Niko? Con lui non ti fai problemi….”.

“Andrea, ma allora sei geloso! Perché vuoi un bacio da me? Per scommessa?” iniziai ad infervorarmi, più confusa che mai.

“No, semplicemente perché… mi va… Sai che ti voglio bene, e non chiedo altro che baciarti…” disse a voce bassa e suadente.

Mi sentii sciogliere, e tutti i miei buoni propositi di non essere più la bambolina di turno andarono a farsi friggere.

Me ne stavo seduta ancora immobile su quel tavolo,senza sapere cosa fare mentre il suo braccio destro scendeva a cingermi la vita.

Mi abbracciò, prima di darmi un lieve bacio sul collo. Una scarica di adrenalina mi attraversò, facendomi sentire ardere in tutti i punti. Sentii sfiorare i nostri nasi quando, come nel solito film ricorrente, questa volta suonò il campanello.

“E ti pareva” sbuffò lui.

“Io… ehm, vado ad aprire” borbottai imbarazzata, seccata mio malgrado per l’interruzione, scendendo dal tavolo e incamminandomi verso la porta d’ingresso a testa bassa.

“Buongiorno” sbuffò Samanta. “Come sta Niko?”

“Ehm, meglio, in realtà ora c’è Lara vicino a lui, io stavo prendendo un po’ di caffè…”.

“Ok, ho preso le medicine, vado a mettergliele sul comodino” si offrii, dandomi la sua giacca senza troppi complimenti. La stavo poggiando sull’attaccapanni quando un lieve: “Ecco il tuo caffè” mi fece girare.

Andrea mi stava porgendo la tazza, sorridendo. E chi lo capiva!

“Oh, grazie” risposi, constatando che era ormai freddo. Ritornai in cucina e lui mi seguì, sedendosi di fronte a me.

Rimasi così,a  sorseggiare caffè per un’ora, scambiando un’occhiata con Andrea ogni tanto, finchè non mi decisi ad andare di là dalle altre. Era ormai l’alba, lievi fiocchi di luce entravano in cucina, così Andrea spense la luce. 

“Diciamo che per questa volta ti ho fatto lo sconto”  disse infine, parlando dopo secoli.

“Andrea, per favore, basta, se…” presi coraggio. “Se mi vuoi baciare… beh… Fallo in un modo più decente e romantico, senza trovare scuse cretine” terminai, prima di posare la tazza nel lavandino. Il sonno mi dava decisamente ala testa, ovvio.

“Ok, ne prenderò nota” rispose stizzito. “Scusami. Cercherò di essere più decente, è solo che il sonno mi dà alla testa… E anche tu mi fai un effetto simile”.

Annuii, stordita, senza sapere cosa pensare. Cosa voleva dire? Davvero gli interessavo? Il mio cuore batteva a mille mentre tornavo nella stanza di Niko.

Era sveglio, e sembrava più in forma, solo un po’ assonnato.

“Ehi, buongiorno, come stai?” chiesi gentilmente, quando in realtà avrei preferito starmene in camera a rimuginare circa le parole di Andrea.

Fece un cenno come a dire “Meglio”, e mi ricordai che non poteva sforzarsi. Secondo me non si ricordava nemmeno di avermi baciata.

Meglio così! pensai.

“Lara, cattiva, non mi hai chiamata” dissi sorridendo e abbracciandola.

“Dai, tranquilla, ora ha la febbre a 37 e mezzo”  mi rassicurò. “Niko, dormi un altro paio d’ore e poi ti prenderai lo sciroppo” aggiunse cordiale, mentre lui annuiva.

“Andiamo, và, lasciamolo in pace” propose Samanta scompigliandogli affettuosamente i capelli e uscendo, prima di dirigersi nella nostra camera.

“A proposito, mi trasferisco da voi, io sono sola in camera dopo che Ross se ne è andata”  ci ricordò Lara.

“Certo” le risposi cordiale assaporando quelle parole. Rossella se ne era andata, andata, andata… Possibile che, nonostante tutto quello che avevo sofferto, riuscivo solo  pensare che Andrea era sigle? Dov’era la mia rabbia? Il mio orgoglio? I miei sentimenti feriti?

“Ragazze, oddio, mi sono addormentato!”.

Max era corso verso di noi, tutto spettinato e con una specie di fiatone inspiegabile.

“Ce ne siamo accorte” dicemmo io e Lara contemporaneamente, sarcastiche.

“Scusate, ma leggere quei foglietti…. Non ce l’ho fatta…” si scusò, cercando di appiattirsi i capelli.

“Ormai è fatta, ma giuro che si è sentita la tua mancanza, volevo proprio fare una bella partita a carte per ammazzare il tempo” lo presi in giro, mentre ridevamo.

“Comunque ho controllato e ho visto che sta meglio, siete uniche! “E.R.: Medici in prima linea” non vi fa un baffo!” esclamò.

“Infatti, diciamo che siamo più “E.R. Infermieri per una notte” , no?” propose Lara sarcastica.

“Comunque, sono ormai le sette meno un quarto, cosa ne dite di andare a dormire?” .

Andrea era ricomparso e sorrideva incoraggiante.  “Baderemo noi a Niko quando si sveglierà, tranquille. Deb, l’incontro con Luke è alle tre, quindi dormi quanto vuoi” aggiunse, mentre mi dirigevo in stanza.

“Ok, mi vieni a svegliare tu verso l’una per favore?” chiesi.

“Ma certo, ti chiamo per il pranzo, ok?”.

 “Fantastico” risposi, prima di allontanarmi ed entrare nella stanza dove Samanta stava già sul letto profondamente addormentata.

Mi sentivo felice, gioiosa, allegra… Il malumore che mi aveva contagiato fin a poche ore prima era scomparso,  aveva lasciato il posto alla speranza, e mi addormentai con l’immagine di Andrea che stava per baciarmi scolpita nella mente.

 

Qualche Anticipazione:

“Ehi, infermiera!” mi accolse Max sorridendo, mentre Niko sorrideva dall’alto del suo brodino e mi faceva cenno di sedermi vicino a lui.

_______

“Perché infatti dal 15 marzo ad ora abbiamo dato la caccia al lazo alle mosche utilizzando i fili del mcrofono…” disse sarcastico Andrea sottovoce.

“Non parlare proprio tu, Andrew” lo zittì Francesco con un’occhiata piccante.

_______

“Credo di aver sognato di averti baciata… o è la verità?”

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“Grazie, Andrea, diciamo che dopo stasera ti ho perdonato al 100% …” dissi, cercando di risultare scherzosa anche se volevo davvero dirglielo.

_______

“Ma perché? Dai, non volevo farti commuovere, sono stato molto tragico, le cose non saranno così…” tentò invano di consolarmi, mentre Daniele mi circondava il braccio con una spalla.

_______

“Ehi, siamo noi quelli che devono provare e andare incontro alla finale, quindi vedi di tirarti su che ci serve il tuo supporto da life coach” fece Dante con finto tono hitleriano.

 

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Capitolo 35
*** L’Ultima Settimana Ha Inizio ***


L’Ultima Settimana Ha Inizio

Buona domenica a tutti!

Questo capitolo segna l’inizio dell’ultima ma densa fase del programma,in cui ne continueremo a vedere di tutti i colori!

Grazie mille a:

Angel  Texas Ranger: Daaai, vediamo se in questo capitolo riuscirai a perdonare Andrea come la tua omonima! =D Andrea chiede perdono anche a te! ^^

vero15star: Eh si, purtroppo è un mio difetto far diventare la situazione un po’ pesante, ma sono sicura che saprò farmi perdonare definitivamente con questo cap e il prossimo! Ne varrà la pena aver aspettato tanto, credimi! E, riguardo Andrea… Per ogni cosa c’è una ragione, ti assicuro che ci  tiene veramente a Deb… Anzi, te lo lascio scoprire leggendo il cap!^^

kirya: Grazie, continui a farmi emozionar con i tuoi complimenti! Si, le cose stanno decisamente migliorando, e continueranno a farlo nel corso del cap!

Giulls: Una storia tra un ventiduenne e una sedicenne?! Mmm… No, guarda, non ho proprio capito a chi ti riferisci! xD Che coincidenza, comunque! Riguardo la tua domanda,  mancano ancora venti capitoli perché la fic non si ferma alla fine del programma, ma prosegue con la storia di Debora dai sedici ai diciassette anni e poi ai diciannove, quando le succederà qualcosa di…. magnifico!

95_angy_95: Andrea vuole baciare Deb perché…. Lo scoprirai leggendo, eheh! Certo, lei non ci capisce più niente ormai, ma forse un po’ di ragione le sta ritornando! E la demenza ritornerà a Niko nei prossimi capitoli,a partire dal 37!

_New_Moon: Noooo, ti giuro che anche i adoro i The Bastard Sons Of Dionisio, oltre a Noemi, Enrico, Matteo e Serena! Comunque in questo cap scoprirai qualche motivo in più circa il comportamento di Andrea, spero ti piacerà! ^^

Non so quando aggiornerò, forse mercoledì o giovedì.

La vostra milly92.

Capitolo 35

L’Ultima Settimana Ha Inizio

Quando mi svegliai, all’una e mezzo, mi sentivo catapultata in un’altra dimensione: mi sembrava di trovarmi un giorno avanti, che quella notte vissuta fosse durata un’eternità a tal punto di valere per un intero giorno. Andrea aveva mantenuto la promessa, eccedendo di soli 30 minuti perché “Non aveva avuto il coraggio di svegliarmi prima visto che dormivo come un angioletto”.

Di conseguenza, visto che ci misi parecchi minuti a riprendere conoscenza, arrivai a pranzo mezz’ora dopo, anche perché mi ero appena ricordata che mancavano solo tre giorni al mio sedicesimo compleanno e mi ero persa in contemplazioni varie, con indosso dei bermuda, una camicetta lilla a mezze maniche e un finto sorriso stampato in faccia, visto che mi veniva ancora da sbadigliare.

“Ehi, infermiera!” mi accolse Max sorridendo, mentre Niko sorrideva dall’alto del suo brodino e mi faceva cenno di sedermi vicino a lui.

“Salve colleghi, ditemi che le riprese di E.R. sono finite che un sola puntata mi è bastata!” risposi, prendendo posto vicino a Niko. “Samanta, hai cucinato tu?” chiesi educatamente, visto che lei continuava a fissarmi, decisa a non litigare per l’ennesima volta.

“No, io mi sono svegliata poco prima di te” rispose, prima di tuffarsi con la faccia nel suo piatto.

“Ho cucinato io” s’intromise Andrea, con una finta aria modesta, seduto di fronte a me.

“Ah, vedo che le vecchie lezioni di cucina sono servite!” sorrise Lara. “E’ davvero buono, complimenti!” si complimentò.

“Grazie, Lara…”.

Assaggiai,e mi dissi che quasi quasi poteva assomigliare al ragù di mia madre. “Si, complimenti, è squisito” dissi.

Mi sorrise apertamente, mentre Francesco diceva: “Ma no, non vedete che fa schifo? Guardate, guardate!” mostrando il suo piatto vuoto. Che clown che era, mi dissi, mi sarebbe mancato quando tutto sarebbe finito…

“Ah, Deb, stamattina Giovanni ha portato una lettera per te, tieni” disse Max dopo pranzo, mentre me ne stavo sul divano cercando di non riaddormentarmi. Per fortuna c’era Daniele che stava studiando, ragion per cui non c’era pericolo grazie a quel ronzio fastidioso.

“Oh, grazie, spero che non siano solo appunti per altre interrogazioni…” dissi, prendendo la busta. Lo so, era egoista, non studiavo per bene da secoli, ma ormai la voglia non c’era…

Aprii la busta, e vi trovai una lettera della mia famiglia.

Cara Debora, come va? Ormai ti sei proprio dimenticata di noi, eh… Abbiamo visto in tv che hai fatto il cambio di life coach, secondo noi vinceranno proprio i Gold Boyz, e poi sono così simpatici! Ti seguiamo sempre in tv, e ormai ci sei quasi tutti i giorni. Sei dimagrita? Sembri davvero snella, e poi se sempre così curata e bella! Sei la nostra stella, ormai, e ci manchi davvero tanto anche se siamo contenti perché ti vediamo sempre allegra e solare. Martedì verremo, di sicuro non ci perdiamo la finale, abbiamo i posti riservati vicino la fidanzata di Massimo e i genitori di Niko! Salutaci tutti, ci vediamo martedì! Ti vogliamo bene,

Mamma, Papà e il tuo fratellino

Terminai di leggere con un piccolo sorriso dipinto sulle labbra, prima che Max mi togliesse il foglio di mano, ovviamente.

 “…Abbiamo visto in tv che hai fatto il cambio di life coach, secondo noi vinceranno proprio i Gold Boyz, e poi sono così simpatici! I genitori di Debora tifano per voi e… Si siederanno vicino Beatrice!disse sorpreso, leggendo.

“Non tifano solo per loro, credono solo che vinceranno, tifano anche per te e Niko…” precisai, soprassata dalle risate generali.

“Ah, ok” ebbe il tempo di dire lo zio,  cercando di calmare le risate mentre gli altri leggevano la lettera.

Intanto, un’ora dopo eravamo in riunione con il capitano e il vocal coach, intenti nel fare un discorso tutto pomposo circa la finale e l’impegno.

“Siete l’unico gruppo rimasto, ma sotto sotto me lo aspettavo che sareste stati voi i “Survivor” di questa categoria. Il pubblico vi adora, siete l’immagine che loro cercano in un artista, e personalmente credo che voi potreste rappresentare i vincitori. Perciò, voglio che vi impegnate il triplo del solito! Sapete che non credo a quella sciocchezza del “L’importante è partecipare, non vincere” , eheh!” iniziò Luke, strappandoci un sorriso.

“Si, il pubblico li ama, e crede in loro, me lo hanno scritto anche i miei in una lettera oggi!” confermai.

“Si, in quella lettera dove la informavano che sarebbero venuti alla finale…” disse sarcastico Giuseppe.

“E che c’entra?”.

“Erano troppo felici di rivederti, perciò si sono lasciati prendere la mano e volevano incoraggiarti visto che sei la nostra life coach….”.

“Ma che, anzi, sono tristi perché devono aspettare ancora una settimana…”.

“Uh, perché, verranno alla finale?” chiese Kevin all’improvviso, dopo mezz’ora dall’annuncio.

Ci guardammo, scuotendo il capo, mentre questa volta toccava agli altri ridere.

“Comunque, cari “Survivor” e “Survivor girl”, ihih, da oggi inizieremo a lavorare sul serio…” continuò Luke.

“Perché infatti dal 15 marzo ad ora abbiamo dato la caccia al lazo alle mosche utilizzando i fili del microfono…” disse sarcastico Andrea sottovoce.

“Non parlare proprio tu, Andrew” lo zittì Francesco con un’occhiata piccante.

“…La finale, qualunque sia il risultato, non sarà la fine bensì l’inizio delle vostre carriere… Perciò, su, passiamo all’assegnazione della cover, la vostra ultima cover….”.

Fu una riunione strana, durante la quale non facemmo altro che parlare della finale e del bilancio di questi mesi.

“Ma ci pensi?”.

Quel pomeriggio me ne stavo nella mia stanza, con i capelli bagnati avvolti in un asciugamano, intenta nel guardare il giardino fuori la mia finestra. Mi voltai, al suono di quella voce bassa e rauca, e mi trovai Niko davanti.

“Ehi, non si bussa nemmeno!” protestai, mentre smaltivo il colpo.

“La porta era aperta, scusa” spiegò. 

“Si, ok, ma comunque dovresti conservare la voce per le prove…”.

“No, tranquilla… Comunque volevo chiederti una cosa…”.

Al ricordo dell’accaduto di quella notte sentii il cuore accelerare per l’ansia. “Si, dimmi” lo invitai falsamente tranquilla, squadrandolo.

“Credo di aver sognato di averti baciata… o è la verità?”.

Bum. Bum. Bum.

Tipico  battito di chi non sa cosa fare. Mentire o essere sincera?

“Oh, beh, vedi, ecco, in realtà… Si” dissi infine. “Ma tranquillo, so che non eri in te, visto che non sapevi nemmeno di averlo fatto, quindi… Ok, è tutto ok!”.

Fece una faccia strana prima di sorridere. “Grazie, avevo questo dubbio… Scusami, la febbre mi dà sempre alla testa, una volta quando avevo la febbre dissi alla  ragazza del mio amico che mi era venuta trovare che lui la tradiva, figurati….”.

“Alla faccia… Mi va bene quel bacio, và” dissi imbarazzata.

“Già…”.

“Ora io vado ad asciugarmi i capelli, altrimenti mi si asciugano in testa e mi prendo anch’io la febbre oltre che un gran mal di testa con conseguente cervicale…” mi congedai.

Niko annuii. “Quel “Ma ci pensi” era dovuto ad una piccola riflessione, stavo dicendo: “Ma ci pensi che tra 7 giorni non ti vedrò più con  questo turbante in testa e tu non mi farai più da crocerossina!”.

“Grazie per il pensiero, caro poeta!” risposi ridendo, mentre lui usciva ed io entravo in bagno. Mi guardai allo specchio, con la testa in tilt. Mi aveva baciata, per lui non valeva nulla quel gesto e il peggio erano che non importava nemmeno a me.

“Meglio così” sospirai, mentre mi pettinavo la chioma ribelle e prendevo phon e spuma. “Cavoli, dov’è il beccuccio?! Qui c’è solo il diffusore… Mah…”.

Decisa a provare qualcosa di nuovo, l’asciugai con il diffusore…

“Aaaargh!”.

Venti minuti dopo mi guardavo allo specchio: i capelli erano così ricci che avrebbero fatto invidia anche a Giuseppe! Ma erano gonfi, così decisi di sminuirli un po’ con la spuma…

“Debora, sai dove… Oh!”.

Lara era entrata in bagno e mi guardava sconcertata.

“Hai preso tu il beccuccio e lo hai cambiato con il diffusore?” le chiesi.

Lei rise, aggrappandosi al muro, prima di dire: “Beh, si, l’ho usato sul mio phon… Ma stai bene!” aggiunse. “Ora sei davvero la rappresentante dei Gold Boyz, ihih”.

“Di Giuseppe vorrai dire…” la corressi, ma dopotutto mi piaceva come mi stavano quei ricci che avevano sostituito i miei capelli mossi.

Anche gli altri rimasero sbalorditi dal mio nuovo look, ma dissero di averlo apprezzato.

“Mmm… dovrei utilizzarlo anche io il diffusore, cosa ne dici?” mi prese in giro Giuseppe dopo cena, mentre me ne stavo in giardino ad imparare il preterito indefinito dei verbi irregolari spagnoli.

Di, diste, dio, dimos, disteis… Oh, taci, anzi, dammi una mano!” lo zittii, dandogli la fotocopia su cui stavo studiando.

“Ma cos’è, arabo?” chiese interrogativo, leggendo.

“E’ spagnolo!” protestai indignata.

“E allora parla con Andrea, non con me…” se la squagliò, riferendosi al fatto che studiava lingue all’università.

“Uff!” protestai, mentre si allontanava e mi lasciava da sola con lo spagnolo.

Restai così un’altra mezzoretta prima di essere interrotta da un: “Hola, Debora, me han dicho que necesitas una mano para estudiar! Yo creo que necesitas ayudo para hacerte el pelo, pero no hace nada… Què tal?”. Alzai lo sguardo, notando Andrea e tentando di non sciogliermi a causa del sorriso perfetto come la sua pronuncia. Indossava una maglietta nera a mezze maniche e dei semplici jeans, ma  in cuor  mio pensai che non era mai stato più bello.

“Una mierda” sorrisi sarcastica. Andrea rise, prima di prendere le fotocopie in mano e leggere. “Dai, scherzavo, ti stanno bene i capelli e poi… E’ facile, è solo memoria!”.

“Appunto” risposi affranta. “La memoria non è il mio forte, preferisco capire le cose piuttosto che impararle a memoria senza capire, e poi mi confondo sempre con il latino” sbuffai. “Forse è meglio se per stasera mi dedico all’italiano”.

“Ma no, perché, dai, vedi che tra mezz’ora li saprai tutti a memoria!”.

Andrea prese il libro e mi diede la fotocopia. “Leggili uno per uno ad alta voce e poi cerca di ripeterli!”.

Lo guardai scocciata, prima di prendere il foglio e dire: “Speriamo, vorrei prendere almeno 8 al test”.

“Stai studiando per il test?”. Andrea mi squadrò pensieroso. “Pensavo fosse per l’interrogazione! Allora fai così, oltre che a studiarlo a memoria esercitati anche a scriverli su un foglio con tanto di accenti….”.

Sembrava una cavolata, ma alla fine mi servì utilizzare il mio metodo. Nel giro di quaranta minuti li sapevo tutti a memoria!

“Grazie, Andrea, diciamo che dopo stasera ti ho perdonato al 100% …” dissi, cercando di risultare scherzosa anche se volevo davvero dirglielo.

Lui sorrise, scrollando le spalle. “Per una volta sono io che ho salvato te!” se ne uscì. “Sono contento che tu mi abbai perdonato, non me l’ aspettavo. So di essere stato un bastardo, ma devi sapere che mi sei mancata tremendamente” spiegò, prendendo le mie mai tra le sue. Era serio, quasi frustrato.

“Io non voglio rimproverarti circa il fatto che hai scelto Rossella, è solo che vorrei… capire…” mormorai, senza sapere cosa dire.

“Ero geloso, Deb, mi sono  ingelosito vedendoti vicino a Daniele, quando hai poggiato la testa sulla sua spalla. E’ una sciocchezza, lo so, ma per quel gesto così banale mi sono sentito divorato dalla gelosia, così ho accettato le avances di Ross, e, vedendo che la cosa ti ingelosiva, ho deciso di rimettermi con lei” disse, con un tono tormentato che rispecchiava il suo volto.

“Cosa?” domandai flebilmente.

“Deb, non dirmi che non ti sei resa conto di tutti i segnali che ti ho mandato nelle ultime settimane! Volevo vedere se ti ingelosivi, quanto ci tenevi  a me! Ogni volta che abbracciavo Rossella ti vedevo sbuffare, in un certo senso ero contento!”. La sua voce ormai era supplichevole, e si avvicinò ancora di più a me.

“E se Rossella non fosse stata eliminata? Cosa avresti fatto?” domandai stordita per quella specie di confessione.

“Non lo so” ammise. “Ma voglio che tu sappia la verità, Deb, voglio che tu sappia che d’ora in poi da me riceverai solo stima,rispetto e soprattutto affetto”.

Feci una faccia sorpresa, ma comunque mi dissi di approfittare del momento e chiedere tutta la verità. “Ho capito ma vorrei che tu parlassi chiaro, Andrea. Che senso aveva fare tutta questa commedia? A parte che non mi ricordo questo momento tra me e Daniele, ma tu sai che a me lui non interessa! Perchè non mi hai parlato? Cosa ti costava? Io… ci sono stata davvero male” ammisi.

Il ragazzo sospirò e si alzò. “Vieni, camminiamo un po’” mi invitò, tendendo la mano, come per invitarmi ad afferrarla.

La guardai, esitante, prima di allungare lentamente il braccio e stringere la sua mano calda. Andrea fece un piccolo cenno e la strinse ancora di più, conducendomi  in una zona del giardino isolata anche perché erano tutti nel loft.

“Vedi, nella mia condizione non dovrei distrarmi e tu sei una calamita per la mia distrazione. Le ultime settimane per me sono state magnifiche, e non sai quanto mi sono pentito di non averti conosciuta bene dall’inizio! Ma, ritornando alla distrazione, in verità ho fatto il cretino con Rossella perché credevo che non avrei più avuto il coraggio di avvicinarmi a te dopo tutto quello che avevo fatto. E invece è bastato il bacio di Niko a far scattare in me definitivamente il desiderio di averti al mio fianco. Ora capisci?” spiegò, poggiando una mano sulla mia spalla. Restai immobile, intenta nello studiare il suo bellissimo volto, i suoi occhi scuri come capelli, la sua espressone dolce al chiarore della luna.

“Si, capisco” mormorai flebilmente. Ora capivo per davvero, riuscivo a captare la sua sincerità, e niente poteva dissuadermi dal perdonarlo. “Sei perdonato, Andrea, ora al 110% ” dissi.

Sorrise nuovamente, prima di avvolgermi con le sue braccia. Mi sentii protetta, al sicuro, e lo strinsi a mia volta. Alzai lo sguardo sentendo la voglia di dire milioni di cose.

“Deb, detto ciò… Tu cosa ne pensi? Ci tieni a me? Ho qualche speranza?” domandò cautamente, togliendomi una ciocca riccia da davanti agli occhi e poggiandola dietro l’orecchio.

“Certo che si” sussurrai decisa a dire la verità. Si aprì per l’ennesima volta in un sorriso e avvicinò il volto al mio, prendendolo tra le sue mani. Stavo prendendo mentalmente  nota di baciarlo una volta per tutte, di farmi avanti, poi però iniziai a pensare al fatto che sarei risultata goffa visto che mi sarei dovuta alzare sulle punte per potergli arrivare…

E, ovviamente, fui interrotta dalla voce di Lara che ci raggiunse come da molto lontano. “Ragazzi, venite in salotto, c’è una riunione organizzata da Massimo!” disse, facendoci segno di muoverci.

La seguimmo in salotto, intenti nello squadrarci un po’ confusi. Non sapevo cosa fare dopo quelle parole… A che scopo me le aveva dette? Comunque, almeno, ero sollevata.

Samanta, Dario e Giuseppe se ne stavano su uno dei divani, mentre Niko battibeccava con Max circa l’antibiotico che non voleva prendere (“Vuoi cantare martedì si o no?” lo stava minacciando lo zio) come un bambino e Dante, Francesco e Daniele guardavano la scena sghignazzanti sull’altro divano, il mio preferito, quello che solevo chiamare il “Megadivano”poiché era più ampio e comodo.

“Deb, che fine hai fatto?” mi chiese Daniele, facendomi segno di sedermi vicino a lui.  Lo raggiunsi, mi sedetti e dissi: “Studiavo spagnolo, non riesco a credere che tra otto giorni sarò a scuola a fare i vari test” con un’aria un po’ mogia. Andrea prese posto poco lontano, continuando a guardarmi.

“A chi lo dici, io continuo a ripetere che ci stanno maledicendo per il fatto che noi siamo qui a spassarcela” mi diede man forte.

“Si, ci faranno neri, specialmente il mio prof di lettere classiche” acconsentii , fingendomi spensierata.

Ci lanciammo uno sguardo terrorizzato, prima di sorriderci.

“Allora, gente, vi starete chiedendo perché ho indetto questa riunione” ci interrupe Max, stando seduto su uno sgabello preso dalla cucina al centro della stanza.

Seguii un mormorio di assenso prima che lui continuasse: “Vedete, tra una settimana saremo nelle nostre case, con le nostre famiglie,il vincitore magari starà festeggiando, ma saremo tutti ritornati alla cosiddetta vita reale, la mattina non faremo più colazione insieme, non potremmo più vivere l’ansia delle esibizioni, l’assegnazione dei brani, non faremo più le lotte per usare la doccia per primi …. E forse potremmo avere qualche rimpianto, perché non saremmo più qui in compagnia, ed io non voglio che questo succeda. Insomma, voglio che questi ultimi giorni siano indimenticabili per tutti noi, vorrei che ognuno di noi facesse tutto ciò che ha sempre voluto fare e dire ma non ne ha mai avuto il coraggio. Meglio un minuto di vergogna che una vita di rimpianti, questo deve essere il nostro motto! Più che altro è un avviso… Cosa ne dite?”.

Sentendo quelle parole sentii gli occhi bruciarmi vivamente, e mi accorsi che avevo iniziato a piangere involontariamente dopo essermi voltata e aver incrociato di nuovo lo sguardo di Andrea, preoccupato come il mio. Quelle parole mi avevano fatto ricordare tutto, il fatto che l’avventura giungeva al termine, e mi avevano toccata profondamente. Mi guardai intorno e vidi che quasi tutti avevano gli occhi lucidi, tranne Samanta e Lara.

Mi alzai rapidamente, dirigendomi in cucina per prendere un tovagliolo per asciugarmi il viso, quando notai che Max mi aveva seguito insieme a Daniele. Non volevo che quell’avventura terminasse, specialmente dal momento che io ed Andrea ci eravamo chiariti.

“Ehi, ma stai piangendo per… per quello che ho detto?” mi chiese preoccupato, mentre mi asciugavo il viso.

Annuii, nascondendomi il viso nel tovagliolo.

“Ma perché? Dai, non volevo farti commuovere, sono stato molto tragico, le cose non saranno così…” tentò invano di consolarmi, mentre Daniele mi circondava il braccio con una spalla.

“No, è tutto vero, sarà così!!!” risposi, sedendomi.

“Ti prendo un bicchiere d’acqua” mormorò Daniele a bassa voce.

“Ma che, sono sicuro che ci incontreremo al più presto….” tentò nuovamente lo zio, sedendosi a sua volta e accarezzandomi i capelli.

Scossi il capo, mentre cercavo di calmarmi e prendevo il bicchiere d’acqua che Daniele mi stava porgendo. “Dici così perché per te è diverso, ti sposerai, vivrai con Beatrice e, se vincerai, vincerai un contratto discografico, mentre io me ne starò da sola nella mia città senza di voi, senza un tubo da fare e presa dalla malinconia…”.

“Ma no, e poi vivi nella stessa città di Daniele, su…”.

“Eh, infatti, Deb, ci faremo coraggio a vicenda…”.

“Non nel senso che credi tu, scemo” lo rimbeccò Max, cercando di farmi ridere.

“No, lui mi ha promesso che uscirà con una mia amica…” lo zittii, prima di respirare a fondo e notare che tutti stavano venendo in cucina.

“Max, volevamo dirti che siamo tutti d’accordo con la tua proposta” sussurrò Niko.

“Eh, anche io e Deb, vero?” disse subito Daniele.

Nel frattempo, mentre annuivo, i Gold Boyz mi si avvicinarono. “Lacrime post discorso?” chiese Francesco comprensivo.

“Si” risposi, cercando di non guardare Andrea.

“E perché mai? C’è tempo per le lacrime, su” mi incoraggiò lui, abbassandosi al mio livello e costringendomi a guardarlo. Mi resi conto ancora di più del fatto che mi aveva detto che per lui ero importante…

Mi sentivo una bambina stupida e piagnona, ma allo stesso tempo mi sembrava impossibile che quel discorso non avesse fatto lo stesso effetto agli altri.

“La smetto solo se mi promettete che non vi dimenticherete di me e che ci vedremo” imposi, anche se sapevo che era inutile, non potevi imporre ad una persona di non dimenticarti…

“Anche volendo non potremmo dimenticarti, e poi sei pur sempre la nostra life coach, ti porteremo in giro con noi con qualche scusa” mi rassicurò Giuseppe, più solare che mai.

“Si, infatti, stai tranquilla e pensa a divertirti…” disse Andrea, facendomi l’occhiolino.

“Capirai, tra prove e studio….” dissi sarcastica, mentre lui accennava una risata nervosa.

“Ehi, siamo noi quelli che devono provare e andare incontro alla finale, quindi vedi di tirarti su che ci serve il tuo supporto da life coach” fece Dante con finto tono hitleriano.

Aveva ragione, non dovevo fare così, avevo tutta una vita a disposizione per piangere, dovevo pensare a vivere gli ultimi giorni nel migliore dei modi, specialmente io che non avevo una sfida da affrontare. E, soprattutto, dopo il chiarimento con Andrea, dovevo adempiere al mio dovere nel migliore dei modi.

“Quindi, gente, sorridete e preparatevi ad una settimana indimenticabile!” esclamò Max  poco dopo, scatenando i sorrisi, malinconici e speranzosi, di tutti noi.

 

 

Qualche Anticipazione:

 

Udendo ciò lui sorrise come un’ebete, come faceva tutte le volte che udiva le parole “Beatrice” e “Matrimonio”.

________

“Evvai! Si!” dissi tra me e me, sorridendo, mentre ripensavo a quando avevo conosciuto Silvia e lei mi aveva “Insultato” circa il mio peso.

________

 “Stasera balli con me?” chiese poi, aumentando la presa e avvicinandosi ancora di più al mio viso.

________

“Finchè era Rossella ti ho lasciato fare, ma ora non lo tollero più. Non ha nemmeno sedici anni, ti rendi conto? E poi vedo che tu ne sei più preso, e non voglio che….”

________

Si girò, e quando alzai lo sguardo notai che sorrideva, mi stava regalando un vero sorriso a 32 denti. “Perfetto!” esordì, stringendomi a sé e abbassando il viso per arrivare alla mia altezza.

 

 

 

 

 

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Capitolo 36
*** What’s Love? ***


What’s Love?

Eccomi!

Sono reduce da giorni durissimi e super stressanti, e ammetto che aggiornare questa fic è uno dei momenti di relax che posso concedermi davanti al pc.

In questo capitolo la situazione amorosa di Deb diventerà definitivamente ( e finalmente, ihih!)  stabile, e solo Dio sa quanto vorrei essere nei suoi panni al momento! xD

Grazie mille a:

95_angy_95: Al momento mi sa che l’unica malattia di Andrea sia solo ed esclusivamente Deb, ihih! Purtroppo il programma giunge al termine, riesci ad immaginare la povera Deb senza tutti i suoi compagni di avventura?

Angel Texas Ranger: Oh, non parliamo di capelli, i miei non sono né lisci, né ricci, né mossi… L’unica cosa certa è  che sono crespi, e senza la schiuma avrei un cespuglio in testa! Mi fanno disperare così tanto che li ho anche tinti color mogano per cambiare un po’, visto che nessun taglio fa la differenza! Ma, capelli a parte, Andrea mi dice di dirti che farà il possibile per farsi perdonare ancora di più e spera di riuscirci in questo cap! =D

freeze: La fic avrà complessivamente 55 capitoli, epilogo compreso. Comunque Andrea voleva dire che si è messo con Rossella con l’iniziale scopo di allontanarsi da Deb visto che starle vicino lo distraeva in continuazione e non voleva affezionarsi ulteriormente poi però ha agito per farla ingelosire e alla fine si è pentito, perché comunque manca meno di una settimana alla separazione… Spero di essere stata più chiara! ^^

kirya: Ma grazie, sei sempre troppo buona! *^_^* Pensa che anche io mi sono commossa a scrivere il discorso di Max! E cosa succederà tra Deb e Andrea…. Te lo lascio scoprire leggendo il cap!

Giulls: Ehi, guarda che sto prenotata prima io per le ripetizioni di spagnolo made in Andrea! xD xD xD Lo so, sono perfida nel far interrompere sempre Deb e Andrea, ma in questo cap mi farò perdonare! La persona che dirà ad Andrea che non vuole che stia con Deb è… Dante! Immagino che tu sia un po’ sconcertata,  quindi ti  lascio scoprire cosa succede lasciandoti al cap!Bacioni e complimentissimi anche a te! ^^

A sabato,

la vostra milly92.

Capitolo 36

What’s Love?

Click. Click. Click. Scattare foto è sempre stata una delle cose che ho sempre amato fare , forse anche perché sono figlia di un fotografo. Mi ha sempre rilassato, donato la tranquillità e la calma quando era preoccupata e nervosa. O, semplicemente, era il più grande strumento che potevo utilizzare per ricordare qualcosa di speciale che non avrei potuto avere davanti per tutta la vita.

Per questo motivo il giovedì mattina stavo fotografando i ragazzi che facevano colazione, con un piccolo sorriso sulle labbra, poiché non tutti se ne erano accorti, presi dal sonno com’erano.

“Dite cheese!” urlai all’improvviso, e scattai la foto mentre Max, Niko e Giuseppe si giravano verso di me, ancora sconvolti dall’affermazione.

“Ehi! Non dirmi che poi queste foto faranno il giro del Web!” protestò Massimo, mentre prendeva dei biscotti dalla confezione.

“Si, insieme a quelle del tuo matrimonio!” sghignazzai, prima di fotografare Lara che si dava da fare vicino ai fornelli.

“Dai, Debora, posa questa macchina…” protestò lei, tuttavia sorridendo.

Max dal canto suo si era sbattuto una mano in fronte, in stile “Sono rovinato se lo fa”.

“Sarebbe una figata!” soggiunse Francesco mentre si alzava per prendere la bottiglia di succo di frutta  dal frigo. “Anzi, queste foto potremmo proiettarle al tuo matrimonio!”.

“Si, giusto!” esclamai presa, “Sarebbe davvero bello! Mi faccio fare il cd da papà, con tanto di musica, e poi….”.

“Non credo sia una buona idea, ci commuoveremo solo…” ragionò Andrea, parlando per la prima volta da quando era entrato in cucina. Mi aveva sorriso e mi aveva salutato con un bacio sulla guancia, avvicinandosi mentre prendevo la scatola di cereali dallo scaffale. Avevo cercato di far finta di niente, finchè non avevo fatto cadere un bicchiere per terra a cause delle mani che mi tremavano, ovvio.

“Beh, si, Andrea ha ragione” diede man forte Dante. “Basta pensare a quello che è successo ieri dopo il discorso di Max…” aggiunse, lanciandomi un’occhiata penetrante.

“Ok, ok, ho capito… Comunque,Max, pensaci, tra meno di sei mesi ti sposerai…” gli ricordai, dato che le nozze erano state fissate per la fine di ottobre.

Udendo ciò lui sorrise come un’ebete, come faceva tutte le volte che udiva le parole “Beatrice” e “Matrimonio”.

“Eh si” rispose semplicemente, prima di zittirsi e rimanere a fissare un punto imprecisato davanti a lui. Tutti ci guardammo rassegnati, facendo un piccolo sbuffo prima di ridere.

E per fortuna che avevamo quei momenti per ridere, perché durante il giorno non ne avevamo né il tempo, né l’opportunità, né la voglia. Presi com’eravamo dalle prove, dalle modifiche e dalle interviste pre- finale, i momenti per rilassarsi coincidevano con la colazione, il pranzo, la cena e un po’ il dopo cena, sempre se non si provava.

Eppure, quella sera, quando ritornai dal CPM semi distrutta,trovai un piccolo regalino appena uscii dalla doccia. Il primo di quella serata che mano a mano sarebbe diventata magica. Notai la bilancia di Lara, ed esitai un po’, guardandola.

“Cosa me ne frega!” esclamai, anche se era un bel po’ che non mi pesavo. Dopotutto non stavo esagerando con il cibo e mi stavo muovendo abbastanza… Ci salii sopra, prima di abbassare lo sguardo e guardare il risultato, con la stessa espressione che riservavo esclusivamente ai risultati dei test di matematica.

E,miracolo, credetti di non aver visto bene. La bilancia portava 59 chili!

Mi dissi che era semplicemente impossibile, dato che quando ero arrivata pesavo 64 chili, e controllai che funzionasse. Si, funzionava. Ancora scioccata, mi guardai allo specchio, e notai che ero dimagrita vicino ai fianchi e che le ossa dello sterno fuoruscivano un po’.

“Evvai! Si!” dissi tra me e me, sorridendo, mentre ripensavo a quando avevo conosciuto Silvia e lei mi aveva “Insultato” circa il mio peso.

Entusiasta per quella piccola soddisfazione, mi diressi a cena, quando trovai Max che armeggiava con alcuni cd insieme a Daniele in soggiorno.

“Cosa combinate?” chiesi allegramente. Mi sentivo sicura di me stessa, ero stata invasa dalla stessa sicurezza che mi aveva invasa durante l’intervista per “Fashion Girl”, oltre a sentirmi carina grazie ai quei chili in meno e ad un nuovo top rosa che non avevo mai indossato prima.

“Stasera si balla!” mi informò Daniele, “Abbiamo organizzato una piccola festa nella sala festa, e dopo cena andremo tutti lì a ballare per svagarci visto che questa giornata è stata micidiale… Per questo stiamo confrontando un po’ i cd” spiegò, mentre Samanta entrava nella stanza tutta in tiro, con indosso un miniabito nero ed argento. “Niko mi ha detto della festa così mi sono adeguata” dichiarò.

Scrollai le spalle, senza capire perché si fosse già preparata per cena, prima che mi dicessi che era ovvio: lei era Samanta ed io Debora, non ci saremmo mai capite. Così mi diressi in cucina,decisa a fare qualcosa di buono come apparecchiare.

“Allora stasera si balla!” esclamò Andrea raggiante, mentre entrava in cucina,e  notai che anche lui era già vestito per la serata.

“Andrea, lo sapevi e non mi hai detto nulla?!” gli chiesi, fingendomi arrabbiata mentre apparecchiavo la tavola. All’improvviso al stanza mi sembrò piena, non più solitaria come qualche secondo prima. Tentai di concentrarmi e di non pensare alle parole che mi aveva detto la sera prima.

“Me lo ha detto Francesco, prenditela con lui” rispose allegro, avvicinandosi e aiutandomi a distribuire i tovaglioli. “Comunque dobbiamo cucinare la nostra ultima pasta insieme prima di… martedì” mi sussurrò in un orecchio, mentre mi cingeva la vita con il braccio destro.

Mi sentii rabbrividire a quel contatto, e pregai che lui non se ne fosse accorto. “Ma certo…” risposi, voltandomi per prendere un altro tovagliolo e ritrovandomi con il viso a due centimetri dal suo. La voglia di baciarlo e stringerlo mi stava annebbiando il cervello, oltre al fatto che mi stava facendo arrossire come una demente, così mi voltai, e ringraziai il cielo quando mi ricordai che eravamo soli noi in cucina.

“Stasera balli con me?” chiese poi, aumentando la presa e avvicinandosi ancora di più al mio viso.

Probabilmente si aspetta qualcosa dopo quello che gli ho detto ieri… Fu la prima cosa che pensai.

Terminai di apparecchiare, mentre lui aspettava la risposta, e alla fine mi decisi a rispondergli. Mi girai, trovandomi faccia a faccia con lui.

“Come mai già me lo chiedi?”.

“Non vorrei che qualcuno alias Niko o Daniele te lo chiedesse prima di me… Come te, ho promesso a Max che sarei uscito da questo loft senza rimpianti, e andarmene senza aver passato una serata in tua compagnia per me rappresenterebbe un enorme rimpianto”  spiegò.

“Io, si, ok…” affermai, decisa a non rinunciare a quell’occasione, prima di separarci visto che si sentivano delle voci vicine. 

Cenammo, e tra un piatto e l’altro ci lanciammo degli sguardi fin troppo complici. Dal canto mio mi limitai a mangiare qualche boccone di insalata di pomodori, avevo lo stomaco chiuso per l’emozione e notai che ero l’unica a non essermi ancora preparata per la serata. Così, quando mezz’ora dopo tutti si stavano dirigendo nella sala feste io me ne sgaiattolai nella mia stanza, dove mi truccai rapidamente ed indossai l’unico miniabito che non avevo ancora indossato in quelle settimane: era azzurro con alcuni ricami oro ed argento, lungo sopra al ginocchio di circa dieci centimetri e con una scollatura abbastanza evidente.

Non lo avevo mai indossato per paura di risultare sfacciata ma quella sera mi dissi che non dovevo fregarmene , così vi abbinai anche dei decolleté e una collana argento ed oro con un pendente in stile Breil, abbellii i capelli con due fermagli strassati e mi osservai allo specchio: sembravo decisamente più grande e a dirla tutta mi piacevo.

Mi avviai verso la sala festa, emozionata, camminando in un modo un po’ insicuro, ma quando vidi che Andrea se ne stava vicino la parete ad aspettarmi, piuttosto che ballare senza di me, mi sentii rinvigorita.

La mia unica grande paura era quella di non concludere nulla per l‘ennesima volta, ad essere onesti. Lo so, era stupido voler concludere qualcosa pochi giorni prima dell’addio, ma mi dissi che anche io non dovevo avere rimpianti.

Mi raccomando, sta calma e ragiona, non fare l’imbranata… mi imposi, mentre mi ci avvicinavo e tutti si voltavano al mio passaggio. Ma Andrea proprio in quel momento si era allontanato per prendere un bicchiere di chissà che cosa,  così mi dissi che avrei dovuto semplicemente imitare Cristiana Capotondi in “Come tu mi vuoi”.

Iniziai a ballare al centro della pista, cercando di non bloccarmi per gli sguardi di Niko e Daniele, ma per fortuna non si mossero. Quando Andrea tornò mi osservò per un istante sconcertato, prima di allargare gli occhi, stupito, sorridere ed avvicinarsi a me con fare sicuro.

“Cavoli, sei stupenda” mi sussurrò all’orecchio, con la solita voce bassa e suadente mentre iniziavamo a ballare insieme.

Non risposi, ma sorrisi, e solo Dio sa quanto mi sentissi felice in quel momento, anche se ero molto imbarazzata. Per riposta a quel complimento così gli circondai il collo con il braccio destro, mentre l’altro era impegnato ad accarezzargli il torace.

Ma dico, sono impazzita?

Quando mi resi conto di quello che stavo facendo subito allontanai il braccio, nascondendo il volto infuocato nell’incavo del suo collo.

“Non preoccuparti…” disse, sorridendomi fiducioso mentre si stringeva di più a me e dallo stereo partiva la canzone “What’s love”.

What’s love? Baby don’t hurt me, don’t hurt me, no more…

Ballare con lui era magnifico, mi faceva sentire a mio agio, mi sembrava di averci ballato già altri milioni di volte.

Continuammo a muoverci  a ritmo di musica, stretti l’uno all’altro, mentre vedevo Dante lanciarci occhiatacce e Massimo confuso, Daniele irritato e Niko irato.

Ma non m’importava, no, quella sera era la nostra serata, non dovevo avere più nessun rimpianto….

“Vieni”.

Andrea mi prese per mano e mi condusse fuori dalla stanza, fino a portarmi in giardino. Durante il tragitto stettimo in silenzio, poi, quando intorno a noi regnava la pace e si sentiva solo l’eco della musica house, prendemmo posto sull’altalena a dondolo che tante volte aveva ospitato le nostre chiacchierate.

Mi guardava, quasi senza sbattere le ciglia, poi allungò timidamente la mano verso il mio volto. Me lo accarezzò, quasi come se stesse aspettando qualche cenno, mentre io non sapevo cosa fare.

“Sono un’imbranata” dissi all’improvviso, prima di pentirmene e abbassare lo sguardo.

“No, sei solo un po’ ingenua… Sei chiara come un'alba, sei fresca come l'aria. Diventi rossa se qualcuno ti guarda e sei fantastica quando sei assorta nei tuoi problemi, nei tuoi pensieri” mi corresse, canticchiando questo pezzo di “Alba chiara” con la sua voce melodiosa, avvicinandosi di più e ritornando a stringermi intorno alla vita. “Ed è per questo che mi piaci così tanto” aggiunse.

Rialzai lo sguardo, dopo aver sorriso per la citazione della canzone, sicura di non aver udito bene.

“Si, mi piaci davvero tanto” ripeté. Certo, me lo aveva fatto capire, ma sentirselo dire era tutta un’altra cosa.

Mentre dalla sala feste si sentivano le note della canzone “Because the night”, sentii lo stomaco attorcigliarsi prima di accorgermi che Andrea stava avvicinando ancora di più il viso al mio. Se qualcuno che non ci conosceva ci avrebbe visto in quel momento avrebbe pensato chissà cosa nel vedere un neo ventiduenne e una neo sedicenne in quegli atteggiamenti, ma eravamo solo noi, in quel momento io mi sentivo un po’ più grande e lui un po’ più adolescente.

E ho guardato dentro un'emozione  e ci ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore” mi sussurrò.

“E questo sarebbe…”.

“Ancora Vasco, no?” terminò con un sorriso. “Al momento è l’unico cantante che sa esprimere quello che voglio ti dire con le  sue canzoni. Questo momento è così bello che ho paura di rovinarlo con parole mie”.

“Puoi dire quello che vuoi, in questo momento niente può diminuire la mia felicità”.

Avvicinai il mio volto al suo , piegandolo di lato, chiudendo gli occhi e affondando le mani nei suoi capelli  quando lui poggiò una mano sul mio volto e la strinse, quasi come se avesse paura che potessi fuggirmene.

“Sono qui,tranquillo, non ho intenzione di andarmene” sussurrai, quando i nostri nasi erano fin troppo vicini, prima di lasciarmi baciare come nei migliori film romantici. Sentirlo così vicino a me, sentire le sue labbra dischiudersi sulle mie e le sue mani continuare a stringermi il volto mi fecero dimenticare tutto, furono di momenti di beato oblio. Né Niko né Daniele mi avevano baciata così, e fu quel particolare a renderlo un vero bacio, oltre al fatto che questa volte era un bacio sentito, non forzato da una scommessa o da un fine. Io stessa lo volevo ancora di più che con Niko, e quando ci decidemmo a separarci fu per la semplice mancanza di ossigeno.

Andrea mi guardò con una strana espressione, raddolcita e beata allo stesso tempo, prima di stringermi a lui. Restammo abbracciati su quell’altalena per chissà quanto tempo, prima che lui si decidesse a dire: “Non credevo sarebbe stato così”.

Sobbalzai, preoccupata. “Così…come?” chiesi ancora frastornata.

Lui rise lievemente. “Così… senza parole!” rispose, ricordando la canzone di Vasco. “Un semplice bacio non mi aveva mai coinvolto così, per me prima i baci erano tutti uguali” spiegò, prima di ribaciarmi, questa volta con più sicurezza.

Quella serata fu indimenticabile, ricordo solo che ci decidemmo a tornare in camera verso le tre, quando gli altri si erano ritirati già da un paio d’ore. Eravamo stati abbracciati tutto il tempo, tra un bacio e l’altro, come una vera coppia.

“Andrea, ma… domani?” gli chiesi, con un nodo alla gola, mentre rientravamo.

“Domani sarà domani, sappi solo che tutto quello che ti ho detto è vero e che non mi pentirò mai di quello che ho fatto, anche quando Dante mi farà una paternale” mi rispose, dandomi un ultimo bacio prima di fermarsi davanti alla porta della mia stanza.

“Buonanotte” mi salutò, mentre a stento riuscivo a muovere il braccio in segno di saluto ed entravo, togliendomi le scarpe per non fare rumore.

Dormii poco e niente, incredula su ciò che era successo.

Che serata magnifica…  Mi ritrovai a pensare per la cinquantesima volta quella mattina, appena mi alzai. Notai che Lara e Samanta mi guardavano in un modo un po’ insolito, così mi affrettai a prepararmi e ad uscire dalla stanza. Stavo passando davanti la stanza dei Gold Boyz quando udii un secco: “Non dovevi, sai come la penso”. Era al voce di Dante, così controllai che non stesse passando nessuno prima di avvicinarmi di più alla porta.

“Finchè era Rossella ti ho lasciato fare, ma ora non lo tollero più. Non ha nemmeno sedici anni, ti rendi conto? E poi vedo che tu ne sei più preso, e non voglio che….”.

“Cavoli, Dante, la vita è mia! E poi tra qualche giorno avrà sedici anni! Questi “Non voglio” non devono esistere!”.

“Non c’entra, dici che sempre che sono la guida spirituale del gruppo, quindi lasciami parlare! Siamo qui per la nostre carriera, capito? Anche se ti piace, ignorala, sai quante ne troverai più in là? Ora devi concentrarti, siamo in finale, che cavolo! E poi pensa a lei…”.

“Ci penso fin troppo ad essere onesti.”

Quelle parole mi fecero seccare la gola. Mi avviai in cucina, non potendo sentirne più di quelle storie, e fui accolta da una serie di occhiate torve e incredule.

“Buongiorno” dissi a testa bassa, per non incrociare lo sguardo di nessuno. Mi sedetti su uno degli sgabelli quando constatai di non aver affatto fame, con uno strano senso di oppressione che invadeva tutto il mio corpo. Eppure di una cosa ne ero sicura: non me ne ero affatto pentita di ciò che era successo.

“Debora, ehm, puoi prendermi un bicchiere per favore?” mi chiese Dario cordialmente, facendomi riemergere dai miei pensieri.

“Oh, ma certo” risposi, alzandomi er prendere l’oggetto per poi porgerglielo.

“Grazie”.

“Prego”.

Feci per ritornare allo sgabello quando mi ritrovai faccia a faccia con Niko  che stava ritornando dai fornelli, dove aveva preso il latte, e mi lanciò un’occhiata di pura diffidenza, che mi confuse ancora di più. Finchè era Daniele potevo capire, ma lui… Mi aveva sempre detto che non gli interessavo, allora perché faceva così?

Si vede che non gli va che l’ex di Rossella si comporti in modo ambiguo con qualcun'altra…. Dopotutto è sempre la sua “sorellona”… mi dissi.

Gli sguardi arrabbiati di Daniele non tardarono ad arrivare, ma il peggio per me venne quando Andrea entrò in cucina senza lanciarmi nemmeno mezzo sguardo, iniziando a parlare normalmente con Max.

Sentii una coltellata al cuore, così, quando dopo dieci minuti aveva continuato ad ignorarmi, decisi di uscire da quella stanza, infischiandomene degli sguardi che avevo addosso.

Ritornai nella mia stanza, dove rimasi a guardarmi allo specchio per vari minuti. Per l’ennesima volta non mi riconoscevo più, il mio sguardo non era più né insicuro né cresciuto, bensì semplicemente sconvolto.

Quando sentii gli occhi bruciare per le lacrime corsi in bagno, decisa a reprimerle.

“Non devo piangere, sono responsabile delle mie azioni e basta! E che cavolo, anche se è un casino me lo sono creato io, non ho motivo di piangere, non risolverò nulla…!” mi dissi, mentre mi asciugavo gli occhi e tentavo di aggiustarmi la cipria er non far vedere il solco delle lacrime. Guardai l’orologio:erano le otto e mezzo, un’ora dopo sarebbero venuti Luke e Kevin, quindi dovevo calmarmi in quell’arco di tempo.

Uscii dal bagno, con gli occhi ancora un po’ arrossati, quando sobbalzai nel vedere Andrea seduto sul mio letto, in attesa.

“Finalmente sei uscita” mi accolse, accennando un triste sorriso.

“Finalmente mi rivolgi la parola” lo rimbrottai, incrociando le braccia al petto e fermandomi. “Aspetta” aggiunsi, quando lui fece per parlare, “So che i ricordi di ieri sera devono rimanere tali, che non devo illudermi che io e te staremo insieme fino a martedì, ma almeno, che cavolo, il saluto è dell’angelo! O ti vergogni di me e di quello che è successo ieri?!” chiesi con voce agguerrita, prima di sentirmi una stupida.

“Ma no! Ma sei impazzita?” mi domandò sconvolto, avvicinandosi. “Io non ti ho salutata perché te ne stavi isolata, e allora ho pensato che non ti andava di esporti davanti agli altri visto che continuavano a guardarti….” spiegò.

“Che c’entra, era un semplice saluto, e poi non me ne importa di loro ormai, loro non capiscono, la vita è mia, e voglio essere libera di fare ciò che voglio…” ribattei.

“E cos’è che vuoi?” domandò serio, poggiando le braccia sulle mie spalle.

“Dai… Non fare queste domande idiote, lo sai benissimo…” risposi allontanandomi e avvicinandomi alla finestra, notando che aveva chiuso la porta a chiave.

“No, non lo so! Senti, io so solo che nonostante tu sia minorenne, nonostante io sia in finale, nonostante il fatto che dovrei avere la testa piena di note, accordi e strofe, nonostante le paternali di Dante sul fatto che sono un idiota, io ho ancora voglia di starti vicino! E’ questo quello che voglio! E tu?” mi domandò nuovamente.

Aveva la voce frustrata, e si appoggiò sul davanzale vicino a me, con il capo fra le mani.  Mi sentii in colpa, fin troppo, così lo abbracciai da dietro, appoggiando la testa alla sua schiena, e decisi di essere sincera.

“Voglio te, voglio sentirmi di nuovo bene come ieri sera…” sussurrai, stringendolo più forte.

Si girò, e quando alzai lo sguardo notai che sorrideva, mi stava regalando un vero sorriso a 32 denti. “Perfetto!” esordì, stringendomi a sé e abbassando il viso per arrivare alla mia altezza. Mi alzai un po’ sulle punte per facilitargli la cosa visto che ero venti centimetri più bassa di lui, e non dimenticherò mai l’espressione persa che gli vidi sul viso prima che ci baciassimo spensieratamente.

Mi faceva davvero un brutto effetto quel ragazzo, nel senso che era capace di farsi perdonare con una sola parola, oltre al fatto che quando ero con lui dimenticavo tutto e tutti.

Poco dopo ci ritrovammo sul mio letto, ancora abbracciati, mentre ci sorridevamo come dei bambini e lui giocava con i miei ricci.

“Posso farti una domanda?” feci, voltandomi dalla sua parte, ritrovandoci faccia a faccia.

“Tutto quello che vuoi”.

 “Da quando è che io ti… piaccio?”.

“Mi piaci per davvero dalla partita” spiegò. “E sappi che martedì ti avevo riconosciuta,  sapevo che eri tu e non Rossella, volevo avere un pretesto per poterti stringere a me” aggiunse.

“Wow, che cosa commovente” sdrammatizzai, baciandolo lievemente prima di separarmi. Ma lui mi ribaciò, protestando, e sbuffai sonoramente quando notai che  tra dieci minuti sarebbero venuti Luke e Kevin.

“Dobbiamo  andare, è tardi…” dissi, alzandomi dopo aver guardato l’orologio.

“Uffa, che noia… amore” mormorò, prendendomi per un braccio e costringendomi a ristendermi al suo fianco.

Sussultai, sentendo quella parola. Come risposta, lui rise. “Che c’è, non posso chiamarti così?”.

“Certo che si, solo che nessuno mi chiamava così da secoli” confessai.

Ci guardammo per un lungo istante, prima che lui mi stringesse contro il suo petto. “Preferisci che ti chiami piccolina?” sdrammatizzò baciando il capo.

“Puoi chiamarmi come vuoi” concessi.

Ci scambiammo l’ennesimo sorriso prima di scambiarci un ultimo bacio e dirigerci alle prove, felici e rilassati, anche perchè la prova più grande la stavamo affrontando noi vivendo quella situazione che da lì a quattro giorni ci avrebbe separati.

 

Qualche Anticipazione:

“No, anzi, forse il problema è che le cose vanno fin troppo bene…” spiegai.

____________

“In poche parole quello che ci stava intervistando ha chiesto se si era formata qualche relazione all’interno del loft….”.

“Ed Andrea è arrossito come un pomodoro…” terminò Giuseppe.

____________

Io che apparecchiavo la tavola in compagnia di Tiziano Ferro, vi rendete conto?

____________

“A… cosa devo… tutto questo?” chiesi ancora spiazzata. Mi aspettavo un bel “E’ per il tuo compleanno!” ma purtroppo non fu questa la risposta.

____________

“Come lo hai chiamato?” urlai, prima di guardarmi la mano arrossata: gli avevo appena dato uno schiaffo abbastanza sonoro.

“Deb, allontanati, non lo ascoltare…” disse Andrea, allontanandomi da Niko, che era ancora preso dal massaggiarsi la guancia.

 

 

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Capitolo 37
*** Non Me Lo So Spiegare ***


Non Me Lo So Spiegare 1

Ciao!

Eccovi questo nuovo capitolo, in cui la nostra Deb compirà i suoi attesissimi 16 anni… E Niko ritornerà ad essere l’idiota di qualche capitolo fa!

Grazie mille a:

95_angy_95: Sono d’accordo con te, sono proprio la coppia perfetta! Cosa combinerà Niko, dici? Mmm… Te  lo lascio scoprire leggendo il cap, non vorrei rovinarti la sorpresa! ^^

kirya: Grazie mille! ^^ Hai perfettamente ragione, quei decerebrati non capiscono un tubo, hanno in testa solo la finale, la vittoria e la gelosia! Ma comunque Deb e Andrea non si scoraggeranno,  tranquilla! ^^

Giulls: Carissima, benvenuta anche tu nel club delle Deb-Andrea, ihih! E Deb mollerà un ceffone a Niko perché… Te lo lascio scoprire leggendo il cap, anche se forse puoi immaginarlo ^^

A mercoledì,

la vostra milly92.

 

Capitolo 37

Non Me Lo So Spiegare

Il venerdì pomeriggio, il giorno prima del mio sedicesimo compleanno, me ne stavo nel soggiorno con lo zio Max, visto che i Gold Boyz e Niko erano a RTL per un’intervista e Lara era al CPM per il suo inedito, che era stato ulteriormente modificato. Così Samanta e Dario se ne stavano in giardino e Daniele studiava, cosa che anche io cercavo di fare in assenza di Andrea.

“Cammini per strada mangiando una mela coi libri di scuola, ti piace studiare non te ne devi vergognare…”.

Alzai lo sguardo dal libro di italiano, giusto in tempo per vedere Max sorridermi da sopra la chitarra. Ironia della sorte, gli era stato assegnata proprio “Alba chiara” come brano da portare alla fiale. Sorrisi come un’ebete ricordando quando Andrea me l’aveva cantata.

“Sei diversa, nipotina, c’è qualcosa che dovresti dirmi?”.

 “Cosa? Io? No, niente…” risposi confusa, distraendomi dal libro di italiano.

Ormai il fatto della “storia”  tra me ed Andrea si era saputo, e le cose erano un po’ migliorate anche se Daniele mi parlava a stento e Niko era freddo e distaccato con noi due. Max, invece, aveva accettato la cosa con un sorriso, anche se sapevo che era dispiaciuto per il fatto che rimanesse poco tempo alla fine del programma.

“Sarà, ma ti vedo un po’ mogia” insistette, posando la chitarra ed avvicinandosi.

“Ma no, forse è semplicemente che tu, essendo al settimo cielo, interpreti in modo diverso la normalità” risposi, sentendomi un improvviso pugno allo stomaco nel dire quelle parole.

“No, ti conosco, e so che c’è qualcosa che ti turba” disse in tono definitivo. “E’ successo qualcosa con Andrea?”.

“No, anzi, forse il problema è che le cose vanno fin troppo bene…” spiegai. Era vero, le mie giornate erano davvero felici dopo tanto, le passavo sempre in compagnia di Andrea e della sua dolcezza, e il pensiero che da lì a quattro giorni ci sarebbe stato l’addio era davvero brutto, insomma, era come se la durata della nostra storia fosse stata stabilita, ed in un certo senso era vero.

Come avrei fatto? Il solo pensiero di starmene nella mia città mentre lui era in giro per i vari concerti, di doverlo salutare, di vederlo in tv in compagnia di chissà chi , di sentirlo così lontano mi mandava in tilt …

“Capisco, è una cosa orrenda. Ma è proprio vero che il destino esiste, tu sei venuta qui cotta di Niko e poi hai perso la testa per un altro…” mormorò Max comprensivo. “Ma nessuno può dire che non vi rivedrete più, forse quando crescerai potrai raggiungerlo…”.

“Max, non dire così, si sa che non è vero! Le nostre strade si divideranno, e di sicuro a breve lo vedrò su alcune riviste abbracciato a qualche attrice…” dissi sconfortata, mentre il solo immaginare la cosa mi procurava un forte mal di stomaco.

“E’ la vita, piccolina, cosa vuoi farci…”.

Il solo fatto che non mentisse per dire che non era vero mi fece sentire ancora peggio, e ricambiai a stento la stretta quando mi abbracciò, dato che non sapeva più cosa dire. Guardò il libro di italiano, scrollando le spalle.

“Io vado a provare, ti lascio allo studio” si congedò, dandomi un bacio sulla fronte e alzandosi.

Annuii, anche se ormai la voglia di studiare era andata a farsi benedire,  e dopo dieci minuti mi ritrovai a leggere lo stesso paragrafo per la quinta volta senza capirci niente. Mi ci vollero numerosi sforzi per fare la parafrasi della poesia “Lavandare” di Pascoli  e altrettanti per impararla, ma per fortuna terminai per le sette, un po’ soddisfatta dato che dovevo solo dedicarmi alla chimica e alla storia.

“Eccoci qui!”.

Erano le sette e mezzo quando i ragazzi ritornarono dall’intervista, e sobbalzai udendo la voce allegra e gaia di Francesco.

“Ehi, siete tornati” lo accolsi, alzandomi dal divano.

“Si, ma non sai che figata!” esclamò ridendo.

“Perché? Cosa è successo?” domandai curiosamente.

“In poche parole quello che ci stava intervistando ha chiesto se si era formata qualche relazione all’interno del loft….”.

“Ed Andrea è arrossito come un pomodoro…” terminò Giuseppe.

“Undicesimo comandamento! Rispettatelo,e che cavolo!” trillò Andrea entrando. Lo guardai, immobilizandomi quasi, e lui mi rivolse il suo solito sorriso affettuoso. Cavoli, si faceva sempre più bello, non mi sarei mai scocciata di contemplarlo… “Ciao, piccola, mi sei mancata tantissimo” mi disse avvicinandosi e stringendomi a sé. Mi asciai cullare, sentendo le sue mani circondarmi la schiena, e mi persi nel suo profumo.

“Ma cosa mi combini!” lo rimproverai allegramente, mentre mi salutava con un bacio e Niko, che stava entrando, si fermò di botto, uscendo dalla stanza con la scusa per il fatto che avevano bussato alla porta.

Si sentirono delle risate e poi un grande: “Oddio, Tiziano…!”.

“Ma cosa succede?” chiesi, uscendo dalla stanza. Mi diressi all’ingresso, e rimasi di sasso vedendo che davanti alla porta ancora aperta c’era Lara insieme a Tiziano Ferro, entrambi sorridenti.

“Oh, Tiziano F-F…. Oddio!” esclamai, avvicinandomi, sicura di aver preso una svista.

Ma era proprio Tiziano Ferro, con indosso dei jeans ed una camicia bordeaux , i capelli con il solito taglio che sfoderava i suo miglior sorriso mentre si girava verso di me.

“Ciao, tu sei Debora, giusto?” disse avvicinandosi e porgendomi la mano.

“S-Si, s-sono i-io… P-Piacere…” risposi, stringendola a stento.

“Sono venuto qui come regalo pre-finale” spiegò.

 “Che onore conoscerti, Tiziano!” dichiarò Andrea allegro, raggiungendoci.“Sei uno dei miei cantanti preferiti dal tuo primo album!”.

“E’ un onore per me ad essere onesti, ormai voi protagonisti di Music’s Planet siete dei piccoli miti per noi cantanti che vi seguiamo da casa….” rivelò, mentre ci dirigevamo tutti in salotto e Tiziano diceva che si sarebbe fermato per cena.

Tiziano Ferro era stato il mio ”Primo amore musicale”, ricordo quando, a dieci anni, guardavo i vari programmi musicali solo per guardare la sua esibizione di “Xdono” e immaginare di essere una di quelle ragazze che afferrava la rosa che lui lanciava…. Quindi immaginatevi cosa poteva rappresentare per me averlo lì!

“Io amo 111” dichiarai mentre eravamo in cucina e lui aveva insistito per aiutarmi ad apparecchiare. Io che apparecchiavo la tavola in compagnia di Tiziano Ferro, vi rendete conto?

“Mi fa piacere, dopotutto quella canzone rappresenta molto, è la testimonianza del mio calo di peso e di tutto quello che c’è stato dietro…” spiegò.

“Deb, Tiziano, dite cheese!”.

Alzai lo sguardo, trovandomi davanti Andrea che ci scattava una foto con la mia digitale.

“Cheese!” dicemmo all’unisono.

“Hai avuto una bella idea, grazie!” esclamai. “Tiziano, ti va di fartene una più decente?” chiesi timidamente.

“Ma certo, Debora” rispose lui, senza smettere di sorridere.

Fu così che passammo la serata tra foto e racconti.

“Niko, mi ricordi un po’ me ad essere onesto,e poi la mia prima produttrice discografica assomigliava molto a lei…” disse mentre cenavamo.

Niko annuì vivacemente. “Si, è davvero brava Maria, è sincera e questa è una bellissima cosa…”.

 “Allora, Tiziano, non dirmi che vuoi andartene senza averci cantato qualcosa!” esordì Max dopo cena, conducendolo vicino la testiera e i vari strumenti musicali.

“Ma che, scherzi! Cantare con voi è l’ultima cosa che mi perderei…” rispose Tiziano entusiasta, prendendo il microfono e sedendosi dietro la tastiera, provando alcuni accordi.

Ci sedemmo tutti a cerchio intorno a lui, e lui iniziò a fare le note di “Sere Nere”. “Questa l’hai cantata tu, vero Niko? E se non sbaglio te la consigliò Debora dato che era la tua life coach….”.

“Si” rispose lui rigidamente, alzandosi.

All’improvviso mi sentii annebbiare la vista dai ricordi: le prime prove, il finto litigio con Maria, l’ansia per il televoto, la mia cotta per lui… Quasi non mi resi conto che avevano iniziato  a cantare.

Mi emozionai, e lo fui ancora di più quando Andrea si unì a loro, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Niko.

“… Ho levigato la tua assenza solo con le mie braccia, e più mi vorrai, meno mi vedrai, meno mi vorrai e più sarò con te, con te, con te, lo giuro…”.

Rimasi a guardarlo emozionata, dato che mi stava guardando e Tiziano faceva una faccia compiaciuta.

Alla fine applaudimmo, ancora emozionati. Quella canzone mi faceva uno strano effetto, in effetti poteva essere la canzone di quell’avventura, che avevo ascoltato appena arrivata e quasi alla fine di quel viaggio da entrambe le persone che mi avevano fatto battere il cuore.

Eppure poco dopo salutammo Tiziano, con un piccolo nodo al cuore dato che ognuno di noi avrebbe preferito restare lì a cantare a ascoltare canzoni invece di andare a dormire.

“Ciao, Tiziano” lo salutai.

“Ciao, Debora! Ci vediamo martedì, sarò in studio con voi e premierò chi vincerà!” mi informò, mentre a quella notizia tutti si voltavano verso di lui.

Era mezzanotte passata quando andammo a dormire, e quando guardai l’orologio ricevetti un tuffo al cuore: avevo sedici anni! Ma nessuno sembrò ricordarsene… Ci rimasi un po’ male ad essere onesta, anche se lì dentro si perdeva la cognizione del tempo.

Mi addormentai con molta difficoltà, e alle quattro ero di nuovo sveglia. Presi la macchina fotografica ed iniziai  a vedere le varie foto che avevo scattato in quelle settimane, sorridendo e ricordando i vari momenti. C’eravamo io e Tiziano, i ragazzi che facevano colazione, Lara che cucinava, Samanta che battibeccava con Niko, ed io e Andrea che ci baciavamo… Quella foto ce l’aveva scattata Giuseppe il giorno prima, di soppiatto, ma non avevo il coraggio di cancellarla, era perfetta! Non mi ero mai scattata una foto del genere con un ragazzo…

Alzai lo sguardo quando sentii la porta aprirsi di scatto, ma mi rilassai quando vidi che era Andrea che entrava furtivamente.

Mi fece cenno di avvicinarmi, così posai la macchina fotografica e mi ci avvicinai, chiudendo la porta alle mie spalle.

“Credevo stessi dormendo, amore!” disse  a bassa voce.

“Mi sono svegliata una decina di minuti fa, non avevo sonno! Tu, piuttosto?” chiesi, mentre lo seguivo lontano dalla stanza.

“Si, anche io, così ho preparato una piccola sorpresa visto che i ragazzi sono andati a dormire sul terrazzo per il caldo… Vieni” disse, prendendomi per mano e conducendomi nella stanza che divideva con gli altri tre. Entrai, e rimasi stupita quando vidi che la stanza era illuminata da candele profumate e adornate da rose rosse. Chiuse la porta e accese lo stereo ad un bassissimo volume, mentre la voce di Dido con “Who makes you feel”  inondava lievemente la stanza.

Si è ricordato del compleanno, allora!

“A… cosa devo… tutto questo?” chiesi ancora spiazzata. Mi aspettavo un bel “E’ per il tuo compleanno!” ma purtroppo non fu questa la risposta.

“Al fatto che oggi non abbiamo proprio trascorso del tempo insieme” mi rispose, prima di abbracciarmi da dietro e darmi un lieve bacio sul collo.

Era quasi tutto perfetto, ma non sapevo perché sentivo un piccolo nodo alla gola, un pensiero mi stava invadendo la mente: mi immaginavo la stessa scena che aveva per protagonisti lui ed Rossella.

Andrea continuò a baciarmi, arrivando lentamente alle mie labbra, ma con quel pensiero fisso in testa non riuscii a fare altro che allontanarlo brutalmente.

Mi guardò senza capire, ed aveva ragione.

 “Scusami…” iniziai a dire, mentre iniziavo a sentirmi decisamente stupida per tutte quelle preoccupazioni. A cosa serviva? E anche se fosse? Che senso aveva? Tra qualche giorno ci saremmo dovuti salutare…

Andrea mi guardava con una strana espressione preoccupata, mentre si sedeva sul letto ed io lo imitavo.

“Hai mai fatto tutto questo per Rossella?” chiesi all’improvviso.

Lui fece una faccia rilassata appena sputai il rospo, e fece una piccola risata.

“Ah, è per questo! Ma no, nn ho mai fatto tutto questo per lei, le nostre serate erano molto meno romaniche, con lei non me ne fregavo di nulla…!” rivelò con voce schietta. “Mi credi?” aggiunse, avvicinandosi e accarezzandomi il viso lentamente.

“Si…” soffiai a voce bassissima, accennando un sorriso. “Scusami, non dovevo…”.

“Eh si, non dovevi, ma non ti sarà facile distruggere quest’atmosfera, piccolina…” ironizzò, baciandomi, mentre la canzone terminava e iniziava “I will be” di Avril Lavigne. “Mi sei mancata oggi” aggiunse, mentre prendeva una rosa e la metteva tra i miei capelli.

“Anche tu… Anche se senza te ho studiato molto di più”.

“Ah ah, ed io ho provato meglio!”.

Iniziammo a battibeccare così, finchè non finimmo per starcene abbracciati sul tappeto a guardare fuori da quella bassa finestra.

“Tu ci sarai?” chiesi lievemente, mentre le note della canzone proseguivano.

“Cosa?” chiese Andrea, che aveva ripreso a giocare con i miei riccioli.

“La canzone di Avril, dice “Io ci sarò…”. E tu?”.

“In realtà è “io sarò”, comunque… Farò il possibile per esserci, lo sai, ma sai anche che dopo martedì sarà impossibile poter stare ancora insieme…”. 

“Lo so, lo so… La mia unica paura è che quando verrò ai vostri concerti tu sarai così preso dagli autografi da non avere tre secondi per salutarmi… E ho una gran paura di vederti in tv al fianco di qualche cantante o attrice famosa…” dissi con la voce rauca, cercando di non piangere.

Per tutta risposta strinse la mia mano nella sua, facendomi rimanere un po’ male. Quanto avrei voluto che avesse risposto: “No, non succederà, tranquilla”.

Ma non si può chiedere alle cose impossibili di non accadere, giusto? E lui non mi voleva illudere, lo sapevo.

E faceva bene.

“… Un po’ mi manca l’aria che tirava, o semplicemente la tua bianca schiena. E quell’orologio non girava, stava fermo da mattina a sera, come me lui ti fissava. Io non piango mai per te, non farò mai niente di simile. Si lo ammetto, un po’ ti penso ma mi scanso e non mi tocchi più. Solo che pensavo a quant’è inutile farneticare….

Fu quella canzone, “Non me lo so spiegare”, a risvegliarci da quel silenzio un po’ imbarazzante. “Tiziano ci ha seguito” dissi lentamente.

“Si, e questa canzone ci ha azzeccato! Mi rivedo così, tra un po’ di tempo a pensare queste cose…” rispose, aumentando la stretta e dandomi un bacio sulla guancia.

“E perché?” chiesi.

Andrea scrollò le spalle, mentre davanti a noi sorgeva l’alba, bella, che colorava il cielo di un colore tra l’azzurro e il rosa.

“Non me lo so spiegare”.

“Anche io non me lo so spiegare” dissi.

“Cosa?”

“Il fatto che mi stai regalando un bellissimo compleanno senza saperlo…” risposi, decidendo di sputare il rospo. Era vero, involontariamente mi aveva fatto quella bellissima sorpresa.

Andrea si alzò di botto, prendendo l’orologio digitale dal comodino e controllando.

01 Giugno 2008, 05:03.

“Oddio, amore, scusami, non sapevo fosse il primo giugno!” si scusò, più pallido che mai, mentre si buttava una mano sulla fronte come a volersi dare dello stupido. “Buon compleanno!” esclamò, prendendo una delle rose e porgendomele.

“Grazie amore”.

Questa volta fui io a baciarlo, sotto le note di “True” degli Spandao Ballet, ma ci separammo di botto quando la porta si aprì di scatto, rivelando Niko.

“Andrea, puoi abbass… Oh” mormorò, vedendoci, e il suo sguardo si fermò sulla spallina abbassata del mio prendisole rosa, che era caduta dato che mi andava un po’ grande. “Scusate, ma sapete, a quest’ora le altre persone dormono” sbottò, fraintendendo tutto.

“Cosa vorresti dire?” dissi, scocciata da tutte le varie frecciatine che sputava da vari giorni.

“Che dovete fare i cavoli vostri senza disturbarci!” rispose, prima di fare per allontanarsi.

“Ehi, Niko, aspetta” lo bloccò Andrea alzandosi.

“Cosa c’è?” sbottò scocciato.

“La devi finire di insinuare cose inesistenti! E poi non sono fatti tuoi” aggiunse, levando un sopracciglio mentre io mi alzavo per raggiungerli.

“Oh, beh, non erano fatti tuoi nemmeno quando te ne stavi con Rossella, vero? Tanto cosa te ne frega, eh?” rispose l’altro con il viso più rosso, mentre Andrea apriva la bocca scioccato.

“Ma cosa vuoi dire? A me sembra che tu abbia contribuito al club dei gelosi con Daniele!”.

“Eh? Ma taci, solo perché ora ci stai insieme credi di stare con Paris Hilton! Ma chi t’invidia!”. 

“Cosa hai detto?” sbottai, intromettendomi. “Me l’ero dimenticato, il lord del cavolo! Tu sei il classico tipo che, come la volpe, non si avvicina all’uva buona quando sa di non poterci arrivare!”. 

Ci guardammo con un’occhiata furente, mentre Andrea approvava.

“Ma che film ti sei fatta in testa? Ti sei davvero montata con tutte le stronzate che quest’uomo di niente ti ha rifilato!” continuò Niko sprezzante.

“Come lo hai chiamato?” urlai, prima di guardarmi la mano arrossata: gli avevo appena dato uno schiaffo abbastanza sonoro.

“Deb, allontanati, non lo ascoltare…” disse Andrea, allontanandomi da Niko, che era ancora preso dal massaggiarsi la guancia.

Non mi sentivo affatto pentita, quell’offesa era stata davvero troppo.

“Allora, vuoi dirmi che problemi ti creiamo?” chiesi infine Andrea, guardandolo freddamente.

Ma Niko se ne andò facendo un verso sprezzante, senza degnarlo di una risposta.

“Come credevo, ora si spiega tutto,anche se prima non me lo sapevo davvero spiegare…”. 

“Che cosa?” chiesi esitante, ancora intenta nel pensare alla faccia tosta che aveva quel ragazzo.

“E’ semplicemente geloso”.

“Amore, non credi di essere un po’ monotono? Anche con me dicevi sempre questo…”.

Andrea mi sorrise. “Ed avevo ragione, no?”.

 

Qualche Anticipazione:

 

“Daniele, come ti sei permesso di leggere la lettera?” urlai, irrompendo nella sua stanza e sventolando il foglio, mentre stava leggendo un libro.

_______

“Questa sono io?” chiesi incredula, sorridendo.

_______

“Oggi il mio gruppo aveva la registrazione dell’inedito! Me lo sono perso!” esclamai, sentendo un vuoto allo stomaco.

_______

“Debora, vuoi dire qualcosa a queste persone che ti hanno raggiunta fin qui per festeggiarti?” chiese infine, porgendomi il microfono, che presi in mano senza esitare. Un discorso, un minimo ringraziamento ci voleva.

_______

“Ti piacerebbe. Non allevierò i tuoi sensi di colpa, mi dispiace” disse in tono freddo Daniele, lasciandomi scioccata, sorpassandomi e andando chissà dove.

 

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Capitolo 38
*** My Sweet Sixteen ***


My Sweet Sixteen

Salve, gente! Eccomi qui con un giorno di anticipo =D

In questo capitolo saranno un po’ più presenti le figure di Daniele e di Silvia, dopotutto il programma sta per finire e ci sono comunque delle piccole cose irrisolte con loro, specialmente con Daniele, con cui Debora dovrà fare i conti.

Poi mi scuso per la questione dell’Antonio che ha sostituto Andrea xD ma nella versione originale i personaggi hanno altri nomi e purtroppo a volte per un minimo di distrazione mi sfuggono e non li cambio. Prometto che cercherò di farò ancora più attenzione! ^^

Grazie mille a:

freeze: Una strana piega, dici? Eh si, dopotutto non mi sembra che questa storia abbia mai avuto una piega “normale” ^^Ma con la finale, nel cap 41, le cose saranno più chiare, promesso! 

Giulls: Hi, my dear! =D Riguardo la finale, certo che faranno pace… Più o meno… Ihihi, scherzo, anche se comunque quel giorno una certa persona non amata da Deb farà intrusione nel backstage, sconvolgendo un bel po’ le cose che saranno già sconvolte di per sé! Purtroppo la tristezza è d’ordine in questi cap, dato che l’addio è vicino, sigh… Bacioni!

giunigiu95: Eheheh, non sai quanto invidio Deb per la dolcezza di Andrea! Se si potesse comprare un ragazzo così… ;-P

Angel Texas Ranger: Ma certo, dopo la fine del programma continueremo a sapere cosa fanno gli altri, anche perché Deb li incontrerà in una particolare occasione e poi inizieranno a rivedersi frequentemente, anche se questo succederà tra un bel po’ di cap! ^^

95_angy_95: Andrea cerca semplicemente di non illudere Deb, perché illudendola si illuderebbe a sua volta ^^ E cos’ha Niko, beh, lo scopriremo nel prossimo cap, dai, bisogna pazientare solo un altro po’! =)

_New_Moon_: Sei perdonata, tranquilla! Grazie mille! Ecco un altro cap, spero placherà almeno in minima parte la tua sete di informazioni! ^^

vero15star: Eheheh, che bello vederti entusiasta dopo tanto patire appresso a quei due!=D Spero che anche questo cap sia di tuo gradimento!

A sabato,

la vostra milly92.

Capitolo 38

My Sweet Sixteen

L’indomani quando aprii gli occhi mi ritrovai stesa sul letto di Andrea, con alcuni petali di rosa sparsi vicino a me.

Ho sedici anni…

Mi alzai, constatando di essere da sola con una piccola nota di tristezza, ma ebbi appena il tempo di strofinarmi gli occhi che mi ritrovai Dante in camera, che mi guardava quasi spaventato.

“Cosa ci fai tu qui?” mi chiese allarmato.

Sobbalzai quasi a causa del tono della sua voce. “Ehi, tranquillo, Dante! Stanotte Andrea…”.

“Lo so, lo so cosa ha fatto, era per domandare” rispose burbero, prendendo gli occhiali da vista in un cassetto ed uscendo.

Rimasi senza parole da quel comportamento, così mi decisi ad uscire e andare nella mia stanza per prepararmi. Il solo pensiero di aver dormito con Andrea mi rendeva felice, ma mi sarebbe piaciuto trovarlo al mio fianco al risveglio, come era successo con Niko.

Niko… Cosa gli succedeva? Perché mi offendeva a ripetizione?

La mia stanza era vuota, non c’era nessuna traccia di Lara e Samanta, così iniziai a prepararmi velocemente, ripensando a quanto avrei voluto poter parlare con una delle mie migliori amiche, per sfogarmi, dirle quanto ero felice per Andrea ma allo stesso tempo triste…

“Ciao mondo, ora che ho sedici anni vedi di giocarmi qualche buon tiro” dissi davanti allo specchio, dopo che ebbi indossato una gonna di jeans, un top lilla e degli stivali estivi bianchi.

“Sono pazza, si, come posso azzardarmi a chiedere questo? Sono passata ai provini, sono entrata qui, ho conosciuto Andrea… E’ già troppo! Scusami, mondo. Sono un’egoista” aggiunsi, sentendomi decisamente stupida.

Diedi un’occhiata al programma del giorno poggiato sulla scrivania, e lessi che era una giornata iper piena: i Gold Boyz avevano l’incontro con l’autore dell’inedito alle dieci e un’intervista a mezzogiorno, poi c’erano le prove in studio dalle tre alle sei e, infine, momento importantissimo, l’incisione dell’inedito dalle sei e mezzo alle otto e mezzo.

In poche parole avevo la mattinata libera, visto che non ero richiesta né all’incontro né all’intervista.

“Buongiorno” dissi una volta entrata in cucina,  trovandovi solo Daniele.

“’Giorno” rispose lui senza alzare lo sguardo dalla sua ciotola di latte.

“Scusa, mica sai dove…”.

“Andrea è già uscito con il resto del gruppo” mi rispose subito, interrompendomi.

“In realtà ti stavo chiedendo dove fossero tutti gli altri” ribattei seccata.

“Ah, in giro per le varie interviste e prove, siamo rimasti solo noi e Dario in casa. E Andrea ti ha lasciato un messaggio, prima. Buon compleanno” aggiunse freddamente prima di posare la ciotola nel lavandino ed uscire.

“Grazie, eh!” sbottai, prendendo la lettera sul tavolo e sedendomi per leggere.

“Buongiorno, amore. Purtroppo oggi è una giornataccia, piena di impegni e mi sa che ci vedremo direttamente a pranzo. Non ho avuto il coraggio di svegliarti, dopotutto è il tuo compleanno e non mi andava di darti un precoce risveglio… Ancora auguri, amore, e scusami ancora se non me lo sono ricordato, o peggio, non sapevo che fosse il primo giugno. Spero di sapermi far perdonare… Ti voglio davvero bene, a dopo. Andrea.”

Lessi tutto d’un fiato, prima che una sola cosa mi riempisse il cervello…

“Daniele, come ti sei permesso di leggere la lettera?” urlai, irrompendo nella sua stanza e sventolando il foglio, mentre stava leggendo un libro.

“Eh?” disse, con una grande faccia da strafottente.

“Tu-hai-letto-questo-biglietto” conclusi.

“Ma tu sei pazza” disse, alzandosi dalla sedia su cui era seduto e avvicinandosi. “Non m’importa degli affari vostri…”.

“E allora come hai fatto a sapere che era il mio compleanno? Solo qui c’è scritto…” precisai, sentendo, tuttavia, di star sbagliando qualcosa.

“Forse perché prima di venire qui mi sono informato sulla tua intera biografia! Ho chiesto informazioni in lungo e in largo per sapere che sei nata il primo Giugno 1992 a Caserta, che hai un fratello di dodici anni e innumerevoli cugini! Ho scoperto che abiti a via G. Garibaldi al numero 125,  che adori le lingue e il tuo più grande complesso è quello di essere grassa, che adori Avril Lavigne e Britney Spears oltre alla saga di Harry Potter e quella di Twilight e che il tuo più grande sogno è quello di diventare una scrittrice….” disse, prendendo la lettera e leggendo. “Cose che a quanto vedo non importano al tuo amato, che non lo sapeva nemmeno! Io sto facendo il conto alla rovescia da un mese!” esclamò, lanciandomi un’occhiata che non dimenticherò mai più in tutta la mia vita. 

Dire che mi sentivo umiliata è un eufemismo,  senza rendermene conto gli stavo facendo passare tutto ciò che io avevo passato prima per Niko e poi per Andrea. Non me ne ero proprio importata di lui, che si era buttato in quest’esperienza per me, per conoscermi meglio…

“Daniele, scusami, io…” biascicai, ma lui si parò una mano davanti.

“Taci, non voglio la tua pietà, sono io che ho sbagliato a seguirti fino a qui e ad illudermi di poterti piacere… Ma non si fa come stai facendo tu! Non dico che mi devi ricambiare obbligatoriamente, ma, che cavolo!, almeno un pò di rispetto, non riesci a stare senza accusarmi in continuazione per qualcosa che esiste solo nella tua testa! Ricorda che tutta questa gente non la vedrai più fra qualche giorno, mentre io e te ci dovremmo vedere tutti i giorni per almeno un altro anno…”.

Aveva ragione. Fin troppa. “Lo so, ma… Insomma,anche tu hai fatto la tua parte! Mi hai insultata, offesa…”.

“Si, ma abbiamo fatto pace secoli fa…!”.

Mi zittii, senza sapere cosa dire. Mi aveva decisamente messa K.O.

“Va bene, va bene, ora che mi hai fatto la partaccia posso andarmene?” chiesi, fingendomi scocciata quando in realtà mi sentivo un grande peso sullo stomaco.

“Nessuno ti ha chiamata… E per tua informazione non ho più voglia di uscire con la tua amica” mi rispose con indifferenza, voltandomi le spalle e ritornando ad immergersi nel suo libro.

Uscii dalla stanza umiliata e con un grande senso di colpa, decidendo una cosa: una volta ritornati a scuola, per quei pochi giorni che ci rimanevano fino alla fine dell’anno scolastico, sarei stata più gentile e garbata. Ma ciò non serviva a ripagare tutto ciò che avevo fatto, e nemmeno a farlo uscire con Cristina.

Sai quante ragazze gli faranno la corte?!

Me ne andai in giardino, lasciando che un venticello estivo mi scompigliasse i capelli con leggerezza prima di trovarmi davanti Silvia, con tanto di occhiali da sole giganti, tailleur beige e tacchi vertiginosi.

“Cercavo proprio te, Deborina!” esclamò raggiungendomi. “Mi sono informata e ho scoperto che oggi compi sedici anni! Auguri!”.

“Grazie, Silvietta” risposi sorpresa mentre mi dava due baci sulle guance e si fermava a scrutarmi.

“Devo dire che hai fatto un salto di stile esagerato! Stai benissimo!” dichiarò indicando gli stivali. “Comunque, visto che non avevo nulla da fare dopo che Lara e Massimo avevano da fare con le varie interviste, sono venuta a darti il mio personale regalo di compleanno!”.

“Oh, ma non dovevi…” iniziai, imbarazzata, mentre mi porgeva un pacchetto.

“Ma che, scherzi? Dovevo! E poi dopo, se vorrai seguirmi, c’è anche la seconda parte del regalo da parte di tutta la produzione, compresi Ivan, Maria e Luke…” disse disinvolta, togliendosi una ciocca bionda da sopra le spalle.

Feci un cenno ancora più imbarazzato, mentre scartavo il pacco, scoprendo degli occhiali da sole Chanel.

“Oh, ma sono… Meravigliosi! Non ho parole….” mormorai flebilmente.

Silvia sorrise, prima di dire: “Allora indossali e vieni con me, ho il permesso della direzione, su…” e un minuto dopo mi trovai a bordo di una limousine al posto della solita BMW, con tanto di occhiali da sole.

“Silvia, ma cosa hai combinato? E’ troppo, mi sembra di stare in un film…” dissi incredula mentre lei mi porgeva dei pasticcini e un bicchiere di coca cola che erano come comparsi dal nulla con tanto di piatti e bicchieri.

“E il bello deve ancora venire…”.

Aveva perfettamente ragione. Venti minuti dopo eravamo in un centro di bellezza, dove provai dei particolari massaggi, feci la sauna, il bagno idromassaggio…

“Vedi, io vengo in questo tipo di centro quando sono sotto stress, è un vero toccasana” mi spiegò Silvia mentre eravamo in una gigantesca piscina idromassaggio.

“Fai bene, tu che puoi…” risposi sentendo un po’ di invidia. Con la mia vita scolastica a stento riuscivo a trovare un’oretta al giorno per doccia e shampoo!

“Ma che, credimi, io darei tutto per poter essere un’adolescente come te, per poter andare spensieratamente alle feste, divertirmi, cambiare ragazzo come se niente fosse…” rivelò con aria nostalgica.

Feci un sospiro, pensando che anche se io ero un’adolescente facevo ben poche cose di quelle da lei citate. “Peccato che io sia un’adolescente e non faccio nemmeno il 50% di queste cose! Io non mi ritengo un’adolescente a volte, mi sento solo una vecchia che va ancora a scuola… vado ad una festa ogni tanto, mi diverto solo un pò il sabato sera e… Riguardo ai ragazzi…” arrossii di botto, mentre l’immagine di Andrea prendeva il sopravvento nella mia mente e pregavo Santa Debora di non dare a Silvia il potere di poter leggere nella mente.

“I ragazzi?! Dai, continua…” mi incitò, curiosa.

“No, niente, mi sono lasciata con il mio ragazzo a novembre e da allora sono single, insomma, con la mia vita non è che trovo il tempo da perdere dietro a loro…” risposi, il che era vero, ma senza contare la vita lì a Music’s Planet.

Silvia mi squadrò prima di fare uno strano verso e spingermi lievemente. “Debora! Ma che cavolo, dico io, hai sedici anni! Pensa anche a divertirti, mica devi farti la storia seria? Io mi sentivo come te dopo aver divorziato, ma ora nessuno può togliermi qualche appuntamento… con qualche fan…” mi rimproverò, il che mi fece sentire davvero uno schifo: essere riprovati su questo argomento da una quasi quarantenne divorziata non è il massimo.

“Hai ragione, Silvia! Quando ritornerò a casa farò una strage…” ironizzai per sdrammatizzare.

“Brava! Tanto sarai anche popolare dopo questo programma, no?”.

Dopo il massaggio mi portò in un negozio d’alta moda, dove prendemmo vari vestiti, e poi dal suo parrucchiere, che mi cambiò il taglio di capelli, mi fece qualche meches color mogano e me li lisciò. L’estetista mi truccò e mi fece la manicure… Inutile dire che quella sera, verso le sette, quando mi guardai allo specchio esitai a riconoscermi, con il trucco perfetto, i capelli perfettamente mechati e piastrati e con indosso un abito bordeaux con tanto di scarpe abbinate.

“Questa sono io?” chiesi incredula, sorridendo.

“Si, sei tu. Aspetta, manca una cosa…” disse Silvia, sfilandosi il suo collier d’argento con tanti diamanti e mettendolo al mio collo.

“Silvia! No, ma… è tuo…” protestai.

“No, in realtà quegli occhiali da sole li ho comprati con i soldi della produzione, quindi questo è il mio vero regalo” spiegò. “Oggi ti ho conosciuta per quello che sei per davvero, e non sai quanto mi sento dispiaciuta per come mi sono comportata prima…” dichiarò, con gli occhi lucidi, lasciandomi visibilmente sorpresa ed ammaliata.

“Oh, grazie Silvia! Davvero, mi hai regalato un compleanno fantastico, e non mi riferisco solo al fatto che ora posso remotamente assomigliare ad una VIP! Sei davvero una bella persona” conclusi abbracciandola, mentre bussavano alla porta.

“Signora Fortuna, l’autista è arrivato!”.

Ci separammo, ma continuai a vedere quella strana espressione contenta sul volto di Silvia mentre entravamo nella limousine ed io lasciavo vagare i miei pensieri verso Andrea…

“Merda!” urlai quasi mentre la vettura sfrecciava per città.

“Cosa è successo?” chiese Silvia preoccupata.

“Oggi il mio gruppo aveva la registrazione dell’inedito! Me lo sono perso!” esclamai, sentendo un vuoto allo stomaco.

“No, tranquilla, la registrazione dei brani è saltata, ci sarà domani! Mi ha chiamato prima Luke, perciò mi sono trattenuta così tanto!” spiegò, mentre mi lasciavo  sfuggire un sospiro di sollievo. “Ed è per questo che cenerai con me… Spero non ti dispiaccia” aggiunse, mentre la limo si fermava davanti ad un locale di sicuro di lusso, “Cenerentola’s club”.

“Oh, ma figurati” risposi, mentre in realtà stavo ancora pensando ad Andrea… Non ci eravamo proprio visti, avevamo perso altre 24 ore da trascorrere insieme…

Basta, Deb! Devi piantarla! Non devi dipendere da lui…

La cosa mi risultò molto difficile non appena mi trovai all’entrata del locale, dove vedevo solo ricconi vestiti elegantemente. Vidi il mio riflesso nel vetro d’entrata e sorrisi mio malgrado, quanto avrei voluto che Andrea mi vedesse!

“Ricorda che questa sera ogni tuo desiderio è un ordine…”sghignazzò Silvia, come leggendo nei miei pensieri e mi condusse in una sala, una sala decisamente buia per i miei gusti.

No. Non può essere! Non è come in quei film americani, ora non si accenderanno le luci e nessuno urlerà “Sorpresa!”….  Pensai, accecata dal buio.

Ma mi sbagliavo.

Tre secondi dopo le luci si accesero e da dietro i tavoli spuntarono tutti i ragazzi, i giudici e Ivan  Argenti.

“Sorpresaaaaaa!” urlarono tutti in coro, raggiungendomi e facendomi rimanere di stucco. Nessuno mi aveva mai fatto una festa a sorpresa, di solito mi limitavo ad andare in pizzeria con le mie amiche!

“Oh, ma… E’ fantastico! Sono senza parole…” dissi, mentre Maria mi augurava buon compleanno.

“Auguri, Deb!” disse Ivan, baciandomi le guance. “Piaciuto il regalo della produzione?”.

“Si, grazie…”.

“Ha funzionato, sei stupenda! Ma l’idea della festa è stata di Andrea…” mi sussurrò prima di allontanarsi con un sorriso, lasciandomi ancora più stupita.

“Auguri, Debora!”.

Era Niko, che fece un sorriso sforzato, stringendomi la mano prima di allontanarsi rapidamente. “Ehi, la mia nipotina cresce sempre di più…” disse la voce di Max, distraendomi dai miei pensieri.

“Zio!”.

“Auguri, piccolina…” disse abbracciandomi.

“Happy Birthday to you, happy birthday to you…”.

I Gold Boyz mi avevano raggiunta, e mi strinsero in un abbraccio collettivo. “Alla faccia, stasera qualcuno vuole far venire un infarto al signor Andrew?” chiese Francesco squadrandomi per bene e facendomi l’occhiolino.

“Sei bellissima, Deb! Si vede che sei invecchiata!” sghignazzò Giuseppe abbracciandomi.

“Scusami per stamattina, ma sai, dovevo essere acido, non dovevi sospettare nulla,faceva parte del piano…” si scusò Dante cordiale.

“Oh, ma figurati, Mr. Acidità…! E di chi sarebbe questo piano?”  chiesi, fingendo di non sapere nulla.

“Noi non sappiamo nulla…” disse Giuseppe, continuando a sghignazzare, prima di lasciarci soli. Andrea, che indossava dei jeans neri con una camicia bianca e una giacca nera sorrise abbracciandomi.

“Grazie, è… fantastico! Ma mi dispiace che non ci siamo proprio visti oggi…” sussurrai, cercando di non commuovermi.

“Faceva parte del piano portarti lontano dal loft… Comunque sei fantastica, stai benissimo, mi sento quasi inadeguato al tuo fianco…”.

“Ma taci, non dire sciocchezze” lo zittii, mentre la musica partiva e alcuni camerieri aprivano il buffet.

Con un nodo alla gola notai che Daniele stava parlando con Lara: non mi si era proprio avvicinato, e di conseguenza mi venne in mente la discussione di quella mattina.

 “Allora, prima che la festa inizi sul serio vorrei che Debora ricevesse l’ultimo regalo di compleanno… Da parte dei Gold Boyz, che hanno terminato di prepararlo solo due ore fa dopo una giornata di lavoro!”.

Mi distrassi dai miei pensieri, e ringraziai Dio quando le luci divennero soffuse. I ragazzi mi si avvicinarmi mentre mi guardavo intorno curiosa, cercando di distrarmi.

“Cos’è?” chiesi.

“Lo scoprirai…” mormorò Andrea. Non successe nulla, anzi, partì solo la base di una canzone.

E, prima che me ne rendessi conto, la voce di Andrea invase la stanza.

It's a little bit funny, this feeling inside
I'm not one of those, who can easily hide
I don't have much money, but boy if I did
I'd buy a big house where we both could live.

È un po’ divertente
questa sensazione che ho dentro
Non sono uno di quelli
che riescono a nasconderlo facilmente
Non ho molto denaro,
ma, dannazione, se l’avessi
comprerei una grande casa
dove potremmo vivere entrambi.

Sbarrai gli occhi,riconoscendo la canzone “Your song”di Elton John, ma decisi di non dire nulla per continuare ad ascoltare. Il ritmo era dolce e lento, quasi magico. Poi fu la voce di Giuseppe unita a quella di Francesco ad invadere la stanza.

If I was a sculptor, but then again no,
Or a man who makes potions in a travelling show
I know it's not much, but it's the best I can do
My gift is my song and this one's for you.

Se fossi uno scultore, ma anche se non lo fossi
o uno che prepara pozioni
in uno show itinerante
So che non è molto,
ma è il meglio che posso fare
Il mio regalo per te è la mia canzone
e questa è per te

Le lacrime scendevano prepotenti, rovinandomi il trucco, ma per la commozione.


And you can tell everybody, this is your song
It may be quite simple but now that it's done,
I hope you don't mind, I hope you don't mind
That I put down in words
How wonderful life is while you're in the world.

E puoi dire a tutti,
che questa è la tua canzone
Forse è molto semplice
ma ormai è fatta.
Spero che non ti dispiaccia,
spero che non ti dispiaccia
quello che ho messo per iscritto
Come è meravigliosa la vita
ora ce ci tu sei nel mondo.

Cantarono in coro il ritornello, prima che li abbracciassi per la gratitudine . Una canzone riarrangiata da loro come regalo… Wow.

La canzone proseguì , e quando terminò mi sentivo decisamente catapultata in un vortice di emozioni indescrivibili.

“E questa era “Your song”, la canzone che questo mitico gruppo dedica a Debora e che sarà presente in un loro eventuale cd!” terminò Ivan. “Deb, vuoi dire qualcosa a queste persone che ti hanno raggiunta fin qui per festeggiarti?” chiese infine, porgendomi il microfono, che presi in mano senza esitare. Un discorso, un minimo ringraziamento ci voleva.

“Beh, cosa dire… All’inizio per me era tutto un gioco, compiere sedici anni, ma ora… Ora mi rendo conto che qualcosa è diverso, è cambiato, o forse sono semplicemente io ad essere cresciuta. Prima di venire in questo programma ero un’altra persona, più timida, che aveva vissuto i suoi quindici anni di vita per metà, ma ora… Ora ho l’impressione di aver iniziato a vivere, con le gioie e  dolori che ciò comporta. Ho fatto alcuni sbagli, come quello di giudicare qualcuno precocemente o credere di avere ragione quando non ce l’avevo, a volte ho sfogato la mia rabbia su qualcuno che non se lo meritava, a volte mi credevo addirittura una super donna … Perciò vi prego di scusarmi, ho imparato al lezione. E poi… Grazie a tutti voi, che mi avete regalato un compleanno fantastico!” terminai, senza sapere cosa aggiungere e gli applausi invadevano la sala.

“Bene, grazie Debora! Ed ora… Che le danze abbiano inizio!” terminò Ivan, posando il microfono e raggiungendoci.

“Oh, ragazzi, grazie!” esclamai, abbracciando di nuovo i ragazzi e lanciandomi nelle danze.

“Davvero ti è piaciuta?” chiese Andrea sollevato, mentre allungava il braccio per invitarmi a ballare.

“Ma certo…” risposi, e, approfittando delle luci psichedeliche, lo baciai. “Solo che dopo me la devi cantare di nuovo…”.

“Certo…”.

Ballammo, finchè non notai Daniele seduto su una sedia tutto solo. “Andrea, puoi scusarmi? Ho una missione da amica da compiere…”.

“Si, vai, nel frattempo io vado in bagno”.

Mi avvicinai al ragazzo, che mi squadrò dal capo ai piedi. “So che non servirà a nulla, ma voglio rinnovare le mie scuse”.

“Ok” si limitò a dire.

Sorrisi. “Meno male! Ti va di ballare con me?” chiesi poi, continuando a sorridere.

“Ti piacerebbe. Non allevierò i tuoi sensi di colpa, mi dispiace” disse in tono freddo Daniele, lasciandomi scioccata, sorpassandomi e andando chissà dove.

Aveva detto bene, i miei sensi di colpa non si erano affatto alleviati. Triplicati, semmai.

 

Qualche Anticipazione:

 

“… E che dovrai dire addio a tutti… Specialmente ad Andrea…” terminò lui per me, facendomi voltare di scatto a guardarlo.

_____

La cosa non valeva solo per lui, il fenomeno “valigie” aveva invaso tutta la casa, per il corridoio non si vedeva altro che persone che si chiamavano, si restituivano qualcosa, se ne regalavano un’altra come ricordo…

_____

“Non far finta di non capire” iniziai, gettandoglielo letteralmente in faccia. “E’ di Rossella, vero? Io… io credevo che per te non fosse importante!” urlai.

_____

 “Ora però fai finta di non sapere nulla e goditi le ultime ore con quel tipo” mormorò, accendendo le torce, e per un istante mi parve di vedere il suo volto rigato da una lacrima.

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Capitolo 39
*** L’ultima Cena ***


L’ultima Cena

Ciao!

Come al solito ho aggiornato con un giorno di anticipo, perché domani  dopo scuola andrò a casa di una mia amica e non avrei avuto modo di  postare.

Questo cap apre lo scenario degli addii, preparatevi perché nel prossimo i ragazzi abbandoneranno il loft… =(

Grazie mille a:

Angel Texas Ranger: Eh si, Daniele alla fine si  merita un po’ di compassione xD E cosa farà Andrea, beh te lo lascio scoprire leggendo il cap! ^^

95_angy_95: Immagino che dopo aver letto il cap farai i salti di  gioia perché Niko rivelerà i suoi pensieri! E i ragazzi si rivedranno ad un concerto ad agosto e dopo qualche anno, ma alcuni di loro continueranno a sentirsi con Deb!

vero15star: Eh si, hanno rotto e il bello e che fanno sentire Deb in colpa! Purtroppo lei è la prima a farsi gli scrupoli quando loro se ne sono fregati di lei solo in un secondo momento… Quanto ad Andrea… Chi è che non lo sposerebbe? =D Grazie mille per i tuoi complimenti, tesoro!

Giulls: Carissima, mannaggia a te che mi hai convinta a spoilerare! xD xD xD Diciamo che Deb l’ha combinata grossa, ma con Daniele si aggiusterà tutto in questo cap! Al momento è Niko che rompe, sigh… Non vorrei essere ei suoi panni, e tu? ^^

_New_Moon: Tu  ami Andrea ed io adoro te, grazie mille per tutti i complimenti! ^^ Davvero il tuo ex somiglia ad Andrea? Allora ti sarei grata se me lo presentassi! xD Scherzo, ovviamente =D

Penso che aggiornerò mercoledì!

La vostra milly92.

Capitolo 39

L’ultima Cena

“Ehi, sedicenne!”.

“Ehi, Ivan! Ciao!”.

Domenica 2 giugno me ne stavo seduta sulle tribune del pubblico mentre i Gold Boyz provavano l’inedito, nello studio. 

Ivan mi sorrideva, e si stiracchiò lievemente. “Ahh! Sembrerò ipocrita, ma non vedo l’ora di andare in vacanza…” brontolò, lanciando un’occhiata tetra al copione che teneva in mano.

“Cosa?! Oddio, si che sei un grande ipocrita!” mormorai. “Io non ce la faccio a pensare che domani sera dovrò fare le valigie…”.

“… E che dovrai dire addio a tutti… Specialmente ad Andrea…” terminò lui per me, facendomi voltare di scatto a guardarlo.

“E’ un po’ che non parliamo, ma non sono cieco! Ieri ho visto tutti quei bacetti…” spiegò. “E devo dire che ci sono rimasto, chi lo avrebbe mai detto…”.

Abbassai lo sguardo, imbarazzata. “Guarda che sono la prima a non crederci, ma purtroppo tutto finirà, no?” borbottai. “Come farò proprio non lo so…”. 

“Oh, dai, non farla così tragica, ci saranno sempre i concerti, il matrimonio di Max… Poi sei nella stessa regione di Niko, Daniele…” disse Ivan, prima di lasciare che un ghigno si impadronisse del suo volto quando lo guardai sbigottita.

“Certo che lo fai proprio apposta! E poi, figurati, Daniele mi odia e Niko ce la tiene con me senza dirmi nemmeno il perché…” risposi sconsolata.

“Sarà, ma per me, anche se hai un anno in più, rimani sempre un po’ scemina, possibile che non ci arrivi?” brontolò, prima che il solito: “Ivan, vieni, c’è stata una modifica del copione!” lo costrinse ad alzarsi. “La gelosia, più la scacci e più l’avrai…” canticchiò, dandomi un pizzicotto sulla guancia e allontanandosi, salutandomi con la mano.

Non riuscivo a capacitarmi che Niko fosse geloso, anche se i segnali erano evidenti. Forse dopo quel bacio si aspettava chissà che cosa…

Ma se è stato lui a dirmi che è stata tutta colpa della febbre?

Quella storia era decisamente degna di Beautiful, per me. Ero entrata cotta di Niko, avevo fatto prendere a Daniele una cotta per me e poi mi era piaciuto Andrea… Rossella, volente o nolente, aveva avuto ragione a quella famosa partita. Era stato lui il “vincitore” , anche se gli restava poco tempo per esserlo.

Con questi pensieri mi avvicinai a Luke e Kevin che stavano modificando alcune cose.

“Qualche problema?” chiesi, fingendomi interessata, mentre i ragazzi si avvicinavano e Andrea mi dava un lieve bacio senza farsi accorgere dai due, che per fortuna erano presi da alcuni fogli.

“Ma sei pazzo…?” sussurrai, mentre Luke rispondeva distrattamente: “No, dovrebbe essere tutto ok!”.

“Si… di te…”.

 “Che originalità…” dissi in risposta, spingendolo lievemente. Si limitò a guardarmi intensamente, come faceva tutte le volte che lo sorprendevo a guardarmi mentre io ero impegnata in altre cose.

E quello stesso sguardo glielo vidi stampato in faccia quel pomeriggio, dopo aver registrato l’inedito.

“Ragazzi, siete stati favolosi!” li incoraggiai, brandendo il pugno non appena uscirono dalla sala registrazione. “Com’è stato registrare il pezzo?”.

“Non è una cosa nuova, abbiamo già registrato il tuo regalo di compleanno, no?” mi ricordò Giuseppe.

“Si, infatti” concordò Dante.

“Resta il fatto che siete stati super” ripetei mentre  si allontanavano per parlare con il vocal coach.

“Hai visto che alla fine la canzone te l’ho dedicata?” se ne uscì Andrea mentre mi sedevo su una delle sedie dello studio.

Sobbalzai quasi, ricordando le nostre conversazioni in cui scherzavamo e lui diceva che mi avrebbe dovuto dedicare una canzone.

“Si, ma resta il fatto che mi devi chiamare per fare il videoclip….”.

“Ci puoi giurare!” affermò, e quando risi aggiunse: “Non sto scherzando, ci devi essere nel videoclip, sempre se non sarai impegnata con il tuo film”.

Ebbi un tuffo al cuore per l’ennesima volta: avevo decisamente trascurato la questione dei provini!

“Mi credi se ti dico che lo avevo proprio dimenticato?” gli domandai. “Ultimamente ho dimenticato proprio tutto, è tutta colpa tua…” lo rimproverai, spingendolo lievemente.

“Ma cosa hai intenzione di fare?  Farai i casting?”.

Ci riflettei un secondo, esitando, prima di rispondere: “No, ho deciso, non ci andrò. E’ una sciocchezza, io non ho mai studiato recitazione… E poi non me la sento”.

Quell’idea però mi turbò fino al giorno seguente, mentre facevo le valigie e posavo tutti gli abiti che avevo indossato in tutte le prime time. Posai il vestito azzurro che avevo indossato la settimana prima con un tuffo al cuore, e lanciai lo sguardo a quello che avrei indossato l’indomani, un abito bianco e argento.

E se avessi accettato di fare i provini? Se avessi ottenuto anche una minima parte?

Sono impazzita, non posso, e poi è meglio isolarmi da questo mondo! Altrimenti non ne uscirò più fuori…

“Deb, mica hai visto i miei pantaloni verdi?” chiese Lara entrando, con in mano una pila di vestiti piegati.

“No, anche perché li avrei notati subito, io non ho pantaloni di quel colore…” risposi, mentre mi allontanavo per prendere la biancheria intima dal cassetto.

“Ok, grazie…”.

“Deb, ti ho portato il cd, così non te lo dimentichi!” disse la voce di Francesco, mentre bussava alla porta ed io rispondevo: “Entra!”.

Era tutto indaffarato, aveva quasi il fiatone, e quando presi il cd, che conteneva la loro versione di “Your song”e mi soffermai a squadrarlo si spiegò con un breve: “Ho milioni di cose da restituire per tutta la casa”.

La cosa non valeva solo per lui, il fenomeno “valigie” aveva invaso tutta la casa, per il corridoio non si vedeva altro che persone che si chiamavano, si restituivano qualcosa, se ne regalavano un’altra come ricordo…

“Ti serve una mano, zio?” chiesi a Max quando ebbi finito di fare la mia, entrando nella stanza dove si erano riuniti tutti i ragazzi.

“No, ho quasi finito, grazie…”.

“Potresti darla a me, tesoro!” mi chiamò Andrea, che si stava letteralmente appiccicando con una camicia che non riusciva a piegare. “Potresti andare nella mia stanza e prendermi tutti gli altri vestiti mano a mano?”.

Annuii, contenta di fare qualcosa di utile per lui e di allontanarmi dagli altri dato che Daniele aveva fatto una smorfia al suono della parola “tesoro!” , così mi avviai nella stanza che divideva con gli altri tre a aprii il suo armadio, perdendomi tra magliette, giacche, pantaloni, bermuda , camice…

“Alla faccia, i miei vestiti sono di meno” commentai, spostando una pila di canotte.

“Ma cosa…?” chiesi al nulla, quando notai che nel bel mezzo c’era un pezzettino di stoffa ricamata nera. Lo sfilai, e con mio sommo dispiacere constatai che non era un pezzo di stoffa, bensì un perizoma. “Non può essere…” sussurrai incredula.

Rimasi a fissarlo, sconcertata, immaginando che fosse un trofeo di Rossella…

“Amore, hai fatto?”.

La voce di Andrea mi raggiunse da molto lontano, e non mi diedi nemmeno la briga di risponderlo.

“Cosa stai…?” iniziò, avvicinandosi e fissando l’indumento senza capire.

“Non far finta di non capire” iniziai, gettandoglielo letteralmente in faccia. “E’ di Rossella, vero? Io… io credevo che per te non fosse importante!” urlai.

“Ma no, io non l’ho mai avuto!” rivelò, fissandolo ancora più sconcertato. “Dove lo hai trovato?”.

“Non dire cazzate… So che ormai tra un giorno tutto finirà, ma voglio che almeno tu sia sincero con me! Perché non me lo dici in faccia che ci tieni davvero a lei?” mi infervorai, sentendo di tremare per la collera.

“Deb, piantala!” disse lui, prendendomi per le spalle. “Se avessi avuto qualcosa da nasconderti di certo non ti avrei mandata qui a rovistare tra la mia roba, ti pare?” mi fece ragionare.

Non risposi, abbassando lo sguardo per la vergogna. “Beh, forse è così…” mormorai, sentendomi decisamente più calma.

“Dove lo hai trovato?” mi chiese di nuovo.

“Qui…” risposi, e mentre mettevo le mani tra la pila di indumenti, notai che c’era anche un bigliettino.

“Caro Andrea, spero che questo piccolo pezzo di stoffa ti aiuti a non dimenticare quello che c’è stato tra noi, perché io di certo non lo farò. Sarò stupida, ma mi sono resa conto di amarti in questa settimana e spero di avere un’altra chanche con te in futuro. Tua (spero)Rossella”. Lo lessi ad alta voce, senza parole.

“Oddio” disse lui, incredulo.

“Beh, io la posso capire… “ sintetizzai con un nodo in gola.

“Pensa che non ci avevo mai fatto caso a questo biglietto, lo avrà messo prima di andar via” decretò Andrea rileggendolo. “Ma se pensa che mi metterò con lei in futuro si sbaglia di grosso…” aggiunse, posando il pezzo di carta. 

“Meglio che continuiamo, và…” proposi, anche se non facevo altro che pensare ad un eventuale Tg in cui vedevo lui e la tipa mano nella mano…

Alla fine io, Lara e Samanta ci recammo in cucina per preparare la famosa ultima cena, e feci il possibile per combinare qualcosa di buono. Non potetti far altro che la macedonia di fragole visto che le mie capacità culinarie erano molto ridotte, ma rimasi piacevolmente sorpresa quando un quarto d’ora dopo vidi Andrea darsi da fare vicino ai fornelli. “Dovevamo cucinare l’ultima pasta insieme, ricordi?” mi ricordò con un sorriso, mentre posavo il coltello e mi sciacquavo le mani sporche di fragola.

“Come vuoi…” risposi, e rimanemmo soddisfatti quando poco dopo il risultato fu ben accettato.

“Sei migliorato, Andrea” constatò Max allegramente, mostrando il suo piatto vuoto.

“Si, era davvero buona” aggiunse Daniele, lasciandomi lievemente stupita. Gli sorrisi inconsciamente, e, miracolo, lui ricambiò.

“Ricordate la prima volta che la cucinò?” domandò Francesco con una vena di malinconia.

“Si, era tutto emozionato” ricordai, pensando a quel pomeriggio che mi sembrava così lontano, remoto, in cui avevo iniziato a comprendere che per me Andrea era qualcosa in più che un semplice amico.

“Ma grazie al tuo aiuto ce l’ho fatta” mi ringraziò Andrea, dandomi un bacio sulla guancia mentre prendeva l’acqua.

“Si, ma se non sbaglio era stata Rossella a dirti come fare il sugo, vero?” chiese indifferente Niko, nascondendo a stento un ghigno mentre si puliva le labbra con un fazzoletto di carta.

Udendo ciò mi irrigidii, ricordando la questione del biglietto, ed Andrea si limitò ad ignorarlo, dicendo: “Allora, il secondo lo hai preparato tu, Lara, vero?”.

“Si, ho cucinato le patatine fritte…”.

“Oddio, come al solito! E dacci un taglio, Lara!” si lamentò Dante accasciandosi sulla sedia. “Giuro che se al mio ritorno mamma me le cucina…” iniziò.

La cena continuò, e quando arrivammo al dolce portato da Giovanni continuammo ad abbandonarci ai vecchi ricordi.

“Dite la verità, non vi sareste divertiti così tanto se non fossimo venuti noi life coaches a salvarvi” dissi, mentre prendevo un bignè.

Niko mi lanciò una strana occhiata che finsi di non vedere mentre Max rispondeva: “Si, è vero, ci avete tenuto compagnia… Ricordi come ci siamo conosciuti, Deb?”.

“E chi se lo dimentica… Vi giuro mi sento diversa…” confidai, più a me stessa che agli altri.

“Si, io ti vedo più cresciuta” mormorò Giuseppe, dando un morso al su babà.

“Ed io più bella” aggiunse Francesco, facendo ridere Andrea, che disse: “Si, ma voi life coaches ci avete anche distratti dal nostro lavoro…”.

“C’è chi non si è fatto distrarre” precisò Niko acido.

“Di certo tu non rientri in questa categoria” scattai, stanca di tutte quelle frecciatine.

“Cosa vorresti insinuare?” mi domandò con una finta calma, mentre Max guardava la scena attonito e Daniele iniziava a fissarci.

“Che una persona si comporta come te solo quando è gelosa o è turbata, quindi di conseguenza ti sei fatto distrarre” spiegai con calma, decidendo di dar ragione alle intuizioni di Andrea.

“Tu non mi hai distratto” sibilò.

“Non ho fatto nomi, sei tu che lo pensi” dissi, alzando le mani. “Samanta, ti aiuto a sparecchiare” aggiunsi, iniziando a raccogliere i vari piatti e posate. Niko abbandonò la stanza, fingendosi indignato.

“Ragazzi, dopo andiamo tutti in giardino a guardare le stelle, ok?” propose Massimo cercando di alleviare l’atmosfera.

“Si, Debora, ricordi cosa avevi detto quando hai accettato di diventare la nostra life coach?” mi ricordò Dante.

“Si… Che la nostra ultima serata insieme doveva essere indimenticabile…” ripetetti, come se lo avessi imparato a memoria. Anche quando lo avevo detto la prima cosa ce l’avevo con Niko: quante volte avevamo litigato ultimamente…?

Continuavo a pensarci mentre sistemavo i teloni da bagno per terra, in giardino, insieme a Daniele. Come al solito ce lo aveva ordinato Max, che voleva farci pace.

“Non voglio sprecare questa serata ad ignorarti” iniziò, mentre aggiustavo una piega all’ultimo telone steso per terra.

Mi bloccai, incredula.

“Ci sono stato male, è vero, però ormai è fatta, no? Volevo solo farti provare un po’ come ci si sente ad essere ignorati, anche se per te è diverso, ovvio” precisò, avvicinandosi.

“Daniele, mi dispiace, so come ti sei sentito…”.

“E come continuo a sentirmi ogni volta che vi vedo insieme…” terminò, avvicinandosi ancora di più.

“Si, ma non posso farci niente… E da domani anche io starò male, ed avrei bisogno di un amico che mi stia vicino e che abbia vissuto quest’esperienza con me…”.

“Io non ti consolerò, sarebbe troppo” dichiarò, ma la sua voce era dolce. “Però vorrei che fossimo lo stesso amici, in fondo non ce l’ho mai tenuta con te, non potrei mai odiarti” confessò.

“Posso abbracciarti?”  gli domandai con gli occhi lucidi, sotto quel cielo stellato che non dimenticherò mai.

Automaticamente mi strinse a lui sorridendo, e mai come quella volta mi sentii felice di essere al suo fianco. “Scusami, scusami, scusami…” iniziai a dire, come una sorta di mantra.

“Ti scuso, ti scuso, ti scuso…” mi rispose, facendomi ridere.

“Dan… Oh, bene, spero solo che il tuo Andrea lo sappia” brontolò la voce sprezzante di Niko, che era appena entrato in giardino con alcune torce in mano.

Mi separai da Daniele, e al contrario di ogni mia aspettativa sorrisi. “Piantala di fare il musone, altrimenti mi dimostri solo di essere geloso per davvero” gli dissi.

“Si, sono geloso. E semplicemente perché tu sei venuta qui pensando a me e te ne uscirai pensando ad un altro” spiegò abbassando lo sguardo cambiando improvvisamente espressione.

“Io… stavo scherzando…” borbottai, mentre Daniele diceva che sarebbe andato a vedere se serviva qualcos’altro.

“No,Deb, io… Te lo dico, tanto ormai è l’ultima sera e di sicuro l’hai capito… Tu… Mi piaci per davvero, ecco, ancora prima di quel catastrofico bacio” spiegò, tenendosi a distanza, mentre mi sentivo sprofondare. Alzò lo sguardo, in cui riconobbi il Niko che avevo conosciuto all’inizio, non quello stupido con cui avevo avuto a che fare nelle ultime settimane. Dottor Jekyll e Mr. Hide.

“Cosa? Ma… no, insomma…! Tu mi avevi anche offesa, mi hai ignorata per tanto, hai….” tentai di dire, senza capirci nulla.

“Era per cercare di dimenticarti, ma non ci sono riuscito, ecco. Divento bastardo quando non ottengo ciò che voglio. Per questo ero gentile con te quando Andrea si mise con Rossella, per questo ti ho baciata con la scusa della febbre, mi ero  quasi convinto a farmi avanti! E’ dalla terza settimana che mi piaci per davvero, contenta?” rivelò, passandosi una mano tra i capelli. “Ora però fai finta di non sapere nulla e goditi le ultime ore con quel tipo” mormorò, accendendo le torce, e per un istante mi parve di vedere il suo volto rigato da una lacrima. Mi sentii sprofondare.

La cosa peggiore era che il suo tono era quasi accusatorio come se volesse lasciar intendere che lì in mezzo la traditrice fossi io, come se lui non avesse sbagliato nulla.

Non poteva accusarmi, in tutta quella questione mi ero comportata bene, avevo mentito ai giornali per lui, lo avevo scusato, avevo sopportato le sue offese, i suoi sbalzi d’umore e le sue prese in giro… Ora dovevo anche sentirmi in colpa?

Nonostante ciò però potevo capire come si era sentito, io stessa avevo provato una sensazione simile due settimane prima per Andrea e Rossella, e al solo pensiero mi sentii un nodo alla gola e un macigno sullo stomaco.

Ma nonostante tutto l’ho  difeso! Perché? Sono stata fin troppo buona con lui…

Non ebbi il tempo di replicare e di darmi  a risposta che vennero gli altri, tutti sorridenti ma un po’ nostalgici.

“Vieni, amore…” mi chiamò Andrea, facendomi distendere al suo fianco;  vicino a noi c’era Max e poco distante Giuseppe e Lara cantavano una canzone con l’accompagnamento della chitarra.

Non risposi, perdendomi a guardare le stelle con il capo appoggiato al suo petto, cercando di evitare lo sguardo di Niko che se ne stava seduto poco distate, isolato dai vari  gruppetti.

“Vorrei rimanere così per sempre” mormorai, sentendo gli occhi bruciare di lacrime. Mi voltai verso lo zio, che sembrava ipnotizzato nel guardare il cielo. “Grazie zio, hai sempre avuto ragione tu” dissi flebilmente, stringendogli la mano e cercando di non notare la sua espressione interrogativa prima di alzare di nuovo gli occhi e vedere le stelle, anche se mi riuscì difficile a causa delle lacrime che mi annebbiavano la vista.

E le lacrime triplicarono quando mi resi conto che non stavo piangendo per l’imminente addio con Andrea, bensì perchè mi sentivo il Giuda di quella triste ultima cena.

 

Qualche Anticipazione:

“Stronza!” mi autorimproverai.

______

“Quindi… Stai così perché sei confusa?” domandò pacatamente lo zio guardandomi attentamente.

______

 

Era uno strazio starsene nell’ingresso con le valige in mano a lanciare un ultimo sguardo a quella casa che era stata il nostro rifugio per così tanto tempo.

______

 

“Incrociamo le dita” disse Francesco. “E tu, Max? Cosa hai scritto?”.

“Venite”.

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Capitolo 40
*** Addio, Loft! ***


Addio, Loft!22

Ma salve!

Mi scuso per il ritardo ma ho dovuto prepararmi per l’interrogazione di geografia in soli due giorni, grazie al prof che si è reso conto di avere una sola interrogazione 6 giorni prima degli scrutini. Questo  capitolo lo dedico a te, adorato prof, semplicemente perché ora grazie a te sono più acculturata circa il Sudafrica,il Congo, la Nigeria e il Kenya con tanto di cause ed eventi dell’apartheid ma non ho potuto fare shopping e non so cosa diavolo indosserò domani. Grazie, eh.

Ok, scusate lo sfogo! Ci tengo a precisare che in questo cap non terminerà il programma e ci sono ancora 15 cap  da leggere! ^^

E scusate se questo cap è un pò cortino, il prossimo sarà più lungo!

Grazie mille a:

giunigiu95: Grazie! ^^ Hai proprio ragione, Deb ha l’imbarazzo della scelta, ma se fossi in lei continuerei per la mia strada e sceglierei Andrea anche se ormai manca pochissimo all’addio!

95_angy_95: Eheh, devi sapere che Niko impiega sempre secoli per esternare i suoi sentimenti... Causando tanto caos nella persona interessata! Infatti ora vedrai come si sente la povera Deb….

Giulls: Ma certo, tesoro, Niko aspetta solo te, gli ci vuole proprio una bella consolazione! =D Purtroppo la tristezza è all’ordine del giorno e culminerà nel cap 42, quando tutti si saluteranno definitivamente… Comunque grazie mille, sei un tesoro!

Angel Texas Ranger: Uomologo? Ok, assumiamone uno e facciamolo lavorare per Deb perchè da questo cap in poi ne avrà proprio bisogno! ^^

vero15star: Tesoro, giuro che la  tua recensione mi ha fatto commuovere, quando l’ho letta mi sono detta: “Ecco, ora posso dire di aver fatto qualcosa di buono scrivendo questa storia”. E’ meraviglioso sapere che si riescono a trasmettere emozioni simili attraverso una fic! Ti ringrazio infinitamente! E comunque mancano ancora 15 cap, tranquilla!^^

_New_Moon_:Ti  ringrazio, ma credo di avere una vasta collezione di bastardi alle mie spalle! xD Purtroppo i raga sono tutti così, cosa vuoi farci… Solo Andrea è perfetto! xD xD

A martedì o mercoledì, buon fine settimana a tutte voi!

La vostra milly92.

Capitolo 40

Addio, Loft!

L’indomani si annunciò una giornata soleggiata e abbastanza calda, tanto che giravo per la casa con tanto di top e shorts e con i capelli legati in una crocchia.

L’atmosfera e la tristezza erano palpabili: ognuno di noi di noi gironzolava per il loft guardandosi attorno accuratamente, essendo consapevoli che da li a poche ore non avremmo più soggiornato tra quelle mura.

“Ehi, piccolina!” .

Stavo per andare in cucina quando Andrea mi prese per un braccio, trascinandomi sul divano del salotto.

“Ehi” feci, cercando di sorridergli, cosa che mi riusciva un po’ difficile ad essere onesti. Mi sentivo estremamente in colpa,  la sera prima non avevo fatto altro che piangere tra le  sue braccia  ed avevo fatto capire a tutti che ciò era dovuto all’imminente addio, non al fatto che Niko mi aveva confessato i suoi sentimenti. La cosa peggiore  fu che per un istante immaginai la mia avventura lì a Music’s Planet che si svolgeva in un modo diverso: Niko che mi confessava i suoi sentimenti durante la famosa terza settimana ed io che accettavo la sua corte, confidandomi con Andrea che rivestiva i panni di mio migliore amico insieme a Max… E proprio mentre questa visione prendeva forma nella mia mente Andrea mi aveva baciata e stretto a sé ancora più forte, sussurrandomi: “Farò il possibile per  raggiungerti nella tua città, sabato”. Inutile dire che il mio stomaco aveva fatto due capriole con tanto di brusca caduta.

“Allora? Ieri sera eri un po’ giù…” mi domandò, abbracciandomi e baciandomi. Lo lascai fare, gettandogli le braccia al collo, e mi sentivo quasi spensierata quando nella mia mente riaffiorò il ricordo del bacio che mi aveva dato Niko una settimana prima.

 E’ stato decisamente dolce, e poi bacia bene! Mi ritrovai a pensare, prima di  aprire gli occhi con uno scatto e notare con un  senso di oppressione lo sguardo perso di Andrea mentre mi circondava la vita con il braccio destro e mi accarezzava i capelli con la mano sinistra.

“Ovvio che sono giù, no?” sbuffai, divincolandomi dalla sua presa.

Ma che cavolo mi prende?

“Anche io lo sono ma… che c’entra, non voglio sprecare nemmeno un minuto!” mi rammentò, confuso dalla mia improvvisa reazione, passandomi il braccio attorno la spalla.

Feci spallucce, ancora stranamente presa da quell’attacco di poca lucidità,prima di chiedere: “Allora? Quando ci molleremo? Dopo la finale o appena arriveremo nello studio?” con un tono troppo severo e crudele.

Andrea mi lasciò andare, guardandomi con un’espressione colpita.

“Ma chi sei tu? Cosa ne hai fatto di Debora?”  chiese agghiacciato, alzandosi ed uscendo dalla stanza senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.

Restai immobile, cercando di capire cosa avevo fatto. E quando lo compresi, mi seppellii il capo tra le mani.

“Stronza!” mi auto rimproverai.

“Uh, chi stai degnando di un simile complimento?”.

La voce curiosa di Max mi raggiunse come da lontanissimo. Prese posto vicino a me, togliendomi le mani attorno alla testa e guardandomi negli occhi.

“Me stessa. Si, sono una stronza” ripetei affranta.

“Si può sapere cosa sta succedendo?”.

“Io… non lo so!” affermai sinceramente, accasciandomi sul divano. 

“Wow”.

“E piantala di fare il sarcastico!” urlai, alzandomi e andandomene nella mia stanza, ormai vuota da libri, scarpe e trucchi.

Mi squadrai allo specchio, quello specchio in cui mi ero vista in quei due mesi e che tante volte mi aveva confortata. E non ci vidi altro che uno sguardo smarrito.

Tre secondi dopo vidi la figura della zio dietro di me, che mi poggiava una mano sulla spalla. “Ora me lo sai dire?” chiese pacatamente.

Mi voltai, respirando un po’ rapidamente, prima di bofonchiare: “Credo che sia dovuto al fatto che… Che Niko mi ha detto che io gli piaccio dalla terza settimana” e guardare per terra.

“Cosa?!”.

Max mi guardava  scioccato, e si sedette sul letto. “Io ci sto pensando da secoli, giuro! Ho iniziato ad insospettirmi quando mi disse quella cosa sul sogno e poi quando una notte mormorò il tuo nome nel sonno…”.

“Davvero…?” feci senza parole, sedendomi al suo fianco.

“Si… Ma non lo credevo possibile dopo il casino del film, delle telecamere…”.

“Invece ieri mi ha detto così…” dissi sconsolata.

“Quindi… Stai così perché sei confusa?” domandò pacatamente lo zio guardandomi attentamente.

“No!” risposi subito, ma non fui sollevata nel sentire che quel no non  fosse sincerissimo. “E’ solo che è brutto vedere un tu vecchio desiderio avverarsi! Io sono venuta qui per lui, ed ero felicissima quando ho scoperto di provare qualcosa per Andrea perché lui non mi ricambiava, e sapere che invece ora è il contrario mi da un senso di colpa…”  spiegai, colpita da quello che io stessa stavo dicendo, ma preoccupata perché mi sentivo ancora peggio.

Max annuì. “Capisco”.

“Ed ho anche litigato con Andrea” borbottai, spiegandogli l’accaduto di poco prima. “Ti giuro, ultimamente faccio cose cretine senza nemmeno rendermene conto…”.

“Stai crescendo” concluse semplicemente l’uomo, abbracciandomi. “Ed ora che questa avventura sta giungendo al termine, devi fare i conti con  i tuoi sentimenti proprio come ai fatto con Daniele e Silvia”.

“Mi dici come farò senza di te?!” gli chiesi stringendolo.

“Vale lo stesso per me…” rispose. “Ma ora va a fare pace con Andrea , su” disse sorridendo.

“Si…” annuii ed uscii dalla stanza, recandomi in quella dei ragazzi.

Vi trovai Giuseppe e Niko che stavano accordando una chitarra, e quando Niko mi guardò mi sentii sprofondare. “Scusate, avete visto Andrea?” chiesi imbarazzata, poiché udendo quel nome Niko si era girato.

“Se non sbaglio è in giardino, sembrava parecchio nervosetto” disse Giuseppe allegramente. “Quindi vedi di tirarlo su perché non può affrontare la finale con il muso e l’umore a terra” aggiunse facendomi l’occhiolino.

“Contaci!” dissi,cercando di suonare spensierata.

Corsi in giardino, dove lo trovai seduto sull’altalena a dondolo, e sentii un brivido ricordando che li ci eravamo dati il nostro primo bacio.

Mi avvicinai da dietro, e gli circondai il collo con le braccia. “Scusami” dissi. “Sono stata una cretina… Ma c’è una spiegazione…” spiegai.

“Ti ascolto” sussurrò, mentre facevo il giro dell’altalena e mi sedevo al suo fianco.

Mi ascoltò con attenzione e alla fine annuì semplicemente. “Ok, tanto siamo pari… Ed io voglio davvero trascorrere queste ultime ore con te. Possibile che con te non riesco mai a essere arrabbiato per tanto?” mi domandò ridendo.

“Guarda che anche tu mi fai lo stesso effetto” gli sussurrai nell’orecchio, prima di stringerlo e baciarlo con tutta la passione che mi sentivo dentro.  Era così bello sentirmi protetta, al suo fianco… 

Ma questa sensazione di beatitudine terminò quel pomeriggio, alle cinque, quando fummo costretti a lasciare il loft. Era uno strazio starsene nell’ingresso con le valige in mano a lanciare un ultimo sguardo a quella casa che era stata il nostro rifugio per così tanto tempo.

“Aspettate, penso che ognuno di noi debba scrivere qualcosa sul muro, lasciare un segno indelebile circa il fatto che siamo stati qui…!” disse Max, lasciando perdere il suo trolley e correndo in cucina. “Ecco, mi ero dimenticato di questi” disse tornando da noi, con in mano quattro pennarelli indelebili.

Ne presi uno ed andai nella mia stanza, fermandomi davanti ad una delle pareti vuote.

Ed ora cosa ci scrivo?!

Cercai di ripensare a qualche frase che poteva esprimere al meglio il mio soggiorno, optai per scrivere qualche frase della canzone che mi avevano dedicato i ragazzi, ma poi pensai che sarebbe stato troppo egocentrico. Poi, dal nulla, affiorò il ricordo del mercoledì precedente, del bacio con Andrea…

“E ho guardato dentro un'emozione  e ci ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore. E va bene così… Senza parole…”.

Me lo ritrovai scritto davanti prima che riuscissi a capire bene cosa stessi facendo, con un sorriso nostalgico. Aggiunsi un enorme “Grazie!” e lo fotografai con la mia digitale.

“Deb! Allora, cosa hai scritto?” mi ritrovai davanti Andrea e il resto del gruppo, Daniele e Max.

“Mmm, ti piace Vasco?” domandò curioso Daniele.

“Beh, ehm, diciamo…” mormorai, incrociando lo sguardo di Andrea che mi sorrideva.

“E voi? Cosa avete scritto?”.

“Vieni e lo vedrai!” fece Giuseppe, mentre tutti lo seguivamo.

Ci condusse in quella che era stata la loro camera, e sulla parete vicino la finestra c’era scritto tutto il testo di “A te”, che avevano cantato poche settimane prima.

“Ovviamente è dedicata a tutti voi” spiegò Dante, mentre noi iniziavamo ad applaudire, commossi.

“Io voglio sentire la vostra versione  in radio al più presto, a prescindere dal fatto che vincerete o no!” dichiarò Daniele, prima di lanciarmi un timido sorriso. “Anche perché dice tutte cose vere…” aggiunse imbarazzato.

“Incrociamo le dita” disse Francesco. “E tu, Max? Cosa hai scritto?”

“Venite”.

Quando lessi la sua scritta mi vennero le lacrime agli occhi. Lui l’aveva scritta in soggiorno, il posto dove avevamo trascorso dei momenti emozionanti, felici e tristi.

Non era il pezzo di qualche canzone, no, era un suo semplice pensiero.

“Ho imparato che chi ama cresce e vince, anche se sente di aver perso la sua battaglia quando si trova lontano da chi ama. E così mi sento io ora, solo che so di essere vincitore  perché qui ho superato me stesso”.

“Oh, zio” mormorai, asciugandomi le lacrime. “Tu sei un poeta”.

“Si, ma ora non piangete” ci rammentò, anche se anche lui sembrava commosso. “Abbiamo una finale da affrontare, e detto tra noi… Che vinca il migliore”.

Ci fu qualche cenno e dei sorrisi nostalgici, gli stessi che vidi stampati sulle loro facce un quarto d’ora dopo mentre uscivamo dal loft.

 

 

Qualche Anticipazione:

“Cos…?” domandai al nulla, voltandomi e trovandomi davanti i miei, mio fratello e il solito gruppo formato dalle mie quattro amiche.

___________

 

 “Si… E’ sempre questione di gusti… Il guaio è quando una cosa piace a tutti…”.

___________

“R-Rossella… C-ciao…” bofonchiai, credendo di vivere in un incubo. Indossava una vestina azzurra con degli stivali bianchi e sembrava al settimo cielo.

___________

“Sai che sono sempre il primo a giudicarlo quando sbaglia, ma ora non ha fatto nulla, è Rossella l’idiota” disse Giuseppe.

___________

“Al fatto che tu mi pensi ancora…” mormorò, continuando ad avvicinarsi finchè non si trovò faccia a faccia con me.

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Capitolo 41
*** Una Finale Sconvolgente ***


Una Finale Sconvolgente

Ciao!

Oggi sono particolarmente felice perché sono ufficialmente terminate le interrogazioni del primo quadrimestre, spero di godermi per un po’ di tempo un minimo di stress in meno…

Quando scrissi questo capitolo, circa cinque mesi fa, lo scrissi con le lacrime agli occhi e tutt’ora  non riesco a fare a meno di commuovermi ogni volta che lo rileggo. E’ in questo capitolo che si hanno le conseguenze sentimentali di tutti gli accaduti nei 40 cap precedenti.  

Dedico questo cap alla mia carissima lettrice, scrittrice e ormai amica Giulls che oggi compie gli anni! Augurissimi tesoro, ti auguro di  trascorrere un compleanno fantastico! ^^

Grazie mille a:

95_angy_95: Certo che ne riparleranno, e lo faranno proprio in questo cap… Come pensi che andrà a finire? Si accettano scommesse! ^^

Angel Texas Ranger: Tranquilla, mancano ancora 14 capitoli, tutti questi casini sono solo l’inizio, al ritorno vedremo la tua amata “nometanea” alla prese con la vita “normale” dopo  questa avventura…  Conserva le lacrime! ^^

Giulls: Tanti auguri a te, tanti auguri a teeeeee….. Ancora augurissimi tesoro!^^ Eh si quando ho dedicato il cap al mio prof ero proprio sarcastica al massimo, ma tranquilla, ora che l’ho dedicato a te sono sincerissima al 101 per cento, ihih ^^ Grazie mille per i complimenti, sei sempre troppo buona tesoro!

giunigiu95: Eh si, Max è proprio un poeta… Come farà Deb senza di lui??? Grazie mille per i complimenti!

vero15star: Tesoro,io non so più cosa dire, ho riletto la tua recensioni decine e decine di volte tanto era la mia incredulità, nel senso che non riuscivo a capacitarmi del fatto di essere capace di trasmettere emozioni simili solo scrivendo. Grazie mille per aver esternato i tuoi pensieri, sei un tesoro, non ti sarò  mai grata abbastanza per queste tue parole! E sappi che per me  un piacere sapere che continuerai a seguirmi, adoro leggere le tue recensioni, hai un modo di analizzare gli eventi della storia i un modo davvero piacevole e soprattutto sincero! ^^ Un bacione!

A sabato,

la vostra milly92.

 

Capitolo 41

Una Finale Sconvolgente

Quella sera mi sentivo divisa a metà, come se esistessero due Debora. E il bello era che nessuna delle due era felice. Una era triste per l’imminente addio, l’altra invece era confusa dopo la dichiarazione di Niko.

Constatai che la felicità non poteva bussare alla tua porta per tanto tempo, quindi ora mi toccava essere triste e confusa dopo una settimana gioiosa.

Continuavo a squadrarmi nello specchio del camerino mentre la parrucchiera mi arricciava gli ultimi ricci con il ferro e l’estetista controllava se le unghie fossero perfettamente a posto, e quando se ne andarono non mi soffermai nemmeno a valutare se stessi bene o meno.

Ebbi appena il tempo di alzarmi  e di squadrarmi un po’ con il vestito bianco addosso che sobbalzai udendo dei numerosi: “Debora!” mentre la porta del camerino si apriva.

“Cos…?” domandai al nulla, voltandomi e trovandomi davanti i miei, mio fratello e il solito gruppo formato dalle mie quattro amiche.

“Oh, non ci credo!” urlai, dimenticandomi per un istante della mia disastrosa situazione.

“Sei bellissima!” si congratulò mamma mentre mi abbracciava. “Ma sei dimagrita tantissimo!”.

“Ho perso cinque chili” dichiarai mentre abbracciavo papà e mio fratello.

“Wow, io lo dico che sei una star ormai! Pensa se i Gold Boyz vincono, tu starai nel loro videoclip!”  osservò Cristina stringendomi forte, mentre le altre si avvicinavano per fare lo stesso.

“Eh, si…” mormorai, cercando di sorridere. Mi diedero in un pacchetto con dentro un collana d’argento, regalo per il mio sedicesimo compleanno. Le ringraziai con un nodo in gola, conscia del fatto che avrebbero potuto darmelo anche l’indomani, al mio ritorno, tanto mi restavano poche ore da trascorrere lì. Ed io non sapevo  come sfruttarle.

“E complimenti per l’intervista!” disse Giusy. “Stavi benissimo nelle foto!”.

“Grazie”.

Passammo dieci minuti a ricordare le mie opere più “eclatanti” a loro giudizio, finchè una delle assistenti disse che dovevano andar via perché mancava mezz’ora alla diretta tv.

Quando mi recai al backstage dagli altri mi sentivo un po’ in imbarazzo, forse per l’eleganza dell’abito, e fui contenta nel constatare che non ero l’unica ad essere vestita così anche perché Lara e Samanta ne indossavano alcuni ancora più sontuosi, se possibile.

“Ehi, sei uno schianto”.

Sentire Andrea che mi chiamava  e mi circondava la vita con le braccia mi provocò un tuffo al cuore, ma mi imposi di non farci caso e di sembrare naturale.

“Ehi” risposi a mia volta, cercando di sorridere e stringendolo a mia volta. “Dove sono Giuseppe a gli altri due?”.

“Eccoci”.

I tre erano alle nostre spalle, vestiti molto elegantemente come Andrea.

“State benissimo, sembrate addirittura dei gentiluomini” enfatizzai ironica, facendoli ridere.

“E tu sembri addirittura una ragazza di classe” mi rimbeccò Francesco facendo la linguaccia.

“Ehi, boys and girl, come on, let’s go!” disse la voce di Luke, che stava venendo verso di noi.  Indossava un abito da cerimonia nero semplice, con tanto di fiore all’occhiello. “Emozionati?”.

“Un bel po’…” rispose Giuseppe per tutti noi.

Erano tutti emozionati a dir la verità, fatto sta che anche lo zio tremava come una foglia mentre facevamo il nostro ingresso in studio. Da quella sera dipendeva il loro futuro di artisti, quindi era logico che ci fosse tanta emozione e timore di sbagliare.

La prima parte della serata prevedeva che tutti e quattro i finalisti cantassero il brano inedito,  e alla fine uno sarebbe stato eliminato.

Una volta di nuovo nel back stage presi posto vicino a Daniele, mentre Samanta e Dario se ne stavano alzati a contemplare le esibizioni.

“Ehi, visto che domani torniamo a casa ti andrebbe di venire a casa mia nel pomeriggio per l’ultimo ripasso?” mi domandò mentre i giudici giudicavano la canzone di Lara.

“Ma, Daniele, noi non abbiamo lo stesso programma, non servirebbe…” gli ricordai.

“Come vuoi…” mi rispose distaccato, mentre Maria criticava un po’ la canzone dicendo che era monotona.

“Si, ha ragione, ad essere onesti non mi è piaciuta granché,è troppo monotona…” mormorai.

“Ma dai, perché, è carina!” disse Daniele.

“Sono gusti, no?”.

“Si… E’ sempre questione di gusti… Il guaio è quando una cosa piace a tutti…”.

Lo guardai senza capire, mentre lui si riprendeva dal suo piccolo momento di trance e ritornava  a guardare la tv.

“Ehi, tocca ai  miei, vado a dargli l’imbocca al lupo!” dissi rapidamente, mentre correvo per il corridoio che  conduceva alla loro entrata. Li trovai intenti nel fare il loro saluto porta fortuna.

“Ragazzi, in bocca al lupo!” esclamai, abbracciandoli tutti insieme e notando che il cameraman ci stava riprendendo.

“Crepi” risposero all’unisono, mentre Andrea mi tratteneva un po’ di più nell’abbraccio.

“Dieci, nove, otto…” iniziò a dire la voce che indicava i secondi che restavano prima dell’entrata.

Feci un ultimo sorriso prima di ritornare vicino a Daniele in tempo per vedere la loro entrata.

Mentre cantavano li guardavo attonita, ipnotizzata… La canzone era davvero stupenda, anche se trattava di un tradimento amoroso. Mi sentii quasi avvilita, pensando che forse anche io stavo tradendo Andrea per il semplice fatto che erano dodici ore che non smettevo di  pensare a Niko.  

“Wow, evvai, sono stati perfetti!” esclamai alla fine, applaudendo insieme a Max che si era aggiunto a noi.

Restammo a vedere i vari inediti, ovvero quello di Max e Niko, che furono bravissimi. Ascoltando quello di Niko mi venne un nodo allo stomaco, e non potetti far altro che rivivere il pomeriggio al CPM…

“Ed ora, un po’ di pubblicità prima di sapere chi sarà il quarto classificato di Music’s Planet!” annunciò Ivan alla fine delle esibizioni degli inediti.

Mi alzai, cercando Andrea, e rimasi pietrificata quando…

“Debora! Ti stavo cercando da una vita!”.

Rossella mi sorrideva raggiante, a braccetto con Andrea.

“R-Rossella… C-ciao…” bofonchiai, credendo di vivere in un incubo. Indossava una vestina azzurra con degli stivali bianchi e sembrava al settimo cielo.

“Ciao!” rispose, dandomi un bacio sula guancia senza staccarsi da Andrea, il quale mi lanciava occhiate di scuse.

“Scusami, ma devo andare ad aggiustarmi un attimo il trucco…”   inventai, recandomi verso il camerino. Mi aspettavo che Andrea mi seguisse, perciò quando il camerino si aprì ed iniziai ad urlare: “Ma bravo, hai  vinto il premio Nobel per la faccia da schiaffi!” rimasi immobile trovandomi avanti Niko.

“Oh” feci, alzandomi. “Credevo fosse…”.

“Lo so” disse brevemente. “Quindi posso togliere anche il disturbo”.

“No” risposi subito, senza capire da dove uscisse tutta quella volontà. “No, tranquillo…”.

Sembrò sollevato e guardò l’orologio. “Mancano quattro minuti al termine della pubblicità”

“Si” borbottai senza capire.

“Quindi ora ho tre minuti e cinquantatrè secondi per ringraziarti e dirti che se nel caso ora venissi eliminato, beh, che ti sono grato perché forse non ce l’avrei fatta ad arrivare fin qui senza la tua presenza”.

“Ma no, alla fine io non ti sono servita a nulla, devi dirlo a Samanta” gli ricordai.

“Ma che… Credimi, è merito tuo” insistette. “Anche quando ti sei messa con quello… Mi sono concentrato di più sulla musica per distrarmi. E sappi che mi mancherai un casino…” aggiunse abbassando lo sguardo.

Non risposi, e mi sentii una stupida mentre usciva fuori senza aggiungere altro. Ero stata senza dubbio sgarbata.

Ma fatto sta che quando ritornai dietro le quinte mi sentii più vicina a lui che ad Andrea, che stava ancora parlando con Rossella.

Che era venuta a fare?!

Trovai la risposta quando, prima di andarsene, gli diede un bacio a fior di labbra. Andrea la respinse bruscamente, prima di guardare nella mia direzione, mentre io e gli altri lo guardavamo stupiti.

Mi avvicinai, con un grosso groppo in gola.

“Lo so di non essere originale visto che stasera ci saremmo dovuti lasciare… Ma comunque è finita già da ora, e vattene al diavolo insieme a quella!” sibilai minacciosa.

“Ma Deb, cosa dici, insomma, l’ho respinta…!” si giustificò, con aria di veemenza.

“Insomma un corno, sei uno stronzo! Potevi anche non darle corda!” esclamai, sentendo  strano groppo in gola. Mi guardò senza parole ed io mi allontanai ancora più confusa.

Restai a guardare l’eliminazione insieme agli altri life coach. La cosa peggiore fu che dopo l’iniziale colpo mi sentivo quasi in colpa per la scenata. Aveva ragione, non aveva fatto nulla di male, mi sarei dovuta arrabbiare se non l’avesse respinta.

Che mi prende? Vorrei tanto chiedergli scusa ma dall’altra parte… Non lo so nemmeno io…

 “Allora, passa il turno, accedendo alla seconda manche…” iniziò Ivan leggendo dalla busta, mentre io avevo la  testa altrove.

“… Niko!”.

Mi sentii sollevata, e sorrisi quando Samanta urlò, gettandosi a Dario per la gioia. Il suo sogno circa il videoclip era sempre più vicino…

“Bravo, Niko!” disse Ivan mentre il ragazzo abbracciava Maria e ritornava dietro le quinte. Senza meditarci, senza sapere come ne perché, gli corsi incontro e lo abbracciai raggiante, come se a passare il turno fossero stati i Gold Boyz.

“Complimenti!” dissi, sentendo che ricambiava  la stretta con audacia.

“Grazie…” rispose mentre mi staccavo e lo guardavo negli occhi. “Sono contenta se vinci tu…” aggiunsi, senza nemmeno rendermene conto.

“Grazie” ripetette, mentre Samanta gli si buttava addosso. Mi allontanai, ed ebbi appena il tempo di capire che anche i Gold Boyz erano passati.

Mi raggiunsero subito, e li abbracciai uno ad uno , evitando Andrea.

“Deb, piantala, è stata lei, io….” cominciò.

“Si, ok, va bene, ma ormai è finita, solo che non volevo finisse così….” ammisi, ritornando al mio posto. Mi sentivo stordita, confusa dai miei stessi atteggiamenti, quasi come se in tutta settimana trascorsa insieme avessi vissuto la mia felicità solo per metà.

“Ma possibile che…”.

“Taci, per favore, va già abbastanza male senza di te” lo interruppi. Sul palco erano rimasti solo Max e Lara.

“Ti prego, fa che passi Max, ti prego…” iniziai a dire, decidendo di ignorarlo. Alla fine si arrese, allontanandosi da me mentre gli altri tre al contrario mi si avvicinavano.  “Sai che sono sempre il primo a giudicarlo quando sbaglia, ma ora non ha fatto nulla, è Rossella l’idiota” disse Giuseppe.

“Non so più cosa pensare, Giuseppe…” sospirai.

“E passa il turno… Massimo!” disse finalmente Ivan.

“Siii!”.

Tutti urlammo entusiasti, dato che nonostante volessimo bene a Lara conoscevamo Max da più tempo. Daniele scrollò le spalle, applaudendo e abbracciando Lara.

“Mi dispiace, Dan” gli dissi avvicinandomi.

“Tranquilla, sai che non sono venuto qui per un videoclip” mi  ricordò, passandosi una mano tra i capelli e abbassando il capo.

Quella visione mi fece tenerezza, tanto che gli gettai le braccia al collo e gli baciai una guancia. “Ti meriti di meglio, Dan” dissi semplicemente, mentre lui mi stringeva a sua volta.

“Evvai, grande Max!” esclamò Dario, e poco dopo tornò nel backstage insieme a lui.

“Grande zio!” gli dissi, facendomi spazio tra tutti coloro che lo abbracciavano.

“Grazie” mi rispose stringendomi a sua volta quando riuscii ad avvicinarmi.

Mi voltai per ritornare al mio posto quando notai lo sguardo di Niko fisso su di me. Arrossii lievemente, e accennai un sorriso mentre Andrea mi si avvicinava nuovamente. “Posso parlare?”.

“Spara” concessi, decisa a non mandare tutto all’aria con un addio brutale, anche se l’immagine di lui che veniva baciato da Rossella era ancora vivida in me.

“Si, ma non qui”.

Ne approfittò del fatto che nel programma c’era una discussione tra i vari giudici così mi condusse in un corridoio laterale.

“Senti, non ho fatto nulla,  Rossella mi è venuta incontro, ha iniziato a parlare e poi mi ha baciato, io non ci tengo a lei…”spiegò, prendendomi per le spalle e tentando di baciarmi. Per un secondo lo lasciai fare, semplicemente per vedere cosa avrei provato, e mi sentii un po’ sollevata nel  sentire che un suo bacio riusciva ancora a coinvolgermi. Mi staccai di malavoglia.

“Ma Rossella sapeva che stavi con me? Glielo hai detto?” domandai.

“Oh, beh, no, scusa, ma non ho avuto il coraggio di dirglielo dopo che ci sta così male ed è così presa…” si scusò con un filo di voce.

“Ma certo” sbottai sarcastica. “Poverina. Le hai evitato un dolore! Peccato che poi la hai dato a me”.

Mi guardò, sbuffando. “Ma la pianti di fare l’incompresa? Sei tu che non fai altro che cercare una scusa per scaricarmi da oggi!”.

“Ah, è così che la pensi?!” urlai.

“Si!”.

Ci guardammo torvi, e feci per allontanarmi quando mi fermò. “Non sei più la stessa di quella sera in discoteca, cosa ti è successo?”.

“Sei tu che invece sei lo stesso con gli stessi interessi, solo che sono io che non me ne sono accorta, vero?” domandai allusiva, mettendo le mani sui fianchi e sospirando furiosa, come se avessi corso.

“Ok. Ho capito. Ho sprecato una settimana. Tu pensi ancora a Niko!” esplose anche lui.

“Cosa?!” divenni scarlatta, e continuai ad urlare. “Cosa ti passa per la testa? E poi, parli proprio tu che pensi ancora a Rossella! Ovvio che hai perso una settimana con me, con lei invece ti sei divertito…”.

Lo guardai con un’aria simile al disgusto prima di andarmene per davvero, rossa per la rabbia. Di nuovo, ero passata dal sollievo e dalla voglia di scusarlo alla rabbia più profonda. Avrei tanto voluto essere rinchiusa in una  cella e rimuginare per almeno 24 ore da sola.

“Dimmi che gliene hai dette quattro” se ne uscì Daniele durante l’ennesima pubblicità, guardando con disgusto Rossella che parlava con Andrea e gli si gettava addosso.

“Anche otto se vuoi” risposi, con il trucco rinnovato dall’estetista e guardandoli torva.

Che stupida che ero stata. Mi ero lasciata prendere dalla rabbia con una delle persone più dolci e calme che conoscevo, mettendo a repentaglio i miei sentimenti e una settimana d’amore, ma dall’altra parte… C’era Niko, si. Di nuovo quel sentimento che era stato un po’ represso stava ritornando a fiorire.

Mi guardai intorno, e decisi di ritornare nel mio camerino per quei minuti.  Stavo passando davanti a quello di Niko quando fu lui a chiamarmi.

“Ho ascoltato involontariamente la discussione tra te e Andrea…” mi informò, alzandosi e raggiungendomi. “Ero nei bagni adiacenti” spiegò quando alzai un sopracciglio.

“Ah” mormorai, sentendo lo stomaco che mi si annodava.

 “E’ vero quello che ha detto?”.

“Riguardo cosa?”.

“Al fatto che tu mi pensi ancora…” mormorò, continuando ad avvicinarsi finchè non si trovò faccia a faccia con me.

Esitai, senza conoscere la risposta, che trovai solo quando incrociai il suo sguardo.

“Si, dopo ieri… si” dissi, con più convinzione di quanto mi aspettassi di avere continuando a guardarlo negli occhi. Improvvisamente ritornai indietro di due mesi, alla Debora che ogni martedì aspettava con ansia la diretta tv per vederlo cantare e che si illudeva di poterlo conoscere. E,senza pensarci, senza premeditarlo, feci prevalere la mia confusione e annullai la distanza tra di noi, baciandolo.

Per la prima volta ero io a baciarlo, e per un attimo dimenticai tutto quel casino mentre gli accarezzavo il petto e allacciavo le  braccia intorno al suo collo.

Lo sentii quasi trattenere il respiro prima di rispondere al bacio e accarezzarmi delicatamente i capelli con una mano e cingermi la vita con l’altra.

Mi strinse saldamente a se, facendo aderire i nostri corpi, e per la prima voltai fui convinta che mi stesse baciando per davvero, con tutto il desiderio accumulato in quel tempo.

“Diciamo che questo era il  mio imbocca al lupo per la finale” dichiarai quando ci separammo. Passato il momento di “pazzia” sentii un’enorme voragine alla bocca dello stomaco. Cosa diavolo avevo fatto?! Nemmeno mezz’ora prima mi ero lasciata baciare da Andrea e mi ero sentita sollevata! Ripensai a lui, alle sue braccia che mi stringevano, e mi sentii vacillare. Alzai lo sguardo, per vedere la reazione di Niko, e anche in quel momento mi sentii le gambe molli.

“Solo questo?” chiese, senza fiato e continuando a tenermi stretta a sé.

“No, era anche il momento che desideravo vivere sin da quando ti ho visto per la prima volta in tv”  confessai sentendomi tuttavia una grande bastarda.

“Ora va meglio, ma potresti darmi di nuovo l’imbocca al lupo?” mi chiese con lo sguardo da cucciolone tenero.

“No, non posso, non so cosa voglio per davvero…” mi scusai a testa bassa uscendo dal camerino.

E anche lì mi sentii una bugiarda. Certo che sapevo cosa volevo: li volevo entrambi, l’uno per il suo aspetto e le sue particolarità, l’altro per la sua maturità e la sua dolcezza. Ma non si potevano amare due persone contemporaneamente, giusto?

Ritornai dietro il backstage, isolata da tutti.

Andrea continuava a guardarmi insieme al resto del gruppo e Niko mi si avvicinava ogni tanto.

“Dai, sali con noi sul palco” disse Dante al momento del verdetto, dopo che Max si era classificato terzo.

Annuii, prima che Andrea mi fermasse per un braccio. “Non volevo finisse così” disse.

“Nemmeno io” borbottai, sentendo una grandissima voglia di urlare e piangere. I miei sentimenti per lui ora erano lì  non avrei chiesto di meglio che lasciarmi stringere.

Volevo farglielo capire ma fui costretta a sorridere dato che eravamo appena saliti sul palco e Luke ci stava raggiungendo. “Possiamo farcela! Su, sorridete! Li hai incoraggiati, life coach?” disse.

“Certo” mentii Francesco mentre Ivan apriva la busta del verdetto, mettendomi una mano sulla spalla. Gli sorrisi per quel che mi riuscii lanciando un’occhiata a Niko che se ne stava dalla parte opposta del palco con Maria e Samanta.

“Sono ormai più di due mesi che siamo tutti qui, intenti nel cercare la nuova pop star italiana! E alla fine, dopo sfide, ballottaggi e tanta, tanta musica… Vince… La prima edizione di Music’s Planet…” iniziò, prima di zittirsi.

Sentii Giuseppe mettermi una mano sulla spalla e mi voltai verso Andrea, che teneva gli occhi socchiusi. Cercai  la sua mano e la strinsi con forza.

Si voltò verso di me sorpreso, prima di stringerla a sua volta.

“… Niko!”.

Lo studio esplose, e mi resi conto della cosa solo quando vidi il ragazzo esultare per l’incredulità, abbracciare Maria e poi correre verso di me, che mi lasciai stringere sapendo che Andrea si era voltato dall’altra parte e accettava il secondo posto.

Ma doveva sapere  che nel mio cuore il suo posto era sempre il primo, solo che al momento avrebbe dovuto dividerlo con Niko…  

 

Qualche Anticipazione:


 
“Non ci sto capendo nulla” ammise, senza smettere di sorridere. Poi però il suo sorriso si appassì. “Devo darti una brutta notizia…”.

__________

 

“Ti sei perso il momento cruciale, ossia la posticipazione delle mie nozze” disse mesto ma allo stesso tempo un po’ sorridente.

__________

 
“Come faccio…” singhiozzai, mentre lui mi zittiva con un bacio. Mio malgrado risposi, essendo conscia del fatto che sarebbe stato l’ultimo.

__________

“Deb, ci vediamo presto!”

Mi voltai, vedendo Niko e Andrea sul marciapiede che si sbracciavano per farsi vedere mentre l’auto partiva.

 

 

 

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Capitolo 42
*** Goodbye My Lover(s) ***


Goodbye My Lover(s)

Ciao e Buon S. Valentino! Come avete intenzione di trascorrere questa giornata? Io stamattina sono andata al cinema con la scuola a vedere “Sette anime” e stasera uscirò con e mie amiche single, sigh… Come titolo ho scelto quello della canzone di James Blunt, aggiungendo il plurale, perché mi sembrava il più adatto, dato che in questo cap Deb ritornerà a casa…

Grazie mille a:

Anthy: Grazie mille per i complimenti! Ammetto che sei l’unica che al momento tifa per Niko e Deb, ma immagino che tu sia contenta della piega che ha preso la storia ultimamente! ^^ Spero che anche questo cap ti sia piaciuto!

Angel Texas Ranger: Eeeeh, mi dispiace ma alla fine ho ritenuto giusto far vincere Niko, giusto per togliere a Deb la possibilità di comparire nel videoclip… xD Scherzi a parte, ti capisco se sei un po’ confusa, ma preparati alle prossime avventure/disavventure della tua omonima fuori da Music’s Planet! =D

95_angy_95: E chi è che non sperava per lo zio? =) Purtroppo nessuno può dire chi sceglierà Deb visto che l‘avventura è giunta al termine! Lo scopriremo solo… leggendo, no? ^^

vero15star: Chissà perché avevo già immaginato la tua reazione,tesoro, ihih xD Sai che io tifo Andrea/Deb come te, ma purtroppo la storia nella mia mente si è formata a partire dal cap precedente, ovvero una ragazza che si ritrova in quel programma confusa sentimentalmente il giorno della finale; tutti gli episodi precedenti sono nati proprio per arrivare da questo punto. Tranquilla, ti dico semplicemente di non preoccuparti! E ti ringrazio per l‘ennesima volta per tutti i tuoi complimenti! Bacioni!

Giulls: Ma figurati, tesoro, l’ho fatto con il cuore! ^^ Grazie mille per i complimenti,chettenera che  sei! xD Tranquilla, in questo capitolo Andrea e Deb si chiariranno definitivamente, anche perché alla fine del cap Deb partirà per ritornare nella sua città :’-(  Alla fine mancano ancora 13 cap… Ma non ho capito a cosa ti riferisci quando dici di essere curiosa riguardo lo spoiler… Forse alla questione “padre”? Un bacione!

giunigiu95: Purtroppo Deb alla fine ha capito di essere confusa, ma più che altro la chiamerei indecisione perché sa di  essere attratta sia da Niko che da Andrea… Grazie mille, spero che anche questo cap ti piaccia!

A mercoledì,

la vostra milly92.

Capitolo 42

Goodbye My Lover(s)

Quella notte non dormii affatto, la puntata terminò all’una meno un quarto e dopo ci fu una festa per Niko con tanto di giornalisti.

A soddisfare la loro sete di foto ed informazioni ci pensò Samanta, che ovviamente non pensava ad altro che al videoclip, ed io partecipai ai festeggiamenti con dei sorrisi anche se le lacrime erano di più.

Ma fatto sta che ero anche dispiaciuta per il mio gruppo che era arrivato secondo.

“Ragazzi, mi dispiace, ma sono sicura che farete successo lo stesso” dissi con sincerità rivolta a Giuseppe, Dante e Francesco, mentre Andrea se ne stava a parlare con Luke.

“Dispiace anche a noi, eheh” ironizzò Francesco. “L’importante però è che tu comprerai tutti i nostri eventuali cd”  aggiunse facendo l’occhiolino.

“Ma certo, vi farò pubblicità occulta” confermai, mentre alle nostre spalle si levava un coro di “Olèèè” seguito dal rumore di un tappo di bottiglia stappato. Poco lontano, Niko aveva aperto l’ennesima bottiglia di champagne con un sorriso da orecchio a orecchio.

“Ma, dimmi, come sei rimasta con Andrea?” mi domandò Giuseppe mentre mi accompagnava a prendere un bicchiere di champagne.

“Non lo so nemmeno io…” confessai dispiaciuta, cercando di scacciare dalla mente l’immagine mia e di Niko che ci baciavamo.

“Hai tutto il mio appoggio, ma perché non vedete di chiarirvi per bene?” mi appoggiò Giuseppe porgendomi un bicchiere già riempito.

“Vedremo, non lo so” dissi evasiva, incrociando lo sguardo di Niko e cercando di non arrossire. Non ci capivo più nulla, mi sentivo divisa in due.

“Ok…” rispose allontanandosi verso Kevin che lo stava chiamando.

Ne approfittai per avvicinarmi al vincitore, rivivendo un flashback di poche ore prima.

“Congratulazioni, evvai! Sono felicissima per te, Niko!” avevo urlato sentendo la gioia uscirmi dal profondo del cuore.

“Non sai quanto lo sono io, grazie a te, grazie, life coach…” mi aveva risposto quasi ridendo per la gioia, mentre la folla si accalcava intorno. “La prima cosa che farò è spedirti il primo cd, devi venire ai miei concerti…” aveva dichiarato prima di venire rapito da un giornalista.

“Hai visto, Niko ce l’ha fatta!”.

Dietro di me la voce quasi sognante di Rossella mi aveva fatto agghiacciare.

“Si, sono felicissima per lui” avevo ribattuto gelida ma sforzandomi di sorridere.

“Eh si. Lo sai che Andrea mi ha proposto di comparire nel videoclip di una canzone che lui e i ragazzi hanno riarrangiato ultimamente, “Your song”?

Mi aveva guardato ridendo sotto ai baffi, pavoneggiandosi e sentendosi quasi importante.

“Davvero? Comunque la conosco la canzone, l’hanno modificata  per me il giorno del mio compleanno, sabato, sai. E’ che mi sono messa con Andrea quando te ne sei andata, e allora…” avevo spiegato perfidamente mentre diventava bianca come un cencio. “Avevi proprio ragione, dovresti fare la veggente! Ma comunque l’ho mollato, tranquilla, quindi puoi pure continuare a passare all’attacco, Ross!”  avevo terminato allontanandomi, mentre lei sembrava stordita e arrabbiata allo stesso tempo.

Mi ero sentita umiliata, e per questo ero ritornata in uno dei corridoi vuoti dello studio, sentendomi quasi febbricitante.

“Ehi, sei qui”.

Riconoscere la voce affettuosa di Niko mi aveva provocato un senso di sollievo, e non opposi resistenza quando mi condusse in una stanza vuota e buia che poi riconobbi essere la sartoria. “Scusa, ma per fortuna Samanta sa tenere perfettamente a bada i giornalisti” .

“Va bene…” risposi mentre accendeva la luce e mi guardava negli occhi.  Mi abbracciò senza dire nulla, prima di staccarsi e fare un piccolo respiro, come quelli che precedono un discorso importante.

“Volevo dirti che… Che ho proposto spostare la sede dello studio dove farò il primo cd a Caserta”.

Accolsi la notizia con un enorme stupore, sgranando gli occhi. “Davvero?”.

“Si” annuì deciso. “Spero verrà accettata. Forse non mi crederai ma… Ma io provo qualcosa di davvero speciale per te, e se per te va bene vedermi ogni tanto…”.

“Certo che mi va bene”  avevo risposto precipitosamente, sentendo il cuore battere più forte per l’emozione.

“Allora credo di poterti raggiungere tra qualche settimana, sai che ora ci sono i paparazzi, le interviste, l’organizzazione del lavoro…”.

“Va benissimo” avevo risposto, abbracciandolo di nuovo e versando qualche lacrima, dovuto al fatto che ero felice solo per metà. E Andrea?!

“Allora, come vanno le prime ore da vera star?” gli domandai, facendolo sobbalzare dato che se ne stava fermo, approfittando dell’attimo di pace che la gente gli stava concedendo, presa dalla distribuzione gratuita del cd con l’inedito.

“Non ci sto capendo nulla” ammise, senza smettere di sorridere. Poi però il suo sorriso si appassì. “Devo darti una brutta notizia…”.

“Sarebbe?” chiesi un po’ intimorita da quel tono.

“Ne ho parlato con il produttore tre secondi fa, ma mi ha detto che dovrò produrre il cd a Milano, il vero studio è li”.

“Oh” accusai la notizia con un tonfo al cuore. Ecco, il mio sogno si era smaterializzato, puff!, svanito, cancellato dalla brusca realtà. “Ve bene, figurati, tanto saresti stato impegnato comunque…” iniziai a blaterare presa dalla collera.

“Deb, sai che non dipende da me” mi ricordò.

“Lo so” dissi concisa, “Solo che mi ero illusa. Quest’esperienza è stata così sconvolgente che credevo che alla fine mi avesse portato qualcosa di buono, di concreto, ma non ho ancora imparato a tenere i piedi per terra…” spiegai con gli occhi lucidi.

“Ehi, Niko, vieni, c’è un giornalista che vuole intervistarti!” urlò Ivan avvicinandosi e prendendolo per un braccio, trascinandoselo chissà dove.

Restai come una cretina vicino al tavolo delle bibite, e guardandomi intorno notai che ero l’unica a starmene da sola.

E così era finita. Tra poche ore sarei tornata a casa, ritornando a vivere come una ragazza normale, avrei affrontato i test, e a ricordarmi quest’esperienza sarebbero rimasti solo i miei ricordi e le foto che avevo scattato. Cercai di fare il punto della situazione di ciò che avevo realizzato o meno quando la voce di Daniele mi ricondusse alla realtà. 

“E così nessuno dei due ha vinto” se ne uscì passandosi una mano tra i capelli.

“E’ meglio così, credimi” sospirai decisa, accasciandomi su una sedia.

“Comunque l’invito per domani è ancora valido” cambiò argomento, sedendosi anch’egli.

Non sapevo cosa dire, e ringraziai il cielo quando Silva ci interruppe, con il suo gioioso: “Debora!”.

“Silvia, stasera non ci siamo proprio viste!” esclamai abbracciandola.

“Lo so, è stata una serata intensa! Non sai quanto mi dispiace che hai cambiato gruppo, se fossi rimasta con Niko saresti uscita nel videoclip!”.

“Fa niente…” tagliai corto e abbozzando un sorriso.

“Fa eccome, volevo un pretesto per invitarti nella mia nuova trasmissione a settembre!” spiegò rattristita.

“Puoi trovarne un altro se ti va” concessi, per niente interessata a partecipare ad un programma tv.

Dopo stasera ho chiuso con la tv, basta…

Eppure la cosa più tragica fu salutare tutti la mattina dopo, dopo essermi appisolata per nemmeno un’ora.

Mi risvegliai alle sette meno dieci nella stanza singola dell’hotel in cui avevamo alloggiato, credendo di aver sognato tutto, in primis il bacio con Niko. Ma quando vidi l’abito bianco e oro appeso all’armadio che avevo indossato la sera prima realizzai che era tutto vero, e non sapevo se esserne felice o meno, in particolare per il fatto che se ne sarebbe andato a Milano. Pensai ad Andrea, al fatto ce non avevamo più parlato, e mi dissi di dover rimediare. Quello che c’era stato tra di noi era troppo importante per essere gettato va così e poi io ci tenevo ancora, anche se ammettevo di avere uno stranissimo modo di dimostrarlo.

Indossai rapidamente dei pantaloni di cotone neri, un top fuxia e delle converse nere, mi truccai un po’ controvoglia ed uscì dalla stanza per andare nella hall con tanto di trolley gigantesco in mano.

Quasi tutti gli altri erano giù, chi faceva colazione, chi controllava di non aver dimenticato le ultime cose. 

C’erano anche i tre giudici e Ivan, i quali ci dissero che l’autista sarebbe arrivato di lì a mezz’ora.

“Sei scesa finalmente!” mi accolse lo zio facendomi segno di sedermi su uno dei divani vicino a lui, nonostante ci fossero solo lui, Dario e Lara.

Feci un piccolo cenno, cercando di non scoppiare in lacrime per l’ennesimo addio.

“Ti sei persa il momento cruciale, ossia la posticipazione delle mie nozze” disse mesto ma allo stesso tempo un po’ sorridente.

“Cosa?” domandai, risvegliandomi del tutto.

“Si, verranno posticipate  all’anno prossimo, mi hanno offerto un contratto discografico per quest’anno, ma Beatrice è contenta  lo stesso” aggiunse. “I suoi un po’ meno, ma fa niente…”.

“Ma è fantastico, non vedo l’ora di comprare il tuo cd!” esclamai, ancora un po’ scossa. “E’ come se avessi vinto!”.

“Beh, diciamo di si. Vedrò di fare qualche concerto a Caserta, se i Casertani sono tutti come te…” fece ridendo, mentre lo guardavo con un cipiglio.

“Ehi, Deb!”.

Giuseppe e gli altri Gold Boyz mi raggiunsero, posando i loro trolley. Sorrisi a tutti, arrossendo dato che Andrea mi guardava in modo un po’ strano. “Ragazzi! Finalmente! E’ così triste dovervi dirvi addio!” dissi sincera, abbracciandoli finchè non venne il turno di Andrea. “Forse questa volta dovrei parlarti io…” annunciai decisa a bassa voce.

Lui annuì e mi seguii in un angolo appartato della hall.

 “Per te è stato importante conoscermi e stare insieme?” iniziai, senza sapere da dove iniziare.  

“Ma certo! E se penso che tu mi hai usato per far ingelosire quello dopo ciò che ti ha fatto…! So che lo hai baciato, cosa  credi!” rispose, tra l’offeso e l’incredulo.

“Andrea, no, calma” lo fermai, sentendo un peso sul  cuore. “Io sono ancora presa da  te! Sono solo confusa, e mi dispiace essermi comportata così alla fine, giuro, ma… Io ti voglio davvero bene, credimi, e mi mancherai un casino…” dissi con le lacrime agli occhi.

Lui si fermò ad analizzarmi e squadrarmi per qualche istante prima di prendermi per le spalle. “Lo dicevo che non riesco ad essere imbronciato con te per tanto! Io ti voglio davvero bene, per qualche giorno ho creduto di amarti…” confessò arrossendo, lasciandomi totalmente stupita. Mi abbracciò, e non potetti far altro che stringerlo  mia volta.

Cavoli, gli voglio davvero bene…. Come farò senza di lui?

“Spero che Rossella sarà brava nel videoclip anche se un po’ me la sono presa” affermai quando ci separammo.

“Diciamo che è stato un colpo di gelosia, è stata lei a dirmi che avevi baciato Niko, non volevo nemmeno crederci…” si scusò. “Ma, tranquilla posso capire la tua situazione di confusione, e poi io te ne ho fatte passare tante con Rossella, sappi solo che sei importante per me. Allora, abbiamo chiarito?”.

“Direi di si. Grazie per tutti quei bei momenti” dissi con la voce che si spezzava.

Ci sorridemmo e raggiungemmo gli altri, che stavano parlando circa il loro viaggio.

“Ciao, vincitore” dissi a Niko, che esibiva delle grandi occhiaie bluastre e violacee sotto gli occhi mentre scendeva le scale che conducevano alla hall.

“Debora, eccoti!” esclamò, facendomi segno di salire. Ubbidii e mi condusse dietro un grande vaso.

“Io, beh… Volevo darti questo prima di salutarti, è il frutto di queste settimane trascorse insieme. Ne hanno dato uno ad ognuno di noi appena iniziato il programma” dichiarò, porgendomi un quaderno blu con su disegnata una nota musicale.

Lo guardai interrogativa, prima di constatare che era un diario.

“Oh, non ho parole…” balbettai.

“Leggilo, mi farebbe piacere. Voglio solo farti sapere come mi sono sentito…” si giustificò mentre gli gettavo le braccia al collo, infischiandomene della cameriera che stava passando in quel momento.

“Perché dovevi dirmi tutto questo ora? Perché non me lo hai detto prima?” urlai quasi, scoppiando in un pianto isterico.

“Perché sono un cretino, lo sai” disse semplicemente. “Ti prego, non piangere piccolina…”.

“Come faccio…” singhiozzai, mentre lui mi zittiva con un bacio. Mio malgrado risposi, essendo conscia del fatto che sarebbe stato l’ultimo. “Come farò? Ci ho messo una vita per capirci qualcosa di te, piacerti, ed ora…” continuai a singhiozzare quando ci separammo.

“E’ la vita, ma io farò il possibile per raggiungerti, ci tengo a te…”.

Dieci minuti dopo però fummo costretti a scendere giù, dove dovetti salutare anche gli altri con il doppio delle lacrime.

“Zio, fatti sentire…” sussurrai stringendolo più forte che mai, sopraffatta dai singhiozzi.

“Ma certo, piccolina, certo, tranquilla, ti chiamo appena arrivo a casa, su…” tentò di tranquillizzarmi.

“Davvero, Max, sappi che ti voglio un bene dell’anima, per me sei un secondo fratello, mi mancheranno le nostre chiacchierate…” confessai, inforcando gli occhiali da sole per mascherare i miei occhi rossi e gonfi.

“Sai che vale lo stesso per me” dichiarò deciso, cn gli occhi lucidi. “La tua presenza è stata confortante e… Volevo chiederti se ti andrebbe di fare da damigella d’onore alle mie nozze, anche se dovessero svolgersi tra anni ed anni” mi propose a bassa voce.

Restai sorpresa, spalancando la bocca. “Ma certo, è un onore!” esclamai riabbracciandolo.

Mi sorrise, prima che venissi rapita da Lara e Dario.

“Mi raccomando, Dà, non ballare “Umbrella” con nessun’ altra che sono gelosa” scherzai mentre ci  salutavamo. 

Anche Silvia, Maria e Luke mi vennero a salutare.

“Debora, quando verrò in Campania ti verrò a trovare, anzi, verrai qualche giorno con me, ok?” mi propose Silva stringendomi a sé.

“Ma certo. E tra parentesi, ancora grazie per tutto…”.

“Ma figurati! Mi dispiace solo aver iniziato con il piede sbagliato” si scusò malinconica, prima di sorridere e dire: “Se ti serve una mano nel mondo della tv chiamami, ti raccomanderò”.

Feci un sorriso un po’ finto mentre annuivo e salutavo Maria e Luke.

“Ciao,capitano” gli dissi abbracciandolo. “Grazie Maria, è solo merito tuo se ho vissuto tutto questo…” dissi con sincerità.

“Dai, zitta che mi fai commuovere!” mi ammonì la donna.

Ma il peggio fu salutare i Gold Boyz.

Mi riempirono la testa di: “Verrai ai nostri concerti?” e “Ci mancherai”.

Io e Andrea ci dicemmo tutto con uno sguardo prima di abbracciarci. “Grazie per tutti quei bei momenti” dissi semplicemente, mentre ero ancora tra le sue braccia. “Ti voglio bene, scusami ancora per ieri sera”.

“Tranquilla… Non sai quanto te ne voglio io!” disse, indossando anch’egli gli occhiali da sole. “Ma devo darti un’ultima cosa, vieni”. Lo seguii rapidamente vicino alle sue valigie e lo vidi estrarre un quaderno verde identico a quello di Niko da una sacca. “Dagli un’occhiata se ti va” disse con una scrollata di spalle.

“Certo, ma penso di sapere già qualcosa d quello che c’è scritto” dissi, prima di alzarmi sulle punte e baciarlo rapidamente. Mi strinse per l’ultima volta a sé prima di fare cenno di andare visto che mi stavano chiamando.

Ci sorridemmo prima che Ivan  mi raggiungesse, con indosso una tuta grigia e gli occhi cisposi, come quelli di chi si è appena svegliato.

“Deb, mi mancherai tanto! Ricordi tutte le nostre chiacchierate?” mi apostrofò allargando le braccia per invitarmi ad abbracciarlo.

“E chi se le dimentica! E tra parentesi, hai sempre avuto ragione” rivelai abbracciandolo.

“Lo so, spero solo di rimanere in contatto con te”.

Quando l’autista ci disse che era tardi, uscii dalla hall con un groppo allo stomaco gigantesco, sentendo che tutte le lacrime del mondo non sarebbero bastate per esprimere la mia tristezza mentre salivo in auto con Daniele.

“Deb, ci vediamo presto!”.

Mi voltai, vedendo Niko e Andrea sul marciapiede che si sbracciavano per farsi vedere mentre l’auto partiva.

Mi affacciai dal finestrino, togliendomi gli occhiali da sole. “Ci conto!” urlai in risposta, mentre la macchina svoltava l’angolo. Non vederli più fu il primo vero segnale che mi fece comprendere di essermi allontanata per davvero da quel sogno.

E’ finita, mi dissi accasciandomi sul sediolino, letteralmente finita. Addio stress, dieta, litigi, prove… Addio Niko… Addio Andrea…

Non mi accorsi nemmeno di Daniele che diceva: “Dai, ce la faremo al di fuori del loft” e mi stringeva la mano destra tra le sue.

Aprii la borsa per prendere i fazzoletti quando vidi i quaderni di Niko e Andrea. Senza meditarci li aprii e lessi il frammento di qualche pagina, scritte con due grafie diverse: quella di Niko larga e disordinata, quella di Andrea stretta, ondulata e precisa.  

13/05/08, giardino del loft.

Caro diario, oggi ho fatto la  cazzata più grande della mia vita. Ho baciato Debora per quella stupida cosa del provino del film. Mi sono sentito un bastardo, ma non ho potuto evitare di sentire il cuore scoppiarmi di gioia quando ha risposto al bacio. Cavoli, non mi sentivo così preso dal secoli, ma ora devo spiegarle tutto, non posso ingannarla, deve sapere… Ma se deciderà di non parlarmi più? Ne vale la pena? Devo dirle che in realtà io volevo baciarla per davvero? Oddio, non ci capisco più nulla, è lei che mi manda in tilt… E’ amore?!

Niko

 

29/o5/08, cucina.

Caro diario, stasera ho vissuto la serata più bella di quest’avventura. Finalmente, dopo tue le sciocchezze commesse, mi sono deciso a farmi avanti con Debora, invitandola alla festa che i ragazzi hanno organizzato. Ballare con lei,stringerla a me, sentire il suo profumo mentre la baciavo mi ha decisamente mandato in tilt. Non mi era mai successa una cosa del genere, e se penso che tra una settimana dovrò dirle addio mi viene una rabbia mista ad una pazzesca voglia di piangere. Rabbia perché, che cavolo, mi ero imposto di pensare solo alla musica venendo qui, e voglia  di piangere perché non so come farò a svegliarmi la mattina sapendo che non sta dormendo a due stanze di distanza dalla mia. Cavoli, sono cotto di brutto. Come farò?

Andrea

Continuai a piangere in silenzio mentre chiudevo i quaderno all’improvviso, non potendone più e quando un’ora dopo vidi la mia casa fu come svegliarmi per davvero dal sogno che per due mesi avevo avuto l’opportunità di vivere.

 

Qualche Anticipazione:

 

“Non  è stato facile ma mi sono impegnata, anche perché lì qualcuno aveva studiato spagnolo…” dissi come se niente fosse.

Grazie Andrea, ti devo un nove.

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Ma a qualche passo dalla stanza mi bloccai, udendo la voce preoccupata di mia madre.

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“Andrea è uno stronzo” decretò subito Daniele quando glielo feci leggere. “Ma si è rincretinito?”.

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“Ma brava, brava, tu si che ci sai fare” disse Paris con la sua r moscia più accentuata che mai. “Hai superato la prova!”.

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“Come hai osato baciare il mio ragazzo?” urlò ancora lei, come se non mi avesse ascoltato.

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Capitolo 43
*** Non E’ il Prezzo Giusto Da Pagare Per Un Concerto ***


Non E’ il Prezzo Giusto Da Pagare Per Un Concerto

Ciao!

Ho aggiornato in anticipo dato che domani  andrò alla festa di laurea di mia cugina e non avrei avuto tempo… In questo cap vedremo Deb alle prese con la vita “normale” e una nuova "conoscenza" antipatica quasi più di Rossella! Cosa succederà?

Grazie mille a:

Angel Texas Ranger: Si, ci sono altri cap, tranquilla, la storia non è  di certo finita qua, eheheh!

95_angy_95: Eh si, purtroppo ogni cosa quando finisce è tristissima, specialmente quando ci ha portato tante cose belle oltre che una marea di avventure che ci hanno aiutato a crescere! Curiosa di sapere cosa faranno gli altri? Beh, per ora ti lascio scoprire cosa fa Deb… E gli altri compariranno nel prossimo cap! ^^

giunigiu95: Infatti, sono stati dolcissimi, io non sarei ritornata a casa davanti a un gesto del genere, ihih… Chissà se continueranno a essere così dolci con Deb, tu che dici?

_New_Moon_: Tranquilla, capita a tutti essere impegnati, ed io spesso ne sono l’esempio vivente! ^^ Riguardo il “sequel”  della fic… Sai che in realtà io già sto scrivendo il continuo? Quando ho letto la tua proposta sono rimasta sbalordita! Non è che hai messo un hacker nel mio pc? xD Scherzi a parte, sono felicissima se ti fa piacere leggere il continuo! Allora mi dai l’approvazione per continuarla e pubblicarla? =D Bacioni!

vero15tar: Tesoro, stiamo sulla stessa barca, anche io ho trascorso un S. Valentino da single e in totale depressione, sigh. Non vorrei deluderti con questo cap, dove purtroppo Andrea, come tutti gli altri, non è presente… Ma sono sicura che lo sarai nel prossimo, dove compare di nuovo! Davvero sei nata a Maddaloni? Io, da come avrai capito, ci sono nata e ci vivo… Sono curiosa: ora abiti nelle vicinanze di Maddaloni?  Giusto per sapere se siamo nella stessa provincia o regione =D Bacioni!

Piccolo sondaggio: Vi farebbe piacere se questa storia avrà anche un continuo (“Confessions of a future bride”, che non superi i 20 cap) o ritenete che renda la cosa noiosa e pesante? Fatemi sapere perché ho già scritto i primi due cap, ma non fa niente se resta nel mio pc! ^^

A sabato,

la vostra milly92.

Capitolo 43

Non E’ il Prezzo Giusto Da Pagare Per Un Concerto

Completa las seguentes frases con el preterito indefinito.

Esta noche yo… (hablar) con Lucia y ella me …. (dir) que tenìa mucho sueno.

Completai l’ultima frase del test di  spagnolo e lo consegnai alla professoressa che mi stava scrutando da un bel po’ con il suo solito sorriso da adolescente.

“Speriamo che mi confermerai la tua media, voglio proprio metterti un bel voto!” mi disse. “Sai che per questo test ho anche messo i dieci” aggiunse, dato che il resto della classe lo aveva già fatto e Luisa, la secchiona della classe, era stata la fortunata  a prendere quel voto. Io ero l’unica a starmene in classe mentre gli altri già si godevano le vacanze.

“Non credo lo prenderò professoressa, ma credo di essere arrivata almeno all’otto” dissi preoccupata mentre posava la penna rossa sul foglio.

Mi rispose con un suono vacuo mentre posavo l’astuccio e il libro di chimica nel mio zaino della Lonsdale che per troppo tempo era rimasto intatto, senza essere stato utilizzato.

“Come è andato il test di chimica?” mi domandò la donna qualche minuto dopo con una strana espressione dipinta sul volto.

“Ho preso sei e mezzo, si sa che non sono mai stata un genio della chimica” risposi, sedendomi vicino la cattedra dato che la prof mi metteva perfettamente a mio agio essendo la mia insegnante preferita e avendo solo 32 anni.

“A chi lo dici! E l’interrogazione di italiano?” continuò.

“Otto” risposi più soddisfatta.

“Storia?” domandò ancora.

“Sette e mezzo…” e mi rabbuiai ripensando al fatto che mi ero dimenticata la data dell’incoronazione di Carlo Magno come una cretina.

“Bene, sono soddisfatta allora” esclamò lei posando la penna  brandendo in mano il mio compito.

“Perché?” feci con il cuore che aumentava i battiti.

“Perché vuol dire che la mia materia è quello in cui ti sei impegnata di più!” rivelò, alzando il foglio e mostrandomi un bel nove.

“Oh, Oddio, evvai!” esclamai, alzandomi. Abbracciai la professoressa, che per me era come una migliore amica.

“Non sai come sono contenta! Temevo che ti fossi distratta in quel programma tv” mi confessò mentre la campanella del’ultima ora  dell’ultimo giorno di scuola suonava.

“Non  è stato facile ma mi sono impegnata, anche perché lì qualcuno aveva studiato spagnolo…” dissi come se niente fosse, con un’aria falsamente disinvolta. Venni inondata dal ricordo della sera in cui Andrea mi aveva aiutato a studiare, circa otto giorni prima, e reprimetti a stento  un’insana voglia di piangere.

Grazie Andrea, ti devo un nove.

Uscii dall’aula, constatando di essere l’unica ad essere ancora a scuola oltre a Daniele che mi veniva incontro. Il secondo anno di liceo era ufficialmente terminato!

“Ho preso sette e mezzo a greco!” urlò entusiasto.

“Ed io nove a spagnolo!” dissi in risposta, abbracciandolo.  “Ti va di festeggiare?”.

Daniele mi guardò stupito mentre assaggiava il sapore di quelle parole. “Non è un appuntamento” mi affrettai ad aggiungere. Era crudele, dirglielo così, lo sapevo, quando negli ultimi due giorni mi era stato particolarmente vicino.

“L’avevo capito” sbottò in risposta. “Comunque si, mi va… Granita al Bar Centrale?”.

“Ok, lasciami solo avvisare i miei …” dichiarai,prendendo in mano il cellulare.

Notai con rammarico di non avere nessun sms e nessuna chiamata persa. Ormai ero tornata a casa da due giorni e solo Max e i Gold Boyz si erano fatti sentire la sera del primo giorno, dicendomi che era tutto ok e che già sentivano la mia mancanza. Andrea si era trattenuto un po’ di più e mi aveva detto che sperava di restare in contatto con me. Scacciai questo ricordo con difficoltà mentre digitavo l’sms.

“Tutto bene, ho preso 9! Torno a casa tra qualche ora, vado a festeggiare con Daniele, pranzate senza di me”  scrissi rapidamente. Posai il cellulare in tasca e feci cenno al ragazzo di continuare a camminare.

“Tu hai sentito qualcuno da quando siamo ritornati?” gli domandai dieci minuti dopo, mentre eravamo seduti ad uno dei tavolini del bar davanti alle nostre granite. Era la prima volta che apriva quel discorso.

“Si, Lara, Dario e Max” rispose cautamente, come se già avesse intuito tutto. “Tu?”.

“Max ,Lara e i Gold Boyz…” dissi a testa bassa.

“So dove vuoi arrivare, Deb, ma ragiona…” iniziò lui, indugiando un attimo prima di afferrare la mia mano destra posata distrattamente sul tavolo. “Capisco che sei confusa tra quei due, capisco che lui ti manca  ancora di più perché è l’unico che non si è fatto sentire, ma… Ci potrà anche essere stato tutto il bene del mondo tra voi ma ora lui è abbastanza famoso, ha un cd da fare, interviste, inviti a programmi tv, è per di più è a Milano, mentre tu sei una normale sedicenne che va ancora a scuola…” tentò di farmi ragionare.

Annuii, sentendo il solito vagone di lacrime prepararsi a scendere.

“Perciò tirati su, ci sono tanti ragazzi che vorrebbero uscire con te, ma non voglio vederti soffrire e sperare in qualcosa che non arriverà…”.

“Si, tranquillo” borbottai flebilmente. “E’ solo che mi devo abituare, tutto qui. Mi manca tutto, questi due giorni mi sembrano un’eternità…”.

“Lo so… Invece per me è quasi normale essere ritornato, perché tu ci sei come c’eri lì. Anzi, è meglio, perché non ci sono quei due alle tue costole” ironizzò stringendo ancora la mia mano.

“Ma tu mi vuoi davvero bene?” domandai ingenuamente. Avevo solo bisogno di un po’ di affetto e compagnia.

“Purtroppo per me si” rispose. “Anche se mi sono arreso ormai” aggiunse arrossendo.

“Non ti arrendere mai” gli dissi senza sapere da dove fuoriuscissero quelle parole. Ma lui non le fraintese, annuì e mi sorrise, lasciando la mia mano e dedicandosi alla sua granita alla menta che si stava sciogliendo.

Di solito l’inizio dell’estate è un momento che aspetto con ansia, ma quell’anno non fu così: invece di andare in giro con le mie amiche mi barricai in casa, aspettando invano un messaggio, una chiamata o un’e-mail che non arrivava.

“Dai, vieni, ti faccio conoscere il ragazzo con cui mi sto frequentando, sta al Classico Europeo come noi” disse Sabrina entusiasta uno di quei giorni.

“No , davvero, semmai ci vediamo domani…” rifiutai gentilmente, sentendo che ormai mi ero indifferente uscire o stare barricata in casa visto che comunque non avrei incontrato Max e gli altri.

Fu così che il 15 giugno, giorno in cui mi sarei dovuta presentarmi ai provini del film, mi trovai davanti ad una pagina bianca di Microsoft Word.

“A soli sedici anni non si può sapere tutto della vita, eppure io credo di saperne molto di più da due mesi a questa  parte. Quel 5 Aprile 2008 ha segnato la mia vita per sempre…” iniziai a scrivere, e mi fermai tre ore dopo, con gli occhi assonnati, le braccia stanche ma soddisfatta. Avevo scritto le prime venti pagine di quello che, avevo deciso, sarebbe stato il mio primo libro.

Avevo sempre amato scrivere, e il mio più grande sogno, prima di Niko e tutto il resto, era scrivere  un libro per adolescenti. Quale occasione migliore di quella sottospecie di romanzo che avevo vissuto poteva aiutarmi?

Era ormai mezzanotte e mezzo quando spensi il computer e mi avviai in cucina per bere. Ma a qualche passo dalla stanza mi bloccai, udendo la voce preoccupata di mia madre.

“Ti giuro, non è più lei! E’ silenziosa, non esce, corre appena squilla il telefono, mangia poco e niente… Hai visto quanto è dimagrita? Stamattina le ho preso dei pantaloni taglia 42 e le andavano bene! Per me ha perso almeno 7 chili… Le sue amiche mi fermano per strada e mi chiedono cosa le sta succedendo, ed io mi sento una buona a nulla nel rispondergli che non lo so!” stava dicendo.

Entrai furtivamente in cucina, e mio padre fece una strana espressione quando mi vide.

“E’ tutto ok mamma! E’ solo che mi devo riabituare a questa vita, no? Li stavo sempre chiusa in casa e mangiavo poco, devo solo riabituarmi, tranquilla. Anzi, domani chiamo le ragazze e vado a vedere i quadri con loro, ok?” tentai di tranquillizzarla con un tono di voce fin troppo calmo e pacato.

Lei annui impercettibilmente prima di abbracciarmi insieme a papà, facendomi sentire davvero uno straccio.

Mi sentii ancora più male quando presi il diario di Niko e quello di Andrea, come era mio solito fare la sera, e lessi una delle pagine in cui non mi conoscevano ancora.

01/04/08 ore 23:43, cucina.

Caro diario, se vedessi com’è silenziosa la cucina ora! Di solito è un caos a quest’ora, con Rossella che inizia a ballare sul tavolo e Max che prova imperterrito con la sua chitarra mentre i Gold Boyz cazzeggiano e ci coinvolgono in giochi e barzellette, invece stasera sono già tutti a letto, esausti per le prove. Invece io non riesco a prendere sonno, sono qui davanti la mia solita camomilla che penso all’amore. Si, all’amore, ti rendi conto? E’ che ascoltare “Bella stronza” di Masini mi ha dato a pensare. Io non ho nessuna stronza da maledire,nessuna stronza per cui brucio d’amore e di passione, e da una parte non è bello, vorrei essere innamorato di qualcuna che non sia la musica. Come vorrei che la mia vita venisse sconvolta da una ragazza che mi faccia perdere la testa! Ma purtroppo sono qui, confinato in questo loft… Me lo fai questo favore, diario? Me la mandi una dea che mi faccia innamorare?

Niko

Restai sbalordita quando terminai di leggere. Aveva scritto quella pagina quattro giorni prima di consocermi… Chissà se pensava che io fosso quella “dea” tanto agognata! Ma rileggere quei nomi e le abitudini del loft non fece altro che accentuare la mia malinconia,  così lessi una pagina di quello di Andrea.

05/o4/08, ore 23:58,giardino

Caro diario, ho appena finito di provare il brano della settimana con i ragazzi. Oggi sono arrivati i life coach, delle persone che ci supporteranno moralmente durate il programma, da quel che ho capito. A noi  è stata affidata Samanta, ma devo ammettere che non mi è per niente simpatica, è un’oca! Vabbè, d’altro canto tutte le life coach  sono così, in primis Martina e Giulia. Sono tutte alte,magre, belle e formose… L’unica che si distingue è Debora, la life coach di Niko. Da quel che ho capito non ha nemmeno sedici anni, ma è molto carina, ha una bellezza particolare, per niente appariscente. Mi è rimasta particolarmente impressa perché era tutta impaurita ed emozionata quando è entrata, mi è uscito spontaneo sorriderle quando mi sono presentato. Invece i ragazzi, Dario e Giorgio, sono davvero simpatici, abbiamo giocato anche a carte insieme! Sono sicuro che la loro presenza ci porterà una ventata di buon’umore!

Andrea

Sorrisi, ricordando il momento i cui si era presentato. Si, mi aveva decisamente sorriso…  Era come guardare un film a distanza di mesi e mesi, con una diversa percezione delle cose ed una preferenza diversa circa gli attori preferiti. E così mi aveva notata per la mia diversità rispetto alle altre, mi dissi.

Presa da uno strano moto di affetto, così, prima di andare a dormire inviai vari sms.

“Ciao Andrea! Come stai? Volevo dirti che ho preso 9 al test di spagnolo una  settimana fa… Grazie. Qui tutto bene, salutami gli altri tre furbacchioni! Vi voglio bene!”.

“Ehi Silvietta! Tutto bene? Ieri ti ho vista al Tg, è bellissima la linea di moda che hai lanciato… Complimenti! Sai, ho iniziato a scrivere un libro, mi piacerebbe che lo leggessi quando finirò… Forse quello potrebbe essere il piccolo pretesto che cercavi per invitarmi nella tua nuova trasmissione, ihih…! Fatti sentire appena puoi. Un bacio!”.

“Ciao zietto! Come va la produzione del cd? Qui è tutto troppo strano… Mi manchi davvero molto , fammi sapere la data di qualche eventuale concerto! Ho davvero bisogno di parlarti… Ti voglio bene”.

Mi bloccai un attimo, indugiando un po’  guardando il numero di Niko. Feci uno squillo, ma mi rispose la segreteria. Delusa, avendo l’impressione di aver vissuto inutilmente quei due mesi, lasciai il cellulare acceso e mi misi a letto, sperando che l’indomani si annunciasse migliore.

Andai con le mie amiche e Daniele a vedere i voti il giorno dopo, cercando di ignorare le occhiatacce di Cristina dovute al fatto che Daniele non la guardava nemmeno e si era rifiutato di uscirci insieme.

“Oddio, non ho il coraggio di guardare” esclamai a tre passi dai quadri in cui c’erano scritti i miei voti, tenendo gli occhi chiusi.

“Ma taci, scema, che sei andata bene come al solito!” disse Sabrina superandomi e leggendo.

“Oddio, quanto bene?!” feci terrorizzata, continuando a tenere gli occhi chiusi.

“Bene” si intromise Daniele, tentando di togliermi le mani davanti agli occhi con il risultato che iniziammo a fare un singolare lotta corpo a corpo mentre una ragazza che era stata rimandata settembre ci guardava con gli occhi gonfi di pianto.

“Piantatela, sembra di stare al circo, ci guardano tutti” sbottò Cristina infastidita, allontanandolo da me e trascinandomi di peso davanti ai quadri.

Mi decisi a cercare il mio nome, e mano a mano che leggevo quei vari numeretti chiamati voti emettevo un sospiro di sollievo.

Italiano: 8

Lettere classiche: 7

Storia: 8

Geografia: 8

Diritto: 8

Ed. Fisica: 7

Matematica/Informatica: 6

Scienze: 6

Spagnolo: 9

Inglese: 8

Arte: 8

Religione: Ottimo

Media scolastica: 7,5

“Fiuuuu!” dissi più che sollevata, abbracciando Lina e Giusy. “Spagnolo mi ha messo 9, evvai!”.

“Sei una piccola genia, ma mai quanto me” disse Daniele, e rimasi sbalordita quando lessi la sua pagella: aveva tutti 8, solo un sette in greco e 9 in storia ed educazione fisica.

“Accidenti, ma come hai fatto?! Tu ti sei trasferito ad aprile!” domandai.

“Avevo già studiato tutto a Roma, qui siamo molto indietro con il programma” spiegò scrollando le spalle.

“Dai, guarda a me, sono io il genio incompreso! Quest’anno non ho preso nessun debito!” se ne uscì Sabrina mostrandoci la sua pagella composta da tutti sei.

“Brava, Sabri!” feci, contenta per lei dato che l’anno prima aveva avuto il debito in greco e storia. Non amava studiare, ma era un peccato poiché era intelligentissima e apprendeva in uno sbatter di ciglia, come avevo modo di assodare l’anno prima, quando le avevo dato delle ripetizioni.

Apparentemente felice, uscii con loro quella sera, dopo aver scritto altre cinque pagine del “Libro”, ed aspettai invano delle risposte ai vari sms fino al giorno seguente, quando Andrea mi rispose con un: “Ehi, tutto bene, una casa discografica ci ha invitato a collaborare ed abbiamo accettato! Ti saluta tanto Rossella,è qui con me, se ti va facciamo un concerto il 2 Agosto a Roma. Ciao!”  e Max con un più affettuoso: “Nipotina! A me tutto bene, sto già lavorando ai brani. Te piuttosto? Come mai è tutto strano? Mi devi spiegare tutto per filo e per segno quando avrò tempo di chiamarti, ok? Ti voglio benissimo nipotì! Ci sentiamo!”.

“Andrea è uno stronzo” decretò subito Daniele quando glielo feci leggere. “Ma si è rincretinito?”.

“Lascia perdere, fatto sta che se si aspetta che vado al concerto se lo sogna” risposi.

Lui mi squadrò critico prima di dire: “Devi tirarti su, che diamine! Ti va di venire alla festa di Paris D’Aquila mercoledì?”.

“Paris? Ma chi, quella bionda montata della tua classe?” domandai, riferendomi ad una tipa tutta tirata che si vantava di avere origini francesi.

“Si, dai, vienici!”. 

“Ma che, non ci penso proprio…” ammisi.

“Invece tu ci verrai!” disse con sicurezza, lanciandomi uno sguardo di sfida, lo stesso che gli lanciai io quel mercoledì appena entrammo nel locale dove si sarebbe tenuta la festa, mentre sul sottofondo c’era la canzone di Niko.

“Non ci pensare” mi autoimposi, prima che Paris, vestita elegantemente con un abitino bianco che le fasciava il corpo perfetto mi si avvicinasse.

“Ciao, bella, io sono Paris!” disse con la r moscia.

“Piacere e… ehm, auguri” finsi di sorridere.

“Ad una festa come la mia non poteva mancare una V.I.P., come on!” mi disse, trascinandomi per un braccio senza nemmeno salutare Daniele e conducendomi da un gruppo di ragazzi.

“Ragazzi, ecco a voi l’ospite della serata!” esclamò, togliendosi una ciocca biondissima dalle spalle ed indicandomi con una delle sue unghie freschissime di french manicure.

“Ciao…” sillabai imbarazzatissima, notando che le occhiate dei ragazzi andavano sulla scollatura del vestito color lavanda che indossavo e sulle mie gambe allungate dai decolleté.

Si levò un coro di “Ciao pupa” e “Ciao bellissima” e in quell’istante ci capì ben poco, dato che venni sommersa da una decina di tizi che si precipitarono a presentarsi.

Paris guardava la scena soddisfatta, ma tre secondi dopo mi trascinò verso di sé per farci un vero e proprio book fotografico  con il fotografo che, poverino, la seguì in giro per il locale.

Dal canto mio, cercavo Daniele con aria disperata, ma mi fu impossibile trovarlo dato che erano appena state aperte le danze, se così si potevano definire dei movimenti grezzi e contro il ritmo in cui dei tipi si scolavano bottiglie intere di rum e chissà che cos’altro.

“Ti ho sempre seguita in tv, insomma” dichiarò Paris verso le dieci, quando mi chiese di scortarla in bagno per incipriarsi il naso, “Prima eri così sfigata! Senza offesa eh” aggiunse con tono mieloso mentre la guardavo con il sopracciglio levato. “Ero curiosa di vedere se avresti fatto un salto di stile, e devo ammettere che ci sei riuscita, ora sei una vera strafica!”.

Si voltò, squadrandomi le meches, i capelli arricciati con il ferro e indugiò sulla mia vita, la cui circonferenza era diminuita di un po’.

“Sei proprio l’amica che stavo cercando!” concluse.

“Ma perché, tu scegli le amiche in base al look?!” domandai sconcertata.

“Ma certo”  disse lei come se niente fosse. “E poi, io sono mezza francese e tu mi dai l’impressione di una spagnola! Quindi d’ora in poi dirai che tua nonna era una delle amanti di Francisco Franco proprio come io dico che la mia bisnonna ballava al Moulin Rouge!” mi impose,facendomi segno di uscire senza darmi possibilità di replica.

Una volta lì fuori ci fu di nuovo il caos, così mi avvicinai al bancone del bar dove mi ci vollero dieci minuti per convincere il barista a darmi un bicchiere di semplice e pura acqua.

“Kamil, dà alla signorina ciò che desidera” disse una voce elegante che sovrastava il ritmo assordante della musica house .

Mi girai e mi trovai davanti un ragazzo che faceva perfettamente giustizia alla sua voce: alto, un po’ scuro di pelle, con dei grandi occhi castani e i capelli biondo cenere, indossava un’ elegante giacca nera e mi sorrideva gentilmente mentre Kamil scattava verso una bottiglia d’acqua.  Avevo l’impressione di averlo già visto da qualche parte.

“Grazie, sono dieci minuti che ci provo” lo ringraziai grata mentre prendeva posto vicino a me, con una grazia mai vista. Lo guardai meglio, e mi ricordi che frequentava il penultimo anno nella mia stessa scuola.

“Lo so, sono dieci minuti che ti sento protestare, così ho deciso di salvarti”  ironizzò. “Comunque, che sbadato, non mi sono nemmeno presentato! Io sono Ferdinando” disse.

“Io sono…”.

“Lo so chi sei, lo sappiamo tutti! E’ un onore conoscerti, Debora” mi precedette mentre Kamil mi porgeva il fatidico bicchiere.

Finsi un sorriso, anche se onestamente non mi dispiaceva essere popolare. “Il piacere è mio” risposi, bevendo un sorso dal  bicchiere.

“Paris mi ha appena detto che sei la sua migliore amica” aggiunse scrutandomi.

Rimasi interdetta dalla notizia, ma annuì, prendendo mentalmente nota di dover scannare Daniele al ritorno.

“E mi ha detto che domani andrete a fare shopping” disse. “Io sono suo cugino” spiegò. “La conosco da diciotto anni e devo dire che alla fine non è come sembra, e ammiro molto le persone come te che le sono amiche per davvero, non solo per i suoi soldi”.

Lo guardai un po’ intontita, quando in realtà avrei voluto ridergli in faccia.

“Ma si, Paris è davvero un’ottima ragazza, quando sono con lei ed inizia a parlare francese mi sento così a mio agio che vorrei ritornare a Madrid, la città di mia nonna…” inventai, dicendomi che dopotutto mi stavo distraendo.

“Ah si? Tua nonna era spagnola?”.

“Si, e, detto tra noi, era una delle amanti di Francisco Franco…” mentii.

“Si vede, hai un’aria da spagnola… Caliente… Ti va di ballare?” mi invitò.

Esitai un attimo: cosa fare? Divertirmi o essere la vecchia Debora?

Addio per sempre vecchia Debora sfigata! Mi ritrovai a pensare tre secondi dopo, mentre annuivo e mi ritrovavo al centro della pista con Ferdinando che mi stringeva a se come se fosse una piovra particolarmente appiccicosa.

Tentavo invano di allontanarlo un po’, ma la cosa mi riuscì difficile quando iniziò a condurmi mano a mano nell’angolo più remoto della sala ballando. Notavo tanti ragazzi guardarci, come la stessa Paris.

“Io vado un attimo in bagno…” inventai cercando di scansarmi.

“Eh no, dai, aspetta un attimo…” mi trattenne, circondandomi la vita con la braccia e avvicinandosi al mio volto.

“No, non aspetto” dissi subito, ma mentre parlavo mi ritrovai rudemente la sua lingua ficcata nella mia bocca e il fotografo ci fotografò, come se non aspettasse altro.  “Cazzo, mollami!” urlai, dandogli un calcio e costringendolo ad allontanarsi.

Mi allontanai, andando in bagno, dove qualcuno mi applaudì.

“Ma brava, brava, tu si che ci sai fare” disse Paris con la sua r moscia più accentuata che mai. “Hai superato la prova!”.

“Quale prova?” domandai ancora sconvolta da quell’essere.

“Ho voluto esaminare un po’ il tuo comportamento con i ragazzi, e ti sei decisamente fatta valere, tesoro” si complimentò. “Ora puoi davvero essere la mia migliore amica!” esclamò, abbracciandomi.

“Ma Paris, ragiona, non si diventa migliori amiche così…” tentai di farla ragionare, divincolandomi dalla sua stretta.

“Su, non dire sciocchezze! Ho già progettato tutto, domani andremo a fare shopping e il 2 Agosto ci precipiteremo a Roma dove andremo al concerto dei tuoi cari amichetti V.I.P. , ovvero  i Gold Boyz, Massimo, Niko e Rossella!” disse, porgendomi il biglietto del concerto. Feci una faccia stralunata: erano giorni che li stavo cercando, ed erano tutti esauriti! Bastò la sua aria soddisfatta a farmi capire che ero banalmente caduta nella sua trappola.

“Ok, Paris” dissi inghiottendo saliva, avendo l’impressione di star stringendo un patto con il diavolo.

E quell’impressione l’ebbi ancora di più quando, due giorni dopo, pubblicò le foto della festa sul suo blog.

Ero appena uscita da una gioielleria con Paris quando mi venne incontro Sabrina incazzata nera con a fianco tutte le altre ragazze.

“Come hai osato?” urlò.

Pensavo si riferisse al fatto che ero uscita con Paris, così risposi: “Calma, lei è Paris…” iniziai, mentre lei esibiva il suo nuovo anello da 508 €.

“Come hai osato baciare il mio ragazzo?” urlò ancora lei, come se non mi avesse ascoltato.

“Prego? Quale ragazzo?” domandai senza capirci più nulla.

“Tu-Hai-Baciato-Il-Mio-Ragazzo-Ferdinado” scandì lei, brandendo la foto in cui Ferdinando mi stava baciando alla festa di Paris.

Sgranai gli occhi, sentendo che forse quello non era il giusto prezzo da pagare per il concerto.

 

Qualche Anticipazione:

“Ma ricordati che eravamo le uniche ad ascoltarti quando eri ancora te stessa! Ora vai a fare shopping con la francese, và!” esclamò Lina, allontanandosi con le altre.

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“Ma niente di che, la Sony ci ha dato questa possibilità e stiamo già lavorando ad un eventuale cd” rispose Giuseppe allegro.

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“Allora immagino avrete anche parlato della nuova ragazza di Niko!” squittì lei deliziata e guardandomi profondamente.

_______

“Beh, visto che si è presentato il momento degli annunci… Io e Deb volevamo annunciarvi che ci siamo messi insieme tre settimane fa!” disse, cingendomi il braccio attorno le spalle e sorridendo.

_______

 “Ok, ok!” esclamò, cancellando all’istante la foto mia e di Daniele e prendendosi la mia memory card.

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Capitolo 44
*** Basta, Non Ce La Faccio ***


Basta, Non Ce La Faccio

Ciao!

Riguardo la questione del continuo, vi prendo in parola e continuerò a scriverlo, ok? Il primo capitolo sarà on-line pochi giorni dopo la fine di questa fic!

In questo cap continueremo a notare che Deb sta cambiando carattere e modi di fare in negativo, e lo constateremo definitivamente nel prossimo  cap.

Grazie mille a:

giunigiu95: Hai ragione, nessuno sopporta Paris e si crede di essere chissà chi! E riguardo questa presunta ragazza di Niko, beh, ti lascio al cap per scoprire cosa succederà… Buona lettura! ^^

95_angy_95: Puoi dirlo en forte, ora si che sono cavoli amari per Deb! Anche le pagine di diario sono una delle mia parti preferite, personalmente penso sia  bello leggere qualcosa dal punto di vista che non sia quello di  Deb per una volta, non credi? ^^

vero15star: Tesoro, tranquilla che in questo cap scopriremo la causa dell’anomalia dell’sms del  nostro Andreuccio (dobbiamo dividercelo, eh si, perché lo adoro troppo anch’io =D). Non hai sbagliato, “bride” vuol dire proprio sposa, in particolare sarà una futura sposa che riceve la proposta di matrimonio in un’occasione particolare, prima che il mondo le crolli addosso perché si rende conto di non essere una buona “donna di casa”… Chissà chi è xD… E chissà chi  è lo sposo… Tu che dici? Comunque mi farebbe piacerissimo incontrarti e conoscerti appena verrai a Caserta ^^ , poi semmai se ti va possiamo scambiarci gli indirizzi  di msn così potremo metterci d’accordo quando si presenterà l’occasione! Un bacione!

_New_Moon_: Oddio, allora ho una lettrice maga! Non dirmi che hai già previsto l’esito della fic! E se lo hai fatto ti prego non spoilerareeee! xD xD Allora ti prendo in parola, carissima, e spero di sapere il tuo parere quando lo pubblicherò! Ci conto, eh! xD

Angel Texas Ranger: Levare Paris di mezzo  un po’ difficile a momento, ma ti prendo in parola circa il continuo della fic e ho deciso di continuare a scriverlo, spero ti piacerà! ^^

A martedì,

la vostra milly92.

Capitolo 44

Basta, Non  Ce La Faccio

“Il tuo ragazzo…?” biascicai, sentendo di essermi persa un bel pezzo della storia.

“Si, io e Ferdinando ci siamo messi insieme  martedì!” sibilò Sabrina minacciosa.

“Ma… Ma io non ne sapevo nulla! Non mi hai detto che stavi con lui!” risposi, mentre Paris rideva.

“Ma su, riccia, non ti abbattere, Ferdinando non è scemo, sa distinguere la lana dalla seta! E’ davvero infantile arrabbiarti così con Deb solo perché è popolare, bella e corteggiata, sai?” dichiarò Paris altezzosa.

“Paris!” la sgridai. “Senti, Sabri, quel ragazzo mi ha baciata per una sc…” ma mi zittii visto che Paris mi stava pizzicando il braccio destro.

“Cara, Deb non sapeva nulla di te e Ferdinando, anche perché lui va a dire in giro che è single, è mio cugino e lo conosco bene. Quindi il problema è tuo, non della mia amica. Au revoir!” disse con voce affettata , facendomi segno di allontanarsi.

Io la guardavo impaurita dalla reazione che stavano avendo le mie amiche, mentre Sabrina sembrava tremare per l’indignazione.

“Hai chiuso” sbottò Giusy indignata più che mai.

“Si, ormai non andiamo bene visto che non siamo popolari e famose come te!” urlò Cristina.

“Ma ricordati che eravamo le uniche ad ascoltarti quando eri ancora te stessa! Ora vai a fare shopping con la francese, và!” esclamò Lina, allontanandosi con le altre.

Inutile dire che mi sentii catapultata in un altro mondo, e non potetti far altro che scagliarmi contro Paris.

“Ma sei pazza!” le urlai, tremando. “Le mie amiche si sono arrabbiate per colpa tua!”.

“Arrabbiate? Imbufalite, ihih” sghignazzò lei. “Senti, ti ho solo fatto un piacere, meriti di frequentare altra gente….” .

Gente che non comprendeva il significato della parola “affetto”, mi dissi il fatidico 2 Agosto, mentre ero in treno con Paris, Daniele e il resto della comitiva della ragazza diretta verso Roma, dove si sarebbe tenuto il concerto. Saremmo arrivati lì per l’ora di pranzo e avremmo trascorso con i ragazzi le ore pre-concerto.

Gente che guardava con disprezzo chi pronunciava una parola del dialetto napoletano.

Gente a cui interessava solo il tuo conto in banca.

Gente che non conosceva la differenza tra l’astuzia e la malvagità, la ricchezza spirituale e materiale.

“Allora, pronta a rivedere i nostri amici?” mi domandò Daniele mentre guardavo il paesaggio fuori dal finestrino.

“Ma certo” risposi, abbassando lo sguardo e riconoscendomi a stento quando notai la scritta “D&G” dei miei jeans e del mio top.

Mi sentivo vuota dentro, senza i miei valori che avevo sempre difeso, e pensavo solo alle mie amiche che ora se la stavano spassando in Calabria, nella casa estiva di Giusy, senza di me.

Era bruttissimo capire di aver spezzato un’amicizia. E per cosa?

Guardai Paris che rideva mentre Gustavo, uno dei ragazzi che erano in viaggio con noi, la abbracciava e le palpava il sedere.

Scossi il capo, cercando di non piangere.

“Max mi ha appena mandato un sms, abbiamo i posti in prima fila!” disse Daniele mentre scendevamo dal treno e ci avviavamo nella piazza dove si sarebbe tenuto il concerto. Stringevo in mano il mio biglietto, quel pezzo di carta che rappresentava la motivazione delle cazzate commesse, come se fosse la mia ancora di salvezza.

Attorno a me c’erano tantissime persone che si accalcavano nonostante mancassero sei ore al concerto, e lanciai un sospiro di sollievo quando riuscimmo a raggiungere i camerini dei ragazzi.

Paris se la filò con Gustavo e il resto del gruppo, lasciando me e Daniele, in stile: “Ora che vi ho usato per le vostre conoscenze non mi servite più!” , ma mi fece solo un grande favore.

“Oh oh! Ma guarda chi c’è!” disse una voce alle mie spalle. Una voce che non ascoltavo da ben cinquantotto giorni e quattro ore.

Mi voltai, raggiante di felicità, trovandomi davanti Max tutto sorridente, nel suo migliore stile estivo: pantaloni di lino e maglietta a mezze maniche bianca.

“Zio!” urlai traboccante di felicità, abbracciandolo come una furia mentre i bodyguard mi guardavano male. Avevo agognato quel momento per due mesi, ed ora che lo stavo vivendo mi sembrava di essere ritornata dietro di mesi e mesi.

“Nipotina! Oddio, sembra passato un secolo dall’ultima volta che ci siamo visti!” esclamò, mentre Daniele attendeva la fine della scenata per salutarlo.

“Ciao, eh” sbuffò falsamente arrabbiato e abbracciandolo a sua volta, mentre alle sue spalle si sentiva: “Max, il pranzo è pronto, vieni al bar!”.

Con un tuffo al cuore, vidi Andrea venire verso di noi per poi bloccarsi, con indosso una maglia rossa, dei bermuda di jeans e gli occhiali da sole. Sentii il mio cuore battere forte per la sua presenza, incredula di riaverlo avanti. Quasi dimenticai di essere offesa con lui per la questione dell’sms.

“Deb, ciao!” urlò, correndomi incontro e stringendomi a sé.

“Andrea!” urlai a mia volta, ancorandomi letteralmente a lui e stringendolo  più forte che potevo, quasi con le lacrime agli occhi.

“Quanto mi sei mancata” disse, come se gli altri intorno a noi non ci fossero. “Più il tempo passa e più ti fai bella”.

“Mi sei mancato anche tu” ammisi, e ci sorridemmo.

“Debora!”.

Come al solito, a completare la mia felicità giunse Rossella. “Stai benissimo, sembri una pop star!” si congratulò.

E tu una porno star, invece… Pensai, squadrando la sua mini mini gonna e il top microscopico, accompagnato da dei sandali dal tacco vertiginoso.

“Ciao” la salutai falsamente allegra, mentre mi separavo da Andrea. “Comunque ancora grazie per le ripetizioni” gli dissi, decisa ad aprire l’argomento “sms deficiente”.

Lui mi guardò stranito. “Eh? Quali ripetizioni?”.

“Come! Te l’ho scritto nell’sms! Ho preso nove a spagnolo!” risposi spazientita, mentre lui continuava a guardarmi interrogativo.

“Ma io non l’ho ricevuto” rispose lui ingenuamente, mentre Rossella assumeva un’aria preoccupata.

“Ma se mi hai risposto!” dissi, prendendo il cellulare e facendogli leggere l’sms.

Lui lo lesse prima di continuare  a mostrare una faccia sconvolta. “Non ti ho risposto io” affermò. Guardò Rossella, dopo aver letto bene la data.

“Ross, quel giorno eravamo tutti a casa tua per le prove…” iniziò, come se avesse capito tutto.

“E allora?” fece lei con aria di sfida.

“Significa semplicemente che hai risposto tu, cancellando l’sms dopo averlo letto” terminò lui. “Non vorrei dirtelo qui davanti a tutti, ma devi piantarla con la tua gelosia!”.

Rossella sbuffò prima di correre via.

Mi sentii stranamente sollevata, e gli sorrisi apertamente, mentre lui diceva: “Scusala, non riesce a capire che non mi va di stare con lei e reagisce così…”.

Wow, ha mantenuta la sua parola, allora alla fine era davvero sincero….

“Ma figurati, pensavo ci sarebbe stata una spiegazione del genere” risposi gentilmente mentre Daniele tossiva forte per ricordarmi che le cose non erano proprio andate così.

“Allora, andiamo a pranzo? Ovviamente siete invitati anche voi!” esclamò Max durante il silenzio che si era creato.

“Ma certo, grazie” rispose Daniele, mentre tutti iniziavamo a seguirlo verso un locale lì vicino, accerchiati dai soliti gorilla.

Era un locale moderno, con i tavolini trasparenti e le sedie colorate.

Appena entrai, però, sentii un’ennesima fitta allo stomaco: oltre al resto dei Gold Boyz c’era anche Niko, con indosso una maglietta azzurra e degli occhiali da sole. trattenni il respiro, ricordandomi più che ai del fatto che non si era fatto sentire dopo tutte quelle promesse e quei discorsi.

“Abbiamo portato i rinforzi!” se ne uscì Max rivolto agli altri, indicando me e Daniele.

“Salve ragazzi!” dissi falsamente disinvolta, correndo in direzione di Giuseppe, Dante e Francesco, abbracciandoli e facendo le tipiche domande formali come “Tutto bene?”. Quando arrivò il turno di salutare Niko, che era seduto all’estremità del tavolo, esibii un sorriso stiracchiato.

“Debora, non ti avevo riconosciuta!” se ne uscii lui. Mi salutò con due baci sulle guance prima che uno dei gorilla lo chiamasse per fare un autografo a delle fans.

Ci restai male, mi ero aspettata un saluto più affettuoso, ma feci finta di non badarci, prendendo posto vicino ad Andrea.

“Allora, cos’è questa storia del vostro contratto discografico?” domandai ai Gold Boyz dopo aver ordinato, controllando con la coda dell’occhio l’eventuale ritorno di Niko.

“Ma niente di che, la Sony ci ha dato questa possibilità e stiamo già lavorando ad un eventuale cd” rispose Giuseppe allegro.

“Che figata!” disse Daniele entusiasto.

“Alla fine è come se avessimo vinto anche noi” disse sollevato Dante sorridendo.

“E come avete intenzione di chiamare il cd?” domandai.

“Abbiamo varie opzioni, tra cui c’è anche “28 Maggio”” rispose Andrea guardandomi intensamente e facendomi arrossire come una furia.

Il 28 Maggio era il giorno in cui c’eravamo messi insieme…

“Si, è la somma delle nostre date di nascita” spiegò Francesco entusiasta.

Che coincidenza! Andrea sembrava pensarla come me visto che prese la mia mano tra le sue, sotto al tavolo,e la strinse lievemente.

Per un attimo mi sentii catapultata nel loft, alle giornate che avevamo trascorso insieme, quelle ore sottratte allo studio in cui ce ne stavamo abbracciati a guardarci semplicemente senza stancarci mai…

Improvvisamente avrei tanto voluto rivivere quei momenti, come se non avessi mai avuto un ripensamento su Niko.

“E invece voi cosa mi dite? Com’è andato il vostro ritorno?”.

Max interruppe il mio flusso di pensieri con questa domanda, facendomi sobbalzare.

“Benissimo, ormai io e Deb facciamo parte del gruppo dei popolari dell’istituto” rispose Daniele entusiasta.

“Oh, beh, si, e poi le pagelle sono andate bene, ho mantenuto la media del 7,5 nonostante tutto” affermai. “Anche se ho litigato con le mie migliori amiche…” aggiunsi, abbassando il capo.

“E perchè?” domandò Max allibito. “Eravate così compatte!”.

Gli raccontai dell’accaduto, del fatto che non avevo fatto più di tanto per poter ottenere i biglietti del concerto…

“E’ stato un bel gesto, ma ti è costato caro” disse Andrea  guardandomi dolcemente e accarezzandomi il capo.

Scrollai le spalle, imbarazzata da quel gesto intimo, e ringraziai il Cielo quando vennero i camerieri che  ci servirono il pranzo.

Mangiammo in allegria, raccontandoci i vari aneddoti che erano successi durante il periodo di separazione, finchè non giunse Rossella a pranzare con noi.

“Scusate, ho avuto un’intervista” si scusò con una bella faccia tosta, come se prima non avesse fatto una figuraccia.

“Ma figurati” le risposi con finto tono mieloso.

Lei mi guardò, mi sorrise falsamente, bevve un sorso di vino rosso con estrema grazia e sensualità guardando Andrea e poi disse: “Allora, vi stavate raccontando tutte le novità di questi due mesi?”.

“Si” rispose Francesco.

“Allora immagino avrete anche parlato della nuova ragazza di Niko!” squittì lei deliziata e guardandomi profondamente.

Nuova ragazza di Niko.

Nuova ragazza di Niko.

Nuova ragazza di Niko.

Quelle parole mi rimbombarono nelle orecchie a tal punto che per un pelo non mi strozzai con l’hamburger.

“Niko ha la ragazza?” domandò Daniele, all’apice della felicità e dell’incredulità.

“Si, non glielo avete ancora detto?” chiese Rossella sorridendo, mentre gli altri scuotevano il capo e si guardavano imbarazzati, mentre Andrea mi scrutava, in attesa di una mia reazione. Non battei ciglio, e finsi di ascoltare la conversazione senza essere turbata più di tanto. 

“Si, è una nuova cantante emergente di Napoli, si chiama Eliana ed è davvero una bella ragazza, lo devo ammettere! Si sono conosciuti ad un concerto a metà Giugno, e Niko mi ha detto che è stato amore a prima vista, appena l’ha vista ha dimenticato tutto… anzi, tutte! Ihih! Comunque stanno insieme da un mese ormai” raccontò sghignazzando quella vipera.

Dal canto mio mi sentivo davvero umiliata, era riuscita a mettermi K.O.

“Vabbè, Ross, non esagerare” tentò invano Max.

“No, ha ragione, sono davvero preso, la canzone che uscirà a settembre è dedicata a lei dopotutto” disse Niko in persona, sorridendo, alle mie spalle.

Mi voltai, e vicino a lui vidi una ragazza alta quasi quanto lui, con un sorriso smagliante e lunghi capelli biondo ramato. 

“Amore, così mi fai emozionare!” disse lei, abbracciandolo. “Ciao, ragazzi!” aggiunse rivolta agli altri, che le risposero con un vago “Ciao”.

“Ciao, io sono Eliana” si presentò cordialmente a me e Daniele.

Le risposi altrettanto cordialmente, prima di voltarmi verso Niko e dirgli con un fil di voce, ma senza staccare gli occhi dai suoi, “Congratulazioni!”.

“Grazie” rispose senza batter ciglio.

Ecco perché non si è fatto sentire! Che stupida che sono stata!

Feci un sorriso del tutto ipocrita prima di voltarmi e notare che Daniele mi guardava intensamente e sembrava avere una lotta contro sé stesso. Alla fine sospirò e mi prese per un braccio, e quando lo guardai senza capire mi sussurrò: “Reggimi il gioco, è per il tuo bene” mentre tutti erano distratti da Eliana.

“Beh, visto che si è presentato il momento degli annunci… Io e Debora volevamo annunciarvi che ci siamo messi insieme tre settimane fa!” disse, cingendomi il braccio attorno le spalle e sorridendo.

Annuii, sorpresa, senza sapere se fosse una cosa giusta o meno. “Beh, si, si, solo che avevamo deciso di dirvelo poco prima del concerto…” diedi man forte quando dentro mi sentivo morire.

A quelle parole seguirono varie reazioni: Max sgranò gli occhi, Andrea spalancò la bocca, Rossella ci lanciò uno sguardo superficiale,ma facendomi capire che ora ero io ad averla messa K.O., Giuseppe, Dante e Francesco ci guardarono stupiti e Niko … Sorrise.

“Congratulazioni anche a te allora!” disse.

“Grazie” risposi.

Inutile dire che dopo quella falsa rivelazione l’atmosfera si raffreddò: la cosa che però mi fece più male, però, oltre a vedere Niko imboccare Eliana, fu vedere Andrea dispiaciuto.

“Senti” gli dissi alla fine del pranzo, prendendolo in disparte mentre ci dirigevamo ai camerini, “Io non sto con Daniele, è una cosa che ha deciso lui per … Per non darla vinta a Rossella” terminai a testa bassa.

“Perché me lo dici? Cosa posso mai farci?” sbottò freddamente.

Non riuscivo a replicare, avevo la bocca arida. “Hai uno strano modo di fingere l’indifferenza” dissi. “Ma comunque sappi che non dimenticherò facilmente quella settimana in cui siamo stati insieme”.

“Ok, scusami, in realtà me ne frega… Ma devo imparare a vivere senza te, e, credimi, è davvero difficile” disse.

“Non so cosa dire, purtroppo non riesco a capire chi mi interessa di più tra te e quell’altro” ammisi. “Solo che con te le cose sono più facili, siamo più in sintonia…”.

Andrea scrollò le spalle. Lo abbracciai, ma lui rimase impassibile, così mi decisi a ritornare dal mio pseudo fidanzato che mi prese per mano.

Fingere di esser la sua ragazza però mi diede qualche vantaggio: scoprii che a Niko, nonostante fosse presissimo da Eliana, dava fastidio vederci insieme.

Infatti, quando ottenemmo il permesso di assistere le prove nel pomeriggio in prima fila, e mi decisi a baciare Daniele proprio mentre Niko cantava, egli sbagliò la strofa, scusandosi per l’errore commesso.

“Ha funzionato” dissi incredula.

“Si, ci è rimasto secco!” esclamò Daniele ridendo, e mi baciò di nuovo, questa volta con più foga.

Mi sentivo una bastarda, ma lo lasciai fare, nonostante tutto mi stava facendo un favore…

Click.

Mi separai di botto per la luce causata da un flash mentre a pochi centimetri da noi vedevo una Paris entusiasta che sghignazzava.

“Ecco, questa foto finirà in prima pagina nel numero di “Europe Gossip” di settembre!” annunciò lei.

“Gossip che?” domandai alzandomi.

“Europe Gossip! Il giornalino di Gossip del Liceo Classico Europeo che ho ottenuto il permesso di pubblicare durante il prossimo anno scolastico!” spiegò Paris entusiasta. “Ovviamente io sono la caporedattrice!”  aggiunse.

“Paris, piantala, siamo tuoi amici, la stavo bacando per … una scommessa” intervenne Daniele mentre alle nostre spalle i Gold Boyz provavano “A te”.

“Appunto, è per il vostro bene! Così sarete ancora più popolari!” esclamò estasiata lei.

“Paris, dai, non possiamo nemmeno barattare la foto?” proposi, decidendo di giocare d’astuzia.

“Sarebbe?”.

“Beh, potresti cancellare quella foto in cambio di una mia foto più interessante, in cui bacio un certo V.I.P…”.

Mi dicevo che non sarebbe successo nulla, tranne il fatto che la mia popolarità a scuola sarebbe saltata alle stelle, ovvio.

“Vediamo” concesse Paris, mentre cacciavo fuori la mia digitale e le mostravo la foto in cui io e Andrea ci baciavamo. Nel rivederla provai un lungo brivido lungo la schiena.

Nel momento in cui la vide le si dilatarono gli occhi e spalancò la bocca. “Ok, ok!” esclamò, cancellando all’istante la foto mia e di Daniele e prendendosi la mia memory card.

“Non pensi che possa essere pericoloso aver dato la memory card con tutte quelle foto a Paris?” fece Daniele quella sera mentre il concerto stava per iniziare.

“No, non credo, non può farci nulla di che” dissi, cercando di rassicurare più me stessa che lui. “Ma comunque, grazie per aver accettato di fingere di essere il mio ragazzo” lo ringraziai.

“E’ stato un piacere” disse lui. “Ormai ci sono abituato…” aggiunse, facendomi sentire davvero in colpa. “Ma tu, invece? Ho visto in che modo vi guardavate tu e Andrea…”.

“Non lo so, diciamo che mi piacciono tutti e due, solo che… Boh, non lo so nemmeno io” ammisi sconfortata.

“Dai, prima o poi troverai un ragazzo normale che vada bene per te” mi rassicurò lui stringendomi a sé e baciandomi la guancia, mentre vicino a noi Paris e gli altri urlavano per l’entrata dei cantanti.

Ascoltarli cantare mi fece bene, per tre ore mi rasserenai, liberai la mente dai miei dubbi, ma il peggio venne quando fui costretta a salutarli.

Presi in disparte Max e gli dissi la verità su me e Daniele, chiedendogli di tenere acqua in bocca, e salutai anche gli altri.

“Se puoi vieni a Pescara il dodici!” mi invitò Andrea cordiale. “E tra parentesi sono contento che non stai con Daniele” aggiunse  a bassa voce mentre mi abbracciava.

“Mi raccomando, tesoro, spero di vederti presto!” disse Rossella sorridendo malefica.

“A chi lo dici, tesoro!” risposi, mentre abbracciavo Francesco e Giuseppe.

Eliana mi si avvicinò e mi salutò con due baci sulle guance. Era davvero simpatica, dovevo ammetterlo, eppure non potetti far altro che pensare a lei e Niko mentre ero sul treno per ritornare a casa e gli altri dormivano. E, dulcis in fundo, mi arrivò un sms proprio da parte sua.

Non sapevo che saresti venuta, scusami, avrei voluto dirti la cosa diversamente. Mi dispiace, ma ora io amo lei, e non avrei voluto illuderti. E’ meglio così, credimi. Ti chiedo solo di dimenticarmi. Niko.

Restai incredula davanti a quelle parole di ghiaccio. Dimenticare? Credeva che fosse un gioco da ragazzi? Mi aveva sconvolto la vita, mi aveva fatto avere dei ripensamenti su Andrea dopo tutto quello che aveva fatto, ed ora… Ed ora il massimo che gli riusciva di dire era “Dimenticami, io amo un’altra” come se tutti gli accaduti fossero frutto della mia immaginazione!

Presi il diario che mi aveva dato due mesi prima che avevo custodito nel mio zaino insieme a quello di Andrea, presi una pagina a caso e lessi. Ormai lo facevo sempre quando ero triste o turbata, e quel diario per me funzionava come una specie di oracolo.

29/05/08 ore 12:30, camera del loft.

Caro diario, oggi sarò breve e conciso, non ce la faccio a scrivere molto, ho la mano che mi trema e le lacrime che sgorgano come se fossi un bambino. Poco fa avuto la conferma che lei sta con lui, come avevo previsto. E’ stato un shock sentire la loro conversazione “clandestina” mentre stavo andando nella sua stanza per parlarle. “Voglio te, voglio sentirmi di nuovo bene come ieri sera…” gli ha detto. Ieri sera… Non oso immaginare cosa sia successo, ieri sera!Stanno insieme. Come li invidio. E la cosa è stupida, perché me la sono lasciata sfuggire così, prima le piacevo, ma come al solito ho rovinato tutto… Addio, piccola life coach. Vorrei avere il coraggio di dirti che forse io ti… Basta, non ce la faccio.

Chiusi il quaderno di botto, anche io non ce la facevo. Come aveva potuto dimenticare tutto quell’amore che provava in così poco tempo?!

 

Qualche Anticipazione:

La vecchia Debora era decisamente morta, sepolta, scomparsa, sostituita da una Debora più frizzante, ma anche abbindolatrice.

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“E ci credo, non potevano non comprarla dopo che abbiamo organizzato la copertina così bene” sghignazzai. Quell’”abbiamo” includeva il fatto che io fossi la viceredattrice del giornalino.

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“Va bene, diciamo che se continuai così potrai venire alla festa di Halloween” concessi gelida.

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“Oh, Silvia! Ciao!” dissi incredula. “Che sorpresa!”.

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“Certo che non sarebbe successo, ti conosco, e non fai nulla di male contro la tua volontà. Sempre se hai capito di aver fatto cose cattive e sbagliate” disse con freddezza.

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“Non sono il tuo giocattolo! Mi sono stufato! Mi ero illuso, era tutto un piano, ho deciso di farti entrare nel giro per farti innamorare di me, di farti ingelosire…” aveva detto.

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Capitolo 45
*** Stupid Girls ***


Stupid Girls1

Eccomi, in anticipo di un giorno, dato che domani sarò tutta la giornata a casa di mia cugina e non mi andava di farvi aspettare. Contente? ^^

Vi avviso che in questo cap troverete una Debora opposta a quella che avete conosciuto, preparatevi e, please,non ammazzatemi… Come al solito ad ispirarmi il titolo è una canzone, e questa volta è toccato a una di Pink, leggendo capirete...

Grazie mille a:

_New_Moon_: Ooooh, ti avverto, sto già cambiando il finale, ma per favore, non prevederlo altrimenti sarò costretta a cambiarlo all’infinito! xD xD Comunque ti ringrazio, spero proprio che il continuo ti piacerà!^^

95_angy_95: Bravaaaa! Mi associo  ai tuoi insulti su Niko, se li merita tutti, anzi sei stata anche fin troppo buona! Comunque preparati, che i questo cap le cose peggioreranno ancora per Deb…

vero15star: Tesoro, come sempre ti capisco, e già so che ci rimarrai male leggendo questo cap, perché Deb sarà proprio fuori di sé, sigh… Ma nel prossimo ricomparirà Andrea insieme a tante belle cose, promesso! ^^ * mi piacerebbe un sacco vederti quando verrò a Caserta,sarebbe troppo bellissimo conoscere la mia scrittrice preferita* Oddio, vuoi veramente far salire la mia autostima a mille… Davvero, anche io ci tengo  tantissimo a conoscerti perché sei davvero simpaticissima, ti ho aggiunta su msn, sono menakiss92@hotmail.it. Spero di fare due chiacchiere con te al più presto! Besos!

giunigiu95: Eheheh, è vero che Deb ultimamente è idiota, ma Niko non lo supera nessuno, ihih! Bacioni!

Angel Texas  Ranger: Infatti, la vecchia Deb non si comporterebbe così, ma non hai ancora visto il peggio, alias quello che fa in questo cap… Preparati… xD

A venerdì,

la vostra milly92

Capitolo 45

Stupid Girls

Penso sia inutile descrivervi come cambiò la mia vita dopo l’uscita del primo numero dell’Europe Gossip. Fatto sta che in quel mese mi resi conto del potere che potevo avere sfruttando la mia esperienza a Music’s Planet, ricevendo privilegi dovunque andassi e qualsiasi cosa facessi nell’ambito scolastico. Solo tra gli studenti, ovvio.

Si, perché durante il nuovo anno scolastico, in cui iniziai il terzo anno di liceo, i professori cambiarono idea su di me, insieme alla maggior parte della mia classe: ero spregiudicata, non mi facevo scrupoli a di rispondere maleducatamente a qualche insegnante se credevo di aver subito un torto perché mi ero decisamente montata.

Eh si, alla fine, dopo tre mesi di “amicizia”, Paris mi aveva decisamente influenzata, a tal punto che a scuola ero definita la sua copia bruna.

La vecchia Debora era decisamente morta, sepolta, scomparsa, sostituita da una Debora più frizzante, ma anche abbindolatrice.

Questo fu il periodo di cui più mi vergogno per il mio comportamento, ma purtroppo ciò fu scaturito in realtà dalla rabbia provata dopo aver saputo che Niko stava con quella Eliana. Eliana era davvero bella, socievole, magra e popolare. Ed io mi misi in testa di diventare come lei, anche se sapevo che non sarebbe servito  nulla. Volevo felicemente far si che un domani, incotrandolo, si sarebbe pentito della sua scelta.

Bella, beh, potevo dire di esserlo, ma semplicemente perché i ragazzi volevano vedermi bella dopo le mie imprese; socievole lo ero diventata frequentando tutte le conoscenze di Paris, specialmente durante le vacanze che avevo trascorso con lei in Sardegna avevo imparato a fare amicizia in tempo record; magra ci stavo diventando, perché a furia di stare dietro a Paris la imitavo in tutto e per tutto, mangiando qualche foglia di insalata e uno yogurt a pranzo  e un po’ di secondo a cena, a tal punto che dai 59 kg che pesavo al mio ritorno, a ottobre arrivai a pesare 52 kg, il che non era un bello spettacolo visto che avevo una corporatura abbastanza grande; popolare lo ero, anche perché, mi dicevo, se non lo ero io dopo la pubblicazione di quella foto…!

Fu con questi pensieri che venerdì 17 ottobre feci il mio ingresso plateale nel cortile del liceo, nella Ferrari argento di Paris, che aveva preso la patente un mese prima.

Indossavo una minigonna nera, un golfino fuxia e degli stivali abbinati, accompagnata dai miei soliti occhiali da sole imitazione V.I.P.; al mio fianco, quelli che tutti ritenevano la mia migliore amica indossava anch’ella una minigonna di jeans e una camicetta bianca con degli stivali dal tacco vertiginoso.

Ormai era un rito abituale a cui ci sottoponevamo tutte le mattine scendere dall’auto con eleganza, chiudere l’auto facendo scintillare le chiave, spostarci i lunghi capelli da sopra la spalla con estrema lentezza, sorridere ed avviarci verso il nostro gruppo.

Maybe if I act like that, that guy will call me back
What a Paparazzi girl, I don't wanna be a stupid girl
Baby if I act like that, flipping my blond hair back
Push up my bra like that, I don't wanna be a stupid girl

 “Prima mi ha chiamata Ele, ha detto che ieri le copie di Gossip Europe sono andate a ruba!” mi informò Paris radiosa, durante la nostra sfilata.

“E ci credo, non potevano non comprarla dopo che abbiamo organizzato la copertina così bene” sghignazzai. Quell’”abbiamo” includeva il fatto che io fossi la viceredattrice del giornalino.

“Eh si, solo che ora dobbiamo goderci la fama e trovare un buono scoop per novembre!”.

Annuii, notando che le mie ex migliori amiche mi stavano lanciando occhiate assassine, e raggiungemmo il nostro gruppo, formato da Daniele, Gustavo, Ele e Ferdinando, che avevo perdonato dopo la prova della festa.

“Ehi, V.I.P.” mi accolse Daniele, dandomi un bacio sulla guancia.

“Ehi” risposi, sorridendo e ricambiando il bacio.

“Stamattina è un caos, la foto ha suscitato un gran scalpore, tutti non fanno altro che  parlare di te! Ieri su msn sono stati scritti almeno venti interventi nei vari blog che parlavano di te e della tua relazione con Andrea Romani, si sono fatte ipotesi, scommesse…” mi informò eccitato Gustavo, che quella mattina aveva i capelli più gelatinati e incollati in testa del solito.

“Scommesse?” domandai, mentre notavo che alcuni del primo anno mi indicavano spudoratamente.

“Si, c’è chi scommette che quel bacio è stato fotografato quando eri al loft e altri che dicono che ve lo siete dati in Irlanda….”.

Tutti sapevano che io e Paris avevamo fatto un piccolo tour che comprendeva Irlanda, Galles, Scozia, Inghilterra, Danimarca e Francia quell’estate.

“Ok, grazie per l’informazione, penserò ad inventarmi qualcosa di veramente eccitante. Ora però devo trovare Gaia, mi deve passare matematica” dissi, guardandomi intorno.

“Debora, ecco il quaderno” disse la voce di Gaia della mia classe tre secondi dopo. “Ti ho anche scritto le varie spiegazioni dello svolgimento…” aggiunse speranzosa, guardandomi.

“Va bene, diciamo che se continuai così potrai venire alla festa di Halloween” concessi gelida.

Lei mi sorrise e si allontanò, quasi saltellando.

Vedere quanto timore incutevo nelle persone che mi circondavano era una vera e propria soddisfazione, tanto che non pensavo alle cose maligne che la gente poteva dire su di me.

“Ma l’avete vista? Sembra una di quelle riccone sfondate americane, secondo me ruba per avere i soldi per quei vestiti…” stava dicendo Ludovica Ferrara, una del quarto anno, all’ora di ricreazione. Io me ne stavo alle sue spalle, e le amiche la guardarono atterrita dato che mi avevano notata.

“No, tranquilla, non andrò in carcere per furto” dissi con tono mieloso. “Anche se forse ci potrei andare per aver sedotto un professore…” dissi con finto tono pensieroso, allontanandomi e lasciandole nel dubbio.

Inutile dire che all’ora di pranzo tutta la scuola vociferava che io avessi sedotto il professore Lucerni, l’insegnante di Educazione Fisica.

Io me ne stavo al cosiddetto tavolo d’onore insieme al mio nuovo gruppo, ovvero il tavolo centrale della mensa, sempre ambito da tutti.

“Quella storia su Lucerni è favolosa, Deb!” si complimentò Ele, battendo le mani e guardandomi con i suoi grandi occhi verdi.

“Ma io non ho detto nulla, ho solo accennato che forse potrei rischiare di andare in carcere per aver sedotto un prof…” dissi ridendo e mangiando la mia solita insalata.

“Tesoro, purtroppo quando si è come noi la gente subito pensa al meglio…! Non dirmi che non te la faresti una scappatella con Lucerni, è così fenomenale…” mi ricordò Paris.

“Infatti, giusto” convenni.

Il mio terzo anno di liceo continuò così, costellato da intrighi, cattive azioni, scherzi. Ci provavo sempre più gusto ad essere una di coloro che comandavano, essere rispettata era bello, ma con il passare dei mesi, ovvero con il giungere di S. Valentino, mi accorsi che non andava bene. Ma non perché ero diventata un’oca, purtroppo, bensì per il fatto che ero solo l’ombra di Paris.  Quando non ero con lei nessuno si intimoriva, ottenevo meno rispetto. Lo stesso Daniele, che era il suo ragazzo da due mesi, non mi calcolava più di tanto.

E mi convinsi ancora di più ad agire quando il 13 febbraio 2009 mi trovai una visita inaspettata fuori la porta, dopo essermi sorbita mezz’ora di Tg dedicato proprio a Music’s Planet ed aver visto il video del  nuovo singolo dei Gold Boyz.

“Deborina, ciao!”.

Davanti a me c’era Silvia, agghindata come al solito e sorridente.

“Oh, Silvia! Ciao!” dissi incredula. “Che sorpresa!”.

“Lo so, passavo di qui per i provini di Music’s Planet e così ho deciso di fare un salutino ad una mia vecchia amica…” spiegò.

“Sono iniziati i provini? Comunque, entra!” la invitai, più incredula che mai. Ringraziai il cielo per il fatto di essere sola in casa, così avrei potuto parlare liberamente senza mia madre tra i piedi.

La accompagnai in cucina, offrendole il pretesto per squadrarmi bene durante il piccolo percorso.

“Debora, ma cosa hai combinato?” mi domandò mentre si sedeva ed io prendevo qualcosa da bere nel frigo.

“A cosa ti riferisci?” le domandai, anche se potevo immaginarlo.

Lei non rispose subito, si prese una specie di pausa, squadrando la mia vita, i miei capelli e la marca dei miei vestiti.

“Sono allibita” disse. “Tu… Debora, quanti chili hai perso?” buttò lì. Mi voltai verso di lei e notai che era impallidita.

“Ah, ti riferisci a questo” mormorai, poggiando una bottiglia di coca cola sul tavolo, dei bicchieri e una confezione di biscotti. “Io, beh, già a Music’s Planet avevo perso cinque chili…”.

Mi guardò insistentemente, come a costringermi a risponderle.

“Ho… Ho perso altri otto chili” confessai, appoggiando una mano sui fianchi e notando la mancanza di carne. Ora avevo solo le ossa; anche le gambe erano dimagrite sensibilmente e portavo la 40-42. Tredici chili in meno nell’arco di un anno si facevano sentire.

Silvia continuava a guardarmi; era rattristita e lievemente spaventata.

“Ma li hai persi facendo una giusta dieta e facendo sport?” domandò, anche se conosceva la risposta.

“Beh, ehm… No” confessai. Mia madre sapeva che ero in cura dal padre di Paris, che era il dietologo più affermato della città e che andavo in palestra tre volte a settimana, ma non era vero. Per questo non si era spaventata, pensava che il mio dimagrire fosse una cosa controllata.

“Mangi e vomiti?” chiese a bassa voce, ora davvero sbiancata.

“No! Non sono bulimica! Io… Semplicemente mangio poco” spiegai.

“E perchè? Perché indossi quei vestiti? Perché hai tinto i capelli color mogano?”.

Sentire quelle domande da una persona che otto mesi prima ti aveva consigliato di dimagrire non era il massimo. Ti faceva comprendere che avevi superato il limite.

“Perché…”.

Mi sedetti e iniziai a spiegare tutta quella storia assurda, a partire dalla festa di Paris… Inutile dire come ci rimase Silvia. Era allibita.

“Tu sei pazza! Tu sei davvero impazzita! Tu sei diventata la persona che io volevo tu fossi un anno fa! Oddio, non ci credo” iniziò ad urlare. “Tu ne devi uscire, devi cacciare questa Paris dalla tua vita! E Daniele, poi! Lo facevo più maturo! Se ti piace essere famosa a scuola e sentirti bella, ok, ma… Ma ciò non deve farti ammalare! Tu rischi di diventare anoressica! E fai si che tutti ti odino! Devi uscirne!” continuò a urlare. “Niko è fidanzato , a cosa serve fare tutto questo? Le cose devi farle per te stessa! Non per gli atri! Non ti riconosco più!”.

“Silvia, calma!” dissi. Aveva ragione. Erano mesi che mi sentivo in colpa, ma quello “status sociale” era come la droga, più ne facevi parte e più non potevi farne a meno. “Hai perfettamente ragione, mi sono lasciata prendere un po’ la mano…” ammisi, abbassando il capo. “Forse, se non fossi andata al concerto, se non avessi visto quella Eliana, anzi, più che altro Niko innamorato di lei, forse ciò non sarebbe successo”.

“Certo che non sarebbe successo, ti conosco, e non fai nulla di male contro la tua volontà. Sempre se hai capito di aver fatto cose cattive e sbagliate” disse con freddezza.

Ci guardammo per un minuto prima che mi decidessi ad annuire.

“Voglio vedere un attimo il tuo armadio” scattò su all’improvviso. “L’armadio di una ragazza la dice lunga sulla sua personalità, ed io non avrò capito fin a dove sei arrivata fin quando non avrò visto i tuoi vestiti”.

Stizzita, sentendomi in colpa, umiliata e cretina la accompagnai nella mia stanza.

“Ecco, vedi” dissi, quasi seccata, ma lei non mi rispose. Mi voltai, e vidi che stava contemplando la pila di “Gossip Europe” appoggiata sulla scrivania.

Subito tentai di allontanarla, ma invano: come nei miei peggiori incubi, guardava stralunata la copertina del primo numero, quello di ottobre.

“Debora, tu ti rendi conto?!” sibilò, guardandomi con disprezzo.

Non risposi, sentendomi bruciare per la vergogna.

“Basta, io me ne vado! Ero qui per nome di Massimo a dir la verità, voleva invitarti alle sue nozze che si terranno il cinque marzo, ma dubito che voglia un’estranea al suo matrimonio, che della sua nipotina ha solo il nome e il cognome”  dichiarò, gettando la rivista per aria e dirigendosi a passo spedito verso l’uscita.

Sentir sbattere la porta mi fece sentire davvero uno schifo, e caddi a terra nel vano tentativo di rincorrerla.

Guarda come mi sono ridotta…

L’unica cosa che mi restava da fare era la prova dello specchio, quella che non facevo da secoli. Mi alzai lentamente, mi avvicinai allo specchio e non vidi altro che una ragazza troppo truccata, tinta e magra che non comunicava nulla. I miei occhi erano spenti, solcate da lacrime di disperazione totale.

Non pensai nemmeno al cellulare che squillava insistentemente.

L’incontro con Silvia mi aveva riportato con la mente all’anno prima, quando, sebbene più in carne e più ingenua, ero felice.

Basta. Domani sarà l’ultimo giorno da ombra di Paris.

E grazie a Dio mi decisi a non essere io la regina. No, sarei semplicemente ritornata ad essere me stessa.

Inizialmente fu difficile, tanto che passai la serata al telefono con Paris a progettare l’operazione “Cupido al contrario”, che consisteva nel far separare le coppie della scuola pubblicando varie foto scattate nei giorni precedenti il giorno di S. Valentino in cui Paris baciava i vari ragazzi fidanzati.

Ma, appena terminò la telefonata, venni sopraffatta da un’idea. Un’idea crudele da un lato, ma buona dall’altro.

“Ciao Daniele” dissi l’indomani in mezzo al corridoio affollato, nel mio migliore stile da ragazza elegante e raffinata.

“Ciao. Gustavo sta dando di matto, non trova più le foto sviluppate da affiggere alla bacheca” mi informò.

“Ah si?”.

“Si…”.

“Vabbè, dai, almeno Paris si tirerà su con il tuo regalo di S. Valentino” dissi, accennando al pacchetto che reggeva in mano.

“Si, infatti, speriamo”.

“Posso farti una domanda?” domandai, appoggiando una mano sulla sua spalla e mordendomi il labbro.

Daniele parve incuriosito da quel gesto. “Ok, spara”.

“Ci tieni davvero a Paris? Più di quanto ci tenevi a me?” feci, avvicinandomi pericolosamente.

Arrossì, e restò con la bocca spalancata.

“Perché me lo domandi?” chiese, senza allontanarsi.

“Perché sono un po’ gelosa a dir la verità, mi manchi tanto, ricordi quando hai finto di essere il mio ragazzo, al concerto? Quelli si che sono bei ricordi…” buttai lì, facendo una faccia nostalgica e allacciandogli le braccia al collo visto che Paris stava venendo verso di me.

“Davvero? Cioè, ti manco sul serio?” disse lui, lasciando cadere il pacchetto per terra. Tutti ci stavano guardando spudoratamente.

“Un casino, Dan” mentii, avvicinandomi a tal punto che i nostri nasi si toccavano.

Appena terminai la frase Daniele mi strinse a sé e mi baciò con foga, e ciò mi diede a pensare che si era messo con Paris solo per farmi ingelosire. Sentivo lo sguardo di tutti fisso sulla mia nuca, ma non vi badai, finsi di essere presa dal momento, risposi con entusiasmo, finchè…

“Cosa diavolo state facendo?” trillò la voce di Paris, inviperita.

“Diciamo che ho raggiunto il mio scopo. Va al diavolo, Paris” disse Daniele, lasciandomi stupita.

“Si, anche io ho raggiunto il mio scopo. Dopotutto, me lo hai insegnato tu che non bisogna fare nulla senza un secondo fine” esclamai, mentre tutti tacevano ed i professori iniziavano ad intervenire visto che nessuno si era degnato di entrare in classe.

“Come avete osato, voi due? Io…”.

“Tu cosa, Paris? Mi scomunichi come amica? Fai pure, anzi, sono i che te lo chiedo! Gente, avete sentito? Io non sono più amica di Paris!” urlai, mentre, inaspettatamente, scoppiava una serie di applausi e gli insulti di Paris venivano sommersi dalle urla dei “tifosi”.

Mi sentivo spensierata, leggera come una farfalla, fino a quella sera, quando compresi di non avere più uno straccio di amico.

Saputa la verità, Daniele si era davvero scocciato.

“Non sono il tuo giocattolo! Mi sono stufato! Mi ero illuso, era tutto un piano, ho deciso di farti entrare nel giro per farti innamorare di me, di farti ingelosire…” aveva detto.

“Ah si, è così? Guardami, mi hai convinta, mi hai visto diventare stronza… Allora è solo colpa tua se ho trovato questa soluzione per uscirne!” gli avevo risposto, incredula ma anche stupidamente sollevata.

“No, piantala, sai solo accusare le persone, sei tu che hai scelto di intraprendere quella strada, io te l’ho solo mostrata…”. 

Aveva totalmente ragione, mi dissi mentre lo vedevo allontanarsi, consapevole di non avere più uno straccio di amico.

“Ho sistemato tutto, da oggi sono di nuovo una persona civile, ok? Anche se non ho più uno straccio di amico, ovvio. Avevi ragione, mi dispiace… Forse sei l’unica che mi è stata davvero amica con questo gesto” scrissi a Silvia poco dopo, mentre mi perdevo a contemplare le foto scattate a Music’s Planet.

Avevo voglia di piangere, dare di matto, sfogarmi, ma non mi era concesso, me l’ero cercata.

“Pronto, Max? Tutto bene, si, certo… No, niente, volevo ringraziarti per l’invito ma non posso venire, mi dispiace, nessuno mi può accompagnare… Si, scusami… Ma chiamami per il battesimo del tuo primogenito, un giorno? Ok?”.

Ma lo dissi senza convinzione, sperando che Max non avrebbe mai avuto figli. Non mi andava di farmi conoscere per quella che non ero.  Anzi, che ero, ma che non avevo più il coraggio di essere, tradita dal mio aspetto. 

 

Qualche Anticipazione:

“Voglio andare all’Università a Roma, vivere e laurearmi lì” dissi, studiando le loro facce.

___________

Andai a dormire, stanca, ma subito mi dovetti alzare per un fastidioso rumore di musica ad alto volume proveniente da una delle stanze.

___________

“Ho anche diciannove anni ora, eh…” dissi. “Comunque sono qui per il battesimo della figlia di Max!”.

___________

Li guardai decisamente sconvolta. “Ma cosa dite, io mi sono appena diplomata, invece voi avete bisogno di professionisti!” gli ricordai, anche se lusingata.

___________

 

“E invece tu no, volevi colazionare con la signorina per farle la proposta… Ti sta bene!” rise Francesco, mentre io mi voltavo di scatto a fissare Andrea, il quale arrossì come un ragazzino e sbuffò.

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Capitolo 46
*** La Mia Nuova Vita ***


La Mia Nuova Vita

Salve!

Ecco a voi un altro dei miei cap preferiti!Purtroppo oggi non posso ringraziarvi uno ad uno, sorry, ma grazie di cuore a: kirya, freeze,giuigiu95,_New_Moon_, 95_angy_95, vero15star, Giulls e Angel Texas Ranger  per le loro recensioni affettuose come sempre!

Spero che questo cap vi piaccia e scusatemi ancora per la fretta!

A martedì, la vostra milly92.

Capitolo 46

La Mia Nuova Vita

Nella vita ci sono momenti che dovrebbero essere importanti, come il battesimo, il primo compleanno, la prima parola, la prima comunione, il primo bacio,  e perché no, il termine del liceo, con l’eventuale conseguenza dell’esame di maturità.

Eppure io non mi sentivo così particolarmente felice quel fatidico 20 luglio 2011, mentre me ne stavo immobile davanti ai quadri degli esami, dove c’era scritto quel piccolo “92/100” vicino al mio nome.

“92! 92! Come il tuo anno di nascita! Oh, sei stata bravissima, tesoro!” stava urlando mia madre, abbracciandomi.

“Benissimo, ho vinto la scommessa, e tu che non credevi di superare il 90…” aggiunse papà fiero. “92, accidenti, ce l’hai messa davvero tutta!”.

“Eh si, ma più che altro sono sollevata” ammisi quel giorno a pranzo. “Sapete che gli ultimi tre anni sono stati davvero… caotici per me e… Ho deciso di rinnovarvi la proposta che vi feci a gennaio” dissi, mentre i miei genitori mi guardavano curiosi e mio fratello, ormai quindicenne, messaggiava di nascosto con una ragazza.

“Cioè? Ci hai fatto così tante proposte ultimamente!” se ne uscì mamma.

“Voglio andare all’Università a Roma, vivere e laurearmi lì” dissi, studiando le loro facce.

Non ce la facevo più a starmene in una cittadina come Maddaloni, mi sentivo troppo giudicata, soppressa… Ormai avevo diciannove anni, volevo essere libera di decidere cosa farne nella mia vita, anche perché negli ultimi anni avevo imparato molto. Ero maturata, avevo pagato le conseguenze delle mie azioni abbastanza duramente, ovvero con un isolamento durato fino all’inizio del quarto anno, quando avevo fatto pace con le mie migliori amiche. Ma niente era più come prima, ognuna di loro aveva una vita tutta sua ormai, erano tutte fidanzate da almeno due anni e ognuna di loro aveva scelto la propria vita.

“Deb, ne abbiamo già parlato…” iniziò papà con aria secca.

“Lo so, lo so che sarà dura economicamente per voi, ma tranquilli, mi troverò un lavoretto e una casa affittata, anche un monolocale, ma, vi prego, io non voglio più stare qui, voglio ambiare aria, conoscere nuove persone…” li implorai.

Ci vollero due settimane per convincerli, e fu davvero dura fargli pronunciare quel: “Ok, ma non ti sposterai da qui finchè non avrai trovato sia il lavoro che l’appartamento”.

Era il 3 agosto, e mi dissi che quella data avrebbe segnato la mia nuova vita, quella in cui avrei fatto di tutto per ottenere un buon futuro. Avevo intenzione di andare a studiare spagnolo all’Università di Roma, e, se possibile, restare in quella città.

Così quel giorno mi preparai per un piccolo viaggio che dovevo affrontare: recarmi a Firenze per il Battesimo di Manuela, la primogenita di Massimo. Eh si, alla fine Max era diventato papà e gli era toccato invitarmi dopo la mia promessa. Sapeva tutto dei vari avvenimenti, del fatto che io e Daniele non ci eravamo più parlati, e ci eravamo sentiti assiduamente in quei due anni e mezzo. Max era diventato famoso, aveva pubblicato due cd proprio come i Gold Boyz e Niko.

Ma era l’unico con cui continuavo a sentirmi, non parlavo con i Gold Boyz dal fatidico concerto.

Nel frattempo, avevo terminato di scrivere il “Libro”, lungo circa quattrocento pagine, ma non avevo il coraggio di farlo leggere a nessuno.

Quando misi piede a Firenze quella sera, subito mi ritirai nell’hotel dove avevo prenotato una camera per l’avvenimento, e quella sera mi sottoposi alla prova dello specchio, che ormai facevo tutte le sere.

Mi squadrai, e mi dissi di essere fiera di me stessa, il mio sguardo era sereno, identico a quello di ogni persona che sta per realizzare i sui sogni.  Ero cresciuta di qualche centimetro negli ultimi anni, arrivando al fatidico metro e settanta, ed ero ingrassata di soli due chili. I capelli mi arrivavano alla schiena, più ricci che mai, del mio colore naturale. Il mio volto era più sottile, proprio come le mie mani. Ero quasi una donna, a giudizio dei miei genitori.

Andai a dormire, stanca, ma subito mi dovetti alzare per un fastidioso rumore di musica ad alto volume proveniente da una delle stanze.

“Oh, no!” gemetti: era la nuova canzone dei Gold Boyz… E, come al solito, non potetti far almeno di essere investita dai soliti ricordi che mi affliggevano da tre anni. Come si poteva dimenticare un periodo della propria vita così intenso?

“Uffa, quando la smettono? Sono solo le dieci, è vero, ma sono stanca…” dissi tra me e me, indossando di bermuda bianchi e un top azzurro, decidendo di andare a reclamare.

Non fu difficile scovare la stanza, era una delle ultime del corridoio. Decisa, mi schiarii la voce e bussai, attendendo che mi qualcuno mi aprisse. Ci vollero colpi e colpi per farli aprire, a causa del volume della canzone.

“Finalmente, mi spiace disturbarla ma è lei a disturbare me!” dissi tutto d’un fiato all’uomo che aveva aperto la porta.  Era alto, con i capelli scuri, una cresta evidente e mi sorrideva comprensivo… Il suo volto ormai occupava decine e decine di riviste ogni settimana…

Spalancai la bocca per la sorpresa, sentendo ogni muscolo del mio corpo immobilizzato davanti a quella visione.

“Andrea?!” domandai incredula, facendo istintivamente un passo indietro.

L’uomo mi guardò meglio, chiudendo gli occhi in due fessure, prima di spalancare anch’egli la bocca.

“Debora?!”.

Ci guardammo stupiti, mentre altri tre ragazzi si affollavano davanti la porta.

“Debora!” dissero sorpresi, e risi, riconoscendo Francesco, Giuseppe e Dante.

“Cosa ci fai tu qui?” ci chiedemmo tutti all’unisono, prima di riscoppiare a ridere.

“Oddio, come sei cambiata, fatti vedere meglio” disse Andrea, facendomi segno di entrare in una stanza dove regnava il caos.

“Ho anche diciannove anni ora, eh…” dissi. “Comunque sono qui per il battesimo della figlia di Max!”.

“Anche noi! Cavoli, ti sei fatta davvero una bella donna, piccolina!” esclamò Giuseppe. “Ti ho riconosciuta a stento…!”.

“Invece voi non cambiate mai” sorrisi.

Era impossibile che si fosse verificata questa coincidenza, ed era anche impossibile che io stessi nella stessa camera d’albergo con la boy band italiana del momento, dopo averlo agognato sei giorni si e uno no a settimana negli ultimi tre anni. Dopo ben tre anni eravamo tutti lì riuniti.

“E allora, dicci qualcosa di te!” disse Andrea facendomi segno di sedermi su uno dei letti e offrendomi una bottiglia di Bacardi, che accettai volentieri.

“Io? Fino a prova contraria le star qui siete voi!” dichiarai sarcastica. “Dovete dirmi com’è la vostra vita ora, dopotutto sono pur sempre la vostra ex life coach…” gli ricordai, e nel dire quelle parole venni nuovamente presa dai ricordi. Incrociare lo sguardo di Andrea mi riusciva quasi impossibile.

Chissà se lui ricorda perfettamente ciò che c’è stato tra noi…

“Ah ah! Ma niente, non è niente di che, siamo sempre noi!” mi ricordò Dante.

“Insomma, tu ci puoi seguire in tv, sulle riviste, siamo noi  non sapere nulla di te!” insistette Francesco sedendosi vicino a me e tracannando una bottiglia di birra. Non era cambiato affatto, solo che portava i capelli un po’ più lunghi del solito.

“Giusto!” concordò Andrea.

“Se insistete” li accontentai, scrollando le spalle. “Beh, mi sono appena diplomata con 92/100 e… Mi sembra l’unica cosa buona  che ho da dirvi” ammisi, senza sapere cosa dire.

“Eh? Sono passati tre anni, qualcosa di bello da dire ci sarà! Che ne so, un… ragazzo, ad esempio?” propose Giuseppe.

“No, ormai sono anni che non mi metto seriamente con uno” dichiarai. “Dovete sapere che al mio ritorno ho passato un periodaccio, era un periodo particolare... Che si è protratto a lungo, e mi sono trascinata le conseguenze fino alla fine del liceo”.

“Cosa è successo?” domandò subito Andrea avvicinandosi.

“Diciamo che sono entrata a far parte di un brutto giro, comandato da una riccona. A scuola ero diventata popolare e… cretina, và. C’era anche Daniele in questo giro, e ho litigato con le mie migliori amiche…”.

“Questo ce lo dicesti!” affermò Dante. “Me lo ricordo!”.

“Eh… Iniziai a non mangiare più e a vestirmi firmata, spesso sembravo una facile per come andavo in giro, finchè un giorno Silvia non mi venne a trovare a casa…”.

Raccontare la storia mi fece sentire davvero male, ma allo stesso tempo, impossibile ma vero, mi fece sentire a mio agio con i quattro come una volta.

“Perciò non sei venuta alle nozze di Max!” esclamò infine Andrea. “Ammetto di esserci rimasto male, tutti chiedevano di te…”.

“Lo so, ma non ci tenevo a farmi vedere così, anche se alla fine non sono cambiata molto” constatai, vedendomi riflessa nello specchio di fronte e vedendo le ossa dello sterno che fuoriuscivano. Tuttavia portavo ancora la 42.

“Ma cosa dici, sei favolosa, giuro, se non fossi tu potrei anche provarci con te” buttò lì Francesco sorridendo.

“Devo arrossire?” domandai, ridendo.

“No, altrimenti Ada si ingelosisce…” rispose per lui Giuseppe, sghignazzando.

“Ada? Chi è, la tua ragazza?!” domandai subito, curiosa.

Ovviamente anche Andrea sarà fidanzato…!

“Si, ma nn sono l’unico, anche Dante c’ha la ragazza, Natascia…” rispose subito lui, puntando il dito contro l’amico.

“Era ora, dopotutto voi siete i vecchiacci del gruppo!”.

“Ma se ho solo 28 anni!” sbottò Francesco.

“Non farci caso, è geloso dei miei quasi 25 anni” sghignazzò Andrea. “Dopotutto sono sempre il più piccolo, il più affascinante, il più bello, il più bravo…”.

“E il più modesto” terminai per lui, mentre si voltava a fissarmi.

“Infatti, tu si che mi capisci!” disse entusiasta, invitandomi a schiacciare il cinque. Sorrisi, sentendo di star sognando.

Ci guardammo profondamente, prima di essere interrotti da Giuseppe. “Dove hai intenzione di andare all’università?”.

“A Roma, ma devo rima trovare casa e un lavoretto” spiegai, pensando che dopo il battesimo mi sarei dovuta dare una mossa.

“Roma?” chiesero in coro.

“E’ dove abitiamo noi ora!” mi informò Andrea.

“Davvero?!” domandai incredula.

“Si! Volendo ti potremmo aiutare… Che tipo di lavoro cerchi?”.

“Qualsiasi cosa, specialmente se comprende l’inglese e lo spagnolo, come ad esempio dare ripetizioni…” dissi, mentre in cuor mio si accendeva un barlume di speranza.

“Inglese e spagnolo? Noi siamo in cerca di una manager che ci trovi contatti in Europa per il tour europeo di quest’autunno, che ci traduca le canzoni…” esclamò Dante.

“Deb, tu sei la nostra grazia! Ti ha mandato il Cielo qui, in questa piccola stanza d’albergo!” enfatizzò Francesco, inginocchiandosi.

Li guardai decisamente sconvolta. “Ma cosa dite, io mi sono appena diplomata, invece voi avete bisogno di professionisti!” gli ricordai, anche se lusingata.

“Ma no, tranquilla, devi solo fare da mediatrice! E poi guadagneresti anche bene, il minimo è sui 1800 € al mese” mi spiegò Giuseppe. “Di te ci possiamo fidare, poi,e se le cose non vanno bene, qual è il problema?” aggiunse fiducioso.

Continuavo a guardarli come chi sta per toccare il cielo con un dito. “Davvero voi mi assumereste?”  domandai incredula.

“Si, cioè, ti possiamo raccomandare con il nostro produttore ed è fatta” mi assicurò Andrea.

“Oh, grazie! Grazie!” esclamai, abbracciandoli dopo tre anni piena di gratitudine e speranza. Il primo ostacolo poteva dirsi superato!

Trascorremmo la serata insieme, fino alle due, ora in cui ritornai in camera esausta ma felice.

“Ci vediamo domani mattina! Andremo in chiesa con la limousine, viene anche Rossella con noi!” mi salutò Giuseppe raggiante.

“Rossella?”domandai preoccupata e terrorizzata allo stesso tempo, e guardai automaticamente in direzione di Andrea.

“Ehi, ma cosa stai pensando? Guarda che non sta con me, è fidanzata da un anno con un attore mezzo francese…” mi avvertì lui, parandosi la mano destra davanti e facendomi sorridere senza motivo.

Quell’informazione mi fece addormentare senza pensieri; non andavo a dormire così serenamente dal giorno degli orali. Che cosa infima non avere nessun bel ricordo a livello umanitario per così tanto tempo!

L’indomani, quando mi svegliai alle sette, mi domandai se non fosse stato tutto un bel sogno, ma mi ricredetti subito quando, mentre stavo uscendo dalla camera per fare colazione Andrea bussò.

“Deb, sono Andrea!” disse subito.

Sentire la sua voce mi rincuorò, automaticamente mi guardai allo specchio per vedere se ero in ordine, aggiustai il colletto della maglietta a mezze maniche e i capelli e aprii.

“Andrea! Buongiorno! Entra” lo invitai.

“Buongiorno! Wow che ordine” esclamò, vedendo alcuni vestiti piegati per bene su una sedia e il vestito azzurro che avrei indossato dopo per l’occasione appoggiato su una stampella vicino l’armadio.

“Sono arrivata ieri sera dopotutto” mi giustificai.

Guardò il vestito e poi mi squadrò attentamente.

“Cosa c’è?” gli domandai mentre prendevo la tessera della camera da sopra il comodino.

“Niente, cercavo di immaginarmi come ti stava addosso, l’azzurro ti è sempre stato bene… Lo indossavi anche… quella sera…” rispose, iniziando a mormorare e facendomi restare immobile e imbarazzata.

“Oh, te lo ricordi ancora?” fu il massimo che riuscii a dire.

“Come potrei dimenticarlo? Quella è stata l’ultima serata in cui mi sono sentito davvero bene con una ragazza, libero e felice… E poi ti volevo davvero bene… Cioè, sento di volerti ancora bene” spiegò, mente uscivamo dalla stanza e ci recavamo a colazione.

“Guarda che anche  io ti voglio bene tutt’ora, Andrea! E comunque, anche io non mi sono sentita così bene con un ragazzo, negli ultimi tre anni ho solo avuto qualche storiella così, ma niente più… Tu ti puoi ancora dire il mio ultimo ragazzo…” confessai. Mi sentivo come un fiume in piena; stavo ricompensando tutte le volte che lo avevo pensato in quegli anni. Niko ormai era scomparso dai miei pensieri, mi ero abituata al pensiero che lui fosse fidanzato, visto che stava ancora con Eliana, e poi era anche un po’ la causa dei miei “mali”, invece Andrea era sempre lì, single e maledettamente gentile come una volta.

“Beh, anche io ti voglio ancora bene, mi sembra di essere tornato ad essere quel ragazzo di tre anni fa a cui piaceva una ragazzina, invece ora sei una donna!”

“E allora?” domandai, cercando di trarne una conclusione.

“Niente, sei una donna e quindi… Se quello che è successo quell’anno fosse successo ora, forse le cose sarebbero andate meglio…”.

Ma l’arrivo nella sala da pranzo e l’invasione dei fans fecero estinguere quella conversazione; ci volle circa mezz’ora per farlo ritornare in camera illeso da quello stormo di belve e ragazzine.

“Te lo avevo detto io, fratello, che era meglio farsi portare la colazione in camera!” lo apostrofò saggiamente Giuseppe bevendo un bicchiere di succo di frutta.

“E invece tu no, volevi colazionare con la signorina per farle la proposta… Ti sta bene!” rise Francesco, mentre io mi voltavo di scatto a fissare Andrea, il quale arrossì come un ragazzino e sbuffò.

“Ok, ok, ecco uno dei momenti più umilianti della mia vita… Ti volevo chiedere se ti andava di venire al battesimo con me, di farti da accompagnatore…” bisbigliò avvicinandosi e prendendo le mie mani tra le sue.

Quel minimo contatto mi fece imbarazzare ancora di più, e ringraziai il cielo quando i tre ragazzi iniziarono a parlare tra loro, ignorandoci.

“Beh, direi che si potrebbe fare, si!” risposi sorridendo.

Mi sorrise di rimando. “Fantastico, allora ci vediamo alle nove e mezzo nella hall” propose.

“Va bene, accompagnatore” sottolineai, prima di sentire Francesco che urlava: “Si, infatti, Rossella e Eliana!”.

“Deb, ti andrebbe di affittare la casa con Eliana e Rossella?” propose Dante, mentre io, udendo quei nomi, passavo dalla felicità all’incredulità più grande.

“Eh?” domandai senza capirci nulla.

“Si, devi sapere che Eliana e Rossella hanno firmato il contratto con una casa discografica a Roma e si sono affittate una casa vicino a noi, e stavano giusto cercando una terza coinquilina visto che la casa è grande”  spiegò Andrea.

Feci un passo indietro, scuotendo il capo. “Ragazzi, vi ringrazio ma sapete che tra me e Rossella non c’è un grande feeling, mi odia a morte ed io odio lei , e Eliana…”.

“Lo sappiamo, ma a parte che Rossella non ti odia più a morte visto che ora non gli importa più di Andrea, poi Eliana è bravissima, lo sappiamo che è per essere come lei che hai combinato quelle cose, ma… Pensaci, avrai noi come vicini se è qualcosa e poi loro non ci sono mai per lavoro! E l’affitto mensile è davvero poco, dovrai pagare al massimo 100 € da quel che ho capito…” dichiarò Francesco, incutendomi un po’ più di serenità.

“Se è così, diciamo che ci penserò, ne parlerò con loro, tanto ci saranno al battesimo, giusto?” domandai esitante.

“Si”.

“Ok, allora io vado in camera, devo prepararmi”  mi congedai, arrivando in camera e buttandomi sul letto per tutte quelle novità. In meno di dodici ore quei ragazzi avevano quasi risolto i miei attuali problemi; poi si aggiungeva il fatto che Andrea mi avesse chiesto di andare al battesimo con lui…

Vivi il momento, te lo meriti dopo tutti que casini! Mi dissi semplicemente mentre ero sotto la doccia.

Mi truccai, legai i capelli in una lunga treccia laterale, indossai il vestito e alla fine mi dissi che potevo fare la mia figura.

Mentre scendevo le scale che conducevano alla hall vidi Andrea ai piedi della scalinata aspettarmi e guardarmi in quella sorta di sfilata, proprio come succede nei film. Gli sorrisi, e quando lo raggiunsi lui mi sorrise di rimando.

“Sei bellissima” mi disse, baciandomi la mano e guardandomi dritto negli occhi.

“Grazie, anche tu stai bene” gli dissi. Era vero, indossava un semplice abito da cerimonia nero ma era davvero stupendo e affascinante, tanto che quando salii nella limousine mi dissi di dover uccidere colui o colei che mi avrebbe svegliata da quel bellissimo sogno con un pizzicotto.

Qualche Anticipazione:

 

“No, ma ci farò un pensiero… coinquilina!” disse lei ridendo. “Perché accetti, vero?” domandò preoccupata.

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“Zio, non esagerare, sei tu che stai invecchiando” dissi ironicamente stringendolo.

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“Auguri, allora! Devo dire che ti trovo diversa” commentò, fermandosi sul braccio di Andrea che mi stringeva per poi salire, fino al mio sterno e riscendere fino alla mia vita.

________

“Si, è morta a causa mia, capisci?! Quindi pensa come ci sono rimasta vedendoti così deperita nove mesi dopo!” si spiegò, alzando il capo.

________

“Sappi che sono onorato del fatto che vai a dire in giro che sei la mia accompagnatrice…” disse, davanti alle due coppiette che sedevano con noi.

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Capitolo 47
*** Il Battesimo Della Figlia Del Mio Migliore Amico ***


Il Battesimo Della Figlia Del Mio Migliore Amico

Hola!

E come al solito eccomi in anticipo… Strano, ma negli ultimi martedì ho sempre da fare cose che mi impedirebbero di aggiornare!

Comunque, eccovi un nuovo cap in cui le fan  Deb e Andrea inizieranno a gioire, eheheh!

Grazie mille a:

Kirya: Grazie mille! Tranquilla, ora vedrai cosa succede quando Deb rincontra gli altri del programma, e ti dico solo di tenerti pronta per grandi  sorprese e cambiamenti, eheh! Dici che Db e Andrea torneranno insieme? Boh…. Muahaha! (Sono perfida, lo so!) xD Ancora grazie, carissima, spero che anche questo ti piaccia!

vero15star: Tesoro, sapevo che con lo scorso cap avrei scatenato la tua felicità, ma sono  certa che questo la farà aumentare ancora di più, ihih! ^^E devi vedere nei prossimi… Bacioni, ti voglio beneeee!

95_angy_95: No, no, Andrea mi ha promesso che farà il bravo, anzi lo sarà fin troppo! Ed io te lo prometto insieme a lui! ^^

Giulls: Grazie tesoro, ora mi fai commuovere! *al diavolo Niko, voglio Deb con Andrea, così come Robert e Giulia!* Puoi dirlo forte, Niko deve solo andarsene a quel paese e lasciare Deb e Andrea da soli, libri di fare quella famosa uscita a quattro cn Giulia e Robert! Bacioni, ti voglio bene!

Freeze: Ehm, ammetto di ricordare che il commento era un po’ assurdo, nel senso che non avevo capito perfettamente a cose fosse dovuta quella frase di “gioia”, ma è tutto ok, no problem! ^^ Anzi, ammetto che le tue recensioni mi restano sempre impresse per la loro particolarità, ed io adoro le cose particolari! =)

_New_Moon_:  Ti capisco perfettamente, anche a me manca tantissimo quel periodo (specialmente ora che scrivendo anche il continuo) ma mi manca soprattutto la vecchia Deb super insicura versione sedicenne, in cui mi rispecchio moltissimo!  Quindi tranquilla, è del tutto normale provare questi sentimenti leggendo una fic molto lunga in cui la protagonista è  cresciuta! ^^

Detto questo, vorrei proporvi un piccolo (e banale!) sondaggio… Cosa ve ne sembra del salto temporale che c’è stato nella fic? Vi ha infastiditi o vi ha interessato maggiormente?Lo chiedo perché in seguito ce ne saranno altri… Fatemi sapere!

A giovedì o venerdì!

La vostra milly92.

Capitolo 47

Il Battesimo Della Figlia Del Mio Migliore Amico

Firenze scorreva davanti ai nostri occhi mentre io e i Gold Boyz eravamo nella limousine a parlare del più e del meno.

“Quindi non hai nemmeno saputo che fine ha fatto Samanta?” mi domandò incredulo Francesco, mentre eravamo sull’argomento “Vecchi amici in comune”.

“No! Perché, cosa ha combinato?” domandai curiosissima.

“Dopo Music’s Planet ha fatto i provini per qualche film, dopo essere comparsa nel videoclip di Niko, ma non è stata presa, così si è sposata con un vecchio conte milanese, produttore di film, ed ora è addetta ai casting, vedova da qualche mese e sta progettando di sposarsi con il figlio di questo vecchio conte, un cinquantenne arzillo…” spiegò lui, lasciandomi totalmente basita.

“Alla faccia, hai capito a Sam! Secondo me l’ha ucciso lei al conte, ihih” sghignazzai.

“Non mi stupirei, ricordi così combinò al tuo camerino?” mi domandò Andrea, lasciandosi prendere dai ricordi.

“E chi se lo scorda, rimpiango ancora l’ombretto rosa della Pupa, era il mio preferito” dissi. E poi tu quella sera andasti a letto con Rossella…

Ebbi appena il tempo di pensare quel nome che, puff!, la limousine si fermò e i finestrini si abbassarono, rivelando Rossella accanto a un trentenne, vestita elegantemente con un abito viola.

“Ciao, raga! Oh, Debora, ciao!” disse lei, entrando insieme al suo compagno e abbracciandomi affettuosamente, lasciandomi totalmente allibita. Cercai di non ricordare cosa era successo l’ultima volta che ci eravamo parlate.

“Ciao, Rossella, tutto bene?” le domandai cordialmente mentre la limo ripartiva.

“Si, benissimo, te piuttosto? Ti trovo in gran forma!” esclamò osservandomi e sorridendo imperterrita.

“Tutto bene, grazie. Ah, e complimenti per il cd, mi è piaciuto molto!” mi complimentai, il che era vero in parte.

Se deve essere una mia coinquilina, fammi sotterrare l’ascia da guerra…! Anche se dimenticare tutto quello che mi ha fatto sarà difficilissimo…

“Grazie! Comunque lui è Pierre, il mio ragazzo” lo presentò, mentre Pierre sorrideva e mi allungava la mano. Non era niente male a dir la verità, a parte quel pò di barba.

“Piacere, Debora” gli dissi cordiale, stringendogli la mano.

Non disse nulla oltre ad accennare un mezzo sorriso, così restammo per un attimo in silenzio prima che Rossella si decidesse a dire: “Francesco mi ha detto che cerchi casa a Roma, Deb”.

“Si, andrò lì all’Università e così…” iniziai, ma lei mi interruppe.

“Allora cosa aspetti, fai i bagagli domani stesso e vieni, io e Eliana saremo felicissime di averti con noi in casa, dopotutto ti conosciamo! Preferiamo te ad un’estranea…” iniziò lei allegra. “La casa ha tre camere da letto, due bagni, una cucina, un salone, uno studio e un ripostiglio, proprio al centro di Roma, si affaccia sul Tevere, ma soprattutto sarai vicina di casa di questi quattro…”.

“Hai mai pensato di diventare il capo di un’agenzia immobiliare oltre che a fare la cantante?” le proposi solare. Si stava comportando davvero decentemente, come quando ci eravamo appena conosciute.

“No, ma ci farò un pensiero… coinquilina!” disse lei ridendo. “Perché accetti, vero?” domandò preoccupata.

“Si, dai, mi hai convinta” dichiarai infine.

“Allora sei apposto, anche perché accetti di  lavorare con noi, vero?” domandò Andrea minaccioso. “Stanotte abbiamo chiamato Enzo, il produttore, e ha detto che va bene… Inizierai a settembre”.

“Ok, ok… Grazie!” dissi grata, sentendomi davvero leggera come non mi sentivo da tempo.

Fu con questo spirito di gaiezza che alle dieci scendemmo dalla limo e ci trovammo davanti la chiesa, maestosa e caratterizzata da un grande cortile. C’erano molte persone in quello spazio, chi vestito elegantemente e chi invece più sportivo. Ciò così divideva la gente in due categorie: gli invitati al battesimo e i semplici fedeli che volevano seguire la messa di un cantante del posto.

“Wow, c’è già il pienone” disse Rossella. “Vieni, Pierre, c’è una mia amica. Ragazzi, è Elena, la conoscete anche voi” aggiunse, facendo segno a Francesco,Giuseppe e Dante di seguirla, lasciando me e Andrea da soli.

Feci un sorriso di incredulità, visto che si era visto benissimo che gli aveva fatto l’occhiolino e che era un suo tentativo di lasciare me e Andrea da soli.

“E’ cambiata” dissi semplicemente.

“Si, non sai quanto. Sai, ogni volta che mi mettevo con una negli ultimi anni lei mi diceva che… Che nessuna andava bene, perché era convinta che quella giusta fossi tu” rivelò, parlando lentamente e cercando di studiare la mia reazione.

“Ah, gentile da parte sua” mormorai. “Per curiosità, quante ragazze hai avuto?”.

“Beh, cinque, ma inutile dire che la storia più lunga è durata quattro mesi” spiegò.

Annuii, senza sapere cosa dire, ma la nostra conversazione fu interrotta da un familiare: “Andrea!” alle mie spalle.

Trattenni il respiro, riconoscendo la voce, e non mi voltai, mentre il mio adorato zietto raggiungeva Andrea e lo abbracciava.

“Max! Auguri per Manuela…”.

“Grazie! Senti, mica hai visto Debora?” domandò impaziente, dopo averlo abbracciato.

Ehm, ehm” feci apposta, facendolo voltare verso di me.

“Oh, scusami, io sono…” si scusò lui, voltandosi verso di me mentre io sorridevo sarcasticamente.

“Ehm, zio, ora mi offendo!” sbottai, falsamente offesa e mettendo le mani attorno ai fianchi. “Non mi riconosci nemmeno?!”.

Massimo rimase per qualche minuto imperterrito a fissarmi prima di scoppiare a ridere e abbracciarmi. “Debora! Cavoli, non ti avevo riconosciuta! Ma sei cresciuta da morire!”.

“Zio, non esagerare, sei tu che stai invecchiando” dissi ironicamente stringendolo. “Da quanto tempo!”.

“Eh si, tre anni, nipotì!” fece lui.

“Allora, dove sono Beatrice e Manuela?” domandai impaziente dopo i primi inconvenienti.

“Sono lì, venite” disse, conducendoci vicino un’auto blu. Vicino c’era Beatrice, con indosso un raffinato abito blu, che reggeva la neonata.

“Bea, ti ricordi della mia nipotina acquisita?”.

Lei mi guardò, prima di dire: “Debora! Ciao, bella, tutto bene?” e salutarmi con due baci sulle guance.

“Bene, grazie, Beatrice! Anzi, posso chiamarti zia visto che ora sei la moglie di mio zio?” ironizzai, mentre mi soffermavo a guardare la piccola Manuela, fasciata da un vestitino di seta bianca. Era abbastanza paffuta e sorrideva, agitando le manine.

“Certo, nipotina!”.

Le sorrisi prima di dire: “Com’è bella questa piccolina! Posso prenderla in braccio?”.

“Certo”.

Beatrice me la passò delicatamente e la presi in braccio, mentre lei iniziava a giocare con il mio indice sinistro.  

“Ciao, piccolina, sei bella proprio come la tua mamma!” disse Andrea, avvicinandosi.

“Si, ma ricordati che la mamma è sposata con il papà, vero Manuela?” lo rimproverai mentre Max e Beatrice parlavano con Rossella e gli altri Gold Boyz.

“Va bene, allora diciamo che sei bella come la tua cuginetta” dichiarò lui, lanciandomi un’occhiata di sbieco.

Feci un sorriso imbarazzato, prima che però Manuela iniziasse a piangere.

“Beatrice, Beatrice!” la chiamai. Lei subito accorse, cacciando il ciucciotto dalla borsa e facendoglielo prendere.

“E’ colpa tua” rimproverai Andrea, “La tua voce l’ha spaventata”.

“E’ colpa tua, invece, perché avevo fatto un complimento alla sua mamma, tu hai detto che non andava bene, l’ho fatto a te e si è offesa” ironizzò lui, avvicinandosi e prendendomi entrambi le mani tra le sue.

“No, lo hai fatto alla sua cuginetta” mi difesi, guardandolo negli occhi.

“Eri tu, no, visto che sei la nipotina di suo padre!” rispose con aria furba. “Non far finta di non aver capito…”.

“La prossima volta sii più diretto se vorrai farmi un complimento” lo apostrofai, chiudendo gli occhi in due fessure.

“Va bene… Sei magnifica, e sono felicissimo di starti vicino, ora sto comprendendo cosa è significato per me starti lontano tutto questo tempo” dichiarò seriamente.

Stavo per rispondergli, rossa in viso, quando  Francesco disse: “Allora, entriamo in chiesa, su”.

Subito allontanammo automaticamente le nostre mani e li seguimmo.

Entrare in chiesa fu davvero difficile vista tutta la gente che si era presentata, per fortuna che avevamo i posti riservati nelle prime file. Lì incontrai Lara, Dario, Maria e Luke.

Seguimmo la messa, ma dopo che la bambina fu stata battezzata fu un sollievo ritornare a respirare un po’ d’aria fresca.

Stavo parlando con Rossella nel cortile quando un prominente: “Ross, finalmente, la tua coinquilina ti aveva dato per dispersa!” ci interruppe. Lei sorrise, rispondendo: “Ehi, Niko, tranquillo che nessuno mi ruba!”.

Mi sentii il sangue raggelarsi; mi ero preparata a quell’evento, ma, come si dice, la prudenza non è mai troppa.

Mi voltai, decisa a rimanere impassibile. Niko era lì davanti a me, sorridente e agghindato nel suo solito look giacca, camicia e jeans. Era davvero cresciuto, si vedeva che ora aveva ventidue anni, era più uomo, con i capelli più lunghi e la barba lievemente accentuata.

“Ciao, Niko” gli dissi. Quelle parole mi costarono molto, quasi come se fossero di piombo e si fossero appollaiate sulla mia gola.

Lui mi guardò, come tutti del resto, un po’ stralunato prima di dire: “Oh, ciao, Debora! Che bello rivederti!”.

Come l’ultima volta mi salutò con due baci sulle guance, cordiale.

Fai finta di nulla mi autoimposi. Eppure, fui felice nel constatare che vederlo mi aveva generato solo sorpresa, niente di più.

“Allora? Tutto bene?” gli domandai, continuando a sorridere e a far finta di nulla.

“Benissimo, a te invece? Cosa mi dici? Quanti anni hai ora?” domandò, con aria smemorata.

“Ne ho diciannove, mi sono appena diplomata” risposi.

“E con un bel 92, devi dire” aggiunse solare Andrea avvicinandosi e prendendomi sotto braccio, stringendomelo e impedendo quasi al sangue di circolare.

Wow, è geloso?! Tranquillo, Andrea, non m’importa più di questo smemorato!

“Auguri, allora! Devo dire che ti trovo diversa” commentò, fermandosi sul braccio di Antonio che mi stringeva per poi salire, fino al mio sterno e riscendere fino alla mia vita.

“Si cresce, purtroppo! Anche tu sei cambiato…” dissi.

“E’ l’amore, ihih” esclamò lui, sorridendo beato mentre Eliana si avvicinava.

Ma bravo, rinfacciamelo pure, credi che non lo sappia che stai con quella?! Hai mai pensato di mettere i manifesti?

“Eccoti qui, temevo di averti perso come al solito” dichiarò Eliana raggiungendolo. Aveva un’aria quasi scocciata; anche lei sembrava maturata da quando l’avevo vista la prima ed ultima volta dal vero, i suoi capelli da ramati erano diventati biondi, era un po’ più in carne e sembrava una signora raffinata invece che una ventiduenne.

“Ma no, tranquilla, ti ho promesso che oggi sarà tutto tuo!”.

Eliana lo guardò scettica prima di scrutarmi e dire: “Che cafona, scusami, io sono Eliana!”.

“In realtà ci siamo conosciute tre anni fa, comunque io sono Debora!” mi presentai cordiale.

“Debora? Ma mica sei la ragazza che verrà a vivere con me e Rossella?” domandò, allargando gli occhi per la sorpresa. “Me lo ha appena finito di dire!”.

“Si, sono io. Andrò all’università a Roma, quindi avevo bisogno di una casa e Rossella mi ha fatto questa proposta…” risposi.

Niko si voltò verso di me, di scatto. “Andrai all’università di Roma? Perché?”.

Stavo per ribattere quando Eliana gli diede un pizzico. “Che maleducato che sei, insomma, sembra quasi che ti dia fastidio!”.

Risi, ed Andrea fece lo stesso. Mi iniziava a stare davvero simpatica!

Eliana infatti non si smentì, appena arrivammo al ristorante chiese a Max di spostare i posti (il quale, poverino, aveva messo me e Niko ai lati opposti della sala per evitare disordini) e far si che io prendessi posto con lei, Niko,Rossella, Andrea e Pierre.

“Ehm, vorrei salutare una mia vecchia amica, se possibile!”.

Mi voltai, mentre chiacchieravo con i ragazzi, e mi trovai davanti Silvia, elegante come sempre e con stampato in faccia un sorriso quasi materno.

“Silvia! Ragazzi,scusatemi un secondo” mi congedai, abbracciandola e allontanandoci dal tavolo per parlare in pace.

“Allora, vedo che la pecorella smarrita ha fatto ritorno al gregge” iniziò lei.

La guardai,e tentai di trovare le parole più grate possibili.

“Silvia, non so come ringraziarti! Se non fosse per te forse ora sarei in un centro commerciale con quella sciacquetta e con un 60 all’esame di stato invece che il mio 92…” buttai lì.

Silvia non sorrise, fece una faccia grave, quasi stanca. “Ne sono felice… Sai perché sono stata così dura con te? Perché sono stata troppo cattiva con altri…”.

“Cioè?” domandai senza capire, mentre intorno a noi Max cantava una canzone per dare inizio alla festa.

Silvia scrollò le spalle, prima di condurmi al suo tavolo ancora vuoto. “Vedi, proprio quando tu facesti il tuo ingresso a Music’s Planet io avevo concluso la prima stagione di un altro programma e stavo facendo le selezioni per le ballerine della seconda stagione. Una di loro, Licia, era bravissima, aveva la danza nel sangue, ma la rifiutai perché… perché aveva la 42, capisci!”.

Appoggiò la fronte alla mano, socchiudendo gli occhi. “E lei… Lei ritornò ai provini il mese dopo, con una 38”.

“Due taglie in un mese?” domandai allibita.

Silvia annuì tristemente. “Si… La accettai, ma… Ma il giorno dopo, alle prove, Licia svenne e… Ed è morta così, sul colpo” terminò con le lacrime agli occhi e il labbro inferiore tremante. Improvvisamente intorno a me la musica scomparve insieme al caos, ritornai con la mente a quel maledetto anno, rividi dinanzi a me la piccola porzione di insalata e quello yogurt magro che avevo mangiato a pranzo per sei mesi…

“Per… per questo tu un mese dopo ti scusasti, con la scusa del fatto che avevo tirato su Max?” domandai lentamente, stringendole la mano.

“Si, è morta a causa mia, capisci?! Quindi pensa come ci sono rimasta vedendoti così deperita nove mesi dopo!” si spiegò, alzando il capo. “Per un secondo ho pensato che fosse ancora colpa mia…”.

“Ma no,Silvia, no! E lo sai!”  esclamai. “Per favore, non ne parliamo più, ci fa solo male… Abbiamo fatto pace?” domandai poi dubbiosa.

Silvia si tamponò gli occhi umidi con un fazzoletto ed annuì. “Ma certo, tranquilla, e poi ho saputo che verrai a Roma, a pochi passi da casa mia…”.

“Si, sarà fantastico” esordii, sorridendo.

Ritornai dagli altri un po’ in pensiero per la storia appena saputa, quindi a stento badai dove mettevo i piedi a tal punto che andai a sbattere contro qualcuno.

“Mi scusi… Oh!” esclamai, trovandomi davanti un uomo alto, che mi perforò con i suoi occhi azzurrissimi.

“Preg… Oh, Deb?!” domandò lui, voltandosi completamente verso di me.

“Ivan!” dissi convinta, ridendo. “Che bello, ci sei anche tu!”.

“E come potevo mancare! Cavoli, non ci speravo dopo che sei mancata alle nozze…” spiegò, stringendomi a sé con un braccio. “Come stai? Sei cresciutissima…!”. 

“Sei la cinquantesima persona che me lo dice! Comunque tutto bene, tu piuttosto?”.

“Bene, finalmente sono in vacanza! Ma dimmi di te… Ce l’hai il ragazzo?!” domandò, facendo l’occhiolino.

“No” risposi seccamente.

“Come no?!”.

“No, sono single, ma…” aggiunsi, creando suspense e facendo un sguardo malizioso.

“Ma?!” domandò subito lui, pendendo dalle mie labbra.

“Ma… Sono qui con un accompagnatore…” dissi lentamente.

“Chi è?”.

Esitai un attimo, comprendendo che lo stavo facendo davvero incuriosire, ma per una volta  il destino mi aiutò: Andrea mi stava chiamando, venendo verso di me.

“Deb, vieni a sederti? Stanno servendo gli antipasti! Oh, ciao Ivan, è un  bel po’ che non ci vediamo!” esclamò, stringendogli la mano mentre Ivan mi guardava stralunato.

“Nooo, non dirmi che sei tu il suo accompagnatore!” esclamò subito, facendomi arrossire come una pazza.

Andrea restò piacevolmente sorpreso, annuì e mi prese per il braccio. “Eh si, sono io il suo accompagnatore” rispose.

Gli lanciai uno sguardo imbarazzato, prima di lanciare uno sguardo torvo a Ivan mentre ci allontanavamo.

“Sappi che sono onorato del fatto che vai a dire in giro che sei la mia accompagnatrice…” disse, davanti alle due coppiette che sedevano con noi.

Niko e Rossella subito si voltarono verso di noi, curiosi.

“In realtà ho detto solo a Ivan che tu sei il mio accompagnatore” precisai, ringraziando il cameriere che mi aveva servito l’antipasto. “Ma se ti imbarazza non ci sono problemi, c’è un nipote di Max che non mi toglie gli occhi di dosso da due ore…” aggiunsi, decisa a risollevarmi dalla figuraccia.

“Oh, no, certo che no! Anzi, sono fiero del fatto che tu abbia accettato, ma dopo quelle parole hai automaticamente confermato il fatto che ti va di continuare a vedermi dopo oggi…”.

“Devo continuare a vederti, dopotutto sarai il mio vicino di casa, no?”  ribattei evasiva, ancora più presa dalla vergogna.

“Oh, Deb, so che hai capito cosa intende!” si spazientì Eliana allegra.

“Ed io ho capito che voi tutti avete capito cosa intende, tranquilla” mormorai, decidendo di dedicarmi ad una fettina di mozzarella per avere qualcosa da fare.

“E allora? Cavoli, non sei cambiata affatto, eh, sempre così imbarazzata…” si intromise Niko giulivo.

Fu quell’affermazione a convincermi a cacciare la faccia tosta.

“Ok, Andrea, hai capito bene, mi va di vederti ancora dopo oggi e di avere un vero appuntamento senza ficcanaso!” dissi di botto, sorridendo sarcastica e guardandomi intorno allusiva.

“Perfetto” esordì Andrea battendo le mani.

Mi resi conto di ciò che avevo fatto solo un’ora dopo, mentre ero in bagno e mi esaminavo allo specchio, effettuando la fatidica prova: dopo secoli rivedevo in me uno sguardo sbarazzino e preso.

“Complimenti, Andrea è un’ottima scelta” si congratulò Eliana, entrando e vedendomi, aggiustandosi il rossetto.

“Ehi, usciremo solo insieme, calma” dissi.

Eliana mi guardò sarcastica, facendomi ridere. “Ok, ok, so che se le cose vanno bene potrà anche essere il mio ragazzo ma, sai, siamo già stati insieme tre anni fa, anche se solo per una settimana…”.

Ma poi si è messo in mezzo anche il tuo ragazzo, oltre al fatto che il programma è giunto al termine, sai!

A quelle parole Eliana mi guardò stralunata. “Avevi sedici anni all’epoca?”.

“Si, perché?”.

Lei spalancò la bocca, sorpresa. “Cavoli, allora io so di te già molte cose!”.

La guardai senza capire, e per fortuna sembrava decisa a spiegarsi.

“Andrea mi parla sempre di te, dice che sei una ragazza fantastica, che credeva di amarti, che eri un po’ insicura, che sei una bravissima ragazza e che…” si fermò, ridendo, prima di completare con un deciso: “Sei l’unica con cui non ha mai pensato di andare a letto, quando stavate insieme”.

Continuai a fissarla, sbalordita.

“Perciò, datti una mossa! Anzi, te la faccio dare io visto che sei una mia coinquilina! Ti lascerò casa libera ogni volta che vorrai, ihih” sghignazzò, spingendomi lentamente e continuando a ridere.

Ma fu grazie a lei che mi sentii sicura di me quando Andrea mi invitò a ballare un lento poco dopo e si fermò nella mia stanza a parlare quella sera. Per una coincidenza radiofonica, la radio mandò “I Will Be” di Avril Lavigne, proprio come la notte del mio sedicesimo compleanno.

E quella volta sentii con certezza che lui ci sarebbe stato, insieme a Max e alle altre persone che avevo conosciuto in quella pazza avventura che mi aveva cambiato la vita, senza la quale forse in quel momento non sarei stata così… felice!

 

 

Qualche Anticipazione:

“Che piacere prendere l’ascensore con te” ironizzò, mentre l’ascensore si fermava di botto, con un grande tonfo, e mi fece quasi cadere addosso a lui.

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“Ho visto solo il salone e già mi sembra tutto favoloso” ammisi, piacevolmente sconvolta.

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“Ah, dimenticavo di autorizzarti ad entrare dalla finestra, Andrea, visto che avete le camere vicine” sghignazzò Eliana.

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“Ok, ma, mi dispiace ammetterlo, sei stata davvero cattiva… Ricordi quando venni al concerto?” le rammentai.

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“No, ti perseguito” rispose solare lui. “Ricorda che mi devi ancora un appuntamento” mi rammentò abbracciandomi. 

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Capitolo 48
*** L’Amore Non Va Mai In Vacanza ***


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Ma salve!

Ho appena finito di scrivere il terzo cap del continuo, e sono molto preoccupata perché mancano solo sette cap alla fine e non so quanti altri ne riuscirò a scrivere in questo arco di tempo, quindi mi sa che non sarò molto puntuale nell’aggiornare la nuova.

Ma ora non pensiamoci, abbiamo almeno un altro mese a disposizione…

Grazie mille a:

vero15star: Mi dispiace dirti che Paris- Miss Acidità comparirà di nuovo tra un paio di cap, sigh… =(  Ma almeno Rossella ha abbassato la cresta, per fortuna, e in questo cap lei e Deb avranno un chiarimento che coinvolge anche Eliana! E ci sarà anche il chiarimento del tuo amato Niko! Baci tesoro, ti voglio bene!

Giulls: Si, si, Eliana è davvero simpatica! E Deb è molto cambiata esteticamente, perché mentre a sedici anni aveva i capelli mossi e non molto lunghi, a diciannove li ha ricci lunghi fino alla schiena, è più alta perché è cresciuta di circa 5 centimetri ed è magra, dato che è aumentata di soli due chili da quando era dimagrita e ci ha guadagnato molto grazie all’altezza… Beata lei! xD  Un bacione, ti voglio bene!

kirya: Ma grazie, sei un tesoro, mi fai arrossire come una pazza!  ^^ Riguardo ad un eventuale altro ragazzo che si immischierà, mi dispiace dire che non ci sarà nessun’altro, ma qualche piccolo casino non mancherà,eheh! =D

giunigiu95: Infatti, orai Deb on è più interessata a Niko, ed è meglio per lei visto che orai vive sotto lo stesso tetto della sua ragazza che da molto simpatica potrebbe diventare una serial killer! xD Andrea farà il bravo,promesso!

freeze: E’ tutto ok, ho chiamato degli operai che ricostruiranno tutto lo stucco caduto dalla faccia di Silvia, non preoccuparti! xD xD Niko ha fatto quella faccia perché è cosciente del fatto che avere Deb tra i piedi vuol dire ricordare molto spesso gli sbagli commessi e il fatto di doverle dare una spiegazione cosa che succederà in questo cap. E la cara Eliana non sa assolutamente nulla della vecchia “simpatia” tra i due, e lo verrà a  sapere sempre in questo cap! =)

_New_Moon_: Wow, mi sa proprio che io e te siamo telepatiche, ci sono troppo coincidenze!  =D Davvero ti immaginavi come sarebbero stati i protagonisti in futuro?Allora sono contenta di averti accontentata inconsapevolmente! ^^ Grazie mille per i complimenti, sei sempre troppo buona!

A Lunedì o martedì,

la vostra milly92.

Capitolo 48

L’Amore Non Va Mai In Vacanza

“Uff, ma che ti sei portata dietro, tutta Maddaloni?” sbottò stanco Giuseppe la mattina del 6 agosto mentre prendeva l’ennesimo trolley e lo trascinava su per le scale.

“Ma guarda che maleducato! Ti sei offerto tu di darmi una mano” gli ricordai, mentre prendevo la borsa e controllavo se dentro c’era la pen-drive con dentro le mie canzoni preferite e il mio racconto.

“Ehi, se me la dai dopo vado su internet e ti scarico le modalità di iscrizione all’università” disse Andrea indicandola.

“Oh, si, certo” risposi porgendogliela e prendendo a mia volta uno dei tre giganti trolley che mi ero portata dietro.

Eravamo nel parcheggio del palazzo in cui avrei abitato, circondati da numerose auto.

“Ehi, Deb, benvenuta!” esclamò Rossella.

Mi voltai, ma non vi trovai nessuno. 

“Sono sopra!” aggiunse. Alzai lo sguardo, e vidi che era affacciata al balcone del terzo piano, con i lunghi capelli sciolti e indossando una tuta rosa.

“Ehi, coinquilina!” la salutai, agitando la mano radiosa. Mi sentivo davvero leggera come una bollicina, salutare la mia famiglia non mi aveva per niente intristita, anche perché erano venuti i Gold Boyz a prendermi, evitandomi il viaggio in treno.

“Mi raccomando, ragazzi, è nelle vostre mani!” aveva detto mamma mentre caricavamo le valigie nell’auto.

“E fatela studiare” aveva aggiunto papà. Si era capito che quello per un suo modo carino per dire: “Non distraetemela”.

“Non fatela tornare più indietro, per favore, ora che ho la camera tutta per me!” aveva esclamato mio fratello, sempre attaccato al cellulare come una ventosa.

“Sali, su, Giuseppe già ha portato la prima valigia” mi invitò, mentre annuivo curiosa e mi trascinavo dietro la valigia, con Andrea alle calcagna. Una volta giunti nell’ingresso del palazzo, adornato da alcune piantine, il ragazzo chiamò l’ascensore ed entrammo, non senza difficoltà. Il risultato fu che ci trovammo quasi spiaccicati l’uno contro l’altra a causa delle due valigie che ci circondavano.

“Che piacere prendere l’ascensore con te” ironizzò, mentre l’ascensore si fermava di botto, con un grande tonfo, e mi fece quasi cadere addosso a lui.

“Ah ah” risposi, senza trovare niente di buono da dire, visto che come al solito sentivo le mie guance infiammate.

Per fortuna Francesco aprì la porta e iniziò a trascinarsi dietro solo la prima valigia, così potetti fingere di essere rossa a causa del peso della restante, che era la più grossa in assoluto.

“No, no, devi assolutamente chiudere gli occhi, prendila tu l’altra valigia, Dante!” sibilò Rossella, venendomi incontro e mettendomi le mani davanti agli occhi. “E’ un rito iniziato da Eliana e mi ha portato fortuna, qui ho trovato l’amore…” spiegò.

“Ma dai, è agosto, l’amore è in vacanza” risposi ironica mentre mi guidava verso l’ingresso dell’appartamento.

Sentii Andrea ridere; quanto avrei potuto vedere che faccia aveva fatto!

Non sapevo decisamente come mi sentivo al riguardo; quando c’era mi comportavo peggio di quando avevo sedici anni, ma quando non c’era mi mancava da morire e non facevo altro che pensarlo. Però continuavo a ripetermi che era troppo presto per trarne conclusioni, dovevo conoscerlo di nuovo, scoprire quanto fosse cambiato davvero…

“Tadà!” disse infine Rossella, togliendomi le mani dagli occhi e lasciandomi improvvisamente accecata dall’improvvisa luce che mi aveva avvolta in contrasto con il precedente buio.

Davanti a me c’era un salone abbastanza ampio, con due divani color avorio, un tavolino basso di vetro e una piccola tv. Appesi alle pareti c’erano vari quadri che rappresentavano frutta morta, paesaggi e, in fondo, un quadro raffigurante Eliana e uno Rossella.

“Oh, non farci caso, è un omaggio della padrona di casa, è una pittrice e ha insistito nel poterci fare un ritratto, immagino che morirà dalla voglia di fartene uno appena ti vedrà”  disse Rossella.

“Ho visto solo il salone e già mi sembra tutto favoloso” ammisi, piacevolmente sconvolta.

“Debora! Ciao, fatti salutare! Scusa, mi sono appena svegliata!”.

Eliana mi stava venendo incontro, tutta sorridente e con indosso solo un top e dei mini pantaloncini.

Mi diede un bacio sulla guancia e mi abbracciò, come se fossimo delle vecchie amiche.

Sono una stupida, come ho potuto diventare un mostro solo per essere come lei? Non è come pensavo…

“Figurati, dopotutto sono solo le nove” la compresi, ricambiando l’abbraccio. “Allora, dai, voglio vedere il resto della casa!” esclamai.

Restai ancora più sorpresa nel vedere il resto della casa, era un appartamento di 160 m2; la mia stanza era grande, con un letto matrimoniale, un grande armadio, una specchiera, una scrivania e una finestra luminosa che si affacciava su un giardino ben curato. Da lontano potevo anche intravedere il Colosseo. La cucina era la stanza più luminosa, i due bagni erano un po’ più piccoli, ma mi dissi che mi sarei trovata benissimo quando firmai il contratto d’affitto con la padrona di casa, la signora Ernesta, che, come aveva previsto Rossella, mi domandò di potermi ritrarre appena avevo un po’ di tempo libero. 

“Allora, l’unica cosa che devi conoscere solo le regole” mi disse Eliana mentre eravamo nel salotto con i Gold Boyz, intenti nel sorseggiare del caffè.

“Si, dimmi”  risposi subito, immaginandomi chissà quali regole rigide e noiose.

“Tranquilla, ne sono solo quattro” mi tranquillizzò Rossella, sorridendo di sbieco in direzione di Andrea.

“Regola n°1: la spesa si fa una volta a settimana, ogni settimana va a farla una di noi e poi, conservando lo scontrino, divideremo la spesa per tre” iniziò Eliana.

Annuii, mentre Rossella procedeva. “Regola n°2: le pulizie le facciamo così come ci troviamo, non ci sono ruoli prestabiliti ma cerchiamo di tenere la casa il più ordinata possibile”.

“Regola n°3: se si vuole organizzare una festa, si chiede prima il consenso alle altre due e se le altre il giorno dopo sono impegnate, tocca pulire a chi ha organizzato la festa. Regola n°4:  ognuno di noi è libera di portare a casa chi vuole, basta che avvisa le altre se qualcuno si ferma a pranzo o a cena” terminò Eliana, mentre io continuavo ad annuire, dicendomi che non erano severe.

“Perfetto” dissi. “Sarò una coinquilina D.O.C. , e Rossella lo sa visto che a già coabitato con me in passato”. 

“Si, confermiamo” rise Andrea, guadagnandosi un’occhiataccia da parte mia.

“Ah, dimenticavo di autorizzarti ad entrare dalla finestra, Andrea, visto che avete le camere vicine” sghignazzò Eliana.

“Cosa?” domandai esterrefatta, scatenando le risate generali.

La mattinata trascorse piacevolmente, anche se terminai a mezzogiorno e mezza di sistemare i miei vestiti e il resto della mia roba. Guardando la data sul display del cellulare, però, mi accorsi di una cosa che avevo dimenticato.

“Ragazze, ragazze!” esclamai subito, correndo in cucina, dove Eliana stava cucinando.

“Dimmi” disse lei tranquillamente. “Rossella è in bagno”.

“No, niente, è che mi sono appena ricordata che domani è il compleanno di Andrea e visto che lui mi organizzò una festa tre anni fa, vorrei…”.

“Capito, capito” mi rispose subito la ragazza, allargando gli occhi e sorridendo compiaciuta. “Tranquilla, grazie al nostro aiuto gli farai trascorrere un compleanno indimenticabile” mi tranquillizzò, facendomi l’occhiolino.

“Si?” domandai dubbiosa.

“Si, ma non urlare che di là c’è la loro cucina” mi ammonì, continuando a sorridere solarmente.

Come faceva ad essere cosa calma, placida  e tranquilla?

“Cosa succede?” domandò spensieratamente Rossella, entrando nella stanza ed alzandosi i lunghissimi capelli con un elastico. 

“Dobbiamo organizzare una festa a sorpresa ad Andrea, domani è il suo compleanno” bisbigliò Eliana, accennando alla parete vicina.

Rossella annuì, prima di dire, pensierosa: “Ma io so che voleva organizzare una cena con noi, diceva che 25 anni sono importanti, è un quarto di secolo…”.

“E lo festeggerà con lei, no? Così sarà ancora più speciale!” disse brevemente Eliana.

“Ma dai, piantala con queste illusioni, ti ripeto…” iniziai, arrossendo.

“Si, si, mi ripeti che tra di voi con c’è niente di niente, che vi dovete ancora conoscere, anzi, riconoscere… Ma ciò non ti impedisce di preoccuparti del suo compleanno e di organizzargli una festa a sorpresa, vero?” domandò la ragazza con aria furba.

Stava per ribattere quando Rossella disse: “Sento puzza di bruciato”.

“Eh, anche io la sento, Debora non ce la conta giusta!” asserì Eliana.

“No, Eli, sento una vera puzza di bruciato! Cosa hai infornato?!” domandò Rossella, mentre io scoppiavo a ridere ed Eliana, capito il senso della domanda, correva verso il forno.

“No, cavoli, avevo preparato la pasta al forno per festeggiare la tua venuta…” disse mortificata un minuto dopo, mentre esibiva un vassoio bruciato di pasta al forno.

Rossella la guardava senza sapere cosa dire.

“Dai, qual è il problema? Possiamo uscire e prendere qualcosa in un ristorante, dopotutto sono nuova qui, potrete mostrami la città, conosco solo la zona principale!” la incoraggiai. Per quelle poche volte che ero andata a Roma sapevo che ristoranti e locali non chiudevano mai fino alla sera.

“Si, dai” accettò Rossella.

Eliana non sembrava convinta, continuava a scrutare il vassoio con aria mortificata. “No, sei appena venuta, sei stanca dopo il viaggio…”.

Scrollai il capo, decisa. “Eli, sono state solo due ore di viaggio, e per di più in buona compagnia, cosa vuoi che sia? Dai, vestiti ed usciamo!”.

Alla fine si convinse, e per l’una eravamo tutte e tre fuori nel cortile, intente nel salire nell’auto di Rossella.

“Ehi, ragazze, dove andate?” urlò la voce di Andrea.

Alzammo lo sguardo,e lo vedemmo affacciato al balcone, con indosso solo dei pantaloncini neri, a torso nudo.

Non svenire, non svenire! Però, che cavolo, quanto è bello…

“Mi portano in giro per Roma” spiegai, mentre mi riprendevo dallo shock.

“Si, pranziamo fuori” aggiunse Rossella.

“Ah, ok. Ma tornate presto, che alle cinque vi aspetto a casa per il caffè” dichiarò, sorridendo e ritornando dentro.

Quando entrammo nell’auto, notai che le due ragazze mi guardavano insistentemente.

“Cosa c’è?” domandai, mentre abbassavo il finestrino. 

“Hai fatto una faccia quando l’hai visto, ihih” sghignazzò Eliana.

“Infatti, è la stessa che facevo io fino a due anni fa” aggiunse pensierosa Rossella, prima di tapparsi la bocca  guardarmi preoccupata.

 La guardai di rimando, mentre la solita marea di pensieri mi invadeva.

Ma cosa sto facendo? Condivido la casa con lei dopo tutto quello che è successo? Ed Eliana, poi, forse se non fosse stata per colpa sua non mi sarei…. Ammalata…

“Deb, scusa, sto cosa stai pensando” disse Rossella, mentre Eliana metteva in moto. “Scusami, purtroppo il fatto che mi sia piaciuto Andrea è incancellabile, sono stata davvero cattiva con te a volte, ma era solo attrazione fisica, se non fosse stato per il suo aspetto non mi sarebbe mai piaciuto, invece ora io ho Pierre, lo amo da impazzire, quindi giuro che non mi metterò mai in mezzo tra voi … E sai che ho sempre tifato per te, gliel’ho sempre detto ad Andrea che quella giusta per lui sei sempre stata tu” terminò, mettendomi una mano sulla spalla.

Scrollai le spalle, decidendo però di esternare i miei pensieri. Eliana ci ascoltava silenziosamente, forse si sentiva esclusa.

“Ok, ma, mi dispiace ammetterlo, sei stata davvero cattiva… Ricordi quando venni al concerto?” le rammentai.

Rossella annuì, così mi decisi a proseguire, a dire davvero tutto. Non bisognava parlare solo di Andrea.

“E ricordi in che modo brutto e barbaro mi hai detto che Niko si era fidanzato?” domandai.

Sentii Eliana trattenere il respiro. “Niko? Cosa c’entra?”.

Guardai allarmata Rossella, che chiuse gli occhi come per invocare la pazienza. “Eliana non sa di questa piccola parentesi”.

“Quale parentesi?” continuò lei allarmata, accostandosi vicino un piccolo ristorante e mormorando: “Questo andrà bene”.

Ci sedemmo al primo tavolino che trovammo, mentre la ragazza continuava a scrutarmi nervosamente.

“Cioè, tu vuoi dirmi che non sai niente, sai solo la storia tra me a Andrea?” domandai esterrefatta.

“Si, non lo so! Ma se ti decidi  parlare!” .

Il fatto che si stesse accalorando mi convinse ad essere molto cauta nel raccontare. “Beh, vedi, tre anni fa io ero la life coach di Niko…” .

“Questo lo so, l’ho visto in tv” mi interruppe.

“Ed io avevo fatto i provini per conoscerlo, ero pazza di lui. Lo conobbi, e… E un giorno, un fatidico venerdì 13, lui mi baciò” dissi, sentendo quasi un po’ di nostalgia.

“Lui ti baciò? Non è che sei tu…?” iniziò minacciosa Eliana, mentre io sgranavo gli occhi.

“Eli, ma sei pazza? E poi lui nemmeno ti conosceva, cosa pretendi?” la rimproverò Rossella, prima di esortarmi a continuare.

Eliana si zittì e mi guardò, in attesa.

“Ma mi baciò davanti ad alcune telecamere a mia insaputa, dopo aver fatto una piccola dichiarazione,  in modo che potesse valere come provino, dato che era stato invitato a far parte del cast di un film…” proseguii. Chissà perché, a quell’affermazione il suo volto si rilassò. “Quando me lo confessò ovviamente mi arrabbiai di brutto, così litigammo. E qui entra in gioco Andrea”.

Lanciai uno sguardo a Rossella, che confermò. “Si, in quel periodo io e Andrea stavamo insieme, ma io mi presi una piccola cotta per Massimo, così lo lasciai”.

“Tu ti prendesti una cotta per Massimo?”.

Eliana era davvero sconvolta, ma il cameriere i interruppe. Ordinammo, e quando egli si allontanò Eliana era ancora sconvolta. “Cioè, era un caos! Che mi sono persa!” disse, mettendosi una mano sulla fronte.

“E da quel momento” proseguii, “Io e Andrea ci avvicinammo, passavamo tantissimo tempo insieme, per me lui era l’unico su cui potessi contare, finchè… Finchè Rossella non se lo riprese”.

Inutile dire che Eliana ascoltava sempre più sconvolta.

“Si, ma tra di noi era solo sesso, poi la settimana dopo io venni eliminata, ci rimasi male, invece lui no. Mi aveva usata solo per far ingelosire Deb” dichiarò Rossella.

“Nel frattempo io avevo fatto pace con Niko, anche se ci limitavamo solo al saluto e qualche parola ogni tanto, ma la sera in cui Rossella venne eliminata lui stava male, aveva febbre e mal di gola e… E mi baciò, dicendomi che era un gesto che proveniva dal cuore. Ovviamente io sapevo che stava delirando, così non vi badai; quella sera stessa discussi con Andrea, ci chiarimmo, e due giorni dopo ci mettemmo insieme. Gli volevo davvero bene, Niko non faceva più parte dei miei pensieri, e non ero nemmeno più la sua life coach, ma il giorno prima della finale Niko mi… Mi rivelò che io gli piacevo a partire dalla terza settimana”.

Continuai a spiegare, a narrare quella storia, rivivendola attimo dopo attimo. Fui contenta di constatare che usare i verbi al passato con Niko non mi faceva male, cosa che invece succedeva quando parlavo di Andrea e della nostra separazione.

“Ma ti prego, non arrabbiarti con Niko, si vede che non voleva raccontartela per non complicare le cose” la scongiurai alla fine, mentre passeggiavamo per Piazza di Spagna.

Eliana scrollò le spalle, fissandomi. “Non posso negare di essere un po’ delusa, ma se penso che hai rischiato di diventare anoressica per colpa mia…”.

“Ora è tutto passato, davvero, sono qui, abito con voi, e vi voglio già bene” dissi, sorridendo. “Lasciamoci il passato alle spalle, ora tu stai con Niko, Rossella con Pierre e… E io raccontando questa storia ho capito quanto voglio bene ad Andrea, anche se l’ho rivisto solo pochi giorni fa” rivelai.

Le ragazze sorrisero affettuosamente, e ci stringemmo in un abbraccio collettivo. Mi sentii felice, come mi sentivo tanti anni prima con le mie migliori amiche.

“Ehi, anche noi vogliamo un abbraccio!”.

Ci voltammo,e  dietro di noi vedemmo Niko, Pierre ed Andrea.

“Ma che fai, ci perseguiti?” domandai rivolta ad Andrea dopo aver salutato gli altri due.

“No, ti perseguito” rispose solare lui. “Ricorda che mi devi ancora un appuntamento” mi rammentò abbracciandomi. 

“Si, lo so” risposi, gettando via la mia armatura di ferro e stringendolo a mia volta. “E comunque oggi ho sbagliato… L’amore non va mai in vacanza”.

Andrea stava per ribattere quando Niko lo precedette. “In realtà io vorrei parlarti un attimo” disse.

Mi staccai da Andrea, incredula. Mi voltai istintivamente verso Eliana che annuì silenziosamente.

“Ok…” mormorai, quasi a testa bassa, imbarazzata. Mi voltai anche verso Andrea che sorrideva placidamente; evidentemente sapeva l’argomento delle parole che Niko mi avrebbe detto.

Niko così fece segno di seguirlo poco distante, mentre gli altri si riunivano a parlottare tra loro.

“Ehm, ti chiedo di scusarmi se non ti ho parlato già al battesimo”  iniziò. “Anche perché parlarti mi è d’obbligo ora che tu vivi qui ed io mi sono comportato malissimo con te tre anni fa”.

“Ti ascolto” dissi, anche un po’ curiosa.

Fece un piccolo sorriso prima di iniziare il suo discorso. “Innanzitutto sappi che alla finale non ti ho presa in giro, i miei sentimenti per te erano sinceri. Dopo che ci siamo separati ho trascorso un periodo molto incasinato, ti pensavo spesso, ma… A fine giugno, ad un concerto, mi dissero che avrei duettato con una cantante emergente di Napoli e il giorno delle prove… Io…” a questo punto gli mancarono le  parole, sembrava emozionato. “Io ero sul palco, stavo cantando, e all’improvviso vidi Eliana salire sul palco, con un vestito azzurro addosso e il suo magnifico sorriso… E da lì non ci ho capito più niente e… quello che provavo per te è scomparso” ammise.

“Capisco,so cosa intendi” dissi annuendo. Il sentirlo palare così mi aveva fatto quasi emozionare a mia volta, mi sembrava di star leggendo un romanzo d’amore e al momento poco importava che io avessi sofferto per tutta quella storia.

“Si, e da quel momento ho iniziato a corteggiarla senza sosta. Mi sentivo in colpa nei tuoi confronti, anche perché al contrario vedevo Andrea che soffriva per la tua assenza, e mi imposi di scriverti una lettera in cui ti spiegavo tutto, e ho rimandato finchè non sei venuta al concerto e… Mi scuso per quello stupido sms” mormorò infine, abbassando il capo.

Sospirai. “Niko, io ci sono stata di merda. Ho sentito tutti quei mesi andati in fumo, e sono diventata stronza, sono dimagrita per cercare di sembrare più bella perchè volevo diventare come Eliana e fartela pagare un giorno, quando mi avresti rivista e ti saresti pentito di aver scelto lei! Ti rendi conto?” esclamai, presa da un’improvvisa foga.

“Lo so, lo so. Ma comunque  un pò ora lo invidio ad Andrea, eh” ironizzò squadrandomi. Lo guardai acida, così si affrettò ad aggiungere: “Volevo semplicemente chiarire e chiederti di scusarmi, anche perché ora Andrea non ti darà pace finchè non uscirai con lui ed io non voglio avere nessun rancore nel consigliarlo come amico se tra voi succede qualcosa” fece  sinceramente.

“Cosa posso dirti… Ok, ti scuso” dichiarai.

“Grazie” disse sorridendo. “Mi hai tolto un peso dallo stomaco”.

Scrollai le spalle, accennando un sorriso, e ci stringemmo la mano con un’aria buffissima.

Ritornammo dagli altri e Andrea subito mi prese in disparte.

“Sei ancora convinta del fatto che l’amore non va mai in vacanza?”  domandò dolcemente.

“Si” dissi più decisa che mai. 

“Meno male che lo hai capito” esclamò. “Per questo sarai felice di uscire domani sera con me” aggiunse, falsamente minaccioso.

“Ma domani è il tuo compleanno!”.

“Lo so, e per questo come regalo voglio questo appuntamento…” insistette.

Ci sorridemmo, e questa volta fui io a gettargli le braccia al collo. “Farò in modo che i festeggiamenti per il tuo primo quarto di secolo siano indimenticabili…”.

Andrea rise, prima di lanciare un’occhiata spazientita a Rossella. “Non si sta mai zitta, quella.  E tra parentesi, ti ringrazio lo stesso per la festa a sorpresa che ti ho impedito di organizzare…!”.

Lo guardai, sbalordita e sorpresa.

“Le pareti della cucina sono molto sottili, ricordalo in futuro…!”.

 

Qualche Anticipazione:

“Ovviamente…?” domandò nuovamente, divertito, continuando ad avvicinarsi finchè non mi appiattii contro il muro e mi cinse la vita con le braccia.

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 “L’appuntamento è stasera, fino ad allora non dobbiamo vederci e… far si che ciò si ripeta, ok?” domandai, imponendolo più a me stessa che a lui.

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“Mi raccomando, fai il più tardi possibile e non fare la santarellina. Almeno in modo eccessivo” mi ammonì lei mentre uscivo di casa, sorridendo.

___________

“Io non ce l’ho mai avuta con te” disse semplicemente, riacquistando il sorriso. “Ma ora, dai, andiamo, la cena ci aspetta”

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“Guarda che è anche il mio desiderio, dopo stasera ho capito che in certe occasioni il cervello non va ascoltato…” gli rammentai, sorridendo e avvicinandomi.

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Capitolo 49
*** Il Desiderio Di Compleanno Avverato ***


Il Desiderio Di Compleanno Avverato

Ciao a tutti!

Purtroppo oggi vado molto di fretta, devo finire di studiare letteratura greca per l’interrogazione di domani.

Grazie mille a coloro ch hanno recensito: Giulls (tesoro, davvero è uno dei tuoi preferiti? Sono commossa! Ti voglio tanto bene! ^^), giunigiu95 (scusa l’errore, è che i nomi originali sono altri e devo modificarli! ^^), vero15star (è stato un piacere chattare con te tesoro, e spero che questo “fatidico” cap sia di tuo gradimento! Ti voglio bene!), 95_angy_95 (ok, i lavori per la statua per Andrea sono già iniziati! xD), Angel Texas Ranger (eh si, la tua nometanea ha rimesso la testa a posto! E Ada è la ragazza di Francesco! ^^).

Vi lascio ad un cap moooolto dolce!

A venerdì

la vostra milly92.

Capitolo 49

Il Desiderio Di Compleanno Avverato

“Tante Deb a me, tante Deb a me! Tante Deb a me e Andrea a te!”.

La mattina del 7 agosto mi svegliai sobbalzando. La prima cosa che vidi fu un soffitto diverso da quello di casa mia e poi, a completare quel senso di smarrimento, trovai Andrea seduto sul mio letto, perfettamente vestito e pettinato.

Il mio contrario, ovvio, che avevo una piccolissima camicia da notte rosa e i lunghi capelli disordinati.

“Andrea,che ci fai qui?!” urlai, inveendo mentalmente contro le lenzuola del letto che non avevo a causa del caldo e che, di conseguenza, non potevano coprirmi, mentre lui terminava la sua improbabile canzoncina di auguri.

“Ed io che mi aspettavo gli auguri!” protestò, mettendo un finto broncio.

“Oh, si, è vero! Auguri!Buon compleanno!” dissi, strofinandomi gli occhi e avvicinandomi per dargli due baci sulle guance.

“Grazie” rispose mentre mi avvicinavo, prima di voltarsi di proposito e far si che lo baciassi sulle labbra invece che sulla guancia.

Aprii gli occhi per la sorpresa, ma continuò a trattenermi a sé e a baciarmi con un ritmo lento ma sempre più incalzante.

Mio malgrado mi  separai di botto,alzandomi e parandomi le mani davanti, con il fiatone, quasi come se avessi fatto una corsa chilometrica.

Cavoli, che bel risveglio….

“Andrea, calma” iniziai, con il cuore che batteva a mille. “So che abbiamo un appuntamento ma… Preferirei che le cose andassero lentamente, ci siamo rivisti dopo tanti anni e… Voglio passare un po’ di tempo con te prima di arrivare a certi comportamenti, anche se ovviamente…”.

“Ovviamente cosa?” domandò lui innocentemente, alzandosi dal letto e avvicinandosi, con quell’aria da bravo ragazzo che mi faceva impazzire.

“Ovviamente…” tentai di continuare, mentre il sole appena sorto gli illuminava il viso e gli rendeva gli occhi color miele. Miele che avrei tanto voluto assaggiare e riassaggiare per l’eternità.

“Ovviamente…?” domandò nuovamente, divertito, continuando ad avvicinarsi finchè non mi appiattii contro il muro e mi cinse la vita con le braccia.

“Ovviamente mandi in tilt dicendo una semplice parola come “Ovviamente”…” terminai sussurrando, sporgendomi verso di lui.

“E tu mi mandi in tilt solo sussurrando, siamo pari” sussurrò anche lui, accarezzandomi una guancia e continuando a scendere  con la mano fino alle spalle, facendo abbassare la bretella della camicia da notte e proseguendo verso i fianchi.

“Come dobbiamo fare?” domandai sorridendo maliziosamente per la prima volta, perdendo ogni brandello di lucidità.

“Io un’idea ce l’avrei” rispose.

“Dimmi, sono qui”.

“Lo so, e so anche che non te ne andrai…” terminò, annullando la distanza tra noi e baciandomi con foga.

In quel preciso istante mi sentii esplodere, presa da un’insana voglia di sentirmi stringere da lui e stringerlo a mia volta. Risposi, mentre le nostre lingue iniziavano una lotta che non ammetteva sconfitti…

Ci separammo dopo parecchi minuti, quando lui, non soddisfatto prese a baciarmi il collo, spingendomi verso il letto.

Avevo paura di star commettendo un grosso sbaglio, ma forse era per questo che desideravo essere lì con tutta me stessa.

Sentivo la pelle scottare ogni volta che i nostri corpi si scontravano , ma all’improvviso la porta bussò.

“Deb, sei sveglia?”.

Era la voce di Eliana; udendo ciò ci separammo di botto, e risposi: “Si, Eli, mi sto vestendo” con una voce che suonava innaturale.

“No, perché volevo dirti che io e Ross usciamo con Niko e Pierre, ci vediamo a pranzo, ok?”.

“Ah, ok, buon divertimento” dissi. Aspettammo il rumore della porta d’entrata che si chiudeva prima di guardarci.

“Andrea… Dovremmo darci un taglio” iniziai. “L’appuntamento è stasera, fino ad allora non dobbiamo vederci e… far si che ciò si ripeta, ok?” domandai, imponendolo più a me stessa che a lui.

Lui annuì. “Si, scusa, avevo perso il controllo ma… nemmeno tu hai fatto nulla per fermarmi” spiegò, guardandomi maliziosamente.

Gli buttai il cuscino in faccia, dicendo: “Scemo! E poi, che ci facevi qui?”.

“Sono entrato dalla finestra, volevo vederti dormire, ma poi non ce l’ho fatta più…” spiegò.

“Non devi più permetterti! Davvero, mi metti in soggezione…” gli imposi. “Ed ora torna a casa, su!”.

“Ok, ok! Ma, dimmi, perché vuoi andarci piano, nel senso che vuoi conoscermi meglio?” domandò.

“Perché voglio che sia una cosa speciale, ci tengo a te, e vorrei che fosse una cosa duratura” spiegai, con aria di semplicità. “Ora sono cresciuta, e non voglio commettere i vecchi errori”.

Andrea annuì. “Allora direi che ne vale la pena aspettare” constatò, avvicinandosi alla finestra. “Vale lo stesso per me, ma purtroppo non è colpa mia se perdo il controllo quando sei nelle vicinanze” ammise.

Ci sorridemmo, prima che mi decidessi a tirarlo per un braccio. “Puoi usare la porta di casa, scemo!”.

Quando uscì mi ritrovai a passeggiare da sola per la casa, quella casa che conoscevo da sole ventiquattro ore ma in cui avevo già vissuto momenti magici, ascoltando la radio. Proprio in quel momento mandarono una canzone di Britney Spears abbastanza vecchia, “Sometimes”,ma che poteva esattamente riassumere quello che provavo.

You tell me you're in love with me
That you can't take your pretty eyes away from me
It's not that I don't want to stay
But everytime you come too close I move away
I wanna believe in everything that you say
Cuz it sounds so good
But if you really want me, move it slow
There's things about me you just have to know


Sometimes I run
Sometimes I hide
Sometimes I'm scared of you
But all I really want is to hold you tight
Treat you right, be with you day and night
Baby all I need is time

I don't wanna be so shy, uh-uh
Everytime that I'm alone I wonder why
Hope that you will wait for me
You'll see that, you're the only one for me
I wanna believe in everything that you say
Ah cuz it sounds so good
But if you really want me, move it slow
There's things about me, you just have to know



Just hang around and you'll see
There's no where I'd rather be
If you love me, trust in me
The way that I trust in you


All I really want is to hold you tight
Be with you day and night

 

Tu mi dici di essere innamorato di me
come che non riesci a togliere il tuoi begli occhi via da me
Non è che non voglio rimanere
Ma ogni volta che ti avvicini troppo a me io mi allontano
Voglio credere in tutto quello che dici
Perché suona così bello
Ma se mi vuoi veramente, vacci piano
Ci sono delle cose di me che devi ancora sapere
A volte scappo
A volte mi nascondo
A volte ho paura di te
Ma tutto quello che voglio veramente è stringerti forte
Trattarti bene, stare con te giorno e notte
Baby tutto quello di cui ho bisogno è tempo!
Non voglio essere così timida
Tutte le volte che sono sola mi chiedo perché
Spero che mi aspetterai
Lo vedrai che sei l'unico per me
Voglio credere in tutto quello che dici
Ah perché suona così bello
Ma se mi vuoi veramente, vacci piano
Ci sono delle cose di me che devi ancora sapere
Rimanimi qui vicino a me e vedrai
Non c'è altro posto in cui preferirei essere
Se mi ami, fidati di me
Nel modo in cui io mi fido di te

 

La canticchiai allegramente dicendomi che allora non era pazza a voler aspettare un po’ visto che qualcun’altro aveva pensato ciò prima di me!

Continuavo a domandarmi cosa mi fosse preso; non avevo mai perso il controllo in quel modo.

Ma ho anche diciannove anni, ci sono ragazze che alla mia età sono già madri…

Arrossii, ripensando ad Andrea, a me, a noi, ai suoi baci, alle sue mani che fino a poco prima mi stavano accarezzando dolcemente… Dovevo andarci piano, non dovevo scottarmi.

Passai la giornata pensando, ogni volta che Eliana e Rossella mi chiedevano cosa stessi pensando mi limitavo a rispondere: “Niente, sono in ansia per stasera” e cambiavo stanza.

Eppure, che cavoli, avrei dovuto pensare all’università, a quali corsi frequentare…

Eliana e Rossella mi aiutarono a decidere cosa indossare; alla fine optai per un abitino bianco, perché a giudizio di Rossella “esaltava i miei occhi e i miei capelli”.

“Mi raccomando, fai il più tardi possibile e non fare la santarellina. Almeno in modo eccessivo” mi ammonì lei mentre uscivo di casa, sorridendo.

“Tranquilla” le risposi, facendo l’occhiolino e scendendo. Mi assicurai di avere il regalo, un braccialetto di oro bianco, nella borsetta e raggiunsi Andrea che mi aspettava fuori al palazzo, davanti alla sua auto.

Quando lo vidi trattenni il respiro, era bellissimo come sempre, anche se indossava dei semplici jeans e una camicia nera a mezze maniche.

“Ciao” disse.

“Ciao… E ancora auguri” dissi. Mi diede un lieve bacio sulla guancia e mi fece segno di salire in auto. “Scusa, ma prima cera un paparazzo poco distante”.

Accese la radio, come per riempire il nostro silenzio iniziale, e quando mise in moto disse: “Allora, non sei curiosa di sapere dove andremo?”.

“Si, ma voglio sembrare educata, almeno solo per un’ora” ironizzai.

“Tranquilla, farò finta di non aver sentito” stette al gioco. “E comunque non te lo dirò lo stesso dove andiamo!”.

Lo guardai, fingendomi offesa. “Va bene, ok…” iniziai, ma fui interrotta dalla suoneria del mio cellulare.

“Cavoli, è mamma…” lo informai.

“Rispondi,sono curioso! E salutamela” aggiunse.

“Si. Pronto, mamma?”.

“Debora! Come va?” mi domandò subito.

“Benissimo, mamma, benissimo! Ma te l’ho già detto oggi” le ricordai, visto che mi aveva chiamato tre ore prima.

“Si, lo so, è solo che mi sentivo sola…” disse.

“Mamma, anche tu mi manchi” qui Andrea mi guardò, ghignando, “Ma purtroppo è per il mio futuro, no?”.

“Si, hai ragione. Cosa fai, comunque?”.

“Sono in auto con Andrea, Eliana, Rossella e… Dante, andiamo un po’ in centro” mentii. “Ti saluta Andrea” aggiunsi.

“Bene, ricambia e divertiti. Ci sentiamo domani, ciao tesoro!”.

“Ciao mamma, ti voglio bene!” la salutai, staccando prima che potesse dire altro. Guardai Andrea, che continuava ad avere un sorriso stampato in faccia. “Ricambia i saluti”.

“Non andiamo in centro, comunque” sogghignò.

“Ho dovuto mentire visto che non lo sapevo” lo presi in giro.

“Si, ma resta il fatto che sei una figlia cattiva”.

“E’ solo colpa tua” lo rimbeccai.

Ci guardammo con i sopraccigli levati prima di scoppiare a ridere e iniziare a canticchiare la canzone che stavano dando in radio, “Il peso della felicità” di Massimo, che era uscita l’anno prima.

“Perché sono felice qui con te ma mi sento in colpa per chi non sa cosa sia la felicità, poi penso che nessuno pensava a me quando non la conoscevo e allora rido, e ti bacio e rido e sorrido e ti penso…”.

“Max è con noi” dissi.

“Si, pensa che è grazie a lui che ci siamo rincontrati” mi ricordò lui. “Gli devo un favore”.

Annuii, mentre una domanda mi attanagliava. “Quando hai saputo del battesimo hai mai sperato che fossi invitata?”.

“Si, anche se non avevo molte speranze dopo che non eri venuta alle nozze”.

“Io quando ti ho visto aprire la porta ci sono rimasta” rivelai. “Ma ci avevo sperato” aggiunsi.

La canzone terminò, e con essa anche il tragitto che Andrea aveva percorso: fermò l’auto, e mi fece cenno di scendere.

Intorno era ormai tutto buio, c’erano tanti bar illuminati e abbastanza passanti.

“Ora mi devi scusare, ma devo fare una cosa in stile “Tre metri sopra il cielo”, anche se ammetto di odiare tutte quelle scemenze” disse Andrea.

“Cioè?” domandai divertita. Quell’appuntamento, anche se non era ancora iniziato per davvero, mi incuriosiva, teneva sveglia in me la felicità che provavo in quei giorni.

Per tutta risposta lui estrasse dalla tasca una benda nera, facendo una smorfia.

“Wow, ahaha!” esclamai, scoppiando a ridere.

“Dai, su, che mi sento già in imbarazzo” si affrettò a dire, legandomela dietro la nuca e facendo si che non vedessi nulla.

“Ora però devo aggiungerci una cosa mia, altrimenti è troppo facile per te capire dove stiamo andando” dichiarò.

Annuii, e sentii un tuffo al cuore quando lo sentii sollevarmi da terra. D’istinto mi aggrappai a lui, e fu bellissimo sentire il suo respiro vicinissimo a me. “Ma così non vale, non posso vedere la tua espressione, puoi farmi qualche smorfia a tradimento”.

Lo sentii ridere prima di dire: “Solo quello? Potrei fare cose ben peggiori…”.

“Ah-ah, ad esempio?” lo schernii.

“Venderti a qualche banda di cinesi in cerca di organi, o abbandonarti dopo averti legata ad un lampione, per esempio” disse, con finto tono crudele, provocandomi uno stupido brivido di paura.

Dopotutto sono pur sempre con un venticinquenne che ho rincontrato da poco per le vie di Roma o qualche paesino lì vicino alle nove di sera…

“Idiota, taci o mi tolgo la benda!” lo rimproverai.

“Ok, ok, diciamo che il massimo che mi sentirei di fare è baciarti a tradimento, ma non ho intenzione di farlo visto che sono un gentiluomo e rispetto gli accordi” dichiarò con tono leggero, facendomi ridere. “Oh, ecco, siamo arrivati…”.

Intorno a me sentivo un inconfondibile rumore di onde…

Mentre ero ancora tra le sue braccia mi autorizzò a togliermi la benda. Eseguii, emozionata, e rimasi stupita ritrovandomi per davvero su una spiaggia. La luna piena si rifletteva sul mare, e poco distante c’era un tavolino con due sedie e un candelabro sopra che illuminava il tutto.

“Oh, ma è stupendo!” esclamai senza fiato, voltandomi e trovandomi vicinissimo al suo  sorriso.

Non disse nulla, ma mi strinse a sé, accarezzandomi i capelli, mentre io mi stringevo più intorno al suo collo. Entrambi avevamo il respiro corto, ci stringevamo senza un preciso motivo, ci sfioravamo, ma senza sorridere, come se solo in quel momento ci rendessimo conto di essere stati lontani per tre anni.

“Mi sei mancata da morire” confessò, mentre scendevo dalle sue braccia. “E anche se alla fine mi sono abituato, il tuo pensiero è sempre stato qui” aggiunse, prendendo la mia mano e conducendola vicino al suo cuore.

Annuii, sentendo le lacrime agli occhi, e lo abbracciai. “Non me lo dire, io… Io sono stata una stupida, non so come ho potuto ripensare a Niko alla finale, dopo tutto quello che c’era stato tra me e te! Spero mi perdonerai” rivelai, senza guardarlo negli occhi.

“Io non ce l’ho mai avuta con te” disse semplicemente, riacquistando il sorriso. “Ma ora, dai, andiamo, la cena ci aspetta”.

Mi accompagnò vicino al tavolino, spostò la sedia e mi fece accomodare. Suonò il campanello che c’era sul tavolo, e due camerieri comparirono da lontano, portando un carrello con sopra la cena e la torta e se ne andarono. Iniziammo a parlare, finalmente, del più e del meno, dei vari aneddoti vissuti in quei tre anni…

“E poi, non puoi immaginare che colpo mi è venuto all’esame! Il professore di geografia astronomica, alla fine del colloquio, dice: “Bene, signorina, sono d’accordo con la commissione nel metterle 35…” e stava già scrivendo quando domanda: “Lei è la signorina Braccio, giusto?”. Ci è voluto la mano di Dio per convincerlo che non ero io, stava per mettere il voto ad un’altra, che per di più non era ancora andata al colloquio”  dissi poco prima della torta.

“Ma dai! Non so come abbia fatto questo professore a non ricordarsi il tuo nome, se avessi un’alunna come te sarebbe la mia preferita…”.

“Lecchino!” lo rimproverai affettuosamente.

Fece finta di non avermi ascoltato, perché disse: “Invece io all’esame di stato mi inventai di sana pianta la parte di arte, era una materia che odiavo, e come professoressa c’era una di un’altra sezione, una tipa rimbambita, che alla fine, dopo che gli ho descritto la “Guernica” di Picasso, mi guarda compiaciuta e dice: “Bene, signor Romani, immagino abbia approfondito molto…”. Poi ovviamente alla fine fu lei a convincere la commissione a darmi 30” disse, ridendo.

Lo guardai scioccata, scuotendo il capo. “Che fortuna! Ma con quanto ti sei diplomato? .

“89/100” rispose. “Spero di essere degno di frequentare una ragazza che ha preso tre punti in più  a me…”.

“Forse no, ma diciamo che dopo questa bellissima sorpresa sono anche disposta ad interrompere il nostro accordo” concessi, imitando di nuovo lo sguardo malizioso che gli avevo rivolto quella mattina.

“Bellissima sorpresa?” domandò, guardandomi attentamente.

“Si, è sempre stato il mio sogno cenare a lume di candela su una spiaggia con il mio principe azzurro” rivelai. “Ma da quel che ho capito non ti importa del fatto che sono disposta ad interrompere il nostro accordo e che ti ho appena chiamato principe azzurro” aggiunsi, cercando di provocarlo un po’.

Andrea sorrise, scuotendo il capo. “No, certo che mi importa! Ma dopo la torta, voglio prima esprimere il desiderio” dichiarò, mettendo i piatti vuoti sul carrello e prendendo la torta con su un grande 25.

“Allora è arrivato il momento del regalo” annunciai mentre accendeva le candeline, prendendo la borsa e prendendo il pacchetto. “Buon compleanno”.

“Grazie… Ma il vero regalo che mi hai fatto è un altro” disse, dopo averlo aperto e aver indossato il braccialetto.

Lo guardai, aspettandomi qualche frase sdolcinata, ma con mia grande sorpresa lui estrasse dei fogli dalla tasca e li aprì.

“Cos’è?” domandai senza capire, avvicinandomi.

Andrea si schiarì la voce e iniziò a leggere. “Il breve periodo che passai con Andrea fu la parte più bella di tutta l’avventura a Music’s Planet.  Mi sentivo felice come non lo ero mai stata e sentivo di essere ricambiata al 100%. Finalmente dopo molte ricerche, sentivo di aver trovato quella che poteva essere la mia dolce metà, ma purtroppo a ricordarmi che ciò non era possibile, ci pensava la finale che incombeva sempre più rapidamente, accorciando sempre di più il filo del tempo che ci teneva uniti. Spesso pensavo a cosa sarebbe successo una volta usciti dal loft, e provavo una fitta allo stomaco pensando che di sicuro prima  poi l’avrei trovato fotografato su tutti i giornali al fianco di qualche ragazza famosa. Ma dovevo godermi ogni istante con lui. E così feci”.

Terminò di leggere, alzando lo sguardo e trovandomi meravigliata. “Tu hai letto il mio romanzo?” domandai. Non sapevo perché, ma mi sentivo un po’ imbarazzata nel sapere che lui aveva letto quelle pagine.

“Era nella pen drive che mi hai dato, l’ho aperto innocentemente e quando ho trovato quella parte mi sono sentito di nuovo lì nel loft, con te vicino, più piccola, più insicura … Ma al cosa più bella è stato leggere che a te dispiaceva davvero di vedermi al fianco di qualcun’altra, anche se alla fine siamo di nuovo qui, io e te, senza nessuno tra i piedi… Ora ci sono, anche se quei giorni sono lontani migliaia di chilometri”  affermò, riponendo il foglio in tasca.

“Si… Spegni le candeline, su!” lo incoraggiai. “Tanti auguri a te, tanti auguri  a te…” iniziai a cantare, battendo le mani.

Spense le candeline, poi si voltò a guardarmi, con un’espressione da bambino dipinta in volto.

“Esaudisci il mio desiderio?” domandò lentamente.

“Guarda che è anche il mio desiderio, dopo stasera ho capito che in certe occasioni il cervello non va ascoltato…” gli rammentai, sorridendo e avvicinandomi.

Prese il mio volto tra le sue mani e mi baciò dolcemente, con calma, come per ricordarmi che quella sera era tutta nostra, che non c’era nessuno a darci  fretta. Risposi con altrettanta calma, chiedendomi da quanto tempo era che desideravo un momento del genere, e non mi accorsi nemmeno di finire stesa sulla sabbia al suo fianco, dove restai finchè entrambi non ci addormentammo come dei bambini tra un bacio e l’altro.

“Per la prima volta il mio desiderio di compleanno si è avverato” mi annunciò parecchie ore dopo, quando mi svegliai e mi ritrovai con la testa sul suo petto, guardandolo un po’ stranita, mentre l’alba tingeva il cielo di rosa e arancione.

“Quale sarebbe precisamente?” gli domandai dopo averlo baciato per dargli il buongiorno.

“Quello di essere il tuo ragazzo, no?” mi ricordò, accarezzandomi i capelli.

Risi, prima di fingere una faccia smemorata. “Perché, io e te stiamo insieme?” feci.

“Si, da ben sette ore” mi ricordò, circondandomi la vita con le braccia e ribaciandomi a sua volta.

Restammo avvinghiati finchè il mio cellulare non prese a squillare, rivelando un sms di Eliana: “Deb dove sei?  Sei già uscita o non ti sei proprio ritirata? Rispondi, siamo preoccupate”.

Andrea lo lesse, e fece una faccia soddisfatta. “Permetti che chiamo io?” domandò, godendosela un mondo.

“Ma certo, mio prode cavaliere…”.

Inutile dire che finimmo di nuovo avvinghiati a fare i piccioncini, e Eliana l’avvertii solo un’ora dopo, mentre eravamo in macchina per ritornare  a casa.

 

Qualche Anticipazione:

“Spero che questo ritardo di almeno sette ore sia valso a qualcosa” sghignazzò Francesco.

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“Cioè, hai diciannove anni e non hai mai… Oddio” fece Rossella.

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“Certo che lo voglio, so che non me ne pentirò” decisi, ritornando a baciarlo e slacciandogli la camicia.

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Per tutta risposta gli passò il giornale; Andrea indugiò un secondo prima di cacciare gli occhi fuori dalle orbite ed esibire un’espressione sconvolta.

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Dalla macchina uscì una ragazza dalla chioma bionda e luminosa, tutta arrabbiata. “Ma dico io, chi gliel’ha data la patente?” urlò, avvicinandosi.

 

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Capitolo 50
*** Tutta Colpa Degli Incidenti ***


Tutta Colpa Degli Incidenti

Ciao!

Sono reduce da un pomeriggio passato a studiare diritto, quindi già vi avviso del fatto che non sono responsabile di quello che vi dirò! xD

Questo capitolo apre qualche discorsetto più… Ehm… “Hot” se così vogliamo chiamarlo, ihih, ma tranquille, non c’è scritto niente di che =D.

E oltre a ciò, ci sarà una notizia bomba ed un brutto ritorno di una personaggio moooolto amato, quindi preparatevi ad un capitolo movimentato!

Grazie mille a:

vero15star: Eheh, tesoro, io lo sapevo! Anche io lo avrei ucciso se avesse letto qualcosa di personale, ma dopotutto è il nostro Andreuccio, questa gliela possiamo far passare, dai… xD Un bacione, ti voglio bene!

95_angy_95: Grazie mille, è sempre un piacere sapere che un capitolo è piaciuto! E su Andrea, beh, avevi dei dubbi?! xD xD

giunigiu95: Mi dispiace dirtelo ma il cognome di Andrea è Romani, non Tenero, ma comunque potrebbe diventare il suo secondo nome. Glielo proporrò, ok? =D  Grazie mille, bacioni!

Giulls: Giuliaaaa! Tesoro! Io lo sapevo che saresti stata curiosa circa le anticipazioni, proprio perché in questo cap scopriremo uno degli spoiler che ti dissi un mesetto fa circa… Qual è te lo lascio scoprire leggendo, ihih! !!!! *cavolo, è SPETTACOLARE questo capitolo!! * Addirittura?! *me arrossisce e abbraccia Giulia* Grazie mille tesoro, ti voglio bene!

Angel Texas Ranger: Siii, non hai visto che a breve uscirà un film intitolato proprio “Spider- Andrea”? Solo che la protagonista femminile sarà sempre Mary Jane, Deb l’hanno fatta fuori… xD xD Comunque tranquilla riguardo quella ragazza perché darà fastidio solo alla povera Deb, sigh!

Purtroppo non aggiornerò lunedì ma martedì perché ho molto da studiare e dopo devo anche andare ad una festa di diciotto anni… Ce la farò?! =(

La vostra milly92.

Capitolo 50

Tutta Colpa Degli Incidenti

Avere l’abito sporco di sabbia, i capelli arruffati, il trucco sciolto, le scarpe piene di sabbia e il mal di schiena per aver dormito sulla spiaggia  non fu niente rispetto a scendere dall’auto di Andrea sotto lo sguardo indagatore di Eliana, Rossella, Dante, Giuseppe e Francesco che ci squadravano dal balcone. Le ragazze sembravano sollevate, mentre i ragazzi erano sorpresi.

“Spero che questo ritardo di almeno sette ore sia valso a qualcosa” sghignazzò Francesco.

“Forse si, forse che no” risposi dubbiosa, facendo segno ad Andrea di zittirsi.

Uscimmo dal cortile rapidamente e ci intrufolammo furtivamente nell’ascensore. “Certo che sei cattiva, tenerli così sulle spine!” mi rimproverò affettuosamente Andrea.

“Capirai, tanto alla fine ci sei sempre tu che spiattelli tutto!” esclamai, gettandogli le braccia al collo e baciandolo come se fosse la prima volta. Aprii gli occhi e notai che anche lui mi stava guardando mentre mi baciava, così ridemmo e continuammo a scambiarci quell’ennesimo bacio.

“Ehm, ehm, e meno male che avevi detto: “Forse si, forse che no”, cara” disse la voce di Francesco.

Ci separammo di botto: non ci eravamo resi conto che l’ascensore era arrivata a destinazione ed aveva aperto le porte automaticamente, rivelando tutta la banda davanti a noi.

“Va bene, gente, stiamo insieme, contenti?” affermò Andrea prendendomi per mano mentre uscivamo dall’ascensore.

“E certo che lo siamo!” urlò Eliana, accompagnata a ruota da Rossella. Entrambe mi guardarono radiose e mi abbracciarono.

Invece i ragazzi guardarono Andrea tra lo sconvolto e l’ammirato; solo Dante gli diede una pacca sulla spalla.

Rientrammo nel nostro appartamento, mentre le ragazze mi chiedevano i dettagli, e trovammo Niko che ci veniva incontro con indosso solo dei pantaloncini. “Cavoli, mi avete svegliato con le vostre urla…”.

“No, è che io e Andrea ci siamo appena messi insieme e allora le ragazze stavano festeggiando…” spiegai.

Allargò gli occhi per la sorpresa. “Davvero? Wow, auguri allora!”.

Ci sorrise, prima di aggiungere: “Allora se ti fermerai a dormire qui, Andrea, ricorda che la precedenza nel bagno la mattina va prima a me, poi a Pierre e infine a te, che sei l’ultimo arrivato…” ridendo.

“No, io e Deb siamo stati insieme già tre anni fa, quindi si potrebbe dire che l’ultimo arrivato è Pierre!”.

“E che c’entra…”.

“Ragazzi, tranquilli, il problema non si pone visto che Andrea dormirà a casa sua per ancora molto tempo” li fermai, ponendo fine a quella subdola affermazione. Le ragazze mi guardarono senza capire, e subito mi fecero il terzo grado quando ci riunimmo nella mia stanza un’ora dopo, quando Andrea andò con gli altri tre ad un’intervista e Niko andò ad un incontro con il produttore.

“Cosa vorresti dire con il fatto che Andrea dormirà a casa sua per ancora un po’ di tempo?” attaccò subito Rossella, stringendo un cuscino.

“Voglio dire che preferirei aspettare un po’ prima di…” iniziai, ma Eliana mi interruppe.

“Cioè, stai cercando di dirci che siete stati tutta la notte fuori e non avete fatto niente?” domandò sconvolta.

“Si, cosa c’è di male? Insomma, abbiamo guardato le stelle, abbiamo parlato…” dissi senza capire. “E poi io non l’ho mai fatto” aggiunsi a mò di spiegazione.

Inutile dire che mi guardarono sbalordite, come se avessero davanti un fantasma.

“Cioè, hai diciannove anni e non hai mai… Oddio” fece Rossella.

“Ehi, non ci vedo nulla di male” mi difesi. “Per certe cose bisogna aspettare il momento giusto, no?”.

“Oh, ma certo, si” si affrettò a rispondere Eliana. “Solo che sei la prima persona che conosco che è ancora vergine a diciannove anni, a parte mia nonna” aggiunse pensierosa, scatenando le risate di Rossella.

Le guardai con il sopracciglio levato, un po’ offesa. “Scusate se non l’ho data in giro al primo che capitava, eh, ma io ci tengo a certi valori, proprio come tua nonna” ribattei.

Rossella si zittì all’istante ed Eliana fece una faccia seria. 

“Hai ragione, anzi, io ti invidio un po’ ad essere onesta, la mia prima volta è stata una schifo” disse Eliana, mettendomi una mano sulla spalla. “Avevo diciassette anni e stavo con questo tipo da sei mesi, ero convinta che fosse vero amore… Ma il giorno dopo lui mi mollò”.

“Beh, vale lo stesso per me, solo che avevo quindici anni e stavo con questo ragazzo da quattro giorni” rivelò Rossella, abbassando lo sguardo, imbarazzata.

Sentire le loro storie mi rilassò, mi dissi che avevo fatto bene ad aspettare. “Mi dispiace, ragazze…” dissi, senza sapere cosa dire.

“Invece scommetto che la tua prima volta sarà fantastica, Andrea ci sa davvero fare…” disse Rossella, prima di tapparsi la bocca.

“Rossella!” la rimproverai, arrossendo, mentre questa a ridere fu Eliana.

“Scusami, scusami… Ma è vero!” aggiunse.

“Farò finta di non aver sentito” dichiarai. Immaginare Rossella e Andrea insieme mi faceva ancora un po’ male, per questo mi imposi di non pensarci la settimana dopo, mentre  ero da sola in casa con lui, dato che le ragazze erano andate a provare i nuovi brani. Andrea era venuto con l’intenzione di aiutarmi a ripetere spagnolo per i test di ammissione all’Università, ma dopo dieci minuti ci eravamo ritrovati a pomiciare senza ritegno.

Inizialmente avevamo iniziato a baciarci innocentemente, ma tre secondi dopo mi ero ritrovata a cavalcioni su di lui sul divano del soggiorno.

Improvvisamente sentii tutte le mie paure scemare, abbandonarmi. Ci lanciammo uno sguardo, senza dirci nulla, e presi ad accarezzargli il torace come compromesso, mentre lui faceva vagare le sue mani sotto la mia camicetta e mi slacciava il reggiseno.

“Io… Non l’ho mai fatto” rivelai a bassa voce, mentre mi baciava freneticamente il collo.

Si fermò di botto, alzandosi sui gomiti. “Lo immaginavo” rivelò, sussurrando anch’egli con il fiato corto. “Sei sicura di volerlo fare con me?”.

“Certo che lo voglio, so che non me ne pentirò” decisi, ritornando a baciarlo e slacciandogli la camicia.

“Sicurissima? Perché altrimenti non riuscirei a tornare indietro…” mi avvisò.

“Si” riconfermai. Ci guardammo, e mi persi nel suo sguardo sexy mentre stava per sfilarmi anch’egli la camicetta. Lo assecondai, sentendomi beatamente obliata, quando il rumore insistente del campanello ci costrinse a dividerci.

“Cavoli, chi è?” domandai, mentre Andrea per un pelo non mi buttava giù dal divano.

“Non lo so, ma farai meglio a darti una sistemata” disse lui. “Io vado in bagno” aggiunse.

Scocciata, urlai un: “Vengo subito!”, mi aggiustai la camicia, infilandomi rapidamente il reggiseno, e aggiustai i capelli, anche se ero ancora rossa in viso.

Aprii la porta e mi ritrovai davanti Niko, che aveva una faccia sconvolta. “C’è Eliana?” domandò subito.

“No, è andata allo studio di registrazione, perché?” domandai, quando in realtà non me ne fregava nulla, dato che i miei pensieri vagavano ancora su Andrea.

“Perchè?! Ma non hai letto l’articolo su “Donne&VIP?” chiese, come se fosse la cosa più logica del mondo, mostrandomi un giornale.

“No, comunque entra” lo invitai, prendendo la rivista e restando scioccata appena vidi la foto sulla copertina: c’era Eliana in una farmacia che teneva tra le mani un test di gravidanza e sotto c’era scritto: “Eliana mamma? Probabilmente è un arrivo un piccolo D’Aiello!”.

Niko prese posto in cucina, con aria affranta, mentre io lo guardavo  sconcertata.

“Ma… non ne sapevi nulla?” domandai.

“No! Perché tu ne sapevi qualcosa?” chiese precipitosamente, sgranando gli occhi.

“No, no” dissi, sedendomi a mia volta. Il fatto che Eliana pensasse di essere incinta quasi mi fece dimenticare di Andrea, che entrò in cucina. Sembrava ancora un po’ stordito, per cui non incrociai il suo sguardo.

“Ciao Niko” disse. “E’ successo qualcosa?” aggiunse, notando che era parecchio sconvolto.

Per tutta risposta gli passò il giornale; Andrea indugiò un secondo prima di cacciare gli occhi fuori dalle orbite ed esibire un’espressione sconvolta.

“Ma lei te ne ha parlato?” domandò subito, sedendosi al mio fianco.

“No!” rispose con uno scatto. “Io non ne sapevo nulla, me lo ha detto mia madre, era furiosa, preoccupata… Mi ha chiamato stamattina, e quando sono andato dal giornalaio quello mi ha guardato con un’espressione beffarda che lo avrei preso a pugni, nervoso com’ero!” spiegò, mettendosi il capo tra le mani.

“Dai, Niko, calmati, nessuno può dire che sia una cosa certa, forse lei lo ha preso per precauzione…”.

“Anche se le precauzioni le avresti dovute prenderle tu, amico” borbottò Andrea. Gli diedi una gomitata tra le costole per farlo zittire, certo che i ragazzi erano molto solidali tra loro in certe situazioni!

“Guarda che le uso sempre, è stato un incidente!” dichiarò lui. “Io non ho nulla in contrario, solo che un diventare genitori così, senza averlo premeditato! Siamo maggiorenni e vaccinati, certo, abbiamo ventidue anni, ma una gravidanza intralcerebbe le nostre carriere…”.

“Ma nel remoto caso che fosse incinta, non dirmi che la faresti abortire!” gli dissi, incredula.

“E’ facile parlare così, per te!” mi attaccò subito. “Non puoi capire…”.

“No, non posso capire, ma ho un cervello per pensare! Insomma, come hai detto tu siete maggiorenni e vaccinati, avete un lavoro, potreste tirar su un eventuale figlio nel migliore dei modi!” ribattei.

Niko fece un verso scettico, mentre Andrea accorse in mio aiuto dicendo: “Calma, amico. E poi dovresti prima parlare con Eli, non credi?”.

L’altro annuì, sconsolato. “Ma ci pensate? Se così fosse, tra nove mesi a quest’ora sarò in ospedale ad aspettare…”.

Sorrisi a quell’idea. “Vedi? Fai tutto il duro ma inconsciamente già sai di voler bene a quella creatura…” dissi, in stile psicologa. 

Udendo ciò Niko alzò il capo, preoccupato e allarmato, e Andrea subito si parò le mani avanti precisando: “Quella creatura che non si sa ancora se è nella pancia della tua fidanzata” .

Stavo aprendo bocca per dire altro quando bussarono alla porta. Scattai su, preoccupata. “Se è lei noi usciamo e vi lasciamo da soli, ok?”.

“No, vi prego” mi implorò, scuotendo il capo.

“Va bene” acconsenti Andrea.

Mi diressi alla porta d’ingresso ed aprii, trovandomi Rossella ed Eliana davanti. Sembravano silenziose ed Eliana aveva gli occhi rossi.

Chissà perché all’improvviso sono contenta di non essere andata oltre con Andrea, almeno tra un mese non avrò questa preoccupazione! Pensai subito, sentendomi totalmente egoista.

“Ehi, venite, c’è Niko di là” dissi. Nell’istante in cui pronunciai quelle parole Eliana divenne scarlatta mentre entrava in casa.

Ci dirigemmo tutte e tre in cucina; nessuno aveva accennato niente circa ciò che stava per succedere ma era come se si captasse già nell’aria.

“Ciao, amo…” iniziò Eliana, ma si bloccò vedendo la rivista poggiata sul tavolo, mentre io scuotevo il capo con aria di disapprovazione dietro le spalle, facendo segno a Niko di essere un idiota, visto che avrebbe dovuta nasconderla.

Inspirò violentemente, mentre Rossella le prese un braccio e prese ad accarezzarglielo.

L’aria era tesa più che mai; io, Andrea e Rossella ci appiattimmo contro il mobiletto dove c’era la tv mentre la coppia si guardava.

“Allora hai saputo” disse infine Eliana, abbassando lo sguardo.

“Si, ho saputo. Anche se avrei preferito saperlo da te!” ribattè Niko alzandosi.

Al suono di quelle parole lei scoppiò a piangere, aggrappandosi al tavolo. Mi faceva male il cuore nel vedere quella scena, tanto che non feci nemmeno caso a Rossella che si affrettava a prendere un fazzoletto e porgerglielo.  

“Guarda c-che è successo i-ieri, v-volevo a-aspettare di esserne c-certa p-prima di a-allarmarti…” singhiozzò.

Niko parve sciogliersi, perché la abbracciò e le accarezzò la schiena.

“E… allora?” domandò, cercando di essere cauto.

“Allora… C’è che sono incinta, incinta!” strillò istericamente, aumentando la stretta attorno al suo collo.

Io ed Andrea trattenemmo il respiro, e si sentì tale e quale visto che era piombato il silenzio.

Niko si staccò violentemente dalla ragazza e si sedette, senza battere ciglio. Subito mi affrettai a prendergli un bicchiere di acqua e glielo passai, ma lui non mosse nemmeno un muscolo.

“E-ecco, e-ecco, cosa t-ti avevo d-detto, R-Ross? C-cosa?! L-lui non lo v-vuole, m-mi mollerà, mi lascerà d-da s-sola con il b-bambino…” continuò a piangere Eliana, mentre io mi avvicinavo e la stringevo.

“Questo mai, Eli, ma sei impazzita? Come potrei?” esclamò Niko, rialzandosi. “Sarà difficile, certo, ma io ti amo e amerò questo bambino allo stesso modo, non potrei mai…” aggiunse con la faccia più seria che gli avessi mai visto stampata in faccia.

“Ma è sicuro? Voglio dire, non sarebbe meglio andare da un dottore…” proposi, cercando di suonare speranzosa.

“Già fatto, siamo appena tornate dal ginecologo che ha confermato, è già incinta di 40 giorni” rispose per lei Rossella.

“Ah”.

Annuii, senza sapere cosa dire o fare, e mi strinsi ad Andrea, che mi circondò le braccia con le spalle.

Il fatto che Niko ed Eliana stessero per diventare genitori sconvolse un po’ la nostra vita; io e Rossella passavamo le giornate a servirla, ad impedirle di sforzarsi, mentre i ragazzi cercavano di tirar su Niko ed impedirgli di leggeri libri come “Il manuale del papà perfetto”.

I loro genitori non l’avevano presa nel migliore dei modi, ma fatto sta che all’inizio di settembre ci trovammo entrambe le famiglie a casa.

Fu quindi in quest’atmosfera un po’ tesa che affrontai i test di ingresso all’Università il dieci settembre.

“Allora, com’è andata?” mi domandò Andrea ansioso mentre salivo in auto al termine del test.

“Credo bene” risposi, scoccandogli un rapido bacio e salutando una ragazza che avevo conosciuto quella mattina, che quando vide che ero in auto con Andrea sgranò gli occhi.

“Come sarebbe credi?” domandò, ancora più ansioso, mettendo in moto.

“Sono solo un po’ incerta su due domande di letteratura” dissi.

“Ah, meno male” decretò. “Comunque lunedì ti aspetta il tuo primo giorno di lavoro”  mi informò. “Ho parlato con la casa discografica ed è tutto ok”.

“Davvero?” chiesi entusiasta.

“Si, ma ora sei quasi una mia collega, quindi dovremmo mantenere un rapporto un po’ più professionale…” scherzò.

“Ah-ah, scemo!” lo rimproverai, gettandomi addosso a lui nel vero senso della parola, facendogli sbagliare a fare una curva…

Bum.

“Oddio!” urlai.

“Cazzo! E’ tutto ok?” domandò Andrea, affacciandosi dal finestrino, rivolto alla conducente dell’auto contro cui avevamo urtato lievemente.

Dalla macchina uscì una ragazza dalla chioma bionda e luminosa, tutta arrabbiata. “Ma dico io, chi gliel’ha data la patente?” urlò, avvicinandosi.

Vedendola restai di sasso, trattenendo il respiro: davanti a me non c’era nient’altro che Paris, più cresciuta e arrabbiata che mai.

Anche lei mi vide, perché il suo ghigno si trasformò subito in un sorriso sdolcinato.

“Oh, Debora!” esclamò. Fece una risata cristallina, scuotendo la chioma come era suo solito fare. “Lei è fortunato, mi accontenterò di un caffè con la sua compagna invece che mettere in mezzo l’assicurazione per l'incidente” dichiarò, sorridendo ad Andrea che mi guardava senza capire, mentre io sentivo il colorito abbandonarmi insieme alla mia fortuna.

 

Qualche Anticipazione:

“Eccomi. Comunque ho deciso di andare da Paris, non voglio che pensi che ho paura di lei” lo informai, mentre il cameriere mi serviva il cappuccino.

­__________

“Sei più sexy quando cucini” disse, a bassa voce.

__________

Andrea restò immobile, confuso. “Tu… Mi ami?” domandò, incredulo.

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“L’articolo che io ti farò fare…?” domandai, sarcastica.

__________

“Ah, a proposito! Ti saluta tanto Daniele, siamo colleghi, sai?” mi informò, con falso tono mieloso.

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Capitolo 51
*** Il Diavolo Veste Prada ***


Il Diavolo Veste Prada

Ciao a tutti!

Oggi posto con un sorriso a trentadue denti perché finalmente mi sono tolta dalle scatole l’interrogazione di italiano con buoni risultati quando invece avevo un brutto presentimento circa il suo esito.

Vabbè, non penso possa fregarvene molto xD, quindi penso che farò bene a ringraziavi per le vostre affettuose recensioni che mi lasciate cap dopo cap!

Grazie mille a:

giunigiu95:  Si, il fatto che Eliana sia incinta stravolgerà un po’ la vita di Deb e gli altri, ma dopo un po’ sia lei che Niko si affezioneranno al bambino. E riguardo Paris, beh, ti lascio scoprire cosa ha intenzione di fare a Deb leggendo il cap… Grazie mille per la recensione, baci!

95_angy_95: Uh, mi dispiace tantissimo, ma come hai detto tu devi ricrederti, ormai Deb è letteralmente cotta di Andrea e Niko sta per diventare genitore insieme a Eliana, quindi… Ma credo ti farà piacere sapere che tra Niko e Deb si instaurerà un bellissimo rapporto di amicizia! ^^

vero15star: Tesoro! Si si, hai ragione, Niko ha guadagnato qualche punto (ma giusto qualcuno, eh! xD) perché sta tornando a comportarsi da “uomo”, ma riguardo Deb e Andrea ti dico solo di non preoccuparti… ^^ Paris come suo solito cercherà di ricattare la povera Deb, ma risguardo Daniele, ehm… Ti dico solo di aspettare il prossimo cap… A proposito, ho iniziato a leggere “Eternity”, sono arrivata fino al terzo cap, non so se hai letto la recensione, mi è piaciuto davvero molto! Continuerò al più presto perché sono davvero curiosa ^^ Un bacione, ti voglio bene!

Giulls: Ciao, Giuliaaaa! Purtroppo Paris esiste e fino ad ora nessuno l’ha ammazzata, ma non perdiamo le speranze, dai! xD *chissà se altre 2 coppie di mia conoscenza (una tua e una mia) si daranno da fare? xD*  Me lo stavo domandando anche io, sai? Secondo me dobbiamo aiutarli un po’ noi… Ma voglio essere brava e ti dico che questa fatidica “mossa” tra Deb e Andrea ci sarà ^^ E tra la tua coppia? Ehehe! =D E riguardo il baby Niko… Sarà unA baby Niko, ihih! Un bacione, tesoro, ti voglio bene!

freeze: Ma certo, hai perfettamente ragione, ognuno la pensa come vuole, solo che Deb vede sempre tutto da un punto di vista piuttosto “Moralista”, se così vogliamo definirlo, e Niko e Eliana hanno ritenuto opportuno tenere il bambino visto che comunque Niko può tranquillamente continuare il suo lavoro di cantante nel frattempo e, come si vedrà più avanti, Deb e gli altri sono disposti ad aiutarli. Riguardo Paris, beh, troverà il suo modo di minacciare Deb ma cercherò di fare di tutto per salvarla dalle sue grinfie, promesso! =D

Penso che aggiornerò sabato visto che venerdì devo immergermi totalmente nella letteratura spagnola =’( Help meeeee!

la vostra milly92.

Capitolo 51

Il Diavolo Veste Prada

“Allora ti aspetto oggi pomeriggio a casa mia, tesoro, è così bello averti rivista!” continuò Paris, iniziando a frugare nella sua borsetta di pelle lucida sicuramente firmata ed estraendone un bigliettino. “Qui c’è scritto l’indirizzo, mi raccomando, ti aspetto!” terminò, facendo un sorriso da orecchio ad orecchio e risalendo nella sua auto, che esibiva una sensibile ammaccatura sulla fiancata.

Andrea ripartì; sentivo il suo sguardo fisso su di me mentre guardavo il biglietto e leggevo per l’ennesima volta la scritta che c’era sopra.

“Chi è quella?” domandò alla fine, scocciato dal mio silenzio.

“E’ Paris” dissi senza giri di parole, e solo nel dirlo mi sentii la gola secca e il battito del mio cuore accelerò nuovamente.

Andrea si fermò di botto vicino quella che sembrava un’autofficina, voltandosi verso di me, stupito. “Paris? Quella Paris?” chiese.

“Si, quella Paris! Oddio...” mi ritrovai a dire. “Cosa vorrà mai da me? Perché ha  finto di essere così affettuosa?”.

Lui mi guardò, preoccupato. “Scendi, dai, andiamo a prenderci qualcosa al bar e ne parliamo”.

Ubbidii, contenta di respirare un  po’ di aria fresca, ma continuavo a sentirmi stranamente oppressa, come se temessi qualcosa che non ricordavo.

“Ho paura, quella è una vipera, di sicuro si vorrà vendicare per come la umiliai davanti a tutti il giorno di S. Valentino…” continuai, mentre Andrea mi circondava e spalle con il braccio e mi stringeva a sé.

“Ma dai, Roma è grande, non presentarti all’appuntamento e tutto si sarà risolto” mi consigliò.

Feci un verso scettico, mentre entravamo in un bar e prendevamo posto ad un tavolino.  “Non è come sembra, e poi mi ha vista in tua compagnia…”.

Nel dire quelle parole mi sentii soffocare, come se qualcuno mi avesse avvolto i polmoni con qualcosa di spiacevole come una ragnatela. “Tesoro, vado un attimo in bagno” dissi all’improvviso.

“Cosa è successo?” domandò preoccupato.

“Niente, mi scappa la pipì” inventai, fingendomi rasserenata.

“Ok, allora cosa ti ordino?”.

“Un cappuccino, grazie”  dissi, prima di seguire il cartello che indicava la toilette e chiudermi al porta alle spalle. Constatai con sollievo che non c’era nessun altro, così mi guardai allo specchio, dove lessi uno sguardo di pura paura dipinto sul mio volto.

Ecco cosa mi preoccupava: Paris si era comportata così perché mi aveva vista con Andrea, ed ovviamente si era resa conto di potermi minacciare facendogli vedere il primo numero del nostro ex giornalino di gossip. Provai ad immaginarmi la faccia di Andrea se avesse saputo che avevo sfruttato una nostra foto per farmi bella davanti al liceo…

Ma che cavolo avevo nel cervello? Letame?!

Era una cosa così stupida e meschina!

Di sicuro, se non fossi andata a casa sua, gli avrebbe fatto subito recapitare quel giornale. Dovevo andarci, scoprire cosa voleva…

Ma non assecondarla, no, questo mai!

Possibile che dopo tre anni dovevo ancora pagare per i sbagli compiuti in passato?

Ritornai da Andrea, che si guardava distrattamente intorno e fingeva di non vedere tutti gli sguardi delle persone che lo avevano riconosciuto fissi su di lui. “Eccomi. Comunque ho deciso di andare da Paris, non voglio che pensi che ho paura di lei” lo informai, mentre il cameriere mi serviva il cappuccino.

Lui mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite, dopo aver ringraziato il cameriere per avergli portato il suo caffè amaro.

“Ma sei pazza? Allora verrò con te, non ti permetterò di andare da quella vipera da sola!” esclamò.

“Ma oggi hai le prove, e poi se ci sei tu reciterà la sua solita commedia” cercai di convincerlo, parlando distaccatamente, quasi come se non me ne importasse nulla. “Invece se ci vado da sola sarà sincera e sputerà subito il rospo”.

Andrea esitò, prima di dire: “No, non mi fido, quella è capace di tutto!”.

“Amore, ma cosa può mai fare?!” risi, prendendo la sua mano nella mia e facendo gli occhi dolci.

Forse fu quel gesto a calmarlo, perché alla fine si decise ad annuire. “Ok, ma se non mi chiami entro un’ora che sei andata da lei ti raggiungo…” acconsentì.

“Certo” lo rassicurai, sorridendo falsamente tranquilla, quando in realtà avrei tanto voluto piangere per la paura. Se c’era una cosa che avevo imparato per davvero frequentandola, era che le bastarde non perdonano le bastardate.

Fu con questa finta aria di tranquillità che ritornammo a casa, dove trovammo un Niko tutto indaffarato che preparava il pranzo per Eliana,seduta sulla sedia a sdraio in salotto.

“Ehi, vai di là con Andrea, mi occupo io del pranzo” gli dissi, cercando di essere cordiale.

Mi guardò, sollevato. “Grazie. Ah, come sono andati i test di ammissione?” domandò mentre stava uscendo.

“Bene, sono incerta solo su due domande” gli risposi, prendendo la pasta dalla dispensa. “E Eliana? Tutto ok?”.

Niko scrollò le spalle, con aria mesta. “La notizia si sta diffondendo, abbiamo messo il telefono fuori posto perché tutti i giornali di gossip vogliono un’intervista” rispose. “E questo la fa affannare, prima ha avuto anche dei dolori, oltre alla solita nausea”.

“Capisco” dissi, senza sapere cosa dire, presa com’ero da quel chiodo fisso. Se chiudevo gli occhi, non vedevo altro che Paris che sogghignava e mostrava l’articolo ad Andrea.

Niko si allontanò, e tre secondi dopo mi ritrovai Andrea in cucina, che mi abbracciò da dietro mentre cucinavo, dandomi un lieve bacio sul collo.

“Sei più sexy quando cucini” disse, a bassa voce.

Finsi un sorriso stiracchiato, mentre lui aumentava la stretta. “Che ne dici se stasera vieni un po’ da me? Sono secoli che non stiamo un po’ da soli” mi disse nell’orecchio.

In un’altra occasione quella proposta mi avrebbe fatto piacere, ma in quel momento non me la sentivo proprio.

Paris non deve intromettersi tra noi, assolutamente! Pensa ad Andrea, al fatto che sei pazza di lui…

“Perché non anticipiamo e non andiamo da te ora? Tanto hai le prove alle cinque…” gli dissi, sussurrando a mia volta. Volevo distrarmi un po’ con lui, era l’unico modo per non pensare a quella vipera ossigenata.

Mi guardò divertito, annuendo. “Va bene” disse. Fu con quello stesso sguardo divertito che venti minuti dopo uscimmo di casa, dopo che ebbi preparato il pranzo per Niko, Eliana e Rossella.

“I ragazzi non ci sono” mi spiegò mentre varcavamo la soglia di casa sua. C’ero stata solo una volta; era simile alla nostra solo che era ammobiliata in modo molto più creativo e meno raffinato.

“Davvero hai voglia di stare un po’ da solo con me?” lo stuzzicai appena la porta si fu chiusa alle nostre spalle.

“Certo, ce l’ho 25 ore su 24” rispose, voltandosi e baciandomi, facendomi aderire contro la parete dell’ingresso.

Fu un sollievo scoprire che stare con lui mi annebbiava il cervello, per quei gloriosi istanti dimenticai Paris, il giornale, la foto…

Mentre mi baciava fece scorrere lentamente le mani sotto la maglietta, facendomi rabbrividire. Si ritrasse subito, staccandosi e dicendo: “Scusami…”.

“No, è solo che le mani erano fredde, tutto qui” lo rassicurai.

“Sei sicura? E’ solo che dopo quella volta non so come comportarmi…” rivelò imbarazzato, mentre mi faceva segno di seguirlo nella sua camera, dalle pareti azzurre e con tanti poster e foto attaccati, in cui c’erano raffigurati i vari tour che aveva condiviso con il resto del gruppo.

“Oh” biascicai. “Guarda che io voglio, e mi sembra di avertelo anche detto, solo che siamo stati interrotti e da quel momento non c’è stata più occasione”.

Lui annuii, mentre mi sedevo accanto a lui. “Lo so, è solo che… Il fatto che tu non l’abbia mai fatto ad essere onesti mi spaventa un po’” disse,  guardandomi intensamente.

A quelle parole mi alzai, sentendomi quasi offesa. E, senza sapere il perché, insieme a quella confessione vidi Paris sghignazzare nuovamente in mia direzione…

“Se ci tieni a me questo fatto dovrebbe farti piacere” dissi, sentendo il respiro affannato. 

“Ma certo che mi fa piacere, cosa hai capito!” dichiarò, con una nota di scusa nella voce.  “Intendevo nel senso che è una cosa importante per te, e non vorrei te ne pentissi di aver scelto me… E’ un po’ una responsabilità” spiegò, prendendo le mie mani tra le sue e continuando a guardarmi fisso negli occhi.

Quella spiegazione rese tutto più facile. Annuii, sentendomi sollevata.

“Te lo ripeto, voglio farlo con te, non potrò mai pentirmene perché ti amo” dissi, prima di rendermi conto di aver detto per davvero di amarlo. Sentii un altro peso scivolare via dal mio stomaco, mentre ripensando a quelle settimane trascorse con lui, indimenticabili, comprendevo che era vero ciò che provavo.

Andrea restò immobile, confuso. “Tu… Mi ami?” domandò, incredulo.

“Si, ti amo…”.

“Ma... E’ una cosa importante, non voglio correre…” disse, scioccato.

“Non ti sto chiedendo di dirmelo anche tu” sentenziai, delusa da quella risposta. “Ora vado, prima vado da quella meglio è” aggiunsi, sentendo una grandissima voglia di correre, fuggire via. Possibile che con lui passavo dal timore alla spensieratezza  e poi dalla gioia al dolore?

La cosa più brutta fu il fatto che non mi seguì, mi lasciò uscire, e nonostante fossero solo le due e mezzo del pomeriggio iniziai a camminare per tutto l’isolato per sfogarmi, con la testa pesante come un macigno.

Era come se non capissi più niente, tutti quei pensieri si aggiravano confusi nella mia testa.

Presi il pullman, e alle tre e venti mi ritrovai  a casa di Paris, incerta davanti a quella porta.

Alla fine bussai, senza altra scelta.

“Ah, sei venuta” disse, con aria tronfia quando mi aprì. “Devi essere più coraggiosa rispetto a qualche annetto fa, vero?”.

“Di certo non devo avere paura di te, mia cara grande attrice. Com’è stato fingere di essere mia amica di nuovo davanti al mio ragazzo?” le domandai, mentre mi faceva cenno di entrare con un gesto quasi schifato. “Dimmi, vai subito al sodo, cosa vuoi fare? Fargli vedere la copertina di quello stupido giornale?”.

Paris rise genuinamente, scuotendo i capelli da sopra le spalle. “Ti sei svegliata per davvero, allora! Non sai come sono stata contenta nel vederti qui a Roma… Uscivo dalla redazione di “Donne&Vip”, sono stata io a scrivere l’articolo sulla tua coinquilina”.

La fissai, cercando di non battere ciglio.

“Come lo so? Beh, è da un po’ che tengo la tua amichetta sotto occhio, e quando ho saputo che tu saresti stata la sua nuova coinquilina ho fatto i salti di gioia. Tra qualche mese prenderò la prima laurea in giornalismo, e l’articolo che tu mi farai fare mi affermerà come giornalista di gossip” spiegò, dandosi delle arie e cercando di intimidirmi.

“L’articolo che io ti farò fare…?” domandai, sarcastica.

“Si, ora tu mi dirai tutta la storia del bambino di Eliana e Niko! E se non lo fai…” disse, cacciando la famosa rivista di gossip in cui c’eravamo io ed Andrea e mostrandomela con un volto minaccioso. Vederci così mi regalò un tuffo allo stomaco… Che senso aveva proteggere tutto se mi avrebbe mollata appena avremmo parlato?

“Posso avere un pò di tempo per pensarci?” tentai, senza sapere cosa fare.

Lei rise, fin troppo sguaiatamente.

“E’ una cosa seria, idiota. Facciamo così, te lo dirò domani, ok? Qui, alla stessa ora” stabilii.

Paris fece un verso scettico. “Ok, ma se scompari dalla vista…” iniziò.

“Lo so, lo so, mostrerai tutto ad Andrea, brava” sbuffai. “Conosco la strada da sola, grazie” dissi, scocciata, mentre lei sembrava volersi sforzare di accompagnarmi.

“Ah, a proposito! Ti saluta tanto Daniele, siamo colleghi, sai?” mi informò, con falso tono mieloso.

“Poverino, ti ha ancora tra le scatole! E poi non pensavo ti piacesse fare la cornuta e mazziata, come se dice da noi… Non solo ti mollò davanti a tutta la scuola per me e tu gli stai ancora dietro?” la provocai,decisa a saperne di più.

“Ma se è lui che mi ha seguita qui a Roma e si è iscritto alla stessa facoltà…” sbottò lei. “Voleva anche rimettersi con me” aggiunse, come se ciò bastasse a spiegare tutto.

“Si, brava” dissi stancamente, mentre un piano prendeva forma nel mio cervello. “A domani, purtroppo” la salutai. Lei restò in cucina, mentre io andai nell’ingresso e presi le chiavi dell’appartamento poggiate su un mobiletto.

Volevo introdurmi nella sua casa furtivamente, cercando di scoprire qualche suo segreto e poi ricattarla.

Non avrei mai fatto la spia a Niko ed Eliana, ma… Ripensandoci, volevo dire ad Andrea della foto pubblicata. Se doveva saperlo, meglio saperlo da me che da lei.

Erano le quattro passate quando ritornai a casa, con l’umore sotto terra.

La casa era vuota, con mio grande sollievo.

Lessi un post-it vicino al frigo: “Siamo andati dal dottore, Eliana continua ad avere fitte. Torniamo stasera. Ross”.

Scrollai le spalle, prima di andare nella mia stanza.

“Finalmente, sei tornata” disse Andrea, che trovai seduto sul mio letto.

“Cosa ci fai qui? E poi l’ora è passata ma non mi hai chiamato” gli ricordai acida, ma soprattutto umiliata per aver fatto la figura della bambina che subito dice “Ti amo” al suo principe azzurro.

“Ero in imbarazzo per la mia figuraccia. Anche io ti amo, come potrei non amarti dopo tutto quello che ci è successo? Il tempo non conta, anche se stiamo insieme da poco. Davvero, ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo, amore mio” disse, avvicinandosi.

“Davvero? Non lo dici solo per farmi calmare?” gli domandai.

“No, ti giuro. Ti amo per davvero. Ti amo perché sei così dannatamente sincera, così bella, così dolce, perché ti imbarazzi facilmente, perché sei così… Innocente… Perché sei la ragazza che tutti vorrebbero”  spiegò. Mi sentivo le gambe cedere, e lo baciai per non fargli vedere che mi stavo commuovendo. Ma, soprattutto, perché, una volta svelato il segreto, forse non mi avrebbe più rivolto la parola.

“Allora se mi ami per davvero, devi ascoltarmi. Devi sapere una cosa su di me che non sai…” gli dissi.

Mi godetti appieno la sua espressione serena ed innamorata,perchè sentivo che dopo quella verità nulla sarebbe stato più come prima.

 

Qualche Anticipazione:

A quel punto, udendo quelle parole, mi sentii quasi svenire. Ora ero io ad essere visibilmente sconcertata.

_________

“Per fortuna bene, devo solo stare a riposo e prendere delle vitamine tre volte al giorno” rispose Eliana, prendendo posto sul divano del soggiorno.

_________

“Si, è l’occasione giusta per farla licenziare e togliermela dai piedi” rispose, anche se nella sua voce un nonsochè di preoccupazione.

_________

“Uhm. Quindi se ci incroceremo a Fiumicino non mi degnerai nemmeno di uno sguardo” dedussi, un po’ troppo seriamente.

_________

“C-cosa ci fate qui? P-Potrei chiamare la polizia e denunciarvi per violazione di proprietà privata…” iniziò con voce acuta, con una mano sul petto.

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Capitolo 52
*** Una Mission Impossible Da Compiere ***


Una Mission Impossible Da Compiere

Hola a todos!

Ho aggiornato oggi perché il compito di spagnolo è stato spostato (fiuuu…!), ma purtroppo non posso ringraziarvi uno ad uno perché devo aiutare una mia amica a studiare per l’interrogazione di latino.

Quindi, grazie di cuore a: 95_angy_95, giunigiu95,Giulls, freeze, vero15star, _New_Moon_  e Angel Texas Ranger per le loro recensioni. Spero che questo cap vi piaccia, anche perché vi toglierete dalle scatole qualcuno che amate molto, ihih!

A lunedì o martedì,

la vostra milly92.

Capitolo 52

Una Mission Impossible Da Compiere

“Vedi, io tre anni fa feci una cosa terribile” iniziai, sedendomi sul letto al suo fianco e prendendo la sua mano destra nelle mie.

“Una cosa terribile?”.Era visibilmente sconcertato. “Ed io che pensavo che il massimo che avessi fatto fosse aver pubblicato la nostra foto in cui ci baciavamo sul giornalino della tua scuola…” disse.

A quel punto, udendo quelle parole, mi sentii quasi svenire. Ora ero io ad essere visibilmente sconcertata. Lui sapeva?!

“Tu… Tu come fai a saperlo? E soprattutto, se lo sai, perchè…” iniziai, sentendo un vortice di domande assalirmi, insieme ad un’inaspettata serenità.

Si parò una mano davanti, come per calmarmi. “Io pensavo che tu lo sapessi” si giustificò. “Cioè, già me lo disse Silvia in segreto alle nozze di Max, non smettevo di torturarla per sapere la verità sul fatto che non eri venuta, e alla fine cedette, dicendomi di non dire nulla a nessuno. E poi l’ho letto nel tuo romanzo, l’ho finito ieri” spiegò, calmissimo.

Non avevo parole, sentivo la gola secca. “E non sei arrabbiato?” domandai cauta, ma sempre più sollevata.

“Ma certo che no, insomma, anche io ho fatto qualche cavolata…” ammise. “E poi non è niente di che, dopo che baciasti Niko, beh, per me avevi raggiunto il massimo”.

Ignorai l’ultima considerazione, chiedendo: “E quale sarebbe la tua cavolata?”.

Abbassò lo sguardo, un po’ imbarazzato. “Poco dopo la fine del programma, in un’intervista… Dichiarai che c’era una life coach che mi era piaciuta che però andava dietro a Niko…”.

Scrollai le spalle, infischiandomene completamente. La felicità per aver evitato un litigio mi invase al 101%.

“Non ci credo che non sei arrabbiato con me!” dichiarai, abbracciandolo con slancio, saltandogli letteralmente in braccio.

“Deb, sono abituato a queste cose, e poi si tratta di tre anni fa. Ora mi arrabbierei” precisò.

Risi, un po’ nervosamente, e lo baciai, prima di dirgli: “Ti amo, lo sai?”.

“Si. E sai che anche io ti amo?” rispose, stingendomi contro il suo petto e accarezzandomi i capelli.

“Mmm, vagamente…” borbottai, gettandogli le braccia al collo e ancorandomi letteralmente a lui. “Non sai come mi sono sentita in colpa per quella cavolata! E tra parentesi, Paris mi ha minacciato proprio con quella foto” lo informai.

“Devo ammettere che un po’ ci  avevo pensato” sussurrò.

Gli spiegai tutta la situazione, e alla fine commentò con uno spensierato: “Bah, fatti suoi. Anzi, fai così, chiamala e dille che non ce la fai a dirmi la verità e che preferisci che a farlo sia lei… Voglio proprio scambiarci due chiacchiere!” .

Scrollai le spalle, indecisa. “Non lo so. Fatto sta che voglio chiamare Silvia, mi hai ricordato che non la sento dal battesimo!” annunciai, presa da un’insana euforia. Era tutto risolto, l’unico segreto, al quale non avevo minimamente pensato quando avevo saputo che il romanzo era nelle mani di Andrea, era stato svelato senza portare cattive conseguenze. “Hai il numero?”.

“Si, ma se non sbaglio lo ha cambiato recentemente…” rispose, prendendo il cellulare e dettandomelo, mentre digitavo le cifre sul cordless.

Aspettai, prima che la voce dell’operatore telefonico mi dicesse: “Il numero da lei chiamato è inattivo”. “E’ inattivo” dichiarai, scocciata, posando il telefono e avvicinandomi di nuovo ad Andrea.

Mi sentivo davvero bene, quasi inebetita; stentavo quasi a credere che in sola mezza giornata avevo vissuto tutte quelle cose: i test all’università, lo scontro con Paris, la delusione da Andrea, la minaccia di quella vipera, il sollievo…

Rossella, Eliana e Niko ritornarono alle sette, mentre io guardavo un po’ di tv per rilassarmi, dato che Andrea era andato alle prove del nuovo cd. Subito corsi verso l’ingresso quando il campanello suonò, e restai scioccata quando, accanto a loro, più cresciuto e serio che mai vidi Daniele.

“Cia… Oh” dissi, sentendomi imbarazzata. L’addio con quel ragazzo non era stato uno dei migliori…

“Congratulazioni, 90/100 sono un ottimo risultato” gli avevo detto fin troppo sfacciatamente il giorno in cui furono esposti i risultati degli esami di stato, rincorrendolo quasi, nonostante non ci parlassimo da quasi cinque mesi. Volevo salutarlo decentemente e riprovare a scusarmi.

“Lo so, non ho bisogno della tua approvazione” mi aveva risposto, acido e scorbutico, come tutte le occhiate che mi aveva rivolto in quei mesi ogni volta che ci incrociavamo.

Sospirai, spazientita, e lo costrinsi a fermarsi, prendendolo per mano. Quel contatto lo fece sobbalzare, ma non lo lasciai.

“Senti, ho saputo che ritornerai a Roma per l’Università” iniziai, continuando a stringere la sua mano calda. “Perciò voglio riappacificarmi, non voglio avere più il rimorso di essere in lite. So perfettamente di aver sbagliato, di averti usato solo per raggiungere degli scopi, e mi dispiace. Se davvero mi volevi bene, dovresti perdonarmi”.

Daniele mi guardò per alcuni secondi, indeciso sul da farsi. Poi, come e niente fosse, lasciò con forza la mia mano, strattonandomi il braccio. “Ti volevo bene, ma non te ne voglio più.  Ormai la tua amicizia non mi serve più a niente, vai ad incantare qualcun altro” mi aveva detto, prima di lanciarmi un’occhiata sprezzante ed allontanarsi, lasciandomi da sola in mezza la strada, sconvolta e con un macigno sullo stomaco. Solo in quel momento capii quanto gli volessi bene, e quanto sciocca ero stata a comportarmi così nei suoi confronti. 

“Ciao, Debora. Come stai?” domandò fin troppo educatamente, tentando di sorridere.

“Oh, bene, bene” mormorai, lanciando occhiate sospettose agli altri tre.

“Daniele è qui per farci un piccolo favore” spiegò Niko, mentre li invitavo ad entrare.

“Ah, capisco. Come è andata la visita?” domandai in generale, per sciogliermi un po’. Rivedere quella persona mi aveva tesa. Paris aveva ragione, allora!

“Per fortuna bene, devo solo stare a riposo e prendere delle vitamine tre volte al giorno” rispose Eliana, prendendo posto sul divano del soggiorno.

“Si, e per la strada abbiamo incrociato Daniele, e visto che sapevamo che è un aspirante giornalista, abbiamo deciso di  chiedergli di scrivere un articolo sul bambino, sulla verità che Niko ed Eliana ritengono giusto trasmettere alla gente” spiegò Rossella. “Vado a fare il caffè” aggiunse cordiale, andando in cucina.

Daniele annuì, sembrava di poche parole come me. Dimostrava molto più dei suoi ventun anni, era alto circa un metro e ottanta da quel che sembrava e portava i capelli biondi lunghi come sempre, ma meno gelatinati. Il completo nero che indossava gli rendeva un’aria più matura, ma la camicia sbottonata senza cravatta gli donava comunque quel particolare ribelle che lo ha sempre caratterizzato.

“Che coincidenza, proprio oggi Andrea si è scontrato con Paris mentre eravamo in auto, e lei mi ha parlato di te dopo avermi invitato a casa sua per… minacciarmi” dissi, decisa a dire qualcosa.

Lo sguardo dei tre subito si posò su di me; Niko spalancò la bocca come Eliana e Daniele fece una specie di ghigno.

“Si, da quando ha saputo che eri in città muore dalla voglia di arricchirsi ancora di più sulle tue spalle e rovinarti. Immagino ti abbia minacciato con la copertina di quel giornalino per avere un articolo su loro due, giusto?” domandò con sicurezza, indicando Niko ed Eliana che ormai ci guardavano senza capirci nulla. Rassicurata dal fatto che Daniele sembrava voler mantenere una conversazione pacata e dignitosa, spiegai tutto l’accaduto, lasciandoli sorpresi.

“Wow. Quindi incontrare Daniele è stato un segno del destino” sentenziò Niko, saggio.

Annuii, un po’ scombussolata dalla situazione: ricordai la prima volta che io, Niko e Daniele ci eravamo trovati vicini, e per un pelo non mi venne da ridere.

“Quindi cosa farai, Daniele? Scriverai l’articolo al posto suo?” domandai educatamente.

“Si, è l’occasione giusta per farla licenziare e togliermela dai piedi” rispose, anche se nella sua voce un nonsochè di preoccupazione.

Dal canto mio lo guardai senza capire, Paris aveva detto che era stato lui a seguirla. Ovviamente non avevo intenzione di crederle, ma la cosa mi incuriosiva lo stesso.

“Scusa, ma lei mi ha fatto capire che siete in buoni rapporti” dissi cauta.

Daniele, che stava osservando alcune foto sul tavolino che rappresentavano la nostra piccola combriccola da poco ricostruita, subito si distrasse e per un pelo non sobbalzò, lasciandosi trasportare da un’espressione prima sardonica, poi malinconica. “E’ la messa in scena che ho architettato per convincere i miei a ritornare a Roma. Sanno che Paris è la mia ragazza, così lei una volta al mese, quando i miei zii di Roma mi invitano a cena, lei finge di stare con me. E’ l’unica scusa che avevo per venire qui… Seguirla per amore. Bah” aggiunse scettico, come se ritenesse tutta la questione una cosa futile.

“Immagino che lei abbia preteso qualcosa in cambio” ipotizzai, dimenticandomi di Niko ed Eliana che ormai parlottavano tra loro. 

Daniele annuì vigorosamente. “Si, l’ho raccomandata presso la redazione di Donne&VIP visto che il capo è mio zio di secondo grado, altrimenti non sarebbe mai stata presa. Ma sono stati assunti nuove matricole, quindi il capo deve licenziare uno di noi due per fare posto agli altri, ed è per questo che siamo in competizione. Voglio fare quest’articolo al più presto, in modo da doverla lasciar perdere. Dirò ai miei che ci siamo mollati, tanto ormai non potrò allontanarmi per la specializzazione” spiegò.

Feci un piccolo cenno, per fare capire che avevo capito tutto. Non mi sentivo perfettamente a mio agio, non ci vedevamo da più di due anni e la prima cosa di cui parlavamo era il suo lavoro e le sue competizioni. Bello.

“Ehm, ragazzi, noi torniamo subito, devo andare in cucina a mangiare qualcosa per prendere le medicine” si scusò Eliana, più rotondetta che mai. Era incinta di un mese e mezzo ma la differenza già si notava.

“Ok” dissi. Io e Daniele restammo soli, e continuammo a lanciarci occhiate nervose ed imbarazzate. Volevo parlargli, capire se mi aveva perdonata, ma per mia fortuna fu lui ad aprire l’argomento.

“Buffo” disse semplicemente, sorridendo laconico.

“Cosa?” domandai subito, forse fin troppo velocemente.

“Sono venuto qui per starti lontano, per non incrociarti per strada e… puff! , due anni dopo ti ritrovo qui, fidanzata con il tuo secondo grande amore, che vivi con la fidanzata del tuo primo grande amore, che per di più è incinta, e l’ex del tuo secondo grande amore come se foste sempre state grandi amicone…” spiegò, ironico. Non voleva essere accusatorio, glielo leggevo nello sguardo, ma tentava di aprire il discorso più delicatamente possibile.

“Hai ragione, ma Andrea non è il mio secondo grande, è il mio semplice piccolo fin troppo grande amore” risposi, tentando di risultare leggera come un palloncino. “Sono contenta di aver ritrovato tutti, qui. Anche te” aggiunsi lievemente, con tono pacato ma sincero. “Ho sentito la tua mancanza, in questi anni. E mi sono sentita sempre più bastarda” aggiunsi.

Scrollò le spalle. “Anche tu mi sei mancata, ma starti lontano mi ha fatto bene, ad essere onesti”.

“Oh, ci credo. Niente sedicenni psicopatiche che ti sfruttano per raggiungere qualche scopo” ridacchiai.

“No, che c’entra, anche Paris mi ha usato, no? Ma… Ma sono cambiato, ho imparato ad essere un po’ più duro-bastardo, più che altro- e le ragazze mi hanno iniziato a seguire dappertutto. Ora esco con una” aggiunse, come se ciò bastasse a risolvere tutto.

“Mi fa piacere, ma come la pensi riguardo a me? Cioè… Mi… Hai perdonata? Posso ritenermi una tua am… conoscente?”mi corressi subito.

Daniele mi lanciò uno sguardo assorto. “Si, dai, puoi essere una mia conoscente che posso salutare se incrocio per le strade di Roma”.

“Uhm. Quindi se ci incroceremo a Fiumicino non mi degnerai nemmeno di uno sguardo” dedussi, un po’ troppo seriamente.

Daniele sbuffò, scuotendo il capo. Si alzò e mi si avvicinò, sedendosi sulla porzione di divano accanto a me. “Debora, sul serio. Senti, venire qui oggi - d’altronde ho saputo della tua presenza solo tre secondi prima di bussare alla porta- è già stato troppo imbarazzante per me, considerando il modo in cui ti ho salutata. Eravamo ragazzi, ed io avevo una cotta pazzesca per te, quindi pensa come ci sono rimasto quel S. Valentino… Era una ferita troppo recente, per questo ho preferito tornare qui e ritornare alla mia vecchia vita, costruendomene una nuova sulla base di quella. Ma ormai siamo cresciuti, sarebbe stupido ignorarti. Sei perdonata, basta solo che ora avrai un certo rispetto nei miei confronti”  aggiunse ironico.

“Certo, va bene se ti venero?” scherzai, esitante. Un nuovo peso, invisibile fino a quel momento, si alleviò dal mio stomaco.

“Potrei accontentarmi, vedremo” disse ridendo. Ci abbracciammo automaticamente, come ai vecchi tempi. Mi accarezzò i capelli, stringendomi più del dovuto. “Non capisco come ho fatto a perdere la testa per la tua versione sedicenne, ora sei molto meglio” disse, continuando a ridere.

“Eh, i misteri della vita” lo assecondai mentre ci separavamo. Ci sorridemmo, poi Daniele prese un registratore dalla sua ventiquattr’ore e mi fece segno di seguirlo, dicendo: “Ora mi tocca lavorare”.

“Si, solo un’ultima cosa” lo fermai, setacciando le tasche dei miei jeans ed estraendone le chiavi che avevo rubato a Paris. “Oggi le ho rubate a Paris, pensavo mi sarebbero state utili per trovare qualche prova compromettente sulla sua condotta per incastrarla, ma ormai non mi servono più, ho già risolto con Andrea. Riusciresti a rimetterle a posto senza farti scoprire?”.

Daniele le guardò come se fosse oro. Subito le afferrò, gioioso. “Certo! Anzi, si potrebbe fare qualcosina circa il tuo piano precedente…”.

“Cosa vuoi fare?” domandai, curiosa al massimo.

“Vedi, lei ha infranto il contratto di lavoro, ha mandato tantissimi articoli che sarebbero stati pubblicati su “Donne&VIP” a “Pinky Gossip”, per farsi vedere di buon occhio dal direttore e fare da spia- è il suo sogno lavorare lì- quando è contro le regole. Potrebbe anche rischiare la galera” aggiunse, con un sorriso quasi sadico. “Ti va di fare quest’operazione di minaccia con me, dopo l’intervista?”.

Sorrisi apertamente. “Ma certo! Corro a prepararmi!” esclamai, entusiasta.

La prospettiva di farla pagare a Paris, ricattandola, era davvero eccitante.

“Amore, è stato un pomeriggio intenso, ho fatto pace con Daniele e ho trovato un modo per farla pagare a Paris. Eliana e gli altri ti spiegheranno tutto, non so quando tornerò. Baci, ti amo”  scrissi rapidamente, e gli inviai questo sms.

Preferivo non chiamarlo, visto che stava provando. Mi truccai leggermente, indossai dei pantaloni bianchi con un top blu e aspettai il termine dell’intervista. Niko ed Eliana decisero di dire una bugia- che il bambino era stato programmato e che a breve si sarebbero sposati (a questo punto Eliana fece una faccia dispiaciuta, visto che la proposta non gli era ancora giunta)- e aggiunsero tanti particolari falsi sulla loro relazione.

“Eccoci” disse Daniele un’ora dopo dopo, mentre giungevamo a casa di Paris. Le finestre erano chiuse e le luci erano spente, con un pò di fortuna ce l’avremmo fatta.  

Subito ci introducemmo furtivamente nel condominio, e bussammo, per essere certi che Paris non ci fosse. Quando nessuno ci rispose, ci affrettammo ad aprire la porta ed entrammo nell’appartamento.

“Muoviamoci, spero non abbia cambiato il posto” borbottò tra sé mentre chiudevamo la porta. “Ma che fai? Sei impazzita?” mi apostrofò, quando feci per accendere la luce.

“Ops, sorry” dissi. Presi il cellulare che mi era squillato, e notai di aver ricevuto la risposta di Andrea che diceva di non preoccuparmi.

“Brava, usiamo i cellulari per fare luce. Siamo dei pessimi ladri, dovevamo portare delle torce”  approvò Daniele.

“Ok”.

Lo seguii fino alla stanza della ragazza, dove iniziò  a rovistare in un cassetto. “Che culo, è ancora qui” esclamò dopo qualche minuto, estraendone una busta beige e controllando i documenti.

“Si?”.

“Si! Si, sono proprio questi!” urlò quasi, meravigliato. “Cavoli, mi sento davvero come James Bond”.

“Ma senza me come Bond Girl non avresti mai avuto il modo per accedere qui” lo corressi, raggiante.

“Si, si. Comunque, ora non dobbiamo fra altro che aspettare il suo ritorno, secondo me non si è nemmeno accorta di aver perso le chiavi, ne ha sempre uno di riserva”.

Ci sedemmo sul divanetto dell’ingresso,ed aspettammo fino alle dieci meno un quarto, ora in cui la porta si spalancò. Avevamo tante cose da raccontarci, così il tempo passò molto velocemente.

“Buonasera, Paris” disse Daniele, facendomi ridere come una pazza.

Paris si bloccò all’istante,spaventata dalla voce, e subito accese la luce della stanza. Quando ci vide restò ferma, impietrita.

“C-cosa ci fate qui? P-Potrei chiamare la polizia e denunciarvi per violazione di proprietà privata…” iniziò con voce acuta, con una mano sul petto.

“Anche noi potremmo andare dalla polizia” iniziò Daniele, alzandosi.

“Si, e fargli vedere tutti questi tuoi tentativi di sabotare la rivista in cui lavori, anche se ancora per poco” dissi, sorridendo soavemente.

Mostrai la busta, spavalda.

Paris sbiancò, e per un pelo non cadde dai suoi tacchi di dieci centimetri.

“Hai visto che bello? Non sono solo io ad avere segreti.  Anche se volevo dirti che Andrea sa tutto della rivista di gossip e della foto” dissi, sentendomi davvero perfida e sadica, come lei.

“Si, Paris. E poi ho appena intervistato Tony ed Eliana, facendomi dire tutta la verità. Con la gentilezza si ottiene tutto, e mi dispiace che tu ancora l’abbia imparato” continuò placidamente Daniele, mentre il volto della ragazza diventava sempre più incredulo, spaventato e immobile. “Mi sa che dovrai dire addio al tuo posto come giornalista. Tranquilla, tutti sanno che ti ho mollata, non potrai nemmeno ricattarmi nemmeno più su quello”.

Ci lanciammo un’occhiata d’intesa, prima che dicessi, brandendo la busta: “Perciò Paris, un altro passo falso, un'altra mezza minaccia e spiattelliamo tutto alla polizia. Non penso che la vita da prigioniera faccia per te. Impara a crescere e a vedertela da sola” terminai, gioiosa, mentre lei si accasciava al suolo ed io e Daniele uscivamo.

“Ricorda, nemmeno mezza minaccia, lasciaci in pace” l’apostrofò il ragazzo.

Quando fummo in auto scoppiammo a ridere come dei bambini, e fummo costretti a mantenerci le costole.

“Ma ci credi? Era pietrificata!” urlai, continuando a schiamazzare.

“Si! Impossibile! In tanti anni non l’ho mai vista così…”.

“Mission Impossible compiuta, James!” gli ricordai.

“Certo, cara Bond Girl” rispose, schiacciando il cinque, mentre ritornavamo a casa mia con una totale spensieratezza che non provavamo da secoli.

Tutto era perfetto: stavo con Andrea, avevo fatto pace con Daniele, avevo trovato una casa e un lavoro, avevo fatto i test per l’università, Paris era stata “sconfitta”….

All’improvviso sentii una voglia matta di festeggiare, vivere nel vero senso della parola. Tante sofferenze erano  servite a qualcosa, mi dissi, mentre riabbracciavo Andrea e notavo Eliana e Niko più sereni dato che il mondo stava per conoscere la loro verità e non c’erano più giornalisti scatenati in giro.

 

Qualche Anticipazione:

“Festeggiare?” domandai, sentendo di essermi persa qualche pezzo.

_______

“Wow, che bello! E allora? Cosa aspetti?” domandai, immaginandomi lui e Eliana con indosso gli abiti nuziali e comprendendo il significato di quella scatolina.

_______

Lo guardai incuriosita, ridendo. “Un regalo che ha le gambe?!” azzardai, avvicinandomi a lui che aveva preso posto sul divano.

_______

“Lei ha l-letto…?” iniziai,senza riuscire a terminare una domanda di senso compiuto.

_______

Senza capire, ci avviammo verso la porta per aprirla, e ci trovammo davanti un Niko disperato.

 

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Capitolo 53
*** Confessions Of A Teenage Drama Queen ***


53

Ciao!

Ecco a voi il terzultimo cap, in cui uno dei più grandi desideri di Debora diventerà realtà!

Voglio ringraziare le 30 persone che hanno inserito la fic tra i preferiti dato che nelle ultime due settimane sono aumentate a dismisura, tutti coloro che hanno letto e che mi seguono anche se non hanno mai recensito e tutti coloro che mi recensiscono sempre!

Grazie mille a:

Giulls: Tesoro! Possibile che arrivi sempre in ritardo? Eh si, perché da questo cap in poi Daniele ha la ragazza! Ma possiamo eliminarla, tranquilla… xD Paris non disturberà più, promesso, anzi, farà un piccolo “regalo” a Deb nell’epilogo, impossibile ma vero! Curiosa per l’ultima parte delle anticipazioni? Fai bene a esserlo! xD Un bacione,ti voglio bene!

Gemellina Dolly: Ciao, carissima! Non preoccuparti, hai rimediato, anzi, speravo che avresti continuato a leggere! Ti ringrazio, sei sempre gentilissima con tutti questi complimenti! Lo zio Max comparirà nel prossimo cap, ma nel continuo che sto scrivendo ritornerà ad essere presente come prima! Ancora grazie per il commento ^^ Un bacione!

giunigiu95: Grazie, a me descrivere la parte in stile James Bond e Bond Girl mi ha fatto morire dalle risate, sono contenta che ti sia piaciuta! E Niko è disperato perché… Beh, te lo lascio scoprire lasciandoti leggere il cap! ^^

Smemo92: Ciao! Non preoccuparti, come si dice, meglio tardi che mai, ihih! =D Anzi, mi fa piacere il fatto che la storia ti sia piaciuta insieme alla protagonista,  è sempre bello sapere che si è riusciti nel proprio intento! Grazie mille per i complimenti! ^^ Non so cosa ne pensi del fatto che abbia deciso di scrivere anche il continuo, ma spero che ti faccia piacere e che continuerai a farmi sapere cosa ne pensi! ^^

A sabato, visto che d’ora in poi sarò impegnatissima fino alla fine della settimana =’(

La vostra milly92.

Capitolo 53

Confessions Of A Teenage Drama Queen

Quando si è felici, si sa, il tempo passa velocemente. Me ne resi realmente conto quando mi ritrovai davanti alla bacheca dell’università, dove erano stati affisse le date degli esami del secondo semestre.

Ormai quell’edificio era la mia terza casa, dopo la mia casa e il mio ufficio. Ero riuscita ad entrarci, totalizzando un buon numero di punti, e da quel unto la mia vita si era modificata ulteriormente. Studiavo con piacere, a volte nel mio ufficio stesso, quando c’era poco da fare.

Certo, le prime settimane erano stati impegnativi, i vari assistenti mi guardavano in un modo un po’ diffidente quando, il 7 di ogni mese, trovavo una rosa rossa sulla mia scrivania, regalo del mio ragazzo che di conseguenza era anche uno dei loro “capi”, ma già verso novembre le cose si erano messe bene.

Quindi, leggere  quel piccolo “30 aprile” vicino al mio nome mi portò bruscamente alla realtà, la vera realtà, non quella di Debora studentessa-lavoratrice-coinquilina-fidanzata-futura zietta.

“Cavoli. Ma quando ne abbiamo oggi?!” domandai ad Erika, una mia carissima amica che seguiva i miei stessi corsi.

Lei, impegnata a trovare il suo nome sulla lista, con i capelli corvini legati in una crocchia scomposta, rispose distrattamente: “5 aprile, perché?”.

5 aprile. Cavoli. Chissà perché, udendo quella data, ero convinta di avere un particolare ricordo associato a quel giorno, ma non mi veniva nulla in mente.

“Ero convinta di stare ancora a marzo” ammisi.

“Certo che certe volte vivi propri sulla luna, eh” disse. “Andrea ti fa un brutto effetto! Argh! Ho l’esame il 29!” urlò quasi, agitandosi tutta, tanto da far crollare definitivamente la crocchia traballante e facendo cadere la penna che la reggeva chissà dove, mentre tutti si voltavano a guardarla.

“Ma che, è solo che sono così impegnata che non mi rendo conto di nulla” mi difesi, prima di domandare: “Cos’hai contro il 29 aprile?”.

“E’ il mio 20° compleanno, uffi” si lamentò.

Ridacchiai della sua espressione, facendole segno di seguirmi a lezione di letteratura spagnola.

Per tutta la lezione non feci altro che pensare al fatto che tra due giorni sarebbe stato il nostro ottavo mesiversario, mentre prendevo appunti distrattamente, e che mancava una settimana all’ufficiale parto di Eliana.

Sorrisi all’idea, ormai la sua pancia era enorme, e lei era affezionatissima alla bimba che vi era lì dentro.  Anche Niko amava già la sua futura figlia, tutte le sere li vedevo sul divano intenti nel parlottare con quella creatura. L’ansia era scomparsa, entrambi volevano diventare genitori, senza avere rimpianti come all’inizio.

La cosa più bella, però, era stato proprio ricostruire un rapporto con Niko : Eliana era sempre confortata da Rossella, ed io mi ero ritrovata a parlarci e a confortarlo numerose volte in quei mesi, tanto che a quel punto lo vedevo come un ottimo amico, ma non il migliore, certo, perché ormai quel ruolo spettava a Daniele, che dalla “sconfitta” di Paris veniva a trovarmi spesso con Sabrina, la sua ragazza.

Fu con una particolare spensieratezza- ma anche consapevolezza del fatto che mi toccava studiare per gli esami imminenti- che ritornai a casa all’ora di pranzo.

“Eccomi!” dissi, aprendo la porta con le chiavi, sperando che ci fosse qualcuno.

“Ehi, sei già qui?”.

Ad accogliermi fu proprio Niko, vestito da chef improvvisato.

“Si, oggi è il mio giorno libero dal lavoro” spiegai, togliendomi il giubbino e appendendolo vicino agli altri. “Eliana?”.

“Dorme, ultimamente fa proprio fatica a muoversi, non ha nemmeno voluto pranzare dopo che le ho fato gli spaghetti con il pesce” brontolò.  “Ma spero sarai lieta di festeggiare con me, mentre gli altri ritornano!”.

Sorrideva apertamente, e sembrava davvero entusiasta.

“Festeggiare?” domandai, sentendo di essermi persa qualche pezzo.

Mi guardò deluso, scuotendo il capo.

“Che giorno è oggi?!” domandò spazientito, spegnendo il gas e scolando la pasta.

“Il 5 aprile, e allor…?”.

Ma nel momento in cui risposi mi si bloccò il fiato, mentre un flashback molto remoto si impossessava della mia mente.

“Oggi è un mese che ci conosciamo, ricordi?”

 “E’ vero! E’ il 5 maggio!”

“Oh! Sono… Quattro anni che ci conosciamo!” urlai, come in preda ad una crisi epilettica.

Niko rise, annuendo. “Te lo sei ricordata!” disse sollevato.

“Si, scusami. Quattro anni, wow” dissi tra me e me. “Sembra passata già una vita”.

Lui annuì, dopo aver servito in tavola. “Chi lo avrebbe mai detto, che quattro anni dopo ci saremmo trovati qui, io quasi padre, tu studentessa universitaria fidanzata con Andrea…”.

“Eh si” riuscii solo a dire, mossa da una commozione improvvisa.

Forse comprese, perché mi abbracciò forte.  “Per me è stato un bene conoscerti, davvero, ho capito tante cose. E mi dispiace solo per qualche incomprensione, ma… Sappi che è grazie a te che ho capito di cosa è capace l’amore, giuro. Non amerei Eli così tanto se…” si interruppe, preso ad accarezzarmi i capelli. Non aveva senso terminare, no.  Aveva già detto tutto.

Lo strinsi a mia volta, sentendomi quasi come quattro anni prima. Ma quella volta era diverso, eravamo cresciuti, e tra di noi non c’era altro che affetto.

“Chissà cosa sarebbe successo se non mi fossi presentata ai provini” mormorai quando ci separammo, con una vena di curiosità che voleva semplicemente scacciare l’emozione.

“Chissà! Chi ti dice che non ci saremmo conosciuti lo stesso, se tu avessi deciso comunque di venire ad abitare qui a Roma?” ipotizzò Niko, invitandomi a prendere posto e a pranzare con lui.

“Mmm…” dissi semplicemente.

Pranzammo, e poi lo aiutai a lavare i piatti. All’improvviso sembrò nervoso, pensieroso, tanto che fece cadere un bicchiere a terra e per un pelo riuscii a recuperarlo senza farlo rompere, per non far svegliare Eliana.

“Ma che hai?” gli domandai; lo conoscevo troppo bene, e quando faceva così voleva dire che c’era qualcosa che lo turbava.

Si asciugò le mani, sospirando. “E’ un mese che te nn voglio parlare, ma non trovavo mai le parole”.

“Dimmi” lo incitai, incuriosita.

“Vedi, il fatto è che…” iniziò, prima di allontanarsi e ritornare mezzo minuto dopo.

“Cosa c’è?” domandai spazientita.

Niko sospirò nuovamente, appoggiandosi al lavandino e guardandomi fisso negli occhi.

“Ehm… Il fatto è che…” abbassò la voce, cacciando uno scatolino dalla tasca,“Vorrei chiedere ad Eliana di sposarmi”.

Udendo ciò scoppiai a ridere. Chissà che guaio mi ero immaginata!

“Wow, che bello! E allora? Cosa aspetti?” domandai, immaginandomi lui e Eliana con indosso gli abiti nuziali e comprendendo il significato di quella scatolina.

Lui fece una smorfia, smorzando il mio entusiasmo. “Ti sembra facile? Sta per partorire, dopo il parto sarà in crisi per i chili di troppo, conoscendola ci metterà secoli per trovare l’abito…”.

Non conoscevo Eliana sotto quel punto di vista, ma annuii debolmente. “Senti, tu chiediglielo, l’importante è che ti dica di si, pi potrete anche sposarvi tra qualche mesetto, non  è detto che dobbiate correre!” tentai di incoraggiarlo, sorridendo.

“Tu dici?” domandò, un po’ più animato.

“Si. Senti, ricordi quando Daniele vi intervistò? Lì dicesti che avevate deciso di sposarvi a breve, e lei fece una faccia rattristita! So che vorrebbe che quell’anello fosse già al suo dito da nove mesi” spiegai, indicando la scatola.

Fece una faccia scettica, scuotendo il capo. “No, sono sicuro che penserà che la voglio sposare solo per la gravidanza… In parte è anche per questo, voglio dare una vera famiglia alla bambina, ma voglio sposarla anche perché mi sembra inutile aspettare, è lei l’amore della mia vita”.

“Guarda che queste cose devi dirle a lei, non a me!” ironizzai, spingendolo lievemente. “Senti, dopodomani io ed Andrea facciamo otto mesi, quindi usciremo e Rossella sarà nello studio fino a tardi con il produttore. Organizza una cena qui, senza dover uscire e dover sopportare i paparazzi, parlate un po’ e poi, con tutta la calma che vuoi, chiedile di sposarti” aggiunsi, colta da un’idea improvvisa.

Finalmente si illuminò un po’, sorpreso dal mio piano. Stava per ribattere quando bussarono alla porta, così mi fece segno di zittire quando andai ad aprire.

Annuii silenziosamente, prima di raggiungere la porta, aprirla e trovarmi avanti Andrea.

“Amore!” esclamai, facendolo entrare e  gettandogli le braccia al collo. Anche se erano passati otto mesi ancora mi abituavo alla fortuna a cui ero andata incontro mettendomi con lui, sentivo di amarlo di più ogni giorno che passava, tanto che mi ero decisa a dirlo a mia madre. “Davvero? Oh Dio! E’ fantastico!” mi aveva detto, e ci era voluta tutta la mia pazienza per convincerla a non dire niente a papà, che era noto per la sua gelosia.

“Ehi, piccola, sono appena tornato dallo studio” mi salutò, baciandomi. “Tutto bene all’università?”.

“Si, ho gli esami a fine mese” brontolai, prendendolo per mano. “C’è Niko di là! Mi ha appena fatto ricordare che oggi sono quattro anni che ci conosciamo”.

Andrea annuì, sorridendo beato. “Si, me ne sono ricordato poco fa” disse, stringendo la mia mano ancora di più mentre si sedeva sul divano del soggiorno. Salutò Niko con la mano quando passò davanti a noi per andare da Eliana , poi mi strinse a sé, accarezzandomi i capelli. “Come ho fatto a non innamorarmi subito di te proprio non lo so…” mormorò, cingendomi la vita e continuando a stringermi a sé, facendomi sentire in Paradiso.

“Me lo domando anch’io” mormorai, accarezzandogli una guancia. “Ma l’importante è che ora stiamo insieme” terminai decisa. 

“Giusto, hai sempre ragione, amore mio” concordò.

In quel momento mi sentii la ragazza più fortunata del mondo, proprio come mi sentivo ogni mattina che mi svegliavo e lo trovavo al mio fianco. Il fatto che dormisse da me era un’abitudine, ma tra noi non era successo ancora niente, e ad essere onesta, ero contenta così; tra di noi c’era così tanta dolcezza che non c’era bisogno di altro per il momento, e poi anche l’esempio di Niko ed Eliana ci aveva insegnato qualcosa.

“Stiamo insieme da soli quattro mesi, non voglio correre questa volta. E poi preferisco che il nostro rapporto resti così, non ho bisogno di altro per stare con te” mi aveva detto la sera di Natale, quando ci eravamo trovati da soli a casa e, come tre mesi prima, ci eravamo ritrovati quasi senza indumenti addosso senza sapere come.

Dal canto mio iniziai ad indossare il maglione che mi aveva sfilato poco prima, rossa in viso. “Hai ragione, forse è meglio spettare ancora un pò. Solo che quando ci troviamo così è difficile mantenere il controllo” concordai.

“Non dirlo a me, amore” dichiarò mentre si abbottonava la camicia, da cui si intravedevano i suoi pettorali perfetti.

“Però voglio farlo per la prima volta, e tutte le altre a seguire, solo ed esclusivamente con te” dissi decisa quando mi fui completamente rivestita, accoccolandomi accanto a lui. “Sei tu l’uomo della mia vita”.

A quelle parole sorrise, accarezzandomi il viso con delicatezza. “Anche io la penso così” affermò. “Sei tu la donna della mia vita”.

Così, la sera del 7 aprile mi ritrovai a casa sua, dopo aver gentilmente allontanato gli altri ragazzi. Per le nove tutto era perfetto: la casa era adornata con candele profumate, e sul tavolo della cucina lo aspettava il mio regalo, un album con tutte le nostre foto.

“E’ stupendo” disse, dopo aver cenato. “Ma anche io ho un regalo per te” aggiunse, “Un regalo che sarà qui a momenti”.

Lo guardai incuriosita, ridendo. “Un regalo che ha le gambe?!” azzardai, avvicinandomi a lui che aveva preso posto sl divano.

“Si, ne ha due paia” mi rispose, stando al gioco e facendomi sedere sulle sue gambe e iniziando a giocare con i miei ricci come faceva sempre.

Invece io restai immobile a scrutare il suo viso, tracciandone i contorni con le dita, finchè non bussarono alla porta.

“Ecco il tuo regalo!” esclamò sollevato, andando ad aprire e lasciandomi da sola nel soggiorno.

Chi poteva mai essere questo regalo? Ipotizzai che fossero i miei genitori, e al solo pensiero mi si annodò lo stomaco: non ero ancora pronta per le presentazioni ufficiali con papà…

Quindi restai sconvolta quando, al posto dei baffetti di papà e della chioma ramata di mamma vidi la barba di Camillo Santorini e la chioma bionda di Silvia Fortuna.

“Oh” dissi senza fiato, mentre alle loro spalle Andrea sorrideva. Me ne stavo immobile, non tanto per Silvia quanto per Camillo, il capo della casa editrice Albero Bello. “Salve”.

“Ma guardala! Non ci vediamo da un mese e così mi saluti?” mi rimbrottò allegramente Silvia, ridendo e correndo verso di me, abbracciandomi.

“Si, scusa, Silvia” mormorai, lo sguardo fisso ancora su Camillo. “Piacere di conoscerla, signor Santorini, io sono Debora” dissi senza fiato, domandomi ancora cosa ci facesse lì quell’uomo che desideravo incontrare con tutta me stessa da tre anni, dopo il successo della casa editrice di cui avevo la maggior parte dei libri.

“Lo so, lo so, e ti conosco anche meglio di quel che tu creda, grazie a questo” disse cordiale, mostrandomi un libro abbastanza massiccio con la copertina azzurro cielo. Sopra vi era scritto, in fuxia: “Confessions Of A Teenage Drama Queen!”.

Leggendo ciò trattenni il respiro, e dovetti appoggiarmi al divano per non cadere. Quello era il titolo che avevo dato al romanzo che avevo scritto!

Non potevano avermi plagiata!

“Lei ha l-letto…?” iniziai,senza riuscire a terminare una domanda di senso compiuto.

“Si, il tuo gentilissimo fidanzato mi ha contattato un mese fa per farmi leggere il tuo romanzo, e l’ho terminato in tre giorni, lavoro permettendo. Ne sono rimasto innamorato, hai una stile particolare che  mi ha affascinato a partire dal terzo rigo del primo capitolo!” spiegò, sedendosi al mio fianco mentre Silvia ed Andrea ci guardavano entusiasti. “Perciò, mi sono permesso di stamparlo dato che vorrei chiederti se ti andrebbe di pubblicarlo con la mia casa editrice, sono sicuro che nel giro si poche settimane sarà al primo posto nelle classifiche italiane!”.

Inutile dire che al suono di quelle parole iniziai a tremare per l’emozione. Il mio sogno di sempre, quello di pubblicare un libro, di fare qualsiasi cosa che potesse darmi il titolo di “Scrittrice”, si stava per avverare.

“Ma certo che lo voglio!” dissi subito, voltandomi verso Andrea che fece un sospiro di sollievo.

“Perfetto allora! Sono davvero contento, il pubblico ama le verità sui reality show oltre che alle storie d’amore. Non ti darà fastidio che tutti sappiano la verità, no?”.

“No, onestamente no. E’ una cosa sentita, e mi piace per questo, se così non fosse stato non sarei mai riuscita a scriverlo” dissi emozionata.

Camillo sorrise incoraggiante. “Bene, ora non devi far altro che firmare qui” dichiarò, porgendomi un foglio.

Fu una serata speciale, in cui dovetti sforzarmi per non urlare dalla gioia. Non facevo altro che ringraziare Andrea – “Guarda che è da agosto che ci sto pensando” mi aveva detto- e parlare eccitata con Silvia, che era venuta per fare da testimone a questo evento, dato che conosceva benissimo Camillo.

“Per questo ti aspetto appena uscirà il libro al mio talk show” disse davanti all’ennesimo bicchiere di champagne. “L’ho letto anche io e devo dirti che mi sono emozionata, specialmente nella parte in cui dici che mi avevi perdonata e che mi ritenevi un’amica”.

“Oh, quella è la parte migliore del racconto” ironizzai.

“Allora ci vieni in trasmissione?” domandò, con un’aria che non ammetteva repliche.

“Certo che ci vengo, ma solo se può venire anche Andrea” acconsentii decisa. Volevo rivelare al mondo intero che stavo con lui, dopo quel gesto potevo affermare di amarlo cento volte di più.

“Vuoi che ci esponiamo alla stampa?” domandò incredulo.

“Se per te non è un problema…” dichiarai, mentre Silvia ci guardava con gli occhi dolci.

“Certo che no!” esclamò subito, gioioso. “Non vedo l’ora!”.

Scoppiammo tutti a ridere, e quella sera potetti affermare di aver fatto qualcosa di buono nella mia vita. Pensare che il mio romanzo sarebbe stato pubblicato mi faceva girare la testa, era davvero troppo per me, che ero abituata a restare nell’ombra di tutti gli amici famosi che avevo.

Stavo ancora ringraziando Andrea con qualche smanceria quando, alle undici e mezzo, il campanello iniziò a bussare freneticamente.

Senza capire, ci avviammo verso la porta per aprirla, e ci trovammo davanti un Niko disperato.

“Ragazzi, Eliana ha rotto le acque!” urlò in preda al panico, e prima che potesse aggiungere altro io e Andrea eravamo già fuori, pronti a portare la ragazza all’ospedale con la macchina.

 

 

Qualche Anticipazione:

“Oh, ti amo per il fatto che tra un po’ sarai la scrittrice preferita di tutti i teenagers, ovvio, no?” ironizzò, facendomi ridere.

_____________

“Non anc…” iniziai, ma fui zittita da Niko che iniziò a correre verso di noi, come se fosse impazzito.

_____________

“E comunque io e Niko dobbiamo dirvi una cosa… Abbiamo deciso di sposarci!” aggiunse la ragazza, mostrandoci l’anello che portava all’anulare sinistro.

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“Ricorda che sei tutta la mia vita” sussurrò contro il lobo del mio orecchio destro, mentre mi sfilava delicatamente la maglietta.

_____________

“Grazie, Max, quanto mi sei mancato!” esclamai.

 

 

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Capitolo 54
*** Happy Ending ***


Happy Ending

Ma ciao!

Come va? Per fortuna ho finito di studiare presto e sono riuscita  a postare in anticipo… Ecco a voi il cap finale prima dell’epilogo, in cui Andrea e Deb si daranno una bella mossa, ehehe! Che emozione, oddio, sembra ieri quando inziai a pubblicare questa fic... E sono passati già 7 mesi! T_T

E tra una settimana esatta sarà on line il continuo, sempre in questa sezione ovviamente!

Grazie mille a:

Giulls: Sai che anche io voglio comprare il libro di Deb? Sarà nelle librerie il prossimo 30 febbraio! xD xD Grazie mille tesoro, sei sempre troppo buona, e grazie per avermi consigliato per questo cap, sei un vero angelo! ^^ Ti voglio bene!

giunigiu95: Anche io amo Andrea, ihih, chi non lo amerebbe? E’ impossibile restare indifferenti alla sua tenerezza… Eh si, ora Niko ed Eliana si ritroveranno una bella marmocchietta tra le scatole, per fortuna che ci sono Deb e  gli altri che li aiuteranno!

95_angy_95: Sai che anche io cerco un ragazzo come Andrea? Nel remoto caso che lo troverò gli domanderò se ha un gemello per te, ok? xD Grazie mille per la recensione e i complimenti!

_New_Moon_: E chi è che non ama Andrea? xD Riguardo il continuo, tranquilla, ho già scritto 11 cap, quindi se ti va di sapere tutto, basta leggerlo, perché penso che pubblicherò il primo cap già venerdì prossimo! Mi farebbe piacerissimo se lo leggessi e soprattutto se ti piacerà! =) Un bacione!

freeze: Eh si, 8 mesi sono molti, ma Andrea, dato proprio i suoi precedenti come hai detto tu, ha preferito andarci piano, aspettando il momento giusto ma, tranquilla, ora recupereranno ;-) Silvia leggendo il libro ha compreso più a fondo i sentimenti di Deb, si è sentita in colpa, ma comunque le risate se le è fatte, anche se comunque per lei tutto quello che c’era scritto non era una novità; nella storia i personaggi “reali” sono solo Deb e Andrea, gli altri Deb li ha denominati in un altro modo e ha cambiato anche alcune caratteristiche, quindi non ha dovuto chiedere nulla. E riguardo Niko , che ne parliamo a fare, lo sappiamo che è una pera cotta, altrimenti non sarebbe Niko! xD

vero15star: Tesoro, sono io che adoro te! Come si fa a restare impassibili davanti a una bellissima fic come Eternity? Mi ha davvero preso, e non vedo l’ora di leggere il prossimo cap, quindi, please, aggiorna presto! *mi inginocchio* Ma certo che ti perdono, anche perché non me la sono assolutamente presa xD  può capitare a tutti di avere problemi con il pc e di essere impegnati con la scuola, tranquilla. Riguardo la fic a 4 mani… E me lo domandi pure? Certo che mi piacerebbe scrivere una fic con te, non aspetto altro che tue predisposizioni =D Non preoccuparti, certo che continueremo a sentirci quando la fic sarà terminata, e se ti va c’è sempre il continuo che inizierò a pubblicare venerdì prossimo ^^ Ma ora tocca a te aggiornare, è un’ordineeee! xD xD Un bacione tesoro, ti voglio bene!

Smemo92: Sono d’accordissimo sulla tua ultima affermazione, niente è tutto bianco o nero e spero che questa fic un po’ l’abbia dimostrato, era uno dei miei scopi ^^ Niko padre-agitato è proprio strano, eh? Ma faremo bene ad abituarci a questa sua versione, che si porterà avanti, come faremo bene ad abituarci a Deb e glia altri versione zietti- baby sitter! =D Grazie mille per la recensione!

Gemellina Dolly: Grazie mille tesoro, sei sempre troppo gentile! Purtroppo il resto dei Gold Boyz al momento è un po’ trascurato, ma nel continuo avranno più rilievo, specialmente Giuseppe, lo conosceremo meglio sotto dei punti di vista inaspettati! E comunque io sto ancora aspettando i nuovi capitoli di “Una nuova sorella per Ron!”, mi piacerebbe tantissimo sapere cosa succederà! Che dici, mi accontenterai? xD Scherzo ovviamente, capisco se sei impegnata o cose simili, ma sappi che quando la aggiornerai la fan numero uno correrà subito a leggere! Un bacione! ^^

Detto ciò, aggiornerò martedì con l’epilogo. Oddio, che commozione! Vabbè, vi lascio,

la vostra milly92.

Capitolo 54

Happy Ending

Il bianco delle pareti dell’ospedale ci avvolgeva completamente; più guardavo quelle mura e più mi sembravano scure. Io e Andrea aspettavamo invano in una stanza privata, dato che alcune infermiere lo avevano riconosciuto, qualche notizia da parte di Niko, che aveva seguito Eliana in sala parto da già un’ora e non si era fatto ancora vivo. Avevamo avvisato Rossella e i ragazzi, e ci stavano per raggiungere.

“Chissà se hanno pensato ad un nome da dare alla bambina” mormorai, per rompere il silenzio dato che la stanza era vuota a parte noi due.

“Non lo so” rispose Andrea pensieroso. “Ma hai notato che Eliana portava un anello all’anulare sinistro?”.

Sgranai gli occhi, incredula. “Davvero? Allora deve essere riuscito a farle la proposta!” esultai entusiasta.

Andrea levò un sopracciglio. “Tu sapevi che aveva intenzione di chiederle di sposarlo?” domandò, quasi offeso.

“Si, ma era un segreto” mi affrettai ad aggiungere. Feci una faccia dispiaciuta per non aver potuto condividere quell’informazione con lui e presi le sue mani tra le mie. “Lo sapevo da soli due giorni”.

Lui strinse le mie mani in risposta e sorrise. “Tranquilla, so che mantieni sempre i segreti, è anche per questo che ti amo” disse, alzando la mano destra fino a portarla al mio viso. Lo accarezzò con delicatezza, e chiusi gli occhi, dato che quel semplice gesto mi faceva rabbrividire lungo la schiena.

“E quale sarebbero gli altri motivi?” domandai, con finta aria curiosa.

“Oh, ti amo per il fatto che tra un po’ sarai la scrittrice preferita di tutti i teenagers, ovvio, no?” ironizzò, facendomi ridere.

Quelle parole ravvivarono il mio entusiasmo di un milione di tacche; non riuscivo ancora a realizzare il fatto che il mio romanzo sarebbe stato pubblicato.

“Ovvio”.

“Ovviamente” disse, facendomi ricordare quel caldo giorno di  otto mesi prima, il nostro primo bacio dopo tre anni…

Avvicinò il viso al mio, quasi come se avesse dimenticato che ci trovavamo in un ospedale e che avremmo dovuto essere in pensiero per la nostra nipotina acquisita che stava per nascere, e mi diede un lieve bacio, che però da dolce diventò improvvisamente irruente e infinito.

Sorpresa, ma di certo non dispiaciuta, risposi con enfasi al bacio, mentre lui portava la sua mano destra sulla mia gamba e quella sinistra attorno alla mia vita, sotto la maglietta.

Persi totalmente la cognizione del tempo ritrovandomi così, sentendomi accaldata e piena di scariche elettriche, tanto che non so come mi ritrovai a cavalcioni su di lui.

Passai a baciarlo vicino il lobo dell’orecchio, mentre lui scendeva a  baciarmi il collo, e con un minimo di soddisfazione lo sentii sospirare lievemente.

Ed ero ancora stordita quando lui si staccò, facendomi bruscamente ritornare alla realtà. “Ringrazia che siamo in ospedale, altrimenti questo gesto non lo avresti mai visto” spiegò malizioso mentre ritornavo a sedermi e cercavo di calmarmi.

“Avrei preferito non vederlo” ammisi, senza il minimo imbarazzo.

“Allora, se ti va… Potrai non vederlo accettando di venire un attimo con me in un posto speciale per una sorpresa che avevo preparato per questo mesiversario” disse lentamente, studiando la mia reazione.

“Ma certo” risposi subito, sentendomi totalmente sicura del fatto che quella fosse la volta giusta dopo tanti mesi e continue interruzioni e insicurezze.

“Allora ci conto” annunciò, prima di spiegarsi: “Deb, davvero, oggi è stata una giornata speciale per entrambi, tu hai realizzato uno dei tuoi sogni, sta per nascere la bambina… Sei totalmente sicura di voler fare questo passo? Perché penso che questo sia uno dei momenti più giusti”.

Annuii, totalmente convinta. “Certo, non sai da quanto sto aspettando questo momento. Niente più di questo può rendere questa giornata ancora più speciale” spiegai, e ci scambiammo uno sguardo fatto di complicità pura.

Purtroppo, ad interrompere quel momento ci pensarono Rossella, Pierre e il resto dei Gold Boyz.

“E’ nata?” domandò subito Rossella preoccupata.

“Non anc…” iniziai, ma fui zittita da Niko che iniziò a correre verso di noi, entrando di botto nella stanza,come se fosse impazzito. Indossava ancora il camice verde che gli avevano fatto indossare all’entrata della sala parto e si gettò addosso a me ed Andrea.

“E’ nata! E’ nata!” urlò, adrenalinico.

“Oh! E dov’è?” chiese Giuseppe.

“L’hanno  appena portata da Eli, venite,venite!”.

Lo seguimmo fino alla fine del corridoio ed entrammo in una delle ultime stanze dove c’era Eliana, scioccata e stanca, con in braccio la piccola.

Era bellissima, abbastanza grande, con gli stessi occhi di Niko e i capelli biondicci.

Restai a bocca aperta, ammaliata da quella creatura.

“Come si chiama?” domandai con un sussurro.

“Stella, la nostra Stella” rispose Eliana sorridendo. Niko annuì, e si sedette sul bordo del letto, predendo Stella in braccio.

Stentavo a credere che fosse diventato padre ad essere onesti, mi sembrava di vivere in una piccola favola.

“E comunque io e Niko dobbiamo dirvi una cosa… Abbiamo deciso di sposarci!” aggiunse la ragazza, mostrandoci l’anello che portava all’anulare sinistro.

Finsi di essere sorpresa mentre Rossella emetteva un lieve strillo e abbracciai Eliana, facendo l’occhiolino a Niko da sopra la sua spalla. Ricambiò, sorridendo, e mi precipitai ad abbracciarlo a mia volta.

La stanza si riempì di: “Auguri!” e “Congratulazioni!”, e mi sembrava di sentire tutte quelle urla mentre ero in macchina con Andrea, quasi un’ora dopo.

“Dove  stiamo andando?”  domandai quando vidi che aveva imboccato una strada diversa da quella dell’andata.

“Ti piacerà”  rispose semplicemente lui,  e mi dissi che aveva perfettamente ragione quando mi ritrovai sulla spiaggia in cui eravamo messi insieme.

“Che bello” dissi semplicemente mentre mi cingeva la vita con le braccia. “E’ in momenti come questi che scopro di amarti sempre di più”.

Non disse nulla, ma sorrise e mi prese per mano, conducendomi fuori dalla spiaggia. Dopo nemmeno dieci metri, ci trovammo di fronte ad una casetta. Prese un mazzo di chiavi ed aprì la porta, facendomi segno di entrare.

“Ecco, volevo venire qui  dopo la sorpresa di Camillo, ma Niko ci ha interrotti” spiegò, mentre eravamo ancora al buio.

“Hai avuto un’ottima idea” dissi, ripensando al nostro discorso di poco prima e sentendomi un po’ imbarazzata. Certo, dire le cose era un conto e farle ne era un’altra.

“Si?” domandò, accendendo la luce e illuminando un piccolo ingresso.

“Si” confermai.

Si avvicinò, aiutandomi a togliermi la giacca e appoggiandola sull’attaccapanni, facendo lo stesso con la sua. 

“Aspetta un secondo qui” mi esortò, entrando in una stanza di fronte.

Mi sedetti su un piccolo divano che si trovava in quella stanza, senza sapere cosa pensare, come sentirmi e cosa fare. Come dovevo comportarmi? Mi sentivo come una dilettante che si appresta a partecipare ad una gara di importanza internazionale.

Ma ritornai un po’ più tranquilla quando Andrea ritornò nella stanza, con un piccolo sorriso sulle labbra. 

Lui ti ama per quello che sei, e sa che non sei esperta. Non si aspetta nulla di che, tranquilla, anzi, chi ti dice che anche lui non sia un po’ spaventato?

 “Vieni” mi invitò, prendendomi per mano e conducendomi verso la stanza in cui si era richiuso.

Restai incantata appena vi entrai, ammorbidita dalle luci di decine di candele bianche e doppie sparse per tutta la stanza, in cui vi era un letto matrimoniale e il tipo di mobilia che si trova nelle camere da letto.

“E’ stupendo” dissi, senza sapere cos’altro aggiungere.

“Speravo ti piacesse” mormorò. Improvvisamente sembrava impacciato, come un ragazzino alla prima cotta.

La cosa mi preoccupava alquanto, insomma, se lui era così impacciato io cosa avrei dovuto fare? Al momento la passione che ci aveva travolti in ospedale mi sembrava remota, ma solo per quel senso di imbranataggine.

Così mi voltai decisa verso di lui, facendo il primo passo. Gli circondai il collo con le braccia e dissi: “Ti amo”, senza smettere di guardarlo negli occhi.

“Anche io. Ed è per questo che siamo qui” rispose, con un’espressione improvvisamente dolce dipinta in volto.

Raccolse il mio viso tra le sue mani e iniziò a baciarmi lentamente, mentre io mi aggrappavo totalmente  a lui.

Si bloccò, squadrandomi preoccupato.

“Shh, è tutto ok e meravigliosamente bello” gli dissi, e fui sollevata nel sentire che fosse la pura verità.

Di nuovo  incatenammo i nostri sguardi ciò bastò per farci ritrovare stesi sul letto. Tentò di essere il più dolce possibile quando si ritrovò sopra di me, forse per non farmi sentire il suo peso, ma non vi badai, perché al momento sarebbe potuto crollarmi anche il mondo addosso ma non me ne sarei resa conto.

Iniziò a baciarmi il collo, la guancia, il lobo dell’orecchio, e a ogni suo tocco sentivo una scarica di adrenalina percorrere tutto il mo corpo con una velocità straordinaria. 

Iniziai a sbottonargli la camicia come nel nostro solito film ricorrente, ma entrambi sapevamo che quella era la volta giusta, che niente e nessuno ci avrebbe impedito di amarci in tutto e per tutto.

Mi guardava negli occhi, con un’espressione dolce e quasi emozionata, facendomi sentire importante come non mi era mai successo.

“Ricorda che sei tutta la mia vita” sussurrò contro il lobo del mio orecchio destro, mentre mi sfilava delicatamente la maglietta.

“Vale lo stesso per te” sospirai decisa, baciandolo.

Lentamente, con una calma esasperante, mi ritrovai con indosso solo la biancheria intima, e mi sentii diversamente da come mi ero sempre immaginata. Mentre mi alzavo un po’ per aiutarlo a  sbottonare il reggiseno non provai alcuna paura circa il suo giudizio, sapevo che non avrebbe disprezzato i miei difetti.

Averlo così davanti ai miei occhi, nudo e con un’espressione totalmente rapita mi lasciò senza fiato, era perfetto, il suo torace scolpito mi sembrava essere stato creato solo per essere riempito da una scia di baci.

La frenesia ormai si era impossessata di ogni centimetro del mio corpo, e non dimenticherò mai il modo in cui ci guardammo l’ultima volta prima di diventare una cosa sola, conscia del fatto che eravamo destinati ad essere un solo corpo e un’anima, mentre alle nostre spalle le onde componevano la colonna sonora di quel momento tanto atteso e felice di due persone che non riuscivano a fare altro che amarsi e che erano pronte a farlo per il resto delle loro vite.

 

Eliana ritornò a casa una settimana dopo insieme a Stella, e in quell’arco di tempo mi ero affrettata a scrivere un piccolo epilogo del libro. Avevo contattato Camillo e gli avevo detto che il manoscritto non poteva essere pronto senza un ultimo capitolo e alcuni ringraziamenti. Ovviamente l’epilogo parlava del lieto fine che avevo avuto e che sapevo si sarebbe prolungato per anni ed anni.

Insieme ad Eliana ovviamente ritornò anche il suo futuro marito, ed è inutile dire che per le due settimane successive la casa fu un eterno via vai di gente oltre ai loro familiari, per  questo spesso ero costretta a studiare ancora di più in ufficio e a casa di Andrea.

“Amore, basta, mi piacerebbe se dedicassi tutti quegli sguardi a me invece che al libro di letteratura” disse lui la sera del 29 aprile.

Mi voltai e lo trovai appoggiato allo stipite della porta della sua camera con un sorriso ironico stampato in faccia.

Risi lievemente, scrollando le spalle. Ogni volta che lo vedevo, che mi parlava, che mi abbracciava, non potevo far altro che rivivere quella magica notte nella casetta vicino la spiaggia e desiderare di riviverla altri milioni di volte.

“Dai, domani faccio l’esame e sarò tutta tua” risposi.

“No, sono offeso, basta” finse, voltandomi le spalle e facendo finta di volersene andare.

Risi nuovamente, alzandomi e correndogli incontro. Lo fermai per la vita, e si girò in mia direzione. Quando incrociò il mio sguardo la sua espressone divenne da giocosa a seria e profonda. Portò le mani attorno al mio viso, prima di spostare la sinistra dietro la mia schiena.

“Mi dispiace che in questi giorni ci sia tutto questo caos da te, ma sono lieto di avere una scusa per ospitarti” mormorò, continuando a guardarmi.

“Peccato che però non abbiamo avuto tempo di stare da soli per davvero” sussurrai, allungando una mano che finì dietro la sua nuca. Improvvisamente il suo sguardo si accese,e capii che anche lui stava pensando a quella notte.

“Dispiace anche a me ma va bene così, abbiamo tanto tempo…” disse, chinandosi e poggiando le sue labbra contro le mie.

“Si, tanto…” risposi, stringendolo forte e ricambiando il bacio.

“Non so se sai che mi sento l’uomo più felice della terra, e lo sono ancora di più dopo la… la nostra notte…. Perché li ho capito  che tu sei per davvero la mia dolce metà, in tutti i sensi. Siamo fatti l’uno per l’altra” dichiarò, quasi emozionato, quando ci separammo.

“Lo so, in un certo senso lo so da più di tre anni” risposi, sedendomi al suo fianco sul divano che ci aveva ospitato innumerevoli volte. Intrecciai la sua mano alla mia, e restammo a guardarci finchè non suonarono alla porta.

“Vado io” dissi, alzandomi. Controllai vicino allo specchio se tutto era ok onde evitare di avere sbavature di lucidalabbra per il bacio ed aprii.

All’inizio non vidi nulla, poi successe tutto in due secondi: qualcuno urlò: “Tadà!”, si accese la luce del codominio ed io urlai per lo spavento che, però, scomparve appena riconobbi la persona che mi stava davanti con un sorriso a trentadue denti.

Alto come sempre, con gli occhi quasi luminosi e avvolto da una giacca di pelle nera, Massimo mi guardava in attesa di una reazione.

“Max!” esclamai, quando associai il sorriso al volto e al nome.

“Deb” disse semplicemente. Era un “Deb” in stile “Sei sempre la solita”, non un “Deb” di riconoscimento. Sapeva già da prima che mi avrebbe trovato lì.

Senza esitare lo abbracciai, stringendolo con tutta la forza che avevo, e lui restituì la stretta con altrettanto entusiasmo. Dopotutto non ci vedevamo da otto mesi.

“Oddio, cosa ci fai qui?” domandai quando anche Andrea ci raggiunse, evidentemente per le mie urla.

“Sono venuto a trovare Stella e i suoi vecchi, no?” rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “E poi volevo  farti le congratulazioni di persona, ho saputo del libro” aggiunse.

“Grazie, Max, quanto mi sei mancato!” esclamai.

Stentavo a credere che quell’uomo, padre, marito e cantante professionista fosse il Massimo che avevo conosciuto quattro anni prima, colui che mi aveva sempre consigliato e che era stato indispensabile per me in certi momenti. Ormai la sua presenza, ahimè, non era più fondamentale, e poi avevo imparato a sopportare la sua assenza in quegli anni. Ma il bene che gli volevo e la stima che avevo in lui non sarebbero mai cambiati.

“Vale lo stesso per me, nipotina! Comunque venite di là, Eli e Niko devono fare un annuncio”.

Lo seguimmo, e ormai avevo già dimenticato l’esame imminente. La casa era affollata,  c’erano i genitori dei ragazzi, alcuni loro amici, Rossella, Pierre,  il resto dei Gold Boyz, Beatrice con la piccola Manuela molto cresciuta e, infine,anche Daniele.

Niko ed Eliana stavano al centro del soggiorno, sorridenti ed emozionati.

“Volevamo dirvi che la data del matrimonio e del battesimo di Stella è stata fissata per il 25 giugno, ed ovviamente siete tutti invitati” annunciò Niko lentamente.

Scoppiammo in un applauso fragoroso e Giuseppe aprì una bottiglia di champagne.

Che bello, c’era un matrimonio da organizzare in due mesi… Non osavo immaginare il caos che ci sarebbe stato a casa in quei soli 60  giorni…

Andrea mi cinse le spalle  e mi strinse a sé, sorridendo con una vena di sarcasmo; evidentemente aveva capito a cosa stavo pensando.

Ma sorrisi: dopotutto cos’era un matrimonio da organizzare con una neonata urlante per casa con gli esami imminenti rispetto a tutto quello che era successo in quegli anni?

Niente, mi dissi, e mi persi beata nel momento che stavo vivendo, insieme a tutte le persone più importanti che avevo conosciuto in quell’avventura che speravo non sarebbe mai finita.

 

 Qualche Anticipazione dall'Epilogo:

“Erano anni che non provavo l’emozione di entrare in uno studio televisivo” mormorai, accasciandomi su un divanetto e facendogli segno di  avvicinarsi a me.

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“Dobbiamo farci qualche foto insieme,nessuno crede che tu sei mia figlia!” ironizzò.

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“Lo conosciamo come tuo amico  che è venuto  a prenderti l’anno scorso insieme alla sua band” disse severamente papà… Prima di scoppiare a ridere e tendere gioiosamente la mano ad Andrea che si lasciò coinvolgere dalle risate.

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“No, sai, te lo volevo domandare a titolo informativo” iniziò Rossella, facendo uno strano sorriso. “Sai, dopotutto fra un po’ anche io inizierò la vita matrimoniale”.

 

 

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Capitolo 55
*** Epilogo: La Fine Dell'Inizio ***


Epilogo: La Fine Dell'Inizio

… E così, dopo ben 7 mesi e 12 giorni, ecco che questa fic è giunta al termine. Dalle vostre recensioni ho avuto modo di capire che almeno un po’ Deb e i suoi amici vi hanno fatto appassionare, ridere, fatto tifare per un bacio o una litigata che non arrivava, trepidare con i loro casini, e sono felice che così sia stato, perché credo che le fan fiction servano proprio a questo, sfuggire per qualche minuto da questa realtà a volte un po’ troppo noiosa e sognare ad occhi aperti.

Non so davvero cosa dire, se non ringraziarvi per il vostro amorevole supporto, perché se così non fosse stato la storia non sarebbe mai giunta fino a questo punto. Mi avete spronata a scrivere e ad impegnarmi sempre di più, e questa è una delle cose più belle che possono accadere quando si scrive una fic.

Grazie mille a tutti coloro che hanno recensito los corso cap, ovvero vero15star, Smemo92, _new_Moon_ e 95_angy_95, a tutti coloro che hanno letto, recensito gli altri cap e che hanno inserito la fic tra i preferiti.

Non voglio essere melodrammatica, ma purtroppo non posso fare a meno di emozionarmi un po’ ogni volta che devo mettere quel fatidico ”Si” vicino a “Completa”.

Ma, se volete, già da venerdì 3 aprile Deb e gli altri ritorneranno in questa sezione con “Confessions of a future Bride” perché se pensate che la cosa sia finita qui, beh, vi sbagliate di grosso!  =D

Ancora grazie, e, come disse qualcuno un po’ prima di me… “… Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta,che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia. La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se invece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta” xD.

La vostra milly92.

Epilogo

La Fine Dell’inizio

“… Quindi, sono lieta di dirvi che questa stasera, qui a “Storie e V.I.P.”, abbiamo un’ospite d‘onore! Negli ultimi sei mesi, il suo libro ha venduto milioni di copie e ormai è l’icona degli scrittori dei teenagers! A soli vent’anni, ecco qui la reginetta delle librerie, Debora Di Bene, accompagnata dal suo fidanzato da più di un anno, Andrea Romani!”.

Mi sentii traballare quando udii il mio nome echeggiare per tutto lo studio insieme a quello di Andrea, ma mi imposi di sorridere e fingere che per me fosse una cosa da niente essere in un programma televisivo come “V.I.P.”.

Presi la mano di Andrea tra le mie e la strinsi forte mentre la porta dello studio si apriva e ci invitava ad avanzare. “Calma” mormorò Andrea tra i denti, mentre passavamo su una specie di passerella e ci avvicinavamo a Silvia che avanzava verso di noi, radiosa nel suo completo di seta bianca.

Il pubblico scoppiò in un lunghissimo applauso e quasi mi sentii  svenire per l’emozione, conscia del fatto che milioni di persone mi stessero guardando.

Silvia  aveva insistito circa la mia partecipazione al suo nuovo programma, e così eccomi lì a sponsorizzare il mio libro, che per fortuna si era rivelato un modesto successo.

“Allora, Debora, tu frequenti il mondo dei personaggi famosi da un bel po’ di tempo, ma ora come ti senti nell’essere anche tu una di loro?” mi domandò Silvia dopo i primi inconvenevoli.

“E’ strano, anche se io non mi definisco ancora tale, dopotutto ho scritto un libro, non sono una show girl, un’attrice o una cantante…” risposi, sentendomi decisamente stupida.

“Non farci caso Silvia, non cambierà mai” sghignazzò Andrea quando lei fece una specie di smorfia.

“Ma dico io, come devo fare con te? Se si potesse comprare un po’ di autostima te ne regalerei a quintali!” esclamò lei, tuttavia ridendo e abbracciandomi, mentre tutto il pubblico applaudiva.

“Mmm, guarda, sono secoli che la cerco e non ci sono riuscita…” ironizzai.

Silvia fece un piccolo cenno. “Allora, raccontaci un po’ la tua vita a partire dall’ultimo anno, quando ti sei trasferita a Roma”.

“Lo scorso agosto mi sono trasferita a Roma per motivi di studio, infatti mi sono iscritta alla facoltà di lingue, e sono andata a vivere con Rossella ed Eliana. E’ lì che mi sono rivista con Andrea dopo tre anni, e ci siamo rimessi insieme” lo guardai e notai che accennò un sorriso. “Poi, saputa la notizia della gravidanza di Eliana, io, Rossella, il resto dei Gold Boyz e Niko, il suo attuale marito, abbiamo trascorso nove mesi tra dottori e negozi di vestiti per bambini. E’ stato un bellissimo periodo, che ha avuto il culmine con il matrimonio di Niko ed Eliana, e subito dopo è uscito il romanzo, grazie ad Andrea che ha contattato Camillo e grazie anche a te che mi hai raggiunta quella sera insieme a lui!”. Quella sera… Una delle più bella della mia vita, pensai tra me e me.

Silvia fece una specie di inchino e continuò a sparare domande per un’altra mezz’ora.

Quando l’intervista terminò uscii dallo studio molto frastornata ed emozionata, e ringraziai Andrea  dato che se non fosse stato per lui non sarei mai riuscita a trovare il mio camerino.

“Erano anni che non provavo l’emozione di entrare in uno studio televisivo” mormorai, accasciandomi su un divanetto e facendogli segno di  avvicinarsi a me. Ubbidii, e mi circondò le spalle con le braccia.

“Abituati, amore, che mercoledì ti vogliono quelli di Rai Uno” mi ricordò. Tremai alla sola idea.

“Che effetto ti ha fatto mostrarti in pubblico con me?” gli domandai, curiosa. Era la prima volta, dopo un  anno e cinque mesi che stavamo insieme, che ci mostravamo in pubblico.

“Ho pensato a tutte le illusioni delle mie povere fan che hai spezzato dal momento in cui mi hai  stretto la mano” sghignazzò. Gli diedi un lieve colpo vicino la spalla, così si affrettò a dire: “E’ stato bello, per la prima volta mi sono sentito completo davanti alle telecamere. Ora tutti sapranno che sei tu la mia ragazza… Deb, la mia ragazza, la mia scrittrice” enfatizzò.

Abbassò  lo sguardo verso di me, che gli avevo circondato la vita con le braccia, e si calò per baciarmi.

Mi aspettavo  un bacio rapido, invece restai piacevolmente sorpresa quando mi trattenne a sé e lo prolungò, facendolo diventare lento e denso.

“Hai chiuso la porta a chiave?” domandò, con le labbra ancora serrate sulle mie.

“Si…” mormorai senza capire,  prima di aprire gli occhi e vedere che il suo sguardo era acceso di passione.

Non riuscii  far altro che ridere, quando invece avrei dovuto dire: “Ma sei pazzo!”,e continuai a lasciarmi baciare mentre sentivo le sue mani esperte cercare la lampo del vestito che indossavo.

Iniziai a sbottonare la sua camicia, liberandomi delle scarpe con il tacco vertiginoso, quando bussarono alla porta. Sobbalzai, mentre Andrea iniziò a ridere per la mia espressione.

“Deb, sono Silvia!”disse la sua voce squillante mentre Andrea mi aiutava a sistemarmi il vestito e contemporaneamente mi rimettevo scarpe.

“Si, un attimo” dissi, controllandomi allo specchio per vedere se era tutto ok. “Non vale, sei sempre più  veloce di me” bisbigliai ad Andrea, che fece una faccia da santarellino mentre aprivo la porta.

Silvia se ne stava davanti a me insieme ad alcuni collaboratori. “Complimenti, tesoro” disse, abbracciandomi nuovamente.

“Grazie, Silvia” feci, sperando di non essere ancora rossa in viso.

“Potresti fare un autografo alle loro figlie?” domandò poi, indicando i due collaboratori alle sue  spalle.

Sorrisi, come tutte le volte che me lo chiedevano. Ancora mi ci abituavo. Firmai gli autografi e salutai i due uomini che si allontanarono.

“Ma le sorprese non sono finite qui. Oggi, ventidue gennaio, dopo circa tre mesi che non li vedevate… I vostri genitori sono qui!” esclamò lei in stile Raffaella Carrà, radiosa, mentre io ed Andrea sobbalzavamo al suono della parola “vostri”.

Ognuno di noi non aveva mai conosciuto i genitori dell’altro, quindi l’idea di farli conoscere tra loro era remotamente lontana!

Andrea si avvicinò mentre le nostre famiglie spuntavano da uno dei camerini, e a stento riconobbi mia madre, tutta acchitata nel suo vestito nero, e mio padre, più serio che mai nel suo completo grigio. Dietro di loro, mio fratello, ormai diciassettenne, sorrideva beffardo, e una ragazza un po’ più grande di me, con lunghi capelli corvini e il taglio degli occhi identico a quello di Andrea mi fece un piccolo cenno.

Feci un faccia ancora più confusa nel vedere una coppia sulla cinquantina avvicinarsi, composta da una donna bassina tutta sorridente, con i capelli ne avvolti in una crocchia, e un uomo alto quanto Andrea che ci sorrideva dietro dei simpatici baffi. Solo in quel momento registrai il fatto di non essermi mai domandata che aspetto avessero i suoi genitori.

Si alzò un coro di: “Mamma!”, “Papà!”, “Deb!” e “Andrea!”, e quasi quasi mi sentii svenire mentre le braccia dei miei genitori mi avvolgevano.

“Tesoro, ormai non vieni più a Maddaloni da quando sei famosa!” mi rimbrottò mamma.

“Mamma, ma cosa dici…”  risposi, mentre toccava a papà stringermi.

“Dobbiamo farci qualche foto insieme,nessuno crede che tu sei mia figlia!” ironizzò.

Risi nervosamente, prima di abbracciare mio fratello, più alto che mai. “E vero che vogliono fare il film sul tuo libro?” domandò.

“Si, ma  solo un’idea” risposi.

Ci separammo,  e cadde un silenzio imbarazzato. Mio padre guardava Andrea con aria quasi minacciosa, mia madre sorrideva a sua madre, che mi stava fissando.

“Andrea,  non ci presenti la tua fidanzata?” disse dolcemente, avanzando. Lanciai uno sguardo impaurito a Silvia, che se ne stava un po’ in disparte a guardare la scena. Mi fece segno di sorridere e tentai di ubbidire.

“Ma certo, mamma, papà, vi presento Debora” disse con la sua voce melodiosa, al momento seria ma quasi emozionata.

Mi ci vollero un paio di sforzi per allungare la mano e stringere quella della signora, che disse: “Finalmente ti conosco! Sono Elisa” e quella del signore che disse: “Giulio, piacere di conoscerti, Debora”.

La ragazza, invece, sorpassò i genitori e mi abbracciò inaspettatamente, lasciandomi confusa ed imbarazzata. “Ciao, Debora, io sono Vittoria, sono sicura che diventeremo ottime amiche! Come sono felce di sapere che sei tu la ragazza del mio fratellone!” esclamò, gesticolando in un modo troppo aperto.

“Lo credo anche io, piacere di conoscerti, Vittoria” risposi prima di sorridere, sentendomi più sollevata. Sembravano davvero simpatici!

Ora, però, toccava a me. Mi votai verso i miei. “Mamma, papà, Dario, voi conoscete già Andrea…”  iniziai.

“Lo conosciamo come tuo amico  che è venuto  a prenderti l’anno scorso insieme alla sua band” disse severamente papà… Prima di scoppiare a ridere e tendere gioiosamente la mano ad Andrea che si lasciò coinvolgere dalle risate.

Restai basita, così lo presentai “ufficialmente” anche a mamma e a Dario.

“Abbiamo già conosciuto la tua famiglia, Andrea” disse mamma. “E voglio che tu sappia che siamo felici del tuo fidanzamento con Deb, non poteva scegliere un ragazzo più maturo, diligente e bello!”.

“Si, concordo, anche se poi mi spiegherete cosa è successo a Music’s Planet, ho letto il libro” disse mio fratello.

“Oh, tu  che leggi un libro!” tentai di svicolare, arrossendo.

“Comunque anche noi siamo felici che Andrea stia con te, temevamo che, con la strada del successo che aveva intrapreso, si sarebbe messo con  qualche velina… E invece,eccoci una nuora scrittrice!” disse suo padre.

Nuora?  Ma chi, io? Oddio!

“Ora però verremo con voi a casa vostra e ci resteremo per un po’, così potremo conoscerci meglio, cara!” disse sua madre, prendendo la mia mano tra le sue.

“E faremo shopping insieme” aggiunse Vittoria radiosa.

“Oh, che bello” disse, senza sapere davvero cosa pensare.

“Quanti anni hai, comunque?”continuò la madre, per niente imbarazzata.

“Ne farò ventuno  giugno, signora”.

“Chiamami Elisa, Deb, mi fa sentire vecchia!” disse allegramente. Scoppiammo a ridere, e mi dissi che mia suocera era davvero simpatica.

Così ritornammo  nel nostro palazzo, i miei si fermarono da me e Rossella, che viveva ancora con me dopo le nozze di Eliana,e i suoi dormirono da lui.

Se ne andarono il trenta gennaio, giorno in cui, ritornando a casa mia, trovammo Eliana e Niko con Stella e Daniele che parlottavano con Rossella e Pierre.

“Ehi, chi non muore si rivede!” disse Daniele salutandoci con la mano.

“Scusaci, ma sai, siamo stati indaffarati con le riprese di “Mi presenti i tuoi?”, ihih” risposi, facendo un cenno a Eliana e prendendo Stella in braccio, che sulla soglia dei nove mesi era già bella grossa.

“Abbiamo saputo! Com’è andata?” domandò Niko curioso.

“Benissimo, i suoi genitori sono una forza” rispose Andrea radioso, accarezzando la guancia di Stella. “E suo fratello è davvero simpatico”.

“Si, mi sono trovata davvero bene” concordai. “E tua sorella non è così svampita come  vuole sembrare” aggiunsi, dato che dopo il primo giorno avevo iniziato a pensare che Vittoria fosse un po’ un’ochetta ventitreenne, quando poi si era dimostrata davvero gentile e intelligente.     

Ormai mi sentivo completa, felice, e non solo perché ero riuscita a pubblicare il mio libro con successo. Avevo tutto quello che una mia coetanea potesse desiderare.

“Comunque, guarda qui, sono venuto per farti leggere questo articolo” disse Daniele, passandomi un giornale. “Vai a pagina 53”.

Ubbidii, passando Stella a Rossella, e mi ritrovai davanti a un breve articolo intitolato: “Debora Di Bene dà il volto alla letteratura italiana del secondo decennio del duemila e accende la speranza dei nuovi scrittori italiani”.

Sorpresa, lo lessi insieme ad Andrea mentre gli altri scrutavano la mia reazione.

“A soli vent’anni ha pubblicato il suo primo libro, scritto tra i sedici e  diciannove anni, e grazie a lei il genere autobiografico ritorna di moda. Si, perché Debora Di Bene  è riuscita a rendere una stria personale degna di un romanzo, cambiando solo i nomi dei  personaggi e rendendolo gradito a tutti i ragazzi che amano sognare un po’. Il genere autobiografico è stato sempre giudicato noioso, ed invece, grazie a lei, ecco che questo genere ha inizia a spopolare. Ormai il suo nome è un mito, oltre  fatto che Debora ha dato il buon esempio, mettendo in seconda luce l’immagine della ragazza velina e accentuando quella della ragazza intellettuale. Cosa dire, Debora, speriamo di leggere al più presto un tuo nuovo capolavoro!

Paris D’Aquila”

“Paris?” riuscii solo a dire,sconvolta. “Ma è una presa in giro?”.

“No, una richiesta di scuse se non altro” fece Daniele, godendosela un mondo per la mia espressione. “E’ stata lei a chiamarmi e a dirmi dell’articolo. Ha fatto intendere che si è pentita, ora lavora per un altro giornale, sai”.

Non risposi, dire che ero sorpresa era ben poco. La conoscevo, e faceva gesti simili solo per ottenere qualcosa in cambio.

“Non pensarci, amore” fece Andrea deciso.

Annuii, decisa a non pensarci. Ringraziai il cielo quando Rossella domandò ed Eliana: “Allora, come va la vita matrimoniale?”.

Eliana parve incuriosita da quella domanda, prima di rispondere: “Bene, anche se non ho mai un minuto di tempo per incontrarmi con il produttore. Ma per fortuna ho il marito più paziente del mondo” aggiunse, stringendo la mano di Niko.

Feci un piccolo sorriso vedendo quella scenetta romantica, e mi dissi che era impossibile che quello era il Niko che mi aveva fatto perdere le testa quando ero una ragazzina. Ora lui era famoso, era un padre e un marito.

“No, sai, te lo volevo domandare a titolo informativo” iniziò Rossella, facendo uno strano sorriso. “Sai, dopotutto fra un po’ anche io inizierò la vita matrimoniale”.

Tutti alzammo lo sguardo verso di lei, giusto in tempo per vederla alzare la mano sinistra e mostrarci l’anulare abbellito da un bellissimo anello.

Io ed Eliana trattenemmo il respiro, prima di correre in sua direzione e abbracciarla.

“Auguri!”.

I ragazzi fecero lo stesso con Pierre, e ci bloccammo solo quando venimmo accecati da un flash.

Daniele ci aveva immortalati, brandiva la macchina  fotografica con un sorriso prima di mettere l’autoscatto ed incitarci a mettere in posa. “Così ricorderemo meglio questa serata” spiegò.

Guardai la foto dopo averla scattata e restai a fissarmi, stretta a panino proprio tra Andrea, Niko e Daniele. Sorrisi  tra me e me, prima di mostrarla agli altri.

“E così le coppie di sposi sono salite a due” dissi poco dopo, mentre brindavamo.

“Oh, non fare la vittima, sono sicura che a breve anche tu avrai un bell’anello  all’anulare” disse Niko, seduto a pochi metri di distanza da me. “E se questo non succede, beh , me ne occuperò personalmente con chi di dovere” aggiunse lanciando una finta occhiata sarcastica ad Andrea.

“Se fosse per me quell’anello starebbe già a suo posto ma Deb non ha nemmeno ventun’anni, quindi sa che dovrebbe aspettarsi la proposta tra circa tre quattro - anni, vero amore?” disse lui, mettendomi una mano sulla spalla.

“Certo che si” dissi, e fui felice nel sentire che era la pura verità. Non avevo bisogno di un anello, al momento avevo tutto quello che potevo desiderare, e lo capii ancora di più poco dopo, mentre ero fuori al balcone con Andrea a guardare le stelle.

“Oh, amore, vieni!” mi chiamò all’improvviso, mentre partiva una serie di flash dal cortile su cui si affacciava il balcone.

“Cos…?”.

“I paparazzi!” spiegò, e ciò bastò a farmi rientrare in casa, prima di scoppiare a ridere come una scema insieme a lui.

E l’unica cosa che riuscii a pensare, poi, fu semplicemente: grazie a Dio, pensa se non avessi partecipato a Music’s Planet!

 

Fine

 

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