Operazione Sandstorm

di pipponium
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo, Granello su granello ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1, L'uomo Giusto ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2, La prima è quella giusta ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3, La partenza ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4, La strada vecchia per la nuova ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5, L'Arrivo ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6, Chi Semina Vento ***



Capitolo 1
*** Prologo, Granello su granello ***


-M. Lancia il sacco, lancia il fottuto sacco!-
Erano alle loro spalle.
Quel dannato rumore li aveva fatti scoprire.
Una sola mattonella fissata male poteva distruggere un intero piano progettato da mesi.
Max lanciò il sacco dalla finestra semi-aperta nel mezzo della strada.
Le stanze dell'intero palazzo stavano prendendo vita.
Un tonfo secco.
Il sacco era arrivato a terra.
Almeno lui.
-Vieni giù, ti afferro al volo,non abbiamo tempo.-
Quella voce lo rassicurava in un certo qual modo, ma aveva imparato con il tempo a non fidarsi di nessuno.
-è in fondo al corridoio!-
I passi delle guardie si facevano sempre più vicini.
Uscì dalla finestra ed iniziò a calarsi lungo il muro.
Il sudore gli imperlava l'intera fronte e il caldo estivo non aiutava a migliorare la situazione.
Mancava poco a terra e i passi del nemico si facevano sempre più vicini, dovevano essere arrivati alla finestra.
-Salta cazzo!-
Per una volta decise di fidarsi.
Lasciò la presa e sentì il vuoto sotto di lui.
Due metri dopo era a terra, flesse le ginocchia per attutire l'urtò e ruotò su se stesso pronto a correre.
Lo spirito del centometrista stava continuando a bussare alla sua porta.
"Dov'è accidenti è finito?" il pensiero gli balenò un attimo nella mente 
Un colpo al collo.
La luminosa luna piena iniziò a oscurarsi e il caldo estivo abbandonò il suo corpo lasciando spazio ad un freddo innaturale.
Sentì le gambe cedere e fu a terra.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1, L'uomo Giusto ***


Un'altra notte insonne.
Aveva passato da poco l'ultimo test e il lato abitudinario di Chris Maxwell non lo faceva dormire.
Ormai era dentro, ce l'aveva fatta: il sogno di una vita era praticamente realtà.
Le 2:13 e la lancetta dei secondi continuava la sua marcia incessante scandendo il ritmo della notte.
A procurargli quella sensazione di vuoto non era tanto tutto quel silenzio quanto la mancanza di libri da sfogliare, di capitoli da leggere e di argomenti da studiare.
Driin Driin Driin
Prese il telefono tra le mani e lesse subito il nome del chiamante
"Sconosciuto"
Un lungo respiro.
-Pronto?-
Un gracchiare sommesso accompagnava quegli attimi di incertezza ed indicava le chiamata avveniva da una rete protetta.
-Spero di non averla disturbata signor Maxwell, volevo solo comunicarle che la volpe è uscita dalla tana ed è pronta a cacciare, solito posto tra diciassette minuti.-
Il telefono si zittì.
Lo tolse dall'orecchio e fissò indeciso lo schermo per qualche secondo.
Il posto era un bar del centro, il "BLACK ROSE HOUSE", ed era il suo punto di incontro con le fonti dell'agenzia, ogni agente operativo doveva averne uno, non disponendo di un ufficio.
Si alzò dal letto e aprì l'armadio a due ante che dominava un lato della stanza.
Completi neri e cravatte nere, in un angolo c'era un porta-occhiali contenente solamente ray-ban con i vetri oscurati.
Dieci minuti ed era pronto.
Uscì dalla sala da letto e entrò nella cucina.
Si versò mezzo bicchiere di champagne e lo bevve d'un sorso, sarebbe stato il suo unico festeggiamento per quella che sarebbe dovuta essere la sua prima vera missione.
Tornò in salotto e prese le chiavi della sua cadillac ATS.
Un lungo sospiro.
Aprì la porta di casa e la richiuse alle sue spalle.
Scese le scale della palazzina del quartiere nord della città e ritrovò la sua scintillante auto nuova parcheggiata proprio davanti all'ingresso.
Spinse un tasto sul telecomando a distanza e il lampeggiare delle frecce segnalò l'avvenuta apertura.
Aprì la portiera e i comodi sedili in pelle rossa lo avvolsero mentre metteva in moto il rombante motore 2 litri da 276 cavalli.
Il bar era ad appena tre chilometri e mezzo dal suo appartamento e cinque minuti dopo ne stava varcando la soglia.
Un locale diverso da quello che si aspettava.
Capelli lunghi e magliette sudate con loghi di varie band,
Grazie al suo passato musicale riconobbe il pezzo che risuonava dagli amplificatori.
Run to the hills, Iron Maiden 
Probabilmente non era vietato fumare data la cortina irrespirabile che andava da parete a parete.
Vide un uomo fargli un cenno veloce con la mano destra e lo raggiunse al tavolo.
-Spero di non averti svegliato, ho ordinato due caffè, dovrebbero arrivare a breve.-
Le parole dell'uomo erano flebili e coperte dalla forte musica di sottofondo.
Il locale era fin troppo pieno per quell'ora.
Chris si schiarì la voce
- Non mi ha svegliato se questa è davvero la sua preoccupazione adesso.-
Il cameriere si stava avvicinando con i caffè e lo scontrino con il conto da pagare.
-Dammi pure del tu,e no, non mi preoccupavo a fatto.-
Un attimo di silenzio tra i due.
L'agente Maxwell notò che nelle parole dell'uomo non c'erano segni di cattiveria, solo di stanchezza.
-Chris, prendi questo fascicolo, bevi il tuo caffè e ricorda "Il cane ha otto code e l'impero otto mano"-
Una valigetta contenente i fogli riservati venne fatta scivolare sotto il tavolo vicino ai suoi piedi.
Il cattivo gusto della parola d'ordine non impressionò nessuno dei due.
Entrambi buttarono giù la bevanda ancora calda in un solo sorso.
L'uomo, di cui ancora non sapeva il nome, estrasse un portafoglio e lasciò una banconota da venti sterline sullo scontrino prima di alzare i tacchi e abbandonare il locale.
Aveva una voglia matta di dare una sbirciatina a quei documenti.
Si guardò intorno ed esaminò i volti degli altri avventori.
Concluse che era meglio aspettare.
Tornò in macchina e poggiò la valigetta sul sedile del passeggero prima di ripartire alla volta della sua abitazione.
Uno sguardo alla strada ed uno a quel segreto.
L'emozione lo avvolgeva completamente e quasi lo soffocava.
"Dove diavolo mi manderanno?" continuava a pensare con un sorriso sul volto.


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2, La prima è quella giusta ***


"Altamente riservato"
La scritta in neretto ricopriva l'intero contenitore che teneva in mano.
L'impazienza di saperne di più era diventata incontenibile.
Era importante anche per la missione riuscirsi a controllare.
Poggiò il fascicolo sulla piccola scrivania circolare in vetro posta nel mezzo del salotto, tra la televisione ed una grande poltrona grigia dall'aria vintage.
Si girò su se stesso e varcò la soglia della cucina.
Doveva bere qualcosa.
"Niente alcolici" impose a se stesso.
Aprì l'anta del frigorifero ed una tenue luce rischiarò l'atmosfera.
L'occhiò si posò su una lattina di pepsi mezza vuota.
La prese e richiuse il frigo tornando nel salotto.
Quando beveva da una lattina, la sensazione più piacevole era il fruscio causato dalla sua apertura.
Questa, purtroppo, era già aperta, e chissà da quanto.
Bevve un lungo sorso che buttò giù all'istante, senza nemmeno assaporarlo, e poggiò la bibita nonpiùgassata sul tavolino riprendendo in mano i fogli relativi alla missione.
"Riservato ai soli occhi di Chris Maxwell"
Sul primo foglio non vi era scritto nient'altro.
Girò la pagina e notò la formattazione semplice ed immediata:


OPERAZIONE SANDSTORM
AGENTE MAXWELL,CODICE IDENTIFICATIVO 117
DESTINAZIONE MEDIO-ORIENTE, YEMEN



Il resto della pagina era occupato da fotografie aeree e satellitari della zona.
Voltò ancora pagina.


AGENTI STRANIERI, ATTIVI NELLA TRASFORMAZIONE DELLO STATO IN UNA DITTATURA DI STAMPO COMUNISTA, SONO STATI INDIVIDUATI DA HUMINT LOCALE.
L'OBIETTIVO è QUELLO DI EVITARE UNA PRESA DI POTERE E SOMMOSSE POPOLARI VIOLENTE.
IL TRASFERIMENTO è PREVISTO SU VOLO PRIVATO.
L'AEREO VERRà RAGGIUNTO IN ELICOTTERO DAL PALAZZO BASE ED è LOCATO IN DESTINAZIONE IGNOTA.
L'INCONTRO è FISSATO PER DOMANI ALLE 10.30.
UNA VOLTA LETTO E MEMORIZZATO IL CONTENUTO INCENERIRE IL DOCUMENTO.


Anche sotto a questa pagina erano state allegate delle foto, questa volta perlopiù di documenti riportanti testimonianze sull'azione del nemico.
Rimaneva l'ultima pagina.
Voltò ancora una volta.

CHRIS,BUONA FORTUNA.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3, La partenza ***


Gli presero il viso e lo immersero nell'acqua
-Chris Maxwell, per chi lavori, quanto ti pagano e soprattutto cosa cazzo stanno cercando?-
L'acqua gelida gli cadeva dai capelli e gli rigava la fronte.
L'odioso accento locale era evidentissimo nelle voci dei suoi aguzzini.
-Beh se non parla saremo costretti a fare del nostro meglio signor Maxwell.-
Quello dei due che lo teneva fermo scoppiò a ridere.
-Il tuo fottuto tanfo inonda la stanza...-
Uno schiaffo gli impedì di proseguire il suo discorso.
Sputò sangue.
In quello stesso momento un suono lontano iniziò a essere più udibile.
Si avvicinava velocemente.
Un urlo fastidiosissimo gli esplose nella testa.

Si alzò a sedere di colpo,era tutto sudato e il sole filtrava dalla porta della camera da letto.
"Era un sogno,solamente un sogno..."
I suoi pensieri si persero nel vuoto mentre disattivava la sveglia con un colpo secco della mano.
9:30.
Perfettamente in orario.
Si alzò dal suo comodo letto matrimoniale e aprì l'armadio per rimediare un accappatoio.
Lo lanciò sul letto e si immerse completamente nella routine mattutina di allenamento.
Era solito andare a correre per attivare il suo sistema nervoso ma quel giorno sarebbero bastate flessioni e addominali.
Un centinaio di addominali e venticinque minuti dopo era sotto la doccia.
Acqua gelida,ovviamente.
Si risciacquò velocemente prima di uscire dalla doccia.
L'acqua fredda di prima mattina risvegliava meglio del caffè.
Anche se durante i primi tempi non sopportava neanche l'idea, adesso riusciva a convinverci.
Si vestì velocemente, stando attento a non sgualcire gli abiti e andò in cucina per la sua solita prima colazione.
La colazione era il pasto più importante della giornata.
Caffè,latte, brioches e uova strapazzate.
Mangiò anche le briciole e diede un'occhiata all'orologio.
Era tardissimo.
Corse in camera e prese una piccola valigia da viaggio.
Ci gettò dentro alcune t-shirt e due paia di blu jeans prima di richiuderla.
Alle 10:15 era pronto.
La fronte era leggermente madida per la fretta e la tensione della prima missione.
Raccolse le chiavi della sua ATS e scese in strada.


 -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


10:34
-è in ritardo agente maxwell-
I semafori rossi non avevano aiutato, ma ora era lì, pronto a partire.
-L'elicottero è sul tetto e la stava aspettando,l'ascensore è rotto e deve prendere le scale-
Chris sollevò la ventiquattrore che aveva poggiato a terra e varcò la soglia dell'edificio.
I rulli dei controlli di sicurezza occupavano più della metà del salone.
La fila era incredibile.
"Perchè proprio oggi?"
Anche se a dire il vero questa era una domanda che si faceva spesso ultimamente.
L'agente Rory, che stava prendendo servizio in quel momento, gli fece un cenno con la mano.
Una rossa con un corpo fantastico.
Se solo non avessero lavorato insieme.
-Grazie, R. ti devo una birra.-
Arrivò alla porta che dava sulle scale e salì i gradini due a due fino al tetto.
L'elicottero aveva il motore acceso e le pale ruotavano a grande velocità smuovendo l'aria a fianco del velivolo.
Il pilota con le grandi cuffie attorno al collo si voltò.
-Vieni davanti e allaccia le cinture, non ci vorrà molto.-
L'elicottero si alzò in volo e si allontanò all'orizzonte nel sole mattutino.
Più in alto si elevava, più piccoli sembravano gli uomini,gli edifici e i problemi che, da terra, erano sembrati così enormi.
In un solo istante tutto si dissolse, come una nube di fumo con una folata di vento.
-Ti dispiace se fumo qui dentro?-
L'elicotterista si girò e non parve capire subito cosa intendesse dire l'agente.
Il rumore delle pale dell'AgustaWestland 109E copriva ogni suono emesso nell'abitacolo.
Chris indicò il suo pacchetto di Camel Blue.
Il pilota mise la mano destra attorno alla bocca 
-Apri il finestrino però.- 
Rise di gusto mentre tornava a concentrarsi sui comandi dell'elicottero.
In lontananza iniziava a scorgersi il profilo della pista d'atterraggio, un anonimo Cessna CJ1 aspettava in pista, pronto a partire.
L'elicottero diminuì la velocità ed iniziò la discesa.
Toccò terra proprio nell'istante in cui 117 stava tirando l'ultima boccata, prima di gettare la cicca dal finestrino.
Mentre le pale ancora giravano scese dal velivolo e riconobbe immediatamente il volto familiare che gli veniva incontro.
-Sarà un lungo,lungo viaggio agente Maxwell, pensa solo a rilassarti, tutte le informazione ti verranno fornite al tuo atterraggio, buona fortuna.-
Il sorriso sul volto del suo istruttore mostrava tutti i denti in un'espressione a metà tra l'entusiasmo e l'orgoglio.
-Sono fiero di te ragazzo mio, fai quello che ti ho insegnato.-
Chris accennò un timido sorriso di rimando e fece un lieve movimento del capo in segno di risposta prima di voltarsi e andare verso l'aeromobile che aspettava in pista.
I motori erano già accesi e i pilota evidentemente pronto, l'hostess all'ingresso lo aiutò a salire gli ultimi gradini della scala prima di entrare.
-Si goda il volo signore.-
L'hostess non era bella, e nemmeno lontanamente carina come l'immaginario comune voleva far credere, ma decise che per il suo primo volo ufficiale, si sarebbe accontentato.
Poggiò il suo bagaglio su uno dei quattro sedili in pelle completamente vuoti e si distese su quello accanto.
Voleva dormire almeno un po' prima di atterrare.
-Signorina,mi svegli tra due ore e mi porti un bicchiere di Jack Daniel's invecchiato insieme alla una copia del New York post.-

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4, La strada vecchia per la nuova ***


Il rumore soave dei rotori lo cullava nel comodo sedile in pelle mentre lentamente apriva gli occhi.
Si sentiva toccare dolcemente una spalla, come una tenera carezza innocente.
-Signor Maxwell, sono passate due ore dal decollo e stiamo sorvolando i pirenei in questo momento, i venti contrari non ci hanno favorito.-
Mentre sollevava lo schienale fino in posizione seduta notò che la hostess aveva lasciato un'Old Fashioned, un tipo di bicchiere adatto a servire liquori, con due dita di jack daniel's, sul tavolino, accanto ad una copia ben ripiegata del post.
Uno sbadiglio gli partì spontaneo ma si costrinse a tenere la bocca chiusa, per quanto possibile.
Il post titolava "Coppia di coniugi trovata senza vita in un appartamento del Queen, le indagini rivelano segni di strangolamento" 
Lo yemen non era tra le principali notizie.
Scorse velocemente le pagine fino ad arrivare alle notizie internazionali.
Il quotidiano aveva dedicato all'estero quattro pagine fitte di notizie, intervallate solo da una pubblicità, di cattivo gusto, di un deodorante per ambienti.
Lesse i titoli principali ma nessuno menzionava lo yemen.
Riguardo al medio oriente vi erano solo due brevi articoli sull'Arabia Saudita.
Ripiegò il giornale come meglio potè e sollevo il bicchiere in vetro.
L'aroma del liquore invecchiato lo colpì come un pugno violento.
Non aveva mai provato tanto piacere nell'essere colpito.
Portò il bicchiere alla bocca e si bagno le labbra prima di riposarlo sul tavolino e fare due passi per sgranchirsi le gambe.
La hostess uscì dalla cabina di pilotaggio e lo vide fare avanti e indietro lungo il corridoio dell'aereo.
-Tutto bene?-
Chris si sentì un po' in imbarazzo.
-si volevo solo...- un attimo di esitazione - ehm, senta, quanto dura in totale il volo?-
Sarah, così era scritto sul tesserino, parve sorpresa dalla domanda.
Probabilmente pensava che lo sapesse.
-19 ore, in totale.-



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-Signore, l'aereo è appena partito da Londra, arriverà alle 10 di domattina.-
La camera era illuminata dal sole e la bandiera del consolato inglese sventolava sulla facciata dell'edificio.
-Benissimo, fai in modo che l'uomo mandato dall'ambasciata venga intercettato e al posto suo se ne trovi uno dei nostri.-
Lo sguardo del piccolo attendente, di solo, circa, un metro e sessanta, rivelava una fedeltà assoluta.
L'altro uomo era decisamente più alto, carnagione scura, non aveva un filo di grasso e il consolato britannico era solo uno dei suoi molteplici datori di lavoro.
-Una volta preso accompagnalo in albergo e metti una cimice nella sua stanza, poi penseremo a far sparire il vero autista.-
Si sedette su una poltrona in pelle rossastra ed estrasse il suo smartphone.
Tutti i telefoni cellulari all'ambasciata si basavano sulla tecnologia satellitare.
Non era come stare al centro di Londra, gli operatori prendevano solo in alcune, determinate zone.
L'uomo più basso fece un inchino e uscì dalla porta principale.
I corridoi stavano iniziando a prendere vita.
Dipendenti e visitatori continuavano a muoversi in un flusso continuo.
Aprì l'applicazione protetta per i messaggi e fece scorrere il dito verso il basso.
Bingo.
Aveva trovato quello che cercava.
Una sua fonte gli aveva fornito le informazioni sull'autista di Maxwell e ora stava cercando un foglio dove scriverle.
Prese un foglio di carta già scritto e lo rivoltò, estrasse la sua fedele penna stilografica, un' Aurora Europa Edizione limitata in bianco perla con striature di nero, e scrisse
"Mark Evergreen, aereoporto internazionale San'a', 9:35, terminal 1"
Piegò il foglietto stropicciato e lo infilò nel taschino della camicia.
Si alzò e prese un respiro profondo.
Non era mai semplice come sembrava.
Spinse un tasto sull'interfono.
-Si potrebbe avere un thè freddo nella sala riunioni tra un quarto d'ora? Grazie mille.-
Chiuse la chiamata, alzò i tacchi e uscì dall'ufficio.
Mentre percorreva il corridoio verso la sala riunioni, sbattè casualmente contro un altro dipendente.
Non si guardò indietro ma era sicuro che il foglio fosse arrivato a destinazione.
Altri dieci passi ed era arrivato, la moquette verde portava alla sala riunioni.
Guardò la scritta sulla porta e, dentro di se, sorrise divertito.
"Summit sulla sicurezza interna."

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Capitolo 6
*** Capitolo 5, L'Arrivo ***


Il piccolo velivolo sobbalzò più volte.
Lo stridio dei freni che entravano in azione e lo sballottamento provocato dal toccare terra lo risvegliarono.
La forte luce della mattina yemenita filtrava attraverso i finestrini socchiusi.
Si stropicciò gli occhi e vide che l'hostess aveva liberato il tavolino dagli oggetti che vi aveva poggiato.
Il giornale era ripiegato ordinatamente sul sedile a fianco.
Lo scotch invecchiato era sparito.
Si domandò per un istante se non fosse stata proprio Sarah a finire il jack daniel's che era rimasto.
-Signore e signori, la temperatura all'esterno è di 38 gradi, la sabbia è ovunque e l'aria irrespirabile non è con molto sollievo che vi do il mio benvenuto in Yemen-
La voce del pilota usciva dall'altoparlante gracchiante.
Alzò lo schienale del sedile in pelle, che nei voli privati non andava tirato su per l'atterraggio, e prese la valigetta dal sedile accanto.
Inserì il codice 0905 e la serratura si sbloccò con un rumore improvviso.
La sua pistola era propriò lì,al centro della ventiquattrore, assicurata ai suoi supporti.
Una M9 nera lucida.
Bellissima.
Le ruote dell'aereo finalmente si bloccarono e la hostess si sganciò la cintura.
-Siamo arrivati signor Maxwell-
Mentre una scaletta veniva avvicinata al velivolo, Sarah aprì la porta.
Chris osservò il pacchetto di 100 proiettili da 9 millimetri con aria soddisfatta e il caricatore che accompagnava l'arma.
Con un sorriso sul voltò richiuse il suo bagaglio e si alzò dalla sedia.
Non aveva sentito fin da subito l'aria torrida che proveniva dalla portiera spalancata.
Stava invadendo completamente l'abitacolo dell'aereo.
Sentiva già la gola secca,e la polvere nell'aria quasi non gli permetteva di respirare.
Era ciò che di più distante c'era dall'umido clima inglese.
Si avviò verso le scalette e le discese con calma, guardandosi intorno.
La pista era isolata, immersa in un paesaggio inverosimile, e l'insieme di sabbia e desolazione lo rendevano un paesaggio molto interessante.
Attorno al piccolo aereo privato lo spazio era vuoto.
Il pilota aveva portato il velivolo a pochi metri dalla pista di atterraggio, di fronte ad una struttura bassa e squadrata.
Non si vedevano altri aerei privati nella zona e, poco distante dalle scalette, era parcheggiata una berlina nera.
La BMW M3 era lì.
Macchiata dalla sabbia e sferzata dal vento, immobile nella sua maestosità.
La sua figura risaltava rispetto a quel luogo ameno e le bandiere inglesi sul suo cofano anteriore sventolavano senza sosta.
Appoggiato alla fiancata, con uno smoking nero e un cappello dello stesso colore, c'era un uomo dalla carnagione olivastra.
-Dottore, benvenuto nel magnifico YEMEN!- 
Caricò di enfasi l'ultima parola.
Maxwell rise tra se incredulo.
Dottore...
-Lei è?-
Mentre i due uomini si avvicinavano intravide l'autista abbassare lo sguardo verso il terreno.
-Mark Evergreen, ma lei può chiamarmi Mark.-
Sembrava davvero entusiasta.
-è un piacere conoscerti Mark, non sai che gran voglia abbia di farmi una doccia!-
Il sorriso, corredato da uno sguardo d'intesa, che si scambiarono lasciò cadere ogni velo di formalità.
L'autista lanciò un occhiolino al nuovo arrivato e iniziò a dirigersi verso la BMW.
-E... Mark, non è che lascerebbe guidare me? Dovrei sgranchirmi un po' le gambe.-
L'uomo dalla carnagione olivastra lanciò le sue chiavi all'indietro e si diresse verso il posto del passeggero.
Max si sedette al volante.
Sentì una scossa eccitante quando il 6 cilindri si mise in moto.
Si stirò nelle spalle e ingranò la marcia.
Uscì dall'aereoporto e notò subito il contrasto.
La strada era semi-deserta.
Le uniche vetture che circolavano avevano ammaccature evidenti e parti arruginite.
Tralasciando il bruttissimo fumo nero che usciva dai tubi di scappamento.
L'agente 117 si guardò intorno perplesso.
-Se è quello che stai per chiedere, la macchina è importata.-
Ovviamente.
Non si dovevano vendere molte macchine di quel tipo in quel posto.
La macchina sfrecciava sullo sterrato sollevando manciate di polvere.
Le bandiere diplomatiche sventolavano quasi con violenza.
Quel tipo di auto non era adatta ad un operazione sotto copertura.
-Dovremo procurarci qualcosa di più...-
Si fermò a riflettere.
Quale diamine era il termine giusto?
Mark girò il capo verso il nuovo arrivato.
-Modesto, signore?-
Con un cenno della testa, segnalò il suo assenso.
Si guardava intorno.
Osservando quel luogo estraneo c'era solo una frase che si rincorreva nei pensieri del giovane agente.
"Si parte".




 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6, Chi Semina Vento ***


L'acqua gelida della doccia gli lambiva il corpo.
Chris chiuse per un momento gli occhi.
Si passò le mani sul volto togliendosi i capelli corvini dagli occhi e portandoli all'indietro.
Iniziò a fischiettare un motivetto mentre si insaponava la pelle rosea.
Sentì un colpo smorzato.
Corrente d'aria?
Lasciò l'acqua aperta e si mise dietro la porta del bagno.
Gli sembrava di sentire dei passi smorzati provenire dall'altra stanza.
Probabilmente c'era più di una persona.
Era solo contro tre, forse quattro individui.
Si guardò intorno alla ricerca di un'arma.
L'unica cosa che vide fu il rotolo di carta igienica.
Non sarebbe servito.
I passi si stavano avvicinando pericolosamente alla porta del piccolo bagno dell'albergo.
Un' ombra si intravedeva da sotto la fessura.
I capelli grondanti acqua fredda gli bagnavano le spalle procurandogli dei brividi.
Probabilmente non era l'acqua fredda.
-è in bagno!-
Parlavano inglese.
Riusciva a distinguere ogni parola perfettamente.
Nessun segno di accenti.
-Vieni! Aiutami ad aprirla.-
Senza la sua Beretta era nudo.
Una spallata fece vibrare la massiccia porta in legno.
Chris alzò i pugni, pronto a tutto.
-Stai pronto!-
Ogni parola che veniva dal salottino antistante il bagno gli arrivava perfettamente.
Quell'incubo lo stava uccidendo.
Sentì i passi pesanti che si avvicinavano alla porta.
Un colpo secco e il cardine superiore saltò dal suo supporto facendola inclinare e aprendo un ampio ingresso.
Un energumeno dalla pelle scura come la pece gli si parò davanti.
Maxwell gli sferrò un pugno dritto al mento.






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20 MINUTI PRIMA


-Cosa? Siete sicuri?-
Tom Heaven si girò versò il collega nel gabbiotto di sicurezza.
-Era la centrale, Mark non ha fatto rapporto stamattina.-
L'altro borbottò qualcosa a mezza bocca.
Si sarebbe detto fosse stata un' imprecazione.


 

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