Dark Heart

di Tezca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tredici troni ***
Capitolo 2: *** Dolore e paura ***
Capitolo 3: *** L'inizio del viaggio ***
Capitolo 4: *** Lava e Ghiaccio ***
Capitolo 5: *** Il Triste che Sorride ***
Capitolo 6: *** I diari del maestro ***
Capitolo 7: *** L'impero Inca ***
Capitolo 8: *** Una sinfonia violenta ***
Capitolo 9: *** Il castello di Cornelius ***
Capitolo 10: *** Urliezca, la crudele assassina ***
Capitolo 11: *** Il nemico del mio nemico è mio amico ***
Capitolo 12: *** Una dimostrazione di potere ***
Capitolo 13: *** Il regno perduto ***
Capitolo 14: *** Ulac, la belva violenta ***
Capitolo 15: *** Il pianeta del tesoro ***
Capitolo 16: *** Il prezzo del potere ***
Capitolo 17: *** Le origini della paura ***
Capitolo 18: *** Le conseguenze della vittoria ***
Capitolo 19: *** La foresta di Sherwood ***
Capitolo 20: *** Fioritura e appassimento ***
Capitolo 21: *** Il signore del tempo ***
Capitolo 22: *** Per gelosia ***
Capitolo 23: *** Il re e i suoi suddditi ***
Capitolo 24: *** Voi siete la mia famiglia ***
Capitolo 25: *** Sarai tu a fondare il nuovo universo! ***
Capitolo 26: *** Chi è il folle? ***
Capitolo 27: *** Il capitolo conclusivo: l'ascesa del Re. ***



Capitolo 1
*** Tredici troni ***


Un uomo in armatura osservava impassibile lo scontro che si svolgeva a qualche chilometro da lui. C'era un gran polverone e i combattenti volteggiavano sul campo di battaglia con grazia ed eleganza ma soprattutto ad una velocità impressionante, nessun essere umano avrebbe potuto cogliere le pieghe che stava assumendo questo scontro anche se lo avesse osservato a pochi centimetri di distanza, ma l'uomo in armatura lo seguiva benissimo. Seppur a grande distanza riusciva a cogliere ogni minima sfumatura della battaglia, e come poteva non farlo? Era stato addestrato fin da quando aveva cominciato a camminare alla nobile arte della scherma. Per lui quelle persone non andavano a velocità supersonica, no, tutt'altro loro erano lenti e impacciati a suo giudizio. Si stava annoiando, quanta incapacità su quel campo di battaglia, eppure a sentire quel vecchio questa guerra avrebbe cambiato il mondo. Scoppiò a ridere, nessuno lo poteva sentire tanto, il pensiero che il destino del mondo era nelle mani di tali incapaci lo faceva sbellicare ma gli metteva a dosso anche una profonda rabbia.
"Come aveva potuto?" pensò " come? lasciare a quel vecchio incapace di fare a modo suo. Bisognava eliminarlo, in fondo era solo un vile traditore, ma no, l'ha lasciato fare...quell'uomo a volte mi lascia perplesso".
Intanto lo scontro aveva dato vita ad un arma: il Xblade. La luce che si propagava da quel luogo arrivò fino a lui, ma il guerriero non fece cenno di muoversi. Intanto il combattimento si era fatto più convulso, vedeva la disperazione in alcuni e la soddisfazione in altri. 
"Patetici" pensò e cominciò ad avanzare verso il campo di battaglia.
Oramai il combattimento era agli sgoccioli, lui riusciva a sentirlo, anni di innumerevoli battaglie gli avevano conferito il dono di percepire quando uno scontro stava per giungere al termine. Quando era ormai a pochi passi di distanza il polverone aveva cominciato a dileguarsi e la contesa aveva rivelato i suoi vincitori: i così detti guardiani della luce. Doveva muoversi! Doveva recuperare il x blade prima che quel branco di mocciosi lo prendesse. Non gli andava di combattere, sapeva che li avrebbe eliminati facilmente e non c'era alcun divertimento in questo. Giunto ormai sul campo di battaglia evocò il suo keyblade e disse:
 “Stop”.
 Il tempo si bloccò e i combattenti si fermarono. Rallentò e cominciò ad avanzare tra i guerrieri, li osservò uno per uno, e anche se era più vicino, il suo giudizio non mutò, erano degli incapaci. Si fermò di fronte ad un uomo steso a terra, lo guardò con disprezzo e ripeté a se stesso la parola traditore poi si diresse verso il x blade. Era lì a terra, lo afferrò, provò qualche affondo fendendo l'aria, poi disse:
"Stupido giocattolo" e svanì in un portale oscuro.
 *******
 

 

Un corridoio si aprì nel bel mezzo dell'oscurità. Rimase aperto giusto il tempo per permettere all'uomo di venire fuori per poi sparire nel nulla. 
Avanzò lungo il sentiero nel mezzo del buio osservato da tante lucine gialle. Così sembravano i tanti occhi di shadow che lo scrutavano dall'ombra. L'utilizzatore del keyblade si fermò all'improvviso ed evocò la sua arma. Alzò il braccio all'altezza della spalla e dalla punta della sua chiave uscì una sottile striscia che perforò le tenebre per poi bloccarsi, come se ci fosse un muro. Un tonfo sordo e poi dal nulla si spalancò un enorme portone. L'uomo lo varcò e le ante si richiusero dietro di lui.
Un castello si parava di fronte alla sua vista. Tredici  torri altissime circondavano quella centrale che si stagliava imperiosa. Ogni torre recava un effigie ma l'oscurità ne precludeva la vista. Si affrettò ad entrare nella struttura centrale. La sua torre era la numero 5 in senso orario, quella con un drago stilizzato raffigurato sullo stemma, simbolo del potere. Doveva, però, fare rapporto e consegnare il x blade, quindi si diresse verso l'edificio nel mezzo. Dopo un breve corridoio, raggiunse una stanza circolare con tredici troni tutti alla stessa altezza e tutti recanti i simboli che si intravedevano sulle torri. Si sedette su quello che gli apparteneva e rivolse lo sguardo verso un punto oscuro del cerchio. Lì era situato il quattordicesimo trono avvolto nel buio più nero. L'uomo in armatura si tolse l'elmo, la faccia avvolta nella penombra della sala non lasciava scorgere particolari, ed iniziò a parlare:
"Mio signore ho recuperato il x Blade come avevi chiesto"
"Eccellente lavoro" una voce gli rispose dall'oscurità.
" Posso porvi una domanda?"
"Certamente....ma prima..." 
Improvvisamente la sala si riempì di undici cavalieri, tutti nella loro possente armatura. Quando tutti furono al loro posto la voce continuò:
"Ora che siamo tutti puoi formulare il tuo dubbio"
"Bene mio signore. Mi chiedevo perchè nella sua grandezza ha permesso a un vecchio di tradirci. Ma soprattutto di creare questo scempio che dovremmo chiamare xblade"
"Come osi!!" la voce tuonò in tutta la sala. Proveniva dal numero uno, il fedele guerriero del supremo, colui che impersona il dominio. Il suo simbolo era il leone ed era sempre lui a riferire gli ordini. 
"No, era mia intenzione spiegarvi i motivi della mia accondiscendenza nei confronti del numero tredici" 
Il brusio che si era alzato dopo la domanda divenne silenzio surreale.
"Miei adorati figli, fedeli a me fino alla morte, grazie per aver eseguito i miei ordini anche se divorati dal dubbio. Ora la vostra fedeltà verrà ripagata con la verità. Il tradimento di colui che impersona la curiosità, la scimmia, ha spianato la strada ai nostri futuri piani. Ora sappiamo chi dovremmo affrontare per raggiungere il nostro scopo e conosciamo il loro potere. Sappiamo dove colpirli, sappiamo dove sono più deboli. Il cuore è la loro più grande forza ma anche la loro più grande debolezza. Quando attueremo il nostro piano saranno impotenti e inermi."
"Mio signore- fece il numero 5- "dopo la sconfitta di Xehanort ci serve un tredicesimo membro, qualcuno con le caratteristiche adatte, e solo Xehanort le possedeva, lui era il tredicesimo frammento di oscurità"
"Corretto, ma i vari piani del nostro ex membro nel suddividere il suo frammento in tredici pezzi hanno portato alla creazione di un altro detentore. Il ragazzo a cui l'heartless del traditore si è unito possiede il frammento che ci serve"
"Cosa? Come è possibile?" la rivelazione aveva posto in tutti tale quesito.
"Il traditore non ha mai abbandonato il corpo del ragazzo, o almeno il suo heartless. Nel profondo di quel cuore, che all'apparenza domina le tenebre, c'è il frammento che noi bramiamo. Sarà sufficiente risvegliarlo."
"Ma, mio signore, anche un altro ragazzo è stato posseduto da Xehanort e la sua oscurità è molto più grande"
"è vero figlio mio,ma la sua oscurità è legata al potere, molto simile al tuo frammento. Il ragazzo di quell'isola invece....è simile a Xehanort...lui è curioso...lui ha ottenuto il frammento del figlio perduto. Lui sarà il nostro nuovo membro, il mio nuovo figlio. Inoltre su quell'isola risiede anche una delle sette luci, una delle principesse. Prenderemo anche la ragazza e grazie a lei alimenteremo il frammento che risiede nel cuore del ragazzo."- si voltò verso il numero dieci, il detentore del frammento della paura- “va, figlio mio, prendi entrambi e torna vittorioso"
"E in quanto al terzo ragazzo?"
"Non mi risulta ci sia un terzo ragazzo..."
Nella penombra, prima che indossasse l'elmo sul volto del numero dieci, lo spettro, si poteva scorgere un sorrisetto compiaciuto.
"Si mio signore" e scomparve nell'ombra.
"Bene figli miei ritiratevi nelle vostre stanze, presto avrò nuovi ordini per voi"
"Sì" fecero in coro gli undici rimasti prima di scomparire uno ad uno.
Rimase solo il numero uno. Si alzò e prese in mano il x blade. Poi disse:"Credi davvero che il ragazzo abbia tale potere?"
"Certamente, basta solo la giusta leva"
"Mh, spero sia in grado di reggere sennò..." 
Il xblade tra le sue mani, con una piccola pressione, andò in mille frammenti.
********


Allievo e maestro avanzavano fianco a fianco. Attraversarono la prima rampa di scale e di fronte a loro si parò il primo livello della prigione sotterranea. Una grande stanza circolare con varie celle poste l'una di fianco all'altra. Le sbarre erano impregnate di una potente magia che impediva l'utilizzo di qualsiasi arma o incantesimo. L'arrivo dei due ospiti destò interesse nei carcerati. Un brusio si levò nella sala e non si placò nemmeno quando i due se ne erano andati.
Presa la seconda rampa l'allievo, prendendo a due mani tutto il suo coraggio, si decise a porre la fatidica domanda.
"Maestro Yen Sid, dobbiamo proprio incontrarlo? Crede che ci dirà quello per cui siamo venuti?"
Il vecchio mago si lisciò la barba come al suo solito, crucciò lo sguardo per un momento e infine iniziò a parlare.
"Caro Topolino, la scomparsa del Xblade dalla battaglia ha lasciato enormi quesiti sia a me che a te. Non è una questione che dobbiamo sottovalutare. Un nuovo pericolo incombe sui mondi. E solo Xehanort può garantirci delle risposte. Non sono sicuro che acconsentirà a parlare, non sono sicuro che potremo fidarci di lui, ma rimane la nostra unica fonte di conoscenza."
"Sì, maestro." Topolino era comunque perplesso. Xehanort avrebbe tentato di sviarli? Era un altro dei suoi piani? I suoi dubbi erano tanti e voleva delle risposte.
"Maestro Yen Sid mi...." una mano dello stregone si alzò come a zittirlo, il re si voltò e lo vide. Seduto in un angolo della sua cella. La solita posizione rilassata, lo sguardo enigmatico, il sorriso beffardo, Xehanort era di fronte a loro.
"Ma che sorpresa! Il mio caro amico Yen Sid e, quale onore, il re del castello Disney in persona" abbassò la testa in un gesto che era più di scherno che di riverenza.
"Xehanort!" disse a denti stretti il re. La rabbia ribolliva nel corpo del topo.
Yen Sid lanciò un occhiata a Topolino e cominciò a parlare con Xehanort.
"Xehanort, come tu sai il xblade è scomparso...e a quanto vedo non sembri affatto sorpreso. Quindi dimmi, Xehanort, cosa ne è stato di quell'arma? Chi vuole una nuova guerra dei keyblade?"
Xehanort sorrise beffardo poi iniziò a parlare.
"Un povero vecchio non può godersi i suoi ultimi giorni nella sua comoda residenza, scelta dai suoi più cari amici?"
Topolino si trattenne dal fare gesti inconsulti, sapeva bene cosa voleva dire l'occhiata del suo maestro, non voleva rischiare di compromettere tutto. Yen Sid replicò pacato.
"Xehanort, la residenza l'hai scelta tu, perseguendo un obbiettivo hai messo in gioco troppe vite, ci hai portato tu a questo. Ma ora puoi redimere le tue colpe...puoi vivere i tuoi ultimi anni nella tranquillità e magari in libertà..."
" Posso redimermi? Mh mi stai lusingando amico mio, sono quasi commosso. Ho messo in gioco le vite che era giusto mettere in gioco per la conoscenza. Il sapere richiede dei sacrifici amico mio. Entrambi abbiamo buttato i nostri anni migliori a studiare come la luce fosse caduta e poi tornata. Per anni abbiamo ucciso e combattuto in nome di essa. Lo facevamo senza se e senza ma. Senza sapere se gli uomini erano degni di possederla ancora. La mia era la Prova. Mi rammarico che voi stolti non siate riusciti a comprendere la grandezza dei miei progetti."
"Xehanort, i tuoi fallimenti non ti hanno insegnato nulla, dunque? Non hai visto come gli eroi che ti hanno sconfitto hanno lottato con tutte le loro forze per difendere quella luce che tu volevi di nuovo spegnere? Perché ti ostini nella tua cecità? Possibile che l'oscurità ti abbia intaccato così nel profondo amico mio!"
Topolino guardç il suo maestro commosso mentre pronunciava quelle parole. In fondo al cuore dello stregone era rimasto l'enorme affetto che provava per il suo vecchio amico. Ma Xehanort non sembrava affatto toccato.
" Voi due e i vostri soliti discorsi sentimentali. Mi date il voltastomaco! Comunque sia non voglio perdere tempo con voi e con le tue stupidaggini, ho molte cose da fare..."
"Quindi non intendi aiutarci?"
"E perché dovrei?"
Lo stregone si voltò e disse:
"Andiamo Topolino, quell'uomo non ha più nulla da dirci"
A grandi passi prese le scale e sparì dietro l'arcata. Topolino rimase lì, si voltò e andò verso l'odiato vecchio. Si avvicinò così tanto che se non fosse per le sbarre gli sarebbe saltato a dosso.
"Che c'è sua maestà? Vuole farmi l'onore della sua seccante presenza per un altro po' di tempo?"
Topolino represse tutta la sua rabbia e cominciò a parlare.
"Xehanort le tue azioni hanno fatto soffrire troppe persone e nessuno di loro lo ha dimenticato. Ma sotto le tue oscure macchinazioni hai permesso a dei ragazzi di stringere forti legami, di aprire i loro cuori, di renderli più forti. hai permesso a me di conoscere persone meravigliose. Mi rammarico che la tua sete di conoscenza ti abbia impedito di fare ciò che era giusto fare in passato. Ora qualcun altro vuole fare lo stesso, vuole compiere quello che tu hai lasciato in sospeso, oppure vuole altro! Ma te il grande Xehanort sei proprio sicuro che ti basta osservare gli eventi? Ti basta guardare come gli altri vincono dove te hai fallito? Sei caduto in basso Xehanort..."
Fece per andarsene quando una voce lo raggiunge.
"Mpfh...spendi delle belle parole in mio onore piccolo re. Sei più astuto di quello che immaginavo. E sì hai capito che l'orgoglio è il tasto debole di molti uomini. Peccato che non sia il mio...Ma sono disposto a darti qualche dritta, in fondo mi sento quasi lusingato eh eh..."
Si alzò e si avvicinò alle sbarre.
"Ascoltami bene: un'entità oscura vuole ottenere il potere, io ero parte di quel progetto prima che li tradissi, Kingdom Hearts è in pericolo. Il potere antico è forte ma non invincibile...i tuoi cari compagni sono nelle sue mire..."
"Cosa?" Topolino sgranò gli occhi incredulo "de-devo andare"
Corse via per raggiungere il suo maestro e rivelargli le nuove scoperte.
Xehanort tornò seduto, rise beffardo e pensò tra sé:
" Be quel topo ha proprio ragione, non permetterei mai a lui di riuscire dove io ho fallito! Mai!"
 
 

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Capitolo 2
*** Dolore e paura ***


Il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia, il vento che scuote le palme circostanti, il fragore della piccola cascata, tutto intorno a Sora era familiare. Ogni suono, ogni luogo sussurravano al ragazzo che quella era casa sua. L'isola non era cambiata affatto, niente era cambiato, solo lui si sentiva diverso. Già, non era più il piccolo bimbo che se la spassava con il suo amico in questo scorcio tropicale. No, ora era un maestro di keyblade! La battaglia con Xehanort aveva segnato Sora nel profondo, lo aveva fatto riflettere. La luce che tanto aveva dato per scontata, che lo faceva svegliare al mattino e che gli diceva quando era l'ora di tornare a casa, era stata messa in discussione da un uomo, forse il più terribile che si fosse trovato di fronte. Lui non poteva più restare lì a giocare, a ridere e a rilassarsi. Era giunto il momento di assumersi le proprie responsabilità da maestro. Aveva deciso, si girò verso Riku e con voce risoluta e disse:
"Accetto l'offerta della maestra Aqua, anche io, come te, voglio difendere ancora la luce."
L'amico annuì e gli mise una mano sulla spalla.
"Lo so che è stato difficile, ma credo che sia la decisione più giusta"
Entrambi si voltarono a mirare per l'ultima volta lo splendido paesaggio della loro isola.
"Spero che alla terra di partenza potremo ammirare lo stesso paesaggio..." disse Riku con aria assorta.
"Ehi ehi! ora fai il nostalgico?! Non eri te quello che diceva: voglio lasciare l’sola!"
Riku lo fissò per qualche secondo con aria perplessa, poi disse:
"Io non parlo così"
I due risero di gusto. Era da tanto che non lo facevano e forse non si ricordavano bene come era, ma entrambi notarono che la loro risata era diversa, c'era una punta di amarezza. La scomparsa del Xblade non presagiva nulla di buono e i due ragazzi lo sentivano in fondo al cuore.
"Andiamo, Kairi ci aspetta"
Sora annuì e si incamminò al fianco dell'amico. Quando stavano per giungere al molo di legno dove erano ormeggiate le loro barche, i due si bloccarono inquietati.
"L'hai avvertito Riku? è un'oscurità enorme!"
"Già, ne sento l'odore...è forte"
"Possibile che sia...."
"No! Non è Xehanort. Questo odore è diverso...puzza di...di..."
Non fece in tempo a terminare la frase che davanti a loro si aprì un portale oscuro.
****************
"Prenditi cura di te, Kairi" la ragazza era in preda ai singhiozzi. "Mi...mi..."
Corse incontro a Kairi e l'abbracciò forte. 
"Mi mancherai"
Le lacrime scendevano su entrambi i visi.
"Anche tu Selphie! Salutami anche Tidus e Wakka"
"Certo"
Le due ragazze si lasciarono e sorrisero.
"Tornerai a trovarmi, vero?"
"Certo, puoi contarci"
Kairi non era del tutto sincera, sapeva che i problemi sorti dopo la sconfitta di Xehanort l'avrebbero tenuta lontana dall'isola per parecchio tempo, ma non voleva far preoccupare la sua amica.
"Be, io devo andare. Devo raggiungere Sora e Riku"
"Certo, stammi bene"
"Anch...."
Una sensazione attraversò la giovane maestra keyblade. Cos'era? Cos'era questo brivido che le correva lungo la schiena? Si voltò d'istinto. Niente, non c'era nessuno dietro di lei, eppure le era sembrato che ci fosse qualcuno. Si voltò di nuovo e Selphie era a terra, gli occhi sgranati, le mani alzate per proteggersi il volto.
" Che hai Selphie? Che ti prende?"
L'amica non reagiva, era immobile, sembrava impaurita da qualcosa.
"Selphie! Selphie!"
"è inutile. La paura ormai l'ha resa un pupazzo..."
Kairi si girò di scatto. Uno strano personaggio si parava di fronte a lei. Il volto era celato dall'elmo della sua armatura.
"Chi...chi sei?" disse con un filo di voce la ragazza.
"Non ti è dato saperlo principessa"
La ragazza impugnò il suo keyblade e lo puntò verso l'uomo. Il volto sconvolto, il fiato spezzato. Come faceva a sapere che era una delle 7 principesse? Chi era costui?
"Dimmi chi sei e cosa sai! Sei tu che hai preso il Xblade? Come fai a sapere delle 7 principesse? Sei un servo di Xehanort? Parla o sarò costretta ad usare la forza!"
"Quanto coraggio principessa....ho quasi paura. Sai la paura è un sentimento strano. Ti pervade da dentro e tu non puoi farci nulla. Provi a combatterla, ma piano piano prendi consapevolezza che essa è più forte. Sei costretto ad arrenderti e ti accorgi di essere un burattino nelle mani degli altri."
"Cosa stai dicmmmmhpf"
Qualcosa le aveva fatto morire la parola in gola. Abbassò lo sguardo e vide una mano premergli la bocca e un'altra cingergli la vita. Si voltò e si ritrovò a fissare gli occhi spenti della sua amica. Cosa le aveva fatto? Si girò di nuovo verso l'uomo. Lo strano personaggio aveva portato un dito all'altezza di quella che doveva essere la bocca. Si avvicinò e colpì Kairi alla pancia. La ragazza sgranò gli occhi, sentiva che il keyblade le scivolava dalle mani e le palpebre le si chiudevano, diede un ultimo sguardo all'uomo, sentì il tonfo del suo keyblade e poi il buio.
***********
Dal portale uscì un personaggio in armatura. Era diversa dalle armature che i due ragazzi avevano visto finora. Aveva gambali e bracciali sinuosi, arrotondati. Il colore era pacato, quasi spettrale. L'elmo non presentava spuntoni, anzi era liscio, quasi tondo, e il colore era in tema con il resto. Solo la visiera era di un nero lucido che non permetteva di vedere gli occhi dell'uomo. Avanzò, lasciando che il portale si richiudesse alle sue spalle. I due ragazzi lo squadrarono perplessi.
"è lui..." fece Riku.
Sora annuì. Il ragazzo notò che l'uomo teneva qualcuno sotto braccio. Poi la riconobbe.
"Kairi! Cosa le hai fatto?"
I due evocarono il loro keyblade e in coro dissero:
"Lasciala andare o la pagherai!"
L'uomo non diede cenno di reazione e continuava a fissarli.
Sora partì all'attacco. Con due balzi era davanti al tizio e, senza pensarci, sferrò un fendente al braccio libero dell'avversario. Gli ci vollero due secondi per realizzare che il rapitore era scomparso.
"Sora attento! è dietro di te!"
Non fece in tempo a voltarsi che fu colpito e cadde a terra privo di conoscenza.
"Sora!"
Riku si avventò sull'uomo mantenendo una certa freddezza. Saltò per colpirlo con un fendente volante. Fu un attimo, pochi secondi, il ragazzo non riusciva a capire come, ma era a terra. Il fiato corto. Cos'era successo? Aveva parato il colpo? Si era spostato?
No, aveva parato il colpo e l'aveva scaraventato via, ma con cosa?
In quel momento lo vide, quell'uomo aveva un keyblade.
"Dove l'hai preso?"
"Non sono affari che ti riguardano, fratello"
"Che? Che cosa stai dicendo?"
"Ora vieni con me"
L'uomo colpì Riku allo stomaco con un calcio. Il ragazzo si riversò a terra.
"So...Sora..."
Le tenebre avvolsero il giovane.
********

Riku dischiuse gli occhi. A primo impatto non riuscì a vedere nulla, l'oscurità era troppo fitta. Dov'era finito? Sicuramente l'uomo con il keyblade l'aveva portato qui, ma perchè? E Kairi? Anche lei era finita lì? E Sora? Aveva preso anche lui? Doveva trovarli! Tentò di alzarsi in piedi ma ricadde immediatamente a terra. Il colpo inflittogli dal tizio l'aveva scombussolato. Questa volta non si sforzò troppo e si mise a gattoni. Cercò una parete verticale a tastoni. La trovò poco distante da lui, strisciò verso di lei e ci si appoggiò a fatica. 
"Sora! Kairi! Siete qui? Rispondete!"
Niente, silenzio assoluto, solo la sua voce echeggiava che rimbalzava sulle pareti. Riprovò altre due tre volte poi si arrese. Era evidente che non erano lì, ma allora dove li avevano portati? E soprattutto erano vivi? Un brivido attraversò la schiena del ragazzo al pensiero della peggiore delle ipotesi. No, Sora e Kairi sono troppo forti per farsi uccidere facilmente, insieme avevano affrontato Xehanort! Ma non si sentiva rassicurato, tutt'altro continuava a preoccuparsi per la sorte dei suoi amici.
Nel frattempo i suoi occhi si erano abituati al buio e riuscì a scorgere, seppur a grandi linee, dove si trovava. Era una stanza. Si vedeva una scrivania e quello che doveva essere un letto. L'idea di stendersi lo attirava ma preferì rimanere seduto a terra. 
Passarono minuti, o forse erano ore, dal primo al secondo tentativo di mettersi in piedi. Questa volta ce la fece. Si alzò e cercò immediatamente la porta. Trovò la maniglia e la spinse verso il basso, ma era ovviamente bloccata. Evocò allora il keyblade e tentò di aprirla. ma sorprendentemente fallì. Rimase scosso dal fallimento, che cosa aveva quella serratura? Perchè non si apriva? Riprovò due, tre, quattro volte e la cosa andò più o meno come la prima. Riku si arrese alla prigionia e tornò seduto dov'era,o forse era un altro punto? Quell'oscurità lo mandava al manicomio!
Trascorsero momenti interminabili, il ragazzo era sempre più in preda all'angoscia sul destino di Sora e Kairi, quando udì dei passi. Si alzò di scatto e si nascose in un angolo dietro la porta. Era pronto a colpire qualsiasi carceriere si fosse presentato all'uscio.
La porta si aprì e Riku senza pensarci due volte fece calare la Via per L'alba sul malcapitato. Sentì che il keyblade aveva cozzato contro qualcosa. Guardò meglio e vide un braccio che bloccava il suo keyblade.
L'uomo non diede cenno di aver accusato il colpo, si girò verso di lui e disse:
"Seguimi"
*************
Kairi aprì gli occhi. Una flebile luce illuminava la stanza e le permise di scorgere dei troni posti a semicerchio. Dalla loro disposizione dedusse che ce n'è erano altri alle sue spalle. Dunque non era in una prigione, ma in una specie di sala per le riunioni di una qualche setta. Notò che era in ginocchio. Provò quindi a muovere le mani e i piedi, che le diedero la conferma che era stata legata. Tentò di strattonare i legacci, ma capì  che era inutile. Qualcosa le impediva anche di parlare. Era prigioniera dunque, ma perchè era lì? Che cosa volevano farle? Strattonò ancora ma nessun successo. Al terzo strattone una voce pacata e calda raggiunse le orecchie della ragazza.
"è inutile tentare di liberarsi, principessa. Quei legacci sono frutto del mio potere e solo io posso scioglierli."
Da dove veniva quella voce? Kairi alzò lo sguardo per guardarsi attorno ma non vide nessuno sui troni. Poi notò che c'era un punto oscuro davanti a lei. Un intervallo troppo grande tra due troni. La voce proveniva da lì.
Il misterioso personaggio sembrò capire ciò che la ragazza avrebbe voluto chiedergli, perché rispose ad ogni presunta domanda che le balenava nella mente.
"Io sono Dark Heart, mia giovane principessa. Non ti è dato sapere perché ti trovi qui, sappi solo che sei utile ai nostri progetti. Sei nel regno dell'oscurità e la luce che illumina il centro della sala è la luce di Kingdom Hearts. La luce del vero Kingdom Hearts."
"Mmh?" 
Il mugugno di Kairi trapelò tutto il suo stupore. Era nel regno dell'oscurità,era davanti a questo Dark Heart, ma sopra ogni cosa era illuminata da Kingdom Hearts. All'uomo nell'oscurità, comunque, non parve importare la reazione della ragazza e proseguì:
" Tra poco saranno qui i miei tredici figli. Principessa, se ti comporterai secondo i nostri progetti, il tuo caro amico Riku non farà una brutta fine come l'altro"
Kairi era sconvolta! Non solo Riku era prigioniero ma Sora era...era...era morto!
Il suo urlo disperato era forte anche con il bavaglio. Le lacrime sgorgavano senza fermarsi. Sora! Sora! Continuava a mugugnare il suo nome. Strattonò ancora più forte. Voleva liberarsi, voleva uccidere quell'uomo, voleva vendicare Sora.
" Sei sconvolta? Mi dispiace. Era più di un amico giusto? Una vita così giovane, una persona così piena di luce, un ragazzo così...inutile! La sua fine è più che meritata. Nessuno poteva farci nulla, nessuno poteva toglierlo dal suo destino."
Kairi non poteva più sopportare le parole di quell'uomo. Non gli bastava aver ucciso Sora, ma osava anche infangare la sua memoria. Stava scoppiando, impiegò tutta la sua forza per liberarsi, ma nulla. Alla fine fu sopraffatta dal dolore e si chiuse in se stessa poggiando la testa a terra. 
Intanto nella sala si adunavano delle persone in armatura, Kairi però non sentiva più nulla, sentiva solo la voce di Sora nelle orecchie, vedeva solo il suo sorriso negli occhi.
*********
Riku fu condotto attraverso un corridoio buio dal misterioso uomo. Il tizio non dava cenno di conversazione e il ragazzo si concentrò su dove mettere i piedi. Arrivarono ad una rampa di scale, le percorsero in un periodo che sembrava interminabile. Scendevano rapidamente, era una scala a chiocciola. Riku dedusse che si trovavano in una torre. Giunti alla fine varcarono un secondo corridoio e poi un enorme portone. Si ritrovò in una sala circolare con tredici troni, tutti recanti un simbolo. Il mezzo era illuminato da una luce flebile. Guardò il centro della sala, c'era una persona rannicchiata, legata mani e piedi. Scrutò meglio: era Kairi! Si precipitò verso di lei! La chiamò.
"Kairi! Kairi!"
Un keyblade lo bloccò e l'uomo che lo accompagnava disse:
"Siediti al tuo posto o uccideremo la ragazza".
Il giovane strinse i pugni, sapeva che c'erano tredici guerrieri riuniti in quella sala e tutti al livello, se non superiore, dell'uomo che li aveva catturati. Digrignò i denti e si sedette sull'unico trono rimasto vuoto, quello recante una scimmia sulla sommità.
Una voce dall'oscurità cominciò a parlare. La voce veniva da un punto oscuro della sala ed era quasi surreale. 
"Benvenuti figli miei e benvenuto Riku."
Riku fu sorpreso. Come conosceva il suo nome? Chi era quell'uomo? Chi erano questi tizi? Sentiva nell'aria un'oscurità tremenda, ma non era omogenea. Tutti avevano un odore diverso, un'oscurità differente. Poi si rivolse all'uomo nell'ombra. Niente, non sentiva nessuna oscurità. Come era possibile? Non avvertiva oscurità, avvertiva....avvertiva....
"No! Impossibile! Come puoi emanare un odore del genere?"
"Calmati figlio mio"-fece la voce-" tu sei l'ultimo frammento di oscurità,il tredicesimo frammento. Tu rimpiazzerai il traditore Xehanort."
"Cosa? Cosa sarei io? Cosa dovrei fare? Chi sei tu? Io non sono tuo figlio! Libera Kairi! Dove avete portato Sora?"
"Calmati figlio mio. Tutti i frammenti che vedi qui sono figli miei. Tu sei l'erede del frammento della curiosità..."
"Cosa? Come?"
"Basta interruzioni. Giovane sfacciato!"
Un potere assurdo si levò da uno dei troni. Riku si sentiva surclassato, si sentiva dominato da un potere enorme. Tacque, il suo stesso corpo glie lo imponeva.
"Calmati, il ragazzo ha tutto il diritto di conoscere. La conoscenza è fondamentale per gli esseri umani"
Dal punto da cui proveniva la seconda voce arrivava un'aura di sapere. Una conoscenza enorme si propagava da quel tizio. Si propagava e si imponeva con forza. Era come se il suo sapere dovesse raggiungere ogni singola cosa.
L'uomo che lo aveva chiamato figlio ricominciò a parlare con lo stesso tono di prima.
"Lascia che ti spieghi. Xehanort era uno dei miei figli, ma surclassato dalla sua brama di curiosità ci tradì. Purtroppo lui era il possessore del frammento della curiosità, indispensabile per i nostri piani. Fortunatamente per placare la sua sete, usò te come contenitore per il suo heartless. Così facendo ti lasciò una parte del frammento, che è cresciuto in te. fino a svilupparsi del tutto. Evidentemente tu sei molto affine a Xehanort."
Riku digrignò i denti, non gli piaceva essere paragonato a quel vecchio, ma non osò controbattere, era intimorito da quell'oscurità così dominante che lo aveva redarguito prima. Nel frattempo il suo sguardo era caduto su Kairi, che ancora non si era mossa. Stava bene?
Intanto la voce continuò:
" Ora quel frammento è maturo, bisognerà solo risvegliarlo. Così finalmente sarai parte della nostra grande famiglia."
"No,mai! Non acconsentirò mai a cedere all'oscurità per i tuoi piani"
"Immaginavo che avresti detto così. Non sono così stolto. Qui veniamo al motivo per cui la principessa è qui. Se tu rifiuterai di collaborare la ragazza morirà come è già successo all'altro tuo amico."
Riku rimase di pietra. Sora era morto? Avevano ucciso Sora? No, non è possibile.
"Stai mentendo!"
L'uomo che lo aveva catturato parlò.
" Ho colpito il tuo amico con il mio keyblade. L'ho intrappolato nelle sue paure. Piano piano la paura lo divorerà dall'interno fino a distruggere il suo fragile cuore. A quest'ora le sue agonie si saranno spente nell'abbraccio della morte."
"No!"
In preda alla rabbia, Riku scattò in piedi e con un balzo attaccò il suo rapitore. L'uomo lo afferrò per la gola, bloccando con l'altra mano il keyblade. Avvicinò, quindi, la sua bocca all'orecchio di Riku e disse
"Prova a rifarlo e la ragazza farà la sua stessa fine"
Riku fu scaraventato a terra vicino a Kairi. Si voltò e la vide in preda al dolore. Dunque l'aveva già saputo, piangeva da tutto quel tempo. Riku non riusciva a trattenere le lacrime. Strisciò verso Kairi e le appoggio una mano sulla schiena, mentre con l'altra si copriva il volto. Sangue, saliva e lacrime si mischiarono insieme. Gli uomini che li circondavano non davano cenno di alcuna reazione. L'uomo nell'oscurità disse:
"D'ora in poi,figlio mio, chiamami Dark Heart. Da domani comincerà il tuo addestramento. Se vuoi che la tua amica sopravviva dovrai obbedire ai tuoi fratelli."- poi si rivolse al numero sei e al dieci-"figli miei portate il ragazzo nella sua stanza e la principessa nelle segrete".
Uno afferrò Kairi.
"No! Lasciatela!" 
Urlò Riku. Un calcio allo stomaco gli spezzò il fiato e le lacrime. Le forze gli vennero di nuovo meno. Chiuse pian piano gli occhi ancora intrisi di lacrime. Il buio lo avvolse completamente di nuovo.
*******
Mere ombre si contorcevano nell'oscurità. Piccoli occhi gialli sciamavano in gruppi uniformi guidati unicamente dal loro irrefrenabile desiderio di ottenere cuori. Sora non riusciva a contarli, erano troppi, come avrebbero potuto sconfiggerli tutti? Gli heartless che dovette affrontare ai confini del mondo erano pochi rispetto a tale numero. Persino gli shadow che si erano formati dal danneggiamento del Kingdom Hearts di Xemnas impallidivano di fronte ad una quantità così elevata. L'aiuto dei suoi amici basterà a fermarli? Si girò verso i suoi compagni di viaggio, li guardò uno ad uno e con grande gioia vide la determinazione nei loro occhi. Sì, erano solo 12 contro un centinaio di milioni, ma Sora sentiva che ce la potevano fare, si fidava dei suoi compagni. 
"Andiamo!" disse il ragazzo, fiducioso della determinazione ritrovata e del suo potere: i suoi amici!
Terrà scattò in avanti, conficcò il geoflagello a terra e gridò
"Terremoto"
Colonne di rocce spuntarono dal terreno abbattendo heartless su heartless. A quel punto un aura marrone circondò il giovane
"Iter Fatale"
La forza che scaturiva in quella forma era imponente. Terra si lanciò verso i ranghi serrati degli shadow e ne spezzò la guardia. Quando sembrava che gli heartless lo stessero per circondare ecco che in cielo si levò un globo di fiamme. Il piccolo sole cominciò a sparare tanti piccoli firaga che colpirono gli avversari come una pioggia battente.
"Aqua sei grande" -disse Ven- "Ma io non sono da meno!"
Il ragazzo passò in accelerando e cominciò a mietere vittime alla velocità della luce, Sora faceva fatica a seguire i suoi movimenti veloci e precisi allo stesso tempo.
"Ehi! Ehi! chi pensate di lasciare indietro?"
Riconosceva quella voce, era Lea. Insieme a Roxas e Xion formavano un trio formidabile. Mentre Roxas e Xion colpivano gli heartless con una pioggia di raggi di luce, Lea attaccava con le sue potenti tecniche infuocate. Sora si stava esaltando. I suoi amici mostravano una determinazione e una forza invidiabile. Anche il re, Pippo e Paperino scesero in campo. Topolino si destreggiava con il suo cercastelle decimando le truppe avversarie, Pippo. Intanto, faceva roteare il suo scudo in ogni direzione per dividere gli heartless in piccoli gruppi che Paperino finiva con i suoi potenti thundaga. Si impegnavano tutti, ma ora toccava a loro. Sora disse:
"Kairi, Riku andiamo!"
"Sì" risposero in coro i due.
In breve tempo la massa di heartless era stata quasi annientata. Sora sentiva la vittoria vicina. All'improvviso tutto scomparve e rimasero solo loro dodici raggruppati in cerchio, schiena contro schiena. Cosa stava succedendo? Dove erano gli shadow?
Dalle tenebre si sentivano dei passi. Sora irrigidì i muscoli. Sentiva un enorme forza avvicinarsi a lui, chi era?
Un uomo in armatura si fece avanti. Alzò il suo keybade spettrale e lo puntò verso Sora.
"Vi ucciderò tutti" sussurrò.
Terra e Ven partirono immediatamente all'attacco mentre Aqua lanciava un potente blizzaga dalle retrovie. L'uomo parò gli attacchi dei due maestri e saltò per evitare la magia.
"Te la restituisco..."
Dal suo keyblade uscì una strana magia. Sora ci mise qualche secondo a capire che era un enorme fantasma di ghiaccio. Aqua tentò di schivarlo, ma lo subì in pieno. 
"No,Aqua!" urlarono Terra e Ven.
Non fecero in tempo a realizzare che la loro amica era morta, che il tizio in armatura affondò il keyblade nello stomaco di Terra. Il ragazzo si accasciò privo di forze. Ven sconvolto evocò un enorme tornado che si abbatté sullo strano personaggio, senza, però, procurargli alcun danno. L'uomo colpì con il suo keyblade la testa di Ven, uccidendolo sul colpo.
"No,basta smettila!" urlò il re, che partì alla carica. 
"Aspetti vostra maestà!" gridarono in coro Pippo e Paperino, mentre lo rincorrevano. 
L'uomo era un fulmine, sconfisse Paperino e Pippo con il suo fantasma, questa volta di pure fiamme, e poi colpì al petto Topolino.
Erano morti anche loro? Sora non ebbe il tempo di realizzarlo, perché nel frattempo l'uomo si era materializzato davanti a lui. Il ragazzo lo guardò impaurito, le mani strette attorno al keyblade tremavano. Cos'era quella sensazione?
"Questa è la paura!" disse il tizio in armatura.
"Riku! Kairi!" 
Nessuna risposta.
"Roxas, Xion, Lea, Topolino, Paperino, Pippo, Ven, Terra, Aqua!"
Neanche da loro ricevette risposta. 
"Sono tutti morti! Li ho uccisi tutti! Il tuo potere è la tua più grande debolezza! Hai paura? Sì, hai paura! Lo sento....lo avverto nel tuo cuore. Puoi andare con loro se lo vuoi....io posso farlo, posso ricongiurgervi.....dammi il tuo cuore! Cedi alla paura!"
Sora era bloccato. Impietrito dalla paura non riusciva a muovere un muscolo. 
L'uomo poggiò la sua mano sul cuore di Sora.
"è mio!"
Il ragazzo se lo sentì risucchiare via.
"Sora! Sora! Sora! Non mollare"
Paperino? Quella era la voce di Paperino?!
"Sora devi resistere!"
Pippo?!
"Sora, tu puoi farcela, lo so che puoi!" 
Re Toplino!
"Avanti Sora! Reagisci!"
E questa voce? Aspetta, ma era la voce di Aqua!
Sora si sentì di nuovo in forze. Afferrò la mano del tizio e la tolse via dal suo cuore.
"I miei amici sono la mia forza!"
Gli sferrò un fendente con il keyblade e l'uomo sparì, così come era apparso, all'improvviso.
"Ce l'ho fatta ragazzi, l'ho sconfitto!"
Lacrime sgorgavano sul volto di Sora.
"Non siete morti invano!"
"Chi sarebbe morto?! Eh?! Svegliati brutto pigrone!!!" 
La voce di Paperino?! Da dove veniva? 
"Paperino! Dove sei?"
Sora avvertì una forte fitta alla testa!
*********
"Paperino! Smettila di colpire Sora!"
"Sta zitta Aqua! Ci da per morti, non glie la posso far passare liscia!"
"Ho detto smettila!"
La faccia di Aqua divenne improvvisamente scura. Paperino sentì le penne drizzarsi sulla schiena.
"Ok!"
"Gaush Paperino! Sai che non devi far arrabbiare Aqua! Yuk!
"Pfuii, sta zitto tu!"
"Fate silenzio, si sta svegliando!"
Sora aprì lentamente gli occhi. La prima cosa che vide fu la faccia di una giovane donna dai capelli azzurri.
"A-Aqua?!"-disse con un filo di voce- "Che cosa è successo?"
"Cosa è successo?! Cosa è successo?! Ci hai fatto preoccupare a morte!"
Sora fu aggredito da un Papero furioso e con le lacrime agli occhi. Poi venne investito anche da un grosso cane.
"Pippo! Paperino!"
Aqua si alzò e corse alla porta.
"Maestro Yen Sid, Topolino! Sora è sveglio!"
Maestro Yen Sid?! Topolino?!
"Dove sono?"
Disse Sora divincolandosi dall'abbraccio dei suoi amici.
"Sei nella mia torre" disse il vecchio mago appena giunto sull'uscio.
"Cosa? Come sono finito qui?E Riku? E Kairi? E quell'uomo in armatura?!"
I suoi amici si guardarono afflitti. Il re si fece avanti.
"Sora, vedi, quando ti abbiamo recuperato.....bhe come dire? C'eri soltanto tu in fin di vita sulla spiaggia....e una giovane ragazza sulla spiaggia di fronte all'isola....ma per lei non c'erano più speranze...."
"C-c-cosa?! No! NO! No! Non è vero! Se li è portati via! Di nuovo! Li hanno portati via di nuovo! Ma perché? perché?!"
Sora era sconvolto, le lacrime non si fermavano, non riusciva a darsi pace.
"Sora, mi dispiace....non siamo arrivati in tempo...."
"Non sono in grado di proteggerli! I miei amici! Li hanno portati via e io non ho fatto nulla! WAAAAAAAAH"
"Sora...calmati....non sappiamo cosa gli sia successo...ma sono sicuro che sono vivi!"
Le parole del re non diedero il minimo conforto a Sora.
"è tutta colpa mia....sono troppo debole...."
"Oh, piantala di auto commiserarti!"
Un ceffone arrivò sul volto di Sora. Il ragazzo si girò e vide il volto di Aqua paonazzo. Un misto tra lacrime e rabbia.
"Guarda! Nessuno di noi è riuscito a proteggerli! Tutti stiamo soffrendo! Ma non per questo non c'è più speranza! Possiamo ancora salvarli! Insieme! Insieme salveremo Riku e Kairi e insieme sconfiggeremo questa nuova minaccia! Sei con noi, Sora?"
Sora guardò i volti dei suoi amici. Erano gonfi di lacrime, ma anche pieni di determinazione. Volevano salvare i suoi amici, volevano salvare i loro amici!
Con un gesto Sora si asciugò le lacrime, si alzò in piedi, si diede due pacche sulle guance e disse:
"Hai ragione Aqua! Insieme salveremo i nostri amici! Insieme possiamo fare tutto! Insieme siamo forti! Scusate se mi sono lasciato prendere dalla disperazione....avevo dimenticato che ci siete voi a darmi la forza! Ma ora non succederà più! Sì, sono con voi!"
Il suo sorriso fu condiviso da tutti nella stanza.
"Bene! Dopo questa scarica di energia devi rimetterti in sesto Sora! Hai dormito per una settimana. Hai bisogno di recuperare le energie. Nel frattempo elaboreremo un piano di azione."
Aveva ragione il maestro Yen Sid, doveva recuperare le forze.
"Riku! Kairi! Sto venendo a salvarvi!"
**********
Kairi fu portata in una stanza circolare, simile a quella precedente, solo più piccola e con solo sette troni. I suoi legacci alle mani e ai piedi furono rilasciati quando fu messa su uno dei troni. Il bavaglio non le venne tolto. Una volta seduta altri legacci le bloccarono mani e piedi.
" Questa è la tua nuova casa, principessa. Presto avrai compagnia, non temere..."disse il suo carceriere prima di lasciarla sola nell'oscurità della stanza. Kairi non aveva fatto molto caso alle conversazioni all'interno della sala di prima. Aveva soltanto avvertito la voce di Riku. Anche lui era stato fatto prigioniero. Volevano qualcosa da Riku...e lei era il mezzo per ottenerlo. Non solo Sora era morto ma ora volevano usare Riku....o forse anche lei? Tredici troni di oscurità, 7 troni di.....
La ragazza sgranò gli occhi. Il XBlade!
Volevano ricreare il Xblade? Quindi non c'era solo Xehanort...se solo Sora fosse ancora...
In quel momento sentì un calore nel cuore. Lo sentiva, sì, era proprio lui. Sora era ancora vivo! Sora era vivo! Lacrime di gioia sgorgavano dagli occhi della ragazza. 
Sbrigati Sora, salvaci! Salva Riku!

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Capitolo 3
*** L'inizio del viaggio ***


Tutti erano radunati davanti a Yen Sid. Come al suo solito il mago sedeva sulla sua stramba sedia, le dita intrecciate all'altezza del petto. Iniziò a parlare
"Da quello che io e Topolino abbiamo appreso da Xehanort, le forze in campo sono molto antiche. Dall'alto del mio sapere non so quali siano i nemici che dovremmo affrontare e quale potere possiedono. Il rapimento di Riku e Kairi e la sconfitta di Sora ci fanno capire che sono avversari temibili. Inoltre possiedono il Xblade...questo è un dettaglio che non possiamo trascurare nelle nostre future mosse. Dobbiamo muoverci con molta cautela. Divideremo per ora le forze in due gruppi. Sora! Paperino! Pippo voi dovete cercare gli altri possessori di keyblade!"
"Sì, signore" risposero in coro i tre amici.
"Aqua e Topolino a voi affido l'incarico di scoprire di più su questa nuova minaccia. Abbiamo bisogno di tutte le informazioni possibili."
"Sì, maestro Yen Sid" fu la risposta.
"Ora andate giovani maestri! Il vostro nuovo viaggio per la salvezza dell'universo vi aspetta. Contiamo su di voi!"
Yen Sid sorrise prima di scomparire nel nulla.
"Ragazzi fate attenzione gli uomini in armatura potrebbero essere nei mondi che visiterete! Non affrontateli da soli e se non vedete altra alternativa fuggite!" 
L'ammonimento del re faceva male a Sora. Aveva ragione, da solo la prossima volta poteva seriamente morire. Strinse i pugni.
"Sì vostra maestà staremo attenti. Anche voi fate attenzione!"
Topolino annuì
"Ora andate! La gummiship è qui fuori! Trovate Terra, Ven e tutti gli altri. Ci ritroveremo qui per studiare un nuovo piano di azione"
"Sì vostra maestà" poi corsero verso la gummiship. La nuova avventura stava per cominciare. Kairi! Riku! Stiamo arrivando.
"Pensi che se la caveranno da soli?"
"Lo spero con tutto il cuore. Sono forti e hanno affrontato mille difficoltà, ma...."
Aqua annuì
"Questi avversari sono veramente forti...." -la ragazza fece una pausa e poi riprese-"da dove iniziamo le nostre ricerche?"
"Hanno preso sia Kairi che Riku. Vorranno qualcosa da entrambi o solo da uno di loro? Questo non possiamo saperlo ma possiamo comunque indagare sulle altre principesse"
"Vogliono radunare le principesse? Vogliono una nuova guerra dei keyblade?"
"Non lo so, è un presentimento. Non possiamo certo trascurare questo dettaglio!"
"Ovviamente. Credo allora sia meglio separarci. Visiteremo tre mondi a testa. Io andrò nei mondi di Aurora, Biancaneve e Cenerentola. Li ho già visitati e so come muovermi."
"Allora io andrò nei restanti tre. Mi raccomando Aqua stai attenta anche tu!"
La ragazza sorrise e annuì.
I due si avviarono verso l'uscita della torre. Una volta fuori Aqua disse:
"A presto Topolino" lanciò in aria il suo keyblade, che si trasformò nel solito mezzo di trasporto. Ci saltò sopra e sparì nelle vie interdimensionali.
Topolino prese il suo vecchio frammento di stella. Quanto tempo era passato dall'ultima volta? Ormai era in grado di usarlo alla perfezione, ma fu grazie a quel frammento e alla sua inesperienza che conobbe Aqua e Ven. Lo levò al cielo. Il frammento cominciò a brillare e Topolino svanì in un bagliore di luce.
**********
Non riusciva a capire quanto tempo fosse passato da quando l'avevano portata lì. Aveva tentato molte volte di liberarsi ma l'esito era sempre negativo. Nessuno era mai venuto a portarle cibo o acqua, non che lei ne avesse bisogno. Stranamente in quel luogo, nel regno dell'oscurità, non si sentiva ne la fame ne la sete. Neanche il tempo sembrava scorrere. La sua prigionia poteva essere durata qualche secondo o addirittura anni. Chissà come stava Riku? Non l'aveva più visto ed era molto preoccupata. Il suo cuore si era alleggerito dopo aver avvertito Sora, ma chissà se anche Riku l'aveva sentito? Per quello che ne sapeva avrebbero potuto dire che avevano ucciso anche lei. Tentò ancora di sciogliere i legacci ma invano.
Era impegnata in un altro tentativo quando sentì una porta aprirsi. Erano venuti a prenderla? Era Riku? Sora?
Un uomo in armatura le passò davanti, una ragazza sulle spalle. La riconosceva era Jasmine! Avevano cominciato a recuperare le principesse quindi. La ragazza fu posizionata come Kairi su un trono e dei legacci neri le bloccarono mani e piedi, uno le coprì la bocca. Perchè ci impedivano di parlare? Cosa potevamo fare?
"Mmmmmh! Mmmh"
Kairi tentò di attirare l'attenzione del tizio. Lui non parve farci caso e fece per andarsene. Le mugugnò più forte. Alzò ancora il volume per quanto le veniva consentito. Al terzo tentativo ottenne il risultato sperato! 
L'uomo tornò verso di lei, la guardò e disse
"Cos'hai tanto da mugugnare principessa! Il servizio non ti aggrada uhuhuhu"
Era molto vicino e poteva notarlo, non era un uomo ma bensì una donna.
Kairi la sfidò con lo sguardo, doveva prenderla sull'orgoglio per poterle parlare.
"Mi stai sfidando? Non mi piace quella faccia...mi da sui nervi."
La principessa tentò di farle capire che doveva parlarle.
"Cosa c'è? Vuoi parlare? Ahah e perchè dovresti? Le tue opinioni non ci interessano."
Le mise una mano sulla testa e le scompigliò i capelli poi se ne andò. 
Era insopportabile, se avesse avuto la possibilità di muoversi le avrebbe potuto togliere quell'aria di superiorità. Tentò ancora una volta di strattonare ma niente.
Le sue teorie comunque erano fondate, lei non era un ostaggio, ma un mezzo fondamentale. 
Volevano liberare Kingdom Hearts? In fondo avevano già il Xblade. Erano stati sicuramente loro a prenderlo durante la battaglia. Ma allora a che gli serviva raccogliere le tredici oscurità? A cosa gli serviva Riku? La cosa era strana. La prossima volta doveva ad ogni costo parlare con uno dei suoi carcerieri.
******
Era passato tanto tempo dall'ultima volta che loro tre avevano viaggiato sulla vecchia cara gummiship. Una nuova avventura li aspettava, Sora era impaziente. Continuava a pensare a Riku e Kairi. Doveva salvarli ad ogni costo. Prima però doveva completare la sua missione: recuperare Terra, Ven, Roxas, Xion e Lea. Da quello che sapevano Terra era partito per allenarsi. Il ragazzo era rimasto profondamente turbato dalla faccenda di Xehanort e non voleva ripetere lo stesso errore. Anche Ven aveva detto che doveva allenarsi e soprattutto far pace con se stesso. Per quello che riguarda Roxas, Xion e Lea, sapeva che erano partiti per un viaggio dopo aver passato un giorno intero con lui, Riku e Kairi alla spiaggia. Dicevano che se lo erano promessi molti anni fa, ma Sora aveva rovinato tutto.
Che aveva fatto di male? Mah! Persone strane....
"Allooooora da dove cominciamo?" fece Sora.
"Che ne dici di Radiant Garden? In fondo Lea è di lì!" rispose Paperino.
"Mh,hai ragione e poi voglio andare a trovare Tron, Leon e tutti gli altri!"
"Gaush! Chissà come se la stanno cavando?! Non li vediamo dalla festa del restauro della fortezza"
"Che stiamo aspettando allora? Andiamo!"
Accesero i motori della gummiship e partirono verso la nuova destinazione.
 ***********
Il viaggio in gummiship andò bene. Le grandi masse di heartless erano scomparse con la definitiva sconfitta di Xehanort, oramai giravano quasi solo heartless purosangue. 
"Finalmente in vista! Ecco Radiant Garden!" disse Sora.
"Non vedo l'ora di sbarcare per rivedere tutti" gli fece eco Paperino.
Scesero come al solito nella zona del mercato.
La zona era completamente rinnovata. Ora c'erano fiori e canali d'acqua da ogni parte. Non c'erano più le sgangherate bancarelle di legno di Qui, Quo e Qua ma un grande negozio. Sull'insegna si leggeva a grandi caratteri: "Emporio dei fratelli Qui,Quo e Qua". Sora entrò a dare un'occhiata. 
"Ciao Sora! Pippo! Zio Paperino! è un piacere rivedervi!" disse un indaffaratissimo Qui. Il nipote di Paperino era impegnato a riordinare i vari scaffali.
"Yo Qui! Gli affari vanno alla grande!" rispose Sora con la bocca aperta.
"Beee ultimamente abbiamo avuto molti clienti. Zio Paperino guardare ma non toccare!"
"Aaaapfuiii"
"Dove sono i tuoi fratelli, Qui?"
"Sono da zio Paperone. La vendita di gelato al sale marino va a gonfie vele e noi gli forniamo ghiaccio e bastoncini eh eh"
"Sale marino? Non è quel gelato che Paperino ha assaggiato dopo che Malefica ci aveva salvati?Yuk!"
"Sì! Era quello che Riku ci aveva lascia....."
Le parole gli morirono in gola.
"Qui, sai per caso dove sono Leon, Yuffie e gli altri?"
Sora cambiò subito discorso per evitare di pensarci.
"No! è tutto il giorno che sono qui a pulire....comunque Zio Paperone lo saprà di sicuro! è sempre alla gelateria se lo cercate. Oppure a sponsorizzare il suo nuovo skateboard!"
"Grazie Qui! Ci vediamo"
Sora e Pippo attesero che Paperino salutasse il nipote e poi andarono verso l'edificio più grande dell'area del mercato. La gelateria di Paperon de Paperonis era enorme! Un negozio a immagine e somiglianza del suo possessore con la classica insegna eclatante: "Gelati Paperon de Paperonis! Una volta assaggiati non potrai farne a meno!"
"Come al solito lo zione fa le cose in grande"
"A quanto pare si eheh" un sorrisetto si stampò sul volto di Sora.
"Eheheheh chissà se lo zione mi preste..."
"...rà qualche spicciolo? Neanche tra un milione di anni! Nipotastro dei miei calzari! Anzi sto pensando di cancellarti dal mio testamento, scansafatiche! Ah Sora, Pippo! Che piacere rivedervi!"
Il solito Paperone: camicia rossa, cappello a cilindro blu, occhiali da vista sul becco, classico bastone da passeggio e il solito caratteraccio verso suo nipote. No, lui non era cambiato di una virgola.
"Ma zio lo sai che non ti chiederei mai dei...."
"Ah! Hai anche il coraggio di mentire! Che faccia tosta....comunque Sora ti serviva qualcosa? Vuoi comprare un gelato al sale marino? Solo per oggi faccio lo sconto del 5%!"
"No grazie. In realtà stiamo cercando Leon e gli altri! Qui ci ha detto che tu sapevi dove erano?"
"Oh perbaccolina certo che so dove sono! Leon e gli altri si sono trasferiti al palazzo. Leon è guardia del corpo del sovrano, Cid si occupa del sistema di difesa e idraulico, Aerith si prende cura del giardino e Yuffie mmmmh be quella ragazza girovaga per la città lanciando palle di fumo....i giovani d'oggi puah! Sempre a combinar danni! Sono come certi nipoti ingrati..."
"Ma zione..."
"Ooooh smettila o ti buschi una bella percossa! A proposito dov'è quella ragazza con i capelli azzurri dai modi tanto gentili?"
"Oh Aqua? Be è in missione e veramente lo siamo anche noi,signore..."
"Oh davvero? Allora perdonatemi se vi ho fatto perdere tutto questo tempo....andate, andate! E ricordate il tempo è...."
"Denaro" dissero in coro i tre amici, prima di lasciare la gelateria dello zio di Paperino.
Entrarono nel borgo. Le case non erano più rattoppate alla meglio ma completamente ristrutturate con tanto di aiuole sparse in ogni dove. I canali dell'acqua non mancavano di certo e la gente passeggiava tranquillamente. Non c'era traccia di heartless e la vita sembrava scorrere normalmente.
"Oh guarda! C'è Merlino!"
"Oh che coincidenza! Avvisate un vecchio mago di queste visite a sorpresa o non vivrà a lungo eh eh"
"Come va Merlino?"
"Non c'è male! Non c'è male! Da quando quel macchinario orrendo ha lasciato la mia dimora direi che va decisamente meglio!"
Sora, Paperino e Pippo scoppiarono a ridere. Ormai erano leggenda i bisticci tra Merlino e Cid su cosa fosse meglio: magia o tecnologia?
"A proposito voi tre! Come ve la cavate con la magia?"
"Siamo a posto Merlino! Ci siamo esercitati un sacco!" fece Sora con un sorriso stampato in volto.
"Oh bravi, bravi! Ma ricordate l'esercizio nella magia non è mai abbastanza! Anzi posso chiedervi un piacere?"
"Certo! Se possiamo aiutarti..."
"Oh fantastico, fantastico! Vieni figliuolo! Su non essere timido..."
Un giovane uscì dalla casa del mago. Vestito rosso, sciarpa di un verde scuro e capelli a caschetto biondi.
"S-salve! Io sono Artù"
"Ehilà! Io mi chiamo Sora! E loro sono Paperino e Pippo!"
"Bene ragazzi vorrei che aiutaste Artù ad apprendere la magia! Forse non lo sapete ma lui è destinato a diventare un grande re! Non dovete portarlo con voi per i mondi ovvio, ma finché siete qui, credo che gli farà bene viaggiare con voi! Accettate?"
"Con piacere! Più siamo e più ci divertiamo, giusto ragazzi?"
I due annuirono.
Il quartetto, salutato Merlino, si avviò verso il castello.
"E così diventerai re un giorno?"
"G-già! Ma prima devo essere un grande uomo, come mi ha insegnato Merlino!"
"é questo lo spirito giusto!" Sora si voltò sfoderando il suo sorriso a 32 denti.
"Gaushw! Deve essere proprio un bravo maestro Merlino!"
"S-sì"
"Quando sarai re potrai donarci qualche bel tesoro..."
"Paperino!"
"Oh andiamo! Stavo scherzando, suscettibili...."
"Non farci caso Artù, Paperino non è così opportunista come lo si vede..."
"ehi!"
"Ahahhahahah"
"Comunque se c'è qualcuno che può insegnarti la magia quello è paperino, il mago di corte del castello Disney! Giusto Pippo?"
"Giusto, yuk!"
Nel frattempo avevano raggiunto la zona delle mura. Ora dovevano soltanto superare il cancello e si sarebbero trovati nell'area dietro al castello.
Nel cammino incontrano un ragazzo dai capelli argentei immerso in un libro. Il ragazzo aveva il classico camice da scienziato. 
Chi era quel tipo? Era la prima volta che Sora lo incontrava. Il tipo passò senza far caso agli ospiti e proseguì per il borgo.
"Chi era, Artù? Lo conosci?"
"Mh mi pare che sia Ienzo, uno degli apprendisti del signore della città."
"Il signore? Vuoi dire Ansem il saggio?"
"Già!"
"Strano tipo..."
I quattro proseguirono per il sentiero roccioso che portava alla sala del computer di Ansem. La zona era completamente pavimentata ora. I vari tubi erano scompari lasciando spazio piccole cascate d'acqua che finivano nei soliti canali. Come sempre non potevano mancare le varie aiuole. La zona di entrata alle copie data dei membri dell'organizzazione era stata sbarrata e anche la grotta della memoria era chiusa. 
Probabilmente per non riesumare vecchi ricordi troppo dolorosi. 
Arrivati alla piazzetta incontrano un affrettato Leon.
"Ehi Leon! Da quanto tempo!"
"Sora! Paperino! Pippo! Da quanto tempo! Ehi ci sei anche tu Artù?"
"Già, Sora e i suoi amici mi stanno insegnando le arti magiche"
"Hai dei buoni istruttori....comunque sia devo andare, Cid ha registrato un attacco di heartless alle mura principali del castello! Sembra siano un numero consistente questa volta!"
"Heartless? Veniamo con te Leon!"
"Mh come volete...andiamo!"
*******
Il re era finalmente giunto in uno dei mondi delle principesse. Lo spettacolo che gli si parò davanti era orrendo! Orde di heartless portavano scompiglio nella città.
"No! Come? Hanno già preso un'altra principessa!?"
Doveva assicurarsene. Dedusse che il grande palazzo con la cupola era il luogo più adatto dove cercare. Arrivato ai portoni trovò un giovane ragazzo dai capelli neri affrontare una dozzina di lunabandito.
Topolino si fiondò in aiuto del tizio in difficoltà. Evocò il keyblade e con un potente sancta ne eliminò più della metà. Il resto fu sconfitto in breve dal suo cercastelle.
"Grazie per l'aiuto! Sei stato grandioso! Io mi chiamo Aladdin, piacere."
"Io sono Topolino. Non c'è di che"
"Ma quella spada....sei forse amico di Sora e i suoi compagni?"
"A quanto vedo consoci Sora! Sì, sono un suo amico. E anche tu devi esserlo!"
"Già, ma dove sono?"
"Oh purtroppo non qui. Sono in missione..."
"Capisco, volevo chiedergli di darmi una mano a trovare Jasmine. Un uomo in armatura se l'è portata via e io non ho potuto fare nulla....neanche il genio è riuscito a fermarlo...."
"Cosa? Un uomo in armatura?Sai dirmi altro? Li sto cercando!"
"No purtroppo....è scomparso così come è apparso portandosi via Jasmine....e poi sono arrivate queste orde di heartless che hanno messo a soqquadro la città...."
"Capisco.....ti prometto che ti riporteremo indietro Jasmine! Comunque ora sarà meglio liberare la città da questi scocciatori!"
"Grazie! Beh ti darò una mano! Non posso lasciare a te tutto il lavoro"
"Grazie! Andiamo allora!"
 
 
 

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Capitolo 4
*** Lava e Ghiaccio ***


 
Topolino e Aladdin si spostavano velocemente per le strade di Agrabah. La conoscenza dell'ex ladruncolo era molto comoda per spostarsi in una città tanto grande.
"Mi pare di aver avvistato una forte concentrazione di heartless dalle parti della caverna delle meraviglie"
"mmmmm probabilmente sono cuori divorati dalla cupidigia, ora in cerca di luccicanti tesori" rispose il re.
"Dobbiamo trovare il generale heartless se vogliamo diminuire drasticamente il numero. Dove c'è una forte concentrazione ci deve essere anche il capo. Dirigiamoci lì, Aladdin!"
"Va bene! Passeremo per i tetti della città così raggiungeremo prima i portoni che sono nell'area del bazar!"
Il cammino però non era certo privo di ostacoli e guai. Ad ogni passo comparivano heartless su heartless. Si riconoscevano facilmente i banditi e i lunabanditi, grandi e pericolosi ciccio banditi e qualche jazz cremisi e indovini sporadici. Topolino sapeva che l'arrivo in massa di questi cercatori di cuori era dettato dalla scomparsa della principessa. Ciò che lo inquietava era il massiccio numero di heartless emblema. la causa principale di questi heartless fu Ansem lo studioso dell'oscurità, quindi dovevano estinguersi con la vittoria su Xehanort. Invece erano molto numerosi. C'entravano forse quei cavalieri in armatura?
"Siamo arrivati al bazar....ecco lì il portone!" disse Aladdin
"Una volta usciti basterà andar..."
Non fece in tempo a concludere la frase che un gruppo di nemici li accerchiò. Non potevano certo evitarli...dovevano per forza di condizione fronteggiarli. Erano circa due dozzine. Il vero problema era costituito dai roccia argentea che si avvicinavano furtivi per poi esplodere a pochi passi da loro. Topolino li teneva a bada con dei potenti sancta e Aladdin finiva con il suo pugnale quelli indeboliti. Quando ne rimasero circa la metà Topolino diede prova della sua abilità nella scherma per finire il lavoro.
"Ufff non ne posso più di queste creature..."
"Andiamo, presto! O torneranno"
I due varcarono i cancelli della città. Lo spettacolo che si parò di fronte al re era desolante. Il deserto era pieno zeppo di heartless.
"Dobbiamo raggiungere quella zona con le nuvole nere" fece Aladdin
"Con tutti questi nemici sarà molto difficile..."
In quel momento, come per magia, ecco arrivare in loro soccorso un tappeto volante.
"Ehi Tappeto! Sono contento di rivederti!"
Il tappeto fece le feste ad Aladdin come un cagnolino farebbe con il suo padrone.
"Wow, accipicchia! Un tappeto volante!"
"Già, ci darà una mano ad attraversare il deserto"
I due salirono sul tappeto e attraversarono le tempestose dune sabbiose fino a giungere di fronte alla caverna. Un enorme testa di giaguaro completamente di sabbia si stagliava di fronte ai due amici.
"Chi osa disturbare il mio sonno?"
"Siamo Aladdin e Topolino"
"Potete entrare ma non dovete toccare il tesoro proibito o la pagherete o non vedrete più la luce del giorno"
"Eh? Di quale tesoro parla?"
"Oh? Lascia stare! Tanto a noi interessa solo il capo di questi cosi"
Entrarono senza indugiare oltre. Ad ogni singolo passo immergevano i piedi in quantità di tesori indescrivibili. La caverna un tempo custodiva la famosa lampada del genio, poi quella del temibile Jafar, ora era solo una grotta piena zeppa d'oro e di un tesoro proibito.
Ovviamente non potevano mancare gli heartless lungo il cammino. In questa zona le rocce argentee, i jazz cremisi e gli indovini erano molto più frequenti. Come se non bastasse erano accompagnati da temibili blues smeraldo che generavano potenti tornado. 
Superarono la sala del tesoro per arrivare alla zona più interrata della caverna. Una grande formazione rocciosa spuntava fuori dall'acqua. Sulla sommità non c'era nulla. Era lì che Aladdin aveva preso la lampada. 
"Deve essere da queste parti" disse il re.
Il silenzio li avvolgeva e la tensione saliva. All'improvviso un forte trambusto alle loro spalle li fece sobbalzare
"ARRIVA!" gridò Topolino
"Sembra molto grande" rispose Aladdin.
I due si prepararono alla battaglia. Topolino invocò il suo cercastelle e si preparò a sferrare un attacco. Quando ormai il nemico era ad un passo il re balzò per colpirlo con un potente affondo ma fu afferrato. Una voce urlò
"Al! Vecchio amico mio! Dove ti eri cacciato? Questo povero genio ti ha cercato sotto ogni pietra di Agrabah! Poi ho visto il tappeto andare verso la caverna e ho pensato ci fossi pure tu! Ma Al? Non ci vediamo da qualche ora e ti sono cresciute le orecchie! E la coda? E ti sei rimpicciolito? O sono io che sono ingrassato? Guarda il tuo amico! Non mi trovi ingrassato?!"
Topolino rise mentre il genio lo abbracciava e sbatacchiava a destra e a manca.
"Al la vita di palazzo ti ha cambi...."
"Geniooo?! Io sono qui!"
Il genio guardò Aladdin poi fisso il re e lasciò cadere a terra quest'ultimo per andare dal suo amico. 
"AAAAL!"
Il genio questa volta abbracciò Aladdin mentre Topolino si riprendeva dalla botta.
"Cosa ci fai in questo postaccio? E chi è il piccoletto che ti accompagna?"
"Lui si chiama Topolino e stiamo cercando il capo di quelle orribili creature"
"Ma Al potevi chiedere al tuo simpatico amico blu! Io sono il non plus ultra fra tutti i geni! Io sono il massimo! Il mai eguagliato! Il peso massimo della...."
"Genio sei libero ormai! Non hai più la lampada"
"Infatti che sto dicendo? Io sono libero! Ma posso comunque farvi uscire di qui!"
Un secondo terremoto scosse la sala. L'acqua che circondava la formazione rocciosa si trasformò in lava. Dalla lava uscì un enorme heartless. Il corpo era formato da un agglomerato di oro e rocce fuse. Aveva l'aspetto di una sorta di genio. Non aveva le gambe, che erano sostituite da una grossa lampada fatta dello stesso materiale del suo abitante. Il grosso generale heartless non perse tempo e attaccò il gruppo. Topolino scartò di lato mentre Aladdin fu afferrato dal genio.
L'heartless poteva attaccare ingigantendo i propri arti. Probabilmente era per via della malleabilità che gli donava la roccia fusa. Continuò a sferrare una serie di possenti manate nell'area dove erano Topolino e gli altri. Colpiva a intervalli regolari. Prima scagliava due possenti manate per poi terminare con un onda d'urto creata dal suo possente applauso. 
Topolino provò a lanciargli dei blizzaga visto che il nemico era fatto anche di lava. Non sortirono alcun effetto. 
"Dobbiamo colpire la lampada sotto di lui! è quello il suo punto debole!"
Topolino annuì e sferrò una serie di magie glaciali alla lampada. L'effetto sperato non arrivò. La lampada non ne sapeva di congelarsi e l'heartless continuava a colpire incessantemente. 
Poi a Topolino balenò un idea in testa. Probabilmente unendo la sua magia con quella del genio avrebbero creato una tempesta di ghiaccio abbastanza potente! Espose la sua idea a Aladdin e al genio. Insieme sferrarono, quindi, un potente attacco gelo che immobilizzò l'heartless. Non c'era molto tempo! Il genio li condusse in prossimità della lampada. Il re e Aladdin cominciarono a sferzare una serie di colpi alla lampada per poterla distruggere. Purtroppo non furono sufficientemente veloci. L'heartless alzò la sua temperatura corporea per far sciogliere il ghiaccio che lo immobilizzava. Poi colpi il gruppo con una possente onda d'urto che li rispedì al di là del lago di lava. A quel punto il mostro decise di cambiare strategia. Cominciò a creare enormi sfere di roccia fusa e oro che lanciava sul campo di battaglia. Queste oltre ad essere pericolosi proiettili, formavano enormi pozze di liquido bollente che limitava i movimenti dei suoi avversari. Terminato l'attacco infuocato riprese a colpire con le sue enormi mani. Per questo per Topolino fu più difficile raggiungere il genio. Una volta insieme i due lanciarono un secondo gelo che paralizzò nuovamente il nemico. Velocemente il genio li trasportò nella zona della lampada che i due amici ripresero a colpire sempre più freneticamente. Ancora una volta l'heartless si liberò dalla morsa e rispedì i tre sul luogo dello scontro. Al loro avversario non piaceva rendere le cose facili, anzi tutt'altro. Il gigante cominciò a staccare pezzi di roccia che infuocava lanciandoli sul terreno, il tutto condito dai suoi potenti applausi e dalle pozze di bollente oro fuso. Ripetere l'operazione precedente per Topolino fu molto difficile, ma una volta raggiunti i suoi compagni congelò il mostro senza indugi. Questa volta la lampada si ruppe e l'heartless liberò un enorme cuore. 
"Ce l'abbiamo fatta!" Esultarono i tre.
Probabilmente quel grosso heartless si era formato a seguito dei tanti cuori malvagi che avevano tentato di ottenere il potere attraverso la lampada. La loro oscurità aveva generato un potente mostro, un Lavarock d'oro. 
La caverna cominciò a tremare, probabilmente per via della battaglia che si era appena svolta. 
"Genio! Per favore, riportaci ad Agrabah!"
"Con immenso piacere Al!"
In un batter d'occhio furono fuori dalla caverna e sani e salvi all'interno delle mura della città.
Con la sconfitta del loro generale gli heartless erano drasticamente diminuiti e le cose erano tornate tranquille in città.
"Sembra che sia tornata la calma."
"Già ed è grazie a te e al genio!"
"Noè anche merito tuo Aladdin. Grazie!"
Topolino tese la mano al suo nuovo amico che la strinse con piacere.
"La situazione è sotto controllo ma perchè torni alla normalità dovremo riportare Jasmine. Non ti preoccupare Aladdin! Io, Sora e tutti gli altri stiamo facendo il possibile"
"Lo so! Sora ha già salvato Jasmine una volta! Sono sicuro che anche stavolta tornerà sana e salva!"
"Certo!"
Topolino si congedò dai suoi amici prima di ripartire verso un altro mondo.
********

 

In poco tempo Sora e i suoi compagni arrivarono nel luogo dello scontro. Davanti allo sguardo del ragazzo si erano già schierate le due fazioni. Da una parte i difensori di Radiant Garden e dall'altra una massiccia quantità di heartless. Si potevano riconoscere soldati, guerrieri corazzati, vigilanti e qualche stella lucente. Raggiunsero il muro di persone poste a proteggere le porte della città. C'erano sia Aerith che Yuffie, Sora le salutò con un cenno della testa, subito contraccambiato. Poi c'era uno strano tipo: capelli castano chiaro, spalle enormi, sguardo penetrante e un viso ossuto e squadrato. Brandiva una sorta di ascia, simile a un martello. Sembrava pesante ma il tizio la maneggiava senza il minimo sforzo. Più in là un altro uomo che a Sora sembrava familiare. Ci pensò due secondi e poi esclamò
"Xaldin!"
Non c'era dubbio che fosse lui. I capelli neri, la lancia che utilizzava con ferocia, lo sguardo sfrontato e intriso di sicurezza. Era lui, senza alcun dubbio.
"State attenti ragazzi! Lui è dell'organizzazione! L'avevamo sconfitto al castello della Bestia, ma è tornato!"
Sora stringeva il keyblade tra le mani, pronto ad attaccare il vecchio nemico. Paperino e Pippo dietro si preparavano a dargli man forte.
"Mmh...un tempo mi facevo chiamare così. Il mio cuore, caduto nelle tenebre, mi fu estirpato dal corpo da Xehanort. Ora però sono tornato quello che in origine ero, un fedele servitore del mio signore Ansem il saggio. Sora so che quello che ho fatto non può essere perdonato ma almeno accetta che provi a redimermi contro questi vili esseri..."
Sora non sapeva che fare, Xaldin sembrava sincero, probabilmente anche lui era tornato umano quando l'avevano sconfitto.
"Sora! Non è più il membro dell'organizzazione ma un valido membro dell'esercito di Radiant Garden. Permettigli di redimersi come meglio crede..."
Anche Leon sembrava aver fiducia in lui, le sue parole lo lasciavano intendere chiaramente. 
"Va bene, ti darò un'altra possibilità Xaldin..."
"Il mio nome è Dilan..."
Sora non ebbe il tempo di replicare, gli heartless erano ormai davanti alle porte, a pochi metri da loro.
"Tu rimani indietro Artù"
"S-sì"
L'esiguo gruppo si lanciò contro l'orda di nemici. Il tizio enorme sferrava potenti colpi con la sua arma, l'aria sembrava tremare sotto la sua incredibile forza. Dilan teneva il suo classico stile di combattimento feroce e preciso con la sua lancia abbattendo avversari su avversari. Leon ingrandì il suo gunblade e cominciò a sparare potenti firaga mentre Yuffie ed Aerith gli facevano da supporto. Sora e i suoi amici non erano da meno. Pippo lanciava il suo scudo o si esibiva in una letale piroetta intorno a Paperino che lanciava potenti thunder, fire e blizzard. Sora, invece, puntò subito un vigilante, lo afferrò e sferrò un raggio che aprì un varco nei ranghi dei nemici. Lasciato andare l'heartless lo finì con il keyblade. Un guerriero corazzato tentò di attaccarlo alle spalle, ma il ragazzo l'aveva sentito e schivando la sua carica cominciò una serie di attacchi a mezz'aria, dimezzando ulteriormente le truppe avversarie. Gli heartless però non sembravano mollare la presa e accerchiarono nuovamente il possessore del keyblade. Il ragazzo allora trasformò il suo keyblade in una frusta che li teneva a distanza. L'arma cambiò nuovamente forma diventando due pistole con cui bombardò di proiettili i suoi aggressori. Un soldato scampato alla pioggia mortale tentò un attacco a sorpresa, Sora non si fece intimorire e rispose con un ciclone che colpì tutti gli avversari sulla linea dell'attacco. Gli heartless decisero che era ora di utilizzare l'artiglieria pesante. Le stelle lucenti si fecero avanti minacciose roteando le loro mazze chiodate, che sostituivano le mani. Lo strano tizio ne bloccò uno con la sola forze e Dilan lo trapassò da parte a parte. Leon e Yuffie riuscirono ad abbattere un altro con non poche difficoltà. Ne rimanevano comunque troppi. Sora ne scelse uno, fece un cenno a Pippo e Paperino che con una serie di colpi lo indebolirono facilmente, e quando il colosso cominciò a saltare lo bloccò con il keyblade e iniziò una serie di meteoscheggia che fece piazza pulita di tutti i nemici rimasti.
Avevano vinto! L'esercito avversario era scomparso del tutto.
"Ce l'abbiamo fatta ragazzi!" esclamò un esultante Sora.
"Artù stai bene?"
"S-sì tutto bene Sora" disse il ragazzino sorridendo.
"Ma che cosa erano quelle strane creature?"
"Heartless..." disse Leon.
"Sono creature che nascono e si moltiplicano tramite l'oscurità nel cuore della gente." Continuò.
"So-sono terrificanti...ho deciso Sora! Voglio venire con te! Voglio imparare a difendere il mio futuro popolo da queste orrende creature!"
"Credo che sia meglio che tu rimanga qui con Merlino..." rispose Pippo
"Perchè?"
"La nostra missione è molto pericolosa per te....sei ancora troppo giovane per poterli affrontare. Poi c'è una minaccia più grande che neanche noi siamo in grado di fronteggiare al momento...." il ragazzo strinse i pugni mentre rimembrava lo scontro con il tizio in armatura.
"Ha ragione Sora, Artù...tu sei il futuro re e non puoi rischiare così tanto. Partirai per un viaggio quando sarai abbastanza forte da cavartela da solo" disse con voce affettuosa Leon.
Ascoltando le sue parole e quelle di Leon a Sora scappò un sorriso. Lui quando aveva iniziato la sua prima avventura non era certo pronto. Era stato catapultato in quel vicoletto. Strappato alla sua vita tranquilla dalle oscure macchinazioni di un vecchio. Ora era stato nuovamente costretto a partire per sventare i piani di qualcuno e salvare ancora una volta i suoi migliori amici.
"Un giorno Artù ti porteremo in viaggio con noi e ti insegneremo a difendere il tuo popolo da quelle creature. Te lo prometto e per suggellare tale promessa tocca il mio keyblade"
Artù tocco la strana spada di Sora. In quel momento il ragazzo avvertì il potere del giovane re. Era ben definito: grandezza, sicurezza, forza e carisma. Questo piccolo biondino sarebbe diventato un grande re. Quello che Sora non sapeva era che con quel gesto aveva donato al ragazzo il grande fardello del keyblade.
"Squall! Aelus! Andiamo! Dobbiamo fare rapporto!"
I due annuirono.
"Sora vieni con noi. Devi parlarci di questa nuova minaccia."
"Ah sì giusto!" Sora sperava che Ansem il saggio ne sapesse di più di questo tizio in armatura che si era portato via Kairi e Riku. Inoltre doveva cercare gli altri.
I grandi cancelli si aprirono. Dilan, lo strano tizio, Leon e Artù varcarono la soglia. Quando Sora stava per raggiungerli una forte onda d'urto fece richiudere le pesanti ante.
"No!"
"Sora! Attento!" Pippo si lanciò verso Sora salvandolo da un colpo diretto a lui.
Chi li stava attaccando?
********
Jasmine non si era ancora svegliata. Kairi aveva provato a chiamarla per assicurarsi delle sue condizioni ma invano. La ragazza ormai aveva perso la condizione del tempo, da quanto durava questa prigionia? Quanto ancora doveva stare lì bloccata? Che cosa volevano farne di lei dopo che avevano raggiunto il loro scopo?
Nel frattempo la porta si era aperta. Passi metallici venivano verso di lei. Era la sua seconda occasione! Doveva sfruttarla a tutti i costi!
Questa volta era un uomo, così gli sembrava di scorgere nella fitta oscurità. Portava un'altra principessa. Questa volta avevano preso Cenerentola. Anche lei fu sistemata come Kairi e Jasmine. Quando il tizio le passò davanti Kairi cercò di chiamarlo. Non fece troppi tentativi. L'uomo si fermò e si voltò. 
"Mi hai chiamato?"
Kairi fece di sì con la testa.
"Vuoi parlare con me?" 
Ricevette la stessa risposta dalla ragazza.
"Ne sei sicura?"
Kairi ripeté il cenno.
"Ma io non sono il tipo adatto....vuoi che ti chiami qualcun altro?"
Kairi fu sorpresa nel vedere tanta disponibilità da parte di questo tizio. Doveva sfruttarla. Fece no con la testa.
"Se proprio vuoi....avanti parliamo"
L'uomo tornò indietro e si poggiò al trono dove Kairi era tenuta prigioniera.
"Su avanti cosa vuoi chiedermi"
Kairi rimase perplessa. Era stupido? Non vedeva che non poteva parlare? Doveva avere pazienza. Fece un respiro e tentò di indicare il bavaglio con un movimento degli occhi.
"Senti non ho tutto questo tempo! Se vuoi dirmi qualcosa sbrigati! Sai abbiamo molte faccende....siete ancora in tre qui, eh!"
Kairi sospirò di nuovo, la sua rabbia cresceva, che aveva di sbagliato quel tizio? Perchè non capiva?
"Ufff certo che se continui a imitare una mucca mi resta un po' difficile capirti...."
Kairi era fuori di sé, non solo non la stava guardando ma la stava anche prendendo in giro!
"Quel suono mi ricorda quando ancora vivevo nel mio mondo....aaah che bei tempi. Sai ero una pers...ehi ma perchè sto qui a parlar...ehi c'è Jasmine! Non l'avevo vista prima"
Kairi non riusciva più a controllarsi, era rossa dalla rabbia. Strattonò i legacci e continuò a chiamarlo. I suoi mugugni erano sempre più forti.
"MMMMH...."
Si sentì prendere per le guance. Lui le aveva bloccato il viso in una morsa di ferro. La fissò e disse:
"Sei arrabbiata? Brava arrabbiati! Mi renderai più forte! Mi sto gustando questo banchetto. Certo non sei paragonabile a quel ragazzo, ma sei comunque un buon spuntino..."
Mollò la stretta e se ne andò soddisfatto. Prima di uscire disse:
"Mia cara è inutile che ti sforzi tanto, nessuno è interessato alle tue sciocche curiosità"
Kairi era imbarazzata. Si era fatta fregare. Quell'uomo l'aveva ingannata per nutrirsi della sua rabbia. Poi le tornò in mente che aveva parlato di un altro ragazzo, che fosse Riku? Cosa gli stavano facendo?
Non poteva arrendersi! Doveva parlare con qualcuno! Doveva farlo per Riku! Doveva farlo per Sora!
*******

 
"Ho avuto una visione ieri sera...."
"Mh"
"Stavo mirando le stelle. Erano così splendenti, come stasera. Lo sapevi che ognuna di loro è un mondo lontano, o vicino, che riflette la luce dei cuori della gente che lo abita?"
"Certo che lo so. Non sono più un bambino..."
"Già...a volte non riesco a credere che tu sia cresciuto così tanto. Quando ti ho passato il potere del keyblade avevi non più di cinque anni. Eri buffo e anche sfrontato."
"Ero solo un bambino....che volevi pretendere? Volevi un bimbo serio e saggio?"
"No, no tu eri perfetto. I bambini seri mi inquietano"
"Perchè?"
"Perchè sembra che la luce del loro sorriso si sia spenta nel grigiore della saggezza"
"Pfff ahahahaha come sei profondo..."
"Come ti permetti? Anche se hai raggiunto una veneranda età non ti permetto di parlare così al tuo maestro."
"Scusami, io sarò anche invecchiato, ma tu sei rimasto il ragazzo che incontrai tanti anni fa. Uguale in tutto e per tutto. Sembra di parlare a uno dei miei allievi ahahahah"
"Ho il doppio dei tuoi anni amico mio. A proposito di allievi, dove sono quei sei ragazzi?"
"Si stanno preparando all'esame per il marchio della maestria. Sono molto promettenti."
"Immagino. Se hai preso qualcosa dal tuo maestro è l'abilità nello scegliere gli allievi."
"Allora credo che il mondo finirà...."
"Perchè?"
"Perchè ho ripreso da te ahahahah"
"La sfrontatezza non sono riuscito a togliertela però..."
"Eh eh....parlavi di una visone prima, di cosa si tratta?"
"Questi tempi sono destinati a terminare amico mio. La pace, la luce, l'allegria....tutto verrà cancellato da una guerra."
"I miei discepoli la sventeranno! Io farò in modo che la pace regni ancora!"
"Spero che tu abbia ragione o sarò costretto a prendere quella decisione..."
"Capisco...ma ti voglio chiedere un favore. Da amico a amico. Da discepolo a maestro. Quando starai per farlo, considera l'idea di donare una possibilità a noi sciocchi uomini"
"Te lo prometto"
Il dialogo si sfocava sempre di più. I suoi ricordi erano affogati nell'oscurità, ma quella promessa ancora era vivida nei suoi pensieri. Risplendeva come le stelle di quella sera. Lui l'aveva mantenuta, aveva concesso agli uomini di riscattarsi.
"Purtroppo amico mio gli uomini non hanno rispettato le attese. Devo farlo! Oh quanto mi manca parlare con te, forse tu mi avresti convinto di nuovo."
Qualcuno entrò nella sala interrompendo i suoi pensieri.
"Mio signore!" il giovane in armatura si inginocchiò.
"Dimmi figlio mio"
"Il tredicesimo frammento è pronto! Il ragazzo ha superato le prove a cui l'abbiamo sottoposto!"
"Eccellente....puoi andare."
"Sì" l'uomo scomparve nell'oscurità dalla quale era apparso.
"Ormai ci siamo....la mia visione si trasformerà in realtà. La tirannia della luce sta per iniziare...."
************
Sora e Pippo si rialzarono.
"Tutto bene?" gridò Paperino.
"Niente di rotto!"-rispose Sora ruotando il braccio destro-" vorrei sapere chi ci ha attacato, però!"
"Guardate là!" esclamò Pippo.
Sora scrutò il paesaggio. Si trovavano nella gola di un canyon, non erano certo una rarità a Radiant Garden. Su una sporgenza al lato notò una figura. Era un armatura! Era di nuovo lui? 
Sora strinse la catena regale, fece un profondo respiro e si mise in posizione. In quel momento arrivò un secondo attacco, Sora lo deviò con il keyblade. Era una freccia? L'uomo che l'aveva sconfitto non aveva delle frecce! Allora chi era? Un'altra freccia si piantò a pochi passi da lui. Ne arrivarono altre, tutte a intervalli regolari. Potenti e precise stavano mettendo in difficoltà Sora e i suoi amici. Paperino provò a lanciare un blizzard. La magia, che era quella a più lungo raggio, non fece neanche mezza strada. Dovevano avvicinarsi per colpirlo oppure li avrebbe sconfitti. Sora cominciò a correre verso la strana figura, scartando le frecce che arrivavano nella sua direzione. Intanto Pippo difendeva Paperino con il suo scudo. Il ragazzo giunse sotto la sporgenza e con un balzo si trovò immediatamente faccia a faccia con il nemico. Non era il tizio che l'aveva quasi ucciso ma un heartless! Doveva essere il generale di quella armata di prima. Era più alto di Sora di mezzo metro, indossava un'armatura medievale bianca con una croce rossa disegnata sulla parte davanti. Aveva un grosso arco in mano ma non una faretra. Le frecce le creava lui. Congelava l'acqua che gocciolava dal suo arco e la sparava con una potenza incredibile. L'arco sembrava fatto di ghiaccio e all'interno fluiva acqua liquida. L'heartless cominciò a scagliare frecce a distanza ravvicinata. Sora dovette combattere di rimessa, attaccava e schivava rapidamente per non essere trapassato. Finalmente trovò un varco per colpire il nemico. L'attacco fu bloccato con l'arco ma il ragazzo fece divampare un fire che sciolse il ghiaccio rompendo l'arco. L'avversario fece un balzo indietro, cacciò un urlo rabbioso ed estrasse un enorme scudo di ghiaccio e un elsa. Dall'elsa zampillava acqua che l'heartless trasformò in ghiaccio creando una lama affilata. Fendette l'aria con la nuova arma creando una potente onda d'urto che fece cadere Sora nella gola. Il maestro di keyblade atterrò su Pippo e Paperino che lo avevano appena raggiunto. Ebbero appena il tempo di rialzarsi che l'heartless era saltato giù dalla sporgenza. Lo scontro iniziò, Sora e Paperino combinarono il loro fire per incendiare lo scudo di Pippo lanciato verso il nemico. L'avversario parò il colpo con lo scudo e conficcò la spada a terra. Dal terreno uscirono delle stalattiti che per poco non impalavano i tre amici. Sora rotolò dietro al nemico e lo attaccò alle spalle con un potente colpo di grazia. L'avversario fu sbalzato via ma con una capriola si rimise in piedi e ripeté l'attacco precedente. Il possessore del keyblade continuò ad attaccarlo da dietro e a schivare gli spuntoni ghiacciati finchè l'heartless non abbassò la guardia. Sora ne approfittò per colpire la spada e frantumarla. L'heartless era spiazzato ma non si arrese. Mise lo scudo con il simbolo del cuore nero davanti a sè e cominciò a caricare a testa bassa. Sora scartò di lato. Si rialzò in tempo per vedere gli spuntoni di ghiaccio che erano fuoriusciti da quello scudo. Un brivido gli attraverò la schiena, aveva rischiato grosso. Il nemico ci mise un po' a caricare l'attacco successivo e il ragazzo sfruttò l'intervallo per contrattaccare. Bastò ripetere l'operazione due-tre volte per farlo cedere. A quel punto Sora usò lo scudo come trampolino e piombò alle spalle del nemico tagliandolo a metà. Lo scudo cadde a terra seguito dalla sua parte superiore. Quella inferiore rimase in piedi e dall'oscurità all'interno uscì un grosso cuore che volò verso il cielo. Infine scomparvero anche i pezzi dell'armatura vuota.
"L'abbiamo sconfitto!" esultò Sora.
"Già! Sbaglio o stanno diventando più forti?" fece notare Paperino.
"Nah! Siamo noi un po' arrugginiti ahahahah"
"Gauwsh! Sarà meglio tornare indietro. Gli altri saranno preoccupati per noi!"
"Già! Andiamo!"
 

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Capitolo 5
*** Il Triste che Sorride ***


Erano tutti riuniti nella stanza di Ansem quando Sora e i suoi amici arrivarono. C'erano Leon, Dilan, il tizio di prima, Aerith, Yuffie, il ragazzo che avevano incrociato per andare al castello, uno scienziato dagli occhi glaciali che a Sora sembrava familiare, Cid e anche Merlino con il giovane Artù. 
"Sora! Sono contento di rivederti. è passato tanto tempo dall'ultima volta. Sono rammaricato che abbiate dovuto affrontare un grave pericolo appena arrivati. Vi chiedo perdono" esordì con la sua consueta eloquenza il signore del mondo.
"Oh b-bè..." balbettò Sora, visibilmente imbarazzato "non si preoccupi signore. L'ho fatto per aiutare i miei amici..."
"Capisco. Sono felice che tu non sia cambiato, giovane eroe. Ti prego però di non tenere tutta questa eloquenza nei miei confronti, non c'è affatto bisogno"
"Va bene"
"Ora veniamo alle cose importanti. Il mio amico Topolino mi ha informato dei fatti recentemente accaduti. Sono rammaricato del rapimento dei tuoi amici..."
Sora abbassò il capo, l'immagine del guerriero con il keyblade gli balenò in mente.
Ansem continuò il discorso.
"Come sai oltre ad essere una tua cara amica, la giovane Kairi è anche la principessa di questo mondo. La sua assenza ha portato l'aumento progressivo degli heartless. In questi ultimi tempi i miei apprendisti hanno avuto un bel da fare. Grazie a te comunque siamo riusciti a respingerli. La sconfitta del loro generale li terrà lontani per un buon periodo di tempo. Ovviamente un semplice grazie questa volta temo non possa bastare..."
Sora gesticolò imbarazzato.
"Davvero non c'è bisogno..."
"Giovane eroe tu puoi negarlo quanto vuoi ma tutti qui ti sono grati. Dal momento che hanno saputo la triste notizia hanno cominciato a fare ricerche su questi strani guerrieri."
"Cosa? Non è uno solo?"
"Temo di no. Sembra siano un numero esiguo, ma sono molto potenti. Il livello potrebbe essere superiore a quello di Xehanort."
Il rapitore era forte ma Sora non poteva credere che fosse più forte del vecchio. Avevano fatto una fatica enorme per sconfiggerlo. Come avrebbero fatto con un altro più forte di lui? E addirittura erano più di uno.
"Cid ha provato ad accedere ai dati di Xehanort dal computer ma...
"Quel vecchio ha un sistema di ferro. Neanche Tron è riuscito a fare qualcosa..." continuò Cid
"Tron? Come sta Tron?
"Benone, è solo grazie a lui se questa città è tornata ad essere così bella"
"Fantastico! Tron è veramente grandioso, vero ragazzi?"
I suoi amici dietro di lui annuirono con un sorriso stampato in faccia.
"Sora! Purtroppo Tron da solo non è riuscito ad arrivare a quei dati. Non possiamo certo chiedere la password a Xehanort. Quindi se vogliamo conoscere qualcosa del nuovo nemico devi aiutare Tron ad accedere a quei dati."
Sora annuì
"Tornerò nella rete e troverò quei dati insieme a Tron! Inoltre non vedo l'ora di rivederlo!"
"Ehi Sora! Veniamo anche noi!"
"Bene. Andate con Cid allora. Buona fortuna giovani eroi."
"Grazie Ansem! Grazie a tutti! Prometto che troverò quello che serve per allontanare gli heartless"
Sora fece un gran sorriso e corse dietro a Cid.
"Quanto ancora potremo tenerli lontani?"
"Hanno perso un generale, ma prima o poi ne troveranno un altro, è solo questione di giorni."
"Capisco. Prevedo tempi duri all'orizzonte. Dalle informazioni che ho ricevuto da Topolino hanno già preso tre principesse. Speriamo che Sora trovi quello che serve nei dati di Xehanort....a proposito Merlino sei riuscito a rintracciare qualcuno?"
"Ohoh certamente. Tre di loro sono a Crepuscopoli e ora stanno venendo qui. Uno di loro si trova alla landa. Il giovane dal cuore spezzato non è rintracciabile.
"Bene. Almeno abbiamo risparmiato un po' di fatica a questi ragazzi. Ottimo lavoro Merlino."
"Ohohoh questo vecchio mago ha ancora molto da dare."
************
Finalmente aveva raggiunto il mondo di Cenerentola. Il viaggio era stato più lungo del previsto. Aqua si tolse l'armatura e scrutò i dintorni. Era atterrata proprio davanti ai cancelli del palazzo.
"Sarà meglio sentire cosa sanno a palazzo."
Un gruppo di heartless la circondò. Davanti a lei c'erano piccole zucche semi aperte. All'interno si intravedevano piccoli occhi gialli.
"Toglietevi di mezzo!"
In poco tempo Aqua si liberò dei divoratori di cuori, ma ecco apparirne di altri. Questa volta oltre alle zucche c'erano anche degli heartless che somigliavano a dei topi. Avevano una testa con grossi denti e zampe con artigli affilati. Si ergevano su due zampe e schioccavano la coda come una frusta.
"Ancora?"
Aqua prese la mira con il keyblade. Il diluvio divenne una grande balestra che sparò dei raggi ghiacciati. I blizzaga colpirono i nemici come tanti chicchi di grandine. A quel punto la maestra trasformò il keyblade in un ventaglio. Agitandolo sfoderò un forte vento ustionante che sconfisse i nemici sopravvissuti al ghiaccio.
"Uff me ne sono sbarazzata! Bene e ora andiamo a palazzo!"
Mentre correva verso il portone vide tre donne che venivano nella sua direzione. Le riconobbe! Erano le sorellastre e la matrigna di Cenerentola.
"Non posso farmi vedere da quelle tre!"
Prima che entrasse nel loro campo visivo si nascose dietro un albero.
"Credi che abbiamo fatto bene,mamma?"
La donna con il vestito viola che aveva appena parlato era stravolta. Cosa era successo?
"Mh? Che c'è Anastasia? Hai dei ripensamenti? Vuoi andare con lei?"
"Ma sta zitta tu!"
"Non ti permettere brutta..."
"Bambine! Ci vuole contegno. Abbiamo fatto quello che era giusto. Ora voi potrete ottenere la corona."
Che cosa avevano combinato quelle tre? Stavano sicuramente parlando di Cenerentola. Non poteva però costringerle a parlare e certamente non sarebbero venute da lei a dirglielo. L'unica soluzione era recarsi a palazzo. Attese che le tre donne svanissero nell'oscurità e poi si recò verso il palazzo.

La ragazza entrò spedita nel palazzo. Con rapidità superò il corridoio e con due balzi le scale che precedevano l'immensa sala da ballo. Giunta nell'enorme stanza diede una veloce occhiata per controllare se c'era qualcuno di familiare. Nei pressi del trono notò il granduca a colloquio con il principe. Si avvicinò e con garbo interruppe la loro discussione.
"Scusate se interrompo la vostra conversazione altezza" si inginocchiò mentre proferiva le parole " cercavo la principessa Cenerentola. Sapete dirmi dove si trova? è in un grave pericolo."
Il principe non rispose, si limitò a mettersi le mani sul volto e rimase in silenzio. Il granduca parlò al suo posto.
"Il suo avvertimento è arrivato in ritardo. La principessa è stata rapita da un misterioso uomo in armatura. Abbiamo mobilitato tutte le forze per riuscire a trovarla. Domani ci saranno le nozze. Siamo molto impegnati quindi la prego di togliere il disturbo signorina"
Il tono del granduca era leggermente alterato. Aqua si dileguò in fretta per evitare problemi. Cenerentola era già stata rapita, l'uomo in armatura aveva colpito di nuovo. Certamente per quante forze potessero impiegare non l'avrebbero certo trovata. Non aveva più nulla da fare in questo mondo. Si apprestava a salire sul keyblade quando le vennero in mente le parole delle tre donne. In quel momento non si era insospettita più di tanto, ma ora che sapeva che Cenerentola era scomparsa quel dialogo assumeva un significato del tutto nuovo. Quelle tre dovevano conoscere un qualche particolare importante. Non poteva tralasciare nessun indizio e sapeva già con chi parlare. Di gran carriera superò gli enormi cancelli fino a giungere al boschetto nel cortile della vecchia casa della fanciulla. Appena raggiunta la piccola fontana un’ orda di heartless si parò davanti a lei.
"Toglietevi dai piedi!"
La potente maga li annientò con pochi colpi e schizzò veloce verso la villa. Giunta all'ingresso notò una donna uscire di soppiatto dall'abitazione. Era quella che cercava! Chissà dove era diretta? Aqua si nascose. Certamente se avesse tentato un approccio diretto la tizia si sarebbe spaventata, perciò era meglio seguirla per il momento. La ragazza si diresse nel boschetto, stava andando a palazzo! Perchè? Voleva costituirsi? In effetti era quella che aveva mostrato un certo rimorso rispetto alla madre e alla sorella. La giovane maestra però non era sicura, doveva continuare a pedinarla per capirlo. Arrivarono di fronte al palazzo reale.
La donna diede cenno di fare dietrofront ma si bloccò di sasso. Cacciò un urlo di terrore e cadde riversa a terra. Un heartless era apparso proprio di fronte a lei. Aveva certamente avvertito l'odore di un cuore titubante nei paraggi. Aqua balzò fuori dal suo nascondiglio e con movimento repentino bloccò il colpo della creatura. Nel frattempo l'urlo aveva allarmato il granduca e il principe che erano accorsi a vedere.
"Portate via la ragazza! Io penso a lui"
"Signorina, lei ha bisogno di aiuto!"
"No! Me la cavo da sola! Portate via la ragazza! Sa qualcosa su Cenerentola!"
I due non se lo fecero ripetere due volte, aiutarono la donna e si rifugiarono nel palazzo. Pochi istanti dopo l'heartless ebbe il sopravvento sulla maga e la scaraventò nella fontana della piazza, poi si fiondò contro il cancello semi aperto e lo distrusse con un poderoso colpo. La ragazza si rialzò e uscì dalla fontana, l'heartless le era ad un palmo dal naso. Aqua non indietreggiò e osservò il suo sfidante. Era una strana creatura: il suo corpo assomigliava ad un vestito da cerimonia del colore del cielo notturno, due tralicci verdi arrotolati a mo di scarpe le spuntavano da sotto la campana formata dal busto , altri le sbucavano dalle spalle come fossero braccia e su uno di esse era sbocciata una rosa, dietro si notavano due enormi foglie che dovevano essere simili ad ali, la testa era all'interno di una zucca e lasciava scorgere solo gli occhi e la bocca, sulla sommità dell'ortaggio spuntava un ramo arrotolato, simile a dei capelli raccolti a cipolla. Somigliava molto a una fata, forse quella dei suoi peggiori incubi. La creatura si alzò in volo e con la rosa che agitava come una bacchetta cominciò a spargere semi nel terreno. Solitamente una pianta per nascere ci mette settimane, ma queste uscivano dal suolo appena lo toccavano e tentavano di afferrare Aqua. La ragazza li eliminò tutti con uno scoppio firaga. Le piccole meteore infuocate carbonizzavano gli arbusti facilmente. La strage fece infuriare l'heartless che scese a terra. Era l'occasione giusta per Aqua. Lo attaccò con il più possibile numero di colpi. Fece appena in tempo a circondarsi di un'aura ardente che il cercatore di cuori si era già librato nuovamente nell'aria. Il nemico ripeté la precedente operazione e fece spuntare altre piante, ma in numero maggiore. Questa volta Aqua rimase bloccata nel groviglio, ma la modalità lanciafuoco le venne in soccorso. La sua aura bruciò gli arbusti che la imprigionavano e una volta libera si occupò dei restanti con un potente megaflare. Il nemico tornò a terra, forse straziato dalla morte delle sue piantine e Aqua ne approfittò per scaricargli a dosso un ulteriore serie di colpi. Quando la sottospecie di fata malvagia era tornata in cielo, la ragazza aveva raggiunto la modalità caricalama. Con l'enorme spada di energia fece piazza pulita degli ostacoli e con il colpo di grazia tagliò in due l'avversario appena atterrato.
"Uff anche questa è fatta"
Dal castello uscirono il granduca e il principe che la ringraziarono per aver eliminato il mostro.
"La ragazza ha parlato?"
"Sì, ci ha raccontato tutto! Faremo il possibile per ritrovarla" rispose il granduca
"Purtroppo non è così semplice signore. Quegli uomini non sono più da queste parti. Comunque sia farò di tutto per riportarle sana e salva Cenerentola!"
Il principe rispose con un cenno della testa. Sembrava fidarsi di lei. La maestra si congedò garbatamente e poi sparì nel cielo notturno in un bagliore di luce.
I loro nemici si stavano muovendo! Rapidi e furtivi stavano radunando le sette principesse. Avevano intenzione veramente di portare una nuova guerra? O volevano ottenere il potere di Kingdom Hearts? Quali erano i loro scopi? Forse avrebbe scoperto di più recandosi  nel mondo di Aurora. Chissà se avevano preceduto anche Topolino? E chissà se Sora aveva trovato Ven e Terra?
*********
Il vento soffiava impetuoso. Una nuvola di polvere divideva i due sfidanti. Intorno a loro solo silenzio e desolazione.
"Finalmente ti ho trovato...."
In tutta risposta il suo avversario non proferì parola, ma estrasse dal terreno il suo keyblade.
"Lo sento! Sopravvivi solo grazie a quei ricordi! Ti aggrappi all'odio e al disprezzo per quell'uomo...era questo che ho provato quando ti ho involontariamente creato...odio...rabbia...oscurità. Ora sono cambiato! Il mio viaggio mi ha permesso di dominare l'oscl'oscurità. Il ragazzo che avevo scelto me l'ha insegnato. Questa è la prova finale. Tu, io, questo posto. Dopo tutti questi anni affronto i miei sentimenti. Fatti avanti, affronta Terra il maestro keyblade"
L'armatura si mosse improvvisamente. La sua arma divenne un cannone che sparò una potente sfera di energia.
"Oggi finalmente sarai orgoglioso di me, padre...."
L'enorme proiettile esplose in tutta la sua potenza.
 
 
L'armatura fu sbalzata in aria dall'esplosione. La sfera partita dal suo keyblade era stata deviata da Terra ed era tornata indietro. Il ragazzo non perse tempo, scattò rapidamente in avanti e colpì l'avversario appena toccò il suolo. L'intervallo concesso dalla Volontà residua fu breve, la sua arma fendette l'aria creando uno scudo invisibile che respinse l'aggressore, poi sparì in un fascio di luce. Intorno a Terra comparvero dei piccoli droni, che, dopo una breve carica, inondarono il bersaglio di proiettili.
"Terremoto"
Colonne di rocce si alzarono a difesa del maestro. La tattica fu efficacie e il ragazzo poté contrattaccare. Eliminati i fastidiosi nemici, Terra dovette vedersela nuovamente con l'armatura. I due keyblade cozzarono, milioni di scintille esplosero all'impatto mentre l'urto provocò un grande polverone. Erano alla pari in forza e tecnica, ma Terra possedeva quel qualcosa in più che gli permise di prevalere: l'esperienza.
La magia di prima consentì al ragazzo di passare allo stile Iter Fatale, la forza aumentò notevolmente,tanto da respingere l'avversario. L'armatura ricadde in piedi e studiò la sua nuova mossa, quindi lanciò l'arma in cielo che trasformatasi in moto, diede inizio ad un attacco con potenti cariche e piogge di blizzaga. Terra si trovò in difficoltà a respingere l'offensiva e subì parecchi danni. Appena l'altro tornò a terra, il ragazzo recuperò le forze con energiga e lo fulminò con un thundaga, bloccandolo. Si avventò lesto sull'armatura e la tempestò con una serie di colpi. Terminato l'incrocio sonico, l'Iter Fatale passò allo stadio successivo: Tritaroccia.
Terra sentì la forza scorrere in lui e calò un potente affondo, prontamente schivato. L'avversario sentendo il pericolo con un balzo si avvicinò al ragazzo, conficcò il keyblade nella nuda roccia ed evocò una sorta di cerchio. Era il rituale per bloccare i suoi colpi, il maestro anticipò la mossa e si tirò fuori dalla zona circoscritta da pilastri, poi attaccò stordendo la Volontà residua. Un'altra sessione di affondi ridusse notevolmente la resistenza del nemico, che decise di combattere seriamente.
L'armatura raccolse le forze, si circondò di un'aura spaventosa e iniziò a colpire. Terra fece lo stesso. I due ars solum frantumavano tutto quello che si parava sulla loro strada e quando venivano a contatto, creavano onde d'urto così potenti da incrinare le montagne circostanti. Dopo le prime due fasi, ancora non si intuiva chi l'avrebbe spuntata, tutto era rimandato all'ultima serie di scambi. Furono alla pari fino al blitz finale, dove finalmente il maestro ebbe la meglio.
"Anf Anf.....finalmente ti ho sconfitto...anf anf"
L'armatura per tutta risposta abbassò il keyblade e si bloccò, poi avanzò verso il ragazzo e gli porse la spada.
"L'ho custodita per tutti questi anni, mio signore! Finalmente sei degno di riprenderti ciò che è tuo..."
Finito di parlare, cadde in mille pezzi. Terra raccolse l'elmo, lo guardò e disse:
"Grazie..."
Poi indossò la sua armatura.
"Bravo, bravo!"
un uomo in armatura, comparso all'improvviso, applaudiva con scherno Terra.
"Chi sei?"
"Io? Un tuo ammiratore"
"Non ho tempo per le buffonate, se non ti dispiace..."
"Vuoi lasciarmi così? La cosa mi addolora."
"Tsk, non ho nulla di che spartire con te."
"Peccato, così mi fai soffrire. Mi costringi a ripagarti con la stessa moneta.."
"Cosa?"
L'uomo misterioso scomparve, per riapparire di fronte a Terra. La reazione del ragazzo fu troppo lenta, il tizio gli aveva afferrato la mano. Evocò quello che doveva essere un keyblade.
"Tu hai un keyblade?"
"Mi stai infliggendo sempre più dolore...fa così male....non posso permettere che resti impunito. Io sono il sesto cavaliere, il dominatore del dolore! Ora subirai tutto quello che ho patito..."
Alzò il keyblade e fece per colpire il ragazzo, quando una fiammata separò i due.
"La vostra intromissione non fa che accrescere il mio dolore!"
"Ehi ehi! Chi è questo pazzoide?"
"Non lo so, ma se attacca uno dei nostri amici non possiamo rimanere impassibili, giusto Roxas?"
"Non potevi dirlo meglio"
I tre si pararono di fronte a Terra, i keyblade in pugno.
"Anf...anf...grazie ragazzi"
"I ringraziamenti a dopo la battaglia. Ehi tu! Il mio nome è Lea, l'hai me-mo-riz-za-to?
"Lea! Perchè devi sempre presentarti?" rispose Roxas.
"Perchè? Amico mio, tutti devono sapere da chi ricevono una sonora sconfitta!"
"Voi! Mi state causando tanto dolore. Presto, però, sarò io a farne a voi, l'idea già mi delizia."
I tre si avventarono all'unisono sullo strano avversario. La sua armatura era di un colore cupo con accenni di un rosso intenso. Gambali e bracciali erano irregolari e frastagliati. L'elmo aveva una forma stramba, sembrava un volto sorridente, mentre sul petto l'armatura prendeva le sembianze di un volto triste e addolorato. Il keyblade possedeva un'impugnatura che aveva lo stesso tema dell'elmo: un volto triste. La lama era frastagliata e la punta ricurva mostrava una sorta di faccia felice. Il dualismo si rifletteva nella sua posa di battaglia: aveva portato l'impugnatura vicino al volto, mentre la lama era puntata verso il basso.
Pochi scambi e i tre si trovarono riversi al suolo.
"Diamine! è molto forte!" disse Roxas
"Ne avete di strada da fare per riuscire a provare il mio dolore. Voglio essere generoso, ve ne darò un assaggio."
Una luce minacciosa fu irradiata dal suo keyblade.
"è il momento di....cosa? Va bene." fece scomparire il keyblade. "mi addolora lasciarvi così, ma devo salutarvi. Ci rivedremo."
Se ne andò.
"Aspetta!" gridò Xion.
"è andato."
"Wow! Un tipo veramente strano, ma anche molto forte...."
"Già. Chissà cosa voleva da me? A proposito, voi che ci fate qui?"
"Siamo venuti a prenderti, ragazzone! Dobbiamo andare a Radiant garden! Sembra che le principesse siano in pericolo."
"Di nuovo Xehanort?"
"Non lo sappiamo..."
"Quel tipo non sembrava raccomandabile..." disse Lea toccandosi la testa.
"In effetti potrebbe essere coinvolto..."
"Stando qui non lo sapremo mai! Andiamo, forza!"
"Ok,ok ma calmati Xion!"
****************************
"Siamo arrivati. Sapete come entrare, giusto ragazzi?"
"Ovviamente Cid!"
Sora comincia a premere tasti a caso
"Questo non può essere che Sora."
"Ehilà Tron! Siamo venuti a darti una mano!"
"Oh allora ci sono anche Paperino e Pippo con te?
"Ovviamente!" rispose Paperino.
"Mettetevi in posizione."
I tre si misero di fronte all'enorme cerchio rosso. In un batter d'occhio furono smaterializzati e condotti nella rete.
"Wow è cambiata tantissimo!"
"Era un po' triste, perciò l'ho fatta tornare ai vecchi splendori."
"Ehi Tron!"
"Salve"
Sora, Paperino e Pippo corsero ad abbracciarlo.
"Piano, piano"
Finiti i saluti, giunse il momento di parlare di cose importanti. Tron parlò a Sora dell'enorme quantità di data heartless che stazionavano di fronte alla porta dei dati. Quelli non erano un grande problema, quello che preoccupava Tron era la porta.
"C'è una serratura. Credi che il keyblade possa aprirla?"
"Non lo so! Se i dati appartengono a Xehanort non possiamo esserne sicuri. Possiamo comunque fare un tentativo."
"Così parla il Sora che conosco" rispose Tron mostrando un pollice all'insù.
"Così io non riconosco te, Tron..." risero tutti e quattro.
"Bene, dirigiamoci al veliero solare."
Superata la zona del canyon, finalmente raggiunsero il veliero. Una volta impostate le coordinate, partirono alla volta della porta.
"Tenete gli occhi aperti, ragazzi! Potrebbero attaccarci degli heartless"
Passarono pochi istanti e un gruppo di punitore si presentò sulla data nave.
"Ci pensiamo noi, Tron!"
Sora trasformò il keyblade in due pistole e colpì gli heartless, Pippo si occupava dei nemici che si avvicinavano e Paperino difendeva la zona dei comandi. Al gruppo di punitori seguì quello dei propulsori rapidi ed infine dei carro armati.
Sora ebbe un po' più di difficoltà contro questi ultimi, ma reflexega si dimostrò un ottimo deterrente.
Sbarazzatisi degli heartless, finalmente giunsero a destinazione.
"Eccoci arrivati! Questa è la fortezza di Ansem, lo studioso dell'oscurità."
Un enorme torre si innalzava di fronte a loro. Ai piedi vi era una gigantesca porta con una vistosa serratura.
"Sembra non ci sia nessuno!"
"è presto per dirlo..."
Arrivati all'entrata furono circondati da heartless. C'erano punitori, propulsori rapidi, carro armati e altri heartless, del tutto sconosciuti a Sora.
Il primo tipo che Sora sconfisse era una specie di navicella. Non aveva piedi, fluttuava a mezz'aria, al posto delle mani aveva due piccoli cannoni e sul dorso una specie di pinna. I secondi erano simili a cavalli. Erano molto veloci ed eseguivano pericolose cariche elettriche.
"Sora! Mi serve un po' di tempo per rimuovere la barriera, pensi di farcela?"
"Sarà uno scherzo."
Con l'aiuto di Paperino e Pippo, l'abito di Sora divenne bianco e chiamò a sè un secondo keyblade, due diventano uno. Sora cominciò a fluttuare come per magia, lo stesso fecero i suoi due keyblade.
Prima che l'effetto della fusione svanisse, il ragazzo aveva eliminato tutti gli heartless che gli si opponevano. Una seconda ondata era, però, in arrivo.
"Sora! Ho fatto! Puoi sbloccare la serratura!"
"Ok!" tornato normale, Sora roteò la catena regale e con un fascio di luce aprì la serratura.
I quattro corsero dentro, lasciando fuori la massa di heartless, tornata all'attacco.
"Ha funzionato! Yeah! Siamo dentro ragazzi!"
"Sora, frena l'entusiasmo, abbiamo compagnia."
Il ragazzo smise di gridare e udì dei passi provenire dalla porta dinanzi a loro.
Un uomo si presentò all'uscio, l'aria era così familiare.
"Tu! Tu sei master Xehanort!"

 

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Capitolo 6
*** I diari del maestro ***


Era proprio lui. Il suo aspetto, Sora l'avrebbe riconosciuto fra mille. La testa calva, le orecchie a punta, il sorriso beffardo, la schiena arcuata e gli inconfondibili occhi penetranti, Xehanort era di fronte a loro. Il malvagio maestro esordì:
"Benvenuti! Sono sorpreso che siate riusciti a violare il mio sistema di sicurezza, ma ora, guardando l'oggetto che tieni in mano, neanche più di tanto."
"T-tu! Tu dovresti essere in prigione!" esclamò Sora, il keyblade ben stretto tra le mani.
"Io dovrei essere dove? Vi state confondendo con qualcun altro. Io sono solo un semplice sistema di sicurezza, un agglomerato di dati, non sono chi pensate io sia. Io non sono Xehanort."
"Sora! In effetti ha ragione, da quello che ho potuto constatare attraverso una scansione, lui è un programma proprio come me. Non ha le caratteristiche di un creativo."
"Ne sei sicuro Tron?"
"Fidati!" rispose l'amico sorridendo.
Sora annuì, abbassò il keyblade, ma non lo fece sparire, pur se non era il vero Xehanort, era comunque un programma creato dalla sua mente oscura.
"Stiamo cercando importanti informazioni su un cavaliere keyblade, puoi aiutarci?" domandò il ragazzo.
"Qui dietro ci sono moltissime informazioni, molte delle quali top secret, senza il permesso diretto del mio creativo non posso farvi accedere."
"Ma è una questione di vitale importanza! I miei amici sono stati rapiti!"
"Sora, è un programma! Non può comprendere la tua sofferenza".
Tron cercò di calmare il giovane utilizzatore di keyblade, si stava agitando troppo. Fare gesti azzardati di fronte a dei programmi poteva causare solo problemi.
"Ti prego! Te lo chiedo in ginocchio!"
"Sora, calmati!"
"Il programma ha ragione, creativo. Reagire così non mi farà certo cambiare la programmazione. Io sono un sistema di sicurezza e visto che non volete andarvene di vostra spontanea volontà, dovrò ricorrere alla forza."
Il data Xehanort richiamò a sé degli strani oggetti, che si attaccarono a lui fino a sommergerlo.
"Cosa sta facendo, Tron?"
"Sta assorbendo altri programmi. Sono programmi di ampliamento."
"Di cosa?" risposero in coro i tre amici.
"Be sono programmi che hanno il solo scopo di potenziare un altro programma."
"Questo cosa significa?"
"Tanti guai per noi. Preparatevi!"
Sora si mise in posizione, seguito a ruota da Paperino e Pippo. Il programma di sicurezza era ormai sommerso da quelle palline. Queste ultime vennero assimilate, un bagliore accecò i quattro. Tornata la vista, Sora vide che Xehanort non c'era più, al suo posto si presentò dinanzi a loro un'armatura. Il ragazzo ricordava di averla già vista, era nello scontro finale con Xemnas al mondo che non esiste, solo che non aveva il mantello e impugnava un keyblade simile a quello dell'anziano maestro.
"Intrusi, preparatevi ad essere cancellati."
Detto questo, il nemico scomparve.
"è veloce" disse Tron.
"Dove è andato?"
Un'onda d'urto li spazzo via colpendoli alle spalle.
"Come ha fatto ad arrivare dietro di noi?" esclamò uno scombussolato Sora.
"Quei programmi che ha integrato lo hanno reso veloce e potente. Dobbiamo sovraccaricarlo e bloccarlo."
"E come facciamo?" chiese Paperino.
"è pur sempre un programma, tenterò di rallentarlo, voi dovete sovraccaricarlo colpendolo. Ne siete in grado?"
"E ce lo chiedi?" rispose Sora beffardo.
Intanto l'avversario era di nuovo scomparso, per riapparire sopra di loro. Scese a terra conficcando la sua arma al suolo. Un' altra onda d'urto colpi i quattro malcapitati.
"Bene, allora andiamo!"
Tron e Sora sfruttarono il loro attacco combinato per evocare tanti piccoli droni, che senza difficoltà raggiunsero il programma ostile e lo bloccarono per qualche istante.
"Vai Sora!"
Il ragazzo annuì. Con un balzo fu davanti al nemico e lo tempestò di colpi. L'avversario accusò il colpo e perse molti programmi, ma con una rapida reazione si liberò sia di Sora sia dei droni. Rimase immobile qualche secondo. Il giovane maestro tentò un attacco a distanza. La sua catena regale divenne un cannone che sparò un potente thundaga. I fulmini, però, rimbalzarono su una sorta di barriera. Xehanort riprese l'attacco annullando lo schermo protettivo. Si concentrò su Tron, fonte dei suoi problemi. Il nemico però era calato sia in potenza che in velocità, anche se dava ancora grossi problemi. Paperino corse verso l'amico e gli lanciò un aeroga, così da respingere l'assalitore e infliggergli ulteriori danni, ma non funzionò, Xehanort superò la barriera e affondò il colpo. Tron fu scaraventato via.
"Tron!"
Sora non ebbe il tempo, il programma era già di fronte a lui, il keyblade in alto, pronto a colpire.
"No!"
Sora accennò una reazione, una fitta lo bloccò e fu sbalzato lontano.
"Maledizione! La ferita fa ancora male!"
Il segno indelebile dell'uomo in armatura si stava fecendo sentire nel momento sbagliato. Colpì il terreno con un pugno, lanciò un energiga su di lui e Tron e mentre Pippo teneva a bada quella furia, poterono ripetere l'azione precedente. Xehanort fu di nuovo bloccato dai droni e questa volta Sora riuscì a infliggergli più danni con il supporto della magia del vento. Nella reazione il nemico fu più lento e la schivata risultò semplice. I suoi attacchi erano anche meno potenti e facili da parare sia con aero sia con il keyblade.
"Manca poco!" esclamò un affaticato Tron.
Attesero che l'avversario calcolasse le possibilità per riprendere l'offensiva, ma furono sorpresi da come reagì. Il programma ne richiamò altri a sè e puntò il keyblade verso Sora e compagni. L'arma cambiò aspetto e divenne una sorta di enorme bocca, all'interno una sfera di dati si accumulava crescendo inesorabilmente.
"Attenzione! Sta per colpire!"
I quattro si radunarono e Sora e Paperino lanciarono un reflexega congiunto per assorbire il colpo. La tattica sembrò funzionare, purtroppo non considerarono gli effetti secondari dell'attacco. La sfera infrangendosi contro la barriera diede vita a tante piccole bombe, che si attaccarono allo schermo e lo distrussero. Furono travolti dall'esplosione. Pippo e Paperino persero i sensi, ma Sora e Tron resistettero e contrattaccarono con i droni. L'avversario fu di nuovo imprigionato. Questa volta fu fatale, la troppa potenza sprecata nell'attacco finale era costata parecchi programmi a Xehanort, Tron l'aveva calcolato e pochi secondi prima aveva avvisato Sora. Il ragazzo attaccò il programma aprendo una breccia nell'armatura.
"è il momento Sora! Distruggilo!"
Con il keyblade sbloccò il sistema e Xehanort con tutta l'armatura esplosero in un fascio di luce.
"Ce l'abbiamo fatta!" esultò Sora abbracciando gli intontiti Pippo e Paperino.
La porta dinanzi a loro si aprì e poterono finalmente accedere ai dati tanto sospirati. La stanza che si trovarono di fronte era enorme. Milioni e milioni di dati tappezzavano le pareti.
"Sembra che avrò parecchio da fare" esclamò Tron.
"Ti possiamo dare una mano noi" risposero in coro i tre.
"Per carità! Cancellereste tutto"
"Ehii" replicò Sora offeso.
"Ahahahah" risero tutti insieme.
"Potete andare ragazzi! Vi farò accedere dal computer a tutte le informazioni"
"Grazie, Tron" questa volta Sora sapeva come salutarlo. Gli corse incontro e lo abbracciò forte, lo stesso fecero Paperino e Pippo.
"Ehi, ehi! Mi state soffocando, eh eh" disse Tron, che nel frattempo aveva contraccambiato il gesto affettuoso.
"Potete tornare indietro da quel computer"
Dopo un ultimo saluto i tre furono smaterializzati e tornarono alla sala del computer.
"Allora come è andata?" disse Cid.
Sora alzò il pollice in segno di assenso.
"Tron ci farà accedere presto ai dati"
"Che cosa interessante...i dati di Xehanort. Quel vecchiaccio li ha sempre tenuti segreti, anche ai suoi fratelli. E ora dei bambocci ne verranno a conoscenza? Sono gelosa..."
"Cosa? Chi è che parla?"
Sora e gli altri si guardarono attorno sorpresi. Dietro di loro comparve un corridoio oscuro e ne uscì una donna in armatura.
La tenuta non stonava con la corporatura esile della donna. Pettorali, gambali e bracciali si adattavano perfettamente al suo corpo. La protezione era di un colore giallo acceso, quasi abbagliante. Sul petto si intravedeva una rosa con contorni neri. Le parti sulle braccia e sulle gambe invece erano decorati con una sorta di arbusti spinati, che ricordavano quelli delle rose.
"Tu sei il ragazzino che è sopravvissuto a mio fratello. Sono gelosa. Volevo essere io a ridurti in fin di vita."
"Tu conosci l'uomo che ha rapito i miei amici?"
"Certo."
"Allora dimmi! Dimmi dove li avete portati! Dove sono Riku e Kairi!?"
"Come ci scaldiamo facilmente. I tuoi amici ci servono, al contrario di te, inutile ladro di keyblade."
"Cosa vorresti dire?"
"Solo che hai quell'arma perchè l'hai presa al tuo amico. Vuoi forse negarlo?"
"......"
"Vedo che non hai da obbiettare, inutile ragazzo. Sai dovresti essere già nell'oltretomba, ma la negligenza di mio fratello ti ha risparmiato la vita. Ora cosa dovrei fare? Ah ci sono ucciderti!"
Evocò il suo keyblade. La sua elsa ricordava una rosa che sboccia e la sua lama era simile alle decorazioni sui gambali, solo che le spine erano veramente sporgenti. Terminava con un altra rosa, chiusa a bocciolo.
La donna misteriosa fu subito su Sora. Il ragazzo riuscì a bloccare il fendente e così si ritrovarono faccia a faccia.
"Sora!" gridarono Pippo e Paperino.
"Muovetevi e lo uccido." tuonò la sconosciuta e poi continuò
"Chissà come sarebbero gelosi i miei fratelli hihihi. Per tua fortuna non è ancora giunto per te il momento di soccombere. Il nostro signore ti ha concesso la vita. Sono quasi gelosa hihihi."
"Il v-vostro signore?"
Con un balzo la tizia si mise a distanza di sicurezza.
"Goditi i dati del vecchio e fai il bravo"
A Sora sembrò di sentire uno sghignazzo mentre la donna scompariva, come era apparsa, nell'oscurità.

Ancora scombussolato dall'incontro con la tipa misteriosa, Sora non si accorse che tutti coloro che li aspettavano nella stanza a fianco si erano precipitati lì.
"Cos'è successo?" disse un preoccupato Leon.
"....." Sora non aveva le parole, era apparsa di fronte a lui, l'aveva umiliato, aveva i suoi più cari amici e lui non aveva reagito. Era rimasto fermo, come pietrificato. La superiorità schiacciante di quella donna lo aveva gettato nello sconforto.
Cid, Pippo e Paperino riferirono i fatti al posto del ragazzo e tutti attesero in silenzio che Tron desse segni di vita. Tutti volevano dire qualcosa ma niente sembrava essere quella giusta in quel momento.
Una voce familiare interruppe il silenzio scuotendo Sora dai suoi pensieri.
"Wow che mortorio qui...cosa c'è? Momento sbagliato?"
Sì, non vi era alcun dubbio, quella era la voce di Lea. E con loro c'erano Roxas, Xion e Terra.
"E così siete arrivati" disse un soddisfatto Merlino lanciando un'occhiata di sfida a Cid.
"Salve ragazzi, perdonate la maleducazione di questo testone" esordì Xion, poi colpì con un buffetto la testa dell'amico.
"Ehi vacci piano! Con questa ci lavoro, io"
"Smettila Lea, non sei credibile"
"Ehi ragazzi!" disse Sora. "Vi stavamo cercando quando Merlino ci ha detto che vi aveva già avvisati lui"
"Mi è preso un colpo quando me lo sono visto davanti"
"Mettiamo da parte gli scherzi. Cosa è successo?"
Anche Roxas e gli altri si erano accorti che Sora aveva un umore diverso dal solito. Il ragazzo castano raccontò tutto quello che sapevano: il rapimento di Riku e Kairi, la comparsa di due strani tipi in armatura e i viaggi di Topolino, Aqua e loro per saperne di più. Roxas e gli altri ascoltarono assorti e riferirono anche loro dell'incontro con lo strano tipo alla landa.
"Quindi al momento ne sono apparsi tre." riassunse Terra. "inoltre hanno preso il xblade. Se l'intuizioni di Aqua e Topolino sono esatte dovremo veramente preoccuparci.."
"Inoltre neanche noi tre messi assieme siamo riusciti a colpire quell'uomo, e Sora non ha certo avuto più fortuna di noi"
Sora abbassò lo sguardo.
"Ehi non prendertela amico, constatavo solo che sono veramente di un'altro pianeta rispetto a noi." lo rassicurò Lea.
"Scusate se mi intrometto" intervenne Cid "ma Tron ha avuto accesso ai dati"
"Davvero?" disse Sora, che si precipitò al computer.
"Salve creativi e bentrovati Sora, Paperino e Pippo, ho analizzato tutti i dati e purtroppo riguardo ai tizi in armatura sono riuscito a ricavare solo questo"
Sullo schermo apparve un testo. Sembrava un diario.
" Dopo che ho abbracciato l'oscurità, il mio maestro non mi ha più guardato con gli stessi occhi. Anche all'esame notai una certa resistenza da parte sua nel conferirmi il titolo. Fortunatamente il potere dell'oscurità non era affiorato durante l'esame e quindi non ebbi grossi problemi. Ora finalmente posso soddisfare la mia sete di conoscenza. Nei miei viaggi attraverso i mondi ho visto la gente rifiutare l'oscurità, rinchiuderla nei meandri più profondi del cuore e farla uscire solo se alimentata. Cos'è  che spinge le persone a comportarsi così? La paura è l'unica via plausibile. Io invece non ho paura del buio. L'ho abbracciato e questo mi ha reso un uomo nuovo, più forte. Quando ne parlai al maestro lui ne fu inorridito e per poco non mi cacciò via dalla terra di partenza. Dovetti nascondere la mia oscurità, dovetti nascondere il mio potere. Ora però non ne ho più bisogno e presto riuscirò a farlo apprezzare anche al resto della gente. Questo è il mio obbiettivo.
Dopo aver capito che il mio lavoro era troppo per una vita, fui assalito dallo sconforto e decisi di abbandonare il mio progetto. Passai un anno a vagabondare senza meta, quando una voce mi chiamò a sé. Era così familiare e non proveniva da fuori, no, proveniva da dentro. Dal mio cuore, dalla mia oscurità".
"Altro non riesco a trovare, purtroppo"
"Grazie Tron, sei stato grande" disse Sora.
Dopo aver letto quel pezzo di diario, Ansem decise di intervenire.
"Sora, eroi della luce, questo non deve essere un punto morto, ma un punto da cui dobbiamo partire. Xehanort avrà sicuramente scritto il seguito di questo diario e potrebbe contenere informazioni importanti. Dovete assolutamente cercare i pezzi mancanti, solo così potremo salvare gli amici di Sora, i nostri amici"
"Ansem ha ragione, Sora."
Sora annuì.
"Allora io, Paperino e Pippo ci metteremo alla ricerca di questi diari e di Ven"
"A Ven penserò io, Sora." disse Terra.
"E noi andremo con lui" proseguì Lea." Voi pensate ai diari, ci sono gli amici a coprirvi le spalle"
"Grazie ragazzi, grazie a tutti. Paperino, Pippo si parte!"
"Sì!"
"S-Sora, spero che tu riesca a trovare i tuoi amici, nel frattempo io diventerò un grande re, lo prometto!"
"Ne sono certo, Artù."
****************
"Dimmi Gorigia, perchè non hai preso i dati?"
"Perchè non c'è nulla di interessante negli appunti di un traditore. E tu dimmi Assà, perchè hai risparmiato la vita a quel moccioso?"
"La paura è un sentimento strano. Più la persona ne è avvolta più è letale, ma se riesce a superarlo allora può diventare più forte."
"Mphf, mettere alla prova un ragazzo privo di potenziale, sono gelosa..."
"Una mossa azzardata, ma potrebbe rendere la sfida più interessante, voglio provare un dolore mai sentito prima, ehehehehe"
"Ancora con questa cosa del dolore? Come siamo ripetitivi, varia un pochino, fratello"
"I tuoi giochini psicologici non funzionano con me, Senimo, non cado certo nell'ira così facilmente.."
"Be, io ci ho provato...."
"Il nostro signore ci chiama, dobbiamo tutti raggiungere la sala principale, presto avremo il nostro tredicesimo membro."
"Sì" risposero in coro i quattro, prima di sparire nell'oscurità, diretti alla sala principale.
 ********

Pensieri di vario genere si avvicendavano nella mente del giovane Sora. Quello per cui aveva lottato per 2 anni era stato vanificato in pochi attimi, uomini troppo forti gli avevano sbarrato la strada, strappato la sua pace, rapito i suoi amici, umiliato due volte. Nel buio di questi giorni una speranza era tornata ad illuminare il suo volto, uno scritto. Il nemico del giorno prima ora diventava il miglior compagno, Xehanort aveva disseminato indizi in giro per i mondi, tessere minuscole di un puzzle che avrebbe condotto lui e gli altri dai suoi amici. Doveva trovare tutti i diari più in fretta che poteva, Riku e Kairi lo stavano aspettando.
"Tu non proteggerai nessuno, sei troppo debole"
L'uomo che l'aveva ferito gli comparve davanti, il keyblade spettrale tra le mani. Era come Sora lo ricordava: l'elmo liscio e tondo che lasciava intravedere una faccia spettrale, una specie di teschio, così almeno pensava il ragazzo. L'armatura, dello stesso colore vitreo dell'elmo, lo faceva sembrare quasi evanescente, gambali e bracciali erano smussati e raffiguravano anche essi un volto scheletrico.
Alzò l'arma contro Sora, scattò in avanti e lo colpì. Sora cadde in ginocchio. Il keyblade fu appoggiato al mento del ragazzo, gli sguardi si incrociarono. Li vedeva, quegli occhi traboccanti di oscurità che lo osservavano. Un brivido attraversò la schiena del giovane maestro.
"Lasciami in pace!" gridò Sora.
"Paura e disperazione, di questo si nutre la mia forza. Perchè dovrei lasciare la presa su un cuore pieno di tanto sostentamento?"
"Io non ho paura!"
Una risata agghiacciante si levò da sotto l'elmo, riecheggiò nella testa di Sora e lo costrinse a digrignare i denti.
"Tu sei così accecato dalla luce da non notare quanta oscurità ci sia in te"
"Sta zitto"
Sora invocò il suo keyblade e colpì quello dell'avversario che volò via.
"Cos'è? Hai deciso di combattere? Hai deciso di essere uomo?"
Sora non lo sopportava più, strinse il keyblade tra le mani e affondò un colpo.
"Hai ancora voglia di parlare?"
Il tipo misterioso non sembrò aver subito alcun danno, i gemiti che Sora sentiva erano le sue risate sempre più agghiaccianti.
"Vuoi uccidere la tua paura? Non so se definirlo coraggio o stupidità. Direi che la seconda ti è più consona."
Sora lo colpì di nuovo e ottenne lo stesso effetto.
"Combattere la paura con la paura...già sei proprio uno sciocco, un semplice ragazzotto che non è abbastanza forte"
"Basta! Falla finita!"
"Che c'è? La verità fa male? Guardati...guarda il tuo keyblade. La paura è la tua compagna e il mio sostentamento"
Il ragazzo diede un occhiata al suo keyblade.
"Cosa? Cosa hai fatto?"
La catena regale non c'era più, tra le mani di Sora c'era il keyblade del tipo. Scheletrico come il suo padrone e di colore vitreo. La faccia sulla punta sembrò animarsi.
"Nutrimi, ti prego nutrimi ancora!"
Il giovane, spaventato, lanciò il keyblade a terra ma esso scomparve per tornare nelle sue mani. Si sentiva risucchiare l'anima.
"Lasciami stare! LASCIAMI!"
Sentì le gambe immobili, bloccate da qualcosa. Guardò in basso e vide che stava affondando in un abisso oscuro. Più si dimenava, più affondava. Il tizio, invece, camminava tranquillamente verso di lui, tese una mano e riprese il suo keyblade, poi disse:
"Affonda nella paura, affoga nell'oscurità, nutri il mio potere!"
"No,no, mai!"
"Se ti opponi aggravi la tua posizione. Non hai la forza per affrontare questa battaglia, non hai il coraggio per guardare le tenebre."
"Ho sconfitto orde di heartless, ho combattuto nel regno dell'oscurità, non ho paura delle tenebre!"
Ancora quell'odiosa risata.
"Heartless? Regno dell'oscurità? La vera oscurità è quella che divora ora il tuo cuore. Gli heartless possono essere sconfitti, il regno può essere attraversato, ma il tuo cuore non puoi ignorarlo. Paura, rabbia, odio, potere. Tutti coloro che vivono nel mondo ci nutrono con i loro cuori. Noi siamo una forza che nessun uomo potrà mai reggere. Soccomberai Sora, che differenza fa se ora o più tardi? Meglio risparmiare tempo."
Le parole del tipo dovevano suonare come una sconfitta ma invece sapevano di via d'uscita. Sora sorrise, smise di dimenarsi e disse:
"Hai detto nessun uomo giusto? E se fossero tanti? Se fossero tanti cuori uniti? Tu e per quanti voi possiate essere non potrete mai reggere la luce di tanti cuori. Ricordati che i miei amici sono il mio potere"
L'oscurità che lo inghiottiva fu dissipata in un attimo e il tizio dovette indietreggiare. Sora fece un balzo in avanti ed evocò il suo keyblade. Finalmente la catena regale scintillava tra le sue dita. Il colpo fendette l'aria e finalmente arrivò a colpire l'avversario che cadde in ginocchio.
"Ti ho sottovalutato ragazzino, pensavo fossi più debole. Quello che hai visto era solo un assaggio del mio potere. Presto tornerò e i tuoi amici non basteranno a salvarti...ugh"
Con un ultimo gemito l'armatura si dissolse nelle tenebre rivelando dove si trovava, era nel suo cuore. I suoi legami, se stesso e quella cicatrice nera, indelebile dove un attimo prima stava affondando. Si era chiusa e rimpicciolita, non minacciava più la sua quiete, almeno per ora. Se quello era solo una parte del potere di quei guerrieri allora erano davvero nei guai. Diede un altro sguardo e poi trasse la conclusione definitiva: Riku, Kairi, Pippo, Paperino e tutti gli altri lo avrebbero aiutato e quel potere non sarebbe stato più così spaventoso.
"Sora"
Una voce screziata interruppe i sui pensieri.
"Paperino?"
"E chi sennò? Che ti è preso? Sei bianco"
"Nulla, non ti preoccupare."
"Sicuro? Io e Pippo possiamo aiutarti?"
"Gauwsh, Sora non devi portare tutto il fardello da solo, danne anche un po' a noi. Ricordati che finché siamo in viaggio le facce tristi sono bandite."
"Lo so, ma davvero è tutto passato, e è anche merito vostro ragazzi, grazie!"
Pippo e Paperino si guardarono perplessi.
"Sora hai la febbre?"
"No, cosa vorresti dire?"
"Che sei più strano del solito"
"Ah davvero?"
"Sì"
Sora prese Paperino sotto il braccio e gli strofinò il pugno sulla testa.
"Non ti azzardare a dirlo mai più!"
I tre risero ma subito qualcosa richiamò la loro attenzione: erano arrivati in un nuovo mondo.
***********
Passi nelle tenebre, ecco cosa aveva destato il sonno del ragazzo.
"Chi va là?"
Nessuna risposta. Il silenzio non era certo rassicurante, si alzò in piedi e un fascio di luce irradiò la sua mano.
"è così che si salutano gli amici?"
"Ti stavo cercando..."
"E mi hai trovato...oppure è il contrario?"
"Risolviamola ora"
"Come sei cambiato...un inutile ragazzino è diventato un potente guerriero. Ora hai il mio rispetto."
"Quelli che sento sono forse complimenti?"
"No, è solo la verità..." la risata inconfondibile fece vibrare l'aria.
"Cos'hai da ridere?"
"Ricordo quel giorno come fosse ieri. Tu ed io, uno di fronte all'altro, luce e oscurità. Lo scenario era ben diverso ma la desolazione era simile. Lì erano i fantasmi di antichi guerrieri a scrutarci e ora ci sono mere ombre."
"Hai finito di parlare?"
"Sono più forte di un tempo" evocò il suo keyblade, l'inconfondibile occhio azzurro risplendeva nelle tenebre.
I due scattarono all'unisono e scintille cominciarono ad illuminare il perimetro circostante. Gli occhi gialli che sciamavano intorno a loro si mossero in quella direzione. Il combattimento si spostò su due fronti per entrambi i possessori di keyblade. Arma contro arma, arma contro shadow. Un minuto prima si guardavano le spalle, un minuto dopo si colpivano senza pietà.
"Dark Thundaga, danza oscura"
Una danza di fulmini eliminò molti shadow ma non l'altro combattente. Schivati i colpi elettrici il ragazzo sollevò l'arma al cielo e gridò:
"Tornado blizzaga"
Un tifone di cristalli glaciali investì qualsiasi cosa sulla sua strada. Al termine della sua corsa esplose in tante lame che caddero come pioggia. Solo una cupola nera sopravvisse al colpo. Una miriade di copie nere balzarono contro il giovane con intento assassino. La risposta fu immediata: sulla schiena del giovane comparvero sei spade eteree che respinsero tutti i colpi in una danza mortale. I due atterrarono nello stesso istante. Neanche uno shadow era rimasto in piedi.
"In questo mondo di nulla otterrò la mia rivincita"
"Non ci contare"
"Ventus!"
"Vanitas"
Il palazzo dell'ormai ex organizzazione osservava imperterrito lo scontro mentre la pioggia scandiva l'inesorabile scorrere del tempo, sempre se in quel posto ci fosse il tempo.
 

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Capitolo 7
*** L'impero Inca ***


 

Finalmente avevano raggiunto il prossimo mondo, Sora era impaziente, scrutava a destra e a manca alla ricerca di un pezzo di carta, un qualcosa che potesse appartenere al vecchio maestro. Nel frattempo poté analizzare in che posto erano finiti. Questa volta sembrava che il keyblade li avesse guidati in una specie di giungla. Alberi fitti impedivano ai raggi del sole di passare e continui fruscii tra i cespugli tenevano sempre all'erta i tre amici.
"Questo posto mette i brividi" esclamò un terrorizzato Paperino. "Perchè mai Xehanort dovrebbe lasciare un suo diario proprio qui?"
"Gauwsh Paperino, se io dovessi nascondere qualcosa lo farei in un posto sperduto."
"Apfui, zitto tu!"
"Yuk!"
"Il keyblade ci ha condotto qui, vuol dire che qualcosa deve esserci."
"Paperino ricordati cosa è successo quella volta in quella giungla..."
"Vuoi chiudere la bocca, Pippo?"
Sora e Pippo risero guardando il loro amico in preda alle sue classiche sfuriate. La gioia durò poco, dalla foresta si levò un gran fracasso che li mise in all'erta.
"Cos'era quel rumo..."
Sora non ebbe il tempo di finire la frase che uno strano essere sbucò dai cespugli urlando.
"Aiuto!"
Dietro di lui, lanciati all'inseguimento, un gruppo di heartless.
"Dobbiamo aiutarlo!" Sora invocò il keyblade e in un attimo si frappose tra il tipo e le ombre. Pippo e Paperino lo seguirono a ruota impugnando le rispettive armi. Questa volta avevano a che fare con heartless animaleschi simili a giaguari. Neri come la pece con i classici occhi gialli sul muso. Le fauci digrignate lasciavano intravedere delle affilate zanne rosse, le zampe mostravano poderosi artigli e l'emblema si stagliava in mezzo alla fronte. Erano circa una ventina e non ci misero molto a cambiare bersaglio. Con un balzo tre attaccarono a fauci spalancate, mentre gli altri si disponevano a semicerchio bloccando le vie di fuga. Sora parò l'attacco e congelò il suo aggressore, per Pippo e Paperino la scena fu simile. Dovevano proteggere lo strano tizio alle loro spalle, così Sora trasformò il suo keyblade in un arco e lanciò delle frecce di blizzaga che eliminarono alcuni nemici, ma il cerchio continuava a stringersi e gli heartless serravano i ranghi. 
"Pippo, Paperino dobbiamo provarci."
I due annuirono e si avvicinarono fino a toccarsi spalla contro spalla. Alzarono le loro armi al cielo e Sora urlò:
"Trio"
Fasci di luce colpirono i nemici che svanivano nel nulla, infine Sora saltò e colpì il terreno creando un onda d'urto che spazzò via i sopravvissuti. I pochi che rimasero dopo il devastante colpo decisero che era meglio ritirarsi e fuggirono nel folto della foresta.
"Uff ce l'abbiamo fatta!"
"Che heartless ostinati"
"Come avete chiamato quei cosi?"
Sora si voltò e ripeté:
"Heartless, senza cuore. Sono creature nate dall'oscurità nel cuore della gente."
"Sì, tutto molto bello ma non mi interessa."
"Ehi che modi sono?" rispose un infuriato Paperino.
"Io sono l'imperatore Kuzco e posso parlare come voglio."
"Tu...sei...un imperatore?"
"Sì perchè? Mai visto un imperatore prima?"
"Be ehehe, come dire...certo non un imperatore....emh animale?"
"Animale? Questo non è il mio vero aspetto, sono stato trasformato così dalla mia consigliera, diciamo ex"
"E perchè?"
"Perchè vuole usurparmi il trono. è stata lei a mandarmi quegli strani cosi dietro."
"Ah,permette un minuto sua maestà."
Sora radunò Pippo e Paperino e cominciò a parlare:
"Dobbiamo aiutarlo!"
"Come scusa?" rispose Paperino.
"é inseguito dagli heartless, non possiamo certo lasciarlo così"
"Ma hai visto come ci ha trattati?"
"è un imperatore, Paperino. E poi pensa alla ricompensa se lo aiutiamo."
"Eheheheheh" rise il mago con occhi maliziosi.
"Gaushw Sora, vuoi davvero chiedere una ricompensa?" gli bisbigliò Pippo.
Scuotendo la mano, Sora rispose:
"Neanche per idea, ma almeno Paperino non farà storie."
"Che farfugliate voi due?"
"Niente" risposero in coro il ragazzo e il cavaliere.
Tornarono dall'imperatore e gli proposero il loro aiuto.
"Davvero volete aiutarmi?"
"Certo! Combattere heartless è il nostro lavoro!" disse Sora alzando il pollice.
"Allora troviamo la mia guida, è l'unica che conosce la strada per tornare a palazzo."
"Non vuoi sapere i nostri nomi?" chiese Paperino.
"Mi aiuteranno a tornare a palazzo?"
"Emh no..."
"E allora sono irrilevanti, andiamo."
Sora e Pippo trattennero a stento un furioso Paperino, che già aveva impugnato il suo scettro.
Si incamminarono nella fitta giungla alla ricerca di questa fantomatica guida. A Sora sorsero varie domande sull'aspetto del loro protetto. Prese coraggio e chiese:
"In cosa si sarebbe trasformato sua maestà?"
"Non vedi? Sono un lama!"
"Ah giusto..."
Sora guardò i suoi compagni in cerca di risposte ma l'esito fu negativo. Dopo qualche ora di cammino raggiunsero il limitare della giungla.
"Perché vi siete separati?"
"Perché non ho voluto dargli ascolto e abbiamo litigato."
La radura era dominata da alte montagne e il posto brulicava di creature simili a Kuzco, chissà se anche la guida era un lama. Si fecero largo tra i gli animali e raggiunsero uno strano tipo. Era un uomo grande con un buffo cappello marrone, era seduto a gambe incrociate e raccontava una storia a quegli strani esseri. Appena vide l'imperatore sorrise, si alzò e lo salutò.
"Sei tornato, allora?"
"Senti Pacha...mi dispiace..."
"Non importa, ora dobbiamo tornare a palazzo."
"Grazie. Questi sono tre stranieri che mi hanno aiutato con gli heartless, così almeno li hanno chiamati."
"Ciao! Noi siamo Sora, Paperino e Pippo." disse il ragazzo indicando prima se stesso e poi i due amici.
"Io mi chiamo Pacha e sono il capo villaggio. Vi chiedo scusa per l'arroganza del nostro imperatore."
"Apfui"
"Paperino!"
Il mago voltò la testa scocciato.
"Vi aiuteremo a tornare a palazzo, non siete in grado di fronteggiare gli heartless."
"Grazie, ci servirà una mano, giusto Kuzco?"
"Non avrei saputo dirlo meglio."
In quel momento un uomo muscoloso e piuttosto alto comparve correndo.
"Li ho trovati. Passo e chiudo."
Era insieme a un gruppo di heartless e sembrava cercare Kuzco e Pacha.
In un attimo furono circondati.
"Agli hearltess pensiamo noi!" disse Sora.
La battaglia era ormai inevitabile.


 
Il gruppo fu immediatamente circondato. Questa volta avevano di fronte dei nerboruti heartless dalle lunghe lance, un drappo in vita e un elmo raffigurante un mezzo sole. Sora invocò il keyblade e insieme a Pippo e Paperino si disposero in cerchio attorno a Pacha e Kuzco. Le ombre con le lance in resta incalzarono i tre, dovevano allontanarli se volevano portare un offensiva decente. Sora utilizzò il potere dei suoi abiti e grazie alla forza di Paperino passò in fusione giudizio. Roteò la catena e la sollevò in aria, dalla punta uscì un globo di fiamme che a comando esplose in mille meteore. Le ombre sorprese non riuscirono a reagire in tempo e più della metà fu spazzata via, per i restanti fu normale routine. Sora pattinando magicamente a mezz'aria sparava proiettili di ghiaccio che colpivano con estrema precisione e in un batter d'occhio a circondarli c'era solo erba. Il tizio muscoloso, sorpreso dalla forza degli strani tizi, decise di battere in ritirata.
"Chi era quel tipo?" chiese un accigliato Sora, che nel frattempo era tornato ai suoi abiti normali.
"Il braccio destro della mia ex consigliera,ne cambia uno ogni dieci anni, il modello di quest'anno si chiama Kronk. è un armadio a dieci ante senza cervello. Quella che dobbiamo temere è lei, Izma. Penso abbia vissuto all'era dei dinosauri, ma è crudele e tremendamente astuta e soprattutto ha un laboratorio segreto. è grazie ad una delle sue pozioni se mi ritrovo conciato così."
"Dobbiamo affrettarci a tornare a palazzo o quel tipo potrebbe ricomparire con più heartless."
I cinque guidati da Pacha si affrettarono a raggiungere il palazzo di Kuzco. La strada fu impervia: dovettero riattraversare la giungla, che non mancava di hearltess giaguaro visti prima; poi fu la volta di scoscesi monti dove si annidavano pericolose insidie, ombre volanti li attaccavano senza sosta. Erano heartless simili ad aquile, con l'emblema stampato sul petto, artigli adunchi e becchi puntuti, e, come se non bastasse, erano in grado di scagliare le loro piume dall'alto, come fossero proiettili. Sora dovette ricorrere a numerosi thundaga per abbatterli. Finalmente giunsero nei pressi del palazzo. Un enorme viso con un copricapo simile a quello degli heartless di prima si stagliava sulla cima di una altissima montagna. Solo la nuda roccia faceva contrasto con l'oro luccicante del volto. La vegetazione era inesistente e delle nere nubi si addensavano sulla cima.
"Siamo arrivati." disse Pacha. "Izma e l'antidoto sono lì dentro."
"Finalmente sono tornato a casa." replicò Kuzco.
*********
Una figura di aspetto bizzarro era appena giunta a palazzo: spalle larghe, gambe poderose, braccia possenti, maglia blu con maniche gialle, testa piccola, capelli neri, un buffo cappello e un aria poco intelligente.
"Krooonk" una voce rauca lo chiamò per nome.
"Arrivo, Izma" rispose lui e, con passo lesto, si affrettò a raggiungere la sala del trono.
Appena dentro fu accolto da una donna, fossile dovrebbe essere il termine più adatto. La ragnatela di rughe stonava con il pesante trucco viola sulle palpebre. Un lungo vestito, dello stesso colore, aderente ricopriva il corpo rinsecchito e una corolla di lunghe piume le spuntava dal collo di struzzo. Guardava il buffo tizio con aria di sufficienza e sdegno, un aura nera la circondava, l'oscurità aveva preso possesso del suo cuore.
Kronk si aspettava la solita sfuriata e il suo piccolo cervello stava ancora cercando la scusa più adatta, invece la donna lo salutò con uno smagliante sorriso.
"Quando hai pasticciato con quei veleni mi hai fatto infuriare, ma ora grazie all'aiuto di quelle strane creature, ti perdono ogni scempiaggine."
"Certo, eh eh, perché Kuzco è morto, giusto? E a meno che non rispunti..."
"Non può rispuntare!" il tono della voce era improvvisamente cambiato. "Kronk, ho assoluto bisogno di sentire quelle parole: Kuzco è morto."
"Devono proprio essere quelle esatte parole?"
"Kuzco è ancora vivo?" disse la donna, che da bianco cadaverico aveva assunto un colorito paonazzo.
"Be non è proprio morto come speravamo."
"Se Kuzco torna siamo rovinati, rovinati!"
"Già, dopo una cerimonia così sentita..."
"Trovi? Dobbiamo fermarlo! Dov'è?"
"è diretto qui e insieme a lui c'è un contadino e tre strani tipi molto potenti. Avevano quella strana spada."
"Cosa? Questo è un problema. Quel tizio aveva detto che l'unica cosa che poteva fermare le ombre era quella spada. Devo escogitare un piano. Al laboratorio!"
********
"Dobbiamo giungere in fretta al laboratorio!" disse Kuzco, che nel frattempo aveva preso la testa del gruppo dopo che erano entrati a palazzo. "è lì che troveremo la pozione per farmi tornare umano."
"D'accordo." fece cenno Sora seguito dagli altri.
Presero il sottopassaggio e giunsero ad una zona con due leve.
"Quale sarà quella giusta?" chiese Pippo.
Nel frattempo comparvero uno squadrone di heartless nerboruti, quelli della radura. Dovevano muoversi, così Sora utilizzò lo stesso trucco dell'ultimo scontro, ma stavolta non sembrò funzionare. Le ombre evitarono la maggior parte dei globi. Sora cominciò a sparare ma i nemici non diminuivano di una virgola. Le forze cominciavano a mancare e solo un energiga di Paperino, dopo che la fusione era terminata, salvò il giovane da un imminente sconfitta. Il maestro modificò il suo keyblade a mo di turbina e combinandola con un fire, creò un onda di calore. Le ombre nel raggio d'azione svanirono nel nulla, ma furono immediatamente rimpiazzati.
"Ma quanti sono?" gridò Sora in preda al panico. I suoi due amici erano svenuti e lui aveva esaurito la forza magica. In ogni caso non poteva mollare, Kuzco e Pacha contavano sulla sua protezione. Si rifugiarono vicino alle leve e tentarono di respingere il folto gruppo. Sora usò nuovamente fire e improvvisamente si sentì pervadere da un nuovo potere. Gridò:
"Lanciafuoco."
La modalità era stata attivata dopo il terzo fire e la forza del ragazzo era cresciuta immensamente. La catena regale divenne di nuovo una turbina e questa volta creò una potente onda infuocata che spazzò via tutte le ombre. Il potere conferitogli da quella nuova modalità era impressionante, si sentiva imbattibile. Assicuratosi che non ne comparissero altri, lanciò un energiga su Pippo e Paperino e finalmente poterono proseguire. Dopo aver sbagliato la prima leva, Kuzco abbassò quella giusta e raggiunsero il laboratorio. Finalmente Kuzco poteva tornare umano.

Uno strano mezzo portò i cinque nel laboratorio di Izma. Era una specie di vagoncino come quelli del luna park, solo aveva dipinto sul davanti un ghigno agghiacciante. Di posti ce ne erano solo due e così dovettero fare tre viaggi. Prima andarono Kuzco e Pacha, seguirono Pippo e Paperino e infine Sora da solo. Appena salì sul mezzo una strana voce rimbombò nell'aria:
"Si prega di rimanere seduti e di tenersi all'apposito sostegno".
Immediatamente il vagone prese velocità, Sora percorse sfrecciando un breve tragitto a spirale, nel frattempo si sentiva come toccato da qualcosa. Arrivati verso la fine quel coso frenò bruscamente e scaraventò il povero ragazzo in avanti. Sora atterrò in piedi e con lo sguardo cercò gli altri. Erano proprio davanti a lui e Paperino e Pippo ridevano di gusto.
"Cosa avete da ridere?"
"Guardati gli abiti e i capelli"
Sora si osservò perplesso e notò che indossava una strana tunica bianca, poi si toccò la testa e una parrucca con lunghi capelli neri aveva sostituito i suoi. Si tolse quella roba di dosso e disse:
"Be? Scommetto che è capitato anche a voi..."
I due amici smisero di ridere e Sora annuì compiaciuto.
"Ehi voi tre! Non abbiamo tutto questo tempo!" disse un affannato Kuzco.
Lui e Pacha erano già andati oltre. Stavano frugando su un tavolino pieno di provette contenenti strani liquidi. Lì a fianco c'era una pianta completamente bruciata, chissà cos'era successo. Si misero a cercare anche loro tre ma in mezzo a tutta quella roba sembrava non ci fosse quello per cui erano venuti, poi Pacha disse:
"Ragazzi! Qui!"
Sora e gli altri lo raggiunsero, aprirono lo strano armadio a forma di gufo e di fronte a loro si parò una sfilza di fiale, tutte ben classificate.
"Leone, capra, scimmia, cavallo..."
Quando arrivarono a quella per tornare umani, una voce li precedette.
"Buca!"
Tutti si girarono e dall'ombra venne fuori, fiala nella mano, Izma.
"Cercavate questa?"
"Non è possibile, quando siete arrivati?" domandò Kuzco.
"Be...quando siamo arrivati, Kronk?"
"Non lo sa nessuno, se lo stanno chiedendo tutti i lettori."
"Izma è vero che vuoi uccidermi?"
"Ucciderti? Diciamo che ti sollevo dall'incarico, che abbiamo divergenza di vedute, che sei di troppo."
"Queste sono tutte cose che ti ha detto quando ti ha licenziata."
"Già, si chiama crudele ironia, come la mia dipendenza dal tuo aiuto."
"Tutto questo è un incubo!"
"E allora aspetta di vedere cosa ho qui!"
"No, ti prego!"
Kuzco e Pacha si coprirono il volto. Sora non capiva la reazione dei due e li guardava perplessi.
"Ma che hanno?"
"Lascia stare.." rispose Paperino.
"E dai!"
Non fece in tempo a terminare la frase che un ombra prese vita dietro la donna.
"Heartless!" gridarono Sora e i suoi amici.
"Uh meno male" fu invece la reazione degli altri due.
Il giovane maestro era sempre più perplesso, cosa c'era di peggio di un heartless?
Il nuovo nemico non aveva niente di spaventoso, però. Era semplicemente più robusto e grande di un normale shadow. I suoi movimenti erano goffi e lenti ma non era da sottovalutare.
Sora partì subito all'attacco ma quello si rifugiò nel terreno e andò verso Kuzco.
"Kuzco! Pacha! Andate via di lì!"
I due non se lo fecero ripetere due volte e corsero via.
"Uccidi Kuzco! Stupido coso!" le intimò Izma.
L'ombra portò a segno un altro attacco ma Sora fu più lesto e scaraventò l'heartless lontano.
"Un heartless così debole non può farci nulla." disse il ragazzo, fiero della sua forza.
"Ops!"
Izma nel frattempo aveva raggiunto l'armadio gufo e con una spinta fece cadere diverse fiale sull'heartless. Un fumo rosa si levò dal luogo dove giaceva il nemico. Mentre si diradava cominciavano a trasparire i dettagli del nuovo essere: per primi apparvero gli occhi, rimasti gialli, erano all'interno di una testa di serpente da lunghi denti affilati, che gli faceva da elmo. Le zampe anteriori si erano notevolmente irrobustite e gli artigli erano diventati chele, inoltre era cresciuta un insolita peluria da primate sulla parte superiore del corpo. La parte inferiore era simile ad un aracnide con otto grosse zampe che sbucavano ai lati. L'addome terminava con una coda serpentina che mostrava il pungiglione degli scorpione sulla punta.
Un ibrido molto pericoloso e dalla forza spaventosa. Un potente ruggito scosse la stanza e le pareti tremarono. Una risata lo seguì, era Izma.
"Finalmente! Con questa creatura otterrò il trono che mi spetta di diritto!"
l'heartless afferrò la donna con una chela e lo scontro ebbe inizio.
"Uccidi! Uccidili tutti!"
L'ombra fece un salto e sparì nel buio del soffitto. Sora lo cercò invano con lo sguardo, ma come poteva vedere un heartless nel suo ambiente naturale? Come poteva scorgerlo nell'oscurità?
Il nemico fece la sua mossa e colpì con il suo punglione. L'attacco fu repentino ma non per questo colse il ragazzo impreparato. Lui e i suoi amici schivarono i colpi. Gli attacchi continuarono finché la buona sorte non venne in aiuto del giovane keyblader, il pungiglione si incastrò nel pavimento. Sora non ci pensò due volte e attaccò sperando di danneggiarlo. La sessione però non fu sufficiente e l'ombra tornò a scandagliare il terreno con la sua tremenda coda. Non passò molto tempo però che fu di nuovo incastrato e i colpi di Sora e compagni non si fecero attendere. Un grido animalesco interruppe l'assalto dei tre e il pungiglione sparì nuovamente nelle tenebre. Il terzo tentativo fu quello buono e il ragazzo con un colpo secco staccò la pericolosa arma dalla coda dell'heartless. Il gigante fu costretto a tornare a terra, non poteva più attaccare dal soffitto, ma ancora non si decise ad  uno scontro corpo a corpo. Cominciò una battaglia a distanza: Izma lanciava delle strane fiale che esplodevano toccando terra e l'heartless le faceva eco con il suo veleno, che sparava dalla bocca serpentina. Il duello si fece rovente quando le due cose vennero a contatto creando falò isolati, che però limitavano i movimenti.
"Paperino! Occupati del fuoco! Pippo! Dobbiamo respingere quelle fiale!".
Sora imparò la sequenza in fretta. Prima il veleno e poi le fiale. Schivato il primo Sora e Pippo respingevano al mittente le fiale incendiandole con un bel firaga, intanto Paperino si occupava di eliminare il fuoco e il veleno. I piccoli molotov misero in crisi l'ombra che si innervosì parecchio. La sua furia divenne inarrestabile, tanto che la stessa Izma non riusciva più a controllarlo. Lei stessa fu scagliata via e il colosso passò allo scontro ravvicinato. Le chele solcavano il pavimento lasciando grosse crepe.
Per limitare i danni, Sora decise di lanciare su di sé e i suoi compagni un aeroga. L'ombra sembrava colpire senza uno schema preciso, controllata dalla pura rabbia, questo mise in difficoltà i tre e in poco tempo Sora si trovò da solo contro il mostro. Con Pippo e Paperino esausti, il ragazzo doveva giocare d'astuzia. Aveva contato i fire, erano circa cinque quelli lanciati, gli serviva solo una potente magia per passare in stile lanciafuoco. Si preparò a colpire con un megaflare, ma l'avversario fu più lesto e il ragazzo si ritrovò a terra. Non aveva il tempo di preparare l'attacco da solo. Dovette limitarsi a schivare i colpi. Quando ormai la fatica gli aveva rallentato i movimenti e sembrava spacciato, ecco un energiga a dargli manforte, Pippo e Paperino erano tornati. I due compresero al volo la strategia del ragazzo e distrassero l'heartless il tempo che bastò a Sora per lanciare un megaflare e cambiare il suo stile. Il nuovo potere lo avvolse, si sentì pervaso da un energia straordinaria. Con la sola forza bloccò l'attacco del bestione e lo sguarnì di ogni difesa, poi infuocato il suo keyblade, prima gli tagliò le chele e infine il busto. L'heartless sparì nel nulla. I tre festeggiarono la vittoria e furono raggiunti da Kuzco e Pacha che si felicitarono con loro. Non avevano ancora vinto, però. Izma era di nuovo in piedi con una pozione in mano.
"Ora è il mio turno. Mi trasformerò in un potente mostro e vi ucciderò!"
La bevve tutta d'un fiato. Il risultato fu a dir poco comico. L'ultima pozione rimasta era quella di un innocuo gattino. Fu facile per Kuzco recuperare la fiala e tornare finalmente umano. Izma si diede alla fuga, nelle sue nuove vesti non poteva fare granché e non poteva neanche tornare umana. Un ragazzo apparve di fronte ai loro occhi, capelli neri, occhi dello stesso colore, corporatura esile, mento squadrato e naso aquilino, indossava una tunica rossa.
"Grazie a tutti voi per l'aiuto. E Pacha, amico mio, volevo parlarti di una cosa."
"Vuoi ancora costruire Kuzcotopia?"
"Certo!"
"Eh?" fece Sora.
Pacha raccontò al ragazzo che l'imperatore voleva costruire una mega piscina nel luogo dove lui e i suoi compaesani vivevano. Paperino e Pippo trattennero la furia di Sora.
"Fate parlare l'imperatore!"
Calò il silenzio.
"Volevo dire che costruirò Kuzcotopia, ma dopo un accurata analisi e una visita ho notato che le colline non cantano, quindi costruirò Kuzcotopia da un'altra parte."
Sora si placò e sorrise, ma la gioia sul volto di Pacha si leggeva a chiare lettere.
"Ho una domanda!" chiese un accigliato Pippo. "Chissà perchè quell'heartless ha scaraventato via Izma ad un certo punto."
Kronk, che fino a quel momento era rimasto in disparte, con grande sorpresa dei presenti, rispose:
"L'oscurità del cuore di Izma era troppo debole per reggere la furia dell'heartless. L'istinto selvaggio ha preso il sopravvento e Izma ha perso il controllo."
"Ma tu come hai fatto a capirlo?"
"Io? No, è stato lo scoiattolo!"
Dalla spalla di Kronk sbucò fuori un simpatico animaletto che offrì una ghianda a Sora.
"Grazie!" disse Sora, che accettò il dono.
Il frutto cominciò a brillare e rivelò un nuovo passaggio, che Sora sbloccò prontamente con la sua chiave-spada.
"Be ragazzi, noi dobbiamo andare!"
"Grazie ancora e tornate quando volete!" rispose Kuzco.
"Certo!"
I tre tornarono alla gummiship.
Kuzco e Pacha rimasero soli.
"Sai, ora che ci penso, ho sentito le colline a fianco alle nostre cantare"
disse Pacha.
"Mmmmh"
 

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Capitolo 8
*** Una sinfonia violenta ***





Sora e i suoi amici stavano ultimando i preparativi per lasciare il mondo. Lo scontro era stato piuttosto impegnativo e comprare qualche pozione dal negozio Moguri era più che doveroso.
"Quel coso era veramente forte. Se non foste intervenuti in tempo, sicuramente sarei stato sconfitto. Grazie."
"Apfui, lo sai che puoi contare sempre su di noi, giusto Pippo?"
"...."
"Pippo?"
"Gauwsh! Sbaglio o quello è il tizio che stava con Izma?"
Sora aguzzò lo sguardo, l'uomo muscoloso si avvicinava correndo. Chissà cosa voleva? Era scomparso dopo la sconfitta della donna.
"Ehi voi!" gridò Kronk. Non sembrava per nulla affannato. "Lo scoiattolo mi ha dato questo foglio, ha detto che era per voi."
"Cosa?" Sora prese il pezzo di carta e lesse:



"Ho viaggiato per vari mondi, ho acquisito una conoscenza più che rispettabile, ma ancora ho sete di sapere. La voce nel buio è tornata a tormentarmi. Mi chiama,mi cerca e credo che mi osservi anche. Sa dove mi trovo, sa quello che voglio, sa cosa sente il mio cuore. Si è fatta anche più forte, ma non insiste, mi chiama e poi svanisce. La mia curiosità aumenta, chissà chi è? Sarà una persona? Sarà l'oscurità? O forse il contatto con le tenebre mi ha reso pazzo? Be, se continuo a non rispondere non lo saprò mai, aspetterò una sua chiamata.
La voce si è fatta sentire di nuovo. Saranno passati due giorni da quando ho deciso di assecondarla. Mi trovo in perlustrazione su delle alte montagne. Sulla più alta sorge uno strano palazzo d'oro. Questa volta ci ho dialogato e mi ha chiesto di tornare a lei nell'oscurità. Mi diede informazioni dettagliate e precise su come raggiungerla. Partii immediatamente, dovevo assolutamente incontrare questo tipo che si definiva mio padre."
 
Il ragazzo non poteva crederci, Xehanort era stato in questo mondo. Non c'erano dubbi, questo era proprio una parte del suo diario. Alzò lo sguardo per ringraziare il tipo, ma era già scomparso.
"Dove è andato l'armadio?"chiese perplesso.
"è andato via mentre leggevi. Be? Cosa c'è scritto?"
"è un frammento del diario di Xehanort!"
"Wow! E dice come raggiungere Kairi e Riku?!"
Il volto di Sora si scurì di colpo, abbassò il capo e scosse la testa.
"Gauwsh Sora! Non ti abbattere, quando avremo tutti i pezzi capiremo dove sono stati portati i nostri amici."
Il broncio sul volto del ragazzo scomparve e di gran carriera si avviò alla Gummiship.
"Pippo! Andiamo anche noi!"
"Aspetta Paperino..."
"Che c'è?"
"Non ti sembra strano che quello scoiattolo sapesse dell'heartless e che questo poteva servire a noi?"
"Apfui, sono solo coincidenze!"
"Ragazzi! Volete muovervi? Vi lascio qui!"
"Aspetta Sora! Muoviti Pippo!"
"Yuk!"
Finalmente partirono per il prossimo mondo. Il viaggio era ancora lungo, ma i pezzi stavano venendo a galla e Sora si sentiva di un passo più vicino ai suoi amici.
Riku, Kairi, sto arrivando.



"Gli hai consegnato il foglio?"
"Certo, ma tu chi sei?"
"Oh, non importa..." l'uomo incappucciato svanì in uno strano portale. Kronk rimase qualche minuto a fissare il punto dove era scomparso, poi scrollò le spalle, fece salire lo scoiattolo sulla spalla e si diresse nel folto della giungla.
*************
Il silenzio regnava nella sala dei troni. I posti si sarebbero presto riempiti per assistere alla cerimonia tanto attesa. Dark Heart era lì, attendeva nel'oscurità l'arrivo dei suoi figli, finalmente il suo obbiettivo era ad un passo. Aveva aspettato tanto, eppure il tempo qui era impercettibile, lui però riusciva a sentirlo, gravava sulla sua coscienza. Per ingannare l'attesa chiuse gli occhi e rievocò il ricordo a lui tanto caro: quello dove lui e il suo allievo conversavano durante la pioggia di comete. Era gradevole ricordare, ma allo stesso tempo lo rattristava. Sapeva che quel momento non sarebbe mai tornato indietro. Ogni volta, però, tornava così vivido che gli veniva istintivo aprire gli occhi, e allora ogni cosa svaniva, tutto tornava buio, illuminato da una pallida luce.
Era ora, i dodici comparvero sulle loro rispettive sedie. Tutti si inchinarono e poi si sedettero in attesa dell'ultimo componente.
"è passato così tanto tempo da quando ho iniziato a richiamarvi a me, figli miei. Uno ad uno avete risposto al desiderio di vostro padre. Oggi, finalmente, accoglieremo l'ultimo figlio, l'ultima oscurità. Vieni avanti, Riku."
Gli enormi battenti si aprirono, un ragazzo in armatura si fece avanti. Arrivato sotto la luce si inginocchiò al cospetto di Dark Heart.
"Sono felice di rivederti, padre"
"Anche io, figlio mio. Come feci con i tuoi fratelli, ora io ti nomino maestro dell'oscurità, numero 13 Riku, frammento della curiosità. Spero che la tua fedeltà sia migliore del tuo predecessore."
"Sarò fedele solo a te, mio signore."
"Alzati e recati al tuo posto, figlio mio."
Riku si diresse al suo posto, si sedette e poggiò l'elmo sul bracciolo del suo trono, lo sguardo impassibile.
Dark Heart tornò a parlare:
"Ora mancano solo quattro delle vostre sorelle, poi finalmente il nostro momento potrà giungere. Voi diventerete i garanti del nuovo mondo che voglio forgiare, voi sarete i cavalieri della luce. Ulac, Adnera, a voi il compito di recuperare Belle e Aurora. Gli altri si tengano a disposizione, presto avrò ordini per tutti, anche per te, Riku."
Il numero 5 e il numero 7 scomparvero nell'oscurità, gli altri li seguirono poco dopo.
*******
 
 
La cerimonia si era appena conclusa. Il giovane dai capelli argentei si dirigeva nelle sue stanze. Oramai conosceva a memoria la strada per la sua torre, quella con l'effigie della scimmia. In realtà non c'era posto del palazzo che non aveva visto. Non era eccezionalmente grande ma l'oscurità confondeva facilmente le idee, soprattutto a coloro che nelle tenebre non avevano mai vissuto. Riku, però, le conosceva bene, le aveva visitate più e più volte: dopo aver vinto lo scontro interiore con l'heartless di Xehanort, dopo aver sconfitto il suo nessuno, e infine quando sono andati a salvare la loro maestra e amica Aqua. Già, i suoi amici, in tutto quel tempo passato ad allenarsi non li aveva certo dimenticati. Potevano fare quello che volevano con lui, ma aveva fatto un patto: Sora doveva essere l'unica vittima. Pensavano che risvegliando la sua oscurità, la sua mente si fosse annebbiata, ma si sbagliavano. Il contatto con le tenebre non lo aveva corrotto. Immerso nei suoi pensieri, non si accorse di essere arrivato al bivio per la sua stanza. Stava per imboccare la via a destra, quando un portale si aprì alle sue spalle.
"Che vuoi?" rispose freddo Riku, senza neanche voltarsi.
"Niente, vado nelle mie stanze..."
"Non mentire, questa non è la strada per la torre otto."
"Oh davvero? Che persona sbadata che sono."
"Come se fossi così stupido da crederci."
"Come sei perspicace, ragazzo."
"Avanti parla in fretta, voglio andare a riposare."
"Be, la storia della tua assoluta fedeltà..."
Riku si voltò di scatto e puntò il keyblade contro il suo compagno.
"Vuoi mettere in dubbio la mia parola?"
L'uomo non era affatto spaventato, anzi, il suo volto si fece ancora più beffardo.
"Dico solo che potevi recitare meglio..."
"Potrei ucciderti per questo, lo sai?"
"Ah davvero? Dopo quelle belle parole? Allora non è solo un dubbio..."
Riku sorrise, abbassò l'arma e imbucò la rampa di scale.
"Sei sempre il solito, Menois." disse il ragazzo prima di scomparire.
Menois non rispose, indossò l'elmo e se ne andò.
Riku tirò un sospiro di sollievo, quell'uomo era un vero mistero. Nonostante si fosse allenato anche con lui, restava sempre sulle sue e poneva domande a trabocchetto. Come per gli altri, Riku aveva imparato a rispondere a modo anche a lui, ma la sensazione era che qualcosa si lasciasse sempre sfuggire. Menois, il numero 8, il cavaliere che controllava il frammento del dubbio, doveva tenerlo d'occhio se voleva salvare Kairi senza essere scoperto.
************
"Allora? Come è andata?"
"Come ci aspettavamo. Quel ragazzino riesce a tenere a bada le tenebre. Sta tramando qualcosa."
"Mphf, è uno sciocco. Presto l'oscurità lo divorerà. Pensa di poter resistere al nostro signore tanto a lungo?"
"E con il patto? I suoi amici ci stanno cercando."
"Credo sia arrivato il momento di instillare loro il dubbio. Credi di potercela fare, Menois?"
"Forse sì, forse no. Da chi comincio?"
"Direi che il ragazzo "fantasma" sia il più debole."
"Molto bene."
Menois sparì nelle tenebre.
"Non sottovalutare quel ragazzo."
"Assà, andiamo. Hai paura?"
Il cavaliere non rispose, si limitò a fare un cenno con il capo per poi avviarsi alla sua stanza.
"Lotta finché puoi, giovane Riku, presto di sottometterai al dominio delle tenebre."
**********
Finalmente era arrivato. Davanti al re si stagliava il castello della Bestia. Come di consueto il cancello era sprangato, il principe non era certo conosciuto per l'ospitalità, ma il topo possedeva passepartout per ogni porta. Alzò al cielo il keyblade e aprì il grosso lucchetto. Entrò facendosi largo tra la neve. A quanto pare era inverno e strana coincidenza era il periodo natalizio, ma non si vedeva la benché minima traccia di addobbi e ghirlande. Comunque non aveva tempo per questi particolari, doveva assolutamente controllare se Belle era ancora al castello. Superò il secondo portone e raggiunse la piazza, fu in quel momento che udì un ruggito. La Bestia? Che stava accadendo? Si affrettò alla porta d'ingresso. Quando varcò l'uscio vide i due amanti separarsi sulle scale, Belle piangeva e la Bestia grugniva inferocita.
"Monsieur, benvenuto al castello."
Topolino si guardò in giro, non vide altro che un lampada. Fece per andarsene quando la lampada si piazzò di fronte a lui, facendolo sobbalzare.
"Lumiere! Quante volte ti ho detto di non spaventare gli ospiti?"
Un orologio con un pendolo arrivò da una porta sbraitando.
"Ooooh Tockìns, quante storieee."
"Oh oh, quindi voi siete i servitori della Bestia?"
"Signore." intervenne l'orologio. "Noi siamo la servitù di questo palazzo. Sfortunatamente non è un bel periodo per accogliere ospiti."
"Io, veramente, sono venuto per parlare con la Bestia."
"Il padrone non riceve."
"Ma si tratta di Belle. è in grave pericolo!"
"Cosa? Mi segua presto!"
La lampada prese Topolino per la mano e lo portò per le scale.
"Lumiere, sciocco incosciente! Il padrone si infurierà."
"Ooooh fa silenzio, orologio brontolone, c'è la vita di Belle in gioco."
L'orologio si rassegnò e li seguì nell'ala Ovest.
I tre, però, non si accorsero di essere spiati. Una sorta di flauto li stava ascoltando da dietro una colonna.
"Devo riferirlo a Forte." disse correndo via.
**********
"E così tu vuoi Belle?"
"Esatto, eliminata lei, nessuno potrà toglierti le attenzioni del tuo padrone."
"La tua proposta è allettante. Se solo potessi muovermi."
"Oh non ti preoccupare, il tuo servo svolge bene le sue mansioni di occhi."
"Chi? Quello sciocco di Fife? Be si sta dimostrando più utile del previsto."
Il piccolo flauto entrò proprio in quel momento. Il tizio che parlava con Forte scomparve.
"P-padrone, uno strano tipo si è presentato a palazzo e possiede una spada a forma di chiave."
"Cosa? Non ci voleva. Scoprì di più sull'intruso."
"Sì, p-padrone." il piccolo Fife uscì in tutta fretta dalla stanza.
L'uomo riapparve dal nulla.
"Non ci voleva! Di nuovo quegli impiccioni con quella chiave."
"Non ti preoccupare. Il nostro piano non verrà intaccato."
Udendo quelle parole l'enorme organo si calmò.
"Non permetterò a quella ragazzina di portarmi via il padrone."

 
L'ala ovest, un enorme corridoio ghermito di statue inquietanti e dall'aspetto animalesco, l'unico tocco di colore era l'enorme tappeto rosso che conduceva fino alle stanze della Bestia. Superato il primo tratto con armature su ambo i lati, si giungeva nella parte finale del corridoio. Da lì si poteva accedere o alle segrete o ad altre camere. Imboccarono la larga scalinata presidiata da due armature con enormi ciuffi che sbucavano dagli elmi.
"Disturbare il padrone non è una buona idea, insisto che l'ospite debba fermarsi qui!" sostenne l'orologio.
"Ti ha detto che si tratta di Belle. Vuoi che succeda come l'altra volta?"
Lumiere aveva toccato il tasto giusto, l'esperienza vissuta con Xaldin aveva impaurito Tockins, che lesto disse:
"Fateci passare!"
Le due armature sferragliarono e si disposero sul fianco liberando il passaggio. Il corridoio successivo era più tetro del precedente. Le statue erano semi distrutte e incutevano ancora più paura. Le scale e un piccolo corridoio precedevano la stanza del principe. L'orologio bussò.
"Padrone! Sono venuto ad annunciarvi un ospite appena giunto al castello."
"Non voglio vedere nessuno."
Fu la risposta dello scontroso mostro.
"Ma padrone." Intervenne il candelabro." Dice che Belle è in pericolo."
"...fatelo entrare."
Il terzetto varcò il portone. La stanza era nel caos totale: il letto a baldacchino era semidistrutto, gli armadi erano scardinati, le sedie rotte, i quadri irrimediabilmente rovinati, forse dalla stessa Bestia. Solo un tavolino era intatto e sopra c'era la preziosa rosa, la matrice dell'incantesimo.
"Ebbene?" esordì la Bestia.
"Il nostro ospite dice che la mademoiselle Belle è in grave pericolo."
"Esatto." Intervenne il re. " Degli strani tipi stanno cercando di rapire Belle."
"Che se la prendessero...così la smetterà con quella storia..."
"Il padrone e la giovane hanno avuto una discussione riguardante il Natale." disse a bassa voce il candelabro.
L'aria che si respirava nel castello effettivamente era tutt'altro che natalizia. Ma Topolino non importava, Belle andava protetta ad ogni costo, e la Bestia non la pensava diversamente.
"Devo parlare con lei. Dove posso trovarla?"
"Nell'ala Est. Lumiere, accompagnalo da lei."
"Sì padrone."
Topolino fu scortato fuori dalla stanza.
"Padrone dovevate andare anche lei, lo sa."
"Già, ma non può chiedermi di festeggiare il Natale...non dopo quello che è successo."
"Sono stati giorni terribili per tutti, ma lei..."
La Bestia sbuffò, uscì dalle sue stanze e sbatté il portone alle sue spalle.
*******
"Da questa parte mon amì."
Erano tornati alla sala d'ingresso. Passarono davanti alla sala da ballo e presero le scale di fronte a loro. L'ala est era diversa. Enormi vetrate illuminavano il corridoio e di statue animalesche non ve ne era l'ombra, c'erano però molti vasi, purtroppo vuoti. La stanza di Belle era la porta in fondo a destra. Entrarono e ad accoglierli c'era solo un grosso armadio con una voce femminile.
"Oh Lumiere, chi è quel tipo con te?"
"è un ospite. Stiamo cercando Belle, sai dov'è andata?"
"Credo in libreria."
Il guardaroba non fece in tempo a finire che un urlò di donna si levò nel castello.
"Sono già qui?" Topolino scattò fuori dalla porta. "Lumiere vai ad avvertire la Bestia, io corro in biblioteca. Spero non sia tardi."
Il re sfrecciò in direzione dell'urlo. Oltrepassò il corridoio e giunse all'ingresso. Lì imboccò la prima porta ma c'era solo un caminetto e una poltrona. Già, nella fretta si era dimenticato di chiedere dove era la biblioteca. Uscì dalla stanza e stava per imboccarne un'altra quando sulle scale vide il piccolo pendolo.
"Tockins! Dove si trova la biblioteca?"
"La seconda porta a sinistra." disse l'orologio, anche lui scosso dall'urlo.
"Vai a cercare la Bestia!"
Topolino corse verso la parte sinistra della sala e prese la porta indicatagli da Tockins. Dopo un corridoio si trovò nell'enorme biblioteca. Una gigantesca sala circolare con una tenda in fondo alla stanza. Belle era proprio al centro, svenuta a terra.
"Belle!" gridò Topolino.
"è viva, non temere."
"Chi sei? Fatti vedere?"
Topolino assunse la posizione di guardia, pronto a combattere.
Un portale oscuro si aprì dinanzi a lui e ne uscì un tipo in armatura.
Aveva una corporatura molto robusta, con spalle larghe e braccia possenti. L'armatura era grigia, massiccia e sembrava anche molto pesante. Gli spallacci assomigliavano alle fauci di un lupo, così come il pettorale, che riportava anche due minacciosi occhi gialli. I bracciali e i gambali terminavano con degli artigli come quelli dei canidi ed erano completamente bianchi. L'elmo faceva trasparire una visiera nera all'interno di fauci spalancate. Una vera e propria bocca di lupo, con minacciosi occhi gialli anche essa, copriva la testa dello strano figuro.
"Che cosa le hai fatto?" disse Topolino.
"L'ho soltanto tramortita, tutto qui. Ma sai, io ho un piccolo problema...non riesco a trattenermi. Come il lupo che una volta individuata la preda la colpisce con estrema violenza."
"Tu devi essere uno di quelli che stanno rapendo le principesse, giusto?"
"Sei un re perspicace. Ebbene sì, voglio la ragazza. Vuoi impedirmi di prenderla?"
"Sono qui per questo."
"Provaci."
Il tizio evocò il keyblade. L'arma era piuttosto tozza. L'impugnatura era un muso di lupo mentre la lama terminava con una delle zanne ricurve. Completamente grigio come il suo possessore.
Topolino balzò in avanti, si mise di fronte a Belle e sparò un firaga gigantesco contro il suo avversario, che con un gesto lo tagliò a metà. La violenza del colpo fece volare via sia il topo che la donna alle sue spalle.
"Ngh..."
"Te l'ho detto, non so trattenermi. Quando combatto devo usare tutta la violenza di cui dispongo, è la mia natura. Mi presento, sono Ulac, il cavaliere che domina il frammento della violenza."
"Non è niente, continuiamo."
Un urlò però interruppe lo scontro. Era la Bestia che ruggiva, aveva sentito di Belle?
Topolino si girò d'istinto e quando tornò sul suo avversario, questo era sparito. Il re guardò dietro di lui e Belle era ancora lì. Perchè andarsene senza prendere Belle?
In quel momento la Bestia fece irruzione.
"Belle! Cosa le hai fatto?" senza pensarci due volte, la Bestia colpì Topolino e lo scaraventò a terra.
"Io non ho..."
"Fuori dal mio castello, ora!"
************
"Io attaccherò la ragazza e tu metterai la pulce nell'orecchio al mostro. Le coincidenze penseranno al resto."
"E la ragazza?"
"Quando sarà il momento opportuno la porterò via. Ti basterà dire che è fuggita perchè spaventata. Mi raccomando, il flauto deve fare la sua parte."
"Oh, la farà, non è vero Fife?
"C-certo..."
In quel momento la Bestia entrò. L'uomo sparì e Fife si nascose.
"Forte! Ho bisogno della tua musica!"
"Certo padrone, posso sapere cosa la turba stamane?"
"Belle vuole portare il Natale...forse dovrei accontentarla..."
"Lei non sa quanto dolore ha provato in quel giorno, i suoi sentimenti sono più importanti dei capricci di una bimba."
"Forse hai ragione Forte."
"C'è qualcos'altro, padrone?"
La Bestia sospirò.
"Un tipo mi ha detto che Belle è in pericolo..."
"In pericolo? Ma il suo castello è il posto più sicuro del mondo."
"La storia di Xaldin..."
"Un caso! è successo una sola volta. Ma potrebbe succedere ancora...non c'è da star tranquilli con questi ospiti."
"Forse hai ragione...quel tipo è sospetto."
"Padrone!" Fife entrò nella stanza, da cui era sgattaiolato precedentemente, fingendosi affannato."Belle è stata attaccata dal suo ospite, nella biblioteca."
"Che cosa?"
La Bestia ruggì con tutto il fiato che aveva in corpo e corse dalla ragazza.
Appena varcò la porta, l'uomo riapparve.
"Allora, come l'ha presa?"
"Direi piuttosto bene."
******
Fife uscì dalla stanza, quel tipo in armatura lo spaventava molto. Da quando era arrivato il suo padrone Forte era più violento che mai e lui, un animo titubante, era terrorizzato da quel comportamento. Perché tanto odio verso quella povera ragazza? Cosa aveva fatto? Fife non capiva, ma si era sempre fidato, ora però anche la sua unica sicurezza vacillava.
"Vuoi davvero che Belle venga rapita, piccolo flauto?"
Un uomo incappucciato comparve dal nulla.
"I-io mi fido del maestro Forte."
"è davvero quello che senti? Ascolta il tuo cuore..."
Fife rimase immobile. Quel tizio aveva dissolto il suo dubbio. Lui non odiava Belle, a lui piaceva la vita con lei, perché doveva obbedire se non voleva? In fondo era libero di fare la sua scelta.
Tornato in sé, Fife stava per ringraziare lo strano tipo ma era scomparso. Al suo posto, però, c'era un pezzo di carta.
"Consegnalo all'ospite, è molto importante."
La voce dell'uomo rimbombò nella stanza. Il piccolo flauto rimase un po' perplesso, poi decise di fare la cosa giusta, salvare Belle.
**********
Topolino si alzò a fatica, il colpo che il guerriero gli aveva lo aveva scombussolato. La Bestia era andata via portando Belle con sé e come se non bastasse aveva frainteso tutto. Però non poteva certo andarsene, per quanto forte, il padrone del castello non avrebbe avuto chance di sconfiggere quel tipo, doveva impedire che un'altra principessa venisse rapita. Uscì dalla biblioteca e tornò al salone principale. Doveva trovare Belle e la Bestia, ma non sapeva dove cercarli.
"S-se stai cercando Belle è con il padrone dal maestro Forte."
Topolino si voltò e vide un piccolo flauto che gli parlava.
"Grazie, vado subito."
"Ti faccio strada."
In poco tempo arrivarono nella stanza di questo Forte. Belle era lì a terra, la Bestia la teneva tra le braccia. In fondo alla sala un enorme organo parlante suonava una strana melodia, doveva essere lui Forte.
"Sei venuto a far del male a Belle, ancora una volta?"
"Fife! Lo hai portato tu qui?"
Fife si nascose dietro Topolino.
"Ti sbagli, Belle è in pericolo!"
"Bugie!" la Bestia scosse la stanza con un possente ruggito.
"Padrone..."
"Fife, taci!"
"No, io non voglio che venga fatto del male a Belle come lo vuoi te."
"Che sta dicendo, Forte?"
"Sta vaneggiando, è un povero pazzo, perché dovrei far del male a Belle?"
"Perché è l'unica che può farci tornare umani." lo interruppe Fife, forse quella sarebbe stata la sua ultima azione, ma doveva andare fino in fondo. "Forte non vuole tornare umano perché il padrone, ora, apprezza la sua musica. Per questo complotta con un tizio in armatura per far sparire Belle."
"Forte! è davvero così?"
"Io...io...va bene, basta con questa pantomima. Sì voglio restare così per sempre. Ora posso controllarti, la mia musica ha un influenza sulla tua mente. Prima vedevo il disprezzo, ora vedo la tua approvazione. Per questo quella donna deve sparire!"
"Forte...così tu mi controllavi...tutti questi anni hai usato la tua musica per ipnotizzarmi?"
"Mh, dopo tanto disprezzo è ciò che ti meriti."
"Posso capire il tuo dolore, ma non dovevi far del male a Belle!" la Bestia balzò addosso all'organo, ma fu scaraventata via con estrema violenza.
"Pensate che me ne resti in disparte?"
"Tu!" disse il re evocando il keyblade.
"Ci rivediamo topo fastidioso, peccato che sia troppo tardi."
"Non avrai Belle!"
Ulac prese la ragazza sulla spalla ed evocò il keyblade per colpire l'attacco della Bestia.
"Sarai tu la rovina del tuo castello, Bestia. Forte ha un influsso calmante sulla tua mente, ma grazie al mio aiuto potrai scatenare tutta la tua potenza!"
L'uomo si girò e colpì con il keyblade Forte. L'enorme organo venne circondato da un aura oscura, i suoi occhi divennero neri come la pece, la sua melodia inquietante.
"Lascia andare la principessa!" Topolino tentò un attacco. La Bestia si mise in mezzo e lo scaraventò lontano.
Un ruggito squassò la stanza mentre Ulac scompariva con Belle.
"Il maestro Forte sta controllando la Bestia."
"A quanto pare...e sembra che l'intervento di quel tipo l'abbia resa ancora più violenta. Devo arrivare a Forte...ma come?"
"Se indebolisci la Bestia, i-io posso suonare per confonderla per qualche secondo."
"Grazie eheh"
Il padrone del castello non diede altro tempo ai due e si gettò sul re. Topolino scartò di lato e la colpì con fendente alla zampa. La Bestia si voltò per contrattaccare, ma il suo avversario era pronto e schivò il colpo, poi lancio una sfera di ghiaccio. Questa esplose in mille pezzi che circondarono il mostro, che poi ne fu trafitto. Il re non diede tempo di riprendersi al principe che subito mise a segno una potente scarica di colpi che terminò con una tempesta di thundaga.
"Fife! Ora!"
Il piccolo flauto emise un suono assordante che bloccò la Bestia. Topolino aveva campo libero, ma doveva sbrigarsi. Si gettò come una furia sull'organo e lo tempestò di fendenti. Infine diede prova del suo potere magico con un possente Sancta. I danni, però, non furono sufficienti e la Bestia tornò ad attaccarlo con più ferocia di prima. Inoltre l'oscurità di Forte aveva attirato piccoli heartless a forma di nota musicale che complicavano il lavoro del maestro keyblade.
Topolino conficcò il cercastelle a terra e colonne di fuoco invasero il campo colpendo tutti i nemici. Gli heartless furono spazzati via, rimaneva la Bestia. Il principe portò un affondo con i suoi artigli, ma il topo fu più lesto e gli andò alle spalle.
"Stopza!"
Il tempo si bloccò e Topolino eseguì con una velocità impressionante una serie di fendenti letali. Quando la magia terminò la Bestia risentì dei fendenti e cadde in ginocchio. Fife emise ancora quel suono sgraziato e Topolino spostò l'offensiva sull'organo. Questa volta non fu facile raggiungerlo, Forte aveva, con la forza del suono, sollevato pezzi di pavimento a sua protezione. Il re saltò rapidamente su uno dei due e sparò dal keyblade, diventato un cannone, una sfera di luce che colpì l'avversario in pieno.
Questo colpo permise al topo di passare nella suo stile: ordine della luce.
I suoi attacchi si fecero più letali e precisi, nonché più veloci. Forte questa volta non ebbe scampo e finalmente fu sconfitto.
La Bestia tornò in sé e insieme a Fife fuggirono dalla stanza, che, irrimediabilmente danneggiata da Forte, crollò sul gigantesco organo.
"Forte...mi dispiace..." disse con un filo di voce la Bestia.
"Mi scuso anche con te, sono stato cieco."
"Gauwsh, dai non è nulla."
"Belle...devo raggiungerla!"
"No, non puoi! Non è come l'altra volta alla Fortezza Oscura. Quel posto è, al momento, irraggiungibile anche per me. Ma troverò il modo e ti riporterò Belle sana e salva."
"....." la Bestia non disse una parola e se ne andò sconsolata.
In fondo Topolino la capiva, anche lui si sentiva come lei, sapeva che il suo amico Riku era nelle mani di quei tipi e non poteva raggiungerlo.
"Mi hanno detto di consegnarti questo."
"Che cos'è?"
"Non lo so." rispose Fife.
Topolino aprì il foglio e rimase esterrefatto, quello era un pezzo di un diario, e non un diario qualunque ma quello di master Xehanort.
Doveva assolutamente tornare da Yen Sid per saperne di più.
********
"Mi hai fatta chiamare, Vadeid?"
"Sì, il nostro signore vuole che tu vada al Mondo Che Non Esiste."
"E perché mai?"
"Farai visita a un ragazzo di nome Ventus..."
"Il piccoletto che un tempo forgiò il Xblade?"
"Proprio così."
"Interessante...so già che mi divertirò a torturarlo uhuhuhu"
La donna scomparve in un portale.
"Credi che il nostro signore abbia fatto la scelta giusta? Quella donna è di una crudeltà indicibile."
"Sai che gli ordini del nostro signore non si discutono."
"Sto già provando dolore per loro."
"Sorridi Ezranon, sai, aiuta a non farti soffrire."
"La vuoi smettere di provare a farmi arrabbiare? Senimo, anche se veniamo dallo stesso mondo, non sei autorizzato a tenere questi comportamenti, mi fai soffrire."
"Bla bla, che noia, eri più simpatico prima. Te e Menois siete diventati così  noiosi..."
"Smettila Senimo."
"Sì, signore."
Riku aveva ascoltato la discussione. Ven si trovava al Mondo Che Non Esiste? E perché mai? E cosa volevano fargli?No, avevano un patto, sarà solo uno dei loro soliti test. Comunque il potere di Vadeid era spaventoso. Persino uno come Senimo, solitamente poco serio, provava un grande timore nei confronti di quel tipo. 

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Capitolo 9
*** Il castello di Cornelius ***


 
Il pezzo di diario trovato aveva donato a Sora una nuova iniezione di fiducia. Era impaziente di raggiungere il prossimo mondo, voleva trovare altre informazioni, nuovi indizi, nuove vie. Lo sentiva, nel suo cuore sentiva che Riku e Kairi erano vicini. Dello stesso avviso non era Pippo, ancora perplesso su chi avesse consegnato quel frammento di memoria allo scoiattolo. Quel piccolo animaletto rimaneva un soggetto assai sospetto, fin da quella spiegazione sull'heartless sfuggito al controllo di Yzma. Poi aveva consegnato loro notizie su Xehanort. Non poteva essere stato quel tipo che lo accompagnava a dargli le informazioni, aveva un'aria troppo ingenua, ma allora chi?
"Pippo? Ehi Pippo? Che fai, dormi?
"Gauwsh Sora, così mi spaventi."
"Ma cos'ha?" chiese il ragazzo rivolgendosi a Paperino.
"E chi lo sa? Apfui, lascialo perdere, dobbiamo sbarcare."
"Pippo preparati, sbarchiamo."
"Certo, yuk"
Paperino gli aveva detto di non farci caso e dirlo a Sora non avrebbe di certo giovato allo stato d'animo del suo amico, quindi era meglio lasciar stare. Forse era tutto un piano del re per aiutarli, chi lo sa?
Il gruppo era giunto in un tetro castello in rovina. Le pietre che componevano le mura erano per lo più corrose dal tempo e alcune mancavano del tutto. Era difficile individuare dettagli precisi data la scarsa illuminazione, le torce che bruciavano garantivano solo una luce fioca. Il loro arrivò generò un movimento di topi, spaventati dai nuovi venuti.
"Ma che posto è questo?"
"Sembra un vecchio castello."
"Ci saranno fantasmi?"
"Che c'è Paperino? Hai paura?"
"Apfui, io paura? Io sono un tipo coraggioso."
"Allora cos'è quella mano bianca sulla tua spalla?"
"Dove? Dove?" Il mago si voltò terrorizzato sventolando il suo scettro, come se stesse scacciando delle mosche.
Sora e Pippo si misero a ridere generando al solito l'ira del loro amico.
Dei rumori di una battaglia misero in all'erta i tre.
"Sembra che qualcuno sia nei guai, da questa parte!" Disse Sora.
Si precipitarono nel luogo del presunto scontro e incontrarono un ragazzo, spada alla mano, che fronteggiava degli heartless.
Sora e i suoi amici si frapposero tra lui e le ombre.
"Ehi, qui ci pensiamo noi, tu mettiti al sicuro."
"No, voglio combattere anche io!"
"Senti, questi non sono nemici che puoi fronteggiare, quindi mettiti al sicuro."
Il ragazzo non poteva dargli torto e così seguì il consiglio di Sora.
Davanti c'erano strani heartless: erano degli scheletri, brandivano delle spade e sulla cotta che portavano sul torace c'era il famoso emblema.
Sora non perse tempo, scattò in avanti circondato da globi di fiamme e sfondò la prima linea. Pippo da una parte e Paperino dall'altra lanciarono i loro rispettivi attacchi ed eliminarono i nemici indeboliti. Le ombre però non indietreggiarono, si compattarono e sferrarono un offensiva. Sora fu costretto a balzare all'indietro, questi mostri attaccavano come uno e potevano risultare pericolosi. Doveva passare il prima possibile in lanciafuoco e ottenere un vantaggio. Si girò verso Pippo e dopo un cenno d'intesa partì la controffensiva. Il suo amico si mise davanti a lui bloccando gli attacchi frontali con lo scudo, Sora nel frattempo creò un globo di fiamme che sparò in aria. Paperino a quel punto lanciò uno stopga sulla palla infuocata, il maestro keyblade balzò e la colpì facendola cadere verso gli heartless. La magia terminò il suo effetto e il globo esplose rompendo la guardia delle ombre. Ormai era fatta, Sora, passato in lanciafuoco, si lanciò sui superstiti e dopo aver infuocato il keyblade, lo fece roteare davanti a sé creando un turbine di fuoco che mise fine alle ostilità.
"Li abbiamo sconfitti!" Esultò Sora.
"Apfui, erano veramente deboli."
"Non ci stiamo dimenticando di qualcuno, yuk."
"Ah giusto, il ragazzo."
"Ma che sta facendo?" chiese Paperino perplesso.
"Gawsh Sora, sembra che sia rimasto sorpreso dalla nostra abilità."
"Be, modestamente."
"C-come avete fatto?" Disse il ragazzo, rimasto a bocca aperta.
"Be, allenamento. Comunque io sono Sora, loro sono Pippo e Paperino."
"Salve!"
"Ciao,yuk."
"Piacere di conoscervi, io mi chiamo Taron. Anche voi siete dei prigionieri del re Cornelius?"
"Di chi?" Chiese Sora stupito.
"Come chi? Il signore di questo castello. Io sono stato imprigionato qualche tempo fa, ma sono riuscito a scappare."
"Ah giusto, be noi stiamo cercando qualcosa e siamo finiti qui. Hai per caso trovato un diario da qualche parte?"
"Un diario? No, non mi pare."
"Oh."
"M-mi dispiace."
"Ah, non te la prendere. Ci concedi due minuti?"
"Certo."
Sora, Paperino e Pippo si allontanarono per poter parlare.
"Che facciamo? Lo aiutiamo a scappare?"
"Non può certo fronteggiare gli heartless."
"Giusto, e poi girando magari troviamo qualcosa."
I tre furono d'accordo sull'aiutare il ragazzo a scappare e lo dissero a Taron, che accettò di buon grado. Il giovane era rimasto colpito dalle doti di Sora in combattimento e voleva stargli il più vicino possibile, voleva imparare a combattere come lui.
"Bene, dove andiamo, Taron?"
"Io non lo so, veramente."
"Mmmm bel problema, il mio istinto dice per di là."
"Allora andiamo dall'altra parte." Replicò Paperino.
"Ehi:"
**********
"Quindi quello è il ragazzo con il keyblade, giusto?"
"Esatto."
"Ed è l'unico che può fermare il mio esercito."
"Non ti devi preoccupare di lui. Attirali qui e ci penserò io a lui. Dell'altro si occuperanno gli heartless."
"Molto bene. Rospus!"
"Sì, padrone?"
"Raduna una schiera di heartless e conduci gli intrusi da me."
"Sì padrone."
"Non mi deludere, o te ne pentirai."
L'uomo in armatura si allontanò.
"Sora, un ragazzo interessante. Hai vinto la paura, sarai capace di superare il dubbio? Sono molto curioso."
******
I corridoi di quel castello si assomigliavano tutti. Decrepiti, brulicanti di ratti e torce sparse qua e là. Ogni svolta sembrava quella giusta, ma una volta presa ci si ritrovava a sperare che fosse quella dopo. Non mancavano certo scheletrici heartless di pattuglia, meno pericolosi del corteo di benvenuto, ma pure sempre fastidiosi. Inoltre la situazione si faceva sempre più strana: molte porte erano sbarrate da grate di ferro e alcuni ponti di raccordo tra le torri erano crollati, sembrava che qualcuno li stesse attirando in una trappola. Non potevano fare molto, comunque, la via era obbligata e non restava che percorrerla, mantenendo la massima attenzione. Giunti alla fine dell'ennesimo corridoio, trovarono finalmente un ponte intatto, lo attraversarono ed entrarono nella torre di fronte. Ad aspettarli c'era, al posto delle scale, un atrio bello spazioso con una sola via d'uscita. Le torce erano spente e gli occhi facevano fatica ad abituarsi all'oscurità. Gli unici punti di riferimento erano la porta d'entrata e la fioca luce dell'uscita. Fecero per proseguire ma intorno a loro comparve una schiera di heartless. Dietro di loro non tardarono i rinforzi e così in breve tempo si ritrovarono circondati.
"Taron, preparati allo scontro. Non possiamo difenderti completamente in questa situazione."
"Sono in grado di combattere, Sora."
Il giovane maestro annuì, poi rivolse lo sguardo agli avversari. Erano troppi e molti si nascondevano nell'ombra, se avesse tentato uno scontro diretto avrebbe rischiato di essere sopraffatto, era meglio affrontarli alla distanza.
"Paperino!" Sora chiamò il suo amico e grazie alla sua forza i suoi abiti cambiarono di aspetto. Ora indossava una tenuta blu, i piedi galleggiavano a mezz'aria e la sua forza magica era salita di grado. Al primo accenno di offensiva delle ombre, Sora cominciò letteralmente a pattinare intorno a Pippo e Taron sparando proiettili magici. Quando un nemico riusciva a superare la linea di fuoco, Pippo e Taron lo finivano prontamente. Lo schieramento avversario non cedeva di un passo, anzi, chiamarono l'artiglieria pesante. Sul campo di battaglia, infatti, scesero  due enormi heartless drago dalla forma serpentina e con ali al posto delle zampe superiori, lo stemma sul loro petto color crema, grossi spuntoni sulla coda usata come una mazza, sputando fiamme dalle fauci. Il ragazzo decise di utilizzare magie più avanzate per contrastare la nuova minaccia.
"Bufera Blizzaga."
Il pavimento gelò in pochi istanti e grossi spuntoni di ghiaccio colpirono i malcapitati heartless che avanzavano. L'incantesimo terminò con un vento di cristalli affilati che spazzò via i sopravvissuti.
"Ce l'abbiamo fatta!" esultò Sora.
"Ah non credo proprio." fu la risposta di una figura nelle tenebre.
"Cosa?"
Immediatamente comparvero altri heartless che circondarono di nuovo il gruppetto.
"Non vi è bastato, eh?" Sora si preparava ad un ulteriore offensiva.
"Gettate le armi o questo fiorellino farà un bel volo."
I quattro guardarono in direzione della voce. Un orrido nano verde con una grossa gobba teneva in ostaggio una giovane ragazza bionda. Nella foga della battaglia non si erano accorti dell'ostaggio.
"Ailin!"gridò Taron.
"La conosci?"
"Sì, era prigioniera insieme a me, siamo scappati insieme, ma poi ci siamo persi di vista."
"Che fate? Vi arrendete?"
"Non possiamo fare altro..."
Sora fece scomparire il keyblade e Taron gettò la spada.
Il mostriciattolo sghignazzò e disse:
"Se i graditi ospiti vogliano seguirmi." Strattonò la ragazza e fece un piccolo inchino, poi proseguì per il corridoio.
Il gruppo fu condotto nelle profondità del palazzo, nella sala del trono.
"Ben arrivati." Fu l'accoglienza quando giunsero nell'enorme salone. Poco illuminato come il resto del castello, l'enorme stanza presentava arazzi sgualciti e solo un enorme trono. Su di esso sedeva il regnante, il famigerato re Cornelius. Indossava un abito rosso per coprire il suo corpo mostruoso e demoniaco, dal cappuccio sbucavano due grosse corna ramificate.
"Il tuo servitore ha fatto un ottimo lavoro a quanto pare..."
"Si è reso più utile di quegli inutili soldati."
"Cosa vorresti dire?" domandò Sora.
"Gli heartless si sono dimostrati guerrieri più efficaci di quegli sciocchi, così ho permesso a loro di divorare il cuore dei miei soldati."
"Ma questo è spregevole."
A stento il ragazzo riusciva a contenere la sua rabbia, quel mostro aveva giocato con le vite altrui senza scrupoli. L'ira però divenne ben presto stupore quando dall'ombra apparve il tizio che aveva parlato in precedenza. Era uno di loro, era uno di quegli uomini in armatura.
"Come ci scaldiamo in fretta giovane guerriero. Il tuo amico in questo è molto più riflessivo."
"Riku? Riku è vivo?"
"Chi lo sa? L'ultima volta che l'ho visto era ai miei piedi e mentre sputava sangue io mi inebriavo delle sue sofferenze."
"Tu, maledetto!"
Sora invocò il keyblade e si scagliò contro lo strano tipo.
Il guerriero scartò di lato e colpì Sora alla schiena.
"Sora!" gridò Taron, ma il nano gli intimò di starsene buono o la ragazza sarebbe morta.
Neanche Paperino e Pippo poterono intervenire e videro il loro amico scomparire nelle tenebre assieme a quel tipo.
*************
Sora si rialzò. Dove era finito? Dove erano Pippo, Paperino e gli altri? L'unica cosa che vedeva erano tenebre.
"Benvenuto nel luogo dove morirai."
"Tu! Dove sono gli altri?"
"Li ho uccisi."
"Non è vero."
"Lo dice il tuo cuore o la tua bocca?"
"....."
"Patetico..."
"Smettila!"
Sora partì nuovamente all'attacco, l'esito fu simile allo scontro precedente, una ginocchiata in pancia mise fine alle ostilità.
"Manteniamo la calma. Agitarsi non ti ridarà i tuoi amici."
"Sta zitto." Rispose Sora, ormai in lacrime. Un colpo di tosse gli spezzò il fiato.
"So che la paura non ti ha fermato, sei un tipo coraggioso. Mi hai incuriosito. Anche il tuo amico, Riku, mi aveva incuriosito prima che...povero ragazzo."
"Stai mentendo." Sora tentò un nuovo affondo, che fu prontamente parato. Così si trovò faccia a faccia con lo strano tipo. La sua armatura era nera come la pece, l'elmo presentava due sporgenze simili a corna e una sorta di occhi di un rosso cupo, i pettorali erano simili a due ali di demone, mentre bracciali e gambali sembravano afferrare gli arti dell'uomo, come se un demone si fosse aggrappato a lui. Il keyblade era spaventoso: una sorta di faccia demoniaca era il tema dell'elsa, mentre una ala faceva da terminale alla spada.
"Come siamo scortesi." Senza il minimo sforzo l'uomo teneva a bada Sora e continuava a parlare. "Mi presento, io sono Menois."
"Non mi interessa chi sei, ti costringerò a portarmi dai miei amici, mi dirai dove sono Riku e Kairi!"
"Ti ho già detto che Riku ci ha lasciati. In quanto a questa Kairi...mai sentita nominare."
"Cosa stai dicendo? Un altro tipo come te l'ha portata via." disse Sora mentre balzava indietro, respinto dall'avversario.
"Chi? Parli di Assà?" Menois rise. "Quel tipo porta via molta gente. Si diverte a torturarli con le loro paure e quando sono esausti e la morte è solo una liberazione, li uccide."
"No, tu stai mentendo, è...è impossibile!"
"Credi a quello che vuoi, ragazzo. Io non posso mentire, la mia natura non me lo consente, ma tu sei libero di credere al tuo cuore. Cosa dice il tuo cuore, Sora?"
"I-io non lo so..." Sora cadde in ginocchio, non aveva più forze, per cosa stava combattendo se i suoi cari amici erano morti?
Sentiva il tipo avvicinarsi, probabilmente per farlo fuori, ma che importava? Era meglio morire in fondo, lui non serviva a nulla se neanche i suoi amici più cari era riuscito a trarre in salvo.
"Fermo!"
Una voce destò Sora dal torpore. Un uomo incappucciato aveva fermato il colpo di Menois e lo aveva respinto.
"Che cosa vuoi tu? Rovinarci i piani una volta non ti è bastato?" Rispose freddo il guerriero demoniaco.
"Sora, lui è Menois, il cavaliere del dubbio, non devi fidarti di quello che dice, i tuoi amici sono vivi. Continua a combattere. Questo ti darà le motivazioni che ti servono."
Il tipo lanciò un pezzo di carta a Sora poi attaccò Menois.
Il numero 8 però scomparve in un portale oscuro. L'uomo misterioso lo seguì.
Chi era quel tipo? E cosa gli aveva dato?
"Sora"
Quando si sentì chiamare, il ragazzo alzò lo sguardo e vide i suoi amici davanti a lui.
"Paperino, Pippo, Taron! Siete salvi!"
"Non proprio..."
Menois allora stava mentendo su tutto, o solo in parte? Forse Riku e Kairi erano veramente...no, c'era ancora speranza, e ora, soprattutto, doveva salvare i suoi amici.
"Cosa? Dove è finito quel tipo?" Esclamò Cornelius."Aveva detto che ti avrebbe reso inoffensivo."
Sora lanciò un blizzaga che paralizzò il nano, Pippo ne approfittò per colpire gli heartless che li circondavano assieme a Paperino, e Taron si precipitò a liberare la ragazza.
"Cornelius! Pagherai per i tuoi crimini."
"Vi distruggerò, distruggerò tutti voi!"
Lo scontro finale si avvicinava. 
Il malvagio re alzò le scheletriche braccia al cielo, il pavimento tremava mentre dal nulla compariva una gigantesca pentola. Il calderone aveva al posto dei manici degli artigli che reggevano due anelli, poggiava su dei piedistalli modellati a mo di zampe demoniache e sulla superficie c'era intagliata una orrenda faccia. 

"La pentola magica!" Esclamò Taron.
"La che?" Gli fece eco Sora.
"è una pentola che contiene un enorme potere. Io e Ailin volevamo distruggerla prima che re Cornelius se ne impossessasse, ma purtroppo non ci riuscimmo e fummo catturati."
"La pentola è indistruttibile e grazie ad essa otterrò l'immortalità. Osservate."
Mentre parlava Cornelius afferrò il suo sottoposto verde e lo gettò nella pentola. In quell'istante la faccia intagliata prese vita, inebriata dal sangue della vittima, e gli artigli dei manici e dei piedi cominciarono a muoversi. Una strana nebbia invase il corpo vuoto del re e i suoi occhi divennero di un verde acceso, inoltre un'aura dello stesso colore gli ricoprì il corpo.
"Ora che sono immortale, vi annienterò, piccoli vermi."
Con un gesto il re sollevò alcune spade sparse a terra, probabilmente lasciate dagli heartless sconfitti, e le lanciò verso Sora e compagni. Il ragazzo non perse tempo e gridò:
"Reflex!"
Una barriera si innalzò a protezione del gruppetto.
"Ailin corri a nasconderti, qui ci pensiamo noi!" Urlò Taron.
La ragazza annuì e si mise al sicuro.
"Dovresti andare con lei." Disse Sora.
"No, devo finire questa storia personalmente."
Il giovane maestro sorrise, non poteva certo negare lo scontro ad un cuore così coraggioso.
"Va bene." Fu la risposta.
Nel frattempo Cornelius sfoderò un'altra offensiva. Ancora una volta Sora dovette proteggersi con uno scudo dall'ennesima pioggia di spade.
Finché non avesse ideato una strategia su come affrontare il re, doveva mantenersi sulla difensiva. Le lame tornarono a colpire e prontamente ci fu la risposta dei quattro. Dopo il terzo attacco Cornelius si fermò, sembrava affaticato, forse la pentola oltre a renderlo immortale, stava risucchiando la vera essenza vitale del sovrano. Così al ragazzo balenò un'idea: il keyblade. Se fosse riuscito a indebolire a sufficienza l'avversario, avrebbe potuto sigillarlo nella pentola. 
Spiegò in breve il suo piano agli amici, mentre venivano investiti nuovamente da una pioggia letale.
"Dovrebbe funzionare." fece Taron.
"Noi ti copriremo le spalle!" Disse Paperino.
Sora annuì e chiese l'aiuto di Pippo. Gli abiti di Sora cambiarono nuovamente, ora era in tenuta scarlatta ed un altro keyblade comparve nella mano libera. Paperino colpì il giovane con Aero, garantendogli una temporanea difesa contro i colpi di Cornelius. Scattò in avanti trascinando i due keyblade sulle fredde pietre del pavimento, il contatto provocò delle scintille. Arrivato davanti alla pentola, provò a colpire il re, ma sembrò non avere alcun effetto e fu prontamente respinto indietro. La magia Aero svanì in quell'istante e fu grazie al tempismo di Paperino che Sora si salvò dall'ennesima pioggia di spade. Al secondo tentativo il ragazzo sferrò la sua offensiva contro la pentola. L'effetto fu immediato, Cornelius risentiva di ogni colpo inflitto al mostruoso calderone. Sora continuò, ma l'avversario riprese conoscenza e lo allontanò con un potente vento. Il maestro finì contro il muro opposto per poi cadere a terra. Paperino si frappose tra Sora e le spade con un provvidenziale Reflex.
"Anf..Anf. Grazie, amico."
In quel momento la fusione finì e Sora poté recuperare con un energiga, che diede nuova linfa anche ai suoi compagni. Cornelius nel frattempo aveva intensificato l'attacco, creò un turbine di lame e rocce intorno a sé e alla pentola. Poi lo fece esplodere, scagliando detriti in ogni dove. Sora utilizzò un magnete per accumulare gli oggetti e poi rispedirli al mittente. Ma questi si bloccarono a mezz'aria per poi cadere a terra.
"Dannazione! Come faccio ad avvicinarmi?"
Poi gli venne un'altra idea. Invocò un gigantesco magnete che attirò verso di sè ogni oggetto nelle vicinanze e quando il re usò nuovamente il tornado, Sora usò le armi raccolte come scudo. Poi corse verso la pentola, si circondò di un altro magnete e creò intorno a sé un'armatura di pietre e spade. In prossimità del calderone rilasciò quel magnete sopra di esso. Il re accusò il colpo, tanto che, una volta respinto Sora, ricorse ad un attacco terrificante: si sollevò in aria, circondato da dei turbini di lame e rocce e cominciò a vagare per la sala, colpendo tutto ciò che gli capitava a tiro. Sora e i suoi amici non poterono far altro che proteggersi con vari reflex per evitare di essere investiti. Terminato l'attacco, Cornelius tornò vicino alla pentola. Sora doveva approfittarne, purtroppo però si erano sbagliati, il colpo non era terminato e una pioggia di detriti si riversò su di loro. Il maestro riusò magnete per bloccare l'offensiva. L'ultima magia aveva fatto scattare qualcosa nel ragazzo, come l'ultima volta quel firaga, una nuova forza lo aveva pervaso, la forza della terra.
"Squassaterra."
Il cambio di stile si attivò, le rocce intorno a lui cominciarono a galleggiare, poi a ruotare, infine Sora si sollevò a mezz'aria e un armatura di pietra si formò intorno a lui.
La sorta di golem era immune ai colpi del re, così il ragazzo giunse nei pressi della pentola nuovamente e sferrò il suo attacco conclusivo. Un gigantesco keyblade di detriti comparve nella mano del golem che calò un possente fendete. Il colpo sbalzò via Cornelius. Era il momento giusto, Sora uscì dall'armatura e sigillò l'enorme serratura comparsa sul volto del calderone.
Il palazzo tremò di nuovo e il re fu risucchiato nell'orrendo contenitore, che scomparve nel nulla.
Il cambio di stile terminò il suo effetto e Sora cadde a terra stremato.
"Sora!"
Paperino e Pippo corsero verso l'amico esausto.
"Tutto bene?"
"Sono solo un po' stanco..." Disse Sora sorridendo.
"Ma cos'era quel coso?" Esclamò il mago.
"Non lo so, ma era tremendamente potente." rispose il ragazzo.
**********
Le principesse catturate non avevano ancora ripreso conoscenza. Kairi cominciava a pensare che fossero vittima di un qualche incantesimo. Non si era più fatto vivo nessuno dall'incontro con quello strano tizio, cominciava oramai a perdere le speranze. Nel mentre entrò un uomo robusto che portava in spalla Belle. La sistemò come le altre e poi se ne andò senza degnarla di uno sguardo. La principessa sbuffò abbattuta. Poi le vennero in mente Sora e Riku. Chissà cosa stavano facendo?
Chissà se Riku era riuscito a non cedere al volere di quei tipi? E chissà se Sora aveva trovato un modo per salvarli?
Avrebbe tentato con la prossima principessa, doveva avere informazioni. Non aveva, però, ancora molto tempo, mancavano solo tre luci all'appello.
***********
"Allora? Come è andata?"
"Qualcuno ha avuto la pessima idea di intervenire. Comunque ho ottenuto il mio scopo, sono soddisfatto."
"Ucci, ucci sento odore di rabbia!"
"Falla finita, Senimo."
"Come siete noiosi...che fine hanno fatto i vecchi tempi?"
"Non nominare il passato in mia presenza!" rispose secco Menois.
"Va bene, va bene. Me ne vado, fratello."
Senimo scomparve nell'oscurità, lasciando Ezranon e Menois da soli.
"Ancora pensa al passato, non è cambiato affatto...chissà quanto dolore prova ancora."
"....be, vado a fare rapporto a Vadeid."
"Aspetta un momento."
"Che vuoi?"
"Ti ricordi perché abbiamo abbracciato la causa del nostro padrone, fratello?"
"Che c'è, Ezranon? La mia oscurità influisce su di te fino a tal punto?"
"Mpf, volevo solo essere sicuro, sei strano ultimamente."
Menois rise.
"Ti preoccupi per me? Da quanto non succedeva, fratellone?"
"...."
"Io vado."
Anche Menois scomparve.
"Io mi preoccupo sempre dei miei fratelli, sciocco. Solo ora che ho abbracciato il dolore vedo quanto ne provate voi..."
********

 
Sora scolò il suo elisir e si rimise in piedi. Quell'intruglio era davvero fenomenale, aveva subito molte ferite in questo scontro, eppure, ora, non ne vedeva neanche una.
"Come va, Sora?" Chiese Taron.
"Alla grande, te, piuttosto, prendine un po'."
"Non ne ho bisogno, sono un duro io."
"Certo, come no." Intervenne Ailin dandogli una pacca sulla spalla.
Il ragazzo trattenne a stento una smorfia di dolore.
"Avanti, prendi e non fare storie." Disse uno spazientito Paperino.
"Ok, ok."
Taron fece appena in tempo a bere la pozione, che il castello fu scosso da un tremito. La struttura, già in rovina, non aveva retto la furia dello scontro e stava per crollare.
"Dobbiamo andare!"
Il gruppo uscì di gran carriera e poco dopo si trovarono ad osservare la tetra residenza implodere. La maggior parte delle macerie finì giù per lo strapiombo che si affacciava sul mare.
"Uff, appena in tempo." Fece il maestro keyblade, sollevato di essere scampato al crollo.
"Be, voi due piccioncini cosa farete ora?"
Colti di sorpresa dalla domanda del papero, i due ragazzi arrossirono.
"B-be dobbiamo tornare dai nostri amici e io al mio lavoro."
"E sarebbe?" Chiese Sora.
"Il guardiano di porci."
"Quindi non sei un eroe?"Disse sorpresa la ragazza.
"No, scusa se ti ho mentito, Ailin."
"Poco importa, oggi sei stato a dir poco eroico..."
"L-lo pensi davvero?"
"Certo!" Rispose lei sorridendo.
"Aehm"
L'intervento di Paperino colorì nuovamente le guance di Taron e Ailin. Fortunatamente il momento d'imbarazzo fu interrotto, la spada del ragazzo si illuminò. Sora capì che era giunto il momento di andare. Evocò il suo keyblade e aprì la serratura che la lama aveva rivelato.
"La via è aperta, noi dobbiamo andare. Spero che ci rivedremo!"
"C-certo, tornate quando volete. Forse questo regno sarà più accogliente al vostro ritorno."
"Lo spero proprio." Rispose Paperino.
"Gauwsh Paperino, non dirmi che il castello del re Cornelius ti ha spaventato!"
"Apfui, zitto tu."
Si lasciarono così, tra le risate e i saluti. Raggiunsero la gummiship, il prossimo mondo li attendeva e anche un altro frammento del diario di Xehanort. A quel punto Sora si bloccò a metà strada.
"Sora?"
"Sora che hai?"
"Vi ricordate quando quel tizio in armatura mi ha portato via?"
I due amici annuirono.
"Be durante lo scontro è intervenuto un uomo incappucciato che mi ha salvato, inoltre mi ha lasciato questo foglio."
"Un uomo incappucciato? Pensi sia Riku?"
"Spero sia lui, almeno so che sta bene."
"Gawush Sora, Riku è uscito indenne dal regno dell'oscurità, supererà anche questa prova."
"Hai ragione." Disse Sora ritrovando il sorriso, anche se le parole di Menois continuavano a turbarlo.
"E il foglio che dice?"
"Umh? Cosa?"
"Il foglio!"
"Ah, giusto. è....è una parte del diario!"
 
"La cerimonia del mio ingresso nei tredici si terrà domani. Sono qui da...non so quanto, ma sembra un eternità, eppure non sono invecchiato, questa oscurità comincia a confondermi la mente, devo stare attento. In parte scrivere un diario mi aiuta a tenere il conto dei giorni che passano...giorni? Ma sono giorni oppure ore? No, basta, non devo pensare al tempo, rischio seriamente di perdere la sanità mentale. Ho saputo che io sono l'ultimo, poi cominceranno a raccogliere le principesse. Perchè mai vorranno le principesse? Che obbiettivi ha? Devo conoscerli. Dopo la cerimonia gli parlerò. Ora devo prepararmi, l'evento è tra poco. Come per l'esame di maestria, non provo nulla, non sono emozionato, ne ansioso. L'unica cosa che mi preme è sapere, solo questo mi fa rabbrividire ogni singola parte del corpo."
 
"Allora? Cosa dice?"Chiese Paperino.
"Parla di una cerimonia per entrare nei tredici e delle principesse. Non c'è dubbio allora, Kairi era un loro obbiettivo..."
Allora le parole di Menois avevano perso di significato, uccidere Kairi non rientrava nei loro piani. Sora si sentì ancora più sollevato, non solo Riku l'aveva salvato ma Kairi era salva, ora toccava a lui salvarli.
"Ragazzi!" Gridò Pippo "Il maestroYen Sid ci chiama, dobbiamo tornare alla torre misteriosa al più presto."
"Cosa? Che stiamo aspettando allora?"
I tre partirono immediatamente.
***********
Una città nera, una pioggia incessante, heartless dietro ogni angolo, un grattacielo enorme sono il teatro di uno scontro acceso, feroce e senza esclusione di colpi.
"Soffri e soccombi sotto la mia potenza. Pioggia blizzaga!"
Spuntoni di ghiaccio si sostituirono alle gocce d'acqua. Vanitas scattò in avanti a grande velocità, voleva portare una doppia offensiva per mettere in difficoltà il suo alter ego. Ven però non ne fu affatto turbato, alzò la lama eterea al cielo e disse:
"Esplosione di luce."
Quattro colonne luminose circondarono il biondo e distrussero la pioggia letale, poi si mossero inesorabili contro il suo avversario.
Un colpo del genere poteva seriamente danneggiare Vanitas, tanto che il keyblader dovette arrestare l'offensiva e ricorrere ad un reflex. Appena la barriera scomparve, Ven gli balzò addosso ma l'avversario scomparve sotto terra, per poi apparire alle spalle del suo assalitore circondato da fiamme. Il biondo si girò di scatto, conosceva a memoria le offensive della sua parte oscura, e creò una barriera di ghiaccio, che sciogliendosi neutralizzò le fiamme. Vanitas, allora, lanciò un thundaga che il suo avversario evitò, ma era tutto calcolato, la magia doveva solo consentirgli di toccare nuovamente terra per andare allo scontro fisico. Appena i suoi piedi toccarono il nero suolo, il ragazzo oscuro sferrò una veloce offensiva. Nel frattempo Ven aveva esaurito il tempo per lo stile spada alata e tornò al suo solito evocavento, parò il colpo e i due erano nuovamente faccia a faccia. Occhi azzurri di fronte a occhi gialli, nessuno prevaleva, nessuno voleva cedere.
"Sei spacciato." Disse Vanitas.
Ven si guardò intorno e vide che era circondato da spuntoni neri. Vanitas stava per sferrare il colpo conclusivo, doveva agire, balzò all'indietro per evitare di essere colpito.
"Troppo lento!"
Le lame nere investirono il biondino, ormai era finita.
"Mpfh, ho vinto..."
"No, ho vinto io."
Vanitas fu colpito alle spalle da un sacro e si ritrovò disteso a terra, privo di forze.
"C-come hai fatto?"
"Prima che tu sferrassi l'attacco, ho lanciato un aeroga che mi ha permesso di passare in accelerando. Sfruttando la velocità sono riuscito ad arrivarti alle spalle senza che te ne accorgessi."
"Be, sembra che sia stato troppo lento..."
Ven sorrise.
"Che fai? Ti prendi gioco di me? è così che si comportano gli eroi?"
"No, è così che riconosco un valido avversario."
Il ragazzo tese la mano al suo alter ego. L'altro la rifiutò e disse:
"Non sono ancora messo tanto male da accettare il tuo aiuto."
"Auwwww, che scontro noioso."
Una voce sorprese i due guerrieri.
"Chi va là?" Chiese Ven.
"è lassù..." Disse Vanitas, indicando la cima del grattacielo.
"Dei deboli come voi non meritano di essere messi alla prova da me."  La donna era comparsa davanti ai due guerrieri attraverso un portale oscuro.
"E chi te l'ha chiesto?" Rispose il moro.
La donna sferrò un calcio a Vanitas, che volò via come un peso morto.
"Ouff...è...veloce."
Scuotendo il dito, la tizia disse:
"Non fare l'impertinente, potesti pentirtene."
"Si può sapere che vuoi? E chi sei?" Disse Ven già pronto allo scontro.
"Quanta freddezza, è così che si accoglie una signora? Che maleducati. Mi presento, sono Urliezca, la detentrice del frammento della crudeltà, e sono qui per...vediamo...ah, sì, eliminarvi."
"Non ci contare!" Rispose Ven.
"Ti farò soffrire..."
"Combatterai con me?"
"Sia mai, è solo una tregua. Quella mi ha sferrato un calcio."
Il primo scontro vero tra gli eroi della luce e le forze dell'oscurità stava per andare in scena, a fare da scenario un mondo che non dovrebbe neanche esistere.
"Ven!"
"Dimmi."
"Attento, questa tizia è potente."
"Lo so."
Chi vincerà?
 

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Capitolo 10
*** Urliezca, la crudele assassina ***


 
La pioggia non dava cenno di calmarsi, ormai la strada nera era un torrente in piena. I tre contendenti si scrutavano nel silenzio: da una parte due ragazzotti di statura simile, capelli sparati di colore differente, sguardi concentrati e tesi; dall'altra una donna, così era parso di capire dalla voce sotto l'armatura, alta poco più dei suoi avversari che si poneva con fare altezzoso, quasi a schernire i keyblader che aveva di fronte. Indossava uno strano rivestimento blu elettrico. L'elmo assomigliava alla testa di un gatto, mentre il pettorale mostrava decorazioni simili a graffi di felino. Guanti e stivali presentavano dei vistosi artigli bianchi. Il keyblade rimaneva in tema con l'armatura: di colore blu anche esso, aveva un volto di micio sull'impugnatura e terminava con due artigli, che completavano la chiave.
"Mostratemi quello che sapete fare." Disse Urliezca con il consueto fare spocchioso. "A seconda di quello che vedrò, deciderò se uccidervi subito o lasciarvi vivere per qualche istante."
Vanitas digrignò i denti in preda allo sdegno, Ven lo calmò poggiandogli una mano sulla spalla.
"Ci sta provocando...attento." Bisbigliò il biondo.
"Pfui, lo so benissimo, solo non vedo l'ora di fargli assaggiare il mio di calcio." rispose il ragazzo dagli occhi gialli.
La donna, spazientita dal loro confabulare, partì all'attacco. Con velocità assurda fu subito davanti ai suoi sfidanti, pronta a colpire. Ven e Vanitas non si fecero trovare impreparati e risposero all'offensiva: il primo parò il fendente di lei e l'altro glie ne sferrò uno allo stomaco. Il colpo fendette solo l'aria, i due ragazzi si ritrovarono a guardare un palazzo mentre la donna compariva dietro di loro.
"Awww, siete lenti e impacciati. Forse una scossa può essere d'aiuto."
Non fece in tempo a terminare la frase che due fulmini si abbatterono sui keyblader. Il colpo non sortì un grande effetto, Ven aveva attivato aeroga su entrambi in previsione di ciò. I due si voltarono lesti per un secondo tentativo, ma anche questo andò a vuoto. La donna era di nuovo alle loro spalle e sferrò un calcio a Vanitas. Il ragazzo saltò schivando il colpo, eseguì una torsione in aria e si avventò con un fendente volante sulla tipa. Il colpo passò attraverso il corpo di Urliezca e colpì il terreno creando una crepa vistosa.
"Un'immagine residua?" Esclamò Van. Poi sentì sopra di lui due keyblade che cozzavano. Alzò lo sguardo e vide Ven che bloccava il colpo diretto alla sua testa. Il moro ne approfittò, sparì sotto terra e ricomparve alle spalle della donna avvolto in una colonna di fuoco, ma era di nuovo scomparsa. I due si guardarono attorno, sembrava svanita, poi Ven cadde a terra, seguito dal suo alter ego.
"Che diamine è stato...cough..." Disse agonizzante il biondino. Ebbero appena il tempo di rimettersi in piedi che già guardavano nuovamente la nera strada agonizzanti.
"Si muove ad una velocità impressionante..." Notò Vanitas mentre sferrava un pugno a terra.
"Calma. Ho un piano."
Ven lanciò nuovamente un aeroga su di loro.
"Coprimi."
Alzò il keyblade al cielo ed evocò un tornado, nel frattempo l'altro lo aveva ricoperto di un reflex per proteggerlo. Urliezca allora si concentrò sul ragazzo oscuro. Vanitas fu investito da una serie di colpi che squarciarono in più punti la sua armatura. Quando la donna si apprestava a dare il colpo di grazia, fu investita da un forte vento che la sbalzò lontano. Si schiantò violentemente contro un palazzo nero e poi fu raggiunta da un enorme megaflare oscuro. L'esplosione fu tremenda e l'edificio crollò.
"Tsk, hai avuto quello che meritavi." Vanitas era soddisfatto.
"Oh? davvero?"
I due si voltarono perplessi, lei era alle loro spalle, li colpì violentemente con il keyblade facendoli volare via, poi la sua lama divenne una frusta a due punte. Le parti, come animate, afferrarono i keyblader, che furono investiti da una forte scossa elettrica.
"Mi sto divertendo, uhuhuhu."
Urliezca era estasiata nel veder soffrire i suoi avversari, ogni fibra del suo corpo esultava non appena si parlava di torturare o infliggere dolore. Era stata addestrata ad essere crudele in fondo, a volte si chiedeva se non fosse proprio nata con quel dono.
Scaraventò i due contro un edificio e fece tornare il keyblade alla normalità, lo sollevò in aria e tempestò di fulmini il luogo dove si trovavano i due ragazzi. Mentre infieriva rideva senza ritegno, sul suo volto, nascosto dall'elmo, era stampato un sorriso smagliante. Se la sua famiglia avesse potuto vederla sarebbe stata fiera di ciò che era diventata, la massima espressione della crudeltà. Peccato che quegli apprezzamenti tanto attesi non giungeranno mai alle sue orecchie, la sua famiglia era morta, lei li aveva uccisi tutti....
***********
"Urliezca!"
"Sì, padre?"
"Tu sei l'unica erede della nostra famiglia. Sai cosa vuol dire?"
"Sì, padre."
"Bene, da domani inizia il tuo addestramento. Ti saranno vietati da ora in poi ogni sorta di svago e rapporto umano. Da domani io sarò il tuo maestro, dimenticati l'appellativo di padre. Mi hai capito?"
"Sì, maestro."
"Eccellente."
Un discorso arido e freddo fatto da un uomo alla sua unica figlia di circa cinque anni.
La famiglia Etenag faceva parte di una gilda di assassini professionisti e aveva sempre donato forti guerrieri privi di emozioni. Il padre di Urliezca era il capo della gilda, l'assassino perfetto, una vera macchina per uccidere. Capi di stato, uomini di spicco, personaggi scomodi erano i suoi bersagli e nessuno gli sfuggiva. La morte non lo toccava, lui aveva il cuore avvolto nel ghiaccio perenne. Si era sposato con un membro di un'altra grande famiglia di killer: una donna tanto bella quanto letale. Capelli neri come l'oscurità, occhi vuoti e privi di qualsiasi gioia, neanche la nascita della figlia li avevano illuminati, labbra rosse come il fuoco e una dialettica letale come il fulmine.
Ora toccava alla loro figliola Urliezca ereditare l'ingrato compito. Per garantire la riuscita del futuro addestramento, nessun gesto d'affetto era mai stato compiuto nei confronti della bimba, mai una parola dolce o un apprezzamento uscirono dalla bocca dei genitori.
Il domani fece presto ad arrivare e Urliezca era di fronte al padre nella stanza degli allenamenti. Fu un massacro, la bimba fu sottoposta a prove durissime e l'uomo non mostrava la minima pietà, Urliezca conobbe la crudeltà per la prima volta. Al termine di dieci ininterrotte ore di allenamento, la giovane fu accompagnata nella sua stanza a medicarsi le evidenti ferite.
Urliezca non dormì quella notte, la passò a piangere, in fondo per una bimba della sua età era normale.
I giorni a venire furono più o meno simili. Dopo un anno di sofferenze la ragazzina aveva smesso di piangere, dopo cinque aveva già ucciso il suo primo bersaglio.
Non poté mai dimenticare la disperazione nel volto della vittima e tutti i sensi di colpa che sopportò a dieci anni di età. Dovette però farci il callo, non passò molto che un nuovo bersaglio cadde sotto la sua lama.
Questa volta fece meno male e inoltre notò con disgusto che la cosa gli era piaciuta, che voleva altro sangue. Il disgusto divenne ben presto piacere e all'età di quindici anni, Urliezca era un'assassina a tutti gli effetti:
occhi vuoti e parole taglienti, lo specchio di sua madre da giovane.
Un giorno però accadde un fatto che cambiò la sua vita per sempre, il suo vero potere, il frammento rimasto sopito, si sarebbe risvegliato rivelando la nuova prescelta.
******
Il suo bersaglio era proprio davanti a lei, eppure Urliezca non ce la faceva, non riusciva ad ucciderlo, non perché non poteva ma perché non voleva. Dice la tradizione della sua famiglia che, raggiunto il grado di assassino professionista, il novizio uccida il suo maestro, nonché genitore. La quindicenne però era immobile davanti al suo precettore, non sapeva cosa fare, era imbambolata. I suoi pensieri erano un ping pong continuo tra due eccessi: quell'uomo non merita la mia pietà e quell'uomo è mio padre. La situazione rimase in stallo per pochi secondi, il padre si accorse della presenza della figlia e con un gesto felino la colpì violentemente. Urliezca cadde a terra sputando sangue, nonostante l'età avanzata quell'uomo era in grado di sferrare colpi mortali. Le si avvicinò infuriato, cominciò a prenderla a calci e ad urlargli contro:
"Sei una disgrazia per questa famiglia. Ti ho addestrato tutti questi anni solo per vederti esitare di fronte alla prima difficoltà? Non meriti di vivere."
L'uomo prese la sua lama e calò un fendente che avrebbe reciso la gola di Urliezca, ma fu bloccato. Una strana lama, comparsa improvvisamente nella mano della figlia, aveva parato l'affondo. L'uomo, rimasto perplesso, avvertì uno strano formicolio al piede, abbassò lo sguardo e notò che la sua carnefice era ricoperta da uno strato di elettricità. Si apprestò a togliere l'arto per non rimanere carbonizzato, poi quando riposò lo sguardo dove stava Urliezca, non la vide più. Si guardò attorno perplesso, poi avvertì un dolore al petto. Diede un'occhiata alla parte che ardeva e vide che la strana lama gli trapassava il torace. Quando venne sfilata, cadde a terra esanime. Un sorriso comparve sul volto freddo dell'assassino, anni e anni di sofferenze, litigi, pianti, maltrattamenti avevano dato i loro frutti, Urliezca era diventata la macchina perfetta, l'assassina senza scrupoli, la crudeltà personificata. Nei suoi ultimi istanti di vita ripensò a tutte le volte che voleva coccolarla, abbracciarla, stringerla a se o semplicemente entrare in camera sua e lenirgli le ferite e non aveva potuto farlo. Ora capiva cosa suo padre, prima di lui, aveva provato quel giorno. Il distacco ha creato il dubbio e le parole l'hanno trasformato in fredda crudeltà. Era stato costretto, come sua moglie, a farlo o Urliezca sarebbe morta. Chi non uccide il proprio maestro non è degno di stare in questa gilda, è la regola. Uccidere sua figlia sarebbe stato un dolore troppo grande. Non riuscì a trattenere le lacrime e gli sfuggì in un sussurro:
"Ti voglio bene, figlia mia...mi dispiace." Poi la morte se lo portò con sé.
Chissà come avrebbe reagito la figlia nell'udire tali parole? Forse bene, forse sarebbe nato in lei un desiderio di irrefrenabile vendetta o forse una freddo disinteressamento, ma sono solo se, sua figlia non c'era più, il suo cuore era stato avvolto nell'oscurità. Urliezca subendo per l'ultima volta i soprusi del padre aveva risvegliato il frammento della crudeltà che giaceva in lei, diventando una furia cieca e senza controllo. Quel giorno l'intera gilda fu eliminata dalla pazzia della giovane prescelta del keyblade, anche la madre. La ragazza si risvegliò il giorno seguente, inconscia di ciò che aveva fatto, ma la strage intorno a lei e il sangue sulle sue mani gli fecero presto capire la verità, era stata lei. Pur se addestrata per anni, è difficile ad un età così giovane sopportare il peso di un tale atto e così decise di fuggire, per dove non lo sapeva, ma lontano da quel luogo maledetto. Corse, corse, corse fino a che il fiato glie lo permetteva, poi esausta cadde riversa in terra. Si destò di soprassalto quando sentì una voce chiamarla.
"Padre?" Disse lei. "M-maestro?" Domandò dubbiosa.
La voce rispose. Le disse che poteva dargli uno scopo, che la sua pena sarebbe stata cancellata se l'avesse seguita. La ragazza accettò ingenuamente, in fondo non aveva più un posto dove stare. E così fu accolta nelle tredici oscurità e Dark Heart divenne suo padre. Si allenò duramente con i suoi due compagni, Vadeid e Emris, e divenne una crudele guerriera agli ordini dell'oscuro maestro.
"Tu sarai Urliezca, il cavaliere del frammento della crudeltà. Il tuo simbolo sarà il gatto. Bentornata figlia mia e benvenuta tra noi." Così parlò lo strano figuro durante una singolare cerimonia di accettazione. Ben presto arrivò sempre più gente e da allieva si ritrovò maestra di scherma. Finalmente aveva trovato una vera famiglia.
**********
La donna scosse il capo, si era fatta travolgere dai ricordi. Intanto aveva terminato di bombardare i due ragazzini ed era convinta di averli sistemati per le feste, si voltò soddisfatta e fece per andarsene, quando fu travolta da un firaga oscuro. Risentì abbastanza del colpo e soprattutto avvertì un forte bruciore alla schiena. La sua armatura non aveva retto e si era carbonizzata, rivelando la schiena della guerriera. Non fece in tempo a realizzare ciò che fu raggiunta da un fendente in pieno stomaco. Il davanti della corazza riportò una notevole ammaccatura e si crepò in più punti.
Tossì e si rimise in piedi, ma nuovamente fu atterrata da un fendente volante che impattò sulla schiena ustionata. Urliezca trattenne un gemito. 
"A quanto pare siete più forti di quanto credessi..." Disse.
I due ragazzi erano in piedi di fronte a lei: il biondo era circondato da uno strano vento e il suo keyblade aveva assunto la forma di una gigantesca mezzaluna di pura aria; l'altro aveva un'aura oscura intorno a sé, che formava sulla sua schiena delle ali.
"Vedo che non riesci a reggere la velocità dello stile ciclone inverso. Sei lenta."
La donna sbuffò e replicò:
"Vediamo se riesci a starmi dietro..."
Scomparve di nuovo, questa volta però si ritrovò Ven davanti e Vanitas alle spalle, la colpirono con un fendente incrociato, poi le loro armi cambiarono forma: l'evocavento divenne due lame, che grazie al vento incrementarono la loro grandezza; mentre l'altra spada divenne un gigantesco artiglio.
Urliezca fu afferrata dal moro e poi colpita dalle armi di vento.
"Abbiamo capito il tuo trucco, usi l'elettricità per aumentare la tua velocità e non solo, ricopri anche mani e keyblade con essa, per infliggere maggiori danni. Ma purtroppo per te, i nostri stili sono di un livello superiore." Disse Ven.
Lei rise.
"Credi davvero che sia così facile battermi? Mi sono solo scaldata fino ad ora..."
"Cosa? Stai bluffando, non può essere che così." Disse stizzito il ragazzo con gli occhi gialli.
"Per niente, sono terribilmente seria. Ora assaporerete il potere del mio stile crudele danza fulminea."
La donna si alzò a mezz'aria e cominciò a brillare di una strana luce, il suo corpo si stava caricando come un generatore elettrico.
"Vanitas! Dobbiamo impedirglielo!"
L'altro annuì e i due si prepararono ai loro colpi finali. Vanitas si racchiuse in una cupola oscura e creò copie di oscurità che si scagliarono contro il bersaglio, mentre Ven cominciò a volteggiare intorno ad Urliezca tempestandola di fendenti. Il loro attacco era perfettamente coordinato e gli attacchi conclusivi si unirono a formare un tornado con tante ombre nere che colpivano da ogni parte. L'impatto fu così devastante che la loro avversaria fu scaraventata lontano schiantandosi contro il palazzo della memoria.
"Uuff ce l'abbiamo fatta anf...anf..." Disse un affaticato Ven.
"Mpf, ho dovuto fare tutto io....ma ti sei comportato bene, novellino."
Ven sorrise, era la prima volta che Vanitas lo riconosceva, forse potevano diventare amici.
Un esplosione interruppe le fantasie di Ventus, il palazzo della memoria era crollato e da sotto le macerie era sbucato qualcosa.
"Questa volta vi cancellerò!" Sentenziò una voce che di umano, ormai, non aveva nulla.
 I due ragazzi si trovarono di fronte qualcosa di mai visto prima: al posto della donna c'era una massa informe luminosa, sprizzava elettricità da tutti i pori e la sua energia era spaventosa. Poi le saette che schizzavano da ogni parte si modellarono con ordine e diedero vita ad una figura, una sorta di gatto, con la pelliccia arruffata e gli artigli luccicanti, ecco cosa avevano di davanti. Il keyblade era diventato una sorta di guanto con affilate sporgenze e ricopriva la sua mano destra. Un rumore tremendo scosse l'aria, un bagliore accecò Ven e il suo compagno e quando riaprirono gli occhi, lei era scomparsa. Si muoveva ad una velocità che si avvicinava a quella della luce, persino il suono dei suoi passi giungeva in ritardo. Qualcosa afferrò la testa del biondino, mentre l'altro fu scaraventato via da un'artigliata. Urliezca schiantò Ventus contro un palazzo e poi lo trascinò creando un solco sul muro. Dopo, tolto dall'incavo sulla parete, lo guardò tenendolo per i capelli, il suo corpo penzolava come un pupazzetto, poi gli sferrò un colpo con la mano artigliata, ma non la tolse subito, anzi, conficcò gli artigli nella carne e lo fulminò. La donna si deliziava nel provocare tanta sofferenza, la sua crudeltà aveva raggiunto l'apice. Inizialmente non riusciva a controllare quella forma, gli ci vollero anni di addestramento per riuscire a perfezionarla. Ogni volta che usava questo stile non riusciva a capirne appieno la forza, poi un giorno una scintilla fece scattare in lei qualcosa, finalmente capì che l'unico modo per controllarlo era cedere alla crudeltà e trarne piacere. Così fu, e ora non provava altro che gioia nel vedere bruciare le viscere del suo avversario. Non era più la ragazza di un tempo, anche se l'aspetto diceva l'esatto contrario. Una sfera oscura la raggiunse, fu costretta a mollare la presa sul ragazzo, poi usò la mano artigliata per bloccare il colpo e caricarlo di elettricità. La magia lanciata da Vanitas esplose senza danneggiare la donna, che usò una sorta di braccio fatto di elettricità per afferrare il biondino vicino a lei e scaraventarlo contro il suo alter ego. I due finirono contro un altro edificio. Urliezca trasformò di nuovo il keyblade, che divenne una frusta, e tirò fuori dalle macerie il ragazzo dagli occhi gialli. Lo tirò a sé, lo fissò per qualche istante, poi lo schiantò più volte a terra e infine lo colpì con una scossa. Ven, che nel frattempo si era ripreso, si avventò sulla donna con la lama di vento, ma fu bloccato e abbracciato. Gli artigli gli si piantarono sulla schiena facendolo gemere, poi l'armatura elettrica cominciò a fare il suo effetto peggiorando le ferite di abrasione, rimediate in precedenza. L'altro provò a rialzarsi, ma la crudele guerriera lo scaraventò via con un calcio. Nel frattempo Ven aveva quasi perso conoscenza, imprigionato come era in quella presa mortale. Urliezca lo squadrava e si inebriava delle sue smorfie di dolore. Vanitas tentò un attacco alle spalle, fu troppo lento, la donna lo afferrò per la gola, lo piantò a terra e fatto tornare il keyblade alla sua forma originale, gli trapassò una spalla. L'urlo di dolore fu straziante e la scossa elettrica che seguì l'affondo peggiorò le cose. Il biondo, intanto, svegliato dalle urla del suo compagno, si gettò in suo aiuto, ma la donna con un gesto impercettibile si voltò e lo colpì allo stomaco con la mano libera. Il colpo fu attutito dall'aeroga che Ven si era lanciato poco prima di attaccare. Rimase in piedi con un sorrisetto ebete sul volto.
"Tutto qui?" Disse con un filo di voce.
Urliezca si innervosì, come osava schernirla dopo che lo aveva massacrato a quel modo?
"Oh, caro, non hai ancora visto nulla..." Ribattè e i suoi occhi si illuminarono di uno strano bagliore.
Dal suo corpo quattro fulmini presero vita e immobilizzarono gambe e braccia del biondo. Poi lo tirò a sé colpendolo più volte con il keyblade artigliato. Quando lo lasciò andare, il ragazzo barcollò, ma resistette. Allora la donna cominciò a muoversi talmente veloce che Ven non riusciva neanche a sentirla, figuriamoci a vederla. Fu colpito da una scarica di attacchi in rapida successione, poi afferrato per il collo dalla frusta e lanciato via, non prima di essere fulminato però. Andò a schiantarsi contro il camion ribaltato lì vicino. Ven sputò sangue, forse aveva qualche costola rotta, non contando le innumerevoli ferite e bruciature, ma non perse conoscenza. Urliezca si avvicinò a lui e gli sussurrò:
"Spero ti sia piaciuto il mio attacco."
"Non...era...niente di...che." Rispose Ven, il fiato ridotto agli sgoccioli.
La donna ebbe uno scatto d'ira e fece per trafiggere Ven, poi sentì che qualcosa l'aveva colpita da dietro, si voltò e senza pensarci trafisse il suo assalitore. Vanitas fu trapassato da parte a parte. Il biondino non poté credere ai suoi occhi. Il sangue uscito dalla ferita evaporò a contatto con l'armatura di fulmini.
"Hai avuto ciò che ti meritavi. Ora tocca a te, bion...cosa?"
La donna non riusciva a sfilare l'arma dalla pancia del moro, che la tratteneva con le ultime forze.
"Usa l'apertura che ho creato. Finiscila!" Disse Vanitas con un filo di voce e lanciò a Ven il suo keyblade.
"Cosa? No, lascia il mio keyblade, dannato moccioso!"
Ven non ci pensò due volte, lanciò su di sé un energiga, afferrò il dono del suo alter ego e sprigionò tutta la sua furia. I due keyblade divennero due gigantesche mezzelune, una di luce e l'altra di oscurità.
"Doppia mezzaluna di caos." Ven colpì nel punto dove l'armatura elettrica era stata perforata. Travolta dall'impatto Urliezca lasciò la presa sul keyblade, che scomparve, e fu trascinata via, fino a poi essere trapassata.
"E così...questa...è la forza...cough...che il vecchio aveva visto....in te....Ven." Gemette il ragazzo dagli occhi gialli, mentre cadeva al suolo.
Nel frattempo la donna perse il rivestimento di energia, ma era ancora in piedi. Si voltò e tolse l'elmo. Il suo volto, Ven non ci poteva credere, era quello di una ragazza, più o meno della sua età. Aveva occhi e capelli neri come le tenebre, labbra rosse e un colorito candido. Il suo sguardo non trasmetteva alcuna emozione, era vuoto, come se non avesse un cuore.
Urliezca alzò gli occhi al cielo, la pioggia bagnava il suo viso, che sensazione stupenda.
"Mi dispiace, padre, non sono stata abbastanza crudele..."
Le forze le vennero a mancare e cadde riversa sulla strada. A Ven parve di scorgere delle lacrime sul suo viso, ma forse era solo la pioggia. Poi si ricordò dell'amico, corse da Vanitas e alzando il keyblade urlò:
"Energiga!"
La ferita non si rimarginò. Ripete, con la voce rotta dal pianto, il nome della magia, ma niente. Fece altri due tentativi prima che l'altro lo interrompesse.
"Finiscila, non c'è più nulla da fare....lasciami godere i miei ultimi istanti di vita..." disse con un filo di voce.
"No, no non puoi..."
"Smettila! Ti sembra il modo di comportarsi...cough....sei il solito bambino."
"...." Ven si asciugò le lacrime con il bordo della manica.
"Co...sì va meglio. Devo dirti due cose...prima che...cough...ci lasciamo...ascoltami bene."
"Sì!"
"Il mio keyblade è tuo ora...fanne buon uso...capito...?" Vanitas tossì ancora, l'acqua intorno a lui era diventata rossa.
"Certo!"
"E...secondo...sei...un gran...maestro keyblade...sono contento di aver dato...la vita per...uno...come te! I-in fondo...noi due siamo la stessa cosa...no?" Vanitas era in lacrime.
"Che fai? Ora piangi tu?" Lo schernì Ven, anche se questa volta non aveva lo stesso sapore.
Il moro rise, per quel che riusciva, poi cedette e se ne andò.
Ven non si trattenne mentre il suo rivale, no, il suo amico svaniva nel nulla. Un urlo squarciò il silenzio, poi le forze vennero a mancare anche al biondino che cadde riverso a terra, svenuto.
**************
Un portale oscuro si aprì dal nulla, ne uscì qualcuno in armatura. Afferrò il corpo di Urliezca e lo portò con sé.
**************
"Urliezca è stata sconfitta." Questo fu il tema della discussione del giorno portato da Emris. All'appello mancavano solo Adnera, Menois e follia.
"Cosa?" disse Ezranon. "La cosa mi addolora..."
"Uuuff, tutte queste attenzioni per quella, sono gelosa." replicò Gorigia.
"Si è fatta ossessionare dalla sua oscurità..."
"E tu te ne intendi di ossessioni, vero Phegor?"
"Senimo, sei irritante..."
"Trovi?" rispose l'altro.
"Silenzio. Dark Heart, nostro padre, vuole parlare." Tuonò Vadeid.
La figura nell'ombra iniziò:
"Mi ha rammaricato la perdita di uno dei miei figli. Un padre non vorrebbe mai vedere il sangue del suo sangue venire sconfitto. Ma questo non cambia i nostri piani, ne l'ombra della vendetta deve insinuarsi nei nostri cuori, continuate con la vostra missione. Nel mondo che voglio creare queste sofferenze spariranno, voi dovete solo fidarvi, figli miei. Ora andate."
"Sì."
Tutti scomparvero tranne il solito Vadeid.
"E ora dovremo cercare un altro frammento?"
"No."
Un strano tipo comparve dall'oscurità portando con sé Urliezca.
"Lei è ancora viva."
La donna fu messa sul suo trono e fu avvolta da una tenebra impenetrabile.
"Speravo che nessuno di voi cadesse, ma era una cosa che avevo messo in conto."
"Capisco. Speriamo solo di non avere ulteriori perdite."
Il tipo nell'ombra non rispose.
*********
"Emris! Chi è stato a battere Urliezca?" chiese Riku, affannato dalla corsa per raggiungerlo.
Il cavaliere lo guardò e poi rispose secco:
"Due tipi di nome Ventus e Vanitas."
"E che fine hanno fatto loro?"
"Ti importa ancora di loro, vero?"
"...."
"Be Ventus è stato portato via, Vanitas invece non ce l'ha fatta."
"Ho capito..."
Emris se ne andò e Riku rimase solo a pensare.
La morte di Vanitas non gli faceva molto effetto, in fondo aveva combattuto per Xehanort, ma non meritava quella fine. Chissà come l'avrà presa Ven, era partito per cercarlo. La cosa importante che Ventus era vivo e gli accordi erano stati rispettati. Ora doveva trovare Kairi. Dark Heart non gli aveva ancora concesso di fargli visita, eppure si stava comportando bene. Che avessero intuito qualcosa? Doveva scoprirlo, ma soprattutto fare in modo che si fidassero di lui.
 

 

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Capitolo 11
*** Il nemico del mio nemico è mio amico ***


 
 
Sora e compagni lasciarono in tutta fretta il mondo che avevano appena visitato. Yen Sid aveva qualcosa di importante da comunicare loro e dovevano muoversi. Dopo qualche ora di viaggio raggiunsero la torre misteriosa. Varcarono l'enorme portone e in men che non si dica avevano attraversato la scalinata magica. Giunti in cima aprirono la piccola porticina che conduceva allo studio del anziano maestro.
"Maestro Yen Sid, abbiamo fatto più in fretta che potevamo." Disse Sora affannato dalla corsa.
"Oh, siete già qui, giovani maestri? Eccellente."
Sora salutò con un cenno anche il re che si trovava vicino al mago. Topolino aveva un'aria corrucciata, chissà cos'era successo?
"Potrei sapere il motivo della sua chiamata, maestro?" Chiese Sora ancora più curioso.
"Ho molte cose da raccontarvi, ma preferirei che ci fossero tutti, così da non ripetere le cose due volte."
Sora annuì e si acquietò. Passò diverso tempo e nessuno ancora si era fatto vivo. Sora cominciava a spazientirsi e quando stava per aprire nuovamente bocca, ecco apparire alla porta Terra, Roxas, Lea e Xion. Sora li salutò, ma loro non ci badarono molto, si diressero dritti da Yen Sid e Terra disse:
"Dove lo mettiamo, maestro?"
Fu in quell'istante che Sora notò Ventus svenuto a cavalcioni sulle spalle di Terra.
"Qui." Rispose velocemente Yen Sid.
Ven fu adagiato su un letto nella stanza a fianco, poi Yen Sid fece uscire tutti, doveva medicare le ferite del giovane keyblader. Tornati allo studio, il ragazzo chiese cos'era capitato all'amico.
"Ha combattuto contro uno dei tizi in armatura..." Rispose Terra.
"Cosa?! E che è successo? Ha vinto?"
"Questo non lo sappiamo, se è ancora vivo le cose sono due: o l'hanno risparmiato o lo ha sconfitto. Fatto sta che c'era solo lui sul luogo dello scontro." Spiegò Roxas.
"E allora come fate a sapere del combattimento?"
"Ce lo ha detto lui prima di svenire, oltre a farfugliare qualcosa sulla morte di Vanitas." Continuò Xion.
"Vanitas? Quindi lo ha trovato..."
"Basta!" Gridò Terra. "Glie lo chiederemo appena si sveglierà."
Il silenzio scese nella stanza. Il possente maestro era in ansia, si muoveva avanti e indietro per la stanza senza fermarsi un minuto. Lea si era, come suo solito, appoggiato alla libreria, mentre Roxas e Xion si erano seduti a terra. Sora invece guardava  i suoi compagni, sembravano depressi e in effetti lo era anche lui, così decise di intervenire.
"Vedrete che si riprenderà, Ven è forte, lo so. Il suo cuore era nel mio, so di cosa è capace. Non ci abbattiamo."
"Sora...grazie." Ribatté Terra abbozzando un mezzo sorriso.
Passò un tempo che sembrò un eternità, ma finalmente Yen Sid uscì dalla camera dove c'era Ven.
"Allora?" Terra era già davanti all'anziano per interrogarlo.
"Si riprenderà, ha subito molte ferite, ma niente che non ho potuto curare. Ha bisogno solo di riposo." Disse il mago con un sorriso che si poteva scorgere nella folta barba.
"Posso andare a trovarlo?" Chiese ansioso il castano.
"Certo."
Tutti si precipitarono nella camera del ragazzo, che con grande stupore dei presenti si era già svegliato.
"Ehilà, gente!" Disse Ven sorridendo.
"Brutto zuccone, come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere." Terra gli diede un buffetto sulla testa, poi lo abbracciò. "Sono felice che tu stia bene."
"Eh eh, non sono più un bambino. Ma ora devo parlarvi di una cosa importante." Disse il ragazzo divincolandosi dall'abbraccio. "Ho affrontato una tizia in armatura che possedeva un keyblade. Urliezca era il suo nome e la sua forza era spaventosa."
Ven raccontò tutto nei minimi particolari e parlò anche del sacrificio di Vanitas, che stupì e commosse tutti, poi mostrò il dono del suo alter ego.
"Gauwsh, Ven...mi dispiace. Se avessi saputo..."
"Non ti preoccupare Topolino, comunque quei tizi...state attenti."
"Li abbiamo già incontrati, hanno rapito Riku e Kairi e mi hanno quasi ucciso. Inoltre anche Terra e gli altri ne hanno visto uno." Spiegò Sora.
"Capisco...allora non era l'unica..."
"Certo che no. Sono tredici." Una voce che sembrava terribilmente familiare risuonò nella stanza. Tutti si voltarono e i loro peggiori timori si tramutarono in realtà: Master Xehanort era lì.
Terra fece uno scatto in avanti in preda ad una furia cieca, Sora e gli altri estrassero i keyblade, ma ci pensò Yen Sid a placare gli animi.
"Fermi!" Tuonò. "Lui è qui per mia volontà."
La quiete tornò nella piccola stanza, ma non c'era più la calma di prima, solo una pesante tensione.
"è sotto sigillo. Non può ne evocare il keyblade, ne fare magie. Solo io posso rimuoverlo, quindi calmatevi. L'ho portato qui io e Topolino è d'accordo con me."
Sora in quel momento comprese l'espressione preoccupata del re che aveva notato prima.
Yen Sid continuò:
"Xehanort è stato un membro di questi cavalieri, sa molte informazioni che si potrebbero rivelare utili. Inoltre conosce l'ubicazione dei pezzi del suo diario, ci sarà più facile scovarlo, così."
"Non può dirci lui direttamente dove si trovano?" Ribatè Terra, piuttosto nervoso.
"Vorrei ma non posso. Una volta abbandonato il luogo dove si nascondono la mia memoria deve essere stata cancellata. Un sigillo magico, suppongo" Rispose Xehanort. "L'unico modo è ritrovare i frammenti di diario, lì è riportato come arrivare a loro."
"E perchè dovremmo crederti?" Ringhiò il castano.
"Oh, giovane stolto, perchè non avete altra scelta?"
I due si fissarono per qualche istante, poi Terra dovette ammettere che il vecchio aveva ragione.
"Dicci quello che sai, Xehanort." Disse Yen Sid.
"Quello che so...vediamo...il loro capo è un essere misterioso di nome Dark Heart. Non l'ho mai visto in volto ma il suo potere è spaventoso. Ma lasciate che vi racconti la storia dall'inizio: ero diventato uno dei suoi tredici cavalieri, ma certamente il nostro Sora lo sa già.."
Sora annuì e spiegò che sui pezzi del diario che aveva trovato c'era la conferma di quanto il vecchio nemico diceva.
Xehanort sorrise e continuò:
"Be, non ho molto altro da dire, solo che quando sono arrivato dovevamo radunare le sette principesse. In un primo momento non ci feci molto caso, ma poi mi ricordai della storia del mio maestro sull'antica guerra. Lo chiesi direttamente a lui e mi diede la conferma della mia teoria, voleva ricreare il Xblade e aprire Kingdom Hearts. Aveva intenzione di radunare le tredici oscurità originali, di cui io facevo parte, e le sette luci in cui si era divisa l'antica arma. Decisi allora di abbandonare, era il giorno prima della partenza per i mondi delle principesse."
"Vuole Kingdom Hearts, dunque..." Disse Sora.
"Sì, usando il metodo che ho usato anche io. Fu da lui che trassi ispirazione. Inoltre credevo che la mia oscurità fosse unica e che nascondendo la mia presenza avrei impedito il suo piano. Però la possessione da parte del mio heartless di Riku deve aver passato il frammento al ragazzo, così per Dark Heart è stato facile rintracciarlo e recuperarlo. Ci ha messo più del previsto, dato che quel tipo la teneva a bada. La stessa scomparsa di Urliezca non è casuale, anche se sconfitta era ancora viva e lei possedeva uno di quei frammenti." Continuò Xehanort.
Topolino intervenne:
"E perchè hai preferito agire per conto tuo, allora? In fondo volevate la stessa cosa."
"No. Lui non desiderava quello che cercavo io...lui voleva un mondo di assoluta luce ed eliminare le tenebre. Il mio piano era ben diverso."
Topolino non poté replicare a tali parole.
"Puoi dirci qualcosa di più sui tuoi ex compagni?"Domandò Roxas.
"Il più forte dei tredici è Vadeid, detto anche sovrano assoluto, ha il frammento del dominio e un potere secondo solo a Dark Heart. Poi c'è Emris, l'onnisciente astro celeste, che conosce ogni cosa ed utilizza la magia delle stelle. Urliezca, che ha affrontato il ragazzino, è colei che possedeva il frammento della crudeltà e il potere del fulmine, veniva anche chiamata la crudele assassina. Poi c'è Asura, l'instabile distruttore, non so molto di lui, indossava sempre l'armatura, non parlava e non ha mia mostrato il suo keyblade, possiede il frammento della follia. Il frammento del potere è in mano a Adnera, il cercatore della forza, che controlla la terra. Quello incontrato dall'ingenuo maestro è Ezranon, il triste che sorride, e il suo frammento è quello del dolore. Il topo è stato messo fuorigioco da Ulac, la belva violenta, un tipo strano che preferisce lo scontro fisico e non usa la magia, è il controllore del frammento della violenza. Menois, l'errante dubbioso, è un tipo infimo che usa trucchetti mentali per soggiogare l'avversario, e domina il frammento del dubbio."
Sora non poté che stringere i pugni alla descrizione del suo ultimo avversario.
Xehanort proseguì:
"Senimo è il dominatore della rabbia e ha un modo tutto suo di intendere tale sentimento, viene chiamato il guerriero dall'ardente ira. Poi c'è colui che ha rapito Riku, Assà, un tipo schivo e misterioso, ma di indubbia forza, il suo titolo è fantasma nelle tenebre.."
Al nome dello scheletrico guerriero, il ragazzo delle isole del destino trasalì e si toccò il petto.
"Gorigia, il fiore della gelosia, è una donna dalle mille sfaccettature, ma una valente guerriera, domina la gelosia. Poi c'è Phegor che dell'ossessione fa il suo vanto, chiamato anche il prigioniero delle sue emozioni. Infine ci dovevo essere io...ma sono stato sostituito, ora è Riku il frammento della curiosità, è lui il curioso vagabondo."
Xehanort terminò il suo racconto con un sospiro, il silenzio scese tra coloro che lo ascoltavano, non erano certo informazioni che si digerivano in fretta. Poi una voce ruppe la quiete soffocante.
"Bene, ora che conosciamo i fatti, dobbiamo fermarlo. Luce e tenebre devono coesistere e non devono essere alterate." Disse Yen Sid. "Sora devi continuare a cercare i pezzi del diario, così troveremo ciò di cui abbiamo bisogno. Terra tu raggiungi Aqua al dominio incantato, ho saputo che ha avuto dei problemi."
"Sì, maestro Yen Sid."
"Voglio andare anche io." Protestò Ven.
"No, è troppo pericoloso in quelle condizioni."
"..."
"E noi?" Chiesero Lea, Xion e Roxas.
"C'è un frammento del mio diario al cimitero dei keyblade. Andate lì, così Sora potrà continuare per altri mondi." Disse Xehanort e Yen Sid annuì.
"Topolino, tu partirai per il mondo di Alice."
"Sì, maestro."
La stanza si vuotò in fretta. Rimase solo Ven, deluso dall'essere tenuto sempre in disparte. Poi al ragazzo balenò un idea.
***********
Sora, Paperino e Pippo si salutarono con Terra e gli altri e si prepararono a partire, quando furono raggiunti da Topolino.
"Sora, Yen Sid mi ha detto di consegnarti questo. è un frammento del diario di Xehanort."
"Grazie, sua maestà."
Sora stava per chiedergli a proposito di Xehanort, ma il topo era già scomparso in un fascio di luce.
"Andiamo Sora, leggeremo il diario durante il viaggio."
"Ok." Rispose il ragazzo, che ora era ancora più tormentato dai dubbi.
Perchè Xehanort li stava aiutando? E possibile che non fosse l'unico a voler rifondare l'universo? Cosa aveva di sbagliato il mondo in cui vivevano? Lo avrebbe scoperto solo andando avanti e poi doveva salvare i suoi amici.
*********
"Sei proprio sicuro di non ricordare la sua ubicazione, Xehanort?" Chiese Yen Sid.
"Voglio la sua sconfitta quanto voi. Quel tizio non è uno sprovveduto, ha preso delle precauzioni, mi aveva applicato un sigillo per cancellarmi la memoria, in previsione di ciò. Comunque pensavo che il mio abbandono lo avesse fermato e invece... "
"Capisco"
Un forte rumore interruppe il dialogo, proveniva dalla stanza di Ventus. I due si precipitarono lì e con grande sorpresa videro che il giovane era scappato.
"Sciocco di un ragazzo, dove sarà andato..."
"Avrà inseguito il suo amico, non è nuovo a queste cose...comunque oramai non possiamo fermarlo." Disse Xehanort.
"....già"
******
 
Erano partiti da un pezzo, il mondo dove risiedeva il potente mago era ormai un puntino minuscolo in lontananza, eppure Sora non riusciva a non pensare ai fatti avvenuti nella torre. Troppe notizie in così poco tempo avevano lasciato il ragazzo perplesso e confuso. Perché Xehanort, fino a poco fa peggior nemico, era ora il più prezioso degli alleati? E chi era questo Dark Heart? Cosa voleva fare del mondo che conoscevano? Il vecchio aveva parlato di un dominio della luce. Forse era un proposito giusto, in fondo anche lui combatteva per essa, perché il mondo non affogasse nelle tenebre. Però c'era qualcosa di sbagliato, lo sentiva, forse erano i modi crudeli e violenti che adoperavano i cavalieri di questo tizio a inquietarlo. Avevano ucciso Vanitas e quasi fatto fuori il suo amico Ventus, inoltre si erano presi i suoi amici più cari e lo avevano ferito a morte. No, non poteva essere quella la via, il sangue e l'oscurità non portano a nulla di buono, per quanto il fine sia giusto. Xehanort stesso sembrava averlo riconosciuto, visto che ora voleva aiutarli. Ci doveva essere un altro modo per far regnare la luce e senza camminare nell'oscurità, lui, Sora, lo avrebbe trovato. La fiducia si dipinse sul volto del giovane maestro mentre attraversavano una scia di asteroidi verdi, i suoi due amici lo guardavano perplesso chiedendosi cosa avesse ultimamente, poi Paperino disse:
"Sora, è da un po' che tieni quel foglietto in mano e non lo degni di uno sguardo, siamo curiosi di sapere cosa dice."
L'impaziente papero destò il ragazzo dai suoi viaggi mentali e lo riportò alla realtà. In effetti aveva in mano il pezzo di diario e non lo aveva ancora letto. Scosse il capo, come per svegliarsi, e lesse ad alta voce:



"Dopo essere stato accolto tra i tredici, fui portato in una stanza enorme. Lì, il numero uno, Vadeid, mi illustrò che mi sarei addestrato per arrivare al livello dei miei fratelli. Un brivido mi attraversò la schiena, finalmente avrei conosciuto i poteri dei miei compagni, la curiosità mi stava uccidendo. La prima ad impartirmi lezioni fu Urliezca, la crudele assassina. Maestra nella magia del fulmine, era riuscita a plasmare l'elemento a suo piacimento fino a farlo diventare uno strato di pelle sottile quanto letale. Mi insegnò come velocizzare i movimenti tramite gli impulsi elettrici e come modificare la forma delle mie magie. Non ci misi molto ad apprendere le basi, in fondo ero il miglior allievo del mio maestro, ma rivestirmi di elettricità come faceva lei risultò molto arduo. Alla fine dovetti desistere e tornai nella mia stanza con le ossa ammaccate e bruciature in tutto il corpo. Ci vollero tre, quattro energiga per rimettermi in forze, quella donna era veramente forte, anche se aveva solo sedici anni. Il giorno dopo fu la volta di Adnera, il cavaliere del potere. Già dalle prime fasi della sessione mi accorsi di quanto ero debole in confronto a lui. Sprizzava forza da tutti i pori e con l'elemento terra non aveva rivali. Mi insegnò a creare montagne e muri di roccia, mi istruì su come incrementare l'efficacia dei miei attacchi con alcune semplici posizioni: ad esempio potevo colpire con più precisione ruotando la spalla di qualche grado o sferrare colpi devastanti solo allargando le gambe. Per lui l'aura è tutto, passa ore a meditare e ad esercitarsi in forme teatrali che a primo impatto non hanno alcun valore in combattimento, ma lui le traduceva alla perfezione nella lotta e ne usciva fuori uno stile particolare e devastante. Non perdevo un passo di queste preziose lezioni, volevo superarli tutti, apprendere tutto quello che avevano da darmi e poi buttarli via, come si fa con i giocattoli vecchi. Li volevo svuotare del loro sapere e farlo mio, la mia curiosità era all'apice, mi sentivo bene."



"E questo è tutto." Concluse Sora.
"Gaushw, Urliezca non è il nome della donna che ha ucciso Vanitas?" Chiese Pippo.
"Sì, è lei e l'altro, quell'Adnera, sembra molto forte. Se non ricordo male Xehanort l'aveva chiamato..."
"Il cercatore della forza." Rispose il Grillo Parlante. La coscienza del burattino Pinocchio li aveva seguiti in tutti i loro viaggi come diario di bordo e in questo non poteva certo mancare.
"Grazie, Grillo." Lo elogiò il giovane maestro, poi continuò "Che ne pensate di questo Dark Heart?"
"Penso che debba essere fermato come dice il maestro Yen Sid." Tagliò corto il mago di corte, senza possibilità di dialogo.
"Anche io penso la stessa cosa, Sora." Disse Pippo.
"Capisco."
"Perché chiedi ciò? Qualcosa non va?"
"No, no..."
"Sicuro, yuk?"
"Certo che sono sicuro." Affermò il castano, poco convinto di quello che diceva. La sicurezza e la presa di posizione di prima avevano cominciato di nuovo a vacillare per non si sa quale motivo. Le parole di Xehanort non l'avevano scosso più di tanto, eppure tutti i buoni pensieri di prima erano tornati a non avere più una giustificazione. Cominciava ad essere stufo di tutti questi dubbi, angosce e turbamenti, non lo facevano stare bene, non si sentiva più se stesso. Decise che per il momento non avrebbe pensato più a nulla, si sarebbe concentrato sul salvataggio di Riku e Kairi, che era l'unica cosa che contava davvero.
"Sora, dormi ancora ad occhi aperti? Dobbiamo scendere!" Gridò Paperino, che già da mezz'ora sbraitava in preda all'impazienza.
"Oh, davvero? Eccomi, stai calmo."
Sora scese dalla gummiship e si trovò di fronte un paesaggio selvaggio: alberi folti, sterpaglia giallognola e il rumore di una cascata vicina. Ad occhio e croce dovevano essere finiti in una giungla.
"Ancora giungla?" Esclamò il mago.
"Stai calmo, Paperino." Gli intimò il cavaliere di corte.
"Calmo? é la terza volta che finisco in una giungla sperduta, non ne posso più."
"Oh, andiamo Paperino, le altre volte non ci andata male." Disse Sora sorridendo.
"Apfui, io torno indietro..."
Appena si voltò, il becco del papero si scontrò con qualcosa di morbido.
"Ehi, attento a dove..."
Le parole gli morirono in gola quando si trovò di fronte un enorme orso. Un urlò allarmò i suoi amici che si voltarono e vista la bestia, imbracciarono le armi, ma nello stupore generale l'animale parlò:
"Ehi, ehi, giù le armi. Non voglio fare a botte con nessuno. Mi chiamo Baloò"
"Un orso che parla?" Esclamò Sora.
"Gaushw, di che ci stupiamo dopo leoni, lama e draghi non dovremmo esserne sorpresi."
"Eh eh, credo tu abbia ragione." Disse Sora, poi si rivolse a Baloò. "Io sono Sora e loro sono Paperino e Pippo."
"Ehilà, siete nuovi di qui?"
"Si nota?"
"Non sono molti quelli che girano di questi tempi nella giungla..." disse l'orso avvicinandosi.
"Perchè?"
"è tornata, Sher Kan la tigre è tornata. E poi ci sono delle strane creature in giro..."
"Strane creature dici?" il ragazzo si rivolse ai suoi compagni di viaggio."Heartless?"
"Probabile." Rispose Paperino."Ma che ci fanno qui?"
"Non lo so, ma se ci sono heartless, vuol dire che c'è qualcosa di sospetto."
"Dovreste andare prima che..." Baloò fu interrotto da una voce.
"Che fai Baloò? Attiri altri ingenui nella giungla?" Una grossa pantera nera apparve alle spalle del grigio animale, aveva un volto serio e preoccupato.
"Oh andiamo Baghera, non lo farei mai. Loro sono Clora, Zatterino e Puppo e sono nuovi di qui." Disse l'orso afferrando l'altro per il collo e facendogli la saponetta sulla testa. Sora irritato lo corresse:
"Sora, Paperino e Pippo!".
"Come volete. Ora scusateci ma dobbiamo cercare mio figlio."disse Baloò
"Veniamo con voi." intervenne il castano.
"No, è troppo pericoloso." rispose Baghera.
"Ehi, noi sappiamo difenderci!" Protestò Paperino e manco a farlo a apposta intorno a loro apparve un gruppo di heartless.
Sora egli altri si preparano alla battaglia imminente.
*************
Ora che il frammento di Urliezca non era più vincolato dalle sue emozioni, Dark Heart poteva sentire il suo influsso, quello che portava dentro. Entrò nel cuore della donna, scavò nel profondo, rovistò nei suoi ricordi. Vide una ragazza addolorata, un padre severo, una madre crudele, ma tutto questo non gli interessava, lui cercava altro. Andò ancora più in profondità e finalmente trovò quello che agognava. Erano lì, ricordi impressi che Urliezca non aveva neanche lontanamente vissuto, crudeltà che i suoi incubi peggiori non potevano raffigurare: gli orrori della guerra, la crudeltà più efferata e priva di alcuna ragione logica. Il cuore dell'uomo in ombra soffriva, si contorceva e piangeva, anche se lacrime non uscivano. E come potevano? Un guscio di oscurità non può piangere, non può ridere, non può fare nulla, solo aggrapparsi a dei ricordi e vivere tenendoli sempre vividi. Già, il grande Dark Heart non era altro che un' ombra di quello che fu un tempo, di quello che significava prima di quel maledetto conflitto. Aveva un altro nome prima, come suonava? Forse poteva trovarlo in quel frammento. Cercò ancora, ma niente, rimase deluso. Uscì dal cuore della guerriera avvolta nelle tenebre e tornò in sé. Era scosso, tremava o gli sembrava di farlo, decise di rintanarsi nel suo ricordo, dove ancora era felice, dove sorrideva.
"Ho avuto una visone ieri sera..."
Iniziava sempre così e finiva con quella promessa...una promessa che avrebbe dovuto infrangere.
******
Sora evocò il suo keyblade e chiese a Baloò e Baghera di mettersi al sicuro. I due animali si guardarono perplessi, poi agirono come richiesto dal ragazzo, in fondo non potevano fare granché contro le ombre. Il giovane maestro, nel frattempo, si era messo spalla a spalla con i suoi compagni e osservava il nemico. Heartless bestiali si dimenavano di fronte ai loro occhi, a Sora parve di riconoscere dei powerwild ed erano accompagnati da esseri simili a elefanti: dalla stazza nerboruta, superavano il ragazzo in altezza pur poggiando su quattro zampe, avevano un lungo naso che usavano a mo di frusta e due zanne poderose con cui caricavano con ferocia. I nemici scimmieschi partirono all'attacco con leste scivolate, ma i tre le schivarono con destrezza, Sora, quindi, lanciò un thundaga che ne eliminò qualcuno, mentre agli altri ci pensarono Paperino e Pippo. Quelli più grossi si fecero avanti e comparvero altri powerwild, l'attacco fu difficile da respingere e il castano dovette ricorrere al classico reflexega per tenerli lontani. Alcuni non resistettero al contraccolpo, i restanti si riorganizzarono e gli strambi elefanti cominciarono ad arrossarsi in preda alla rabbia. Le cariche divennero più frequenti e poco gestibili, soprattutto se fatte da più avversari, e le specie di proboscidi li proteggevano da colpi frontali. Sora ne schivò uno e poi con un rapido fendente lo abbatté, purtroppo non fece in tempo ad evitare il secondo e fu sbalzato in aria, si riprese in fretta con una capriola e lanciò un firaga a terra che esplose colpendo varie ombre. Atterrato si curò con un energiga e bloccò una carica frontale, poi esclamò:
"Pippo!"
L'amico gli concesse la sua forza e Sora evocò un secondo keyblade, oltre a cambiare il colore degli abiti. Con l'heroica sferrò un colpo mortale all'heartless che svanì nel nulla, dopo piantò i keyblade a terra e sollevò una zolla di terra che ribaltò i rimanenti nemici. Il ragazzo fece un cenno a Paperino che lanciò un blizzaga in aria, il maestro saltò e lo colpì e la sfera di ghiaccio scintillante divenne una pioggia di schegge che spazzò via la resistenza. Tornato con i piedi al suolo, terminò la fusione valore e tirò un sospiro di sollievo. Dal nascondiglio ricomparvero i loro nuovi amici, sbalorditi dall'impresa dei tre.
"Allora ve la sapete cavare!" Esclamò sorpreso Baghera.
"Certo." Ribatté un fiero Sora battendosi il pugno sul petto.
"Allora potete aiutarci a trovare un ragazzino di nome Mowgli?" Chiese Baloò."é scappato dopo che gli abbiamo detto che doveva tornare tra gli umani per via di Shere Kan."
"Perchè? Questa Shere Kan ce l'ha con lui?" Domandò Pippo.
"No, quella tigre odia gli umani con tutta se stessa, è divorata dall'odio tanto che non fa distinzioni."
"Un bel guaio.." Disse Sora. "Con gli heartless in giro poi...be, vi aiuteremo noi, in fondo avevamo intenzione di visitare il posto, giusto?"
"Gia, yuk."
"Apfui."
"Paperino..." Disse Sora con aria di rimprovero.
"E va bene." Rispose il mago.
"Gauwsh, da dove iniziamo?"
"Sappiamo che l'ultimo ad averlo visto è Kaa, un enorme serpente. Se non è diventato il suo spuntino, potrà dirci dov'è." Replicò Baghera con aria seria.
"Spu-spuntino?" Paperino rimase imbambolato, Sora e Pippo dovettero trascinarlo via di peso mentre si dirigevano nel folto della giungla.
Oltrepassarono la cascata che avevano sentito prima e si addentrarono nel folto della boscaglia dove la luce faceva fatica a penetrare. C'era qualche raggio che faceva capolino attraverso il fogliame e macchiava la sterpaglia sotto i loro piedi. Arrivarono nei pressi di un grande albero e i due animali che conducevano la comitiva si bloccarono di sasso.
"é qui.." Disse sottovoce Baghera.
Sora e gli altri si guardarono intorno circospetti coprendosi le spalle a vicenda. Ogni minimo rumore poteva essere un indizio di dove Kaa si potesse nascondere. Pippo avvertì uno strano frusciò tra i rami e guardò in alto, con grande sorpresa vide il serpente che stava per affondare i suoi denti su Sora. Il cavaliere lanciò lo scudo e colpì sulla testa il rettile che cadde a terra. I cinque si spostarono e Sora ringraziò l'amico.
"Cosssa volete?"
"Cerchiamo Mowgli?" Rispose Baloò.
"Il cucciolo d'uomo? è nella mia pancia ora."
"Menti." Disse ringhiando la pantera. "Sennò non avresti attaccato Sora."
"Come ssssei perssspicace, be non ssssono tenuto a dirvelo ad ogni modo."
"E allora ti costringeremo noi." Rispose Sora.
"Provaci..."
Kaa era un grosso pitone di colore verde con il ventre giallo, occhi grandi sopra la testa e un corpo estremamente lungo. Il rettile scomparve tra il fogliame, la sua pelle lo mimetizzava alla perfezione. I tre amici si rimisero spalla a spalla per evitare di essere sorpresi ancora. Il colpo poteva venire da qualsiasi parte e infatti giunse dal basso, questa volta contro il mago. Sora si girò di scatto e lanciò un firaga che colpì il nemico, poi Paperino cercò di attaccarlo con un blizzaga ma Kaa era già sparito. Il nuovo attacco fu indirizzato nuovamente a Sora che venne colto alla sprovvista. Le spire si avvolsero intorno al ragazzo impedendogli di chiedere aiuto e fu trascinato sull'albero. Pippo e Paperino si accorsero troppo tardi che il loro compagno non c'era più. 
Il maestro tentava di divincolarsi ma nulla, più si dibatteva più si sentiva soffocare. Il serpente nel frattempo aveva cominciato a fissarlo e a Sora cominciò a venire sonno. L'ipnosi del rettile stava funzionando e il castano sarebbe diventato presto un delizioso spuntino, ma qualcosa scosse l'albero. Una, due, tre botte e Kaa si innervosì non poco, qualcuno disturbava il suo banchetto. Tornò sotto attento a non farsi scorgere e non vide nessuno, si guardò attorno perplesso, poi ricevette un forte colpo che lo intontì. Era Pippo che sotto consiglio di Baghera si era nascosto assieme a Paperino e avevano attirato il serpente nel sottobosco. Nel frattempo Sora sentì allentare la presa su di sé e si divincolò dalla morsa, ripreso il suo colore rosato, evocò il keyblade, con un calcio fece cadere il corpo del serpente di sotto e poi gli piombò addosso minacciandolo con la spada-chiave. 
"Va bene parlerò, parlerò." Disse il pitone. "Mowgli è andato verso la zona sssecca e SSSShere Kan lo ha seguito."
"Cosa?" Fece Baghera. "Dobbiamo muoverci!"
"Sì!" Fece Baloò.
Sora annuì e colpì alla testa il rettile poi si affrettò a seguire il gruppo.
"Dannato moccioso, la mia povera ssssinussite.." Si lamentò l'animale mentre se ne tornava sull'albero, tutto intontito.
*********
L'anziano maestro mirava il paesaggio che la torre misteriosa aveva da offrire. Un portale oscuro si aprì alle sue spalle, ma lui non fece il minimo cenno di movimento, rimase com'era e parlò:
"Come procede?"
"Tutto bene. Ho consegnato il prossimo frammento di diario, Sora dovrebbe riceverlo a breve."
"Ottimo." rispose Xehanort.
"E per Yen Sid? Come la mettiamo?"
"La sconfitta di uno dei tredici capita a proposito, non trovi?"
"Cosa?" Chiese il personaggio alle sue spalle.
"A tempo debito capirai..." Disse Xehanort con il suo solito sorriso beffardo. "Puoi andare." 
L'altro si congedò con un cenno del capo e sparì così come era venuto.
Xehanort era rimasto solo, Yen Sid era assente in quel momento ma la sua magia continuava ad inibirlo.
"Procede tutto secondo i piani.." Disse e tornò ad osservare l'orizzonte.
 ******
La zona secca è una parte della giungla per lo più deserta con appena tre o quattro alberi rinsecchiti a fare da trespolo a strani uccelli dal collo completamente nudo. Si trova nella regione più a nord e lì il sole non batte quasi mai, causa la fitta nebbia e i temporali all'ordine del giorno. Sora e compagni si facevano avanti a tentoni urlando a squarciagola il nome di Mowgli. Preferirono non dividersi, nel caso avessero incontrato Shere Kan, insieme avrebbero avuto più possibilità. Oltrepassarono molte volte alberi marci, ma al giovane keyblader sembrava di vedere sempre lo stesso. Fu circa alla quinta volta che il ragazzo capì che stavano girando in tondo, qualsiasi direzione prendessero, tornavano sempre lì. Erano tutti agitati, ma Baghera riuscì a trovare la lucidità per proporre un'ottima idea.
"Se continuiamo così non andremo da nessuna parte. Conviene fermarci e ascoltare eventuali rumori." Disse.
L'orso grigio stava per protestare, ma uno sguardo fulminante lo redarguì all'istante. Si misero tutti a orecchie ritte cercando il minimo fruscio, il minimo bisbiglio. Sembrarono momenti interminabili, lo sconforto stava dilagando, quando Baloò esclamò:
"Di là, sento delle voci."
Sora scattò verso la direzione indicata dalla zampa del mammifero, corse più veloce che poteva e nella mente teneva fissa l'immagine del ragazzino descritto: capelli a caschetto neri, magro e con un drappo rosso che gli copriva l'inguine. Giunto a destinazione, però, non vide nessun bambino, solo quattro avvoltoi mezzi addormentati su un ramo. Riprese fiato, si voltò e quando vide i suoi amici comparire dalla nebbia disse:
"Ci siamo sbagliati, non è Mowgli."
Al suono di quel nome, uno dei quattro uccelli si destò, squadrò gli stranieri e poi parlò:
"State cercando un certo Mowgli?"
Sora si voltò e con il volto speranzoso annuì. L'altro con un colpo d'ala sveglio i suoi compagni.
"Cercano il ragazzino di prima."
"I-il ragazzino di prima?" Disse un'altro tutto intontito.
"Non ti ricordi? Quel bimbo con i capelli neri."
"Ah sì, e che volete da lui?" Chiese rivolto a Sora.
Intervenne Baghera che frettolosamente rispose al quesito.
"é scappato e Shere Kan lo sta cercando."
I quattro si guardarono perplessi.
"Shere Kan se ne è andato anni fa." Rispose quello pelato.
"è tornato e ora cerca vendetta." disse Baghera.
Gli avvoltoi si impaurirono e cominciarono a farfugliare parole confuse e senza senso. La pantera cercava di riportare la calma ma invano, poi una sfuriata di Paperino riportò tutto nel silenzio.
"Potete dirci dove è andato?" Chiese Baloò.
"Certo, diglielo tu." Indicando un suo compagno.
"Io? M-ma non puoi dirlo tu, scusa?"
"Certo, è andato...diglielo tu."
"Io? M-ma non puoi farlo tu?"
"Certo, è andato...digli-em è andato da quella parte."
Sora e gli altri ringraziarono i quattro strani tipi e corsero nella direzione appena appresa.
**********
"Non voglio certo andare dagli uomini, io. Shere Kan qui, Shere Kan lì, puah, se lo vedo lo sistemo io quel tipo."
Mowgli girovagava senza meta nella nebbia, anche se tornava sempre nello stesso posto non ci faceva caso, continuava a camminare e a parlare tra sé e sé. Si ripeteva che lui era parte della giungla, che non potevano cacciarlo, che sarebbe rimasto lì per sempre che lo volevano o no. Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse di essere osservato, occhi gialli lo fissavano tra la nebbia. Un rumore fece sobbalzare il ragazzo, si guardò intorno e chiese titubante:
"Chi c'è?"
La risposta fu il silenzio più assoluto.
"I-io non ho paura. Neanche quel Shere Kan mi fa paura..."
"Oh davvero?"
Mowglì si girò di scatto e si trovò di fronte la grossa tigre. Occhi penetranti, pelliccia a strisce, cicatrice su un occhio e stazza possente.
Fece due passi indietro.
"Tu s-sei Shere Kan?"
"Come sei intelligente, un vero peccato che tanto acume sia destinato a scomparire."
"Io non ho paura di te!" Esclamò il ragazzino, non più tanto certo di quello che diceva.
La tigre continuava ad avanzare gustandosi la paura del giovane, che camminando all'indietro non si accorse di un ramo e vi inciampò sopra. Cadde ma non si rialzò, continuò a strisciare carponi, intanto la tigre si era stufata di attendere e partì all'attacco. Un fulmine squarciò il cielo e si abbatté nel mezzo tra preda e predatore. Shere Kan si fermò impaurito, il ramo davanti a lui ardeva di un fuoco rosso e giallo. Il terrore dipinto nei suoi occhi fece balenare un'idea al piccolo selvaggio. Prese il ramo e lo legò alla coda del felino, che spaventato fuggì via, avvolto nelle fiamme.
Mowgli cominciò a scalciare l'aria fiero.
"Ho vinto, sono il più forte, Baghera e Baloò si sbagliavano."
Qualcosa però fece cambiare idea al ragazzo, lui era tornato, Shere Kan era di fronte a lui, però era diverso. Le strisce nere neanche si vedevano più, i suoi occhi erano vuoti, una strana aura nera lo circondava e zampe e fauci erano avvolte da fiamme. Il felino non proferì parola e con un ruggito balzò sul povero Mowgli, ormai in preda al terrore. Era la fine. Mowgli, che aveva chiuso gli occhi, li riaprì e si ritrovò a guardare un giovane castano che bloccava Shere Kan con una strana arma.
"Stai bene, Mowgli?"
Erano Bahera e Baloò. Il piccolo non ci pensò due volte e corse ad abbracciarli.
"Portatelo al sicuro." Disse Sora che nel frattempo aveva respinto il suo avversario.
"Cosa gli sarà successo?" Chiese il keyblader ai suoi amici, la risposta giunse ma non da loro. Dalla nebbia comparve colui che aveva rapito i suoi amici, il dominatore della paura, Assà.
"La tigre ha ceduto alla sua stessa paura e il suo cuore è stato inghiottito dall'oscurità. Ora è la personificazione del suo più grande terrore, ora è fuoco."
"Che cosa vuoi?" Sora ignorò quello che fu Shere Kan e si diresse contro il nuovo nemico.
"Dove sono Riku e Kairi?"
Il keyblade attraversò l'uomo. Sora non poteva crederci, si girò e si vide arrivare un calcio in pieno petto. Assà lo bloccò a terra e disse:
"Hai così fretta di affrontarmi? Hai voglia di mettere alla prova le tue paure? Ti aspetto, Sora. La nostra battaglia si avvicina."
Il giovane maestro digrignò i denti.
"Sora!"
Chi lo chiamava? Paperino? Sora scosse la testa e vide di fronte a sé Pippo e il mago che fronteggiavano la tigre. Allora era un sogno?
"Sora, ci serve aiuto!"
Il ragazzo si avviò ad aiutare i suoi amici. L'heartless di Shere Kan era avvolto dal fuoco, quindi ci voleva il ghiaccio per fermarlo. Sora balzò, trasformò il keyblade in una sorta di ventola e sparò una bufera blizzaga contro il nemico. Le fiamme sul corpo del felino divamparono e sciolsero il ghiaccio, ma l'acqua sciolta fece il suo effetto e la tigre indietreggiò. Il maestro toccò il suolo e scattò in avanti, keyblade lungo il corpo. In pochi passi fu davanti al suo avversario e lo colpì con un fendente orizzontale. L'attacco fu bloccato dalle zanne dell'altro e Sora dovette far scomparire l'arma per evitare che finisse fusa, poi rotolò da un lato per evitare un assalto. Una zampata lo stava per raggiungere, ma Pippo intervenne con il suo scudo e deviò l'attacco, poi Paperino colpì il felino con blizzaga. L'heartless si riprese in fretta, i suoi occhi divamparono di rabbia. Affondò gli artigli a terra e sparò dalla bocca una fiammata intensa. Il fuoco si modellò e prese la forma di una tigre che colpiva inesorabile. Il castano non perse tempo ed evocò un reflex per proteggersi. Non fu sufficiente, Shere Kan era entrato nel suo attacco e lo aveva sorpreso senza difese quando la magia di protezione terminò. Fu azzannato alla spalla, un urlo di dolore risuonò nella zona circostante.
"Brucia!" Esclamò il keyblader.
Pippo lo soccorse attaccando la tigre e Paperino gli lanciò un energiga per rimetterlo in forze. Sora roteò la spalla e si rimise in posizione.
"Ora mi hai fatto innervosire."
Conficcò la catena regale a terra, dal suolo uscirono delle stalattiti giganti che perforarono il ventre dell'avversario. Il felino ricadde sulle zampe e divampò ancora le sue fiamme, stava per attaccare ancora. La fiammata divenne più intensa e lo stesso Shere Kan non era visibile al suo interno. Tutto bruciava intorno a lui, enormi fauci si spalancarono di fronte ai tre. Sora sentiva la sua pelle ardere, doveva fare qualcosa. Chiese aiuto a Paperino e Pippo e passò in fusione triade, ingiallendo il suo completo, poi le due spade divennero due cannoni che spararono un potente vento freddo. Caldo e ghiaccio si scontrarono, ma il primo sembrava avere la meglio. Il giovane cominciava ad indietreggiare e ormai era arrivato vicino ai suoi due amici esanimi. Sparò di nuovo il vento gelido, ma niente, il fuoco non cedeva di un passo. Fu in quel momento che si sentì rinvigorito, un aura cristallina lo rivestiva, il suolo sotto di lui si era congelato.
"Freddo eterno." Gridò.
Poi creò un uccello di puro ghiaccio con i due cannoni, che penetrò nelle fauci infernali e colpì il suo creatore. Shere Kan fu sbalzato via mentre le fiamme svanivano. Sora, a quel punto, scattò e con un doppio fendente eliminò definitivamente la tigre, che cadde al suolo sconfitta.
La fusione terminò e il giovane cadde a terra, esausto. Pippo gli lanciò un elisir che accettò di buon grado. Lo bevve di un fiato e si rimise in piedi.
Raggiunsero i loro amici.
"Tu devi essere Mowgli, se non sbaglio." Fece Sora.
"S-sì." Rispose il ragazzo, il tono della sua voce era un po' sbarazzino, gli ricordava tanto il suo.
"Grazie per averci aiutato e per aver sconfitto Shere Kan."
Baghera si inchinò di fronte a Sora.
"E soprattutto per aver salvato questo incosciente." Disse Baloò.
"Incosciente, eh? Senti chi parla." Gli fece eco la pantera.
"Ehi!"
A tutti sfuggì una risata liberatoria.
"Comunque non ci siamo presentati, Mowgli, noi siamo Sora, Paperino e Pippo."
"Piacere mio. Sora hai detto?" Fece il bimbo. "Uno strano tipo mi ha detto di darti questo."
Mowgli consegnò un pezzo di carta a Sora.
"Ti ringrazio Mowgli."
Mentre parlavano il ramo che era stato usato per impaurire Shere Kan si illuminò e il keyblader non perse tempo e con la sua spada aprì un nuovo passaggio.
"è giunto il momento dei saluti, noi dobbiamo partire."
"Ciao ragazzi!"
"Abbiate cura di voi." disse Baghera.
"Statemi bene." replicò Baloò abbracciandoli e tirando su con il naso. "E ricordate: vi bastan poche briciole, lo stretto indispensabile e vostri malanni potete dimenticar."
**************
Mentre i tre si apprestavano a tornare alla gummiship qualcuno li scrutava a distanza.
"Il momento si avvicina, Sora. Presto vedremo chi è colui che saprà domare le sue paure. Ti attendo con impazienza."
Assà aprì un portale oscuro e se ne andò.
Perché avesse preso di mira un giovane con così poco talento non lo sapeva neanche lui, ma sentiva che aveva qualcosa di speciale, gli ricordava il suo passato.
"è fuggito."
"Ha lasciato il campo di battaglia come un codardo."
"Allora non era così forte."
Le voci di scherno nella sua testa continuavano a rimbombare, non le sopportava.
"Lo devo uccidere." Disse, mentre entrava dal portone nero. "Così redimerò l'errore del mio passato, così cancellerò le mie paure."
 

 

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Capitolo 12
*** Una dimostrazione di potere ***


Due ragazzini armati di spade giocattolo si affrontavano nel mezzo di una radura. Venivano spesso in quel posto segreto per esercitarsi, si azzuffavano, guardavano le nuvole, fantasticavano sul futuro. Entrambi avevano lo stesso sogno: diventare guerrieri forti.
Si sottoponevano a degli strani esercizi inventati da loro e poi si vantavano l'uno con l'altro su chi l'avesse fatti meglio. Alla sera tornavano a casa stremati e pieni di lividi e alle domande dei genitori preoccupati rispondevano con un:
"Nulla."
Un giorno, dopo l'ennesimo pareggio, caddero a terra stremati e ansanti.
"Ancora un pareggio..."
"Già, ma non illuderti, la prossima volta vincerò io."
"Aspetta e spera, amico."
I due risero e in silenzio cominciarono a osservare il cielo, poi Adnera alzò la spada al cielo e disse:
"Giuro che diventerò il più forte, anche più di te."
L'altro lo guardò strano, poi alzò anche lui il legnetto e ripeté le stesse parole del compagno.
Il giorno seguente il loro allenamento fu interrotto da degli strani rumori che venivano dal folto del bosco che circondava la radura. Incuriositi, i due si recarono nel posto sospetto e si trovarono di fronte un essere singolare: una palla completamente nera con due occhi gialli e un buco a forma di cuore.
Non sapendo se fosse amico o nemico, i ragazzini non si mossero. Nel frattempo la palla continuava a fare scatti irregolari e a roteare, poi li fissò e un secondo dopo era scomparsa in un buco nero. I due si guardarono intorno, passarono pochi secondi e l'essere ricomparve dietro uno di loro e lo atterrò.
"Adnera!" Gridò l'altro e parti all'attacco, ma la palla era nuovamente sparita.
Anche il secondo cadde a terra ferito. Ormai non c'era più speranza, li avrebbe uccisi entrambi. La palla spalancò le nere fauci e fece per ghermirli, quando, all'improvviso, si dissolse in un fumo nero. Quando la nebbia scura di diradò comparve dinanzi ai due amici uno strano tipo: aveva grosse spalle, capelli lunghi neri e indossava una lucente armatura.
"State bene?" Disse con voce profonda.
"S-sì" Risposero in coro.
"Ottimo. Che ci fanno, comunque, due ragazzini come voi qui?"
Adnera era impietrito, quindi rispose il suo compagno.
"Veniamo qui ad allenarci, signore."
"Ad allenarvi? E per cosa?"
"Per diventare forti!" Intervenne Adnera risoluto.
L'uomo sorrise e poggiò le mani sulle teste dei ragazzi.
"Non è affrontando una cosa che non potete battere che diventerete forti."
Il suono della voce aveva assunto un tono di rimprovero. Adnera, però, neanche lo stava ascoltando, nella sua testa era subito balenata un' idea e non poteva certo lasciarsi sfuggire l'occasione di metterla in atto.
Si inginocchiò di fronte all'uomo e disse:
"Ti prego, insegnaci a diventare forti."
L'uomo lo guardò storto, poi vide che anche il suo amico aveva assunto la stessa posizione, allora rispose:
"Sono stato affidato a questo posto per un po'. Credo che vi aiuterò a diventare forti."
I ragazzini esultarono di gioia.
"Calma, calma, non sarà certo una gita al parco. Da oggi in poi sarò il vostro maestro e ci vedremo tutti i giorni qui all'ora in cui vi ho salvato, ok?"
I due annuirono e corsero a casa più allegri che mai. Il giorno seguente si presentarono puntuali all'appuntamento e lui era lì, poggiato ad un albero con le braccia conserte.
"Bene. Oggi inizieremo l'allenamento, io sarò d'ora in poi il vostro maestro e tale dovrete chiamarmi, capito?"
La risposta fu un cenno del capo. L'addestramento era intenso e pesante, molto più di quello che facevano di solito e tornavano a casa completamente stremati.
Le sessioni proseguirono per settimane, mesi e i frutti cominciavano a vedersi, i due erano diventati molto robusti e anche abili a tirare di spada.
Un giorno il maestro volle fare una lezione speciale e mostrò ai suoi discepoli la sua arma.
"Questa ragazzi è una spada speciale, questo è il keyblade. Il keyblade dono un potere eccezionale ma anche grandi sventure a chi lo possiede, ricordatevelo."
Anche se non capivano granché, i due non esitarono a dar ragione al loro maestro. Adnera poi tornò a fissare la spada-chiave, la guardava fissa come se fosse risucchiato da essa e sentiva che qualcosa gli stava nascendo dentro, una sorta di desiderio di possederla. Avere quell'arma significava avere la forza, ottenere il potere, e lui doveva possederla. Non ci dormiva la notte, non riusciva neanche più a mangiare da quel maledetto giorno, ma agli allenamenti dava sempre il meglio di sé.
Passarono dieci anni e Adnera e il suo amico erano diventati dei formidabili guerrieri e il loro maestro non aveva più nulla da insegnargli.
"Siete diventati forti e io, ora, dovrò partire. Ho deciso che trasmetterò il potere del keyblade a uno di voi."
In Adnera scattò la scintilla, fremeva all'idea di possedere quell'arma, il suo sogno si stava realizzando. La gioia durò poco e tutti i desideri finirono in pezzi, il maestro aveva scelto il suo amico.
"Adnera non devi essere triste, tu sarai colui che dovrà riportare sempre sulla retta via il tuo amico, è un compito importante."
Ma Adnera non lo ascoltava, continuava a pensare alla sua delusione, agli anni di addestramento buttati.
Il maestro partì il giorno dopo e il ragazzo non ebbe il tempo di parlargli, di esporre il suo rammarico.
"Tornerà." Disse l'amico poggiandogli una mano sulla spalla.
Lo aspettarono a lungo e nel frattempo grazie al keyblade riuscirono a proteggere il loro mondo dagli strani esseri che il loro maestro chiamava ombre. Qualche anno più tardi vennero a conoscenza che il loro maestro era perito in uno scontro. Lo sconforto prese i due giovani e per un po' neanche si incontrarono più. La decisione l'aveva presa Adnera, la morte del suo mentore aveva accesso ancor di più il risentimento nei confronti del suo amico e temeva di poter fare dei gesti di cui si sarebbe pentito. La lontananza non giovò al ragazzo, anzi, lo rese sempre più ossessionato e irascibile, ma poi riusciva a controllarsi e tornare alla quiete spirituale. Cominciò esercizi di posizione per incrementare la sua forza nei colpi e singolari addestramenti per temprare lo spirito, aveva deciso di diventare più forte di un utilizzatore di keyblade. In breve tempo divenne molto potente, tanto che ogni volta la sua spada di allenamento si rompeva. Si reputò pronto a rincontrare il suo amico e così gli scrisse e stabilirono la radura come luogo d'incontro. Quel giorno c'era un temporale violento, Adnera aspettava sotto la pioggia l'altro e intanto faceva grossi respiri per calmarsi. Scoccò l'ora fatale e il compagno si presentò puntuale salutandolo. In quel preciso istante Adnera perse il controllo di se stesso e estrasse la spada, fu talmente veloce che l'altro non ebbe il tempo di reagire e lo trafisse.
"P-perchè?" Furono le ultime parole del suo amico mentre esalava l'ultimo respiro,
Adnera prese il keyblade che era stato evocato per parare il suo colpo e lo guardò.
"Finalmente è mio." Una risata squassò l'aria, ormai l'oscurità aveva preso il cuore di Adnera, il frammento del potere si era risvegliato.
Passarono pochi giorni e una voce lo chiamò dall'oscurità seducendolo con un potere più grande. Adnera non ci pensò due volte ad accettare e senza neanche accorgersene, era diventato il quinto membro dei cavalieri di Dark Heart: il cercatore della forza.
**********
Il cavaliere uscì dal portale oscuro. Era finalmente giunto nel dominio incantato, qui lo attendeva la principessa. Non c'era più tempo di rimembrare il passato, ora era il momento di guardare al presente. Si avviò a grandi passi verso il castello, Aurora lo attendeva.
********
Il dominio incantato, da quanto Aqua non si recava lì. L'ultima volta aveva affrontato e sconfitto Malefica insieme al principe Filippo. Chissà come andavano le cose senza le interferenze dell'oscura maga. Era atterrata nella radura in mezzo al boschetto, davanti a lei si estendeva un lago di modeste dimensioni con acque limpide. La maestra si guardò intorno, se non ricordava male, il castello era alla sua destra. Fece per andare quando le si parò davanti una donna paffuta vestita di turchese: era Serenella, una delle fate madrine di Aurora.
"Oh giovane maestra, come sono felice di vederti!"
"Il piacere è mio Serenella. Dove vai così di fretta?"
La donna era tutta rossa in viso e piuttosto affannata.
"Sto cercando Flora e Fauna. Sono andate al castello di quell'orribile strega e non tornano da diverse ore."
"Ti accompagno allora." Fece Aqua.
Era preoccupata per le due fate, il castello doveva aspettare.
Attraversarono la gola, una volta ricoperta di rovi ardenti, e si addentrarono nel territorio di Malefica. Un posto tutt'altro che accogliente, anche ora che la sua padrona era sparita: rovi su entrambi i lati della strada, terra arida e battuta e nuvoloni neri in cielo. Il viaggio non recò grossi problemi e Aqua fu sorpresa di non aver ancora incontrato nessun heartless, ma allo stesso tempo ne era più che sollevata. Non ci misero molto e presto giunsero in prossimità della magione diroccata. Attraversarono il ponte di pietra che dava su uno strapiombo di cui la nebbia impediva di scorgere il fondo e entrarono nelle rovine. Aqua notò che la grata in acciaio era stata abbattuta con la forza e certamente non potevano essere state Flora e Fauna a fare ciò, così, prese dai dubbi, accelerarono il passo e cominciarono a chiamarle a squarciagola. L'eco rimbombava sulle pareti diroccate e piene di aperture. Imboccarono la prima porta che si trovarono davanti e proseguirono. All'interno non c'era più traccia dei tirapiedi della strega, probabilmente erano scomparsi con essa. Superati i corridoi tortuosi, si ritrovarono nella sala del trono. Le nominarono ancora e una flebile voce rispose, proveniva da un buco nel pavimento. Aqua lo ricordava bene, Malefica l'aveva creato per farla precipitare nelle prigioni, quindi le due donne si dovevano trovare lì.
"Serenella?"
"Fauna? Flora? Cosa ci fate là sotto?"
"Non urlare sciocca! Vieni qui presto!"
La maga turchese guardò la ragazza dai capelli e fece spallucce, poi si recarono nella cella dove si trovavano le altre. Le prigioni si limitavano ad una semplice cella, piuttosto angusta, posta nella parte più remota del castello. Per poterla raggiungere bisognava prima attraversare la stanza dei muri magici, ma questi ultimi non potevano apparire per via dell'assenza di Malefica e quindi riuscirono proseguire senza alcuna difficoltà. Giunti di fronte alla porta della celletta, Aqua alzò il keyblade per aprirla, questa però si dischiuse da sola e una mano fece cenno loro di entrare. Una volta all'interno trovarono le due fate impaurite e molto scosse.
"Serenella perchè sei venuta qui?"
"Ero preoccupata e anche Aurora lo era, perciò sono venuta a cercarvi e poi ho incontrato Aqua."
Flora alzò lo sguardo e vide la giovane maestra, la salutò con un sorriso e il suo volto si illuminò di speranza.
"Oh grazie al cielo che ci sei tu, Aqua."
"Perchè? Qualche problema?"
"Un grosso, enorme, anzi che dico, gigantesco problema."
La fata raccontò ad Aqua che avevano avvertito la presenza di una forte oscurità nel castello di Malefica e così erano partite per indagare. Serenella era rimasta con Aurora per proteggerla. Giunte qui avevano trovato l'entrata distrutta, non sapendosi dare una risposta a ciò proseguirono. Arrivate alla sala del trono si parò dinanzi a loro un uomo in armatura con un keyblade nella mano. Chiese di Aurora ma loro non risposero avvertendo intenzioni ostili in lui. Così quel tizio fece apparire dinanzi loro un ombra enorme che le attaccò. Scapparono e si rifugiarono nelle prigioni.
"E questo è tutto." Concluse la donna vestita di rosso.
"Capisco, quindi quei tipi sono già arrivati. Avete fatto bene a non dirgli dove si trova Aurora, quel tizio vuole portarla via."
"Oh cielo!" Esclamò Fauna, la fata verde.
"Dobbiamo tornare indietro." Disse Aqua e le tre annuirono in risposta.
Uscirono dalla prigione in tutta fretta e tornarono alla sala del trono.
"Facciamo presto, prima che quell'orribile mostro torni!" Disse Flora.
Un terremoto fermò l'avanzata del piccolo gruppo. Le quattro donne si guardarono attorno, poi udirono un tonfo, un altro, e ancora un altro. Il muro dietro il seggio stava tremando. All'improvviso le pietre si frantumarono e crollarono aprendo una grossa apertura.
"è lui!" Gridò Fauna impaurita.
"Ci ha trovate!" Replicò scocciata Flora.
Dall'apertura sbucò un grosso drago nero con ali da corvo. Aveva artigli da uccello e corpo da rettile, un enorme bocca con denti acuminati e spuntoni che gli attraversavano la schiena. Sul petto scuro recava l'emblema degli heartless.
"A lui ci penso io!" Fece Aqua mentre respingeva le fiamme che uscivano dalle fauci del nemico con un reflex.
Il fuoco bloccò le uscite e il mostro si piazzò di fronte alla breccia da lui stesso creata, non c'era modo di fuggire.
Aqua allora partì decisa all'attacco e lanciò un potente blizzaga contro il muso dell'ombra. Il drago accusò il colpo e indietreggiò, la ragazza balzò e calò il suo affondo, ma il colpo fu bloccato dalla zampata dell'avversario. La maestra fu afferrata e piantata a terra e il secondo arto calò su di lei. Parò l'attacco con il Diluvio, ma non poteva resistere a lungo. In quel momento intervennero le tre fate che con una forte luce accecarono il nemico, costretto a lasciare la presa sulla donna dai capelli blu. La keyblader rotolò di lato e si rialzò, curò la spalla sanguinante e approfittò della temporanea cecità dell'heartless. Prima lanciò una zona minata sotto le zampe anteriori, l'esplosione fece alzare gli arti al mostro, poi gli colpì il petto con un altro potente blizzaga. L’essere oscuro cadde riverso pancia all'aria.
Aqua non gli diede tregua e gli saltò sul ventre per continuare ad attaccare, però l'altro si era già ripreso e scaraventò contro una colonna la maestra, poi in preda ad una furia cieca comincio a divampare fiamme e a battere le zampe sul terreno. La stanza tremò ancora e pezzi di soffitto iniziarono  a crollare. Le fatine si assicurarono delle condizioni della donna, che lesta si era rimessa in piedi, pronta al prossimo round. Si allontanò dal raggio d'azione del bestione e correndo intorno a quest'ultimo creò dei globi glaciali che poi si chiusero inesorabili sul bersaglio. Il drago si difese con un intensa fiammata che sciolse il ghiaccio. Aqua usò nuovamente reflex per bloccare le vampe. il suo attacco era fallito, ma a lei non importava, il suo obbiettivo era attivare lo stile "diamanpolvere" e c'era riuscita. Scattò in avanti lasciando dietro di sé una scia di piccoli cristalli e usò un triplo blizzaga per stordire l'avversario. Un colpo di coda spazzò via la magia, ma una parte rimase congelata, Aqua sorrise. Schivata la spazzata, si diresse alle zampe e fece spuntare sotto di esse degli enormi spuntoni di ghiaccio. Il mostro accusò il colpo e indietreggiò, così la donna dai capelli blu poté scaraventargli contro un potente gelo. L'heartless barcollò ma non cadde, spiegò le possenti ali da volatile e con una fiammata bucò il soffitto, poi si librò tra i nuvoloni neri. La sala del trono cominciò a crollare su se stessa e il gruppetto fu costretto ad uscire dal varco creato dal mostro.
"Si dirige a palazzo!" Gridò Flora.
"Aurora!" Replicò Serenella.
"Dobbiamo prenderlo!" Aqua aveva trasformato il suo keyblade nel mezzo di trasporto che usava di solito. Decisa più che mai a salvare Aurora, si gettò all'inseguimento della viverna nera che volava davanti a lei.
 Il cielo era pieno di grossi nuvoloni grigi, Aqua faceva fatica a stare dietro a quell'essere scuro che gli volava davanti, inoltre doveva fare attenzione a non avvicinarsi più di tanto o la grossa coda da lucertola l'avrebbe disarcionata. Procedeva con cautela, ma sapeva benissimo che continuando così non sarebbe riuscita a fermarlo. Tentò di avvicinarsi per salirgli in groppa, fu immediatamente respinta e per poco non cadde, con una mezza piroetta si rimise dritta e proseguì l'inseguimento. A peggiorare le cose ci si era messo anche il vento, che gli limitava ancor di più la vista, perciò decise di indossare l'armatura, così i suoi occhi sarebbero stati al riparo. Stavano ancora sorvolando le terre aride della strega, quando tre luci le si affiancarono, erano le tre fatine.
"Non riesco a salirgli in groppa, se riuscissi ad avvicinarmi senza che se ne accorga potrei abbatterlo facilmente."
"Ci pensiamo noi!" Dissero le donne.
Superarono Aqua e il mostro e gli si pararono davanti, poi risplendettero di una forte luce accecando l'ombra. Il gigante si bloccò di colpo e cominciò a scuotere la testa sofferente, Aqua colse l'attimo e saltò lesta sulla schiena del suo avversario. Cercò di colpirgli il capo, ma fu vano, poi le venne un'idea, congelargli le ali. Stava per lanciare un potente gelo sull'ala sinistra, quando fu disarcionata, in tutta fretta trasformò nuovamente il suo keyblade e riprese quota. Nel frattempo il drago si era ripreso e furioso cominciò a scagliare sfere di fuoco contro la ragazza dai capelli blu. Il reflex aiutò molto la keyblader ad uscire da quella brutta situazione, intanto le fate erano nuovamente pronte ad attaccare e non appena l'ombra si voltò fu investita da una forte luce. Aqua fece un secondo tentativo, si avventò alle spalle del drago e gli congelò l'ala, poi con un fendente la staccò di netto. Il mostro perdeva quota visibilmente e in un attimo si trovarono entrambi in caduta libera. Aqua era riuscita a portarsi sul ventre del rettile, mentre quest'ultimo si era messo pancia all'aria. In un ultimo disperato tentativo, l'ombra cominciò a sputare fiamme, ustionandosi anche il suo stesso ventre e la ragazza rispondeva con dei blizzaga. Una sfera di fuoco gli prese la spalla ferendola, abbozzò una smorfia di dolore e proseguì l'avanzata, riuscì a rispedire nella bocca del mostro una di quelle palle e poi a congelargli le fauci, ora era completamente inerme. La discesa continuava e ormai si vedeva il terreno sottostante, avevano raggiunto la radura nel boschetto. Aqua doveva sbrigarsi a dare il colpo di grazia al gigante, ma questo riuscì a spingerla via dalla sua pancia, poi le diede un colpo con la coda, la ragazza perse i sensi. Nel mentre giungevano le tre fate che vedendo la giovane priva di sensi, dovettero intervenire. Con grande coraggio Serenella cercò di distrarre l'ombra, mentre le altre soccorrevano Aqua. Ripresi i sensi, la ragazza dai capelli blu non perse un attimo, si voltò spalle al mostro e lanciò un potente megaflare, il contraccolpo la spedì dritta contro il suo avversario e con il keyblade lo trapassò da parte a parte. Il gigante nero svanì in una nuvola di fumo nero e la sua sfidante precipitò dentro il lago che dominava la zona. Dopo qualche istante riemerse e a fatica si trascinò a riva.
"Tutto bene, cara?" Chiesero in coro le tre.
L'altra annuì poi si alzò in piedi, si rimise in sesto con un energiga e corsero spedite verso il palazzo, avevano ancora un compito da svolgere: salvare Aurora.
Uscirono dal bosco e attraversarono il ponte in pietra che sovrastava l'enorme fossato, il castello si ergeva proprio davanti a loro. Classica reggia medievale, con tantissime guglie, una più alta dell'altra e ognuna recante una bandiera, era proprio lì che Aqua aveva sconfitto Malefica anni prima. Varcarono il portone sfondato e si trovarono di fronte uno spettacolo orribile: centinaia di soldati erano ammassati a terra, alcuni sbattuti contro le mura, altri contro le grandi colonne. Al centro della stanza un uomo in armatura si ergeva indifferente, la principessa in spalla e keyblade alla mano, conversava con il re e la regina.
"Ehi!" Gridò Aqua. "Lascia andare Aurora."
"Perdonatemi vostre altezze, ma devo interrompere la nostra amabile conversazione." Si voltò verso la giovane. "Guarda, guarda...Aqua giusto? Mi presento io sono Adnera, il dominatore del potere. Ti stai chiedendo come facciamo a conoscerti? Sappiamo molte cose su di voi, eroi del keyblade. Inoltre ti ho già vista, eri impegnata nella battaglia al cimitero, quando ho recuperato quel giocattolo..."
"Cosa? Sei tu che hai preso il Xblade?"
"Già..Xblade...è così che voi chiamate quell'aborto...ti dirò una cosa..."
Nel frattempo Adnera era scomparso per poi ripresentarsi alle spalle di lei.
"Tutti quelli che sono con me possiedono un keyblade di quel calibro, anzi, ti dirò, quello era solo un tentativo fallito penosamente..."
"Cosa? Che cosa stai dicendo?"
"Che c'è? Ti ho scombussolato le idee? Mi dispiace, be, ti lascio riflettere su ciò che ti ho detto, ci vediamo."
L'uomo stava per scomparire in un portale oscuro, quando Aqua lo attaccò. L'altro parò senza problemi e la respinse indietro.
"Non te ne andrai con Aurora!"
"E io che volevo risparmiarti la vita...be in questo caso...mostrami il tuo potere, maestra Aqua, fammi capire a che livello di forza sono giunto in questi anni di allenamento!"
 Aqua studiò con attenzione il suo avversario: era il dominatore del potere eppure non sembrava troppo muscoloso, anzi, dalla sua corporatura si denotava un fisico asciutto e anche abbastanza esile, inoltre era alto più o meno come lei. L'armatura era di un verde smeraldino, unito a un rosso acceso, sembrava quasi che un drago gli si fosse avvinghiato attorno. Il pettorale raffigurava una grande bocca che divampava fiamme, i suoi bracciali e i suoi gambali avevano un tema squamoso, così come il suo elmo. Un testa di drago apriva le sue fauci per lasciar intravedere la visiera scura del cavaliere. Aveva assunto una posa di battaglia piuttosto strana: le sue gambe erano leggermente divaricate, il keyblade, sempre in tema con l'armatura e con un drago sull'elsa e una sorta di vampa sulla lama, era quasi un prolungamento del suo braccio. Lo aveva posizionato di fronte a lui, come se fosse la bocca sulla sua testa a forgiare la spada. L'altra mano invece si andava a posizionare sotto quella dove teneva la chiave.
Aqua rimase piuttosto perplessa quando non trovò nessuna apertura nella sua difesa, nessun punto era scoperto, nessun varco dove poter colpire.
"Che c'è? Non volevi fermarmi?"
Disse Adnera in tono di scherno. Il cavaliere sapeva di trovarsi di fronte una guerriera esperta e doveva fare molta attenzione, perciò si liberò di Aurora, che era solo un peso.
"Be, se non ti decidi, faccio io la prima mossa."
L'uomo fece un gesto impercettibile con la mano, Aqua capì al volo e gridò:
"Giù!"
Tutti coloro che ancora si reggevano in piedi in quella sala seguirono il consiglio della donna e la loro fiducia fu ripagata: un'onda d'urto aveva tranciato a metà il castello.
"Così distruggerai tutto!" Disse la ragazza.
"Per quel che mi importa." Rispose l'altro beffardo.
La maestra allora lanciò una lama di tuono che il suo avversario prontamente bloccò, poi quest'ultimo schivò il fendente volante che ne seguì e con una semplice torsione del busto, sferrò un pugno allo stomaco della giovane, che fu scaraventata contro la colonna più vicina.
Aqua cadde a terra in ginocchio tossendo, per qualche istante aveva anche perso i sensi, ma dove la nascondeva tanta forza questo tipo?
In ogni caso non poteva avvicinarsi con tanta leggerezza, forse era meglio tentare un approccio indiretto, in cui lei era certamente migliore di lui, o così credeva. Evocò dei cerchi magici nel terreno che rapidi si fiondarono sul nemico. La zona minata l'avrebbe colpito sicuramente e le avrebbe permesso di lanciare una nuova offensiva. Le mine si erano appena posizionate, quando Adnera si sollevò creando una sorta di montagna con il pavimento del castello, poi lanciò un graviga zero che attirò verso di sé la ragazza dai capelli blu. Incapace di resistere all'attrazione, Aqua si difese con un megaflare, ma il keyblader lo assorbì con la mano libera e un aura arancio-rossa lo circondò.
"Cosa?" Fece Aqua sorpresa.
Il tizio ne approfittò e rispedì al mittente la magia che la poverina non poteva evitare. In un istante la ragazza si ritrovò a bruciare per mano delle sue stesse fiamme. La sfera però non esplose e continuò ad avvolgere la giovane.
"Mi sono permesso di modificare la tua tecnica." Disse l'altro. "Ora è un inferno infinito, un misto tra la terra e il fuoco. Il mio magnete tiene bloccato il fuoco che continua ad auto alimentarsi. Brucerai in eterno."
Infatti le fiamme non accennavano a diminuire e Aqua stava per svenire, gli mancava l'aria. Lanciò un blizzaga e poi un gelo, ma le fiamme erano troppo forti e bloccarono i disperati tentativi. A quel punto, esausta, la ragazza dovette ricorrere al cannone, trasformò il keyblade e lanciò una bufera di ghiaccio che congelò la palla. All'interno di questo scudo gelido, Aqua recuperò le forze con un energiga e uscì all'improvviso dal suo guscio per sorprendere il suo nemico. Adnera reagì immediatamente e con una piroetta su se stesso, sferrò un calcio sullo stomaco di lei che cadde riversa a terra, poi con il palmo le colpì violentemente il plesso solare spezzandole il fiato. La prese per il collo, la squadrò e poi la scaraventò contro una colonna, in un attimo le fu davanti, le poggiò una mano sul petto e ruotò leggermente la mano. L'onda d'urto che generò, frantumò la colonna dietro la ragazza e quest'ultima finì contro un muro portante.
Era piantata nella parete e non riusciva a muoversi, un braccio le faceva male, forse era rotto. Tossì e riprese fiato, ma durò poco, le pietre dietro di lei si deformarono e generarono degli spuntoni che le trapassarono mani e piedi.
"Non sei poi così forte, Aqua. Pecchi in potenza fisica e la tua velocità è appena superiore alla media, devo ammettere però che con le magie non te la cavi male."
Aqua non riusciva quasi a sentirlo, il dolore era ai limiti della sopportazione.
Adnera proseguì infischiandosene:
"Sei comunque molto potente, lo ammetto. Ora però è giunta l'ora di morire. Mi dispiace eliminarti, ma non ho altra scelta, sei pericolosa."
Aqua sorrise beffarda, non aveva il fiato per rispondere ma le parole di quell'uomo le avevano fatto in un certo senso piacere.
Lo spuntone fatale stava per colpire la ragazza, quando un tornado si abbattè sul carnefice scaraventandolo via.
"Aqua!"
Riconosceva quella voce, Ventus? Guardò in direzione del suono e vide i suoi migliori amici che erano venuti ad aiutarla. La commozione riempì gli occhi della giovane di lacrime, da tanto non vedeva i suoi compagni. Sorrise ai suoi salvatori e poi cadde svenuta.
"Ven, aiuta Aqua! Io penso a quel tipo."
Intanto Adnera si era rialzato, era abbastanza indispettito. Se c'era una cosa che odiava erano i colpi a tradimento, anche se nella sua mente c'era vivido il ricordo del suo attacco improvviso a...a chi stava pensando? Non ricordava, gli appariva un volto, un gesto, lacrime, ma non ricordava il nome e il perché lo aveva ucciso. Poi l'occhio cadde sulla sua arma e allora gli fu chiaro che era per una giusta causa. Scosse la testa e si rivolse ai nuovi arrivati:
"Questa intromissione la pagherete con la vita."
Evocò degli spuntoni di pietra che inondarono il terreno, ma Terra conficcò il keyblade al suolo e con terremoto li distrusse tutti, prima che potessero colpire lui o Ven. Il cavaliere però non aveva perso tempo e si era già presentato di fronte al castano, con un colpo al plesso solare lo mise in ginocchio e poi con un onda d'urto sulla faccia lo spedì lontano. Poi si diresse verso Ven che cercava di liberare l'amica, ma l'altro intervenne bloccando il colpo. Terra e Adnera si trovarono faccia a faccia e, nonostante Terra fosse più grosso di statura, fu facilmente respinto, poi colpì il castano alla pancia con il keyblade e con un calcio lo atterrò.
"Ora muori."
Stava per infliggergli il colpo di grazia, quando Ven si intromise ancora. Adnera era stanco di quel moccioso e con un gesto rapido lo scaraventò al suolo.
"Mi avete stancato!" Il suo colpo si fermò a mezz'aria, Dark Heart lo stava chiamando. "Un vero peccato che debba lasciare il lavoro in sospeso."
Scomparve per poi riapparire vicino alla principessa.
"è stato un onore misurarmi con voi, spero che questo scontro mi abbia reso più potente."
Detto ciò svanì nel solito portale oscuro.
**********
Aqua riprese lentamente conoscenza, le ferite sembravano essere sparite, ma aveva perso parecchio sangue e non riusciva a mettersi in piedi, le girava la testa.
"Non ti sforzare" disse Ven accanto a lei.
Lei gli sorrise e si rimise giù.
"Se ne è andato con la principessa, vero?"
Ven non rispose, si limitò ad annuire. Il viso della ragazza si scurì di colpo.
Il biondino imbarazzato cercò di tirarla su di morale, ma chi voleva prendere in giro? Anche lui si sentiva avvolto dallo sconforto dopo gli eventi del Mondo che non Esiste.
Nel frattempo Terra era tornato con dell'acqua e del cibo. I tre si misero a mangiare e quella sera non proferirono parola, nessuno era in grado di rallegrare gli altri.
 
 

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Capitolo 13
*** Il regno perduto ***


Il giorno seguente toccò a Ven andare a cercare provviste, mentre Terra rimase ad assistere Aqua. La maestra lo fissava, era sempre stata lei a prendersi cura dei suoi amici e ora le parti si erano invertite.
"Non ti ho mai ringraziato per quel giorno, sai?"
Aqua squadrò il castano perplessa, a cosa si riferiva?
"Di che stai parlando?" Rispose lei.
"Di quando ti tuffasti nell'oscurità per salvare il mio cuore..."
Aqua rimase in silenzio, non sapeva cosa rispondere, intanto gli occhi le si riempirono di lacrime, scosse il capo.
"Tu non devi farlo...al mio posto avresti fatto la stessa cosa."
"...e per colpa mia non hai potuto prenderti cura di Ven...io sono imperdonabile..."
La ragazza a quelle parole si infuriò, divenne quasi paonazza in viso, diede un ceffone al suo badante e poi lo abbracciò forte.
"Non parlare così, stupido! Abbiamo sbagliato tutti...io non dovevo dubitare di te e insieme avremmo dovuto proteggere Ven, anche io ho fatto i miei errori, sono io che vi chiedo scusa."
Terra non rispose e si divincolò dall'abbraccio, si alzò in piedi ed evocò il keyblade, poi disse:
"Sui nostri cuori, ora, giuriamo che mai più nessuno possa dividerci e che se uno ha bisogno gli altri accorrano dovunque esso sia. La nostra amicizia sarà il legame che abbatterà qualsiasi ostacolo."
Aqua lo fissò, fece la stessa cosa dell'amico e nei suoi trasparì cristallino l'orgoglio: Terra era veramente una persona speciale, forse era la persona di cui aveva bisogno.
I suoi pensieri furono interrotti dal ritorno del biondo.
"Ehi, ho sentito tutto, non potete lasciarmi fuori!"
Gli altri due risero e ripeterono il gesto.
"Bene e ora ti riportiamo da Yen Sid!" Disse Terra.
"No, aspetta? Prima prometti e poi mandi tutto alle ortiche?" Rispose Ven.
"Terra ha ragione, non fare il bambino" Ribattè Aqua.
"Non è giusto!"
"Stiamo scherzando, zuccone!" Affermò il castano afferrando l'altro sotto le braccia e gli scompigliò la chioma dorata, poi risero tutti e tre come da tempo non succedeva.
Forse possono sembrare solo parole, promesse che poi volano via e si dimenticano, ma questi ragazzi le hanno scritte nel loro cuore e da lì non possono essere cancellate. Quel giorno si rinnovò un'amicizia che fu, è e sarà forte come la terra, cristallina come l'acqua e inarrestabile come il vento.
"Mi stavo quasi dimenticando...prima ho incontrato un tipo incappucciato e mi ha dato questo."
Ven prese dalla tasca un foglietto.
Terra lo aprì e lesse, poi alzò gli occhi e disse:
"è il diario di master Xehanort!"
**********
Sora giocherellava con il frammento di diario che aveva in mano, era la parte che Mowgli gli aveva dato prima che partissero, era impaziente di leggerlo.
"Allora? Posso leggerlo?"
"Un attimo Sora! Sto facendo rapporto, abbi un minimo di pazienza." Rispose il mago di corte.
Erano partiti da qualche tempo e Paperino non aveva ancora finito di informare Yen Sid e Sora cominciava a stancarsi, era ansioso di sapere se in quelle poche righe Xehanort aveva scritto come arrivare da Riku e Kairi.
"Hai finito ora?"
"Sì maestro, certo,passo e chiudo." poi si girò verso Sora. "Quanto sei insistente..." disse spazientito.
Sora sorrise e aprì il diario.
"Be, io vado eh."
Gli altri due annuirono.
Cominciò a leggere:



"Non passò molto tempo, giusto il tempo di riposare un po', che un nuovo allenamento si prospettava all'orizzonte. Questa volta doveva vedersela con Ulac, la belva violenta. Questo keyblader preferiva lo scontro corpo a corpo e le sue sfide assomigliavano a delle risse di strada. In fondo Ulac ci era affezionato a quelle baruffe, gli ricordavano il suo passato. L'allenamento iniziò e ben presto mi ritrovai a terra con il naso rotto, quel tipo non sapeva controllarsi, che fossero semplici addestramenti o vere e proprie guerre, ci metteva sempre la solita violenza. Era per lui sia una dote che un difetto, raccontava infatti che aveva ridotto in fin di vita molti dei suoi compagni di allenamento. La cosa che mi impressionò maggiormente era il fatto che non usasse magie negli scontri, preferiva sempre il contatto fisico e se qualcuno si azzardava ad affrontarlo a distanza, lo faceva a pezzi con una violenza maggiore. Per lui era un disonore combattere con trucchetti da due soldi come la magia o le armi. L'unica arma che riusciva a sopportare era il suo keyblade che era in grado di trasformare in due cestus che amplificavano la sua forza. Imparai molto da quell'esperienza, primeggiare nel corpo a corpo in casi complicati poteva essere di grande aiuto, se non vitale.
Il giorno seguente, o così a me sembra visto che il tempo non scorre a come sono abituato, dovevo allenarmi con Asura, l'instabile distruttore, colui che dominava la follia, ma nessuno si presentò e dopo qualche minuto comparve Vadeid che mi disse che il mio avversario era impegnato. Asura...che strano tipo, nelle riunioni non parlava mai, non si presentava mai agli addestramenti e nessuno conosceva il suo potenziale in battaglia. Era entrato dopo Urliezca e da quanto mi hanno raccontato non ha mai fatto una sessione di allenamento. Dark Heart lo ha onarato subito dalla carica di cavaliere e non gli vengono mai assegnate missioni, non si sa neanche come sia fatto il suo keyblade. Ovviamente mi servono dati su ognuno di loro e devo cercare di ricavare qualcosa anche da questo tizio...Asura...potrebbe essere il più interessante di tutti gli altri, la curiosità mi uccide...devo sapere di cosa è capace."



"E questo è tutto...a quanto pare neanche Xehanort è riuscito a ottenere tutte le informazioni..." Disse Sora.
"Gauwsh, magari sapremo di più con il prossimo pezzo..." Rispose Pippo.
Il ragazzo annuì.
"Preparatevi, siamo per atterrare su un nuovo mondo!" Li richiamò il papero.
Sora ripose con gli altri il frammento di diario e insieme ai suoi amici si preparò a sbarcare, un nuovo mondo li attendeva e non vedeva l'ora di scoprire cosa li aspetta.
Una volta scesi dalla gummiship, si trovarono immersi in una città fiorente: case di ogni genere, bancarelle, canali per l'acqua e tantissime persone che sciamavano tra le vie. Gli abitanti erano strani, giravano per lo più a petto nudo, tranne le donne, e portavano delle lunghe tuniche a mezza vita, inoltre recavano degli strani segni azzurri sulla pelle. Sora chiese ad uno di loro dove si trovavano e il tipo rimase abbastanza sorpreso di vederli, poi corse via urlando:
"Gente di superficie!"
Tutti si misero ad urlare la medesima cosa e si rintanava nella prima casa che trovava libera, anche se non era la propria. Ogni negozio, bancarella o tendone chiuse e ben presto il ridente luogo si tramutò in un deserto dal silenzio irreale.
"Em..."
"Sora! Non devi spaventare gli abitanti!"
"Cosa?"
"Con quella faccia è normale che si spaventino..." Disse malizioso Paperino.
"Ehi! Senti chi parla..."
"Apfui."
Dopo qualche secondo comparvero delle persone, uomini robusti con in mano delle lance e il cielo si riempì di una sorta di pesci volanti fatti di pietra che erano cavalcati dai medesimi figuri.
"Voi! Siete pregati di seguirci."
"Cosa?" Disse perplesso Sora.
"Non mi piace ripetere le cose due volte, voi intrusi dovete seguirci nel palazzo e se opporrete resistenza vi uccideremo."
Il castano digrignò i denti e stava per evocare il keyblade quando i suoi amici gli fecero cenno di calmarsi e di seguire gli strani tipi.
Gli strani tipi armati li circondarono, ormai era chiaro che fossero soldati, ma chissà che cosa avevano contro Sora e i suoi compagni?
Furono scortati attraverso la città, Sora poteva sentire su di se gli sguardi degli abitanti che nel frattempo nelle loro case bisbigliavano teorie su "uomini di superficie", che voleva dire però? Forse erano finiti sott'acqua? Eppure con Atlantica non aveva niente a che vedere e il mare neanche si vedeva sopra le loro teste. Si voltò verso Paperino e Pippo cercando spiegazioni ma anche loro risultavano perplessi e spaesati. Dopo un lungo tratto attraverso il centro deserto, si trovarono di fronte ad un enorme palazzo. Una sfavillante residenza immersa tra piante e canali d'acqua che poi si ricollegavano alla città, era costruito con strane pietre blu che portavano degli strani solchi attraversati da una striscia di energia di colore azzurrino. Sora si chiedeva che cosa fosse quello strano flusso che aveva riscontrato anche tra le case e che sembrava far levitare quegli strani pesci di pietra. L'interno era tappezzato da rampicanti in fiore e piscine e fontane si incontravano ad ogni stanza. Finalmente giunsero alla porta che con molta probabilità doveva condurre al sovrano. Era enorme e il ragazzo si chiedeva chi l'avesse mai potuta spostare, invece quest'ultima si aprì senza che nessuno la toccasse. Furono condotti dentro e si trovarono al cospetto del re e della regina, che con grande stupore del castano erano due giovani ragazzi. La regina aveva dei lunghi capelli bianchi, un pareo che gli faceva da gonna e una fascia che copriva il seno, orbite degli occhi completamente bianche, dei grossi bracciali ai polsi e uno strano ciondolo che rifulgeva della stessa luce di quelle insenature energetiche. Il re invece era un tipo smunto, viso appuntito con un mento pronunciato, capelli biondi e scompigliati, occhialetti sul naso e una tunica che gli girava intorno alla spalla, inoltre non portava quelle strane decorazioni in volto. Sora fu costretto ad inchinarsi e cominciava a temere per lui ed i suoi amici, quando, con grande stupore, ricevette una calda accoglienza. Fu la regina a parlare e con tono estremamente solenne, ma allo stesso tempo dolce e rassicurante:
"Benvenuti ad Atlantide, giovani abitanti di superficie. Siamo lieti che dei grandi guerrieri come voi siano giunti al nostro palazzo."
Sora era perplesso, come facevano questi tipi a sapere che erano guerrieri? Neanche avevano sfoderato le armi.
La regina parve aver notato lo sguardo stupito dei suoi ospiti e disse:
"Signori vi prego di lasciarci con questi ragazzi così che possiamo parlare in privato."
I soldati annuirono e senza il minimo accenno di protesta di dileguarono senza il minimo accenno di protesta. Quando furono tutti fuori, la regina si abbandonò sul suo trono e sospirò, poi si rivolse ai tre viaggiatori:
"Vi prego alzatevi e scusate i modi rudi dei miei soldati, abbiamo brutti ricordi con certi abitanti di superficie, anche se voi non venite da lassù, giusto?"
A quel punto Sora, alzatosi in piedi, non riuscì più a trattenersi e domandò ansioso di risposte:
"Ma come fate a sapere tutte queste cose su di noi?"
A quel punto intervenne il re, sembrava molto più sicuro nel parlare di quanto potesse lasciar trasparire l'aspetto:
"Prima le presentazioni, io sono Milo e lei è Kidaga...Kigada...Ki..."
" Kidagakash Nedakh, ma voi potete chiamarmi Kida." Disse lei sorridendo.
"Noi invece siamo Sora, Paperino e Pippo" Disse il ragazzo indicando prima lui e poi i suoi compagni di viaggio.
"Piacere di conoscervi" Risposero in coro i regnanti.
"Ora, per favore, potreste spiegarci!" Disse Paperino, sempre più spazientito.
"Certo, certo." Fece Milo, un po' intimorito. " Vedete, come potete notare, io non sono uno di loro, ma vengo dalla superficie."
"Che vuol dire dalla superficie? Siamo sott'acqua?"
"Esattamente. Questaè Atlantide, fu sommersa secoli fa da uno tsunami."
"Ah ok....Cosa?!" Urlò Sora e a ruota si unirono anche gli altri due.
"E allora perchè non si vede il mare?"Chiese.
"Be, questo posto è protetto da un essere, la cui energia è contenuta nella gemma che...Kida ha al collo e che tutti gli abitanti e case del posto possiedono."
"Wooow, una sorta di cuore!" Fece Sora guardando i compagni che annuirono.
"Diciamo di sì. Solo che ultimamente sono accaduti degli eventi che mi riguardano: quando sono giunto qui, il capitano della mia spedizione ha tentato di impossessarsi di questo essere e ha provocato conseguenze catastrofiche. Ecco perché la gente del posto ha paura di voi, ritenendovi gente di superficie."
"Ah ecco perchè...be però c'è ancora una cosa...come fate a sapere chi siamo e da dove veniamo?"
"Un momento, ci stavo arrivando. A seguito di quegli eventi il popolo ha ripreso ad utilizzare quell'energia da tempo inutilizzata e quindi questo essere ha ripreso a pulsare. Sembrava andare tutto per il meglio quando una notte...ci fu un aggressione e delle persone scomparvero nel nulla. I superstiti raccontarono che furono delle ombre con occhi gialli a portarli via."
Sora intuì al volo di chi si trattava e disse:
"Heartless, devono essere sicuramente loro."
"Quindi conoscete queste creature?"
"Certo, sono esseri in cerca di cuori che vagano per i mondi.
Milo si voltò verso Kida con occhi speranzosi e disse:
"Allora è tutto vero!"
E lei annuì contenta.
"Cosa è vero, yuk?" Chiese il cavaliere.
"A seguito di altre aggressioni che avvennero nei giorni seguenti, senza che noi potessimo fare nulla, consultammo la nostra anziana che prima di scomparire ci predisse che tre giovani armati di una chiave sarebbero venuti da un mondo lontano e avrebbero sconfitto queste strane creature."
"Armati di chiave? Quindi si riferisce proprio a noi!" Sora evocò davanti a sè il keyblade.
"Allora siete proprio voi, già avevo capito dal vostro aspetto e soprattutto dal fatto che conoscete quelle cose orribili."
Sora annuì e disse:
"Be se ci sono di mezzo gli heartless, noi non ci tiriamo certo indietro, ma perchè sono giunti addirittura fin qui?"
"Noi crediamo che quando l'essere senziente ha ripreso a vivere e a scorrere nella città, quelle creature abbiano avvertito la sua energia e vogliano assorbirla."
Sora rimase un attimo confuso, non aveva ben capito cosa Milo aveva detto, però effettivamente se quelle strane linee blu erano parti di un essere è probabile che gli heartless cerchino il suo cuore.
"Ci penseremo noi, allora. Dovete portarci nel luogo dove ce ne sono di più, forse lì troveremo il loro generale e sconfiggendolo, potremo disperderli."
I regnanti annuirono e condussero Sora e i suoi compagni vicino ad una piscina, poi Kida disse:
"Seguiteci!"
La regina si tuffò seguita dal suo sposo, il ragazzo si affrettò a seguirli insieme ai suoi compagni. Furono condotti nelle viscere della città, quel luogo era pieno di disegni su come gli antichi utilizzassero l'energia per vivere e prosperare, e poi in una grotta dove un enorme sfera di energia fluttuava a mezz'aria.
"Questo è il cuore della creatura" Disse Kida. "Se quegli esseri se ne impossessassero, per noi sarebbe la fine."
"Sora mirava quel globo di pulsante potere e chiese:
"Ci sono stati attacchi?"
"Più di uno e con difficoltà siamo riusciti a respingerli, ma purtroppo col passare del tempo queste creature diventano più numerose e più forti." Rispose la regina.
Improvvisamente la grotta fu scossa da un forte tremito e intorno alla sfera e al gruppo apparirono orde di heartless assetate di cuori, forse attirati nuovamente da quel cuore oppure dalla forza del keyblade.
"Milo, Kida,qui ci pensiamo noi, voi mettetevi al sicuro!"
I due annuirono e si allontanarono da lì, mentre Sora e compagni si preparavano a fronteggiare i loro nemici.
"Non avrete mai questo mondo!"
*************
"Adnera è appena tornato con Aurora, padre."
"Eccellente, ormai manca davvero poco, il mio ritorno si avvicina e stavolta nessuno mi fermerà."
"Noi viviamo e bramiamo il tuo ritorno, padre."
L'uomo nell'ombra parve sorridere, per quello che poteva sembrare quel ghigno inquietante che si intravedeva dall'oscurità.
Il trono del numero 7 si riempì d'improvviso e Ulac comparve interrompendo la discussione.
"Padre, Vadeid ho portato la principessa al suo posto e ora rispondo alla sua chiamata."
"Figlio mio, grazie per essere giunto, ho un compito per te: al cimitero dei keyblade presto appariranno dei guerrieri, cercano il diario del cavaliere perduto Xehanort, tu devi fermarli."
"Devo trattenermi?"
"Certo che no..."
"Ottimo, perchè non ne sono capace." La risata fragorosa del guerriero squassò la stanza, prima che quest'ultimo sparisse in un portale.
"Padre, per quel che riguarda il nuovo membro?"
"Riku? Prima o poi cederà, Vadeid, non temere, prima o poi combatterà per la giusta causa."
Nel frattempo Riku si avviava al suo allenamento quotidiano, oggi si sarebbe allenato con Gorigia.
"Ti stavo aspettando, mi sono annoiata sai? E a me non piace annoiarmi."Disse la donna furiosa.
Riku non le rispose e si preparò a combattere.
"Quell'aria...sono gelosa...sei troppo calmo....muori."
L'addestramento iniziò nel peggiore dei modi, ma ormai con Gorigia c'era abituato. Finito il turno della guerriera a Riku rimaneva qualche minuto di pausa e ne approfittò per recarsi da Dark Heart per chiedergli se poteva vedere Kairi, ma gli fu negata e il suo prossimo allenamento iniziò poco dopo. Il ragazzo però non si fece prendere dallo sconforto, avrebbe ritentato la prossima volta e appena ne avrebbe avuto l'occasione avrebbe liberato la sua amica e le altre principesse.
"Allora ragazzo? Lo sai che l'attesa mi addolora, ti vuoi muovere?" Lo sollecitò Ezranon.
Kairi aspettami, verrò da te!
Questa era la promessa che il suo cuore incise in profondità e neanche Dark Heart avrebbe potuto cancellarla.
 ********
Gli heartless non sembrarono far troppo caso ai loro avversari, erano più intenti a mirare il gigantesco cuore pulsante che era sopra di loro. Ce ne erano di due tipi: i primi assomigliavano a quei grossi pesci volanti che il ragazzo aveva visto prima in città, erano ricoperti per intero da pietra, il volto era simili a quello di uno squalo martello solo che possedevano occhi gialli, mani palmate e degli strani solchi sul corpo nei quali scorreva una sorta di energia scura, l'emblema si trovava sul petto, semi nascosto da muschi. Gli altri somigliavano a mantidi, con lunghe zampe anteriori ricurve e tenaglie sulla bocca, possedevano anche delle ali e l'effigie risiedeva sotto di esse. Sora puntò quello davanti a lui e con un taglio netto di catena regale lo fece fuori, gli altri avvertita la minaccia si voltarono e si prepararono allo scontro, ma qualcuno fu prontamente eliminato dai suoi amici. Il keyblader balzò di lato e lanciò una tempesta di thundaga che inesorabile si abbatté sui suoi avversari, poi scattò in avanti e diede il colpo di grazia ai nemici paralizzati. Nel frattempo Paperino e Pippo eliminavano quelli sul lato opposto. Forse era l'esperienza accumulata fino a quel momento, forse questi heartless erano troppo deboli, ma Sora non faceva la minima fatica ad abbatterli uno dopo l'altro, e quando ne comparvero altri, la cosa non lo impensierì più di tanto. Il secondo gruppo sparì rapidamente, anche il terzo, ma al quarto la fatica si fece sentire. Quando sarebbero finiti questi cosi? Sora era stufo e i suoi amici lo erano anche di più. Gli ultimi furono sterminati dall'ennesimo thundaga e il ragazzo fu felice di non vederne ancora, ma neanche il tempo di esultare che intorno a lui se ne materializzò un’ orda. Fu immediatamente circondato e separato dai compagni di viaggio, solo contro un centinaio di heartless, una volta ne aveva affrontati mille, quindi questi non dovevano essere un problema, se non fosse che era abbastanza stanco. Saltò e tramutò il keyblade in due pistole, sparò intorno a sé eliminando la prima fila, poi appena toccò terra, fu illuminato da una strana luce e cominciò a colpire all'impazzata, aveva attivato il trio limite. Questo limite se fatto in solitaria gli consentiva di sferrare rapidi colpi in pochi secondi, riuscendo a dimezzare i suoi avversari.
"Bene e ora..."
Sora si interruppe, le ombre erano aumentate ancora, provenivano dalla parte dove i suoi amici stavano combattendo, quindi erano stati sopraffatti. Il ragazzo non poteva certo lasciarli alla mercé di queste spregevoli creature e lanciando un ultimo thundaga attivò lo stile lampomania. In questa modalità Sora padroneggiava il fulmine alla perfezione e rivestendo il suo corpo di uno strato elettrico si lanciò nel mucchio. Le ombre svanivano al contatto e quelle che resistevano venivano finite dalla lama del suo keyblade. In breve tempo giunse da Paperino e lo rimise in sesto con un energiga, poi con un gesto di intesa eseguirono la fusione giudizio. Il drive si mescolò allo stile e l'armatura di Sora prese forma, una corazza di pura elettricità lo avvolgeva del tutto. Cambiò nuovamente forma al keyblade rendendolo un cannone, poi puntato verso la zona dov'era Pippo, lanciò una sfera elettrica che attirò a se molti heartless e infine esplodere in una scintilla luminosa. Pattinando a mezz'aria, arrivò in un momento dall'amico e lo rimise in sesto, in seguito grazie al suo aiuto eliminò il resto dell'orda che si appropinquava verso di loro.
"Sembra che non ce ne siano più." Disse Sora ansimante, mentre scindeva la sua fusione con il papero.
"Gauwsh, erano davvero tanti..." replicò Pippo strofinandosi la nuca.
"Apfui"
"Così tu sei Sora."
Una voce dall'ombra fece sobbalzare i tre, un uomo in armatura li raggiunse uscendo da un meandro della grotta.
"Tu...tu sei uno di loro!"
"Ti riferisci a coloro che hanno rapito i tuoi amici? Sì, sono uno di loro."
"E allora dimmi dove sono Riku e Kairi!"
"A suo tempo giovane keyblader, a suo tempo, ma prima lascia che mi presenti, sono Emris, colui che domina la conoscenza. Ho seguito a lungo le tue gesta ed ero desideroso di incontrarti e quale posto migliore se non la culla del sapere umano? Atlantide, che posto meraviglioso e questa creatura è fantastica, riesce a percepire ogni cosa, anche le minime variazioni nel cuore umano. Affascinante."
"Ehi sei qui per combattere o per fare il professore?" Ribatté il giovane.
"Come siamo impertinenti, abbi rispetto per i più anziani di te, ragazzo."
Sora continuava a fissarlo furioso, quell'aria calma e saccente gli dava fastidio, si atteggiava come se conoscesse ogni cosa, anche i sentimenti degli altri.
"Ti stai innervosendo? Curioso che ti faccia questo effetto..."
Il ragazzo rimase sorpreso, sapeva leggere nel pensiero?
"Non ti preoccupare non so leggere nel pensiero, sono solo entrato in contatto con questa creatura senziente e ora riesco anche io ad avvertire le variazioni di emozioni. Per farti un esempio i due regnanti lì dietro sono alquanto sorpresi che io riesca a interagire con questo essere, una particolarità del loro popolo. Io però posso fare di più, Sora, vuoi che te lo mostri?"
In un attimo scomparve e qualche istante dopo si sentì un grido e Milo che urlava:
"Lascia andare Kida, tu brutto..."
Un colpo lo mise a tacere e alla ragazza toccò lo stesso trattamento.
"Lasciali stare!" Tuonò Sora e insieme ai suoi compagni partì all'attacco, ma furono bloccati da qualcosa e un secondo dopo si ritrovarono schiacciati a terra con il respiro mozzato.
"Antima, la forza delle stelle, una magia che forse ti è familiare ragazzo. Però è molto più forte rispetto a come la ricordavi, giusto?"
Il keyblader non riuscì neanche a rispondere, gli mancava il fiato, nel frattempo il suo avversario era tornato vicino alla sfera di energia.
"Ora facciamo un esperimento, Sora. Questa ragazza è strettamente collegata con l'essere, tanto che possono addirittura fondersi. L'essere ovviamente consuma la prescelta di tutte le sue forze e assorbe le emozioni positive della stessa, ma che succede se invece venisse alimentato da energie negative? In fondo è un grosso cuore pulsante, l'intero essere e la donna finirebbero col diventare un unico grande heartless e sarà proprio quest' ultimo a porre fine al tuo viaggio"
Il tizio in armatura toccò la sfera con il keyblade e questa cominciò a brillare di una luce intensa, poi da blu acceso divenne nera come la pece oscurando la grotta stessa. Kida fu poi abbandonata sotto la sfera che la attirò a sé assorbendola. Nel momento in cui scomparve il ragazzo fu libero di muoversi come prima e gridò:
"Kida! No!"
Un onda d'urto scaraventò Sora e i suoi amici contro la parete opposta, la sfera si comprimeva e espandeva a ritmo regolare, come se stesse pulsando. Infine scomparve all'interno della ragazza che a sua volta si tinse completamente di nero, i suoi occhi si fecero di un rosso acceso e le pupille sparirono. Kida non esisteva più, ora davanti a Sora c'era solo un essere intriso di pensieri oscuri e contaminato dall'oscurità.
"Ki-Kida..." Furono le parole di Milo dopo aver ripreso per breve tempo i sensi, prima di ricadere nell'oblio.
Sora si pulì il viso dal sangue e evocò il keyblade.
"Milo, non preoccuparti, salverò tua moglie a tutti i costi, la farò tornare come era prima, dolce e felice. Lei non è Kida, quello è solo l'ombra di lei"
Sora balzò in avanti e tentò di colpire l'essere che però blocco la sua arma e lo respinse indietro, poi si sollevò a mezz'aria e illuminò la stanza di una luce rossa. Dal suo corpo uscirono delle protuberanze oscure che infettarono tutti i canali di energia della città e ne invertirono il flusso. La creatura si trasformò pian piano in qualcosa che di umano non aveva quasi più nulla, un essere di pura energia dall'aspetto di un enorme pesce.
"Kida..." Le parole uscirono dalla bocca di Sora in maniera involontaria, il suo cuore aveva toccato quello della giovane e aveva avvertito la grande sofferenza in lei, gli stava chiedendo aiuto!
"E io non mancherò di rispondere a questa richiesta! Pippo, Paperino! Andiamo!"
Ora sapeva cosa doveva fare: entrare nel cuore della regina.
*********
"Un esperimento interessante...chissà come se la caverà il nostro Sora. Sono ansioso di conoscere perchè il nostro signore ha voluto tenerlo in vita, cosa avrà visto in lui attraverso gli occhi di Assà? Solo questo scontro potrà dircelo."
Pensò Emris, che nel mentre si era messo in disparte per assistere allo scontro.
"Sei un vero mistero, Sora...."
*********
La fusione tra l'essere pensante e Kida aveva generato un enorme creatura delle dimensioni di una balena, con tentacoli che gli sbucavano lungo il corpo, fauci possenti e delle robuste zampe palmate che lo sorreggevano. Il suo ruggito fece tremare l'intera caverna e pezzi di soffitto cominciarono a piombare a terra come pioggia. Sora partì immediatamente all'attacco, supportato dall'aeroga del mago di corte tentò di insinuarsi tra le protuberanze del mostro, con scarso successo però. La creatura lo respinse violentemente, poi lo afferrò con uno dei suoi tentacoli e cercò di stritolarlo, ma lo scudo di Pippo tranciò di netto l'arto liberando Sora. Dopo aver rimesso piede a terra e aver ripreso fiato, il ragazzo si voltò verso i suoi amici e disse:
"Se voglio arrivare al cuore di Kida, dobbiamo distruggere tutti i tentacoli."
Gli altri due annuirono e Sora combinò le forze con Pippo per sferrare il limite "Pippo rotante". Il cavaliere e il giovane cominciarono a lanciare le loro armi contro i tentacoli che cercavano di colpirli, poi il primo cominciò a rotolare intorno a Sora finendo il lavoro.
"Bene, posso andare!" Fece il keyblader, ma il nemico nel frattempo aveva aperto la bocca e nel suo interno si formò una sfera nera.
Sora riuscì a vedere in tempo il raggio oscuro che l'essere lanciò contro di lui e scartò di lato per evitarlo, la stessa cosa fecero i suoi compagni. Il colpo si infranse contro la parete alle loro spalle e la distrusse completamente aprendo un passaggio. Il gigante si diresse verso l'apertura fuggendo nell'altra sala.
"Dobbiamo seguirlo!" Disse il giovane.
"Stai attento Sora, quella zona è il fondo solidificato di un vulcano sottomarino, se Kida distruggesse il suolo sarebbe una catastrofe." Lo ammonì Milo, che nel frattempo aveva ripreso conoscenza.
L'altro annuì e insieme ai suoi due amici si diresse nel cuore della montagna di fuoco.
Appena varcata la breccia, fu subito investito da un tentacolo che lo scaraventò contro la nuda roccia. Sora cadde in ginocchio con il fiato spezzato, ansimando disse:
"Ma non li avevamo distrutti tutti?"
"Gauwsh, forse è in grado di rigenerarli dopo un limite di tempo..." Rispose Pippo.
"Dannazione, allora dobbiamo fare in fretta!"
Sora unì le forze con gli altri due scatenando la potenza della fusione triade. Un secondo keyblade comparve nelle mani del giovane e un'aura giallognola lo avvolse. Si sentiva più veloce e forte rispetto a prima, inoltre avvertiva un accresciuto potere magico. Due tentacoli si diressero verso di lui, il ragazzo incrociò i keyblade e parò l'assalto, poi li respinse indietro e con un taglio netto li spazzò via in una nuvola nera. Nel frattempo altri quattro giunsero dall'alto, Sora schivò i primi due, poi congelò gli altri, infine con un thundaga potenziato li distrusse. Ne rimanevano otto, il ragazzo si lanciò verso il mostro per attirare tutte le protuberanze verso un unico punto e così fu, tutti i tentacoli si gettarono su di lui. Sora si bloccò rendendosi facile bersaglio, poi modificò la forma del keyblade in una lama gigantesca e non appena gli arti gli furono a un passo, fece un salto all'indietro e con un colpo netto li tranciò tutti insieme. Ora si aspettava che la creatura lanciasse nuovamente il cannone oscuro, ma quest'ultima non era di quelle intenzioni, con un balzo atterrò dall'altra parte del campo di battaglia e con la possente coda cercò di schiacciare il keyblader. Sora non poteva spostarsi, un urto del genere avrebbe frantumato il sottile strato di lava solidificata, quindi decise di bloccare il colpo. Evocò un reflexega che cozzò contro l'attacco del gigante e gli rispedì il danno indietro. La creatura ruggì furiosa, si voltò e preparò nuovamente il raggio, questa volta però Sora si fece trovare preparato e colpì la testa del mostro, che involontariamente chiuse la bocca e la sfera gli esplose all'interno. Il mostro non resse il colpo e cadde a terra esausto, era l'occasione d'oro per entrare nel cuore di Kida. Il ragazzo interruppe la fusione ed eseguì il dive scomparendo di fronte ai suoi compagni.
*********
Sora si ritrovò a cadere nell'oscurità più nera, del cuore di Kida non vi era traccia. Cominciò a chiamarla a squarciagola, nessuna risposta, riprovò, ancora silenzio. Infine sembrò trovare una superficie su cui poggiare i piedi, anche essa completamente nera. Continuò a chiamare la regina di Atlantide e questa volta ricevette risposta, ma non da lei, fu l'essere pensante a parlare:
"Chi sei?"
"Mi chiamo Sora e tu devi essere colui che alimenta la città."
"Corretto, io sono colui che da la vita e protegge questo popolo da oltre un millennio."
"E allora perchè ora gli stai facendo del male?"
"Io non sto arrecando danno a nessuno, cerco solo di ripulire il mio popolo dalle sofferenze."
"Cosa? Quali sofferenze?"
"Quelle che avete causato voi, popolo di superficie. Le sento nella mia prescelta, sentimenti di dolore, paura, rabbia...sono forti...e crescono."
"Ma non ci sono solo quelle! Kida è una ragazza dal cuore puro, lo sento...sei tu che non vedi altro!"
"Cosa dovrei vedere? La sofferenza e l'odio sono le uniche cose che necessito di conoscere per liberare questo popolo da una fine certa."
"Ti sbagli! Sei tu che ora li stai portando ad una fine certa, stai attaccando un vulcano e presto questo erutterà se non la smetti, farai milioni di vittime!"
"E sia! Se serve ne farò di altre, dovessi estinguere l'intera umanità per rendere perfetto questo mondo."
"è questo che vuole Kida?"
"Kida...è così che si chiama...che bel nome...anche sua madre aveva un bel nome...no, mi stai confondendo, devo eliminarti, devo eliminare coloro che portano sofferenza al mio popolo."
Sora fu avvolto da legacci oscuri che cominciarono a stringerlo con l'intento di soffocarlo.
"C-cosa stai...facendo...?"
"Sto entrando in contatto con te e quando ti avrò risucchiato l'essenza vitale, sparirai al mio interno. è stato un grosso errore venire qui."
"La...sciami...andare!"
Sora non aveva quasi più fiato, doveva fare qualcosa al più presto, ma cosa? Non sarebbe riuscito ad invocare il keyblade e ne tanto meno a liberarsi, l'unica soluzione era svegliare Kida.
"Kida!...Lo so che puoi sentirmi!" Urlò. "Tu sola puoi mostrargli che non c'è solo sofferenza, che il mondo è tutt'altro, ti prego Kida, inverti il flusso...la luce del tuo cuore può farcela, lo sento!"
Nell'oscurità arrivò una voce, una voce flebile, che poi divenne più forte.
"S-Sora? Sei tu? Ti sento Sora, ho capito cosa intendi, lo farò!"
La ragazza si concentrò sulle emozioni più belle che aveva: l'amore per il suo popolo, il rispetto per l'essere senziente, l'amicizia e soprattutto l'amore per Milo.
"Cos'è questo calore?" La creatura era confusa. "Cosa sono queste emozioni così belle e calde? Possibile che siano più forti della tua sofferenza? Possibile che mi sia fatto accecare? Forse...forse..."
La stretta su Sora si indebolì e il ragazzo poté impugnare il keyblade e liberare il cuore della giovane regina. Un bagliore illuminò la zona circostante e come d'incanto sotto il keyblader apparve il cuore di Kida, mentre la creatura si ritirava. La regina, libera dal controllo, apparve davanti a Sora e disse:
"Grazie.."
Poi il ragazzo scomparve, per poi tornare sul luogo dello scontro con il mostro, ma al suo posto non c'era più quest'ultimo, bensì una giovane ragazza svenuta. Tutti accorsero da lei e la chiamarono a gran voce, poi una luce fece risplendere il suo corpo e essa si alzò a mezz'aria. Prima fu circondata da un aura nera, poi la stessa divenne di un azzurro intenso, infine Kida parlò:
"Grazie Sora, hai mostrato a questo essere ignorante la via della saggezza e quella dell'amore, torno con piacere a dare energia al mio popolo con la speranza che un giorno possano rivedere la luce del sole."
Con queste parole l'essere senziente abbandonò la giovane e tornò a splendere nel suo luogo consueto, mentre i canali di energia tornarono a brillare come al loro solito. Kida tornò a terra e si destò dal suo sonno, appena ripresa conoscenza abbracciò il giovane maestro ringraziandolo, Milo fece lo stesso, e si complimentarono anche con Pippo e Paperino.
"Che scena toccante, ah l'amore che potere magnifico, ma altrettanto sconosciuto, fuori persino dalla mia portata, come del resto l'amicizia. Ecco perché ho deciso di rinnegare quei sentimenti, non si possono conoscere, studiare, controllare. Sono lì ad accompagnarci eppure non possiamo comprenderli....già, sono inutili come del resto chi li prova."
Emris era tornato, galleggiava a mezz'aria e guardava dall'alto verso il basso i suoi avversari.
"Ancora tu! Scendi da lì che ti do una lezione!"
"Prova superata, ragazzo. Ora capisco cosa hai tanto di speciale e meriti un premio. Primo: sono stato io ad attirare gli heartless, poi fui io a predire ai quei due stolti la tua venuta, infine ho corrotto l'essere per metterti alla prova."
"Quindi è colpa tua se..." Sora a stento riuscì a trattenersi.
"Buono giovane maestro, non saresti in grado di sconfiggermi a condizioni normali, figuriamoci in quello stato pietoso. Non voglio certo combattere con un tipo che non ha nulla da mostrarmi, sarebbe uno spreco di tempo. Inoltre ho un altro dono da consegnarti."
Il cavaliere lanciò al ragazzo un foglietto, poi sparì nell'ombra.
"Maledizione!" Disse Sora colpendo il terreno.
I suoi amici lo guardarono dispiaciuti, ma non dissero un parola, comprendevano l'impotenza del giovane.
Sora e i suoi compagni furono invitati a palazzo per festeggiare, ma a malincuore dovettero rifiutare, ora che avevano un pezzo del diario dovevano partire.
"Mi spiace che ve ne andiate così presto..." Confessò Milo.
"Già, ma devo fermare quel tipo e i suoi alleati."
"Capisco."
In quel momento la gemma sul petto di Kida si illuminò e Sora comprese che si stava per aprire una nuova via, così usò il keyblade per sbloccare un nuovo passaggio e dopo essersi congedati con i loro nuovi amici, ripartirono verso un nuovo mondo, con la consapevolezza che il traguardo era di un passo più vicino.
"Riku, Kairi sto arrivando."
***************
Solo in mezzo alla desolazione, nient'altro che deserto intorno a lui.
"Così è questo il luogo...e pensare che qui si consumò una delle battaglie più grandi della storia e ora guarda come è ridotto...una terra fantasma, dove ogni singola pietra porta il dolore di quel giorno...anche quei keyblade che sono laggiù emanano quell'aura..."
Ulac si guardava intorno mentre attendeva i suoi nuovi avversari. Era da tanto che non combatteva seriamente. In allenamento cercava di trattenersi, seppur con scarso successo, e le ultime volte che era sceso in campo non aveva avuto modo di esprimersi al massimo, i suoi avversari duravano troppo poco cadendo sotto i suoi colpi.
"Spero che coloro che hanno sconfitto quel traditore di Xehanort siano degni di essere definiti eroi del keyblade, almeno non mi annoierò nel fracassargli le ossa...".
 
 

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Capitolo 14
*** Ulac, la belva violenta ***


"Oooh finalmente siamo arrivati" Disse Lea sgranchendosi le gambe. "Sapete non sono abituato ai viaggi su quegli affari volanti che chiamano gummiship, preferisco i portali oscuri."
"Anche io, cosa credi? Ma non possiamo usarli o ci intercetterebbero." Rispose Xion.
"Lo so, lo so, non ricordarmelo ti prego. Dunque siamo tornati in questo postaccio, chissà dove il vecchio ha nascosto quel pezzo?"
I tre si guardarono attorno, per chilometri non si notava nient'altro che desolazione, un enorme deserto, un gigantesco cimitero.
"Visto che non sappiamo dove si trova, ci conviene dividerci e cercarlo. Certo dovrà essere un posto che per Xehanort ha una grande importanza, giusto?" Chiese Roxas.
"Esatto amico, vedo che l'aver indossato quel cappotto nero ti ha reso più sveglio del tuo alter ego."
"Lea!"
"Ok,ok Xion la smetto, la smetto. Bene, allora con molta probabilità è nel luogo dove si è svolta la nostra battaglia."
"Ne dubito, sarebbe stato un luogo rischioso, forse però nella landa..."
"Già, la landa è il posto più plausibile. Dirigiamoci lì." Disse risoluta Xion.
"Ma non dovevamo...em come dire...dividerci?" Ribatté Roxas.
"Oh andiamo Roxas, lo sai che le donne hanno sempre ragione..." Disse Axel dandogli una pacca sulla spalla.
"Eh cosa?"
"Muovetevi o vi lascio qui!" Urlò la mora mentre si dirigeva verso il luogo stabilito.
"Arriviamo!" Le rispose il rosso e poi spintonò di nuovo il suo amico. "Ti vuoi muovere!"
"Ok." Fece l'altro, che ancora stava riflettendo sulle parole di Lea.
Attraversarono i vari crocevia dove risiedevano i keyblade abbandonati, un silenzio surreale regnava in quel posto, molte di quelle "tombe" non avevano neanche più l'arma, estirpata da Xehanort nella battaglia contro Terra, Aqua e Ven. Seguì la zona dei tornadi: un enorme canyon che un tempo ospitava giganteschi vortici di sabbia creati dal malvagio maestro e riempiti di orrende creature da Vanitas. Poi svoltarono a destra e percorsero una lunga salita fino a raggiungere la cima di una montagna. Questa zona veniva definita la landa, ma in realtà era un altopiano roccioso che dava piena vista sul desolato paesaggio. Lì erano rimasti intrisi i pensieri dell'alter ego di Ven e in seguito aveva riposato l'armatura del guerriero che perse il suo corpo. Un posto più che significativo, anche per lo stesso Xehanort: difatti era lì che aveva abbindolato Terra con le sue dolci parole e sempre lì aveva rivelato la verità a Ven riguardo il suo compito, ovvero forgiare il Xblade.
"Deve essere da queste parti." Disse la ragazza.
"Be, anche qui non c'è molto per nascondersi, giusto Roxas?"
"....."
"Em..Roxas, saresti pregato di rispondere quando ti faccio una domanda, o quella mi prende per un idiota."
"Su quello ci ho fatto l'abitudine, Lea..." Fu la risposta di Xion.
Lea si girò verso di lei e le fece un sorrisetto.
"Comunque che hai? Ti sei incantato?"
"No." Disse il biondo scuotendo la testa. "Ma guardate là, non è un uomo quello?"
"Dove?"
"Laggiù..." Il ragazzo puntò il dito verso una montagnola ed effettivamente lì appoggiata c'era una persona.
"Ho visto, chissà cosa ci fa in questo posto?"
"Guarda ha alzato la testa...ci ha visti?"
"Non lo so, ma lascia...è scomparso?"
Un grido interruppe il dialogo dei due giovani keyblader, l'uomo che prima era poggiato alla roccia, ora teneva stretta Xion.
"Ehi, lascia andare la signorina!"
Il tizio fissò prima Lea poi la ragazza e disse:
"è con voi?"
I due annuirono ed evocarono i keyblade.
"Se non la lasci andare con le buone, lo faremo con le cattive." Disse Roxas impugnando il Portafortuna.
Il tipo rise e lasciò andare Xion, che corse a schierarsi con i suoi compagni.
"Bene, vi attendevo da un po'. Mi chiedevo quando sareste arrivati."
Nel frattempo Lea sussurrò ai suoi compagni:
"Ehi, indossa un armatura, che sia uno di loro?"
"Probabile, stiamo all'erta." Disse il biondo.
"Ehi, non mi piace quando mi si sussurra mentre parlo."
Lo sconosciuto si mosse così rapidamente che i tre riuscirono a malapena a vederlo e afferrò il biondo e Lea per la testa, piantandoli a terra. Xion, vedendo i suoi compagni in difficoltà, provò ad intervenire, ma il tipo le sferrò un calcio facendola cadere in ginocchio. L'uomo in armatura scomparve in un portale oscuro, per poi riapparire nel punto in cui si era presentato prima e riprese a parlare:
"I maleducati meritano una lezione. Bene, mi presento, io sono Ulac, il dominatore della violenza, e sono qui per mettervi alla prova. Nell'eventualità remota che la superaste, otterrete il pezzo del diario che ho recuperato qui in giro. Se vi opporrete, be...morirete. A voi la scelta."
I tre nel frattempo si erano ripresi e il rosso disse:
"Non ci dai molta scelta, comunque, Roxas che dici?"
Il ragazzo guardò i volti dei suoi amici, poi si voltò verso Ulac e diede la sua risposta:
"Accettiamo la prova, Ulac."
"Eccellente, spero che mi farete divertire."
Il guerriero evocò il suo keyblade e lo piantò nel terreno, poi sorrise e disse:
"Per il momento mi limiterò a testarvi, fatevi avanti, mostratemi tutta la vostra forza. Io non userò il keyblade, per il ora."
Poi alzò i pugni davanti al volto e assunse una posa stile pugile.
L'atteggiamento di quel tipo aveva alterato Lea, non sopportava che si prendesse gioco di loro a quel modo.
"Bene, spero che non te ne pentirai allora." Disse beffardo il rosso.
"Andiamo!" Gridò Roxas.
La tensione era palpabile, non era andato bene l'ultimo scontro con uno di quei tipi, erano stati atterrati con facilità ed erano anche in quattro, ma questa volta ne valeva della vita dei loro amici, non potevano permettersi errori, dovevano ottenere quel frammento di diario.
Roxas e Xion partirono all'attacco, prima corsero dritti verso di lui, poi si spostarono ai suoi fianchi e gli scagliarono due fendenti che Ulac parò entrambi con le braccia. Nel frattempo Lea lanciò una sfera di fuoco avrebbe sicuramente colpito il suo bersaglio, ma quest'ultimo, senza il minimo sforzo, afferrò le braccia che aveva bloccato e con i corpi dei due giovani creò uno scudo dinanzi a sé. I due malcapitati furono investiti da una fiammata rovente, poi lanciati via come fuscelli, mentre Ulac scattò in avanti verso il rosso. In pochi secondi fu davanti al keyblader e gli sferrò un pugno, che l'altro evitò saltando all'indietro, ma lo spostamento d'aria causato da quel colpo lo fece volare lontano di qualche metro e si schiantò contro una roccia. Intanto Roxas si era ripreso con un energiga ed era subito corso in aiuto del suo amico, lanciò un blizzaga sulla schiena di Ulac, che però si abbassò prontamente e poi con una mano bloccò il fendente aereo che gli arrivava da sopra. Con un calcio ben assestato allontanò il biondino da lui, poi scartò di lato per evitare il colpo di Xion e le diede una gomitata sulla schiena, la prese per i capelli e le piantò il viso a terra trascinandola per qualche metro, per poi lanciarla contro una pietra. Lea era tornato all'attacco e questa volta provò con uno scontro diretto, il suo fiammeggiante keyblade cozzò contro gli artigli che rivestivano il bracciale di Ulac trovandosi faccia a faccia con il nemico, che, prima respinse l'arma lasciando l'altro indifeso, poi gli assestò un colpo in pieno stomaco. Lea cadde in ginocchio davanti a lui e per poco non rimetteva.
"Patetico." Disse il cavaliere, poi si voltò di scatto, appena in tempo per fermare l'assalto del biondo. Gli strappò il keyblade dalla mano e lo lanciò via, poi prese per il collo e piantò con la schiena a terra il giovane, gli mise le ginocchia sopra le mani fratturandogliele e cominciò a prenderlo a pugni in viso, finché la faccia del malcapitato non fu ridotta ad un gigantesco livido, infine lo sollevò da terra e lo finì con una ginocchiata alla bocca dello stomaco e un calcio. Xion tentò, quindi, di bloccarlo con un antimaga, ma Ulac non ne fu neanche rallentato e la raggiunse in qualche istante.
"Odio i maghetti." Sentenziò minaccioso.
Afferrò la ragazza per un braccio e glie lo ruppe con una gomitata, poi la scagliò vicino al suo amico biondo.
Lea aveva appena ripreso conoscenza e si ritrovò a guardare Ulac che sovrastava i suoi amici, le fiamme della rabbia offuscarono la sua mente e un'aura incandescente lo avvolse. Si fiondò sul suo nemico con il keyblade in mano e gli sferrò un potente fendente. Il tipo dovette impiegare entrambe le braccia per bloccalo.
"Sei dannatamente fastidioso, ma ti concedo il fatto che mi hai fatto usare entrambe le braccia, inoltre mi stai ustionando e questo mi fa infuriare."
Con la sola forza dei suoi arti, il cavaliere spinse il ragazzo contro una roccia e lo piantò lì, gli tolse l'arma di mano e poi gli sferrò un pugno in pieno petto. Il colpo perforò perfino la pietra e il povero Lea si ritrovò spiaccicato sulla parete seguente quasi in fin di vita.
Intanto la mora, rinvenuta, si curò le ferite, poi mentre la rabbia di Lea impegnava il loro nemico, rimise in forze anche il suo compagno Roxas, lì vicino. Il biondo riprese a respirare quando Xion gli curò la faccia gonfia e livida. Dopo qualche secondo erano di nuovo in piedi, giusto in tempo per vedere il rosso finire contro una montagna.
"Sono quella che ha più potere magico tra noi due, vado io a curare Lea, tu ce la fai a tenere impegnato il bestione?"
Roxas annuì e corse a fronteggiare Ulac, mentre la sua amica correva dall'altro.
"Ancora in piedi moscerino?"
"Perché? Non mi sembra che mi avessi atterrato?"
"Fai lo spiritoso? Bene, allora..."
Il cavaliere bloccò il discorso a metà e notò Xion correre dal suo alleato, non poteva permettere che si curassero ancora, doveva raggiungerla, ma Roxas gli si parò davanti e disse:
"Eh no caro, sono io il tuo avversario, ora."
"Togliti di mezzo!"
Ulac sferrò un pugno contro il biondo, che scartò di lato e arginando l'onda d'urto causata dal colpo con un aeroga sferrò un attacco nel punto ceco del cavaliere, che però si girò di scatto e, per lo stupore del suo avversario, bloccò il keyblade con una testata. L'urto gli frantumò l'elmo lupino, ma la sua fronte riuscì a fermare l'attacco.
"Cosa?" Disse il giovane che poi fu colpito da un gancio al volto.
Il guerriero si tolse ciò che rimaneva del suo copricapo rivelando il suo volto: occhi neri come l'oscurità che lo ospitava, capelli corti dello stesso colore, mento marcato e una ferita sulla fronte dovuta all'azzardo di prima. Si sgranchì il collo muovendolo a destra e a sinistra, poi fece scrocchiare le mani e raggiunse il punto dove aveva lasciato il keyblade. Attese che i suoi avversari si radunassero dinanzi a lui e sentenziò:
"Avete superato la prima prova, ora però inizia il vero scontro."
Detto questo, prese in mano il keyblade e colpì con un fendente il terreno, aprendo il suolo in due e spaccando a metà la montagna sullo sfondo.
I tre scartarono di lato per evitare l'attacco e poi il biondo esclamò:
"Non ci fai paura Ulac, noi, insieme, possiamo sconfiggerti."
Non erano parole al vento, Roxas sapeva benissimo che potevano farcela se combattevano uniti, perché gli amici sono il vero potere. Le sue convinzioni non vacillarono neanche quando il loro avversario riempì l'aria della sua risata.
"Ve lo concedo, siete veramente uno spasso." Disse ricomponendosi.
Roxas si toccò il petto e rispose:
"Un mio amico mi ha insegnato che i legami sono il vero potere e saranno proprio questi a sconfiggerti, Ulac!"
Il secondo round stava per iniziare: i legami dei tre ragazzi contro l'irrefrenabile violenza del cavaliere Ulac.
"Legami eh? Contate su una cosa così fragile e patetica? Credo che spezzare la vostra unione sarà molto divertente."
La Zanna Violenta cambiò forma e andò a ricoprire le mani del suo possessore, al posto della spada comparvero due cestus, che avevano raffigurato sopra la faccia di un lupo. Ulac riassunse la posizione di inizio battaglia, non prima di aver percosso tra di loro i due guantoni, poi roteò la testa all'indietro e disse:
"Sì, mi divertirò un mondo, cercate di non morire in fretta, però."
Con uno scatto felino si lanciò contro Roxas per sferrargli un pugno, ma Lea utilizzò un aeroga per spazzare via il biondo prima dell'impatto. Il cavaliere allora spostò la sua attenzione sul fiammeggiante avversario, piegò il braccio in estensione per colpire con una gomitata, che però fu evitata dal rosso e Xion ne approfittò per colpire. Fece esplodere un thundaga, che si abbatté sul bersaglio in tutta la sua potenza. La magia non sortì alcun effetto, anzi, fece infuriare il dominatore della violenza, che rapidamente si parò davanti alla giovane per colpirla con un rapido uno due. Gli altri due intervennero e bloccarono i pugni del loro rivale con l'aiuto della loro amica, che giratasi di spalle lanciò dei firaga per bilanciare la violenza dell'attacco. Xion saltò e si avventò su Ulac con un fendente volante, che quest'ultimo respinse con un solo pugno facendo volare la ragazza lontano, nel frattempo, però, dovette fronteggiare il colpo all'addome di Roxas, bloccandolo con l'altro braccio. Il terzo assalto, portato da Lea, sembrava inevitabile, ma l'uomo si sollevò da terra usando il keyblade del biondo come appoggio, poi sferrò un calcio per allontanare Lea e roteando le gambe afferrò per la gola l'altro, atterrandolo.
"Questa volta non rimarrà nulla della tua faccia."
Aveva ragione, senza quei cosi alle mani, Roxas c'aveva quasi rimesso la pelle, con quei guantoni, però, l'avrebbe sicuramente ucciso.
Ulac lo sovrastava, pronto a colpirlo senza pietà, Xion e Lea intervennero in tempo: il primo lanciò una fiammata con il keyblade, che Ulac evitò inarcandosi all'indietro, l'altra si avventò sul suo torace inerme cercando di colpirlo, ma questo incrociò i pugni e bloccò l'assalto, poi la respinse con estrema violenza, tanto che la ragazza andò a impattare con una roccia poco lontana. Il rosso, allora, fu costretto ad andare allo scontro fisico e passando nuovamente in lanciafuoco, tentò di ferire il cavaliere. Questo però, conscio della forza di quello stile, mollò Roxas e schivò saltando. A quel punto il biondo era libero di muoversi e scagliò contro Ulac il suo blizzaga, che il keyblader dissolse con un pugno. Il ragazzo dovette rotolare via velocemente, perchè quando Ulac toccò di nuovo terra, piantò il suo cestus nel terreno crepandolo vistosamente. Intanto Lea e Xion si erano disposti ai lati dell'uomo e sferrando un antimaga congiunto riuscirono a bloccare a terra il loro avversario.
"Vai, Roxas!"
Il biondo non se lo fece ripetere due volte e si precipitò a colpire il nemico, che prima bloccò il colpo del giovane, poi spezzò il blocco con la pura forza fisica e cercò di colpire Roxas con la mano libera. L'altro riuscì però a saltare e sfruttando lo spostamento d'aria ne approfittò per andare alle spalle del guerriero e colpirlo. Ulac, con una torsione del busto, bloccò l'attacco e tentò di sferrargli un altro assalto, ma dovette controbattere l'offensiva di Lea che cercava di colpirlo nel suo punto cieco. Non fece in tempo a respingere il rosso, che ecco Xion assalirlo alle spalle, poi fu di nuovo la volta di Roxas e ancora di Lea.
"Siete dei dannati moscerini, fastidiosi e deboli, così facili da schiacciare, così difficili da prendere." Disse il cavaliere di Dark Heart mentre bloccava un nuovo assalto congiunto. Questa volta avevano attaccato tutti e tre, ma Ulac, sfruttando l'armatura, si era piegato in avanti e aveva bloccato i colpi con la schiena, poi li aveva respinti in tre angoli differenti.
I tre cominciavano a sentire la stanchezza, complice anche il fatto che le ferite curate dagli energiga erano sì scomparse, ma lasciavano comunque tracce lunghe a guarire. Si radunarono di nuovo di fronte al loro avversario, ancora fresco come una rosa.
"Ma come fa?" Disse Roxas ansimando.
"A fare che?" Chiese Xion.
"A non sentire la fatica...."
"Forse perché ce le ha data fino ad ora?" Fu la risposta sarcastica di Lea.
"Non abbiamo altra scelta, dobbiamo colpirlo con i nostri attacchi più forti."
"Credi che..."
"Dobbiamo almeno provarci, Xion..."
"Io ci sto amico."
Il sorriso di Lea rinnovò la convinzione in Roxas e persuase la ragazza.
"Siamo d'accordo allora, andiamo!"
"Sì" Risposero in coro gli altri due.
Roxas si sollevò a mezz'aria e si illuminò di un intensa luce, Ulac capì che stava per sferrare un colpo molto potente e quindi cercò di allontanarsi, in fondo era pur sempre un umano con i propri limiti, però fu bloccato dalle alte fiamme di Lea che lo circondarono. Il rosso sbucava da ogni dove tentando di colpirlo a sorpresa e poi spariva nelle vampe.
"Vieni fuori! Fatti vedere, codardo!" Urlò Ulac in preda alla rabbia.
Nel frattempo Roxas aveva ingabbiato quest'ultimo con dei fili di luce. Per il cavaliere non vi era altra scelta che saltare, almeno così avrebbe evitato le fiamme e colpito il biondino, ma un vortice nero lo trattenne a terra, era Xion che lo stava risucchiando in una sorta di voragine oscura.
"Ma che diamine è?" Disse stizzito il guerriero tentando di dimenarsi.
"La tua fine!" Disse Roxas e da lui partirono delle sfere di luce che lo colpirono in pieno, poi fu investito da una fiammata a croce e infine arrivò il ragnarock di Xion che esplose in tutta la sua potenza.
I tre osservavano il nuvolone di polvere che avevano formato con quell'attacco, sperando che il loro avversario fosse stato sconfitto, ma con grande sorpresa scoprirono che era ancora in piedi. Una sagoma apparve dalla polvere: la parte superiore dell'armatura era sparita, distrutta dall'impatto, ustioni percorrevano tutto il corpo e una grossa ferita si notava sulla pancia del guerriero. I suoi respiri si fecero affannati, le sue pupille erano scomparse, sembrava aver perso conoscenza, ma in realtà era accecato dalla rabbia, un aura nera lo circondò.
"Mi...congratulo...con voi...per essere...giunti...fino...a....questo punto. Ma ora...ve ne pentirete...amaramente...."
L'oscurità che lo circondava si ritirò in lui, sembrò assorbirla, poi fu scosso da tremiti, infine i suoi muscoli si ingrandirono di colpo rendendolo due volte più grosso di prima.
"Questa è la violenza allo stato puro, non avete altra scelta se non soccombere!" Il suo grido scosse l'aria circostante, ma lo stesso parlare sembrava affaticarlo, forse non poteva tenere quello stadio per molto, o forse era caduto così in basso nell'oscurità che la sua ragione veniva a mancare?
Sta di fatto che con un solo colpo del suo cestus abbatté l'enorme montagna dietro di sé, ne staccò un grosso pezzo e lo gettò verso i tre amici, che dovettero lanciare un megaflare congiunto per renderlo innocuo. Quando la roccia si dissolse sentirono una presenza dietro di loro, si voltarono e lo videro: Ulac era arrivato alle loro spalle, come aveva fatto?
"Crepate!" Disse quello che fu un cavaliere, ora guidato puramente dalla sua irrefrenabile violenza, prima di colpirli con tutta la sua furia. Per primo afferrò Roxas, gli diede una ginocchiata allo stomaco, lo usò come arma per colpire i suoi compagni e con un pugno lo scaraventò lontano. Senza che gli altri potessero fare nulla, Ulac attaccò Xion atterrandola, poi la rialzò, le sferrò un calcio in pancia e le chiuse in una morsa la faccia impedendogli di respirare. Mentre Lea lo colpiva invano, l'uomo continuava con solo braccio a stritolare la giovane, fino a che non vide le sue braccia penzolare, infine la lanciò via.
"Ora tocca a te, fiammella!"
Neanche il firaga di Lea lo fermò, sulle sue mani ricomparvero i guanti, che aveva abbandonato in precedenza, e lo tempestò di pugni, finché il rosso non cadde a terra, poi cominciò a calpestarlo violentemente. La landa si riempì di urla di dolore quel giorno, grida che non venivano udite dalla lontana guerra dei keyblade.
**************
Adnera era appena tornato, aveva appena portato la principessa nella sala del trono e ignorato come al solito la prigioniera dai capelli rossi, ora si apprestava a fare rapporto al suo signore.
"Sai perchè sei stato chiamato?"
"Che vuoi Phegor...torna a strisciare da un'altra parte."
"Come sei scortese, mi chiedevo se sapessi il motivo del tuo richiamo."
"Sto andando a scoprirlo..."
"E credi che te lo diranno? Un padre non ferirebbe mai suo figlio..."
"Cosa stai blaterando?"
"Io? Nulla, solo la verità."
"Parla viscido serpente, dimmi se sai qualcosa."
"Certo, tutto per un amico..."
"Non sono tuo amico."
"Oh certo, be sai che Urliezca è stata sconfitta?"
"No, non ne sapevo nulla..."
"Ah certo, eri assente, be è stata sconfitta dai guerrieri della luce."
"Cosa? Quei deboli? Come hanno fatto?"
"A quanto pare non sono così deboli e nostro padre teme che altri possano cadere sotto la loro furia, soprattutto chi non è abbastanza forte..."
"Cosa stai insinuando?"
"Sto solo dicendo che nostro padre temeva che tu non fossi abbastanza forte per...come dire...batterli...."
"No, non ci posso credere....non può pensare questo...."
"Infatti, io mi sono rifiutato di crederlo quando lo ha pronunciato di fronte a noi."
"Stai mentendo!"
"Forse, sei libero di credermi oppure no."
Phegor scomparve nell'ombra lasciando Adnera da solo.
Il cavaliere ormai era ossessionato dal pensiero che Dark Heart non credesse in lui, non poteva pensarci, così prese una decisione: avrebbe distrutto la base dei loro nemici per dimostrare la sua forza e poi sarebbe tornato trionfante.
"Per te, padre..." Detto questo, fissò l'enorme portone che conduceva alla sala dei troni e poi scomparve in portale oscuro.
"Povero piccolo Adnera, caduto nelle mani dell'ossessione, finito nelle catene della sua mente debole e da sempliciotto. Non si aspetta neanche lontanamente che quella sarà la sua ultima battaglia...eh eh. Il mio piano sta procedendo alla perfezione...finalmente la mia ossessione sarà appagata, finalmente otterrò quello che bramo da tempo."
Poi scomparve di nuovo nelle nere ombre del castello.
 ******
Ormai lo scontro era diventato un massacro, Ulac voleva frantumare fino all'ultimo osso i suoi avversari, fargli lasciare questo mondo nelle peggiori sofferenze. Ormai non gli importava più nulla dello scontro, voleva solo sfogare tutta la sua violenza repressa in tutti questi anni. Il cavaliere aveva dovuto trattenersi, limitare la sua superiorità fisica fin da ragazzo per evitare di essere emarginato dalla società, ma l'effetto fu comunque lo stesso e furono proprio i legami che questi mocciosi tanto proclamavano a causargli i più grandi problemi. Ora però, grazie alla sua nuova famiglia, poteva sfogarsi, buttare fuori tutta la sete di sangue che aveva dentro, troppa per quei poveri malcapitati.
"Guardate dove sono finiti i vostri legami, la vostra amicizia. Il mio piede e i miei pugni li hanno frantumati e presto si dissolveranno, come le vostre vite."
Rise rumorosamente, ormai i residui di coscienza stavano lentamente sparendo, Ulac era diventato un mostro feroce e senza scrupoli, un lupo solitario ferito e represso che si sfoga sul primo che passa, di umano non c'era più nulla.
La sua esecuzione fu interrotta da un firaga che gli arrivò sulla schiena. Il guerriero si voltò, gli occhi pieni di rabbia, e esclamò:
"Ancora in piedi, moscerino?"
Davanti al mostro, con le ultime forze che gli erano rimaste, barcollava un provato Roxas.
"Lascia in pace Lea, combatti con chi può ancora farlo!" Gridò risoluto.
Ulac lo derise:
"Tu puoi combattere? Ma non farmi ridere, al massimo puoi reggerti in piedi, figuriamoci se puoi combattere. Torna a terra che tra poco arrivo da te."
Detto questo, tornò a colpire il rosso, ma l'altro furioso gli lanciò un altra fiammata addosso.
"Ho detto che sono io il tuo avversario, sei sordo?"
Il cavaliere subì il colpo, poi si girò di scatto e corse incontro al ragazzo, lo atterrò con un pugno e disse:
"Vorrà dire che ucciderò prima te."
"Ti sbagli, sarò io a sconfiggerti..." Rispose l'altro, arrancando per alzarsi in piedi.
Ulac si era stancato, aveva già perso troppo tempo con questi microbi, era ora di chiudere l'incontro per ko tecnico, da cui l'avversario non si sarebbe mai più ripreso.
"Questo mi fa infuriare, le false speranze...voi scarafaggi ne siete talmente pieni che quando vi schiaccerò infetteranno anche il deserto circostante..."
Sferrò un altro colpo, quello decisivo, ci mise tutta la sua forza e brutalità, ma Roxas riuscì a bloccarlo.
"C-cosa?" Balbettò l'aggressore.
"Te l'ho detto Ulac, io vincerò, no, non io, noi vinceremo!"
Il biondo teneva in mano anche il keyblade della sua amica ed era circondato da fiamme rosse, involontariamente i tre avevano connesso i loro cuori e avevano dato vita ad una sorta di drive.
"Questa è la forza dei legami!"
Respinse il colpo facendo volare all'indietro il cavaliere, poi balzò in aria e mentre l'altro si riprendeva, lo atterrò con un fendente. Ulac tentò di reagire, lo allontanò scalciando, si rimise in piedi e lo caricò, pronto a fracassargli il corpo a suon di pugni, ma Roxas era scomparso. Si guardò attonito intorno, il nervosismo lo attanagliava, pensieri di vario genere gli scombussolavano la mente, già annebbiata: come era riuscito a superarlo in potenza e in velocità? Possibile che i legami arrivino a dare tutto quel potere? Non ci poteva credere non era plausibile.
"Arrenditi Ulac, sono più forte di te."
Sentendosi chiamare, guardò dietro di sé e con grande sorpresa scoprì che gli era arrivato addirittura alle spalle.
"No...no...è solo un'allucinazione...tu non sei reale..."
Cercò di colpirlo, tutto inutile, il keyblade dell'altro lo fermò e poi fu di nuovo atterrato.
Non poteva sopportarlo, ancora a terra, quel microbo l'aveva sconfitto di nuovo? Era troppo, doveva sparire, doveva cancellare la sua esistenza e quella dei suoi fastidiosi amici.
"Scompari da questo mondo."
L'oscurità che aveva usato per accrescere la sua massa muscolare uscì fuori dal suo corpo e si concentrò tutta sul suo braccio destro, il cestus, da argentato che era, divenne nero come la notte senza la luna piena.
"Pugno zanna oscura!"
Piantandosi a terra, caricò l'attacco, poi sferrò un pugno in direzione del suo avversario. Un ombra nera si avventò su Roxas, prima assunse la forma di un mano, in seguito quella delle fauci di un lupo.
Il ragazzo, per niente intimorito, gli corse incontro, concentrò tutta la sua aura di fiamme sui keyblade, che presero fuoco, per poi lanciare una sfera di fuoco gigantesca, che dissolse l'ombra e investì in pieno il nemico. Roxas si gettò nel suo stesso attacco e all'interno delle fiamme roventi, cominciò a colpire Ulac con i keyblade e infine lo finì con un doppio taglio verticale. Quando il fuoco svanì, in piedi c'era solo il biondino, mentre l'altro giaceva a terra inerme.
"Grazie... amici." Il ragazzo si toccò il petto, poi l'aura e il lontano ricordo scomparvero lasciandolo senza forze.
"Tu..."
Roxas sobbalzò, si girò e si ritrovò a guardare Ulac dritto negli occhi. L'uomo alzò la mano, voleva colpirlo, ma il ragazzo non aveva neanche la forza di reagire, chiuse gli occhi e attese il suo destino.
"Te lo sei meritato."
Ulac gli prese il braccio e gli diede un foglietto di carta, poi cadde all'indietro, stremato.
"Sai, amico, anche io ero affezionato a qualcuno una volta e tutta la violenza che hai visto l'ho usata per proteggerlo...quel giorno lo inquadrai come la mia rovina, ma, ora che ci penso...sono contento...di aver usato le mie doti per aiutare chi amavo...inoltre ho costruito nuovi legami, anche se me ne rendo conto solo ora...vi chiedo scusa, fratelli."
Con il viso intriso di lacrime, svenne.
Roxas guardò il diario di Xehanort tra le sue mani, poi guardò il suo avversario, sorrise e cadde anche lui a terra senza forze.
In ogni incontro, voluto o no, nasce un legame, poi stabiliamo noi se rafforzarlo o tagliarlo, ma in ogni caso, non potremo mai impedire ai nostri cuori di stabilirne uno.
************
"Ciao, io sono Eris. Tu come ti chiami?"
"U-Ulac.."
"Che bel nome, mi piace molto. Senti...so che ci conosciamo appena ma...ti piacerebbe essere mio amico?"
Il ragazzino guardò la bimba sfacciata che gli si parava di fronte.
Che strana persona, non scappa, non ha paura di me, chissà come mai?Mi piace, mi fa sentire...bene.
"Certo!" Rispose lui sorridendo.
"Oh che bello, pensavo che non avresti mai accettato...sono così felice!"
Questa è la storia di un ragazzo e dei suoi legami che la discriminazione e i pregiudizi hanno distrutto per sempre.
 Il primo incontro di Ulac con Eris fu particolare, quasi unico. Nella sua vita non era mai stato avvicinato da nessuno, tutti i bambini e i genitori della zona lo ritenevano un brutto soggetto, un bambino cattivo. Era solo una credenza, sì, ma intanto Ulac doveva affrontare la solitudine e l'emarginazione, nella vita si è marchiati una volta, lo si è per sempre. Anni fa aveva reagito ad un ragazzino che lo infastidiva e colto da una rabbia cieca, lo aveva quasi mandato in coma, ora tutti lo vedevano come violento e aggressivo e nessuno voleva saperne di lui. Nonostante le dicerie, questa sfacciata le si era piazzata davanti e le aveva chiesto di diventare amici. Era sola anche lei, era appena giunta da molto lontano e tutti la evitavano, si pensava che venisse da un altro mondo, addirittura. A Ulac non importava nulla, lei non aveva dato ascolto alla gente e lui non voleva essere da meno. Furono anni felici per i due giovani, si incontravano sempre, si difendevano l'un l'altro ed era nata una fiducia solida. 
"Tutti dicono che sono cattivo, tu no, perchè?" Chiese un giorno Ulac, dopo essersi fatto coraggio. 
"Perchè ti conosco e so che non sei il mostro che dipingono, ma sei un gran tenerone." Disse lei facendogli la linguaccia.
"Ehi, allora torno a fare il mostro." Rispose lui abbozzando una faccia corrucciata.
Entrambi scoppiarono a ridere. Erano felici, solo loro due, un duo spensierato che ancora doveva conoscere la crudeltà del mondo.
Un giorno lei arrivò tutta sorridente e esclamò:
"Hai una forza straordinaria, Ulac, dovresti usarla, dovresti fare uno sport."
Gli diede un volantino dove c'era un' offerta per concorrere ad un torneo in città.
"Non saprei..."
"Dai dai." Disse lei spingendolo.
I due si diressero al luogo della competizione e dopo aver iscritto Ulac, lei si mise in prima fila, pronta a sostenerlo.
Mentre attendeva il suo turno, il ragazzo era nervoso, temeva che qualcosa potesse andare storto e che il mostro violento dentro di sé potesse tornare alla carica, ferendo qualcuno.
"Ulac si presenti sul ring." 
Al richiamo dell'annunciatore Ulac salì sul ring, un po' titubante. Il pubblico, a parte Eris, era tutto contro di lui e arrivarono a lanciargli anche della frutta marcia.
"Non farci caso, combatti e fagli vedere!"
Le parole della ragazza lo spronarono e al gong schivò agilmente gli attacchi del suo avversario e poi con un solo pugno lo atterrò. Niente, non successe più nulla, Ulac aveva vinto e senza infierire, aveva trattenuto quel mostro, lo aveva sconfitto e tutto grazie ad Eris.
Il torneo proseguì e man mano che i giorni passavano, il giovane "mostro" si guadagnava il rispetto e la simpatia del pubblico, anche grazie alle sue innate doti di combattente. 
Fu il giorno prima degli ottavi, Ulac chiese ad Eris di raggiungerlo nel solito posto: un angolo di prato dove fiorivano sempre dei bellissimi fiori azzurri e il rumore del ruscello lì vicino donava un senso di pace.
"Ti ringrazio." Disse lui inginocchiandosi davanti a lei.
Eris lo squadrò, rise e lo alzò a fatica, poi sussurrò:
"Grazie a te..."
I due si abbracciarono e rimasero così a lungo, l'uno nelle braccia dell'altra, non accorgendosi, però, che erano osservati.
Il ragazzo continuò ad avanzare nel torneo, fino a giungere nella finale, dove si doveva scontrare con il tipo che tempo fa aveva picchiato.
Il suo avversario temeva la forza di Ulac e cominciò a mettere in giro voci sulla violenza di quest'ultimo e sul suo poco autocontrollo, poi, astutamente, attirò Eris in un vicolo e cominciò ad infastidirla, tanto che lei si mise ad urlare. Ulac nel frattempo aveva ricevuto una lettera da parte di questo tizio, in cui diceva di volersi scusare con lui, e si era diretto nel luogo dell'incontro. Sentendo le grida dell'amica, corse in suo soccorso e senza pensarci due volte si parò davanti a lei, prendendo si un colpo allo stomaco. Ulac cadde in ginocchio, sofferente.
"Che c'è? Pensavi davvero che mi volessi scusare? Povero idiota." Il tipo cominciò a prenderlo a calci e pugni, ma a Ulac non importava e sperava solo che Eris fosse fuggita, ma lei si parò tra l'aggressore e il suo amico ricevendo uno strattone che le fece sbattere la testa. La poverina ci lasciò la vita nel colpo e Ulac fu colto da un istinto omicida, balzò sul suo avversario e lo riempì di pugni. I suoi occhi divennero bianchi, i suoi pugni duri come l'acciaio e un' aura nera lo avvolse completamente. Il frammento oscuro, il frammento di Dark Heart aveva preso piede nel suo cuore e il mostro era uscito fuori in tutta la sua ferocia.
Quando rinvenne, era coperto di sangue e scoprì che Eris non c'era più, l'altro invece era ridotto in fin di vita, preso dalla disperazione fuggì via. Andò nel loro posto felice, si buttò sui fiori che tanto adorava la sua amica, sporcandoli di rosso, e pianse, pianse come non aveva mai fatto prima. Angherie, gesti di scherno e parole orribili con lei avevano perso significato, ma ora che se ne era andata, tutto tornava a fargli male e a ferirgli il cuore.
"I legami sono per i deboli." Continuava a ripetersi in balia del dolore. "Se fossi rimasto solo, lui non sarebbe uscito...lui non mi avrebbe cercato."
Quella voce, infatti, quel richiamo dalle tenebre era tornato a tormentarlo, a chiamarlo a sé e ora per Ulac era l'unica strada percorribile. Nessuno lo avrebbe voluto nel suo mondo e la sua fama lo avrebbe cacciato da altri, perciò era meglio lasciarsi andare nelle braccia delle tenebre, nel grembo di Dark Heart. Attraversò il portale oscuro e giunse al cospetto di quello che poi avrebbe chiamato padre, guardò in giro e fissò gli sguardi dei suoi nuovi "fratelli", poi indossò la sua armatura, nascose il viso, si sedette e continuò a piangere in silenzio la sua dolce Eris. Col tempo l'oscurità lo corruppe completamente e il ricordo di lei svanì, come svanirono tutti gli altri, ma quelle parole rimasero marchiate a fuoco nel suo animo:
"I legami sono per i deboli."
Nessuno avrebbe mai più legato con lui e avrebbe spezzato chiunque credesse nel valore dei legami.
************
"E così...sei caduto....anche tu..." 
Una voce risuonava da dentro l'armatura, anche se da fuori non sembrava contenere qualcuno o qualcosa. 
Passi sferraglianti riempirono il silenzio del cimitero, il tizio prese Ulac e selo caricò in spalla, poi diede un occhiata ai suoi carnefici, aprì un portale oscuro e sparì nelle tenebre.
************
"Anche Ulac è stato sconfitto, a quanto pare abbiamo sottovalutato quei piccoli moscerini."
"Stanno diventando una spina nel fianco, sono gelosa..."
"Dubito che ci possano dare molti problemi."
"Dolore, non sento altro che dolore nel futuro..."
"Ne hanno messo un altro a nanna, eh? Anche io voglio il bacino della buonanotte."
"Senimo, sei inadeguato." Tagliò corto Menois.
"Come Assà ad una festa per bambini?"
"Silenzio!" Vadeid riportò l'ordine, poi lasciò la parola a Dark Heart.
"Figli miei, Emris ci ha dato un'altra spiacevole notizia, sono addolorato come voi per la perdita di un altro mio figlio, ma il nostro piano deve procedere. Nessuna azione avventata deve essere compiuta."
"Padre mio, purtroppo ti porto una spiacevole notizia. Tuo figlio, nostro fratello, Adnera, colto dalla rabbia..."
"Oh e io non c'ero...che peccato..."
Phegor fulminò l'altro con un occhiata, poi continuò.
"Per la perdita di Urliezca, si è diretto alla base nemica."
"Cosa?" Tuonò Vadeid. "Vado a riprenderlo personalmente!"
"No!" Ordinò secco Dark Heart. "Ormai il suo cuore è perso, andarlo a riprendere sarebbe inutile, lasciamolo fare."
"Ma..."
"Così ho deciso, ritiratevi. Tutti, tranne Phegor."
"Sì, mio signore." Disse sommesso Vadeid.
Gli altri scomparirono nell'ombra.
"Figlio, visti gli ultimi eventi, devo affidarti il compito di tenere sotto osservazione Sora."
"Sarà fatto padre." 
Quando Phegor se ne andò, un armatura varcò un portale oscuro posizionando Ulac sul suo trono.
"Ottimo lavoro...Asura."
Asura, senza neanche fare un cenno, si sedette al suo posto, in silenzio.
***********
"Sora, eh? Sarà interessante. Un aiuto inaspettato al mio piano. Eliminare i cavalieri, accrescere la discordia, sembra che quel ragazzino e i suoi amichetti mi stiano facilitando il compito. Forse fare leva su di lui e sul nuovo arrivato potrebbe essere la mossa giusta. Devo procedere con cautela, però, non posso permettere che le cose vadano come con Xehanort."
I pensieri di Phegor furono interrotti dalla comparsa di Assà.
"Oh che onore, il cavaliere della paura."
"So che hai una missione che riguarda Sora."
"Che fai? Origli le conversazioni? Che fratello dispettoso."
"Quel ragazzino è mio, solo io posso ucciderlo, quindi vedi di non farti strane idee." Assà puntò il keyblade alla gola del suo compagno con fare minaccioso.
"Va bene, va bene, tutto tuo. Anzi, ti preparo il terreno, fratello."
Il cavaliere scheletrico svanì senza rispondere.
"Interessante...spero che non mi deluderai, Sora. Ti sto servendo su un piatto d'argento la tua prima vittima."
Con un sorrisetto in volto indossò l'elmo e si avviò ad incontrare il giovane maestro keyblade.
 
 

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Capitolo 15
*** Il pianeta del tesoro ***


"Oggi fu il turno del cavaliere più ambiguo: Phegor, il dominatore del frammento dell'ossessione. Quando lo conobbi non mi sembrò un personaggio degno di nota e neanche troppo potente. In quanto a forza e poteri molti membri lo superavano e anche io, in prospettiva, avrei potuto facilmente sconfiggerlo. Però durante l'allenamento di oggi mi lanciò un sorrisetto strano, come se fosse soddisfatto di me. Non poteva certo essere per la sessione, in fondo non avevamo fatto nulla di particolare, c'era qualcos'altro. Passò non molto tempo prima di parlarci a tu per tu. Mi chiese se conoscevo il piano del loro capo e mi chiese perché ero qui, le risposte che gli diedi lo fecero sorridere ancora, era ancora quel ghigno di approvazione. Non mi dava fastidio che ridesse, però mi incuriosiva e mi innervosiva non sapere certe cose. Il terzo incontro avvenne prima della cerimonia, mi raccontò il piano di Dark Heart per filo e per segno, mi disse del suo regno nella luce assoluta, poi mi si avvicinò e mi disse che insieme potevano cambiare le cose, io avrei ottenuto il mio mondo e lui ciò che desiderava. Quella notte ci pensai a lungo, non potevo certo continuare a combattere per una causa non mia e sicuramente il mio allontanamento avrebbe fatto saltare i piani, ma non ero ancora convinto."



Sora lesse stupito le poche righe che aveva di fronte, c'era forse dell'astio all'interno dei cavalieri? Qualcuno stava remando contro? Pare che la pulce nell'orecchio a Xehanort l'abbia messa questo Phegor, forse avrebbe potuto condurre il ragazzo dai suoi amici.
"Questo Phegor potrebbe dirmi qualcosa su Riku e Kairi."
"Gauwsh Sora, non è per frenare il tuo entusiasmo, ma siamo sicuri di poterci fidare? Stiamo parlando di Xehanort e di chissà quale personaggio."
"Ma non hai sentito, anche quel tipo rifiuta i piani di Dark Heart, forse è sotto il suo controllo e non può ribellarsi. Tu sei d'accordo con me, vero Paperino?
"Aw, Sora, mi dispiace, ma questa volta concordo con Pippo."
"Lo sapevo...siete sempre i soliti pessimisti, begli amici che siete."
"Sora..."
Paperino fu bloccato da Pippo, che scosse il capo. Sora intanto si era ammutolito, ma quei malfidati non avevano spento le sue speranze, doveva incontrare Phegor, ma in che modo? Forse doveva chiedere a Xehanort, forse il vecchio aveva mantenuto i contatti in segreto. Così prese una decisione, quando Pippo e Paperino non potevano sentirlo, avrebbe contattato il maestro per saperne di più.
Nel frattempo erano sbarcati in un nuovo mondo, un luogo abbastanza ostile, circondato per lo più da verde, piante strane, burroni e grosse rocce.
"Chissà dove siamo finiti, ora?" Disse Sora meravigliato.
"è un posto strano, chissà se ci vive qualcuno qui."
"Apfui, ma perchè Xehanort ha scelto posti così inospitali per nascondere il suo diario?"
"Ayuk, Paperino, non c'è miglior posto di un posto sconosciuto, per nascondere un tesoro."
"Apfui, zitto tu."
"Be, da qualche parte dobbiamo pur cercare, no?" Chiese Sora.
"E dove? Sotto una roccia?" Replicò il mago.
"Voi chi siete?"
I tre amici si voltarono di scatto, dietro di loro c'era un ragazzo, aveva più o meno l'età di Sora, capelli neri, una canottiera vere e un piccolo codino. Era accompagnato da uno strano robot dall'aria bizzarra.
"Vedi che c'era qualcuno." Disse il maestro keyblade con aria saccente verso il papero. Poi si voltò verso il suo interlocutore e disse:
"Io sono Sora, lui è Pippo e l'imbronciato lì è Paperino. Tu, piuttosto, chi sei?"
"Siete dei pirati?"
"Dei pirati?" A Sora venne in mente la faccia di Jack e scosse la testa. "No, no."
"Be, l'aria non l'avete e allora perchè siete qui?"
"Stiamo cercando un diario, mi serve per ritrovare i miei amci." Ribatté Sora. "Ora ci dici chi sei?"
"Io sono James, ma puoi chiamarmi Jim, e questo è BEN."
"Piacere, a proposito sapete qualcosa di un diario strano?"
Jim e il robot si guardarono, poi si voltarono verso Sora e scossero la testa.
"Oh, peccato." Disse Sora sconfortato.
Dei rumori interruppero la conversazione.
"Sono loro, dobbiamo andare, seguitemi!"
"Loro chi?"
"Dopo vi spiegherò."
Sora annuì e non fece altre domande e seguì Jim.
Attraversarono una radura e si addentrarono in un'insenatura rocciosa. Umida e piena di stalattiti, era una casa piuttosto inospitale.
"Voi abitate qui?" Disse il giovane keyblader abbassandosi di continuo per evitare di sbattere la testa.
"Certo che no, ci stiamo nascondendo."
"E da...mhmh"
Qualcuno aveva tappato la bocca a Sora e gli aveva puntato una spada alla gola. Paperino e Pippo scattarono subito, pronti a colpire.
"Non vi muovete voi due, o il vostro amico finisce male. Allora Jim, chi sono?"
"Non sono pirati, questo è certo."
"Allora non state cercando il tesoro?"
Sora scosse la testa, la donna lasciò la presa sulla bocca, ma non sulla gola.
"Allora che?"
"Un diario, mi serve per ritrovare i miei amici."
Sora poté voltarsi e squadrare la sua assalitrice: una donna dalle sembianze feline e con indosso un vestito da capitano di nave.
"Allora, ci volete raccontare qualcosa?" Disse il castano, piuttosto confuso.
"Bene, sedetevi." Replicò Jim.
I tre si sederono lì vicino e ascoltarono l'appassionante avventura del ragazzo e della sua stramba combriccola.
Lui era un abitante di Montressor a cui uno strano tizio fece un dono: un globo metallico. Questo globo doveva essere protetto dalla minaccia dei cyborg, ma Jim non capiva il perchè, fino a quando una sera, sotto attacco, non si rifugiò nel laboratorio di Doppler, uno strambo dottore di aspetto canino. Il globo in realtà era la mappa per il pianeta del tesoro, il tesoro del capitano Flint. Jim e Doppler decisero di partire a bordo della nave di Amelia, alla ricerca di quel tesoro. Purtroppo non sapevano che Silver, il cuoco di bordo e anche un cyborg, aveva in mente di ammutinarsi e prendere il controllo, insieme al suo sottoposto Scroop, un essere simile ad un granchio. I loro intenti riuscirono, grazie a delle strane creature nere, invocate da uno strano tipo in armatura apparso sulla nave. Così Doppler fu fatto prigioniero e Jim e Amelia riuscirono a fuggire. In questo posto, poi, incontrarono BEN, ex membro della ciurma del leggendario Flint.
"Quindi siete stati attaccati da delle creature nere, eh? Dovrebbero essere heartless, voi che dite?"
Paperino e Pippo annuirono.
"E quel tizio in armatura è sicuramente qui per me."
"Lo conosci?"
"è uno di quelli che hanno rapito i miei amici."
"Capisco." Rispose Jim.
"Bene, allora vi aiuteremo a trovare il tesoro."
"Voi fareste questo per noi? Ma ci conoscete appena."
"Be tu ci hai salvato da quel Silver, giusto? Era lui che ci inseguiva, vero?"
"Credo di sì." Disse il ragazzo.
"E noi possiamo proteggervi dagli heartless, grazie a questa."
Sora invocò il suo keyblade di fronte ai tre, che rimasero a bocca aperta.
"Be, allora? Che si fa? Andiamo?" Disse il papero impaziente.
"Gauwsh, Paperino, i tesori ti mettono fretta?"
"Apfui."
Tutti risero di gusto di fronte alla sfuriata del mago.
************
"Questi cosi sono davvero fenomenali, come hai detto che si chiamano?"
"Heartless, sono creature assai interessanti."
"Credi che ci condurranno al tesoro?"
"Certo, gli heartless sono ossessionati dai cuori e dove c'è un tesoro, c'è un cuore desideroso di ottenerlo, giusto? Ci porteranno dal ragazzo e quindi al tesoro."
"Al ragazzo? Hai giurato che non gli farai del male."
"Oh, noto un attaccamento. Non sono affari miei, comunque. Come promesso il ragazzo non sarà toccato, ma il suo amico con la chiave è mio."
"Prendilo pure, non mi interessa. Scroop!"
"Sì, Silver?"
"Dove sono diretti i nostri avventurieri?"
"Ad ovest, capitano."
"Eccellente, andiamo!"
L'uomo in armatura si discostò dal gruppo.
"Povero sciocco, gli heartless divoreranno sia lui che quel ragazzo, la loro ossessione sarà la loro rovina. L'unico che mi interessi veramente sei tu Sora, tu sei la chiave, tu e il tuo amico Riku.
************
"Cinque luci, tredici oscurità. Il mio ritorno si avvicina. Tra poco potrò uscire da questa tenebra e rivedere la luce. Oh Kingdom Hearts, dimmi, dimmi quanto ancora dovrò soffrire? Sono stato l'ombra di me stesso troppo a lungo, forse non avrei dovuto distruggere il Xblade, forse non avrei dovuto...Sì, sì, dovevo colpirli con tutta la violenza possibile, ucciderli con la crudeltà più cieca, ma poi? Cosa ne sarebbe valso? Avrei macchiato il mio cuore, avrei infranto la promessa. Dovevo agire così, anche se poi non è valso a nulla, dovevo. L'ho fatto per te, mio allievo, non per l'umanità, per te, amico mio."
I pensieri confusi di Dark Heart riempivano la sala, il contrasto tra le oscurità presenti nella sala e il contatto con le altre undici e con le luci, gli causava uno squilibrio emotivo, in fondo era rimasto con solo un sogno e un obbiettivo per così tanto tempo, che ora provare sensazioni vecchie gli dava alla testa. Come l'altra volta aveva avuto accesso al cuore di un suo figlio, di Ulac per la precisione. Aveva scandagliato fino a ciò che bramava e aveva visto la violenza dell'uomo, degli allievi del suo amico, di quei Foretellers, che ciechi, avevano portato orrori e distruzione. Il loro maestro si fidava di loro, più di ogni altra cosa e loro lo avevano tradito, deluso. Da lì aveva compreso che il suo amico si sbagliava, che doveva portare a compimento la sua visione e la violenza dei tempi a venire non gli aveva certo fatto cambiare idea. Solo una persona era riuscita a convincerlo, a persuaderlo a dare al mondo un'altra possibilità, ma se l'era giocata ed ora non c'era altra via: la luce avrebbe dominato con la forza, la sua forza.
*****
Uscirono dalla grotta dove si erano rifugiati. Il sole era appena sorto e con i suoi caldi raggi illuminava il paesaggio circostante. La loro meta era il luogo dove era nascosto il tesoro e secondo le informazioni raccolte doveva trovarsi in cima ad una rupe, verso Ovest.. Il gruppetto si mise in marcia, attento ad ogni minimo rumore o sussurro, SIlver e i suoi potevano trovarli in qualsiasi momento e dovevano essere preparati, inoltre l'uomo in armatura che li accompagnava inquietava non poco il keyblader. Attraversarono un valico tra due alte montagne, una gigantesca distesa verde, una palude e persino un folto bosco e infine giunsero nel luogo designato dalla mappa. Il viaggio fu, stranamente, privo di ostacoli, se non quelli che la natura poteva porre davanti. Di heartless neanche l'ombra e dei pirati nessuna traccia, forse era stato tutto troppo facile.
"è questo il posto, dunque?"
Jim annuì e si incamminò sulla cima della rupe. Mentre avanzava i battiti del suo cuore aumentavano, il respiro si affannava, le mani gli tremavano. Aveva vissuto un'avventura grandiosa, conosciuto persone straordinarie e visitato posti inesplorati, ma ora tutto si stava per concludere, tutto finiva su questa rupe. Quei pochi metri gli sembrarono interminabili, deglutì un numero indefinito di volte, e finalmente arrivò in cima. Ci mise qualche minuto prima di realizzare che non c'era alcun accesso, nessun passaggio, nemmeno il benché minimo spiraglio dove poter entrare, solo un grosso, nero e profondo dirupo, il cui fondo era precluso alla vista. Jim cadde in ginocchio, il momento che aveva tanto atteso era solo una bugia, una sciocca bugia, non c'era niente. Non riuscì a trattenere le lacrime.
"Sono stato un idiota, come ho fatto a credere a una tale sciocchezza!"
Sora e gli altri lo sentirono gridare e corsero a vedere, trovando Jim in ginocchio e nessun accesso alla sala del tesoro, capirono cosa era successo.
"Quindi era tutta una menzogna..." Esclamò Amelia. "Non è possibile..."
Sora guardò i volti dei due sprofondare nella desolazione e nello sconforto, ma lui non ci stava, no, non potevano arrendersi così. Avevano lottato tanto per arrivare fin qui e ora? Abbandonarsi alla disperazione non era la soluzione. Si mise a cercare sotto ogni pietra, setacciò la rupe da cima a fondo e quando vide che non trovava nulla, ricominciava daccapo. Paperino e Pippo capirono al volo le intenzioni dell'amico e cominciarono anche loro a cercare.
"Cosa fate? Non c'è niente..."
"Non devi arrenderti, non ora che sei arrivato così lontano, questa è la tua occasione Jim. Se ti arrendi ora, non te se presenterà una migliore. Sono sicuro che il tuo cuore non ha perso la speranza, segui il tuo cuore." Disse Sora sorridendo.
Il ragazzo annuì e cominciò anche lui a cercare, mentre Amelia e BEN li osservavano.
"Cosa fanno?"
"Seguono il loro cuore..." Rispose Amelia.
In quel momento Jim notò uno strano incavo di forma sferica delle stesse dimensioni della mappa che aveva. Prese la palla e la inserì nel buco e uno schermo gli apparve davanti.
"Ragazzi, venite!"
"Hai trovato qualcosa?" Chiese Sora.
"Sì, ce l'abbiamo fatta, questo ci condurrà alla sala del tesoro, grazie Sora."
"Di nulla Jim, il merito è solamente tuo."
Insieme selezionarono l'opzione "Pianeta del Tesoro". Un forte scossone mise in allerta il gruppo, il pianeta si muoveva? Dalle profondità del dirupo emerse un enorme portone, chiuso a chiave.
"Come facciamo ad entrare?"
"A questo ci penso io." Sora invocò il suo keyblade e con un gesto della mano fece partire un fascio di luce che colpì la serratura. La porta fece un tonfo prima di spalancarsi di fronte ai loro occhi. Davanti a loro apparve uno spettacolo meraviglioso, montagne e montagne d'oro luccicavano e sembravano estendersi a perdita d'occhio.
"Entriamo, insieme." Furono le parole di Jim, ma delle creature comparvero davanti all'uscio. Erano una sorta di pirati completamente neri, avevano un cappello con un teschio in testa, un cinturone e degli stivali che arrivavano al ginocchio, inoltre possedevano un braccio robotico che poteva assumere qualsiasi l'aspetto di qualsiasi tipo di arma, da fuoco o da taglio.
"Heartless? Ma come?"
"Ecco le nostre guide."
Il gruppo si voltò e videro un tizio dall'aspetto di granchio, di colore rosso, con due ciuffi di capelli bianchi ai lati della testa, viso allungato, con due enormi occhi gialli e due poderose chele. Era affiancato da un tipo robusto, per metà robotico, per la precisione l'occhio, l'orecchio, il braccio e la gamba, indossava una giacca nera, pantaloni a righe verdi e rosse, un cappello dello stesso colore della giacca e in mano teneva una pistola.
"Così ci rivediamo, Jim."
Il ragazzo non rispose.
"Oh, non tenermi il broncio, ti ho fatto seguire, d'accordo, ma non avevo intenzione di ucciderti. Voglio solo prendere il tesoro e nessuno si farà male."
"Salve ragazzi, state bene!"
"Dottore! Come sta?"
"Oh, niente di rotto, non preoccupatevi."
"Sta zitto tu." Disse Scroop minacciando il prigioniero.
"Nessuno si muova e a nessuno sarà fatto del male. Tu Scroop rimani qui, io entro."
"D'accordo, Silver."
"Così tu sei Silver, eh? Fatti avanti e combatti!" Esclamò Sora.
"Non ora, ragazzo, ho da fare."
Quattro heartless si frapposero tra il maestro e il pirata. Sora stava per attaccarli, ma Scroop li minacciò che avrebbe fatto del male al dottore se non fossero rimasti ai loro posti.
"Vieni con me, Jim. Il tesoro è oltre questa porta."
"...."
"La mia non era un'offerta, lo sai."
"No, non verrò. Ti fermerò!"
"...se questa è la tua scelta. Prendetelo."
Le ombre accerchiarono anche Jim, che dovette arrendersi e guardare Silver entrare nella sala del tesoro.
"Bene, bene e ora che quel guastafeste se ne è andato posso fare a modo mio." Esclamò Scroop.
Spinse Doppler in mezzo agli heartless e disse:
"Uccideteli!"
"Ma il tuo capitano ha detto..."
"Ma il capitano non c'è, giusto?"
"Dannato."
Gli heartless attaccarono Sora e i suoi amici, ma il ragazzo con prontezza parò i colpi con un reflex, proteggendo tutti, poi li respinse indietro con uno scoppio firaga. Il globo di fiamme teneva a distanza le ombre, permettendo al gruppetto di riorganizzarsi.
"Jim, penso io a loro, tu ferma Silver."
Jim annuì. Sora trasformò il keyblade in un cannone e sparò un violento megaflare che aprì un varco, permettendo a Jim e BEN di raggiungere la stanza del tesoro.
"Amelia, porta in salvo il dottore."
E mentre Sora, passato in lanciafuoco, eliminava le creature oscure, Amelia e Doppler si misero al sicuro.
I loro avversari non erano molti, ma comunque erano pericolosi e resistenti. I loro bracci robotici potevano sia colpire a distanza, sia ferire nel corpo a corpo. Come se non bastasse il tirapiedi di Silver era sceso in campo, furioso.
"Incapaci, non vi si può affidare nessun compito."
Scroop balzava di roccia in roccia, percorrendo tutto il campo di battaglia e colpiva lesto con le sue possenti chele. Sora, però, riusciva a schivare i colpi prontamente, anche se non riusciva a contrattaccare. Gli heartless infatti si richiudevano immediatamente a cerchio davanti al loro padrone.
Sora decise di ricorrere alla forza della fusione giudizio e grazie a Paperino, i suoi abiti cambiarono e il suo potere magico aumentò notevolmente. L'aura di fiamme che lo circondava si incrementò ancora e prese addirittura corpo, diventando una sorta di copia che combatteva da sola, e mentre Sora sparava proiettili magici a distanza, essa colpiva con la furia delle fiamme.
"Muori!"
Scroop tentò di colpire Sora alle spalle, ma la sua ombra infuocata lo protesse e il ragazzo poté bloccare il suo avversario con un antimaga, poi si fuse con la copia e concentrò tutta l'aura in una gigantesca esplosione. Gli heartless furono completamente spazzati via e lo stesso Scroop finì per cadere nel burrone.
"Ce l'abbiamo fatta." Disse Sora ansimando, prima di essere rimesso in sesto dall'energiga del mago che era tornato in forze dopo la fine dell'unione.
"Bene e ora andiamo da Jim." Fece Sora deciso.
I due annuirono e varcarono il portone.
***********
Silver avanzava in mezzo a tutto quell'oro, forse neanche l'intera nave sarebbe bastata a trasportarlo tutto.
"Mio...è tutto mio!" Rise e lanciò una manciata di monete in aria.
"Oh sì, tutto tuo. Peccato che non vivrai abbastanza a lungo da godertelo."
"Che cosa? Ma tu da dove spunti?"
"Pensavi che me ne sarei andato così? Te l'ho detto, io voglio il ragazzo con la chiave. Tu non mi interessi e ora mi sei solo d'intralcio."
"Co-cosa? Non puoi dire sul serio?"
"Tu e la tua ossessione per il tesoro...è stato così facile manipolarti, così come ho manipolato il tuo leccapiedi. Quel povero pazzo ha avuto la fine che meritava in fondo al burrone."
"Scroop è morto?"
"Esatto, aveva così tanta voglia di uccidere il tuo giovane amico, che ci ha lasciato le penne."
"Dannato! Ha avuto la fine che meritava. Ma Jimbo...come sta? Devo andare da lui."
"Oh, ma lui ti raggiungerà presto, in questa tomba d'oro."
"Tu, brutto!"
Silver attaccò Phegor con il suo braccio meccanico multiuso, ma quest'ultimo glie lo tagliò di netto con il keyblade e con un calcio lo fece cadere a terra.
"è giunta l'ora di salutarci..."
"No!"
Silver fu spinto via da Jim.
"Mi hai salvato, ragazzo?"
"..."
Jim si alzò senza rispondere e poi si rivolse al cavaliere dell'ossessione.
"Potrà anche essere stato un bugiardo, un vile, ma il mio cuore mi dice che lui è importante per me e questo lo devo a Sora!"
"Jimbo..."
Phegor rise di gusto, la sua risata risuonò quasi isterica.
"Sei divertente, ma sei comunque di intralcio. Muori."
Jim si preparava a ricevere il colpo, ma fu scaraventato via. Cadde in mezzo all'oro ferendosi mani e ginocchia, si voltò e vide Silver svanire sotto i suoi occhi. Prima di scomparire del tutto, il cyborg disse:
"Non battere la fiacca con le padelle, la prossima volta. Sono fiero di te, Jimbo..."
Poi svanì nel nulla. Jim non credette ai suoi occhi, Silver era morto e lui non aveva fatto nulla per impedirlo. Come quando il padre era fuggito senza che lui potesse fare alcunché, Jim si sentiva inutile, solo e distrutto dal dolore. Si chiuse in se stesso, scosso da tremiti, non aveva neanche un corpo su cui piangere.
"Ci teneva così tanto a te, mi ha supplicato di risparmiarti e si anche sacrificato per te. Peccato sia stato tutto inutile."
Il keyblade calò inesorabile, ma cozzò contro qualcosa.
"Cosa?"
Phegor fu respinto indietro e Sora si mise tra i due.
"Ora te la vedrai con noi!"
Il cavaliere sorrise, finalmente era al cospetto del tanto atteso Sora.
 Faccia a faccia, Phegor e Sora si guardavano immobili a qualche metro di distanza. Il cavaliere lo scrutava dall'alto in basso, cercava di capire come sfruttare al meglio quel moccioso che si trovava di fronte. Non aveva nulla di speciale, neanche quella chiave che brandiva con tanta fierezza era minimamente paragonabile alle loro, eppure lui e i suoi compagni stavano mettendo in difficoltà il suo signore e stavano agevolando il piano che stava architettando. Era riuscito ad attirarsi gli interessi di un tipo come Assà, ma anche lo stesso Dark Heart aveva rinunciato ad ucciderlo. Quale poteva mai essere il segreto della sua forza?
"Così tu sei Sora, il ragazzo fantasma, il sopravvissuto."
Sora rimase perplesso, non capiva a cosa alludeva con "il ragazzo fantasma" e soprattutto voleva comprendere perchè Jim era chiuso in se stesso e che fine aveva fatto Silver.
"Che stai dicendo? Chi sei? E cosa è successo a Jim e Silver?"
"Calma ragazzo, non c'è bisogno di agitarsi a quel modo, una domanda per volta. A quale tieni di più? Sapere cosa è successo a quel giovane o conoscere le sorti dei tuoi amici? Sappi che risponderò ad una sola domanda."
Phegor aveva gettato la rete, la sua richiesta aveva messo in crisi il ragazzo.
"Ora vedremo da cosa sei più ossessionato..." Pensò beffardo.
Sora intanto era rimasto spiazzato dalla domanda e fissava il suo avversario con occhi persi. Guardava un uomo alto intorno al metro e settanta, di corporatura asciutta e un'armatura molto scarna. La corazza era di un colore violaceo, molto scuro, e sembrava come imprigionata dalla miriade di catene che la attraversavano: alcune si attorcigliavano attorno ai suoi gambali, altre ai suoi bracciali e sui pettorali formavano una sorta di "x". L'elmo era anche esso privo di decorazioni di spicco, un casco semplice, simile a quello che indossava Vanitas, solo che era di un argento che si intonava con i legacci che aveva sul corpo. In mano stringeva il suo keyblade avvolto dalle catene, queste ultime andavano a ricoprire l'impugnatura e l'intera lama, mentre le punte completavano la chiave.
Il silenzio del giovane durò qualche istante, mille pensieri si affollavano nella sua mente, ma la priorità era capire cosa era successo a Jim in quel momento, così esternò il suo quesito:
"Voglio sapere cosa è accaduto qui prima del mio arrivo."
"Bene, a quanto pare accantoni il vecchio e pensi al nuovo...interessante, molto interessante..."
"Non sto accantonando nessuno! Ora parla o ti costringerò con la forza!"
Innervosito dall'atteggiamento del suo avversario, Sora si mise in posizione di battaglia, il suo sguardo trasmetteva tutta la sua furia.
"Non ci scaldiamo, ti racconterò tutto. Avevo intenzione di eliminare il pirata una volta giunti qui e il ragazzo con lui. Il mio unico obbiettivo eri te,Sora. Loro mi erano solo d'intralcio. Purtroppo il mio piano è andato in modo diverso. Quel bamboccio si è messo in mezzo e l'altro lo ha salvato sacrificandosi...un gesto inutile, visto che dovevano morire entrambi, ma a quanto pare sei riuscito ad arrivare in tempo, Sora."
"Hai...ucciso...Silver...come hai potuto? Per Jim era come un padre! Sei un essere spregevole!"
In preda alla furia cieca, Sora si avventò sul cavaliere, ma con uno sgambetto fu atterrato e il keyblade nemico si piazzò a pochi centimetri dalla sua gola.
Phegor rise e rispose:
"Sora, Sora, sei uno sciocco. Ho fatto ciò che era giusto, ho eliminato ciò che era superfluo, come tu hai fatto quando mi hai chiesto cosa era successo qui. Hai eliminato i tuoi amici intrappolati nell'oscurità e ti sei fatto ossessionare dal dolore di questa inutile pedina di una scacchiera molto più grande. Sora sei cieco, non vedi oltre il tuo naso, devi aprire i tuoi orizzonti, devi escludere qualcuno dalla tua vita, non puoi preoccuparti di tutti."
"Sta zitto!" Sora colpì l'arma del suo aggressore, che volò via, balzò in piedi e tentò un nuovo assalto, nuovamente respinto.
"Tu non sai nulla, sei solo uno spregevole burattino di un essere spregevole, sapete solo infliggere sofferenza agli altri perchè li ritenete inutili per i vostri scopi. Non siete degni di possedere il keyblade! Io prometto che vi annienterò e vendicherò tutti coloro che avete fatto soffrire!"
Il giovane maestro era accecato dall'odio, ormai avevano fatto traboccare il vaso già stracolmo: i suoi amici, le persone che aveva conosciuto nei suoi viaggi, il suo cuore, il suo mondo, volevano portargli via tutto e lui non poteva permetterlo. Lo scopo di Dark Heart non poteva essere giusto, non c'era nulla di sensato e buono in quello che stava facendo. In quel momento la risposta a tutti i suoi quesiti gli fu chiara: doveva annientarli tutti, dovevano scomparire, doveva cancellare i loro cuori. Se prima non era sicuro, se prima aveva vacillato, ora non ne aveva più motivo, la loro rovina sarebbe stata la sua ossessione.
Phegor avvertì che il ragazzo era ormai caduto nelle sue trame, aveva il pieno controllo sulla sua oscurità e d'ora in avanti avrebbe fatto quello che lui gli avrebbe ordinato. Non c'era quindi più motivo di rimanere, aveva raggiunto il suo malvagio scopo ed era pienamente soddisfatto del suo risultato. Mancava solo il tocco finale, una sorta di test per verificare le potenzialità del suo nuovo burattino. Dopo aver evitato l'ennesimo assalto, si teletrasportò grazie ad un portale oscuro vicino al corpo scheletrico di un pirata.
"Osserva, Sora, questo è ciò che rimane di Flint, il pirata che ha accumulato tale fortuna, ora io sto per farlo tornare in vita grazie al cuore di quel tale Silver. Preparati, questa sarà la prova finale."
Il cavaliere invocò dall'oscurità il cuore del cyborg e grazie al suo potere lo imprigionò nello scheletro, che fu rivestito da un aura nera e l'emblema degli heartless comparve sulla sua pancia.
"è giunto il momento di salutarci, Sora. Ti lascio al mio giocattolo, vediamo cosa sai fare. Mi raccomando, non morire, voglio rincontrarti."
E con una risata beffarda si dileguò in un corridoio oscuro. Il ragazzo provò ad inseguirlo, ma l'ombra gli si parò davanti e con la sua spada lo respinse indietro. L'oscurità aveva reso quel mucchio di ossa un essere dalla forza sovrumana: aveva un volto da rettile, una bandana sulla testa, un petto muscoloso e nero come la pece, un paio di pantaloni strappati e delle zampe mostruose con poderosi artigli. Infine brandiva la classica arma del pirata: una spada dall'impugnatura d'oro e la lama d'argento.
Sora si rimise in piedi e senza aspettare i suoi amici, partì nuovamente all'attacco, sempre in preda alla collera. L'ossessione di far fuori tutti quegli spregevoli individui lo aveva reso cieco e isolato da tutto il resto. Tentò un potente affondo, ma il pirata parò senza problemi e serrò le sue fauci intorno alla spalla del keyblader, poi, dopo averlo afferrato per la gola, lo schiantò a terra e tentò di finirlo con la sua lama, ma Pippo lo scaraventò via con una carica con lo scudo, mentre il papero curava l'arto ferito di Sora. L'heartless non ci mise molto a riprendersi, così Sora, che spintonando via Paperino, si avventò di nuovo sul nemico. Evitò il fendente e gli sparò contro un blizzaga, poi usò reflex per respingere un assalto dall'alto e dopo che il contraccolpo magico si era abbattuto sul suo avversario, lo colpì con una serie di aerocolpi, concludendo con giudizio.
"L'ho sconfitto!" Disse il ragazzo, ma un forte vento lo sbalzò via.
L'ombra aveva reagito e aveva evocato intorno a sé una tempesta di monete, che gli conferivano una difesa impenetrabile. Sora si buttò nuovamente alla cieca e fu di nuovo scaraventato a terra, nel frattempo Pippo e Paperino cercavano di trovare una breccia nella difesa dell'ombra, ma nulla da fare. Avrebbero potuto colpirlo con un drive congiunto, ma Sora era troppo ossessionato dal suo obbiettivo da non ragionare e questo stava mettendo in serio pericolo le vite di tutti e tre.
"Sora devi reagire, non puoi continuare così, ci ucciderà!"
"Sta zitto, io devo annientarlo, devo annientarli tutti!"
La catena regale mutò in due pistole che il ragazzo usò contro la barriera impenetrabile, ma nulla, i colpi tornavano indietro e per poco non lo ferivano. L'ombra, nel frattempo, decise di scatenare tutta la sua forza e intrappolò i tre in un tornado di monete, che esplodendo li scaraventò violentemente a terra. Era finita, l'ombra lo sovrastava, per Sora non c'era più scampo, la sconfitta era inevitabile.
"Mi dispiace..." Disse, prima che il fendente si abbattesse su di lui.
**********
Dolore, nient'altro che dolore, ormai il cuore di Jim non avvertiva che quello, un lancinante dolore. Aveva perso tutti coloro a cui si era legato: prima suo padre, ora Silver. Entrambi se ne erano andati, lo avevano lasciato solo, lo avevano abbandonato. Erano delle persone spregevoli, come avevano potuto lasciarlo solo? Perché suo padre era partito? Perché Silver si era sacrificato? Non potevano rimanere con lui? Bastava che uno dei due non lo lasciasse, bastava quello e magari ora non si sentirebbe così...male.
Un turbinio di pensieri affollavano la mente del ragazzo, che passò dal dare la colpa agli altri, ad incolparsi per aver fallito.
Sì, a chi voleva darla a bere? Tutti sapevano, era tutta colpa sua se suo padre era partito per non tornare. Lui non era stato all'altezza di essere suo figlio, di meritare la sua compagnia. Non era stato in grado di fermarlo. E con Silver? Forse doveva seguirlo, fare come lui, farsi ossessionare dal tesoro e forse non avrebbe perso neanche lui. Se fosse rimasto al suo fianco e non si fosse ribellato avrebbero combattuto insieme il carnefice che se l'era portato via. Invece si era opposto, lo aveva abbandonato e lui era caduto nella trappola e salvarlo non era valso a nulla, perché alla fine, così come fu con suo padre, anche lui se ne era andato per colpa sua.
Il dolore lancinante aveva preso forma, si era modellato, ora era umano, camminava, parlava, ma chi era? Ora lo vedeva, la nebbia si era dissolta, il suo dolore era lui stesso e le sue scelte sbagliate, la sua inutilità. A cosa serviva? A nulla, solo ad allontanare le persone a lui care, forse, se quel tipo l'avesse ucciso non sarebbe stato così male, avrebbe estinto la causa delle sue sofferenze, sarebbe scomparso portandosi con sé il dolore. Però qualcuno lo aveva salvato, un nuovo amico era giunto in suo soccorso e aveva onorato il sacrificio di Silver. Già, Silver si era sacrificato per lui, perché lui sopravvivesse e stava buttando tutto e grazie a Sora, ora, aveva una nuova chance. Stava per prendere un'ennesima decisione sbagliata, ma stavolta gli è stata concessa una cosa che prima mai nessuno gli aveva donato: una possibilità.
Alzò lo sguardo e lo vide: un mostro nero stava per uccidere il suo salvatore. Non poteva permetterlo, grazie a lui poteva ancora mantenere alto l'onore di Silver, tenere alto l'onore di un grande uomo. Prese la prima cosa che aveva a tiro e la scagliò contro l'heartless colpendo la sua arma e deviando il colpo. Il mostro, infuriato, si avventò su di lui, ma Pippo con il suo scudo si mise in mezzo e bloccò il colpo, poi Paperino rimise in sesto Sora.
Il keyblader si rialzò in piedi e guardò il suo salvatore, fissò Jim negli occhi e vide una persona nuova, in lui c'era la gratitudine. Così nella sua mente riaffiorarono ricordi, volti di persone che aveva conosciuto, i cui volti erano incisi sul suo cuore e sulle loro facce c'era stampato un sorriso. Tutti lo guardavano e gli dicevano:
"Grazie, Sora."
Allora capì: tutti i nemici che aveva sconfitto, tutti quegli esseri che aveva combattuto gli avevano dato qualcosa, gli avevano permesso di aiutare tante persone e di farsi molti amici, quindi di rafforzare il suo cuore. Farsi ossessionare dalla distruzione lo avrebbe portato all'oscurità, gli avrebbe fatto dimenticare per cosa combatteva veramente, ma grazie a Jim e al suo gesto se l'era ricordato, lui, Sora, combatteva per i suoi amici, per il loro sorriso e quello era la sua unica fonte di forza. Guardò Paperino, che comprese al volo ed entrarono in giudizio, poi lanciò su di sé un aeroga e si buttò a capofitto sull'ombra. L'heartless venne sbalzato via, ma rialzandosi riattivò il tornado in sua difesa. Ora, però, Sora sapeva come fermarlo, sapeva come annullare quella barriera. Lanciò una serie di aeroga verso il suo nemico cercando di annullare i tifoni a vicenda e il suo piano andò a buon fine. Il tornado di monete scomparve, lasciando il pirata scoperto al colpo finale di Sora, che con una turbolenza sconfisse il mostro, liberando il cuore di Silver. Una sorta di spirito apparve dal cuore del pirata.
"Sono orgoglioso di te, ragazzo. Va e vivi come ti comanda il cuore, tu solo ne sei in grado, lo so."
Poi scomparve nell'oscurità.
Jim annuì con gli occhi gonfi di lacrime, mentre Sora gli poggiava una mano sulla spalla.
"Era una persona speciale."
"Sì, lui era mio padre."
****************
"Non è possibile...come ha fatto? Si è liberato dalle catene dell'ossessione? E in così poco tempo? Pensavo di avercelo in pugno, invece...be, poco importa, lo scontro con Assà è inevitabile ormai, come quello di Adnera. Ora devo solo trovare chi eliminerà i restanti guerrieri e poi finalmente otterrò quello che anelo dal mio primo giorno nella cerchia di Dark Heart!"
Rise soddisfatto e poi aggiunse:
"Ora tocca a te, Riku. Vediamo se anche tu sarai in grado di sfuggire alla mia rete, oppure ne rimarrai invischiato?"
Poi scomparve nell'ombra di un portale, diretto al castello a fare rapporto.
 *****
 
Doveva essere lì attorno, non poteva essere scomparsa, il pezzo della sua memoria era nella sala del tesoro, ne era più che certo. Continuò a guardare in giro, ispezionando ogni angolo, ogni cumulo, ogni oggetto che reputava familiare. Nel frattempo captava urla, strepiti e il cozzare di armi nelle vicinanze, probabile che infuriasse una battaglia a pochi metri e che i suoi amici ne fossero i protagonisti, ma un suo apporto non sarebbe stato di grande aiuto, quindi continuò la sua ricerca. Un rumore richiamò la sua attenzione, ma non ci fece troppo caso, poi ne avvertì uno simile poco dopo e poi sempre più forte a intervalli regolari. Una conseguenza della battaglia? Pensò BEN, ma la cosa risultava comunque anomala, non sembrava provenire dal luogo dello scontro, bensì dal pianeta stesso. Doveva sbrigarsi a trovare la sua memoria, solo essa gli avrebbe dato le risposte che cercava. Continuò a vagare per bel po' di tempo, fino a che qualcosa non gli cadde di fronte: era la cintura del suo ex capitano Flint. La prese tra le mani e notò un pezzo di carta appeso, lo aprì e con grande sorpresa trovò il pezzo della sua memoria. Stava per gettare l'involucro, quando un varco nero apparve di fronte a lui e ne uscì un tipo incappucciato.
"Chi sei?" Chiese il robot.
"Un amico. Ho trovato la tua memoria e te l'ho restituita, ora devi fare qualcosa in cambio..."
*********
Sora e gli altri si stavano dirigendo verso l'uscita, quando furono sorpresi da un rumore sordo.
"Cos'è?" Si chiese il ragazzo guardandosi attorno.
"Non so, ma credo sia meglio andarcene subito..." Rispose Jim.
Dopo qualche passo, il rumore si ripeté, ma stavolta più forte e più vicino.
"Che quel tizio abbia lasciato qualche altro heartless?" Disse il mago.
"Non credo, a quest'ora ci avrebbero già attaccato...il rumore sembra provenire dal terreno..."
La conversazione fu interrotta dall'arrivo di BEN.
"BEN che ci fai qui?" Domandò Jim.
"Dobbiamo andarcene! Ora!"
"Perché?"
"La stanza del tesoro del capitano Flint è una gigantesca trappola da cui nessuno ne esce vivo!"
"Cosa?!" Disse in coro il gruppetto alla notizia.
Neanche il tempo di realizzarla che un nuovo tonfo si alzò dal terreno, ma questa volta fu seguito da una forte scossa sismica, che per poco non fece andare tutti a gambe all'aria.
"Muoviamoci!" Gridò Sora.
In tutta fretta si precipitarono verso l'uscita, l'enorme porta, però, andava man mano chiudendosi e dietro di loro era apparso un gigantesco buco nero che iniziò a risucchiare tutto quello che c'era all'interno della sala. Man mano il terreno, formato dalla miriade di monete, cominciò a franare e la corsa si fece più impervia, visto che le monete andavano nel senso opposto. Mancava poco ormai, l'uscita si stava per chiudere e la voragine dietro di loro li aveva quasi raggiunti, in quel momento Sora si fermò.
"Che fai Sora?"
"Andiamo!"
"Non ce la faremo mai, di questo passo finiremo nel buco nero. Però ho un idea, ma dovete fidarvi di me!"
Gli altri annuirono e seguirono le istruzioni di Sora, mettendosi dietro di lui. Il ragazzo roteò il keyblade e lanciò verso il buco nero un megaflare, il contraccolpo diede la spinta necessaria ai cinque per fuggire un attimo prima che la porta si sigillasse per sempre e scomparisse nelle viscere del pianeta.
"Ce l'abbiamo fatta!" Esultò Sora, seguito dal resto della gang.
Tornati alla calma, il giovane maestro chiese:
"E ora Jim? Cosa farai?"
"Credo che mi arruolerò nella marina, voglio onorare la memoria di Silver e renderlo fiero. E voi?"
"Be..non abbiamo trovato nulla di quello che cercavamo..."
"Aspetta, forse ho io quello che vi serve." Intervenne BEN.
Il robot diede il pezzo di carta a Sora, come gli aveva chiesto quell'uomo misterioso.
Sora, Paperino e Pippo salutarono Jim e il robot e si diressero alla gummiship, finalmente potevano apprendere qualcosa di nuovo su Dark Heart e su come raggiungerlo.
***********
Una nuova riunione era appena iniziata, a parte Phegor, in missione, e Adnera, erano tutti presenti, pronti a ricevere nuovi disposizioni dal loro signore.
"Figli miei, rimangono solo due principesse da catturare e il nostro prossimo obbiettivo è Alice. Questa volta toccherà a te, Riku. In questa missione dovrai dimostrarmi la tua fedeltà e ad accompagnarti ci sarà Assà. Conto su di voi, figli miei."
Con queste parole la figura nelle tenebre sciolse la seduta e tutti si dileguarono tra le tenebre.
Riku si stava dirigendo al suo prossimo allenamento, quando il cavaliere della paura gli comparve davanti.
"Con te non avremo la stessa pazienza...ragazzino. Dopo il tuo allenamento partiremo, quindi preparati."
Il giovane dai capelli argentati rispose con un cenno del capo, poi varcò la soglia della sala degli allenamenti. Ad attenderlo c'era Senimo, il cavaliere della rabbia.
"Salve compare! Come ti va la giornata?"
Riku non rispose e si mise di fronte al suo avversario.
"Come siamo silenziosi, eh?"
"Ho una missione da svolgere, concludiamo in fretta."
"Gne gne gne...oh scusa, ero impegnato a farti il verso e non ho sentito."
Il ragazzo sapeva che quel tipo era solito fare giochetti del genere, ma era comunque difficile trattenere l'ira, anche se era fondamentale che riuscisse a superare i suoi limiti, se voleva pensare di poterli sconfiggere in combattimento. In un vero scontro, cedere alle provocazioni di Senimo poteva rivelarsi letale.
"Allora che fai? Non combatti? Sono ansioso di vedere il tuo Rikuo arsenale." Disse il cavaliere sghignazzando tra sé e sé.
L'altro non perse più tempo e si precipitò all'attacco, ma fu prontamente fermato, respinto e atterrato.
"Sei troppo lento, amico."
Riku colpì il terreno con un pugno, si rialzò e tentò ancora, ancora e ancora.
Doveva trovare i punti deboli di ognuno di loro se voleva salvare Kairi e quale miglior occasione se non queste sessioni.
**************
"Come è andata con il ragazzo?"
"Non è male, ma ne ha di strada da fare..."
"Tsk, dubito che possa arrivare al livello del suo predecessore."
"E quando mai sei sicuro di una cosa, Menois? Aspetta, aspetta, non dirmelo...ci sono...ah ecco, neanche una."
"Non sei divertente, dovresti smetterla, fratello...quei tempi sono passati, ormai. è ora di guardare avanti."
"Dovunque guardiamo, il dolore ci accompagnerà sempre...quello che abbiamo perso è stato troppo grande..."
"Nah, neanche tanto...guardate il lato positivo."
"Sarebbe?" Chiese Menois.
"Ci siamo fatti una bella vacanza, eh?"
Il cavaliere del dubbio lo squadrò, poi si voltò e si ritirò nell'ombra.
"Dagli tempo, fratello....tornerà."
"Perché? è andato via? Ezranon? Fratello? Ma perché scompaiono come niente?"
*************
"Finalmente sono arrivato...padre...presto vedrai che sono degno del potere che mi hai concesso..."
Adnera guardava la torre davanti a sé, ansioso di dimostrare quanto valeva e di mettere alla prova la sua reale forza.
Uno scontro di proporzioni gigantesche stava per andare in scena alla torre misteriosa e il suo esito deciderà il destino di molti.
 

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Capitolo 16
*** Il prezzo del potere ***


Xehanort guardava fuori dalla finestrella, non aveva avuto modo di far visita al suo vecchio amico Yen Sid quando quest'ultimo si ritirò dalla carica di keyblade master, e ora aveva l'occasione di mirare il paesaggio che aveva scelto come sua dimora. Un' isola in mezzo ad un oceano di nuvole, una landa in mezzo al nulla, un posto isolato e solitario. Talmente piccolo che solo la torre ne occupava la maggior parte, mentre il resto era invaso da folti alberi sempre verdeggianti. C'era solo una piccola strada, per lo più nascosta da erba incolta, che portava ad una sorta di fermata per un treno. Un treno? Cosa l'aveva spinto a pensare ad un treno? Semplice: delle rotaie sospese nel vuoto erano visibili da quell'altezza e ogni tanto passava una locomotiva blu notte che non faceva fermate. Portava a Crepuscopoli, ne era sicuro, quando divenne Xemnas, aveva sempre scorto quello strano treno alla fermata della stazione. Eh sì, non aveva perso quello stupido vizio di sostare di fronte ad nuovo mondo, mirarlo, rimirarlo e scorgerne ogni minimo dettaglio, ogni sfumatura. Quando era più giovane gli piaceva assaporare il nuovo, farlo scorrere dentro di sé, farlo fluire nel suo cuore ed inciderlo a fuoco nella sua memoria. Ora, però, aveva altri interessi, conoscere e scoprire non erano più sue mire, ora pensava in grande, agiva in grande e di certo nessuno tra quegli sciocchi lo avrebbe potuto fermare. 
"Ti sei sistemato bene, vecchio mio."
Yen Sid non rispose, era solito non farlo, anche quando erano giovani, si teneva sempre in disparte, parlava poco e leggeva molto. Erano diversi, già da ragazzi, per Xehanort le esperienze dovevano essere provate sul campo, assaporate e vissute appieno, mentre per Yen Sid era diverso, posava sempre lo sguardo sui libri, fantasticava con delle parole piatte e vuote, ma quando leggeva faceva sognare intensamente i suoi compagni ed era come se evadessero da quella piccola landa montuosa ed esplorassero, non uno, ma dieci universi.
"Sono felice di aver avuto il modo di visitare questo posto, anche se le circostanze non sono delle migliori."
Il silenzio perdurava, Xehanort non aveva la minima intenzione di voltarsi a vedere se l'altro lo stava ascoltando, ma era curioso di conoscere il motivo per il quale lo stava ignorando.
Improvvisamente il vecchio dalla tunica blu si alzò dal suo scranno e disse:
"Ci hanno trovati!"
Xehanort nascose un sorrisetto malevolo.
"Allora te ne sei accorto anche tu."
"Non posso affrontarlo da solo, ho bisogno di te."
"Combatteremo di nuovo fianco a fianco, amico mio."
*******
Ad Adnera sembrò di essere finito in un' altra dimensione, fuori dal tempo e dallo spazio. Avevano scelto un bel posto dove nascondersi, aveva faticato molto a trovarlo, ma alla fine c'era riuscito ed ora quel piccolo mondo sarebbe scomparso insieme ai suoi abitanti. Tese la mano in avanti ed evocò il keyblade, poi fendette l'aria dall'alto verso il basso e portò l'arma lungo la gamba. La torre dinanzi a lui si spaccò a metà e le due parti caddero ai lati opposti infrangendosi sul terreno e abbattendo gli alberi che la circondavano. Il frastuono echeggiò in mezzo al nulla e un enorme polverone gli precluse la vista.
"Che bello spettacolo, non trovate?"
Pensavano di coglierlo alle spalle? Poveri sciocchi.
"Fai un po' troppo rumore."
Rispose il vecchio Yen Sid che nel frattempo era comparso alle spalle di Adnera.
Il cavaliere del potere si voltò, squadrò il vecchio mago e disse:
"E il traditore? Che fa? Si nasconde?"
"Adnera, da quanto tempo..."
Dal polverone comparve Xehanort, keyblade alla mano. Era diverso da quello che ricordava, quel keyblade era molto antico.
"Vedo che hai ottenuto un'arma molto antica, Xehanort. Sarà il trofeo che porterò al mio signore quando vi avrò eliminati."
"Partire con una certezza non è molto saggio."
"Non è una certezza, solo il vostro futuro prossimo." 
Detto ciò Adnera scomparve nella polvere.
"Fa attenzione, questo tipo è esperto di magia della terra." Disse Xehanort.
In quel momento il terreno cominciò a muoversi, come se fosse diventato elastico e mentre tremava sotto i loro piedi, iniziò a sollevarsi.
"Xehanort, guarda!"
Il vecchio maestro si voltò.
"Cos'è quel coso?"
Erano sulla schiena di un enorme drago creato dalla terra del mondo e sulla sua testa c'era il cavaliere.
"Io,Adnera, cavaliere del potere, vi distruggerò per mano del vostro stesso mondo."
Il mostro ruggì, ma i due non si fecero intimorire e Xehanort scagliò contro la testa un gigantesco megaflare.
"Novaflare!" 
La sfera infuocata colpì il muso della creatura, ma non andò oltre, Adnera la bloccò con una mano e la sollevò in aria, poi la fece implodere in un campo di forza, mentre il muso del gigante semidistrutto si rigenerava.
"Dove sono andati?"
I suoi avversari erano praticamente scomparsi, li cercò con lo sguardo, finché non avvertì un tremito. Si girò di scatto e si trovò a fronteggiare un enorme golem di pietra, creato da Yen Sid con le macerie della torre. Il mostro di roccia cominciò a prendere a pugni l'enorme drago, poi lo schiantò a terra.
Quest'ultimo si rialzò in fretta e passò al contrattacco, immediatamente bloccato. Il golem gli afferrò la testa, la staccò di netto e la schiacciò tra le mani, mentre il resto del corpo tornava a congiungersi con la zona. Il cavaliere saltò un attimo prima di essere colpito e con un pugno trapassò il colosso da parte a parte, facendolo disgregare in tante rocce prive di vita. Quindi trasformò il suo keyblade in una sorta di ali e atterrò dolcemente sul terreno, davanti ai suoi nemici. I tre si fissarono per qalche istante, poi il cavaliere scartò di lato per evitare un thundaga e Yen Sid evocò un reflexega per proteggere lui e il suo compagno da un meteror gigantesco. Xehanort lanciò gelo, che arrivò a ricoprire l'intera montagna che l'avversario aveva evocato in sua difesa. Yen Sid e Xehanort furono costretti a scartare di lato per evitare il blitz del cavaliere, che piombò in mezzo a loro. Insieme, poi, lanciarono un doppio firaga contro il guerriero, che li assorbì con un magnetega e li rispedì al mittente. Schivata la loro stessa magia, il mago invocò una pioggia di meteore, mentre l'altro le infuocò. Adnera fendette l'aria con il keyblade per spazzare via l'attacco, poi poggiò la mano a terra e grazie al suo potere creò una fenditura che spezzò a metà il piccolo mondo. I due keyblader saltarono per evitare l'onda d'urto e il loro avversario ne approfittò. Prima raggiunse Yen Sid, assunse una strana posizione e scagliò un pugno che il mago non poté evitare, finendo contro quel che restava della sua dimora, poi bloccò l'assalto diretto di Xehanort con una mano, lo lanciò in aria, saltò e, in rapida successione, gli diede una ginocchiata e poi lo colpì con un fendente scaraventandolo vicino al suo compagno.
"Tutto qui? Mi aspettavo di più da voi."
"è solo che il mio amico Yen Sid è un po' arrugginito, deve abituarsi a questi ritmi."
"Amico, sei tu che hai perso il ritmo, io stavo solo testando la forza di questo giovine."
"Allora siete sopravvissuti....be, meglio così, almeno avrò modo di fare sul serio." Adnera si voltò a guardare i suoi sfidanti e assunse la sua classica posizione di battaglia: si mise di profilo, divaricò leggermente le gambe, pose il keyblade all'altezza dell'elmo e l'altra mano a protezione.
"Credo che anche io dovrò mettere in campo la mia vera forza..." Rispose Xehanort, che indossò la sua armatura da battaglia.
"...sembra che dovrò tornare ad usarlo..."
Yens Sid schioccò le dita e da una nuvola di fumo apparve un grosso libro, il mago lo aprì e infilò una mano dentro. Il libro sembrò come risucchiarla, poi lentamente lo estrasse: keyholder che riportava un cappello da stregone, elsa decorata con delle stelle, lama che sembrava un oceano che si apriva e la punta aveva la forma di un libro.
"Il mio caro, vecchio stella antica."

Tutto quel potere...tutta quella forza, aveva pagato un prezzo altissimo per ottenerla e una vita nelle tenebre per svilupparla, ora era giunto il momento di provarla. Un vecchio mago e un traditore non potevano certo fermarlo, non sarebbero mai riusciti a reggere il passo con lui, Adnera, la vera essenza del potere. Quei poveri stolti gli stavano dando modo di accrescere il suo già alto livello di forza.
"Siete meno di un semplice allenamento per me. I maestri più forti mai esistiti? Non fatemi ridere, quando eri uno di noi, Xehanort, non eri neanche paragonabile al mio livello, e, da quello che vedo, il tuo amico non è certo più forte di te. Alla fine di questa storia avrete soltanto accresciuto la mia forza, niente di più."
"Caro Adnera, sei troppo sicuro di te, dovresti tenere più in considerazione i tuoi avversari, o potresti farti molto male."
Xehanort sorrise beffardo.
"Ridi finché puoi, traditore,presto l'unica cosa che proverai sarà sconforto e paura!"
Adnera fece un passo in avanti, caricò il pugno e sferrò un colpo stendendo il braccio. L'onda d'urto, evitata dai bersagli con un balzo, si infranse sulle macerie della torre, spazzandone via la maggior parte. I suoi avversari si portarono ai suoi lati e tentarono un attacco congiunto, ma il cavaliere fece scomparire il keyblade, poggiò le mani a terra e roteando i piedi li allontanò, poi con un balzo si rimise in posizione ed evocò degli spuntoni di roccia per trafiggerli. Yen Sid difese se stesso e il suo compagno con reflex, mentre Xehanort sparò dei proiettili oscuri in direzione del suo nemico. Il bersaglio sollevò il terreno generando una montagna, ma il mago lo raggiunse in cima e lo attaccò in un corpo a corpo. I due keyblade cozzarono in milioni di scintille e i due incrociarono gli sguardi. L'abitante dell'ormai ex torre misteriosa riuscì ad intravedere gli occhi del suo contendente: non erano ne colmi di odio, ne di rabbia, l'unica cosa che si scorgeva era la sete incommensurabile di potere, così grande che la vita stessa veniva posta in secondo piano.
Si respinsero a vicenda e quando furono l'uno di fronte all'altro, Yen Sid gli chiese:
"Sei arrivato fino a questo punto? Metteresti la vita in secondo piano?"
"Ho fatto molto di più, vecchio, ne ho stroncata una per il potere, la vita del mio migliore amico."
"E ne è valsa la pena?"
"Non sai quanto..."
Yen Sid rimase come pietrificato, uno strano senso di familiarità in quelle parole lo assalì. Dove le aveva già sentite?
"Il sapere richiede dei sacrifici, amico mio."
Quella frase lo trafisse come una lama affilata e il suo cuore gli si strinse. Ora aveva capito molte cose, ma ormai era troppo tardi.
Fu scosso dalle urla di Xehanort, che lo esortava a muoversi, ripresa la concentrazione, notò che il suo partner aveva bloccato un fendente diretto a lui. Lo ringraziò con un cenno e poi lanciò un blizzaga contro il cavaliere. Questo schivò agilmente, ma si accorse troppo tardi di essere finito in trappola. Aveva messo i piedi su un cerchio oscuro creato dal traditore ed ora era bloccato in una prigione di tenebra, che lo attirava verso il centro. Xehanort, nel mentre, trasformò il suo keyblade in ali e diede il via ad un incrocio sonico, Adnera rispose colpo su colpo, ma il posto in cui si trovava cominciava ad indebolirlo e i colpi si facevano sentire sempre più. Respinse l'ennesimo assalto ed evocò un magnete, che assorbì tutta l'oscurità, poi lanciò la sfera contro Yen Sid, che la tranciò di netto a metà. Xehanort tornò a terra ed evocò dal nulla una ventina di keyblade, che in un vortice impetuoso, si scagliarono contro il suo avversario.
"Reflex!"
Gridò l'altro, lasciando spiazzati i suoi sfidanti. I keyblade rimbalzarono come palline quando si infransero sulla barriera perfetta del cavaliere.
"Non ve lo aspettavate, eh?"
Adnera scattò in avanti e colpì Xehanort in pancia, poi lo atterrò con una gomitata, crepando in più punti la sua armatura. Yen Sid tentò di fermarlo con un thundaga, ma il guerriero fu più veloce, balzò all'indietro e lanciò verso il vecchio il suo keyblade. L'altro lo parò senza problemi, non intuendo i piani del suo avversario, che nel frattempo era comparso alle sue spalle, mentre quello davanti al mago si sgretolò.
"Una copia?"
"Io sono il signore della terra, stolto!"
Il cavaliere colpì con il keyblade il mago, che cadde in avanti, ma fu bloccato dal magnete di Adnera e sollevato in aria, per poi essere rispedito a terra da un potente calcio.
"Siete noiosi e patetici."
Non fece in tempo a finire la frase, che dovette respingere l'assalto di Xehanort. Il vecchio maestro sfoderò le sue doti di artista marziale, potenziando i suoi calci con il keyblade e incrementando la gittata dei suoi colpi con dei proiettili oscuri. Adnera, però, non diede cenno di affanno, anzi, rispose colpo su colpo, evitando agilmente gli attacchi a distanza. Bloccato l'ennesimo tentativo, scagliò un pugno a piena potenza che fracassò il pettorale dell'armatura di Xehanort e lo sbalzò lontano. Un attimo dopo accusò la magia di Yen Sid, un potente blizzaga, che gli congelò un braccio. Il cavaliere con calma imperturbabile, si strappò via la parte di armatura congelata, rivelando una muscolatura definita e asciutta, poi con lo stesso arto colpì il suo avversario. Approfittò del momento di tregua per togliersi anche l'altro bracciale e l'elmo.
"Questi non mi servono."
Adnera rivelò il suo volto: un uomo sulla ventina con capelli e occhi castani e una cicatrice lungo una guancia che terminava alla base del collo. Il suo sguardo era come l'aveva intravisto Yen Sid, colmo di brama di potere, una sete implacabile e insaziabile. La ricerca della forza lo aveva spinto a dimenticare tutto: amici, amore, gioia, dolore, salute. Esisteva una cosa sola: la forza, e lui doveva ottenerla, farla sua, diventare esso stesso la forza. Aveva dato tanto adito al potere esterno, che il suo cuore ormai non aveva più alcuna relazione, nessun legame. Era invincibile fuori, questo sì, ma forse si era indebolito dentro.
I suoi avversari non tardarono a ricomparire sul campo di battaglia, entrambi avevano cambiato stile di combattimento, entrambi erano diventati più forti: Xehanort era passato in frenesia oscura, mentre il suo compagno era attorniato da un aura che al cavaliere ricordava vagamente quella di Emris, una luce che veniva dalle stelle e da esse ne traeva lo splendore.
"Vedo che anche voi non avete fatto sul serio fino ad ora. Ottimo, vorrà dire che ora vi farò vedere il mio potere al massimo."
Il guerriero fu circondato da un aura dorata e il terreno sotto di lui cominciò a creparsi. Yen Sid e Xehanort capirono immediatamente che non potevano permettere al loro avversario di raggiungere il massimo della sua forza e unirono un novaflare di oscurità con un antima. La sfera di fuoco nero che fluttuava sulla testa del nemico si abbassò di punto in bianco e mentre l'antima bloccava il cavaliere e le fiamme, queste continuavano a bruciare come se fossero appena state create. Passarono diversi secondi e di Adnera nessun segnale e quando ritennero di averlo sconfitto, le fiamme si dissolsero e l'antimaga andò in mille pezzi, rivelando la forma più potente del dominatore della terra: mani e piedi, così come il corpo erano rivestiti da un'aura dorata, che aveva la forma di un drago con tanto di possenti artigli, mentre il volto era modellato come una sorta di testa da rettile sputa fuoco. Il keyblade invece era andato a piazzarsi sulla schiena a mo di ali. Adnera guadò entrambi e poi esplose tutto il suo potere, distruggendo la montagna su cui si trovavano, spazzando via alberi e macerie e creando un enorme cratere intorno a sé.
"Questo è il potere che ho raggiunto, ora fatemi vedere il vostro."
Detto questo assunse una posizione diversa dal solito: si ergeva su una gamba, mentre l'altra era piegata e il ginocchio arrivava al petto, le mani, invece, erano portate al volto e lasciavano intravedere ben poco.

 "Ricordate, la forza di un guerriero non risiede nel potere del suo keyblade, ne nelle magie che conosce, non dimenticatelo mai, il vero potere è nel suo cuore."
Le parole del suo maestro gli tornarono in mente in quel preciso istante, il perché non lo sapeva neanche lui, ma erano lì, fissate nei suoi pensieri. Eppure era in mezzo ad uno scontro, una battaglia violenta, perché proprio ora tali pensieri? Non ebbe modo di trovare una risposta che lo convincesse, i suoi avversari erano già partiti all'attacco. Adnera saltò e in spaccata allontanò i suoi assalitori, poi tornò a terra e roteò su se stesso con la gamba tesa. Quel movimento, apparentemente innocuo, generò un'onda d'urto circolare che coprì una vasta aera intorno al suo creatore, smuovendo terra, macerie ed alberi. Yen Sid fece in tempo a bloccarla con un reflexega, prima di essere sbalzato via, mentre Xehanort riuscì a saltare e, senza perdere tempo, piombò addosso al nemico, keyblade sguainato. L'altro bloccò il colpo con l'avambraccio destro e con una rotazione del busto sferrò un calcio al fianco del keyblader, sbalzandolo via. Yen Sid, nel mentre, non era certo rimasto a guardare e sopra la sua testa erano comparse delle fiammelle disposte a cerchio, il mago alzò il keyblade, ponendolo nel centro della circonferenza e i fuochi cominciarono a ruotare, ne venne fuori una sorta di portale di fiamme da cui ne uscì un enorme farfalla.
"Falena di fiamme!"
L'enorme insetto svolazzò contro il cavaliere, che però non ne fu affatto intimorito, anzi procedette immediatamente al contrattacco. Dal terreno fuoriuscì una bocca dalla forma di un drago, che fece di un sol boccone della falena e sparì nel terreno. L'anziano mago però non si arrese e intorno al suo nemico fece comparire quattro colonne di fuoco.
"Rituale della fenice, resurrezione della fiamma."
Le torri fiammeggianti si unirono sopra la testa di Adnera e formarono un volatile maestoso, che, spalancato l'enorme becco, si fiondò sulla preda. Il guerriero, allora, invocò un gigantesco magnete, che dopo aver assorbito le fiamme, le trasformò in un drago. Yen Sid dovette contrastare il suo stesso incantesimo con un potente blizzaga. Congelato il mostro, con il keyblade lo tagliò in pezzi e tentò di scagliarli contro il nemico, ma quest'ultimo prima bloccò alcuni pezzi a mani nude, poi in rovesciata colpì l'ultimo, scagliandolo contro Xehanort che sopraggiungeva. Il keyblader distrusse il blocco e sparò dei dardi oscuri, subito evitati dall'avversario, poi tentò di colpirlo con un incrocio sonico. Il cavaliere parò ogni singolo colpo, ma non riuscì a contrattaccare in tempo.
Stufo di stare sulla difensiva, decise di passare all'attacco e grazie alle ali spiccò il volo. I due ex fratelli si affrontarono in uno scontro aereo, senza esclusione di colpi, mentre Yen Sid tentava di dare man forte al compagno da terra. Xehanort fu rivestito da un aeroga, che lui stesso potenziò con l'oscurità, in questo modo avrebbero potuto contrastare l'aura solidificata del loro avversario.
Il cavaliere del potere sferrò un poderoso calcio, ma Xehanort lo bloccò con il braccio, poi tentò di abbatterlo con il keyblade, ma fu bloccato dall'altro con un braccio. Afferrato il keyblade, Adnera tentò di attaccare con un pugno, ma un fantoccio d'acqua apparve davanti a lui. Il pupazzo fece da ammortizzatore, mentre Xehanort faceva scomparire il keyblade e si spostava nel punto cieco del combattente. L'altro non era certo impreparato e respinse l'offensiva, ma quando stava per sferrare il contrattacco, ecco che riapparve quell'odiosa marionetta a bloccarlo.
Quel mago si stava rivelando più odioso del previsto e certo non si aspettava che quel vecchio traditore di Xehanort riuscisse a tenergli testa a quel modo, vista anche l'età avanzata. Doveva trovare il modo di attaccarli separatamente, o non sarebbe finita bene.
Respinse nuovamente Xehanort, ma questa volta non portò alcuna offensiva, si limitò a tornare a terra e a rimettersi in posizione di battaglia. I suoi avversari lo osservarono per un attimo, alquanto perplessi, poi decisero che era il momento adatto per colpire. Xehanort e Yen Sid trasformarono i loro keyblade: il primo in una sorta di cannone, l'altro in un arco.
Dalla bocca dell'arma da fuoco fuoriuscì una sfera completamente nera, mentre l'arco sparò un singolo dardo in cielo.
"Pioggia di meteore." Disse Yen Sid e dal cielo piovvero delle enormi sfere di luce che devastarono l'area circostante, nel frattempo la palla di oscurità era pronta e quando fu scagliata si infranse sul terreno in un'enorme esplosione nera.
"State cominciando a innervosirmi..."
Il mago si voltò di scatto, ma non fu abbastanza veloce, Adnera lo colpì con un calcio al plesso solare, poi lo afferrò per il collo, lo avvicinò al volto e gli diede una testata, facendogli cadere il cappello azzurro.
"Sparisci." Disse, lanciandolo via come un fuscello.
Nel frattempo il polverone si era dissolto e Xehanort fu alquanto sorpreso di vedere Yen Sid a terra.
"Ora tocca a te."
Il cavaliere era dietro di lui? Ma come? Sentì una mano perforargli l'armatura e penetrargli nelle carni. Un rivolo di sangue apparve sul volto del vecchio, nascosto dalla corazza.
"Una replica di terra, eh? Dovevo immaginarlo..." Affermò Xehanort con un filo di voce, prima di perdere conoscenza.
Il guerriero sfilò l'arto dal fianco del suo avversario e lasciò che si schiantasse a terra, poi atterrò vicino a lui.
"Spero tu non sia svenuto, Xehanort." Il guerriero prese la testa del suo ex compagno e gli tolse l'elmo.
"Che peccato, hai perso i sensi...e io che volevo vederti contorcere dal dolore mentre ti strappavo il cuore dal petto."
Poggiò la mano sul petto del suo nemico, gli occhi pieni di risentimento, il volto trasfigurato.
"Me ne farò una ragione..."
Stava per affondare il colpo, quando di colpo si bloccò. Riprovò, ma la mano si fermava sempre a mezz'aria, sospesa a metà tra lui e il suo obbiettivo. Tentò ancora, ma nulla. Poi sentì un qualcosa di caldo che gli bagnava la guancia, alzò la mano e si sfiorò il volto, stava...stava piangendo? Si scosse e cercò di affondare l'attacco decisivo, ma ancora niente. Batté un pugno a terra in segno di stizza.
"Che cosa mi prende!?" Urlò.
Poi, per caso, lo sguardo si posò sul volto del vecchio e lì capì tutto: lo stava facendo ancora, stava uccidendo per il potere, stava per far sprofondare sempre più nelle tenebre il suo cuore e stavolta qualcosa glie lo stava impedendo. Qualcosa o qualcuno non voleva che lui si perdesse completamente nell'oscurità, che svanisse per sempre. Si voltò e con grande stupore vide il suo amico di fianco a lui. Brillava di una luce accecante e aveva un sorriso stampato in volto.
"T-tu...come...."
"Non sono mai scomparso. Ero tuo amico, sapevo che qualcosa si stava impossessando del tuo cuore, avevo capito fin da quando il maestro mi ha affidato il keyblade che eri cambiato, non eri più l'Adnera che conoscevo, ma il burattino di quel Dark Heart. Ho pensato che la cosa migliore era che tu stessi lontano da me, ma quando ti ho rivisto, quando ho avvertito il tuo cuore, non ti ho riconosciuto e ho deciso di intervenire. A costo di sacrificare il mio corpo, ho passato il mio cuore nel tuo e sono rimasto nascosto nell'ombra fino ad oggi, cercando di trovarti in mezzo a quel pozzo nero che era diventato il tuo cuore e ora finalmente sono riuscito a ritrovarti, amico mio."
Adnera cadde a terra, le mani sul volto, gli occhi gonfi di lacrime e dolore.
"Io ti ho tradito e tu...tu....sei stato sempre al mio fianco...tutto questo tempo...io non sono degno di vivere!"
La sua aura dorata scomparve e il keyblade gli apparì tra le mani in un fascio di luce, lo girò verso di sé intento a togliersi la vita.
"No:"
L'amico lo bloccò nuovamente, è stata una mia scelta, se ti uccidi non potrai mai redimerti, devi fare la cosa giusta...devi sconfiggere Dark Heart."
Il cavaliere si ricompose, si alzò in piedi e si rimise l'elmo, poi aprì un portale oscuro e fece per andarsene.
"Sconfiggeremo Dark Heart, lo faremo insieme."
"Oh io non credo."
"Che cosa?"
Il cavaliere fu colpito da un keyblade apparso tra le tenebre, indietreggiò e cadde in ginocchio, le mani sul petto.
"Mi dispiace, fratello, ma tu devi seguire il piano."
Il cuore gli scoppiava, sentiva un dolore lancinante al petto, come se delle catene lo stessero stringendo in una morsa.
"Combattilo! Combatti la tua ossessione!"
Ma le parole del suo amico non gli arrivavano più, ormai le catene dell'ossessione avevano predato il suo cuore, l'unica scopo era il potere, l'unica via per ottenerlo era uccidere, ucciderli tutti. Sigillò il suo cuore e quello del suo ospite con il keyblade, si rivestì nuovamente con la sua aura dorata, ma essa mutò quasi immediatamente, assumendo un colore più violaceo.
"è giunta l'ora di morire..."
Quando fu pronto a sferrare l'attacco decisivo, notò che i suoi avversari erano scomparsi, li cercò con lo sguardo, poi fu raggiunto da una voce familiare.
"Finiamola qui, fratello."
Xehanort e Yen Sid erano di nuovo in piedi, pronti per l'ultimo scambio di colpi.
Il cavaliere balzò in aria e generò un enorme magnetega, che cominciò a tirare a sé ogni sorta di oggetto inanimato lì attorno. Macerie, alberi, sassi, tutto si muoveva e convergeva verso quella sfera, ammassandosi e ingigantendosi sempre più.
"La forza della terra, prendete il mio colpo più potente! Magnete bocca del drago!"
L'enorme sfera fu scagliata contro i suoi nemici, che risposero con una magia combinata: Xehanort evocò un enorme massa oscura che lanciò contro la palla di detriti, quest'ultima si aprì a mo di fauci di drago e la assorbì completamente, ma ad un certo punto l'oscurità cominciò a fuoriuscire da ogni dove, sotto forma di fumo nero.
"Che cosa?"
Il fumo assunse di nuovo la consistenza iniziale e grazie al potere di Yen Sid avvolse la sfera. Inglobata, questa si ritorse contro il suo precedente padrone, che, in preda alla disperazione tentò di fermarla con le mani.
Quando toccò il globo, uno dei suoi arti cedette, aveva subito troppi danni quando aveva perforato l'aeroga oscuro a mani nude e ora ne stava risentendo. Tentò in ogni modo di respingerla, ma niente, era troppo forte. In quel momento, in quell'ultimo istante, le parole del maestro che gli erano tornate in mente prima, assunsero un significato. Aveva sigillato il suo cuore e quello del suo compagno in preda all'ossessione del potere e ora, nel momento che ne aveva più bisogno, ora che aveva bisogno della forza, capiva che solo il cuore era in grado di dargliela nei momenti più critici. Riacquistata la ragione, si lasciò colpire dal suo stesso attacco, andandosi a schiantare al suolo, nel punto dove prima si ergeva la torre che aveva distrutto.
"Maestro...ora ho capito....amico mio....perdonami...ma io non sono degno di sconfiggere Dark Heart....non sono....abbastanza....potente."
Queste furono le ultime parole del cavaliere del potere, prima che le tenebre lo portassero con sé, in un mondo di oscurità....eterna.
 
La battaglia era vinta, ma a quale prezzo? La sua torre, la sua bella dimora era andata completamente in pezzi e il suo piccolo mondo devastato, però poteva tirare un sospiro di sollievo: era sopravvissuto. Il guerriero che avevano affrontato era di una potenza eccezionale e se non fosse stato per quegli attimi di esitazione, probabilmente sarebbero morti entrambi. Forse l'ago della bilancia della battaglia era volto in favore del loro avversario per la loro età avanzata, oppure gli anni non centravano? Forse erano questi keyblader ad essere nettamente superiori.
I pensieri vorticavano velocemente nella testa del vecchio stregone, si contorcevano in enigmi inestricabili un momento prima e si districavano come la più semplice delle soluzioni un attimo dopo. Improvvisamente qualcosa si accese nella sua mente, nei suoi ricordi riaffiorò lo sguardo di Adnera e quegli occhi che gli erano tanto familiari.
Si voltò a guardare il suo vecchio amico: era lì, in piedi di fianco a lui, un po' ammaccato e con un grosso squarcio su un fianco, rimarginato solo in parte. Quando era andato a trovarlo in prigione aveva visto nei suoi occhi la stessa fiamma di quella che c'era in quelli del cavaliere, lo stesso ardente desiderio. E ora? Ora era cambiato? Fissò quelle pupille gialle, le fissò come non aveva fatto mai prima d'ora e lo vide: quella fiamma non si era mai estinta, Xehanort stava tramando ancora e stava usando lui e i suoi allievi. Ma questa volta non avrebbe commesso lo stesso errore, questa volta lo avrebbe fermato, anche a costo di ucciderlo.
"Dimmi Xehanort, a cosa miri?"
Il vecchio maestro si destò dai suoi pensieri, si voltò e lo fissò dritto negli occhi.
"Secondo te?" Disse con un sorriso beffardo.
Non poteva più tirarsi indietro, non poteva esimersi dall'agire, non farlo sarebbe stato da sciocchi, i suoi allievi e quelli di Eraqus erano nuovamente in pericolo.
"Capisco, allora credo che dovrò..."
"Dovrai morire....mio vecchio amico."
Anche questa volta aveva agito con un secondo di ritardo, Xehanort aveva già compreso le sue intenzioni, oppure no? Forse voleva eliminarlo già da prima.
Xehanort estrasse lentamente il keyblade conficcato nel petto del mago, assaporava ogni rantolo del sua vittima e si crogiolava nel suo dolore.
"Non biasimarmi, ho promesso a me stesso che avrei visto l'alba della seconda guerra dei keyblade e così sarà. Nulla di personale, amico."
Yen Sid afferrò con le ultime forze la giacca del suo carnefice e con un filo di voce disse:
"Xehanort..mi dispiace...ho fallito...così come Eraqus...non sono...riuscito...a riportarti indietro."
Poi scivolò a terra, il volto intriso dalle lacrime, un ultimo respiro e poi il silenzio. Una luce dorato lo avvolse, lentamente il suo corpo si dissolse
nel nulla fino a che non rimase una macchia rossa sull'erba verde della torre misteriosa.
Xehanort guardò senza battere ciglio la scena, poi si poggiò su un masso lì vicino, aveva bisogno di riposare. Un sorriso si dipinse sul suo volto, la sua recita reggeva e ora con la dipartita di Yen Sid aveva il terreno spianato. Era sicuro che la sconfitta di Urliezca avrebbe portato a delle conseguenze e conoscendolo, Phegor avrebbe sicuramente approfittato di un occasione d'oro come questa. Ed ecco che si era presentato Adnera e con lui la scusa perfetta per giustificare l'assassinio del maestro di quegli sciocchi. Inoltre i cavalieri stavano cadendo uno ad uno e presto succederà l'inevitabile e lui ne avrebbe approfittato. Tutti i tasselli si stavano incastrando, il suo puzzle perfetto era ormai giunto alle fasi conclusive e a quel punto ne Sora, ne Dark Heart e ne nessun altro avrebbe potuto impedirlo.
I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di un nuovo personaggio, il vecchio non fu affatto sorpreso della sua presenza e lo salutò come un vecchio compagno.
"Asura, quale onore."
Il cavaliere della follia non rispose, spedito si diresse sul corpo di Adnera e se lo caricò sulle spalle, poi si voltò a fissare Xehanort.
Poteva sembrare solo un semplice spazzino, ma quel tizio emanava un'oscurità a dir poco tremenda e il maestro non si azzardò a muovere un muscolo. Sapeva che Asura non lo avrebbe attaccato di sua volontà, se una volontà aveva, e se non avesse fatto nulla di avventato se ne sarebbe andato senza battere ciglio e così fu. Il cavaliere si avviò verso il portale oscuro, sempre silenzioso, senza mai spiccicare la minima parola.
Il vecchio ebbe il tempo di fissare la sua armatura: spoglia, senza particolari decorazioni, bordi irregolari su gambali e bracciali, una grossa luna piena sul pettorale e una mezza luna sul casco completamente lucido e spoglio. La particolarità stava nel tema: costantemente diviso a metà tra nero e bianco, tra luce e ombra. Il contrasto era così netto che fissarlo a lungo poteva portare alla pazzia. La parte destra completamente scura, la parte sinistra bianca, la stessa luna riportava quel motivo ma inverso, mentre il casco era nero e la mezzaluna bianca. Nessun keyblade in mano, neanche lui aveva mai visto la spada chiave di Asura, era arrivato a dubitare che ne avesse uno, si chiedeva addirittura se il cavaliere della follia fosse un uomo o un pupazzo di Dark Heart.
I suoi dubbi furono dissipati, il tizio prima di svanire nel portale parlò, la sua voce suonò quasi inumana.
"Xehanort, il padrone ti ha concesso una possibilità, ma hai fallito. Ora devi farti da parte o morirai."
Il maestro sorrise e rispose a tono.
"Presto sarà lui a farsi da parte."
"Come preferisci..." Il guerriero sparì nelle tenebre.
La mente di Xehanort si svuotò, all'improvviso si sentì più leggero, come se prima un qualche peso gravasse sui suoi pensieri, sul suo cuore.
"Dunque è questo il potere della follia, impressionante."
************
Finalmente poteva rivedere il sole, dopo tutto quel tempo passato nell'oscurità più nera. I suoi occhi ci misero un po' a riabituarsi, dovette rimanere per un po' con lo sguardo socchiuso, aspettando che la sue pupille si adattassero alla luce. Assà, invece, non sembrava affatto risentirne, anzi, l'aveva lasciato indietro, ma a Riku non importava, conosceva gli ordini e certo non aveva bisogno della supervisione di quel tipo. Se avesse fatto come gli chiedevano, sarebbe stato più facile accedere alle prigioni dove tenevano Kairi e quindi attuare il suo piano, ma per ora doveva stare al gioco del nemico. Fece un passo, due, tre, poi si bloccò impietrito, non riusciva a muoversi, le gambe gli tremavano, il cuore pulsava, le lacrime scendevano a fiotti. Davanti a lui, accompagnato da Paperino, Pippo e il re, c'era lui, Sora, vivo e vegeto. Non ci poteva credere, il suo migliore amico era sano e salvo, era sfuggito al potere di Assà e ora era lì di fronte a lui. Voleva corrergli incontro e abbracciarlo, parlargli di Kairi, di cosa era successo e del suo piano per salvarla, poi cambio idea. Non poteva fare passi falsi proprio ora, anche se gli avevano mentito, il suo patto era ancora valido e se avesse fatto finta di nulla non avrebbero fatto del male ai suoi amici, inoltre era così vicino a liberare Kairi e non poteva rovinare tutto così. Sora avrebbe capito, lo sentiva nel profondo del cuore. Si mise l'elmo e si nascose nell'ombra, aspettando il loro passaggio, poi corse a cercare la principessa, ancora scosso dai singhiozzi.
 

 

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Capitolo 17
*** Le origini della paura ***


Il cavaliere apparve dal nulla, un corpo esanime sulla spalla. Guardò dritto davanti a sé, in direzione di Dark Heart, poi si diresse verso il trono con il simbolo del dragone e lì depositò lo sconfitto Adnera, infine prese posto come al suo solito. Pochi attimi più tardi si presentarono gli altri, convocati dal loro signore. All'appello mancavano Riku e Assà, impegnati in missione, il resto era tutto presente. Dall'ombra provenne un sospiro lungo e rassegnato, che precedette il triste annuncio.
"Figli miei, Adnera, il cavaliere del potere, non è sopravvissuto allo scontro ed è stato sconfitto. Il suo comportamento fuori dalle righe non ci deve indurre a provare disprezzo nei suoi confronti, il suo è stato un tentativo ammirevole, ma poco concreto. Invito tutti voi a non fare azioni di questo genere o le condizioni potrebbero essere catastrofiche...stanno scomparendo troppi dei miei adorati figli."
Dalla sala si alzò un sì corale, che chiuse la riunione.
Quando gli altri se ne andarono, Vadeid prese la parola:
"Mio signore, cosa intende fare con il traditore?"
"Sono addolorato dal comportamento di uno dei miei figli, ma, anche se in maniera involontaria, sta agevolando il mio piano, quindi perché fermarlo?"
"Capisco, e se dovesse fare la sua mossa?"
"Mio caro Vadeid, quando farà la sua mossa sarà già troppo tardi, come gli altri anche Phegor tornerà a suo padre."
"E per il giovane Riku?"
"Il ragazzo dimostra una resistenza notevole all'oscurità, più di quello che potessi immaginare, ma presto dovrà cedere, il fardello è troppo grande, anche per lui."
"Se mi è concesso vorrei porre un' ultima questione: cosa intende fare con Sora?"
"....Sora...è solo un ragazzo privo di potere, non risulta un problema."
"Ma..."
"Ho concluso Vadeid, puoi andare."
"Sì, mio signore."
Rimasto solo con i suoi pensieri, Dark Heart pensò molto a Sora. Gli somigliava così tanto, possibile che...no, non poteva essere, non c'erano altre soluzioni, aveva già dato troppe possibilità a questo mondo, quel ragazzino l'avrebbe deluso come fece Xehanort prima di lui. Sì, proprio così, si era fidato delle ambizioni di Xehanort, le sue parole, la sua determinazione, la sua forza, l'avevano indotto a pensare che avrebbe potuto cambiare il mondo da solo e quando quel fatidico giorno decise di andarsene, Dark Heart lo assecondò fiducioso. Alla fine, però, si fece corrompere dalla sua stessa oscurità e fu sconfitto. Concedere un'altra possibilità agli uomini poteva costargli caro, non era più il tempo di titubare, ormai la meta era vicina.
Poi rivolse la sua attenzione ad Adnera, entrò in contatto con il suo cuore e cominciò a scavare a fondo, sempre di più. Si avventurava in ricordi dolorosi e pieni di oscurità, ma a lui non interessavano, cercava qualcosa di più importante, qualcosa di più oscuro. La sua ricerca si bloccò quando vide una piattaforma che riportava la figura del cavaliere. Atterrò su di essa e si guardò attorno, poi scorse una porta. Si avvicinò e provò ad aprirla ma niente, era chiusa a chiave.
"Sapevo che saresti venuto e così ho sigillato quella parte del suo cuore."
"Tu...non vorrai intrometterti tra me e ciò che mi appartiene..."
"Se questo servirà a fermare il tuo folle intento, sì, lo farò."
"Tu non sai nulla di me!"
"Oh so molto invece, ti ho riconosciuto e te lo posso dimostrare."
"Come?" Domandò l'oscuro guerriero.
"Xebald ti dice qualcosa?"
"Come fai a conoscere quel nome? Come?" Tuonò Dark Heart.
"Non importa, tanto rimarrai intrappolato qui per l'eternità!"
Il tizio misterioso evocò un keyblade e lanciò un fascio di luce verso il suo avversario.
"Chiuderò il tuo cuore a chiave!"
La spada chiave fece un mezzo giro, poi il fascio scomparve e l'uomo fu sbalzato via. Si rialzò a fatica, perplesso.
"C-come è possibile?"
"Non conosci tutto, allora. Povero sciocco, come pensi di chiudere qualcosa che non si può chiudere."
"Vuol dire che tu...."
Le parole gli morirono in gola, quando Dark Heart usò l'oscurità per colpirlo, poi il nero guerriero raccolse da terra il keyblade dell'altro e disse:
"Scompari moscerino."
"No!"
Dark Heart sigillò il cuore del tipo, che scomparve nel nulla. In seguito aprì la porta chiusa e si addentrò nella parte più buia del cuore del cavaliere.
Erano lì, davanti a lui, tutti fieri e impettiti, i cinque Foretellers lo sfidavano, volevano il suo potere, lo desideravano, lo bramavano. Lui avrebbe potuto spazzarli via in un colpo, ma erano allievi del suo migliore amico, anzi del suo unico amico, nonché discepolo. Gli si strinse il cuore, non poteva salvarli, ormai erano consumati dalla sete di potere e neanche fermarli. Tuttavia c'era un'altra possibilità, una via che avrebbe concesso a tutto il genere umano di riscattarsi e ricominciare daccapo, come voleva il suo amico. Così lo fece, per amore di coloro che l'avevano tradito, ruppe il Xblade nelle sue mani e poi...una forza lo respinse indietro, si ritrovò a guardare il centro della sala e davanti a lui c'era Asura con un altro corpo in spalla. Quanto era rimasto lì? Non poté trovare una risposta, in quel luogo il tempo è scandito dai suoi respiri e purtroppo non aveva avuto la possibilità di contarli in quegli istanti.
************
"Quello sciocco, credeva davvero che gli avrei permesso di rovinare il mio piano? Non mi aspettavo che il suo passato potesse interferire, dovrò stare più attento."
"Attento a cosa?"
"Oh, chi si vede, Gorigia, che onore."
La donna dalla giallognola armatura guardava con sospetto Phegor.
"Se non fosse per la tua galanteria, direi che stai tramando qualcosa, anzi, ne sono sicura. Un uomo gentile e premuroso nasconde sempre qualcosa."
Phegor sorrise.
"Mia cara, non dire così, la mia galanteria è insita della mia persona, non userei mai le buone maniere come una maschera."
La donna si tolse l'elmo rivelando una folta chioma bionda, occhi marroni color nocciola e labbra fine, ma di un rosso intenso. Fece ondeggiare i suoi lunghi capelli, poi rispose con uno sguardo gelido.
"Conosco bene voi uomini, siete viscidi traditori che usano miele per attirare le prede, ma io non ci casco, ho già pagato il mio pegno. Stai attento Phegor, i tuoi piani potrebbero non andare come avevi previsto."
Dopo essersi rimessa l'elmo, la ragazza sparì nell'oscurità, lasciando perplesso il cavaliere dell'ossessione. Gorigia sapeva qualcosa? I suoi piani erano in pericolo? Poi si ricompose, sorrise e disse:
"Povera piccola Gorigia, ficcare il naso in faccende che non ti riguardano ti costerà un prezzo molto alto, sarai la prossima a cadere nella mia rete e la tua gelosia sarà l'esca giusta." Poi si avviò verso le sue stanze ridendo fragorosamente.
***********
"Ti vedo turbato, Vadeid. Qualcosa non va?"
"Sai benissimo cosa non va, Emris."
"Le libertà che concede il nostro signore ti preoccupano fino a questo punto?"
"Credo ciecamente nei piani del mio signore, ma lasciare che un traditore agisca ancora tra noi, mi sembra sciocco."
"Chissà, potrebbe rivelarsi deleterio oppure un toccasana. I nostri piani non stanno uscendo dai binari."
"Vedo, ma stiamo subendo molte perdite e potremo trovarci impreparati ad un attacco diretto."
"Sai benissimo che nessuno può battere Asura."
"Sì, ma questi moscerini sono molto fastidiosi e poi c'è Xehanort, quel viscido verme."
"Comunque vada, noi avremo fatto la volontà del nostro signore. I tuoi dubbi sono fondati, fratello, ma solo perché non conosci il disegno del nostro signore."
"Hai ragione, Emris. Non possiamo fare altro che obbedire al nostro signore e nessuno potrà fermarci, lui ci condurrà nel mondo che tanto desideriamo."
"Ne sono certo."
***********
Era passato un po' da quando avevano lasciato il Pianeta del Tesoro alle loro spalle, Sora era impaziente di leggere il prossimo frammento del diario, recuperato dalle viscere del caverna. Poteva essere il pezzo giusto, quello che li avrebbe condotti dai suoi due amici intrappolati nelle tenebre.
"Non puoi pensare a tutti, qualcuno devi lasciarlo indietro."
Le parole del cavaliere gli tornarono alla mente, furono come un enorme macigno che si abbatté sul suo entusiasmo, frantumandolo. Forse quel tipo aveva ragione, forse doveva pensare di più a Riku e Kairi, forse doveva rinunciare ad aiutare chiunque incontrasse. In quell'istante si ritrovò a guardare Pippo e Paperino davanti a lui, tutti e due concentrati sulla rotta. Vedere i suoi compagni così indaffarati, gli ricordò tutte le persone che aveva incontrato lungo i suoi viaggi. Non ne dimenticò neanche una, erano tutte lì, stampate nel suo cuore e lo incoraggiavano, lo spingevano e gli davano la forza. Ogni dubbio si dissolse, come poteva dubitare dei suoi amici? Come poteva lasciar indietro persone che erano sempre con lui? Riku e Kairi avrebbero capito senz'altro, anzi, avrebbero fatto anche loro allo stesso modo. Inspirò e buttò fuori un po' d'aria, per poi sentirsi molto meglio, con un peso in meno sulla coscienza, senza nodi alla gola, in poche parole, da come non faceva da tanto tempo, si rilassò, cullato dall'ondeggiare della nave.
"Chi sei?"
"Non è la domanda giusta."
"E quale sarebbe?"
"Lo devi scoprire te."
"Allora cosa sei?"
"Sono l'ombra di quello che ero."
"E cosa vuoi da me?"
"Sei tu che mi hai cercato."
"Non me ne ero accorto, scusami."
"Oh, non ti scusare Sora."
"Come conosci il mio nome?"
"Me lo ha detto il tuo cuore."
"Il...il mio cuore parla?"
"Il cuore è vita, energia, potere. Quindi perché non dovrebbe parlare?"
"Eh eh... posso sapere il tuo nome?"
"Xebald."
Qualcosa scosse Sora, che sembrò destarsi come da un sonno, anche se a lui non parve di aver dormito. Quella voce...era così reale.
"Sora! Vogliamo sapere cosa dice il diario! Svegliati!" Lo incitò Paperino.
Il ragazzo lo fissò per qualche istante poi si scrollò di dosso il suo compagno e disse:
"Ok, ok."
Sora prese in mano il foglietto e iniziò a leggere:



"Come sempre la notte porta consiglio e il mattino dopo mi sono svegliato con la predisposizione ad accettare le lusinghe di Phegor. Lo cercai per tutto il castello, ma nulla, oggi non c'era. Venni poi a sapere che era in missione. Comunque quello stesso giorno, o per meglio dire momento, avevo l'allenamento con tre cavalieri, mi aspettava una sessione dura, ma interessante. Il primo della giornata fu Menois. Il cavaliere del dubbio è un personaggio bizzarro, è stato interessante combattere con lui. Per di più si dedicava alle illusioni, ingannando chi ha di fronte e colpirlo direttamente. Credo, però, che non abbia mostrato il suo vero potenziale. In fondo è nella sua natura lasciare nel dubbio e questo mi fa arrabbiare. La mia sete di sapere è troppo grande per essere limitata così. Dopo una breve pausa fu il turno di Senimo, il cavaliere della rabbia. Un tipo singolare, gioca tutto sul suo spiccato senso dell'umore per innervosire l'avversario, ma i suoi colpi sono l'opposto della sua personalità: potenti e rabbiosi, come il suo frammento richiede. La magia dove è maestro è il fuoco, lo padroneggia con grande abilità ed ho imparato molte tecniche interessanti da lui. La sua versione furia è inarrivabile, però, diventa estremamente veloce, forse leggermente sotto Urliezca, ma pur sempre inarrivabile. Infine fu il turno di Ezranon. Sa come infliggere dolore, su questo non c'è dubbio, una persona fredda e senza la minima pietà, con un potere straordinario in grado di rispedire il suo dolore su di te, raddoppiandolo. Nella mia sfrenata ricerca di informazioni sono venuto a conoscenza che questi tre hanno un legame molto più profondo, oltre quello che ci lega a Dark Heart: loro sono fratelli. Credo che il loro mondo sia andato distrutto da una guerra per i keyblade, ma altro non so. Cercherò di informarmi meglio, nel frattempo devo parlare con Phegor, ho sentito che è tornato dalla sua missione."



"Nessuna informazione su come raggiungere il loro castello, comincio a pensare che non esista quel frammento."
Sora stizzito diede un pugno allo schienale della gummiship.
"Gauwsh, Sora, non fare così, sono sicuro che quel frammento esiste e il keyblade ci condurrà da lui."
"Inoltre ricorda la nostra prima promessa...."
"Mai musi lunghi, come potrei dimenticarla." Disse il ragazzo sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
La prossima meta del loro viaggio era appena apparsa all'orizzonte e questa volta era un luogo conosciuto: il Paese delle Meraviglie li attendeva.
Come al loro solito finirono per cadere in una specie di buca, le cui pareti recavano vari arredi per la casa, come quadri, un camino e vasi di fiori appiattiti alla parete. Stavolta però non furono impreparati all'atterraggio e finirono tutti e tre con i piedi a terra, se non fosse che il mago poggiò male una zampa e finì lungo per terra, scatenando l'ilarità del gruppo. Proseguirono nella stanza successiva attraversando la miriade di porte che si erano aperte davanti a loro e sempre più piccole. La sala successiva era una sorta di monolocale recante mobili di vario genere: due poltrone, un camino, un tavolino e una sedia al centro della stanza, un letto e un pendolo. I tre sapevano già quello che dovevano fare, così spostarono il letto e poi buttarono giù una buona dose di pozione rimpicciolente. Le loro dimensioni colarono drasticamente, fino a diventare più minuti di un orsacchiotto peluche, che ora sembra un mostro peloso. In quel preciso istante un'orda di shadow li aggredì. Purtroppo per loro, erano a grandezza naturale e quindi per la compagnia erano dei veri giganti. Sora partì immediatamente all'attacco e con un fendete ne stordì uno, poi usò la sua testa come trampolino di lancio e balzò in aria, quindi sparò un potente blizzaga, che ne abbatte due. Tornato a terra invocò un reflex per respingere l'attacco di un coraggioso, che fu distrutto dal contraccolpo. Fu così preso dalla battaglia che non si accorse di essersi separato dai suoi compagni e in mezzo a quei giganti non riusciva a scorgerli. Affrontarli isolati poteva essere pericoloso, data la mole dei nemici, quindi doveva rintracciare i suoi compagni. Concentrò tutta la sua forza nel keyblade, che prese a levitare davanti a lui, avvolto da un fascio di pura luce, pi sprigionò una colonna di luce che sconfisse le ombre che lo accerchiavano, raggiungendo i suoi amici. Pippo e Paperino erano in netto affanno, gli avversari cominciavano ad essere troppi e anche Sora aveva consumato parecchie energie con quel sacro. Dovettero a poco a poco indietreggiare, fino a che l'unica cosa che avvertirono dietro era la porta che russava profondamente. Il giovane keyblader tentò di destarla dal suo letargo ma niente, quella si crogiolava beata nel sonno.
"Dobbiamo fare qualcosa o qui finisce male."
Fece appena in tempo a finire la frase che la porta dietro di sé si aprì e il ragazzo venne trascinato dentro, seguito dai suoi amici.
Sorasi voltò di scatto e riconobbe subito la faccia amica: era il re Topolino. In coro salutarono il loro amico.
"Vostra maestà."
"Non mi aspettavo di trovarvi qui, ma sono contento che ci siete anche voi."
"Come sta Alice?"
"Non riesco a rintracciarla, è da parecchio che sono qui e non la trovo da nessuna parte."
"Che l'abbiano già..." Accennò Sora, ma fu subito interrotto.
"Impossibile, li ho visti e la cercavano anche loro."
"Visti?" Chiese perplesso il ragazzo, era sicuro che agissero in solitaria.
"Già, sono in due, non saprei dirti il perché, forse vogliono accelerare le ricerche."
"Dobbiamo muoverci, allora."
Con il loro nuovo compagno di viaggio si avventurarono nel labirinto della regina di cuori. Era lì che Alice era scomparsa e nessuno sapeva dove si era cacciata.
Imboccato l'ennesimo vicolo cieco, i quattro stavano perdendo le speranze e non solo, anche l'orientamento. Poi l'aiuto che non ti aspetti: lo Stregatto apparve a loro. Il gatto sempre sorridente parlò e, come al suo solito, lo fece per enigmi.
"So che cercate la ragazza dai biondi capelli, ma lei non si trova qui, ma oltre qui. Trovate l'altra entrata e troverete la via tanto agognata."
E senza dare altri indizi svanì nel nulla lasciando dietro di sé il suo sorriso smagliante.
"Quel coso non può parlare normalmente?" Chiese il papero.
"è evidente che Alice si trova all'uscita del labirinto, andiamo." Fece il re, lasciando il mago a bocca aperta.
"Per questo lui è il re." Disse Sora in tono sarcastico, mentre il papero fissava la siepe davanti a lui.
L'informazione certo non li aiutava a uscire, ma era un punto di partenza. Ci volle un po' ma finalmente dopo l'ennesimo vicolo cieco, si ritrovarono davanti l'uscita. Imboccarono il varco e si ritrovarono nei giardini della regina. Splendidi prati ben curati, con statue di fenicotteri in ogni dove e aiuole di rose rosse ovunque, qualcuna anche gocciolante di vernice, qualcuno li aveva forse dipinte? Sora pensò di raccogliere uno di quei fiori per regalarli a Kairi dopo che tutto questo fosse finito, ma poi decise che l'avrebbe portata con lei e glie lo avrebbe dato in questo splendido paesaggio. Ad un tratto il ragazzo si bloccò, avvertì come un frusciò tra i cespugli e si voltò in quella direzione a guardare. Nulla, non vide nulla. Paperino gli intimò di muoversi, ma un altro fruscio colse di nuovo la sua attenzione.
"Chi c'è?" Chiese.
Silenzio.
"Fatti avanti!" Disse innervosito.
Nel frattempo i suoi amici erano scomparsi, forse l'avevano lasciato indietro?
Sentì una presenza alle sue spalle, si voltò, ma nulla.
"Me lo sarò immaginato, meglio tornare dagli..."
Appena volse lo sguardo in avanti, il suo viso fu afferrato da una mano, che gli serrò la bocca in una morsa di ferro. Sora fu sollevato da terra e trascinato di peso in un varco oscuro, mentre si dibatteva con tutte le sue forze. Quando il misterioso figuro mollò la presa, il ragazzo cadde a terra ansimando, cercando di ritrovare il respiro perduto. Appena si riebbe, si alzò in piedi e cercò il suo rapitore, ma lì era così buio che non vedeva quasi nulla.
"Dove sei? Fatti vedere!"
Una voce si levò dalle tenebre.
"Ci rincontriamo Sora. Finalmente siamo giunti allo scontro decisivo...."
"Che intendi dire?"
Davanti al ragazzo comparve lo spettrale cavaliere della paura.
"Non ti ricordi di me, Sora? Hai dimenticato il tuo peggiore incubo?"
"T-tu..."
 Come poteva dimenticare quel volto, l'avrebbe riconosciuto tra mille, l'inizio di tutta la sua sofferenza, colui che gli aveva sottratto la felicità.
"Tu sei colui che ha rapito i miei amici! Tu sei Assà, il cavaliere della paura!"
L'altro non rispose, si limitò ad osservarlo, poi prese l'elmo scheletrico tra le mani e se lo tolse.
"Esattamente." Disse compiaciuto.
Nella penombra Sora non riusciva a distinguere i lineamenti del suo viso, però era certo di una cosa, erano familiari.
"Sei pronto Sora? Sei pronto ad affrontare le tue paure più oscure?"
L'uomo fece due passi in avanti e a Sora bastarono per riconoscere quella faccia. Era inconfondibile, non poteva sbagliarsi, era proprio...
"Riku? Sei tu?" Il ragazzo pronunciò il nome dell'amico, la sua voce ridotta a un sussurro, le mani tremanti. Si alzò e si avvicinò al ragazzo dai capelli argentei davanti a lui, voleva avere la prova inconfutabile che fosse proprio Riku. Ma questo non glie ne diede la possibilità, balzò indietro ed evocò il keyblade, mettendosi in posizione di battaglia.
"Non osare toccarmi, Sora."
"Riku..."
"So cosa hai fatto, so che hai preferito aiutare sconosciuti piuttosto che tuffarti nelle tenebre per salvarmi...mi hai tradito...Sora..."
Il castano rimase incredulo, le parole lo colpirono dritto al cuore, le lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi lucidi.
"Non è come pensi, ti sbagli! Non c'è stato momento in cui non ho pensato a te e a Kairi!"
"Bugie! Sai dire solo questo al tuo migliore amico? Sai soltanto riempirti la bocca di menzogne!"
Sora ormai era in ginocchio, lo stava implorando, ogni fibra del suo corpo tremava.
"No! Non è vero! Io..io..."
"Alzati! Sei patetico...i veri keyblader affrontano i loro avversari a testa alta. Oh, giusto, me ne stavo dimenticando, tu non sei un keyblader, sei solo uno sporco ladro."
A quelle parole Sora si alzò in piedi, il volto trasfigurato, le gambe tremanti. Un fascio di luce avvolse la sua mano e la Catena Regale comparve nella sua mano. La alzò all'altezza del volto e la puntò verso Riku, poi disse:
"Tu non sei Riku."
"Cosa? Cosa stai dicendo? Io sono Riku!"
"Il vero Riku non direbbe mai cose del genere. Conosco il cuore del mio amico, non è più legato alla Catena, lui ha scelto un'altra strada. Tu non sei Riku!"
Sora non ci pensò due volte e cercò di colpire il falso amico, ma questo svanì in una nube di tenebra.
"Dove sei! Fatti vedere Assà!"
"Sora! Aiutami!"
Quella voce, non c'erano dubbi.
"Kairi! Kairi! Rispondi! Dove sei? Kairi!"
"Da questa parte Sora! Sono imprigionata nell'oscurità di Assà, aiutami!"
Il giovane non perse tempo e corse in direzione della voce. Corse per un tempo che gli sembrò interminabile, fendendo le tenebre che lo circondavano e continuando a chiamarla a squarciagola. Infine la scorse.
"Kairi! Arrivo!"
"Sora! Fai attenzione!"
Davanti al ragazzo si parò uno shadow che tentò di colpirlo, ma Sora scartò di lato e con un fendente lo abbatté, poi continuò per la sua strada. Finalmente giunse davanti alla sua amica.
"Tutto bene, Kairi?" Con un gesto del keyblade la liberò dai legacci oscuri che la tenevano prigioniera.
La ragazza cadde in ginocchio esausta, poi cominciò a parlare, le parole rotte dal pianto.
"Sono...stata prigioniera...così a lungo....grazie...Sora...grazie...."
Sora la aiutò ad alzarsi e le ripeteva:
"è tutto finito, ci sono io con te ora."
Le prese il viso che la ragazza teneva nascosto tra le mani.
"Ora non piangere, su, fammi vedere un bel sorriso!" Disse il ragazzo sfoggiando il suo.
La ragazza tolse lentamente le mani dal volto e, con grande sorpresa ,Sora non vide la faccia di Kairi, ma una scheletrico, con due occhi neri come la pece. Sora non fece in tempo a reagire, che nella mano del mostro comparve il keyblade di Assà. L'essere lo colpì nello stesso punto in cui c'era la cicatrice tanto famosa. Il ragazzo cadde a terra e, mentre quell'essere ripugnante svaniva, svenne.
I suoi occhi si riaprirono lentamente. All'inizio la vista era sfocata, poi divenne tutto più chiaro, una luce lo abbaiò. Ci mise un po' per abituare le pupille al sole intenso, ma non appena gli occhi tornarono alla normalità, rimase sconcertato: era nella sua adorata isola.
"Cosa ci faccio qui?" Disse sorpreso. "Che cosa mi sta succedendo?"
Poi sentì un dolore lancinante al petto, tanto che dovette piegarsi sulle ginocchia. Portò la mano dove sentiva male, ma non avvertì nulla, solo...vuoto. Sorpreso, abbassò lo sguardo e vide un enorme squarcio nero che gli attraversava tutto il torace.
All'improvviso quella massa nera cominciò a muoversi, come se fosse viva e lenta ma inesorabile iniziò a sgorgargli dalla ferita. Non poteva fermarla, continuò ad uscire fino a che non si trovò immerso in una pozza di liquido scuro. In quel momento lo squarcio smise di produrre quella sostanza e la massa nera fu assorbita dal terreno. Sora cadde a terra non appena si sentì mancare il suolo sotto i piedi. Quella cosa stava prendendo vita: in meno di un secondo si trovò a fronteggiare un enorme Darkside. Sora evocò il keyblade e tentò di colpirlo al braccio, ma questo si dissolse in un attimo e il liquido nero lo avvolse completamente. Il ragazzo cercò di dimenarsi in preda al terrore, ma fu tutto inutile, in un attimo le tenebre lo avvolsero. Sentiva l'oscurità entrargli da tutti i pori, da tutte le fessure. Non osava aprire bocca per paura che entrasse anche da lì. Furono attimi terribili, si sentiva soffocare, era paralizzato dal terrore e qualsiasi mossa tentasse non c'era verso di uscirne. Ormai stava perdendo tutte le speranze, la sua stessa coscienza lo abbandonava lentamente. Chiuse gli occhi. Volti sciamavano davanti a lui, erano tutti conosciuti, li ricordava uno ad uno, ogni loro dettaglio. Non aveva nulla da fare, quindi si mise ad elencarli: Leon, Yuffie, Cloud, Aerith, Topolino, Paperino, Pippo, Ven, Aqua, Terra, Hayner, Pence, Olette, il maestro Yen Sid, Xion, Roxas, Lea, Naminé, Riku e....e....Kairi. Kairi...quel nome gli ricordava qualcosa, una promessa, un pensiero, una...luce. Il keyblade apparve nella mano del ragazzo, che risoluto aprì gli occhi e fendette le tenebre davanti a sé con un taglio netto dissolse l'oscurità che lo teneva prigioniero. Si ritrovò a cadere nel vuoto, non riusciva a vedere il fondo di quel pozzo. Ci volle un po' prima che riuscisse ad intravedere il fondo. Dandosi la spinta con gli addominali, si mise perpendicolare al terreno, pronto a poggiare i piedi a terra. Più si avvicinava e più comprendeva dove era finito: quello era il suo cuore. Finalmente riuscì ad atterrare, si guardò intorno, ma non c'era nessuno, era completamente solo. Eppure sentiva una presenza, qualcuno lo stava osservando.
"Chi c'è?"
Un portale oscuro si aprì davanti a lui e Assà si manifestò, keyblade alla mano.
"Sei riuscito a sopravvivere alle tue paure, Sora. Non mi aspettavo che un ragazzo del tuo calibro potesse riuscirci per ben tre volte."
"Dove hai portato Riku e Kairi?" Dimmelo!"
"Riku è qui con me, in questo mondo. In quanto alla ragazza...presto non ti servirà saperlo."
"R-Riku è qui...."
"Ormai è uno di noi, Sora. Ora è nostro fratello e ben presto tu sarai solo un guscio pieno di paura."
Il guerriero evocò il suo keyblade.
Sora fece altrettanto, doveva liberarsi in fretta di questo tipo e andare da Riku.
"Imprigionerò il tuo cuore nelle paure che lo affliggono...per l'eternità!"
 

 

Per la terza volta Sora si trovava a fronteggiare il cavaliere della paura. I primi due scontri erano finiti uno a testa, ora era giunto il momento di concludere il tutto. Il ragazzo era riuscito a superare nuovamente il difficile ostacolo delle sue paure, ma non era finita, doveva fronteggiare Assà in una battaglia fisica, il tempo dei giochini mentali era finito. Tra i due regnava il silenzio, c'era grande concentrazione, si studiavano da diversi minuti ormai e nessuno voleva fare la prima mossa, conscio della forza del suo avversario. Fu il guerriero scheletrico a fare la prima mossa, puntò il keyblade in alto ed evocò una sfera nera, che cominciò a sparare tanti piccoli proiettili in tutte le direzioni per bloccare eventuali vie di fuga. Sora, trovandosi circondato, fu costretto ad utilizzare il reflex, che, grazie al suo straordinario potere, respinse il fuoco nemico. La barriera magica, poi, esplose, rilasciando tutto il danno che aveva assorbito per riversarlo sull'altro, ma quest'ultimo era scomparso nel nulla. Il giovane lo cercò con lo sguardo, quando venne colpito alle spalle e sbalzato a pochi metri di distanza. Il cavaliere era apparso proprio alle sue spalle, utilizzando una tecnica molto simile a quella di Vanitas. Quando Sora si riebbe, il guerriero era già scomparso sotto terra, pronto a sferrare una nuova offensiva. Il ragazzo si tenne preparato ad un eventuale colpo alle spalle, ma un firaga lo colpì dalla destra, ustionandogli la spalla. Si voltò e quello era di nuovo sparito nel nulla. Non poteva farsi colpire ancora, per questo usò nuovamente la barriera per proteggersi su ogni lato, purtroppo questa volta Assà apparì sotto di lui, trascinandolo nell'oscurità. Sora fu colpito allo stomaco da un calcio, poi afferrato per i capelli e lanciato fuori e infine raggiunto da un blizzaga, che riuscì a schivare in parte, visto che il suo braccio sinistro fu congelato. Il ragazzo fece una smorfia di dolore e si toccò l'arto bloccato, poi alzò l'altro braccio al cielo e utilizzò un energiga per guarire parzialmente le ferite. Doveva trovare una valida contromossa a quella tecnica o sarebbe finita male. Saltò e si tenne sospeso con glide, poi scandagliò il terreno alla ricerca del suo avversario, che non tardò a presentarsi all'appuntamento, lanciando da un varco un ennesimo firaga. Sora allora mutò il suo keyblade in un arco e scagliò un freccia in direzione della breccia aperta. Il dardo trapassò la sfera infuocata, che il ragazzo bloccò con reflex, e riuscì a penetrare nel buco colpendo il cavaliere. Questo uscì fuori dal suo nascondiglio e con un balzo raggiunse Sora, lo fissò per qualche secondo, poi gli scagliò addosso la potenza di un Ars Arcanum. I fendenti laterali e orizzontali si susseguivano senza sosta e costringevano il giovane a stare sulla difensiva, il colpo dall'alto aprì una breccia e Sora ne approfittò per colpire, ma il suo avversario fu più lesto e calò il colpo, schiantando l'altro al suolo. Dalla punta del keyblade vitreo uscirono tanti proiettili oscuri che si infransero sul terreno, proprio dove Sora era caduto.
Il giovane maestro si rialzò a fatica, una grossa ferita vicino al sopracciglio destro e ustioni in tutto il corpo, nonché la maggior parte degli abiti bruciacchiati. Con il respiro affannato, tentò di curarsi, ma l'altro, comprese le intenzioni del ragazzo, si fiondò su di lui e prima lo atterrò con un calcio, poi gli congelò il corpo con blizzaga. Sora cercò di liberarsi dalla morsa del freddo, ma era tutto inutile, inoltre si sentiva debole e cominciava a perdere sensibilità in tutto il corpo, rischiava di morire assiderato. Assà gli mise un piede sul torace, lo fissò da dentro il suo elmo vitreo, poi prese il casco tra le mani e se lo tolse, rivelando il vero volto della paura. L'armatura nascondeva un ragazzo della stessa età di Sora, con capelli e occhi neri e una carnagione leggermente abbronzata. Il suo sguardo era vuoto, privo di espressività, la sua bocca deformata in un ghigno malvagio, il naso leggermente arricciato. Sfoggiava un'aria di superiorità e allo stesso di distanza, come se il suo cuore non stesse partecipando allo scontro.
"C-come fai a conoscere quelle magie?" Chiese il ragazzo.
L'altro gli rivolse un'occhiata glaciale, poi rispose:
"Io sono la paura, Sora, e come tale mi nutro dei timori degli altri, ma questo già lo sapevi. Il vantaggio di nutrirmi delle paure sta nel fatto che posso assorbire la personalità delle mie vittime e di conseguenza le loro tecniche. Il tuo cuore custodiva molti ricordi, che sono passati a me, e anche se tu ti sei liberato dal mio potere, ho comunque assorbito gran parte delle tue abilità e non solo."
"Hai preso le mie abilità?"
"Proprio così. Per essere un ragazzino non sei affatto male. Purtroppo il tuo potere non può essere sfruttato a dovere, visto che è in mano ad un incapace. Quando chiuderò il tuo cuore nelle tenebre, mi prenderò tutta la tua forza e la userò per uccidere i tuoi amici, uno ad uno."
"No, non te lo permetterò!"
Il guerriero rise fragorosamente, ma il suo sguardo continuava a rimanere inespressivo.
"E come farai? Sei bloccato nel tuo cuore e presto il tuo cuore sarà inglobato nell'oscurità. Guarda, il processo è già iniziato."
Assà aveva ragione, una macchia scura cominciava a dilagare sul cuore del ragazzo e ben presto lo avrebbe ricoperto per intero. Sora tentò nuovamente di liberarsi, ma fu di nuovo tutto inutile e dovette desistere.
"Ancora non ti arrendi al tuo destino? Sei un povero pazzo se speri di fermarmi. Sei così debole, così pieno di paure che ho banchettato come mai prima d'ora. Non riesci a salvare te stesso, come speri di salvarli tutti?"
"Ci riuscirò! Ti fermerò e fermerò anche Dark Heart! Io vi sconfiggerò tutti e salverò i miei amici!"
Il cavaliere della paura sferrò un calcio al fianco del ragazzo, innervosito dai suoi discorsi inconcludenti, poi gli poggiò il keyblade sulla gola.
"Ora ti dico io cosa accadrà, sciocco ragazzino. Affogherai nelle tenebre e presto ti raggiungeranno anche i tuoi stolti compagni. In quanto a Riku, rassegnati, ormai è uno di noi. Il mio tempo è scaduto qui. Mi hai deluso, Sora, mi aspettavo molto di più da te."
Tolto il piede dal petto del ragazzo, Assà si voltò e fece per andarsene. Nel frattempo Sora era in preda alla disperazione, non poteva reagire e ben presto l'oscurità l'avrebbe inghiottito. Tentò nuovamente di liberarsi, ci provò con le poche forze che gli erano rimaste, tentò e ritentò, ma nulla. Poi un pensiero, un'idea: e si fosse lasciato andare? Se avesse mollato? Forse si sarebbe risparmiato una sofferenza inutile.
"Il cuore è vita."
In quell'istante gli vennero in mente quelle parole.
"Il cuore è potere."
Come un fulmine a ciel sereno gli infusero la forza di cui aveva bisogno, il fuoco che avrebbe sciolto quel gelo, la luce che avrebbe rischiarato le tenebre.
"Gli amici sono il mio potere!" Gridò.
Una luce intensa lo rivestì, il ghiaccio svanì nel nulla e nella mano del ragazzo comparve il keyblade.Il guerriero avvertì il pericolo e si girò in direzione del ragazzo, che in un gesto fulmineo fu subito davanti a lui.
"Cosa?" Disse Assà, prima di essere scaraventato via da un fendente.
"Questo è il mio cuore, Assà, qui io ho il potere di sconfiggerti."
Un altro keyblade comparve nella mano del ragazzo.
"Sei finito!"
"Tu! tu devi sparire nelle tenebre! Devi affogare nella paura!"
I due partirono in un Ars Arcanum nello stesso momento. I colpi vibravano nell'aria, fasci di tenebra e luce fendevano il posto. Giunsero infine al fendente conclusivo. questa volta Sora fu più lesto e prima colpì con un calcio lo stomaco del suo avversario, poi lo finì con un doppio fendente.
Assà e Sora caddero nello stesso istante a terra, entrambi in piedi. Il cavaliere della paura riportava due grossi squarci sull'armatura, l'altro qualche graffio. Si fisserono per qualche istante, poi il giovane maestro intravide qualcosa nello sguardo del suo avversario, qualcosa era cambiato, i suoi occhi erano pieni di...terrore. Assà cadde in ginocchio davanti a Sora, le mani in volto.
"Vattene! Lasciami in pace! Non ti avvicinare!"
"Che ti succede?" Chiese Sora preoccupato.
L'altro scostò le mani dal viso, gli occhi ricolmi di terrore.
"Tu...mi fai...paura."
Un enorme voragine nera si aprì dietro al guerriero e inghiottì sia lui, sia Sora che era a pochi passi.
Quando Sora riaprì gli occhi, lo scenario era cambiato, era sempre all'interno di un cuore, ma non il suo, bensì quello del suo avversario. Ma dov'era lui? Che fine aveva fatto? Si guardò intorno, poi sulla piattaforma notò una voragine nera come la pece. Ribolliva come magma incandescente e inghiottiva tutto nella sua oscurità, ricoprendo in pochi attimi il cuore del cavaliere. Dalla pozza, poi, si eresse una sagoma nera, sembrava un'armatura. Da quel liquido nero fuoriuscì la testa del suo nemico, sempre più divorato dalla paura.
"Soooora....Sooora....vai via....tu...mi....spaventi!"
Cos'era successo ad Assà? Perché i suoi occhi erano intrisi di terrore e cos'era quel liquido nero? 
"Sora, tu mi fai paura!"

La massa informe di oscurità prese lentamente forma, dando vita ad un'armatura nera come la pece. Il volto del cavaliere scomparve al suo interno, a sostituirlo un teschio, che al solo sguardo faceva rabbrividire i più coraggiosi. L'ormai ex guerriero tese il suo braccio gocciolante verso Sora, aprì la mano e fece comparire il suo keyblade. Il paura spettrale aveva perso il suo vitreo colore, per lasciar spazio all'oscurità più totale. Sora capì immediatamente che quel mostro non aveva buone intenzioni e si preparò allo scontro, alzando la guardia con i suoi due keyblade. Intanto l'altro cominciò ad indietreggiare, assumendo un atteggiamento intimorito, quasi volesse fuggire. Giunse fino al limite della stazione, poi si bloccò di colpo, emise un ruggito e passò all'offensiva. Dalla schiena dell'essere comparvero dei tentacoli neri, che si abbatterono sul loro avversario, ma il ragazzo, danzando sulle punte e mulinando i keyblade, riuscì a tagliarli tutti. I moncherini si ritirarono, mentre i pezzi tagliati cadevano a terra come gocce di acqua, sfaldandosi a contatto con il terreno. Appena l'ultimo tentacolo venne reciso, il campo di battaglia sotto i piedi di Sora cominciò a muoversi. Il giovane non perse tempo e saltò, ma delle protuberanze lo afferrarono e lo tirarono giù. Questa volta non era stato attaccato da tentacoli, bensì da una sorta di mani. Il prigioniero tentò in tutti i modi di disfarsene, ma queste si riformavano senza sosta, mentre il mostro si preparava a sferrare il suo attacco. Il keyblade di Assà si trasformò in una bocca e dentro ad essa si formò un globo oscuro, che fu sparato in aria. La sfera iniziò a sparare una miriade di dardi verso il bersaglio, ma questo non si fece sorprendere, benché fosse relegato al terreno, e con un reflex li parò tutti, poi decise di rispondere al fuoco con il fuoco: mise il keyblade davanti a lui, punta rivolta al mostro, e fece scomparire l'altro, quindi concentrò tutta l'energia in un globo di luce, per poi gridare:
"Ragnarok!"
Una miriade di frecce scintillanti colpirono l'ex cavaliere. Il colpo sembrarono accusarlo anche le mani che lo bloccavano, che, infatti, mollarono la presa e Sora poté finalmente muoversi.
"Sembra che la luce lo danneggi." Pensò a voce alta.
Rievocò l'altro keyblade e tentò di avvicinarsi ad Assà, ma questi sparì nel terreno prima che il ragazzo potesse averlo nel raggio d'azione. Era pronto a riceverlo da qualunque parte fosse sbucato, se non fosse che l'essere ricomparve dall'altro lato della stazione. Il suo stile di combattimento era un tocca e fuggi, completamente diverso da quello del cavaliere, possibile che fosse spaventato a tal punto?
Doveva attaccarlo a distanza, dunque. Sora sparò un blizzaga, che l'altro dissolse con un colpo di keyblade, poi poggiò una mano nel terreno e questa sembrò sparire al suo interno, per poi riapparire dietro al nemico, pronta a colpire. Il ragazzo si voltò di scatto e la tranciò di netto, ma quest'ultima si riformò e tornò al suo padrone. Il mostro emise un secondo ruggito, forse in preda alla rabbia, e conficcò il keyblade sulla piattaforma. Il liquido nero cominciò a muoversi, come se fosse vivo. Da terra si levò un secondo guerriero, simile all'originale e con un keyblade. La copia non perse tempo e attaccò direttamente Sora, che parò lesto il colpo e lo finì con un taglio orizzontale. Altri due si levarono dal suolo e attaccarono in sincronia: uno si gettò verso Sora e l'altro lo bersagliò con un firaga oscuro. Il ragazzo non perse la calma, calcolò che il dardo magico sarebbe arrivato con un secondo di ritardo rispetto al mostro, quindi lanciò un raid che distrusse la prima copia e con l'altro respinse al mittente la magia, uccidendo la seconda. Non fece in tempo a gioire della vittoria,che milioni di copie lo avevano circondato e tutte puntavano su di lui. Affrontarle una per una, sarebbe stato imprudente, certo non lo avrebbero attaccato uno per volta, perciò concentrò tutta la forza nei due keyblade, che cominciarono a levitare davanti a lui e, quando ormai le creature erano a pochi centimetri da lui, sfoderò un sacro. Possenti colonne di luce distrussero tutto ciò che di oscuro c'era intorno al giovane maestro, ripulendo il posto e lasciando solo la creatura originaria. Dopo quell'attacco Sora si sentiva diverso, avvertiva una potente energia scorrergli nelle vene e rinvigorirlo. La lasciò fluire e da essa si fece trasportare. Dietro di lui comparve un enorme sigillo, una corona per la precisione, mentre il corpo si ammantava di luce. Come guidato da una forza misteriosa, alzò la catena regale all'altezza della spalla e dalla punta sparò delle catene di luce dirette verso il suo avversario. Questi rispose con i suoi tentacoli, ma i legacci non fermarono la corsa e, dopo aver distrutto le protuberanze, si conficcarono nell'esoscheletro oscuro. Sora sentì di aver afferrato qualcuno e tirò con tutta la forza che aveva in corpo. La corazza nera si aprì nel centro e dalle sue interiora uscì Assà privo di sensi. Il ragazzo lo tirò a sé, portandolo via dal mostro nero che lo usava come sostegno. La creatura, però, non si sfaldò, bensì assorbì tutta l'oscurità nei dintorni per crescere a dismisura, fino a diventare il triplo di Sora. Il ragazzo la guardò e con voce risoluta disse:
"Non ho paura di te."
Il mostro ruggì e sferrò tutti i tentacoli che aveva contro il giovane, ma questo li tranciò di netto con i keyblade. Stavolta i pezzi non caddero a terra, scomparvero nel nulla, purificati dalla luce. Il mostro gemette ancora e indietreggiò impaurito, mentre il keyweilder preparò il suo attacco decisivo. In un lampo fu a pochi passi dalla creatura e con un colpo ben assestato la passò da parte a parte. Il taglio da uno, si moltiplicò in migliaia e la massa nera sparì in un urlo di disperazione.
Aveva vinto. Guardò in direzione del corpo di Assà, notando che tutto il liquido nero era svanito nel nulla e il cuore del guerriero tornava a mostrarsi. Il ragazzo cadde a terra stremato, ora doveva trovare un modo per uscire di lì. Una luce accecante lo abbaiò e una porta si mostrò a lui.
"Sarà l'uscita?" -si chiese perplesso- "Be, non resta che provare."
Strattonò le maniglie, ma niente, era chiusa. Allora evocò la catena e la usò per sbloccarla. La porta, come d'incanto, si dischiuse da sola, permettendo al giovane di attraversarla.
Luce...non vi era altro che luce, era quasi insopportabile. Si mise una mano davanti agli occhi per proteggere le pupille da quel cambio improvviso di luminosità. Pian piano si abituò e poté osservare dove era finito.
"Che posto è questo?"
  



Dove era finito? Non riusciva a capire, se quella porta l'avesse condotto fuori, allora si sarebbe trovato nel giardino dove era prima e, invece, era su una spiaggia. La sabbia era bianca come il latte, il mare cristallino e alla luce del sole mattutino brillava come una pietra preziosa. Non c'erano palme, o verde, solo un'alta scogliera, che lasciava una misera striscia di terra tra lei e la distesa d'acqua. Sora si guardò intorno incuriosito, cercando qualcuno o qualcosa di familiare. Il suo sguardo si posò su un giovane che si allenava duramente lì vicino, si avvicinò e lo salutò con voce allegra, ma non ricevette risposta. Riprovò, ancora nulla. Capì che era inutile quando il ragazzo si voltò verso di lui e lo attraversò da parte a parte.
"Wow!" Esclamò Sora.
Era una sorta di fantasma e non poteva ne essere sentito, ne visto a quanto sembrava. Ripresosi dallo stupore ripensò al volto del tipo e rimase a bocca aperta per qualche minuto, quel tizio era il suo avversario, il cavaliere della paura Assà. Era dunque finito nel cuore del guerriero e ora viveva in un suo ricordo.
"Forse se lo seguo, riuscirò ad uscire da qui." Pensò e si affrettò a seguire il ragazzo.
Fecero un bel tratto di scogliera prima di giungere in punto dove la roccia si era modellata a mo di passaggio. Lo risalirono in fretta e furia e si ritrovarono in un paesino. Un piccolo agglomerato di case, che a Sora ricordavano la sua, erano raggruppate intorno a una grande piazza. Era mattina presto e la gente si era appena svegliata, quindi si vedevano finestre aprirsi, persone stiracchiarsi pigramente e altre che si accingevano a ritirare il giornale. Assà salutò qualche conoscente con un cenno del capo mentre attraversava il piazzale. Lo tagliarono nel mezzo, poi presero un vicolo a destra e arrivarono fino in fondo. Sulla destra c'era una porta sgangherata che si reggeva per miracolo sui cardini semi arrugginiti Entrarono e Sora si fermò ad osservare quella che doveva essere la vecchia casa del suo avversario: spoglia, sporca e mal tenuta. Si vedeva lontano un miglio che il giovane non badava molto alla sua dimora, preferiva allenarsi senza sosta, da quello che si poteva notare dal suo corpo definito già a quell'età. Assà prese del latte e lo scolò velocemente, poi prese una sorta di spada fatta in legno, simile a quella di Sora quando ancora giocava con i suoi amici alle isole, e uscì di corsa. Il giovane maestro lo seguì fino ad una sorta di ring. Un cerchio fatto con dei bastoncini a terra era il luogo dove dei ragazzi si davano battaglia per stabilire chi fosse il più forte. Tutte quelle scene a Sora facevano ricordare i bei tempi andati con Riku, dove erano sempre lì a sfidarsi su chi era il più forte della loro piccola isola. Quando si riprese dai suoi pensieri, vide Assà confrontarsi con un ragazzo più grande di lui. Aveva minimo due anni di più e la sua stazza era molto maggiore rispetto alla sua, ma il giovane non sembrava affatto intimorito, anzi pregustava già la vittoria da quello che il suo viso lasciava trasparire. L'incontro iniziò al grido di un ragazzino esile, che certo non era lì per combattere, ma solo come arbitro onorario. Il più grande partì a tutta carica, sicuro della su stazza, e affondò un colpo verticale, che, però, si schiantò a terra alzando polvere. Il ragazzo digrignò i denti e si voltò, ma il suo avversario era alle sue spalle, la lama puntata al cuore.
"In uno scontro vero, saresti già morto." Disse beffardo, mentre l'altro scansava la spada con un gesto di stizza.
"Qualcun altro vuole sfidare il campione?" Gridò l'arbitro, ma tutti si guardarono bene dal farlo.
"Nessuno?" Ripeté il piccoletto, nessun volontario.
Gli incontri proseguirono e Assà rimase tutto il tempo in disparte guardando i suoi compagni sfidarsi con superiorità e disprezzo. In questo non era cambiato affatto, quello sguardo era lo stesso che lo aveva fissato nel suo scontro per tutto il tempo.
Si fece presto notte erano tornati a casa, tranne lui, Assà. Tracciò un nuovo cerchio a sostituire quello vecchio semi sparito e iniziò a menare fendenti all'aria, senza motivo. Vorticava, seppur goffamente, nel mezzo del nulla e provava nuove tecniche e attacchi efficaci, poi se non riusciva, si rialzava, si spolverava i vestiti logori e ritentava. Fattasi una certa, prese la sua roba e se ne tornò a casa, alquanto depresso. Sora si accingeva a seguirlo, quando tutto si bloccò in un attimo, come se il tempo si fosse fermato. Davanti al giovane maestro comparve una porta, simile alla prima che aveva attraversato. Evocò il keyblade e l'aprì, poi l'attraversò, sperando che fosse la porta di uscita. Questa volta la luce era meno accecante e Sora riconobbe immediatamente il posto, era il ring dove era prima. Perché era tornato lì? Che senso aveva attraversare una porta, se era tornato al punto di partenza?
La risposta alle sue domande arrivò un istante dopo. Assà giungeva al ring pronto a combattere, quando il ragazzino esile gli disse che era arrivato uno strano tipo oggi al villaggio. Il giovane dalla carnagione abbronzata ne fu subito incuriosito e decise di andare a vedere.
Vista l'euforia con cui aveva preso la notizia, Sora capì che non c'erano molte visite in quel posto e che il nuovo arrivato probabilmente non veniva da lì, ma da un altro mondo. Corse dietro ad Assà, fino a giungere in piazza, dove l'uomo spiccava tra gli altri: robusto, capelli corti e biondi, una tunica di colore rosso e uno spallaccio che a Sora sembrò subito familiare. Quel tipo era un cavaliere del keyblade.
"Tu! Voglio sfidarti a duello!"
Sora si riebbe dal suo status pensieroso quando sentì il ragazzo urlare.
L'uomo si fece spazio tra la folla che lo attorniava e guardò il suo sfidante.
"Tu vorresti sfidarmi? E a cosa?"
"Mi pare ovvio..."
Senza mezze parole, Assà alzò il braccio davanti a sé e una luce intesa gli avvolse la mano e un keyblade gli apparve tra le mani. L'uomo rimase di sasso, così come Sora.
Il giovane si stava solo trattenendo con i suoi compagni, era già ad un livello di molto superiore e il fatto che potesse evocare quell'arma lo dimostrava.
"Come fai ad averla?" Chiese esterrefatto l'uomo.
"Mio padre e mia madre erano custodi, prima che venissero uccisi."
"Mi dispiace, ragazzo. Comunque non posso rifiutare una sfida del genere, testerò le tue abilità."
"Non qui però." Rispose l'altro.
"E dove?"
"Seguimi."
I due, seguiti da Sora, si avventurarono di nuovo giù per la scogliera, quello che doveva essere il posto segreto di Assà.
Il ragazzo tracciò un cerchio a terra e stabilì le regole.
"Chi esce dal cerchio, non si rialza o si arrende è dichiarato sconfitto."
"D'accordo."
Passarono circa dieci minuti a studiarsi prima di iniziare a combattere. Assà tentò il primo affondo, ma l'altro lo scartò elegantemente e toccò la schiena del ragazzo con la spada.
"uno a zero." disse.
Il giovane non si scompose, sorrise aspramente e cominciarono un altro scontro. Riprovò con l'affondo precedente, che fu schivato, stavolta però, Assà era pronto, evitò il colpo da dietro e cercò di attaccarlo alle gambe, ma l'altro saltò e con una capriola all'indietro fu subito davanti all'altro. Assà parò qualche sequenza, ma si vedeva che il keyweilder con la tunica rossa stava solo giocando, mentre il ragazzo ci metteva anima, corpo e sudore. La scaramuccia andò avanti per ore e l'esito era sempre lo stesso, l'uomo era sempre il vincitore.
"Di nuovo." Disse il ragazzo.
Un nuovo scontro iniziò, però si notò fin da subito che il giovane non sapeva come comportarsi, sembrava impaurito.
Sora si ritrovò a fissare lo stesso sguardo che aveva visto nella battaglia con quella creatura nera, uno sguardo impaurito e terrorizzato. Ad un certo punto un liquido nero ricoprì tutto e l'intero posto si fece scuro come la notte e davanti a lui c'era solo Assà, bloccato nella sua posizione con le gambe tremanti. Sora sentiva rimbombare una sola parola e sempre più forte:
"Io ho paura, ho paura, paura, paura!" Il suono si propagava come un urlo. Poi immagini confuse, vedeva due persone, un uomo e una donna a terra e un bimbo davanti a loro in preda ai singhiozzi, la scena cambiò subito e questa volta c'era l'uomo di prima in tunica rossa, anche lui riverso al suolo e Assà che lo fissava spaesato, infine il tutto si fermò e comparvero tredici troni, tutti in cerchio. Assà era lì, nella sua tenuta da battaglia e con il suo elmo scheletrico poggiato su un bracciolo del sedile. Sora si voltò verso il luogo dove guardava Assà, un luogo avvolto nel buio. Da lì veniva una voce calda, pacata e oscura, parlava con un tipo con l'armatura che somigliava ad un drago. Parlavano di Xehanort, di Riku, di Kairi e di....lui, Sora. L'uomo nell'ombra si rivolse ad Assà, questi sorrise e sparì, mentre il tempo si fermava di nuovo e una nuova porta compariva dinanzi al giovane maestro. Rimase lì davanti per un po', pensando a quello che aveva visto, abbastanza scosso. Fece un respiro profondo, evocò il keyblade e aprì la nuova porta. Si era già preparato alla luce intensa, ma nulla, stavolta c'erano solo tenebre. Entrò e subitò fu pervaso da un brivido, quel buio era...agghiacciante. Si guardò intorno, ma il buio continuava a persistere.
"Cado...cado nelle tenebre..."
Sora sentì una voce, si voltò ma non vide nulla.
"Cosa mi succederà, ora?"
Ancora, ma lì non c'era nessuno.
"Questa oscurità è opprimente."
Il ragazzo notò che qualcosa nel buio si contorceva. Evocò il keyblade temendo fosse un heartless, ma l'arma non apparve. Ne rimase stupefatto.
"Ho paura."
Di nuovo quella voce, un attimo dopo il gelo, un freddo penetrante fin dentro le ossa, tanto che non riuscì a trattenersi dal battere i denti.
"Ho mantenuto la mia promessa, ma a quale prezzo?"
Il giovane sentiva quella voce così familiare, così calda. Era come quella che aveva sentito in quella stanza con i troni, solo meno oscura, più brillante, gli ricordava...
"Xebald" Pronunciò quelle parole senza volerlo.
Nel frattempo nessuno si muoveva più, tutto era piatto, calmo, ma faceva freddo, si gelava. D'un tratto davanti a lui comparve una faccia orrenda, scheletrica, che per poco non lo fece sobbalzare.
"Tu non sei ben accetto qui." Disse con una voce raccapricciante e si avventò su Sora inghiottendolo.
Il ragazzo si sentì pervadere dall'oscurità, poi cadere nel vuoto, una caduta senza fine, un volo nell'ignoto. Mentre precipitava si chiedeva se si sarebbe mai svegliato da quell'incubo, se avrebbe mai potuto rivedere i suoi amici.
"Sora!"
Paperino?
"Sora!"
Pippo?
"Sora!"
Re Topolino?
Il ragazzo dischiuse gli occhi e si ritrovò ad un palmo dal naso i suoi amici. Senza pensarci due volte li abbracciò forte con le lacrime agli occhi, li strinse quasi a soffocarli, tanto che cominciarono a dimenasi tra le sue braccia.
"Sono tornato." 
 



 

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Capitolo 18
*** Le conseguenze della vittoria ***


Lo scontro con Assà era terminato, Sora aveva sconfitto le sue paure, la macchia nera nel suo cuore era svanita e al suo posto c'era una luce intensa e calda. Liberò i suoi amici dalla stretta e vide scolpito nei loro visi la perplessità. Il ragazzo raccontò ai suoi amici le vicende che gli erano accadute nel suo cuore e in quello del suo avversario, ma tenne per se i ricordi del cavaliere e di...di...chi era quel tipo? Sora ricordava solo un freddo pungente, tanta oscurità e una sensazione di paura.
"Xebald..."
Il nome gli scappò dalla bocca senza volerlo.
"Cosa hai detto?" Chiese perplesso Paperino.
"Nulla, nulla." Negò il maestro scuotendo la testa e sorridendo, poi posò lo sguardo su Assà. Giaceva a terra, due squarci sul pettorale e il volto scoperto. Lo fissò intensamente, in qualche modo aver visto i suoi ricordi e aver toccato il suo cuore, lo aveva fatto ricredere sul guerriero. Quelle immagini, l'oscurità arrivava così a tanto? Le tenebre portano tutta questa sofferenza? Il volto scheletrico che gli era apparso, gli balenò in mente facendolo rabbrividire. Scosse il capo, cercando di eliminare quell'immagine orrenda, poi si ricordò:
"Riku! Riku è qui."
I tre si girarono e lo guardarono sorpresi.
"Cosa?" Dissero in coro.
"Me lo ha detto Assà, dobbiamo trovarlo!"
Sora balzò in piedi, ma un giramento di testa lo fece ricadere subito a terra.
"Calma Sora, lo scontro che hai affrontato seppure nel cuore, era pur sempre uno scontro impegnativo. Devi riprenderti, poi riprenderemo le ricerche di Alice e Riku." Lo ammonì Topolino.
"Ma..."
"Niente..."
Le parole gli morirono in gola, una strana sensazione colpì il cuore del re, un sentimento di tristezza e solitudine.
"Sua maestà? Tutto bene?" Chiese Pippo.
"Sì, non è niente."
Nel frattempo Paperino aveva rimesso in piedi l'impaziente amico e finalmente potevano riprendere le ricerche.
"Dovremmo dividerci!" Propose Sora.
"No, troppo pericoloso, tu non sei in grado di affrontare un'altra battaglia e non sappiamo in che stato è Riku."
"Io sto benissimo!"
"Nessuna discussione. Inoltre Riku cerca Alice, quindi se troviamo Alice troveremo Riku."
"Non vi scomodate..."
Quella voce, il ragazzo l'avrebbe riconosciuta tra mille.
"Riku!"
Si voltò in lacrime a guardare il suo amico ritrovato. L'altro non rispose, si limitò a mostrare la principessa svenuta tra le sue mani.
"Cosa stai facendo, Riku? Lasciala andare!"
"Lasciarla andare? E da quando prendo ordini da te, Sora?"
"Ma...ma che stai dicendo? Siamo i tuoi amici, Riku!"
"Amici? Forse un tempo, forse quando ancora non capivo la mia vera natura, il mio vero posto. Io sono il membro dei cavalieri di Dark Heart, il mio signore, e lui è l'unico che riconosco come legame."
"Non puoi parlare sul serio. No, non ci credo!" Urlò Sora, il volto solcato dalle lacrime. Fissava con occhi rigonfi il suo amico, ben nascosto dall'armatura. Era di un argento intenso, con dei ricami in oro. Bracciali e gambali ricordavano gli arti di uno scimpanzé, forti e vigorosi, l'elmo riportava due leggere protuberanze simili a orecchie e una corona in oro gli cingeva il capo, a mo' di corona. Infine c'era una specie di fascia nera che gli ricopriva la vita, ma guardandola meglio, sembrava una coda attorcigliata.
"Se proverete ad intralciarmi, vi ucciderò senza esitazione."
Evocò il suo keyblade. La via per l'alba non c'era più, era scomparsa, tra le sue mani, invece, comparì un keyblade del tutto nuovo, che emanava una forte oscurità. Era anche esso argento, mentre l'impugnatura aveva delle specie di orecchie e una corona d'oro la separava dalla lama, quest'ultima era ricurva all'estremità e una zanna completava la forma di chiave.
"Cosa ti è successo, Riku..."
Il ragazzo provò ad avvicinarsi, ma il re lo bloccò.
"Sora, questo non è il Riku che conoscevamo, è un altro. Tu non sei in grado di fermarlo."
"No, non è vero! Io posso riportarlo da noi!" Protestò Sora.
"Non puoi."
"Solo perché mi sono ripreso da una battaglia? è per questo vero?"
"No, non è per questo..."
"E allora perché?" Il ragazzo urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Topolino non rispose, evocò il Cercastelle e balzò davanti a Riku, attaccandolo. L'altro parò il colpo senza problemi, mentre alle sue spalle si apriva un varco oscuro.
"Paperino, Pippo!"
"Sì, vostra maestà?"
"Questo è un ordine, se disubbidirete ne pagherete le conseguenze." Sentenziò il re.
"Sì."
"Non seguiteci e impedite a Sora di farlo, deve continuare la sua missione, per il bene di tutti. Capito?"
"Ma..."
Pippo bloccò il papero e rispose per entrambi.
"Ci assicureremo che venga fatto, vostra maestà."
"Grazie. Sora, capirai quando sarà il momento, per ora...mi dispiace."
Il varco si chiuse inghiottendo Topolino, Riku e la principessa Alice nelle tenebre. Sora cercò in tutti i modi di seguirli, ma fu tutto vano, l'antimaga di Paperino lo costrinse a terra, immobile. Appena tutto finì, il mago rimosse la costrizione e Sora esplose tutta la sua furia.
"è la seconda volta che lo vedo sparire nelle tenebre e non faccio nulla per fermarlo. Perché mi avete fermato? Perché?"
Le parole suonavano come accuse, sentenze amare da mandar giù per i suoi amici, ma lo avevano fatto per il suo bene e perché avevano piena fiducia nel loro re, in fondo non avevano tradito nessuno. Sora, però, non la vedeva così, era furioso, disperato, ferito ed esausto. Continuava a colpire il terreno con il pugno, piangendo come mai aveva fatto prima. I suoi amici non mossero un dito e aspettarono che si calmasse, non perché non avessero le loro ragioni, ma perché non era facile trattenere tutto il dolore che si portavano dentro. Dopo qualche minuto di silenzio assordante, il giovane maestro cadde al suolo svenuto, privo di energie. I suoi compagni lo presero in spalla e lo scortarono alla gummiship, pronti a partire per un nuovo mondo.
Nessuno proferì parola, fin quando un tizio incappucciato si presentò a loro con un foglietto in mano, lo lanciò a Paperino insieme ad un messaggio, poi sparì nel nulla, prima che qualcuno potesse chiedergli chi fosse.
Il mago aprì il messaggio e non credette a ciò che stava leggendo: Yen Sid era stato ucciso in uno scontro con uno dei cavalieri di Dark Heart.
Dovevano tornare alla torre, immediatamente. Poi si ricordarono degli ordini di Topolino e, con il cuore attanagliato dai tanti dolori e il morale a terra, partirono verso il nuovo mondo per adempire ad un comando, anzi no, una promessa, la promessa al loro amico.
**********
"Grazie, Topolino." Disse il ragazzo, togliendosi l'elmo e depositando la principesse a terra.
"Non c'è di che. Però ora spiegami."
Riku raccontò il suo piano al suo amico, parlò della sua prigionia, della notizia che Sora era morto, dei suoi sentimenti quando l'aveva scorto nei giardini e di tutto il resto, non tralasciando nulla.
"Capisco, ma Riku, non devi sempre fare tutto da solo, ci siamo noi."
"Non questa volta, Topolino. Kairi è in ostaggio e devo liberarla, sennò Sora e voi tutti non avrete la strada spianata. Inoltre se li seguo non toccheranno i miei compagni, me l'hanno promesso."
"Ma Riku..."
"No, stavolta agirò da solo, devo, per il bene di tutti, per il bene di Kairi e di Sora. Ti prego Topolino, comprendi la mia scelta, la seguirò in ogni caso."
"Mmmm sono contrariato, ma non c'è molta scelta, tornerò da Yen Sid a riferire le tue intenzioni, nel frattempo Sora cercherà un modo per raggiungervi."
"Grazie...e mi dispiace per Alice e per...."
"No, non devi scusarti, vedrai che quando lo saprà, capirà..."
"Già, in fondo è Sora, il mio migliore amico." Disse Riku con un sorriso, prima di sparire in un portale oscuro, portandosi via Alice.
Topolino si guardò intorno, era lo stesso bosco. Era il bosco dove aveva promesso a Riku di non rivelare a Sora delle sue condizioni, era il boschetto di Crepuscopoli. Quel posto sembrava avere un importanza significativa, visto che tutte le loro promesse avvenivano tra quei raggi arancioni di un tramonto perenne.
*******
"Oh povero Assà, le sue paure hanno avuto il sopravvento e questo ha significato la tua sconfitta. Non temere, però, presto tornerai a vivere nel nostro signore."
Così parlò Asura mentre recuperava il corpo del suo compagno caduto. La sua voce suonava sempre più umana, anche se manteneva alcuni tratti tutt'altro che normali. La sconfitta dei suoi fratelli era un dono fantastico, presto sarebbe tornato come era un tempo.
*******
La sua prigionia era scandita solo dall'arrivo delle principesse e ormai ne mancavano solo due all'appello, poi chissà cosa sarebbe successo, chissà che cosa avevano in mente. Per ora non era riuscita a parlare con nessuno, veniva perennemente ignorata o derisa, ma lei non si sarebbe data per vinta, ogni informazione carpita poteva essere fondamentale. Nel frattempo nessuna delle sue compagne di prigionia si erano svegliate, tutte intrappolate in un sonno perenne, solo lei era sveglia, forse perché serviva così? O chissà per quale oscuro motivo.
I suoi pensieri furono interrotti dal portone che si apriva, un'altra di loro era stata presa?
Un uomo avanzava nelle tenebre, man mano che si avvicinava, Kairi notava che era solo, che veniva verso di lei e sentiva sempre un tintinnio di catene. Chi era?
L'uomo le si piazzò davanti, la fissò per qualche istante, prendendole il viso con la mano. Lei ricambiò con uno sguardo glaciale. Lui sembrò ridere.
"Sei impertinente quanto importante, mia cara Kairi. Sei la chiave per il mio signore, sei l'oggetto del desiderio di molti e sopra ogni cosa sei la pedina perfetta del mio piano."
Kairi rimase perplessa da quelle parole, di quale piano parlava? Non ebbe il tempo di fare congetture che i suoi legacci furono sciolti, tranne alla bocca e dopo averle nuovamente immobilizzato le mani, la trascinò in un portale oscuro. La ragazza non poteva ne urlare, ne ribellarsi e aveva paura, cosa le sarebbe successo ora? Di quale altro piano malvagio sarebbe stata vittima? E per chi era un'ossessione?
"Io, te e Riku ci divertiremo molto insieme, piccola Kairi."
Disse il cavaliere, gettando la prigioniera in un angolo della stanza dove l'aveva condotta.
"Ma se vuoi giocare, devi fare la brava." Disse e poi scoppiò a ridere, mentre abbandonava la ragazza nella sua nuova buia dimora.
 ********
Se ne stava lì, seduto su un masso, un tempo parte di una misteriosa torre, e reggeva un cappello blu. Quel copricapo gli riportava alla mente il momento in cui si era presentato a lui, tutto timoroso, chiedendogli di diventare un maestro keyblade. Ricordava la sua faccia, contornata dalla barba grigia, fargli un sorriso e annuire senza rispondere, poi allungare una mano, evocare il cercastelle e porgerglielo. Ricordava del momento in cui, per facilitarsi il pesante addestramento, aveva indossato quel cappello color cielo notturno e aveva evocato delle scope che camminavano. Sorrise al ricordo della strigliata che ricevette. Altre immagini scorrevano nella sua mente, alcune veloci e sfocate, altre lente e nitide, mentre osservava quello che gli rimaneva del suo amato maestro, quel che restava di Yen Sid. Si alzò e con passo solenne si avvicinò alla piccola macchia nerastra sull'erba verde. Era lì che il potente mago aveva dato la vita per sconfiggere Adnera, il cavaliere del potere, almeno stando a quello che gli aveva raccontato Xehanort al suo arrivo. Tese la mano, come aveva fatto il suo maestro al tempo,evocò il cercastelle e lo conficcò nel terreno, poi strinse a se il cappello e infine lo poggiò sull'elsa della chiave. Le gambe gli cedettero, non riusciva più a trattenersi, cadde in in ginocchio, il volto rigato dalle lacrime. Colpì il terreno con un pugno, poi di nuovo, e ancora, finché non sentì la mano pulsare dal dolore. Un urlo squarciò il silenzio, uno straziante grido di disperazione, dolore frustrazione. Il suo maestro era lì a combattere, a morire e lui non c'era, non era presente, non sapeva neanche che fosse in pericolo. Non riusciva a darsi pace, colpì di nuovo il terreno.
"Patetico."
Topolino non si trattenne, chiamò la catena e ruggì:
"Cosa hai detto?"
"Hai sentito bene, sei patetico." Rispose Xehanort.
Il re gli fu addosso e gli puntò il keyblade al volto.
"Tu, come osi parlare di Yen Sid in questo modo?"
Il vecchio maestro replicò tranquillo, l'arma che aveva davanti non lo impensieriva affatto.
"Io parlo di te. Non ti guardi? è così che si onora un grande maestro? Urlando come un ossesso? Lui è morto per una causa, è morto perché credeva in te e nei tuoi amici. Urlare e sbraitare non servirà ad onorarlo. C'è un solo modo e tu sai bene quale è."
Topolino non replicò, abbassò la chiave e tornò alla tomba di Yen Sid. Per quanto odiasse farlo, doveva dar ragione a Xehanort. L'unico modo che aveva per vendicare la sua scomparsa era far sì che Dark Heart sparisse dalla circolazione e che finalmente i mondi potessero vivere in pace. Il suo maestro aveva scelto di credere in Sora, e ora anche lui doveva farlo, perché solo quel ragazzo era in grado di vendicare il mago, solo lui avrebbe riportato la luce della gioia nel buio del dolore.
*********
Roxas riaprì gli occhi, a fissarlo c'erano Xion e Lea.
"Cosa è successo?"
"Ce l'hai fatta, Roxas! L'hai battuto!" Disse la ragazza sorridendo.
"Volevo dargliela io una bella lezione, ma a quanto pare non ce ne è stato bisogno."
I tre risero, poi il biondo cercò di tirarsi su, ma un giramento di testa lo costrinse a terra.
"Ehi amico, vacci piano, hai dormito un giorno, devi rimetterti in forze." Lo ammonì il rosso.
"Lui dov'è?"
"è scomparso, quando ci siamo svegliati non c'era più."
Xion rispose con un'aria un po' afflitta, ma il ragazzo le sorrise e disse:
"L'importante che abbiamo recuperato il frammento di diario. Ora dobbiamo tornare...indietro..."
Roxas svenne, ma questa volta sul suo viso si dipinse un bel sorriso.
"Roxas!"
"Non ti preoccupare, lo sforzo che ha compiuto con quella fusione è stato troppo, gli serve giusto un po' di riposo."
"Ok.."
"Ehi, Xion, te l'ha detto Roxas, no? Non importa se è scomparso, la cosa importante che abbiamo compiuto la missione e siamo tutti vivi. Quindi sorridi."
"Hai ragione...Lea..."
"Sì?"
"Vi ringrazio."
"Siamo amici, no?" Disse l'altro strofinandosi la testa, poi riprese a parlare. "Comunque hanno colpito proprio quando non c'eravamo...e Yen Sid è..."
"Già...quell'uomo incappucciato sembrava dire il vero."
"Mi auguro che sia una menzogna, ma ho una strana...sensazione. E poi...quel tipo mi è familiare, mi sembra di averlo già visto."
"Cosa?"
"Sì, ha una voce così familiare, forse è...no, niente lascia stare."
"Ok..."
Xion si alzò per andare a prendere qualcosa da mangiare alla gummiship, mentre Lea rimase a fissare l'orizzonte.
"Quel tipo...io l'ho già visto, non posso sbagliarmi."
*******
"Purtroppo il recupero di una delle principesse è costato un figlio. Assà...un altro dei miei figli caduto. Il mio dolore è incolmabile, ma vostro fratello è caduto per uno scopo ed è il mondo in cui crediamo, quello che costruirò una volta forgiato il Xblade. Io vi prometto figli miei che non ci saranno più perdite nel mondo di luce che creerò. Ora potete andare. Tranne te, Senimo, devo parlarti."
Dark Heart congedo i suoi cavalieri, che sparirono tutti, tranne Vadeid, Senimo e Riku.
"Cosa ci fai ancora qui, ragazzo. Sei stato congedato." Disse Vadeid.
"Volevo chiedere a nostro padre se mi è concesso vedere la principessa Kairi. Ho portato a termine la missione e quindi..."
"Figlio mio, ti sarà concesso di vederla solo quando avrai compiuto il tuo dovere a pieno, portami l'ultima principessa e potrai vederla. Presto avrò nuove istruzioni per te. Ora vai."
"Ma..."
"Ragazzo, non mettere alla prova la pazienza di nostro padre."
"Sì, Vadeid."
Riku chinò il capo e si ritirò nelle tenebre.
"Bene, per quanto riguarda te, Senimo, figlio mio, voglio che segui Sora. Mettilo alla prova." Ordinò Dark Heart.
"Metterlo alla prova? Oh sarà divertente e a me piace divertirmi."
Il cavaliere della rabbia scomparve, entusiasta del suo nuovo compito.
"Metterlo alla prova?" Chiese Vadeid.
"...."
"Mio signore..."
"Vadeid, sei il mio figlio più fedele."
"Sì, padre, non domanderò oltre. Per quanto riguarda la principessa?"
"Phegor sta facendo quello che vogliamo, sta portando il giovane Riku nell'oscurità. Lasciamogli pensare che va tutto secondo i suoi piani, per il momento."
"Sì, mio signore."
"Ora, lasciami solo."
Vadeid si congedò dal suo signore.
"Come ti senti, Asura?"
"Come mi sento?" La risata inquietante del guerriero risuonò per tutta la sala.
"Mi sento scoppiare di pazzia."
Dark Heart annuì, poi rivolse il suo sguardo su Assà. Finalmente poteva entrare in un'altra parte dei suoi ricordi.
Inspirò ed entrò nel cuore del ragazzo. Oltrepassò la paura flebile del cavaliere, per entrare in un'oscurità più grande, più fredda. Si sentiva cadere nel vuoto, nell'oscurità e un gelo gli attanagliava il cuore.
"Ho paura."
Una voce interruppe il silenzio.
"L'ho fatto e ora? Sarò perso per sempre? Cosa accadrà...a me?"
Continuava a sprofondare nel buio e sentiva sempre più freddo, non riusciva più a muoversi, la paura lo paralizzava.
"Cosa ne sarà di me?"
Poi una luce...
"Chi sei?"
"Mi chiamo Sora."
"S-Sora?"
Una forza lo respinse indietro e tornò in sé.
"Sora...cosa ci fa quel ragazzo nei miei ricordi?"
*********
Riku lasciò la stanza afflitto.
Ancora una e l'avrebbe potuta vedere...ma così avrebbe permesso a Dark Heart di vincere...però non poteva fare altro.
"Riuscirò a vederti, Kairi."
"Allora la desideri così tanto, eh."
"Cosa vuoi, Phegor."
"Aiutarti ad incontrarla."
"Che cosa?"
"Seguimi..."
Poteva fidarsi? Però l'avrebbe vista, ma era veramente così? Però se fosse stato vero? Avrebbe perso un occasione. Riku varcò il portale che il cavaliere dell'ossessione aveva aperto.
Pochi passi e si ritrovò in uno spazio circolare, sembrava una specie di stanza.
"Riku? Riku sei tu?"
"Kairi? Kairi! Dove sei?"
"Sono..qui...aiutami..."
Riku seguì la voce e arrivò davanti alla ragazza. Era distesa a terra, legata mani e piedi.
"Ora ti libero."
"Attento...lui è qui..."
"Cosa?"
Riku fu colpito alla spalle e cadde a terra svenuto. Quando si riebbe, era disteso su un letto. Si alzò e gridò:
"Kairi!"
Nessuna risposta. Riprovò. Nulla.
"Salve, Riku."
"Phegor! Cosa le hai fatto?!"
"Ci siamo divertiti insieme, è stato divertente vederla soffrire."
"Tu, viscido..."
"Piano, piano o qualcuno potrebbe non sopravvivere."
Il guerriero puntò il keyblade in un angolo. Kairi era lì, ma non poteva parlare, qualcosa glie lo impediva.
"Cosa vuoi?"
"Il tuo aiuto. Io voglio il potere di Dark Heart e tu vuoi Kairi. Collaboriamo e entrambi avremo il nostro desiderio, quello per cui siamo ossessionati."
"Non cederò mai ai tuoi ricatti!"
"Devi o la tua amica non vedrà più la vostra cara isola."
"...cosa vuoi che faccia?"
"Per ora segui gli ordini di nostro padre, poi vedremo. Ricordati, Riku, ora tu sei in mio potere."
Phegor lo afferrò per la maglia e lo scaraventò in un portale oscuro.
Riku poté leggere solo il labiale del suo ricattatore: fai il bravo. Poi il corridoio si chiuse e lui si ritrovò nuovamente nel corridoio. In preda alla rabbia diede un pugno a terra.
"Dannato Phegor!"
Il suo piano rischiava di andare a monte, quel dannato verme lo aveva messo con le spalle al muro. Per ora non poteva fare altro che seguire il suo losco piano.
"Ti libererò, Kairi. Lo prometto. Anche Sora ci aiuterà."
 ********
"Dove sono?"
Sora continuava a guardarsi intorno. A primo impatto non aveva riconosciuto il posto, ma, ora che lo guardava meglio, comprese al volo di essere finito a Crepuscopoli.
Ma che ci faceva lì? Ricordava solo di essere svenuto dopo aver perso di vista Riku e il re nel mondo di Alice e poi niente, vuoto. Forse Paperino e Pippo lo sapevano.
Chiamò i suoi amici, ma non ricevette risposta, silenzio.
"Forse se vado da Hayner e gli altri, mi sapranno dire dove sono."
Fece pochi passi e poi si bloccò, c'era qualcosa che non quadrava, qualcosa di strano....quella non era la Crepuscopoli che ricordava. I palazzi erano diversi, le strade erano diverse, tutto era diverso. Possibile che in poco tempo la città fosse cambiata così radicalmente? C'era qualcosa che non andava.
"Be, se rimango qui, non risolverò molto."
Cominciò a camminare alla cieca e ad ogni bivio tirava a sorte e quando vedeva una strada senza uscita tornava indietro. C'era un lampione, era molto particolare, c'erano dei segni incisi sopra, come se qualcuno lo avesse usato come metro, come si fa ad i bambini per vedere se sono cresciuti, Sora ci passò davanti due tre volte davanti, prima di rendersi conto che stava girando in tondo.
"Ma che..."
Prese una nuova viuzza e dopo qualche svolta forzata era di nuovo lì, a fissare il lumino perennemente acceso. Provò altre volte, perse il conto dei chilometri che aveva fatto, e quando le gambe non lo reggevano più, si mise seduto spalle ad un muro, fissando il palo inciso. Pian piano le palpebre gli si chiusero dal sonno. Non riuscì a comprendere quanto tempo fosse trascorso, ma non gli sembrò molto, comunque un rumore interruppe il suo riposo. Veniva da lontano e si avvicinava intensificandosi, Sora saltò in piedi quando capì che erano passi. Lo scalpitio si faceva sempre più intenso, più vicino e appena sentì che stava per voltare l'angolo...niente, il silenzio. Sora si insospettì, qualcuno gli stava tirando un brutto scherzo e cominciava ad infastidirsi, la tensione era a fior di pelle. Fece un bel respiro e girò l'angolo da dove proveniva qualche attimo fa il rumore, ma non c'era nessuno.
"Se ne sarà andato." Pensò.
Buttò fuori l'aria, sbuffando vistosamente e si apprestò a tornare al suo angolo, non appena si voltò, però, si ritrovò davanti un tipo in armatura. Sora trasalì ed evocò il keyblade, mettendosi nella classica posizione di battaglia, ma quello non diede cenno di reazione, continuava solo a fissarlo da dietro la sua visiera nera. L'armatura era semplice e non portava segni distintivi.
"Sei uno dei cavalieri di Dark Heart?"
Nessuna risposta.
"Ehi! Chi sei?"
Lo strano tipo tese la mano in avanti, uno sfolgorio avvolse il suo arto, prima che comparisse un keyblade.
Era un keyblade dalla forma dragonica.
Il giovane maestro si preparò ad un imminente attacco, ma l'altro conficcò la spada davanti a sé e si inginocchiò. L'elmo scomparve rivelando il volto di un ragazzo, poco più giovane di lui.
"Mio re."
"Cosa?"
Sora lasciò penzolare le braccia come uno scimpanzé e aprì la bocca esterrefatto.
"Mio cosa?"
In quell'istante la Crepuscopoli sembrò collassare e svanire, mentre il ragazzo rimaneva sempre lì, davanti a lui. Ci fu un turbinio di luoghi, immagini che si contorcevano e mischiavano, come se qualcuno stesse mandando avanti un nastro, poi tutto si fermò in un istante. Erano in una stanza bianco latte, luminosa come poche. C'erano tre troni dietro di lui, ricordavano quelli della Terra di Partenza, e uno portava il suo nome. Scritto a caratteri d'oro, il nome Sora scintillava sullo schienale.
"Quel trono è...mio?" Chiese esterrefatto.
Il giovane si svegliò di soprassalto, era sul sedile della cara vecchia gummiship e viaggiavano verso un nuovo mondo. Sora fu contento di rivedere i volti dei suoi amici dopo quello strano sogno. Pensò di parlarne con loro, di chiedere consiglio, ma l'idea gli passò subito di mente quando vide i loro volti tristi e cupi.
"Ragazzi? Che è successo?"
Il mago si voltò con gli occhi intrisi di lacrime e urlò:
"L'hanno ucciso! Hanno ucciso Yen Sid, Sora!"
Le parole lo trafissero come una freccia. Il maestro Yen Sid era stato sconfitto?
Furono attimi strazianti, nessuno riuscì a trattenere le lacrime. Il grande mago, colui che aveva aperto oceani, mosso astri e padroneggiato il potere del keyblade diventando maestro era morto. Finalmente Sora riuscì a comprendere i sentimenti dei suoi tre amici, quando furono colti dalla notizia che il loro maestro Eraqus era stato ucciso. Probabilmente Terra aveva sofferto più di tutti, visto che ne fu lo strumento, ma ora sicuramente era più vicino a comprendere quel dolore che il giorno in cui glie lo raccontarono non aveva capito a pieno.
Ci fu un lungo silenzio in onore del potente stregone e un profondo rammarico per non poter essere vicino al re in un momento come questo, purtroppo però c'era una missione più importante da portare a termine e una deviazione poteva portare altre vittime tra i loro amici.
"Non abbiamo mantenuto la promessa..." Disse Sora per rompere il ghiaccio.
"Però possiamo rimediare...che...che ne dite di fare tutti un bel sorriso? So che non è facile ma almeno provia..."
Le parole gli morirono in gola, quando i suoi compagni si voltarono con il loro sorriso più smagliante, anche se gli occhi erano ancora pieni di lacrime.
Il giovane maestro fece altrettanto, mischiando rabbia, dolore e gioia in un unica espressione, che descrivere è mi è impossibile, possiamo solo...immaginarla.
**********
"Quindi devi controllare quel ragazzo..."
"A quanto pare..."
"Ormai ci tocca fare da baby sitter ad un moccioso che neanche sa tenere in mano un keyblade."
"Menois, ti ricordo che ha sconfitto Assà."
"...."
Il cavaliere del dubbio abbandonò i suoi fratelli.
"Buona fortuna, fratello." Disse, prima di svanire nei bui corridoi del castello.
"Be, senza Assà ci mancava un mister simpatia, vero Ezranon?"
"Senimo, non scherzare sul dolore altrui, potrebbe ritorcersi contro di te."
"Oh sempre la solita solfa tu. Dolore qua, dolore là...una bella dose di allegria non guasterebbe. Me ne vado, va. Spero che il nanetto con i piedi grossi mi dia qualche soddisfazione, ultimamente sono un po' denutrito, ho bisogno di sana rabbia!"
Senimo tese la mano davanti a sé ed aprì un varco oscuro, poi ci si addentrò dentro e la nera porta si richiuse dietro di lui.
"Vorrei caro fratello, ma il dolore che sento provenire da voi me lo impedisce...".
********
Il giovane maestro si asciugò le lacrime con il dorso della mano, poi chiese al suo amico se erano riusciti a trovare un frammento del diario di Xehanort. Paperino si ricordò che lo strano tipo incappucciato gli aveva dato anche un pezzo di carta, così lo porse a Sora. L'altro lo aprì in tutta fretta e gli bastarono poche di quelle righe per capire che erano le memorie del vecchio maestro. Si schiarì la voce con un colpo di tosse e lesse ad alta voce:
"Finalmente...finalmente sono riuscito di nuovo a parlare con Phegor. Mi ha fatto di nuovo quella proposta, mi ha chiesto se mi va di collaborare con uno come lui e io ho accettato. In fondo otterrò ciò che cerco, perché mai dovrei rifiutare? Però...pensavo che accogliere la proposta del mio fratello mi avrebbe appagato e invece...invece mi sento come prima, come se non fosse successo nulla. Presto andremo a recuperare le sette principesse e dovrò mettere in azione il piano, ma cosa mi rende sicuro che quell'uomo non mi stia ingannando? Ho accettato per la mia curiosità incontrollabile...ma...ma...forse non dovrei stare con nessuno, forse dovrei trovare la mia strada da solo. Ho parlato con la persona sbagliata? Forse dovrei parlare con Dark Heart, capire se le nostre strade convergono come mi aveva pronosticato ai tempi. Sì, credo che farò così, parlerò anche con Dark Heart. Ora però mi attende una nuova estenuante sessione di allenamenti. Non sono ancora riuscito ad evocare il mio personale keyblade come gli altri, ma presto lo avrò e sarò inarrestabile.
La sessione è durata abbastanza, oggi erano due i miei partner: Gorigia e Assà. Ho studiato con cura i loro movimenti e i loro poteri e ne ho trovato spunti interessanti per me. La donna utilizza un tipo di magia che prima non avevo mai visto, un potere basato sui fiori. è in grado di evocare grossi tralicci spinati e usare i petali come arma, ne sono rimasto piacevolmente colpito. Per quanto riguarda l'aspetto è una giovane ragazza bionda con gli occhi nocciola e le labbra rosse, come la rosa che sul pettorale dell'armatura. Ha un carattere particolare, è molto gelosa di qualunque cosa venga a contatto e può sfruttare la gelosia altrui per trarne potere e vantaggio. è molto astuta e abile in battaglia, è un'avversaria temibile. Per quanto riguarda il mio secondo compagno di addestramento, non ho molto da dire: è un tipo misterioso che sfrutta la paura per diventare più forte. Cerca sempre di rimanere sulle sue per non farsi trascinare dalle emozioni, chissà perché? Da quanto ho capito ha il potere di assorbire tramite la paura le abilità avversarie ed usarle con abile maestria. è senza dubbio un guerriero dalle doti straordinarie e soprattutto molto versatile. Non l'ho mai visto in faccia, porta sempre l'elmo, si nasconde per lo più e in giro si vede poco o nulla, cosa che arricchisce ancora di più la mia sete di curiosità.
La giornata, se così posso definirla, è stata lunga e ho bisogno di riposare ora, domani ho deciso che parlerò con Dark Heart."



"Ancora nulla..." Disse Sora.
"Mancano ormai pochi frammenti, credo siamo vicini." Lo incoraggiò Pippo.
"Già, presto salveremo Kairi e Ri..."
Un nodo alla gola gli fece morire in gola quel nome.
"Dai Sora, sono sicuro che il tuo amico non è stato corrotto del tutto. Forse sta addirittura combattendo contro l'oscurità per liberare Kairi."
"Tu dici?" Chiese Sora.
"Apfui, dico? Ne sono sicuro! Non ha sempre fatto così?" Rispose Paperino.
"Hai ragione, sicuramente se si è comportato così avrà avuto una ragione. Riku puoi contare su di me! E presto vi raggiungerò!"
"Così si parla!" Disse Pippo.
Nel frattempo raggiunsero un nuovo mondo. Scesi dalla gummiship si ritrovarono in un piccolo villaggio. Le strade in pietra erano semi deserte, c'era giusto qualche strano tipo dall'aspetto animalesco sulla soglia di qualche casa. Le abitazioni erano malconce, con tetti rattoppati alla meglio e muri che da un momento all'altro sarebbero crollati. Poco più lontano c'era una chiesa, anche essa ridotta male e risistemata come si poteva. Le vetrate, che nella cattedrale che aveva visto nel mondo di Quasimodo erano imperiose stupende, qui erano sbiadite e per lo più rotte. Il cielo era ricoperto da grossi nuvoloni grigi che promettevano pioggia e infatti qualche istante dopo il paesello fu ricoperto da una coltre d'acqua, che rendeva il luogo ancora più triste di quello che poteva sembrare asciutto. I tre amici si rifugiarono nella chiesa, unico riparo aperto. Il dentro non si distingueva molto dal fuori: l'altare presentava un tavolo in legno mangiato dalle termiti, la tovaglia che doveva essere sfarzosa, ridotta a un cencio lordo e le panche dove la gente avrebbe dovuto sedersi, non erano certo in buono stato.
Una voce interruppe il silenzio:
"Chi siete?"
I tre si guardarono attorno e videro sbucare da una porticina scardinata un paffuto tasso in tonaca di colore marrone.
"Io son Sora e questi sono i miei amici Pippo e Paperino. Siamo appena arrivati e la pioggia ci ha preso di sorpresa, così siamo entrati per un riparo."
"Oh, quindi siete degli stranieri? Accomodatevi, accomodatevi! Benvenuti nella casa del Signore. Io sono fra Tuck. In questi tempi non si vedono molti stranieri."
L'atteggiamento del frate cambiò radicalmente e diventò ospitale e molto cordiale, superando lo scetticismo che aveva all'inizio.
"Come mai?" Chiese Sora.
"Il re, quell'egoista di re Giovanni. Ha preso il posto di suo fratello Riccardo, partito per la guerra, e ora tartassa i poveri abitanti di questo regno con pesanti tasse. Questa povera gente non riesce neanche a sfamarsi con quel che gli resta. E non solo ogni giorno aumentano sempre più. Poi come se non bastasse sono apparse delle strane creature e uno straniero in armatura."
"Cosa? Uno straniero in armatura? Strane creature?"
Sora si voltò verso i suoi compagni di viaggio e bisbigliò.
"Un cavaliere di Dark Heart, senz'altro."
I due annuirono.
"Io so chi è, sono qui per sconfiggerlo, sapete dirmi dove è andato?"
"Oh certo, certo, al palazzo reale ovviamente. Mi hanno raccontato che le guardie hanno potuto fare ben poco contro i suoi guerrieri."
"Allora andremo lì."
"Aspettate! Non potete andare lì così. Vi catturerebbero senza alcun dubbio."
"E allora cosa dobbiamo fare?"
"Io conosco qualcuno che può aiutarvi..."
Il vecchio tasso fu interrotto da un bussare imperioso al portone della chiesa.
"Apri frate! Dobbiamo riscuotere le tasse!"
"Oh no è lo sceriffo di Nottingham...dovete andarvene!"
"Chi?"
Sora fu sospinto verso la porta sul retro.
"Andate nella foresta lì dietro e cercate una volpe di nome Robin Hood, lui di certo potrà aiutarvi. Ora andate, se vi trovano qui, vi arresteranno senza dubbio."
I tre ringraziarono il loro benefattore e si allontanarono dal paesino in tutta fretta. Presero una viuzza sterrata, visibilmente inutilizzata da molto e raggiunsero la foresta. Gli alberi erano fitti e il terreno era ricoperto da un manto verde. Cercarono di rimanere sul sentiero, ma fu quasi impossibile e dopo aver visto lo stesso albero per due, tre volte capirono che stavano solamente girando intorno.
"Ecco, ci siamo persi..."
"Apfui, in questa foresta non c'è anima viva."
"Suvvia Paperino, sicurmaente fra Tuck avrà avuto le sue buone ragioni a mandarci in questo posto, yuk."
"Apfui."
"Ehi, non sentite anche voi?" Chiese Sora.
"Cosa?"
"Questi rumori."
Dal profondo della foresta si sentivano degli strani rumori, sembrava che qualcuno stesse combattendo laggiù.
"Venite, andiamo a vedere!"
Il ragazzo incitò i suoi compagni a seguirlo e si inoltrarono sempre più tra quegli alberi secolari e i cespugli rigogliosi, fino a raggiungere una radura. Era una sorta di accampamento con case di legno costruite sugli alberi e ponti dello stesso materiale sospesi nel vuoto, al centro c'erano dei tizi feriti a terra.
Sora si avvicinò ad uno di loro e gli chiese cosa era successo e se aveva bisogno di aiuto. L'altro per tutta risposta disse:
"Ti prego...aiuta Robin Hood...quei mostri...li ha condotti laggiù..."
Prima di perdere i sensi il tipo indicò una direzione. Il giovane disse ai suoi compagni di occuparsi dei feriti, lui intanto andava a controllare.
Prese la direzione indicatagli e si addentrò ancora di più nella selva, fino a trovare un gruppo di heartless che girava attorno ad una volpe vestita di un verde smagliante. Corse in suo soccorso e proprio mentre quello veniva assalito, il ragazzo si frappose tra lui e i suoi assalitori evocando un reflex. Gli heartless furono respinti e Sora urlò:
"Stai indietro!"
 

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Capitolo 19
*** La foresta di Sherwood ***


Mentre la volpe si ritirava, Sora studiava i suoi avversari. Heartless grandi e robusti con indosso una pesante armatura, dalle sbarre che contrassegnavano l'elmo si potevano scorgere gli occhi gialli, mentre in mano tenevano una picca. Il simbolo era ben stampato sul pettorale della corazza, in bella vista. Il ragazzo tentò il primo affondo, ma la schiera si compattò e mi se lance in resta, bloccando l'offensiva del nemico. Sora digrignò i denti e tentò con una magia, ma venne immediatamente interrotto: dagli alberi provenivano dei dardi. Heartless arcieri erano appostati tra le fronde e si mimetizzavano, scomparendo nelle fronde.
"Devo fare qualcosa per quegli arcieri."
Intanto la fanteria in prima linea aveva iniziato a caricare con violenza. Il maestro dovette scartare all'indietro per evitarli. I suoi avversari però ne approfittarono per andargli alle spalle e circondarlo. Ora era alla mercé di picche e dardi. Li respinse finché poté con reflex, ma la pioggia di attacchi non cessava e, al contrario dei suoi nemici, lui era in debito di potere magico. Quando ormai sembrava finita, un heartless appostato sugli alberi cadde a terra colpito da una freccia, poi un altro e un altro ancora. Quelli che circondavano Sora, rimasero per un momento sconcertati, dando il tempo al giovane di lanciare su di sé un energiga per riprendere le forze e contrattaccare. Il ragazzo evocò un potente Sacro che spazzò via i nemici che lo circondavano in pochi istanti, poi con due rapidi balzi stanò uno degli arcieri e lo abbatté. Erano piccoli esserini neri con un indosso un cappuccio e una mantellina verde e un robusto arco in legno. Nel frattempo il suo benefattore continuava a tenere a bada gli altri rimasti e in breve tempo riuscirono a spazzarli via.
"Grazie." Disse Sora sorridendo. "Io sono Sora."
"Io sono Robin Hood, grazie a te che mi hai aiutato, ma come facevi a sapere che ero qui?"
"Io e i miei amici vi stavamo cercando quando un orso ci ha detto che eri qui."
"Doveva essere Little Jonh e dimmi sta bene?"
"Sotto le cure del mio amico Paperino si rimetterà in fretta, è un mago eccellente."
"Non siete del posto, dunque."
"Em sì, veniamo da lontano..."
"Capisco, grazie del tuo aiuto Sora, ma ora devo tornare dai miei compagni."
"Vengo con te!" Disse il ragazzo.
"Oh ma voi non andrete da nessuna parte."
I due si voltarono e davanti a loro comparve un lupo. Indossava una buffa calzamaglia rosa e un cappello bombato con una piuma al lato.
"Chi è quel tipo?" Chiese Sora.
"Permetti di presentarmi, ragazzino, io sono lo sceriffo di Nottingham."
"Cosa ci fai qui?" Domandò Robin Hood.
"Sono venuto a catturarti Robin, in nome di re Giovanni."
"Non ci riuscirai!"
"Già!" Sora si preparò a combattere evocando il keyblade.
"E così quello è il keyblade, eh?"
Il giovane maestro rimase perplesso.
"Come fai a conoscerlo?"
"Ehilà!"
Un portale oscuro si aprì nel bel mezzo della radura e un uomo in armatura apparve dalle tenebre. Indossava un armatura leggera, priva di spallacci, con fasciature sulle spalle e sulle mani. Gambali e bracciali presentavano una motivo fiammeggiante ed erano di un rosso spento con rifiniture giallognole. Il pettorale, di colore simile al resto, era frastagliato e ricordava una fiamma che divampa. L'elmo era di un nero lucido, mentre una sorta di cresta simile a fuoco lo attraversava nel mezzo, partendo dallo spazio fra gli occhi e arrivando fino al collo.
"Allora è vero che il re ha trovato un nuovo scagnozzo." Disse la volpe.
"Scagnozzo? Io? Ehi ehi amico, io sono venuto per il ragazzino, di te ne faccio a meno."
"Cosa vuoi da me?" Chiese Sora, pronto ad attaccare.
"Calma, calma, non ci agitiamo, siamo in una foresta, potremo causare un incendio."
Anche se a Sora dava fastidio, l'uomo in armatura aveva ragione, così abbassò la sua spada.
"Bene, ora che ci siamo calmati, andiamo con le presentazioni, io sono Senimo, il cavaliere dell'ira e sono qui per...be questo non dovrei dirtelo."
"Cosa?"
"No, non posso, cioè non lo so se posso, ma forse non dovrei, o forse sì? Ah non ci capisco nulla...oh guarda una betulla."
I tre guardarono lo strano tipo sconcertati.
"Sei sicuro di essere uno di loro?"
"Be, sono uscito da un corridoio oscuro, ho un'armatura fica, ma proprio fica, ho il keyblade e che altro...ah sì, possiedo uno dei tredici frammenti, sì sono una delle tredici oscurità! Ops, dimentica ciò che ho detto...devo imparare a stare zitto, dannazione..."
Il ragazzo, stanco della commedia, pensando che il nemico avesse abbassato la guardia, lo attaccò, ma questo lo atterrò con un calcio e gli puntò il keyblade alla gola. La chiave aveva un'elsa avvolta dalle fiamme, mentre la lama era completamente nera e terminava con una fiammella a completare la punta.
"Ehi bamboccio, ho detto di stare calmo. Ehi cagnetto chiama gli heartless, abbiamo i nostri premi."
"Ca-cagnetto? Tu come os..."
Lo sceriffo sembrò cambiare immediatamente atteggiamento, come se fosse intimorito dal potere del cavaliere.
Poco dopo comparirono heartless simili a quelli che li avevano attaccati e dopo aver legato le mani dei due prigionieri, si diressero a palazzo.
Sora e Robin furono portati in una roccaforte di pietra, circondata da un enorme fossato. L'edificio era alto ed imponente e dei grossi nuvoloni neri si addensavano sulla cima. Furono trascinati dagli heartless nelle segrete ed incatenati in una cella.
"Robin verrai giustiziato all'alba, in quanto a te ragazzo, il tipo in armatura ha dei piani per te."
Detto questo lo sceriffo se ne andò.
"Cosa facciamo ora?" Domando Sora strattonando le catene. "Se solo riuscissi a liberarmi potremo uscire."
La volpe era piuttosto silenziosa, ancora non aveva parlato da quando li avevano catturati.
Qualche minuto dopo si udirono delle voci discutere e poi qualcuno che scendeva le scale. Una giovane volpe molto carina si presentò davanti alla cella.
"Marian!"
"Robin!"
I due dovevano conoscersi bene, vista la reazione dell'arciere. Aveva gli stessi occhi che Sora aveva quando guardava Kairi.
"Sono corsa appena ho saputo, non lo permetterò!"
"Non ti preoccupare, ho già un piano. Ho lasciato un indizio al mio amico Little John."
"Oh sono sollevata, ma stai attento, va bene?"
La volpe lanciò una chiave a Robin.
"Certo."
Mentre la dama tornava indietro, Sora guardò il suo compagno di prigionia. Non erano molto differenti in fondo, entrambi basavano la loro forza sugli amici e per questo ne lo sceriffo, ne il re e ne Senimo li avrebbero sconfitti.
In pochi istanti furono liberi di lasciare quella squallida gabbia di pietra e paglia e prendersi una bella vendetta sui loro assalitori. Risalirono la piccola scalinata che portava alla porta delle segrete, poi Robin mise un dito davanti al muso in segno di silenzio e si appostarono ai lati della porta. L'arciere bussò e un rinoceronte rispose con voce cupa:
"Chi è?"
"Come chi è?" Disse Robin. "Non riconosci il tuo re Giovanni? Razza di mammifero senza cervello, apri questa porta o ti faccio impiccare!"
La guardia impaurita aprì in tutta fretta la porta.
"Mi scusi signore, non pensavo che..."
Non fece in tempo a finire la frase che la spada di Sora si abbatté su di lui, tramortendolo. La volpe recuperò il suo arco e abbandonarono le segrete.
"Dove si va, ora?" Chiese Sora.
"Alla stanza del tesoro, è il momento che re Riccardo paghi le sue tasse."
**********
"Mio signore, abbiamo preso Robin Hood."
"Eccellente lavoro sceriffo e...volete mangiare in modo civile voi?"
Il leone re Giovanni, lo sceriffo e Senimo erano nella sala principale del castello, nel cui mezzo c'era una gigantesca tavola imbandita piena di vettovaglie. Il cavaliere si stava ingozzando come se non toccasse cibo da anni.
"Io faccio quello che mi pare, micio spelacchiato!"
Il re divenne paonazzo e dovette calmarlo lo sceriffo per impedire il disastro.
"Si calmi sire, quel tipo è pericoloso." Disse il lupo a bassa voce.
Giovanni era un leone dalla criniera rada e il viso smunto, gli abiti reali gli stavano larghi e lo facevano sembrare uno sciattone. Al contrario di suo fratello Riccardo, forte e coraggioso, Giovanni era un codardo di prima categoria e alla primo accenno di pericolo se la dava a gambe senza pudore. Aveva convinto suo fratello a lasciare l'Inghilterra per le crociate e aveva assunto il titolo in sua assenza. Da quel giorno aveva vessato il popolo con ingenti tasse, riducendo la maggior parte della popolazione in povertà.
"Voglio vedere quel ladruncolo da strapazzo, conducimi da lui."
"Sì, sire. Tu vieni con noi?"
Senimo non rispose. I due udirono uno strano rumore, quasi un gorgoglio, nel silenzio della sala, ci misero qualche istante per capire che il cavaliere dell'ira stava russando beatamente. Il lupo dovette calmare di nuovo il suo irascibile padrone e portarlo alla cella del famoso Robin Hood con la forza. Giunti alla porta delle segrete trovarono la guardia a terra e la porta spalancata. Si affrettarono a fare i gradini e con grande rabbia e disappunto scoprirono che il loro prigioniero era fuggito. Tornarono subito su per dare l'allarme, ma furono preceduti da un soldato che li avvertì che i compagni di Robin Hood stavano assaltando il castello di Nottingham.
"Preparatevi all'assedio!" Disse lo sceriffo.
"Sì, signore!"
"Inoltre raduna una decina di guardie e mettile al mio sevizio."
"Sì, agli ordini."
"Cosa intende fare?"Chiese il re.
"Preparare una trappola. Il nostro Robin Hood sarà sicuramente diretto alla sala del tesoro e lì lo prenderemo."
"Idea eccellente sceriffo, idea eccellente."
 ******

 

Sora e Robin sfrecciavano per i corridoi del castello, attenti a non farsi notare dalle guardie di passaggio. Il ragazzo notò che andavano piuttosto di fretta e non era un classico giro di ronda.
"Questo movimento...che i tuoi amici siano qui?" Chiese.
"Probabile, non accade molto spesso un assedio qui a Nottingham." Rispose il ladro.
Imboccarono molte svolte, un po' a destra e un po' a sinistra e da quel che sembrava, non erano affatto casuali, ma scelte ponderate.
"Sai dove si trova la sala?"
"Ovviamente, conosco questo luogo come le mie tasche."
Ed era così, dopo aver preso una rampa di scale in pietra, si ritrovarono di fronte ad un grosso portone blindato.
"Con cautela, probabilmente già sanno della nostra fuga e ci aspettano alla porta." Affermò la volpe.
"E allora cosa facciamo?"
"Be, io non posso fare nulla contro quei cosi neri, mentre la tua strana spada sembra piuttosto efficacie...dividiamoci, io li sorprenderò alle spalle e ti darò man forte dalle retrovie, mentre tu fai irruzione dalla porta principale. Ne sei in grado, Sora?"
"E me lo chiedi?" Disse il castano battendosi un pugno sul petto.
Robin si tuffò dalla finestrella lì vicino e grazie ad un rampino di fortuna si diresse alla sala, come programmato, mentre il maestro si preparava allo sfondamento centrale. Con il potere del keyblade riuscì ad aprire l'enorme portone e ad entrare nell'enorme salone. Era buio, ma il ragazzo sapeva che c'era qualcuno dentro, ne avvertiva la presenza. Certamente non poteva essere quel cavaliere, Senimo, quel tipo gli era parso troppo esibizionista per non mostrarsi immediatamente, quindi c'erano solo heartless, o al massimo guardie. Un tintinnio di monete fece sobbalzare il giovane, che si mise subito in allerta, poi un tonfo sordo, si voltò e la porta si chiuse alle sue spalle.
"Che?" Sora finse sorpresa quando si accesero di colpo le torce e una schiera di heartless si presentò di fronte a lui. Al comando c'era quel buffo lupo in calzamaglia, lo sceriffo.
"Ti aspettavamo Robin! Un momento...tu sei quel moccioso, ma dov'è Robin?"
"Dietro di te!"
Dalla finestrella alle spalle dello sceriffo comparve il ladro di Sherwood, il famoso Robin Hood.
"Che tu sia dannato, Robin!"
Lo sceriffo estrasse la spada e iniziò ad affrontare la volpe. Gli heartless dopo un attimo di confusione serrarono i ranghi e puntarono verso il contendente in maglia verde, ma Sora si frappose tra loro e i duellanti.
"Lasciamoli al loro duello, per voi ci sono io!"
La schiera era la stessa della foresta, l'unico problema erano gli heartless arcieri disseminati per gli angoli della stanza. Sora non perse tempo, trasformò il keyblade in due pistole e iniziò a mirare agli arcieri con il cappuccio verde fino ad eliminarli, mentre schivava le cariche dei soldati. Quando ebbe ripulito il posto dai cecchini, poté dedicarsi ai suoi assalitori. Attese una carica e sfruttò un reflex per rispedirla indietro, poi balzò in avanti e colpì con forza uno degli heartless sbalzati via, distruggendolo. I restanti non si diedero per vinti ed usarono le loro picche a mo di giavellotto, ma il ragazzo evocò un aeroga che le respinse tutte, poi usò un potente tornado per spazzarli via senza alcuna fatica.
"E voi siete sistemati!"
Immediatamente buttò un occhio alla situazione di Robin e notò che era un po' in difficoltà, così corse in suo aiuto. Prima che lo sceriffo sferrasse il colpo mortale, Sora bloccò il colpo e lo respinse indietro, poi sparò un blizzaga che prese l'avversario in pieno petto, atterrandolo.
"Grazie Sora, è la seconda volta che mi salvi."
"Gli amici fanno questo."
"Voi...come avete osato! Avete colpito un ufficiale d'Inghilterra e pensate di passarla liscia? Il tempo dei giochini è finito ladruncolo che non sei altro, questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso! Vi ucciderò tutti!"
Lo sceriffo si alzò a fatica, i fumi dell'ira lo avvolgevano e otturavano ogni poro della sua pelle. I suoi occhi erano intrisi di puro odio e rabbia. Una rabbia incontrollabile e cieca.
"Che discorso toccante sceriffo! Sono commosso! Guarda! Guardate! Ho la lacrimuccia..."
Un rumore di applausi seguito da parole sarcastiche rimbombò per la stanza.
"Tu? Di nuovo?" Fece Sora, preparandosi al peggio.
"Tu?Di nuovo? Amico, dovresti fare qualcosa a quella voce, è così odiosa. Comunque sì, ho sentito odore di ira in giro e volevo un po' di pappa. Vediamo chi è il mio amato benefattore? Ah sì, il lupetto, mi farò una bella mangiata oggi. Aspetta, però, ho un'idea migliore, la farò assaggiare anche a voi, che ne dite? Oh dai, non potete dire di no, sarà un bel banchetto."
Poi evocò il keyblade e colpì al petto lo sceriffo, liberando tutta la sua oscurità. Quel poco di ragione che si intravedeva prima, scomparve dagli occhi del signore di Nottingham e le sue pupille divennero bianche come il latte, mentre venature di rosso lo macchiavano irrimediabilmente ai bordi.
Un ululato diede inizio allo scontro. Lo sceriffo, non curante della sua sanità fisica, attaccava con affondi potenti e diretti. Sora e Robin schivavano come potevano, tentando di contrattaccare. Il ragazzo partì all'offensiva e lanciò un nuovo blizzaga, che l'altro parò con la spada, ma si ritrovò il giovane a pochi passi, che lo colpì con un fendente laterale. Sora era convinto di averlo atterrato, ma questo era ancora in piedi e partì nuovamente all'attacco. Robin tentò di rallentarlo con delle frecce, ma nulla da fare, in pochi passi lo sceriffo era davanti a Sora, pronto ad attaccare. Il ragazzo lo respinse con aeroga, poi tentò di colpirlo con un montante, che il lupo bloccò con la bocca, poi sferrò un pugno al maestro e lo scaraventò via. Ora, l'attenzione di quella furia poteva ricadere tutta su Robin Hood. La volpe non riusciva a tenergli testa, il potere dell'oscurità che Senimo gli aveva donato era troppo per lui. In pochi scambi, Robin era con le spalle al muro e lo sceriffo stava per aggredirlo di nuovo. Sora nel frattempo si era ripreso e tentò di aiutarlo, ma fu bloccato dal cavaliere.
"Perché vuoi fermare questo spettacolo così esilarante?"
Sora digrignò i denti e tentò di attaccare il suo ostacolo, ma questo fu più lesto e schivò il colpo saltando, poi con un firaga lo ferì alla spalla. Il ragazzo ricadde a terra dolorante. Nel frattempo l'altro scontro si era concluso e il vincitore era lo sceriffo, che colpì Robin e questo cadde dalla finestra.
"Robin!"
Il ragazzo non trattenne la sua furia, si alzò incurante del dolore e si fiondò sullo sceriffo. Il lupo si voltò e tentò di colpire, ma il giovane evocò un reflex e lo respinse, poi con uno slam aereo lo spedì in aria e lo fece poi schiantare a terra con violenza. Il colpo fece perdere tutte le velleità allo sceriffo, che svenne perdendo l'aura oscura.
Sora era ansimante sopra lo sconfitto, lo guardò per un attimo, poi corse alla finestra a cercare Robin. Lo vide uscire ferito dall'acqua e un orso vestito di verde che correva in suo soccorso. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, ma durò poco, il re Giovanni si era messo al loro inseguimento.
"Devo andare ad avvertirli!"
Fece per tornare indietro, quando Senimo gli si parò davanti.
"Lasciami passare!"
"Lalalalala."
"Mi prendi in giro? Lasciami passare!"
"Oh, stavi parlando con me?"
"Perché? Dimmi perché prima mi ostacoli, poi no ed ora ancora? Perché? Dimmelo!"
"Mi aspettavo di più da te, signor amicizia. Credevo avessi un po' di cervello, ma a quanto pare mi ero sbagliato...eh, caro Senimo, è la vita..che ci vuoi fare? Tu ti aspetti che il giovane piedi grandi sia furbo e invece...niente. Oppure no? Oppure hai capito e me l'hai chiesto per vedere se io avevo capito. Perché se è così allora sono io quello che non ha capito e quindi...no, aspetta, mi sono perso, che stavo dicendo?"
"Smettila! Smettila! Basta ora! Ti stai prendendo gioco di me! Lasciami passare, o lo farò con la forza!"
Sora mise il keyblade davanti a sé, i suoi occhi furiosi.
"Hai il suo stesso sguardo...rabbia...furia...che banchetto delizioso."
"Lo...lo sguardo di chi? Di chi parli?"
"Dovresti saperlo...Sora."
Senimo svanì in un portale oscuro, lasciando il ragazzo perplesso.
Di chi stava parlando? Chi l'aveva guardato così? Riku? Kairi?
Nel frattempo nella stanza irruppero Paperino e Pippo, che corsero ad abbracciare il loro amico.
"Ragazzi! Mi avete trovato! Allora eravate voi ad impegnare le guardie?"
"Ci puoi scommettere!" Disse il mago.
I due raccontarono del messaggio lasciato da Robin e del piano per liberarvi, poi la volpe li aveva avvisati che Sora era ancora nella stanza del tesoro.
"E così siamo giunti qui."
"E lui? Lui come sta?"
"Little John l'ha portato da fra Tuck, li Marian si prenderà cura di lui."
"Dobbiamo andare, allora. Il re vuole uccidere Robin e ha seguito il suo amico."
I tre lasciarono il castello di fretta per andare al villaggio. Uscendo Sora notò che il castello era in fiamme e chiese spiegazioni, così il papero gli disse che il re su consiglio dello sceriffo lo aveva mandato in fiamme per bloccare l'assedio, ma non aveva funzionato. Dopo qualche tempo giunsero al villaggio e entrarono spediti in chiesa, dove con grande sorpresa videro Robin sano e salvo e il re immobilizzato da un grosso leone.
"Che è successo qui?"
"E loro chi sono?" Chiese il leone.
"Sono i miei amici, mio re."
"Re?" Disse ad alta voce Sora.
"Sì, Sora, lui è il vero re d'Inghilterra, lui è re Riccardo cuor di leone."
"Sua maestà." Fece Sora inchinandosi.
"Non c'è bisogno di tutti questi convenevoli, sono io che mi dovrei inchinare a voi, eroi. Avete salvato il mio regno dalla crudeltà e dalla furia cieco di mio fratello, sono in debito con voi."
Le parole del re Riccardo trapassarono il cuore di Sora. Gli tornarono in mente le parole di Senimo e il motivo per cui lo stava deridendo. Voleva che si arrabbiasse, voleva nutrirsi dalla sua furia e ci era anche riuscito. Il ragazzo strinse i pugni e sussurrò:
"Sono ancora troppo debole."
"Così tu ti chiami Sora?"
Il ragazzo si destò dai suoi pensieri e rispose:
"Sì, sire."
"Ho un messaggio per te, mio giovane salvatore. Uno tipo misterioso mi ha informato degli avvenimenti mentre tornavo al mio regno e mi ha dato questo pezzo di carta per te."
"La ringrazio."
"Chi sarà mai questo tipo che ci aiuta ogni volta?" Chiese Pippo.
"Non lo so, ma ci sta dando una grossa mano." Rispose Paperino.
"Be ragazzi, per noi è giunto il momento di partire."
"Buon viaggio Sora." Disse Robin.
"Grazie e spero che tu e Marian possiate stare insieme finalmente."
"Come scusa?" Disse la volpe arrossendo, causando l'ilarità di tutti, tranne del povero principe Giovanni, ancora infuriato.
*********
"Allora? Come ti è sembrato, fratello?"
"Eri qui, Menois?"
Il cavaliere si tolse l'elmo demoniaco e rivelò un viso giovane, sui vent'anni, con capelli castani e occhi verdi.
"Volevo vedere come te la cavavi, siamo o no,fratelli?"
"Già, già siamo fratelli. Comunque non è granché,mi sembra un sempliciotto, ma ha una grande risolutezza...su quello non c'è dubbio."
"L'avevo notato anche io."
"Che fai? Mi rubi il merito? Sei proprio un ladro."
Il cavaliere della rabbia si tolse anche lui l'elmo. Anche lui sulla ventina con occhi azzurri e capelli biondi e guardò con disappunto suo fratello.
"Be, andiamo."
"Sì, sì, che questo posto mi ha stancato, cucinano anche male."
"Non dire a Ezranon che sono venuto, potrebbe farsi strane idee."
"Chi? Io? Sarò muto come un pesce. Qualcosa potrebbe sfuggirmi, però..."
"Immagino."
I due scomparvero nelle tenebre. Sul loro volto vi era disegnato un sorriso, come non accedeva da molto tempo.
L'oscurità non risparmia alcun cuore, anche quelli più puri. Si insinua silenziosa e non vista e alla prima occasione si espande, cresce e poi non si riesce più a dominarla, a controllarla. è in quel momento che si tende una mano al mondo, sperando che esso ti tiri fuori e ti riporti alla luce. Le persone passano, ti vedono affondare e vanno oltre, altre, coloro che ti vogliono veramente bene, invece rimangono, tendono una mano e l'afferrano. Nel buio della solitudine tre orfani, vittime di una guerra per il controllo dell'unica fonte di luce del loro paese, si fermarono e tesero la loro mano tra di loro, uscendo dalle tenebre insieme. Da quel momento divennero fratelli, fratelli di sofferenze, odio e rabbia, dubbio e disperazione. Insieme superarono ostacoli inimmaginabili, ma la tenebra si ripresenta, più crudele ed affamata di prima e questa volta nessuno si fermò ad aiutarli. I loro nomi erano Ezranon, Senimo e Menois e quella che voglio narrarvi è la loro triste storia.
********

La guerra per il dominio della luce, la più grande battaglia che si sia mai vista, sappiamo tutti come andò a finire: il Xblade venne distrutto, Kingdom Hearts sprofondò nelle tenebre per mai più tornare e gli uomini furono inghiottiti dal buio perenne. Poi una luce insperata e inaspettata ricostruì l'universo come oggi viene visto da Sora e gli altri, tante stelle di luce in un oceano di tenebra. Quella luce era il cuore dei bambini. Come sappiamo, però, e molto spesso non vogliamo ammetterlo, l'uomo è costante nei suoi errori e la storia finisce per ripetersi, anche se in scala minore. In un piccolo mondo riemerso dall'oscurità venne scoperta una fonte di lux considerevole e vista la scomparsa di Kingdom Hearts e la quasi estinzione degli heartless, era una risorsa assai preziosa. La gente del luogo era semplice e ignorante sulla materia, perciò non diedero troppo peso al loro inestimabile tesoro, vivendo in pace e serenità, fino alla venuta di un forestiero. Il caso volle che questo forestiero fosse un possessore di keyblade e aveva militato nelle file di uno dei mitici Foreteller. Gli indigeni lo accolsero come un eroe, sopravvissuto al massacro, non sapendo che in realtà era un disertore, un uomo la cui forza di volontà venne meno proprio quando si trovò a combattere contro i suoi fratelli, uomo contro uomo. Come si fa a biasimarlo? Uccidere non è nella natura umana, il cuore si stringe, l'anima si rifiuta e il corpo trema, solo la volontà può essere decisiva e in quel guerriero mancò, così prese il suo keyblade e abbandonò il campo senza voltarsi indietro, piangendo lacrime amare. Dopo un lungo vagare nelle tenebre, un porto di calda luce era quello che desiderava di più e quel piccolo mondo fu la sua grande salvezza. Infinitamente grato ai suoi abitanti, decise di prendersi cura di loro e insegnargli l'arte del keyblade, così se in questi tempi oscuri avessero avuto bisogno di protezione avrebbero potuto contare su guerrieri forti e valorosi. Inoltre pensò che era un modo per il keyblade di riscattarsi, creato per scopi nobili, ma usato per altri altrettanto ignobili, quell'arma doveva tornare ad essere la chiave della salvezza e non quella della distruzione. Il tempo passò e anche le generazioni, ma come cresce un'idea, un'altra nasce a contrastarla e metterla in dubbio. Le persone avevano capito, sapevano che keyblade e lux potevano donare potere, fama e gloria e certo nessuno se la sarebbe lasciata sfuggire. Quello che era un piccolo villaggio si era trasformato in una società di keyweilder di prim'ordine e la elevata cultura appresa in secoli di studio li aveva cambiati, corrotti e resi non dissimili a coloro che tempo fa fecero piombare il mondo nelle tenebre. Si crearono fazioni, il governo si spezzò in più parti e tutte volevano la stessa cosa: lux. Iniziarono campagne di promesse e propagande, di corruzioni e elargizioni, la gente comune annusava il vento di burrasca, ma il benessere di cui si godeva, offuscava le menti e i pensieri. Fu proprio in questa società corrotta e intricata che nacquero Ezranon, Senimo e Menois. Venivano da genitori con fazioni politiche diverse e tutte e tre le famiglie erano influenti famiglie detentrici della potente arma. Passarono parte della loro infanzia a sbeffeggiarsi e a farsi la guerra tra loro, organizzando guerriglie tra piccoli teppisti o tornei di quartiere per far prevalere la propria fazione, ma erano sempre in parità. Tutti e tre avevano un sogno, però, diventare cavalieri forti, tanto da poter visitare il mondo esterno, quello da dove il mitico forestiero era venuto. Un sogno che però si infranse sulla cruda realtà. Avevano circa dieci anni quando la tensione tra le fazioni raggiunse il culmine e sfociò in una sanguinosa guerra. Tutti i keyblader coinvolti furono chiamati in causa a darsi battaglia per un ideale che sapeva di maschera per fini subdoli, ma che nessuno voleva ammettere. La guerra divenne guerriglia e la gloriosa cittadina cadde in rovina. Gente moriva per strada, altri sparivano nel buio per non tornare, altri lottavano per un misero pezzo di pane, anche i genitori di Ezranon vennero a mancare, uccisi da un'imboscata. Il ragazzo aveva appena compiuto dodici anni e si ritrovò improvvisamente solo al mondo con un grande dolore da sopportare. Non ebbe neanche il tempo di appurare la scomparsa dei suoi cari, che si ritrovò a lottare per mangiare, più accanitamente di quanto facesse prima e la fazione che tanto aveva ammirato sembrava essersi dimenticato di lui. Nel suo cuore sentiva così tanto dolore, ne era intriso, colmo, zeppo, lo sentiva scoppiare. Non poteva appartenere tutto a lui, avvertiva sofferenze che non aveva mai provato e che non gli riguardavano. Sentiva dolore per una ferita che non aveva, per un consorte scomparso o un figlio caduto, udiva ogni agonia. Come se non bastasse si sentiva risucchiare dalle tenebre, tutto quel dolore aveva ridotto il suo cuore ad una pozza nera, che lentamente lo stava inghiottendo.
Era un giorno come un altro in quella città fantasma, Ezranon stava lottando per un pezzo di pane con un cane smagrito, per poi arrendersi a fare a metà e tornare al suo rifugio diroccato, quando avvertì un miscuglio di sentimenti provenire dal vicolo lì vicino, come se qualcuno avesse mischiato insieme un concentrato d'ira e dubbio, e così decise di dare un'occhiata. Un po' riluttante all'idea, si avventurò in quel vicolo scuro e putrido e li vide, i suoi vecchi nemici di infanzia erano lì. Menois era rannicchiato in un angolo, gli occhi spenti, il volto smagrito, sembrava non avere più una casa, una famiglia, un'anima. Poco vicino, lì a fianco c'era Senimo, era a terra, i pugni ricoperti di ferite e un sorriso stampato in volto.
"Che è successo?" chiese Ezranon.
"Che è successo? Non lo so...io non so nulla." Rispose Menois, fissandolo con occhi assenti.
Qualcosa era accaduto, quei sentimenti che sentiva erano i loro ed erano così forti e dirompenti da ferirgli il cuore.
"I vostri genitori...sono...morti?"
"I suoi sì, i miei erano a terra, non si muovevano, ma non so se fossero morti, erano lì, questo solo so."
"Capisco...be, io so che ho un rifugio e qualcosa da mangiare...se mi aiuti a portarlo via, andiamo lì."
"Perché lo fai? Probabilmente i nostri genitori si sono uccisi a vicenda, probabilmente ti tradiremo per un pezzo di pane, probabilmente tu ci tradirai, perché lo fai?"
"Perché? Non so il perché di preciso, ma sento il vostro dolore e è così forte e irruente nel mio cuore che...che...è come se fossimo legati l'uno all'altro, come se...se...fossimo fratelli."
"Fratelli?"
"è quello che sento, sì."
Menois si alzò in silenzio e fece cenno all'altro di aiutarlo, così andarono nel rifugio e si presero cura delle ferite di Senimo.
Al risveglio del giovane, i tre attorno ad una crosta di pane raccontarono le loro vicende e di come i loro cari avevano lasciato questo mondo. Ezranon ascoltava curioso, voleva capire la natura di tutto quel dolore, forse se l'avesse capito, lo avrebbe sopportato...meglio. Menois fu molto vago, i suoi erano molti se e molti ma, gli occhi sempre spenti in un verde sbiadito. Il dubbio lo divorava dall'interno, cosa ne sarebbe stato ora della sua vita? Ora era solo, abbandonato da tutti, cosa avrebbe fatto?
E poi c'era Senimo, esuberante e allegro. Non mostrava mai il lato triste di sé, ma la sua storia era carica di rabbia e furia. Infine toccò a lui, Ezranon, e non poté non notare che le sua parole erano ricolme di sofferenza, non la sua, ma di un intero popolo.
"Sentite, ho un'idea, perché non stringiamo un patto?" Propose Senimo.
"Che patto?" Chiese Ezranon.
"Da oggi saremo fratelli, fratelli nella gioia e nel dolore, saremo una famiglia, saremo quello che le nostro paese ci ha portato via. Che ne dite? Ci state?"
Ezranon annuì e anche Menois lo seguì. Per la prima volta da quando lo aveva visto, Ezranon notò in Menois un colore più vivido negli occhi, una certezza solida su cui poggiare la sua mente e il suo cuore dubbioso, una speranza.
Il tempo passò in fretta, ma non la guerra, furono dieci anni di lotte continue e massacranti, ma il loro legame non si spezzò, rimase duraturo e costante nel tempo, legato, come aveva detto Senimo, dal dolore e dalla gioia. All'età di quindici anni i tre manifestarono i loro keyblade e le loro speranze e i loro sogni si riaccesero, presto avrebbero lasciato questo putrido mondo insieme.
Si allenarono tra di loro per migliorare le loro abilità e per tre lunghi anni continuarono a perfezionarsi e a crescere, fino a diventare degli ottimi keyweilder, in grado di respingere qualsiasi pericolo giungesse dalla guerra. Senimo si era specializzato nella magia del fuoco, Menois era in grado di creare copie di se stesso e farle passare per reali e Ezranon aveva acquisito una padronanza nel ghiaccio, raffreddando e controllando i suoi tormenti.
In una piccola escursione all'interno di un edificio abbandonato, trovarono un ragazzino di otto anni, solo e triste, abbandonato a se stesso.
"Vieni con noi." Disse Senimo.
Il piccolo ricordava molto loro agli inizi, scoraggiati, tristi e soli e non potevano rimanere indifferenti. Negli anni che seguirono, il piccoletto divenne quasi un fratello minore per loro e all'età di dieci anni decisero di portarlo con loro.
"Oggi andremo in cerca di cibo, rimani vicino a noi e non ti allontanare." Gli raccomandò Senimo.
"Sei sicuro che possiamo portarlo?"
"Oh andiamo Menois, è un giovanotto ormai, deve aiutare la famiglia."
"Forse hai ragione." Disse l'altro scompigliando i capelli del bimbo, che replicò irritato:
"Ehi!"
"Andiamo, che è tardi!" Li ammonì Ezranon.
Anche se Senimo era il più allegro e spensierato, era anche molto irresponsabile e Menois era molto insicuro, perciò tocco a Ezranon prendersi il carico del capo, di chi mette ordine, in poche parole: il ruolo del fratello maggiore.
Si diressero in un avamposto di una delle fazioni per razziare del cibo.
"Stiamo attenti, non sappiamo quando torneranno." Disse Ezranon.
"Sì, sì, sì come vuoi capo...sta sempre a blaterare..."
Senza molte difficoltà raggiunsero la dispensa, ma furono sorpresi in una trappola. Ne uscì uno scontro violento contro i padroni della provvigione, che avevano saputo da una soffiata che qualcuno era interessato a razziare il loro cibo, così prezioso. Eh sì, mentre i capi pensavano a accaparrarsi la preziosa lux, ormai diventata un tesoro lontano e inarrivabile, quasi utopico, gli eserciti pensavano a tenersi stretto il vero tesoro, ovvero il cibo.
Keyblade contro keyblade, magia contro magia, pur se ben allenati i tre facevano fatica a tenere a bada tutte quelle persone, anche perché dovevano proteggere il loro fratellino. Menois era stato circondato, combatteva con destrezza, ma non poteva vedere dovunque e in guerra i colpi a tradimento non mancano di certo. Un vigliacco sparò un firaga addosso al giovane, che rimase sorprendentemente illeso, per poi accorgersi che il suo fratellino, vedendolo in difficoltà, in maniera imprudente si era messo in mezzo per salvarlo. Il colpo fu letale e i tre non ebbero nemmeno il tempo di salutarlo, che la morte lo avvolse. Menois perse la ragione, l'oscurità si impadronì di lui, il dubbio che lo aveva attanagliato alla morte dei suoi genitori si era ripresentato, più forte, più irruente: che cosa faccio ora? Che cosa farò? Chi sono io? Perché combatto? Domande senza risposta vagavano nella sua mente avvolta nel buio.
Perché sei morto? Perché la mia famiglia muore per colpa mia?
Non c'erano risposte e le domande erano sempre di più, sempre più difficili.
Perché questa guerra? Che ho fatto di male? Merito di vivere?
Troppe per la sua mente da reggere. Si chiuse in se stesso, sopra al suo fratello appena scomparso e non si mosse da lì.
Senimo aveva visto tutto, un fratello che se ne va, l'altro che soffre, era troppo. La rabbia era incontrollabile, il fuoco dentro di sé ardeva come non mai, la furia gli annebbiava la mente e il cuore, non sentiva nient'altro che rabbia.
"Voi...voi...come avete osato!" Urlò.
Come una belva si getto sui suoi avversari, avvolto da fiamme che bruciavano ardentemente e senza badare alla sua condizione fisica, colpiva a destra e a manca senza una logica e senza un perché, la pura furia cieca dominava il suo animo.
Ezranon si ritrovò, invece a dover lottare contro se stesso, contro il dolore, un tempo congelato, che ora dilagava a macchia d'olio e si espandeva nel suo cuore. Non riusciva a trattenerlo, era troppo da sopportare, faceva troppo male, troppo...poi una voce:
"Perché tenerti tutto questo dolore, quando puoi infliggerlo?
Perché farsi tante domande quando puoi cercare le risposte negli altri?
Perché reprimere la furia che attanaglia il tuo cuore?
Liberatevi dalle vostre catene figli miei e tornate alla vostra vera...famiglia."
In quel momento fu tutto chiaro al ragazzo, con un grido straziante buttò fuori tutto il suo dolore e intorno a sé le persone caddero come mosche, contorcendosi in sofferenze che neanche loro sapevano di avere, ma che nel loro corpo e mente si moltiplicavano per mille.
Alla fine di quella giornata, si raccontò che un intero plotone era stato ritrovato in parte trucidato e ustionato, in parte impazzito da dolori e sofferenze che nemmeno gli appartenevano e in parte non sapevano più chi erano, da dove venissero o cosa stessero facendo. Inoltre trovarono una piccola tomba con un keyblade di legno conficcato nel terreno e un mazzo di fiori a terra, senza un nome da ricordare, senza una salma da identificare, solo una scritta:
"Qui giace nostro fratello, il più valoroso e coraggioso di tutti."
I tre che compirono quella strage passarono alla storia come i fantasmi oscuri, i pochi che riuscirono a parlare narrarono che i loro carnefici erano scomparsi nelle tenebre, come attratti da una voce, da un richiamo misterioso.
La storia passò come falsa e frutto di menti malate e provate dalla guerra e quella tomba era solo lì per far scena, mentre nei tre ragazzi rimase impresso il volto del loro amato fratello morto in quella missione e con quel fardello nel cuore ora servono il loro signore Dark Heart, nella speranza che nel mondo di luce che porterà questo tipo di atrocità non si ripetano o si verifichino. Questa è la storia dei tre fratelli, parte delle tredici oscurità e valorosi combattenti, che la guerra ha portato a soccombere alle tenebre che insieme avevano combattuto e sconfitto come una famiglia.
 
 

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Capitolo 20
*** Fioritura e appassimento ***


Riku rientrò nella sua camera, la riunione si era appena conclusa e, come aveva previsto, gli era stata affidata la missione di recuperare Biancaneve, l'ultima principessa rimasta. Insieme a lui era stata incaricata anche Gorigia di tale compito. L'obbiettivo era tenere impegnati Sora e gli altri per impedire che intralciassero la missione di recupero, ma Riku era convinto che ancora non si fidavano di lui. Comunque questo non gli importava, il vero problema era Phegor e i suoi folli piani, stava mettendo a rischio la riuscita del suo piano e non poteva permetterlo. Aveva deciso,ci aveva pensato a lungo e finalmente aveva trovato una scappatoia, per il momento, però, doveva solo stare al gioco. Doveva pazientare solo fino alla cattura di Biancaneve, poi avrebbe agito. Sì, ne era sicuro, non c'era possibilità di fallire.
"Kairi, presto sarai libera."
Era giunta l'ora di andare, scese le scale a chiocciola della torre e si incontrò con la donna nel corridoio principale.
"Sei in ritardo, ragazzo. Tutti uguali voi uomini."
Si poteva percepire a chilometri di distanza, l'odio che Gorigia aveva per gli uomini era tanto grande quanto l'oscurità che aveva in corpo. 
Il cavaliere tese la mano e aprì un portale oscuro, poi con un gesto elegante e ammaliante allo stesso tempo tirò indietro i biondi capelli e indossò l'elmo.
"Andiamo!" Oridnò altezzosa.
Riku stava per seguirla nelle tenebre, quando fu bloccato da una voce.
"Riku...Riku, amico mio."
"Sto seguendo il piano, cosa vuoi di più?"
"Nella tua posizione non sarei così scortese, amico. Comunque Gorigia non deve tornare illesa da questa missione, sia chiaro. I tuoi cari amici devono toglierla di mezzo. Nella scenografia che ho preparato è il momento che la donna dalla dorata chioma esca di scena, ci siamo...intesi?"
"...non puoi farlo tu?"
"Lo farei, ma dopo chi si occuperebbe dell'attrice principale?"
"Va bene..."
"Eccellente."
Il ragazzo, indossato il copricapo scimmiesco, scomparve nell'ombra e lasciò da solo Phegor.
"Bene, un'altro adorato membro ci lascerà presto e fra poco io vedrò realizzato il mio sogno. Sono così...impaziente! Ma devo rimanere calmo...devo frenarla ancora...lo so, sei stata così tanto repressa, ma devi pazientare ancora un po'...ci siamo quasi."
***********
Aqua ci aveva messo più tempo del previsto a riprendersi dalle ferite infertegli da Adnera e il tempo trascorso al dominio incantato fu più lungo del previsto, ma finalmente erano riusciti a rimettersi in viaggio e il bosco dei nani era lì davanti a loro. I tre ragazzi, però, non avevano molta voglia di parlare, la scomparsa di un altro dei loro maestri, dell'ultimo rimastogli, li aveva segnati profondamente e pure se non poté eguagliare il dolore della fine di Eraqus, era comunque difficile da sopportare. Erano stati avvisati da un uomo incappucciato, a detta di Ven, era lo stesso che gli aveva dato il frammento di diario. All'inizio rimasero tutti un po' scettici alla notizia, ma i loro cuori recavano un peso che implicitamente la confermava. Quel tipo, al contrario, aveva qualcosa di familiare, come se l'avessero già visto, già affrontato, anche quella una sensazione, ma pur sempre nitida e difficile da ignorare.
Finalmente atterrarono nel mondo della principessa. Il posto era una radura che divideva il castello dal bosco tenebroso in cui vivevano i sette nanetti. Un bel prato verde con cespugli e fiori stupendi, un piccolo ruscello e un ponticello di legno, più adatto a non bagnarsi i piedi, che un vero e proprio guado per il fiume. Era un posto familiare a tutti e tre e quindi avevano deciso di scendere lì, per poi decidere la destinazione. Da quello che ricordava Terra, la fanciulla era fuggita nel bosco spaventata, mentre per Ven era sotto le cure dei nani, ma fu Aqua a dare indicazioni precise, visto che fu l'ultima a giungere in quel posto. La principessa era con il principe che l'aveva salvata dalla malvagia matrigna e ora era nel castello di quest'ultimo, la cui locazione era ai tre sconosciuta.
"Come facciamo a trovarla se non è più qui?"
"Forse i nani sanno dov'è?"
"E ce lo diranno? Sono così scontrosi!" Disse Ven.
"Ma no, sono stati tanto adorabili." Lo corresse Aqua.
"Be, allora è deciso, andremo da questi nanetti. Fate strada." Sentenziò Terra.
I tre si inoltrarono nella selva buia. La vegetazione era così fitta, che nemmeno il remoto raggio di sole riusciva a penetrarla. Alcuni alberi rinsecchiti avevano assunto una forma orrenda e deforme, che al tempo aveva spaventato la giovane Biancaneve a morte. Dopo un bel tratto tra foglie, rami e cespugli, si ritrovarono in uno dei pochi posti in cui il sole faceva capolino dalle fronde, la casetta dei nani. Una casa semplice, arroccata alla meglio, con travi di legno e cemento a fare da base e un pesante tetto di paglia a ripararli dalla pioggia. Porta e finestre erano minuscole e giusto Ven, anche se a fatica rispetto all'ultima volta, poteva passarci. Visto, però, che la precedente esperienza con i sette, decisero di mandare avanti Aqua, per evitare inutili litigi.
"Allora vado io." Disse la giovane dai capelli blu, prima di bussare alla piccola porta di legno intarsiata. Provò due, tre volte, ma non ricevette risposta.
"Pare non ci sia nessuno." Affermò dopo aver guardato da una finestrella impolverata.
"Devono essere andati alla miniera."
"Sai dov'è?"
Ven annuì con un sorrisetto in volto.
"è per di là."
"Non ci resta che cercarli lì." Disse Terra.
Stavano per imboccare la via delle miniere, quando un grido si alzò dal bosco.
"Biancaneve?" Disse Ven.
"Deve essere lei."
"Sbrighiamoci."
In men che non si dica si addentrarono nuovamente nel bosco, in cerca della fanciulla. Frugarono dappertutto, dietro cespugli, alberi, rami, ma della fanciulla nessuna traccia. Aqua non si dava pace, continuava decisa, non curandosi delle ferite che le procuravano le fronde fitte e intricate del posto. Dopo qualche ora di ricerche si ritrovò nel mezzo di una radura.
"Ma dove si sarà cacciata?" Chiese la giovane, ma nessuno rispose. Si voltò preoccupata, ma non c'era traccia di Terra o Ven.
"Ottimo, ora sono spariti anche loro."
Poi un movimento tra gli arbusti la mise in allerta.
"Chi va là?"
Il fruscio svanì.
"Sarà stato qualche animale..." Affermò la giovane.
Fece per proseguire, ma qualcosa la bloccò sul posto, il volto stravolto, le parole ridotte ad un gemito. Davanti a lei c'era il suo amico Ven, imprigionato in un groviglio di rovi e privo di sensi.
"Ven! Ven! Svegliati!"
Gli strattoni non sembrarono funzionare, il giovane non dava cenno di risposta. Un altro rumore la fece voltare e si presentò la stessa scena, ma stavolta c'era Terra.
"Cosa...cosa sta succedendo?"
"Povera piccola Aqua...si preoccupa per i suoi uomini."
"Chi sei? Fatti vedere!"
"Certo."
Un corridoio oscuro apparve di fronte alla ragazza e un cavaliere dall'armatura gialla le apparve davanti.
"Mi presento, sono Gorigia, la dominatrice del frammento della gelosia."
"Questa è opera tua?"
"Opera? Vorrai dire merito."
"Cosa gli hai fatto? Dimmelo!"
La donna rise sguaiatamente.
"Ho preso i loro cuori, ho una certa influenza sugli uomini. Ora sono in mio potere e se vuoi riaverli indietro, dovrai battermi."
"Gli hai rubato il cuore? Perché?"
"Perché? Perché sono gelosa, ecco perché! Un'amicizia così profonda, un amore e una fiducia sconfinati! Perché io non ne ho potuto giovare? Perché tu puoi e io no? Ho preso i loro cuori, ora appartengono a me, sono miei. Ti ho tolto la tua amicizia, il tuo amore, non sei gelosa?"
"No, voglio solo riaverli indietro e se dovrò batterti non mi tirerò indietro!"
"Che brava amica che sei, ti fidi così tanto dei tuoi amici da salvarli a costo della vita. Peccato che non possa provare ancora quei sentimenti...ma chi se ne importa? La gelosia è tutto quello che mi serve per vivere. Ah,dimenticavo, carina, non sono da sola e il mio compagno ha già preso la principessa. Cosa farai ora? Sei sempre convinta di rimanere qui per aiutarli? Io posso portarti da lui, se vuoi..."
"Cosa? Siete in due?"
"Proprio così e indovina? L'altro è proprio uno di quelli di cui ti fidi, un certo Riku."
"R-Riku? Come è possibile?"
"Oh, la tua fiducia viene a mancare, eh? Vedi, vedi cosa si prova."
"....."
"Allora? Che vuoi fare, Aqua? Rimani qui a giocare con me, oppure vai da Riku? Dimenticavo un'altra cosa, presto i cuori dei tuoi compagni qui, saranno heartless se non ti sbrighi."
"Cosa?"
"Situazione difficile, vero? Povera Aqua...che fare? Che fare? Sai, non sono per niente gelosa, non vorrei essere nella tua situazione, non saprei proprio che fare...l'uomo è così crudele, guarda in che situazioni ci mette."
"Ho deciso. Ti affronterò e salverò i miei compagni!"
"E vuoi lasciare la principessa nelle nostre mani? Che egoista, sono così gelosa che...."
"Non ho finito, lo faccio perché mi fido di Riku. Al contrario di te, a me non resta solo la gelosia."
"Tu...tu! Come osi! Come osi parlarmi così? Vedrai dove ti porterà la tua fiducia, vedrai! Soccomberai di fronte al mio potere! Sarai gelosa di me!"
*********
Poco distante un ragazzo in armatura osservava la scena.
"Spero che sia Aqua a batterti...altrimenti toccherà a me distruggerti...sorella." Disse Riku.
Sotto braccio teneva la principessa priva di sensi.
"Lo faccio per te...Kairi...e per tutti voi, amici. Vi prego di...perdonarmi..."
********
Le due donne si osservavano, una di fronte all'altra. Aqua teneva la sua classica posa laterale, con le braccia leggermente aperte e il keyblade ben teso verso terra. Aveva i nervi a fior di pelle, sapeva che stavolta nessuno sarebbe venuta a salvarla e a lei, nel profondo, non desiderava essere di nuovo umiliata, questa sarebbe stata la sua rivincita. Con questo scontro avrebbe vendicato la sua sconfitta contro il cavaliere del potere, avrebbe ripagato il debito nei confronti dei suoi amici, onorato la morte del suo maestro e, infine, si sarebbe scusata con il suo giovani amici Riku e Kairi, per non essere stata lì quando avevano bisogno di lei. Davanti a lei, invece, c'era una ragazza in armatura, dall'aspetto misterioso e dai poteri temibili. La sua guardia era anche essa laterale, con il braccio esposto che si stendeva lungo il fianco e che terminava con il keyblade, mentre l'altro l'aveva portato alla spalla opposta e teneva il palmo aperto. A differenza della ragazza dai capelli azzurri, teneva una gamba più indietro rispetto all'altra e non sulla stessa linea. Passarono diversi secondi, nessuna delle due si decideva a fare la prima mossa, entrambe erano stabili nella loro posizione, ferme come statue, attendendo un passo falso o un'iniziativa dell'altra. Aqua, però, aveva contro di sé il tempo, non sapeva di preciso quanto tempo rimaneva ai suoi amici prima di svanire nelle tenebre, quindi era costretta ad accelerare i tempi e fare il primo attacco. Con un gesto elegante, ma fulmineo portò l'arma davanti a sé, all'altezza della spalla e sparò tre firaga, una dopo l'altra. Le sfere presero direzioni diverse, a circondare il nemico per poi colpirlo inesorabile, ma questi non sembrò affatto turbata, non mosse un dito e le fiamme si infransero a pochi passi da lei. La maestra non ne fu sorpresa e preparò immediatamente un secondo attacco, abbattendo un thundaga sul cavaliere. Ancora una volta la magia non andò a segno, ma al contrario delle fiamme, che si erano infrante, i fulmini erano stati assorbiti a tralicci, che scaricarono la carica a terra, deviando il colpo. Allora Aqua decise di passare al corpo a corpo, visto che gli attacchi magici sembravano non scalfire la sua avversaria. I due keyblade cozzarono l'uno contro l'altro ancora e ancora, entrambe mulinavano le lo spade con grazia, abilità ed eleganza. Quando, per l'ennesima volta, si trovarono faccia a faccia, prevalse il vincitore di questo rapido scambio, era Gorigia. La donna, difatti, al momento dell'impatto aveva ingrandito i rovi sulla sua arma, sfregiando con un taglio il viso della giovane maestra. Aqua si toccò la guancia lacerata e fissò il sangue.
"Ops, non l'ho fatto apposta, scusami."
L'altra gli lanciò un'occhiataccia e sferrò un ennesimo triplo firaga, che l'altra parò nel medesimo modo di poco prima, però concentrata come era sul respingere il colpo, non si accorse della sua avversaria, che era ormai davanti a lei. Fece appena in tempo a parare un suo affondo e a balzare all'indietro, prima di essere sopraffatta. Alzò lo sguardo e notò un sorrisetto di compiacimento sul volto di Aqua.
"Qual'è il motivo di tanta soddisfazione?"
"Guarda in alto."
Gorigia ebbe giusto quel secondo necessario per vedere un globo di fiamme sopra di lei, dopo di che una pioggia infuocata le cadde sulla testa.
"Scusa,non l'ho fatto apposta."
L'altra non rispose, in realtà non fece nulla, si rimise in posizione e ricominciò ad osservarla.
"è così, eh? Bene." Disse la ragazza dai capelli blu e partì per una nuova offensiva, ma improvvisamente si ritrovò a guardare il suolo. Il keyblade le cadde di mano e fu trascinata via da qualcosa per il piede, per poi finire davanti a Gorigia a testa in giù.
"Soffri."
Aqua fu imprigionata in una miriade di rovi, che conficcarono nelle sue carni le loro dolorose spine. Si senti pervadere da una miriade di punture e un formicolio cominciò ad avvolgergli il corpo.
"Cosa mi stai facendo...mi sento...così...debole..."
"Sai, i miei rovi non sono semplici rovi, ma hanno delle spine velenose che paralizzano chiunque sia così sciocco da finirci dentro. è così che ho catturato i tuoi sciocchi compagni ed è così che ucciderò te, ma prima ti farò provare la gelosia e la disperazione. Vedrai coloro a cui vuoi bene passare dalla mia parte e diventare miei schiavi, poi saranno loro stessi a infliggerti il colpo di grazia e mentre cadi nell'oblio oscuro, con il tuo ultimo respiro li vedrai trasformarsi in sgorbi senza cuore e anima."
"Quindi è colpa dei rovi, grazie dell'informazione."
"Cosa?"
Aqua fu colpita da uno scoppio firaga, che aveva lanciato poco prima e tenuto nascosto fino a quel momento. I rovi bruciarono e svanirono, mentre il keyblade ricomparve tra le sue mani e un esna curò le ferite avvelenate.
"Puntavi a questo? Non posso crederci...tu...tu mi hai ingannata?"
"Eri troppo accecata dalla tua oscurità per capire quello che ti stava attorno, ora devo solo liberare i miei compagni dalla prigionia."
"Puoi provarci..."
Aqua schivò appena in tempo un colpo che gli arrivava alle spalle, roteando sul fianco.
"Che diavolo?"
"Ti piace? è il mio fantoccio."
Un essere simile alla sua creatrice, fatto di spine e con due rose gialle al posto degli occhi si stagliava di fronte alla ragazza, nella mano teneva una spada simile a quella della sua padrona.
***********
"Cosa dice il frammento che ti ha dato re Riccardo, Sora?"
"Un momento, ora leggo."



"Finalmente sono fuori, sono tornato al mio mondo. Sembrava fossero passati anni da quando sono partito e invece, si e no erano trascorsi pochi giorni. Anche se il mondo fuori non era cambiato, io lo ero, ero più forte, più potente e più determinato che mai. Avevo finalmente un obbiettivo, uno scopo, ma dovevo far presto, dovevo saperne di più, studiare tutte le vie per raggiungere il mio scopo. Lo farò, sì, oggi, in questo mondo di mezzo dove i popoli perduti nell'oscurità si radunano, io prometto che sopravvivrò e aprirò Kingdom Hearts, aprirò quella porta e riforgerò il mondo. Renderò perfetto questo mondo e finalmente potrò reclamare come mio il titolo di...re. Inizierò la ricerca di coloro che mi servono per raggiungere il mio obbiettivo. Questa è l'ultima pagina che scrivo di questo diario, ho deciso che queste informazioni preziose, come lo sono le mie memorie, devono rimanere celate a tutti e solo io sarò in grado di recuperare la loro locazione, o chi per me. Volto pagina da oggi, Xehanort, il tredicesimo cavaliere non esiste più."



"Niente, questa è la fine, spero che Aqua e Roxas abbiano trovato di meglio."
"Gauwsh Sora, Xehanort parla di una mondo di mezzo."
"Mondo...di mezzo? Ma ce ne sono a migliaglia..."
"Credo sia meglio tornare dal re per saperne di più."
"Credo sia la scelta migliore."
I tre cambiarono rotta e raggiunsero la ormai distrutta torre del mago. Lo scenario era del tutto differente da come lo ricordavano: la stradina circondata da alberi era scomparsa, devastata dalle macerie della torre, che ora non andava più a guardare la piccola lingua di terra dall'alto in basso, ma faceva parte del suolo stesso, come se ne fosse stata reclamata.
"Quindi è proprio vero..." Esclamò Sora atterrito, lo spettacolo gli faceva un brutto effetto. Si presentarono dinanzi al re e salutarono freddamente Xehanort.
"Vostra maestà....ci dispiace..."Dissero in coro.
Topolino annuì mesto, poi chiese:
"Come mai siete tornati? Avete trovato tutti i diari?"
"Abbiamo trovato un indizio, vostra maestà, qui si parla di..."
"Un mondo di mezzo, sì...è proprio lì che sono riemerso dalle tenebre del regno dell'oscurità, dalla città di mezzo."
"Quindi è lì che dobbiamo andare!"
"Questo non lo so, giovane ragazzo." Rispose Xehanort.
"Questo può aiutare?"
Quella voce, non poteva sbagliarsi, erano proprio loro.
"Roxas, Lea, Xion! Siete tornati!"
"Ehi che ti aspettavi? Abbiamo la pellaccia dura noi..."
"Allora era vero quello che diceva quel tipo, Yen Sid è..."
Sora annuì.
"...e il re come..."
"Sto bene, Xion, non preoccuparti. Stavate dicendo?"
"Oh sì, che abbiamo un frammento del diario, che abbiamo preso a un cavaliere di Dark Heart, un certo Ulac."
"Davvero? Sapevo che dovevamo andare tutti insieme, fortuna che state bene."
"Te l'ho detto, abbiamo la pellaccia dura, lo abbiamo sconfitto!" Disse Lea.
"Siete grandi ragazzi!"
"Sora, è giunto il momento di leggere il frammento..." Sentenziò il re,
Il ragazzo annuì e aprì il foglio. Un fascio di luce lo inondò, poi le tenebre più nere.
Dove era finito? Che posto era quello? Eppure ci era già stato...era...era nei ricordi di Assà, questa era la sala dei tredici cavalieri, era la sala di Dark Heart.
Ma perché all'improvviso era finito lì?"
"Ho deciso che voglio raccontarti personalmente questo momento,Sora."
"Chi sei?"
"Non è la domanda corretta, ragazzo."
"Xebald?"
"Esatto."
 Qualcuno entrò nella sala semi buia, era un ragazzo muscoloso, di carnagione scura, con capelli argentati e occhi di un giallo intenso, non c'erano dubbi, era Xehanort. Il giovane avanzò deciso e guardò fisso un posto nelle tenebre, un trono nascosto dal velo dell'oscurità più buia, poi si inchinò in segno di rispetto e attese di poter parlare. Una voce ferma, calda e priva di ogni emozione chiese il perché di tale visita e lui rispose con fare sicuro:
"Sono venuto in cerca di risposte."
"Chiedi pure, ragazzo mio."
"Vorrei sapere se è vero che vuoi rifondare il mondo utilizzando Kingdom Hearts e creare un mondo di pura luce."
"è corretto."
"Bene, dunque era giusto quello di cui mi ha parlato Phegor, noi siamo solo...strumenti."
"Voi siete miei figli e il vostro destino e regnare con me."
"Quindi non scompariremo?"
"No, ma non è per questo che sei venuto, giusto?"
Xehanort sorrise.
"Già, sono qui per chiedere la tua clemenza, concedi agli esseri umani di riscattarsi dopo il fallimento della guerra, concedi a me, tuo figlio, se davvero lo sono, di poter creare un nuovo mondo, dove luce e oscurità non si combattano, ma convivano in armonia."
"Tu...mi stai chiedendo tanto."
Per la prima volta Dark Heart mostrò esitazione.
"Lo so."
"....accetto. Usa ogni mezzo necessario, rifonda questo mondo, ti darò una possibilità, come feci al tempo."
"Ti ringrazio...padre."
Il ragazzo argenteo si allontanò soddisfatto e consapevole che si era investito di una grande responsabilità, ma ora, dopo anni di incompiutezza e mancanza, si sentiva realizzato, sentiva di essere giunto ad un grado superiore di se stesso, di essere andato oltre quello che l'uomo poteva.
"Maestro, Eraqus, padre....vedrete."
Sora rimase stupito, non solo dalle rivelazioni, ma anche di aver avvertito i sentimenti di Xehanort, di averli provati sulla sua pelle.
"Cosa...perché mi sento così, Xebald?"
"Perché sei speciale, Sora."
"Che vuoi dire?"
"Che puoi sentire i cuori altrui e questa è la caratteristica di un re."
"Di un re? Io sarei un re?"
"E come tale dovrai ereditare ciò che ti spetta."
"E sarebbe?"
"Lo scoprirai presto, ragazzo. Ora è tempo che vai."
"Aspetta, non mi hai detto chi sei, ancora."
"Sono l'ombra di quello che ero un tempo."
"Non capisco."
"Apri il tuo cuore."
Sora chiuse gli occhi e aprì il suo cuore, un misto di sentimenti gli si riversarono dentro: dolore, ira, dubbio, crudeltà, potere, ossessioni, gelosia, paura.
"Queste sensazioni...sono tue?"
L'altro annuì.
"Hai sofferto così tanto...vorrei fare qualcosa..."
"Sora, nessuno allevierà le mie pene, ma forse qualcuno metterà la parola fine."
"E come?"
"Lo scoprirai...presto, in caso contrario..."
Sora fu investito da una luce accecante e la figura misteriosa di fronte a lui scomparve, lasciando dietro di sé un freddo angolo buio.
"Xebald...."
Il ragazzo si risvegliò sul verde prato dell'ex torre misteriosa, intorno a lui c'erano i suoi amici preoccupati.
"Stai bene, Sora?" Chiese Xion.
"Sì, credo di sì."
"Che ti è successo? Sei svenuto all'improvviso." Disse Roxas.
"Ho vissuto il frammento del diario come un sogno...è stato strano, riuscivo a sentire i sentimenti di Xehanort come miei. Ho scoperto che Dark Heart ha concesso a Xehanort la possibilità di fare quello che ha fatto e..."
"Cosa? Quell'essere ha concesso tutto questo al vecchio? è vero, vecchio?" Gridò Lea in direzione di Xehanort.
Questo però sembrava scomparso nel nulla.
"Dove è andato?"
"Ha approfittato del momento di confusione per scappare, dannato."
"Seguiamolo!" Esortò Roxas.
"No!" Ordinò Topolino.
"Perché?"
"Sarebbe una perdita di tempo, Xehanort è troppo furbo per farsi trovare da noi e poi abbiamo questioni più importanti da risolvere. Dobbiamo recuperare Aqua, Terra e Ven e andare alla città di mezzo. Kairi e Riku ci aspettano."
"Ma..."
"No ragazzi, il re ha ragione, dobbiamo salvare Riku e Kairi, a Xehanort penseremo dopo." Affermò un sempre più motivato Sora.
"Ok." Rispose Roxas.
"Bene, allora ci divideremo in due gruppi: io, Lea, Roxas e Xion andremo alla città di mezzo, mentre tu, Sora con Paperino e Pippo andrete nel bosco dei nani a recuperare Aqua."
"Non sarebbe meglio che Sora vada alla città di mezzo?" Chiese Xion.
"Aqua avrà sicuramente altri pezzi del diario, è importante che Sora li legga immediatamente. Se non c'è altro, possiamo andare."
"Sì!" Risposero in coro gli altri.
Mentre salutava i suoi amici ancora una volta e si preparava a partire, Sora non riusciva a smettere di pensare alle parole di Xebald, al fatto che lui sia un "re" e chi fosse questo strano figuro. Voleva parlarne con gli altri, ma sentiva che era un peso che doveva portare da solo e quindi decise di non raccontare nulla, di tenere per sé quel segreto.
**********
"Hai svolto uno splendido lavoro."
"....torniamo a casa?"
"Con molto piacere."
Xehanort aprì un portale oscuro e insieme alla figura incappucciata svanì nell'ombra.
***********
Ora la giovane maestra era in svantaggio, non si aspettava certo uno scontro due contro uno. Parò un colpo del fantoccio e poi scartò di lato per evitare gli attacchi a distanza di Gorigia. La sua avversaria si limitava a colpire da lontano, mentre faceva svolgere il lavoro fisico alla sua replica. Per quanto fosse formata da rovi intrecciati, quella creatura era agile e molto resistente, nemmeno un potente megaflare scagliato da Aqua ebbe alcun effetto. La ragazza dai capelli blu, però, aveva già escogitato un piano, e dopo aver schivato l'ennesima combinazione di attacchi, lanciò una firaga tripla contro il mostro. Questi ne deviò la prima, poi afferrò le altre due e glie le rispedì indietro. Aqua schivò il colpo, ma un traliccio le afferrò la gamba e fu sbattuta a terra, poi contro un albero lì vicino. La giovane dovette riprendersi in fretta per evitare il colpo della copia, che tagliò di netto l'albero e per poco la testa di lei. Sferrò nuovamente un offensiva magica, sempre collegata al fuoco, bersagliando Gorigia, ma quest'ultima rise beffarda e la parò, mentre Aqua veniva afferrata e scagliata a qualche metro da lei dal mostro. Il cavaliere le mise un piede sul petto e sussurrò:
"Tutto qui? Sai non sono gelosa per niente."
"Dovresti..."
"Cosa?"
Aqua fu circondata da un aura rossa come il fuoco ardente, che alzò di molto la sua temperatura corporea e l'altra dovette togliere il piede, poi si alzò e colpì Gorgia con un firaga potenziato. La donna, colta alla sprovvista fu sbalzata via, prima che potesse proteggersi.
"Ora tocca a te." Disse la ragazza dai capelli blu.
Schivò i colpi orizzontali della copia, le tranciò il braccio con il keyblade infiammato, poi le sparò un gelo addosso che la bloccò. Nel frattempo l'avversaria si era ripresa e si era lanciata in un attacco furtivo alle spalle, che Aqua intercettò facilmente e, con un rapido gesto, la scaraventò contro la sua stessa copia, poi sparò un megaflare, che, potenziato dallo stile lanciafuoco, si trasformò in un potente novaflare, che estinse la copia e bruciò l'armatura di Gorigia in più punti, fondendo irrimediabilmente parte del casco. La donna si rialzò a fatica, aveva scottature in tutto il corpo e anche ferite dovute ai rovi ghiacciati contro cui era finita, il suo volto trasudava un misto di rabbia e gelosia, sfigurandone il bellissimo viso. Le sue labbra si accartocciarono in un ghigno malvagio:
"Sei forte, Aqua...sono così gelosa di te...hai tutto: forza, bellezza, amici che ti vogliono bene....perché tu sei così fortunata e io...no? Perché la giustizia non punisce la tua sfrontata fortuna? Sono gelosa, gelosa, gelosa!"
Ormai i pensieri non avevano più senso, così come le parole, lo sguardo era privo di espressione e il volto trasfigurato. Gorigia non esisteva più, le tenebre nel suo cuore l'avevano trasformata e schiavizzata, ora era solo un contenitore aperto di pura gelosia.
Aqua fissò il suo sorriso prima che sparisse circondata dai rovi, che la avvolsero a mo di crisalide, pronta ad una potente trasformazione, che poteva portare a suo favore l'esito dello scontro. La ragazza dai capelli blu, però, non aveva paura, in cuor suo sapeva che nessun ostacolo era insormontabile se di mezzo c'erano i suoi più cari amici.
"Terra...Ven...vincerò per voi!"
Il bozzolo esplose e ne uscì una nuova e spaventosa creatura: il volto roseo chiaro era ricoperto di rovi, che le deturpavano il viso con graffi evidenti, i biondi capelli erano intrecciati con dei tralicci, così come l'intero corpo. Le spine che lei stessa controllava, erano diventate la sua prigione.
"Sono...gelosa di te....scompari!"
 Un cuore tra i rovi, quello che sembra un rifiuto di dialogo, in realtà è una tremenda sofferenza. Aqua la sentiva, sentiva la luce dentro Gorigia affievolirsi, spegnersi come un flebile lumino in mezzo alla soffocante presa degli arbusti che la circondavano.
"Tu...tu mi stai chiedendo aiuto." Disse la ragazza guardando gli occhi persi della sua avversaria.
Prima di distogliere lo sguardo dal volto della donna per schivare un attacco, la ragazza notò una lacrima scendere e bagnare le guance intrise di sangue.
"Vedrò quello che posso fare."
La maestra lanciò un megaflare in direzione del nemico, ma questi lo tranciò in due con un colpo netto, dissolvendolo, poi tentò di afferrare la donna dai capelli blu, che, però, era scomparsa. Aqua roteava in aria, un'aura di colore violetto la avvolgeva e il suo keyblade era diventato un'enorme lama di energia. Piombò sull'avversario con un colpo verticale, che fu immediatamente bloccato e respinto, atterrò e con una elegante capriola evitò il nuovo attacco, tranciando, nel frattempo, gli arbusti spinati. Le piante si contorcevano pulsanti di vita, mentre i pezzi tagliati svanivano nel nulla. Dai moncherini ne uscirono di nuovi, meno vividi dei precedenti. Gorigia decise di passare allo scontro fisico e si fiondò su Aqua, roteando la lama spinosa. La maestra parò il primo fendente e con un colpo ben assestato spezzò la guardia della sua assalitrice, per poi tagliarle il petto con la spada eterea. Un grido straziante provenne dalla bionda, che stringendo la Gelosia Fiorita tra le mani, indietreggiò toccandosi il petto insanguinato. I rovi le ricoprirono lo squarcio e il sangue fece sbocciare tante rose rosse, che l'oscurità intrisa di gelosia della donna mutò in gialle. I fiori appassirono poco dopo e la ferita scomparve, lasciando solo un'armatura spaccata. Aqua rimase sorpresa dal potere rigenerativo della sua avversaria e provò una punta d'invidia, poi però pensò che tutti quei danni dovevano pur ricadere su qualcuno. Si guardò intorno, osservò prima la sua avversaria, ma non vide nulla di diverso, poi Ven, ma ancora niente, ed infine Terra e lì notò che qualcosa era cambiato, uno dei tralicci era appassito ed era caduto a terra, secco e privo di vita. La ragazza comprese che la forza vitale dei rovi di Gorigia era strettamente legata ai suoi amici e se avesse continuato a ferirla, avrebbe salvato sia lei che i suoi compagni. Sparò un firaga triplo, ma anche questo fu deviato o estinto e il cavaliere fu immediatamente di fronte a lei. Ancora una volta, mentre duellavano, venne a contatto con quegli occhi, con quello sguardo sofferente e stavolta dagli occhi della donna partivano due righe lucide che le solcavano il volto, bagnando le piante che intrappolavano il suo viso. La ragazza dai capelli blu scartò di lato per evitare il fendente e tagliò il fianco della donna, squarciandolo irrimediabilmente. Questa provvide subito a curarsi, ma Aqua non diede stavolta tempo al processo e lanciò un megaflare sempre sullo stesso lato. La fiamma si infranse su una barriera invisibile, simile a quella che aveva usato nelle prime fasi della battaglia. Stavolta però aveva lasciato degli strascichi, la fonte della protezione erano rovi che sbucavano da sotto terra, proprio quelli che imprigionavano i suoi compagni, solo che erano più deboli rispetto a prima, visto che stavano lentamente appassendo sotto i suoi colpi. Gorigia nel frattempo si era rigenerata e partì con tutto il suo arsenale all'attivo, attaccando da ogni lato con i suoi tralicci. Aqua rispose con l'epilogo del suo stile caricalama, ormai pronto a scatenare tutta la sua forza, e roteando la lama eterea sopra la sua testa distrusse tutto quello che le si fiondava addosso. L'attacco le aveva consumato abbastanza energie da ritardarle di un secondo la schivata del fendente diretto della sua avversaria e fu ferita ad una spalla. Il taglio era profondo e lacerato, vista la presenza di spine sul keyblade dell'altra, inoltre cominciava a sentire un forte torpore al braccio.
"Dannazione, il veleno..." Strinse i denti, mentre tentava di ristabilire il danno con un energiga.
In parte la ferita si rimarginò, ma la dose di liquido venefico fu sufficiente a paralizzargli il braccio. Fortunatamente non era quello con cui impugnava l'arma, altrimenti si sarebbe trovata nei guai. In ogni caso anche la sua avversaria aveva ricevuto parecchi danni e il precedente attacco aveva esaurito la sua vitalità, infatti Terra e Ven erano caduti a terra, privi di sensi. La ragazza sorrise, sapendo di essere vicina alla vittoria più di quanto immaginava, e si preparò allo scambio decisivo. Gorigia ritirò a sé i pochi rovi che le erano rimasti, che andarono a rimpinguare l'arma, poi alzò il keyblade all'altezza della spalla e tutti i tralicci si raggrupparono sulla punta della spada a formare un enorme bocciolo. La bocca della donna si mosse senza il suo assenso:
"Cannone roseo."
Il bocciolo si aprì in una magnifica rosa color blu notte, che cominciò a cambiare colore petalo per petalo. Al contrario di quelle sulle ferite, questa divenne completamente nera prima di sparare una sfera di oscurità dalle proporzioni assurde.
La maestra doveva pensare in fretta, un reflex non avrebbe evitato il problema, anzi non era neanche convinta che potesse reggere quell'urto e anche se lo avesse fatto, cosa ne sarebbe stato dei suoi amici? Contrastarla con un megaflare sarebbe stato inutile, la palla lo avrebbe inglobato....che fare? Poi un'idea, una scintilla si accese in lei.
"Perdonatemi, amici miei."
La giovane prese nella mano ancora sensibile il trovavia di colore azzurro, lo strinse assieme al suo keyblade e si gettò nella sfera.
L'energia oscura si compresse fino ad assumere le sembianze della giovane, poi svanì all'interno della ragazza, che cadde riversa al suolo.
Gorigia, che aveva messo tutta se stessa in quell'attacco, si lasciò andare a terra. Non aveva più energie ormai, le ferite che i suoi rovi le avevano rimarginato si facevano sentire e non aveva neanche più la forza di muoversi.
Un ragazzo in armatura le si avvicinò.
"Sembra che tu abbia vinto."
"Vinto? No...è lei che ha vinto, Riku, ma la cosa non credo ti renda triste...sai...forse...mi sbagliavo, forse tutto quello che provavo era sbagliato...forse...ci sono ancora persone di cui ci si può fidare...per una volta dopo tanti anni...non sono gelosa di chi ho di fronte...."
"E cosa provi?"
"...non so...spiegarmelo....ma sento che....se avessi una seconda possibilità....potremmo diventare...amiche....grazie....Aqua."
La donna cadde riversa a terra, sconfitta.
"....Gorigia..."
Riku guardò la sua compagna e per la prima volta provò compassione per i suoi "fratelli".
"Mi dispiace...sorella."
Poi si avvicinò ad Aqua, le mise il keyblade sul cuore e assorbì tutta l'oscurità che la maestra aveva accumulato. La vista cominciò ad annebbiarsi e le gambe per poco non lo ressero, poi il buio.
***********
"Staremo insieme per sempre, non è vero?"
"Certo cara Gorigia...per sempre."
Riku si ritrovò a guardare una ragazza di venti anni promettere amore eterno ad un uomo poco più grande di lei, circa cinque anni di più.
"Questi...questi sono i suoi ricordi?"
Continuò a guardare la scena, i due stavano allegramente pranzando su un prato. In prossimità c'era un ruscello gorgogliante e dei cespugli di rose incorniciavano il paesaggio. Era un luogo da sogno, somigliava molto al mondo di Biancaneve.
Il giovane non poté credere ai suoi occhi quando vide la stessa fanciulla passargli di fronte, anche lei intenta a raccogliere fiori.
"Biancaneve?"
Capì subito il perché origliando i discorsi dei due innamorati.
L'uomo era figlio di un mercante, che aveva scoperto la possibilità di viaggiare attraverso i mondi e suo figlio lo accompagnava in questo mestiere. Per il loro anniversario lui l'aveva portata nel suo mondo preferito con la sua gummiship delle consegne e lì stavano passando un'allegra giornata. Gorigia non sembrava affatto la donna che lui aveva conosciuto, anzi era molto diversa, portava sempre un sorriso sul volto, che le illuminava tutta la faccia. Era lo stesso sorriso che le aveva visto poco prima che svenisse. Chissà cosa lo avrà spento per tutto questo tempo?
I due sembravano così felici, che niente avrebbe potuto spezzare il loro legame. Lei prese dallo zainetto che si era portata un frutto giallo, Riku lo riconobbe subito, era un paopu. Chiunque lo condivide vedrà i propri destini incrociarsi per l'eternità. L'uomo lo accettò di buon grado, ma preferì non spezzarlo, con la promessa che questo gesto era riservato al giorno delle loro nozze. Fu un momento toccante e pieno di felicità, un ricordo così pieno di luce era così vivido in una donna così oscura?
Presto quel paradiso felice cominciò a svanire, inghiottito dalle tenebre e rivelò la fine di quella storia. L'uomo approfittò della distrazione della fanciulla per abbandonarla lì, portandosi con sé i frutto, il pegno del loro amore. La giovane si accorse troppo tardi dell'assenza di quest'ultimo, ma trovò una lettera che la rassicurava sul suo presto ritorno, visto che improvvisi impegni lo volevano altrove. La ragazza aspettò giorni e giorni in quello scorcio di paradiso, finché non divenne una prigione infernale. Piangeva fino allo stremo su quelle poche righe che gli rimanevano del suo amore, non sapendo come tornare a casa o come trovare lui. A poco a poco prese consapevolezza che era stata abbandonata, che lui non la amava e ne aveva approfittato per svignarsela lasciandola lì, prigioniera di un posto che non conosceva. Gelosia e odio crebbero in lei, tanto che una voce rimbombò per tutto il posto. Riku la riconobbe subito, la voce era quella di Dark Heart. Gorigia grazie a Dark Heart poté vedere cosa era successo al suo amato e lo scoprì con un'altra e il frutto che lei gli aveva donato, era andato a questa sconosciuta. La gelosia crebbe sempre più nel suo cuore, ma si trattenne. Andò da lui, gli chiese spiegazioni e lui le disse quello che lei non voleva accettare: la aveva abbandonata lì, per correre dalla sua amante. I ricordi di Gorigia svanirono, si fecero neri come la pece, si offuscarono e scomparvero, lasciando spazio solo alla gelosia.
"Sono tua, padre." Disse la donna sovrastando i cadaveri dei due amanti, poi scomparve nell'ombra, assieme ai ricordi.
 
 

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Capitolo 21
*** Il signore del tempo ***


Un corridoio apparì nel bel mezzo della radura, Asura prese la donna a terra e la trascinò nelle tenebre, per poi ricomparire nella sala dei troni. Depositò Gorigia sul suo trono recante una rosa e tornò a sedersi, come aveva fatto ogni volta. Dark Heart aveva indetto una nuova riunione, la sconfitta del cavaliere della gelosia aveva ridotto ancora di più le sue fila ed inoltre un'altra principessa era scomparsa.
"Gorigia...figlia mia....il tuo sacrificio non sarà vano." Disse in tono sommesso, poi si rivolse all'ormai scarno pubblico.
"Phegor ha aggravato la sua posizione sparendo insieme ad una principessa e ha trascinato con sé anche il giovane Riku e l'ultima principessa."
"Come procediamo, mio signore?" Chiese Vadeid.
"Lasciamo correre per il momento."
"Che cosa?"
"Al cuore non si comanda, figlio mio. Inoltre i loro destini sono già stati scelti. Al momento abbiamo altro a cui pensare."
"Si riferisce all'altro traditore nel castello, mio signore?" Domandò Emris.
"Esattamente. Vadeid voglio che te ne occupi tu."
"Lo farò con piacere, mio signore." Detto questo scomparve nell'ombra.
"Emris, tu ti dirigerai alla città di mezzo, non attendo altri visitatori, intesi?"
"Conosco la procedura, mio signore."
"E noi, capo? Ci giriamo i pollici?"
"Abbi fiducia Senimo, ogni cosa a suo tempo."
"Ma io mi annoio..."
"Possibile che devi sempre protestare?" Chiese Menois.
"Le tue proteste addolorano nostro padre, fratello."
"E ricominciano con sta solfa. Ok, ok, vado a fare un pisolino."
Anche gli ultimi tre se ne andarono dalla sala, lasciando solo il loro signore. Finalmente era giunto il momento di rituffarsi nei suoi adorati ricordi, così iniziò il suo viaggio nell'oscurità, all'interno del cuore di Gorigia. Avvertì i sentimenti della ragazza, li sfiorò, ma ne rimase indifferente, non erano nulla in confronto a quello che stava per assaporare. Arrivato nelle tenebre più fonde riconobbe quelle sensazioni, ne sentì la familiarità. Immagini confuse sciamavano davanti a lui: altri bambini giocavano con spade giocattolo, mentre un ragazzino rimaneva in disparte, guardando la splendida spada che aveva in mano. Quel bimbo stava lì a fissarli, avvertiva la gioia nei loro cuori, ma non poteva farne parte, perché lui era il prescelto, perché lui era il re. Un senso di gelosia, di risentimento cominciò a crescergli dentro, a divorarlo pezzo per pezzo, finché quei ricordi non scomparvero, svanendo nel buio dai cui erano apparsi. Un'altra figura gli apparve davanti, un'ombra, uno spettro di un grande re del passato, seduto e legato al suo scranno, che ormai non contava più nulla e fissava il buio davanti a sé con sguardo perso e assente. Tredici fiaccole nere lo circondavano, tredici frammenti e dietro di lui sette sfere brillanti.
"Ecco il mio destino. Finalmente potrò tornare nella luce e regnare su essa e su il resto dei loro abitanti, perché sono stato destinato a ciò, quello che un tempo ero, era destinato a ciò. Xebald sarà il re, io sarò il re."
E poi tutta quella gelosia sarebbe svanita, scomparsa nei meandri del suo cuore e mai più tornata. Non avrebbe più dovuto vedere il reame a cui era destinato attraverso gli occhi di altri, avrebbe camminato sul suo regno con le sue gambe. Una forza sconosciuta lo spinse fuori e tornò a guardare la sala vuota, ad udire il silenzio assoluto.
"No,Sora...tu non puoi salvarmi."
**************
Riku aprì lentamente gli occhi, il buio intorno a lui non permetteva alla sua memoria di riconoscere il posto. Camminò carponi cercando un appoggio per alzarsi, nel mentre che la vista si abituasse all'oscurità. Tastando sentì un qualcosa vicino a lui e, anche se a malapena, riconobbe Biancaneve.
"Devo tornare indietro, devo completare la missione."
Disse, mentre si rimetteva in piedi e recuperava la fanciulla.
"La tua missione si conclude qui."
"Cosa?"
La voce era inconfondibile, Phegor era lì.
"Phegor? Sei tu che mi hai portato qui?"
"Come sei perspicace, Riku."
"E per quale motivo? Non dovevo fare ciò che Dark Heart mi avrebbe chiesto? Cosa c'è che non va?"
"Hai colto appieno la domanda, non è vero Kairi?"
"Riku! Scappa o lui...."
"Kairi! Kairi sei qui?"
"Che ragazza impertinente, voleva rivelare tutto il piano. Non si fa principessa, non si fa."
"Che cosa stai facendo, Phegor? Parla!"
"Da dove cominciare? Vediamo...ah sì, partiamo dall'inizio."
"Dall'inizio? Non capisco."
"Lasciami spiegare, mio giovane amico. "
Il cavaliere si avvicinò a Riku e lo colpì con il keyblade in petto. Il ragazzo cadde a terra dolorante, con le mani sul torace.
"Ora vedrai con i tuoi occhi."
La già sfocata immagine di Phegor scomparve del tutto, per lasciar spazio a un buio formicolante e a una sensazione di torpore. Si sentì come se stesse cadendo nel vuoto, un vuoto perpetuo e infinito, un vuoto...buio. Poi una luce, un bagliore sul fondo, Riku dovette mettere la mano davanti agli occhi per evitare di esserne accecato. Ci passò attraverso e atterrò in un castello. Più che un castello, era uno strano edificio, somigliante alla terra di partenza, ma recava effigi diverse. Un ragazzo dai capelli neri di media lunghezza stava al centro della sala, un keyblade tra le mani. Il giovane faceva degli esercizi di scherma menando l'aria circostante. I suoi allenamenti durarono una decina di minuti, prima che un uomo più anziano varcò la soia di un portone alla sinistra e lo chiamò all'ordine:
"Phegor!"
Riku rimase di sasso, quello era....Phegor?
"Sì, maestro."
"Oggi riceveremo la visita di personaggio molto importante, vai a prepararti."
"Sì."
La scena scomparve dalla vista del ragazzo dai capelli argentei e l'oscurità tornò a fare capolino. Passò qualche istante prima che una nuova scena si presentò ai suoi occhi. Il posto era sempre lo stesso, solo un vecchio sedeva su uno scranno a fianco del maestro di Phegor, mentre il giovane era in piedi davanti a loro. I discorsi erano confusi, non si capiva granché, forse lo stesso ragazzo non stava prestando attenzione, perciò era tutto così poco chiaro. Riku ne approfittò per osservare il cavaliere: portava una tunica violacea recante lo stemma dell'ordine dei cavalieri dei keyblade, che anche Terra, Ven e Aqua recavano, solo che era posto sulla spalla ed era giallognolo, invece che argento. Era abbastanza esile e la muscolatura era poco accennata, la faccia era bianca, quasi cadaverica e aveva occhi neri come la pece. I capelli li teneva tutti all'indietro e gli ricadevano sulle spalle a ciuffi. Finalmente una frase sensata catturò l'attenzione del ragazzo, riuscì a cogliere le parole del vecchio, che da più di un'ora stava parlando.
"Questi cercavano il potere, il potere della luce assoluta, ma questo potere cadde nelle tenebre insieme al suo re. Chiunque trovi e conquisti quel potere diventerà il nuovo re."
Le parole illuminarono il volto di Phegor, che cominciò a fare sempre più domande al vecchio, finché non scatenò l'ira del suo maestro che lo redarguì. Riku però avvertiva un fermento nel giovane allievo, qualcosa era cambiato nei suoi occhi, su cui brillava una nuova luce. Lo scenario cambiò ancora, stavolta Phegor era in una libreria, sfogliava pagine e pagine di tomi in cerca di qualcosa, qualcosa di importante, forse legato a quel vecchio, finché non udì una conversazione. Un uomo dai capelli scuri parlava con un figuro incappucciato, chiacchieravano di un certo Xebald e di un potere segreto. Quando Phegor si avvicinò per chiedere di più, questi lo allontanarono indispettiti. Il giovane però aveva sentito quello che voleva sentire e gli bastava, così uscì dalla biblioteca e usando il suo keyblade come veicolo scomparve da quel piccolo mondo.
Di nuovo immerso nell'oscurità, Riku attendeva nuove memorie, altri indizi, ma nulla, solo buio e silenzio. Una voce interruppe la monotonia, che stava diventando snervante, una voce familiare, la voce di Phegor.
"Lo devo avere, non riesco a non pensarci, ne sono ossessionato...lo sento, devo andare da lui, mi chiama, mi cerca, mi ha trovato...o forse sono io che ho trovato lui...no, no lui ha trovato me e ora io...prenderò quello che è suo...io otterrò quel potere che tanto bramo."
Una misteriosa forza gettò fuori Riku da quel posto tenebroso e finalmente si ritrovò dove era prima di essere colpito. Era a terra, vicino a lui c'era Kairi che lo fissava. Era ancora bloccata in quei legacci e non poteva ne muoversi, ne parlare. Poco più in là c'era Biancaneve ancora priva di conoscenza. Si rimise in piedi e cercò Phegor con lo sguardo, lo trovò a pochi metri da lui, in piedi, che fissava il keyblade incatenato.
"Perché mi hai mostrato tutto questo?"
"Volevo che sapessi, ora conosci i miei intenti."
"Sì, tu vuoi il potere."
"Già...ma è buffo, sai? Non lo voglio per essere il più forte, non lo voglio perché non so cosa è, non lo voglio per non soffrire o per togliermi dei dubbi....no...lo voglio e basta, ne sono ossessionato, non riesco a non pensare ad altro. Poi ho capito, Riku, ho capito che quella ossessione veniva da lui, da Xebald, o meglio da Dark Heart. Così ho preso la mia decisione...non voglio essere schiavo di una sensazione che non è mia, quindi prenderò il posto di Xebald, ricostruirò il Xblade e diventerò re."
"Solo per sentire tua quell'ossessione?"
"Esatto."
"Sei pazzo."
"E tu non sei differente da me, caro ragazzo, anche tu sei fatto di quei sentimenti, di un'oscurità che non è tua. Che abbiamo di tanto differente? Forse gli obbiettivi? Entrambi non vogliamo scomparire, non vogliamo tornare a lui, quindi cosa ci differenzia?"
"Gli amici, io combatto per i miei amici, Phegor. Tu combatti per un desiderio egoistico."
Phegor rise riempendo il luogo di ilarità e pazzia.
"Io sarei egoista? E combattere per una cerchia ristretta di persone non è egoistico? Non lo fai per l'umanità o per i mondi, lo fai per gli amici...non è...egoista come cosa?"
"No, Phegor, io combatto per salvare i miei amici e per nient'altro. Uso la forza per difendere ciò che per me è importante, tu la usi per ottenere quello che per te è importante. Siamo molto diversi."
"Capisco, quindi è una differenza di...verbi. Be, certo, le azioni ci qualificano, non le parole e quale cosa migliore del verbo per identificare un'azione. Bella risposta ragazzo."
"Ora voglio sapere perché siamo qui."
"Non l'hai capito? Non mi servi più Riku, hai fatto il tuo dovere, ora devi sparire dalla scena."
"Cosa? E il nostro patto?"
"La ragazza? Lei mi serve, al contrario di te, senza le principesse non posso ottenere quello che cerco e tu sei più utile da morto, quindi il nostro patto è ancora valido, comprendi?"
Riku accennò un sorriso.
"Cosa ci trovi di tanto buffo? La vicinanza alla morte ti ha fatto perdere la testa forse?"
"No, Phegor, rido perché per una volta i nostri obbiettivi coincidono, anche tu devi sparire, così che io possa salvare Kairi e impedire il tuo piano e quello di Dark Heart."
"Capisco, allora abbiamo entrambi un motivo per combattere. Be, meglio così, non trovi? Almeno sapremmo se è più forte la mia ossessione o la tua forza."
"Non aspettavo altro."
 
Ormai gli occhi di Riku si erano completamente abituati alle tenebre, quindi riusciva a vedere abbastanza nitidamente dove stavano combattendo: era uno spazio circolare, completamente avvolto nell'oscurità, forse qualche zona remota del castello che lui non conosceva. Studiò per qualche secondo il luogo dello scontro e poi, quando gli sembrò di aver individuato ogni anfratto, partì all'attacco. Tese il braccio davanti a sé, portandolo all'altezza della spalla, poi aprì il palmo della mano e sparò un firaga oscuro. La fiamma, nera come le tenebre in cui si trovavano, arrivò a pochi centimetri dal suo avversario, poi esplose in mille dardi, bloccando ogni via di fuga. Phegor ne uscì completamente illeso, il colpo sembrava non averlo neanche scalfito. Riku rimase un momento perplesso, poi si preparò all'offensiva dell'avversario. Il cavaliere attaccò direttamente, senza particolari movimenti e non mostrando una velocità impressionante, tutt'altro, era un normale attacco, anche piuttosto prevedibile. Il ragazzo si apprestò a schivarlo, ma qualche secondo dopo avvertì una tremenda fitta alla pancia, che lo fece chinare a terra. Tossì, lo sguardo incredulo, come aveva fatto a colpirlo? Eppure la sua mossa era di facile lettura, che avesse accelerato all'improvviso? Che fosse dotato di una velocità sovrumana?
Il giovane dai capelli argentei si rialzò in piedi e con grande rapidità fu davanti al nemico, pronto a calare un fendente verticale. Il colpo era imparabile, Phegor non si era mosso in tempo e ora non aveva possibilità di schivarlo, non aveva vie di fuga. Eppure Riku mancò incredibilmente il bersaglio e come se non bastasse era di nuovo al suolo, mani sul fianco.
"C'è qualche problema, Riku?"
Il ragazzo non rispose, tentò nuovamente di attaccare, ma invano, l'esito fu uguale a prima. Qualcosa gli doveva essere sfuggito, non poteva essere tanto veloce, c'era sicuramente un trucco e l'unico modo per scoprirlo era continuare a provare. Tentò finché il corpo glie lo permise, al decimo fallimento, però, non riuscì a rialzarsi. Aveva subito troppi danni e inoltre lo sconforto lo aveva invaso, Phegor era troppo forte per lui. Alzò lo sguardo e i suoi occhi si incrociarono con quelli di Kairi, la guardò come a chiedergli scusa, prima che un calcio lo scaraventò a qualche metro.
"Mi hai deluso, ragazzo...mi aspettavo di meglio da te."
Questa volta non provò nemmeno a rimettersi in piedi, ormai tanto valeva arrendersi, era un debole, la sua determinazione, la sua forza non valevano nulla.
"Be, a quanto pare stai dando foreit, allora mi prenderò il tuo cuore."
Cercò con le ultime forze la sua amica, la trovò, si era seduta e cercava di liberarsi, voleva aiutarlo. Phegor si avvicinava, sentiva i suoi passi. Lei continuava a lottare, eppure aveva visto quanto era debole, perché riporre tutta quella fiducia in un amico così debole? La risposta arrivò dagli occhi della ragazza, pieni di speranza e determinazione. Quello sguardo gli ridiede fiducia e qualcos'altro. Aveva notato uno strano riflesso negli occhi dell'amica, qualcosa di scintillante, era proprio dietro di lui. Il ragazzo strinse il keyblade tra le mani e gridò:
"Energiga!"
Le forze gli tornarono di colpo, lasciando perplesso il suo avversario, ormai certo della vittoria. Riku balzò in piedi e guardò con sfida Phegor:
"Mi dispiace Kairi, mi sono arreso troppo presto."
La ragazza annuì in silenzio, una lacrima le scese sulla guancia.
"Bene Phegor, ho scoperto il tuo trucco, finalmente."
"Di cosa stai parlando? Quale trucco? Qui c'è solo la tua inettitudine, giovane Riku."
"è qui che ti sbagli e l'ho scoperto grazie ai miei amici."
Il giovane si voltò e conficcò il keyblade nel punto luminoso.
"No! Tu.."
La stanza nera andò in mille pezzi, rivelando il luogo dove era stato realmente portato: in realtà non si erano mossi dal mondo di Biancaneve, solo era stato trascinato più in là, nel bosco, lontano dalla battaglia, forse per impedire che venissero scoperti.
"Cos'era quella cosa? Parla!"
"Una dimensione alternativa, in fondo io controllo il tempo e perciò ho creato uno spazio in cui esso si piegasse totalmente al mio volere, ma quell'impicciona ha rovinato tutto..."
"Ecco perché riuscivi a bloccare ogni mia mossa, influenzavi lo scorrere del tempo."
"Chi credi che abbia insegnato a Xehanort i segreti dei viaggi temporali? Un libro? Una magia tanto potente non poteva certo essere opera di un semplice libro. Io trascendo il tempo, il frammento dell'ossessione mi permette di fare questo, di perpetuare il mio potere nel tempo e piagare quest'ultimo al mio volere."
"Quindi puoi viaggiare indietro nel tempo, giusto?"
"Posso fare molto di più, mio caro."
Dei portali oscuri apparvero intorno al ragazzo, circondandolo. Dalle tenebre di quei varchi uscirono tre versioni di Riku del passato.
"Io posso trasportare ogni versione di qualsiasi persona dalla sua era temporale a quella che voglio, a patto che una versione di quella persona esista nel momento in cui desidero trasportarla. Purtroppo non posso fare lo stesso con me, visto che posso farlo con una persona alla volta, ma poco importa, loro bastano e avanzano ad eliminarti."
**********
"Che posto è questo? Chi è quella donna?"
Aqua stava assistendo ad una scena singolare, davanti a lei c'era una donna e stava piangendo. Si avvicinò per chiedere, ma la sua mano le trapassò la spalla. Era un fantasma? Notò un biglietto nella mano della ragazza, era tutto sgualcito e le parole erano quasi illeggibili. Si guardò intorno per capire dove era finita e come avrebbe fatto ad uscire da lì: era una radura fiorita, simile a quella dove erano atterrati lei e i suoi amici.
"Non può essere il mondo di Biancaneve, cosa ci faccio qui...io ero...ero..."
Fu interrotta da un movimento della donna, questa si alzò in piedi, si asciugò le lacrime con il dorso della mano e si voltò. Aqua fece un sussulto, il suo viso era ricoperto di rovi, come quello di....di...come si chiamava?
"Chi sei?" Domandò.
"Sono te."
"Cosa?"
I rovi scomparvero e apparve il viso di Aqua.
"Ora dimmi...chi sei tu?"
"Io sono...io..."
Un forte mal di testa la bloccò, non ricordava nulla, non ricordava neanche il suo nome, eppure fino a poco fa lo sapeva, cosa stava succedendo?
"Non lo sai?"
"...."
Aqua tentò di fare mente locale, si sforzò di ricordare, lei era la maestra...lei era arrivata fino...lei....
Niente, la mente non la aiutava, le creava solo più confusione, tanto che quando guardò nuovamente il volto della ragazza, non lo riconobbe.
"Posso sapere come ti chiami?" Chiese Aqua.
"Aqua."
"Piacere di conoscerti."
"Tu non mi hai ancora risposto, però."
"Non ricordo, scusami."
"Che peccato..."
La misteriosa ragazza di nome Aqua se ne tornò al suo posto a piangere, mentre tutto intorno diventava buio, che alla fine scomparve anche lei.
"No, aspetta Aqua, non andare...aiutami a ricordare."
Sentì una voce, gridava un nome...Aqua...chiamava quella ragazza?
"è andata via." rispose lei.
Ma quella continuò e altre si aggiunsero al coro, erano tutte così familiari. Sentiva di conoscerle.
"Terra, Ven, Sora, Paperino, Pippo."
Si mise la mano davanti alla bocca, perché aveva detto quei nomi? Non li conosceva neanche. Dei volti comparvero davanti a lei, avvolti da una luce intensa che nascondeva i loro lineamenti. Ma Aqua sapeva chi erano, li riconosceva dalle loro sagome, erano i suoi amici. La luce si affievolì e i nomi che aveva detto prima assunsero un volto.
"Andiamo Aqua."
Lei si indicò accigliata e loro annuirono.
"Torniamo a casa."
Una mano le venne tesa.
"Io sono...Aqua....sì ora lo so chi sono...io sono Aqua!"
La ragazza si svegliò di soprassalto, intorno a lei c'erano tutti quanti. Terra e Ven si erano ripresi e la stavano fissando, insieme a loro c'erano anche Sora, Paperino e Pippo. Senza pensarci due volte abbracciò i suoi amici, che credeva perduti, con occhi pieni di lacrime.
"Siete salvi, siete salvi!" Ripeteva.
"Sì, Aqua e tutto grazie a te."
"Sei stata grande, Aqua!" Sorrise Ven.
"Sapevamo, anche se persi nell'oscurità, che saresti venuta a salvarci, come hai fatto l'ultima volta."
"Io ci sarò sempre perché so che voi farete lo stesso."
Dopo essersi ricongiunta con Ven e Terra, i tre chiesero a Sora perché era lì. Il ragazzo spiegò che Yen Sid era morto, confermando i loro precedenti timori, e che avevano scoperto qualcosa sulla città di mezzo e il castello di Dark Heart.
"Allora questo ti potrà essere utile."
Aqua consegnò il pezzo di diario a Sora, quello che avevano trovato da Aurora.
"Anche io ho un pezzo di diario." Disse Terra. "Prima di essere assalito da Gorigia, un'uomo misterioso me l'ha consegnato. Era così familiare."
"è strano, anche a Lea sembrava familiare." Rispose Sora.
"Chissà chi è il nostro benefattore?"
"Solo Xehanort conosceva l'ubicazione di quei frammenti, quindi qualcuno di vicino a lui."
"Mi vengono in mente solo Braig o Isa...ma sono in prigione."Disse Ven.
"Potrebbero essere fuggiti."
"Non c'è riuscito Xehanort, dubito ce l'abbiano fatta loro." Sentenziò Terra.
"E allora chi è?"
***********
"Gli intrusi non sono graditi."
"Vadeid, fratello, quale onore. Che ci fai da queste parti?"
"Sono venuto ad eliminarti."
Xehanort sorrise beffardo.
"Così Dark Heart è così a corto di lacchè da mandare te, eh?"
"Come osi? Ti farò pentire della tua impudenza!"
"Ne dubito."
Vadeid schivò in tempo un fendente laterale.
"Tu chi sei?"
"Il tuo abisso ti attende."
All'uomo incappucciato cadde il copricapo, rivelando il volto.
"Che cosa? Non puoi essere...Xehanort..."
Il giovane Xehanort sorrise, preparandosi allo scontro.
 ***********
Un guerriero vero non è colui che sa affrontare tutti i suoi avversari, ma colui che riesce a superare se stesso. Ora, il giovane Riku doveva dimostrare di esserlo sconfiggendo le versioni di sé portate dal passato. Gli altri Riku erano completamente incoscienti, con totale assenza di pupille, come se le loro menti fossero rimaste nel passato, mentre il loro cuore era completamente soggiogato al potere di Phegor. Ogni avversario che aveva davanti gli ricordava uno scorcio della sua vita, del suo passato. Il Riku che si era fatto soggiogare dalle tenebre e che sul petto portava quel marchio indelebile, quel cuore nero. Il Riku che, vinte l'oscurità, aveva assunto le sembianze di Ansem per aiutare il suo amico addormentato. Infine il RIku che aveva partecipato alla guerra contro Xehanort. Erano lì, davanti a lui, per metterlo alla prova e Riku non si sarebbe certo tirato indietro.
"Sorprendente quanto possa essere facile manipolare i cuori. Mi basta far leva sulle loro ossessioni per cancellare i loro ricordi e farli combattere per me, proprio come ho fatto con Adnera."
"Se hai tutto questo potere, allora perché mi hai costretto a collaborare con te?"
"Chissà, magari per arrivare a questo punto, o forse perché mi servivi davvero, chi lo può dire..."
"Ti serviva qualcuno che eliminasse i cavalieri, giusto? Tu non eri in grado di farlo da solo, per questo hai cercato me, ma poi è successo qualcosa...Sora, giusto? è arrivato Sora e i miei amici a fare il lavoro che avrei dovuto fare io, così ho perso di importanza e questa era l'occasione perfetta per eliminarmi, non è così?"
"Teoria interessante, caro Riku. Non mi sento né di smentire né di confermare. Ma ora non è tempo di discutere, hai degli avversari che ti attendono."
Alle parole di Phegor, la versione più giovane del ragazzo lo attaccò con un firaga oscuro. Riku deviò il colpo verso un altro, poi si avventò sul terzo. Quello proveniente dai tempi della guerra respinse l'assalto, mentre quello di mezzo, che aveva bloccato la magia con uno reflex, sferrò un offensiva. Il maestro schivò, poi fece una piroetta su se stesso e parò un fendente di Animofago, a quel punto esplose un megaflare per allontanare i nemici. Le due versioni passate saltarono all'indietro, mentre la terza lanciò un thundaga. Il ragazzo dai capelli argentei evitò agilmente la magia e sparò una meteora. I tre si raggrupparono per respingere l'enorme masso con una barriera oscura, ma fu una strategia fatale per il più giovane di loro. Il Riku soggiogato dall'oscurità venne sorpreso da un firaga e fu atterrato. Gli altri non persero la calma e riorganizzarono la loro strategia d'attacco. Il più vecchio passò in lampomania, mentre l'altro veniva circondato da un'aura oscura, pronto a sferrare il suo colpo più temibile. Il ragazzo cercò di impedire che quell'attacco venisse scagliato, ma l'altro lo teneva a distanza, impegnandolo in uno scontro corpo a corpo. Appena il colpo fu pronto, questo si dileguò, lasciando scatenare tutta la ferocia del suo compagno. Come un proiettile si lanciò su Riku con continui fendenti da ogni direzione. Il giovane però conosceva benissimo quella mossa e la contrastò colpo su colpo, fino a che non giunsero alla conclusione. La sua versione conficcò la Via per L'alba a terra, esplodendo una potente onda d'urto oscura, che l'altro parò con reflex e rispedì al mittente tutto il danno, mettendolo fuorigioco. Ne rimaneva soltanto uno, il più esperto. Il maestro si fiondò subito su di lui, non lasciandogli il tempo di reagire, e lo inondò di fendenti. Aveva accumulato così tanta esperienza con i cavalieri di Dark Heart che di certo una sua vecchia versione non poteva fargli paura e, difatti, in pochi istanti l'altro fu alle strette e alla minima apertura il giovane lo mise al tappeto con un fendente.
"Bravo, Riku. Eccellente lavoro."
L'applauso di Phegor trasudava ironia.
"Tutto qui il tuo potere? Eppure sembrava così grandioso."
Oh, ma questo era solo un assaggio, amico. Ora è il momento di fare sul serio."
Finalmente erano giunti allo scontro decisivo e Phegor avrebbe messo in campo le sue doti di combattente. Le versioni del giovane scomparvero, mentre i due si misero in posizione, pronti a darsi battaglia. Riku portò il keyblade all'altezza della testa, mentre l'altra mano sembrava invitare il proprio avversario a farsi avanti. L'altro teneva una guardia alta, portando la spada chiave sopra la testa e tenendola con due mani.
Il cavaliere sferrò subito un fendente verticale, che Riku bloccò, ma l'improvviso cambio di direzione del colpo mise in difficoltà il maestro, che dovette fare un salto all'indietro per evitare di essere colpito. Phegor non gli diede tregua e lanciò uno stopga, bloccando il nemico, poi nella piccola frazione di tempo, lo tempestò di colpi, tanto che l'altro fu sbalzato via, quando tornò alla normalità. Il ragazzo si rialzò con un balzo e sparò un firaga, che fu bloccato facilmente. A Riku, però non importava, gli serviva solo per attivare il suo stile lanciafuoco oscuro. Fiamme nere circondavano il suo corpo, potenziando ogni abilità legata al fuoco e dando un potenziamento notevole in forza e velocità. L'avversario provò di nuovo a bloccarlo, ma le sue magie non andarono a segno e subì gli attacchi dell'argenteo maestro. Riku si scagliò con tutta la furia che aveva in corpo colpendo con potenza e precisione, mentre l'altro subiva impotente. Infine concluse la sessione sparando un muro di fiamme che atterrò il nemico.
"Arrenditi Phegor, non sei in grado di battermi."
Phegor rise, si alzò a fatica e si tolse l'elmo, rivelando i capelli neri, che gli caddero lungo le spalle.
"A quanto pare dovrò usare un potere che non è mio se voglio raggiungere il mio scopo...oh be, prima o poi avrei dovuto usarlo."
Le catene sull'armatura del cavaliere si dissolsero in una nuvola oscura, comprese quelle sul keyblade, mentre un orologio gigantesco comparve dietro di lui.
I suoi occhi cominciarono a brillare di una strana luce e dodici fiammelle si piazzarono sul congegno.
"Bene, Riku. Questa è la magia temporale suprema, quando tutte le fiammelle si estingueranno il tuo tempo si arresterà completamente, pietrificandoti per l'eternità, a meno che..."
Sul petto di Phegor era spuntato un lucchetto.
"Tu non riesca a rompere il sigillo che ho sul mio petto."
"Cosa?"
"Non perdere secondi preziosi a stupirti, mio caro ragazzo, ogni attimo che passa ti avvicina alla disfatta. Ah...dimenticavo..."
Davanti a Phegor si aprirono una decina di portali, dai quali uscirono i Riku che aveva affrontato prima, più qualche altro, inoltre apparvero versioni anche di Phegor.
"Non eri in grado di evocare versioni solo di una persona?"
"Ma questo non è il mio potere, questo è il suo..."
"Capisco."
 Un potere temporale spaventoso, se lo scontro contro Young Xehanort alla fortezza gli era sembrato arduo, questo a confronto era quasi impossibile. Circondato da una decina di versioni di lui e Phegor tenute sotto il controllo del cavaliere e tutti con forza e abilità differenti, inoltre ogni attimo che perdeva era una fiammella che svaniva e si avvicinava sempre più la sua sconfitta. Alcuni dei suoi avversari partirono all'offensiva, che il ragazzo schivò elegantemente, il potere del cambio di stile lo rendeva superiore in velocità e forza, ma il numero era difficoltoso da gestire. Due firaga oscuri lo raggiunsero, ma il ragazzo, con una piroetta, li deviò entrambi su altri bersagli, poi si chinò per evitare un attacco alle spalle e scartò di lato per impedire ad uno stopga di andare a segno. Balzò in aria e sparò una gigantesca sfera di fiamme oscure, che si disseminarono per tutto il campo come una pioggia incandescente, poi ricoprì dello stesso fuoco le sue gambe, che assunsero un'aura scimmiesca, e atterrò in mezzo alla mischia, cominciando a tirare calci precisi e devastanti. La situazione stava man mano migliorando, i nemici erano scesi della metà, i suoi se stessi li conosceva a memoria e fu facile sconfiggerli nuovamente, mentre per i Phegor, bastò la sua superiorità nello scontro corpo a corpo e la velocità. Dopo aver abbattuto l'ennesimo cavaliere venuto dal passato, scattò in avanti, diretto verso quella serratura sul petto del suo nemico. Era lì, ad un passo, poteva quasi toccarla, quando un suo se stesso venuto da un recente passato gli si presentò di fronte, aveva lo stile che stava usando Riku in quel momento.
"Visto che c'è una grande disparità tra il tuo presente e il tuo passato, ho deciso di mandarti contro qualcuno che possa competere con te."
Disse Phegor sogghignando. Nel frattempo nell'orologio erano rimaste solo sei fiammelle, all'incirca la metà del tempo. Quelle piccole braci continuavano a scomparire ad una velocità impressionante. Il ragazzo iniziò un estenuante scontro contro il se stesso di circa cinque minuti fa, passò le fiamme sulle braccia e cominciò una sessione di pugni. L'altro l' evitava senza problemi e riusciva a rispondere con qualche calcio al plesso solare, che Riku bloccava, tentando di atterrarlo, ma senza successo. Il tempo stringeva, ora mancavano solo quattro fuochi e la battaglia era alla pari.
Il ragazzo dai capelli argentati schivò un gancio e provò a prenderlo in un punto cieco, ma fu attirato in una trappola e atterrato. Si rialzò passandosi il dorso della mano sulla bocca insanguinata.
"Mi hai costretto Phegor."
"Anche tu hai deciso di usarlo, eh? A quanto pare nessuno di noi può farne a meno, non siamo così diversi in fondo."
"Ti sbagli...te l'ho già detto, questo potere sconfiggerà te e chi me l'ha concesso!"
Il fuoco che lo circondava si intensificò, lo ricoprì interamente dandogli un aspetto scimmiesco, simile a un gorilla.
Al ragazzo bastò caricare un pugno per sprigionare un potere assurdo, che fece impallidire perfino Phegor. L'altro provò a contrattaccare, ma il giovane fu più lesto e un pugno allo stomaco mise fine alle velleità. La sua versione passa scomparve e Riku, grazie ad una velocità sovrumana, fu davanti al cavaliere, prima che altri potessero interferire. Alzò il keyblade e una luce sbloccò la serratura. L'enorme congegno si spaccò in due, rivelando una catena posta a simboleggiare l'ossessione infinita. L'enorme simbolo si frantumò sotto gli occhi di Phegor, che in preda alla disperazione cercò di colpire il maestro a tradimento, ma fu tutto inutile, due centimetri dal petto la Catena dell' Ossesso fu bloccata dalla mano del ragazzo. Riku guardò con disprezzo il suo avversario, poi lo lanciò in aria con un gesto e lo fece ricadere sul palmo della mano, spezzandogli la schiena. Un grido di dolore fece svolazzare via i pochi uccellini che avevano assistito al duello. Il cavaliere fu gettato a terra, ormai privo di sensi.
Pose fine al suo stile furia animale e si incamminò verso Kairi per liberarla. Una mano gli afferrò il piede.
Phegor si era ripreso e lo tratteneva.
"Cosa vuoi ancora?"
"Hai...perso..."
"Non mi sembra che sia io quello a terra."
"No..." Tossì. "Abbiamo perso entrambi...Riku. Usando il suo potere, abbiamo compiuto il passo decisivo per tornare a...lui...." Tossì ancora. "Xebald...ci attende..."
La risata isterica, mista a lacrime inondò tutto il sottobosco.
"E pensare che...credevo andasse tutto secondo i miei piani...e invece...lui...aveva previsto...tutto. Ero...io...il mezzo..."
"Per cosa?"
"Per arrivare a te, mio giovane Riku."
"Tu? Che ci fai qui?"
Asura era in piedi davanti al ragazzo, la sua aura aveva già scombussolato il paesaggio circostante, facendo impazzire tutti gli animali che si trovavano nel raggio della sua influenza.
"Sono venuto per te e per loro."
Indicò Phegor e le principesse, poi il suo dito si posò su di lui.
"Non torno indietro e Kairi viene con me."
"Mi dispiace, ma non sei tu a decidere."
"Che vorresti dire?"
Un forte mal di testa colpì improvvisamente Riku, che cadde a terra in ginocchio.
"Che cosa...sta succedendo?"
"Sei sotto il suo controllo ora, sei uno di noi...fratello."
"No! No! Non voglio!"
"Hai ceduto al potere oscuro del tuo frammento, non puoi più opporti."
"Io...posso controllarlo!"
"Resistere a Xehanort è un conto, resistere a tuo padre è un altro. Soccomberai, ragazzo."
"Non...glie lo...permetterò."
Mentre si dimenava, il suo sguardo incrociò nuovamente quello della ragazza, questa volta la sua luce non poté salvarlo, l'ultima cosa che Riku ricordò fu gli occhi azzurri e splendenti di Kairi, poi solo le tenebre, un'oscurità buia e fredda, nella più totale solitudine.
"Destati Riku, cavaliere numero tredici, conosciuto anche come il curioso vagabondo, il tuo signore ti chiama."
"Sì, fratello."
Il ragazzo prese la principessa svenuta e l'altra. Quella sveglia si dimenava e gli mugugnava qualcosa, ma il suo volto, seppur vagamente familiare, non gli diceva nulla, era come un lumino nel buio. La mise sotto braccio e varcò il corridoio oscuro, mentre la sua prigioniera continuava a lottare in preda alle lacrime.
Cosa voleva? Ce l'aveva con lui? Ma lui chi era? Perché lo chiamava? Perché una luce chiamava un abitante delle tenebre?
Domande inutili, il suo compito ora era rispettare gli ordini del suo signore, di suo padre Dark Heart.
*********
Sora era appena salito sulla gummiship, dentro già c'erano i suoi amici ad attenderlo. Degli strani rumori nel sottobosco avevano ritardato la loro partenza, ma quando erano arrivati sul posto non c'era nessuno, solo animali confusi e fuori di senno.
"Non ho mai visto uccellini comportarsi in quel modo, che sarà successo?" Pensò tra sé.
"Sora."
La voce di Aqua lo sveglio dai suoi pensieri.
"Sì, maestra Aqua?"
"La donna che ho incontrato ha detto che non era sola, c'era anche RIku con lei e ha preso la principessa con sé. Mi dispiace..."
"Hai fatto del tuo meglio Aqua, sei stata grandiosa, non devi scusarti, sono io che sono debole...dovevo fermarlo quando potevo, dovevo salvarlo quando Assà venne a prenderlo, ma...ma..."
"Sora! Quello che è successo è successo, se ti perdi nel passato non avrai futuro. Il tuo futuro è salvare Riku e Kairi, salvare i tuoi amici. Non perdere di vista questo obbiettivo, perché sono sicuro che loro non si sono dimenticati di te, la loro ultima speranza. Quando ero sotto Xehanort non ho dubitato un attimo dei miei amici, non ho esitato un secondo su di loro e loro non l'hanno fatto con me. Ora guardaci, siamo qui, pronti ad aiutarti, come feci tu con noi e li salveremo, te lo prometto. Ma ora devi guardare avanti, Sora, oppure tornatene a casa."
"Terra non sarai un po troppo..."
"No, Ven, Terra ha ragione." Lo interruppe Aqua decisa. "Sora, fai la tua scelta."
"Avete ragione...quello che è passato è passato. Ora vi faccio una promessa e sono sicuro che anche Kairi e Riku la sentiranno nei loro cuori, io li salverò, il mio futuro è con loro alle isole. Lo sento nel mio cuore."
Terra fece un sorriso e gli poggiò una mano sulla testa.
"Sora, ragazzo mio, sei cresciuto tanto, ora non sei più il bambino che vidi insieme a Riku quel giorno, ora hai un potere che nessuno di noi ha. Sei l'unico che può salvarli, ne sono certo."
Sora sorrise, era un sorriso nuovo, quello di un Sora più maturo, ma con il cuore di sempre, il cuore di un bambino.
 

 

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Capitolo 22
*** Per gelosia ***


Le parole di Terra furono il sostegno di cui il giovane Sora aveva bisogno, ritrovò nuova fiducia e nuovo coraggio per andare avanti, per guardare al futuro, quello in cui avrebbe finalmente potuto vivere una vita tranquilla insieme ai suoi amici. Ora però non era il momento di pensare a questo, aveva due frammenti tra le mani, che molto probabilmente gli avrebbero dato ciò che cercava, la meta finale, dove si trovava il nascondiglio di Dark Heart. Aprì il primo, si schiarì la voce e iniziò a leggere:

"Ho viaggiato tanto nella mia vita, sono stato in ogni angolo dell'universo, ma guerrieri così non li avevo mai visti. Erano tutti straordinari, avevano tutti un qualcosa che li rendeva superiori a molti grandi maestri. Ma questa forza comportava anche delle gerarchie, non erano tutti uguali e gli allenamenti con loro me lo fecero capire. Volevo conoscerli a fondo, studiarli nei minimi dettagli, imparare ogni singolo movimento, eppure non ci sono riuscito, ho fallito miseramente. Pensavo di essere un talento, un genio puro, in grado di imparare qualsiasi cosa rapidamente, ma mi sbagliavo. Quei poteri, quelle tecniche...erano di un altro pianeta. Per esempio Vadeid, il comandante in seconda, possedeva un potere che non avevo mai visto prima d'ora: un uomo capace di annichilire qualsiasi abilità avversaria, annullarla e rendere il più abile guerriero, il più inesperto pivello. Non sono mai stato in grado di capire dove traeva tanta forza, tanto potere, ma una cosa era certa, nessuno poteva pareggiare la sua abilità. Come nessuno era in grado di eguagliare i poteri magici di Emris. Un mago di abilità talmente elevata, che anche il mio amico Yen Sid avrebbe ceduto il passo. Era in grado di padroneggiare qualsiasi elemento e di potenziarlo oltre ogni immaginazione. Ovviamente non era esperto nel fulmine come Urliezca o devastante come Adnera, ma non aveva rivali quando si trattava di magia delle stelle. Dopo tutte quelle sessioni e quel tempo passato a studiarli ero certo che non avrei mai copiato la loro forza, ma di una cosa ero certo, anche io possedevo un potere enorme, che mi ha concesso di essere tra loro, dovevo solo padroneggiarlo, così da poterli superare...tutti."

Sora rimase un po' deluso di non aver trovato nulla, rimaneva solo un pezzo e non c'era ancora stato nessun accenno a come giungere al nemico. Però, leggendo, era sorto in lui una sorta di timore, un piccolo accenno di paura. Xehanort, il grande genio, il keyweilder per eccellenza che non poteva eguagliare questi cavalieri. Aveva provato sulla sua stessa pelle quanto potevano essere temibili, quanto era stato difficile avere la meglio su uno solo di loro e come i suoi amici avevano sconfitto con fatica gli altri, rimanendo anche gravemente feriti. Eppure ne ce ne erano di più forti in agguato, come questo Vadeid, che non aveva ancora incontrato, e il tizio di Atlantide, che li aveva messi in ginocchio con un gesto.
Si dilungò troppo nei suoi pensieri e quando il suo sguardo si posò su quello dei suoi compagni di viaggio, capì che era giunto il momento di leggere anche il secondo frammento. Fece un bel sospiro, era l'ultimo, doveva essere quello decisivo. Iniziò a leggere, mentre l'ansia si condensava nel suo petto, creando un fastidioso nodo alla gola al quale dovette sopperire deglutendo più volte mentre pronunciava le parole.

"La voce mi condusse in un posto sperduto, a confine tra luce e tenebre. Un punto di salvezza per coloro che sfuggivano all'oscurità o ne volevano uscire. Il mondo si chiamava "Città di Mezzo". Di città aveva ben poco, erano quattro case rattoppate alla meglio attorno ad una piazzola con due lampioni perennemente accesi. La note regnava sovrana in quel luogo e in cielo si potevano scorgere una miriade infinita di stelle. Il maestro mi disse una volta che ogni stella corrisponde ad un mondo e lì ce ne erano veramente tante, chissà se ero stato veramente dappertutto?
Non c'era nessuno in giro e scorgevo delle persone che mi guardavano di nascosto dalle finestre. Come spesso accade in una piccola località dove si conoscono tutti, un forestiero viene subito avvistato, e io per loro lo ero senza dubbio.Gli sguardi mi misero a disagio, come il silenzio tombale, interrotto solo dai miei passi sulla nuda roccia che piastrellava la strada. Accelerai l'andatura per sfuggire all'imbarazzo, chinando la testa e guardando davanti a me.
La mia guida mi portò in un vicoletto. Era una specie di ripostiglio del legname, visto che ce ne era parecchio accatastato qua e là. Dovetti farmi strada a fatica, attento a dove mettevo i piedi, per evitare di cadere.
Ad un certo punto sentii qualcosa crescere nel mio cuore, farsi strada tra i miei ricordi e imporsi prepotentemente. Chiusi gli occhi, come se qualcuno me lo stesse imponendo, e aprii il mio cuore.
La voce prese un volto e mi indicò la via. Quando riaprii gli occhi, davanti a me c'era un corridoio oscuro aperto. Senza pensarci due volte mi ci tuffai dentro e dopo qualche metro passato a vagare nell'oscurità, mi trovai di fronte una serratura. Il mio keyblade si mosse da solo e aprì il portone, rivelandomi un enorme castello. Tredici torri avvolte nelle tenebre si presentarono ai miei occhi. Alte tutte allo stesso modo, circondavano una struttura centrale. L'edificio nel mezzo aveva la forma di grosso cuore nero, illuminato da una fioca luce azzurra che proveniva dell'alto. Alzai lo sguardo e Kingdom Hearts, il vero Kingdom Hearts era di sotto i miei occhi.
Uno strano figuro mi venne incontro, solo poi lo avrei chiamato Vadeid, e mi condusse da lui. Dark Heart si faceva chiamare, anche se il suo nome era Xebald e risiedeva nelle tenebre più nere, invisibile agli occhi.
Presi il coraggio a due mani e gli chiesi il motivo di tale nome e lui mi rispose che un cuore che vive nell'oscurità non può avere un nome più adatto.
Iniziava per me una nuova vita, assieme ad altri dodici cavalieri, che poco dopo avrei chiamato fratelli. C'è una cosa però che di quel giorno non dimenticherò mai...quando accolsi Dark Heart nel mio cuore non avvertii oscurità, ma una forte ed intensa....luce."

Sora si soffermò su quel nome: Xebald. Possibile che quella persona con cui aveva parlato e di cui aveva condiviso dolore e sofferenza fosse il suo nemico? Non ci poteva credere, colui che aveva rapito Kairi e Riku era entrato in contatto con lui, gli aveva chiesto...aiuto? No, ci doveva essere uno sbaglio, non poteva essere così, non doveva essere così. Eppure Xehanort non mentiva, non poteva esserselo inventato, lui non ne aveva parlato con nessuno.
"Quindi per raggiungere Dark Heart dovremmo aprire i nostri cuori all'oscurità?" Disse Terra, interrompendo i pensieri del ragazzo.
"A quanto pare è l'unica soluzione." Rispose Ven.
"Non se ne parla neanche!" Sentenziò Aqua, con il viso ombrato dalla preoccupazione.
"E allora cosa facciamo? Lo lasciamo agire indisturbato? Ci comportiamo come se nulla fosse?"
"Non dico questo...ma rischiare così...no, è troppo azzardato. Ci deve essere un'altra via." Spiegò Aqua.
Ci fu qualche minuto di silenzio, quasi assoluto, poi Sora si fece avanti, ormai dovevano saperlo, non aveva senso tenere per sé un informazione di quel calibro.
"Io conosco un modo."
"Dici davvero?" Chiesero in coro gli altri.
"Sì."
**********
Stazza possente, quasi ingombrante, un'armatura che solo a guardarla incuteva rispetto e timore con quell'aspetto leonino che la caratterizzava e un keyblade dal potere spaventoso. In sintesi era questo quello che il giovane Xehanort si trovava ad affrontare e si poteva riassumere con un nome: Vadeid.
Il primo cavaliere ad essersi ricongiunto a Dark Heart e fedele a lui in tutto e per tutto, colui che possedeva un potere spaventoso. La sua corazza una faccia leonina che ricopriva tutto il pettorale, mentre gli spallacci somigliavano a grosse zampe, da cui ricadeva un lungo mantello, che quasi toccava terra. Sulle braccia non aveva nulla, erano completamente scoperte, mentre i gambali erano simili ai poderosi arti del felino. L'elmo era dorato, come il resto, e una folta peluria usciva dalla parte posteriore, a mo' di criniera. Sembrava che un leone stesse per divorargli la testa, con le grosse zanne che attraversavano la visiera di colore nero. Il keyblade portava somigliava ad una criniera sull'elsa, mentre la lama terminava con due zanne, pronte a ghermire chiunque.
I due si studiarono per un po', poi il ragazzo partì all'attacco. Si scagliò sul suo avversario con un taglio orizzontale preciso e violento. Il colpo però arrivò con la forza di una carezza e fu facile per Vadeid bloccarlo e respingerlo. Xehanort allora lanciò contro di lui un thundaga, che non sortì alcun effetto.
Trasformò, quindi, il keyblade in una frusta e tentò di attaccarlo a distanza. Il cavaliere non si spostò neanche, lasciò che il colpo si affievolisse e lo toccasse appena, per poi afferrare l'arma e scaraventare il ragazzo dai capelli argentei a terra.
Quest'ultimo fu subito in piedi e svariate copie di sé comparvero, accerchiando l'avversario. Neppure l'attacco congiunto sortì alcun effetto, i colpi sembravano perdere ogni efficacia una volta che entravano nell'orbita di Vadeid e lui li respingeva senza la minima fatica.
"Come faccio a batterlo?" Chiese il giovane.
"Devi guadagnare tempo."
"Ci proverò."
Xehanort pensò in fretta, poi lanciò uno stopga al suo nemico, per immobilizzarlo, ma la magia si ruppe dopo qualche secondo, senza neanche dare al giovane tempo di fare nulla. 
"Proviamo così." Disse, poi alzò il keyblade al cielo e fece scendere un enorme masso infuocato sulla testa del guerriero. L'altro alzò lo sguardo pigramente e sferzò l'aria con il keyblade. L'onda d'urto frantumò la roccia e una miriade di sassolini ardenti si infransero sul campo di battaglia.
A Xehanort però non importava granché, quella magia doveva solo fungere da diversivo per poterlo prendere alle spalle con una conflagrazione. Quattro colonne di fuoco apparvero intorno al ragazzo dai capelli argentei, che si gettò contro il suo avversario. Al cavaliere bastò allungare una mano per afferrare il suo nemico e piantarlo a terra, mentre il fuoco si estingueva come se nulla fosse.
"Mi stai facendo perdere tempo, ragazzo."
Trovandosi alle strette, Xehanort provò a riavvolgere il tempo, ma il tentativo fallì miseramente. Non riusciva neanche più a muoversi, qualcosa lo stava bloccando da capo a piedi.
"Sei finito."
Il keyblade di Vadeid stava per abbattersi su di lui, quando la stretta del guerriero si allentò, lasciandolo libero di muoversi e mettersi ad una distanza di sicurezza. Il cavaliere era stato raggiunto da due proiettili violacei, che lo avevano colpito alla schiena, quindi si era voltato per vedere chi fosse il nuovo intruso, ma fu raggiunto da un tizio con i capelli blu, al quale parò un potente fendente diretto alla testa.
"E così ti sei portato la tua bella combriccola, eh, Xehanort?"
Il vecchio sorrise beffardo.
"Macché, noi siamo Xehanort."
Braig e Isa erano finalmente scesi in campo.

Il guerriero dai capelli blu fece un balzo all'indietro respinto dalla forza bruta del suo avversario.
"Non mi aspettavo che ti saresti portato tanti ridicoli burattini per affrontarmi. Non dovevi diventare il migliore?"
Vadeid schernì il suo avversario, sicuro della sua forza.
"Oh ma io sono diventato il migliore, difatti loro sono la prova della mia superiorità nei tuoi confronti, Vadeid." Rispose a tono Xehanort, con il solito sorrisetto che gli illuminava il volto.
"Con l'età la tua arroganza non si è affatto sbiadita, anzi si è affinata. Eri un talento di rara forza, è un peccato che tu ci abbia abbandonati, avresti potuto vivere in eterno qui nel reame oscuro."
"Al contrario di te, burattino del proprio destino, ho preferito affrontare il mio destino. Non mi pento della mia scelta, ma ora chiedo a te, sul serio ti accontenti di far parte di qualcosa di più grande? Di essere solo una pedina?"
Il volto di Xehanort si era fatto sempre più raggiante, nei suoi occhi vi era dipinta soddisfazione, mentre aspettava la risposta del suo avversario.
"Sei uno sciocco Xehanort, tu sei la pedina del nostro progetto, anzi lo sei stato, ora equivali ad un ostacolo quasi insignificante, che si frappone tra il mio signore e il suo grande obbiettivo."
"Scomparire nel regno della luce, dopo una vita nelle tenebre? Devo essermi perso qualcosa, Vadeid. Veramente non capisco come facciate solo a ricordare come è fatta la luce."
Il cavaliere del dominio ebbe un attimo di esitazione, cercò di focalizzare nel suo cuore un ricordo vivido della luce del mondo esterno, ma vedeva solo un buio tetro e impenetrabile. Strinse la mano attorno al keyblade e sorrise:
"Gli stolti come te non possono certo capire. Traditori che non conoscono il significato della lealtà verso coloro che li hanno resi quello che sono, meritano solo una lenta e umiliante sconfitta per mezzo della mano del nostro signore, ovvero me."
"Vedo che eviti la mia domanda. Che c'è? Non riesci a ricordare?"
Il sorriso di Xehanort lo irritava, gli turbava l'animo e lo faceva sentire a disagio. Da quando era apparso alla corte di Dark Heart, lui, Vadeid, aveva perso il suo posto privilegiato ed era scalato al secondo posto. Il suo signore non vedeva altro che Xehanort e la sua grande capacità. Ma poi chi rimase al suo fianco? Chi combatte ancora oggi per lui? Non è forse Xehanort che l'ha abbandonato proprio quando il suo sogno stava per compiersi? Che cosa aveva di tanto...speciale?
"Ricorderò quando sarà il momento. Per quanto riguarda te, hai dato un ultimo saluto alla luce? Perché le tenebre di questo posto saranno la tua tomba."
"Vadeid, tu scomparirai, che tu lo voglia o no, mentre io sono destinato a regnare. Questa è la mia promessa e nessuno potrà impedirmi di realizzarla."
Lo scontro all'interno del palazzo di Dark Heart poteva riprendere, le opinioni dei combattenti erano state espresse e ora i pezzi d'argento dei due schieramenti si affrontavano in una battaglia decisiva per decidere chi fosse più degno di portare avanti i propri scopi.
Il giovane Xehanort e Isa portarono un attacco congiunto, a breve intervallo l'uno dall'altro, tentando di confondere il cavaliere, ma questo bloccò l'attacco del primo e lo usò per bloccare quello del secondo. Nel frattempo una pioggia di proiettili si abbatté su di lui da un punto buio della sala circolare. Vadeid alzò il keyblade al cielo e lasciò che una barriera violacea facesse da scudo al suo corpo. I dardi rimbalzarono come palline su un muro e per poco non colpirono i due che erano lì vicino. Il giovane ragazzo dai capelli argentei lanciò uno stopga che bloccò il fuoco di ritorno, mentre l'altro cominciò a martellare con indicibile violenza lo scudo dell'avversario. I colpi arrivavano notevolmente indeboliti e la protezione non ne fu affatto scalfita, tanto che si arrestò quando il suo padrone lo decise. Vadeid sparò una sfera oscura verso il tizio dai capelli blu, mentre con una mano bloccava un fendente del giovane argentato. L'attacco magico fu deviato da un proiettile, ma Isa venne investito dal suo compagno, scaraventato dal cavaliere, che poi si voltò verso Braig e gli lanciò contro un ragnarock oscuro, sicuro che non potesse evitarlo. L'ex allievo di Ansem però non si fece cogliere impreparato e grazie alla sua manipolazione dello spazio, sfuggì al colpo, solo per ritrovarsi afferrato per la collottola dal guerriero, che lo ferì con il Giudizio Reale ad una spalla. Il cecchino con la benda cadde riverso a terra dolorante, mentre il colpo decisivo si abbatteva su di lui. Il keyblade grigio del vecchio si frappose tra Vadeid e il cuore del suo contenitore.
"Quel keyblade....dove l'hai preso?"
"Ho fatto bene a lasciarvi."
Xehanort respinse il suo avversario, sorridendo beffardo.
La rabbia di Vadeid cresceva di minuto in minuto, non riusciva a sopportare quel volto pieno di scherno nei suoi confronti.
"Ti credi tanto superiore?!"
Il guerriero si abbatté sul maestro roteando la spada leonina, l'altro parò i primi due fendenti e al terzo lo lasciò senza difese, ferendogli il braccio. Il sangue scorreva dalla ferita macchiando l'armatura dorata e facendo imbufalire ancor di più il suo portatore. Il giovane e Isa, approfittando dell'attimo, sferrarono un colpo mortale congiunto, ma gli attacchi si indebolirono entro una certa area, facendo il solletico al cavaliere.
"Sparite!" Tuonò e con un rapido gesto prima ferì il braccio del guerriero dai capelli blu e poi fece perdere i sensi all'altro con una ginocchiata allo stomaco, dopo avergli afferrato gli arti.
"Come immaginavo..."
"Cosa? Cosa immaginavi? L'incapacità dei tuoi contenitori?"
In quelle parole riversò tutto il suo odio nei confronti del vecchio.
"No, Vadeid. Ho capito che solo un potere che ti è superiore è in grado di eliminare il tuo."
"Cosa vorresti dire? Che tu sei più potente di me? Non farmi ridere!"
Xehanort fece scomparire l'arma e aprì le braccia, compiendo uno dei suoi soliti gesti.
"Esattamente."
La sua giovane versione si alzò da terra e nella sua mano comparve l'antico keyblade raffigurante il volto di una chimera.
Gli occhi del ragazzo si illuminarono di un giallo vivido e un'aura oscura.
*********
"Cosa?"
In tutta la gummiship risuonò quel grido stupito, uscito dalle bocche dei suoi amici, mentre Sora spiegava la sua idea.
"No, è troppo pericoloso, Sora." Disse Aqua ferma nelle sue convinzioni.
"Non c'è altro modo Aqua, lo devo fare per i miei amici."
Sora la guardava, tutta paonazza sul suo sedile con le braccia incrociate.
"Sora, da dove viene questa tua idea?" Chiese Terra.
"Da qui." Il ragazzo si indicò il petto sorridendo.
"Allora, anche se a malincuore, dobbiamo lasciarlo fare Aqua. Non possiamo fermare chi segue il suo cuore."
La maestra non rispose, si voltò per sbollire la rabbia e non proferì più una parola.
"Ven, cosa ne pensi?" Chiese il possente castano.
"Penso quello che dice Aqua, ma Sora ha fatto la sua scelta e noi siamo suoi amici. Dobbiamo avere fiducia in lui, in fondo se siamo qui a protestare è per merito della sua avventatezza, non è così?"
Il ragazzo sorrise a Ven, toccandosi la nuca in segno di imbarazzo, poi rivolse lo sguardo verso Paperino e Pippo. I suoi timori svanirono guardando i volti fiduciosi dei suoi compagni. L'avevano sempre appoggiato, in ogni occasione, andando anche contro il volere del proprio re, se necessario, come quella volta alla fortezza oscura.
"Allora è deciso?"
A parte Aqua tutti annuirono, pronti a gettarsi di nuovo nelle tenebre insieme al loro amico, ancora una volta insieme, verso la destinazione successiva, quella che ora si presentava davanti ai loro occhi: la città di mezzo.
 Finalmente giunsero alla Città di Mezzo. Mondo particolare che si estende e si restringe di pari passo con l'espansione di oscurità o luce, un vero e proprio termometro dell'universo, che nella guerra con Xehanort fu rilevante per capire la situazione dei mondi in quei tempi bui. Ad oggi i distretti si erano notevolmente ridotti e da cinque erano tornati ad essere tre, con molte meno persone rispetto a quando Sora aveva iniziato il suo viaggio. Il primo distretto, dove risiedeva l'enorme portone che dava sui mondi, era semi deserto al loro arrivo e i pochi passanti li guardavano con sospetto e timore. Il re doveva essere nei paraggi, quindi si misero subito a cercarlo e dopo aver attraversato la piazzola del secondo distretto, lo trovarono a scrutare la stanza meccanica. Un edificio che aveva sempre affascinato Sora per la presenza di strambi marchingegni all'interno e l'aspetto di una cattedrale all'esterno. I passati eventi avevano permesso al ragazzo e ai suoi amici di riattivare la camera dei congegni per poter accedere alla grande serratura, che risiedeva nella fontana di fronte. Era intuibile perché Topolino e gli altri erano andati lì, pensavano che ci fosse qualche collegamento tra il cuore del mondo e il passaggio per il castello di Dark Heart, ma il maestro portò novità inaspettate. Sora raccontò che Xehanort aveva varcato un portale oscuro connettendosi con il cuore di Dark Heart, raggiungendo il suo castello e del suo piano per poter replicare le azioni del vecchio maestro. Il re si oppose con fermezza, appoggiato da Lea e Xion, mentre Roxas lo guardava con volto serio.
"Sora." Disse il biondo. "Io, più di chiunque altro posso capirti. Anche se siamo diversi, siamo comunque legati profondamente e come Ventus, che ha molto in comune con noi, non approvo questo metodo, ma se il tuo cuore te lo impone non sarò certo io a fermarti."
Le parole del nessuno fecero immenso piacere al castano, che annuì battendosi il petto. Ben presto crollarono anche le resistenze del re e di Xion, ancora poco convinti della scelta del loro amico. Insieme si diressero nel vicoletto. Sora sorrise nel rivederlo, lì era iniziato tutto e per una strana coincidenza da lì iniziava la fine del suo viaggio.
Si voltò verso i suoi amici e fece un cenno con il capo, poi dopo aver fatto qualche passo indietro, si ritrovò nel preciso punto dove era comparso la prima volta e lì chiuse gli occhi. I ricordi gli tornarono alla mente, mentre il suo cuore si apriva in un turbinio di emozioni. Anche se era piacevole perdersi nei bei ricordi, ora non era il momento, quindi si concentrò e fece cessare la spirale di sentimenti, per far spazio ai suoi legami. Li tastò uno per uno per capire chi fossero e li riconobbe dal primo all'ultimo, senza dimenticare nessuno. Continuò così per un tempo che gli sembrò interminabile e dopo un estenuante ricerca, finalmente sentì un cuore pieno di risentimento e tristezza. Approfondì la ricerca e la figura di Xebald gli si parò davanti.
"Sei tornato, Sora. Perché?"
"So chi sei."
"Lo sospettavo."
"E sto venendo a riprendermi i miei amici."
"Ti aspetto, vieni pure, se riesci."
Una voragine nera si aprì di fronte al ragazzo, cercando di inghiottirlo, ma una luce lo spinse via, facendolo tornare in sé.
Sora si svegliò dal suo stato di trans e notò che era in bilico tra il cadere in un corridoio oscuro e il pavimento del vicoletto. A reggerlo c'erano i suoi amici, che lo tirarono su. Nei loro volti c'era un misto di preoccupazione e soddisfazione.
"Eccola, questa è la strada che ci porterà dai nostri amici, da Riku e Kairi."
Gli altri annuirono alle parole del ragazzo e si preparano a varcare il portale, quando un altro si aprì dal muro a fianco.
"Il vostro viaggio termina con me."
*******
Il giovane Xehanort assunse la sua classica posa spavalda, alzando la mano che impugnava il keyblade all'altezza del volto e l'altra tesa verso l'avversario in segno di sfida. Come al solito Vadeid non si mosse, sicuro del suo potere e che niente lo avrebbe potuto scalfire, ma dovette subito ricredersi quando un fendente gli arrivò a piena potenza e neanche il suo braccio riuscì ad attutire il colpo. Per la prima volta nella sua vita, Vadeid era a terra, l'arto dolorante e l'orgoglio ferito. Si rialzò e afferrò il suo mantello, poi lo scaraventò via, mentre muoveva la testa da destra verso sinistra per sgranchire i muscoli del collo. Portò il keyblade davanti a sé, afferrandolo con due mani, nella classica posa da spadaccino, con le gambe che si divaricarono leggermente per ammortizzare eventuali colpi avversari. Il ragazzo dai capelli argentei partì nuovamente all'attacco, ma stavolta l'altro bloccò l'offensiva e rispose con una spazzata. Xehanort saltò e si piazzò alle spalle di Vadeid per colpirlo con una rotazione del busto, che il cavaliere schivò chinandosi e contrattaccare con un affondo alla pancia. Un balzo all'indietro, impedì al guerriero di rimetterci le interiora, poi lanciò un firaga, respinto dall'avversario, per potersi nuovamente avvicinare a lui. La tattica funzionò e si tornò allo scontro ravvicinato con i due che si scambiavano stoccate senza che uno riuscisse a prevalere sull'altro. Dopo qualche minuto di stallo di offensive e contro offensive, il giovane decise di accelerare i ritmi per mettere in difficoltà l'avversario. Stoccate, fendenti e colpi letali si susseguivano in una ragnatela che aveva messo con le spalle al muro il cavaliere del dominio. Finalmente si trovarono faccia a faccia, keyblade contro keyblade, con uno che spingeva l'altro per sopraffarlo. La forza fisica di Vadeid sembrò avere inizialmente la meglio e Xehanort cominciò a cedere sulle gambe, ma l'argenteo guerriero sfruttò questo sbilanciamento di forze per poggiare la schiena a terra, trascinando con sé il nemico, per poi spingerlo via con le gambe. L'avversario volò proprio sopra di lui, mentre Xehanort si dava la spinta con un colpo di reni e partiva alla carica. Vadeid fece una mezza capriola in aria e toccò il soffitto, per poi lanciarsi contro l'altro con tutta la sua furia. I due si passarono da parte a parte per poi toccare terra, apparentemente illesi. Si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi l'elmo del guerriero leonino si ruppe a metà rivelando il misterioso viso.
Vadeid era più giovane di quel si potesse pensare, probabilmente la sua età si aggirava intorno ai venticinque anni, con occhi e capelli neri e un piccolo codino che gli scendeva sulle spalle.
"Come...hai fatto? Dimmelo!" Chiese incredulo, toccandosi la ferita sul volto, esattamente sulla guancia destra.
Anche quella di Xehanort era bella vistosa, ma considerando che non portava l'armatura era molto meno impressionante di quella che aveva rimediato il suo avversario.
"Semplice. Il mio keyblade possiede un potere antico che tu non sei in grado di superare, perciò il tuo potere è stato annullato da esso."
Il cavaliere osservò l'arma argentea, poi guardò il suo avversario negli occhi.
"Quello sguardo, non posso dimenticarlo, mi hai sempre guardato così. Anche se ti ero superiore, la tua occhiata è sempre stata spavalda, come se volessi sfidarmi, anche se sapevi di non esserne in grado. Capisco solo ora perché Dark Heart preferiva te a me, il tuo genio non ha pari, neanche tra di noi. Sei veramente il keyblader più forte."
Vadeid si portò una mano sul volto.
"Ma il tuo potenziale non basta, non puoi competere con il mio potere, neanche se possiedi quel keyblade."
"E cosa te lo fa pensare?" Chiese l'altro.
Il guerriero non rispose, si limitò a sorridere mentre un'aura nera lo ricopriva da capo a piedi. Le pupille scomparvero, lasciando spazio ad uno sguardo assente, mentre i muscoli sulle braccia lasciavano trasparire delle vene in evidenza e sottoposte ad un forte stress. Sembrava che stesse caricando un colpo di inaudita potenza e Xehanort non poteva permetterglielo, perciò partì alla carica. Fece due passi e poi calò un fendente dall'alto, che avrebbe diviso a metà il suo avversario. Il colpo si fermò a due centimetri dalla testa del cavaliere, poi il ragazzo volò via e si schiantò a qualche metro di distanza,incapace di muoversi. Nessuno nella sala era in grado di farlo, a parte Vadeid, tant'è che il keyblade scomparve dalla mano del giovane e la coscienza del vecchio tornò nel suo corpo originale.
Il vecchio sembrò stupito degli eventi appena accaduti, ma ben presto il suo volto rugoso tornò alla normalità, facendo trasparire la solita calma.
Nel frattempo Vadeid era tornato in sé.
"Vedo che hai capito, ho usato il mio potere al massimo e ho annullato ogni tipo di abilità sul campo di battaglia e fino al resto dello scontro è bloccata, quindi anche la possibilità che tu possa evocare il tuo prezioso keyblade. Ho vinto Xehanort. Te l'avevo detto che non potevi competere con il mio..."
Vadeid fu scaraventato contro la parete della sala circolare, qualcosa di inaudita potenza aveva superato le sue difese e l'aveva atterrato.
"Co..cosa è stato?" Disse tossendo.
Davanti al guerriero si stagliava il giovane Xehanort e dietro di lui torreggiava un'imponente figura. Era completamente nera, con i denti in vista e una benda a forma di x sul volto. Il corpo era possente e muscoloso, e possedeva un grosso buco a forma di cuore sull'imboccatura dello stomaco, mentre un'altra x si piazzava sul suo torace.
"Un heartless?"
"No, la tua fine." Rispose Xehanort scuotendo il capo.
Il mostruoso essere prese la gola il povero malcapitato e lo piantò al suolo, per poi venire sommerso da una scarica di potenti pugni, fino a che non fu ridotto talmente male che gli era impossibile muoversi.
Vadeid tossì, macchiandosi l'armatura di rosso.
"Chi...sei...tu?"
"Il nuovo re."
Xehanort e i suoi compagni si allontanarono lasciando il guerriero esanime a terra. Un portale oscuro si aprì a pochi passi da lui. Anche se non poteva muoversi per via delle ossa rotte, sentiva chiaramente i passi di Asura che si avvicinavano a lui.
"E così...è giunto...anche il mio turno."
"Nostro padre ti reclama. Riposa in pace."
"Lo farò."
E così calò il sipario sul potente guerriero detentore del frammento del dominio, il sovrano assoluto.
 ********
 
Era solo quando apparve Asura, Vadeid in spalla.
"Così, anche il mio più fidato guerriero ci ha lasciato..."
L'uomo in armatura non disse nulla, si limitò a poggiare sul trono il suo compagno, poi sempre in silenzio si sedette al suo posto.
"Sarebbe un peccato se arrivassero qui, così tante giovani vite spezzate in un solo posto...in un solo attimo." Proseguì Dark Heart, poi con voce ferma chiamò a sé Ezranon.
Il cavaliere del dolore si presentò a rapporto dopo qualche istante.
"Mi ha chiamato mio signore?"
"Presto saranno qui, fai in modo che solo Sora entri nel castello."
"Ai suoi ordini."
Dopo che il figlio se ne fu andato, l'ombra fissò il suo sguardo sul suo guerriero sconfitto. Era giunto il momento di entrare nei suoi ricordi, di vistare un altro frammento della sua memoria. In un attimo la sua coscienza entrò in quella di Vadeid. Si ritrovò in una sala del trono. Un enorme stanza in oro con un enorme sedile posto sullo sfondo, circondato da tendaggi. Su di esso c'era un uomo, portava una corona in testa. Sedeva scomposto e giocherellava con il suo scettro. Ad un tratto gli enormi portoni posti di fronte si spalancarono e un tizio vestito a guerra entrava spedito. Aveva uno sguardo stressato e stanco. Superò le enormi colonne intarsiate e si inchinò di fronte al suo sovrano. Un breve scambio di parole e lo scenario cambiò. Ora era stato catapultato su un campo di battaglia, il guerriero in prima fila era lo stesso uomo che aveva visto prima su quel sedile. In mano brandiva un keyblade. Raffigurava un leone, ma era molto meno maestoso di quello che avrebbe ottenuto in futuro. I suoi uomini erano tutti dietro di lui con le armi in resta, pronti a caricare. La schiera di nemici era immensa davanti a loro. Se ne potevano contare circa il triplo, eppure nessuno di quegli stolti voleva arrendersi, perché era il loro sovrano ad ordinarglielo. La forza di volontà debole e il poco potere soccombono di fronte a Vadeid. Il frammento che portava dentro, in quel momento ancora sopito, manifestava già i suoi influssi. Nessuno poteva resistere al volere del sovrano, neanche i nemici. A l'uomo bastò gettare uno sguardo sulla prima fila di nemici, che questi si svestirono dei loro fregi e passarono dalla parte opposta, con lo stupore dei compagni. Man mano che avanzavano le retrovie, gli avversari diminuivano sempre più, fino a sparire del tutto. Ora c'era un solo esercito, quello di re Vadeid. Ma questo dono non si limitava solo a persone comuni, come i soldati, ma anche ai capi di stato avversi. Nel nuovo scorcio di ricordi difatti Vadeid non era più un re, ma era divenuto un potente imperatore. Il suo palazzo era quattro volte più grande. Enormi giardini si estendevano a perdita d'occhio, ricoprendo quasi la metà del suo regno iniziale, mentre pregiate statue e altissime colonne andavano a comporre la splendida reggia. Ma il sovrano non era felice, il servilismo dei suoi sudditi e l'obbedienza cieca lo stavano annoiando. Per un uomo cui la guerra era il pane della vita, quella pace statica era una tortura.
Per trovare un po di lucro Vadeid decise di organizzare sanguinosi giochi, costruendo una gigantesca arena, dove uomini guerreggiano contro mostri oscuri o contro loro stessi. Per un po' la vista di sangue e battaglie placò il suo torpore e gli riaccese l'animo spento, ma durò ben poco. Ben presto la noia tornò adi impadronirsi di lui. Dark Heart la sentiva, quei ricordi ne erano impregnati. Le provò tutte, ogni possibile missione suicida o atto disonorevole ed umiliante gli passava per la mente. Il potere che aveva acquistato lo stava trasformando e gli stava corrompendo il cuore, tant'è che l'unica cosa che ormai era in grado di fare era comandare a bacchetta. Fu proprio lui, Dark Heart, a dargli uno scopo, a mostrargli la superiorità. L'uomo reagì meglio di quello che poteva pensare, invece di rimanere turbato di fronte al fatto che esistevano persone più forti di lui, non lo turbava, anzi lo estasiava. Finalmente la noia era scomparsa e iniziava una nuova vita al servizio del suo nuovo signore. Poi i sentimenti del cavaliere cambiarono con l'arrivo di Xehanort. Il carattere e il talento fecero ingelosire l'uomo fino al punto di odiarlo. Non sopportava l'idea che Xehanort rubasse il posto che si era guadagnato. Infatti lo scopo di Vadeid era cambiato, voleva succedere al suo adorato maestro e padre, quello era il suo unico desiderio, ma sentiva che il novizio glie lo stava portando via. Il giorno del tradimento Vadeid era sollevato, ma allo stesso tempo infuriato. Aveva sì un rivale in meno, ma qualcuno aveva osato andare contro il suo signore e questo non poteva permetterlo. Finalmente, dopo un tempo che sembrò interminabile, l'oscuro figuro giunse nel luogo dei suoi ricordi. Qui si lasciò andare alla memoria della sua antica forza. In grado di annichilire qualsiasi cuore fino a farlo svanire, in grado di sottomettere qualsiasi popolo e qualsiasi mondo, la vera natura del sovrano, il vero potere di Kingdom Hearts. Rimase lì finché qualcuno non giunse a disturbarlo.
"I preparativi sono pronti mio sovrano."
Menois era lì in ginocchio davanti a lui.
"Eccellente. Va ora, raggiungi i tuoi fratelli a compiere la missione che vi ho affidato."
"Sì."
Le avvertiva, erano dietro di lui, finalmente il momento tanto atteso stava per giungere: le sette parti di luce e le tredici parti di oscurità in cui il suo cuore di divise all'epoca della guerra stavano per ricongiungersi.
"Il potente sovrano sarebbe un giorno tornato a governare su tutti i popoli, dando inizio alla tirannia della luce."
Così recitava l'ultima pagina del libro delle profezie, che altro non era che la trascrizione delle sue visioni. L'ultima pagina fu il suo allievo e amico a strapparla, convinto che l'uomo debba avere una possibilità, seppur remoto. Ma ormai il tempo era giunto, ogni azione sarebbe stata inutile, la profezia si sarebbe compiuta.
"Credono che sconfiggere i miei figli serva a fermarmi? Poveri sciocchi, hanno solo rimandato il mio ritorno." Disse.
Eppure rimaneva un'incognita...quel ragazzo era diverso...
"Sora..."
**********
"Tu sei quello che abbiamo visto ad Atlantide. Emris!" Esclamò Sora.
"Sono lusingato nel constatare che ti ricordi di me." Affermò l'altro sorridendo sotto l'elmo.
"Cosa vuoi?" Intervenne Topolino, sfoderando il keyblade.
Anche gli altri fecero lo stesso.
"Anche se ve lo dicessi, cosa cambierebbe? Vedo che avete fatto la vostra scelta. Conoscere il proprio cammino è lodevole, soprattutto per la vostra giovane età. Però a quanto vedo siete ancora ignoranti sul vostro destino."
"Che stai dicendo?" Chiese perplesso Sora.
Le parole del cavaliere avevano creato confusione tra i presenti, tranne in Topolino.
"Andate!"
"Vostrà maestà! Cosa sta dicendo? Se combattiamo insieme lo batteremo facilmente." Protestò il ragazzo castano.
Topolino scosse la testa.
"Hai sentito, no? Parlava di destino, magari si aspetta che lo sfidiamo tutti insieme, facendo il suo gioco. Voi dovete andare avanti, ci penso io a lui."
"Ma..."
Terra afferrò la spalla di Sora.
"Andiamo."
"Non possiamo.."
"Noi abbiamo seguito il tuo cuore, ora per rispetto tu devi seguire il nostro, Sora."
A quelle parole il giovane non poté replicare.
"Buna fortuna, vostra maestà."
Il gruppo si apprestò ad entrare nel varco, ma Emris passò immediatamente all'attacco, sferrando un potente firaga.
"Solo perché vi ho dato un piccolo indizio, non vuol dire che vi consenta di realizzarlo." Esclamò il guerriero mentre lanciava la magia.
La sfera esplose in una nuvola di polvere, occultando la vista al cavaliere.
"No!" Gridò Topolino.
Quando la nube si dileguò, un papero e un cane si stagliavano davanti al portale, mentre gli altri erano già dall'altra parte.
"Andate, vi proteggiamo noi!" Ordinò Pippo.
"Anche voi..."
"Il nostro posto è con il re, il tuo con Kairi e Riku. Va Sora, ci rivedremo quando avrai riportato i nostri amici indietro!" Esclamò il mago.
"Abbiamo affrontato tutte le battaglie finali insieme..."
"Anche se non saremo insieme, ci saranno i nostri cuori a darti la forza, ora va!"
"Grazie."
Il ragazzo era in lacrime, mentre si addentrava nella massa oscura.
"Dovevate andare anche voi.."
"Se la caverà, ormai è diventato forte, non ha più bisogno di noi." Fece notare il capo dei cavalieri.
"Difenderemo il nostro re fino alla fine." Esclamò il potente mago.
"Allora facciamolo ragazzi, vendichiamo il maestro Yen Sid e aiutiamo Sora a sconfiggere questa nuova minaccia!"
"Poveri sciocchi. Non conoscere il vostro destino non vuol dire che si possa cambiare. Era già stato stabilito che questa sarà la vostra tomba. Perirete per mano di Emris, il cavaliere del frammento della conoscenza."
 

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Capitolo 23
*** Il re e i suoi suddditi ***


Quando il portale si chiuse alle loro spalle, per gli sfidanti iniziò una fase di studio. Nessuno voleva fare errori, questa battaglia era troppo importante. Da un parte il re del castello disney con il suo cercastelle scintillante e i suoi fidati compagni Paperino e Pippo, dall'altra Emris, il cavaliere della conoscenza. Un tipo alto sul metro e ottanta, di statura esile e portamento altezzoso. La sua armatura era ricoperta di rune dai caratteri irriconoscibili. Erano dappertutto, sia sul pettorale sia sui bracciali e gambali. Gli strani simboli rilucevano di un rosso scarlatto su uno sfondo blu scuro. Sembravano tante stelle su un cielo notturno. Al centro, tra i pettorali poco marcati, c'era un libro aperto con le pagine bianche. L'elmo era semplice, senza particolari decorazioni, liscio e nero. Aveva assunto una posizione di battaglia piuttosto singolare: difatti se ne stava lì in piedi con il keyblade lungo la gamba e una mano dietro la schiena, sembrava quasi che non avesse intenzione di combattere. Topolino invece aveva portato il suo dietro la schiena, mentre l'altra mano si apriva di fronte a lui. Paperino e Pippo alzarono le loro armi di fronte a loro, pronti a supportare il loro sovrano e amico. Passò qualche minuto, nessuno accennava la prima mossa e la tensione saliva, almeno tra i guerrieri del castello disney, perché l'altro non sembrava minimamente turbato.
Emris portò il braccio che teneva alle spalle e si afferrò l'elmo, togliendoselo. Rivelò un volto smagrito e poco curato, con degli occhi di un grigio spento e capelli lunghi e neri a fargli da contorno. Con un rapido gesto se li legò a mo' di coda, poi guardò i suoi avversari e gli sorrise. Il topo, a cui tutto questo era fin da subito sembrato sospetto, riuscì in tempo a guardare in alto e ad avvisare i suoi amici dell'enorme meteora che si stava abbattendo su di loro. Ormai era troppo tardi per spostarsi, così il re si esibì in un blitz tonante, tagliando a metà il masso infuocato. Paperino, quindi, ne approfittò per lanciare un blizzaga e congelarlo. Infine Pippo con lo scudo riuscì a frantumarlo in minuscoli pezzettini innocui. Nel frattempo il topo aveva scagliato un raid sul suo avversario, ma il keyblade cambiò improvvisamente direzione, andandosi a schiantare contro lo scudo del suo amico. Recuperò in fretta l'arma per potersi difendere da un thundaga, mentre i suoi compagni se la dovevano vedere con un triplo firaga. Fu facile respingere le magie, ma fu troppo tardi quando capirono che era solo un diversivo. Difatti furono intrappolati in un graviga zero senza poter far nulla. Ormai alla mercé del guerriero, vennero investiti da un megaflare di inaudita forza. L'esplosione rase al suolo le case circostanti completamente vuote e sbalzò i tre lontano di qualche metro. Il primo a rialzarsi fu proprio il re, che lesto, tentò di avventarsi su Emris, cercando lo scontro fisico. Quest'ultimo, però, lo bloccò a terra con un antima, poi fermò con un magnete lo scudo del cavaliere e rispedì ai suoi assalitori il thundaga del papero con reflex. Un energiga rimise in sesto il keyblader e Pippo. Il trio ripartì all'attacco, questa volta iniziò il papero con un blizzaga triplo, deviato da reflex, poi il cavaliere con una carica di scudo, neutralizzata da un magnete, e infine Topolino con un sancta da distanza ravvicinata. Emris venne sbalzato indietro e colpito da Pippo a mezz'aria, schiantandolo a terra, mentre lo scoppio firaga del mago si abbatteva come una pioggia incessante sul malcapitato.Il cavaliere si rialzò da terra e si percosse l'armatura con le mani, togliendo la polvere. Con incredibile sorpresa dei suoi sfidanti ne era uscito illeso. Appena ebbe finito di sistemarsi, gli bastò un gesto per intrappolare il re in una colonna di ghiaccio, colpire il cavaliere con un firaga e stendere il mago con lama di tuono. Nel mentre con la mano libera aveva disegnato una runa nell'aria. Questa si solidificò, assumendo lo stesso colore di quelle sul rivestimento e si piazzò sulle pagine bianche del libro, marchiandole. Un'aura giallognola lo avvolse completamente donandogli il potere del fulmine. La velocità raddoppiata permise a Emris di evitare la nuova offensiva e di colpire con una combinazione di thundaga e blitz tonante. Infine terminò con una tempesta elettrica tipica dello stile Lampomania. Di nuovo una runa e questa volta le fiamme lo avvamparono donandogli una forza inarrestabile. Respinse l'attacco congiunto e sparò una tempesta firaga le cui sfere somigliavano più a delle meteore, che a delle palle di fuoco. Topolino le schivò facilmente, mentre Pippo e Paperino si protessero rispettivamente con lo scudo e reflex. Il re lanciò un ennesimo raid, che il nuovo stile di Emris a tema gelido bloccò a mezz'aria. L'arma cadde a terra priva di forza, ma fu subito sostituita da un firaga. Di nuovo un simbolo e una barriera perfetta attutì il colpo, scaraventandolo contro Pippo, che si apprestava a colpire con un attacco a sorpresa.I tre provarono nuovamente, circondando il loro avversario e attaccandolo allo stesso momento, ma questo scomparve sotto terra avvolto dalle fiamme e ricomparve a pochi metri di distanza, mentre i tre simboli sulle teste di Topolino e gli altri si trasformarono in tre enormi meteore, che neanche il reflexega di Paperino poté bloccare.
"Spero non sia tutto qui." Disse beffardo il guerriero, che con il keyblade bluastro, con una stella sull'elsa e un libro sulla punta, sovrastava il re del castello disney privo di sensi.
*******
Il gruppo attraversò il corridoio avvolto nell'oscurità, seguendo una flebile luce che faceva capolino dall'altra parte. Più che la fine del tunnel, rassomigliava a una stella lontana e irraggiungibile. Ci volle un po' per raggiungere l'altra parte, ma alla fine riuscirono ad entrare nel regno dell'oscurità. Era un posto particolare, una sorta di isola di sabbia bianca in mezzo al buio.
"E ora?" Chiese Lea.
"Ora apriamo la porta." Rispose Sora.
Il ragazzo alzò la catena regale all'altezza della spalla e un filo di luce partì dal suo keyblade. Il fascio penetrò le tenebre e si conficcò in una serratura invisibile. Enormi portoni completamente neri si spalancarono nel silenzio più totale.
"Andiamo." Fece il ragazzo, mentre gli altri annuirono concordi.
Due passi e dall'oscurità degli occhi gialli si avvicinarono alla piazzola. Tre enormi Darkside comparvero dinanzi a Sora e compagni.
Uno dei tre sferrò un pugno, che Aqua schivò con destrezza e Roxas colpì prontamente con il keyblade.
"A questi pensiamo noi. Voi proseguite!" Intimò il biondo nessuno.
"Ma..." Protestò il castano.
"Muoviti, non abbiamo tutto questo tempo.
Ven poggiò una mano sulla spalla all'amico, che a malincuore lasciò il trio ai bestioni oscuri. La porta si richiuse alle loro spalle, isolandoli dai loro compagni. Sora riuscì a scorgere Lea, Xion e la sua controparte combattere strenuamente contro i giganteschi puro sangue, prima che gli enormi cancelli gli precludessero la vista.
Erano all'interno del cortile del palazzo. Una luce azzurrina illuminava la zona circostante. Alla fioca luce rilucevano tredici torri recanti i simboli che contraddistinguevano i guerrieri di Xebald: leone, tomo, gatto, luna, drago, maschera, lupo, demone, fiamma, spettro, rosa, catena e infine scimmia. Al centro, proprio come Xehanort aveva descritto nei suoi diari, c'era un edificio a forma di cuore con un enorme foro sul soffitto per far penetrare la luce azzurra, che con grande stupore di Sora proveniva da Kingdom Hearts. L'enorme ammasso di cuori sorgeva sopra la residenza del loro nemico, come lo era stato per il castello dell'organizzazione quando affrontarono Xemnas. Chissà come Xebald avesse ottenuto quel Kingdom Hearts, se con i cuori dei mondi o con quelli degli uomini, chissà quali stragi aveva compiuto per ottenere il suo scopo.
Il flusso di pensieri del ragazzo fu interrotto da delle voci. I quattro si guardarono intorno circospetti,,tentando di rilevarne la fonte.
"Dai facciamolo, vi prego."
"è idiota."
"No che non lo è."
"Mi rifiuto."
"Oh andiamo, sarà spettacolare. Vi prego, vi prego. Vi pago il pranzo."
"E va bene, accettiamo."
"Parla per te, Menois."
"Razione doppia."
"Che aspettiamo a farla?"
Sora e i suoi amici non capivano da dove venissero, ma al ragazzo non sfuggì quel nome...Menois. Anche una delle altre voci era familiare, ma l'ultima non riusciva proprio a distinguerla, però a quanto pare a Terra sembrava molto familiare.
"Fatevi vedere!" Gridò Ventus furioso.
Un corridoio oscuro apparve a pochi metri da loro e da questo ne uscì una sfera di fuoco, che fu prontamente schivata da tutti.
Il globo esplose sollevando un gran polverone e quando questo si dissolse comparvero tre cavalieri in strane pose. Senimo era al centro con un ginocchio a terra e le braccia distese ai lati. A sinistra c'era Menois, in piedi e le mani aperte rivolte verso la direzione opposta. A destra, invece, c'era l'altro tipo, quello che aveva sconfitto Terra al cimitero, nella stessa posa del cavaliere del dubbio, solo a specchio.
"Ta daaan!" Urlò Senimo.
Il giovane maestro e gli altri rimasero sconcertati e alquanto imbarazzati, così come i compagni del cavaliere della rabbia.
"Dubito che questa cosa abbia funzionato..."
"Mi addolora confermare che la nostra performance è stata un fiasco."
"Un buco nell'acqua. Senza offesa per la ragazza, eh" Disse il guerriero nel mezzo, che nel mentre si era alzato spolverandosi l'armatura.
"Be, che dire, è colpa vostra, quindi niente pranzo." Concluse.
"Non ci provare!"
"Non puoi rimangiarti la parola, così mi fai soffrire!"
La piccola commedia aveva messo a disagio Sora, che si guardò perplesso con gli altri.
"Em..." Disse imbarazzato.
"Non interrompere, ne va del nostro pranzo!" Urlò Menois.
Mentre i tre litigavano, Aqua fece cenno di andare al castano di andare.
"A loro ci pensiamo noi, tu va."
"Sicuri?"
I tre annuirono, così, senza protestare, il ragazzo si diresse furtivamente alla porta d'ingresso.
Quando Sora sgattaiolò nell'ingresso, i tre guerrieri smisero la commedia e si prepararono a combattere.
"Tutto secondo i piani." Disse Senimo.
"Iniziavo a dubita che questi allocchi ci credessero." Commentò Menois
"Eppure era una cosa terra terra, eh?" Rispose il cavaliere dell'ira.
"Mi stai rattristando sempre più..." Fu la sentenza di Ezranon.
"Be, basta con queste parole al vento, passiamo ai fatti. Inizia a piacermi questa cosa."
"Ti prego, finiscila." Gli intimò suo fratello.
***********
Sora correva lungo il corridoio, delimitato dal colonnato.
"Corri Sora, ti sto aspettando."
Finalmente uno spiazzo, doveva essere vicino.
"Tu sei l'unico che può fermarmi."
Un enorme portone con una serratura a forma di cuore si stagliava di fronte a lui. Il castano avvertiva l'oscurità provenire da lì.
"Ma per farlo dovrai superare la prova più difficile."
Mentre si aspettava ad aprirla, una figura comparve dietro di lui, chiamandolo per nome.
"Gli amici diventano nemici nell'oscurità."
Sora si voltò di scatto, aveva riconosciuto quella voce.
"Questa è la tua ultima sfida, ragazzo."
"Riku, sei proprio tu?" Disse con voce tremante.
"Il tuo migliore amico ti attende sulla soglia finale."
Il giovane si limitò a togliersi l'elmo e rivelare i suoi luccicanti capelli argentei, poi evocò il keyblade e assunse la sua posa di battaglia.
"Riku, che ti prende?"
"Sarai in grado di batterlo e raggiungermi?"
"Io sono Riku, il cavaliere della curiosità e sono qui per fermarti, su ordine del mio maestro."
"Lo scopriremo presto."
 *******
L'aveva evitato fino ad ora, ma era il momento di addentrarsi nel frammento più pericoloso del suo cuore, quello dell'ossessione. Xebald fissò Phegor a lungo, anche se aveva deciso, qualcosa lo tratteneva. Sapeva perfettamente che avrebbe trovato solo la sua ossessione di distruggere questa umanità imperfetta, questi cuori impuri, e ricominciare daccapo, sapeva che questo avrebbe annullato ogni resistenza che si portava dietro e lo avrebbe condotto verso un pensiero assoluto che sarebbe stato impossibile cambiare. I suoi pensieri oscillavano come l'ago di una bilancia quando si è appena poggiato un peso sopra, solo che il movimento non accennava a bloccarsi e si propagava ormai da diversi attimi. Fuori gli scontri infuriavano, ma le sue attenzioni erano su quell'uomo dai capelli corvini svenuto davanti a lui, il resto non esisteva. Alla fine prese la decisione estrema, era stufo di concedere possibilità all'essere umano, di concedergli ancora una speranza. Oramai la promessa fatta al suo allievo era sbiadita nella sua memoria, ridotta al ricordo di quando era ancora qualcuno e non un'ombra ed era così lontana che ignorarla non faceva poi così male. Fece un lungo sospiro, era pronto, avrebbe esplorato quella parte del suo animo. Chiuse gli occhi e...
*******
Ormai sicuro della sua vittoria Emris era pronto ad infliggere il colpo di grazia ai suoi avversari. Il re non si muoveva da qualche minuto e lui era stufo di rimandare oltre il loro destino.
"Un peccato che sia già finita."
Il keyblade vibrò nell'aria e si conficcò nel cuore di Topolino. Il re svanì in un fascio di luce, lasciando pressoché nulla dietro di sé.
"E ora tocca agli altri."
Con un gesto della mano avvicinò i corpi inermi di Paperino e Pippo, pronto a dar loro l'ultimo saluto.
"Presto sarete raggiunti dal vostro amico Sora, non temete. Ma chissà se non sarete voi a raggiungerlo."
Così dicendo si apprestò a fare lo stesso con il cavaliere.
"Stopza!"
Il cavaliere della conoscenza fu bloccato da una potente magia temporale, mentre Topolino recuperava i suoi amici e li rimetteva in sesto con un energiga. Il keyweilder sapeva che quell'incantesimo non avrebbe retto a lungo da poter portare un offensiva decente, quindi era meglio riorganizzarsi. I due si rialzarono storditi chiedendosi cosa fosse successo e il loro amico gli spiegò che aveva usato una copia di luce per distrarre il suo avversario.
"Devo ammettere che era un ottimo piano, peccato che anche io sia in grado di fare lo stesso."
Da un corridoio oscuro comparve Emrisi, mentre la copia svaniva nel nulla, assieme alla magia.
"Siete degli sciocchi se pensate di poter ingannare la mia onniscienza in questo modo. Io sarò sempre tre passi avanti a voi e su questo non potete farci nulla. Il destino è stato scritto e voi perirete qui per mano mia."
"Il destino può essere cambiato Emris, è una cosa che ho imparato stando con Sora e gli altri miei amici. Noi siamo qui per cambiare il destino di tutti e fare in modo che Dark Heart non riesca nel suo piano."
Il maestro parò convinto, puntando il keyblade verso il suo nemico con determinazione.
"Sei così simile al tuo maestro Yen Sid."
"Non ti permetto di nominare il mio maestro."
"Come vuoi, sappi solo che una visione tutta bianca non differisce molto da una tutta nera. Perseguire un obbiettivo assoluto è sempre sbagliato."
"Sei tu che persegui un assoluto, noi proteggiamo la luce e l'oscurità. Non permetteremo che l'equilibrio venga rotto ancora."
"Io seguo colui che mi ha permesso di elevarmi al rango che mi è sempre spettato, di sapiente. Titolo che invece mi è stato rubato dal tuo maestro anni fa, tradendo la mia amicizia."
"Tu eri amico del maestro Yen Sid?"
"Dici bene topo, ero. Non è però il momento di far affiorare vecchi e dolorosi ricordi, concentriamoci sullo scontro."
Il guerriero fece apparire un ennesima runa sul petto. Un'aura nera lo avvolse completamente.
"L'assoluto del mio signore è l'unico che merita di esistere, l'unico che dall'alto della mia onniscienza posso affermare che non fallirà. Ti basta come risposta, re? Non importa quale sarà la risposta, tanto il destino è già stato segnato."
Un enorme sfera pulsante e nera come la pece si elevò sopra all'astro sapiente, rivolto con la punta verso il cielo stellato. Il cavaliere si alzò a mezz'aria ignorando la gravità e rimase sospeso a dieci metri da terra.
"Impatto oscuro."
La sorta di bomba fu sparata contro i tre, che evocarono un reflexega congiunto per proteggersi. L'esplosione fu devastante, tanto che ruppe perfino lo schermo, sbalzando via i malcapitati. Il solco lasciato dal colpo era immenso, tanto che la maggior parte del primo distretto era ridotto a una voragine di detriti.
"Questa è la fine." Sentenziò Emris.
Il dissolversi del polverone però diede risultati inattesi, il maestro era ancora in piedi, ricoperto di ferite.
"Ti sbagli Emris. Forse hai ragione sul fatto che il mondo che difendiamo non sia perfetto, che l'assoluto non porta da nessuna parte. Ma noi preferiamo scegliere il nostro destino, il nostro assoluto, piuttosto che farcelo imporre da qualcuno. Questo è quello che vogliamo e questo potere mi aiuterà a raggiungere l'obbiettivo."
Una forte luce inondò il campo di battaglia e il re fu ricoperto da un bagliore intenso e radioso.
"Stile luce suprema."
Il cercastelle divenne una lama di pura energia luminosa, come se fosse attivo caricalama, mentre delle fiamme dorate guizzavano dal corpo del maestro.
Ci vollero pochi istanti, neanche Emris riuscì a capire bene come, ma era disteso a terra e la spada che fino a poco fa fissava da qualche metro di distanza, ora era puntata su di lui.
"Come ho fatto, come ho fatto a non prevedere ciò? Che...che tu abbia cambiato il tuo destino?"
Per la prima volta lo sguardo del cavaliere perse tutta la sua sicurezza, le pupille si svuotarono e si riempirono di un misto di emozioni in pochi attimi. Paura, dubbio, rabbia, disperazione, era tutto confuso, tutta un'accozzaglia di sentimenti senza un filo logico. La sua mente stava impazzendo, tutto quello che lo circondava stava perdendo di significato, di interesse. Non c'era più nulla che conosceva, non sapeva più nulla, era...spaesato.
Il re indietreggiò, la risata scomposta del suo avversario lo aveva messo sulla difensiva. Quello continuava a ridere senza un perché, si guardava intorno e rideva, mentre l'oscurità prendeva completamente possesso di lui.
"Ho capito che ci sono cose che non posso conoscere. Cose che la mia mente non può arrivare a comprendere. Ma io posso comprendere tutto, quindi quello che per me è incomprensibile semplicemente non esiste. Tu non esiste, voi non esistete, questo posto non esiste."
Le pagine del libro diventarono completamente nere, le rune si illuminarono di rosso intenso, mentre l'armatura da blu intenso come il cielo limpido divenne buia come la notte più nera.
I simboli cominciarono poi a convergere sulle pagine scure, fino a formare un unico ideogramma. Il disegno cominciò a vorticare e ad espandersi. Dopo qualche minuto Topolino si rese conto che Emris era riuscito a creare un buco nero.
"Voi non esistete, non siete mai esistiti."
 *******
 
Passeggiava nervosamente per la stanza circolare, oramai si era fatto tutto il perimetro un numero indefinito di volte. Le sue dita ticchettavano sul gomito dell'altro braccio. Si fermò qualche istante a osservare la lavagnetta con il teorema e poi riprese a camminare. Sbuffò due tre volte, batté un piede in terra e fece ampi gesti con le braccia. Finalmente udì dei passi, qualcuno si avvicinava alla porta.
"Era ora." Disse Emris esasperato, mentre Yen Sid entrava.
"Scusami, ma ho avuto dei contrattempi."
"I tuoi doveri da protettore della luce immagino." Sentenziò scocciato l'altro.
"Sì, ma ora non ti devi più preoccupare di ciò. Ho deciso di ritirarmi."
"Sul serio?"
"Sì."
"Finalmente, csì potremo dedicarci al nostro grande obbiettivo."
Fece per abbracciarlo, quando il mago lo fermò con un gesto della mano.
"Amico mio, mi hai frainteso. Ho deciso di abbandonare anche queste ricerche."
"Cosa? Perché?" Lo stupore e la confusione si leggevano chiari negli occhi del moro.
"Ci ho riflettuto e non credo che questo porterà a qualcosa di buono. Parliamo di imposizione e non me la sento."
"Non puoi abbandonarmi proprio ora, proprio nel momento in cui potevamo diventare i più grandi."
"Mi dispiace Emris."
"Capisco..."
"Credimi è meglio che lasci stare anche tu...questo è folle."
Il maestro si voltò e abbandonò la stanza, mentre l'altro si lasciò andare ad una risata isterica.
Tutti quei progetti, tutte quelle ricerche, tutto quel sapere...voleva eliminare tutto? Voleva lasciare nell'ignoranza il mondo? La conoscenza va divulgata, brutta o bella che sia. E se la gente non comprende, se le persone rifiutano il sapere, quel sapere va imposto. Si erano battuti per questo e ora lo lasciava così? Abbandonava il suo compagno di vita? Era colpa di quei suoi amici alla Terra di Partenza, di quegli Eraqus e Xehanort, sicuramente erano stati loro ad annebbiargli le idee, a deviarlo dalla retta via.
Continuò a ridere, mentre lanciava contro il muro tutti gli oggetti che gli capitavano a tiro.
"Io posso darti ciò che cerchi, io posso aiutarti a diffondere quella conoscenza."
Quella voce era tornata a parlargli, dopo avergli rivelato la strada anni prima, ora lo incoraggiava a proseguire. A quel tempo la giovinezza gli aveva impedito di approfondire, ma ora voleva sapere.
"Chi sei?"
"Tu sai già la risposta, Emris."
"Sì, hai ragione. Io ti conosco. Tu sei colui che tutto questo tempo ho studiato e cercato. E ora, solo ora mi rendo conto che il tuo ritorno renderà felici tutti. Ora comprendo tutto, era tutto ovvio, c'è una sola risposta: Xebald deve risorgere."
*********
L'enorme buco nero cominciò a risucchiare tutto ciò che era nei dintorni, anche Topolino faceva fatica a resistergli.
"Ferma questa follia." Gridò.
"Tutti devo apprendere. Quello che non conosco non esiste. Quello che conosco deve essere imposto."
Il re provò a lanciare una sfera di luce, ma questa scomparve nel vortice. Continuò a provare e riprovare, ma nulla, niente sembrava resistere a quel potere distruttivo. Un modo ci doveva essere, però, non poteva essere inattaccabile. Intanto Paperino e Pippo si erano ripresi e a fatica si avvicinarono al loro sovrano, chiedendo spiegazioni. Le risposte stupirono abbastanza i due amici, che però non si persero d'animo e cominciarono anche loro a studiare un piano per contrastare quella magia.
Passarono in rassegna ogni metodo, ma l'unica via era quella più pericolosa: attaccare Emris direttamente per fargli perdere conoscenza e interrompere l'attacco. L'unico inconveniente era la possibilità di non arrivare da quest'ultimo, ma di finire risucchiati.
"Vado io." Disse il re.
"Non se ne parla, andremo noi, vostra maestà." Risposero contrariati i due.
"Voi non siete in grado di fermarlo, sono l'unico qui che può farlo."
"Ma..."
"Come avete fatto con Sora, fatelo anche con me...vi prego."
La preghiera del re mise in scacco il mago e il cavaliere, che annuirono con non qualche resistenza.
"Grazie amici."
"Però possiamo aiutarti lo stesso." Disse Pippo.
"E come, genio?" Lo rimproverò il papero.
"Tu, Paperino, puoi usare antimaga per tenerlo a terra e appena si avvicina lo rimuoverai per lasciarlo colpire."
"Ma poi verrà risucchiato comunque."
"Fidati di me." Disse il cavaliere.
Il mago guardò il suo re, che annuì fiducioso, così si convinse anche lui ad assecondare questo folle piano.
Così con la magia attiva, il re poté avvicinarsi al suo avversario senza finire risucchiato. Fece un respiro profondo e diede il cenno fatidico all'amico. Il mago tolse la restrizione e Topolino attaccò con un potente ars solum. I fendenti rapidi e veloci furono accusati da Emris, che però non accennava a cedere. Ormai era diventata una lotta di resistenza, ci avrebbe messo più il re a finirlo o il buco a risucchiare il topo?
"Per il maestro Yen Sid." Gridò.
L'ultimo colpo ben assestato fece cedere il guerriero, che cadde in ginocchio, mentre il vortice alle sue spalle si dissolveva. Non abbastanza in fretta, però, difatti Topolino si sentì risucchiare all'interno.
"Vostra maestà!" Gridò Paperino.
"Addio amici."
Prima che potesse scomparire, però, lo scudo di Pippo colpì in pieno l'amico facendolo cadere a terra, mentre quest'ultimo si disintegrava al suo posto.
In una frazione di secondo i due si fiondarono sul loro sovrano, abbracciandolo forte.
"Mi dispiace Pippo, il tuo scudo..."
"Gaush vostra maestà, spero non serva più d'ora in poi."
"Credo di no." Rispose l'altro sorridendo.
"E così...ci siete riusciti."
Emris era di nuovo in piedi, l'armatura cadeva a pezzi, staccandosi dal suo corpo malconcio.
"Avete cambiato il vostro destino. Forse Yen Sid aveva ragione....forse avrei dovuto cambiare il mio, anche io."
"Puoi ancora farlo, dicci come fermare Dark Heart."
"Non può essere fermato, ormai non tornerà indietro. è entrato nei suoi ricordi più oscuri e da lì non si torna indietro. Presto rinascerà e allora nessuno potrà più cambiare il proprio futuro. Nessuno avrà più scelta."
Il guerriero cadde riverso a terra, privo di sensi.
Topolino strinse i pugni, poi guardò i suoi amici e vedendo i loro sguardi, giunse alla loro stessa conclusione:
"Noi crediamo in te, Sora."
"E come farete a credere in lui da morti?"
Il re si voltò e l'unica cosa che vide fu un sorriso agghiacciante, poi il buio.
 

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Capitolo 24
*** Voi siete la mia famiglia ***


Lo scontro che stava per cominciare riportò nella mente di Aqua l'ultima volta che si erano trovati solo loro tre sotto la luce di Kingdom Hearts a combattere. Quel giorno il nemico aveva trionfato e i suoi amici erano caduti nelle sue spire. Questa volta, però, le cose sarebbero andate diversamente. Erano maturati, ora erano tutti e tre dei grandi maestri, pronti ad affrontare qualsiasi difficoltà, e, come se non bastasse, erano anche insieme. Si diedero un cenno con lo sguardo e anche Terra e Ventus avevano il suo stesso sguardo, quello sguardo colmo di determinazione. I loro avversari erano i cavalieri di Dark Heart, tipi alquanto singolari, ma non per questo da sottovalutare. Erano l'ultimo ostacolo che li separava dai loro amici e certamente il nemico non avrebbe certo tenuto degli sprovveduti a guardia della sua dimora.
"Il piccoletto è mio." Sentenziò Senimo.
Il tempo di realizzare quello che aveva detto, che subito il guerriero dell'ira era faccia a faccia con Ven, sovrastandolo fisicamente.
"Quando fa così, lo ucciderei con le mie mani. Menois, tu prenditi Aqua, io penso a Terra."
"Come vuoi." Rispose l'altro.
In men che non si dica il piccolo cortile di fronte al palazzo si trasformò in un'arena di combattimento, un tre contro tre, in cui le forze in campo facevano tremare le stesse mura di cinta.
Ven respinse con aeroga il suo avversario, poi passò in accelerando,rivestendo il suo corpo di un'aura trasparente. In quello stato riuscì a surclassare l'avversario in velocità, riuscendo a portare a segno un potente colpo alle spalle. Senimo, però, sembrò non accusarlo più di tanto, si limitò a strofinarsi la testa e ad esclamare:
"Questo vento è dannoso per la schiena, vero fratelli?"
La battuta non ebbe molto seguito, ma infastidì e non poco Ven. Il ragazzo, grazie alla sua rapidità, si piazzò davanti al cavaliere e lasciò partire un fendente. L'evocavento si bloccò a un metro dalla spalla, bloccato dalla mano di Senimo.
"Sarà meglio che lo fermi, allora."
Il biondo venne investito da un firaga ravvicinato e poi allontanato con un calcio allo stomaco. Finì contro il grosso portone, cadendo supino sul terreno. Si rialzò con un balzo, ma il suo avversario era già lì e dovette rotolare di lato per evitare che il suo keyblade lo colpisse al braccio. Tentò di coglierlo alle spalle, ma questo si girò velocemente e parò l'attacco, poi con una piroetta su se stesso gli assestò un tremendo colpo al fianco, che per poco non gli fece perdere i sensi. Ven decise dunque di passare allo stadio successivo e attivò ciclone. Ora la sua rapidità era quadruplicata. Non impiegò molto a mettere in difficoltà Senimo con una rete di tagli e fendenti. Quando era sicuro di poter sferrare il colpo decisivo, una figura gli comparve davanti, tentando di colpirlo con il suo keyblade.
"Cosa?" Esclamò il ragazzo, che balzò indietro spaventato.
"Ehi fratello, non intrometterti nel mio scontro."
Menois sbuffò e poi scomparve nel nulla.
"Bene, riprendiamo." Disse Senimo, scagliandosi contro il suo sfidante.
*******
Il cavaliere del dubbio attaccò a testa bassa contro la sua avversaria, incastonando fendenti su fendenti. Aqua indietreggiava, ma lo stile frenetico del suo avversario non sembrò affatto impensierirla, anzi, era un'ottima opportunità per studiare i suoi movimenti. Quando apprese il ritmo, lo respinse senza difficoltà, e passò al contrattacco. Mulinando il diluvio con grazia ed eleganza prese subito un considerevole vantaggio e quando trovò la minima apertura, scagliò un blizzaga. La magia gelante bloccò la gamba a Menois, così la maestra dai capelli blu poté approfittarne. L'incantesimo la fece passare in diamanpolvere, potenziando le sue arti magiche. Alzò al cielo la spada cristallina e abbatté sul suo avversario una tempesta di cristalli. Quando l'incantesimo terminò, la ragazza rimase basita, Menois era scomparso e ora si era intromesso nello scontro di Ventus.
Fece per raggiungere l'amico, quando lo stesso gli si presentò davanti, colpendola. Cadde a terra, ferendosi al braccio sinistro. Lanciò su di sè un energiga e poi schivò l'attacco del nemico con un'agile capriola, quindi gli sparò contro un triplo firaga. L'attacco colpì in pieno il cavaliere, ma appena la polvere si dissolse, lui era scomparso di nuovo. Si sentì afferrare alle spalle, Menois era improvvisamente comparso dietro di lei bloccandola. Lo stupore durò poco, perché davanti a lei se ne presentò un altro pronto a trafiggerla. la maestra riuscì a divincolarsi appena in tempo e al suo posto fu trafitto il suo avversario, che scomparve sotto i suoi occhi, come l'altro.
"Sei confusa? è normale."
Il guerriero le comparve nuovamente di fronte.
"Affrontami o hai paura?"
"Paura? Hai sbagliato persona mia cara. Il mio compito è tenerti impegnata mentre il tuo amico Sora muore dentro il castello per mano del suo migliore amico."
"Stai mentendo!"
"Forse, o forse no? Alla fine non lo saprai mai, morirai con il dubbio che le mie parole siano vere o false."
"No, ti sbagli, io non ho nessun dubbio, credo nel potere dei miei amici."
"Oh certo, puoi credere nella forza di quelli qui presenti, ma sei sicura di poter fare affidamento su Sora? Un ragazzo così ordinario e un'arma così forte non si sposano bene, io stesso sono quasi riuscito ad ucciderlo e anche facilmente, cosà potrà fare con le forze che si celano in quel palazzo?"
Anche se quello che diceva non era del tutto falso, Aqua continuava ad aver fiducia in quel ragazzino. In fondo era lui che grazie alle sue gesta, seppur improvvisate, aveva dato una speranza a lei e ai suoi amici, oltre a difendere il regno della luce in loro assenza.
"C'è più di quello che ti aspetti in lui."
"O c'è meno di quanto ti aspetti tu."
Per un momento le certezze della maestra vacillarono e Menois ne approfittò per attaccare. Si fiondò su di lei con il keyblade pronto a colpire il cuore, ma i riflessi della ragazza le permisero di evitare l'attacco e colpirlo alla pancia. Quello che però non si aspettava, era che il colpo tagliasse da parte a parte il cavaliere.
**********
"Ci rincontriamo, Terra. L'ultima volta lo scontro si era interrotto, ma ora nessuno ti salverà dal tuo dolore."
"Non andrà come l'altra volta." Disse il castano, sfoderando il suo geoflagello.
"Lo spero, perché voglio farti soffrire a lungo."
I due si scontrarono in un corpo a corpo, ma Terra ebbe subito la meglio, respingendo Ezranon senza fatica. Poi si lanciò su di lui, il keyblade sopra la testa. Una colonna di ghiaccio arrestò la sua corsa e delle schegge ghiacciate lo fecero arretrare di qualche passo, concedendo campo al suo nemico. Quest'ultimo tentò un attacco diretto, ma il ragazzo lo schivò facilmente. Purtroppo si accorse troppo tardi che l'attacco fu soltanto un diversivo, una pioggia di proiettili ghiacciati lo colpì in pieno. Terra strinse i denti e resistette al colpo senza battere giglio, poi scatenò un meteor. Il cavaliere del dolore lo congelò al tatto, frantumandolo in mille pezzi, che li reindirizzò sul nemico. L'altro però si era già diretto verso di lui e lo colpì con tutta la sua potenza fisica. Ezranon fu scaraventato via, sfracellandosi contro il muro di facciata del castello. In quel momento Terra avvertì una fitta nello stesso punto dove aveva colpito Ezranon e poi un forte dolore alla schiena.
"Oltre ad essere lento di movenze, sei anche lento a pensare, ragazzo."
"Cosa...cosa mi hai fatto?"
"Semplice, ora condividiamo il dolore, ogni cosa che mi farai, si riverserà su di te a quantità maggiorata. Ti avevo detto che ti avrei fatto soffrire."
Era con le spalle al muro ora, non poteva certo reggere uno scontro del genere, sarebbe morto prima di poter sferrare il colpo decisivo, doveva trovare una soluzione e nel frattempo temporeggiare.
Il castano conficcò il keyblade nel terreno e gridò:
"Terremoto."
Il suolo si spaccò, creando tante piccole montagne, che modificarono la geografia dell'intero cortile.
La mossa di Terra aveva separato i vari sfidanti e le carte in tavola si erano nuovamente mescolate.
 **********
Ven rilasciò lo stile ciclone, ormai di Senimo non c'era traccia, in mezzo a questo terreno scosceso non l'avrebbe trovato tanto facilmente, era un' ottima occasione per riprendere le forze. Per precauzione tenne la guardia alzata, pronto a rispondere ad ogni movimento, non si poteva fidare più di tanto, erano più pericolosi di quello che sembravano. Inoltre le ferite che Urliezca gli aveva inflitto nella precedente battaglia lo rallentavano notevolmente, quando aveva attivato lo stile se ne era accorto, fitte in tutto il corpo avevano messo a dura prova la sua resistenza. Ci mise più del previsto a recuperare fiato, ma appena si sentì meglio si mise subito alla ricerca dei suoi amici, magari con queste condizioni potevano prenderli in gruppo. Tese bene le orecchie, il silenzio regnava sovrano, sembrava che nessuno di loro stesse combattendo, anche se la cosa lo insospettiva assai. Fece ancora qualche passo, prima di bloccarsi improvvisamente. Un movimento sospetto lo aveva messo in allarme. Attivò aeroga per proteggersi, doveva essere preparato ad ogni attacco a sorpresa. Avvertì il suono di passi che si avvicinavano, venivano verso di lui da destra. Il volto del ragazzo era tutto teso, il keyblade alzato e le gambe leggermente divaricate. Eccolo, si intravedeva una figura, avanzava spedita verso di lui. Non avrebbe permesso che facesse la prima mossa, sembrava non si fosse accorto di lui, l'effetto sorpresa poteva essere determinante. Si lanciò addosso all'individuo con l'evocavento davanti a sé. I keyblade cozzarono e i due si ritrovarono faccia a faccia.
"Ven?"
"Terra? Sei tu?"
Con un balzo il biondo si distanziò dalla lama del suo amico e poi corse ad abbracciarlo.
"Sono contento di vederti."
"Anche io, vi stavo cercando. Magari insieme possiamo colpirli uno per uno."
"Lo penso anche io,be? Andiamo a cercare Aqua?"
Il castano annuì.
Forte della compagnia di Terra, si misero alla ricerca della maestra. Girarono per qualche minuto buono, ma della loro amica nulla.
"Che sia in difficoltà?" Chiese il ragazzo biondo preoccupato.
"Ci vuole ben altro per battere la nostra Aqua, che tre buffoni."
"Ehi, era un'offesa? Perché non mi è piaciuta, ho dei sentimenti, io."
Da sopra una montagnola comparve il guerriero dell'ira.
"Il vostro umorismo terra terra raggela l'ambiente, si è alzato un vento freddo..."
"Smettila con queste battute, non fai ridere nessuno!" Gridò Ven.
Il castano gli mise una mano sulla spalla per farlo calmare.
"Lo fa per provocarti, non commettere i miei stessi errori, Ven,"
"Già, Venticello, non fare come mister muscolo lì dietro. Mi pare che per cedere alle provocazioni ci abbia rimesso il corpo. Tu, però, potresti rimetterci di peggio."
Con un balzo il guerriero fu davanti ai due. Alzò la mano libera e la agitò in segno di sfida, richiamando il ragazzo.
"Spero siate divertenti con i fatti, perché a parole siete veramente noiosi." Disse, sbadigliando rumorosamente.
"Ti faccio vedere io!"
Ven si lanciò contro l'avversario.
"Ven, aspetta!" Gridò l'amico.
Era troppo tardi, con due balzi il ragazzo era davanti a Senimo, pronto a sferrare un attacco.
"Sta zitto!" Gridò ancora.
Quindi fece partire un fendente, che il cavaliere schivò facilmente, prima di sparare dritto sulla faccia dell'altro un firaga. Il biondo fu spazzato via, andandosi a schiantare contro una montagnola.
"Ven!"
"Ora tocca te."
"Cosa?"
Terra non riuscì a reggere la velocità di Senimo e si beccò un calcio sullo stomaco, cadendo al suolo. Riuscì a riprendersi in tempo per bloccare l'incendio rabbioso a pochi centimetri dal volto, poi scattò in piedi, spazzando via il suo avversario. Puntò il keyblade verso l'alto e invocò un gigantesco meteor. L'enorme masso si schiantò sul guerriero dell'ira, che, infiammandosi dalla testa ai piedi, lo tranciò a metà.
"Tutto qui?"
Dal nulla apparve Ven, che passato in spada alata cercò di colpirlo con le lame eteree. Senimo bloccò il colpo e respinse il colpo, allontanando l'altro. Ma il biondo non si arrese e lanciò le sei spade contro l'avversario. Il guerriero si difese con una barriera, esponendosi all'attacco furtivo di Terra. La potenza del blitz fece schiantare il cavaliere al suolo. Questo si rialzò subito, in tempo per parare il nuovo attacco di Ventus. Ma il giovane evocò il void gear nell'altra mano e colpì sull'elmo il suo nemico. Senimo indietreggiò stordito e il castano ne approfittò per caricare con un ars solum. L'incredibile forza dell'attacco spezzò la debole la sua debole guardia e la serie di attacchi lo colpirono in pieno, sbalzandolo in aria. Lì c'era il biondo ad aspettarlo, che scatenando turbolenza, lo scaraventò contro un rilievo.
"Ti basta?" Lo provocò Ven, visibilmente affaticato.
Una risata si levò dal punto dove si era schiantato il guerriero. Con l'armatura che cadeva a pezzi, il cavaliere si rialzò, si spolverò le spalle e si afferrò l'elmo. Lo tolse, rivelando due lucenti occhi azzurri e dei ricci biondi.
"Mi avete fatto male e avete distrutto la mia bella armatura, la cosa mi fa...infuriare!"
Gli occhi limpidi del ragazzo si accesero improvvisamente. Le sue pupille furono avvolte dalla fiamma dell'ira, così come il suo corpo. Il fuoco era così intenso che non si riusciva neanche più a riconoscere la persona che c'era all'interno.
"Verrete consumati dalle fiamme dell'ira!".
Terra e Ven attivarono i loro stili più potenti, pronti a contrastare l'enorme potere che Senimo aveva rilasciato.
"Sta attento Ven, è diventato molto pericoloso."
"Insieme possiamo batterlo, Terra."
Il castano annuì, sorridendo.
 Le vampe intorno all'armatura di Senimo si stabilizzarono, in parte furono riassorbite, mentre il rimanente si concentrò sulle spalle e su braccia e gambe. Dalle scapole si estesero due enormi ali guizzanti, una d'angelo e una di demone, mentre gli arti vennero avvolti completamente, dando l'idea di una seconda armatura.
"Wow, non ricordavo di avere una forma finale così fica." Esclamò, osservando il suo nuovo aspetto.
"Ehi voi, non mi trovate grandioso?...ho chiesto un parere, eh. Le persone educate rispondono....vorrei che i miei fratelli mi vedessero. Scoppierebbero d'invidia eh eh."
Terra e Ven si guardarono perplessi, chiedendosi in silenzio se quello era veramente uno dei cavalieri che avevano affrontato fino a quel momento.
"Cosa sono quegli sguardi? Cos'ho che non va? Allora? Mi dite che avete da guardarvi così? Basta, mi avete stancato, vediamo se questa bellezza mi è utile anche in battaglia. Preparatevi a morire!"
La velocità del cavaliere, notevolmente aumentata dalle fiamme, gli consentì di coprire la distanza tra loro in pochi istanti, poi mulinando il keyblade, colpì Terra, facendolo volare via, e poi attaccò Ven con un secondo fendente. Il ragazzo biondo riuscì in tempo a vedere la spada e a bloccarla. Purtroppo per lui, però, il fuoco aveva garantito allo strambo guerriero anche un potenziamento nella forza, riuscendo a surclassare il giovane e a piegarlo sulle ginocchia. Pur spingendo con entrambi i keyblade, il maestro non riusciva a guadagnare terreno e ormai stava per cedere. Senimo, nel frattempo, sorrideva e sul suo volto non si percepiva il minimo sforzo.
"Sarai anche veloce, ma la tua scarsa forza, ti rende un debole. Non sei neanche lontanamente paragonabile alla tua controparte oscura."
"Come fai a conoscere Vanitas?"
"Segreto! Posso soltanto dirti che sarebbe stato meglio se Urliezca avesse ammazzato te, piuttosto che lui, mi sarei divertito di più."
"Sta zitto! Tu non sai nulla!"
"Ehi, non sono io quello che sta per essere decapitato."
Il cavaliere, però, dovette mollare la presa per bloccare un colpo dalla destra. Terra si era precipitato in soccorso dell'amico appena in tempo. Una strana aura lo ricopriva e in mano stringeva il trovavia che gli aveva regalato Aqua.
"Cosa ti è successo? Da quando sei diventato così veloce?" Esclamò Senimo parando l'assalto con le ali fiammeggianti.
"Forse da soli avremo dei difetti, ma insieme possiamo superare qualsiasi ostacolo."
Il castano tese una mano al suo compagno, che la accettò volentieri, poi entrambi si diedero un cenno d'intesa e Ven strinse a sé un altro trovavia. Anche il biondo venne intriso di una strana energia, diversa dall'altra.
"Terra ha ragione, insieme possiamo batterti."
Con queste parole il ragazzo si lanciò contro il guerriero con i keyblade lungo il corpo, pronto a sferrare un fendente incrociato. Senimo eseguì si difese con la sua arma, ma stavolta dovette sfuggire al confronto librandosi in aria.
"Non capisco, che potere state usando? Perché tu sei più veloce? E tu perché sei diventato così forte? Non capisco, non capisco e la cosa mi fa infuriare. Sto bruciando di rabbia!"
In pochi istanti, davanti al cavaliere comparve un enorme sfera di fuoco.
"Vi distruggerò!"
L'enorme ammasso di fiamme fu sparato contro i due amici. Terra si parò davanti all'altro e prese chiuse per un attimo gli occhi. Una nuova energia lo avvolgeva, aumentando notevolmente il suo potere magico. Il geoflagello si rivestì di tanti cristalli gelidi, che poi confluirono sulla punta, creando un gigantesco blizzaga. Il freddo e il caldo collidendo crearono una spessa coltre di vapore, precludendo la vista a tutti. Dalla nube bianca sbucò improvvisamente Ven. I suoi keyblade si erano ingigantiti e andavano a formare due enormi mezze lune, una nera e una bianca. A differenza dell'altra volta però, erano circondate da un'aura marrone, come se anche la forza del suo amico fosse intrisa in quel colpo. Senimo poté fare poco, limitandosi a rivestire il suo petto con le enormi ali. Quando i due vennero a contatto, l'impatto fu devastante, tanto che le rocce circostanti si creparono. Il cavaliere dovette intensificare le fiamme per resistere all'impatto, creando così una fase di stallo.
"Come avete fatto? Quello era il mio attacco migliore e questa è la mia difesa più forte. Non dovreste esseri così potenti...non ha senso...non capisco...sono furioso!"
"Davvero non riesci a capire, Senimo? Davvero non riesci a comprendere che tipo di potere è questo? Forse sei stato troppo tempo nell'oscurità ,o forse non l'hai mai provato, ma questa si chiama amicizia. Questo è il potere che sta per distruggerti!"
Con un ultimo sforzo il ragazzo riuscì a superare la difesa del suo avversario, imprimendo sul suo petto una gigantesca x.
"Ti sbagli ragazzo...quel potere...lo conosco fin troppo bene...l'ho soltanto...dimenticato..."
Sussurrando queste parole, Senimo cadde a terra con sonoro tonfo.
In quel momento, avendo visto i due affrontarsi in aria, si erano precipitati gli altri due cavalieri e Aqua, preoccupata di non aver visto più i suoi compagni.
"Ven! Terra!"
"Aqua!" Risposero in coro i due.
"Visto, ce l'abbiamo fatta!" Sorrise Ven.
La maestra gli mise una mano sulla testa, contraccambiando il gesto, poi scambiò un cenno d'intesa con il castano.
Anche Ezranon e Menois avevano raggiunto il loro compagno.
"Fratelli...mi dispiace...ho dimenticato..."
"Non parlare, non fare sforzi." Disse Menois.
"Tanto ormai...vi prego...non commettete il mio stesso errore...sento che non vedrò quel mondo che tanto avevamo desiderato...be, almeno rivedrò nostro fratello."
"Non dire così, tu arriverai a quel giorno con noi, vero Ezranon? Vero? Diglielo anche tu."
Il cavaliere del dubbio si tolse l'elmo, rivelando il suo sguardo pieno di dolore, con gli occhi gonfi di lacrime.
L'altro non rispose, si limitò a fissarli da sotto l'elmo.
Voleva dire qualcosa, voleva rassicurare suo fratello, ma non ci riusciva, sentiva troppo dolore. Ormai credeva di essere in pieno controllo di quel potere, di saper gestire tutto quel malessere, invece era diventato incontrollabile. Ormai la sua ragione era agli sgoccioli, non sentiva neanche più le voci, sentiva la fiamma, sempre ardente del suo compagno, affievolirsi piano piano e poi dissolversi nel nulla. Dal'altra parte le urla di Menois gli ferivano il cuore come mille coltelli e quando Senimo perse conoscenza, la sua venne a mancare.
Si tolse l'elmo, mostrando le orbite bianche, mentre il volto si contorceva in una smorfia inquietante.
I tre ragazzi si misero in guardia, attendendo la mossa del guerriero, che si avvicinava lentamente a loro.
"Dolore...sento troppo dolore...voi proverete quello che sto provando...voi proverete cosa significa perdere un...fratello."
Le sue parole intermittenti erano scandite da un respiro affannato, come se fosse stato ferito.
"Voi soffrirete!" Urlò, mentre una coltre di ghiaccio avvolse l'intero campo di battaglia e il suo corpo si rivestiva di un'aura nera.
"Tenetevi pronti." Disse Aqua, lanciando sui suoi compagni un energiga ristoratrice.
"Questo scontro non sarà semplice."
 L'intero cortile era avvolto in una morsa gelida, persino il grande portone d'ingresso che portava all'edificio centrale era bloccato dal ghiaccio. Al centro vi era Ezranon, la testa penzolante da un lato, gli occhi assenti, le labbra pallide e strette in una smorfia di dolore. Il Due Facce penzolava dalla sua mano destra, rilucendo di una strana aura, mentre tanti piccoli cristalli scintillavano tutti intorno. I tre maestri erano a pochi metri da lui, pronti a ingaggiare battaglia. Ven teneva ancora entrambe i keyblade, Terra non aveva riattivato l'unione dimensionale con il suo amico e Aqua si era messa nella sua classica posa di battaglia. Si fissarono per qualche istante, poi il cavaliere partì all'attacco. I suoi movimenti spiazzarono i tre amici, l'uomo barcollava e la lama era sempre in procinto di cadergli di mano. Le sue movenze, però, potevano essere solo un diversivo, quindi rimasero sempre in guardia. Quando fu di fronte a loro, Ezranon calò un fendente verticale sulla testa di Ventus, che il ragazzo parò facilmente per poi spezzare la guardia del nemico e colpirlo con il Void Gear sul fianco. L'altro indietreggio dolorante, ma un sorriso si dipinse sul suo volto, lasciando allibito il biondo. Pochi istanti dopo udì un gemito provenire da Terra e quando si voltò, notò che il castano si teneva nello stesso punto dove Ven aveva colpito il cavaliere.
"Cosa?" Esclamò il giovane.
"Ve l'ho detto, vi farò assaporare il vero dolore."
Il guerriero sollevò il keyblade e lo puntò verso Aqua, scagliandole contro un enorme blizzaga. La maestra si limitò a rispondere con un firaga della stessa grandezza per sciogliere il ghiaccio. Dal vapore che si creò sbucò il cavaliere, pronto a colpire, ma la ragazza innalzò un reflex, che bloccò il colpo, rispedendo al mittente il doppio dei danni, che si ripercossero su Terra. Il castano, però, non curante del dolore si scagliò contro il suo avversario con un blitz ardente, che Ezranon evitò scartando di lato. Poi alzò il Due Facce verso il cielo nero e gridò:
"Pioggia di cristallo!"
Una miriade di luccicanti frammenti caddero sul campo di battaglia, come se improvvisamente avesse iniziato a nevicare. I tre iniziarono a roteare i keyblade per deviare la miriade di gemme di ghiaccio, affilate come coltelli, che li bersagliavano. Nel frattempo il cavaliere si era lanciato all'attacco del biondo, che schivò con una capriola e gli lanciò contro un firaga. La magia prese in pieno volto Ezranon, che si ritrasse toccandosi il volto. Pochi istanti dopo anche Terra avvertì un forte calore sulla guancia. Il maestro sapeva bene che ogni attacco riversato sul guerriero era un danno per lui e la sua sconfitta, avrebbe comportato anche la sua, ma i suoi amici no e non poteva certo mettere a rischio la loro missione per la sua sicurezza, quindi trattenne il dolore più che poté e continuò a combattere. Con un balzo fu davanti al suo avversario e, dopo aver attivato iter fatale, cominciò a colpirlo a ripetizione. L'altro rispondeva colpo su colpo, dimostrando un'ottima abilità nella scherma. Nel frattempo, vedendo il suo amico in difficoltà, Ven lanciò su di lui e Aqua aeroga, poi fece lo stesso su di sé, a quel punto, attivato accelerando, partì a dare man forte al suo amico. Aqua invece era come imbambolata, assorta nei suoi pensieri. Forse Ven era troppo preso dalla foga della battaglia e non aveva fatto caso alle parole del tipo, ma lei aveva capito subito che c'era qualcosa che non andava. Ogni colpo di Terra veniva abilmente respinto, mostrando un'innata qualità nel corpo a corpo, come lo era nelle doti magiche, ma con loro si trasformava in un principiante alle prime lotte e questo la insospettiva ancor di più. Inoltre ogni volta che subiva danni, anche il suo amico riceveva gli stessi in quei punti e anche se non voleva darlo a vedere, Terra stava soffrendo parecchio.
"Ve l'ho detto, vi farò assaporare il vero dolore."
La mente della giovane si illuminò in un attimo, Ezranon mirava ad autodistruggersi insieme a Terra e non per mano dello stesso, ma per mano dei suoi amici.
"Ven, non colpire..."
Le parole della maestra arrivarono con qualche secondo di ritardo, il biondo, passato in stile spada alata, aveva dato il via ad una danza mortale, che avrebbe sconfitto sia il cavaliere, ma anche il castano.
"Non permetterò che questa volta accada qualcosa ai miei amici." Disse la ragazza e con un balzo fulmineo si precipitò tra i due contendenti. Colpì Ezranon con un fendente, spazzandolo via, per poi ricevere la forza dell'epilogo dello stile del biondo. Quando Ven si rese conto di quello che aveva fatto, cadde in ginocchio, guardando la sua amica ferita gravemente.
"Aqua...mi...dispiace...io..."
"No, Ven. Non è colpa tua." Le forze abbandonarono la giovane dai capelli azzurri, che svenne.
"Aqua!"
L'urlo straziante di Ven, fece scattare una molla, l'oscurità che fino a quel momento era riuscito a contenere dai fatti con Xehanort, era diventata insostenibile per Terra.
"Come hai potuto...come? Ero io che dovevo essere al suo posto, era questo il tuo piano?"
"Ve l'ho detto, proverete il vero dolore. Non importa chi, mi basta che voi patite quello che sto provando io."
La furia di Terra divenne inarrestabile, dopo anni di inattività, lo stile impulsoscuro tornò ad avvolgere il suo corpo, conferendogli un potere spaventoso. Il castano si lanciò con tutta la sua forza contro Ezranon, che poté fare ben poco, se non subire l'ars solum potenziato del suo avversario. I fendenti si susseguivano senza tregua, dall'alto, dal basso, da destra, da sinistra. Poi una gigantesca mano nera afferrò il volto del cavaliere e quest'ultimo si ritrovo piantato a terra, mentre un gigantesco meteor terminava il lavoro.
Il cavaliere del dolore, nonostante i danni ricevuti, si rialzò in piedi, guardando il suo avversario nelle medesime sue condizioni e al limite della sopportazione.
"Per vendicare la tua amica, ti stai auto distruggendo...in fondo non siamo poi così diversi, Terra. Sai cosa vuol dire provare dolore, lo comprendi e per questo riesci a resistere ad esso. Hai la mia ammirazione."
L'altro non rispose, era troppo concentrato a reggersi in piedi. Poi, con le ultime forze, gridò:
"Ven, è allo stremo, finiscilo!"
"Ma..io..."
"Aqua ha ragione, non è colpa tua, Ven....lei ti vuole bene, non ti riterrebbe mai responsabile di questo...ti prego Ven, fallo per Aqua, sconfiggi colui che le ha fatto del male..."
Il biondo annuì tremante, si alzò in piedi ed evocò i due keyblade, mentre un aura nera e bianca lo avvolgevano. Le due aure si mescolarono dando vita ad un volto, due occhi molto simili a quelli degli Unversed di Vanitrtas, due occhi che esprimevano tutto il suo dolore e risentimento. L'evocavento e il Void Gear divennero giganteschi, due mezzelune di grandezza doppia a quella che avevano quando aveva sconfitto Senimo.
"Ezranon!" Gridò, per poi scagliarsi contro il cavaliere, che sorridendo accolse a braccia aperte l'attacco.
"Il dolore ti divorerà!" Disse, prima di essere investito dallo stesso attacco che aveva sconfitto suo fratello.
In quel momento Terra sussurrò:
"Bravo Ven, sei cresciuto...ora non sei più un bambino, ora sei un vero maestro. Finalmente hai vendicato Aqua, hai sconfitto chi gli ha sempre fatto del male...ha sconfitto me."
Dopo questo anche il maestro cadde a terra, mentre il geoflagello scompariva dalle sue mani e lui perdeva conoscenza.
Il biondo si accorse qualche istante dopo dell'accaduto e corse dal suo amico, tentando di svegliarlo, ma niente da fare, Terra non rispondeva.
"Terra....Terra! Rispondimi Terra! Non puoi abbandonarmi anche te...Terra!".
Le urla disperate svegliarono dal torpore del suo dolore l'ultimo cavaliere rimasto, Menois. Il detentore del frammento del dubbio fissò il campo di battaglia, scrutando i corpi esanimi al suolo. La ragazza, il suo amico e...no, non poteva essere, quello era suo fratello. Come ci era finito lì Ezranon? Perché era disteso lì a terra? Cosa era successo?
Barcollando si avvicinò al guerriero. Si inginocchiò di fronte a lui e lo chiamò. Nessuna risposta.
"E ora cosa faccio? Cosa faccio senza di voi? Io non sono nulla...nient'altro che un ammasso di dubbi...come faccio senza di voi? Rispondimi idiota, cosa faccio senza di voi?"
Sapeva benissimo che urlargli contro non sarebbe servito a nulla, ma non riusciva a trattenere ne le lacrime, ne la voce. Poi il suo sguardo si posò sulla ferita che aveva sul petto e capì, quello che aveva sconfitto Senimo, era lo stesso che aveva ridotto così anche Ezranon.
"Sei stato tu, vero? Li hai sconfitti tu, non è così? è colpa tua se i miei fratelli se ne sono andati...è colpa tua se ho perso tutte le mie certezze...è colpa tua!"
Menois si lanciò contro Ventus per colpirlo a morte, ma il ragazzo reagì, respingendo il suo avversario.
"Sì, è colpa mia, come è colpa vostra se i miei amici sono...sono...sono stati sconfitti e questo non ve lo perdonerò mai!"
Lacrime, dolore e risentimento ricoprirono l'oscuro paesaggio. I due keyweilder si stagliavano al di sopra dei loro compagni caduti, pronti a vendicarne la sconfitta. Da una parte Ventus, dall'altra Menois. Lo scontro è giunto alla sua fase conclusiva.
"Hai distrutto tutto quello che mi dava certezza...ora io distruggerò te."
"Avete distrutto la mia unica famiglia, questo non ve lo posso perdonare!".
 Due guerrieri si studiavano nel mezzo di una distesa di oscurità e ghiaccio. L'uno guardava l'altro con odio e rabbia, ognuno aveva perso per mano dell'altro la cosa a cui teneva di più. Non c'era modo di fermare la loro furia, lo scontro era inevitabile. Ven partì subito all'attacco, scagliandosi con entrambi i keyblade sul suo avversario. Il potere di Terra era scomparso, quindi ora poteva contare unicamente sulla sua forza. L'aura intorno al biondo mutò improvvisamente, un bluastro semitrasparente lo avvolse. Sentiva il potere del vento scorrergli nelle vene, ogni fibra del suo corpo ne era intrisa.
"Stile tempesta!" Gridò, mentre dei fulmini piovevano intorno a lui, spaccando il ghiaccio sottostante come burro. Improvvisamente scomparve dalla vista del nemico, per poi comparire alle spalle e affondare il Void Gear sulla sua schiena. L'arma passò da parte a parte il ventre di Menois, mentre il ragazzo si esibiva con un secondo fendente in torsione con l'evocavento, colpendolo al collo. La testa del cavaliere scomparve, così come il corpo, in un fumo nero.
"è stato così facile?" Si chiese il giovane, guardando l'altro svanire nel nulla.
Qualcosa alle sue spalle lo fece subito ricredere, infatti Menois era comparso dietro di lui e tentava di colpirlo con l'ala del dubbio. Ven bloccò il fendente espandendo l'aeroga che lo circondava, per poi scagliargli contro un potente fulmine. Anche questo subì lo stesso fato del precedente e scomparve appena colpito, mentre il maestro si girava a contrastarne un altro. Con questo fu più difficile, sembrava che anticipasse ogni suo tentativo di offesa e trovasse sempre un modo per fare breccia nella sua difesa. Il ragazzo allora caricò a testa bassa, bloccando l'arma dell'altro in un confronto diretto. Entrambi spingevano nella direzione opposta e nessuno voleva cedere. Però, appena il biondo avvertì la presenza di un altro di loro alle spalle, smise di fare pressione e si gettò a terra. I due si infilzarono a vicenda, scomparendo nel nulla, mentre un terzo cadeva dal cielo, pronto a trapassare il cuore di Ven. Questo rotolò di lato e colpì la gamba dell'aggressore con un keyblade, per poi balzare in piedi e decapitarlo. In quel momento ebbe il tempo di guardarsi attorno e si rese conto di essere circondato da un numero impressionante di Menois, un intero esercito schierato. Non ebbe nemmeno il tempo di stupirsi, che quattro furono su di lui. Il vento bloccò qualche i colpi, mentre il keyweilder compiva una rotazione di 360° per colpirli tutti. L'aerolama tagliò di netto i quattro, che furono sostituiti da altri subito dopo.
"Tempesta suprema!" Gridò Ven.
Si lanciò con la schiena a terra e comincio a vorticare su una mano, simile ad un balletto, generando un gigantesco ciclone. Più della metà delle copie furono spazzate via dal vento impetuoso, mentre i sopravvissuti finivano per essere travolti dai potenti fulmini che ne seguirono. L'attacco aveva distrutto l'intero esercito, ma non il vero Menois, che, improvvisamente, apparve da un portale oscuro proprio davanti a Ven.
"Ho appena iniziato con te." Disse il guerriero sorridendo, mentre si precipitava sul suo avversario.
Il biondo aveva esaurito l'energia dello stile in quell'epilogo, quindi dovette basarsi sul suo stato base. Purtroppo il cavaliere lo sovrastava in potere fisico e dovette fare un balzo indietro per evitare di essere tranciato in due. Menois, d'altro canto, non gli diede tempo di riorganizzarsi e mando subito due copie a fronteggiarlo. Il giovane le eliminò subito, prima di dover di nuovo scambiare di scherma con il nemico. Questa volta riuscì ad evitare il confronto diretto e a portare lo scontro sulla velocità, dove l'altro non sembrava molto portato. Con pochi colpi riuscì a mettere in difficoltà Menois, che dovette richiamare di nuovo le sue copie a dargli man forte. Avendo affrontato già due cavalieri, per Ven le forze cominciavano a venire meno e la stanchezza a farsi sentire e questo comportò maggior difficoltà l'eliminare l'ennesima orda. Vedendolo in difficoltà, l'avversario ne approfittò per scagliare un firaga su di lui. Il ragazzo lo tagliò in due con i keyblade, ma questo scoprì il fianco all'affondo diretto del cavaliere, che per poco non trapassava la spalla al giovane. Erano di nuovo faccia a faccia, gli sguardi si incrociarono ancora, gli occhi dell'uno si specchiarono in quelli dell'altro. E fu proprio guardando quelli del suo nemico, che Ven capì che stava disonorando i suoi amici. Lo sentiva, aveva lo stesso sguardo di Menois, uno sguardo di odio e rancore, di rabbia e sete di sangue, stava imboccando la via dell'oscurità, si stava perdendo.
"No.." Sussurrò, mentre mollava la presa. Sentì la sua spalla venir perforata dall'ala del dubbio, mentre il dolore diventava troppo insostenibile per farlo reggere in piedi. Un tonfo sordo e una scivolata sul freddo ghiaccio, prima di fermarsi a pochi metri dal cavaliere. Lo sguardo perso, il fiato spezzato e la mano destra sulla spalla sinistra, che ormai era solo un grosso buco gocciolante. Digrignò i denti, sentendo il terreno gelido sotto di sé che urtava la sensibilità della sua ferita.
L'altro si avvicinò lentamente, poteva chiaramente scandire i suoi passi, che giungevano alle sue orecchie come tonfi.
"Perché? Perché hai mollato la presa? Che cosa hai visto? Dimmelo!"
La vedeva finalmente, quell'aura nera intorno a Menois, quel buio impenetrabile, più scuro dell'oscurità in cui erano immersi.
"Perché? Perché...ho visto che l'oscurità stava prendendo il mio cuore. Questo avrebbe disonorato la memoria dei miei amici..."
"E pensi che morire ti conceda la redenzione? Pensi che basti questo perché io ti lasci vivere? Davvero credi che una cosa del genere possa accadere?"
"Non penso a questo, in realtà non mi importa. Ho compreso il mio errore e pagherò come giusto che sia. Tu invece? Hai capito...cosa stai sbagliando?"
"Sì...no...non lo so!" Menois si afferrò la testa tra le mani, la sentiva scoppiare. Mille domande e dubbi gli ronzavano in testa, come impazziti. Sbattevano da tutte le parti e gli martellavano la mente.
"Se...se solo i miei fratelli fossero qui...io...io...ma non ci sono...e...la colpa è solo tua!"
L'aura nera intorno al guerriero si fece solida, prendendo la forma di un mostruoso demone. Un urlo inumano riempì l'aria.
"Non c'è più nessuno che trattenga il mio potere, la mia oscurità."
L'Ala del Dubbio fu avvolta dalle tenebre e afferrata da una grossa mano artigliata. Un enorme bocca nera si aprì, rivelando lo sguardo assente dell'uomo.
"Muori!" Disse.
Il keyblade calò inesorabile su un Ven semi cosciente.
In quell'attimo i ricordi del ragazzo invasero la sua mente, gli tornarono alla mente tutti i ricordi felici con i suoi amici, gli allenamenti, le chiacchierate e i sorrisi.
"Forse potremmo ancora vivere come...facevamo alla terra di partenza..."
Chiuse gli occhi, pronto per essere finito dalla lama del mostro, quando una voce lo raggiunse. Era forte e chiara:
"Ven, alzati!"
Il ragazzo aprì le palpebre e si ritrovò a fissare i pantaloni marroni di Terra, mentre Aqua era china su di lui.
"Ven! è sveglio, Terra.!
L'altro si voltò sorridendo e poi respinse l'avversario con la sola forza bruta.
"Avanti Ven, ci serve il tuo aiuto per batterlo."
"Ma voi..."
"Ci vuole ben altro per metterci fuori dai giochi. Dovresti saperlo zuccone." Disse Terra, sorridendo.
Aqua lanciò un energiga molto potente, che non guarì del tutto la spalla del ragazzo, ma quanto meno gli consentì di impugnare l'evocavento e di rimettersi in piedi.
"Ragazzi...mi dispiace..."
"Ancora? Non ci pensare, finiamo quello che abbiamo iniziato."
Il biondo annuì, mentre una forza lo pervadeva da capo a piedi. Era il potere dello spada alata, ma leggermente differente, in questo avvertiva il potere dei suoi compagni. Sei spade comparvero dietro di lui, tutte colorate a coppie di marrone, blu e nero, mentre una luce intensa rivestiva il suo corpo.
"Menois, questo è il potere che ti sconfiggerà!"
L'altro rispose con un ruggito.
"Moscerini, scomparite da questo mondo."
Dal keyblade del cavaliere comparve una sfera di oscurità, un concentrato di odio e rabbia, di dubbi e dolore. Il globo si scagliò contro i tre, ma Aqua intrise il keyblade di Terra di una luce intensa e il castano, passato in tritaroccia, tagliò di netto la sfera, disintegrandola.
"Vai, Ven."
Dalle spalle del possente maestro, comparve il biondo, che rapido si lanciò su Menois. L'evocavento, intriso con il potere dei suoi compagni, assunse un colore vicino alla pura luce. I soli raggi distrussero il rivestimento di oscurità di Menois, che si riprese dal torpore.
In quel momento anche il cavaliere del dubbio capì quello che voleva dire Ven, quello che l'aveva spinto a mollare lo scontro.
"Ho combattuto per me stesso e non per i miei fratelli...sono stato così sciocco. Non posso credere di aver commesso un errore così....mi dispiace fratelli miei....ora non ho più dubbi...."
La lama colpì il guerriero frantumando la sua armatura. Il cavaliere cadde a terra privo di conoscenza, mentre i suoi avversari correvano ad abbracciarsi, felici per aver superato la dura battaglia.
Ven era in lacrime tra le braccia dei suoi compagni, che tentavano in ogni modo di consolarlo e tirarlo su di morale. Dopo un sorriso a trentadue denti, il biondo svenne, privo di forze.
"Sei stato bravissimo Ven, siamo fieri di te." Disse Terra, mentre se lo caricava in spalla.
"Proseguiamo." Affermò Aqua.
Così i tre entrarono nel castello di Dark Heart. Superarono il corridoio e si ritrovarono in un piccolo spiazzo, dove ad attenderli c'era un uomo.
"E tu chi sei?"
"La vostra avanzata finisce qui."
********
Ezranon riprese conoscenza, fissò per un breve tempo il cielo vitreo, poi si alzò a fatica in piedi. Si trascinò lentamente verso i corpi dei suoi fratelli e se li caricò uno ad uno sulle spalle, poi con le ultime forze rimaste aprì un portale e ci si fiondò dentro. Dopo una breve camminata nel buio, sbucò nella stanza dei troni. Stremato mollò i suoi compagni e cadde in ginocchio.
"P-padre...dimmi...dimmi perché sento tutto questo...dolore."
Detto questo, perse i sensi definitivamente.
"Figlio mio, presto tutto le tue sofferenze svaniranno. è una promessa."
In quel momento comparve Asura. Il guerriero della follia sistemò i tre sui loro rispettivi troni, per poi fare rapporto al suo signore.
"Allora?"
"Ormai rimane solo Sora, gli altri li ho sistemati personalmente."
"Eccellente."
 
 

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Capitolo 25
*** Sarai tu a fondare il nuovo universo! ***


Da quanto non avvertiva più queste sensazioni, era passato talmente tanto tempo che gli sembravano quasi nuove. Dolore, dubbio, rabbia e conoscenza si avvicendavano tra i ricordi che estrapolava dai frammenti dei suoi figli. I ricordi si ricomponevano, tutto tornava a formare quel grande quadro che lo aveva portato qui: aveva distrutto il suo cuore, aveva distrutto il Xblade, per evitare che mani avide lo prendessero, per evitare di infrangere una promessa. Ora ricordava cosa aveva provato quel giorno, vedendo uomini uccidersi tra di loro. Una rabbia profonda e inestinguibile, come le fiamme dell'inferno, aveva arso il suo cuore. I dubbi sul futuro in mano a questi esseri aveva eroso i suoi pensieri. E il dolore provato nel vedere tale scempio aveva distrutto le sue membra. Il tutto si era mescolato nelle ampie braccia della sua conoscenza di quello che sarebbe accaduto e che lui aveva permesso che accadesse senza fare nulla. Ora però non c'era più nulla a trattenerlo o a deviarlo, ormai l'ossessione era l'unico sentimento che poteva salvare tutti e che poteva riportarlo indietro, perseguire il suo obbiettivo era l'unica via.
Un rumore destò il suo torpore. Dei passi rimbombavano per la sala, avevano un suono così familiare, eppure così diverso.
"Sei tornato alla fine." Esclamò Xebald.
"Non per quello che ti aspetti." Rispose l'uomo, rimasto nella penombra.
"Lo so, figlio mio."
Un cenno del capo da parte di Xebald fece scattare in piedi Asura.
Il cavaliere si frappose tra il suo signore e il figuro. Questi fece un passo in avanti, ponendosi sotto il chiarore di Kingdom Hearts. Il sorriso riluceva malevolmente, l'occhio azzurro del suo keyblade irradiava una luce sinistra, mentre avanzava verso il centro della sala, seguito dal suo piccolo seguito.
"Asura..finalmente avrò l'onore di affrontarti in combattimento."
L'altro non rispose, allungo la mano davanti a sé e una luce nera avvolse la sua mano. Buio pazzo apparve davanti a Xehanort, non particolarmente colpito. La spada aveva un elsa spezzata, a formare una mezzaluna nera, mentre la lama completamente scura terminava con un cuore spezzato a metà.
Il guerriero della follia fu immediatamente raggiunto da vari proiettili violacei, mentre Isa piombava su di lui con il claymore sguainato. Questo però non si mosse e mentre l'attacco di Braig cadeva inerte a terra, l'altro veniva semplicemente respinto con una piccola pressione. Dopo un attimo di stupore, i due tornarono subito a colpire, ma l'esito non fu tanto diverso. Il cavaliere avanzò, non curante dei proiettili che gli arrivavano addosso, bloccò l'ennesimo fendente di Isa e lo scaraventò via, poi si bloccò a due passi dal vecchio.
"Muori."
Il keyblade nero trapassò lo stomaco del maestro, che scomparve un attimo dopo.
"Non è così facile."
Xehanort, apparso alle spalle di Asura, scagliò un firaga oscuro, ma l'altro non diede segno di voler reagire. Subì il colpo e si voltò.
"Non parlavo con te."
Poco più in là Braig si accasciò a terra, trafitto da una lama oscura.
Nel frattempo il guerriero si era dileguato, per presentarsi davanti ad Isa. Questo diede fondo a tutte le sue forze per attaccarlo con il claymore, ma Asura lo fermò con il braccio libero. Con una piccola pressione delle mani lo frantumò in mille pezzi e poi impalò il suo possessore con le stesse lame oscure usate prima.
"Ti sei fatto dei servi fastidiosi, Xehanort."
Il vecchio non si scompose.
"Aver perso i tuoi compagni non ti tocca?"
"Dovrebbe?" Rispose Xehanort, con il sorrisetto sul volto.
"Non so."
La mano di Asura afferrò la testa di Young Xehanort, mentre tentava di attaccarlo. Un'aura nera rivestì il braccio del cavaliere, per poi propagarsi sul suo assalitore. Quando ne fu completamente avvolto, questo cadde a terra tremante. Gli occhi si dipinsero di bianco, inglobando anche le pupille, mentre le mani premevano sulla testa, in procinto di scoppiare.
"Ho passato alla tua versione più giovane un po' del mio potere. A quanto pare non ha retto."
"Vedo." Rispose l'altro.
"Allora, che dici? Facciamo sul serio?"
"Non aspettavo altro."
Asura tese davanti a sé anche l'altra mano, irradiando l'arto di una luce intensa.
"Così...è questo il tuo potere."
*********
"Basta Riku! Smettila!"
Ormai era da un po' che Sora si limitava a schivare i colpi del suo avversario senza provare a reagire. Riku, dal canto suo, metteva tutta la sua forza nei suoi attacchi e mirava sempre ai punti vitali dell'avversario.
"Non mi riconosci? Ti sei dimenticato dei tuoi amici?"
"Amici? Per me esiste solo mio padre."
"Non puoi parlare sul serio."
"Mai stato più serio di così. Dark Heart mi ha aperto gli occhi, mi ha mostrato l'unica via e se questo richiede dei sacrifici inutili, ben venga."
In quel momento Tramonto nero cozzò contro la catena e i due vennero faccia a faccia. Sora in quell'istante poté vedere nel cuore del suo amico. La luce sembrava scomparsa, facendo spazio a un vuoto nero, avido di sapere tutto quello lo circonda, di apprendere qualsiasi cosa e farla sua.
"Cosa ti è successo, Riku."
I due si respinsero a vicenda.
"Mi hai stancato, moccioso. Ora la facciamo finita."
L'oscurità di Riku rivestì tutto il suo corpo, poi si concentrò sulle sue spalle, formando una creatura familiare. Occhi gialli, bende che formavano tre x su varie parti del corpo, braccia nerborute e un grosso buco a forma di cuore sulla pancia. Il guardian emise un grido spaventoso, mentre si ingrandiva sempre di più e Riku spariva nelle tenebre.
"Osserva il potere di Riku, il cavaliere della curiosità!"
Sora si mise nella sua solita posizione di battaglia.
"Ti riporterò da noi, Riku, e insieme distruggeremo Dark Heart."
 
Il ragazzo schivò il primo colpo da parte del mostro, poi si gettò contro il suo amico. Riku non si mosse, si limitò a sorridere beffardo, mentre il gigantesco pugno del Guardian bloccava l'offensiva di Sora. Il castano respinse il pugno con la forza e poi scagliò firaga. La figura nera passò attraverso il corpo del cavaliere e intercettò il globo di fiamme con il palmo della mano, assorbendolo, poi scomparve nel terreno, pronto a colpire il nemico da qualsiasi parte. Il giovane maestro chiuse gli occhi, rimanendo nello stesso punto, e non appena avvertì una forte oscurità avvicinarsi, evocò un reflex a sua difesa. La magia difensiva respinse l'essere oscuro, rispedendolo dal suo proprietario. Approfittando del momento, Sora partì di nuovo all'attacco, ma Riku ne comprese al volo le intenzioni ed evocò Tramonto Nero. I due keyblade cozzarono, provocando una miriade di scintille, mentre Guardian scompariva dalle spalle del ragazzo.
"Riku!" Gridò Sora, cercando di destare la mente annebbiata dell'altro. Tutto inutile. Il giovane dalla chioma argentea respinse l'amico e rievocò la potente creatura. Quest'ultima tentò di afferrare il maestro, che con un repentino balzo evitò di essere catturato. Grazie al potere del glide, rimase per qualche secondo sospeso in aria, attorniandosi di una luce intensa. Appena ebbe raggiunto la potenza giusta, scatenò un'ondata di energia che travolse Riku e il mostro.
Sora tornò a terra, ansimando per la fatica, aveva concentrato un po' di energie magiche in quel colpo e questo lo aveva spossato. Dopo qualche secondo passato a riprendere fiato, cercò con lo sguardo Riku e lo trovò a pochi passi da lui, svenuto.
"Riku!" Urlò, precipitandosi sul corpo esanime dell'amico.
"Rispondimi, Riku!"
L'altro non dava cenno di ripresa.
"Non..non puoi lasciarmi così, Riku!"
Le lacrime cominciarono a sgorgare a fiumi dagli occhi azzurri del giovane castano, mentre si chinava sull'altro. Il dolore per la perdita fece abbassare la guardia al maestro, che non notò la strana massa oscura che si propagava da Riku. Quando se ne rese conto, era troppo tardi, il Guardian lo aveva afferrato e trascinato con sé nell'oscurità.
*******
Sora si dimenava con tutto se stesso, mentre il mostro lo trascinava nei meandri delle tenebre.
"Lasciami andare!"
Una luce dal suo petto ruppe la monotonia nera, accecando l'essere oscuro e facendogli perdere la presa sul ragazzo, che cominciò a precipitare nel vuoto. La discesa durò qualche interminabile istante, finché il ragazzo non avvertì un qualcosa di solido sotto i suoi piedi. Ci mise un po' a capire che si trovava su una sorta di piattaforma. Quest'ultima era completamente scura, ma emanava ancora una flebile luce, che si accendeva a intervalli regolari. Era chiaro che l'oscurità stava divorando lentamente questo posto, ma che non era ancora tutto perduto.
"Dove sono finito?"
Si chiese Sora, abbastanza perplesso.
"Sora? Sora, sei tu?"
Quella voce, era così familiare, l'avrebbe riconosciuta fra mille, quella era la voce di Riku. Si voltò quasi d'istinto e non potendo credere ai suoi occhi, si ritrovò di fronte l'amico. Corse ad abbracciarlo.
"Sei vivo, Riku, sei vivo e sei tornato in te."
Sora non riusciva a trattenere le lacrime, finalmente aveva ritrovato il suo vecchio amico.
"Perché sei qui?" Chiese l'altro, abbastanza impassibile.
"Dopo tutto questo tempo, è tutto quello che hai da dire?" Rispose Sora, puntando i pugni sui fianchi e assumendo un' espressione di rimprovero.
Riku lo guardò per qualche istante, fece un sorriso e poi disse:
"Sì, tutto qui."
Il castano sorrise e disse:
"Sono stato trascinato qui da quella strana creatura."
"Come temevo...Sora, sai dove sei?"
Il ragazzo scosse la testa, negando.
"Sei nel mio cuore."
"Cosa?"
Il tono di stupore di Sora era così evidente, che al ragazzo dai capelli argentei suonò quasi buffo.
"Già. Quell'essere ti ha portato qui, forse perché interferivi con il suo piano."
"Quale piano?"
"Non vedi? Sta inglobando il mio cuore nell'oscurità. Presto scomparirò."
Finalmente il ragazzo comprese cos'era quella tenue luce, era la volontà di Riku che continuava a combattere contro il potere dell'oscurità.
"Allora è un bene che sia qui, così posso aiutarti a sconfiggerlo."a
"No, devi andartene o finirai come me...consumato dalle tenebre."
Mentre pronunciava quelle parole, Riku si guardava le mani, in preda allo sconforto. Era così sicuro di poter resistere al potere di Dark Heart, che ne aveva attinto una parte per poter sconfiggere Phegor. Purtroppo le cose non sono andate come aveva creduto e quella creatura ha preso il sopravvento.
"Andiamo Riku,ancora con questa storia?Lo sai che quando qualcuno di noi cade nell'oscurità, l'altro ha il compito di dargli la luce per riportarlo indietro? L'abbiamo sempre fatto in questi anni, perché ora deve essere diverso?"
Il maestro dagli occhi verdi guardò il suo amico, poi annuì.
"Credo che nessuno possa far cambiare idea alla tua testolina."
"Cosa vorresti dire?"
"Nulla."
"Riku!"
Non sapeva come, non sapeva il perché,ma ora che Sora era lì, aveva riottenuto quella speranza che avrebbe consentito ad entrambi di uscire di lì sani e salvi.
Riku tese la mano davanti a sé ed evocò il suo keyblade, Via per l'alba.
"Da questa parte."
Una luce fendette le tenebre e fece apparire una porta in mezzo al buio. Un rumore metallico indicò che si era aperta.
"Andiamo?"
Il castano annuì e varcarono la soglia.
******
Il luogo era completamente avvolto nella tenebra. A Sora ricordò molto quando era stato nel cuore di Assà, solo che le sensazioni erano differenti. Si avvertiva un'aria strana, come se l'intero luogo li stesse scrutando da cima a fondo, incuriosito dalla loro presenza. Sora sentiva violata la propria intimità, quell'oscurità cercava in tutti i modi di entrare in lui e scoprire tutti i suoi segreti più intimi e nascosti.
"Sei a disagio?" Chiese Riku.
"Un po', non mi piace questo luogo."
"è l'oscurità di Dark Heart. Il frammento del suo cuore che Ansem mi ha passato."
"Eh?"
"Non lo sai? Ogni cavaliere possiede un frammento del cuore di Dark Heart, volevo dire Xebald, e lui ci ha riunito insieme alle principesse per tornare ad esistere."
"E perché il suo cuore è diviso?"
"Questo non lo so...ma sembra che c'entri qualcosa il Xblade."
I loro passi si arrestarono, quando avvertirono una presenza. Qualcosa sgattaiolava nel buio.
"Tieniti pronto, come io esisto sotto forma di volontà, anche lui può materializzarsi sotto forma di essa."
Il castano non comprese bene le parole del giovane amico, ma non chiese oltre e si limitò a evocare la catena regale e mettersi in guardia.
"Chi siete?" Proferì una voce nelle tenebre.
"Io sono RIku."
"Riku? Il ragazzo che mi ospita? Cosa ci fai qui?"
La presenza continuava a muoversi, anche se i due non comprendevano ancora dove fosse di preciso, ma quest'ultimo sembrava sapere bene dove erano loro. Parlare per cercare di distrarlo e individuare la sua posizione, era la strategia migliore da attuare e Riku lo sapeva bene.
"Sono venuto a cercarti."
"Capisco, sei qui per riavere il tuo cuore.E il ragazzo con te? è proprio lui?"
"Lui chi?" Chiese il ragazzo argenteo un po' perplesso. Non si aspettava una domanda di questo tipo.
"Lui, il pretendente."
"Di che stai parlando?" Chiesero in coro Sora e Riku.
"Sì, lo riconosco, è proprio lui, lo sento. Ti conosco bene a quanto pare, ci siamo incontrati molte volte. Mi dispiace ma ormai è troppo tardi per fermarmi. Ormai manca poco." Sentenziò la voce.
"Ti sbagli, io, Riku, Kairi e i miei amici ti fermeremo."
"Allora non sai, eh? Non sei stato informato? è proprio vero, chi non sa nulla, non può comprendere nulla."
"Di che stai parlando?"
"La sento...la vostra curiosità sta crescendo e io mi rinforzo."
"Cosa?"
Finalmente riuscirono ad individuare qualcosa in mezzo al buio, il Guardian si era fermato alla loro destra e avanzava verso di loro, mentre il suo corpo prendeva forma in mezzo all'oscurità. Pian piano la forma mostruosa scomparve, lasciando spazio ad una versione umanoide completamente nera dell'essere, prima di essere rivestito dall'armatura che Riku indossava.
"Sparite da qui."
Tese la mano in avanti e convocò Tramonto Nero.
"Non siete i benvenuti."
 
Era passato tantissimo tempo dall'ultima volta che lui e Riku avevano combattuto fianco a fianco contro un nemico comune. L'ultima volta fu contro Xemnas in un regno ai limiti del collasso. Ora la situazione era molto simile, solo che ad essere in pericolo era il cuore del suo migliore amico e il loro avversario era la pura essenza della curiosità, un pezzo di cuore della causa di tutti i loro guai. L'oscurità soffocante non aiutava il giovane castano, la cui vista era molto limitata, quasi nulla. Il maestro dai capelli argentei lo rassicurò:
"Sarò io i tuoi occhi. Lasciati guidare da chi il buio lo conosce bene."
Sora annuì, avrebbe messo tutto nelle mani di Riku, se stesso compreso.
Non passò molto che l'armatura passò immediatamente all'offensiva puntando l'anello debole dei due. Tramonto nero calò inesorabile sulla testa del castano, ma le precise indicazioni del compagno permisero all'altro di parare e respingere il colpo. Il nemico non si arrese e tentò una spazzata orizzontale al'altezza della pancia, ma Sora fece un balzo all'indietro, lasciando campo libero a Riku, che affondò un colpo. L'essere in armatura cambiò velocemente la direzione del suo keyblade e i due vennero a cozzare in mezzo a mille scintille. L'armatura impiegò una forte pressione e bloccò il ragazzo in una prova di forza, mentre con la mano libera scagliò un firaga oscuro contro il possessore della catena. Riku, però, aveva anticipato le intenzioni dell'avversario e urlò a Sora.
"Reflex."
Il maestro comprese al volo e si rivestì di una barriera invisibile, che respinse le fiamme nere. Queste però si disgregarono in tanti piccoli proiettili, che cambiarono direzione e si infransero sulla schiena del ragazzo dai capelli argentei. L'attacco diede vantaggio all'essere, che velocemente scaraventò a terra il suo contendente, pronto ad impalarlo. La magia, però, aveva concesso un minimo di visibilità a Sora e così potè frapporsi tra il cuore di Riku e il keyblade appena in tempo. Il ragazzo deviò il colpo e Tramonto Nero si conficcò nel terreno, mentre Riku con un balzo stampava i piedi sul petto del loro nemico. Quest'ultimo indietreggiò di qualche metro, stordito, e i due ne approfittarono per finirlo. La Catena e la Via per l'alba rimasero sospese a mezz'aria, bloccate dalle mani della creatura, che li respinse via come se niente fosse. Sora e Riku ripresero l'equilibrio e ricaddero in piedi, ma il maestro dai capelli argentei fu colpito da un pugno. L'altro tentò di reagire con un fendente orizzontale, ma quello andò a terra e con una rotazione del bacino, lo colpì con un calcio allo stomaco. Il maestro si toccò dolorante lo stomaco mentre un rivolo di sangue colava dal lato destro della sua bocca. Nel frattempo Riku si era rialzato e con il keyblade alla mano era andato a fronteggiare il frammento oscuro. L'armatura schivò tutti i colpi del suo avversario, senza minimamente reagire, quasi a schernirlo. Poi, quando sembrò stancarsi di quel giocare a rincorrersi, evocò Tramonto Nero e disarmò l'altro. Dopo averlo afferrato per la gola, lo piantò a terra e conficcò il keyblade nella spalla.
"Sei debole." Disse l'armatura, poi si rivolse a Sora.
"Sei un maestro curioso. Sento che c'è qualcosa di molto interessante in te, qualcosa che può stravolgere i miei piani. Forse dovrei eliminarti. Ucciderti qui, equivarrebbe a distruggere il tuo cuore e quindi eliminare la tua presenza anche nel mondo reale. Però...io sono solo un frammento, un sentimento racchiuso in un involucro e quindi seguo quello che sento e quello che mi è rimasto è una sfrenata curiosità di sapere come riuscirai a fermarmi, come penserai di poterti sostituire a me."
Sora rimase perplesso, guardava il suo avversario dal basso verso l'alto, mentre ancora teneva le mani sullo stomaco. Nel frattempo notò che le mani e i piedi dell'essere erano ricoperti di un'aura oscura, che gli davano un aspetto animalesco più di quanto non lo avesse prima.
"Che vuoi dire?" Sussurrò dolorante.
"Non lo so nemmeno io, te l'ho detto, sono solo un sentimento e come tale sono volubile a quello che sento e ora sono dannatamente curioso di vedere come finirà il mondo se voi scompariste in questo posto."
L'oscurità attorno al braccio cominciò a muoversi, a deformarsi e ricomporsi, finché non sputarono dei lunghi artigli neri.
"Addio."
"Sora, non arrenderti. Abbiamo bisogno di te!"
La voce di Riku scosse il ragazzo dal torpore, che bloccò il colpo con la Catena Regale.
"Non ho intenzione di assecondare le tue curiosità, né tanto meno di starti a sentire. Sono qui per salvare il mio amico."
Un intensa luce rivestì il corpo del ragazzo.
"Luce regale."
Le parole gli uscirono dalla bocca involontariamente, come se conoscesse il nome da tanto tempo. Nel frattempo una corona apparve sulla sua testa, mentre delle ali angeliche si stagliavano dalle sue spalle. La catena si illuminò e cambiò completamente aspetto, diventando un keyblade completamente diverso: l'elsa era formata da un cuore coronato con due ali che formavano l'impugnatura. La lama era di un oro scintillante e la punta rappresentava una stella, simile al portafortuna che Kairi gli aveva regalato, con al centro lo stemma degli heartless senza la x al centro, a simboleggiare il suo legame con Riku.
"E così ce l'hai fatta. Ora sei pronto per fronteggiare la tua sfida più difficile."
"Fendente del re!"
Sora non perse tempo e nemmeno ascoltò le ultime parole del suo avversario, si gettò su di lui con la lama rivestita di pura luce e lo tagliò in due.
Mentre l'armatura si crepava e l'essere svaniva, Sora notò sul suo volto un ghigno.
Non ebbe il tempo di star a pensare cosa stesse pensando quell'essere, doveva correre da Riku.
Prese a due mani il keyblade e lo sfilò dalla spalla dell'amico.
"Ce l'abbiamo fatta, Riku."
"Già. Ora vai, salva Kairi e ferma Xebald."
"Cosa? Lo faremo insieme, perché dici così?"
"Va!" Gli intimò il giovane, mentre spariva in una fioca luce e Sora veniva spinto via.
Quando riaprì gli occhi, Sora si ritrovò a guardare l'amico svenuto a terra, dopo averlo chiamato più volte e tentato di scuoterlo, si arrese all'idea di averlo perso.
"La tua vittoria è equivalsa alla sua sconfitta. Questo il tuo amico lo sapeva bene, ma non voleva dirtelo. Che folle prova di amicizia."
Il castano sollevò lo sguardo e si ritrovò ad osservare Asura.
"Ch sei?"
"Non ha importanza, l'unica cosa che conta è che sei l'ultimo rimasto. I tuoi amici, l'altro pretendente...sono tutti sconfitti. Ci sei solo te ormai."
"Cosa hai fatto hai miei amici?"
"Questo."
Asura sollevò lo strano figuro che portava nella mano destra. La sorpresa di Sora fu talmente grande da non poter credere ai suoi occhi: Xehanort giaceva sconfitto tra le mani di Asura ed era piuttosto malconcio.
"Te lo puoi riprendere, chissà se non ti potrà tornare...utile. Anche se ne dubito."
Detto ciò raccolse Riku da terra e sparì in un portale oscuro, prima che Sora potesse fare qualcosa.
******
Il ragazzo rimase per qualche secondo in ginocchio vicino a dove giaceva il suo amico fino a poco tempo prima. La sua mente non era ancora riuscita ad accettare di aver perso di nuovo il suo migliore amico e per giunta nuovamente con lui presente. Era sconvolto e privo di forze, sentiva la testa scoppiargli e la volontà venir meno. Che senso aveva proseguire? Solo non poteva fare nulla, non era l'eroe che tutti pensano, lo era diventato grazie a loro, a quegli amici che non era riuscito neanche a portare in salvo.
Colpì il terreno con un pugno, lacrime bagnarono il pavimento nero.
"Mi dispiace, ma non ce la faccio..."
"Che scena patetica."
Xehanort si era ripreso e aveva assistito alla scena. Il suo sguardo era un misto tra dolore per le ferite e sdegno per l'atteggiamento del suo vecchio rivale.
Sora non rispose, non aveva molto da ridire, in fondo al suo cuore lo sapeva anche lui di essere patetico e di mostrarsi semplicemente per quello che era.
"Sai, penso tu sia un keyblader particolare, un qualcosa di mai visto prima. Una gemma rara. Fino a prima di conoscerti credevo che bastasse talento, potere e conoscenza per essere il migliore e invece tu mi hai dimostrato che i legami superano ogni cosa. E volente o no ho dovuto accettarlo, ho dovuto prendere atto della sconfitta che mi hai inflitto. Però non mi sono arreso, sono andato avanti, mi sono rialzato e ho continuato per quella strada, quella parallela alla tua, tanto da arrivare ad uccidere anche il mio amico Yen Sid per giungere fin qui. Volevo ottenere il potere di manipolare l'universo, volevo tentare di essere re ancora una volta, ma ho fallito e sai perché? Perché ho tagliato i legami. Ora l'ho capito, serve ben altro che il potere per cambiare il mondo. Tu hai quel potere, ragazzo. Non gettarlo, combatti per il mondo in cui credi. Combatti per gli amici che ti sono stati tolti. Fallo o li perderai tutti e quando ti renderai conto di ciò che hai perso sarà troppo tardi. Io ne so qualcosa."
Il giovane si alzò in piedi e barcollando raggiunse il suo interlocutore, alzò il keyblade al cielo e lo guardò fisso negli occhi.
"Ti detesto Xehanort, hai rovinato la mia felicità non una, ma diverse volte e ora scopro anche che sei stato tu ad uccidere Yen Sid. Però c'è una cosa che non riesco a provare nei tuoi confronti, non riesco ad odiarti. Grazie alla tua pazzia ho conosciuto persone fantastiche e mondi di ogni genere, sono diventato maestro keyblade e ora sono qui come baluardo del nostro mondo. Non mi sento di ringraziarti, ne di biasimarti, però voglio che vedi con i tuoi occhi che la strada che ho scelto io può cambiare le sorti di questa battaglia. Energiga!"
Un aura verde circondò l'anziano maestro e le varie ferite si rimarginarono immediatamente, permettendogli di alzarsi in piedi.
"Bel discorso, ragazzo."
I due, per la prima volta fianco a fianco, si piazzarono dinanzi all'enorme portone a forma di cuore ed evocarono i loro keyblade.
Due luci partirono dalle punte delle spade e si diressero verso l'enorme serratura nera.
"Una luce..."
"E un'oscurità."
"Insieme apriranno la porta finale."
I battenti si mossero lentamente mentre rumore di ingranaggi riempiva l'aria, La porta si spalancò e una luce bluastra li investì, non era molto forte, ma le pupille ci misero un po' ad adattarsi. Appena Sora riuscì a distinguere le forme, intravide tredici troni in cerchio. Su ognuno di essi giaceva un corpo di un guerriero, compreso quello del suo amico. Erano tutti occupati e tutti avvolti da un'aura nera. Il giovane non ci pensò due volte e fece per andare da Riku, ma Xehanort lo fermò con il keyblade.
"Non essere sciocco." Gli intimò. "Abbiamo un avversario da battere, prima."
Un uomo in armatura raggiunse il centro della sala. La sua armatura scintillava sotto la luce di Kingdom Hearts, dandogli un'aria spettrale.
"Chi sei? Che cosa hai fatto a Riku?"
Sora lo minacciò con la catena.
"Il mio nome? Da quanto non pronuncio quel nome. Se proprio vuoi saperlo mi chiamo Asura e sono un cavaliere di Dark Heart, nonché detentore del frammento della follia. In quanto al tuo amico, io non gli ho fatto nulla, semplicemente questa è la fine che fanno i deboli."
"Tu..."
"Sei arrabbiato? Perché ti arrabbi? Non è forse debole uno sconfitto? Qui giacciono gli sconfitti, coloro che non hanno saputo adempire al loro compito, quello assegnatogli da nostro padre."
"Ti sbagli, uno sconfitto non è un debole. è solo colui che ha bisogno di più tempo per raggiungere il suo obbiettivo." Rispose Sora.
Asura prese l'elmo tra le mani e lo sfilò,rivelando il suo volto. Capelli corti e neri, volto smagrito, ai limiti dello scheletrico, occhi infossati e privi di espressione, bocca contorta in una smorfia inquietante. Le labbra fecero un piccolo movimento, simile ad un sorriso.
"Allora dimmi, come ti senti..."
Il guerriero scrollò le spalle e partì all'attacco. Uno scintillio nero coprì la sua mano e buio pazzo fece la sua comparsa. Sora evocò reflexega per proteggere entrambi, ma la barriera cominciò a cedere, fino a scomparire del tutto quando l'altro si avvicinò.
"Cosa?" Esclamò il ragazzo.
In un attimo un fendente spezzò la guardia di Xehanort e lo scaraventò lontano, mentre un altro disarmò Sora, che poi subì un calcio allo stomaco che lo mise in ginocchio.
"...a guardarmi dall'alto in basso? Non ti senti debole?"  

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Capitolo 26
*** Chi è il folle? ***


Sora alzò lo sguardo, incapace di rispondere. Il colpo gli aveva provocato un dolore lancinante e non riusciva a spiccicare una parola.
Asura, nel frattempo, lo fissava con quei suoi occhi vuoti. Il ragazzo non riusciva a vedere nulla in quelle pupille bianche, non vi era traccia di alcun sentimento, di alcuna emozione. Più le guardava e più ne era inorridito, voleva tirarsi indietro, distogliere lo sguardo, ma non ci riusciva. Era come risucchiato da una strana forza, qualcosa che lo trascinava verso la pazzia. La testa cominciò a fargli male, i suoi pensieri scivolavano via senza neanche il tempo per poterli assaporare, senza neanche sapere che tipo di pensieri fossero. Cominciava a sentirsi più leggero, non avvertiva più dolore, non provava più rabbia, odio, amore o qualsiasi sorta di emozione. Aveva solo un'insana voglia di ridere. La sua bocca si arcuò mentre le labbra si ritiravano per mostrare i denti. Un gorgoglio gli salì dalla gola, ma fu subito strozzato. Il dolore era tornato a farsi sentire, i suoi pensieri a riempirgli la mente e la sua coscienza aveva ripreso a funzionare. Si ritrovò a fissare Xehanort, che paratosi davanti a lui, aveva deviato il colpo mortale del loro avversario. Sora respirò per poi tossire, come se qualcosa gli fosse andato di traverso. Gocce di sangue caddero a terra.
"Cosa è successo?" Disse tra i rantoli.
"Stavi per perdere te stesso."
"Cosa?"
Il vecchio maestro respinse Asura e prima di ripiombargli addosso, disse:
”Da qui ci penso io. Tu non sei in grado."
"Ma..."
Il giovane non fece in tempo a replicare, che l'altro era già andato.
Xehanort tentò un affondo preciso, trovando la guardia di Asura abbassata, ma si ritrasse qualche secondo prima di colpire, balzando indietro. Alzò una mano al cielo e un thundaga si scagliò sul cavaliere della follia. Quest'ultimo non fece nulla e subì il colpo. Nel frattempo il maestro era nuovamente partito alla carica. Trasformò il keyblade in un artiglio e si avventò su Asura. La velocità e la precisione del vecchio erano sconcertanti, usava il minimo della forza per scagliare attacchi di inaudita potenza. D'altro canto, il suo nemico li subiva senza battere ciglio, come se non valesse la pena combattere. Proprio al momento del colpo di grazia, Xehanort si ritrasse e lanciò una nuova magia, anche essa assorbita. Sora non riusciva a capire il motivo per cui il più grande keyweilder di tutti i tempi si ritraeva proprio nel momento cruciale. La cosa si ripeté per diversi minuti, mentre uno colpiva, l'altro subiva e non c'era modo che le cose cambiassero. Nel frattempo lui si sentiva già molto meglio ed era pronto per unirsi allo scontro. Barcollò un po' prima di rimettersi in piedi, poi appena le gambe risposero, partì all'attacco. Avvolto da una forte luce, i suoi abiti cambiarono e la fusione limite si attivò. Si piegò leggermente sulle cosce e pose il keyblade davanti a sé. L'incrocio sonico andò a buon fine, interrompendo lo stallo dei due contendenti. Sora iniziò la sequenza e poco prima del colpo decisivo sentì:
"Fermati, sciocco ragazzo!"
Il giovane non diede retta all'avvertimento di Xehanort è si fiondò su Asura. Il colpo non andò a segno, il cavaliere l'aveva bloccato con un dito.
"Cosa?"
Il ragazzo non ebbe neanche il tempo di sorprendersi, Asura era svanito per poi riapparire dietro di lui, pronto ad impalarlo. L'intervento di Xehanort gli salvò la vita per la seconda volta.
"Se non fosse che mi servi, saresti già morto, sciocco ragazzino."
Sora chinò il capo imbarazzato, aveva rischiato di rimetterci la vita seriamente e anche in maniera piuttosto sciocca.
"Perché?" Chiese, cercando di far trasparire una falsa indifferenza.
"Non ci arrivi? È il cavaliere della follia. Non ha un motivo per fare le cose. Le fa perché sente di doverle fare.
Sora aveva capito, quando si era perso nello sguardo di Asura, aveva provato la medesima cosa. Annuì e si mise in posizione vicino al vecchio.
" Curiosi i moscerini. Continuano a combattere pur sapendo che non hanno scampo. Phegor, Riku, i tuoi amici, quello stolto che ti sta vicino e tu Sora. Avete lo stesso sguardo di quegli insetti che ho schiacciato poco prima, lottare pur sapendo che non c'è speranza di vittoria. Quindi ora mi domando: chi è veramente il pazzo tra noi?"
"I miei amici? Cosa gli hai fatto Asura?!"
Il cavaliere alzò il dito indicando dietro al ragazzo.
Sora si voltò e erano davanti a lui, distesi a terra privi di sensi.
"Aqua, Ven, Terra, Paperino, Pippo, vostra maestà, Lea, Roxas, Xion! Rispondete!"
Oltre a loro notò anche la presenza di Young Xehanort, Isa e Braig.
"Che ci fanno loro qui? Xehanort!"
"...sei lento a capire, ragazzo. Sono stato io a darti i pezzi del mio diario usando me stesso come corriere. Ti ho usato per arrivare fin qui, per ottenere quello che mi spetta. Ti ho già detto che ho ucciso Yen Sid per questo è manipolato le vostre menti affinchè mi creaste la situazione migliore per incontrare Xebald. Ora però le cose sono cambiate..."
"..." Sora rimase in silenzio.
"Come reagirà Sora? Come reagirà l'eroe? Aveva accettato il suo peggior nemico, ma ora è ancora sicuro di potersi fidare di lui?"
Perché? Eppure lo aveva accettato, sapeva di essere stato usato, ma perché ora era tutto più difficile da mandare giù? Cosa gli stava succedendo?
"Io...io..."
I dubbi che aveva dissipato a fatica si erano presentati più forti di prima.
"Io ho deciso!"
La catena puntata verso il nemico, il vero manovratore di questa storia.
"Asura, i tuoi giochini non funzionano! Io sono qui per porre fine a questa storia in nome delle persone che mi hanno scelto. I miei amici sono il mio potere!"
Nuovamente quella luce.
"Luce regale."
Nuovamente quel keyblade.
La lama divenne un fascio di luce radiosa.
"È la tua fine, Asura! Questo è per i miei amici!"
L'attacco si abbatte sull'avversario.
"I tuoi amici sono il tuo potere? Allora deve essere un potere veramente debole."
Il cavaliere non si era mosso di un millimetro e teneva la spada eterea tra due dita senza sforzo. Una piccola pressione e questa si dissolse nel nulla.
"Ora ti mostro io un potere degno di questo nome."
La mano libera di Asura si sollevò davanti a lui, mentre il suo corpo veniva ricoperto sia di luce che di oscurità.
"Questo è potere."
Una folata annunciò la comparsa di un altro keyblade. Luce folle era finalmente apparsa.
Esattamente come la sua metà oscura, Luce Folle possedeva un tema lunare, solo che in questo caso mostrava la parte luminosa del satellite. Il barlume che emanava era luce, ma aveva qualcosa di diverso. Era una luce che sapeva di oscuro, un keyblade che incarnava un vero e proprio ossimoro. A Sora era capitato di trovare una scintilla nelle tenebre più profonde, questa, però, era la prima volta che ammirava l'oscurità nella luce. La sala tutta intorno sembrò reagire alla presenza della nuova lama e le mura diedero l'impressione di contorcersi e deformarsi, quasi a tentare di contenere tutto quel potere che quell'uomo emanava. Nel frattempo Asura, per la prima volta nello scontro, aveva assunto una posizione di battaglia, posizionando il braccio destro sopra la testa, con Buio Pazzo rivolto verso il basso, mentre il sinistro copriva l'addome e Luce Folle si stagliava in alto.
"Luce e oscurità confluiscono nel caos. Questo è il potere definitivo, questa è la follia. Stile a due keyblade, eclisse."
Due aure distinte si propagavano dal cavaliere, una bianca e una nera. Tuttavia non entravano in conflitto, non si annullavano a vicenda, ma convergevano in un miscuglio di bagliori e tenebra. Era uno spettacolo tanto affascinante quanto spaventoso.
"Questa è la resa dei conti, ragazzo. Te la senti di proseguire?"
Sora squadrò Xehanort. Non si aspettava certo una domanda del genere da lui, ma quando lo guardò in volto ne capì la natura: era la prima volta che vedeva i tratti della paura sul viso del vecchio.
"Sono sicuro che ce la faremo."
Rispose il castano. Non sapeva bene come le sue parole sarebbero suonate alle orecchie del suo compagno, perché non ne era convinto neanche lui. Quel tizio aveva bloccato e distrutto con due dita il suo colpo migliore e ora sembrava sprigionare una forza che superava ogni immaginazione.
"Sono della stessa idea, ragazzo."
La risposta sorprese Sora. Pensava che Xehanort notasse la sua insicurezza e invece sembrava avesse creduto in quelle parole, sembrava aver trovato nuova fiducia nei suoi mezzi. O forse lo faceva solo per non demoralizzare se stesso e lui. Chissà? Restava il fatto che non era né il momento e né il luogo adatto per pensare a certe cose, c'era un avversario da sconfiggere.
Il giovane maestro annuì e assunse la sua classica posizione di battaglia, pronto a ricevere l'attacco di Asura. Il cavaliere non tardò a fare la prima mossa. Il suo stile era completamente cambiato. Da attendista si era tramutato in aggressivo e violento, quasi a voler dimostrare la sua schiacciante superiorità. I due non riuscirono a percepire alcun movimento, l'unica cosa videro fu Asura che scompariva dalla loro vista, per poi riapparire di fronte a loro per colpirli inesorabile. Il primo a subirne la furia, stavolta, fu Sora. Il keyblade nero calò su di lui inesorabile, ma Xehanort intervenne e bloccò il fendente a mezz'aria, mentre il castano impediva a Luce Folle di perforare il fianco del suo compagno d'armi. Insieme riuscirono a respingerlo e tentarono di affondare il colpo, ma questo scomparve ancora, per ripresentarsi alle spalle del vecchio. Il taglio orizzontale di Asura fu intercettato da Sora, permettendo all'altro di attaccare. Due spuntoni oscuri si pararono di fronte al maestro calvo e altri due piombarono sul ragazzo. Xehanort li eliminò con un megaflare e Sora evitò di finire arrosto usando reflex. Nel frattempo il cavaliere della follia era ricomparso a qualche metro da loro. Alzò il keyblade lucente al cielo e dalla punta di quest'ultimo partirono tante piccole sfere di luce, che a mo' di pioggia si abbatterono sui due malcapitati. Roteando le lame, fu facile bloccare i proiettili, ma quando Asura conficcò nel terreno Buio Pazzo, la miriade di aghi oscuri resero la vita difficile ad entrambi. Schivato l'ennesimo spunzone, Sora decise di provare con un attacco magico, così trasformò il keyblade in pistola e sparò una serie di proiettili blizzaga. Le piccole sfere di ghiaccio si schiantarono sul nemico, generando enormi pezzi grosse chiazze gelate, ma l'attacco sembrò non sortire alcun effetto sull'avversario. Sora continuò a far fuoco, non curante di mancare costantemente il bersaglio, finché un aura fredda come l'inverno gli rivestì il corpo. Anche i suoi abiti cambiarono e intensi come la luce del mattino, diventarono cristallini come il più puro ghiacciaio. Il nuovo potere donò al ragazzo la facoltà di padroneggiare alla perfezione il gelo, così, alzando il keyblade al cielo, evocò un tornado di cristalli. Questo prese forma e rivestì il giovane come un armatura, mentre quest'ultimo si lanciava all'assalto. Asura non fece una piega e si preparò a rispondere. I due guerrieri si scontrarono, passandosi da parte a parte, entrambi sicuri di aver colpito l'altro. Fu solo quando l'armatura di ghiaccio svanì e le forze vennero a mancare, che Sora si accorse di aver perso nello scontro, mentre il suo avversario si scrollava la neve dalle spalle. Scomparso di nuovo, il cavaliere si parò davanti al maestro. Se Xehanort non fosse intervenuto, Sora sarebbe già a terra privo di vita, ma il vecchio lo aveva salvato ancora gettandosi sul nemico. Asura parò il colpo, ma dovette ricorrere di nuovo al teletrasporto per evitare i proiettili oscuri che seguirono la carica. Lo stile e l'aura di Xehanort erano cambiate, una cortina oscura rivestiva il suo corpo. Lo stile oscuro sembrò tener testa al nemico, infatti il maestro riusciva a bloccare ogni offensiva a sorpresa del suo aggressore e a controbattere senza grosse difficoltà. Ma all'ennesimo scontro finito in pari, il guerriero della follia fece pressione sul keyblade di Xehanort per poi sprigionare una sfera di luce che accecò il vecchio e Sora. Quando il bagliore smise di annebbiare la vista del giovane, lo spettacolo fu sconvolgente: Luce Folle aveva attraversato da parte a parte la pancia di Xehanort, mentre quest'ultimo penzolava esanime, accasciato sulla spada chiave.
"No!"
Urlò Sora, mentre il cavaliere sfilava lentamente il keyblade dalle viscere del suo avversario.
"Un traditore in meno."
Il ragazzo raccolse tutta la sua forza e si avventò sul carnefice del suo più grande nemico, ma a questo bastò semplicemente guardarlo per evocare un onda d'urto che spazzò via il castano.
Poi con Buio Pazzo finì il lavoro, trafiggendo da parte a parte il cuore del vecchio, senza pietà. Nel frattempo il giovane Xehanort, accasciato in un angolo, ancora preda della follia di Asura, iniziò a svanire. La morte di Xehanort aveva tolto l'unico legame che teneva la sua versione più giovane in questo mondo. Anche gli occhi di Isa e Braig tornarono alla normalità, a testimonianza della fine del maestro.
Il più grande maestro del keyblade era morto.
"Co-come hai potuto...perché...perché?"
Asura non rispose, si limitò a guardare Sora e il suo patetico piagnisteo e a sorridere.
"Anche se è stato una persona crudele e senza scrupoli, non meritava quella fine."
"Hai ragione. Dovevo semplicemente schiacciarlo, come si fa con gli insetti. Diciamo che si può ritenere fortunato che gli abbia riservato l'onore di essere trafitto dai miei keyblade."
"Smettila! Tu non hai la minima idea di chi avevi di fronte! Lui era, è e sarà il più grande maestro che abbia mai calpestato questa terra. E tu lo stai disonorando così? Non ne hai il diritto!"
Perché, perché provava tutta quella rabbia e quella tristezza? In fondo era sempre stato usato, per Xehanort non era altro che uno strumento per i suoi scopi. Perché non riusciva a perdonare ad Asura quello che aveva fatto? Non riusciva a comprendere i suoi sentimenti in quel momento, ma di una cosa era certo, quel tipo l'avrebbe pagata.
Si alzò a fatica, raccogliendo tutte le sue energie e strinse tra le mani il keyblade.
"Il vecchio ha creduto nelle mie parole, ha creduto che ce la potessimo fare e io non voglio deluderlo. Ti sconfiggerò Asura!"
"Come è dolce....come è dolce il suono della pazzia...ah ah ah...ah ah ah...".
Se prima le speranze erano minime, ora si erano ridotte a zero. L'avversario dinanzi a lui era troppo forte, troppo potente. Però a Sora non importava, era lì, in piedi con stretto tra le mani il suo keyblade. Il suo volto era sicuro e deciso, pronto a respingere qualsiasi attacco e a sferrare la più letale offensiva.
I due si fissarono per qualche istante. L'espressione di Asura era sempre la stessa, persa in chissà quale mondo di caos e follia, inquietante e opprimente allo stesso tempo.
Il ragazzo chiuse per un attimo gli occhi per radunare le energie, fece un lungo respiro e poi sparò un firaga multiplo contro il suo nemico. Le fiammelle circondarono il nemico, prima di chiudersi su di lui. Il colpo sarebbe andato sicuramente a segno, se il cavaliere non fosse scomparso. Sora si voltò di scatto e bloccò il fendente dell'altro, prima di far esplodere un megaflare per accecarlo. Il guerriero della follia rimase per un momento stordito e il maestro poté approfittarne: si lanciò su di lui, infiammando il keyblade per sferrare un blitz ardente. La lama cozzò contro quelle dell'avversario incrociate. Il giovane maestro fu respinto senza fatica. Recuperò a mezz'aria l'equilibrio e dandosi la spinta contro una colonna lì vicino, si lanciò per un secondo tentativo. Stavolta, però, aveva dalla sua parte il potere del lanciafuoco. L'aura rossiccia prese la forma di un uccello con le ali spiegate, dando allo stile un incremento di potenza notevole.
"Stile lanciafuoco, forma della fenice!"
Urlò Sora, mentre si gettava sul crudele avversario. L'altro non fece una piega e a pochi attimi dall'impatto scomparve, per riapparire sopra il ragazzo e piantarlo a terra con un calcio. Lo stile si dissolse e Sora fu afferrato per i capelli e tirato su. Asura si mise ad osservare quel moccioso penzolante con un sorriso ebete in volto.
"Guarda, guarda dove la tua pazzia e quella dei tuoi amici ti ha portato. Potevi evitare tutto questo se quel giorno sulle isole fossi morto. Potevi risparmiarti tutto questo dolore se non avessi tentato di fermare il mio signore. E invece guarda: i tuoi amici sconfitti, la principessa nelle nostre mani, i tuoi maestri morti. Hai perso tutto e per cosa? Per perseguire un sogno folle e stupido: sconfiggere il mio signore. Battere Xebald. Sei riuscito a superare così tante emozioni negative: dolore, paura, ira, dubbio. Eppure non ti sei accorto che più andavi avanti e più cadevi nelle mie mani? Più entravi in balia della follia. Ora sei solo una fiaccola e a me basta un soffio per spazzarti, per spegnerti definitivamente. Ma prima osserva, osserva cosa ha comportato la tua cieca pazzia!".
Sora fu trascinato per tutta la stanza. Fu messo faccia a faccia con tutti i suoi amici lì distesi, con Riku e con lei. Kairi era proprio dietro il trono di Dark Heart. Poteva vederla anche nelle tenebre più fonde, imprigionata in un'oscurità opprimente, insieme alle altre principesse. Ebbe un istinto involontario, tese la mano, come se stupidamente volesse raggiungere il suo volto e toccarlo. Durò qualche istante, poi il suo braccio ricadde lungo il corpo, esanime.
Asura lo gettò a terra. Il ragazzo fece qualche metro strusciando sul pavimento.
"Mi sono stancato. E pensare che eri l'unico che poteva cambiare le cose...certo che anche il destino è qualcosa di veramente folle..."
Uno spuntone nero comparve sopra al giovane.
"Addio, Sora."
La punta sbatté contro il terreno, rompendosi e svanendo, così come era apparsa, nel nulla.
"E così hai scelto."
Asura bloccò con Buio Pazzo l'attacco di un essere oscuro. L'oscurità aveva preso il sopravvento, dopo tanta sofferenza, il buio si era manifestato nella forma più insolita: un non heartless. L'anti fusione si era attivata in maniera involontaria, salvando la vita al ragazzo.
Il guerriero lo respinse indietro, ma Sora, o quel che ne rimaneva, continuò imperterrito ad attaccare. Guidato solamente dalla suo cieco istinto e senza badare ai danni collaterali, l'essere si lanciava con attacchi estremamente potenti sul nemico. Quest'ultimo però, a differenza di molti che di fronte a tanta irregolarità sarebbero andati in difficoltà, sembrava trovarsi a proprio agio e lo contrastava senza fatica, andando vicino ad ucciderlo più e più volte. Il mostro oscuro, sempre più infuriato per i suoi tentativi nulli, evocò un enorme sfera nera e la lanciò contro Asura. Il cavaliere la tranciò in due e poi colpì l'anti Sora in pieno, facendolo stramazzare al suolo.
"Tutto qui? Anche con l'oscurità dalla tua, è tutto qui quello che riesci a mostrarmi, insetto?"
********
Buio, non c'era altro che oscurità intorno a lui. Non la sopportava, non c'era abituato. Non era come quella nel cuore di Riku, era diversa e sapeva di risentimento. Era un misto di sentimenti che facevano presa sul suo cuore e non lo mollavano. Lo ghermivano come fa un'aquila con la sua preda. Il respiro si faceva sempre più affannoso, mentre dolori lancinanti lo facevano piegare a metà e aumentavano quel buio soffocante. L'ultimo fu terribile, Sora cadde in ginocchio stringendosi il petto. Non riusciva a parlare, non riusciva a respirare, non riusciva neanche a pensare. Stava...morendo? Era questo che si provava? Era questo che avevano sentito Yen Sid e Xehanort?
"M-mi dispiace...è tutta colpa mia."
Dopo tanta fatica, furono solo queste le parole che riuscì a pronunciare, dopo che altre mille gli avevano affollato la testa. Ormai i sensi venivano meno, ormai la vita gli stava scivolando via e la sua anima si allontanava dal corpo e dal cuore.
"Alzati, ragazzo."
Sora aprì gli occhi. In mezzo all'oscurità due figure si stagliavano fiere e incuranti delle tenebre.
"Maestro Yen Sid? Xehanort? Ma..ma voi eravate..."
"Sì, lo siamo." Replicò il vecchio mago.
"Questo è solo frutto della tua mente. Viviamo come ricordi nella tua coscienza. Siamo o no dei maestri?" Continuò Xehanort.
"Perché...che ci fate..."
"Per quanto sia stato ottuso nei miei obbiettivi, non ti ho mai perso di vista, ragazzo. Tu nascondi un potere che va al di là della tua normalità. Tu possiedi una dote in grado di dominare l'universo. Tu sei il solo dopo secoli che ha la capacità di connettersi con tanti cuori."
"E questo a cosa..."
"Mio caro Sora.- disse Yen- solo un uomo riusciva a compiere tali gesta. Fu il primo cavaliere del keyblade che abbia calcato questo mondo e l'unico in grado di interagire con Kingdom Hearts."
"Lui possedeva il Xblade e ne era l'unico erede. Nonché maestro del maestro dei foretellers. E come già sai il suo nome è..."
"Xebald." Completò Sora.
"Esattamente."
"E anche se fosse così? Come potrei battere Xebald se non riesco a battere Asura? è troppo forte..."
"Pensa, ragazzo, qual'è il potere che usa Asura?"
"Il caos."
"E il suo opposto è?"
"Non capisco."
"L'ordine, Sora. Metti ordine nei tuoi sentimenti, prendi possesso di te stesso, trai potere da luce e buio e crea equilibrio. Solo così potrai annientare il caos." Disse Yen Sid.
"E come posso fare?"
"Questa è una cosa che dovrai capire da te stesso, ragazzo."
Le due figure scomparvero nel nulla, lasciando Sora con mille dubbi. Però non c'era tempo per quelli, doveva mettere ordine nei suoi sentimenti e trovare l'equilibrio. Fece un respiro e cominciò a pensare, ma tutto quello che gli veniva in mente erano i nomi dei suoi...amici! Certo, come aveva fatto a non pensarci prima, i suoi amici. Solo loro potevano mettere ordine nei suoi pensieri, solo loro erano la forza necessaria a sconfiggere Asura. Prima aveva fallito perché non erano loro a guidarlo, ma rabbia e risentimento. Ma ora lo sentiva, sentiva il potere dei suoi amici scorrergli nel profondo dell'essenza.
"I miei amici sono il mio potere!"
Una luce squarciò le tenebre e invece di scacciarle si mescolò ad esse creando un equilibrio perfetto.
Sora si rialzò, mentre i suoi abiti assumevano una colorazione a metà tra il nero e il bianco. Il contrasto però era inesistente, poiché questi colori convergevano perfettamente tra loro. Una parte del volto di Sora rimaneva avvolta nell'oscurità e uno dei suoi occhi restava completamente giallo, ma la sua coscienza era più vivida che mai e il simbolo di una gigantesca corona comparve sul suo petto.
"Ora sono pronto Asura."
"Lo speravo con tutto me stesso."
Uno scontro titanico giungeva alle sue fasi finali, mentre lontano da lì, in una stanza bianca come il latte, una ragazza bionda sorrideva, mentre osservava sul suo disegno il nuovo pretendente al trono: Sora.
"Sapevo che avresti capito.In fondo sei tu, vero Sora?"
I keyblade cozzarono in mille scintille. Sora e Asura di nuovo a confronto, ma stavolta non c'era disparità, stavolta l'equilibrio regnava tra le forze. Nessuno cedeva di un passo, nessuno aveva intenzione di perdere questa battaglia. Entrambi fecero un balzo all'indietro, studiandosi a vicenda.
Lo sguardo del cavaliere non era cambiato, perso ancora in chissà quale mondo, sembrava come se non stesse vivendo questa battaglia, ma che la sua esistenza fosse imprigionata in qualche altro luogo, in un altro tempo.
"Dimmi, dimmi perché non vedo alcun sentimento in te. Perché nei tuoi occhi non leggo quello che altri cavalieri avevano da raccontarmi...perché non riesco a toccare il tuo cuore, Asura."
Il guerriero sorrise e come al solito non perché qualcosa lo sollecitasse a farlo, ma solamente perché qualcosa nella sua testa confusa gli diceva di doverlo fare.
"In mezzo a tutto ciò ti preoccupi del mio cuore? Definirti un folle sarebbe sminuente. Rasenti la pazzia più pura."
"Forse hai ragione, ma il fatto è che non capisco...non capisco le tue azioni. Gli altri avevano sempre qualcosa che li ha spinti a tutto ciò, ma tu..tu non hai nulla...non c'è nulla."
"Esattamente."
Scomparso dalla vista del ragazzo, Asura comparve alle sue spalle pronto a colpire. Le armi vennero a contatto di nuovo e un rapido scambio li pose nuovamente uno di fronte all'altro.
"Quindi non hai un motivo per combattermi? Lo fai e basta?"
"Questa è la follia."
Ancora un faccia a faccia. Sora riuscì a spezzare la guardia di Asura e a mettere a segno un potente affondo, che schiantò il suo avversario contro una colonna lì vicino.
"No, non posso credere che sia tutto qui. Ci deve essere altro."
Un centinaio di spuntoni piovvero dal cielo, ma il maestro li respinse con un reflex, poi, piantando il keyblade nel terreno, innalzò una colonna di luce che respinse l'attacco a sorpresa di Asura. Un varco oscuro inghiottì il ragazzo, il quale si presentò davanti al nemico e lo atterrò ancora.
L'altro lo guardava, per la prima volta, dall'alto in basso continuando a ridere.
"Puoi crederci o no, questa è la mia natura. Un corpo svuotato della sua essenza e riempito di follia pura. Io sono l'essere che la guerra ha generato. Io...sono...la...pazzia!"
Un'onda d'urto fece indietreggiare Sora, mentre il guerriero si rialzava.
"Stile ad un keyblade. La notte più buia."
Le due lame, Buio Pazzo e Luce Folle, si unirono in un unico grande keyblade. Le due mezzelune di completarono, formando una luna rosso cremisi, mentre il keyblade impazziva tra colori e forme, fino a prendere la forma di una lama, simile a quella del Xblade, ma di un nero sbiadito. Ai lati dell'elsa, infine, comparvero due ali demoniache.
"Xblade, forma caos. Questo è il guscio vuoto del vero Xblade, modificato dalla follia che il mio frammento emana. Assaporane la sua vera forza."
La spazzata sbalzò via il ragazzo. Asura si dileguò di nuovo e anche se Sora ne capì le intenzioni, non riuscì a contrastare la forza della nuova arma, andando per l'ennesima volta a terra.
Si rimise in piedi a fatica, ma l'altro fu subito su di lui. Per allontanarlo, Sora sparò un firaga, ma la magia di dissolse nel nulla, mentre lui veniva colpito alla pancia dalla potente arma. I colpi si susseguirono in sequenza, senza che il giovane potesse fare nulla, fino a che non si ritrovò in ginocchio a sputare sangue.
"Dai, provaci ancora. Prova a cercare una ragione per cui ti sto per annientare. Chissà...magari in punto di morte qualcosa la tua fantasia riesce a tirar fuori."
Asura sferrò un calcio al ragazzo, che cadde al suolo.
"Avanti. Non sento. Parla."
Un altro calcio.
"Mh? Come hai detto? Ah, non hai risposte? Be, allora puoi anche..."
Qualcosa colpì Asura. Il cavaliere si voltò in direzione dell'attacco appena subito e qualcosa lo bersagliò dal lato opposto, mentre un ragazzino biondo si presentava al suo cospetto tentando di colpirlo. Bloccò l'attacco, ma subito un altro giunse ad importunarlo. E ancora uno, e un altro. Venivano da tutte le parti, erano come tanti piccoli aghi che si conficcavano nella carne arrecando solo un fastidio irritante.
"Non farai del male a Sora!"
"Noi te lo impediremo!"
"Non puoi vincere!"
Ora parlavano anche. Quegli insulsi moscerini sapevano formulare parole oltre a gemiti e urla di dolore.
"Non capisco. Voi...come fate ad essere ancora in piedi?"
Paperino, Pippo, Topolino, Aqua, Terra, Ventus, Lea, Roxas e Xion erano lì davanti a Sora e lo difendevano, anche se consapevoli che era tutto inutile.
"Levatevi di mezzo, insetti."
"No!" Risposero in coro.
"Allora lo farò io di persona."
Una spazzata li sbalzò tutti via. Ma, proprio quando stava per colpire il giovane, nuovamente eccoli tornare ad infastidirlo.
"Smettetela! Smettetela!"
Più li atterrava, più li feriva e più loro tornavano alla carica. Tutti uniti per un singolo uomo e per di più un moccioso.
"La vostra pazzia è arrivata a tanto? Siete veramente così folli da battervi per questo ragazzino? Siete addirittura disposti a morire per lui?"
"Sì!"
Di nuovo un coro di voci forti e decise.
"Sentito Asura....io ho un motivo per combattere....tutti noi ce l'abbiamo....tu no? Allora non riuscirai mai a batterci! Te l'ho detto: i miei amici sono il mio potere e io sono il loro."
Tante lame si conficcarono nel corpo dell'inerme Asura. Ognuna recava un sentimento simile ma differente, ognuna era intrisa della forza del suo possessore legata a quella degli altri.
"Allora l'essenza della follia è...l'amicizia? Come ho fatto a non capirlo prima? Ah, giusto...sarà perché sono sano. Ah...ah...ah...ah...ah"
Il Xblade corrotto si dissolse, mentre il corpo inerme di Asura cadeva al suo inerte.
"Ce...l'abbiamo fatta!" Urlò Sora.
Ma la sua gioia fu subito spezzata. Il suo avversario si rialzò. L'elmo tornò a ricoprire il suo volto, mentre a lenti passi si recava al suo trono. Lentamente si sedette al suo posto, mentre un'aura oscura lo ricoprì. La stanza fu scossa da un tremito. Sette luci e tredici oscurità si innalzarono dai corpi di chi li emanava e convergendo verso Kingdom Hearts, proiettarono una gigantesca ombra a forma di cuore sopra il quattordicesimo trono. Una luce scese dal cielo, irradiando lo scranno e lentamente si andò a depositare al centro del petto di un guscio senza anima. Quel corpo fu scosso da un brivido, come se tornasse alla vita, mentre il suolo sotto di lui si incrinò leggermente. L'uomo si alzò dal suo posto di scatto. Sollevò la mano davanti a sé ed evocò l'arma suprema: il Xblade.
"Io, Xebald, il detentore del Xblade sono tornato a nuova esistenza. Ora, finalmente, può iniziare il mio regno."

 

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Capitolo 27
*** Il capitolo conclusivo: l'ascesa del Re. ***


Passò qualche istante a contemplarsi, era da tanto che non poteva guardare il suo corpo, toccare la sua arma, sentire il suo cuore. In quell'oscurità il tempo non si poteva scandire con precisione, ma il torpore che sentiva non era certo frutto di qualche anno. Si stirò, fece mezzo giro con il busto a destra e poi subito a sinistra, roteò entrambe le spalle e fece qualche saltello per testare gli stimoli. Quando capì che tutto era al suo posto, rievocò il Xblade e si mise a tirare di scherma contro l'aria. Pur se il suo avversario era invisibile, i suoi colpi vibravano con la stessa intensità che se fosse stato proprio lì davanti a lui. Due fendenti, una stoccata, tre quattro parate e infine un bell'affondo per finirlo.
"A quanto pare non sono per niente arrugginito." Sentenziò, fiero di se stesso. Poi rivolse lo sguardo verso i suoi spettatori, ancora increduli.
"Perdonate la frase di prima, volevo fare un’entrata ad effetto. Sapete ho avuto molto tempo per pensarla."
"Tu sei..." Accennò Sora.
"Sì, sono io. Xebald è il mio nome. Per chi non mi conosce sono il guerriero che secoli or sono Kingdom Hearts scelse per affidargli la sua controparte. E voi dovete essere coloro che hanno sconfitto i miei adorati figli, non è così? Be..."
La velocità dello spostamento fu sconcertante, Xebald percorse i pochi metri che li separavano in una frazione di secondo, senza che nessuno potesse accorgersene.
"Piacere di conoscervi."
A un palmo da Sora, il guerriero allungò la mano per stringere quella del ragazzo. Sora esitò, non sapeva se quella era una trappola oppure no, se dietro tutta quella leggerezza era velato un qualcosa di losco, però alla fine decise di porgergli la sua. La stretta durò qualche secondo, ma sul giovane maestro ricadé un potere immenso, quasi schiacciante. L'altro lo fissava da dietro l'elmo dorato, impassibile. Ormai Sora era al limite, non riusciva più a sopportare tutta quella forza. Si sentiva oppresso e schiacciato da un cuore più grande del suo...no, non da uno, ma da milioni di cuori che risuonavano con la stessa intensità.
"Oh, perdonami. A volte non mi rendo conto che molti di voi non riescono a sopportare il peso di più di un cuore."
Disse Xebald lasciando la presa in fretta, come se non si fosse accorto della sofferenza di Sora.
"Immagino che nessun altro abbia voglia di stringermi la mano. Pazienza."
Finalmente irradiato dalla luce, il guerriero mostrò il suo aspetto: indossava un armatura leggera di un azzurro cristallino. Il pettorale era insignito di un enorme cuore, vuoto all'interno, la cui punta inferiore terminava vicino all'inguine, mentre le punte superiori andavano a definire la parte superiore della veste. Gli spallacci, due corone a tre punte, erano uno nero e l'altro bianco, mentre le protezioni per le braccia tornavano a coprirsi d'azzurro e un cuore era stampato su ognuna di esse. la parte inferiore non aveva niente di di particolare e riportava il tema di quella superiore, solo che i cuori risultavano più allungati per adattarsi alla forma dei parastinchi. Le insenature tra le protezioni erano di colore nero, come i guanti. L'elmo, completamente nero, era sormontato da un cuore, simile a quello del petto, che andava a inquadrargli il viso, mentre il tutto veniva sormontato da una corona di tre punte. Dalle spalle calava un lungo mantello dorato, la cui estremità si divideva in venti parti, tutte uguali tra loro. In mano teneva il Xblade, così diverso da quello che Xehanort aveva ricreato, e il cui potere sembrava andare persino oltre. Un cuore vuoto era l'elsa, sormontato da due corone sovrapposte, una di tredici e l'altra di sette punte rispettivamente nera e bianca. La lama era quella di una spada e niente la rendeva simile ad una chiave, mentre il suo colore cristallino riluceva sotto la luna a forma di cuore.
Dopo qualche secondo passato a studiarlo, Sora parlò:
"Ridammi Kairi e Riku! Restituiscimi i miei amici!"
Xebald rimase in silenziò per un attimo, poi si tolse l'elmo, mostrando un volto fanciullesco, più o meno dell'età di Sora. Aveva corti capelli biondi e dei vividi occhi azzurri.
"Temo sia impossibile. I tuoi amici ora sono parte di me. Sono tornati dal loro creatore."
"No, stai mentendo. Non puoi averli uccisi...non ci credo."
Xebald sorrise dolcemente.
"Non sono morti, Sora. Vivono in me, come parte del mio essere e le emozioni che hanno versato nel frammento del mio cuore ardono vivide in me. Le posso sentire, posso sentire le emozioni di tutti coloro che hanno portato il peso del mio cuore dentro di loro. Sento la gelosia, la presunzione, la sofferenza, la ricerca del potere, l'irrefrenabile desiderio di conoscere e far conoscere. Sento tutto e tutto si mescola ai cuori che hai avvertito quando ti ho toccato, Sora."
"Quindi...li ho persi per...sempre?"
"Sì."
"No...no...no!"
La disperazione si era impossessata del ragazzo, che ormai non riusciva più a trattenere le lacrime. Crollò a terra privo di forze, battendo il pugno a terra.
"Perché? Perché? Ho fatto tanto per arrivare fin qui e solo per vederli sparire per sempre? Che senso ha? Perché?"
Anche gli altri furono colti dalla tristezza e dalle lacrime. Tutti gli sforzi compiuti non erano valsi a nulla e i loro amici erano persi per sempre.
"Non temete, se accetterete il mondo che sto per creare, allora potrete rivederli tutti."
"Quale mondo?" Chiese Topolino.
"Un regno dove il mio dominio regnerà incontrastato."
"Ma è terribile..."
"Terribile?"
In una frazione di secondo il topo si ritrovò sollevato da terra, con Xebald che lo teneva per la gola.
"Come osi giudicare terribile qualcosa che deve ancora nascere? Quello che voi sciocchi avete portato non è stato terribile? Non avete causato la sofferenza di molti?"
"...."
"Vostra maestà!" Gridarono in coro Pippo e Paperino, che subito si lanciarono all'attacco.
"Fe...fermi." Sussurrò il re.
Troppo tardi, dopo aver bloccato lo scudo di Pippo con la spada e deviato la magia di Paperino, li atterrò entrambi con un solo colpo, distruggendo le loro armi.
"Voi, patetici subalterni, pensate di potermi fermare?"
"Non...chiamarli così."
Topolino evocò il cercastelle e si liberò della presa del guerriero, poi si lanciò all'attacco. Sparò un sancta, che l'altro parò con una mano, poi saltò per sferrare un fendente aereo. Xebald afferrò il keyblade al volo e poi schiantò l'avversario a terra. Il re provò a richiamare la sua arma, ma questa non rispose. L'altro, invece, con un solo gesto, la fece comparire nella sua.
"Il cercastelle. Apparteneva ad un potente keyweilder, prima di passare a te. Sembra che ti riconosca come suo possessore, in quanto gli ricordi il suo vecchio padrone."
"Co..come fai a...saperlo?"
"Il keyblade è l'espressione del cuore. Io posso leggere e guidare qualsiasi cuore, quindi anche il keyblade, in quanto prolungamento di esso. Sei un re, giusto? Be, quel titolo non ti servirà più nel luogo dove ti sto per mandare."
Xebald puntò il cercastelle verso Topolino, pronto a lanciare una potente magia. L'intervento di Ventus, Terra e Aqua fu provvidenziale e distrassero il guerriero dal suo intento omicida.
"Non te lo lasceremo fare."
"Topolino è nostro amico!"
Il possessore del Xblade osservò i tre che si erano parati dinanzi alla sua strada.
"Voi siete coloro che hanno ostacolato i tentativi di Xehanort di aprire Kingdom Hearts. Terra, Aqua e Ventus. Chissà, se quel giorno non aveste fermato mio figlio, magari ora non sareste costretti a vedervela con me."
"Cosa intendi dire?" Chiese perplesso Terra.
"Sono stato io ad istigare Xehanort a cambiare il mondo. Volevo concedere all'essere umano un'altra possibilità, un modo per riscattarsi e l'abilità di Xehanort era la via giusta. Però, la vostra accanita voglia di lasciare tutto come è, di vivere in un mondo di sofferenza e ingiustizia, mi ha fatto nuovamente ricredere e mi ha portato a persistere con il mio piano. è così, se oggi scomparirete tutti, è solo colpa vostra."
"Non ci contare!" Disse Ven.
L'evocavento cozzò contro il Xblade.
"Tu sei Ventus. Da quello che so, la velocità è il tuo forte. Riesci a starmi dietro?"
Xebald scomparve, per riapparire dietro a Ven. Il ragazzo se ne accorse, ma quando tentò di girarsi, l'altro si era già spostato nuovamente alle sue spalle.
"Troppo lento."
"Non osare dire quelle parole!"
"Oh, immagino abbia toccato un tasto dolente, non è così?"
"Sta zitto."
La conversazione continuava tra un fendente a vuoto e l'altro, mentre il guerriero si beffava del biondino.
"Vanitas si chiamava, giusto? è stata mia figlia Urliezca a porre fine alla sua vita. Il ricordo della sua lama che penetra nelle sue carni è ancora vivido nel suo cuore."
"Smettila!"
Ven finse di colpire dietro di sé, ma con un colpo di reni si voltò nuovamente per attaccare il suo nemico. Questo però aveva già anticipato tutto e bloccò senza fatica l'attacco, per poi farlo volare via, come un fuscello.
"Ven!" Gridò Terra.
Il castano si lanciò contro Xebald. In quel colpo mise tutta la potenza del tritaroccia. Il terreno circostante si crepò all'impatto, ma l'altro non diede il benché minimo segnale di cedimento. Tutt'altro, se ne stava lì, con a sorreggere il geoflagello con un dito.
"Terra. Sei stato una delle tante pedine di Xehanort. Le tue ambizioni di potere ti hanno reso schiavo dell'oscurità. Ora, però, sembra che tu ne sia uscito. Il tuo maestro Eraqus dovrà esserne fiero. Ti va di scoprirlo?"
Spostandosi leggermente di lato, fece barcollare Terra in avanti, mentre il dito che prima bloccava il keyblade, ora si chiudeva insieme agli altri in un pugno allo stomaco del potente maestro. Il castano cadde a terra sputando sangue, prima di perdere i sensi.
"Così sei rimasta solo tu, Aqua."
"...."
"Spero tu sia una sfida più stimolante dei tuoi amici."
Un misto di emozioni affollavano il cuore della ragazza. Non sapeva bene che fare, cosa rispondere e quali emozioni manifestare. Erano troppe: rabbia, dolore, paura, inferiorità, timore. Si accalcavano nel suo cuore e le confondevano le idee.
"La risoluta maestra Aqua tentenna di fronte al nemico? Che strano ed insolito evento."
Constatò Xebald sorridendo. La giovane dai capelli blu lo guardò stupita, le stava leggendo il cuore?
"Non spiare i miei sentimenti!"
"Perdonami, non lo faccio apposta. La mia percezione è talmente elevata che i vostri sentimenti arrivano comunque. Prendi ad esempio i tuoi amici sconfitti. Sento il loro dolore fin qui, la luce dei loro cuori si sta lentamente spegnendo come una fiamma messa sottovuoto."
Aqua digrignò i denti, ogni parola era così ben pesata e mirata. L'aveva toccata nella nota più dolente, la stava stimolando a colpire, la stava manipolando.
"Stai cercando di indurmi ad attaccarti? Perché non fai la prima mossa te, allora?"
Il guerriero fece sparire la lama e portò le mani all'altezza del petto.
"Allora ti sei deciso a fare qualcosa, eh?" Ripeté la ragazza, pronta a subire il colpo.
Un tonfo sordo fu seguito da altri, in un ritmo ripetuto che sembrava una sorta di applauso.
"Complimenti mia cara. Sei riuscita a capire il mio intento. Il tuo acume è veramente notevole, non per niente la tua specialità è la magia." Disse l'altro con aria soddisfatta.
Cos'era? Si stava prendendo gioco di lei? Perché prima aveva attaccato i suoi amici e ora si limitava a parlare?
"Non vuoi combattere, vero? Fin'ora non ci hai mai attaccato, se non provocato, e sono sicura che non avresti ucciso Topolino."
"Ti sbagli. Le vostre vite sono irrilevanti per me. Sto soltanto giocando un po' con voi. Combattere seriamente mi toglierebbe ogni stimolo."
Ma Aqua non ci credeva, quell'uomo nascondeva un lato buono e pacifico e lei l'avrebbe tirato fuori.
"Allora avanti, colpisci!" Disse, gettando a terra Diluvio.
Xebald rise.
"Sembra che le cose si siano invertite. Ora sei tu che mi stai provocando. Lo sento, pensi che non sia così cattivo come voglia far credere, ma ti stai sbagliando. Io non sono cattivo. I cattivi siete voi."
Le sue parole suonarono come una greve sentenza. Con uno scatto felino si piazzò dietro Aqua e tentò di colpirla. Aqua evocò un reflex per proteggersi, mentre sotto l'avversario si piazzarono le mine che aveva precedentemente preparato. L'esplosione alzò un grosso polverone.
"Sei stata brava, ragazzina."
Xebald era illeso e la sua lama aveva penetrato la barriera, ferendo gravemente Aqua.
"Ma non puoi competere con me."
La maestra cadde a terra priva di sensi.
"Aqua!" Gridò Roxas.
I tre erano rimasti a guardare il dialogo tra lei e Xebald, speranzosi che potesse farlo ragionare, ma quando il guerriero passò all'azione, per loro non ci fu nulla da fare, il tutto era accaduto ad una velocità troppo alta perché loro potessero intervenire.
"La vostra sciocca amica ha avuto ciò che meritava."
"Non ti ha fatto nulla!"
Il biondino era furioso, stringeva tra le mani sia il lontano ricordo, sia il portafortuna e guardava con sguardo truce il suo avversario. Xion e Lea si misero alle sue spalle, pronti a dargli man forte.
"Un nessuno, un pupazzo e un umano. Che strana combriccola. E io che pensavo di aver visto tutto nella mia lunga vita."
Roxas si illuminò, sollevandosi in aria, mentre dei fasci di luce ricoprirono un'area circolare, intrappolando Xebald. Nel frattempo anche il rosso si era mosso e alte fiamme andarono a circondare il guerriero. Xion intanto aveva caricato un ragnarok e all'unisono i tre scaraventarono contro il nemico i loro attacchi più potenti.
Proiettili e sfere di luce colpirono da ogni lato il possessore del Xblade e una gigantesca esplosione chiuse il limite.
"Allora? Ti è piaciuta la nostra sinfonia di fiamme lucenti?" Gridò Lea.
"Cosa?"
"è il nome del nostro attacco, l'avete memorizzato?"
"Lea, ti prego." Commentò Xion, paonazza in viso.
"Perché? Che ha di male?"
"Infatti Xion, a me piace moltissimo. Anche pioggia di luci fiammeggianti non sarebbe male."
"Eh no bello, il mio è molto più bello di nome."
"Concordo con Lea."
"Davvero?" Dissero i due voltandosi verso Xion.
"Ehi, non guardate me, io non ho parlato."
"Allora, se non sei stato, chi..."Disse Lea voltandosi.
Davanti a lui c'era Xebald, senza neanche un graffio.
"Ehi, ma tu come hai fa..."
Il calcio del suo avversario spezzò la voce al rosso, che volò via.
"Lea!"
Roxas tentò di reagire, ma l'altro era scomparso.
"Dove sei?"
"Roxas, aiuto!"
"Xion?"
La giovane keyweilder era stata afferrata per la testa dal guerriero e poi lanciata in aria, infine trafitta da una colonna di luce, partita dal dito del nemico.
"No!"
"Non hai il tempo per preoccuparti di lei."
"Cosa?"
Roxas venne trafitto dal Xblade.
"Tu non dovresti neanche esistere, sei solo frutto della follia dell'uomo. Nel mondo che voglio creare, creature come te non sono ammesse. Per questo devi sparire."
"Lea...Xion..."
Furono le ultime parole del biondo, prima di sparire nel nulla, avvolto dall'oscurità.
"Mi dispiace."
******
"è tutta colpa mia, mia. Non sono stato in grado di proteggervi...sono inutile, non valgo nulla..."
Sora si era isolato da tutto ciò che lo circondava, sentiva soltanto dei rumori fiochi e delle voci tenui provenire dall'esterno. Il suo dolore però lo teneva lontano da qualsiasi cosa, non riusciva a provare altro. Non poteva muoversi, non poteva parlare, non poteva nemmeno piangere. L'unica cosa che riusciva a fare era ripetersi che era colpa sua.
"Non sono degno di essere un keyweilder, non sono in grado di proteggere nessuno...sono debole...sono..."
"Oh andiamo Sora, credevo fossi più forte di così!"
"Riku?"
"è il mio portafortuna. Vedi di riportarmelo."
"Kairi?"
"Niente facce tristi su questa nave."
"Pippo? Paperino?"
"Sei un buon altro."
"Roxas?"
"Tu sei colui che aprirà la porta. Non dimenticarlo, Sora."
"No, sono i miei ricordi, sono le voci dei miei amici che mi sostengono. Loro credono ancora in me e io troverò un modo per salvarli...tutti."
Il ragazzo si riprese. Lentamente si alzò da terra e si guardò intorno.
"Ragazzi? Cosa è successo qui? Rispondete!"
"Mentre tu ti preoccupavi di Riku e Kairi, i tuoi compagni hanno osato sfidarmi e questo è il risultato, Sora."
Il giovane maestro alzò lo sguardo, Xebald sedeva sul suo trono, le gambe incrociate, la testa appoggiata sulla mano sinistra, mentre nell'altra teneva il Xblade.
"Li hai sconfitti tutti?"
"Diciamo che tramortiti. Tranne il nessuno. La sua esistenza era uno scempio, così ho deciso di eliminarlo."
"Roxas è...come hai potuto? Dimmelo!" Gridò Sora.
"Te l'ho detto. Vuoi che ti descriva come la mia lama ha penetrato la sua carne? O preferisci sapere cosa il suo cuore falso provava quando si è spento per sempre?"
"..."
"Mi odi, Sora?"
"Troverò un modo per riportarli da me...Riku, Kairi, Roxas e tutti gli altri...li riporterò indietro."
L'altro si portò una mano al volto e si lasciò andare ad una risata fragorosa.
"Il ragazzo inutile, colui che sarebbe dovuto morire quel giorno sull'isola, si è rivelato l'unico che poteva cambiare il destino di questo putrido mondo. Sai perché ho deciso di risparmiarti la vita, dopo quel giorno? Perché il tuo cuore ha toccato il mio, per sopravvivere al potere di mio figlio Assà, sei riuscito ad espandere il tuo cuore fino ad arrivare fin qui nelle tenebre e a toccare quel piccolo frammento di cuore che mi era rimasto. Hai dato una speranza a questo guscio vuoto. Mi hai ricordato una persona ormai scomparsa, un mio caro amico. Purtroppo però non posso più rimandare, la tua luce non è bastata, Sora. Questo cuore ne ha passate troppe per poter accettare ancora i vostri errori. Kingdom Hearts, è giunto il momento, finalmente governeremo su questo regno di impuri!"
Il Xblade si alzò verso il cielo, mentre un'enorme serratura appariva sulla luna a forma di cuore. Un fascio di luce collegò il regno dei cuori e la sua controparte e un tonfo sordo, come una chiave che gira nella toppa, si udì nell'aria.
"Ecco, Sora, la porta si è aperta!"
La terra tremò, le torri intorno all'edificio centrale crollarono come fatte di burro e una strada di pura luce discese dal cielo, depositandosi ai piedi del guerriero.
Xebald scomparve nel nulla, sorridendo.
"Ho promesso che ti avrei fermato, Xebald. E lo farò."
Lo stile equilibrio di Sora si attvò, mentre il ragazzo si accingeva a seguire il suo nemico all'interno del regno dei cuori.
******
"Ehi ragazzino, come ti chiami?"
"Sora."
"E dimmi, se avessi il potere cosa ne faresti?"
"Lo userei per proteggere i miei amici."
Xebald sorrise e accarezzò la testa del piccolo orfano.
"Allora io ti concedo quel potere. Proteggi i tuoi amici, ragazzo."
Così porse il manico del Xblade al giovane Sora, che titubante allungò la piccola mano per toccarlo.
"Io ti nomino primo maestro del keyblade."
"E cosa sarebbe?"
"Lo scoprirai, figlio mio."
"Non sei mio padre."
"Non ti rivolgere a tuo padre in questo modo, impertinente!"
******
"Tutto è iniziato con Sora e tutto si concluderà con Sora. Che strano che è il destino, non trovi, Kingdom Hearts?"
Xebald sedeva sul suo trono in mezzo alla luce, davanti a lui avanzava un ragazzo castano.
La battaglia finale era ormai imminente.
La luce era accecante, forse la più intensa che Sora avesse mai visto. Si distingueva poco e nulla, a malapena riusciva a tenere il sentiero. Man mano che proseguiva sentiva sempre più presenze attorniarlo e tentare di trascinarlo con loro. Non erano ostili, non volevano fargli del male, il loro unico desiderio era mostrargli la loro vita, i loro sogni e le loro speranze perse nel vuoto della morte. Toccavano il suo cuore, più e più volte, mentre si avvicinava al suo nemico. Si facevano sempre più intense, erano troppe e la resistenza del ragazzo cominciava a vacillare. Le sensazioni e le emozioni versate in lui erano talmente intense che sentiva il cuore scoppiare. Una lacrima gli scese sulla guancia, seguita da molte altre, fino a che non riuscì più a trattenere i singhiozzi e poi il pianto. Senza accorgersene era a terra, una mano sul volto, l'altra sul petto a stringere il suo piccolo cuore, in mezzo a mille giganti.
"Basta, vi prego, basta!".
Poteva urlarlo quanto voleva, ma niente, non si accennavano a fermarsi, anzi, sembravano quasi aumentare.
"Non posso tenervi tutte, non ne sono in grado...non ci riesco!".
Rabbia, dolore, amore, passione, speranza, si mischiavano tutte, vorticavano nel suo profondo e lo opprimevano.
"Vi...vi prometto che farò finire tutto questo...ma ora basta..."
Gioia, felicità, orrore, disgusto, erano sempre di più.
"Non...ce...la...faccio più."
Ormai aveva finito le lacrime, il suo cuore era agli sgoccioli, la sua essenza stava per essere risucchiata e schiacciata da altre cento milioni, poi il silenzio.
I muscoli si rilassarono, il cuore tornò a pulsare regolarmente, le emozioni che sentiva erano solo e soltanto le sue. Respirò, si asciugò con la manica il volto madido di lacrime e sudore e si rimise in piedi. Barcollò leggermente, come se non si alzasse da una vita. Si piegò in due, poggiando le mani sulle cosce, e iniziò ad inspirare e espirare per calmarsi. Sentiva un grumo in gola, lo infastidiva. Sputò e macchiò il lucente sentiero di rosso. Rimase qualche secondo a fissare quella pozza che si scuriva sul terreno e poi si percosse la faccia con qualche schiaffo.
"è così è questo che avverte Xebald..."
"Esatto."
Sora fu sorpreso da una voce, mille altre la seguirono.
"Non farti sentire."
"Lui può sentirci."
"è pericoloso."
"Non avvicinarti."
Il ragazzo si guardò attorno, ma niente, solo luce.
"Chi siete?"
I sussurri continuarono.
"Non ti avvicinare."
"Non rispondergli."
Il ragazzo decise di rassicurare le voci.
"Non voglio farvi del male, vi prego, non abbiate paura."
Un essere completamente fatto di luce si avvicinò a Sora. Somigliava ad un pupazzo. Non aveva volto, non aveva nessun segno distintivo, tranne un grosso cuore sul petto. Era simile a quello degli heartless, solo senza la X nel mezzo e le punte inferiori non erano acuminate, bensì smussate. All'interno era di un colore vivido, un misto di vari colori, che si amalgamavano armoniosamente in una sorta di lucente prisma.
"Tu sei il pretendente al trono, vero?"
Chiese titubante la creatura, allungando il dito sinuoso.
"No, sto solo cercando di riportare indietro gli amici che mi sono stati tolti."
"Capisco. Ti riferisci a Riku, Kairi e il nessuno, giusto?"
"Come fai a saperlo?"
Un altro interruppe la discussione in malo modo.
"Basta, non parlare con questo tipo. Non dovrebbe essere neanche qui. Andiamocene."
"...hai ragione."
La creatura seguì il suo compagno nel mezzo della luce.
"Aspetta, dimmi chi sei e come fai a conoscere i miei amici, ti prego."
L'essere si fermò e mentre l'altro lo strattonava, si voltò verso Sora. Anche se non aveva occhi lo fissava intensamente.
"Io sono un cuore. Tutti noi siamo cuori. Questo è il nostro mondo e quelle voci e sensazioni che hai sentito sono quelle degli abitanti di Kingdom Hearts. Anche i tuoi amici sono qui, li ho visti."
"Ora basta, andiamocene." Tuonò l'altro e i due essere sparirono nella luce, così come erano apparsi.
"....i miei amici sono qui? Allora non sono morti. Stanno bene? Rispondi."
Silenzio.
"...capisco."
Sora proseguì, seguendo a fatica la strada. Le voci e le strane creature non si manifestarono più e il silenzio più totale regnò fino alla fine del sentiero.
Dopo un tempo che gli sembrò interminabile giunse di fronte ad un enorme muro di luce.
"E ora?"
L'enorme parete non sembrava avere pertugi dove insinuarsi e neanche passaggi nascosti, era solo una gigantesca barriera.
"Non posso essere arrivato fin qui per nulla. Ci deve essere un..."
Le parole gli morirono in gola, mentre la sua mano si muoveva da sola, come posseduta. Tra le dita apparve il keyblade, che strinse saldamente, poi sollevò il braccio all'altezza della spalla e dalla punta della chiave partì un fascio di luce. Questo perforò il muro e un tonfo sordo riecheggiò nell'aria. Una gigantesca serratura apparve per qualche secondo per poi sparire un attimo dopo. Come enormi battenti, le mura si mossero verso l'interno, rivelando il passaggio.
******
"Questa sarà la tua nuova casa, Xebald."
"Non mi chiamo così."
"Da oggi in poi il tuo nome rispecchierà il fardello che porti tra le mani."
Il nome della spada che aveva in mano comparve davanti agli occhi del ragazzo.
"Xblade."
Lesse il giovane.
Le dita della creatura di luce mossero le lettere come per magia, fino a che non andarono a comporre il suo nuovo nome.
"Cosa leggi ora?"
"Come cosa leggo? Il mio nome."
"E sarebbe?"
"Xebald."
"Benvenuto nel tuo nuovo regno, mio sovrano."
Xebald sorrise. Un passo,un altro e i suoi abiti cambiarono. Una scintillante armatura sostituì i cenci indossava. Lui, però, non ci fece caso, puntava dritto al trono davanti a lui. Arrivato a qualche metro lo guardò per qualche secondo, poi sorrise di nuovo.
"Sono a casa."
Si voltò e guardò i suoi sudditi.
"Sono a casa!" Urlò.
Un boato si sollevò dalla folla di creature.
*******
La sala in cui aveva avuto accesso era circolare e completamente bianca. Un cuore enorme, lo stesso che le creature portavano sul petto, era impresso sul pavimento. La luce non era più così abbagliante e riusciva finalmente a distinguere i dettagli di ciò che lo circondava: era una sala del trono. Colonne fatte di luce la circondavano completamente, tutte con il capitello a forma di cuore, sormontato da imponenti corone. Su un lato della sala c'era una statua con uno strano simbolo che ricordava un vortice oscuro, mentre sull'altro lato ve ne era un altro simile a un cuore vuoto e privo di qualsiasi sentimento. Davanti a lui, invece, si stagliava un enorme corona splendente, velata da teli, che ne ricoprivano la luce intensa. Da dietro la stoffa si intravedeva un trono a forma di cuore.
"Xebald, so che sei qui! Sono venuto a riprendermi i miei amici!"
I veli si sollevarono delicatamente, come accarezzati da una leggera brezza. Dietro di essi si mostrò il signore del luogo, Xebald.
"Sora, bentrovato. Questo è il mio regno. Qui sei a casa mia. Gradisci qualcosa?"
"Smettila di fare il buffone!"
Xebald rise. Poggiò la testa sulla mano chiusa a pugno e squadrò il ragazzo.
"Immagino tu sia venuto per prenderti il mio trono, la mia casa."
"Ancora con questa storia? No, io sono qui per Kairi e Riku! E per riportare indietro Roxas!"
Gridò Sora, evocando il keyblade.
"Ridammeli, Xebald!"
"Sai, questa fu la mia casa quando tutto mi fu strappato, le creature che hai incontrato prima furono i miei più grandi amici, finché non ho incontrato lui, Sora."
"Sora? Di chi stai parlando?"
"Non importa, ragazzo. Non c'è più tempo. Il mio regno deve sorgere, prima che l'uomo lo annienti definitivamente. Tu non puoi fermarmi, ormai è troppo tardi."
"Basta, stai cercando solo di confondermi. Io riuscirò a fermarti, fermerò questa pazzia perché l'ho promesso ai miei compagni e riavrò indietro ciò che ho perso!"
"Fosse così semplice...non credi l'avrei fatto anche io?"
Un enorme creatura di luce apparve alle spalle di Xebald. Il suo ruggito squassò l'aria, mentre le sue enormi mani si abbatterono sul ragazzo. Sora divaricò leggermente le gambe, poi con le braccia compì una rotazione e colpì gli arti della creatura. Questi svanirono in mille piccole luci, mentre il ragazzo saltava per raggiungere il suo avversario. I due keyblade cozzarono in un onda d'urto imponente, che incrinò le colonne circostanti. Xebald continuava a tenere la testa appoggiata sul braccio libero, come se non stesse facendo il minimo sforzo, mentre Sora spingeva con tutto il fiato che aveva in corpo. La contesa durò qualche secondo, poi il ragazzo fece un balzo all'indietro, mentre un sacro si elevava a difesa del suo invocatore.
"Oh." Esclamò Xebald. "Non mi aspettavo che lo evitassi."
Sora rotolò per schivare gli spuntoni di luce caduti dal cielo, poi caricò un ragnarok. Un misto di luci nere e bianche esplosero dalla punta del suo keyblade per andare a infrangersi sul reflex del suo nemico.
"Vuoi spararmi quella roba e pensare di potermi fare qualcosa?"
Dietro Xebald comparvero una miriade di proiettili di luce. Questi circondarono la sala.
"Ti ricordi, questa era una tecnica di Xemnas. Be, quello che non sai è che la appresa da me."
La massa piovve su Sora, che attivando un nuovo stile, si ricoprì di rocce. Il golem appena nato riuscì ad attutire l'attacco, mentre il ragazzo usciva dalla roccia frantumata avvolto da fiamme splendenti. L'enorme fenice aprì le sue splendide ali e il ragazzo si lanciò addosso a Xebald. Questo però rievocò la creatura di luce, che questa volta fu avvolta dal ghiaccio e bloccò l'attacco di Sora, congelando l'uccello e schiantandolo a terra. Le fiamme andarono in pezzi, ma il maestro non era all'interno, ma si era già ricoperto di cristalli e aveva evocato un tornado blizzaga. La magia fu bloccata da una colonna di fuoco, che la annientò completamente, mentre una gigantesca meteora spuntava dal polverone creato dall'impatto. Sora si preparò a tagliare il masso, ma una miriade di spine bloccarono il giovane.
"Cosa?"
"Troppo facile."
La meteora colpì in pieno.
"Non è possibile." Esclamò Xebald, mentre la lama trapassava il suo petto.
"Lo è."
Sora era apparso dietro di lui sfruttando l'antifusione e l'ombra creata dal meteorite.
"Sei bravo. Credo che mi divertirò."
La copia creata da Xebald scomparve, mentre dal terreno spuntò una mano che bloccò Sora.
"Eh?"
Xebald seguì l'arto, afferrando Sora per la gola.
"Scherzavo, muori."
Il Xblade si abbatté sul ragazzo, ma riuscì a deviarlo con il piede, liberandosi, e usando come spinta la spada, riuscì a portare una nuova offensiva. Sicuro di colpire il suo nemico, rimase sconvolto quando il colpo si afflosciò davanti al viso del suo avversario.
Xebald gli sferrò un pugno che lo fece volare via, ma si fermò a mezz'aria, come bloccato da qualcosa, per poi essere sbattuto a terra da un intenso antimaga. Si rialzò a fatica, ma magnetega lo attirò verso Xebald, che lo atterrò con un altro pugno. Prima che potesse fare altro, il guerriero era su di lui con il Xblade puntato al suo cuore.
"Quando anche il tuo cuore entrerà nel mio regno, il mio dominio potrà iniziare. Addio...Sora."
La lama calò sul ragazzo.
La lama calò inesorabile puntando dritta al cuore di Sora. Il volto stravolto del ragazzo si rifletteva sul metallo lucente, quasi trasparente.
"Addio, Sora."
Nessun tonfo sordo, nessun cuore che spariva nella luce, solo un fantoccio d'ombra che fissava Xebald, il Xblade che affondava nelle sue viscere inesistenti.
"Ho imparato a controllarla."
L'essere nero si sciolse come neve al sole, mentre il giovane dietro di lui era comparso.
"Interessante, davvero interessante."
Al guerriero dall'armatura cristallina bastò inclinare la testa di lato e alzare due dita per bloccare il fendente che gli arrivava alle spalle. Dalla punta, però, si irradiò una luce intensa.
"Sacro!"
Urlò il castano, mentre colonne bianche ricoprirono il suo avversario.
"Se non ricordo male fu la prima cosa che imparasti all'inizio del tuo cammino: più ti avvicini alla luce, più grande diventa la tua ombra. Non è forse così?"
"Cosa?"
L'ombra di Xebald, ingigantita dalla magia del maestro, prese vita e bloccò Sora in una presa d'acciaio.
"Riproviamoci. Che ne dici?"
"Ngh..."
Di nuovo il cavaliere tentò di trapassare il nemico, ma gli abiti di quest'ultimo cambiarono improvvisamente. L'onda d'urto magica spazzò via i legacci oscuri, consentendo al prigioniero di reagire, bloccando il colpo. Purtroppo per lui non riuscì a deviarlo completamente e la forza di Xebald lo spazzò via. Fece un volo di qualche metro, prima di conficcare il keyblade nel terreno usandolo come ancora. Mille scintille si propagarono dalla zona d'attrito, mentre il loro creatore si rimetteva dritto e con la nuova fusione limite a dargli man forte, si rivestì di un'aura abbagliante.
"Ars Arcanum!"
Con questo grido, il giovane partì all'attacco, sfoggiando una serie di fendenti in sequenza. Uno verso l'alto, uno verso il basso, uno a destra, uno a sinistra, un ritmo incalzante e senza sosta, ma niente, Xebald non cedeva di un millimetro e schivava ogni colpo. Quando però anche l'ultimo colpo stava per andare a vuoto, il giovane scomparve e una copia di oscurità completò la serie, fallendo miseramente. Il guerriero si voltò di scatto e con una mano afferrò il keyblade dell'avversario.
"Un raid. Non sei niente male."
Fissò per qualche secondo la spada nella sua mano, prima di lanciarla al suo possessore.
"Ritenta, sarai più fortunato."
Il potenziamento di Sora scomparve. Il tempo era ormai finito. Però la cosa non turbò il ragazzo, che aveva già preparato il piano b.
"Stile luce regale."
Le varie corone sui suoi vestiti furono sostituite da una più grande al centro della maglia. Brillava intensamente, il suo bagliore sorprese lo stesso ragazzo. Il furore della battaglia distolse la sua attenzione da quel dettaglio e sette spade di pura luce si materializzarono alle sue spalle.
"Lame del paradiso."
Le lame svanirono nel nulla non appena si avvicinarono a Xebald.
"Non è possibile...come hai..."
Un bruciore insopportabile gli esplose dalla pancia. Leggermente spostato a sinistra, qualcosa di caldo e formicolante gli provocava quel terribile fastidio. Abbassò lo sguardo, tremante all'idea di scoprire cosa fosse, e quando lo vide non credette ai suoi occhi: la sua stessa lama, ricoperta di uno strato elettrico, gli stava causando tutta quella sofferenza. Alzò gli occhi, cercando il suo nemico, ma quello che guardava era solo una colonna. La spada gli squarciò il fianco e lui cadde a terra, mentre Xebald si stagliava dietro di lui, le altre sei lame fluttuanti dietro di sé.
"Tu..non...puoi..."
Una dopo l'altra caddero sopra di lui. Prima una gamba, poi la mano, la spalla, l'altra mano e infine...
"No!"
Sora bloccò a due centimetri dal suo cuore il Xblade. Ansimava affannato, ma c'era riuscito, aveva spezzato l'illusione del suo avversario.
"Stai usando i poteri di Assà, giusto?"
Respinse l'attacco indietro e riprese fiato.
"Mi stupisci sempre più, ragazzo mio. Un normale ragazzo come te che sfugge a questo potere, fin dove si spingerà la tua particolarità?"
Sora non rispose. Non riusciva a spiccicare una parola, aveva le orecchie tappate, come se del cotone ci fosse finito dentro, e tante piccole gocce di sudore gli appannavano la vista.
"Non dirmi che sei già stanco? E pensare che abbiamo appena iniziato."
Il ragazzo per tutta risposta sorrise. Alzò il braccio verso l'alto e un fiore roseo sbocciò sulla sua testa, rilasciando una polverina lenitiva che lo rimise in sesto. Sentì le energie scorrergli nuovamente nel corpo e come tornato a nuovo, si mise in posa, pronto a combattere ancora.
"Ora si fa sul serio, sei pronto?"
Un aura elettrica rivestì il corpo di Xebald. All'inizio prese la forma di un gatto, poi cambiò di nuovo forma. Ali d'angelo sbucarono alle sue spalle, mentre il Xblade cambiava forma. Artigli celurei si adattavano alle mani del guerriero. Il volto di energia divenne più umano, passando a metà tra l'umano e il ferino.
Sora non ebbe neanche il tempo di capire da dove arrivassero quella pioggia di colpi. Talmente rapidi e fulminei che gli squarci sul corpo del giovane sembravano apparire come per magia. Il colpo finale penetrò nel ventre di Sora con tutte e dieci le dita, lasciando lo stesso numero di fori sanguinanti. Una frusta elettrica lo riprese al volo e lo attirò verso il cavaliere, che nel frattempo aveva tramutato il Xblade in cestus lupini. Questi però divennero neri come la pece, mentre gli occhi sopra di essi divennero di un rosso spento. Il maestro si sentì pervadere dall'oscurità e poco dopo avvertì un dolore lancinante, come delle zanne che perforavano la sua carne in più punti. La violenza del pugno lo sbalzò via. Xebald nel frattempo ne approfittò per cambiare nuovamente stile e un' aura dorata dalla forma di un dragone lo pervase. Evocò un magnete appena sopra il ragazzo e lo usò per spostarsi velocemente, poi piantò a terra con un calcio il suo avversario. L'impatto frantumò il pavimento lucido della sala.
Xebald alzò il ragazzo da terra e lo guardò penzolare dalla sua mano.
"Ora ti farò provare il vero dolore."
La mente di Sora cominciò ad esplodere nuovamente. Milioni di persone gli affollavano il cervello, mentre lo stesso numero di sentimenti il cuore. Pian piano tutte le sensazioni sparirono, fino a che solo il dolore rimase come suo unico compagno. La sofferenza di interi mondi, di miliardi di cuori, gli stava lacerando l'anima. Nuovamente le lacrime cominciarono a sgorgarli dal viso e non poteva fermarle, ma non erano sole. Sofferenza, così tanta sofferenza.
"Basta...basta, ti pre...go..."
Le già residue forze cominciarono ad abbandonarlo. Non ce la faceva più.
"Lo senti? Senti quanto la vostra ostinata cocciutaggine sta causando dolore."
Forse aveva ragione, forse era stato proprio lui a recare tutto questo dolore e ora era giusto che ne condividesse la pena, che ne pagasse lo scotto. Si stava per lasciar andare, stava per mollare quando udì una voce:
"Io credo in te, Sora."
Kairi? Non c'era dubbio, era lei. Dove era? Non vedeva altro che buio. Quel sussurro fu seguito da mille altri, tutti diversi, tutti sparsi nei mondi e gli chiedevano tutti la stessa cosa:
"Aiutaci, eroe del keyblade."
Il ragazzo aprì gli occhi. Tra le mani reggeva il Xblade di nuovo a pochi passi dal suo cuore.
Xebald gettò a terra il ragazzo, irritato. Era la prima volta che lo vedeva così infastidito. Piccole vampe guizzavano dal suo corpo, mentre le sue mani si rivestivano di ghiaccio.
"Non capisco cosa ti spinga ad andare avanti. Quando sei ad un passo dalla morte, ecco che torni a fermare il mio colpo di grazia. Ti aggrappi alla tua misera vita come se fosse la cosa più importante dell'universo. Neanche tutto il dolore che ti ho fatto sentire ti ha convinto a desistere..."
Sora si toccò il cuore.
"Ti sbagli, è stato proprio quel dolore a farmi capire quanto conta la mia vittoria qui."
"Fa silenzio!" Ormai non la tratteneva più, divampava nei suoi occhi. "Sai cosa viene dopo il dolore? Un rabbia irrefrenabile. Ora proverai il suo fuoco! Angelo di fuoco, demone di ghiaccio."
Ali infuocate, artigli di ghiaccio, un'armatura di dolore e furia.
Sora si curò in fretta e si rimise in piedi.
"Non posso perdere, non ancora."
Milioni di cristalli di ghiaccio si librarono nell'aria quando Xebald alzò il braccio verso il cielo. Brillavano come tante piccole stelle e riflettevano lo splendore della stanza.
"Pioggia mortale, cristallo del Nord."
I piccoli frammenti vorticarono trasportati da un vento misterioso, poi piovvero sull'avversario.
"Reflex."
Gridò Sora. Rimbalzando sulla barriera con un tintinnio assordante, la pioggerella non accennava a fermarsi e la protezione cominciava a cedere. Dopo qualche minuto alcuni proiettili penetrarono lo scudo e ferirono il ragazzo.
"Non reggerò a lungo, così." Pensò.
Roteò allora il keyblade e dalla punta si propagò una fiammata gigantesca.
"Novaflare!"
Un esplosione travolse una vasta area, vaporizzando i cristalli letali e investendo lo stesso Xebald. Quest'ultimo senza battere ciglio si ricoprì con le sue ali e bloccò il colpo.
"E questo sarebbe un novaflare? Patetico."
Ad una velocità impressionante, Xebald raggiunse un Sora stupito, aprì la mano davanti al suo volto e disse:
"Questo è un novaflare. Onda di fuoco eterno."
Le fiamme sulle ali confluirono sul palmo della mano del guerriero per poi generare un'esplosione devastante. Il giovane maestro riuscì in tempo ad attivare lo stile diamanpolvere utilizzando un potente blizzard e questo gli permise di resistere all'insopportabile calore. L'urto però lo sbalzò lontano, schiantandosi contro una di quelle colonne lucenti che circondavano la sala. La botta gli fece perdere per qualche secondo i sensi e quindi lo stile. Si rialzò ansimando, mentre Xebald gli puntava il Xblade contro.
"Sarebbe tutto più facile se ti arrendessi, sai? Perché non ti unisci a me? Con te al mio fianco ricostruiremo il mondo, reimposteremo l'ordine e riavrai i tuoi preziosi amici."
"..."
"Avanti Sora. Hai sofferto così tanto, eri solo un quattordicenne quando Xehanort ti portò via i tuoi migliori amici per i suoi piani e solo sedici quando hai dovuto fronteggiare una guerra. Ora quanti ne hai? Diciassette giusto? E stai affrontando il signore di Kingdom Hearts. Sai di non avere possibilità, sai che morirai. Ti sto proponendo un'offerta irrinunciabile. In fondo siamo così simili, abbiamo perso i nostri amici per colpa di altri e non siamo riusciti a proteggerli. Ora abbiamo la possibilità di onorare la loro memoria, di farli tornare. Avanti, Sora."
La mano tesa verso il ragazzo ai suoi piedi, un sorriso sul suo volto a rassicurare il suo possibile alleato.
"Mi dispiace Xebald."
"Di cosa?"
"Mi dispiace che tu abbia perso il tuo amico per colpa di altri, di come tu sia finito in quel posto, di come sono andate le cose...vorrei aiutarti...ma non posso. Hai troppo odio nel tuo cuore, l'oscurità ha preso anche te, ora sei come quelle persone che tanto combatti. Sei uno di loro, posso sentirlo."
"E con ciò? Presto cancellerò quell'oscurità. Nel mio mondo non può esistere l'oscurità."
Rispose l'altro.
"L'oscurità non si può cancellare, l'ho imparato grazie al mio amico Riku. L'oscurità è parte di noi e ci da forza, ma ci consuma anche. Tu ne sei stato consumato. Sei stato troppo tempo al buio."
"Quindi rifiuti la mia offerta."
"Ho troppo da perdere. Il mondo che vuoi tu, non è quello che voglio io, Xebald."
"Comprendo. E quale mondo vorresti?"
"Quello che avevo prima che tu lo sconvolgessi. Un mondo dove io e i miei amici possiamo stare insieme, felici. E tu l'hai distrutto, ti sei portato via i miei amici e pretendi che io ti creda? Sei il re di Kingdom Hearts giusto? Guarda cosa hai combinato, sua maestà! Hai causato la stessa sofferenza che coloro che odi hanno inflitto a te e a chi? A persone che non c'entravano nulla con questo. Hai capito ora? Sei stato consumato dalla tua oscurità, possibile che non riesci a comprenderlo?"
"...."
"Ti prego Xebald, torna ad essere quello che eri un tempo. Sora non vorrebbe che tu creassi un mondo che lui ha difeso con tutto se stesso."
Sora si alzò e sorrise.
"Hai fatto del male, ma puoi rimediare, non è troppo tardi."
Il guerriero indietreggiò quando Sora gli porse la mano a sua volta.
"Non solo rifiuti la mia offerta, ma osi propormi una cosa come rinunciare al mondo perfetto? Stai andando oltre ragazzo..."
Alzò il Xblade verso il cuore del giovane.
"Ti stai spingendo troppo oltre."
Sora si gettò ai suoi piedi, inginocchiandosi.
"Ti prego Xebald. Te lo chiedo in ginocchio, basta con tutto questo. Anche i tuoi amici stanno soffrendo. Li ho sentiti, non ti riconoscono più. Torna in te."
"I miei...amici?"
Gli esseri di pura luce che prima si erano nascosti e avevano celato la loro presenza affluirono nella stanza, guardando il loro sovrano.
"Voi state soffrendo?"
"Sì."
"Perché?"
"Perché tu stai soffrendo. Tutto questo non è da te. Il tuo cuore soffre a fare del male."
"No, lo sto facendo per un bene superiore, per il bene di tutti. Non sto soffrendo!"
"Allora quelle lacrime cosa sono?"
L'essere alzò il suo braccio luminoso e indicò delle gocce luccicanti sul volto del suo sovrano.
Xebald portò la mano al volto e si toccò la guancia. Quando la tolse, le sue dita erano umide. Si strofinò con il braccio per asciugare le lacrime e disse:
"Lo sto facendo per noi, per il mio amico Sora, per tutti! Non potete ripagarmi così, non potete tradirmi e passare dalla parte di quel moccioso. Non potete!"
Le creatura si schierarono tra il giovane e il loro re.
"Possiamo, è la cosa giusta da fare. Lui combatte per qualcosa che tu hai perso di vista. Lui combatte per motivi nobili. Lui ha preso il tuo posto, amico mio."
"...e sia, eliminerò il mio rivale, lo spazzerò dalla faccia dell'universo e riprenderò il mio posto."
Il guerriero si illuminò, la luce era talmente accecante che Sora dovette chiudere gli occhi per non rischiare di rimanere cieco. Quando li riaprì, notò che il suo avversario era notevolmente cambiato. Metà nera, metà bianca appariva la corazza, mentre sette spade di luce si stagliavano dietro le sue spalle, mentre due ali nere lo tenevano sospeso in aria. Al centro del pettorale, oltre al cuore. comparve anche una corona spezzata, a significare il re decaduto. Il Xblade non cambiò molto, solo la lama fu intrisa di venatura nere e luminescenti.
"Sette virtù, tredici peccati. Questo è lo stile definitivo."
Con un battito d'ali si elevò ancora più in alto, quasi a toccare la volta bianca della sala. Le sette lame puntarono verso la punta del suo Xblade, mentre questo mirava verso il suo avversario. Le ali si chiusero davanti all'armatura. Una sfera bianca e nera si generò dalla punta della spada, mentre le lame alle sue spalle la alimentavano. Il nucleo di energia si espanse, fino a prendere la forma di un cuore con una grossa X nera al centro, simile a quella che presentava l'emblema degli heartless.
"Kingdom Hearts dammi il potere che mi serve, cedimi la tua forza e insieme creeremo il mondo che desidero. Cannone del cuore!"
Il cuore fu sparato contro Sora, la sua energia crepò il terreno sotto di essa mentre avanzava inesorabile.
"è finita, non posso fermare una cosa del genere..."
In quel momento centinaia di quelle strane creature si frapposero tra lui e l'attacco di Xebald. L'esplosione fu devastante, sbalzando via Sora.
Quando riprese i sensi, una pioggerella di piccole lucine e un enorme cratere avevano sostituito la barriera di esseri.
"Li hai uccisi...perché?"
"Torneranno..."
"No! Non torneranno! Hai ucciso i tuoi amici!"
"Sta zitto. Si sono messi in mezzo."
"Tu sta zitto!"
Sora tese il braccio davanti a sé ed evocò il keyblade. La catena regale comparve nella mano del giovane. L'arma si illuminò subito dopo, mutando in un'altra. Un manico simile ad un cuore, sormontato da una corona a tre punte, mentre una lama a forma di chiave di un color cristallo vivido comparve sopra l'elsa.
Una voce accompagnò l'apparizione della nuova spada chiave.
"Questo è il regalo per il nostro nuovo sovrano. Fai buon uso del nuovo Xblade. E che questo non significhi fine, ma inizio."
Sora annuì.
"Cos'è quella cosa?"
"Io, Sora, nuovo re di Kingdom Hearts ti sconfiggerò, Xebald."
"Tu non sei re di niente."
Con un'altro battito d'ali, Xebald partì all'attacco.
Sora tentennò un attimo, poi sentì due mani toccargli le spalle.
"Riku...Kairi?"
Una lo spinse.
"Roxas?"
I tre annuirono e lui fece lo stesso.
"Ho capito."
Sora si diresse verso Xebald. I due si scontrarono, finendo ai lati opposti della stanza.
Entrambi si voltarono all'unisono.
Xebald si avvicinò a Sora. La mano tesa verso di lui. Il ragazzo non si mosse di una virgola, si limitò a fissarlo.
"Avevi ragione. Sono stato uno sciocco. Questo mondo è perfetto com'è, governalo come si deve, Sora."
L'altro annuì.
"E prenditi cura della mia famiglia, non sono malvagi, è stata la mia influenza a renderli così..."
"Lo farò." Disse Sora sorridendo.
"Ti ringrazio, mio re. Be, per farmi perdonare ti concederò il mio potere e ti restituisco i tuoi amici. So che è poco, ma accettalo, ti prego."
"...lo farò."
Rispose Sora, che all'improvviso provò un enorme tristezza, guardando il suo avversario sparire di fronte a lui.
"Amici miei....voi mi avete donato tutto questo....io vi ho delusi...potrete mai perdonarmi?"
Una pioggia di luce cadde dal soffitto della stanza, come se lo stesso Kingdom Hearts stesse piangendo la morte del suo ex sovrano.
"Loro non ti hanno mai odiato Xebald. Lo sento."
L'altro annuì con un cenno del capo.
"Addio, Sora."
Prima che il corpo sparisse, la pioggia lo avvolse, solidificandosi. L'immagine del più grande maestro del keyblade rimase impressa per sempre nella luce, risplendendo anche nell'oscurità più buia. I suoi amici, i fullheart, avevano creato una tomba di luce con la loro stessa essenza per rendere il loro amico immortale, anche dopo la morte.
"Addio, Xebald. è stato un onore fare la tua conoscenza e se non fosse stato per il dolore che hai vissuto, sono certo che saresti stato un sovrano magnifico...."
La pioggia non cessò per diversi minuti, Kingodom Hearts pianse a lungo la fine della sua controparte, così come Sora, osservando la magnifica statua che lo ritraeva.
Rimase immobile per un lungo istante, guardando quella magnifica statua d'oro che si stagliava davanti a lui. Un senso di tristezza lo assalì. Era buffo, l'aveva odiato per tutto questo tempo e ora la sua assenza lo rattristava. Sentiva come un vuoto, un silenzio che prima era un sussurro. Si passò la mano sugli occhi per asciugare le lacrime involontarie.
"Quanto ancora dovrò soffrire..."
In quel momento il Xblade neonato gli comparve nelle mani. Fu un gesto incondizionato, come guidato da una forza misteriosa. Tant'è che la spada finì dritta nel petto del cimelio, distruggendolo.
"Cos..?"
Sora era incredulo, che era successo? Perché il Xblade aveva distrutto il ricordo di Xebald?
"Non temere giovane re, era tutto previsto."
Un essere bianco con un lungo bastone tra le mani apparve nella luce della sala.
"Chi sei? Sei un fullheart?"
"Precisamente un'entità superiore. Sono colui che sceglie il nuovo custode del regno. Io mi ergo sopra ai miei simili, anche se non vorrei, per saggezza e anzianità. Sono il cuore da cui è nato Kingdom Hearts. In parole semplici, il suo nucleo."
"Oh, voi siete...mi dispiace per...io non..."
"Non ti crucciar per le tue cattive maniere, anche Xebald non era un campione di convenevoli.
Sora provò a rimediare, inchinandosi, ma l'essere avanzò e gli intimò di alzarsi con un colpetto del grande bastone sul pavimento.
"Alzati ragazzo, un re non piega mai la sua testa, se non davanti al suo popolo."
Il giovane maestro si alzò, tutto rosso in volto.
"Così va meglio. Ora veniamo al punto per cui io sono qui. La tua investitura come sovrano di Kingdom Hearts."
Il ragazzo annuì.
"Ora puoi inginocchiarti."
Sora eseguì senza fiatare. L'essere si avvicinò ancora di più, fino a che il suo bastone non fu a un palmo dal naso del giovane.
"Il nome?"
"Sora, signore."
"Sora, con la carica che mi è stata concessa io ti nomino nuovo re di Kingdom Hearts. Che le tue azioni siano sempre guidate dal tuo cuore e che niente possa deviare o piegare la tua volontà. Luce, tenebra, nulla, lo spazio onirico, tutti aspettano che il nuovo sovrano li guidi nel migliore dei modi. Ora alzati, sovrano di Kingdom Hearts."
Detto ciò lo stesso anziano si inginocchiò di fronte al nuovo sovrano, che levandosi lentamente, venne ricoperto da una luce abbagliante, mentre l'armatura di Xebald prendeva il posto dei suoi vecchi vestiti.
"Wow, questa è..."
"La tenuta ufficiale del re." Rispose l'anziano. "Ma ora veniamo alla statua."
Il ragazzo annuì, deglutendo ansioso.
"Xebald ha deciso di donarti il suo potere giusto? Ed è quello che è successo. Con la mia benedizione, tutto il potere del precedente sovrano si è cristallizzato in un cimelio e tu, rompendolo, hai acquisto tutta la conoscenza e il potere di Xebald."
"Allora è questo che intendeva...grazie Xebald." Disse Sora portandosi le mani al petto.
"E grazie anche a...è scomparso..."
L'essere che un momento fa era davanti a lui, era svanito nel nulla, così come era apparso.
"E ora? Come torno indietro? E gli altri? Come staranno? E Riku? E Kairi?"
"Stanno tutti bene."
Sora si voltò.
"Non...ci credo...Roxas? Sei tu?"
"Sì..."
Sora corse ad abbracciarlo.
"Sono contento che tu stia bene, così potremo tornare indietro e..."
"Riku e Kairi sono tornati dopo la morte di Xebald, la pioggia era il cuore del precedente re che si riversava su coloro che l'avevano creato. Tutti coloro che erano parte di Xebald sono vivi e vegeti nel regno dell'oscurità, al castello."
"E tu come fai..."
"Perché dovevo tornare anche io."
"E perché...oh, hai rifiutato?"
"Sì." Disse il biondo voltandosi.
"Ma perché? Perché non vuoi tornare? E Lea? E Xion? E Naminé? E tutti quelli che ti vogliono bene?"
"Capiranno." Rispose freddo il nessuno.
"No, non lo accetto, tu...tu tornerai con me, costi quel che costi!"
Sora imbracciò il Xblade e attaccò Roxas.
La lama gli passò attraverso, deformando la sua figura per un istante.
"Sei stato nominato sovrano e già disubbidisci alle regole?"
"Io...se è per una giusta causa...lo faccio volentieri!"
"E chi sei per decidere ciò che è giusto eh? Chi sei? Ho preso una mia decisione, per una volta nella mia vita sono riuscito a prendere una dannatissima decisione e tu vuoi rovinare tutto di nuovo? Hai sempre condizionato la mia vita come mio qualcuno, ma ora è il momento di finirla. Qui ho trovato ciò che cerco, sono a casa e non voglio andarmene."
"...Roxas...se è questo che vuoi...allora..."
Sora alzò il Xblade al cielo e aprì una porta.
"Benvenuto a casa, amico mio."
Una luce intensa irradiò la già luminescente sala.
"Grazie Sora."
Quella fu l'ultima volta che il giovane vide il suo nessuno. Gli piacque ricordarlo così, forte e risoluto, anche se sapeva che solo il tempo avrebbe potuto fermare le lacrime che all'unisono sgorgavano a frotte dai loro occhi lucidi.
*******
Nella sala regnava un silenzio surreale, c'erano solo corpi riversi a terra privi di forze. La pallida luce di Kingodm Hearts li illuminava pigramente. Ogni tanto violente scosse squassavano il terreno, ma niente smuoveva quelle persone. Poi accadde qualcosa di curioso. Iniziò a piovere. Non era semplice acqua che scendeva da nubi grigiastre, ma lacrime di un mondo ferito. Le rilucenti goccioline cominciarono a posarsi su ognuno di quei guerrieri e fanciulle. Prima piano piano, poi sempre più intensamente, fino a che un diluvio di aureo splendore non li ricoprì del tutto. I cavalieri, ricoperti di una sinistra oscurità, tornarono a vedere la luce. Le principesse, bianche come cadaveri, si colorirono di un rosa aggraziato, mentre gli amici di Sora si levavano uno ad uno, come per miracolo. Ogni ferita era scomparsa, ogni dolore era svanito, ogni oscurità era stata debellata. Topolino, Aqua, Terra, Ven e gli altri furono entusiasti di poter riabbracciare i loro più cari amici scomparsi da tempo.
"Sei stata veramente coraggiosa, Kairi." Le disse Aqua sorridendole e lei ricambiò.
Topolino corse ad abbracciare un intontito Riku.
"Riku!"
"Topolino...mi dispiace, alla fine ho fallito..."
"Gauswh Riku, hai fatto tutto quello che potevi e se siamo tutti vivi è anche per merito tuo."
"Ha ragione." Disse Terra, poggiandogli una mano sulla spalla.
Gli unici ancora in ansia erano Paperino e Pippo, preoccupati per Sora.
"Sono sicuro che sta bene." Disse Riku.
"Sì, lo sento, Sora sta bene." Gli fece eco la rossa.
"Roxas! Roxas!"
"Dov'è?"
"Non lo so...è l'unico che manca...Roxas!"
"Fratello, perché cercano un nessuno?"
"Un po' di tatto, Senimo."
"Ma..ma..."
"Oh andiamo, fallo sfogare un po', ah ah ah"
"Menois, ti ci metti anche tu?"
"Sono vivo...mio sovrano...mi hai restituito la vita?"
Una mano rassicurante si poggiò sulla spalla di Vadeid. Emris gli sorrideva, annuendo.
"Voi siete tutti vivi?" Esclamò Ven.
"Ehi, sono più vivo di te, biondino." Rispose a tono Senimo.
Furono attimi di tensione, erano tornati anche i dodici cavalieri, che il mondo era ancora in pericolo?
I due schieramenti si fissavano sospettosi, l'un l'altro, il minimo movimento sbagliato avrebbe causato una battaglia sanguinosa e inaspettata. Una pallida luce irradiò la sala. Come avvolto da un manto dorato, comparve il nuovo sovrano nelle sue vesti ufficiali.
"Xebald?"
"è vivo?"
"Allora Sora..."
"Lentamente l'uomo si tolse l'elmo, rivelando il viso sorridente del castano.
"Ehilà ragazzi!"
Non ebbe neanche il tempo di mettere due parole di fila, che Paperino lo colpì violentemente alla testa.
"Brutto babbeo, egoista, ci hai fatto preoccupare a morte!"
Disse singhiozzando vistosamente.
"Ahio, mi hai fatto male, Paperino."
"Dovevo ucciderti! Altro che male!"
"Gauwhs, Paperino, ora che sappiamo che Sora è salvo, non c'è bisogno di fare tutte queste..."
"Se non taci ti accoppo pure a te!"
In mezzo alla confusione e alle risa, due giovani corsero verso il ragazzo. Una le si fiondò addosso, abbracciandolo in lacrime.
"Sora...ci hai salvati..."
"....scusami se non sono stato abbastanza forte, ma ora non succederà più."
Il ragazzo la strinse a sé per qualche istante. Poi alzò lo sguardo e incrociò quello di Riku. Bastò quello ai due, un simbolico gesto di intesa.
"Mio re..."
A quelle parole Sora si voltò, lasciando Kairi. I dodici dietro a lui si inginocchiarono al suo cospetto.
"Siete stati usati per uno scopo ingiusto. Xebald stesso ha sofferto molto per voi, ma ora potete rimediare a quello che avete combinato in questi lunghi anni. Redimervi dalla vostra oscurità, debellare ogni timore e sofferenza. Ho promesso che vi avrei presi con me e non verrò meno alla mia promessa. Siete i benvenuti tra noi, custodi del keyblade."
I cavalieri si alzarono all'unisono, evocando il loro keyblade e offrendoli al loro nuovo re.
Vadeid prese la parola:
"Saremo i tuoi occhi, orecchie e braccia per tutto il mondo. Proteggeremo tutti coloro che necessitano il nostro aiuto, così come il nostro sovrano ci ha chiesto."
Sora annuì.
"Bene e ora si fa festa."
"Tu, pensi di cavartela così?"
"Lea..."
"Avanti, dimmi, dimmi dov'è Roxas? Lo sai no? Te lo leggo in quei tuo occhi, dimmelo o ti...ti..."
"Lea, smettila!"
Il rosso posò a terra Sora, lasciandogli la collottola.
"Xion, lui sa che fine ha fatto Roxas...io..."
Xion scosse la testa e scoppiò in lacrime.
"Mi dispiace, ha preso la sua decisione."
"Lui...lui non può farci questo...non può...dannato Roxas!"
Lea aprì un portale oscuro e scomparve in esso. Sora fece per seguirlo, ma un braccio lo bloccò.
"Tu.."
Isa annuì, poi scomparve anche lui come il suo ex amico.
"Lea...Xion..."
Kairi e Aqua consolarono il dolore della ragazza come poterono.
"è colpa mia, ho fallito come sovrano, però..."
"Macché, fallito? Non direi. Sai ragazzo, una volta ti dissi che non valevi la metà degli eroi del passato...be, diciamo che non è facile farmi cambiare idea."
Il sorrisetto di Braig, lasciò perplesso Sora, mentre questi scompariva in un portale oscuro.
"Ha ragione, Sora. Se Roxas non è voluto tornare non è colpa tua. Lea se ne farà una ragione."
"Riku..."
"Nessuno ti da la colpa, zuccone." Disse Kairi.
Sora guardò le facce dei suoi amici in lacrime e annuendo disse:
"Grazie ragazzi."
******
Qualche mese dopo



"Sbrigati Sora, non vorrai far tardi."
"Tardi per cosa?"
"Il tuo discorso da re."
"Ah quello...be...io..."
"Oh andiamo, sarai perfetto." Disse la rossa, baciandolo sulla guancia.
"S-sì, credo di potercela fare..."
La Terra di Partenza era affollata da tante facce. Nuove reclute, vecchi maestri, inseparabili amici. Tutti attendevano il discorso del re.
Il ragazzo raggiunse il trono al centro della sala, ci si piazzò davanti e chiuse gli occhi, aprendo il suo cuore.
Milioni di luci gli apparvero in un oceano vastissimo. Tanti cuori connessi tra loro, tutti connessi a lui, Sora.
"Ci siamo." Pensò.
Fece un profondo respiro e iniziò a parlare. Tutti, in ogni parte dell'universo potevano udire la sua calda e risoluta voce. Lea e Isa seduti sulla torre dell'orologio, i dodici sparsi per i mondi, e tutti i nuovi e vecchi amici di Sora, presenti o no alla cerimonia.
"Amici miei, oggi sono qui in una veste che non mi si addice, però non vi parlo come sovrano, ma come amico, il vostro solito Sora. Sono passati tanti anni da quando sono partito nel mio viaggio e ho incontrato tante persone fantastiche, creature bizzarre e poteri spaventosi, e anche se a volte pensavo di non farcela, una luce è venuta in mio aiuto. Voi. Già, non dimenticate mai, il potere più grande è nel vostro cuore e come riuscirete a connetterlo con altri. Più aprite il vostro cuore alle persone, più diventerete forti. Tutti possono avere amici, anche i più timidi o i più austeri, bastano solo piccoli gesti. Non vi abbandonate a una triste solitudine, non cercate vie irraggiungibili da soli, fatevi sempre aiutare e fate sempre più conoscenze. Ora lo sapete anche voi, i nostri amici, sono il nostro potere!"
Al suo sorriso seguì un boato. Tutti, nessuno escluso, acclamarono il loro sovrano.
La voce di Xebald gli riempì il cuore.
"Hai creato un mondo bellissimo, Sora. Grazie di avermelo mostrato attraverso i tuoi occhi."
FINE.






"è così ce l'ha fatta."
"Già, peccato che non abbia avuto il piacere di incontrare questo Sora."
"Non avrebbe convinto nemmeno te, Eraqus."
"Credi Yen?"
"E tu, Xehanort, cosa ne pensi del nuovo mondo?"
"Penso che il ragazzino lì nell'angolo si stia perdendo molto, vero Roxas?"
"Lasciami in pace..."
"Quindi non hanno più bisogno di noi. La vecchia guardia ha fallito..."
"Però ha portato eroi come loro."
"...."
"Hai ragione, Yen. persino Xehanort l'ha ammesso.
Senza farsi notare anche il vecchio sorrise soddisfatto.


 

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