Confusione a casa Quarini

di piumetta8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


NdA: I personaggi non mi appartengono e la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

-Perché sei bella bella bellaaaa stronzaaaa!- cantava sbraitando Libero mentre continuava a dare il ramato.

-Tu se’ ancora a cantare?- borbottò il buon vecchio Osvaldo- Continua a lavorare, bischero! Ancora con codesta storia della ballerina di flamenco! Un ti vole! Lo vuoi capire o no? Piuttosto domani gli’è ‘i compleanno di nonno Gino, vedi di essere in forma, grullo!

Libero lo guardò in cagnesco, masticando un filo d’erba raccolto nelle vicinanze e continuò a dare il verderame imprecando in tutte le lingue dell’orbe terracqueo.

Il giovane contadino dai capelli arruffati - che non vedevano un barbiere da anni- non aveva mandato giù che una delle ballerine di flamenco non si fosse fidanzata con lui.

Pilar, amica di sua cognata, avevano rivoluzionato qualche anno prima la loro casa. Sogno proibito di ogni uomo, donna latina, focosa e suadente aveva detto no al ragazzo di campagna.


Osvaldo, dopo aver fatto la ramanzina a suo figlio, indossò il cappello di paglia e iniziò a camminare dondolando , a causa dell’artrite e dei forti dolori alle vecchie anche, per l’impervio campo stando attento a non cadere nei solchi procurati dal nuovo trattore rosso fiammante.

Il campo distava dalla umile casa Quarini, un po’ di metri.

-Babbo tu sei già arrivato?- chiese retoricamente Selvaggia asciugandosi con il palmo della mano gli occhi arrossati per via delle innumerevoli lacrime.

-O che tu hai fatto nini?-

-Nulla, nulla! Colpa della cipolla!- mentì la figlia.

-Sarà come dici te!- rispose il babbo togliendosi il cappello e mettendosi a sedere a capotavola.

Selvaggia aveva litigato nuovamente con la sua storica fidanzata Isabella, stavolta non per un banale litigio, ma per un terzo incomodo dall’identità sconosciuta.


Il rumore del condizionatore acceso impediva di concentrarsi appieno.

L’estate fiorentina era nell’apice della calura e questo influiva maggiormente sul lavoro del povero Levante.

I suoi neuroni fusi gli chiedevano pietà. La sua mente matematica stava ormai per cedere al grande caldo di quell’estate, la più torrida degli ultimi cento anni. Invece di svolgere le dichiarazioni dei redditi, i suoi pensieri volgevano a loro, agli amori della sua vita: Caterina e Gino Jr.

Era seduto dietro la scrivania e guardava la foto davanti a sé: la bella moglie spagnola( che aveva creato scompiglio, insieme alle altre ballerine che avevano spezzato il cuore a Selvaggia e al mattacchione di Libero) e quel piccolo batuffolo, di quasi tre anni, per metà geni toscani doc e per metà geni spagnoli calienti.

Non vedeva l’ora che tornassero al casale, poiché d’estate la bella Caterina tornava al suo paese natio per poi far rientro in Italia prima di settembre per riprendere il suo corso di flamenco (che stava appassionando le donne fiorentine).

Levante guardava l’anulare sinistro cerchiato dalla fede placcata d’oro. Lo scapolone di Firenze, ‘tutto calcolo e raziocinio’ come lo definiva Carlina, aveva detto finalmente sì e ricordava quel meraviglioso giorno del suo matrimonio con Caterina con il cuore colmo di gioia.

Un trillo del telefono lo fece sobbalzare.

-Pronto? Amore sei tu?- disse Levante alzando la cornetta.

-Un sono Caterina, commercialista dei miei stivali!-

-Ah Pippo! Se’ te! Credevo fosse la mi moglie, che dovrebbe tornare stasera!- rispose rammaricato il Quarini.

-Quanto sei rompicoglioni! Prima di andare a casa, passa in officina che ti racconto cosa io e la Franca s’è combinato ieri!-

-Ahhhhh oh basta Pippo! Sono venti anni che va avanti questa bischerata! Se lo avete fatto sul comodino a me e un mi interessa! Le vostre lussuriose serate non le voglio più ascoltare!- rispose seccato Levante.

-Quanto sei pesante! Si vede che un tr…- disse il meccanico.

-Ciao Pippo!- agganciò ridendo il Quarini.

‘Pippo, che grullo! Se un ci fossi te, la ti dovrei inventare!’ pensò Levante sgranchendosi gambe e braccia.

Controllò l’ora e vide che erano le undici e mezzo, era davvero tardi e guai se fosse arrivato a casa a mezzogiorno e un minuto!

In casa Quarini, il pranzo veniva servito da Selvaggia a mezzodì in punto e la cena alle diciotto e mezzo: era un’usanza tipicamente delle persone di campagna, radicata negli anni.

Il commercialista mise a posto la scrivania, con molta meticolosità, prima di raggiungere il suo nuovo motorino blu zaffiro.


-Bella topolona!- disse arrapato Libero abbracciando con foga la sua nuova fiamma.

-Ehi sono gelosa di questa spagnola! Ti ho sentito cantare sino a poco fa!- fece la donna.

-Faccio per non destare sospetto!-

-Ahhhh! Ho capito! Sei proprio furbo Libero!-

-Infraschiamoci mia bella miciona!- disse il contadino avventandosi su di lei. Altro che Valentino Rossi, Libero sembrava una saetta e in men che non si dica arrivò al casale. Spense il motorino, ma dei ‘lamenti’ provenire da qualche cespuglio vicino lo fecero sobbalzare.

‘La saranno dei gatti in amore’ pensò il commercialista, entrando dall’uscio di casa.

-T’ha visto quel bischeraccio dì tu fratello?- disse Osvaldo con fare arrabbiato.

-Ciao Babbo, ciao Selvaggia! Comunque no, non l’ho visto!- rispose il figlio.

La sorella si girò, portando in tavola il gran pentolone di panzanella, pietanza tipica toscana con pane bagnato, verdure e tanta cipolla.

-Selvaggia! Come mai codesti occhi rossi?-

-Colpa della …-

-…Cipolla!- proseguì retoricamente Levante- Dopo ti devo parlare!

Selvaggia annuì semplicemente asciugandosi gli occhi. Sapeva che suo fratello ci sarebbe stato sempre per lei, anche se manifestava l’affetto a modo suo, dopotutto era sempre una mente matematica.

-Che giornata massacrante!- fece Libero aggiustandosi e facendo un’entrata trionfale, dopo l’avventura amorosa di qualche minuto prima.

-Qual buon vento fratello! O dove l’eri? A dare il ramato?- chiese Levante sospettoso ripensando ai mugolii sentiti poco prima.

-Sì signore!- rispose Libero.

-Sarà meglio!- aggiunse Osvaldo- Allora figlioli buon appetito!

I Quarini iniziarono a pranzare, ma c’era qualcosa nell’aria che presagiva che un nuovo ciclone si sarebbe abbattuto presto nel casale.


-Babbo!-

-Gino!- rise Levante prendendo in braccio suo figlio stringendolo forte a sé.

Dopo un po’ di minuti fece scendere il bimbo e abbracciò sua moglie Caterina calorosamente.

Come era bello poter essere di nuovo tutti insieme, lì in quella stazione di Santa Maria Novella, dove in un certo senso tutto era iniziato.

Durante il viaggio verso il casale, Caterina chiese se le cose erano rimaste invariate durante la sua assenza.

-Tesoro, bisogna che ti rifaccia un corso accelerato d’italiano, non ci ho capito una sega!-

-Babbo butta palola!- fece il piccolo addormentandosi di nuovo nella vecchia 500.

-Levante, ti ho chiesto se stanno tutti bene!- rispose Caterina con il forte accento spagnolo.

-Diciamo! Il tu socero l’è sempre un gran rompicoglioni, il tu cognato l’è più arzillo di solito, ma la tu cognata la mi fa preoccupare un pochino…-

-Come mai, amor? Ci parlerò io- disse la spagnola.

-Non lo so, secondo me ha litigato con Isabella la fava!-

-Babbo butta palola!-

-Ma tu ti svegli sempre quando dico le parolacce?-

I tre si misero a ridere e proseguirono verso casa.


Osvaldo era contento di rivedere la nuora, ma soprattutto il suo nipotino. Si sa come sono i nonni: quando ci sono i nipoti è un amore totale tutto per loro!

Il vecchio Quarini, stette un’ora abbracciato con Gino Jr, poi salutò la nuora e andò a letto.

-Tio Libero!-

-Il mi bischero!- rispose il giovane contadino- Ma ancora un parli bene in italiano?-

-Quanto se grullo, ha quasi tre anni!- rispose Selvaggia baciando e abbracciando il nipotino.

Caterina salutò i cognati e decise di portare a letto il figlio, stanco per il lungo viaggio.

-Selvaggia, mi accompagni?- chiese la ballerina.

-Certo!- rispose la donna.

-Buonanotte a tutti!- fece il piccolo.

Le donne e il bambino salirono le scale che portavano al piano notte e i due fratelli restarono a parlare.


-Dimmi la verità Libero: tu hai qualcuna!, quando sono tornato oggi ho sentito dei mugolii sospetti dietro un cespuglio e quando tu sei rientrato in casa avevi i capelli più arruffati dì solito e la ‘bottega’ aperta!- asserì il commercialista.

-Ma icche tu dici!-

-Libero, non fare il grullo con me! Se tu hai qualcuna son contento, anzi siamo contenti, almeno ti sei tolto dalla mente Pilar!

-E va bene rompicoglioni! Ma un ti posso dire chi è succederebbe un casino credimi!-

-Icche vol dire!-

-Bonanotte nini!- fece Libero.


-Selvaggia, io ti considero come fossi mia sorella, ti vedo molto giù credimi!- fece Caterina chiudendo la stanza del figlio.

-Te l’ha detto il mi fratello!- rispose la cognata.

-Lo leggo sul tuo bel visino!-

Selvaggia abbracciò sua cognata che ricambiò affettuosamente e Libero, essendo arrivato nel piano notte, vedendo la scena s’intrufolò nella camera.

-Grazie sorella!- fece Selvaggia.

-Ehi ora sono tornata e per te ci sarò sempre insieme a Levante! Buonanotte cara!- disse la donna raggiungendo la sua camera da letto.

-Noche Caterina!-

‘Qui la faccenda non mi torna! Sta a vedere che Libero…No andiamo se fosse così sarebbe un bel problema’ pensò Levante raggiungendo sua moglie.

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Capitolo 2
*** II ***


Libero, con l'acquolina in bocca e un cucchiaio in mano, si avvicinò silenziosamente alla pentola ricolma di sugo toscano: sarebbe servito per il pranzo speciale che Selvaggia stava cucinando per il compleanno di nonno Gino.

Quatto, quatto si avvicinò alla pentola ma una mestolata fulminea lo colpì alla testa.

"Butta giù quella zampaccia da codesto sugo!"

Lo richiamò la cuoca arrabbiata.

"Rompicoglioni!"

Brontolò il contadino.

"Aspetta un po'!"

Fece Selvaggia annusando il fratello come un maremmano abruzzese.

"Icché tu voi?"

"Questo profumo mi pare di conoscerlo! Lo stesso che mette sempre..."

La ragazza meditò a voce alta per poi concludere indignata.

"Te la fai con Isabella?"

"Ma tu sei grulla forte!"

Cercò di minimizzare Libero poi, per non essere costretto ad arrampicarsi sugli specchi, uscì dalla cucina.


Gino Jr era intento a colorare tanti disegni affettuosi per omaggiare il suo nonno.

"Ma sono bellissimi!"

Osservò Osvaldo ricevendo come risposta un distratto grazie dal piccolo artista concentrato sulle sue matite e sui pastelli.

Tutti erano stati assorbiti dai preparativi perché la festa riuscisse al meglio: Selvaggia aveva cucinato i cibi preferiti di Gino, Libero era più bischero del solito, Levante e il figlio si divertivano a gonfiare i palloncini e ad appendere striscioni.

Il festeggiato, però, si faceva desiderare...


Le ore passavano e una certa ansia iniziava a serpeggiare così il trillo improvviso del telefono aveva fatto sussultare tutti. Ancor più sconvolgente era stata la voce allegra dall'altro capo dell'apparecchio.

"Oh grulli io e Pilar vi mandiamo i saluti da Majorca! Stavolta sì che trascorro un bel compleanno..."

Erano tutti increduli dinnanzi all'avventatezza del nonno che, alla faccia loro, se la stava spassando alle Baleari.

Il saggio Gino, però, ne aveva altre da dire ai suoi nipoti mentre Libero si lasciava sfuggire, a denti stretti, quella maiala di Pilar!

"Libero oh smettila di infrascarti insieme alla farmacista...Ciao Ninì!"

Appena il nonno ebbe riagganciato, lo sguardo omicida di Selvaggia puntò il fratello.

"Chi sarebbe questa farmacista?"

"No eh... un ti preoccupare! L'è di Pontassieve!"

Si intromise Levante, salvando in calcio d'angolo Libero.

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