Guts Over Fear

di girlmoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ***
Capitolo 4: *** Cap.4 ***
Capitolo 5: *** Cap.5 ***
Capitolo 6: *** Cap.6 ***



Capitolo 1
*** Cap.1 ***


GUTS OVER FEAR.
Questa è la mia prima ff su Jamie Campbell Bower. L’unica cosa che posso dirvi è che spero sia di vostro gusto e se vi piace.. lasciate un commento sotto!   (BEN ACCETTI ANCHE I NEGATIVI).
Baci baci, girlmoon. :*
 
INTRO.
Riuscite a vedere quel gruppo di scapestrati vicino al cancello della scuola? Beh, quelli siamo noi. Sono Melanie Daffodil Rutherford, ho diciannove anni e quest’anno terminerò il mio corso di studi alla Green Valley College di Londra; prenderò il mio diploma e finalmente comincerò la mia nuova vita. Per ora mi limito a vivere la mia vita al meglio facendo festini con i miei migliori amici e vivendomi questi ultimi momenti da studentessa.                                                                          Formavamo un bel gruppetto, ormai da tre anni a questa parte: Greg, Clary e Ed erano ufficialmente i miei compagni di avventure. Fu però durante il terzo anno del college che nel nostro corso arrivò Jamie. Non esagero se dico che dopo il suo arrivo, insieme ci sentivamo talmente forti da poter conquistare il mondo intero.
 
CAP.1
Era domenica. Forse.
Schiusi gli occhi pian piano, per evitare che la luce del sole che entrava dalla finestra della camera di Ed mi accecasse.
Mi sollevai e mi guardai attorno. Più che persone sembravamo tanti animali.
Come al solito Clary era stesa sul letto comodissima, Ed era sdraiato per terra, praticamente ai miei piedi ed era completamente abbandonato a sé stesso. Più che addormentato sembrava morto. Jamie stava sdraiato accanto a me; pancia sopra, con uno zaino sotto la testa, mentre Greg era mezzo seduto e mezzo steso sulla scrivania in legno. Mi alzai con calma, mi trascinai fino alla finestra e uscì fuori per vedere come fosse la giornata. Stranamente era parecchio soleggiata ma comunque l’aria era fresca e rigenerante.
Tornai dentro ed iniziai a cercare il mio telefono: pesto Clary pur di controllare sul materasso e finalmente lo trovo. Scaraventato sulla mensola difronte al letto.
-“Come cazzo ha fatto a finire lì”- mi chiedo perplessa stropicciandomi gli occhi.
Lo sblocco e vedo: 5 chiamate perse da mamma, 2 messaggi da mia sorella Jade ed un’ e-mail da papà.
Mamma: “Tesoro inviami un messaggio quando vai a letto”
Mamma: “Non fate cazzate”
Mamma: “Pensi di pranzare a casa domani?”
Mamma: “Mel rispondi qualche volta!”
Mamma :” Te la sei cercata ragazza..”
Sbuffo nel leggere quelle parole. Mia madre è davvero paranoica e stressante. Prima di chiamarla rispondo a Jade.
Jade:” Mamma ha detto che ti uccide quando torni”
Jade: “Ha parlato con papà. Spero bene per te sorella”
Io:” Ehi Jade, dille di calmarsi e che non penso di pranzare a casa.”
Per essere più incisiva ne inviai anche un secondo..
Io:” E per inciso non sono incinta, mi sono addormentata presto e niente cazzate ;) “
Volevo chiarire che fosse andato tutto bene e che non fosse successo nulla di strano, almeno mia madre si sarebbe messa l’anima in pace.
Senza fare alcun rumore me ne andai in bagno. Dopo esserci stata qualche minuto, giusto il tempo di rinfrescarmi e darmi una sistemata ritornai in camera.
*Che faccio.. li sveglio o no?* - penso tra me e me. Sento poi Greg russare pesantemente e così mi stendo per terra accanto a Jamie, dove stavo prima e inizio a guardare il soffitto.
Se c’è una cosa che più mi piace della casa di Ed è il soffitto arancione della sua camera da letto.
Non lo so perché ma mi trasmette calore e completo relax.
Mentre me ne stavo imbambolata a fissare il muro non mi resi conto che il mio amico Jamie si fosse svegliato.
-“Mel”- mi chiama lui con la voce bassissima e ancora assonnata.
-“Giorno J”- mi avvicino a lui e gli stampo un bacio sulla guancia.
-“Che ore sono?”- mi chiede tirandosi su a sedere.
-“Le undici meno un quarto. Abbiamo dormito un sacco, cazzo”-
-“Se tieni conto che ci siamo addormentati alle cinque e mezza, non abbiamo dormito poi così tanto”- mi fece notare lui ed io annuì dandogli ragione.
Lo guardai per un po’ e lui mi sorrise. Anche da appena sveglio Jamie era sfacciatamente bello.
Mi avvicinai a lui, gli diedi un bacio sulla testa e gli sistemai i capelli.
-“Che dici.. gli svegliamo?”- mi chiese lui stiracchiandosi.
Feci di no con la testa e mi accoccolai tra le sue braccia.
Io e Jamie venivamo spesso sorpresi a scambiarci gesti molto affettuosi l’uno nei confronti dell’altra, ma poco ci importava di ciò che la gente pensava. E la maggior parte di loro era convinta stessimo insieme.
Se ci penso mi viene anche da ridere. Tre anni fa, quando Jamie arrivò nella nostra scuola non era di certo uno tra i miei bersagli maggiori. Nel senso che non avrei mai pensato di portarmelo a letto o semplicemente fidanzarmici. Mai. Forse perché lo detestavo. Non ricordo bene il motivo, ma se non sbaglio era per il suo eccessivo fascino. Disprezzavo tutte le ragazze che gli si avvicinassero, perché iniziavano subito a flirtare con lui, a toccargli la maglietta e lui ci stava. In un certo senso mi facevo schifo nel sentirmi parte della razza femminile, solo per quelle stronzette che gli andavano dietro. Non mi potevo aspettare mica un angelo dal nuovo arrivato. Lo chiamavo “diavolo” ogni volta che ci passava accanto. I miei amici ci ridevano su, ma fu a causa di una scommessa persa con Ed che mi ritrovai costretta ad integrarlo nella cricca. Non me ne pentii; anzi. Probabilmente era proprio questo fatto di essere super bello e spocchioso ad oscurare la parte del “buon angelo comprensivo e protettivo”. Soprattutto nei miei confronti. Jamie c’è sempre stato per me. Per un po’ di tempo mi sentii stupida a ritrovarmi a volergli così bene, a farlo diventare così importante per me dopo averlo ricoperto di nomignoli e parolacce ogni volta che lo vedevo. Ma infondo questa è acqua passata. Ora io e Jamie siamo come due fratelli: uno completa l’altra, siamo diventati l’uno “il pezzo mancante per un quadro perfetto” dell’altro.
Mi accarezzava i capelli e le braccia, ogni tanto si lasciva sfuggire anche qualche bacetto sulla fronte. Tutto ciò che di me non ho mai dato ai miei amici, lo riservavo a lui. Beh.. non proprio tutto! Insomma.. ciò che è proprio “inviolabile” e “intoccabile” per gli altri, lo è anche per lui. Su questo non ci piove. Sono abbastanza protettiva per quanto riguarda il mio corpicino, anche se non ci sarebbe mai nulla di spettacolare da vedere in una piuma di 42 kg di peso. Parlo di me ovviamente.
Già, a diciannove anni peso quanto mia sorella che ne ha quindici. Giuro, è una vergogna, sembro uno stuzzicadenti in mezzo ai miei amici che sono perlopiù muscolosi e con belle forme.. Clary soprattutto.
-“Ok, dai basta coccole adesso sennò non mi scollo più; svegliamoli!”- dico a Jamie sollevandomi da terra già iniziando a scuotere Greg.
Con la coda dell’ occhio vedo Jamie tirarsi dietro i capelli e rimanere immobile. Sentivo i suoi occhi addosso e ciò mi metteva altamente in imbarazzo. Ripeto.. ALTAMENTE!
-“Che fai?”- gli chiedo un po’ infastidita.
-“Ti guardo”- mi dice lui senza troppi problemi accennando una risata sarcastica.
-“Lo so che sono sexy con il pigiama giallo canarino, ma non c’è bisogno di farmelo notare così spudoratamente”- finsi una piccola sfilata passandomi le mani lungo i fianchi come a sfoggiare il mio terribile pigiama.
-“ Fanculo, che sei scema”- ride mentre aiuta Clary a sollevarsi dal letto.
Lasciamo a lei il compito di svegliare Ed, mentre noi, a turno ci cambiamo in bagno e ci beviamo un bel caffè.
-“Mel, hai finito?”- mi urla Greg da dietro la porta del bagno abbastanza spazientito.
-“Dammi due secondi altri, sto finendo di mettermi le scarpe!”- gli urlo da dentro la stanza.
-“Ma allora sei vestita?”- continua a chiedermi speranzoso.
-“Beh certo”-
-“Allora entro, non credo ci siano problemi se vedo i tuoi piedi”- replica ridendo quando ormai è entrato in bagno.
Lascio la stanza solo per lui, tornando vestita e pronta in camera di Ed per dare un’aggiustata alla camera.
-“Ehi Mel che fai?”- mi chiede sorpreso lui.
-“Metto un po’ in ordine, i tuoi si incazzano se vedono questo casino”-
-“Ma lascia tutto, a pomeriggio viene la sguattera”- mi dice Ed togliendomi le coperte di mano.
Lo fisso accigliata. -“La domestica, Ed non sguattera!”- lo ammonisco trattenendo una risata.
Scendiamo al piano di sotto dove: Clary e Jamie ci stanno aspettando. E dopo pochi istanti ci raggiunge anche Greg.
Prendiamo il camper di Ed e ci dirigiamo verso il primo Mcdonald per pranzare.
Dopo una coda interminabile, finalmente troviamo posto e ci sediamo al tavolino.
Mangiamo come maiali, siamo troppo affamati per assaporare il cibo.
-“Ehi ragazzi, Taylor Blake ha organizzato una festa in discoteca stasera. E’ per il suo compleanno. Ci andiamo?”- propone Clary con il boccone pieno.
-“Figo, si!”- porta le braccia in aria Ed facendoci ridere.
-“Ma è il suo compleanno, cosa centriamo noi? Poi dovremmo prenderle anche un regalo.”- chiedo io cercando di portarmi in bocca un pezzo di insalata che pende dal mio panino.
-“Fottitene Rutherford! Ci imbuchiamo.”- mi da una leggera gomitata Jamie facendomi cadere l’insalata sopra le gambe.
Probabilmente la mia faccia ha assunto un’espressione buffa, anche perché tutti i miei amici stanno ridendo come matti.

-“Fortuna che non ho i jeans, ti avrei ucciso”- dico afferrando goffamente il pezzo di cibo gettandolo nel mio piatto. –“Comunque ok, ci sto anche io. E’ da copione ormai, lo facciamo sempre, quindi perché no… andiamoci!”- termino io addentando il panino.

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Capitolo 2
*** Cap.2 ***


CAP.2
La festa era alle dieci meno un quarto. I ragazzi sarebbero passati a prendermi verso le nove e mezza, anche perché c’era un po’ di strada da fare.
Decido così di prepararmi. Mi faccio una bella doccia calda di quasi mezz’ora. Mi infilo l’accappatoio e attorciglio i capelli all’interno di un asciugamano.
Corro in stanza a preparare qualche bel vestito da mettere. Devo pur sempre sembrare una vera invitata anche se sono solo un’imbucata del cazzo.
Opto per un vestitino grigio che mi arriva a metà coscia, lo abbino a delle calze nere e a dei tacchi alti neri.
*E’ meglio se porti un paio di scarpe di riserva*- mi consiglia la vocina interna che ultimamente alloggia nel mio cervello e mi da buoni consigli.
Afferro gli anfibi neri e li ficco nella borsa nera.
-“Giacca elegante nera o giubbino di pelle?”- invoco l’aiuto della mia cara “vocina” che logicamente consiste nel buongusto e buonsenso umano.. cosa che a volte, non so spiegarmi il perché, sembra scansarmi puntualmente nei momenti di difficoltà.
Mi inizio a sentire stupida ad aspettare realmente una fottuta risposta dal mio stesso cervello; così rimetto a posto la giacca e poggio sul letto il giubbino di pelle nera.
-“Che stilaccio però”- dico avviandomi verso il bagno rivolgendo un ultimo sguardo ai miei vestiti.
Lascio che i miei lunghi capelli castani si asciughino da soli e solo alla fine, dopo essermi truccata e sistemata li pettino velocemente.
Sento il citofono di casa squillare. Mi precipito al piano di sotto solo dopo essermi presa la borsa e il telefono.
-“Mel, a che stai?”- sento urlare da dentro la macchina Greg.
-“Arrivo!”- urlo di tutta risposta.
Mi fiondo in macchina dove trovo tutti i miei amici che mi aspettano.
-“Sei pronta?”- mi chiede Ed prima di mettersi a guidare.
-“Si, vai!”- e finalmente ci muoviamo verso il locale.
Con una mossa scaltra di Clary, che conosce Taylor, riusciamo ad infiltrarci nella festa e subito occupiamo un tavolino vicino all’angolo bar.
Fortunatamente sia io ché Jamie conosciamo il barista, che non appena ci vede capisce le nostre folli intenzioni e inizia a portarci cicchetti e bevande alcooliche di tutti i tipi; senza sosta.
Già dopo due ore io e Greg eravamo già partiti. Clary era sulla buona strada e lo stesso per Ed e Jamie, che nonostante l’ubriachezza ci controllava come un papà premuroso.
Non so come finimmo per giocare ad un gioco super strano. Ad ogni nome buffo si beveva un cicchetto.
-“Tocca a te Mel”- mi disse Clary ridendo con le lacrime agli occhi per il nome buffo che aveva appena sparato Ed.
-“Ok, ok fammi pensare”- dico come posso, cercando di concentrarmi sul serio. Poi inizio a ridere come una pazza. –“Melanie Daffodil Rutherford!”- urlo in faccia ai miei amici cercando di sovrastare la musica alta.
-“Ma è il tuo nome idiota!”- mi ammonisce Greg ridendo.
-“ E con questo? E’ comunque strano.”- faccio una breve pausa. –“ E pure stupido.. se solo sapeste il significato”- inizio a ridere vedendo le facce incuriosite dei miei amici. Anche se ero  sbronza sapevo ragionare perfettamente. Strano, ma vero.
-“Adesso ce lo devi dire”- mi disse Jamie portando un braccio dietro la mia schiena.
-“Praticamente, quando mia madre era incinta di me decise di chiamarmi Melanie e fin qui tutto normale. Quando nacqui mio padre le portò dei narcisi.. ecco da dove proviene il secondo nome: Daffodil”- dico tutto d’un fiato notando i volti interessati dei miei amici. –“Quant’è brutto dio mio, pensate possa andare all’anagrafe e toglierlo?”- chiesi seriamente io.
Mi guardarono straniti e si misero a ridere.
-“Che ho detto di strano?”- chiesi ad alta voce. Nessuno mi risponde così afferro un bicchierino e me lo scolo velocemente.
-“Ehi Mel, vacci piano. Ti ricordo che domani si va a scuola”- mi rimproverò Jamie, spostando dall’altra parte del tavolino tutti i cicchetti rimanenti dall’ultima portata che ci aveva gentilmente offerto il nostro amico barista.
-“Che sei noioso J”- gli dissi mentre poggiavo la testa sul suo braccio.
-“Ragazzi che ore sono?”- chiede d’un tratto Clary preoccupata.
-“ Circa l’una meno venti!”- risponde tranquillamente Greg.
-“Credo sia meglio se iniziamo ad andarcene, altrimenti domani..”- gonfiò le guance Clary pensando al giorno successivo. –“Chi cazzo si alza”- finisce la frase iniziando a raccogliere tutte le sue cose.
Greg la seguì a ruota, subito dopo aver afferrato e portato via un Ed mezzo morente e ubriaco.
-“Aiutami Jamie, andiamo”- gli chiesi una mano per aiutarmi ad alzarmi. Lui mi afferrò da sotto le braccia e mi sollevò di peso.
-“Oh, no aspetta un attimo”- gli dissi cercando l’equilibrio sui tacchi vertiginosi.
-“Vomito?”- mi chiese lui guardandomi in faccia. Gli feci di no con il dito.
-“I piedi”- mi sedetti e mi levai le scarpe. –“Passami le altre. Stanno nella borsa”-.
-“Muoviti Melanie”- mi incitò lui.
Lo guardai storta e iniziai a tirarle fuori.
-“Senti, lascia stare”- mi disse strappandomi entrambe le paia di scarpe dalle mani. Lo guardai stranita. –“Te le metterai in macchina”-
-“Grazie genio, e come ci arrivo fin lì: volando per caso?”- gli risposi acida.
Lui alzò gli occhi al cielo, mi diede la borsa e mi sollevò di peso, tenendomi in braccio come una principessa.
-“Sappi che ti adoro”- scherzai io una volta in braccio. Lui rise influenzando anche me.
 
 
-“Mel, sveglia siamo arrivati a casa tua”- sento la mano liscia e fredda di Jamie che mi accarezza la guancia. Apro gli occhi lentamente.
Mi ero addormentata e ho lasciato il mio migliore amico a fare da tassista a tutti noi senza dargli mai il cambio. Fottuto alcool. O meglio.. fottuta me!
Scende dalla macchina e viene ad aprire lo sportello dalla mia parte.
-“Tieniti a me”- mi dice tendendo le braccia verso di me e tirandomi fuori con attenzione, come fossi una bambola di porcellana.
Pian piano sono riuscita a salire le scale e ad arrivare fino in camera mia.
-“Jamie, so che mi odierai..”- gli dico a bassa voce amareggiata.
-“Devi vomitare, capito”- scuote la testa e con fatica mi porta fino in bagno facendomi sedere accanto alla vasca, che praticamente sta a pochi centimetri dal water.
-“Scusami per tutto il fastidio J”- gli dico poggiando la testa sulla sua spalla. Fa una smorfia come a dirmi di non preoccuparmi e so che invece dentro di se, mi sta riempiendo di parole.
-“L’unica cosa che ti chiedo è di non vomitarmi sopra la maglietta”- mi dice portandomi i capelli dietro le orecchie. Io annuisco e me ne sto ferma aspettando che il mio caro amico alcool se ne venga fuori smettendola di tormentarmi.
-“Oh merda..”- neanche finisco di pronunciare queste due parole che già sono con la testa nel water a rimettere tutto; persino la mia stessa anima.
Jamie mi tiene i capelli tirati dietro, per non farmeli ricadere in faccia. Mi massaggia la schiena finché finalmente non finisco.
-“Dio mio che schifo”- dico io schifata, con gli occhi umidi e stanchi, tirando lo scarico dopo essermi risistemata.
-“Mel, è normale”- cerca di “consolarmi” Jamie venendomi vicino.
Mi sciacquo il viso e mi lavo i denti. Raccolgo i capelli in uno chignon alto e disordinato per poi iniziare a fissarmi all’interno dello specchio.
Improvvisamente inizio a piangere. Vedo Jamie venirmi incontro, accigliato e con aria interrogativa.
-“Che è successo?”- mi chiede poggiandomi una mano sulla spalla.
-“Che schifo”- inizio a piagnucolare io senza motivo. Perché credetemi, non so nemmeno io che dico. Sono talmente tanto sfatta e stanca che non sto capendo più nulla.
-“Ma sei scema? Piangi per questo?”- mi chiede sbalordito J ed io annuisco.
-“Melanie, quante volte ti devo dire che è normale. Anzi no, adesso te lo faccio pesare così impari per le prossime volte.. te lo meriti. E’ logico che se bevi di tutto e di più stai una merda dopo”- mi dice con aria di rimprovero mentre io continuo a piangere come un’ idiota.
-“Non questo.. io! Io faccio schifo.”- abbasso lo sguardo notando di essere senza scarpe: ancora.
Jamie sbuffa, si toglie il giubbino di pelle e lo butta sullo sgabellino rosa che c’è in bagno. Si passa le mani sul volto e mi fa segno di abbracciarlo.
Obbedisco subito, anche perché non ho di meglio da fare ora come ora in questo stato.
Lo stringo forte a me, schiacciando la faccia sulla sua maglietta bianca e inspirando il suo buonissimo profumo.
-“Rimani da me?”- lo scongiuro con le lacrime agli occhi.
Lui mi allontana per un secondo tenendo le mani lungo le mie spalle.
Mi guarda dritta negli occhi e credo provi pena per me vedendomi conciata da schifo.
-“Ti prego Jamie”- insisto io vedendolo pensieroso. Lui continua a guardarmi, ma si lascia cadere le braccia lungo il corpo.
-“Perché fai così!”- si chiede un po’ arrabbiato rimproverandosi di non riuscire mai a dirmi di no. Si scompiglia i capelli e finalmente annuisce. –“Va bene, rimango”. Gli sorrido come posso, dato che mi sento svenire tanta la stanchezza.
Ci guardiamo negli occhi, una volta difronte al letto della mia camera.
Gli lancio i suoi stessi pantaloni di tuta, rimasti a casa mia dopo qualche nottata trascorsa insieme agli altri qui. Poi inizio a frugare nel tentativo di trovare una maglietta.
-“Ehi Mel”- mi chiama e io mi volto subito. –“ Tengo questa non ti preoccupare”- mi dice sorridendo tirando un angolo della maglietta che già ha indosso. Annuisco e dopodiché ci iniziamo a svestire per metterci comodi a dormire.
Non proviamo vergogna nello svestirci l’uno difronte all’altro, forse perché ormai siamo talmente tanto abituati e amici che nessuno dei due prova a pensare a qualcosa di perverso o a sentirsi in soggezione.
Mi infilo un magliettone gigante verde, che era di mio padre, ma dopo una lavata di troppo si è ristrinto e adesso va bene persino a me, che sono un fuscellino.
Noto lo sguardo di Jamie fisso su di me e a quel punto mi irrigidisco leggermente.
*che diamine mi prende?!*- mi chiedo. *Non è tua la colpa, dovresti dire meglio… che diavolo GLI prende!*- mi contraddice la famosa vocina del cazzo.
-“Che guardi?”- gli chiedo un po’ fredda, facendolo tornare alla realtà. Scuote velocemente la testa e poi mi indica.
-“Cosa ho di tanto spettacolare da meritarmi la tua attenzione Jamie Bower?”- ironizzo io ponendogli la domanda non curante del resto.
-“Notavo le tue gambe Mel”- mi dice sedendosi sul letto, dal lato sinistro.
Lo guardo interrogativa e mi sento leggermente avvampare, ma mi nascondo dietro i ciuffi di capelli scappati dallo chignon.
-“Rachitiche, vero?”- gli chiedo io un po’ acida, iniziando ad infilarmi i pantaloni del pigiama.
J fa una smorfia inespressiva e rimane in silenzio.
-“Guarda che non mi offendo sai? Non sarebbe di certo il commento più offensivo”- gli rispondo sfacciata sollevandomi definitivamente i pantaloni.
-“In realtà no, a me non dispiacciono”- dice accennando un sorrisetto.
Lo guardo storta e mi sistemo i capelli.
-“Ma smettila, lo dici solo perché sei mio amico”- gli sbuffo in faccia.
Lui ride e io continuo a guardarlo accigliata ed anche un po’ annoiata dalla sua ironia verso le mie gambette.
-“Sei un idiota J”- tiro via le coperte e mi ci infilo sotto. Ovviamente sono troppo stanca per fare l’arrabbiata ma oltre tutto non ne ho nemmeno la voglia, ormai ne ho fatto l’abitudine. Non sarà di certo il falso commento di Jamie a cambiare la mia situazione.
-“Grazie Melanie, anche io ti voglio bene”- ribatte lui, imitando la mia mossa e ficcandosi sotto la trapunta.
Mi allungo per spegnere la lampadina e mi chiudo a riccio dopo che la completa oscurità ci ha circondati.
Jamie allunga un braccio verso di me, poggia una mano sulla mia pancia e mi tira verso di se.
-“Io comunque ero serio scema”- mi da un bacio sulla testa, dopodiché, finalmente ci addormentiamo: abbracciati.
 

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Capitolo 3
*** Cap.3 ***


CAP.3
-“Melanie!”- mi sento tirare via le coperte e mi faccio a palla pur di trattenere il calore. -“ Ehi, ma ci senti? Sveglia siamo in ritardo”- continuo a sentire le urla di Jamie che mi strilla nell’orecchio.
Apro gli occhi notando la frenesia del mio amico che nel minor tempo possibile si è già vestito e sistemato.
-“Dove hai preso quei vestiti?”- gli chiedo mentre mi alzo e inizio a cercare i miei nell’armadio.
-“Sono andato a casa stamattina”- mi dice frettolosamente.
Annuisco e inizio a vestirmi il più velocemente possibile.
Mi infilo la salopette di jeans, ci metto sotto una maglietta bianca e mi infilo al volo le scarpe da ginnastica.
Scendiamo dalle scale quasi correndo, afferrando tutto ciò che pensiamo ci manchi; salutiamo mia madre e ci fiondiamo in macchina con il fiatone.
-“Merda”- esclama esaurito Jamie toccandosi le tasche del giubbino.
-“Vado io”- dico quando ormai ho sbattuto lo sportello.
Avevo già capito. Si era dimenticato le chiavi.
Dopo manco due minuti ero già in macchina e finalmente stavamo andando a scuola.
-“Mai più, ok?”- mi dice lui facendo ricadere la colpa su di me. Come se fosse solo a causa mia se siamo arrivati tardi!
-“Che centro io!”- gli chiedo accigliata dandogli un pugno sul braccio.
Iniziamo a correre verso la nostra classe come due idioti che stanno per perdere il treno.
Sto per aprire la porta della nostra aula quando lui mi ferma.
-“Sistemati i capelli”- mi dice girandomi di spalle e legandoli alti in una coda.
-“Grazie”- gli dico sottovoce prima di aprire la porta.
 
-“Bower”- chiama il professore mentre fa l’appello.
-“Eccomi”- grida J andandosi a sedere in fondo.
 
Mi siedo al posto davanti al suo e mi giro a parlargli.
-“Sfigato, ti stavi per prendere l’assenza”- gli rido in faccia.
-“Stronza”- mi “insulta” lui dandomi uno schiaffetto sulla fronte facendomi mettere composta.
Dopo la lezione, usciamo dall’aula per trovarci con Clary, Ed e Greg, con cui abbiamo il corso di letteratura insieme.
 
-“Ehi Rutherford!”- sento gridarmi da dietro alle spalle.
Ci voltiamo tutti di scatto e mi si congela il sangue vedendo che colui che mi aveva chiamata era il mio ex: Adam. Giocatore nella squadra di rugby della nostra scuola.
-“Oh, chi si rivede”- dice sottovoce Jamie.
-“Andiamocene”- dice Clary e tutti nuovamente continuiamo a camminare senza dar conto ad Adam.
-“ Sbaglio o ti ho chiamato?”- mi afferra per la spalla dopo averci raggiunto e mi fa girare su me stessa.
In un millisecondo Jamie lo squadra e gli da una leggera spinta per farlo allontanare da me.
-“Ehi giù le mani biondo”- dice sarcastico lui tornando avanti.
-“Non ti intromettere”- dico sottovoce al mio amico che mi guarda malissimo. –“Cosa vuoi?”- chiedo sgarbatamente ad Adam incrociando le braccia al petto.
-“Volevo sapere…”- fa per cominciare quasi come per dire qualcosa di sensato. –“Adesso sei anche leader?”- mi chiede sorridendo beffardamente.
-“Scusa?”- chiedo io non capendo.
-“Mi sembra di capire che da qualche tempo a questa parte ormai, formate un bel gruppetto. VOI”- dice indicandoci.
-“Problemi?”- gli chiedo sfacciata.
-“No, no assolutamente, volevo solo farti sapere che tu stoni in mezzo a questa bella gang. Che per caso sono i tuoi cagnolini?”-
Gli do le spalle, faccio segno ai miei amici di andarcene e ci leviamo di torno.
D’un tratto mi ritrovo con il sedere per terra e Adam che mi tira lo zaino.
Vedo gli sguardi dei miei amici diventare assassini, Cary mi viene incontro e mi solleva, i tre ragazzi afferrano Adam e lo portano in bagno.
-“Così si mette male però..”- dico correndo insieme a Clary nel bagno dei ragazzi.
Apriamo la porta e già troviamo Ed con un labbro spaccato.
-“ Pensaci tu a lui Clary”- dico dando una spintarella alla mia amica e io prendo il controllo della situazione.
Afferro Greg per la maglietta e lo tiro via. Poi facendomi largo tra le manate che si tirano Jamie e il mio ex, mi metto in mezzo.
Urlo diverse volte di smetterla finché finalmente Adam da uno spintone a J e lo allontana.
-“Adam, ti faccio il culo se provi ad avvicinarti un’altra volta”- lo guardo incazzata, prendo Jamie dalla scollatura della maglietta e me lo porto via, notando che i nostri amici se ne erano già usciti.
Mentre sbatto la porta sento la risata sguaiata di Adam provenire da dentro il bagno e stingo forte  la mano al braccio di Jamie, per evitare che piombi di nuovo lì dentro e lo faccia fuori.
-“Tu sei un idiota”- dico arrabbiata a J mentre lo trascino camminando velocemente nella speranza di raggiungere i nostri amici.
-“Senti..”- mi dice fermandosi di colpo e liberandosi dalla mia presa.
Io mi volto nuovamente sbuffando e girando gli occhi al cielo. –“Che c’è adesso”- dico scocciata.
-“Fanculo Melanie”- dice sistemandosi lo zaino in spalla e andandosene verso non so dove.
-“Ma che ti prende J ?!”- gli  chiedo alzando il tono della voce. Sono scema io o il mio amico sta rincretinendo..
Senza nemmeno girarsi, si alza il cappuccio della giacca grigia e mi fa il dito medio.
-“Ma crepa coglione”- dico a bassa voce ancora più arrabbiata di prima dirigendomi a passo nervoso e veloce verso la classe del corso di letteratura.
Entro e sbatto la porta. Ed si è seduto all’ultimo banco per non far vedere al professore di essersi fatto male al naso; Greg gli sta seduto di fronte e io mi accomodo vicino a Clary che molto chiaramente mi guarda interrogativa chiedendomi con lo sguardo dove fosse Jamie.
Senza farmi sentire dal professore le spiego tutta la situazione e fino alla fine dell’ora non facciamo altro che contraddirci. Io sostengo la mia opinione: Jamie è un idiota; lei la sua: ha fatto bene ad incazzarsi, sicuramente voleva solo difendermi da quel coglione di Adam ed io non l’ ho nemmeno ascoltato.
Finalmente le lezioni finiscono e io mi ritrovo senza passaggio all’uscita. Ovviamente mi avrebbe dovuto accompagnare Jamie, ma lui se n’è andato già un’ora fa. Piove pure, quindi… capite la situazione di merda.
Clary mi da un bacio sulla guancia e senza nemmeno chiedermi come avrei fatto a tornare mi sussurra all’orecchio un “pensaci bene Mel” per poi catapultarsi nell’auto di sua madre.
Greg lo vedo sparire con la sua moto e di Ed nemmeno l’ombra, probabilmente è già andato via.
-“Fantastico!”- dico ad alta voce mandando a fanculo tutto il mondo e iniziando a castimare tutti i Santi esistenti.
Arrivo a casa con i vestiti inzuppati dall’acqua, con lo zaino che è più bagnato di una pezza e l’unica cosa che sono riuscita a salvare sono stati i miei capelli… Sia sempre lodato il giubbino e il suo cappuccio sacro.
Per tutto il pomeriggio non ho mangiato nulla, non ho fatto niente se non guardare il soffitto della mia camera. Col cazzo, non è vero. Ho mangiato per tutto il fottuto giorno merendine e cose al cioccolato, mi sono rimpinzata di tè e bevande calde e sono stata tutto il tempo a guardare serie tv di merda con il plaid che mi avvolgeva dal collo fino alle unghie dei piedi.
Si sono già fatte le sette della sera: non ho aperto libro, mi sono riempita di cibo fino a scoppiare e non ho toccato il telefono nemmeno per un secondo se non per giocare a Candy Crush.
I miei genitori sono appena usciti di casa per andare a mangiare fuori e festeggiare il loro anniversario di matrimonio e come QUASI sempre io sono rimasta sola come un cane.
Sento il cellulare squillare, guardo lo schermo ed è Clary.
-“Allora? Avete chiarito tu e J?”- mi chiede speranzosa e curiosa.
-“No”- le rispondo io sconsolata mentre abbasso il volume del televisore a zero per poter mettere il vivavoce.
Cominciamo a parlare e alla fine della telefonata l’unico risultato e probabilmente progresso è che io mi sento uno schifo per come ho risposto a Jamie. Però nemmeno lui è stato così carino. Mi ha mandata a quel paese senza nemmeno dare un minimo di considerazione alle mie parole.
Uffa, perché mi sento il cervello incasinato?!
Mi butto all’indietro, sul divano e mi strofino gli occhi portandomi le mani alla faccia.
Sto nel silenzio più assoluto. Sbuffo e a quel punto riprendo nuovamente il telefono in mano.
-“Cerca… preferiti… J… trovato!”- esclamo soddisfatta portandomi il cellulare all’orecchio.
Jamie rifiuta la mia chiamata: 1,2,3 volte. Decido di fare una furbata e chiamo suo fratello Sam.
-“Sam ciao sono Melanie, sei con tuo fratello?”- gli chiedo con un pizzico di speranza sentendomi un genio.
-“Veramente no Mel, io sono a Copenhagen.”- mi risponde gentilmente lui.
-“Cavolo è vero, scusami Sam. Senti… sai per caso dove potrei trovarlo?”- la mia ultima speranza.
-“No mi dispiace Melanie, non ne ho la più minima idea”-
Ci salutiamo e non appena chiudo la telefonata inizio a sbattere la fronte sul palmo della mano con la speranza che qualche geniale idea mi venga in mente.
-“Sua madre!”- grido.
Chiamo anche la signora Bower e come prima cosa le chiedo di non fare il mio nome e di allontanarsi se è nelle vicinanze di Jamie.
-“Jamie è in casa?”- chiedo sperando fermamente in un “si”.
-“Certo, è in cantina sta suonando, vuoi che te lo passo?”- mi chiede gentilmente lei.
-“No no, non ti preoccupare. Do fastidio se faccio un salto lì da voi? Devo urgentemente scambiare due parole con Jamie.”- le do del “tu” tanto ormai non ci sono più separazioni tra di noi..  la potrei considerare una seconda mamma.
-“No di certo, passa quando vuoi Melanie”-
-“Grazie mille”- chiudo la chiamata e corro in camera a vestirmi.
Mi metto un paio di jeans, gli anfibi neri e una felpa verde di pile. Mi sistemo la coda, mi infilo l’impermeabile nero e mi fiondo con la moto di mio padre a casa di J.
Suono direttamente al piano di sotto, dove già dall’esterno si sente Jamie suonare la chitarra. Aspetto qualche secondo mi avvicino allo spioncino della speranza che il mio amico mi faccia entrare.
Fortunatamente per me Jamie ha la cattiva abitudine di non guardare mai dallo spioncino quindi, con innocenza apre la porta sollevando un sopracciglio vedendomi difronte a lui.
Chiude la porta e a quel punto inizio a battere forte la mano sul legno marrone chiamandolo ripetutamente e gridandogli di aprire.
-“Melanie sparisci!”- lo sento dire da dentro casa.
-“Aspetto qui finché non mi apri”- dico imperterrita.
-“Puoi aspettare allora”- dice lui ridendo acidamente.
-“Ok, aspetto fino a domani mattina qui dietro la tua porta, prima o poi dovrai uscirtene da quel tugurio”-
-“Mi stai rompendo le palle, Melanie. E’ l’ultimo avvertimento”- dice svogliato mentre passa da dentro casa da vicino la porta d’entrata.
-“Ma spiegami, perché non mi vuoi far entrare. Sono venuta qui con tutta la pioggia per parlarti e sei anche capace di lasciarmi fuori?”- ricomincio a battere la mano alla porta.
-“E con questo? Dovrei impietosirmi?”- dice sfacciatamente.
-“No, ma per lo meno provare pena per me”- insisto io finendo di battere la mano. –“Dai J, mi fa male anche la mano..”-
-“Ti ho già detto quello che penso riguardo al tuo comportamento di questa mattina”-
-“Non è vero, non mi hai detto un bel nulla. Mi hai solo mandato a fanculo con il tuo fottuto dito medio e te ne sei andato via.”-
-“Però l’hai capito comunque quello che ti volevo dire anche se non  te l’ho detto proprio esplicitamente.”- ride spietatamente lui.
-“Jamie non ho intenzione di ammalarmi per un coglione come te. Se mi vuoi far entrare mi faresti un gran favore perché ho bisogno di parlarti.. ti voglio chiedere scusa ok?! So di essermi comportata di merda, avrei dovuto ascoltarti ma mi sono fatta prendere dalla rabbia di quel momento per la scenata di Adam che non ti ho voluto nemmeno lasciar parlare perché immaginavo che mi avresti detto: << cosa avresti fatto se non fossimo intervenuti>> il che è vero, ma… Dio mio si muore qui fuori, se hai voglia di ascoltarmi per lo meno affacciati, non voglio parlarti con una porta di mezzo, preferirei dirtele in faccia certe cose. Dammi una risposta ora, altrimenti me ne torno a casa”.- gli spiego cercando una speranza.
Dall’altra parte della porta non arriva nessun suono né rumore. Tiro un calcio alla porta, sussurro un “vaffanculo” con tutto il mio cuore, mi rimetto il cappuccio e mi dirigo verso la moto.
Sto per mettermi il casco quando vedo Jamie uscire finalmente di casa. Si ferma sull’uscio e non si muove nemmeno di un millimetro. Tiene aperta la porta e mi guarda in silenzio.
Ha una maglietta bianca a maniche corte, dei pantaloncini fino al ginocchio blu e le infradito.
Senza dire nemmeno una parola mi avvicino verso la casa, finché non lo vedo farmi segno di fermarmi.
Chiude la porta e mi si avvicina.
-“Cosa fai idiota ora ti raffreddi!”- lo rimprovero io sbarrando gli occhi.
-“Corro il rischio”- dice indifferente lui rimanendo impassibile al freddo e alla pioggia.
A questa sua risposta mi levo il giubbino.
-“Melanie stai ferma”- dice cercando di bloccare i miei movimenti.
-“Accetta per lo meno questo”- dico cercando di metterglielo sulle spalle.
-“Non fare la stupida, rimettitelo subito”- risponde con un filo di egoismo nella voce.
Gli tiro uno schiaffo sulla guancia e gli sbatto il giubbino sul petto aspettando che si copra.
-“Giuro che ti vorrei vedere morta quando fai così”- mi risponde acido mettendosi il cappuccio in testa e lasciando che l’impermeabile lo copra, anche se minimamente data la differenza delle taglie.
-“Ora va meglio”- dico accennando un sorrisetto che lui mi fa sparire subito fissandomi con i suoi occhi color ghiaccio.
-“Vabbè, volevo solo farti sapere che c’ho pensato e mi dispiace un sacco, perché tu lo stavi facendo solo per proteggermi e io sono stata capace a dirti parole di sopra.. quindi scusa”- dico tutto d’un fiato. Infondo.. via il dente, via il dolore.
Lui fa una smorfia inespressiva con le labbra e annuisce. Si gira di spalle e far per rientrare in casa.
-“Nulla da dire?”- gli chiedo un po’ speranzosa.
-“No”- dice impassibile. -“ Ho capito. Ti perdono”- mi dice freddamente quando ormai sta per chiudersi la porta alle spalle.
-“La smetti di fare così?!"- gli urlo con un pizzico di delusione nella voce.
- "Così come?"- mi chiede spazientito lui facendo un gesto vago con le mani.
- "Come se niente riuscisse a ferirti!"- grido di nuovo. Stiamo in silenzio, poi prendo fiato. –“O per lo meno a sfiorarti, a toccare una minima parte di quel cazzo di cuore di marmo e senza nessun tipo di sentimento che ti ritrovi”.-
Sta per rispondermi, probabilmente, ma non gli do il tempo di farlo. Mi metto le mani tra i capelli e scuoto la testa. Gli vado incontro velocemente sentendo gli occhi farsi pieni di lacrime e per evitare che mi veda piangere come una bambina.
-“Adesso mi vuoi pure baciare?”- sorride perverso e fa per allontanarsi per impedirmelo.
Gli levo via il mio stesso giubbino di dosso e me ne ritorno dietro senza degnarlo nemmeno di uno sguardo. –“Mai”- grido incazzata.
Mi infilo l’impermeabile, mi metto il casco e accendo la moto.
-“Fottiti”- grido. Imito il suo gesto, quello di questa mattina e gli “torno indietro” quel favoloso dito medio di cui mi aveva riservato esclusivamente il significato.
Sbuffa e prima che potessi sfrecciare verso casa mia, lo vedo sbottare. Tira un pugno sul muro della casa e sbatte con forza la porta. Nonostante il rombo del motore riesco a sentire il suo “vaffanculo” con tutto l’odio esistente su questo mondo, leggermente ovattato a causa della porta. 

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Capitolo 4
*** Cap.4 ***


CAP. 4
Il sole splende troppo per aver appena affrontato una serata di merda. Ieri notte non ho dormito per nulla sono stata tutto il tempo a piangere, a cercare di darmi delle risposte al suo comportamento così STRANO, e non nego che avrei voluto telefonare a Clary per parlarle, ma ho evitato… ovviamente gliene parlerò a scuola oggi; sempre se riesco ad arrivarci a scuola considerando le mie condizioni penose.
Faccio colazione insieme a mia sorella Jade, credo che mamma e papà siano rimasti a dormire in un hotel.. anche loro hanno bisogno dei loro momenti intimi.. li capisco. E mi sembra anche più bello.
Dopo la colazione, ancora in pigiama invito Jade ad andare fuori al balconcino per fumare. Mi sembra più che normale lasciarglielo fare, anche perché è la sua vita e la deve vivere come vuole lei. Non mi ero mai confidata con mia sorella prima d’ora, anche perché lei è la piccola.. insomma al massimo è lei che viene da me per farsi ascoltare!
Ad ogni cosa che dico, annuisce. Annuisce e basta e non riesco a capire se mi sta ascoltando veramente o se sta ancora dormendo. Quando finisco di parlare spegne la sigaretta.
-“Capito. Ci penso e poi ti dico”- dice con aria da psicologa e se ne rientra in casa.
-“Scusa non ho capito, dovresti pensare a cosa?”- le chiedo io, gettando il mozzicone dal balcone e salendo in camera per prepararmi.
-“Penserò a tutto quello che mi hai raccontato, voglio fare una specie di analisi sul tuo comportamento per capire cos’è che ti gira nella testa Melanie”- dice sicura di sé lei chiudendosi la porta del bagno alle spalle.
Mi vesto velocemente anche perché con tutto il parlare e la sigaretta se ne sono andati dieci minuti buoni, che non dovevo assolutamente permettermi. Mi infilo i jeans grigi, metto gli anfibi, una felpa nera e il giubbino di jeans blu.
Saluto Jade e mi faccio passare a prendere da Ed.
-“Giorno Mel”- mi saluta semplicemente lui con il volto stanco.
-“Che brutta cera, ti senti bene Ed?”-
-“Si, è solo che non ho dormito ieri notte”- mi dice avviandosi verso la scuola.
Faccio una smorfia buffa non credendo alle sue parole: ci sarà almeno uno di noi che ha dormito?
Parliamo del più e del meno e in pochi minuti siamo già difronte all’entrata del cancello.
-“Entro dal retro voglio fumare, vieni?”- mi chiede Ed mostrandomi una sigaretta.
-“No grazie, già fatto. Devo correre, ci vediamo dopo Ed”- gli dico per poi avviarmi a passo svelto verso l’aula di chimica.
 
-“Buongiorno signor Walker”- saluto il professore che già si stava mettendo in piedi per spiegare.
-“Sempre più in ritardo signorina Rutherford”- mi squadra da testa a piedi con i suoi occhi verdi.
-“Si lo so, mi scusi per il ritardo”- gli rispondo grattandomi la testa e sollevandomi sulle punte dei piedi in cerca di un posto libero. Poi Clary mi fa segno e frettolosamente mi vado a sedere accanto a lei.
Per sbaglio urto con lo zaino i libri di quello che sembra essere Martin: il secchione del corso; e li faccio cadere per terra.
-“Oh, scusa”- dico silenziosamente stringendo i denti.
Ok, Martin potrà essere anche una cozza sapientona, ma è pur sempre un mio “amico”.
Mi piego sulle ginocchia e inizio a raccogliere il libro e il quaderno verde che avevo appena buttato per terra.
Senza degnare mai di uno sguardo il mio compagno gli passo il libro e proprio mentre stavo per porgergli il quaderno, l’occhio mi cade sul nome scritto in penna sulla copertina: “Bower”.
Mi soffermo per un istante cercando di capire come mai proprio Martin avesse il quaderno di Jamie. Mi risveglio dai miei pensieri una volta che il professore tossisce. Alzo lo sguardo, poggiando sul banco il quaderno tutto stropicciato e vedo che quello a cui avevo rovesciato tutte le cose non era Martin, ma Jamie.
Con indifferenza gli porto al centro del tavolo il quaderno, poi mi vado a sedere accanto a Clary.
-“Ciao Mel”- mi saluta solare lei.
-“Che ci fa Jamie seduto due banchi avanti al nostro?”- le chiedo senza dar conto al suo saluto.
-“Il professore lo ha spostato un po’ più avanti perché stava facendo l’idiota”- mi risponde tranquillamente lei.
-“Ed io che pensavo fosse…”- cerco di risponderle ma il professore mi richiama.
-“Rutherford!”- grida e tutti si voltano verso di me e Clary, che si copre la faccia abbassando lo sguardo e facendo finta di niente. –“Non solo arrivi tardi durante la mia lezione, ti permetti anche il lusso di disturbare”- continua a gridare Walker.
Tra tutti gli sguardi seri dei miei compagni che continuano a fissarmi noto soprattutto quello di Jamie che anziché seguire l’esempio degli altri, si lascia sfuggire un sorrisetto di vendetta.
-“Esci fuori!”- continua il professore imperterrito.
Mi alzo trascinando rumorosamente la sedia sul pavimento, mi metto lo zaino sulle spalle e mi avvio verso l’uscita.
Passo accanto al banco di Jamie, e do un colpo secco al suo quaderno facendolo volare via.
-“Ma che cazzo?!”- mi dice lui aprendo le braccia come a cercare una motivazione al mio gesto.
Ammetto che è stato istigatore, ma non avevo modo migliore di far innervosire Bower.
-“Raccolga quel quaderno signorina”- mi rimprovera innervosito Walker indicandomi con l’indice il quaderno.
-“No, mi spiace devo uscire fuori”- dico passandogli davanti e sbattendomi la porta alle spalle.
Aspetto un’ intera ora lì fuori, dicendo parole a tutti i ragazzi che vedendomi fuori dall’aula mi guardano interrogativi.
 Finalmente suona la seconda ora e velocemente mi dirigo verso l’altra aula.
Mi sento afferrare per un braccio e trascinare bruscamente nello sgabuzzino vicino al bagno dei maschi.
 -“Ma.. chi cazzo sei?”- dico una volta accesa la luce della stanzina. Rimango impietrita trovandomi Jamie proprio di fronte.
Senza dargli la possibilità di parlare mi butto sulla maniglia e apro la porta.
La sua mano si piazza sulla mia e la richiude velocemente.
-“Fammi uscire”- gli dico arrabbiata. Essendo più alto mi guarda abbassando leggermente il mento e mi rifà lo stesso sorrisetto snervante di prima.
-“Cosa ci trovi di divertente?”- gli chiedo ancora più innervosita.
Si inumidisce le labbra passando velocemente la lingua di mezzo e continua a fare quel sorriso senza darmi risposta.
-“Basta, mi hai rotto le palle”- dico cercando nuovamente di aprire la porta.
-“Ehi, ferma”- mi dice secco lui prendendomi per il cappuccio della felpa e portandomi dietro.
-“Non voglio parlare con te, né ho intenzione di ascoltarti”- gli ribadisco freddamente.
-“Bene e ne sono felice. Non era nei miei piani farti parlare né farmi ascoltare. Ti chiedo solo di sentire quello che ti sto per dire”- mi dice serio Jamie.
Scuoto la testa e porto le braccia al petto, incrociandole.
-“Mi da fastidio dirtelo qui, e in questo momento, ma non ce la faccio più, te lo devo dire punto e basta”- continuo ad annuire e lui prosegue. –“Sono sempre stato dalla tua parte, ti ho sempre difesa e forse continuerò a farlo per sempre, ti voglio un bene assurdo che nemmeno potresti riuscire ad immaginartelo; ma sei una stronza”- conclude lui seriamente.
-“Che cosa?”- chiedo acida io e lui mi tappa la bocca con la mano.
-“No, zitta. Parlo io. Mi fa incazzare terribilmente questo tuo modo di reagire ai litigi, o per lo meno ai nostri. Non puoi attaccarmi dicendomi che non ho un cuore, mi mandi a fanculo e dici che sono un coglione. Non lo puoi fare, mi incazzo ancora di più. Se sono arrabbiato, lo sono punto e basta, non puoi sempre cercare delle risposte alle tue domandine del cazzo, non sempre te la potrò dare io la risposta; se mi conoscessi davvero così bene mi lasceresti fottere per quella mezza giornata e il giorno dopo mi verresti ad abbracciare perché sai che mi passa tutto facilmente. Tu no non lo fai, non lo fai mai. E mi odio terribilmente quando poi mi sento il diritto di mandarti al diavolo, perché non vorrei.”- finisce tristemente lui afferrandomi le braccia.
-“Hai finito?”- gli chiedo freddamente. Lui si lascia cadere le braccia lungo il corpo e annuisce.
Mi congedo subito, svignandomela di corsa, senza dargli una risposta.
Fortunatamente nell’ora successiva nessuno dei miei amici segue il mio corso, così prendo posto tra gli ultimi posti a sedere in cima all’auditorium per evitare di farmi notare mentre piangevo come un’idiota.
Praticamente non ho seguito nemmeno una parola di tutto ciò che il professor Cooper ha detto riguardo il pensiero filosofico di Platone. L’unica frase che mi è rimasta impressa è stata :“Per chi intraprende cose belle , é bello soffrire , qualsiasi cosa gli tocchi.”
Se fino a quel momento avevo pianto come una disperata ora, tutto d’un tratto avevo smesso; come se fossi una fontanella e mi avessero appena chiuso il rubinetto.
D’un tratto alzo la mano, e chiedo a Cooper di spiegarmi il significato di quella frase filosofica.
Non mi da una risposta, mi dice solo di pensarci su e farci un esempio con la vita quotidiana.
Allora..
  1. COSE BELLE: Jamie
  2. E’ BELLO SOFFRIRE: non mi torna…
 
Come può essere bello soffrire anche se stai vivendo una felicità. E’ umanamente illogico.
Mi rendo conto di star attirando l’attenzione del professore, mentre ragiono e scuoto la testa pur di trovare delle risposte (fottute risposte che sempre mi vengono negate).
 
-“Signorina Rutherford vuole dirci cosa la turba? Il suo pensiero, cosa ne pensa della filosofia di Platone?”- mi chiede gentilmente Cooper guardandomi ammirevolmente con i suoi occhi color ghiaccio.
 
-“Si. Penso che Platone sia stato solo uno stronzo sbronzone che a partire da una certa età ha iniziato a sparare fesserie pur di farle sembrare frasi poetiche. Come può essere bello soffrire anche se stai intraprendendo cose belle. Le posso affermare, che io so il fatto mio e che ho intrapreso già da molti anni una strada bella, piuttosto tortuosa, ma bella. E le assicuro che non è bello quando inizi a soffrire a causa sua.”-
 
-“Ha ragione, probabilmente Platone non era un uomo perfetto, ma le posso assicurare signorina Cooper che non è mai stata sua intenzione dire che la causa della sofferenza sia stata quella felicità.”- a quel punto non replico. Aspetto in silenzio la fine della lezione e continuo a pensare, e mi sento sempre più confusa.
 
Per il resto della mia giornata scolastica ho fatto finta di nulla, ho ignorato tutto e tutti; compreso Jamie con cui ho avuto due corsi di fila in comune. Spesso si voltava a guardarmi ma non riusciva a trovare il mio sguardo, perché io non lo volevo guardare e mi dava pure fastidio che lui invece lo facesse. Clary ha cercato di chiedermi cosa avessi, come mai non stessi portando attenzione a tutto ciò che mi diceva, ai nostri amici, a lei e a Jamie.
 
-“Mel, alle otto a casa mia”- è l’ultima cosa che mi dice prima di sorridermi e scappare via con Joshua: un tipo con cui si sta sentendo ultimamente.
 
Il pomeriggio? Non mi spreco neppure a parlarne considerando che ho dormito, ascoltato musica, mangiato e pensato.
*Perché sto vivendo una vita di merda in questi due giorni*- mi chiedo mentre prendo coraggio e verso le sei vado a farmi una doccia.
Rimango sotto al getto d’acqua per quasi un’ora e non appena esco urlo a mia madre di chiudere la porta del bagno.
L’aria fresca che entra da lì mi fa venire un brivido e non appena vedo mia madre afferrare la maniglia per chiuderla la guardo malissimo e inizio a pettinarmi i capelli bagnati.
-“A casa di Clary.. sicuramente niente di ché… questo!”- parlo da sola mentre afferro degli abiti dall’armadio.
E’ un vestito di cotone nero lungo fino al ginocchio: largo, con le maniche corte e grandi.
*mi si addice*- penso e lo abbino con delle calze nere trasparenti, gli anfibi e un giaccone lungo bianco e grigio.
Anziché prendermi il disturbo di andare a casa della mia amica in moto o farmi portare da qualche amico, prendo l’auto di mia madre.. che ovviamente si incazza iniziando a gridare “Non sono nemmeno padrona di muovermi liberamente, anche la macchina ti porti via”- gli sbatto la porta in faccia e parto subito.
Fortunatamente casa di Clary non dista molto dalla mia, ma considerando il fatto che il tempo a Londra non è mai dei migliori, è stata la cosa migliore fottermi l’auto di mamma. Parcheggio proprio difronte all’entrata di casa Fray; saluto Seneca, il cagnolone di Clary e sentendo le voci dei miei amici provenire dal solone, mi avvio verso la stanza.
*Che nome di merda “Seneca” per un cane*- penso mentre mi allontano dal cucciolone.
Vi chiederete perché proprio quel nome.. beh perché Clary è fissata con tutto ciò che riguarda la filosofia e ha sempre trovato affascinanti gli scritti di questo maledetto filosofo romano, di cui ha plagiato il nome e lo ha dato al suo cane. Che idiozia. Povero cane!
-“Ciao ragazzi”- dico ad alta voce gettandomi di peso sul divano afferrando alcune noccioline.
Greg inizia a parlarmi di una certa Bonnie di cui si è follemente innamorato, Clary mi parla di Joshua mentre Ed e Jamie rimangono in disparte a farsi i fatti loro.
 
Nonostante il mio completo disinteresse verso i loro innamorati, in questa prima parte della serata sono riuscita a capire che..
Joshua frequenta lo stesso corso di diritto di Clary, ha il padre che è un medico e la madre imprenditrice, ha tre sorelle, ha una casa enorme nel borgo di Londra; Enfield e che è pieno di soldi.
Bonnie è del Marocco, lavora nel bar vicino casa di Greg, ha un fratello, vive con la nonna, è super acculturata è bella, magra e con un tatuaggio sulla nuca.
Cosa mene fotte a me di tutto ciò? Assolutamente nulla. Eppure, pur di non pensare a J, mi impongo di ascoltarli.
Suona il campanello e rimaniamo tutti in silenzio.
-“Chi è a quest’ora?”- si chiede interrogativa Clary prima di alzarsi ed avviarsi verso la porta.
Rimaniamo a fissarci tutti quanti per alcuni secondi finché non sentiamo la nostra amica gridare :”J, Ed è per voi”.-
Non nego che pur di vedere chi o che cosa fosse, ho fatto allungare il mio collo di almeno un metro.
Vedo in lontananza una ragazza bionda con dei piercing vicino alla bocca e delle tette enormi.
Faccio finta di andare in bagno e senza farmi notare dai tre, gli spio da lontano.
La tipa con le curve da urlo si avvicina pericolosamente a Jamie, gli da un bacio sulla guancia e gli ficca nella tasca della giacca un sacchetto; poi scompiglia i capelli ad Ed, gli saluta e se ne va.
-“E da dove spunti fuori tu?”- mi chiede Ed mentre insieme torniamo nella sala per raggiungere gli altri.
-“Dal bagno”- rispondo facendo finta di nulla.
-“Sicura? Sembri nervosa”- insiste lui, facendo ricadere l’attenzione di Jamie su di me.
-“Ma chi io? No..”- fatico a rispondere con la paura che mi abbia vista mentre gli osservavo.
-“Ragazzi ho una sorpresina per tutti voi”- dice fiero di se Jamie togliendo dalla tasca quella bustina.
-“Che cos’è?”- chiede Clary aguzzando la vista e avvicinandosi al cerchio che avevamo formato.
-“Cocaina, mia dolce Clary”- le risponde quasi scontato facendole un sorrisetto altamente fastidioso. O per lo meno.. a me ha dato fastidio.
-“Quella ragazza bionda te l’ha data?”- continua lei a chiedere osservando la sostanza bianca.
-“Cosa?”- chiede Jamie trattenendo una risatina.
-“Questa J!”-
-“Beh, si. Perdonami la confusione, quella biondina mi ha dato più di una cosa..”- dice con una risata beffarda per poi rivolgermi uno sguardo di sfida. –“ Ho bisogno di tempo per controllare mentalmente la lista di tutto ciò che senza alcun problema mi ha concesso”- continua poi dopo essersi soffermato a guardarmi con quella faccia da coglione.
-“Si, interessante. Continua a vantarti delle tue cazzate con i tuoi amici, questa la prendiamo noi”- dico io seriamente strappandogli la bustina dalle mani.
-“Non c’è bisogno delle frasi fatte Melanie. Questa si chiama invidia”- mi dice lui alzando la voce mentre io e Clary ci dirigiamo in cucina.
-“Invidia? Si come no, di cosa dovrei essere invidiosa, di un paio di tette rifatte e la faccia da Barbie?”- dico io con i denti stretti, facendomi sentire solo dalla mia amica, che istintivamente si mette a ridere.
-“Sparla più forte, che non ti sento”- continua Jamie stuzzicandomi mentre mi rivolge uno sguardo agghiacciante una volta raggiunta la cucina insieme agli altri due.
Lo ignoro e mi limito a prendere alcuni alcoolici dal mobiletto bianco.
-“Quelli vanno benissimo”- dice Ed guardano le varie bottiglie che pian piano poggio sul piano.
-“Domani c’è scuola però”- dice Clary un po’ sconsolata.
-“Io non ci vado”- dico stappando una bottiglia si sambuca e iniziando a riempirmi un bicchiere.
-“Questa è la Melanie che mi piace”- dice Greg facendo la stessa cosa.
Alla fine tutti cediamo e dopo mezz’ora già eravamo partiti.
-“Mel vuoi un bicchierino?”- mi chiede una Clary sbronzissima e barcollante che a malapena si regge sullo sgabello.
-“Non si molla un cazzo Clary, metti qua”- le rispondo fin troppo convinta avvicinandole il bicchiere in vetro.
Butto giù un cocktail fatto male: vodka e succo alla pesca.
-“Per me basta così”- dico io alzandomi dallo sgabello tenendomi stretta al tavolo.
Vedo che Jamie, con totale indifferenza poggia il suo bicchiere sul tavolo, mi guarda da testa a piedi e dopo di ché si avvicina all’orecchio della mia amica e le bisbiglia qualcosa di incomprensibile.
Vedo Clary cominciare a ridere, ed Ed che ride vedendola ridere e Greg che ride vedendoli ridere.
-“Che ti ha detto?”- chiede a stento Greg soffocando la sua risata sguaiata.
-“Di andare a letto con lui”- risponde lei continuando a ridere con le lacrime agli occhi.
Rimango immobile e in silenzio iniziando ad odiarli, uno per uno.
-“Io non scherzo”- dice Jamie dandole un bacio sul collo.
Lei piega la testa cercando di allontanare J. –“Allora andiamo”- dice poi alzandosi in piedi e attaccandosi al braccio di Jamie che già la trascina in camera.
-“E la lasci andare con lui?”- mi chiede Greg notando il mio viso rosso tanta la rabbia.
Sbuffo diverse volte, arrabbiata per poi correrli dietro e portarli nuovamente in cucina.
-“Siediti qui”- dico a Clary facendola sedere al mio posto. –“Tu qui”- dico spingendo Jamie sullo sgabello che si trova difronte a quello della mia amica e non accanto.
Mi siedo accanto a lui, perché per quanto lo possa odiare in questi giorni non lo posso abbandonare agli effetti dell’alcool che gli stanno dando al cervello o lasciargli fare cazzate.
So perfettamente che lo sta facendo per farmi schiatti e perché è ubriaco.. a lui, Clary non piace minimamente, se non come amica OVVIO!
-“Che cazzo vuoi Melanie, lasciaci andare”- dice rialzandosi e andando verso Clary che ride come un ebete.
-“Jamie smettila”- gli dico seria prendendolo per la maglietta e trascinandolo fino al suo posto.
-“Sei una rompi palle”- dice poggiando il mento sul dorso della mano che tiene poggiata sul tavolo. Chiude gli occhi, come per dormire.. come se la sua stessa mano fosse un cuscino.
Continuo a fissarlo anche quando lui ormai ha chiuso gli occhi.
Lentamente porta la sua mano sulla mia gamba e dal ginocchio inizia a salire sempre più su.
Arrivato a metà coscia, gli do uno schiaffo sulla mano, che lui ritira subito.
-“Jamie”- lo chiamo seria avvicinandomi a lui.. rimanendo comunque ad una distanza sicura.
Lui apre gli occhi lentamente e mi guarda.
-“Sei ubriaco, riprenditi”- gli dico seria e leggermente arrabbiata.
Lui rimane in silenzio per tre secondi, dopo di che mi fissa negli occhi, con il suo sguardo disperato e stanco.
-“Riprendimi”- mi dice lentamente per poi chiudere nuovamente gli occhi.
Lo aiuto ad alzarsi, mentre lui ancora ha gli occhi serrati, lo prendo da sotto un braccio e lo faccio sedere accanto a me sul divano che si trova in cucina, mentre gli altri continuano a sparare cazzate e a ridere come babbei.
Passa poco tempo prima che lui poggi la testa sul bracciolo del divano e stendendosi a pancia sopra, si addormenta sulle mie gambe.
*no.. merda. Questa non ci voleva.*- ecco come giorni interi di disperazione se ne vanno a puttane.
Maledetto Jamie.
Gli accarezzo i capelli, a volte lo guardo, ma continuo a intrattenere discorsi poco seri con i miei amici rimasti ancora seduti sui loro sgabelli.
Dopo due ore Jamie si sveglia e lentamente inizia a ridere e scherzare insieme a noi, facendo finta che nulla di strano ed increscioso sia successo tra noi due in questi giorni, continuando a stare steso sulle mie gambe.
Non so ne come, né perché iniziamo a giocare ad obbligo e verità.
-“Tocca ad Ed”- dice una Clary piuttosto calma.
-“Jamie! Obbligo o verità?”-
-“Obbligo”- risponde tranquillamente lui, portandosi i capelli dietro.
-“Ok, adesso voi due mi odierete”- dice guardandoci.
-“Ed..”- lo guardo minacciosa.
-“Mi spiace, ma ti tocca Mel.. Jamie dai un bacio a Melanie”- dice sorridendo malizioso Ed.
-“Non posso, lo sai”- risponde serio J guardando l’amico super eccitato.
-“Che vi costa, un bacetto al volo e basta”- insiste Greg .
-“Ragazzi, no!”- dico nervosa io. –“Jamie non lo fare”- gli dico fermandolo. Lui si allontana istintivamente e si alza in piedi.
-“Clary vi va bene?”- chiede leggermente nervoso.
I due fanno una smorfia di consenso e Jamie si avvicina velocemente verso la mia amica.
Le afferra la guancia e si avvicina alle sue labbra molto lentamente.
-“Ehi, no”- grido io, mettendomi in piedi di scatto.
Senza che nessuno abbia il tempo di fiatare, afferro Jamie per la maglietta, all’altezza della pancia e lo blocco, facendolo voltare.
Lui mi guarda preoccupato sgranando gli occhi. Probabilmente non ci voleva credere, forse non pensava che l’avrei fatto realmente.
-“Scusami J”- dico velocemente tirandolo verso di me, facendolo arrivare a pochissimi centimetri dal mio viso. Lui rimane immobile e il suo volto è preoccupato, quasi sofferente.
-“E muoviti Mel”- grida Greg super eccitato.
-“Non posso”- bisbiglio a bassissima voce con il magone. Sento gli occhi riempirsi di lacrime calde e l’unica cosa che faccio è avvicinarmi a Jamie e stampargli un piccolo bacio sulla guancia.
Tutto d’un tratto cala il silenzio nella sala.
Tutti si aspettavano il tanto atteso bacio tra me e Bower, ma non è arrivato e forse non arriverà mai.
Farò in modo che non avvenga, lo impedirò con tutta me stessa.
Sento la spalla di Jamie rilassarsi una volta sentite le mie labbra sulla sua guancia e non sulla bocca.
Era più teso di me; si vede che nemmeno lui è interessato a far arrivare questo maledetto bacio. E forse è meglio così.
Mi allontano lentamente mentre lui mi guarda con i suoi grandi occhi azzurri. Abbasso la testa ogni volta che sento il suo sguardo vicino al mio.
Mi prende velocemente per il mento e mi da un piccolo bacio sulla fronte.
Non fiato, non emetto alcun rumore, né respiro. Mi limito ad abbracciarlo e a stringerlo fortissimo a me.
-“Ma dai ragazzi… fate schifo”- dice Greg deluso riempiendosi un ultimo bicchierino.
Clary ride alle sue parole e Ed ci guarda amareggiato.
Erano tutti in attesa di un bacio.
Tutti, tranne noi.

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Capitolo 5
*** Cap.5 ***


CAP.5
-“Non puoi capire quanto sia felice”- dico allegramente saltando i tre gradini che separano la casa di Clary dal marciapiede.
-“Felice per cosa?”- mi guarda curioso Jamie, sorridendo.
-“Che finalmente potrò dormire in santa pace questa notte. Devi sapere che per colpa tua ho dormito pochissimo in questi due giorni.”-
Jamie ride e appoggia la schiena al muretto che si trova ai lati della piccola scala.
-“Tu ridi, ma è stato vergognoso. Ho vissuto per  48 ore di fila una vita da vegetale: mangiavo, bevevo, piangevo, e guardavo la TV. Non scherzo!”- continuo a replicare felicemente io. –“Ed ora che finalmente abbiamo risolto tutto.. sto decisamente meglio”- concludo io, sedendomi sul gradino, accanto ai suoi piedi e appoggiandomi sulle sue gambe lunghe.
-“E chi ti ha mai detto che abbiamo fatto pace?”- fa per dire lui trattenendo una risata.
Gli do un pizzicotto e lui inizia ad accarezzarmi i capelli, guardandomi dall’alto.
Scommetto che dalla sua visuale sembro un cane in cerca di coccole.
-“Mi accompagni tu a casa?”- mi chiede iniziando a tirarmi su per farmi alzare.
-“Certo!.. Devo accompagnare qualcun altro?”- chiedo a Clary che nel frattempo ci aveva raggiunti e si era poggiata sull’uscio della porta.
Fa di “no” col capo e ci saluta stanca con un gesto della mano.
Nemmeno venti minuti, che già siamo difronte all’entrata di casa Bower.
-“Grazie del passaggio Mel, ci vediamo domani a scuola”- mi dice iniziando ad aprire lo sportello.
Comincio a ridere e istintivamente lui si volta all’indietro cercando di capire cosa mi stesse accadendo.
-“Perché ridi?”- mi chiede stranito.
-“Stavo pensando ad una cosa.. buffa”- mi inizio a calmare battendo le mani sul volante.
-“Ah si? E a cosa?”- insiste J incuriosito richiudendo lo sportello e mettendosi comodo sul sedile per ascoltarmi.
-“A te. Questa sera sei stato troppo”-
-“Troppo cosa?”-
-“Non lo so: TROPPO. Troppo ubriaco, troppo scortese, troppo carino, affettuoso e anche eccitato”-
-“Sul serio? Che cosa ho combinato?”- mi chiede portandomi una ciocca di capelli dietro le orecchie.
-“Non ci credo che non ricordi più nulla: non ti sei nemmeno sentito male; hai solo dormito”- replico io incredula.
-“Eppure, non ricordo assolutamente niente.”- si sistema per bene, stendendosi sulle mie gambe, mentre io lo tengo leggermente sollevato con le braccia intorno al collo.
-“D’accordo.. diciamo che la serata è iniziata con una bionda che ti ha dato della cocaina”- inizio il racconto io, marcando il tono della voce sulla parola BIONDA e dandogli un leggero schiaffetto sulla guancia sinistra. Lui diventa rosso e decido così di andare avanti. –“ Io ho iniziato a prenderti un po’ a parole, tu mi hai detto che era invidia e cagate simili finché non ci siamo messi a bere come dannati. Sei stato capace di ubriacarti talmente tanto da proporre a Clary di scopare e..”-
-“Sul serio?”- mi chiede lui scoppiando a ridere. Io annuisco disgustata e lui continua a ridere come uno scemo. –“Non voglio immaginare quale fosse la tua espressione”- dice a denti stretti stuzzicandomi.
-“Nessuna espressione strana mio caro J, ero solo incazzata”- dico io chiudendogli la bocca con il pollice e l’indice.
-“Si, certo.. Ti credo proprio..”- continua a ridere lui liberandosi dalla mia presa.
-“Smettila J!”- gli dico un po’ nervosa dandogli un colpo in testa.
-“Dai, scherzo”- mi prende la mano, le da un bacio e  gioca con le mie dita. –“Continua”- dice.
Passiamo un bel po’ di tempo a parlare e a ridere, chiusi in macchina, difronte a casa sua.
-“J, si è fatto tardi, devo andare a casa”-
-“Si, hai ragione Mel, scusami”- dice alzandosi di scatto e aprendo lo sportello dal suo lato.
-“Salutami, stronzo”- rido tirandolo nuovamente dentro la macchina, tenendolo per il cappuccio della felpa.
Mi stampa un bacione sulla guancia e finalmente lo faccio andare via.
 
 
-“Ti rendi conto è magnifico?”- mi urla in faccia una Clary super felice in tuta da ginnastica prima di entrare in palestra, trovandomi nel corridoio della scuola.
-“La gita per quelli dell’ultimo anno, vero?”- le chiedo con la stessa euforia. Lei annuisce e sgattaioliamo in classe di Ed, Greg e Jamie per dirglielo.
Non saprei cosa dire.. sembriamo animali, appena vediamo qualcuno dei nostri corsi gli saltiamo sopra e li sputtaniamo la notizia.. che sinceramente, merita!
 
 
Verso le quattro del pomeriggio torno a casa, dopo il corso extrascolastico di Poesia. Trovo Jade e una sua amica a casa che ridono come bambine e stalkerano il profilo facebook di un ragazzetto.
Non potete immaginare la mia espressione.
*Dio, aiutale..*- è l’unica cosa che mi viene in mente.
Trovo mia madre in cucina, seduta al tavolo con gli occhialetti sottili ed il giornale in mano.
-“Ciao, ma’..”- la saluto e mi seggo accanto a lei per avvisarla della fantastica novità.
-“Non ci crederai mai!”- le dico allegramente e lei alza istintivamente lo sguardo dal giornale. –“Io..
 come normale che sia; andrò in gita! Tra due settimane, ad Amsterdam!”- le dico sentendo il mio orgoglio sfiorare il cielo.
-“Sul serio? E come mai.. all’ultimo momento?”- mi chiede lei incuriosita.
-“Beh, si sapeva da tanto ormai, o per lo meno, quelli degli altri corsi lo sapevano già da tre mesi, oggi hanno avvisato anche noi. Sinceramente avrei preferito prenotare il volo un po’ prima per spendere di meno, ma non fa nulla, al massimo mi darai qualcosina tu.. mi faccio assumere per queste poche settimane dallo zio e mi faccio un po’ di soldi, così me lo pago da sola”- nemmeno prendo fiato tanta la felicità. Ma ci mancherebbe pure..!
-“D’accordo, puoi andarci, per quanto starete?”- dice indifferente lei, come se non cambiasse nulla.
-“Sei giorni, 5 di pernottamento”- concludo io. Lei annuisce e mi dice di andare subito dallo zio a chiedergli questo favore.
 
Con la fortuna che mi ritrovo, mio zio Frank, è il proprietario del Workshop Coffee Marylebone che si trova poco lontano dal centro di Londra.
Abbiamo discusso per circa mezz’oretta ma alla fine.. mio zio mi adora. Sono la sua nipote preferita, come minimo avrebbe dovuto accettare.. poi magari, mi avrebbe messo a fare solo servizio al bar e non lavapiatti.
E così è stato. Ma..
-“Solo ad alcune condizioni!”- mi dice seriamente. Ed io sono tutta orecchie per sentirlo. –“Niente
sconti agli amici, 3/4 ore ogni giorno per tutte e due le settimane e se ti chiedo lo straordinario nel fine settimana, mi devi garantire la tua presenza”-
-“Affare fatto zio”- ci stringiamo la mano come per non dare nell’occhio, ma la sua lavapiatti e barista secolare Ronda non può che notarci.
Ronda è particolarmente paffutella, i capelli ricci, corti e rossi fuoco, gli occhi verdi ed un sorriso affascinante. Potrà anche essere grassottella, ma è una donna eccezionale. Mi conosce da quando ero piccolina e mia madre mi portava qui dallo zio a fare colazione.
Per un istante mi è sembrato di vedere nei suoi occhi il vuoto più assoluto; probabilmente non mi aveva riconosciuta, ma le è bastato riconoscere il piccolo neo sullo zigomo, la collana con la mia iniziale che mi porto sopra da quando avevo sette anni; che una luce gli è apparsa in volto.
I suoi occhi sono diventati lucidi in un secondo ed è corsa goffamente ad abbracciarmi, stringendomi più che poteva senza lasciarmi il fiato.
-“Rooo-o-o-nda”- la saluto felicemente dopo che ci stacchiamo finalmente da quell’abbraccio super soffocante.
-“Come va bella?”- mi tiene per le spalle e mi fissa contenta.
-“Tutto apposto, grazie e tu?”- nemmeno finisco di porle la domanda che lei inizia a farmene altre mille.
-“Che fisicaccio, ma da dove sei uscita? Vai in palestra? Quale? E queste tette? Ancora tardano ad uscire no? Non hai proprio preso da tua madre. Il fidanzato? Gli amici? La scuola?”- mi sembra un interrogatorio ma non faccio altro che ridere. Il suo modo di parlare è super buffo.
-“Beh, mettiamoci comode Ronda che ti racconto tutto”- le dico facendo un occhiolino a mio zio.
-“Mezz’ora e basta, poi Ronda si ritorna al lavello”- dice mio zio sorridendoci.
Le parlo di tutto, assolutamente tutto. Le dico di me, di Jade, di mamma, le parlo della scuola e del mio progetto di diventare stilista e trasferirmi a Milano una volta finita la scuola; le parlo dei miei amici: di Clary, Greg, Ed e Jamie. Mi soffermo soprattutto su di lui e le racconto praticamente tutta la storia.
-“Ne sono passati di anni eh, ragazzina?”- mi dice masticando la gomma e guardandomi dolcemente con i suoi occhioni verdi.
-“Il problema sarebbe se mi fossi fermata nel passato. Meglio così, no?”- le rispondo altrettanto carinamente.
-“Menzogne cara, scommetto che ti mancherà tutto questo una volta finita la scuola”-
-“Non nego l’evidenza. Non potrei.”-
-“ E i tuoi amici? Che vogliono fare loro una volta finita?”- mi chiede incuriosendosi.
-“Clary vorrebbe proseguire con l’università, fare tutti i corsi e diventare insegnante, di lettere credo.. Greg vorrebbe andare in America, lì c’è sua sorella maggiore che lavora in un industria musicale e magari farsi una vita lì, Ed non sa ancora cosa vuole dalla sua vita.. probabilmente tornando qui tra cinque anni, lo ritroveremo ancora addormentato sulla sua scrivania.”- dico con un pizzico di angoscia e malinconia nella voce. Non ci avevo mai pensato.
Noi che ci completiamo l’un l’altro prenderemo strade completamente diverse e ci separeremo. Ognuno vivrà e si farà una nuova vita: si troverà un lavoro, si innamorerà, si sposerà, avrà dei figli e così avrà una propria famiglia. Mi viene la pelle d’oca solo a pensarci.
-“E Jenny?”- mi chiede sicura di se.
-“Jamie..”- la correggo ridendo e lei ride facendo una faccia buffa.
-“Eh, lui..”-
-“Jamie non sa e non vuole sapere. Probabilmente la prima cosa che si troverà a disposizione se la farà andare bene per il resto della vita. Non penso che fallirà, lui è forte. Poi ha anche una band, suona con dei suoi amici e sono pure molto bravi.. magari ora lo fa solo per svago, l’indomani spero sia il suo lavoro.”-
-“Perché speri?”- mi chiede lei alzando un sopracciglio.
-“Avrò più possibilità di rivederlo. Chissà, lui e la sua band saranno abbastanza famosi  da farsi il giro del mondo con i loro Tour e magari.. immaginati che bella scena.. me lo ritrovo a Milano nella mia boutique.”- inizio a ridere e lei mi guarda attentamente. –“Che c’è?”- le chiedo ridendo.
-“Ma non è che questo ragazzo in fondo in fondo ti piace?”- mi fa il solletico sul fianco e io avvampo tutto d’un tratto.
-“No.. Jamie? No. Siamo troppo amici per stare insieme”- dico sicura di me. Anche perché è vero.. credo. Ma cosa dico “credo..” è così. Punto. Io e J siamo migliori amici.
-“Mhh.. qui gatta ci cova, voglio saperne di più le prossime volte ragazza”- mi dice Ronda ridendo soddisfatta ed alzandosi dalla sedia dirigendosi verso la cucina. –“Ci vediamo cara, mi ha fatto piacere rivederti”- mi saluta e svanisce oltre una porta scorrevole.
Saluto mio zio e già da domani dovrò iniziare a lavorare da lui dalle otto di sera fino a mezza notte.
Me ne torno a casa, do uno sguardo ai compiti e concludo qualche materia già iniziata durante il corso.
Verso le sette esco con Clary ed andiamo al centro commerciale per comprare qualcosa di nuovo per il viaggio.
Dopo un paio di orette ce ne usciamo cariche di buste: ho comprato un capello nero stile cowgirl molto più chic però, un dei jeans, delle canotte, un paio di scarpe più comode per camminare, dei top più eleganti per la sera e una tutina corta con le spalline sottili e i pantaloncini color lilla.
Sono abbastanza soddisfatta delle mie compere, ma mi manca ancora qualcosa: uno zaino. Di quelli un po’ scadenti e nemmeno troppo impegnativi, giusto per metterci dentro l’acqua, la fotocamera, il cibo e il telefono.
Dopo mezz’ora che giravamo in un negozietto cinese, finalmente trovo quello che faceva al caso mio. Uno zainetto super carino tutto a righe blu e bianche.
Quando sono andata alla cassa per pagare la venditrice era più che cinese.. non si capiva nulla di ciò che diceva, ma grazie al cielo.. anzi.. grazie a Clary ho capito che mi voleva dire che l’avrei potuto abbellire cucendoci sopra delle toppe.
Mi consegna uno scatolo pieno di lettere, figure, stelle, cuori, arcobaleni, e mille accessorietti da cucire sopra la tela dello zaino.
-“Hai deciso?”- mi chiede lei con i suoi occhi sottili e a mandorla.
-“Si, prendo questi”- e le consegno alcune toppe.
Una grande “J” bianca con un bordino rosso riferita a Jamie, una stella gialla, due cuoricini rossi in panno lenci, un pezzo di stoffa con la scritta “London” in fucsia, un narciso rosa, uno smile giallo, una spilla con la scritta ROCK e una con la scritta LOVE, , poi delle lettere in caratteri diversi che insieme componevano il nome dei miei amici: C-L- A-r-Y,  E-D e G-R-E-G. Non mi serviva comporre il nome di Jamie, avevo già la “J” grande ed  il mio nome corrispondeva al fiore. Ora era completo.
Praticamente da un normale zainetto era diventato la mia biografia. C’era scritta tutta la mia storia, la mia vita. Tutti quei decori sono significativi per me. E ne sono orgogliosa.  
 
Torno a casa che già si è fatta l’ora di cena. Mia sorella e la sua amica hanno appena finito di mangiare e stanno ridendo come oche.. le si sente dal piano di sotto! Mia madre è seduta da sola a finire l’insalata.
-“Beh, come è andata?”- mi chiede mentre mastica un boccone.
-“Tutto apposto, il lavoro ce l’ho ed è pure ben pagato, l’unica rogna è che non potrò fare la viver per due settimane e non potrò uscire perché devo lavorare dalle otto fino a mezza notte. Frank mi ha detto che se mi chiede lo straordinario nel fine settimana lo devo fare ed ho anche rivisto Ronda.”- le dico sedendomi e iniziando ad addentare il pollo.
-“Oh cielo, Ronda! Domani passo a trovarla e giacché parlo anche con lo zio. Quelle buste?”- mi chiede dando un occhiata ai bustoni che avevo poggiato sul divano prima di mangiare.
-“Ho fatto un po’ di compere per la gita. Jeans, scarpe comode, un cappello, delle magliette e non ricordo cos’altro sinceramente.. però ho comprato una tutina stupenda mamma!”- dico contenta pulendomi le mani per andare a prenderlo.
-“Vedere?!”- mi dice curiosa mia madre.
Prendo il capo e lo apro davanti ai suoi occhi.
-“Bellissima!”- dice per poi continuare a mangiare. –“E quando hai intenzione di metterla?”- mi chiede dopo che ho ripreso posto.
-“Venerdì, è il compleanno di Clary.”-
-“E’ ancora maggio Melanie, farà freschetto, non credi?”- mi chiede.
-“Qual è il problema. Mi metto la tua giacchetta bianca e le tue scarpe bianche. Ma tanto staremo al chiuso, è tipo una pista da ballo sotto un capannone enorme e c’è un giardinetto. Sai dov’è, ci siamo già state!”- le rispondo sicura di me.
-“Le mie scarpe?”_ mia madre ha recepito solo ¼ di tutto ciò che le ho detto. Annuisco ovvia e lei sbuffa rumorosamente.
-“Giuro che se mi rovini quelle bellissime scarpe bianche di vernice ti strappo i capelli uno per uno Melanie”- è seria. Ma d’altronde chi vuole rischiare, praticamente starò seduta tutta la sera.
 
Verso le undici mi chiama al telefono Jamie.
-“Pronto J, dimmi.”-
-“Dimmi che esci ti prego”-
-“Non posso J, sono super stanca e ho da poco finito di mangiare”-
-“Ti prego, anche solo per mezz’ora”- mi chiede quasi scongiurandomi. –“Dai Mel!”- sento Clary gridare. Probabilmente si sono riuniti e si stanno annoiando senza di me.
-“D’accordo, dove siete?”-
-“A casa di Greg”- mi risponde Jamie leggermente contento.
-“Arrivo.”-
-“Compra le sigarette e vieni. Marlboro o Winston Blue: a te la scelta. ”- mi dice, poi si mette a ridere probabilmente immaginando la mia espressione scoglionata.
-“Idiota”- dico trattenendo una risata.
*E’ possibile che le debba comprare sempre io?*
Giusto il tempo di lavarmi i denti, rimettermi i jeans, la felpa e le scarpe, di comprare le sigarette dal primo distributore vicino che già sono a casa di Greg.
 
Sento delle voci provenire dall’alto e alzo la testa urlando a bassa voce
-“Che ci fate lì sopra?”-
-“Sali Mel”- mi grida Clary.
Stavano accampati sul tetto. Ed era seduto vicino al comignolo, Clary era seduta vicino  a lui, Greg stava in piedi per darmi una mano a salire e Jamie stava steso lungo lungo sulle tegole del tetto rosso.
-“Che figata da qui sopra”- dico a bassa voce io facendo il minimo rumore possibile e sedendomi vicino a Clary.
-“Marlboro.. vanno bene?”- chiedo io mettendomene in bocca una.
Jamie scatta in piedi velocemente e si mette a sedere vicino a noi.
Eravamo in 5, alle undici e venti della sera, su un tetto, a fumare e a crepare dal freddo.
-“Il Bronx ci fa una pippa”- se ne esce Ed disturbando il nostro silenzio.
In effetti era vero. Eravamo tutti trascurati. Io avevo un cipollotto disordinato in testa, una felpa grigia di tre taglie più grandi della mia e di lana, i jeans strappati e gli anfibi rovinati, Ed era in tuta con un berretto strano, Jamie il solito esagerato con le maniche corte, gli anfibi di pelle leggermente consumati e i pantaloni neri, Greg era vestito con gli indumenti da calcetto, era appena tornato quando li ha chiamati. Clary.. beh.. Clary era indescrivibile. Ha degli infradito arancioni, i pantaloni blu di tuta di suo fratello Ian che le arrivano al polpaccio, ed una felpa in pile a scacchi gialli.
Io e lei sicuramente eravamo irriconoscibili. Di giorno truccate e carine, di sera sembriamo barbone senza correttore e  trucco.
Rimaniamo lì per un po’, a parlare di cazzate e ad ascoltare musica.
-“E’ già l’una meno un quarto io me ne vado belli”- dico io alzandomi e cercando un modo di scendere dal tetto.
-“Mi accompagni?”-Mi chiedono all’unisono Ed, Clary e J.
-“Non so come mettervi in tre su una moto.. ci sono pure io!”- dico amareggiata iniziando a scendere tenendomi ad un tubo.
-“Ok, dai io vado da mia zia allora”- dice  Clary rinunciando.
-“Da sola?”- le chiedo preoccupata.
-“Ti accompagno in macchina io Clary”- dice Greg salutandoci e dirigendosi verso la sua macchina con la nostra amica.
-“Apposto, notte ragazzi!”- gli saluto e faccio segno ad Ed e a Jamie di muoversi. –“Chi accompagno prima?”- chiedo dopo che sono saliti.
-“Me, sono stanchissimo Mel”- dice Jamie poggiando la testa sulla mia schiena.
-“D’accordo.. Ed ci sei?”- gli chiedo.
-“Se J si facesse più avanti eviterei di spappolarmi le palle”- dice con fatica sistemandosi.
Arriviamo a casa Bower. Jamie saluta Ed con una pacca sulla spalla e mi da un bacio sulla guancia.
Si avvia verso l’entrata quando io lo richiamo e lo faccio tornare indietro.
-“Che c’è?”- mi chiede stanco.
Lo faccio voltare e gli sollevo i pantaloni, che fino ad un secondo prima gli lasciavano scoperta l’elastico con la marca delle mutande.
Ed si mette a ridere, J si volta verso di me, mi fa un dito medio e mi da un bacetto sulla fronte.
-“Notte J”- lo saluto e dopodiché porto a casa anche Ed.
Arriviamo anche a casa sua.
-“Grazie del passaggio TopGirl”- mi saluta lui dandomi un pizzicotto sulla guancia e facendomi l’occhiolino.
-“Ciao Ed”- gli mando un bacio al volo, e con un gesto della mano lo saluto.
Finalmente torno a casa a dormire.

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Capitolo 6
*** Cap.6 ***


CAP.6
-“Ti ho già detto di no Clary”- insisto parlando al telefono con la mia amica.
-“Dai, ti prego Mel, domani mattina dormirai nell’aereo, vieni a casa mia”- continua ad implorarmi lei.
-“Clary.. ho lavorato come una dannata negli ultimi tredici giorni, stasera faccio l’ultimo turno e mio zio mi paga, non posso mancare, gli ho fatto una promessa.”-
-“D’accordo, fa come vuoi, poi se cambi idea avvisami”- mi chiude il telefono in faccia lei leggermente offesa.
*Io lavoro.. perché non lo vogliono capire?!*- penso leggermente furiosa tra me e me.
Nel pomeriggio la scuola sarà aperta solo per due ore dalle quattro alle sei; devo fare in modo di trovarmi lì un po’ prima per raccogliere tutte le cose che sono rimaste nel mio armadietto e che mi potrebbero rubare e dopo esco con mamma a comprare le scorte di cibo.
 
-“Salve signor Cooper”- saluto il professore mentre cerco di forzare il mio armadietto difettoso.
-“Buonasera signorina Rutherford.. come  mai da queste parti?”- mi chiede gentilmente bevendo dalla bottiglietta che ha in mano.
-“Prendo le ultime cose che rimangono qui a scuola e le porto a casa.. domani partiremo ad Amsterdam come viaggio per i ragazzi dell’ultimo anno; voglio assicurarmi che non rimanga niente di mio qui”- spiego velocemente iniziando a versare tutti gli orecchini, bracciali, auricolari, e trucchi che da un anno a questa parte accumulo nel mio “mini-ripostiglio”.
-“Oh vero, io accompagnerò la mia classe, e voi?”-
-“Sul serio? Ci sarà anche lei?”- chiedo con gli occhi lucidi dalla felicità. Cooper è il migliore.. fortunati i suoi allievi. –“Comunque, la nostra accompagnatrice sarà la signorina Allen, l’ insegnante di religione”- concludo io chiudendo l’armadietto.
Cooper annuisce, poi inizia a ridere dopo aver sentito la mia frase..
-“Perché qualche volta non fate a cambio? Magari la signorina Allen va con la sua classe e lei viene da noi, lo sa che è il nostro preferito”-
-“Come accaparrarsi la sufficienza in filosofia modalità master.. vero Rutherford?”- mi dice scherzando.
-“No, sul serio professore.. lei è più accondiscendente ché la professoressa di religione.”- concludo seriamente io.
-“Ahh.. visto? Sotto sotto un valido motivo c’è. Si vedrà Melanie, vedrò di accontentarvi, però non farne parola con nessuno. Mi raccomando.”- dice serio lui una volta usciti dalla scuola.
-“Grazie professore, buona serata… Ah! Veda di fare tutto per esserci lei quando faremo l’accampamento in spiaggia”- grido leggermente io salendo in macchina di mia madre, che mi ha aspettato fino ad adesso. Il professore mi fa l’OK e saluta con un cenno della testa mia madre.
 
-“Andiamo a comprare le scorte?”- mi chiede mia madre sorridente.
Strano, ma vero.. mia madre sta collaborando.
-“Si, andiamo”- le rispondo contenta.
Nemmeno due minuti e mi squilla il cellulare.
-“Pronto J, dimmi”- è Jamie.
-“Clary mi ha detto che vai a comprare il cibo di riserva.. mi passi a prendere?”- chiede.
Mia madre sentendo la voce di Jamie mi fa un cenno di conferma con la testa.
-“Stiamo arrivando, sbrigati!”- gli dico e chiudo la chiamata.
 
Abbiamo comprato tutte cose secche o che per lo meno non necessitavano del frigo o di un forno: patatine in busta, grissini, biscotti, merendine prettamente salutari e non al cioccolato e quattro barattoli di nutella.
-“Che ci dovete fare con tutta quella Nutella?”- dice mia madre guardando me e Jamie con i barattoli in mano.
-“Mamma abbiamo comprato tutte cose secche che fanno.. detto sinceramente.. il solletico al nostro stomaco affamato; quindi.”- dico io mettendo tutto nel cestino.
-“Quindi cosa Melanie?”- mi chiede lei dandomi un leggero schiaffetto dietro la nuca ed io rido.
-“Quindi nulla, abbiamo bisogno della Nutella, per accompagnare i biscotti, i grissini.. è fondamentale!”- dice quasi seriamente Jamie parlando a mia madre, che ci guarda subito malissimo.
 
Usciti dal supermercato, lascio a mia madre le buste con la spesa, mentre io e Jamie ci facciamo un giro a piedi.
-“Che fai stasera?”- mi chiede dopo aver guardato l’ora al telefono.
-“Penso che farò una specie di straordinario volontario lì al bar di mio zio. Credo che andrò lì verso le sei e mezza”- gli dico prendendolo da sotto il braccio.
-“Melanie..”- mi chiama lui e io mi volto a guardarlo per capire cosa vuole. Indica il quadrante dell’orologio e dice –“Sono già le sei e mezza”- trattiene una risata, giusto per non farmi sentire in colpa di “godere” di questa immensa stupidità.
-“Merda, allora tra un’oretta”-
-“Ti conviene tornare a casa, ci vuole tempo per prepararsi e arrivare”- mi consiglia J continuando a camminare con una me appiccicatagli al braccio destro.
-“Però volevo stare ancora un po’ in giro con te, che palle. Vabbè fa niente vado alle otto normalmente”- dico con un po’ di amarezza.
-“Perché questa voce triste? Che succede?”-
-“Se avessi fatto lo straordinario da adesso fino a mezza notte avrei guadagnato 30£ in più oltre ai 60£ che guadagno giornalmente andando a lavorare alle otto”- gli spiego mentre mi accendo una sigaretta.
-“Se vuoi stare con me, ti accompagno a casa e sto un po’ anche lì al bar”-
Lo guardo praticamente con gli occhi a forma di arcobaleno e ci incamminiamo verso casa mia.
 
-“Zio Frank, sono Melanie, tra meno di un’ora solo lì da te, inizio alle sette. Un bacione”- registro il mio messaggio nella segreteria mentre Jamie mi sceglie i vestiti da mettere.
-“Questi ti vanno bene?”- mi mostra un paio di jeans lunghi ed io gli faccio di no con la testa.
-“Lì dentro fa caldo dopo che ci stai quattro ore.. tu sceglimi la maglietta qui ci penso io.”- dico iniziando a cercare qualcosa di più fresco da mettere.
-“Questa mi piace”- dice poggiando una maglietta a maniche corte bianca con delle scritte rosse e nere stampate sopra, sulla sedia.
Si stende sul mio letto e inizia a giocare con il cubo di rubik che c’è sul mio comodino.
-“Perfetto”- bisbiglio io, tirandomi su i pantaloncini di jeans che avevo appena trovato buttati nell’armadio e iniziando ad infilarmi la maglietta scelta da J.
-“Che scarpe?”- gli chiedo leggermente in ansia.. voglio arrivare puntuale!
-“Queste!”- mi dice mentre mi lancia vicino ai piedi le converse bianche.
Annuisco, le infilo e lo lascio solo in camera mentre io vado a lavarmi i denti e a truccarmi.
 
-“Ok, ho finito Jamie possiamo andare”- dico mettendomi il giubbino di pelle nera e afferrando la borsa al volo.
Stavo aprendo la porta convinta, con Jamie che mi stava alle spalle.
Mi giro di scatto ricordandomi di non aver preso le chiavi della macchina e mi ritrovo con la faccia quasi sul petto di Jamie, che mi sventola le chiavi argentate in faccia con un sorrisetto da sbruffone, mormorando.. –“Le chiavi..”-.
Ci infiliamo in macchina e andiamo verso il bar di Frank. Con il culo che mi ritrovo non c’è troppo traffico e riesco ad arrivare in perfetto orario.
-“Le sette precise”- dico entrando nel bar e guardando l’orologio appeso al muro.
-“Le sette sono perfette”- mi dice Jimmy il cameriere gay dandomi un pizzicotto sullo zigomo.
-“Buonasera a tutti”- dico leggermente ad alta voce cercando di attirare l’attenzione di Ronda, che una volta capito che gli avevo praticamente spiattellato in faccia Jamie, mi fa un occhiolino e mi dice di aiutarla al bar.
 
Iniziano a parlare, Jamie si presenta e ordina pure un cappuccino. Ronda inizia a riempirlo di complimenti e sono sicura che Jamie si sente super fiero della sua bellezza.
-“Jamie.. troppo gonfio”- gli dico dandoli uno schiaffetto in fronte mentre beve.
-“Gonfio?”- mi chiede lui stranito e sorridente.
-“Il tuo Ego”- gli tocco il naso con l’indice e mi riprendo la tazza da cui stava bevendo fino a pochi secondi prima.
-“C’è chi può. E chi non può”- fa per dire lui mettendosi un palmo sul petto.
-“Oh, cielo che galletto”- dice Ronda entrando in cucina per prendere gli ordini mentre io e J scoppiamo a ridere.
Dopo mezz’ora Jamie se ne va ed io rimango a fare il mio normale turno serale.
 
All’una meno un quarto lo zio mi si avvicina e mi consegna i soldi tanto attesi e tanto promessi.
-“Ecco a te Melanie cara, spendili bene e vedi di non consumarli tutti”- mi da un bacio sulla fronte e insieme ce ne usciamo dal locale, abbassando la saracinesca.
 
5:22 a.m..
Apro gli occhi lentamente e mi faccio coraggio per alzarmi.
Vado in cucina nel buio più totale facendo il minor rumore possibile. Mi preparo un caffè, mangio un pancake e corro in bagno a prepararmi.
Il nostro aereo parte alle sette e mezza dall’aeroporto di Londra e ci impiegheremo un’ora esatta per fare il volo diretto ed arrivare ad Amsterdam.
Sveglio mia madre, che mi chiude le valige preparate ieri notte alle due dopo che son tornata da lavoro mentre io dopo una bella doccia mi vesto.
Jeans a vita alta strappati, maglietta a maniche corte bianca, converse rosse, e il famoso zaino a righe con annesso giubbino di pelle nera legato alla spalla.
Ci impieghiamo un po’ ad arrivare, le mie valige poi pesano un sacco per lo stuzzicadenti che sono e rischio di trovarmi senza le braccia tra meno di due minuti.
Greg mi vede in difficoltà e mi viene a dare una mano caricandosi anche la mia di valigia. Clary e Jamie hanno già fatto tutto e sono poco più avanti di noi, già in cammino verso l’aereo. Ed e gli altri ragazzi sono invece dietro di noi.
Ho salutato mia madre dieci minuti fa e mi sono messa in coda per fare tutti i vari check-in e controlli.
Finalmente partiamo.
Accanto a me c’è Ed che è già addormentato con gli auricolari alle orecchie. Non tardo nemmeno io. Il tempo di fare una foto al cielo visto dall’alto che mi addormento dopo pochissimo.
-“Mel, svegliati, stiamo scendendo”- vedo il viso contendo di Clary che ci ha appena svegliati.
Scendiamo finalmente da quella fatti specie di tugurio e…
 
Benvenuta  Amsterdam!

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