CLARA: Due ali d’acciaio e un cuore d’oro

di Giochi00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** C come Clara, C come Corsa ***
Capitolo 3: *** Mia sorella che si fida ad occhi chiusi della gente (Povia) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                      «Ho dovuto aspettare tutto questo tempo per capire
che non posso in alcun modo toglierti il dolore
e tu non puoi togliere il mio,
ma che un modo per consolarci forse esiste».
               (Massimiliano Verga autore di "Zigulì")         
 
 

Ninoninooo, ninoninooo, “Urgenza, urgenza!” “Siamo in travaglio!” “Rapidi!”
“Aiutatela! Aiutatela, vi prego!” “Tranquilla tesoro, tranquilla!”
Skreeeek, skreek “Permesso, permesso” “Fate passare, avanti!”
“Signora facciamo un cesario” “Stia serena, facciamo rapidamente” “Forza ragazzi, diamoci da fare!”
Tic tac tic tac tic tac “Ma perché, perché?”  tic tac tic tac tic tac “Allora?” “Deve ancora aspettare un po’”
“Una sacca di sangue!” “Prendete la bambina!” “Non respira, proviamo a farla respirare!”
Tic tac tic tac tic tac “Ma perché, perché?”  tic tac tic tac tic tac “Allora?” “Un attimo, la prego, un attimo”
Weeeeeh, weeeeeh, weeeeh “Respira! Ce l’abbiamo fatta!” “Come sta? Ditemi come sta?” “Non si preoccupi signora, è stabile” “Portatela in sala operatoria, deve essere la prima!”
Tic tac tic tac tic tac “Ma perché, perché?”  tic tac tic tac tic tac “Allora?” “Respira, ma dobbiamo operare”
Clic “Bisturi” “Tampona!” “Forza, forza veloci!” bip, bip, bip, bip, bip, “Stabile, è stabile” bip, bip, bip, bip
Tic tac tic tac tic tac “Ma perché, perché?”  tic tac tic tac tic tac “Allora?” “Stanno bene, una è in camera, l’altra con le infermiere, la può vedere se vuole” “Mio Dio! Grazie mille, grazie!”
 Toc toc “Papà è lei?” “No è là, la vedi? Quella rossa” “Ah, ma è così?”
Ehehehe eh gaga gugu gaga
 
 





Note dell’Autore (in questo caso autrice) “N.d.A.”: Ciao a tutte e a tutti. Lo so, questo prologo potrebbe sembrare un po’ confusionario, ma è proprio così che deve essere! Non si deve capire nulla! (quindi da un lato spero che sia confusionario ehehe!)
Ho voluto provare a cimentarmi in un prologo diverso, sia dal racconto sia dal mio modo di esprimermi, ma spero apprezziate comunque.
 Cercherò di pubblicare un capitolo almeno ogni due settimane e mi auguro di riuscire a mantenere sempre lo stesse giorno di uscita.
Un
GRAZIE enorme a tutti quelli che hanno speso del tempo o lo spenderanno per  recensire, preferire, seguire o semplicemente leggere! 
Un caro saluto a tutti e a quelli che vi sono intorno, mi piacerebbe ritrovarci sempre su “questi schermi” per il primo capitolo vero e proprio!
Giochi00
 
 

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Capitolo 2
*** C come Clara, C come Corsa ***


Ho sempre amato correre
, è qualcosa che puoi fare da solo, unicamente grazie alla tua volontà.
Puoi andare in qualsiasi direzione,
correre lento o veloce, o contro vento se ne hai voglia,
scoprire nuovi luoghi usando solo la forza dei tuoi piedi
ed il coraggio dei tuoi polmoni.
(Jesse Owens)



Il grande campo di atletica leggera, in possesso all’ “Atletica Farfalla”, capeggiava sui piccoli parchi dove i bambini andavano a giocare e le mamme a chiacchierare.
 
L’ingresso alla struttura era accessibile solo agli atleti della società, che, per poter entrare, dovevano esibire il loro tesserino. Un lungo cancello bianco lo circondava e una piccola porticina rendeva accessibile la pista di tartan rosso fuoco, che in inverno era gelato e d’estate emanava sempre un forte caldo.

 Gli atleti più piccoli erano già andati a casa da un po’, mentre i più grandi ed esperti stavano terminando il defaticamento.

“Ehi Fra, mi passeresti l’altra gamba?” chiese Clara seduta sotto la tettoia che si tovava di fianco al campo, utilizzata come zona riposo durante i mesi più caldi o come riparo dalla pioggia e dalla neve durante le stagioni più fredde.  “Ah si certo! Eccola” esclamò l’amica in pantaloncini blu, seduta sulla panca. Francesca era una ragazza magra e particolarmente alta, superava infatti di quasi due spanne tutte le sue coetanee, compresa Clara. Aveva i capelli castani e gli occhi verdi tendenti al blu; le piaceva correre e lo faceva fin da quando aveva cinque anni, era infatti tra le più veloci della squadra, in particolare quando si trattava di correre i 100m.
Le due avevano appena terminato l’allenamento e si stavano risistemando prima di tornare a casa.

Quel giorno era stato impegnativo, fortunatamente la scuola era già finita da due giorni e quindi i ragazzi erano un po’ più tranquilli, ma l’ondata di caldo che aveva reso la città una cappa di afa, rendeva sempre più difficili gli allenamenti e quindi, meno buone le prestazioni degli atleti.

“Ragazze non andate a casa?” chiese Massimo, il presidente della società e allenatore della squadra delle promesse . Era un tipo alto, di bella presenza e con gli occhi chiari come il ghiaccio; aveva sempre una voce calda e rassicurante, perfetta durante le gare. “ Si si, siamo quasi pronte, ma con questo caldo non riesco nemmeno a muovermi!” rispose con una smorfia Clara mentre si sventolava con la mano. La canottiera rosa antico le si era attaccata alla pancia, a causa del sudore, e mostrava i suoi addominali appena pronunciati , i pantaloncini neri le scoprivano l’attaccatura delle protesi e infine le all stars nere che la ragazza aveva inserito nelle sue “gambe” da “passeggio” completavano il look insieme alla lunga treccia bionda sulla spalla che dava un tocco di raffinatezza. “Eh ragazze lo so, fa caldo” sospirò l’allenatore mentre guardava il cielo sperando di essere colpito da un acquazzone, ma la grossa palla di fuoco sopra le loro teste sembrava non voler sparire.  “Comunque mio padre dovrebbe essere arrivato, io vado;  ciao Cla!” interruppe i due Francesca, che, dopo aver dato un bacio alla compagna di allenamento, si allontanò “ Allora vuoi che ti accompagni?” chiese Massimo “No no grazie aspetto che mia sorella finisca di parlare con Antonio e vado anche io, grazie comunque” rispose gentilmente la giovane indicando la sorella che parlava con il fidanzato.

“Eccomi Clacchi possiamo andare! Anzi facciamo presto che oggi arrivano i clienti di papà!” le disse Alice mentre la tirava per un braccio “ Ma ancora? Sono venuti ieri! E non tirare!” controbattè Clara cercando di non cadere.  Alberto, il padre delle due, era un avvocato penalista molto importante in paese ed era molto amato da tutti per il suo grande cuore, infatti, appena poteva aiutava anche i più poveri offrendo il suo lavoro gratis, l’unica pecca: per i suoi clienti era buon uso cenare a casa dell’uomo e della sua famiglia.

“Dai Cla muoviti che i signori Customer sono sempre puntualissimi e dobbiamo ancora fare la doccia!” urlò Alice mentre girava intorno al muro di cinta che circondava la palazzina dove la loro famiglia abitava “Si! Ma stai calma! Io ho due gambe finte!” urlò di risposta la più piccola che sembrava non voler rimanere indietro, ma la sorella maggiore si bloccò di colpo, si voltò, inclinò la testa verso sinistra;  la guardò storta e poi sorridendo disse: “ Non mi fai pena vicecampionessa cadette!”  a quel punto Clara sbuffò e cercò di raggiungere l’altra ragazza senza far cadere la sacca contenente le protesi in carbonio che usava per correre.

“Voglio proprio vederlo questo mister puntualità!” schernò la sorella Clara mentre si asciugava la fronte che, dopo la corsa e le scale, era grondante di sudore. Proprio in quel momento la porta di casa Romagnoli si aprì e mostrò il volto allegro e paffuto di Grazia, la mamma delle ragazze, che le accolse frettolosamente con ancora i guanti da cucina nelle mani e il grembiule in vita. L’appartamento e il pianerottolo furono  avvolti  da un succulento profumo di scaloppine e funghi  della signora Grazia famosa per i suoi deliziosi banchetti.

“Vado a lavarmi per prima!” urlò Alice mentre si stava ancora togliendo le scarpe “No! Io mi sono allenata! Sono tutta sudata!” le rispose la sorella minore cercando di appoggiare a terra la grossa sacca rosso fuoco, ma quando non ricevette risposta dall’altra ragazza capì che molto probabilmente era andata a farsi il bagno per prima,quindi lei ne approfittò per salire al piano superiore. 


Note dell’Autore (in questo caso autrice) “N.d.A.” : Ciao a tutti e a tutte (ovviamente)! Eccomi qui alle prese con il mio primo racconto “Che ci vuole!” mi sono detta, devo  ammettere che pensavo fosse tutto molto semplice;  purtroppo  mi sbagliavo! *sbuffa* :/ .
Non credo di sapere bene il motivo che mi ha spinto a scrivere questa storia; l’avevo in mente da un po’ e poi quando ho iniziato a guardare video su internet inerenti all’atletica paraolimpica mi deve essere scattato qualcosa e quindi ECCOMI QUI!  * si inchina davanti alla folla in delirio e chiede il silenzio *
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia già aiutato a pensare ( riguardo a cosa non saprei, l’importante è che vi abbia fatto pensare).
Un GRAZIE enorme a tutti quelli che hanno speso del tempo o lo spenderanno per  recensire, preferire, seguire o semplicemente leggere!  Mi auguro di non aver offeso nessuno con questo mio capitolo e ricordo che: Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Grazie ancora e un saluto!
Giochi00
 

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Capitolo 3
*** Mia sorella che si fida ad occhi chiusi della gente (Povia) ***



Ogni famiglia ha un segreto,
e il segreto è che non è come le altre famiglie
.
(Alan Bennett)


La casa della famiglia Romagnoli era divisa su due piani: al piano terra si trovavano la cucina, che era il luogo preferito della signora Grazia, lei infatti, adorava cucinare e soprattutto provare nuovi piatti anche di aspetto etnico, che i familari non esitavano ad assaggiare. La cucina, non molto grande, era collegata al salotto che, per le occasoni speciali, diventava sala da pranzo. Nella stanza si trovava un grosso divano a penisola in pelle bianca, che le due giovani di casa adoravano, soprattutto quando dovevano guardare un film alla televisione situata sopra un piccolo mobiletto arabo comprato dai genitori durante il loro viaggio di nozze in Arabia. Il piano superiore era adibito alla zona notte: era suddiviso in cinque stanze, una camera da letto per i genitori, una per Alice e una per Clara, che considerava la sua stanza come il suo piccolo mondo. L’aveva decorata e arredata come voleva, dopo che lei e sua sorella avevano espresso il desiderio di non voler più condividere la stanza. L’ultima camera del primo piano era utilizzata dall’avvocato Romagnoli come piccolo studio quando portava a casa le pratiche che non riusciva a lasciare in tribunale.

La giovane atleta aprì la porta bianca che portava alla sua stanza e fù avvolta da un profumo di detersivo alle viole, segno che la mamma le aveva lavato le lenzuola e rifatto il letto, che lei dimenticava spesso sfatto, soprattutto durante l’estate. Sapendo che sua sorella avrebbe impiegato parecchio tempo nel lavarsi Clara decise di aprire il suo armadio rosa e di decidere quale vestito indossare per la serata. La scelta, come ogni sera da quando i clienti del padre venivano a cena,  era ardua, poiché la ragazza possedeva un gran numero di vestiti e vestitini.
 
Quando Alice aprì la porta della camera della sorella il letto era sommerso da migliaia di abiti e la ragazza era in mutande e reggiseno di fronte allo specchio che sbuffava “ Guarda che non devi mica andare a un matrimonio!” la scherzò la ragazza avvolta nel suo accappatoio color crema e con i capelli biondi arrotolati in un grosso turbante: “Comunque io direi quello, è bello e poi, ti ricordi quando lo abbiamo comprato?” disse la maggiore indicando un vestito in stile marinaro con un grosso fiocco rosso sulla vita mentre cercava di soffocare una risata “Si ricordo” le rispose la piccola ridendo anche lei e dirigendosi verso il bagno.

Le due non si sarebbero mai dimenticate della fatica fatta per acquistare quell’abito: era la vigilia di Natale appena trascorsa e loro dovevano ancora terminare la lista dei regali, erano solite muoversi all’ultimo, ma quell’anno si trovavano davvero agli sgoccioli, così avevano deciso di fare un giro per il centro del paese “Però compriamo solo i regali! Niente cose per noi OK?!” aveva tuonato Alice, avvolta in una giacca a vento fucsia e con il collo coperto da una sciarpa di lana bianca, prima di uscire insieme a Clara anche lei sommersa dal suo giubbotto azzurro, che quasi seccata aveva risposto di si e che quelle cose già le sapeva. Ma le raccomandazioni non servirono a molto, infatti, le ragazze prima si erano fermate in un bar per bere una cioccolata calda e poi alle bancarelle dei Mercatini di Natale senza però trovare nessun pensierino adatto ai familiari. Quando poi, finalmente, passate quasi quattro ore dalla loro uscita e superate da un bel po’ le otto avevano deciso di tornare a casa Clara si era fermata davanti a una vetrina con esposto il famoso abito da marinaretta e aveva implorato la sorellona  di comprarglielo, poiché lei aveva finito i soldi, Alice se fosse stata una serata diversa probabilmente le avrebbe urlato addosso, ma siccome era la notte prima di Natale regalò alla sorellina il vestitino che tanto amava. Quando le giovani rientrarono a casa con il naso congelato e le mani infreddolite si dovettero sorbire anche le sgridate dei genitori, ma loro erano felici, una perché aveva ottenuto ciò che voleva, l’altra perché aveva reso gioiosa la sorella “Dopotutto a Natale siamo tutti più buoni!” aveva pensato prima di entrare nel negozio di vestiti.

Alice, dopo aver dato un’ultima occhiata alla camera di sua sorella e dopo aver sbuffato per il disordine fatto da Clara nella stanza, decise di raggiungere la sua. Le stanze delle due ragazze si assomigliavano molto, soprattutto per la disposizione dei letti, entrambi contro il muro a sinistra e per le porte finestre che le collegavano a un balcone comunicante con entrambe le stanze. La camera della maggiore però, era molto più ordinata e con le pareti giallo ocra, un colore che emanava sempre calore, anche durante le sere di inverno, inoltre la scrivania era ben sistemata con un gran numero di libri, per l’università e a scopo di rilassamento, posizionati nella libreria ad essa adiacente. Ad Alice piaceva vivere in una casa ordinata e più volte lei e la sorella avevano litigato a causa della pigrizia nel riordinare di quest’ultima. Nella stanza della ragazza più grande non si trovavano tanti poster, solo due grosse fotografie: una sopra il letto era formata da un puzzle che la giovane amava comporre e raffigurava lei e Clara abbracciate sopra uno scivolo quando ancora erano piccole, lo si poteva notare soprattutto dal sorriso della più giovane al quale mancavano i denti centrali; la seconda invece si trovava sopra la scrivania, nella parete di destra a fianco alla grossa bacheca che la studentessa utilizzava per appendere gli appunti importanti e ritraeva le stesse due ragazze cresciute  sedute su un prato di fronte ad una fattoria, luogo nel quale avevano fatto una vacanza un anno prima. Le porte finestre erano chiuse e le tende arancioni mettevano in ombra tutta la stanza, anche per questo Alice decise di aprire le finestre e di iniziare a cambiarsi.  Anche lei, nonostante odiasse ammetterlo aveva lo stesso problema di Clara: non sapeva mai cosa mettersi, entrambe avevano parecchi abiti e spesso la scelta su cosa indossare era complicata. Quel giorno però, andò a colpo sicuro, infatti la madre quella mattina le aveva fatto trovare la sua maglietta preferita sulla sedia accanto al suo giacilio, bastava trovare un paio di jeans da abbinarci e avrebbe portato a termine la sua impresa. La maglietta era una maglietta rossa con l’immagine di un fiocco a pois sul davanti, mentre i pantaloni erano dei normali blue-jeans; Alice non amava tanto i vestiti, a differenza della piccola di casa che li adorava, lei fin da bambina aveva sempre indossato magliette e pantaloni.

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