Vivimi senza paura

di cioco_93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. New York, il Vino e i ragazzi ***
Capitolo 3: *** 2. Scontri, racconti, incontri ***
Capitolo 4: *** 3. Non chiedermi chi ero ***
Capitolo 5: *** 4. Sensazioni ***
Capitolo 6: *** 5. Il gioco e le sue regole ***
Capitolo 7: *** 6. A ognuno i propri mister ***
Capitolo 8: *** 7. Un po' di me ***
Capitolo 9: *** 8.Fingere ***
Capitolo 10: *** 9. Inferno a 5 Stelle ***
Capitolo 11: *** 10. Marcia indietro ***
Capitolo 12: *** 11. Fa male ***
Capitolo 13: *** 12. Schiaffi dal passato ***
Capitolo 14: *** 13. Scegliere la felicità ***
Capitolo 15: *** 14. Ufficialmente ***
Capitolo 16: *** 15. Come Kate Middleton ***
Capitolo 17: *** 16. Incomprensioni e decisioni ***
Capitolo 18: *** 17. Il giorno dell'amore ***
Capitolo 19: *** 18. Costantemente ***
Capitolo 20: *** 19. Buon Natale ***
Capitolo 21: *** 20. Tornare a casa ***
Capitolo 22: *** 21. Inaspettato e complicato ***
Capitolo 23: *** 22. Decidere ***
Capitolo 24: *** 23. Scegli sempre l'amore ***
Capitolo 25: *** 24. Emozioni ***
Capitolo 26: *** 25. Dire Addio ***
Capitolo 27: *** 26. L'intervista ***
Capitolo 28: *** 27. Quello che non ti aspetti ***
Capitolo 29: *** 28. Sentirsi soli ***
Capitolo 30: *** 29. Cuore di Mamma ***
Capitolo 31: *** 30. Avere Fede ***
Capitolo 32: *** 31. L'inizio della fine ***
Capitolo 33: *** 32. Qualcosa di tremendo, qualcosa di meraviglioso ***
Capitolo 34: *** 33. Ti amo, mamma ***
Capitolo 35: *** 34. Sempre amato e sempre amerò ***
Capitolo 36: *** 35. 365 giorni dopo ***
Capitolo 37: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Vivimi senza paura


 

Prologo.

A volte mi chiedo come sia arrivata a questo punto. Sono scappata da Mystic Falls per riprendere in mano la mia vita, per tornare a sorridere, stare lontana dai problemi e non soffrire più e invece New York è stato il mio inferno e paradiso in una sola volta.
Ma credo non ci sia lacrima che non riverserei per essere dove sono oggi, finalmente felice.

 

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Capitolo 2
*** 1. New York, il Vino e i ragazzi ***


1. New York, il vino e i ragazzi


Ci sono occasioni che ti capitano una volta nella vita ed essere chiamata dalla redazione di Cosmopolitan per un stage di un anno come giornalista è decisamente una di quelle.
Quando poi la tua migliore amica lavora presso una casa di moda proprio a New York, ed è alla ricerca disperata di una coinquilina, il destino sembra proprio a tuo favore.
Quindi eccomi, Elena Gilbert, la classica ragazza “da fuori città” approdata nella Grande Mela , alla ricerca della vita che ha sempre sognato.
Laureata con il massimo dei voti al Withmore college, avevo finalmente trovato il modo di scappare da Mistic Falls e da quella che teoricamente sarebbe esser dovuta la mia casa, ma che oramai non consideravo tale da tempo.
- Oh mio Dio Elena sei arrivata.!!! - urlò buttandosi tra le mie braccia una pazza bionda, che altro non era che Caroline, la mia migliore amica fin da quando io avessi memoria.
- Siììì – iniziai a urlare anch'io euforica – ma se mi fai chiudere la macchina, sarò più tranquilla – le feci notare divertita.
- Sempre la solita puntigliosa Gilbert. Siamo a Manhattan, mica nei sobborghi di Brooklyn, non ti rubano lo stereo se la lasci qualche minuto senza precauzioni – si lamentò lei. Risi divertita e tornai ad abbracciarla.
Erano passati oramai 3 mesi da quando ci eravamo viste l'ultima volta, ovvero alla mia laurea. Io avevo trascorso l'estate a mandare curriculum, mentre lei a lavorare essendo che, citando sue testuali parole “la moda non va mai in vacanza, non per lo meno quando stai finendo i tuoi mesi da stagista”. Oramai erano due anni che la mia bionda preferita risedeva a New York, ossia da quando, dopo il primo anno di college, aveva mollato tutto e tutti per iscriversi alla Parsosn, tra le migliori Accademie di moda al mondo, e seguire la sua vera vocazione.
Nonostante la lontananza però, da vere amiche che siamo, eravamo riuscite a restare unite, ed alla prima buona occasione avevo potuto finalmente raggiungerla e seguire anch'io i miei sogni.
Dopo mille lunghi abbracci finalmente tornammo in noi, e iniziammo a scaricare i miei averi e portarli in quella che da quel momento in poi sarebbe stata la mia nuova casa.
Era un bel appartamento con un ampio salone che comprendeva la cucina a vista, due camere con tanto di bagno personale per ognuna, una terrazza e ovviamente una gigantesca cabina armadio tra le due camere, che Caroline si era fatta appositamente creare. Conoscevo già l'appartamento, ma entrarci come proprietaria aveva tutto un altro gusto.
- Tesoro, ma possibile che oltre le tre valige dei tuoi vestiti, ti sia portata dietro solo due scatole con la tua roba.?? Non è un po' poco.?? - mi chiese la ragazza una volta finito di portare su il tutto.
- Bhé, vestiti a parte ovviamente, non avevo voglia di circondarmi troppo dei ricordi della mia vecchia vita. Ho portato lo stretto essenziale, il che è un ottima scusa per comprare cose nuove – dissi timidamente, ma mai parole mi erano suonate più vere. Avevo fatto di tutto per andarmene da Mistyc Fall, e l'intenzione principale era di dimenticare la mia vecchia vita, non di portarmela dietro.
- Sai cosa ti dico.? Hai completamente ragione. Quindi essendo che oggi è il grande giorno in cui Elena Gibert cambia vita, sta sera si esce.!! - constatò entusiasta la mia bionda amica, e io non potei che esserne grata.


 

Il Sophia Wine Bar, a detta di Caroline e Trip Advisor, era tra le migliori Wine Bar che si possano trovare a Manhattan, e date le mie condizioni di assoluta brillezza dopo soli 3 bicchieri di vino, credo che possa concordare con tale commento.
Eravamo sedute in quel pittoresco locale oramai da quasi due ore, a raccontarci del più e del meno e aspettavamo con ansia l'arrivo di Stefan, la nuova fiamma della ragazza.
Non mi aveva spiegato ne quando ne come fosse nato il tutto tra di loro, ma mi aveva informato che ci avrebbe raggiunto e che era semplicemente fantastico, bellissimo, gentilissimo, e altre mille aggettivi che a una certa mi avevano fatto perdere il filo del discorso. Il ragazzo perfetto insomma.
A una certa decisi quindi di tagliare il suo monologo nascondendomi in bagno. Povera Caroline, a volte quando si fissava su un discorso poteva essere estenuante, soprattutto quando si trattava di ragazzi.

Ricordo ancora di quando frequentavamo il liceo, e si era presa una cotta incredibile per Tayler Lockwood, figlio del sindaco della nostra piccola cittadina. Per mesi non si è parlato di altro. Prima di quanto le piacesse, poi di quanto fosse fantastico starci insieme e per finire di quando l'odiasse per averla tradita con una mocciosetta del primo anno.
Caroline era fatta così, e le si voleva bene anche per questo. Quante volte i suoi discorsi avevano fatto si che io mi distraessi, almeno per qualche ora, dal mio inferno personale.
Una volta in bagno mi sciacquai la faccia, e risistemai il trucco, per poi uscire e dirigermi direttamente al bancone e ordinare ancora qualcosa da bere. Iniziare la mia vita da donna indipendente con una bella sbronza da vino non mi pareva una così brutta idea.
- Hej ciao, mi puoi fare un altro bicchiere di Chianti per favore.?? - chiesi cordialmente al barista appoggiandomi al bancone. I 3 bicchieri precedenti avevano già dato i frutti di un pessimo equilibrio.
- Certo, dammi un minuto – rispose gentilmente il ragazzo.
- Un altro bicchiere.?? Vacci piano piccoletta, o qualche ragazzo potrebbe approfittare del tuo stato di ebrezza – commentò d'un tratto una voce sconosciuta di fianco a me.
- E tu chi sei mio padre.?? - risposi irritata girandomi di scatto verso il proprietario di tale stupida frase, per rimanere incredibilmente impressionata.
Alto, capelli selvaggi e neri come la pece, un fisico che da quel si poteva intravedere da sotto i vestiti sembrava l'incarnazione di un Dio, e due occhi talmente azzurri da potersi confondere con l'oceano.
- Io.? No, sono solo un ragazzo in un bar – disse con un sorriso di chi, con una frase del genere era sicuro di aver fatto centro. Ammetto di esserne rimasta affascinata fin dal primo momento, ma non per questo mi sarei fatta trattare come una qualsiasi ragazzina facile da abindolare.
- Che io sappia, l'ultimo che ci ha provato con una ragazza usando questa frase, è finito per innamorarsene, sposarla, farci i figli e alla fine è morto – risposi con un ghigno spostando la mia attenzione alla ricercare del barista.
- Quindi mi stai dicendo che m'innamorerò di te.? - domandò divertito.
- No, ti ho solo avvertito che potresti morire – dissi erroneamente fissandolo negli occhi, che mi fecero perdere nuovamente la cognizione di tutto ciò che mi girava attorno, tanto che non mi accorsi che finalmente il mio bicchiere di vino era poggiato sul bancone ad aspettarmi.
Lo sconosciuto sorrise, si alzò e mi porse il bicchiere.
- Ti svelo un segreto, tanto prima o poi è il destino di tutti, ma se fossi tu l'ultima donna di cui avrei il sapore sulle labbra, non sarebbe una morte così atroce – mi sussurrò infine all'orecchio, per poi dirigersi verso i bagni.
Rimasi esterrefatta: la sua voce roca sussurrata a pochi centimetri dal mio viso mi fece percorrere i brividi per tutto il corpo, e non ebbi neanche il modo di controbattere, tanto mi aveva annebbiato il cervello. Ci misi qualche secondo prima di riprendere il controllo di me stessa, e finalmente tornai al tavolo dove mi aspettava Caroline.
- Gilbert eccoti.!!! - iniziò a richiamarmi la mia amica, quando mi avvicinai al tavolo, e potei notare subito che era già in dolce compagnia di un alquanto affascinante ragazzo, che presupposi velocemente fosse il famigerato Stefan.
- Scusate l'assenza, ma ci ho messo un po' ad avere il mio bicchiere – dissi mostrando il mio calice alla coppia – comunque piacere Elena – dissi a seguire porgendo la mano al ragazzo.
- Il piacere è tutto mio – disse lui sorridendo – Sono Stefan. Finalmente ci conosciamo, Caroline sono settimane che mi parla costantemente di te – continuò divertito.
- Ah davvero.?? Bhè spero non mi abbia messo troppo in cattiva luce – constatai con una leggera risata.
- Certo che no.!! Ma per chi mi hai preso.? Anzi, dovresti sapere bene che se parlo continuamente di qualcosa è perché mi piace – rispose con tono finto offeso la bionda.
- O per che la odi.!! – affermammo in un casuale coretto io e il ragazzo, per poi scoppiare a ridere di gusto.
- Bhè non è questo ovviamente il caso – disse lei schioccandomi un sonoro bacio sulla guancia, per poi spostare l'attenzione del suo sguardo a qualcuno dietro di lei domandandogli con tono di rimprovero – Ma si può sapere dov'è t'eri cacciato.?? -
Ovviamente l'intento era quello di girarmi e scoprire a chi si stesse riferendo, ma non ne ebbi il bisogno nel momento in cui la persona che aveva destato l'attenzione di Caroline, rispose alle mie spalle.
- Mi conosci Barbie, giro di ricognizione – affermò il ragazzo posandole un bacio fra i capelli e sedendosi esattamente di fronte a me – oh, ma guarda chi si vede, il futuro amore della mia vita – concluse poi con un ghigno sotto gli occhi perplessi della bionda e il suo ragazzo, e il mio sguardo stupefatto.
- Non mi dirai che hai già avuto modo, nell'arco di pochi minuti, di importunare Elena – chiese con voce sconcertata Stefan.
- Io non importuno mai, io ammaglio le persone fratello – controbatté il ragazzo divertito lanciandomi uno sguardo malizioso, che ovviamente mi procurò un subbuglio interiore, che cercai di non esternare per dargliela vinta. Mi concentrai quindi sulle sue parole in modo da poter prontamente ribattere, quando constati un piccolo particolare.
- Voi due siete fratelli.?? - chiesi stupefatta dato che di somiglianze ce n'erano davvero poche. Innegabile la bellezza di ambedue i ragazzi, ma da qui a dire che fossero anche consanguinei ce ne voleva.
- I ragazzi Salvatore al tuo servizio piccoletta – affermò fiero Il ragazzo dai capelli Corvini prendendomi la mano e baciandola platealmente.
- Ti prego smettila di chiamarmi piccoletta.!! - supplicai irritata sciogliendo la presa.
- Bhè finché non so il tuo nome, mi toccano i nomignoli – dichiarò lui divertito.
- Ok basta scannarvi voi due.!! - ci interruppe finalmente Caroline – Comunque è vero, mi sono persa le presentazioni. Elena ti presento Damon, Damon ti presento Elena, anche se tu in verità questo lo sapevi già dato che sono giorni che tormento te e Stefan con l'arrivo della mia migliore amica – lo rimproverò a concludere la bionda.
- Touchè – dichiarò Damon alzando le braccia al cielo, e finalmente iniziammo una chiacchierata di gruppo quasi normale.

Passarono altre due ore dall'arrivo dei ragazzi, e ovviamente a furia di parlare e controbattere alle battute maliziose di Damon, non mi ero resa del tutto conto di quanti bicchieri di vino fossero effettivamente finiti nel io stomaco.
In poche parole ero in condizioni pessime, ma per fortuna la mia bionda preferita non era da meno.
Quando decidemmo di alzarci dal tavolo, Stefan da bravo cavaliere non esitò un attimo ad aiutare e sorreggere Caroline, mentre io con fare lento e traballante cercai di alzarmi da sola e non volare immediatamente e rovinosamente a terra. I primi due passi sembravano quasi impeccabili, ma ovviamente al terzo il mondo iniziò a girare in modo sempre più veloce, tanto che avevo dato oramai per scontato la mia imminente caduta, quando d'un tratto due possenti braccia mi sostennero da dietro.
- Io l'avevo detto fin da subito che non avresti dovuto bere – mi sussurò Damon.
- Sto solo un po' barcollando, ma nessun ragazzo sta approfittando di me direi – risposi divertita, nonostante i mille brividi che mi procurava la sua presa.
- Così mi offendi piccoletta, tecnicamente io sono un ragazzo – disse lui con tono finto offeso.
- Ho detto di non chiamarmi piccoletta.!! - mi rabbuiai cercando di tirare un pugno sulla spalla del ragazzo – Eh comunque mi so difendere da qualche ragazzino allupato. Mi sono difesa da molto peggio – conclusi sbiascicando, prima di perdere definitivamente i sensi.

Salve bella gente, ecco quello che è il primo capitolo della mia prima fan fiction su una delle serie TV che amo maggiormente, e soprattutto slla mia coppia delle coppie: Damon & Elena.
Ora, la storia è appena inizia quindi non posso sperare in chissà quali pareri, apprezzamenti o meno, ma spero comunque di avervi un po' incuriosito :)

Xoxo

 

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Capitolo 3
*** 2. Scontri, racconti, incontri ***


2. Scontri, racconti, incontri

Quando aprì finalmente gli occhi, non ebbi assolutamente idea di cosa diamine fosse successo, ne di dove fossi e perché.
Solo nei secondi a seguire iniziai a comporre i pezzi di quello che fosse probabilmente successo la sera precedente: ero uscita con Caroline per festeggiare la mia prima sera a New York e ci avevano raggiunte anche Stefan, il fidanzato della bionda e quel spocchioso di suo fratello Damon. Avevo bevuto. Molto. Parecchio. Ok decisamente troppo, contando che avevo perso il conto al 6° bicchiere e sapevo per certo che non fosse stato l'ultimo. A una certa avevamo deciso di andare a casa, mi ero alzata, Damon mi aveva aiutato facendo qualche sua battuta idiota, io gli avevo risposto e... mi ritrovavo nel mio nuovo letto, nella mia nuova camera, del mio nuovo appartamento a Manahttan. Ancora vestita come la sera prima. Mi ero decisamente persa il ritorno.
Mi alzai stile zombie diretta in cucina alla ricerca disperata d'acqua , dove trovai seduta al bancone, un altrettanto conciata Caroline.
- Ti prego, dimmi che almeno tu sai come sono arrivata nel mio letto – domandai ancora intontita alla mia amica sedendomi accanto a lei. La ragazza mi guardo quasi divertita, ma non fece i tempo a rispondere che un fin troppo allegro Damon entrç, in tutto il suo irritabile splendore, nel nostro appartamento, come se fosse casa sua.
- Buongiorno raggi di sole. Svegliate bene stamattina.?? - chiese di buon umore il ragazzo posando una busta di croissant davanti ai nostri occhi.
- Si può sapere cosa diamine ci fai qui.?? - domandai irritata, prendendo comunque una di quelle deliziose briosche.
- Bhè non si vede.?? Vi ho portato la colazione che stai giusto gustando – rispose lui come se fosse la cosa più naturale del mondo – eh comunque prego Elena di averti riportata a casa e messa a dormire ieri sera– commentò a seguire divertito.
Quasi mi strozzai con il croissant.

Ero approdata a New York da nemmeno 24 ore, ed ero riuscita a bere senza un domani, tanto da dimenticare il finale della serata, collassare, e farmi rimboccare le coperte dal ragazzo più bello e fastidioso che abbia mai conosciuto. Insomma, avessi avuto una pala per sotterrarmi, mi sarei scavata volentieri una fossa.
- Grazie...- sussurrai imbarazzata e tornai a mangiare silenziosamente e a sguardo basso la mia colazione.
- Bene e ora che sono sicuro che vi sfamerete e aver messo in imbarazzo Elena, il mio lavoro da buon vicino qui è finito – proclamò con tanto di plateale inchino e uscì dall'appartamento.

Rimasi qualche secondo in silenzio per poi rendermi conto di quello che Damon avesse appena detto.
- LUI E' IL NOSTRO VICINO DI CASA.??? - dissi tre toni sopra la media, rivolgendomi disperata verso Caroline.
- Dio Elena, non urlare. Ho la testa che mi scoppia – ribatté quasi piangente la ragazza – e comunque si, è il nostro vicino di casa e probabilmente la cosa più vicina a un migliore amico che io abbia qua in città. E grazie a lui che ovviamente ho conosciuto Stefan... Più o meno... Scusa, quale sarebbe il problema.?? - Domandò perplessa per finire.
- Che è presuntuoso, arrogante, e che è riuscito a farsi definire insopportabile da me, Elena Gilbert, la ragazza che ha sempre una buona parola per tutti, in meno di una giornata.?? - replicai stralunata.
- Ma smettila. Damon sa esser un vero rompi palle, ma fidati, è un amico fantastico. Anch'io all'inizio non era sua grandissima fan, ma conoscerlo ne è valsa la pena. Fidati di me – rispose tranquillamente lei finendo il suo croissant – E poi conosce i miei gusti in quanto a cibo – continuò con la bocca ancora piena dall'ultimo boccone – Detto ciò, io vado a buttarmi in vasca. Ne ho decisamente bisogno. Ti consiglio di fare lo stesso, emani alcool a non finire Gilbert – disse in conclusione alzandosi e avviandosi vero il proprio bagno.
- La tua onestà a volte è odiosa – risposi divertita per la sua ultima perla, anche se effettivamente non aveva tutti i torti.
Mi avviai ancora in modalità morto vivente nella mia camera, e una volta preso il necessario per cambiarmi direttamente in bagno, andai a riempire la vasca di acqua e sali rilassanti.
Erano oramai mesi che non mi concedevo un tale lusso, ovvero dall'ultima volta in cui mi ero rifugiata a casa di Caroline per un week end intero, prima della sessione finale degli esami.
In casa mia non osavo da anni concedermi del tempo per me: ero troppo terrorizzata che se fossi stata vulnerabile e sovrappensiero, lui mi avrebbe fatto male più facilmente.

4 anni prima

- Jeremy io sono in bagno se hai bisogno – dissi affacciandomi alla camera di mio fratello.
- Bel bagno rilassante post ultimo giorno di esami.?? - chiese gentilmente il ragazzo distogliendo lo sguardo dal block notes dove stava disegnando.
- Bingo. Ne ho davvero bisogno, direi che me lo merito. Speriamo siano andati bene – risposi sorridente.
- Disse la prima della classe – ribatté divertito – Mamma sarebbe fiera di te – concluse poi con malinconia. Mi avvicinai d'istinto e li posai un bacio sulla fronte.
- Anche di te – gli sussurrai e mi rintanai esausta in bagno.
Feci scorrere l'acqua, riempii la vasca di schiuma, e scivolai dentro nella speranza di spegnere almeno per un po' il cervello, ad occhi chiusi con “Le onde” di Einaudi a coccolarmi.
Ma quel relax durò poco.
Mi ero quasi assopita, quando due Potenti braccia mi spinsero sotto l'acqua.
- È tutta colpa tua. Tutta colpa tua, e mentre lei non c'è tu cosa fai.?? Ti dai alla bella vita.?? Ti permetti di rilassarti e dimenticarti di lei.?? - gridava con forza una voce, tanto che riuscivo a sentirla anche mentre soffocavo.
- Ma sei impazzito.?? Allontanati da lei.!! - sentii poi urlare d'un tratto, e poi il vuoto...


- Dai su, spiegami un po'... Come vi siete conosciuti tu e Stefan quindi.?? Ma soprattutto com'è che una come te è amica di uno come Damon.??? - chiesi curiosa alla mia amica mentre passeggiavamo beate in quel tiepido pomeriggio di iniziò settembre per il Central Park.
Essendo domenica, avevamo potuto concederci ancora quella tranquilla giornata insieme, soprattutto dopo la precedente serata. L'indomani lei sarebbe tornata a lavorare, mentre io fortunatamente avevo ancora una settimana per potermi sistemare e ambientare nella Grande Mela prima di gettarmi a capofitto nella mia prima avventura da giornalista.
- Bhè come ti dicevo io e Damon siamo ottimi amici. Quando dopo i primi due mesi in quell'orribile appartamento a Brooklyn ero riuscita a contrattare per la casa dove viviamo adesso, lo conobbi esattamente lo stesso giorno in cui mi trasferì, mentre cercavo di portare su i miei scatoloni. Ovviamente data la sua indole di Don Giovanni aveva iniziato subito a provarci con la sottoscritta in ascensore, ma credo li siano bastati una cosa come 5 minuti per capire che io non ero la ragazza ideale da portarsi a letto per una botta e via, senza poi subirne delle conseguenze, contando che ci saremmo visti praticamente tutti i giorni abitando l'uno di fronte all'altro. Comunque vada parliamo pur sempre di Damon, quindi nonostante avesse deciso di non provarci, ogni volta che mi vedeva non si fermava dal rivolgermi odiose battutine che mi facevano ovviamente alimentare il mio odio nei sui confronti.
Poi un bel giorno, l'idiota di turno, che ai tempi viveva ancora con il suo migliore amico Alaric, uscì la mattina di fretta di casa dimenticandosi le chiavi e dimenticandosi anche il fatto che quella sera il suo coinquilino non ci sarebbe stato. Ricordo ancora il diluvio universale di quel giorno, e soprattutto la faccia da pulcino bagnato con la quale Damon si presentò alla mia porta spiegandomi la situazione e pregandomi di potersi asciugare per non morire congelato e di ospitarlo fino al ritorno dell'amico. Mi fece talmente pena, che mossa dal mio buonismo interiore lo accettai in casa e a quel punto tra una battuta e un'altra, qualche birra e un po' di chiacchiere ho capito che alla fine non era poi così malvagio. Da lì ha iniziato a presentarsi più volte con qualche birra, a volte anche con Alaric, e hanno iniziato a tirarmi fuori di casa, in giro per locali, dato che comunque ero una novellina in città – raccontò in lungo monologo Caroline di questa strana amicizia.
- Potrei quasi crederti sul fatto che possa esser quasi simpatico. Caroline Forbes non si lascia mica ammagliare da uno qualunque – constatai divertita.
- Esatto mia cara.!! Abbi fede se ti dico che è una bella persona. Incasina, molto incasinata, ma una bella persona. Discende da una ricca famiglia dell'Upper West Side, ma per quanto possa sembrare menefreghista, non è il classico figlio di papà. Anzi, evita quasi sempre quella cerchia di amici così detti obbligati. Solo negli ultimi mesi è apparso un po' di più di quel che so alle varie feste di famiglia eccetera, per far compagnia a suo fratello da quando è tornato da Londra – mi spiegò illuminandosi al solo parlare di Stefan.
- Ooooh ecco che inizia la parte interessante della storia: Stefan – dissi maliziosamente.
- Già Stefan. Pensa Damon mi ha parlato per mesi e mesi di lui, prendendomi sempre giro “Sono sempre più convinto che il giorno che te lo presento te ne innamori” - iniziò lei canzonando la voce dell'amico – L'ho conosciuto a fine maggio, durante un week end disastroso. Ero distrutta dal lavoro e la domenica sera mi presentai come una furia in casa di Damon, iniziando a parlare a raffica, buttandomi indiavolata sul divano. Credo di aver parlato almeno per 5 minuti senza prendere pausa, e quando finalmente finì il discorso e posai lo sguardo sulla figura che era seduta sulla poltrona mi resi conto, che non era affatto Damon ad ascoltarmi.!! - disse scoppiando a ridere da sola di se stessa – Stefan era lì che mi fissava sorpreso dell'uragano che ero stata, ma invece che cacciarmi, chiedermi chi ero o altre domande logiche data la situazione, dopo un primo momento di stupore iniziò a supportarmi sul fatto che anche secondo lui il mio superiore era uno stronzo – raccontò entusiasta.
- E lì hai capito che era il ragazzo dei tuoi sogni immagino – la presi dolcemente in giro.
- Ovviamente – rispose lei fiera – e dopo due settimane passate ad approfittare il più possibile della sua presenza in casa del mio buon vicino, e le serate a passate a pregare Damon di scoprire da suo fratello se c'era un interesse reciproco, una sera, al ritorno da una birra tra noi soliti amici, mi prese e mi baciò sulle scale. Così finalmente conquistai il mio uomo – concluse fiera.
Sorrisi davanti alla sua energia. Una delle caratteriste più incredibili di Caroline era sempre stata la caparbietà di non mollare il colpo, di giungere sempre al suo fine.
- Posso confermare che siate una coppia fantastica e soprattutto i suoi occhi a cuore ogni volta che sei al suo fianco – le confessai sincera.
- Ma smettila Elena – ribatté lei timidamente – comunque basta parlare di me. In tutte queste ore abbiamo sempre e solo parlato di frivolezze. Voglio sapere tu come stai – concluse poi seria, e io sapevo benissimo a cosa si stesse riferendo. Distolsi lo sguardo dalla ragazza e inizia a fissare lo specchio d'acqua davanti a noi, in modo da trovare le parole giuste.
- Sto bene. Sono a New York, sto realizzando i miei sogni e soprattutto sono lontana da lui. Jeremy è all'accademia d'arte e quindi so che anche lui è al sicuro. Adesso sto bene davvero – la rassicurai.
La bionda non disse parola, ma mi diede un abbraccio che come sempre comunicava più di mille parole.

4 Anni prima

- Elena non è la prima volta che capita. Dovresti dirlo a qualcuno. Dovresti dirlo a mia madre – cercò di convincermi la mia amica. Era già la terza volta questo mese che scappavo a casa sua a curare le ferite.
- Caroline tua madre è lo sceriffo, è l'ultima delle persone a cui potrei raccontare una cosa del genere – le dissi quasi sgridandola.
- Ma tu non puoi continuare a patire tutto questo – constatò lei preoccupata.
- Prima o poi finirà. Ora ti prego non ho voglia di parlarne – le dissi quasi supplicando.
- Va bene... abbraccio.??- propose con un timido sorriso allargando le braccia verso di me.
- Decisamente – risposi – ma non troppo forte, ho un bel livido sul braccio -


- Dio in questa città anche il take away ha tutto un altro gusto – esordì entusiasta mentre mi strafogavo di pollo alle mandorle.
- E non hai ancora assaggiato la pizza d'asporto del ristorante italiano a due isolati da qua. A mangiarla ti sembra quasi di essere in Italia – commentò divertita Caroline.
- E tu che ne sai, non hai mai visto l'Italia – risposi con una risata.
- No, ma a mangiare quella pizza, riesco a immaginarmela – disse lei con finta serietà.
Dopo la nostra passeggiata pomeridiana, e un po' di shopping per la 5th aveneu, una volta tornate a casa, le forze per mettersi ai fornelli erano ovviamente pari allo zero, così avevamo ripiegato per un po' di cinese e una birretta comode comode sul nostro divano.
Erano le 21.00 e la nostra serata non preveda svolte più movimentate, ma ovviamente fummo interrotte da un insistente bussare la porta.
- È aperto – urlò la bionda, e la statuaria figura di Damon fece capolino nel nostro appartamento.
- Buona sera splendori – proclamò il ragazzo buttandosi su una delle poltrone di fianco al divano– come mai solitarie a casa.?? Mi aspettavo di trovare mio fratello a farvi compagnia – commentò a seguire.
- Sta sera usciva con Matt – spiegò subito – Si può sapere da quando bussi per entrare.?? - domandò poi scrutandolo perplessa.
- Bhè non abiti più da sola Barbie, e non credo di esser tanto simpatico alla tua nuova coinquilina – rispose tranquillamente lui come se non fossi presente.
- Punto uno: sono qui davanti a te. Punto due: non ho mai detto che tu mi stia antipatico – controbattei irritata.
- Ma non è stato difficile da comprendere piccoletta – mi fece notare divertito, mostrandomi quel suo ghigno da sbruffone. Ovviamente la voglia di rispondergli a tono era esplicita, soprattutto per quell'odioso soprannome che mi aveva affibbiato, ma Caroline fu più veloce di me nel cambiare argomento.
- Ti fermi per una birra.?? - gli propose richiamando la sua attenzione.
- Naaa – disse lui alzandosi – Ero passato solo per salutare, stavo giusto andando a vedermi con Alaric – spiegò avvicinandosi alla mia amica per posarle un tenero bacio sulla fronte.
Era strano, per quanto effettivamente non lo sopportassi, mi affascinava il suo rapporto con la mia bionda coinquilina.
- Ultime reunion prima del grande giorno.?? - chiese lei curiosa.
- Esattamente. Tra l'altro dovrò pure trovarmi una nuova accompagnatrice, dato che immagino che la mia bionda preferita se ne andrà con mio fratello – constatò con finta disperazione il ragazzo.
- Come se ti venisse difficile trovarti una qualche ragazza – commentai sovrappensiero, per rendermi poi conto di averlo fatto un po' troppo ad alta voce.
- Hai ragione, ma sono il testimone dello sposo, non mi va di presentarmi con la ragazza della notte prima – rispose lui con fare straffottente – Vedremo cosa mi riserverà il destino. Magari ci porterò l'amore della mia vita – concluse poi sussurrandomi all'orecchio, riferendosi nuovamente alle nostre prime battute della sera precedente.
I brividi che mi procurò la sua voce, così vicino a me, distolsero la mia attenzione da un'eventuale risposta, e solo quando finalmente era oramai alla porta ebbi le forze di gridargli – Forse in un'altra vita Salvatore -

Buonasera lettrci.!! 
Spero di non avervi annoiato troppo con questo nuovo capitolo, ma giustamente siamo nelle prime fasi della storia, e avevo bisogno di introdurvi sempre più tra i legami dei vari personaggi.
Capitlo molto Elena/Caroline centrico ma giustamente mi sembrava importante farvi capire bene la posizione e la storia di Caroline, e iniziarvi un po' a introdurre nel doloroso passato di Elena.
Nei capitoli a seguire inizierò finalmente a dare più spazio alla nostra copietta protagonista, ma mi risultava un po' forzato far trovare fin dal principio Damon ed Elena soli in una qualsiasi tipo di situazione.
Spero comunque di avervi incuriosito un po' di più, e spero di riuscire a postare il prossimo capitolo in settimana.
un bacione

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Capitolo 4
*** 3. Non chiedermi chi ero ***


3. Non chiedermi chi ero.

I giorni a seguire passarono veloci e tranquilli.
Caroline si destrò egregiamente tra me, Stefan e il lavoro, mentre io dopo qualche giro per la città tra consegne e i ritiri di moduli e documenti per il mio Stage, mi godevo i miei ultimi giorni di pace da nulla facente.
Quel giovedì sera per la precisione, me ne stavo bellamente stravaccata sul divano a guardarmi un’ignorantissima puntata di Geordie Shore: Caroline aveva un importante evento lavorativo quella sera, e nonostante mi avesse chiesto di accompagnarla, avevo ceduto ben volentieri il posto a Stefan.
Una volta iniziato lo stage a Cosmopolitan, avrei dovuto presenziare a milioni di quei eventi mondani, quindi finché potevo me ne tiravo fuori.
Insomma, era la classica serata stile Briget Jones: tv, cibo spazzatura, faccia struccata, ma ovviamente non durò il tempo previsto.
- Barbie, Piccoletta, guardate chi è tornato.??? – entrò d’un tratto un allegro, e sempre purtroppo favoloso, Damon in casa.
- Ma non avevi deciso di imparare a bussare.?? – domandai infastidita dalla sua presenza.
- Ci avevo effettivamente pensatoto, ma preferisco l’effetto sorpresa – rispose lui con un ghigno sedendosi tranquillamente sul divano di fianco a me e posando un pacco di birre sul tavolino di fronte – Ma la mia bionda preferita.?? – chiese poi perplesso guardandosi attorno.
- Aveva un cocktail party al lavoro – risposi cercando di tornare a concentrarmi sulla TV.
- E tu non sei con lei perché… - cercò di indurmi a continuare a parlare il ragazzo.
- Perché da settimana prossima lavorerò per una rivista per la quale dovrò presenziare a un sacco di feste del genere, quindi oggi ho preferito il Geordie Shore a Marc Jacobs – gli spiegai sempre più irritata.
Il ragazzo si sforzo a non scoppiarmi a ridere in faccia, e cercò di riprendersi prestando la sua attenzione alle birre sul tavolo. Ne prese e stappò direttamente due, allungo i piedi sul tavolino e me ne passò una come se nulla fosse.
- Scusa cosa staresti facendo.?? – gli domandai perplessa.
- Ti passo una birra e guardo il Geordie Shore? Sai mi piace quel Gaz* – constatò lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Lo fissai attonita per qualche secondo. Inutile dire che il primo istinto fu ovviamente quello di cacciarlo in malo modo e ritornare alla mia cara e solitaria serata, ma mi resi conto, che per quanto lo ritenessi un essere insopportabile, avevo promesso a Caroline di provare almeno a conoscerlo. Presi quindi la birra che mi stava ancora porgendo, e rivolgendomi di nuovo alla Tv commentai semplicemente – Chissà perché, non ne avevo dubbi -

I 20 minuti che seguirono furono stranamente abbastanza pacifici, probabilmente dettati dal fatto che eravamo entrambi concentrati sul programma in TV, tanto che fui la prima stranamente a rivolgergli parola quando partirono i titoli di coda.
- Non ti ho più visto da domenica, eri ancora a far baldoria con il futuro sposo.?? – chiesi curiosa. Da quello che avevo intuito dai racconti di Caroline, Damon era una presenza fissa in quella casa, e per quanto lo trovassi odioso, non avrei mai voluto che lui si allontanasse dalla mia amica per causa mia.
- Allora un po’ ti sono mancato.?? – rispose maliziosamente lui avvicinandosi pericolosamente verso il mio viso.
- Dio se sei Idiota – ribattei innervosendomi e alzandomi prontamente dal divano, diretta a prendere qualcosa da stuzzicare in cucina
- Se per questo tu sei acida. A ognuno il suo – disse divertito sporgendosi sul tavolino per prendere un’altra birra. Ero ovviamente pronta a replicare, ma alla fine lui continuò a parlare dandomi finalmente una risposta seria – Comunque ero via per lavoro. Faccio il fotografo – iniziò a spiegarmi – Per la precisione ho passato gli ultimi 4 giorni in Alaska, sono tornato una cosa come 2 ore fa – concluse facendo un sorso del suo liquido ambrato.
Ritornai così a sedermi di fianco al ragazzo finalmente interessata, e gli porsi quasi come segno di pace un po’ delle mie patatine, approfittando anch’io di un’altra birra.
- Viaggi molto.?? – domandai attirata dall'argomento
- Dipende dai periodi, ma per me è sempre troppo poco. Fosse per me sarei sempre in giro per il mondo, ma per quanto non sia una cosa poi così impossibile, ho delle responsabilità qui nei confronti di determinate persone, e non sono un così totale egoista da lasciare tutti da un giorno all’altro senza guardarmi indietro – si espose serio. Fu quella credo la prima volta che scorsi qualcosa in lui. Parlava fissando il vuoto, come a trattenersi dal raccontare tutta la storia, come a trattenersi da spiegare il motivo per cui New York li fosse troppo stretta. C’era tristezza nei suoi occhi, e mi sentii incredibilmente vicina a lui. Sapevo bene cosa volesse dire avere un qualcosa dentro che ti attanaglia lo stomaco, ma che non puoi o non riesci esporre al mondo che ti circonda.
Ci fu un minuto di silenzio nel quale tutti e due fummo presi dai nostri pensieri, ma ovviamente, nonostante tutto ero in compagnia di Damon, quindi la pace non durò al lungo.
- Allora Gilbert, raccontami piuttosto un po’ di te – disse d’un tratto ritornando a fissarmi con quel suo sorriso sghembo.
- Non c’è molto da dire – risposi pacata, senza però guardarlo negli occhi – Sono una ragazza che si è appena trasferita nella Grande Mela carica di una valigia pieni di sogni e illusioni – continuai. Odiavo quando la gente mi chiedeva di me. Una domanda tirava sempre l’altra e si andava a parare su argomenti del tutto comuni, che a me però bruciavano dentro.
- Tutto qui.?? – chiese perplesso.
- Tutto qui – confermai sorseggiando la mia birra.
- Nessuna storia d’amore tormentata, nessun problema con la giustizia.?? –continuò a domandare divertito come se avesse davanti un alieno.
- Niente di niente – asserì.
- Oh mio Dio sei ancora Vergine.!! – disse il ragazzo strabuzzando gli occhi.
- Mi spieghi di quali diamine di problemi mentali soffri te.?? – domandai fuori di me – Non avere avuto tormentate storie d’amore non è pari a non averle avute affatto – gli feci notare stizzita.
- Scusa ma ammetterai che c’è sempre un ragazzo nei racconti della propria giovinezza. Quello di Caroline com’è che si chiamava?? Tyson.?? – cercò di ricordare Damon.
- Tyson.??? Ahahha – scoppiai a ridere – Tyler caso mai.!! E comunque, ok. C’era un ragazzo. Si chiamava Chris. Ci siamo messi insieme il primo anno di liceo, e abbiamo avuto una relazione fino a metà dell’ultimo anno. Fine – raccontai sbrigativa.
- E perché è finita.?? – continuò l’interrogatorio il ragazzo.
- Perché io sono cambiata – mormorai sovrappensiero.
- In che senso.?? – insistette.
- Dio Damon cosa sei un poliziotto.?? – sbottai – Sono cambiata nel senso che sono cresciuta. Siamo cresciuti. E con la fine del liceo e il pensiero del college ci siamo divisi. Punto. Nessuna storia di passioni e tradimenti se è questo che speravi di sentirti dire – Conclusi nervosa.
- Ok ok, calmati leonessa. Volevo solo fare conversazione – si giustificò lui alzando le mani in segno di resa.
- E poi immagino che quello con delle storie incredibili da raccontare sia tu tra i due – continuai più calma, cercando di allontanare l’attenzione sulla mia vita.
- Probabile. Ma comunque non ti credo. È nei paesini sperduti come quello da dove provenite tu e Caroline che accadono sempre le storie più assurde – Affermò fiero del suo pensiero.
- Mi sa che guardi troppi film Damon – ribadì nervosa.
Il ragazzo notò che c’era qualcosa di strano nel mio comportamento e nelle mie risposte sbrigative, e iniziò a fissarmi come per scrutarmi, per leggermi dentro. Pronunciò un flebile – L’altra sera… - ma fortunatamente venne interrotto da un urgano chiamato Caroline.
- Elena, sono tornata.!! – urlò trionfante la ragazza entrando nell’appartamento – Oh Damon.!! Vedo che sei tornato anche tu – constatò poi buttandosi tra di noi sul divano.
- Ti prego Barbie dimmi che almeno a te sono mancato, perché questa acida piccoletta non mi ha dato nessuna soddisfazione – Disse sorridente porgendole in tempi zero un birra anche a lei.
- Damon.!! – gli urlai contro, non tanto per avermi definito acida, quando per quell’odioso soprannome – Quante volte ancora dovrò dirti di non chiamarmi piccoletta.?? – chiesi esasperata. Ovviamente non ottenni risposta se non una fragorosa risata da parte dei due amici.
- Ah ok, allora non vi sopportate ancora – disse tornando a ridere la ragazza – E io che pensavo già che vi fosse bastata una serata davanti a una birra anche a voi due per diventare amiconi -
- Ferma Ferma. È lei che non sopporta me. Io sto ancora cercando di conquistarla – fece con tono serio il ragazzo, e così fui io che scoppiai a ridere bonariamente.

4 anni prima

La neve non smetteva di scendere oramai da due giorni. Tutto era ricoperto da una candida coltre bianca che rendeva l’atmosfera quasi surreale, quasi tetra.
Il gelo pervadeva in tutta la città, ed era la stessa atmosfera che circolava tra me e Chris.
Eravamo seduti sotto il gazebo da circa 10 minuti a raccontarci cose scontate sul come fossero andate le lezioni quella mattina e i suoi allenamenti di Basket, ma tutte e due sapevamo qual era il vero motivo del nostro incontro, eppure nessuno riusciva a iniziare per primo il discorso.
Poi d’un tratto, quando le chiacchiere di circostanza furono esaurite Chris prese finalmente parola con toni seri, ma dispiaciuti.
- Elena ascolta… Io ti amo. Davvero. Ma… non so se sono in grado di sopportare questa situazione – iniziò a giustificarsi il ragazzo – Non riesco più neanche a sfiorarti che tu tiri indietro – continuò.
- Credi che questa cosa mi piaccia.?? Pensi che mi diverta a non riuscire nemmeno a farmi abbracciare dal mio ragazzo.?? Bhè ti sbagli, è uno schifo anche per me – sibilai con rabbia e delusione.
- Non ho detto quello, ma sembra quasi che tu non ci prova neanche a uscire da questa situazione – iniziò ad accusarmi lui – Stiamo insieme da anni Dio Santo. Capisco che tu faccia fatica a fidarti ed aprirti con le persone, ma dovresti farlo almeno con me.!! Mi fai sentire impotente, inutile e non riesco più a reggere il tutto– concluse alzando perfino la voce e a quelle parole non ci visi più, e scoppiai come non mi capitava da tempo.
- Tu non reggi questa situazione.?? Tu ti senti impotente.?? Dio senti almeno quello che dici.? Però hai ragione. Questa cosa non più andare avanti, perché con tutto quello che mi sta capitando non credo di meritarmi anche un ragazzo che dice di amarmi, ma non sopporta il fatto che non faccio sesso con lui da qualche settimana. Quindi vai, tranquillo, ti libero da questo fardello – Urlai con rabbia con tanto di lacrime che oramai scendevano copiose sul mio volto. Mi voltai di scatto e me ne andai, con la promessa di non crede mai più ai Ti amo della gente.


Il Budapest café di Manhattan, in quei pochi giorni da quando mi ero trasferita, era diventato il posto migliore dove godermi una tranquilla colazione. Era poco frequentato, ma con delle Cheesecacke da far quasi invidia al boss delle torte. Ma soprattutto era vicino a casa.
Sfogliavo ancora assonnata l’ultimo inserto del National Geographic bevendo il mio triplo e super calorico Ciococapuccino, quando il telefono iniziò a squillare e mi destò dai miei pensieri.
- Pronto – risposi senza tener conto di chi ci fosse dall’altra parte del telefono.
- Sai è decisamente strano entrare in casa e non vederti appollaiata sulla finestra del salotto intenta a leggere chissà quale mattone 800tesco – disse dolcemente la voce dall’altra parte della cornetta.
- Jeremy.!! – salutai felice mio fratello – allora ti ricordi ogni tanto di avere una sorella da chiamare – commentai ridente.
- Guarda che sei tu quella che si è trasferita nella Grande Mela; ero io quello che si aspettava una tua chiamata su come te la stessi passando – ribatté logicamente il ragazzo.
- Non hai tutti i torti, ma non so mai i tuoi orari in accademia, e poi sono sincera, la sera me ne scordo sempre – confessai con voce che implorava un velato perdono.
- Massì tranquilla sorellina – mi rincuorò lui.
Jeremy era sicuramente la persona a cui tenevo di più al mondo. Avevamo giusto due anni di differenza, e negli anni, nonostante qualche classico bisticcio tra fratelli, ci eravamo sempre fatti forza l’un l’altro. Ci sostenevamo e proteggevamo a vicenda, qualsiasi cosa accadesse.
– Allora com’è New York.?? – chiese a seguire.
- Caotica, gigantesca, sovrappopolata da qualsiasi tipologia di persona, ma stupenda. Davvero, è quello che sognavo – gli iniziai a raccontare sorridente.
- Spero che il tuo letto, o almeno il vostro divano sia abbastanza grande da potermi ospitare qualche week end. Vero.?? – disse con finto tono preoccupato.
- Per te in casa mia ci sarà posto in qualsiasi parte del mondo io sia – affermai con dolcezza - Aspetta, ma hai detto di essere a casa.?? – domandai d’un tratto impanicata.
- Si, ma stai tranquilla. Non c’è nessuno. Ho chiesto ad Anna di chiamarmi quando l’avesse visto entrate al Grill per fare colazione – Cercò di tranquillizzarmi il ragazzo – E poi oramai sono anni che con me non può vincere, e lo sai tu come lo sa bene lui – concluse poi duro.
- Hai ragione, ma comunque ti preferisco sapere lontano da lì se io non ci sono – l’ammonì.
- Va bene, promesso. Ora ti lascio che vedo di recuperare la mia roba e tornare in Accademia. Ho lezione per mezzogiorno, e sta mattina era l’unico momento libero, in cui evitavo di incrociarlo – disse tornando di nuovo a suoi toni spensierati.
- Va bene Jer. Ci sentiamo presto. Ti voglio bene – risposi con il cuore in mano.
- Anch’io El – fece lui, e chiuse la chiamata.
Saperlo in quella casa mi metteva ansia, non sopportavo l’idea che dovesse confrontarsi con il suo inquilino senza che io potessi fare da salvagente alla situazione.
Cercai di tornare a pensieri più tranquilli, più lontani da Mistyc Falls, e cercai di concentrami nuovamente sul National Geograifc. C’era un bellissimo reportage sulle condizioni di vita ad Haiti dopo qualche anno dallo sconvolgente terremoto.
Rimasi scioccata come ancora dopo tutto quel tempo, il dolore fosse presente nei luoghi e nelle persone. Guardai attentamente le foto, e rimasi colpita di come esse sapessero trasmettere l’anima dei bambini inquadrati. Alcuni sorridevano alla camera, altri ancora giocavano a pallone su delle strade piene di buche e pozzanghere e altri ancora gli vedevi immersi nei loro pensieri. Sembravano tutti così spenti però. Anche quelli che ridevano. Come se avessero vissuto troppo orrore da sopportare per tornare a vivere davvero.
- Ti piacciono le foto.?? – disse d’un tratto una voce.
- Sono incredibili. E come se ti trasmettessero l’anima di questi bambini – risposi sovrappensiero. Poi mi accorsi delle mie parole, ma soprattutto del mio interlocutore.
- Elena Gilbert mi ha fatto un complimento. Segnerò la data di oggi sul calendario – affermò con finto tono fiero Damon sedendosi al mio stesso tavolo.
- Il fatto che ti abbia rivolto parola non ti ha da il permesso di sederti al mio stesso tavolo – commentai distaccata.
- Come fai a esser così acida dopo un ciococapuccino e un’enorme cheesecacke agli oreo.?? Sono una botta di zuccheri, eppure tu riesci a azzerarli tutti – domandò retorico e divertito fregandomi pure una forchettata di torta.
- Giù le mani almeno dalla mia torta.!! – lo rimproverai io dandogli una sberla sulla mano – E poi scusa, le tue foto.?? - domandai impressionata.
- Va bene che non mi sopporti, ma pensavo che ieri una minima mi stessi ascoltando quando parlavo del mio lavoro- disse con finto tono dispiaciuto.
- Certo che ti ascoltavo, ma non pensavo fossi un fotografo così bravo.!! - ammisi stupefatta.
- Questo è un colpo basso Gilbert. Non so se esserne profondamente onorato o offeso – proclamò perplesso. Non aveva tutti i torti.
- Non intendevo offenderti – cercai subito di rimediare – e che uno può esser un fotografo ed esser bravo a far vedere ciò che vediamo tutti. Poi ci sono i fotografi eccezionali, che non ci mostrano solo la realtà che si vede a colpo d'occhio, ma che con uno scatto ti mostrano anche qualcosa di più nascosto: come questo bambino – cercai di spiegarmi indicandogli la foto – Un bravo fotografo avrebbe colto solo il suo sorriso, tu invece sei riuscito a mostrare dolore interiore. Non so se mi spiego – provai a concludere -tu non sei bravo, sei eccezionale e questo non potevo saperlo se non vedo dei tuoi scatti – finì imbarazzata il mio monologo cercando i suoi occhi. Grosso errore. Mi scontrai con due pozze azzurre talmente profonde da poter percepire una scarica elettrica per tutta la schiena dall'intensità con la quale contraccambiavano il mio sguardo. Fu questione di un attimo, ma credo che fu quello il giorno in cui vidi per la prima volta la vera anima che Damon celava nascosta dentro di se.

*Per chi giustamente non guardi il Geordie Shore Gaz è uno dei protagosti, non che il maggiore Don Giovanni del reality (motivo per cui sta tanto simpatico a Damon) sembra un grandissimo stronzetto, soprattutto con Charlotte, con la quel però non corso delle serie si sono presi, lasciati, presi, lasciati ecc... Adesso bho sembrerebbe che sista un Happy Ending anche per noi fan dei Chaz XD

Salve bella gente, rieccomi qui con un nuovo capitoletto. Finalmente come promesso abbiamo qualche piccolo passo per i nostri Damon ed Elena. Mi piace descrivere la loro conoscienza come un reciproco studiarsi tramite le loro mezze frasi e comportamenti, soprattutto perchè, anche se non vi ho ancora chiarito di preciso cosa sia successo ad Elena, come diceva Caroline nel capitolo precedente anche Damon è una persona molto incasinata, e anche Elena ha iniziato a capire che il nostro ragazzo nasconde il suo passato.
Detto ciò ringrazio tutti quelli che mi leggo, e chi ha pure iniziato a seguire la storia e metterla tra i preferti.
Truly honored of that.!!! :)
Bacioni A.

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Capitolo 5
*** 4. Sensazioni ***


4. Senzasioni 

-Caroline, giuro che ti sta divinamente questo vestito – commentai esasperata alla mia coinquilina quando uscì nuovamente dal camerino.
Erano più o meno due ore che giravamo per New York alla ricerca di qualche abito per la serata. Caroline si era impuntata che dato che l’imminente week end, era il mio ultimo da “sono una neolaureta senza impiego”, bisognasse andare a festeggiare, ragion per cui aveva smosso me e tutta la sua compagnia per una serata allo Slate, tra i locali più in voga di Manahttan. Tutto ciò portava quindi a una fantomatica necessità di un nuovo vestito da esibire: il mio l’avevo trovato ovviamente dopo soli 30 minuti dall’inizio del nostro giro, mentre la mia bionda amica era ancora lontana da una scelta dopo ben 2 ore e dieci minuti.
- Non mi piace, mi fa i fianchi troppo grossi, vedi.?? – disse lei sempre più abbattuta – Facciamo così, entriamo ancora solo da Moschino, e alla peggio se non trovo niente nemmeno lì, torno indietro a prendere il tubino bianco della Guess. Ci stai.?? – mi propose infine, con tono di scuse, quest’ultima alternativa: Caroline sapeva bene quanto nel profondo odiassi girare per negozi per più di 45 minuti. Annui rassegnata, sperando davvero che la mia personale tortura fosse quasi finita.
- Allora sta sera di preciso chi c’è.?? – chiesi curiosa alla ragazza mentre si rivestiva.
- Allora che conosci ovviamente Io, Stefan, Damon e Bonnie. Te la ricordi vero.?? Siamo uscite qualche volta insieme a lei quando venivi a trovarmi – domandò la bionda. Mugulai un veloce “sisi” e la lasciai continuare – e poi va bhè, che non hai mai visto ci saranno la coppia d’oro Alaric e Jenna, poi vediamo… Ah si Matt, e Kol, che tra l’altro ha un mezzo flirt con Bonnie – concluse lei.
- La specifica era della serie “mi raccomando non provarci con Kol”.?? - chiesi divertita, anche se sapevo benissimo, sapendo chi avessi di fronte, che era più un pettegolezzo che un’ammonizione, tanto da ritrovarmi infatti addosso lo sguardo torvo della mia bionda.
Uscimmo finalmente dal negozio dirette verso la mia probabile ultima tortura e tornammo a chiacchierare del più e del meno, quando Caroline se ne uscì con un’ambigua domanda.
- Con Damon invece come va.?? – chiese dal nulla, quasi con malizia.
- In che senso come va.?? Bene: ci siamo visti qualche volta per caso in questa settimana, siamo riusciti ad avere qualche conversazione civile, e per il resto abbiamo finito sempre per scannarci. Quindi direi nella norma – risposi facendo spallucce.
- Ho una sensazione – affermo fiera con un sorriso a trentadue denti, e questo nel tempo avevo imparato che non portava a nulla di buono.
- Oddio ci risiamo –risposi alzando gli occhi.
- Elena non mi contraddire, sai bene che le mie sensazioni sono quasi sempre giuste - controbatté con tono offeso, al che quasi, ma dico quasi, mi fece sentire in colpa per averla derisa e decisi di ascoltarla.
- Va bhè dai, sentiamo questa sensazione – dissi prendendola sottobraccio, pronta a sentire la sua ultima perla.
- Tu e Damon – proclamò felice. Alla sola ipotesi strabuzzai gli occhi, e scoppiai a ridere senza sosta.
- Hoj cara Care. Troppo lavoro ti sta dando alla testa – le risposi bonariamente cingendole le spalle e trascinandola dentro a Moschino.

7 anni prima

- Elena.!! Elena.!! – iniziò a urlare Caroline venendomi in contro come se fosse impazzita.
- Caroline, calmati che succede.?? – chiesi preoccupata chiudendo il mio armadietto.
- Sono di nuovo capitate. E si sono pure avverate.!! E ho una bella notizia anche per te.!! – iniziò a raccontare senza un filo logico, che mi portò a guardarla decisamente perplessa.
- Care, da capo e con calma – la intimai divertita.
- Va bene va bene – rispose lei rallentando finalmente la parlantina e alzando gli occhi al cielo per la mia richiesta – Ho di nuovo avuto delle sensazioni. E indovina.?? Si sono pure avverate.!! – spiegò entusiasta.
- Ancora con questa storia delle sensazioni.? – la presi in giro, ricevendo in cambio uno sguardo di disapprovazione – Va bhe dai racconta, ma veloce che ho lezione con la Altman di algebra – mi arresi infine iniziando a incamminarmi verso l’aula.
- Allora ieri sera ho avuto la sensazione che sta mattina sarebbe capitato qualcosa per la quale non mi sarei svegliata, ma che sarei comunque arrivata in orario perché mi avrebbe aiutato mia madre. Guarda caso sta notte avevo attaccato male la presa del telefono: risultato cellulare scarico e niente sveglia. Mi sono alzata stra tardi, ma nel scendere in cucina, ho trovato mia madre, che di solito a quell’ora è già al lavoro, che mi diceva che giusto prima aveva avuto mal di testa e quindi avevo dormito un po’ di più, e mi ha dato un passaggio a scuola prima di andare in centrale – mi spiegò sorridente. Trovai ovviamente tutto quello che mi aveva detto una mera coincidenza, ma Caroline era la mia migliore amica, e non mi andava di spegnere così il suo entusiasmo. La guardai comunque perplessa, ma sviai qualsiasi tipo di commento chiedendole semplicemente – E la buona notizia per me qual sarebbe.?? -
- Tu e Chris. Me lo sento che andrete al ballo di Natale insieme – affermò con fierezza.
Di risposta scoppiai a ridere ed entrai in aula salutandola con la mano. Io e Chris ci parlavamo a stento fin dalle elementari, se non per prenderci in giro, figurarsi se saremmo mai potuti andare al ballo insieme.


- Io proporrei un brindisi – annunciò Alaric alzandosi in piedi.
- Dai amore, aspettiamo che almeno arrivi Damon prima di dare seriamente il via ai festeggiamenti – Lo ammonì Jenna tirandolo per la camicia in modo da farlo risedere.
- Il giorno che quel ragazzo sarà puntuale credo che succederà qualcosa di assurdo nel mondo, come una pioggia di meteoriti, un’invasione all’aliena o una bufera di neve a New York in pieno agosto – commentò divertito lui tornando seduto, e scoppiammo tutti a ridere.
Eravamo giunti tutti allo Slate da circa una mezz’ora, tutti puntuali e impeccabili. Tutti ovviamente tranne Damon, che a quanto pare aveva un qualche affare di famiglia da sistemare prima di poterci raggiungere.
Una volta fatte le presentazioni e seduti al nostro tavolo riservato (merito ovviamente delle conoscenze di Caroline) iniziammo finalmente a chiacchierare del più e del meno e io mi persi a parlottare con quello che sapevo esser il futuro sposo: Alaric.
Era un ragazzo affascinante, ma soprattutto molto intelligente. Scoprì infatti che sia lui che Damon si erano laureati entrambi a Yale, in Marketing ed Economia con il massimo dei voti, ma solo Alaric aveva continuato negli studi, tanto che, una volta finito il master, aveva creato da se una nuova società, oramai già quotata in borsa, ed ed era diventato uno degli impresari più giovani in circolazione.
- Ecco mio Fratello – constatò d’un tratto Stefan indicando Damon all’ingresso del locale, e quando lo vidi fui quasi vicina allo strozzarmi con il mio stesso cocktail. Non so se fosse possibile, ma era ancora più bello del solito. Niente giacca di pelle e suoi soliti jeans, ma un elegante completo blu notte, portato con sotto una camicia leggermente sbottona e senza cravatta, che li sembravano cuciti addosso.
- Damon Salvatore a una festa. che non sia di famiglia. in completo – iniziò a commentare Kol andando per primo a salutarlo – cosa succede amico.?? Non ti vedo da solo una settimana e ti ritrovo una persona seria – continuò a ridere divertito.
- Ho promesso a un uragano biondo, di fare il bravo e presentarmi come si deve qui dentro, dato che, citando sue testuali parole “è stato più semplice conquistare tuo fratello che ottenere un tavolo con così poco preavviso, quindi vedi di seguire il dress code indicato e non presentarti selvaggio come al tuo solito”- spiegò il ragazzo canzonando la voce della mia amica, che avvicinatasi per salutarlo, gli tirò in cambio un pugno sulla spalla.
Fece il giro di saluti di tutta la combricola, e quando mi alzai in ultimo anch'io, accadde qualcosa però che non mi sarei mai aspettata da uno come Doman nei miei confronti: uno sguardo di stupore che mi squadro più volte da capo a piedi.
- Damon evita di sbavare, o ti sporcherai il completo – lo prese in giro Alaric affianco a lui e io arrossì per l’imbarazzo. Non mi sembrava di esser vestita in chissà quale modo vistoso o particolare, anche se c’è da ammettere, che in quella settimana avevo abituato Damon al vedermi in jeans e canotta, tuta e perfino in pigiama. Quindi forse il mio fasciante Versace, poteva risaltare la mia figura in maniera più vistosa.
Il ragazzo non rispose alla battuta di Rick ma si avvicinò a salutarmi. Posò un bacio sulla mia guancia e in un sussurro mi disse – bel vestito – e si allontanò per sedersi tra Bonnie e Kol.
Dopo la nostra conversazione della mattina precedente, che era stata interrotta durante un intenso scambio di sguardi, da una chiamata di lavoro per Damon, non ci eravamo più incrociati. Era strano come, per quanto lo ritenessi ancora un presuntuoso insopportabile e troppo convinto delle sue possibilità con le donne, data la sua indiscutibile bellezza, dopo quella colazione condivisa e la chiacchierata sulle foto avessi iniziato a pensare che effettivamente Caroline poteva aver ragione: c’era molto di più in Damon nascosto sotto quella coltre di sarcasmo e arroganza. Il Punto era che cosa.?? E quanto sarebbe stato saggio ad avvicinarmi a una mina come lui.?? Avevo paura che se mi fossi lasciata la possibilità di conoscerlo davvero, mi sarei esposta anch’io e non ero sicura di volermi rimettere in gioco con il rischio di esser di nuovo delusa.
- Scusi signor Saltzam, ma lei non era impaziente di brindare – gli ricordò d’un tratto Jenna divertita, distogliendomi dai miei pensieri.
- Hai completamente ragione amore mio – disse dolcemente lui alzandosi di nuovo in piedi davanti a noi – Ora che anche l’ultimo sciagurato è arrivato – commentò lanciando uno sguardo di rimprovero a Damon, che in risposta unì le mani e chinò la testa in segno di pietà – Posso proporre un brindisi alla qui presente Elena Gilbert, che non solo oggi festeggia il suo ultimo week end da “fancazzista”, ma che ufficialmente fa parte del nostro splendido gruppo di amici. Nella speranza che nessuno ti faccia scappare – aggiunge divertito per poi alzare in alto il proprio bicchiere e concludere con un– A Elena –
- A Elena – ripeterono tutti in coro.
Caroline, seduta affianco a me mi abbracciò cingendomi una spalla, ma io rimasi comunque fissa nelle tue pozze azzurre di fronte a me, che non smettevano di scrutarmi indagatrici.


2 anni prima

Era strano sentire la voce della mia migliore amica raccontarmi le sue sventure tramite telefono, ma d’altro canto con me ancorata alla Witmore e lei a New York, vederci risultava alquanto scomodo.
- Adesso sto contrattando per quell’appartamento a Manahttan, quello di cui ti ho mandato le foto, presente.?? – domandò lei spensierata.
- Si, certo, ma non è troppo grande.? A cosa ti servono due camera.? Non hai mai avuto intenzione di andare a vivere con una sconosciuta – le feci notare perplessa.
- Infatti sciocchina la camera è per te. Così avrai dove rifugiarti ogni volta che vorrai, e appena finirai il collage ti trasferirai con me – rispose Caroline come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Dio Care, tu sei fuori…. È … è …non so cosa dire. Grazie – dissi dolcemente con le lacrime agli occhi.
- Sai che preferisco esser organizzata a lunga data – commentò divertita – Piuttosto racconta, tu sta sera che fai.?? – chiese curiosa la bionda con voce maliziosa.
- Esco con John – dissi distrattamente.
- John.?? Ma l’altro ieri non era mica Liam.?? – domando dubbiosa lei.
- Si, si era Liam, ma quando siamo usciti martedì ha iniziato a fare troppo domande... Voleva conoscermi… Dio perché i ragazzi di oggi devono esser così complicati – inizia a raccontarle snervata.
- Eh già Elena, che gran pasticcio se qualcuno non ti vuole sfruttare solo per portarti a letto – rispose in tono sarcastico lei.
- Caroline – iniziai seria – sai che non voglio implicazioni sentimentali. Parlare della mia vita vorrebbe dire aprirsi, e far scappare il mio divertimento o ancor peggio, affezionarsi per un certo periodo, finché la persona in questione non si rende conto di quanto sia complicato starmi accanto e se ne va, lasciandomi da sola a curare le ferite - constatai amaramente.
- Non tutti ti deludo o se ne vanno – mormorò lei.
- Forse, ma per ora non sono disposta a rischiare – affermai freddamente


Qualche ora più tardi, quando oramai la gente aveva iniziato a scatenarsi in pista anche grazie ai livelli alcolici presenti nei corpi di ognuno, alcuni del gruppo iniziarono ad abbandonare il locale.
- È stato un vero piacere conoscerti Elena, ci vediamo presto – disse Jenna abbracciandomi.
- Il piacere è tutto mio ragazzi. Davvero - ribattei rispondendo alla stretta e abbracciando a seguire Alaric.
- Non arrabbiarti troppo con il mio testimone. È un cazzone, ma infondo è un bravo ragazzo – constatò Ric lanciandomi un sorrisetto divertito. Lo guardai torva, convinta si stesse riferendo ai nostri soliti battibecchi e risposi un semplice – Vedremo -
- Volevo salutarlo, ma dov’è finito.?? – domandò la fidanzata del mio interlocutore guardandosi intorno.
- Giro di ricognizione – sentenziò Stefan arrivando dietro di noi, mano nella mano con Caroline – Elena pensavamo di andare anche noi – continuò poi lanciando sguardi maliziosi alla sua ragazza – Vieni.?? –chiese infine.
Guardai sorridendo la coppia, e capì il perché della loro ritirata.
- No tranquilli, rimango qui ancora un po’ a chiacchierare con Matt, e a ballare con Bonnie e Koll. Inoltre ogni tanto qualcuno dovrà pur dare un occhiata a tuo fratello – replicai divertita.
- Va bene Tesoro, allora a dopo. O a domani mattina – disse Caroline con sguardo grato. Eravamo consapevoli tutte e due che con tutto quello che avevamo bevuto, non sarebbero stati silenziosi lei e Stefan quella notte, e sinceramente preferivo non esser presente in casa.
Poco dopo mi ritrovai a sorseggiare l’ennesimo Long Island nel mentre di una chiacchierata con Matt. Era un ragazzo simpatico e il più timido rispetto a tutto il gruppo, ma questo non lo frenò dal provarci comunque. Per un po’ stetti al gioco, ma continuai comunque a cercare Damon con lo sguardo. Stefan aveva reso chiaro che fosse durante “un giro di ricognizione” prima, il che poteva portare al fatto che se ne fosse già andato con qualche ragazza a casa, cosa che grazie all’ennesimo drink che stavo buttando in corpo, mi suscitò parecchio fastidio.
- Quindi cosa ne pensi di questa immensa città. Rispecchia le tue aspettative.?? – domando sorridente il biondo accanto a me per riavere la mia attenzione
- Per ora non mi sta deludendo - risposi sincera.
- Elena veni a ballare con noi – urlò improvvisamente Bonnie sbucando dalla pista. Mi prese per un braccio, e senza troppa fatica mi trascinò in mezzo alla folla con lei e Kol, lasciando in delle pessime condizioni Matt sul divanetto e salvandolo da un probabile due di picche che gli avrei rifilato. Mi misi a cantare e ondeggiare con i due ragazzi sulle note di “Love me like you do” e inizia a lasciarmi andare sempre di più. La musica sovrastava i miei pensieri. Poi, d’un tratto, spostai lo sguardo verso il bancone del bar, e lì intento a fissarmi, c’era Damon con un bicchiere di un liquido ambrato, che molto probabilmente era Bourbon.
Decisi quindi, in balia dell’alcol, di avvicinarmi a lui.
- Come mai qui tutto solo.?? Non hai trovato nessuna preda interessante.?? – chiesi sedendomi accanto a lui, facendo cenno al Barista di portarmi un altro Drink.
- Ancora che bevi.?? Vuoi ripete le scene della scorsa settimana.?? – replicò lui senza rispondere alla mia domanda continuando a fissare la pista.
- Punto uno: lo sai che non si risponde a una domanda con un’altra domanda.?? Punto due: a bere vino ho giocato fuori casa. Con i normali drink non sono mai svenuta – risposi irritata facendo scoppiare a ridere Damon per la mia solita scenata, ma non stette a controbattere alle mie parole. Rrispose invece, con voce roca a qualche centimetro dal mio viso – Oh l’ho trovata eccome, ma non credo di starle molto simpatico. In più fino a qualche minuto flirtava con un mio amico –
E fu così che m’immobilizzai.
Ero arrivata al bivio a cui speravo di non arrivare, o perlomeno non così presto. Avevo due possibilità: andarmene dandogli dell’idiota e far finta che il suo commento mi avesse come al solito innervosito, oppure espormi, non pensare alle conseguenze di quello che sarebbe successo da lì in avanti e divertirmi un po’. Optai per l’opzione numero due.
Non so se fu l’alcol o il mio subconscio interiore a spingermi a tirar fuori la predatrice che era in me, ma se Damon voleva giocare, mi sarei messa in gioco, ma non sarebbe stato lui a dettare le regole.
Mi alzai con non chalance dalla mia postazione, come se non l’avessi sentito, presi il mio drink e sorprendendo anche lui, gli poggiai delicatamente una mano sul suo petto.
- Fidati, non sono i tuoi amici che voglio – dissi a pochi centimetri dalle sue labbra e mi rigettai nella mischia.

Buongiorno lettrici.!!
Rieccomi di nuovo qui a scrivere. Sto postanto realativamente veloce, cosa che non mi capita veramente da anni, e sono veramente veramente contenta di ciò come del fatto che la storia sia apprezzata da molte di voi. Davvero grazie :)
Detto ciò passiamo alla parte principale di questo mio posto: il commento al capitolo.
Sempre di più sto cercando di introdurvi nella contorta psicologia di Elena ed il perchè di certi suoi comportamenti così opposti. Prima o poi però giuro, arriverò al punto in cui vi spiegherò per filo e per segno cosa diamine le sia capitato. Finalmente inoltre sorpresa delle sorprese ho spinto per bene i nostri Delena uno nelle braccia dell'altro, ma sarebbe stato poco divertente non lasciarvi un po' sulle spine sulla reazione di Damon al comportamento della protagonista ;) succederà qualcosa.?? vedremo nel prossimo capitolo muhahahah 
Per concludere vi volevo esporre la mia felicità nell'introdurre un po' i nuovi personaggi alla storia, a cui prometto di dare più spazio nei capitoli avveniri. Soprattutto al mio amato Alaric *-*
Bene, finito di rompere con il mio sproliloquio XD
Spero in tutto ciò che vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Bacioni A.

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Capitolo 6
*** 5. Il gioco e le sue regole ***


5. Il gioco e le sue regole

Quello che successe dopo fu letteralmente l’inizio di tutti i mie guai.
Quando finalmente giunsi in pista, mi girai nuovamente in direzione del bancone, alla ricerca del magnetico sguardo di Damon, ma fui spiacevolmente sorpresa quando notai che oramai a quel bancone lui non c’era seduto più.
Inizia a riflettere sul fatto che probabilmente avessi bevuto talmente tanto da iniziar ad avere avuto pure le visioni ed aver immaginato tutto, ma giusto quando tornai a cercare Bonnie e Kol in mezzo alla pista, da poter tornare a ballare con loro, due braccia afferrarono saldamente la mia vita, facendomi girare su me stessa e facendomi ritrovare contro il petto di Damon.
Alzai i miei occhi verso i suoi e gli scontrammo di nuovo con un’intensità paragonabile a quella della mattina precedente. Le note di una canzone di qualche anno prima (Tonight di Enrique Iglesias) iniziarono a riecheggiare sulla pista e io e Damon iniziammo a ballare l’uno attaccato all’altro. Le sue mani vagano ovunque sul mio corpo e io lo lasciavo fare. Eravamo puro sesso che ballava. Mi sentì libera di ballare come piace a me, spinta, senza vergogna. Non mi interessava cosa potevano pensare i nostri amici, o Damon stesso. Sapevo che era la musica a guidarmi, e quel pizzico di malizia nel voler giocare con lui. Le note vibravano la mia anima e il mio corpo vibrava sotto il suo tocco.
- Se continui così giuro che ti faccio mia sul bancone di questo dannato locale – disse d’un tratto roco fissandomi le labbra. Io sorrisi maliziosa, e dopo qualche secondo gli sussurrai all’orecchio – E tu fallo – tornando poi a fissare il suo sguardo stupefatto ed eccitato.
Non disse parola, ma prese velocemente la mia mano e mi trascinò in men che non si dica fuori dal locale.
Una volta scostati dall’ingresso, mi spinse leggermente contro un muro e senza esitare fiondò le sue labbra sulle mie. Era un bacio accattivante, sicuramente ben lontano da quelli che ci si ritrova a guardare nelle commedie dei film romantici, e mi lasciò senza fiato.
Quando finalmente ci staccammo, non ci fu bisogno di parole per capire le nostre reciproche intenzioni. Fecimo fermare il primo taxi ed eccitati ci dirigemmo verso casa. Fu un viaggio relativamente breve e silenzioso, ma non c'era imbarazzo. Sedevamo dalle due parti opposte dei sedili posteriori, ma continuavamo a scrutarci con lo sguardo mentre Damon teneva stretta la mia mano, come per paura che potessi cambiare idea e scappare dall'auto.
Ma quella non era sicuramente tra le mie opzioni.
Una volta scesi dal Taxi tornammo a far incontrare le nostre labbra, con la foga di due amanti divisi da troppo tempo. Non credo di aver mai conosciuto qualcuno che sapesse aprire casa in così pochi secondi.
Finalmente nell'appartamento diventammo ancora più bisognosi di averci, tanto da spogliarci con avidità appena chiusa la porta alle nostre spalle. Quando solo la biancheria divideva il nostro desiderio, Damon prese il comando prendendomi in braccio e portandomi in camera sua.
Una volta davanti al letto cascammo su di esso, scoppiando a ridere, un po’ per complicità e un po’ per l’alcol.
In men che non si dica Damon tornò a torturarmi, lasciando una scia di baci che bruciavano la pelle, dal collo, alla scollatura, alla pancia per arrivare poi con estrema lentezza sopra l’elastico delle mutande. Mi voleva morta.
A quel punto decisi di tornare un po’ padrona di quel nostro gioco, e non so con quale forza interiore, una volta che Damon risalì con il suo corpo, ribaltai le nostre posizioni portandomi a cavalcioni su lui.
Iniziai a quel punto a torturarlo un po’ anch’io, riempiendolo di baci e sfregando il mio sesso contro il suo con estrema e sadica lentezza.
D’un tratto, poi, ci fermammo. Rimanemmo immobili a fissarci intensamente, come a scrutarci. Come a capire, se tutti e due eravamo del tutto consapevoli, nonostante l’alcol, di quello che stessimo facendo.
Non so quanto durò. Probabilmente qualche secondo, giusto il tempo necessario tra un battito di ciglia e il successivo, quando fu Damon riprendere in mano la situazione.
Mi portò di nuovo sotto di lui, e in men che non si dica ci liberammo anche di quei ultimi brandelli di tessuto che ci dividevano.
Fu questione di un attimo, e Damon entrò in me, non distogliendo mai però il suo sguardo dal mio.
Il ragazzo iniziò lento quasi avesse paura di spezzarmi, per poi però continuare con decisamente più foga. Seguivo precisa i suoi movimenti con bacino, con una naturalezza disarmante, quasi fossero i nostri corpi stati creati apposta per congiungersi.
Raggiungemmo insieme l’orgasmo, mentre urlavo il suo nome, e quando uscì con estrema lentezza dal mio corpo, quasi impazzì interiormente a non averlo più dentro di me a completarmi.
Crollammo tutte e due poco dopo, senza dirci una parola, ma a cullarmi non furono solo le braccia di Morfeo, ma anche quelle del ragazzo che mi aveva riempito di piacere poco istanti prima.

3/4 anni prima

Era un caldo pomeriggio di metà agosto. Il liceo oramai era un ricordo, e tra qualche settimana sarebbe iniziata la grande avventura del college.
Erano successe tante cose in quei mesi, e qualcosa dentro di me si era spezzato. Avevo paura di tutto e di tutti, ma durante quell’estate avevo finalmente trovato la forza e il bisogno di reagire, e tornare a esser padrona di me stessa.
Da qui, tra le tante pazzie di quell’estate, nacque anche la mia assurda proposta a Chris.
- Ma te ti sei completamente fusa il cervello.??? – mi domandò spiazzato il ragazzo seduto sul mio letto.
- Dio Chris non fare il santarellino. Sappiamo bene tutti e due che non lo sei, ma soprattutto sappiamo bene tutti e due che questa cosa gioverebbe a entrambi – gli risposi seccata - Ascolta stiamo per andare tutti e due ai college, quello che succederà in questi giorni non lo saprà nessuno – conclusi un po’ più gentilmente.
- Elena mi stai chiedendo di fare sesso con te – mi sottolineò nuovamente spiazzato il mio ex.
- Perché effettivamente non l’abbiamo mai fatto – replicai sarcastica – non ti sto chiedendo di tornare insieme Chris. Mi hai fatto troppo male – continuai delusa – ma sei comunque l’unico in questo momento che può aiutarmi. Sono diventata più forte in questi mesi, sto tornando a non aver più paura di esser anche solo sfiorata da un qualsiasi essere umano, ma ho anche dei bisogni, e se voglio tornare a soddisfarli, devo tornare a non avere più paura di andare oltre un abbraccio. Noi due siamo stati insieme, mi conosci sotto quel punto di vista, e so che non mi faresti del male in quel senso. Ti prego – lo supplicai – Me lo devi – aggiunsi come colpo finale del mio monologo.
- È ironico, ci siamo lasciati perché non facevamo riuscivi più a venire a letto con me, e adesso tu mi chiedi di farlo senza però stare insieme - disse con un sorriso sarcastico stampato in volto fissando il pavimento – Andata. Te lo devo – affermò infine.


Il mattino seguente furono i raggi del sole che penetravano splendenti dall’enorme vetrata della camera a svegliarmi.
Nonostante però le eccessive quantità di Long Island della sera precedente, non avevo significati postumi a rovinarmi quell’inizio di giornata. La notte prima mi ero addormentata in men che non si dica tra le braccio di Damon, e il risveglio non fu poi tanto diverso, con la differenza del leggero solletico che mi procuravano i delicati grattini che il ragazzo stava facendo sul mio braccio.
- Buongiorno – dissi voltandomi verso il proprietario del letto.
- Buongiorno a te – rispose lui regalandomi uno di quei suoi magnifici sorrisi sghembi – Dormito bene.? – domandò a seguire.
- Mmmm, diciamo molto bene. Sai ero molto stanca ieri sera, ho fatto un po’ di ginnastica intensiva – risposi maliziosa, per ritrovare poi le mie labbra sulle sue.
Questione di pochi secondi e fui di nuovo a cavalcioni su di lui, e riiniziammo a baciarci e torturaci, quando d’un tratto lui mi stoppò.
- Elena fermati un attimo – disse staccandomi dalle sue labbra.
- Sei serio.?? – chiesi perplessa e quasi infastidita.
- Non per qualcosa ma fino ieri sera mi urlavi contro, mentre sta notte urlavi il mio nome – mi fece notare malizioso - Vorrei giusto capire le tue intenzioni prima di passare per lo stronzo che ti ha portata a letto. Non sono Stefan, non sono il ragazzo da relazione stabile – aggiunse serio.
Lo guardai immobile per qualche istante. Non riuscivo ancora a capire se era la situazione ideale o la più incasinata nella quale mi stessi immettendo. Nessuno dei due voleva legarsi, nessuno dei due aveva rimorsi su quello che era successo, ma soprattutto tutti e due continuavamo a mangiarci con gli occhi. La mia decisione mi parve scontata. Scesi con lentezza estrema all’altezza dei suoi addominali, continuando a non distogliere il nostro contatto visivo.
- Nessun pentimento – dissi posandoli un bacio poco sopra i boxer – ma ho una proposta – continuai baciandolo sopra l’ombelico – nessun legame – e poi sui pettorali – nessuno dovrà sapere niente di noi– su un lato del collo – e di giorno continuerò a urlarti contro – e sull’altro lato del collo – ma di notte a urlare il tuo nome – e conclusi poi posandogli un ultimo bacio sulle labbra. Mi staccai leggermente per capire cosa ne pensasse, ma il modo in cui mi ritrovai pochi secondi dopo ribaltata sotto di lui, a cercare aria tra un bacio e un altro, furono decisamente una risposta eloquente.

Ritornai a casa verso le 10.
Damon ed io non ci eravamo nemmeno accorti che ci eravamo svegliata praticamente all’alba, ma nessuno dei due si lamentò su come decidemmo di passare il tempo al posto che dormire.
Mi senti quasi come una ladra nel rientrare nel mio appartamento, soprattutto perché ero ben consapevole che da quel momento in avanti, avrei mentito a Caroline riguardo a quello che era accaduto quella notte e si presupponeva sarebbe accaduto anche in futuro.
Odiavo raccontarle bugie, ma al momento mi sembrava la cosa migliore da fare. La mia bionda amica sperava che con il tempo, e soprattutto dopo le mie avventure dell’università, sarei tornata di nuovo ad aprire il mio cuore a qualcuno, e se le avessi raccontato che il mio ultimo divertimento era il suo migliore amico, avrebbe insistito, fino a portarmi allo sfinimento, di provare ad avere qualcosa di più che delle notti di passione, cosa che invece mi guardavo ben di avere.
- ELENA GILBERT DOVE DIAMINE SEI STATA.?? – mi accolse fuori di se Caroline una volta messo piede in casa.
- Hej, Care, non urlare, ero esattamente qui di fianco a te, tranquilla – dissi iniziando a giustificarmi ripensando di preciso alla scusa che ci eravamo inventati io e il suo migliore amico – Siamo tornati poco più tardi di te e Stefan, e siccome lui non aveva rimorchiato nessuna e io immaginavo che tu e Stefan vi steste ancora divertendo, l’ho praticamente pregato di lasciarmi dormire sul suo divano per non disturbarvi. O più che altro per riuscire a dormire– raccontai fingendomi mortificata, anche se un po’ lo ero davvero.
La ragazza mi guardò di sottecchi, giusto per scrutare se fossi sincera o meno, ma quando visi il suo sorriso comparire sul volto capì di essermela cavata. Mi sentì molto come una ragazzina di ritorno a casa da un rave, che raccontava alla mamma che si era addormentata a casa della propria amichetta.
- Scusa, e che mi sono appena svegliata, ho fatto un giro per l’appartamento e non ho visto nessun cenno al fatto che fossi anche solo passata da casa. Ho provato anche a chiamarti, ma mi dava irraggiungibile – iniziò a raccontarmi lei venendomi ad abbracciare – Sai che non mi è passato ancora il vizio di preoccuparmi per te – disse infine e mi addolcì di colpo. Era proprio questa una delle ragioni per cui consideravo Caroline la migliore amica che potessi incontrare. Non risposi, ma una volta avvicinatami a lei, la strinsi forte a me, ma tempo zero vennimo interrotte da un fintissimo colpo di tosse che ci fece girare verso la porta.
- È permesso anche a me usufruire dell’abbraccio.??? – domandò Damon chiudendosi la porta alle spalle ed entrando ufficialmente in casa.
- Dio Damon, primo o poi mi farai venire un collasso a furia di spuntare ovunque a sorpresa – lo rimproverai seriamente innervosita.
- E tu mi farai venire un ulcera a furia di essere così acida – ribatté lui divertito.
- Buongiorno a tutti e due ragazzi – commentò ironica la bionda fissandoci esasperata – almeno prima che io beva il caffè riuscite a non uccidervi.?? - continuò avvicinandosi al ragazzo con aria di rimprovero, per stamparli un bacio sulla guancia a modi saluto.
- Scusa Barbie – disse lui cingendole bonariamente le spalle – comunque per quanto adori passare il mio tempo con te e torturare la piccoletta…-
- Damon.!! – lo richiamai io infastidita dal quel odioso soprannome.
- Si ok. Scusa scusa Elena- cercò di riprendere il discorso il ragazzo – Dicevo.? Ah si ecco… stavo cercando mio fratello. Non dovrebbe esser tipo qua a fare il fidanzato perfetto.?? – domandò in conclusione guardandosi attorno.
- È sceso a prendere la colazione. Due minuti ed è di ritorno – rispose Caroline – Tutto a posto.?? – domandò in fine preoccupata.
Come me, anche la bionda aveva intuito qualcosa di strano nei comportamenti di Damon, di cui ero sicura non averne però visto traccia fino ai dieci minuti prima in cui rotolavamo insieme nel letto.
- Ho appena ricevuto una telefonata dall’alto – spiegò con tono sprezzante il ragazzo, senza che io potessi cogliere inizialmente il senso.
- Oh… - fece Caroline rattristendosi, ma non fece in tempo ad aprire nuovamente bocca che un allegro Stefan si presentò nell’appartamento carico di caffè d’asporto e croissant per tutti
- Mamma come sonno perspicace – iniziò divertito il ragazzo vedendoci tutti in casa e dirigendosi verso il bancone della cucina a mollare quella piccola spesa mattutina – avevo giusto immaginato di trovarti tutti qui al mio ritorno, tanto che da bravo gentelmen ho preso i caffè per tutti, e anche le briosche – concluse poi girandosi sorridente verso di noi, ma ci volle poco a fargli sparire quel sorriso quando notò i nostri sguardi preoccupati, o più che altro quelli di Caroline e Damon, dato che io tendevo ancora al perplesso. Non fece però in tempo a parlare che Damon lo precedette.
- Prenditi croissant e caffè, li mangerai in macchina. Abbiamo un pranzo negli Hamptons fratellino, e prima andiamo prima torniamo – disse cupo il ragazzo dai capelli corvini, e senza troppe parole uscì di casa senza nemmeno un cenno di saluto.

Buonasera mondo :)
Rieccomi qua con un nuovo capitolo decisamente un po' più piccante.
Siamo arrivati finalmente alla prima vera svolta della nostra coppia protagonista, che come dice Elena sarà l'inizio dei suoi guai, perchè per giustamente nei capitoli a seguire non potrà esser tutto rosa e fiori, se no avrei già finito di scrivere XD e comunque rimane il fatto che per ora ciò che succede tra di loro è solo divertimento, e soprattutto è solo loro.
Detto ciò ho iniziato a inserire qualche nuovo elemento per capire come Elena viva le sue relazioni e soprattutto qualche mistero in più anche per il nostro Salvatore e i suoi segreti che lo rendono un ragazzo "incasinato". 
Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento, e ringrazio come sempre chi si prende la briga di leggere questa mia storia.!!
Baci A.

PS. giusto per rendervi un po' partecipi delle location e dei vari abiti sotto trovate le foto ;)
Vestito di Elena durante la serata allo Slate (non trovo più su internet la versione originale viola da cui avevo preso spunto ma era comunque questo ehehhe)

http://www.sfilate.it/wp-content/uploads/2014/10/alessandra-ambrosio.png
Tubino bianco di Caroline di Guess
http://image.nanopress.it/donna/fotogallery/979X0/337205/tubino-bianco.jpg
Budapest cafè
http://static1.squarespace.com/static/55d91200e4b047d23d3aad32/55ea4a9de4b0c6e365242722/55ea4c0fe4b0c6e3652474be/1441418255575/kac%2B100818%2Bphude%2Bandres%2Broom%2B600.jpg?format=original
Sala/cucina Elena e Caroline (più o meno, ma giusto per darvi l'idea degli spazi, nella mia testa sono poco differenti)
http://www.bcasa.it/wp-content/uploads/2012/11/cucina_aperta_openspace1.jpg
Sala/cucina Damon
http://www.inthemoodfordesign.eu/wordpress/wp-content/uploads/2015/10/NO.jpg
Camera di Damon
http://st.hzcdn.com/simgs/eec19a96015ef4f0_4-0060/contemporary-bedroom.jpg
Slate club
https://showtimeny.com/wp-content/uploads/2015/10/SLATE-NYC-4.jpg

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Capitolo 7
*** 6. A ognuno i propri mister ***


6. A ognuno i propri misteri

- Allora Gilbert, parliamoci chiaro. Vaga per la sala, e chiacchiera con chiunque ti capita a tiro. E ripeto chiacchiera, non intervista. Ascolta le opinioni di tutti e appuntatele mentalmente. Avrai uno Chanel addosso, non puoi girare con carta e penna in mano. Domani mattina alle 9 voglio te e Sullivan in sala riunioni a lavorare sul pezzo. Deve esser pronto entro sera, che poi venerdì mattina abbiamo il meeting con i fotografi e definiamo come stamparlo, e che citazioni sfruttare – Iniziò a spiegarmi con una velocità disumana Erika Montgomery, la redattrice di Cosmopolitan. Avevo iniziato da appena due giorni, ma da stagista che si rispetti ero già stata messa all’opera, tanto che quel mercoledì sera mi sarei ritrovata a dover presenziare all’evento annuale di beneficenza presso il MOMA in memoria dei caduti dell’11 settembre.
- Perfetto, allora direi che inizio a tornare a casa, mi cambio e vengo diretta al MOMA x le 18.30. Giusto.?? – domandai in cerca d'assenso, ma la fragorosa risata di Erika mi fece capire che avevo sbagliato qualcosa nella programmazione di quel pomeriggio.
- Tesoro mio, sei una giornalista di Cosmopolitan. Fatti trovare alle 18.15 pronta sotto il tuo appartamento. L’auto aziendale passerà prima a prendere Sullivan e a seguire te. Chiaro.?? – mi spiegò ancora divertita. Accennai un timido sì con la testa e mi dileguai dal suo ufficio nella speranza che si dimenticasse la mia ingenuità.
Nel ritorno verso casa rischiai quasi di addormentarmi in metro talmente quei soli pochi giorni mi avessero sfiancata.
Domenica dopo la strana e cupa uscita di scena di Stefan e Damon dal nostro appartamento, io e Caroline decidemmo di dedicarci a un sano shopping di nuovi mobili per la casa, giusto per distrarmi dall’ansia del mio futuro primo giorno di lavoro. Lei non accennò mai a cosa si riferissero i ragazzi quella mattina e io non ebbi neanche il pensiero di chiederlo, per quanto fossi curiosa. Ognuno aveva i suoi scheletri nell’armadio, e come evitavo di parlarne io, così potevo capire che evitassero di parlarne anche i fratelli Salvatore. Fatto sta che dal quel momento, nonostante Stefan si presentò in casa nostra la stessa sera, non visi più Damon circolare nei dintorni, a causa di un viaggio lavorativo dell’ultimo minuto a Voncouver. Non stetti troppo a preoccuparmene, anche se la voglio di esser di nuovo sua mi attanagliava parecchio.
I primi due giorni di stage poi, li passai a correre da un ufficio all’altro, a portare documenti e a correggere bozze su bozze, ma essendo che in meno di 72 ore mi ritrovai a partecipare come seconda giornalista a un evento del genere, non mi potevo troppo lamentare.
- Elena Gilbert, questo vestito ti sta d'incanto – commentò entusiasta Caroline.
- Grazie, speriamo che non ci rovesci niente sopra – risposi divertita finendo di mettermi gli orecchi davanti allo specchio. Lungo, di un tessuto leggerissimo, quasi trasparente, con dei richiami in pizzo che richiamavano dei fiori. Era di un beige chiarissimo, con un cinturino dorato all'altezza della vita e un'immensa scollatura. Non potevo negare che il vestito fosse meraviglioso.
- Sono le 18.10, meglio che scenda – constati infine guardando l'orologio appeso alla parete – Buona serata Care – conclusi dirigendomi alla porta.
- Divertiti anche per me cara.!! - rispose lei.
In pochi minuti ero già in macchina, e in men che non si dica ci trovammo al MOMA
Passammo ovviamente l'inizio della serata sui lati della scalinata, con tutti gli altri giornalisti e fotografi a commentare tra di noi i vari ospiti: da Beyoncé e Jay-z a Kate Winslet, da Kendal Jenner alle famiglie dell'alta società di New York.
Quando finalmente entrammo tutti nel palazzo, iniziò il vero lavoro della serata.
Passai i primi 45 minuti dietro al mio collega George Sullivan, per poi iniziare un giro di chiacchiere autonomo tra un bicchiere di champagne e l'altro, con persone del calibro di Cara Delavigne, Ewan Mcgregor, e perfino il vice sindaco della città.
Il giorno dopo sarebbe stato davvero divertente ricordarsi chi avesse detto cosa durante la serata.
A una certa comunque, mi allontanai un po' dalla folla, e mi avvicinai al bar per chiedere almeno un bicchiere d'acqua.
- È incredibile come di trovi sempre al bancone del bar – commentò d'un tratto una voce alle mie spalle. Nonostante la sorpresa, non mi servì girarmi verso il suo proprietario per riconoscerla all'istante.
- Almeno saprai sempre dove cercarmi – risposi divertita girandomi nella direzione del ragazzo.
Damon era impeccabile: completo nero, camicia, perfino il papillon.
- Preferirei trovarti nel mio letto – mi sussurrò malizioso all'orecchio. Arrossì di colpo, ma non mi feci scoraggiare nel rispondergli nei giusti toni.
- Bhe, sarebbe anche fattibile, se non fossi scomparso da quasi 4 giorni – ribattei cercando il suo sguardo e tutto il mondo in torno a noi si fermò. Era incredibile come quelle due pozze azzurre mi estraniassero ogni volta da quello che mi accadeva attorno. Il ragazzo stette per controbattere, ma una voce femminile ci interruppe.
- Tesoro, eccoti.!! Sono dieci minuti che ti cerco, ci sono i fotografi di Vogue che vogliono una foto di famiglia – disse con tono di rimprovero una donna avvicinandosi a Damon e poggiandoli una mano sulla spalla. Era bellissima: alta, snella, con dei lunghissimi capelli neri e due occhi azzurri che mi erano già noti. Non fu difficile intuire chi fosse.
- Uh giusto, l'apparenza prima di tutto – commentò acido lui scostandosi dal gesto della madre.
- Damon, non mi pare il momento – sibilò nervosa lei.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo infastidito, e dopo un silenzioso cenno di saluto nei miei confronti si avviò con la donna verso i fotografi.
- Wo sei riuscita a parlare con i Salvatore.?? - mi chiese comparendo dal nulla affianco a me Sullivan.
- Eh.?? - domandai persa nei miei pensieri sulla strana scena appena vissuta.
- Ti ho vista che stavi parlando con il più grande dei Salvatore, e che poi si è avvicinata anche Lily. Dico sei riuscita a strapparli qualche commentò sulla serata.?? - mi rispiegò lui incredulo.
- In verità.. - iniziai a parlare, quando mi accorsi che effettivamente la conversazione tra me e Damon non era sicuramente per il grande pubblico – mi ha chiesto se sapevo come facessero qui i cocktail e gli ho risposto che non ne avevo idea perché ho chiesto dell'acqua. Tutto qua. Poi si è avvicinata sua madre e gli ha detto che lo cercavano per delle foto di famiglia – arrancai.
- Ah. Peccato – commentò sconsolato il mio collega – La famiglia Salvatore è tra le più potenti di tutta New York, e anche tra le più difficili alle quale strappare qualche intervista o commentò alle varie serate a cui presenziano o organizzano – mi spiegò, per poi allontanarsi sconsolato.
Una mezz'oretta più tardi, quando finalmente mi concessi una scappata al bagno delle signore, dopo i solenni momenti di commemorazione e di discorsi ufficiali, all'uscita delle Toilette mi scontrai con un altrettanto affascinante Stefan.
- Hej ciao – disse sorridendomi il ragazzo.
- Hoj ciao Stef, scusa non ti avevo proprio visto – risposi mortificata.
- Vai tranquilla, ti stavo cercando tra l'altro, quindi sono stato fortunato – mi informò avviandosi con me nella sala principale.
- Cercavi me.?? - domandai curiosa.
- Si bhe, mio fratello ha detto che ti aveva incrociata prima, e siccome avevo voglia di fare una chiacchierata che non riguardasse il mio periodo a Londra o le imprese di mio padre, mi sembravi l'idea migliore – spiegò divertito.
- Onorata della tua scelta Salvatore – risposi sincera – Caroline non mi mi aveva avvisato che avrei trovato anche voi due qua. E soprattutto come mai non è con te.?? - chiesi infine perplessa.
- Diciamo che non ho ancora fatto il grande passo di presentarla in famiglia. Sai, le cose da noi sono un po' complicate e vorrei tenerla lontana ancora per adesso dai nostri casini – ammise rattristito.
Mi fece tenerezza, ma non indugiai oltre sul tema. Avevo già intuito da Damon che anche loro non vissero serenamente con i propri genitori. Decisi quindi di cambiare argomento, e a commentare sarcastica con il ragazzo la snobbaggine di certi personaggi presenti alla festa.
Era piacevole parlare con lui, nel tempo una salda amicizia tra di noi era scontata, ma durante la nostra chiacchierata continuavo comunque a cercare il maggiore dei due fratelli, senza però riuscirci.

Quando venni finalmente lasciata sotto il portone di casa, la stanchezza pervase il mio corpo in un attimo. Presi l'ascensore e davanti a casa mi misi a cercare le chiavi nella poschette, maledicendo Caroline di aver chiuso la porta, quando due mani, oramai non più sconosciute, mi cinsero saldamente i fianchi facendomi voltare di scatto.
- Questo vestito ti rende una dea – mi sussurrò a fior di labbra Damon.
- Ora fai pure gli agguati.?? Mi stavi forse aspettando.?? - chiesi non spostandomi minimamente dalla mia posizione così vicina a lui.
- Può darsi – disse scrutandomi con uno sguardo carico di desiderio.
- Non ti ho più visto alla festa – constatai.
- Non amo particolarmente questi gala. Ho fatto il mio dovere da Salvatore e me ne sono andato, ma non riuscivo a dormire sapendo di averti avuta così vicina e non aver assaporato le tue labbra – ammise sfiorandomele con il dito.
- Allora bisogna rimediare – affermai per poi fiondarmi sulla sua bocca.
La stanchezza svanì in un attimo.

La mattina seguente non riuscivo a non maledirmi mentalmente. Per quanto avessi passato un'ottima nottata, l'esser rientrata nel mio appartamento alle 4 del mattino, non aveva giovato alla mia tenuta lavorativa il giorno seguente. Ero al 5° caffè della giornata solamente alle 15, e i miei continui sbadigli non erano passati inosservati a Sullivan.
- Passata una nottata in compagnia.??- chiese d'un tratto maliziosamente il mio collega.
- No, no... ho avuto solo difficoltà ad addormentarmi – cercai di giustificarmi facendo finta di niente.
- Mmmm pensavo. Ti ho visto molto in intimità a una certa con Salvatore – commentò lui.
- Scusa.?? - domandai imbarazzata pensando immediatamente che fosse trasparito qualcosa durante il breve incontro tra me e Damon.
- Bhe, sbaglio o hai passato tutto il fine serata a chiacchierare con il giovane Salvatore.?? Stefan intendo – mi spiegò lui scrutandomi alla ricerca di una qualche conferma. Fortunatamente il ragazzo aveva sbagliato decisamente il fratello che mi interessava, e scoppiai a ridere di gusto.
- Stefan.?? Sei completamente fuori strada, siamo amici, è il ragazzo della mia coinquilina – ribattei divertita, e decisamente sollevata – È una presenza abbastanza fissa in casa nostra, quindi è normale che sia in confidenza – conclusi.
- Ah...Scusami, non volevo metterti in imbarazzo – disse mortificato.
- Non ti preoccupare George, passiamo piuttosto a finire l'articolo. Prima lo scriviamo, prima posso tornare a dormire – affermai tornando a bere il mio caffè.
Quando alle 19, incredibilmente, avevamo finito di rielaborare il pezzo, tornai a casa in men che non si dica, agognante di una veloce cena e di buttarmi nel mio comodo letto, ma ovviamente sarebbe stato troppo semplice e bello per poter esser vero.
- Buonasera piccoletta – mi accolse Damon appena varcai la soglia di casa. Era comodamente seduto sul nostro divano, con tanto di piedi sul tavolino, a bersi una birra davanti alla TV.
- Dio Santo, te l'hanno mai detto che sei come il prezzemolo.?? Sei ovunque – commentai buttandomi di fianco a lui e rubandogli la birra dalle mani, senza aver forze di ribattere a quell'odioso soprannome.
- Bhe, non mi pare che questa notte ti desse fastidio la mia presenza – affermò malizioso sotto voce, riprendendosi la bottiglia. Gli lanciai uno sguardo di rimprovero, e chiusi gli occhi.
- Caroline.?? - domandai ignorandolo.
- La nostra pizzeria di fiducia ha avuto un problema con il fattorino, quindi è uscita a prendere le pizze – mi spiegò. Sapevo che mi stava fissando, sentivo i suoi occhi puntati addosso, ma ero troppo esausta per avere qualsiasi tipo di reazione.
- Posso farti una domanda.?? - chiese d'un tratto.
-Spara – dissi riaprendo gli occhi e volgendo il mio sguardo stanco verso di lui. Ero più che pronta a qualche battutina sarcastica.
- Hai una cicatrice poco sotto le costole. Perché.?? – domandò serio e con voce preoccupata, e a me si gelò il sangue.
In molti l’avevano vista, e non avevano osato chiedere, ma lui no. Lui doveva esser odioso anche quando tentava di preoccuparsi o interessarsi a me, ma non era questi i patti del nostro gioco.
- Niente di che. Un’incidente – risposi secca, distogliendo i miei occhi dai suoi.
- In macchina.?? – continuò a chiedere lui.
- Si – sospirai nervosa.
- Da sola.?? – domandò ancora, e io non ce la feci più tanto da sbottare arrabbiata.
- Ascolta Damon, non sono affari tuoi ok.?? Il fatto che andiamo a letto insieme, non significa che ti debba preoccupare o interessare della mia vita. Ci siamo capiti.?? – iniziai a spiegarli furibonda alzandomi come una molla dal divano. Il ragazzo mi fissò preoccupato, come se avesse paura di aver innescato una bomba, ma non fece in tempo a controbattere che Caroline entrò in casa con le pizze in mano.
- È arrivata la cena – proclamò esuberante.
- A me è passata la fame – dissi con tono esausto dirigendomi in automatico verso la mia camera – Scusa Care, ma sono stanchissima, vado diretta a dormire – aggiunsi poi, chiudendomi la porta alle spalle.
Mi gettai sul letto come un sacco di patate, ma prima di crollare definitivamente sentivi la voce della mia coinquilina chiedere perplessa cosa diamine fosse accaduto.

4 anni prima

Quando riaprì finalmente gli occhi, non capì immediatamente dove fossi e soprattutto cosa fosse successo. Ero sdraiata in un letto che non era decisamente il mio, con un’odiosissima luce bianca che non mi aiutava a tenere gli occhi aperti e dei dolori lancinanti in tutto il corpo.
- Oh grazie al cielo, ti sei svegliata.!! – disse entusiasta una voce, che presupponevo fosse della stessa persona che mi stringeva ancora la mano.
- Co…cos’è..suc-successo.?? -cercai di domandare a fatica alla persona affianco a me, che scoprì essere Jeremy.
- Non è il momento sorellina. Adesso l’unica cosa che conta e che tu ti sia svegliata. Vado a chiamare un infermiere – mi ammonì lui preoccupato, ma ovviamente non volli sentire ragioni.
- Jer…Ero co-con la mamma. Dov’è la-la mamma.?? – continuai a domandare, iniziando a boccheggiare per l’ansia.
- El… - disse il ragazzo riavvicinandosi a me – Tu e la mamma avete avuto un brutto incidente qualche giorno fa in auto. Sei stata operata d’urgenza perché sei sbalzata fuori dalla macchina, e oltrepassando il parabrezza ti si era conficcato un grosso pezzo di vetro nella parte sinistra dell’addome – iniziò a spiegarmi accarezzandomi i capelli – ma adesso tu sei sveglia, adesso tu stai bene- continuò poi con le lacrime agli occhi.
- Jer co-cosa è succes-so alla mamma.?? – ridomandai sempre più terrorizzata.
- La mamma….la mamma sta bene, ora vado a chiamare l’infermiere – ripeté sbrigativo lui, e uscì dalla stanza.


Buonasera care.!!!
Nuovo capitolo con finalmente qualche news.
1. Elena finalmente ha iniziato a lavorare, poverina ero un po' stufa di farla stare sempre a casa.
2. Lily Salvatore è Mrs. simpatia
3. I nostri Salvatore non sono proprio du poracci (della serie #cheschifoipoveri ahhaha)
4. I nostri Delena tanto affiatati quanto lontani ancora l'uno dal passato dell'altra
5. Qualche informazione più sostanziosa s(ed ennesimo dubbio con cui vi lascio) su cosa sia capitato alla nostra Elena
Bhè dai spero di avervi interessato almeno un po' anche a sto giro ahhaha
Comunque ringrazio come sempre chi ha voglia di leggermi, chi mi ha messo tra le preferite, chi tra le seguite e la cara eli_s che con le sue recensioni è veramente un angelo, davvero contentissima dei tuoi apprezzamenti.
Detto ciò vi abbandono e ci si vede al prossimo capito.!!
Bacioni A.

Vestito Chanel di Elena durante il gala:

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Capitolo 8
*** 7. Un po' di me ***


7. Un po' di me

- Si può sapere cosa diamine è successo tra te e Damon ieri sera.?? – mi chiese timidamente Caroline mentre cercavo di sistemarle i capelli per la serata.
Stefan aveva deciso di portarla fuori per una cena galante quella sera, e ovviamente la mia bionda coinquilina avevo passato più di un’ora a cercare di rendersi perfetta, per quanto anche con un sacco dell’immondizia addosso sarebbe stata incantevole.
- Lui cosa ti ha detto.?? – domandai preoccupata. Temevo che Damon avesse rivelato qualcosa su di noi, o che avesse inventato una qualche scusa che non potevo confermare.
- Niente, e questo vostro silenzio stampa m’innervosisce – affermò con tono esasperato e di risposta non potei che scoppiare a ridere.
- Hoj Care, non cambierai mai – inizia a commentare ancora divertita – comunque niente di che. Mi...mi ha chiesto dei miei e io mi sono innervosita. Tutto qua – le spiegai – effettivamente ho avuto anche una reazione un po’ esagerata, forse per quello che non ti ha detto niente, l’avrò spaventato a morte – ammisi ironicamente, ma in effetti era vero. Damon mi aveva fatto delle banali domande (anche se in quel modo fastidioso che solo lui aveva) e io avevo reagito come una pazza furiosa. Ma era proprio per questo motivo che non mi legavo più a nessuno. Legarsi voleva dire conoscersi, e quando ci si prova a conoscere si parla anche del passato, e io non mi sentivo ancora pronta a farlo.
Nonostante ciò, non riuscivo a non sentirmi minimamente in colpa per come avessi trattato il ragazzo, ragion per cui, quando Caroline uscì di casa, presi due birre dal frigo e mi ritrovai a bussare alla porta del mio vicino.
- Wo… Gilbert – proclamò stupito della mia presenza quando aprì la porta.
- Ehm… Ciao – iniziai imbarazzata – Vengo in pace – dissi mostrandogli le due birre che tenevo in mano e cercando di accennare un lieve sorriso.
Il ragazzo in risposta scosse la testa sogghignando e si scostò dall’ingresso per farmi entrare.
- Poi però non venirmi a dire di non chiamarti acida – commentò ancora divertito sedendosi con me sul divano.
- Hej, vedi fare il bravo che se no ritiro le scuse e me ne vado – replicai io tirandogli un pugno sulla spalla, per poi porgerli una delle due birre.
- Ok, ok… non dico più niente – disse lui alzando le braccia in segno di resa come suo solito, e prendendo la mia offerta di pace.
Ordinammo una pizza, che Damon mi offrì a modi scuse (dato che la sera prima avevo finito per non mangiare dopo la mia sfuriata) e davanti a una replica di Fast and Furius che davano in TV, chiacchierammo di quella mia prima settimana da stagista, e del suo viaggio a Vancuover, dove si era ritrovato a esser rincorso da un orso durante un servizio fotografico in mezzo ai boschi.
- Ahahah oh mio Dio, credo che avrei pagato oro per poter vedere la tua faccia mentre scappavi dall’animale – iniziai a prenderlo in giro.
- Guarda che hai rischiato di perdere il ragazzo che ti soddisfa – disse lui con tono offeso, che portò a farmi ridere ancor più forte. Per vendicarsi decise quindi di lanciarsi su di me e iniziare a farmi un tremendo solletico.
- Ti prego ti prego basta – inizia a supplicarlo con le lacrime agli occhi, tanto che per potergli sfuggire usai una delle mie tecniche di difesa personale che avevo imparato anni prima. Riuscì a buttarlo giù dal divano, e divertita cercai di correre in bagno per chiudermi dentro.
Ovviamente, nonostante l’avessi atterrato, il ragazzo, si rialzò alla svelta, tanto che, non mi allontanai troppo dal mia postazione precedente quando Damon mi prese di peso su una spalla.
- Pietà – iniziai a gridare – Dai Damon mettimi giù - continuai cercando di scalciare come una pazza, ma oramai il ragazzo mi aveva in pugno, cosa che risultò a seguire decisamente gradevole.
Mi buttò divertito sul letto, e in men che non si dica si fiondò sulle mie labbra.
Iniziammo così a giocare, come due bambini, che tra un bacio e l’altro, continuavano a farsi il solletico. D’un tratto però la situazione si fece più adulta, e tra un bacio e l’altro iniziarono finalmente a volare via i vestiti, e tornammo di nuovo a concederci l’un l’altro.

3 anni prima

- Cosa hai fatto.?? – mi chiese esterrefatta Caroline, facendo volare quasi la ciotola di popcorn dalle mani.
- Mi sono iscritta a un corso di difesa personale e a uno di Kick Boxing – ripetei fiera delle mie decisioni guardandola dal divano girovagare per la cucina.
- Bhe … wow Gilbert, questa non me l’aspettavo proprio – affermò lei ancora perplessa.
- Ti sembra una pessima idea.?? – le chiesi preoccupata di ottenere un responso negativo da parte della mia migliore amica.
- Nono Elena, cosa dici… anzi, credo che ti farà davvero bene, e non dico solo per imparare a difenderti, ma anche come sfogo – commentò lei sedendosi accanto a me sul divano.
- Così nessuno sarà più in grado di farmi male. Soprattutto lui – constatai sorridente nella sua direzione.


Giunti al terzo round rimanemmo totalmente senza forze e fiato.
Eravamo tranquillamente sdraiati l’uno accanto all’altro, io appoggiata sul suo petto, ad ascoltare l’irregolare battito del suo cuore e lui con un braccio sotto il mio corpo che mi stringeva a se, intento a disegnare forme astratte con le dita sul mio fianco.
Nessuno dei due proferiva parola, ma non c’era nessun disagio nel nostro silenzio. Solo quando, per l’ennesima volta, Damon sfiorò la mia cicatrice, mossa da non so quale istinto, presi parola.
- Ero in macchina con mia mamma. Lei guidava e io ero seduta di fianco a lei – iniziai a raccontare fissando il vuoto.
- Elena…Non devi… - cercò di interrompermi lui, facendomi capire che se non me la sentivo, non dovevo parlargliene, ma qualcosa per la prima volta negli ultimi anni mi spingeva a confidarmi, almeno su una piccola parte della storia.
- Era la fine dell’estate, la mia macchina era dal meccanico e io avevo supplicato mia madre di prestarmi la sua, per andare in questo negozio di vinili fuori città. Sai, da lì a pochi giorni sarebbe stato il compleanno di mio padre. Lui era il mio supereroe, volevo fargli un super regalo, tanto che avevo trovato su internet questo negozietto, che aveva in vendita un rarissimo vinile autografato da John Lehnon dei Beatles. Era il regalo perfetto, e non c’era scusa per cui non riuscissi a comprarlo – dissi con lieve entusiasmo in balia del ricordo - Morale supplicai mia madre di poter usare la macchina, ma non si fidava di lasciarmi guidare ancora il suo SUV, e decise di accompagnarmi lei. Andammo nel pomeriggio, arrivammo al negozio, comprai il regalo, e per le 18 eravamo già sulla strada del ritorno. Ma non arrivammo mai a casa- ammisi con amarezza, mentre Damon continuava a tenermi stretta tra le sue braccia - Ricordo che iniziammo a parlare del Homecomming, e di che vestito avrei scelto. Avevo il cellulare in mano e ogni tot le mostravo le immagini che mi ero salvata, distraendola così dalla strada. Era una cosa banale, la facevo spesso, con lei, con mio padre,… non era mai successo niente per un gesto così innocuo. Quella sera però le cose andarono diversamente: un animale ci tagliò la strada e mia madre, distratta da me, perse il controllo dell’auto e ci schiantammo contro un albero. Non ho praticamente nessun ricordo di quello che avvenne dopo. Mi svegliai quattro giorno dopo dolorante e in ospedale. Mio fratello mi raccontò che a causa del forte impatto ero balzata fuori dal parabrezza, e una lastra di vetro mi si era conficcata nell’addome – dissi indicando con un gesto la mia cicatrice – avevo subito un forte trauma cranico e una frattura al braccio, ma mi sarei ripresa. La stessa cosa però non capitò a mia madre. Aveva preso l’albero esattamente dalla parte del guidatore, i suoi traumi erano più gravi. Dodici ore d’intervento per salvare il salvabile, ma alla fine quando l’avevano portata finalmente fuori dalla sala operatoria, ha iniziato ad avere un arresto cardiaco dopo l’altro, perché tutti i suoi organi stavano collassando. Mio padre perse la testa, ebbe un esaurimento nervoso e venne dichiarato per una settimana incapace di intendere e di volere. Quando mi svegliai mia madre era già praticamente morta, ma con mio padre in quelle condizioni, e mio fratello ancora minorenne la scelta di staccare la spina ricadde su di me. Avevo compiuto 18 anni giusto una settimana prima – conclusi quel mio monologo – Non volevo aggredirti l’altra sera, ma sono andata via da Mystic Falls per non dover vivere costantemente immersa nel passato e nei ricordi, motivo per cui odio parlarne con la gente – affermai infine. Non so ancora così mi fosse preso, cosa mi avesse spinto quella notte a raccontare a un ragazzo che conoscevo da due settimane, con il quale o mi divertito sotto le lenzuola o passavo il mio tempo a bisticciare, a raccontargli quel ricordo assurdo. Ma lo feci. Probabilmente più per me che per lui.
- Mi dispiace Elena – mi sussurrò lui tra i capelli, e accoccolata a lui mi addormentai.

Quando riaprì gli occhi la mattina seguente, svegliata dal sole, tra le braccia di Damon, mi ci volle qualche attimo per capire nel pasticcio in cui mi ero cacciata.
- Merda.!! – urlai buttandomi giù dal letto e cercando un qualsiasi dispositivo nella camera che potesse aggiornarmi su che ore fossero.
- Gilbert, cosa diamine ti prende.?? – domandò assonnato il proprietario del letto.

- Damon sono le 10.30.!! – gli feci notare allarmata mostrandogli il display del mio telefono – Se Caroline non mi trova nemmeno sta mattina inizierà a sospettare qualcosa – gli spiegai spazientita, cercando di trovare i miei vestiti sparsi per la stanza.
- Vai tranquilla, non ha dormito a casa. Mio fratello l’ha portata a cenare in un hotel di lusso con tanto di SPA negli Hamptons e rimanevano li a dormire – cercò di calmarmi divertito il ragazzo, porgendomi sdraiato dal letto le mie mutandine con sguardo malizioso.
Le ripresi tentata di gettarle di nuovo a terra e rifiondarmi a quel punto, nuovamente nel letto con Damon, quando una voce fin troppo famigliare provenne dal salotto.- Damon.!! Sei a casa.?? Dio non puoi capire come sono furiosa. Tuo fratello è un’idiota.!! Oooh e tua madre… lasciatelo dire, non mi sono mai sentita così umiliata in vita mia… Damon ma dove sei.?? – iniziò a sfasare la nostra comune amica cercando il ragazzo.

Ci guardammo impanicati entrambi, quando Damon per guadagnare un po’ di tempo urlò – Barbie sono in camera e sono nudo. Dammi 2 minuti, mi vesto e arrivo -
- Muoviti – urlò lei esasperata.
- Cosa diamine facciamo adesso.?? – domandi esterrefatta dalla situazione.
- Semplice io mi vesto e vado a calmare la bionda sul mio divano, mentre tu rimani qui in camera – disse lui come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
- Non posso rimanere qui a vita, e poi Caroline verrà sicuramente a cercarmi in casa tra poco.!! – gli feci notare nervosa. Il ragazzo mi guardò spaesato per qualche secondo, intento anche lui a cercare una soluzione migliore, quando finalmente li venne un colpo di genio.
- Ok , ci sono, il piano è questo. Ora uscirò da qui e mi scuserò con Caroline per l’attesa, e le dirò che stavo giusto andando in doccia perché sono appena rientrato dal mio jogging mattutino – iniziò a spiegare lui.
- Non ti facevo un tipo da jogging – commentai stupita.
- Elena, non è il momento.!! – mi riprese nel mentre che si infilava i boxer– Comunque dicevo, le proporrò di raccontarmi tutto davanti a una bella tazza di caffè da voi a casa, tempo solo di darmi una lavata. La farò uscire dall’appartamento e mentre sta per entrare in casa, l’avviserò che mentre tornavo ti ho vista sul pianerottolo che uscivi a prenderti un caffè. Lei entra in casa, tu esci dal tuo nascondiglio, e io il tempo di una doccia mi presento dai voi come promesso a Caroline – concluse poi infilandosi la maglietta. Feci un cenno di assenso, lui mi diede un bacio, e con non chalanche uscì dalla camera, pronto a mettere in scena il nostro piano.
La situazione era degna di una commedia, e scoppiai a ridere silenziosamente da sola pensando a come questa cosa di tenere segreta la nostra “non relazione” sarebbe nel tempo diventata sicuramente più complicata, soprattutto quando si aveva come amica e coinquilina una ragazza come Caroline.
La cosa che mi preoccupava di più però era la sintonia tra me e Damon. Per quanto ci stuzzicassimo, c’era da dire che oltre che sotto le lenzuola, c’era momenti in cui mi trovavo davvero bene a passare il tempo con lui, come la sera prima. Tranquilli a chiacchierare del più e del meno, a ridere, a giocare… ero arrivata perfino a lasciarmi andare e raccontargli la morte di mia madre, e questo non era affatto un segno positivo. Dovevo trovare un modo per allontanarmi da lui, ma mi veniva difficile da pensare contando che viveva nell’appartamento di fianco al mio. 
Persa nei miei pensieri, con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, non mi accorsi nemmeno della sua presenza dietro di me.
- Ti ho mai detto che sei bellissima baciata dai raggi del sole.?? – domandò retorico baciandomi il collo.
- Non stai diventano troppo sdolcinato con me Salvatore.?? – chiesi divertita, girandomi in modo da incontrare i suoi occhioni azzurro cielo.
- Devo compensare la tua acidità piccoletta – controbatté lui cercando di strapparmi un bacio, ma mi scostai velocemente dalla sua presa come punizione al solito nomignolo.
- Ci vediamo tra poco – affermai con un ghigno, uscendo dalla stanza. 

Una decina di minuti più tardi, mentre ero intenta a preparare il caffè in attesa dell’arrivo del nostro vicino, fissavo preoccupata Caroline appollaiata su una delle nostre poltrone intenta a fissare il vuoto. Aveva gli occhi gonfi, segno che aveva passato la mattina a piangere, e la cosa mi spaesava totalmente: parte di queste lacrime erano dovute al più giovane dei Salvatore, lo stesso ragazzo che se avesse potuto, avrebbe baciato la terra dove Caroline camminava. Com’era possibile tutto ciò?
Credo che fu la prima volta che visi Damon varcare la porta senza proferire parola, e anche questo capì, non premettesse nulla di buono.
- Hej Barbie, vieni qua – disse il ragazzo parandosi davanti a lei con le braccia aperte. Caroline si alzò di scatto e si fiondo su di lui scoppiando di nuovo a piangere.
- Care, calmati. Ora ci sediamo e mi racconti cos’è successo per filo e per segno – le disse con fare severo. La bionda si risedette sulla poltrona, e dopo un profondo respiro iniziò a parlare.
-Mi sembrava di esser in un remake dell’episodio di “Una mamma per amica” quando Rory va a cena dai genitori di Logan – commentò singhiozzando - Era tutto perfetto: sta mattina Stefan e io ci eravamo concessi una colazione a bordo piscina prima di dover tornare a casa, quando d’un tratto da lontano sono sbucati i tuoi genitori. Inizialmente non ci avevano notato, e sapendo come vanno le cose in famiglia, ho proposto a Stefan di andarcene, ma giusto quando ci siamo alzati ci ha visti tua madre. Si è avvicinata per salutare tuo fratello, e poi ha posato lo sguardo su di me. Ha chiesto chi fossi, e Stefan mi ha presentato come la sua ragazza e tua madre è scoppiata a ridere – raccontò stupefatta.
- Che cosa.?? – domandai sbalordita tre toni sopra la media.
- Ha detto “Tesoro, stai crescendo, forse è ora che inizi a trovarti una fidanzata seria non credi.??”, gli ha dato un bacio sulla guancia e se ne andata. E Stefan non ha mosso un dito. Ora io capisco che sia vostra madre Damon, ma non ha detto mezza parola per difendermi ti pare.?? L’ho fissato fuori da me per quella sua inesistente reazione e lui era come se fosse sotto stato di Shock. È rientrato in albergo e si è diretto in camera a preparare le borse. È riuscito a dirmi un solo mi dispiace quando aspettavamo che riportassero la macchina e non ha più aperto bocca fino che non siamo arrivati qua sotto. Alche però mi sembrava abbastanza una presa in giro, tanto che quando a provato a dirmi qualcosa mentre scendevo dall’auto gli ho urlato di sparire – concluse sprofondando nella poltrona abbracciando il suo cuscino. Damon era fuori di se. Glie lo leggevo in quei occhi così facili a volte da interpretare.
Si alzò dal divano, lasciò un bacio sulla fronte di Caroline e si diresse come una furia verso la porta. Mi venne spontaneo seguirlo per capire cosa diamine avesse in mente.
- Damon cos’hai intenzione di fare.?? – gli chiese oramai sul pianerottolo, con toni preoccupato ma non ottenni risposta.

Eccomi di nuovo qui care.!!
Dopo aver notato di aver notato il 7° e decisamente importante capitolo, per capire cosa cosa diamine sia capitato in parte ad Elena, sono riuscita a ripubblicarlo.
Probabilmente domani in serata Metterò online l'8° che avete già letto e il 9°. Spero di riuscirci con i tempi.!!
Scusate davvero il disguido ehhehe.
un bacione A.

 

 

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Capitolo 9
*** 8.Fingere ***


8. Fingere

Quattro settimane più tardi da quell’intenso sabato mattina, la vita sembrava aver ripreso una piega piuttosto pacifica e nuovamente nella norma.
A seguire da quella rabbiosa uscita di scena di Damon dal nostro appartamento, non avemmo notizie dei Salvatore fino a tarda sera, ovvero fin quando Stefan, con tanto di occhio nero, non si presentò a chiedere umilmente scusa alla mia amica. Ci mise una settimana e tanta pazienza, ma alla fine riuscì a riconquistare il cuore della ragazza.
In quanto al nostro vicino invece, riuscì a presentarmi di soppiatto nel suo appartamento la stessa sera, nel mentre che i piccionci cercavano di fare chiarezza tra di loro. Non feci domande, ma quel poco che rimasi da lui, lo passai a medicarli silenziosamente la mano: fu facile intuire cosa fosse successo tra i due fratelli. 
Da quel week end in avanti poi, come ho detto prima, la normalità fu di casa. Presenziai a un sacco di eventi, data la settimana della moda, alcune addirittura con Caroline, e furono decisamente occasioni d’oro per metter velocemente in risalto il mio impegno, tanto che capitò l’occasione di collaborare ad alcune interviste a personaggi singoli. A casa la vita era come sempre frenetica e soprattutto carica di personaggi che mi mettevano di buon umore. Jenna aveva preso ufficialmente posto nel nostro appartamento il martedì, per esser supportata nei preparativi per il matrimonio, mentre capitava più volte in settimana, che Damon si presentasse in casa da noi, in compagnia non solo delle birre ma anche di Alaric. Bonnie e Kol, invece, facevamo oramai ufficialmente coppia fissa, ed essendo che erano nel periodo dell’innamoramento era decisamente difficile vederli divisi. Matt, a differenza di tutto il resto del gruppo, fu probabilmente l’unico che rivedevo sollo nelle uscite del week end.
Per quanto riguardava Damon invece, le cose, a modo nostro andavano bene. Nelle serata in cui Caroline doveva lavorare o in cui tornavo tardi io da qualche evento, approfittavo sempre di farmi viva nel suo appartamento, che fosse per una notte di fuoco o anche solo per una birra. Nessuno aveva sospettato di nulla, e per quanto fossi assolutamente un divertimento l’uno per l’altro, era abbastanza chiaro e palese, che nessuno dei due avesse realmente tempo, per un’altra persona da portarsi a letto. Forse Damon ne approfittava durante i suoi viaggi lavorativi, ma non lo sapevo, e soprattutto non volevo saperlo.
Insomma andava tutto a gonfie vele. In poco meno di due mesi ero riuscita a rifarmi una vita, il più possibile simile a quella che avevo sognato trasferendomi a New York. 
Ma ovviamente, niente dura in eterno, e fu quel sabato sera d’ottobre che la bolla di sapone in cui mi ero convinta di vivere, iniziò sempre più a implodere.
- Allora Damon quando ce la presenti.?? - domandò d'un tratto Jenna.
Eravamo tutti riuniti nella casa dei futuri sposini a goderci qualche bicchiere di vino. Nonostante fosse pieno week end, eravamo tutti troppo esausti dalla appena trascorsa settimana, per organizzare una serata impegnativa in giro per la città.
- Scusate di cosa parli Jenna.?? - chiese perplesso Matt, ponendo comunque la domanda che ci fecimo tutti mentalmente, Damon compreso, guardando la ragazza.
- Dai ragazzi davvero non l'avete notato.?? - domandò retorico Alaric – Se escludiamo la storiella del New Messico di due settimane fa, sono giorni e giorni che Damon non ci parla delle sue avventure, questo vuol dire che c'è di mezzo una ragazza – affermò fiero il ragazzo, alche quasi non mi strozzai con il mio Chardonnay sia per la sua intuizione, ma soprattutto ammetto per il commento della ragazza del New Messico.
- Ma la volete smette di dire boiate.?? Ric, stai per sposarti è ovvio che non possa più raccontarti tutte le mie scappatelle – iniziò a giustificarsi il più grande dei Salvatore.
- Si ma ora che ci penso, io non mi sto per sposare, e a differenza del resto del gruppo maschile non sono nemmeno fidanzato – constatò Matt.
- Donovan non ti ci mettere anche te, ti prego – ribatté l'amico esasperato.
- Sai che evito solitamente di metter becco sulla tua vita sentimentale Dam, ma effettivamente nemmeno io ti ho sentito più entrare trionfate nel nostro appartamento della tua ennesima conquista – iniziò a riflettere Caroline.
Mi alzai in automatico, troppo nervosa ancora per l'accenno della sua parentesi in New Messico, e andai a cercare il bagno in quell'immenso loft a due piani in modo anche da evitare di ascoltare il resto.
Caso volle, che quella sera, la mia bionda coinquilina decidesse di andare a dormire dal proprio ragazzo, così che, una volta approfittato del passaggio da parte di Bonie e Kol, io e Damon ci ritrovammo da soli nell'ascensore verso casa.
- Sei arrabbiata – constatò il ragazzo appena entrati nell'abitacolo.
- Perché dovrei.?? - replicai cercando di far finta di niente.
- Per quello che ha detto Ric sulla ragazza del New Messico – rispose lui serio.
Non feci in tempo a formulare una frase di risposta, che per grazia l'ascensore si aprì al nostro piano.
- Ammettilo sei gelosa – continuò lui divertito alterando sempre più i miei nervi.
- Damon non ho alcun tipo di problema e non sono gelosa. Puoi fare quello che vuoi, non siamo fidanzati. L’unica cosa e che se ti devi divertire con qualcun altro prendi le giuste precauzioni. Vorrei evitarmi qualche strana malattia infettiva – risposi secca avvicinandomi alla mia porta.
- Quindi il fatto che tu stia andando a casa, quando potresti tranquillamente dormire da me, non ha nulla a che vedere con questo.?? – domandò divertito il ragazzo. Mi aveva colto in fragrante e non avevo la minima idea di come controbattere senza risultare patetica.
- La storia del New Messico è falsa. Ho semplicemente raccontato ad Alaric, una delle nostre nottate, o la mia copertura saltava – mi sussurrò poi all’orecchio. Una scarica elettrica attraverso il mio corpo, e la mia me interiore purtroppo iniziò a fare un po' troppi salti di gioia per questa affermazione. Odiavo il fatto di volerlo mio.
- Bene – dissi con indifferenza, dandogli ancora le spalle, ma il ragazzo ovviamente mi volto di scattò e a fiori di labbra ripeté – bene – per poi baciarmi e attirarmi nel suo appartamento.

La mattina seguente, quando riaprì gli occhi, non furono però i soliti raggi del sole a svegliarmi, quanto delle urla provenienti dalla sala.
-Non se ne parla neanche. Hai quasi distrutto la relazione di tuo figlio, umiliato la sua ragazza, non che la mia migliore amica, e hai finito per far discutere me e Stefan. Scordatelo che voglia far anche solo finta di giocare alla allegra famigliola – urlava Damon fuori di se, e fu facile intuire chi fosse con lui nella stanza: Lily Salvatore.
- Damon non fare il solito melodrammatico. Ho detto a tuo fratello quello che è giusto fare, come ogni madre. E se non ha avuto nemmeno le forze per rispondermi, forse e perché non voleva farlo. Forse è consapevole che io abbia ragione – iniziò a ribattere la donna – In quanto a voi due, risulta patetico che due persone del vostro rango si azzuffino per una ragazzina – continuò quasi con tono sprezzante. Se non fosse che ero solo avvolta da un lenzuolo, probabilmente sarei saltata fuori dalla camera per difendere la mia amica.
- Dio santo, ma ti senti parlare.?? – domandò sconcertato – mi vengono i brividi a sapere di esser tuo figlio – affermò con cattiveria.
- Damon Giuseppe William Salvatore, come osi rivolgerti in questo modo – Ribatté furente la donna.
- Cara madre, non è che se mi chiami con il mio nome completo mi incuti più terrore – rispose con un ghigno sarcastico il ragazzo, e io non potei che sogghignare  silenziosamente da dietro la porta. Damon riusciva a esser il solito spocchioso in qualsiasi situazione.
- Figlio mio, abbi pietà. Ti chiedo una sera, è pur sempre il mio compleanno – lo supplicò la donna, e con quella frase mi fece quasi tenerezza. Non era la prima volta in vita mia che la sentivo pronunciare.
Ci fu qualche attimo di silenzio. Una tregua tra i due che conoscendo il ragazzo non avrebbe portato a nulla di buono se non a qualche sua pessima uscita.
- A una condizione. Stefan viene con la sua ragazza e io con la mia – proclamò.

3 anni prima

- Quindi parti venerdì in giornata.?? – Domandò l’uomo poggiandosi a guardarmi sullo stipite della porta.
- Esatto – concordai, immersa nella selezione dei vestiti da portarmi dietro al collage.
- Non riesci proprio a fermati almeno fino a sabato a pranzo.?? – domandò quasi supplicante. Mi girai spaesata nella sua direzione. Certo che avrei potuto, ma non volevo. Non dopo quell’ultimo infernale anno, e lui avrebbe dovuto saperlo benissimo.
- Mi spiace, non posso proprio. Io e Caroline abbiamo bisogno di ambientarci, e in più lunedì iniziano subito le lezioni, dobbiamo approfittare del Week end per sistemarci nei nostri alloggi – farfugliai ritornando a dargli le spalle.
- Non ti chiedo di rimanere per cena. Solo per pranzo… è pur sempre il mio compleanno – disse rattristendosi maggiormente. 
Avrei  voluto interiormente correre da lui e abbracciarlo, dirgli che non sarei mancata per nulla al mondo, che non c’era neanche da chiederlo. Ma ovviamente non lo feci e sussurrai un lieve – mi dispiace – tornando a piegare i vestiti.


- Ma che cosa diamine hai nel cervello.?? – Urlai totalmente fuori controllo, appena sentì uscire la madre di Damon dall’appartamento.
- Calmati leonessa – rispose secco lui – Ora ti spiego, e se veramente non te la senti di farmi questo piccolo favore m’inventerò qualcosa dopo, però ti prego almeno ascoltami – concluse portandomi a sedere sul letto.
Io lo guardavo torva, era una situazione che già non mi piaceva.
- Sentiamo genio – risposi rabbuiata.
- Come potrai aver bene capito, io e mia madre non andiamo molto d’accordo – iniziò a raccontare – soprattutto dopo quello che è successo un mese fa, diciamo che ho evitato qualsiasi cosa avesse a che fare con lei, chiamate comprese, tanto da farla scomodare fino a qui, di domenica mattina, direttamente dagli Hamptons – disse con fare sarcastico – il punto è che oggi è pur sempre il suo compleanno, e per quanto odi presenziare a qualsiasi tipo di festa indetta da mia madre, diciamo che ne io ne Stefan possiamo non presentarci. Il punto però è che per evitare di darle totalmente vinta e infastidirla il più possibile tanto di pentirsi di avermi costretto a venire, ho messo la condizione che Stefan avesse portato Caroline, che lei odia, e bhe io… te. A mia madre verrà un colpo, ma tra tutti gli invitati non potrà far scenate – concluse infine.
- Io e te non stiamo insieme – replicai al suo piano malefico.
- Ma questo lei non lo sa – rispose tranquillamente lui.
- Se per questo ti ricorderei che nemmeno tuo fratello o Caroline sanno che io e te andiamo a letto insieme, o anche solo che comunichiamo in maniera civile, se non il loro presenza. Come diamine gli spieghiamo che io accettato questa farsa – gli feci notare perplessa.
- Racconteremo che mi sono presentato sta mattina a casa tua disperato perché con avevo chi portare, e che tu, nel mio momento di pazzia, sei la prima che mi è venuta in mente . Ti ho supplicato, ti ho promesso un mese di pizza offerta ogni giovedì sera e di con chiamarti più piccoletta. E se accetti, giuro che lo faccio davvero– iniziò supplicante lui.
- Devi odiarla proprio tua madre – dissi amaramente. Sapevo bene cosa si provasse a scontrarsi con un genitore.
- Abbastanza – sospirò lui.
- Aggiungici un mese di massaggi alla schiena, e un’intervista – proposi come extra. Avrei accettato comunque, ma dovevo giocare anche sui miei interessi infondo, e avere in mano l’opportunità d’intervistare l’intervistabile mi sarebbe risultato comodo per il mio lavoro
- Andata – disse serio allungando la mano.
- Andata – confermai stringendogliela.

Nonostante le mie iniziali ostilità però, convincere me fu decisamente più facile rispetto a Caroline.
- Damon non se ne parla – affermò con una pacatezza quasi surreale – Non ho la minima intenzione di vedere tua madre, ne tanto meno esser presa di mira dai presenti come la sciaquetta di Mystic Falls che si fa il giovane rampollo dei Salvatore – continuò.
- Bhe, pensala positivo Care: le attenzioni a sto giro saranno tutte su Elena – cercò di confortarla Stefan, non accorgendosi di rischiare di perdere però così la mia approvazione.
- Stef.!! – lo ammonì il maggiore dei Salvatore.
- In che senso scusate.?? – domandai preoccupata.
- Su Elena, vuoi dire che davvero non ci hai pensato quando hai accettato questa idea idiota.?? – Chiese ironica la ragazza – sarai la finta fidanzata del single per eccellenza di tutta Manahttan. Per non parlare del fatto che è pure quello con l’eredità più imponente oltre che con la madre più stronza – commentò lei e la cosa ovviamente mi spiazzò, perché il fatto, chi era Damon Salvatore oltre il suo letto e le mura dei  nostri appartamenti, non mi aveva mai troppo interessato. Nemmeno quella mattina quando avevo praticamente accettato di gettarmi tra gli squali durante quel party dell’ultimo minuto.
- Ahm – dissi attonita e prossima al ripensamento.
- Vi prego ragazze, stiamo parlando solo di una serata – ripeté supplichevole Damon.
Il silenziò calò tra di noi e non so cosa smosse la mia scelta, se quello strano rapporto che avevo con il ragazzo oppure la sua voglia di fare un torto a chi gli causava un continuo dolore che potevo comprendere, fatto sta che lanciai delle occhiate di consenso a Caroline, che proclamò per entrambe – Eh va bene, ma alla prima parola o commentò sbagliato me ne vado. In più sarà divertente vedere Damon ed Elena fare i finti piccioncini -

Nella speranza di non ave fatto nuovamente disastri, rieccomi con il già letto 8° capitolo ahahha
Nei prossimi giorni il 9° sarà a disposizione, sempre che stiate ancora dietro a leggermi.!! XD
Graie a chi comunque mi segue.!!
Un bacione A.

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Capitolo 10
*** 9. Inferno a 5 Stelle ***


9. Inferno a 5 Stelle

- Sai che potresti dovermi baciare.?? – chiese malizioso il ragazzo alla guida.
- Come se non l’avessimo già fatto – risposi divertita.
- Bhè non davanti a tutti – constatò lui – non davanti a Caroline – aggiunse.
- Ho seguito per anni un corso di recitazione. Non ti preoccupare, Care non sospetterà mai che ci sia qualcosa tra noi da settimane – replicai.
Eravamo da poco partiti da casa diretti agli Hamptons. Care era andata con Stefan, mentre io ero partita in macchina con maggiore dei Salvatore per mantenere fin da subito le apparenze.
Non potevo negare di esser nervosa. Le parole di quella mattina di Caroline, su quanto probabilmente le attenzioni sarebbero potute esser concentrate su di me, per quanto non fossi realmente la fidanzata di Damon, mi mettevano ansia. Era bastato davvero poco per capire che Lily Salvatore sapeva essere una strega.
Quando arrivammo davanti alla tenuta di famiglia, rimasi estasia. Era un'enorme villa bianca, alla quale, una volta varcato l'enorme cancello in ferro battuto, si giungeva tramite un lungo vialetto che attraversa un giardino curato nei minimi dettagli.
- Benvenuta nel mio personale inferno a 5 stelle – proclamò Damon prendendomi per mano una volta lasciata la macchina al posteggiatore.
-I tuoi vivono qui.?? -domandai ancora incredula.
- Solo nei mesi più caldi. Per il resto la sfruttano occasionalmente per le loro odiose feste – commentò il ragazzo avvicinandosi all'ingresso.
Varcata la porta lo sfarzo era papabile in ogni angolo m cercai comunque di contenere il mio stupore. Ero una giornalista per una rivista di moda, ero abituata ai luccichi, ma sapere che Stefan e Damon erano parte integrante di quelle vite di cui io solo ero osservatrice e scrittrice, aveva comunque il suo fascino.
- Tesoro finalmente – interruppe d'un tratto il flusso dei miei pensieri la padrona di casa – Sei in ritardo, Stefan è arrivato già da una ventina di minuti – gli fece notare cercando di abbracciarlo. Il ragazzo al mio fianco glie lo lasciò fare, ma rispose svogliatamente al gesto.
- Si bhè, sono stato preso da una chiamata di lavoro prima di mettermi alla guida – replicò semplicemente lui.
- E tu devi esser la famosa Elena Gilbert – proclamò a seguire la donna spostando l'attenzione su di me – è un piacere conoscere la ragazza che è riuscita nell'impossibile – continuò con un sorriso talmente finto da far venire i brividi, porgendomi la mano.
- Il piacere è tutto mio Signora Salvatore – risposi cordialmente – e comunque auguri – conclusi rispondendo alla stretta.
- Oh che gentile – disse fintamente - Su forza venite, non avrete intenzione di rimanere sulla porta tutta la sera – sentenziò a seguire, facendosi largo tra la folla.
- Mi ha ucciso con lo sguardo – sussurrai mentre la seguivamo a Damon – Ricordami perché lo sto facendo – continuai esasperata.
- Per la pizza gratis, per non sentirti più chiamare piccoletta, i massaggi, l'intervista, … - iniziò a elencarmi lui divertito.
Quando arrivammo finalmente al giardino posteriore, quello che dava alla spiaggia con tanto di piscina e una miriade d'invitati, ci aggregammo a quella che era la famiglia Salvatore al completo: Stefan accompagnato dalla mia bionda amica, Lily e il Signor Salvatore.
- Papà – disse sinceramente allegro il mio accompagnatore staccandosi dalla mia ferrea presa e abbracciando il padre.
- Figliolo – pronunciò dolcemente l'uomo – sbaglio o sei più abbronzato dall'ultima volta che ci siamo visti .?? - chiese divertito, staccandosi dal ragazzo.
- Ho passato qualche giorno a Miami per lavoro, e ho approfittato del sole – rispose sorridente lui. Era un Damon diverso quello che mi si presentava davanti. No c'era sarcasmo tagliente o freddezza nei suoi gesti, ma un reale affetto nei confronti del padre.
- Bhè non mi presenti la tua dolce metà.?? Non so, tra te e tue fratello siete uno più maleducato dell'altro – disse con un bonario tono di rimprovero l'uomo.
- E che la bellezza delle nostre ragazze non ha bisogno di presentazioni – sentenziò divertito Stefan, facendo arrossire me e Caroline.
- Papà ti presento Elena. Elena questo mio padre, Giuseppe Salvatore – proclamò con un luccichio negli occhi Damon.
Porsi gentilmente la mano all'uomo, e fu tutta un'altra scena rispetto alla freddezza di come ci eravamo presentate io e la madre dei due fratelli.
- È un piacere signor Salvatore – dissi sincera.
- Il piacere è tutto mio, ma ti prego io sono Giuseppe. Signor Salvatore fa troppo vecchio – rispose ridente.
- Bhè, ora non facciamo troppo gli scortesi a parlottare troppo tra di noi con una casa gremita di persone – interruppe bruscamente Lily quella breve conversazione – Stefan, Damon scortate un po' la festeggiata dai suoi ospiti – aggiunse poi prendendoli sotto braccio e lasciando perplesse e da sole me e Caroline.

Mezz'ora più tardi io e la mia bionda amica ci trovavamo ancora a chiacchierare da sole a bordo della piscina.
- Chissà dove diamine saranno finiti – domandò retorica Caroline guardandosi attorno sorseggiando il suo cocktail.
- Quella donna è una vera arpia – iniziai a commentare – è riuscita a esprimere il suo disappunto alla mia presenza solo con lo sguardo – aggiunsi.
- Bhe sei anche fortunata. Quella tua e di Damon è solo una farsa, quindi a parte sta sera non te la dovrai subire in un ipotetico futuro come capiterà a me – rispose lei.
- Già – dissi pensierosa. Ma era veramente così.?? Era davvero solo finzione quello che c'era tra me e Damon.?? Non era più solo questione di sesso. Capitavano quelle serate, in cui prima di qualsiasi cosa stavamo sul divano, a chiacchierare, a scherza, a guardarci un film e poi a fare altro. Capitavano quelle serata in cui si presentava in casa nostra e anche in compagnia, nonostante qualche bisticcio qua e la, averlo intorno mi faceva stare bene. Iniziai a pensare che forse per la prima volta, a piccoli passi, stavo davvero buttando giù quel muro tra me e il resto del mondo. Ma potevo farlo davvero.??
- Elena mi stai ascoltando.?? - domandò d'un tratto la bionda accanto a me, ma non feci in tempo a rispondere che un ragazzo distolse la nostra attenzione.
- Quale spreco due ragazze così belle tutte sole a una festa – proclamò avvicinandosi sorridente.
Era un ragazzo alto, biondo, affascinante, ma con un ghigno troppo sicuro di se stampato sul volto.
- Momentaneamente sole – lo corresse immediatamente Caroline.
- Con tutto il rispetto, da più di mezz'ora Cherie – replicò prontamente lo sconosciuto.
- Curiosità, hai anche un nome oltre che a presentarti come nostro stalker della serata.?? - domandai con sguardo torvo, ma non fu lui a rispondere.
- Niklaus Mikaelson – proclamò fredda una voce dietro di me.
- Damon Salvatore, quasi un miraggio vederti a un evento privato del genere – rispose sarcastico il ragazzo davanti a noi.
- Doveri di famiglia – sentenziò Damon afferrandomi per la vita – Incredibile che ti trovi a girare sempre attorno alle ragazze sbagliate – concluse poi con quel solito irresistibile ghigno, che trasmetteva però un grandissimo senso d'irritazione.
- Deduco quindi di aver importunato le due conquiste dei fratelli Salvatore – rispose beffardo – allora tolgo il disturbo. Damon, my Ladies – aggiunse per concludere con tanto di finto inchino e se ne andò così com'era apparso.
- Wo, che scontro tra signori – affermò sbigottita la bionda appena si concluse quello strano teatrino.
- Incredibile, non vi si può lasciare sole un minuto che i peggiori avvoltoi dell'alta società vi saltano addosso – commentò ancora innervosito Damon.
- Altro che un minuto.!! Come ci ha fatto notare il tuo amico sono già 30 minuti che vaghiamo da sole per la festa – lo rimbeccai fingendomi offesa.
- Io e Klaus non siamo amici – rispose secco il ragazzo.
- Damon che problemi hai.?? guarda che Elena era sarcastica – gli fece notare perplessa Caroline – Va bhè, io vado a cercare Stefan che è meglio – aggiunse poi scostandosi da noi la ragazza.
- Si può sapere che ti prende.?? - domandai preoccupata, ancora ancorata al fianco del ragazzo.
- Scusami, e che già non reggo non troppo queste feste, e certe persone che vi bazzicano ancora meno – affermò con toni finalmente più gentili, prendendomi per tutti e due i fianchi.
- Giusto per sapere, hai intenzione di lasciarmi fare la finta fidanzata senza fidanzato ancora per molto, o riesci a scampare per uno po' dalle grinfie di tua madre.?? - chiesi divertita.
- Sono sgattaiolato da lei, dicendo che andavo al bagno, quindi per un po' dovrei esser salvo – ammise lui ridendo – Hej posso dirti una cosa.?? - domandò poi quasi con tono imbarazzato.
- Non che ti sia mai fatto troppi problemi – gli feci notare sarcastica.
- Vietato però dare di matto, urlare o scappare. È solo una constatazione – mi fece promette con toni seri, e come una ragazzina alzai il braccio sinistro e posai il destro sul cuore ridendo.
- Non mi dispiace per niente tenerti così vicina a me davanti a tutti – mi sussurrò all'orecchio, e distinto gli posai un tenero bacio sulla guancia sussurrandogli – Non dispiace nemmeno a me -

Quando un'ora a seguire mi trovai da sola a girare per la festa, decisi finalmente di avvicinarmi al bancone per bere qualcosa di più gustoso del semplice Champagne.
-Di nuovo sola a quanto vedo – constatò Klaus avvicinandosi a me.
- A quanto pare – risposi distaccata continuando a fissare il mio drink. Non avevo la minima idea di cosa fosse successo tra lui e Damon, ma anche il mio istinto mi portava a non fidarmi di lui.
- Sai sono molto incuriosito dalla tua persona – mi disse cercando di attirare la mia attenzione.
- E perché mai.?? – domani perplessa voltando la testa nella sua direzione.
- Bhè, Damon non è mai stato di per se una persona propensa alle relazioni, figuriamo dopo quello che è successo all’unica ragazza di cui sembrava innamorato. Il fatto che tu l’abbia conquistato è qualcosa di miracoloso – affermò con un sorriso beffardo stampato in faccia. Ovviamente non avevo la più pallida idea di cosa stesse parlando, ma non volevo sembrargli la debole ragazzina da raggirare con dei sporchi trucchetti.
- Il bello delle persone è che per quanto rimangano sempre le stesse, sono comunque sempre un continuo cambiamento. Non so cosa abbia spinto Damon a me, come non cosa abbia spinto me a lui, ma siamo qui, e questo è tutto – proclamai fiera della mia perla del tutto campata per aria.
- Vedo che abbiamo carattere, oltre che bellezza – controbatté malizioso, ma non feci in tempo a rispondere che una bionda mozzafiato si rivolse al ragazzo.
- Ti mischi con la plebe fratello.?? – domandò retorica e altezzosa.
- Scusami.?? – replicai sbalordita e decisamente seccata rivolgendomi direttamente alla smorfiosa.
- Rebekkah sei la solita esagerata. Non c’è bisogno di sminuire i meno fortunati solo perché fanno coppia fissa con una tua vecchia fiamma – la rimproverò Klaus dandomi ancora più sui nervi sia per come mi aveva definito, sia per lo scoprire che quella strega, uscita da qualche copertina patinata, era una ex di Damon.
- Io me ne vado – dissi esterrefatta dal comportamento dei due presenti.
- Guarda Bekah, il nostro comportamento sta facendo scappare la ragazza – affermò lui con un ghigno divertito.
- Bhe non c’è da stupirsi, Lily mi ha detto che scappare è una sua specialità – continuò lei con cattiveria, e a quelle parole mi gelai sul posto. Mi voltai con estrema lentezza nuovamente nella direzione dei due giovani Mikealson, nella speranze di aver capito, interpretato, sentito male quello che aveva appena detto.
- Cosa.? – chiesi oramai sempre più fuori di me, stringendo sempre più nervosamente il mio bicchiere.
- Sbaglio o arrivi da una piccola cittadina sperduta dalla Virginia, da dove sei scappata perché la polizia era un po’ troppo spesso a casa tua per via del tuo paparino.?? – domandò con una risata perfida la bionda.
- Tu come…cosa…- iniziai ad annaspare.
- Suvvia tesoro. Pensavi davvero di poter uscire con uno dei rampolli della società newyorkese e mantenere segreta la tua vita passata.? I lividi passano, ma i referti medici e i verbali della polizia rimangono alla portata di tutti e le voci girano in fretta - sentenziò a seguire, e quello che avvenne dopo fu come la scena di un film. Il drink che avevo in mano finì direttamente sul vestito della ragazza, la gente iniziò a mormorare esterrefatta, e in pochi secondi Caroline mi stava portando all’uscita di quella casa infernale.
Quando finalmente fummo fuori dalla porta sentì la voce di Damon che ci chiamava preoccupato.
- Ma cosa diamine è successo.? – domandò in ansia il ragazzo, rubando la prese su di me da Caroline iniziandomi a scrollare preoccupato di quel mio assoluto stato di schock.
- Dam la porto a casa. Stefan mi ha lasciato la sua macchina, torna lui con te dopo – rispose semplicemente Caroline non guardandolo nemmeno in faccia e porgendo le chiavi dell’auto allo Cheuffeur di turno.
- Vengo con voi – sentenziò semplicemente.
- No Damon. Ci vediamo dopo – Proclamò lei facendomi poi salire in macchina appena ci si parò davanti.


Rieccomi finalmente qui con il 9° capitolo e cronologicamente in ordine ehehhe
Che ne dite.?? Si lo so, sono un po' perfida: finalmente espongo i nostri Delena sempre di più uno verso l'altro e poi bho... dovevo rovinare un po' le cose XD
I prossimi capitoli premetto saranno belli tosti, nel bene e nel male, ma spero comunque di rendere piacevole la vostra lettura.!
Ringrazio come a solito chi mi legge e seue, e la cara eli_s che mi rende sempre felice con i suoi commenti. Ora però tocca a te postare qualche nuovo capitolo delle tue fantastiche storie.!!
Ci vediamo tra qualche giorno lettrici.!!
Bacioni A. 

 

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Capitolo 11
*** 10. Marcia indietro ***


10. Marcia indietro

- Damon davvero, non vuole parlare nemmeno con me – sentì Caroline pregarlo sulla soglia di casa.
- Care, è tutta colpa mia. Se non vi avessi supplicato di venire e ad Elena di fingersi la mia fidanzata, saremmo tranquillamente qui a bisticciare come sempre davanti a una birra – Le disse con tono colpevole il ragazzo.
- Dalle tempo – continuò lei.
- Tu lo sapevi.?? – Domandò d’un tratto abbassando la voce Damon.
- Sono la sua migliore amica. Siamo cresciute insieme. Tu la tua storia me l’hai raccontata, io la sua l’ho vissuta – disse malinconica la ragazza e sentì poi chiudere la porta.
Qualche istante dopo percepì Caroline nuovamente rientrare in camera mia, e come aveva fatto in tutta l’ora precedente si risdraiò nel letto accanto a me, a riabbracciarmi per farmi sentire che lei, come sempre, era lì.

4 anni prima

- Come diavolo ti è venuto in mente di chiamare tua madre Caroline.?? – le domandai arrabbiata appena uscì l’infermiera dallo stanzino.
- Tu che dici.?? Mi hai chiamata in lacrime pregando di aiutarti, era la cosa più logica da fare – mi rispose esasperata lei.
- Si ma avvisare lo sceriffo della città non era un opzione valida – constatai fissandomi i punti sul braccio.
- Elena, sei finita in ospedale. Sono mesi che evito di mettere in mezzo mia madre, ma sei arrivata al limite. Non può più andare avanti così la situazione – cercò di farmi riflettere la mia bionda amica.
- Bhe tanto per ora ho ritirato la denuncia – affermai dura.
- Che cosa.??? E come hai diamine hai fatto, siamo in ospedale, cosa ti saresti inventata di tanto idiota, sentiamo – mi spronò lei a parlare incredula.
- Che stavamo litigando, che ti avevo effettivamente chiamata come una qualsiasi 18enne quando litiga con i suoi genitori, e che nel mentre però sono caduta dalla scale facendomi così male al braccio – raccontai esausta.
- Ma… - tentò di riprendere parola lei.
- Niente ma Care. Io e Jer abbiamo già perso nostra madre, non possiamo perdere anche lui. Come faremmo.?? Dove troveremmo i soldi per vivere.?? Devo regge ancora solo fino il diploma. Poi ci sarà l’estate e il college e si sistemerà tutto – dissi oramai con le lacrime agli occhi. Mi sdrai dolorante sul lettino e scoppiai in un silenzioso pianto. La ragazza non disse più nulla, ma si sdraiò accanto a me per tenermi tra le sue braccia.


La mattina seguente rimasi a casa: mi finsi malata e mi rintanai sotto le coperte come quando saltavo la scuola da bambina. Non avevo la ben che minima voglia di comunicare con il mondo, soprattutto dato il mio pessimo umore.
Per le 11 mi alzai svogliatamente, ma giusto per spostarmi dal letto al divano facendo una mini tappa in cucina per prendere qualcosa da sgranocchiare.
Non riuscivo ancora pienamente a realizzare cosa fosse successo.
I miei più intimi e dolorosi segreti erano stati pubblicamente sbeffeggiati davanti a 3 / 4 dell’alta società di New York.
Mi sentivo davvero umilia, e distrutta, soprattutto perché, oltre ad aver rivissuto per tutta notte quello che era il mio passato, da ora in poi, le cose sarebbero cambiate.
Sarei tornata a esser per tutti la povera ragazzina indifesa, con un bagaglio emotivo troppo grosso da sopportare. Damon si sarebbe allontano o ancora peggio avrebbe cercato di insinuarsi nella mia vita a modo suo, per poi capire che quello che ho passato mi ha reso troppo pazza per rimanermi accanto.
Il piano quindi era semplice. Chiudere con lui tutto quel malsano rapporto che si era creato, troppo pieno di frasi non dette, e cose non definite. Oramai era chiaro perfino a me che mi ero affezionata a lui, e dovevo far si che riuscissi a preservare me stessa prima di arrivare al punto di non ritorno.
Mi alzai di scatto, non ben troppo consapevole delle mie azioni, e in pigiama, struccata, capelli arruffati e con tanto di occhi gonfi dalla nottata pianto, mi diressi a passo spedito verso la porta per andare a parlare con Damon: la cosa divertente fu il fatto che appena l’aprì mi scontrati immediatamente contro il petto del mio vicino, che era giusto intento a bussare alla mia porta, e finì rovinosamente a terra.
- Dio che male – dissi cercando di rialzarmi. Il ragazzo fece per aiutarmi, ma mi scostai prontamente dalla sua presa – Si può sapere cosa diamine ci fai qui.?? Non dovresti esser tipo al lavoro.?? – Domandai a seguire perplessa.
- In verità parto nel pomeriggio per qualche giorno in Brasile, ma ero preoccupato per te, volevo vederti prima di partire – commentò lui – tu piuttosto dove avevi intenzione di andare conciata così.?? – Chiese divertito.
- A parlare con te – affermai abbassando lo sguardo
- Questo si che ha senso, contando che due secondi fa mi chiedevi perché diamine ero qui e non al lavoro – constatò lui scoppiando ridere. Io però non ci riuscivo. Non ci riuscivo a essere serena sapendo quello che gli avrei chiesto tra poco. Non che temessi una qualsiasi sua strana reazione, alla fine Damon era stato il primo a mettere le cose in chiaro tra di noi, su come lui era un ragazzo con cui divertirsi e basta, ma avevo paura di come avrei reagito io, nel momento esatto in cui lui non sarebbe stato più mio.
Entrammo silenziosamente in casa, e senza nemmeno chiederglielo mi diressi in cucina per preparare del caffè, mentre Damon si posizionò comodo e preoccupato sul divano. Quando tornai poco dopo, non feci in tempo a sedermi accanto a lui e a passargli la propria tazza che il ragazzo iniziò a parlare.
- Elena davvero Perdonami. È stata tutta colpa mia, non credevo che mia madre potesse giungere di nuovo a tanto. Non avrei dovuto chiederti di venire e fingerti la mia ragazza sapendo che ci sarebbe stata anche solo la remota possibilità che mia madre fosse così…lei – iniziò a dire distrutto fissando il vuoto. In quel momento realizzai che Lily Salvatore nel suo esser davvero una persona spregevole non aveva ferito solo me quella sera, ma aveva deluso anche nuovamente suo figlio, e questo mi faceva ancora più rabbia.
- Damon fermati. Sono stata io ad accettare, nessuno dei due si poteva aspettare quello che è successo. Detto ciò comunque credo che per un po’ avrò bisogno di rimettere insieme i pezzi della mia vita e stare da sola – ammisi fissando la mia tazza di caffè.
- Scusa cosa vorresti dire con questo.?? – domandò lui stranito e nervoso.
- Niente di che, solo che credo di aver bisogno di un po’ di stabilità al momento e per cercarla devo farlo da sola. Concentrarmi sul lavoro, cercare di dimenticare di nuovo quello che è stato il mio passato e vivere serena senza pensare ad altro – inizia a spiegare – credo che sia meglio chiudere quello che c’è stato tra noi. Troppi segreti, troppe domande senza risposta… - continuai non sapendo neanche bene cosa dire.
- Cos’è, vorresti che tornassimo amici.?? – domandò sarcastico lui.
- Si ecco. Sarebbe un punto di partenza – risposi titubante, convinta che senza troppa difficoltà ero giunta al mio intento.
- Elena, noi due non siamo mai stati amici. Non davanti agli occhi degli altri e nemmeno tra le mura del mio appartamento – iniziò a constatare sempre più nervoso Damon – Lo sappiamo bene entrambi che per quanto abbiamo voluto fare finta di niente, sono settimane che non si tratta più solo di sesso e divertimento Dio santo.!! – continuò alzando la voce furibondo e alzandosi per far avanti e indietro nel salotto.
- Forse… ma… - tentai di riprendere parola per calmarlo.
- No Elena niente ma. Ieri sera, prima che succedesse il tutto, c’è stato un momento, in cui ci siamo detti determinate cose e tu…- riattaccò a parlare lui, ma questa volta con dei toni più dolci e rassegnati.
- C’è stato. Quel momento c’è stato. Ma non posso cambiare la persona che sono per un “momento”. Damon c’è un motivo per cui non mi lascio più andare. Non sono tagliata per questo genere di cose. Non più oramai – cercai di spiegargli avvicinandomi al lui, ma si scostò malamente.
- Smettila queste sono tutte scuse. Tutti abbiamo un passato. Anch’io ho un passato, ma sono qui e non sto facendo marcia indietro da quello che potremmo essere, per quanto la cosa spaventi anche me – disse afferrandomi il volto tra le mani per potermi fissare negli occhi. Vedevo quanta lotta interiore si dimenasse dentro di lui. Quella incredibile furia era dettata da quanto lui stesso, come me aveva paura di lasciarsi andare, ma la differenza e che lui si stava mettendo in gioco – Ti prego - sussurrò poi a fior di labbra e mi strappò con foga un bacio, che per quanto bellissimo nella mia mente aveva oramai il sapore dell’addio, e lo sapevamo entrambi.
- Non posso – dissi ancora appoggiata alle sue labbra e a quel punto Damon si staccò brutalmente.
- Sai forse allora Rebekah e mia madre non avevano poi tutti i torti a definirti una che scappa – sentenziò sibilante con rabbia. Quando si accorse di aver esagerato era oramai era troppo tardi: la mia mano si riversò in men che non si dica sul suo volto in modo furente, e il ragazzo non fece in tempo a chiedere scusa che gli intimai fuori di me – Sparisci. Questo non dovevi dirlo. Fuori di qui -

Ero furiosa, e la cosa peggiore era che alla fine dei conti era successo quello che avevo sempre temuto. Ero stata ferita dalla persona a cui ero tornata ad aprirmi. La differenza questa volta era che, per quanto mi avessero fatto male le parole di Damon, forse non aveva tutti i torti. Venire a New York era stato il mio modo per scappare da quello che era la mia vita dopo la perdita di mia madre. Scappare dal dolore della sua morte, scappare da quell’angoscia che attanagliava la mia famiglia, scappare da mio padre. Avevo imparato con il tempo che così era più facile, che così c’era meno dolore nella mia vita. E Quella mattina avevo fatto lo stesso, ero scappata da Damon e dal suo potermi fare male.
Quando Caroline tornò a casa, mi trovò intenta a pulire ogni angolo dell’appartamento, e ovviamente conoscendomi da sempre, sapeva benissimo quanto quello non fosse un buon segno e che significasse che ero arrabbiata. E molto.
- Tesoro, per quanto apprezzi il gesto, credo che sia il caso che ti ferma un attimo sai.?? La casa luccica già abbastanza, da quant’è che ti sei messa a sistemare.?? – chiese perplessa la ragazza.
- Finisco il bancone e mi stoppo. Ci sono delle macchioline che non riesco a levar via con niente. Sgrassatore, brillantante, perfino la candeggina.. oh zero, dure a morire – dissi non badando troppo a quello che mi aveva chiesto la mia coinquilina.
- Elena basta.!! – mi rimproverò lei togliendomi dalle mani straccio e spruzzino e portandomi a sedere - Parlami per favore…E da quando siamo andate via ieri sera dalla festa che non hai più aperto bocca. Sfogati con me – cercò di incoraggiarmi lei.
- Ho visto Damon sta mattina e abbiamo litigato – iniziai a raccontarle sospirando.
- Bhè, non che sia troppo una novità – ribatté lei con sarcasmo per cercare di smorzare lei la tensione.
- Si ma questa volta è stato diverso. Era venuto qua per scusarsi, anche se in verità io non ce l’avevo mai avuta con lui per quello che era successo, e poi…. E poi abbiamo iniziato a discutere e mentre litigavamo abbiamo alzato sempre più la voce finché lui non mi ha detto “Sai forse allora Rebekah e mia madre non avevano poi tutti i torti a definirti una che scappa” – ripetei cercando di imitare con tono amareggiato la voce del ragazzo – a quel punto gli ho tirato uno schiaffo, gli ho urlato di sparire – conclusi alzando le spalle.
- Elena non credo che Damon pensi davvero quello che ha detto. Sarà stato arrabbiato e l’avrà detto per ripicca – cercò di difenderlo Caroline.
- Non toglie il fatto che l’abbia detto e che mi abbia ferita – controbattei irritata.
- Sai benissimo che quando si è arrabbiati, spesso e volentieri si dicono cose senza rendercene conto – constatò lei accarezzandomi – e poi ce ne pentiamo amaramente – aggiunse sorridendomi.
Sapevo bene a cosa si stesse riferendo, e il fatto che anche lei, come Damon, avesse ragione, mi dava ancora più sui nervi.
- Avevamo 16 anni.!! – ribattei offesa.
- Si ma eri talmente arrabbiata con me, Chris e tua madre in quei giorni, che non ti ha fermato nessuno quando mi hai visto parlare con lui a urlarmi “Non è che se Tayler non ti fila, devi provarci con il mio di ragazzo. Forse allora non sono così infondate le voci che girano sul tuo conto” – cercò di farmi ragionare la ragazza canzonando la mia voce da ragazzina – Mi avevi praticamente dato della troia, e di quel che mi ricordo non l'hai mai pensato davvero -
- Ok, ok…ho capito il concetto – dissi ridente ripensando a quei ricordi lontani, quando d’un tratto mi rabbuiai e distolsi lo sguardo dalla ragazza perdendomi nei miei ragionamenti – e se invece, per quanto magari non lo pensi davvero abbia ragione sul mio conto – accennai in fine sotto voce.
- Sai già la risposta senza che io ti dica niente Elena – Commentò lei abbracciandomi.

Buonasera gente.!!
Allora che ne dite.?? Si lo so, sono un po' cattiva... Stavamo giungendo finalmente a qualcosa di più reale tra i nostri piccioncini e io invece ho fatto fare un bel passo indietro, ma daltronde Elena ve lo sempre detto che non era una ragazza facile, e soprattutto con mille paure dato il suo passato. Damon oramai l'ha capito anche lei che ha un valore nela sua vita, e questo le fa paura. I sentimenti forti le fanno paura. In tutto ciò anche il nostro ragazzo non scherza, perché a esser ferito, ferisce a sua volta, e non ci va leggero. Nonostante tutto però finalmente abbiamo anche un'Elena che inizia a riflettere davvero sulla persona che è, e non le farà sicuramente male.
Caroline.?? si lo so, sembra che non abbia ancora capito niente, ma non temete... Parliamo pure sempre di Caroline, arriverà il suo momento in cui finalmente azzarderà a metter parola sui nostri Delena, ma per ora vuole solo star vicina alla sua migliore aica, come è giusto che sia.
Detto ciò spero che il capitolo vi sia piaciuto.!!
Bacioni e a presto.!!
A.

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Capitolo 12
*** 11. Fa male ***


Buona sera lettrici.!!!
A sto giro, prima del mio solito commento finale, brevissima prefazione. Da buona telefilm attected, in questo capitolo ci saranno parecchi riferimenti a scene e citazioni di qualche serie. Per non spaesarvi totalmente o farvi pensare "perchè questa scena/frase mi sembra famigliare" nel testo trovarete qualche asterisco con tanto di spiegazioni a fine capitolo. Detto ciò buona lettura :)


11. Fa male

Poco più di una settimana a seguire da quell'orribile week end, ero in uno splendido Stella McCartney a presenziare come giornalista all'evento per l'apertura di un nuovo locale nei pressi di Brooklyn. Dopo lo straziante lunedì, avevo deciso il mattino seguente di riprendere in mano la situazione da dove l'avevo lasciata prima della festa negli Hamptons: ero tornata piena di energie al lavoro, in casa mi comportavo come se non fosse accaduto nulla (anche in presenza di Stefan che ogni tanto mi guardava come se potessi crollare da un minuto all'altro) e mi resi conto di esser circondata da amici fantastici, che per quanto avessero saputo degli avvenimenti accaduti al compleanno della madre dei due fratelli, durante le serata passate insieme, mi avevano trattata come se fossi sempre e solo la loro Elena che aveva iniziato a far parte dello loro vite con il sorriso perennemente stampato in faccia, senza mai fare domande sul mio passato o chiedermi costantemente se stessi bene. Insomma andava tutto a gonfie vele, escludendo ovviamente il fattore Damon. Era partito, e la data del suo ritorno era un mistero per tutti, suo fratello compreso e tutto ciò mi mandava interiormente fuori di testa quando ogni volta che tornavo fissavo afflitta la sua porta. Avevo bisogno di parlargli, per dirli non so cosa, ma avevo bisogno di vederlo.
- So che stai lavorando, ma se mi fermo a chiacchierare 5 minuti con te, riesci a evitare di intervistarmi o pormi domande sulla serata.?? - domandò d'un tratto una voce distogliendomi dal mio telefono.
- Alaric.!! Che sorpresa trovarti qui – risposi felice di vederlo accanto a me.
- Lasciamo perdere. Ricordami di non investire mai più in un nuovo locale, anche se è un mio amico a chiedermelo – commentò esasperato il ragazzo bevendo un sorso del suo amato bourbone.
- Ora mi spiego la tua presenza, non ti facevo infatti uno da eventi mondani – constatai divertita.
- L'ho sempre detto che eri una ragazza intelligente – affermò lui con una risata.
- Jenna.?? - domandai curiosa.
- A casa a vegetare. Sono giorni che non si sente bene. Dice che ha continue nausee, mal di testa che va e che vieni. Lei, a differenza mia, sarebbe voluta venire, ma purtroppo non ne aveva proprio le forze – mi spiegò sconsolato.
- Ne parlava effettivamente anche ieri sera che non era in forma. Bho sarà qualche malanno influenzale che c'è in giro – dissi alzando le spalle: eravamo in pieno autunno, non sarebbe stato poi così strano.
- Può darsi... Oppure l'ansia per il matrimonio – disse con finto tono preoccupato - I preparativi tra l'altro come procedono.?? - chiese a seguire con luccichio negli occhi al solo pensiero del giorno tanto atteso.
- Lo vuoi davvero sapere.?? - controbattei sarcastica.
- Naaa, hai ragione, meglio che me ne tenga fuori – si rispose da solo con una risata. Poi d'un tratto titubante domandò – Notizie di Damon.?? - Mi voltai nella sua direzione per guardarlo stranita da quella domanda, ma quando scontrai i miei occhi coi suoi capì tutto: lui sapeva.
- Come... - cercai di chiedergli basita, ma il ragazzo non esitò a rispondermi senza che potessi concludere la frase.
- Non è stato lui a dirmelo, tranquilla. Il vostro segreto è salvo, non l'ho detto nemmeno Jenna per quanto, come ben sai, anche lei ha i suoi sospetti sul fatto che vedesse qualcuna. Comunque, conosco Damon. È il mio migliore amico. So riconoscere il ogni suo minimo sguardo, e bhè il modo in cui lui guarda te... Era davvero tanto che non lo vedo guardare qualcuno così. Per non parlare di come vi scrutate l'un l'altro quando vi punzecchiate davanti a tutti, e come se a ogni vostra battuta i vostri occhi continuassero a parlare discorsi tutti vostri – Raccontò il ragazzo, e io rimasi sbalordita. Non mi aspettavo che potesse trasparire così tanto, o che Ric più che altro fosse così un buon scrutatore.
- Bhè... ci siamo divertiti per un po', ma niente di più...e poi come credo tu sappia, prima che partisse per il Brasile abbiamo litigato pesantemente – ammisi tristemente.
- Raccontala a qualcun altro la storia del ci siamo solo divertiti Gilbert – mi ammonì bonariamente – siete cotti, o comunque c'è qualcosa di più, ma siete troppo capoccioni tutti e due per ammetterlo – continuò, e a quelle parole persi un battito, perché Damon le sue barriere le aveva abbattute per me, la capocciona ero rimasta solo io.
- So che non è a te che dovrei chiedere, ma... quando eravamo negli Hamptons, poco prima del degenero, uno degli invitati ha parlato di una ragazza di cui era probabilmente innamorato e del fatto che fosse successo qualcosa con lei...- iniziai a domandare titubante.
- Rose – rispose con malinconia Alaric – Hai ragione non è a me che dovresti chiedere, ma posso dirti che è vero, qualcosa le è successo... - iniziò a raccontare. Prese un profondo respiro e continuò – È morta circa 3 anni fa ed è uno dei principali motivi del rapporto travagliato tra Damon e sua madre, e ovviamente del suo evitare relazioni – concluse tristemente.
Non ebbi ovviamente coraggio di aggiungere altro e bevvi un grosso sorso del mio Champagne, come per buttar giù quella notizia assurda che mi era appena stata raccontata.

Il ritorno a casa non fu mai così lungo. Avevo la testa che scoppiava di mille e più pensieri che speravo di chiarire prima di buttarmi nel letto, in modo da riuscire a chiudere occhio.
Caroline mi aveva sempre detto che Damon era incasinato, che aveva anche lui un trascorso turbolento, ma ero sempre stata concentrata sui miei demoni che mi impedivano di aprirmi nuovamente con qualcuno, senza poter pensare, che anche lui, come me, aveva tutte le ragioni del mondo per non esporsi più con nessuno. E invece l'aveva fatto, per me, e io mi ero tirata indietro.
Quando rientrai nell'appartamento comunque, nonostante l'ora tarda, non fu l'aspettato silenzio ad accogliermi.
- Care, come mai ancora sveglia.?? - domandai sulla soglia di casa notando la mia coinquilina ancora in piedi a trafficare in cucina.
- Hej... - disse con un timido sorriso – Ero... Ero in compagnia – spiegò.
- Uhuh chi c'era.?? È passata Bonnie.?? - chiesi buttandomi sul divano e togliendomi quei odiosi tacchi. A rigor di logica Stefan era uscito con Matt e Kol, Alaric era con me e Jenna a casa ammalata, non c'era tanta scelta.
- Damon è tornato – affermò flebile sedendosi sul divano accanto a me – Ci siamo incontrati sulle scale mentre tornava dall'aeroporto, ed è passato dopo per una birra - continuò a seguire scrutandomi preoccupata.
- Bene – proclamai sorridendole pacata – era un po' che non stavi a tu per tu con il tuo migliore amico - continuai sincera – Ora però meglio che me ne vada a dormire, se no domani mi voglio vedere in ufficio – dissi alzandomi e posandole un bacio sulla guancia.
La ragazza mi guardò perplessa, ma non commentò il mio comportamento e mi salutò con un cenno della mano.
Una volta che mi infilai nel letto, tentai di dormire liberando la mente da tutti i pensieri portando la mia attenzione a qualsiasi cosa non riguardasse Damon, ma fu un'impresa impossibile.
Provai a pensare al giorno seguente di lavoro, a come avrei dovuto scrivere della serata appena trascorsa: serata alla quale avevo incontrato Alaric, che mi aveva confessato di aver scoperto di me e Damon e che mi aveva fatto chiarezza sulla sua ex, a quanto pare morta.
Provai allora a pensare a Jenna, e al matrimonio che era sempre più vicino: matrimonio al quale in un serata insieme, Damon aveva ribadito che potevamo davvero andarci insieme, essendo che in un modo tutto nostro, per gli altri potevamo risultare amici.
Provai allora a contare le pecore, ma anche lì mi torno in mente un discorso idiota tra me e il maggior dei Salvatore nel quale discutemmo su cosa potessero contare i Killer psicopatici prima di dormire.*
Morale, dopo un'ora, capì che non mi sarei mai addormentata se non fossi andata a parlare immediatamente con il mio vicino e senza nemmeno rendermene conto stavo bussando alla sua porta. Ci volle un'interminabile minuto prima che il ragazzo si affacciasse, cosa da non biasimare data l'ora decisamente tarda, ma quando finalmente apparve spaesato dalla mia presenza e decisamente assonnato, non fece tempo ad aprir bocca che presi parola a raffica, senza sapere veramente cosa stessi dicendo.
- Ciao, in primis devo chiederti scusa per averti cacciato via in quel modo l'altra sera e bhè...per lo schiaffo. Ero frastornata, dovevo riordinare le mie idee e pensare alle tue parole. Ero arrabbiata, per tutto quello che era accaduto la sera prima, e il fatto che tu abbia dato ragionare a tua madre e Rebekah mi ha mandato ancor più fuori di testa. Mi hai ferita, davvero. Non so se lo pensavi davvero, o anche tu preso dalla discussione l'hai detto per dire, ma probabilmente la cosa che mi ha fatto più arrabbiare e che nonostante tutto, avessi ragione. Io scappo, e l'ho fatto anche con te perché si, avevo paura e ce l'ho tutt'ora, ma mi sono resa conto che io...Io non so cosa voglio, ma so che non voglio perdere quello che a modo nostro abbiamo costruito in queste settimane* – dissi tutto d'un fiato. Damon mi guardava stupefatto, e preoccupato, come se avesse recepito le mie parole, come se ne fosse felice, ma nello stesso tempo consapevole che la cosa non si sarebbe comunque risolta per il meglio.
- Elena io... - tento di dar via a un discorso, ma una voce proveniente dal suo salotto ci interruppe.
- Ma cosa ci fai alla porta, hai ordinato della pizza a quest'ora della notte.?? - domandò una bionda avvicinandosi in sola lingerie, e quando capì chi fosse il soggetto sentì come un paletto insinuarsi nel mio cuore: Rebekah.
- Ah no... è solo Elena Gilbert – constatò divertita con finto tono deluso – Bhè io torno a letto, chissà mai che se ti sbrighi ci facciamo un secondo round – aggiunse poi suadente rivolgendosi a Damon – Ciao Elena – disse in fine lasciando me e il ragazzo da soli.
- Elena ascolta... - tentò nuovamente di parlare lui ma la rabbia ovviamente aveva preso il sopravvento su di me, e non lo lasciai fare.
- Cosa diamine hai che non va te.?? Rebekah.?? Seriamente.?? La ragazza che poco più di una settimana fa, in accordo con tua madre, mi ha umiliata davanti a tutti.?? Bhè, sei avevi intenzione di ferirmi l'hai fatto in grande stile Damon. Ho decisamente recepito il messaggio – proclamai furente dirigendomi verso il mio appartamento.

La mattina seguente al lavoro, ero ovviamente sull'orlo di una crisi di nervi non so se più per la stanchezza della notte passata in bianco o per la rabbia nei confronti di Damon.
Tutto sommato però, scatti di ira esclusi, me la stavo cavando piuttosto bene: non avevo ancora versato una lacrima. Peccato, che qualsiasi persona con la quale interagissi aumentava sempre più l'inifrenabile impulso di staccargli la testa e proprio a fine serata fu sicuramente Sullivan a rischiare maggiormente la vita.
- Hej Gilbert, potevi dirmelo che avevo sbagliato fratello.!! - mi ammonì divertito dalla sua scrivania proprio mentre ero in procinto di scappare dall'ufficio.
- Scusa.?? - domandai perplessa avvicinandomi alla sua postazione.
- Stavo leggendo questa robaccia scandalistica della scorsa settimana, e guarda un po' chi c'è sopra.?? - continuò porgendomi il giornale e io quasi non svenni.
Esattamente a pagina 20 c'era un articolo sul party privato alla residenza dei Salvatore per festeggiare il compleanno di Lily. Era ovviamente arricchito da scatti rubati da qualche fotografo, e tra le foto figuravamo anche io e Damon all'ingresso della villa, appena scesi dalla macchina, che ci tenevamo per mano. La didascalia poi fu il colpo di grazia: “Presenti ovviamente tutti e due i fratelli Salvatore, incredibilmente entrambi in dolce compagnia. Lo stupore ovviamente più grande deriva dal maggiore dei ragazzi, che non si avvistava accompagnato da circa 3 anni. Nella foto Damon Salvatore (25 anni) ed Elena Gilbert (22 anni). Sarà finalmente la promettente stagista del Cosmopolitan ad aver fatto perde la testa al maggiore dei Salvatore.? Voci indiscrete giunte dai presenti alla festa però, affermano che la sua presenza non sia ben vista in famiglia, soprattutto per il suo burrascoso passato”. Fu troppo. Ridiedi attonita la rivista a Sullivan, e senza proferire parola me ne andai.
Tornai a casa in men che non si dica, e una volta varcate la soglia del mio appartamento, non badai nemmeno ai presenti, e mi fiondai direttamente sul letto della mia camera a versare tutte le lacrime che mi ero trattenuta dentro fino a quel momento. La mia solitudine però non durò a lungo. Dopo qualche minuto infatti da quando ero rincasata sentì la porta della mia camera schiudersi e richiudersi e la voce di Damon che prendeva parola.
- Elena, dobbiamo parlare. Anzi devo parlare – Constatò avvicinandosi al letto.
- Vattene – urlai soffocata nel cuscino.
- Prima mi ascolti poi me ne vado – affermò lui nervoso – Ascolta mi dispiace per quello che ti ho detto, mi dispiace per quello che è successo negli Hamptons e mi dispiace anche per ieri sera, ma tu mi avevi detto che tra noi le cose erano finite, che non volevi rischiare e si, volevo ferirti, ma solo dopo mi sono reso conto di quanto sia stato un'idiota, ok.?? Rebekah è stato un caso... ci siamo incontrati in aeroporto, e quando sono tornato a casa e ho ripensato a te, ero talmente arrabbiato ancora dal tuo non volerci provare che lei è stata la prima ragazza a cui ho pensato per provare a dimenticarti – continuò a spiegare, ma io non riuscivo ad ascoltarlo. Alzai la testa dal cuscino per fissarlo negli occhi: erano distrutti e seriamente dispiaciuti, ma io ero ancora troppo arrabbiata. Gli avrei perdonato di tutto, qualsiasi ragazza, ma Rebekah era troppo.
- Hai finito.? - domandai freddamente.
- Si – disse lui.
- Bene, ora puoi anche andartene allora – proclamai e rigettai la testa nel cuscino.
Il ragazzo non disse parola, ma sentì pochi istanti dopo sbattere la porta della camera, e poco dopo anche quella dell'appartamento.
Non so quanto restai li da sola tra le mie lacrime di rabbia e dolore, ma a una certa percepì le dolci carezze di Caroline. Mi alzai di scatto dal cuscino e sprofondai a piangere tra le sue braccia.
- Com'è possibile che faccia così male.?? - le domandai tra un singhiozzo e l'altro.

4 anni prima

- Hey – dissi apparendo a Caroline alla sua porta di casa.
- Elena, ciao.!! Non ti aspettavo, credevo fossi con Chris. Entra – ammise perplessa facendo spazio per varcare la soglia di casa
- Già... in verità ero con lui fino a 5 minuti fa e poi... non sapevo dove andare. Non mi andava di tornare a casa – affermai tristemente. La ragazza non replicò e silenziosamente salimmo in camera sua. Sapevo benissimo che aveva notato i miei occhi rossi, ma come solita fare, aspettava con ansia e preoccupazione che fossi io a raccontarle di mia spontanea volontà cosa fosse successo.
- Ci siamo lasciati – dissi finalmente quando ci sedemmo entrambe sul letto.
- Tesoro mi spiace un sacco – commentò la ragazza stringendomi forte a se.
- Anche a me, però sto bene. Ho pianto al momento, sono estremamente delusa, ma era come se me lo aspettassi. Come se l'avessi sempre saputo... Non so come dirtelo- cercai di spiegarmi -

Ho pianto appena ci siamo lasciati, ma ho esaurito le lacrime venendo da te. Davvero ho racchiuso 2 anni e mezzo di storia in poche lacrime e così tanta delusione.?? Perché è quello che provo maggiormente, dolore e delusione, non senso di vuoto – le raccontai quasi in uno stato di trans.
- Elena, non sono stati mesi facili questi per te, ok.?? Ti sono capitate tante cose, e forse esser lasciata dal proprio ragazzo che non ha provato nemmeno a starti accanto come si deve non è la cosa peggiore. Anzi – cerò di incoraggiarmi lei.
- Ma io lo amavo. O almeno, ero convinta fosse amore – ammisi perplessa più a me stessa che a Caroline.
- Certo. E forse per i tuoi 18 anni era amore, ma non era quello vero, dovresti saperlo tu meglio di me. Non ne parla sempre Jane Austen nei suoi libri.?? O Tolstoj.?? Non parlano di amori che ti strappano il cuore anche per il minimo disguido.?? –iniziò a raccontarmi sognante la ragazza.
- Quindi secondo te, Jane Austin e forse Tolstoj, capirò il mio vero amore quando mi si strazierà il cuore.?? – domandai attonita.
- Si credo si – ribatté lei
- Bhè allora mi dispiace. Se già mi ha fatto male lasciare Chris, ma non così tanto da esser vero amore o come lo si voglia definire, ribadisco il concetto. Non voglio innamorarmi più – Affermai sconsolata.
- Come se potessi deciderlo. Fidati quando tornerai ad amare davvero, non te ne accorgerai neanche. Da un giorno all’altra sarai persa di qualcuno che ti sconvolgerà la vita, nel bene e nel male, e io sarò lì a guardarti riaprire il tuo cuore ed asciugare le tue lacrime quando farà male – proclamò lei riabbracciandomi forte a se.


Quando circa un’ora dopo mi calmai, Caroline mi piazzò sul divano, con tanto di una vaschetta di gelato in mano, avvolta da un gigantesco plaid, a scegliere un film strappa lacrime, in modo potermi abrutire*** come si deve.
- Allora scegli: Dirty Dancing, Notthing Hill o Amici di Letto.?? – Domandò entusiasta.
- Data la situazione, Amici di Letto lo escluderei… la storia non è la stessa, ma il concetto è quello – dissi con una risata esasperata.
- Si, direi che ti posso dar ragione. Allora opterei per il classico dei film d’amore con un pizzico di umorismo British, per strapparti qualche sorriso in mezzo alle lacrime: vada per Notthing Hill – proclamò inserendo il dvd nel lettore.
Prese il telecomando, si infilò con me sotto il plaid, e ci accoccolammo l’un l’altra proprio come quando guardavamo i cartoni da bambine, ma non fece in tempo a partire il film, che presi parola.
- Alaric mi ha detto di averlo capito da qualche settimana. Te invece.?? Da quanto lo sai.? – chiesi fissando lo schermo.
- L’avevo intuito fin dalla serata allo Slate, quando il mattino seguente ti sei presentata con quell’aria colpevole stampata in faccia di chi sta mentendo spudoratamente alla sua migliore amica, ma spera vivamente di non esser scoperta – iniziò a raccontare lei divertita – ma la conferma credo di averla avuta la mattina in cui ho litigato con Stefan. A parte la scenetta in casa di Damon di lui che si preoccupa di vestirsi per uscire dalla stanza, con tutte le volte che si è presentato in boxer nel nostro appartamento, per non parlare del fatto che mi ha appositamente avvisato che ti avesse visto uscire di casa… è proprio un principiante nel inventare scuse, tu almeno hai più fantasia – continuò a commentare divertita – però la goccia è stato il tuo sguardo quando sei tornata nell’appartamento una volta che Damon è corso via: era quello di quando sei preoccupata per qualcuno perché ci tieni e hai paura che faccia qualcosa di stupido o pericoloso. È stato lì che ho capito tutto. Poi ovviamente, più passavano i giorni più notavo le piccole cose. I tuoi sguardi nell’osservarlo, i tuoi cambiamenti d’umore quando da Ric e Jenna abbiamo sospettato che ci fosse qualcuna nella vita di Damon… Ma la parte che io preferisco è stata quando fingevate di esser fidanzati alla festa negli Hamptons. Eravate totalmente voi stessi, e si capiva lontano un miglio che non stavate solo giocando. Figurati, ci è arrivato perfino Stefan.!! – concluse scoppiando a ridere, e mi persi nelle sue parole. Ci eravamo comportati come sempre davanti a tutti, eppure alla fine avevamo fatto trasparire tutto.
- Che l’abbia capito pure Stefan, allora è proprio grave – dissi facendomi coinvolgere dalla sua risata.
- Già… decisamente – ribadì sorridendomi dolcemente.
- Si, ma ora è tutto finito. Che poi finito… non c’è mai stato un vero inizio – constatai amaramente, soprattutto perché tutto era iniziato per colpa mia. Il non volere niente, il ferirci a vicenda.
- Perché dici questo Elena.?? – domandò lei tristemente – La gente litiga continuamente – continuò.
- Si ma guarda come mi sono ridotta… e non stavamo nemmeno insieme per davvero. Vale la pena soffrire così tanto.?? – Chiesi oramai sull’orlo di un’altra crisi di pianto
-Il dolore è sempre solo dolore..sai cos'è meglio?...L'amore...Il giorno in cui comincerai a pensare che l'amore non è importante ti starai sbagliando.. L'errore più grande che un uomo possa commettere è cercare di evitarlo!**** – affermò con tono catartico.
- Perché questa frase mi suona maledettamente famigliare.?? – replicai stranita.
- One Tree Hill cara, ma questo non vuol dire che sia meno vera – Rispose divertita.

* Palese riferimento alla puntata 6x12, quando a casa di Alaric Damon punzecchia un dormiente Kai, chiedendosi cosa sognassero gli psicopatici
** Scena che prende ispirazione da un episodo di Veronica Mars. Per la precisione la puntata 2x20 quando Veronica si presenta alla porta di Logan dopo la sua dichiarazione al ballo alternativo
*** Abrutire: parola Gilmoriana ;) per la precisione usata da Lorelai nell'episodio 1x17 per incitare Rory a deprimersi data la sua rottura con Dean
**** Parte del discorso che fa Haley a Lucas nella 5x18 in One Tree Hill

Buonasera.!!
Rieccomi qui con il commento del capitolo :) 
Si, lo so, dovrei dar tregua a questi due, ma non potevo fargli fare pace in due nano secondi senza tenervi un po' sulle spine. E poi non sarebbe stato realistico, parliamoci chiaro. I nostri Delena sembrano davvero sl punto di non ritorno, ma come credo abbiate percepito tra le righe, qualcosa in Elena si sta smuovendo, e anche se sta facendo avanti e indietro sulla sua scelta, ha ottimi amici che continuano a spronarla verso il nostro Salvatore.
Detto ciò come promesso nei capitoli precedenti ho fatto risvegliare finalmente un po' il lato del "io so sempre tutto" di Caroline, e finalmente abbiamo capito che ci aveva visto da tempo su cosa stesse succedendo tra i due, ma come ribadito nel capitolo precedente si era voluta tenere in disparte. Sorpesona però non era l'unica ad avere intuito le cose. Giustamente come Elena a Caroline che la conosce a memoria, così Damon ha Alaric che da tempo ha intuito che ci fosse del tenero tra i ragazzi, ma soprattutto fa capire ad Elena quando siano stupidi i loro comportamenti. In più si rivea stra utle per far scoprire a Elena qualcosa in più sul suo vicino. Prima di lei c'è stata un'altra ragazza importante, Rose, che però è morta. Come.?? Perchè.?? E soprattutto come incide sul rapporto tra Damon e Lily.??
Ovviamente vi lascio alle vostre congetture.!!
Spero vi sia piaciuto nonostante tutto anche questo capitolo.!! 
A presto.!! 
A.


Vestito di Elena:

http://static.fanpage.it/donnafanpage/wp-content/uploads/2013/01/labito-pi%C3%B9-indossato-dellanno-saskia-dress-stella-mccartney-638x425.jpg
 

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Capitolo 13
*** 12. Schiaffi dal passato ***


12. Schiaffi dal passato

A seguire di quei mercoledì e giovedì passati a scontrarmi con Damon, piangere e farmi consolare da Caroline, il week end si presentava come qualcosa di altrettanto infelice dato che si dava per scontato passarlo come al solito tutti insieme. Fortunatamente, Santa Caroline, almeno per il venerdì, organizzò una serata solamente al femminile, ma questo non tolse che il sabato mattina ricominciarono i guai che, per quanto non avessero il nome del maggiore dei fratelli Salvatore, furono tutt’altro che meno impegnativi e dolorosi.
- Care hai preso tu i miei stivali da pioggia.?? – gridai dalla mia camera.
- Non nell’ultima settimana.!! Prova a vedere se li ho messi nella cabina armadio – urlò lei dal bagno, quando iniziarono a bussare alla porta.
- Vai tu o vado io.?? – domandai mentre perlustravo la cabina.
- Mi sto facendo le gambe, e sono coperta, per così dire, da un asciugamano, tu che dici.?? – rispose sarcastica lei.
- Ok ho recepito – proclamai divertita, e mi diressi senza troppi pensieri alla porta.
Quando però l'aprì sbiancai. Mio padre, eri lì. Immobile, con un mazzo di girasoli in mano.
-Elena…- disse timidamente tentando un sorriso – Questi.. Questi li ho presi per te, erano i tuoi preferiti una volta – aggiunse allungandomi il mazzo di fiori. Io lo presi titubante, e con sguardo perso ceravo di recepire quello che stesse succedendo. Mio padre, che non vedevo oramai da due mesi, al quale non rivolge parola 5, e odiavo da 4 anni, eri li davanti a me, davanti alla porta della casa che rappresentava la mia nuova vita a ricordami che dalla vecchia sono solo scappata, non l'avrei mai potuta cancellare davvero.
- Cosa ci fai qui.? – dissi con una pacatezza e freddezza per la quale da sola, mi meravigliai di me stessa.
- Io… Io ho bisogno di parlarti – affermò teso, senza nemmeno avere il coraggio di guardarmi negli occhi, facendosi piccolo davanti a me, e questo mi fece strano, perché se c’era una cosa che non mi era mai sembrato Grayson Gilbert, era l’esser piccolo.
Era il gigante buono quando era bambina, e quello cattivo quando passarono gli anni, ma sempre gigante rimaneva. Forse fu quell’aspetto a scalfire minimamente la mia corazza, tanto da accettare il suo volermi parlare, ma a delle condizioni.
- Va bene, ma non qui. In casa mia non entri, aspettami sul pianerottolo, due minuti e arrivo – proclamai chiudendogli la porta praticamente in faccia.
Quando ci fu nuovamente il muro a dividerci, iniziai ad andare in panico, e a non trovare più l’aria da respirare. Caroline, che era giusto uscita dal bagno, nel notarmi in quello stato mi corse subito in contro nel salotto per sorreggermi e farmi sedere sul divano.
- Santo Cielo Elena, cosa succede.?? Chi era alla porta.?? – iniziò a chiedere preoccupata.
- Papà – risposi ancora in uno stato di schock – Mi ha chiesto di parlare… - aggiunsi boccheggiando.
- E tu gli hai risposto di no vero.?? – domandò retorica.
- No… gli ho detto che andava bene, ma non qui. Non in casa, non voglio che mi rovini anche questa isola felice – constatai alzandomi di scatto e andando a cercare qualcosa da vestire di più consono del mio pigiama.
- Elena, non voglio che tu stia sola con lui –cercò di fermarmi lei seguendomi nella mia camera.
- Staremo in bar, in mezzo alla gente. Lì… bhè, non ha mai avuto il coraggio davanti a tutti – ribattei cercando lo sguardo di approvazione della mia amica. Caroline, mi fissava preoccupata, ma alla fine si arrese con un lieve cenno di assenso con la testa.

Passammo il tragitto da casa al Budapest caffé totalmente in silenzio, e solo quando finalmente ci sedemmo, mio padre ritrovò la parola.
- Allora come sta andando nella grande Mela.?? –domandò abbozzando un sorriso.
- Bene - risposi secca.
- E al giornale ti trattano bene.?? Ti stanno facendo un po’ lavorare.?? – chiese ancora.
- Non mi lamento, sto facendo sicuramente gavetta – affermai in cerca di una cameriera a cui poter ordinare qualcosa da bere.
- Mmm… e con Caroline.? Ho incontrato sua madre, è stata lei a dirmi che vivevate insieme… Ti trovi bene con lei.?? – continuò l’interrogatorio.
- Papà abbiamo vissuto insieme anche il primo anno di collage, e si mi trovo bene, siamo come sorelle da quando siamo nate – constatai irritandomi.
- Su questo hai ragione, la mamma vi trattava allo stesso modo in casa nostra. Sia per le lodi che per i rimproveri – affermò preso dai ricordi accennando un sorriso, e io persi un colpo al cuore al pensare che non lo sentivo citare la mamma così serenamente, senza maledirmi, da così tanto tempo oramai.
- Già… - confermai tristemente.
- Jeremy invece.? Hai notizie.? Ho visto che è passato da casa qualche settimana fa, ma non ho fatto in tempo a salutarlo – accennò riprendendo parola.
- Non è che non hai fatto in tempo. Ti ha evitato appositamente – risposi sarcastica – Come io ho appositamente evitato dirti dove mi trasferivo. Sai papà non è un caso – continuai sempre più nervosa – Quindi perché non evitiamo questa farsa nel quale mi fa domande su di me e mio fratello, e passiamo al dunque. Perché diamine sei qui.? – domani infine arrabbiata, quando spostando lo sguardo poco sopra le spalle dell’uomo che mi sedeva di fronte, mi scontrai con due occhi azzurri da me fin troppo conosciuti. L’uomo tentò di rispondermi ma venne interrotto mal mio mormorare esasperata - È uno scherzo – lasciando perplesso mio padre per il mio comportamento.
- Scusa, sta arrivando la cameriera. Ordinami per favore un Caffè mocha con panna, io arrivo subito – gli dissi senza dar troppo peso al suo sguardo attonito, e mi diressi verso il mio pedinatore.
- Hej – esordì il ragazzo quando fui vicina al suo tavolo.
- Damon, qualsiasi cosa tu abbia in mente, questo non è assolutamente il momento migliore – ribattei esausta.
- Non so di cosa tu stia parlando – rispose pacato lui sorseggiando il suo caffè.
- Ah davvero.?? E cosa ci faresti qui alle 10 del mattino di sabato.?? – chiesi sempre più irritata.
- Mi bevo un Cappuccino.?- replicò lui divertito. Ero al limite della sopportazione, ma proprio quando stavo per andarmene sull’orlo di una crisi di nervi, notai prender vita il suo cellulare poggiato sul tavolo, a causa di un messaggio di Caroline e lì capì. Non era venuto al nostro solito bar per darmi sui nervi, o trovare un modo per parlare, ma era lì per controllare la situazione con mio padre, per controllare che non succedesse nulla e per tener aggiornata Caroline, nonostante non ci parlassimo in modo civile da giorni.
- Perché.? - domandai semplicemente addolcendo finalmente i toni.
- Perché per quanto arrabbiato io sia, non riesco a non preoccuparmi per te- ammise totalmente sincero spiazzandomi. Non risposi, ma accennai un sorriso imbarazzato per poi tornare da mio padre.
- Eccomi scusa – dissi risedendomi al mio posto, davanti al mio già pronto caffè mocha.
- Il tuo ragazzo.??- chiese curioso lui.
- E.?? No è... complicato – sospirai – comunque, non starò qui sicuramente a parlare delle mia vita sentimentale con te. Cosa vuoi da me papà.?? - continuai inacidita.
-Io…Ecco… io ho smesso di bere – sentenziò serio.
- Bene – risposi fredda – sono contenta per te, ma questo non cambia le cose – continuai.
- È praticamente la stessa cosa che mi ha detto il medico – si espose lui, e finalmente, per quanto cercassi di far finta di niente attirò la mia attenzione.
- In che senso il medico.?? – domani lasciandomi sfuggire un tono preoccupato.
- Ho iniziato a disintossicarmi dopo il tuo diploma sai.?? Sono quindi più o meno 6 mesi che frequento gli alcolisti anonimi, e 4 che sono totalmente pulito. È stata dura, ma me la sto cavando – iniziò a raccontare, e io non ero sicura di voler sapere oltre.
- Papà… - cercai di fermarlo, ma ovviamente non mi diede ascolto.
- Ho incontrato tante persone e tra queste un ex medico, che quando ho iniziato a lamentare tutti quei strani dolori mi ha consigliato di farmi vedere – continuò per poi prendere un grosso respiro prima di giungere al dunque - Mi hanno diagnosticato la Cirrosi Epatica. È congenita, ma ovviamente l’abuso di alcol ha velocizzato il processo della malattia, come d’altronde ha escluso la possibilità di poter mettermi in lista per un trapianto – concluse fissando tristemente la sua tazza di thè.
Rimasi immobile e muta per non so quanto tempo. Mio padre stava morendo, e per quanto nel tempo glie l’avessi sempre augurato, soprattutto nuovamente dopo il giorno della mia laurea, non riuscivo a capacitarmene e accettarlo come avrei desiderato.
- Quanto ti rimane.?? – chiesi apatica.
- Dai 4 ai 6 mesi – affermò prontamente – ma c’è ancora una possibilità… - aggiunse a seguire titubante – potrei ancora subire il trapianto di fegato, se a donarmi parte dell’organo fosse un mio consanguineo – concluse infine cercando il mio sguardo, e a quel punto sbiancai. Mio padre non era venuto a trovarmi per fare ammenda prima della propria morte, mio padre era venuto con lo scopo di sfruttarmi e continuare a vivere.
- Hai una bella faccia tosta a presentarti qui e chiedermi questo – proclamai allibita – Dopo tutto quello che hai fatto, vuoi anche che ti aiuti.?? – sibilai furiosa.
- Elena, io te lo sto chiedendo…sono pur sempre tuo padre, e potrebbe esser un modo per ritrovare pace tra noi… - cercò di convincermi, ma ovviamente non lo feci finire. Mi alzai di scattò dal tavolo e senza troppo preoccuparmi dei presenti iniziai a sbraitare in mezzo al locale.
- Tu mi hai distrutto dentro papà. Eri il mio mondo, eri il mio eroe, e ti sei trasformato nel mio incubo peggiore. Con Ogni schiaffo, ogni spinta, ogni ferita, ti sei portato via parte di me, e adesso vuoi anche il mio fegato.?? Vai all’inferno –esplosi fuori di me, e senza rendermene conto, mi ritrovai a correre per Manahttan in lacrime e senza meta.

6 mesi prima

- Alla mia splendida e intelligentissima sorella – proclamò entusiasta il ragazzo alzando l’ennesimo bicchierino di Soplica.
- Jeremy credo che sia il caso di fermarci – dissi scoppiando a ridere buttandomi sul divano – ti rendi conto che se ne sono andati via tutti e siamo rimasti solo io e te a scolarci la pregiata Vodka alla ciliegia che ci ha lasciato il nonno.?? – continuai.
- Ma scusa Caroline dov’è andata.?? L’avevo vista andare in bagno.!! – affermò lui spaesato sedendosi accanto a me.
- Tesoro mio, è successo quasi un’ora fa.!! Caroline sarà una buona mezz’ora che è tornata a casa, non si reggeva più in piedi e l’ha riaccompagnata Mason – gli spiegai ancora euforica, quando d’un tratto sentimmo aprirsi la porta di casa.
- La festa è finita El… - commentò Jeremy inacidito – e mi sa di aver esagerato con l’alcol, devo andare in bagno – aggiunse sbiancando e alzandosi di scatto.
Sorpassò l’uomo che era appena entrato senza dire una parola e scomparve al piano superiore.
Mio padre in compenso non disse nulla e si avvicinò barcollante al bancone della cucina, ma quando vide la preziosissima bottiglia di vodka del nonno praticamente vuota, iniziò a dare di matto.
- Sciagurata sgualdrina – inveì contro di me – Non hai rispetto per niente e per nessuno.!! Questa era per la tua laurea… tua madre si rivolterebbe nella tomba se potesse – continuò fuori di se arrivando a pochi centimetri da me.
- Hai ragione la mamma si rivolterebbe nella tomba, ma non per me. Io mi sono laureata papà, giusto questa mattina, ma tu eri troppo ubriaco per ricordartelo, come sei troppo ubriaco adesso per avere un minimo di buon senso e cercare di non rovinarmi anche questo giorno. Mi fa schifo la persona che sei diventata, e faresti schifo anche a lei. Hai rovinato il mio ultimo anno di liceo, come se non stessi male anch’io e non mi sentissi abbastanza in colpa per conto mio per quel maledetto incidente; e per quanto più forte e più lontana da te, sei riuscito a torturarmi anche in tutti questi anni di collage. Ma oggi finalmente ho il coraggio di guardarti in faccia e dirti tutto, perché da oggi le cose cambiano. Mi sono laureata e adesso ho tutte le carte in regola per andarmene via da casa, ma soprattutto definitivamente via da te. Troverò un lavoro e non dovrò neanche più chiederti un centesimo dato che per il mio compleanno potrò accedere al mio fondo fiduciario – iniziai a controbattere ad alta voce, e ovviamente la reazione che mi aspettavo non tardò ad arrivare. Un ceffone, come non ero più abituata a prendere da tempo, mi arrivò in pieno viso, e dopo il vuoto.


Sedevo su quella panchina del Central Park, a fissare lo specchio d’acqua davanti a me, oramai da una quindicina di minuti.
Avevo la testa che scoppiava, dai troppi pensieri che mi attanagliavano, dai troppi ricordi, e soprattutto dalle parole di mio padre. Stava morendo, e io ero l’unica che potesse obbiettivamente salvargli la vita. Ma cosa fare.???
- Non ti hanno mai detto che non si lascia mai un Caffè mocha senza averlo finito.?? – domandò dolcemente una voce porgendomi una tazza d’asporto di quello che presumevo che fosse la mia bevanda preferita.
- Se è ancora quello del Budapest Cafè mi sa che si sarà raffreddato – risposi con un sorriso tirato al ragazzo prendendo in mano il bicchiere.
- Non ti preoccupare, correrti dietro è stato già abbastanza complicato senza un caffè in mano. Ho voluto lasciarti un po’ però sola con i tuoi pensieri, prima di venirti a romperti le scatole, e ne ho approfittato per prendertene un altro – spiegò lui divertito sedendosi accanto a me – Come va.? – chiese poi serio a seguire.
- Sta morendo – dissi secca – Per sopravvivere avrebbe bisogno di un trapianto di fegato, e io sarei l’unica che glie lo potrebbe dare – continuai persa con lo sguardo nel vuoto.
- E per quanto tu sia partita con un no secco urlato in mezzo al bar, non ne sei poi così sicura di non dargli questa possibilità, vero.?? – domandò retorico lui.
- Già… Sai una volta era il mio eroe – affermai abbozzando un sorriso malinconico.
- Me ne avevi accennato una notte – ribatté prontamente lui, ma era come se non lo ascoltassi, e iniziai a raccontargli come un automa quella parte di storia di cui tutti parlavano, ma nessuno sapeva.
- Fino alla morte di mia mamma, io e lui eravamo inseparabili. Ero la sua principessa – ammisi arrossendo – Quando avemmo l’incidente però, mio padre diede di matto: tra il fatto che mia madre fosse in quella macchina per accompagnare me in quel negozio fuori città, e quello che a dare l’ordine ufficiale di staccarle la spina sia stata io…bhè, reputarmi la causa principale della sua morte fu facile. Inizialmente però le cose erano quasi fattibili. Non riusciva a guardarmi, non riusciva a rivolgermi parola, e io soffrivo perché fu come perdere due genitori in una volta sola, ma il peggio venne quando iniziò a bere. Il bicchiere di vino a tavola si trasformò in una bottiglia, e il non rivolgermi la parola, in insulti pesanti ogni cosa facessi – raccontai per poi fermarmi un attimo e riprendere il coraggio di parlare – Settembre passò in fretta, e il tempo invece che sanare le ferite le ingrandì sempre più. L’alcol iniziò ad aumentare, e io e mio fratello ci trovammo a star dietro a un perenne ubriacone. La prima volta che mi trovai da sola con lui però iniziarono le botte. La prima volta fu uno schiaffo, perché non avevo sistemato la lavastoviglie come lo faceva lei. Poi furono due perché non ero andata a scuola, e poi iniziarono le spinte contro i muri. La prima volta che finì in ospedale Caroline chiamò la polizia, ma io lo proteggevo nonostante tutto perché speravo che prima o poi tornasse in se. Ma era difficile nascondere alla polizia quello che succedeva in casa quando le urla dei nostri litigi erano a portata di tutto il vicinato. Poco prima del diploma cercò perfino di soffocarmi nella vasca, e quella fu la prima volta che si scontrò con Jeremy. Se la diedero di Santa ragione, e da quel giorno ci iscrivemmo sia io che mio fratello a dei corsi di Kickbox e io anche di difesa personale. Avevo perso la fiducia in me stessa, dovevo riprendere in qualche modo in mano la mia vita, soprattutto in prospettiva del Collage – continuai persa nei ricordi.
- Ecco perché mi scappavi sempre così bene quando facevamo la lotta – commentò divertito per smorzare un po’ la tensione Damon.
- Ahaha esatto. Quell’estate avevo deciso di cambiare la mia vita in qualche modo. Nell'arco di quei mesi avevo creato un muro con il mondo, e per quanto non fossi pronta ad abbatterlo, avevo bisogno di creare un'altra me. Più menefreghista, che avrebbe fato da scudo alla piccola e delusa Elena. Avevo addirittura chiesto a Chris di aiutarmi a superare il mio trauma di esser anche solo sfiorata da qualcuno obbligandolo praticamente a fare sesso con me, che come mi fece notare ai tempi lui, era un controsenso mica da poco dato che mi aveva lasciato proprio perché non riuscivo neanche più a baciarlo da quanta paura avevo che qualcuno mi facesse male – gli spiegai – Comunque gli anni del collage furono abbastanza tranquilli. Tornavo a casa solo per il week end per stare con Jeremy che ancora andava al liceo, ed evitavo in qualsiasi modo di rimanere da sola con mio padre. Ovviamente smise di alzarmi le mani. Se anche solo provava ad avvicinarsi a me, mio fratello scattava a difendermi e comunque oramai, era totalmente asuefatto dal bere, che aveva perso anche le forze di odiarmi credo. Fino al giorno della laurea quanto meno – commentai con durezza - Era talmente ubriaco d'essersi scordato del mio evento, e quando la sera mi trovò sola in sala iniziammo a litigare per una tale cavolata. Alzammo la voce, ci insultammo e io gli sputai addosso tutto quello che mi ero tenuta dentro negli anni. Mi ricordo solo che a un certo punto mi colpi talmente forte che caddi a terra e quando mi risvegliai ero in ospedale. Avevo sbattuto la testa contro il tavolino e dato che avevo anche bevuto parecchio ero svenuta. Da quel giorno non ci siamo più rivolti parola. Ho passato l'estate a casa dei Forbes, i genitori di Caroline, e appena c'è stata l'occasione sono venuta qua, credendo di aver chiuso finalmente quel capitolo della mia vita – finì finalmente di raccontare, e una lacrima percorse nuovamente il mio viso.
- Quanto gli hanno dato.?? - domandò lui catturando la mia lacrima con un dito, regalandomi così una lieve carezza.
- Dai 4 ai 6 mesi... - risposi voltandomi verso di lui, per perdermi almeno un poco in quelle pozze azzurro cielo.
- Allora hai ancora tempo per decidere, e non sarai da sola – affermò con una serietà e dolcezza disarmante.

Buongiorno lettrici.!!
Capitolo un po' fortino, lo so. Ho cercato di non esser troppo pesante nel racconto di Elena, ma credo sia passato il concetto del dolore passato dalla nostra protagonista.
La violenza domestica è una tematica che mi sta a cuore, come anche altre che verranno a seguire introdotte nella storia. Premetto che tutto quello che ho scritto e scriverò, non è frutto di fanstasia. Nel senso, non ho toccato gli argomenti giusto per buttargli nella storia, senza sapere precisamente di cosa stessi parlando.
Comunque finalmente vi ho reso partecipe della storia per intero della nostra piccola Gilbert, e soprattutto ho introdotto il pesonaggio innominato ma sempre presente dei precedenti capitoli: suo padre. Ora rileggendo con un amico il capitolo mi è stato detto che forse traspare fin dasubito un po' troppo il dubbio di Elena sul da farsi per la questione "gli cedo o meno il mio fegato", ma era proprio quello che volevo. Per quanto odi suo padre da qualche anno a questa parte, è pur sempre il suo eroe di quando era bambina, il dubbio è più che forte e logico a parer mio.
Detto ciò nonostante la pesantezza del capitolo, ho voluto far qualche piccolo passo tra i nostri Delena. Il #Maiunagioia più totale lo lascio a Shonda Rimes ahhaha
Spero comuque che vi sia piaciuta la lettura.!!
Bacioni
A.

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Capitolo 14
*** 13. Scegliere la felicità ***


 13. Scegliere la felicità

Nonostante le più scontate previsioni, quella mattina, al parco, tra me e Damon non accadde assolutamente nulla. Per quanto mi fossi aperta con lui e per quanto il ragazzo mi fosse stato vicino, io ero ancora troppo scottata dalla “questione Rebekah” e prima che potesse accadere di nuovo qualsiasi cosa tra di noi avremmo dovuto parlare a cuore aperto, senza scappare e quello non era sicuramente il momento più adatto: lo sapevamo benissimo entrambi.
A tornare a casa insieme però, destammo ovviamente i sospetti sia di Caroline, che di Stefan (che nel mentre era passato dal nostro appartamento), ma nessuno dei due pose fortunatamente domande indiscrete, contando soprattutto che c'erano questioni più serie sulle quali volevano essere aggiornati.
- Diciamo che scegliere se avere o meno un altro genitore sulla coscienza non era programmato – constatai sconsolata una volta che finì di raccontare l'assurda mattinata e la richiesta di mio padre.
- Jeremy che ne pensa.?? - domandò Caroline preoccupata.
- Non l'ho ancora sentito... e sinceramente ho bisogno di un po' di tempo assimilare la cosa e non mi va di discuterne al telefono. Pensavo di parlargliene di persona quando ci vedremo per il ringraziamento. Non è poi così lontano tanto oramai -risposi rannicchiando sempre più le ginocchia a me stessa seduta sulla poltrona. Pochi secondi dopo Damon si parò dietro di me poggiando le sue mani sulle mia spalle e iniziò un rilassante massaggio. Era un gesto banale, ma notati in men che non si dica gli sguardi stupiti della coppia, ma oramai non mi imbarazzava più.
- Bhè... scusa la domanda sciocca, ma come mai tuo padre si è rivolto solo a te.?? Teoricamente ha parlato di consanguinei, questo quindi include anche tuo fratello – mi fece notare Stefan sedendosi accanto alla mia coinquilina sul divano.
- Non sono compatibili – rispose Caroline al posto mio, cosa che mi stupì perché effettivamente questo non lo sapevo nemmeno io. Notando il mio sguardo perplesso quindi tornò a spiegare – Quando hai avuto l'incidente con tua mamma, durante l'operazione si ebbe paura che avessi avuto un danno irreversibile al fegato e che quindi avresti avuto bisogno di un trapianto. Il problema ovviamente scemò perché i medici riuscirono a sistemartelo o come diamine si dice – iniziò a raccontare la ragazza – ma giustamente venne chiesto a tuo padre e Jeremy di fare delle analisi per controllare la compatibilità in caso di bisogno. Jeremy risultò incompatibile a differenza di tuo padre che gli venne chiesto di non allontanarsi in caso di necessità – concluse infine.
- Io...io non lo sapevo. Ricordo poco di quei giorni sinceramente, e ovviamente nessuno mi raccontò mai i particolari di quello che accadde mentre ero sotto i ferri o in coma – ribattei in ultimo facendo calare il silenzio.
- Bhe, io comunque proporrei di organizzare qualcosa per sta sera – constatò d'un tratto Damon battendo le mani per ridarci vita.
- Ti pare il caso fratello.?? - Domandò perplesso Stefan.
- Stef la ragazza ha bisogno di distrarsi un po'. Sicuramente tanto non prenderà oggi la sua decisione e non c'è miglior distrazione dei suoi amici – fece notare pieno di energie il mio vicino di casa.
- Odio ammetterlo, ma Damon ha ragione. Sono state giornate intense, e questa mattina è stata la botta finale. Ho bisogno di staccare un po' la spina – risposi sorridendo verso i presenti.
- Perfetto, allora io opterei per lasciar le ragazze organizzare qualcosa, mentre tu ed io fratellino, andiamo a farci un giro – affermò Damon avviandosi direttamente alla porta.
- Hej, ma io e Care in verità... - cercò di controbattere il giovane Salvatore, ma oramai il suo interlocutore era uscito di casa.
Io e Caroline scoppiammo a ridere di buon gusto, e quando anche Stefan lasciò sconsolato l'appartamento, la ragazza non perse un attimo a riempirmi di domande sul ragazzo dai capelli corvini.
- Ora mi racconti tutto.!!! - disse entusiasta cercando il mio sguardo.
- In verità, non c'è molto da raccontare – risposi alzando le spalle – non è successo nulla – ammisi.
- Ma come.?? Siete tornati insieme, era qui davanti a me e Stefan che ti massaggiava le spalle, come se l'avesse sempre fatto, ha proposto di uscire tutti insieme come se gli ultimi giorni, anzi le ultime settimane fossero svanite e con loro tutti i vostri problemi e segreti.!!! - ribatté sconvolta la ragazza e io non potei che scoppiare in una sonora risata.
- Care frena – calmai la ragazza – so cosa è successo nelle ultime settimane, motivo infatti per il quale sta mattina tra noi non è successo nulla. Diciamo però che vederlo al bar, e capire che nonostante tutto fosse lì per accertarsi che non succedesse niente, mi ha addolcito. Come mi ha addolcito il fatto che mi abbia rincorso per controllare se stessi bene. Mi sono sfogata, mi ha ascoltata e supportata, e sono stata bene. Perché io con lui sto bene. L'altro giorno mi hai detto che l'amore è la cosa migliore, e hai ragione. Io non so cosa provi per Damon, ma mi fa stare bene, ed è arrivato il momento che affronti la felicità anch'io. Prima però dobbiamo parlare, dobbiamo abbassare tutte le nostre barriere, e io devo ancora farmi passare del tutto la storia di Rebekah. Questo direi che non è il momento migliore però per farlo. O più che altro non lo era sta mattina – le spiegai sorridendo imbarazzata.
- Chi sei tu.?? Che ne hei fatto della Elena Gilbert cupa e torbida stile Meredith Grey.?? - domandò basita. In risposta presi il cuscino che tenevo dietro la schiena e glie lo lanciai ridendo in faccia.

- Allora cari, è il momento che io faccia un brindisi – disse Alaric alzandosi in piedi con il suo bicchiere di vino in mano.
Alla fine del pomeriggio, io e Caroline eravamo riuscite a prenotare un tavolo all'ultimo al The DL, come sempre tra i migliori club della città, ed eravamo riuscite a riunire tutta la banda per una serata leggera e senza troppi pensieri. Sapevo che tutti erano stati informati della mia travagliata mattinata con mio padre, ma come al solito furono ben propensi a farmi tornare il buon umore.
- Ric che fissazione hai tu con i brindisi.?? - gli chiese divertito Kol.
- Nessuna fissazione, ma credo sia giusto celebrare i momenti importanti – disse solenne.
- Scusate, mi sono persa... non era una serata per tirar su il morale ad Elena.?? - domandò perplessa Bonnie.
- Anch'io pensavo fossimo qui per evitare la mia depressione – constatai ridendo: l'alcol assunto nell'arco della serata stava già dando i suoi frutti.
- Certo, avete tutte e due ragione – concordò Ric – ma proprio perché non è un momento facile per te Gilbert, credo che bisogna rasserenarti rendendoti, e rendendo in questo caso tutti il gruppo, partecipi delle belle notizie – affermò emozionato – Jenna lo dico tu o lo dici io.?? - domandò poi teneramente guardando la sua compagnia, ma Caroline si intromise euforica nel discorso.
- OH MIO DIO.!!! Aspettate un bambino.!!! - gridò emozionata.
Ci girammo tutti esterrefatti prima in direzione della bionda, poi ovviamente della coppia felice. Gli occhi di Jenna brillavano di una luce e consapevolezza nuova, mentre Ric, dopo un primo sguardo rabbuiato nei confronti di Caroline per la sua uscita, scoppiò in un sorriso a 32 denti che ci confermò per certo della notizia.
- Wow questa allora si che è una notizia da festeggiare.!! – Affermò gioioso Damon andando ad abbracciare il suo migliore amico.
-Quindi le nausee, la stanchezza e i mal di testa non erano affatto l’influenza – Commentai sorridente andando ad abbracciare Jenna.
- Eh no, direi proprio di no – rispose raggiante.
- Quando diamine l’avete scoperto.?? – chiese a seguire Bonnie una volta che dopo i mille abbracci ci risedemmo tutti al tavolo.
- Io avevo il mio dubbio da qualche giorno oramai – iniziò a spiegare Jenna – però ho fatto il test mercoledì sera approfittando dell’assenza di Alaric in casa. Giovedì mattina sono andata immediatamente dal ginecologo e bhè… a quanto pare sono tra il secondo e il terzo mese – concluse.
- Bhe ma quindi ieri sera sapevi già tutto.!! – constatò con finto tono offeso Caroline
- Amore, avranno aspettato il momento giusto per dircelo insieme – la rimbeccò Stefan.
- Stef dovresti saperlo che la tua ragazza deve sapere sempre tutto prima di tutti – gli fece notare divertito Matt.
- O quanto meno intuirlo.!! – precisò la ragazza incrociando le braccia al petto come una bambina e scoppiammo tutti in un’allegra risata.
- In ogni caso ragazzi, al piccolo o piccola Saltzam.!! – Affermò Bonnie levando in alto il proprio cocktail e seguimmo tutti il suo gesto.

Nonostante fosse sabato sera, decidemmo comunque di rincasare abbastanza presto, tanto che all’una e mezza ci trovavamo già tutti fuori dal locale. Matt, Ric e Jenna furono i primi a salutarci e all’appello rimanemmo la mia coinquilina ed io, i due fratelli e la coppietta innamorata.
- Ma quindi ragazze siamo messe male.!! – sentenziò d’un tratto a caso Bonnie.
- Di cosa parli Bon.? – le chiese dolcemente Kol.
- Dell’addio al nubilato.!!! Avevamo quasi finito di organizzare una serata alcolica da capogiro, ma non si può far bere una donna incinta.!! – proclamò esasperata la ragazza.
- Ti prego parliamone domani, sono troppo stanca oggi per occuparmi anche di questo – commentò Caroline esausta che oramai veniva sorretta, un po’ per via dell’alcol un per via del sonno, dal suo giovane Salvatore.
- Dormi da me.?? – le propose il ragazzo.
- Non so se è il caso – gli sussurrò la bionda, ma non riuscì a non farsi sentire dalla sottoscritta.
- Care non ti preoccupare. Vai – la intimai dolcemente.
- Sono stati giorni pesanti, e hai avuto una mattinata che ha fatto da botta finale…non mi entusiasma l’idea di lasciarti da sola – borbottò preoccupata, ma non feci in tempo a rassicurarla che il ragazzo dai capelli corvini s’intromise nel discorso.
- Barbie vai tranquilla, le rimbocco io le coperte, e per qualsiasi cosa dormirò sul vostro divano – affermò con il suo solito sorriso sghembo.
- Hej, guarda che sono qua. Non sono una bambina non serve ne che mi metta a letto, ne che dormi sul divano per controllarmi – risposi rabbuiata.
- Preferire fare altro, e controllarti direttamente da sotto le tue lenzuola, ma non credo sia ancora il caso quindi…a te la scelta – constatò lui, non curante dei presenti facendomi arrossire.
- Ecco vedi, questo è proprio uno dei motivi per cui vorrei evitare di lasciarla da sola – rispose indispettita la mia coinquilina.
- Wowowo calmatevi voi due. Ripeto sono qui davanti a voi, quindi evitare di parlare come se non ci fossi o peggio ancora a trattarmi come una bambina – ribattei divertita da quel teatrino da bambini di 5 anni – Tu vai da Stefan senza troppe paranoie – dissi rivolgendomi alla bionda – e tu… bhe iniziamo ad arrivare a casa, poi vediamo se rimani sul divano o meno – sentenziai poi in direzione di Damon.
- Questo significa che se faccio il bravo ho la possibilità poi di venire del tuo letto.?? – domandò al quanto stupito, ma pur sempre maliziosamente il ragazzo.
- No, questo significa che se fai lo stronzo ti sbatto fuori da casa – l’ammonì ridendo.
- Bhè in quanto a caratterino, hai scelto quella giusta Dam – affermò divertito Kol.
Scoppiamo tutti a ridere di gusto, e dopo dei veloci saluti io e Damon ci avviamo finalmente a casa.
Distavamo solo qualche isolato dai nostri appartamenti, quindi insistetti di farla a piedi. Camminavamo in silenzio, ma senza imbarazzo, come d'altronde accadeva sempre tra noi, persi ognuno nei propri pensieri.
- Scusami, forse ho esagerato con le battutine davanti agli altri – constatò d’un tratto Damon a pochi metri da casa.
- Non ti preoccupare. Tanto oramai tutti sanno tutto – risposi tranquillamente.
- Ironico, come tutti sappiano tutto, quando io ancora non ci ho capito niente – commentò sarcastico il ragazzo fermandosi di colpo.
- Vuoi parlarne adesso.?? – domandi preoccupata fermandomi anch’io in mezzo al marciapiedi.
- Vorrei. Ma so che non è probabilmente il momento adatto – ammise sconsolato riprendendo a camminare. Mi affiancai a lui senza dire parola e tornai a riflettere sugli ultimi giorni e sui nostri scontri. Ci eravamo feriti, e tanto. A parole come a gesti, ma aveva senso oramai continuare a scappare l’uno dall’altro per poi trovarci comunque a rincorrerci.? Era chiaro che ci volevamo bene, era chiaro che amici non lo saremmo mai potuti essere, allora perché continuare a stare lontani.?? Perché mentire a me stessa.?? Il mio passato era fatto di dolore e delusione, soprattutto per colpa degli uomini a cui tenevo di più, ma aveva davvero senso star lontani dalla remota possibilità di esser felice.?? Anche Damon mi aveva fatto male, nel giro di poco tempo, ma non era stata una scelta sbagliata dettata dal rancore di avergli fatto anch’io del male a mia volta.?? Per non parlare del fatto che non ero l’unica lì, che arrivasse da un passato turbolento, anzi.
A quel punto, proprio davanti al nostro palazzo, fui io a bloccarmi tutto d’un tratto. Damon si girò per guardarmi perplesso della mia reazione, ma non fece in tempo a chiedere cosa mi fosse preso, che mi fiondai sulle sue labbra.
Quanto mi erano mancate in quelle due settimane.
Da quel momento ci staccammo solo per respirare, e non ci fu notata forse migliore nella mia vita. Da prima fummo selvaggi, bisognosi di riunire i nostri corpi il prima possibile dopo quei giorni così distanti, ma a seguire, quando finalmente entrò in me, fu come se stessimo ballando un tango: sensuale, ma estremamente lento. Fu credo quella, la prima volta, che feci davvero l’amore con qualcuno.

Quando riaprì gli occhi, la luna faceva ancora capolino dalla mia finestra. Diedi una rapida occhiata all’orologio sulla parete e notai che fossero solo le 4 del mattino. Damon dormiva accanto a me, e d’istinto mi accoccolai sul suo petto.
- Cosa ci fai sveglia.?? – domandò assonnato il ragazzo posandomi un dolce bacio tra i capelli.
- Potrei chiederti la stessa cosa – gli feci notare sorridendo tra me e me.
- Mi ha svegliato il calore del corpo di una piccoletta – commentò divertito e di risposta gli tirai un pugno sui magnifici addominali per quell’odioso soprannome.
- Hej, i patti erano che non mi avresti più chiamata così.!! – lo rimproverai fingendomi offesa.
- Touchè. Me n’ero scordato – ammise ridendo – come stai.?? – domandò a seguire serio e titubante. Spostai allora il mio corpo per ritrovarmi appoggiata con braccia e mento sopra il suo petto in modo da poterlo guardare negli occhi.
- Sto bene – risposi sincera, allungandomi un poco per posargli un dolce, ma veloce, bacio sulle labbra.
- Quindi tutto questo cosa significa.?? – domandò preoccupato. Glie lo leggevo negli occhi il terrore che da un momento potessi impazzire o scappare come al mio solito – Che stiamo bene e che non sto per dare di matto o fuggire -continuai poi serenamente – ma dobbiamo parlare – affermai poi seria facendo sbiancare il ragazzo. Ci sedemmo in automatico tutti e due più comodi appoggiati alla spalliera, ma senza mai distogliere i nostri sguardi.
- Sono tutto orecchi – disse lui con un sorriso tirato in viso per smorzare la tensione.
- Io... io voglio provarci. Voglio credere in noi due, voglio credere in te, ma...ma per farlo ho bisogno di sapere. Tu in un modo o nell'altro hai saputo del mio passato, sai chi sono e perché sono così: mi hai ascoltato, spronato, appoggiato mentre io....io non so niente – iniziai a blaterale nervosa sotto sguardo perplesso del mio vicino di casa, per poi prendere un grosso respiro e chiedere – Raccontami di Rose – 

Buongiorno lettrici.!!
Dai a sto giro sono stata molto più buona, leggera e soprattutto ho finalmente fatto riavvicinare i nostri Delena. Sono stata un po' più brava, no.??
Ahaha ok scherzi a parte spero che il capitolo vi sia piaciuto, sia per i toni effetivamente più leggeri che anche per le belle notizie, come la gravidanza di Jenna e la scelta finalmente di Elena. Come vi avevo anticipato nei capitoli precedenti era fondamentale per me che la nostra protagonista, anche grazie ai consigli di Caroline, si rendesse conto pian piano da sola che voleva davvero stare con il maggiore dei Salvatore, e che fosse oramai quasi una scelta "naturale", non forzata.
Detto ciò ammettò che la leggerezza di queste righe è dettata anche dal fatto che nel prossimo capitolo, nonostante vi preannunncio ci sarà molto Delena, come immagino abbiate intuito dalle ultime parole di Elena, parlerò finamente di Damon, e no, non sarò un capitolo per niente leggero. Soprattutto l'inizio.
In ultimo però vorrei ringraziare tutti quelli che continuano a leggermi, chi mi ha messo tra i preferiti, i seguite e i ricordati e ovviamente chi si è preso quei 5 minuti per scrivere un commento.!
Davvero Grazie :D
A.

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Capitolo 15
*** 14. Ufficialmente ***


Sera Mondo.!!
Piccola premessa pre capitolo. Allora come già preannucciato, anche in questo capitolo andrete a leggere un tema abbastanza particolare e pesante. Come detto in precedenza tutto quello che c'è scritto non è finzione ne ipotesi su come possano esser determinate malattie, ma purtroppo mi sono molto vicine.
Detto ciò il capitolo è relativamente un poco più corto del solito, e diviso in due parti: 1° più pesante 2° più frivola per smorzare la tensione.!!
Buona lettura.!! :) 


14. Ufficialmente

Damon si pietrifico e distolse i suoi occhi azzurro cielo dai miei, per perde a guardare il vuoto. Fu sicuramente tra i momenti in cui più di tutti ebbi paura di avere detto quella parola di troppo, che ora che le cose sembrassero poter migliorare, avrebbero fatto allontanare di nuovo il ragazzo da me. Fortunatamente però così non fu.
-Mi fa strano sentire il suo nome… è quel tasto dolente che nessuno tira mai in mezzo ai discorsi, nella speranza che prima o poi io mi dimentichi di lei e tutto quello che è successo – Iniziò a raccontare guardando il vuoto – Ma non credo che potrò mai dimenticare. Sarebbe anche credo irrispettoso e ingiusto nei suoi confronti – sentenziò solenne.
- Damon… Forse ho esagerato, se non te la senti… - tentennai io. Ero la prima che voleva sapere, ma vederlo così perso mi spiazzò.
- No Elena, hai ragione tu. Se vogliamo provarci davvero, dobbiamo raccontarci anche i nostri demoni, ed ero che io ti parli dei miei – affermò il ragazzo. Prese una breve pausa, come a capire da dove far partire la sua storia e riattaccò a parlare – Conobbi Rose il primo anno di collage, insieme ad Alaric, al bar dello studentato. Ci scontrammo a una gara di freccette per vincere il primato sull’unico tavolo da biliardo disponibile. Non restarne ammagliati fu praticamente impossibile; era un uragano: solare, divertente, bella e anche un po’ maschiaccio. Diventammo amici praticamente subito e passammo l’intero anno a uscire e ubriacarci sempre insieme. Ric, lei ed io eravamo il trio delle meraviglie. Ovviamente però nel tempo alcune dinamiche cambiarono, e quando il mio compare iniziò a uscire stabilmente con una ragazza, capitavano sempre di più le sere che sul divano a guardare la partita ci fossimo solo io e Rose e da lì una cosa tira l’altra e bhè… iniziammo a fare coppia fissa. Era strano, non ero mai stato in una vera relazione, ma con lei fu tutto così semplice i primi mesi – disse sorridente al pensiero di quei ricordi oramai lontani.
- E poi cos’è successo.?? – chiesi curiosa ma titubante di quello che mi avrebbe raccontato, sapendo purtroppo già il finale.
- Rose era estremamente fragile. Si dimostrava davanti a tutti sempre sorridente e spavalda, ma non lo era mai stata – affermò malinconico - Tutto iniziò ad andare male quando la portai ovviamente a casa dei mie la prima volta. Mia madre la riempì di domande inopportune per tutta la sera, e fece di tutto per farla sentire inferiore alla famiglia. Rose d'altronde era una ragazzina proveniente dal Texas, padre meccanico e madre insegnante d’asilo, che si pagava la retta di Yale grazie alle sue borse di studio dovute agli ottimi voti e al lavoro come cameriera in un locale di New Haven: per mia madre accettare una persona del genere in famiglia era un pazzia. Fu credo lì che qualcosa in lei cedette per la prima volta, ma ci arrivai solo tempo dopo. Quando tornammo dalla cena si chiuse in bagno: la sentì vomitare, ma pensai fosse una reazione dettata dalla tensione della pessima serata – mi confidò tristemente.
- Soffriva di disturbi alimentari – constatai sovrappensiero.
- Bulimia per la precisione, dettata da una forma di depressione antecedente. Quando ancora eravamo semplici amici ce ne aveva parlato a me e Ric qualche volta. Ci aveva raccontato di come il suo sentirsi inadeguata l’avesse portata a cercare la perfezione estetica, ma di come la rabbia che covava dentro però, la portasse ad affogarsi di cibo: da lì la bulimia, il rimedio più veloce per poter mangiare ma nello stesso tempo diventare perfetta. Il problema che queste sono malattie che ti rimangono dentro. Ci disse che era accaduto durante l’ultimo anno di liceo, che ora che andava al college lontano da casa e dalla sua vecchia vita stava bene, ma come può una ragazza che affronta una cosa del genere, uscirne indegna da sola, senza l’aiuto di uno specialista e soprattutto stare bene dopo così poco tempo.? - domandò retorico con toni rabbiosi – Io e Alaric non ne capivamo niente di queste cose, quindi come non crederle.?? E come capire in tempo che ci stava ricascando a pieno regime.?? Iniziò a dimagrire, a perdere le forze, il sorriso, e nessuno di noi l’aiutò in tempo. La cosa andò avanti per buona parte del terzo anno, e ogni festa a cui decideva di accompagnarmi contro oramai la mia volontà, ogni volta che la circondavo di tutte quelle persone a cui lei senza ragione s’ispirava, ogni volta, lei, perdeva un po’ di se stessa. Tutto finì durante le vacanze di primavera di quell’ultimo anno. Oramai ero ben consapevole di cosa le stesse accadendo, ma ovviamente i miei sforzi per farla ritornare in se risultavano inutili. La portai quindi nella villa negli Hamptons, dato che sapevo quanto amasse il mare, ed ero pronto a convincerla di farsi vedere dal miglior psichiatra che avessi trovato: volevo spronarla a guarire, volevo che ritornasse la ragazza che avevo conosciuto in quel bar quasi tre anni prima, e non mi importava di perderla. Avrebbe potuto arrabbiarsi, decidere di tagliarmi fuori dalla sua vita. Ero disposto a farmi odiare da lei, l’importante era che guarisse – raccontò esasperato dai suoi stessi ricordi.
- Ma non ti ha dato mai ascolto…- cercai di completare i suoi pensieri, ma Damon scrollò amareggiato la testa.
- Non feci mai in tempo a dirglielo – ribatté – Lasciai passare i primi giorni per nella speranza che l’aria di mare la facesse rilassare, ma il giorno che mi decisi finalmente a parlare con lei, mia madre irruppe in casa. Stava organizzando la sua ennesima festa ed era passata dagli Hamptons per sistemare. Ovviamente non poté far a meno di commentare la presenza di Rose in casa e quindi iniziammo a litigare davanti a lei. Volarono tante parole, soprattutto da parte di mamma, che diedero, presuppongo, il colpo di grazia a quella che era già la fragile psiche della ragazza. Mi ricordo una frase in particolare “Guardala Damon, ha toccato il fondo, e se continuerai a starle appresso ti trascinerà solamente nel suo baratro” - disse duro canzonando le parole della signora Salvatore – A quel punto Rose scattò. Non so se furono quelle parole in particolare, o tutto il litigio a cui aveva assistito, ma con voce flebile mi prego semplicemente di smetterla e riportarla a casa. Non ribattei e tornammo a New Haven. Prima di lasciarla scendere dalla macchina le promisi che mi sarei inventato qualcos'altro per quei giorni di vacanza che rimanevano, ma le mi baciò dolcemente e mi sussurrò “non ti preoccupare, non ce ne bisogno” e se ne andò. Credo che in quel momento avesse già preso la sua decisione, ma io non potevo immaginarlo – concluse con tono piatto lasciandomi realizzare da sola l'assurdo epilogo di quella storia.
- Oh mio Dio... - sussurrai sconvolta.
- Quando andai da lei la mattina seguente, il pianerottolo era un via a vai di poliziotti e paramedici. L' aveva trovata la sua coinquilina quando era rincasata all'alba. Lasciò due lettere, una per i suoi e una per me. Scrisse che lei era come un vaso rotto, che per quanto avesse riattaccato i pezzi della sua anima con la colla, sapeva benissimo che non sarebbe potuta durare al lungo. Mi ringraziava di quei 3 anni che le avevo regalato e affermava però che mia madre aveva ragione, che lei, per quanto ci avesse provato a esser perfetta, non lo sarebbe mai stata, ne per me e ne probabilmente per nessun altro, e che se avesse continuato a starmi vicino avrebbe rotto anche me, come chiunque altro si fosse avvicinato a lei, perciò era meglio togliersi di mezzo – spiegò infine, e una lacrima gli solcò il viso. D'istinto, così come aveva fatto lui con me la mattina prima, glie l'asciugai con una carezza. Damon di risposta catturò la mia mano con la sua e la portò alle labbra per baciarla.
- Da qui il rapporto con tua madre – constatai d'un tratto riassemblando tutti i pezzetti del puzzle dei comportamenti di Damon.
- Già... Sono consapevole che non l'abbia uccisa lei. Sono consapevole che Rose era malata da tempo, ma è stata lei per prima a farla sentire di nuovo inadeguata. È stata lei per ultima a dire determinate parole che l'hanno portata alla scelta di rinunciare a lottare – disse con rabbia. Mi accoccolai a lui per fargli capire che per quanto diverso, comprendevo il suo dolore di perdita e delusione. Il ragazzo mi accolse dolcemente tra le sue braccia e mi strinse come se avesse paura che potessi scappare.
- Dopo Rose mi ero ripromesso di non rimettermi più in gioco con nessuna. Lontano dalle relazioni, lontano dal dolore, e ti dirò ci stavo riuscendo veramente bene, ma poi sei arrivata tu e hai stravolto tutto – ammise poggiandomi un bacio tra i capelli.
- Ci siamo stravolti a vicenda quindi – constatai sorridendo – Mi dispiace comunque – dissi infine crollando di nuovo tra le sue braccia.

La mattina seguente fu un forte odore di caffè a svegliarmi. Ci volle su per giù qualche minuto prima che aprì contro voglia gli occhi, ma sicuramente ne valse la pena: Damon, in soli boxer, sedeva a bordo del letto con un vassoio in mano pieno di pancakes e due tazze fumanti di caffè, e mi fissava sorridente.
- Buongiorno dormigliona – esordì dolcemente.
- Buongiorno a te straniero – risposi sorridente – Hai davvero trovato in casa qualcosa da poter preparare la colazione.?? - domandai a seguire divertita sedendomi.
- No, tu e Caroline infatti credo dobbiate fare assolutamente una spesa. Fortunatamente il mio frigo è in condizioni migliori, quindi sono passato dal mio appartamento a prendere il necessario – ribatté divertito strappandomi un bacio.
Mangiammo tranquilli a letto chiacchierando del futuro piccolo Saltzam, del programma che aveva organizzato insieme ai suoi amici per l'addio al Celibato di Ric, e dei programmi, oramai saltati, di quello che avevamo pensato noi ragazze per l'addio al Nubilato di Jenna.
Una mattinata, serena, fatta di risate e baci rubati, che aveva decisamente un tono finalmente più felice rispetto a quello di cui avevamo parlato durante la notte.
Eravamo totalmente persi nelle nostre chiacchiere quando Caroline ci destò dai nostri discorsi.
- Elena ho visto che Damon non è sul divano, non dirmi che ha combina... - esordì la ragazza entrando preoccupata in camera mia, ma ovviamente il discorso le morì in gola una volta varcata la soglia – OH MIO DIO – esclamò sconvolta, mentre io morivo dall'imbarazzo e Damon scoppiava a ridere.
- Care stai urlando che succede.?? - domandò irrompendo nella stanza anche Stefan e io Sprofondai imbarazzata sotto le coperte. Ero appena stata colta nuda, nel mio letto, a fare colazione e flirtare con il mio vicino di casa, anch’egli nuovamente e totalmente nudo, non che migliore amico della mia coinquilina e fratello del suo fidanzato. Era una situazione abbastanza esilarante.
- Wow, e io che pensavo vi ste ammazzando – commentò divertito Stefan.
- Devo dedurre che abbiate finalmente risolto le cose voi due.?? – domandò con finto tono di rimprovero la bionda incrociando le braccia sotto il senso.
- Tu che dici Barbie.?? – ribatté malizioso Damon.
- Scusate chiedo troppo a proporre di continuare questa conversazione in salotto e con dei vestiti addosso.?? – domandai esasperata guardando tutti i presenti.
Stefan scoppiò a ridere di gusto, e seguito da Caroline uscirono finalmente dalla stanza chiudendosi dietro la porta.
- Era un po’ che mio fratello non mi beccava in situazioni come queste. Immagino che per un po’ avrà di cosa sfottermi – commentò ancora divertito il ragazzo.
- Parliamone. Con Caroline non mi era mai capitato, avrà di cosa prendermi in giro a vita – proclami alzandomi dal letto, ma il ragazzo in men che non si dica mi afferrò per un braccio e mi rigettò sul materasso, fiondandosi sulle mie labbra.
- Hej, guarda che quei due ci stanno aspettando fuori dalla porta – iniziai a mugugnare io tra un bacio e l’altro.
- E tu lasciali aspettare – affermò Damon poco disposto a lasciarmi andare.
- Dam…- lo richiamai e il ragazzo si staccò da me alzando le braccia in segno di resa. Ci alzammo così ufficialmente dal mio letto, e iniziammo a metterci qualcosa di più coprente addosso.
- Scusa la domanda. Ma di base cosa dovremmo spiegare a quei due.?? – mi chiese poi perplesso mentre si ri infilava la camicia.
- Emh… non lo so – risposi facendo spallucce infilandomi i miei pantaloncini da casa – Ma davvero sei passato dal tuo appartamento per prendere da mangiare e non hai pensato di metterti qualcosa di più comodo.?? – domandai poi divertita.
- Sai com’è, nudo sotto le tue lenzuola stavo comodo – mi fece notare malizioso e in risposta gli tirai una maglietta addosso, poi chiesi – comunque tu cosa vorresti dire.?? -
- Che hanno la loro relazione a cui pensare, e di quindi lasciar in pace la nostra – affermò come se fosse la cosa più logica del mondo, e io non potei che perdere un battito per le sue parole –Elena, tutto bene.?? – domandò poi notando il mio strano comportamento.
- Quindi… io e te… cioè noi due abbiamo…si insomma, siamo una coppia – balbettai imbarazzata. Erano anni che non mi trovavo in una situazione del genere, e pensare di esser ufficialmente la ragazza di Damon mi metteva al quanto in soggezione.
- Si… cioè credevo che dopo ieri sera fosse chiaro – rispose perplesso e con il terrore negli occhi di chi si aspettava una mia prossima fuga. A quel punto, mi sorse spontaneo avvicinarmi a lui, baciarlo e sussurrargli a fior di labbra – Era solo per esser sicura che fosse stato tutto vero -


Rieccomi.!!
Allora che ne dite.?? Si lo so, la storia di Rose è abbastanza tostina, soprattutto per il suo epilogo, ma oltre che ovviamente per la storia in se e per farvi capire a voi lettrici anche le difficioltà di Damon nel avere na relazine e soprttutto il rapporto con sua madre, volevo sensibilizzare una minima chiunque mi legga al tema della Bulimia e Anoressia. Tutto Qua. Nella storia ovviamente ho preso il caso pù estremo della Malattia, ma in quasi circostanza,vi prego di non sottovalutarla.
Detto ciò, come annunciato a inizio capitolo abbiamo anche avuto una parte un po' più easy e divertente nella quale ovviamente non poteva mancarci una scenetta con Caroline ahah ma soprattutto ora è ufficiale: dopo la bellezza di 14 capitolo Elene e Damon sono una coppia :D ma non crediate che questo mi fermi dal continuare questa storia muhahhaha Ok questa è la febbre che mi fa delirare.!!
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto e ovviamente ringrazio come sempre chi commenta, chi mi legge e chi mi segue.!!
Davvero grazie :)

Xoxo A.

 

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Capitolo 16
*** 15. Come Kate Middleton ***


15. Come Kate Middleton

Le settimane che seguirono, fino al giorno del ringraziamento, furono degne dei miei sogni più nascosti. Non riesco ancora a decidermi se filasse meglio lo stage o la relazione con Damon, ma probabilmente la seconda.
In redazione erano tutti entusiasti del mio lavoro, e sempre più mi capitava di occuparmi di alcuni progetti o interviste in modo totalmente autonomo, mentre a casa bhè… non credevo sarebbe potuta andare meglio. Rispetto a quando tenevamo tutto nascosto, in verità le cose non erano poi cambiate troppo tra me e il mio vicino di casa. C’erano sere che passavamo da soli mentre altre in compagnia; si bisticciava e si finiva a letto; insomma forse fu proprio il fatto di esser totalmente noi stessi, come l’eravamo stati prima, senza troppe moine o robe smielate, a renderci funzionali, per non parlare dei giorni in cui Damon partiva per lavoro, che aumentavano la nostra passione al suo ritorno.
Passarono i giorni e in poco tempo arrivò Halloween. Teoricamente fummo invitati a un party pseudo privato nella residenza metropolitana della famiglia Salvatore, ma Damon declinò prettamente l’invito: voleva evitare altre pessime uscite di sua madre e compagnia, ed essendo che c’era la possibilità che anche la stampa fosse presente, preferiva per ora tenermi fuori dai rotocalchi, per quanto a sua insaputa su un giornale ci fossi già finita.
Avevo purtroppo incrociato Lily a qualche evento, ma riuscì fortunatamente a tenermene comunque ben lontana, cosa che purtroppo non avvenne anche con i Mikealson: mi trovai infatti a fronteggiare tutta la famiglia al completo per un’intervista.
Ebbi fortuna però nel scoprire, non so come dopo così tanto tempo, che di quella odiosa famiglia facesse parte anche Kol. Non so se fu più sorpreso lui scoprire che io non avessi intuito il collegamento palese (dati gli stessi cognomi) o io a trovarmelo davanti in presenza di Klaus e Rebekah. Mi disse però che anche lui non era in ottimi rapporti con la famiglia, anzi a dirla tutta davvero pessimi, e che se non in occasioni davvero particolari (come quell’intervista voluta dal nonno al quale invece era molto affezionato) , se ne stava più alla larga possibile. Ovviamente, nonostante la presenza del mio amico, e il contesto comunque lavorativo in cui mi trovavo, la bionda patina non perse occasione per sminuirmi e darmi sui nervi, facendo soprattutto battutine in riferimento a Damon, ma Sullivan si rivelò esser un ottimo collega, che pur non sapendo di preciso cosa ci fosse tra me e il maggiore dei Salvatore, aveva comunque ripreso più volte in modo piccato il comportamento di Rebekah. 
Nel mentre, ovviamente, rimaneva in sospeso anche la questione riguardante mio padre: continuavo a torturarmi soprattutto la notte sul da farsi, ma avevo deciso comunque di rimandare qualsiasi decisione fino all'incontro con mio fratello. Grayson Gilbert dopo il nostro movimentato caffè non si era più fatto vivo, e io avevo temporaneamente deciso di non cercarlo.
Detto ciò, le dinamiche di quelle settimane tutto sommato felici, iniziarono a cambiare giusto in prossimità del ringraziamento.
- Gilbert posso farti una domanda senza rischiare la decapitazione – domandò d’un tratto Sullivan mentre finivamo d’elaborare la bozza dell’intervista a Sarah Jessica Parker.
Erano oramai le 8 di venerdì sera, e non saprei direi chi avesse vinto la gare di sbadigli nelle ultime 4 ore. Era stata una settimana a dir poco intensa, sia in ufficio che fuori e sia io che George eravamo arrivati davvero allo stremo.
- Odio quando qualcuno inizia a pormi domande con questi presupposti – commentai divertita – Comunque spara, giuro di non ucciderti – dissi mettendo la mano sul cuore.
- Bhè… Ma tu e il figlio maggiore dei Salvatore state insieme o no.?? – chiese titubante e impaurito della mia reazione.
- Diciamo di sì – risposi sorridente – e anzi, ti devo ringraziare per avermi per così dire difesa l’altro giorno con Rebekah Mikealson – aggiunsi timidamente.
- Figurati, ho visto che non scorreva buon sangue tra voi, e sicuramente tra le due preferisco te – rispose lui divertito – Comunque scusami la domanda, ma ammetto che a furia di leggere tutti quei pettegolezzi, mi sono incuriosito – affermò a seguire.
- Quali pettegolezzi.?? – domandai perplessa cascando giù dal pero – Vuoi dire che oltre a quel trafiletto di qualche settimana fa, in giro si è detto altro.?? – continuai.
- Elena ma davvero non ne sai niente.?? – mi chiese stupito e retorico il ragazzo, al che si alzò dalla scrivania e uscì dall’ufficio trafelato per poi tornare qualche istante dopo con una decina di giornali in mano – Sono settimane che sei sui rotocalchi rosa. Tu e la tua coinquilina avete dei ragazzi e un giro di amici che non è proprio inosservato sai.?? – aggiunse mostrandomi le riviste – partiamo dal tuo amico dell’altro giorno: Kol. A parte che ancora mi chiedo come non hai collegato il fatto che fosse imparentato coi Mikealson, ma va bhè. Comunque il ragazzo qui, fa parte di una delle famiglie più IN di tutta Manhattan: una sottospecie di famiglia Kardashian. La differenza che invece che di moda, si occupano di politica, che è peggio. Steven Mikealson, il capo famiglia, è stato sindaco di New York per anni: è un gran uomo ed infatti è l’unico della famiglia, Kol escluso, che si salva. Suo figlio Mikael infatti è un deputato, e tutti in città sanno quanto sia immischiato in giri a dir poco disdicevoli. Si è sposato a 20anni erotti con Esther, figlia anche lei di qualche senatore, e non so quanti suoi tradimenti negli anni siano stati pubblicati sui giornali scandalistici, nonostante lei abbia il continuo coraggio di negare. In tutto la coppia ha pure avuto 5 figli. Elijah il maggiore di tutti, Klaus, che si dice sia il frutto di una delle scappatelle di Esther, Finn, Kol e la piccola e viziata Rebekah. Ovviamente si sono dati sempre tutti un gran da fare per seguire il nome della famiglia e anche la sua cattiva fama, tranne Kol che ha disertato tutti iscrivendosi all’accademia di cinematografia e chiudendo i rapporti con il parenti. Tutto ciò però l’ha portato a esser il pupillo ovviamente di nonno Mikealson. I giornali scandalistici lo adorano perché è imprevedibile e soprattutto si sa quanto il gossip ami le pecore nere –mi spiegò George tutto preso dal suo racconto.
- Serio.?? - domandai basita – giuro non mi sono mai interessata.!! Ora mi hai davvero incuriosita, vai avanti – lo spronai poi interessata. Era vero che avevo sempre saputo che i miei amici non erano  proprio all'ultimo gradino delle classi sociali, ma non mi ero mai posta troppe domande.
- La tua ingenuità sull'argomento è meravigliosa Gilbert... - affermo divertito – comunque, continuiamo la lezione con Alaric Saltzma. Di lui cosa sai.?? - domandò con finto tono serio.
- Che è il migliore amico di Damon Salvatore, che si sono laureati insieme a Yale in Marketing ed Economia, ha continuato gli studi e che è il fondatore di una Start up che ha avuto non pochi successi. In più tra poco si sposa – risposi come una scolaretta, omettendo la notizia che sarebbe diventato anche papà.
- Bene. Hai già delle buone basi. Ma siamo più precisi: ha fondato da solo, all'età di soli 23 anni, una società di agevolazioni economiche per le imprese che nell'arco di 6 mesi è stata quotata in borsa per un valore di 10 milioni di dollari. Tre aziende su quattro negli Stati Uniti sono appoggiate a lui e nell'arco di due anni si è fatta un nome invidiabile. In più sta per sposarsi con Jenna Hostings, figlia dell'impresario Richard Hostings e Leslie Bogart. E si, quella Leslie Bogart, figlia a sua volta di Humphrey Bogart e Lauren Bacall – mi specificò entusiasta facendomi rimanere senza parole.
- Wooow... bhè non ne avevo la ben che minima idea di Jenna.!! - ribattei incredula.
- Si, questo l'avevo capito. Comunque poi Bonnie e Matt sono semplicemente ricchi, non si hanno troppe notizie su di loro sui rotocalchi, se non ovviamente quando vengono pizzicati con tutta la compagnia, anche se ovviamente la vostra amica iniziando, a far coppia fissa con Kol sta diventato piuttosto gettonata – affermo per concludere.
- Non pensavo davvero. Mi sono stati presentati come amici di Caroline, non per la loro importanza – constatai semplicemente – Ma qui torniamo però alla domanda iniziale. Che pettegolezzi ci sarebbero sul mio conto scusa.?? - chiesi preoccupata.
- Diciamo che sei diventata il mistero numero uno delle pagine rosa – affermò il mio collega prendendo una rivista a caso dal tavolo – Escludendo la famosa foto che ti mostrai qualche tempo fa, tu e Damon Salvatore siete oramai nel mirino dei paparazzi, soprattutto perché non esiste foto che provi che effettivamente vi frequentiate o stiate insieme – mi spiegò aprendo un giornale e mostrandomi un articolo che parlava di noi - “Amici o altro?? Ancora niente scatti che possano provare che ci sia qualcosa di più tra il maggiore della famiglia Salvatore e la giovane stagista di Cosmopolitan Elena Gilbert. Per quanto siano sempre più frequenti gli avvistamenti dei due giovani in giro per Manhattan, ancora nessuna effusione che possa dimostrare qualcosa di più di una semplice amicizia, proprio come qualche anno fa si sospettava di Caroline Forbes, ora legata al fratello minore. L’unica cosa chiara in tutto ciò è sicuramente il commento di Lily Salvatore, che alla domanda postale poco tempo fa sulle relazioni dei suoi ragazzi ha risposto con non chalance “Non posso stare dietro a tutte le ragazze con cui escono i miei figli. Parlerò di relazioni quando avranno un anello al dito”. Insomma, le notizie sono poche e sicuramente contrastanti, ma parliamoci chiaro, i due ragazzi nelle foto sottostanti sarebbero davvero una bella coppia. Noi tifiamo per loro.!!” – Lessi tutto d’un fiato – Ma davvero.??? – domandai poi basita.
- Capito perché mi è venuto spontaneo chiedertelo.?? I giornali sono pieni di foto e articoli su di voi. Soprattutto perché stare con uno come Damon Salvatore, è come stare come un membro della famiglia reale d’Inghilterra. Sei praticamente vista come una Kate Middleton 2.0 versione New York – affermò per concludere euforico. Ero pronta a controbattere ovviamente a quel patetico paragone, ma una voce, che non sentivo così vicina da tempo, mi anticipò.
- Spero almeno che me lo presenti prima del matrimonio, perché non è stato proprio il massimo scoprire della vita sentimentale di mia sorella tramite una rivista anonima che leggeva una mia compagna di corso – proclamò il ragazzo appoggiato allo stipide della porta. Ci misi credo meno di un secondo a riconoscerlo, e ancora meno ad alzarmi di scatto dalla sedia e fiondarmi tra le sue braccia.
- Dio Jeremy.!! Che belo vederti – dissi quasi commossa. Erano passati praticamente 3 mesi dall’ultima volta che l’avevo abbracciato, e credo non ci fosse cosa al mondo che mi fosse mancata di più in quel periodo.
- El se continui a stritolarmi così finisci per strozzarmi – commentò divertito il ragazzo tenendomi comunque tra le sue braccia.
- Hai ragione scusa – ammisi staccandomi – comunque così ci fai qui.?? Non ti aspettavo prima di lunedì – constatai a seguire perplessa.
- Volevo farti una sorpresa, che ovviamente in parte mi hai rovinato perché all’alba delle 20.30 di venerdì sera sei ancora in ufficio.!!! – mi rimproverò bonariamente dandomi uno scappellotto in testa.
- Perdonala, è colpa mia – s’intromise d’un tratto Sullivan nella conversazione, ricordandomi della sua presenza – L’ho tirata in mezzo a parlare tra una cosa e l’altra. Comunque piacere George – aggiunse poi alzandosi e porgendo la mano a mio fratello.
- Il piacere è mio, sono Jeremy. Il piccolo di casa Gilbert - ribatté lui stringendogliela – Bhe comunque posso rapirti e portarti a casa.?? – chiese poi divertito.
Feci entusiasta un si con la testa, e dopo aver salutato velocemente il mio collega, mi diressi verso il mio appartamento con il mio fratellino.
- Allora su, finché siamo ancora da soli raccontami un po’ – disse a un certa il ragazzo addentando il suo panino. Avevamo optato per una cena al volo per strada dato che tutti e due stavamo morendo di fame.
- Tu cosa vuoi sapere – risposi di getto, temporeggiando su quello che poi sarebbe stato il mio discorso sulla richiesta di nostro padre.
- Vediamo.. lavoro non chiedo: ho visto l’ufficio ed è una figata, ho conosciuto un tuo collega e sembra anche simpatico, e in più ho comprato gli ultimi Cosmopolitan, perdendo così la mia mascolinità di fronte alle ragazze, per leggere il tuo nome scritto sui dei pezzi, quindi direi che siamo a cavallo – affermò divertito.
- Chiedo venia, non volevo sminuire il tuo lato Alpha – commentai in una risata.
- Tranquilla, mi sono riscattato con altro – ribatté lui – Quindi occupiamoci degli argomenti piccanti signorina Middleton – proclamò con un sorriso malizioso – A quanto pare le varie speculazioni che si fanno sulle riviste di gossip sono vere. Tu e questo Salvatore state insieme -
- Stiamo vedendo come funziona – precisai - Ma fino a dieci minuti prima del tuo arrivo, non avevo idea che fossimo sulla bocca di tutti – dissi con tono esasperato. L’idea di esser nel mirino dei rotocalchi non mi faceva impazzire.
- Stai attenta… sai meglio di me che i giornalisti sanno esser spietati e scavare nelle tue faccende più private – mi disse con tono serio e preoccupato.
- Qualcosa è già uscito fuori. Qualcuno ha definito il mio passato “burrascoso” ma non so se c’è stato altro. Comunque vada, finché rimango nella mia ignoranza come ho fatto fino ad oggi non credo che la cosa mi tangerà troppo. Detto ciò, l’importante e che Damon non ne venga a conoscenza. A Differenza mia andrebbe su tutte le furie- gli spiegai.
- Ti tratta bene.?? – domandò Jeremy.
- Mi fa stare bene, che è diverso. Diciamo che le cose tra noi non sono sempre state rose e fiori, e sicuramente non siamo la classica coppia tutto cuori e amore, ma Damon è una persona fantastica quando la conosci. Poi per carità, sa esser meraviglio tanto quanto sa darmi sui nervi, ma va bene così – dissi serena.
- Cosa sa.?? – chiese preoccupato a seguire il mio interlocutore. Mio fratello sapeva quanto fossi stata ben consapevolmente lontana da un qualsiasi legame affettivo con qualsiasi ragazzo per anni, in modo da evitare di parlare di me e del mio passato, e sentivo quanta titubanza c’era nella sua domanda per paura che non avessi avuto il coraggio ancora di esser totalmente me stessa con qualcuno.
- Tutto Jer. Ci sono state più occasioni per le quali nel bene e nel male sono riuscita a confidarmi con lui; sarà perché arriva da un passato anche lui tutt’altro che facile, sarà perché una minima sembra davvero tenerci a me, ma non è scappato dai miei demoni e ha cercato di spronarmi nell’andare avanti – ammisi imbarazzata. Stavo parlando pur sempre con mio fratello di un ragazzo e la cosa mi metteva comunque a disagio.
- Sono davvero contento per te sorellina. Te lo meriti – sentenziò lui fermandosi in mezzo alla strada e tirandomi a se per potermi abbracciare. Lo lasciai fare, e ricambiai con affetto il gesto, ma d’un tratto mi staccai. Era arrivato il momento di parlare degli argomenti scomodi.
- Jeremy a proposito di demoni e passato… - iniziai titubante, abbassando lo sguardo e tornando a camminare – Ho visto papà – farfugliai.
- TU COSA.?? – sbraito in mezzo alla strada.
- Calmati Jeremy – lo intimai seria – non l’ho cercato ovviamente io, si è presentato alla porta di casa mia – gli spiegai.
- Come diamine è riusc….va bhè lasciamo perdere. Cosa voleva piuttosto.?? – domandò nervoso. Mi guardai intorno in cerca di una panchina, cosa che fortunatamente per le strade di Manhattan non mancavano, e feci cenno al ragazzo di seguirmi. Ci sedemmo, e presi d’istinto le mani di Jer tra le mie. Sentivo il suo sguardo preoccupato addosso, e quando finalmente mi feci coraggio alzi i miei occhi verso i suoi e inizia a parlare.
- Papà sta morendo – sentenziai più neutra possibile.
- Oh… - rispose lui e vidi la sua furia negli occhi spegnersi all’istante. Per quanto facesse il duro, per quanto si ostinasse a odiarlo per me, era pur sempre il nostro papà.
- Già… Di quanto mi ha detto ha smesso di bere da qualche mese, sta frequentando gli alcolisti anonimi ecc… ma gli hanno diagnosticato la Cerrosi Epatica congenita. Il fegato è fuori gioco – inizia a spiegargli.
- Bhè ma se la Cerrosi è congenita, questo vuol dire che non per forza sia scaturita a causa dell’alcol, perché non gli fanno semplicemente un trapianto.?? – iniziò a domandare in ansia, tirando fuori il ragazzino di 10 anni che amava suo padre.
- Perché nonostante sia congenita non toglie il fatto che abbia passato gli ultimi anni a bere e buttare via la sua vita – constatai amaramente – la verità però è che un modo per salvarlo ci sarebbe – continuai distogliendo lo sguardo.
- Ovvero.?? – chiese perplesso da quella mia controversa affermazione.
- Che a donargli parte del fegato sia io – sentenziai solenne. Ci fu qualche istante di silenzio, nel quale era come se potessi sentire il cervello di Jeremy elaborare tutto quello che gli avevo appena detto.
- Te l’ha chiesto lui o glie l’hai proposto tu.?? – domandò d’un tratto con toni glaciali, rompendo quella finta quiete.
- Lui – dissi sospirando.
- Bhe allora non c’è niente da discutere – affermò il ragazzo alzandosi dalla panchina – Credo la strada per l’inferno sappia benissimo dove sia. Ora andiamo o Caroline ci darà per dispersi – aggiunse infine freddo come il ghiaccio.

Buonasera lettrici.!!
So di non aver dato un minimo spazio ai nostri Delena a sto giro, ma suvvia, dove fare qualche passo in avanti nella storia, e darvi qualche informazione in più anche sulla vita degli personaggi no.?? se no sarebbe  troppo monotona e smielata sta storia. Almeno io preferisco impostarla così, spero che apprezziate comunque :) Finalmente tra l'altro ho dato vita al personaggio di Jeremy, che oltre a qualche telefono e nei ricordi, non avevo ancora introdotto e fatto interagire con la nostra protagonista, cosa che mi dispiaceva al quanto sapendo come anche solo nel telefilm, lei sia legato a lui.
Nonostante la leggerezza del capitolo però giustamente dovevo rintrodurre un po' "l'argomento papà". Non me ne ero ovviamente dimenticata, ma preferisco spaziare tra le varie storyline della mia fiction, piuttosto che affrontarne solo una alla volta, credo che sia più realistico.
Detto ciò finisco il mio monologo ringraziandovi sempre chi mi segue, e spero vi sia piaciuto anche questo capitolo.!!
Un bacio 
A.

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Capitolo 17
*** 16. Incomprensioni e decisioni ***


16. Incomprensioni e decisioni

Rientrammo in casa che erano oramai le 22, ed aspettarci nell’appartamento ritrovammo non solo Caroline, ma anche parte dell’allegra combricola: Ric, Bonnie e i due fratelli Salvatore.
- Hej avevamo organizzato qualcosa per sta sera e io me ne sono completamente scordata.?? - esordì entrando in casa.
- Naaa, reunion casuale Gilbert, vai tranquilla – affermò Ric sorridente – Stef e Damon sono giusto rientrati dall'aeroporto, io ero passato per una birretta del “ben tornato amico sciagurato” e Bonnie... - tentò di chiarire fermandosi spaesato al perché anche la nostra amica fosse in casa.
-...e io sono giusto passata a ridare il vestito che Care mi ha prestato ieri sera. Detto ciò, lui chi è.?? - domandò poi la ragazza soffermando lo sguardo sulla persona che stava in piedi silenziosa di fianco a me.
- Giusto che sciocca, ragazzi lui è Jeremy, mio fratello – proclamai.
- Piacere – ribatté il ragazzo alzando timidamente una mano in segno di saluto.
- Bhè, direi che è il caso di lasciarvi in famiglia allora – sentenziò Damon. Si avvicinò in automatico alla porta, e quindi verso me e io fratello, e senza neanche salutare uscì, urlando oramai dal pianerottolo – Ric, Stef venite o no.?? -

Ovviamente tale comportamento spiazzò tutti, escludendo Jeremy che non aveva ancora capito di chi si trattasse, o almeno così credevo. Comunque vada, non ci vedevamo da tre giorni, per via di un suo ennesimo viaggio di lavoro, e questo era il suo modo di salutarmi.?? Nessuno proferì parola, se non Bonnie che uscendo con i ragazzi salutò mi con un bacio e un altrettanto spaesato – Ci vediamo domani -
Quando finalmente la porta si chiuse fu Jeremy il primo a parlare.
- Ehm, solo io mi sono sentito tremendamente a disagio, o era una sensazione comune.?? - domandò con un sorriso tirato, ma ero troppo sconvolta da quel comportamento senza senso per potergli rispondere.
- Mi spieghi cosa cavoli gli è preso.?? - domandai abbastanza furiosa a Caroline buttandomi affianco la ragazza, sul divano.
- Giuro non ne ho idea.!! Sono entrati tutti giusto 5 minuti prima del vostro arrivo, tanto che non ho nemmeno fatto in tempo ad avvisargli dell'arrivo di Jeremy – ribatté lei altrettanto sconcertata – Scusa ma l'hai sentito in questi giorni.?? - domandò poi preoccupata.
- Hej voi due, la smettete di escludermi dai discorsi come quando andavamo al liceo.?? - chiese rabbuiato il ragazzo gettandosi sulla poltrona di fronte a noi e richiamando la nostra attenzione.
- Scusaci Jer, hai ragione...è solo che – iniziai a spiegare, ma mio fratello riprese velocemente parola.
- Che quello è il famoso Damon Salvatore, e ti ha appena trattata come se non esistessi.?? - canzonò lui retorico.

- Esatto – affermò incredula la bionda – quindi ripeto, è successo qualcosa in questi giorni nei cui lui era a Chicago.?? - ri domandò Care.
-No, anzi l'ho sentito poco prima che salisse sull'aero – dissi rattristandomi e il silenzio calò nella stanza.

Un po' più tardi, dopo aver sorvolato sul misterioso comportamento di Damon e aver bombardato Jeremy di domande sulla vita in accademia, decidemmo di dedicarci a del sonno ristoratore.
Avevo preparato il divano per mio fratello e l'avevo messo a dormire, per poi chiudermi in bagno per una rilassante doccia scaccia pensieri, che però non scacciò proprio un bel niente.
Quando uscì infatti, non feci in tempo a buttarmi addosso il pigiama, che decisi, nonostante l'ora un po' tarda, di andare a parlare con il mio vicino per provare a chiarire la situazione.
Quasi mi avesse sentito uscire di casa, non ebbi modo di finire di bussare, che Damon aprì immediatamente la porta e si fiondò sulle mie labbra, prendendomi in braccio e trascinandomi nel suo appartamento, lasciandomi decisamente perplessa.
- Hej hej tu – iniziai a richiamare la sua attenzione tra un bacio e l'altro – si può sapere cosa ti passa per la testa in quel tuo cervello bacato.?? - domandai spaesata mentre il ragazzo mi posava dolcemente sul divano.
- Scusa.?? - chiese come se li avessi appena chiesto la luna.
- Prima dico, non mi hai degnato di uno sguardo e ora ti sei fiondato su di me, come sinceramente mi sarei aspettata appena mi avessi vista – gli spiegai stupita che non capisse a cosa mi stessi riferendo.
- Bhè...c'era tuo fratello e non so cosa sappia o meno di noi, non volevo metterti in situazioni imbarazzanti – rispose come se fosse la cosa più logica del mondo.
- Certo che sei proprio un'idiota – costatai scoppiando a ridere – L'unica cosa imbarazzante è stata dover spiegare a mio fratello, come il ragazzo di cui avevo parlato così bene mezz'ora prima, mi avesse ignorata senza spiegazione – continuai.
- Contando che non aveva la più pallida idea della mia faccia, potevi evitare di dirgli che fossi io – ribatté piccato.
- Peccato che con tutte le foto sui giornali in cui appaiamo insieme conosca benissimo il tuo aspetto – risposi di getto, per poi accorgermi di aver parlato troppo. Damon infatti passò in men che non si dica dall'aria divertita, a quella decisamente arrabbiata.
- Stai scherzando spero... - disse sbalordito alzandosi nervosamente dal divano.
- Calmati Dam.... non è niente di che. Speculano su cosa ci sia o meno tra noi due, e il fatto che non ci siamo mai comportati in modi espliciti oltre le mura dei nostri appartamenti, porta solo tanta curiosità, dato che ha quanto pare le riviste scandalistiche sono tue fan – tentai di farlo ragionare.
- Si ma erano mesi e mesi che non mi rompevano più le palle – affermò esasperato – e poi tu da quanto lo sai.?? E da quanto che siamo nel mirino dei fotografi.?? Come ho fatto a non accorgermi di nulla – continuò strofinandosi la faccia.
- Damon – lo richiamai avvicinandomi a lui – Ho scoperto tutto oggi al lavoro, è uscito l'argomento con Sullivan e mi ha aggiornato su un po' di cose. Comunque credo vada avanti da quella rovinosa festa agli Hamptons. Hanno scattato una foto di noi due mano nella mano davanti alla villa dei tuoi, ma poi non mi ero più interessata alla cosa – gli spiegai.
Il ragazzo si girò nella mia direzione e mi trasse a se con dolcezza. Mi posò un bacio delicato sulle labbra e appoggio la sua fronte alla mia, tenendomi il viso tra le mani.
- I giornali scandalistici sanno esser spietati. Non voglio che tu finisca in mezzo a tutto questo, come non voglio neanche pensare che se un giorno mi girerà di baciarti in mezzo alle strade di Manahttan debba aver paura che quel nostro momento sia spiattellato sulle copertine patinate di qualche rivista da 4 soldi – disse serio.
- Non ti devi preoccupare. A quanto pare sono settimane che parlano di noi, ma come sono rimasta nel mio mondo tutto questo tempo, potrò tranquillamente farlo a seguire. Non mi importa quello che dicono i giornali sul mio o nostro conto. Ok.?? A me importa quello che viviamo io e te – constatai baciandolo con dolcezza.
- Quindi hai parlato bene di me a tuo fratello.?? - domandò divertito per cambiare argomento, staccandosi da me.
- Mmm si... - affermai buttando le mie braccia intorno al suo collo – ma mi sa che domani dovrai giocare bene le tue carte con lui in modo da dimostrare che non sono una pazza, che ha descritto un uomo immaginario – aggiunsi poi. Damon mi prese di getto in braccio e iniziò a dirigersi verso la sua camera.
- Che ne dici se nel frattempo dimostro a te di non esser una tua fantasia.?? - propose malizioso.

La mattina seguente mi svegliai pimpante e piena d’energie: era ufficialmente week end e io avevo la possibilità di spupazzarmi il mio fratellino con tutta la calma del mondo, senza pensare al lavoro.
Mi alzai per le 10 e dopo un rilassante bagno con Damon, tornammo nel mio appartamento. Oramai capitava così spesso che dormissi da lui che nonostante la gigantesca cabina che mi aspettava al di là del pianerottolo, anche il suo armadio ospitava svariati miei vestiti, così che non dovessi circolare in pigiama per il palazzo e perdessi meno tempo.
- Oh guarda chi è tornato all’ovile – proclamò divertito Jeremy dal divano vedendomi rientrare in casa.
- Buongiorno anche a te Fratellino, si può sapere cosa ci fai ancora in pigiama.?? – Domandai buttandomi sul divano accanto lui, mentre Damon si diresse in automatico al bancone della cucina per preparare del caffè.
- E io che ne sapevo quando saresti tornata dalle tue avventure notturne – rispose piccato.
- Scherzi.?? Ho da far vedere tutta New York questo week end al mio rompi scatole preferito, non perderei mai troppo tempo a dormire – affermai divertita stritolandoli il collo con un braccio e scompigliandoli i capelli.
- Si perché adesso si chiama dormire… - insinuò malizioso.
- In quanto a carattere, vedo che a voi Gilbert vi hanno fatto con lo stampino – interruppe il nostro battibecco il mio vicino di casa porgendoci delle fumanti tazze di caffè.
- Deduco che voi due abbiate fatto pace sta notte – rispose dal canto suo Jeremy.
- Nessuna litigata in verità, ammetto solo di esser un completo idiota e aver fatto delle sbagliate presupposizioni– ribatté il ragazzo dai capelli corvini sedendosi sulla poltrona – Quindi mi scuso per ieri sera. Piacere Damon – aggiunse a seguire allungando la mano.
- Avevo intuito, ma comunque piacere – disse mio fratello stringendogliela.
- Oh ma che quadretto amorevole – esordì d’un tratto Caroline uscendo dalla sua stanza – E comunque Jeremy non dire che non ti avevo avvertito di farti trovare pronto per le 10 che Elena ti avrebbe portato fuori.!! – lo rimproverò a seguire.
- E io cosa ne sapevo che fossi una veggente.!! – controbatté mio fratello.
- Non si tratta di veggenza, ma conosco le abitudini di tua sorella, come quella di andare con Damon ogni sabato mattina alle 10 al Budapest caffè per poi farsi una passeggiata al Central Park– spiegò pacata la bionda – era logico che per le 10 sarebbe stata già in piedi – aggiunse.
- Wow Barbie, a volte mi fai paura. Sei peggio di una spia russa – commentò sorpreso il nostro vicino di casa.
- Ci sarà un motivo se è la nostra migliore amica – constatai – comunque Jer, alzati dal divano e vatti a cambiare il più veloce possibile. Oggi io e te facciamo i turisti – annunciai alzandomi di scatto dal divano e battendo le mani come una bambina.
- Mentre tu Damon, aiuterai la tua bionda preferita a fare shopping come ai vecchi tempi – affermò divertita Caroline indicando il ragazzo, portandolo a un repentino cambiamento d’umore.

Dopo mille giri per New York, che compresero tra i tanti posti la Statua della libertà, Central Park e anche il rinomato ponte di Brooklyn, per cena riuscimmo a tornare a casa giusto in tempo per sgranocchiare qualcosa e prepararci per uscire.
Avere mio fratello appresso era un evento più unico che raro e volevo ovviamente condividerlo con i miei amici, tanto che per le 22 ci ritrovammo tutti al The Box, pittoresco club della città ricamato da un ex teatro.
- È incredibile come io e te finiamo per incontrarci sempre al bancone del bar – esordì Damon distogliendomi dai miei pensieri mentre aspettavo il mio drink.
- Destino insolito per la figlia di un ex alcolista – ribattei sarcastica.
- Touché – rispose il ragazzo sedendosi sullo sgabello accanto al mio – Sei felice.?? - domandò poi d'un tratto scostandomi una ciocca da davanti al viso.
- Credo che dopo tanto tempo possa ufficialmente affermare di sì – ammisi volgendomi sorridente verso di lui – e tu.?? - chiesi a seguire.
- A me basta vederti sorridere per esserlo – proclamò serio come poche volte l'avevo visto, ma come risposta ottenne solo una mia grossa risata.
- No ti prego, dovevi vederti... ahhah Salvatore mi ti sei rammollito.?? - iniziai poi a prenderlo in giro.
- No, ma grazie Gilbert. Uno cerca di esser una minima romantico e questo è quello che ottengo.?? Complimenti, hai ferito i miei sentimenti – ribatté con tono finto offeso staccandosi leggermente dalla sottoscritta.
- Hai ragione scusa, sono una donna senza cuore – cercai di farmi perdonare ritirandolo verso di me.
- Risparmiati gli occhioni da cerbiatta – constatò lui divertito – comunque so che forse non è il momento, ma... - tentò di introdurre serio una domanda.
- …ma se mi stai per chiedere se ho parlato a mio fratello, la risposta è si. L'ho fatto già ieri – affermai prendendo un grosso sorso del mio drink appena arrivato.
- Non mi hai detto niente ieri sera, o anche sta mattina – mi fece notare lui un po' preoccupato, un po' rabbuiato dal mio escluderlo.
- Diciamo che mi sono presa del tempo per pensare. La reazione di ieri di mio fratello mi ha fatto molto riflettere e credo di esser giunta finalmente a una scelta – spiegai fissando in lontananza proprio il mio fratellino al tavolo con i miei amici – le sue parole sono state a fine discorso “credo la strada per l'inferno sappia benissimo dove sia” - citai.
- Come dire, buon sangue non mente – ribatté Damon sarcastico riferendosi alla mia battuta simile urlata a mio padre quella famosa mattina al bar.
- Già...- dissi – ma come fai a credere a tali parole, quando due minuti prima lo stesso ragazzo ipotizzava speranzoso un modo per salvarlo.?? - chiesi poi cupa cercando gli occhi del ragazzo – Jeremy gli vuole bene, nonostante tutto, come d'altronde gli vorrò sempre bene anch'io. Ma quella che lui sta combattendo contro Grayson Gilbert, non è la sua guerra e non voglio che ci perda per colpa mia – conclusi.
- Quindi la domanda rimane solo quando.?? - domandò sospirando lui.
- Subito dopo l'anno nuovo – affermai e il ragazzo di risposta mi tirò a se per baciarmi - Sei davvero una bella persona Elena Gilbert – mi sussurrò a seguire nell'orecchio.

Buonasera lettrici.!!
Rieccomi tornata ad aggiornare.
Capitolo breve e indolore: piccole e divertenti incomprensioni, un po' di Delena che era mancato nello scorso episodio e decisione di Elena.
So che penserete al solito clichè, come anche alcune di voi nei commenti mi hanno fatto notare, ma non vi preoccupate, non è quello il mio scopo.
I capitoli che sto scrivendo adesso avranno il tema "papà" abbastanza centrale, quindi prometto di non chiudere così "velocemente e facilmente" la storyline.
Detto ciò, mi sembra giusto farvi capire un po' di più la momentanea decisione di Elena: in primis l'influenza delle reazioni di Jeremy sono per lei fondamentali. La scelta di salvare il padre per non fare un torto a Jeremy può sembrare irrazionale, ma provate a mettervi nei suoi panni: Per quanto Jer sia arrabbiato, comunque ha voluto bene a suo padre, ed Elena nel scegliere di non operarsi non toglierebbe un genitore solo a se stessa, ma anche a suo fratello, e questo non vuole farlo.
In secondo luogo, come Jeremy, la nostra protagonista ha voluto davvero bene a suo perchè prima della morte della mamma era una persona diversa. Lei prima non subiva violenze. Elena inoltresisi  sente quasi in colpa per lo stato di suo padre, perchè se la madre non fosse morta il padre non sarebbe impazzito. Quindi per quanto lei obbietivamente ha odiato la persona che la picchiava, vuole bene ancora al suo papà con cui giocava a nascondino a 5 anni. So che l'ho scritto in modo contorto ma spero si sia capito il concetto ahahha
Bona, dopo i miei monologhi no sense vi lascio. Ringrazio come sempre chi mi legge, chi mi sege e chi commenta. Davvero :)
Un bacione A.

 

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Capitolo 18
*** 17. Il giorno dell'amore ***


Buongiorno lettrici.!!
Piccolo pre - commento, questo è un patiolo che ho scritto di getto, ma essendo che era un po' lunghino l'ho decisamente dovuto dividere.
In più per darvi fin da subito l'idea dei vestiti e della location, vi posto già da subito i link :)
Buona lettura.

Liberty House:

https://www.google.it/search?q=Liberty+House+a+New+York&espv=2&biw=1093&bih=534&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwighZChqOvMAhUEWhQKHU3NDjMQ_AUIBygC#imgrc=f6yM9RprmTFxAM%3A
Vestito Jenna:
https://it.pinterest.com/pin/53550683047712875/
Vestito Elena:
https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/originals/0e/6d/a6/0e6da68b71e6f8daba0dd4c43457899d.jpg

17. Il giorno dell'amore

Era il 15 dicembre quando finalmente ci ritrovammo tutti per il grande giorno di Alaric e Jenna.
Per quanto i due però fossero piuttosto riservati e intendi festeggiare in modo semplice, non lo furono ovviamente le loro famiglie, o più che altro i genitori della sposa. Dire che fu un matrimonio in grande stile era dire poco.
Era stato tutto organizzato presso la Liberty House, magnifico complesso ricostruito come un palazzo neoclassico, esattamente sulle sponde della Upper Bay, con tanto di centinai di anemoni ad addobbare le sale del ricevimento e ovviamente un centinaio di invitati.
Insomma, una cosa per pochi intimi. Inutile specificare che anche la stampa aveva i propri posti riservati.
- Dio mio Jenna, sei bellissima – commentai commossa guardando la sposa oramai pronta allo specchio.
- Dici.?? Si capisce che sono grossa perché sono incinta, o sembro più una che ha esagerato con la pizza negli ultimi mesi.?? - iniziò a domandare preoccupata lei.
Eravamo riunite tutte noi ragazze in quella che era la “stanza della sposa” per prepararci e star dietro a tutte le paranoie di Jenna.
- Tesoro calmati. Non sembri ne grassa ne tanto meno così incinta. Quindi rilassati e vieni qua che ti sistemo la coroncina – la intimò Caroline.
- Facile a dirsi per voi. Siete qua che bevete champagne, mentre io non posso manco quello – ribatté esasperata la sposa – oddio e se per via degli ormoni scoppio a piangere durante la cerimonia.?? Mi si rovinerà tutto il trucco.!! - continuò sempre più in ansia.

- Jenna abbiamo apposta chiesto alla truccatrice di farti un make up extra waterproof – la tranquillizzò divertita Bonnie.
- Ok ok. Ora mi calmo. Scusatemi ragazze, non vorrei esser così isterica – tentò di scusarsi infine.
- Contando che sei incinta e quindi hai gli ormoni andati, e che in più oggi è il tuo grande giorno, credo che tu te lo possa permette J. Stai tranquilla vedrai che quando sarai sull'altare con Ric accanto, ti sentirai meglio – la incoraggiai sorridente. Era veramente stupenda, e anche l'abito per quanto fosse stato poi scelto all'ultimo a causa della gravidanza, le stava d'incanto: Un corpino a mezza manica tutto ricamato con cura che si univa in un'ampia gonna di tulle da sotto la vita. Sembrava davvero una principessa. La guardavo persa nei miei pensieri, sorseggiando il mio champagne quando un bussare insistente alla porta mi riportò alla realtà.
- Chi è.?? - urlò Bonnie.
- Il testimone più bello – affermò la voce dal corridoio, e in automatico mi alzai per andargli ad aprire.
- Guarda che Caroline non scherza in quanto a bellezza – affermai divertita aprendo la porta.
- Gilbert così mi ferisci – affermò con finto tono offeso Damon – Ce da dire però che nonostante la sposa e i testimoni, la più bella della festa per me rimani tu – aggiunse poi squadrandomi da capo a piedi, facendomi arrossire.
Avevo un vestito lungo, di un azzurrino tendente al Tiffany, schiena scoperta e scollatura ben definita ma non volgare; leggero, che segnava la vita, in modo che cadesse morbido sul resto del corpo. Aveva quel non so che di fiabesco, ma ovviamente i commenti di Damon erano troppo di parte per considerarmi davvero così bella come diceva lui.
- Sei il solito esagerato... Comunque come mai qui.?? - domandai poi sviando i suoi commenti.
- Tu che dici.?? - ribatté divertito – Volevo avvisarvi che l'uomo del giorno è già pronto, quindi ora aspettiamo solo voi donzelle e la sposa – aggiunse sorridente.
- No, io non sono pronta... Devo fare ancora mille cose. Non so quali, ma io non posso sposarmi adesso – iniziò ad andare in panico Jenna.
- Ok Basta – Sentenziò categorica Caroline prendendo per le spalle la ragazza – Ora tu prendi un bel respiro, indossi il tuo sorriso migliore e una volta che Bonnie ed Elena usciranno da questa stanza, io ti prenderò a braccetto e andremo verso la sala delle cerimonie. La musica partirà e io farò la strada a te e tuo papà verso l'altare. L'unica cosa di cui ti dovrai occupare tu, sarà quella di rimanere ben salda a tuo padre e fissare Alaric e vedrai che tutta l'ansia che hai addosso adesso svanirà in men che non si dica. Chiaro.?? - la intimò solenne Caroline fissandola negli occhi. Jenna prese un profondo respiro e finalmente tornò a sorridere.
- Sapevo che chiederti di farmi da damigella d'onore era la scelta migliore. Su andiamo a sposarci – Affermò infine.

- Mi prendono sempre tutti in giro perché sono l'uomo dei brindisi e dei discorsi importanti, ma la verità e che oggi sono senza parole. Sono senza parole, perché non credo potrebbero mai bastare a descrivere tutto quello che provo nei tuoi confronti e soprattutto non sarebbero mai abbastanza per descrivere quello che sei. Quindi sarò breve. Ti amo Jenna Hostings, e prometto che per tutto quello che accadrà da oggi in avanti io sarò al tuo fianco. Fin che morte non ci separi – Disse emozionato Alarci guardando con occhi adoranti la donna di fronte a lui e l'amore che si percepiva in tutta la sala era alle stelle. Quando poi finalmente il pastore pronuncio la frase di rito per dichiararli ufficialmente marito e moglie, e diede il permesso ai due sposi di consacrare la loro unione con il tanto atteso bacio, fu impossibile per tutti gli invitati non alzarsi in piedi e far partire un infinito applauso. I due furono i primi ovviamente ad attraversare la navata, raggianti come mai, e poco dopo, a seguire fu il turno dei testimoni. Caroline per prima scese dall'altare e subito Stefan si mise al suo fianco, ma quando poi fu il turno di Damon, mi stupì parandosi immediatamente di fianco al mio posto a sedere tendendomi la mano.
- Vuole accompagnarmi signorina.?? - domandò sorridente, e il mio cuore perse un battito. Potrebbe sembrare una cosa banale, ma chiedermi di attraversa quella navata al suo fianco, era il modo più plateale per ufficializzare davanti a tutti che le cose tra noi erano serie. Ma quello che fece dopo fu ancora più clamoroso: mi alzai imbarazzata e titubante, ma non appena fui totalmente in equilibrio sui miei vertiginosi tacchi il ragazzo dai capelli corvini mi posò un veloce bacio sulle labbra proprio davanti a tutti, per poi prendermi a braccetto e iniziare la camminata verso l'uscita della sala.
- Scusa, ma tutta la storia della riservatezza.?? - gli chiesi esterrefatta da quel gesto.
- Si fotta la riservatezza, ho visto troppi occhi su di te oggi. Meglio mettere le cose in chiaro – affermò regalandomi quel suo solito sorriso sghembo.
Quando, finalmente ci spostammo tutti nella sala dell'aperitivo, i toni si fecero finalmente più leggeri e meno solenni.
- Wow Dam, se volevi far incazzare la mamma l'hai fatto in grande stile – Commentò divertito Stefan avvicinandosi a noi con Caroline al fianco, mentre sorseggiavamo un delizioso mimosa.
- Tua madre è qua.?? - domandai io sbiancando.
- Non ho baciato Elena per far arrabbiare Lily. Ma sapere di esser riuscito a far anche quello devo esser sincero mi suscita un interiore felicità – ribatté il mio accompagnatore come se nulla fosse.
- Bhè, peccato che non faccia fare i salti di gioia anche a me.!! - dissi rabbuiata – Sai com'è, già tua madre non mi ha adocchiata proprio come sua prossima BFF – aggiunsi sarcastica.
- Da quando t'importa di cosa pensi mia madre.?? - domandò spaesato Damon.
- Forse da quando stiamo ufficialmente insieme.?? Sai vorrei portare un giorno i nostri bambini a casa dai nonni senza che mia suocera mi sminuisca davanti a loro – spiegai irritata senza pensare troppo alle parole che avevo appena pronunciato suscitando ovviamente le facce stupite dei presenti.
- Bambini.?? - Chiesero perplessi in coro i due fratelli, al che capì l'enormità della gaffe giusto detta.
- Emh... no cioè...- inizia a balbettare – Caroline, ho bisogno del bagno – proclami infine imbarazzata allontanandomi tempo zero con la mia amica sotto braccio.
- Elena mica sarai incinta anche te.?! - domandò immediatamente la bionda stranita.
- No, ci mancherebbe... non so cosa diamine mi sia passato per la testa. Io... ho parlato letteralmente senza pensare – tentai di spiegarmi a Caroline.
- Ok, ok tranquilla – ribatté divertita la bionda – Ma guarda che non ti devi imbarazzare, è normale pensare al futuro quando stai con la persona che ami – mi spiegò lei, e mi spiazzò. Io Elena Gilbert, che fino a qualche mese prima non aveva la benché minima intenzione di pensare anche solo di imbarcarsi in una relazione stabile, ora pensava a un futuro con Damon Salvatore, perché mi ero innamorata di lui.?
- Elena, ci sei.?? - mi richiamò la ragazza mentre fissavo come in trans il mio riflesso allo specchio del bagno.
- Io... io mi sono innamorata di Damon – dissi sovrappensiero più a me stessa che a Caroline.
- Bhè tesoro, con tutto il bene, credo che se ancora non ti era chiaro, tu e il nostro vicino di casa, siete gli unici a non averlo ancora capito – mi fece notare sarcastica lei poggiandomi una mano sulla spalla.
Una volta ripresa dalla pessima figura fatta con Damon, e dalla rivelazioni mistica dei miei sentimenti nei suoi confronti, finalmente mi decisi a uscire ansiosa dal bagno, ma purtroppo in quella lunga giornata la fortuna non era propriamente dalla mia parte, dato che finì per scontrarmi con Lily Salvatore.
- Elena, Caroline, che piacere - Esordì lei con quel suo fintissimo sorriso a trentadue denti.
- Signora Salvatore – rispondemmo in coro io e la bionda.
- Come mai in giro da sole.? Pensavo di trovarvi attaccate alle braccia dei miei figli – constatò con finta gentilezza.
- Sappiamo ancora andare in bagno da sole – risposi piccata con altrettanto di sorrisetto di circostanza, stupendo sia me stessa che l'amica al mio fianco. Lily ovviamente era pronta a controbattere , ma il nostro piccolo dibattito venne interrotto dal padre della sposa.
- Lily Salvatore, che piacere vederti.!! - affermò entusiasta con tanto di bacia mano alla donna.
- Richard Hostings, sempre in splendida forma – disse cortesemente lei.
- Scusate se interrompo voi signore, ma ho urgenza di rubarvi la damigella d'onore – proclamò prendendo sotto braccio Caroline.
- Certo, ci mancherebbe – rispose prontamente e sollevata la ragazza – Signora Salvatore... - si congedò a seguire e mi lasciò bellamente in balia della donna malefica totalmente da sola.
- Ascolta Elena, parliamoci chiaro, non so cosa abbia in mente mio figlio di fare con te, ma stai pur certa che non importa quanto possa adorarvi la stampa e a quanto pare mio marito, ma per quanto mi riguarda, la vostra storiella non avrà lunga durata – proclamò Lily spiazzandomi non appena i due si allontanarono.
- Mi scusi, ma con tutto il rispetto, lei come potrebbe mai impedire a me e Damon di stare insieme.?? Non mi pare di esser tornata al 1700 dove serviva l'approvazione dei genitori per stare o meno con una persona – le ribattei sempre più nervosa.
- Oh cara, la tua ingenuità è lodevole sai.?? - disse lei avvicinandosi a me sempre di più – Hai ragione, non siamo nel 1700, ma siamo comunque nell'Upper East Side. Io sono sua madre, e ho i miei metodi per tenerlo dalla mia parte. Damon è stato cresciuto nel lusso e nei privilegi, e per quanto si sia distacco per ora da casa, ha aperto un suo studio fotografico con i soldi di chi.?? Ha un nome grazie a chi.?? Alla sua famiglia tesoro, ed è quella che alla fine arriva per prima nelle priorità delle persone, come i soldi. Damon è mio figlio e come gli ho dato tutto, glie lo posso portare via. Cosa pensi che sceglierà quando le cose inizieranno a farsi serie e si troverà a scegliere tra i suoi sogni e te.?? - concluse poi il suo perfido monologo allontanandosi da me e lasciandomi con mille dubbi in testa.
Quando rimasi nuovamente sola, il bar fu ovviamente il posto dove mi precipitai. I mimosa era troppo leggeri per farmi buttare giù le cattiverie che mi aveva appena sputato addosso la Signora Salvatore.
- Stiamo diventando davvero scontati noi due – affermò Damon parandosi al mio fianco, ma non ero decisamente dell'umore per rispondergli a tono.
- Elena se sei arrabbiata per la mia uscita spaesata di prima mi dispiace, e che mi ha spiazzato la tua frase... - iniziò a giustificarti il ragazzo notando il mio silenzio, ma lo fermai in men che non si dica.
- Damon lascia perdere davvero... Io... Non sono dell'umore al momento per parlare – risposi nervosa.
- Cos'è successo.?? - domandò preoccupato immediatamente.
- Niente... e che... - iniziai a parlare fermandomi poco dopo alla ricerca delle parole giuste – Ho avuto una fuorviante conversazione con tua madre e... - tentai di formulare un discorso, ma Damon mi bloccò a sua volta.
- Fermati, già che parliamo di Lily Salvatore dovresti sapere che non dovresti dar retta a quello che dice – constatò serio lui.
- Si, ma ha iniziato a parlare del futuro, prossimo o meno, ma fatto sta che io e te abbiamo già perso in partenza con lei. Mi ha detto chiaramente che se mai dovrebbe esserci qualcosa di più serio tra di noi, lei non esiterebbe a fare tutto ciò che le è possibile per portarti via da me, come farti scegliere tra la tua carriera e me, e come potrei mai mettermi davanti ai tuoi sogni.?? - iniziai a raccontargli a ruota libera, ma come la maggior parte delle mie conversazioni di quella giornata, venne interrotta da una sorridente Bonnie che ci annunciava di prendere posto ai tavoli nella sala da pranzo.
- Ascolta, ne parliamo dopo, chiaro.?? - domandò retorico Damon lanciandomi un ultimo sguardo preoccupato per poi seguire la nostra amica.

Rieccomi care.!! 
Allora che ne dite.?? finalmente siamo arrivati al grande giorno di Ric e Jenna, ma ovviamente non potevo scrivere una cosa troppo smielata, un po' di drammi non potevano mancare, e ringraziamo mamma Salvatore per metterci sempre del suo. So che potrebbe sembrarvi strano questa presa male di Elena, ma mettiamoci come al solito nei suoi panni: Capisce che oramai si è innamorata del nostro giovane Salvatore, ed ecco che però lo stare con lui potrebbe compromettere il futuro del ragazzo. Sembra una cosa banale, ma chi di noi non odierebbe pensare di mettere davanti se stessa ai sogni della persona che si ama.??
Detto ciò ovviamente Damon avrà da ribattere, ma per sapere quello dovrete aspettare qualche giorno :)
Spero come al solito che vi sia piaciut oil capitolo, e ringrazio sempre tutte quante.
Eli_s mi mancavano i tuoi commenti, mettono sempre di buon umore :)
A presto :)
A.
 

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Capitolo 19
*** 18. Costantemente ***


18. Costantemente

Nonostante l'ansia per il discorso in sospeso tra me e Damon, non posso negare di essermi goduta con serenità l'abbuffata.
Le disposizioni dei tavoli tuttavia furono concordate in parte dagli sposi, ma anche in parte dai genitori, che quindi al tavolo principale, avevano deciso che avrebbero preso parte solo la coppia felice, i testimoni e i famigliari più stretti. Io e Stefan fortuatamente però fummo smistasti nel tavolo degli amici più cari, ovviamente con Bonnie, Kol, Matt più il braccio destro di Ric, un certo Enzo, e un'amica d'infanzia di Jenna, tale Sarah.
-No dai, davvero ti vorresti reincarnare in un panda.?? – Domandai divertita a Kol.
Non si sa come, a una certa la conversazione era passata da “quanto è buffa la prozia di Alaric” a “che animale vorresti esser se ti potessi reincarnare”.
- Certo.!! Vuoi mettere.?? Mangio e dormo tutto il giorno, in più tutti mi amano perché pensano che sia coccoloso, nonostante in verità sono pure uno stronzo. Ragazzi è la vita perfetta – affermò ridente il ragazzo, creando ovviamente una risata generale del tavolo.
- Tu sei fuori.!!! – ribattei nuovamente.
- Bhè perché scusi lei signorina cosa vorrebbe essere.?? – mi chiese a sua volta Enzo.
- Io.?? Facile, un uccello per poter volare libera nel cielo e poter vedere tutto il mondo – proclamai sognante.
- Come siamo filosofiche – disse Matt – io preferire di gran lunga esser uno squalo, e sbranare chi mi capita a tiro di antipatico – continuò poi.
- Naa… Molto meglio esser un Leono. Il re della savana, a cui tutti portano rispetto e con una forza altrettanto bruta come quella di uno squalo – affermò il compare di Ric, ma i nostri assurdi discorsi vennero interrotti dal tintinnare dei bicchieri dal tavolo principale, che preannunciavano i discorsi dei testimoni.
Tutti ovviamente ci girammo nella loro direzione, ma venni colta di nuovo dallo sconforto appena mi scontrai con le due iridi di ghiaccio che mi fissavano preoccupate. Abbassi di scatto lo sguardo e cercai di dirigere la mia attenzione solo su Caroline, che fu la prima ad alzarsi in piedi.
- Sapete, Io e Jenna non ci conosciamo da così tanti anni quanti si possa presupporre. Molti pensano che siamo amiche dall’infanzia, ma sfortunatamente devo ammettere di non aver mai avuto la fortuna di prendere in giro in tempo reale la nostra sposa per il suo apparecchio con gli elastici giallo fluo. Eh si J, l'avrei fatto nonostante io, gli elastici, ce li avessi rosa fluo – iniziò a raccontare la mia bionda preferita scatenando delle risatine di sottofondo – Comunque vada, da quando ha apprezzato la mia Micheal Kors edizione limitata in quel pessimo club di Brooklyn, dove ci avevano portato Rick e Damon, siamo diventate ovviamente ottime amiche, e ci siamo scoperte l’un l’altra a tal punto che oggi le faccio da Damigella d’onore, e non ne potrei esser più fiera. Detto ciò, non sono qui per parlare della nostra amicizia, ma della sua favolosa storia d’amore che oggi festeggiamo tutti assieme. Sapete, Quando sono arrivata a New York, e ho iniziato a frequentare i due sposini, stavano insieme solo da qualche settimana. In poche parole, gli ho conosciuti nella fase peggiore: quella diabetica, e ve lo dice una che in quanto a romanticismo non scherza.!! – continuò, tornando a far ridere gli invitati - Fatto sta che non c’era cosa che non dicesse Jenna con la quale Ric non fosse d’accordo e viceversa: mettevano un’ansia incredibile, si finivano addirittura le frasi a vicenda.!! Mi chiesi allora cosa sarebbe successo il giorno in cui finalmente avrebbero iniziato a discutere. Per quanto mi fossi affezionata ad entrambi, sono sincera, non gli davo più di un mese dopo la prima litigata, ma mi sbagliai eccome. Ora, spero che a nessuno di voi capiti mai di trovarvi in mezzo a una loro discussione, perché giuro: litigano poco, ma quando lo fanno è in grande stile, ma da ogni loro litigata non si tirano indietro, anzi. Prendono le più disparate decisioni. Per esempio, al primo litigio eravamo al the Box di Manhattan e vi dico solo che Jenna ha sfoderato tra i suoi migliori ganci destri in faccia ad Alaric, ma in quell’occasione si misero ufficialmente insieme. Qualche mese a seguire mi ritrovai la nostra sposina in casa che mi raccontava furente di come avessero discusso animatamente in mezzo a un ristorante giapponese gremito di persone, per poi concludere il discorso annunciandomi che andavano a convivere – affermò perplessa, suscitando nuovamente le risate degli ospiti – Ma l’ultima gente… bhe ve la riassumo in breve: è iniziata con J che lanciava il mio cocktail in faccia a Rick ed è finita con lui in ginocchio in mezzo alla sala che le chiedeva la mano. Quindi vi dico, oggi siamo qui per festeggiare l’unione di questi miei due ottimi amici, ma soprattutto per festeggiare una delle poche relazioni della mia vita che abbia davvero visto crescere e possa affermare che rappresentino l’amore vero. Perciò Jenna, Alaric vi auguro il meglio, ma un cocktail ancora me lo dovete.!! Agli sposi – Concluse infine divertita, ma alquanto emozionata Caroline e tutti la seguimmo in coro nel brindisi.
Quando finalmente tornò a sedersi però, fu il turno del testimone dello sposo a dar via al suo discorso, e non potei far altro che cercare di distrarmi dall’incrociare il suo sguardo mettendomi a giocare con il cibo che avevo lasciato nel piatto.
- Sincero, non posso ritenermi altrettanto fortunato come la bionda, da poter dire di conoscere i nostri sposini solo da poco più di due anni – esordì il ragazzo attirando, con una battuta, tutta l’attenzione su di se – Il mio passatempo preferito all’asilo era tirare i capelli a Jenna, mentre al college cercar di far ubriacare Alaric tutte le sere, quindi direi che è parecchio che sopporto sti due. Conosco loro forse quasi più di me stesso, ed è probabilmente per questo che quando gli ho fatti incontrare per la prima volta per caso alla festa d’inaugurazione del mio studio fotografico, capì subito quanto fossero assurdamente perfetti l’uno per l’altro e decisi di fare qualcosa di mai fatto prima: il cupido della situazione. Negli anni poi ci ho preso anche gusto a farlo, ma quella è un’altra storia – affermò prendendo un pausa e lanciando uno sguardo divertito prima a Care e poi a suo fratello – Comunque ammetto che per quanto sia stato il primo a spronargli a uscire insieme, non capivo esattamente cosa avessi fatto. Il giorno in cui Rick mi disse che dopo l’ennesima litigata di quel periodo, finita quasi in tragedia, aveva chiesto a Jenna di andare a vivere insieme, pensai fosse uscito completamente di testa. Mi venne spontaneo chiedergli dove stesse la logica dietro le sue scelte e lui mi rispose che l’amore è tutto fuor che logica, l’amore è una sfida e lui aveva deciso di coglierla. Ovviamente al momento gli scoppia a ridere in faccia e gli passai una birra, non capendo assolutamente di cosa diamine stesse parlando. Ma cosa posso dire oggi.?? Oggi sono stato il testimone di quel pazzo che ha colto la sfida, e che fidatevi lotta ancora adesso per avere l’ultima parola con la nostra Jenna e non credo smetterà mai di farlo. Prima non capivo, ma oggi posso dire che Rick aveva ragione. L’amore non è semplice, l’amore non è logico, l’amore ti porta a prendere tante scelte senza un briciolo di senso, ma fin quando preferirete litigare con qualcuno, piuttosto che andare a letto con mille altre persone… bhè allora ne varrà sempre la pena, come ne è valsa per Alaric e Jenna, e come spero valga per tante altre persone in questa sala. Quindi agli sposi, ma soprattutto all’amore – Concluse poi alzando in alto il bicchiere e bloccando il suo sguardo nei miei occhi.

Quando fu il momento di aprire le danze, ovviamente il primo a scendere al centro della pista fu lo sposo, che aveva avuto il compito di scegliere, con terrore della povera Jenna, quella che doveva essere la loro canzone.
- Allora, partiamo dal presupposto di esser stato molto tentato di far partire come canzone del nostro primo ballo “Sexy and I know it” dei LMFAO, essendo che ho particolari ed esilaranti ricordi legati a questa canzone – iniziò ridendo Rick divertendo i presenti – ma contando che vorrei evitare effettivamente di passare la nostra prima notte di nozze sul divano ho optato per qualcosa di più romantico – ( https://youtu.be/DBRdKYzlRgo ) continuò fermandosi appositamente in modo da far partire l’intro della canzone scelta – e credo che con tutte le volte che ti abbia cantato sotto voce questa canzone, possa tranquillamente definirla quella giusta – affermò infine tirando con dolcezza Jenna con se in mezza alla pista, e afferrandola delicatamente ai fianchi iniziando a farla ballare sulle note di “Just the way you are” di Bruno Mars.
Erano il ritratto della felicità, e non potei che invidiarli bonariamente, come credo tre quarti degli invitati.
- Smettila di logorarti il cervello – mi sussurrò Stefan distogliendomi dai miei pensieri: mi ero dimenticata che eravamo ancora seduti l’uno accanto all’altro a fissare la coppia danzare, e voltai la testa nella sua direzione spaesata dalla sua affermazione.
- Hai gli occhi spenti da quando ci siamo seduti al tavolo, eviti lo sguardo di mio fratello, mentre lui non ti toglie gli occhi di dosso. Per non parlare del suo discorso, e dei riferimenti platealmente riferiti a te…In più ti ho visto pure parlare con mia madre prima, quindi è facile intuire che lei probabilmente ti abbia detto qualcosa di tremendamente odioso, che però ti sta facendo rivalutare la relazione con Dam. Da amico però ti dico di smetterla – mi spiegò tranquillamente il ragazzo cogliendo decisamente nel segno.
- Stef… non è così semplice. Tua madre ha detto… - cercai di controbatterlo, ma ovviamente non mi fece finire.
- Elena fermati. Mia madre dice tante cose, ma se tu vuoi stare con mio fratello, sta con Damon e basta, senza pensare a tutto il contorno. È più facile risolvere i problemi in due sai.?? – affermò infine serio fissandomi intensamente negli occhi, come per capire se avessi o meno recepito il messaggio.
- Stai iniziando a parlare come Caroline lo sai vero.?? –commentai io per smorzare la tensione, evitando così di rispondere al suo discorsetto.
- Sai meglio di me che dopo un po' che le stai attorno è inevitabile – ribatté lui divertito.
Una ventina di minuti più tardi, quando oramai metà degli invitati era a scatenarsi in pista, sorseggiavo tranquilla un buon caffè immersa nelle mie paranoie, quando d’un tratto mi accorsi che la musica movimentata che faceva da sotto fondo ai miei pensieri, aveva decimante preso una piega più lenta, e in men ce non si dica una mano si protese sotto i miei occhi. ( https://youtu.be/JF8BRvqGCNs )
- Me lo concede un ballo signorina.?? – domandò sorridendomi timidamente Damon, e senza esitare, nonostante tutto quello che mi vaga per la testa, accettai afferrandogli saldamente la mano e facendomi trascinare in mezzo alla pista.

All along it was a fever
A cold with high-headed believers
I threw my hands in the air I said show me something
He said, if you dare come a little closer


Presimo ad ondeggiare in mezzo agli altri invitati: una mia mano ben stretta alla sua e l’altra sulla sua spalla, speculare la sua dietro la mia schiena. Sentivo il suo sguardo su di me, ma facevo finta di niente facendo vagare i miei occhi per la sala.

Round and around and around and around we go

- Piaciuto il discorso da testimone.?? – domandò d’un tratto Damon rompendo quel nostro silenzio.
- Significativo – risposi evitando ancora i suoi occhi.
- Elena ascolta… Ho capito che quello che ha detto mia madre ti ha fatto ripensare a tutto quanto, che ti abbia messo dei dubbi su quello che potrà esser mai il nostro futuro, ma ti prego, fidati quando ti dico che lei non sa quello dice, lei non mi conosce per sapere quali mai potrebbero esser le mie scelte – tentò di dissuadermi il ragazzo.
- Damon è tua madre. Una mamma conosce sempre i propri figli meglio di qualunque altro – ribattei sconfortata.
- Forse una volta poteva sapere chi sono, ma da quando sei entrata nella mia vita, io sono cambiato e lei non ha mai voluto vedere questo nuovo me. Diamine Elena, il Damon di 5 mesi fa non avrebbe mai fatto quel discorso da testimone. Il Damon di 5 mesi fa non sarebbe qui a pregarti di rimanere – affermò con fermezza.

I want you to stay...

- Non capisci Damon… tu hai ragione, magari tua madre non sa più la persona che sei, ma se un giorno arrivassimo davvero a un punto nel quale sarai tenuto a scegliere fra il tuo futuro e me, e scegliessi me, chi ti dice che non arriverà il giorno in cui ti guarderai indietro e ti pentirai della decisione che hai preso.?? – gli domandai facendo finalmente scontrare i miei occhi alle sue due pozze azzurre.
- Perché ora come ora il mio futuro sei tu. Perché l’amore ti fa prendere scelte di cui, anche quando va male non ti penti mai, perché quando le hai prese eri felice. Perché nonostante tutte le probabilità che tra noi non funzioni, io credo nel fatto che un giorno su quell’altare ci saremo noi due e che si, avremo dei figli che lasceremo nel week end dai nonni, per quanto non andrai ancora d’accordo con mia madre. Perché quello che provo nei tuoi confronti da quando ti ho conosciuta, mi ha fatto ricredere su tutto. Mi ha fatto imbarcare in situazioni che non avrei mai creduto di rivivere e provare emozioni che non avrei mai immaginato potessero esistere. Ma soprattutto perché ti amo Elena Gilbert. Ti amo quando sorridi, ma anche quando piangi. Ti amo quando indossi un vestito costoso, ma anche quando giri per il mio appartamento con i miei pantaloni della tuta. Ti amo quando passiamo le serate a baciarci nel letto, ma anche quando facciamo la lotta sul divano. Ti amo in qualsiasi cosa tu faccia o dica, ma soprattutto in qualsiasi momento della giornata, senza mai smettere, costantemente, e non credo potrà mai esser il contrario – proclamò infine lasciandomi senza parole.

Ohhh now tell me now tell me now tell me now you know
Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can’t live without you
It takes me all the way
I want you to stay


A quel punto tutto quello che avrei potuto pronunciare sarebbero stato solo superflu.
Mi fiondai sulle sue labbra, e Damon istintivamente mi portò sotto di lui con un casché: tutti e due ci lasciammo andare in un bacio che racchiudeva tutto l’amore che provavamo entrambi, dimenticandoci del resto del mondo.
Solo quando iniziai a sentire gli applausi il ragazzo si staccò leggermente sorridendo divertito per la situazione, mentre io ancora persa nei suoi occhi affermai finalmente – Ti amo anch’io Damon Salvatore -


Rieccomi popolo :D
Che capitolo smielato ne.?? a volte mi faccio prendere dalla dolcezza anch'io ehehhe ma daltronde eravamo pur sempre ad un matrimonio, serviva un po' di romanticismo cavoli.
Oggi credo non debba commentare ne spiegare troppo, i nostri Delena spero si siano spiegati da soli :)
Detto ciò spero vi sia stata gradita la lettura e vi lascio con questa immagine da cui ho preso spunto per il finale :)





A presto ;)
A.


 

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Capitolo 20
*** 19. Buon Natale ***


19. Buon Natale

Se c’era una cosa che amavo di dicembre, era il Natale.
Le luci per la strada, la neve, le canzoni in ogni negozio, quell’atmosfera magica che s’impossessava delle persone e di tutta la città… Non c’era festa al mondo che preferissi.
Viverlo a New York poi, era qualcosa di surreale, e quell’anno finalmente ero circondata dalla magia.
- Si può sapere perché ti sei impuntata con la pista del Rockefeller.?? Quella al Central Park è molto più grande, lo sai.?? – Domandò perplesso Damon mentre c’infilavamo i pattini.
Era la vigilia di Natale e d’ero riuscita a convincere il ragazzo, suo fratello e la mia coinquilina a goderci quel pomeriggio tutti insieme in giro per la città.
- Certo, ma è sempre stato il mio sogno pattinare qui la Vigilia – gli spiegai sorridente e su di giri, mentre lo fissavo alzarsi dalla panchina.
- Guardati, sembri una bambina di 5 anni – mi ammonì divertito aiutandomi ad alzarmi.
- Oh, ma lo sono – affermai posandogli un veloce bacio sulle labbra.
- Vi volete muovere voi due o no.?? – ci richiamò spazientito Stefan da bordo pista, saldamente aggrappato alla barriera. A differenza del resto del gruppo scoprì infatti, che non era proprio un fan delle piste da pattinaggio, e sperava quindi nel supporto di suo fratello essendo che la sua fidanzata vaga già da sola tranquillamente sotto l’immenso albero del Rockefeller.
Nonostante però qualche epica caduta di Stefan, e non poche imprecazioni di Damon, fu davvero un ottimo pomeriggio: pattinammo qualche ora, fecimo qualche giro al Winter Village al Bryant Park, e per concludere cenammo, per così dire, alla Jacques Torres, tra le migliori cioccolaterie di New York, per poi approdare stanchi ma felici vero le 22 a casa.
Senza troppi dubbi, Stefan rimase nel nostro appartamento, mentre io mi fiondai direttamente sul divano di Damon: il giorno seguente io e Caroline avevamo deciso di tornare a Mistyc Falls per il giorno di Natale, quindi tanto valeva godersi almeno la Vigilia con i nostri due uomini.
- Ti ho già detto che questa storia che dobbiamo passare Natale separati fa schifo.?? – chiese il ragazzo sedendosi accanto a me sul divano porgendomi una birra.
- Credo un centinaio di volte. Anche se devo ammetterlo Damon, non ti facevo un tipo da Natale – ammisi divertita, posizionandomi più comoda tra le sue braccia.
- Scusa.?? - mi fece perplesso eco.
- Bhè dai, tra te e tuo fratello avrei scommesso che fosse Stefan l’amante delle feste e tu il Greench della situazione, mica il contrario.!! – sentenziai come se fosse la cosa più logica del mondo.
- Eh invece no, mia piccola Tonya Harding*– mi prese in giro – Io ho sempre amato il Natale proprio come te, e ho sempre creduto che bisognasse passarlo con le persone che si amano e che sono la tua famiglia. Ecco quindi perché non approvo che tu domai non sia con me – spiegò baciandomi teneramente fra i capelli – l’anno prossimo però non voglio sentire ragioni – aggiunse poi con non chalance continuando il suo zapping tra i canali, e io non potei che alzare la testa e sporgermi sulle sue labbra.
- E questo per cos’era.?? – domandò spaesato.
- Per credere in noi – gli risposi dolcemente per poi tornare a baciarlo.
In automatico poggiammo le nostre birre sul tavolino, e in men che non si dica mi ritrovai a cavalcioni su di lui, ma dopo qualche bollente minuto Damon decise di staccarsi senza un apparente reale motivo.
- Dammi una buona ragione per le tue azioni – protestai come una bambina.
- Non fare la capricciosa – mi ammonì il ragazzo ridendo e alzandosi dal divano – Dammi un attimo – continuò svanendo in camera.
Mi risedetti composta, perplessa di quel suo comportamento, ma ci volle poco per riaverlo di fianco a me sul divano e ancora meno per capire cosa gli fosse venuto in mente.
- So che non è ufficialmente ancora Natale, ma non credo che avrò la testa per ricordarmelo dopo, ne tanto meno credo ci sarà tempo domani mattina contando che tu e Caroline partirete sul presto – mi spiegò il ragazzo poggiandomi sulle ginocchia un pacchetto – Buon Natale Gilbert – aggiunse infine sorridendomi. Non risposi, mi avvicinai solamente per lasciargli un casto bacio di ringraziamento sulle labbra e mi interessai ufficialmente a spacchettare il regalo. Quando aprì la scatola, in primis notai un pacchettino più piccolo e un biglietto: d’istinto presi il biglietto tra le mani, ma Damon mi fece di no con la testa dicendomi – quello dopo, se no non capisci – e mi porse la scatolina più piccola.
Lo guardai stranita, ma sempre più curiosa e aprì a quel punto allora il primo pacchetto che conteneva una splendida collanina con i ciondoli di un cuore e una stella.
- Damon è bellissima – commentai davvero entusiasta per il regalo. Era semplice, in argento, la classica collana che porti sempre perché sta bene con tutto.
- Ti accontenti davvero di tutto – affermò lui ridente – sono contento che ti piaccia, ma il vero regalo non è proprio quello – mi spiegò imbarazzato passandomi finalmente il bigliettino e tirando fuori dalla scatola una piccola cartelletta rossa decorata con un fiocco. Presi il biglietto e lessi tra me e me “Due ciondoli, due significati. Il cuore è per ricordarti che custodisci il mio. La stella invece per rappresentare quella che adesso nel cielo ha il tuo nome”.
Alzi di scatto lo sguardo per scontrarmi incredula con le due pozze azzurre del ragazzo. Non proferì parola, ma presi dalle mani di Damon la cartelletta, per aprirla e rendermi conto di quello che aveva fatto.
- Mi hai comprato una stella.?? – domandai scioccata.
- Si, bhè… non sono bravo con i regali, se non ti piace posso capire, so che è abb…- iniziò a giustificarsi il ragazzo, ma a quel punto non potei che fiondarmi sulle sue labbra per zittirlo e fargli capire quanto fosse il regalo più bello e assurdo che avessi mai ricevuto in vita mia.
- Quindi devo dedurre che ti piace.?? – chiese a seguire divertito.
- Damon è stupendo.!! Io davvero, non so cosa dire, se non che mi sento un’idiota – aggiunsi poi allontanandomi dal ragazzo.
- Un’idiota.?? – mi fece eco perplesso.
- Direi.!! Tu mi hai regalo una stella, il mio regalo non può competere.!! – gli spiegai alzandomi dal divano e svanendo anch’io nella sua camera, per poi tornare poco dopo con in mano il suo pacchetto.
- Con quale logica nascondi i miei regali in camera mia.?? – domandò divertito.
- Ho trovato dei punti strategici – risposi sbrigativa passandogli preoccupata il suo regalo. Il ragazzo senza indugi aprì il suo pacchetto, ma la sua reazione fu decisamente fuorviante: Prese il contenuto tra le mani, con occhi sgranati, senza parlare e inizia seriamente a preoccuparmi che davvero avessi scelto il peggior regalo della storia, ma dopo qualche attimo di assoluto silenzio finalmente emise parola.
- Come diavola hai fatto a trovarla.?? Questa è una Zeiss Box Ballilla originale.!! Sai cosa vuol dire che esisteranno si e no 30 esemplari di questo tipo di macchine fotografiche di tutto il mondo.?? Cioè… per un appassionato come me e come se mi avessi appena regalato la luna – iniziò a spiegarmi euforico come un bambino.
- Disse quello che mi ha regalato una stella – commentai divertita.
Il ragazzo a quel punto posò il suo regalo sul tavolino con estrema cautela, ma a seguire con passione si lanciò sulle mie labbra.
- Ti amo Elena – mi sussurrò tra un bacio e l’altro.
- Anch’io – risposi felice.

La mattina seguente, partire fu decisamente deprimente.
Per quanto fosse la mattina di Natale, e sia io che Caroline non vedevamo l’ora di riabbracciare i suoi e mio fratello, a entrambe stringeva il cuore dover allontanarci dai nostri fratelli Salvatore.
- Bellina la collana – commentò d’un tratto la bionda in viaggio notato i due ciondoli con cui continuavo a giocare.
- Grazie Care… è parte del regalo di Damon – le spiegai.
- Lo so, chi pensi che l’abbia aiutato a sceglierla.?? – domandò retorica e divertita – però giuro che l’idea è stata sua – continuò poi.
- Tranquilla, avevo decisamente intuito che ci fosse il tuo zampino – ammisi ridente.
- Bhè come del resto deduco ci sia del tuo nel braccialetto di Tiffany che mi ha regalo Stef – constatò la bionda e scoppiamo tutte due in una spensierata risata.
Tra il lavoro, i fidanzati, e il resto della compagnia, era un po’ che non ci trovavamo a passare un po’ di tempo da sole, ed era sempre bello riuscire a trovare qualche momento per noi.
Comunque vada, dopo ben 5 ore di viaggio, per mezzogiorno approdammo finalmente a Mystic Falls. Era così strano tornare a casa: il turbinio di emozioni che iniziò ad assalirmi fu intenso, e il mio sguardo si perse fuori dal finestrino in balia di quella che era stata la mia vita fino tre mesi prima. Fu Caroline a riportarmi con i piedi per terra quando stringendomi la mano mi fece notare di esser arrivate.
- Hai bisogno di un attimo.?? – mi chiese preoccupata.
- No tranquilla. Non vedo l’ora di rientra riabbracciare i tuoi e mio fratello. Davvero – le dissi sorridendo sincera.
Uscimmo dall’abitacolo sotto la neve, e non fecimo nemmeno in tempo a prendere i vari regali dal retro della macchina, che la porta di casa Forbes si spalancò, facendo spuntare lo sceriffo della città, che iniziò a correrci in contro.
- Eccole le mie ragazze.!! – proclamò arrivando di fronte a noi, e stringendoci all’unisco.
- Ciao mamma, che bello rivederti - affermò emozionata la bionda.
- Liz cosa ci fai fuori sotto la neve con un maglioncino.?? Ti prenderai un malanno – la rimproverai bonariamente.
- Per venire ad abbracciarvi per prima, questo e altro – proclamò la donna – comunque se ci sbrighiamo a entrare non mi lamento - aggiunse poi ridente.
Liz era meravigliosa, una vera e propria forza della natura come sua figlia: non per niente come noi, anche lei e mia madre erano migliori amiche fin dall’infanzia. Quando non c’era mia mamma c’era lei, e quando non c’era lei c’era mia mamma: eravamo cresciute così io e Caroline , con l’amore vero di due madri, e in generale di due famiglie, o almeno così fu fino all’incidente. Ovviamente da lì le dinamiche cambiarono, ma Liz è stata, nei limiti del possibile, la figura che più si avvicinò a Miranda Gilbert, e quell’estate fu la mia ancora di salvezza dopo la laurea. Non avevo doveva andare, a casa non ci potevo stare, e lei senza indugi mi aveva perso sotto il suo tetto.
Quando entrammo in casa, l’atmosfera di Natale e famiglia tornò a impossessarsi totalmente di me. Jeremy discuteva di una mostra d’arte con il fidanzato dello zio di Care, Suo padre mescolava qualcosa ai fornelli, il fratello di Liz stava finendo di apparecchiare la tavola aiutato dalla sorella di Bill (papà della bionda), mentre i due gemelli di 8 anni Liv e Luke sedevano vicino al camino ad ascoltare Nonna Forbes e le sue storie natalizie. Venimmo accolte a festa, con baci e abbracci da parte di tutti, e in meno di mezz’ora sedevamo tutti davanti alla tavola imbandita.
Mangiammo, scherzammo e affrontammo le conversazioni più svariate. Per sera ci ritrovammo tutti nel salotto a scambiarci i regali e a cantare le più svariate canzoni Natalizie davanti al pianoforte. Insomma, il ritorno a casa non fu poi così traumatico.
Nel mentre però di quella famigliare giornata, venni colta da una strana sensazione di malinconia. La ricacciai tutto il tempo, ma alle note di “Silent night” non potei più resistere. (https://youtu.be/sme8N2pzRx8 Ascoltatela mentre leggete)
Uscì di casa con la scusa di una passeggiata sotto la neve per chiamare Damon e andai diretta lì dove avevo seppellito parte del mio cuore.
Quando arrivai alla tomba di mia madre, tolsi in automatico un po’ di neve dalla lapide e iniziai a parlare.
- Sai, avrei davvero tante cose da raccontarti e tante cose da chiederti. Sarebbe bello averti di fianco a me, sul mio letto, anche solo per un giorno per dirti tutto quello che mi passa per la testa, per pregarti di risolvere tutti i miei dubbi…- iniziai a dirle titubante – Anche se in verità conoscendoti, anche se fossi qui non mi diresti cosa fare, ma mi consiglieresti solo di ascoltare il mio cuore e io ti manderei bonariamente a quel paese – affermai ridendo tra me e me – Ma tanto so, che se tu fossi qui, non avrei nemmeno bisogno di chiederti cosa devo fare con papà, perché questa situazione non esisterebbe, e io invece che passare il mio Natale a parlare con una tomba, sarei in casa, di fianco al camino a discutere con Jeremy di chissà quale cosa stupida, mentre tu, seduta sulle ginocchia di papà sulla poltrona, ci guardi e prendi in giro con lui – ammisi tristemente – Non sai quanto mi manca tutto questo… Non sai quanto mi manchi tu… - aggiunsi infine. Accarezzai la lapide per un ultima volta e me ne andai com’ero arrivata.
Ripresi di nuovo a camminare per le vie deserte della cittadina, e più volte nel mio percorso feci per tornare indietro alla casa dei Forbes, ma ogni volta ripensavo alla persona che ero diventata in quei tre mesi, e mi rifiutavo di voler scappare nuovamente dalle mie paure. Avevo preso delle scelte, e dovevo prendermi le mie responsabilità rispetto ad esse. Questo sicuramente mia madre me l’avrebbe detto, e non mi sarei mai sognata di deluderla.
Quando mi ritrovai sul portico di quella che era stata la mia casa, i brividi percorsero tutto il mio copro, ma non indugiai troppo e bussai alla porta.
Aspettai qualche minuto prima che qualcuno si palesasse, ma quando mio padre apparì lo stupore nei suoi occhi fu indescrivibile.
- Elena… - constatò quasi bisbigliando come se avesse davanti a se un fantasma.
- Ciao papà… - soffiai nervosa.
- Vieni, entra….- m’invitò ancora spaesato.
- No tranquillo, non mi fermo molto. Ti va però sei ci sediamo un attimo.?? – domandai mostrandogli il dondolo sul porticato. L’uomo fece un cenno positivo con la testa, facendomi segno però che aveva bisogno di rientrare per coprirsi una minima.
Quando mi raggiunse pochi istanti dopo, aveva un cappotto oramai troppo largo addosso, e una coperta in mano, che mi passò come ai vecchi tempi.
Quando ancora eravamo una famiglia felice, mi capitava spesso infatti, anche d’inverno, appollaiarmi a leggere sul mio amato dondolo. Ovviamente date le rigide temperature, pensare di rimanere fuori tutto quel tempo solo con il giubbotto era impensabile, così oramai diventò quasi tradizione, che dopo una ventina di minuti che me ne stavo a leggere papà arrivasse con la coperta di lana per coprirmi, e a seguire mi raggiungeva poco dopo con due tazze fumanti di cioccolata calda. Lui si piazzava sul lato opposto dell’altalena e io stendevo rilassata le gambe su di lui. Rimanevo immersa nei miei mattoni 800centeschi finché lui non finiva di leggera quello che gli rimaneva del Wall Street Journal, e dopo di che ci perdevamo in chiacchiere fino all’ora di cena.
- Non sapevo fossi tornata – affermò quando finalmente si sedette accanto a me e sistemò la coperta sulle nostre gambe.
- Giusto oggi e domani. Liz ha insistito tanto perché riuscissimo a tornare tutti per Natale – gli spiegai fissando il vuoto.
- Ci sono tutti.?? – domandò tristemente.
- Come ogni anno. La nonna, zio Jake con il fidanzato, zia Susi con i bambini… - iniziai a raccontare – Dovresti vedere i ragazzi. Sono dei piccoli uragani. Tutti i primi anni passati tranquilli a dormire, ora si stanno riscattando – continuai divertita.
- Dio, mi ricordo come il primo Natale con i bambini Susi, Liz e tua madre, passarono il loro tempo a controllare che i piccoli fossero vivi perché non ritenevano normale che non piangessero mai – ricordò l’uomo – come stanno vivendo il divorzio.?? – chiese poi preoccupato.
- Relativamente bene. Vivendo qui a Mystic Falls sia zia Susi che zio Edward hanno facilitato le cose. I bambini fanno un po’ e un po’ di quel che ho capito, e le feste di solito le passano comunque insieme. È stato un caso che lo zio oggi non ci fosse. Zia Su mi ha spiegato che ci sono stati dei problemi in ospedale e che verrà domani – raccontai.
- Sono sempre stati giudiziosi fin dai tempi del liceo quei due. Sono contento che riescano a fronteggiare anche questa situazione senza far star male le due pesti – commentò lui, e io non provai che una fitta di odio per come invece lui non era stato capace di metter il bene dei suoi figli al primo posto.
- Già… - commentai sconsolata.
- Elena, perché sei qui.?? – domandò in fine voltando il suo sguardo su di me.
- Non lo so nemmeno io …sarà forse il Natale, sarà perché stai male…non ti so dire di preciso – ammisi alzando le spalle.
- Cos’è cambiato dall’ultima volta.? – chiese ancora speranzoso di risposte che non avrebbe però ottenuto.
- Tutto e niente. Ti vedo e sto male. Sei magro, sciupato, e nei tuoi occhi si legge tanta tristezza, e questo mi uccide dentro perché vedo la morte negli occhi del mio papà. Vedo la morte negli occhi del mio eroe di quando ero bambina. Ma nonostante questo, quando ti guardo, vedo anche il dolore, le botte, la polizia… rivivo le urla, gli insulti, le sirene dell’ambulanza. Non so se arriverà mai il giorno in cui riuscirò a perdonarti – confessai con agonia e le lacrime agli occhi.
- È il tuo modo di dirmi addio.?? – domandò tristemente, ma senza rancore. Non risposi immediatamente: scostai la coperta dalle mie gambe, mi alzai e mi avviai verso gli scalini. Mi fermai giusto prima di andarmene definitivamente per girarmi e dirgli – No. Non ancora. Prima ti salvo la vita, poi potrò dirti addio. Buon Natale papà – affermai e lo lasciai da solo con i suoi demoni. 

Regalo Elena

Regalo Damon 


*Tonya Harding: Pattinatrice olimpica statuinitense

Buona sera lettrici :)
Capitolo Natalizio nonostante siamo oramai in prossimità dell'estate, ma va bhè 
Allora escludendo il romanticismo al quale mi piace ogni tot abituarvi tra i nostri Delena (per poi distruggerlo quando meno ve lo aspetta ahahha) è stato un capitolo come al solito un po' diviso in due. Da una parte la nostra coppia, dall'altra ho ripreso come già annunciato la storyline di papà Gilbet.
Come spero abbiate intuito la scelta di Elena non è dettata da un voler perdonare il padre: è stta una scelta dura anche per lei, ma comunque le vicende non sono ancora finite su questo argomento, ma questo lo scoprirete tra un po' di capitoli (già belli pronti sul mio computer :D) 
Spero comunque di avervi trasmesso anche a voi un po' della magia natalizia nonostante il mese di maggio ahahha
In ultimo ametto di aver preso bellamente spunto dalla stupenda scena di Caroline della 7x10, ma avevo bisogno di rendere Mirand Gilbert, per quanto purtroppo morta, una parte "viva" della storia, e non solo tramite i ricordi di Elena. Spero mi perdoniate,soprattutto perchè le chiacchierate hanno due temi ben diversi.
Detto ciò non vi assillo più, ringrazio solo come al solito chi mi legge, segue e commenta.!! Davvero mi riempite ogni volta di gioia :D
Bacioni A.

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Capitolo 21
*** 20. Tornare a casa ***


20. Tornare a casa

La mattina seguente, la mia sveglia biologica, mi portò a vagare per la cucina di casa Forbes già alle 8 e mezza del mattino. Nessuno ovviamente era ancora in piedi, ma fortunatamente anche a 5 ore di distanza da me, qualcuno si era alzato altrettanto presto e mi teneva compagnia al telefono.
- Ma avete dormito a casa da voi.?? – domandai curiosa al mio interlocutore.
- Certo, e mia madre mi ha rimboccato anche le coperte – affermò divertito Damon.
- Che idiota…guarda che chiedevo seriamente – l’ammonì con toni finti offesi, mentre cercavo disperatamente del caffè.
- Chiedo scusa Gilbert…Comunque si, il cenone è finito poco dopo mezzanotte, ma sia io che Stefan eravamo davvero esausti, e pensare di dover tornare ognuno a casa propria, per poi esser nuovamente qui in mattinata, non aveva molto senso – spiegò il ragazzo.
- Direi che sarebbe stato inutile – Concordai.
- Hai parlato con Jer riguardo la tua decisione.?? – chiese poi lui con toni preoccupati.
- Non ancora…dirglielo vorrà dire scontrarcisi perché mi darà della pazza. Cosa che forse inizio a pensare di essere – iniziai a raccontargli accendendo finalmente la caffettiera – ma l’ho detto a mio padre – continuai poi.
- È passato lì a casa di Barbie.?? – domandò incredulo Damon.
- Ma va, non sapeva nemmeno fossimo qui. Sono passata io da casa per potergli parlare – ammisi sospirando.
- Come scusa.?? – mi fece eco la voce di mio fratello alle mie spalle, tanto da spaventarmi.
- Dio Jer, mi stavi facendo venire un infarto – proclamai contrariata girandomi verso di lui – Dam, ti chiamo quando parto – aggiunsi poi in modo da chiudere la telefonata e potermi concentrare sul ragazzo che mi guardava arrabbiato davanti a me.
- Forse è il caso – affermò il mio interlocutore e chiusi velocemente la chiamata.
- Perché.? – domandò spiazzato e perplesso mio fratello.
- Perché non sarò io a far fuori un altro genitore. Uno sulla coscienza mi basta e avanza – dissi tristemente ritornando a dare le spalle al ragazzo versando il liquido scuro, oramai caldo, in due tazze.
- Elena non è giusto, dopo tutto quello che ti ha fatto…- tentò di dissuadermi lui, mentre mi seguiva sul divano della sala.
- Jeremy, hai detto bene. Dopo tutto quello che ha fatto a me. Tu sei stato immischiato in una storia in cui non centravi. Hai perso un rapporto con il proprio padre per colpa mia. Non era te che odiava, ma me. Non era te che incolpava della morte della mamma, ma me. L’hai già perso una volta a causa mia, non voglio che succeda una seconda. Io non credo potrò mai perdonarlo, ma tu un giorno forse si. Se lo lascio morire non ci sarebbe possibilità però che questo accada – cercai di farlo ragionare, accarezzandogli dolcemente la guancia, con la mano libera dalla presa sulla tazza.
- Non è giusto. Non devi sacrificarti per lui, ne tanto meno per me – sentenziò poggiando la testa sulla mia spalla
- Va bene così – gli sussurrai io abbracciandolo.
- Come fai a dirlo.?? Ti ha fatto così male, e nel far stare male te soffrivo anch'io. Non devi farlo Elena – continuò tenace.
- Forse un giorno lo capirai questo mio gesto, o forse no. Ma devo farlo Jer – sentenziai.

- Elena i ragazzi chiedono se vogliamo che buttino su una pasta nel frattempo – mi disse Caroline ancora al telefono con Stefan.
- Dilli pure che non ho ancora digerito il pranzo di ieri, figurarsi se mi metto a mangiare quando arriviamo – commentai divertita.
Erano da poco passate le 21 e io e la mia coinquilina eravamo oramai in prossimità del nostro appartamento. Per la serata successiva avevamo organizzato finalmente una rimpatriata di tutta la compagnia, che dopo il matrimonio di Jenna e Alaric venne quasi impossibile tra i vari impegni lavorativi di tutti, il loro viaggio di nozze e le feste di mezzo, ma per quella sera ci eravamo concessi una bella serata rilassante post parenti con i nostri uomini.
- Damon chiede se preferiamo birra e patatine – mi riferì a seguire la bionda.
- Oh questa si che è una proposta intelligente – affermai scoppiando a ridere.
- Ok amore, vada per birra e patatine. Noi credo che 10 minuti e siamo li.!! A tra poco – proclamò infine la ragazza chiudendo la conversazione – Non vedo l’ora di buttarmi sul divano e di esser a casa, 5 ore in macchina dopo questi due gironi immersa dai parenti sono stati estenuanti – aggiunse a seguire la bionda cercando di stiracchiarsi nell’abitacolo.
- Concordo. Per non parlare delle belle e allegre chiacchierata che mi sono dovuta subire io tra Papà e Jeremy – commentai stancamente.
- Non ho voluto chiederti niente davanti a tutti, ma com’è andata.?? – mi domandò preoccupata lei.
- Con mio padre meglio di quanto sperassi. Per un attimo mi era sembrato tutto così normale. Io e lui sull’altalena del portico sotto la coperta, le chiacchierate sui bambini di zia Susi,… Per qualche minuto ho ritrovato mio padre – le spiegai quasi sorridendo.
- Ma poi.?? – chiese lei tristemente.
- Ma poi mi sono accorta che è vero, non è più l’uomo imbottito d’alcol che mi picchiava, ma non è nemmeno più il Grayson Gilbert che vedo come un eroe. Era semplicemente un signore, invecchiato troppo in fretta per la sua età, logorato dal dolore con cui però non avevo niente da spartire, se non un fegato che l’aiuterà a vivere ancora per un po’ – le spiegai scura in volto.
- Ho sentito che Jeremy non l’ha preso proprio al meglio la tua decisione – constatò Caroline, riferendosi alla discussione che aveva interrotto in mattinata tra me e mio fratello.
- Non proprio. Non riesce a capire le mie scelte, ma va bene così. Lo faccio principalmente per lui più che per me stessa. Ora non lo capisce, e magari alla fine non approfitterà mai di questa seconda occasione, ma è giusto così - affermai cupa.
- Sai vero che ti abbraccerei adesso per darti conforto, ma mentre guidi non mi pare il caso.?? – chiese retorica e divertita la ragazza per smorzare la tensione.
- Si direi di evitare se non vogliamo schiantarci a 5 minuti da casa – commentai ridente alla sua pessima battuta.
Poco dopo parcheggiamo finalmente sotto il nostro palazzo, e quasi corremmo per arrivare all’appartamento di Damon per fiondarci tra le braccia dei nostri Salvatore.
- Guardate un po’ chi è tornato – esordì scoppiettante Caroline entrando in casa del nostro vicino, e in men che non si dica Stefan la prese in braccio e iniziò a baciarla come se non si vedessero da mesi.
- Ciao straniera – mi salutò invece il mio di ragazzo, afferrandomi saldamente con una mano dietro la schiena e baciandomi dolcemente.
- Ciao a te – risposi con tono sognante, per poi staccarmi e iniziare a spogliarmi da quel pesante cappotto.
- Allora andato bene il viaggio.? – domandò il fratello più piccolo poco dopo buttandosi con la bionda in braccio sul divano.
- Tranquillo. Nonostante la nevicata di sta notte, le strade erano piuttosto pulite – constatai sedendomi comodamente sulla poltrona – sono solo un po’ stanca, 5 ore comunque sono pesanti – aggiunsi.
- Io volevo viziarvi con una gustosa cenetta, ma mi è stato riferito che hai preferito la proposta di Damon – ribatté divertito lui, mentre il ragazzo dei capelli corvini posava sul tavolino una ciotola di patatine e 4 birre già aperte.
- Tesoro a casa mia quando parliamo di cibo, parliamo di portate che potrebbero sfamare un intero esercito, mica di 3 tartine messe in croce che sono più belle che buone. Fidati potremmo non mangiare più per tutta la settima – gli spiegò divertita la ragazza, facendo scoppiare a ridere tutti.

Qualche ora più tardi, stesa nel letto accanto a Damon, chiacchieravamo di quelle nostre giornate in famiglia. Oramai quelle abitudini di stare tra le braccia del maggiore dei Salvatore, di parlare e fare l'amore, avevano un tale sapore di casa e felicità che a volte ancora mi stravolgeva tanto da averne paura. Ma non avevo nessuna intenzione di scappare questa volta.
- Sai, dobbiamo fartelo conoscere prima o poi il fidanzato di zio Jake. È un grande appassionato di arte e fotografia, ti piacerebbe – gli raccontai.
- Sai mi fa strano, parli della famiglia di Caroline praticamente come se fosse la tua... è una cosa bella, fa capire come anche se non di sangue, voi due siate comunque sorelle – commentò Damon accarezzandomi dolcemente il capo.
- Le nostre mamme erano migliori amiche. Sono cresciute insieme e a nostra volta l'abbiamo fatto io e Care. Non credo di ricordarmi Natali, Pasque, giorni del Ringraziamento che non abbiamo passato insieme -gli spiegai.
- T'invidio... nonostante ami profondamente il Natale, dai noi era la scusa per l'ennesimo evento di società dove la casa era gremita di gente di cui non m'importava mai niente. Ho sempre amato in particolar modo infatti la vigilia. Mamma organizzava sempre un incredibile cenone che straordinariamente cucinava lei, e al tavolo ci riunivamo solo noi della famiglia: i miei, mio fratello e i miei nonni. Quello per me era il giorno migliore – mi raccontò il ragazzo.
 - Quando avete smesso.?? Di festeggiare la Vigilia intendo – Domandai curiosa.
- Dopo la morte di Rose. O più che altro io ho smesso di andare – ammise alzando le spalle e mi accoccolai in automatico un po' più stretta a lui – Ho parlato con mia madre oggi. Di noi – aggiunse a seguire dal nulla.
- Non so quanto mi piaccia questa frase – affermai preoccupata staccandomi dal ragazzo e mettendomi nuovamente seduta.- Non di allarmare. Le ho solo messo in chiaro un paio di cose – Iniziò a spiegarmi – nonostante la sua pessima uscita al matrimonio, inizialmente ho voluto far finta di nulla, ma quando oggi ha iniziato a fare delle insinuazioni sulla tua fedeltà ho perso un po' il controllo – raccontò.
- Scusami.?? Insinuazioni sulla mia fedeltà.? Di cosa diamine stiamo parlando.? - domandai perplessa iniziando a innervosirmi.
- Come temevo i paparazzi hanno dato il via alle idiozie. Poco dopo il ringraziamento è uscito a quanto pare un articolo con delle tue foto in cui andavi in giro abbracciata a tuo fratello per Central Park. Speculavano su come forse eravamo davvero solo amici o ancora meglio di come mi avessi dato un due di picche per questo misterioso ragazzo. Mia madre letto l'articolo ha dato per scontato che mi stessi tradendo ovviamente. Dovevi vedere la sua faccia scocciata quando le ho detto che era solo tuo fratello – disse divertito – le ho spiegato quindi che non si deve mai più azzardare a sputare sentenze del genere e soprattutto che deve stare fuori dalla mia vita. Ovviamente ha tentato di ribattere con le sue solite stronzate che lei può togliermi tutto, ma le ho fatto ben intendere che oramai non sono più il ragazzino che aveva bisogno della propria famiglia per esser qualcuno, e che se mai decidesse di chiudermi le porte in faccia per qualsiasi delle mie scelte in futuro, sarebbe solo lei a perderci un figlio – concluse infine.
-Wow… che presa di posizione – farfugliali spaesata – quindi cosa vuol dire questo.?? -
- Che credo proprio che di mia madre, per un po’, non dovremmo più preoccuparci. Ora non dico che da domani sarà la donna migliore del mondo nei tuoi confronti, però credo che le sia arrivato il messaggio che ti deve lasciare stare– affermò il ragazzo.
- Non voglio smontarti, ma faccio un po’ fatica a crederci, non mi fido – ammisi rattristendomi, al che questa volta fu Damon a tirarmi tra le sue braccia.
- Ti fidi di me.?? –domandò serio fissandomi negli occhi.
- Si, ma n…- tentati di ribattere io, ma venni bloccata da un dolce e veloce bacio sulle labbra.
- Niente ma. A me importa solo quello, tutto il resto è superfluo – disse accarezzandomi con cura il volto.


Il giorno a seguire, presa dal buon umore per la fiducia che Damon aveva nel nostro futuro, Mi alzai di buon mattino senza svegliare il ragazzo, in modo da portargli io una volta tanto la colazione a letto.
Mi misi sotto a cucinare un classico Breakfast americano: uova, bacon e caffè in modo da rendere energico anche il suo risveglio, oltre che buono.
Insomma, ero presa nel mio mondo fatto di arcobaleni e unicorni quando suonò il telefono, e senza guardare il mittente risposi sovrappensiero.
- Pronto chi parla.?? – domandai raggiante.
- Elena.. sono papà… - affermò titubante il mio interlocutore.
- Ah, ciao – risposi cambiando repentinamente il mio umore.
- Ascolta, scusa se ti disturbo, ma a discapito di quello di cui abbiamo parlato l’altra sera, avrei bisogno di sapere alcune cose – iniziò a spiegarsi l’uomo.
- Del tipo.?? – chiesi allontanandomi dai fornelli e sedendomi sul divano preoccupata.
- Sono andato dal medico sta mattina. Ha detto che la situazione è abbastanza grave e che bhè… prima facciamo il trapianto, più possibilità ho a sopravvivere, quindi…- si spiegò tentennante.
- Quindi vorresti sapere quando sarei disposta a muovermi per così dire…- conclusi io per lui freddamente.
- Elena, non era quello che intendevo – cercò di giustificarsi lui mortificato.
- Papà fa niente. Lasciamo perdere cosa intendevi o meno. Ti avrei chiamato comunque io in questi giorni per avvisarti che se tutto va bene vorrei fissare una visita di controllo per entrambi i primi giorni dell’anno nuovo – tagliai corto per non sentire le sue inutili scuse.
- Si, direi che va benissimo… Hai preferenze su dove farlo.?? Nel senso il mio chirurgo è qua a Mystic Falls ovviamente, ma se preferisci possiamo farci ricoverare anche li a New York – propose timidamente.
- Vediamo. Devo… Devo valutare dove mi convenga maggiormente. Ti faccio sapere in questi giorni. Ora però devo andare – cercai di tagliar corto – Ci sentiamo. Buona giornata – aggiunsi e senza aspettare risposta chiusi la telefonata.
Rimasi sul divano, a fissare lo schermo del telefono ancora qualche istante, persa in quelle che erano state le mie decisioni, ma d’un tratto fu la voce di Damon a destare i miei pensieri.
- Tu non ti muovi da New York. Sia chiaro – mi disse serio apparendo dalla camera.
- E tu cosa ci fai sveglio.?? Volevo farti una sorpresa, dai su torna a letto – iniziai a lamentarmi io senza badar troppo alle sue parole.
- Ci torno solo se mi prometti che lascerai a me la scelta dell’ospedale e dei chirurghi. O le mie conoscenze, e se proprio devi fare questo, voglio evitare qualsiasi rischio e che siano i migliori a operarti – continuò imperterrito nella sua crociata.
- Damon stai tranquillo. Un ospedale vale l’altro, il trapianto di fegato non è un’operazione a cuore aperto – tentai di tranquillizzarlo io spingendolo verso la camera per riportarlo a letto, ma il ragazzo non era in vena di battute e paragoni, ne soprattutto di lasciar perdere l’argomento.
- Elena, è un’operazione comunque invasiva dopo le quali ci potrebbero essere delle complicanze. Può non aver peso la mia opinione sul fatto se tu debba farlo o meno, ma almeno lasciami prendere cura di te – ribatté addolcendo finalmente i toni prendendomi le mani.
- Se ti dico di si, torni a letto.?? – gli domandai esasperata.
- Solo se me lo lasci fare davvero – replicò immediatamente. Gli posai un glie bacio sulle labbra e dopo un sussurrato – Va bene – finalmente riuscì a spingerlo verso la camera. Il ragazzo sorrise dolcemente, ma non feci in tempo a vederlo entrare nella stanza che cascai a terra priva di sensi.

Buonasera mondo.!!
Oggi capitolo molto easy, senza troppi drammi, ma ogni tanto devo prepare un po' il terreno con qualcosa di leggero prima di qualche capitolo un po' bomba :) Nei prossimi capitoli ci saranno un po' di sconvolgimenti e novità, quindi qualcosa di più leggero ogni tanto credo ci stia, e come al solito credo renda più realista la storia. Già è abbastanza movimentata non posso renderla sempre un continuo dramma, Non mi chiamo Shonda Rhimes ahaha
Detto ciò spero come al solito via sia piaciuto e vi aspetto tra qualche giorno.!!
Un bacione 
A.

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Capitolo 22
*** 21. Inaspettato e complicato ***


21. Inaspettato e complicato

Quando mi svegliai mi sembrò di vivere un deja vu. Non capivo dove fossi e soprattutto cosa fosse successo. Ero sdraiata in un letto che non era decisamente il mio, con un’odiosissima luce bianca che non mi aiutava a tenere gli occhi aperti.
Ci volle qualche istante prima di capacitarmi di esser finita ospedale, ma a differenza degli ultimi anni, non avevo la più pallida idea di cosa ci facessi li.
- Hej… - mi disse dolcemente Damon avvicinandosi al lettino, appena notò che avevo ripreso conoscenza.
- Cosa diamine è successo.?? – domandai spaesata – Stavamo parlando in cucina, e poi… mi sono svegliata adesso – continuai a spiegarli.
- Hai avuto un mancamento, ma non ti sei svegliavi e ho cambiato un’ambulanza – mi raccontò il ragazzo.
- Hanno detto cos’è stato.?? - chiesi perplessa.
- Pensano stress, ma hanno detto che sarebbero passati tra poco a vedere come stavi e con i risultati della visita – mi disse Damon accarezzandomi il volto – mi hai spaventato sai.?? – domandò poi retorico posandomi un bacio in fronte.
- Le chiedo scusa signor Salvatore, non era mia intenzione – ribattei divertita – chi hai avvisato.?? – domandai poi preoccupata che avesse informato perfino la stampa.
- Tranquilla, solo Barbie e mio fratello – mi rassicurò – Anzi vado a chiamarli che se no la tua coinquilina mi stacca la testa. Ritorno tra un attimo – aggiunse in fine baciandomi e uscendo dalla stanza.
Spostai la mia attenzione sulla neve che cadeva copiosa dalla finestra, ma passarono pochi minuti prima che il medico apparisse il camera.
- Buongiorno signorina Gilbert. Si sente meglio.?? – esordì l’uomo sulla 50tina, chiudendosi la porta dietro di se – Ho visto il giovane Salvatore, che mi ha avvisato che si era svegliata e ho ben pensato di farle visita – spiegò poi gentilmente.
- Si grazie, mi sento molto meglio… Ma per quanto sono stata incosciente.?? – domandai poi curiosa.
- Una mezz’oretta in tutto. Il suo cavaliere é stato velocissimo a chiamare i soccorsi, perché giustamente si era preoccupato di un bel trauma cranico data la caduta – disse sorridente l’uomo sedendosi sul mio lettino.
- Non mi dica così dottore, adesso sarò pure in debito con lui – affermai scoppiando a ridere – comunque, scherzi a parte, cos’ho avuto.?? – domandai poi seria.
- Non si preoccupi cara, abbiamo fatto qualche esame di controllo e sembra che vada tutto bene. Ha qualche carenza di ferro, e qualche valore sballato nei globuli bianchi che effettivamente controllerei, ma dato il suo stato credo che sia semplicemente un mancamento dovuto allo stress. Ora non le dico di non fare nulla, ma rallenti un po’ i ritmi, e vedrete che lei e il suo bambino starete benissimo – mi spiegò tranquillamente il dottore, ma immagino gli ci volle poco a intuire che mi avesse appena dato la notizia più inaspettata di tutte.
- Mi scusi… ha detto “lei e il suo bambino”.??? – chiesi in stato di shock più totale.
- Devo dedurre che non si sia accorta di niente allora. Bhè in effetti è più che comprensibile, diciamo che è una cosa abbastanza normale nel primo trimestre. Comunque congratulazioni signorina Gilbert, lei è all’ottava settimana – specifico l’uomo davanti a me sorridente, ma io ancora non riuscivo a capacitarmi delle sue parole. Ero incinta. Aspettavo un figlio. E non mi sentivo assolutamente pronta per farlo.
- La prego, non dica niente al signor Salvatore – dissi impanicata da quella assurda situazione, e il medico fece giusto in tempo a farmi un cenno con la testa prima che Damon rientrasse nella stanza.
- Ho avvisato i piccioncini che sei sveglia e stai bene; ora dottore mi dica che non ho detto una cavolata perché se rientro in casa con brutte notizie, la sua coinquilina potrebbe decapitarmi – esordì il ragazzo entrando.
- Non si preoccupi Signor Salvatore, la sua ragazza devo solo stare un po’ più tranquilla e prendere qualche integratore per alzare il ferro. Per il resto direi che potete tranquillamente tornare a casa – affermò l’uomo. Fece un cenno di congedo e lasciò me e il maggiore dei Salvatore nuovamente soli nella stanza.
- Che ne dici se ti vesti e ce ne andiamo.?? Non sono amante degli ospedali – mi propose lui baciandomi.
- Certo – risposi con un sorriso tirato e mi alzai dal letto alla ricerca delle mie cose.
- Gilbert tutto bene.?? Sei strana – constatò Damon raggiungendomi e abbracciandomi da dietro.
- Si, scusa… sono ancora un po’ frastornata – cercai di tranquillizzarlo e una volta presi i miei vestiti andai in bagno a cambiarmi.

Dopo circa un'ora ero già sul mio divano a fare zapping tra un canale e l’altro, abbuffandomi di popcorn ricoperti di cioccolato. Stefan era appena uscito di casa, mentre Damon era in procinto di affidarmi a Caroline, a causa di un impegno. Avrei avuto tutto il pomeriggio libero per stare con lei, e credo non ci fosse cosa che più desiderassi al mondo in quel momento. La notizia che avevo ricevuto in mattinata era stato un vero e proprio shock, e non riuscivo ancora ad elaborarla. Avevo bisogno di lei per poterla metabolizzare, e soprattutto capire cosa fare. Amavo Damon, ed ero stata la prima ad azzardare l’ipotesi di una famiglia un giorno, ma così presto era tutta un’altra questione.
- Ti prego, non fare la solita Wonder Woman della situazione, stai a morire sul divano e fatti viziare da Caroline, poi sta sera a te ci penso io. Va bene.?? – si raccomandò il ragazzo poco prima di uscire.
- Damon, non ho due anni e sono solo svenuta. Vai a fare quello che devi fare e sta sera ci godiamo la serata con gli altri come da programma – ribattei io indispettita.
- Ho speranza di farti rinunciare a uscire sta sera.?? – mi chiese esasperato per il mio comportamento sedendosi momentaneamente di fianco a me.
- Accontentai che rimanga a casa tutto il pomeriggio – constatai divertita. Damon scosse la testa ridente, e dopo avermi posato un dolce bacio sulle labbra si rialzò nuovamente.
- Posso almeno sperare che la mia migliore amica risponda alle mie chiamate ogni 30 minuti per sapere come sta la mia ragazza.?? – domandò a seguire volgendosi verso la mia coinquilina.
- Forse ogni tre quarti d’ora mi potrei degnare di rispondere – commentò la ragazza posando un bacio sulla guancia al nostro vicino – Vai, sai che è in ottime mani – aggiunse poi chiudendogli dietro la porta.
Quando rimanemmo finalmente sole, Caroline da ottima amica che era, non si azzardò fortunatamente a tampinarmi di domande sul come stessi o se avessi bisogno di qualcosa, ma con il suo solito fare, iniziò a elencarmi una lista di film che sarebbe stato carino guardare quel pomeriggio.
- Allora, essendo che hai avuto una mattinata movimentata, opterei per qualcosa di leggero che possa far ridere. Escluderei quindi Dirty Danging e Titanic – iniziò a parlare praticamente da sola la ragazza – Che ne dici di Spy.?? C’è Melissa McCarthy, quella che faceva Sookie in Gilmore Girls, hanno detto che fa mor…-
- Caroline, sono incinta –esordì totalmente a caso interrompendo il suo flusso di parole e procurandomi due occhi totalmente spaesati su di me.
- Come scusa.?? – domandò lei come se fosse in stato di trans, senza muovere nemmeno un muscolo.
- Io.. Io sono incinta – ripetei – Dio… finalmente l’ho detto, tenermelo dentro anche solo da qualche ora mi stava davvero facendo impazzire – confessai un po’ più leggera.
- Oh mio Dio sei incinta – ridisse finalmente smuovendosi dalla sua postazione e venendosi a sedere accanto a me.
- Già… - constatai persa nei miei dubbi.
- OH MIO DIO SEI INCINTA – ribatté nuovamente la bionda, ma sta volta con un entusiasmo preoccupante e gettandosi tra le mie braccia – Aspetta, noi siamo felici di questa cosa o meno.?? – chiese a seguire centrando in pieno il problema.
- Avrebbe senso se ti rispondessi che non ne ho idea.?? – replicai sconsolata, per poi scoppiare a piangere come una bambina.
Dopo un momento di stupore per la mia controversa reazione, Caroline tornò a stringermi a se, e ad accarezzarmi dolcemente i capelli per calmarmi.
- Tesoro, non piangere…è normale. È una cosa totalmente inaspettata, ci sta che tu non sappia cosa pensare. Damon cosa ha detto.?? – domandò scostandosi da me per potermi guardare negli occhi.
- Damon non sa niente. E per ora non deve sapere – risposi tirando su con il naso – è tutto così complicato, ci abbiamo messo settimane prima di capire cosa volessimo uno dall’altro e altrettanto tempo ce ne abbiamo messo per aprirci ed esser davvero noi stessi. Siamo riusciti da poco a capire che ci amiamo, e un bambino adesso…è troppo presto. Io ho 23 anni, sto facendo uno stage, sua madre ci odia…oddio ti immagini la faccia di Lily Salvatore se dovessimo dirle che aspettiamo un bambino.?? Che poi se solo a dirlo a Damon lui scappasse giustamente a gambe levate.?? No, no…io non posso farlo, sarei completamente in balia di me stessa, sarei da sola, io… io sono una ragazzina, non sono una mamma – inizia a delirare senza fermarmi.
- Lena calmati – cercò di tranquillizzarmi la bionda – partiamo dal presupposto che Damon non è il tipo di ragazzo che scapperebbe da una situazione del genere, e credo che oramai dovresti averlo capito. Per te quel ragazzo a buttato giù un muro che era indistruttibile, non è scappato prima e non credo lo farà mai. Detto questo, anche se per un’infinità di improbabili vicende, lui dovesse andarsene, in primis lo ucciderei e in secondo luogo tu non saresti comunque mai da sola. Chiaro.?? Ci sono io, c’è Stefan, Bonnie e Kol, Jenna e Ric, magari sarebbe la volta buona che Matt ci provi con te – iniziò a consolarmi la ragazza cercando di smorzare un po’ la tensione con sciocche battute – Nonostante questo però, è vero hai 23 anni e un miriade di progetti che in questo momento non prevedevano un figlio, ma hej… puoi ancora scegliere. Puoi decidere se vivere quest’avventura o meno, e nessuno potrà biasimarti per la scelta che farai, in qualsiasi caso – continuò poi alzandomi il mento con una mano – ma prima di qualsiasi cosa dillo a Damon. Che lo consideriate poi un errore o meno, è una cosa che avete fatto in due. Prima di prendere qualsiasi decisione parla con lui. In due sarà più facile vivere la cosa – concluse infine dolcemente.
- Cosa farei senza di te Care.?? – domandai di risposta retorica.
- Ah non lo so, probabilmente sentiresti la mia mancanza anche senza conoscermi – affermò divertita asciugandomi le lacrime dal mio volto.
- Questo è quel tipo di situazione per cui vorrei tanto che mia madre fosse ancora qui – commentai tristemente.
- Lo so tesoro, lo so – ribatté le bionda tirandomi di nuovo a se.

- Gilbert ma cosa ci combini.?? Partiamo per due settimane in luna di miele, e fai in tempo a finire in ospedale.?? Ti sembra il modo di accogliere i tuoi amici.?? – commentò divertito Alaric buttandosi sul divano accanto a me.
- Non avevo voglia di andare in giro per locali sta sera, mi sembrava l’idea migliore per convincervi di vederci a casa – risposi ridendo al ragazzo.
- Bhe, in tal caso Grazie Elena, mi risparmi almeno il vedervi tutti ubriachi quando io non mi posso nemmeno avvicinare a un bicchiere di vino – constatò Jenna dalla cucina.
- Pensala così J, prima o poi toccherà a tutte voi a dover rimanere in astinenza e guardare gli altri ubriachi. Si presuppone che qualche figlio in cantiere, se durate tutti, arriverà per ciascuno di voi – disse Matt spensierato senza sapere di aver esattamente toccato l’argomento a me più scomodo al momento.
- A rigor di tempistiche allora i prossimi saranno Care e Stef e per finire Damon ed Elena, dato che sono gli ultimi a essersi i messi insieme – specificò Bonnie sedendosi in braccio a Kol sulla poltrona, facendomi sbiancare sempre più.
- Gente, si può sapere perché stiamo parlando di bambini.?? – domandai nervosamente.
- Hej El… tutto bene.?? – chiese preoccupato il ragazzo dai capelli corvini sedendosi accanto alla sottoscritta.
- Si, si scusa… e che stare a casa tutto il giorno mi ha reso acida – sviai velocemente dandogli un bacio per rassicurarlo.
- Bhè comunque vada, direi che c’è ancora un sacco di tempo allora per me e Gilbert. Che poi, faccio fatica a badare a me stesso, meglio che mi alleni prima sui vostri figli che sui miei – aggiunse come se fosse la cosa più divertente al mondo e io mi sentì morire dentro.
Damon non vedeva minimamente la possibilità di avere dei figli adesso, e io non potevo certamente biasimarlo, e fu così che la paura di perderlo appena gli avessi confessato il mio nuovo segreto, crebbe a dismisura.



Sera lettrici.!!
Rieccomi qua,con un capitolo un po' bomba.
Giuto perchè mi piace complicare un po' le cose, ecco che ho dato vita ha un qualcosa di inaspettato, un bambino in cantiere ;) si lo so, è decisamente affrettato dato che realisticamente i nostri due protagonisti stano effettivamente insieme da soli 4 mesi, ma se non mi inventassi qualcosa non mi divertirei così tanto a scrivere, e comunque, come spero abbiate intuito dal capitolo, non è che Elena ne sia poi così entusiasta: è giovane, ha uno stage sulle spalle e per prima si rende conto che è decisamente una cosa prematura avere un figlio adesso dopo così poco tempo. Come finirà?? Vi ricordo solo che c'è anche un trapianto al fegato che l'attende e credo siamo tutte consapevoli, anche senza aver studiato medicina, che un'operazione del genere in gravidanza non è propriamente indicata...
Basta, non aggiungo altro. Spero di interessarvi ancora con quello che racconto.
A presto lettrici
A. 

 

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Capitolo 23
*** 22. Decidere ***


22. Decidere

Poco più di una settimana più tardi ero rasente la pazzia.
Avevo passato il capodanno a inventare le più svariate scuse per non bere, sempre più spesso mi capitavano i giramenti di testa, che a causa del mio stato e dello stress non accennavano a diminuire, non ero riuscita ancora a trovare il coraggio per parlare con Damon, portandolo così ad allontanarsi da me, e ciliegina sulla torta, esattamente prima dell’epifania mi ritrovai a fronteggiare mio padre.
- Passato bene il resto delle feste.?? – domandò una volta che ci sedemmo su un’anonima panchina nel mezzo di Central Park.
- Si grazie… - affermai fievole.
- So che non ne vuoi parlare con me, ma quel ragazzo.. Quello che era con noi al bar qualche tempo fa che ti teneva d’occhio e si fa fotografare in giro con te sui giornali…- iniziò a domandare titubante, cosa che però non era che una vecchia abitudine di quando si trattava delle mie relazioni, fin dai tempi del liceo.
- Si, è il mio ragazzo – risposi secca provocando un lunghissimo minuto di silenzio – papà ascolta… questa settimana ho avuto determinate notizie, che mi hanno sconvolto un po’ le giornate, e adesso io non so cosa fare, non ne ho idea, ma a secondo della scelta….Dio è tutto così complicato – tornai a parlare poi nervosamente e in modo sconnesso più a me stessa che all’uomo accanto a me che mi guardava spaesato.
- Elena non sto capendo assolutamente niente di quello che stai dicendo – mi fece notare mio padre preoccupato.
- Sono incinta papà. E se decidessi di tenere il bambino non ti potrei più donare il mio fegato – sentenziai cupa fissando il vuoto.

Quella sera andai direttamente all’appartamento di Damon. Il ragazzo era partito per lavoro per qualche giorno, sarebbe tornato quella notte e io necessitavo assolutamente di vederlo.
Poco prima che partisse aveva notato palesemente il mio strano comportamento, tanto che arrivai ingiustamente ad accusarlo di quanto fosse paranoico ed oppressivo. Fui cattiva, me ne uscì con frasi come “non sono Rose che mi devi tenere d’occhio”, e ovviamente litigammo come non ci capitava da tempo. Il nervosismo di quei giorni aveva prevalso su di me, e volevo farmi perdonare al meglio, ma soprattutto rifugiarmi tra le sue braccia dopo la lunga giornata. La cosa peggiore e che conoscendo Damon, non sarebbe stata una passeggiata, contando poi che da quando era partito per orgoglio, nessuno dei due aveva scritto all’altro.
In quei giorni tra l'altro, tutti avevano finito le ferie da un pezzo, e io mi ritrovai con una pausa lavorativa più lunga del previsto, ma purtroppo nessuno con cui condividerla, e soprattutto nessuno con cui sfogarmi in quel mio totale momento di crisi.
Mandai un messaggio a Caroline con scritto di non aspettarmi che dormivo da Damon, e dopo di che mi buttai sul suo letto e senza accorgermi mi addormentai.
Venni svegliata dal rumore delle chiavi nella serratura, ma prima che riprendessi totalmente conoscenza per andare in salotto, fu il proprietario di casa a palesarsi in camera, stupendosi ovviamente della mia presenza, ma comunque con il suo fare ancora arrabbiato e strafottente.
- Ciao – disse freddo buttando il suo borsone sul pavimento.
- Hej – risposi timidamente io sedendomi a gambe incrociate sul letto – Andato bene il viaggio.?? – cercai di domandare per sciogliere il ghiaccio.
- Si. Città del Messico ha sempre il suo fascino, e poi faceva decisamente più caldo che qui – affermò iniziando a cambiarsi in abiti più comodi – te com’è andata in questi giorni.?? – chiese poi lui nel tentativo di far conversazione. Tutti e due eravamo ancora sull’attenti e poco intenti a cedere per primi.
- Mi sono parecchio annoiata – risposi in modo vago. Stavo cercando un modo per abbattere quel muro che si era creato, in modo da prendere coraggio per parlare, ma non avevo ancora capito il modo migliore – Sei ancora arrabbiato.?? – domandai poi d’un tratto totalmente spoglia di orgoglio. Il ragazzo mi fissò con fare esasperato, e dopo aver raccolto le parole giuste, iniziò a rispondermi come un fiume in piena.
- Certo che sono ancora arrabbiato. Ma non riesco a dirti di uscire da questa stanza perché starti vicino al momento mi fa impazzire, ma anche non starti vicino mi fa impazzire. Ho cercato di ignorarti per tre giorni, ma stavo diventando matto tanto che, per quanto sia arrabbiato, trovarti qui sul mio letto, la reputo la miglior cosa della giornata, per quanto vorrei ancora evitarti. Questo è quanto potere tu hai su di me. Io non sono razionale con te. Sarei capace di buttarmi da un burrone se solo me lo chiedessi, ma tu… tu sei così distante. Non so cosa sia successo, ma ti prego parlamene, o fa qualsiasi cosa, non lasciarmi star male per qualcosa che non so cosa sia. Perché Elena ti conosco, qualcosa c’è…- disse tutto d’un fiato afflitto il ragazzo.
Non so quanto rimasi lì silenziosa a fissarlo, ma ogni secondo che passava vedevo il suo fervore affievolirsi a causa del dolore.
- Aspetto un bambino – risposi d’un tratto secca e terrorizzata dall’averlo detto ad alta voce, e la sua reazione fu indecifrabile inizialmente, come al suo solito. Non si mosse di un centimetro, non aprì bocca, rimase solo lì a fissarmi, come se avesse davanti un fantasma – Damon ti prego di qualcosa – aggiunsi poi alzandomi dal letto e avvicinandomi cautamente a lui. Ero pronta a sentirmi dire che lui se ne tirava fuori, che non ne voleva sapere, o meglio ancora, ero pronta a vederlo scappare dalla porta, ma come al solito mi spiazzò con qualcosa che mai mi sarei aspettata.
- Sposami – affermò dal nulla tornano finalmente a guardarmi negli occhi e io quasi non scoppiai a ridere per l’assurdità delle sue parole.
- Cosa.?? No.!! – risposi poi di getto incredula alla serietà che vedevo nei suoi occhi.
- Perché.?? – domandò imperterrito lui.
- Perché sei solo sconvolta dal fatto che ti appena detto di esser incinta, perché non so nemmeno cosa fare, perché io te ci conosciamo da pochi mesi e siamo già così complicati e tu mi parli di matrimonio…e questa conversazione è fuorviante.!!! – risposi allibita da quello che ci stavamo urlando contro.
Damon non replicò più però alle mie ultime parole, e nonostante fosse oramai in tuta, uscì dalla camera per mettere scarpe e cappotto e se ne andò di casa lasciandomi di nuovo da sola.

Aspettai tutta notte, dormì poco e niente, ma di Damon non si vide nemmeno l’ombra. Decisi solo verso le 8 del mattino di tornare nel mio appartamento per sfogarmi almeno con Caroline.
La giornata precedente era stata straziante, e la speranza di riconciliarmi con Damon, se già prima sembrava lontana, al momento mi sembrò davvero impossibile.
- Wo, come siamo mattiniere – esordì la mia bionda coinquilina stranita della mia presenza, ma non ebbi forze di risponderle: le corsi solo incontro per abbracciarla e scoppiai a piangere sulla sua spalla.
- L’ho perso… - iniziai a farfugliare.
- Ma di chi parli.?? – domandò preoccupata lei staccandosi da quel morboso abbraccio.
- .. Damon …- risposi tra un singhiozzo e l’altro, mentre Caroline perplessa mi accompagnava sul divano.
- Vedo che gli ormoni della gravidanza danno già i loro effetti – ribatté lei sarcastica.
- Care ho fatto un casino… stavamo litigando e gli ho detto del bambino – ammisi.
- Oh… e lui è scappato.?? Non è da lui, non capisco credevo che…- cercò di ragionar ad alta voce la ragazza, ma ovviamente la interruppi.
- No, non è scappato. Mi ha chiesto di sposarlo.!! – le dissi esasperata.
- CHE COSA HA FATTO.?? – domandò lei 3 toni sopra la media.
- E io gli ho detto di no. A quel punto se ne è andato – continuai ignorando la sua reazione.
- CHE COSA HAI FATTO.?? – strillò nuovamente questa volta nei miei confronti.
- Care dovevi vederlo, è impazzito. Si è rivestito e se n’è andato. L’ho aspettato fino adesso ma non si è fatto vivo, non risponde ne ai miei messaggi ne alle chiamate…l’ho perso – le spiegai con il terrore negli occhi.
- Calmati Elena. Damon ti ama troppo per perderti. Sarà andato da Stefan o Ric. Fidati di me, andrà tutto bene – aggiunse poi riabbracciandomi.

La stanchezza della nottata passata in bianco ovviamente a una certa si fece sentire. Crollai vestita sul mio letto dove mi ero rifugiata come una bambina, e mi addormentai in men che non si dica, nel mentre che accarezzavo la mia pancia.
Era una situazione surreale. Erano oramai 2 mesi che qualcuno cresceva dentro di me e io non me ne ero nemmeno accorta. Da ragazzina mi ero tante volte immaginata come sarebbe stato il giorno che sarei rimasta incinta.... un donna in carriera, in una bella casa forse un po' più in provincia, con un marito accanto che mi amava. E invece mi ritrovavo a 23 anni, con uno stage ancora da finire, a piangere da sola nel mio appartamento a New York ea chiedermi se l'uomo che amavo sarebbe tornato da me.
Quando si dice che la vita non va mai come la programmi.
Mi svegliai qualche ora dopo quando senti irrompere qualcuno nel nostro appartamento.
- Dov'è.?? - chiese in ansia il ragazzo appena si chiuse la porta.
- Si è addormentata finalmente in camera. Ti ha aspettato tutta notte, aveva bisogno di riposarsi – affermò fredda Caroline.

- Barbie sei arrabbiata con me.?? - domandò perplesso all'atteggiamento scontroso della bionda Damon.
- Certo che sono arrabbiata con te razza di idiota.!! Tu cosa faresti quando ti ritrovi la tua migliore amica in lacrime ed esausta per non aver chiuso occhio alle 8 di mattina dopo che ha litigato con il suo ragazzo.?? - rispose stizzita la ragazza.
- Tu cosa sai.?? - chiese a seguire il nostro vicino ammorbidendo finalmente i toni.
- Che lei ti ha detto del bambino e che te tu ne sei uscito con una proposta di matrimonio campata per aria – gli rispose – Tu piuttosto dove diamine sei stato.?? -
- Stefan.... avevo... avevo bisogno di schiarirmi le idee... - confessò il ragazzo.
- L'hai terrorizzata. È convinta che tu la voglia lasciare – lo informò sospirando la ragazza.
Quello che seguì, ovviamente mi fu ignoto. Sentì solo come il silenzio calò tra di loro e dopo qualche attimo che mi sembrò durare anni, sentì schiudersi lentamente la porta della mia camera.
Non aprì gli occhi nell'immediato: avevo troppa paura che se l'avessi fatto, mi sarei trovata la esile figura di Caroline pronta a consolarmi per quello che temevo maggiormente, ma quando sentì il tocco dolce delle carezze di Damon sul mio braccio finalmente ebbi coraggio di aprirli.
- Mi sa che ti devo delle scuse – disse dolcemente il ragazzo sedendosi accanto a me sul letto non appena intuì fossi sveglia.
- Non farlo mai più...avevo paura mi avessi lasciata – constatai con naturalezza, ma senza rancore. Erano stati giorni pesanti, e tutte due avevamo colpe per i nostri comportamenti, non aveva senso litigare ancora.
- Non osare pensarlo mai più. Te l'ho detto ieri sera: tu mi rendi irrazionale, faccio e dico cose senza senso, ma senza di te non resisto. Non potrei mai andarmene da te, per quanto possa esser sconvolto o arrabbiato – cercò di rassicurarmi lui accarezzandomi dolcemente il viso.
A quel punto mi sedetti anch'io e mi avvicinai dolcemente per potergli lasciare un casto bacio sulle sue meravigliose labbra.
- Cosa facciamo Damon.?? - gli domandai poi sospirando. Nonostante tutto avevamo ancora qualche argomento in sospeso – E non azzardare a proporre nuovamente di sposarci – aggiunsi poi sarcastica. Il ragazzo mi tirò a se, facendomi così sedere sulle sue gambe e iniziò a fissarmi con un'intensità spiazzante.
- Tu cosa vorresti.?? - domandò lui.
- Io.... Io non lo so Dam, te l'ho detto. Un figlio adesso... è complicato – ammisi tristemente rifugiando la testa nell'incavo del suo collo.
- Vuoi abortire.?? - chiese secco senza emozioni.
- Sarebbe forse la cosa più logica... però... - cercai di spiegarmi, ma Damon si scostò leggermente da me per guardami serio negli occhi.
- Elena ascoltami un attimo. So che è il momento sbagliato, so che è complicato, ma io... - iniziò a parlare emozionato e posandomi una mano sul ventre – io sento che ce la possiamo fare. Teniamolo Elena. Non sarà facile, ma io credo in noi, anche se stiamo insieme da così poco io…- cercò di continuare, ma lo interruppi al volo.
- Sai cosa porterà tutto questo.??? Sarò lunatica e acida più di quanto non lo sia già normalmente per i prossimi 7 mesi. Dovrai correre a comprarmi il gelato ogni volta che te lo chiederò e non lamentarti quando arriverai da me con la vaschetta e io ti urlerò che adesso ho voglia di pizza. Dovrai sorbirti scleri per qualsia cosa non mi vada a genio, e pianti infiniti senza motivo, e quando arriverà il bambino vorrà dire notti insonnie e...- iniziai a spiegarli a raffica per cercare di fargli capire in cosa ci stavamo realmente imbarcando, ma mi fermò con un veloce bacio per poi tornare a prendere parola.
- Ti amo Elena. Per te sarei disposto a correre anche alle 3 del mattino fino all'altra parte della città a comprarti del gelato e tornare indietro pure per la pizza. Sarò disposto anche a dormire sul divano o esser cacciato di casa ogni volta che mi dirai di andarmene, per poi tornare ogni giorno dopo. E questo sempre, anche tra 60 anni quando saremo vecchi e decrepiti – affermò lui con dolcezza e quel punto presi la mia scelta.
Mi fiondai sulle sue labbra con decisione, e in men che non si dica fui su di lui a cavalcioni, che lo tiravo a me con foga per i capelli.
- Siamo due pazzi. E se fosse tutto quanto un'errore.? - gli soffiai a fior di labbra incredula ancora della nostra scelta.
- Non potrei mai considerare un errore qualcuno che avrà il tuo sorriso – rispose serio lui tornandomi a baciare.

Buonasera ragazze :)
Di nuovo qui, come ogni due giorni a rompervi con la mia storiella :D
Che ne dite.?? Si lo so:
1) ho scopiazzato due frasette direttamente dal telefilm
2) ho lasciato in sospeso il discorso tra Elena e suo padre, ma quello che si sono detti lo scoprirete giusto giusto il prossimo capitolo
Sarò breve, perchè oggi sono un po' di frett, ma spero davvero abbiate capito comunque le ansie di Elena e le sua scelta. Entrambi sanno benissimo che non sarà una passeggiata questa gravidanza, ma sono i nostri DELENA prendono le decisioni a dispetto di tutto e di tutti perchè il loro è un amore che gli rende irrazionali, ma si amano davvero.
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitoletto, e vi aspetto alla prossima.!!
Un A.

 

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Capitolo 24
*** 23. Scegli sempre l'amore ***


23. Segli sempre l'amore

1 settimana prima

 

- Sono incinta papà. E se decidessi di tenere il bambino non ti potrei più donare il mio fegato – sentenziai cupa fissando il vuoto.
- Oh... bhe questo cambia parecchio la questione. Tu cosa vorresti fare.?? - domandò senza espressione.
- Non lo so. Avere un figlio è una cosa importante, e io ho solo 23 anni, e poi c'è la storia del trapianto...- tentai di spiegarmi facendo calare il silenzio.
Entrambi avevamo lo guardo rivolto verso lo specchio d'acqua ghiacciato di fronte a noi, quando d'un tratto mio padre tornò a fissarmi e prendendomi la mano tornò a parlarmi.
- Ascolta Elena, quando sono venuto qua la prima volta nella speranza che mi aiutassi, tu mi dissi di no e fino a Natale ho avuto il tempo di elaborare la tua scelta, e mettermi l'anima in pace sul fatto che dovessi morire. Ti ho fatto tanto male negli anni, e non credo però che potrò mai rendermi conto a pieno di quanto ti ho fatto, però ho accettato la scelta. Quando sei venuta qualche giorno fa a darmi invece la incredibile notizia di aiutarmi nonostante tutto, ero un uomo felice, è vero, ma adesso, se si tratta di scegliere tra me, un vecchio malato che ti ha ferita e la possibilità invece di dare vita a un nuovo piccolo essere umano innocente e senza colpe... bhe Elena, te lo dico da padre, scegli il futuro del piccolo. Non il mio. Ho fatto tanti gravi errori, per i quali non avrò mai pace e perdono, ma togliere la vita a quello che potrebbe esser mio nipote, non voglio che sia tra quelli – mi disse con dolcezza l'uomo accanto a me.
- Mi fanno piacere le tue parole, e mi colpiscono. Ma ripeto non si tratta solo di te – ribadì sospirando.
- Figlia mia, guarda tua madre. Pensi che dopo il liceo fosse pronta a una famiglia.?? Lei ti ha avuta a soli 20 anni, mentre alla tua età era incinta di Jeremy, ma non mi sembra che se la sia cavata male. Anzi...decisamente meglio di me – constatò sorridendo l'uomo.


- Gilbert, allora cosa voleva la Motgomery da te.?? - mi chiese curioso Sullivan mentre mi risedevo alla mia scrivania.
- Vuole l'intervista ai due fratelli Salvatore. Solo che se prima l'avrei potuta fare io, ovviamente adesso mi ha chiesto solo di organizzarla e te ne occuperai tu – gli spiegai ributtandomi sulla correzione di una bozza di una rubrica del giornale.
- Immagino sarebbe stato strano per te intervistagli – commentò divertito.
- Direi, contando soprattutto che ho dato un'occhiata alle domande che gli dovrai fare anche sulla loro vita privata, e sarebbe stato imbarazzante chiedere a Damon di parlargli della nostra relazione – affermai divertita – Dio, che stanchezza... se devo pensare di tornare a casa adesso mi viene da piangere – aggiunsi poi esasperata.
- Scusa, non dovrebbe esser il contrario.? - chiese spaesato il ragazzo.
- Lunga storia – tagliai corto io. Ovviamente la storia della gravidanza era una questione ancora abbastanza privata, di cui sapevano solo i più stretti. Non avevo ancora avvisato Jeremy, ne tanto meno mio padre della decisione che avevo preso di tenere il bambino, mentre Damon evitava ancora sotto mia richiesta di dirlo ai suoi. Finché la cosa non sarebbe diventata palese a causa di un enorme pancione insomma, la volevo tenere per noi. Il problema principale però era la lotta casalinga tra Caroline e il mio fidanzato. Ogni sera si inventavano qualcosa di nuovo su come “rendermi la gravidanza più tranquilla” senza rendersi conto che mi portavano all'esasperazione, e lo sapevano solo da una settimana, non osavo pensare ai prossimi 7 mesi.
Questo era infatti il motivo principale per il quale preferivo rimanere chiusa in ufficio che tornare da quei due maniaci del controllo.
Quando tornai in casa infatti, Damon non si accorse nemmeno della mia presenza, perché troppo intento a discutere per telefono con la mia coinquilina.
- Col cavolo che le faccio l'ennesimo frullato di verdure.!! Sono mattine che la imbottisci di quella roba, la sera mi rifiuto – disse preso dalla discussione – Piuttosto ascoltami, ho trovato delle ricette su un sito internet su delle robe salutiste da preparare durante la gravidanza, sono tutte a base di verdure, direi che possano tranquillamente sostituire almeno la sera i tuoi beveroni– continuò mentre mescolava un 'intruglio dall'aria disgustosa nella pentola, alche decisi che era arrivato decisamente il momento di fermare quella pazzia. Cogliendo di sorpresa il ragazzo che non si era ancora accorto del mio rientro, gli presi il telefono dalle mani e senza indugi iniziai a parlare.
- Care sono io, non ho intenzione di mangiare nessun frullato o centrifugato, già me li sorbisco la mattina goditi la serata, a dopo – sentenziai esasperata chiudendo, senza aspettare risposta, la chiamata – mentre tu, scordati che mangi quella brodaglia. Io ordino cinese, e non accetto repliche – aggiunsi ridando il telefono a Damon e spegnendo i fornelli, per poi andarmi a buttare esausta sul divano.
- Dici che ci stiamo un po' esagerando.?? - domandò il ragazzo a mo di scuse sedendosi accanto a me.
- Un po'.?? Nell'ultima settimana avete letteralmente dato di matto.!! Sono incinta, non malata, quindi se escludiamo il fatto che non possa fumare o bere alcolici, posso tranquillamente vivere la mia vita come facevo prima, senza esser imbottita di frullati, cibi salutari, o esser controllata ogni respiro che faccio – ribattei arrabbiata.
- Ok, ok ho recepito il messaggio – disse divertito tirandomi tra le sue braccia e posando una mano sul mio ventre – Niente da fare piccoletto, la mamma vuole fare di testa sua – aggiunse lasciandomi un bacio sulla pancia e io non potei che sentirmi quasi in un sogno per quella sensazione di casa.
- Ascolta, lunedì pomeriggio hai da fare.?? - domandai a seguire riprendendomi da quella scena.
- No, ho un progetto in studio in mattinata, ma poi sono libero – constatò il ragazzo.
- Perfetto, allora sappi che da adesso sei impegnato. Erika, la mia redattrice, vuole un'intervista doppia di te e tuo fratello. Ho già parlato con Stef tornando a casa e mi ha dato la sua disponibilità – gli spiegai.
- Ci intervisti tu.?? - chiese curioso.
- Dopo che la nostra relazione è diventata pubblica, sarebbe stato infattibile Dam. Sarà Sullivan a intervistarvi, io dovevo solo organizzare tutto essendo che, citando la mia capa “si può presupporre che abbia un particolare ascendente sui due fratelli Salvatore, soprattutto sul maggiore” - canzonai ridendo la voce della donna.
- Possibilità che me ne tiri fuori.?? - domandò sospirando.
- Contando che me lo devi ancora dai tempi della festa agli Hamptons, nessuna – affermai con un enorme sorriso posandoli un veloce bacio sulle labbra.

La mattina seguente però, non ebbi altrettanti sorrisi quando fu il momento di affrontare nuovamente mio padre.
Ci demmo appuntamento al mio solito bar per le 10, e nessuno dei due mancò di puntualità.

- Hej...- esordì l'uomo destandomi dai miei pensieri, sedendosi al mio tavolo.
- Ciao... - risposi con un sorriso tirato.
- Allora come va.?? - domandò sorridendomi dolcemente, quasi come da piccola mi diceva che era fiero di me.
- Sempre in corsa. Tra il lavoro e in casa è tutto un po' da delirio. Te.? – affermai distrattamente.
- Me la sto cavando. Sono sempre più debole, ma oramai ci ho fatto quasi abitudine – rispose lui.
- Ascolta, a proposito della tua salute... - cercai d'iniziare subito il discorso – Io... io...- tentennai non avendo il coraggio di direi tutto.
- Hai deciso di tenere il bambino – sentenziò lui al posto mio continuando a sorridere – Ed è quello che speravo scegliessi – aggiunse posando la sua mano sulla mia sul tavolo e io non la ritirai. Nonostante tutto il male, avevo comunque ufficialmente condannato mio padre a morte certa.
- Come la presa Jeremy.?? Del fatto che diventerà zio intendo – chiese per smorzare la tensione.
- Non sa ancora nulla. È una notizia inaspettata e importante. Voglio aspettare di vederlo per poterglielo dire di persona. Sarà comunque qua tra qualche settimana – risposi.
- Bene bene, sono contento. Non riuscirai più ad amare nessuno come amerai tuo figlio. Vedrai – ribatté lui, procurandomi una fitta al cuore, come a ricordarmi che lui però non era riuscito più ad amarmi come una volta, dopo la morte della mamma.
- Papà quanto ti resta.?? - domandai di getto, oramai con gli occhi umidi. L'uomo però non rispose. Si alzò a fatica dalla sedia, si avvicinò a me, e mi posò con estrema delicatezza un bacio sulla fronte.
- Sono fiero della donna che sei diventata Elena Gilbert. Goditi a pieno la tua vita, e non precluderti mai dall'amare. Anche quando sarai sommersa dal dolore, preferisci l'amore – disse poi staccandosi, e così com'era arrivato, se ne andò.
Io non dissi nulla. Rimasi a fissare la sua sagoma che si allontanava sempre più, consapevole che probabilmente quello sarebbe stato il nostro addio.
Avrei voluto rincorrerlo, digli di non andarsene, dirgli che gli volevo bene, ma come sempre il male che mi aveva causato prevalse sulle mie azioni. Rimasi allora lì, fissa sulla mia tazza di cioccolata calda, a piangere silenziosamente quell'addio.
Quando tornai a casa, nessuno ebbe il coraggio di chiedermi come fosse andata, mi ricordo solo, che quando mi rintanai nella mia camera, fu Damon immediatamente ad apparire di fianco a me nel letto, e a farmi sfogare tutte le mie lacrime tra le sue braccia.

Riuscì finalmente a ritornare in me verso metà pomeriggio e senza poter replicare, nonostante la poco fame, venni costretta a mangiare qualcosa simile a un pranzo dalla mia coinquilina. Rimanere a digiuno effettivamente non era una buona cosa per il piccolo esser che cresceva dentro di me.
- Scusate ma voi due quindi come siete rimasti.?? - chiese d'un tratto dal nulla la nostra amica mentre guardavamo sul divano un vecchio film.
- Barbie contestualizza le domande – ribatté divertito Damon.
- Bhè scusa, tu mica le avevi chiesto di sposarlo.? - domandò spaesata la
bionda con tono malizioso e io quasi non mi strozzai con il mio pranzo.
- Care.!! – la rimproverò Stefan notando la mia reazione. Dopo i vari trambusti della settimana scorsa, io e Damon avevamo solo preso decisioni riguardo al bambino, non avevamo più toccato l’argomento “sposami”.
- Ascolta Elena e Damon sono i miei migliori amici, dovrò pur sapere quando iniziare a preparare un nuovo matrimonio – spiegò imperterrita lei al ragazzo come se fosse la cosa più logica del mondo.
- Barbie rilassati, direi che l’argomento per ora è accantonato, in primis perché la ragazza mi ha detto di no – rispose Damon guardandomi male – e in secondo luogo mi reso conto di esser mi fatto prendere dal momento, ma direi che per ora occuparsi di una donna incinta per i prossimi 7 mesi sarà già abbastanza – continuò divertito.
- Allora ti è tornato il senno - lo prese in giro Stefan – Dovevate vederlo quando è arrivato a casa mia settimana scorsa dopo la vostra litigata. Non riusciva a capacitarsi del tuo no Elena – raccontò ridente il giovane Salvatore.
- Hej, guarda che è stato davvero un colpo pesante. Chiedi alla donna che ami di sposarti, e lei non solo ti dice di no, ma si trattiene dal scoppiarti a ridere in faccia – affermò con toni offesi il ragazzo.
- Oh povero patatino, ho ferito i tuoi sentimenti – lo schernì ridendo – certo che anche te, cosa ti aspettavi.?? – gli domandai poi retorica.
- Ammetto, mi aspettavo un si.!! Poi ho capito che effettivamente però era una pazzia per adesso – disse sconsolato.
- Hai capito virgola.!! Ci ho messo due ore per farti capire che forse avevi esagerato sia con la proposta, sia per la reazione a seguire del no di Elena – specificò Stefan riprendendo il fratello.
- Alla fine però sono arrivato alla soluzione migliore comunque. Aspetterò il momento giusto, e soprattutto il modo migliore – sentenziò il ragazzo dai capelli corvini posandomi un veloce bacio sui capelli.
- Potrei dirti di no comunque – affermai guardandolo di sottecchi.
- Non ci provare – ribatté lui con toni di sfida.

Buonasera Mondo :D
Allora commentino veloce veloce.
Capitolo un po' di mezzo che ci porta verso la fine della Storyline tra Elena e suo Padre, anche se ovviamente non è finita qua. I prossimi due capitoli che ho in serbo per voi saranno abbastanza carichi, sia di emezioni posite che non, e spero che chi continua a leggermi possa apprezzarli, tanto quanto a me sono piaciuti a scriverli :)
Per quanto riguarda quello che invece avete appena letto ripeto, in parte era per prepararvi a quello che verrà, in parte per smorzare un po' la tensione con qualche scenetta un po' più quotidiana e divertende.
Spero che vi sia piaciuto :)
Ringrazio come al solito tutte voi che siete ancora qui a leggermi e per i commenti che appaiono.!!
Madame_arabesque grazie per gli apprezzamenti, davvero.!!
A presto 
A.

 

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Capitolo 25
*** 24. Emozioni ***


24. Emozioni 

- Dottore è normale quindi che non si veda ancora un filo di pancia.??? – domandò preoccupato Damon mentre mi sdraiavo sul lettino.
- Signor Salvatore, siamo alla 12° settimana, ci sono donne che non mostrato la pancia fino al 6°/7° mese – gli spiegò il medico mentre mi faceva cenno di alzare la maglietta.
- Si, ok ma questo potrebbe dire che il bambino è sotto sviluppato o cose del genere.?? – continuò imperterrito il ragazzo nel suo interrogatorio.
- Damon ti vuoi calmare.?? – l’ammonì esasperata ma comunque divertita.
All’alba di febbraio era arrivato il momento della prima ecografia ed entrambi ci eravamo presi la mattinata libera dal lavoro per poterci andare insieme. Io ero emozionata, Damon invece era un ansia vivente, che più volte avrei voluto strozzare.
- Elena io chiedo, voglio sapere tutto quello che potrebbe accadere – sentenziò serio lui .
- La prego dottore, gli tiri una botta in testa lei, o ci dica solo buone notizie, se no rischio di commettere un omicidio – dissi supplichevole al mio medico senza tener conto delle parole del ragazzo.
- Si fidi signorina Gilbert. Ho visto scene peggiori – replicò divertito l’uomo spalmandomi il gelido gel sulla pancia – Ora rilassatevi signori, e godetevi lo spettacolo – aggiunse portando la nostra attenzione sullo schermo di fianco al mio lettino.
Ci fu un attimo di silenzio e a seguire iniziò a riempire la stanza un sordo rumore di un cuore che batteva. Strinsi automaticamente la mano a Damon, e iniziai a commuovermi come una bambina.
- Questo…questo è il suo cuore.?? – domandai emozionata.
- Esattamente signori, e direi che è totalmente in salute – constatò il dottore – Volete sapere il sesso.?? – chiese a seguire.
Io feci un cenno di assenso, mentre Damon invece non dava ancora segni di vita.
- Damon, ci sei.?? Vuoi sapere o no il sesso.?? – lo spronai impaziente.
- Cosa.???? Ah…si certo…scusate…mi ero perso – replicò ancora scioccato il ragazzo, facendo sorridere me e il medico.
- Allora vediamo un po’… - iniziò a borbottare l’uomo zoomando sullo schermo – Bene signori, direi che potete iniziare a tirar fuori i fiocchi rosa – sentenziò infine.
Mi girai in automatico verso Damon che ancora fissava esterrefatto le immagini . Gli strinsi nuovamente la mano, per destarlo dai suoi pensieri e quando finalmente rivolse l’attenzione ai miei occhi, ancora incredulo riuscì a solo a pronunciare sognante – Avremo un bambina.!! – per poi sporsi a baciarmi entusiasta.

A seguire della visita tornai ovviamente in redazione per far capire come, nonostante la gravidanza, non avessi intenzione di mollare il lavoro. Giustamente a causa delle visite che si prospettavano in futuro, e quindi dei probabili permessi che nel tempo avrei dovuto prendere, dovetti sputare il rospo prima con loro che con i nostri famigliari. Escludendo mio padre, nessuno sapeva ancora del mio stato. Jeremy sarebbe venuto a New York settimana prossima, ed ero rimasta dell’idea di parlargliene a voce, soprattutto perché da quello partiva anche il delicato discorso su nostro padre, mentre Damon voleva tenere Lily lontano da qualsiasi scenata a riguardo ancora per un po’, nonostante fosse impaziente di rendere nonno suo padre.
- Guardala, ha il mio naso – disse fiero il ragazzo mostrando l’ecografia a Matt e Alaric.
- Ma smettila, è una bambina, sarà la copia di Elena. Quello con il figlio maschio che sarà la mia copia sono io – ribatté divertito Rick.
- Ragazzi, pensate che figata, i vostri figli avranno la stessa età, cresceranno insieme, e bhè… qui si va di matrimonio combinato.!! – commentò divertito Matt.
- Questi sono i momenti in cui mi manca l’alcol… Affogherei tutte le assurdità che sento in un bel bicchiere di vino – constatai guardando gli scapestrati sul divano poggiata sul bancone della cucina.
- Almeno ci facciamo compagnia – affermò Jenna sconsolata – Care.?? – domandò poi notando la non presenza della ragazza per casa.
- Lavoro. Gala al 4 season per la presentazione di una nuova collezione. Dovevo andarci anch’io ma sono riuscita a scambiare con il mio collega questo evento con quello di settimana prossima sulle nuove diete biologiche. Non che lo preferissi realmente, ma almeno ci saranno assaggi di verdure e frullati piuttosto che bicchieri di prosecco a tentarmi - spiegai sorseggiando uno dei centrifugati che avevo trovato in frigo.
- Gilbert, guarda che mi sta chiamando tuo fratello.!! – mi richiamò d’un tratto Damon facendomi vedere il nome di Jeremy sul display.
- E tu rispondi, magari vuole farmi una sorpresa – commentai distratta tornando a concentrarmi su Jenna, ma quando notai il silenzio che era calato tra i ragazzi, capì che c’era qualcosa che non andava.
- Certo…non ti preoccupare, arriviamo – furono però le ultime parole pronunciate da Damon prima di chiudere la chiamata, e mi bastò un suo sguardo per capire di cosa si trattasse.

La corsa in ospedale mi sembrò infinita, anche se in verità da casa nostra al Presbyterian ci vollero poco più di 10 minuti.
Quando arrivammo al giusto piano, Jeremy accompagnato da una ragazzina che avevo già notato in qualche foto sui social, erano già seduti in sala d’aspetto.
- El sei arrivata – disse il ragazzo buttandosi tra le mie braccia – So che non dovrei piangere, so che lo odiamo, ma… -iniziò a singhiozzare il ragazzo tra le mie braccia.
- Calmati Jer, sono qua… -iniziai a coccolarlo – Sediamoci e raccontami cos’è successo – gli dissi dolcemente riportandolo a sedere, e tenendoli le mani.
- Era un po’ che papà mi chiamava insistentemente. Avevo evitato tutte le sue chiamate come sempre, ma ieri alla fine Anna mi ha convinto a rispondere. Mi ha pregato di vederci, ha detto che aveva una cosa urgente da darmi, e che era davvero importante per lui e alla fine mi sono lasciato convincere. Mi ha detto che era a New York per delle questioni in sospeso, e se mi andava bene raggiungerlo in città. Stavamo parlando al bar, prendendo un caffè, mi ha detto che doveva andare in bagno, si è alzato ed è caduto… ho provato a svegliarlo, ma non respirava più… io… - tornò a impanicarsi il ragazzo e tornai di nuovo a stringerlo tra mie braccia.
- Cosa ti hanno detto i dottori.?? – domandai seria e preoccupata, soprattutto perché temevo, che nel momento meno opportuno, avrei dovuto dire a mio fratello della gravidanza e di dover dire addio a papà.
- Ancora niente. So che sono il primo ad averti detto che non ci dovevi avere nulla a che fare con lui, ma non sapevo cosa fare, o chi chiamare – ammise tristemente il ragazzo, quasi come a chiedermi scusa.
- Tesoro, va tutto bene. Hai fatto bene – cercai di rassicurarlo io.

- Dam, abbi pietà, è un’ora che siamo qui, sono quasi le 23 e io non mi reggo più in piedi. Fammi bere un stra maledetto caffè – iniziai a dire sempre più nervosa al ragazzo dai capelli corvini.
- I patti sono patti. Uno al giorno, la caffeina ti è nemica – ribatté testardo lui.
Jeremy e la sua amica si erano addormentati sulle scomode seggioline, mentre io oramai ero sull'orla di una crisi di nervi.
- Dio siamo qui da più di un'ora, com'è possibile che nessuna ci abbia ancora detto niente.?? - domandai facendo avanti e indietro davanti alla macchinetta del caffé che tanto agognavo.

- So che non è il momento migliore per dirtelo, ma cerca di calmarti Elena – mi disse il ragazzo afferrandomi per le spalle e guardandomi fisso negli occhi – No fa bene ne a te ne alla bambina – aggiunse accarezzandomi dolcemente il viso. Mi persi automaticamente nei suoi occhi, che ebbero la forza di distrarmi momentaneamente dal resto del mondo, quando finalmente apparse un medico a cercarci.
- I parenti del Signor Grayson Gilbert.?? - domandò destando la nostra attenzione.
- Si, eccomi. Sono sua figlia – risposi immediatamente staccandomi dalla presa di Damon.
- Allora, non voglio prendervi in giro, o darvi false speranze – iniziò serio il dottore - Suo padre oramai è agli ultimi stadi di un carcinoma epatocellulare, conseguenza ovviamente della sua cirrosi. Ha avuto una forte emorragia interna, che siamo riusciti a bloccare, ma purtroppo di salvabile è rimasto ben poco. A questo punto anche la remota possibilità di un trapianto sarebbe inutile. Ora è stabile, l'abbiamo portato in camera. È probabile che si risvegli tra poco, ma sono sincero... Non credo superi le 24 ore. Mi dispiace – disse tutto d'un fiato.
Capì poco ovviamente di tutto quello che mi disse, se non la parte finale, nella quale mi confermava la sua imminente morte. Feci un lieve accenno con la testa, ma le parole che aggiunse a seguire non le sentì neanche. Quando si allontanò fu Damon a riportarmi alla realtà.
- Elena, cosa vuoi fare.?? - mi chiese preoccupato il ragazzo.
- Eh.?? - domandai io destandomi dai miei pensieri.
- Il medico ha detto che potete entrare tu e tuo fratello. Ha ribadito il fatto che non sa se si sveglierà, ma che comunque potete rimanere al suo capezzale – mi spiegò il ragazzo.
- Aiutami a svegliare Jeremy – affermai a modi robot. Mi avvicinai a mio fratello e cercai di scuoterlo il più dolcemente possibile.
- È arrivato il medico.?? - chiese il ragazzo con toni assonnati.
- Si tesoro... ci abbiamo già parlato, però adesso vieni con me - risposi in automatico, tornando a dei toni più umani.
Il ragazzo non disse nulla, e dopo un ultimo sguardo alla sua amica, mi seguì silenziosamente.
Ci fermammo davanti alla porta che ci indicarono le infermiere, e finalmente tornai a parlare.
- Ascolta Jer… Papà non potrà fare il trapianto. Ora, le varie motivazioni te le spiegherò a seguire, e anche tutte le complicanze mediche di cui mi ha parlato il dottore, ma per adesso, l’unica cosa che dobbiamo fare è entrare in quella stanza e dirgli addio – gli spiegai quasi come una mamma.
- No El…gli ho concesso di vederci, è stato male davanti ai miei occhi e l’ho portato qui spaventato, ma non si merita il nostro addio – proclamò cercando di fare il duro ma con gli occhi lucidi.
- Hai ragione, lui non si merita il nostro addio, ma noi ci meritiamo di salutare un’ultima volta almeno uno dei nostri genitori – conclusi il discorso aprendo la porta della stanzetta.
Ci sedemmo accanto a lui, mentre ancora dormiva, e rimanemmo li a tenergli la mano almeno una buona mezz’ora prima che ci desse qualche segno di vita. Nel frattempo, io stavo vivendo un turbinio di emozioni. Dai sorrisi, alle lacrime, alle gioie, alle urla…Non sapevo cosa ci facessi realmente lì, in quella stanza di ospedale a tenere la mano a un uomo che ha avuto le capacità di distruggermi, ma sapevo che in fin dei conti non avevo sbagliato a dire a Jeremy che quelli che si meritavano di dire addio eravamo semplicemente noi.
Poco prima che mio padre riaprisse gli occhi, mio fratello decise di andare momentaneamente al bagno; mi ritrovai quindi sola e per prima a salutarlo.
- Non credevo di rivederti – disse l’uomo appena sveglio notandomi seduta accanto a lui.
- Sono sempre stata una ragazza dalle mille sorprese, dovresti saperlo papà – risposi con un sorriso tirato.
- Jeremy si è spaventato.? – chiese poi preoccupato, riferendosi probabilmente alla corsa in ospedale.
- Abbastanza, ma ha cercato di fare il solito duro della situazione – gli spiegai.
- Come quando ti ha iniziato a difendere dalle mie botte – sentenziò l’uomo con grande tristezza.
- Proprio così – risposi solamente senza saper cosa aggiungere.
Calò il silenzio, e nessuno seppe cos’altro dire alche decisi che era arrivato il momento di dire addio.
- Tra poco arriverà Jer, è dovuto andare un attimo al bagno. Io… io è meglio che vada – dissi a disagio alzandomi dalla sedia.
- Avrò mai il tuo perdono Elena.?? – chiese nel mentre che mi avviavo oramai alla porta.
- Vorrei esserne capace un giorno di perdonarti, in modo da raccontare alla mia bambina l’uomo che ho amato e che lei avrebbe dovuto chiamare nonno, ma purtroppo, per quanto io soffra nel doverti dire addio, non è paragonabile al dolore che mi hai causato – dissi con le lacrime agli occhi.
- Sarai un ottima mamma Elena – ribatté solamente lui e finalmente trovai le forze di uscire da quella stanza.
Varcata la soglia, mi scontrai quasi subito con Jeremy, che mi diede il cambio in quella angusta camera. Non mi sentivo per niente bene: ero debole e mi girava la testa, troppe emozioni in poche ore, per poter credere di rimanere forte. Immagino che Damon notò subito che ci fosse qualcosa che non andasse, tanto che appena feci per sedermi mi fu accanto con un barretta di cioccolata tra le mani.
- Almeno alzi un po’ gli zuccheri, dopo dovresti sentirti meglio – sentenziò sorridendomi dolcemente.
Io non risposi, ma accettai di buon grado quell’offerta di cibo, per accoccolarmi poi, su quelle scomode seggioline tra le braccia del mio uomo.
- Promettimi, che cascasse il mondo, non farai mai male alla nostra bambina e che l'amerai più della tua stessa vita – gli sussurrai d’un tratto – Non voglio che ti odi. Odiare ti logora l’anima – aggiunsi a seguire.
- Mai Elena. Te lo prometto – replicò immediatamente serio lui lasciandomi un bacio sui capelli.
Non so quanto rimasi lì ad aspettare che Jeremy finisse la sua ultima chiacchierata con papà, ma quando lo visi uscire dalla stanza oramai senza scudi, fragile e in lacrime, capì che nostre padre oramai se n’era andato.

I giorni che seguirono la morte di mio padre furono decisamente intensi.
Fecimo trasportare la salma a Mystic Falls, e con essa ovviamente tornammo a casa anch’io e Jeremy. Caroline decise di prendere qualche giorno di ferie, per potermi aiutare e starmi accanto durante i preparativi del funerale, e ovviamente anche Damon fu irremovibile sul fatto di accompagnarci; almeno Stefan e gli altri riuscì a convincerli, che era inutile perdere giorni di lavoro per nulla, e che potevano tranquillamente scendere anche solo per il fatidico giorno.
Tornare a casa fu strano, soprattutto perché anche a Natale, il massimo che mi ero concessa nel vialone dei ricordi, fu rimanere sul porticato della mia vecchia casa, non mi ero azzardata ad entrare.
La mamma di Caroline ovviamente ci propose di rimanere a dormire da lei, se ne io, ne mio fratello ce la fossimo sentiti di rimanere immersi in tutto quello che rappresentava il nostro passato, ma entrambi ci opponemmo e ci fecimo coraggio. Soprattutto contando che alla fine, quella che non metteva piede in casa da quell’estate ero solamente io, ed era ora di affrontare gli ultimi fantasmi del passato.
Arrivammo l’indomani della morte di papà verso sera: la giornata seguente sarebbe stato un correre da una parte all’altra della cittadina, per poi la mattina a seguire chiudere questo capitolo con il funerale.
- Quindi è qui che sono cresciuti i piccoli Gilbert – sentenziò Damon entrando in casa per smorzare un po’ la tensione.
- Non sono le regge o gli appartamenti a cui sei stato abituato te, ma anche qui una volta non si stava male – ribattei con una alzata di spalle chiudendo la porta dietro di noi.
- Ragazzi io vado a buttarmi in doccia, ci vediamo dopo – affermò Jeremy salendo in men che non si dica le scale.
- Come sta.? – mi chiese il mio fidanzato seguendomi in salotto e lasciando le borse vicino a divano.
- Bhè c’eri anche te in macchina: “ragazzi io vado a buttarmi in doccia, ci vediamo dopo” sono le prime parole che ha pronunciato da quando siamo partiti. Quindi come dire, non ho la più pallida idea di come stia o cosa gli passi per la testa – dichiarai esausta cercando qualcosa in frigo, che ovviamente trovai vuoto - Bene, sarà il caso che mangiamo al Grill – aggiunsi cambiando argomento.
- Immagino che quindi non sa ancora niente – commentò Damon riferendosi alla gravidanza.
- Ciao Jeremy, papà è morto perché io non gli ho più dato il fegato siccome aspetto un bambino – dissi nervosamente ridirigendomi alla porta.
- Dove stai andando.?? – mi domandò perplesso il ragazzo vedendomi intenta a uscire.
- Fuori. Ho bisogno d’aria e soprattutto di stare da sola– replicai e non stetti neanche ad aspettare risposta che mi chiusi la porta alle spalle.

Buona sera lettrici.
Capitolo ricco di emozioni a sto giro, belle e meno belle.
All'inizio un Damon ed Elena sempre più versione genitori, che sento il cuore della loro futura piccola Gilbert, alla fine però la morte di Grayson. 
Spero che soprattutto riguardo questo argomento sia riuscita a trasmettervi il dolore, ma nonostante tutto ancora la rabbia di Elena nei confronti del padre. Ha inizialmente voluto aiutarlo, è rimasta al suo capezzale, ma comunque non l'ha perdonato.
Il prossimo capitolo, nonostante qualche sprazzo di battute e piccole gioie sarà molto triste avviso.
Spero che la lettura vi sia piaciuta, e come sempre ringrazio chi mi legge, segue e commenta.!!
Un grosso Bacio
A.

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Capitolo 26
*** 25. Dire Addio ***


Piccolissima prefazione: ho ripreso un scena della seconda stagione quindi se vi sembra di leggere qualcosa di già noto verso la fine, ammetto il mio peccato XD Buona Lettura :)

25. Dire Addio

Come l’ultima volta che mi ritrovai a fare una notturna passeggiata al cimitero, tutto intorno a me era ricoperto da una meravigliosa coltre bianca.
Mi avvicinai alla tomba di mia madre con estrema cautela, e senza curarmi troppo del freddo e del terreno bagnato mi sedetti di fronte alla lapide a gambe incrociate, per poi iniziare il mio monologo.
- Incredibile come da qui a un mese e mezzo fa siano cambiate le cose mamma. L’ultima volta che sono venuta a trovarti mi chiedevo su cosa fosse giusto o sbagliato fare con papà, mentre oggi mi preparo a seppellire anche lui di fianco a te. Per non parlare del fatto che oggi non solo la sola al tuo memoriale. Che poi, neanche a Natale ero più sola, ma io non sapevo ancora che dentro di me cresceva la tua nipotina. Assurdo vero.?? Sto per diventare mamma, e non sai quanto mi fa male non poter condividere tutto questo con te. Non sai quanto mi fa male non avere il tuo supporto nel dirmi che andrà tutto bene. Quanto mi faccia male non poterti far conoscere Damon…- raccontai per poi fermarmi momentaneamente per prender fiato – Sai, non pensavo potessi mai amare così tanto qualcuno come amo lui. Dopo la tua morte e tutto quello che è successo con papà, è stato l’unico con sui sia riuscita di nuovo ad aprirmi, l’unico di cui sia riuscita a fidarmi. Lo amo anche quando lo odio. Ha senso per te.?? Siamo così complicati mamma… però credo ti piacerebbe, anche solo per come mi guarda e si prende cura di me l’ameresti. Ne sono certa… E adesso per esempio mi staresti rimproverando per essermene andata così da casa e averlo lasciato senza risposta – constatai a seguire scuotendo la testa come ad autorimproverarmi per il mio comportamento. Mi alzai, e come consueto lasciai un bacio sulla lapide, ma giusto prima di tornare verso casa mi girai un’ultima volta – Se mai esiste un posto dove tu e papà vi rincontrerete ti prego perdonalo. Io non ci sono riuscita, ma tu… l’uomo che hai amato è semplicemente morto la notte in cui sei morta tu, il mostro che è diventato è stata la reazione a una vita senza di te – conclusi infine allontanandomi da lì.

Quando rientrai in casa, una 40tina di minuti più tardi, con tanto di cibo d’asporto per farmi perdonare della mia uscita burrascosa, mi rasserenai immediatamente quando trovai i miei due uomini giocare come bambini alla play.
- E pensare che i 20 anni gli avete superati entrambi – constatai ridente entrando in salotto e destando l’attenzione dei due. La reazione però che ebbe il mio fidanzato non fu pacifica come le mie intenzioni.
- Ma cosa diamine ti è saltato in mente Elena.!!! – Si alzò in piedi sbraitando Damon – Ti pare il caso di uscire a quest’ora, da sola, con sto freddo e la neve, senza nemmeno portarti dietro il telefono.?? – domandò poi ancora fuori di se il ragazzo.
- Damon Salvatore, datti una calmata.!! Sono uscita a farmi una passeggiata per Mystic Falls, mica in qualche sobborgo di Brooklyn, cosa diamine vuoi che mi potesse capitare.?? – gli risposi innervosendomi nuovamente anch’io.
- Ho provato a dirglielo, ma non mi ha dato troppa retta – provò a intromettersi Jeremy nella discussione, ma nessuno dei due gli diede peso.
- Non centra dove siamo, il punto è che sei in una situazione delicata, e sei stata male per molto meno nelle tue condizioni – replicò ancora lui severo.
- Dio Dam, ne abbiamo già parlato.!! Sono incinta, mica malata, non serve che mi teniate tutti sotto controllo ogni respiro che faccia – ribattei acida. Sapevo che si preoccupava per me, ma ero in pieno di quelle giornate NO, in cui esser trattata come una bambina era l’ultima delle cose che avrei desiderato.
- Elena, è appena morto tuo padre. Ci preoccupiamo – sentenziò lui con toni più dolci, cercando di avvicinarsi a me.
- Forse è proprio quello il problema – affermai arrabbiata, e me ne scappai su in camera mia.
Ero stata cattiva, me ne rendevo conto, ma l’emozioni contrastanti di quei due giorni mi stavano facendo dare di matto, e inveire era la cosa che mi riusciva meglio.
Mi buttai sul mio letto, nel quale non dormivo da così tanto tempo che mi risultava oramai difficile definirlo tale, e mi accoccolai a quello che un tempo era il mio pupazzo preferito: Mr Pig, un gigantesco porcellino rosa che mi regalò mio padre all’età di 7 anni. Quando ero partita per New York, più volte avevo pensato di impacchettarlo e portarlo via con me, ma come tante altre cose in quella casa, mi avrebbe ricordato un qualcuno che per me non esisteva più e tutto il dolore a seguire, quindi lo lasciai a prender polvere nella mia camera. Era ironico, come in quel momento, mi fossi aggrappata proprio a lui.
Inizia a piangere come una bambina, senza in verità un unico reale motivo, ma un mix di emozioni, che per la prima volta, dalla sera precedente, m’investirono tutte insieme.
Non passò molto tempo però da un leggero bussare alla porta che attirò la mia attenzione: non feci in tempo a urlare a Damon di lasciarmi in pace, quando fu mio fratello a sbucare nella camera. Fu solo in quel momento che mi resi conto che il ragazzo aveva assistito alla fuorviante conversazione tra me e il mio fidanzato, e quindi aveva anche sentito tutta la parte riguardante la mia gravidanza.
- Se gli ormoni ti fanno sfasare così tanto, mi dovrò ricordare per i prossimi mesi di evitare di farti arrabbiare…- disse timidamente Jeremy chiudendosi la porta dietro di se.
- Jer io… Dio non volevo che lo scoprissi così – iniziai a giustificarmi io ancora in lacrime.
- Si, devo dire che anch’io avrei preferito qualcosa di più divertente, tipo non so… una bella maglietta con la scritta “allo zio migliore del mondo” – mi disse lui divertito sedendosi sul letto accanto a me.
- Aspettavo di vederti, anche perché con la storia della gravidanza ho recluso l’opportunità a papà di avere un fegato nuovo e di salvarsi e volevo parlartene con calma e…- inizia a spiegarli tristemente, ma il ragazzo mi blocco.
- El, pensi davvero che non ne sarei stato felice a causa di nostro padre.?? Sono il primo che si è opposto a questa storia del trapianto, e per quanto per assurdo ci stia male per la sua morte, non avrei mai precluso la mia gioia nel sapere che diventerai mamma – affermò abbracciandomi a se e io mi sentì per la prima volta di nuovo davvero a casa in quella mia camera abbandonata.
- Dovrei esser io la più saggia dei due. Sono io quella più vecchia – ammisi finalmente con un sorriso sincero.
- Lo sai che ho cercato sempre di farti le scarpe – ribatté lui ridendo – a che mese sei.?? – domandò a seguire.
- 3°…è una bambina. Vuoi vederla.?? – gli chiesi con gli occhi emozionati.
- E hai anche il coraggio di chiedermelo.?? – constatò lui con toni finti offesi. Mi dilungai quindi, come facevo da ragazzina, a prendere la borsa sotto il letto, quando mi ricordai che di borse in camera non ne avevo portate, e che era tutto ancora in salotto con Damon.
- Merda, è tutto giù – dissi tirandomi una manata in fronte.
- Bhè, direi che allora è la giusta occasione per scendere e chiedere scusa al tuo affascinante fidanzato – mi rimbeccò lui con toni di rimprovero.
- Hej, dovresti stare dalla mia parte. Di chi sei fratello.?? – gli domandai io fingendomi scioccata.
- Proprio perché sono tuo fratello, e ho visto quanto ti ama e si preoccupa per te quel povero scapestrato al piano di sotto, che ti consiglio vivamente di chiedere pietà per il tuo comportamento – continuò a infierire lui alzandosi e porgendomi la mano per alzarmi. Mi feci tirare su, e dopo che intuì che Jeremy mi lasciava scendere momentaneamente da sola per risolvere la situazione, mi feci coraggio e approdai in cucina, dove il mio rompiscatole di un fidanzato stava cercando di riscaldare quello che avevo comprato al Grill. Sapevo che mi aveva sentito arrivare, ma a sto giro avevo esagerato, e per orgoglio non si sarebbe mai girato. Mi posizionai allora silenziosamente alle sue spalle, e l’abbracciai da dietro, per fargli capire che questa volta ero io a deporre le armi per prima.
- Scusa – mugolai sulla sua schiena, ma come potevo immaginare non ottenni risposta – Davvero mi spiace, sono stata un’acida psicopatica, e anche un’irresponsabile per esser uscita così senza dirti dove andavo e soprattutto senza nemmeno il telefono – continuai a scusarmi e finalmente il ragazzo si girò nella mia direzione, lasciando perdere il pollo nel microonde.
- E…- cercò di esortarmi lui.
- …E non è vero che è un problema che ti preoccupi per me. Anzi, probabilmente non ti amerei così tanto se non lo facessi – aggiunsi legandoli le mani dietro al collo. A quel punto finalmente il ragazzo mi baciò con trasporto e in men che non si dica finì sul bancone della cucina.
- Ti amo acida di una psicopatica – mi sussurrò a fior di labbra, facendomi ridere di gusto, per poi ritornare a giocare con le nostre bocche. Quella ritrovata complicità però non durò giustamente in eterno.
- Hej ti ho mandato giù per fare pace, mica per procreare sul bancone della cucina – sentenziò divertito e un po’ imbarazzato Jeremy comparendo dal salotto.
- Bhè, direi che tanto oramai abbiamo già dato – affermò ridente Damon staccandosi definitivamente da me.
- E in tal proposito: me le fate vedere o no le ecografie della mia nipotina.?? – domandò entusiasta mio fratello, facendomi gioire per quella nuova versione della mia famiglia.

Nonostante la serenità di quel fine serata, il giorno dopo dovetti tornare a occuparmi delle faccende più serie e tristi.
Grazie all’aiuto di Caroline riuscì fortunatamente a organizzare tutto nei minimi dettagli: dalla lapide, ai fiori, ai vestiti per mio padre, al rinfresco… Ovunque andassi per la città però nessuno sapeva cosa dirmi davvero: tutti sapevano quello che accadeva tra le mura di casa mia da quando mia madre se n’era andata, quindi la maggior parte delle condoglianze che ricevetti furono sempre abbastanza titubanti e imbarazzate, ma non me ne curai molto. Non biasimavo nessuno.

Passai così tutta la giornata, per poi crollare tra le braccia di Damon la sera, e risvegliarmi per il funerale.

https://youtu.be/BdmKb9X60n4 (da ascoltare)

- Hai bisogno di una mano per chiudere il vestito.?? – mi chiese Jeremy entrando nella mia stanza mentre finivo di preparami.
- Se hai voglia – dissi sorridendoli dolcemente. Il ragazzo si avvicinò con cautela, chiuse la zip e mi girai in automatico verso di lui per poterlo guardare nei suoi occhi spenti quanto i miei.
- Mi dispiace Jer… era esattamente questo che volevo evitarti dando il fegato a papà. Seppellire due genitori ad appena 20 anni non è giusto. Nonostante tutto il male – gli dissi tristemente.
- Credo che entrambi sappiamo che abbiamo detto addio a papà il giorno in cui è morta la mamma. Da quel giorno io ho sempre avuto solo te. E ci sei ancora – affermò lui accarezzandomi con delicatezza il viso – nonostante ciò, credo sia giusto tu abbia questa – aggiunse porgendomi una busta – aveva insistito tanto per vederci quel giorno, per darmi due lettere. Sapeva che stava mordendo, e voleva dirci addio credo a modo suo – concluse poi. Mi diede un abbraccio e mi lasciò nuovamente da sola, con quella busta che quasi mi sembrava bruciare, nelle mie mani.

Cara Elena,
non so se avrai mai le forze di leggere questa mia lettera,
e non credo possa biasimarti,
ma se per caso queste righe sono sotto i tuoi occhi, bhe…ti ringrazio.


Il cimitero era gremito di persone. Per quanto negli ultimi anni Grayson Gilbert fosse stato l’ombra di se stesso tra la gente, e un mostro tra le mura domestiche, in molti vollero onorare la persona cordiale e disponibile, che per anni era stata membro attivo del città.
Tra le lapidi coperte di neve, il silenzio regnava sovrano, solo la voce del prete riecheggiava nell’aria.

Ti ringrazio, perché ancora una volta hai dimostrato quanto tu sia sempre stata una persona migliore di me, proprio come tua madre.
È sempre stata lei a spronarmi a esser un genitore straordinario, per una figlia straordinaria, ma appena lei se n’è andata, io ho fallito in questo compito, e incapace di vivere senza di lei, ho fallito con te.


Quando iniziarono a calare la bara, iniziò la processione, per la quale di tradizione, si lanciava della terra sul feretro e si facevano le condoglianze alla famiglia: i primi furono i suoi vecchi compari, a seguire la famiglia Forbes, in seguito i miei amici, che senza indugi erano arrivati in giornata per starmi accanto, e infine Jer ed io.
Ogni granello di terra che veniva lanciato però, era un ricordo che seppellivo con mio padre.

Mi assilla il pensiero che sarebbe potuto andare tutto diversamente se io fossi stato in grado di esser un uomo vero, un padre vero.
Ma tu le assomigliavi così tanto, che sono stato talmente debole da non sopportare di vivere senza di lei, ma nemmeno con il suo più grande ricordo.


D’un tratto la folla iniziò a scemare, e il mio viso iniziò a rigarsi di lacrime nel fissare quelle due lapidi, dei mie genitori, ora una vicina all’altra.
Non so quanto rimasi lì, da sola, persa nel pensiero di quanto era stata una vita ingiusta in quei ultimi anni per me e mio fratello, quanto per i miei genitori, quando sentì la mano di Damon stringere la mia, per farmi capire che era lì, di fianco a me, in quel momento come in futuro.

Per me, è la fine.
Per te, una possibilità di crescere imparando dai miei assurdi errori e un giorno di poter fare meglio con tua figlia di quanto abbia fatto io.


Posai prima di andarmene un girasole su quel terreno ancora smosso.
Non era ovviamente un fiore da funerale,ne tanto meno un fiore invernale, ma era il mio fiore. Il nostro fiore.
Quello che compariva ogni anno sul mio letto con gli auguri di buon compleanno da parte sua.
Quello che provammo a coltivare insieme, nonostante la poca fiducia di mia madre.
Quello con cui si era presentato la prima volto sobrio alla mia porta a New York.
Quello con cui, avevo deciso di dirgli addio per un ultima volta.

Non ti chiedo di perdonarmi o di dimenticare, ti chiedo solo di credere a questo: l’odio riversato nei tuoi confronti è stato tutta una conseguenza del troppo amore.
Ma ancora oggi, e anche allora, io ti amo nello stesso modo, come ti ho sempre amata e come sempre ti amerò.
Buona vita mia principessa,
Con amore
Papà


Buonasera lettrici.!!
Allora, come già ammesso a inizio capitolo ho ripreso bellamente una scena dell 2x21 (per chi non ricordasse vi allego il link https://youtu.be/GSpqg0-FBqo ) anche se qualche frase ovviamente l'ho cambiata nella lettera del padre.
Detto ciò spero che il capitolo sia riuscito a renderlo dolce amaro come speravo, ma soprattutto che vi sia piaciuto come ho concluso quela che era un delle Storyline inizialmente principali di questa mia FF.
Ora, come Shonda mi ha insegnato sto scrivendo un bel po' di capitoli #maiunagioia, ma i prossimi due che seguiranno saranno abbastanza leggeri rispetto agli ultimi appena postati.
Spero di riuscire ancora a interessarvi.!!
Un grosso bacio
A.

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Capitolo 27
*** 26. L'intervista ***


26. L'articolo

Qualche giorno dopo i funerali tornai finalmente a New York. A parte Jeremy, giustamente ero l’unica rimasta a Mystic Falls per sbrigare qualche faccenda burocratica, a causa dei vari impegni lavorativi di ognuno. Damon aveva provato a insistere sulla permanenza prolungata, ma a fatica ero riuscita a convincere anche lui di tornare a casa.
Tornando in città però, essendo che eravamo in mezzo alla settimana, decisi di passare comunque in redazione, dato l’orario lavorativo, in modo da staccare un po’ la spina.
- Gilbert.!! – esordì stupito Sullivan dalla mia presenza, venendomi incontro per abbracciarmi – Cosa diamine ci fai qui.?? – domandò a seguire perplesso.
- Ero di passaggio, sono giusto tornata da Mystic Falls, e avevo voglia di svagare un po’ la testa – dissi sorridendo.
- Certo che se trovi un buon diversivo venire al lavoro è grave – commentò divertito lui. Non mi fece le condoglianze, non chiese com’era andata, mi diede solo un ultimo abbracciato immotivato, e di questo glie ne fui grata.
- Allora, che ne dici di leggere l’anteprima del numero di Cosmo con l’intervista al tuo fidanzato e a suo fratello.?? – mi chiese poi con toni finti cospiratori.
- Uhuhu questa si è una proposta interessante – affermai sorridente.
Lo seguì quindi alla sua scrivania e poggiandomi su di essa, aspettai in ansia come una bambina che tirasse fuori dal cassetto la rivista.
La copertina di quel mese vedeva proprio in primo piano i due fratelli Salvatore, belli anche senza troppi ritocchi di Photoshop, con tanto di camicia, che facevano il “tiro alla fune” con una cravatta.
- Sarò di parte, ma comprerei la rivista solo per la figaggine della copertina.!! – constatai con toni maliziosi.
- Bhe, era il nostro intento – disse ridente – il concetto di Erika per la copertina era due uomini sexy, che si contendono il potere, che dovrebbe esser determinato dalla cravatta, in modo giocoso come due fratelli. È contorto, ma ha il suo perché – mi spiegò a seguire il ragazzo.
- Ci sta. Damon non mi ha voluto dire niente. Ne dell’intervista, ne del servizio fotografico… ha detto che per una volta avrei dovuto aspettare di leggere l’articolo come una comune mortale anch’io – dissi contrariata alla ricerca delle pagine dedicate ai due fratelli.
Di quel poco che sapevo, era un’intervista doppia sul loro rapporto, e soprattutto sulla loro carriera, con ovviamente qualche chicca sulla loro vita privata. Ero curiosa di leggerla, soprattutto perché sapevo la bravura di Sullivan nel fare le domande migliori e nel rielaborare bene i propri pezzi.
Appena giunsi all’intervista notai subito la bellezza dei due ragazzi nella foto in prima pagina. Stefan in completo a braccia conserte che guardava divertito, un altrettanto sorridente Damon in camicia e giacca di pelle, appoggiato su una spalla del fratello. Sopra le loro teste poi, il titolo “Salvatore alla riscossa – fratelli sull’onda della ribalta grazie alla loro carriera e non al loro nome”.
- “Nel mondo di oggi è sempre più difficile trovare qualcuno tanto bello quanto intelligente, per non parlare poi, dei pochi lavoratori nel mondo di quelli che arrivano dalle grandi famiglie privilegiate. I fratelli Salvatore sono sicuramente quell’eccezione che conferma la regola. Damon (25 anni) e Stefan (24 anni), non sono decisamente solo due bei faccini che popolano le pagine delle riviste scandalistiche e i sogni di molte ragazze, ma sono decisamente due giovani uomini, con un nome importante alle spalle, che si stanno creando però dei loro piccoli imperi con creatività e tanto impegno” – iniziai a leggere ad alta voce interessata – Wow, che sviolinata – aggiunsi poi ridendo.
- Hej, io non faccio sviolinate, lo sai. Se non fossero quello che ho descritto, Erika non avrebbe insistito così tanto per averli in copertina, per non parlare del fatto che io non avrei insistito così tanto ad avere le mani su questo pezzo – mi rimbeccò con toni finti offesi George.
- Guarda che ti prendo in giro – ribattei tornando a leggere.
Era un articolo davvero interessante, con domande ben strutturate fatte per avere risposte da entrambi i ragazzi, nonostante le diverse carriere. Stefan raccontava delle sue nuove proposte manageriali nell’impresa di famiglia, mentre Damon della crescita del suo studio fotografico. A metà articolo però, iniziarono le domande più personali. Prima sul loro rapporto, poi sulla vita privata.
Bene, ora che ho personalmente constatato che siete dei ottimi lavoratori, parlatemi invece di voi due. Che tipo di fratelli siete.??
S: Come dire… hai presente cane e gatto.?? L’acqua e il fuoco.?? Notte e giorno.??
D: Si ecco io sono il gatto, il fuoco e la notte per precisare.
Insomma due antipodi…
S
: Esattamente: io sono quello calmo, e ragionevole
D: Mentre io quello sono quello impetuoso, che prende decisioni su due piedi. Però forse è l’esser così diversi che ci unisce.
S: Concordo, ci equilibriamo l’un l’altro. Il mio lato più ragionevole gestisce le sue scelte irrazionali…
D: …e io invece lo sprono a buttarsi di più
Quindi intuisco che non c’è un rapporto di rivalità tra voi
S: Direi di no. Abbiamo fatto sempre cose diverse nella vita: dallo sport, agli studi, al lavoro…quindi su cosa mai avremmo potuto esser in competizione.?
D: fortunatamente abbiamo gusti diversi anche nelle donne.!!! L’unica cosa su cui ci troviamo sono gli amici direi
Ecco, parliamo di questo: donne e amici. Sono argomenti diciamo privati, ma che purtroppo sono sempre sulla bocca di tutti quando si parla di voi. Siete tra le compagnie di “gente conosciuta”, se così si può dire, tra le più amate sia dalle riviste, che poi dagli stessi lettori.
D: Cosa ci vuoi fare, siamo carini e simpatici
Ahahah si bhe, rispetto a qualche anno fa, vi siete dati una bella calmata comunque
S: quando inizi a lavorare ti viene spontaneo. Il divertimento si riduce nel week end, e quando poi finisci per sposarti come Alaric e Jenna, un po’ di serietà la devi dimostrare no.?? Soprattutto quando ti ritrovi a esser senza volerlo un personaggio pubblico
Quindi quando vi vedremo tutti con l’anello al dito, non avremo più di cosa spettegolare.??
S: Bhè la speranza è quella no.??
D: Finirà come con i nostri genitori. Prima parlavate delle loro bravate, poi di quelle dei loro figli
Questa si che è una risposta che piacerà ahaha
Parliamo allora delle vostre donne invece. Oramai le vostre relazioni sono abbastanza ufficiali per entrambi, per di più con due persone che erano abbastanza lontane dal così detto “vostro mondo”. Dai vari pettegolezzi che si sono letti in giro poi, credo si sappia abbastanza anche su come vi siate conosciuti, da quanto stiate insieme, ecc… Ma cosa mi potete dire su di loro.?? Nel senso cosa vi ha colpito.??
D:
Oltre al fatto che sono due bombe sexy.??
Ahahah, si direi oltre a quello
S:
Bhè, Caroline è una forza della natura. È molto intelligente, e si preoccupa sempre di tutto e di tutti. Credo che sia tra le persone più altruiste che abbia mai conosciuto, e soprattutto con lei è stato tutto talmente semplice. Ci siamo presi fin da subito, caratterialmente intendo
D: ecco per me ed Elena è stato l’opposto. Una relazione più complicata non me la potevo scegliere, contando soprattutto che entrambi veniamo da un passato piuttosto travagliato, come già più volte è stato detto. Caratterialmente inizialmente ci odiavamo, ci è voluto un bel po’ prima che iniziassimo a capirci e non passare il nostro tempo a insultarci
Però alla fine avete smesso…
S: ahahha forse quando dormono
D: Dai Stefan, non facciamo i tragici. Diciamo che adesso abbiamo trovato un equilibrio: un po’ ci insultiamo, un po’ facciamo altro ahhaha Ma una cosa è sicura, spero che non finisca mai di insultarmi, perché la amo proprio per questo
Wo, proposta di matrimonio in diretta.?
D:
credo mi ucciderebbe. Mi tocca ad aspettare ancora un po’ per quella, e vi assicuro non per volere mio, ma sul fatto che sia lei, l’unico amore della mia vita, non ci sono dubbi
Tutto questo amore da uno come Damon Salvatore ce da dire ce non lo ci si aspetta. Il fratello almeno approva.??
S:
Anche se fosse il contrario, cosa che non è perché ho ritrovato in Elena non solo un’ottima cognata, ma anche una buona amica, sono fidanzato con la migliore amica di entrambi, potrei mai esser contrario.??
Deduco di no, se non vuoi rimanere single
S
: ahaha esattamente.!!”
Ovviamente poi l’intervista continuava con una parte più incentrata sulla relazione di Caroline e Stefan, ma quello fu il pezzo che maggiormente m’interessò, data l’incredibile dichiarazione, totalmente spontanea e pubblica che Damon fece sulla nostra relazione.
Feci i miei sinceri complimenti a Sullivan, e tornai a casa totalmente su di giri e di buon umore.
Buon umore che però durò relativamente poco, quando, entrando sorridente nell’appartamento del mio fidanzato, mi ritrovai una alquanto alterata Lily Salvatore.
- Bene, direi che non è decisamente il momento migliore… Me ne vado immediatamente – esordì appena capì la situazione, pronta a fare diefront e uscire il più velocemente possibile da quella casa.
- No ti prego Elena, resta. Mia madre se ne stava giusto andando - mi fermò il ragazzo.
- Per carità Damon, non fare il bambino – lo rimbeccò la donna prendendo il suo cappotto – si tratta di un favore a tuo padre ricorda. Ci vediamo domani sera a cena – aggiunse a seguire superandomi senza nemmeno un cenno di saluto e uscendo dall'appartamento.
- Wo, non so se sia peggio quando mi insulta o questo totale ignorarmi – commentai pochi istanti dopo che mi ritrovai da sola con Damon.
- A sto giro, non saprei nemmeno cosa risponderti – ribatté lui gettandosi sul divano e facendo cenno di raggiungerlo. Tolsi il giubbotto e le scarpe e in men che non si dica mi accoccolai a lui.
- Non sai quanto in questo momento avrei voglia di una bella birra – dissi sospirando – Cosa voleva piuttosto tua madre.?? - domandai poi curiosa.
- Papà tra un mese festeggia i 20 dall'entrata in carica come dirigente della Salvatore Group. Oltre a una qualche noiosissima festa che sicuramente organizzeranno, ci sarà un intero articolo a lui dedicato e alla sua famiglia su Vouge, con tanto di servizio fotografico, per rappresentare la forza e l'unità della famiglia Salvatore. Ora, già non sono un'amate di interviste e robe varie. Ho fatto quella a Cosmopolitan, solo perché me l'avevi chiesto tu, e in più riguardava me e mio fratello. Ma questo... fare la bella faccia per rappresentare una famiglia unita che non siamo. Non è proprio voglia. Mia madre mi ha chiesto di farlo per mio padre, ma so bene quanto lui sia il primo a odiare queste cose – mi spiegò il ragazzo in modo scocciato.
- Avevamo organizzato un'intervista simile per i Mikealson tempo addietro ricordi.?? Capisco che tu non sopporti queste cose, ma credo che dovresti farlo – affermai io lasciando perplesso il ragazzo.
- Da quando sei d'accordo con un qualcosa che ha detto mia madre – constatò lui stranito.
- Non lo dico per tua madre. Stavo pensando a Kol più che altro. Anche lui si tiene ben lontano dalla sua famiglia, anche molto più di te, ma ha partecipato all'articolo per suo nonno. Ora, è vero che tuo padre non ama queste cose, ma se non ci fossi, non faresti un torto a tua madre, quanto a lui – cercai di farlo ragionare.
- Lo sapevo, mi sono scelto una ragazza troppo saggia – commentò il ragazzo divertito – ci penserò...vediamo come va la cena di domani – aggiunse in fine. Gli sorrisi dolcemente, e mi sporsi a quel punto per dargli un tenero bacio.
- A proposito di interviste e articoli: sono passata in redazione prima, e indovina un po' cos'ho letto in anteprima – dissi battendo le mani come una bambina.
- Uhuhuhu e che ne dici.?? - domandò curioso il ragazzo.
- Bhè che escludendo il fatto che mi fai passare per la stronzetta che non ti vuole sposare, è veramente bello. Soprattutto per le cose che hai detto su di noi – affermai baciandolo.
- Ho solo risposto sinceramente su quello che sento. Ti amo, e non è una cosa su cui voglio nascondermi – rispose lui guardandomi serio negli occhi e io non potei che sciogliermi come ogni volta che mi scontravo con i suoi occhi così intensi.
- Ti ho reso un romanticone Signor Salvatore – proclamai a fior di labbra – Ti amo anch'io – aggiunsi per poi tornare a baciarlo.

Buonasera lettrici.!!
Come già annunciato capitolo decisamente più leggero rispetto a quello che vi ho fatto leggere ultimamente.
Poco ovviamente da commentare, ma preparatevi a dei capitoli decisamente bomba.
Il prossimo sarà più ricco di novità per quanto riguarda la via dei nostri Delena, sotto certi punti anche un po' romantico, ma con tanto di chicca che darà l'inizio a una delle ultime storyline di questa FF.
Bona, basta rompere. 
Spero che per quanto di passaggio vi a si apiaciuto anche questo capitoletto, e vi aspetto per il prossimo :)
Un bacione 
A.

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Capitolo 28
*** 27. Quello che non ti aspetti ***


27. Qello che non ti aspetti 

Verso il 4° mese della gravidanza iniziarono a farsi vedere le prime rotondità.
Ovviamente cercai di nasconderle il più possibile, con vestiti che cadevano morbidi sul mio corpo, ma i paparazzi, non si fecero problemi a ipotizzare pubblicamente una gravidanza, e fu così che anche la famiglia di Damon venne a conoscenza del nostro piccolo segreto.
Lily non la prese nei migliori dei modi: disse che era scandaloso, soprattutto per il fatto che non c’era nessun matrimonio di mezzo e mi accusò di esser un’arrampicatrice sociale.
Fu una sfuriata epocale, ma a differenza degli artigli che tiravo fuori nelle litigate con Damon, con sua madre rimasi totalmente inerme. Fu il mio fidanzato però a dare di matto, senza nessun minimo di problema nei confronti della donna: arrivò perfino ad affermare che con la sua famiglia aveva chiuso, e che quando sarebbe nata la bambina, solo Stefan l’avrebbe vista crescere.
Nonostante l’odio nei confronti di Lily però, cercai di far ragionare il ragazzo, tentando di fargli capire che allontanando tutti avremmo penalizzato più che altro la bambina, che si sarebbe trovata da affrontare un’infanzia senza nessuno dei suoi nonni, ma ovviamente darmi ascolto a fatti appena avvenuti gli venne impossibile.
Fortuna volle, che qualche giorno dopo il litigio con la madre ebbi modo di vedere, l’altra faccia della famiglia Salvatore e avere buone speranze per il futuro.
- Care la portaaaa.!! – urlai quando sentì il campanello.
- Sto tentando di cucinare.!! – replicò lei dalla cucina.
- E io sono incinta.!! – ribattei divertita mentre leggevo tranquilla Tolstoj sul mio letto.
- Sfruttare la gravidanza per non aprire una porta è un colpo basso Gilbert – affermò lei qualche istante dopo comparendo sulla soglia della camera – Stare con Damon ti fa male.!! – aggiunse poi ridendo, mentre si allontanava di nuovo dalla stanza.
Tornai così alla mia lettura, senza badare a chi fosse alla porta, quando Caroline tornò perplessa da me.
- Elena, credo che tu debba lasciare Tolstoj e venire in salotto – affermò spaesata. La guardai stranita, e lasciando Anna Karenina sul letto, la seguì senza ribattere, per ritrovarmi un sorridente Giuseppe Salvatore in casa, cosa che mi sorprese ovviamente non poco.
- Signor Salvatore.!! – esordì stupita avvicinandomi all’uomo per poterlo salutare.
- Elena, devo riprendere te, come Caroline. Vi avevo già detto che preferisco Giuseppe a Signor Salvatore, soprattutto dalle giovani donne dei miei figli – ribatté lui ridente, cancellando dalla mia mente la sensazione di disagio che provavo ogni volta in presenza di sua moglie – Scusate la mia intromissione, ma avevo bisogno di parlarti Elena. Ti va se ci sediamo.?? – disse serio l’uomo mostrandomi il divano.
- Io torno a cucinare, volete nel frattempo qualcosa da bere.?? – domandò cordialmente Caroline.
- Non ti preoccupare cara, sono a posto così. Ma ti prego, non vorrei farti sentire a disagio, rimani pure con noi – le disse gentilmente Giuseppe.
- Non si preoccupi Giuseppe, sono due ore che cucino qualcosa di presumibilmente sano per Elena, non vorrei rovinare tutto allontanandomi proprio alla fine – ribatté sorridente la ragazza e tornò ai fornelli lasciandomi con il padre dei nostri fidanzati.
- Devo complimentarmi Elena, questa gravidanza, per quanto incredibile, ti rende ancora più bella – sentenziò d’un tratto l’uomo sorridendo.
Ci eravamo seduti l’uno di fianco all’altra, e per quanto le sue parole mi imbarazzarono, non potei che rispondergli con un altrettanto sorriso sincero per le sue parole.
- Grazie… Anche Damon lo dice sempre, ma stento sempre a credergli, temo che lo dica solo perché sia di parte – replicai divertita.
- Oh no cara, giuro che sono sincero. E immagino lo sia anche mio figlio. La gravidanza di solito fa sempre risplendere una donna. Mi ricordo Lily quando aspettata i miei figli. La paragonavo a una notte stellata d’agosto. Bella e intensa. Proprio come lo sei tu in questo momento – mi spiegò prendendomi la mano – Mi spiace per il suo comportamento. So che in così poco tempo è riuscita a farti molto male, e negli anni non riesco a capacitarmene come ne abbiamo potuto fare così tanto a Damon, ma per quanto lei non riesca a vedere il bello di quello che vi sta accadendo, volevo che sapessi che io ne sono estasiato – continuò a seguire l’uomo – So che non è stato un periodo facile per te questo, e so che arrivi da un passato difficile per il quale la tua piccolina si ritrova a nascere senza la fortuna di conoscere i suoi nonni materni, ma sappi, che nonostante gli attriti con mia moglie, puoi contare che un nonno, che amerà la sua nipotina più di quanto possa amare se stesso, l’avrà, ed è qui davanti a te – affermò per concludere emozionato, e io presa dagli ormoni non potei che buttarmi in lacrime tra le sue braccia.
Era la rassicurazione più bella che potessi ottenere da qualcuno, e non potei che ringraziarlo tra un singhiozzo e l’altro per come, a differenza di sua moglie, mi aveva accettato bonariamente nella sua famiglia, senza pregiudizi.
- Significa tanto per me. Significherà tanto per lei – sentenziai toccandomi il ventre.
Fu così, che dal quel momento, la sua presenza divenne fissa nelle nostre vite. Il sabato pomeriggio passava per vedere come stavo o per accompagnare me e Caroline in giro per dello shopping neo natale, e almeno una sera a settimana si fermava a mangiare da noi dopo il lavoro. Era un piacere averlo intorno per tutti in casa, soprattutto per Damon. Sapevo quanto fosse legato a lui, e sapere di avere il suo appoggio valeva per lui più che per chiunque altro.

Passarono altre 3 settimane e oramai il 5° mese era sempre più vicino, così come la mia pancia era sempre più grossa.
Fu una sera di metà marzo che però, le cose iniziarono di nuovo a cambiare, nel bene e nel male.
- Damon, non so quanto possa esser saggio farmi camminare con una benda sugli occhi nel mio stato. Già ho un equilibrio decentrato a causa della pancia, al buio ancora peggio – mi lamentai uscendo bendata dall’ascensore guidata dal mio ragazzo.
- Mamma mia Gilbert, speriamo che nostra figlia non si lamenti perennemente come te, perché già una è difficile da sopportare, ma due sarebbe veramente infattibile – replicò divertito il ragazzo.
- Guarda che tra tutti e due non so da chi sia meglio che prenda. Anche tu hai una dono nel lamentarti – risposi piccata mentre sentivo il ragazzo armeggiare con le sue chiavi di casa – che poi si può sapere perché gli occhi chiusi anche in ascensore.?? Se proprio la sorpresa è in casa tua, non potevi bendarmeli davanti alla porta.?? – domandai spazientita.
- Naaa… così era più divertente – ribatté il ragazzo facendomi strada nell’appartamento, quando d'un tratto finalmente ci fermammo – Allora quello che ti voglio far vedere adesso è una piccola sorpresa e una proposta – iniziò a spiegarmi, ma come sempre lo fermai subito.
- Damon, ne abbiamo già parlato, io ti amo, ma questo non è il momento migliore per un matrimonio… - cercai di bloccare la sua presunta fatidica domanda sul nascere.
- Gilbert, puoi una volta tanto farmi finire un discorso e poi rispondere.?? – mi rimbeccò immediatamente lui.
- Ok, ok scusa – dissi alzando le mani in segno di resa.
- Fantastico mi sono dimenticato tutto quello che dovevo dire – disse rassegnato – va bhè, Facciamo che ti faccio vedere la sorpresa e basta – aggiunse poi con finti toni esasperati e finalmente mi scoprì gli occhi.
Dopo qualche primo secondo di spaesamento, quello che i miei occhi ebbero modo di vedere a seguire, mi lasciò senza fiato.
Ero esattamente al centro della vecchia camera di Alaric, ma lì dove prima c’erano delle pareti spoglie e i vecchi mobili del migliore amico di Damon, ora c’era tutto quello che rendeva quella stanza perfetta per una bambina. Tutti i mobili erano bianchi e rosa, e un’enorme culla faceva da padrona alla stanza. Le pareti inoltre, erano sommerse da quadretti: alcuni vuoti, altri invece già riempiti con le nostre foto e vi erano anche già un sacco di mensole, decorate da mille pelusche, tra i quali tra l’altro, compariva anche il mio Mr. Pig.
- Il fatto che non dici niente, è perché ti piace tanto da averti lasciato senza parole o perché non sai cosa dire per evitare di farmi capire che tutto questo è orribile.?? In tal caso dovrò ammazzare la nostra miglior…- iniziò a dire il ragazzo ma come al mio solito, mi fiondai direttamente sulle sue labbra per zittirlo.
- È meravigliosa – proclami con gli occhi lucidi – credo che non avrei davvero saputo fare di meglio. E grazie per Mr. Pig… - aggiunsi sempre più emozionata.
- Bene, sono contento che ti piaccia… - disse girandomi per abbracciarmi da dietro posando le sue mani sul pancione.
- E la proposta.?? – domandai poi perplessa.
- Vieni a vivere con me – sentenziò – per davvero intendo. Senza fare avanti e indietro dall’appartamento di fronte. Io voglio viverti sempre, anche prima che la piccola nasca. Voglio svegliarmi ogni mattina con te al mio fianco o con almeno il letto ancora immerso nel tuo profumo. Voglio le tue mille scarpe all’ingresso e i vestiti in tutto l’armadio, non in un solo cassetto. Voglio te in questo appartamento e chiamarlo nostro – aggiunse sussurrandomi all’orecchio. A quel punto mi rigirai verso di lui, non allontanandomi però dalle sue braccia.
- Ci credi che sarebbe la prima cosa sensata che faremmo nella nostra relazione.?? - domandai ridente.
- Lo devo prendere come un si.?? - ribatté lui perplesso.
-Si, si, si, si...- iniziai a canticchiare io, ma fortunatamente mi interruppe con le sue labbra.
Mi prese in braccio, nonostante i qualche i chili in più che avevo preso con il bambino, e senza dire altro mi portò in camera “nostra”.
Facemmo l'amore, esperienza che da quando avevo scoperto di esser incinta era sempre più intensa.
Non era come agli inizi, la passione non era brutale come i primi tempi ovviamente, anche perché Damon era terrorizzato di fare male alla piccola, ma era comunque meraviglioso.
Quando oramai ci eravamo addormentati però, mi svegliai d'un tratto di notte presa da delle forti fitte al ventre.
Mi venne così in mente, che dopo il lavoro Damon era passato direttamente a prendermi per farmi fare una sana passeggiata al Central Park, date le temperature più primaverili che finalmente facevano capolino, ed escludendo un Waffel comprato al baracchino, una volta tornati a casa non avevamo più mangiato.
Sgattaiolai così dal letto, convinta che i dolori fossero dovuti dalla fame, e mi avviai al frigorifero.
- Grazie a Dio qualcuno ha ancora il buon senso di tenere del sano cibo spazzatura in casa – mormorai tra me e me notando la vivacità del frigo del mio fidanzato che differenziava da quello zeppo di verdure del mio appartamento.
- Per poco mia cara. Anche se volessi tenere i resti della mia pizza ancora per un po' non credo Barbie me lo permetterebbe – sentenziò una voce dietro di me spaventandomi a morte.
- Dio Dam.!!! Volevi farmi venire un infarto.??? - sentenziai rabbuiata chiudendo di scatto il frigorifero – E poi dovresti esser a letto – aggiunsi a seguire voltandomi verso di lui.
- Se per questo anche tu, sono le 3 del mattino.!! - mi fece notare ridente.
- Touchè – ribattei divertita tornando ad aprire il frigorifero – Non abbiamo cenato tra una cosa e l'altra e mi è venuta fame – continuai tirando fuori una vaschetta di patatine.
- E vuoi reprimere la tua fame con quelle robe gelate.?? - mi domandò perplesso.
- Partendo dal presupposto che adesso le riscaldo al microonde, le ho viste e mi è venuta una repentina voglia di mangiarle – spiegai alzando le spalle – e poi sono incinta, non devo giustificare le mie voglie ricordi.?? - affermai fiera del mio ragionamento.
Il ragazzo scoppiò a ridere, ma senza commentare altro si avvicinò anch'egli al frigo e tirò fuori del Ketchup.
- Se devi mangiare schifezze, almeno fallo bene Gilbert – proclamò lui serio, e io gli fui estremamente grata per il suo starmi dietro alle mie scelte lunatiche da donna incinta.
Ci buttammo sul divano, oramai svegli, a mangiare allegri le nostre patatine davanti a una qualche replica di “New Girl” in TV quando improvvisamente, posai impressionata la mano sulla mia pancia.
- Elena tutto bene.?? - mi chiese allarmato il ragazzo vedendo la mia reazione.
- Aspetta – gli dissi ancora incerta su quello che stava accadendo, quando d'istinto presi la mano di Damon e la poggiai sul mio ventre.
Rimanemmo qualche istante fermi così, con le nostre mani intrecciate sulla mia pancia, senza che accadesse nulla, quando il ragazzo seduto di fianco a me iniziò a sorridere emozionato.
- Sta.... - tendo di dire senza finire la frase.
- Sta apprezzando anche lei le patatine – dissi divertita – Sta scalciando.!! - proclami a seguire commossa. Gli ormoni mi avevano fatta diventare estremamente sensibile.
Damon a quel punto d'istinto si chino a baciare il mio ventre.
- Ciao piccina. Siamo la mamma e il papà. Hai ragione ad apprezzare le patatine, sono decisamente meglio di tutte le verdure che t'imbottisce la zia Care – disse divertito.
- Ma se sei il primo a spronarmi a mangiare sano.!! - constatai con toni finti offesi.
Mi alzai in automatico per andare a prendere un altro po' di quel cibo spazzatura che tanto piaceva ad entrambe, ma non arrivai mai al bancone della cucina.
Appena fui in piedi, un forte senso di vertigini s'impadronì del mio corpo.
Le fitte che mi avevano svegliato poco prima tornarono potenti a farsi sentire, e l'ultima cosa di cui mi ricorda, sono le chiazze rosse che macchiavano il parquet da sotto le mie gambe.

Buonaser mondo.!!!
Rieccomi qui a rompervi con questo capitolo dolce fin dall'inizio, tendente al smielato verso la metà e con un bel finale #maiunagioia muaahhahah
1) Partiamo dal principio, un bel Giuseppe Salvatore che cerca di rimediare ai comportamenti della moglie. In tante FF che ho letto, come nello stesso Telefilm, l'hanno sempre dipinto come un uomo burbero e cattivo, a sto giro ho voluto cambiare un po' il suo personaggio, non so perchè ma l'idea di almeno di un genitore simpatico mi sembrava carina XD
2) Abbiamo un bel Damon nella sua versione più dolce, quella che gli fa prepare una stanza per la loro bambina e che decide finalmente di fare un passo "sensato" nella loro relazione: andare a vivere insieme. Con una bambina in cantiere e una proposta di matrimonio in sospeso direi che è davvero la scelta più normale che potessero prendere per la loro relazione u.u

3) E in ultimo il  cliffhanger finale che aprirà come preanunciato una delle ultime Stoyline di questa storia.
Spero di avervi interessato e che sia stata una paicevole lettura.!!
Vi aspetto presto :)
A.

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Capitolo 29
*** 28. Sentirsi soli ***


28. Sentirsi Soli

Silenzio.
Questo era ciò regnava da oramai ore, e se non per poche, brevi e futile domande, nessuno si azzardava a interromperlo.
Io e Damon avevamo già detto forse anche troppo in quella stanza gelida dell'ospedale.
Nessuno voleva cedere, almeno per ora, a scegliere di accettare la decisione dell'altro.
Avvisai Caroline che stavo andando nell'altro appartamento, e uscì.
Quando mi sedetti al centro di quella che sarebbe dovuta esserla stanza della nostra bambina, feci quello per cui mi ero trattenuta tutto quel tempo.
Piansi. Seduta per terra, affianco alla culla, iniziai a piangere senza intenzione di smettere. Anche quando la mia bionda amica entrò nella camera e si sedette vicino a me non riuscì a fermarmi.

Qualche ora prima

- Elena... - iniziò a richiamarmi Damon mentre uscivo oramai vestita dal piccolo bagno di quella gelida stanza.
- Non voglio parlarne – sentenziai fredda.
- Non vuoi, ma dobbiamo – ribatté serio il ragazzo afferrandomi per un polso.
- No invece, perché non c'è niente su cui discutere – risposi fissandolo altrettanto seria negli occhi, per poi staccarmi dalla sua presa.
- Il medico ha detto chiaramente che potresti morire – disse alzando i toni, come a ricordarmi di cosa stessimo parlando.
- Esattamente. Ha detto che potrei, che c'è una possibilità, ma niente di tutto ciò è sicuro al 100% - risposi esasperata alzando anch'io la voce.
- Elena.... tutto questo è stato inaspettato, ci possiamo riprovare in un futuro, nessuno ce lo vieta – cercò di addolcire lui i toni avvicinandosi alla mia figura, ma lo allontanai bruscamente.
- Come puoi anche solo pensarlo.?? So benissimo quanto questa gravidanza sia stata inaspettata, e anche di quanto abbia avuto paura di portarla avanti, ma adesso... Ho condannato mio padre a morte per questa bambina, pensi davvero che ora rinuncerei così facilmente a lei.?? -gli domandai fuori di me.
- Rischi di morire, le carte in tavola sono cambiate.!! - inveì Damon.
- Hai ragione, sono cambiate. Sono cambiate tanto da non poter immaginare una vita senza di lei. Io ce la farò, lo sai benissimo sono sopravvissuta a molto peggio – dissi quasi sussurrando.
- Ma non sei invincibile, e io non sono disposto a vivere senza di te.!! - continuò a urlare lui.
- Damon, hai visto il suo cuore battere insieme a me, l'hai sentita scalciare nella mia pancia.... io non posso neanche pensare di interrompere la gravidanza, interrompere la sua vita, perché ho paura della mia – provai a spiegargli io con toni più dolci, poggiando la sua mano sul mio ventre – Stiamo parlando della nostra bambina – tentai nuovamente a spronarlo.
- Ma parliamo anche della tua vita appesa a un filo, e questo non posso accettarlo, perché tu sei la mia vita – proclamò freddo togliendo la mano dalla pancia e avviandosi verso l'uscita della camera.


- Elena, tesoro, credo che sia il caso tu mangi qualcosa – mi disse dolcemente Bonnie sedendosi accanto a me sul divano.
Caroline aveva chiamato le ragazze per provare a svagarmi un po', ma ovviamente non stava funzionando al meglio.
Avevo passato quasi tutta la serata sul divano a guardare la tv, senza in verità guardarla davvero.
Ero completamente svuotata dentro.
Placenta previa centrale. Questo era stato il verdetto in ospedale. Tra le gravidanze più rischiose, non solo per il bambino quanto per la madre. C'erano possibilità di superarla, ma anche l'alto rischio di una mia emorragia troppo forte durante gli ultimi mesi o il parto, che avrebbe portato alla mia morte, e di sofferenza fetale. Insomma, uno di quei casi dove il medico molto gentilmente di consiglia un aborto e di riprovarci, in modo da non esporre la paziente a nessun tipo di rischio.
Ma io non ne volevo sapere.
Quando ero rimasta incinta ero terrorizzata, pensavo che non sarei potuta esser una buona madre, che per me e Damon era troppo presto, ma poi... quando ho scelto di continuare la gravidanza, quando ho sentito il suo cuore battere la prima volta, quando il giorno prima l'avevo sentita scalciare. Avrei lottato fino alla fine per lei, come probabilmente avrei voluto che mio padre avesse lottato per me, e non si fosse fatto sopraffare dall'odio e dal dolore.
Damon però non la vedeva come me. Aveva paura di perdermi, proprio come aveva perso Rose, e capivo come per lui fosse difficile accettare la mia scelta di rischiare, ma non potevo accettare la sua decisione.
Da quando eravamo usciti dall'ospedale non mi aveva più rivolto parola, e una volta giunti a casa, in men che non si dica era uscito da solo senza dire niente a nessuno lasciandomi in balia di me stessa. Caroline inizialmente non aveva detto nulla, mi aveva lasciato lo spazio necessario per prendere coraggio quando me la fossi davvero sentita di raccontarle quello che stava accadendo e aveva cercato di rimediare al mio umore circondandomi delle mie amiche.
- Non ho fame, grazie – risposi pacata.
- Elena non fa bene ne a te ne alla bambina non mangiare – cercò di spronarmi Jenna.
- Bhè, farei un favore a Damon – dissi gelidamente facendo calare il silenzio nel salotto.
- Tesoro, non dire così. Siete tutti e due sconvolti, e Damon….è Damon. Sai che quando è arrabbiato dice le cose senza pensare. E lui adesso è molto arrabbiato con il fato – tentò di spiegarmi Caroline accucciandosi ai miei piedi, ma ovviamente non le diedi troppo ascolto. Mi alzai silenziosamente dal divano e mi andai a chiudere in camera.
Come poteva esser cambiato tutto nell’arco di 24 ore.??
La sera prima toccavo il cielo con un dito e il giorno dopo vivevo l’inferno.
Sentì scalciare la bambina nel ventre e mi chiesi come Damon, dopo averla sentita con me, potesse anche solo pensare lontanamente di porre fine alla sua vita.
Io ero forte. L’avrei superata, c’era la possibilità che io sopravvivessi, non era fantascienza.
Mi addormentai tra le lacrime per svegliarmi a tarda notte presa dalla fame: non mangiare effettivamente non era stata poi una così grande genialata.
Erano le 2 di notte passate: Bonnie e Jenna se n’erano andate da un pezzo, mentre Caroline dormiva beata nella sua stanza. Ero tenta di ritornare nell’altro appartamento, di andarmi ad accoccolare a Damon e fargli capire che avevo bisogno di lui, ma l’orgoglio ovviamente vinceva su tutto. Non ero disposta a cedere.
Decisi comunque di tornare lì dove mi ero rifugiata tutto il pomeriggio: nella camera della bambina. Entrai di silenziosamente in casa, senza riuscire a capire, se Damon fosse tornato o meno, e sgattaiolai nella stanzetta rosa. Presi il mio Mr Pig tra le braccia e mi sedetti sulla gigantesca sedia a dondolo di fianco alla finestra, a fissare il cielo e i tetti dei palazzi di New York.
Mi sentivo terribilmente sola.
Credo che mi addormentai abbastanza velocemente, ma a una certa, quasi fosse un sogno, sentì la carezza di Damon sul mio volto. Non aprì però gli occhi questa volta, stetti lì, in quello stato di dormiveglia ad ascoltare le parole sconsolate del ragazzo.
- Ho così paura… So che l’amerei anche se succedesse il peggio, so che vivrei aggrappandomi a quel sorriso che ti somiglierà così tanto, ma… non posso perderti Elena. Preferirei vivere in un modo in cui tu mi odi, che in un mondo dove non ci sei più – disse con voce straziata. Sentì le sue labbra posarsi sulla fronte, e dopo di che i suoi passi allontanarsi di nuovo da me.
Mi sembrò di vivere in un deja vu. Per quanto le situazioni fossero diverse, per quanto sapessi che Damon non avrebbe mai torto un capello alla nostra bambina appena nata, ora come ora, le sue scelte, come per mio padre, erano dettate dal troppo amore nei confronti della propria donna.

Quando mi svegliai la mattina seguente mi trovai magicamente nel letto di Damon.
Non mi ero accorta quando, ma il ragazzo non aveva rinunciato a prendersi cura di me, nonostante la nostra distanza, e portarmi a dormire in un posto più comodo del dondolo.
Ovviamente però non si fece trovare in casa: in parte perché sapevo avesse degli impegni in studio, in parte perché non ancora pronto ad affrontarmi per davvero.
Nonostante le sue convinzioni, la decisione di tenere o meno la bambina spettava solo e solamente a me, e il fatto di non poter avere vera voce in capitolo lo allontanava maggiormente: se c’era una cosa che avevamo in comune era sicuramente la testardaggine.
La cosa peggiore comunque di quella mattinata, oltre alla solitudine non in uno, ma ben in due appartamenti (d'altronde tutti erano al lavoro, io avevo avuto giusto qualche giorno di malattia date le mie condizioni) fu sicuramente quello che lessi sui giornali.
Presa dall’imminente bisogno di una boccata d’aria, ero uscita a farmi una passeggiata per le vie del quartiere, quando in un’edicola notati una rivista scandalistica dove io e Damon apparivamo in copertina, fotografati proprio davanti all’ospedale.
Si notava palesemente che ci fosse qualcosa che non andava, e il titolo in prima pagina non poteva far intendere altro: “Guai in Paradiso” sentenziava il giornale, e io senza pensarci un attimo, comprai nervosa la rivista per chiudermi in casa a leggere cosa si fossero inventati.
“È arrivata con un’ambulanza in tarda notte tra le coppie più amate del mondo patinato di Manhattan. Elena Gilbert (23 anni) è stata trasportata d’urgenza per dei problemi legati alla gravidanza al Presbyterian di Manhattan, e immancabile al suo fianco Damon Salvatore (25 anni). Medici e infermieri sono stati riservati riguardo cosa gli abbia condotti là, ma da quello che si vocifera, non ci sono buone notizie per il futuro piccolo Salvatore, che ha portato parecchie discordie anche tra la coppia. Come si può notare dalle foto, il clima tra i due, poco dopo esser usciti dall’ospedale è freddo e teso; tanta la differenza dai mille scatti rubati che ci hanno regalato nei mesi: non c’è minima traccia della sintonia che di solito aleggia tra di loro. Fonti rivelano che prima dell’uscita dal Presbytrian, fossero urla litigiose quelle che giungevano dalla stanza della ragazza riguardanti il futuro della coppia. Che dopo così poco tempo siano già giunti al capolinea.?? Che sia stata una semplice brutta notizia a rovinare l’armonia tra i due.?? E dove sono le belle parole che Damon ha dedicato alla sua amata neanche un mese fa sulle pagine di Cosmopolitan.?? Il mondo del Gossip rimane con il fiato sospeso, ma sappiamo bene che in famiglia Salvatore c’è chi forse gioirà di questa rottura”
Finito di leggere inutile dire che scoppiai nuovamente come una bambina. Io e Damon ci amavamo, non sopportavo anche solo l’idea che si potesse vociferare di una nostra rottura, come mi feriva che fosse spiattellato come niente le condizioni della mia gravidanza e che venisse sottolineato come questo rendeva fragile il nostro rapporto. Ma che ne sapevano i giornali di me e Damon.?? Cosa sapevano dei muri che abbiamo buttato entrambi per riuscire a stare insieme. È vero, le mie condizioni avevano messo in crisi il nostro rapporto, ma questo non voleva dire che ci saremmo lasciati.
Presa dall’angoscia di quelle parole lette sui giornali non mi accorsi subito dell’insistente bussare alla porta del mio appartamento, ma quando finalmente fui destata dai miei cattivi pensieri, e mi decisi ad aprire, fu incredibile la sorpresa di chi mi ritrovai davanti.
- Signora Salvatore – dissi sorpresa ancora con gli occhi rossi dal pianto.
- Suvvia, non ci sopportiamo noi due, chiama il tuo nemico per nome – sentenziò lei con la solita non chalance – Mi vuoi far entrare o devo parlare sulla porta.?? – domandò poi scocciata.
Mi trattenni dal risponderle in malo modo e mi scostai per farla passare.
- Bene Lily, non sono dell’umore per i giri di parole. Cosa sei venuta a fare qui.??? – chiesi acida chiudendomi la porta alle spalle.
- Parliamoci chiaro, tu non i piaci per più svariate ragioni, e reputo la tua gravidanza decisamente inopportuna… - iniziò a spiegarsi la donna facendomi salire maggiormente il nervoso.
- Cosa non era chiaro del fatto che non sono dell’umore.?? – ribattei interrompendola sedendomi esausta sulla poltrona.
- Capisco perché piaci tanto a mio figlio, hai il suo stesso irriverente carattere – commentò lei in risposta – Comunque stavo dicendo, che per quanto reputi tutto questo sbagliato, porti in grembo quella che tra pochi mesi sarà la mia nipotina, e per quanto i giornali scandalistici mi reputino la Strega della situazione, anche se non ho ancora avuto modo di dimostrarlo, ci tengo alla sua salute e capisco cosa voglia dire affrontare i problemi della gravidanza da sola –continuò imperterrita nel suo discorso, alche mi lasciò momentaneamente perplessa.
- Di cosa stiamo parlando Lily.?? – le chiesi esterrefatta.
- Bhè Elena, vedo che sul tavolo del salotto abbiamo lo stessa rivista scandalistica, quindi immagino che non ci siano bisogno di troppe spiegazioni, se non forse qualche chiarimento su cosa stia succedendo, dato che ne io ne mio marito siamo stati informati – mi rispose pacata lei mostrandomi con lo sguardo il giornale che poco prima avevo letto arrabbiata. Sospirai stancamente di quella assurda situazione, ma non so cosa i spinse per la prima volta a parlare apertamente con qualcuno su quello che stavo passando. Per quanto Caroline, Jenna e Bonnie abbiamo cercato la sera precedente di farmi sfogare e migliorare il mio umore, mi ero chiusa in me stessa da dopo la sfuriata con Damon. Un po’ per rielaborare quello che mi stava capitando, un po’ perché mi sentivo in una situazione fuori dal comune per esser realmente capita. In quel momento però, nonostante fossi in presenza di una delle più odiose persone che avessi mai conosciuto, mi sentì per assurdo a mio agio a sfogare quello che provavo, come se intuissi che lei più di tutti fosse l’unica a potermi capire.
- Ho la placenta previa centrale. Ovvero uno di quei casi in cui la gravidanza è considerata rischiosa non solo per il bambino ma anche per me. Quando mi hanno ricoverata l’altra notte, il medico ha fatto ben intendere che la mia è una situazione particolarmente pericolosa, è ha parlato di scenari probabili nei quali non sarei riuscita a superare l’ultimo trimestre o il parto, a causa delle forti emorragie che già si sono presentate al neanche 5° mese. Di solito in casi come questi al massimo si ha qualche fitta nel secondo trimestre e qualche sanguinamento verso la fine, è raro e pericoloso che tutto ciò accada così precocemente. Per questo motivo ci hanno consigliato di pensare all’interruzione della gravidanza – le spiegai tristemente.
- E tu non vuoi – sentenziò lei con toni stranamente gentili.
- Esattamente, ma Damon non la pensa come me. Per quello la litigata in ospedale, anche se nessuno dei due ha mai parlato di lasciare l’altro come scrivono i giornali – le spiegai riprendendo toni più duri.
- Mio figlio non è uno che scappa dalla relazioni, arriva fino allo stremo, ma non fugge – ribatté lei, con chiaro riferimento alla vicenda di Rose – ciò non toglie, che come suo padre è stato colto dalla paura di perderti, e invece che di vedere la speranza ha visto e recepito solo una sentenza di morte per la donna che ama – continuò poi a parlare destando la mia attenzione.
- Come suo padre.?? – chiesi spaesata, capendo che forse dietro a Lily Salvatore c'era molto di più da scoprire oltre la corte di stronzzaggine che la caratterizzava.

Buona sera lettrici.!!
Rieccomi nella versione Shonda distruggi vite, come avevo già preannunciato.
Capitolo tostino, lo so, ma anche ricco di sorprese inaspettate come "il lato umano" di Lily Salvatore. Incredibile vero.??
Mi piace vedere un po' di buono un po' in tutti e a sto giro tocca alla nostra odiosa Lily, ovviamente in modo tutto suo, non crediate che da domani lei ed Elena diventino BFF, ma facciamo qualche piccolo passo avanti ;)
Detto ciò vi lascio con i soliti dubbi di fine capitolo: qual'è la storia di Lily che la spinge ad avvicinarsi ad Elena.??
Damon come accetterà la scelta di Elena.??
Ci sarà mai una gioia per i nostri Delena.??
A presto

A.


 

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Capitolo 30
*** 29. Cuore di Mamma ***


29. Cuore di mamma

Non mi rispose subito. Distolse lo sguardo da me, e intravidi per la prima volta della fragilità, in quella donna che di debolezze secondo me non ne aveva.
- Già... Devi sapere che anch’io ho avuto gravi problemi quando aspettavo Damon. Inizialmente s’ipotizzò una gravidanza extrauterina e ovviamente si parlò subito d’aborto. Il problema era che io non ci credevo e lottai contro tutta la mia famiglia e Giuseppe stesso perché facessimo più esami per esser certi di quello di cui parlavano. Sai 25 anni fa gli esami non erano così specifici come oggi e soprattutto qualsiasi malattia o complicazione veniva classificata altamente pericolosa per la madre – mi raccontò con un velo di tristezza la donna ricordando quel periodo duro – Quando si scoprì quindi che avevo avuto al 4° mese un parziale distacco della placenta, i medici concordarono che l’aborto era la scelta migliore. Diedi di matto. Erano quattro mesi che un piccolo essere cresceva dentro di me, e io avevo imparato ad amarlo anche senza ancora averlo conosciuto. Non avrei mai accettato l'opzione di interrompete la sua vita - constatò duramente - Ma come io non accettavo di perdere il mio bambino a costo della mia vita, mio marito non accettava l'opzione di perdere me – continuò Lily.
- Damon non mi ha mai detto niente – constati incredula.
- Perché Damon non lo sa. È una di quelle storie che riguarda la coppia, non strettamente i propri figli – mi spiegò quasi con dolcezza – fatto sta che litigammo molto. Io avevo preso una scelta a discapito di tutti ed ero la sola che la capiva. Ci volle molta pazienza, forza d'animo nel mostrare a tutti che io stavo bene, che il bambino non mi faceva male, e soprattutto venni seguita dai migliori medici. Avevo fatto il giro di non so quanti centri ginecologici e ostetrici prima di sentire finalmente qualcuno che mi desse fiducia e mi disse “Signora, lei avrà questo bambino e lo vedrà crescere”. Per questo pretendo e voglio il massimo da Damon. Non sono una cattiva madre così come si possa pensare, sono solo una madre che ha lottato fin dal principio per suo figlio e vuole il massimo per lui – concluse dura tornandomi a fissare negli occhi, e per quanto non la sopportarsi, per la prima volta la capì. Per quanto non apprezzassi i suoi modi e le sue convinzioni, potevo comprendere.
- Quindi cosa dovrei fare adesso.?? - chiesi.
-Tu avrai questo bambino, e sta pur certa che lo vedrai crescere – affermò severa la donna – Bisogna solo farti seguire dai migliori, e si dia il caso che io li conosca – specificò.
- E Damon.?? – chiesi scoraggiata. Se conosceva una minima suo figlio, avrebbe dovuto sapere quanto si sarebbe impuntato comunque che fosse una pazzia.
- Ci penseremo dopo. So di per certo che suo padre lo spronerà a cedere lascia di guerra, ma tu mia cara, devi farti forza, non cedere al dolore o alla stanchezza, perché appena ti mostrerai debole sarà la scusa per andarti contro. Io ti aiuterò – ribatté lei piccata, facendo calare il silenzio.
- Grazie – sussurrai d’un tratto ancora abbastanza spiazzata da quel fuorviante incontro e dichiarazione di alleanza.
- Lo faccio per Damon e per la mia nipotina – affermò la donna alzandosi dal divano, per sottolineare e mantenere la sua facciata da stronza che in quei minuti aveva fatto calare.
- Lo so, ma un grazie puoi accettarlo comunque – commentai quasi divertita. Lily non disse più niente, e una volta rimesso il suo capottino, oramai più leggero e consono a quelle temperature primaverili, si avviò verso l’uscita.
- Chiamo subito il dottore che mi ha seguita durante le mie gravidanze. Ti passo a prendere domani mattina per le 9. Per l’amor di Dio, sii puntuale – affermò infine nuovamente con disprezzo, come quando era entrata in casa, e uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

- Hai Paura.?? – mi domandò Caroline mentre accarezzava la mia pancia.
- Da morire – ammisi sorridendole tristemente.
Eravamo piazzate da circa un’oretta sul divano, con tanto di pizza come cena (data la situazione ero riuscita a giocarmi la carta del malumore per avere una wurstel e patatine piuttosto che l’ennesimo passato di verdure) a guardare i nuovi episodi di Supernatural e parlare a spizzichi e bocconi della situazione.
Avevo deciso di seguire i consigli di Lily, esser forte davanti a tutto e tutti, e quindi avevo deciso di tornare a far finta di vivere la mia solita vita, nonostante avessi ancora parecchie questioni irrisolte con Damon e una tremenda paura di quello che sarebbe successo; prima però che il mio piano da Wonder Woman prendesse forma, avevo bisogno ancora di essere un po’ una ragazzina spaurita con la mia migliore amica.
- Sarai un’ottima mamma, me lo sento – commentò lei accoccolandosi a me.
- Grazie… però ascolta: questa sarà la prima ed ultima volta che lo dirò, ma ho bisogno di concedermi almeno un attimo, prima della mia cavalcata ai pensieri positivi e forti, di debolezza e di rassicurazione – affermai seria guardando la mia amica negli occhi.
- Spara – ribatté pronta lei, immaginando probabilmente cosa le stessi per dire.
- Se per puro caso io non ce la facessi, ho bisogno di sapere che non lascerai Damon da solo. Ho bisogno di sapere, che anche se non ci sarò io, ci penserai tu alla mia bambina a darle l’affetto di una mamma, ci penserai tu a dirle come truccarsi, come vestirsi da urlo senza esser volgari, che la consolerai tu quando piangerà per un ragazzo.. – iniziai a dirle seria e con gli occhi lucidi.
- Elena, ascolta… -provò a interrompermi lei.
- No Care, ho bisogno di un momento in cui so che succedesse qualcosa ho messo subito in chiaro le cose, solo quello – la bloccai nuovamente io.
- Ok, continua allora – disse oramai anche lei in lacrime.
- Io so che Damon sarà un ottimo papà, ma lo sappiamo bene tutte e due che per certe cose c’è bisogna solo ed esclusivamente di una donna. Prometti che se non ci sarò io, ci sarai tu – conclusi prendendo le sue mani tra le mie.
- Te lo prometto. Ma tu promettimi che ora che hai deciso di continuare, lotterai perché sia tu a fare tutte queste cose – mi rispose lei stringendole.
Feci cenno di si con la testa e ci buttammo una nelle braccia dell’altra.
Non so quanto rimanemmo in quella posizione, ma fu un finto colpo di tosse, a destarci dai nostri pensieri.
- Certe cose non cambiano mai – sussurrai divertita, nonostante le lacrime, staccandomi da quell’abbraccio.
- Non sarebbe così esilarante la nostra vita – aggiunse sorridendomi la ragazza, e mi girai finalmente per vedere chi ci aveva interrotte. Era scontato ovviamente che si trattasse dei nostri fratelli preferiti, ma non ero certa di esser nuovamente pronta a discutere con Damon.
- Care, ti va se andiamo a prenderci un bel bicchiere di vino.?? – propose immediatamente Stefan, per smorzare la tensione e lasciare me e suo fratello soli nell’appartamento.
- Tempo di mettere scarpe e giacca – proclamò con un sorriso tirato la ragazza guardandomi preoccupata.
Si alzò lasciandomi un veloce bacio sulla guancia, e dopo essersi vestita al volo salutò Damon con un silenzioso cenno della mano e uscì con il suo uomo.
- Hej… - disse finalmente quando fummo da soli il ragazzo avvicinandosi cautamente al divano.
- Hej…- ribattei altrettanto nervosa io.
Aspettai silenziosamente che si sedette affianco a me, ma non fece in tempo a riprendere parola che mi fiondai tra le sue braccia a piangere come una bambina.
- Ti prego non lo fare. Non mi lasciare sola adesso. Ho bisogno di te – iniziai a dirgli disperata andando contro a tutti i miei principi e i consigli di Lily, ma ero maledettamente sincera. Ce l’avrei fatta anche da sola, avrei lottato per la mia bambina, ma avevo bisogno di Damon al mio fianco.
- E che ho così tanta paura di perderti – mi bisbigliò lui tra i capelli – Non potrei vivere senza di te. Non più – aggiunse poi allontanandomi dal suo abbraccio in modo da potermi guardare negli occhi.
- E io senza di te, ma oramai non posso più pensare a una vita nemmeno senza di lei – aggiunsi toccandomi il ventre in automatico.

- Mio padre ha detto che quando una donna prendere una decisione per il proprio figlio è irremovibile – disse sconsolato.
- Hai visto tuo papà.?? – chiesi curiosa.
- Già… mi ha fatto un bel discorsetto su come anche mia madre non ha rinunciato a lottare per me, e di quanto lui non le sia stato vicino durante la gravidanza, troppo arrabbiato con il mondo che avrebbe potuto perderla – mi raccontò.
- Lo so – dissi sorridendo – e credo che sia una delle poche volte in vita mia un cui posso dire di capire tua madre, e esser grata delle sue scelte – aggiunsi procurandomi lo sguardo stranito del ragazzo.
- Come fai a saperlo.?? –domandò perplesso.
- Tua madre mi ha fatto visita oggi – iniziai a raccontare ma venni ovviamente interrotta nell’immediato.
- Che cosa ha fatto mia madre.?? – chiese sconcertato alzandosi nervosamente in piedi.
- Calmati Dam. Chi pensi abbia detto a tuo padre della situazione.?? – gli feci notare per spronarlo a calmarsi e ascoltare - per quanto mi ha ben sottolineato più volte quanto io non le piaccia, è venuta qua perché era preoccupata, e una volta che le ho spiegato la situazione ha detto che mi capisce, e che per il bene di quella che sarà sua nipote, farà di tutto per aiutarmi. Domani mattina mi porta da chi l’ha seguita durante la sua prima gravidanza e farà di tutto perché la bambina nasca e io la vede crescere – gli spiegai fermandolo per una mano e tirandolo di nuovo verso il divano.
- È assurdo come l’unica persona che ti ha capito più di tutti sia sta mia madre – disse con ironia risedendosi accanto a me.
- Concordo… ma hai ancora tempo per rimediare – gli dissi portandogli mano sulla mia pancia – Vero piccina.?? Papà è stato uno stronzo, ma noi lo perdoniamo lo stesso vero.?? – aggiunsi parlando al mio ventre e fu quasi come una vera risposta sentire scalciare la piccola esattamente in quel momento, e intuì che anche Damon ebbe lo stesso pensiero.
Fu un attimo che il ragazzo mi porto sulle sue gambe e iniziò a baciarmi con passione, come a farmi capire tutte le sue paure e io non potei che ringraziare il Dio per avermi dato qualcuno come Damon al mio fianco, che nonostante tutte le controversie, decideva alla fine di rimanere sempre affianco a me.
- Noi avremo questa bambina e la cresceremo insieme, cascasse il mondo, te lo prometto – gli dissi a fior di labbra.
- Non ti permetterò il contrario – Rispose serio e con gli occhi lucidi lui.

Quando la mattina seguente Lily si presentò alla nostra porta, fu quasi più amichevole la conversazione tra me e lei, che quella con suo figlio.
Non mi fidavo ancora completamente di lei, ma sapevo che era sincera quando diceva che teneva al bene della bambina, quindi cercai di esser il più naturale possibile, senza troppe riserve, cosa che invece riusciva difficile a Damon.
- Spiegami perché non potevamo venirci da soli.?? – mi domandò irritato il ragazzo.
- Perché tua madre conosce il medico, e invece che aspettare altre due settimane per una visita l’abbiamo avuta immediatamente – gli spiegai come si fa a un bambino.
- Bhe non capisco comunque perché per adesso ci sia solo lei dentro e non tu – continuò imperterrito incrociando le braccia sul petto.
Ero ovviamente pronta a rispondergli a tono, quando finalmente la porta dello studio medico si aprì e Lily uscì impeccabile chiacchierando amabilmente con un uomo sulla 60tina.
- Bene dottore, vorrei presentargli mio figlio Damon, e….bhè la sua compagna, la motivazione per cui siamo qui – disse la donna con i suoi toni terribilmente snob.
- È un vero piacere avervi qui signori, contando che ho fatto di tutto per far nascere questo splendido ragazzo, e ora farò di tutto per far nascere vostra figlia. Sono quelle cose di cui un medico va sempre fiero – disse porgendoci la mano – Piacere sono il dottor Roberts – aggiunse infine.
Damon ed io seguimmo le presentazioni, ma quando fu il momento di entrare in studio l’uomo bloccò il mio fidanzato.
- Data la situazione, è meglio se lei non entri – gli disse cordialmente il medico.
- Come prego.?? – domandò stralunato il ragazzo.
- Figlio mio, non sei emotivamente stabile per entrare. Fino a ieri non volevi nemmeno che si portasse avanti la gravidanza, quindi è meglio che tu non entra – gli spiegò piccata la madre.
- Stiamo scherzando.?? - ribatté Damon sempre più alterato, alche capì fosse giunto il momento di intervenire.
- Dam ti prego, lascia perdere, sta volta facciamo così… - cercai di calmarlo. Non ottenni risposta, se non un broncio che si stampò in faccia mentre tornava a sedersi sulle scomode seggioline.
Sospirai esasperata e finalmente entrai.
- La prego dottore, mi dia una buona ragione per cui dovrò litigare a seguire con suo figlio – dissi indicando Lily.
- Signorina si sieda per favore – mi rispose dolcemente lui e intuì facilmente che forse aveva avuto ragione la donna ad escludere Damon.
- È così grave.?? – ebbi solo le forze di chiedere mentre in automatico stringevo la mano alla mia nemica.
Avevo paura.
- Le spiego come andranno adesso le cose. Ho già esaminato i suoi ultimi referti dell’ospedale, e mi son fatto un’idea parziale. Ore le farò una breve visita, in cui lei deve esser più sincera possibile riguardo ai dolori che prova ecc e dopo di che le dirò cosa penso che potremmo fare. Ok.?? – domandò serio e io ebbi solo le forze di annuire debolmente.
Iniziò così a visitarmi: mi fece un’ecografia, mi pose delle domande, controllo le mie reazioni sotto i suoi tocchi e finalmente dopo una ventina di minuti ritornò a parlare.
- Ha sempre il solito vizio di metter ansia con i suoi silenzi – disse per smorzare la tensione la signora Salvatore.
- Ha ragione Lily, ma sa che preferisco non pronunciarmi fino alla fine, prima di dare buone o cattive notizie – proclamò l’uomo sedendosi nuovamente alla scrivania.
- E le mie sono.?? – domandai preoccupata.
- Signorina Gilbert, non voglio prenderla in giro. Non è ancora al 5° mese, e l’emorragia che ha avuto qualche giorno fa e le fitte, sono sintomi che non fanno presagire una gravidanza facile. Da oggi in poi dovrà presentarsi qui in ospedale da me ogni settimana. Terremo sotto controllo l’abbassamento della placenta, e pregheremo che non vi sia un distacco troppo precoce. Se arriviamo al 9° mese programmeremo il cesareo. L’avviso, da qui in avanti i dolori aumenteranno, come anche le emorragie. Le lascerò un cicalino, direttamente collegato al mio telefono. Ogni qualvolta che perderà sangue mi chiamerà, e un’ambulanza arriverà a prenderla in men che non si dica. La cosa pericolosa delle emorragie è la possibilità di una perdita troppo repentina di sangue, che nelle sue condizioni potrebbero portarla alla morte, ma non se agiamo in fretta come una squadra. Non le prescriverò l’assoluto riposo, perché porterebbe a un indebolimento fisico che andrebbe a nuocerle in seguito, ma la prego: usi la testa nelle cose che fa. Tutto chiaro.?? – mi domandò serio l’uomo.
- Quante possibilità ho dottore. Voglio che sia sincero – dissi secca.
- Elena, non so quanto sia consigliabile sapere tutto – cercò di fermarmi Lily, ma ribattei subito a tono.
- Se devo lottare, devo sapere tutto – continuai imperterrita e decisa.
- 35%. Nonostante tutte le precauzioni, non so se il corpo reggerà il tutto - disse sospirando il dottore e io non risposi più. Mi alzai e come se fossi in trans dissi – Alla prossima settimana dottore, grazie di tutto – e uscì seguita nell’immediato da Lily.
Appena varcai la porta dello studio, cambiai come meglio seppi espressione.
- Allora.?? Siete state quasi mezz’ora la dentro, cos’ha detto.?? – iniziò a domandare preoccupato il mio fidanzato.
- Non sarà facile, ma con costanti controlli la situazione non sarà così tragica come avevano detto i medici al Presbyterian – mentì spudoratamente e Damon tirò un grosso sospiro di sollievo tirandomi a se per baciarmi.
- Sarò un mastino sappilo.! Ora andiamo, come ti ho sempre detto gli ospedali mi mettono ansia – proclamò più sereno e iniziò a farci strada verso l’ascensore.
- Avrei fatto lo stesso. Però ti prego, lotta o lo distruggerai – mi bisbigliò la donna affianco a me.
- Lo so – ribattei e ci avviammo fuori da li.

Buonasera carissime, rieccomi qui con un nuovo capitoletto :)
Cosa ne pensate.?? Si, so che sono in versione molto Shonda, ma daltronde mi diverto così ahahha 
Vediamo di fare un veloce punto
1) La regina delle stronze (Lily) ha un cuore, e lo dimostra raccontando la sua storia ad Elena e decidendola di aiutare, anche se come più volte fa capire, ora come ora lo fa per non vedere soffrire suo figlio e per vedere nascere quela che un giorno dovrebbe esser la sua nipotina
2) Momento veloce, ma a mio avviso toccante, delle nostre migliori amiche: adoro scrivere della loro amicizia, anche se in poce righe, spero di avervi trasmesso quando il loro rapporto sia importante in questa storia, e di quando tengano l'una all'altra
3) fugace momento Delena nel quale il figlio proodigo torna a casa, ovvero Damon torna dalla sua amata, impaurito ma pronto a starle vicino.
4) La decisione di esser forte di Elena, anche in questa circostanza decisamente nemica. 
5) Lily, adoro il suo personaggi scusate, dovevo dedicarle un ultimo punto a caso ahahha
Bona, spero di avervi interessato anche a sto giro, e come al solito ringrazio di cuore chi mi legge, segue e commenta.
I always gonna thank you.!!
A presto

A.

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Capitolo 31
*** 30. Avere Fede ***


30. Avere Fede

Le settimane a seguire furono estenuanti. Marzo passò in fretta e a maggio mancavano pochi giorni.
Jenna in forma splendida si avvicinava sempre più alla nascita del suo piccolo, io invece sempre più debole ero arrivata al 6° mese.
Come aveva predetto il dottore le fitte si fecero più intense e le emorragie più frequenti. C’erano volte in cui erano giusto due gocce di sangue, altre invece che facevo in tempo a sfruttare il mio cicalino prima di perdere i sensi. Damon era sempre più preoccupato, ma io continuavo a mentirgli continuando a ripetergli che era tutto sotto controllo. Peccato che non fosse proprio così: il medico era sinceramente preoccupato, ma diceva che la mia forza d’animo sicuramente aiutava. La cosa importante fino a quel momento, era che comunque la bambina si stesse sviluppando senza troppi problemi.
Fortunatamente ci furono anche buone notizie nel mentre, come il fatto che dopo 6 mesi di stage, a fine marzo la redattrice del giornale giunse a conclusione che ero una presenza rilevante per Cosmopolitan e che quindi aveva deciso di assumermi ufficialmente: fino a qualche mese prima avrei festeggiato con una colossale sbronza in uno dei tanti locali di Manahttan, invece mi ritrovai a una serata analcolica a casa, nella quale lo strappo alla regola fu il concedermi un doppio giro di pizza.
Inoltre finalmente, verso metà aprile ufficializzammo il mio completo trasloco nell’appartamento di Damon, e a sorpresa, l’ingresso di Stefan nella mia vecchia casa.
La cosa più divertente di tutte, per così dire, però fu sicuramente il coinvolgimento dei coniugi Salvatore. Nonostante la vicinanza perenne di Lily in tutte le visite settimanali, e anche, quasi sempre, nelle corse all’ultimo minuto al pronto soccorso, c’era da dire che andare d’accordo e vederla uguale su qualsiasi cosa riguardasse la vita mia e di Damon era impossibile.
Lily non approvava niente: dal nostro appartamento, a quello che le offrivamo per cena, fino a i vestitini che io e Caroline compravamo per la nascitura, e per suo figlio scegliere tutto quello che lei odiava maggiormente per darle sui nervi, era diventato il suo passatempo preferito. La cosa più assurda fu notare però come madre e figlio si assomigliassero in maniera incredibile sia fisicamente che caratterialmente, mentre Stefan era la copia si suo padre. Probabilmente per quello con Giuseppe Salvatore fu così facile instaurare un bellissimo rapporto, proprio come nel tempo l'avevo instaurato con il più piccolo dei due fratelli, mentre con Lily, nonostante avessi intravisto il suo lato umano, era sempre una continua lotta, proprio come con il mio fidanzato.
- Barbie, mi passi l’insalata.?? – chiese gentilmente Damon all’amica.
- Non vorrei dire, ma a chiamarla Barbie rischi di farla passare per una sciocca – lo rimbeccò immediatamente Lily.
- La chiamo così da quando ci siamo conosciuti e non perché sia stupida. Ogni esser umano su questa terra lo capirebbe dopo averci parlato per più di 5 minuti – ribatté irritato il ragazzo.
- Si, ma 5 minuti sono tanti. Potrebbero solo fermarsi di sfuggita per un saluto, sentire che la chiami Barbie e pensare “oh, quella ragazza avrà il cervello di un'oca” – rispose piccata la donna.
- Vi prego, vogliamo davvero litigare per un soprannome.?? – domandò incredulo Stefan, e Care, Giuseppe ed io, iniziammo a ridercela sotto i baffi.
Eravamo riuniti per uno dei pranzi domenicali istituiti da Lily nell’ultimo periodo. Aveva deciso che era ora di “riunire la famiglia” e di abbassare l’ascia di guerra con i propri figli e relative signore, nonostante continuasse a non apprezzarci appieno. Avevano decisamente quel sapore delle cene del venerdì in casa Gilmore delle prime stagione, e forse proprio per quello, sia io che Caroline, quasi ci divertivamo ad andare per aver posto in prima fila ai battibecchi in casa Salvatore, dove si percepiva in pieno le diverse scelte di vita dei figli rispetto a quelle dei genitori.
Eravamo oramai verso la fine del secondo, pronti tutti quanti a goderci un magnifico dolce, quando i vari bisticci vennero interrotti dallo squillo di un cellulare.
- Si può sapere di chi è questo telefono.?? – chiese fuori di se la donna: se c’era una cosa che non poteva tollerare era sicuramente i dispositivi elettronici durante i pasti, e su quello le potevo anche dare ragione – quante volte vi ho pregato di mettere i silenzioso almeno mentre mangiamo – continuò a lamentarsi mentre notava il suo figlio maggiore alzarsi in cerca del Telefono.
- Damon “I’m a not a Whore” come suoneria.?? Seriamente.?? – chiese incredula Caroline con toni di rimprovero.
- Questa è la suoneria per Alaric – commentai divertita - il quale tra l’altro sa benissimo che siamo a pranzo qui la domenica, strano che lo stia cercando – constatai perplessa, quando in pochi attimi giungemmo al volo tutti alla stessa conclusione.
- Oddio, sta partorendo.!! – proclamò per primo Stefan incredulo.

Il resoconto del pomeriggio fu decisamente divertente: 3 ore di travaglio, 20 minuti in sala parto, Rick svenuto durante le ultime spinte, due nuovi genitori in circolazione con due settimane d’anticipo, e tanta felicità.
- Hej ciao mammina – esordimmo in coro Care, Bonnie ed io, entrando nella stanza di Jenna.
- Oh Jake, ma guarda quante zie sono venute a trovarci – rispose lei parlando al piccolino che teneva tra le braccia.
Ci avvicinammo con cautela alla mamme e la sua piccola creatura, e non commuoversi per il piccolo miracolo che cingeva era praticamente impossibile.
- Su dai ragazze, capisco Elena abbia ormai più ormoni che sangue in circolo e che quindi fare la frignona le è concesso, ma voi due.?? – chiese con toni ridenti la neo mamma.
- E che cavoli… vuoi mettere stiamo diventando davvero grandi. Tu hai appena avuto un bambino, Elena è incinta, Caroline e Stefan sono andati ufficialmente a convivere… Sto riuscendo ad avere la mia prima relazione seria anch’io…non siamo più le ragazzine di quando ci siamo conosciute, e questo fa pensare e mi fa commuovere ok.?? – ribatté Bonnie rabbuiata alche scoppiammo tutte in un’allegra risata.
- Mi fai morire quando te ne esci con la tua versione filosofica Bon – la prese in giro Caroline stringendole le spalle.
A seguire Jenna iniziò a raccontare le ore del travaglio, i dolori del parto, le lacrime che a una certa non riusciva più a capire se fossero per lo sforzo disumano nel spingere o per le risate nel vedere Alaric svenire a peso morto in sala. Tutte eravamo prese da lei e il piccolino che ogni qualche minuto ci regalava delle buffissime e tenerissime smorfie, e a me si strinse il cuore.
Mancavano tre mesi alla mia di scadenza, ma non ero ancora sicura che sarei riuscita a sopravvivere.
Le lacrime cominciarono a rigare il mio volto, e mi sentì in colpa per rovinare quel momento di gioia con le mie angosce, ma come al solito le mie amiche si dimostrarono di grande supporto, anche senza che dovessi spiegare cosa mi passasse per la testa.
- Non ci pensare neanche – mi rimbeccò Jenna – Tra qualche mese sarai tu su questo lettino a tenere in braccio la tua bambina. Chiaro.?? – disse severa lei.
- Hej ricordi cosa mi hai promesso.?? Forte fino alla fine, ce la farai, ce la faremo – aggiunse nell’immediato la mia migliore amica stringendomi una mano.
- Anche perché poi chi lo sorbisce Damon senza di te.?? – domandò retorica per smorzare la tensione Bonnie abbracciandomi dal dietro, e io mi sentì la persona più fortunata al mondo per avere delle amiche così speciali al mio fianco.
Una mezz’oretta più tardi, mentre aspettavo che anche gli uomini potessero salutare e congratularsi con la neo mamma, mi persi a guardare tutti i piccoli esseri umani nelle loro culle del reparto neo natale. Non so quanto rimasi lì in fissa, ma fui destata a una certa dai miei pensieri dalle due possenti braccia di Damon che mi cingevano da dietro.
- Immagina se iniziassero a piangere tutti insieme contemporaneamente – disse divertito il ragazzo.
- Non vorrei esser al posto delle infermiere, chissà che mal di testa – ribattei ridente.
- Sei stanca.?? – domandò a seguire dolcemente.
- Un po’… ma guardare questi piccoli mi rasserena – risposi distratta. La verità era che delle fitte incredibili mi tormentavano da circa una decina di minuti, ma dovevo come sempre mantenere la facciata – Non abbiamo ancora dato un nome alla bambina – sentenziai a seguire notando che su alcune culle non erano ancora segnalati i nomi, e mi spaventai nel pensare che magari non avrei mai fatto in tempo a scegliere il nome giusto per la mia piccola.
- Bhè, non ne abbiamo mai parlato – constatò divertito lui – Hai qualche idea.?? – chiese poi curioso.
- Vorrei onorare in parte la memoria di mia madre, ma Miranda non mi ha mai fatto impazzire come nome… - iniziai a ragionare.
- Lo metteremo come secondo, facile – ribatté il ragazzo come se fosse la cosa più logica del mondo e tornammo a fissare entrambi silenziosamente i bambini.
- Faith – affermai d’un tratto – perché è la fede che ho in questa bambina che mi sta spingendo a non mollare. Perché è alla fede che tutto andrà bene a cui ti dovrai aggrappare se mai non ce la farò – spiegai girandomi verso di lui per capire cosa ne pensasse.
- Faith Miranda Gilbert Salvatore. Dire che è perfetto – rispose lui sorridendomi tristemente. Sapevo che era stato un pugno dello stomaco il pensiero che non potessi sopravvivere, ma non commentò la frase – Dai, andiamo a casa – Aggiunse infine dandomi un veloce bacio sulla fronte.
Odiavo dovergli mentire. Odiavo il fatto di illuderlo che ci fossero molte più probabilità che morissi rispetto a quelle di sopravvivere, ma mi ero ripromessa che avrei fatto di tutto per far nascere la mia bambina, e il tutto comprendeva escludere Damon.

- Si Jer, appena chiudo la chiamata ti invio le foto – rassicurai divertita mio fratello mentre controllavo la cottura della pasta.
- Ecco brava, che da zio devo vedere subito se il piccolo Saltzam sarà degno della mia nipotina – proclamò serio il ragazzo.
- Non iniziare anche te con la storia del matrimonio combinato – l’ammonì indispettita.
- Vedremo… tu piuttosto come stai.?? – domandò poi serenamente. Jeremy non sapeva assolutamente nulla dei problemi delle gravidanza. A dispetto di quanto consigliato dai miei amici, non me l’ero sentita di procurare un altro probabile dolore a mio fratello, non quando avevamo da poco seppellito nostro padre.
- Benissimo. Dai dopo ti mando anche una foto del pancione, così capisci come sta crescendo bene la tua nipotina – risposi ridente, e quasi mi sembrò vero che stesse andando davvero tutto bene.
- Vedi che ho una sorella intelligente. Dai ti lascio cucinare, ci sentiamo domani – ribatté il ragazzo.
- Va bene… Ti voglio bene Jeremy – aggiunsi dolcemente.
- Anch’io – rispose lui e chiuse la chiamata.
Ritornai quindi a controllare la cena, e notando che la pasta era perfettamente al dente mi misi a scolarla, per poi dedicarmi al sugo.
- Ci credi che riesco a trovarti estremamente sexy anche quando sei impegnata a fingerti una cuoca provetta.?? – mi domandò retorico con voce maliziosa Damon appoggiandosi al bancone della cucina.
- Guarda che così mi offendi. Io non mi fingo una cuoca provetta, io lo sono – ribattei fingendomi offesa.
- Scaldare il take away del giorno prima non fa di te uno chef – mi fece notare il ragazzo avvicinandosi alla mia figura.
- No, ma il ragù che ho appena preparato direi di sì – risposi facendoli assaggiare direttamente dal mestolo il mio sughetto.
- Mmm dovrei sposarti solo per le tue nascoste doti culinarie – affermò il ragazzo con la bocca sporca di ragù, che mi premurai a pulire con un lentissimo bacio – anzi no, anche solo i tuoi baci sarebbero un’ottima motivazione – aggiunse divertito.
- È una proposta.?? – domandai curiosa fissandolo negli occhi.
- Lo vorresti.?? – ribatté lui non distogliendo lo sguardo.
- Niente domanda, niente risposta – affermai allontanandomi malvolentieri da lui per tornare a occuparmi dei fornelli.
- Mi farai impazzire lo sai.?? – domandò lui retorico e con finti toni esasperati.
- Mi ami anche un po’ per questo – gli feci notare divertita, e mentre tornavo ad occuparmi della cena, capì che oramai, anche se la nostra relazione non superava nemmeno l’anno, alla fatidica domanda, avrei risposto finalmente sì, senza esitazioni. Nonostante la paura di non superare i prossimi mesi, sapevo che se mai ce l’avessi fatta per davvero, non riuscivo più a immaginare la mia vita senza di lui.

Buonasera Lettrici.!!
A sto giro capitoletto breve e transitorio, ma è giustamente quello che serve per prepararvi alle ultime battute di questa storia.
Comunque giusto per fare un breve sunto della situazione Abbiamo finalmente il piccolo Saltzam tra noi, un'Elena che tiene duro, i pranzi domenicali a casa Salvatore, ma soprattutto un nome per la futura piccoletta: Faith. 
Spero che per quanto di passaggio sia riuscita a incuriosirvi anche a sto giro, e vi aspetto tra due giorni per il prossimo capitolo.!!
Un bacione
A.

 

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Capitolo 32
*** 31. L'inizio della fine ***


 31. L'inizio della fine

La cosa migliore di esser all’ultimo trimestre della gravidanza durante l’inizio del periodo estivo, fu sicuramente il potermi godere il mio periodo di pausa dal lavoro per maternità sotto il sole; la cosa peggiore fu però che non avevo con chi godermi quelle giornate se non con Lily Salvatore. Ammetto che i rapporti erano migliorati, ma non era comunque tra le compagnie che avrei preferito.
- Per che ora torna Damon.?? – Mi domandò la donna d’un tratto distogliendomi dalla rilettura di “Orgoglio e pregiudizio”.
In quelle giornate di metà giugno ci concedevamo spesso dei picnic sotto alcune querce del Central Park, in modo d’approfittare di quelle belle giornate e dell’aria fresca, ma stando pur sempre al riparo sotto l’ombra.
- Sta mattina mi ha detto che dovrebbe atterrare per le 16.30 al JFK – risposi distratta.
- Dov’è andato questa volta che è stato via tutta la settimana.? – chiese ancora.
- A fare un reportage su un gruppo di nativi americani in Nevada. Era una collaborazione con il National Geographic, sarebbe stato da cretini non coglierla – affermai chiudendo ufficialmente la mia lettura – in più avevo bisogno di qualche giorno di pace anch’io, quindi ho insistito particolarmente – aggiunsi sospirando.
- Non stai bene, vero.?? – sentenziò con una domanda retorica.
- Le fitte nelle ultime due settimane sono aumentate, l’ho detto anche lunedì al dottor Roberts. Cerco di non demoralizzarmi, ma ammetto, che continuare a sorridere e fingere che vada tutto bene davanti a Damon è sempre più difficile. Ha capito più volte che ci fosse qualcosa che non andava, ma sono riuscita a sminuire la cosa – iniziai a spiegare rattristendomi – in più mi accorgo di esser sempre più debole. Le ultime emorragie mi hanno sfiancata davvero parecchio – dissi inseguito.
- Il dottor Roberts cosa ne pensa.?? – domandò cupa.
- Niente di buono. È seriamente preoccupato e non solo per me, quanto anche per Faith – risposi accarezzandomi il ventre.
Il medico era stato chiaro, se avessi avuto un distacco della placenta, annesso già al mio problema principale, non era sicuro che il mio fisico reggesse l’emorragia che avrei avuto, e la bambina sarebbe stata a grave rischio di sofferenza fetale.
- Faith.? – mi fece eco stranita la donna.
- Cavoli vero, io e Damon non l’avevamo detto ancora a nessuno – dissi tirandomi una manata in fronte – è il nome che abbiamo scelto per la bambina – spiegai imbarazzata a seguire.
- Mi piace – sentenziò seria la donna.
- Wow, Lily Salvatore che concorda per la prima volta su una scelta che riguarda la bambina – affermai incredula.
- Il fatto che abbiamo visioni diverse su molte cose – tentò di ribattere lei, ma mi venne più che naturale interromperla.
- Vorrai dire su tutto – la rimbeccai divertita, procurandomi un’occhiataccia da parte sua.
- Dicevo: nonostante le diverse visioni non vuol dire che non apprezzi quello che ritengo davvero un’ottima scelta – proclamò con snobbaggine.
- Va bene. Grazie allora – risposi sorridendo sincera di quel complimento raro.

Per le 15 fortunatamente, ci raggiunse una sorridente Jenna con il suo piccino, per una sana passeggiata in mezzo al parco.
Jake era sicuramente tra i bambini più sorridenti che avessi mai conosciuto: dai racconti dell’amica scoprimmo, Lily ed io, che a parte qualche fugace pianto notturno, e qualche lacrima per richiamare l’attenzione quando aveva fame, era difficile toglierli il sorriso, anche quando dormiva.
- Allora ometto, hai visto che brava la tua mamma.?? Ti porta sempre fuori all’aria aperta a vedere quant’è bello il mondo – iniziai a chiacchierare come una sciocca con il bambino.
- Più che per vedere quant’è bello il mondo, per prender aria.!! Questo periodo di maternità mi sta facendo impazzire – ribatté lei con toni esasperati.
- Jenna cara, non starai esagerando.?? Sai quante donne vorrebbero poter stare sempre con il proprio bambino, ma non vi sono leggi che tutelano, in alcune parti del mondo, il diritto di esser madre.?? – le fece notare a mo di lezione Lily.
- Ci mancherebbe Lily, ma mi conosci, io sono una ragazza iperattiva, che l’ultima cosa che sa fare è stare chiusa in casa – le spiegò la rossa.
- Sotto questo punto di vista, sei tale e quale a tuo padre. Guai farlo stare per più di cinque minuti senza qualcosa da fare – disse divertita la donna.
A volte mi dimenticavo come in quel gruppo di amici quasi tutti si conoscessero da anni, se non addirittura come Jenna e i fratelli Salvatore, da una vita intera.
- Elena passami il piccolo Jake, sono pur sempre 4 kg e mezzo di bambino, non dovresti sforzarti così tanto così a lungo – affermò poi prendendomi il bambino dalle mani la mia così detta suocera, destandomi dai miei ragionamenti, e appena non ebbi più quel piccolo peso a farmi pressione sull’addome, una fitta lancinante mi prese alla sprovvista.
- Elena tutto a posto.?? – mi domandò subito preoccupata l’amica.
- Si, si… scusate devo solo fermarmi un po’ mi sa – constatai sedendomi sulla prima panchina disponibile.
- Direi che appena ti riprendi, fermiamo un taxi e torniamo a casa – constatò severa Lily, e per quanto non sopportassi esser trattata come una bambina, non potei che darle ragione.

- Una gigantesca torta rosa.?? Non è troppo kitch.? –domandai spaesata alla mia migliore amica.
- È un babyshower, è già kitch di per se – rispose divertita la bionda.
- Vada per la torta rosa allora – proclamai ridente.
Era oramai quasi ora di cena, e Caroline ed io, eravamo sdraiate sul quello che oramai era diventato il mio letto, a chiacchierare guardando il soffitto, come quando eravamo delle ragazzine.
Damon sarebbe dovuto atterrare all’aeroporto già qualche ora prima, ma a causa di alcuni scioperi delle compagnie aeree di quei giorni, ovviamente il suo volo non era ancora decollato nemmeno dal Nevada, e Lily quindi mi aveva affidato sotto stretto controllo della mia amica.
- Te lo saresti mai immaginata così il nostro futuro.?? Dico, escludi quando eravamo bambine, ma durante il liceo, quando io uscivo con Tayler e tu con Chris, ti saresti mai immaginata quello che abbiamo adesso.?? – chiese d’un tratto cercando il mio sguardo.
- Gravida e quasi morta a 23 anni.?? Naaa – dissi provando a ironizzare su quell’assurda situazione, girandomi anch’io la testa nella sua direzione.
- Elena, non ti azzardare – mi rimproverò la ragazza.
- Ok, ok, faccio la seria – affermai ridendo tornando a guardare il soffitto – comunque no… Quando eravamo in seconda, e tu avevi da poco iniziato a frequentare Tayler, mentre io oramai erano mesi che facevo coppia fissa con Chris, avevo provato a immaginare la mia vita dopo il liceo, dopo il collage, e non ha niente a che fare con quello che ho adesso. Non che mi lamenti, sia chiaro. Amo Damon alla follia, come la piccola che porto in grembo, ma è probabile che l’Elena della seconda liceo, non sarebbe dove sono adesso, probabilmente non avrebbe mai avuto la forza d’animo giusta per essere dove sono oggi – le spiegai persa nei ricordi della ragazza che ero.
- Devo ammettere che sei molto più tosta adesso – disse divertita.
- E tu molto meno Barbie, e più Caroline, se capisci cosa intendo – le dissi rivolgendole un sorriso.
- Ricordo ancora quando Stacy Walker disse che ero profonda come una pozzanghera. Davanti a lei feci la spavalda, per poi sgattaiolare in biblioteca a metà delle lezioni per piangere come una bambina – ricordò la bionda.
- E io quando ti trovai, ti feci la predica su come Stacy avesse ragione a definirti così, perché era quello che dimostravi a tutta la scuola, invece di farti conoscere e rispettare per come ti conoscevo io – precisai divertita.
- Non ti parlai per due giorni – constatò lei – Però poi capì cosa intendevi – aggiunse.
Rimanemmo così entrambe immerse nei nostri pensieri lontani, quando d’un tratto mi misi seduta sul letto e fissai seria la mia amica.
- Elena stai male.?? – mi chiese immediatamente preoccupata.
- No, no ma… ho bisogno che tu sappia una cosa, se mai non dovessi farcela – le dissi guardandola negli occhi.
- Gilbert, mi avevi promesso che non avremmo più parlato di questa opzione – ribatté immediatamente lei tirandosi su anch’essa.
- Lo so, e non lo farò, ma ci sono cose, che nelle peggiori delle ipotesi, devono esser sistemate se mai non ci potrò esser io – replicai cupa.
- Ti odio quando fai così… - affermò sospirando la bionda, dandomi così il suo consenso a continuare il discorso.
- Nell’armadio, sulla sinistra, c’è uno scatolone enorme, coperto dalle scatole delle mie scarpe. Dentro ci sono io, o più che altro, quello che vorrei mia figlia sapesse di me. I miei annuari del liceo, i miei diari, le nostre foto…e poi ci sono 4 lettere. Una è per lei, e ti prego di conservarla te, fin quando non reputerai che sia il momento più adatto per dargliela. Una è per Damon, una per Jeremy e un’ultima è per te. È tutto chiaro.?? – domandai in ansia.
- Sai che la tua morte non è una possibilità vero.?? –mi disse lei con gli occhi oramai lucidi, e fu una fitta al cuore, tanto come con Damon, esser davanti a lei e mentirle spudoratamente su quanto in verità fosse oramai più plausibile il contrario.
- Farò il possibile – dissi abbracciandola forte a me.

Quasi un’ora e mezza più tardi, vero le 21, Caroline ed io, sulla scia ancora dei nostri ricordi da ragazzine, ci stavamo divertendo a cucinare e mangiare crep alla nutella. Nonostante la piccola parentesi di sconforto su quello che poteva essere il mio futuro, eravamo nuovamente tornate a ridere e scherzare come era lecito per due ragazze di 23 anni. Damon inoltre era riuscito finalmente a prendere il suo volo per tornare a casa e per mezzanotte sarebbe dovuto atterrare e tornare finalmente da me.
Ero stata la prima a spingerlo a partire per l’intera settimana, ma non potevo non ammettere che mi era mancato incredibilmente: ero stufa di dover fingere che andasse tutto bene, ma con lui al mio fianco che mi faceva sorridere, era quasi facile credere che fosse vero.
- Ti ricordi quando avevamo rovesciato tutto lo sciroppo d’acero sul tappeto del tuo salotto.?? – domandò ridendo Caroline.
- Mamma mia, come potrei mai dimenticare.?? Quanti anni avevamo 12.?? Mia madre mi voleva uccidere, soprattutto perché quel tappeto aveva a mala pena una settimana di vita – risposi con toni terrorizzati al pensiero di mia madre arrabbiata. Era la donna più buona al mondo, ma quando io e Jer combinavamo qualche pasticcio, sapeva davvero far paura.
- Bhè perché quando abbiamo fatto quasi svenire mia madre la volta che abbiamo macchiato di Ketchup tutto il muro della cucina.?? – ricordò lei, mentre finalmente mi porgeva un piatto di crep calde.
- Oddio, era quando volevamo spaventare Jeremy sporcandoci di finto sangue - constatai piangendo dalle risate.
- Quanto siamo rimaste in punizione.?? – chiese poi pensierosa.
- Minimo una settimana – commentai io dando un primo morso al ben di Dio che avevo davanti – Cavoli, mi scappa di nuovo la pipì.!! Esser incinta ti rende praticamente incontinente – aggiunsi esasperata per poi scostarmi dal bancone della cucina.
Mi avviai al bagno, ed un serie di fitte tornarono a farsi vive: inizialmente piccole e di poco conto, ma man mano che si presentavano, erano subito più lunghe e dolorose.
Cercai di far finta di nulla, ma appena mi rialzai dal water, i dolori divennero insopportabili.
- Caroline.!!! – urlai praticamente in lacrime – Caroline veloce – continuai esasperata.
- Elena, cosa sta succedendo.?? – esordì impanicata la ragazza appena varcata la porta del bagno.
- Chiama un’ambulanza. ORA – continuai sempre più sofferente, oramai in ginocchio mentre mi tenevo la pancia.
La ragazza scomparve oltre la porta, probabilmente per recuperare il telefono, ma ancora prima che tornasse iniziai a sentirmi bagnata.
Con terrore abbassai il mio sguardo, e notai la miriade di sangue che sporcava il mio vestito e il pavimento.
Non era la solita emorragia. Non erano i soliti dolori dovuti al mio problema. A metà del settimo mese era successo quello di cui il dottor Roberts temeva di più: il distacco della placenta
Non so cosa mi fece perdere coscienza, se l’indescrivibile dolore o la massiccia perdita di sangue, ma fu sicuramente il volto terrorizzato di Caroline l’ultima cosa che vidi.

Buonasera.!!!
Rieccomi qui con il capitolo che definisce il momento X. Elena è arrivata al punto di non ritorno, ma giustamente tutto quello che accadrà lo saprete solo nel prossimo episodio.
Un capitolo molto Elenacentrico, senza scene Delena, lo so, ma avviso che dal prossimo capitolo avrete molto più Damon di quanto possiate pensare.
Ma soprattuto molti Feels... 
Detto ciò spero che anche a sto giro abbia allietato la vostra lettura, e soprattutto come più volte ho ribadito, che sia riuscita con questa storia non solo a lasciarvi l'ideale di quell'amore assoluto che lega i nostri protagonisti, ma anche di amicizia, come quella che lega Elena e Caroline che in questo capitolo sono state praticamente le principali protagoniste.
Ovviamente non potevo non aggiungere qualche momento con la nostra Lily, che nonostante il suo esser, ramai con la nostra Elena si è sciolta sempre più, ma rimanendo sempre comunque se stessa.
Bona, basta.
Ringrazio come sempre chi mi legge e segue,
A presto

A.

 

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Capitolo 33
*** 32. Qualcosa di tremendo, qualcosa di meraviglioso ***


32. Qualcosa di tremendo, qualcosa di meraviglioso

Pov Damon

Era mezzanotte e un quarto quando l’aereo toccò finalmente terra.
Ero veramente esausto a causa dell’intensa settimana di lavoro, per non parlare poi delle 7 ore e più passate in aeroporto a causa di cancellazioni e ritardi per via di uno sciopero delle compagnie aeree, quindi reputai piuttosto scontato il desiderio d’approdare il prima possibile a casa, e addormentarmi stringendo tra le braccia la mia piccoletta.
Oramai avevo smesso da tempo di chiamarla così ad alta voce, onde evitare che mi staccasse la testa, ma nei miei pensieri, sarebbe sempre stato il suo nomignolo.
Non appena riuscì a recuperare il mio bagaglio provai a riaccendere finalmente anche il mio cellulare, quando giustamente mi ricordai di quanto in 7 ore d’attesa l’avessi totalmente scaricato, e non avessi fatto in tempo a ricaricarlo prima d’imbarcarmi.
Mi maledì ovviamente mentalmente, e iniziai a sperare che Elena si fosse addormentata sul divano, in modo da non preoccuparla troppo. Oramai era consuetudine che la chiamassi appena atterrato in modo da tranquillizzarla che stessi tornando e che il mio aereo non si fosse schiantato da qualche parte.
In quanto a esser paranoici sulle piccole cose, ci eravamo proprio trovati.
Ci misi quasi un’ora per arrivare a casa, ma pochi istanti per capire che qualcosa stesse andando assolutamente male.
Notai subito come dalla strada non s’intravedessero luci accese in nessuno dei due appartamenti, cosa che per esser quasi l’una e mezza di un comune venerdì sera era abbastanza anomala; presi con ansia l’ascensore per ritrovarmi sul nostro pianerottolo macchiato di sangue. Entrai così oramai terrorizzato il più velocemente possibile nel nostro appartamento, nella speranza comunque di ritrovare Elena addormentata sul divano ad aspettarmi, ma ovviamente non fu così.
Gocce di sangue macchiavano il pavimento dall’ingresso al bagno, dove corsi per ritrovarmi in una pozza rossa che faceva fin troppo film dell’orrore.
Mi fiondai in men che non si dica al telefono di casa e senza pensarci un attimo composi il numero di Caroline.
- Damon sei tu.?? – chiese con voce rotta dal pianto la ragazza.
- Care cosa sta succedendo.?? Dove siete.?? – domandai nell’immediato sempre più in ansia.
- Al Presbiteryan. Corri – rispose secca lei e chiuse la telefonata.

Quando arrivai nella sala d’attesa non mancava nessuno all’appello: c’era mio padre che faceva avanti e indietro con Jeremy davanti alla porta dove iniziavano le sale operatorie, mia madre che con Jenna cercavano di fare addormentare il piccolo Jake nel passeggino, Bonnie addormentata su quelle scomode seggioline tra le braccia di Kol, Rik e Matt che litigavano con la macchinetta del caffè, e infine Stefan che cercava di calmare una alquanto ancora sotto shock Caroline coperta ancora di vestiti sporchi di sangue.
Mi presi un attimo, prima di palesare il mio arrivo. Un attimo prima di immergermi nuovamente nella consapevolezza, che qualcosa di tremendo era accaduto.
- Damon… - disse d’un tratto la mia bionda preferita notandomi all’ingresso della sala d’aspetto, e in men che non si dica mi trovai a stringerla tra le braccia mentre piangeva a dirotto.
- Cos’è successo.?? Quant’è grave.?? Da quant’è che siete qua.?? – iniziai a domandarle a raffica staccandola da me.
- Sta-stavamo parlando i-in cucina, andava tutto bene… è-è andata in bagno e poi l’ho sentita chiamarmi in lacrime – tentò di spiegarmi in modo sconnesso la ragazza – Ci ha me-mentito…diceva di stare bene, m-ma …Hanno parlato del distacco della placenta , c’era sangue… sangue ovunque – continuò lei, e capì che non era il caso di farle rivivere di nuovo quell’orrore. La ristrinsi tra le mie braccia, oramai debole e anch’io con le lacrime agli occhi, in modo da non farle continuare quella tortura.
La feci nuovamente sedere, e Stefan senza dirmi niente s’alzò semplicemente ad abbracciarmi per farmi capire tutto il suo sostegno. Fu mia madre, scura in volto a poggiarmi cautamente una mano sulla spalla e farmi intendere di sapermi chiarire la quella assurda situazione.
- Mamma ti prego, spiegami tu – le dissi semplicemente distrutto.
- Tesoro… - esordì bisbigliando lei accarezzandomi il volto – Nonostante tutte le divergenze, hai una donna forte al tuo fianco. Ha lottato allo stremo per la sua bambina, tanto da arrivare a mentirti costantemente sulla sua salute. Il medico l’aveva avvisata, c’era possibilità che sopravvivesse, ma molto poche rispetto alle prospettive reali. Il suo corpo non ha retto, le ultime emorragie che ha avuto sono state troppo per lei, e ha avuto un distacco della placenta decisamente precoce anche a dispetto delle previsioni del dottor Roberts – iniziò a spiegarmi mia madre con estrema cautela.
- Come ho fatto a non capirlo.?? – chiesi più a me stesso che a mia madre, sedendomi stremato da quello che mi era stato raccontato - Non mi ha mai detto niente, ne dei dolori, delle emorragie… mi ha detto solo di qualche perdita, di qualche fitta qua e là, ma diceva che era tutto sotto controllo – continuai passandomi la mano tra i capelli nervosamente.
- Non voleva che ti preoccupassi, o peggio ancora che la convincessi a interrompere la gravidanza. Non avrebbe sopportato l’idea, l’avrebbe uccisa dentro – sentenziò lei con gli occhi lucidi. Non so se fosse per Elena o per vedermi ridotto in quelle condizioni, ma stava male anche lei.
- Qual'è la situazione adesso.?? – domandai cupo, ma dentro stavo tremando di paura. Da quando ero arrivato nessuno ancora aveva detto parola. Elena poteva esser viva come non, e stessa cosa valeva per Faith.
- Quando sono arrivate qua Elena oramai era priva di sensi e in shock emorragico, mentre la piccola era in sofferenza fetale: ovviamente hanno fatto un cesareo d’urgenza. Il medico non è entrato nei dettagli, ma l’operazione è durata più del previsto a causa di alcune complicazioni, come la fragilità di Elena nell’aver perso così tanto sangue. La piccola è stata operata a seguire d’urgenza, essendo nata così prematuramente hanno dovuto liberare chirurgicamente le vie respiratorie, ma è uscita poco prima del tuo arrivo. È in prognosi riservata, ovviamente in osservazione e dentro l’incubatrice, ma è forte. Ha decisamente preso dai suoi genitori – raccontò la donna sorridendomi dolcemente – Congratulazioni papà – aggiunse fiera prendendomi per mano. In fin dei conti l’avevo appena resa nonna. Ma per quanto quella sensazioni di felicità nel sapere che ero ufficialmente diventato papà e che nelle mura di quell’ospedale c’era un piccolo, ma forte cuore che batteva, avevo bisogno di sapere ancora di lei.
- E-Elena invece…- tentennai terrorizzato.
- Elena invece è ancora in sala operatoria, ma è viva Damon… Elena è ancora viva – mi disse speranzosa la donna, e fu a quel punto che tutte le barriere crollarono, e come quando ero bambino, scoppiai a piangere sulla spalla di mia madre, consapevole che lei stava ancora lottando.

Una decina di minuti più tardi finalmente un medico ebbe pietà di noi e venne a cercarci.
- I parenti di Elene Gilbert.?? - domandò serio il chirurgo appena si fermò davanti alla sala gremita comunque di tante altre persone che aspettavano delle notizie per i propri cari.
In automatico Jeremy, Caroline ed io ci avvicinammo all'uomo sulla 40tina, ma nessuno ebbe forze di chiedere.
-Allora non userò giri di parole: la situazione è finalmente stabile, ma critica – esordì secco il medico facendomi rabbrividire – La ragazza è arrivata in grave shock emorragico, è anche solo organizzare il cesareo è stata un’impresa con le quantità di sangue che aveva già perso. Dire che il suo fisico era debole, è dire davvero poco. Durante l’operazione ha avuto infatti un collasso, è abbiamo dovuto rianimarla a causa di un arresto cardiaco. Sono sincero: Non mi capacito che lei sia ancora viva, ma avevamo sicuramente una ragazza in sala operatoria che non aveva voglia di non vedere la sua bambina –continuò a spiegarci l’uomo, e vidi Caroline di fianco a me tornare a versare lacrime – Ora è in terapia intensiva, ma vi avviso, tutto quello che accadrà da adesso in avanti, sta a lei – concluse, lasciandoci frastornati da questa affermazione.
- Cosa sta cercando di dirci dottore.?? – domandò perplesso Jeremy.
- Sto dicendo che al momento la signorina Gilbert è in coma farmacologico, di cui l’effetto dovrebbe svanire in qualche ora: ma se si sveglierà a seguire, quello dipende solo da lei – affermò l’uomo sospirando.
- Ci sta dicendo che potrebbe non svegliarsi più.?? – chiese con voce rotta la bionda.
- Esatto – sentenziò cupo il medico – Vi farò chiamare appena sarà possibile entrare a farle visita – aggiunse poi allontanandosi da noi.
Caroline, come si era fermata per porre la domanda, così alla sentenza dell’uomo tornò a piangere istericamente, trovando conforto tra le braccia di un alquanto scioccato Jeremy.
Per quanto mi riguarda invece, era come se tutto quello mi accadeva intorno fosse la scena di un film. Non so quanto rimasi a fissare la figura di quel quarantenne che si allontanava da noi, per poi scomparire dietro le porte del reparto di chirurgia, ma quando ritornai in me, la rabbia esplose in men che non si dica.
Tirai un pugno al muro così forte, da destare l’attenzione di tutti i presenti nella sala d’aspetto.
- Damon, per l’amor di Dio.!! – si affretto a rimproverarmi mia madre raggiungendomi.
- Lily, ci penso io a lui – la fermò subito Alaric – Vieni con me – aggiunse poi prendendomi per un braccio e trascinandomi silenziosamente fuori dall’ospedale.
Una volta che ritrovai finalmente l’aria estiva a riempire i miei polmoni e non più quell’angusta e pesante d’ospedale, inizia finalmente a smettere di tremare. Reprime la rabbia faceva brutti scherzi.
- Stiamo parlando di Elena, Damon. È piccola, ma è forte. Si sveglierà - affermò Rick a pochi passi di distanza dietro me.
- E se non ce la facesse.?? – domandai più a me stesso, che a lui.
- Ce la farà – ribatté prontamente.
- Ma se non ce la facesse.? – replicai nuovamente girandomi verso di lui.
- Damon ascoltami – disse il mio migliore amico avvicinandosi e poggiando le sue mani sulle mie spalle – Ora come ora non puoi permetterti di pensare negativo. Devi tenere duro per lei e per la vostra bambina. Chiaro.?? – continuò deciso fissandomi negli occhi, per poi di scatto, trascinarmi in un abbraccio.

Quando tornammo in quella maledetta sala, nessuno ancora era passato per darci l’ok per entrare a vedere Elena, ma d’un tratto, un’infermiera dal sorriso angelico, totalmente in contrasto con quello tirato di prima del medico, venne a cercarmi.
- Scusate, sto cercando i famigliari della signorina Gilbert – domandò dolcemente, e in automatico, come prima, Jeremy, Care ed io ci avvicinammo esausti.
- Bene, chi di voi due è il padre.?? – chiese riferendosi a me e Jeremy.
- S-sono io…- proclami preoccupato facendo un passo avanti.
- Suvvia non faccia quella faccia signore, io le voglio solo presentare sua figlia, ma se arriva così me la spaventa – spiegò lei divertita per smorzare un po’ la tensione – Mi segua – aggiunse infine dandomi le spalle.
Rimasi lì imbambolato, finché non fu Barbie a spronarmi di seguire quella ragazzina sorridente, e finalmente mi smossi.
- Purtroppo è ancora nell’incubatrice, quindi non potrà tenerla in braccio – mi disse cordialmente poco prima d’entrare in quella che era la terapia intensiva del reparto neonatale – però le potrà dare la mano – aggiunse avvicinandosi finalmente a quell’impalcatura che dedussi esser l’incubatrice di mia figlia.
Mi avvicinai cautamente, quasi avessi paura che non fosse reale, che non sarei riuscita ad amarla come desideravo finché sua madre lottava tra la vita e la morte, ma poi… non appena vidi quel minuscolo scriciolo dormire attaccato a mille tubicini, provai qualcosa che non pensavo potesse esistere: un amore incondizionato senza riserve.
- È ovviamente sotto costante controllo e monitoraggio. Come l’avrà accennato un qualche medico prima, ha subito una piccola operazione per liberare totalmente tutte le vie respiratorie non ancora dischiuse data la nascita prematura, ma per esser una piccoletta di 7 mesi e mezzo e neanche 2,5 KG sta alla grande – mi rassicurò la donna, mentre io fissavo incantato quella piccola creatura – Guardi se si va a lavare le mani le faccio prendere la manina – aggiunse divertita per quella mia reazione muta ed estasiata. Accennai come in trans un si con la testa, e velocemente disinfettai le mani in modo da poter accarezzare quel piccolo angioletto. L’infermiera alzò una piccola porticina dell’incubatrice, e mi fece segno di poterla finalmente toccare. Terrorizzato di poterle fare qualsiasi cosa di sbagliato, infilai la mano con estrema lentezza, ma non appena toccai la sua soffice pelle, tutto intorno a me scomparve.
- Ciao piccina….Io…io sono il tuo papà – iniziai a bisbigliarle emozionato – Sai, mi hanno detto che sei una tosta, proprio come la tua mamma – continuai oramai con le lacrime agli occhi – Ora non la puoi conoscere, ma lei ti ama già così tanto, è presto tornerà da te… presto tornerà da noi….- conclusi stringendole quella piccola mano.

Buonasera mondo.!!!
Tada come preannucciato in questo capitolo molto più Damon di quanto ci si potesse aspettare.
Sono sincera, ci ho messo un po' a cambiare "mente" con il quale scrivere a storia, ma spero di aver reso l'idea.
Quel che è fatto è fatto comunque, e in primis finalmente la piccola Faith è nata, in secondo luogo Elena non è morta, ma decisamente non sta bene.
Spero di esservi riuscita a trasmettere tutte le paure ed emozioni di Damon, e che il capitolo nonostante sia very #maiunagioia vi sia piaciuto.!! 
A presto.!!
A.

 

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Capitolo 34
*** 33. Ti amo, mamma ***


33. Ti amo, mamma

“È rosa il fiocco in casa Salvatore, ma purtroppo non è altrettanto roseo il futuro di Elena Gilbert, compagna dell'amatissimo Damon. È oramai quasi una settimana che la giovane giornalista del Cosmopolitan è ricoverata presso il New York Presbyterian: ancora ovviamente in prognosi riservata, sappiamo da fonti attendibili, che la ragazza è ancora in stato di coma.
Nulli i commenti da parte di famigliari e amici, presenti tutti i giorni a turni al capezzale della giovane Gilbert. Perfino Lily Salvatore, che per mesi è stata pubblicamente contro alla coppia, dopo l’avvicinamento degli ultimi mesi alla nuora, è una presenza fissa in ospedale. Più liete fortunatamente le notizie riguardanti invece la bambina. Nonostante la precoce nascita, è confermato che pur essendo sotto costante controllo dei medici, cresce in salute.
Molti i messaggi d’incoraggiamento anche da parte di chi non appartiene alla famosa cerchia di amici.
- In sei mesi di stage se conquistata la mia stima e un posto di lavoro. Elena è forte, non vediamo tutti l’ora di riaverla in redazione– dice Erika Montgomery redattrice di Cosmopolitan US – Attendiamo presto foto della tua musa con la vostra piccolina– scrive in ultima pagina il National Geografic in dedica a uno dei suoi migliori fotografi –Conosco Damon da anni, e ho avuto modo a parecchie feste, nelle quali presenziava come giornalista, di parlare anche con Elena. Io e tutta la mia famiglia gli auguriamo il meglio – afferma Kendal Jenner.
Nella speranza che tutto si risolva per il meglio, anche noi della redazione di Vanity Fair vi poniamo i nostri più sentiti auguri”


Pov Damon

- “Era come se tutte quelle tracce del suo passato lo avessero afferrato dicendogli: “No, non ci lascerai, non diventerai un’altra persona, resterai quello che eri: coi tuoi dubbi, con la continua insoddisfazione personale, coi vani tentativi di correggerti, con le cadute e l’eterna attesa della felicità che non ti è stata data e che per te non è possibile.”... Dio Santissimo ma come fa a piacerti questa roba Elena.?? - domandai chiudendo annoiando il libro – Sta sera passo da casa e ti porto Keruac, è decisamente più scorrevole di questo odioso mattone russo – constatai a seguire, ma purtroppo neanche insultare i suoi autori preferiti riusciva a svegliarla.
Erano passati oramai 5 giorni, 9 ore e 35 minuti da quando Elena era ufficialmente entrata in coma, una volta finito l'effetto di quello farmacologico, e per quanto i parametri vitali erano stabili, non dava cenni di volersi svegliare.
- Prima sono passato da Faith sai.?? Non lo dice, perché ovviamente non sa parlare, ma lei ha bisogno della sua mamma – dissi sporgendomi dalla sedia e prendendole la mano – E anche io ho bisogno di lei. Mi hai detto tante bugie negli ultimi mesi, e non ti biasimo, giuro, ma ti prego, fa che la promessa di rimanere non sia una di quelle – aggiunsi baciandogliela, e una lacrima, come spesso accadeva in quei giorni, rigò nuovamente il mio viso.

Pov Caroline

- Fai una cosa, mandami via mail le foto dei campioni di tessuto. Ovviamente fammi due foto, una alla luce naturale e una artificiale così vedo gli effetti e poi scelgo quelli che mi piacciono di più e li mando ad Hanna. Grazie – Dissi mentre registravo l'ennesimo messaggio vocale a Sophia varcando la terapia intensiva prenatale. Mi ero concessa una pausa da quell'odioso ospedale, almeno per mettermi qualcosa di pulito addosso e ovviamente stavo tornando dalla mia migliore amica in men che non si dica, nella speranza di ritrovarla finalmente sveglia, cosa che continuava a non avvenire però da oramai quasi una settimana.
Andai diretta nella sala 2 e non mi sorpresi di trovarci il mio Salvatore preferito.
- Hej – esordì distraendolo dal fissare la piccola.
- Ma non stavi andando a casa quando ti ho chiamato un'ora fa.?? - mi domandò spaesato della mia presenza.
- Sono andata, mi sono cambiata e sono tornata qua – proclamai come se fosse la cosa più ovvia del mondo – Stavo andando diretta da Elena, ma ho pensato di vedere come se la passava la bambina più bella del mondo – aggiunsi infilando la mano nell'incubatrice e solleticando il pancino di Faith – E poi anche tu non dovevi mica esser al lavoro.?? - chiesi tornando a prestargli attenzione.
- Ho un meeting tra venti minuti all'Empire, e ho pensato che dall'ufficio a lì potevo approfittarne anch'io per passare a vedere come stava Elena e la bambina – disse lui lasciandomi un bacio sulla fronte.
- Siamo proprio una coppia ben assortita - commentai ridendo.
Lasciai un bacio sull'incubatrice e insieme a Stefan, uscì dal reparto.
Lo salutai velocemente e mi diressi finalmente dalla mia migliore amica.
Trovarci Damon ovviamente fu scontato.
- Ciao Barbie – mi salutò con quel assurdo soprannome che nel tempo avevo imparato ad apprezzare.
- Hej – dissi io posandogli un bacio sulla guancia e mi affrettai per prendere una sedia per mettermi accanto a lui.
- Ho insultato Tolstoj - proclamò dal nulla il ragazzo.
- Ok.... dovrebbe aver senso questa frase.?? - domandai spaesata.
- Caroline, non si insulta Tolstoj, è... è Tolstoj.!! - disse delirante - Ma ho provato a leggerglielo, ed Elena non si è svegliata, e ho pensato che se avessi provato a insultarlo ad alta voce davanti a lei, avrebbe aperto finalmente gli occhi per darmi dell'idiota per avere detto male di Tolstoj, ma non è successo niente – mi spiegò esasperato prendendosi la testa tra le mani, e io capì esattamente la sensazione d'impotenza che lo pervadeva.
- Ieri le ho messo le cuffie e le ho fatto ascoltare i Bee Gees – affermai divertita.
- Lei odia i Bee Gees – mi fece notare ridente.
- Appunto, speravo si svegliasse e mi pregasse di spegnerli – sentenziai portando il mio sguardo sulla ragazza stesa nel letto.
- Ti lascio un po' con lei: devo passare a fare una doccia a casa e passo al volo a comprare delle tutine per Faith – sentenziò il ragazzo alzandosi da quella seggiolina che oramai aveva preso le sue forme. Diede un bacio all'amore della sua vita, e stanco uscì dalla stanza.
Faceva male vederlo in quelle condizioni, tanto quanto vedere Elena inerme in quella odiosa camera.
- Quando ti sveglierai, perché tu ti sveglierai, ricordami di prenderti a calci da qui a Mistc Falls per quello che ci stai facendo passare – dissi con finti toni arrabbiati alla ragazza - E poi tu potrai fare lo stesso fino New York, come punizione per esser stata così una pessima amica nel non aver capito quello che stava succedendo...- aggiunsi sconsolata - Dio per 23 anni ho sempre capito quando mi raccontavi bugie, che si trattasse della mia bambola preferita che mi hai rotto a 8 anni, a quando mi cercavi di nascondere le botte di tuo padre, fino alla tua storia con Damon. Come fatto a non capire questo.?? Come ho fatto a non intuirlo con tutte le volte che mi hai detto cosa avrei dovuto fare con Faith se tu non ci fossi stata.?? Ti prego perdonami per questo, ma svegliata amica mia... - conclusi oramai piangendo.

Pov Damon

Ero esausto. Continuare a dormire su quella maledettissima poltroncina messa nella stanza di Elena mi stava spaccando davvero la schiena, ma avrei continuato a dormirci finché non si sarebbe svegliata. Non c'era altra possibilità.
Una volta uscito da una fresca doccia ristoratrice, mi buttai momentaneamente sul mio letto a fissare il soffitto. Come erano cambiate le cose in un anno: l'estate prima mi stavo subendo i sproliloqui di mio fratello e Caroline su quanto si piacessero a vicenda, senza capire come potessero essersi fissati così allo stremo l'uno con l'altra. E poi è arrivata lei e ha cambiato tutto.
Ricordo ancora come mi fossi perso di Elnea ancora prima di sapere chi fosse, al bancone di quel bar. Quei occhi da cerbiatta e le sue risposte piccate mi avevo conquistato nell'immediato.
Avevo bisogno di lei. Non riuscivo a pensare a una vita con la nostra Faith senza Elena.
Mi alzai di scatto dal letto, in modo da evitare di continuare a pensare al peggio, e mi misi a frugare nell'armadio qualcosa di decente comodo e leggero da mettermi, quando d'un tratto feci cadere un vecchio e pesante cappotto che buttò giù la pila delle scatole di Elena.
Iniziai automaticamente a sistemarle, quando d'un tratto notai, in tutto quel disordine, uno scatolone più grosso, totalmente bianco, che non conteneva sicuramente delle scarpe. Lo presi con cautela e quando l'aprì crollai senza nemmeno accorgermene. Gli annuari, i diari, le foto, i cd, tutto quello che potevano raccontare chi fosse Elena era lì, e io capì subito con quale intenzione aveva nascosto ciò.
Vi erano anche 4 lettere, ognuna con nomi diversi: un per me, una per Jeremy, per Caroline, e infine per lei, Faith.
Ero distrutto. Trovare quella scatola, era capire quanto Elena si fosse preparata alla sua morte, e questo mi spezzava il cuore, perché per la seconda volta venivo lasciato da una ragazza attraverso la morte, e con solo una lettera per dirmi addio. Il problema principale era però che Elena non era Rose. Per quanto abbia amato entrambe, non c'era paragone all'amore pure e senza limite che provavo per lei, e al dolore altrettanto distruttivo se non si fosse svegliata.

“Cara Faith,

Non so quando leggerai questa lettera, se come una bambina curiosa, una ribelle adolescente o una donna in carriera, ma qualsiasi sarà il momento in cui papà penserà sia giusto farti leggere questa lettera e di scoprire tutto quello che contiene questa scatola, sappilo, io sono orgogliosa di te.
So che può sembrare strano, essendo che se queste parole sono sotto i tuoi occhi, vuol dire che io non ho mai avuto la meravigliosa opportunità di conoscerti, ma anche se per pochi mesi, sei stata parte di me, e come mamma so già che sarai una ragazza di cui sarò fiera.
Mi spiace, non sai quanto, non poter esser lì, non poterti dire cosa sia giusto e cosa sbagliato, ma sappi che nonostante non ci sia più, non rinnegherei tutto quello che ho fatto perché tu sia potuta nascere. Mai.
Detto ciò voglio darti qualche dritta, qualche piccolo consiglio che potrebbe esserti utile.
Quando litigherai con papà, quando avrai bisogno di raccontare la tua prima cotta o avrai bisogno di un qualche consiglio su cosa mettermi per uscire chiedi a zia Caroline.
È stata la mia migliore amica da quando io abbia memoria, e non c'è al mondo persona di cui mi fidi di più: è una forza della natura, che sa sempre come starti vicino. Non raccontarle mai bugie però, o se lo fai sii consapevole che anche se lei farà finta di niente, non c'è cosa che non le sfugga. Ci ho provato per 23 anni e fidati, credo che anche se non me l'ha mai detto, sa benissimo che a 8 anni le ho rotto io involontariamente la sua bambola preferita. Amala come una mamma, anche se siamo sempre state due persone totalmente opposte, quindi non ti chiedo di rivedere me in lei, perché se no tuo padre sarebbe potuto esser più uno tipo come zio Stefan.
Trovati dei amici fidati: io per quello ho davvero avuto fortuna sai.?? Zia Care è la mia migliore amica, sono cresciuta con lei, ma quando sono arrivata a New York ho iniziato a uscire con delle persone fantastiche, che non mi hanno mai lasciato sola, e che sono i tuoi zii acquisiti.
Ricordati sempre gli amici sono la famiglia che scegliamo.
Ti chiedo scusa però di averti lasciata sola, senza un fratello intendo. Non so se la mia vita sarebbe stata la stessa senza Zio Jeremy . La vita è stata tanto ingiusta con lui, quindi ti prego, fallo come piccolo favore. Cercalo, scrivigli, chiamalo. Falli capire che qualcuno per lui c'è ancora.
In ultimo ti chiedo una cosa. Ama tuo padre incondizionatamente, un po' come se dovessi amarlo sia per te che per me. Io so già che ti tratterà come una principessa, e che sarà meraviglio con te, perché so quanto lo è stato con me. Sappilo: litigherete, e molto, soprattutto quando crescerai, e vorrai avere una voce su tutto quello che ti riguarda. Damon Salvatore vuole avere sempre l'ultima parola, ma essendo che sei figlia nostra, non mi aspetto altrimenti anche da te. Nonostante questo però ricordati che lui ti amerà sempre, quindi anche quando sarai certa che ti stia facendo un torto, sappi che sarà solo un atto dell'amore che prova nei tuoi confronti. Te lo dico per esperienza.
Bene, credo di averti detto tutto quello che potevo. So che non sarà facile vivere senza una mamma, so cosa vuol dire, ma quando ti sentirai giù perché io non sarò lì con te, apri questa scatola, e mi troverai, anche se a dir la verità io sarò sempre e solo nel tuo cuore.
Ti amo Faith
Mamma”

Buongiorno lettrici.!!
Scusate il ritardo nel postare, ma sono stati giorni abbastanza FULL.
Comunque detto ciò ecco il nuovo capitoletto, un po' particolare rispetto al solito. 
L'ariticolo di giornale, la storia vista da Damon, la storia vista da Caroline e per finire la lettera a Faith.
Non vi preoccupate però, i POV Elena stanno per tornare, che poi sia da viva o da morta questa è qualcosa che sparete nei prossimi capitoli eheheh
Spero come al solito vi sia piaciuto il cpaitoli, e ovviamente ringrazio chi legge, segue e commenta la storia.
So che sono ripetitiva, ma senza i vostri consensi probabilmente non avrei finito la storia.!!
A presto
A. 

 

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Capitolo 35
*** 34. Sempre amato e sempre amerò ***


34. Sempre amato, e sempre amerò

“Hej,

so che stai leggendo questa lettera, nonostante tutto l'amore mi stai odiando.
Mi stai odiando perché ti ho mentito, mi stai odiando perché me ne sono andata.
Ma non ti biasimo, anzi, fossi in te sarei arrabbiata anch'io, ma so che se non avessi preso determinate scelte, non mi sarei riuscita più ad accettare, e tu probabilmente non mi ameresti come prima, e lo sappiamo bene entrambi.
Sai, ho fatto tanti errori nella mia vita, ma star pur certo che amarti e far nascere la nostra bambina non sono tra quelli.
Non potrei mai rinnegare niente che abbia a che fare con te: dai baci, alle risate, alle birre sul tuo divano, ma neanche i litigi, le lacrime, le incomprensioni... perché tutto quello che abbiamo passato insieme, tutte le barriere che siamo riusciti ad abbattere, mi hanno portato a vivere il più grande amore che mi ero ripromessa di non avere più.
So che adesso ti senti spaesato, so che non vedi soluzione a una vita in cui non ci sia io al tuo fianco a crescere la nostra bambina, ma abbi fede, io so che sei in grado di cavartela.
Ricordi.?? Abbiamo deciso per il nome di “Faith” proprio per questo, perché tu, la fede, non la perdessi mai.
Avrei mille altre cosa da dirti, di cui ringraziarti, ma probabilmente scriverei un romanzo, quindi concluderò in modo breve e conciso.
Ti amo Damon Salvatore,
Sempre amato e sempre amerò.
Tua Elena”


Finì così di leggere ad alta voce, seduto su quella maledetta seggiola, la lettera di Elena davanti a lei. Ero arrabbiato, e in lacrime, perché nonostante le sue parole io non potevo accettare che lei se ne andasse.
Ma non era ancor finita, lei era ancora lì, anche se non accennava a svegliarsi lei era ancora viva.
- Belle parole Gilbert, ma il tuo cuore batte ancora, quindi non arrenderti ti prego, torna da me – dissi accarezzandole dolcemente il volto – ti prego, me l'hai promesso, nonostante tutto avranno avuto significato le tue parole – continuai poggiando la testa sul lettino esausto e cedendo di nuovo a un silenzioso pianto. I medici erano giorni che continuavano a ripete sempre la stessa solfa “è stabile, il risveglio dipende solo da lei” e allora perché diamine non si svegliava?? Dov'era la ragazzina combattente che voleva crescere sua figlia.??
Ero spaventato. Quante storie avevo sentito di persone totalmente in salute che per anni non avevano dato segni di vita, o che ancora peggio non si erano più svegliate??
Non riuscivo nemmeno a immaginare una vita senza di lei, non potevo, non volevo.
- A-a quanto pa-pare si – disse d'un tratto roca una voce, e mi ci volle qualche istante per avere il coraggio di alzare la testa e vederla lì, bianca e stanca, ma con gli occhi aperti e vivi.
- Sei sveglia.!!! - dissi incredulo per poi alzarmi in men che non si dica per stamparle un bacio sulle sue labbra – sei viva... - sentenziai ancora poggiando la mia fronte contro la sua.

Pov Elena

Non ricordavo molto di quello che fosse accaduto. Avevo dei frammenti poco simpatici di quello che che era successo: il sangue, il dolore al ventre, le luci della sala operatoria, e poi il vuoto più totale. Ma svegliarmi con la voce di Damon cancellava tutto quello che era successo.
Ce l'avevo fatta. Ero viva.
- Dovresti saperlo che non sono così facile da far fuori – cercai di smorzare la tensione ancora con una voce dell'oltre tomba.
- E non potrei esserne più felice – affermò lui con le lacrime agli occhi.
- Sei proprio diventato un sentimentale – lo rimbeccai divertita asciugandoli con la mano il volto, che lui prese in automatico per portarsela alla bocca e baciarla.
- Non me ne potrebbe fregar di meno al momento – ribatté lui per fiondarsi nuovamente sulle mie labbra e baciarmi. Era passionale, e trasmetteva tutto l'amore e la paura di perdermi che aveva avuto.
- Faith.?? - domandai d'un tratto perdendomi nello sguardo ancora lucido del ragazzo.
- Sta bene – disse sorridendo – è sotto controllo dei medici in un'incubatrice, ma per esser nata così prematura ha una forza incredibile. È tosta quanto la mamma – aggiunse per poi tornare a baciarmi.

- Quando la potrò vedere.?? – chiesi speranzosa.
- Appena ti avrà visto il medico e ti dirà l’ok – mi disse severo lui, sedendosi affianco a me sul letto.
- Quanto tempo sono rimasta priva di coscienza.?? – domandi poi curiosa. La reazione di Damon sembrava troppo esagerata perché si fosse trattato di un giorno o due.
- Praticamente una settimana. Ci hai fatto morire di paura Elena Gilbert. Non azzardarti mai più – affermò lui cingendomi le spalle e lasciandomi un dolce bacio sulla fronte – Ti amo – aggiunse poi con voce di nuovo spezzata.
- Ti amo anch’io – dissi accoccolandomi a lui, e mai posto mi sembrò più giusto. Mi sentivo a casa, mi sentivo protetta, mi sentivo come se oramai tutte le prove che dovevo superare per esser felice, le avessi vinte, ed era una sensazione meravigliosa.
- Damon ascolta, ho appena sentito tua madre che… - esordì Caroline entrando in camera, ma non appena mi vide si bloccò immediatamente per rimanere immobile sullo stipite della porta – Tu…Tu…Tu sei viva.!! – constatò commossa, e tempo zero me la ritrovai tra le braccia.
- Bene, approfitterò per chiamare il medico, arrivo – constatò divertito Damon alzandosi dal letto, per lasciare un po’ di privacy a me e la mia migliore amica.
- Mai più Elena, non lo fare mai più.!! – mi disse in lacrime, sedendosi più comodamente sul letto.
- Mi dispiace Care, davvero, ma non potevo fare altrimenti – dissi prendendo la sua mano e poggiando la mia testa sulla sua spalla.
- Lo so – proclamò lei più calma – Adesso però è passato tutto, adesso sei di nuovo qui e c’è anche la tua bambina – aggiunse poi più serena.
- Com’è.?? – dissi sorridendo al solo pensiero di MIA figlia. Facevo ancora fatica a crederci, facevo fatica ancora a renderla reale non avendola ancora mai vista.
- La bambina più bella del mondo e anche la più tosta – rispose lei quasi sognante – è piccina piccina ancora, ma i medici hanno detto che se la sta cavando egregiamente - aggiunse tirando fuori il telefono. Non capì immediatamente le sue intenzioni, ma quando mi sporse il cellulare intuì al volo.
Erano le foto di mia figlia. Era uno scriciolo, tanto piccola che avevo paura si rompesse anche solo guardandola sullo schermo, ma era bellissima.
- Nessuno di noi ancora ha potuto prenderla in braccio. Almeno per altre due settimane il dottor Roberts ci ha spiegato che deve restare attaccata ai respiratori, ma le si può prendere la mano, c’è un’antina apposta – mi spiegò la ragazza.
Sorrisi felice, e inizia a innervosirmi velocemente nel non vedere rientrare Damon con il medico. Volevo alzarmi dal letto, volevo vedere la mia Faith il prima possibile.

- Sai dirmi come ti chiami.?? - mi domandò tutto serio il medico.
- Elena Gilbert – risposi come una scolaretta.
- Quanti anni hai.?? - continuò lui controllandomi con una fastidiosissima luce gli occhi.
- Ho 23 anni, ne compio 24 a fine estate – ribattei io spazientita – ora che abbiamo capito che sono apposto, posso vedere mia figlia.?? - chiesi in ansia.
- Elena, ti prego, fai la brava – mi rimbeccò divertito Damon.
- Dici così solo perché tu l'hai già vista, e non hai la mia smania – commentai con toni offesi.
- Signorina Gilbert, ancora qualche controllo e vedrà che la faccio correre dalla sua bambina, ma mi presti attenzione ancora un attimo – disse divertito il Dottor Roberts, facendomi cenno di alzare le braccia.
- Va bene, va bene – affermai seguendo i suoi ordini.
- Bene ora guardi fissa davanti a se e si tocchi il naso, prima con la mano destra, poi con la sinistra - mi ordinò l'uomo e una volta che lo feci si mise cupo a scrivere sulla sua cartellina.
- Non ha una bella faccia dottore. C'è qualcosa che non va.?? - chiese immediatamente preoccupato il ragazzo.
-No, no scusate... è solo la mia faccia concentrata, direi che la signorina è a posto. I parametri vitali sono ottimi, i riflessi anche e pure la coordinazione. Non posso rispedirla a casa oggi, perché si è appena svegliata, ma direi che la terrei qui in ospedale ancora uno massimo due giorni in osservazione, ma dopo di che sarà una donna libera – disse sorridente il medico.
- Davvero.?? - domandò incredulo Damon.
- Assolutamente, anche se durante queste settimane che verrà a trovare la bambina ovviamente dovrà farsi vedere la ferita. Ha comunque subito un cesareo, e per quanto durante il coma la ferita ha avuto modo di migliore e sicuramente di non farle male, bisognerà controllare i punti – specificò severo il signore.
- Perfetto.!! Ora vi prego, mi fate vedere la mia Faith.?? - replicai imperterrita, facendo ridere di gusto i presenti.
- Credo che sia l'immenso amore per vostra figlia che l'abbia portata a sopravvivere signorina Gilbert sa.?? - mi fece eco retorico il dottore – Mi dia modo di vedere se la bambina ha finito la sua visita giornaliera, e vi porto subito da lei. Va bene.?? - continuò poi.
Feci un vivace si con la testa, già impaziente del suo ritorno.

Avete presente la sensazione di felicità più pura e incredibile.?? Quella senza se e senza ma.?? Io la provai qualche ora dopo il mio risveglio.
La provai per la precisione quando tenni per la prima volta la mano alla mia bambina, mentre l’uomo della mia vita mi abbracciava da dietro, e osservava sognanti me e Faith.
- È perfetta…- constatai emozionata – Damon, è perfetta.!! – ripetei incredula di quel piccolo miracolo.
- Con due genitori come noi, non ci si poteva aspettare altrimenti, lo sai – commentò divertito il ragazzo.
- Se sei scemo… - lo scherni – piuttosto i dottori hanno detto quando aprirà gli occhi.?? Quando potrà tornare a casa con noi.?? Ma adesso cosa mangia.?? Teoricamente potrei già allattarla.?? – iniziai poi a domandare a raffica.
- Sei proprio diventata una mamma – constatò lui ridendo – Comunque il dottor Roberts passerà da qui tra poco e gli potrai chiedere tutto quello che vuoi. Però ti prego, siediti un po’, ti sei appena svegliata da un coma di una settimana, devi stare tranquilla e non affaticarti troppo – aggiunse poi spingendomi verso la poltroncina vicino all’incubatrice.
- Damon – richiamai poi al volo la sua attenzione appena mi fece assettare.
- Dimmi amore – rispose dolcemente lui.
- Ascolta, io so che nonostante il tuo goderti il momento sei ancora arrabbiato con me, e non ti biasimo… - iniziai seria a parlare.
- Elena, è vero, ma fa niente, ora voglio solo godermi la mia famiglia – ribatté lui giocando a solleticare la bambina.
- Damon, è una cosa importante, ascoltami per favore – lo richiamai quasi nervosa, alche stranito si allontanò alla culla e s’inginocchio preoccupato davanti a me.
- Sono tutto orecchi – affermò prendendomi le mani poggiate sulle ginocchia e guardandomi con quelle sue pozze azzurre.
- Sono successe tanto cose in questi giorni, abbiamo avuto una bambina, sono quasi morta, ma soprattutto ho capito che non voglio passare un altro giorno della mia vita senza esser tua per sempre – affermai sempre più seria ma emozionata – Sposami Damon Salvatore – proclamai infine spiazzando totalmente il ragazzo.

Buonasera mie care lettrici.!!!
Visto che brava.?? Per questo capitolo ho decisamente messo da parte il mio lato Shondaliano e finalmente ho regalo un po' di gioie per tutto l'episodio.
Dalla lettera d'amore, al risveglio della nostra Elena, ai nostri Delena innamorati della propria bambina e giusto per chiudere in bellezza, un'ennesima proposta di matrimonio, ma a sto giro dalla nostra Gilbert.!!
Oramai come avrete capito la storia sta giungendo alla fine, ma prima di salutarvi ho ancora qualche capitoletto per voi...
Spero che anche questo vi sia piaciuto, e vi ringrazio sempre tutte.
Un grosso bacio

A.

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Capitolo 36
*** 35. 365 giorni dopo ***


Piccola prefazione pre capitolo:
1. Escludendo l'epigolo che seguira tra qualche giorno, vi annuncio che questo è ufficiosamente l'ultim capitolo di questa storia, quindi ammetto mi sono lasciata andare parecchio ed è decisamente più lungo del solito, ma non sono riuscita a spezzarlo XD
2.Questo è l'abito della sposa

 
3. Grazie di avermi seguito fino a qua e buona lettura :D


35. 365 giorni dopo

Organizzare un matrimonio, è già di per se una cosa complicata. Organizzarlo cercando di mettere d’accordo i miei gusti con quelli di Caroline e Lily Salvatore era stata una vera impresa.
Dopo la mia fatidica proposta nel reparto di terapia intensiva neonatale, Damon mi aveva detto incredibilmente di no: un po’ per ripicca, e in parte perché a detta sua, avevo rovinato quello che doveva esser il suo momento. Fu così che qualche giorno dopo che venni dimessa dall’ospedale mi ritrovai a davanti all’ennesima proposta, nella vineria in cui tutto ebbe inizio, il Sophia Wine Bar, e a un Damon inginocchiato in mezzo al locale che mi chiedeva un po’ emozionato, ma un po’ anche divertito “Sono solo un ragazzo in un bar, che ti chiede di diventare mia moglie”.
Questa volta risposi finalmente di si.
E fu così che tra una giornata in ospedale e un’altra, aspettando le dimissioni di Faith, e i mille bisticci con la madre delle sposo e la mia migliore amica, non che damigella d’onore, finalmente era arrivato il fatidico giorno del mio matrimonio.
Avevamo deciso di organizzare tutto nella villa dei Salvatore negli Hamptons, per una meravigliosa cerimonia sulla spiaggia con tanto di festeggiamenti nel giardino della casa dove Lily aveva fatto montare tutto il necessario: dalla pista da ballo, ai tavoli, ai fiori…era tutto perfetto.
Essendo che eravamo ancora durante la stagione estiva, dato che avevamo deciso di sposarci a inizio settembre, a un anno esatto da quando ci eravamo conosciuti, riuscì anche a convincere le due signore di usare come fiori per il matrimonio i girasoli. In parte perché erano i miei fiori preferiti, in parte perché mi ricordavano i miei genitori che ovviamente non potevano esser presenti.
Insomma era il matrimonio, ma credo lo sarebbe stato in qualsiasi caso: a me basta che ci fosse stato Damon ad aspettarmi sull’altare.
- Ma quanto siamo carine.. mamma mia se ti mangerei tutta – bisbigliavo alla mia sorridente bambina dentro al passeggino.
- Concordo, ma lei è già pronta, tu ancora no, muoviti Gilbert – mi richiamò all’ordine Bonnie per sistemarmi i capelli.
Avevo deciso di lasciarli sciolti e mossi, ma le altre si erano impuntate che comunque un semi raccolto era più ordinato.
Mi misi quindi davanti allo specchio, in modo da ammirare immediatamente quello che le ragazze mi stavano combinando sui capelli, e devo ammettere che quello che vidi nel riflesso mi elettrizzava.
La mia figura in quell’abito bianco di Christian Lacroix era bellissima, stentavo davvero a riconoscermi, soprattutto perché per anni avevo smesso d’immaginarmi in un abito bianco, soprattutto dopo la storia di Chris.
- Ragazze, non vorrei dire, ma va bene che la sposa ritardi di qualche minuto, ma farai venire un colpo al cuore a mio figlio se non ti presenti all’altare Elena.!! Siete in ritardo di un quarto d’ora – ci ammonì entrando nella stanza Lily.
- Per carità, con tutta la fatica che abbiamo fatto per organizzare questo matrimonio, ci manca solo che mi collassi lo sposo – ribattei divertita allontanandomi dallo specchio – Allora Lily la bambina la prendi tu.?? – domandai prendendo Faith dalla carrozzina stampandole un dolce bacio sulla fronte.
- Si, si, la prendo io, ma tu e le ragazze muovetevi i ragazzi vi stanno già aspettando.!! – ci rimproverò nuovamente la donna prendendo la bambina dalle mie braccia – Su su su – ci spronò nuovamente facendoci uscire dalla stanza.
La camera che avevamo riservato ai miei preparativi era nella parte superiore della casa, cosa che non giovò alle mie gambe che iniziarono a cedere dall’emozione appena vidi in fondo alle scale mio fratello pronto ad accompagnarmi all’altare. A stento riuscì a non cascare.
Quando finalmente raggiunsi il gruppo di amici che era pronto a scortarmi per la navata, mi aggrappai in men che non si dica alla figura di Jeremy, e ci spostammo tutti insieme verso le siepi che dividevano ufficialmente il giardino con la spiaggia, ovvero esattamente lì dove iniziava la strada da percorrere all’altare. Una volta che finalmente l’orchestra iniziò a suonare la marcia nuziale, i primi a percorrere il corridoio furono Bonnie e Kol, a seguire Jenna e Rick, e per ultimi i due testimoni Caroline e Stefan.
- Pronta.?? – mi domandò quando fu il nostro turno mio fratello.
- Prontissima, ma tu non farmi cadere – dissi divertita, e dopo un profondo respiro iniziammo la nostra camminata verso l’altare.
Inizialmente fui quasi presa dal panico. C’era un sacco di gente, delle quali tre quarti non avevo la più pallida idea di chi fossero. Ovviamente erano i 3 quarti che aveva invitato Lily, ovvero l'alta società del mondo patinato del quale oramai avevo iniziato a farne involontariamente parte. Direi che è scontato aggiungere che i giornalisti delle principali testate di moda e gossip erano invitati all’evento con grossa disapprovazione mia e di Damon.
Fortunatamente però, a una certa, riuscì a intravedere anche volti più famigliari, come Sullivun, Erika e gli altri colleghi della redazione; Kendal e Gigi, con le quali, a furia di incontrarle a svariate feste, ed essendo tra l’altro vecchie amiche dei fratelli Salvatore, avevo stretto un sincero rapporto; Rachel Zoe, conosciuta ovviamente tramite Care, che oltre che diventare la mia stylist per qualsiasi evento (matrimonio compreso) era diventata una sincera amica. Insomma nonostante fossi arrivata a New York sola e da poco più di un anno, ero riuscita a fare le giuste conoscenze anch’io.
Ma la cosa che in quella marcia nuziale mi calmò più di tutte, fu ovviamente la visione di Damon all’altare.
Bello come forse non l’avevo mai visto, sorridente ed emozionato che mi aspettava di fianco al prete.
Quando arrivammo a destinazione, Jeremy mi lasciò con un bacio in fronte, e sussurrandomi “sarebbero entrambi fieri della donna che sei diventata” mi porse platealmente allo sposo.
Eravamo entrambi emozionati, e io in particolar modo non riuscivo non a fare tremare la voce ogni volta che durante la cerimonia venivo interpellata, ma fu sicuramente il momento delle promesse quello più significativo.
- Il nostro è sempre stato un rapporto forte, nel bene e nel male. In 365 giorni siamo riusciti ad amarci allo stremo, ma anche a odiarci, perché fin dal principio non abbiamo avuto mezze misure. Ma credo anche che questo sia dovuto al fatto che arriviamo da dei passati forti, cupi, dove di mezze misure con noi la vita non ne ha avute. Ma va bene così, perché probabilmente il nostro amore non sarebbe così vero. Ci siamo sempre vissuti prendendo decisioni d’istinto, a volte probabilmente sbagliando, ma siamo qua e questo quello che conta. Ti amo Elena Gilbert, e per quanto mi viene quasi difficile da credere che dopo tutto quello che abbiamo affrontato nell’ultimo anno, possa esserci di peggio, sappilo che io comunque sarò sempre e costantemente al tuo fianco, fino all’ultimo respiro su questa terra – disse serio Damon facendomi scappare automaticamente una piccola lacrime sul volto. Sorrisi emozionata, presi un profondo respiro e inizia a parlare anch’io.
- Lo sai, quello dei discorsi significativi e importanti di solito sei tu. Io sono quella che le cose le tiene dentro, dice il minimo indispensabile, e soprattutto che rimane sempre senza parole per le tue dichiarazioni. Sei sempre stato tu il primo nella nostra relazione: il primo a provarci, il primo a esporsi, il primo a buttar giù quelle barriere che ci eravamo entrambi costruiti. Sei stato anche il primo a dirmi che mi amavi, e io in tutto ho risposto sempre dopo. Per paura, per insicurezza, a volte perfino per orgoglio. Ma ho imparato con il tempo che questo è semplicemente il nostro equilibrio. Tu tiri fuori il meglio di me, anche senza accorgertene, a volte anche senza che me ne accorga io. Ed hai ragione quando dici che in un solo anno abbiamo affrontato cose che la gente affronta in decenni, ma va bene così, perché se dopo tutto quello che ci è capito in così poco tempo nessuno dei due è scappato, credo che prometterti di rimanerti accanto finché morte non ci separi, sia davvero la promessa più facile che possa mantenere. Ti amo Damon Salvatore, sempre amato e sempre amerò finché sarò in vita – dissi oramai totalmente commossa io. La gravidanza era finita, ma a quanto pare gli ormoni impazziti e l’ipersensibilità era rimasta.
Fu così che una volta scambiate le fedi, mi persi le ultime parole del prete, e solo quando vidi Damon avvicinarsi per baciarmi capì che era ufficiale: io e Damon eravamo marito e moglie.

La tradizione ovviamente avrebbe voluto che fossimo mio padre ed io ad aprire le danze, ma come durante la marcia nuziale, il primo ballo fu con mio fratello.
Avevamo giusto finito il pranzo, e prima del taglio della torta e dei discorsi dei testimoni nel pomeriggio, avevamo deciso di staccare la giornata con l'apertura delle danze.
https://www.youtube.com/watch?v=R1ET1rIh7i4 )
Ci volle poco per intuire quando arrivò il momento di aprire i balli, perché non ci vollero che due note della Nostra canzone, per cercare immediatamente lo sguardo di Jeremy che si era già posizionato in mezzo alla pista.

You’re not alone
Together we stand
I’ll be by your side
You know


- Allora te la ricordi – mi disse mio fratello appena fui tra le sue braccia.
- È sempre stata la nostra canzone, ancora prima che iniziassero i problemi, non potrei mai dimenticarla – dissi sorridendoli dolcemente.
- Già, tu avevi 14 anni e io appena 11. Avevo litigato tremendamente con mamma e papà per i miei pessimi voti a scuola, e mi sentivo così solo e incompreso… - iniziò a ricordare il ragazzo.
-… E io, dopo che urlasti durante la cena che non era giusto che ti sentissi così solo e incompreso da tutti in quella casa, sgattaiolai la sera nella tua camera, per metterti le cuffie mentre facevi finta di dormire – conclusi per lui.

Keep holding on
‘Cause you know we’ll make it trough,
we’ll make it through
Just stay strong
‘Cause you know I’m here for you,
I’m here for you
There’s nothing you could say
(nothing you could say)
Nothing you could do
(nothing you could do)
There’s no other way
when it comes to the truth
So keep holding on
‘Cause you know we’ll make it trough,
we’ll make it trough


- Anni dopo tu mi facesti lo stesso regalo – aggiunsi poi persa nei ricordi mentre continuavamo ad ondeggiare sulla pista.
- Era la prima volta che papà ti mise la mani addosso. Sentì mentre piangevi al telefono con Caroline, e di come ti sentivi tremendamente sola da quando mamma se n’era andata. Io mi ero chiuso in me stesso e nostro padre ti guardava in faccia solo per insultarti. Approfittai quando andasti a farti una doccia allora per entrare in camera tua e lasciarti il mio ipod con scritto Ascoltami sulla stessa canzone che tu mi dedicassi anni prima…. – ritornò a raccontare lui.
- … per farmi capire che non ero da sola, ma che tu eri lì per me, nonostante tutto – continuai oramai commossa io.

 

Before the doors close
and it comes to an end
With you by my side
I will fight and defend
I’ll fight and defend, yeah yeah


- Sai, quand’eri in coma te l’ho fatta ascoltare. Come gli altri speravo che se avessi sentito qualcosa o qualcuno a cui eri particolarmente legata, ti saresti risvegliata – confesso il ragazzo timidamente.
- Oh Jer… non ti ho ancora chiesto scusa per non averti detto niente, per averti mentito. So che sei arrivato in ospedale senza avere la più pallida idea di cosa stesse succedendo – gli dissi tristemente io.
- Non fa niente, perché avrei fatto esattamente la stessa cosa. E poi so che comunque avevi preparato anche per me una lettera d’addio – disse facendomi volteggiare.
- Caroline.?? – domandai divertita.
- No, Damon. Poco prima che ti svegliassi ero da te in ospedale. Entrò come una furia, in camera, insultandoti pesantemente non solo per avergli mentito sulla tua salute, ma anche per esserti arresa tanto da scrivere delle lettere d’addio – mi spiegò ridente – sei fortunata che dormivi, perché sarebbe stato capace di ammazzarti con le sue stesse mani – aggiunse fingendosi terrorizzato e facendo calare momentaneamente il silenzio tra noi.
- Mi piace comunque Anna – constatai d’un tratto spostando lo sguardo oltre la sua spalla, in direzione della sua accompagnatrice.
- Anche a me. E tanto…Sono davvero felice, e tu.?? – domandò dolcemente.
- Lo ero fino a due secondi fa. Ma ora che so che anche tu stai prendendo la tua strada, lo sono ancora di più – risposi sincera.

Hear me when I say,
when I say I believe
Nothing’s gonna change,
nothing’s gonna change destiny
Whatever is meant to be
Will work out perfectly,


 

Qualche tempo prima, a inizio novembre
( https://www.youtube.com/watch?v=nqik0YECdsg )

- Seriamente.?? – chiesi al ragazzo divertita al ragazzo, mentre fissavo la sua mano.
- Dai, è solo un ballo – tentò di spronarmi il ragazzo.
Damon era appena tornato da un suo ennesimo viaggio, e dopo una cenetta Thailandese interamente preparata da me, eravamo rimasti a chiacchierare al tavolo, ancora con le candele accese e la musica di sottofondo. Eravamo persi nei nostri discorsi, quando d’un tratto il ragazzo si alzò e giunse davanti a me per propormi un ballo.
Mi lasciai così trascinare sulle note di quella canzone a me sconosciuta, ma che a quanto pare Damon conosceva benissimo.
-You're the reason that I'm alive, You're what I can't live without – iniziò a canticchiarmi nell’orecchio, mentre ciondolavamo per il salotto.
- Devi partire più spesso se poi mi torni così sdolcinato – commentai divertita.
- Vuoi dire che preferisci questa mia versione, al posto di quella cazzuta per la quale ti sono subito piaciuto.?? – domandò malizioso il ragazzo.
- Subito…- risposi perplessa - dopo un po’, all’inizio eri solo un figo che avrei ucciso con le mie mani – affermai divertita.
- I don't deserve your love, But you give it to me anyway – tornò a soffiarmi nell’orecchio, facendomi poi fare una giravolta - And when I walk away, You take off running and come right after me – aggiunse un po’ stonato con tanto di casché finale, che appena mi riportò su termino con un bacio.
- Sarebbe una canzone perfetta per un matrimonio – commentai a fior di labbra, persa nel testo della canzone.
- È una proposta Gilbert.?? – domandò divertito staccandosi da me e guardandomi ridente.
- Idiota, era una constatazione e basta – ribattei rabbuiata spostando lo sguardo da lui.
- Comunque non mi hai risposto – mi fece notare Damon, senza capire troppo a cosa si riferisse.
- Parli della proposta.?? – domandai stranita.
- Ma no, scema – replicò divertito – del fatto se mi preferisci così sdolcinato o il solito stronzetto – mi spiegò sorridendo.
- A me piaci tu, così come sei e così come ti ho conosciuto. Poi ovvio, se una volta ogni tanto fai il romantico, mi fa piacere, perché è qualcosa di diverso, nel non esserlo sempre, rendi speciali le occasioni in cui lo fai – gli spiegai guardandolo fisso nelle sue pozze azzurre. Fu così che si sporse dolcemente verso di me per baciarmi, ma proprio quando oramai le nostra labbra erano pronte per sfiorarsi, Damon colse la balla al balzo per essere di nuovo se stesso.
- Damon.!!! – urlai incredula mentre mi prendeva in spalle dal nulla.
- L’hai detto, mi preferisci stronzo – constatò ridendo a crepa pelle mentre mi portava in bagno.
- Che diamine di intenzioni hai.?? – chiesi mentre mi buttava dentro la vasca, ma quando prese il soffione della doccia intuì senza troppa fatica – No, no, no – cercai di fermarlo ma ovviamente accese l’acqua fredda a tradimento iniziando a bagnarmi tutta.

I don't deserve a chance like this
I don't deserve a love that gives me everything
You're everything I want

Da lì ovviamente iniziò una lotta a chi si bagnava di più, e quando vestiti e fradici, non si sa bene come, ci ritrovammo nella doccia, iniziamo a baciarci oramai presi dalla passione.
- Bhè un matrimonio così sarebbe divertente – constatò dal nulla il ragazzo mentre continuava a baciarmi.
- Sarebbe da pazzi – commentai divertita.
- Sarebbe da noi…- disse sorridendo - promettimi che se mai dureremo, non diventeremo mai una di quelle coppie noiose, che si dimenticano cosa voglia dire ridere insieme – propose poi speranzoso.
- Se mi prometti che se mai dureremo, al matrimonio balleremo questa canzone – risposi ridendo e tornai a baciarlo con foga.


Quando il ballo con mio fratello finì, il ragazzo si allontanò sorridente lasciandomi in mezzo alla pista, e fu Damon ad avvicinarsi a me pronto al discorso per introdurre il nostro primo ballo.
- Avevo davvero tante idee per il nostro primo ballo, e tutte devo dire abbastanza romantiche ammetto. La canzone del nostro primo Ti amo, la canzone del nostro primo bacio,… Ok, no quella non era proprio romantica – constatò divertito riferendosi a “Tonight” di Enrique Iglesias – Poi però ho spulciato in questi nostri 365 giorni insieme, e mi è venuta in mente una sera, quando per il mio ritorno da Bangkok ti eri messa a prepararmi una cenetta Thailandese per farmi un sorpresa. Ricordi.? – domandò retorico, facendomi arrossire, tanto da coprirmi imbarazzata la faccia con le mani – Bhè, quella sera, prima che degenerasse come noi sappiamo, c’è stato un momento in cui ti ho preso a ballare, su una canzone che tu nemmeno conoscevi, ma di cui io rivedevo così tanto il testo della nostra storia… ricordo che mentre ballavamo mi dicesti che sarebbe stata una canzone perfetta per un matrimonio. Quando poi iniziammo a rincorrerci ridenti per il bagno, c’è stato un momento in cui ti chiesi di promettermi di non diventare mai una coppia noiosa, e tu rispondesti che l’avresti fatto solo se il giorno del matrimonio avrei scelto questa canzone. Nessuno dei due probabilmente ci pensava davvero che saremmo arrivati fino a qua, ma bhè… tu hai mantenuto la tua promessa, ora tocca a me mantenere la mia – concluse facendo cenno al dj di far partire la canzone, e sulle note di “’I don’t deserve you” dei Plumb, si avvicinò per cingermi in vita e ballare il nostro primo ballo da marito e moglie.
- Te l’aspettavi.? – mi domandò divertito.
- Sincera, mi hai stupito Signor Salvatore – risposi sorridente.
- Era proprio quello il mio intento, Signora Salvatore – ribatté lui sottolineando il mio nuovo cognome.
- Suona bene vero.?? – chiesi entusiasta.
- Non avrebbe potuto fare altrimenti – constatò serio il ragazzo.
- L’avresti mai immaginato che quella acida ragazzina al bancone del Sophia Wine Bar sarebbe arrivata a diventare tua moglie e la madre di tua figlia.?? – domandai persa nei ricordi di come ci eravamo conosciuti.
- Non mi sarei immaginato tutto questo, lo ammetto – iniziò a dire lui – ma che saresti stata tu, l’amore della mia vita, l’avevo intuito dalla prima volta che ho incrociata i tuoi occhioni da cerbiatta – precisò sognante.
- Sei il solito esagerato – commentai guardandomi attorno e sorridendo felice a tutti gli invitati che ci stavano ammirando.
- Forse – ammise lui riportando la mia attenzione su di lui – ma tanto alla fine avevo ragione – aggiunse posandomi un dolce bacio sulle labbra, e facendo partire un onda di applausi.

Dopo qualche ora di balli, io mi godevo il mio matrimonio facendo avanti e indietro per i tavoli in modo da poter chiacchierare un po’ con tutti gli invitati, e ne approfittai anche per poter girare con la mia bambina, e mostrarla fiera agli tutti.
- Allora quand’è che devo prepararti il prossimo outfit.?? – mi chiese curiosa Rachel Zoe, mentre seduta di fianco a me giocava con Faith.
- Bhè, immagino per settimana prossima, per la raccolta di beneficenza dell’11 settembre – affermai felice, dato che avrebbe segnato il mio ritorno al lavoro dopo la maternità.
- Wo, così presto.?? E con la bambina come farai.?? – mi chiese incredula la donna.
- Rachel, dovresti saperlo meglio di me, non siamo donne che amano chiudersi in casa. Dipenderà dai giorni. Quando potrò la porterò in redazione, quando potrà Damon la terrà in studio, e quando sarà il caso la terranno i nonni. Non voglio che la bambina cresca tra le baby sitter, e ho la fortuna che è così estremamente calma che non da mai fastidio ovunque me la porti – le spiegai tranquillamente.
- Questa è una bella cosa, come il fatto che non rinunci alla tua carriera – mi disse fiera la donna.
- Con tutta la fatica che ho fatto.!!! – risposi divertita.
- E con i nonni come va.?? Tu e Lily non siete mai state in buoni rapporti, ma durante la gravidanza ho notato che si è calmata – constatò la mia amica.
- Si bhè. Non andiamo ancora d’accordo su tre quarti della cose che riguardando la mia vita e di Damon, per non parlare di quella della bambina, ma direi che abbiamo fatto dei passi avanti. Prima dei problemi con la gravidanza non mi rivolgeva nemmeno parola, ne tanto meno a Caroline, ma quando si è ritrovata a prendersi “cura di me” e a stare a mio stretto contatto, ha capito che non sono poi così male come persona e nuora. Ma questo non l’ammetterà mai – affermai ridendo di buon gusto.
- Non sarebbe Lily Salvatore – commentò divertita Rachel.
- Rachel scusami davvero, non vorrei rubarti la sposa, ma c’è il discorso dei testimoni e il taglio della torta – mi avvisò Rick comparendo dal nulla e interrompendo la nostra chiacchierata.
La salutai di volata, presi la mia piccola in braccio e segui Rick al tavolo principale, dove stavano aspettando solo me per dar via ai discorsi.
- Sei una visione con questo vestito bianco e la nostra bambina in braccio – mi sussurrò Damon all’orecchio appena mi sedetti di fianco a lui.
- Ma smettila di fare lo smielato – commentai divertita e gli passai Faith, che alla sola visione del suo papà già gioiva come una matta.
Anche questa volta fu la mia migliore amica a dare il via ai discorsi, e per prima quindi si alzò in piedi con il calice in mano.
- Fare due discorsi da testimone nell’arco di neanche un anno, è decisamente una cosa impegnativa, devo ammetterlo, ma quando è la tua migliore amica a sposarsi, con tra l’altro il tuo migliore amico, bhè diciamo che è più facile. Elena ed io siamo praticamente sorelle. Le nostre mamma sono cresciute insieme e ci hanno fatto conoscere quando ancora eravamo nel pancione. Ho visto Elena in tutte le fasi della sua vita: da quando era convinta che anche se era una bambina di 5 anni poteva fingersi un maschiaccio, a quando a 10 ha scoperto i trucchi e fidatevi, è stato un periodo davvero buio – iniziò a raccontare facendo ridere i presenti – l’ho vissuta a 14, quando il liceo era la speranza di un’adolescenza fantastica e poi a 18 quando il mondo le è crollato addosso e niente è stato più come prima... La prima volta che ho ritrovato in Elena un sorriso sincero e divertito, grazie a qualcuno è stato con Damon. È stato durante una serata, poi rivelatasi disastrosa, nei quale i due fingevano di stare insieme a una festa. Tecnicamente era tutta una finta, ma in verità i due si frequentavano di nascosto da settimane, e da migliore amica di entrambi, nonostante avessi i miei sospetti da tempo, capì quella sera quanto oramai fossero, senza in verità ancora saperlo, persi l’uno dell’altro. Da lì è stato un Sali e scendi, sia chiaro. Due migliori amici più complicati non me li potevo scegliere, ma un amore più vero, forse, non l’avevo ancora mai visto – concluse emozionata la bionda – Quindi vi auguro il meglio amici miei, e spero davvero che da oggi sia solo per entrambi finalmente una discesa d’affrontare mano nella mano, verso la felicità – aggiunse poi alzando il calice – Agli sposi – sentenzio infine, e tutti la seguirono in coro.
- Grazie. Ti voglio bene – mimai alla ragazza commossa dall’altra parte del tavolo.
- Anch’io – rispose lei con gli occhi lucidi, e mentre questo accadeva fu il momento di Stefan di alzarsi e parlare davanti a tutti.
- Bhè conosco Damon da quando sono nato. Ok, lo so, è scontato sono suo fratello – iniziò ironico il ragazzo – comunque dicevo, conosco ovviamente Damon da sempre. Siamo sempre stati i classici fratelli in cui io, che ero il più piccolo, cercavo di fare esattamente tutto quello che facesse lui, nonostante in verità fossimo due persone così diverse. Ci ho provato per anni, sia chiaro, finché a 17 anni lo trovai con tre ragazze nel letto, e mi misi l’anima in pace che una cosa del genere io non sarei mai stato in grado di farla – raccontò con finti toni disperati facendo ridere tutti i tavoli – ma per quanto per anni la sua figura sia stata quella del fratello ribelle, sia in casa che sui giornali, io sapevo, che c’era molto di più, perché più volte me l’aveva dimostrato. Il punto era, chi l’avrebbe fatto cambiare.?? - domandò retorico guardando gli invitati, per poi posare il suo sguardo su di me – Elena era arrivata in una giornata di inizio settembre. Appena conobbe mio fratello iniziarono a battibeccare come due bambini dell’asilo, ma era proprio quello il punto. Damon non battibeccava. Damon ti faceva una battuta e poi se ne andava, ma con lei no. Con lei si divertiva davvero. Ed è quello il loro bello sapete.?? A un anno di distanza loro si divertono ancora, come quella prima sera, come se fosse sempre il primo giorno – concluse serio, ma sereno Stefan – Vi auguro perciò che oggi come tra 10, 20, 30 anni possiate ancora vivere quel vostro primo giorno, perché credo sia quella per davvero, la chiave della felicità – Proclamò alzando il proprio bicchiere – Agli sposi.!! – concluse infine anche lui.
Gli invitati si perdettero nelle chiacchiere e io guardavo estasiata quel momento di festa, sentendomi davvero felice.
- Sei felice.?? – chiesi d’un tratto guardando mio marito che emozionato, con la bambina in braccio, fissava suo fratello.
- Di solito te lo chiedo io – disse tornando a prestarmi attenzione
- Amo stupirti – risposi divertita.
- Si, sono felice Elena. Tanto. E sai cos’è la cosa migliore.?? – domandò lui retorico guardandomi fisso negli occhi – Che dopo tutto quello che abbiamo passato non ho paura del futuro, non ho paura di vivere la nostra vita insieme, perché so che finché tu sarai al mio fianco, andrà tutto bene – spiegò sorridendomi.
- Grazie – replicai persa nei suoi occhi.
- E di cosa.?? – chiese perplesso lui.
- Di vivermi. Di vivermi senza paura – spiegai a fior di labbra, e lo baciai come a sigillare quella tacita promessa, che ci eravamo appena fatti per sempre.

Buonasera mondo.!!
Allora come detto in precedenza eccovi l'ultimo capitolo che conclude la storia.
Spero davvero vi sia piaciuto, nonostante la dose di zuccheri ahahha
Non starò troppo a dilungarmi a sto giro, alla fine sul finale gli unici commenti possono esser solo i vostri
Ringrazio davvero come sempre tutte e vi aspetto tra qualche gioro per l'epilogo
A.

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Capitolo 37
*** Epilogo ***


Epilogo.

18 anni dopo


Guardavo persa le onde del mare scagliarsi sugli scogli sotto i miei piedi.
Guardavo il mare e il suo orizzonte e mi chiedevo come fossi arrivata fino a qui.
Anni prima ero scappata da Mystic Fall per riprendere in mano la mia vita, ritornare a sorridere, stare lontano dai problemi e non soffrire più, invece quel lontano prima anno a New York era stato il mio inferno e paradiso in una volta sola. Ma non credo non ci sia lacrima che non riverserei per essere dove sono adesso.
- Mamma.!! – mi richiamò Faith raggiungendomi sugli scogli.
- Tesoro – le dissi sorridendole e aspettando che si sedesse accanto a me.
Era decisamente il mix perfetto tra me e suo padre. Alta, snella, con due occhioni da cerbiatta così simili ai miei, ma così azzurri e profondi come quelli di Damon, e quei capelli lunghi e cioccolato, ma naturalmente mossi e ribelli.
- Un penny per un tuo pensiero – affermò la mia bambina, oramai sempre più adulta, sedendosi affianco a me.
- Niente di che amore, mi ero persa nei ricordi. Tu cosa ci fai qui.? Pensavo fossi in giro con Jake – le feci notare perplessa.
- Zio Rick l’ha chiamato, e lui è andato via tutto trafelato. 3 su 4 si trattava del mio regalo di compleanno – disse divertita – Sono la sua migliore amica, non può mentirmi. Riesco a scoprire sempre quando mi nasconde qualcosa – aggiunse fiera.
- Ti ho fatto passare troppo tempo con zia Caroline da piccola – affermai ridente io – tuo fratello invece.?? – chiesi a seguire preoccupata. Era tutto il giorno che vagava per le spiagge senza farsi vedere.
- È tornato una mezz’oretta fa con le gemelle e il piccolo Logan – mi disse alzando le spalle, riferendosi a Catherine e Amber, le due gemelle di Caroline e Stefan della stessa età di mio figlio Alex, e Logan il figlio di Bonnie e Kol, di un anno più piccolo di loro – anche lui ultimamente è strano. Dici che è perché discutete così tanto con papà.?? – mi domandò lei perplessa.
- Può darsi. Anche zio Jer era molto chiuso da ragazzino, come Alex era un piccolo genio, ma non amava applicarsi e per quanto si volessero bene litigava un sacco con nonno Grayson - dissi rattristandomi al pensiero di quel padre che avevo tanto amato da ragazzina.
- E tu come hai fatto a riavvicinarlo.?? - chiese perplessa Faith.
- Trova un qualcosa che gli faccia capire che ci sei. Niente di eclatante, un gesto semplice, come non so, la frase di un libro, una canzone, un regalo significativo… - iniziai a spiegarle.
- Il tuo qual è stato.?? – domandò curiosa.
- Una canzone… io glie la dedicai per prima, e lui anni dopo me la ridedico quando quella che si era chiusa con il mondo ero io. Tu pensa, è diventata così tanto nostra, che l’abbiamo ballata perfino al matrimonio – le dissi sorridente cingendole le spalle.
- Hej voi due.!! – ci richiamò d’un tratto una voce impossibile da non riconoscere – ma potete sparire così, quando tra due ore abbiamo ospiti.?? – chiese fingendo toni arrabbiati l’uomo.
- Ci eravamo perse a chiacchierare – affermò semplicemente mia figlia, con i miei stessi toni da ragazzina, mentre si alzava in piedi – Dai fai un po’ il piccioncino con la mamma, io vado a prepararmi – aggiunse poi schioccando un bacio sulla guancia di Damon e correndo di nuovo sulla spiaggia verso casa.
Damon ed io negli anni, per quanto avessimo fatto carriera, e avessimo guadagnato soldi da capogiro, non ci eravamo concessi chissà quali lussi.
Un bel appartamento a New York, una bella macchina, un’ottima scuola per i nostri figli, ma niente di troppo esagerato come invece ci saremmo potuti permette. Non ci interessava. L’unico capriccio però che ci togliemmo, fu una villetta negli Hamptons. Grande, bella, spaziosa, direttamente sulla spiaggia. Non era esagerata come la residenza dei nonni Salvatore ovviamente, ma faceva comunque scena.
Fu praticamente il primo grande acquisto che facemmo un anno dopo la nascita di Faith.
Volevamo uno spazio tutto nostro dove fuggire quando New York ci sembrava troppo stretta.
- Ti sembra normale che nostra figlia ci prenda così in giro.?? – domandò perplesso Damon sedendosi dietro di me, e tirandomi tra le sue braccia.
- Ha preso l’umorismo del papà a quanto pare – risposi divertita – cerca di chiarire con Alexander comunque – aggiunsi poi facendomi più seria.
- Elena, sai meglio di me che quest’anno ha fatto quello che voleva, non l’hanno bocciato per un pelo perché si è svegliato a recuperare tutto l’ultimo mese – mi disse serio.
- Certo, concordo con te, ma li abbiamo tenuto il muso quasi tutto l’anno, e alla fine si è svegliato. Ora siamo a giugno e abbiamo tutta un’estate davanti. Godiamocela come una famiglia per favore – gli dissi girandomi verso di lui, in modo da poterlo guardare dritto negli occhi.
- Com’è che dopo 20 anni i tuoi occhi da cerbiatta mi metto ancora in ginocchio allo stesso modo.?? – mi chiese addolcendosi, sintomo che aveva ceduto alla mia richiesta – Va bene, vedrò di parlargli e sistemare un po’ la situazione. Contenta.?? – domandò poi retorico e io come sempre negli ultimi vent’anni mi fiondai sulle sue labbra a modi di assenso.
Non passò però troppo tempo che mio marito, ebbe le forze di prendermi di peso in spalla e trascinarmi sulla spiaggia per poi gettarmi divertito in mare, senza calcolare però la mia tempestiva vendetta, nell’aggrapparmi alla sua maglietta e buttarlo in acqua con me. Iniziammo così a giocare, spruzzandoci addosso, come se fossi tornati quei ragazzini che giocavano a fare la lotta sul divano di quel nostro vecchio appartamento a Manhattan.
- Mamma.!! Papà.!! - ci urlò d'un tratto dietro basito di quel nostro comportamento Alex dalla riva, con una alquanto attonita Faith al suo fianco.
Ci volle solo uno sguardo a quel punto tra me e Damon per attuare il nostro piano dell'ultimo minuto. Ci misimo a correre in direzione dei ragazzi come due forsennati, e prima ancora che i due potessero veramente intuire le nostre intenzioni, io trascinai Faith in acqua e Damon in spalle Alex.
Partì così, senza se e senza ma una lotta tra uomini e donne, a buttarci e ributtarci in acqua, dimenticandoci degli screzi, dimenticandoci del fatto che eravamo ancora tutti vestiti, dimenticandoci degli ospiti che tra poco sarebbero arrivati per festeggiare il 18° compleanno di Faith. Semplicemente fummo una famiglia.

- Mamma posso chiederti una cosa.?? – domandò con toni curiosi mia figlia.
- Certo tesoro – affermai guardandola sorridente attraverso lo specchio.
- Si bhè ecco… quando hai capito di esser innamorata di papà.?? – chiese timidamente abbassando lo sguardo.
- Quando l’ho capito, o quando effettivamente è successo.?? – ribattei io divertita.
- C’è differenza.?? – mi fece eco perplessa.
- Certo. Io ho realizzato di esser innamorata di tuo padre al matrimonio di Zio Rick e zia Jenna… ma senza che me ne accorgessi, è successo molto prima – ammisi persa in quei ricordi così lontani.
- Ovvero.?? – continuò Faith con quella sottospecie d’interrogatorio.
- Come mai tutta questa curiosità.?? – domandai divertita.
- Così… tu e papà non parlate mai di voi due prima che arrivassimo Alex ed io – mi spiegò la ragazza alzando le spalle.
- Bhè tesoro, non è che c’è tanto da raccontare prima che arrivassi tu – risposi divertita sistemandole con le dita l’ultima ciocca di capelli – fai che io ho scoperto di esser incinta di te dopo poco più di due mesi che io e tuo padre stavamo ufficialmente insieme – specificai sedendomi sul suo letto.
- Wo… - commentò perplessa – bhè comunque non hai risposto alla mia domanda – aggiunse imperterrita sedendosi affianco a me.
- Era un sabato mattina… Io e papà avevamo litigato furentemente, e non ci rivolgevamo parola da giorni, e come se quel periodo non fosse già abbastanza pesante, mi ritrovai tuo nonno alla porta, che dopo mesi di silenzio mi chiedeva di parlare davanti a un caffè. Zia Care non voleva che io andassi, ma io avevo bisogno di affrontare i miei demoni e quindi accettai. Andammo al solito bar sotto casa, e mentre sempre più nervosa parlavo con lui, notai esasperata due occhioni azzurri che mi fissavano qualche tavolino più addietro – inizia a raccontarle.
- Papà – constatò semplicemente lei.
- Esatto… mollai tuo nonno al tavolo e furente mi parai di fronte a lui chiedendogli spiegazioni sul perché fosse lì. Ovviamente tuo padre rispose nel suo solito modo di chi non aveva la più pallida idea di cosa stessi parlando, dandomi ancora più sui nervi, quando d’un tratto notai il suo cellulare illuminarsi per un messaggio di zia Caroline, e lì capì:non era venuto al nostro solito bar per farmi innervosire, o trovare un modo per parlare, ma era lì per controllare la situazione con tuo nonno, per controllare che non succedesse nulla e per tener aggiornata la zia, nonostante non ci parlassimo in modo civile da giorni. Nonostante l’ultima nostra conversazione era finita con io che lo cacciavo. Fu più altruista che mai. E in quel momento ..l'ho amato. Non volevo. Questa cosa mi terrorizzava ma… da quel momento, l'ho amato – conclusi accarezzando dolcemente il volto della mia bambina.
- Non capisco, perché ti terrorizzava.?? – domandò stranita Faith.
- L’amore è un’arma a doppio taglio. Può farti sentire in paradiso come all’inferno, e fidati con tuo padre ho provato tutte e due le sensazioni. Avevo paura perché sapevo quanto tuo padre era capace di farmi male, anche involontariamente intendo – tentai di farle capire.
- È sempre così complicato amare qualcuno.?? – mi chiese ridendo lei.
- No, tranquilla… e che io e il tuo papà siamo sempre stati complicati – replicai divertita io.
- Bhè, però alla fine è andata bene.?? Io vedo come vi guardate ancora persi l’uno dell’altra, per non parlare da quanto siate invidiati da tutti, e non parlo solo sui giornali, ma anche tipo dalle mie compagne di scuola. Olivia dice che i suoi oramai si rivolgono parola solo per litigare, mentre Amanda è convinta che due estranei si amerebbero di più rispetto ai suoi – mi raccontò incredula.
Stavo per risponderle quando Alex, dopo essersi annunciato bussando, fece capolino nella stanza.
- Donzelle non vorrei interrompervi, ma c’è nonna furibonda che gli ospiti sono già arrivati, e la padrona di casa e la festeggiata non sono ancora pronte – disse con toni finti terrorizzati.
- Oh Santo Cielo, dopo ancora 20 anni vostra nonna non mi darà mai tregua sui “buoni costumi” dell’alta società, nonostante sia una cena in famiglia – ribattei esasperata alzandomi dal letto e porgendo la mano a Faith.
Le posai un dolce bacio sulla fronte, e una volta giunta ad Alex feci lo stesso.
- Sapete che siete la mia gioia più grande.?? – chiesi retorica cingendo entrambi per le spalle, mentre arrivavamo alle scale.
- Anche quando ti facciamo arrabbiare.?? – domandò divertito il mio ometto.
- Sempre – affermai felice.

La cena trascorse serena.
Non mancava nessuno all’appello: Bonnie e Kol con la loro peste, Caroline e Stefan con le gemelle, Rick e Jenna con il più grande dei nostri figli, Jeremy con sua moglie Anna e la loro piccola principessa Lizzie, e ovviamente i miei suoceri Giuseppe e Lily.
Tutto si poteva dire, tranne che non fossimo veramente una grande famiglia.
Facemmo il barbeque, Faith aprì tutti i suoi regali entusiasta, e verso l’una finimmo i festeggiamenti.
- Hej – esordì Damon sedendosi accanto a me sul dondolo sulla veranda che dava alla spiaggia, porgendomi un bicchierino di vino bianco.
- Ciao – risposi io prendendo sorridente il calice e accoccolandomi a lui in automatico
Era oramai tradizione che le sere d’estate, dopo che avevamo messo a letto i nostri figli, ci ritrovassimo lì, con un po’ di vino, a chiacchierare ed ammirare le stelle, su quell’altalena che avevo fatto arrivare direttamente da Mistyc Falls prima di vendere ufficialmente la casa anni prima.
- Ho parlato con Alexander – proclamò l’uomo prendendo un sorso dal suo bicchiere.
- E..? – lo spronai a raccontarmi la loro chiacchierata.
- E gli ho fatto capire come nonostante lo sgridi e spesso mi arrabbi con lui, lo faccio solo perché so che è un bravo ragazzo, con un ottima testa, e che non voglio semplicemente sprechi il suo potenziale. Gli ho chiesto scusa per i modi un po’ bruschi dell’ultimo periodo, e ci siamo ripromessi entrambi di passare una tranquilla estate come padre e figlio senza urlarci contro – mi spiegò lasciandomi un dolce bacio sulla fronte.
- Grazie – replicai io rubandogli un bacio sulle labbra – Sai che siamo invidiati da tre quarti degli amici di Faith.?? – aggiunsi poi divertita.
- Questo si che è un argomento interessante – replicò divertito – come mai.?? - Domandò poi ridente.
- Perché dopo vent’anni siamo ancora belli, felici e innamorati – risposi sorridente.
- Solo uno stolto non lo sarebbe con te al proprio fianco – disse Damon dolcemente guardandomi negli occhi.
- Come siamo romantici signor Salvatore – lo presi in giro come sempre io, quando vennimo distratti da delle voci provenienti dalla spiaggia.
- Ma quelli non sono Jake e Faith.?? – chiese retorico e perplesso mio marito.
- Probabile… sono sere che nostra figlia sgattaiola fuori dalla finestra per andare sulla spiaggia a guardare le stelle con lui – gli spiegai come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- E noi non la rimproveriamo perché.?? – domandò accigliato guardandomi in malo modo.
- Perché hanno 18 anni. Faith è una studentessa e figlia modello, e giusto che disobbedisca anche lei una volta ogni tanto – gli spiegai divertita.
- Ti dovrebbero dare il premio di madre dell’anno – commentò sorridendo lui fissando i ragazzi in lontananza.
- Su dai, anche tu non te la cavi male come padre. Diciamo che siamo una famiglia ben riuscita – constatai volgendo con una mano il suo volto verso di me.
- Ti ho mai detto che ti amo.?? – chiese lui fissandomi negli occhi e facendomici perdere come sempre in quelle sue pozze color cielo.
- In vent’anni.?? Forse una o due – risposi fingendomi scocciata io.
- Segnati allora questa terza. Ti amo piccoletta – mi disse ridendo lui, chiamandomi con quell’odioso soprannome che ogni tanto rispolverava per darmi sui nervi. Ma questa volta non glie la diedi vinta, e semplicemente lo baciai dolcemente sussurrandogli sulle labbra – Ti amo anch’io Damon Salvatore -



Buonasra mondo.!!
Quanto mi fa strano pensare che abbia finito questa storia non potete capire.
Dopo 35 capitoli mi ero affezzionata ai personaggi ahaah 
Comunque inizio con questo commento finale e poi passo ai ringraziamenti:
Ho voluto fare il salto temporale perchè credo che chiudere la stroria con il matrimonio fosse la cosa migliore, ma farvi vedere come a distanza di tempo Damon ed Elena fossero gli stessi che bisticciano, giocano e si amano mi piaceva un sacco, per non parlare del fatto di farvi vedere anche la loro famiglia composta non più solo da Faith ma anche da Alexander.
Avrei voluto anche rendr più partecipi nei dialoghi tutta la combricola, ma veniva su un romanzo, non un epilogo, quindi ho cercato in modo secondario comunque di renderli presenti.
Spero abbiate colto i più riferimenti a tutta la storia come il dondolo della vecchia casa dei Gilbert, dove Elena aveva parlato con il padre, il matrimonio, la vecchia casa di Manhattan dove si è svolta tutta la storia... e poi ovviamente il discorso della 6x02 di Elena quando parla del momento in cui è nato il suo amore per Damon ;D 
Bona basta, sull'epigolo nient'altro da dire, ora passo ufficialmente alla parte personale.
Davvero grazie a tutte le persone che mi hanno letta, seguita e commentata. Come ho detto in precedenza se non avessi avuto responsi positivi non sarei stata spronata a scrivere così a lungo. Nella mia testa la storia era nata ovviamente come una long, ma se sono arrivata a 35 capitoli è stato anche grazie al vostro supporto.
Spero davvero che quando tornerò a pubblicare, riuscirò a ritrovare il vostro stesso entusiasmo nel leggermi perchè siete state meravigliose.!!
Ora basta, sto diventando troppo smielata ahhaha
Un grosso bacio e alla prossima storia.!!
Vostra 
A.

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