How To Fall (In Love)

di Arkytior
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Parte 1 - Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Parte 1 - Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Parte 1 - Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Parte 1 - Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Parte 2 - Capitolo 1 ***
Capitolo 7: *** Parte 2 - Capitolo 2 ***
Capitolo 8: *** Parte 2 - Capitolo 3 ***
Capitolo 9: *** Parte 2 - Capitolo 4 ***
Capitolo 10: *** Parte 3 - Capitolo 1 ***
Capitolo 11: *** Parte 3 - Capitolo 2 ***
Capitolo 12: *** Parte 3 - Capitolo 3 ***
Capitolo 13: *** Parte 3 - Capitolo 4 ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


How To Fall (In Love)
ovvero
Come innamorarsi della persona sbagliata



Prologo

    Un altro trasloco. Non ricordava di essersi mai fermata nella stessa città per più di un anno. Sapeva che anche stavolta sarebbe andata come sempre: qualche mese, e si sarebbe trasferita di nuovo. Forse sua madre si sarebbe stancata di avere sempre i soliti clienti, o forse lei avrebbe di nuovo fatto la cosa sbagliata al momento sbagliato, o forse suo fratello minore non si sarebbe ambientato bene nella nuova città… L’ultima ipotesi era piuttosto assurda, dato che stavano tornando nella stessa città in cui erano già stati un anno prima. Stavano tornando a Lima, in Ohio, e a Charlie questa cosa non piaceva per niente. Pensava che sicuramente avrebbe incontrato qualcuno che l’avrebbe riconosciuta e si sarebbe ricordato di ciò che era successo l’anno prima. Come le era venuto in mente di iscriversi di nascosto in una scuola per soli ragazzi? Travestendosi da ragazzo, per di più! Sperava che sua madre non lo avrebbe mai scoperto, ma invece le cose andarono diversamente.
    Dopo svariati mesi a Seattle, un nuovo trasloco. Ormai non ci faceva quasi più caso: ogni volta che arrivavano in un posto nuovo, non si faceva in tempo ad abituarsi alla nuova città, che si doveva partire di nuovo. Non si ricordava neanche più quante volte aveva cambiato casa, da quando era nata. Aveva fatto bene suo fratello maggiore a scappare! Ora era chissà dove, in giro per il mondo, con la sua nuova fidanzata che a lei non stava simpatica per niente: doveva essere per questo che a lei non piaceva ricevere telefonate da lui.
    Arrivati davanti alla nuova casa, Charlie fu sollevata, quando scoprì che era abbastanza lontana dalla casa in cui aveva vissuto l’anno prima. Forse nessuno l’avrebbe riconosciuta, in quel nuovo quartiere!















L'angolo dell'autrice:
Ho iniziato a pensare a questa storia durante la seconda stagione, ma poi, dato che all'inizio non volevo scriverla, è andata avanti da sola e il "nuovo personaggio" che ho inserito è un po' cambiato...
Nel caso ci fossero dubbi, il nuovo personaggio che ho introdotto non sono io, anche se in parte mi somiglia. Diciamo solo che non è uno dei personaggi più simpatici che mi siano mai venuti in mente, ed è già tanto se le ho destinato un quasi-lieto fine.
Comunque, vi dico da subito che questa storia si dividerà in tre parti (ambientate rispettivamente durante la seconda, la terza e la quarta stagione), e si concluderà con un epilogo (che potrebbe anche essere omesso, in realtà, ma deciderò io se pubblicarlo o no, alla fine della storia).
Nel frattempo, fatemi sapere cosa ne pensate: sarei felicissima se mi lasciaste una vostra recensione, anche se mi sembra un po' impossibile capire molte cose di una storia soltanto dalle poche righe di questo prologo...
A presto!
Arkytior

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Capitolo 2
*** Parte 1 - Capitolo 1 ***


Parte 1: The New Boy In Town  


Capitolo 1


    Un nuovo anno scolastico era appena iniziato al liceo McKinley. Era passata una settimana dall’inizio della scuola, e già gli studenti avevano cominciato a contare i giorni che mancavano alle vacanze di Natale. Era il primo giorno di Charlie nella nuova scuola, e sperava di restarci per più di qualche mese. Sperava di fare amicizia con qualcuno, anche perché era settembre, l’anno scolastico era appena cominciato, ed era normale per gli studenti vedere intorno a loro tante facce nuove. Le era capitato di trasferirsi in una nuova scuola a metà dell’anno scolastico, oppure alla fine, ed era davvero difficile integrarsi. E poi, sperava di riuscire finalmente a trovare l’amore della sua vita, dato che l’ultima volta che aveva pensato di averlo trovato, non era andata esattamente come sperava...


    La lezione di spagnolo sembrava non finire più. Finn Hudson guardò l’orologio: possibile che fossero passati soltanto dieci minuti dall’inizio della lezione? Sperava che succedesse qualcosa, magari qualcosa che potesse interrompere la lezione, tipo un incendio, un terremoto, un’assemblea straordinaria, o anche un bidello...
    Cercava di capire di cosa stesse parlando il professore, quando la porta si aprì. Entrò un ragazzo, che aveva l’aria spaesata di un nuovo studente. Portava i jeans, una felpa sportiva blu elettrico e un cappellino da baseball nero. Portava uno zaino grigio scuro, a tinta unita, senza scritte o disegni sopra. Sembrava più piccolo e magro di come in realtà doveva essere, forse perché i vestiti che portava erano molto più grandi della sua taglia: forse la sua famiglia non poteva permettersi vestiti nuovi, e aveva dovuto indossare quelli di suo fratello maggiore, o di suo padre...
    Doveva essere per forza un nuovo studente: portò un foglio al professore, forse l’orario che gli era appena stato consegnato, e il professore gli confermò che si trovava nella classe giusta, dopodiché lo fece sedere in una delle prime file di banchi.
    "È un problema per lei se preferisco tenere il cappello in classe?" disse poi, con una voce strana. Forse la sua voce non era ancora cambiata, pensarono gli altri della classe.
    "No, puoi tenerlo, se vuoi!" rispose il professore.
    Tutta la classe guardò il nuovo arrivato, come se fossero allo zoo e stessero ammirando un animale raro che non avevano mai visto.
    "Tu hai già studiato spagnolo in passato, Charlie?" chiese il professore al nuovo arrivato.















L'angolo dell'autrice:
Quando ho pubblicato questo capitolo la prima volta ho ricevuto commenti di lettori che non avevano capito bene chi fosse il protagonista della storia... Per chiarezza: la protagonista è una ragazza, Charlotte detta Charlie, che però si veste da ragazzo. In questa storia ho sperimentato la descrizione di un personaggio visto con gli occhi degli altri personaggi, perciò già vi preannuncio che potrebbero esserci momenti di confusione (specialmente derivanti dai pronomi usati) quando si parla di Charlie.
Per il resto, questo capitolo non è molto lungo, perché getta le basi della storia, ma spero che vi abbia un po' incuriosito lo stesso.
Nel frattempo, vi invito a commentare e recensire: le vostre opinioni sono sempre molto gradite!
A presto!
Arkytior

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Capitolo 3
*** Parte 1 - Capitolo 2 ***


Capitolo 2

    Charlie era in piedi, davanti alla bacheca degli annunci. Forse un club scolastico sarebbe stata una buona occasione per fare amicizia con qualcuno, e forse non si sarebbe dovuta trasferire tanto presto! C’erano club di ogni tipo: club degli amanti del latino, dei campioni di scacchi, di teatro, di cucina, squadra di basket o di football... Ma come avrebbe fatto ad essere accettata da qualcuno, se si stava nascondendo ancora? Si era travestita di nuovo da ragazzo, ma stavolta non era stato affatto semplice: l’ultima volta, almeno, la scuola le aveva dato un’uniforme da indossare, e aveva i capelli più corti, che non doveva nascondere sotto un cappello. Stavolta, aveva ‘preso in prestito’ i vestiti di suo fratello maggiore, che le stavano anche troppo grandi! Sicuramente qualcuno l’avrebbe scoperta, e chissà cosa sarebbe successo! Sua madre si sarebbe infuriata ancora di più, e si sarebbero trasferiti di nuovo, chissà dove, e lei avrebbe continuato la sua vita trasferendosi da un posto all’altro, senza legarsi mai a nessuno.
    "Ehi, ciao!"
    Una voce la distolse dai suoi pensieri. Si voltò, e vide che la voce apparteneva ad un ragazzo alto 
molto alto!  che aveva notato a lezione di spagnolo. E se avesse scoperto qual era la sua vera identità? O peggio, e se l’avesse riconosciuta perché era stato un suo compagno di scuola, un anno prima?
    "Sei nuovo, vero?" continuò il ragazzo.
    Bene, forse era salva, e il suo giro del mondo non sarebbe dovuto ricominciare il giorno successivo.
    "Ehm... sì, mi sono appena trasferito qui da Seattle," rispose Charlie, camuffando la voce per farla assomigliare a quella di un ragazzo.
    "E... non conosci nessuno qui?"
    Charlie ripensò ai ragazzi che aveva conosciuto un anno prima: era sicuramente impossibile incontrarne qualcuno in quella scuola!
    "No, non conosco nessuno!" rispose.
    "Io sono Finn Hudson!" le disse il ragazzo, porgendole la mano.
    "Charlie St. Claire!" disse lei, stringendogli la mano.
    "Stavi cercando qualche attività extrascolastica da fare?"
    "Sì, pensavo che sarebbe un’occasione per conoscere qualcuno!"
    "Ehi... ti piace cantare?"
    "Come, scusa?"
    Non cantava più da mesi. Di solito lo faceva perché a suo fratello minore piaceva molto, ma da dopo il suo ultimo quasi-fidanzato non aveva più cantato.
    "Mai sentito parlare di Glee Club?" le chiese Finn.
    "Sì, ci sono stato, in un’altra scuola, ma non sapevo che ci fosse anche qui!" rispose Charlie.
    "Non hai mai fatto campionati provinciali o regionali?"
    "No, sono rimasto troppo poco in quella scuola..."
    "Perché non ti unisci al nostro, allora? Il professor Schuester sta cercando nuovi membri! Agli altri farà sicuramente piacere conoscerti!"
    La portò nell’aula canto, come la chiamavano tutti i membri del club. Era un’aula enorme, con vari strumenti musicali, una band, e tante sedie, occupate da persone con cui forse lei non avrebbe mai fatto amicizia.
    "Ragazzi, lui è Charlie!" esordì Finn. "È nuovo, ed è interessato ad unirsi al Glee Club!"
    "Che bella notizia!" disse il professore. Anche gli altri membri del club furono felici che un altro ragazzo si unisse a loro.
    "Sai cantare, vero, Charlie?" chiese poi.
    "Sì, anche se non canto da tempo..." rispose Charlie.
    "Perché non ci fai sentire qualcosa, allora?" continuò il professore.
    Charlie andò a dire alla band il titolo della prima canzone che le era venuta in mente. Non sapeva perché avesse scelto proprio quella canzone, ma, ripensando alle sue parole, le sembrava che descrivesse alla perfezione la sua vita in quel momento.

I'm not surprised not everything lasts:
I've broken my heart so many times I've stopped keepin' track.
Talk myself in, I talk myself out,
I get all worked up than I let myself down.

(Non mi sorprende che non tutto duri: / il mio cuore si è spezzato così tante volte che ho perso il conto. / provo a convincermi, mi dissuado, / mi agito tanto, ma poi resto deluso.)

    Era sempre difficile per lei cantare camuffando la sua voce. Un anno prima, era riuscita a cantare sempre con quella voce per vari mesi, senza essere scoperta da nessuno.
    Mentre cantava, guardava gli altri ragazzi che la fissavano cercando di capire che tipo era: un ragazzo con gli occhiali sulla sedia a rotelle (che le ricordava terribilmente suo fratello minore), una ragazza di colore che con ogni probabilità era la reginetta della scuola (dato che sembrava impossibile che qualcuno riuscisse a metterle i piedi in testa), alcune cheerleaders, un ragazzo con la cresta che le aveva dato del filo da torcere quella mattina stessa...

And I know someday that it'll all turn up
You'll make me work so we can work to work it out
And I promise you kid that I'll give so much more than I get
I just haven't met you yet.

(E so che un giorno si scoprirà tutto / mi farai lavorare così insieme riusciremo a trovare una soluzione / e ti prometto che darò molto più di quello che ricevo, / solo che non ti ho ancora incontrato.)

    Stava cantando una canzone sul fatto che era ancora convinta che presto avrebbe trovato l’amore della sua vita, e, continuando a ‘studiare’ le persone che aveva davanti, sperava di vederlo comparire all’improvviso.

I might have to wait
I'll never give up
I guess it's half timing and the other half's luck
Wherever you are, whenever it's right
You'll come out of nowhere and into my life
And I know that we can be so amazing
And baby your love is gonna change me
And now I can see every possibility…

(Forse dovrò aspettare / non mi arrenderò mai / penso di essere arrivato a metà del tempo, e che l'altra metà sia fortuna. / Dovunque tu sia, quando sarà il momento giusto, / verrai fuori dal nulla, nella mia vita. / E so che possiamo essere meravigliosi, / e il tuo amore mi cambierà, / e ora riesco a vedere ogni possibilità...)

    Si era sempre chiesta quanto dovesse aspettare ancora, prima di incontrare la persona giusta per lei. All’improvviso, pensò di averlo trovato. Era convinta di averlo incontrato varie volte, in passato, ma stavolta non aveva la sensazione di essersi sbagliata: era la persona giusta per lei, e ne era assolutamente sicura. Occhi azzurri, capelli castani, e lo sguardo di chi non la stava assolutamente giudicando: e se fosse stato lui il primo, dopo una lunga serie di cretini, che l’avrebbe trattata come meritava di essere trattata?

Oh you know that will all turn out
And you'll make me work so we can work to work it out
And I promise you kid... to give so much more than I get
Yeah I just haven't met you yet! 

(Oh, tu sai che succederà / e mi farai lavorare così insieme riusciremo a trovare una soluzione / e ti prometto... che darò molto di più di quello che ricevo, / sì, solo che non ti ho ancora incontrato!)

    Cercò di non dimenticare che tutti pensavano che lei fosse un ragazzo. E se l’avessero vista fissare quel ragazzo, come se fosse stata innamorata persa di lui?
    Terminò la canzone pensando che aveva finalmente trovato quello che cercava. Finita la musica, tutti corsero ad abbracciarla, e a farle i complimenti per la bellissima canzone che aveva cantato, e per la sua stupenda voce (che, camuffata in quel modo, a lei non piaceva per niente).
    Anche altri ragazzi ebbero l’occasione di cantare davanti a tutti, fino al suono della campanella del cambio dell’ora.

    Charlie stava riponendo i libri nel suo armadietto. Non aveva ancora fatto niente per personalizzarlo: aveva smesso di farlo, perché aveva capito che era inutile, sapendo che di lì a qualche settimana si sarebbe trasferita di nuovo, chissà dove. Sperava sempre di non dover cambiare città tanto presto, quella volta.
    Era ancora immersa nei suoi pensieri, quando si accorse del ragazzo accanto a lei.
    "Ciao!" le disse.
    Era il ragazzo che aveva notato, mentre stava cantando. Per quanto tempo l’aveva fissato? Forse qualcuno aveva cominciato a sospettare che lei non fosse quello che diceva di essere?
    "Ciao..." rispose lei.
    "Sai, non sono riuscito a dirtelo prima..." continuò il ragazzo. "ma la canzone che hai cantato era fantastica!"
    "Beh... grazie! Non ho mai incontrato nessun altro a cui piacesse, o che la conoscesse!"
    "In realtà, io ho sentito soltanto la versione di Nyaga (*): è stupenda!"
    "Sei un suo fan?" chiese Charlie, sorpresa. "Non ho mai conosciuto altri fan di Nyaga, forse perché mi trasferivo spesso..."
    "Sì, lei è fortissima... Sono Kurt Hummel, a proposito."
    "E io Charlie, ma credo che tu lo sappia già..."
    Il ragazzo rise.
    "Senti, ti andrebbe di uscire a prendere un caffè... facciamo... mercoledì pomeriggio?" le chiese Kurt. "Conosco un posto dove lo fanno buonissimo!"
    "Intendi... uscire come amici, vero?" chiese Charlie.
    "Ma certo! Ho pensato che, visto che sei appena arrivato, tu volessi vedere la città!"
    "D’accordo, allora!"
    "Bene, ci vediamo in giro, Charlie!" la salutò Kurt, dopodiché andò in classe.















Note:
(*) Immaginaria cantante che userò come scusa per l'introduzione di testi di canzoni originali all'interno della storia.

La canzone che compare in questo capitolo è "Haven't Met You Yet" di Michael Bublé. Se non la conoscete, ascoltatela!



L'angolo dell'autrice:
A pensarci bene, credo che, in parte, il mio 'odio' per Charlie sia derivato dal fatto che mi ricorda un po' me stessa qualche anno fa, quando ero ancora convinta che prima o poi avrei incontrato il principe azzurro... Per il resto, io adoro i Klaine, e questa storia di Charlie è derivata tutta da un grande "What if?".
Per quanto riguarda questo capitolo, volevo farvi notare alcune cose. Prima di tutto, spero che l'introduzione di testi musicali all'interno della storia non vi crei alcun fastidio. Inoltre, spero apprezzerete l'inserimento di miei testi originali accanto a testi di altri cantanti (poteva passare per megalomania quando ancora avevo l'altro username, ma vi giuro che non è questo il caso!). Infine, come vi avevo preannunciato, spero che i pronomi usati quando si parla di Charlie travestita da ragazzo non vi creino problemi.
Se questa storia vi piace (o non vi piace, o volete darmi qualche consiglio per migliorare), e volete farmelo sapere, mi piacerebbe molto ricevere vostre recensioni. Lo apprezzerei davvero tanto!
A presto!
Arkytior

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Capitolo 4
*** Parte 1 - Capitolo 3 ***


Capitolo 3


    Ogni volta era sempre la stessa storia: Charlie cambiava scuola, conosceva qualcuno, passava i pochi giorni successivi a conoscere i suoi nuovi amici e ad imparare i loro nomi, e poi doveva trasferirsi di nuovo, all’improvviso, e la storia ricominciava. Stavolta, sperava che le cose andassero diversamente. Forse sarebbe rimasta in quella città un po’ più a lungo...
    Passò, quindi, i due giorni successivi a cercare di conoscere meglio i suoi nuovi amici del Glee club, sperando di non doverli dimenticare e sostituire tanto presto, finché arrivò il pomeriggio del mercoledì.
    Charlie era sempre puntuale. Sperava soltanto di non aver sbagliato l’indirizzo del bar...
    Camminava tranquilla: sapeva già che sarebbe arrivata in orario all’appuntamento, e che avrebbe dovuto aspettare Kurt, che sarebbe arrivato in ritardo, come fanno tutti i ragazzi. Si sorprese, però, quando lo vide già davanti al bar, che la aspettava: quel ragazzo era diverso da tutti gli altri che aveva conosciuto, ne era sicura!
    Presero entrambi un caffè macchiato, e si sedettero ad un tavolino per parlare. Charlie si sforzava di sembrare un ragazzo, come al solito, ma la presenza di Kurt la distraeva continuamente.
    "E così sei già stato a Lima?" chiese Kurt.
    "Sì, ma ci sono rimasto soltanto per qualche mese..." rispose Charlie.
    "Perché? Che è successo?"
    "Non lo so... forse mia madre si era stancata di vedere sempre i soliti clienti... oppure non approvava il fatto che cercavo sempre di farmi notare da... una persona..."
    Non voleva dire che si trattava di un ragazzo, perciò preferì usare un termine più ambiguo...
    "Davvero?" le chiese Kurt.
    "Sì, ma era soltanto tempo perso... Quella era una persona davvero stupida: quattro mesi nella stessa scuola, e non ha mai capito che mi piaceva! Le persone sono davvero stupide, a volte..."
    Kurt rise. Charlie non aveva mai incontrato nessun ragazzo che pensasse che lei fosse divertente, in qualche modo. In quel momento, quella risata le sembrò la musica più bella del mondo...
    Ma che stava facendo? Non poteva innamorarsi ancora, specialmente dopo tutti i cretini che aveva incontrato... Ma anche se stavolta era diverso, e aveva incontrato un ragazzo diverso dagli altri, non poteva innamorarsi di lui: ormai aveva fatto credere a tutti di essere un ragazzo, e mettersi con Kurt sarebbe sembrato troppo strano!
    "Sai, capisco benissimo come ti senti..." le disse Kurt. "Forse è per questo che ho cominciato ad ascoltare Nyaga!"
    "Non credevo che avesse altri fan maschi! Pensavo di essere l’unico!"
    "Lei è fortissima, e non penso che si rivolga soltanto alle ragazze, nelle sue canzoni..."
    Passarono il resto del pomeriggio a parlare del più e del meno, dai loro film preferiti al cibo che più detestavano, finché Kurt riaccompagnò Charlie a casa.

    Il giorno seguente, a scuola, Kurt era più felice del solito, perché pensava di aver finalmente trovato la sua anima gemella. Charlie pensava la stessa cosa, ed era felice di aver conosciuto finalmente un ragazzo a cui importava qualcosa di lei. Charlie non parlò con nessuno di quello che era successo il pomeriggio precedente, mentre Kurt raccontò ogni cosa alla sua amica Rachel. La ragazza, però, era preoccupata per il suo amico: e se Charlie non avesse ricambiato i suoi sentimenti? Non voleva che Kurt fosse deluso da Charlie, e nemmeno che Charlie fosse costretto a rifiutare Kurt. Ne parlò con Finn, il suo ragazzo: era convinta che, se qualche giorno prima era riuscito a convincere Charlie ad unirsi al Glee club, sarebbe riuscito senz’altro a spiegargli la situazione!
    All’ora di pranzo, quando tutti erano a mensa, Finn trovò Charlie seduto da solo ad un tavolo. Decise che quella era una situazione ottima per parlargli, dato che all’ora di pranzo erano tutti impegnati a chiacchierare con i loro amici, e nessuno avrebbe ascoltato la loro conversazione. Si avvicinò al tavolo e si sedette di fronte al ragazzo.
    "Ciao!" esordì.
    "Ciao..." rispose Charlie.
    Quel ragazzo l’aveva soltanto salutata e già Charlie aveva la sensazione che presto si sarebbe dovuta trasferire di nuovo, chissà per quale nuovo e assurdo motivo...
    "Ho saputo che ieri Kurt ti ha portato a fare un giro per la città..." continuò Finn.
Charlie aveva l’impressione che in quella scuola le voci circolassero molto velocemente...
    "Beh, dato che sono qui soltanto da qualche giorno, ha pensato che sarebbe stato carino farmi fare un giro..." rispose Charlie. "In fondo, non c’è niente di male in due amici che escono a fare una passeggiata..."
    "Era proprio di questo che volevo parlarti... Ho paura che Kurt non la pensi nel tuo stesso modo..."
    "Che vuoi dire?"
    In realtà Charlie aveva già capito quello che il ragazzo voleva dirle, ma sperava che avesse intenzione di dirle qualcos’altro.

    "Forse lui non ti vede come un semplice amico, ma come... un possibile fidanzato!" le disse Finn.
    "Vuoi dire che è..."
    Charlie non riuscì a finire la frase. La sua felicità era durata soltanto qualche giorno, prima che il mondo crollasse di nuovo davanti ai suoi occhi.
    'Un’altra volta no!' pensò la ragazza.

    Suonò la campanella che annunciava la fine dell’ora di pranzo, e Charlie andò subito in aula canto, dato che aveva un’ora libera. Gli altri membri del Glee club le avevano detto che per loro cantare era come sfogarsi, e Charlie non vedeva l’ora di farlo.
    L’aula canto era deserta. Era completamente sola con i suoi pensieri. Voleva pensare ad un modo per rimanere lì, invece di scappare, come al solito, ma sarebbe finita che sua madre avrebbe scoperto tutto.
    E poi, se fosse rimasta lì, cosa sarebbe successo? Tutti la credevano un ragazzo, e lei non aveva il coraggio di far sapere a tutti chi era veramente. Se avesse rivelato a tutti che era una ragazza, i suoi nuovi amici si sarebbero resi conto che li aveva presi in giro per tutto quel tempo, e sicuramente l’avrebbero emarginata.
    E Kurt? Ci mancava solo questa! Dopo aver passato anni a cercare invano il ragazzo giusto per lei, finalmente l’aveva trovato... Peccato che aveva soltanto il brutto difetto di non poterla ricambiare! O meglio, la ricambiava, ma pensava che fosse davvero un ragazzo!
    Charlie cominciò a pensare a quale fosse la cosa giusta da fare, in quel momento. Si tolse il cappello e sciolse i capelli. Si ritrovò una canzone in testa, e cominciò a cantarla. La conosceva da quando era uscita, e aveva sempre pensato che descrivesse perfettamente la sua vita.

N°1 was my first love, but I was only 5!
N°2 was from Asia, and soon he said 'Goodbye!'.
N°3 was nothing special, but I liked boys with glasses!
N°4 was my best friend, but now I wanna kick him in the a**! Oh!

(Il n°1 è stato il mio primo amore, ma avevo solo 5 anni! / Il n°2 veniva dall'Asia, e presto ha detto 'Addio!'. / Il n°3 non aveva niente di speciale, ma mi piacevano i ragazzi con gli occhiali! / Il n°4 era il mio migliore amico, ma adesso voglio prenderlo a calci in c**o! Oh!)

    Non cantava da tanto con la sua vera voce. Ovviamente pensava che la versione della sua cantante preferita fosse infinitamente superiore a ciò che stava cantando in quel momento, ma almeno stava esprimendo sé stessa, si stava sfogando, stava finalmente dicendo al mondo ciò che provava.

I didn't really know N°5, cause soon he went away.
I hoped something by N°6, but he had a girlfriend, and now we're in separate ways...
N°7 swam with me, but I was invisible to him!
N°8 was from far away, and now he's gone and left me right here!
I guess something's telling me: 'No more guys, you gotta be free!'

(Non ho conosciuto bene il n°5, perché se n'è andato via presto. / Mi aspettavo qualcosa dal n°6, ma aveva una ragazza, e ora le nostre strade si sono divise... / Il n°7 nuotava con me, ma io per lui ero invisibile! / Il n°8 veniva da molto lontano, ma ora se n'è andato e mi ha lasciata qui! / Penso che qualcosa mi stia dicendo: 'Basta ragazzi, devi essere libera!')

    Le era sempre piaciuta la sensazione che si prova quando si presta attenzione alle parole di una canzone e si ha l’impressione che fossero state scritte sulla propria vita: è come se creasse una specie di “connessione” tra un cantante e un fan.
    Charlie continuava a cantare, pensando alla sua vita, e non si accorse di ciò che succedeva fuori dall’aula. La canzone era quasi finita, quando Tina, Artie e Mercedes, altri tre membri del Glee Club, videro Charlie, o meglio, la vera Charlie!

‘You gotta forget every guy who made you suffer,
you gotta forget every guy that didn't notice you!’
Please don't be just a jerk like all the other ones,
please, don't be another one who will make me feel blue!
I just don't deserve someone who will treat me like this,
so promise you won't be another number in my list...
No, no... Another number in my list...

('Devi dimenticare ogni ragazzo che ti ha fatto soffrire, / devi dimenticare ogni ragazzo che non ti ha notata!' / Ti prego, non essere soltanto un cretino come tutti gli altri, / ti prego, non essere un altro che mi farà sentire triste! / Non merito qualcuno che mi tratterà così, / quindi promettimi che non sarai un altro numero nella mia lista... / No, no... Un altro numero nella mia lista...)

    Finita la canzone, Charlie si voltò, e con sua grande sorpresa vide i tre ragazzi che la stavano osservando, stupiti quanto lei.
    "Charlie?" chiese Artie, un ragazzo con cui Charlie non aveva quasi mai parlato.
'La mia vita è ufficialmente finita!' pensò Charlie.
    "Tu... sei una ragazza?" chiese Tina.
    "E perché ci avresti mentito per tutto questo tempo?" chiese Mercedes, sospettosa.
    "Non vi ho mentito su tutto..." provò a spiegare Charlie. "E’ stata soltanto una piccola bugia... E avevo un buon motivo per farlo..."
    "Ma chi sei veramente?" continuò Mercedes. "Forse ci hai mentito anche sul tuo nome..."
    "No, mi chiamo veramente Charlie!" rispose la ragazza. "Il mio vero nome è Charlotte, ma è da quando mio fratello maggiore è scappato di casa che mi faccio chiamare Charlie..."
    "E perché ti sei travestita da ragazzo?" chiese Tina.
    "Non è la prima volta che lo faccio, e neanche l’altra volta si è rivelata una delle mie idee migliori..." rispose Charlie. "Ho sempre vissuto con mia madre e con i miei due fratelli. Non ho idea di chi sia mio padre, e non so nemmeno se sia lo stesso dei miei fratelli, dato che non ci assomigliamo per niente!"
    "Scusa, ma che lavoro fa tua madre?" chiese Artie.
    "Non me l’ha mai detto, ma penso di averlo intuito tempo fa..." rispose Charlie. "Comunque, mio fratello maggiore è sempre stato considerato Dio sceso in terra, e io non sono mai stata importante per nessuno, eccetto per i miei fratelli..."
    "E questo cosa c’entra con il travestirsi?" chiese Mercedes.
    "Pensavo che, se mi fossi travestita da ragazzo, sarei sembrata più forte..." rispose Charlie. "Mio fratello maggiore è sempre stato popolare a scuola, e anche adesso che è scappato di casa e ha cominciato a fare il giro del mondo con una poco di buono che non ho mai sopportato!"
    "Non so se ti è chiaro, ma qui saresti stata accettata anche essendo te stessa!" continuò Mercedes. "Forse sei stata in troppe scuole dove la prima impressione è quella che conta..."
    "Già..." confermò Charlie. "E adesso che faccio? Come lo dico a tutti? E... a Kurt?"
    "Potresti provare cantando..." suggerì Artie.

















L'angolo dell'autrice:
Devo dire che mi piace molto la prima parte di questo capitolo: finalmente Charlie ha l'occasione di essere se stessa, per quanto le sia possibile, e sente di aver trovato un amico, una persona che non la giudica fermandosi alle apparenze. Nonostante ciò, come sappiamo, Charlie non è quello che sembra, e nel prossimo capitolo si ritroverà infatti ad affrontare le conseguenze dell'essere stata smascherata...
La canzone che avete visto in questo capitolo è mia, si chiama "Another Number In My List", l'ho scritta parecchi anni fa e ho scelto di non pubblicarla su EFP perché mi è sempre sembrata un po' ridicola... Si vede che era uno dei miei primi tentativi... Spero che l'abbiate apprezzata comunque!
Se questa storia vi sta piacendo, o se semplicemente volete lasciarmi un qualche commento, vi invito a recensire, o anche a contattarmi in privato: ne sarei davvero molto felice!
A presto!
Arkytior

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Capitolo 5
*** Parte 1 - Capitolo 4 ***


Capitolo 4

    Quello stesso giorno, infatti, alla riunione del Glee Club, Charlie decise di rivelare a tutti la verità. Era in piedi, al centro dell’aula, e tutti la fissavano.
    "Ho mentito a tutti voi," cominciò. "E mi dispiace tantissimo! Cercavo di sembrare forte, ma credo che ci riuscirei meglio evitando di prendere in giro tutti quanti!"
    Stava parlando con la sua vera voce, ma era ancora travestita da ragazzo. Tutti si scambiarono sguardi confusi.
    "Ma... che significa?" chiese Kurt.
    "Significa che ho fatto uno sbaglio enorme, e sto cercando di farmi perdonare!" rispose Charlie.
    "Di che sbaglio parli?" continuò Kurt. "E perché hai quella voce?"
    "Questa è la mia vera voce..." rispose Charlie. "E questa è la vera Charlie St. Claire!"
    Charlie si tolse il cappello e si sciolse i capelli, poi aprì la felpa della tuta che indossava.
    "Avrei dovuto capirlo subito che stavo sbagliando..." continuò. "Ma quando ci ho pensato, non mi sembrava un’idea così sbagliata..."
    "Perché l’hai fatto?" chiese Kurt.
    Charlie sapeva che il ragazzo avrebbe reagito così. Lei era stata lasciata così tante volte che ormai era abituata alle sensazioni provocate da qualcuno che la lasciava, a volte anche con modi non molto gentili, ma non avrebbe mai augurato la stessa cosa a nessuno.
    "Volevo sentirmi forte, per una volta..." rispose Charlie. "Non pensavo che facendo così avrei ferito qualcuno... Sono stata ferita troppe volte, ma non avrei mai voluto che qualcuno soffrisse a causa mia... Mi dispiace, Kurt..."
    Charlie voltò le spalle al ragazzo, in piedi vicino a lei. Stava cercando di trattenere le lacrime.
    "Ma forse potrebbe funzionare comunque tra di noi..." continuò Kurt. "Tu potresti continuare a travestirti da ragazzo, e... "
    "Non capisci che non funzionerebbe mai?" lo interruppe Charlie, voltandosi. "Io rimarrei sempre una ragazza, e tu... non hai bisogno di questo!"
    "Ma potremmo comunque provare..."
    Senza pensarci, la ragazza lo interruppe baciandolo. Tutti furono sorpresi dal suo gesto, ma a lei non interessava se qualcuno la stava guardando.
    "Mi dispiace..." disse Charlie, che stava per scoppiare a piangere. "Un giorno troverai la tua anima gemella, lo so... ma quella persona non sono io!"
    Charlie, in lacrime, corse fuori dall’aula. Di lì a qualche ora sua madre avrebbe scoperto tutto, ne era sicura!

    Il giorno seguente, come aveva previsto, Charlie stava svuotando il suo armadietto. L’indomani sarebbe partita per chissà dove, come al solito. Quella volta, stranamente, era vestita da ragazza. Kurt la vide, e decise di parlarle.
    "Ti trasferisci di nuovo?" le chiese.
    "Mia madre ha deciso che si è già stancata di questa città..." rispose lei. "Io credo che si sia stancata di ritrovarsi sempre i soliti clienti noiosi..."
    "Quindi non ci rivedremo mai più?"
    "Non lo so... potrei tornare per salutare, qualche volta, ma non credo che mia madre approverebbe..."
    "E’ per lei che hai deciso che tra noi non avrebbe funzionato?"
    "Senza offesa, ma non pensi che sarebbe stato leggermente... ridicolo? Voglio dire, immagina la scena: torno a casa dicendo tipo 'Ehi, mamma, finalmente mi sono fidanzata, e il mio ragazzo è gay!'. Probabilmente mi ucciderebbe!"
    "E non approverebbe neanche se restassimo amici?"
    "Questo si può fare... Ma lei non saprà mai della tua esistenza!"
    I due ragazzi si scambiarono i numeri di cellulare, promettendo di telefonarsi a vicenda quasi ogni giorno.
    "Non preoccuparti: dicevo sul serio, quando ti ho detto che la tua anima gemella è lì fuori, da qualche parte, e che tu la troverai presto!" disse Charlie. "Non so esattamente dove sia la mia, ma almeno tu sarai felice!"
    "Io vorrei che lo fossi anche tu..."
    "Magari la incontrerò nel posto in cui sto per traslocare... Chissà... Prima di andare via, però, devo fare un’ultima cosa!"
    Charlie portò Kurt in auditorium, dove c’erano già gli altri membri del Glee club. Alcune ragazze erano sul palco, pronte per cantare. Charlie le raggiunse.
    "Non potevo andarmene, prima di avervi detto chi sono veramente!" disse Charlie. "Le ragazze hanno accettato di aiutarmi a farlo! Ecco a voi Charlie St. Claire!"
    La musica partì, e Charlie e le ragazze cominciarono a cantare.

I'm a laid back
T-shirt, blue jeans, mood ring kind of girl.
Hey yeah what's the word on you?
Lay low I'm a mission rebel angel devil
Little left of the middle,
Sometimes I get temper mental.

(Sono il tipo di ragazza rilassata / con una T-shirt, blue jeans e un anello dell'umore. / Hey, sì, cosa dici di te? / Nascosta, sono una ribelle in missione, un angelo, un diavolo, / mi distacco un po' dalla massa, / a volte sono lunatica.)

    Non era una canzone di Nyaga, ma a Charlie piaceva molto. A dire la verità, era di una delle migliori amiche di Nyaga, che scriveva in modo molto simile al suo.

Can't you see I want you by the way I push you away, yeah!
Don't judge me tomorrow by the way I'm acting today!
Mix the words up with the actions do it all for your reaction, yeah!
Hey! Hey! Get tangled up in me!

(Non vedi che ti voglio dal modo in cui ti mando via? / Non giudicarmi domani per il modo in cui mi comporto oggi! / Mescola le parole con le azioni, fallo per la tua reazione! / Aggrovigliati con me!)

    Ai ragazzi del Glee club piaceva molto “mescolare” tra di loro le canzoni, così anche Charlie fece un tentativo. Aveva messo insieme due canzoni di due cantanti diverse, ma dal ritmo molto simile, cosicché chi non conosceva nessuna di quelle due canzoni avrebbe potuto giurare che si trattava di una canzone sola.

It's raining on Sunday,
There's nothing on TV,
Yesterday was lonely,
You're the only one who gets me.
My mind is like an island
Drifting through the ocean.
I can't stop thinking about you,
I bet you're thinking of me too…

(Piove di domenica, / non c'è niente in TV, / ieri ero sola, / tu sei l'unico che mi capisce. / La mia mente è come un'isola / alla deriva sull'oceano. / Non riesco a smettere di pensare a te, / scommetto che anche tu stai pensando a me...)

    Charlie stava per partire, e non sapeva ancora in quale parte del mondo sarebbe finita. Avrebbe dovuto lasciare Kurt, dimenticarlo, ma la sua mente le impediva di farlo. Non riusciva a smettere di pensare a lui, e probabilmente non avrebbe mai smesso. Cercava di accettare l’idea che non lo avrebbe rivisto mai più, ma non riusciva ad immaginare la sua vita senza di lui.

You wanna know more, more, more about me:
I'm the girl that's sweeping you off your feet!
Can't you see I want you by the way I push you away, yeah!
Don't judge me tomorrow by the way I'm acting today!
Mix the words up with the actions do it all for your reaction yeah!
Hey! Hey! Get tangled up in me!

(Vuoi sapere di più, di più, di più su di me: / sono la ragazza che ti fa perdere la testa! / Non vedi che ti voglio dal modo in cui ti mando via? / Non giudicarmi domani per il modo in cui mi comporto oggi! / Mescola le parole con le azioni, fallo per la tua reazione! / Aggrovigliati con me!)

Guardò per l’ultima volta i suoi occhi azzurri in cui le era tanto piaciuto perdersi. Forse non li avrebbe mai più rivisti. Certo, avrebbe sentito la sua voce quasi tutti i giorni, ma non era la stessa cosa dell’avere il suo nuovo amico accanto a lei. Cercò di farsene una ragione, ma non riusciva a togliersi dalla mente il pensiero che lui potesse amarla, in qualche modo, anche se sembrava del tutto impossibile. Pensava che non avrebbe mai incontrato nessun altro come lui. Si risollevò, pensando che prima o poi si sarebbe presentata l’occasione perfetta per fuggire da dovunque si trovasse, e rivederlo, anche se per poco tempo.

















L'angolo dell'autrice:
Con questo capitolo si conclude la prima parte (che, ricordo, è ambientata all'inizio della seconda stagione), e dal prossimo capitolo comincerà la seconda parte (ambientata all'inizio della terza). Quasi un anno è tanto tempo... molte cose cambiano, e altre no... Vedremo come continuerà la nostra storia!
Piccola nota: le due canzoni "mescolate" che appaiono in questo capitolo sono "The Diary Of Me" di Taylor Swift e "Tangled Up In Me" di Skye Sweetnam.
A presto!
Arkytior

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Capitolo 6
*** Parte 2 - Capitolo 1 ***


Parte 2 - Not Enough



Capitolo 1

    Era passato quasi un anno da quando Charlie era partita per Portland. Chiamava Kurt quasi ogni giorno, e non vedeva l’ora di avere un po’ di tempo per andare a trovarlo. Aveva saputo che si era fidanzato, mentre lei aveva passato mesi a cercare di innamorarsi di qualcuno, sperando di trovare finalmente la sua anima gemella.
    Nel frattempo, la scuola era ricominciata, al liceo McKinley, e l’argomento della prima riunione del Glee club era: “Quest’anno riusciremo ad arrivare ai campionati nazionali e vincere, invece di tornare a casa umiliati come l’anno scorso?”. L’anno precedente non erano riusciti a qualificarsi per un soffio, ma quella volta erano decisi a vincere.
    "Io spero soltanto che al ballo di fine anno non succeda quello che è successo l’ultima volta!" commentò Kurt.
    "Peccato!" disse una voce proveniente dall’entrata dell’aula, che Kurt riconobbe subito. "Avrei tanto voluto vederti incoronato 'Reginetta del ballo'!"
    La ragazza che aveva parlato entrò nell’aula, e tutti riconobbero Charlie. Non la vedevano da quasi un anno, ma non era cambiata quasi per niente. Sembrava ancora che avesse rubato i vestiti a suo fratello maggiore, ma stavolta, stranamente, i vestiti che indossava erano della sua taglia. Indossava una maglietta bianca a maniche corte, un gilet grigio, dei jeans scuri e un cappello dello stesso colore del gilet. Non aveva più bisogno di nascondere i capelli, che aveva raccolto in una coda di cavallo. Non appena tutti la ebbero riconosciuta, si alzarono dalle loro sedie e corsero ad abbracciarla, primo tra tutti, Kurt.
    Tra i ragazzi del Glee club, Charlie riconobbe molti di quelli che aveva conosciuto un anno prima, ma c’erano anche molte facce nuove...
    "Oh mio dio, Blaine Anderson!" esclamò, ad un tratto.
    Ma tra tutti i cretini che sperava di non dover incontrare in quella città, proprio lui doveva cambiare scuola e costringere Charlie a sopportare tutti i ricordi che le faceva venire in mente?
    Non appena udirono il nome del ragazzo, tutti si allontanarono da Charlie.
    "Una leggenda, alla Dalton Academy!" continuò la ragazza, con un piccolo inchino.
    "Scusa... ci conosciamo?" le chiese Blaine.
    "Direi di sì..." rispose Charlie. "Sono un’ex-alunna, anche se sono stata lì soltanto per qualche mese..."
    "Mi dispiace, non credo proprio di ricordarmi di te..." riprese il ragazzo.
    "Ah già..." rispose Charlie, provando a nascondere i capelli per farsi riconoscere meglio. "Mi sono fatta passare per un ragazzo... E’ stato facile, perché avevo i capelli corti e non avevo bisogno di nasconderli... Ora ti ricordi? Ero l’amico di Joe..."
    Joe era stata la prima persona con cui Charlie aveva parlato, alla Dalton Academy. Erano subito diventati amici. Dopo aver scoperto che Charlie era una ragazza, Joe si innamorò di lei, ma Charlie non l'aveva mai saputo, dato che era impegnata a cercare di attirare l'attenzione di Blaine.
    "Ah, sì, ora ricordo!" disse Blaine. "Eri quel ragazzino basso con la voce strana..."
    'Ha parlato quello alto!' pensò Charlie.
     Un paio di anni prima, ci aveva messo settimane ad accorgersi che Charlie tentava di attirare la sua attenzione. La trattava come un conoscente, neanche un amico, anche se avevano cantato decine di canzoni assieme. Lei era cotta di lui, e lui non se n’era mai accorto, nonostante i messaggi che Charlie tentava di mandargli: cantava canzoni apposta per lui, gli ronzava intorno come una mosca, provava a stargli vicina in qualsiasi occasione... La ragazza pensava che non doveva essere un tipo molto sveglio, dato che Kurt le aveva raccontato che ci erano voluti mesi prima che si accorgesse di quello che provava...
    "Sei riuscita a scappare, finalmente?" chiese Kurt.
    "Sì, mia madre è in Grecia con quello che dovrebbe essere il suo nuovo fidanzato, così ho lasciato mio fratello a Jacksonville con una babysitter e sono venuta qui!" rispose Charlie.
    "Jacksonville?" le chiese Mercedes. "Ma non eri partita per Portland?"
    "Sì, sono stata lì per un po’, poi ho passato un paio di mesi a Memphis, poi sono stata a Dallas, un mesetto a Baltimora e la settimana scorsa ci siamo trasferiti a Jacksonville!" spiegò Charlie. "All’inizio mia madre voleva andare a Washington, ma poi ha pensato che lì si sarebbe ritrovata i peggiori clienti dell’intero universo, così ha deciso che la Florida era più adatta..."
    "E... alla fine l’hai trovato il tuo 'principe azzurro'?" le chiese Kurt.
    "Meglio!" rispose la ragazza. "Sto cercando di disintossicarmi! Mi sono stufata dei cretini che non fanno altro che trattarmi come un passatempo! È stato fantastico, quando sono 'scappata', l’ultima volta, quindi perché continuare a farmi trattare male?"
    L’anno prima aveva imparato che a volte le canzoni riescono a spiegare meglio le cose: la musica partì, e lei cominciò a cantare.

You know fairytales don't come true,
Not when it comes to you,
Open up for the first time,
And you can get that it's the last time.

And I'm cool with laying low,
Saturday night and I'm staying home.
I'm feeling good for the first time,
It's been a while since the last time!

(Sai che le fiabe non si avverano, / non quando si tratta di te, / aperto per la prima volta, / e capisci che questa è l'ultima volta. / E mi sta bene non essere in vista, / è sabato sera e io resto a casa. / Mi sento bene per la prima volta, / è passato un po' dall'ultima volta!)

    Aveva deciso che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe provato a cercare qualcuno di cui innamorarsi. Aveva provato la meravigliosa sensazione di essere libera, di non dover pensare al suo ipotetico 'principe azzurro', e le era piaciuta.

I'll wave goodbye when you say hello, woah!
I'm sick of the sleepless, never ending nights,
I just don't care if it’s wrong or right.
I'm sick of the rumors and the alibis,
You turn me up, I'll cut you down the side!
S-s-s-so sick of it,
So sick of it,
Sick of all of that little lies.
S-s-s-so sick of it,
So sick of it,
Sick of feeling bad by your side.
What you don't know
Is how great it feels
To let you go!

(Ti dirò 'addio' quando mi dirai 'ciao'! / Sono stanca delle infinite notti insonni, / non mi interessa se è giusto o sbagliato. / Sono stanca delle voci e delle scuse, / se torni da me, non avrai speranze! / Sono stanca di questo, / così stanca di questo, / stanca di tutte quelle piccole bugie. / Così stanca di questo, / stanca di stare male al tuo fianco. / Quello che non sai / è quanto mi senta bene / a lasciarti andare!)

    Si era stancata di mentire, di travestirsi da ragazzo, di sbagliare. Ora aveva deciso di cambiare vita, di voltare pagina.
    Mentre cantava, alcuni ragazzi si alzarono dalle loro sedie e si misero a ballare insieme a lei.

I’m happy you’re alone!
Take down your pictures and now throw
those memories out the door!

I'm sick of it,
So sick of it,
Sick of all of that little lies...

(Sono felice che tu sia solo! / Metti via le tue foto e ora lancia / quei ricordi fuori dalla porta! / Sono stanca di questo, / così stanca di questo, / stanca di tutte quelle piccole bugie...)

    Sapeva che non era solo. Era felice per il suo amico, certo, ma chi sarebbe felice di vedere un ex-quasi-fidanzato insieme ad un altro ex-quasi-fidanzato?

I'm sick of the sleepless, never ending nights
I just don't care if it’s wrong or right.
I'm sick of the rumors and the alibis
You turn me up, I'll cut you down the side!
S-s-s-so sick of it,
So sick of it,
Sick of all of that little lies.
S-s-s-so sick of it,
So sick of it,
Sick of feeling bad by your side!
What you don't know
Is how great it feels
To let you go!

    L’aveva lasciato andare, è vero, ma una parte di lei cercava di non dimenticarlo. Di non dimenticare che lui avrebbe potuto amarla, in qualche modo. Ma ora era troppo tardi.
    Nel frattempo, vicino al campo da football, Quinn pensava alla stessa canzone, credendo che abbandonare il Glee club fosse stata la scelta giusta per lei, in quel momento.

    Finita la canzone, tutti applaudirono Charlie, che andò a sedersi in una delle sedie rimaste vuote.
    "Bene, ragazzi, dopo questa fantastica esibizione della nostra amica Charlie, dobbiamo trovare un’idea per la canzone che canteremo all’assemblea d’inizio dell’anno scolastico!" disse il professore. "Ricordate: dobbiamo cercare di convincere altri ragazzi ad unirsi al nostro club, quindi dovremmo scegliere un pezzo forte, conosciuto, e coinvolgente!"
    Kurt e Charlie si guardarono, sapendo che avevano avuto la stessa idea.
    "Potremmo fare una canzone di Justin Bieber!" propose qualcuno.
    "Perché non un pezzo di Lady Gaga?" disse un’altra voce. "Piace a tutti!"
    "Professore, io e Charlie abbiamo trovato la canzone perfetta!" disse Kurt.
    Tutti fecero silenzio per ascoltare la proposta.
    "Nyaga!" esordì Charlie. "Ha scritto una canzone su quando si è sentita messa in ombra da una secchiona: tutti si sentono messi in ombra da quelli più popolari, ma in questo club scopriranno sicuramente che hanno delle belle qualità, come Nyaga!"
    "Idea interessante..." commentò il professore. "Chi è d’accordo?"
Tutti alzarono la mano in favore dell’idea di Charlie e Kurt. I preparativi per l’esibizione cominciarono immediatamente.

    "Come hai fatto ad iscriverti ad una scuola facendoti passare per un ragazzo, senza che nessuno se ne accorgesse?" chiese Blaine.
    Dato che Kurt e Blaine avevano un’ora libera, avevano deciso di passare un po’ di tempo con Charlie, vicino al campo da football.
    "Semplice!" rispose Charlie. "A mia madre non è mai interessato molto della mia istruzione, anzi, penso che abbia intenzione di farmi finire come lei! Comunque, è bastato presentarmi come Charlie, tagliarmi i capelli, camuffare la voce e tutti mi hanno scambiata per un ragazzino basso! Ovviamente, ha funzionato finché non mi hanno scoperta..."
    "Ma ti scoprono sempre?" chiese Kurt, ironico.
    "Per fortuna sono stata scoperta da un mio amico..." rispose Charlie. "Se mi avesse scoperto qualcun altro, forse non sarei sopravvissuta..."
    "Era Joe, vero?" chiese Blaine. "Ma che fine ha fatto, piuttosto?"
    "Non lo so..." rispose Charlie. "Non lo sento da mesi..."
    Charlie non aveva notizie di Joe dall’anno precedente. Durante l’estate doveva essere successo qualcosa di cui lei non era a conoscenza, e all’improvviso non aveva più ricevuto sue notizie.
    "E così, tu sei la ‘famosa’ Charlie..." disse Blaine, cambiando discorso. "Kurt mi ha parlato tanto di te..."
    "Oh, davvero?" disse Charlie. "Spero abbia detto cose positive sul mio conto..."
    "Sì, ha detto che sei una ragazza fantastica..." continuò il ragazzo. "Hai qualche problema di autostima, ma sei lo stesso una buona amica!"
    "E ti piace Nyaga!" aggiunse Kurt.
    "Per quanto hai detto che resterai qui?" chiese Blaine.
    "Una settimana!" rispose Charlie. "Poi dovrò scappare di nuovo, dato che ho pagato la babysitter soltanto per questa settimana..."
    "E dove starai, per questa settimana?" chiese Kurt.
    "A questo non ho pensato..." rispose la ragazza. "Ho preso una borsa, ci ho infilato un paio di cose e sono saltata sul primo aereo diretto qui..."
    "Puoi stare da me, se ti va!" propose Kurt. "Dov’è che hai messo la tua borsa?"
    "Oh, l’ho infilata nel tuo armadietto!" rispose Charlie. "Non so la combinazione, ma sono anni che apro gli armadietti a pugni: ho cambiato scuola e armadietto così tante volte che non mi ricordo mai la combinazione giusta!"


















L'angolo dell'autrice:
Con questo capitolo comincia la seconda partedella storia! Dopo un mini-tour degli Stati Uniti, Charlie torna a Lima per vedere Kurt, ma sembra proprio che Blaine sia un nuovo ostacolo nel loro rapporto... Come affronterà questa nuova situazione la nostra Charlie?
La canzone che compare in questo capitolo è "Sick Of You" di Selena Gomez, ma il testo è stato leggermente modificato perché altrimenti sarebbe sembrato che la nostra Charlie stesse insultando il suo grande amore impossibile, mentre in realtà era soltanto stanca di correre dietro a cretini che non l'avrebbero ricambiata neanche pagati.
Come sempre, se vi piace questa storia, o se semplicemente volete lasciarmi un vostro parere o un vostro consiglio, vi invito a recensire: mi farebbe davvero molto felice!
A presto!
Arkytior

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Capitolo 7
*** Parte 2 - Capitolo 2 ***


Capitolo 2

    Quella stessa sera, Charlie stava sistemando le sue poche cose nella camera degli ospiti, quando arrivò Kurt, con un album da disegno in mano.
    "Tutto bene?" chiese alla ragazza.
    Quella mattina, gli era sembrato che Charlie volesse dirgli qualcosa, ma non sapeva esattamente di cosa si trattasse.
    "Sì, certo, va tutto bene..." rispose Charlie. "Perché?"
    "Mi sei sembrata un po’ strana, stamattina... Come se fossi costretta ad accettare qualcosa che non ti piace..."
    Charlie si sedette sul letto e ripensò a quella mattina.
    "Non mi dà fastidio il fatto che tu esca con un tipo che ha lo stesso nome dell’amante di Barbie e l’intuito di un bradipo morto..." spiegò la ragazza. "È solo che rivedere una persona per cui avevo quasi la stessa importanza della carta da parati, non è proprio una bella sensazione..."
    Kurt si sedette sul letto, davanti a lei.
    "Quindi non sei... gelosa?" chiese.
    In realtà era come divisa in due: una parte di lei era decisa a riprendersi Kurt, ad ogni costo, mentre l’altra voleva soltanto dimenticare tutto, ricominciare da capo e non pensare più ad innamorarsi di qualcuno.
    "Gelosa? Assolutamente no!" disse la ragazza, in parte mentendo. "Te l’ho detto: voglio smetterla di innamorarmi continuamente di persone sbagliate!"
    "È questo il motivo dei fogli strappati?"
    Kurt posò davanti a Charlie l’album da disegno. La ragazza lo riconobbe.
    "L’ho trovato qualche giorno dopo la tua partenza, l’anno scorso!" spiegò il ragazzo. "So che non avrei dovuto, ma ho visto i tuoi disegni!"
    A Charlie non dispiaceva. Non sapeva perché, ma il fatto che Kurt avesse visto i suoi disegni non la disturbava per niente.
    "Disegni davvero bene, sai?" continuò Kurt. "Non ho mai incontrato nessuno che avesse disegnato un mio ritratto così tante volte! Devi averlo fatto con tutti gli altri ragazzi di cui ti sei innamorata, vero?"
    "Sì, e tutte le volte strappavo i loro ritratti e li bruciavo..." rispose Charlie.
    "E il bambino sulla sedia a rotelle è tuo fratello, giusto? Ci sono tanti disegni di lui..."
    "Sì, è mio fratello... Mi dispiace tanto averlo lasciato solo..."
    "Ma sa che tu tornerai sempre da lui, no?"
    "Sì, io ci sarò sempre per lui..."
    Era l’unico membro della sua famiglia per cui Charlie avrebbe fatto di tutto. Avrebbe persino venduto l’anima al diavolo per riuscire a tornare indietro nel tempo ed impedire l’incidente che aveva fatto sì che suo fratello non potesse mai più camminare.

    Arrivò il giorno dell’assemblea d’inizio dell’anno scolastico. La palestra era strapiena di studenti e di insegnanti. Al centro della palestra era stato allestito una specie di palco, dove i ragazzi del Glee club si sarebbero dovuti esibire. Davanti al sipario chiuso, il preside stava tenendo il suo solito discorso a cui nessuno aveva mai prestato molta attenzione. Charlie era tesa come gli altri membri del club, dato che le avevano chiesto gentilmente di esibirsi con loro. Dopo alcuni interminabili istanti, il sipario si aprì, e partì la musica.
    Rachel Berry interpretava la parte di una studentessa modello, mentre Charlie e gli altri ragazzi del Glee cantavano la canzone.

Hey, look at her:
perfect schoolgirl with enormous brain.
Tell me what you see:
a girl getting the best mark again!
Hey, look at me:
unpretty girl that's living in a dream.
What can you see?
That perfect girl is far better than me!

(Hey, guardala: / scolaretta perfetta con un cervello enorme. / Dimmi cosa vedi: / una ragazza che prende ancora una volta il voto più alto! / Hey, guardami: / ragazza bruttina che vive in un sogno. / Che cosa vedi? / Quella ragazza perfetta è molto meglio di me!)

    Sembrava che quella canzone fosse stata scritta apposta per lei. Capiva perfettamente quello che doveva aver passato la sua cantante preferita in quella particolare situazione.

You've been complaining all the time about me,
telling me what I have to be!

(Ti sei lamentato tutto il tempo di me, / dicendomi cosa dovevo essere!)


    Quella canzone era stata scritta apposta per tutti gli studenti stufi di essere paragonati sempre a qualcuno più bravo, o più perfetto di loro. Era esattamente quello che provava Charlie: non si sentiva mai perfetta abbastanza.

Do you really want a robot instead of a jerk?
Cause it's not a stupid princess that you deserve.
You try to turn her into a robot, don't you want?
You hope she'll change, but she won't...

You've been complaining all the time about me,
telling me what I have to be!

(Vuoi veramente un robot, invece di una cretina? / Perché non meriti una stupida principessa. / Cerchi di trasformarla in un robot, non è vero? / Speri che cambierà, ma lei non lo farà... / Ti sei lamentato tutto il tempo di me, / dicendomi cosa dovevo essere!)

    Forse veniva sempre paragonata a gente perfetta perché qualcuno sperava di cambiarla, un giorno… Ma qualcosa era andato storto: invece di cambiare in positivo, aveva preso tutt’altra piega...

I'm not that girl with curly hair,
not that 'Einstein' sitting there.
Sorry, I'm not that perfect girl,
not that genius, not at all!

(Non sono quella ragazza con i capelli ricci, / non quella 'Einstein' seduta lì. / Mi dispiace, non sono quella ragazza perfetta, / non quel genio, proprio per niente!)

    Era inutile spiegare che lei era totalmente diversa da qualsiasi altra persona. Non sarebbe mai diventata come quell’altra, e sembrava che nessuno volesse accettarlo.
    L’applauso che seguì fece capire ai ragazzi che si erano appena esibiti che avevano avuto molto successo. Tutti guardarono Charlie: durante la canzone era strana, come se non stesse semplicemente cantando una canzone qualsiasi, ma che stesse cercando di dire qualcosa, utilizzando quella canzone.


















L'angolo dell'autrice:
La prima scena di questo capitolo in realtà è stata inserita in un momento successivo, perché mi ero resa conto che anche le persone come Charlie meritano di avere un talento particolare: lei, infatti, disegna.
Anche in questo capitolo abbiamo un altro 'assaggio' del passato di Charlie. Prima veniamo a conoscenza del fatto che era stata compagna di scuola di Blaine e che aveva avuto una cotta per lui, e adesso scopriamo che in passato aveva avuto rapporti difficili con una persona a cui veniva costantemente paragonata... A questo proposito, la canzone che compare in questo capitolo, come avrete già intuito, è mia, si chiama "I'm Not", e potete trovarla in versione integrale e tradotta in italiano sulla mia pagina.
Spero che questa storia vi stia piacendo! In ogni caso, mi farebbe molto piacere ricevere un vostro commento, una recensione, un semplice messaggio!
A presto!
Arkytior

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Capitolo 8
*** Parte 2 - Capitolo 3 ***


Capitolo 3

    Il giorno seguente, Charlie era in aula canto, intenta a guardare alcuni spartiti. Il professor Schuester le aveva chiesto di aiutarlo a scegliere qualche canzone per l’esibizione del suo Glee club ai campionati provinciali. Cinque o sei diversi spartiti erano appoggiati sul pianoforte, e Charlie, in piedi, cercava di immaginare quali sarebbero state le canzoni più adatte da cantare. Era così concentrata sul suo compito, che non si accorse dell’arrivo di Kurt e Blaine.
    "Io sceglierei questa!" disse Kurt, indicando uno spartito. "È una delle mie canzoni preferite!"
    "Che state facendo qui?" chiese Charlie. "Non avete qualche lezione?"
    "Veramente volevamo parlarti..." le disse Blaine.
    "Ieri, mentre cantavi all’assemblea, non sembrava che stessi semplicemente cantando una canzone della tua cantante preferita..." disse Kurt. "Sembrava piuttosto che quelle fossero parole tue, non di Nyaga..."
    Qualcuno se n’era accorto, pensò Charlie. In quel momento, non sapeva se negare tutto e fare finta di niente, o spiegare come stavano effettivamente le cose. In fondo, Kurt era suo amico, e sapeva quasi tutto di lei! Non sapeva, però, se fidarsi di Blaine o meno...
    Decise comunque di vuotare il sacco. Guardò in faccia i due ragazzi, e sperò che non decidessero di lapidarla, o di chiuderla dentro il pianoforte, per poi scappare dall’altra parte dell’universo.
    "Tu... sai che ho due fratelli, vero?" cominciò, rivolgendosi a Kurt.
    Non sapeva da dove cominciare per spiegare il suo comportamento. Non ne aveva mai parlato con nessuno, se non con il suo fratellino, che sapeva tutto di lei.
    Il ragazzo annuì, e Charlie continuò.
    "Ti ho raccontato che mi faccio chiamare Charlie da quando mio fratello maggiore se n’è andato di casa, e non è strano che il suo nome sia proprio Charlie? È sempre stato il figlio preferito di mia madre, e anche se i genitori non dovrebbero avere preferenze, lei adorava mio fratello! Si vantava di lui in ogni occasione possibile: con i parenti, con le sue amiche, persino con i clienti! Io non sono mai stata importante per lei: è già tanto se sa che io esisto! Guardate che razza di nome mi ha dato: Charlotte, che fa rima con harlot, 'prostituta', e Piper, cioè suonatore di flauto, o qualcosa del genere... Un ovvio riferimento a ciò che mia madre vorrebbe che diventassi, un giorno...
"Ho sempre sentito mia madre parlare di mio fratello come se fosse una specie di dio sceso in terra, ed è arrivata al punto di dirmi: 'Perché non provi ad essere come lui? ' "
    "Quindi sei sempre stata messa in ombra da un fratello perfetto?" le chiese Blaine. "Capisco benissimo quello che provi..."
    "Aspetta: tuo fratello è il tipo della pubblicità? Ora capisco perché la tua faccia e il tuo cognome mi sembravano tanto familiari..." disse Charlie. "E comunque, mio fratello non è mai stato perfetto! Almeno, per me! Ho sempre pensato di essere l’unica a vedere come stavano le cose in realtà: mio fratello non era affatto speciale! Avevo cominciato a sospettarlo quando avevo cominciato a scoprire che faceva troppe cose di nascosto a nostra madre, ma c’è stata una volta che ha confermato i miei sospetti!"
    I due ragazzi continuarono ad ascoltare Charlie, incuriositi.
    "È successo cinque o sei anni fa..." cominciò la ragazza. "Abitavamo a Boston. Mio fratello maggiore non aveva ancora la patente, ma decise di rubare la macchina di nostra madre per portare nostro fratello minore a fare un giro. Io non andai con loro perché non mi fidavo, e ho fatto bene! Erano stati fuori tutto il giorno, e ovviamente nostra madre non sapeva niente. Stavano tornando a casa, quando sono stati colpiti da un camion guidato da un ubriaco! Quel deficiente di mio fratello maggiore se l’è cavata con un paio di cicatrici, mentre il mio fratellino ha perso per sempre l’uso delle gambe... E nonostante quest’incidente, mia madre continua a pensare che quel salame di Charlie sia ancora Dio sceso in terra..."
    "Ma... è orribile!" commentò Kurt.
    "Sì, ma poi se n’è andato di casa e ha deciso di fare il giro del mondo in barca insieme ad una tipa che non mi è mai piaciuta..." riprese Charlie. "Ma dopo che se n’è andato, le cose non sono migliorate quasi per niente!"
    "Che vuoi dire?" chiese Blaine.
    "Il motivo per cui ho cantato la canzone in quel modo, ieri... non è soltanto mio fratello!" disse Charlie. "C’è anche un’altra persona..."
    Kurt e Blaine si guardarono, chiedendosi se Charlie si riferisse ad uno di loro.
    "Si chiamava Laura..." disse, invece, la ragazza. "Era nella mia classe, ed è stata la mia migliore amica per i due mesi in cui sono stata a San Francisco. O, almeno, lo è stata per due o tre settimane... Questa ragazza aveva il massimo dei voti in tutte le materie, e, dato che quel genio di mio fratello aveva tagliato la corda, mia madre non sapeva più a chi paragonarmi! Perché, allora, non paragonarmi proprio all’unica persona sulla terra non appartenente alla mia famiglia a cui importasse qualcosa di me?"
    "E poi, com’è finita?" chiese Kurt.
    "Mi lasciai influenzare da mia madre," rispose Charlie. "Iniziai a non sopportare più quella ragazza, ad invidiarla, a non sopportare neanche più di guardarla! Alla fine, ero quasi felice di andarmene da lì! Un po’, però, mi dispiaceva: avrei voluto che tornasse mia amica, ma sarebbe stato impossibile..."
    Erano ricordi che Charlie non sopportava. Stava per scoppiare a piangere, ma riuscì a trattenere le lacrime.
    "È per questo che hai preferito che tua madre non sapesse niente di me?" chiese Kurt.
    "No, è perché, se lei sapesse della tua esistenza, ti verrebbe a cercare, ti ucciderebbe, ti farebbe a pezzi e ci giocherebbe a bowling!" rispose Charlie. "Non ha mai detto niente di positivo su nessuno dei miei ex-fidanzati, e nemmeno sui miei ex-amici... Non le piaceresti a prescindere, e sicuramente tu non vuoi finire come la povera Laura..."
    Charlie pensava che forse non sarebbe mai successo, ma dato che aveva pensato la stessa cosa di Laura, aveva paura che avrebbe finito per odiare anche Kurt. Andò a sedersi in una delle sedie presenti nell’aula, seguita dai due ragazzi.
    "Sono stata paragonata agli altri per così tanto tempo che non ho mai scoperto di avere talenti particolari o qualità apprezzate dagli altri!" disse Charlie.
    "Ma tu hai talento!" le disse Kurt. "Hai una voce fantastica!"
    "E sei particolarmente brava a travestirti!" aggiunse Blaine.
    "E i tuoi disegni sono stupendi!" concluse Kurt. "Questi non sono talenti, per te? Forse nessuno li ha mai notati o apprezzati, così sei sempre stata convinta di non essere speciale!"
    Charlie pensò che il ragazzo avesse ragione. Nessuno, eccetto suo fratello, l’aveva mai vista cantare o disegnare: se nessuno aveva mai avuto l’occasione di sapere che Charlie aveva un qualche talento, non avrebbe mai potuto apprezzarlo!
    "E se invece fossi semplicemente una brava ad innamorarsi del primo idiota che passa?" disse Charlie. "E se vi steste sbagliando su di me?"
    "Non dimenticarti che ho visto i tuoi disegni!" disse Kurt. "Disegni benissimo, te l’ho detto!"
    "Che sarà mai un album da disegno, in confronto a tutti i miei difetti?" replicò Charlie. "Ho una sfortuna incredibile, i miei contatti umani hanno una durata praticamente inesistente, sono sempre vissuta all’ombra di un fratello apparentemente perfetto, e ci sono varie ragioni per cui riesco facilmente ad essere scambiata per un ragazzo! Senza contare la mia infinita lista di ex-fidanzati..."
    "Non essere così cattiva con te stessa..." le disse Blaine.
    "Perché non cerchi di dimenticare i tuoi difetti e non ti concentri di più sui pregi?" le suggerì Kurt. "Sei così accecata dai tuoi lati negativi, che non riesci a vedere quelli positivi!"
    Charlie sembrava rassegnata, come se sapesse che era inutile provare a cercare qualcosa di positivo in lei.
    "Faresti di tutto per tuo fratello, e gli dai più attenzioni di quante gliene darebbe tua madre," cominciò Kurt. "Quando i tuoi fratelli hanno rubato la macchina di tua madre, non ti sei lasciata tentare e non sei andata con loro; cerchi sempre di non far soffrire le persone a cui vuoi bene; quando l’anno scorso te ne sei andata, mi hai detto che presto avrei trovato la mia anima gemella, ma so che in quel momento hai pensato prima a me, e poi a te stessa! Questi non sono pregi, secondo te?"
    Charlie ci pensò per qualche istante.
    "Davvero sono così?" disse poi, quasi incredula. "Faccio così tante cose per le altre persone?"
    "Certo che sì!" rispose Blaine. "Solo che nessuno te lo fa notare!"
    "Se solo non fossi così... sbagliata!" disse Charlie.
    "Tu sei perfetta, Charlie!" le disse Kurt. "Potrai anche essere piena di difetti, ma, agli occhi dei tuoi veri amici, sarai sempre perfetta!"
    Charlie stava cominciando a credere a quelle parole. In fondo, voleva cambiare, no? E allora perché non cominciare ad apprezzarsi? Se due persone che aveva preso in giro in uno dei modi più orribili erano passate sopra a quelli che chiamavano 'piccoli difetti', forse ci sarebbe riuscita anche lei... Forse il suo costante bisogno di innamorarsi di qualcuno, anche della persona sbagliata, era dovuto al fatto che non si era mai sentita apprezzata da nessuno, si era sempre sentita un mucchio di difetti e basta, ed era arrivata al punto di odiarsi.
    Charlie abbracciò i due ragazzi. Nessuno era mai stato in grado di dirle che era perfetta, prima di quel momento. Per la prima volta nella sua vita, era contenta di avere due amici che non le avrebbero voltato le spalle, quando avrebbe avuto bisogno di loro. E, dopo oltre un anno passato a pensare che non fosse altro che un cretino senza cuore e senza cervello, cominciò a pensare che non sarebbe stato affatto male avere Blaine come amico.
    "Grazie, ragazzi!" disse Charlie. "Sapete, mi avete fatto venire un’idea fantastica su quale canzone potreste cantare alle provinciali..."


















L'angolo dell'autrice:
Devo dire la verità: man mano che scrivevo questa storia, Charlie è diventata sempre più un personaggio negativo. Questo capitolo è una delle occasioni che ho avuto per riabilitarla, non solo agli occhi dei lettori, ma anche ai miei. In fondo, sembrerà irrecuperabile, ma tutti abbiamo qualche lato positivo, nascosto molto bene!
Per quanto riguarda la storia di Charlie, per metà è ispirata a ciò che ho provato scrivendo la mia poesia/canzone "Non sono (I'm Not)", mentre per l'altra metà si rifà ad una serie di discussioni avute con mia sorella riguardo qualche "plot-twist" che secondo lei sarebbe stato bene nel film "Segui il tuo cuore", con Zac Efron. Chi ha visto il film, avrà potuto notare la storia leggermente reinterpretata, chi invece non l'ha visto, non dovrebbe aver riscontrato seri problemi di comprensione.
Se vi piace questa storia, o anche se non vi piace, e vorreste darmi qualche consiglio per migliorare, vi invito a recensire o a inviarmi un messaggio: qualsiasi tipo di commento è sempre ben accetto!
A presto!
Arkytior

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Capitolo 9
*** Parte 2 - Capitolo 4 ***


Capitolo 4

    L’auditorium era completamente al buio. Lentamente, alcune luci azzurre si accesero sul palco, illuminando i ragazzi del Glee club. In mezzo a loro, Charlie. Prima che andasse via, i ragazzi l’avevano convinta a cantare con loro la canzone che aveva scelto per le provinciali.

Once upon a time there was a starry night,
while I was partying at the beach.
I was having fun with all my friends,
when she came and said 'Leave this beach!'.

She made me run away:
I went somewhere dark,
then I sat on the sand
and looked at the stars...
There were some big stars
that hid the rest,
but I saw a tiny shy star
in all that mess...

(C'era una volta una note stellata, / mentre io ero ad una festa, sulla spiaggia. / Mi stavo divertendo con tutti i miei amici, / quando arrivò questa ragazza, e mi disse 'Vattene da qui!' / Mi ha fatto scappare via: / sono andata in un posto buio, / poi mi sono seduta sulla sabbia / e ho guardato le stelle... / C'erano alcune stelle grandi / che nascondevano il resto, / ma io ho visto una piccola stella timida / in tutta quella confusione...)

    Sembrava quasi una favola. A Charlie piacevano le canzoni che raccontavano una storia.
    Non appena arrivò il ritornello, gli altri ragazzi cominciarono a cantare insieme a lei.

Shine, little star,
let me see who you are.
Let me see you being the brightest star!
Shine, little star,
let me see all your light.
Make me see that pale moon becoming dark!
Little star...

(Brilla, piccola stella, / fammi vedere chi sei. / Fammi vedere che sei la stella più luminosa! / Brilla, piccola stella, / fammi vedere tutta la tua luce. / Fammi vedere la pallida luna oscurarsi! / Piccola stella...)

    Nyaga l’aveva dedicata a tutte le ‘piccole stelle che hanno dimenticato come brillare’. In qualche modo, Charlie sentiva che era dedicata anche a lei.

Once upon a time in another starry night,
I was with my friend, sitting by the sea.
I tried to make her see my tiny shy star,
but she looked at the sky and asked me 'Where is it? '.

She made me feel sad:
she didn't see a thing.
No one could see it, except for me.
The star made me strong:
now I like who I am,
and now that I trust her,
I know I found a friend!

Shine, little star,
let me see who you are.
Let me see you being the brightest star!
Shine, little star,
let me see all your light.
Make me see that pale moon becoming dark!
Little star...

(C'era una volta un'altra notte stellata, / io ero con una mia amica, sedute vicino al mare. / Ho provato a farle vedere la mia piccola stella timida, / ma lei ha guardato il cielo e mi ha detto: 'Ma dov'è?' / Mi ha fatto sentire triste: / non ha visto niente- / Nessuno poteva vederla, tranne me. / La stella mi ha fatto diventare forte: / ora mi piace quello che sono, / e ora che mi fido di lei, / so di aver trovato un'amica! / Brilla, piccola stella, / fammi vedere chi sei. / Fammi vedere che sei la stella più luminosa! / Brilla, piccola stella, / fammi vedere tutta la tua luce. / Fammi vedere la pallida luna oscurarsi! / Piccola stella...)

    Ora aveva scoperto di avere dei lati positivi. Non tutti potevano vederli, inclusa lei stessa, fino al giorno precedente. Erano stati i suoi due nuovi migliori amici a scoprire quanto fosse speciale.

Hey, over there,
put your noses up in the air!
Hey, listen to me:
That star's just wanting to be free!
Hey, 'Guess Purse',
can't you see what she's worth?
Hey, 'Talk-a-lot',
can't you see what she's got?
Hey, other guys,
let me see you open your eyes!
Hey, look at the sky:
I say from now she's gonna shine!

Shine, little star,
let me see who you are.
Let me see you being the brightest star!
Shine, little star,
let me see all your light.
Make me see that pale moon becoming dark! Little star...

(Ehi, laggiù, / guardate in alto! / Ehi, ascoltatemi: / quella stella vuole solo essere libera! / Ehi, tu con la borsetta di Guess, / non vedi quanto vale? / Ehi, tu che parli tanto, / non vedi cosa può fare? / Ehi, altra gente, / fatemi vedere che aprite gli occhi! / Ehi, guardate il cielo: / vi dico che da ora brillerà! / Brilla, piccola stella, / fammi vedere chi sei. / Fammi vedere che sei la stella più luminosa! / Brilla, piccola stella, / fammi vedere tutta la tua luce. / Fammi vedere la pallida luna oscurarsi! / Piccola stella...)

    Ora che aveva scoperto di essere speciale, toccava a lei farlo vedere al mondo. Doveva brillare, essere fiera di essere sé stessa, proprio come la stella della canzone, così anche il mondo avrebbe visto quanto valeva!
    "Bravissimi, ragazzi!" si complimentò il professor Schuester dalla platea.

    Il giorno dopo, Charlie sarebbe partita. Preparò le sue cose, poi andò al McKinley per gli ultimi saluti. Trovò Kurt e Blaine davanti agli armadietti.
    "Parti?" le chiese Blaine.
    "La settimana è finita..." rispose Charlie. "Torno a casa da mio fratello... e spero che mia madre non me ne porti un altro!"
    "Ma vai da sola in aeroporto?" le chiese Kurt. "Posso chiedere a mio padre di accompagnarti!"
    "Grazie del pensiero, ma preferisco andare da sola!" rispose Charlie.
    "Pensi che tornerai qui, qualche volta?" le chiese Blaine.
    "Chi può dirlo..." rispose la ragazza. "Lo sapete che il mio futuro è sempre imprevedibile..."
    "Al mio diploma ci sarai, vero?" le chiese Kurt.
    "Cercherò di essere presente..." rispose Charlie.
    "Ma tu non dovresti diplomarti quest’anno?" le chiese Blaine.
    "No, l’anno prossimo!" rispose Charlie. 'Forse...' pensò.
    "Ho la tua stessa età, ricordi?" aggiunse poi.
    "Allora, presto ci rivedremo ancora!" le disse Kurt.
    "Lo spero!" disse Charlie.
    I due ragazzi abbracciarono Charlie, dopodiché la guardarono andare via. Nessuno di loro tre sapeva quando si sarebbero incontrati di nuovo, ma speravano che quel giorno sarebbe arrivato presto.



















L'angolo dell'autrice:
Qui finisce la seconda parte della storia! Volevo finirla bene, perciò ho scelto di inserire in questo capitolo una delle poesie/canzoni scritte da me che più preferisco. Si chiama "Piccola stella (Little Star)", e potete trovarla in versione completa e tradotta tra le storie che ho pubblicato qui. Mi è sembrata adatta per questa parte della storia, perché è un invito, per le persone un po' "invisibili", a emergere, farsi vedere e apprezzare dagli altri.
Dal prossimo capitolo avrà inizio la terza e ultima parte della storia, che, vi ricordo, sarà ambientata all'inizio della quarta stagione.
Nel frattempo, vi invito a commentare e recensire questa storia, se vi piace (ma anche se non vi piace), o se semplicemente volete darmi qualche consiglio su come migliorare. Mi farebbe davvero molto piacere!
A presto!
Arkytior

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Capitolo 10
*** Parte 3 - Capitolo 1 ***


Parte 3 – Love And Theft



Capitolo 1

    Settembre. Di nuovo. La scuola era ricominciata da qualche settimana, al liceo McKinley, e molte cose erano cambiate, rispetto all’anno precedente.
    La campanella che indicava la fine della lezione suonò, e Sam e Blaine uscirono dalla classe, diretti verso i propri armadietti.
    "Allora, sei pentito di aver convinto Kurt a trasferirsi a New York?" chiese Sam all’amico.
    "Assolutamente no!" rispose Blaine. "È sempre stato il suo sogno, e io l’ho aiutato a realizzarlo!"
    "E... come sta?"
    "Alla grande! Ci sentiamo quasi tutti i giorni, e mi tiene sempre aggiornato su come se la passano lui e Rachel... Solo che mi ha raccontato che ultimamente sta succedendo qualcosa di strano..."
    "Cioè?"
    "Ti ricordi di Charlie, la ragazza che è venuta qui un anno fa, vero? Beh, Kurt mi ha detto che è da un po’ che, quando prova a chiamarla, lei non risponde al cellulare, o chiude subito la chiamata, non appena vede il suo numero! Oppure, a volte lei chiama Kurt, ma non appena lui risponde e lei sente la sua voce, riattacca immediatamente!"
    "Questo è strano! Ma perché lo fa?"
    "Se sapessi dove si trova, glielo chiederei..."
    I due ragazzi si separarono. Diretto al suo armadietto, Blaine passò davanti all’auditorium. Sentì della musica provenire dal suo interno, e, spinto dalla curiosità, decise di andare a vedere di cosa si trattava.

    Tina era sola, al centro del palco, illuminata da una luce fioca. La musica cominciò, e la luce aumentò. Dopo pochissimi secondi di musica, cominciò a cantare.

Loving him is like driving a new Maserati down a dead end street,
faster than the wind, passionate as sin, ending so suddenly…

(Amarlo è come guidare una Maserati nuova lungo una strada senza uscita, / più veloce del vento, passionale come il peccato, che finisce così improvvisamente...)


    Stava ripensando a Mike, il ragazzo che aveva lasciato proprio quell’estate.
    Si voltò verso una delle quinte, da dove sbucò Charlie, che si mise a cantare insieme a lei.

Loving him is like trying to change your mind
once you’re already flying through the free fall,
like the colors in autumn,
so bright just before they lose it all…

(Amarlo è come provare a cambiare idea / quando sei già in caduta libera, / come i colori in autunno, / così luminosi, proprio prima di scomparire del tutto...)


Losing him was blue like I’d never known,
missing him was dark gray, all alone,
forgetting him was like trying to know somebody you never met…
But loving him was red…
Loving him was red…

(Perderlo era blu, come non mi ero mai sentita prima, / sentire la sua mancanza era grigio scuro, ed ero tutta sola, / dimenticarlo era come provare a conoscere qualcuno che non hai mai incontrato... / Ma amarlo era rosso... / Amarlo era rosso...)


    Entrambe ripensavano a qualcuno di cui si erano follemente innamorate, e che stavano cercando di dimenticare.

Touching him was like realizing all you ever wanted was right there in front of you,
memorizing him was as easy as knowing all the words to your old favorite song…

(Toccarlo era come capire che tutto quello che hai sempre voluto era proprio lì, di fronte a te, / memorizzarlo era facile come sapere a memoria tutte le parole della tua canzone preferita...)

Fighting with him was like trying to solve a crossword
and realizing there’s no right answer,
regretting him was like wishing you never found out love could be that strong!

(Litigare con lui era come provare a risolvere un cruciverba / e capire che non c'era nessuna risposta giusta, / rimpiangerlo era come desiderare di non aver mai scoperto che l'amore potesse essere così forte!)

Losing him was blue like I’d never known,
missing him was dark gray, all alone,
forgetting him was like trying to know somebody you've never met…
But loving him was red…

(Perderlo era blu, come non mi ero mai sentita prima, / sentire la sua mancanza era grigio scuro, ed ero tutta sola, / dimenticarlo era come provare a conoscere qualcuno che non hai mai incontrato... / Ma amarlo era rosso...)

Oh red…,

Burning red…

(Oh, rosso... / Rosso profondo...)

    Nel frattempo, Blaine guardava le due ragazze dalla platea. Non riuscivano a vederlo, perché la platea era quasi completamente al buio, e loro erano troppo concentrate sulla canzone che stavano cantando, per notarlo.

Remembering him comes in flashbacks and echoes…

(I suoi ricordi ritornano in echi e flashback...)

Tell myself it’s time now, gotta let go,
but moving on from him is impossible…

(Mi dico che è ora, devo lasciar perdere, / ma andare avanti è impossibile...)

...when I still see it all in my head…
in burning red!

(...quando ancora vedo tutto nella mia mente... / in rosso profondo!)

Burning, it was red!

(Bruciare, era rosso!)

    Entrambe volevano dimenticare qualcuno che per loro era stato troppo importante, ma era quasi impossibile!

Oh, losing him was blue like I’d never known,
Missing him was dark gray, all alone,
Forgetting him was like trying to know somebody you've never met…
Cause loving him was red…

(Oh, perderlo era blu, come non mi ero mai sentita prima, / sentire la sua mancanza era grigio scuro, ed ero tutta sola, / dimenticarlo era come provare a conoscere qualcuno che non hai mai incontrato... / Perché amarlo era rosso...)

Yeah, yeah, red…

Burning red!

And that's why he's spinning around in my head…

Comes back to me in burning red…

Yeah, yeah…
Loving him is like driving a new Maserati down a dead end street…

(Sì, sì, rosso...
/ Rosso profondo! / Ed ecco perché ancora gira nella mia testa... / E ritorna, in rosso profondo... / Sì, sì... / Amarlo è come guidare una Maserati nuova lungo una strada senza uscita...)


    Le due ragazze sorrisero e si abbracciarono. Erano felici di essere finalmente riuscite a cantare insieme.
    "Bravissima, ‘Usignola’!" disse una voce proveniente dalla platea.
    Charlie si voltò nella direzione da cui proveniva la voce. Dopo qualche secondo riconobbe Blaine, che stava venendo verso il palco, applaudendola.
    Quando, qualche anno prima, Charlie aveva frequentato la Dalton Academy, faceva parte degli ‘Usignoli’, il Glee Club della scuola, insieme a Blaine e Joe. Era nota per essere stata la prima e l’unica ragazza a farne parte, ma nessuno si era mai rivolto a lei chiamandola con il soprannome che le aveva appena dato Blaine.
    "Ma perché, ogni volta che canto, c’è sempre qualcuno che mi spia di nascosto, e salta fuori soltanto a fine canzone, rischiando di farmi prendere un infarto?" disse Charlie, ironica.
    Aveva ragione, però: diverse volte era stata sorpresa da altri a cantare, rivelando qualche segreto. Era successo due anni prima, quando Tina, Artie e Mercedes avevano scoperto per primi che Charlie in realtà era una ragazza; un’altra volta, invece, quando Charlie era ancora alla Dalton Academy, fu sorpresa dal suo amico Joe a cantare con la sua vera voce una canzone che parlava di un ragazzo di cui era follemente innamorata, di cui non poteva parlare a nessuno.
    "Cosa ci fai di nuovo qui?" chiese Blaine. "Di nuovo in fuga?"
    Prima che Charlie potesse rispondere, Tina richiamò la sua attenzione.
    "Devo andare a lezione!" le disse. "Ci vediamo, Charlie!"
    La ragazza ricambiò il saluto, per poi scendere dal palco, avvicinandosi a Blaine.
    "Lo sai che Kurt non è qui, vero?" le chiese il ragazzo.
    "Lo so!" rispose Charlie. "L’ho letto su Facebook!"
    L’attenzione di Blaine fu catturata da una valigia di colore blu scuro, lasciata davanti alla prima fila di sedili.
    "Non dirmi che fai sul serio..." disse. "Vuoi davvero mollare tutto e andartene?"
    "Perché, ho altre opzioni?" chiese Charlie. "Era da tanto tempo che volevo girare il mondo, ma non traslocando continuamente!"
    "Ma sei matta? E come pensi di viaggiare? A piedi?"
    "No, con qualche mezzo di fortuna... e con i soldi che ho... preso..."
    "Non dirmi che li hai rubati..."
    "Ho soltanto preso in prestito alcuni dei soldi di mia madre... Lei tanto non ci fa niente!"
    "Ma perché hai così tanta fretta di partire?"
    "Casa mia è un inferno... Io lì non ci torno! E poi, se tornassi, dovrei trasferirmi continuamente, cambiare città, casa, amici, persone che mi tollerano..."
    "Hai resistito per diciotto anni... Sarebbe così difficile sopportare tutto questo, fino al diploma? Un diploma potrebbe servirti, in futuro..."
    Charlie ci pensò per qualche secondo.
    "Hai ragione," disse. "Non sarà così difficile sopravvivere ancora per qualche mese! E poi, ripensandoci, avrei potuto rubare ancora più soldi!"
    "Che hai intenzione di fare, allora?"
    "Resterò qui, per qualche giorno! Andrò a stare a casa di Kurt, tanto i suoi genitori mi conoscono... Sarà bello respirare un po’, prima di tornare all’inferno..."
    Più tardi, Blaine portò Charlie in aula canto, alla riunione del Glee Club. Proprio come l’anno precedente, la ragazza notò tante facce nuove nell’aula. Ogni settimana, il professor Schuester assegnava agli alunni un tema per le canzoni che avrebbero dovuto cantare per tutta la settimana. Quella volta, il tema era ‘canzoni d’amore’.




















L'angolo dell'autrice:
In questo capitolo abbiamo visto la nostra Charlie tornare a far danni ancora una volta... Era partita con l'intento di fare un giro del mondo, ma a quanto pare, per adesso, dovrà accontentarsi di una mini-vacanza per rilassarsi un po', prima di tornare a casa. Secondo voi, come reagirà alla settimana sulle canzoni d'amore?
Spero, tra l'altro, che abbiate apprezzato la resa del duetto, "Red", originariamente di Taylor Swift.
Come sempre, vi invito a recensire e commentare questa storia: mi farebbe molto piacere ricevere i vostri pareri, e anche i vostri consigli, se ne avete!
A presto!
Arkytior

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Capitolo 11
*** Parte 3 - Capitolo 2 ***


Capitolo 2

    Charlie era sola, in aula canto. Stava leggendo un libro che aveva iniziato qualche giorno prima, quando, all’improvviso, sentì il suo telefono vibrare. Lo tirò fuori dalla tasca, per sapere chi la stesse chiamando, ma, non appena lesse il nome sullo schermo, chiuse la chiamata e si rimise il cellulare in tasca. Non se la sentiva di rispondere. Era da settimane che faceva così: pensava che ignorando qualcuno avrebbe finito per dimenticarlo definitivamente, ma non stava funzionando. Riprese a leggere il suo libro, cercando di non pensare alla persona che aveva provato a chiamarla, qualche secondo prima.
    Qualche minuto dopo, Brittany, una cheerleader che faceva parte del Glee Club e che avrebbe dovuto diplomarsi l’anno precedente, entrò in aula canto, e andò a sedersi vicino a Charlie. Vide che la ragazza stava leggendo, e cercò di capire di quale libro si trattasse, abbassandosi per tentare di vedere la copertina.
    "‘Useless’?" disse. "Ma non è triste?"
    Charlie la guardò, chiedendosi che cosa volesse. La conosceva di vista, ma non aveva mai parlato con lei.
    "Voglio dire, non penso che sia adatto ad una come te!" continuò Brittany.
    "In che senso?" chiese Charlie.
    "Se stai leggendo quel libro, probabilmente ti senti inutile, e ti capisco, dato che mi hanno raccontato la tua storia... Penso solo che leggere quel libro ti faccia sentire peggio!"
    "Davvero?"
    "Sì, anche se io non l’ho mai letto..."
    Charlie rise e chiuse il suo libro.
    "Forse hai ragione..." disse. "Avevo detto che sarei cambiata, che avrei smesso di pensare ad innamorarmi, o a concentrarmi troppo sui miei difetti... Stavo considerando la possibilità di innamorarmi di una ragazza, invece dei soliti ragazzi sbagliati e impossibili, ma non penso che funzionerebbe... In ogni caso, vorrei davvero essere felice di avere dei pregi e degli amici... Forse è arrivato il momento di smettere di fare la stupida e cominciare a cambiare!"
    Forse quella piccola spinta morale era proprio quello che ci voleva per cambiare, e per smettere di pensare al passato, pensò Charlie.
    "Radunami le ragazze del Glee Club!" disse poi a Brittany. "Ho in mente una canzone, e voi dovrete aiutarmi a cantarla!"

    Poche luci cominciarono ad illuminare il palcoscenico dell’auditorium. Il professor Schuester e i ragazzi del Glee Club erano seduti in platea, mentre le ragazze e Charlie erano sul palco, in attesa che cominciasse la musica. Indossavano mini abiti neri e leggings e scarpe basse dello stesso colore.

Bang, Boom, The beat…
My baby is the bang, the boom, the beat…

My boyfriend is music,
my boyfriend is music,
yeah, music is my boyfriend.
He never takes the pressure off…

Hello,
the beat says hello.
He knows I'm gonna follow,
my headphones are on-a.
His low wind is thumpin',
just me and him bumpin',
the walls they are watchin',
I'm turning red blushin'.
You know that…

I don't need no silly boys:
I just need my boyfriend!
I don't need no silly boys:
I just need my boyfriend!
Don't you know,
don't you know that…

My boyfriend is bang, the boom, the beat,
he's beatin' down the door to get to me!
Yeah, music is the shock, the shake, the shake,
the needle in the groove, the grind, the grit!
My boyfriend is music!

    Finita la canzone, tutti applaudirono le ragazze. Il professore si avvicinò al palco.
    "Esibizione interessante, Charlie..." disse. "Perché hai scelto questa canzone?"
    "Ho avuto troppi ragazzi cretini..." spiegò Charlie. "E vorrei tanto dimenticare l’ultimo quasi-fidanzato che ho avuto... La musica, almeno, non dà tanti problemi!"
    "Idea molto originale, non c’è che dire..." riprese il professore. "Ma se, nei prossimi giorni, ci facessi sentire una canzone che parla dell’amore vero? Hai appena detto che sei stata innamorata tante volte..."
    Charlie non seppe cosa rispondere. Era stata innamorata troppe volte, e di troppe persone... Sarebbe stato così difficile ricordarsi di un momento in cui aveva pensato di aver veramente trovato l’amore della sua vita? Sì, se aveva assolutamente intenzione di dimenticarlo!


















L'angolo dell'autrice:
In questo mini-capitolo cominciamo a vedere che il nuovo arrivo di Charlie comporta non pochi problemi: dal suo bisogno di amicizia al voler cambiare completamente, e dimenticare l'amore. Per l'appunto, il testo della canzone che compare in questo capitolo si chiama "Music Is My Boyfriend", di Skye Sweetnam; è stato lievemente censurato (ho semplicemente cambiato una parola, ma poco importa), e non è stato tradotto perché ho ritenuto la traduzione poco importante ai fini della trama, in quanto Charlie stessa la spiega subito dopo: secondo la cantante, è meglio essere fidanzata con la musica, perché non dà gli stessi problemi di un ragazzo in carne e ossa.
Un'altra cosa da notare è il libro che Charlie legge all'inizio: si chiama "Useless", proprio come una storia che ho scritto anni fa e che ho ripubblicato da poco su questo sito. Avevo pensato di impostarla come romanzo, ma è venuta troppo breve.
Se volete, mi fareste un grande piacere se voleste recensire questa storia, o anche mandarmi un messaggio per commentare quello che scrivo, o darmi consigli. Voi non sapete quanto un autore/autrice apprezzi questo semplice gesto!
A presto!
Arkytior

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Capitolo 12
*** Parte 3 - Capitolo 3 ***


Capitolo 3

    Charlie ci aveva messo pochissimo a trovare la canzone perfetta. Doveva trovare una canzone che parlasse esattamente di quello che aveva provato quando credeva di aver trovato il suo ‘principe azzurro’, e sapeva esattamente dove cercarla. Nyaga era brava a scrivere canzoni, ma nessuna riusciva a descrivere esattamente quello che aveva provato. C’era una buona amica di Nyaga, invece, che scriveva quasi sempre canzoni d’amore. A Charlie piaceva molto anche quest’altra cantante, infatti, proprio tra le sue canzoni ne aveva trovata una che sembrava parlare di lei.
    Prese una chitarra, a disposizione degli studenti in aula canto, e, mentre tutti i ragazzi del Glee Club la fissavano, cominciò a cantare.

Took a deep breath in the mirror:
he didn't like it when I wore high heels, but I do.
Turn the lock and put my headphones on:
he always said he didn't get this song, but I do, I do.

(Ho fatto un respiro profondo davanti allo specchio: / a lui non piaceva quando mi mettevo i tacchi alti, ma a me sì. / sblocco i tasti e mi metto le cuffie: / mi diceva sempre che non capiva questa canzone, ma io sì, io sì.)

    Mentre cantava, le tornarono in mente tutti i ragazzi che aveva avuto. A nessuno di loro era mai piaciuta, per motivi sempre diversi.

Walked in expecting you'd be late,
but you got here early and you stand and wave. I walk to you.
You pull my chair out and help me in,
and you don't know how nice that is, but I do.

And you throw your head back laughing,
like a little kid.
I think it's strange that you think I’m funny cause
they never did.
I've been spending the last eight months
thinking all love ever does
is break and burn and end,
but on a Wednesday, in a café,
I watched it begin again.

(Sono entrata, aspettandomi che tu arrivassi in ritardo, / ma tu sei arrivato in anticipo, e mi saluti. Cammino verso di te. / Mi aiuti a sedermi spostando la mia sedia, / e non sai quanto questo gesto sia carino, ma io sì. / E getti la testa indietro, ridendo, / come un ragazzino. / Penso che sia strano che pensi che io sia divertente, perché / loro non l'hanno mai fatto. / Ho passato gli ultimi otto mesi / a pensare che tutto quello che l'amore
fa / è rompere, e bruciare, e finire, / ma un mercoledì, in un caffè, / l'ho visto ricominciare da capo.)

    Si ricordò del primo e unico ragazzo che l’aveva trattata come un essere umano. Si ricordò di quel pomeriggio, al bar, di come si fosse sforzata di fare bella figura, di come le fosse sembrato strano incontrare un ragazzo come Kurt, e di come si fosse perdutamente innamorata di lui.

You said you never met one girl who
had as many Nyaga Roxas records as you,
but I do.
We tell stories and you don't know why
I'm coming off a little shy,
but I do.

And you throw your head back laughing,
like a little kid.
I think it's strange that you think I’m funny cause
they never did.
I've been spending the last eight months
thinking all love ever does
is break and burn and end,
but on a Wednesday, in a café,
I watched it begin again.

(Hai detto che non hai mai conosciuto nessuna ragazza che / avesse così tanti CD di Nyaga Roxas quanti ne hai tu, / ma io sì. / Ci raccontiamo storie e tu non sai perché / sono un po' timida, / ma io sì. / E getti la testa indietro, ridendo, / come un ragazzino. / Penso che sia strano che pensi che i osia divertente, perché / loro non l'hanno mai fatto. / Ho passato gli ultimi otto mesi / a pensare che tutto quello che l'amore
fa / è rompere, e bruciare, e finire, / ma un mercoledì, in un caffè, / l'ho visto ricominciare da capo.)

    Sarebbero stati benissimo insieme, dato che avevano molte cose in comune. La passione per Nyaga era soltanto una di queste.
    Per la prima volta, Charlie non aveva avuto paura di parlare di sé, forse perché aveva la sensazione di aver trovato qualcuno di cui fidarsi.

And we walked down the block, to the car,
and I almost brought 'em up,
but you start to talk about the movies
that your family watches every single Christmas,
and I want to talk about that.
And for the first time
what's past is past

(Abbiamo attraversato l'isolato, fino alla macchina, / e io stavo quasi per parlare di loro, / ma tu hai cominciato a parlare dei film / che la tua famiglia vede ogni Natale, / e mi è venuta voglia di parlare di questo. / E per la prima volta / il passato è passato.)

    Quel ragazzo le aveva fatto dimenticare tutte le delusioni passate. Finalmente, quello che contava era il presente, e non un mucchio di stupidi che ormai vivevano soltanto nel suo passato.
    Mentre cantava, Charlie guardava uno ad uno i ragazzi del Glee Club. C’era chi conosceva la canzone, chi la ascoltava per la prima volta, chi si chiedeva che senso avesse quell’esibizione, e chi pensava che quella fosse una canzone stupenda, anche se non l’aveva mai sentita prima. Istintivamente, il suo sguardo andò a posarsi su Blaine. Non appena se ne accorse, abbassò lo sguardo: in un certo senso, era come se quella canzone fosse dedicata un po’ anche a lui. Non poteva guardarlo proprio mentre stava cantando una canzone in cui diceva che lui era solo un altro della lunga serie di cretini che aveva incontrato!
    Gli occhi di Charlie si riempirono di lacrime, sia per i ricordi che la canzone le faceva venire in mente, sia perché pensava di star facendo una figuraccia enorme.

And you throw your head back laughing,
like a little kid.
I think it's strange that you think I’m funny cause
they never did.
I've been spending the last eight months
thinking all love ever does
is break and burn and end,
but on a Wednesday, in a café,
I watched it begin again.

But on a Wednesday, in a café,
I watched it begin again.

(E getti la testa indietro, ridendo, / come un ragazzino. / Penso che sia strano che pensi che i osia divertente, perché / loro non l'hanno mai fatto. / Ho passato gli ultimi otto mesi / a pensare che tutto quello che l'amore
fa / è rompere, e bruciare, e finire, / ma un mercoledì, in un caffè, / l'ho visto ricominciare da capo. / Ma un mercoledì, in un caffè, / l'ho visto ricominciare da capo.)

    Finita la canzone, mentre tutti la applaudivano, Charlie appoggiò la chitarra ad una parete e uscì dall’aula correndo, per impedire agli altri di vederla piangere. Mentre tutti si chiedevano il motivo di quel gesto, Blaine la seguì.

    La trovò in auditorium, rannicchiata in uno dei sedili della prima fila. Si avvicinò a lei.
    "Perché mi hai seguita?" chiese la ragazza, quasi offesa, senza nemmeno guardarlo. "Non dovresti essere qui."
    "Perché?" chiese il ragazzo.
    "Perché sono una persona orribile." disse Charlie.
    "Perché? Che hai fatto?"
    "Cavolo, sapevo che eri scemo, ma non credevo fino a questo punto!" disse la ragazza, voltandosi finalmente verso Blaine. "Non hai capito una parola della canzone che ho cantato poco fa?"
    "Sì, parlava della prima volta che ti sei innamorata veramente..."
    "... e della persona che mi ha fatto dimenticare tutti i deficienti di cui mi ero innamorata prima! E questo include anche te!"
    "Davvero?"
    "È praticamente impossibile che tu non l’abbia capito! Ho passato mesi a cercare di farmi notare da te, e l’unica cosa che ho ottenuto è stata... un altro trasloco! La lontananza da te è stata un sollievo: ero riuscita quasi a dimenticarti del tutto, ma poi sono tornata in questa città un’altra volta, ed ero terrorizzata al pensiero di incontrare qualcuno che mi avesse fatto ricordare quei mesi passati alla Dalton Academy! Poi ho conosciuto Kurt, che è stato il primo a trattarmi come merito, e da quel momento, tutti i ragazzi sbagliati di cui mi ero innamorata non contavano più."
    Blaine si sedette accanto a lei.
    "Ti ho trattata davvero così male?" chiese.
    "Ho sempre cercato di farmi notare da te," rispose Charlie. "Ti ronzavo intorno come una zanzara, ti stavo più incollata del gel sui tuoi capelli, cercavo di passare con te più tempo possibile, ho persino cantato una canzone natalizia con te, e ho rischiato di farmi buttare fuori dalla scuola, quando Joe mi ha beccata a cantare, con la mia vera voce, una canzone in cui dicevo che ero segretamente innamorata di te. All’inizio pensavo che fosse solo cattiveria, o stupidità, ma poi ci ho pensato, e sono arrivata alla conclusione che eri soltanto un ragazzino confuso che non mi notava, perché forse aveva paura di innamorarsi di qualcuno..."
    Il ragazzo rise.
    "Quindi non sei arrabbiata?" chiese.
    "Diciamo che me ne sono fatta una ragione!" rispose Charlie. "Quello che dovrebbe essere arrabbiato, sei tu, dato che ora ti ho spiegato perché ho cantato quella canzone..."
    "E perché?"
    "Otto mesi dopo aver lasciato la Dalton, ho incontrato il tuo ragazzo... E sono ancora ossessionata da lui... Questo non ti fa arrabbiare?"
    "No."
    "Una ragazza che conosci, e che era perdutamente innamorata di te, è stracotta del tuo ragazzo, e potrebbe volerti morto, solo per il piacere di averlo tutto per sé... E la cosa non ti dà assolutamente fastidio?"
    "Perché dovrebbe? Io lo so che Kurt non mi lascerebbe mai per te..."
    "Anche se, quando gli ho detto che sono una ragazza, mi ha detto che tra noi due avrebbe potuto funzionare comunque?"
    "Charlie, lui ti vede come un’amica!"
    "Allora, penso che per me non sia la stessa cosa! Sono due anni che tento di non pensare a lui come ‘Il principe azzurro’, o ‘Il ragazzo perfetto’, ma è impossibile!"
    "E tu pensi che stare lontana da lui o evitarlo ti aiuterà? Lui ha cambiato idea su di te, ma vi telefonavate quasi ogni giorno!"
    "E se parlare con lui mi facesse stare ancora peggio?"
    "Parlare con gli amici non ha mai fatto star male nessuno!"
    Charlie abbracciò Blaine. Forse non era così stupido come le sembrava.
    "Credo che tu abbia trovato la conferma ad una teoria di molte ragazze..." disse Blaine.
    "Che teoria?"
    "Che il principe azzurro è gay!"
    Charlie rise. Erano veramente poche le persone che riuscivano a farla ridere.
    "Sai, forse non riuscivo a dimenticare Kurt perché è impossibile dimenticare i veri amici..." disse. "E, a proposito di amici, è bello averne qualcuno, anche se abita in un’altra città e lo vedo praticamente una volta l’anno..."
    "Andrai a trovare Kurt a New York, quindi?"
    "Non lo so ancora... Per adesso mi accontento di essere tornata qui, e di aver trovato un nuovo migliore amico!"
    Blaine sorrise.
    "Non so perché all’inizio quasi non ti sopportavo..." disse Charlie. "Non è piacevole per nessuno rivedere un ex-fidanzato, e neanche un ex-quasi-fidanzato! Poi ho scoperto che stavi con Kurt, ed ero... non tanto gelosa... ero invidiosa! Mi sentivo felice e triste allo stesso tempo... Era come se sapessi che non avrei mai trovato la mia anima gemella, che non sarei mai stata felice... come voi due!"
    "Lo pensi davvero?"
    Charlie non rispose. Portò il ragazzo in aula canto, ormai vuota, e chiese al pianista di suonare una canzone. Cominciò a cantare, mentre Blaine la guardava.

So let go all of these mixed emotions,
forget all your hesitations.
Together entwined inside this feeling,
feet off the ground, head hits ceiling.

Then he whispered in your ear
he's absolutely falling:
the words he said are clear,
so don't insist on stalling,

because he's tailor made for you,
with stunning golden hues,
and one sweet tone to soothe.
Your persistent beating heart it's just a start,
and I have seen you everyday:
you've never been like this before.
He's tailor made, tailor, tailor made…

(Lascia andare tutte quelle emozioni confuse, / dimentica le tue esitazioni. / Insieme, intrecciati all'interno di questo sentimento, / a metri da terra, finché la testa non colpisce il soffitto. / Poi lui ti sussurra all'orecchio / che è assolutamente innamorato: / le parole che ha detto sono chiare, / quindi non continuare a resistere, / perché è fatto apposta per te, / con splendidi riflessi dorati, / e un dolce tonalità rilassante. / Il tuo batticuore costante è solo l'inizio, / e io ti ho visto ogni giorno: / non sei mai stato così, prima d'ora. / Lui è fatto su misura, su misura per te...)

    Charlie sentiva che ogni parola della canzone che stava cantando era vera. Finalmente, la sua ossessione per Kurt era svanita nel nulla. Stava lasciando andare una persona molto speciale per lei, e non sembrava rimpiangerlo: la felicità di qualcun altro era più importante della sua, per una volta.
    Finita la canzone, Blaine abbracciò Charlie.
    A molti chilometri di distanza, intanto, Kurt rassicurava un’indecisa Rachel che Finn era fatto apposta per lei.

    Quella stessa sera, dopo che ebbe finito di preparare le sue cose per la partenza dell’indomani, Charlie decise di seguire il consiglio di Blaine, pensando che era sopravvissuta a cose peggiori. Chiamò Kurt, decisa a non riattaccare, non appena avrebbe sentito la sua voce.
    "Ciao, sono io, Charlie..." cominciò, non appena Kurt ebbe risposto. "Scusa per come mi sono comportata... Cioè, quando non rispondevo alle tue chiamate, o ti chiamavo per poi riattaccare subito... lo facevo perché cercavo di dimenticarti, ma non ci riuscivo! Poi ho scoperto che stavo cercando di fare una cosa impossibile... Voglio dire, sei il primo vero amico che io abbia mai avuto... ed è impossibile dimenticare i veri amici, no? Ho capito che ero soltanto invidiosa della tua felicità... e che non sarei mai stata felice come te e Blaine... Mi ricordo quando mi hai detto che presto anch’io avrei trovato la mia anima gemella: spero di incontrarla presto, anche se ho deciso che per un po’ non penserò più ad innamorarmi per forza di qualcun altro... Tu, piuttosto, come stai? Non ho più tue notizie da mesi, ormai..."



















L'angolo dell'autrice:
In questo capitolo finalmente vediamo Charlie affrontare il suo problema principale: la sua ossessione verso Kurt. Pare proprio che l'abbia lasciato andare, e che sia contenta della sua felicità, anche se è una felicità che non comprende lei, bensì una persona che a Charlie non è mai andata molto a genio... fino a questo capitolo! Ebbene sì: dopo il confronto tra Blaine e Charlie, non solo Charlie ha fatto grandi passi avanti, ma è anche riuscita a trovare un nuovo amico!
Per quanto riguarda i testi di canzoni citati in questo capitolo, troviamo nell'ordine "Begin Again" di Taylor Swift (leggermente modificato per esigenze di trama), e "Tailor Made" di Colbie Caillat.
Siamo quasi arrivati alla conclusione della storia. Spero vi stia piacendo, e allo stesso tempo vi invito a recensire, o inviarmi un messaggio per commentare la storia e darmi consigli, se vi va. Mi farebbe davvero molto piacere!
A presto!
Arkytior

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Capitolo 13
*** Parte 3 - Capitolo 4 ***


Capitolo 4

    Era l’ultimo giorno di ‘vacanza’ di Charlie. Quello stesso pomeriggio sarebbe partita per tornare a casa. Aveva deciso che avrebbe mantenuto la promessa fatta a Blaine: sarebbe tornata a scuola, si sarebbe diplomata, e poi sarebbe scappata.
    Era andata al McKinley con la sua valigia, per salutare i ragazzi del Glee club appena prima di partire. Improvvisamente, il suo cellulare vibrò. Lo prese, credendo che le fosse arrivato un messaggio da suo fratello, o da uno dei suoi pochissimi amici, ma invece era un messaggio anonimo, in cui il mittente le chiedeva di recarsi in auditorium.
    Andò all’appuntamento, e fu veramente sorpresa, quando vide il ragazzo che la stava aspettando, sul palco dell’auditorium. Era un ragazzo che l’aveva presa in giro, due anni prima, durante il suo primo giorno in quella scuola, e a cui lei aveva tirato un pugno. Era uno che si faceva rispettare da tutta la scuola, ma a Charlie era sempre sembrato che in fondo avesse un po’ paura di lei. Non avevano mai parlato, infatti, ma lei era abbastanza sicura che il ragazzo si chiamasse Noah Puckerman, detto ‘Puck’, dato che la sua fama lo precedeva. Sapeva anche che si era diplomato l’anno precedente.
    Lasciò la valigia vicino all’entrata, e si avvicinò al palco. Il ragazzo, che aveva in mano una chitarra, iniziò a cantare.

I remember when I realized
the depth of your beauty for the first time.
A million ears had heard you,
but none had listened quite like mine.

Every phrase that leaves your lips
makes me feel as if I'm paralyzed.
Talking is trivial, sing another crazy note,
and I will be there below…

The troubles that we knew before
disappear and all I know is that…

It makes no difference where you come from,
I don't care if you need my love,
you know I'll be there!
I swear I want to sing to the world,
no need to keep it a secret:
you are the one, the only,
my musical soulmate.

(Mi ricordo di quando ho realizzato / la profondità della tu bellezza per la prima volta. / Milioni di orecchie ti avevano sentito, / ma nessuna ti aveva ascoltato come me. / Ogni frase che lascia le tue labbra / mi fa sentire come paralizzato. / Parlare è banale, canta un'altra folle nota, / e io sarò là sotto... / I problemi che conoscevamo prima / spariscono, e tutto quello che so è che / non fa differenza da dove tu venga, / non mi interessa se hai visogno del mio amore, / sai che sarò lì! / Giuro che vorrei cantarlo al mondo, / non c'è bisogno di mantenerlo segreto: / tu sei la sola, l'unica, / la mia anima gemella musicale.)

    Era incredibile: non sapeva né come, né perché, ma qualcuno si era innamorato di lei. Credeva che fosse impossibile, per lei, attirare così tanto l’attenzione di qualcuno, ma era successo comunque.
    Restò lì, ad ascoltare il ragazzo che le stava dedicando una canzone.

Darling, listen:
the audience is calling you.
(They're calling you)
There's no way in hell that
they will ever feel you like I do…

It makes no difference where you come from,
I don't care if you need my love,
you know I'll be there!
I swear I want to sing to the world,
no need to keep it a secret:
you are the one, the only,
my musical soulmate.

(Tesoro, ascolta: / il pubblico ti chiama. / (Ti stanno chiamando!) / Non c'è proprio nessun modo per cui / loro possano mai sentirsi come mi sto sentendo io... / Non fa differenza da dove tu venga, / non mi interessa se hai visogno del mio amore, / sai che sarò lì! / Giuro che vorrei cantarlo al mondo, / non c'è bisogno di mantenerlo segreto: / tu sei la sola, l'unica, / la mia anima gemella musicale.)

    Finita la canzone, Charlie non seppe come reagire. Non le era mai capitato che qualcuno si innamorasse di lei, tanto da dedicarle una canzone. O forse era successo, in passato, dato che lei non aveva mai scoperto che il suo amico Joe era innamorato di lei.
    "Wow..." provò a dire. "Una canzone stupenda..."
    "Già..." disse il ragazzo. "Ho deciso di dedicarla a te, perché mi sono sentito proprio così, quando mi sono reso conto che mi piacevi."
    Charlie arrossì. Non sapeva davvero come comportarsi, in una situazione del genere.
    "Sai, se me l’avessi dedicata qualche tempo fa, forse mi sarei messa con te, saremmo scappati insieme, e la nostra storia sarebbe finita nel giro di poche settimane," disse. "L’ultima cosa che voglio è ferire qualcuno, quindi... No, grazie: ho smesso."
    "Hai paura della mia reputazione da cattivo ragazzo?"
    "No, è che sembra che io porti una sfortuna incredibile... Tutte le mie precedenti relazioni sono finite male, e anche tutti i miei rapporti umani... escluso quello con il mio fratellino, si intende... Avevo preso in considerazione l’idea di passare alle ragazze, ma penso che non avrei molta fortuna neanche in quel caso!"
    "Ma non costa niente darmi una possibilità..."
    "Mi dispiace, e non sai quanto... Ma adesso voglio cambiare! Voglio smettere di cercare il ragazzo perfetto, e cominciare ad aspettarlo, vivendo la mia vita, perché se esiste, so che prima o poi lo incontrerò comunque!"
    "Cioè, vuoi smetterla di baciare ranocchi, in attesa del principe azzurro?"
    "Esatto! Non metto in dubbio che tu sia un bravo ragazzo, ora, ma per me è meglio smettere di innamorarmi di chiunque!"
    La ragazza lasciò l’auditorium. Riprese la sua valigia, e si diresse in aula canto.

    "Come sapete, oggi è il mio ultimo giorno qui," cominciò. "Tornerò a casa, dove mi aspettano lunghi mesi di inferno e di continui traslochi, e cercherò di resistere fino al diploma! Dopo, ho in programma di partire per un lungo viaggio: voglio vedere il mondo, ma non traslocando continuamente! Affronterò questo viaggio da sola, come ho sempre sognato di fare!"
    Avrebbe tanto voluto partire subito, ma volle mantenere la promessa fatta al suo nuovo amico.
    "Volevo anche ringraziare tutti voi," continuò. "innanzitutto per essere gli unici amici che ho (e spero soprattutto che rimaniate miei amici), e poi, per avermi aiutata a migliorare! Non credo che ce l’avrei fatta senza di voi... Prima di salutarvi, però, vorrei dedicarvi una canzone."
    Fece segno ai musicisti di cominciare a suonare la canzone, dopodiché lei cominciò a cantare.

Sometimes you think you'll be fine by yourself,
cause a dream is a wish you make all alone.
It's easy to feel like you don’t need help,
but it’s harder to walk on your own.

(A volte pensi che starai bene da solo, / perché un sogno è un desiderio che esprimi da solo. / E' facile sentirsi come se non avessi bisogno di alcun aiuto, / ma è più difficile camminare da solo.)


    Anche molti ragazzi del Glee Club conoscevano quella canzone, così si misero a cantare insieme a lei.

You'll change inside,
when you realize…

The world comes to life,
and everything’s alright,
from beginning to end,
when you have a friend by your side,
that helps you to find
the beauty you are,
when you open your heart and believe in
the gift of a friend,
the gift of a friend.

(Cambierai dentro, / quando scoprirai che... / Il mondo prende vita, / e tutto va bene, / dall'inizio alla fine, / quando hai un amico accanto, / che ti aiuta a trovare / la bellezza che sei, / quando apri il tuo cuore e credi / nel dono di un amico, / il dono di un amico.)


    Dato che i suoi rapporti sociali non duravano mai molto, non aveva mai capito quanto fosse bello avere degli amici. Aveva infatti scoperto l’importanza dell’amicizia proprio in quei giorni.

Someone who knows when you’re lost and you’re scared,
there through the highs and the lows.
Someone to count on, someone who cares,
beside you wherever you go.

You'll change inside,
when you realize…

The world comes to life,
and everything’s alright,
from beginning to end,
when you have a friend by your side,
that helps you to find
the beauty you are,
when you open your heart and believe in
the gift of a friend.

(Qualcuno che sa quando sei perso e hai paura, / là, nei momenti belli e in quelli brutti. / Qualcuno su cui puoi contare, qualcuno a cui importa, / accanto a te, ovunque tu vada. / Cambierai dentro, / quando scoprirai che... / Il mondo prende vita, / e tutto va bene, / dall'inizio alla fine, / quando hai un amico accanto, / che ti aiuta a trovare / la bellezza che sei, / quando apri il tuo cuore e credi / nel dono di un amico.)

    Non aveva mai avuto dei veri amici, prima di quel momento. E i primi veri amici che aveva mai avuto, erano le prime persone che erano state in grado di farle scoprire la sua bellezza interiore.


And when your hope crashes down,
shattering to the ground,
you, you feel all alone.
When you don’t know which way to go,
and there's no such leading you on,
you're not alone…

The world comes to life,
and everything’s alright,
from beginning to end,
when you have a friend by your side,
that helps you to find
the beauty you are,
when you open your heart and believe in…
When you believe in…
When you believe in… the gift of a friend.

(E quando la tua speranza crolla, / e si schianta a terra andando in frantumi, / tu, tu ti senti solo. / Quando non sai da che parte andare, / e non c'è nessuno che ti possa guidare, / tu non sei solo... / Il mondo prende vita, / e tutto va bene, / dall'inizio alla fine, / quando hai un amico accanto, / che ti aiuta a trovare / la bellezza che sei, / quando apri il tuo cuore e credi... / Quando credi... / Quando credi... / nel dono di un amico.)

    Tutti abbracciarono Charlie, per salutarla. Charlie era felice di poter contare sui nuovi veri amici che aveva trovato. Ora sapeva di non essere sola.
    Blaine fu l’ultimo ad abbracciare la ragazza.
    "Non fare stupidaggini!" le disse.
    "Cercherò di fare la brava!" rispose Charlie.

    La presenza di amici con cui parlare e sfogarsi, anche soltanto attraverso Internet o una telefonata, aiutò molto Charlie, che riuscì a sopportare la sua vita fino al giorno del suo diploma. Il giorno successivo, come aveva programmato, sarebbe scappata, e nessuno avrebbe saputo dove era diretta.


















L'angolo dell'autrice:

Piccola confessione: ho sempre sperato che Mark cantasse 'Musical Soulmate' in una puntata, e siccome in questa storia comando io, gliela faccio cantare! Mi dispiace soltanto di aver deluso le aspettative di chiunque avesse sperato che la povera Charlie si mettesse con Puck...
In questo capitolo finale, le canzoni citate sono, nell'ordine, "Musical Soulmate" di Mark Salling e "Gift Of A Friend" di Demi Lovato.
Il prossimo capitolo sarà l'epilogo, che avevo scritto molto tempo prima del vero finale della serie, e che, più o meno, fa finire la storia nello stesso modo (con l'eccezione di Charlie, naturalmente!).
Come sempre, se vi piace questa storia (o anche se non vi piace, o volete darmi qualche consiglio per migliorare), sarei molto felice se mi voleste lasciare una recensione o un messaggio. Ne sarei davvero molto felice!
A presto!
Arkytior

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


Epilogo

    La stanza era quasi buia. Charlie guardò la creaturina profondamente addormentata che aveva di fronte a sé. Era possibile che, in quella creatura così perfetta, ci fosse una parte di lei?
   
    Cercò di ricordare come fosse successo. Più o meno, cinque anni prima, il giorno dopo il suo diploma, aveva rubato tutti i soldi di sua madre (sapeva dove li teneva, e sapeva persino come accedere al suo conto in banca e alle sue carte di credito), in modo che gli unici soldi rimasti in casa fossero quelli di suo fratello minore. Aveva messo in valigia soltanto l’essenziale (vestiti, documenti, soldi e cellulare) e si era diretta in aeroporto, pronta per salire sul primo volo in partenza per qualsiasi destinazione. Non aveva una meta precisa: voleva andare via, il più lontano possibile dalla sua famiglia, anche se le dispiaceva un po’ lasciare suo fratello solo con sua madre.

    Dopo quattro anni passati in giro per il mondo, era tornata negli Stati Uniti. Li aveva girati in tutti i modi, dato che cambiava città molto spesso, ma, per una volta, volle visitarli come una turista. Il suo viaggio, però, finì con un evento che cambiò la sua vita.
    Era spaventata, aveva la sensazione di aver fatto qualcosa di così sbagliato che decise di tornare sui propri passi. Aveva disperatamente bisogno di qualcuno. Come aveva potuto fare una cosa del genere? Aveva paura di aver ferito qualcuno, con quel suo gesto quasi disperato. Aveva deciso di non rivelare a nessuno dove si trovava, ma era così bisognosa di aiuto che volle farsi trovare da qualcuno. Scrisse su Facebook che si trovava a Lima, in Ohio, aspettando che qualcuno decidesse di cercarla.
    Non passarono neanche ventiquattr’ore, che la ragazza ricevette un’inaspettata chiamata da Blaine. Non si erano sentiti molto, durante l’ultimo periodo, perciò Charlie non si aspettava proprio che il ragazzo la chiamasse. Durante quella chiamata, però, il ragazzo non sembrò far caso al fatto che non si erano sentiti per mesi: le disse soltanto di recarsi a New York, a casa sua.
    Charlie partì immediatamente. Aveva bisogno di amici, dovunque questi si trovassero.
    Arrivata all’indirizzo che le aveva comunicato l’amico, un po’ si aspettò di vedere sul citofono il cognome di questi, accanto a quello di Kurt. Suonò, e quando il portone si aprì, salì le scale, diretta all’appartamento dei suoi amici.
    "Hai chiamato?" disse a Blaine, non appena quest’ultimo aprì la porta dell’appartamento.
    "Charlie, come stai?" le chiese Blaine, felice di vederla.
    "Ho avuto momenti peggiori..." rispose la ragazza, entrando. "Tu, piuttosto, che combini qui?"
    Non appena udì la voce della ragazza, Kurt corse a salutarla.
    "Charlie!" gridò, andando ad abbracciarla. "Com’è andato il tuo viaggio?"
    "Meglio di quanto mi aspettassi!" rispose Charlie. "Parlando di questioni più serie, comunque, perché sono qui? Quando mi avete chiamata, non mi avete detto quasi niente..."
    I due ragazzi si guardarono, poi fecero sedere Charlie sul grande divano bianco a forma di ‘L’, in soggiorno. Loro, invece, si sedettero sull’altro lato della ‘L’, in modo da poter guardare in faccia la ragazza, mentre le parlavano.
    "Da dove possiamo cominciare..." cominciò Blaine. "Sicuramente tu non tornerai a casa, vero?"
    "No, neanche per vedere se il mio fratellino è sopravvissuto!" rispose Charlie. "Povero ragazzino..."
    "Quindi, dove andrai a stare?" continuò il ragazzo.
    "Non ne ho la minima idea..." rispose Charlie.
    "E se ti trasferissi qui?" le disse Kurt. "Potresti stare nella nostra camera degli ospiti!"
    "Davvero?" disse la ragazza, incredula.
    "E c’è di più!" disse Blaine, porgendo alla ragazza alcuni fogli.
    "Annunci di lavoro?" disse Charlie, leggendo velocemente i fogli che le erano appena stati dati. "Ma... perché? Perché state facendo tutto questo? Non è che volete corrompermi per ottenere qualcosa?"
    I due ragazzi si guardarono. Sembrava che Charlie avesse scoperto le loro vere intenzioni.
    "Vogliamo un bambino, Charlie..." le disse Blaine, stringendo le mani di Kurt. "E... abbiamo bisogno del tuo aiuto!"
    La ragazza non seppe cosa rispondere.
    "Ma vi siete bevuti il cervello?" disse. "Cioè... Rispetto la vostra decisione, ma... perché proprio io?"
    "Perché per noi sei perfetta!" le rispose Kurt.
    "Oh, andiamo!" replicò Charlie. "Posso elencarti almeno un miliardo di persone molto più perfette di me: Taylor Swift, Dianna Agron, Ashley Tisdale, Heather Morris, Luisana Lopilato..."
    "...Nyaga Roxas..." aggiunse Kurt.
    "Non so se l’hai notato, ma a noi sei sembrata molto più reperibile delle ‘Barbie’ che hai nominato..." disse Blaine.
    "Ma abitate a New York, cavolo!" disse Charlie. "Ad ogni angolo della strada c’è almeno una ragazza che sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa per voi, e anche molto meglio di me!"
    "Ma noi non vogliamo una ragazza qualsiasi..." disse Kurt. "Noi vogliamo te!"
    "Dovete essere proprio disperati, allora..." replicò Charlie. "Avreste potuto scegliere qualsiasi persona, e, invece, avete scelto di affidare un incarico così importante alla persona più orribile dell’universo..."
    "Pensavo che avessi voltato pagina, che avessi dimenticato quella storia!" disse Blaine.
    "Non mi riferisco al fatto di essere stata follemente innamorata di entrambi..." spiegò Charlie. "E neanche all’ossessione di cui sono riuscita finalmente a liberarmi... Sto parlando del motivo per cui mi avete trovata!"
    I due ragazzi si chiesero cosa volesse dire. Ma perché non dava mai subito risposte chiare?
    "È successo circa un paio di mesi fa," cominciò Charlie. "Avevo quasi finito il mio giro degli Stati Uniti in veste di turista, quando è successo qualcosa che difficilmente dimenticherò. Non so cosa mi è preso, né perché l’ho fatto, esattamente, ma è stato come se sapessi di star facendo qualcosa di sbagliato. C’era un ragazzo, un cretino che mi aveva aggiunta su Facebook, che mi aveva chiesto di incontrarci. Ci siamo incontrati, infatti, ma fin dal primo istante in cui l’ho visto, avevo un brutto presentimento. E’ finita nel modo che potete chiaramente immaginare, ma non penso che quella sia stata la cosa peggiore..."
    "Perché, che altro ha fatto?" chiese Kurt, quasi spaventato.
    Charlie quasi non poteva sopportare quei ricordi.
    "Mi ha chiamata ‘Blaine Anderson’!" disse la ragazza, lapidaria.
    Blaine trasalì.
    "È già orribile chiamare una persona con un nome diverso..." continuò la ragazza. "Ma sentirsi chiamare con il nome di una persona che si conosce, da un cretino come quello, è veramente terribile!"
    "È per questo che volevi essere rintracciata da qualcuno, allora..." disse Blaine.
    "Sentire il tuo nome da un tipo del genere, mi ha come riportata alla realtà, e mi ha fatto rendere conto che stavo facendo uno sbaglio veramente enorme... Ma ormai era troppo tardi..." disse Charlie. "Adesso che ci penso, però, come mai quel cretino ti conosceva? Non avrai mica tradito Kurt con quello lì..."
    "Non ti ricordi, per caso, qual era la sua foto del profilo?" chiese Blaine.
    "Sicuramente non era la sua faccia..." rispose la ragazza. "Ho guardato l’album delle sue foto del profilo, e non ce n’era neanche una sua! C’erano tutti edifici alti, tipo l’Empire State Building, il grattacielo Chrysler, la Tour Eiffel, il grattacielo più alto del mondo, un faro..."
    "Wow! Non pensavo che fosse ancora a piede libero..." commentò Blaine.
    "Sarà pure un cretino, ma devi avergli fatto proprio una bella impressione..." disse Charlie. "E confermo quello che ti ho detto qualche anno fa: se hai avuto il coraggio di tradire Kurt con quell’affare, sei proprio un grandissimo..."
    "Tornando al motivo per cui ti abbiamo chiamata, Charlie," la interruppe Kurt. "Accetti o no?"
    "Non vogliamo obbligarti a fare qualcosa che non vuoi fare, ma ci terremmo molto che tu accettassi!" aggiunse Blaine.
    "Non avete ascoltato una singola parola di quello che ho detto?" disse Charlie. "Sono una persona orribile, sono stata così debole da fare una cosa del genere, e... vi ho tradito, e voi non dovreste più riuscire a guardarmi in faccia!"
    Charlie voleva soltanto tornare indietro nel tempo, e cambiare il suo passato, anche sapendo che era impossibile. Abbassò lo sguardo, cercando di non pensare al suo folle gesto.
    "Non hai tradito proprio nessuno, Charlie..." la rassicurò Blaine. "Eri sola, forse non hai pensato bene a quello che stavi facendo, ma adesso è passato, ti sei pentita di quello che hai fatto, e non importa più!"
    "Tutti commettono degli errori, Charlie..." aggiunse Kurt. "Ma devi smettere di colpevolizzarti, andare avanti, e pensare che si è trattato soltanto di uno sbaglio! Anche se non è stato proprio un piccolo sbaglio innocente, e non potrai far finta che non sia mai accaduto..."
    "Noi ti stiamo dando l’occasione di ricominciare, di far parte della nostra famiglia..." disse Blaine. "Sei, dei nostri, allora?"
    "Voi non vi rendete conto di quello che succederebbe, se io accettassi..." disse Charlie. "Sono stata cresciuta da un’incapace, non ho mai sopportato la mia famiglia, sono stata ossessionata per anni dall’idea che la mia vita sarebbe diventata soddisfacente dal momento in cui avrei incontrato il ragazzo perfetto, e credo di essere un portasfortuna ambulante! Davvero volete affidare un incarico così importante ad una come me? Senza contare che potrei anche impazzire, o peggio..."
    "Chi ti ha detto che succederà?" le disse Blaine, per rassicurarla. "E poi, nel caso tu impazzissi improvvisamente, ci saremo io e Kurt a tenerti buona... Vedrai, non sarai sola..."
    Charlie era quasi convinta.
    "Forse questa è la tua buona occasione per fare qualcosa di veramente bello per qualcun altro!" le disse Kurt. "Potrai dimostrare a te stessa che puoi fare anche del bene, e che non sei solo un portasfortuna camminante, o carta da parati!"
    Charlie sorrise.
    "Ok, d’accordo!" disse. "Lo farò: mi avete convinta!"
    I due ragazzi erano felicissimi.
    "Non sapremo mai come ringraziarti, Charlie!" le disse Kurt.
    "Farmi stare qui, non farmi pagare l’affitto e trovarmi decine di annunci di lavoro, è già abbastanza!" rispose la ragazza.
    "Niente sarà mai abbastanza per ripagarti, Charlie!" le disse Blaine. "Ti va, se domani ti porto a conoscere la dottoressa?"
    "Oh mio Dio, non sarà mica quella tua amica pazza che si rivolge a tutti chiamandoli con il secondo nome!" disse Kurt.
    "Perché, non ti piace Tori?" chiese Blaine. "È un po’ strana, ma è forte!"


    Charlie continuò a guardare la bambina. Era incredibile come in un essere così perfetto ci fosse anche una parte di lei. I ragazzi avevano avuto ragione: quella creaturina era davvero qualcosa di perfetto, qualcosa che aveva reso felice qualcun altro.
    I mesi precedenti erano passati così in fretta. Aveva trovato un lavoro, una nuova famiglia, e, per la prima volta nella sua vita, poteva considerarsi felice.
    Era immersa nei suoi pensieri, quando la raggiunse Kurt.
    "È bellissima, vero?" le disse, riferendosi alla bambina ancora addormentata.
    "Già, è stupenda..." rispose la ragazza. "Solo, non capisco come vi sia venuto in mente di chiamarla May Charlotte!"
    "Forse tu non te ne rendi conto, ma hai fatto una cosa bellissima per noi, Charlie... Dovevamo pur ringraziarti, in qualche modo!"
    "E non era già abbastanza trovarmi un lavoro e farmi stare qui con voi? Senza contare il fatto che ormai mi avete praticamente ‘adottata’..."
    "Beh, Charlie Anderson, abbiamo fatto di meglio..." disse Kurt, riferendosi esplicitamente al fatto che Charlie aveva davvero cambiato il suo cognome perché non si sentiva parte della sua famiglia, e che ora si presentava a tutti dicendo di essere la sorella di Blaine.
    Kurt tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi. Charlie già intuiva cosa fossero.
    "Non dirmi che mi avete regalato una casa!" esclamò Charlie, incredula, stando attenta a non svegliare la bambina.
    "Ti abbiamo regalato l’appartamento di fronte al nostro!" le rispose Kurt, dandole le chiavi. "E non preoccuparti, perché non starai lì da sola ancora per molto..."
    "Che vuoi dire?"
    "Tuo fratello è già su un aereo diretto qui. Tra poco andrò a prenderlo all’aeroporto: vieni anche tu?"
    Charlie non riusciva a credere alle parole del ragazzo. Le sembrava un sogno, ed aveva paura di potersi svegliare da un momento all’altro. Era certa di non aver mai fatto un sogno così bello: forse non stava sognando! Non riusciva ancora ad immaginare il suo adorato fratellino lì, con lei, in un sogno che era diventato realtà. Forse, in un futuro non troppo lontano, sarebbe anche riuscito a camminare con le sue proprie gambe!
    Charlie seguì Kurt fuori dalla stanza. Prima di varcare la soglia, diede un’ultima occhiata alla bambina addormentata: stava sorridendo, segno che stava sognando qualcosa di molto bello. Nel sorriso della piccola, Charlie non poté fare a meno di riconoscere quello di Kurt.


















L'angolo dell'autrice:

E siamo arrivati all'epilogo della storia! Devo dire la verità: mi è risultato abbastanza difficile trovare un finale per questa storia che non comprendesse una fine tragica per Charlie... Solo perché è un personaggio inventato da me, non vuol dire che mi stia simpatica, anzi, via via che la storia procedeva, mi stava sempre più antipatica... In questo finale lei sembra ottenere ciò che vuole (si allontana da sua madre, trova una casa, un lavoro, va a vivere con il suo fratellino, vicino ai suoi nuovi amici...), ma in realtà non è pienamente soddisfatta di ciò che ha ottenuto...
Questa storia finisce qui. Come sempre, vi ricordo che un vostro commento o messaggio è sempre molto gradito: è bello ricevere pareri positivi, ma anche critiche costruttive che aiutano a migliorare sempre più!
A presto!
Arkytior

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