Veritas

di Oblio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I's me, Death ***
Capitolo 2: *** A Family business ***
Capitolo 3: *** She knew too much ***



Capitolo 1
*** I's me, Death ***


Cosa poteva chiedere di più?
La musica le intorpidiva i sensi in quella piccola palestra, ma si stava divertendo comunque.
Era il ballo di fine anno e lei era stretta al suo fidanzato. Nulla poteva andare meglio.
Jake, che le cingeva i fianchi con le sue mani, le sorrideva con fare quasi malizioso.
-dopo ci divertiamo ancora- le sussurrò quando Christina Perri giunse a metà di A thousand years.
Come rovinare un momento quasi romantico, pensò una voce dentro di lei, ma poi decise di non pensarci. Jake era il suo ragazzo, per quella sera, il suo cacciatore. Già, cacciatore. Il mondo era pieno di principi, ma di cacciatori no.
Sentì le mani di lui accarezzarle la schiena. Le mise il cappuccio per scherzo.
-sei bellissima stasera-
-grazie- rispose assaporando quel momento con gli occhi lucidi.
I loro volti si avvicinarono. Lei sentì vicino il suo respiro, il suo profumo.
-ti amerò per ancora mille anni-
Cosa poteva chiedere di più?
Chiuse gli occhi, e con il buio giunse il silenzio.
Lui forse le prese il viso tra le mani, mentre lei si preparava a ricevere il suo primo bacio.
Era tutto perfetto. E poi non lo fu più...

Sentì un urlo. Un singolo e acuto urlo che le arrivo frammentato, rotto.
Il volume della musica si abbassò e tutti smisero di ballare.
Solo il signor Fogg, i cui apparecchi acustici dovevano essere ancora scarichi, continuò a versarsi avidamente del punch.
Si voltò, scostandosi da Jake. Si guardarono, uno più stupito dell'altro, e la palestra si fece tutto un vociare.
Chi aveva gridato?
Qualcuno disse che doveva essere uno scherzo, qualcun altro provò ad avvicinarsi all'uscita, quando la porta si spalancò da sola.
-è morta- singhiozzò una voce femminile.
-è morta!-
Nella palestra entrò Shannon Jill, la ragazza con gli occhiali che tutti prendevano in giro.
Nessuno sembrava capire.
Lei aspettava ancora che qualcuno accucciasse la fine dello scherzo, quando vide quattrocchi avvicinarsi proprio a lei.
Shannon la guardava dritta negli occhi. Nelle iridi verdi un color misto tra la compassione e la paura.
La guardava fissa.
-è morta...

-Shannon? Shannon cosa è successo??- le chiese lei preoccupata.
La ragazza dai codini e gli occhiali spessi sembrava davvero sconvolta.
-Ju è sotto shock! Lasciale il tempo di respirare- la rimproverò Jake in un momento di normalità.
-Shannon- lo ignorò lei sempre più preoccupata.
Shannon Jill si stropicciò gli occhi, come per svegliarsi da un sogno di nebbia.
-Juliet Kane- disse quattrocchi, -è tua madre..-

Ju non esitò un attimo. Si allontanò da Shannon e Jake che la stava aiutando a sedersi, e uscì in fretta dalla palestra.
-Ju- la chiamò in eco Jake. -Ju aspetta!-
Il mantello svolazzava scomposto dietro di lei. Le mani intente ad alzare la gonna quanto era necessario per correre senza inciampare nei tacchi.
Era uno scherzo. Doveva essere uno scherzo.
Corse per i corridoi, sfrecciando tra le coppiette appartate negli angoli e le ragazze che non erano state invitate al ballo.
Arrivò alla stanza più lontana della Stonewood High in poco tempo.
L'ufficio della vicepreside era aperto.
La porta forzata, ora socchiusa. Il freddo, dalla finestra, le graffiava il viso.
-Mrs. Kane- lesse sulla targhetta dorata che dominava la scrivania.
Era uno scherzo. Doveva essere uno scherzo.
La luce non si accendeva.
Ju si avvicinò alla scrivania, sommersa dalle scartoffie. La sedia era al suo posto.
Quello che non era al suo posto, era la macchia scarlatta che si intravedeva dietro ad essa.

-mamma!- urlò quando vide il corpo.
Pianse, gridò, e pianse gridando. Poi tutto si fece sfocato nei suoi ricordi.
Qualcuno la portò via mentre la vicepresidenza si affollava di curiosi. La polizia arrivò dopo due buone ore.
Arrivò anche suo fratello, Sam.
-Ju cosa è successo?- le chiese vedendola seduta a terra. -Ju rispondimi! Ti prego!-
E poi, il buio.

L'omicidio di sua madre venne archiviato come accidentale. Secondo gli inetti della polizia un ladro si era introdotto a scuola e aveva cercato di rapinare Violet Kane, che, avendo opposto resistenza, era stata uccisa; anche se il portafogli e i gioielli le erano rimasti addosso.
Ma questo non importava allo sceriffo di Stonewood, che aveva cercato in tutti i modi di proteggere il Signor Jackson, il preside della Stonewood, che Sam aveva accusato pubblicamente.
-quello nasconde qualcosa, io lo so. E anche mamma lo sapeva- le aveva detto Sam quando lei gli aveva chiesto spiegazioni.
Il resto aveva cercato di evitarlo.
Per tutta l'estate era rimasta sola. Lei e Jake si erano lasciati, per quello che stava succedendo tra le loro famiglie, e Ju passava le sue giornate a leggere o a occupare il tempo a disegnare, l'unica cosa che riuscisse davvero a distrarla.

E l'estate passò lenta quanto immediata, finché non giunse l'inizio della scuola.
In effetti mancavano ancora tre giorni, ma Ju si era messa di impegno a studiare prima. Le piaceva tenersi impegnata.
Aveva appena spedito una mail a Michael Ross, il referente del corso di Arte e creatività, che era stato entusiasta di averla nel suo gruppo. Quell'anno era diverso, dopotutto.
Aveva lasciato le Cheerleader, e aveva lasciato effettivamente l'elite della Stonewood High dopo che aveva rotto con Jake.
Era diverso. Era tutto diverso.
Sospirò. Fece per chiudere il computer, quando sentì un trillo.
Una nuova mail. Si chiese se non fosse ancora Michael, che la ringraziava per l'ennesima volta.
Ma non era Michael.
-da: me
Oggetto: VERITAS-

Ju si rimise gli occhiali, interessata alla mail che apparentemente si era inviata da sola.
-oggetto: VERITAS- diceva il messaggio.
-vuoi conoscere la verità?- le chiedeva lo schermo.
Ju fece una smorfia. Era uno stupido scherzo, ma qualcosa la incuriosiva.
-la verità su cosa?- digitò in fretta.
-la verità sulla mia opera: l'omicidio di tua madre :)-
Ju per poco non buttò il pc giù dal tavolo.
-non è divertente. Smettila.- fu il suo ultimo messaggio, prima di inserire le mail da "me" nella spam.
Un altro trillo.
-STONEWOOD HIGH SCHOOL. 23:59-

Andare a scuola non le piaceva, men che meno andarci di notte. Ma se qualcuno la stava prendendo in giro voleva affrontarlo.
-Juliet sei sicura che sia legale-
-ovviamente no- rispose a Michael mentre scassinava la porta principale, -e non chiamarmi Juliet. Mi chiamava così solo... Be' lasciamo perdere. Hai portato quello che ti ho chiesto?-
-s-sì- rispose lui agitando la borsa che teneva in mano.
-shhhh!- lo zittì lei.
Be', in realtà non voleva solo affrontare lo spiritoso che le inviava le email. Se voleva davvero spaventare Juliet Kane, prima sarebbe stata lei a fargli prendere un bello spavento.
-sangue finto, una mano quasi umana e ossa di pollo- ripeté Michael come fossero stati sulla lista della spesa.
-shhh!!-
E si richiese perché se lo era portato dietro.
-sai, sei davvero bella, anche qui- provò a dire Michael socchiudendo gli occhi dietro agli occhiali, mentre superavano la biblioteca e l'aula di detenzione.
Lei inarcò un sopracciglio.
Non era il suo tipo. Non era per niente il suo tipo, ma alla fine era l'unica persona disposta ad aiutarla anche nel bel mezzo della notte.
-esattamente dove stiamo andando, ehm, Ju?-
Sforzò un sorriso. -in vicepresidenza. Sarà lì.-

Controllò l'ora: le undici e cinquantacinque.
Eppure non c'era nessuno.
La vicepresidenza era vuota, spoglia di tutte le cose di sua madre.
Erano nascosti sotto la scrivania. Michael tremava e lei lo riprese un paio di volte. 
-vuoi stare fermo?-
 Le undici e cinquantotto.
-forse non verrà nemmeno- si disse socchiudendo gli occhi.
Sospirò. Era stato uno scherzo. Uno stupido scherzo, e lei ci era cascata.
-dai Michael usciamo, possiamo anche and...-
Ma non finì nemmeno la frase, che l'allarme della scuola cominciò a suonare.
-che hai fatto?!- chiese al ragazzo.
-io non ho fatto niente-
Uscirono dal loro nascondiglio. Ju aprì la porta e...
Michael si tappò le orecchie quando lei urlò.
-c'è.. C'è una mano!- disse lei arretrando alla vista di quella che sembrava una vera mano umana, con tanto di sangue vero e ossa vere.
Accanto, un biglietto.
"le campane suonano quando i colpevoli vengono arrestati
-me"
Salve a tutti :) Questa è la mia prima storia e mi farebbe molto piacere se recensiste per darmi la vostra opinione...  

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Capitolo 2
*** A Family business ***


Lo sceriffo di Stonewood non tardò ad arrivare sulla scena del... Be, Ju non era sicura che trovare una mano sanguinante in una scuola in ci si era appena introdotti illegalmente fosse un vero crimine, o che esistesse almeno un nome per chiamare il tutto.
-Montatura! Ecco come chiamo tutto questo!- disse lo sceriffo Field sbattendo un pugno sul tavolo della sala interrogatori.
-ma io non ho fatto niente!- si difese lei per l'ennesima volta.
-quindi lei non si è introdotta illegalmente in una struttura scolastica, in piena notte??-
-beh, sì, stavo solo...
-e non aveva forse con sè tutto il necessario per organizzare uno scherzo del genere?-
-sì avevo del materiale, FINTO!-
-e non è stata una sua idea l'idea di cospargere la mano finta col il sangue rinvenuto anche su un'altra scena del crimine?!-
-aspetti... Coosa??-
-mi ha sentito. Secondo me dietro a tutto questo c'è solo una persona: lei!-
-aspetti aspetti aspetti. La mano era finta?-
-certo che era finta! Era identica a quella che abbiamo trovato nella sua borsa!-
-e il sangue...-
-come le ho detto, il sangue era quello rinvenuto anche su un'altra scena del crimine: quella dell'omicidio di sua madre.-

-cosa hai fatto?-
-nulla- sbuffò salendo sull'auto di Sam.
Solo tre sbuffi e quattro occhiatacce si decise a parlare, e raccontò al fratello tutto quello che era successo.
-era solo uno stupido scherzo e...-
-No.- la interruppe Sam, -Ju, questa è una cosa seria. Un... Affare di famiglia-
-sarà meglio che tu stia alla larga da tutto questo d'ora in poi- le disse una volta a casa.
-sì- annuì senza ascoltare, e si chiuse in camera sua.
Accese il telefono: sette chiamate da parte di Michael.
Cielo, quel ragazzo doveva farsi una vita.
-Michael?-
-Jul... Ju!- rispose lui entusiasta.
-cosa vuoi?-
-be, volevo sapere solo se stavi bene.. Ecco, se è andato tutto bene-
-perché non dovrebbe essere così?-
-perché forse siamo stati portati via dalla polizia?-
Ju si buttò sul letto.
-sì, be, mi è capitato anche di peggio...-
-d'accordo..- concluse lui un po' deluso, e lei se ne accorse.
Non doveva trattarlo così, è una parte di lei lo sapeva. -Ehi?- lo chiamò dopo un attimo di silenzio, e lui sembrò risvegliarsi.
-eh? Sì, cosa?-
-grazie per... Be, avermi aiutato anche ad un orario improponibile per una missione che ci ha fatto arrestare.- non ci credeva, l'aveva detto davvero?
-a questo servono gli amici, giusto?- le rispose lui raggiante.
-già.- e la loro epica telefonata si concluse.
-Amici- pensò. Lei non ne aveva, non più ormai. Non da quando aveva perso la corona.

Anche la scuola ricominciò, e Ju ebbe la sua occasione. Quell'anno avrebbe cercato. Qualcuno l'aveva incastrata. Qualcuno aveva ucciso sua madre e lei l'avrebbe smascherato. Ne era certa.
-oh scusa- disse in fretta quando, assorta nei suoi pensieri andò a sbattere contro qualcuno.
-nulla anzi, lascia che ti...- rispose una voce familiare.
-Jake- salutò lei.
-Juliet- e il tono del ragazzo sembrava quasi deluso.
Le riprese il libro che era caduto e glielo porse. -tieni-
-grazie- gli disse senza guardarlo negli occhi.
Lui era sempre lo stesso, il re, il suo cacciatore che ora aveva ripreso la corona.
Lei, forse per i capelli più corti, aveva perso la sua tiara.
-be, ora devo andare a lezione- tagliò corto lui. -ciao-

-è solo una mia impressione o a te piace ancora?-
-ciao Michael- sospirò girandosi.
-che ci fai qui?-
-abbiamo il laboratorio di arte ora, non ricordi?-
-oh, certo- e lo seguì in fondo al corridoio.
-bentornati, anche quest'anno- esordì Michael nell'angusta aula in cui una decina di cavalletti erano sistemati in cerchio.
Era evidente che quello era il suo regno.
-sì a proposito..- lo interruppe una ragazza dal fondo dell'aula.
Aveva i capelli biondi e piastra ti, il rossetto sulle labbra e la gonna fin troppo corta.
Ju conosceva fin troppo bene quel genere di ragazza; una volta lo era stata lei stessa.
-vorrei dire che quest'anno ho intenzione di lasciare questo... Corso. Dove trovo il signor Danning, per finire il tutto?- chiese con un velo di sufficienza.
-oggi è assente, Shannon- rispose Michael, e Ju faticò a non spalancare la bocca.
Shannon Jill prese la sua borsa e fece sentire i suoi tacchi fino ad arrivare vicino alla porta.
Ju si accorse di fissarla solo quando Shannon le rivolse un'occhiataccia.
La ragazza inarcò un sopracciglio. -che c'è Juliet, sei caduta dal piedistallo?-
Ju non sopportava più il suo sorriso troppo truccato.
-perché non hai mandato una email al professore?- le chiese il ragazzo.
-sai, non sono molto brava... Con le email-
-glielo riferirò io Shannon, non ti preoccupare?-
-grazie Martin- sorrise ancora.
-Michael- la corresse lui.
-ah già. Pensi sia così importante perché me ne freghi qualcosa? Già-
Shannon Jill si accarezzò i capelli tinti e uscì dalla porta soddisfatta.
-bye bye.

Ju prese posto in fondo, dove prima era seduta Shannon.
Ancora non riusciva a capire come quella ragazza fosse riuscita a cambiare così tanto
Michael iniziò a spiegare qualcosa come il programma dell'anno, di come quel corso desse crediti in più e bla bla...
Ju si era distratta nel frattempo. Accanto al cavalletto c'era una cartella di cartone.
-i fogli della scuola- pensò lei,  finché non vide la scritta.
"Shannon P. Jill- corso di arte e creatività".
La aprì e inavvertitamente fece cadere un bel po' di fogli scarabocchiati e colorati, attirando l'attenzione di tutti.
-scusate- si affrettò a dire, finché, mentre raccoglieva i disegni, notò uno schizzo che catturò la sua attenzione. Era datato 6-8-15, lo stesso giorno del ballo scolastico.
Ma ora non aveva tempo. Rimise tutti i fogli nella cartella e la chiuse.
-cosa è successo a Shannon?- chiese a Michael alla fine dell'ora.
-cosa? Non lo sapevi? Subito dopo la fine della scuola è stata in vacanza da sua zia in Georgia per un mese, quando è tornata...-
-e tu invece come fai a saperlo?-
-frequentiamo il corso di Recitazione insieme, e di solito lavoriamo anche d'estate.-
La campanella suonò e Ju si diresse verso l'aula di Chimica al terzo piano. In realtà, il resto della mattinata fu un susseguirsi di lezioni a cui lei non prestava minimamente attenzione. Rimpiangeva gli anni in cui gli insegnanti chiedevano ancora come erano andate le vacanze o che libri avevano letto.
L'una.

-ciao- la salutò Michael prendendo posto davanti a lei.
Una parte di lei era contenta: non avrebbe dovuto mangiare tutta sola, dato che chiunque "contasse qualcosa" evitava il suo tavolo. Ma se da un lato era felice, c'era pur sempre una sua parte che trovava quel ragazzo troppo... Appiccicoso.
-ciao- rispose senza guardarlo.
Nel frattempo, qualcuno al tavolo di quelli che contavano, stava ridendo, e guardava dritto verso di lei.
-gli sfigati vanno bene insieme, vero Kane? Ahahah-
Fred Tompson, il capitano della squadra di football rideva di gusto.
Ju si girò e gli dedico una lunga e profonda occhiataccia. Stava per alzarsi, quando Michael la fermò. -no Ju, non ne vale la pena...-
-stai a sentire il tuo amichetto Kane. Devi fare la brava, non vorrai che ti rimettano dentro-
Era troppo.
Ju si alzò e andò impettita al tavolo dei giocatori di football.
-che problema hai Tompson?- chiese sforzandosi di essere educata.
-che problema hai tu, Kane... Tutti ormai lo sanno.-
-Fred smettila- sibilò un ragazzo accanto a lui, e Ju lo riconobbe subito: Jake.
-oh dai, non posso giocare con la tua ex?-
-ti piace giocare eh?- rispose lei stringendo la mano a pugno.
-oh oooh, ha un bel caratterino. Capisco perché ti piaceva tanto ahahahah. E sentiamo, cosa farà ora Cappuccetto Rosso, mi farà del male proprio come fa suo padre?-
-mio padre?-
-già, tesoro. Notizia dell'ultima ora: il signor Kane arrestato per l'omicidio della moglie. Non lo sapevi? Certo che lo sapevi. Tu e la tua famiglia siete così, no?-
E prima che potesse dire altro, il goffo destro di Ju incontrò il naso dello stupido ragazzo.
-aaah!- urlò lui, -te la faccio pagare put- -Fred basta!-
Ju era tornata a sedersi intanto.
Michael la guardava a bocca aperta.
-sì: ne è valsa la pena. E ora mangiamo- sentenziò addentando un pezzo di carne.
Michael rise.
Tutto è più buono con gli amici, giusto? Anche il cibo della mensa.

-ricordami perché noi non possiamo ordinare la pizza come loro- si lamentò Michael buttando via la sua scodella di zuppa.
-non siamo ricchi- rispose lei.
Già, il cibo della mensa era comunque orribile, ma non era questo ora il suo problema.
-dove vai? Abbiamo ancora due ore di lezione- le disse il ragazzo vedendola correre verso la porta d'ingresso.
-devo fare.. Una cosa- farfugliò lei sparendo dalla sua visuale.
Era vero. Doveva fare una cosa, una cosa importante.
-è un affare di famiglia- ricordò mentre correva a casa.

-Sam!- urlò appena entrata in casa. -Saaam!-
-cosa hai?-
-quindi non sei al lavoro, come pensavo-
-e tu non sei a scuola, come invece pensavo-
-cosa è successo?!- chiese ignorandolo.
-di cosa parli?-
Il ragazzo si buttò sul divano del soggiorno, sforzando un'espressione sorpresa.
-nostro padre- pronuncio a voce bassa.
-ascolta- cominciò lui, -non è stato lui...-
-come.. Come puoi dirlo? Lo hanno arrestato! In questo momento è in prigione e-
-non è più in prigione-
-cosa? Tu... Tu non hai pagato la cauzione-
-Ju papà ha fatto molte cose brutte, ma questa volta-
-non gli hai pagato la cauzione- ripeté lei arretrando, verso la porta.
-Ju non hanno prove che sia stato lui. Ha solo guidato ubriaco quella notte, lo hanno interrogato. È stato accusato solo per guida in stato di ebrezza-
-che novità!-
-Ju...-
-Sam dove è adesso?- chiese nervosa, adocchiando le chiavi dell'auto sul tavolino.
-sarà a casa sua, ma... No Ju!- le disse quando capì quello che aveva in mente.
Troppo tardi.
Ju prese le chiavi e chiuse la porta di casa.
-Juliet! Juliet Kane!- chiamò Sam uscendo, ma lei era già seduta al volante della sua auto.
-Ju aspetta!- sentì mentre schiacciava il pedale dell'acceleratore.
Destinazione? Un'altra città del Main sconosciuta perfino al Cielo. Riverwood, la città in cui viveva suo padre.

Ju si ricordava ancora si quando, al suo quinto compleanno, in attesa di una bicicletta, aveva invece trovato sua madre a suo padre litigare e gridare. Luke Kane aveva tradito la moglie. Per Ju, aveva tradito tutti.
Il giorno dopo, forse svegliata dal silenzio che aveva seguito la notte di urla, aveva sceso le scale, fermandosi sugli ultimi gradini. Mamma e papà avevano fatto pace?
Ju aveva visto il padre portare le valigie verso l'entrata.
Sua madre dormiva, o piangeva in camera.
E poi aveva chiuso gli occhi finché non aveva sentito la porta sbattuta.
Ju non aveva perdonato la madre per aver cacciato suo padre di casa, e per anni aveva risparmiato per raggiungere suo padre. Lei lo avrebbe ritrovato.
È così era stato: dopo un litigio con sua madre, a quattordici anni, era scappata di casa. Aveva portato con sé tutti i soldi che aveva, anche se non erano molti, e aveva viaggiato in autobus, e in autostop quando i soldi erano finiti, fino alla città da cui provenivano le cartoline che il padre le mandava per il compleanno.
Ed era arrivata alla meta alla fine. Stanca, disordinata. Ma era arrivata.
Aveva suonato al campanello dell'elegante casa in stile vittoriano del 409 di Royals Street e aveva aspettato allenando il suo sorriso.
Aveva immaginato tutto: il padre l'avrebbe abbracciata, poi lei gli avrebbe raccontato tutto il suo viaggio e insieme, finito il racconto, avrebbero giocato insieme come una volta.
Ecco perché Ju si era sentita spaesata quando una donna sulla quarantina aveva aperto la porta. -ti serve qualcosa piccola?-
Non era di certo suo padre.
Ma lei non si era persa d'animo, non aveva fatto tutta quella strada per niente.
-scusi, forse ho sbagliato casa- disse guardando l'indirizzo su una cartolina. -qui non abita Luke Kane?-
-sì è esatto-
E lei tirò un sospiro di sollievo.
-Tesoro- chiamò la donna mentre due bambini correvano verso di lei, -c'è qualcuno per te.-
E il suo cuore si era spezzato.
Luke Kane l'aveva invitata comunque a restare, e, con fare impacciato, aveva cercato di parlarle.
-Juliet io non voglio che tu viva tutto questo in maniera negativa... Insomma, tu. Tu sei sempre mia figlia-
Ju aveva stretto i denti. -evidentemente non ti bastavo. Io e la mamma non ti bastavamo...-
E il resto era confuso. Era uscita dalla stupida casa in stile vittoriano e aveva corso per tutta quella stupida strada fino a perdersi. E qualche ora dopo, sua madre era venuta a prenderla.

Se la prima volta che aveva visto quella casa era rimasta stupita, questa volta lo era il doppio.
La casa era ormai abbandonata. Il tetto con un buco e i muri dalla vernice scrostata. L'erba non bevi a tagliata da chissà quanto.
Era decisamente diversa dall'ultima volta.
"Vendesi" diceva il cartello sbiadito accanto alla cassetta delle lettere.
-sono andati via- disse una voce dietro a lei.
-cosa?- chiese voltandosi.
-sono andati via- ripeté un anziana signora che stava salendo le scale di casa, proprio di fronte a quella di suo padre.
-oh, è una brutta storia quella della famiglia Kane...- e Ju, per quanto la riguardava, non poteva darle torto.
-era una bella famiglia, una volta...-
-e poi cosa è successo?- chiese lei sempre più incuriosita.
-beh, un anno fa, uno dei figli è morto, investito da un'auto. Da allora marito e moglie litigavano in continuazione. Hanno divorziato e lei ha ottenuto la custodia dell'unico figlio, ormai.
Oh, è una triste storia.- concluse la signora prima di entrare in casa.
-sa dove abita ora Luke Kane?- provò a chiedere prima che se ne andasse.
-tu gli somigli molto sai? Beh, qualche mese fa ha trovato un appartamento al Foggy Day...-
-grazie- rispose lei, mentre la signora chiudeva la porta.
-Foggy Day- ripeté.

-arrivo arrivo!- si sentì rispondere da una voce mezza ubriaca quando bussò alla porta del B612 del Motel.
-oooh, sei tu- commentò Luke Kane facendole segno di entrare.
-già sono io-
-be, accomodati, pure. No, scherzo. In questa camera c'è solo il letto, quindi... Accomodati per terra- sorrise sforzandosi di tenere aperti gli occhi.
-no grazie- rispose ferma lei. -penso che starò in piedi.-
-allora, Juliet, perché sei qui?-
Ju lo guardò. Era cambiato tutto dall'ultima volta. Era cambiata lei, ed era cambiato lui.
-cosa ti serve?- chiese sbadigliando.
Ju se ne stava ancora in piedi, le braccia incrociate.
-la verità.

-la verità...- cominciò il padre, -che bella parola. Ma pensi davvero di essere pronta?-
-sì.- rispose lei decisa.
-bene bene bene. Allora, la verità su cosa?-
-mi stai prendendo in giro? Ti hanno arrestato per l'omicidio della mamma!-
-ah già...- rispose lui mettendo giù la bottiglia che teneva in mano.
Ju si ricordò allora perché non le era più mancato.
-be, io e tua madre avevamo ripreso a vederci-
-non ci credo-
-sei libera di non farlo.- questa volta sembrava serio, -ma è così. Tua madre mi ha aiutato molto, dopo... Quel che è successo-
-mi dispiace- riuscì a dire lei, ricordando i due bambini che correvano, il giorno in cui si era presentata alla sua porta.
-non è colpa tua, non devi dispiacerti.... Tua madre era una brava persona. Non meritava di certo uno come me-
-e su questo siamo d'accordo. Ma perché ti hanno messo dentro?-
Luke Kane socchiuse gli occhi, pensieroso.
-un multa- disse alla fine.
-una multa?-
-una multa per eccesso di velocità-
-ma tu non hai un'auto!-
-si be, la multa e il furto d'auto...-
-hai rubato un'auto?- e a quel punto Ju si mise a sedere per terra.
-è una lunga storia... No, scherzavo. È solo complicato.-
-allora fammi capire-
Luke Kane tossicchiò, per preparare la voce. -quella sera io e tua madre dovevamo vederci. Avevamo appuntamento qui, al motel. Ma lei non è mai arrivata.. L'ho chiamata e richiamata e quando mi ha risposto, ha solo detto che non poteva venire perché aveva bisogno di tempo. Era a scuola e stava finendo qualcosa.-
-cosa stava facendo?-
-non ne ho idea. Ma... Stavo male. Avevo bisogno di vederla. Sai, per quanti errori possa aver fatto, per quanto mi sia allontanato da lei, tua madre aveva sempre il potere di farmi stare bene-
-lo so- annuì abbozzando un sorriso.
-ad ogni modo, sono salito sul primo autobus che portasse a Stonewood e sono arrivato un'ora dopo.
Lei era a scuola, nel suo ufficio.
Stava sistemando delle carte in un fascicolo-
-quale fascicolo?-
-non lo so. Era importante, ha detto che c'era qualcosa che non andava. C'era qualcuno che aveva nascosto qualcosa, anche se io non ho capito molto.
Ero ubriaco, lei mi ha detto di tornare a casa...- si interruppe. Gli occhi vuoti, senz'anima, persi nei ricordi.
-e...?-
-ero arrabbiato. Ho rubato un'auto e sono corso a casa a finire di ubriacarmi-
-perché ti hanno messo dentro allora?-
-perché c'erano le mie impronte nel suo ufficio, e ora hanno scoperto che quella notte, l'auto che avevo rubato è stata segnalata ad un semaforo per eccesso di velocità. C'è persino una foto. E sanno che sono stato lì, in quella maledetta scuola.-
Silenzio. Ju rifletteva su quello che aveva sentito.
-stai dicendo la verità? Perché dovrei fidarmi di te?-
-non dovresti, in effetti. Ma è così.-
Ju non riusciva ad obiettare nulla.
Si alzò, andando verso la porta.
-ha pagato Sam la cauzione?- chiese prima di uscire.
-mi hanno messo dentro per furto e guida sopra i limiti di velocità. Nient'altro-
Ju lo guardò negli occhi. Sorrise.
-Sam-

Lo vide agitare le dita sul suo palmare, probabilmente per l'ennesima volta.
-ma dove eri? Ti ho cercata per tutto il giorno! Dove eri finita??-
E Ju allora salutò il ragazzo con l'ansia. -Ciao Micheal
Entrò nel laboratorio di arte, sempre con il ragazzo al seguito.
-Ju?-
Lo ignorò, -Tu cosa ci fai a scuola alle cinque del pomeriggio?-
-be, sono a capo di questo corso finché non arriva l'insegnante. Non cambiare discorso!-
Ju si sedette in fondo all'aula.
-ero da mio padre, se lo vuoi sapere-
Michael si ammutolì.
-era stato arrestato, ma non è stato lui. Non è lui il colpevole...- abbassò lo sguardo.
Michael la guardava, lei lo sapeva.
Non era il suo tipo, e non era nemmeno il tipo capace di consolare. Lo sapeva.
Lo vide aprir bocca. Aspettò.
-Ju...- cominciò il ragazzo con l'ansia, quando venne interrotto.
-Scusate, dovreste liberare l'aula- chiese il signor James, il bidello, entrando nel laboratorio.
-sì, sì- rispose in fretta Michael, -ora ce ne andiamo.
Si alzarono. Ju prese la sua borsa e la cartella con i suoi disegni.
-grazie- disse il signor James portando il carrello dei detersivi dentro l'aula.
Ju stava per andarsene. Salutò Micheal.
-Ehi aspettate!-
Il signor James stava camminando verso di lei.
-avete dimenticato questa. Non può restare qui...-
-grazie- rispose senza pensare, e si ritrovò in mano un'altra cartella.
"SHANNON P. JILL- CORSO DI ARTE E CREATIVITÀ"

Tornò a casa a piedi, le mani impegnate a non far cadere le cartelle.
-Ciao Sam- salutò appena entrata, come se quel giorno non avessero mai discusso.
-Ju! Ma dove eri finita??- chiese il fratello, con l'ansia, -ho provato a chiamarti tutto il giorno!-
E Ju gli raccontò in breve il suo piccolo viaggio.
-ora posso andare in camera mia?- chiese alla fine.
-sì, certo ma... Ehi, è tutto a posto ora?-
Ju ci pensò un attimo, ma alla fine gli sorrise. -certo.
 Chiuse la porta dietro di sé, confinandosi nel suo piccolo regno.
Appoggiò la borsa sul tavolo, con le cartelle, quando le caddero di mano.
Tutti i fogli erano usciti.
-accidenti-
Si chinò a raccoglierli, per riporli al loro posto, quando si accorse che alcuni, non suoi, erano abbastanza... Interessanti.
Mise i suoi sul letto, e si sedette a terra, per guardare meglio i disegni di Shannon.
Ritratti, chiaroscuri, e piccole bozze mai terminate.
-wow- si lasciò sfuggire, -aveva talento...-
Ecco il ritratto più verosimile di una ragazza che sembrava pronta ad uscire dalla cellulosa, e dietro un progetto precisissimo di un d'oro romano. E poi....
Poi quello. "6-8-15"
Finalmente poteva guardarlo.
Girò il foglio con estrema cautela, quasi avesse avuto paura di sgualcirlo.
-ma che cavolo...!- urlò gettando il foglio a terra.
Senza rendersene conto, provò ad allontanarsi dallo schizzo, trascinandosi all'indietro sul pavimento.
-Ju! Ju? Va tutto bene?- le chiese Sam oltre la porta.
Lei si alzò.
-Ju?-
-sì, sì, va tutto bene. Non era niente- rispose aprendo un poco la porta. Il fratello le annuì.
Ju mise il foglio sulla scrivania.
Quel disegno la stava facendo impazzire. Continuava a chiedersi perché...
Ma quale perché aveva la paura?
Si sedette alla scrivania, guardandosi bene dal toccare la carta.
Di fronte a lei, lo stupendo schizzo di un cadavere femminile accasciato a terra. La testa appoggiata a un muro.
-non può... essere- si disse chiudendo gli occhi. Ma quando li riaprì, il disegno era ancora lì.
E là, prigioniero della carta imbevuta di colore, nell'angolo del foglio, con un coltello sporco di sangue in mano, ecco la figura appena sfumata, di una Cappuccetto rosso che le somigliava enormemente.

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Capitolo 3
*** She knew too much ***


-sai che anche se lo fissi per altre sei ore, il disegno non cambia, vero?-
Sbuffò. -perché devi rovinare tutto con la tua logica?-
Michael si sedette accanto a lei, per terra.
Ju non si era mossa di un centimetro da quando, quel pomeriggio, aveva trovato un disegno inquietante nella cartella di Shannon Jill.
-secondo me è solo un disegno...- sentenziò dopo poco il ragazzo, non troppo sicuro.
-ah sì?- Ju sollevò per la prima volta gli occhi dal foglio, -Shannon ha trovato... Mia madre. E chiaramente pensa che dietro a tutto ci sia io...-
Sbuffò. -questa cosa mi fa impazzire...-
-semplice: non pensarci. Non ora. Domani, a scuola, chiederai a Shannon Jill tutto quello che vuoi-
Ju lo guardò. Avrebbe voluto rispondere qualcosa, ma non aveva niente da obiettare. Non questa volta.
Il ragazzo con l'ansia aveva ragione. Non avrebbe dovuto pensarci, almeno fino al mattino dopo.
Quella notte Ju si addormentò dopo mezzanotte.
Non doveva pensarci, vero? Eppure non riusciva a fare altro.
 -è morta- sentì dirsi da Quattrocchi.
-Juliet, si tratta di tua madre...-
Correva per i quasi vuoti corridoi della scuola, finché non sentì un rumore.
Lo sceriffo batté un pugno sul tavolo. -io penso che dietro tutto questo ci sia proprio tu!-
Ju stava per controbattere qualcosa, quando la voce le morì in gola. -che c'è Kane? Che cosa farai? Ti comporterai proprio come tuo padre?!- le chiedeva ora Fred con un sorriso beffardo stampato in volto.
Ju si sentì le ginocchia molli e cadde a terra, sedendosi sul pavimento del Foggy Day motel. -tua madre stava lavorando. Qualcosa non andava, e lei lo aveva scoperto...- disse Luke Kane, quasi sobrio.
Ju non capiva più dove si trovava.
Buio. Ora vedeva solo buio.
-è un incubo, Juliet Kane- disse una voce.
-cosa?- chiese lei voltandosi di scatto, mentre la sua voce sfumava in un eco e poi mille.
-è un incubo- ripeté il fantasma che le si avvicinava.
Presto la figura prese forma: una ragazza dai capelli piastrati e la gonna troppo corta. Una ragazza che lei conosceva..
-Shannon?- chiese socchiudendo gli occhi.
L'altra annuì. -già, ho sentito che mi vuoi parlare...-
-sì, per il tuo disegno-
-oh, quello? Non è quello che volevi tu? La... Verità? Ahahahah-
-non è divertente.-
-oh sì che lo è. Ma se davvero mi vuoi parlare, dovrai cercarmi, Cappuccetto Rosso-
-cosa?-
-"prima c'è una montagna, poi non c'è più, poi c'è di nuovo", non lo sai Juliet Kane?-
-cosa?-
Ju non stava capendo più nulla.
-Shannon!- chiamò mentre questa di allontanava.
Shannon si girò.
Alzò una mano, l'indice puntato verso di lei, mentre l'altra mano si avvicinava alla bocca. Un dito davanti alle labbra.
-Shhhhh! È un segreto....-
-Shannon, cosa...?- provò a chiedere, ma era troppo tardi.
Un urlo, un acuto e terrificante urlo.
E poi tutto divenne solo sogno sfocato...

Appena la campanella suonò annunciando il pranzo, Ju corse a cercare Shannon Jill.
Il sogno della notte prima l'aveva spaventata, e una parte di lei aveva davvero paura che le fosse successo qualcosa. Ma non poteva essere; lei doveva parlarle.
-Shannon?- chiese uno studente del corso di recitazione. -no, oggi non l'ho vista.-
Ju chiese ad altre persone, ma nessuno sembrava averla incontrata, neanche per sbaglio, quella mattina.

-Ho sentito che mi vuoi parlare, Kane-
E Ju rischiò di gridare quando, cercando un tavolo libero in mensa, se la vide comparire davanti.
-Sei... Sei viva!-
-ehm... Sì. Cavoli, Juliet, cadere dal piedistallo ti ha fatto davvero male alla testa... Quindi, cosa vuoi?-
-il tuo... Disegno-
Shannon sbarrò gli occhi, la bocca aperta.
-quale disegno?- chiese ricomponendosi.
-quel disegno, Shannon. Io l'ho visto-
La voce di Ju era ferma, le mani non troppo. Tremava.
-cosa, hai visto esattamente?-
-c'era una donna, morta, e io... Cioè un mantello rosso e-
-shhhh!-
-cosa? Mi devi una spiegazione, sai?-
-shhh! Non qui... Lui sta arrivando.-
-chi?- chiese Ju sottovoce, mentre Fred Tompson si avvicinava.
-Shannon, non vieni a mangiare? Cosa stai facen.. Juliet.-
-Fred-
Fred strinse incrociò le sue dita in quelle di Shannon e le si avvicinò. La ragazza sorrise, inclinò un poco la testa e lo baciò.
-davvero?- pensò Juliet, sforzandosi di non dirlo.
-perché non vieni a mangiare, Shannon?- chiese il ragazzo ridendo.
-solo un attimo...- provò a rispondere lei, ma lui la strattonò.
-avanti... Ci manchi, sai?-
-Shannon!- chiamò Ju mentre la ragazza si allontanava mano nella mano con Fred.
-scusa Kane- rispose Fred da lontano, -non sono affari tuoi...-

-solo io penso che quella ragazza nasconda qualcosa?- chiese Michael sedendosi al tavolo di Ju.
-era "solo un disegno", ieri...-
-già, infatti ti prendevo in giro. Ci pensi troppo-
Ju volse gli occhi al cielo. -così non mi aiuti...-
-senti, se davvero vuoi parlarle, devi allontanarla da Fred e tutta la sua banda-
Ju inarcò un sopracciglio, -grazie Veronica Mars, fin qui ci arrivavo anche io-
-Ehi ehi scusa. Sai, sei più scontrosa quando non puoi interrogare un sospettato-
-un... Sospettato?-
-sì, un sospettato. Sai, ho chiamato tutto questo 'Operazione Iguana'-
-eh???-
-non so, ero indeciso tra Iguana e Coleottero, ma alla fine...-
-aspetta aspetta aspetta... Non ha senso!-
-già hai ragione: Iguana è mooolto più belli di Coleottero-
-Michael!- lo richiamò la ragazza. -questo non è un gioco!-
Il ragazzo sospirò. -lo so bene, ma stava diventando troppo noioso. E tu sei noiosa e scontrosa quando non puoi interrogare un sospettato-
Fortunatamente non fu necessario elaborare il piano per allontanare Shannon dal tavolo dei figli di papà.
-non qui- lesse Juliet sullo schermo del suo telefono.
-Shannon?- digitò in fretta guardando al tavolo accanto.
-non qui, Kane-
-Highter Park, 23:00-

-esistono anche i bagni della scuola, quelli con la bambina stilizzata sulla porta, in cui i maschi non possono entrare e due ragazze possono parlare in pace. Lo sai vero?-
-shhhh!- e Shannon fece per tapparle la bocca, anche se non poteva.
-cosa ci fai qui??- chiese attraverso il pannello di legno che separava i gabinetti.
-è un bagno. Usa un po' di immaginazione-
-Juliet Kane!- sbraitò uscendo e bussando alla porta accanto.
-senti, tu non sai cosa... cosa è successo. Tu non sai cosa ho passato, e se ho deciso di parlarti....- Shannon si sforzò di riprendere fiato, -non qui Kane. Lui.... È come vedesse tutto-
-lui? Fred?- chiese Ju, ma Shannon era già scappata fuori dai bagni con la bambina stilizzata sulla porta.

-non ci devi andare-
-ah bene, mi mancava la tua ansia...-
-dico davvero Ju. Ok, prima scherzavo. Ma non è normale andarsene in giro di notte per fantomatici appuntamenti con il destino a mezzanotte- disse il ragazzo che aveva riacquistato l'ansia.
-le undici, in realtà- lo corresse lei.
-Ehi, a parte gli scherzi, io devo parlarle davvero. Mi deve dire quello che sa, io... Devo sapere la verità-
-e per la verità andrai al parco a mezzanotte?-
-le undici-
-è lo stesso!-
Ju rise.
-cosa è lo stesso?- chiese Sam entrando nella camera della sorella.
-nulla-
-Ju? Dimmi che non stai progettando un'altra delle tue missioni...-
-no, appunto-
-Ju?
Il ragazzo con l'ansia fece per andarsene. -io vado a casa mia, meglio-
-già...-
-Juliet Kane, dove vuoi andare a mezzanotte?-
-le undici-
-ma è lo stesso! E scordatelo comunque-
-cosa?! Perché?-
-devo ricordarti come è andata a finire a scuola? È meglio per te stare lontana dai guai. Capisci?-
-se ti dico di sì posso andare?-
-No.
Ma a Juliet non serviva di certo il permesso per uscire alle undici di sera per incontrarsi al parco con Shannon Jill, quando aveva...
-un lenzuolo. Tu hai un lenzuolo?!-
-così lo fai sembrare poco. Ho anche la coperta. E parla a bassa voce Michael!-
Il ragazzo stava sotto la sua finestra, inquieto. Anche più del solito.
-l'ho visto fare in un sacco di Film, sai?- tentò di rassicurarlo lei, mentre legava il lenzuolo al calorifero.
-infatti sono Film...-
-non rovinare tutto con la tua logica, Michael!-
E la goffa e disorganizzata Juliet si calò dalla finestra per essere presa tra le brac... No, in realtà Ju cadde addosso a Michael.
-spero davvero che non mi abbia rotto qualcosa-
-non ho chiesto io a Sam di controllare la porta d'entrata, sai?- rispose lei rialzandosi.
-e se non ti trova a letto?-
-se è stato così stupido da non pensare alla finestra penso che non se ne accorgerà finché non sarò tornata. È ora andiamo, mancano venti minuti alle undici-

-forse è meglio che io ti aspetti qua- disse il ragazzo con l'ansia una volta arrivati davanti al cancello di Highter Park.
-a questo servono gli amici, giusto?- scherzò lei dandogli una pacca sulla spalla. -non dirmi che hai paura di Shannon...-
-oh, no. Non è lei, solo la gente che gira in questo parco di notte-
-ma chi? Il parco dovrebbe essere chiu...- e Ju rischiò di cadere, appoggiata al cancello che si stava aprendo.
-Juliet Kane, non sai quante cose accadono nel Bosco di Pietre di notte... Buona fortuna-
-grazie- rispose sarcasticamente, -amico.-
L'aria fredda le accarezzava il viso, e il cancello che sbatteva dava un senso ancora più inquietante a quella notte.
-il cancello sbatte?- si chiese voltandosi.
Era strano, aveva chiesto a Michael di stare a guardia del cancello e avvisarla in caso fossero arrivati Sam o Fred, ma ora non lo vedeva più.
-Ju?- si sentì chiamare subito.
Si guardò intorno, ma non vide nessuno.
Avanzò sulla stradina che costeggiava le aiuole e si sedette sulla panchina più vicina.
-Ju?-
Si voltò di nuovo, e questa volta vide qualcuno avvicinarsi a lei.
-Shannon?-
Portava gli occhiali scuri e il cappuccio in testa; tese una mano verso di lei, prima di sedersi sulla panchina.
-già, Kane. Chi ti aspettavi, Jack lo squarciatore? Chi pensi venga in questo parco di tossici, a parte i tossici, a mezzanotte?-
-le undici-
-be, è lo stesso. Tze, si vede che anche quando eri in cima eri sempre una... Brava ragazza-
Shannon guardava per terra.
-ti va di parlare?- le chiese Ju, e Shannon annuì. -pensò sia passato troppo tempo, ma... i segreti prima o poi vengono a galla no?-
Shannon si accarezzava i capelli nervosamente, alla disperata ricerca di una doppia punta.
Sospirò. -quella notte io non volevo essere lì. Quella notte, io dovevo essere a casa a studiare Biologia con mio fratello. Non dovevo essere lì...-
-... A scuola- concluse Ju.
-sì, a scuola. Ma Costance mi aveva detto di venire comunque. Mi aveva detto che quando sei seduta e la musica parte qualcuno ti invita a ballare. Io... Volevo essere come te, sai?-
-come me, perché?-
-volevo essere bella... Desiderata. Tu lo eri. Non c'era una ragazza che ti invidiasse e non un ragazzo che non volesse portarti a letto. Lo sai, vero? Oh certo che lo sai...-
-essere "in cima", come dici tu, non era poi questa gran cosa, Shannon-
-Credi che non me ne sia accorta ormai? La corona pesa...-
Ju si accorse solo dopo qualche attimo che Shannon si stava dondolando sui talloni e le punte dei piedi.
-Shannon- e la ragazza sembrò svegliarsi.
-che cosa ti è successo, se posso chiedertelo?-
-cosa?-
-sei... Diversa-
Shannon la guardò negli occhi per la prima volta quella sera, e Ju scorse nel suo sguardo dei rivoli di tristezza.
-già- convenne con lei, -era proprio di questo che volevo parlare...-
-sai come si sente una ragazza con gli occhiali, i calzettoni e l'apparecchio? No, ovviamente no. Te lo dirò io: uno schifo. Io ero uno schifo, una sfigata.
Ero sola, e passavo i pomeriggi a studiare e studiare. 'Un giorno tutto questo servirà a qualcosa' mi dicevo. Ma non serviva.
Non avevo amici...
Ma guardami ora! Sono in cima...- sussurrò Shannon singhiozzando.
-calmati- le disse Juliet, -Shannon, stai calma-
-sì, scusa.- rispose l'altra tirando su col naso, -Io non volevo questo. Te l'ho detto: quella sera non dovevo nemmeno essere a scuola, ma ragazza che stava sempre in biblioteca con me, Costance, mi aveva convinta.
Non so neppure perché fossi vicina alla vicepresidenza..
Il mio cavaliere si stava facendo un'altra. Fantastico.
E poi, in fondo al corridoio... Io, io...l'ho trovata.- si fermò un attimo, -Non avrei mai voluto essere lì.
E poi arrivò la polizia. Mi fecero mille domande. Risposi quello che dovevo rispondere.
Quella notte non tornai a casa. Nemmeno quella dopo e quella dopo ancora.
Sai, trovare un cadavere non è una di quelle esperienze che vuoi ricordare. Ero scossa.
Stavo tornando a casa senza nemmeno aver ballato. Ero a piedi, e i tacchi mi facevano male. Cominciò a piovere. Il mio vestito a noleggio fu presto fradicio.
E poi... Poi non ricordo. Mi ha presa. Ero su un'auto e dopo mi sono ritrovata in una camera. Una cella...-
-non capisco-
-oh, Kane, non serve una laurea ad Yale. Sono stata rapita! ...
Per un mese... Un mese intero ho vissuto una stupida cella in una stupida casa che non ricordo.
E ogni giorno la sentivo. Sentivo quella voce che diceva "non è come pensi" "dimentica"...
E per un intero mese, io ho vissuto in una squallida cella. Era un incubo, Kane. Sai cosa è un incubo?-
-Shannon- Ju faticava a credere a quello che sentiva. -ma cosa...?-
-è stato lui, sai? LUI. Lui che mi ha presa come una bambola di pezza. Lui che ha deciso ogni mio singolo pensiero. Lui che mi controlla.-
-Chi, Shannon? E perché non ti hanno cercata??-
-be, Kane, non tutte le famiglie sono uguali. Tra le tante fortune che hai, probabilmente hai anche una famiglia che ti ama e che ti adora. Io no.
Mio padre ha perso il lavoro questa primavera. Mamma faceva i doppi turni.
E poi, sono arrivati i soldi.
A Stonewood i soldi possono mettere a tacere anche il più grande segreto, sai? O almeno ha funzionato con i miei. Una figlia ancora in vita in cambio della versione già scritta della favola che tutti conoscono: l'omicidio sella signore Kane...-
-Shannon...-
-Dopo un mese mi ha lasciata andare. Era tutto pronto. Io dovevo solo stare zitta. Non avrei dovuto dire a nessuno cosa avevo visto, e in cambio avrebbe aiutato i miei e me.
Dopo quel maledettissimo mese, uscì dalla mia cella con i capelli tinti e il rossetto.
'Sei bellissima', diceva la voce...-
Shannon scoppiò in lacrime. -mi dispiace Juliet, se non ho parlato... Mi dispiace tanto-
Ju si ritrovò ad abbracciare l'ex-quattrocchi.
-shh, shhh-tentava di calmarla.
-Shannon, è stato Fred?- le chiese mentre ancora piangeva.
La ragazza dalla gomma troppo cotta di sforzò di smettere di piangere.
-Che cosa hai visto quella notte?- le chiese Ju.
Shannon si asciugò gli occhi, fece per parlare, ma subito si fermò. Gli occhi sbarrati.
-è qui..- sussurrò spaventata.
-cosa? Ma di chi parli?-
-è qui!!-
Ju si alzò e guardò verso la porta.
-Michael?- chiese mentre qualcuno, oltre a loro due, entrava nel parco.
-Michael!- chiamò di nuovo quando fu più vicino.
Ma l'incappucciato era più alto e muscoloso dell'amico.
Quasi come... Un giocatore di football-
-LUI è qui! Mi ha seguita, ha scoperto che ho parlato con te!!-
-Shannon aspetta!- disse Juliet quando Shannon si alzò.
-Dove pensi di andare?- le chiese vedendola avanzare sempre più velocemente.
-aspetta! Dove pensi di andare?- ma Shannon già correva.
-c'è un'altra uscita!- rispose voltandosi un attimo.
-oh no!- urlò la ragazza dalla gonna troppo corta guardando dietro a Ju.
Questa si voltò. Quella notte Shannon non era stata l'unica ad andare in giro con un cappuccio in testa.
-no!-
Ju si voltò, e lo vide correre verso di loro.
-non così, non così!- ripeteva Shannon spaventata.
Arrivarono all'altra entrata di Highter Park.
-corri!- la incitò Shannon, mentre usciva.
La ragazza attraversò senza nemmeno guardare la strada.
il suono di un clacson, che si fuse al suo urlo.
Nemmeno il conducente dell'auto aveva guardato.

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