Remember me

di Cioccolasha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ragazzini non dovrebbero fare la predica agli adulti ***
Capitolo 2: *** La Tana dei Leoni di Monagna ***
Capitolo 3: *** Nostalgia di te ***
Capitolo 4: *** La proposta ***
Capitolo 5: *** Sconosciuti ***
Capitolo 6: *** Aspettami ***
Capitolo 7: *** Due di picche ***
Capitolo 8: *** Un arrivo a corte ***
Capitolo 9: *** Molto più che Amici ***
Capitolo 10: *** Udienze, litigi ed intrighi ***
Capitolo 11: *** Ma io di te non ho dimenticato niente - parte 1 ***
Capitolo 12: *** Ma io di te non ho dimenticato niente - parte 2 ***
Capitolo 13: *** Lettera dal passato ***
Capitolo 14: *** Finalmente a Casa ***
Capitolo 15: *** Un Nuovo Inizio ***
Capitolo 16: *** Sì, lo voglio ***
Capitolo 17: *** "Vi dichiaro marito e moglie" ***
Capitolo 18: *** Il Rosso è il colore del Destino ***



Capitolo 1
*** I ragazzini non dovrebbero fare la predica agli adulti ***


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capitolo uno
I ragazzini non dovrebbero fare la predica agli adulti

Un forte ed improvviso scossone strappò il principe dal suo sonno ristoratore. La carrozza in cui si trovavano procedeva spedita sulla accidentata strada di terra battuta. Dalle sottili tende di seta viola filtravano gli ultimi raggi del sole morente, che tramontando sembrava incendiare il cielo e i profili aguzzi delle montagne che stavano attraversando.
"Ben svegliato, Zen."
Il ragazzo si mise a sedere e si strofinò gli occhi azzurri con il dorso della mano, seduta di fronte a lui la sua guardia del corpo gli sorrideva gentilmente.
"Mitsuhide" biascicò Zen con ancora la voce impastata dal sonno. "Quanto ho dormito?"
"Parecchio"" rispose l'altro indicando il cielo che stava iniziando ad imbrunirsi. "Parlavi nel sonno. Dicevi qualcosa riguardo a due anelli ed a un suocero con un'ascia. Eri davvero buffo."
Il secondo principe di Clarines arrossì fino alla punta dei capelli. "Fatti gli affari tuoi!" urlò rivolto all'amico che prontamente scoppiò a ridere.
"Sei rosso come i capelli di una certa signorina" commentò Mitsuhide incrociando le braccia al petto, senza smettere di sfoggiare un'espressione divertita.
Zen distolse lo sguardo. L'amico non aveva tutti i torti: aveva fatto un sogno, una specie di visione premonitrice di quello che sarebbe accaduto nelle prossime ore e per sua sfortuna esso finiva nel peggiore dei modi.
Infilò la mano nella tasca dell'abito e ne estrasse un fazzoletto di pizzo bianco. Era caduto a Shirayuki dopo quella sera al giardino botanico, quando entrambi si erano rinnovati a vicenda i loro voti d'amore. Lo aveva raccolto e il primo istinto era stato quello di restituirlo, come ogni gentiluomo avrebbe dovuto fare. Ma poi aveva pensato che gli sarebbe piaciuto avere qualcosa di lei sempre con sè, così aveva chiesto di poterlo tenere. Lo aiutava a sentirla più vicina.
Lo avvicinò al viso e inspirò a fondo, sapeva di lavanda e mele, sapeva di Shirayuki. Passava così tanto tempo tra le sue adorate piante da averne ormai assimilato l'odore; eppure non gli dispiaceva. Era un profumo dolce e delicato, proprio come lei. I suoi occhi verdi brillavano di una luce ancora più luminosa quando gli parlava del suo lavoro, facendogli il resoconto della giornata e lui sarebbe rimasto ad ascoltarla per ore, nonostante non capisse molto di piante ed erboristeria. Ma vederla felice era la cosa più importante e aveva promesso a se stesso che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere perchè quello splendido sorriso non abbandonasse mai il suo volto. Era pronto a tutto per lei e sperava che ciò che aveva in mente di fare fosse abbastanza per dimostrarle che ormai tutto di lui le apparteneva e che era pronto a fare il prossimo passo passo, quello decisivo.
Poteva già immaginarla tutta rossa in viso, gli occhi spalancati e increduli mentre lui le offriva il suo cuore e un'intera vita da passare insieme. La sua risposta però era un'incognita: non riusciva ad immaginare quale sarebbe stata la sua reazione. Se per qualche motivo a lui in quel momento estraneo non avesse accettato? Se non fosse ancora pronta e lui stesse commettendo un errore affrettando i tempi?
Il panico cominciò a farsi largo dentro di lui mentre tutti gli scenari possibili si presentavano davanti ai suoi occhi, facendolo impallidire così tanto che il colore della sua pelle si avvicinò pericolosamente a quello dei suoi capelli. La mano che ancora stringeva il fazzoletto divenne pallida per lo sforzo prima di mollare la presa in un gesto repentino, mentre l'altra passava rapida tra le ciocche candide, arruffandosi ancora di più mentre il respiro si faceva sempre più affannoso.
"Zen?"
Mitsuhide, che si era chinato a raccogliere il fazzoletto aveva notato il cambiamento del suo principe e allarmatosi ordinò subito al cocchiere di fermare la carrozza.
Appena questa si fermò Zen si catapultò fuori dall'abitacolo, prendendo un grande respiro per tentare di calmarsi.
"Zen Tenka, tutto ok?"  chiede Mitsuhide sempre più preoccupato mentre osservava Zen fare avanti indietro di fronte a lui ininterrottamente borbottando qualcosa a bassa voce che però non riuscì a cogliere.
"Zen ..." riprovò a chiamarlo quando improvvisamente l'altro esplose, iniziando a parlare a raffica. "Dobbiamo tornare indietro, subito. E' stato un errore venire qui; lei non accetterà, è troppo presto. Sì, decisamente."
Seguirono altre parole sconnesse dove probabilmente si auto malediceva per aver affrettato i tempi.
"Zen, che cosa... Che cosa stai dicendo?" la guardia era alquanto stupita, non si aspettava certo una reazione del genere, ma decise di intervenire prima che la situazione degenerasse.
"Zen ascoltami" provò a richiamare la sua attenzione, ma fu inutile, il giovane era nel panico più totale.
Con due grosse falcate si parò davanti al principe, posandogli le mani sulle spalle e interrompendo il suo sproloquio mentale. "Ascoltami attentamente Zen. Sono la tua guardia del corpo e ormai ci conosciamo da tanto tempo, quindi ti parlerò francamente, in fondo siamo amici no? "
Lo vide annuire lentamente e guardandolo negli occhi continuò. "Zen, sei una delle persone migliori che io abbia mai incontrato; sei onesto, fedele, leale, hai un grande senso del dovere e non ti tiri mai indietro di fronte alle tue responsabilità. E questo Shirayuki lo sa. Vi ho osservati, ho visto il vostro amore nascere e crescere per poi divampare e travolgerci tutti. Non ho mai visto due persone come voi: vi capite con uno sguardo, sapete sempre cosa pensa l'altro e tra di voi c'è una fiducia incrollabile, lo vedo riflesso nei vostri occhi. L'amore che provate l'uno per l'altra ed è qualcosa di veramente grande. E' normale avere un po' di paura; in fondo quello che stai per prenderti è un impegno importante. Ma con Shirayuki al tuo fianco potrai affrontare tutto. Lei è la donna della tua vita, non lasciartela scappare perchè è davvero una ragazza speciale."
Zen era rimasto a bocca aperta. Solitamente Mitsuhide non era molto loquace e quelle parole così sentite lo avevano lasciato senza parole. Poi un sospetto gli sfiorò la mente. "Senti Mitsuhide, non è che ti stai riferendo alla tua situazione con quest'ultima frase?" chiese guardandolo di sottecchi. Quelle parole gli avevano fatto davvero piacere, e forse ribaltare la frittata in quel momento era un gesto molto scortese nei confronti di Mitsuhide che si era aperto con lui, ma la curiosità era davvero troppa.
Fu la volta del giovane dai capelli verdi di arrossire e distogliere lo sguardo, forse aveva parlato un po' troppo dal cuore, lasciando trapelare non solo poca professionalità per il ruolo che ricopriva, ma anche sentimenti personali.
"Ma che dici?" rispose grattandosi la nuca e guardando altrove. "Fra me e Kiki non c'è assolutamente niente."
"Chi ti ha detto che io mi riferivo a Kiki?" rispose il ragazzo divertendosi sempre più a stuzzicarlo.
Ora i ruoli sembravano essersi capovolti: adesso era il più grande a trovarsi imbarazzato sotto lo sguardo dell'altro. Zen non era solo il suo principe , era il suo migliore amico, sapeva di non potergli nascondere nulla; si conoscevano da troppi anni ormai. Però allo stesso tempo si vergognava a parlare di certe cose, sopratutto in situazioni delicate come quella.
"I ragazzini non dovrebbero fare la predica agli adulti" disse incrociando le braccia, cercando di assumere un'aria sostenuta.
Il più giovane gli mollò una gran pacca sulla spalla. "Perchè invece non ammetti che ci ho visto giusto?"
Mitsuhide avvampò ulteriormente, mai avrebbe pensato di ritrovarsi intrappolato in una simile conversazione. Doveva proprio essere evidente, il suo interesse per il biondo capitano; in cuor suo si ritrovò a sperare che la diretta interessata non si fosse accorta delle sue attenzioni, altrimenti non avrebbe più avuto il coraggio di guardarla in faccia.
Mentre era assorto nei suoi pensieri anche Zen ripensava alle parole che gli aveva appena detto: Shirayuki era davvero la persona più dolce e gentile che avesse mai incontrato e lui l'amava davvero. Non voleva mettere a repentaglio la loro felicità per una sua stupida insicurezza.
"Mitsuhide" disse piano "Possiamo andare, grazie a te mi sento pronto."
La guardia lo osservò e rimase un attimo interdetta; solitamente Zen era restio ad ammettere che qualcun altro avesse ragione, però quella volta aveva ceduto molto più velocemente di quanto si aspettasse.
Fianco a fianco si diressero alla carrozza che li aspettava poco distante e si rimisero in viaggio.
Nessuno dei due parlò per tutto il resto del tragitto, ma quel silenzio era pieno di ringraziamenti e di taciti accordi tra uomini. Due uomini che aiutandosi l'un l'altro stavano iniziando a scoprire i loro reali sentimenti.
Il sole era ormai tramontato da un pezzo quando raggiunsero il regno di Tanbarun. Man mano che si avvicinavano alle porte della città due sagome a cavallo si stagliavano nella penombra ai lati del bosco.
Affacciatosi al finestrino della carrozza Zen ordinò al cocchiere di fermarsi: aveva già intuito di chi si trattasse.
La luce della luna illuminò  il viso di uno dei due uomini, mettendo in risalto la vistosa cicatrice che gli sfigurava l'occhio sinistro.
Una volta che il mezzo si fu fermato i due scesero e si avvicinarono. L'altra figura, quella che era rimasta nell'ombra, fece loro cenno di avvicinarsi.
"Benvenuti. Il capo vi sta aspettando."

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Angolo delle autrici:
fin dalla prima puntata ci siamo entrambe innamorate di questo anime e dei suoi personaggi, ti entrano tutti subito nel cuore e scrivere una fan fiction su di esso ci sembrava davvero il minimo.
Questa  ff a quattro mani è un po' un esperimento, la maniera in cui noi ci immaginiamo che si svolga un'ipotetica terza stagione (che attendiamo con ansia). Ci siamo divertite molto a scriverla, scambiandoci idee e spunti per la trama, che speriamo sia di vostro gradimento.
Ma bando alle cance, cosa staranno andando mai a fare Zen e il nostro bel Mitsuhide a Tanbarun? E cosa vorrà mai chiedere Zen a Shirayuki? ;)
Lo scopriremo soltanto vivendo.
Vi aspettiamo presto con il prossimo capitolo.
Un bacio, Cioccolasha e Hope4thefuture <3

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Capitolo 2
*** La Tana dei Leoni di Monagna ***



capitolo due
La Tana dei Leoni di Montagna

"Manca ancora molto?"chiese Zen asciugandosi una goccia di sudore che lentamente gli stava colando dalla tempia e spronando il cavallo a prosegiure più veloce per la ripida salita, desideroso di arrivare al più presto a destinazione.
"Non ricordavo che la strada fosse così lunga" concordò Mitsuhide affiancandosi al suo principe.
Ormai il sole era tramontato da un pezzo e riuscire a vedere anche solo la strada era diventato difficile, in più stavano percorrendo quel sentiero da parecchio tempo ma ancora non era giunto alcun segno o luogo familiare che indicasse che la destinazione fosse vicina.
Kazuki e Itoya sorrisero e si scambiarono uno sguardo di reciproca intesa. "E' stata studiata apposta" spiegò il più giovane. "Da dove siamo partiti la strada gira intorno alla montagna e si dirama in più direzioni fra gli alberi; così facendo qualunque intruso si smarrisce e noi abbiamo il tempo di avvistarlo e suonare l'allarme."
"A proposito" si intromise Itoya "Vi saremo grati se non rivelaste a nessuno di questo sentiero."
"Tranquilli, il vostro segreto è al sicuro con noi" risposero il principe e la sua guardia.
Ad un tratto in lontananza scorsero la luce di alcune lanterne che illuminavano il cammino, erano disposte ai lati della strada e penzolavano dai rami degli alberi, come se gli spiriti della foresta si fossero divertiti a rubare delle stelle dal cielo color pece e a sistemarle tra le fronde.
"Signori miei, benvenuti alla tana dei Leoni di Montagna" annunciò Itoya con una punta di orgoglio.
I quattro uomini seguirono la via indicata dalle lanterne fino a raggiungere il massiccio ponte di legno, oltre il quale li attendeva una figura imponente, la postura rigida e le braccia incrociate sul petto. Man mano che si avvicinavano si fecero sempre più nitidi i suoi capelli rosso scuro che incorniciavano il viso percorso da un ghigno compiaciuto.
Attraversato il ponte i quattro scesero da cavallo e Zen si avvicinò per primo, accennando un inchino.
"Buonasera, Mukaze-sama."
"L'uomo di fronte a lui sollevò un sopracciglio e chiese in tono sospettoso: "A cosa devo tutta questa formalità, Zen-Tenka?"
Un leggero rossore imporporò le guance del principe, mentre alle sue spalle Mitsuhide ridacchiava divertito.
"Ecco ... dovrei discutere con lei di un argomento che mi sta molto a cuore. " Fece una pausa e si guardò attorno. "Se possibile in privato."
Il sorriso sul viso dell'uomo si allargò ancora di più. "Mia figlia."
Zen spalancò la bocca incredulo. "Come ...  come ... fa a saperlo?"
L'uomo scoppiò in una fragorosa risata. "Quindi ci avevo visto giusto!"
Di fronte a quella scena Mitsuhide non riuscì più a trattenersi e anche lui scoppiò a ridere, attirandosi lo sguardo omicida di Zen, che doveva ancora riprendersi dalla sorpresa.
La guardia si avvicinò all'orecchio del principe e gli sussurrò: " A quanto pale non sono stato l'unico messo con le spalle al muro."
Zen lo fulminò ulteriormente con lo sguardo e rivolse poi di nuovo l'attenzione al capo villaggio, che nel frattempo era tornato serio e conversava con Itoya e Kazuki. Sentendo di nuovo lo sguardo del principe su di sè si voltò, gli fece cenno di avvicinarsi e disse. "Prima di parlarne però abbiamo preparato una cosa per voi." Detto questo si incamminò per la strada che conduceva al villaggio incitando i ragazzi di Clarines a segiurlo mentre gli altri due si occupavano dei cavalli.
Superarono il portico di legno e si innoltrarono fra le casette sugli alberi, a cui si poteva accedere con un complesso di corde e scale a pioli. Ma la cosa che sorprese più i due ospiti fu lo strano silenzio, che avvolgeva tutto in modo surreale; ma Mukaze a differenza loro non sembrava farci troppo caso.
"Ehm ... Mukaze-sama dove sono tutti gli altri?" chiese il giovane principe.
"A dormire, dov'è giusto che stiano a quest'ora ragazzo" rispose il più grande senza fermarsi.
Mitsuhide si accostò a Zen e portandosi il dorso della mano accanto alla bocca gli sussurrò: "Sinceramente mi sarei aspettato un'accoglienza più calorosa."
Zen annuì, anche lui trovava che fino adesso il capo villaggio si stesse comportando in modo bizzarro e leggermente misterioso, che gli portasse rancore per non aver portato anche Shirayuki con sè?
Il ragazzo non fece in tempo a rifletterci su che ad un tratto, senza alcun preavviso, si sentì uno schiocco di dita e come se rispondessero a quel semplice gesto tutte le luci delle torce e delle lanterne si spensero, lasciando i tre completamente al buio.
"Mitsuhide! Mukaze-sama!" urlò Zen allarmato, il buio non gli era mai piaciuto, lo spaventava non avere il controllo della situazione.
"Zen, sono qui!" rispose la voce della guardia alla sua sinistra. Il principe allungò la mano in quella direzione e capì che l'altro aveva avuto la stessa idea quando sentì le sue dita guantate contro le proprie. "Che sta succedendo?"
"Non lo so, ma noi dobbiamo ..."
"SORPRESA!"
Alla stessa maniera in cui si erano spente, le torce si riaccesero; illuminando una tavola imbandita di ogni ben di Dio, un lenzuolo addobbato a mo' di striscione con sopra scritto "Bentornati" e tutti i Leoni di Montagna radunati davanti a loro.
I due giovani spalancarono gli occhi increduli, quindi tutta quella faccenda: le lanterne, lo strano comportamento di Mukaze, il buio pesto ... facevano parte di una festa a sorpresa!
"Noi ..." iniziò a dire Zen, ma fu interrotto da due enormi mani che gli si posarono sulle spalle. 
Mukaze gli sorrise. "Non serve che diciate niente, è solo una piccola adunanza per festeggiare il vostro ritorno. Godetevela" concluse spingendolo in mezzo alla folla dove tutti non facevano altro che stringergli la mano, fargli domande di ogni genere, qualcuno gli mise anche un boccale di birra in mano mentre Mitsuhide veniva trascinato via da Itoya e Kazuki con la scusa di farsi una bevuta in compagnia.
La serata trascorse piacevolmente, tra un sorso di birra e un assaggio di cacciaggione, tra un brindisi e una danza al ritmo di un'orchestra improvvisata.
Vi fu addirittura uno spettacolo di prestigio, che si rivelò un clamoroso fiasco, ma che tuttosommato divertì il pubblico e fu lo spunto per una risata generale.
Quando l'ora si fece tarda tutti iniziarono a sentirsi stanchi e piuttosto ubriachi e man mano si accasciarono su sedie, panchine, scale, tronchi in cerca di un po' di riposo; senza però smettere di farsi riempire il boccale o cercare di accaparrarsi l'ultimo pezzo di arrosto.
Zen si era seduto in disparte, a fissare la schiuma della propria bevanda praticamente intatta. A lui non piaceva bere o ubriacarsi, la prima e unica volta che lo aveva fatto era praticamente collassato in mezzo alla sala da ballo. Kiki e Mitsuhide lo avevano preso in giro per due mesi di fila. A proposito di Mitsuhide, dov'era finito quel buono a nulla? Lui aveva bisogno di sostegno morale e quell'altro si dileguava?
Quasi come se gli leggesse nel pensiero la guardia si materializzò alle sue spalle. "Non gliel'hai ancora chiesto?"
Zen sussultò e poi si strinse nelle spalle. "Non riesco a trovare qualcosa da dire."
Mitsuhide sorrise e scosse la testa. "Il mio discorso di incoraggiamento mi pare di avertelo già fatto, ora dipende solo da te."
Detto questo battè la mano sulla spalla dell'amico e si allontanò.
Era arrivato il momento. Prendendo respiri profondi Zen si diresse verso Mukaze schiarendosi la voce per non farla tremare e nonostante sentisse già le gambe molli come gelatina disse: "Mukaze-sama, vorrei scambiare due parole con lei, se possibile." Il suo tono sembrava abbastanza sicuro, solo verso la fine aveva esitato un po', ma sperò che nessuno se ne fosse accorto.
"Ma certo ragazzo mio!" rispose l'uomo con entusiasmo, mentre sollevava lo sguardo verso di lui, le gote arrossate dovute alla gran quantità d'alcool ingerita.
"Se possibile vorrei che fossimo soli" aggiunse il ragazzo acquistando un po' di coraggio.
"Certo, certo, vieni con me" disse l'altro alzandosi in piedi e portandosi dietro il boccale di birra. Scoppiò a ridere e barcollando si allontanò dal piccolo banchetto, salendo sul balcone della casa più grande, la sua, la stessa dove avevano parlato con Shirayuki e Kazuki la prima volta che erano stati loro ospiti. Zen lo seguì.
Si trovarono faccia a faccia, scrutandosi seriamente per lunghi istanti.
"Allora, che volevi dirmi?" domandò Mukaze rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato.
"Ecco ... io ..." deglutì più volte l'altro. Poi, raccimolando tutto il suo coraggio s'inginocchiò portandosi una mano al cuore e con voce decisa annunciò: "Io amo sua figlia con tutto il cuore e niente mi renderebbe più felice che trascorrere il resto della vita accanto a lei. Con la sua benedizione, vorrei chiedere la mano di Shirayuki."
Il ragazzo abbassò il capo, aspettandosi una sfuriata da un momento all'altro; ma ciò che seguì fu il silenzio più totale.
Sorpreso sollevò un poco il volto e incontrò l'espressione sorpresa dell'uomo: la bocca spalancata, il boccale di birra  inclinato da un lato e un piccolo rivolo di bevanda che colava sul pavimento.
Ma fu questione di un attimo.
Il viso del rosso divenne sempre più paonazzo, assumendo allarmanti tonalità di scalato e viola, una vena sul collo aveva cominciato paurosamente a pulsare dando l'impressione che sarebbe esplosa da un momento all'altro.
Zen alzatosi un fretta mosse un passo indietro e fece appena in tempo a scansarsi e schivare il boccale, ormai quasi vuoto, che volò sopra la sua testa, andando ad infrangersi contro la parete dell'abitazione retrostante. Nello stesso momento un grido lacerò l'aria:" CHE COSA!?"
Zen sobbalzò e fissò il volto infuriato dell'uomo: gli occhi che lo fissavano minacciosi, la bocca ora serrata in una linea rigida.
Poi, improvvisamente, Mukase scoppiò in una fragorosa e incontrollata risata.
E' proprio sbronzo pensò il principe osservandolo frastornato.
"Hai fegato ragazzo!" disse avvicinandosi e assestandogli una sonora pacca sulla schiena che quasi gli fece sputare un polmone.
Ridacchiando si appoggiò alla ringhiera di legno e osservò le luci della festa sotto di loro.
"Sai" cominciò. "Non so se sto dicendo queste cose perchè sono completamente ubriaco o completamente folle. Shirayuki è la mia unica figlia e voglio solo il meglio per lei. Dopo aver perso sua madre dovermi separare anche da lei è stata una delle cose più difficili che io abbia dovuto sopportare, ma pur di proteggerla avrei fatto qualsiasi cosa. Quando ho saputo che aveva lasciato Tanbarun ero felice per lei, credendo che finalmete potesse avere la vita che meritava lontano da qui, ma non avevo fatto i conti con il dolore che la sua lontananza avrebbe provocato. I miei uomini mi informavano costantemente sulla sua salute e qualche tempo fa mi giunse la notizia che il secondo principe di Clarines, Zen Winsteria, aveva accolto a corte una misteriosa ragazza dai capelli rossi. Kazuki e Itoya sono subito partiti per assicuarasi che stesse bene e che non fosse trattenuta contro la sua volontà; poi con tutta la faccenda dei pirati c'è stata una gran confusione, ma non mi sarei mai aspettato che Shirayuki mi riconoscesse dopo tanto tempo. E sentirmi chiamere ''papà'' per la prima volta ..." s'interruppe, un nodo alla gola gli impediva di proseguire, gli occhi lucidi che trattenevano a stento le lacrime. "Quando me la sono ritrovata davanti, bella e fiera come sua madre non avevo idea di come comportarmi, In fondo l'avevo lasciata quando era ancora in fasce, pensavo che mi odiasse; ma non l'ha mai fatto, anzi. E' davvero straordinaria."
"Sì, lo è" disse Zen in un sussurro, ma quando si accorse che l'uomo lo stava fissando divertito arrossì.
"Ho visto come la guardi, come se fosse la cosa più bella del mondo. E per lei è lo stesso."
Poi si fece serio e avvicinandosi al principe disse: "Promettimi che la proteggerai. Ne ha passate tante, merita di essere felice. Bada bene però; se la farai soffrire te la vedrai con me. " Tutto questo mentre lo sovrastava e con un'espressione che non ammetteva repliche si scocchava le nocche.
Zen deglutì e annuì velocemente per poi assumere un cipiglio serio. "Grazie, signore. Non se ne pentirà, glielo assicuro.
"Oh lo credo bene!" rispose Mukaze assestandogli un'altra pacca che gli fece perdere l'equilibrio.
Poi, avvolgendogli un braccio attorno alle spalle esclamò: "Andiamo a dare a tutti la bella notizia!"
e trascinò con sè il giovane che inciampò nel tentativo di stargli dietro.
Quando tornarono alla festa constatarono che nessuno si era accorto della loro assenza, tranne ovviamente Mitsuhide che seduto a uno dei tavoli ammiccò a Zen, sollevando il bicchiere alla sua salute.
"Un momento di attenzione prego!" urlò il capo villaggio, attirando su di sè gli sguardi di tutti. "Voglio proporre un brindisi ai nostri ospiti, che hanno compiuto un lungo viaggio fin qui e sopratutto al principe Zen, mio futuro genero!"
Un boato assordante si levò dai presenti che applaudiorno e levarono al cielo i loro bicchieri, augurando salute e prosperità al principe e alla futura sposa.
"Che i festeggiamenti continuino!" girdò poi Mukaze e la musica cominciò di nuovo a diffondersi nell'aria, mentre la luna protettrice della notte era testimone di una grande promessa.

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Angolo delle autrici:
angolo perchè ci hanno messe in castigo per avervi fatto aspettare così tanto.
Ci dispiace che il capitolo sia uscito così in ritardo, ma comunque eccoci di nuovo tra voi.
In questa seconda parte scopriamo finalmente il motivo per cui Zen ha deciso di intraprendere questo lungo viaggio fino a Tanbarun (ma crediamo lo avesta già intuito). E' stato davvero un grande gesto quello di chiedere prima la benedizione di Mukaze, perchè si sa: Zen è davvero un gentiluomo, non come quell'antipatico del fratello ....
Poi l'allegra banda dei Leoni di Montagna è davvero forte, avercela una famiglia così!
Infine, ma assolutamente non meno importate, Mitsuhide che è sempre fedele al suo amico e pronto a sostenerlo e incoraggiarlo, che amore!
Speriamo di essere riuscite ad intrattenervi e vi mandiamo un bacio ;-*
Cioccolasha & Hope4thefuture<3

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Capitolo 3
*** Nostalgia di te ***


capitolo tre
Nostalgia di te

I primi raggi del sole mattutino  penetrarono dalla finestra rimasta aperta, andando a colpire le palpebre ancora chiuse della ragazza dai capelli rossi; che venne strappata via dal suo sonno e trasportata di nuovo nel mondo reale.
"Mmmm" si lamentò Shirayuki schiudendo lentamente le palpebre per abituarsi all'improvvisa e forte luce.
Ancora una notte non aveva fatto in tempo a raggiungere il suo letto, ma si era addormentata seduta alla sua scrivania, poggiando la testa sull'erbario che aveva davanti, su cui stava scrivendo con un'elegante calligrafia tutte le proprietà dell'erba gatta.
Si sentiva la schiena a pezzi, ormai erano giorni che le sue membra non si adagiavano su un materasso morbido o su qualcosa che ci assomigliasse. Non si era mai presa nemmeno una pausa dal duro lavoro di erborista di corte.
Ma quello era anche l'unico modo per tenere la mente occupata e non pensare a Zen. Erano ormai due settimane che era partito in compagnia di Mitsuhide senza darle una spiegazione, e perfino Kiki e Obi, che erano rimasti al castello con lei, si rifiutavano di farlo.
Lei aveva provato a convincersi che doveva per forza trattarsi di un importante affare di stato perchè il principe mantenesse il segreto persino con lei, ma nonostante tutto non riusciva a darsi pace.
Che Zen fosse troppo occupato per continuare a stare con lei?
Scacciò quel pensiero con un gesto della mano e si stiracchiò, preparandosi mentalmente per un'altra lunga giornata piena di impegni.
Ciò nonostante il pensiero del suo principe non l'abbandonava e parecchie volte la ragazza si trovò a fissare il vuoto.
"A cosa pensi, Ojou-san?" domandò all'improvviso una voce familiare.
Sentendosi improvvisamente chiamare, Shirayuki scattò in piedi, ma la stanza era deserta.
"Da questa parte" continuò la voce.
La rossa si voltò. Fuori dalla finestra lasciata aperta, appollaiato sul ramo del cigliegio lì fuori, stava sorridente la sua guardia del corpo.
"Obi!" esclamò Shirayuki per metà sorpresa e per metà contenta di vedere una faccia amica.
Il ragazzo afferrò il ramo con entrambe le mani e dopo essersi dondolato qualche secondo per darsi la spinta spiccò un balzo degno di un acrobata e atterrò in ginocchio sul pavimento della stanza di fronte alla giovane; la mano sul petto in segno di riverenza.
Shirayuki ridacchiò vedendolo in quella posizione e si chinò per poterlo fissare negli occhi: "Quante volte ti devo ripetere che non è necessaria tutta questa formalità? Non sei uno schiavo."
"Per te, signorina, questo ed altro. Il capo mi ha affidato la tua sicurezza e io ho a cuore i miei compiti" rispose lui alzando lo sguardo e incrociando gli occhi verdi della ragazza, che di rimando gli sorrise dolcemente.
"Obi" cominciò Shirayuki diventando improvvisamente cupa. "Tu non mi mentiresti mai, vero? Non mi nasconderesti mai niente, sbaglio?"
I suoi occhi sembravano così tristi che per un attimo Obi vacillò; non era sicuro dove volesse andare a parare con quelle domande, ma una cosa era certa: lui non era mai stato bravo a mantenere i segreti. Finchè si trattava di dare la caccia a banditi e criminali era efficente come pochi, ma gli intrighi e le verità nascoste non facevano per lui.
E, dannazione, questo Shirayuki lo sapeva. Perchè effettivamente, qualcosa la stava nascondendo e Kiki e Mitsuhide erano gli unici a saperlo oltre a lui; ma non si aspettava che lei se ne accorgesse così presto.
"Cosa vorresti chiedermi, Ojou-san?"  chiese, sforzandosi di non far trasparire nulla di ciò che realmente pensava.
"Dimmi la verità; dov'è andato veramente Zen?"
Obi sbiancò e fece un passo indietro, mentre con gli occhi cercava disperatamente una via di fuga. "E-ecco ..." Quando iniziava a balbettare era non era assolutamente credibile.
Shirayuki lo stava mettendo alle strette e i suoi occhioni verdi imploranti lo inchiodavano dov'era, senza permettergli il minimo movimento.
"Lui ... beh ovviamente lui è con Mitsuhide, non devi preuccuparti, sono sicuro che sta bene" disse arrampicandosi sugli specchi e indietreggiando verso la finestra. Forse, se fosse riuscito a distrarla per un secondo sarebbe potuto sgattaiolare fuori e fuggire da quella situazione scomoda.
"Ti prego Obi, dimmi la verità." Il tono di voce di Shirayuki, leggermente tremante, lo fece quasi cadere; ma una terza voce ruppe il silenzio appena creatosi.
"Ojou-san, il capo erborista la sta cercando per portare a termine l'inventario" la voce pacata del capitano delle guardie eccheggiò nella stanza.
"Arrivo subito" disse Shirayuki, fissando Obi per l'ultima volta prima di seguire la guardia fuori dalla stanza.
Con un sospiro il giovane si svuotò completamente i polmoni, mentre i muscoli in tensione della schiena si rilassavano: se l'era proprio vista brutta.
"Stavi per farti scoprire." Questa volta la voce che irruppe nei suoi pensieri fu quella di Kiki. Obi si voltò e lei era lì; appoggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate sul petto. I suoi occhi blu lo guardavano freddi, registrando ogni suo minimo movimento.
"Già, mi dispiace" disse Obi, passandosi una mano sulla nuca e ridacchiando nervosamente.
"Vedi di non farti sfuggire niente, il principe Zen ci tiene a fare in modo che sia una sorpresa , non ci sarò sempre io a salvarti" gli disse gelida  mentre girava i tacchi e lasciava a sua volta la camera.
Obi sospirò pesantemente e uscì dalla finestra , allontanandosi dalla stanza.
"Sì, decisamente i segreti non fanno per me" disse fra se e se mentre si sitsemava su un ramo dall'aspetto comodo e riprese a sonnecchiare, lasciando che tutta la tensione accumulata svanisse come nebbia al sole.

"E con questo abbiamo terminato anche oggi" disse Shirayuki strofinandosi una mano sulla fronte accaldata e poggiando l'ultimo barattolo di verbena sullo scaffale, appuntandone la presenza e la quantità su un foglio. Si voltò sorridendo e si rivolse a Ryu, che se ne stava appollaiato sulla sedia, il viso inespressivo come sempre mentre riordinava i fogli sparsi sul tavolo. "Bene, puoi andare a riposare se vuoi, qui finisco io" disse con voce monotona senza guardarla.
"Va bene. Buonanotte allora" lo salutò chinandosi sul bambino e lasciandogli un bacio sui capelli, facendo nascere un leggero rossore  sulle guance del piccolo e si congedò dalla stanza.
Mentre percorreva i corridoi che conducevano alla sua stanza non potè fare a meno di pensare a quello che era successo quel pomeriggio con Obi, ma decise che ci avrebbe riflettuto solo una volta che sarebbe stata tranquilla nel suo letto.
La sua camera era uno dei pochi luoghi in cui sentiva di potersi rifugiare, un posto dove poteva essere completamente se stessa senza che ogni sua mossa venisse studiata. Non le venivano in mente altri luoghi come quello ad eccezione della serra, in mezzo alle sue adorate piante, e ... le braccia di Zen.
In quell'istante, nel momento in cui stava per varcare la pesante porta in legno, le tornò in mente le sera prima della sua partenza per Tanbarun. Nonostante l'imbarazzo lui l'aveva stretta a sè e le aveva promesso che si sarebbero rivisti presto, che lui l'avrebbe aspettata. In quel momento, non aveva bisogno di nient'altro. Ma ora Zen era lontano, chissà dove e a fare chissà cosa, da più di due settimane ormai e lei si sentiva sola.
Si chiuse la porta alle spalle e iniziò a prepararsi per la notte; dopo tanto tempo avrebbe dormito nel suo letto e non su una scomoda sedia impagliata.
Ma per il momento il sonno non si era ancora impossessato dei suoi occhi, così Shirayuki spalancò la finestra lasciando che l'aria pungente della notte la investisse e si accoccolò sul davanzale, le ginocchia strette al petto, il viso rivolto al cielo stellato e terso, con una splendida luna che faceva capolino da una coltre di nuvole, che illuminava con la sua pallida presenza la notte altrimenti buia e cupa.
Un sospiro profondo le sfuggì, mentre i suoi occhi si velarono di malinconia intanto che ripensava a Zen. Non era la prima volta che si allontanava dal palazzo per lunghi periodi ma era la prima che non la informava sulla destinazione, rimanendo sempre sul vago e sviando la domanda, defilandosi non appena si presentava l'opportunità. Era un comportamento insolito per lui; cosa doveva fare di così importante da non poterne parlarne con lei? Si era sempre fidata di lui e delle sue decisioni; sicuramente aveva le sue buone ragioni per non dirglielo, eppure non riusciva a smettere di pensarci: il suo lavoro le permetteva di distrarsi per gran parte della giornata, ma i pensieri tornavano prepotenti quando era sola come quel momento, facendole venire mille paranoie.
In fondo Zen era un principe, mentre lei era una semplice erborista di corte, cosa avrebbe potuto offrirgli che lui non avesse già? Zen meritava di meglio di una come lei: così insicura e impacciata. Meritava una persona forte e sicura, che lo aiutasse e consigliasse, una vera principessa insomma. E lei, cos'era? Una semplice popolana che attirava l'attenzione per il colore insolito dei suoi capelli, che se la cavava con le piante e con le erbe, e poi? Non aveva alcune particolari qualità ne talenti particolari, eppure era riuscita ad attirare l'attenzione di un tipo come il principe di Clarines e ancora non si spiegava il perchè.
Quei pensieri le facevano male, eppure non poteva farne a meno, era sempre stata insicura e di certo non sarebbe cambiata adesso, nonostante l'affetto che provava per Zen. Tutte quelle supposizioni l'avevano stremata, quindi decise semplicemente di smettere di pensare, avrebbe affrontato Zen al suo ritorno , esponendogli i suoi dubbi e li avrebbero risolti insieme.
Improvvisamente la scia dorata di una stella cadente attraversò il cielo notturno e Shrayuki, consapevole di quel che si dice sulle stelle cadenti, giunse le mani al petto e socchiuse gli occhi, pronunciando il suo desiderio:
"Torna presto Zen, mi manchi."

La carrozza procedeva spedita lungo la strada  lastricata di pietre bianche, facendo il suo trionfale ingresso nel regno di Clarines e dirigendosi verso il palazzo reale mentre i due occupanti dell'abitacolo se ne stavano in silenzio.
Il più giovane dei due, con la testa poggiata sul palmo della mano osservava con lo sguardo perso la strada che slittava di fronte ai suoi occhi senza vederla realmente. L'altra persona di fronte a lui, con le braccia incrociate e la testa a ciondoloni, sonnecchiava tranquilla, finchè un forte scossone probabilmente dovuto a una buca sul sentiero, lo fece svegliare bruscamente.
"Ben svegliato dormiglione" disse il più giovane osservando divertito la sua guardia, che rispose con un sonoro sbadiglio, per poi ricordarsi dov'era e chi aveva di fronte e assumere un'espressione imbarazzata. "Chiedo scusa, Zen-Tenka, senza accorgermene mi sono addormentato."
"Il viaggio è stato lungo, non preuccuparti. Ad un certo punto anch'io credo di essermi assopito un attimo."
"Già, sembravi proprio un angioletto" rise Mitsuhide guadagnandosi un'occhiataccia da parte del principe.
"Uhhh, siamo nervosi oggi" continuò la guardia mantenendo un cipiglio divertito, che aumentò ancora di più nel vedere un lieve rossore andare a colorare le guance del principe, che si sforzò di far finta di niente, ma fallendo miseramente.
"Non preuccuparti, è di Shirayuki che stiamo parlando, non ti rifiuterebbe mai."
 disse Mitsuhide ritornando serio, intuendo i pensieri di Zen che con un sospiro nervoso si abbandonò contro la morbida imbottitura del sedile. "Lo spero, Mitsuhide. Non sono sicuro di poter sopportare un rifiuto. Lei è tutto per me."
"E tu sei tutto per lei. Andrà bene, ne sono sicuro."
Ma il principe non rispose, tornando a rivolgere lo sguardo sulla strada mentre la carrozza proseguiva lungo la strada.
Finalmente arrivarono ai cancelli del palazzo che vennero immadiatamente spalancati al loro passaggio, permettendo alla carrozza di entrare nell'enorme cortile e fermarsi di fronte all'entrata del palazzo, dove li attendevano Obi e Kiki. Dopo che la carrozza si fu fermata e  i due uomini furono scesi, scambiando i soliti convenevoli col capitano delle guardie, Zen chiese: "Dov'è Shirayuki?"
"E' nella serra Arji" rispose Obi con un sorrisetto.
"Bene; ci vediamo più tardi allora" disse Zen dirigendosi velocemente verso il posto indicatogli. Ad ogni passo sentiva il cuore battergli sempre più forte e la gola gli sembrò improvvisamente seccarglisi, ma continuò a camminare imperterrito fino a trovarsi di fronte alla serra. Prese un respiro profondo e, deglutendo sonoramente, entrò mentre un intenso calore lo colpiva; un cambiamento di temperatura dovuto all'elevata umidità presente nella stanza. Si guardò intorno cercando di individuare la sua chioma  rossa e la vide; inginocchiata a terra mentre interrava nuovi semi di chissà quale pianta.
"Shirayuki ..." disse a bassa voce, in un sussurro quasi impercettibile, ma lei si bloccò all'istante. Tutto tacque improvvisamente mentre la ragazza si girava lentamente, certa di averlo sognato, incrociando gli zaffiri blu di Zen e perdendosi nel colore intenso dei suoi occhi. "Zen ..." pronunciò a sua volta la ragazza, incredula, sbarrando gli occhi verdi ora lucidi
Lui sorrise e in un secondo se la ritrovò tra le braccia e affondava il viso nel suo petto, singhiozzando leggermente.
"Mi sei mancata" disse lui accarezzandole dolcemente i capelli. A quelle parole Shirayuki lo strinse ancora di più mormorando un "anche tu" a bassa voce, quasi vergognandosi. Zen le sollevò delicatemente il viso, poggiandole due dita sotto il mento e avvicinandosi lentamente alle sue labbra, lasciandole un leggero bacio che racchiudeva mille speranze e sentimenti. Si staccarono dolcemente mentre Zen le sfiorava leggero una guancia, facendola arrossire ancora di più. Sorrise teneramente alla sua reazione per poi farsi serio improvvisamente, facendo un passo indietro prendendole la mano e fissandola intensamente negli occhi ruppe il silenzio; "Devo dirti una cosa."

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Angolo delle autrici:

Eccoci di nuovo tra voi, vi siamo mancate? ;-)
Il terzo capitolo non poteva tardare più di tanto, eravamo tutti curiosi di sapere come se la stesse passando Shirayuki mentre Zen era a Tanbarun.
Evidentemente non troppo bene, Zen le manca moltissimo e il silenzio di Obi e Kiki non l'aiutano di certo. E' un passo importante perchè la lontananza mette alla prova il loro amore e lo rafforza. Ma lei non sa quello che ha in mente di proporle Zen, non lo immagina nemmeno.
Chissà che faccia farà quando Zen le farà la domandona.
Vi aspettiamo al prossimo capitolo!
Cioccolasha e Hope4thefuture<3

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Capitolo 4
*** La proposta ***


capitolo quattro
La proposta

I cuori dei due giovani battevano all'impazzata mentre con lo sguardo si accarezzavano a vicenda, imprimendosi di nuovo i lineamenti dell'altro nella mente.
"Sei ancora più bella di quando sono partito" disse Zen piantando i suoi occhi cristallini in quelli di smeraldo della ragazza; che a quel complimento li abbassò per nascondere il rossore che le stava imporporando le guance.
"Grazie" mormorò sistemandosi una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio. "Anche tu ... Cioè, ti trovo bene."
Zen sorrise, si sarebbe mai allentato quel lieve imbarazzo che c'era tra loro?
Era arrivato il Momento, il momento di aprirle il suo cuore e farle quella domanda che per molto, anzi troppo, tempo era stata solo un'incognita nella sua mente.
Non importava se l'avesse rifiutato, ma lei doveva assolutamente sapere quali erano le sue intenzioni.
Senza che lei se ne accorgesse infilò la mano nella tasca del mantello e ne estrasse una piccola scatolina di raso blu, che nascose dietro la schiena, prima di prendere una mano dell'amata e inginocchiarsi davanti a lei.
"Shirayuki" disse dopo aver preso un profondo respiro mentre la ragazza lo osservava stupita. "Io ti amo e tu lo sai, e so che per te è lo stesso, altrimenti non avrei mai preso questa decisione. La verità è che ... non sono partito per un viaggio diplomatico. Sono andato da tuo padre."
"Mio padre" ripeté Shirayuki scioccata. "Perché? Come sta lui?"
"Sta bene, ti abbraccia" rispose Zen cercando di riprendere il filo del discorso. "Il fatto è che sono andato a chiedergli il permesso per fare una cosa."
"Non capisco" continuò la ragazza.
"Shirayuki, non riesco più a immaginare la mia vita senza di te e quindi ti chiedo se vuoi diventare mia moglie" concluse tutto ad un fiato, scoprendo la piccola scatolina e aprendola mostrando un raffinato anello d'oro con un rubino incastonato nel centro, dello stesso colore dei capelli di Shirayuki.
Quest'ultima fissava il gioiello a bocca aperta, mentre la sua mano tremava leggermente in quella di Zen. Non riusciva a spiaccicare parola; il cuore le batteva così forte che minacciava di uscirle dal petto.
Anche il cuore di Zen batteva forte: d'amore ma anche di preoccupazione; perché non rispondeva? Non era forse pronta? Lui aveva agito troppo d'impulso?
"Ecco ... se credi sia troppo presto io ..." mormorò il giovane arrossendo.
"No! No!" esclamò lei stringendogli ancora di più la mano. "Cioè ... Sì Zen voglio sposarti!" esclamò con lacrime di gioia che iniziavano a rigarle le guance. Zen, al culmine della felicità, le infilò l'anello al dito, poi si alzò appena in tempo perché Shirayuki gli gettò le braccia al collo.
Ora potevano finalmente coronare il suo sogno d'amore, sarebbero diventati marito e moglie.
I due giovani avvicinarono i loro visi lentamente, i nasi si sfioravano e gli occhi rimanevano fissi in quelli dell'altro finchè entrambi non schiusero e unirono le labbra in un dolce bacio; per sigillare quella promessa.

"Devo andare" sussurrò il principe mentre stringeva al petto la sua fidanzata, affondando il viso nei suoi capelli profumati.
Erano rimasti abbracciati così tanto tempo che ormai non sapevano se fossero passati minuti, ore o giorni, ma non importava granchè, poteva essere anche trascorso un anno: finchè sarebbero rimasti insieme non se ne sarebbero accorti.
Shirayuki alzò piano la testa e gli sorrise malinconica, sul suo volto si leggeva il desiderio di rimanere ancora insieme.
"Lo vorrei anch'io" disse Zen accarezzandole la guancia con le nocche. "Ma devo andare a salutare il Nobile Fratello, solo per formalità."
"Capisco Zen" rispose lei sciogliendo l'abbraccio. "Vai non farlo aspettare."
"Tornerò a trovarti stasera" disse lui dirigendosi verso la porta, non prima di essersi concesso un ultimo bacio.
Rimasta sola , Shirayuki alzò lentamente la mano sinistra dove sull'anulare troneggiava lo splendido anello.
Il sorriso non ne voleva sapere di sfiorire dal suo viso, nemmeno quando, risvegliatasi dai suoi pensieri, tornò ad occuparsi delle sue piante. Inconsapevole che tre paia di occhi curiosi li avevano osservati per tutto il tempo ...

"Finalmente il nostro principe si è deciso a darsi una mossa" annunciò soddisfatta la guardia dai capelli verdi rivolta agli altri due, che se ne stavano acquattati dietro ad un cespuglio davanti alla porta della serra.
"Non capisco perchè mi sono fatta trascinare da voi due in questa situazione ridicola" si lamentò Kiki spezzando un ramo che minacciava di graffiarle la divisa.
"Non sia così fredda, Kiki-san, in fondo noi tutti stavamo aspettando questo momento da tempo" disse Obi incrociando le mani dietro la nuca.
"Per un istante ho temuto che lei dicesse di no" fece di nuovo Mitsuhide, mettendosi una mano sul petto e tirando un sospiro di sollievo.
La bionda lo guardò con sufficienza. "Ma chi sei tu? Il fan numero uno della coppia Zen-Shirayuki?"
La guardia offesa incrociò le braccia sul petto. "Lo saresti anche tu se fossi stata con Zen tutto il viaggio e avessi visto com'era emozionato."
"Infatti non c'ero, Sono rimasta qui a badare a Shirayuki e a quest'altro qui" rispose lei indicando con un cenno del capo Obi; che con l'aria spensierata stava fischiettando un allegro motivetto, pulendosi intanto l'orecchio col mignolo.
"Visto che lo spettacolo è finito io mi ritiro per un pisolino" esclamò prima di balzare agilmente su un ramo e arrampicandovisi lasciando gli altri due da soli.
Kiki scosse la testa, era sempre più convinta di trovarsi circondata da un branco di incompetenti.
"Anche io vado, devo preparare alcuni documenti che Zen deve firmare" annunciando facendo per allontanarsi.
Mitsuhide però le poggiò una mano sulla spalla per fermarla. "Aspetta un minuto" la pregò.
"Che c'è?" chise lei voltandosi e guardandolo circospetta.
Il ragazzo si grattò la nuca con fare imbarazzato. Accidenti! Quello sguardo inquisitore lo metteva sempre in soggezione, facendogli dimenticare in un attimo tutto quello che voleva dire.
"Ecco io ... mi sei mancata molto mentre ero via."
"Davvero?" domandò lei alzando un sopracciglio.
"Sì e ti ho portato un regalo" rispose mentre estraeva dalla cintura un fodero di cuoio nero, che conteneva un pugnale con la lama ricurva e l'elsa a croce con una pietra incastonata al centro.
"Me l'ha donato il fabbro dei Leoni di Montagna, ha detto che è un pezzo unico a Tanbarun. So che li collezioni e quindi pensavo potesse piacerti" spiegò porgendoglielo.
Gli occhi della ragazza s'illuminarono per una frazione di secondo, per poi ritornare freddi come al solito.
"Sicuro di volerlo dare a me visto che è tanto prezioso?"
"Certo!" rispose Mitsuhide sorridendo. "Chi meglio di te può custodirlo! Consideralo un pegno della nostra amicizia."
Kiki era praticamente certa che 'pegno di amicizia' avesse qualche significato intrinseco, ma doveva ammettere che quel pugnale era davvero bello e Mitsuhide era stato gentile a privarsene per darlo a lei.
"Grazie" disse prendendolo fra le mani e soppesandolo. Era molto leggero e l'impugnatura veramente comoda, come il prolungamento naturale della mano.
"Ci starò attenta" concluse rivolta al compagno congedandosi e dirigendosi verso il loro ufficio.
Mitsuhide sorrise, improvvisamente si sentiva più leggero.
Era come se si fosse tolto un peso dallo stomaco e canticchiando allegramente si diresse verso l'interno del palazzo, pronto a riprendere i suoi doveri come guardia reale.

Nel frattempo Shirayuki, ancora incredula di ciò che era appena accaduto, si apprestava a riprendere il suo lavoro, ma la sua mente era distratta.
Ogni singolo pensiero la riportava a Zen e alla sua proposta, ai suoi occhi speranzosi e un po' timorosi che si erano illuminati di felicità pura quando aveva accettato di sposarlo. Ancora non le sembrava vero che stesse accadendo realmente, ma l'anello che portava all'anulare testimoniava la promessa che si erano scambiati e ora sentiva che in qualche modo il loro legame si era rafforzato ancora di più.
Con un leggero sorriso ancora dipinto sulle labbra cominciò a spostare i vari barattoli ordinatamente allineati sul tavolo lì accanto, contenenti delle nuove erbe appena giunte per arricchire l'erboristeria reale. Dovevano essere maneggiate con cautela perchè non si conoscevano gli effetti che potevano produrre al semplice contatto, quindi Shirayuki, munendosi di un paio di guanti, prese il primo barattolo. L'etichetta riportava "Papavero" in un elegante grafia: al suo interno un piccolo stelo verde ornato da una corolla rosa vivo e puntellato da piccoli semi neri nel pistillo. Era la prima volta che vedeva un fiore del genere e si sentiva parecchio euforica; chissà quali proprietà nascondeva e in quanti diversi modi poteva essere sfruttata, era una risorsa preziosa e andava salvaguardata.
Sempre cautamente Shirayuki svitò il tappo del barattolo, avvicinandolo lentamente al viso e annusandolo; un forte odore penetrante le colpì l'olfatto, facendola indietreggiare e barcollare pericolosamente. Con una mano si aggrappò allo schienale di una sedia, mentre perse la presa sul barattolo, che si infranse fragorosamente sul pavimento spargendo ovunque schegge di vetro.
Si portò una mano alla testa, mentre vedeva la stanza girare sempre più vorticosamente attorno a lei. Perse la presa sulla sedia mentre precipitava al suolo, picchiando la testa contro il pavimento. Mentre il buio calava su di lei.

In quello stesso istante, a solo pochi metri di distanza dalla serra, Obi, che sonnecchiava tranquillo sul ramo su cui si era arrampicato, aprì un occhio.
Qualcosa aveva disturbato la sua siesta, un tonfo secco e poi qualcosa che dal suono sembrava stesse andando in frantumi. Si stiracchiò mentre emetteva un gran sbadiglio, poi con un'abile capriola si staccò dal ramo e atterrò sulla soffice erba sottostante.
Gli era parso che il rumore provenisse dalla serra, quindi si avviò verso la grande porta a vetro rimasta socchiusa.
"Speriamo che Ojou-san non si sia ferita con i vetri rotti" pregò mentre appoggiava la mano sulla maniglia e la abbassava.
"Ojou-san è tutto ..."
Le parole gli morirono in gola quando i suoi occhi felini videro la ragazza riversa a terra privata dei sensi e frammenti di un vasetto rotto sparsi ovunque.
"Shirayuki!" esclamò precipitandosi al suo fianco, prendendola delicatamente fra le braccia e scuotendola leggermente.
"Shirayuki svegliati! Apri gli occhi!" la supplicò il ragazzo mentre il panico si impadroniva di lui. Forse aveva battuto la testa, o si era ferita con delle schegge. Fatto sta che la ragazza non gli rispondeva e non dava segno di reagire in alcun modo.
Obi la poggiò piano a terra, poi balzò in piedi e veloce come solo lui sapeva essere corse fuori, deciso a chiamare aiuto.
Percorse a rotta di collo tutto il cortile, per poi entrare da una delle porte secondarie e correre attraverso i lunghi corridoi di marmo, con la speranza di trovare il principe Zen al più presto.
Arrivò davanti alle grandi porte di legno scuro dello studio del principe Izana e come previsto riusciva a sentire la voce di entrambi i fratelli provenire dall'interno della stanza e si avvicinò a grandi passi.
Intuite le sue intenzioni, le due guardie ai lati della porta incrociarono le lance davanti al suo petto per impedirgli di passare.
"Levatevi di mezzo!" sbraitò il ragazzo spintonandoli di lato senza riguardo e spalancando le pesanti porte con poca grazia.
Zen era inginocchiato davanti al fratello maggiore che invece stava seduto sul suo scranno con le gambe accavallate e la solita espressione annoiata.
"Arji!"
"Obi! Che ci fai qui? Chi ti ha dato il permesso di entrare?" escalmò Zen scattando in piedi e rivolgendogli uno sguardo furibondo.
Normalmente Obi sarebbe rabbrividito, ma non in quella occasione.
"Ojou-san!" disse con il fiatone.
"Che è successo a Shirayuki?" domandò il ragazzo con gli occhi sbarrati.
"Lei ... è nella serra; credo sia svenuta." Obi non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Zen si era già precipitato fuori, il panico che gli attanagliava le viscere, lasciando il principe Izana da solo, con un'espressione tutt'altro che preoccupata per la salute della ragazza.
Obi girò i tacchi e con un balzo fu subito accanto al suo capo ed entrambi percorrevano la strada inversa a una velocità che non sembrava umanamente possibile.
"Shirayuki!" urlò Zen non appena, entrato nella stanza, vide la fidanzata stesa a terra, nella stessa posizione in cui Obi l'aveva lasciata.
"Vai a chiamare le guardie ed il capo erborista!" ordinò al Obi, che fece un segno di assenso e si precipitò di nuovo fuori.
Zen prese delicatamente in braccio Shirayuki e le appoggiò la testa sulla sua spalla.
"Shirayuki, ti prego svegliati. Amore!" la chiamò il principe disperato.
Lei non sembrava dare ancora nessun segno di reagire.
Le lacrime si stavano accumulando negli occhi azzurri del principe, quando, dopo innumerevoli tentativi, Shirayuki mosse leggermente le palpebre.
"Shirayuki!" esclamò di nuovo Zen, con il cuore privato di un enorme macigno.
A quel richiamo la ragazza aprì piano gli occhi e mise a fuoco un giovane dai capelli bianchi che la teneva fra le braccia e sorrideva sollevato.
"Shirayuki" fece sollevato Zen. "Come ti senti? Che spavento mi hai fatto prendere."
Lei schiuse piano le labbra per parlare: "Chi è Shiayuki? E chi sei tu?"

 

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Angolo delle autrici: Avremmo un sacco di cose da dire arrivate a questo punto, ma la prima innanzitutto è che ci scusiamo per questi due mesi di inattività. Siamo state davvero molto impegnate fra stage e altri impegni e ringraziamo di cuore chi continua a seguire la nostra storia e ha aspettato il nuovo capitolo durante queste settimane. Speriamo di non aver messo troppo a dura prova la vostra pazienza, promettiamo che rimedieremo. Passando al testo: forse state iniziando a capire il motivo del titolo della storia, speriamo di non avervi traumatizzato più del dovuto. Tante tribolazioni e fatiche per riuscire a stare finalmente insieme e ci pensa un fiorellino a mandare tutto in malora ... lo sanno tutti che i fiorellini rosa sono malvagi. Chissà cosa succederà ora .... Speriamo che il capitolo vi piaccia e fateci sapere cosa ne pensate mi raccomando ;) Vi ricordiamo che la storia è pubblicata da Hope su wattpad con lo stesso nome. Cioccolasha e Hope4thefuture<3

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Capitolo 5
*** Sconosciuti ***


capitolo cinque
Sconosciuti

Probabilmente sarebbe stata meno dolorosa una coltellata dritta in mezzo al petto, si sentiva male, gli mancava l'aria, il suo cervello si era completamente scollegato, limitandosi a rimandargli l'ultima frase che aveva appena pronunciato la ragazza che ora lo stava guardando confusa, ancora appoggiata a lui.
Non poteva essere vero, non adesso che poteva essere finalmente felice con la ragazza che amava. Per un istante il pensiero che fosse stato uno stupido scherzo lo aveva sfiorato, ma lo aveva rimosso subito: Shiarayuki non avrebbe mai scherzato su una cosa del genere, rischiando di ferirlo.
Si sentiva la gola secca, non riusciva a schiudere le labbra per parlare, per poter anche solo pronunciare una frase di conforto nei confronti di quella ragazza che lo guardava come se fosse uno sconosciuto. Ma lui non lo era; non per lei almeno. Si schiarì la voce che uscì tremante e flebile: "Che ... che cosa stai dicendo? Non ti ricordi di me?" chiese pur sapendo già la risposta.
"No, non ti conosco tu chi sei? E dove mi trovo?" chiese guardandosi attorno spaesata, mentre il panico cominciava a salire dentro di lei.
Dove si trovava? Perchè quel ragazzo diceva di conoscerla? E perchè la stava sostenendo in quel modo, come se fosse la cosa più preziosa che avesse?
Non le piaceva quel contatto. Tutta quella vicinanza la spaventava e la confondeva, quindi cominciò a divincolarsi cercando di distaccarsi dalla presa ferrea del ragazzo.
Zen la lasciò andare, mentre lei prendeva le distanze da lui, indietreggiando sempre di più. Non si era accorta dei pezzi di vetro che ancora costellavano il pavimento, ferendosi a una mano.
"Ahi!" gridò improvvisamente portandosi la mano al petto mentre un rivolo di sangue fuoriusciva dalla piccola ferita, scivolando lungo il polso e l'avambraccio.
"Shirayuki!" gridò Zen scattando in avanti e allungando la mano nel tentativo di afferrare la sua e accertarsi della gravità della ferita. Non fece però in tempo ad avvicinarsi che la ragazza indietreggiò ancora e urlo: "Non mi toccare!"
Zen s'immobilizzò all'istante, ferito dal fatto di essere stato respinto in quel modo.
"Io ... io non ti conosco. Non posso fidarmi di te. Ti prego stammi lontano" disse scoppiando in lacrime. Tutta la tensione accumulata dentro di lei stava uscendo sotto forma di pianto.
Zen si limitò a guardarla addolorato mentre le gambe cedevano finchè si trovò di nuovo inginocchiato al suolo. In quel momento la porta della serra si spalancò, rivelando le figure di Obi, il capo erborista, Ryu e Kiki accompagnata da Mitsuhide.
"Ojou-san" disse sollevato Obi, dirigendosi verso Shirayuki che però continuò imperterrita ad allontanarsi da loro; mentre Zen, ancora in ginocchio, abbassava lo sguardo sconfortato, lasciando che alcune ciocche di capelli gli cadessero sugli occhi.
Obi aggrottò la fronte confuso: "Ojou-san?" chiese incerto, scoccando uno sguardo confuso a Zen, che però continuava a tenere il capo chino.
Shirayuki guardò le persone appena entrate nella stanza e ancora più confusa di prima chiese: "E voi chi siete?"
Tutti strabuzzarono gli occhi increduli a quella domanda.
Seguirono alcuni istanti di silenzio imbarazzato, in cui nessuno osava proferir parola e tutti gli occhi erano fissi sulla ragazza che cercava di farsi piccola piccola, intimorita da tutta quella folla di gente sconosciuta.
Poi, all'improvviso, una risata ruppe il silenzio.
Obi rideva di gusto, tenendosi la pancia e indicando ora Zen, ora Shirayuki con l'indice.
"Devo ammettere che per un attimo ci sono cascato. Arji, Ojou-san, non vi facevo così spiritosi" esclamò muovendo qualche passo verso di loro.
Ma Zen lo afferrò per un polpaccio e lo trattenne. "Obi, lascia stare, non è uno scherzo: ha battuto la testa, non ci riconosce più" mormorò senza però trovare la forza di alzarsi.
Mitsuhide, non potendo sopportare la vista del suo principe accasciato a terra sull'orlo delle lacrime, gli si avvicinò e lo afferrò da sotto le ascelle.
"Zen, vi prego, tiratevi su" lo pregò mentre cercava di costringerlo a mettersi in piedi.
Nel frattempo Kiki si era avvicinata cautamente a Shirayuki, forse una donna avrebbe avuto più possibilità di avvicinarla che un gruppo di maschi in agitazione.
"Ciao Shirayuki" la salutò con un sorriso gentile. "Io mi chiamo Kiki" continuò portandosi una mano al petto. "Sai dove ti trovi?"
Shirayuki scosse convulsamente il capo. "Io ..." balbettò. "Non ricordo niente. Solo un odore pungente e dei vetri rotti. Poi mi sono svegliata fra le braccia di quel ragazzo" concluse indicando Zen con un cenno della mano.
"Oh ma quello è proprio un brutto taglio" aggiunse il capo erborista che, seguendo l'esempio di Kiki, si era avvicinata. "Se vuoi possiamo medicartelo, così poi starai meglio" fece poi intimandola ad avvicinarsi.
Shirayuki però si sentiva le gambe di legno, era a dir poco terrorizzata e tutti quegli sconosciuti che cercavano di farle ricordare chissà cosa di certo non la aiutavano.
Aveva solamente voglia di raggiungere la porta e scappare, ma era sicura che gli altri l'avrebbero seguita.
Fu Kiki a prendere di nuovo la parola: "Sappiamo benissimo che sei spaventata, ma nessuno vuole farti del male, vogliamo solo medicarti. Poi potrai fare quello che vuoi."
Shirayuki ci pensò su un attimo, in effetti il taglio bruciava parecchio e quelle due donne sembravano davvero gentili. Fece un piccolo segno di assenso col capo e immediatamente le altre due le furono accanto, sorreggendola ciascuna per un braccio e la scortarono fuori.
"Ryu" disse il capo erborista al ragazzino che da un angolo aveva assistito silenzioso a tutta la scena.
"Vai nella dispensa e prendi le foglie di camomilla essiccate e le bacche di ginepro, fanne una tisana e portala al principe Zen, servirà a calmarlo."
Ryu fece un cenno di assenso e uscì.
Vedendo Shirayuki passargli davanti senza degnarlo di uno sguardo, Zen scattò in piedi e fece per seguirla, ma Mitsuhide gli si parò dinnanzi afferrandolo per le spalle. "Zen-Tenka vi prego, rimanete qui, Kiki sa quello che fa."
Zen lo guardò con le iridi che tremavano, in un primo momento avrebbe voluto spingerlo via e urlargli di non mettersi in mezzo, ma non aveva nè l'energia nè lo spirito per farlo. Così appoggiò la fronte sulla spalla dell'amico e pianse silenziosamente. Non emetteva alcun singhiozzo o lamento, c'erano solo calde lacrime salate che gli rigavano il volto, e poco importava se tutti lo stavano guardando.
Aveva l'orribile presentimento che di matrimonio non si sarebbe parlato più per molto tempo.

 

"Ecco fatto" annunciò soddisfatta il capo erborista annodando la garza intorno alla mano sottile di Shirayuki.
"Grazie" mormorò la ragazza che ora si era tranquillizzata un po'. Quelle persone l'avevano chiamata "Shirayuki" che significa "Biancaneve", era veramente un nome carino che le si addiceva, solo che per il resto tutto era nero e confuso nella sua mente.
"Come ti senti adesso?" le chiese quella ragazza dai capelli biondi tanto cortese.
"Confusa" rispose la rossa poggiando le mani in grembo. "Quel ragazzo dai capelli bianchi, mi sembrava così triste. Per caso mi conosce?"
"Lui ..." esitò un attimo il capitano, forse dirle di punto in bianco che quel giovane era il suo fidanzato sarebbe stato prematuro e un tantino azzardato per le condizioni in cui si trovava " ... è Zen, il secondo principe del regno di Clarines, stava cercando di aiutarti."
"Zen" ripetè piano Shirayuki. Era strano, ma appena aveva pronunciato quel nome qualcosa si era smosso dentro di lei, ma solo per un istante, poi c'era di nuovo stato il vuoto.
Vedendo la sua allieva prediletta così turbata il capo erborista le si inginocchiò davanti e disse: "Non importa se per il momento non ti ricordi di noi, se c'è una cosa che ho imparato è che il tempo è la miglior medicina." Poi si alzò ed assieme a Kiki si diresse verso la porta. "Noi andiamo a far preparare la tua stanza, tu resta qui e riposati."
Quando la porta si fu richiusa e fu sicura di essere rimasta sola, Shirayuki si alzò lentamente e si diresse verso la finestra. Fino a dove arrivava il suo occhio il paesaggio era stupendo; fitti boschi e alte montagne si stagliavano contro l'orizzonte, peccato che a lei risultassero del tutto sconosciuti, non riusciva a riconoscere nemmeno un viso figuriamoci un regno intero.
La ragazza sconfortata si sedette di nuovo sul piccolo sgabello, troppo spaventata e disorientata per pensare anche solo di uscire.
All'improvviso la rossa sentì un cigolio che le fece alzare subito la testa. La porta era leggermente socchiusa e un visino contornato da una chioma di capelli scuri faceva capolino sull'uscio.
Shirayuki lo riconobbe subito come il bambino che aveva visto di sfuggita nella serra poco prima.
"Ciao" la salutò lui muovendo un passo in avanti e si richiuse la porta alle spalle.
"Ciao" rispose lei intenerita dal viso di quel bambino che aveva un'aria davvero dolce.
Dopo alcuni istanti di esitazione il ragazzino si avvicinò finchè non le fu completamente davanti. Shirayuki sorrise e allungò una mano per strizzargli le guance paffute. "Sei proprio carino lo sai? Come ti chiami?"
"Non trattarmi come un moccioso!" sbottò lui liberandosi dalla stretta, dimenticandosi per un attimo che l'amica si trovava in una situazione delicata.
"Sono Ryu" disse poi abbassando lo sguardo. "Davvero non ti ricordi di me?" chiese cupo.
Shirayuki si ritrasse un po', perchè tutti non facevano altro che insistere con quella storia?
"No, mi dispiace io ..." iniziò a dire, ma venne interrotta dalle braccia esili di Ryu che le circondarono la vita.
La stava abbracciando, non l'aveva mai fatto prima, non di sua spontanea volontà.
"Ricorda Shirayuki" la pregò il bambino nascondendo il viso nella sua spalla. "Noi tutti abbiamo bisogno che tu ricordi."
Shirayuki rimase immobile, sorpresa da quel contatto, ma poi si tranquillizzò, in fondo era solo un bambino, probabilmente era molto scosso dalla piega che avevano preso gli eventi e nonostante non si ricordasse di lui un'ondata di tenerezza le avvolse il petto, portandola a ricambiare l'abbraccio del bambino.
"Farò del mio meglio" gli sussurrò all'orecchio, ben consapevole della gravità di quella situazione. Non sapeva dove si trovasse o chi fossero quelle persone, ma voleva fare un tentativo e cercare di ricordare, non voleva vedere la luce speranzosa nei loro occhi spegnersi non appena incrociavano il suo sguardo; cercando una conferma che lei non poteva dare loro. Per un attimo ripensò a quel ragazzo, Zen, che era stato gentile con lei eppure lo aveva allontanato terrorizzata e non gli aveva dato nemmeno il permesso di toccarla, nonostante fosse ferita. Sperava con tutto il cuore che non fosse rimasto troppo offeso dal suo gesto, in fondo era sempre il principe e lei non aveva mostrato grande rispetto. Decise che, non appena si fosse sentita meglio, l'avrebbe cercato e si sarebbe scusata per il suo comportamento indecoroso.
Persa com'era nei suoi pensieri non si era accorta che Ryu aveva sciolto l'abbraccio e la guardava con aria preoccupata. "Tutto bene?" chiese incerto.
"Sì tranquillo, non ti preoccupare" disse sorridendo leggermente. Ryu la guardò ancora, non del tutto convinto ma considerando la situazione in cui si trovava era normale che fosse un po' confusa, quindi decise di lasciar perdere. "Io ora vado, se hai bisogno di qualcosa sono nella stanza accanto." "Va bene, ti ringrazio" disse Shirayuki, aprendosi in un sorriso un po' più sentito, facendo arrossire Ryu, che si affrettò ad uscire, chiudendosi la porta alle spalle.
Rimasta nuovamente sola, Shirayuki rilasciò un sospiro, abbandonandosi alla stanchezza e chiudendo gli occhi, cercando di sfuggire alla miriade di pensieri che le martellavano la testa.

 

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Angolo delle autrici:

C: "Hope"
*Hope alza la testa dal libro che sta leggendo*
H: "Dimmi"
C: "Ma quanto siamo state perfide!? Cioè, povero Zen!"
H. "E non ha visto ancora niente."
*Cioccolasha assume un'espressione perfida*
C: "Già"

Eccoci tornate tra voi (questa volta puntuali) per il quinto capitolo della storia, dove troviamo i nostri beneamini nel bel mezzo di una gatta da pelare.
Shirayuki ha dato davvero una bella capocciata per essersi dimenticata di tutti e perfino come si chiama. Almeno non è morta.
Ed i nostri adorati maschietti vanno in brodo di giuggiole: Zen (guistamente) si dispera, Mitsuhide allarmato cerca in vano di consolarlo e Obi fa lo scemo come al solito ...
Per fortuna ci sono le donne che non si lasciano prendere dal panico e prendono in mano la situazione, quindi diciamo che questo è un capitolo al femminile.
Se non per quella piccola testa calda di Ryu che nonostante l'indole distaccata dimostra di tenere molto a Shirayuki.
Per ora è tutto.
Ci vediamo martedì prossimo.
Hope e Cioccolasha.

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Capitolo 6
*** Aspettami ***


capitolo sei
Aspettami

 

Nello stesso momento nella serra del palazzo erano rimasti in tre, Obi, Mitshuide e Zen che faceva avanti e indietro di fronte agli altri due che lo osservavano smarriti senza riuscire a fermarlo.
Improvvisamente Zen si bloccò e si diresse furioso verso Obi, afferrandolo per il colletto della maglia e strattonandolo verso di lui, portando il suo viso a un soffio di quello furibondo del giovane principe:" Ti avevo chiesto di fare una sola cosa, di proteggerla. Dov'eri mentre lei stava male? DOVE?! RISPONDI!" urlò mentre Obi non reagiva, consapevole di meritare quelle dure parole che gli venivano rivolte; lasciò quindi che il principe si sfogasse, aspettando la sua punizione.      " ZEN! Che stai dicendo? Fermati!" intervenne Mitshuide, separando i due e afferrando Zen per le spalle e allontanandolo da Obi, che era rimasto immobile:" E' COLPA SUA!" gridò Zen, fuori di sé dalla rabbia. Il dolore e l'angoscia gli impedivano di pensare lucidamente, annebbiando la sua capacità di giudizio e razionalità, facendogli sputare sentenze ingiuste.
" Sono rimasto qui fuori per tutto il tempo, quando ho sentito un rumore di vetri infranti e poi un tonfo. Quando sono venuto a controllare l'ho trovata là stesa a terra e sono subito venuto a chiamarti" si giustificò Obi, tenendo lo sguardo basso.
" Tutto quello che dovevi fare era starle accanto, non oziare sopra un albero!" esplose Zen, cercando di riavvicinarsi a Obi, fallendo data la presa ferrea di Mitshuide, l'unica cosa che gli impediva di andare là e staccare la testa di quell'inetto.
" Scusate il disturbo" pronunciò una quarta voce, facendo voltare i tre nella direzione dalla quale proveniva, rivelando la figura del capo erborista ferma sulla porta della serra:" Perdonate l'intrusione, principe Zen, sono venuta per controllare quale pianta ha maneggiato Shirayuki prima di svenire, Forse potremmo creare un antidoto e accelerare il suo recupero di memoria"
"Come sta ora?" chiese velocemente Zen avanzando verso di lei.
" Sta bene, le abbiamo medicato il taglio, non era niente di grave per fortuna. Ora sta riposando" disse tranquilla, mentre le spalle di Zen si afflosciarono, come se si fosse tolto un gran peso. " Faccia quello che deve" disse Zen spostandosi per lasciare il passo alla donna, che gli posò una mano sulla spalla: " Tengo molto a Shirayuki, è una brava ragazza e una delle migliori apprendiste che abbia mai avuto, farò tutto ciò che è in mio potere per salvarla, anche di più se necessario" disse con voce tranquilla. Zen annuì e si fece da parte mentre la donna avanzava e si inginocchiava vicino ai vetri rotti, facendo attenzione a non ferirsi. Esaminò attentamente le piccole schegge finché non individuò il piccolo fiore di papavero che giaceva in mezzo ai mille pezzi di vetro: estraendo dei guanti dal camice bianco che indossava sempre, prese con cautela il piccolo stelo lo annusò lievemente, arricciando il naso:       " Papavero..." disse sovrappensiero, osservando attentamente il piccolo fiore che teneva in mano:" Ma certo, è ovvio." concluse con un sospiro, sollevandosi da terra sentendo tre paia di occhi trafiggerle la schiena. " Allora?"chiese Zen impaziente. La donna si avvicinò mostrando ai tre uomini l'autore di quella drammatica situazione:"Questo è un fiore di papavero. Non sono ancora molto chiare le sue proprietà, ma ho sentito che in dei luoghi lontani da qui sono riusciti a ottenere dai suoi semi una polvere dorata, che provoca effetti allucinogeni e altera a livello fisico e cerebrale il corpo umano. Solitamente questa sostanza è conosciuta come droga"
"DROGA!?! Shirayuki è stata drogata??! Ma come hai potuto permettere che si avvicinasse a una cosa del genere?" urlò Zen, fuori di sé dalla rabbia mentre guardava la donna con sguardo omicida. Questa però rimase impassibile:" Per la precisione si tratta di oppio, che è una sostanza più leggera. Ho ritenuto che fosse all'altezza di questo compito, per questo gliel'ho affidato. La lavorazione dei semi di papavero e l'estrazione dell'oppio sono procedimenti molto complicati che richiedono precise condizioni climatiche e un'estrema attenzione nel maneggiare gli ingredienti, cosa che Shirayuki non è in grado di fare, come nemmeno io del resto. E poi dubito che sapesse realmente che cosa aveva tra le mani altrimenti sarebbe stata più cauta"
"Cosa può essere successo allora?" chiese Mitshuide intervenendo con la sua solita calma, mentre una sua mano era ancora appoggiata sulla spalla del principe, nel tentativo di fermare un'altra esplosione rabbiosa da parte di Zen:" Probabilmente aprendo il barattolo l'odore del fiore, essendo stato trattenuto per un lungo periodo all'interno di un ambiente così piccolo e umido si è sprigionato completamente, stordendola per qualche secondo. Forse ha perso l'equilibrio e quell'attimo di confusione è stato determinante e non avendo niente a cui aggrapparsi è caduta a terra battendo la testa, il che ha portato alla perdita dei sensi. Però.. sono rimasta perplessa riguardo alla perdita di memoria: lo svenimento può giustificare la perdita dei sensi, ma non quella della memoria, soprattutto non una così radicale. Forse il colpo in testa ricevuto ha dato il colpo di grazia, per non parlare poi dell'effetto amplificante dato dall'odore pungente di quel fiore" spiegò l'erborista portandosi l'indice al mento.
"E' stato un tragico incidente, principe Zen, non è stata colpa di nessuno, non avremmo potuto prevederlo" concluse Mitshuide, lasciando finalmente libero Zen che, esausto, si fece cadere sulle ginocchia:" La prego, la aiuti" disse il principe con voce flebile, alzando lo sguardo distrutto verso la donna che stava in piedi di fronte a lui:" Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarla, glielo garantisco principe Zen," disse lei seria prima di dirigersi a passi veloci verso l'uscita, lasciando di nuovo soli i tre ragazzi. Un silenzio opprimente era tornato a calare sui tre.
" Arji, io..." avanzò Obi quasi timidamente ma si interruppe quando Zen, senza guardarlo, sollevò un braccio intimandogli di tacere:" Non ora, Obi. Non voglio dire cose di cui potrei pentirmi, devo ancora decidere cosa fare. Ora andatevene, voglio restare solo." disse con tono stanco mentre lentamente si sollevava da terra tenendo lo sguardo fisso sul pavimento che mai come in quel momento gli era parso tanto interessante.
"Zen Tenka..." provò a parlare Mitshuide:" HO DETTO ANDATE VIA! E' UN ORDINE!" gridò Zen, cominciando ad agitarsi e dando le spalle agli altri due che, non osando contraddirlo, si inchinarono e lasciarono la serra senza guardarsi indietro. Ormai solo, Zen rimase immobile, lo sguardo vitreo e perso mentre la sua mente ripercorreva gli ultimi avvenimenti: il viaggio a Tanbarun, il volto serio di Mukaze mentre gli affidava la vita e la felicità di Shirayuki, un compito che aveva disonorato clamorosamente, poi il viaggio di ritorno, i dubbi, le incertezze e la fatidica proposta, il cuore che gli sembrava uscisse dal petto da quanto batteva forte, lo sguardo inizialmente smarrito di Shirayuki che poi si era illuminato di felicità, così come il suo, quando aveva accettato di diventare sua moglie. E poi quel bacio, le sue labbra premevano dolci contro le proprie, un semplice tocco innocente, leggero come ali di farfalla ma che era stato in grado di mandarlo in paradiso. E poi era finito tutto, spazzato via in un battito di ciglio: dopo aver salutato il fratello, come l'etichetta di corte richiedeva, stava per comunicargli la sua intenzione di sposare Shirayuki quanto prima, ma Obi li aveva interrotti, pronunciando quelle parole che ora non volevano saperne di lasciare la sua mente "Shirayuki si è sentita male". In quel momento aveva sentito il cuore fermarsi mentre il gelo gli penetrava fin dentro le ossa, lasciandolo in balìa di emozioni che non era in grado di gestire. Quando l'aveva vista sdraiata in mezzo alla serra priva di sensi gli era sembrato di impazzire: tenere il suo corpo inerme tra le braccia,senza ricevere alcun tipo di risposta ai suoi ripetuti tentativi di risvegliarla l'aveva gettato in un baratro di paura e disperazione dal quale non riusciva a uscire. Quando aveva riaperto gli occhi si era sentito sollevato, ma poi le parole successive l'avevano distrutto, rendendolo un guscio vuoto privo di qualsiasi emozione. Era così che si sentiva in quel momento, vuoto, senza forze per reagire; per quanto scavasse dentro di sé non riusciva a trovare niente, non sentiva niente attorno a sé, come in un limbo, in bilico tra ragione e follia. Ripensava a tutti i momenti felici passato con lei e sentì una fitta al cuore, come se fosse stretto in una morsa che lo opprimeva sempre di più, fino a toglierli il respiro. Provò a reagire scrollandosi di dosso quei pensieri, ma era come se catene invisibili lo tenessero immobile, impedendogli di muoversi. Ma non poteva arrendersi, anzi. Avrebbe lottato per lei, per il loro amore, non era ancora disposto a lasciarla andare, aveva promesso a suo padre e a sé stesso di fare tutto il possibile per renderla felice e aveva intenzione di onorare quella promessa. In un battito di ciglia tornò in sé allontanando tutti i pensieri negativi e, determinato come non mai, marciò fuori dalla serra, un fuoco che bruciava nel suo sguardo:" Non ti lascerò andare, non ora che ti ho trovata. Se tu non hai la forza, lotterò per entrambi, perché il nostro amore è unico e inestinguibile. Indimenticabile. Ti farò innamorare di me, non importa quanto tempo ci vorrà. Aspettami amore mio, verrò a prenderti."

 

Shirayuki si svegliò di soprassalto.
Il sonno non era stato per niente ristoratore.
Certo, il letto era comodo e l'ambiente confortevole, ma era lei ad essere irrequieta, non sapeva ancora dove si trovasse e se si potesse fidare completamente di quelle persone che insistevano tanto nel dire di conoscerla. Si stropicciò gli occhi e emise un lungo sbadiglio, il sole non era ancora tramontato, il che significava che aveva dormito solo un paio d'ore. Il suo sonno era stato agitato e tormentato da enormi schegge di vetro che volevano ferirla e profondi occhi blu dall'espressione addolorata, sembravano così tristi e familiari...
Scostò le coperte e mettendosi seduta posò i piedi nudi sul pavimento di legno; le sembrava di soffocare, non sapeva cosa fare, non sapeva dove andare, cosa avrebbe fatto adesso? La tentazione di lasciarsi andare a un pianto disperato era forte, tuttavia abbattersi non sarebbe servito a nulla, così Shirayuki ricacciò indietro le lacrime e si alzò, spogliandosi della morbida camicia da notte di seta che la ragazza di nome Kiki le aveva portato e infilandosi il vestito di cotone rosa che indossava quando si era risvegliata nella serra, mentre il camice bianco rimase abbandonato sulla sedia. Dopo aver indossato anche le calzature Shirayuki si fermò per un secondo, incerta, davanti alla porta: non era sicura di quello che avrebbe trovato al di là di essa, ma ricordò a sé stessa che non poteva rimanere segregata in quella stanza per sempre. Percorse il lungo corridoio che costeggiava l'ampio giardino interno e si avviò verso il corridoio a est quando all'improvviso si sentì chiamare:"Shirayuki!" La ragazza si voltò, quella voce l'aveva già sentita da qualche parte: il ragazzo dai capelli bianchi correva verso di lei, la mano alzata in segno di saluto, il viso sembrava più rilassato e sereno. Kiki aveva detto che lui era un principe, quindi di regola lei avrebbe dovuto inchinarsi.
" Speravo di trovarti qui" disse lui sollevato e rincuorato dal fatto di vedere che stava bene.
" Zen Tenka" mormorò Shirayuki abbassando il capo e piegando le ginocchia, sollevando leggermente la gonna dell'abito. Zen rimase sorpreso da quel gesto, Shirayuki non si era mai inchinata di fronte a lui, non le aveva mai permesso di farlo e ora capiva perché: gli dava un enorme fastidio vedere la sua Shirayuki inchinarsi in quel modo di fronte a lui, come se tra loro vi fosse una distanza incolmabile a causa del suo titolo di principe, accentuandola ancora di più .
" No, ti prego, non è necessario" le disse, porgendole la mano per invitarla ad alzarsi. La rossa, timorosa, la prese, non sapeva quanto fosse grave un gesto del genere e accettò con difficoltà l'aiuto del secondo principe di Clarines che, a differenza sua, sembrava molto più tranquillo. Zen la guardò e sorrise, poteva non ricordarsi di lui ma la sua Shirayuki era ancora lì, timida e allo stesso tempo fiera e bellissima, tutto quello che lui doveva fare era farla riemergere. Si avvicinò di un passo e quando fu sicuro che lei non se la sarebbe data a gambe disse:" Vieni con me, c'è una cosa che vorrei mostrarti".

 

 

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Angolo delle autrici:

Giorno a tutti e bentrovati :-)
In questo capitolo ritroviamo il nostro Zen incavolato nero, che cerca di prendersela con il povero Obi, che non prova nemmeno di difendersi, troppo dispiaciuto e preoccupato per ciò che è capitato alla sua protetta.
Per fortuna interviene la parte razionale di Zen (altrimenti chiamatasi Mitsuhide) a separare i due e cercare di ristabilire l'ordine; finchè il capo erborista non arriva per chiarire qualsiasi dubbio ...
Prima di qualsiasi cosa ci teniamo a spiegare il perchè della scelta del papavero dell'oppio. Abbiamo fatto alcune ricerche - legali, state tranquilli - su alcune piante che potessero stordire o far perdere sensi a chi le inalava. Inizialmente abbiamo optato per la Belladonna, ma questa deve essere ingerita, quindi la scelta è ricaduta sul papavero rosa.
Non facendo uso di oppio ed essendo particolarmente negate in materia, non sappiamo se questo nella realtà sia fattibile, abbiamo cercato di spiegarlo in una maniera abbastanza semplice ed ingenua.
Quindi, se qualcuno qui è esperto di piante o fa uso di questa droga (speriamo di no) gli chiediamo scusa.
Tornando alla storia: Zen ha deciso di non perdersi d'animo e di provare a riconquistare la sua amata. Ce la farà? Cosa le vorrà mai mostrare? E Shirayuki, come reagirà?
Lo scoprirete martedì prossimo.
A presto.
Cioccolasha e Hope.

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Capitolo 7
*** Due di picche ***


capitolo sette
due di picche

 

"Eccoci arrivati" annunciò entusiasta Zen, voltandosi verso Shirayuki ed accennando un inchino.
La ragazza spalancò gli occhi alla vista del panorama sottostante.
Si trovavano sulla cima di una collina, una scalinata di pietra scendeva fino ai piedi di essa, dove si apriva un maestoso giardino dove crescevano ogni sorta di piante e fiori colorati.
Erano sopratutto rose dai petali dai colori sgargianti che emanavano un profumo inebriante che arrivava fin lassù, a deliziare l'olfatto dei due giovani.
Ma vi erano anche peonie dalle corolle candide, pervinche, menta dalle foglie verde brillante ...
Al centro del giardino troneggiava un enorme stagno con una fontana da cui zampillava acqua fresca e sulla superficie galleggiavano ninfee rosa dai petali carnosi.
Se si alzava lo sguardo, invece, ci si perdeva nel paesaggio circostante, fra i boschi fitti e le montagne che lambivano il cielo con le loro vette.
"E' davvero stupendo" affermò Shirayuki mentre i suoi occhi cercavano di catturare più dettagli possibile, la vista era davvero mozzafiato e per quanto riuscisse a ricordare, i fiori le erano sempre piaciuti.
"Permetti?" chiese Zen porgendole il braccio.
Shirayuki esitò un attimo, il contatto fisico ancora la spaventava. Nonostante questo si domandò se fosse riuscita da sola a scendere tutti quei gradini senza inciampare nell'orlo del vestito e soprattutto se non fosse maleducato rifiutare l'invito del principe.
Incerta, Shirayuki prese il braccio che Zen le offriva e insieme iniziarono a percorrere la scalinata. Mentre la ragazza osservava con attenzione ogni singolo fiore, allungando ogni tanto la mano per sfiorarne i petali setosi, il principe non aveva occhi che per lei, nonostante non si ricordasse di lui e a causa di questo qualcosa nel loro rapporto si fosse incrinato, lei era lì; bella più che mai nella sua purezza e ingenuità ed in quel momento era lì al suo fianco.
Per Zen Shirayuki era il fiore più bello di tutti.
Si sedettero su una delle panchine che circondavano lo stagno e lei fu svelta a svincolarsi dalla presa del giovane e poggiare le mani sulle ginocchia.
"Come ti senti?" chiese Zen cercando di non fare troppo caso a quel gesto.
"Bene fisicamente" rispose lei sollevando la mano fasciata. "Ma mi sento ancora frastornata ... Zen - Tenka" si affrettò ad aggiungere.
"Non avevamo già chiarito che non devi essere così formale?" domandò lui poggiando il mento sul palmo della mano.
"Ma voi siete il principe" rispose lei nervosa, lisciandosi il vestito.
"Sì ma noi siamo anche ..." iniziò a ribattere Zen, ma s'interruppe quando il suo sguardo si posò sulla mano sinistra di Shirayuki, dove troneggiava ancora il suo anello.
Abbandonando ogni contegno e la discrezione che aveva cercato di mantenere tutto il tempo, Zen afferrò il polso della giovane e lo sollevò finchè l'anello non arrivò all'altezza dei loro occhi.
"Sai cos'è questo?" le chiese con il viso diventato improvvisamente serio.
"Io ..." balbettò lei intimorita " ... non lo so, quando mi sono svegliata l'avevo al dito."
"Questo te l'ho dato io quando stamattina hai accettato di sposarmi."
Shirayuki spalancò gli occhi. "Cosa?"
"Sì, questo è il legame che ci unisce. Perchè noi ci apparteniamo Shirayuki. Io ti ho amata dal primo momento, io ... spero che questo ti faccia ricordare ..." preso dalla foga e dall'ansia di farle tornare alla mente i loro ricordi Zen unì velocemente le loro labbra.
Shirayuki ammutolì; tutte le emozioni dentro di lei iniziarono a vorticare, il principe la stava baciando, dopo averle detto certe cose di cui lei non si capacitava.
Non amava quel ragazzo, lui era stato gentile con lei, ma che diritto aveva di violare le sue labbra in quel modo? Come se per lui fosse qualcosa di consueto.
Sollevò lentamente la mano e, prima di pensare due volte a quello che stava facendo, assestò uno schiaffo sulla guancia del giovane.
Un forte bruciore pervase la pelle candida di Zen. Un attimo prima le sue labbra erano posate su quelle della sua amata, un istante dopo il suo viso era voltato di lato a causa del violento colpo subito.
Portò lentamente una mano sul punto in cui quella della rossa si era abbattuta, dove la pelle pizzicava e si stava man mano arrossando.
"Shirayuki" disse in un flebile sussurro.
Le lacrime che ormai non riusciva più a trattenere iniziarono a rigargli il viso, mentre il suo sguardo rimaneva basso. "Perchè?"
Shirayuki scattò in piedi, portandosi le mani davanti alla bocca, non era sua intenzione ferirlo e nemmeno quel ceffone era previsto, le era sembrato l'unico modo per sfuggire a quel contatto indesiderato.
"Perdonatemi" mormorò mentre sfilava l'anello dal dito e lo appoggiava sulla panchina accanto al principe.
Ora che sapeva cosa stava a significare non voleva tenerlo, non voleva essere legata ad uno sconosciuto.
Si voltò e percorse correndo la strada inversa, salendo di fretta i gradini senza voltarsi indietro, sparendo alla vista di Zen che, rimasto solo, prese l'anello fra le mani e se lo strinse al petto, mentre i suoi occhi non volevano saperne di asciugarsi.

 

 

La mattina dopo uno strano silenzio alleggiava nelle stanze del principe Zen e di questo si erano accorti Kiki e Mitsuhide. Il principe appariva pensieroso, i gomiti appoggiati al legno della scrivania e le mani incrociate davanti al viso, lo sguardo perso in chissà quali pensieri. Le due guardie, giunte nelle stanze reali quella mattina per dare inizio ai loro compiti e ricordare al principe i suoi impegni giornalieri, lo avevano trovato in quella posizione insolita, ma data la delicatezza della situazione che il principe stava attraversando avevano preferito non fare troppe domande, lanciandosi occhiate di sottecchi.
' La notte porta consiglio ' non era una frase che poteva ben adattarsi al giovane principe in quel momento. Dopo quello schiaffo e la fuga di Shirayuki era rimasto a fissare il vuoto per un po', perdendo la cognizione del tempo; continuava a pensare a lei, al suo sguardo prima confuso e poi terrorizzato, un'espressione che non avrebbe mai voluto vedere sul suo volto e la cosa peggiore era che era stata tutta colpa sua. Non era riuscito a resistere, aveva ceduto all'impulso di baciarla pur sapendo che lui per lei non significava più nulla, era un completo estraneo.
Si era illuso che, baciandola, lei avrebbe ricordato tutto ciò che c'era e c'era stato tra di loro.
Purtroppo tutto era andato in frantumi, così come il suo cuore; probabilmente ora Shirayuki era talmente spaventata da lui da non permettergli nemmeno di avvicinarsi, di parlarle, almeno per chiederle scusa.
Non sapeva cosa fare ... tutta colpa della sua impulsività!
"Zen - Tenka."
La voce di Mitsuhide lo riportò bruscamente alla realtà, facendogli incontrare lo sguardo con quello preoccupato della sua guardia del corpo; mentre Kiki osservava silenziosamente la scena dall'altra parte della stanza.
"Tutto bene? Cosa è successo?" chiese apprensivo Mitsuhide, incrociando lo sguardo serio dle suo principe.
Zen sospirò afflitto e si appoggiò allo schienale della sedia, continuando a tenere lo sguardo fisso dinnanzi a se.
Le parole uscirono spontanee, senza che lui lo decidesse: "L'ho baciata."
Il silenzio che seguì fu aghiacciante. Non avendo alcuna reazione Zen sollevò di nuovo lo sguardo.
Mitsuhide era immobile; la bocca semi-aperta e gli occhi spalancati mentre Kiki era immobile, le spalle irrigidite ma niente nella sua espressione faceva trapelare ciò che realmente pensava.
"CHE COSA?!" sbottò Mitsuhide riprendendosi dallo shock. "Ma che ti è saltato in testa Zen! Che cosa ti aspettavi di ottenere con questo gesto così sconsiderato?" urlò ancora rivolto al principe che però rimase impassibile, incurvando le spalle e chinando il capo.
"Il suo amore" sussurrò piano, ma non abbastanza da evitare di essere udito da Mitsuhide che, sbollita la rabbia, si avvicinò al principe poggiandogli una mano sulla spalla in segno di conforto. Intanto anche Kiki si era avvicinata ai due, accostandosi con discrezione alla scrivania del principe.
"Non so cosa mi sia venuto in mente. L'ho vista lì ed era così bella che non ho resistito, speravo solo che, baciandola, avrebbe ricordato qualcosa di noi. Di me" disse sconsolato il principe, chiudendo gli occhi mentre le immagini di ciò che era accaduto gli scorrevano davanti alle palpebre socchiuse, facendogli sentire il dolore che aveva provato durante quel momento, un dolore dovuto non tanto allo schiaffo ricevuto, ma quello che nasce da un cuore innamorato traboccante di speranza così come era stato il suo poco tempo prima, per poi essere pugnalato a morte dalla stessa mano di colei che una volta l'aveva accarezzato e accolto dentro di se come il più prezioso dei tesori.
"E ... e lei come ha reagito?" domandò cautamente l'altro ragazzo, immaginando già la risposta. Zen rise, una risata spenta e senza allegria. "Mi ha dato uno schiaffo. E poi mi ha restiuto l'anello" fece amareggiato, estraendo dalla tasca della casacca il piccolo anello e guardandolo nostalgico, ricordando quando glieli aveva infilato al dito, senza immaginare di vederlo resituito tanto presto per un infausto scherzo del destino.
"Che cosa farai ora?" chiese Mitsuhide, timoroso di aggiungere qualche parola sbagliata, facendo sprofondare ancora di più il giovane principe nello sconforto.
"Niente"
"Come niente?"
"Che altro posso fare? Ho rovinato tutto. Ora Shirayuki probabilmente mi odia, non mi farà più avvicinare e scapperà via alla prima occasione! " disse Zen improvvisamente furioso, scattando in piedi e rovesciando la sedia all'indietro, che cadde causando un gran fragore nella stanza.
Passandosi lentamente la mano fra le ciocche di capelli candidi sbattè i pugni sulla scrivania, facendo sobbalzare le due guardie.
"Maledizione!" imprecò, allontanandosi velocemente e dirigendosi verso la finestra alle sue spalle, spalancandola con un gesto secco, lasciando che l'aria fresca del mattino gli schiarisse le idee.
"Posso dire una cosa?" lavoce pacata di Kiki risuonò nella stanza. Sia Zen che Mitsuhide si voltarono verso di lei e il principe fece un segno di assenso con il capo. "Fa pure, tanto peggio di così ..." borbottò a bassa voce.
"Per me hai commesso un grosso errore."
"Kiki!" sibilò Mitsuhide sconvolto, così come Zen, ma la donna continuò inesorabilmente il suo discorso. "Insomma, quella povera ragazzo ora deve ripartire da zero senza più ricordi. Tu come ti sentiresti se all'improvviso ti risvegliassi e non conoscessi nessun volto attorno a te, nonostante tutti continuino a chiamarti e rivolgerti a te come se ti conoscessero da sempre mentre tu non hai la minima idea di che cosa stanno parlando?
Prova a metterti per un attimo nei suoi panni, come credi che si sia sentita circondata da tutti noi? Non siamo altro che degli estranei per lei in questo momento e saltarle addosso in quel modo non è stata la soluzione migliore; nonostante comprendo le tue motivazioni e i tuoi sentimenti."
Zen chinò il capo di fronte a quelle parole, consapevole della verità che si celava dietro di esse.
"Quindi? Cosa dovrei fare? Lasciarla andare rischiando così di perderla per sempre?" chiese il giovane con tono duro.
"No" scosse il capo la bionda. "Tutto il contrario. Dalle tempo, restale accanto ma senza opprimerla troppo, lasciandole i suoi spazi. Aiutala a compiere piccoli passi alla scoperta di un mondo e una realtà del tutto nuova per lei, consigliandola e aiutandola se ne avesse bisogno ma facendoti da parte al momento giusto.
Falle sentire la tua costante presenza, riconquista la sua fiducia ma non pretendere che torini immediatamente fra le tue braccia, ci vorrà del tempo.
Amala e stalle vicino, sono sicura che in una parte nascosta dentro di lei c'è ancora la vecchia Shirayuki, che aspetta solo che qualcuno la venga a prendere. E quel qualcuno sei tu Zen, lei si fida di te e ti sta aspettando; solo tu puoi salvarla da questa situazione."
"E come?" La voce del giovane Winsteria era ora disperata ed era sull'orlo delle lacrime.
"Dimostrale che il tuo ... il vostro amore è puro e indimenticabile e che non c'è niente di più bello" concluse lei spiazzando i due uomini, rimasti ammutoliti di fronte a quelle parole. Era stata davvero Kiki a pronunciarle? Era davvero una grande sorpresa per entrambi, soprattutto per Mitsuhide che, non le toglieva gli occhi di dosso, guardandola meravigliato.
Per un po' nessuno disse niente, si limitarono a guardarsi negli occhi pensando al da farsi.
"Mitsuhide!" esclamò Zen all'improvviso, facendo sussultare il diretto interessato. "Vai a chiamare Obi, digli che è urgente" disse tornando a sedersi dietro la scrivania dopo aver recuperato la sedia dal pavimento, dov'era rimasta dopo il suo scatto d'ira.
Mitsuhide annuì e si affrettò a scomparire dietro la porta per portare a termine il suo compito.
Rientrò poco dopo seguito da Obi che, dopo un leggero inchino, si posizionò di fronte a Zen, le gambe divaricate e le braccia dietro la schiena, lo sguardo felino fisso negli occhi del principe che lo osservava a sua volta, serio come non lo era mai stato.
"Obi" cominciò. "Ti ho fatto chiamare perchè vorrei parlare con te di una cosa. Ma prima di tutto vorrei scusami con te per il modo in cui ti ho aggredito l'altro giorno nella serra. Ero fuori di me e non ragionavo lucidamente e ti ho accusato in maniera spregevole, nonostante tu abbia sempre svolto il tuo dovere in modo impeccabile. Per questo ti chiedo scusa" disse continuando a sostenere il suo sguardo.
"Io capisco perfettamente cosa hai provato arji, ma non posso fare a meno di sentirmi in colpa" spiegò Obi incurvando le spalle.
"Non devi, si è trattato di un incidente, non addossarti colpe che non ti appartengono" continuò calmo Zen, ma Obi parve non sentirlo perchè s'incurvò ancora di più. Ci sarebbe voluto del tempo prima di riuscire a perdonarsi; ma non erano lì per crogiolarsi nella disperazione.
"Ti ho chiamato anche per un altro motivo.
Voglio che tu diventi l'ombra di Shirayuki e che poi mi riferisca tutto quello che fa. Voglio riavvicinarmi a lei ma devo essere cauto e pensare a qualcosa prima di agire, quindi ho bisogno dle tuo aiuto per tenerla al sicuro e occupata finchè non mi verrà in mente qualcosa. Sei in grado di farlo?" chiese osservandolo, mentre Obi a quelle parole strabuzzò gli occhi; sorpreso dalla fiducia riposta dal principe nell'offrirgli tale compito.
"Arji ... io ... non so cosa dire.
"Dì solo che accetti" replicò Zen serio, lanciando uno sguardo a Kiki e Mitsuhide rimasti in disparte in un angolo dello studiolo.
"Accetto" pronunciò fiero Obi, gonfiando il petto orgoglioso di quell'incarico. "Non te ne pentirai capo" disse accennando un inchino e uscendo velocemente dalla stanza prima che qualcuno si accorgesse dei suoi occhi lucidi. Non avrebbe buttato al vento quella seconda possibilità che generosamente gli era stata offerta: Shirayuki era nuovamente la sua protetta e giurò sulla sua testa di proteggerla, non avrebbe fallito, non di nuovo. Ora lei era la sua priorità.
 

 

 

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Angolo delle autrici:

E anche questo settimo capitolo si è concluso; ma non tutte rose e fiori, se proprio vogliamo essere pignoli.
L'idea di partenza di Zen era sicuramente vincente: quella di portare Shirayuki in un luogo pieno di cose a lei note per cercare di farle ricordare.
Solo che ci ha pensato la sua impulsività a mandare tutto in malora. Visto il manrovescio che si è preso diciamo che poteva pure starsene fermo.
Il nostro principe sta ormai per perdere le speranza, ma poi arriva Kiki con un discorso d'incoraggiamento che in confronto Obama non è nessuno ed ad un tratto lui sa di nuovo cosa fare!
Tutto davanti allo sguardo confuso del povero Mitsuhide che è rimasto alla puntata precedente e non ci sta capendo una cippa.
Poi questo fatto che Zen si abbassi a chiedere scusa nonostante il suo ceto elevato è così Kawaii!! <3 Ti fa onore Zen, davvero.
Adesso toccherà al nostro amato Obi giocare un ruolo chiave nella partita che farà ritornare Shirayuki di nuovo fra loro o che la farà allontanare per sempre e definitivamente.
Modalità Stalking Shirayuki: attivata.
Ce la fara?
Lo scopriremo il prossimo martedì.
Cioccolasha e Hope.

 

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Capitolo 8
*** Un arrivo a corte ***


capitolo otto
Un arrivo a corte

Era passata una settimana dall'incidente di Shirayuki e la notizia si era diffusa in tutto il palazzo, scatenando un'unica reazione: una grande preoccupazione collettiva. La dolcezza e il buon animo di Shirayuki avevano fatto breccia nel cuore di tutti, la sua forza di volontà e la grande passione che metteva nel suo lavoro l'avevano fatta benvolere da tutti.
Quella mattina c'era un po' di trambusto: un'ospite importante era atteso durante la giornata e due guardie svolgevano il loro servizio mattutino ai battenti del cancello principale. Ma il più giovane dei due sbuffò, lasciandosi scappare un lungo sbadiglio.
L'altro gli lanciò un'occhiata di sottecchi. "Datti un contegno, stiamo lavorando."
"Ma senpai! Ho passato tutta la notte a pensare alla povera Shirayuki. Chissà come se la passa il principe Zen!" si lamentò il più giovane, voltandosi in direzione del suo senpai, che mantenne imperterrito lo sguardo fisso di fronte a se. "Qualche giorno fa ho incontrato il principe Zen nei coridoi, non aveva una bella cera" disse improvvisamente senza mutare espressione.
"Chissà quanto è triste il principe ora!" si lamentò l'altro. "Ehi! Ho un'idea. Perchè non andiamo a trovare Shirayuki?"
"No."
"Perchè no senpai?" piagnucolò la giovane guardia.
"Perchè anche se l'andassimo a trovare lei non ci riconoscerebbe" disse cupo abbassando lo sguardo e zittendo l'altro che, intristito e quasi con le lacrime agli occhi, non aprì bocca.
"Finiamo questa giornata e basta. Sono stanco." setenziò mentre l'altro annuiva mestamente.
Entrambi ripresero il loro compito di pattuglia, con un desiderio mai espresso sulle labbra e un peso sul cuore.

 

Il chiarore dei primi raggi mattutini riscaldava l'aria, dando una leggera sensazione di terpore sulla pelle. Una giovane ragazza dai capelli rossi passeggiava tranquilla nel giardino, godendo del calore del sole e circondata da innumerevoli piante e fiori. Dietro di lei Obi non la perdeva d'occhio, seguendo ogni suo movimento.
"Quindi tu sei una specie di soldato speciale?" chiese Shirayuki rompendo il silenzio e voltandosi dietro di lui.
"Una cosa del genere. Il principe Zen mi ha assunto perchè ha molto a cuore la tua sicurezza e la tua felicità" disse sereno. Un leggero rossore invase le guance della giovane quando il ragazzo nominò Zen. Non lo aveva più rivisto dopo quella sera e quando attraversava i corridoi faceva molta attenzione a non incrociare lo sguardo di nessuno e passare inosservata, ma la maggior parte delle volte falliva clamorosamente. C'era sempre qualcuno che la fermava domandandole come stava o se avesse bisogno di qualcosa. Quella situazione iniziava procurarle disagio, odiava vedere la compassione negli occhi degli altri quando la guardavano; la povera ragazza che aveva perso la memoria.
Obi era stato una piacevole sorpresa: ricordava vagamente di averlo visto il giorno dell'incidente nella serra, ma era ancora tutto molto confuso; si era presentato una settimana prima alla porta della sua stanza, autoproclamandosi sua guardia del corpo e non lasciandola nemmeno per un attimo. Da una parte era un po' fastidioso essere costantemente seguita, come avere una seconda ombra, dall'altro però si sentiva sicura, un senso di protezione e attenzione la avvolgeva come una calda coperta, confortandola e rassicurandola.
Obi le aveva detto che si conoscevano da prima dell'incidente, ma non le aveva mai fatto pressioni di alcun tipo, esortandola a ricordare o guardandola con quella compassione che tanto odiava.
Era sempre molto allegro e sorridente e riusciva quasi sempre a strappare un sorriso anche a lei con le sue facce buffe e le sue battutine irriverenti. Sì, Obi era proprio un buon amico, ma il suo chiodo fisso durante quella settimana era stato sempre e solo il principe Zen.
Quel ragazzo la attirava e la confondeva allo stesso tempo, facendole provare strane sensazioni alla bocca dello stomaco; c'era qualcosa dentro di lei che la spingeva inesorabilmente verso quello sconosciuto, annullando ogni sua capacità e pensieri razionali.
Sapeva che c'era stato qualcosa fra loro, lui stesso glielo aveva detto quella sera nel giardino, ma non credeva fosse stato qualcosa di così intenso. Avrebbero addirittura dovuto sposarsi! Ancora non riusciva a credere a una cosa del genere.
Doveva assolutamente allontanarsi da lui prima che fosse troppo tardi, non voleva stare lì, non voleva avere niente a che fare con il principe Zen di Clarines!
Era così assorta nei suoi pensieri da non accorgersi che si era fermata improvvisamente al centro del giardino, sorda ai richiami di Obi che, paratolesi davanti, la richiamava ormai da qualche minuto. "Ojou-san ... Ojou-san!" Obi la afferrò delicatamente per le spalle, scuotendola leggermente finchè la ragazza non si riscosse, puntando lo sguardo in quello ansioso del ragazzo. "Tutto bene? Stai male? Hai bisogno di qualcosa?" chiese senza prendere fiato tra una parola e l'altra, tutti i muscoli tesi e pronti a scattare al minimo segnale.
"No no sto bene tranquillo, ero solo assorta nei miei pensieri" disse sorridendo debolmente sotto lo sguardo attento di Obi.
"Solo ... potresti dirmi qualcosa riguardo a Zen?" le parole le scivolarono fuori senza che lei se ne accorgesse e non appena vide lo sguardo sorpreso di Obi arrossì.
"Hai ... hai ricordato qualcosa?" chiese cautamente, ben sapendo quanto Shirayuki fosse infastidita da domande di quel genere. Lei negò con la testa. "No, sono solo curiosa. Ma se non vuoi non fa niente" disse lei arrossendo ancora di più.
Obi fece un sorrisetto. "Perchè non glielo chiedi tu stessa?" chiese indicando qualcosa dietro le spalle di lei. La ragazza si girò di scatto, incrociando gli zaffiri sorpresi del principe Zen.
"No io ..." disse incerta, ma quando si voltò di nuovo verso Obi in cerca di sostegno, lui silenzioso si era già volatilizzato. Brutto traditore!
Shirayuki prese un profondo respiro e si voltò nuovamente. "Mi dispiace per quello che ho detto, non volevo assolutamente mancarvi di rispetto o intromettermi in questioni che non mi riguardano, vi chiedo scusa. Con permesso" disse accennando un inchino e cercando silenziosamente di scivolare via, ma la mano del principe scattò ad avvolgerle il polso in una presa delicata ma decisa sulla sua pelle. "Ti prego aspetta" disse piano il principe mentre Shirayuki lo fissava sorpresa. "Io ... non ho mai avuto l'occasione di scusarmi per quello che è successo quella sera quindi ... non ti biasimo se mi odi ma ti prego non allontanarmi. Voglio farmi conoscere da te" continuò azzardando un'occhiata al viso di lei, notando sorpresa e indecisione. Si affrettò a lasciarle la mano e facendo un passo indietro aspettando una risposta che non tardò ad arrivare: "Io non so chi tu sia e, sinceramente, dopo quella sera avevo deciso che non volevo più avere niente a che fare con te, perchè tu mi confondi e mi guardi in modo così deciso, come se ti appartenessi, che a volte mi spaventa. Però, non so, c'è qualcosa dentro di me che ora mi spinge a crederti e a darti fiducia, è una cosa che non mi è mai successa prima."
"Quindi ..." disse Zen, con una nota di speranza nella voce.
"Non farti troppe illusioni" lo interruppe secca la ragazza. "Non significa che io mi fidi di te. Mi hai incuriosito e vorrei sapere qualcosa di più di te. Sempre se ti va ovviamente" aggiunse frettolosamente, chinando il capo e arrossendo leggermente.
Zen sorrise radioso ma si affrettò a nasconderlo, abbassando lo sguardo e allungando il braccio in direzione della strada di fronte a loro, accennando un inchino. "Prego" disse e insieme si avviarono lungo il sentiero.
Camminarono silenziosamente fianco a fianco per qualche minuto, lei di nuovo persa a contemplare il paesaggio che il circondava e lui perso a contemplare lei, lanciandole occhiate furtive ogni volta che ne aveva l'occasione, incantato dalla sua bellezza e semplicità.
"Come ci siamo conosciuti io e te?" chiese Shirayuki, fermandosi ad osservare un bocciolo di rosa, tardivo rispetto agli altri che erano già sbocciati in tutta la loro meravigliosa bellezza. Zen, in piedi dietro di lei, trattenne il respiro, ricordando le circostanze durante le quali si era imbattuto in quella ragazza dai capelli rossi. "Ecco vedi, non è così facile parlarne ma se vuoi saperlo davvero te lo dirò. Tu eri fuggita da casa tua e ti sei rifugiata in una casa al confine del tuo regno. Io passavo di lì per caso con Kiki e Mitsuhide e per colpa di una distrazione mi sono ferito. Tu eri un'erborista, cioè, lo sei tuttora, quindi ti sei offerta di medicarmi il braccio con un unguento. Devo ammettere che all'inizo ero piuttosto restio a farmi aiutare da te, in fondo non ti conoscevo e non sapevo le tue intenzioni, avresti anche potuto avvelenarmi. Ma poi hai fatto un gesto che mi ha lasciato di stucco: ti sei ferita a tua volta con la mia spada per poter utilizzare su te stessa l'unguento. Non mi sarei mai aspettato una cosa simile da parte tua, hai conquistato la mia fiducia e mi sono lasciato curare da te.
Shirayuki strabuzzò gli occhi sorpresa, ma Zen rimase tranquillo, guardandola dolcemente.
"E poi? Cosa è successo? E perchè sarei fuggita? E qual era il mio regno prima?" chiese a raffica la ragazza.
"Tu vieni dal regno di Tanbarun, un piccolo borgo costiero a nord-est di Clarines: è un piccolo regno piuttosto prospero, intratteniamo spesso traffici commerciali con loro, ma diciamo che fra me ed il principe non scorre buon sangue" disse con un sorrisetto di scherno.
"Il principe ... si chiama Raji per caso?" chiese Shirayuki sconvolgendo Zen, che rimase a bocca aperta. "Sì è lui, ma come fai a saperlo? Hai ricordato qualcosa?" chiese avvicinandosi a lei e sovrastandola con la sua altezza. Lei deglutì e indietreggiò leggermente, mantenendo i suoi occhi in quelli del principe. "Io non lo so. Appena hai nominato Tanbarun quel nome mi è apparso nella mente, ma non so perchè. Che cosa centro io con il principe Raji? chiese nervosamente; ma Zen non risposa continuando a fissarla.
"Lui ... lui ha per caso a che fare con la mia fuga?" chiese incerta, ma il principe distolse lo sguardo, non riuscendo a proseguire.
"Zen, ti prego."
Il principe sussultò, era la prima volta da quando aveva perso la memoria che lo chiamava semplicemente per nome.
I suoi occhi color smeraldo lo guardavano imploranti, le mani di lei giunte davanti al petto in attesa di una risposta e lui si arrese con un sospiro. "Lui voleva che tu diventassi la sua concubina, per questo sei fuggita" spiegò, aspettando ansioso una sua reazione che però non arrivò; vide il suo sguardo rabbuiarsi e le sue braccia, prima raccolte al petto, ricaddero inermi sui fianchi, mentre le mani si stringevano in due pugni talmente stretti da sbiancare le nocche.
"Shirayuki ..." disse Zen, allungando istintivamente una mano verso di lei nel tentativo di afferrare il suo volto, ma lei si scostò, impedendogli di toccarla e lasciandolo con il braccio sospeso a mezz'aria. Fu ferito da questo suo distacco, ma preferì non insistere, ben sapendo che qualunque tentativo di consolarla non sarebbe servito a niente, non in quel momento almeno.
Tuttavia non sopportava di vedere quell'espressione sul suo viso e, ignorando ogni cautela, schiuse la bocca cercando le parole adatte, ma lei lo precedette: "Quindi è questo che sono: solo una donna di compagni per soddisfare le voglie di un principe arrogante e viziato?" domandò con voce cupa e spenta, ma a quelle parole Zen la afferrò saldamente per la vita e avvolgendola con le sue braccia.
"Lasciami subito! Magari ... magari anche tu la pensi così e volevi riportarmi da lui vero?" urlò continuando a divincolarsi, ma più lei si muoveva più lui la stringeva forte a se. Si chino verso il suo orecchio e sussurrò dolcemente: "No, non è così. Quando mi hai raccontato il motivo della tua fuga l'unica cosa che avrei voluto fare era andare da quell'idiota e ridurlo in poltiglia, lo avrei obbligato a implorare il tuo perdono in ginocchio per poi farlo strisciare ai tuoi piedi. Aveva tentato di avvelenarti con un cesto di mele, solo lui aveva l'antidoto e così ti avrebbe obbligata a tornare da lui per salvarti e tu gli saresti stata accanto per ripagarlo. Fortunatamente non aveva fatto i conti con me" continuò mentre la rabbia cominciava a montare dentro di lui al ricordo di quello che la sua amata Shirayuki avrebbe dovuto passare. "Ti ho portato con me a Clarines, perchè volevo offrirti una vita migliore, ma anche perchè volevo anche dare un'opportunità alle tue capacità da erborista perchè sei una delle migliori che io abbia mai conosciuto. Non pretendo che tu ti fidi ciecamente di me, ma ti prego, non dubitare mai di te stessa, perchè tu sei una delle persone più speciali e meravigliose di questo mondo e sono fiero della donna che sei riuscita a diventare.
Ne abbiamo passate tante insieme, so che tu non ricordi. ma io sì e credimi lotterò con tutte le mie forze per te e per tutto quello che rappresenti, non solo per me, ma per tutti noi" concluse mentre la rossa si era completamente immobilizzata; cullata dalle sue parole e dal suo respiro che le solleticava leggermente l'orecchio. Il cuore le batteva così forte che ebbe paura che le stesse per uscire dal petto. Mai nessuno le aveva rivolto parole simili, con un tale slancio di amore e di fiducia, tanto da sentire le gambe tremarle.
Non riusciva a parlare, il cervello le si era scollegato, impedendole di pronunciare parola.
Lentamente Zen sciolse l'abbraccio e senza guardarla negli occhi disse: "Perdonami, mi sono fatto prendere un po' la mano. Non capiterà più disse con voce talmente afflitta che Shirayuki sentì spegnersi il cuore. Voleva dirgli di non preoccuparsi, che stava bene e che mai nessuno l'aveva stretta in quel modo e rivolto frasi così belle, eppure le parole le morirono in gola.
Zen, fraintendendo il lungo silenzio, si allontanò ancora di più, furioso con se stesso per aver perso il controllo in quel modo: ora sì che non lo avrebbe più fatto avvicinare, aveva rovinato tutto, ancora una volta.
Quel silenzio imbarazzante fu spezzato dal ritorno di Obi, che da lontano aveva assistito a tutta la scena. "Arji, l'ospite è arrivato a palazzo, suo fratello richiede la vostra presenza per accoglierlo" disse cautamente, facendo saettare lo sguardo fra i due.
"Va bene, vado subito, tu resta con lei" ordinò Zen e, senza guardarsi indietro, si allontanò velocemente dirigendosi verso il cortile principale.
Non era assolutamente dell'umore adatto per accogliere un ospite, ma era un principe e quello rientrava fra i suoi doveri. Doveva lasciare da parte i suoi problemi e pensarci in un altro momento, ne avrebbe parlato in seguito con Mitsuhide.
Giunse all'entrata trovando Kiki e Mitsuhide in alta uniforme fermi e composti e si diresse verso di loro, fermandosi mezzo metro tra i due, proprio nel momento in cui una lussuosa carrozza fece il suo ingresso trionfante nel cortile, trainata da due splendidi destrieri bianchi con la criniera avorio.
La carrozza, anch'essa candida e con fini decorazioni dorate, si fermò proprio di fronte ai tre ed un valletto si precipitò subito ad aprire lo sportello, posizionando la scaletta e porgendo e porgendo la mano alla figura che si apprestava a scendere; la punta di una scarpetta candida si poggiò sul primo scalino mentre una mano guantata si poggiò su quella del valletto ancora in attesa. Una lunga chioma corvina fece capolino dall'abitacolo, mentre due occhi blu elettrico incrociavano quelli del principe, che rimasse immobile e sorpreso; un lungo vestito di raso blu rendeva quella figura esile ancora più sensuale, accentuando il colore già mozzafiato degli occhi.
Zen, Kiki e Mitsuhide rimasero imperterriti di fronte a lei, ma si riscossero velocemente e si inchinarono, la donna allungò la mano verso Zen, che la prese velocemente per poi portarla alle labbra e lasciandovi un leggiero bacio, facendola sorridere soddisfatta.
"E' un piacere conoscervi, principe Zen" disse con voce melodiosa e sicura, consapevole di aver attirato l'attenzione di tutti.
"Benvenuta principessa" intervenne una voce dietro di loro, che si rivelò quella del principe Izana, che si stagliava nella luce del pomeriggio in tutta la sue bellezza e strafottenza. Avanzò anch'egli verso di lei, inchinandosi al suo cospetto e baciandole a sua volta il dorso della mano, al quale lei sorrise cordiale.
Poi si voltò verso i tre che li guardavano ancora stupiti e con un sorriso arrogante pronunciò: "Vi presento la principessa Mayu, del regno di Akita, nostra illustre ospite e su mia decisione futura sposa del secondo principe di Clarines, Zen Winsteria."

 

 

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Angolo delle autrici:

Tatatata - dannnnn!
Dite la verità, non ve lo aspettavate eh?
Personalmente vorrei solo esprimere tranquillamente il mio pensiero al riguardo ............ IZANA SEI UN BASTARDO E SPERO TU MUOIA INVESTITO DA UN MAIALE!
Ok, sono calma.
Ah, è mio dovere avvisarvi che per le prossime due settimane sarò solo io ad interagire con voi, perchè la nostra cara Hope è partita per l'Irlanda (beata lei), tuttavia non posso prendermi nessun merito per questo capitolo, visto che è stato interamente scritto da lei e noi tutti siamo d'accordo che abbia fatto un eccellente lavoro.
Come dimenticare le noste amiche guardie (dai nomi sconosciuti o talmente poco pronunciati da essere irrammentabili), il più giovane gran chiacchierone ed invece il senpai apatico come un bastoncino di pesce, che se ne stanno di guardia al cancello ed intanto sanno tutto di tutti manco fossero in una puntata di Beautiful? Una scena con loro due ci stava tutta.
Intanto Obi è l'eroe del momento, Hope è davvero innamorata di questo personaggio così divertente e intrigante e ha deciso di fargli svolgere un ruolo chiave nel fragile rapporto che ancora lega i due amanti di Clarines, solo così Zen è potuto farsi avanti e far di nuovo breccia nel cuore dell'amata, che però è ancora diffidente, anche se le parole e i gesti del bel principe l'hanno profondamente emozionata.
Per quanto mi riguarda, la principessa Mayu può anche tornarsene da dove è venuta, Zen non ha bisogno di lei, ma qualcosa mi dice che resterà e ci metterà i bastoni fra le ruote.
Non perdetevi la prossima puntata!
Cioccolasha e Hope(che manda un bacio a tutti da Dublino).

 

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Capitolo 9
*** Molto più che Amici ***


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capitolo nove
Molto più che amici
|| Mitsuhide x Kiki||

 

Quando le due lame d'acciaio cozzarono fra loro un fragore metallico si diffuse nell'aria.
Nel piazzale retrostante il castello, su un campo di terra battuta color mattone, le due guardie del principe Zen si stavano allenando com'era loro consuetudine fare nel tardo pomeriggio.
Un rivolo di sudore colò dalla fronte di Mitsuhide, per poi scorrere lungo la guancia e sparire nel colletto della camicia.
Kiki invece, nonostante le ore trascorse ed il sole cuocente, sembrava ancora fresca come una rosa.
"Lo dicevo io" fece la bionda assestando con grande maestria un colpo che l'altro parò a fatica. "Sei fuori forma."
"Sei tu che ti accanisci troppo, è solo un allenamento" rispose Mitsuhide tentando un affondo che fallì miseramente.
Kiki sfoderò uno dei suoi sorrisi freddi. "Mai sottovalutare l'importanza di un duro allenamento."
"Sì ma ..." iniziò a protestare Mitsuhide abbassando la guardia. La ragazza approfittò di quell'attimo di debolezza per assestargli un colpo in pieno petto con l'elsa della spada.
Il giovane barcollò all'indietro, per poi perdere l'equilibrio e rovinare a terra sulla schiena, alzando una nuvola di polvere.
Kiki non gli lasciò il tempo di rilassarsi e gli premette uno stivale sullo sterno, per non farlo muovere.
"Trentasei a zero" annunciò con aria trionfante, poggiando l'avambraccio sulla coscia e piegandosi in avanti. Poi con aria accigliata chiese:" Non sei ancora stufo di prenderle?"
Contro ogni sua aspettativa il volto di Mitsuhide si aprì in un largo sorriso. "Al contrario, c'è una bella vista da quaggiù."
La bionda non ebbe il tempo di rielaborare la frase che l'altro l'afferrò saldamente per il polpaccio e la tirò verso di se.
Kiki agitò le braccia per tentare di mantenersi in equilibrio, ma la stretta di Mitsuhide era ferrea ed anche lei finì a terra, sopra di lui.
"Adesso che fai mi abbracci?" domandò il giovane per nulla infastidito.
Kiki, al contrario, stava ribollendo dentro di se di imbarazzo e rabbia.
"Levati" sibilò cercando di rialzarsi, ma Mitsuhide la trattenne poggiandole una mano sulla schiena.
"Non devi sentirti in imbarazzo con me" le sussurrò con i loro visi a pochi centimetri.
Kiki distolse in fretta lo sguardo. "Non sono imbarazzata."
Invece lo era eccome, tutta quella smania del contatto fisico dal parte del partner la metteva a disagio, anche se non lo dava a vedere.
Era cresciuta in un ambiente rigido, suo padre era un conte di un'importante casata, sempre troppo preso dai suoi affari per occuparsi del figlio, la madre invece era un'amante della vita da salotto e dei ricevimenti. Così lei era cresciuta coi suoi fratelli maggiori, che le avevano insegnato l'arte della spada e dell'equitazione, non dell'affetto e della dolcezza.
La sua vita era stata completamente sconvolta quando era stata assunta come guardia del corpo del principe Zen; aveva cercato di assumere un atteggiamento distaccato e formale all'inizio, ma sembrava che il suo protetto ed il suo collega non avessero nessuna intenzione di attenersi alle rigide etichette di corte.
L'avevano subito trattata come se fosse un'amica di vecchia data, anzi, come una di famiglia, senza badare alle formalità o a qualsiasi tipo di regola.
Da quando li aveva conosciuti la sua vita era drasticamente cambiata, quei due giovani tanto dediti ai proprio doveri quanto esuberanti erano riusciti pian piano a sciogliere il ghiaccio che c'era nel suo cuore, anche se lei non lo avrebbe mai ammesso.
E adesso gli occhi color miele di Mitsuhode la stavano scrutando intensamente, talmente tanto che si sentì esposta ed ebbe paura che quelle iridi chiare vedessero più di quanto lei volesse.
Tentò di nuovo di divincolarsi, poggiando le mani sul petto di Mitsuhide per darsi una spinta e riuscire ad alzarsi.
Ma non appena le sue dita sfiorarono l'addome del ragazzo una scarica elettrica scosse il suo corpo da capo a piedi, mentre il suo cuore si rilassò e si contrasse in un battito talmente forte che le risuonò come un eco sordo fin dentro la testa.
- Cosa ... mi sta ... succedendo? - si domandò la ragazza immobilizzandosi e sbarrando gli occhi, fissando un punto indefinito davanti a se.
Perchè il suo cuore aveva agito così per un semplice tocco e ora dentro di lei tutto era in subbuglio?
Anche Mitsuhide, vedendo l'amica con lo sguardo perso nel vuoto e l'espressione sconvolta, si allarmò.
"Tutto bene?" le chiese sventolandole una mano davanti al viso per farla riprendere.
Kiki lo guardò come in tralice, non sapeva dare un nome a quello che le stava succedendo, ma non gli avrebbe permesso di vederla ulteriormente fragile ed insicura.
"Sì" rispose frettolosamente questa volta riuscendo ad alzarsi. "Riflettevo."
Vedendo Mitsuhide che la fissava con sguardo interrogativo si affrettò a spiegare: "Zen ci sta aspettando, dobbiamo ordinare alcune scartoffie."
Detto questo rinfoderò la spada e se ne andò, lasciando Mitsuhide disteso a terra e ancora visibilmente confuso.
"Quando fa così è davvero carina" sospirò il giovane con aria sognante.

 

 

La mattina seguente nello studio del principe Zen regnava un silenzio surreale.
Gli unici rumori erano il crepitare delle pergamene che venivano accumulate sulla massiccia scrivania ed il graffiare su di essere con la punta della penna d'oca del principe.
La tensione nell'aria era quasi palpabile.
Zen batteva ritmicamente il piede sinistro sul pavimento, lanciando occhiate nervose al suo orologio da taschino. Erano da poco passate le dieci; troppo presto per lasciare quella stanza e raggiungere Obi e Shirayuki che, ne aveva la matematica certezza, stavano passeggiando per il giardino, proprio come lui ed il giovane dagli occhi felini avevano concordato.
Non era del tutto convinto che il piano che aveva ideato potesse funzionare, ma che altra scelta aveva? Starsene con le mani in mano mentre l'amore della sua vita si allontanava da lui ogni secondo di più?
Non avrebbe permesso che accadesse, da quando lei era entrata nella sua vita, con i suoi capelli rossi e tanta voglia di vivere, lui si era sentito una persona migliore. Un uomo più forte ed un principe più attento. Non poteva accettare che tutto quello che avevano costruito con tanta fatica svanisse in una nuvola di fumo.
In preda all'agitazione Zen premette con eccessiva forza la penna d'oca sulla pergamena, spezzandone la sottile punta e facendo allargare sul documento dinnanzi a lui una nera macchia d'inchiostro.
Esasperato, stava per spazzare via con una manata tutto quello che si trovava sulla scrivania, quando una mano femminile gli si posò gentile sul braccio.
Lui non alzò la testa, sapendo già che si sarebbe trovato lo sguardo fisso di Kiki puntato addosso.
"Sicuro di volerlo fare?" chiese lei con una nota di apprensione.
Zen scrollò le spalle. "Non vedo cos'altro fare per farle ricordare qualcosa di me ... di noi" si corresse.
"Anche se questo vuol dire far pedinare quella poveretta in continuazione?" s'intromise Mitsuhide, poggiando le mani sul tavolo e inclinandosi leggermente in avanti per poter guardare il principe negli occhi.
Zen li guardò entrambi con un po' di rabbia. Sapeva che stavano solo cercando di aiutarlo, ma in quel momento non era in vena di ricevere consigli.
E poi, insomma, loro due non erano mai stati innamorati, almeno secondo quello che entrambi si ostentavano a dichiarare. Anche se in cuor suo Zen sperava che le sue teorie sulla presunta infatuazione che il suo migliore amico aveva per la bionda fossero fondate e corrisposte.
"Non la sto proprio facendo pedinare" rispose Zen sulla difensiva. "Le ho affiancato Obi perchè nonostante quello che è successo mi fido ancora di lui e so che la proteggerà da qualunque cosa possa ulteriormente turbarla. E poi loro due sono sempre stati molto amici, la sua presenza potrebbe farle del bene."
Kiki incrociò le braccia al petto, continuando a tenere gli occhi puntati sulla figura del principe, con la chioma candida tutta arruffata, la testa incassata nelle spalle e le mani giunte davanti al viso, e lo incitò a continuare.
"E poi ..." riprese Zen. "Non credo che vorrà più vedermi dopo quello che è successo nel giardino. Sarà disgustata dalla mia presenza" durante l'ultima frase la sua voce si era leggermente incrinata. "Quindi forse è meglio che io agisca indirettamente, facendomi aiutare dalle altre persone che le vogliono bene e ..."
"Ma nessuno potrà mai prendere il tuo posto Zen!" lo interruppe improvvisamente Mitsuhide, afferrandogli una spalla e costringendolo a guardarlo. "Non siamo io, Kiki o Obi la persona della vita quale lei è innamorata e che per lei farebbe follie. Ok, forse lei non ricorda nulla di tutto ciò e non sa più chi sei, allora tu va da lei e dalle l'opportunità di conoscerti da capo. Falla innamorare di te ancora una volta!"
Quelle parole rimbombarono nella mente di Zen come mille tamburi, mentre fissava l'amico con gratitudine e rinnovato spirito. Era senza dubbio il miglior consiglio che qualcuno potesse dargli.
"Vai e falle conoscere il vero Zen Winsteria" disse Kiki indicando la porta con un cenno del capo.
Zen sorrise a entrambi: gli sembrava di sentire i suoi genitori.
Strinse i pugni con vigore e con passi fieri uscì dalla stanza, deciso come non lo era mai stato.
Una volta che la porta si richiuse alle sue spalle, Mitsuhide tirò un sospiro di sollievo.
"Meno male che si è lasciato convincere" sorrise voltandosi verso Kiki.
Lei non rispose. Gli lanciò un'occhiata gelida e poi raccolse una pila di volumi da terra, iniziando a riordinarli sulla libreria in ordine di genere e alfabetico.
Mitsuhide la guardò per un attimo rattristato, era dalla sera prima che Kiki non gli prestava la minima attenzione, non gli parlava nemmeno, se non per rispondere a monosillabi alle domande che lui le poneva.
Per un istante, mentre entrambi discorrevano con Zen, aveva creduto che la faccenda si fosse risolta, ma poi quando lui li aveva lasciati soli lei aveva di nuovo eretto quel muro invisibile fra loro.
Certo, era da lei comportarsi in modo distaccato, ma non in quella maniera quasi crudele.
Il giovane la fissò per qualche istante, poi emise un lungo sospiro.
"Per quanto tempo hai intenzione di ignorarmi?"
"Non ti sto ignorando" rispose lei fulminea, quasi a confermare i suoi sospetti.
Mistuhide abbassò lo sguardo, deluso, ma quella volta era deciso a non far cadere il discorso.
Afferrò alcuni rotoli di pergamena dal tavolo, avvicinandosi a lei ed indugiando davanti agli scaffali, faticando a ricordarsi dove esse andavano collocate.
Non riusciva a sopportare l'idea che lei non gli rivolgesse la parola, e senza un motivo poi.
La sua mente galoppò veloce in cerca di una spiegazione, poi come folgorato, si ricordò di quello che era successo il pomeriggio precedente, di come lei era sembrata a disagio e infastidita.
Mitsuhide la guardò di sottecchi, sembrava la stessa Kiki di sempre vista da fuori, ma i sensi di colpa stavano iniziando a farsi strada in lui.
"Se il mio comportamento di ieri pomeriggio ti ha turbato, ti chiedo scusa. Non avrei dovuto allargarmi così tanto con te."
La mano di lei si fermò a mezz'aria, tremante, perdendo la presa dal libro che reggeva e facendolo cadere al suolo con un tonfo.
Mitsuhide si chinò a raccoglierlo e lo poggiò su uno scaffale a caso. Dunque la sua teoria era fondata.
Come risvegliatasi da uno strano sogno, Kiki sbattè le palpebre più volte, per poi voltarsi e guardare il compagno con sguardo vacuo. "Non sono turbata. Non sono una principessina delicata che si spaventa per una cosa del genere." Non era una bugia, non del tutto almeno.
Le labbra del giovane s'incresparono in un sorriso appena accennato. "Oh questo lo so bene."
Come avrebbe potuto essere altrimenti? Aveva dimostrato la sua audacia ed il suo spirito combattivo in più di un'occasione, senza mai perdere razionalità o giudizio nemmeno una volta.
Senza di lei il principe ed il suo degno compare si sarebbero trovati in guai seri senza avere la minima idea di come uscirne.
E poi era bella, forse lei non se ne rendeva conto, stretta com'era nelle sue regole ferree e in quell'uniforme che nascondeva la sua grazia femminile, ma era bella.
Aveva lunghi capelli biondi, viso sottile, sguardo fiero ed il portamento di una regina.
L'unica cosa di cui il ragazzo si rammaricava era che lei non si accorgesse di come lui molto spesso la guardava.
"Allora non c'è bisogno che ti scusi" ribattè Kiki distogliendo lo sguardo e finendo di riordinare i libri .
"Invece sento che devo" rispose lui azzardando un passo verso di lei.
Kiki si costrinse a rimanere immobile, ma ogni fibra del suo essere le implorava di arretrare e sfuggire a quel contatto.
Non sapeva con chiarezza cosa le stesse succedendo, tutto di lei era in subbuglio. Sentiva una fastidioso peso sulla bocca dell stomaco ed il cuore le pompava furiosamente nel petto, spingendo contro lo sterno e rimbombando ritmicamente nella testa.
Il corpo di Mitsuhide la sovrastava di una spanna buona, e irradiava un piacevole tepore. Perchè Mitsuhide calore, era sicurezza, era dolcezza.
Non sapeva mai negare un sorriso o una parola di conforto, e subito qualunque preoccupazione diventava frivola.
Ed anche se a volte la sua prontezza di riflessi lasciava a desiderare lui era forte, nell'animo e nel fisico, un amico fidato a cui avresti affidato la tua stessa vita.
Amico.
Lui era davvero solo un amico?
Si conoscevano da talmente tanto tempo ormai che non avrebbe saputo con quale altro termine catalogare il loro rapporto.
Lui era una presenza abituale nella sua vita.
Eppure era convinta che sotto ci fosse qualcosa di più.
"Kiki guardami" la pregò lui poggiandole delicatamente le mani sulle spalle.
La ragazza esitò, poi titubante fece come le era stato chiesto.
Le iridi ambrate di lui si specchiavano in quelle violacee di lei, mentre l'imbarazzo si dissolveva come rugiada la sole del mattino, lasciando posto a una sensazione del tutto nuova, che spingeva i loro visi ad avvicinarsi sempre di più.
L'intero campo visivo della giovane venne occupato ben presto dal viso del partner ed il desiderio di ritirarsi a quel contatto la pervase di nuovo.
Ma lo voleva davvero?
Non voleva sentire quelle labbra così vicine posarsi sulle sue?
Per una volta non poteva far cadere quel muro che aveva eretto attorno a se e lasciarsi andare?
Mitsuhide non aveva smesso un secondo di guardarla, mentre si avvicinava lentamente a lei, facendo scivolare le mani dalle sue spalle ai lati del suo viso.
Per un secondo ebbe paura: paura che lei non lo volesse davvero, paura che quello che stavano per fare potesse rovinare tutto.
Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.
Kiki chiuse gli occhi.
Mitsuhide schiuse le labbra.
Un improvviso bussare alla porta li fece sobbalzare.
L'altmosfera magica si infranse e le teste dei due ragazzi scattarono fulminee verso la porta.
"Kiki-san, Mitsuhide-san, la vostra presenza è richiesta dal principe Izana nel cortile principale. Siete pregati di presentarvi in alta uniforme" disse la voce di una guardia nel corridoio.
"Sì" fu la risposta fulmine della bionda, mentre le guance del ragazzo dai capelli verdi si tingevano di rosso.
Sentirono i passi della guardia allontanarsi per il corridoio producendo tonfi sordi, poi un silenzio pesante si posò sulla stanza come un gigantesco velo.
Nessuno dei due aveva il coraggio di guardare l'altro negli occhi, seppur le mani di Mitsuhide non avevano ancora abbandonato il viso di Kiki.
Dopo istanti che parvero ore, proprio mentre il giovane stava per aprire le labbra e chiederle scusa, lei si scrollò gentilmente dalla sua presa. Gli rivolse un ultimo sguardo e si diresse a passi lenti verso la porta.
"Kiki" la chiamò lui alzando una mano nella sua direzione.
Lei si fermò per un istante, la mano sulla maniglia della porta.
"Ti aspetto in cortile" disse senza nemmeno voltarsi e sparendo aldilà della soglia in pochi secondi.
Mitsuhide rimase immobile, il braccio ancora sospeso in aria.
Dio come aveva potuto essere così sfacciato! Dopo quello che era appena successo, o meglio, non-era successo, non avrebbe più avuto il coraggio di guardarla in faccia.
"Sono un idiota!" esclamò battendosi il palmo sulla fronte.

 

 

Per essere in attesa di un ospite illustre venuto da lontano, il cortile era stranamente deserto.
Kiki rimaneva in attesa, le braccia dietro la schiena e la testa alta, l'uniforme che di rado metteva le faceva prudere leggermente la pelle chiara, ma avrebbe dato le dimissioni piuttosto di farsi sorprendere a grattarsi.
A farle compagnia solo la polvere sotto i suoi stivali e un giovane paggio che se ne stava nella sua medesima posizione, a fissare un punto impreciso davanti a se.
Un tipo di compagnia insomma!
Ancora nessuna carrozza all'orizzonte, ed ormai il caldo si stava facendo insopportabile.
Ma dov'erano finiti quei due fannulloni?
"Kiki!" una voce alle sue spalle la fece voltare. Mitsuhide correva verso di lei, indossando la sua stessa divisa: una casacca azzurra ricamata con sottili fili d'oro e bottoni dello stesso metallo, i pantaloni dello stesso colore ed un cappello a cilindro legato da un nastro nero sotto il mento.
Si fermò a pochi passi da lei, piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato.
Il cappello gli scivolò sugli occhi e lui lo rimise a posto.
Kiki lo squadrò, mentre non poteva fare a meno di pensare a quello che era successo solo una manciata di minuti prima. "Perchè ci hai messo tanto?"
"Scusa" rispose lui grattandosi la nuca con fare imbarazzato. "Ho avuto qualche difficoltà con questa" continuò indicando la parte superiore della divisa, che evidentemente era stata indossata in fretta e furia.
"Non vorrai farti vedere conciato così" ribattè lei sistemandogli il colletto e lisciandogli le pieghe della casacca con delle pacche gentili .
La faccia di Mitsuhide divenne rossa come i capelli di Shirayuki. "Ehm ... grazie."
"Non ti devi preoccupare" rispose lei guardandolo negli occhi, accennando un sorriso. "Possiamo sistemare tutto."
Mitsuhide trattenne a stento un urlo di gioia quando si rese conto che lei non ce l'aveva con lui, alleggerendosi di un peso che lo attanagliava da quando Kiki aveva lasciato lo studio.
Magari, se fossero rimasti soli, avrebbero potuto parlarne e chiarire il loro rapporto.Ma ora non c'era tempo, perchè una carrozza principesca era appena spuntata dalla curva della strada, e Zen (il solito ritardatario) correva verso di loro, scuro in volto.
Le due guardie si scambiarono un'occhiata preoccupata, evidentemente l'incontro con Shirayuki non era andato bene come previsto, sarebbe stata la prima cosa che gli avrebbero chiesto.
Il giovane principe fece loro un cenno col capo, per poi posizionarsi poco più avanti, con portamento fiero.
Accadde tutto molto in fretta.
Un bellissima principessa fece capolino dall'interno della carrozza, Zen si precipitò ad accoglierla, quella ragazza aveva un'aria di chi sa il fatto suo.
Il principe Izana spuntato da chissà dove.
"Vi presento la principessa Mayu, del regni di Akita, nostra illustre ospite e su mia decisione futura sposa del secondo principe di Clarines, Zen Winsteria."
Le due guardie trasalirono, scambiandosi uno sguardo confuso e scioccato.
Doveva per forza trattarsi di uno scherzo.

 

 

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C: "lalalalalalallalalllalalalal!"
Mondo intero: "SMETTILA!"
C: "scusate!"

 

Ben ritrovati a tutti! ^-^
Lo so è tardissimo, ma la scuola è appena iniziata e già assorbe tutte le mie energie.
Io volevo andare a Hogwarts miseriaccia! Io non sono una babbana! :,(
Passiamo al capitolo che è meglio.
Forse sarete rimasti un po' delusi, perchè vi aspettavate di sapere come si sarebbe evuluta la situazione dopo l'arrivo della principessa e l'annuncio di Izana.
Be' credo che dovrete aspettare fino a martedì prossimo.
Confrontandomi con Hope, abbiamo deciso di interrompere per un capitolo la narrazione principale (giusto per mettervi un po' in ansia muhahahah) e dare spazio a una coppia che secondo me nel fandom non ha il riconoscimento che merita.
Mitsuhide è il mio personaggio preferito dell'anime: è patatoso, dolcioso, gentile, premuroso, attento, sensibile e sopratutto fregnooooooo!
Ed è evidente che fra lui e Kiki c'è diciamo ... una certa intesa (ehehehehe). Ma forse nessuno si è mai fermato a riflettere come potrebbe iniziare una loro ipotetica relazione.
Io, noi, l'abbiamo immaginata così: pur piacendosi sono pur sempre alle prime armi e impacciati e arrivare al rapporto che lega Zen e Shirayuki non sarà tanto facile per loro.
Io faccio tanti bei discorsi ma voi mi odiate lo stesso perchè non li ho fatti baciare XD
Tranquilli. arriverà anche il loro momento.
E se trovo quello che li ha interrotti gli cambio i connotati a furia di randellate.
Poi Zen in modalità fanboy che fa il tifo per loro due è l'amore <3
Auguro a tutti un non-troppo-spiacevole ritorno a scuola e vi do appuntamento al prossimo capitolo.
Ne vedremo delle belle!
Cioccolasha e Hope.

 

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Capitolo 10
*** Udienze, litigi ed intrighi ***


capitolo dieci
Udienze, litigi ed intrighi


Non poteva essere vero, quello doveva essere un incubo, sì, decisamente lo era. Senza farsi vedere da nessuno si pizzicò un braccio e il leggero dolore che provò non lo fece stare meglio, anzi lo fece sprofondare in un baratro di confusione e rabbia.
Non poteva assolutamente crederci, suo fratello gliela avrebbe pagata cara, questo era sicuro; serrò la mascella rabbioso e strinse i pugni, mentre vari metodi di tortura gli passavano per la testa: una fustigazione o una decapitazione erano quelli più cruenti e tutti avevano per protagonista il principe Izana che, ignaro dei pensieri del fratello, lo osservava con un sorriso sornione come quello di un gatto, sfidandolo a reagire a quell'inaspettata notizia. Zen sapeva che suo fratello non aspettava altro, quindi decise di non dargliela vinta e, raddrizzando la schiena, gli lanciò uno sguardo di sfida che però non scompose Izana, che rimase immobile a guardarlo.
"E' un piacere fare la vostra conoscenza, principessa" disse Zen inchinandosi lievemente e sorridendo affabile "Il piacere è mio principe Zen. Ho sentito molto parlare di voi, siete molto amato nel vostro regno."
"Io ho un dovere nei confronti della mia famiglia e del mio popolo da assolvere, non posso certamente deluderli, non credete?"
"No, sono sicura che non lo farete. Siete un uomo d'onore, principe Zen, le mie erano semplici constatazioni."
"Ma certo, principessa, vi chiedo scusa" disse Zen volendo mettere fine al più presto a quella conversazione. Non gli piaceva come lo guardava quella donna, come se fosse un pezzo di carne da esporre e sfoggiare davanti a tutti, ma non sarebbe stato al gioco.
"Zen, perché tu e la principessa non fate una passeggiata nel cortile del palazzo? Potreste conoscervi meglio" intervenne Izana ricevendo un'occhiata minacciosa dal giovane principe. "Non mi sembra il caso ora, la principessa ha dovuto affrontare un lungo viaggio per giungere fin qui, sarà sicuramente stanca e vorrà riposare" disse Zen cercando una qualsiasi scusa che lo tenesse lontano da quell'arpia.
"E' molto premuroso da parte vostra principe Zen, ma non vi preoccupate, non sono così stanca e sarei molto contenta di visitare il vostro palazzo, certo sempre se siete disposto ad accompagnarmi" disse lei sbattendo le lunghe ciglia scure e assumendo un 'espressione maliziosa o almeno al principe parve tale. Ora era con le spalle al muro: se non avesse accettato probabilmente suo fratello gli avrebbe fatto una bella lavata di capo e non era proprio dell'umore per sorbirsi la predica fraterna, d'altra parte se avesse accettato avrebbe dovuto fare da guida alla principessa per chissà quanto tempo e poi c'era il rischio che Shirayuki li vedesse e fraintendesse la situazione, allontanandola da lui ancora di più di quanto non fosse già. Doveva fare qualcosa, non poteva perdere la sua donna per una principessina arrogante e viziata come quella Mayu, non lo avrebbe permesso; in quella situazione però non poté far altro che annuire e lasciare il passo alla principessa che squittì deliziata da quella bella prospettiva. "Adoro le passeggiate, stare a contatto con la natura, è davvero meraviglioso" disse contenta mentre avanzava sotto lo sguardo di Zen e le due guardie che finora erano rimaste immobili ad osservare la scena. Mitsuhide si abbassò fino a giungere all'orecchio di Zen sussurrandogli: "Non vi preoccupate Zen Tenka, sarò qui dietro di voi pronto a intervenire a ogni evenienza."
Zen gli lanciò un'occhiata grata da dietro le spalle per poi affrettarsi a raggiungere la principessa poco più avanti.
Il sole era ormai calato quasi del tutto e gli ultimi raggi accendevano il cielo di un tripudio di colori caldi e soffusi, come se delle fiamme fossero giunte fino al cielo per consumare anche l'ultimo briciolo della grande sfera infuocata che ora spariva dietro l'orizzonte, salutando il vecchio giorno e dando il benvenuto al sottile spicchio di luna che cominciava a comparire nella volta celeste.
Zen e Mayu camminavano in silenzio fianco a fianco, lei si guardava intorno estasiata, continuando a complimentarsi per la magnificenza dei giardini reali mentre Zen si limitava ad annuire a ogni parola ma non prestando attenzione ad alcuna di esse, troppo perso nei suoi pensieri nel tentativo di architettare qualsiasi stratagemma che lo allontanasse dalla principessa che non aveva smesso un attimo di parlare. Dietro di loro, a una certa distanza, Kiki e Mitshuide seguivano i movimenti del principe pronti a intervenire al minimo segnale; quando le spalle di Zen cominciarono a irrigidirsi, segno che ormai stava per perdere la pazienza, Mitshuide decise di intervenire prima che fosse troppo tardi: "Perché non fate visitare alla principessa la serra, Zen Tenka? Così la nostra ospite potrà svagarsi un po' e nel frattempo ammirare tutta la bellezza del nostro palazzo" disse la guardia mentre i due si erano avvicinati a un colonnato che sorgeva li nei dintorni. Entrambi si appoggiarono al muro e diressero lo sguardo al vasto giardino di fronte a loro mentre un leggero venticello cominciava leggero a soffiare, scuotendo la candida chioma del principe e quella corvina della principessa. "E' un po' tardi per quello Mitshuide, ormai tutte le piante si saranno chiuse dopo il tramonto, preparandosi per la notte. E poi c'è molta umidità lì dentro, non vorrei che la principessa si ammalasse con un tale balzo di temperatura" spiegò Zen pacatamente mentre dentro di sé incrociava le dita speranzoso.
"Siete molto premuroso a preoccuparvi per la mia salute principe Zen, ma non trattatemi come se fossi di cristallo, perché vi assicuro che non lo sono" intervenne la principessa incrociando lo sguardo con quello del principe. "E' mio dovere preoccuparmi per i miei ospiti, e voi principessa sarete sempre trattata col massimo riguardo, ve lo assicuro" disse Zen, continuando a guardarla negli occhi, non disposto a togliere lo sguardo dal suo.
Mentre i due erano impegnati a conversare non si accorsero delle due persone che in quel momento stavano rientrando a palazzo attraversando il giardino: improvvisamente una delle due figure si fermò, spalancando i grandi occhi gialli e facendo fermare anche l'altra persona che, incuriosita, guardò nella stessa direzione e rimanendo sorpresa nel vedere il principe Zen in compagnia di una bellissima ragazza dal portamento fiero ed elegante; entrambi sostavano nel mezzo di una piccola struttura sorretta da colonne in mezzo al giardino e nessuno dei due sembrava essersi accorto dei due intrusi, troppo occupati a sfidarsi con lo sguardo.
L'attenzione della prima persona saettò immediatamente verso la seconda guardandola timoroso mentre lei non riusciva a staccare lo sguardo dai due che continuavano a fissarsi e sapeva che non avrebbe dovuto, in fondo non erano affari suoi chi il principe frequentasse, eppure non poté fare a meno di sentire una violenta stretta allo stomaco, mentre un grande senso di fastidio cominciava a impossessarsi di lei e ogni cellula del suo corpo la implorava di non stare a guardare quella scena ma di dirigersi verso di loro e far terminare immediatamente quello scambio di sguardi. Ma che le prendeva? Da quanto aveva tali pensieri? Si era ripromessa di allontanarsi dal principe e ora il destino le stava dando un'occasione, ma allora perché non riusciva a muoversi? Perché sentiva quel maledetto senso di oppressione al petto e sentiva quella...gelosia assolutamente inappropriata? Lei non era niente, non aveva alcun diritto di intromettersi in quella faccenda eppure si sentiva in qualche modo tradita dal principe, soprattutto dopo le parole che le aveva rivolto quel giorno
"Tutto bene, Ojou - san?" chiese una voce preoccupata che la fece immediatamente distogliere da quei brutti pensieri. Sollevò lo sguardo verso Obi che la fissava ansioso e si affrettò ad annuire, nonostante sentisse un groppo in gola e avesse una gran voglia di piangere. "Tutto bene, sono solo rimasta sorpresa, non ho mai visto quella ragazza a palazzo, chi è?" chiese tornando a fissare i due che, con suo grande sollievo, non si stavano più fissando ma parlavano tranquillamente con Kiki e Mitshuide lì a fianco. "Lei è la principessa Mayu, è venuta in visita dal suo regno" disse, nascondendole la verità più importante, e cioè che lei era la futura sposa del principe Zen, non sapeva come avrebbe reagito a quella notizia, ma sicuramente non bene visto il modo in cui si era bloccata prima.
Shirayuki fece per parlare ma poi ci ripensò, in fondo perché avrebbe dovuto intromettersi? Quella Mayu era bellissima, perfetta per Zen, lui meritava una vera principessa al suo fianco e nonostante tutte le parole che le aveva rivolto e tutti i suoi disperati tentativi di farle ricordare qualcosa della loro vita passata era tutto inutile: il principe era diventato un estraneo e le loro strade non si sarebbero mai più incrociate, qualsiasi cosa ci fosse stata prima sarebbe svanita completamente, Zen doveva farsene una ragione e anche lei che, nonostante non volesse ammetterlo, sentiva un vuoto enorme dentro di sé, come se qualcosa le fosse stato strappato via dal petto con forza, lasciando null'altro che una grande e cupa desolazione che non le permetteva nemmeno di respirare.
Con un grande sforzo distolse lo sguardo dai due e ricominciò a incamminarsi verso il palazzo seguita a ruota da Obi che non la perdeva di vista, preoccupato dall'ombra scura che era calata sugli occhi della giovane a quella sgradevole vista. Non era mai stato bravo a consolare le persone, le belle parole non facevano per lui, lui preferiva i fatti veri e propri: infatti, senza aggiungere niente, si limitò ad affiancarla e poggiarle una mano sulla spalla in un goffo tentativo di conforto che però Shirayuki sembrò apprezzare rivolgendogli un timido sorriso che lui ricambiò con un amichevole occhiolino senza mai perdere il sorriso furbesco che gli era apparso in volto.
Improvvisamente i due si fermarono vedendo che una guardia si stava dirigendo verso di loro: giunta vicino a Shirayuki accennò un piccolo inchino. "Il principe Izana richiede la vostra presenza nella sala del trono signorina. La prego di seguirmi" disse mentre la ragazza lo guardava confusa così come Obi, stranito da quella richiesta assolutamente inusuale.
"Certamente, arrivo subito" si affrettò a rispondere Shirayuki, apprestandosi a seguire la guardia che si era già voltata e la precedeva in direzione del palazzo mentre Obi, mantenendo una certa distanza, li seguì, deciso a tutti i costi a svolgere il suo ruolo di guardia del corpo fino in fondo.

*

Zen percorreva il lungo corridoio con passi svelti.
Quando una delle guardie gli si era accostata, informandolo che il suo Nobile Fratello richiedeva la sua presenza immediata nella sala del trono, non poteva nascondere di essersi congedato più che volentieri dalla principessa Mayu, lasciandola alle premurose cure dei numerosi valletti e cameriere.
Quella ragazza lo intimidiva ed affascinava allo stesso tempo; per essere una donna sembrava essere parecchio sicura di se, gli ricordava Kiki in un certo senso.
Era sicuramente molto bella, una bellezza diversa da quella di Shirayuki. La bellezza della sua amata era più naturale, più pura, ed era per questo che lui avrebbe continuato a scegliere lei.
La principessa straniera era inoltre molto ricca e la futura sovrana di un regno molto potente.
Akita confinava a nord con Clarines, era il più vasto regno fra quelli conosciuti, famoso per la produzione di gioielli dalla squisita fattura, tessuti e profumi pregiati.
Mai alleanza avrebbe potuto essere più conveniente per il loro tranquillo regno un po' provinciale, e quale modo migliore di stringere un'alleanza se non con un matrimonio ...
Zen scosse convulsamente la testa, non avrebbe accettato di farlo, non avrebbe sposato una perfetta sconosciuta solo perchè delle stupide etichette reali lo imponevano, e poi lui sapeva già chi era l'unica fanciulla che un giorno avrebbe portato all'altare.
Nonostante tutto ciò che ultimamente stava minacciando di spezzare il loro rapporto, lui non smetteva di immaginarsela davanti a lui, fasciata da un meraviglioso abito bianco e con il suo anello di nuovo indossato sull'anulare sottile.
Shirayuki sarebbe stata una grande regina, un giorno. Poco importavano le sue umili origini.
Zen sospirò, era per questo motivo che doveva cogliere l'occasione e dire a suo fratello grazie ma, no grazie. Questa sarebbe stata la prima volta che sarebbe andato contro il suo volere, ed era per quel motivo che in cuor suo era un po' spaventato e temeva la reazione del maggiore.
Ma era deciso a tutti i costi a difendere ciò per cui credeva, se non lo avesse fatto si sarebbe sentito un ipocrita e un vigliacco e non sarebbe più riuscito a guardare in faccia Shirayuki.
Arrivato davanti alla massiccia porta di legno elegantemente intagliata le guardie scattarono sull'attenti e si fecero da parte per farlo passare.
Il giovane sentiva il cuore pompargli a mille nel petto quando bussò con le nocche sulla superficie liscia, mentre nella mente preparava un discorso semplice ma convincente così da non farsi trovare impreparato.
"Entra Zen." La voce del fratello gli arrivò attutita dalla vasto salone aldilà della porta.
Il giovane mise mano sulla maniglia e prese un bel respiro, prima di abbassarla e fare il suo trionfale ingresso.
Tutto in quella stanza gli era familiare: gli arazzi con gli stemmi di famiglia che ornavano le pareti, le enormi finestre che lasciavano entrare i raggi del sole donando all'ambiente una luce quasi eterea, le armature di ferro lucidate e poste ordinatamente lungo le due pareti laterali.
Ed ultimo ma non ultimo, il principe Izana che sedeva sul trono di soffice velluto rosso; aveva le gambe accavallate e la guancia posata su un palmo, e squadrava il fratello più piccolo spavalderia.
Zen mosse qualche passo avanti, i suoi stivali producevano tonfi sordi sul pavimento ben lucidato, rimbalzando sulle pareti e producendo un eco ovattato.
"Nobile Fratello" disse il giovane inginocchiandosi di fronte all'altro, il braccio piegato davanti al petto e la testa china in segno di rispetto.
Chissà perchè ma in quel momento gli tornò in mente di come, da piccoli, quando erano solo due principini monelli e spensierati senza un regno a gravare loro sulle spalle, Izana lo obbligava a giocare a "Imperatore e giullare". A Zen ovviamente toccava sempre la parte del giullare.
Il maggiore sorrise, il suo solito sorriso tirato e strafottente, che si poteva associare a tutto tranne che al suo buon umore.
"Alzati Zen" gli intimò accompagnando la frase con un gesto della mano.
Zen obbedì e si ritrovò a fronteggiare il fratello. Tutta la spavalderia che vi era in lui poco prima persisteva, anche se non sapeva di preciso da che parte cominciare. Il suo bel discorso era andato a farsi benedire.
Tuttavia, Izana lo precedette: "Allora, come trovi la principessa Mayu?" chiese con l'intento di stuzzicarlo.
Ma Zen non ci sarebbe cascato. "Inaspettata" rispose senza smettere di guardarlo negli occhi.
Izana ghignò. "Ahn sì? Speravo in qualcosa di più in tutta sincerità."
"Lei è sicuramente molto bella e raffinata" continuò il più giovane "Ma la conosco a mala pena e parlare di matrimonio mi sembra inopportuno."
Il maggiore si sporse in avanti. "Io non la farei così difficile se fossi in te. E' affascinante, conosce la danza, il bon ton, il violino ed è l'erede di un vastissimo regno. Dovresti ritenerti fortunato, non potevo trovarti partito migliore."
Ci volle tutto l'autocontrollo di cui Zen era capace perchè riuscisse a mantenere un minimo di contegno. "Izana io non la posso sposare" affermò deciso stringendo i pugni.
Per alcuni istanti nella stanza calò il silenzio più totale, entrambi gli eredi della famiglia Winsteria erano intenti a scrutarsi con astio e nessuno dei due dava segno di voler cedere.
Poi, un leggero tremore scosse il corpo statuario di Izana e prima che Zen potesse capacitarsene l'altro aveva gettato la testa indietro per emettere una fragorosa risata.
Zen, non potendo tollerare che si prendesse gioco di lui, pensò che se la sua situazione non fosse stata già abbastanza delicata, gli avrebbe volentieri tirato un pugno.
"Ma davvero?" domandò Izana asciugandosi le lacrime che si erano formati agli angoli degli occhi. "E chi intenderesti sposare? Quella mediocre ragazza di campagna? Quella Shirayuki? Sai, in tanti mesi mi sono sempre chiesto che cosa ci troverai mai in lei. E' per il colore insolito dei suoi capelli?"
"E' pregato di non rivolgersi a Shirayuki con questi termini" ribattè acido Zen, sostenendo il suo sguardo. "Mi sono innamorato di lei non per il colore della sua chioma, ma perchè è una ragazza come se ne vedono poche in circolazione. E' coraggiosa, leale, dolce, ha un cuore grande e sopratutto un grande senso della giustizia. E sì, intendo sposarla" concluse il giovane col cuore in mano, non avrebbe potuto descrivere meglio quello che lei era e che lui provava nei suoi confronti.
"E come pensi di fare, se a mala pena ricorda il tuo nome?" Era veramente un colpo basso.
Zen esitò, il fratello sapeva bene quali erano i suoi punti deboli, e non si faceva nessun problema a colpirli al momento giusto.
"Non lo so, ma in qualche modo faro!" sbottò "La aiuterò pian piano a ricordare, quello che avevamo deve essere ancora lì, da qualche parte dentro di lei. E anche se non fosse non importa, ci volessero altri dieci anni io la farò innamorare di nuovo di me!"
Sperava finalmente di averlo convinto, ma in tutta risposta l'altro lo guardò con aria di superiorità, come a ricordargli chi era il primogenito.
"Non mi sembri in condizioni di dettar legge, ragazzino. Tu sposerai la principessa Mayu, volente o nolente, e questa è la mia ultima parola."
Zen spalancò gli enormi occhi azzurri, che in quel momento fiammeggiavano di rabbia. Non poteva dirgli quello che doveva fare! Non era loro padre e non lo sarebbe mai stato.
E poi lui che ne sapeva dell'amore? Non vedeva altri se non se stesso.
Prese fiato per vomitargli addosso tutto quello che pensava di lui, ma un rumore improvviso lo interruppe.
Qualcuno bussava timidamente alla porta alle sue spalle. Si domandò chi potesse mai essere.
Izana assunse un'espressione annoiata e si accasciò sul trono, come se la discussione appena avvenuta non ci fosse mai stata.
"Che sbadato! Mi stavo dimenticando di un incontro importante" disse sventolando la mano in un gesto pigro.
"Zen fammi un favore, vai dietro quella tenda e aspettami lì, dopo gradirei continuare la nostra piccola discussione ... Ah e mi raccomando, non uscire di lì per nessun motivo."
Zen chinò il capo in segno di assenso e fece come gli era stato detto. Nemmeno lui era deciso a far cadere il discorso.


Shirayuki era tesa come una corda di violino.
Non aveva mai parlato con il principe Izana prima d'ora, lo aveva visto qualche volta di sfuggita attraversare i corridoi del palazzo, il passo svelto e l'atteggiamento di chi è sicuro che otterrà sempre quello che vuole. Il fratello del principe Zen era un giovane affascinante, ma lei ne era intimorita. Non aveva la stessa espressione dolce del giovane dai capelli bianchi, ne i suoi occhi intensi e profondi.
Ed ora lei doveva incontrarlo, ma perchè proprio ora? Anche lui le avrebbe fatto mile domande su quello che ancora non riusciva a ricordare? No, sicuramente c'era sotto qualcosa di più.
Obi le aveva raccomandato di stare il più lontano possibile dal primo principe Clarines, poichè aveva un carattere volubile e capriccioso e nessuno sapeva cosa si sarebbe inventato la volta successiva solo per scacciare la noia.
La ragazza si guardò indietro, senza però smettere di camminare, sperando di trovare una qualche presenza amica e rassicurante alle sue spalle. Quanto avrebbe voluto che Obi (che era stato cacciato malamente solo pochi istanti prima) fosse lì con lei, lui avrebbe saputo sicuramente infonderle coraggio, oppure Kiki e Mitsuhide, loro avrebbero saputo proteggerla. E Zen ... era piuttosto sicura che avrebbe saputo fare entrambe le cose.
Ma in quel momento era sola, avrebbe potuto contare solo su se stessa.
La guardia che la stava scortando si fermò davanti un massiccio portone di legno scuro e si voltò verso di lei. "Bussate e attendete che il principe accetti di ricevervi."
La ragazza fece un timido cenno di assenso e l'uomo sgusciò via, nella direzione opposta dalla quale erano venuti.
Rimasta sola, la ragazza sentiva il cuore palpitare furioso nel petto. Non sapeva cosa ci sarebbe stato ad attenderla aldilà di quella porta. Sentiva delle voci provenire dall'interno, anche se era troppo in ansia per concentrarsi e cercare di capire a chi appartenessero. Per un istante esitò, magari avrebbe disturbato, o interrotto un colloqui molto importante, ma poi si disse che era stato Izana a volerla lì, e poi prima l'avrebbe ricevuta e prima avrebbe potuto andarsene.
Prese un bel respiro e bussò. Le voci tacquero all'istante.
Poi si sentì un lieve frusciare, come di una tenda che veniva sollevata.
"Avanti" le intimò una voce tanto sconosciuta quanto sensuale.
Shirayuki cercò di assumere l'atteggiamento più diplomatico che potè ed entrò.
L'ambiente era sfarzoso, ogni oggetto, ogni drappeggio, ogni dettaglio, perfino la luce che penetrava dalle finestre sembrava essere fatta di una sostanza preziosa e purissima che impregnava ogni centimetro dello spazio disponibile.
Si diede una rapida occhiata in torno, meravigliata, poi la sua attenzione fu catturata dalla figura che sedeva su un raffinato scranno innanzi a lei.
Izana era la perfetta rappresentazione di un principe delle fiabe: alto, avvenente e con una bionda chioma che incorniciava il viso dai lineamenti sottili.
La sua bellezza veniva però macchiata da quello strano ghigno che arricciava le sue labbra in una smorfia.
La rossa rabbrividì.
"Izana - Oji" mormorò la ragazza sollevando appena l'orlo della gonna mentre reclinava il busto in avanti e chinava il capo.
Quando ci si trovava dinnanzi al primo principe bisognava fare una riverenza completa, glielo aveva insegnato Kiki.
Il sorriso di Izana si allargò da un orecchio all'altro. "Ti prego mia cara, chiamami Izana. Noi due ci conosciamo da prima, non ti ricordi?"
La giovane si sentì improvvisamente smarrita. Vivendo entrambi in quel castello doveva per forza averlo già incontrato, solo che lei non riusciva a ricordare per quanto si sforzasse.
"Veramente io ..."
Il biondo emise una flebile risata e si sistemò come meglio potè su quel trono dall'aria scomoda.
"Ah sì, dimenticavo a mia volta che dopo l'incidente la tua memoria a subito, come dire ... qualche perdita."
Shirayuki non rispose, non le veniva in mente niente di vagamente interessante con cui ribattere.
Fu Izana a continuare. "Dev'essere stata davvero una brutta esperienza. Chissà come ti sei sentita."
"Smarrita, Vostra Maestà" disse lei tenendo lo sguardo basso. Il principe Izana incuteva timore e rispetto, questo sì, ma si stava mostrando parecchio gentile con lei. Non riusciva a capire come gli altri potessero dire cose tanto sgarbate su di lui.
"Immagino ti starai chiedendo come mai ti ho mandata a chiamare."
"A dire la verità sì."
Il principe si mise a tamburellare le dita affusolate sul bracciolo intarsiato d'oro. "Sei qui perchè vorrei dirti delle cose riguardo a mio fratello Zen."
Shirayuki sussultò, e non solo perchè quel nome le faceva sempre uno strano effetto, come se risvegliasse in lei qualcosa che stava assopito, ma anche perchè la scena che aveva assistito solo una manciata di minuti prima parlava da se.
"Vedi mia cara" continuò impassibile lui "Mio fratello Zen è un ragazzo vivace, impulsivo, che si fa dominare dall'istinto. Ora, non metto in dubbio che quello che provasse per te fosse qualcosa di reale, ma lui ha dei doveri che deve rispettare per il bene del suo regno e non può permettersi che delle insignificanti scappatelle mettano a repentaglio il suo futuro, non so se riesci a capire."
"Capisco perfettamente" rispose lei guardando altrove, mentre sentiva gli occhi pizzicarle pericolosamente. Sapeva perfettamente dove voleva andare a parare: Zen era un principe ed anche se lui si ostinava ad affermare di amarla, una loro ipotetica relazione non avrebbe potuto reggere, a cause dei loro ceti così diversi.
Non era una sciocca, lo sapeva benissimo e fino a quel momento credeva che non le importasse, di poter vivere la cosa come una terza persona, allora perchè in quel momento tutto quello che voleva fare era scoppiare in lacrime e correre da Zen?
"La principessa Mayu sarà un'ottima moglie per lui" continuò Izana rigirando il coltello nella piaga, gettando ogni tanto occhiate fugaci alla tenda di panno blu che celava ai loro occhi uno dei quattro angoli della sala. "Ecco perchè l'ho invitata qui; non sono completamente senza cuore, volevo che i due futuri sposi si incontrassero prima della proposta e dare loro il tempo di conoscersi come si deve.
In quanto a te ..."
Durante l'ultima mezza frase il giovane uomo si era alzato in piedi e si dirigeva a passi lenti ma decisi verso la fanciulla, che intimorita aveva accennato un passo indietro.
Izana ridacchiò. "Rilassati mia cara, non mordo mica" le disse fermandosi ad un soffio da lei.
Ignorando il suo sguardo ormai terrorizzato, allungò una mano e le prese una ciocca di capelli fra le dita.
"Sai forse in fondo capisco Zen" disse spostando lentamente lo sguardo sulle sottili labbra rosee della giovane. "D'altronde perchè no?"
"Cosa avete intenzione di fare!" strillò lei tentando di schiaffargli via la mano, ma lui fu più rapido e la afferrò per un polso, stringendolo forte e cingendole la vita con il braccio libero.
Shirayuki tentò di divincolarsi ma fu inutile, lui era troppo forte.
"Tu potresti diventare mia" sussurrò il biondo prima di premere con prepotenza le labbra su quelle di lei.
Shirayuki spalancò i grandi occhi verdi e ammutolì, mentre dentro di sentiva fremere di paura e disgusto, ignara che qualcuno stava assistendo a quella scena più scioccato di lei.
Da dietro la tenda, Zen non si era perso nemmeno un gesto o una parola. All'inizio lo scoprire chi fosse la misteriosa persona che il fratello doveva incontrare lo aveva lasciato di stucco.
Che cosa centrava Shirayuki con Izana?
Nonostante la curiosità si era imposto di rimanere nascosto, ascoltando attento tutta la loro conversazione aspettando il momento opportuno per uscire e chiedere spiegazioni.
Ma quando aveva visto Izana fare quella cosa disgustosa alla sua Shirayuki, il sangue aveva iniziato a ribollirgli nelle vene.
Sentiva ogni centimetro di pelle prudere di rabbia, mentre stringeva i pugni e una vena iniziava a pulsare pericolosamente sul collo.
Non se ne sarebbe rimasto lì impotente, no signore!
"Maledetto!" urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, balzando fuori dal nascondiglio e avventandosi su Izana, che a quell'urlo si era voltato verso di lui con un un ghigno soddisfatto stampato in volto.
Un pungo sferzò l'aria e andò a piantarsi sullo zigomo del biondo, che per l'impatto venne scaraventato a terra.
Zen gli si piantò davanti, i capelli gli ricadevano scomposti sugli occhi e gocce di sudore gli colavano dalla fronte mentre spalancava la bocca ad ogni respiro per ridare ai polmoni più ossigeno possibile.
Izana rimaneva sdraiato a terra in modo scomposto, gli occhi puntati sulla figura minacciosa del fratello minore, mentre un livido nero e gonfio iniziava già a formarsi sulla guancia.
Zen avrebbe voluto di nuovo infierire su di lui, avrebbe voluto colpirlo ancora, ancora e ancora.
E lo avrebbe fatto, se una voce dolce come il miele non avesse richiamato la sua attenzione.
"Zen ..."
Il ragazzo si voltò verso di lei, tremava tutta come una foglia e aveva le mani poggiate davanti alla bocca. Al giovane dai capelli candidi si spezzò il cuore, avrebbe voluto veramente che lei lo vedesse così? Violento ed in preda ai suoi impulsi? No, quello non era lui, quando c'era lei Zen Winsteria diventava una persona migliore di quanto non lo fosse già.
Percorse a grandi passi la distanza che li separava e le afferrò un polso, iniziando a camminare verso la porta trascinandola con se.
"Adesso vieni con me" disse secco cercando però di non essere sgarbato.
"E tu non ti azzardare mai più a toccarla" concluse con disprezzo rivolgendosi al fratello, prima di sparire nel corridoio assieme alla ragazza.
Rimasto solo, Izana tentò di alzarsi, ma sembrava che ogni forza lo avesse abbandonato e si accasciò di nuovo sulla fredda pieta.
Non poteva fare nient'altro che non fosse starsene sdraiato a terra a riflettere su quello che aveva fatto.

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Riciao a tutti voi!

Questo capitolo ha ritardato una giornata, ma mi perdonerete perchè a causa del mal tempo il wii fi ieri mi ha abbandonato.
Comunque eccoci di nuovo qui!
Siamo felici di ridare il benvenuto alla nostra cara Hope che è tornata dal suo viaggio e si è rimessa subito all'opera per regalarci tanti altri capitoli stupendi.
Passiamo dunque alla storia: in quanti si aspettavano un risvolto del genere!?
Nessuno dica "io" perchè tanto non ci credo.
Izana sarai anche figo ma non appena apri bocca sarebbe da buttarti giù dal primo ponte. E di quello che pensi tu non gliene frega niente a nessuno, Zen non sposerà la principessa di Melatirolandia, proprio no!
Povera Shirayuki e povero Zen che gli tocca avere sto povero imbecille come fratello.
Ma solo io mi sono immaginata Zen in versione One Punch mentre gli tirava un pugno?
Penso che siate tutti curiosi di sapere come si evolverà la storia.ùQuindi noi vi diamo appuntamento come sempre alla settimana prossima.
Un bacio,
Cioccolasha e Hope

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Capitolo 11
*** Ma io di te non ho dimenticato niente - parte 1 ***


capitolo undici - parte 1
Ma io di te non ho dimenticato niente

 
Zen correva spedito lungo i corridoi trascinando con sé Shirayuki che  inciampava di continuo nel tentativo di stare dietro al passo frettoloso del principe. La sua mano era serrata in una presa decisa ma delicata e la pelle, al contatto con quella morbida e calda di Zen, bruciava come se stesse andando a fuoco, mandando mille brividi che le scendevano lungo la schiena; era incredibile l'elettricità che c'era tra loro al minimo contatto, aveva provato a fare finta di niente, ad allontanarsi da lui, ma l'attrazione tra loro era innegabile e finalmente riuscì ad ammetterlo a sé stessa, non potendo impedire a un lieve rossore di imporporarle le guance.  
                                                                                Ma dove stavano andando? Zen continuava a proseguire, svoltando angoli e percorrendo corridoi tutti uguali tra loro che le parevano infiniti. Finalmente, dopo quella che le parve un'eternità, salirono una ripida scalinata di pietra e giunsero in un meraviglioso giardino, decorato con aiuole ricche di fiori, un piccolo stagno e delle panchine ai lati: si accomodarono su una di queste mentre riprendevano fiato per la folle corsa compiuta attraverso il palazzo e i loro cuori tornavano a battere a un ritmo più tranquillo. La mano di Zen era ancora avvolta intorno a quella della ragazza ma nessuno dei due sembrò farci caso, o forse non volevano sciogliere quella rassicurante presa che dava a entrambi conforto e calore. Restarono in silenzio per un po' poi Zen, tenendo lo sguardo fisso di fronte a sé disse: “Mi dispiace” Shirayuki si voltò a guardarlo incuriosita, ma lui non si girò e proseguì imperterrito. “Mi dispiace per quello che è successo con mio fratello, non ho idea del perché lo abbia fatto, è sempre stato così... così... presuntuoso e pieno di sé e forse crede di avere il diritto di fare qualunque cosa, essendo il principe ereditario” disse tutto d'un fiato. “Ma anche io ti devo delle scuse” disse girandosi verso di lei e incrociando i suoi grandi occhi verdi che lo guardavano apprensivi.   
    “Quando ho visto che ti baciava sono esploso di rabbia, non puoi immaginare quanto, e il mio corpo si è mosso senza che me ne accorgessi” disse stringendo i denti “I tuoi occhi erano... impauriti, dopo che l'ho colpito. Voglio che tu sappia che non ti farei mai del male, non potrei mai perdonarmelo se ti dovesse accadere qualcosa” disse, mentre la mano che ancora stringeva quella della ragazza si intrecciò con le dita di lei ed entrambe si richiusero perfettamente, incrociandosi come i pezzi di un puzzle: sembrava che le loro mani fossero nate per sfiorarsi e congiungersi con la loro esatta metà e fossero destinate a restare insieme per l'eternità. Shirayuki rimase senza fiato, sia per le parole che lui le aveva rivolto, sia per quel piccolo gesto che aveva compiuto, senza avere il coraggio di sfilare quella mano che stringeva timidamente la sua quasi timorosamente e che le faceva aumentare i battiti del cuore. 
“Non... non preoccuparti, voglio dire... non ho mai pensato che volessi farmi del male. E per quanto riguarda quel... quel bacio io...” disse con voce tremante, riusciva ancora a sentire le labbra del principe Izana spingersi contro le sue senza che lei potesse fare nulla per impedirlo. “Mi dispiace... io non volevo farlo... io non...” calde lacrime salate cominciarono a bagnarle il viso e la poverina tentò di asciugarle con il dorso della mano ma queste scendevano sempre più copiose, mentre piccoli singhiozzi la scuotevano.
Zen odiava, detestava con tutto sé stesso vedere la sua Shirayuki piangere in quel modo e sapere che la colpa era di suo fratello lo faceva sentire ancora più male, oltre a fargli ribollire il sangue nelle vene; dovette fare appello a tutte le sue forze per non alzarsi, andare dal suo 'Nobile Fratello' e terminare il lavoro che aveva iniziato con una sonora sfilza di schiaffoni sulla sua nobile faccia. E poi lo avrebbe obbligato a chiedere scusa a Shirayuki in ginocchio, avrebbe implorato il suo perdono con la faccia schiacciata a terra. Non poteva tollerare di vederla piangere in quel modo, quindi fece la prima cosa che gli passò per la testa: le appoggiò una mano sulla spalla, avvolgendola in un delicato abbraccio e la poggiò delicatamente sul suo petto, sfiorandole la fronte con un leggero bacio. Shirayuki, rimasta sorpresa da quel gesto, rimase immobile per qualche secondo ma poi si lasciò andare e nascose il viso contro di lui, lasciando che le lacrime sfuggissero ai suoi occhi andando a bagnare l'uniforme che il principe indossava ancora da quel pomeriggio quando aveva accolto la principessa. Già, la principessa, la futura sposa di Zen...          
                A quel pensiero si irrigidì e cercò di divincolarsi dalla presa del principe che, capite le sua intenzioni, la lasciò andare riluttante e la osservò mentre si strofinava gli occhi per rimuovere le ultime lacrime che si ostinavano a cadere senza accennare a fermarsi. Era sempre bellissima, non si sarebbe mai stancato di guardarla, aveva irrimediabilmente perso la testa per lei e niente avrebbe potuto cambiare questo fatto, nemmeno la sua memoria ancora zoppicante.       
                      Si riscosse dai suoi pensieri quando improvvisamente la voce di Shirayuki si levò fiocamente.          
                  "Mi dispiace, non avrei mai dovuto lasciarmi andare così con voi principe Zen, vi chiedo scusa” disse chinando il volto e lasciando che i suoi vivaci capelli rossi scendessero a celarle il volto, nascondendolo allo sguardo perplesso di Zen: che le prendeva ora? Perché era tornata a dargli del voi? Aveva forse detto qualcosa di sbagliato? Stavolta non se ne sarebbe stato zitto, voleva una spiegazione e l'avrebbe ottenuta, a qualsiasi costo. “Che cosa ti succede? Non ti avevo forse detto che odio le formalità e che devi chiamarmi semplicemente Zen?” disse scherzosamente cercando di alleggerire l'aria attorno a loro che avvertiva farsi ogni secondo sempre più pesante. Ma Shirayuki non rispose e mantenne lo sguardo basso, le mani raccolte in grembo.   
              “Parlami, Shirayuki, ti prego” il tono era implorante e disperato mentre dentro di se cominciava a perdere la speranza. La rossa si morse il labbro, indecisa, e sollevò lentamente lo sguardo verso di lui lasciando che i suoi occhi meravigliosamente blu le sondassero il viso e quando si concentrarono sulle sue labbra lo vide deglutire sonoramente e stringere i pugni , come se si stesse sforzando di non avventarsi su di lei e baciarla fino allo sfinimento, il che probabilmente era vero: “Ti ho bagnato tutta l'uniforme scusa” disse lei con un piccolo sorriso osservandolo di sottecchi, quasi timorosa della sua reazione. Zen sorrise dolcemente e lei sentì il cuore perdere un battito. “Non devi preoccuparti, è solo un'uniforme. C'è qualcos'altro, non è vero? Parlane con me, sai che puoi dirmi tutto, non mi permetterai mai di giudicarti o offenderti, preferirei morire piuttosto che farlo” il suo sguardo e le sue parole sembravano così dannatamente sinceri che per un attimo la ragazza vacillò. “Non... non è niente di importante, davvero. Non è necessario che vi preoccupiate così per me, principe. Vi ringrazio” disse con tono distaccato. Zen rimase ferito da quelle parole e dal tono freddo che aveva utilizzato ma si sforzò di non darlo a vedere, non voleva crearle altri problemi.   
                                                  Improvvisamente un'idea gli balenò in testa, forse in quel modo sarebbe riuscito a farle cambiare idea su di lui, su di loro: “Senti, che ne dici se domani ti porto a fare un giro per Clarines? Potrai conoscere meglio il regno e magari riuscirai a ricordare qualche dettaglio in più” Shirayuki sbarrò gli occhi sorpresa da quella proposta e tentò di ribattere. “Ma voi siete il principe, non potete allontanarvi da palazzo solo per accompagnare me. Come farete con i vostri doveri? E poi non potete lasciare soli i vostri ospiti, la principessa...” tacque non appena si rese conto di ciò che aveva appena detto e arrossì furiosamente, mortificata. Zen la fissò sorpreso per poi rivolgerle un sorriso furbo: quindi era quello il motivo? Possibile che Shirayuki fosse...gelosa della principessa Mayu? A quel pensiero il suo sorriso si allargò ancora di più anche se cercò di nasconderlo portandosi una mano davanti alla bocca, eppure dentro di sé gongolava allegramente, non l'aveva mai vista gelosa e la cosa da una parte gli faceva piacere, era davvero adorabile quando si impanicava e gli faceva molta tenerezza, c'era poco da fare. Cercando di non far trasparire i suoi pensieri, decise di non infierire e finse di non essersi accorto di quello che aveva detto la ragazza. “Non preoccuparti, essere il principe ha i suoi vantaggi, uno dei quali è quello di non dover dare spiegazioni a nessuno. E poi, sono forse così spaventoso? Hai paura di restare sola con me?” la stuzzicò divertito mentre lei assumeva tutte le tonalità possibili di rosso e abbassava la testa, imbarazzatissima. Cavolo, ora come avrebbe fatto? Avrebbe voluto sprofondare per la vergogna, non si era mai sentita così mortificata in tutta la sua vita e come se non bastasse non riusciva a trovare le parole per ribattere a ciò che aveva detto il principe Zen, una provocazione bella e buona alla quale però sapeva di dover ribattere e infatti, racimolando tutto il suo coraggio e la sua dignità sollevò i suoi grandi occhi verdi puntandoli in quelli di Zen e con voce decisa disse. “Non ho paura di voi, principe Zen. E accetto volentieri la vostra proposta” il sorriso di Zen si allargò ancora di più e mascherò una risata con un leggero colpo di tosse: “Molto bene. Allora ti aspetto domattina fuori dai cancelli del palazzo” disse il giovane afferrandole una mano e lasciandovi un leggero bacio, come un perfetto gentiluomo.
La accompagnò fino alla porta della sua stanza e si congedò con un breve inchino per poi accostarsi brevemente al suo orecchio e sussurrarle. “ Aspetterò con impazienza un nuovo giorno e conterò con ansia i minuti che ci separano, mia principessa” fece qualche passo indietro, godendo dello spettacolo della bella ragazza dai capelli rossi che lo osservava intimidita e, soddisfatto, si allontanò nel corridoio. Shirayuki lo osservò finché non lo vide svoltare l'angolo e rientrò nella sua stanza. Con un profondo sospiro si lasciò scivolare a terra con la schiena appoggiata alla porta e raccolse le ginocchia portandosele al petto, nascondendo il viso tra di esse

'Che cosa mi stai facendo, Zen Winsteria?'
 
*

"Zen?"
La familiare voce di Mitsuhide riscosse dai suoi pensieri il giovane principe, che alzò lo sguardo cercando di scorgere la figura dell'amico nella penombra.
"Che ci fai ancora sveglio?" domandò la giovane guardia chiudendosi la porta dello studio alle spalle, avvicinandosi alla scrivania illuminata solo dalla tremolante luce di una candela.
Zen abbassò di nuovo lo sguardo sul foglio che aveva dinnanzi, la penna d'oca  impugnata con indecisione nella mano destra.
"Scrivo."
"Che cosa?" chiese Mitsuhide, inginocchiandosi di fianco a lui e sbirciando oltre il suo avambraccio.
Zen posò la penna d'oca e chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie. "Una lettera la principe Raji di Tanbarun."
Il giovane uomo squadrò il suo principe con fare incredulo, nonostante fossero riusciti a chiarire le loro divergenze i due non erano diventati ciò che comunemente si definisce "amici", forse tutti gli avvenimenti recenti stavano iniziando a confonderlo.
"Zen, ti senti bene?" domandò allungando una mano verso la fronte del più piccolo per sentire se avesse la febbre.
Zen si scansò. "Sto una meraviglia, non lo vedi?" rispose acido. Ma quando i suoi occhi azzurri incontrarono lo sguardo mortificato di Mitsuhide, un forte senso di colpa lo invase.
Nonostante si sentisse disperato e privato ormai di tutte le speranza, non aveva alcun diritto di prendersela con il suo migliore amico.
"Scusa" mormorò.
Poi prese un bel respiro e continuò: "Il fatto è che ... Shirayuki ha ricordato qualcosa."
"Davvero!? Ma è fantastico!" esclamò la  guardia scattando in piedi con fare esultante.
"Shhhhh!" sibilò Zen portandosi un dito alle labbra. Non voleva rischiare che qualcuno si svegliasse per poi andare a ricercare la fonte di tutto quel chiasso.
"Oh ... scusa" rispose l'altro portando una mano davanti alla bocca e ricomponendosi in fretta.
Zen si abbandonò contro lo schienale della sedia. "Si è ricordata di Raji e per quanto la cosa mi ingelosisca non lo posso ignorare. Lo sto pregando di aiutarmi a farle ricordare qualcosa, qualsiasi cosa" disse riprendendo in mano la penna e scarabocchiando un altro paio di righe.
Mitsuhide si grattò il mento pensieroso. "E suo padre? Perchè non scrivi a lui? Le potrebbe avere una ehm ... illuminazione?"
Zen scosse il capo. "Ci ho pensato anch'io all'inizio. Ma ho pensato che non potendo allontanarsi dai Leoni di Montagna in quanto capo lo farei solo preoccupare e far sentire impotente e Shirayuki non mi sembra nelle condizioni di affrontare un viaggio così lungo. Senza contare che aveva già pochissimi ricordi legati a lui, nonostante sia suo padre.
Sarà la mia ultima spiaggia."
Mitsuhide guardò il principe e per la prima volta forse, si rese conto di quanto fosse diventato saggio e maturo negli ultimi tempi ed era fiero di lui.
Gli poggiò la mano sulla spalla con fare rassicurante."
"Andrà tutto bene Zen."
Zen la strinse, come per trarne coraggio.
"Lo spero Mitsuhide. " Ci voleva credere.
"Lo spero davvero."
 
 

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'Sera a tutti voi fedelissimi che continuate a seguirci nella nostra piccola avventura.
Uh-uh-uh sembra che i due piccioncini si stiano riavvicinando  *occhietti a cuore*
Come avrete già intuito dal titolo, per motivi di trama e lunghezza siamo state costrette a spezzare il capitolo in due parti. But no panic, non vi faremo aspettare un'altra settimana per la seconda parte, la pubblicheremo fra pochi giorni.
Beccati questo Izana! Alla facciaccia tua e di quella smorfiosa!
Nessuno può separare due anime gemelle come quelle dei nostri beneamini.
Fiorellino rosa malefico: "ehm! ehm! Forse vi state dimenticando di me."
"..."
Comunque! Dopo tutta la dolcezza di cui la prima parte è intrisa, una piccola scena fra Zen e Mitsuhide ci fa intendere che il principe non potrà farcela con le sue sole forze, ed è quindi costretto a chiede aiuto (seppur con riluttanza) al suo vecchio rivale Raji di Tanbarun.
Accetterà il primo principe del regno Natale di Shirayuki di aiutarlo? Oppure (conoscendolo) userà quella lettera per soffiarsi il naso?
Non perdetevi la seconda parte!
Cioccolasha e Hope.

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Capitolo 12
*** Ma io di te non ho dimenticato niente - parte 2 ***


capitolo undici
​Ma io di te non ho dimenticato niente - parte 2



La mattina seguente i caldi raggi del sole riscaldavano l'aria e una leggera brezza marina soffiava lieve; si prospettava proprio una bella giornata e per due persone in particolare sarebbe stata indimenticabile.
Zen non aveva chiuso occhio quella notte, aveva atteso con impazienza l'arrivo del nuovo giorno rinchiuso nelle sue stanze senza nemmeno presenziare a cena nonostante la presenza della principessa. E certamente non aveva alcuna intenzione di rivedere tanto presto il suo Nobile fratello, era ancora furibondo con lui anche se era davvero curioso di sapere come avesse giustificato il grosso livido violaceo che, era sicuro, ancora gli colorava la guancia; sarebbe stato un vero spasso osservarlo mentre inventava chissà quale patetica scusa, ma poco gli importava. Nessuno poteva toccare la sua Shirayuki e sperare di uscirne indenne, tanto meno suo fratello.
Un rumore di passi che si avvicinava lo scosse dai suoi pensieri facendogli sollevare la testa verso la piccola figura che si stava avvicinando a passi rapidi. Portava un cappuccio calato sulla testa che gli impediva di vederne il viso ma l'avrebbe riconosciuta tra mille: il fisico esile ma snello, il semplice vestito di cotone abbottonato con cura e il lungo mantello che oscillava a ogni passo non lasciavano alcun dubbio. La figura si fermò di fronte a lui e, lentamente, si tolse il cappuccio, rivelando una chioma rosso fuoco e due vibranti occhi verdi che lo osservavano un pochino timoroso. “Perdonatemi se ci ho messo tanto, è che volevo passare inosservata, in modo da non crearvi alcun tipo di problema e questo mantello è l'unica cosa che ho trovato che potesse coprirmi almeno un po'... aspettate da molto?” parlò tutto d'un fiato, le guance rosse e Zen la trovò adorabile. “No, per niente, sono appena arrivato. Hai riposato bene stanotte?” le chiese fissandola intensamente negli occhi.
“Si, molto, vi ringrazio per l'interessamento Zen Tenka.”
“Che cosa ti avevo detto riguardo alle formalità, uhm?” chiese Zen mentre la ragazza arrossiva. Le diede un buffetto sulla guancia e le porse il braccio dicendole: “Vogliamo andare?” Shirayuki afferrò il braccio titubante mentre il principe la conduceva fuori dal palazzo.
“Zen Tenka... volevo dire... Zen” si corresse rapidamente “Non ti causa alcun problema stare con me in questo momento? Non vorrei mai che tu possa trascurare il tuo dovere di principe solo per accompagnare me. Potrei sempre chiedere a Obi...” disse impacciata, non era abituata a chiamarlo per nome, eppure le sembrava così naturale e spontaneo che non poté fare a meno di sorridere, ben attenta a non farsi vedere dal giovane principe: se le sue attenzioni da un lato la lusingavano parecchio, dall'altro la imbarazzavano parecchio, nessuno l'aveva mai trattata con tanto affetto e dedizione, finora; avrebbe voluto conoscere tutti i segreti racchiusi in fondo al suo cuore, alla sua anima, ma non poteva farlo. Non più ormai.
“Non hai nulla da temere, volevo semplicemente passare un po' di tempo con te, nessuno avrebbe potuto fermarmi” ridacchiò leggermente mentre Shirayuki era rimasta a bocca aperta: “Io... non so cosa dire...” “Non devi dire niente, goditi questa giornata e basta. Solo per oggi voglio che ti dimentichi di tutto e io farò lo stesso: voglio dimenticare di essere un principe, solo per oggi, ed essere semplicemente Zen” le disse con espressione malinconica che però durò solo un secondo, sostituita immediatamente da un sorriso solare che cancellò ogni ombra dal suo viso. Vedendolo sorridere anche Shirayuki non poté fare a meno di sciogliersi in un dolcissimo sorriso che fece mancare il fiato a Zen, che si perse a osservarla, meravigliato dalla sua bellezza e semplicità.
Giunsero nella piazza principale gremita di gente a causa del mercato che, una volta a settimana, animava le vie e le piazze richiamando persone da ogni angolo del regno: era un tripudio di colori, suoni e profumi che per un attimo frastornarono la giovane dai capelli rossi che barcollò leggermente appoggiandosi al fianco del principe che, allarmato, le poggiò una mano sul fianco e si chinò su di lei per parlarle all'orecchio cercando di sovrastare il frastuono del mercato: “Tutto bene? Ti senti male? Hai bisogno di qualcosa?” le chiese preoccupato. Shirayuki scosse il capo e gli rivolse un'occhiata per rassicurarlo e, prendendo un bel respiro profondo, si immerse nella calca di gente, sollevando il cappuccio per evitare di attirare l'attenzione suoi suoi strani capelli rossi.
Ovunque guardasse vedeva pregiate stoffe, amuleti. Orecchini, cibi che non aveva mai visto in vita sua e le assordanti urla dei mercanti le riempivano le orecchie mentre quasi non riusciva a respirare a causa degli intensi profumi che impregnavano l'aria.
Si fecero spazio tra la folla che diventava ogni secondo più fitta e Zen, afferrata Shirayuki per il gomito la sospinse contro di sé e le disse: “Qui c'è troppa confusione, non riusciremo a vedere niente. Conosco una scorciatoia, attaccati a me, dobbiamo uscire da questa calca” la ragazza annuì e si avvicinò a Zen ancora di più mentre quest'ultimo cercava di farsi spazio per uscire dalla folla. Dopo quello che le parve un tempo infinito i due imbucarono una piccola via seminascosta e si fermarono per riprendere fiato.
“Stai bene?” le chiese Zen ansimando tenendosi il fianco con una mano mentre Shirayuki si limitò ad annuire, chiudendo gli occhi e appoggiandosi al muro alle sue spalle.
Si trovavano in un piccolo vicolo piuttosto tranquillo, dove vi era qualche piccola bancarella qua e là, ma almeno ora non si trovavano più nel chiasso infernale di poco prima. “Mi dispiace, so che non è il massimo come prima gita fuori dal palazzo, ma non potevo immaginare che...” si interruppe quando vide lo sguardo luminoso di Shirayuki, era tanto che non vedeva un'espressione del genere sul suo viso e questo lo rincuorò un poco. “Non preoccuparti, possiamo anche fare un giro qui nei dintorni, se per te non è un problema.”
Zen scosse la testa. “Assolutamente, però dopo vorrei portarti io in un posto, se me lo permetti.”
La ragazza lo guardò incuriosita ma decise di non fare domande e lo seguì lungo la strada guardando le piccole bancarelle con occhi gioiosi. Camminarono diversi minuti fianco a fianco, senza parlare ma scambiandosi qualche sguardo di sottecchi mentre l'altro era distratto.
Passarono così una piacevole giornata, godendo l'uno della compagnia dell'altro senza accennare minimamente alla loro particolare situazione; per un giorno volevano essere liberi da qualsiasi pensiero negativo, c'erano solamente loro due e niente avrebbe potuto rovinare quel momento.
Era ormai calata la sera e l'orizzonte era illuminato dagli ultimi bagliori di luce quando Zen e Shirayuki giunsero sulla sommità delle mura che circondavano il regno di Clarines: la vista era mozzafiato e il paesaggio era avvolto da una morbida luce dorata che rendeva il tutto ancora più sovrannaturale, illuminando tutta la zona circostante. Si accostarono lentamente alle mura per godere ancora di più di quella magnifica visione del regno che si estendeva sotto i loro piedi, restando vicini e godendo di quel piacevole silenzio che li aveva accompagnati durante tutta la giornata ma che non era stato motivo di ostacolo o imbarazzo anzi, aveva contribuito a unirli ancora di più. Poi Zen si schiarì leggermente la voce, preparandosi a pronunciare quel discorso che aveva elaborato la sera prima e che continuava a ripetersi nella sua mente come un mantra da quando erano partiti quella mattina. “Sai, ero impaziente di portarti qui, questo è uno dei posti che preferisco nel regno e volevo condividerlo con te” disse arrossendo leggermente. Shirayuki lo guardò sorpresa e fece per replicare ma Zen la anticipò e prendendo un respiro profondo si voltò verso di lei e continuò, una strana luce che brillava negli occhi: “ C'è un motivo per cui siamo qui, in realtà. Tu non te lo ricordi ma un po' di tempo fa abbiamo trascorso del tempo insieme e quando ti ho portata qui tu mi hai chiesto se ci fosse qualcosa che desiderassi più di ogni altra al mondo e io ti ho risposto che il tuo sorriso era il regalo più bello che potessi farmi. L'unica cosa che conta per me Shirayuki è la tua felicità. Lo so che è stato difficile per te accettare questa situazione, ricominciare da zero la tua vita circondata da persone sconosciute. Voglio solo che tu sappia che, nonostante tutto quello che è successo, nonostante tutti i tuoi continui tentativi di allontanarmi, io... ti amo. E niente, nemmeno la tua perdita di memoria, potrà impedirmi di amarti e continuare a dimostrartelo giorno dopo giorno, andrei fino in capo al mondo pur di dimostrartelo. Shirayuki...” le disse avvicinandosi e fermandosi a un soffio dalle sue labbra “Permettimi di starti accanto, permettimi di dimostrarti che solo insieme possiamo affrontare tutto in modo che quello che c'è stato tra noi non scompaia nel nulla, vanificando tutti i nostri sforzi. Lo so che ti sto chiedendo molto, e che potresti spaventarti e scappare via da me, ma ti prego, ti supplico, non arrenderti. Se tu non hai abbastanza forza ci penserò io a lottare per entrambi ma lascia che ti dimostri che il vero amore, non importa cosa possa accadere, non muore mai.” Il suo tono ora appariva disperato e aveva chiuso gli occhi, cancellando la misera distanza che li separava e poggiando le labbra sulle sue.
Shirayuki sbarrò gli occhi sorpresa, non riusciva a muovere un muscolo, era come pietrificata, le parole di Zen avevano scatenato una tempesta dentro di lei e, attraverso le palpebre che ora teneva leggermente socchiuse, vide delle immagini che non le appartenevano di una vita che era molto lontana da lei: Zen che la accompagnava, Zen che la portava sulle mura, lui che la sollevava in alto tenendola tra le sue braccia forti e la guardava dal basso con un sorriso pieno d'amore mentre lei sorrideva felice... quei ricordi le provocarono una fitta di nostalgia inaspettata, era come se ci fosse una parte di lei che scalpitasse per uscire allo scoperto, ma era tutto così incerto e confuso che per un attimo si domandò se tutta quella assurda situazione non fosse solo un brutto sogno dal quale non avrebbe voluto altro che svegliarsi.
Lentamente sollevò una mano e la poggiò sul petto di Zen, spingendolo ad allontanarsi con una leggera pressione mentre vedeva la delusione e l'incertezza farsi strada nei suoi occhi e sospirò, sentendo un grosso peso proprio sullo stomaco al solo pensiero di quello che stava per dirgli, ma non aveva altra scelta, doveva lasciarlo andare, altrimenti nessuno dei due sarebbe sopravvissuto. “Zen... io ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me, il tuo sostegno e la tua pazienza sono stati molto importanti per me. Credimi, se ci fosse un modo per poter recuperare anche solo una parte dei ricordi che ho perso lo farei subito, non sopporto di vedere la delusione e l'aspettativa mancata in te, in tutti voi quando vi guardo eppure non vedo altro che un volto sconosciuto. Io... non posso più andare avanti così” disse abbassando lo sguardo mentre avvertiva le lacrime pungerle gli occhi.
“Che... che vuoi dire con questo?” chiese Zen con voce tremante mentre un orribile sospetto gli attraversava la mente ....
 “ Che non posso più stare qui. Ho deciso che lascerò Clarines per un po'. Ho bisogno di tempo per ritrovare me stessa e capire chi sono ora e quanto della vecchia Shirayuki è ancora vivo in me. Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto, ma devo andare via” disse disperata cominciando a singhiozzare mentre Zen di fronte a lei era rimasto completamente spiazzato dalla sua decisione, non poteva credere a quello che la sua Shirayuki gli aveva detto. Avvertì una dolorosa morsa al petto, avrebbe voluto urlare, mettersi a piangere e implorarla in ginocchio di rimanere ma tutto quello che riuscì a dire fu: “Dove hai intenzione di andare?”
“Pensavo di tornare a Tanbarun, magari tornando nel luogo dove sono nata potrò... non so... riprendere in mano la mia vita.”
Zen annuì gravemente anche se dentro di sé non sentiva più niente, solo un grande vuoto che lo faceva sentire ancora più solo e disperato. “Allora... spero che tu possa trovare quello che cerchi” disse con voce bassa, chinando il capo e lasciando che alcune candide ciocche gli ricadessero sugli occhi. “Sarà meglio tornare, tra un po' farà buio” Shirayuki si limitò ad annuire, asciugandosi le ultime lacrime e voltandosi in direzione del castello, senza avere il coraggio di voltarsi indietro verso il principe che era rimasto immobile, osservandola allontanarsi sempre di più mentre un'unica solitaria lacrima gli percorse il volto mentre lui pronunciava sottovoce l'ultima frase che fino a quel momento era rimasta imprigionata tra le sue labbra

'Eppure io non mi dimenticherò mai di te, amore mio'


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​Ma ......
​*occhioni tristi*
*labbruccio che trema*
​*scoppia in lacrime*
​BUHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!
Oddio questo è troppo per i miei feels!
​Shirayuki perchè?! Un principe bello, dolce, gentile, premuroso ... e tu lo respingi!
​La friendzone colpisce ancora.
​Chissà cosa succederà ora.
​Zen ha ormai perduto ogni speranza che lei lo ricambi, Shirayuki se ne andrà per forse non tornare mai più.
E noi .........
​Noi ci vediamo martedì!
Puntuali mi raccomando ;)
​Cioccolasha e Hope.
 

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Capitolo 13
*** Lettera dal passato ***


capitolo dodici
Lettera dal passato

 
Shirayuki camminava a testa bassa.
Gli occhi verdi, fissi su nient'altro che non fossero i suoi piedi, erano velati da una tristezza senza nome.
Quando la carrozza reale aveva fatto il suo ingresso nel cortile del palazzo, non aveva nemmeno atteso che quest'ultima si fermasse del tutto. Aveva spalancato lo sportello con forse un po' troppa fretta e dopo aver accennato una mezza riverenza a Zen, che non aveva fatto in tempo a capire cosa stesse succedendo, si era precipitata fuori, incurante dei richiami del giovane.
Aveva percorso i metri che la separavano dall'ingresso del palazzo senza guardarsi indietro, mentre una lacrima traditrice segnava la sua guancia destra in una piccola scia salata.
Il viaggio di ritorno era stato pesante.
L'aria che si respirava nello stretto abitacolo della carrozza era intrisa di tensione, mentre i due occupanti tenevano lo sguardo basso e nessuno dei due sembrava intenzionato a dare il via ad una conversazione.
Avrebbe dovuto sentirsi più leggera, libera da un peso che da troppo tempo le gravava sul cuore.
Eppure non era così.
Aveva appena detto addio a Zen, l'unica persona che l'avesse fatta sentire speciale e importante, e nonostante non potesse ricambiare il suo amore, l'idea di non rivederlo più la faceva soffrire.
Ma ora più che mai aveva bisogno di restare sola con se stessa e pensare al suo futuro.
Era così assorta dai suoi pensieri che non si accorse di una persona che veniva nella direzione opposta ... finchè non andò a sbatterci addosso.
"Oh, mi dispiace" mormorò prima di alzare lo sguardo e constatare chi aveva di fronte.
Quell'abito color fico le stava magnificamente, soprattutto accompagnato da quei raffinati orecchini di smeraldo. I capelli scuri erano trattenuti all'indietro da un prezioso fermaglio incastonato di piccole pietre preziose, fra le mani candide e affusolate reggeva un ventaglio interamente fatto di piume di pavone.
La donna la squadrava con aria inquisitrice, con una nota di superiorità dipinta sul volto che fece sentire subito a disagio la povera Shirayuki.
"Principessa Mayu" disse chinando di poco il capo, senza però accennare ad inchinarsi.
Non le avrebbe dato questa soddisfazione.
Una smorfia indecifrabile attraversò il viso di quest'ultima, che aprì il ventaglio ed iniziò a farsi aria con fare scocciato.
"Quindi saresti tu, la famosa Shirayuki" constatò. "Devo ammettere che per aver attirato l'attenzione del mio futuro sposo mi aspettavo qualcuno più ... più."
"Non capisco che cosa volete dire con questo, principessa" rispose le rossa sostenendo il suo sguardo. Ma la vostra mi sembra un'offesa bella e buona.
Inoltre, sentire apostrofare Zen come il futuro sposo di quella smorfiosa, le fece provare uno strano nodo alla gola.
"Non che la cosa abbia vitale importanza" riprese l'altra senza rispondere alla sua domanda. "Ti sei potuta divertire giocando alla principessa felice per l'ultima volta."
Poi, richiuse il ventaglio con un gesto secco, sporgendosi in avanti in modo che la ragazza non potesse perdersi nemmeno una parola.
"Tra poche settimane Zen diverrà mio marito" affermò con espressione trionfante. "Anzi, se il principe Izana deciderà di ufficializzare la cosa, potrebbe trattarsi anche solo di pochi giorni. E una volta al suo fianco non permetterò a nessuna sempliciotta di mettersi fra noi."
Shirayuki strinse le labbra in un misero tentativo di contenersi, soprattutto dopo aver sentito nominare il principe Izana. Non si era ancora del tutto ripresa da quello che quell'uomo le aveva fatto; e qualcosa dentro di lei le suggeriva che la donna che aveva di fronte non ne fosse all'oscuro.
Che cosa avrebbe mai potuto ribattere? Dal momento in cui aveva deciso di partire, aveva perso ogni diritto di intromettersi fra loro,  per quanto le sembrasse assurda un'unione fra due persone che non avrebbero potuto essere più diverse.
Non che avesse mai avuto la reale intenzione di farlo, comunque.
"Voi ... voi lo amate?" chiese con un filo di voce, appena udibile alle orecchie della principessa.
Quest'ultima aggrottò le sopracciglia in un'espressione confusa, come se si aspettasse una qualsiasi risposta al di fuori di quella.
Ripresasi dallo stupore iniziare, sorrise con fare divertito.
"Amore? Per governare un regno non serve un sentimento volgare come l'amore." Pronunciò quella piccola, innocente parola come se fosse un insetto da calpestare alla svelta.
"Certo, in un matrimonio deve esserci intesa" continuò. "Ma ciò che realmente conta è il potere ed il prestigio. Quando Zen ed io saremo finalmente sposati uniremo i nostri due regni ed diventeremo i sovrani del territori più vasto fra quelli conosciuti, questa è l'unica cosa che conta."
Shirayuki sorrise. Non potè farne a meno, perchè ognuna di quelle parole le sembrava ridicola.
"State sprecando il vostro tempo."
"Cosa dici ragazzina?"
"Sto dicendo" riprese la rossa. alzando il capo in un impeto di coraggio per poter fronteggiarla.
In fondo non aveva niente da perdere. "Che se conosco Zen almeno la metà di quanto tutti qui si ostinano ad affermare, so di certo che lui non accetterà mai di sottostare a queste assurdità. Lotterà fino allo stremo per far valere ciò che è giusto, ed io sarò con lui." Un velo di tristezza le attraversò per un attimo quando constatò che non sarebbe stato effettivamente così.
"Quindi, se veramente vorrete regnare al suo fianco come dite, vi suggerirei di ascoltare di più il vostro cuore, che la vostra ambizione."
Sarebbe stato eufemismo affermare che la principessa Mayu in quel momento fosse scioccata, era a dir poco sconvolta. Ma in vita sua nessuno si era permesso di ribatterle a tono.
Le era sempre bastato uno sguardo perchè tutti si sottomettessero, sia per timore che per rispetto. E tutti si adoperavano sempre per compiacerla.
Ma ora quella ragazzina si permetteva non solo di mancarle di rispetto, ma di farle anche la morale.
"Come ... come osi?" squittì con voce indignata, non trovando parole abbastanza intelligenti con cui ribattere.
Inscenare un'animata discussione nel corridoio non avrebbe giovato a nessuna delle due, così Shirayuki si limitò ad accennare un saluto col capo e dirigersi a passi veloci verso la sua stanza, lasciando la principessa con un palmo dal naso.
"Dove credi di andare! Non ho ancora finito con ..."
Ma lei si era già richiusa la porta alle spalle e appoggiatasi contro il ruvido legno, Shirayuki si portò una mano sul petto ed esalò un lungo sospiro.
Aveva detto a quella presuntuosa quello che si meritava.
Ma, quando la soddisfazione per l'impresa appena compiuta si diradò, una nuova ondata di tristezza la investì con tutta la sua violenza, portandola a trascinarsi a terra e a stingere le ginocchia al petto, nascondendovi dentro il viso.
Stava per dire addio a tutto questo.
 

"Zen, dove vai? Che è successo? ... Zen!"
La voce possente di Mitsuhide rieccheggiò per le pareti.
Zen percorreva a grandi falcate la distanza che li separava. La mascella era serrata, le spalle curve come schiacciate da un peso invisibile, gli occhi azzurri ridotti a due fessure velate dalle lacrime, le mani strette a pungo abbandonate lungo i fianchi.
Non sembrava che sapesse realmente dove stava andando.
Quando a separarli non furono che una manciata di centimetri, il più piccolo lo spintonò di lato e fece per superarlo senza degnarlo di uno sguardo, ma l'altro con prontezza di riflessi lo afferrò saldamente per un braccio.
"Zen che ti prende?"
"Lasciami!" urlò rabbioso il giovane, strattonando il braccio con tutta la sua forza nel tentativo di liberarsi.
Ma la presa di Mitsuhide si fece ancora più ferrea. "Zen non sei lucido! Dimmi che è successo."
A quelle parole il principe smise di lottare, chinò il capo in avanti mentre le lacrime sfuggivano senza controllo dai suoi occhi azzurri, piccoli singhiozzi scuotevano le sue spalle.
"E' tutto finito Mitsuhide."
"Che cosa intendi?" domandò la guardia sempre più allarmata.
"Che non c'è più speranza. Lei ha deciso di andarsene."
 
 
Qualche giorno dopo ...

"Quindi ... quando pensi che potrò partire?"
"Fra un paio di giorni se tutto va bene. Dopodomani partiranno da qui dei carri diretti a Tanbarun, potrai unirti a loro."
"Capisco."
Il giovane non provò a fare nulla per nascondere il suo dispiacere, i suoi occhi spenti ed il suo sorriso forzato dicevano più di mille parole.
Non riusciva a credere che presto non avrebbe più rivisto quel sorriso dolce, quegl'occhi verdi pieni di coraggio e determinazione, quella testolina rossa che si divertiva ad accompagnare ovunque. Ormai ci era abituato.
Stava proprio diventando un sentimentale.
"Devi per forza andare?" chiese incapace di trattenersi. "Questo posto sarà una noia senza di te."
La ragazza abbassò lo sguardo, assumendo un'espressione dispiaciuta. "Obi, ne abbiamo già parlato; sento che il mio posto non è questo. Forse nel posto in cui sono nata riuscirò a ritrovare me stessa ed a riscoprire chi sono. Sono sicura che capisci perfettamente."
"Certo che capisco" rispose lui non del tutto convinto. In realtà no, non capiva affatto, ma nonostante ciò avrebbe accettato la sua scelta. Lei era davvero importante per lui.
Poi, una consapevolezza che fino a quel momento era stata assopita da qualche parte dentro di lui, sembrò risvegliarsi all'improvviso con tutta la sua violenza.
Lei se ne sarebbe andata. Per sempre. E molto probabilmente non si sarebbe più fatta rivedere.
Certo, lui l'avrebbe scortata fino al confine per assicurarsi che arrivasse sana e salva. Ma poi? Cosa sarebbe successo? Ormai lei era diventata parte delle loro vita e lasciarla andare sarebbe stato come strapparsi un pezzo di anima.
D'istinto, Obi allungò una mano e le sistemò una ciocca di capelli ribelli dietro all'orecchio; stavano iniziando a ricrescerle.
Davanti allo sguardo stupito di Shirayuki il giovane si affrettò a dire: "Spero che quel carro non parta mai."
Dopo essere rimasta un attimo interdetta, l'espressione di lei si addolcì e gli occhi diventarono lucidi, come se stesse per mettersi a piangere.
Prese una mano dell'amico fra le sue e la strinse con riconoscenza e affetto.
"Grazie per tutto quello che hai fatto per me" sussurrò prima di lasciargli un lieve bacio sulla guancia e dirigersi verso la sua camera.
Lui la guardò allontanarsi per quella che forse sarebbe stata l'ultima volta.
"Abbi cura di te, Ojou .... Shirayuki."
 
La piccola e graziosa stanza che dava sul tramonto, di solito così calda e accogliente, in quel momento era invece fredda e spoglia.
Il guardaroba era stato stipato in una borsa da viaggio, i piccoli oggetti personali chiusi in una borsetta di pelle adagiata ai piedi del letto.
Nulla, se non un mozzicone di candela acceso poggiato sul davanzale, dava segno che lì ci avesse abitato qualcuno.
Shirayuki avanzò nella penombra, quasi intimorita. Non le piaceva tutto quel silenzio, tutto quel legno spoglio e quell'aria gelida che sapeva di nostalgia. Ma il suo desiderio di partire in quel momento era più forte di qualsiasi altro.
Magari sarebbe tornata, un giorno, e l'avrebbero ospitata di nuovo in quella stanza. Fiori, magari ci avrebbe messo dei fiori, delle peonie rosse e ...
La giovane scosse la testa, come a voler scacciare via tutti i pensieri che le si accumulavano in testa. No, lei probabilmente non sarebbe tornata; sarebbe stato ancora più doloroso, tornare a constatare di persona quello che si era lasciata alle spalle.
Forse avrebbe potuto spedire qualche lettera di tanto in tanto.
Lettera. Perchè le era venuta in mente la parola "lettera"?
Forse perchè appoggiata sul suo comodino, piccola, bianca e ripiegata con cura, c'era quella che aveva tutta l'aria di essere una lettera.
Shirayuki la scrutò con una certa diffidenza. Chi poteva avergliela mandata?
Chiunque fosse stato, si era preoccupato di fargliela avere nel modo più anonimo e silenzioso possibile.
Tuttavia la curiosità prese il sopravvento, e nemmeno due secondi dopo aver formulato quei pensieri, la rossa si ritrovò a stringere fra le mani il triangolino di carta bianca.
Un sigillo di ceralacca con impresso uno stemma che non riconobbe teneva sigillati i due lembi. La carta era ruvida e sottile, una sola parola era scritta con un'elegante grafia in alto a sinistra: Shirayuki.
Incapace di resistere oltre, la giovane strappò il sigillo e la aprì, sedendosi sul bordo del letto per stare più comoda.
 
"Carissima Shirayuki,
il mio nome è Raji, primo principe del regno di Tanbarun.
Non sono certo che tu riesca a ricordarti di me, ma secondo quello che mi è stato riferito dal principe Zen, ho ragione di credere che tu l'abbia  fatto.
Anche se ho sempre sperato che tu dimenticassi mie azioni compiute in passato.
Per colpa della mia arroganza il nostro rapporto non è iniziato nei migliore dei modi, sono stato io con la mia presunzione a spingerti a fuggire, per poi essere accolta a Tanbarun dal principe Zen e la sua corte.
Ma per fortuna le cose tra noi sono migliorate pian piano e dentro di me nutro sempre la speranza che nel tuo cuore il mio viso sia associato alla parola "amico".
L'ultima volta che ci siamo visti, ti ho promesso che sarei diventato una persona migliore e che non  vedevo l'ora che tu tornassi a trovarmi per nascondere del tempo insieme nel mio palazzo.
Non tenterò di nasconderti che l'essere venuto a conoscenza della tua volontà di tornare a Tanbarun, mi ha riempito il cuore di gioia.
Tuttavia mi è bastato leggere solo un altro paio di righe per decidere di rispondere immediatamente, e pregarti di non farlo.
Non lasciarti alle spalle tutto quello che hai costruito, tutte le persone che hai riconosciuto. Sono sicuro che anche se la tua memoria ora vacilla, nel tuo cuore sono scolpiti i nomi e i visi di tutti coloro che non hanno potuto fare a meno di affezionarsi a te.
Abbi fiducia nel principe Zen, lui è un principe saggio dall'animo gentile. I suoi sentimenti nei tuoi confronti sono fra i più puri e sinceri. Ti inseguirebbe fino in capo al mondo.
Ho imparato molto da lui.
E ti chiedo anche di non dubitare mai di te stessa, sei una delle persone più forti e sincere che io abbia mai conosciuto.
Nel giardino reale sono fiorite le ultime fresie, ed il prato si è tinto di giallo, come se vi si fosse depositato un raggio di sole, Sono sicuro che lo adoreresti.
Spero di poter mostrartelo presto.
Ascolta il tuo cuore Shirayuki.
Lui saprà sicuramente cosa fare.
Tuo, Raji Scherazade."

 
Shirayuki si asciugò una piccola lacrima che si era formata all'angolo dell'occhio.
Le dita le tramavano leggermente, facendo crepitare la carta fra le sue mani.
Non avrebbe mai pensato che tante persone la considerassero così importante, ora dentro di lei emozioni contrastanti si davano battaglia.
Partire o restare? Quale sarebbe stata la cosa giusta da fare?
Ti seguirebbe fino in capo al mondo.
Questo ormai l'aveva capito, ma non avrebbe mai immaginato che tante persone fossero a conoscenza del profondo sentimento che il secondo principe di Clarines nutriva per lei.
Un leggero senso di imbarazzo le fece arrossare le guance, anche se più che altro, si sentiva molto lusingata.
Forse ora sapeva qual era la cosa giusta da fare.
Appoggiò delicatamente la lettera sul materasso, poi si alzò in piedi e si diresse a grandi passi verso la porta.
Una volta fuori, iniziò a correre per i corridoi deserti senza sapere di preciso quale direzione prendere; doveva vederlo, doveva dirgli che ora tutto le sembrava più chiaro, che era pronta a dargli una possibilità.
Ma dove avrebbe mai potuto essere Zen? Per quel che ne sapeva, avrebbe potuto essere dovunque.
Forse, vista l'ora, avrebbe potuto essere nel suo studio, a svolgere le sue mansioni burocratiche affiancato dai fedeli Kiki e Mitsuhide.
Un barlume di incertezza si accese dentro di lei, spingendola a rallentare . Come si sarebbe comportata se non lo avesse trovato solo?
Magari avrebbe potuto chiedere ai due amici di uscire, di lasciarli parlare per qualche minuto, così lei avrebbe potuto sorridergli e spiegare tutto ciò che era appena accaduto.
Ma così facendo avrebbero intuito che ...
Forse non è il caso di rimuginarsi sopra così tanto, le parole verranno naturali; si disse mentre accelerava di nuovo il passo.
Arrivata nell'ampio cortile posteriore, quello in cui di solito le guardie si allenavano con le spade, svoltò a destra per con l'intenzione di dirigersi verso gli appartamenti del principe; ma una volta girato l'angolo, si fermò.
Il mondo intero si fermò.
Il suo cuore si fermò.
Zen era in piedi, la schiena appoggiata al massiccio muro di pietra, le braccia abbandonata lungo i fianchi, l'espressione stupita e leggermente confusa.
Mentre la principessa Mayu gli stava avvinghiata addosso, le braccia cinte attorno al suo collo candido, le labbra rosse come boccioli di rose protese verso quelle del giovane che, seppur dalla sua espressione pareva che fosse incappato lì per puro caso e non capisse cosa stesse succedendo, non faceva niente per respingerla.
Shirayuki si sentì un vaso di vetro in quel momento, un vaso di vetro gettato a terra e calpestato. Quindi non era vero che Zen amava solo lei, che le avrebbe sempre dato tutte le sue attenzioni, Gli era bastato poco per gettarsi a capofitto fra le braccia di un'altra. Un'altra che fino a quel momento aveva sempre sostenuto di non sopportare.
Ed in quel momento, Shirayuki prese la sua decisione; non avrebbe mai più rivisto il principe Zen Winsteria nella sua vita.
Ferita, tradita, umiliata, si voltò e corse via, senza che nessuno dei due si fosse accorto della sua presenza, mentre piccoli singhiozzi erano a stento trattenuti dal suo petto e le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi verdi.
-
Il viso della donna occupava tutto il suo campo visivo.
Le sue braccia, seppur esili, bloccavano il suo corpo pietrificato contro quello di lei.
Avrebbe voluto arretrare, ma con quel muro alle spalle gli era impossibile, avrebbe voluto trasformarsi in vento e scivolare via da quella situazione incomoda in cui lei lo aveva incastrato.
Quando pochi minuti prima aveva incontrato Mayu in uno dei corridoi secondari - e lei gli aveva chiesto di accompagnarla nelle sue stanze senza accennare minimamente al perchè si trovasse lì - lui non avrebbe mai immaginato quali fossero le sue vere intenzioni.
Ed ora, quelle sottili labbra scarlatte erano a pochi centimetri dalle sue, insistenti e capricciose quanto la donna di cui ornavano il viso.
"No" sussurrò appena poggiando una mano sulla spalla della giovane e facendo una leggera pressione perchè lei si allontanasse dal suo corpo.
Lei aprì gli occhi e lo guardò contrariata, come se le fosse stato arrecato il più grave torto nella storia dei gravi torti. "Perchè no?"
"Ecco io ..." fece Zen prima che il resto della frase gli morisse in gola. Come poteva spiegarle per la centesima volta che il suo cuore apparteneva ad un'altra e fare in modo che questa volta lei lo capisse?
"Se è perchè non siamo ancora sposati non dovete preoccuparvi, nessuno ci può vedere qui."
Zen sospirò e abbassò lo sguardo, sconfortato; ma all'ultimo momento trovò il coraggio di alzare il viso e puntare i suoi occhi azzurri come il cielo mattutino in quelli color notte di lei.
"Non so più come farvelo capire, my lady; io non posso sposarvi, nè adesso, nè in futuro."
"Oh andiamo!" esclamò lei esasperata, battendo un piede a terra con fare infantile. "Non ditemi che pensate ancora a lei!"
Le iridi di Zen si fecero fiammeggianti, lo avrebbe messo in chiaro, una volta per tutte.
"Finchè questo cuore batterà e il soffio di vita abiterà questo corpo, io sarò fedele all'unica donna che potrei mai amare: Shirayuki di Clarines!"
 
 
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Angolo delle autrici:
...................
...................
NESSUNO CI PUO' VEDERE QUI?????? MA MI PIGLI PER IL *******????!!!
Ok, stiamo calmi.
Prima di qualsiasi sclero ci vogliamo scusare per il ritardo questa settimana, ma abbiamo avuto qualche problemino di trama.
Comunque, se verso la fine vi siete illuse che le cose potessero sistemarsi .... ci disp ma no.
I nostri piccioncini dovranno soffire ancora un po'.
Ma quand'è che siamo diventate così perfide? Sarà l'effetto della scuola.
E poi Raji è stato così dolce a spedirle la lettera e aiutare Zen nonostante le divergenze del passato. E' mia personale opinione che Sakaki lo tenesse per le orecchie, mentre il poveretto scriveva.
E anche Obi è stato così dolce <3
Ci mancava solo quella stronzetta a rovinare tutto un'altra volta.
"I  have Zen!
I have Shirayuki!
Ah, I have a problem!"
* improvvisa uno strano balletto per scaricare la tensione del momento *
Dopo aver fatto la scema come al solito posso passare alle cose serie: devo informarvi che - per una revisione che dobbiamo fare sulla trama a partire dal capitolo successivo a questo - non posteremo per circa due settimane,
Ci appelliamo alla vostra pazienza che sappiamo essere infinita e rigraziamo tutti coloro che continuano a seguire la nostra storia.
A tutti voi mandiamo un bacio!
A presto,
Cioccolasha e Hope.

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Capitolo 14
*** Finalmente a Casa ***


 
Capitolo quattordici
Finalmente a casa

 
Aveva appena detto addio a Clarines.
Non aveva voluto salutare nessuno, nemmeno Kiki e Mitsuhide, nonostante fosse piena di gratitudine nei loro confronti.
Ma dopo aver assistito a quella scena non vi era stato più nessun dubbio: Zen non l'amava; erano bastate due moine da parte della principessa Mayu per dimenticarsi le belle parole di cui si era riempito la bocca. Le lacrime che scendevano imperterrite le offuscavano la vista, ma lei sapeva esattamente dove stava andando.
I suoi bagagli erano ancora lì, dove li aveva lasciati, se li era caricati in spalla ed aveva infilato la lettera in tasca, per poi precipitarsi nel cortile, ed una volta lì pregare una delle guardie di chiamarle una carrozza.
La strada che si lasciava alle spalle spariva inghiottita dal profilo delle colline e gli alberi sfilavano davanti a lei come tanti soldati sull'attenti.
L'abitacolo della carrozza era freddo e silenzioso, così come si sentiva lei. Nessuna dolce presenza dai capelli bianchi stava di fronte a lei per confortare la sua solitudine.
Shirayuki poggiò le mani sulle ginocchia strinse i pugni, doveva assolutamente dimenticarsi di Zen e lasciarsi alle spalle tutto ciò che era accaduto nelle ultime settimane.
Stava per iniziare la nuova vita, la sua vera nuova vita, e se voleva almeno tentare di essere felice non poteva più stare ancorata al passato.
Avrebbe voltato pagina e lo avrebbe fatto con le sue sole forze.
Uno scalpicio di zoccoli accanto al mezzo la riscosse, portandola a sollevare velocemente lo sguardo.
Il viso di Obi si trovava più o meno all'altezza del finestrino; il ragazzo montava uno splendido destriero bianco, che aveva preso nelle stalle quando vedendola partire in tutta fretta, si era offerto (o meglio, imposto) di scortarla fino al confine.
"Tutto bene, Shirayuki?" domandò apprensivo puntando il suo sguardo felino in quello malinconico di lei.
"Sì, diciamo di sì" rispose sforzando un sorriso.
Obi lo ricambiò non troppo convinto, per poi tornare a prestare attenzione alla strada davanti a se, lasciandola di nuovo sola coi suoi pensieri.
Il sole era tramontato da un po' e le prime stelle puntellavano il cielo striato di rosso quando Obi ordinò al cocchiere di fermarsi e scese velocemente da cavallo.
"Ojou-san?" chiamò avvicinandosi allo sportello.
"Che succede?" domandò lei precipitandosi fuori dall'abitacolo e guardandosi attorno.
"Nulla tranquilla" la rassicurò lui poggiandole le mani sulle spalle.
Poi un'ombra gli attraversò il volto. "Ma ora è tempo di separarci, siamo giunti al confine. D'ora in avanti dovrai proseguire da sola."
Sola. Già. Shirayuki avrebbe dovuto abituarsi presto a quella parola.
Tremante, prese una mano di Obi fra le sue e senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi disse:" Grazie per tutto quello che hai fatto per me, non lo dimenticherò mai."
Un sorriso intenerito si dipinse sulle labbra del giovane, che si sporse in avanti per lasciarle un delicato bacio sulla fronte.
"Abbi cura di te."
Lei annuì piano cercando di cacciare indietro le lacrime che minacciavano di iniziare a scorrerle sulle guance.
"Vieni a trovarmi qualche volta."
Obi le fece l'occhiolino. "Non ti libererai tanto facilmente di me, Ojou-san."
"Shirayuki" lo corresse lei un attimo prima di rimontare sulla carrozza e fare un cenno al cocchiere, che con un veloce colpo di frusta spronò i cavalli.
Se avrebbe indugiato ancora era certa che non sarebbe più partita.
Obi alzò la mano in un segno di saluto, non l'abbassò nemmeno quando la carrozza sparì inghiottita dalla curva della strada.
"Shirayuki" ripetè in un sussurro che si dileguò nel vento.
 
Il viaggio era durato tutta la notte ed era stato lungo ed estrenuante.
L'unico conforto che Shirayuki aveva potuto permettersi era stato stringersi nel suo mantello ed osservare le stelle che puntellavano il cielo cobalto come tante gemme preziose su un tessuto pregiato, ascoltando il rumore degli zoccoli che picchiavano contro la strada sottostante ed il verso dei gufi che si nascondevano fra le fronde.
Il sonno l'aveva accolta impreparata, portandola a distendersi docilmente e a chiudere le palpebre sui suoi mille pensieri.
"Ojou-sama? Ojou-sama!"
Una mano gentile si posò sulla spalla della giovane e la scosse piano.
"Ojou-sama, svegliatevi:"
Shirayuki aprì lentamente gli occhi, mettendo a fuoco pian piano la figura che la sovrastava.
"Obi" biascicò mettendosi a sedere e stropicciandoseli pigramente. "E' già mattina?"
"Ehm ... siamo arrivati a Tanbarun, signorina:"
Shirayuki spalancò gli occhi, mentre le sue guance si imporporavano per l'errore appena compiuto.
Il ragazzo con cui stava parlando era il cocchiere ed erano finalmente giunti a Tanbarun.

*
"Molto bene, ora vorrei che mi ripeteste le tre virtù fondamentali che un sovrano deve possedere."
Il giovane dai capelli castani alzò gli occhi al cielo. "Sapienza, umiltà, giudizio" recitò senza alcuna esitazione.
"Molto bene" rispose l'uomo di fronte a lui, sfogliando le pagine ingiallite di un grosso volume dall'aria importante.
"Sulla teoria ci siamo. Dovrete esercitarvi per metterla in pratica d'ora in avanti."
"Piantala di farmi la predica Sakaki" sbottò Raji distendendo le gambe sul divanetto sul quale era seduto con aria seccata. "Non ho dimenticato la promessa che ho fatto."
La guarda abbassò lo sguardo verso di lui ed abbozzò un sorriso. "Lo so" disse semplicemente. "E stare seduti composti potrebbe essere un ottimo inizio" continuò pizzicandogli appena la punta dello stivale.
Raji si ritrasse con una smorfia infastidita. "Che importa? Tanto qui non può vederci nessuno."
"Un principe rimane composto in ogni momento, anche quando nessuno può vederlo" la risposta arrivò precisa e fulminea.
Raji fece per aprire la bocca e dirgli quanto odiasse quel suo tono da maestrina saccente; ma fu interrotto da un improvviso bussare alla porta.
Le teste dei due scattarono all'unisono verso la stessa direzione.
"Sì?"
"Principe Raji" rispose una voce che il ragazzo riconobbe come appartenente a una delle sue guardie. "C'è una giovane che chiede di avere un'udienza informale con voi, mi hanno riferito che si tratta di una questione piuttosto urgente."
"Una giovane?" ripetè Raji sorpreso scambiando con Sakaki un'occhiata perplessa.
"Aspettavate qualcuno?"
"Credimi quando dico che sono stupito quanto te" fu la risposta del più piccolo. "Molto bene" disse poi rivolgendosi alla guardia che era rimasta in silenzio. "Falla pure accomodare."
Vi fu qualche istante di silenzio. Poi la porta iniziò a schiudersi appena cigolando, finchè non ci fu abbastanza spazio affinchè una testolina rossa facesse capolino.
Gli occhi verdi di Raji si spalancarono per lo stupore mentre la fanciulla in tenuta da viaggio avanzava timidamente, per poi fermarsi in mezzo allo studio ed accennare un inchino.
"Principe Raji."
Il primo principe di Tanbarun teneva la bocca spalancata, incredulo, come se la giovane che gli stava non fosse altro che il frutto di un'allucinazione.
Fu quando il silenzio calato nello studio iniziò a farsi imbarazzante che Raji si ricordò - più o meno - che muscoli bisogna muovere per parlare e blaterò: "Shi ... shi-ra-yuki dono?"
La ragazza alzò appena lo sguardo e fece un piccolo segno di assenso col capo, quasi imbarazzata nel pronunciare altre parole dopo quel semplice saluto.
"Che ci fai tu qui?" le chiese muovendo qualche passo verso di lei. "Voglio dire, che gradita sorpresa inaspettata."
"Beh, ecco ..." Shirayuki si mise a frugare nelle tasche del mantello, finchè non ne estrasse un piccolo foglio ripiegato che porse al principe.
Raji la prese e la rigirò fra le dita, riconoscendola solo dopo alcuni istanti. "Questa è la mia lettera."
La rossa annuì di nuovo, trovando finalmente il coraggio per vincere la timidezza ed esprimersi. "L'ho trovata ieri pomeriggio sul mio comodino. Ho pensato che ... avrei potuto farvi visita per cercare di ricordare il più possibile su di voi e su Tanbarun."
Non era una bugia. Non era nemmeno la verità.
Shirayuki sperava di ricordare tutto il possibile di se e del regno che l'aveva vista crescere e poi partire, ma non voleva confessare a Raji che la sua era più che altro una fuga, che il suo cuore era a pezzi e non le restava altro che cercare di rimetterlo insieme.
Le guance di Raji si imporporarono appena e sembrò che di nuovo la capacità di parlare gli fosse venuta, non gli passò minimamente per la mente di chiederle perchè Zen, protettivo com'era, non l'avesse fatta accompagnare, o scortata lui stesso.
Fu Sakaki dunque a farsi avanti e schiarirsi la voce quasi a sottolineare la sua presenza finora ignorata.
"Benvenuta a Tanabarun, Shirayuki-san" salutò cordiale come sempre.
Poi, davanti allo sguardo smarrito di lei si affrettò a continuare: "Il mio nome è Sakaki, capo delle guardie e precettore del principe Raji. Mi rattrista molto il fatto che tu non possa ricordarti di me, ma al tempo stesso spero che questa sia un'opportunità dataci per conoscerci meglio" concluse gentile accennando un inchino.
Shirayuki lo ricambiò, pensando che nonostante la stazza quell'uomo fosse estremamente gentile ed avesse una grande dote oratoria.
"Quanto pensi di rimanere nostra ospite?" s'intromise Raji sentendosi escluso.
La giovane abbassò lo sguardo assumendo un'espressione malinconica. "Tutto il tempo che potrò" mormorò. "Sempre che per voi non sia un problema."
"Certo che non lo è" rispose Sakaki, posando lo sguardo sul suo principe, certo di aver anticipato la sua risposta.
"Anzi, permettetemi di accompagnarvi in una stanza confortevole dove potrete riposare."
"Non ce n'è bisogno Sakaki" disse il principe frapponendosi fra i due . "Accompagnerò io la nostra ospite. Tu occupati dei bagagli" ordinò congedandolo con un gesto della mano.
Sakaki s'inchinò rapido per poi dirigersi nel corridoio a passo svelto.
"Le daremo la stanza più bella che c'è" annunciò porgendole il braccio.
Shirayuki fece un segno d'assenso e lo prese, entusiasta come non lo era da tempo.
­­­­
­­­­Shirayuki affiancava la figura slanciata del principe Raji lungo i corridoi del palazzo, rincuorata dalla bella accoglienza che le era stata riservata, il principe era stato gentile e comprensivo con lei, trattandola con ogni riguardo. Si era dimostrato un perfetto gentiluomo e ne era rimasta piacevolmente colpita: da quando il suo viso le era apparso nei suoi ancora incerti ricordi, non sapeva cosa aspettarsi da questo ragazzo sconosciuto, soprattutto dopo essere venuta a conoscenza dei loro trascorsi turbolenti, ma si era dovuta ricredere davanti alla sua gentilezza e compostezza, seppur velata da un leggero imbarazzo.
Si riscosse dalle sue considerazioni quando il principe si fermò di fronte a una maestosa porta in legno d'ebano con il pomello d'ottone lucido e splendente che afferrò con decisione per poi spalancare la porta e farsi leggermente da parte per permettere a Shirayuki di entrare: quest'ultima era rimasta a bocca aperta osservando la camera di fronte a lei. Un enorme letto a baldacchino troneggiava al centro della stanza, sembrava molto comodo e le coperte rosso fuoco richiamavano il colore acceso dei capelli della giovane; un morbido tappeto di sicura foggia orientale occupava quasi tutta la stanza e una specchiera in legno di quercia occupava la parete opposta a quella del letto. Di fronte a lei un'immensa vetrata, che si affacciava sui giardini reali, permetteva alla luce del sole di irrompere nella stanza, illuminandola e dandole un tocco di calore familiare che le scaldò il cuore.
“ Bene, questa è la tua stanza. Se hai bisogno di qualunque cosa non esitare a chiedere, ogni tua richiesta verrà esaudita. Ci sarà sempre qualche membro della servitù completamente a tua disposizione, quindi ti prego, fa come se fossi a casa tua, non avere timore. Qui nel regno di Tanbarun teniamo molto ad accogliere gli ospiti con riguardo” disse Raji osservando la giovane che era ancora persa nella contemplazione di quella magnifica stanza.
Quando il principe terminò di parlare Shirayuki si voltò verso di lui e gli sorrise leggermente dandogli modo di capire che aveva inteso le sue parole: “Vi... vi ringrazio, principe, per tutto quello che fate per me” disse leggermente imbarazzata dando solo una fugace occhiata al viso del principe che, a quelle parole, gonfiò il petto orgoglioso e fece un gesto plateale con la mano: “ Questo e altro per gli Amici della Corona” disse facendo riferimento al titolo che le aveva conferito qualche tempo prima dopo la brutta disavventura con i pirati “Amica della Corona?” chiese confusa mentre il principe impallidì di colpo, rendendosi conto dell'errore che aveva commesso citando quel titolo: “Ah... vedi... è un riconoscimento che viene attribuito a poche persone che hanno prestato un servizio al regno di Tambarun... ecco” disse farfugliando e agitando le mani freneticamente di fronte a sé, cercando di sfoggiare un'espressione assolutamente innocente
“Deve essere qualcosa di davvero importante ma... io che c'entro con questo titolo” “Ah beh... ecco... è davvero una lunga storia e tu sarai sicuramente stanca dopo questo lungo viaggio, credo sia meglio parlarne in un altro momento” disse con una finta risata mentre indietreggiava a piccoli passi verso la porta “Tu... tu sistemati pure con comodo, io ho... ho delle faccende da sbrigare. Sì esatto, delle faccende molto importanti, anzi ora devo proprio scappare, ci vediamo più tardi” disse e scappò letteralmente dalla stanza chiudendo la porta e facendo ripiombare la stanza nel silenzio.
Shirayuki era rimasta spiazzata da quello strano comportamento, forse non avrebbe dovuto fargli quella domanda, il principe sembrava parecchio a disagio. Che sciocca che era stata! Decise che alla prima occasione si sarebbe scusata per essere stata così inopportuna.
Con un sospiro si voltò, dirigendosi verso i suoi bagagli che erano stati deposto ai piedi del letto e cominciò a disfarli, riuscendo a mantenere la mente impegnata per le due ore successive. Quando ebbe terminato sospirò di sollievo e si lasciò cadere a peso morto sul letto e fissò lo sguardo sul baldacchino sopra di lei, cercando di non pensare troppo agli ultimi avvenimenti che l'avevano parecchio scossa: si sentiva spossata, il lungo viaggio verso Tanbarun l'aveva stremata nonostante avesse dormito per la maggior parte del tempo.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta, Shirayuki sollevò il busto e si ricompose velocemente prima di dare il permesso di entrare; la porta si aprì leggermente e la figura della guardia del corpo del principe apparve oltre la porta, mantenendosi al di fuori della soglia della stanza: “Signorina, c'è una visita per voi” disse chinando la testa con rispetto “Oh... una visita per me?” chiese sorpresa aggrottando la fronte “Certamente, vi sta aspettando al piano inferiore. Viene dal regno di Clarines” aggiunse poi facendo spalancare gli occhi alla giovane che scattò in piedi e si diresse con ampie falcate verso la porta: “ Grazie per l'informazione... ehm...” “Sakaki” la aiutò la guardia “Sakaki-san” sorrise Shirayuki per poi voltarsi e cominciare a correre verso l'atrio del palazzo, il cuore che le batteva forte nel petto: una piccola speranza era nata dentro di lei, anche se non voleva crederci fino in fondo; non sarebbe riuscita a sopravvivere una seconda volta e raccogliere ancora una volta i frammenti del suo cuore spezzato e calpestato senza pietà sarebbe stata lei e lei soltanto.
Eppure l'unica persona a cui pensava in quel momento era lui, il suo principe, colui che aveva giurato di proteggerla e amarla e che, forse, in quel momento la stava aspettando. Certo, era partita senza avvisare nessuno però... chissà...
Scossa il capo con forza e si costrinse a tornare coi piedi per terra mentre accelerava lievemente il passo, stava praticamente correndo e ansimava leggermente, ma non le importava. Finalmente giunse sulla sommità delle scale e guardò verso il basso, sorpresa, mentre i suoi occhi scorrevano sulla sua figura slanciata, il portamento fiero ed eretto, e i suoi occhi incrociavano quelli ferini di lui che, magnetici e colorati come quelli di un gatto, la osservavano sereni.
Obi.
Shirayuki prese un respiro profondo, tentando di mascherare la profonda delusione che l'aveva pervasa e utilizzando il suo sorriso migliore pronunciò: “Obi! Che ci fai tu qui?” “ Sono venuto per parlarti: c'è una cosa importante che devi sapere”.

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Angolo delle autrici:

Ehilàààà! Chi non muore si rivede ;)
​Eccoci tornate di nuovo fra voi con un nuovo capitolo della nostra storia.
​Che dire? Ci siamo assentate più a lungo del previsto ma la storia aveva bisogno di essere rivista ... Vi siamo mancate?
*coro di fischi*
​Sappiamo benissimo leggendo questo capitolo a tutte voi sarà salito in nazzismo a livelli esponenziali e ci starete maledicendo in ogni lingua che conoscete.
​Ma come? Quattordici capitoli di agonia ed ora lei se ne va? E' evidente che soffriamo di disturbi autolesionisti repressi.
​Ma! Se non altro, abbiamo avuto l'occasione di incontrare due personaggi senza i quali la storia non sarebbe la stessa: Raji e Sakaki! Non so se si è già capito dal testo ma noi due li shippiamo (ehhhh già lo yaoi è arrivato anche qui).
​Ma non è questo l'importante, l'importante è che Shirayuki è fuggita da Zen e sembra initenzionata a non rivederlo mai più, e Obi? Dovrà essere qualcosa di veramente importante per spingerlo a tornare indietro.
​Le nostre bocche sono sigillate.
​*coro di insulti*
​Speriamo che il capitolo sia stato di vostro gradimento e ringraziamo coloro che - nonostante tuttoo - si sono armati di pazienzia e hanno continuato a seguirci.
A tutti voi, un bacione immenso :-*
​Cioccolasha e Hope
 

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Capitolo 15
*** Un Nuovo Inizio ***


capitolo quindici
Un nuovo inizio

 
Camminavano tranquillamente fianco a fianco seguendo il viale lastricato che proseguiva dinanzi a loro e circondava gli splendidi giardini del palazzo reale di Tanbarun. Nessuno dei due aveva ancora rivolto la parola all'altro e quel silenzio stava cominciando a a farsi pesante: Obi, come suo solito, aveva le mani intrecciate dietro il capo e lo sguardo rivolto davanti a sé, perso in chissà quali pensieri, mentre Shirayuki camminava tenendo lo sguardo basso, tormentandosi le mani e mordendosi il labbro inferiore, terribilmente indecisa sul da farsi.
Perché Obi si trovava lì? Aveva sicuramente compiuto un lungo viaggio, lei stessa ricordava quanto fosse stato estenuante, eppure dopo aver pronunciato quelle fatali parole poco prima 'C'è qualcosa che devo dirti' era molto agitata e non sapeva cosa pensare: e se fosse successo qualcosa a Zen? O magari a Kiki e Mitshuide? Forse si erano sentiti offesi dal modo in cui se ne era andata, senza avvisare né salutare nessuno. Chissà che pessima considerazione avevano di lei ora... il solo pensiero le faceva male, ma forse se lo meritava, era stata davvero egoista e meschina a fuggire in quel modo, ma in quel momento non pensava ad altro che a Zen e Mayu, i loro corpi vicini, i visi che si sfioravano e le labbra a un soffio di quelle dell'altro. Aveva agito d'impulso, allontanadosi immediatamente da quella scena, ma non si era soffermata troppo pensare alle conseguenze che il suo gesto aveva creato. Ma Obi gliel'avrebbe detto subito se fosse successo qualcosa, o forse no?
Tutti quei pensieri le avevano fatto venire un mal di testa atroce, quindi decise di togliersi ogni dubbio e, rivolgendosi verso l'amico, disse: “Obi... che cos'è che dovevi dirmi di così importante?” Obi la guardò per poi sospirare profondamente, assumendo un'espressione seria che allarmò immediatamente la giovane, facendola lievemente impallidire: “É successo qualcosa a Clarines? Stanno tutti bene? Zen...” non avrebbe voluto pronunciare il suo nome, tuttavia non aveva potuto farne a meno, lui sarebbe sempre stato tra i suoi primi pensieri, non importava cosa sarebbe accaduto.
Obi, vedendola così angosciata, si affrettò a rassicurarla: “No, no stanno tutti bene, ma non sono venuto qui per parlare di loro” disse portandosi di fronte alla ragazza e prendendole delicatamente le mani. Shirayuki, dopo le parole di Obi, aveva tirato un sospiro di sollievo, eppure il suo gesto l'aveva stranita, quella stretta così rassicurante aveva qualcosa di diverso, e la luce nei suoi occhi li rendeva ancora più vivi e brillanti; non l'aveva mai visto così felice e speranzoso, cos'era cambiato tra di loro? Lo aveva sempre considerato un buon amico e confidente e le era rimasto sempre accanto anche dopo l'incidente.
Tentò di chiedere spiegazioni a Obi ma prima che potesse pronunciare qualsiasi parola lui la precedette e iniziò a parlare con voce sicura: “Ojou... Shirayuki, fin da quando ti ho conosciuta ho subito sentito dentro di me che eri una persona speciale; ti sei sempre preoccupata per me, mi hai dato fiducia e sei stata una delle prime che mi ha trattato come un amico, e io ero sicuro che mi sarebbe bastato. Vederti con Zen mi rendeva davvero felice, dico davvero, era incredibile il modo in cui vi completavate a vicenda e con un solo sguardo vi intendevate alla perfezione.
Dopo il tuo incidente ho cercato di starti accanto come amico, di sostenerti e aiutarti nel recuperare i tuoi ricordi, ma mi sono reso conto che più ti stavo vicino più la mia voglia di stare con te aumentava, e non intendo come amico. Ho lottato contro questi sentimenti che stavano nascendo dentro di me, perché sapevo che non avrei più potuto guardarti negli occhi o guardare il principe Zen senza sentirmi un vigliacco traditore.
Ti giuro ho provato ad oppormi in tutti i modi, ma anche in questo momento, ora che sono qui di fronte a te, sento il cuore esplodere da quanto batte forte, potrei squarciarmi il petto ed esso volerebbe via come impazzito solo per posarsi tra le sue mani, perché sa che tu lo custodiresti con cura e lo proteggeresti. E quello che sto facendo ora, Shirayuki” disse avvicinandosi di un altro passo “è mettere il mio cuore nelle tue mani, perché solo tu ne sei la padrona.
Ti ho amata in silenzio per non so quanto tempo e ora l'unica cosa che voglio è urlarlo:
SHIRAYUKI... IO TI AMO”
Shirayuki era rimasta allibita, mai nessuno in tutta la sua vita le aveva rivolto parole tanto piene d'amore e cieca fiducia e non sapeva come reagire: era rimasta paralizzata, la testa si era come scollegata dal resto del corpo e si sentiva particolarmente leggera, eppure dentro di sé dentiva il cuore battere forte, una reazione che non si aspettava, non da lei, non dopo tutto quello che era accaduto con Zen.
Sorpresa, si portò una mano alla bocca e abbassò lo sguardo intimidita, sentendo gli occhi di Obi fissi sul suo viso; prese coraggio, ma non osò alzare la testa e guardarlo negli, e con voce fioca disse: “Obi, io... non so bene cosa dire, non... non mi aspettavo che tu provassi, beh, quello” arrossì furiosamente ma non si fermò “Mi hai molto sorpreso, le tue parole sono state inaspettate, ma anche tanto dolci. Io... cerca di capirmi, sono davvero confusa in questo momento, ho bisogno di un po' di tempo per pensarci. Scusa” disse abbassando ancora di più il capo e chiudendo gli occhi. Rimase immobile in quella posizione per un po' di tempo, poi sentì la mano di Obi, calda e confortante, poggiarsi sui suoi capelli e lasciarvi una piccola carezza; spalancò gli occhi sorpresa ma la voce di Obi la precedette: “Non ti preoccupare, prenditi tutto il tempo che ti serve. Io ti aspetterò” disse sicuro mentre Shirayuki sollevava lo sguardo e gli rivolgeva un piccolo seppur imbarazzato sorriso.
Con un piccolo cenno di mano salutò Obi e si diresse nuovamente verso il palazzo. Camminava persa nei suoi pensieri e non si accorse di un'altra persona che proseguiva nella direzione opposta e che sembrava assorto quanto lei: giunsero vicinissimi e lo scontro fu inevitabile; si urtarono leggermente a vicenda e Shirayuki lanciò un piccolo urlo prima di rendersi conto che quello vicino a lei altri non era che il principe Raji. Sussultò spaventata e indietreggiò leggermente accennando un piccolo inchino: “Principe, vi chiedo scusa, non vi avevo visto” “No tranquilla, nemmeno o stavo prestando attenzione, perdonami” disse il principe mentre Shirayuki arrossiva”Però sono contento di averti trovato, stavo proprio cercando te” “Me?” chiese sorpresa “Sì, sai questo era il tuo regno prima e tu avevi un'attività già avviata, un negozio di erboristeria. Quindi, sai, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere vederlo, ecco” disse grattandosi la nuca leggermente imbarazzato mentre osservava di sottecchi la sua reazione: gli occhi della ragazza brillavano di pura gioia e si affrettò ad annuire contenta mentre Raji si apriva in un sorriso soddisfatto e disse: “Bene, faccio preparare la carrozza, tu aspetta qui” “NO! Voglio dire... possiamo andare a piedi? Vorrei guardarmi un po' intorno” disse arrossendo per il suo tono di voce alto. Raji la guardò sorpreso ma acconsentì alla sua richiesta e insieme si diressero verso il piccolo negozio.
Tanbarun era un regno florido e vivace, e i suoi abitanti delle persone miti e dei gran lavoratori, ne incontrarono parecchi infatti mentre scendevano verso il cuore del regno e molti di essi, con grande stupore di Shirayuki, si fermavano per rivolgerle un saluto e darle il bentornato, cosa che le scaldò il cuore, vedere l'affetto di tutte quelle persone la rendeva euforica, nonostante non riconoscesse nessuno e si limitasse a rispondere con piccoli gesti di cortesia e ringraziamento.
Finalmente si fermarono di fronte a una piccola vetrata polverosa: Shirayuki sospinse leggermente la porta in regno ed entrò nella piccola stanza buia.
 

Un innaturale silenzio alleggiava per la piccola stanza, interrotto solo dallo scricchiolio che il legno del parquet consunto faceva schiacciato dal peso dei corpi dei due giovani,
Shirayuki non aveva smesso un instante di guardarsi intorno, sfiorando il bancone lucido con la punta delle dita, svitando i tappi dei barattoli di vetro in cui erano racchiuse vari tipi di spezie e fiori essiccati, inspirandone l'odore pungente e leggendo i nomi scritti sulle etichette con una grafia che riconobbe come sua.
Raji rimaneva in disparte nel più completo silenzio, fissandola con ammirazione. Era evidente che nonostante non ricordasse nulla di quel luogo, tutto le sembrasse conosciuto e la mettesse a proprio agio.
"E' tutto così familiare" disse infatti poco dopo, voltandosi verso il principe che come risposta annuì con entusiasmo.
"Mi sento molto più a mio agjo qui di quanto non lo sia stata nelle ultime settimane" ammise con gli velati da una leggera malinconia.
Raji non tardò ad accorgersene e tentò di porvi rimedio.
"Può ritornare ad essere così" disse alzandosi lentamente da quello sgabello rigido che gli stava distruggendo la schiena, abituata ad appoggi più confortevoli.
Lei lo guardò interrogativa, ma lui la pregò lasciarlo continuare con un gesto della mano.
"Riprenditi la tua bottega, riprenditi la tua vita. Rimani qui e torna ad essere la miglior erborista che Tanbarun abbia mai conosciuto."
Gli occhi di lei brillarono come gemme a quelle parole. "Davvero potrei?" chiese giungendo le mani davanti al petto, quasi lo stesse pregando di non illuderla.
Ma Raji fece un cenno di assenso. "E' il minimo che io possa fare: è colpa mia se sei fuggita, ho privato Tanbarun della sua preziosa Shirayuki. Tutti gli abitanti saranno felici di rivederti, inoltre ..."
Il principe non potè terminare la frase perchè esili braccia di Shirayuki si avvolsero attorno alle sue spalle, intrappolandolo in un goffo ed impacciato abbraccio.
Le guance del giovane si colorarono di una tonalità molto simile a quella dei capelli della ragazza.
"Grazie, grazie!" ripeteva lei sull'orlo delle lacrime.
Non avrebbe potuto essere più felice; una nuova vita stava per cominciare, dove lei sarebbe stata padrona del suo destino. In un luogo in cui sentiva finalmente di chiamare casa.
Dopo qualche istante di indecisione. Raji le circondò i fianchi con fare timido.
Qualche istante dopo si staccarono, entrambi rossi in viso per l'imbarazzo, Shirayuki intimorita di aver osato troppo.
"Dovrò studiare di nuovo tutti i manuali di erboristeria medica, essiccare e catalogare nuove erbe e semi" - iniziò ad elencare la rossa contando le mansioni che l'aspettavano sulla punta delle dita - " e dovrò dare una sistemata a questo posto" concluse passando un dito su uno degli scaffali, per poi osservare contrariata l'alone grigio di polvere sul suo polpastrello.
"Posso procurarti tutti i libri di cui hai bisogno dalla mia biblioteca privata" disse Raji battendosi un pugno sul petto con fare orgoglioso.
"Per quanto riguarda l'abbellire questo posto ..."si portò l'indice alle labbra con fare pensieroso.
"Ci sono!" esclamò dopo un attimo schioccando le dita. "C'è un prato non lontano da qui dove eri solita cogliere gli iris per metterli in un vaso sul davanzale."
Shirayuki si guardò intorno, non c'era alcun vaso sul davanzale. "Voi come fate a saperlo?" domandò sinceramente stupita.
Il principe si grattò la nuca ridacchiando con fare nervoso.
"Eh ehe ehe. Prima che tu te ne andassi ero solito farti seguire da una delle mie guardie."
Non appena terminò la frase le guance di Shirayuki si colorarono di nuovo, quella rivelazione aveva un che di inquietante, ma decise di non pensarci, Dopotutto apparteneva al passato.
"Andrò subito a dare un'occhiata allora" annunciò prima di accennare un inchino e dirigersi fuori, mentre Raji la osservava allontanarsi poggiato allo stipite della porta.
Quando fu sicura di essersi inoltrata abbastanza nella boscaglia per non essere vista, Shirayuki si mise a correre.
L'aria fresca le sferzava il viso e le riempiva i polmoni, mentre le fini scarpette di raso poggiavano leggiadre sulla soffice erba coperta di rugiada.
Era una sensazione a dir poco fantastica, se quella era Libertà, allora avrebbe voluto essere libera per sempre.
Sollevò l'orlo del vestito per correre più veloce, finchè non le sembrò che il petto le stesse per scoppiare e si appoggiò ad un albero per riprendere fiato.
La vista che le si presentò davanti quando sollevò lo sguardo fu mozzafiato.
Davanti a lei si estendeva un prato in leggera pendenza, baciato dal sole del mattino. Candidi iris bianchi punteggiavano il verde dell'erba, tanto da sembrare soffici mucchietti di neve.
Ma a stupirla ancora di più fu la figura slanciata che se ne stava al centro del prato, un mazzo di iris in mano e un sorriso sornione dipinto in viso.
"Obi" sussurrò lei avvicinandosi di qualche timido passo.
Il sorriso del giovane si allargò ancora di più. "Che coincidenza, Shirayuki - dono."
"Come sapevi dove trovarmi?"
Obi allargò le braccia indicando lo spazio tutt'intorno.
"Gli iris i tuo fiori preferiti. Me lo avevi ricordato una volta."
"Sul serio?" chiese lei scavando nei meandri della sua memoria, ma senza successo.
Obi annuì e le porse i fiori.
"G-grazie" balbettò lei prendendoli e sfiorando la corolla di uno dei fiori con la punta del naso per inspirarne l'aspro profumo.
Si sentiva a disagio con Obi, non lo era mai stata prima, ma ciò che era accaduto tra loro solo poche ore prima l'aveva destabilizzata.
Non aveva mai considerato Obi come un potenziale fidanzato, aveva sempre dato per scontato la sua amicizia, forse proprio per questo  non si era mai accorta di quello che in realtà il fascinoso ragazzo dagli occhi felini provava per lei.
Obi era gentile, premuroso, protettivo, divertente ... Obi era tutto quello di cui lei aveva bisogno.
"Hai pensato a quello che ti ho detto? chiese lui quasi le avesse letto nel pensiero.
Shirayuki abbassò lo sguardo, osservando con attenzione uno dei pistilli dorati. "S', e la cosa mi lusinga molto, davvero. Obi tu ci sei sempre stato per me ed anche se ti confesso che la cosa mi ha sorpreso non voglio perderti."
Obi la interruppe, poggiandole due dita sotto il mento e sollevandolo il viso, facendo in modo che i loro sguardi si incontrassero.
"Capisco cosa provi, e non ti sto chiedendo di darmi una risposta ora. Ti chiedo solo di non mandarmi via."
Un dolce senso di pace invase il corpo di lei, riscaldando il suo cuore tormentato e scacciando via ogni preoccupazione come un bagno caldo.
"Non lo farei mai" rispose in un sussurro.
Un sorriso spuntò di nuovo sul volto di Obi e prima che potessero rendersene conto i loro visi si stavano avvicinando lentamente.
Obi si abbassò appena e Shirayuki si mise sulle punte dei piedi, schiacciando il bouquet fra i loro corpi.
Le loro labbra erano ormai in procinto di sfiorarsi ed il mondo all'istante si annullò.
 
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....
....
....
C : "Hope?"
H : "Che c'è?"
C : "Non hai come la sensazione di aver dimenticato qualcosa?"
H : "Non saprei ... che cosa?"
Lettrici : "DI MORIRE!!!"
*si nascondono per evitare i forconi e i coltelli lanciati verso di loro*
Ferme, ferme possiamo spiegare!!!
Ok, in realtà non c'è molto da spiegare ma ... vi chiediamo di aspettare il prossimo capitolo prima di decidere di linciarci.
Ok Hope, abbiamo guadagnato un'altra settimana di vita.
Che dire? Scommetto che nessuna di voi si sarebbe mai aspettata che qualcosa del genere sarebbe successo. Obi era il tuo intento fin dall'inizio!
E Shirayuki, non ci hai impiegato molto a dimenticarti di Zen.
So che molte di voi vorrebbero essere al suo posto e ricevere un mazzo di fiori da Obi, vero Hope?
Speriamo che il capitolo vi abbia incuriosito e vi diamo come al solito appuntamento a martedì prossimo.
Un bacione,
Cioccolasha e Hope.

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Capitolo 16
*** Sì, lo voglio ***


capitolo sedici
Sì, lo voglio


I loro volti erano sempre più vicini, le labbra sul punto di sfiorarsi quando all'improvviso tutto prese a vorticare. L'immagine di loro due cominciò a deformarsi e i colori si sovrapposero e mescolarono tra di loro, in un vortice di linee e colori che sembrava non avere fine...
E il principe Zen si svegliò di soprassalto nel suo letto.
Madido di sudore, il respiro affannoso, ci mise un po' a rendersi conto di dove si trovasse e cosa fosse successo: il viaggio a Tanbarun,l'incontro con il principe Raji, lei e Obi così vicini... era stato tutto un sogno. Anzi, un orribile incubo.
Strinse forte i pugni, serrandoli sopra le morbide lenzuola di seta sgualcendole, pieno di rabbia, mentre il suo respira tornava lentamente a regolarizzarsi; le immagini di Obi e Shirayuki così vicini lo fecero fremere, non poteva permettere che la SUA Shirayuki si allontanasse da lui ancora di più, non lo poteva tollerare. Era giunto il momento di riprendersela, questa volta per sempre, e niente e nessuno l'avrebbe fermato.
'E devo anche fare un discorsetto a Obi' pensò, gettandosi il mantello sulle spalle e uscendo velocemente dalla stanza per dirigersi nel suo studio, mentre i primi raggi di una nuova alba illuminavo gioiosi un nuovo giorno.

“Dove stiamo andando Obi?” chiese Shirayuki voltandosi verso l'amico che però si limitò a rivolgerle un sorriso, ammiccando leggermente ma senza rispondere alla domanda, il che fece sbuffare la ragazza dai capelli rossi, facendola voltare nuovamente verso la strada. Quella mattina, mentre era intenta a ultimare i bagagli, Obi l'aveva letteralmente rapita dalla stanza con la scusa di fare un'ultima passeggiata: ora entrambi montavano uno splendido destriero bianco e si stavano dirigendo verso nord, al confine con il regno di Tanbarun.
Shirayuki aveva provato più volte a scoprire la loro destinazione, ma Obi era stato irremovibile ed era sempre riuscito a eludere le sue domande, irritandola non poco, tanto che più volte il suo viso era diventato adorabilmente rosso, quasi come i suoi capelli. 'È davvero buffa' pensò Obi mentre la osservava tenere il broncio come una bambina; le voleva davvero molto bene, era diventata molto importante per lui, e non voleva che partisse. Ma se il principe Zen avesse giocato bene le sue carte, forse Shirayuki sarebbe rimasta con loro ancora per molto tempo.
Era rimasto molto sorpreso quando il capo lo aveva mandato a chiamare quella mattina, era ancora molto presto, e si era ritrovato assieme a Kiki e Mitshuide nel suo studio: il principe aveva esposto loro il nuovo piano per riconquistare Shirayuki e tutti si erano mostrati entusiasti, offrendo il ,oro aiuto e sostegno. Quando poi si erano congedati, il principe lo aveva trattenuto per qualche minuto e gli aveva fatto un discorso su Shirayuki, di quanto lei fosse importante per lui e che, soprattutto, era solo Sua (aveva ripetuto più volte quella parola, e con molta enfasi) e che non avrebbe mai permesso che 'qualcun altro' gliela portasse via, e dicendo queste parole gli aveva praticamente stritolato un braccio, osservandolo con occhi di fuoco.
'Chissà perché sembrava così arrabbiato' si chiese distrattamente quando la voce di Shirayuki lo riportò al presente: “Lì c'è una casa” disse, indicando una graziosa abitazione in pietra costeggiata da un muro anch'esso di pietra alto almeno tre metri e immersa nella tranquillità dei boschi.
Si fermarono nei pressi della casa e Obi smontò da cavallo, autando Shirayuki a fare lo stesso; quest'ultima si diresse a piccoli passi verso la casa, fermandosi a pochi passi da essa e voltandosi verso Obi: “Che ci facciamo qui Obi” chiese confusa “Qui è dove tutto ha avuto inizio, ojou-san. Dopo essere venuta a conoscenza del piano del principe Raji siete fuggita, e vi siete rifugiata qui” “Sul serio?!” chiese sbalordita facendo correre lo sguardo tutto intorno a lei mentre una strana sensazione si faceva spazio dentro di lei, quel luogo era così familiare...
Non fece in tempo a pensare ad altro che un'ombra passò velocemente sopra di lei: si voltò verso il muro di pietra e quello che vide la lasciò senza fiato. Il principe Zen, agile e scattante, aveva appena scavalcato il muro poggiandosi su di esso con una mano, una luce viva che brillava negli occhi cobalto. Mentre lo guardava meravigliata, Shirayuki sentiva come se i meccanismi nella sua mente, prima inceppati, avessero ricominciato a muoversi, mentre avvenimenti e fatti della sua vita passata lentamente riaffioravano dal pozzo oscuro della sua memoria.
'È fatta' pensò Zen soddisfatto, osservando compiaciuto l'espressione di sorpresa sul volto di Shirayuki, ma facendo ciò si distrasse per un secondo e il suo piede destro sbattè contro il muro, facendogli perdere l'equilibrio.
Senza alcun appiglio a cui reggersi Zen precipitò rovinosamente a terra, allungando una mano davanti a se per attutire la caduta.
Si sentì un rumore terribile quando tutto il peso del corpo del ragazzo venne scaricato su un polso, che si slogò irrimediabilmente.
Tutti i presenti trattennero il fiato e le ragazze portarono d'istinto le mani davanti alla bocca, mentre il giovane principe rimaneva immobile sdraiato sull'erba.
"Zen!"
Fu Mitsuhide a riscuotersi per primo, precipitandosi verso di lui e afferrandolo per le spalle nel tentativo di aiutarlo a mettersi seduto.
Il viso di Zen era deformato da una smorfia di dolore mentre si reggeva il polso dolorante intanto che, aiutato dalla sua guardia, appoggiava la schiena contro lo scomodo muro di mattoni.
"Zen come stai? Fa vedere!" urlava Mitsuhide in preda all'ansia.
Ma Zen non rispose, teneva lo sguardo basso e la bocca serrata, mentre i suoi occhi si velavano di piccole lacrime di rabbia e frustazione.
Non riusciva a capacitarsi della figura da perfetto idiota che aveva fatto davanti a tutti, soprattutto davanti a lei.
Lo avrebbe giudicato uno stupido, un'esibizionista e gli avrebbe riso in faccia e non gli avrebbe mai più dato una possibilità.
Non sarebbe riuscito a sopportare un altro rifiuto.
Dal canto suo Shirayuki aveva osservato immobile tutta la scena con gli occhi sbarrati, mentre miriadi di immagini si affollavano nella sua mente ed ogni pezzo del puzzle dei suoi ricordi tornava lentamente al suo posto.
Quella casa, quel posto e quelle persone ... tutto le sembrava di nuovo così familiare. Quella scena lei sapeva di averla già vissuta.
Si sentiva come se si fosse risvegliata da un incubo orribile, un pozzo scuro in cui era precipitata e dal quale non era più riuscita ad uscire.
Quante cose che aveva fatto e detto nei confronti di Zen, che per tutto il tempo le era rimasto accanto, dimostrandole in ogni istante passato assieme il suo amore incondizionato.
"Oh Zen!" esclamò sull'orlo delle lacrime, precipitandosi verso il giovane e gettandogli le braccia al collo sotto lo sguardo basito di tutti i presenti.
Zen si ritrovò improvvisamente avvolto in quell'abbraccio, la fronte di Shirayuki poggiata sulla sua spalla mentre la sua pelle candida veniva bagnata dalle lacrime della ragazza.
"Zen, Zen ..." ripeteva come una preghiera fra un singhiozzo e l'altro.
Il principe le accarezzò dolcemente i capelli con la mano sana. "Non piangere Shirayuki, sto bene. Vedrai guarirà presto."
"Non è questo" rispose lei sciogliendo l'abbraccio per guardarlo negli occhi.
"E allora cosa?" chiese lui asciugandole  le lacrime che le rigavano le guance col pollice.
"Io mi ... mi ricordo tutto."
Quattro semplici parole in fondo, eppure nel pronunciarle sembrò che il tempo si fosse fermato.
Perfino il vento smise di soffiare fra le fronde e gli uccelli interruppero il loro canto per non rovinare quel momento.
L'unico suono udibile era il battito frenetico del cuore di Zen, che fissava l'amata con occhi sbarrati, non del tutto certo di aver sentito bene.
Si schiarì piano la voce. Se quello era di nuovo un sogno, allora questa volta avrebbe voluto continuare a dormire per sempre. "Quindi tu -"
"Io ti amo" sussurrò lei con la voce incrinata dall'emozione.
Ed era valsa la pena aspettarla, ne era valsa la pena perchè in fondo al cuore lui sapeva che avrebbe trovato il modo di tornare da lui. Nemmeno il destino può separare due persone che sono destinate a stare insieme. Nonostante le lacrime che bruciavano per uscire Zen ritrovò la maniera di ricacciarle indietro mentre gli altri si affollavano attorno a loro per rallegrarsi.
E dopo uno scambio frenetico di baci e abbracci e di "ci sei mancata" ripetuti all'infinito Zen si ritrovò di nuovo in ginocchio davanti all'unica persona che sapeva avrebbe voluto accanto per tutta la vita.
"Da quando me lo hai restituito l'ho sempre tenuto con me, aspettando questo momento" diceva mentre estraeva dalla tasca del mantello il piccolo anello e lo rimetteva al posto che gli spettava. "Perciò te lo chiedo di nuovo, Shirayuki mi vuoi sposare?"
Le lacrime ed il sorriso sul volto di lei erano già una risposta più che sufficiente, ma lei era sempre stata una persona a cui gli equivoci non andavano a genio.
"Sì lo voglio."

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Angolo delle autrici:
FINALMENTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!
Eh no cari ladies and gentlemen, questa volta niente scherzi, equivoci o strani sogni. Dopo quanti? Tredici capitoli di agonia la nostra Shirayuki è tornata fra noi.
Per tutto questo tempo sarebbe bastato solo mostrarle appunto "come tutto ebbe inizio", averlo saputo prima eh Zen?
Bene ragazzi, siamo giunti alla fine della nostra storia ed è arrivato il momento di salutarci.
Ma ... un momento. Qualcuno ha per caso visto la parola "completa" nella descrizione in cima ? Nessuno nessuno?
Certo che no perchè non c'è ancora! Non possiamo certo lasciarvi così, staremo insieme ancora per un paio di capitoli.
E questa volta solo cose belle lo promettiamo, parola di scout!
H: "ma noi non siamo scout!"
C: "shhhh, questo è un dettaglio insignificante."
A presto allora.
Cioccolasha e Hope

P.S: ci scusiamo per il leggero ritardo ma qualcuno *cof, cof!* ha mandato letteralmente in fumo il lavoro di una settimana. Ma noi le vogliamo bene lo stesso! ;-*

P.P.S: tutte le Shiraobi shipper (sappiamo che ce ne sono parecchie) possono considerare il capitolo precedente come un finale a se.

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Capitolo 17
*** "Vi dichiaro marito e moglie" ***


capitolo diciasette
"Vi dichiaro marito e moglie"
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"Senpai, senpai!" sbraitava la giovane guardia, correndo verso il suo superiore e sbracciandosi a più non posso nel tentativo di richiamare in fretta la sua attenzione.
Il più grande, infastidito da tutto quel chiasso che disturbava la sua vigilanza, lo fulminò con lo sguardo.
"Un po' di contegno ragazzo, sei una guardia reale" lo ammonì non appena l'altro lo raggiunse.
"Mi dispiace senpai" rispose il kohai mentre si piegava sulle ginocchia per riprendere fiato. "Vengo dalla sala dei ricevimenti, vedessi è tutto addobbato a festa e ci sono un sacco di fiori. Sono così emozionato!" concluse con gli occhi che brillavano.
Il più grande gli lanciò un'occhiata di sufficienza. "Vedi di trattenere l'euforia, non sei mica tu che devi sposarti."
"Lo so ma ... senpai, vuoi dirmi che anche tu non aspettavi questo momento da tempo?"
A quella domanda le labbra del maggiore si incurvarono verso l'alto, fu una frazione di secondo, il tempo che il più giovane, incredulo, ci mise a battere le palpebre ed era già sparito, lasciando di nuovo spazio alla solita espressione seria.
"Ovviamente" rispose cercando di metterci tutta la nonchalance di cui era capace. Nonostante cercasse in ogni momento di apparire professionale e distaccato quella giovane recluta riusciva sempre a metterlo di buon umore. Ma questo l'altro non lo avrebbe mai saputo.
"Sta arrivando una carrozza" si affrettò ad aggiungere per cambiare discorso. "Sbrighiamoci ad aprire il cancello."
"Sì senpai!"
Non appena i battenti furono spalancati, un'enorme carrozza col sigillo di Tanbarun fece il suo trionfale ingresso nel cortile, rischiando di investire uno dei numerosi camerieri che si affaccendavano in giro intenti negli ultimi preparativi.
"Ehi! Cocchiere!" sbraitò una figura affacciatasi da uno dei finestrini. "Ti pare questo il modo di giudare? Che razza di ..."
"Ehm, ehm!" lo interruppe una voce autorevole, proveniente dall'interno dell'abitacolo.
Il principe Raji divenne rosso come un pomodoro maturo, quando notò la fila di servitori che avevano interrotto momentaneamente le mansioni per osservarlo con gli occhi sgranati.
"Ecco ... io ... volevo dire ... ti ringrazio per il tuo duro lavoro" aggiunse per poi rintanarsi di nuovo all'interno in tutta fretta, lisciandosi il vestito sfarzoso con finto disinteresse.
La figura di fronte a lui lo osservò qualche istante  per poi soffocare una risata in un colpo di tosse.
Ma sfortunatamente al principe la cosa non sfuggì e gli lanciò uno sguardo truce.
"Si può sapere che hai da ridere, Sakaki?" chiese trascinando le sillabe dell'ultima parola.
La guardia si ricompose all'istante. "Nulla, scusatemi."
Raji arricciò le labbra e sbuffò, tanto che Sakaki dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere di nuovo. Nonostante tutti quegli anni passati insieme cercando di istruirlo al meglio non era riuscito a debellare la sua parte infantile. Quando faceva così sembrava ancora quel bambino capriccioso che tentava ogni istante di sfuggirgli e lo mordeva quelle volte che cercava di trattenerlo.
Poi però, un pensiero attraversò la sua mente e la sua espressione divenne di colpo seria.
"A voi va bene, tutto questo?" chiese guardandolo negl'occhi.
Raji avvampò, alzando un indice per grattarsi la guancia in evidente imbarazzo. "Certamente, se lei è felice lo sono anch'io" rispose.
Il volto di Sakaki si rilassò in un sorriso rincuorato. No, decisamente non era più un bambino.
Era quello che aveva sempre sperato che imparasse: mettere gli altri prima di se stesso. Un giorno, sarebbe diventato un grande re.
"Bene, direi che è arrivato il momento di fare il nostro trionfale ingresso alla festa" disse aprendo lo sportello e scendendo le scalette, facendo cenno al principe di seguirlo.
Raji fece un respiro profondo e si ricompose al meglio, tornando ad assumere la sua solita espressione di superiorità.
Uscì dalla carrozza e mise il piede sul primo gradino, allungando la mano sinistra in cerca di quella di Sakaki perchè l'aiutasse a scendere.
"Principe aspettate!" La voce di Sakaki raggiunse le sue orecchie veloce ed autoritaria.
Raji lo fissò con sguardo interrogativo, mentre l'altro portava una mano guantata sotto la gola per sganciare la fibbia del mantello ed adagiare il prezioso tessuto sul terreno, sopra la superficie piatta e melmosa di una pozzanghera.
"Non posso permettere che il vostro prezioso piede si sporchi proprio oggi" annunciò esibendosi in un teatrale inchino.
Raji lo squadrò per un istante, domandandosi se non fosse uno di quei gesti smielati che i giovani facevano alle dame.
Alla fine decise che non gli importava e poggiò la pregiata calzatura sulla stoffa verde che si macchiò irrimediabilmente.
"Dove sono le due piccole pesti?" chiese dopo aver mostrato i loro inviti a uno dei valletti, mentre entrambi si avviavano verso l'ingresso principale.
"Se vi riferite ai vostri fratelli, credo che siano arrivati qui qualche ora fa con la balia e conoscendoli staranno già meditando qualche bravata."
 
 
"I testimoni degli sposi! Dove sono i testimoni degli sposi?"
"Si stanno ancora preparando!"
"Che cosa? Non sono neancora pronti?"
"Ma la cerimonia inizierà fra venti minuti."
"Svelta corri a cercarli!"
"Kiki! Ti prego esci di lì, ci stanno aspettando tutti, manchiamo solo noi."
Il tono supplichevole di Mitsuhide riecheggiò per i corridoi, mentre per l'ennesima volta provava a bussare alla porta della compagna, che immancabilmente rimaneva chiusa.
Era circa un'ora che provava a convincerla ad uscire da quella camera, utilizzando ogni mezzo di persuasione in suo possesso.
Aveva provato persino a buttare giù la porta, ad un certo punto. Ma lei lo aveva minacciato di torglieli la parola a vita se avesse dato anche solo un'altra spallata.
A quel punto l'idea di uno svenimento causato dal sole gli era parsa la soluzione più geniale. Non poteva lasciarlo lì, morente sulla porta. Ma ancora una volta i suoi tentativi si dissolsero come rugiada alle prime luci del mattino quando lei dall'altra parte del muro puntualizzò che, essendo ancora primavera, il sole non era già così forte da provocare svenimenti.
Al povero Mitsuhide non era rimasta che tentare la strada della supplica, o dell'assedio magari, non poteva starsene rinchiusa per sempre fra quelle quattro mura; sarebbe dovuta uscire prima o poi.
"Questo coso è troppo attillato" fu il commento repentino quando ormai il giovane stava salutando cordialmente anche l'ultima speranza.
"E poi ... quest'acconciatura è poco pratica, se si deve combattere."
Mitsuhide si catturò il labbro inferiore fra i denti, soffocando una delle più grosse risate della sua vita.  "Kiki non stai andando ad un duello ma ad un matrimonio e permettimi di farti notare che fra i due vi è una differenza sostanziale."
"Potrebbe esserci la possibiltà di combattere in qualsiasi momento."
Mitsuhide alzò gli occhi al cielo, Kiki non sarebbe mai cambiata, nemmeno in un milione di anni. Ma in fondo era proprio questo che gli piaceva di lei.
"Io non credo proprio. Ora esci di lì se non vuoi che dica a Zen che a causa del suo ritardo la sua futura sposa dovrà rinunciare alla sua testimone di notte."
Silenzio. Per interminabili istanti, così interminabili che Mitsuhide per un attimo temette di aver fatto un altro buco nell'acqua.
Poi, lentamente, la porta si schiuse con un cigolio.
Tombola! Fare leva sui suoi doveri avrebbe sempre funzionato.
Due occhi violetti lo squadrarono dalla fessura apertasi. "Giurami che non farai commenti."
Il giovane si portò la mano destra sul cuore. "Lo giuro sulla mia vita."
Passò qualche secondo, poi la porta si schiuse un po' di più, un centimetro alla volta, lasciando il giovane con il fiato sospeso. Sino a quando la porta non fu spalancata del tutto, rivelando la figura snella di Kiki fasciata di un prezioso vestito rosa pastello, che le cadeva gentilmente sui fianchi, andando a fasciare le gambe snelle fino a formare uno strascico. I biondi capelli erano lasciati ricadere in morbidi boccoli sulle spalle, trattenuti all'indietro solo da un sottile cerchietto impreziosito da tante piccole gemme. Un paio di orecchini di pelle completavano il tutto.
Mitsuhide non si accorse di ave trattenuto il fiato fino a quando i polmoni non iniziarono a bruciare per carenza di ossigeno, fu in quel momento emise un sonoro fischio di apprezzamento.
Kiki si ritrasse imbarazzata. "Avevi detto niente commenti."
"Lo so ma ... wow! Sei bellissima" le parole uscirono spontanee mentre guardava estasiato la giovane davanti a lui come se fosse una specie di visione inaspettata.
Lei incatenò i suoi occhi in quelli di lui, come se non fosse già abbastanza stregato. "Lo credi davvero?"
Le guance del giovane si colorarono appena di una sfumatura screziata. "Certo, voglio dire, per me lo sei sempre, ma oggi in particolar modo. Mi sento molto fortunato ad essere il tuo cavaliere e ..."
'E' cosa nessuno lo seppe mai, poichè fu interrotto dalle labbra di Kiki che si poggiarono leggere sulle sue, lasciandolo sorpreso ancora una volta.
Mitsuhide spalancò gli occhi ambrati, mentre il cuore batteva in modo così potente che sembrava pretendesse di uscirgli dal petto.
Per tanto tempo aveva aspettato quel momento, immaginandosi le più disparate situazioni nelle quali lui la prendeva per mano e le confessava i suoi sentimenti. Ma si trattava pur sempre di Kiki e, come al solito, lo aveva colto impreparato.
Non potò fare altro che prendere il viso di lei fra le mani e cercare di ricambiare come meglio potè.
"Dovremmo andare" sussurrò a un centimetro dal suo volto quando, dopo secondi che parvero anni, si separarono.
Lei annuì piano, prendendo il braccio che lui le offriva, senza ancora sapere che si stava già affidando a lui per il resto della vita.
 

Due piccole figurine avvolte in un mantello e col cappuccio calato sugli occhi sgattaiolavano furtive lungo i corridoi del palazzo reale e si stavano avvicinando alle cucine del palazzo, dove tutto era in gran fermento per il grande evento della giornata.
La prima figura aveva un passo veloce e impaziente, tanto che la seconda le stava dietro a fatica, inciampando sui suoi stessi passi: “Ma ti vuoi muovere? Non abbiamo molto tempo” sbottò stizzita la prima persona voltandosi, ricevendo come risposta un sonoro lamento “Non voglio fare questa cosa, lei non ti ha mai fatto niente di male, perché te la prendi tanto?” “Lo faccio perché è la cosa giusta da fare, ecco perché. Credimi, quando avranno aperto gli occhi riguardo quello che provano veramente l'uno per l'altro, mi ringrazieranno” disse sicura, accelerando ancora di più il passo.
Erano quasi giunti a destinazione quando improvvisamente sentirono dei passi: “Fermo! Sta arrivando qualcuno!” e frettolosamente si schiacciarono contro il muro, smettendo quasi di respirare. Un a cameriera comparve barcollando portando con sé un'enorme pila di piatti che stava in equilibrio per miracolo: passò di fronte a loro, ma non si accorse dei due intrusi, e sparì dietro l'angolo, ondeggiando e sbuffando sotto il peso dei piatti.
Rimasero immobili finché non furono assolutamente sicuri che se ne fosse andata, poi lanciarono un'occhiata veloce al corridoio successivo: “Bene, non c'è più nessuno... via libera” “Finiremo nei guai per questo, lo so” piagnucolò l'altro “Sssh, fai silenzio, sennò ci beccheranno sul serio” lo zittì l'altra, avanzando fino alla porta che conduceva alle cucine.
La spinsero leggermente e questa si aprì con uno scricchiolio, ma nient'altro si mosse. Infilarono la testa nella grande stanza dalla quale proveniva un profumino invitante e il rumore di pentole e padelle che venivano spostate, e si guardarono intorno cercando di individuare il loro obiettivo; a prima vista la cucina appariva vuota, ma doveva sicuramente esserci qualcuno nelle vicinanze, i rumori che avevano sentito prima ne erano la prova.
Lasciarono scivolare lo sguardo sul bancone di fronte a loro, estasiati dall'enorme quantità di cibo che vi si trovava sopra, già pronta per essere servita, e per quanto volessero cedere alla tentazione di avventarsi su tutto quel ben di dio, non era quello il loro obiettivo principale
“ECCOLA!” esclamò improvvisamente la prima figura, indicando poco distante l'enorme torta nuziale a cinque piani decorata con tanti piccoli iris di zucchero, che troneggiava sul ripiano. Si avvicinò lentamente, senza rendersi conto che il piccolo complice era rimasto sulla porta della cucina, e lentamente si tolse il cappuccio, rivelando due grandi occhi verdi e morbide onde color sabbia che scendevano ordinate oltre le spalle “Sorellona...” “Ssshh, non temere, ci siamo quasi riusciti, vedrai sembrerà un casuale incidente, non sospetteranno mai di noi” disse senza voltarsi e avvicinandosi alla torta sempre di più con un sinistro luccichio negli occhi “Sorellona...” la voce del suo gemello le pareva così distante, tutti i suoi sensi erano concentrati sul ripiano davanti a lei e sull'enorme torta, desiderosa di mettervi le mani sopra a tutti i costi, e sicuramente non per mangiarla, anche se aveva un aspetto davvero magnifico ed invitante. Molto cautamente, arrivò talmente vicino da poterla sfiorare con la punta delle dita. Era vicina, vicinissima, le sarebbe bastato allungare una mano in maniera assolutamente casuale e della torta non sarebbe rimasto altro che poltiglia “Sorellona” per la terza volta quel richiamo le risuonò nelle orecchie, facendola innervosire ancora di più “Oh insomma chiudi il becco nanerottolo, o manderai a monte il piano”
“Di quale piano state parlando, principessina?” chiese una voce irrompendo nella stanza facendola prima avvampare e poi sbiancare paurosamente.
Si voltò lentamente, timorosa, e incontrò prima la figura tremante del fratello, che se ne stava fermo e impacciato con gli occhi lucidi fissi su di lei, e dietro Sakaki, l'imponente guardia del corpo, che la fissava inespressivo come al solito 'Accidenti' pensò' Beccati!'
“Che cosa avevate intenzione di fare voi due?” chiese la guardia con voce ferma ma ugualmente spaventosa. A quelle parole il più piccolo, per quanto possibile, incurvò ancora di più la schiena, incassando la testa nelle spalle e chiudendo gli occhi spaventato, mentre la sorella, deglutendo vistosamente, sostenne lo sguardo dell'uomo di fronte a lei e annunciò impettita: “Shirayuki non può sposare il principe Zen, non lo permetterò. Lei è perfetta per il fratellone, loro devono stare insieme” disse decisa, anche se lo sguardo di Sakaki la metteva un po' in soggezione.
La fissò intensamente per poi sospirare. “Principessina, lasci che le dica una cosa. Il principe Raji è un caro amico di Shirayuki-dono, nonostante si siano conosciuti in circostanze... particolari. Ed è abbastanza grande e maturo da sapere quello che vuole, e ciò che gli sta più a cuore è la felicità della signorina Shirayuki. Forse vi preoccupate per lui, ma non dovete farlo. È consapevole di quello che fa. Quando sarete più grandi capirete tutto” disse mentre i due lo guardavano a bocca aperta. La principessa serrò i pugni mentre calde lacrime di rabbia, delusione, o forse entrambe, le scendevano lungo le guance e sonori singhiozzi le scuotevano le spalle.
“Forza andiamo. Stanno aspettando solo noi, la cerimonia inizierà a breve” disse mentre i due fratellini, uno più mortificato dell'altra, uscivano dalla cucina scortati dalla fedele guardia.
Il loro piano,così come le loro ultime speranze, era andato completamente in fumo.


Era tutto pronto.
Gli ultimi invitati si accingevano a prendere posto nei banchi della piccola cappella già gremita di gente. Un lungo tappeto rosso attraversava la stanza dall'ingresso fino a un piccolo patio rialzato dove Zen, vestito con l'alta uniforme di secondo principe di Clarines, rallegrata da un tocco di colore rosso, attendeva impaziente.
Accanto a lui Mitshuide, l'aria pacata e serena come sempre, che tentava di calmare il giovane principe che non riusciva a stare fermo: si tormentava le mani, passandosele tra i capelli, scombinandoli e arruffandoli ancora di più, e batteva nervosamente il piede per terra in un movimento continuo e irritante “Zen vuoi darti una calmata? Andrà tutto bene vedrai” sbottò Mitshuide, irritato da quel rumore martellante che avrebbe fatto perdere la pazienza anche a un santo e che gli risuonava nelle orecchie. Zen gli rivolse uno sguardo disperato, sembrava sull'orlo di una crisi di panico, il che probabilmente era vero, quindi la guardia lo afferrò per le spalle e lo scosse bruscamente: “Ehi ascoltami bene. Ricordi cosa ti ho detto quando eri in viaggio per Tanbarun per andare da suo padre? Pensa a ciò che ti ho detto. Voi vi completate. Dov'è uno è anche l'altro, siete come un mare in tempesta che travolge tutti quanti, mostrando a tutti la forza del vostro amore. Ne avete passate tante, e chissà ancora quanti ostacoli troverete nel vostro cammino, eppure finché sarete insieme potrete affrontare tutto quanto. Insieme. Lei è sempre la tua Shirayuki, non dimenticarlo” concluse, dandogli una sonora pacca sulla schiena.
Il principe barcollò per il colpo ricevuto e lanciò un'occhiataccia alla guardia che però rispose con un occhiolino, facendolo sbuffare sonoramente, ma poco dopo si aprì in un piccolo sorriso, leggermente rincuorato da quelle parole
“Bene bene, a quanto pare è giunto il momento tanto atteso” irruppe una terza voce alquanto fastidiosa e familiare. Entrambi si voltarono verso di essa, che si rivelò appartenere al principe Izana che apparve di fronte a loro sfoggiando il suo solito sorriso strafottente “Fratello” ringhiò Zen serrando i pugni ancora innervosito al ricordo di ciò che era successo con Shirayuki, ma abbassando comunque il capo in un gesto di riverenza: “Sembri agitato, fratellino, ma non ti preoccupare. La tua adorabile compagna è altrettanto impaziente di vederti” “Come fai a saperlo?” gli chiese nervosamente. Izana mosse una mano con fare noncurante: “Sono andato a cercarla per chiederle scusa per il mio increscioso comportamento dell'ultima volta, ma non mi hanno nemmeno permesso di vederla” disse sbuffando, come se la cosa lo avesse toccato davvero.
Zen era livido di rabbia, come si permetteva di parlare così di Shirayuki, come se fosse qualcosa di superficiale e di poco conto? Ma non sarebbe stato zitto: “Nobile fratello,gradirei che non parlaste così della mia futura sposa, perché è colei che amo più della mia stessa vita, e qualunque obiezione rivolta a lei colpisce anche me, quindi vi pregherei di tenere per voi le vostre considerazioni, non tanto per proteggere me, perché vi assicuro che non mi scalfiscono minimamente, poiché il poco rispetto e considerazione che ancora nutrivo per voi sono svaniti nel momento esatto in cui avete osato baciarla davanti ai miei occhi, ma lo faccio per tutelare lei e i suoi sentimenti, perché è una ragazza dolce e sensibile e non permetterò a niente e nessuno di ferirla. Anche a costo di mettermi contro di voi” disse duramente; per tutto il discorso non aveva distolto lo sguardo da quello del fratello, che gli rivolse una fredda occhiata
“La principessa Mayu è rimasta molto indispettita dalla notizia di questo matrimonio, e a fatica sono riuscito a farla desistere dal suo intento di chiudere ogni tipo di rapporto, commerciale o economico che sia, con il suo regno. Le conseguenza, come tu ben sai, sarebbero state disastrose. E poi...” fu interrotto dalla risata sprezzante di Zen “Ma certo, è questa la cosa più importante, no? Gli affari. Il potere. La reputazione del regno. Lo scandalo sarebbe stato troppo per te no?” lo punzecchiò ironicamente, sempre più arrabbiato e nervoso “Tu non hai idea dei doveri e dei compiti che spettano a un principe regnante, Zen. Sei ancora un ragazzino immaturo, se pensi che si possa governare un regno semplicemente con il buonismo e le belle parole. Nonostante ciò... sei mio fratello e questo è pur sempre il tuo matrimonio, ti ho assicurato il mio sostegno in passato e no ho intenzione di rimangiarmi la mia promessa. Ti auguro di trovare la felicità con questa ragazza, Zen” concluse e si allontanò a passo spedito verso l'uscita, scontrandosi con Obi che stava compiendo il percorso contrario, che prima si fece leggermente da parte per farlo passare e poi si diresse verso Zen: “Il padre di Shirayuki è appena arrivato, arji. È tutto pronto” “Bene” disse Zen, sentendosi nuovamente nervoso e dimenticando il piccolo screzio avvenuto con il fratello. Mitshuide si pose al suo fianco, perfettamente a suo agio nel ruolo di testimone, mentre Obi sali pochi scalini del patio, portandosi di fronte a Zen: sarebbe stato lui a celebrare il matrimonio.
La marcia nuziale cominciò a diffondersi nell'aria mentre Kiki, testimone della sposa, avvolta in un lungo abito di velluto rosa, faceva il suo ingresso nella cappella spargendo petali di rosa sul pavimento. Quando raggiunse il principe si scostò lievemente dalla parte opposta rivolgendo lo sguardo verso l'entrata. Quando iniziarono le prime note che annunciavano l'arrivo della sposa, Zen sentì il cuore battere ancora più forte e la salivazione azzerarsi quasi completamente; chiuse gli occhi e prese dei respiri profondi, sentendo il panico montare velocemente dentro di lui. Una mano si posò sulla sua spalla, in una stretta calorosa e fraterna, e un leggero sussurro gli giunse all'orecchio “Zen, apri gli occhi” titubante, seguì il consiglio e dirigendo lo sguardo verso l'entrata della cappella i suoi occhi incrociarono quelli pieni di lacrime di Shirayuki. Il tempo parve fermarsi in quel momento, c'erano solo loro due, nient'altro aveva importanza. Zen la guardava meravigliato, tutta l'agitazione di prima era svanita per lasciare spazio a un senso di pace e tranquillità assoluta. Shirayuki era meravigliosa: il lungo abito color avorio, avvolto da uno splendido tessuto rosso rubino che le cingeva i fianchi e che orlava le maniche a sbuffo e il bordo dell'ampia gonna, abbracciava con grazia il suo corpo esile, accentuandone ancora di più le forme, e un prezioso diadema dorato le cingeva il capo in maniera molto elegante, come se fosse fatto su misura per lei.
Accanto a lei suo padre la teneva a braccetto e avanzava solennemente verso l'altare; quando giunsero vicino a Zen, Mukaze prese la mano della figlia e la mise in quella del principe “Ti affido il mio bene più prezioso, abbine cura.” “Lo farò signore” disse, ricambiando il suo sguardo con uno altrettanto serio.
Poi entrambi si voltarono verso Obi e la cerimonia ebbe inizio: “Oggi ci troviamo tutti qui riuniti per celebrare un grande amore, uno di quelli veri, dei più puri e sinceri, che è stato in grado di sconfiggere ogni avversità e ostacolo, e che è oggi più forte che mai. E queste due persone ora qui davanti a me sono ora pronte a renderlo eterno e indissolubile. Prima di proseguire, devo compiere la domanda di rito 'se qualcuno è contrario per qualsiasi motivo a questa unione, parli ora oppure è meglio che rimanga zitto se non vuole avere spiacevoli sorprese da parte del sottoscritto, così tanto da essere sicuri". Nessuno osò fiatare quindi Obi, con un sorrisetto soddisfatto, riprese a parlare, noncurante delle facce estremamente imbarazzate dei due giovani davanti a lui “Bene allora. Proseguiamo. Vuoi tu, Zen, prendere la qui presente Shirayuki come tua legittima sposa, per amarla e rispettarla, nei giorni lieti e in quelli infelici, per tutta la tua vita?” “Lo voglio” “e VUOI TU Shirayuki prendere Zen come tuo spo...” “LO VOGLIO!” disse Shirayuki senza aspettare la fine della frase. Delle piccole risatine echeggiarono nella cappella ma i due non se ne curarono, troppo presi a contemplarsi l'un l'altro. Obi tossicchiò divertito “D'accordo. Possiamo dunque procedere con lo scambio delle promesse ..."
A quel punto, il piccolo Ryu nelle vesti di un elegante paggetto, si avvicinò agli sposi reggendo fra le manine paffute un cuscino di raso rosso sul quale erano stati appoggiati due anelli d'oro.
Zen ne prese uno e lo infilò al dito dell'amata senza smettere un attimo di guardarla negli occhi. "Io, Zen Winstalia, prendo te Shirayuki di Tanbarun come mia sposa e principessa, per amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita."
Gli occhi verdi di Shirayuki si velarono di lacrime mentre a sua volta calzava il secondo anello all'anulare di Zen. "Io, Shirayuki di Tanbarun, prendo te Zen Wistalia come mio sposo e principe, per amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita."
Fra il pubblico si udì un singhiozzo sommesso, prima che Mukaze, vedendo la sua bambina così radiosa nel giorno più bello della sua vita, tirasse fuori un enorme fazzoletto e ci nascondesse il viso per poi fare un gesto ad Obi perchè continuasse.
Questi fece un cenno di assenso col capo e si accinse a concludere.
“Per il potere conferitomi dal capo...”
“Obi! Che stai dicendo? Smettila subito! Non è questa la tua battuta!” sibilò Zen furioso mentre Shirayuki arrossiva.
“...che mi ha appena minacciato...”
“Oooobi!..” ringhiò Zen mentre una vena cominciava a pulsare sulla tempia ormai livida e di un color rosso acceso.
“...e che oggi sembra parecchio nervoso, vi dichiaro marito e moglie” concluse con un sorriso serafico. Zen gli lanciò uno sguardo torvo, ma poi si voltò verso Shirayuki e le stampò un leggero bacio a fior di labbra che la fece sorridere allegra mentre un fragoroso applauso echeggiava nella piccola cappella.
I novelli sposi si presero per mano e corsero fuori, dove furono investiti da una pioggia di riso che li colse di sorpresa, spingendoli a osservarsi complici negli occhi e facendo scattare un secondo lungo bacio che scatenò fragorose urla e fischi dalla folla festante. Alle loro spalle, Obi, Kiki e Mitshuide li osservavano con il sorriso sulle labbra. Poi improvvisamente Obi si sporse verso Mitsuhide. “Sono nei guai vero?”
 “Oh si amico mio. Eccome se lo sei”.
 
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Angolo delle autrici:

Da da dada - da da dadaaaa!!!
Il gran giorno è finalmente e sottolineo finalmente arrivato, portando con se un lieto fine per tutti (o quasi). Povero Obi che non ne combina una giusta anche quando ne combina una giusta.
Il bacio fra Kiki e Mitsuhide era premeditato fin dall'inizio *ehehheheh viva le otp che danno gioia*, come la scena del mantello e il discorso spassosissimo di Obi (che abbiamo scritto prima ancora di iniziare la ff).
Immancabili quelle due piccole pesti dei fratellini di Raji che come al solito progettano piani malvagi che in confronto a loro Doofenshmirtz non è nessuno. Dispiace però non mandereta all'aria tutti i nostri piani.
Ormai siamo quasi giunti alla conclusione, manca ancor solo un capitolo *tirano fuori il fazzoletto e si soffiano rumorosamete il naso* "Sigh!" :,(
Ma! Non perdiamoci d'animo, godiamoci questi bei momenti di felicità.
Chi come noi ha pianto durante la cerimonia sventoli il fazzoletto fradicio.
Fateci sapere cosa ne pensate se vi fa piacere, intanto noi vi diamo appuntamento (l'ultimo purtroppo)  alla settimana prossima.
Un abbraccio forte.
Cioccolasha e Hope

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Capitolo 18
*** Il Rosso è il colore del Destino ***


epilogo
Il rosso è il colore del destino

 
Cinque anni dopo...

“Zen! Per l'amor del cielo fai attenzione!” gridò la giovane donna dai capelli rossi sentendosi mancare il fiato alla vista del suo bambino che veniva lanciato in aria per poi essere ripreso al volo all'ultimo secondo da Zen, che poi univa la sua risata a quella gioiosa del piccolo: “Vedi come si sta divertendo? Non ti preoccupare, lo sai che hai bisogno di riposo, soprattutto nelle tue condizioni” le disse, lanciandole uno sguardo amorevole.
Shirayuki sorrise, sfiorando delicatamente il rigonfiamento all'altezza del ventre, ricevendo come risposta un piccolo calcetto: eh già, ormai mancava poco, la bimba sarebbe nata di lì a qualche settimana, nel pieno della fioritura dei ciliegi.
Diceva bambina perché ormai Zen le aveva riempito la testa con le sue considerazioni e teorie sul perché dovesse essere una femmina, tanto che aveva finito per crederci anche lei 'E se fosse un maschio?' gli aveva chiesto Shirayuki divertita, ma Zen aveva scosso la testa deciso 'Sarà la principessina di papà, ho deciso' aveva concluso, per poi chinarsi e dare un tenero bacio al pancione.
Osservando i due uomini più importanti della sua vita che giocavano assieme, la donna non potè fare a meno di sorridere. Zen, accostandosi all'orecchio del figlio, gli sussurrò qualcosa e questi, con un passo ancora un po' barcollante, corse verso la madre, cingendole le ginocchia mentre lei si abbassava per avvolgerlo in un grande abbraccio che il piccolo accolse più che volentieri. A tre anni ormai compiuti il piccolo Ichiro era un bimbo vivace e affettuoso, dai morbidi capelli candidi sempre molto arruffati e un visetto paffuto, dove spiccavano due grandi occhi verde foresta. Era sempre in movimento e da quando aveva cominciato a camminare era difficile riuscire a stargli dietro; nei corridoi del palazzo reale riecheggiavano spesso le sue risate allegre che mettevano di buon umore chi le ascoltava.
Erano una famiglia felice e questo tanto bastava: quando aveva scoperto di aspettare un bambino, Shirayuki era un po' spaventata. Come poteva, lei che non aveva nemmeno mai avuto una madre, esserlo a sua volta per suo figlio? L'amore e il sostegno di Zen erano stati fondamentali per lei: pazzo di gioia all'idea di diventare padre, le era stato vicino e l'aveva sostenuta e accompagnata per tutto il tempo della gravidanza, abbattendo una alla volta tutte le sue preoccupazioni e paura, e lo amava ancora di più per questo.
“Mama” la voce del figlio la riportò alla realtà, portandola a incrociare lo sguardo con quello del bimbo, specchiandosi in quegli occhi così simili ai suoi “Papà ha detto che ti ama” disse con vocetta infantile, facendole pizzicare gli occhi. Alzò lo sguardo radiosa e mimò un 'ti amo anch'io' a Zen che le rivolse un sorriso luminoso.
“Zio Mitshuide! Zia Kiki!” gridò all'improvviso staccandosi dalla madre e dirigendosi verso le due guardie del corpo che si stavano avvicinando mano nella mano.
"Ichiro - kun!" esclamò Mitshuide chinandosi in avanti e allargando le forti braccia giusto in tempo per frenare la corsa del principino con un abbraccio.
"Come sta il mio Winstalia preferito?" domandò avvicinandosi a Zen mentre il piccolo rimaneva incantato dai bottoni luccicanti della sua uniforme.
Zen sospirò. "Non mi posso lamentare. Ichiro ci tiene parecchio impegnati e anche la piccolina che sta per arrivare, ma tutto sommato ..."
"Zen" lo interruppe il più grande con un gesto della mano "Non mi riferivo a te" rispose con un ghigno divertito che suscitò l'iralità delle ragazze e lo sgomento di Zen, che una volta chiarito l'equivoco divenne rosso per l'imbarazzo.
E mentre i due facevano a gara per cercare di accaparrarsi il maggior numero di attenzioni da parte di Ichiro Kiki aveva preso posto accanto a Shirayuki, le mani poggiate in grembo e un sorriso sereno dipinto sul volto.
"Sei davvero radiosa Shirayuki" disse fissando il viso dell'amica con ammirazione. "Allora è vero quello che dicono: quando una donna aspetta un bambino fiorisce e diventa più bella."
Shirayuki le rivolse un sorriso colmo di gratitudine, per poi spostare ancora una volta lo sguardo sul morbido rigonfiamento del vestito.
"Sakura" sussurrò quasi impercettibilmente.
"Come scusa?" chiese la bionda, non certa di aver capito bene.
"Sakura" ripetè Shirayuki sollevando lo sguardo che subito andò ad incontare quello amorevole del marito. "Se sarà una femmina, e Zen è convinto che lo sarà, abbiamo deciso di chiamarla così, dato che nascerà quando i ciliegi saranno nel pieno della fioritura."
Kiki annuì entusiasta. "Sakura. Mi sembra perfetto."
Shirayuki si avvicinò appena e le prese le mani fra le sue. "Zen e io saremmo davvero felici se tu e Mitsuhide accettaste di essere i suoi padrini come avete fatto con Ichiro, in qualità di nostri amici e testimoni."
"Nulla ci farebbe più piacere" intervenne Mitshuide, avvicinandosi e poggiando una mano su entrambe le spalle della fidanzata, che a quel semplice contatto avvampò.
"Ti senti bene Kiki? Hai una strana luce che ti brilla negli occhi" le fece notare Shirayuki inclinando appena la testa.
"Anche tu hai un'espressione insolita Mitshuide" continuò Zen sedendosi accanto alla moglie, con il figlio finalmente addormentato fra le braccia. "Volete dirci cosa sta succedendo?"
Le due guardie si scambiarono uno sguardo, che dapprima parve insicuro e preoccupato, ma che poi si tramutò in qualcosa di dolce e profondo.
"Sì ... in effetti ..." mormorò il più grande grattandosi la nuca.
Kiki sospirò, sapeva benissimo che i ciliegi avrebbero fatto in tempo a fiorire dieci volte, prima che Mitsuhide fosse riuscito a pronunciare la fatidica frase.
" A proposito di testimoni di nozze, ci chiedevamo se sareste disposti a ricambiare il favore ..." disse sfilando il guanto bianco che fasciava la mano sinistra e rivelando un anello con uno smeraldo incastonato, che calzava perfettamente al suo anulare.
Nell'aria riecheggiarono gioiose dei quattro amanti, inconsapevoli di essere scrutati dall'alto da due occhi felini.
Obi li osservò attentamente; non c'era mai stato nessun posto che si era mai sentito di chiamare 'casa' o qualcuno da poter considerare 'famiglia', finchè non si era imbattuto in quelle quattro persone che avevano portato nuovi profumi e nuovi colori nella sua vita, in quel regno dalle alte montagne e dalle valli lussureggianti. Erano riusciti a fargli provare quel calore che se ne stava assopito da qualche parte dentro di lui da chissà quanto tempo.
Con loro aveva passato momenti meravigliosi, e altri un po' meno, ma non aveva mai dimenticato la promessa fatta: li avrebbe protetti anche a costo della vita, soprattutto quella testolina rossa che era riuscita a fare breccia nel suo cuore.
Obi lasciò penzolare le gambe dal ramo su cui era appollaiato, spostando lo sguardo sull'orizzonte, dove il sole in procinto di tramontare incendiava il cielo delle più maestose sfumature del rosso. Era il segno della fine di un'avventura, ma il principio di molte altre che aspettavano solo di essere vissute e raccontate.
"Certo" esclamò il giovane entusiasta "Le persone dicono che il Rosso è il colore del Destino, giusto?"
 
"People say that Red is the color of Fate, right?"

 
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Ultimo angolo autrici:
 
Se vi dicessi che schiacciare il quadratino 'completa' sotto il titolo di questo capitolo non mi pesa vi direi sicuramente una bugia.
Mi ero ripromessa di non piangere, mai io non mantengo mai le promesse.
Questa storia è stata la prima scritta a quattro mani, durante tutti questi mesi ho imparato che quella della scrittura è una passione meravigliosa; ti porta a sognare, creare, cercare di spingerti oltre i tuoi limiti ed imparare che si può sempre migliorare. Ma questa passione può diventare ancora più meravigliosa se condivisa con una persona a cui vuoi bene.
Tutte quelle ore passate a scrivere freneticamente su fogli di fortuna, a scambiarci opinioni, consigli e complimenti su un'idea appena nata o su un abbozzo di capitolo scritto di getto, quando invece saremmo dovute stare attente alla spiegazione dell'insegnate, hanno rafforzato non solo la nostra amicizia, ma mi hanno aiutato a crescere come persona,
Per questo, Hope, non riesco a dirti nient'altro che Grazie per questo tempo stupendo trascorso a ridere ed a sognare, senza di te, tutto questo non sarebbe mai stato possibile.
E a voi, care lettrici e speriamo anche qualche lettore, vanno i nostri più sinceri ringraziamenti per esservi appassionati a questa storia, per aver aspettato impazienti la settimana successiva per sapere cosa sarebbe successo nel capitolo seguente e per non averci abbandonato nonostante tutti i nostri ritardi. Un ringraziamento particolare va naturalmente ai coloro che hanno trovato un minuto per recensire, alimentando così il nostro entusiasmo e spingendoci a migliorare sempre più.
(Speriamo che) Sarete felici di sapere che, nonostante questa storia necessiti della parola Fine, ne abbiamo in mente altre che speriamo di riuscire a pubblicare al più presto.
E' arrivato il momento di salutarci, a presto e che il vostro Destino sia il più radioso possibile!
Cioccolasha e Hope <3
P.S : come avranno fatto Shirayuki e Zen a procreare resta comunque uno dei più grandi misteri dell'umanità. Loro che arrossivano persino se l'altro starnutiva.
Bah! Questo argomento necessiterebbe di una storia tutta sua ...

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