I giovedì pomeriggio.

di Anemone Grace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Corsa in bagno. ***
Capitolo 2: *** Jurassic World. ***
Capitolo 3: *** Una scala traballante. ***
Capitolo 4: *** Farfalle. ***
Capitolo 5: *** La quercia di Charlie. ***
Capitolo 6: *** Marshmallow ***
Capitolo 7: *** Bolla di felicità. ***
Capitolo 8: *** Oink, Oink! ***
Capitolo 9: *** La casa sull'albero. ***



Capitolo 1
*** Corsa in bagno. ***


NOTE AUTORE:
Coppia: Kevedd
Personaggi: Kevin e Edd
Genere: romantico - comico
Ringraziamenti a: Sistah per il betaggio.


 
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Corsa in bagno.
 

Se ne stanno sul divano a vedere la TV ormai da un quarto d'ora, ed entrambi non sembrano per niente interessati alla serie televisiva che stanno trasmettendo a quell'ora. Fa strano, perché è la loro preferita da quando hanno cominciato a passare i giovedì pomeriggio a casa di Kevin, mentre gli amici di Edd andavano in un parcheggio dietro la scuola a tenere su una bancarella per vendere qualche oggetto strano di loro invenzione. Era qualche giorno che Kevin non era più dell'umore per vedere la televisione da solo con Edd e questo, ovviamente, il piccolo dork lo avvertiva eccome, soprattutto dal modo nervoso che aveva il ragazzo di muovere la gamba accavallata. Si mangiucchiava silenziosamente le unghie e la fissava, come se da un momento all'altro potesse partire e andare per conto proprio, lasciando il corpo di Kevin lì sul divano. Tutto quel muoverla così nervosamente, gli trasmetteva una certa ansia che alla fine esplose.

 

“K-KEVIN!”

 

Gridò alzandosi in piedi e sentendosi improvvisamente a disagio, pregando qualche santo di poter sparire nel nulla improvvisamente. Kevin rimase di sasso, tanto che persino la gamba si fermò dal suo continuo ondeggiare frenetico. Ci fu un lungo momento di silenzio tra i due, dove solo la televisione sembrava non emettere alcun suono. I loro occhi si fissavano sgranati, entrambi in attesa di una qualche improvvisa reazione, parola, QUALSIASI COSA.

Alla fine fu Edd a cedere di nuovo e non riuscire più a sostenere lo sguardo dell'altro ragazzo.

 

“D-d-devo andare in b-bagno!”

 

La corsa che fece veloce verso il piano di sopra aveva praticamente battuto tutti i suoi record avuti fino a quel momento durante le corse di attività fisica a scuola, dove era praticamente quello con il tempo più lento di tutti. Si chiuse dentro, girando la chiave ben due volte, per poi accasciarsi contro essa e guardare sconvolto e mezzo sudato il pavimento davanti a sé. Cosa aveva appena fatto? Si continuava a chiedere dentro la propria testolina, cercando di dare un senso a tutto ciò e al tempo stesso calmarsi, sebbene le due cose non sembravamo proprio coincidere.

 

“Hey, dork!”

 

La voce di Kevin era praticamente dietro di lui e poté sentire i pugni dell'altro sulla porta in modo fin troppo bene, quando questo prese a bussare.

 

“Va tutto bene là dentro? Non ti sentirai male per il gelato di prima vero? Ahahah... E OH! Non finirmi la carta igienica !”

 

Edd si mise le mani davanti alla faccia, schiacciando le gambe contro il suo petto il più possibile, così da essere tutto rannicchiato e piccolo, piccolo. Cosa c'era che non andava in lui? Non rispose a quella sorta di provocazione e pochi istanti dopo sentì qualcosa spingere contro di sé da dietro. Si voltò verso la porta e ne osservò il legno scuro e liscio, quasi come se di lì a poco potesse diventare trasparente.

Dall'altra parte Kevin si era seduto a sua volta contro la porta, il viso leggermente arrossato per l'imbarazzo e la consapevolezza di aver fatto la solita figura da spaccone quando non era il caso. Si tolse il cappello rosso e si passò la mano tra i capelli, sentendosi un totale idiota e anche un po' una femminuccia per essere arrivato a questa situazione con lui. Non erano amici come prima? No.. non erano mai stati così tanto amici, loro si facevano i dispetti, o meglio lui e i tre Edd's. Da quando aveva cominciato a uscire il giovedì pomeriggio solo con Edd? Da quando lo aveva iniziato a invitare a casa sua?

 

“Hey dork...”

 

Lo chiamò un'altra volta, stavolta con un tono di voce più pacato e forse timido. Si schiarì comunque la gola, per non sembrare troppo a disagio o imbarazzato ed assunse un'espressione crucciata, la solita che faceva quando cercava di essere serio nel dire le cose più imbarazzanti a questo mondo dal suo punto di vista.

 

“...che ne dici se il prossimo giovedì andiamo al cinema?”

 

La testa di Edd vorticava di mille mila pensieri, uno tra tanti in quel momento era: “Vuole ancora uscire con me? Vuole ancora vedermi dopo questa figura terribile?”

Si sentì avvampare in volto, ma un sorriso felice e caldo si distese sulle sue labbra.

 

“Sì.”

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Capitolo 2
*** Jurassic World. ***


NOTE AUTORE:
Coppia: Kevedd
Personaggi: Kevin e Edd
Genere: romantico - comico
Ringraziamenti a: Sistah per il betaggio.
ATTENZIONE: Questa storia potrebbe diventare con l'andare avanti dei chap di un rating diverso. Siccome la scrivo senza seguire una trama studiata, ma a ispirazione, non so fino a che rating arriverò.


 
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Jurassic World.
 

Quel giovedì si erano ritrovati a casa di Kevin prima di partire ed andare al cinema, vicino il negozio di cupcake in centro dove solo le ragazze ci andavano a comprare qualcosa, visto che la maggior parte dei ragazzi era molto riluttante a dover mangiare qualcosa di color rosa pastello. Entrambi presero due caschi da indossare per salire sulla motocicletta di Kevin, nonostante Edd si fosse lamentato un po' prima di accettare, alla fine era salito dietro di lui e aveva poggiato in modo molto imbarazzante le mani sui fianchi dell'altro, senza però stringere o fare particolare pressione.

“Hey dork, devi tenerti stretto o volerai via quando parto.”

Lo aveva preso in giro Kevin, ridacchiando e inserendo la chiave nel motore. Edd aveva sempre avuto molta paura di salire su quella motocicletta, infatti si era sempre preoccupato di avere una scusa per non salirci sopra, fatta eccezione per quella volta. Era salito in modo impacciato e aveva congiunto le braccia intorno al suo petto, sentendo subito il rombo della moto vibrare vicino ai suoi piedi. Se solo avesse potuto si sarebbe fatto il segno della croce, pregando ogni dio di non farlo morire nei prossimi dieci minuti.

Fortunatamente per Doppia D il viaggio andò piuttosto bene, fatta eccezione per quel dannato piccione che aveva deciso di rimanere immobile sulla strada e che Kevin aveva dovuto schivare facendo uno slalom piuttosto pericoloso. Ma era andato bene anche quello, per cui che problema c'era?
Una volta parcheggiata la motocicletta davanti al cinema i due decisero insieme che film andare a vedere ed in quel periodo l'unica cosa decente che si poteva trovare nelle sale era Jurassic World, almeno per i loro canoni. Entrarono dentro e lì trovarono Nathan, un caro amico di Kevin fin da quando frequentavano le scuole medie.

“Hey! Guardate chi abbiamo qua, siete venuti per il ragazzo della porta accanto?”

Chiese allusivo, ammiccando verso Edd, che lo guardò non capendo la battuta. Kevin al contrario si coprì la faccia per l'imbarazzo, nascondendo anche una smorfia di disagio.

“Ti prego piantala.” Gli disse una volta arrivato al bancone. Prese il portafoglio e a quel punto, con un'espressione un po' più composta gli chiese: “Siamo venuti per Jurassic World, inizia tra mezz'ora lo spettacolo no?”

Nat annuì sorridente, andando subito a stampare due biglietti. Era un tipo che cambiava lavoro part time ogni tre mesi, non perché non fosse bravo in ciò che faceva, ma perché tendeva a parlare troppo a volte e lui stesso si annoiava velocemente del posto di lavoro, preferendo così variare di tanto in tanto locale.

Presi i biglietti, che pagò ovviamente Kevin, si diressero al bancone bibite e schifezze varie, dove presero per entrambi un' enorme ciotola di pop-corn al burro e due coca-cole medie. Aspettarono poco davanti all'ingresso per entrare nella sala, dove oltre a loro due c'era solo una coppietta di innamorati che si tenevano per mano.

“Non c'è molta gente il giovedì pomeriggio eh?”

Chiese timidamente Edd, notando dalla sua postazione l'intera sala vuota e la coppietta poco sotto di loro, esattamente al centro della fila centrale proprio come loro. Kevin alzò le spalle, togliendosi la giacca in pelle, che gettò con noncuranza sul sedile accanto, alzando subito dopo le gambe sopra i sedili davanti, incrociandole per stare più comodo.

“Meglio per noi no?”

Disse sorridendo a Doppia D, che imbarazzato sorrise di rimando.



Il film era solo iniziato da pochi minuti e Kevin, al contrario di Edd, era totalmente distratto dalla presenza accanto a lui, ossia Edd stesso. Lo fissava con la coda dell'occhio, acchiappando di tanto in tanto un pop-corn nel momento stesso in cui Doppia D ritraeva la mano dopo averne preso uno. Non voleva distrarlo, né essere troppo invadente o creare una situazione imbarazzante, eppure una parte di lui sperava di sbagliare tempo e scontrarsi con la sua mano mentre cercava di prendere un pop-corn. Si sentiva nervoso e con l'andare dei minuti aveva cambiato posizione un sacco di volte: togliendo le gambe dal sedile davanti, accavallandole, tenerle larghe sul sedile... finendo per accavallarle di nuovo e far tremare il piede velocemente, sospirando irritato da tutto quel silenzio e da come Edd fosse preso dal film. Che poi a dirla tutta, gli piaceva il modo gioioso con cui guardava lo schermo, interessato a ogni scena e a quella trama che a lui sarebbe anche potuta interessare, se solo non fosse stato troppo preso da altro.

Fu però in quel momento, mentre era troppo concentrato a osservare il suo entusiasmo da cucciolo, che sbagliò tempo, andando a scontrare la propria mano con quella di Doppia D.
Si voltò quest'ultimo, sostituendo in brevi istanti la sua espressione felice in una più imbarazzata e dispiaciuta, come se si aspettasse che Kevin lo guardasse male per averlo interrotto dalla visione del film. Fu sorpreso però di vedere un' espressione sorpresa sul viso di Kevin, che si sentì altrettanto imbarazzato per quel tocco. Si fissarono a lungo per diversi secondi, poi Kevin tossì e lasciò il pop-corn che aveva in mano, sussurrando un flebile:

“Scusa.”

Che seguì subito una risposta balbettante da parte di Doppia D.

“Ehm no..s-scusa te, non s-sono stato attento.”

Disse prendendo il pop-corn e mettendoselo in bocca, rimanendo quasi strozzato dal suddetto. Kevin si passò una mano sulla faccia, dandosi mentalmente del coglione e quando si voltò per guardare Doppia D, notò che le sue mani erano intrecciate sul proprio grembo, contorcendosi per il nervoso. Sorrise e si sentì più rilassato, come se quella fosse una conferma di interesse da parte dell'altro. Si schiarì la voce e si stiracchiò un poco, allungando con disinvoltura il braccio sopra lo schienale di Edd e lentamente farlo scivolare dietro la sua testa, fermandosi all'altezza delle spalle. Doppia D si sentì avvampare il viso, voltandosi verso di lui e con il cuore in gola guardarlo negli occhi, trovandosi però con sorpresa il viso di Kevin a pochi centimetri dal suo. Sussultò silenziosamente, sentendo sempre più calore invadergli le guance e prima che potesse pensare a qualsiasi cosa, si ritrovò una decina di pop-corn in bocca, infilati con infantilità dalla mano del ragazzo accanto a lui.

Una leggera risata si scaturì dalla bocca di Kevin che guardava divertito il ragazzo con la bocca piena di pop-corn al burro e le guance rosse come due peperoni. Cercò di masticarne alcuni, scostandosi un poco dal sedile e guardando l'amico tra l'imbarazzo e il disagio.

“Kevin!”

Riuscì a dire quando fu libero, cercando di fare quella che per lui era una faccia corrucciata, ma che per Kevin era solo un'espressione terribilmente carina, una delle tante che il suo Dork sapeva fare quando era imbarazzato.

“Scusa.” Disse ridacchiando ancora un po' davanti a lui, coprendo la propria bocca con la mano sinistra. “Ma avevi la bocca aperta come un pesce lesso e pensavo volessi altri pop-corn.”

Edd avvampò maggiormente, per quanto possibile, distogliendo lo sguardo e desiderando di infilare tutta la testa sotto il proprio capello nero.

“Sei il peggiore..”

Borbottò poggiandosi al sedile tra una risata e l'altra di Kevin, decidendo di non prendere più nessun pop-corn per il resto del film.

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Capitolo 3
*** Una scala traballante. ***


NOTE AUTORE:
Coppia: Kevedd
Personaggi: Kevin e Edd
Genere: romantico - comico
Ringraziamenti a: Sistah per il betaggio.
ATTENZIONE: Questa storia potrebbe diventare con l'andare avanti dei chap di un rating diverso. Siccome la scrivo senza seguire una trama studiata, ma a ispirazione, non so fino a che rating arriverò.


 
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Una scala traballante.
 

Il giovedì successivo Kevin e Doppia D, non si erano potuti incontrare come erano soliti fare e tutto perché l'atleta aveva preso una brutta influenza. Erano già due giorni di fila che stava a casa con la febbre a 38 e mezzo, avvolto in un bozzolo di coperte calde, mentre una borsa riscaldata stava sui piedi perennemente freddi. Il naso rosso gocciava appena poteva e sotto al suo cuscino una miriade di fazzoletti sembrava aver fatto il nido. Stava davvero molto male.
Edd si era offerto più di una volta, tramite messaggio, di andarlo a trovare e fargli compagnia, passargli gli appunti delle lezioni e magari portargli qualcosa di caldo da bere, ma Kevin era stato categorico: “Non voglio vedere nessuno.” E lui, ovviamente, faceva parte delle persone che Kevin non voleva assolutamente vedere.

Così, Edd, aveva cominciato a scrivergli già da dopo pranzo, seduto sul proprio divano a far finta di guardare qualcosa alla televisione. Anche se ormai si sapeva, quella non veniva nemmeno minimamente guardata, era solo un modo per avere compagnia, dato che i suoi genitori erano sempre fuori per lavoro, lasciando il piccolo Edd a casa da solo.


[Giovedì 12 Maggio – 14:02]

Double Dork: Come stai? Ti è scesa la febbre?

[Giovedì 12 Maggio – 14:04]

Kevin: Un po' meglio, ma non è scesa.

[Giovedì 12 Maggio – 14:04]

Double Dork: Sei solo a casa?

[Giovedì 12 Maggio – 14:05]

Kevin: Com'è andata a scuola?

[Giovedì 12 Maggio – 14:05]

Double Dork: Bene, hanno spiegato poco per fortuna, ormai sta finendo l'anno, prossimo giovedì ci sarà una verifica di biologia però.
Double Dork: Sei solo a casa?

[Giovedì 12 Maggio – 14:07]

Kevin: Che palle... quella vecchia racchia non poteva andare in vacanza prima?

[Giovedì 12 Maggio – 14:08]

Double Dork: Credo che tu stia aggirando il mio messaggio. Devo preoccuparmi?

[Giovedì 12 Maggio – 14:12]

Kevin: Cos-?!? No, non ce n'è bisogno. Sto bene! Adesso dormo, ciao.


La conversazione era finita così e Doppia D non sapeva cosa pensare, se non che Kevin non desiderasse essere disturbato da lui, eppure... Eppure nella sua testa non riusciva ad accettare del tutto quell'idea! Tutto quel suo essere evasivo sulla sua salute, lo faceva preoccupare solo di più. E se Kevin fosse semplicemente troppo orgoglioso per farsi vedere in quello stato?
Aveva sentito Nazz, durante le lezioni, dire a Nathan che sicuramente non voleva nessuno di loro a casa perché sarebbe stato troppo imbarazzante per lui. Nathan a sua volta aveva annuito e riso, parlando di come lo avrebbero potuto trovare cadaverico e tutto malaticcio, per niente “cool” come invece era di solito. Edd, ovviamente, solo al ricordo di quei commenti si era sentito contorcere lo stomaco, non poteva lasciare da solo Kevin se le sue condizioni erano così atroci. E se non c'era nessuno a prendersi cura di lui? Preso da un attacco di panico, misto ad un impavido coraggio, uscì di casa, indossando come al solito il proprio cappellino nero a strisce bianche, che per tutti era un pugno in occhio con tutto quel caldo.

Attraversò la strada e dopo un centinaio di metri arrivò davanti casa di Kevin. Si guardò intorno furtivo, notando che nessuno stava passando di lì e al tempo stesso che la macchina dei genitori di Kevin non c'era. La domanda era: cosa fare? Non avrebbe mai aperto l'altro ragazzo e farlo alzare dal letto era fuori discussione, visto che stava male. Si addentrò nel piccolo giardino, notando da dentro il garage una porta che dava sul retro. Si avvicinò velocemente e speranzoso che fosse aperta, tirò giù la maniglia, fallendo miseramente.
Sospirò scoraggiato, tornando di nuovo sul giardino e si guardò intorno, cercando un modo per intrufolarsi dentro. Fu allora, che vide la finestra del secondo piano aperta. Un'idea malsana gli balenò in testa: entrare da essa usando una scala! Se non fosse stata l'unica idea possibile da attuare per entrare dentro casa di Kevin, di certo non ci avrebbe nemmeno mai pensato! Ma a conti fatti, era l'unica soluzione. Si affrettò di nuovo a entrare nel garage alla ricerca di una scala e quando la trovò, a fatica la trascinò verso la parte della casa dove stava la finestra aperta, fortunatamente coperta da un grosso albero verdeggiante. La tirò su, con un bel po' di fatica, rischiando di farsela cadere addosso un paio di volte, finché non ci riuscì. L'idea di scalare però lo fece star male: lui e le altezze non erano mai andati tanto d'accordo e ricordava perfettamente tutte le birbanterie fatte con i propri amici d'infanzia, che gli avevano lasciato non pochi traumi.

Si fece comunque coraggio, cominciando a salire piano su essa, pregando di non cadere e spezzarsi l'osso del collo e imponendosi al tempo stesso di non guardare per nessuna ragione in basso. Mancavano pochi scalini e ce l'avrebbe fatta, quando una voce familiare attirò la sua attenzione, facendo traballare la scala.

“Hey! Piccolo Edd, cosa ci fai lì?”

Nathan era accanto alla scala e lo guardava dal basso divertito e sorpreso: mai avrebbe pensato che un tipo come Edd fosse in grado di fare qualcosa del genere da solo! Tuttavia la scala cominciò a ondeggiare ed Edd entrò nel panico più totale, lanciando un piccolo urlo e aggrappandosi come un koala alla sua unica ancora di salvezza, che adesso rischiava di precipitare.

“Hey!”

Urlò Nat da sotto, afferrando la scala alla base e tenendola ferma, impedendo così Doppia D di schiantarsi contro l'albero o direttamente al suolo. Edd aprì gli occhi lentamente, sentendo che tutto era immobile, sorpreso di non sentire dolore ovunque. Guardò subito verso il basso, rendendosi così conto di ciò che era successo e ringraziando tutti gli dei che fosse ancora vivo e che Nat era lì a salvato, come se fosse stato un piccolo angelo custode!

“Tutto bene? Cavolo, dovevi fermarla meglio questa cosa!”

“S-si! Grazie!”

Cercò di urlare Doppia D, guardando di nuovo davanti a sé e sbiancando di colpo quando a nemmeno un metro di distanza si ritrovò la faccia di Kevin: che era paragonabile a quella di un fantasma con le occhiaie visto il pallore della pelle. Per poco non gli venne un infarto e per lo spavento mollò stupidamente la presa dalla scala, decidendo così la sua morte in quello stesso momento. Fu però grazie alla prontezza e i riflessi di Kevin, che Doppia D non si sfracellò a terra, facendo di se stesso una grande frittata.

“Attento!”

Esclamò con voce rauca e nasale il ragazzo, stringendo forte il suo polso e intimandolo a muoversi a salire, visto che poteva reggere solo fino a un certo punto il peso dell'altro. Edd arrossì imbarazzato e ancora tremolante salì velocemente le scale, fino ad entrare dalla finestra e dentro casa del ragazzo. Si guardarono solo per qualche istante ed Edd potè notare che le guance di Kevin avevano assunto un leggero colore rosato, ma fu una visione troppo rapida per esserne del tutto certo, perché il ragazzo si sporse di nuovo alla finestra per guardare di sotto Nathan che se la stava ridendo grassamente per tutta quella scena.

“Tornatene a casa, bastardo! Ti avevo detto di non venire!”

“Oh mi perdoni sua altezza Giulietta~ non potevo immaginare che Romeo le avrebbe fatto visita quest'oggi..ahahahah”

“Vai al diavolo... faremo i conti quando starò meglio!”

E detto questo chiuse furioso la finestra, sentendosi ancora più in imbarazzo di prima. Quando si voltò si scontrò di nuovo con quello che era un Edd a disagio e imbarazzato.

“Ecco...io... ero venuto per accertarmi della tua salute.”

“E non potevi suonare il campanello come tutti gli esseri umani, Double Dork?”

Chiese irritato, facendosi spazio e uscendo da quella stanza, che non era altri che la camera da letto dei genitori di Kevin. Edd lo seguì a ruota fuori nel corridoio e giù per le scale, ritrovandosi insieme all'amico nel salotto dove quest'ultimo si sdraiò su uno dei divani presenti, incurante della presenza dell'altro. Edd lo osservava dall'alto, insicuro sul da farsi, notando con suo dispiacere di averlo fatto affaticare forse un po' troppo e per questo si sentì mortalmente in colpa.

“V-vuoi che ti prepari un tea caldo?”

“Mmh...no, sto a posto così.”

Rispose con calma e voce stanca. Non era tornato in camera sua solo perché era troppo incasinata per potergliela mostrare e Kevin aveva un certo riguardo per quelle cose, soprattutto quando si trattava di Edd. Gli occhi verde smeraldo del ragazzo si puntarono in quelle blu mare di Doppia D, in attesa di qualche reazione, ma niente parve provenire da parte di quest'ultimo.
Sospirò seccato e stanco, cercando di mettersi a sedere, per poi massaggiarsi con la mano destra la tempia.

“Non c'era bisogno di venire fino qui per la mia salute.”

Gli fece notare, ma Edd corrugò la fronte in un' espressione severa e si sedette accanto a lui, prendendogli istintivamente la mano ed esclamando:

“Certo che dovevo! Sei persino da solo, non puoi gestirti da solo in queste condizioni. Hai preso le medicine?”

Chiese, ma Kevin era arrossito a quel contatto tanto gentile quanto strano, cosa che invece Edd notò solo dopo aver osservato l'espressione dell'altro e lo sguardo puntato alle loro mani. Si staccò velocemente imbarazzato e si schiarì la gola, voltandosi dall'altra parte e guardare, da oltre la porta, la cucina.

“Sì le ho prese...” Rispose Kevin, che adesso sorrideva divertito dalla reazione dell'altro, andando con una mano ad accarezzargli la testa sopra il cappello, allarmando Doppia D, che portò le mani a stringere il berretto e voltarsi di scatto verso di lui, più imbarazzato di prima.

“C-che fai?”

“Ahahah.. sei proprio fissato con questo coso!”

“E-e allora?”

Kevin alzò le spalle, starnutendo subito dopo e facendo allarmare Edd, che si apprestò a prendere la scatola di fazzoletti che trovò sul tavolo.

“Devi riguardarti. Adesso mettiti giù che ti vado a preparare del tè verde. Vuoi vedere qualcosa alla televisione?”

Kevin si stese, mente Edd si alzava e prendeva il telecomando, in attesa di una risposta da parte dell'altro.

“Mmh...c'è la serie tv a quest'ora...”

Disse a bassa voce, guardando il soffitto. Edd sorrise e accese lo schermo, mettendo il volume basso e sul canale dove trasmettevano la loro serie tv preferita, per poi dileguarsi in cucina a preparare una tazza enorme di tè verde.

Quel giovedì pomeriggio passò così: con una tazza di tè verde che sembrava non finire mai, Kevin che si lamentava ogni tre per due a causa del suo naso gocciolante ed Edd, che si prendeva cura di lui, raccontandogli nel mentre tutte le cose che si era perso in quei giorni a scuola.

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Capitolo 4
*** Farfalle. ***


NOTE AUTORE:
Coppia: Kevedd
Personaggi: Kevin e Edd
Genere: romantico - comico
Ringraziamenti a: Sistah per il betaggio.
Scuse: volevo scusarmi coi lettori e le persone che seguono questa piccola e disagiante storia, per il ritardo di questo capitolo, prometto che non ci saranno più ritardi tanto lunghi. Purtroppo in questo periodo ho avuto molte cose da fare e pochissimo tempo per stare al pc e scrivere liberamente. ATTENZIONE: Questa storia potrebbe diventare con l'andare avanti dei chap di un rating diverso. Siccome la scrivo senza seguire una trama studiata, ma a ispirazione, non so fino a che rating arriverò.


 
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Farfalle.
 

Quel giorno, Kevin, sapeva perfettamente che le cose avrebbero preso una strana piega. Uscendo dalla doccia aveva sentito come una strana sensazione ribollirgli nello stomaco, come se improvvisamente avesse avuto un attacco di fame improvvisa. Cercò di non pensarci, almeno per un po’, il tempo di arrivare al lavandino e fissare davanti a sé la propria figura riflessa nello specchio. Si guardò per lunghi minuti, osservando i capelli bagnati tirati indietro sul capo e il fisico delineato dai muscoli pieno di piccole goccioline d’acqua che lo rendevano in qualche modo più attraente. Si sentiva attraente. Si voltò di profilo, osservando le spalle e la linea della schiena, liscia e perfetta, andando con lo sguardo fino al proprio fondo schiena. Abbassò lo sguardo, tornando nuovamente girato del tutto davanti allo specchio e osservò l’asciugamano avvolgerlo dolcemente intorno alle gambe. In un flash, la sua mente diede vita a un pensiero fin troppo estremo: “Chissà se Edd mi trova attraente.”
Ci mise una manciata di secondi a metabolizzare quel pensiero e subito arrossì vistosamente, sentendosi un idiota totale. Si coprì il viso, dando le spalle allo specchio: no, non avrebbe dovuto pensare una cosa del genere. Loro erano solo grandi amici, no?


La campanella dell’ultima ora suonò e tutti gli studenti si ritrovarono a uscire in fretta dalle aule, contenti di poter tornare finalmente a casa. Kevin ci mise quasi dieci minuti in più del solito prima di uscire dagli spogliatoi e raggiungere Edd dietro la scuola, dove erano soliti aspettarsi quando era giovedì pomeriggio. Non riusciva proprio a togliersi dalla testa quello stupido pensiero fatto quella mattina e dopo che una ragazza del terzo anno gli si era dichiarata, si sentiva ancora più imbarazzato, perché nella sua testa la speranza di essere attraente anche per quegli occhi blu mare si era rafforzata maggiormente.

Edd lo stava aspettando, come al solito, seduto per terra, con la schiena poggiata al muretto e un libro di testo in mano, intento a leggere e a ripassare i programmi scolastici. Era rilassato e apparentemente per niente nervoso che Kevin ci avesse messo così tanto quel giorno, come se sapesse che sarebbe comunque arrivato da lui. Tutto ciò fece sentire terribilmente nervoso il ragazzo, che quando si schiarì la voce per farsi notare da Edd, decise di guardare altrove, negandogli quindi il solito scambio di sguardi che si facevano quando si salutavano.



 “Hey.”



 Disse semplicemente, lasciando che Edd si alzasse, un poco sorpreso da quello strano distacco. Portò il libro nella borsa a tracolla, salutandolo di rimando con esitazione.



 “Buon pomeriggio Kevin…tutto bene?”



 Chiese preoccupato, portandosi vicino a lui, come per verificare con i suoi occhi se gli fosse tornata nuovamente la febbre. Kevin si sentì avvampare per tutta quella vicinanza, portando imbarazzatissimo la mano sul proprio viso e facendo al tempo stesso un passo indietro.



 “Si si! Tutto a posto. Sono solo stanco per via degli allenamenti—!” 



Disse senza esitazione, sentendosi un grandissimo stupido. Edd lo guardò poco convinto ma annuì, andando a stringere le mani sul proprio grembo e giocherellare nervosamente con le dita. 



“Oh… capisco, quindi… oggi vuoi ehm…saltare?”



Si sentì imbarazzato nel fargli quella domanda, come se quelli che avessero fossero regolari appuntamenti ed egoisticamente voleva continuarne ad avere, perché passare del tempo con Kevin era una delle cose più piacevoli e belle che gli accadevano durante la settimana. Amava i giovedì Edd, li amava davvero tanto. Si sentiva meno solo e forse in qualche modo importante, per questo avrebbe fatto di tutto per non farli smettere: come salire su una scala altissima, scavalcare la finestra di casa solo per prendersi cura di lui. Però…se Kevin era semplicemente stanco, lui cosa poteva fare? Forse era anche solo una scusa per non uscire insieme, forse stava diventando pesante…



“No! Cioè…” si schiarì la voce, cercando di non sembrare troppo frettoloso e avventato nel dare quella risposta. “Non ho problemi, è solo stanchezza generale, mi passerà mangiando qualcosa.”



Esordì Kevin, scacciando ogni piccola insicurezza e tristezza improvvisa che stavano colpendo il piccolo Doppia D in quel momento. Le guance di Edd arrossirono vistosamente quando il suo sguardo andò ad incrociare con quello di Kevin, che finalmente aveva spostato i suoi intensi occhi verdi su di lui. Ci fu un brevissimo attimo di silenzio, colmato solo da quello scambio di sguardi ed interrotto solamente a causa del troppo imbarazzo di Kevin, che improvvisamente aveva preso il polso del ragazzo più piccolo cominciando a trascinarlo via da lì.



“Andiamo.”







Camminarono velocemente per cinque minuti ed Edd non disse mai niente, nonostante il polso cominciasse a fargli male a causa della forza che Kevin esercitava per trascinarlo via. Quando arrivarono a casa del giocatore di football, si chiusero velocemente la porta alle spalle e lì, la presa che c’era stata fino a quel momento, si allentò. Kevin si sentì terribilmente a disagio in quel momento: forse non era stato poi così tanto intelligente camminare velocemente fino a casa, come se non dovessero farsi vedere da nessuno. Edd, al contrario suo, sentiva le guance arrossate e il fiato corto, mentre le mani andarono entrambe a stringere la tracolla, come se di colpo fosse diventata improvvisamente pesante. In realtà la cosa pensante in quel momento era quel terribile e lungo silenzio che non sembrava voler essere colmato da niente, se non dai respiri pesanti e stanchi. Si sentiva il cuore rimbombargli nelle orecchie, Kevin, come se da un momento all’altro potesse esplodergli e la cosa che gli faceva venire maggiormente l’ansia era pensare che Edd potesse sentirlo. Pensare che Edd fosse lì, poggiato al suo petto a sentire quanto il suo cuore stesse correndo veloce solo per lui, solo per il totale caos che aveva in testa pensando a lui. Cercò di calmarsi, facendo piccoli respiri lenti, come era solito fare prima di una partita importante, concentrandosi al meglio sull’obiettivo. Peccato però che il suo sguardo corse su Doppia D, che stava fissando imbarazzato il pavimento, stringendo forte la tracolla della sua borsa, mentre il viso completamente rosso e leggermente sudaticcio, lo rendevano terribilmente fragile e adorabile. Si affrettò a poggiare una mano sulla sua spalla Kevin, come se da un momento all’altro potesse cadere giù e farsi del male.



“Hey… Tutto bene Double Dork?”



Gli occhi di Edd si sgranarono lucidi, fissando dritto negli occhi il ragazzo accanto a sé e sentendosi accaldare sempre di più a quella vicinanza e a quel contatto così…strano. Non era la prima volta che erano così vicini, eppure Kevin era strano quel giorno, il suo comportamento, il suo sguardo sfuggente ma intenso, carico di tante cose che facevano sentire Edd in modo irrequieto e insicuro. Deglutì a fatica, per poi annuire con calma, distogliendo lo sguardo dal ragazzo e portando le mani davanti alla bocca sussurrò:



“S-sì…è solo che, ho un po’ caldo…deve essere a c-causa della camminata veloce.”


G
li occhi di Edd si alzavano e abbassavano, guardando prima Kevin e poi il pavimento, mentre l’altro ragazzo si sentiva le guance accaldate. 



“Carino…”



Sussurrò senza rendersene conto. Edd tuttavia alzò lo sguardo più rosso che mai, fissandolo con occhi sgranati e indietreggiando quasi spaventato, tornando a stringere la tracolla all’altezza del petto.



“C-c-c-cosa??”



Lo sguardo di Kevin si sgranò e il suo viso sbiancò di colpo, per poi colorarsi di un acceso rosso fuoco, simile a quello che colorava le guance dell’amico. Aprì la bocca più volte senza però riuscire a parlare e si sentì un idiota per essersi fatto sfuggire una cosa del genere. Come aveva potuto? Come? Cosa gli era saltato in testa?



“I-intendevo dire panino! P-a-n-i-n-o. Sì, vuoi un panino?”



Disse infine Kevin, sperando che Edd non scappasse da lui o pensasse che fosse pazzo. Lo sguardo di Doppia D tuttavia si abbassò di colpo e impacciato cominciò a borbottare:



“Oh…sì…giusto…il panino. Certo, ecco…sì grazie, lo prenderei molto volentieri.”



Sospirò Kevin, ringraziando chissà quale Dio lassù e dopo aver posato il proprio zaino a terra, togliendosi anche la giacca che attaccò all’attaccapanni, invitando Edd a fare altrettanto con le proprie cose, per poi sparire in cucina e preparare dei panini con la salsa tonnata. Kevin non era un ottimo cuoco, anzi, sapeva a malapena fare tramezzini e cose che non dovevano essere cotte o riscaldate, per questo era raro che invitasse qualcuno per cena quando era solo, a meno che non fosse sicuro che quel qualcuno avrebbe cucinato per entrambi, oppure sapendo che l’altra persona avrebbe accettato la sua decisione nell’ordinare della pizza o del cinese a domicilio.
Q
uando finì di preparare i panini, li servì su un piatto grande che portò sul tavolo della cucina dove Edd si era seduto in attesa che l’altro finisse di preparare. Kevin lo trovò strano ma non disse niente, forse non voleva mangiare sul divano o forse non voleva vedere la serie tv? In quel caso si chiese, che cosa avrebbero fatto tutto il pomeriggio? 



“Spero ti piacciano.”



Disse sorridendo e mettendosi anche lui a sedere di fronte al ragazzo. Edd sorrise quasi gioioso, lasciando che lo spazio tra i due incisivi si vedesse apertamente, andando subito a prendere uno dei panini posti sul piattino.



“Oh, grazie. Saranno sicuramente buoni se li ha preparati Kevin.”



Sorrise e ne morse un pezzo, assaporando subito il gusto della salsa sul palato. Kevin si era sentito in imbarazzo, non come lo era stato fino a prima, quando erano appena arrivati, ma quella frase lo fece sentire strano, come se il suo stomaco avesse cominciato a borbottare, eppure non era così, perché non si era udito alcun rumore nella stanza. E alla fine, osservando la piccola macchia di salsa che macchiava l’angolo della bocca di Doppia D, realizzò. Quello che sentiva non era mal di stomaco o fame, erano farfalle, tante farfalle che svolazzavano imperterrite, proprio come aveva detto la sua amica Nazz quando erano bambini:



“Quando sei innamorato di qualcuno, non è fame quella che ti fa sentire piccole fitte allo stomaco: sono farfalle! Me lo ha detto la mamma. Le farfalle si svegliano e volano dentro di noi per avvertirci che la persona che abbiamo davanti, o quella a cui stiamo pensando, è quella di cui siamo innamorati! Ed è un richiamo! E quando lo sentiremo sapremo che avremo trovato la nostra anima gemella.”

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Capitolo 5
*** La quercia di Charlie. ***


NOTE AUTORE:
Coppia: Kevedd
Personaggi: Kevin e Edd
Genere: romantico - comico
Ringraziamenti a: Sistah per il betaggio.
ATTENZIONE: Questa storia potrebbe diventare con l'andare avanti dei chap di un rating diverso. Siccome la scrivo senza seguire una trama studiata, ma a ispirazione, non so fino a che rating arriverò.


 
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La quercia di Charlie.
 

Erano passate due settimane da quando si erano visti l’ultima volta. Gli ultimi giorni di scuola erano sempre i peggiori, questo perché c’era da studiare di più per recuperare le materie insufficienti e Kevin, purtroppo, non era mai stato un genio in scienze, per questo si era ritrovo chiuso in casa ogni giorno. Aveva addirittura saltato tutti gli allenamenti, preferendo passare le vacanze estive libere, piuttosto che con la testa sui libri e una bella punizione da parte dei suoi per essere stato rimandato a Settembre. Edd ovviamente si era offerto per aiutarlo, ma Kevin aveva rifiutato categoricamente, perché studiare con lui sarebbe stato impossibile. Double D non capiva il perché, in realtà, alla fine era sempre stato con tutti un buon insegnante, perché sarebbe dovuto essere diverso con lui? Non se ne capacitava.

Quel giorno, comunque, si sarebbero incontrati di nuovo. La meta era un posto fuori città: una piccola e modesta montagna dove si poteva passeggiare, girare per i boschi, fare campeggio e pic-nick, oltre a sciare nel periodo invernale sulle piste. Avrebbero preso la moto di Kevin per arrivarci, e visto che il giorno dopo sarebbe stato l’ultimo giorno di scuola, nessuno dei due si preoccupava di rientrare tardi a casa.

Stava sistemando con calma le ultime cose, Edd, controllando per la terza volta se nello zaino avesse portato tutto l’occorrente, mentre Kevin aveva appena parcheggiato la moto davanti casa sua: sostanzialmente muovendola di pochi metri visto che erano letteralmente vicini di casa.
Cercò di muoversi, controllando anche se nel portafoglio avesse messo abbastanza contante e dopo essersi infilato la giacca a vento nera, uscì in fretta di casa, chiudendo due volte a chiave. I suoi genitori non c’erano quasi mai a causa del lavoro, ed anche per questo, Edd, non aveva problemi a restare fuori fino a tardi o a invitare qualcuno a casa per passare un po’ di tempo in compagnia, sebbene erano rare le volte che invitava qualcuno.
Il motivo? Beh, Double D era una persona particolarmente studiosa e che in fondo amava stare per conto suo. Certo, c’era anche da dire che Edd non amava particolarmente trovare a fine giornata la casa in disordine e sapeva che invitare qualcuno, avrebbe solo comportato un impiccio a livello di ordine e anche di igiene. Sì, Edd era un tipo attentissimo anche alla pulizia della casa, oltre che quella personale. Odiava vedere gli strati di polvere sui mobili o impronte di scarpe fangose sul pavimento, lui semplicemente, non le tollerava. Kevin, infatti, le poche volte che c’era stato, aveva sempre trovato l’ambiente ordinato e rigorosamente pulito, non riuscendo a capacitarsi di come un ragazzo potesse mantenere da solo la casa in quel modo. C’era da dire, tuttavia, che quel ragazzo era Edd e quindi stupirsi di qualcosa del genere era davvero sciocco.

Si incontrarono fuori dal viale di casa di Edd, salutandosi con un cenno di mano e degli imbarazzanti “ciao”, che a Kevin sembravano così stupidi, un po’ come quella sensazione di nervosismo che lo invadeva ogni volta che incrociava quegli occhi blu intenso. Double D, alcontrario suo si sentiva eccitato all’idea di passare un pomeriggio diverso dagli altri e con a seguire un pic-nic quasi romantico su in montagna, dove avrebbero acceso un piccolo falò e messo per terra dei teli. Avrebbe tanto voluto chiedere a Kevin di fare un campeggio quella stessa estate, magari al mare o in un posto lontano dalla loro città. Certo, chiederglielo sarebbe stato sopra ogni modo imbarazzante! La sola idea di chiedergli di stare degli interi giorni insieme, era qualcosa che lo avrebbe messo fortemente a disagio.

“Allora, sei pronto?”

Gli chiese Kevin, passandogli il casco che avrebbe dovuto indossare. Edd lo prese ed annuì vigorosamente, sorridendo caldo e mostrando quel piccolo spazio tra i due incisivi, che caratterizzava tantissimo il suo sorriso. Lo trovava carino, Kevin, quasi illegale: un sorriso del genere faceva perdere almeno dieci anni di vita per quanto era dolce e bellissimo. Si chiese, senza nemmeno rendersene conto, che sensazione avrebbe potuto suscitargli passarci la lingua in mezzo.




Partirono subito dopo che Edd salì sopra la moto, stretto alla schiena del ragazzo alla guida e inclinato in avanti per non farlo sbilanciare, come se stesse cercando di fondersi a lui. Ci misero un’ora prima di arrivare alla meta tanto ambita e quando Kevin si parcheggiò, in una piccola piazzola, spense il motore, facendo scendere Double D per primo. Lo aiutò dandogli la mano, sentendo per un breve momento il calore che essa poteva avere e la morbidezza di quelle dita piccole e affusolate: esattamente l’opposto delle sue.
Scese anche lui, subito dopo, mettendo il cavalletto e prendendo da dentro il sellino il proprio zaino, mettendolo in spalla e riempiendo di nuovo il cestello con il casco di Edd. Il proprio lo legò per terra insieme al motore, usando la catena metallica che si portava sempre a presso. Si guardò intorno e si stiracchiò gambe e braccia, sbadigliando quando finì.



 “È un bel posto, vero?”



Chiese, avvicinandosi a Edd che stava osservando il panorama oltre la staccionata in legno. Si poteva vedere la città in lontananza, piccola e con le sue molteplici vie che venivano quasi delineate dalle case e dagli edifici che la componevano. Sorrise, annuendo, Double D, voltandosi verso Kevin e guardandolo in quel modo negli occhi.


"
Sì, lo è davvero tanto.”

Il ragazzo ebbe quasi un colpo al cuore quando gli sentì dire quelle parole, in un modo così dolce e candido che quasi lo spiazzarono. Si sciolse però, andando a ricercare timidamente la mano destra di lui, così da poter intrecciare le sue piccole dita con le proprie.

“Lo è ancora di più se ci sei tu qua.”



Double D si sentì le guance calde, mentre arrossiva a vista d’occhio, sgranando appena gli occhi per lo stupore di quelle parole. Kevin gli aveva appena detto che era bello essere lì con lui? Che era più bello quel posto grazie a lui? Non riusciva a pensare, a credere che quello davanti a sé, era lo stesso Kevin per cui da anni aveva una cotta. La cosa più sorprendente però era stato sentire la sua mano prendere la propria, in una stretta calda e intima.

Intrecciare le mani, è un gesto che solo gli amanti fanno. Un gesto che trasuda calore e amore, lasciando spazio a un’intimità che pochi possono davvero capire. Chi intreccia le dita di un’altra persona, sta unendo la propria anima alla sua: come se da quel momento in poi fossero un’unica realtà. Si tengono stretti, in un modo semplice e puro, che ormai è diventato di uso comune tra gli amici, ma che per chi ne apprezza davvero il senso, sa, che quel gesto, è la cosa più bella e romantica che si possa fare con la persona che si ama.

Kevin, si sentì terribilmente in imbarazzo nel vedere la sua reazione, ma cercò di non darlo troppo a vedere e con le guance altrettanto arrossate, continuò.

“Sai, questo posto è davvero speciale per me. Da piccolo mio padre mi ci portava sempre, facevamo lunghe scarpinate e a volte dei giri in bici, pedalando da casa a qua e da qua fino a casa. Tornavamo sempre sudati ahahah!”

Rise al ricordo della propria infanzia, mentre cominciava a tirare Edd verso di sé, che dopo quella piccola rivelazione sembrò rilassarsi di poco, sorridendo a sua volta insieme all’altro. Cominciarono a camminare lungo il sentiero e nel mentre Kevin continuò a raccontargli i ricordi che lo legavano a quel luogo: uno per uno, come se Double D dovesse venirli a sapere tutti.
Edd lo ascoltava, sorridendo e commentando di tanto in tanto quello che Kevin gli rivelava, trovando affascinante, sopra ogni modo, i suoi racconti e la sua maniera, a volte comica, di raccontarglieli. La tensione era praticamente svanita, non quanto l’imbarazzo e il battito che continuava imperterrito nella sua corsa, ma adesso tenersi per mano era quasi naturale ed entrambi amavano farlo.

Quando arrivarono in uno spazio in mezzo al bosco, dopo aver percorso per tutta la giornata le varie vie verdeggianti, Kevin si fermò allargando il braccio libero, esclamando un “Tadaaan” che fece comprendere a Edd che erano arrivati a destinazione.

“Faremo qua in mezzo il falò, che ne dici?”




“Oh! Penso sia davvero perfetto, ci sono un sacco di tronchi possibilmente comodi per sedercisi sopra.”



Kevin sorrise, per poi scuotere il capo e mettersi davanti a lui, sistemandosi con un colpo di spalla, meglio lo zaino. 


"
Scherzavo. Il posto dove voglio portarti è oltre quella quercia.”

Gli disse, andando a prendere l’altra sua mano con quella libera. Adesso la pelle di entrambi era leggermente sudata, calda e quasi appiccicosa, ma a nessuno dei due sembrava importare davvero. Edd si sentì le gambe molli e il viso caldo, mentre lo sguardo di Kevin era fisso nel suo. Gli occhi del ragazzo erano di un verde brillante, che però se si notava bene, andava a sfumare in alcune ramificazioni marroni, scurendosi verso la parte centrale, dove stava la pupilla. Sembrava un paesaggio montuoso, un manto verde cosparso di rocce e, l’unico che poteva completare quel paesaggio così intenso, era Edd.

Fece un passo in avanti Kevin, diminuendo la distanza tra loro e lasciando tuttavia uno stacco d’altezza piuttosto accentuato. Edd dovette alzare di poco il capo per poterlo continuare a guardare negli occhi, lasciando scivolare via dalle sue labbra quel sorriso caldo che fino ad allora si era dipinto sul suo viso.

“Quando sono arrivato in questo posto per la prima volta, avevo otto anni. Ricordo che allora non mi stavi particolarmente simpatico, ma nonostante questo ti ammiravo moltissimo.”

Cominciò a parlare, mentre Double D ascoltava in silenzio, curioso di sapere cosa gli avrebbe raccontato su quel luogo o su qualsiasi altra cosa che Kevin avrebbe voluto condividere con lui.

“Fu qua che trovai Charlie, il mio primo cane. Aveva sette anni, ed era stato abbandonato lì già da due giorni, legato con una corda proprio a quella quercia. Quando lo trovammo, io e mio padre, lo sciogliemmo dalla corda e con le mani a coppa gli demmo da bere. Era spaventato e triste. Ma nonostante questo riuscimmo a farlo bere e tranquillizzarlo. Subito dopo, mio padre tornò da solo giù a casa, così da poter prendere la macchina e venirlo a recuperare con quella. Restai solo con lui per circa un’ora e un quarto, accarezzandolo e parlandogli di quanto fosse stato bravo.”

Sorrise Kevin, sentendosi in imbarazzo nel ricordare quel giorno, ed alzando lo sguardo verso la quercia gli sembrò di poterlo vedere di nuovo lì, Charlie, legato a quel tronco.

“Era davvero bello, il pelo era lungo e tenuto bene, ma non sembrava essere lo stesso per la sua salute. Dopo averlo messo in macchina ci dirigemmo subito dal veterinario, che lo visitò in sala con mio padre. Io restai fuori. Sarei voluto entrare anch’io, ma mio padre aveva insistito che aspettassi fuori dalla sala. Non sapevo cosa stesse succedendo, ma sapevo che non era un buon segno e che con molta probabilità quello che sarebbe uscito da lì sarebbe stato straziante.”

Gli occhi gli si fecero lucidi, mentre le mani strinsero più forte quelle di Edd, che lo guardava, in silenzio, stringendo a sua volta quella presa. Lo sguardo di Kevin tuttavia era rivolto a quella quercia e lì sembrava voler rimanere.


"
Aveva un tumore ai polmoni e con molta probabilità chi lo aveva abbandonato era perché non poteva permettersi le cure e le spese per l’operazione. Mio padre però, nonostante le spese di casa e le difficoltà che c’erano, decise di prenderlo lo stesso, ponendolo da subito alle cure del veterinario. Passai ogni singolo giorno con lui, ogni istante, facendolo dormire sul mio letto e portandolo a giro quando non ero a scuola e giocando con lui, finché non arrivò il giorno dell’intervento. Lo aspettai fuori per ore e quando il dottore uscì mi guardo con un sorriso stanco, dicendomi: «Ce l’ha fatta, sta riposando, puoi tornare a casa adesso, domani mattina torna a prenderlo.»
Ero così felice di quelle parole che mi misi a piangere…ahahah… gli volevo bene, davvero tanto.”

La sua voce si fece più seria e lo sguardo si fece cupo, triste, mentre le mani allentavano la stretta su quelle di Edd.

“Durò solo un anno con noi, poi il tumore tornò e quando provarono a ri-operarlo, lui…non ce la fece, morì durante l’operazione.”

Calde e lente lacrime cominciarono a scorrere lungo le guance di Kevin, mentre la mascella si serrava stretta. Non riusciva a guardare Edd, non poteva, si sentiva così fragile, così rotto dentro…

Edd non disse niente, cercò di sopprimere le lacrime che si spingevano per uscire agli angoli dei suoi occhi, per poi lasciare la presa dalle sue mani. Lo abbracciò, andando a cingergli il busto con le braccia e poggiando la testa contro il suo petto, piangendo silenziosamente con lui.




Kevin non riuscì a dire a Edd dove avevano seppellito Charlie, ma lui lo capì lo stesso. Charlie era sepolto ai piedi della grande quercia, proprio dove Kevin lo aveva trovato per la prima volta, nel luogo del loro primo incontro.

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Capitolo 6
*** Marshmallow ***


NOTE AUTORE:
Coppia: Kevedd
Personaggi: Kevin e Edd
Genere: romantico - comico
Ringraziamenti a: Mapi (socia in affari barbona).
PLUS: Scusatemi tantissimo per il MEGA RITARDO, purtroppo questo non è stato esattamente un bel periodo, ci sono stati molti alti e bassi e nel mentre ho ripreso i corsi universitari, quindi partorire questo capitolo è stato più faticoso del previsto ;w;
Spero che apprezzerete lo stesso anche questo chap, come gli altri e spero di sentirvi nonostante ci abbia messo un po' ad aggiornare. Buona lettura!

ATTENZIONE: Questa storia potrebbe diventare con l'andare avanti dei chap di un rating diverso. Siccome la scrivo senza seguire una trama studiata, ma a ispirazione, non so fino a che rating arriverò.


 
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Marshmallow.
 

Il fuoco scoppiettava davanti a loro, mentre il vento estivo accarezzava la loro pelle, facendoli tremare appena per i brividi. Nonostante la stagione primaverile, in montagna, si poteva sentire una leggera brezza fredda, che portava le persone a rintanarsi sotto giacche o felpe pesanti, se non volevano rischiare un raffreddore. Kevin e Edd tuttavia, non avevano felpe con loro ma solo una coperta di medie dimensioni, che usarono per avvolgercisi dentro. Il calore procurato dai loro corpi vicini era piacevole, intenso, non c’era niente di meglio che sentire un contatto del genere in quel momento.

Dalle labbra di Kevin uscì uno sbuffo leggero, mentre con la mano reggeva un lungo spiedino su cui era posto sopra un marshmallow. Lo faceva girare lentamente, passandolo sopra i guizzi delle fiamme, proprio come stava facendo Edd col proprio, sebbene con molta più incertezza e preoccupazione, come se di lì a poco potesse prendere fuoco e carbonizzarsi.

“Come ti senti?”



Chiese con tono pacato Double D, mentre allontanava lo stecchino e portava il boccone vicino alle labbra, cominciando a soffiarlo piano intorno. Ormai erano passate due ore da quando erano arrivati e Kevin gli aveva parlato di Charlie. Non voleva riaprire l’argomento, questo era ovvio, però voleva accertarsi che l’altro non ci stesse pensando più del dovuto solo perché erano in quel luogo.

Alzò le spalle in tutta risposta, allontanando anche lui il marshmallow dal fuoco, portandolo vicino alle labbra per soffiarlo e cercare di renderlo meno bollente. 



“Meglio, anche se un po’ mi pento di non aver portato una giacca più pesante.”



Sorrise, volgendo lo sguardo verso Edd, che arrossì leggermente quando i loro sguardi si incrociarono in quel modo, a quella distanza così ravvicinata.



“Oh…h-hai molto freddo?”



Chiese, sentendosi a disagio per non aver pensato lui stesso a portare con sé una felpa più pesante. Dannazione, con tutto che aveva ricontrollato più volte lo zaino per accertarsi che avesse inserito tutto! Si sentì terribilmente stupido e di troppo sotto quella coperta; senza accorgersene la sua espressione divenne nervosa e imbarazzata, mentre con gli incisivi andava a torturarsi il labbro inferiore.

Kevin ridacchiò, divertito nel vederlo in quel modo, prendendosi gioco di lui mentalmente e trovandolo assolutamente carino! Cosa che Edd non mancò di notare, sentendosi ancora più in imbarazzo, tanto che arrossì vistosamente sulle guance.



“P-perché stai ridendo?”



Kevin scosse il capo, portando il braccio sinistro ad avvolgere il compagno sui fianchi, andando in quel modo ad abbracciarlo. Ma non fu un semplice abbraccio, la sua mano salì subito dopo sul capo del ragazzo, andando a immergere le dita nella folta chioma corvina: lasciando scivolare via dal suo capo il capello.



“H-hey!”



Cercò di protestare Doppia D, che a quel gesto quasi scattò rigidamente dritto con la schiena, cercando con una mano di fermare il proprio beanie nero e bianco, prima che quest’ultimo cascasse rovinosamente a terra. Ma le dita di Kevin si insidiarono in modo piacevole tra i suoi capelli, andandone a sentire meglio la loro morbidezza. Edd si lasciò sfuggire un sussulto, un piccolo verso soppresso dalle sue labbra chiuse, mentre il suo corpo recepiva ovunque quel contatto. Era una sensazione strana, nuova: nessuno prima di allora gli aveva toccato i capelli, sempre nascosti dal beanie, ed era come se il tempo in cui erano rimasti invisibili agli occhi degli altri li avesse resi più sensibili.

I suoi grandi occhi blu si immersero in quelli di Kevin, di un color verde intenso, annaspando con la bocca nel vedere quella foresta fitta avvicinarsi sempre di più. Era così magnetico lo sguardo del giocatore di football, così intenso e a modo suo aggressivo. Si sentiva come intrappolato in un angolo, pronto ad essere attaccato e mangiato dall’altro. Deglutì a fatica, mentre le dita del compagno cominciarono ad accarezzarlo dolcemente sul capo, facendo piccoli cerchi concentrici. Le labbra di Edd si schiusero, tremando e gli occhi si fecero più liquidi, socchiudendosi per il piacere causato da quel contatto. Si sentiva tutto elettrizzato, completamente assuefatto da lui, tanto da non accorgersi di aver portato una mano a stringere con forza la stoffa della coperta, tirandola leggermente verso di sé.

Kevin non si perse nemmeno un’espressione, un sussulto, uno sbuffo di aria rilasciato da quelle labbra umide e morbide: era così bello ai suoi occhi, troppo per essere legale. E non si lasciò sfuggire nemmeno l’odore intenso che sentiva mano a mano che si avvicinava al suo viso, mano a mano che il calore diventava più intenso. Socchiuse anche lui gli occhi e si sentì il cuore in gola pulsare veloce e forte, mentre l’idea di baciarlo diventava sempre più martellante e bisognosa nella sua testa. Era come se stesse combattendo una qualche forza di gravità, come se stesse sopprimendo qualcosa di naturale e bellissimo, costringendosi a star lontano da tutto ciò che desiderava e aveva a portata di mano.



Fu un attimo, e un contatto freddo gli sfiorò la guancia: le dita erano morbide, quasi gommose contro la pelle calda, scaturendo una sensazione strana e particolare. Kevin ebbe il tempo di battere gli occhi una, due volte, poi il viso di Edd si slanciò in avanti e fu lui ad azzerare tutta quella distanza che ancora li separava, andando a instaurare una sorta di equilibrio e completezza. Il suo sguardo era sorpreso, perso nel sentirne la pelle sfregare contro la propria, proprio come il fiato caldo solleticargli il viso. Si sentiva scombussolato, lo stomaco aggrovigliato in maniera piacevole ma al tempo stesso strana, mentre la mano che stava sul capo di Double D lentamente era scesa sul collo, andando a stringerlo piano da dietro. 



Si erano baciati, Edd lo aveva baciato e Kevin lo trattenne per diversi secondi in quel modo, chiudendo a sua volta gli occhi e lasciandosi trasportare da quel breve e intenso momento.

Quando si separarono delle piccole nuvole bianche, causate dal loro fiato caldo, spumeggiarono tra di loro, mentre i loro sguardi imbarazzati ma intensi si fissavano di rimando, come a decidere cosa sarebbe successo da quel momento in poi.

La verità però, era che nessuno dei due voleva staccarsi dall’altro, nessuno dei due voleva davvero pensare alle conseguenze di quel bacio, ma solo continuare a farlo, ancora e ancora.





Si erano continuati a baciare per più di venti minuti buoni, in silenzio, senza interrompere nemmeno per un istante quell’atmosfera con parole vane. Le mani di Kevin avevano accarezzato i capelli del ragazzo per tutto il tempo, provocandogli piccoli gemiti che si erano riversati tra le loro labbra calde, lasciandosi trasportare mano a mano in baci sempre più passionali e profondi. Le mani di Edd invece si erano aggrappate a quelle spalle, raggiungendo la schiena e stringendone a quel punto la maglia pesante, desiderando però nella sua testa di toccare la pelle tonica del giovane. Le gambe si erano intrecciate e Double D era finito quasi in braccio all’altro, trascinato dall’altra mano del giovane che lo aveva tirato a sé in un abbraccio, lasciando cadere il marshmallow con il bastoncino per terra.
Avevano continuato finché il fuoco non si era ridotto solo a carbone rossiccio, senza più alcuna traccia di qualche fiamma calda e il luogo si era fatto a quel punto più buio e freddo.

“Forse, d-dovremmo rincasare.”



Fu Edd a interrompere per primo quel lungo silenzio, mentre le proprie dita non volevano saperne di staccarsi dall’altro, proprio come le gambe che non volevano saperne di tornare al loro posto. Kevin in tutta risposta continuò a fissarlo intensamente, sentendo i pantaloni stretti protestare a quell’idea. 



“U-uhm…magari, v-visto che è tardi, puoi restare da me se ti va…”



Balbettò, non tanto per il freddo quanto per l'imbarazzo di avergli fatto una proposta del genere. Sentiva le guance calde, bollenti, un po’ come tutto il suo corpo che si sentiva attratto da quello dell’altro come se fosse stato una calamita. Kevin a quelle parole invece reagì in modo lento, quasi a scoppio ritardato, non capendo in un primo momento quale tipo di conseguenze una proposta del genere poteva portare, per poi arrivarci e sentirsi esplodere completamente: sia dentro, che fuori, diventando rosso pomodoro. Grugnì, sentendosi ridicolo e portando la mano a coprirsi la faccia, lasciando così andare i capelli soffici del compagno. Abbassò lo sguardo e cominciò a borbottare parole sconnesse, per lo più imprecazioni e frasi senza senso, finché non rialzò lo sguardo e con un dito andò a puntellargli il petto.



“Sei davvero un pervertito, Double Dork.”

Gli disse, con un piccolo ghigno a solcargli le labbra, mentre l’imbarazzo continuava a tingergli le guance di rosso e farlo fantasticare fin troppo su cosa sarebbe potuto succedere una volta a casa. Edd arrossì maggiormente a quelle parole e al tempo stesso il panico cominciò a farlo balbettare terribilmente.



“N-NON È AS-ASSOLUTAMENTE VERO! V-volevo solo essere g-gentile…!”



Rise, il giocatore di football, andando ad accarezzargli una guancia con la mano e con il viso sfregare il proprio naso contro il suo.



“Lo so, e sei davvero adorabile per questo.”



Gli confessò con tono caldo e basso, per poi baciarlo un’ultima volta prima di alzarsi in piedi e tirare al tempo stesso su anche l’altro ragazzo, prendendogli a quel punto la mano.


“Andiamo a casa.”

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Capitolo 7
*** Bolla di felicità. ***


NOTE AUTORE:
Dedica: Questo capitolo è tutto per la mia ragazza, perché ho usato a cattivo una frase che le dissi per i nostri quattro mesi di relazione e che alla fine è la "nostra" frase. Ho deciso di metterla anche a loro, semplicemente perché noi ci ritroviamo molto in questi due bubini, di cui abbiamo fatto anche il cosplay e che riporteremo allegramente anche a questo Romics di Aprile.

ATTENZIONE: Questa storia potrebbe diventare con l'andare avanti dei chap di un rating diverso. Siccome la scrivo senza seguire una trama studiata, ma a ispirazione, non so fino a che rating arriverò.


 
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Bolla di felicità.
 

Quando tornarono a casa faceva freddo, l’aria pungente della sera li aveva accompagnati lungo tutta la discesa dal monte, sfrecciando contro i loro vestiti. Edd si era fatto meno problemi a stringersi contro il corpo caldo di Kevin e anzi, apprezzava così tanto quel calore che non poteva farne a meno. Il ricordo di quelle labbra sulle sue, la consapevolezza che i loro sentimenti sembravano volgere in un’unica direzione…

Dei, come avrebbe fatto a guardarlo in faccia nei giorni seguenti? 

Sarebbe cambiato qualcosa tra di loro? 

 

Scendere dalla motocicletta era stato destabilizzante in un primo momento, tanto che Edd stava quasi per cadere a terra, ma fortunatamente la mano di Kevin era stata abbastanza rapida da prenderlo al volo e fermarlo da una brutta caduta. 

Si erano guardati per lunghi istanti negli occhi dopo ciò, finendo per separarsi subito dopo con crescente imbarazzo. 

Kevin aveva rivolto il suo sguardo al cemento del garage di Edd e le sue guance si erano tinte di un rosso intenso, mentre ritardava il momento fatidico della rimozione del casco, Double D invece se lo era tolto in fretta, cercando di rimettersi il proprio beanie nero a righe bianche. “Vogliamo entrare in casa?”Aveva proposto con voce bassa, ma parlando velocemente, quasi gli mancasse il fiato e non potesse assolutamente permettersi di spenderlo per parlare in modo calmo. Era così carino, pensò Kevin, che dopo aver messo la catena alla moto si tolse finalmente il casco, guardandolo con apprensione. 

Si avvicinò poggiando una mano sul suo capo, facendola scivolare fino alla guancia che accarezzò dolcemente. 

 

“Sì.”

 

Rispose, attirando l’attenzione del compagno, che alzando lo sguardo si immerse in quello caldo e così bello di Kevin. Avrebbe faticato moltissimo per restare calmo quella sera, così come avrebbe faticato a non dire o fare cose avventate e stupide, che sicuramente lo avrebbero mostrato ancora più impacciato di prima.

 

Una volta dentro, Edd si affrettò ad accendere le luci, togliersi le scarpe e poggiare all’ingresso lo zaino, invitando anche l’altro ragazzo a fare altrettanto. Prese dalla scarpiera laterale due paia di pantofole e si apprestò a chiudere a chiave la porta di casa, sentendo l’ultimo click della chiave come la fine e l’inizio di qualcosa di pericoloso. Già, molto pericoloso. 

Adesso non solo erano da soli, ma era persino a casa sua, dove al piano di sopra si trovava la sua camera da letto e dopo quello che era successo, Edd sentiva il cuore battere incontrollabile contro la cassa toracica. Kevin avrebbe voluto…avrebbe voluto fare un passo più lungo della gamba? 

 

Deglutì, incassando la testa nelle spalle quando sentì il ragazzo poggiare una mano sulla sua schiena. Non si azzardò a fare altro per i seguenti cinque secondi, Kevin, la reazione di Double D era stata così felina che lo aveva fatto sentire a disagio, forse stava sbagliando qualcosa e non voleva di certo rovinare tutto proprio ora, non dopo tutta la fatica che ci avevano messo per…

 

“Va tutto bene?”

 

Chiese preoccupato, allontanando la mano dal suo corpo e notando che quest’ultimo si rilassò velocemente, girandosi al tempo stesso verso di lui per guardarlo dritto negli occhi. 

 

“Sì!”

 

Rispose prontamente, abbassando subito dopo lo sguardo e portandosi una mano a grattare piano la nuca.

 

“Scusami, è che…è la prima volta che qualcuno resta a dormire a casa mia.”

 

Spiegò timidamente, portando le mani a stringere la stoffa della maglietta ai lati del corpo, mentre gli occhi con difficoltà si andavano a soffermare su quelli del compagno in piedi davanti a sé. 

Kevin rimase diversi secondi in silenzio prima di sospirare e scrollare le spalle. 

 

“Capisco. Ma non devi preoccuparti, non cercherò di ucciderti.”

 

Edd sgranò appena gli occhi confuso, per poi assottigliarli nel vedere una risata nascere dalla bocca di Kevin. Sbuffò scuotendo la testa e andando a dargli un piccolo colpetto sul braccio, come a rimproverarlo. 

 

“Ahahah scusa, ma eri così carino, non ho resistito.”

 

“Sei terribile!”

 

Protestò in risposta, dirigendosi verso il salotto dove in fondo stavano le scale per salire al piano di sopra. 

 

“Seguimi e non toccare niente. Ho sistemato e pulito questa mattina prima di uscire con te.”

 

Spiegò, cominciando a salire le scale, seguito a ruota da Kevin che si guardò intorno durante tutto il tragitto. La casa di Edd era così ordinata e precisa, non che non lo sapesse già, ma…era così strano che un ragazzo tenesse in ordine la casa in quel modo. Ma soprattutto che pulissi tutto da solo, soprattutto senza che i genitori fossero nei paraggi. Fosse successa a lui una cosa del genere probabilmente avrebbe sentito le urla di sua madre una volta tornata a casa. Era davvero incredibile quel ragazzo e più notava questi dettagli e si avvicinava a lui, più si rendeva conto di quanto fosse meraviglioso. 

 

Una volta giunti al piano di sopra Kevin sentì il cuore fermarsi. Edd era sulla soglia di camera sua, la porta aperta e il viso leggermente arrossato. Era tutto così strano, pensò mentre vedeva l’imbarazzo stampato sul viso del proprio “amico”. Come avrebbe dovuto definirlo da quel momento in poi? Cosa sarebbero stati? Ma soprattutto Edd avrebbe voluto che Kevin superasse quella soglia? 

 

“Questa è….la mia stanza.”

 

Sussurrò con imbarazzo il ragazzo, mentre gli occhi cominciarono a vagare per terra, in cerca di un ancora di salvezza, un appiglio solido che non lo facesse vacillare davanti al ragazzo per il quale aveva una cotta da anni. 

Kevin si sentì così agitato e al tempo stesso se ne stava così rigido davanti a lui, non poteva far altro che pensare di dire quella frase, quella che avrebbe spezzato quell’occasione, ma avrebbe al tempo stesso tranquillizzato probabilmente entrambi. Chiuse gli occhi e preso un profondo respiro schiuse le labbra, in procinto di parlare.

 

“Double Dork noi—”

 

“Va bene!”

 

Venne interrotto dalla voce alta di Edd, che lasciò totalmente spiazzato Kevin, così come quello che fece l’istante dopo. Si era avvicinato in fretta a lui, aveva aperto le braccia per stringerlo forte e nascondere la testa contro il suo petto, facendosi piccolo, piccolo. 

 

“Va bene dormire nello stesso letto! Solo… per favore non ridere di me.”

 

La voce era spezzata, tremante, quasi sull’orlo del pianto e Kevin si sentì morire dentro, come avrebbe potuto ridere di lui? Come poteva anche solo pensarlo! 

Si divincolò un  po’ bruscamente da lui, così da portare le proprie mani sul viso del ragazzo davanti a lui e guardarlo dritto negli occhi con sguardo serio. 

 

“Eddward, non riderei mai di te. Hai capito? Come potrei farlo poi? tu sei così stupefacente in tutto. Sarebbe ridicolo che facessi qualcosa del genere.”

 

Disse, mentre un velo di rossore gli andava a tingere le guance, non era proprio da lui essere così carino e premuroso, ed era anche per questo che Edd si ritrovò a sorridere, andando a raccogliere una lacrima incastrata tra le proprie ciglia. 

 

“Ti ringrazio, Kevin. Ma l’unica persona ad essere davvero stupefacente sei tu tra i due.” 

 

Kevin scosse il capo, sorridendo a sua volta e andando a poggiare l’attimo dopo la propria fronte su quella del ragazzo, guardandolo dritto negli occhi, per quanto da quella posizione fosse possibile. 

 

“Mi piaci davvero tanto Double D.”

 

Confessò serio, sentendo il proprio cuore battere all’impazzata, proprio come quello di Edd, che a quella confessione sentì le farfalle nello stomaco esplodere in mille scintille. 

 

“A-Anche tu, mi piaci davvero tanto, Kevin.”

 

Gli disse con voce tremante e imbarazzata, portando istintivamente le mani a stringere la maglietta del ragazzo davanti a sé all’altezza del petto. 

 

Non ci volle molto perché quella vicinanza venisse azzerata. Kevin scivolò con il viso verso il basso, poggiando istintivamente e con desiderio le proprie labbra su quelle di Edd. Fu un bacio fin da subito passionale, caldo, terribilmente umido. Le loro labbra si scontrarono proprio come le lingue, andando entrambi a piegare il capo di lato e affondando l’uno nella bocca dell’altro. 

Le mani invece andarono frenetiche a stringersi ai loro vestiti, alla pelle sensibile. Quelle di Kevin salirono fino a stringere il beanie tra le mani, sfilandolo via con irruente bisogno di stringere quei capelli. Fu un gesto così inaspettato per Edd, che fremette contro la bocca dell’altro, dove le loro lingue si intrecciavano in un’unione per niente casta e pura. Fu così entusiasta Kevin di quella reazione che cominciò a muovere le proprie dita tra i ciuffi lisci di Edd, scaturendo nell’altro delle reazioni così forti da farlo gemere e spingere contro il corpo del compagno in modo incontrollabile. 

Era meraviglioso e stupefacente come Double D, si sciogliesse sotto il suo tocco, come rispondesse in modo eccitante a quelle carezze e a quel bacio, prendendo più volte il sopravvento su Kevin, che non riuscì a frenare l’impulso di afferrarlo da sotto le natiche e portarselo in braccio. 

Non fu difficile per lui, un giocatore di football, sollevare un marmocchio che pesava appena quarantasette chili, senza contare che con tutta l’adrenalina che aveva in corpo non sarebbe stato un piccolo sforzo fisico a fermarlo, anzi.

Lo spostò fino a sopra il letto, dove lo adagiò salendo a sua volta su esso. Le mani di Edd si aggrapparono con più energia alla schiena di Kevin, quando sentì l’altro ragazzo scivolare verso il basso nel tentativo di salire anche lui sul letto. Non fu semplice per i due trovare una posizione, soprattutto a causa della foga che li stava travolgendo. Quasi si staccarono per prendere fiato, rendendosi conto del garbuglio di coperte che avevano creato disfacendo più di metà letto solo per salirvi del tutto sopra. 

Fu inevitabile, entrambi scoppiarono a ridere divertiti, sentendosi terribilmente stupidi e al tempo stesso a loro agio. 

 

Kevin si soffermò a guardare quella risata di Edd, così bella, così spontanea e serena, la stessa che aveva visto più volte da quando lo conosceva. Ma ogni volta quella lo sorprendeva come se fosse la prima. Quel piccolo spazio tra i denti, quegli occhi brillanti e azzurri che sorridevano con le sue labbra. Kevin lo amava, sì, forse era proprio quello il sentimento che provava per lui. Ed anche Double D provava lo stesso suo sentimento, ogni volta che Kevin si soffermava a guardarlo in quel modo, ogni volta che cercava di farlo ridere facendo l’idiota. 

 

Le risate si tramutarono in sorrisi caldi, lasciando spazio a un lungo silenzio, dove entrambi si presero del tempo per contemplare l’uno gli occhi dell’altro. 

Ed entrambi compresero in quel momento che non avrebbero voluto essere da nessun’altra, se non lì: nella loro piccola ma grande bolla di felicità.

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Capitolo 8
*** Oink, Oink! ***


NOTE AUTORE:
Dedica: Buon San Valentino a tutti!

ATTENZIONE: Questa storia potrebbe diventare con l'andare avanti dei chap di un rating diverso. Siccome la scrivo senza seguire una trama studiata, ma a ispirazione, non so fino a che rating arriverò.


 
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Oink, Oink!

 

Si erano addormentati molto in fretta una volta finiti sul letto, accoccolati l’uno tra le braccia dell’altro. Quel tepore aveva agito in modo così diretto che non aveva lasciato molte alternative ad entrambi, stanchi e raffreddati a causa del clima rigido della montagna: una combo micidiale insieme al giro in moto. Fortunatamente prima di mettersi sotto le coperte, entrambi, sotto una rigida volontà di Edd, si erano tolti i vestiti, rimanendo così solo in boxer. Inizialmente Kevin si era ritrovato ad avere diversi problemi a restare in quel modo, per giunta nello stesso letto con Edd, ma tutto era sfociato in una risata e una piccola lotta per il dominio del letto. Era stato estremamente dolce il modo in cui alla fine si erano ritrovati a stringersi dolcemente, addormentandosi con i sorrisi ancora stampati sul volto.

La mattina seguente però Kevin era stato costretto a lasciare la casa anche se non subito, ebbe giusto il tempo per finire la colazione, fare qualche coccola ad Edd e rubargli diversi baci in cucina. Sarebbe tanto voluto restare fino a pranzo, approfittando della casa libera per stare con lui ma… non era stato possibile a causa di un incedente improvviso. Nulla di grave, per fortuna: sua madre aveva urtato contro un altro veicolo a un incrocio, una cosa che si era risolta con la macchina dal carrozziere e una fasciatura per il collo.

Era passata esattamente una settimana e un nuovo giovedì apriva le porte per entrambi i ragazzi. La fine della scuola era alle porte e dopo quella settimana sarebbero mancati solo quattro giorni. Kevin aveva proposto a Edd di saltare le lezioni l’ultimo giorno, che non era altro che giovedì, e di passare quella mattinata da lui o da qualsiasi altra parte gli andasse di stare. A tal proposito, Double D, non sapeva ancora dargli risposta. Una parte del suo cuore strillava un grandissimo “sì!”, ma l’altra sentiva che se fosse rimasto da solo con Kevin non sarebbe finita in maniera molto pudica.

Quel giorno, proprio per questo motivo, era teso come una corda. A scuola nessuno sapeva niente, Kevin non aveva accennato a parlarne ed entrambi non sapevano come comportarsi. Si erano detti che forse avrebbero dovuto prendersi più tempo per metabolizzare la cosa, prima di affrontare il grande passo, ma…la verità era che entrambi non riuscivano a togliersi gli occhi di dosso quando si incontravano. Era come se ci fosse una calamita, un bisogno pulsante che premeva ad entrambi di guardarsi, avvicinarsi e salutarsi con aria da idioti, solo perché non erano molto sicuri di potersi baciare senza problemi lì, in mezzo al corridoio. Certo, nessuno avrebbe poi contestato molto, al massimo qualche bigotto stupido o qualche povera donzella che sbavava dietro uno di loro.

Il campanello della porta suonò tre volte prima che Edd si decidesse ad aprire. Kevin lo guardò stranito e indagatore, chiedendosi perché ci avesse messo così tanto ad aprire, ma vedendo il viso di Edd poté capire quanto fosse nervoso e di fretta e che probabilmente si era soffermato a pulire o sistemare qualcosa all’interno della casa, in modo da fargliela trovare impeccabile. Non aspettò di essere totalmente dentro casa per chinarsi in avanti, poggiare una mano sullo stipite della porta aperta e scoccargli un bacio a stampo. Edd arrossì vistosamente, trattenendo a stento uno squittio agitato, portando istintivamente, quando si staccarono, le mani a coprire la bocca.

“La prossima volta che mi fai aspettare così tanto passerò dalla finestra.”

Lo minacciò, mostrandogli un sorriso malandrino prima di rialzarsi e guardare l’altro dall'alto. Edd lo guardò storto, sebbene fosse ancora rosso per l’imbarazzo, si morse piano il labbro inferiore e lo fece entrare in casa.

“Stavo mettendo in ordine la credenza della cucina. Posso offrirti del tea?”

Chiese velocemente cambiando dunque discorso, evitando di esternare ancora di più il suo essere particolarmente maniacale nel tenere pulita la casa. Kevin si tolse la giacca in pelle, andandola a mettere all’attaccapanni situato all’ingresso.

“No grazie, sono a posto così.”

La risposta fu così dolorosa nello stomaco di Edd, perché se non avesse voluto il tea cos’altro poteva proporgli di fare per iniziare ad avere una conversazione normale?

“A-Allora ti va di vedere la televisione? Dovrebbe esserci quel programma, sempre che non l’abbiano sospeso a causa delle vacanze estive.”

Propose, accennando all’altro un sorriso. Kevin lo guardò velocemente dall'alto in basso, cercando il più possibile di trattenersi dallo scoppiare a ridere. Come poteva anche solo non accorgersi di quanto fosse carino? Fortunatamente Kevin sotto quel punto di vista era piuttosto sveglio, leggere le emozioni e lo stato d’animo dell’altro era così facile, specie se Edd continuava a comportarsi in quel modo.

“Credo che lo abbiano sospeso, non lo avevamo già appurato settimane fa?”

Domandò, sfoderando un ghigno divertito mentre si avvicinava all’altro ragazzo lentamente, notando come il suo sguardo schizzasse su e giù per il suo corpo a ogni singolo movimento fatto. Si sentiva cattivo Kevin nel fare in quel modo? Beh, forse un pochino, ma d'altra parte trovava estremamente divertente il fatto che Edd fosse così nervoso nell’averlo in casa, oltretutto dopo quello che era successo la settimana scorsa. Smise di avanzare quando fu a pochi centimetri di distanza da lui, notando come Edd stesse stringendo rigido la maglietta ai lati del suo corpo, pronto quasi a morire sotto ogni genere di tortura. Kevin sorrise quando Double D chiuse istintivamente gli occhi nel vederlo avvicinarsi di più con il viso: uno di fronte all’altro, estremamente vicini. Alzò una mano e con un tocco leggerò premette sul suo naso, sussurrando con la bocca il rumore di un'esplosione.

“Boom.”

Edd aprì gli occhi, sbattendo ripetutamente le palpebre.

“Che cosa—?”

Kevin rise piano, scuotendo il capo e portando un dito sotto il proprio naso, facendogli il verso del maiale.

“Oink, Oink!”

Grugnì, e Doubl D non poté fare a meno di scoppiare a ridere divertito. Kevin smise, l’attimo seguente, sorridendo caldamente nel vedere quella bellissima risata sul suo viso. Era davvero troppo carino, pensò.

Alla fine optarono per giocare a dei videogiochi sul divano, continuando a prendersi in giro in modo stupido, questo a causa principalmente di Kevin, che non faceva altro che fare facce buffe o idiote, assolutamente no-sense. Eppure era stato proprio questo suo fare l’idiota a far sciogliere completamente la situazione d’imbarazzo iniziale, quella in cui Edd era affondato a causa dei suoi forti sentimenti e del suo estremo disagio nell’affrontare una situazione del genere. Del resto era la prima volta per lui con qualcuno, la sua prima relazione e Kevin questo lo sapeva bene. Erano ormai le sei quando decisero che giocare ai videogiochi per quel giorno era stato anche fin troppo sufficiente, e Kevin si era avvicinato a lui lasciando il controller per terra, cingendolo con le braccia intorno al busto e poggiando al tempo stesso il capo sulla sua spalla. Non avrebbe lasciato la situazione in silenzio, creando nuovamente imbarazzo, ma avrebbe fatto in modo che quel gesto fosse del tutto normale per loro, doveva esserlo, in fondo si stavano frequentando adesso, no?

“Mi è venuta un sacco fame, sai?”

“Ahahah…essere battuto ti ha messo appetito?”

Kevin lo pizzicò sui fianchi, imbronciandosi appena per quelle parole, mentre Edd sussultò per la sorpresa e il gesto brusco, andando a portare le mani sulle sue. Erano calde le mani di Kevin e poco più grandi delle sue, più ruvide e piene di piccolissime cicatrici. Le accarezzò con i polpastrelli, inspirando senza pensarci tra i suoi capelli, che gli andavano a pizzicare il naso. Il giocatore di football era raro che si togliesse il proprio capellino dal capo, ma quel giorno era successo, proprio durante una delle tante sconfitte. Se lo era tolto d’impulso, tirandolo per terra e pretendendo la rivincita, da quel momento non se lo era più rimesso. I capelli erano a spazzola, terribilmente morbidi, sicuramente se fossero stati poco più lunghi sarebbe stato benissimo e sarebbero venuti su belli lisci. Si lasciò andare a quello che in definitiva divenne un abbraccio, soprattutto quando Kevin andò a cingerlo anche con le gambe, posizionandosi meglio dietro di lui. Il viso di Double D sfregò contro quella chioma, tuffandovi in mezzo il naso e inspirando piano il suo profumo, chiudendo gli occhi per godersi meglio quel momento.

“Allora saltiamo scuola prossima settimana?”

Domandò con voce rauca Kevin, sfregando appena la guancia contro la sua spalla, andando ad aprire le dita delle mani per stringere quelle dell’altro ragazzo tra esse, creando una sorta di intreccio.

“Mmmh…va bene, ma stavolta ti porto io in un posto.”

Kevin si alzò di scatto a quella risposta, guardando Edd con estrema sorpresa e curiosità.

“Oh! E dove andiamo?”

Double D per poco non ci rimise il naso a quel gesto veloce, ma fortunatamente lo aveva schivato in tempo. Ridacchiò, l’attimo dopo, notando meglio l’espressione che gli stava rivolgendo il proprio compagno, si avvicinò verso il suo viso e con voce bassa gli soffiò contro le labbra:

“S-o-r-p-r-e-s-a~.”

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Capitolo 9
*** La casa sull'albero. ***


NOTE AUTORE:
Scusatemi tantissimo per il ritardo, ma con gli esami universitari i tempi sono quelli che sono. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento. Avviso che a breve anche questa storia giungerà al suo termine e siccome siete TANTISSIMI che la stanno seguendo silenziosamente, ci terrei davvero tanto a sentire cosa ne pensiate prima che metta fine al tutto.
Buona lettura.
ATTENZIONE: Questa storia potrebbe diventare con l'andare avanti dei chap di un rating diverso. Siccome la scrivo senza seguire una trama studiata, ma a ispirazione, non so fino a che rating arriverò.


 
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La casa sull'albero.

 

Il posto dove voleva portarlo Edd non era altro che una vecchia casa sull’albero, che lui e suo padre avevano costruito quando era ancora molto piccolo. Andava alle elementari da qualche anno ed era da poco diventato amico per la pelle degli altri due Edd’s. Ovviamente quella casetta era diventata il loro luogo segreto, un posto che solo loro conoscevano e dove potevano stare senza essere disturbati da anima viva. Certo, Ralf li aveva beccati una volta ed era stato doloroso per il ragazzo subire un bel lavaggio del cervello per dimenticare la sua esistenza. Eddy sapeva essere davvero diabolico a volte e questo faceva divertire e rabbrividire al tempo stesso Double D.

Tuttavia, erano passati diversi anni e quel posto era stato abbandonato completamente, sia dai suoi amici che da lui. Era stato Kevin a farglielo venire in mente la settimana precedente, durante quel loro pic-nick in montagna, ed era per questo che per tutta la settimana seguente, il piccolo dork si era messo a lavorare sodo per risistemarla e renderla il più presentabile possibile, gettando in un grosso scatolone tutte le bravate inventate da lui e i suoi amici di vecchia data.
Ovviamente, vista la sua natura maniacale, Edd aveva pulito e sistemato così a fondo quella piccola casetta che non sembrava neanche più lei, ma nuova di zecca, quasi a posta per quella romantica occasione.

Quella mattina Edd si finse gravemente malato, perché beh…non poteva certo dire ai suoi amici che stava marinando scuola per passare del tempo a divertirsi! Aveva una reputazione da salvaguardare lui. E comunque, dire quella grossa bugia gli era costato una fatica tremenda, così come non l’andare a scuola per stare con Kevin. Si era ripetuto fino allo sfinimento che ormai la scuola stava finendo e che non doveva preoccuparsi dei giorni contati e che alla fine quello era solo il penultimo anno, quindi non aveva esami da dare o materie da recuperare all’ultimo, a differenza dei suoi due amici.
Aspettò impaziente davanti alla porta di casa, le scarpe accanto a lui, i piedi fasciati da morbidi calzini in cotone, se ne stavano retti sulla punta, mentre le mani erano poggiate sulla porta e l’occhio fisso a guardare fuori dal piccolo spioncino, in trepida attesa che Kevin arrivasse di soppiatto a bussare. Era così in ansia ed emozionato, che il cuore gli batteva all’impazzata nel petto. Tuttavia, il dolore ai piedi cominciava a farsi sentire e così anche il brutto presentimento che forse Kevin non si sarebbe mai presentato alla sua porta quella mattina. Forse aveva cambiato idea, forse aveva rinunciato a loro due perché in fondo a che pro scommetterci o anche solo provarci?
Si sentì sopraffare da un senso di sconforto e paura. Sì, paura di rimanere solo ed essere abbandonato anche lui, proprio come i suoi genitori avevano cominciato a fare dalla terza elementare, partendo per viaggi di lavoro e tornando solo durante i weekend dove rimanevano il tempo di sfare la valigia, fare il bucato, rifarla e partire di nuovo. Tre giorni dove lui era importante e al tempo stesso solo un cucciolo da coccolare un po’ per poi abbandonare di nuovo. Odiava quella sensazione, sebbene non avesse mai aperto bocca a riguardo con i suoi genitori, odiava rimanere a casa da solo, prepararsi da mangiare da solo e soprattutto svegliarsi con la consapevolezza di non poter dare il buongiorno a nessuno in quella casa. Scese dalla punta dei suoi piedi e le mani andarono a stringersi al bordo della maglietta, mentre alcune lacrime cominciarono a scivolare lungo le sue guance. Dannazione, era così sensibile! Così ingenuo! Pensò mentre faceva due passi indietro e scivolava a sedere su un piccolo sgabello posto al lato del muro. Sentì il petto stringersi forte, bruciare per quanto faceva male, un po’ come il calore ardente di quelle lacrime che gli percorrevano la pelle fresca e liscia. Se solo non si fosse lasciato contaminare da lui, se solo non avesse accettato quel giorno di rimanere a scuola a sistemare la biblioteca con Kevin, forse ora…

“Ahia! Cazz-!”

Una voce in lontananza lo fece sobbalzare, così come i due tonfi che la susseguirono. Alzò di colpo il capo, mettendosi in piedi e sull’attenti. Si sentirono altri suoni provenire dal piano di sopra che lo spaventarono e agitarono terribilmente. Era lui?

“Dannata sedia!”

Sì. Lo era.

“Kevin!”

Esclamò, asciugandosi con le mani le guance calde e umide, mentre correva all’impazzata su per le scale, rischiando più di una volta di inciampare e sbattere la faccia contro. Quando aprì la porta di camera sua, da dove aveva sentito arrivare i rumori, si ritrovò Kevin in piedi a meno di mezzo metro da lui e per un attimo nom ci restò secco. Il suo naso stava sanguinando mentre i palmi delle mani erano arrossati e leggermente graffiati, proprio come le ginocchia scoperte dai pantaloncini neri.

“Do-dobbiamo subito salvaguardare il tuo naso che sta rilasciando sangue e disinfettare le tue mani.”

Kevin sbuffò passandosi una mano tra i capelli, liberi dal cappellino che se ne stava capovolto sul pavimento. Si avvicinò ad Edd, mentre con la lingua andava a leccarsi sopra la bocca, assaporando quel gusto ferroso che aveva il sangue.
Gli afferrò la mano quando furono vicini e lo tirò a sé, così da poterlo stringere in un abbraccio.

“Edd, finiscila, sto bene.”

“Ma-ma-ma il tuo naso!”

“Ssh… va tutto bene. Ora abbracciami e stai zitto.”

Disse con voce rauca, mentre il respiro era pesante e stanco. Edd in quel modo poteva recepire benissimo il suo cuore pulsante e quanto fosse stato faticoso per lui arrampicarsi fino alla sua finestra per poi entrare dentro. Chiuse gli occhi e con le braccia gli andò a cingere l’addome, sentendo il calore di quel corpo invaderlo. Sarebbe rimasto lì per ore, per sempre forse e tutto sarebbe stato bellissimo, perfetto. Sospirò quando Kevin andò con una mano a massaggiargli piano il collo e su sopra il cappello, che sentì scivolare dal suo capo. Sussultò, portando istintivamente le mani ad afferrarlo e piantarlo di nuovo in testa. Il ragazzo più robusto si staccò appena, giusto per guardarlo negli occhi sorpreso e divertito al tempo stesso.

“S-scusami Kevin, è la forza dell’abitudine a spingermi a farlo.”

Borbottò imbarazzato Edd, che intanto aveva abbassato lo sguardo verso il pavimento, completamente rosso in volto.
Il ragazzo davanti a lui scosse le spalle e si leccò di nuovo sopra il labbro superiore, spostandosi poi del tutto da lui.

“Forse ho bisogno di un fazzoletto adesso.”

Gli fece notare ed Edd scattò subito a prenderne uno dal proprio comodino, assieme al kit medico che teneva tatticamente sotto il letto.
Le medicazioni durarono dieci minuti, perché Edd voleva accertarsi che le ferite di Kevin fossero tutte disinfettate e ben fasciate o protette con cerotti. Anche il suo naso venne propriamente tappato con del cotone e sopra Edd vi applicò un cerotto tutto colorato con le stelline. Davvero tremendo secondo il giocatore di football.
Quando uscirono dalla sua stanza e successivamente dalla casa, erano appena passate le nove, fuori c’erano solo alcuni signori anziani e bambini che sfioravano appena i sei anni.
Passarono quatti quatti lungo il vicolo, sgattaiolando subito dopo dietro una staccionata di legno che li condusse verso il piccolo boschetto che stava dietro le case del Cul de Sac. Kevin si chiese dove lo stesse portando e perché proprio lì dietro, un posto che lui tra l’altro non apprezzava molto, visto che a confronto della sua montagna era solo un mero boschetto dove non c’era niente di che, se non cose abbandonate e persone poco raccomandabili durante la notte. Decise di non fare domande o battute poco carine, del resto se proprio Edd lo stava conducendo lì dietro un motivo doveva esserci, no? Il suo sguardo però scivolò velocemente verso la mano del ragazzo poco più avanti di lui e non poté resistere alla tentazione di prendergliela, andando a unire le loro dita, in un intreccio delicato ma intenso. Double D arrossì, sussultando appena, mentre con lo sguardo si voltava verso di lui. Gli sorrise Kevin, dolcemente, in un modo che riservava solo ad Edd e che probabilmente non avrebbe mai fatto con nessun altro.

“Siamo quasi arrivati.”

Annunciò, tornando a guardare avanti a sé, mentre il cuore cominciava a scalpitare ancora più forte dentro il petto. Si sentiva così su di giri, così al centro delle attenzioni dell’altro e tutto ciò era bellissimo e imbarazzante, un mix di cose che gli facevano letteralmente perdere la testa. Forse stava galoppando un po’ troppo con i sentimenti e l’entusiasmo, ma come non poteva del resto? Kevin era bellissimo e ogni cosa che lo riguardava lo catturava come la splendida luce di una lanterna con la sua falena.
Fecero altri pochi metri prima di raggiungere il posto dove Edd lo stava portando e quando arrivarono Kevin sgranò gli occhi sorpreso.

“L’hai costruita tu?”

Chiese, senza distogliere lo sguardo dalla piccola casa sopra i rami forti e grandi dell’albero.

“Sì, io e mio padre molto anni fa.”

“Ma è fighissima! Possiamo salire?”

Chiese con lo stesso tono ed entusiasmo tipico di un bambino piccolo davanti al negozio di giocattoli. Edd ridacchiò piano e annuì. Si avvicinò all’albero e si accucciò a terra, dissotterrando da sotto un grosso gruppo di foglie secche un lungo bastone che successivamente usò per far scendere la scala fatta di corde e legno.

“Prego, dopo di te.”

Gli disse poggiando di nuovo il bastone per terra. Senza farselo ripetere due volte Kevin cominciò ad arrampicarsi sulla scaletta, testando prima se fosse effettivamente stabile anche per un tipo come lui, decisamente più piazzato di Double D.
Salì velocemente, arrampicandosi fino in cima dove sbucò dentro la piccola porta che dava dentro la casa. Era spaziosa e non lo avrebbe mai detto guardandola dal basso. Rimase incantato e notò come Edd l’aveva arredata. Un materasso di medie di menzioni stava in un angolo della stanza, lontano dalla porta e dalla piccola finestra che stava su una delle pareti, poi c’erano uno stereo, delle patatine da aprire, bibite, qualche luce colorata che pendeva dal soffitto e varie foto attaccate a un’altra parete degli Edd’s e alcune di tutti i ragazzi del Cul de Sac.
Si decise ad entrare solo quando sentì che dietro di sé Edd si stava arrampicando. Una volta dentro si sporse di nuovo per dare una mano all’altro, facendolo finire di proposito sopra di sé. Si sdraiò per terra guardandolo dal basso, mentre la testa andava a poggiarsi sul materasso comodo e foderato con un lenzuolo dai colori pastello.

“Hey…”

Sussurrò non troppo lontano dalle sue labbra Kevin. Edd arrossì fino alla punta dei capelli, ma quando l’altro cominciò ad accarezzargli i fianchi si rilassò un poco, sorridendo a sua volta con sguardo caldo e dolce. Si avvicinò per sfregare il proprio naso contro quello del compagno, scivolando sempre di più verso il basso, azzerando lentamente la distanza che separava le loro labbra.

“Hey…”

Sussurrò con voce altrettanto calda ma leggermente più bassa dell’altro, prima di scambiarsi un dolce e lento bacio a stampo. Erano così dolci e morbide, pensò Edd immergendosi di più in quell’intenso profumo che l’altro emanava, inspirandolo a pieni polmoni ed gettandolo fuori quando si separarono.
Kevin lo strinse di più a sé, facendoli scivolare piano lungo il materasso, così da essere entrambi sdraiati. Si strinsero e accoccolarono meglio in quel piccolo rifugio e tra baci, carezze, piccoli sussurri romantici e alcuni appunti e apprezzamenti sulla casetta, (su quanto Edd fosse carino o come avesse trovato un posto anche per alcune delle sue formiche che amava tanto studiare) si addormentarono.
Non era sonno quello che li colpì, era un torpore familiare, dolce e terribilmente perfetto che solo chi è innamorato di qualcuno riesce a provare stando a stretto contatto con la persona amata, fidandosi completamente di quest’ultima. Ed entrambi non avrebbero mai dovuto temere alcun pericolo, o nemico intenzionato a conquistare quella loro fortezza, non finché fossero rimasti uniti.

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