Vebworld

di LordSidious
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kalindar ***
Capitolo 2: *** Valarddarn ***
Capitolo 3: *** Idivien ***



Capitolo 1
*** Kalindar ***


Kalindar

“Maledetti debiti scolastici… un giorno o l’altro, darò fuoco a quella scuola!”.
Era appena uscito da casa e avanzava, sospirando e sbuffando, verso il suo liceo alla ricerca di una valida motivazione che potesse spronarlo. Avrebbe volentieri fatto a meno della sua istruzione, ma sua madre piuttosto che avere un figlio ignorante, lo avrebbe abbandonato per l’autostrada come un cane.
“Dannata scuola! Ma poi perché a quest’ora?! Far riposare le persone è così ridicolo?”.
Sbuffò ancora. Con il morale a pezzi e una forza di volontà pari a quella di un bradipo, prese i cuffioni della Sony che aveva comprato su Amazon qualche giorno prima e cercò di immergersi nella musica, in quelle dolci note che gli permettevano di sognare, di estraniarsi da quel mondo tanto crudele.
Quando lo vide stagliarsi davanti a sé, subito dopo aver voltato l’angolo, pensò seriamente di tornare indietro, entrare in casa, prendere i suoi effetti personali e poi fuggire il più lontano possibile ma si trattenne. Per un attimo dovette anche resistere al delizioso profumo di cornetto caldo che proveniva dal bar lì di fronte.
Non cedette e così alla fine si trovò nell’atrio, silenzioso e spettrale. Sembrava che nemmeno i bidelli fossero presenti ma ne dubitava; chi mai avrebbe potuto aprire quell’orrendo istituto?
“Forse Marco si sta divertendo con la professoressa di matematica. Cosa ci troverà in quella donna… Bah!”.
Ad ogni modo, non perse tempo e si diresse subito verso la sua classe al secondo piano. Non che avesse fretta, ma ormai, visto che si trovava lì, voleva almeno prendere il posto vicino al termosifone. Ci mancava solo che dovesse soffrire il freddo in quella dannatissima scuola.
Arrivato in classe e trovato il posto desiderato, si voltò ad osservare il cortile e il cielo grigiastro di quella giornata.
“Solo la mia scuola poteva pensare di far recuperare i debiti mentre il resto della classe è in gita scolastica… maledizione!”.
A causa della musica che stava ascoltando, un melodioso testo dei Sigur Ros, non si accorse nemmeno dei tre compagni che poco alla volta entravano e si sistemavano nella classe. D’altronde non era mai andato a genio a molte persone e lui non aveva mai fatto nulla per avvicinarsi a qualcuno o per aprirsi verso qualcuno. Da tempo non gli interessava relazionarsi con gli altri, da quando lei…
Fece un lungo sospiro e allontanò quei pensieri. Non voleva ricordare. Non in quel momento. Improvvisamente, un movimento attirò la sua attenzione. Si voltò e, notando che la professoressa stava entrando in aula, prese il suo smartphone, fermò la musica e lo mise in silenzioso, poi con estrema calma si tolse le cuffie e appoggiò il tutto nel sottobanco.
“Che schifo! E’ mai possibile che dobbiamo avere banchi pieni di gomme da masticare decennali?!”.
Quella giornata stava peggiorando e, ma questo ancora non lo sapeva, il peggio doveva ancora arrivare.
«Bene. Noto che ci siete tutti. Ora vi distribuirò il compito. Non temete, sarà semplice e avrete ben due ore per completarlo, quindi fate il tutto con calma. Ah, e niente calcolatrici e cellulari».
La professoressa di matematica passò tra i banchi e lasciò sui banchi tre fogli per ognuno dei tre studenti. Il ragazzo abbassò lo sguardo e per un attimo ebbe un conato di vomito. Se c’era una cosa che non sopportava era la matematica, ma soprattutto quella algebrica.
“Pure le lettere ci dovevano mettere! E per fortuna che siamo indietro nel programma di qualche anno, altrimenti chissà cosa staremmo facendo… Meno male che era semplice semplice, stronza!”.
Fece un lungo respiro e iniziò a lambiccarsi su quei tre fogli. Passata un’ora, verso le 9.33 del mattino, cominciò a perdere la pazienza: era riuscito a malapena a completare tre delle operazioni del primo foglio e non era nemmeno sicuro di ciò che aveva scritto.
«Maledizione…» borbottò sovrappensiero.
Maledisse la sua linguaccia e sollevò il volto, cercando l’ovvio sguardo di disapprovazione della sua professoressa ma nessuno si era accorto di nulla. A quanto pare era stato fortunato.
«Fortunato?».
La voce proruppe nell’aula silenziosa come un martello su un’incudine. Alzò nuovamente lo sguardo e cercò l’origine di quel rumore. Rimase sorpreso nello scoprire che nessuno aveva sentito. I suoi tre compagni di classe e l’insegnante di matematica erano tutti e quattro concentrati nei propri affari.
«Loro non posso sentirci. Loro sono sospesi in un altro luogo, al momento».
Con estremo stupore una figura femminile si materializzò lentamente vicino alla lavagna, alla destra della cattedra. La “ragazza” era sospesa in aria ed era nuda, coperta solo da strani simboli che scendevano lungo il corpo e coprivano le sue forme e i suoi genitali; aveva lunghi capelli corvini e un corpo snello e slanciato. Ciò che, però, lo colpirono di più furono gli occhi, quegli occhi freddi e distanti, di un nero scuro e tenebroso.
«Sembri sorpreso? Non ti ricordi di me?».
No, non si ricordava di lei. Anzi, non l’aveva nemmeno mai vista e soprattutto sembrava che nessuno a parte lui riuscisse a vederla.
“Credo che mia madre debba stare più attenta allo zucchero che compra dal bengalese sotto casa…”.
«Che sciocco che sei. Non sono una tua allucinazione. Sono più… reale di quanto immagini. Non so se posso dire lo stesso dei tuoi compagni».
Improvvisamente i suoi tre compagni iniziarono a sfavillare, come se delle onde elettromagnetiche oltrepassassero i loro corpi e facessero scomparire per alcuni istanti parti di loro stessi. Cosa gli stava succedendo? Cosa voleva dire tutto quello?!
«Ancora fingi di non ricordare. Eppure sei tu che hai cercato Valarddarn. Kalindar ti aspetta, Kalindar attende, Kalindar desidera riunire i suoi Figli».
Rabbrividì. Non poteva essere. Era solo un gioco, nulla di più. Un passatempo che aveva trovato su internet e su cui, sebbene non lo ammettesse, stava cominciando a passare sempre più tempo.
«Tu… Cosa sei?!» sussurrò, senza nemmeno sapere perché lo stesse chiedendo, convinto ancora di avere davanti un’allucinazione.
«Io sono Naurissa, la Messaggera, Colei che cerca i Figli di Kalindar».
«Impossibile… quello è solo un gioco virtuale, un passatempo. Tu… non puoi esistere».
«Davvero? E dimmi cosa vuol dire esistere? Sai definire questo termine e le sue caratteristiche? Esistenza è un vocabolo vacuo e indefinito. Guarda per esempio loro quattro: la loro esistenza in questo momento è legata ad un filo. Potrebbero sparire dal continuum spazio-temporale in questo stesso istante e nessuno ricorderebbe nemmeno la loro nascita. Già, solo Dio può comprendere l’essere e l’esistere, solo Valarddarn può carpire i segreti del duraturo e del caduco. Ne vuoi una prova?».
Rabbrividì ed era certo che non fosse a causa del freddo. Deglutì a forza e cominciò a ragionare, ma comprese che non c’era nulla di razionale in quella situazione. Nulla a cui aggrapparsi. Gli scappò solo un buffo e nervoso sorrisetto. E chissà forse fu proprio quello oppure era già sua intenzione, ma in ogni caso, in un battito di ciglia, uno dei suoi tre compagni, Roberto, scomparve.
“Aspetta… chi? Roberto? No… non c’è mai stato un Roberto nella nostra classe… ma allora, perché io… cosa…?!”.
Sentiva la testa esplodergli, arroventarsi su ragionamenti senza capo né coda. Era mai esistito un Roberto Gramaglia?
«Tracce della sua esistenza sono ancora qui. Tu riesci a ricordarlo perché sei uno dei suoi Figli. La tua coscienza è superiore ai flussi del continuum spazio-temporale e dei suoi turbamenti. Tu SAI cosa è successo. E adesso, sai anche che tutto ciò non è un’allucinazione».
Avrebbe voluto urlare, ma non ne ebbe la forza. Semplicemente scattò in piedi e si schiantò contro il termosifone e poi contro il muro, muovendosi lentamente e tenendo le distanza dalla figura femminile, stranamente luminescente in quel momento.
«Non hai alcun bisogno di aver paura. Non ti verrà fatto alcun male. Sono qui solo per condurti con me. Accetta il tuo Destino, Matthias».
Cominciò a tremare come una foglia e quando anche l’aula e il mondo esterno iniziarono a sfavillare, la sua paura divenne orrore. Quella giornata non fu semplicemente la peggiore della sua vita. Fu semplicemente l’ultima nella sua Forma Terrena e Mutabile.
Valarddarn aveva accanto a sé un altro dei suoi Figli, ma la sua ricerca continuava imperterrita. Altri dovevano ancora unirsi a lui. E solo allora la sua Crociata sarebbe iniziata.

Kalindar is here, Kalindar awaits you, Kalindar will bring peace upon all of us

 

Spazio Autore: ed eccomi qui con una folle storia, partorita dalla mia mente malata (capirete meglio in seguito cosa voglio dire). Sono stato a lungo indeciso se inserirla nel sezione del Fantasy o della Fantascienza, ma alla fine ho puntato sulla prima scelta.
Avverto chiunque decida di seguire questa storia, che il prossimo capitolo potrebbe rivoltare completamente le vostre considerazioni su tale racconto e avverto anche che, al momento, faccio un po' fatica a portarla avanti (anche se ho, se non sbaglio, già cinque capitoli da parte belli pronti).
Allora, detto ciò, ringrazio in anticipo chiunque abbia deciso di leggere questo delirio e chiunque decida di rencesirla :)

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Capitolo 2
*** Valarddarn ***


Valarddarn

Think of it: the imagination of a God as it can be amazing?

Tarranis, Mondo-Fortezza del Principato di Olus
Settore 7-V18

Osservare quel campo di battaglia le faceva provare emozioni ormai sepolte da tempo. Da quanto non assaporava quegli odori, quel profumo di sangue, sudore e terra? Da quanto non si allietava con i boati e le grida di decine di migliaia di esseri che tentavano di sopravvivere?
Di certo non avrebbe mai ammesso di tollerare a malapena di essere un Sart’Arien, un Prescelto Discendente di Olus, tuttavia non riusciva ad accettare quelle becere e lussuose cerimonie, quelle false gentilezze, quegli sguardi silenti ma assetati di potere. Lei era nata per combattere, per macchiarsi di terra e fango, per innalzare oltre le stelle conosciute il dominio di Olus, per lordarsi le mani di sangue nemico. Non avrebbe mai permesso di finire in mano a qualche sciocco e smidollato Nobile Treyn.
Un’esplosione sul fianco destro del campo di battaglia attirò la sua attenzione. Diede un rapido sguardo, poi si rivolse ad uno dei Communitors:«Cosa è stato? Richiesto immediato rapporto dal Grand Barrent».
Il Communitors, un curioso essere robotico progettato per monitorare i campi di combattimento attraverso l’Avran, la Postazione da Battaglia, cominciò a muoversi, digitando strani simboli sulla sua postazione personale.
“Maledetti rettili! Pagherete ogni goccia di sangue olutiano versato!”.
Riusciva a vederle persino da quel luogo rialzato, adibito per la gestione delle operazione militari, le dannate creature rettiforme e antropomorfe che negli ultimi quindici anni avevano impunemente invaso la Cinta di Klorus, cuore del Principato. Antecedentemente avevano avuto sporadici contatti, qualche lieve rapporto diplomatico, poi, dal nulla, erano partiti all’attacco. Ricordava ancora il momento in cui centinaia di vascelli rettiliani avevano invaso Vorus, Mondo-Città di confine del Principato.
Strinse l’elsa della sua Klarna, con uno sguardo assetato di sangue sul volto. Avrebbe dovuto trovarsi sul campo di battaglia e non lì a tergiversare.
«Al momento non riusciamo ad avere alcun contatto con il Grand Barrent, Sart’Arien Evelin. Presumiamo che uno dei Gyrivi sia imploso» proruppe l’androide dal casco nero traslucido, leggermente allungato verso l’alto.
«Presumiamo, Communitors? Non voglio supposizioni! Esigo fatti. Trovi il modo di contattarlo, ORA!» ringhiò in risposta.
Incapace di provare la benché minima emozione, il Communitors tornò al suo compito. Evelin sospirò bruscamente. Trovava ancora inconcepibile quella parte del piano, ma non aveva altra scelta: il Warrard di Tarranis l’aveva proposto e lei aveva accettato. Non poteva trarsi indietro adesso o, peggio, fare di testa sua. Doveva attendere.
“«Karrais è caduta?!» sbraitò il Grand Byus.
«Pare di sì. Sembra che la guarnigione non abbia retto l’offensiva nemica».
«Ma cosa diamine stanno facendo l’Heren Russ e l’Heren Ordas?».
«Al momento sono impegnati in una battaglia spaziale con il resto della flotta dei rettiliani».
«Qualche comunicazione da parte loro?» chiese il Warrard Cruros, seduto sul suo scranno mentre osservava il tavolo ottagonale su cui vari ologrammi mostravano la situazione del settore orientale del pianeta su cui governava per volontà di Olus stesso.
«Nessuna, al momento. Temiamo che le comunicazioni siano disturbate dai vascelli nemici» rispose il Nurrendor ritto in perfetto stile militaresco, con una pistola magma nella fondina e una leggera armatura nera sul busto e sulle gambe.
Cruros sospirò e si voltò ad osservare la Sart’Arien Evelin. Questa, una volta accortasi del suo sguardo, si voltò verso il Nurrendor e lo congedò. Dovevano formulare un piano di difesa. E in fretta.
«Dobbiamo riprenderci Karrais. E’ il terzo porto spaziale più importante di questo sistema. Se solo il Vurdensvolt fosse stato completato in tempo… ».
«Nessuno avrebbe mai potuto prevedere una situazione simile, Grand Byus. Riprenderemo Karrais e scacceremo queste dannate lucertole antropomorfe una volte per tutte da Tarranis».
«Ha in mente qualcosa?» chiese Cruros.
«Forse sì. La scelta più logica per le lucertole sarebbe improntare difese a Karrais e conquistare Burdevolt e Niurren, tuttavia» cominciò ad esporre muovendosi intorno al tavolo e seguendo con gli occhi ologrammi che indicavano armate in movimento e metropoli fortificate «io sono convinta che agiranno in tutt’altro modo: cercheranno di invadere le pianure di Blitz e di incunearsi tra le nostre difese, spazzando via gli avamposti e le Rulevarts, puntando proprio qui, alla Città-Capitale di Firnna».
«Sarebbe una follia. Anche se riuscissero a conservare Karrais, potremmo tranquillamente tenere le difese qui a Firnna e nel frattempo preparare una contromossa a tenaglia da Burdevolt» ribatté il truce Byus.
«Infatti, E’ una follia, tuttavia credo che anche lei abbia notato la curiosa fretta che hanno avuto questi dannati rettiliani nel conquistare Karrais e Tuuopla. Come lei, Grand Byus, ho combattuto a lungo queste lucertole e il loro stile di invasione è quello di aprire un varco nel Vurdensvolt ed edificare un monumentale portale per le loro Madri-Vascello nascoste chissà dove. Qui, a Tarranis, invece, hanno agito in tutt’altro modo, come se qualcosa li stesse spingendo ad affrettarsi».
«Eppure ormai dovrebbero averlo capito che conquistare una Città-Capitale non gli porta alcun vantaggio. Nessun olutiano si arrenderebbe davanti a questi rozzi rettili».
«Vero anche questo, però, chi può dirlo se sono in grado di ‘apprendere’».
«In concreto cosa propone, Sart’Arien Evelin?» chiese il Warrard che stava silenzioso ad ascoltare la loro animata e altrettanto futile discussione.
«Muovere il Decimo Battaglione e il Secondo Reggimento Ghilp sulle pianure di Blitz e attendere. Sono certa che arriveranno».
Byus sembrò trattenere le parole di sconcerto, mentre il Warrard continuava ad osservare l’ologramma che rappresentava la piana citata da Evelin. Era una scommessa di non poco conto. Era vero, quell’invasione aveva qualcosa di insolito, una fulminea avanzata verso la Città-Capitale insolita e, se poteva affibbiare questo termine a quei rettili, anche maldestra. Forse poteva davvero funzionare, ma rimaneva comunque una stra-maledetta scommessa.
«E’ certa di poterli contenere con solo il Decimo Battaglione e il Secondo Reggimento Ghilp? Secondo le stime l’esercito nemico conta… ».
«Basteranno, visto che mentre mi muoverò con l’esercito Byus volerà velocemente a Niurren e farà avanzare da sud il Tredicesimo e il Quattordicesimo Battaglione».
«Ma in questo modo Niurren rimarrebbe… ».
«Cosa? Indifesa? Non avrà importanza. Niurren è circondata da una cinta montuosa e vulcanica non facilmente oltrepassabile persino per quelle lucertole. Non spediranno soldati preziosi per una metropoli che comunque richiederebbe un lungo assedio, in condizioni di difficile gestione; piuttosto cercheranno di sviarci con un magro corpo di spedizione contro Burdevolt, molto più facile da raggiungere e molto più importante data la quantità di Rulevarts presenti nelle sue vicinanze».
«B-bè… s-sì… tuttavia è altrettanto difficile far avanzare le truppe da Niurren a causa dell’itinerario. Mi richiederà del tempo per la logistica e… » borbottò Byus, stupito dalla fredda mente calcolatrice di quella femmina olutiana.
«Un piano ben dettagliato, Sart’Arien Evelin. Qualche obiezione Grand Byus? Molto bene. Agiremo come da Lei suggerito, tuttavia vorrei proporle un piccolo consiglio: conosco il suo valore in battaglia, Sart’Arien Evelin, tuttavia vorrei che lei mantenesse un atteggiamento difensivo fino all’arrivo dei rinforzi guidati dal Grand Byus. Sarebbe disposta a farlo?».
«Non ne vedo l’utilità, ma se permette di concludere questa inutile e lunga riunione, allora va bene: manterrò un atteggiamento difensivo fino all’arrivo del Grand Byus».”
E così era stato fino a quel momento. Lei e il suo corpo di guardie scelte, i Quinnien, attendevano silenti e pronti all’Avran, mentre la battaglia davanti ai loro occhi si inaspriva sempre di più.
«Sart’Arien Evelin, ho appena ricevuto una comunicazione dal Grand Barrent: il fronte sinistro nemico sta cedendo lentamente. Gli Avarsprut del Decimo Battaglione hanno eliminato uno dei Jirjstraut dell’esercito nemico» esclamò improvvisamente il Communitors.
«Ottime notizie. Ordina a Barrent di spingere finché può: devo vedere la linea sinistra del nostro fronte avanzare almeno di altri cento trenta quarts».
Il Communitors nemmeno rispose. Tornò subito ad adempiere al suo nuovo compito. Sul volto di Evelin si dipinse un ghignò sanguinario: la preponderante superiorità numerica stava dando problemi solo al centro della battaglia. Fintanto che reggevano il loro numero lì, potevano sperare di continuare a seguire il piano, altrimenti lei e la sua Klarna sarebbero dovuti scendere in campo.
“Maledetto Byus, dove diamine sei? Ti sei perso tra i monti di Crizias? Vedi di sbrigarti, ho voglia di macchiarmi di un bel po’ di sangue blu…!”.
«Sart’Arien Evelin, comunicazione dal fronte centrale: sembra che il Nurrendor Hilg non reggerà ancora a lungo. Due Garart’y stanno… ».
«Riesco a notarli anche da qui, idiota!» esclamò seccata Evelin «Ordina a Hilg di indietreggiare lentamente, mantenendo ordine e linea, poi manda un messaggio al Ghilp B-32 e B-33: che abbattano una di quelle schifose macchine rettiliane. ORA!».
I nuovi ordini furono mandati prontamente dal Communitors. Dopo pochi minuti, notò prima una leggera ritirata del fronte centrale e poi tre colpi di cannone a ioni nel mezzo dello schieramento nemico. Probabilmente non avrebbero distrutto i Garart’y, ma quanto meno avrebbero arrestato la loro avanzata. L’unico problema era che il fuoco di sbarramento sul fianco sinistro che teneva lontani i Klinian si sarebbe smorzato troppo. La situazione le stava sfuggendo di mano… se solo avesse avuto uno squadrone di Goren’dur a quest’ora quella battaglia sarebbe finita ancor prima di essere iniziata.
Con suo sommo sollievo, improvvisamente, un rombo sul fianco sinistro segnalò ciò che stava attendendo da fin troppo tempo.
«Sart’Arien Evelin, il Grand Byus è… ».
«Lo so, pezzo di idiota, riesco a notarlo anche da me» sbottò Evelin decisamente sollevata dall’arrivo dei rinforzi.
Tre astro-trasporti, infatti, stavano atterrando poco distanti dal campo di battaglia e si apprestavano a schierarsi per accerchiare i Klinian e sfondare una volta per tutte il fronte sinistro, mentre un’astronave da ricognizione, categoria Ivilian, tentava di impedire un contrattacco dei rettiliani contro i rinforzi appena arrivati.
«Communitors Alfa, ordina al Grand Barrent di non dargli più scampo: che spezzino il loro fianco destro una volta per tutte. Communitors Beta, invia questo messaggio a Nurrendor Hilg: sto arrivando. Darran!» sbraitò Evelin, con un ghigno ferino sul volto cinereo.
«Ai vostri ordini, Fertelin Evelin» disse un uomo completamente rivestito di un’armatura cromata di grigio e rosso inginocchiandosi davanti a lei, poco prima degli scalini che permettevano di scendere dall’Avran.
«Stiamo per scendere in battaglia. Prepara il resto dei Quinnien».
«Hart Allorn!» proruppe il guerriero, rialzandosi e brandendo la sua lancia infervorata di energia statica.
Mentre il Juol dei Quinnien si allontanava e cominciava a sbraitare ordini, Evelin osservava il campo di battaglia: alta più di due metri e mezzo, con capelli grigi ed occhi scuri, cerchiati da un’iride luminescente, tutti tratti distintivi di una femmina di pura razza olutiana, stava, molto presto, per diventare uno dei tanti incubi di quei barbari rettiformi.
Strinse con ancora più vigore Klarna, una “spada” con una guardia incrociata a quattro e una “lama” completamente nera che si snodava ad spirale dandogli la forma di un ago appuntito.
“E adesso, ci divertiamo un po’!”.
Quando giunse sul fronte centrale, spazzò via per prima cosa uno dei Garart’y. L’avevano fatta aspettare fin troppo a lungo.
 

«Sart’Arien Evelin, abbiamo avuto comunicazione che la flotta di Heren Russ e di Heren Ordas ha spazzato via la flotta nemica. Al momento stanno cercando di riorganizzarsi. Hanno subito perdite ingenti ma, in ogni caso, il nemico ha perso qualunque supporto aereo».
«Molto bene, Darran. Se riesci, comunica al Warrard di preparare il prima possibile un attacco congiunto a Karrais. Dobbiamo riprenderci quella metropoli e il suo porto».
«Eseguo» furono le uniche parole del Juol in risposta agli ordini di Evelin.
L’otuliana femmina camminava tranquillamente per il campo di battaglia tra cadaveri di suoi compatrioti e rettiliani dalle più difformi dimensioni. Qua e là crateri di estensione variabile tappezzavano quello che fino a qualche ora prima era stato il glorioso campo di battaglia su cui le Forze di Difesa Tarraniane avevano prevalso.
“Alla fine, a quanto pare avevo ragione. Ora l’unica domanda è cosa li abbia spinti in un attacco tanto folle e disorganizzato. Di solito, con la superiorità numerica di cui disponevano, avrebbero vinto una battaglia simile ed invece… Sembrava come se stessero combattendo per fuggire da qualcosa…“.
Un colpo secco poco distante da lei attirò la sua attenzione: uno delle sue guardie scelte aveva appena infilzato con forza un rettiliano ancora vivo.
Evelin fece un lungo e brusco sospiro. La battaglia era vinta, ma sentiva ancora quel dannatissimo vuoto, quel senso di delusione. Ormai, solo il brivido della battaglia riusciva a farla sentire viva, solo…
«Solo la morte riesce a farti sentire l’ebbrezza di vivere?».
La voce glaciale e, in un certo senso robotica, proruppe nella piana, facendola voltare di scatto e sfoderare l’elsa di Klarna che prontamente mostrò la sua “lama”.
Non era preparata, però, a ciò che si trovò davanti: una ragazza dai lunghi capelli biondi, dal volto cristallino ma devastato da una cicatrice che scorreva orizzontalmente per la faccia e dagli occhi di un verde smeraldo misterioso e bislacco; indossava, inoltre, un’innocente veste, lunga e bianca, che lasciava scoperte solo le braccia e i piedi.
“Che razza di creatura è…?”.
«E’ buffo che tu ti ponga certe domande, Sart’Arien Evelin. Molti potrebbero trovare te molto particolare».
«Cosa sei esattamente e come diamine sei arrivata qui?».
Già, perché il vero problema era quello. Come aveva fatto ad apparire dal nulla, senza che né lei, né i sensori della sua armatura né il suo corpo di guardie scelte riuscisse a individuarla? Di una cosa, però, era certa: non era olutiana. Aveva un corpo troppo minuto e le tipiche iridi luminescenti che avevano tutti gli olutiani erano assenti. Per non parlare poi della struttura interna del suo corpo.
Attraverso un messaggio mentale, avvisò i Quinnien e Darran di accerchiare la strana creatura con cautela.
«Accerchiarmi? Temo che sarebbe del tutto inutile, Evelin. Io sono qui per Te. Saresti un’ottima Yrling. Valarddarn potrebbe darti un nuovo motivo di vivere».
«Non so cosa tu stia dicendo, ma a quanto pare riesci a parlare e a comprendere l’Olulien. Ti ripeto la domanda, dunque. Cosa sei?».
«Io sono Naurissa, il Vessillo di Valarddarn. Kalindar ti attende».
Evelin dovette ragionarci su per qualche minuto e ripetersi mentalmente quel singolo termine. Una furia cieca cominciò ad attraversare il suo corpo.
«Quel nome… ! COSA SIGNIFICA! CHI SEI!? Parla e sarò abbastanza clemente da ucciderti velocemente».
«Tu non puoi… ».
Troppe parole. Erano davvero troppe quelle tre parole per la sua pazienza. Si lanciò contro la strana creatura sospesa a mezz’aria, annullando lo spazio che intercorreva tra di loro in un istante. Cercò di colpirla ma andò a vuoto. Semplicemente Klarna e la stessa Evelin passarono attraverso un corpo immateriale ed etereo.
“Che significa? Non c’è alcun congegno nelle vicinanze capace di creare un ologramma… no… sembrava quasi… impossibile…”.
«Sfasatura Dimensionale… » sussurrò inorridita.
Ordinò tempestivamente ai suoi uomini di rimanere in attesa con le armi pronte. Quella creatura era più pericolosa di quanto potesse sembrare.
«Come stavo dicendo, non puoi uccidermi né colpirmi. Io sono solo un Vassallo, un contenitore… ».
«In nome della mia autorità di Sart’Arien e dell’Assoluta Reggenza di Sua Eccellenza Olus, ti ordino di dirmi chi sei e cosa sai».
«Autorità? Davanti ad un Dio? Davanti all’Inevitabile? A quanto pare non hai ancora compreso. Forse non sei degna di far parte del Cerchio che guiderà l’Idivien».
«DIMMI COSA E’ KALINDAR!» ringhiò Evelin.
«Kalindar è ogni cosa. Kalindar è l’Oscurità. Kalindar è la Luce. Amala e Disprezzala. Adorala e Temila. Kalindar… ».
La creatura si bloccò improvvisamente e alzò lentamente il volto verso il cielo stellato. Sembrava assorta e impegnata in qualcosa di incomprensibile.
Evelin si preparò ad usare tutti i suoi poteri pur di fermarla. Non avrebbe permesso all’unico mezzo che aveva per scoprire la verità di scappare. Non importava quali sacrifici sarebbe costato.
«A quanto pare è ora che vada. Tornerò, Sart’Arien Evelin. Forse, per allora, sarai riuscita a comprendere la ragione della tua esistenza».
Sfavillò e si smaterializzò. Evelin rimase paralizzata. Non si era semplicemente allontanata; era scomparsa. Proruppe in un urlo di rabbia distruttiva. Un boato percosse la piana; i Quinnien dovettero inginocchiarsi e cercare di non essere scaraventati via. Un altro cratere, di dimensioni abbastanza notevoli, ricopriva le pianure di Blitz.
«Darran! Ordina a l’esercito di mobilitarsi. Partiamo per Karrais. Inoltre, ordina alle forze di difesa di Burdevolt di spezzare l’assedio e di raggiungerci a Karrais il prima possibile. E voglio anche tutto il supporto aereo che la Seconda e la Terza Flotta Tarraniane possono offrirci. Spazzeremo via quei fottuti rettili da Tarranis una volta per tutte!».

Valarddarn is watching you. Valarddarn is around you. Valarddarn is You.
Accept the Unavoidable.
Kalindar is…
 
 
 
 
In ordine di comparsa (nel testo):
Tarranis: Mondo-Fortezza del Sistema di Irinium. Il pianeta ha un habitat verdeggiante e la popolazione locale si è da tempo sottomessa al Principato di Olus. La zona a sud-est, però, è costellata di imponenti catene montuose e vulcani attivi. E’ l’unica zona del pianeta deserta e brulla, a causa soprattutto delle ceneri tossiche che emana il Vulcano di Tulluren.
Principato di Olus: Una delle potenze intergalattiche della Via Lattea. Questa monarchia è retta dal Luminoso Olus, Reggente Eterno del Principato. E’ uno stato militarizzato e  gerarchizzato, avanzato tecnologicamente. Al momento è in guerra con i rettiliani, creature giunte dal confine nord, forse dopo aver fatto razzia del Sistema di Ybriun, con cui il Principato aveva ottimi rapporti commerciali e diplomatici. Ulteriori informazioni verranno fornite in seguito.
Sart’Arien: Sono i Discendenti di Olus, figli e figlie di una delle sue innumerevoli spose. Al livello militare hanno potere assoluto e possono agire a loro discrezione, fintanto che, però, le loro azioni non siano segnalate dallo Xalatien, un Organo di Controllo e Ispezione del Principato. Diventare un Sart’Arien, però, non è solo una questione di sangue. E’ anche una questione di abilità e di genetica: solo i migliori guerrieri e strateghi, i più eccelsi amministratori possono davvero prendere possesso di questa carica. D’altra parte, solo avendo determinati fattori genetici e fisici è possibile accedervi: capelli di un grigio quasi metallizzato, occhi scuri o al massimo marroni, corpo prestante e atletico, lineamenti longilinei e organi interni in piena “funzionalità”. Se uno solo di questi marcatori fisici e anche genetici è completamente assente, allora si viene incarcerati a vita. Solo Olus può condannare un Sart’Arien e dare ordine di applicare la pena, ovvero la morte.
Treyn: Termine con cui di solito ci si riferisce ad un nobile maschio olutiano. Non corrisponde ad alcuna carica.
Communitors: Androidi fabbricati per la comunicazione e la logistica militare. Non sono atti al combattimento ma possono comunque, in casi di estrema emergenza, combattere contro i nemici.
Grand: Carica militare olutiana. Di solito comandano un Reggimento o un Battaglione ma possono averne sotto il loro comando anche più di uno. Hanno un’autorità limitata solo al pianeta in cui vengono inviati e devono sottostare agli ordini del Warrard del pianeta e ai Sart’Arien, nonché ad altre cariche militari interplanetarie.
Avran: E’ il Quartier Generale, comunemente chiamato anche Postazione da Battaglia. Ogni armata olutiana ne ha uno, da cui le alte cariche militari organizzano le truppe e inviano ordini attraverso le postazioni adibite ai Communitors. Concretamente è una pedana di Ritien, un metallo violastro abbastanza resistente, rialzata, in grado di sostenere abbastanza a lungo il fuoco nemico grazie allo scudo deflettore che possiede. Viene trasportata attraverso un’astronave apposita. La sua utilità è immensa, soprattutto grazie ai potenti sistemi di comunicazione, che difficilmente possono essere disturbati.
Cinta di Klorus: E’ un insieme di sistemi che compone il fulcro del dominio olutiano. Qui, nel Sistema di Toplon, si trova il Mondo-Capitale del Principato di Olus, Farryen’Olus.
Klarna: “Spada ad ago” di Evelin. E’ capace di sopportare un’immensa quantità di danni ed è  in grado di incanalare il potere della Sart’Arien. E’ fabbricata con uno dei metalli più resistenti di tutto il dominio olutiano, il Jarden.
Gyrivi: Possenti macchine bipedi costruite dai rettiliani e guidate telepaticamente. Le loro funzionalità sono prettamente militari. Possiedono un arsenale che gli permette di combattere a lungo e a corto raggio. Inoltre, sono dotati di uno Schermo Elettromagnetico a Intermittenza che permette al Gyrivi di proteggersi dal fuoco nemico per un certo periodo di tempo, la cui fonte energetica è posta in una cella d’energia alle sue spalle.
Warrard: E’ il Governatore del Mondo-Fortezza di Tarranis. Sul pianeta è la più alta carica presente in campo burocratico e amministrativo. Sul campo militare la sua autorità può essere più limitata.
Heren: Ammiraglio di una flotta planetaria. Un singolo pianeta può avere al massimo cinque flotte e altrettanti Heren. La sua autorità nello spazio è pari a quella di un Grand su un pianeta. Deve sottostare, comunque, agli ordini del Warrard e dei Sart’Arien, nonché di altre cariche interplanetarie.
Nurrendor: E’ una carica militare che viene affidata solo agli uomini più fidati dei Grand. Di solito trasmettono gli ordini dei Grand al resto del Battaglione o del Reggimento. Naturalmente, devono sottostare anche a qualunque altra carica a loro superiore (almeno per quanto riguarda il campo militare).
Karrais, Tuuopla, Burdevolt, Niurren e Firnna: Sono tutte metropoli di Tarranis: si estendono per centinaia di kilometri sulla superficie del pianeta. Ognuna è ben difesa da mura ciclopiche e alte tra i duecento e i trecento metri.
  • Karrais: seconda metropoli per grandezza su Tarranis; nelle sue vicinanze si staglia, imponente, il terzo porto spaziale del sistema; al momento è sotto il controllo rettiliano;
  • Tuuopla: è la metropoli più piccola, situata nella parte più brulla del pianeta: le Lande di Rurrurt;
  • Burdevolt: terza metropoli per grandezza; vi risiede gran parte delle Forze di Difesa di Tarranis, data la sua vicinanza a Karrais e al suo porto spaziale;
  • Niurren: metropoli dalla media grandezza, parzialmente isolata dal resto della rete planetaria a causa delle catene montuose che la circondano;
  • Firnna: Città-Capitale di Tarranis. E’ il luogo dove risiede il Warrard e da dove si dipana tutto l’apparato burocratico e amministrativo olutiano. E’ la prima metropoli per grandezza e al suo centro si erge il Zardant, il Palazzo del Governatore, costruzione dalle dimensioni mastodontiche, capace di rivaleggiare per grandezza con il porto spaziale di Karrais.
Vurdensvolt: E’ il Sistema di Difesa Planetario. Viene installato in ogni pianeta di dominio olutiano e permette di scacciare o distruggere qualunque flotta nemica. Naturalmente, non è infallibile ma il 90% delle invasioni viene respinto con successo da tale sistema.
Rulevarts: Sono le Torri di Distruzione, ovvero ciò che compone il Vurdensvolt. Sono costruzioni in cui vengono installate batterie di cannoni in grado abbattere e superare quasi qualunque genere di scudo deflettore. Inoltre, dalla superficie del pianeta possono anche sparare nello spazio aperto, ad un raggio di media lunghezza dall’atmosfera del pianeta su cui sono installate. La loro fonte di energia è il calore proveniente dal centro stesso del pianeta e riutilizzato nelle centinaia di celle presenti in ogni Rulevarts.
Ghilp: Sono mezzi corazzati quadrupedi, armati con due batterie di lanci-razzi a implosione, tre cannoni, uno centrale e capace di spazzare via navi da trasporto corazzate o piccoli vascelli nemici, e due laterali, più deboli, ma capaci di spazzare via la fanteria e i mezzi bipedi nemici più deboli. E’ un Reggimento di Automezzi di classe standard.
Quinnien: Corpo Speciale ai diretti ordini di Sart’Arien Evelin (teoricamente ogni Sart’Arien ne può istituire uno). Sono addestrati dal loro stesso comandante nelle arti militari più svariate. Sono soldati d’elite e il loro compito primario è di guardie del corpo di Evelin. Il loro simbolo distintivo è un artiglio stilizzato e di color grigio scuro sul petto.  Hart Allorn, è il loro saluto militare nei confronti del loro Sart’Arien e del loro Juol; traducendo letteralmente significa: “Ai vostri Supremi Ordini”.
Avarsprut: Soldati olutiani corazzati. Sono addestrati solo su Tarranis e rappresentano l’elite su questo Mondo-Fortezza. Sono ricoperti da una spessa armatura di Rivibren, una lega molto resistente ma leggera. Hanno in dotazione un Fucile Magma XV70, capace di abbattere anche i soldati più coriacei, tuttavia la loro più grande forza risiede nel combattimento a corto raggio: oltre all’efficacia del Rivibren nel permettere di assestare colpi letali, possiedono un Martello Tarranis, forgiata con lo stesso Rivibren intorno ad una cella di energia che, attivata telepaticamente, permette di sfoderare colpi micidiali e distruttivi. Rappresentano l’asse portante delle Forze di Difesa Tarraniane.
Jirjstraut: Possenti ed enormi rettiliani (alti almeno il doppio di Evelin). Hanno la brutta caratteristica di avere una pelle a triplo strato e abbastanza resistente da permettergli di resistere ad un colpo di cannone a ioni in pieno petto.
Quarts: E’ un’unità di misura olutiana. Corrisponde ad all’incirca a quattrocento metri. E’ usata per misure molto ristrette.
Garart’y: Sono delle versioni corazzate dei Gyrivi. Decisamente più coriacei, hanno in dotazione le stesse armi, ma in più possiedono un potente cannone automatico anticarro e hanno la capacità di ampliare lo Schermo Elettromagnetico a Intermittenza, riuscendo a proteggere sé stessi e le truppe che li circondano.
Klinian: Sono rettiliani dalla forma molto più longilinea e minuta, poco resistenti ma di una rapidità tale da permettergli di schivare colpi di blaster anche a distanza ravvicinata. Di solito portano in dotazione una piccola daga violacea impiastrata da una tossina mortale e mine anticarro.
Juol: E’ il Capitano dei Quinnien. La sua carica non è assolutamente ufficiale e, quindi, non permette di avere alcun particolare grado di autorità. Solitamente è affidato solo a coloro che hanno grandi doti, riconosciute da Evelin stessa e dai suoi compagni d’arme.
Olulien: Lingua ufficiale del Principato di Olus. E’ usata soprattutto negli ambienti amministrativi e burocratici. Naturalmente, la sua conoscenza e il suo utilizzo non è sempre e del tutto essenziale e, in ogni caso, varie lingue e dialetti nativi di pianeti appartenenti al dominio olutiano sono ampliamente accettati.



Spazio autore: Oh, ecco, a questo punto vi è la follia. Premetto che i due "capitoli" hanno un nesso. E qui si capisce anche perché ero parecchio indeciso se inserire tale storia tra la fantascienza e il fantasy (in realtà si muove tra le due).
Eventuali supposizioni le lascio ai lettori.
Ringrazio, come sempre, in anticipo per la lettura e per chiunque voglia lasciare una recensione :)

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Capitolo 3
*** Idivien ***


Idivien

Respirava tranquillamente, il bacino si alzava e si abbassava, le coperte le trasmettevano un calore senza pari e la tempesta di vento e pioggia le facevano capire quanto fosse fortunata a poter rimanere nella sua confortevole stanza quella mattina, ma d’altronde chi non avrebbe agito come aveva fatto lei. Certe giornate ti inducevano a fare carte false pur di rimanere dentro quel piccolo e caloroso mondo che si nascondeva dentro le coperte del proprio letto. E lei non aveva saputo resistere.
“Me ne frego dell’università. Oggi si sta troppo bene qui dentro”.
Presa totalmente da quelle piacevoli sensazioni, non si diede troppa pena dell’ora, almeno finché non aprì un occhio e osservò l’orario che veniva segnato dalla sua sveglia digitale posta sulla scrivania vicino allo schermo del suo PC.
“Come è possibile che siano già le 11.00? Dannazione, ma è mai possibile che il tempo debba passare così in fretta… ? Datti una calmata!”.
Si sgranchì rumorosamente le gambe e cominciò a tastare l’aria fredda con i piedi. Non si sentiva così tanto pigra da quando aveva lasciato il suo fidanzato qualche mese prima. Riacquistando un po’ di forza di volontà, si strappò via, veloce e indolore, la pesante coperta e rimase immobile a guardare il soffitto, cercando di metabolizzare quel maledetto senso di disagio mattutino.
“Mi serve un caffè caldo”.
Fu proprio quell’idea a darle la forza di riprendersi e alzarsi, trascinandosi in cucina e preparando la macchinetta del caffè. Attese tutto il tempo accanto al fuoco caldo, osservando dalla finestra le condizioni climatiche: il cielo sembrava sul punto di scatenare la “tempesta perfetta” ma il vento sembrava ridurre la pioggia che comunque già scendeva copiosamente.
Fu il rumore della macchinetta a risvegliarla da quel torpore. Bevutasi la sua tazza di caffè, percepì distintamente le energie ritornare nel suo corpo e rinvigorirlo.
“Mamma tornerà dal lavoro tra un’oretta al massimo e preparerà il pranzo. Dunque, non ha alcun senso mettersi a studiare statistica inferenziale proprio ora… Cosa potrei fare... ? Bingo!”.
Trovata l’idea, si mise all’opera. Si diresse nella sua stanza, si sedette sulla sedia davanti la scrivania e accese il computer. Attese pazientemente che quell’arnese, ormai abbastanza antiquato, riuscisse ad elaborare anche il più semplice dei compiti e cominciò a navigare per la rete. Trovò facilmente tra i “preferiti” ciò che stava cercando: aveva sussurrato quel nome di tanto in tanto, ma non vi aveva trovato mai nulla di speciale.
“Dannazione, nemmeno la pagina riesce a caricare. I vicini dovrebbero farsi la fibra, così saremmo tutti più felici!”.
Improvvisamente, con un guizzo, lo schermo si fece completamente nero e un cerchio bianco ne apparve al centro. A poco a poco cominciò a riempirsi fino al completamento del caricamento. La scritta a caratteri cubitali non la sorprese più di tanto. Ultimamente era abituata a vederla spesso.

KALINDAR
The land of quietness

Sussurrò di nuovo quel nome ma di nuovo non le apparve niente di speciale. Anzi, le sembrava sempre più ridicolo.
“6 nuovi messaggi, vediamo un po’ chi è”.
Sospirò non poco stizzita quando scoprì che due erano pubblicità “moleste”, altri due erano messaggi del suo fidanzato e un altro era il messaggio di un suo “compagno d’arme”. Il sesto, invece, richiese più tempo per essere caricato dal computer, ma, quando vi lesse un invito ad un evento  speciale, sorrise soddisfatta.
“Speriamo che anche CrashB84 sia stato invitato. Sarebbe noioso parteciparvi senza compagnia”.
Cominciò a leggere, incuriosita, la descrizione dell’evento. Era indubbiamente interessante e quando vi lesse anche il premio rimase sorpresa. Raramente ne aveva visto uno così alto. Si sfregò le mani e si preparò ad una lunga sessione di “elaborazione, costruzione e invasione”. Non si sarebbe fatta sfuggire quell’opportunità.
Purtroppo non avrebbe potuto immaginare nulla di ciò che le successe, né tanto meno sperare di prevederlo. Forse, avrebbe potuto prevenirlo scegliendo l’università in quel giorno tempestoso, ma d’altronde, la creatura dalla pelliccia bianca che apparve letteralmente dal nulla alle sue spalle mentre lei, con le cuffie che pompavano musica rock e la testa impegnata in quel “gioco”, non era qualcosa di lontanamente immaginabile.
Fu letteralmente fatta a pezzi. Le sue viscere si sparsero per tutta la stanza, mentre le venivano strappate le braccia. Il sangue tappezzò letteralmente la stanza. Non si sentì nemmeno un urlo. Sonia, semplicemente, non ne ebbe il tempo e probabilmente non soffrì poi molto: la creatura, per prima cosa, le fracassò il cranio.
Completata l’opera, l’essere dalla pelliccia bianca si immobilizzò al centro della stanza, piegato verso il pavimento, con le braccia penzolanti e sporche di sangue, non tanto perché se si fosse eretto completamente avrebbe sfondato il soffitto, ma perché trovava più comoda quella posizione. Rimase immobile per una decina minuti, poi, lentamente, parti del suo corpo cominciarono a “spezzettarsi” in cubi che si separavano dal fisico del mostro e poi si smaterializzavano. Gli ci vollero più di cinque minuti per dissolversi nel nulla.
Nella stanza sembrava essere rimasto attivo solo lo schermo del PC, andato quasi completamente distrutto, insieme al resto della stanza. Per un certo periodo di tempo, lo schermo rimase acceso, completamente oscurato, senza che fosse nemmeno collegato al resto del computer o ad una presa elettrica. Sette minuti prima che rincasasse la madre di Sonia, mostrò due scritte in successione, poi si spense definitivamente.

Kalindar
Idivien
(Crociata)
 
A holy war, for the growth of the universe, for the God that will shape all the existing.
Soon, the Sons of Kalindar will be reunited, again…

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