You give love a bad name

di malmins
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Rileggo il biglietto che ho in mano già la quinta volta. Non riesco a crederci, non voglio.
Sento come un peso opprimermi sulle spalle, come a volermi buttare per terra, come a volermi dire che quello deve essere il mio posto.
"Teddy Lupin e Victoire Weasley sono lieti di invitarvi al loro matrimonio il prossimo weekend a Villa Conchiglia, sud della Francia. Attendiamo la vostra presenza."
Sembra un brutto sogno, di cui l'uscita sembra quella del bianconiglio, irragiungibile e lontata dai miei occhi. Lui che, dopo innumerevoli dichiarazioni, mi sbatte in faccia il suo matrimonio con la mia orrenda cugina.
Vorrei poter reagire, ma la mia mente non è lucida. Una lacrima amara mi riga la guancia arrossata per la rabbia.
Mi giro verso l'anta della cucina e l'unica cosa a cui riesco dedicarmi è l'ubriacatura. L'alcool non mi avrebbe giudicato. Stappo la bottiglia di Whiskey Incendiario che mi ritrovo tra le mani. La tracano cosi, senza minimo ritegno per me stessa. Asciugo il bordo della bocca, bagnata dalla troppa foga con cui ho bevuto.
Tutte le belle parole, sospese nel vuoto, volate via come foglie d'autunno. Non avevo mai amato prima d'ora, e lui mi sembrava un'ancora cosi resistente a cui potersi aggrappare. Un'ancora a cui sono state tolto le lunghe catene. Un'ancora gettata in mare. Mi passo una mano tra i capelli e li osservo. Rossi, come le fiamme del fuoco. Ciocche rosse, come quelle della mia orrida cugina. La stessa che andrà all'altare con colui che credevo il mio sempre. Mi lascio abbattere come un albero secolare, la cui vita è passata impalata in un posto. Stesso posto in cui mi ritrovo già da mezz'ora, per terra, tra lacrime e un cuore spezzato, di cui i pezzi nemmeno un medimago saprebbe ricomporre.
E poi mi chiedo se ci ha pensato mentre spediva l'invito. A me, a Rose, alla sua dolcezza. L'invito mi è stato recapitato. Non sarebbe qui, se lei avesse saputo tutto. Dalle carezze alle coperte sfatte, alla cucina in disordine, alla doccia sempre occupata. Lei non n'è era a conoscenza, era l'unica ragione plausibile. A quest'ora sarei già definita con gli aggettivi peggiori di questo mondo, con le dite puntate dei miei parenti. Ad accusarmi di qualcosa di atroce come il tradimento, quando di atroce in un amore non ci vedo niente.
Sento la maniglia della porta d'ingresso. Qualcuno sta rientrando in casa, a mezzanotte.
Ero convinta che tutti fossero a dormire. Asciugo le guancie e con la bacchetta sguiata in mano mi dirigo, a passo felpato, verso l'enorme ingresso.
« Stupe.. » sono pronta a pronunciare il tanto famoso incanto quando una mano mi si posa sulla bocca.
« Ma sei fuori di testa? » mi bisbiglia mio fratello a un palmo dalla mia faccia.
« Hugo! » riesco a pronunciare dall'affanno che si è creato dall'agitazione. 
« Si, per Morgana! Avevi intenzione di stordirmi più di quanto lo sia già? » chiede enfatizzando il tutto con un gesto della mano.
« Scusa, è che era buio. E' mezzanotte...ero convinta foste tutti andati a dormire » dissi abbassando la bacchetta.
« Beh, in effetti mamma e papà dormono. Io me la sono squagliata circa due ore fa » disse ghignando e aggirandomi per andare in cucina.
« E di grazia dove saresti stato? » tento di usare un tono più severo, ma con Hugo è una causa persa.
« In giro, sai.. cose da maschi, con James »
Dovevo immaginarmelo, James, quel deficiente immaturo di nostro cugino non la smetterà mai di stupirmi.
« James? Andiamo Hugo, dimmi solo che non siete stati in qualche spogliarello babbano » dissi incrociando le braccia al petto.
« Sorella, datti una calmata. Ho il diritto di spassarmela, certo non sarai tu a dirmelo. La scuola è finita. Niente commandi a bacchetta. Approposito appogiala sul tavolo. Con quella faccia che ti ritrovi non mi fido » disse guardando stranito la bottiglia di Whiskey appogiata sul bancone.
« Si beh, almeno potevi.. mah, mi sembra inutile parlarne » dico alzando gli occhi.
« E questa? » prende la bottiglia e mi guarda con un sopraciglio alzato.
Rimango zitta e abbasso lo sguardo. Sento ancora il sapore raschiante dell'alcolico ambrato in gola.
« Oh capito.. » si alza da terra con l'invito in mano e lo posa davanti a se.
« Ne vuoi parlare? » chiede in maniera tranquilla.
« Non, non vedo nulla da discutere.. » dico.
« Ah no? Beh dalla faccia stravolta, la bottiglia quasi vuota e l'ora che si è fatta, non hai pianto di felicità perché nostra cugina si sposa? o mi sbaglio? » dice con fare ovvio.
Riesce sempre a cogliere il punto, a leggere tra le righe.
« Senti Rose, non ho idea di cosa sia successo, ne tantomeno credo di volerlo sapere, ma se ti fa stare meglio.. si è scavato la fossa da solo portando all'altare lei » dice sorridendomi dolce.
Sorrido a mia volta. È vero che battibecchiamo, ma nemmeno Lily, che è un'inguaribile romantica, potrebbe consolarmi come lo fa Hugo. Quella sua aria sbarazina, i capelli corti a ricordarmi nostro zio Charlie, a cui le ragazze a Hogwarts non potevano resistere.
Mi avvicino a lui e senza dire niente lo abbraccio, è tutto ciò che mi serve. Non oppone resistenza, e mi stringe ancora di più a sé.
« Vuoi che ti prepari una tazza di tè? » chiede. Annuisco, nascosta nel cappuccio della sua felpa dei Canoni Chudley.
Dopo cinque minuti sono seduta sulla sedia del bancone con le gambe a penzoloni. Abbraccio la tazza fumante con le dita e la porto alla bocca per soffiare via il calore. Hugo è di fronte a me intento a versarsi il latte. Intorno a noi regna il silenzio.
« Da quando ho finito Hogwarts.. » rompo il silenzio e Hugo alza la testa. 
« Rose, non devi.. » tenta di fermarmi, ma io ormai non vedo più ragione di nasconderlo, specialmente a lui.
« Al compleanno di Albus, tre anni fa. Ero arrivata un po' in ritardo perché dovevo portare le valigie da Hogwarts a casa. Arrivai di fretta e nemmeno guardando a dove stessi mettendo i piedi, stavo per finire in una delle buche della nonna create dagli gnomi. Per fortuna sentii una mano sorreggermi per il fianco prima che capitolassi nel fango. Appena mi rimisi in piedi, lui era li, che mi fissava dalla sua imponente altezza, con quei suoi occhi azzurri capaci di leggerti dentro. Mi chiese se stessi bene e io stordita da tutti gli avvenimenti degli ultimi minuti rispose che lo ero. Mi aiutò ad entrare in casa e mi portò un bicchiere di champagne per festeggiare i diciotto anni di Albus, finalmente entrambi liberi da ogni pressione scolastica. Tutta la serata trascorse, e lo sai bene, tra risate e scherzi. Nemmeno mi resi conto che era passata la mezzanotte e che sarei dovuta tornare a casa perché l'indomani avrei fatto l'esame da fotografa. Prima di potermi smaterializzare sentii una voce chiamarmi, lontana dal vociare degli altri in casa. Quando mi girai, trovai Teddy intento a farmi un segno con la mano. Quando si avvicinò disse che tutta la situazione lo aveva distratto dall'unica cosa che voleva fare tutta la sera. E poi mi baciò. Uno di quei baci da film babbani che la mamma mi ha fatto vedere. Lento e romantico. Non seppi con esattezza cosa volesse significare. Mi diede la buonanotte e da quel giorno lui continuò a cercarmi, a mandarmi gufi, a venire nel mio appartamento a Londra... » Hugo mi fissava senza lasciar trasparire nessuna emozione.
« Vuoi dire che.. » tentò.
« Si, è successo.. » non lo lasciai finire, sapevo dove volesse andare a parare.
Teddy è stato l'unico con cui io abbia mai fatto l'amore. Mi sembra ancora stupido definirlo cosi. Se lo era, lui non sarebbe a letto con un'altra.
« Rose, dovevi aspettartelo. Cosa credevi? Che avrebbe lasciato Victoire dopo quasi 7 anni di fidanzamento? Sii realista. Tutto si aspettavano di vederli sposati un giorno, ed ecco che succede. Cosa avrebbero pensato tutti se lui l'avesse lasciata per stare con te? Rose, tu sei stata accecata da qualcosa che per lui era solo un gioco »
Quelle parole mi feriscono, ma sentirle dire da Hugo mi risvegliano. È sempre stato razionale, mentre il mio modo di pensare non lo era. Io andavo aldilà di tutto ciò, sognavo troppo. Sognavo di poterlo tenere per mano invece di dover chiudere a chiave le stanze perché nessuno ci vedesse, o inventare scuse banali quando volevamo stare da soli.
« Hai ragione. È tardi, niente sarà come prima » guardo prima lui poi la tazza, ormai vuota.
« Capirai che c'è di meglio » e prima di andare mi scocca un bacio sui capelli e mi lascia ai miei pensieri che mi accompagnano fino all'alba, dove ormai stravolta mi accascio sul divano e mi addormento.

ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Due mesi senza connessione mi hanno fruttato l'idea per un'altra storia. Sempre nel fandom di Harry Potter, questa fanfiction è incentrata sulla nuova generazione con protagonista Rose e le sue avventure „amorose“. Spero vi possa piacere. Se siete interessati a lasciarmi una recensione, questa è ben accetta.
Baci, malmins

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Sento una mano accarezzarmi la faccia. Mi rigiro sul divano, tutta intorpidita. Quando apro gli occhi, n'è trovo un paio marroni che mi fissano con dolcezza.
« Buongiorno tesoro, come mai hai dormito sul divano? » chiede mia madre.
« Sono tornata tardi dal set e dalla stanchezza, non ho potuto resistere, mi sono addormentata qua » mi stropiccio gli occhi.
« Vuoi una tazza di caffè? » chiede mentre se ne prepara una.
« Volentieri » dico.
Quanto è stato strano dormire senza averlo accanto, la domenica era la nostra giornata di scusanti. Ci sbarazzavamo di tutti e ci rintanavamo nel mio appartamento. 
Devo iniziare a pensare che niente di tutto questo ritornerà ad esserci. Niente. 
Mi porto le ginocchia al petto, e nel frattempo mia madre torna con una tazza fumante.
« Allora, come è andata ieri? » chiede.
« Sono soddisfatta. La prossima uscita sarà tra due settimane, ti manderò una copia del giornale. Le modelle sono state fantastiche. Spero di guadagnarne qualcosa che non sia il solito "Ottimo lavoro, Rose" » tento una risata.
« Sono così fiera di te. Nonostante sia un lavoro babbano, mettendo in disappunto tuo padre, te la cavi » mi prese una mano e me la strise in maniera rassicurante.
« Lo so, e io non potrei essere più contenta. Almeno Hugo non lo vedo sempre » e ridemmo.
« Qualcuno mi ha nominato? » mio fratello mezzo assonato sbuca da dietro la porta del soggiorno stirachiandosi.
« Sì, stavo dicendo quanto tu sia insopportabile »
« Senti chi parla! » si mise sulla difesa.
« Ehi, voi due! Nemmeno adesso che siete grandi e vaccinati potete stare tranquilli senza litigare? » chiese mia madre con quel suo cipiglio, che ha fatto innamorare papà.
Io e Hugo ridemmo, divertiti da tutta quella situazione. Mi sentii spensierata, grata che lui non fosse il mio pensiero fisso.

Dopo colazione decisi di concedermi un bagno, ma non prima di aver sentito mia madre pronunciare: « Tesoro, dopo andiamo al pranzo domenicale della nonna. Finalmente ci potrai essere anche tu » sorrise. Ricambiai pensando che fosse vero, da un anno ormai tentavo di saltarlo, ma ora non vedo ragione.
Le dissi che sarei stata pronta e salii per la scalinata che portava al piano superiore dove, dopo aver preso l'occorente, mi diressi in bagno.
Sentii tutto il corpo rilassarsi sotto il lieve tocco dell'acqua. Che sensazione fantastica. Ero tutta tesa dopo la notte passata in bianco. E l'aroma alla vaniglia del bagnoschiuma era ottimo.
Dopo mezz'ora uscii dalla vasca, presi un asciugamano e mi diressi in camera. I capelli ancora bagnati lasciavano una scia di goccioline sul pavimento. Mi guardai allo specchio, avevo un aspetto a dir poco stravolto, occhiaie ben visibili.
"Guarda come ti sei ridotta, Rose. Per un ragazzo, poi, non vale la pena" parlò la mia vocina interiore.
Mi voltai per prendere qualcosa da mettere quando notai una busta sul letto. E questa quando è arrivata? pensai.
Prontamente Hugo fece capolino sulla porta di camera e mi rispose: « È arrivata mentre eri in bagno, non c'è  il mittente » 
« Grazie » dissi distratta dalla caligrafia, molto famigliare, che recava la scritta Rose sul retro.
Aspettai che mio fratello fosse abbastanza lontano per aprirla. Tirai fuori il foglio che vi conteneva e lessi..
"Immagino che l'invito ti sia arrivato. Non avrei voluto che finisse così, era quello che si aspettavano tutti. Era il mio primo amore, ma tu, tu hai cambiato il mio modo di vedere le cose. Mi sei stata vicino per l'anniversario di morte dei miei genitori, durante la gioia che ho provato a ricevere quel lavoro tanto agognato. A dirmi "ti amo", quando ne avevo più bisogno. Sai cosa darei per poterti stare accanto adesso. È  domenica, e saresti tra le mie braccie mentre, con Grattastinchi, ci vediamo uno di quei tuoi famosi film babbani. La giornata delle scusanti. 
L'invito, chiaramente, è esteso a tutta la tua famiglia. Ci terrei, anche se sono a conoscenza dello sforzo che deve costarti, che venissi. Non farlo per nessuno, fallo per me. E con questo spero tu capisca che, l'unica donna che io abbia veramente mai amato sei tu."

Una lacrima solca la mia guancia destra e cade sul foglio che tengo in mano, tremante.
Vorrei poter urlare, piangere, ma nessuno sa cosa sto provando. Nessuno, tranne Hugo, lo sa. Con che coraggio posso presentarmi la settimana prossima e far finta che non ci sia stato niente? Vederlo sorridente, quando dentro di me morirei dalla voglia di stare al suo fianco, e dal dolore per non poter esserci...
Mi risveglio da quello stato di trance in cui ero stata coinvolta quando sento qualcuno salire le scale. Asciugai frettolosamente le lacrime e nascosi la lettera nel cassetto del comodino.
Cominciai a far finta di cercare qualcosa da mettere quando mia madre entrò.
« Rose, cosa aspetti a vestirti? La smaterializzazione averrà fra poco - disse tentando di restare seria.
« Cinque minuti e sono pronta » e così fu.  Jeans, felpa, scarpe da ginnastica e scesi a passo spedito fino all'ingresso dove la mia famiglia mi stava aspettando.
« Alla buon'ora! » rise Hugo.
« Ma stai zitto » gli sferrai un pungo inoffensivo.
Prendemmo il vaso in ceramica, che fece da passaporta, e con un lieve tocco tutti insieme, in un vorticare infinito, finimmo nel giardino di nonna. Ero pronta ad essere travolta da tutta la mia infinita parentela.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ci dirigemmo verso la Tana, ancora intatta, da come la ricorda papà dalla sua infanzia.
Avevo bisogno di spensieratezza, da lì a qualche giorno avrei dovuto affrontare ciò che al mondo non avrei mai pensato potesse sfiorarmi, e invece..
- Rosie! - sentii una voce squillante corrermi contro. Lily, la mia adorata cugina. Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo viste. Mi era mancata, le nostre chiaccherate fino a tarda mattina, stuzzicare James perché, con evidenza, provava qualcosa per la figlia di Paciock, a ridere per le cadute dalla scopa durante gli anni a Hogwarts.
- Lily, quanto tempo! - ricambiai l'abbraccio ed entrammo in casa per salutare il resto della combricola che non si fece problemi a stritolarmi come solo loro ben sanno.
Nonna Molly sostenne perfino che fossi dimagrita, anche troppo, e andava rimediato con il suo ottimo banchetto.
Quando fummo a tavola non mi feci ripetere due volte e riempii il mio piatto, sotto il suo sguardo sorridente.
- Allora, hai conosciuto qualcuno ultimamente? - sussurò Lily. Per poco non mi strozzai con il succo di zucca che stavo bevendo. Come avrei potuto rispondere a quella domanda? In questa situazione, poi?
- Nessuno in particolare. Sono presa dal lavoro per pensare a queste cose - tentai.
- Peccato. Speravo portassi qualcuno al matrimonio di Teddy, così non eri da sola - sorrise, mentre io pensavo a quanto volessi essere  quella che Teddy avrebbe portato all'altare.
- Meglio soli che mal'accompagnati, no? E tu, con chi hai intenzione di andare, eh? - la stuzzicai.
- Abbassa la voce. Se ti sentisse James, mi ucciderebbe. Comunque, è stato Lysander a chiedermi di venire con lui. E io non ho potuto dirgli di no, sai.. - non la feci finire - che gli muori dietro dalla quinta? - Lily rise.
- Sì, e credo che perfino i quadri ad Hogwarts lo sappiano. Lysander di qua, Lysander di là - dissi gesticolando con la mano.
- Sei una strega morta! - disse fingendosi arrabbiata.
Risi, nonostante avessi Hugo, una presenza femminile era certamente quello che mi serviva. Mi chiesi se avrei mai potuto prendere l'iniziativa e dirle tutto quanto.
Finito il pranzo, ci andammo a sedere in soggiorno per la consueta riunione di famiglia.
Mentre prendevo, di nascosto, un bicchiere di Whiskey Incendiario, James mi si avvicinò con fare furtivo.
- Prendi tutta la bottiglia. Andiamo fuori. Nessuno vuole davvero ascoltare i loro discorsi - sussurò.
Gli sorrisi e lo seguii sulla porta del retro. Ci sedemmo sotto la quercia che affiancava la casa e in lontananza potemmo scorgere l'imminente tramonto.
- Allora, cosa ti porta sulla strada dell'alcool? - sorrise beffardo.
- Niente che a te possa interessare - dissi mentre versavo il primo bicchiero e gli porgevo la bottiglia. Ho sempre avuto un rapporto d'amore e odio con lui, per quanto mi potesse far arrabbiare e talvolta immischiare Hugo nei suoi casini, che prontamente dovevo risolvere, non lo avrei scambiato per nessun altro cugino al mondo.
- Andiamo, Rosie. L'alcool non si beve per noia. Ci sono due ragioni: o ti diverti o perché stai male. A me non sembra che questo pranzo ti entusiasmi. Perciò la soluzione è una: qualcuno, e giuro che vado ad ammazzare quel bastardo, ti ha spezzato il cuore - disse mentre si rigirava il bicchiere in mano e puntandomi un dito.
Risi dalla tanta capacità di leggermi tra i pensieri. Avevo davvero l'aspetto di un libro aperto?
- Io amo stare con voi, cosa ti salta in mente? - feci la finta offesa.
- Non lo dubito. Ma ci scometteri la bellissima Nimbus 3000 di Al che adesso vorresti essere da un altra parte -
Stavo per dirgli che aveva vinto, ma qualcosa dentro di me mi bloccò. Non sarei mai riuscita a dirgli che l'uomo per cui il mondo mi era crollato addosso era uno dei suoi migliori amici.
- Bè hai perso! Una persona non può bere per puro piacere? - chiesi innocentemente.
- Solo se si ha buona compagnia - rise.
- Su questo non ho toppato. Sono con te - sorrisi.
- Vieni qui razza di testarda che non sei altro - e mi passò un braccio sopra la spalla scompigliandomi i capelli.
- Eccovi! Sembravate scomparsi nel nulla - la voce di Lily, insieme a Hugo, ci raggiunse con i capelli mossi dal venticello primaverile che si stava avvicinando.
- Veramente non mi va di ascoltare papà che si lamenta di Malfoy e del, bla bla bla,  lavoro al ministero - disse James.
- Appunto vi cercavamo per scappare da quella noia - disse Hugo.
- Ne ho portata un altra, non si sa mai che vogliate reprimere la noia nell'alcool - Albus si avvicinò, in tutta la sua altezza, e si sedette insieme a noi.
- Vedi che si può bere anche per noia? - dissi scostandomi da James e puntelandogli la spalla col dito.
- Siete due casi disperati - io e Albus ci guardammo complici.
Se non portassero lo stesso cognome e non avessero i capelli sbarazzini dello zio direi che quei due non potrebbero essere fratelli. James sfrontato e sogno proibito delle ragazze ad Hogwarts e Grifondoro allo stato puro. La vittoria a Quidditch con lui, era assicurata. Non per questo era il capitano. Albus, d'altro canto, era l'opposto. Dal carattere tranquillo che sapeva infondere fiducia alle persone nonostante la sorpresa che tutti ricevemmo al momento dello smistamento. Nella prima volta, nella storia del clan Potter-Weasley, in famiglia, c'era un Serpeverde. Nessuno avrebbe immaginato che una cosa del genere sarebbe potuta succedere. Zio Harry, però, non è stato colpito dalla scelta del capello. In fondo lui sperava che suo figlio finisse lì, d'altronde pure a lui poteva succedere. Ma lo smistamento nella casa di Salazar ha portato ad Albus la conoscenza di amicizie che a nessuno, e ripeto, nessuno ha mai dato a genio. Sì, immagino già cosa pensiate. Capelli biondi, carattere sfrontato e playboy della scuola. L'esatta copia di suo padre Draco, ovvero Scorpius Malfoy. La persona meno sopportabile di tutto il mondo magico, a mia detta. Ed era il migliore amico di Albus, colui che durante l'estate dei primi anni veniva a trovarlo a casa e giocavano insieme. Io e lui non siamo mai andati d'accordo. L'odio era tutto da parte mia, lui si approffittava delle persone e io nonostante avessi provato ad avvertire Al più e più volte, quest'ultimo mi assicurava che non c'era niente di cui preoccuparsi e che la sua amicizia con Malfoy andava alla grande.

Trascoremmo tutto il tempo in giardino, una battuta tira l'altra, e le bottiglie di Whiskey finirono. Quando, dall'interno della casa, sentimmo i nostri genitori chiamarci per tornare a casa, con totale disappunto, ci alzammo tutti quanti. Mi sentivo abbastanza stortida, e la smaterializzazione che sarebbe avvenuta da li a poco non avrebbe giovato al mio stato fisico.
- Che fine avevate fatto? - zia Ginny, con le mani sui fianchi, ci aspettava all'entrata in casa.
- Non abbiamo visto Rosie per un po' di tempo, doveva raccontarci delle cose - Lily rispose di tutto punto.
- Tesoro, con il lavoro tutto a posto? Tua madre mi ha detto che hai trovato anche un appartamento a Londra - disse.
- Si, non potrei essere più felice, zia! A gonfie vele, non c'è che dire - sorrisi, o almeno era ciò che credetti di fare. Non osai pensare a come mi sarei riuscita a svegliare l'indomani.
- Hugo, Rose. Siete pronti? - nostro padre ci richiamò.
Finii di parlare con zia Ginny e mi recai dai miei genitori. L'ultima cosa che vidi prima di smaterializzarmi fu tutta la famiglia che ci salutava.

Angolo Autrice
Scusate ancora per la lunga assenza, ecco a voi il terzo capitolo. Spero vi possa piacere.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Come avevo prevvisto il mal di testa quella mattina non mancò.
Rilutante dall'andare a fare colazione, alla fine mi alzai dal letto e con passo strascicato mi diressi in bagno.
Ero pronta ad entrare quando sentii mio fratello, dalla sua camera, parlare a qualcuno:  « Sì, lo sai come è fatta. Non vuole mai dire niente a nessuno »  non riuscivo a capire di chi stesse parlando, il primo pensiero fu Lily « Nostra cugina non è cosi scema da portarsi un Serpeverde. Vedrai che non sarà così male. Poi, andiamo, è di Teddy che stiamo parlando. Ti ricordi le sue feste? Il matrimonio non sarà da meno » il mio cuore fece una capriola  « Non ho idea con chi ci andrà Rose, non mi ha accennato niente. Ma sì, vedrai che bomba sarà la mia, non vedo l'ora di vedere chi sarà la tua di fortunata » Eccoli, sicuramente parlava con James « Ora ti saluto. Devo occupare il bagno prima che l'impiastro ci entri e non ci esca più. Ciao! » Hugo chiuse la chiamata e io scattai verso la porta del bagno prima di lui, proprio quando usciva dalla sua stanza.
« Sorella, non avrai intenzione di entrare? » chiese retorico.
« Sì, deficiente! » dissi scostandolo di lato.
« A cosa devo questi insulti gratis? Di prima mattina poi.. »
« Impiastro lo vai a dire a qualcun'altro! » e gli sbattei la porta in faccia.

Dopo aver passato la mattina in famiglia decisi che era il momento di salutarli e tornarmene a Londra.
Una volta prese le mie cose, abbracciai mamma e Hugo e promisi che avrei mandato un gufo a papà a lavoro e che sì, mi sarei fatta sentire. Io ripetei che sarei venuta al matrimonio, per rassicurare mamma, o me stessa.
Una volta smaterializzata in un vicolo cieco vicino al mio appartamento, mi ci diressi.
Tirai fuori le chiavi, e nonostante fossi stata fuori solo due giorni c'era abbastanza posta da controllare. Tutte quelle bollette babbane!
Salii le scale che portavano alla palazzina di tre piani vicino ad Hyde Park.
Era tutto al proprio posto con Grattastinchi disteso sul grande divano del soggiorno. Scostai le tende e aprii le portafinestre per fare luce in questa bella giornata.
Per distrarmi da quello che sarebbe venuto a succedere nei giorni a seguire, cominciai a sistemare i rullini che dovevo usare per il servizio fotografico di un importante rivista di moda e pure le mie bellissime Canon, che avrei messo negli appositi borsellini.
Prima di pranzo presi un pezzo di carta e scrissi due righe a mio padre giusto per non fargli credere che me ne fossi andata senza dirgli niente. Una volta fatto arrivare il gufo gli legai alla zampa il foglio e lo pagai.
Passai tutto il pomeriggio immersa tra le coperte del divano con Grattastinchi che faceva le fusa e a guardare gli stupidi film d'amore che mi ricordavano quanto il mio presunto ex fidanzato fosse sul punto di sposarsi. Ma dimenticavo sempre che ero io l'amante in tutto questo. E quanto tutto questo potesse far star male una persona.

Mi svegliai tutta intorpidita. Mi resi conto di essere rimasta a dormire sul divano dopo l'ennesimo film e che nonostante questo fosse comodo, la mia posizione non lo era. Dopo una doccia, presi a far colazione finchè non notai l'ora e che se non mi fossi sbrigata il servizio avrebbe tardato per la consegna delle foto all'editore.

Arrivai giusto in tempo per preparare l'occorrente per iniziare a scattare, alcune modelle erano già pronte e ad alcune stavano ritoccando il trucco.
Dopo aver passato la mattinata a fotografare e una parte del pomeriggio ad apportare le modifiche che i miei superiori richiedevano, mi congedai e mi diressi nel solito pub vicino all'edificio dove lavoravo per un drink. È un abitudine che porto avanti da due anni ormai, da quando ho conosciuto le persone fantastiche con cui lavoro e che mi ci portarono per festeggiare la mia prima uscita di un servizio. Le cameriere mi conoscono, ormai sono una loro cliente fissa e con loro ci raccontiamo tutto. Eccetto che la mia è una delle famiglie più famose nel mondo magico, che sono una strega e che metà della mia vita l'ho passata a studiare incantesimi. Piccolissimi dettagli.
« Posso offrirti qualcosa?  »  una voce mi fece riscuotere dai miei pensieri.
« Sono già a posto, grazie..  »  e mi voltai. Come facesse a sapere dove mi trovavo, in quel momento, era l'ultimo dei miei pensieri.
« Cosa ci fai qui?  »  lo guardai dritta negli occhi.
« Volevo sapere come stavi  »  c'era tristezza in quelle parole.
« Come vedi - indicai il bicchiere di vino - sto benissimo  »  e ne bevvi un sorso.
« Non hai risposto alla mia lettera..  »  mi prese una mano tra le sue.
« Non avevo tempo  »  dissi sbrigativa.
« Dimmi almeno che verrai sabato  »  lo guardai. Perché tutto questo?
« Non ti posso promettere niente  »  Sarei venuta, ma non glielo avrei detto così di punto in bianco.
« Per me è già tanto!  »  mi sorrise. Fu un colpo al cuore.
« Non abbiamo nient'altro da dirci  »  lasciai dei soldi sul bancone e senza guardarlo uscii dalla stanza e trattenendo, almeno, fino al pianerettolo di casa le lacrime che, una volta dentro, lasciai scivolare.

ANGOLO AUTRICE
Salve salve! Eccomi qui! Spero che vi piaccia questa storia, sono molto speranzosa riguardo a una sua continuazione. Tempo permettendo e anche quanto possa interessarvi. Se è così, lasciatemi un segno. Un commento, una critica, qualunque cosa. Ho bisogno di migliorarmi.
Baci, malmins.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Tutta la settimana lavorai senza sosta, passando da un set fotografico all'altro, in base alle richieste del cliente. Ben presto arrivò anche venerdì e per quanto fossi riuscita a staccare i pensieri, quello che sarebbe successo il giorno dopo cominciò ad assilarmi la mente e in men che non si dica a provocarmi un mal di testa che avrei portato appresso per il resto della giornata.
Arrivata alla pausa pranzo pregai solo di avere un paio di aspirine in borsa. Mi ero abituata ai medicinali babbani, visto che non potevo mettermi a fare pozioni guaritrici in mezzo a tutte questa persone con cui lavoravo o sfoderare la bacchetta e pronunciare un incantesimo, per quanto fosse facile. Presi a frugare nelle tasche interne e vi trovai il nulla. Questa non era la mia giornata. Alison, l'aiuto scenografa e cara collega mi si avvicinò notando il caos che stavo provocando sul tavolo della mensa.
- Tutto a posto, Rose? - si sedette di fronte a me.
Sbuffai e mi presi la testa tra le mani - Potrebbe andare meglio, Ali. Ho un mal di testa atroce e sono senza aspirina. -
Mi guardò con fare rassicurante e disse - Stai tranquilla, dovrei averne un paio qui con me - e come se Merlino avesse sentito le mie preghiere, un paio di pasticche dalla forma ovale mi si piazzarono davanti agli occhi.
- Tu sei la mia salvezza! - mi alzai e l'abbracciai grata. - Mi fa piacere. Ti vedo tesa. C'è qualcosa che non va? - prese a sorseggiare il suo caffè mentre io deglutivo la pasticca accompagnata da un buon sorso d'acqua.
- Domani dovrei andare ad un matrimonio.. -
- A meno che tu non sia la sposa, non vedo il problema. - sorrise divertita e ricambiai.
- E che sarebbe il matrimonio del mio ex fidanzato o quel che era.. - dissi gesticolando.
- Ah, adesso mi è chiaro. E scometto che lei non ti va a genio! - Alison era fantastica, riusciva a risollevarmi in un batter d'occhio e non solo perché aveva una farmacia a portata di mano.
- Esatto, lei era il motivo per cui lui usciva con me - parlare al passato fece riaffiorare certi ricordi, che in quell'istante mi imposi di bloccare.
- Tu eri l'amante in tutto questo?..e scusa come facevate ad uscire? Lei non se ne sarebbe accorta? - disse sgranando gli occhi.
- Veramente non uscivamo. Ci bastava stare anche in casa purchè stessimo insieme. Per non destare sospetti alla famiglia, sia io che lui inventavamo scuse per quasi ogni weekend, mentre in realtà stava da me.. - sospirai.
- E se posso chiederti, quanto tempo è durata? - mi scrutò con i suoi occhi azzurri.
- Praticamente da quando ho finito la scuola, cioè tre anni fa. -
- Vi siete conosciuti tra i banchi di scuola? -
- No, è un amico di famiglia. Lo conosco da una vita. Lui aveva una relazione, e ce l'ha tutt'ora con la sua ragazza di quando andava a scuola. Si sono fidanzati ufficialmente cinque anni fa. - la vidi annuire ed assimilare le informazioni.
- E tu adesso sei combattuta tra l'andarci o rimanere a casa nella piuù totale disperazione. O sbaglio? - inarcò un sopraciglio.
- Non sbagli - appoggiai la guancia sulla mano destra - Credo che potrei impazzire -
- Dovresti andarci. Non lo dico perché voglio che tu soffra, ma perché direi che è arrivato il momento di passare oltre. Se lui l'ha scelta, o è stupido o perché è una stronza di proporzioni cosmiche e lui ne ha paura. Ed è lui a rimetterci. Dovresti presentarti alla ben meglio, sfoderare il migliore dei sorrisi e magari a fine serata qualcun'altro si infilerà nel tuo letto- scoppiai a ridere.
- E tu dici che questo mi porterà a dimenticarlo e a non soffrire più? -
- Non saprei predirre ciò che potrebbe succedere - immaginai Alison vestita come quella strampalata della professoressa Cooman - ma sarebbe un inizio. Il mare è pieno di pesci, prima o poi ne pescherai uno migliore - mi fece l'occhiolino.
- Farò un tentativo. Non ho pensato nemmeno a cosa mettermi per quanto ero presa dal lavoro.. - scostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
- Al vestito ci pensiamo dopo, io direi che ti servirebbe una sistemata ai capelli - la guardai scetticca.
- E cosa avresti in mente? Di tagliarli non se ne parla - le puntai un dito divertita.
- Non pensavo ad un taglio, quanto ad una tinta e ad una bella permanente liscia - i suoi occhi luciccarono.
- Per quanto tu mi faccia paura in questo momento quello che dici mi sta intrigando - appoggiai i gomiti al tavolo per sentire il resto della sua idea.
- Bionda! Ecco! Ormai, per quanto ti stiano bene, i capelli rossi sono fuori moda - presi una ciocca tra le dita e notai quanto tutto questo cambiamento avrebbe fatto a cazzotti con la mia famiglia.
- Ci sto! Ho letto che molte donne stravolgono il loro aspetto dopo una rottura. - sorrisi ed Alison si unì.
- Starai benissimo e prima di prendere l'abito adatto andremo dalla mia parrucchiera di fiducia che farà un ottimo lavoro - detto questo ci alzammo e ci dirigemmo a finire il lavoro di questa giornata.
Dopo due ore, io e Alison stavamo camminando per le vie di Londra fino al salone e intanto commentavamo le vetrine in caso avessimo visto qualcosa che mi sarebbe potuto piacere.
Svoltammo un angolo e Alison mi precedette ed aprì la porta.
- Rachel, lei è la mia amica Rose, quella di cui ti ho parlato al telefono. E tutta nelle tue mani! - sorrise e mi presentai alla ragazza minuta che mi fece accomodare nella poltroncina davanti allo specchio.
Lasciai che mi girasse verso Alison, che era seduta nei posti adebiti alla clientela, cosi che non potessi specchiarmi. Rachel mi passò e ripasso un sacco di miscele, da quello che potevo intuire, sui capelli. Dovetti aspettare circa mezz'ora prima che me li potesse lavare. E nemmeno in quella circostanza riuscii a dare una sbirciatina su qualche superficie riflettente. Ero terribilmente curiosa. Vedevo Alison farmi segni d'approvazione e sentire il calore del phon sul collo.
- Finito! - esclamò Rachel una volta posata la spazzola sul ripiano.
- Rose, sei fantastica! - Alison saltellava sul posto ed emetteva piccoli gridolini.
Finalmente e con grande gioia mi voltai verso lo specchio. Sul mio viso si allargò un sorriso quando vidi il mio riflesso. Ero sempre io, solo bionda, e liscia. Nemmeno un capello fuori posto. Quanti miracoli potevano fare questi prodotti babbani?
Li toccai, erano morbidi e per l'ennesima volta mi stupii di quanto fossero biondi.
- Sono senza parole. Grazie mille Rachel - sorrisi alla ragazza che arrossendo ricambiò.
Pagai e una volta fuori stritolai Alison in un abbraccio affettivo.
- Non so come ringraziarti - le dissi.
- Portami un pezzo di torta - scoppiammo a ridere.
Due ore dopo aver girato per una decina di negozi trovai l'abito adatto: bianco, aderente e con dettagli in pizzo. Un po' provocante, ma era ciò che volevo far passare.
Prima che le nostre strade si fossero divise ringraziai Alison per la fantastica giornata e mi fece promettere che una volta tornate lunedi a lavoro le avrei raccontato nei minimi dettagli qualunque cosa fosse successa.
Appena arrivata a casa preparai qualcosa da mangiare per me e Grattastinchi. Mi sentivo in colpa a lasciarla sola per così tanto tempo. Così, dopo aver cenato me la misi in grembo e presi ad accarezzarla mentre scorrevo le ultime notizie in tv. Quando l'orologio scoccò la mezzanotte decisi che una buona dormita era ciò che mi avrebbe permesso di affrontare tutte quelle persone l'indomani.

 

ANGOLO AUTRICE
Salve, cari lettori! Un'assenza così lunga non me la sarei mai aspettata, ma purtoppo è successa. Causa di ciò sono varie situazioni avvenute in questo lasso di tempo. Con la promessa di riuscire a portare avanti questa storia, mi auguro di ritrovarvi numerosi a leggerla. Sempre se ci sono incorrettezze, sviste avvisatemi e se vi fa piacere recensite che si può solo che migliorare!

Baci, malmins.




 

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