Girl Interrupted

di Katy123
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pronta ***
Capitolo 2: *** Partenza ***
Capitolo 3: *** Via! ***
Capitolo 4: *** Primo Giorno Di Lavoro ***
Capitolo 5: *** Brioches, torte e cappuccino ***
Capitolo 6: *** Mai fare spionaggio senza il rossetto giusto ***
Capitolo 7: *** Incontri ***
Capitolo 8: *** Mafalda ***
Capitolo 9: *** Nuovo Collega ***
Capitolo 10: *** Appuntamenti ***
Capitolo 11: *** Solo perchè oggi sono di buon umore ***
Capitolo 12: *** Primo appuntamento ***
Capitolo 13: *** Zipline ***
Capitolo 14: *** Pistole ad acqua ***
Capitolo 15: *** Make Up Artist ***
Capitolo 16: *** Dispersi ***
Capitolo 17: *** Simulazione ***
Capitolo 18: *** Kiss ***
Capitolo 19: *** Claire, tu sei una ragazza! ***
Capitolo 20: *** Visite (in)desiderate ***
Capitolo 21: *** Centro! Per... ***
Capitolo 22: *** Quanti problemi ha quella ragazza? ***
Capitolo 23: *** Momento sbagliato. Posto sbagliato. ***
Capitolo 24: *** Dottoressa Claire! Perchè sta cercando di uccidere il suo paziente? ***
Capitolo 25: *** Bugiardo doppiogiochista ***
Capitolo 26: *** Schiarisciti le idee, amore mio! ***
Capitolo 27: *** Se la giornata comincia male... ***
Capitolo 28: *** ... Può continuare in meglio! ***
Capitolo 29: *** Ti amo. Ti odio. Ti amo. ***
Capitolo 30: *** Problemi in arrivo ***
Capitolo 31: *** Ancora insieme ***
Capitolo 32: *** The End ***



Capitolo 1
*** Pronta ***


Era cominciata come una giornata normale.

Mi ero preparata in anticipo, avevo preso un caffè da Starbucks, mi ero accorta di aver dimenticato le chiavi di casa (come sempre) così sono tornata indietro un attimo prima che mio fratello Ryan mi chiudesse fuori e mi lasciasse aspettare fino a sera prima che qualcuno finisse di lavorare e tornasse ad aprirmi. Poi sono corsa verso la metro rischiando di rovesciarmi addosso il caffè che non avevo ancora avuto il tempo di finire e quando ero quasi arrivata al lavoro, cado con un piede dentro un tombino aperto. L'unica differenza dai film americani era che il ragazzo superfigo in giacca e cravatta che ti salva appena in tempo e ti impedisce di fare una figura di me... ehm, di cioccolatino... Non era presente. E io mi sono dovuta aggrappare a un palo per non cadere. Beh, sempre meglio del bidone della spazzatura che mi ha sorretto l'ultima volta. 

Come ho detto all'inizio, era cominciata come una giornata normale e nonostante tutto ero arrivata sana e salva nel mio ufficio.
"Claire?"
"David! Lo so, sono in ritardo di... Quanto? Cinque minuti? Giuro non capiterà più, ma c'era il tombino del marciapiede aperto e io non mi sono accorta e..."
"Stai tranquilla, non sei in ritardo. E non è per questo che sono qui." David si sedette di fronte alla mia scrivania e mi indicò la sedia in fianco a me.
"Volevo parlarti di una cosa... Il siero che hai creato. Mi dispiace dirtelo con così poco preavviso, ma ne abbiamo bisogno subito. Dobbiamo distribuirlo a Chicago."
"Non è ancora pronto, lo sai."
"Lo so, ma non possiamo aspettare. E poi se non sbaglio non manca così tanto al suo completamento..."
"Quattro mesi al massimo" risposi d'istinto.
"Quattro mesi..." ripetè David pensieroso, un po' come fa il mio ragazzo quando gli ricordo da quanto tempo stiamo insieme. Anzi, ex ragazzo, mi correggo. Non sono ancora riuscita a trovare qualcuno che mi sopporti per più di qualche mese e poi, al contrario di quanto potrebbe sembrare, sto bene da sola... Diciamo che questo è quello che dico ai parenti a Natale, quando in realtà passo costantemente da "sto bene single" a "ti prego innamorati di me" ogni volta che passa un ragazzo.
"Potrebbe finirlo Jeanine Matthews." Chi? La stro*za di Chicago?
"La signora di mezza età che abita a Chicago?" dissi invece.
"Esatto, proprio lei. Che ne pensi?" Penso che sia una caz... Avete capito.
"E se dovesse sbagliare qualcosa? Rovinare il lavoro di tanti anni?" Ehi, ci ho messo quasi due anni per crearlo!
"Devi ammettere che è brava nel suo lavoro, Claire."
"Anche io." risposi e David alzò le mani come a dire "Allora la soluzione è ovvia."

Non mi ricordo precisamente ciò che dissi dopo, ma me ne pentii non appena arrivai a Chicago a lavorare come assistente personale di Jeanine Matthews, che intanto seguiva e perfezionava il mio progetto, facendolo diventare suo.



Ciao a tutti, io sono Katy! Questa è la mia prima fanfiction e, se avete voglia di scrivermi una piccola recensione, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate e che impressione vi ha fatto il primo capitolo ;) 

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Capitolo 2
*** Partenza ***


Quando dissi alla mia famiglia che sarei partita per Chicago per quattro mesi, mio padre e mio fratello per poco non si soffocarono con la cena. 
"Tu vai a Chicago? Me se è già un miracolo che arrivi sana e salva al lavoro, come farai a vivere da sola e per giunta sotto copertura? E no, non sei James Bond, quindi non farti strani film mentali dove sei un'agente supersexy con tre pistole, due fucili e un cannone nella borsa."
"Nei miei film mentali ho anche una granata come fermaglio per i capelli" risposi a mio fratello.
"Ah ecco, così anche se dovesse esplodere per sbaglio non perderesti il cervello, visto che non ce lo hai più da molto tempo. Ammesso che tu ce lo abbia mai avuto..."
"Ryan!" lo richiamò mia madre mentre contemporaneamente guardava male mio padre che non riusciva a trattenersi dal ridere.
"Tesoro, sei sicura che sia una buona idea?"
"Sì beh... Non va a genio neanche a me, ma David dice che è importante... E poi Chicago è solo a un'ora di macchina da qui."
"Purtroppo" commentò mio fratello.
"Claire, dev'essere una bella esperienza immagino e so che ti piacerebbe andarci, ma forse dovresti aspettare ancora un po', non credi?" disse mio padre.
"No, sono sicurissima di poterlo fare adesso. Ho ventidue anni ormai."
"Giusto anche questo... Beh, visto che ormai è tutto deciso..."
"Devo ancora dirlo ad Adele..." La mia migliore amica.
"Oddio, magari vorrà venire anche lei e visto che nessuna delle sue mi sembra molto matura..."
"Tranquillo, lascerò a casa il fermaglio-granata se ti preoccupa così tanto."
"Oh sì grazie, mi faresti un favore. Almeno posso dormire tranquillo."
"Non c'è di che, fratellino. Allora... secondo voi parto subito o le parlo domani mattina?"
"Subito" "Domani" dissero i miei genitori contemporaneamente. 
"Fai come vuoi... Avresti tempo anche domani mattina, visto che parti alla sera. Forse adesso è meglio se ti riposi."
"Sì, ok. Buonanotte!" 


E' arrivato il secondo capitolo! Spero vi piaccia e un grazie speciale a chi ha recensito il primo ;)
Katy

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Capitolo 3
*** Via! ***


Din don!
Avevo appena suonato il campanello quando la mia amica Adele uscì correndo dalla porta e mi abbracciò. Anzi, stritolò. 
"Non vorrei sembrarti scortese, ma dovrei respirare."
"Scusa. E' l'entusiasmo. Come stai?"
"Bene, ma... C'è una cosa che dovrei dirti."
"Ok ok, entra pure. Vuoi un tè?"
"Con del latte e della coca cola per favore."
"Haha che scema. Non cambi mai."
"No per fortuna. Comunque ti devo dire una cosa... Forse è meglio se ti siedi un attimo."
"Tranquilla, il mio cuore dovrebbe reggere bene qualsiasi notizia. Avanti parla." Si sedette sul divano e si riempì il bicchiere di vino rosso. Di mattina? Seriamente? 
Presi un respiro profondo (più per fare la melodrammatica che altro) e dissi:"Parto per Chicago e starò via per quattro mesi."
Adele mi guardò per qualche secondo per vedere se scoppiavo a ridere dicendo "Candid camera" e facevo uscire un cameramen dalla pianta nell'angolo (che sinceramente non mi era mai piaciuta), ma visto che non feci nessuna di queste cose... Si scolò il bicchiere tutto d'un fiato. 
"Dimmi che stai scherzando e il cameramen si è dimenticato di uscire in tempo da dietro la pianta" disse riempiendosi un altro bicchiere di vino. Se vi stavate chiedendo perchè fossimo migliori amiche... Beh, adesso dovreste averlo capito. Nessuno mi legge nel pensiero come lei, tranne forse mio fratello Ryan.
"Non sto scherzando e non c'è nessun cameramen dietro la pianta. Che tra l'altro odio."
"Sì questo lo so. Per questo la tengo lì."
"Vedo che sei gentile come sempre. Allora... Cosa ne pensi?"
Sospirò e appoggiò il bicchiere sul tavolino di legno.
"Penso che sia una decisione affrettata, ma se ci vai deve essere importante... Oddio, conoscendoti questo non è del tutto garantito, ma diciamo che è bello pensarla in questo modo."
"Ok... Quindi sei contenta per me?"
"Tu sei contenta? Perchè sinceramente questa mi sembra un'idea di David, più che tua."
"Lo è... In parte. Ma sarà una nuova esperienza, qualcosa che non ho mai fatto prima. Sarà divertente. E poi sono sotto copertura."
"Stile James Bond."
"Esatto!"
"Va bene allora... Però chiamami spesso, voglio sapere tutto."
"Sarà fatto, capo!"
                                                                            ~~~
Era già buio quando salii in macchina per andare a Chicago e dopo un'ora passata a immaginare a come sarebbero stati quei quattro mesi e a cosa mi ero dimenticata di mettere in valigia (praticamente la metà di quello che mi ero segnata) arrivammo in città. Precisamente di fronte alla porta di servizio della fazione degli eruditi. 
Credevo di dover fare l'assistente personale di Jeanine Matthews, non la signora delle pulizie!
"Signorina, la sua
 camera è la 394, quarto piano. Buona serata" mi augurò l'autista mentre mi porgeva un mazzo di chiavi che sarebbero bastate per tutte le serrature dell'edificio.
Era tutto vestito di nero e visto che eravamo in un vicolo cieco, al buio, da soli... Non era rassicurante, ecco.
"Grazie mille. E buona serata anche a lei." Fece un cenno con la testa e rimontò in macchina.
Aprii la porta e sgattaiolai fino alla mia camera in perfetto silenzio, dimenticandomi quasi di respirare. A mano a mano che salivo i piani notai che diventavano sempre più sontuosi e raffinati e come inizio dovevo ammetere che non era male. Guardai le targhette sulle porte delle varie stanze e arrivai quasi fino alla fine del corridoio prima di raggiugere la camera 394. Infilai le chiavi nella serratura cercando di non fare rumore e aprii la porta con una mano mentre con l'altra tastavo la parete in cerca dell'interruttore per accendere la luce. La stanza si illuminò e, anche se non era enorme (meglio così, c'era meno da pulire) era molto accogliente ed elegante e c'era anche un piccolo terrazzo. L'unica cosa che stonava era l'azzurro... Praticamente ovunque mi girasssi ero circondata da pareti azzurre, quadri blu e tappeti celesti. Forse anche le saponette del bagno e la carta igienica erano azzurre.
E... Sorpresa delle sorprese... Avevo anche una cabina armadio! Non una di quelle grandi come quella del film "Il diavolo veste prada", ma...
Ok, era uno sgauzzino di tre metri quadri, ma erano tre metri quadri che straboccavano di vestiti. E non era una cosa da poco. 
Feci un passo avanti e inciampai in un paio di scarpe argento lasciate in mezzo ai piedi con due lettere appoggiate sopra. Presi la prima (da parte dei miei genitori) e cominciai a leggerla:

Cara Claire,
Ci mancherai un sacco, anche se capiamo la tua scelta. Fai vedere a tutti quello che sai fare! Ho pensato che durante quei quattro mesi ti serviranno un bel po' di vestiti, così sono andata a fare shopping con Adele che è stata felicissima di aiutarmi. Spero ci penserai quado li indosserai! Ryan e papà ti mandano un abbraccio. Fatti sentire il prima possibile, un bacio e un forte, fortissimo abbraccio! 
Mamma, Papà, Ryan


Shopping con Adele? Adesso si spiegava la valanga di vestiti che mi circondava. Sorrisi pensando alla mia migliore amica mentre correva da un negozio all'altro e lessi anche la sua lettera.

James Bond,
Se stai leggendo questa lettera vuol dire che la prima parte della missione è andato a buon termine. Spero che ti piacciano i vestiti che io e tua madre abbiamo scelto, in ogni caso nel primo cassetto a destra c'è qualcosa che potrebbe servirti per le occasioni "importanti"... Ti voglio bene Claire! <3
Adele 


Occasioni importanti? Aprii il cassetto e presi il completino intimo leopardato di Victoria's secret. Lo guardai, indecisa se ridere o sentirmi in imbarazzo sapendo che lo aveva comprato in presenza di mia madre. Scossi la testa divertita e lo rimisi nel cassetto, sicura che sarebbe rimasto chiuso lì dentro per mooolto tempo. Probabilmente, anzi, quasi sicuramente, fino a quando non era ora di tornare a casa. Guardai l'ultima volta il cellulare che segnava ormai la mezzanotte, spensi tutte le luci e mi buttai sul letto sperando di riuscire a riposare almeno per qualche ora.

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Capitolo 4
*** Primo Giorno Di Lavoro ***


La sveglia suonò, gli uccelli cinguettavano e la luce inondava la mia stanza... No, questo non era decisamente il risveglio che ebbi quella mattina. La ragazza stava ancora cercando di sfondare la porta del mio appartamento quando raccolsi abbastanza forza di volontà per andarle ad aprire. Non pensai a come sarei potuta apparire all'erudita che mi stava davanti: aveva interrotto il mio sonno di bellezza, non meritava certo che perdessi tempo a darmi una sistemata per deliziare i suoi occhi.
Aprii la porta mentre lei continuava a martellare con le nocche sulla superficie di legno e per poco non mi bussò sulla faccia.
Cos'era, indemoniata?!
La guardai dall'alto al basso cercando di esprimere con lo sguardo tutto il fastidio che mi aveva procurato quella sua visita mattutina. Aveva circa 15 o 16 anni, forse era un'iniziata, ed era più bassa di me, anche se solo di qualche centimetro, ma la divisa blu che le circondava il fisico un po' paffuto non contribuiva certo a togliere, o almeno attenuare, quell'aria da bambina che emanava da ogni poro. 
"Allora, cosa ti ha fatto la porta per meritarsi questo?" chiesi accennando alla furia con cui stava cercando di entrare nel mio appartamento.
Lei arrossì violentemente e mi chiesi se non avesse adirittura qualche anno in meno rispetto a quelli che le avevo dato inizialmente.
"N-niente, signorina Morgan. Cercavo lei in realtà."
"Bene, adesso mi hai trovata."
"Sì ho notato... La signora Matthews mi ha chiesto di comunicarle che l'aspetta nel suo ufficio."
"Quando?"
"Adesso."
Mi sentii sbiancare: prima mi aveva fatto tirare giù dal letto alle... Non sapevo neanche che ore fossero, così mi girai a guardare l'orologio: le sei e mezza.
Come si poteva anche solo pensare di poter svegliare una persona a quelle ore indecenti?!
Ok, non aveva senso arrabbiarsi: ormai ero sveglia, il problema era rendersi presentabili per il primo giorno di lavoro in... Quanto? Cinque minuti?
"Dille che arrivo tra cinque minuti" annunciai alla ragazza, che in risposta scosse la testa.
"La signora Matthews ha detto SUBITO, non tra cinque minuti."
"Se la signora Matthews è sveglia a quest'ora..." mi ci volle tutta la mia forza di volontà per non risponderle che si prenda un sonnifero!
Invece dissi solo: "Arrivo subito." E le chiusi la porta in faccia.
Poi la riaprii quasi subito e chiesi alla ragazza: "Dov'è che mi aspetta?"
La vidi sogghignare con un fare di superiorità prima di rispondermi: "Mi ha madato apposta perchè l'accompagni, signorina Morgan!" Sottolineò il mio nome in maniera fastidiosa, ma non avevo tempo per risponderle a tono... A dire il vero, non avevo neanche il tempo per respirare! 
Le sbattei la porta in faccia per la seconda volta e mi precipitai in bagno a lavarmi il viso. Mi guardai allo specchio e feci una smorfia al riflesso. I capelli non ne volevano sapere di restare lisci, così li legai in una coda e poi presi l'eyeliner cercando di fare una linea dritta: come mai quando si era di fretta, la linea sembrava essere stata tracciata durante un terremoto? 
Presi lo struccante e la sistemai prima di esagerare con il nero e farmi due occhi effetto panda e con un po' di mascara ero pronta.
No, aspetta... Mi guardai i vestiti e notai di essere ancora in pigiama. Fissai ripetutamente l'orologio (mancavano ancora 2 minuti) e il mio pigiama e mi precipitai nella cabina armadio.
Mi guardai intorno: blu, blu, blu... E la divisa?! Come avrei fatto a trovarla?
Aprii un po' di cassetti e alla fine la trovai dietro l'anta del secondo armadio. La indossai in fretta e furia e osservai il mio riflesso allo specchio. Era molto semplice: una gonna che arrivava appena sopra il ginocchio, una camicia e una giacca. Tutto rigorosamente blu. Era il mio colore preferito, ma vederlo dappertutto mi cominciava a dare la nausea.
Mi fiondai alla porta e vidi la ragazza che mi aspettava con le braccia incrociate. Mi rivolse uno sguardo annoiato e mi analizzò dall'alto al basso, come se fossi un topo da laboratorio.
Cominciavo davvero a considerare la possibilità di lanciarla fuori dalla finestra e tornare a dormire, facendo finta che nessuno fosse mai venuto a svegliarmi alle sei e mezza.
Stavo ancora assaporando quell'idea quando, finita la sua analisi, la ragazza mi chiese: "Allora andiamo?" 
"Sì, certo. Non vedo l'ora" sussurai l'ultima frase e lei si girò a lanciarmi un'occhiataccia. 
"Cosa stai borbottando?" 
"Che devo chiudere la porta" mentii mentre scattava la serratura.
Ci avviammo lungo le scale e mentre seguivo la bamb... ragazza, ebbi modo di guardarmi intorno e cercai di imprimere nella mente tutti quei corridoi che attraversavamo, missione quasi impossibile visto che, per quanto facessi vagare lo sguardo, non si vedeva un colore diverso dal blu da usare come punto di riferimento. Ero talmente persa nei miei pensieri che per poco non andai addosso alla mia guida, che si era bloccata davanti a una porta. Bussò e dopo pochi secondi sentii una voce dall'interno: "Avanti!" La porta si aprii in quello che doveva essere il laboratorio principale degli eruditi, quello più grande della fazione. Era il triplo del mio appartamento e le pareti erano coperte da scaffali contenenti fascicoli e liquidi di tutti i colori. 
Finalmente qualcosa diverso dal blu! Pensai prima di spostare lo sguardo verso il grande tavolo grigio dove erano chinati una decina di scienziati intenti a gesticolare tra loro. 
"Ho accompagnato la signorina Morgan, come richiesto" annunciò la ragazza che mi aveva buttato giù dal letto. 
"Ti ringrazio, Agnese. Puoi andare." La ragazza fece un breve cenno alla donna e si chiuse la porta alle spalle. 
"Claire, mi dispiace averti svegliato così presto, ma ho fatto dei progressi notevoli con il siero degli intrepidi."
 HA fatto? David le ha fatto credere di averlo sognato di notte o cosa? 
"Ottimo" dissi cercando di mantenere un tono della voce neutro. 
"Ho letto le schede che mi avevi mandato e ho creato un'ampolla con gli ingredienti che indicavi. Avevi ragione, gli effetti collaterali che avevo riscontrato nel mio siero sono svaniti. Adesso dobbiamo testarlo e metterlo a punto prima di provarlo sugli intrepidi, ma il risultato del test è promettente!" 
Certo che è promettente, ci ho lavorato per anni! 
"Cominceremo subito con i test: l'altro gruppo arriverà alle otto, quindi abbiamo quasi un'ora e mezza per lavorare indisturbati. Perry mi dovrà mostrare i risultati del suo ultimo esperimento, ma mi assenterò al massimo per mezz'ora" ci rassicurò Jeanine. 
E io che pensavo di poter tornare a dormire... Feci un sorriso affettato e cominciai a lavorare insieme agli altri eruditi. 


Ciao a tutti! Ecco il nuovo capitolo... Spero vi piaccia ;) baci,
Katy

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Capitolo 5
*** Brioches, torte e cappuccino ***


Erano passate ormai tre ore e io non riuscivo più a nascondere i brontolii insistenti del mio stomaco. Sentii addosso gli sguardi comprensivi dei miei colleghi e Jeanine si voltò a guardarmi, fermando momentaneamente il suo lavoro.
"Claire, Agnese questa mattina non ti ha portato delle brioches quando è venuta a svegliarti?"
Brioches? Quella piccola strega le aveva sicuramente mangiate durante la passeggiatina verso il mio appartamento.
Scossi la testa e lei sospirò: "Vai a fare colazione, su. Lavorerai sicuramente meglio a pancia piena!"
La ringraziai e mi fiondai verso la mensa. Se ero fortunata avrei trovato ancora qualcosa al cioccolato... Magari una bella torta farcita con panna e centinaia di calorie che mi chiamavano invitanti... Ok, ero già nella fase di delirio per mancanza di nutella nelle mie vene.
Avevo appena svoltato il corridoio quando vidi un ragazzo che stava chiudendo le porte del refettoio e mi sentii sbiancare: no, vi prego, non posso restare a digiuno per un altro minuto!
Corsi verso il ragazzo delle pulizie che appena mi vidi arrivare (o meglio, correre disperata) si voltò a guardarmi curioso (o perplesso... Questione di punti di vista). 
"Aspetta, per favore!" ansimai mentre lo raggiungevo. 
"Sto morendo di fame!" Forse morire era un po' esagerato, ma...
"Non è che in cucina è rimasto ancora qualcosa? Una brioche, un pezzo di torta, un... qualsiasi cosa va bene." Non proprio qualsiasi... Facciamo qualsiasi cosa dolce con molti zuccheri. 
Scosse la testa, apparentemente dispiaciuto. "Mi dispiace, ma quando sono arrivato i banconi erano già vuoti... Però posso vedere se in cucina è rimasto qualcosa" aggiunse appena vide l'espressione delusa sul mio viso, che appena sentì quelle parole si illuminò di colpo. 
"Sì ti prego! Grazie mille!" esclamai al settimo cielo. Avrei anche potuto mettermi a saltare dalla gioia in quel momento. Lui si grattò la testa imbarazzato e mi fece cenno di seguirlo verso le cucine. 
"Ehi, Roxy! E' rimasto qualcosa da mangiare? Questa regazza non ha ancora fatto colazione..."
Il viso di una donna anziana fecce capolino da dietro uno scaffale e ci sorrise. Non era molto alta, aveva un fisico abbastanza robusto e il viso era coperto da una ragnatela di rughe che si tiravano ogni volta che sorrideva. La versione più anziana e dolce della cuoca di Orange Is The New Black, insomma. 
"Certo! Cosa preferisci, cara?" Già cominciava a starmi simpatica. 
"E... Beh, non è che avrebbe qualcosa al cioccolato?" Io provo a chiedere, non mi arrendo così in fretta.
Si voltò e tornò dopo pochi minuti con un piatto pieno di fette di torte di ogni tipo e una tazza di cioccolata calda. Santa donna! Sentii la bocca che si spalancava e la mia faccia doveva esprimere tutta la mia sorpresa, perchè Roxy fece una risata sommessa e disse: "Prendi pure, non fare complimenti!" 
Mi avvicinai e presi il piatto dalle sue mani cercando di non buttarmi subito sul cibo.
"Grazie infinite, signora!" 
"Non c'è di che, non c'è di che."
L'avrei abbracciata dalla felicità, ma con le mani piene di cibo non mi sembrava il caso. Ringraziai ancora e uscii dalla cucina insieme al ragazzo che mi aveva accompagnata. 
"Grazie anche a te. Non so come avrei fatto a lavorare con lo stomaco che brontolava ogni due minuti."
Questa è la scusa elegate che preferisco usare con gli estranei. Quella vera è: non so come avrei fatto a lavorare con i pasticcini che volavano davanti ai miei occhi. 
"Figurati. Sono contento di esserti stato utile."
Stavo finendo la seconda fetta di torta quando mi resi conto che magari neanche lui aveva fatto colazione e Roxy mi aveva dato decisamente troppo cibo, non solo per una persona normale, ma anche per una come me. 
Gli avvicinai il piatto. "Ti va una fetta?" 
Mi guardò confuso, poi guardò la mia colazione e sembrava combattuto tra accettare o no. 
"Per me è troppo, davvero. E poi una pausa ti farà bene" aggiunsi sorridendo e questo sembrò convincerlo. Prese una fetta di torta alla marmellata (tanto era quella che mi piaceva di meno) e si appoggiò con la schiena al muro, mentre continuava a puntare insistentemente lo sguardo verso il pavimento. 
"Come ti chiami?" gli chiesi dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio. Evidentemente gli esclusi non dovevano parlare con i membri della fazione. Alzò lo sguardo e disse: "Nicholas. E tu?" 
"Claire." Allungai la mano e lui la strinse titubante. Lo guardai più attentamente e mi accorsi che non doveva avere più di venticinque anni. Ed era anche carino... Chissà se aveva una ragazza.
Lo sentii ridere piano e poi mi disse: "So a cosa stai pensando." 
No, ti prego, risparmiami questa figura di m...
"A cosa?" risposi cercando di apparire indifferente davati al suo fare da veggente.
"Ti stai chiedendo perchè sono diventato un escluso." 
Tesoro, se vuoi fare il veggente devi impegnarti un po' di più. Comunque, per evitare una serie di domande su cosa stessi pensando veramente, annuii.
"E' successo anni fa, quando ero assistente personale di Jeanine."
"Anch'io sono la sua assistente personale!"
"Sì beh... Quella stronza mi ha distrutto la reputazione e mi ha fatto diventare un escluso."
Era meglio se stavo zitta.
"Ah..." Cosa si risponde in queste situazioni?!
"Ti prego, non dire che ti dispiace. Lo hanno già detto in tanti."
Mò cosa dovrei dire?
"Se c'è qualcosa che posso fare..."
"Non credo, comunque grazie per la disponibilità."
"Figurati. Grazie a te per non avermi fatto morire di fame." 

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Capitolo 6
*** Mai fare spionaggio senza il rossetto giusto ***


Rividi Nicholas un altro paio di volte nei giorni seguenti, ma non lo conoscevo abbastanza bene da chiedergli di passare il fine settimana insieme. Ed era sabato. E io non sapevo che fare. 
Dopo un'ora passata a fare avanti e indietro nella mia camera (forse erano passati solo dieci minuti, ma a me sembrava di aver già consumato la moquette), uscii dalla fazione e andai a farmi una passeggiata non so bene dove. Diciamo che più che seguire la mia testa, seguii il ragazzo figo che mi era appena passato davanti.
Era vestito tutto di nero, con una maglietta aderente che gli fasciava i muscoli (addominali compresi... Non che gli avessi fatto i raggi X). 
Restai circa a 100 metri di distanza per non dare troppo nell'occhio (una tecnica che avevo imparato dai film di Sherlock Holmes) e mi fermai quando lo vidi entrare in un negozio di trucchi... COSA?!
Ok, ci possono essere due spiegazioni: o gli piace mettersi un po' di fondotinta al mattino per coprire le occhiaie e avere una pelle più bella, o è andato a prendere un regalo per la sua ragazza... No, i trucchi li comprano le amiche della festeggiata. Il fidanzato deve limitarsi a un anello. Preferibilmente d'oro e con molti diamanti.
Dopo circa due minuti uscì dal negozio con un mini sacchettino: un fondotinta non ci stava lì dentro... Però un correttore sì. 
Aveva ricominciato a camminare (e io a seguirlo ovviamente) quando ad un certo punto lo persi di vista.
Come aveva fatto a sparire così in fretta quando lo avevo pedinato costantemente?
Feci un altro paio di metri quando all'improvviso mi sentii tirare dentro un vicolo. Stavo per urlare quando il ragazzo che avevo stalkerato fino a quel momento mi coprì la bocca con una mano mentre mi sorrideva divertito. Ma cosa aveva da ridere, quel pazzo psicopatico?!
"Se vuoi seguire uno cercando di passare inosservata, devi stare a più di 100 metri di distanza."
"Chi dice che ti stavo seguendo?" chiesi appena mi tolse la mano dalla bocca. 
"Il mio istinto. E non sbaglia mai."
"Questa volta invece ha sbagliato di brutto. E se il tuo istinto ti ha portato in un negozio di trucchi... Beh, allora dovresti proprio controllarlo."
"Allora ammetti di avermi seguito."
"Hai una borsetta con scritto KIKO in mano, nel caso non te ne fossi accorto."
Pensò a una risposta per qualche secondo e poi sbuffò alzando gli occhi al cielo. Uno a zero, baby.
"Avevi finito il correttore per coprire le tue occhiaie?" Non riuscii a trattenermi: che ci va a fare un uomo in un negozio di trucchi?
Nel caso non lo aveste capito, ho un piccolissimo problema con la mia curiosità.
"In realtà avevo finito il mio mascara. Non posso stare un intero giorno senza avere le ciglia super mega voluminose."
Seriamente?
Lo guardai scolvolta per qualche secondo, poi si mise a ridere e tirò fuori dal sacchetto un rossetto rosa.
"Per te. La prossima volta che vorrai seguire qualcuno, mettilo al posto del rossetto fucsia. Attira meno l'attenzione, te lo garantisco." 
Ok, questa non me lo aspettavo.
Sorrisi davanti a quella scena e presi il rossetto (a proposito: era molto carino).
"Grazie del pensiero..."
"Eric."
"Grazie Eric. Per tua informazione comunque, non avevo messo in programma nessuno spionaggio per oggi, altrimenti mi sarei messa anche gli occhiali da sole e..."
"E il GPS? Santo cielo, tu hai davvero bisogno di ripetizioni in questo campo."
Prese il cellulare dalla tasca, scrisse qualcosa e me lo porse.
"Scrivi il tuo numero, così appena posso ti do ripetizioni."
"E se non potessi io? Magari ho di meglio da fare..."
"Non credo, visto che passi il tuo tempo libero a pedinare le persone."
"Stavo facendo una passeggiata."
"Sì sì, come vuoi."
Guardai il cellulare e stavo per scrivere il mio numero quando notai il nome con cui mi aveva salvata: TIPA PAZZA. 
"Tipa pazza? Seriamente?"
"Hai suggerimenti migliori?"
Ripresi in mano il cellulare e scrissi il mio nome insieme al mio numero.
"Claire Morgan... La nuova assistente della Matthews?"
"E tu come fai a saperlo?"
"Io so tutto."
Rimise in tasca il cellulare e sia avviò fuori dal vialetto.
"Ci vediamo, Claire."

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Capitolo 7
*** Incontri ***


Alla fine avevo davvero finito per fare una passeggiata senza pedinare più nessuno, visto che non era passato nessun altro figo oltre a Eric. E comunque no, non sono una malata ossessionata dai ragazzi, ho solo un piccolo problema con il mio umore che passa costantemente da "donna in carriera che non ha bisogno di una ragazzino a cui badare" a "ti prego innamorati di me" ogni volta che mi rendo conto che in quella città non mi bada neanche un cane.

Stavo tornando in laboratorio per ricominciare una settimana di lavoro quando vidi il mio collega (mi sembra si chiami Jackson, ma non metterei la mano di mio fratello sul fuoco...) che baciava appassionatamente una donna sui sessant'anni. Ma io dico: possibile che pure i vecchietti abbiano una vita sentimentale più attiva della mia? 
Si dice che chi è sfortunato in amore è fortunato nel gioco... Ma io probabilmente non lo sono neanche in quello.
Entrai nel laboratorio e subito mi bloccai con gli occhi sgranati: che ci faceva tutta quella gente lì?!
"Claire, prego entra. Alcuni intrepidi sono venuti a farci visita..." disse Jeanine con una nota di fastidio nella voce. O forse era il suo tono di voce abituale, ma dovevo ancora abituarmi.
"Wow... Che bella sorpresa..." Oddio, questo potevo dirlo a una festa di compleanno organizzata dai tuoi genitori con tutti i tuoi parenti al completo (ma proprio tutti). 
Al lavoro diciamo che era inadatto, ma... Ormai la prima figura di cioccolatino della giornata l'avevo fatta.
Un uomo sui trentacinque anni con i bicipiti che venivano trattenuti a stento dalla maglietta si schiarì la voce e si presentò, porgendomi la mano: "Max, capofazione degli intrepidi. Piacere di conoscerla, signorina..."
"Claire Morgan." risposi e lui fece una breve cenno d'assenso prima di seguire Jeanine in una mini tour del laboratorio e parlare di non so cosa.
"Hai messo il mio rossetto a quanto pare..."
Mi voltai e vidi Eric che mi guardava con un mezzo sorriso mentre io pensavo a una risposta da dargli.
In realtà non avevo messo nessun rossetto, perchè tanto per cambiare ero in ritardo anche sta mattina e non ho avuto neanche il tempo di guardarmi allo specchio. Per fortuna ce n'è uno in ascensore.
"Ehm... Sì" mentii spudoratamente. Dovevo ancora rimediare alla bellissima figura che avevo fatto sabato e a quella di cinque minuti fa, quindi...
"Come mi sta?" 
"Bene. Molto più discreto." E pensare che è il colore naturale delle mie labbra...
"Allora... Come mai questa visita?"
"Per vedere come ti stava il mio rossetto."
"Sì sì, e poi?"
"Niente. Solo per questo."
"D'accordo, allora cambiamo domanda... Come mai i tuoi amici sono qui?"
"Non lo so. E non sono proprio miei amici... Non tutti almeno."
"Quindi tu hai seguito dei perfetti sconosciuti per vedere come mi stava il tuo rossetto?" Benedetto ragazzo, sei più sprovveduto di me!
"Certo che no. Dovevo anche farti ripetizioni di spionaggio. E visto che adesso hai il trucco adatto..."
"Dai, smettila di scherzare."
"Ok, Max voleva parlare con Jeanine del nuovo siero per gli intrepidi... Contenta adesso?"
"Sì, ma ancora non capisco che cosa ci faccia tu qui... Sei l'assistente personale di Max?"
"Hahaha no. Sono un capofazione anch'io."
"Ma la smetti di scherzare?!"
"E chi sta scherzando?"
Lo guardai per qualche secondo con la stessa faccia di Sheldon Cooper mentre parla con Leonard (per chi non lo sapesse, è il protagonista di The Big Bang Theory), ma poi lui non accennava a ridere... Ma proprio per niente... Daiiiii ridi un po'! Per favore!!!
"Sei davvero un capofazione..."
Annuì. Ma perchè le figuracce dovevo farle tutte io?! Chissà cosa penserà di me adesso...
"E cosa pensi di me adesso?" glielo chiesi. Tanto ormai peggio di così non poteva andare.
"Che non ti fidi abbastanza di me."
Sai com'è, ti conosco da meno di due giorni...
"Beh quello era scontato. La prima volta che mi hai visto mi stavi per rapire."
"In realtà stavo cercando di fare conoscenza."
"Sei strano, lo sai?"
"Senti chi parla..."


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Capitolo 8
*** Mafalda ***


Erano circa le sei di pomeriggio ed ero nascosta dietro un cespuglio del giardino degli eruditi mentre Eric sceglieva un ragazzo adatto da pedinare. Sì, alla fine mi aveva obbligato a prendere ripetizioni di spionaggio dopo un'intera giornata passata ad affiancare la signora Matthews nella presentazione del mio siero agli intrepidi.
"Quello è perfetto. Non credo sappia neanche dove stia andando o come si chiami... Non si accorgerà mai di te."
"Quello ubriaco? Ma sei pazzo? Devo pedinarlo, non accompagnarlo a un centro recupero alcolizzati!"
"Allora... Quel bambino lì?"
"Sì proprio, così sua mamma mi ucciderà quando capirà che stavo seguendo suo figlio."
"Devi seguirlo, non rapirlo."
"HO TROVATO! Guarda a destra" dissi mentre indicavo un ragazzo con una maglietta blu scuro che si riposava su una panchina poco lontano da noi.
"Nah, non è nemmeno di spalle, si accorgerà di te appena uscirai dal cespuglio."
"E' da un quarto d'ora che non fai altro che indicarmi vecchietti, ubriachi e bambini. Finalmente vedo un bel ragazzo e tu non vuoi che lo segua?"
"Secondo te è un bel ragazzo? Seriamente?"
"Beh, guardalo. E' alto, muscoloso..."
"Ma se le sue braccia sembrano quelle di una ragazza! Ha meno muscoli di un intrepido di dieci anni."
"Sarà almeno a venti metri da noi, come fai a dire che ha le braccia di una ragazza?"
"Si vede subito che è un erudito. E ha pure quattr'occhi."
"Ha gli occhiali da sole."
"Scommetto che ha anche quelli da vista. Sarà un topo di laboratorio."
"Primo: mi piacciono i ragazzi con gli occhiali. Secondo: forse non te ne sei reso conto, ma hai dato del topo di laboratorio anche a me."
"Correggimi se sbaglio, ma tu non passi il tuo tempo in laboratorio. Almeno la metà lo spendi a fare figure di merda."
"Non è vero!!!"
"Sì, invece." 
Sbuffai e mi alzai in piedi.
"Nei prossimi cinque minuti non ne farò neanche una." E mi avviai verso il tipo seduto sulla panchina.
"Scusa, è libero questo posto?"
"Sì. Siediti pure."
"Grazie..." E adesso? Mi sembrava di sentire la voce di Eric che mi malediceva da dietro il cespuglio: dovevo pedinarlo, non parlarci. 
"Mafalda, finalmente ti ho trovata. Dov'eri finita? La mamma ti sta cercando!" Eric avanzava a grandi passi verso di me e io diventavo sempre più rossa. Mafalda? Ma come gli era venuto in mente un nome del genere?! Per non parlare del fatto che mi aveva trattata come una bambina... Oddio, voglio sprofondare.
Mi prese la mano come se avessi da poco compiuto cinque anni e si rivolse al ragazzo seduto in fianco a me.
"Mi dispiace se ti ha importunato. A volte le piace scappare di casa..." Si avvicinò al suo orecchio e disse: "E' una ragazza un po' problematica."
Lui annuì perplesso e si allontanò impaurito, voltandosi un paio di volte per controllare se lo stessimo seguendo.
"MA CHE CAZZO TI E' SALTATO IN MENTE?!" 
"Hahaha dovresti vedere la tua faccia! Un pomodoro è più pallido." 
"Non sei divertente! Mi hai fatto fare la figuraccia peggiore della mia vita."
"Eddai, rilassati. E' stato divertente."
"Per te forse... Mafalda, ma come ti è venuto in mente un nome del genere?" 
"Non lo so neanche io" disse continuando a ridere e, appena passò l'imbarazzo iniziale, sorrisi anch'io. 
"Questa è la prima e ultima volta che esco da sola con te."
"Scommetto quello che vuoi che non sarà così."

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Capitolo 9
*** Nuovo Collega ***


Appena rientrai in camera mi buttai sul letto sfinita senza preoccuparmi di struccarmi o fare altro oltre a cambiarmi il pigiama (avevo passato più di due ore accovacciata dietro un cespuglio e i vestiti non erano proprio pulitissimi... Non sembravo un giardiniere, ma non era il caso di dormire con quelli addosso).
La mattina dopo avevo i residui di mascara che mi facevano sembrare un panda e, come se non bastasse, anche il segno del cuscino sulla guancia. Forse si vedeva ancora quando arrivai al laboratorio, ma sinceramente non volevo fare colpo su nessuno dei miei colleghi vecchi e decrepiti, quindi non c'era nessun problema. E invece...
"Claire, buon giorno. Ho un favore da chiederti..."
No, ti prego, abbi il rispetto di non rivolgermi la parola fino alle 10, te ne sarei immensamente grata, Matthews!
"Saresti così gentile da spiegare al nostro nuovo assistente il mio siero?" Il mio vorrai dire...
"Ci affiancherà per un paio di mesi in modo da velocizzare i tempi. Gli intrepidi vogliono il siero il più presto possibile..." disse alzando gli occhi al cielo. 
"Comunque sia, lui è Cameron. Cameron, lei è Claire."
Oh no, ti prego, dimmi che è uno scherzo.
"Ieri ho visto una ragazza che ti assomigliava tantissimo. Si chiamava Mafalda se non ricordo male..." sussurrò in modo da non farsi sentire da Jeanine.
Eric, io ti uccido.
"Ah, sì... Mi è capitato di incontrarla nei corridoi un paio di volte... Che tipa strana, eh?"
"Già, per non parlare di suo fratello!"
"Ha un fratello?" chiesi continuando la mia piccola recita sperando che non notasse altre somiglianze con la sottoscritta.
"Sì, ma non credo sia un erudito. Forse è per questo che non lo sapevi..."
"Già, può essere... Bene, vieni che ti mostro le ultime analisi del siero" dissi cambiando discorso e trascinandolo dall'altra parte del laboratorio. 
Cameron stava leggendo i dati per la decima volta (evidentemente voleva impararseli a memoria) e io lo guardavo mentre aspettavo che finisse di sprecare così le sue energie leggendo e spostandosi ogni minuto il ciuffo che gli cadeva sugli occhi. 
Eric si sbagliava sui suoi muscoli. Non erano come quelli di un intrepido, ma neanche come quelli di un bambino di dieci anni. Erano... Giusti. Sugli occhiali però Eric aveva ragione, ma gli davano quell'aria da intellettuale che non guasta mai in un ragazzo.
"Sono perfetti" disse dopo cinque minuti passati a leggere e rileggere lo stesso foglio. Evidentemente gli servivano come minimo 50 letture per capire qualcosa e altre 50 per memorizzare cosa c'era scritto.
"Già, ho fatto un bel lavoro." Ehi, era una delle uniche volte in cui potevo dirlo sinceramente. 
"Non avevo dubbi, Claire" Wow... Hai decisamente troppa fiducia nella sottoscritta. 
Feci un sorriso di circostanza e gli mostrai la sua postazione di lavoro che casualmente era in fianco alla mia. 
"In questi due mesi mi aiuterai a fare prevalentemente test ed analisi... Abbastanza noioso a dire il vero, ma non vogliamo certo rischiare di danneggiare il cervello degli intrepidi."
"Già, la situazione è già critica ora."
Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere. Un secondo dopo cominciai a tossire come se avessi una broncopolmonite cronica: per fortuna Eric non era nei paraggi. Anche se dopo la giornata di ieri mi meritavo una piccola rivincita...
"Comunque sia, dobbiamo vedere se ci sono effetti collaterali e se riuscissimo a correggerli sarebbe fantastico."
"Capito. Farò del mio meglio... Un'ultima cosa."
"Ah giusto! Me ne ero completamente dimenticata. Se ti serve un topo per fare qualche prova li puoi trovare nella dispensa. Non quella del cibo ovviamente, ma... Hai capito a cosa mi riferisco."
"I... Topi?"
"Sì, topi. Hai presente quegli animaletti piccoli che rosicano il formaggio e che sono inseguiti dai gatti?" Ehi, ma non hai mai guardato Tom & Jerry?
"Sì sì, so cos'è un topo. In realtà volevo chiederti se ti andrebbe di pranzare con me.. Se non hai altri impegni ovviamente."
"Ah... Certo, va bene."
"Grande!"

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Capitolo 10
*** Appuntamenti ***


Quando arrivammo alla mensa Cameron mi sistemò addirittura la sedia e l'avvicinò al tavolo. Solo che io non me lo aspettavo e, quando si mise dietro di me per spingermi avanti, io mi ero già seduta e Cameron dovette premere con tutte le sue forze per sistemare la sedia scricchiolante e i miei 50kg vicino al tavolo. 
"Cosa le posso portare, miss Morgan?" chiese con il tovagliolo appoggiato al braccio a mo' di maggiordomo.
"Non ti preoccupare, posso andare al buffet da sola."
"Lo so, ma... Lascia che ti porti io qualcosa. Ti ho invitata io a pranzo, quindi..."
"Davvero, non c'è problema." O mio Dio, non mi serve un baby sitter! Neanche avessi tre anni... Beh almeno non fisicamente. E tantomeno mentalmente.
Mi alzai e la sedia per poco non cadde per terra da quanto vicina era al tavolo. Allora sì che Cameron avrebbe pensato che avessi bisogno di una mano!
Mi riempii il piatto di pasta, hamburger e un po' di verdure (giusto il necessario). Ah e non dimentichiamo il dolce. Al cioccolato, ovviamente. 
Quando tornai a sedermi, il ragazzo di fronte a me guardò il mio piatto con un'espressione confusa... Un po' come un bambino di 5 anni guarda una lavagna piena di formule matematiche. Praticamente nel suo piatto c'erano solo verdure e una piccola porzione di riso. Come faceva a sopportare un'altra mezza giornata senza mangiare nemmeno un briciolo di cioccolato?! Tesoro mio, non sai cosa ti perdi! 
"Tu... Mangi solo quello?" chiesi senza riuscire a trattenermi. 
"Sì... E tu mangi tutto quello?"
"Certo che no!" dissi e subito sul suo viso apparse un'espressione sollevata che scomparì circa cinque secondi dopo.
"Dopo faccio un'altro giro al buffet. Non so se questo piatto sarà sufficiente... Sai, non faccio la merenda al pomeriggio, quindi devo resistere fino all'ora di cena."
"Ah... Beh, sono sicuro che tu conosca il tuo metabolismo." Ehhh... No, in realtà non proprio. Ma so che odio il brontolio allo stomaco, quindi più mangio e meglio sto. Questa è la mia graaaandee filosofia di vita.
"Allora... Raccontami qualcosa di te." Traduzione: parliamo di qualcosa che non sia il mio metabolismo.
"Non è che ci sia molto da dire..."
"C'è sempre qualcosa da dire. Per esempio: quanti anni hai, hai fratelli o sorelle, perchè hai scelto questa fazione, cosa ti piace fare, quali sono i tuoi hobby, cosa pensi di..."
"Di te?" Stavo per dire cosa pensi della capofazione stronza, ma anche questo va bene.
"Sono al centro dei tuoi pensieri, eh?" dissi ammicando.
"Cos- no, è solo che... Mi sembrava di aver capito..." farfugliò mentre diventava sempre più rosso.
"Haha tranquillo! Stavo scherzando" Ma perchè quando scherzo i ragazzi sembrano andare in tachicardia?!
"Ah... Sì certo. Che stupido..."
"Ma la domanda è ancora valida." Eh eh, adesso voglio sapere la risposta.
"Non era uno scherzo?"
"Solo in parte."
"Ok allora... Facciamo così: io ti dico cosa penso di te e tu mi dici cosa pensi di me." Mmmm... Non credo ti piacerà la mia risposta.
"Va bene." Si schiarì un po' la voce e poi cominciò con un monologo lungo. Ma tanto lungo. Le uniche parole che riuscii a ricordare furono: "Intelligente... Brillante... Carina (solo carina?!)... Simpatica... Relativamente responsabile..." Cosa? Relativamente?! Ma se mi conosci da meno di 5 ore! Vedrai tesoro, tra qualche giorno cambierai quel tuo "relativamente responsabile" in "totalmente incosciente".
"Ho capito. Adesso tocca a me. Tu sei... Relativamente simpatico, intelligente e decisamente galante" troppo forse "e il resto te lo dirò la prossima volta perchè io sono relativamente in ritardo!"
Per dirla in modo elegante e tralasciando il fatto che la mia vescica stesse relativamente esplodendo.
"Grazie della compagnia, ci vediamo dopo!"

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Capitolo 11
*** Solo perchè oggi sono di buon umore ***


Oh mio Dio, oh mio Dio, oh mio Dio! Dovevo davvero passare i prossimi mesi con lui? 
Ok Claire, ci sono cose peggiori nella vita... Anche se adesso non me ne viene in mente nessuna.
 
Ero chiusa nel bagno della fazione da tipo dieci minuti a pensare a come sopravvivere ai prossimi mesi con Cameron quando pensai che forse era il caso di uscire. Chi sta in bagno per così tanto tempo? Senza cellulare ovviamente. Se lo avessi avuto avrei perso più tempo su instagram che per il motivo per cui di solito una persona va in bagno. Tipo il doppio del tempo. Uscii e mi ritrovai nel corridoio vuoto. Quasi vuoto.
"Claire, sei in bagno da tipo un quarto d'ora..."
"Dieci minuti, in realtà" precisai.
"Ah, si beh... Sicura di stare bene?" 
"Certo, Nicholas! Va tutto alla perfezione. Tu invece... Perchè mi hai seguita?" Ma perchè non si potevano avere 5 minuti di pace in quel posto? Non si poteva neanche più stare in bagno senza essere cronometrati.
"Non è che ti seguissi... Diciamo..." Pedinare? "Ho notato che stavi pranzando con il nuovo arrivato."
"Cameron? Ma non è in questa fazione da alcuni anni?"
"Beh, questo è quello che dice lui. Io non l'ho mai visto prima. E sono qui da quando sono nato praticamente."
"Ah..." C'erano un miliardo di spiegazioni alla domanda che mi ronzava in testa: magari Cameron si era tagliato i capelli e ha cambiato totalmente look da un giorno all'altro. Poteva essere, anche se non era molto probabile... Direi non più del 20%, ma in fondo sono decisamente di più delle probabilità che io esca di nuovo con Eric. Non ho ancora dimenticato l'episodio Mafalda, caro intrepido.
"Tranquillo, indagherò io. In fondo ho due interi mesi da passare insieme a lui."
"Wow, emozionante."
"Non sai quanto."
Sentii una vibrazione nella tasca posteriore dei miei pantaloni e, prima che Nicholas cominciasse a pensare cose strane, tirai fuori il cellulare e glielo misi davanti agli occhi. Ok, forse non era il caso di metterglielo proprio a due centimetri dal naso, ma... Magari era un po' miope. E io volevo essere sicura che non si facesse strane idee, visto che avevo appena passato gli ultimi dieci in minuti in bagno.
"Sei mai stata sull'Hancock?" Era Eric. Credo. Io gli avevo dato il mio numero, ma non mi aveva ancora scritto. Fino adesso, almeno.
"L'Hancock è il grattacielo qui vicino, vero?" chiesi a Nicholas.
"Sì, ma ci vanno solo gli intrepidi per lanciarsi con la zipline."
"Ah... Diventano sempre più responsabili a mano a mano che li conosco."
"E sempre più maturi. E esibizionisti. E..."
"Ok, non sono proprio degli ottimi esempi da seguire."
"No. E neanche ottime persone con cui uscire."
"E chi ci esce?" domandai cercando di non fare particolari espressioni.
"Nessuno, tranne una certa Claire Morgan."
"Non è vero."
"Sì invece. Ti ho vista dietro il cespuglio con il capofazione biondo l'altro giorno."
"Mi ha rapita...?"
"Sì certo, come no."
"Non è così male come sembra." 
"Beh, io non ci tengo ad approfondire la conoscenza. Con un'intrepida, però, la cosa sarebbe diversa..."
"Ah ah, hai visto il caro Nicholas a cosa pensa?!"
"Io però non sono ancora uscito con nessuna, cosa che non si può dire di te, visto che ci stai per uscire di nuovo."
"E chi te lo dice?"
"Quando hai letto il messaggio hai sorriso." Sbuffai. Dovevo allenarmi a mantenere un'espressione più neutra.
"Cosa gli rispondo?"
"Devi ancora rispondergli? E cosa aspetti?" Nicholas mi prese il cellulare e scrisse un messaggio che io lessi solo dopo che lo inviò.
"Ci vediamo alle 8 sulla cima dell'Hancock? Non vedo l'ora di vederti! ♥" 
Noooo ti prego, potevi risparmiarmi questa figura di...!!!
"Caz... No no, io non mi presento."
"Sì che lo farai, invece. Anzi, pensa già a come vestirti!"
"Ha risposto!!!"
"Pure il cuoricino? Cosa ho fatto per meritarmelo?"
"Niente, oggi sono solo di buon umore."

"Mi ridai il cellulare o vuoi il numero di Eric, così ci esci insieme anche tu?"
"Sono abbastanza convinto di essere etero, ma grazie della proposta."
"Se cambi idea, sai dove trovarmi."
"Spero che tu lo sia anche sta sera ;)"
"Certo tesor"

"No ti prego, non buttare nel cestino la mia dignità" dissi riprendendomi il cellulare e cancellando il messaggio che aveva cominciato a scrivere.
"Ok dai, questa te la risparmio. Solo perchè oggi sono di buon umore."




Ciao a tutti! Questa settimana sono riuscita a pubblicare un capitolo in più (viva le vacanze haha) e ne approfitto per ringraziare tutti quelli che leggono la storia, ma soprattutto Biceportinari03 e Alex_001 
che trovano il tempo anche per recensire i miei capitoli. Grazie mille!!!
Baci,
Katy

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Capitolo 12
*** Primo appuntamento ***


Cameron continuò a farmi domande per tutto il pomeriggio e alla sera sapeva praticamente tutto di me. Beh, quasi tutto. Diciamo che conosceva tutto quello che avevo fatto da quando ero arrivata a Chicago. 
Alle sette in punto uscii dal laboratorio e mi fiondai verso la mensa (almeno questo pasto potevo godermelo in pace) e poi nel mio appartamento.
Avevo circa mzz'ora per scegliere il vestito... ce la potevo fare, no?
Aprii la mia cabina armadio mentre una luce oro abbracciava i miei vestiti e sentivo le vocine angeliche che cantavano in coro. Per chi se lo stesse chiedendo, la risposta è no. Non mi sono drogata. Ho solo guardato troppi film.
Le scelte erano due, fondamentalmente. Pantaloni o vestito?
Provai tutto quello che c'era nell'armadio (tranne i pigiami, ovviamente) e alla fine rimaneva un vestito nero abbastanza semplice e dei jeans con una maglietta nera. Molto carina, devo dire. Fissai le due possibilità per circa dieci minuti e ancora non avevo deciso, così... !
Chiusi gli occhi e cominciai a girare intorno a me stessa cercando di mantenere il letto davanti a me e dopo il quinto giro mi buttavo sopra l'outfit che non vedevo. Praticamente sceglievo a caso. Purtroppo però le cose erano leggermente più complicate di come credevo.
La prima volta andai a sbattere contro l'anta dell'armadio e per poco non mi ruppi il naso.
La seconda imboccai la strada per il corridoio e inciampai in un paio di scarpe.
La terza aprii per sbaglio la porta del mio appartamento e mi ritrovai a sbattere contro il muro del corridoio principale. Per fortuna nessuno mi aveva vista.
La quarta volta andò meglio e caddi sopra... Il vestito. Ok, allora era deciso!
Alle otto ero sotto il grattacielo e sinceramente non avevo nessuna voglia di salire. Ma quanti piani aveva?! L'unica luce era quella dei lampioni che entrava dalle grandi finestre e non era neanche lontanamente sufficiente per non inciampare ogni due metri. Ma chi me lo ha fatto fare!
A due passi da me per fortuna c'era un ascensore (alleluia!), mi fiondai dentro senza neanche preoccuparmi delle sue condizioni e schiacciai l'ultimo piano. Primo errore della serata, Claire! Quando le porte si chiusero e l'ascensore traballante cominciò a salire, mi guardai intorno e cercai di non toccare niente: gli angoli del pavimento erano incrostati di fango e le pareti erano sudice, per non parlare dello specchio di fronte alla porta che sicuramente aveva visto tempi migliori. Chissà da quanto non veniva pulito.
Drin!
Una folata di vento entrò nella cabina e io uscii subito: meno tempo passavo lì dentro, meglio stavo.
Mi stavo avvicinando alla ringhiera per ammirare il tramonto sulla città quando mi accorsi di una ragazzo seduto sul muretto che mi stava fissando e per poco non mi misi a urlare dallo spavento. 
"Ma allora è vero che gli eruditi sono un branco di fifoni!" esclamò Eric ridendo. Branco di fifoni a chi? 
"Non avevo mica paura, ero solo... sorpresa." 
"Sì, certo. Tutti quando sono sorpresi fanno un salto di tre metri, vero?" continuò sghignazzando. Sbuffai mentre sorridevo senza neanche rendermene conto. Ma perchè stavo sorridendo a uno che mi stava prendendo in giro?! 
"Scusa se quando vedo un estraneo che mi fissa mi sp... Stupisco" Mi corressi all'ultimo: se avessi detto che mi spavento me l'avrebbe rinfacciato a vita.
"Ti stupisci..." disse pensieroso, come se avesse sentito una parola nuova. 
"Ti sei salvata all'ultimo, Claire!"  Si alzò e venne verso di me. 
"Carino il vestito."
"Solo carino?" Hai la minima idea di quanto ci abbia messo a sceglierlo?
"Se ti dico che è bello dopo ti monti la testa" disse sghignazzando.
"Non è vero."
"Sì, invece."
"No."
"Sì."
"No!" 
"Ok, possiamo passare la serata così, oppure... Che ne dici di un giretto sulla zipline?"



Ciao a tutti!!! Scusatemi per il ritardo con cui ho aggiornato ma è stato un weekend abbastanza intenso e non sono neanche riuscita a prendere in mano il computer. Magari per farmi perdonare potrei pubblicare qualcosa a metà settimana ;) Passando al capitolo... La zipline era stata abbastanza prevedibile haha ma non è detto che Claire abbia il coraggio di salirci...
Baci,

Katy

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Capitolo 13
*** Zipline ***


Mi guardò con un ghigno stampato sul viso e io lo fissai con un'espressione a metà tra questo è pazzo e dimmi che stai scherzando. 
"No, no e no. Non ci tengo a morire a ventidue anni." 
"Oh dai, non fare la tragica. E' totalmente sicuro, te lo garantisco." 
"Si beh, scusa se non mi fido." Eric mi fissò come se avessi appena bestemmiato e io scoppiai a ridere davati alla sua reazione. 
"Sai che potresti spiaccicarti al suolo se non leghi bene la corda o se magari si slaccia quando sei già partito o addirittura se ti dai male la spint..." 
"Ok, ok, ho capito che sei una fifona." 
"C-cosa? Non sono fifona! Sono solo prudente." 
"Prudente? Mi sembra di sentire mia madre!" 
Non mi ricordo con precisione quello che dissi dopo, ma in pochi minuti mi ritrovai allacciata alla zipline inseme a lui. 
"Al tre?" chiese Eric. Annuii e lo sentii fare il conto alla rovescia prima di darsi la spinta e stringersi a me. Iniziamente urlai di sorpresa mista a paura, poi... continuai a urlare. Soprattutto quando vidi l'edificio diroccato dove stavamo per schiantarci. Tra tutti i modi con cui ci si poteva uccidere con la zipline questo non lo avevo elencato, ma forse non avrei fatto in tempo a comunicare a qualcuno la mia scoperta, visto che mi stavo per trasformare in una polpetta. Mentre mi lamentavo di essere troppo giovane per morire e mi pentivo di aver seguito Eric in quella missione suicida, sentii le sue mani stringermi a lui e poi chiusi gli occhi aspettando lo schianto... che non arrivò. 
Aprii titubante un occhio e mi trovai per pochi secondi in mezzo al condominio e davanti a me c'era un passaggio enorme (evidentemente uguale a quello da cui eravamo entrati) nel quale sfrecciammo per uscire.
O. Mio. Dio. 
"ERIC!!! POTEVI DIRMELO PRIMA DI FARMI VENIRE UN INFARTO!" urlai cercando di farmi sentire da quello che dieci secondi prima mi aveva fatto credere di essere spacciata. 
"TI AVREI ROVINATO IL DIVERTIMENTO!" Divertimento? 
"E QUESTO TU LO CHIAMI DIVERTIMENTO? POTEVAMO MORIRE!" Razza di incosciente, pensai, ma evitai di aggiungerlo. Almeno per il momento. 
"MA NON SIAMO MORTI." Vidi un muro di legno davanti a me e mi preparai per il mini infarto vol. 2, ma Eric tirò il freno circa dieci metri prima di schiantarci e mi fece evitare i pensieri di una morte precoce. Appena ci fermammo tirai un sospiro di sollievo. Ero arrivata sana e salva, quasi non ci credevo. E dovevo ammettere che non era stato poi così male come pensavo... 
Eric si slacciò la cintura e scese abilmente a terra, io invece restai ferma e aspettai che mi aiutasse, ma lui si limitò a guardarmi sogghignando. Tanto per cambiare. 
"Mi vuoi aiutare o preferisci lasciarmi quassù tutta la notte?" chiesi spazientita. 
Certe cose secondo me non serviva neanche chiederle, ma evidentemente Jeanine aveva ragione quando diceva che gli intrepidi sono un po' lenti, per dirlo in una maniera gentile. 
Si avvicinò di qualche passo e reclinò la testa per guardarmi meglio. 
"Allora... ti sei divertita?" Proprio adesso me lo doveva chiedere? 
"Se mi tiri giù possiamo parlarne." 
"No no signorina, prima mi rispondi." 
Lo guardai con una faccia scandalizzata che fece ridere lui e infuriare me. 
"Non se ne parla proprio, tu adesso mi tiri giù." 
"Se ci tieni tanto, perchè non ti slacci la cintura da sola?" 
"Si, così cado con la faccia sull'asfalto. No, grazie." 
"Come preferisci allora." Detto questo mi voltò le spalle e si avviò lungo il viale che portava alla fazione degli intrepidi. 
"Ehi... EHI!!! Torna subito qui!" gli ordinai ma lui continuò a camminare come se avesse sentito solo il ronzio di una mosca, e forse lo sembravo proprio, appesa com'ero alla zipline.
"Ok, ok, mi arrendo. Forse un po' mi è piaciuto." Questo evidentemente funzionò, perchè lo vidi voltarsi e fare qualche passo indietro. 
"Puoi fare di meglio" disse guardandomi. 
"Posso fare di meglio se mentissi" lo stuzzicai divertita, tanto ormai non poteva andare peggio di così, a meno che non mi appendesse sulla cima del palazzo della fazione. Cosa tuttavia possibile, visto con chi avevo a che fare. 
Eric si avvicinò ancora un po' e arrivò a quanche centimetro di distanza dal mio viso. "Facciamo così: guardami negli occhi e dì che non ti sei divertita. Se sarai abbastanza convincente ti farò scendere, altrimenti..."
"Va bene" lo interruppi. Ma guarda cosa mi tocca fare. 
"E' stata una cosa..." Da malati? Incoscienti? Dementi? "divertente" 
"Una cosa?" 
"Sì esatto. Ora, se permetti, vorrei scendere." 
"In realtà non era proprio quello che volevo sentire..." si lamentò. 
"Allora mi sa che ti dovrai accontentare per questa volta." 
"Per questa volta? Vuol dire che ce ne sarà un'altra?" 
"Beh dipende... Se sarai un gentiluomo..." e gli lanciai un'occhiata eloquente alla cintura che mi teneva legata a mezz'aria come una mosca "Forse sì." 
Eric si avvicinò, mi slegò e mi prese tra le braccia prima di appoggiarmi delicatamente a terra, ma non mi lasciò andare subito. 
"Credo di dover recuperare qualche punto per essere considerato un gentiluomo" sussurrò. 
"Sì, direi di sì" ammisi arrossendo sempre di più visto la sua vicinanza. Per fortuna era notte. "Che ne dici se ti accompagno a casa?" 
"Se proprio ci tieni..." dissi fintamente indifferente, ma in effetti non volevo tornare alla fazione sola soletta di notte fonda. 
Allentò la presa sui miei fianchi e ci incamminammo insieme verso la fazione degli eruditi. 



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Capitolo 14
*** Pistole ad acqua ***


All'inizio rimanemmo entrambi in silenzio, poi cominciammo a parlare della sua vita come capofazione e allenatore degli iniziati, di quanto fossero imbranati a lanciare i coltelli e nel combattimento corpo a corpo. 
"Tu sai... fare più o meno qualcosa?" mi chiese quando finì di parlare delle pistole. Lo guardai confusa, non capendo a cosa si riferisse, poi continuò: "Intendo del programma dell'allenamento. Che ne so... sparare, lanciare un coltello, tirare qualche pugno..." 
"So sparare" lo interruppi ricordandomi dell'unico pomeriggio in cui mio padre portò me e mio fratello al poligono con lui. Io non volevo rovinare il mio bersaglio, così cominciai a sparare in quelli degli altri. Mio fratello fece la stessa identica cosa e dieci minuti dopo ci cacciarono dal poligono. E poi giocavo con le pistole ad acqua. Ok, lo so. Questo non vuol dire saper sparare, però la buona mira ce l'avevo... Circa. Di certo non avrei ammesso di non saper fare proprio niente.
Eric mi guardò sbalordito a quell'affermazione e appena riprese parte del suo solito contegno mi chiese dove avessi imparato. Ecco Claire, che scusa pensi di dire adesso? Vuoi anche raccontargli da dove vieni così facciamo bingo? 
"Beh... Non è che ho proprio proprio imparato..." cominciai a farfugliare sperando che mi venisse in mente un'idea geniale nei prossimi 2 secondi, ma l'unica cosa che riuscii a dire fu: "Giocavo con le pistole ad acqua da piccola."
Che. Figura. Di... Ci siamo capiti. Va bene non dire la verità, ma adesso potevo anche sotterrarmi da sola. 
"Con le pistole ad acqua..." disse piano Eric, evidentemente stava cercando di capire se stessi scherzando o fossi una psicopatica. 
"Anche io ci giocavo da piccolo" rispose alla fine cominciando a ridere. Almeno l'aveva presa con filosofia. 
"Magari un giorno potremo fare una gara, tanto per vedere chi ha la mira migliore. Preferisci le pistole vere o quelle ad acqua?" mi prese in gio continuando a ridere. 
"Ah ah, molto simpatico. Un vero gentiluomo" risposi sorridendo divertita. 
"Comunque vincevo sempre contro i miei amici. Avevo un'ottima mira." 
"Allora dovremo controllare se ce l'hai ancora, non credi?" 
"Sicuro di voler perdere?" 
"Sai, ti rivelo un segreto..." sussurrò avvicinandosi al mio orecchio. "Anche io vincevo sempre. Che ne dici se scommettiamo? Così diventa tutto più divertente" propose sogghignando.
"Cosa avresti in mente?" chiesi prima di accettare. Probabilmente avrei perso, quindi... Meglio essere prudente.
"Se vinci tu, mi farai fare tutto quello che vuoi." Uuuuu proposta interessante.
"Cosa molto improbabile, quindi non esultare troppo" disse appena vide l'espressione divertita sulla mia faccia mentre pensavo a cosa potevo fargli fare. 
"Ehi, guarda che mi sono allenata tanto con le pistole ad acqua!" esclmai ridendo. 
"Si è vero, in confronto i miei allenamenti quotidiani non sono nulla" 
"Vedo che capisci in fretta." 
"Che ci vuoi fare... anche io ero un erudito." Giusto, me lo ero quasi dimenticata. 
"Se vinco io invece... Mi concederesti un altro appuntamento?" chiese guardandomi con un'espressione quasi... insicura? 
Un altro appuntamento... non chiedeva poi così tanto. 
"Sì. E se vinco io... Dovrai vestirti da ragazza per un giorno intero." Non mi sono dimenticata la figuraccia che mi hai fatto fare con Cameron, tesoro.
"Tranquillo, il rossetto te lo presto io."
"Mezza giornata."
"Una intera, tesoro." 
Lo sentii borbottare qualcosa tra sè e sè, poi annuì impercettibilmente.
"Hai detto sì? Davvero?! Haha non ci credo!"
"Tranquilla, tanto perderai di sicuro."
"Vedremo, vedremo." Mi avvicinai e gli presi una mano. 
"Mi sono divertita con te, davvero." 
"Anche io." Sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia. 
"Buona notte, Eric." 
"Buona notte, Claire." 

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Capitolo 15
*** Make Up Artist ***


"Buon giorno, Claire! Dormito bene?" 
"Benissimo, Cameron. E tu?" 
"A parte i bambini che hanno urlato tutta la notte, ho dormito bene."
"I bambini? Hai dei figli?" 
"Cos..? NO! Ho la camera vicino all'ospedale della fazione. Precisamente vicino al reparto pediatria" disse alzando gli occhi esasperato.
"In effetti hai delle occhiaie piuttosto..." Cosa potevo dire senza sembrare insensibile? "Evidenti..." Più di un semaforo rosso in mezzo alla fronte. Giusto un po' insomma. "Ho il correttore se vuoi!" Ehi, un'amica che ti offre il correttore nelle situazioni disperate non è una cosa da poco.
"Non so cosa sia e non credo neanche di sapere come metterlo. E poi se qualcuno lo scoprisse mi prenderebbe in giro a vita!"
"Dai se vuoi te lo metto io." Oggi ero decisamente di buon umore. Chissà di chi era il merito...
"Ne ho proprio così bisogno?" Un disperato bisogno, tesoro!
Feci una serie di smorfie mentre cercavo un modo per spiegargli la situazione. Ero ancora indecisa tra "è molto poco probabile che una ragazza ti chieda di uscire, vedendoti in questa situazione" e la metafora del semaforo sulla fronte quando si avviò verso il bagno per farsi truccare. Evidentemente la mia faccia aveva già detto tutto.
"Però non esgerare, è già abbastanza imbarazzante farsi truccare."
Su su, quante storie per un po' di correttore! Poteva andarti molto peggio... Tipo passare un intero giorno truccato e vestito come una ragazza. Come succederà ad Eric, ad esempio. Già mi divertivo solo a pensarci.
Avevo appena appoggiato il dito con mezzo grammo di correttore quando Cameron si spostò dicendo che poteva bastare. 
"Hai l'impronta del mio dito sul tuo viso che è piu evidente delle tue occhiaie. Almeno lascia che lo sfumi un po'!" dissi riavvicinando il dito, ma lui si spostò di nuovo e cominciò a indietreggiare. 
"Lo so che a volte spavento le persone, ma giuro che questa volta voglio solo aiutarti!" 
Alla fine indietreggiò fino ad arrivare all'angolo della stanza. Eh eh, sei fregato adesso! Finalmente potevo truccarlo visto che non aveva vie di uscita e dieci minuti dopo eravamo in laboratorio a cominciare il nostro turno di lavoro. 
"Non è stato così male, hai visto?"
"Mi sembra che tutti mi stiano fissando il trucco."
"L'unica che ti sta fissando sono io e lo faccio solo perchè voglio ammirare il mio capolavoro."
"Non era un lavoro tanto difficile alla fine... Hai solo messo un dito sulle occhiaie."
"Un dito sulle occhiaie?! Questa è arte, Cameron! Ma se non ci credi, la prossima volta puoi truccarti da solo..." 
"Mmmm... No, forse è meglio se ti chiamo prima di fare disastri."
"Ma come? Devi solo mettere un dito sulle occhiaie..."
"Ok, ok, hai vinto. Grazie Claire, sei un'ottima make up... Qual'era la parola che hai detto prima?"
"Forse la parola che sta cercando, signor O' Connor, è make up artist. Ora, non voglio interrompere la sua conversazione con la signorina Morgan che sono sicura sia interessantissima, ma vorrei ricordarle che è pagato per lavorare in un laboratorio e non in un negozio di trucchi!" 
Cameron deglutì un paio di volte duarante la predica della capofazione e dopo un veloce "non succederà più", si avviò velocemente alla sua postazione di lavoro.
"Claire, vuoi metterti a truccare l'intera fazione o preferisci continuare il tuo attuale lavoro?"
"Il mio lavoro per ora va più che bene, signora Matthews."
"Per ora?"
"Sì, cioè, volevo dire..." Che volevo dire? "Vado a lavorare."


Ciao! Mi dispiace che questo capitolo sia un po' corto... Rimedierò con il prossimo ;) Buon weekend!
Katy

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Capitolo 16
*** Dispersi ***


"Aspetta, Claire. Oggi vieni con me. Abbiamo una riunione alle 10 alla fazione degli intrepidi."
"Fantastico!" esclamai e per poco non feci cadere le carte che avevo in mano dall'entusiasmo.
"Fantastico...?"ripetè Jeanine confusa. Di solito non sono mai così entuasiasta di seguirla alle sue riunioni, ma questa era speciale... Molto speciale. 
"Sì, beh, dipende dai punti di vista, immagino. Comunque sia, proveremo finalmente il siero su una persona e ci tengo che venga anche tu. E anche il signor Cameron. Mi servirà tutto l'aiuto possibile."
"Grandioso! Mi preparo allora!"
"Claire, sei sicura di stare bene?"
"Sì, va tutto alla perfezione. Perchè?"
Ed eccola lì. La prima figuraccia della giornata, ovvero io che vado a sbattere contro la porta. Ma chi è stato a chiuderla?
"Per questo..." continuò Jeanine mentre mi guardava come se fossi avessi cambiato colore improvvisamente e fossi diventata di un particolare verde fluo. Oddio, forse verde no, ma fucsia è molto probabile visto che avevo tutto il laboratorio che mi stava fissando. Imbarazzante, devo dire.
"Sono solo contenta per il nostro siero. Sa com'è, è stato il mio primo progetto..."
"Ah... Sì certo, comprensibile. Bene, allora andiamo. La macchina è giù che ci aspetta."

Quindici minuti e cinque film mentali dopo arrivammo alla fazione. 
"Allora... Mi vuoi spiegare perchè sei così contenta oggi?" mi sussurrò Cameron mentre Jeanine e il resto dei nostri colleghi si avviavano verso la sala riunioni. 
"E' una bella giornata, gli uccellini cantano, il sole brilla..."
"Trova una scusa migliore perchè questa fa pena" disse ridendo.
"Non è una scusa... Diciamo che non è l'unica ragione."
"E l'altra ragione qual'è?"
"Beh... Oggi testiamo finalmente il nostro siero. E' un buon motivo per essere felici, no?"
"Sì sì, vedrai che scoprirò il vero motivo, non temere."
"Cam... Dove sono finiti gli altri?"
"Gli altri... O cavolo! Tu per caso sai dove dobbiamo andare?"
"No... E anche se lo sapessi non saprei come arrivarci."
"Beneee, cominciamo alla grande!"
"Dai adesso troveremo una soluzione, non preoccuparti."
"Ad esempio? Aprire tutte le porte della fazione finchè non troviamo i nostri colleghi?"
"Come hai fatto a leggermi nella mente?"
"Oh no... Non dirai sul serio..." 
"E invece... Tranquillo, abbiamo un quarto d'ora prima che cominci la dimostrazione."
Per fortuna non dovemmo aprire tutte le stanze. Solo una trentina. Stanza più o stanza meno. Finimmo pure nel bagno delle ragazze e mi ci volle tutta la forza che avevo per spingere Cameron fuori dalla porta. Per fortuna nessuno aveva visto niente. Tranne una ragazza che, appena ci vide uscire da quella stanza, ci lanciò un'occhiataccia.
"Posso aiutarvi?"
"Sì, ti prego!" Non per sembrare disperata, ma... Avevamo davvero bisogno d'aiuto. 
"Per caso sai dov'è la signora Matthews? Sai, la capofazione...?"
"Sì sì, so chi è la Matthews. E' in sala riunioni. Volete che vi accompagni?"
"Ci faresti un favore enorme, davvero."
"Nessun problema, tanto devo andarci anch'io. Ah, io sono Lauren."
"Claire."
"Cameron. Piacere di conoscerti, Lauren" disse mentre si chinava a baciarle la mano. Ma cosa si era bevuto?  
"Wow, che galantuomo. Non è facile trovarne in giro."
"Beh, tu hai già trovato me. E' più che sufficiente, no?" chiese mentre io lo guardavo strabuzzando gli occhi. Adesso cominciava davvero a preoccuparmi.
"Non lo so, ti ho appena conosciuto... Ma diciamo che sei sulla buona strada. Ecco, siamo arrivati."


Ciao a tutti! Scusate se vi ho fatto aspettare così tanto per questo capitolo, il problema è che sono in vacanza e non ho il computer con me, quindi la presentazione potrebbe non essere delle migliori... perdonatemi ;) ringrazio per l'ennesima volta tutti quelli che trovano un minutino per recensire la mia storia, mi fa sempre moltissimo piacere! Baci,
Katy

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Capitolo 17
*** Simulazione ***


Aprimmo la porta ed entrammo in una sala immensa di forma semicircolare con le pareti ricoperte di specchi che mi facevano sembrare onnipresente. Ricordava un po' la casa degli specchi del Lunapark. Spero solo di non andare a sbattere da nessuna parte questa volta. 
Lì al centro c'era un lettino che sorreggeva una ragazza di circa vent'anni. Sembrava tranquilla, come se non stesse per affrontare le sue peggiori paure senza rendersi conto di essere in una simulazione. Forse nessuno glielo aveva detto, altrimenti non mi saprei spiegare la sua calma in quel momento. Lauren mi fece un cenno di saluto e si avviò verso i membri della sua fazione, nella parte destra della sala, mentre io e Cameron ci avviammo verso Jeanine e tutti gli altri capifazione. Eric compreso. 
"Finalmente siete arrivati. Dove eravate finiti? Anzi no, non mi interessa. Sta per cominciare la dimostrazione." Adorabile come sempre, la mia cara capofazione.
"Però a me interessa sapere dove eravate finiti tu e il quattr'occhi" mi sussurrò Eric mentre si sedeva vicino a me.
"Ci siamo persi."
"Potevi chiamarmi. Sarei venuto a prenderti molto volentieri."
"Sì, beh... Alla fine ci ho messo solo dieci minuti a trovare la sala riunioni." Solo dieci minuti... Più altri dieci minuti... Più una trentina di stanze aperte a caso... Più una guida turistica che ci ha portato qui.
"Ah... E come hai fatto a trovarla?"
Ehm ehm... domanda di riserva?
"Ho le mie risorse." Restiamo sul vago che è meglio.
"E poi non ero sola" dissi indicando Cameron.
"Purtroppo no. Ma sbaglio o l'ho già visto da qualche parte?"
"No, non sbagli. Mi hai fatto fare la figura di merda più grande della mia vita con lui."
"Ahhh Mafalda, la mia piccola sorellina problematica!" mi prese in giro mettendomi un braccio intorno alle spalle come se fosse realmente mio fratello.
"Ah ah, ti diverti a prendermi in giro, vero?"
"No, in realtà mi diverto sempre con te." disse e subito mi fece sorridere.
"Bene, se tutti avete preso posto, siamo pronti per cominciare la simulazione." Annunciò Max, che intanto si era alzato e aveva raggiunto il centro della sala, al fianco della ragazza distesa sul lettino. Prese una siringa dal tavolino e premette l'ago (non proprio sottile) contro il collo della ragazza che fece solo una lieve smorfia (io mi sarei già messa a urlare) prima di chiudere gli occhi e cominciare la simulazione. 
Il televisore vicino agli specchi si accese e proiettò uno scantinato buio e molto stretto. Soffrirà di claustrofobia? No, aspetta, forse ha paura del buio... La ragazza sotto simulazione cominciò a urlare e comparve una moltitudine di ragni attorno al suo corpo. O santo cielo, adesso mi metto a urlare anch'io! Quasi mi sembrava di sentirli sul mio braccio e sulle gambe che salivano fino ad arrivare al collo. Rabbrividii e Eric voltò la testa per guardarmi, sorridendo rassicurante. Evidentemente aveva capito che quella dei ragni era anche una mia paura. Allungò una mano e la posò sopra alla mia. 
O mio Dio, o mio Dio, o mio Dio. Come se non fossi abbastanza agitata, adesso mi dovevo anche preoccupare di non avere le mani sudate per non fare la figura della ragazzina emozionata. Calma Claire, stai calma. Immagina di essere in una bella isola, al caldo, con il mare trasparente... Ero quasi riuscita a rilassarmi quando la ragazza lanciò un altro urlo. Ehi tesoro, ho capito che hai paura, ma in questo momento credo di avere un panno bagnato al posto della mano e se non stai zitta un attimo il ragazzo in fianco a me penserà che abbia qualche problema di sudorazione.
Dieci minuti dopo la simulazione era finita e la mia mano era tornata asciutta... Più o meno. Diciamo che non sembrava appena uscita dalla sauna.
Stavo per raggiungere i miei colleghi per discurere della simulazione (che non avevo seguito molto perchè dovevo occuparmi di problemi più urgenti), quando Eric mi prese per mano.
"Vuoi annoiarti con loro o preferisci divertirti con me?" 
"Basta che per divertirti non intendi tornare sulla zipline."
"No, tranquilla. Non credo ci sia abbastanza tempo per andare fino all'Hancock, però ho un'altra idea..."

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Capitolo 18
*** Kiss ***


Non eravamo ancora arrivati quando già si cominciava a sentire lo scroscio dell'acqua. 
Oddio, ma mi aveva portato in una piscina?
"Siamo quasi arrivati!"
"E dove precisamente?"
"Abbi un po' di pazienza, lo vedrai tra dieci secondi."
Quindici secondi (evidentemente la matematica non era il suo forte, piccolo cucciolo) e una quasi caduta dopo (che ci vuoi fare Claire, non sei ancora brava a camminare con i tacchi) arrivammo a una specie di grata che ci proteggieva da uno strapiombo. Non proprio rassicurante, devo dire. 
"Ma non è il caso di alzare questa recinzione? Voglio dire, è facile sorpassarla... E se qualcuno si volesse suicidare?"
"Di sicuro questo sarebbe il posto più facile per farlo."
"Appunto! Tu sei un capofazione, no? Ordina di alzare la grata."
"Forse ti sei dimentica che in questa fazione siamo tutti intrepidi. E casualmente una caratteristica degli intrepidi è proprio il coraggio."
"O l'incoscienza" borbottai.
"Cosa?"
"Niente, Eric. E' stupendo, davvero meraviglioso."
"Hai paura di cadere o sbaglio."
"Nooo, come faccio ad aver paura di cadere in uno strapiombo quando c'è una robustissima grata alta mezzo metro che mi protegge?"  
"Hai dimenticato che c'è anche un muscoloso e attraente capofazione che ti protegge da un'eventuale caduta."
"Ma di chi stai parlando?" dissi ridendo e Eric cominciò a farmi il solletico fino a farmi venire i crampi alla pancia.
"Ah, ok, stavi parlando di te. Il solito egocentrico."
"Vuoi che ricominci con il solletico o ti sono già venuti i crampi?"
"No no, per oggi sono a posto."
"Già, però dovresti fare un po' più di addominali e mangiare meno cioccolato." 
... Sta dicendo sul serio? Pensai mentre lo guardavo con una faccia scandalizzata che lo faceva ridere. E rideva di gusto anche.
"Mi stai dicendo che sono grassa? Perchè per tua informazione ho la pancia piatta..." Circa. Diciamo che è tendente al piatto.
"No, ti sto dicendo che non sei come nessun'altra intrepida. Non sei muscolosa come loro."
"Per fortuna. Non voglio sembrare un uomo" lo interruppi io.
"Sì ok, ma adesso lasciami finire se no perdo il filo del discorso."
"Hai la memoria corta? Anche mia nonna a volte non riesce a ricordarsi quello di cui stava parlando."
"Claire, ti ascolterei per ore mentre parli di tua nonna e mi dai dell'anziano, ma adesso ho davvero bisogno di concentrarmi." 
"Ok... Nel caso non te lo ricordassi, mi stavi dicendo che non sono un uomo come le intrepide."
"Sì beh non ho usato proprio questi termini, comunque non importa. Stavo dicendo che a volte sei... O mio Dio, parli davvero tanto e nessuno riesce a esaurirmi come fai tu a volte. Soprattutto quando fai di testa tua. Cioè praticamente sempre."
"Aspetta... Mi stai lasciando? Perchè tecnicamente non stiamo neanche insieme e non avrebbe molto senso..."
"Claire, non ti sto lasciando. Adesso sei più tranquilla?"
"Sì, anche se non so dove vuoi arrivare con questo discorso."
"Beh io mi sto ancora chiedendo perchè ho iniziato a farlo, ma ormai è meglio che lo finisca. Dove ero rimasto... Ah sì. A volte mi chiedo perchè continui a passare il tempo con una così diversa da me."
"Non così tanto come credi."
"E così chiacchierona, intelligente, divertente e meravigliosa ragazza. E forse mi piaci, ma forse per te non è lo stesso, quindi non vorrei metterti fretta o..."
"Oh, ma tu non taci mai?" dissi prima di baciarlo.


Ciao a tutti!! Finalmente arriva il primo bacio tra Eric e Claire *-* Spero che il capitolo vi piaccia, se volete fatemelo sapere in una recensione, mi fa sempre piacere leggere quello che mi scrivete ;)
Baci,

Katy


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Capitolo 19
*** Claire, tu sei una ragazza! ***


Stavo per staccarmi da Eric per riprendere un po' di ossigeno (ehi tesoro, avrei bisogno di respirare!) quando lui mi si avvicinò di nuovo.
"Eric, non vorrei essere indiscreta, ma avrei bisogno di respirare."
"Di già?"
"Come di già? Sono passati tre minuti ormai!"
"Appunto! Non dirmi che sei già a corto di ossigeno!"
Attenta Claire, che adesso ricomincia a spiegarti perchè le intrepide sono migliori di te.
"Ricordami perchè ti ho baciato, perchè mi hai già fatto dimenticare il motivo."
"Eh, che ci vuoi fare... Faccio questo effetto alle donne!" rispose divertito e alzai gli occhi al cielo. Mi stava già facendo esaurire, tanto per farvi capire con chi avevo a che fare! 
"Per caso sai dove potrebbero essere gli altri?" chiesi.
"Credo siano in mensa. Perchè?"
"Perchè se Jeanine non mi vede arrivare mi licenzia" dissi ripensando all'offerta di truccare tutta la fazione che mi aveva fatto qualche ora prima.
"Allora le chiederei di riassumerti come medico degli intrepidi. O come mio medico personale... Sai, tendo a farmi male molto spesso."
"O, povero cucciolo. Ti troverò io un'infermiera. Possibilmente anziana e sposata."
"Sinceramente la preferirei bionda, magra ma non troppo, e magari anche con gli occhi azzurri. Ah, e una quarta di reggiseno" disse ridendo mentre si spostava per evitare il mio schiaffo.

Dieci minuti dopo eravamo in mensa con la nostra capofazione che non smetteva un attimo di parlare con Max. All'inizio pensai che si fosse innamorata, poi sentii la parola siero e la faccia dell'intrepido che si guardava intorno come per dire "vi prego fatela stare zitta, non ne posso più!". 
Eric passò tutto il pranzo a imitare Jeanine facendo delle facce strane mentre parlava e muovendo la mano come lei, a volte anche spostandosi i suoi capelli immaginari.
Inutile dire che con lui di fronte passai tutto il tempo a cercare di non ridere, con la mia faccia che diventava ogni secondo più viola.
"Bene Jenine, grazie mille per aver speso il tuo tempo con noi. Te ne siamo immensamente grati" Max si era alzato e stava facendoci strada verso l'uscita. Evidentemente non vedeva l'ora che ce ne andassimo. Comprensibile, devo dire. 
Prima di salutarmi Eric mi scoccò un leggero bacio sulla guancia senza farsi vedere dagli altri e si allontanò verso la direzione opposta mentre io avevo un sorriso da ebete stampato in faccia e la parola cucciolino che mi risuonava in testa. Stavo andando fuori di testa, lo so. Forse anche più del solito.

La mattina dopo mi svegliai con un sorriso a trentadue denti e trovai anche l'energia di alzarmi dal letto in meno di venti minuti. Un miracolo, davvero.
Arrivai in mensa e mi riempii il piatto di brioche e pane e nutella e mi avviai verso il mio tavolo.
"Mi sto ancora chiedendo come fai a mangiare così tanto."
"E io mi sto chiedendo come mai tu continui a mangiare così poco. Lo sai, Cameron, che la colazione è il pasto più importante della giornata?" dissi mentre guardavo scettica la sua ciotola di yogurt e cereali. Quasi mi sentivo a disagio a mangiare così tanto.
"Sì sì lo so, tranquilla. Solo che io non ho molta fame al mattino..." E neanche a pranzo. O a cena.
"Mmm... Ho capito." In realtà no, ma l'importante è crederci.
"Quindi oggi cosa fai di bello?"
"Lavoro, lavoro e lavoro."
"Pure io. Non vedo l'ora che arrivi il weekend!"
"Anche io." E non sai quanto.
"Sai che ho lasciato il mio numero a Lauren? L'intrepida... Ti ricordi?"
"Quella che ci ha risparmiato la predica di Jeanine per essere arrivati tardi alla riunione? Sì, mi ricordo. Mi ricordo anche che la guardavi come se fosse Dio sceso in Terra."
"Sì beh... E' bellissima... E poi ha un fisico da urlo, voglio dire, le hai guardato..."
"Non le ho fatto i raggi X come qualcun altro" dissi mentre lo guardvo divertita.
"Non hai fatto i raggi X a Lauren, ma ho visto come eri interessata al tipo... Come si chiama? Eric?" mi prese in giro mentre diventavo sempre più rossa.
"Sì, dalla tua faccia sembra che abbia azzeccato il nome."
"Sì ok va bene, comunque non hai finito di raccontarmi di Lauren" gli ricordai cercarndo di cambiare discorso.
"Tu non hai neanche iniziato a raccontarmi di Eric" disse mentre continuava a ridere.
Cosa c'era di divertente nel vedermi in imbarazzo?!
"Non c'è molto da raccontare, per questo non ti ho detto niente..." Sì, come no! 
"Va bene, ho capito. Comincio io. Allora, mentre tu e il capofazione eravate sulle nuvole, io mi sono dato da fare con Lauren e le ho dato il mio numero. Così, nel caso volesse chiamarmi per farci un giro o qualcosaltro."
"Scommetto che tu speri nel qualcosaltro" dissi ridendo. Uomini. Sono tutti uguali.
"Beh... Diciamo che non mi dispiacerebbe. Comunque mi ha scritto sta mattina e mi ha detto che questo weekend è libera. Volevo organizzare un'uscita carina, con tutte quelle cose che piacciono alle ragazze... Claire, tu sei una ragazza."
"Wow, davvero?"
"Sì, davvero. E quindi tu sai cosa piace alle ragazze... Io avevo pensato di portarle dei fiori o..."
"No no no, frena. Se le porti dei fiori già al primo appuntamento, al secondo cosa farai? Le porterai un anello e le chiederai di sposarti?"
"Ma nei film fanno sempre così!"
"Nei film si sposano e mettono su famiglia in due giorni. Qui ci vogliono come minimo nove mesi. A meno che tu non conosca metodi più veloci..."
"No, sono rimasto anche io a quello tradizionale."
"Che ne dici di portarla fuori a cena? Niente fiori, mi raccomando."
"Sicura che le piacerà?"
"Beh credo di sì... E poi sei tu che le devi piacere, nient'altro."
"Ok, se lo dici tu... Eric invece cosa ha fatto la prima volta che siete usciti?"
"Chi ha detto che siamo usciti?" 
"La tua faccia. Sei arrossita. Di nuovo. Ma cos'ha di speciale quel ragazzo?"
"Beh è alto..."
"Sì, alto, bello, muscoloso e tutte quelle cose là. E poi?"
"Simpatico..."
"Simpatico? Davvero? Sembra che voglia picchiare tutti quelli che gli passano davanti."
"Non è vero!"
"Sì invece! Ma non mi hai ancora detto dove ti ha portata per il vostro primo appuntamento."
"In un posto molto... Alto."


 

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Capitolo 20
*** Visite (in)desiderate ***


Dopo aver passato l'intera giornata a lavorare, mi sembrava un sogno poter mettermi in pigiama e dormire per almeno otto ore consecutive. 
Ma non sia mai che qualcosa vada per il verso giusto.
Mi svegliai di colpo impaurita da un rumore che sembrava provvenire dal salotto. 
Possibile che me lo fossi solo sognata? No, lo avevo sentito davvero, ne ero quasi certa... C'erano solo due possibilità: uscire dalla camera e affrontare qualsiasi cosa ci fosse in salotto, oppure restare rannicchiata sotto le coperte sperando che l'intruso se ne andasse il prima possibile. E io da brava fifona... Infilai la testa sotto le coperte e restai a letto per quelli che sembrarono quindici minuti abbondandi. 
Quando non sentii più niente, mi azzardai a guardare la sveglia: cinque e quarantacinque.
Ok, magari la sera prima avevo messo male qualcosa ed è solamente caduto per terra... 
Dopo altri cinque minuti di ansia, mi alzai piano e andai verso il salotto buio mimetizzandomi con i muri in stile FBI, o almeno questo era quello che credevo di fare. In realtà restavo nascosta dietro ogni porta per almeno due minuti prima di fare qualsiasi passo.
Finalmente arrivai in salotto e... Niente, non c'era niente di strano. Niente era caduto per terra, quindi l'unica possibilità era che qualcuno fosse entrato nel mio appartamento.
Ma perchè poi? Se volevano rubare qualcosa era di sicuro più appropriato l'appartamento di Jeanine. Anzi, qualsiasi sarebbe andato bene, l'importante era che non entrassero nel mio.
Girai per la stanza in cerca di qualcosa di strano. Visto che ormai mi ero alzata dal letto, tanto valeva dare un controllata. E infatti qualcosa di strano c'era. 
Sul tavolino vicino ai fiori era appoggiato un bigliettino ed ero sicurissima che la sera prima non ci fosse nulla. 

Alle 13 al poligono. Abbiamo una scommessa in sospeso.

Eric... Ma gli sembrava l'ora di spedire lettere, quella?! E soprattutto facendomi morire di paura... 
Rilessi il biglietto e mi venne da sorridere: speravo solo di non fare una pessima figura. Cosa molto probabile visto che mi ero allenata solo con le pistole ad acqua.
Mi sarebbe piaciuto dormire ancora qualche ora se qualcuno non mi avesse svegliata, ma tanto valeva prepararsi per il lavoro. Almeno quel giorno non sarei arrivata in ritardo.

Il mio turno era appena finito quando mi precipitai in mensa per mangiare qualcosa prima di correre dagli intrepidi. Dovevo anche cambiarmi per non farmi riconoscere, altrimenti chissà cosa avrebbero pensato quelli che mi avrebbero visto. 
Venti minuti dopo ero già in camera che mi vestivo in tutta fretta con qualcosa di nero, pronta per uscire dalla scala antincendio in fianco al mio terrazzo e cominciare a correre. 
Avevo raggiunto la fazione degli intrepidi quando mi bloccai: cosa dovevo fare adesso? Entrare e chiedere dove fosse il poligono perchè mi dovevo vedere con il capofazione? 
Sentii una mano sulla spalla e per poco non feci un salto dalla sorpresa. 
"Ehi, calma. Sono io." 
"Eric! E' la seconda volta oggi che mi spaventi." 
"Seconda? E quando è stata la prima?" 
Mi stava prendendo in giro? 
"Quando sei entrato nel mio appartamento alle cinque e mezza di mattina." 
"Ah... Per caso ti ho svegliato quando ho chiuso la porta? Credo che la serratura sia un po' arrugginita: dovresti farla sistemare." 
"Dovrei farla sistemare per te, così puoi entrare più silenziosamente in casa mia?" 
"Sì, non mi sembra una brutta idea." 
"Tu sei pazzo!" esclamai ridendo. 
"Me lo hai già detto. Stai diventando noiosa, piccola chimica." 
"Noiosa?! Vedrai quando vincerò la scommessa." 
"Ah giusto... Voglio vedere quanto brava sei con le pistole ad acqua." 
"Ehi!" Gli tirai un piccolo pugno sul braccio (Dio, che muscoli!) e lui alzò un sopracciglio. 
"Se sai sparare come sai tirare pugni, non dovrò neanche impegnarmi per vincere la scommessa." 
"Lo vedremo."

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Capitolo 21
*** Centro! Per... ***


Non incontrammo nessuno in giro per i corridoi e non mi sorpresi di trovare il poligono vuoto. Eric probabilmente aveva minacciato di espellere gli iniziati se solo osavano avvicinarsi al poligono a quell'ora.
"Allora, quelli sono i bersagli a cui dovrai sparare." 
Eric mi indicò i manichini arancioni a circa 10 metri da me e poi si girò verso gli armadietti delle pistole e prese le munizioni per caricarle. Mi avvicinai e ne presi una in mano: erano mooooolto più pesanti di quello che pensavo. 
E io che già mi vedevo a sparare a raffica come Chuck Norris. 
"Cosa c'è?" 
Eric aveva un ghigno stampato in faccia e di sicuro stava già assaporando la vittoria.
"Niente." Ho solo sbagliato a fare i conti quando ho accettato la scommessa. 
"Preferisci usare una pistola ad acqua?" 
"Ah ah, molto simpatico. Vedrò di accontentarmi di questa." 
"Scelta molto coraggiosa da parte tua. Ora, se me la vuoi dare, dovrei caricarla." 
Ah... Già era pesante prima, chissà come sarebbe diventata dopo. 
Arricciai inconsapevolmente le labbra come facevo sempre quando non mi andava bene qualcosa e Eric scoppiò a ridere. 
"Ma allora vuoi davvero le pistole ad acqua!" 
"Certo che no! Solo... Non credevo fossero così pesanti." 
Mi gurdò qualche secondo, poi tornò all'armadietto e prese una pistola più piccola e apparentemente più leggera. 
"Ecco, tieni. Questa dovrebbe andare bene." 
La presi in mano: era decisamente più maneggevole dell'altra. 
"E' perfetta. Grazie." 
"Bene, allora comincia tu." 
Mi avvicinai alla linea e mi misi in posizione (sperando fosse quella giusta) e aspettai qualche critica da parte del capofazione... Che invece non arrivò. Evidentemente era tutto perfetto. Strano, ma non mi sembrava certo il caso di lamentarmi.
Mirai alla testa del manichino e sparai il primo colpo... Che colpì il torace. 
"Niente male per essere la prima volta" disse Eric facendo un lieve sorriso.
Sparai di nuovo, questa volta centrando la fronte. Wow, avevo un talento per quelle cose.
"Così è troppo facile." Protestò e mi voltai a guardarlo. 
"Ah davvero? Ammettilo che sei stupito della mia bravura." 
"Allora se sei così brava non dovresti avere problemi a colpire un occhio." 
Quel manichino aveva anche gli occhi? Lo guardai meglio... In effetti aveva dei minuscoli fori sotto la fronte. 
Già era un miracolo che avessi colpito la testa, come avrei fatto a centrare un occhio?!
"Va bene?" Va bene?! Nel migliore dei casi gli avrei sparato sul naso. 
"Ok. Spariamo insieme?" Tanto ormai mi ero rassegnata.
"Al tre?"
1, 2, 3... Centro! Per Eric... 
"Mi sa che hai confuso l'occhio con il naso." 
"Credo anch'io..." 
"Quindi adesso..." 
"Sabato sera può andare bene?" chiesi ricordandomi della scommessa. Mi sarebbe piaciuto così tanto vedere Eric vestito da donna per un'intera giornata! 
"Non voglio che ti senta obbligata a farlo per la scommessa. Insomma... Non hai poi mancato di molto l'obbiettivo." 
"Ehi, guarda che nessuno mi ha mai obbligato a fare niente. Quindi pensa a un posto dove portarmi." 
"Ho già una mezza idea..." 
"Cosa?" 
"E' una sorpresa" disse avvicinandosi e prendendomi una mano tra le sue. 
"Ti sta bene il nero, sai? Più del blu." 
"E' un invito a farmi cambiare fazione?" 
"E' più una mia opinione. Ma se vuoi passare agli intrepidi, forse posso aiutarti..." disse facendomi ridere. 
"Sto bene con gli eruditi, ma grazie dell'offerta" dissi dandogli un bacio sulla guancia.
"Oggi devi allenare gli iniziati?" chiesi mentre guardavo la sala perfettamente ordinata, come se dovesse tenersi una lezione.
"Sì, oggi devo fare il babysitter. E c'è pure Quattro" disse sbuffando. 
"Quattro? Come il numero?" 
"Sì esatto. Già capisci quanto sfigato è. Forse lo hai visto alla riunione di lunedì" 
"Ah... Sì, me lo ricordo adesso. Quello carino, giusto?" 
Eric serrò la mascella appena finii la frase. 
"Sto scherzando! Non arrabbiarti, dai!" dissi ridendo e lo abbracciai per dimostrargli che non stavo parlando sul serio. 
"Lo spero" borbottò non ancora del tutto convinto.
"Sei geloso?" 
"No." 
"Neanche un po'?" 
"No, neanche un po'." 
"Ah... Peccato" 
"Ok, hai vinto tu. Un pochino mi da' fastidio. Il problema è che proprio non lo sopporto."
"Ma cosa ti ha fatto di male?" 
"Esiste. Credo che sia sufficiente." 
"Convinto tu..."
Mi staccai da lui e guardai l'orologio: due e mezza. 
"Tra mezz'ora devo tornare al lavoro. Mi accompagni?" 

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Capitolo 22
*** Quanti problemi ha quella ragazza? ***


"Ehi, Claire! Siamo felici oggi, vero?"
"Felicissima, Nicholas."
"Già, chi non sarebbe felice quando hai un bell'intrepido che ti accompagna addiritura al lavoro. Mi sono perso qualcosa in questi giorni?"
"Non molto... Siamo solo usciti insieme."
"E ti pare poco?!" esclamò con la faccia sconvolta.
"Beh alla fine ho solo sparato a un manichino."
"Cioè fammi capire: due ragazzi escono insieme e cosa fanno? Si mettono a sparare a dei manichini?"
"Già, sai... Avevamo fatto una scommessa... Che io ho stupidamente accettato... Cioè, sono contenta di averla accettata." Ma avrei preferito vedere Eric vestirsi da donna per un giorno.
"Ah... Immagino che tu abbia perso." Ma perchè sono così prevedibile?!
"In realtà ci sono andata vicina" precisai.
"Quindi hai vinto?"
"Purtroppo no. Ho sparato al naso del manichino quando invece dovevo colpire l'occhio..."
"Io non mi aspettavo neanche che colpissi il manichino!"
"Ehi! Da piccola sparavo con le pistole ad acqua."
"Tu pensavi di vincere una scommessa contro un intrepido perchè da piccola giocavi con le pistole ad acqua?" mi chiese mentre rideva senza controllo. Ma cosa ci troverà di così divertente, poi?
"Hai detto anche tu che sono stata brava!"
"Sì e adesso ritiro tutto quello che ho detto. Credo che la tua sia stata solo fortuna. Anzi, ne sono sicuro!" Ma la smetteva di ridere? 
Mi avviai verso le scale sperando che prima o poi se ne accorgesse e mi degnasse di un po' di attenzione... E infatti cinque secondi dopo si era già messo a seguirmi.
"Aspetta! Devi dirmi cosa devi fare adesso. Sai, la scommessa..."
"Mi ha chiesto un appuntamento."
"Abbastanza prevedibile. Quando uscite?"
"Sabato sera."
"Spero non ci siano ancora pistole e manichini, altrimenti la cosa diventa preoccupante."
"Tranquillo, troverà qualcosa di nuovo." O almeno lo spero.
"Oppure troverai tu un nuovo ragazzo. Io mi offro come volontario" disse ridendo.
"Grazie dell'offerta, ma per ora non ne ho bisogno. Sai per caso che ore sono?"
"Le tre e dieci."
"COME? Jeanine mi taglierà a pezzi! O peggio ancora, mi licenzia! Ci vediamo dopo, Nicholas!" urlai mentre correvo disperata al laboratorio cercando di non inciampare sulle scale.
"Quanti problemi ha quella ragazza?" si chiese il ragazzo prima di rimettersi al lavoro.

Ciao! Lo so, lo so... Il capitolo è arrivato in ritardo, ma vi assicuro che cercherò di farmi perdonare con il prossimo ;) l'aggiornamento di oggi è più un "passaggio" tra due parti della storia... Come una specie di stand by. Spero vi sia piaciuto comunque, baci
Katy


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Capitolo 23
*** Momento sbagliato. Posto sbagliato. ***


"Dov'è Jeanine?" sussurrai a Cameron mentre mi guardavo attorno cercando di scovare la capofazione nascosta dietro qualche monitor. Chissà perchè pensavo stesse giocando a nascondino con me prima di alzarsi improvvisamente in piedi e licenziarmi per l'ennesima volta che ero arrivata in ritardo. 
Devo dire che David era sempre stato paziente con i miei piccoli... Incidenti di percorso. Come quando avevo perso l'equilibrio in mezzo alla strada e mi ero aggrappata ad un cestino pieno di spazzatura arrivando a guardare una buccia di una banana a 2 centimetri di distanza. Inutile dire che arrivai al lavoro in ritardo e con il vestito macchiato di... Non so bene cosa fosse in realtà quella macchi marrone al centro del vestito e sinceramente non volevo neanche saperlo. 
"E' nel suo ufficio con Parrish da circa mezz'ora. Povero Cristo, non vorrei essere al suo posto!"
"Ok, l'importante è che non si accorga del mio ritardo."
"Credo se ne sia già accorta. Prima ha chiesto di te e io le ho detto che eri andata in bagno."
"Ma perchè devi sempre dire che sono in bagno?"
"Okm ok, la prossima volta le dico che te la spassi con il capofazione, contenta? Comunque faresti meglio a farti trovare pronta nel caso uscisse di nuovo dal suo ufficio con un'imminente voglia di incontrarti."
"Va bene, va bene... A proposito, oggi non dovevi trovarti con Lauren?"
"Yesss! Secondo te a cosa era dovuto il mio atto di generosità nei tuoi confronti?"
"Scusa se ho creduto che si trattasse di semplice amicizia!"
"Comunque mancano meno di 4 ore al mio appuntamento..."
"Scommetto che stai contando anche i minuti, ma non me lo vuoi dire."
"Non è vero, quelle cose le lascio fare a te."
"Ah ah, molto simpatico."
"Com'è andato l'appuntamento con Eric?"
"Ehm... Diciamo che ho diversamente vinto."
"Il che è un modo per dire che hai fatto pietà e hai perso la scommessa. Cosa devi fare adesso?" 
Mai uno che dica "mi dispiace che tu abbia perso, Claire. Ti andrà meglio la prossima volta!"
"Mi ha chiesto un appuntamento. Per domani sera."
"Uuu non perde tempo il ragazzo."
"Meglio così. Tu hai deciso dove portare Lauren sta sera?"
"Certo che sì" rispose come se stesse per raccontarmi il segreto per l'appuntamento del secolo.
"La porterò nel ristorante  più esclusivo della città. Hai presente quello tra la sede dei candidi e l'Hancock?"
"Sì, ho presente. Ma... Sei sicuro che le piacerà?"
"Certo che sì. E non ti ho ancora detto la parte più bella. Dopo la cena saliremo sul grattacielo per guardare le stelle e lei sarà talmente estasiata da quello spettacolo che mi darà un bacio per ringraziarmi e..."
"E ti chiederà di sposarla? Santo cielo, Cam, devi andarci più piano. E' solo il primo appuntamento alla fine..."
"Hahaha Claire stavo scherzando! Cioè, sul fatto che la portavo fuori a cena ero serio, ma avevo pensato a qualcosa di più tranquillo... Tu che dici?"
"E' perfetto! Vedrai che piacerà un sacco anche a lei."
"Speriamo. Ah, un'altra cosa... Come mi vesto?"
Ecco, mi toccherà passare la serata a fare la consulente d'immagine. E poi dicono che sono solo le donne quelle vanitose.

Alla fine ci vollero più o meno venti minuti per scegliere i vestiti per Cameron, neanche male dai. 
Avevo deciso di accompagnarlo alla fazione degli intrepidi (non si sa mai che gli venissero i dubbi esistenziali e decidesse di tornare indietro) e mentre lui camminava cercando di restare calmo e non sudare per l'agitazione (era quasi peggio di me quando Eric mi aveva preso la mano), io facevo la mia sessione di jogging giornaliero. Adesso che uscivo con un intrepido non potevo più permettermi le lunghe ore passate sul divano a fare zapping con una ciotola di pop corn sulle gambe. 
"Devo ancora capire se hai deciso di accompagnarmi per farmi un favore o per farmi sentire a disagio perchè non riesco a tenere il tuo passo."
"In realtà l'ho fatto solo perchè volevo allenarmi e non mi dispiaceva passare vicino alla fazione degli intrepidi..."
"Ah, mi pareva che ci fosse un secondo fine. Comunque siamo quasi arrivati" disse mentre una macchina ci passava a due millimetri di distanza.
"Ma cos?"
Non feci in tempo a finire la frase che la portiera si spalancò e uscì Eric. Con una ragazza.

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Capitolo 24
*** Dottoressa Claire! Perchè sta cercando di uccidere il suo paziente? ***


Chiusero velocemente la portiera mentre la ragazza accompagnava Eric che zoppicava verso l'entrata della fazione. 
Aspetta un attimo...
"Cosa è successo?" chiese Max appena vide Eric zoppicante e con un profondo taglio sul braccio.
"Gli esclusi. Ci hanno attaccato per... Non so neanche il perchè."
"Ok, non preoccuparti. Cassandra, accompagnalo in infermeria per favore. Gli serve un medico al più presto."
"Eccomi!" urlai correndo incontro al trio mentre Cameron si prendeva la testa tra le mani pensando per l'ennesima volta dimmi che non l'ha fatto davvero!
"Sono io il medico." Tecnicamente non era vero, ma... Avevo seguito dei corsi di medicina prima di venire a Chicago. Era pur sempre meglio di niente, no?
Mi guardarono tutti un po' scettici, Eric compreso, ma vista la situazione... Mi fecero strada verso l'infermeria.
"Distenditi qui per favore" dissi in perfetta modalità "dottoressa all'opera" mentre l'infermiera mi seguiva come un'ombra nel caso mi servisse qualcosa.
"Ai..." fu l'unica cosa che dissi quando guardai meglio la ferita al braccio di Eric. Lo so, non molto professionale. Ma l'importante è curarla... O farla curare all'infermiera.
"E' tanto grave?" chiese la ragazza che aveva aiutato Eric a scendere dalla macchina. Ma perchè era ancora là? E perchè gli stava tenendo una mano?
"Ehm... No, direi di no. La gamba invece... Dovrà usare le stampelle per almeno una settimana."
"Oddio! Tesoro, non preoccuparti! Ti aiuterò io" disse la ragazza mentre alzavo un sopracciglio. L'alternativa era prenderla a schiaffi.
"Sì... Grazie, Cassandra" rispose Eric visibilmente imbarazzato. 
"Bene, adesso dovrei medicargli il braccio... Potrebbe lasciargli la mano?" 
In realtà non era necessario visto che dovevo medicargli l'altro braccio e infatti la ragazza fece una faccia confusa, ma tolse comunque le sue manacce dal capofazione.
Avevo appena preso l'acqua ossigenata dalla mensola quando sentii la ragazza che diceva a Eric:
"Sei stato così coraggioso oggi. Ti meriti un premio... Che ne dici di venire in camera mia sta sera?" Cosa sentono le mie orecchie?!?!
Appoggiai il disinfettante delicato che avevo appena preso e mi scelsi un altro di più forte. Molto più forte. In fondo dovevo assicurarmi che non si infettasse la ferita, giusto? E magari anche che non muovesse il braccio per quella sera...
Avevo appena versato qualche goccia sul taglio quando sentii Eric digrignare i denti dal dolore. 
"Le fa male, signor capofazione?" chiesi con un tono fintamente innnocente mentre versavo abbondantemente altro disinfettante.
"No no... Continui pure, se è necessario."
"Sì, è necessario. E sarebbe bene anche non muovere il braccio per... Diciamo le prossime 24 ore. Come minimo, si intende."
"Ne è sicura? Fino a prima lo muoveva tranquillamente" disse la ragazza guardando perplessa l'enorme quantità di disinfettante che stavo usando.
"Infatti ha peggiorato la situazione. Adesso devo pure bendarlo" risposi mentre prendevo tutte le garze e le fasce che trovavo. Quando uscirà da questa stanza assomiglierà più a una mummia che a un umano...
"Ma basta un cerotto..."
"Mi scusi, signore, chi è il medico tra noi due?" chiesi mentre Eric mi guardava un po' spaventato. E fai bene ad aver paura, caro capofazione.
"Amore, lasciala fare. Non vorrei mai che la ferita peggiorasse. Come farò senza di te?" disse riprendendo la mano del ragazzo tra le sue.
"Sì, beh... Le posso assicurare, signorina, che non è in pericolo di vita." Non ancora almeno. Aspetta che resti solo con me e non basteranno tutti i cerotti della fazione per rimetterlo in sesto.
Presi la brima benda e la avvolsi molto stretta intorno al suo braccio. Forse troppo stretta. 
"E' normale che faccia così male?"
"Sì sì, normalissimo. Stia tranquillo e si rilassi" dissi mentre lo avvolgevo fino al collo con l'ennesima benda.
"Cassandra, perchè non mi aspetti un attimo fuori. Voglio parlare con il medico su che... Medicine dovrò prendere."
"Perchè non vuoi che ascolti? Pensi sia una cosa grave? Stai per morire?" Di sicuro se non esci dalla stanza qualcuno si farà moooolto male.
"No no, solo che..."
"Non posso divulgare le informazioni riguardanti il paziente a estranei."
"Ma io sono la sua ragazza..."
"Ancora peggio!" esclamai mentre Cassandra mi rivolgeva uno sguardo confuso e Eric sembrava volersi sotterrare da solo.
"Cioè... Voglio dire... Sarebbe troppo coinvolta emotivamente" cercai di dire mentre l'accompagnavo (o meglio spingevo) all'uscita.
"Ci rivediamo tra cinque minuti." Sorrisi e le chiusi la porta in faccia.

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Capitolo 25
*** Bugiardo doppiogiochista ***


"CHI CAZZO E' QUELLA?!"
"Claire, stai serena, ti posso spiegare..." disse mentre cercava di alzarsi in piedi. Probabilmente si stava preparando a scappare.
"Stai serena lo dici al meteo, non a me! Bugiardo!" urlai mentre gli lanciavo il disinfettante.
"Egocentrico!" La scatola dei cerotti mancò per un pelo la sua testa. 
"Doppiogiochista!" Le fialette lo colpirono proprio sulla gamba dolorante.
"Claire, non è come sembra!" 
"Lo dici solo perchè sei con le spalle al muro." Letteralmente.
"No! Cioè, so che potrebbe sembrare che io e Cassandra... Sì insomma, hai capito."
"Capito cosa, Eric? Che sei un bugiardo? Sì, l'ho capito." presi la prima cosa che trovai nel carrellino dei medicinali. Un martelletto neurologico... Questo si che fa male.
"Ricordi quando ho sparato al manichino? Era circa sei ore fa. Volevo puntare all'occhio, ma alla fine ho colpito il naso. Se puntassi al braccio, però avrei più probabilità di centrare il bersaglio, non credi? E non penso che quella fasciatura sia sufficiente a salvarti."
"Ok, Claire. Ti dirò tutto quello che vuoi, ma metti giù quel coso. Mi fai paura sai?"
"Meglio così, allora." 
Stavo per prendere la mira quando Cassandra si mise a bussare alla porta come un'assatanata.
"Eric!!! Posso entrare? Hai finito con il medico?"
"Sì Cassandra! Entra pure" urlò sollevato, pensando di essere finalmente in salvo. E questo dovrebbe essere un intrepido?
Feci appena in tempo ad appoggiare il martelletto prima che la biondina entrasse e guardasse in modo strano Eric spiaccicato contro il muro e i cerotti sparsi sul pavimento insieme a tutte le fialette e il disinfettante.
"Avevo detto al paziente di restare fermo e non agitarsi mentre gli medicavo la gamba, ma si è messo a saltellare per la stanza come un bambino spaventato."
"Ah... Capisco."
"Non ero spaventato..." cominciò a dire prima che gli lanciassi un'occhiata da trasformare anche una tigre in un adorabile gattino.
"Cioè sì... Sono molto agitato, in effetti."
"Ah davvero? In questo caso gli serviranno dei calmanti. Glieli prescrivo subito."
"Dottoressa, è sicura che non sia meglio ricoverarlo? Non l'ho mai visto così scosso" mi sussurrò la ragazza mentre scrivevo la ricetta.
In effetti non è una brutta idea...
"Lei lo conosce di sicuro meglio di me... Sì, in effetti un paio di notti in ospedale potrebbero aiutarlo. Magari in quello degli eruditi, dove non sentirà la tentazione di tornare al lavoro troppo presto, che ne dice?" chiesi mentre già pregustavo il sapore della vittoria. Questa me la pagherai, Eric.
"S-sì... Se crede che sia la cosa migliore..."
"Perfetto! Chiamo l'ambulanza, allora!" 
"Cosa? Perchè serve l'ambulanza?" chiese Eric mentre diventava sempre più agitato.
"Signorina, cerchi di convincerlo ad andare in ospedale mentre io preparo le carte per il ricovero" le sussurrai mentre uscivo dalla porta a prendere una sedia a rotelle.
"Tesoro, calmati. Ho suggerito alla dottoressa di ricoverarti per qualche giorno e a lei è sembrata un'ottima idea! Vogliamo che tu ti rimetta completamente in forma..."
"NO!!! Non ho bisogno di altre cure. Sto benissimo così, davvero!"
"E' sconvolto, poverino. Continui a insistere!" le dissi mentre mi avvicinavo a Eric con la sedia a rotelle. Si vedeva da lontano che era spaventato a morte al pensiero di quello che potrebbe succedergli una volta rimasto solo con me.
"No, la sedia a rotelle no! Cammino da solo, non si preoccupi."
"Lo so che riesce a camminare da solo, ma non deve sforzare la gamba per nessun motivo."
Presi Eric per un braccio (quello che gli faceva male, ovviamente) e lo spinsi sulla sedia.
"Claire, prima di uccidermi lascia almeno che ti spieghi!"
"Scusi signore, ma l'ambulanza la sta aspettando."

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Capitolo 26
*** Schiarisciti le idee, amore mio! ***


"Fate largo! C'è un'emergenza!" urlai mentre sfrecciavo alla massima velocità verso le corsie dell'ospedale.
"Attenta al muro, Claire!"
Ops... Troppo tardi. Era circa la terza volta che la gamba di Eric veniva schiacciata contro il muro. Forse a questo punto non gli sarebbero bastate le stampelle per camminare.
"Rilassati, sei al sicuro adesso."
"Al sicuro? E' la decima volta che cerchi di uccidermi da quando mi hai visto con Cassandra!"
"In realtà è la dodicesima" precisai mentre il capofazione si reggeva così forte alla sedia a rotelle da far diventare le nocche bianche.
"Eccoci arrivati, signor capofazione!" Lo avvicinai al suo nuovo letto e lo aiutai a distendersi (o meglio gli impedii di scappare).
"Claire, ti prego lascaimi spiegare... Non puoi farmi questo" balbettò sempre più preoccupato alla vista della sua nuova camera. 
Era circondato da altre 5 persone... tutti anziani che russavano come se nessuno potesse sentirli.
"Cosa c'è? Volevi andare nel reparto femminile? Lo sai che non è possibile" lo presi in giro mentre mi teneva il braccio come se pensasse di potermi impedire di lasciarlo solo.
"Ti prego, lasciami parlare! Sono appena stato attaccato da un branco di esclusi e da..."
"E da chi?"
"Da un'infermiera pazza che non vede l'ora di farmi fuori."
"Infermiera pazza a chi?!" urlai sempre più arrabbiata.
"Claire, ascoltami! Cassandra non è la mia ragazza!"
"Ah no? Allora perchè lei è convinta del contrario?"
"Perchè... Non lo so il perchè! Mi sta attaccata da quando sono diventato capofazione."
"E ti aspetti che ti creda?"
"Certo, perchè è la verità!"
"E allora perchè ti ha chiamato amore?"
"Te l'ho detto! E' ossessionata da me! Mi segue dappertutto."
"Anche tu lo fai. Ti ricordi quando ti ha invitato in camera sua?"
"Io non... Non so perchè lo abbia fatto. Cioè, sì. Ma io non ho fatto niente per convincerla che ricambiassi i suoi sentimenti."
"Ci saresti andato? Se io non fossi stata lì ad ascoltare, intendo."
"Cosa? NO! Certo che no. A me non interessa lei. Io ce l'ho già una ragazza..."
"E chi sarebbe? Un'altra biondina che ti sta attaccata da quando sei diventato capofazione? O magari è un'iniziata che si è invaghita del bel ragazzo che le insegna a difendersi..."
"Claire, lo so che ho sbagliato. Dovevo dire subito chiaro e tondo a Cassandra che doveva lasciarmi in pace, ma prima di conoscerti io... Beh ecco, non mi dispiacevano un po' di attenzioni."
"Ti facevi la prima che passava, ho capito."
"Ma adesso sono cambiato! Tu mi hai cambiato. Mi basta pensare a te per sorridere e vorrei vederti ogni giorno, ogni istante se fosse possibile. Non voglio nessuno al mio fianco, tranne te... Se vorrai essere ancora la mia ragazza mi renderesti l'uomo più felice del mondo. E ti giuro che non guarderò mai più nessun'altra d'ora in poi, nemmeno per sbaglio. Ti prego Claire, perdonami!" 
Mi guardò negli occhi tenendomi la mano stretta tra le sue e... Come posso vendicarmi dopo questo bellissimo discorso?
"Ok, hai vinto tu. Ti perdono. Ma se ti vedo ancora con una ragazza che ti chiama amore io non sono sicura di riuscire a rispondere delle mie azioni."
"Non capiterà mai più, te lo giuro."
"Sarà meglio per te" dissi mentre prendevo le mie cose e uscivo dalla stanza.
"Ehi aspetta... Dove vai?" chiese mentre cercava di mettersi seduto.
"Avevo detto agli intrepidi che ti servivano almeno due giorni di ricovero. Non posso farti tornare così presto! Buonanotte, Eric."
"No no aspetta!!!"
Troppo tardi. Avevo già chiuso la porta e sentivo i suoi compagni di stanza russare uno più forte dell'altro. Schiarisciti le idee, amore mio!

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Capitolo 27
*** Se la giornata comincia male... ***


Stavo ancora dormendo tranquillamente nel mio lettone con il piumone che mi teneva stretta a sè quando il vincitore del premio "rompiscatole della giornata" cominciò a bussare sempre più forte alla porta.... E io mi girai dall'altra parte sperando che fosse solo un brutto sogno. Se speravano di tirarmi giù dal letto di sabato mattina prima delle 10, si sbagliavano di grosso.
E invece dopo circa cinque minuti, quando la porta stava tremando sui cardini, mi resi conto che non era un sogno. E mi alzai, purtroppo.
"Ti conviene avere la colazione, altrimenti puoi anche tornartene a casa" dissi prima di aprire la porta a... 
"Cameron! Ti sembra questa l'ora di..." Rompere le scatole? Tirarmi giù dal letto? Separarmi dal mio piumone contro la mia volontà?
"...Bussare?"
"Lo so, sono un vero rompiscatole a tirarti giù dal letto alle nove e cinquantacinque. Comunque spero che tu possa perdonarmi visto che ti ho portato la colazione."
"Beh... Per questa volta ti perdono. Tu hai già mangiato?" Non dirmi che devo dividere la mia colazione con te!
"Sì sì, e poi sai che non ho mai tanta fame al mattino."
"Giusto. Allora, a cosa devo questa visita?" chiesi mentre addentavo il primo doughnut ricoperto di cioccolato.
"Sono venuto a chiederti come stavi. Sai, per ieri sera... Non ti ho più vista da quando sei andata dentro la fazione con Eric."
"Ah giusto! Scusami per essere scappata via così velocemente, ma già vederlo con una ragazza non è stata la cosa migliore che potesse capitarmi, per di più zoppicava...."
"E perchè? Cosa gli era successo?"
"A quanto pare era stato aggredito da alcuni esclusi. E Cassandra è stata così gentile da fargli compagnia mentre una macchina lo portava alla fazione."
"Visto che non c'era niente di cui preoccuparsi?"
"Oh no, non sai cos'è successo dopo. Quando siamo arrivati in infermeria, la ragazza non smetteva di tenergli la mano e lo ha chiamato addirittura AMORE!!! Ma ti rendi conto?"
"Mi rendo conto che Eric è fortunato ad essere ancora vivo, conoscendoti."
"Beh... Sì, credo sia sopravvissuto alla notte."
"Perchè non avrebbe dovuto?" chiese leggermente agitato mentre tentavo di evitare il suo sguardo.
"Claire, dov'è Eric?"
"Sta bene, rilassati. Forse avrà passato la notte in bianco, ma è normale, visto quello che gli è successo. Voglio dire, se fosse successo a me non avrei dormito per intere settimane!"
"Sì sì, non pensare di fregarmi. Te lo chiedo di nuovo, dov'è Eric?"
Cercai di evitare il più possibile il suo sguardo, ma nè il soffitto nè il pavimento erano poi così interessanti così alla fine indicai il pavimento.
"Lo hai nascosto sotto le assi del tuo pavimento?" 
"Ma no! Secondo te farei una cosa del genere?" 
Cam alzò un sopracciglio e prima che facesse commenti gli dissi che era in ospedale.
"Oddio, lo hai addirittura picchiato? Non ti sembra una reazione un po'... Esagerata?"
"Non lo ho picchiato! L'ho medicato e ho pensato che fosse meglio che passasse la notte in ospedale... Sai, per sicurezza."
"Già... Non so quanto possa essere al sicuro vicino a te, sinceramente."
"Ma perchè hai così poca fiducia in me?"
"Mmm non lo so... Forse perchè ti conosco da abbastanza tempo per permettermi di avere alcuni dubbi sulla tua sanità mentale?"
"Ok ok, lascia che mi cambi e poi ti accompagnerò a controllare il capofazione di persona."

Dieci minuti dopo eravamo davanti alla camera di Eric.
"Vogliamo entrare?" mi chiese Cam vedendo che mi ero bloccata davanti alla porta. 
Non ero sicura che Eric fosse contento di vedermi dopo che ieri sera che lo avevo abbandonato lì da solo, ma non potevo restare lì impalata ancora per molto. 
Abbassai la maniglia ed entrai piano. 
Eric era disteso con la testa sotto  il cuscino mentre cercava di coprire i rumori dei suoi compagni di stanza. Dubito che avesse dormito quella notte.
"Sta cercando di soffocarsi?"
"No, non è mica disperato." Oddio, forse sì.
"Sta cercando di coprire i rumori."
"Senza successo, purtroppo" disse Eric mentre si metteva seduto.
"Buon giorno, caro. Hai dormito bene?" chiesi mentre mi avvicinavo al suo letto.
"E me lo chiedi anche?" 
"Devo prenderlo per un sì?"
"No. Per niente."
"Dai, non arrabbiarti. L'ho fatto per il tuo bene."
"Davvero? Hai fatto bene a dirmelo perchè non lo sapevo. E la fasciatura che mi hai messo mi fa male."
"Forse l'ho stretta troppo."
"Forse?"
"Sì, forse. Perchè forse nel momento in cui ti stavo medicando qualcuno mi ha fatto innervosire."
"Ti ho già spiegato come stanno le cose."
"Sì sì, va bene" dissi mentre gli toglievo le bende. 
"Il braccio va già meglio comunque. La gamba ti fa ancora male?"
"Un po'..."
"Prova a camminare."
"Non ce la faccio."
"Tranquillo, se cadi ti prende Cameron." 
Eric si voltò per la prima volta verso il mio amico, lo squadrò dall'alto al basso e poi disse:
"Adesso che ci penso sono sicuro di riuscirci da solo." 
Una persona normale avrebbe appoggiato una gamba alla volta il più delicatamente possibile. Ma non sia mai che Eric venga definita una persona normale... 
Saltò giù dal letto come se stesse atterrando su un tappeto elastico e si aggrappò subito al comodino prima che cadesse per terra. Allora sì che sarebbe stato necessario ricoverarlo per una settimana intera!
"Mmmm... Era necessario saltare?"
"Stai minando la mia autostima già più bassa del solito" mi avvisò.
"Che ne dici di camminare un po'? Ti aiuto io" dissi lasciando che si appoggiasse a me.
Ok, premettiamo che io per "aiuto" non intendevo "stringimi tra le tue braccia in modo possessivo", ma evidentemente Eric era di tutt'altro avviso.
"Vedo che non c'è più bisogno del mio aiuto qui. Ci vediamo al lavoro, Claire!" mi salutò Cam mentre usciva imbarazzato dalla stanza.
"E' stato un piacere conoscerti, Eric." E si chiuse la porta alle spalle.
"Peccato che io non possa dire lo stesso..."
"Eric! E' stato gentile a venire a trovarti."
"Sì sì, come se lo avesse fatto per me."
"In ogni caso potevi evitare di metterlo in imbarazzo."
"Perchè? Cosa ho fatto?"
"Cosa hai fatto?! Hai presente quando mi hai abbracciato in quel modo strano come per dirgli non guardare la mia ragazza?"
"Uuu, allora ha capito il messaggio."
"Tutti hanno capito il messaggio, anche i tuoi compagni di stanza" dissi mentre indicavo con lo sguardo i quattro signori che mi fissavano da quando ero entrata.
"Ok, allora se ti senti così a disagio che ne dici se facciamo un giro nel cortile? Sono passati un paio di anni dall'ultima volta in cui ci sono andato..."
"Ma se sei venuto qui solo due settimane fa..."
"Sì, beh... Non ho avuto tempo per andare a fare un giro lì."
"Sì invece. Ci eravamo nascosti insieme dietro un cespuglio."
"Ah, forse adesso mi ricordo... Comunque andiamo in cortile."
"Va bene..." dissi mentre lo accompagnavo all'ascensore.
Non so perchè, ma avevo la sensazione che non volesse andare in cortile solo per fare un giro...


Ciao a tutti! Scusate se ho aggiornato tardi, ma ho passato la domenica a letto con l'influenza e non avevo neanche la forza di prendere in mano il computer. Spero che il capitolo vi piaccia!
Baci,
Katy


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Capitolo 28
*** ... Può continuare in meglio! ***


Avevamo appena preso l'ascensore quando si fermò al primo piano per fare entrare... Oh no, non mi lascia in pace nemmeno il sabato!
"Eric! Che sorpresa vederti qui... Insieme a Claire." disse Jeanine mentre ci fissava come se stesse studiando dei topolini particolarmente interessanti. Lo stesso sguardo che mi rivolge ogni giorno, insomma.
"Signora Matthews..." la salutò Eric mentre le faceva spazio in ascensore.
"Sono arrivato ieri sera in ospedale e sta mattina mi è venuta voglia di sgranchirmi un po' le gambe, così..."
"Così mi sono offerta di accompagnarlo. La gamba gli fa ancora male e non mi sembrava il caso di lasciarlo solo..."
"Mi sembra un gesto molto carino da parte tua. Ah, prima che mi dimentichi" disse frugando nel mazzo di lettere che aveva in mano.
"Questa è appena arrivata per te. L'hanno messa per sbaglio nella mia corrispondenza."
"Ah, grazie mille." La ficcai nella mia borsa senza neanche guardare il mittente. L'avrei letta dopo, sperando di non dimenticarmi.
Drin! Piano terra. Indicò finalmente l'ascensore. Chissà perchè quel minuto mi era sembrato interminabile.
"Buona giornata, signora Matthews" la salutammo io e Eric prima di scappare verso il cortile.

"Aspetta, chiudi gli occhi!"
"Perchè? Devo vedere dove cammino se non voglio ritrovarmi con la faccia schiacciata contro il muro."
"Tranquilla, ti guido io."
"Mmmm... E' proprio necessario?"
"Certo che no, ma tu fallo lo stesso" disse mentre mi metteva una mano sulla spalla per guidarmi. 
"Ancora tre passi avanti. No aspetta... Non così grandi altrimenti vai a sbattere contro la porta."
"Che porta?" chiesi allarmata.
"Lascia stare, tu continua a camminare."
"Eric, dove mi stai portando?"
"Se avessi voluto che lo sapessi prima non ti avrei fatto chiudere gli occhi, non credi?"
Sbuffai e due interminabili minuti dopo mi disse:
"Ok, adesso puoi aprirli."
O. Mio. Dio.... O MIO DIO!
Davanti a me c'era un muro di rose rosse con una scritta al centro fatta di fiori bianchi. TI AMO.
"Eric!!! Tu sei pazzo."
"Ti piace?"
"Certo che mi piace! Ma... Non era necessario..."
"Volevo che sapessi quanto sei importante per me. E che ti amo, anche se non te lo dico spesso."
"Ti amo anch'io."
"E sta sera ci aspetta un super appuntamento."
"Sta sera? Non è meglio se ti riposi un po'? Possiamo fare anche domani sera o..."
"Non sono mica un vecchietto!" disse muovendo la gamba per farmi vedere quanto bravo era.
"E poi non voglio aspettare domani sera."
"E cosa hai pensato di fare per il nostro super appuntamento?" chiesi mentre lo abbracciavo.
"E' una sorpresa."
"Ti prego non dirmi che dovrò camminare di nuovo con gli occhi chiusi!"
"No no tranquilla."
"Allora mi dici dove mi porterai?"
"Haha mi dispiace ma questa volta non riuscirai a farmi dire niente neanche facendo la tua faccia da cucciolo. Che tra parentesi adoro" disse dandomi un bacio.
"Ok... Questa volta non insisto solo perchè mi hai fatto una sorpresa."
"Bene, allora visto che sono stato così gentile potresti farmi firmare le carte per andarmene dall'ospedale."
"Mi stavo abituando ad averti così vicino..."
"Io però non credo mi abituerò mai a stare in quella stanza. Giuro che in vita mia non avevo mai passato una notte peggiore di questa."
"Suvvia Eric non fare il drammatico!"
"Drammatico? Vorrei ricordarti che mentre tu eri nel tuo comodissimo letto a dormire tranquilla, io ero circondato da cinque persone che russavano come dei tromboni."
"Haha allora la prossima volta vedrò di farti avere un'altra camera."
"Magari potrei dormire con te..." disse con voce maliziosa.
"Non esageriamo. Mi hai regalato solo duecento rose in fondo... Però forse potrei trovarti un posticino sul mio divano."
"Quanto sei gentile."
"Lo so, lo so. A proposito... Non mi staranno mai tutte queste rose in appartamento."
"Sì che ci staranno... Un po' in camera, un po' in bagno..."
"Un po' in salotto..."
"Esatto, vedo che cominci a capire il mio ragionamento" disse mentre cominciavamo a ridere.
"Non sei molto ordinato, vero?"
"No, ma potresti insegnarmi qualche trucchetto per essere meno disordinato."
"Con molto piacere, Mr capofazione."

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Capitolo 29
*** Ti amo. Ti odio. Ti amo. ***


Dopo avermi raccontato per filo e per segno il suo piano per evadere dalla sua stanza di pazzi, come la chiamava lui, facendo esplodere una porta blindata (non sia mai che il capofazione non faccia le cose in grande stile), gli feci firmare le carte delle dimissioni dall'ospedale e lui tornò alla fazione degli intrepidi per prepararsi alla grande serata. 
Mi sarebbe piaciuto dedicarmi un po' di tempo per farmi bella (o almeno per cercare di non sembrare una disperata), ma sprecai due ore solo per portare le rose in appartamento (riempii ogni angolo della stanza, ma alla fine ci starono tutte) e alla fine... Ero in ritardo come sempre. E la cosa peggiore era che non sapevo nemmeno come vestirmi, perchè il mio caro ragazzo ovviamente non ha voluto nemmeno darmi un indizio su dove mi avrebbe portato. 
"Bene, adesso devo solo trovare dei vestiti che vadano bene sia per una scalata in montagna che per una cena a lume di candela."
Alla fine risolsi il problema con dei jeans e una maglietta. E un vestito elegante compresso nella borsa nel caso volesse davvero portarmi fuori a cena.
Stavo andando in bagno per sciogliere i capelli e pettinarli per renderli presentabili quando qualcuno bussò alla porta finestra. Mi avvicinai ma fuori era tutto buio e non si vedeva niente. Starò diventando pazza?  Probabile. Aprii la finestra e vidi Eric che mi sorrideva dal giardino.
"Ho pensato che questa volta non avresti gradito se fossi entrato nel tuo appartamento senza chiederti il permesso." disse ridendo. 
"Sei pronta?" 
"Non ancora, mi devo sciogliere i capelli..." 
"No no, sono perfetti così!" Beh, dipende da quello che devi fare... 
Presi le chiavi di casa (sperando di non perderle durante la serata) e scesi la scala d'emergenza in fianco al terrazzo. 
"Sei più agile di quello che pensavo." 
"Pensavi che non sapessi scavalcare una ringhiera e scendere delle scale?" scherzai e lui evitò il mio sguardo non riuscendo a trattenere un sorriso. 
"No, è che mi ero già preparato a prenderti nel caso cadessi accidentalmente."
"Oh, volevi prendermi al volo come il principe azzurro?"
"Esatto. Hai rovinato il mio finale perfetto."
"Scusami se ho preferito evitare di buttarmi dal terrazzo."
"Ok ti perdono, tanto ci saranno altre occasioni sta sera."
"Che vuoi dire?"
"Niente niente. Vogliamo andare?"

Durante la strada cercai di tirargli fuori qualche indizio sulla sorpresa che voleva farmi, ma ogni volta che gli facevo una domanda lui rispondeva con "quante stelle che ci sono sta sera!" o "cosa hai fatto oggi?" nonstante fossimo stati insieme fino a due ore prima.
Alla fine ci rinunciai e dopo dieci miuti passati a camminare con Eric che mi teneva la mano (forse aveva paura che scappassi) arrivammo ad una specie di Luna Park chiuso e abbandonato.
Mi fermai di colpo mentre lui continuava a camminare. Restai ferma solo per qualche secondo, perchè Eric non accennava ad aspettarmi e lì era tutto buio. E io avevo paura del buio. Chissà chi poteva spuntare fuori dagli autoscontri.  
"Mi hai portato al Lunapark?" chiesi facendo trasparire la mia sorpresa. 
Devo ammetterlo: negli ultimi giorni mi ero fatta un po' di film mentali su quella serata. Una volta eravamo distesi sull'erba sotto un mare di stelle, l'altra eravamo sulla cima dell'Hancock... Possibilmente lontano dalla zipline. Ma non avrei mai immaginato un Lunapark... A parte il fatto che non ne conoscevo neanche l'esistenza. 
"Sei sorpresa, piccola chimica?" mi chiese con un ghigno divertito. Era riuscito a sorprendermi, dovevo ammetterlo. 
"Diciamo che non sapevo ci fosse un posto del genere qui..." cominciai a dire e Eric mi guardò strabuzzando gli occhi. 
"Come? Non sei mai stata al Lunapark?" 
"Beh, è chiuso, no? Che senso avrebbe andarci?" 
"Non lo so... Puoi fare un sacco di cose. Arrampicarti, giocare a strappabandiera..." Lo sapevo che aveva pensato di arrampicarsi da qualche parte!
"Noi sta sera ci arrampicheremo o giocheremo a strappabandiera?" chiesi ironica. 
Eric mi si avvicinò guardandomi divertito e si fermò a pochi centimetri da me. 
"Puoi arrampicarti sulla ruota panoramica, se vuoi. Oppure puoi sederti e farci un giro con me." 
"Come? Hai detto che non funzionava." 
"Tu hai detto che non funzionava. Io non ho detto niente." 
In effetti aveva ragione... E io detestavo avere torto. 
Mi avviai verso la ruota e mi sedetti sul sedile rosso sgualcito con un taglio laterale che ne faceva fuoriuscire la gommapiuma mentre Eric premeva qualche bottone del qudro elettrico. Spero che sappia quello che sta facendo. La ruota cominciò a girare lentamente e lui mi raggiunse correndo e saltandomi addosso. Letteralmente.
"Scusa. Ho perso l'equilibrio" disse aggiustandosi meglio sul sedile. 
Sì, come no. Non ha problemi a lanciarsi con la zipline o a sostenere un allenamento da intrepido, però fa fatica a fare un salto di mezzo metro e a restare in equilibrio. 
Non riuscii a trattenere uno sbuffo divertito e lui alzò un angolo della bocca in un mezzo sorriso. Avevamo quasi raggiunto l'altezza massima quando la ruota si bloccò e io mi sporsi leggermente dal sedile per vedere meglio il panorama. Chicago di sera era stupenda, anche se la parte più esterna della città era al buio. Mi voltai sorridendo verso Eric che era rimasto rigido e immobile fino a quel momento. 
"Vieni qui! Si vede meglio il panorama."
"Sì, è stupendo..." 
"Qualcosa non va? Hai paura dell'altezza?" gli chiesi notando la sua aria preoccupata.
"Neanche per sogno, non sono un fallito come Quattro..." 
Cosa c'entrasse essere un fallito con la paura dell'altezza non lo sapevo, ma non mi sembrava il caso di contraddirlo.
"E allora qual'è il problema?" dissi mentre mi avvicinavo a lui. Si schiarì la voce e indicò con un cenno la ruota. 
"Non doveva fermarsi" rispose a voce bassa. 
"Cosa?" Stavo cominciando ad agitarmi. Non tanto per l'altezza a cui ci trovavamo, ma più che altro perchè era notte. E stava diventando sempre più freddo.
"Di solito non si fermava... Non so quale sia il problema."
"NOI CI TROVAIMO A 100 METRI D'ALTEZZA E TU NON SAI QUALE SIA IL PROBLEMA?!"
urlai mentre il mio umore oscillava tra il furioso e lo spaventato. 
"Sono ottanta metri, non cento..." disse mentre studiava il mio viso che diventava rosso dalla rabbia. Stava scherzando? Ma come faceva una persona ad essere così stupida? Stavo ancora cercando di capirlo quando scoppiò a ridere e io cominciai a pensare al nome di qualche psicologo erudito. Magari una visita gli avrebbe fatto bene... 
"Ehi, stai tranquilla. Capita che il generatore perda colpi. In effetti è un po' vecchio..." aggiunse pensieroso. "Comunque ripartirà tra qualche minuto. Non c'è niente di cui preoccuparsi."
Rimasi in silenzio mentre cercavo di calmarmi guardando la città illuminata. Eric era così incosciente... Mi accorsi che stavo sorridendo e mi affrettai a nasconderlo prima di girarmi verso il ragazzo al mio fianco.
"Hai freddo?" mi chiese guardandomi con uno sguardo leggermente colpevole che mi fece addolcire. 
"Non molto" risposi mentre mi avvicinavo a lui e cercavo di scaldarmi stringendomi nella mia giacca. Eric mi passò una braccio intorno alle spalle, mi fece appoggiare la testa sul suo petto e restammo così in silenzio per qualche minuto. 
"Ci vieni spesso qui?" domandai. 
"Abbastanza. Qui è tutto così tranquillo." 
"Ma gli intrepidi non amano la confusione, le risse in mensa, piatti e coltelli che volano...?"
"Ehi, frena. Credo che tu ti sia fatta un'idea leggermente sbagliata di noi."
"Io ti dico quello che vedo" dichiarai con una finta aria di superiorità che lo fece ridere.
"Quando siamo insieme siamo così, ma questo non vuol dire che non abbiamo bisogno di qualche momento di tranquillità. Gli eruditi invece... Siete troppo curiosi. E tu fai decisamente troppe domande" dichiarò mentre la mia bocca si spalancava sempre di più. 
"Non è vero! Non faccio neanche la metà delle domande che mi passano per la testa!" 
"Ah beh, allora questo cambia tutto." rispose ironico, poi si abbassò e avvicinò le sue labbra alle mie. 

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Capitolo 30
*** Problemi in arrivo ***


Quella notte non riuscii a dormire. Non per il fatto che fossimo rimasti bloccati a quasi cento metri d'altezza in cima a una ruota panoramica arrugginita e non usata da almeno dieci anni, quello non era niente in confronto a quello che mi disse Eric una volta che il motore ripartì. 
Avevo appena messo i piedi di nuovo a terra quando mi chiese se ero libera il weekend successivo.
"Certo, hai già voglia di organizzarmi un'altra sorpresa? Magari qualcosa che non includa giostre che si bloccano all'improvviso..."
"Più o meno... Volevo presentarti i miei amici. Avevano pensato di organizzare un picnic e volevo chiederti se ti andava di venire con me."
Claire stai calma, controllati e non metterti a saltare come una schizzofrenica.
"Se non ti va non importa, possiamo vederci solo noi due o..."
"Cosa? No no, certo che sì! Cioè... Sì." Claire... Quale parte di "stai calma e controllati" non hai capito?
"Mi piacerebbe tantissimo conoscere i tuoi amici! E poi è da un sacco di tempo che non vado a fare un picnic..." 
L'ultima volta risaliva al mio ultimo compleanno e Adele, la mia migliore amica, aveva rischiato di dare fuoco all'erba del prato mentre accendeva le candeline della mia torta. E la parte peggiore era che io l'avevo ci avevo rovesciato sopra tutta la bottiglia d'acqua per evitare un incendio... Non proprio la festa migliore della mia vita.
Tornando a noi, adesso penserete che io non abbia dormito per l'emozione o per gli attacchi di adrenalina che mi facevano saltare per tutto il mio appartamento ogni volta che ripensavo alla serata. 
E invece no, il problema era la lettera che mi aveva dato Jeanine in ascensore e che io avevo sfortunatamente letto. E riletto. Per circa cento volte per assicurarmi di non essermi sognata niente.
Claire, 
volevo ingraziarti per l'ottimo lavoro che hai svolto a Chicago. Mi dispiace di averti costretta a partire, ma ti assicuro che senza il tuo sacrificio (santo cielo, neanche fossi una martire) tutto questo non sarebbe stato possibile (bah... Convinto tu). 
Comunque, volevo darti una buona notizia: lunedì mattina alle 7 passerà a prenderti il mio autista per poterti riportare finalmente dalla tua famiglia. So che sarai felicissima di tornare a casa (non così tanto in realtà).
Saluti,
David
(il mio capo... Prima di Jeanine)

Ok... Adesso che si fa?? Era da due ore che cercavo di rotolarmi nel letto in cerca di una risposta magica nascosta sotto le coperte, ma per ora non avevo trovato neanche la voglia di dormire. 
"Facciamo così, Claire. Rimandiamo tutti i problemi a domani e per adesso pensiamo solo a dormire. Va bene? Va bene" mi risposi da sola.
E invece non andava bene, perchè la mattina dopo ero talmente concentrata a pensare a una soluzione e disperata perchè non ne trovavo nessuna che andai a sbattere contro qualcuno. Prima figuraccia della giornata: fatta!
"Claire, da quanto tempo che non ti vedevo! In effetti speravo di incontrarti in un modo... diverso, senza venirti addosso. A proposito, tutto bene?"
"Lauren? Che ci fai qui?"
"Oh, avevo la mattinata libera e ho pensato di fare un salto qui per salutare Cameron..."
"Ah giusto... Come stanno andando le cose tra di voi?"
"Beh, ci siamo incontrati solo una volta, ma sembra carino. E poi è così premuroso e..."
Bla bla bla. Continuò a parlare per circa 5 minuti mentre io pensavo ai miei problemi. Chissà se...
"Tu cosa faresti se dovessi partire e lasciare tutto da un giorno all'altro?"
"Cosa? E partire per dove? Anche se cambiassi fazione resterei sempre in città."
"Ma se tu fossi obbligata ad andare fuori dalla recinzione, lontana dalla città e da tutti i tuoi amici, cosa faresti?"
"Continuo a non capirti..."
"E' per il siero della simulazione. Vogliamo creare una nuova versione che metta l'iniziato davanti a questi... Dilemmi" cercai di giustificarmi prima che le venissero in mente strane idee.
"Ah... Beh, non lo so. Di solito quando devo fare una scelta difficile faccio quella che io chiamo "seduta psicologica autonoma". Prova anche tu. Fatti delle domande dirette su ciò che vuoi e ciò che sei disposta a fare per ottenerlo."
"Ok... Grazie del consiglio!"
"Figurati. Sai dirmi dov'è Cam?"
"Credo sia in laboratorio... Ti accompagno."
Dovevo pensare urgentemente a una soluzione e l'unico posto della fazione dove si può pensare senza essere disturbati (o quasi) è... Il bagno. L'unica cosa che può capitarti è trovare qualcuno che cronometra il tempo che passi sul water. Cosa che mi è già successa, tra l'altro.
"Ok, cominciamo la "seduta autopsicologica" o quello che è. Domanda numero uno, signorina Morgan..." Ecco, già non sapevo che domanda farmi. Cominciamo bene.
"E' innamorata del signorino Eric?"
"Forse... Sì... Credo... Non lo so."
"Domanda numero due: vuole tornare a casa?"
"Sì."
"Domanda numero tre: vuole lasciare Eric per sempre?"
"No. Assolutamente no."
"Risultato: siamo nella me**a."
"Concordo."

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Capitolo 31
*** Ancora insieme ***


Quel sabato mattina stranamente ero puntuale, riuscii a farmi la doccia e a vestirmi senza inciampare nei pantaloni o scivolare nella doccia in un mare di sapone. Ero... tranquilla. 
No, non ero tranquilla, io non sono mai tranquilla. Semmai sono calma, addormentata o estremamente annoiata, ma mai, MAI, tranquilla. E quando lo sono, come questa volta... In realtà sono agitata. Talmente agitata che mi dimentico di pensare e quindi sembro... Tranquilla. O ancora assonnata, come preferite.
Fatto sta che alle 10 in punto era fuori dalla fazione, dove mi aspettavano Eric e i suoi amici (solo a pensarci cominciavo a tremare) per il picnic. Lasciamo perdere il fatto che mi ero vestita come Heidi per sembrare in tema. 
"Claire! Puntuale come mai prima d'ora" disse Eric venendomi incontro con un sorrisino sarcastico.
"Già, questa volta non c'è stato bisogno che entrassi in casa mia o tirassi sassi sulla finestra per convincermi ad uscire" sussurrai senza farmi sentire dai suoi amici.
"Sei bellissima."
"Grazie. Anche tu non sei tanto male."
"Io sono sempre perfetto, lo sai."
"Sempre più umile" ridacchiai mentre si avvicinava per darmi un bacio.
"Ehi, Eric! Cosa aspetti a presentarci la tua anima gemella?"
"Arriviamo arriviamo!"
"Ragazzi, lei è Claire, Claire, loro sono..."
"Aaaaa non sai da quanto tempo aspettavo di conoscerti!!!"
"Lei è Ginny..." disse indicando la ragazza che mi stava abbracciando/stritolando.
"Ah sì che sciocca non mi sono neanche presentata. Comunque è un piacere conoscerti!" aggiunse prendendomi la mano e cominciando ad agitarla su e giù.
"Piacere mio..." Traduzione= adesso puoi anche lasciarmi la mano, grazie!
"Dai Ginny spostati, adesso è il mio turno." 
Mi si piazzò davanti una ragazza alta almeno venti centimetri più di me e mille volte più muscolosa della sottoscritta. Se le dò la mano questa me la stritola.
Dopo un minuto passato a squadrarmi dall'alto al basso, non sapevo se scappare o nascondermi dietro a Eric. Alla fine l'unica cosa che disse wonderwoman fu:
"Io sono Molly."
"Piacere..." tesi la mano aspettando che me la stringesse (nei limiti del sopportabile magari) ma... Si girò e cominciò a camminare. Hai visto sta stron... Calma Claire, magari ha solo fame... Moltissima fame... alle dieci del mattino.
"Tranquilla, è così con tutti all'inizio. Con me era anche peggio."
"Perchè?"
"Beh... Diciamo che non perdeva occasione per prendere a botte qualcuno anche fuori dall'allenamento e io, in quanto istruttore, la mettevo sempre alla fine della classifica."
"Sono fiera di te, tesoro."
"Sì beh... Il problema è che una volta ha minacciato di picchiare anche me e allora ho smesso di metterla in fondo alla classifica."
"Molto... Coraggioso da parte tua."
"Ehi, lo sai che non picchio le ragazze. Come avrei potuto difendermi?"
"Allora avevi davvero paura!!!"
"Per lei, forse."
"Sì sì... Alla fine com'è che siete diventati amici?"
"Ah alla fine grazie a me ha smesso di picchiare chiunque le passasse davanti. Migliorata, no?"
"Sì adesso è diventata un angelo" risposi sarcastica.
"Lo so, sono stato bravissimo."
"Ehi, Claire! Prima non abbiamo avuto il tempo di presentarci."
"Finalmente siete arrivati" disse Eric ai due ragazzi che erano appena arrivati.
"Max ci ha trattenuto per farci l'enesima ramanzina. E' la quinta volta questa settimana. Non abbiamo fatto niente di male alla fine..."
"No no, avete solo rinchiuso gli iniziati nel bagno per tutta la notte."
"Non proprio tutta la notte..."
"Cambiando discorso, io sono Daniel" disse uno dei due ragazzi chinandosi per baciarmi la mano.
"Sempre il solito egocentrico. Comunque io sono Jake! Eric mi ha parlato tanto di te" aggiunse mentre il capofazione gli lanciava un'occhiata strana. Sembrava sul punto di dire qualcosa quando Eric gli mise un braccio intorno alle spalle e lo trascinò via con la scusa di scegliere il posto più adatto per il picnic.
Alla fine avevamo trovato dove sederci, gli amici di Eric avevano sistemato tutto il necessario mentre Ginny mi parlava talmente velocemente da farmi dimenticare anche il motivo per cui ero andata a quel picnic. 
"Oh aspetta! Non ti raccontato del mio ultimo tatuaggio!" 
Bla bla bla.
"Ha due enormi draghi che escono dalla stella..." Quale stella? No aspetta, meglio non saperlo...
"E devi assolutamente vederlo! Tori comincerà a farmelo domani, ma il disegno è già pronto... Sei libera sta sera?"
"Cosa?" Ok, adesso era ovvio che avessi perso il filo del discorso. 
"Ah, sì certo! Non vedo l'ora!" Se sapessi almeno l'argomento di cui stavamo (anzi, stava) parlando...
"Non vedi l'ora per cosa, Claire?" chiese Eric arrivandomi alle spalle. Bella domanda...
"Le farò vedere in anteprima il mio super tatuaggio! Te lo avrei chiesto anche a te, Eric, ma non so se saresti venuto volentieri... Claire invece mi sembra entusiasta!"
"Già, sono d'accordo..." disse guardandomi con un mezzo sorriso.
"Ginny, potresti andare a chiedere a Jake quando ha intenzione di andare ad allenarsi in piscina? Così domani parlo con Max per... Beh, lui sa di cosa sto parlando."
"Ok, vado subito!"
"Lo sai che adesso che ti ha preso in simpatia non te ne libererai più, vero?" mi sussurrò divertito Eric. 
"Perchè dovrei liberarmene? E'... Allegra!" 
"Sì, talmente allegra che ti ha fatto perdere il filo del discorso."
"Non è vero, ho capito tutto quello che diceva... Quasi tutto, insomma. Tu per caso hai capito cosa devo fare sta sera?"
"Hahaha lo sapevo che ti aveva stordita! Comunque vieni con me e Ginny alla fazione così può farti vedere il super tatuaggio."
"Ah ok perfetto, buono a sapersi. Non mi abbandonerai mica da sola, vero?"
"Non avevi detto che era allegra?"
"Sì ma..."
"Ehi Eric! Jake ha detto che non sa di cosa tu stia parlando. E non vuole andare in piscina perchè non sa nuotare..." urlò Ginny mentre ci veniva incontro.
"Sicura che abbia detto proprio così? Prova a dirglielo di nuovo..."
"Non potevi inventarti una scusa più... Credibile?" chiesi divertita.
"Era l'unica idea decente che mi era venuta in mente" protestò.
"Comunque, tornando al discorso di prima... Vieni con me! Ti prego!"
"Ah, cosa faresti senza di me?"

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Capitolo 32
*** The End ***


"Ok ragazzi, tenetevi forte perchè state per assistere all'evento dell'anno" ripetè Ginny per tipo... La quarantesima volta? Non lo so, avevo perso il conto ormai.
Eric sbuffò e alzò gli occhi verso il soffitto: "Grazie per averci invitato a questo evento esclusivo, ma potresti muoverti per favore? Vorrei anche andare a casa..."
"Eric caro, devi imparare a goderti ogni momento. Chissà quando ti ricapiterà la prossima volta..."
"Credevo fossi dalla mia parte" mi sussurrò Eric senza farsi sentire da una Ginny intenta a cercare disperatamente il suo disegno.
"Lo sono. Ma stavo dicendo sul serio. Chissà quando ci ricapiterà di stare ancora insieme" dissi pensando ai bagagli già pronti in camera mia.
"Claire, non capisco... Cosa vuoi dire?"
"ECCOLO! Ta daaaa" urlò Ginny dall'altra parte della stanza tenendo in mano il suo disegno... Che faceva piuttosto schifo.
"Ma sei sicura di volerti disegnare quella roba sulla pelle?" chiese il capofazione con un'espressione schifata.
"Sì certo! Perchè? Non ti piace? Claire, tu cosa ne pensi?"
O no. Tu non lo vuoi sapere veramente.
"Beh..."
"Beh?"
"E'... Molto... Particolare?" dissi quasi fosse una domanda.
"E' una domanda?" Infatti.
"No. Voglio dire... E' originale. E poi io non sono un'esperta di tatuaggi, quindi il mio giudizio in materia non vale molto."
"Ti sbagli! Per me è importantissimo! Sai, sento che tra noi c'è una specie di connesione..."
"Oddio stiamo degenerando..." cominciò a ripetere Eric.
"Davvero! Ti sento molto vicina ai miei gusti..." 
"E' vero, amore, anche io ti vedrei con quel bel drago tatuato sulla schiena. Oppure sul viso..." mi prese in giro il mio ragazzo.
"Sei molto gentile, Ginny. Mi ha fatto piacere averti conosciuto."
"Oddio sto per piangere!" disse venendomi incontro con le braccia spalancate.
Un altro abbraccio stritolatore... Però visto che mi viene male solo a pensare di dire addio a Eric, forse questo potrebbe aiutarmi.
"Ehi, Ginny, lasciala respirare poverina. E magari lasciaci anche da soli..."
"Uuuu cosa hai in mente Eric? No aspetta, non lo voglio sapere."
"E io non te lo avrei detto comunque."
"Ok, allora vi lascio! Ciao ragazzi!!!" 
"Ciao Ginny!"
"Sì ciao ciao. Finalmente se n'è andata!"
"Hai fretta per caso?" 
"No voglio solo sapere un cosa... A cosa ti riferivi quando hai detto che potrebbe non ricapitarci più di stare ancora insieme?"
"Non ho detto questo..."
"Sì invece. Hai detto esattamente questo. Testuali parole."
"Mmh..." Claire, via il dente via il dolore.
"Me ne vado. Per sempre." 
Silenzio... Ancora silenzio... Silenzio assoluto... Insomma, ma che gli prendeva?
"Tesoro? Hai capito quello che ho detto?"
"N-no... No, non credo. Cioè... Non è possibile. Dove vorresti andare?"
"Lontano. Fuori dalla recinzione."
"Tu sei pazza. Cos'è, un nuovo esperimento di Jeanine? Adesso ti usa come cavia?"
"Non sono la sua cavia..." Semmai è il contrario.
"Allora perchè te ne vuoi andare?"
"Io non lo voglio... Più che altro devo."
"Perchè? Spegami, ti prego, perchè non capisco."
Ok, Claire. Ce la puoi fare. Spiega tutto con calma e vedrai che capirà.
"Jeanine pensa che sia ora di uscire dalla città." Sono. Una. Stupida. Mi sono tirata la zappa sui piedi. Se tutti uscissero da Chicago l'esperimento sarebbe finito e io... Beh, diciamo che nella migliore delle ipotesi sarei disoccupata e alle prese con un processo che non potrò mai vincere. Una bella prospettiva insomma.
"Lo sapevo che c'era lei dietro questa decisione... Ma perchè hai accettato? Non puoi semplicemente rifiutarti e rimanere qui con me? Io... Io farei di tutto per te."
No! Perchè mi metti in difficoltà! Già mi sto arrampicando sugli specchi per trovare una scusa decente e in più tu sei così... Adorabile, fantastico, dolce e... 
"Davvero?"
"Sì, certo che sì."
"Allora vieni con me."

THE END ♥

E siamo arrivati anche all'ultimo capitolo... Sono felicissima di aver scritto questa storia e tutte le recensioni positive e le letture che aumentavano sempre più mi hanno resa ogni giorno più contenta! Grazie a tutti per questa esperienza ♥
P.S.: un grazie speciale va a @Biceportinari03 che ha recensito tutti (ma proprio tutti) i miei capitoli ;)
Baci,
Katy

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