Un viaggio nella leggenda

di Chexemille
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***




Capitolo I

Come tutte le mattine, avevo provato a svegliarmi presto ma ogni volta che sentivo la sveglia,
era automatico, crollavo in un sonno profondo che mi avrebbe portato a perdere il pullman e causato un nuovo ritardo.

Cominciai a prendere in considerazione l'eventualità di trasferirmi nei dormitori della scuola per non dovermi svegliare così presto.
La compagna di stanza di Kennedy, la mia miglior amica, era dovuta andare via e quindi la mia amica si era ritrovata con un letto in più. 
Stavo seriamente pensando di accettare la sua proposta quando il pullman mi fermò davanti l'accademia.

Il freddo invernale si era allontanato ma la il cortile era ancora innevato.
Appena entrai vidi che, stranamente, il corridoio era vuoto, brutto segno.
Cominciai a correre sperando di non perdere la lezione di storia quando inciampai in alcuni fogli,
che qualcuno deve aver perso, cadendo rovinosamente a terra.
Mi guardai intorno ma niente.
Non c'era nessuno quindi nessuno mi aveva vista cadere ma, qualcuno doveva aver perso i fogli.

Tastandomi il sedere dolente mi rialzai e ricominciai a correre, attenta a dove mettessi i piedi, fino ad arrivare nell'aula dove si teneva la lezione.
Per mia fortuna il professor Jordan era troppo impegnato a spiegare qualcosa alla classe
per accorgersi del mio ritardo, che fortuna.

Il professor Jordan era molto giovane, aveva circa trentacinque anni, miglior diplomando
dei suoi anni e questo gli aveva facilitato ogni cosa. Per noi era una sorta di mito.

Appena scorsi Kennie la raggiunsi facendo lo slalom tra le sedie dell'aula.
-È cominciata da molto la lezione?- chiesi alla mia migliore amica con il fiatone.

-15 minuti, un record.
Nessuno se n'è accorto oggi, domani potresti essere beccata.
Ti ricordo che ho un letto in più- mi rispose mentre prendeva appunti della spiegazione.

-Certo, signiorina Morgan.
Stiamo valutando la sua proposta- la presi in giro prendendo il mio blocco degli appunti dalla borsa.

-Ragazzi, avete preso appunti?- domandò il professore dopo aver finito la spiegazione che, ovviamente, mi ero persa.
Aprii la borsa per prendere una penna per dare almeno la parvenza di una studentessa volenterosa ma ecco che non la trovavo.

Più cerchi una cosa e più trova un modo per scomparire, è una legge naturale.
Fingi di non cercarla ed essa comparirà.

-Non sto cercando una penna, penna, sappi che non ti sto cercando- bisbigliai rivolta alla mia borsa.

-Certo che non sei normale- mi disse la mia amica guardandomi scioccata e allungandomi una penna.

E come dicevo. 
È la natura, loro ti trovano quando non le cerchi.

Alla fine della lezione il professore annunciò che avremmo dovuto fare una relazione e
presentazione su alcuni episodi riguardanti l'antico Medioevo con dipinti che lo raffigurano
che li avremmo dovuti consegnare entro la fine della settimana.

-Tu di cosa parlerai?- mi chiese Kannie.

-Mmm...- mugugnai pensierosa.

-Io stavo pensando ai castelli, dame, i cavalieri dai nobili ideali, le imprese- cominciò trasognante
-non trovi sia stata una delle epoche più romantiche?- mi chiese.

-Uh, come no. Le malattie, i morti, la sporcizia. Certo, mi ispirano- dissi schifata.

Non mi era mia piaciuta particolarmente quell'epoca popolata da persone ignoranti che
pensano troppo a guerre per territori e divinità e poco a lavarsi e ad acculturarsi.

-Dai, ricordi la Leggenda di Artù. È così affascinante- continuò incantata.

-Si, come vuoi tu. Ora hai qualche lezione?- le domandai sperando di scappare con lei nel bar della scuola a fare colazione.
Per la fretta l'avevo dimenticata e stavo morendo di fame.

-Ehm... avrei arte- rispose distruggendo i miei sogni.
Sapevo bene la sua passione per il disegno, non avrebbe saltato una lezione per tutti i cornetti del mondo.

-Le do il permesso di congedarsi- la presi in giro raccogliendo gli appunti della lezione per metterli nella borsa.
Lei mi diede un bacio sulla guancia e corse via.

La classe ormai era quasi vuota così decisi di chiedere qualche informazione al professore.
Scesi le scale e lo vidi riporre il computer nella custodia.

-Signorina Frey, deve chiedermi qualcosa? O magari scusarsi per qualcosa?- domandò allusorio.

-In realtà volevo qualche informazione in più sul lavoro per la settimana prossima ma noto che sta cercando di farmi ammettere il mio ritardo.-

Appoggiai la borsa sulla sua cattedra già sapendo che sarebbe andata per le lunghe.

-Oggi è particolarmente collaborativa, non parlavo del ritardo ma della sfilza di ritardi.
Sa che possono comportare un abbassamento della media? Sarebbe un peccato- aprì il registo e
mi indicò i ritardi della settimana -non le sembrano abbastanza?- mi domandò.

Era uno dei miei professori preferiti perché attraverso le sue spiegazioni e i suoi atteggiamenti riusciva
ad arrivare ai giovani ma era anche molto preciso e quando interveniva la sua parte intransigente c'era poco da pregare.

Stavo per contattare Kennie e dirle di chiamare le pompe funebri quando il professore chiuse il registo e alzò il volto.

-Cosa dovevi chiedermi?- domandò con meno rigidità.

-Allora, volevo sapere su cosa doveva basarsi il compito.-

-Se non avessi fatto ritardo a quest'ora non saresti qui a chiedermelo- mi riservò un occhiataccia prima di continuare.
-Il mese scorso abbiamo ripetuto il Medioevo e le sue caratteristiche. L'amore cortese, il credo nella magia, le lotte... 
Da lei mi aspetto molto di più, spero approfondisca. Voglio un ottimo lavoro o presenterò
i suoi ritardi al consiglio- disse sorridendo come se quello che mi aveva appena comunicato non fosse una velata minaccia.
Non poi così tanto velata.

-Grazie mille per l'illuminazione, professore.-

Presi la borsa e cominciai a salire le scale per uscire il più presto possibile e correre a fare colazione al bar.
Avevo bisogno di parecchio zucchero prima di decidere se ucciderlo o fuggire.

-Può provare a consultare la biblioteca. Dovrebbe trovare qualcosa di interessante.
Può chiedere al bibliotecario, ti troverà qualcosa- disse il professore prima che riuscissi a varlare la porta.

La biblioteca della scuola era molto grande e appena ero entrata avevo provato a cercare il bibliotecario ma di lui nemmeno l'ombra.
Cercare un libro lì era come cercare un ago in un paiaio, a dir poco impossibile.
Dopo non più di mezz'ora mi arresi e decisi di andarmene quando vidi un uomo agirarsi tra i vari settori della biblioteca.

-Scusi, lei è il bibliotecario?- gli domandai prima che girasse nell'altro settore.

L'uomo mi guardò sospettoso ma vidi l'ombra di un sorriso.
Non era giovane, per nulla.
Gli avrei dato da almeno venti anni la pensione ma evidentemente si portava solo molto vecchio ma non lo era,
sennò avrebbero dovuto dare la buona uscita e non avrebbe dovuto essere lì.
Cercai di ignorare la cosa e mi avvicinai.

-Scusi, sto cercando un libro. Può aiutarmi?- domandai ancora.

-Dipende dal libro- mi rispose sorridendo.
Che tipo strano.

-Cerco qualcosa che riguardi il Medioevo. 
Dove posso cercare?-

-Dovresti cercare nel settimo settore, nella quarta fila, sul quinto scaffale dal basso. 
Dovrebbe esserci qualcosa- mi sorrise per poco girare l'angolo e scomparire dalla mia visuale.

Che tipo strano.

Non ci avrei mai creduto ma quell'uomo ricordava così bene ogni postazione dei libri della biblioteca?
Arrivata alla quarta fila cercai il libro con lo sguardo ma era troppo in alto così presi uno sgabello
e mi allungai per raggiungere con la visuale i libri. 
Mi sbilancia mentre toccavo un libro che sembrava molto vecchio e lo sgabello si rovesciò
facendomi ritrovare, per la seconda volta in distanza di poche ore, per terra.

Il mio povero sedere si sarebbe ribellato un giorno.

Appena mi rialzai notai che con me era caduto anche il libro che tenevo in mano.
La rilegatura sembrava molto antica e stentavo a credere che aveva resistito tutti questi anni.
Avevo quasi paura a toccarlo per non farlo polverizzare nelle mie mani.

Il titolo era scritto a mano con l'inchiosto e diceva "Le Avventure di Re Artù e dei Cavalieri della tavola rotonda".
Sotto c'era una specie di firma "Scritto dalla mano del più grande mago che abbia camminato su queste terre, Mago Merlino".

Lo scrittore doveva avere molta fantasia. Merlino se pure esisteva non penso perdesse tempo a scrivere libri.

Lo aprii incuriosita e notai una scrittura molta piccola e confusa con delle immagini in bianco e nero al di sotto.

Provai a leggere ma non riuscii a capirci molto.
Il mio sguardo fu attirato dall'immagine al di sotto delle parole non ancora decifrate.
L'immagine ritraeva un bosco molto fitto e la nebbia lo ricopriva.
Appena distoglievo lo sguardo dall'immagine essa subito lo riattirava.
Era come se qualcosa mancasse, cercavo di capire cosa ma più guardavo è più mi sembrava assurdo.
Ne ero incantata.

Avvolte, guardando fisso qualcosa, dopo un pò, ti sembra quasi che essa si muova.
E così avvenne.
Ero rimasta immobile, avevo anche smesso di respirare per lo shock, era a dir poco impossibile ma sembrava che il vento si muovesse.
Movimenti quasi impercettibili se non ci fai caso ma c'erano.
E come se la foto fosse reale e viva.

Non volevo crederci così rimasi a osservarlo per un tempo indefinito finché l'immagine cominciò a farsi sfocata e sentii che mi mancava l'aria.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***



 

Capitolo II

 

Mi girava la testa come se l'avessi sbattuta.
Mi rialzai e faticosamente aprii gli occhi.
Li spalancai all'improvviso accorgendomi di non essere più in biblioteca ma in una sorta di grotta. 
Mi guardai intorno ma non c'era nessuno, dovevo essermi addormenta.

-Salve signorina- disse qualcuno alle mie spalle e subito mi voltai.
Dietro di me c'era l'uomo della biblioteca solo che era vestito in modo assurdo.
Aveva una veste lunga e logora.

-Cosa ci fa qui?- gli chiesi stranita. 
Non era così affascinante da colpirmi così tanto da sognarlo.

-È un piacere anche per me- mi disse sorridendo.

-Ehm... Certo, ma perché è nel mio sogno? E soprattutto, dove siamo?- insistenti avvicinandomi a lui di qualche passo.

-In una grotta, nulla di affascinante. Mi dispiace se potrai trovarlo scomodo
ma di questi tempi bisogna adeguarsi- rispose guardandosi intorno.

-Ma quali tempi? Adeguarsi? A cosa?- domandai irritata.

-Porgimi la domanda giusta- sogghignò.

-Chi é lei?- domandai dubbiosa. 
Non avevo la più pallida idea di come fossi finita lì. Nè di come lui ci fosse finito con me.
Avevo fatto sogni strani ma mai così vividi.
Volevo solo svegliarmi.

-Ecco, stavo aspettando questa domanda-

-E?- insistetti.

-Certo certo, io sono Merlino- rispose con nonchalance.

-Cosa? Merlino?! 
Si, certo e io sono fata Morgana. 
Devo aver sbattuto forte la testa. 
Questo compito mi sta esaurendo, sto cominciando anche a sognare un vecchio convinto di essere un mago- dissi tra me e me.

Mi girai intorno cercando una via di fuga. 
Questa faccenda sfiorava la follia.
La cosa più folle è che lui scoppiò a ridere.

-È incredibile come gli umani inventino storie fantasiose pur di non credere in me e nel mio mondo- continuando a ridere.

-È ancora più incredibile cosa faccia la mente 
umana per la stanchezza e l'esaurimento- dissi a mia volta -sai almeno dirmi dove siamo?-continuai.

-Siamo in uno scorcio spazio-tempo- mi rispose mostrandomi la grotta come
se rivedendola avrei notato qualcosa che ovviamente non vedevo, a parte le mura di pietra e qualche osso per terra.

Aspetta, osso? Oh merda. Dove sono finita?!

-Si, mi sembra ovvio. 
Tu vedi l'uscita?- chiesi allarmata guardandomi intorno.

-Non si esce senza il mio consenso- mi spiegò con un sorriso allegro cosa che mi inquietò enormemente.

-E immagino che tu non abbia intenzione di darmelo, vero?- domandai cercando di non sembrar spaventata.

"Come ci si svegliava da un sogno?" cominciai a chiedermi allarmata.

-Non è un sogno- rispose ai miei pensieri.

-Leggi anche nel pensiero.
Maghetto dei miei stivali, come mi sveglio?- gli chiedi irritata, volevo svegliarmi, tornar a casa e dimenticarmi di ogni cosa.

-Non è un sogno- continuò "Merlino".

-Ma tra quanto mi sveglierò?!- mi domandai non ascoltandolo.

-NON È UN SOGNO!- mi urlò ma il suo urlo mi penetrò nella testa
e un dolore così atroce che crollai in ginocchio mantenendomela tra le mani.

-Adesso ascoltami, sei qui perchè hai potuto superare il mio incantesimo grazie al libro...- cominciò.

-Quale incantesimo?- lo interruppi ricevendo in risposta un occhiataccia.

-Dicevo, ah si. 
Il libro, e quindi vuol dire che la storia non si è compiuta come sarebbe
dovuto accadere e devi aiutarla a compiersi- disse ma parlava più che altro con se stesso.

-Beh, ho capito tutto- borbottai ironica.

-Ma potrebbe anche essere che quello che doveva accadere è accaduto e
continuerà ad accadere- continuò grattandosi la barba e guardando alle mie spalle.
Cosa avesse di affascinante quel muro restava un mistero.

-Adesso si che tutto acquista un senso- dissi come se avessi la minima idea di ciò che stesse farfugliando.

-Infondo mi stai simpatica e vieni dai tempi evoluti che più piacciono alla
mia compagna quindi cercheró d'aiutarti- sembrò risvegliarsi dai propri pensieri.

"I tempi evoluti che piacciono più alla mia compagnia", questo dice tutto.
Non so se è più folle lui o la sua "compagna".
A quella età ancora con la compagna?

-Come sei misericordioso. E come, di grazia?- chiesi esausta.

-Quando arriverai a Camelot cerca di adeguarti. 
Poi ti spiegherò cosa farai. 
Sappi solo che dovrai renderti utile per compiere l'impresa- mi spiegò ma l'ultima frase
mi arrivò come un soffio di vento e tutto si fece nero, l'unica cosa che pensai prima di
svenire è che mi sentivo tanto Dante nella Divina Commedia e capivo come sono orribili i continui svenimenti.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


CAPITOLO III


Ed ecco dinuovo le vertigini e il mal di testa, stavo cominciando a farci l'abitudine.

Pregai di aprire gli occhi e ritrovarmi in biblioteca.
Li aprii lentamente per paura di rimaner delusa e scoprire di essere ancora nella
grotta o ancora peggio, essere nella grotta con quel vecchio pazzo.

Quando li aprii la prima cosa che vidi furono due occhi verdi che mi osservavano a pochi centimetri dal mio volto.
Provai ad alzarmi ma ero bloccata dal quel corpo muscoloso.
I suoi capelli biondi scuro gli coprivano il volto, erano più lunghi del normale ma non lunghissimi.

-Come state?- mi chiese prendendomi per la vita ed aiutandomi ad alzarmi.
Ero sbalondita dalla facilita con cui riuscì ad alzarmi ma sopratutto, noi eravamo in un fitto bosco innebbiato, ero nel libro.

Certo che faccio certi sogni strani, pensai.

-Bene, penso. Solo un mal di testa allucinante- dissi massaggiandomi la tempia
con una mano mentre l'altra era appoggiata sulla sua spalla per non cadere.

-Che abbiate le allucinazioni non è un buon segno. Deve essere a causa della caduta. 
Ma come siete caduta? Da quanto siete svenuta sul suolo? E come vi siete vestita?- domandò sempre più curioso.

-Le allucinazioni? Beh, questa è tutta un'allucinazione quindi... 
Allora, non lo so, non lo so e ...EHI! Parli tu poi, con quell'armatura fastidiosa.
Non sarò all'ultima moda ma sto comoda- mi irriggidii guardando il mio jeans aderente nero e la canotta bianca. 
Solo allora mi accorsi di essere ancora così vicina a lui e mi allontanai di colpo.

-Non volevo offenderla...- cominciò il biondo tutto rosso dalla vergogna, sembrava un bambino,
doveva essere poco più grande di me.

-E smettila di darmi il voi, il voi non lo do nemmeno a mia nonna!- sbottai nervosa.

-Allora siete una irrispettosa e non per questo devo esserlo anch'io- disse sogghignando.

Ok, adesso lo picchio.
-Senti, tizio dei miei stivali. 
Primo non sono irrispettosa, un'irrispettosa ti avrebbe già mandato a quel paese con un
dolore lancinante alle pa...parti basse- mi corressi per non dargli soddisfazioni.

-Secondo mi vesto come cavolo voglio e terzo, grazie per il "salvataggio" e addio- sbottai.

-Beh, siete peggio di Galahad quando si arrabbia ed è tutto dire- sorrise.

-Di chi?- domandai esasperata.

-Come chi ? È il figlio di Ser Lancillotto. 
Ser Lancillotto è...- disse prima che lo interruppi.

-So chi è Lancillotto, il braccio destro di Artù. 
Lo sanno tutti. Sostituisce Artù in sua assenza, e fa molto bene il suo lavoro- sogghignai pensando a come finiva la leggenda. 
Con Lancillotto che andava a letto con Ginevra, la moglie di Re Artù.

-Sapete, non solo siete costantemente irrispettosa ma anche molto strana- mi disse sorridendo.

- E tu sei proprio un cavaliere- risposi ironica.

-Uno dei migliori per giunta- si pavoneggiò.

Era serio? 
Avrei dovuto insegnargli cos'era l'ironia.

Non poteva essere davvero un cavaliere ma infondo avrei dovuto accorgermene dall'armatura.

-Ser? Ser Xavier? È lei?- chiese una voce alle nostre spalle.

Era una ragazzina, doveva essere poco più piccola di me.
Aveva una treccia acconciata e un vestito a dir poco pomposo, ma sembrava una cameriera, o qualcosa di simile.
Correva verso di noi e sembrava stanca.

-Si, sono io. Chi ti manda a cercarmi?- chiese il bellimbusto quando la ragazza ci raggiunse.

Da vicino sembrava molto più spossata di quanto avevo dedotto.
Era sporca di cucina e non sembrava abituata a correre.

-La signorina Amanda la manda a chiamare.-

-Lady Amanda? Perchè mai? Non ha i suoi doveri da adempiere?-

Quanti paroloni.
Adempiere.

-Ser Xavier, lei non è una Lady- lo riprese la cameriera.

Le cameriere potevano riprendere un "cavaliere"?

Lui stranamente rise.
-Giannine, Amanda è una Lady anche se non è cresciuta come tale.-

-Come vuole lei, Ser. La signorina Amanda dice che arriverà un'ospite del Sommo Merlino e dovremmo attenderla tutti.-

Un'ospite?
Me?
Non possono sapere di me.
Vero?

-Chi sarà?- chiese lui elettrizzato -si sa qualcosa?-

-In realtà non molto. Credo che sia per questa ragione che anche Ser Galvano la cerca- continuò la giovane.

-Anche? C'è qualcun altro che mi cerca?-

-Si. Ser Galahad vi minaccia la gogna, Ser.-

Lo vidi sbuffare prima di dire -ora arrivo, può andare.-

Lo vidi raccogliere la sua spada e pezzi d'armatura prima di voltarsi e ricordarsi della mia presenza.

-Lady...?- mi spronò interrogativo.

Lady? Non ero nobile.

-Lidia- dissi acconsentendo a quella sceneggiata.

-Si, Lady Lidia.
Dovrebbe entrare. Molto probabilmente ci sarà un banchetto- mi indicò il castello.

Dopo poco sbucò una figura e vidi Xavier impallidire.

Sogghignai al pensiero di vedere quello sconosciuto in difficoltà.
Ma quando mi voltai e vidi l'altro cavaliere guardarmi capii che ero io quella in difficoltà.

-Xavier, quanto hai intenzione di farti desiderare?- gli sbraitò contro.

Che bel carattere.
E anche questo era un cavaliere?
Senza etichetta e buone maniere?
Bello.

-Galahad, stavo arrivando.
È successo qualcosa?- chiese il tipo vicino a me inarcando le sopracciglia.

Galahad?
Era lui il figlio di Lancillotto?
Aveva un bella presenza, sicuramente.
Capelli scuri, occhi neri.
Ma il figlio di Lancillotto?

-Non proprio. Sta arrivando qualcuno, ti hanno informato?-

-Si, ripeto, stavo arrivando- sbuffò.

Appena fecero per andarsene, quello che doveva chiamarsi Galahad mi notò.

-Lei chi è?- chiese all'amico.

-Lady Lidia- gli spiegò lanciandomi un'occhiataccia.

-La signorina Lidia ha un cognome?- chiese ancora senza guardarmi.

-Si riferisce a me?- attirai l'attenzione e solo in quel momento spostò lo sguardo su di me.

Quel suo fare altezzoso mi faceva venir tante voglie, e nessuna positiva.
Ripeto, figlio di Lancillotto?
Lancillotto non era super a modo?
Carino? Carismatico? Passionale?
Lui era un coglione egocentrico.
Okay Lidia, questo sogno va di male in peggio.

-Si, mi riferisco a lei- guardandomi dall'alto al basso.

Il mio cognome?
Cavolo, il mio cognome.
-Piacere, Lidia Frey- dissi allungando una mano.

Galahad mi guardò come se gli avessi regalato un rospo e non sapesse come rifiutarlo.
Non ebbi il tempo di ritrarre la mano che lui la prese la baciò con un'espressione di finta gentilezza.

-Non ho mai sentito questo cognome, siete di qui?- continuò quest'ultimo sotto lo sguardo indignato di Xavier.

Non sapevo cosa inventarmi.
Mi guardai intorno spaesata e desiderai ardentemente di svegliarmi.

Provai a pizzicarmi ma nulla, non riuscivo ad uscire da quest'incubo e solitamente appena ero in difficoltà mi svegliavo.

-Lei è mia cugina.
Mi è molto affezionata ed è voluta venire a trovarmi senza avere il consenso dei genitori per questo,
per non esser rapita o peggio, ha deciso di vestirsi da uomo- spiegò Xavier grattandosi la testa.

Lo guardai sconvolta, perchè mi stava aiutando?

-Aspetta, DA COSA?- sbottai prima che mi attappasse la bocca con la sua mano e mi sussurrò
all'orecchio "cercate di far silenzio" e in risposta gli morsi la mano e mormorai, 
per farmi sentire solo da lui -non mi toccare.-

-Xavier? Tua cugina è una ragazza molto vivace- sogghignò.

-Certo, vivace- borbottò mentre si massaggiava la mano e mi lanciava un occhiata di fuoco.

-Xavier dopo il banchetto dobbiamo fare il turno di ronda. 
Ovviamente è invitata anche tua cugina al banchetto- mi sorrise.

-Siete troppo gentile, mio signore- risposi facendo un mezzo inchino, non era un granché
ma infondo non è che avessi motivo per imparare a farlo, ricevendo un'altra occhiataccia da "mio cugino".

-A dopo- e mentre si allontanava, 
Xavier da vero gentleman cominciò a scimmiottarmi.

E questi sono i Cavalieri di cui parlano le leggende e che stamattina difendeva la mia cara amica? 
Che ironia.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


CAPITOLO IV


Arrivammo davanti al castello quando ci venne incontro una ragazza.
La ragazza era rossa ed alta ma la cosa che subito mi colpì furono i suoi occhi, color ghiaccio.

-Xavier, l'hai presa tu in custodia?- si avvicinò a me sorridendo.
-Sono Amanda- si presentò con un piccolo inchino.

-Lidia- dissi provando a fare una sorta di inchino causando una risata a Xavier.

-Aah, Lidia vieni con me.
Merlino ti sta aspettando.-

-Merlino cosa sta facendo?- chiese Xavier sbigottito.

-La sta aspettando. È da stamattina che non fa che dice che deve arrivare Lady Lidia.
Se non perdessi tempo in giro, lo sapresti.-

-Non sono io che perdo tempo in giro.
Devo ricordarti quante volte ti ha coperto Galvano?- l'apostrofò.

-Tanto gli uomini hanno sempre ragione, giusto? Lady Lidia, non puoi passare troppo tempo con
questa specie di uomini più simili a cavernicoli, lo dico per esperienza
personale e poi devi cambiarti- mi spiegò guardandomi dalla testa hai piedi.

-Perchè?-chiesi sbigottita.

-Cara, non vorrai mica presentarti al banchetto così? Andiamo- mi prese per mano e mi trascinò fino al castello.
Camelot era famoso per gli uomini cavallereschi e le donne eleganti e raffinate. 
Allora non potevo essere a Camelot. 
Era solo un sogno che non voleva avere fine.

Arrivate nel castello girammo un mucchio di corridoi e salutammo troppe dame e cavalieri per i miei gusti.
Avevo un mal di testa atroce e al prossimo inchino sarei caduta, le gambe erano a pezzi.
-Siamo arrivate- annunciò Amanda e sospirai sfinita.

Entrammo nella stanza e c'era un letto a baldacchino, un baule per gli abiti e un delizioso vaso da notte.
Che splendore, avrei dovuto fare i miei bisogni in un vaso. 
Mi sentivo tanto un cane.

Amanda aprì il baule e mi prese uno splendito abito turchese.
La cosa mi schioccò parecchio, una stanza senza proprietario ma piena di abiti?
È quell'abito era incredibile.
Era molto attillato, lungo e metteva molto il risalto il decoltè.

-Di chi sono questi abiti?- le chiesi ammirando l'interno del baule.

-Sono per chi servono.
Le stanze sono spesso vuote ma per le feste ospitano dame e signori.
Spesso dopo le feste lasciano alcuni indumenti in lavanderia e poi vanno via quindi li teniamo nelle stanze in caso di emergenza.
A volte capita che lasciano anche scarpe o gioielli.
La stanza attualmente è tua finché risiederai qui quindi prendi ciò che vuoi.
Dovrebbero esserci delle scarpe che vadano bene con questo abito e in caso non ti piaccia ciò
che abbiamo qui, domani Melissa potrebbe far venire il suo sarto e vedremo- disse senza guardarmi.
Sembrava più che altro che cercasse di trovare un motivo della mia permanenza senza valigie.

Beh, bella domanda.

-Su provalo, io vado a prenderti qualcosa per quel mal di testa- mi disse andando verso la porta.

-Come fai a saperlo, aspetta, avete delle aspirine?-domandai incredula.

Esistevano le aspirine nel Medioevo?

-Delle cosa? No, è una bevanda- mi sorrise uscendo.
Che tipa strana.

Mi girai e vidi una finestra vicino al letto.
Affacciava a quello che doveva essere un borgo, lo sembrava realmente.
Un sogno molto vivido.

C'erano bambini che giocavano e correvano mentre alcune donne parlavano animatamente,
sembravano entusiaste, chissà per cosa.
Avevano indosso dei vestiti bellissimi.
Mi voltai e guardai più dettagliatamente l'abito che avrei dovuto mettere.
Non ci sarei mai riuscita da sola.

Cominciai a mettere la veste e la gonna ma nacquero i primi problemi con il corsetto.
Era pieno di lacci e venivano intrecciati sulla schiena.
Mi guardai in torno alla ricerca disperata di qualcosa che potesse soccorrermi.
Nulla ovviamente.
C'era solo uno specchio.

Mi avvicinai e mi ritrovai diversa.
Il corsetto, anche se non allacciato ma unicamente appoggiato, mi slanciava, sembravo più alta.

La gonna non era troppo lunga quindi riuscivo a camminare ma avrei dovuto trovare il modo di sistemare il corsetto e i capelli.

Raccolsi i miei capelli biondi in una grande treccia, l'unica cosa che ricordavo facessero
le dame per sistemarli e ritornai a soffermarmi sui lacci.

Toc toc

-Amanda, menomale, non so come allacciarlo- dissi senza neanche voltarmi, sperando nel suo aiuto.

-Non dovreste accogliere nelle tue stanze un uomo quando siete ancora
in procinto di vestirvi- mi disse una voce maschile alle mie spalle.

Mi voltai sorpresa ritrovandomi Galahad.
-Esci, SUBITO!- urlai per la sorpresa.

Mi guardò dall'alto al basso, da quello che avevo potuto vedere faceva spesso da quando lo conoscevo,
cioè qualche ora, e si avvicinò.
Io mi allontanai di conseguenza e cercai di coprirmi alla meglio.

-Non potete entrare nelle stanze altrui- lo incalzai.

-In realtà, posso. Ma non si soffermiamo sulle sottigliezze. Sono qui perché ho saputo che lei è l'ospite di Merlino- si avvicinò.
-Vi vedo in difficoltà- aggiunse con un mezzo sorriso come se stesse pensando a cosa fare.

-Che genio- lo apostrofai -ora che hai illuminato la mia vita con questa scoperta a dir poco schioccante,
puoi gongolare fuori- gli dissi indicando con la testa la porta.

-Lasciatevi aiutare.-
Si avvicinò e mi mise le mani sulle spalle.

-Potrà sembrarti impossibile da credere ma, no, faccio da sola- risposi scostandolo. 
Le mie spalle toccarono la parete e spalancai gli occhi spaventata.

Avvicinò il viso al mio orecchio e sussurrò
-stiate tranquilla, faccio io- e tornò a mettermi le mani sulle spalle per voltarmi.

Gli davo le spalle e dopo poco le sue mani cominciarono a sistemare fili del corsetto nei passanti.
Chissà a quante ragazza l'aveva tolto visto la sua apparente esperienza nel metterlo.

Avevo il fiato corto come se avessi appena fatto a botte e forse era così, nello spirito.
Ogni qual volta avvicinava il laccio al mio corsetto toccava la mia pelle e mi si bloccava il respiro.

Appena si allontanava, in quel nanosecondo, mi dicevo di respirare regolarmente o avrebbe
goduto del mio spaesamento, non gliel'avrei mai concesso, mai.

Cercai di riprendere il fiato quando finalmente fece un fiocchetto ai lacci e si allontanò.

-Ecco fatto, giratevi- disse indicandomi lo specchio e mi guardai.

Mi stava bene, non avrei mai detto che mi sarei messa una gonna, non così lunga, ma mi stava bene.
Il corsetto era stretto ma mi marcava le forme e mi piaceva l'effetto che aveva su di me.

Galahad si avvicinò di un passo e appoggiò il mento sulla mia spalla e le mani sulla vita,
fece un lungo respiro e mi guardò attraverso lo specchio.
-Un pò meglio- disse sorridendo.

Ricambiai il sorriso.

La porta si aprì di colpo.
-Lidia, devi berlo subito- disse Amanda entrando di botto nella stanza con in mano una tazza.

Allontanai di colpo Galahad da me e mi girai verso Amanda che non sembrava turbata.

La tazza mi fece ricordare il mal di testa, mi era completamente passato ma non potevo dirglielo
dopo tutta la fatica che aveva fatto per preparare qualunque cosa avesse preparato.

-Galahad, ma tu non ti stavi cambiando?- gli domandò appoggiando la tazza sul baule.

-Come vedete sono pronto- spiegò facendo un giro su se stesso per farsi guardare
-vi lascio alle vostre cose da donne- disse alludendo alla tazza.
Poi si girò e mi sussurrò -vi aspetto nella sala- così a bassa voce che non ero sicura di averlo sentiro.

Si girò e se ne andò.

-Cosa mi sono persa?- mi chiese Amanda avvicinandosi a me.

-Deve aver sbagliato stanza- dissi alzando le spalle con nonchalance.
-La tazza?- le chiesi per cambiar argomento.

Mi guardò come se non fosse certa di cosa dovesse fare,
poi rispose -È li, si fa fredda- disse senza togliermi lo sguardo di dosso.

Presi la tazza e mandai giù il liquido in un solo sorso.
Inizialmente cominciò a bruciarmi la gola e a pizzicarmi la testa per poi lasciarmi in bocca una scia calda e dolce.

-Cos' era?- chiesi curiosa. 
Era buonissima.

-Mmm...un miscuglio di erbe. 
Scegli un paio di scarpe che andiamo, è tardi- 
mi incoraggiò con un sorriso.

-Certo- presi un paio di scarpe che assomigliavano a un vecchio modello di ballerine e uscimmo
dalla mia attuale stanza per incamminarci verso la sala del banchetto.

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