La rinascita di Helgen

di FreddyOllow
(/viewuser.php?uid=845236)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il fortino della torre dirocata ***
Capitolo 3: *** Martello Volendrung ***
Capitolo 4: *** La carovana del Khajiit ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Helgen, stava diventando un covo di banditi, un ritrovo ideale per spietati tagliagole e farabutti di ogni genere.
Dopo l'attacco del drago che ha quasi distrutto l'intero villaggio, i superstiti abbandonarono la città sperando di essere accolti nei villaggi vicini.
La maggior parte dei sopravvissuti fuggì verso Riverwood, un piccolo villaggio Nord, costruito sulla riva orientale del fiume Bianco.
Dopo vari giorni dalla distruzione di Helgen, dei gruppi di banditi si insediarono nel villaggio,
contendendosi le poche risorse rimaste, cibo, armi, armature, pozioni e altro ancora.

Dopo cruenti schermaglie fra i vari gruppi di banditi, finalmente un uomo si fece avanti.
Folkor, un Nord alto e possente, con varie cicatrici sul volto e su gran parte della schiena.
I suoi capelli erano lunghi e neri, toccavano le sue larghissime spalle muscolose e la sua folta barba era annodata sotto il mento.
Incontrò i vari capi banditi attorno a un fuoco, dentro le macerie di una torre distrutta.
- Abbiamo perso molti uomini per un villaggio dimenticato dagli otto! Ci scanniamo come un branco di animali feroci, per le misere risorse rimaste,
mentre i mercanti e la gente ricca prospera, perchè noi siamo troppo impegnati a saltarci alla gola! -
Tutti i capi banditi si guardarono tra loro bisbigliando e annuendo con la testa.
- Non possiamo continuare di questo passo. Per questo sono qui davanti a tutti i grandi capi, per proporre la mia idea -
- Dovremmo eleggere un capo che prenderà il controllo della città e che comanderà tutti saccheggi futuri. -
- E quel capo vorresti essere tu, scommetto? - Lo schernì un capo bandito completamente calvo, cercando l'appoggio degli altri.
- Sì, come tutti voi d'altronde! - Rispose Folkor rimanendo impassibile.
Molti dei capi aggrottarono le ciglia e altri rimasero perplessi.
- L'idea è questa, faremo dei combattimenti a mani due per decidere chi sarà il nuovo capo. -
- La tua idea mi piace! - Esclamò un Orco, alzando le braccia compiaciuto e guardando gli altri capi.
- Allora che ne dite? - Chiese Folkor.

I capi banditi discussero tra loro. Alcuni erano contrari a questa idea, ma la maggior parte erano a favore.
- Cosa avete deciso infine? - Chiese Folkor - Alzi la mano chi è contrario! -
Quattro capi banditi alzarono la mano, guardandosi intorno.
- Bene, chi è a favore invece? - 
Nove capi banditi erano a favore e l'idea di Folkor ebbe successo.
Sorrise e si compiacque del fatto che avrebbe vinto lui il torneo. Nessuno l'aveva mai battuto a mani nude e nessuno l'avrebbe fatto certamente domani.
- Domani faremo dei sorteggi e chi vincerà i combattimenti sarà il nuovo capo di Helgen. -
Tutti annuirono allegramente e abbandonarono la torre.

Il mattino seguente, verso le prime luci dell'alba il primo combattimento ebbe inizio.
Folkor vinse, e vinse ancora, arrivando in finale contro l'orco che aveva accettato per primo la sua idea.
L'orco si era dimostrato davvero un gran combattente, forte e stupido, ma era bastato la sua forza per compensare la sua stupidità nel torneo.
- Nessuno batte un orco! - Tuonò scagliandosi contro Folkor, dando inizio al combattimento.
Attorno a loro c'erano moltissimi banditi che gli incitavano e facevano il tifo per tutti e due.

Folkor, deviò i colpi dell'orco che miravano dritti alla mascella, questo era abbastanza lento ma aveva una grande forza.
Astutamente Folkor, pensò di far stancare l'orco, parando i suoi colpi e aspettando il momento giusto per tiragli un bel cazzotto dritto sulla tempia.
Ed ebbe successo, l'orco sferrò il suo ultimo pugno faticando a centrare il bersaglio e Folkor parò il colpo, con un gran salto caricò un potente pugno che colpì la tempia dell'orco, facendolo cadere a terra privo di sensi.
Tutti acclamarono gioiosamente il nuovo capo di Helgen, riversandosi su di lui e sollevandolo vittorioso, mentre l'orco venne trascinato via dai suoi uomini.
Quella sera, per la prima volta in assoluto, tutti i banditi erano riuniti sotto un unico capo, Folkor.
Ci fu una grande festa e le poche scorte dei banditi vennero consumati tutte in quella notte

Il mattino seguente Folkor, assegnò a gli ex capi banditi, il grado di signore bandito.
Mantenevano sempre il controllo dei loro gruppi, con l'eccezione che a comandare fosse soltanto lui.
- Quale sarà la prossima mossa? - Chiese l'orco che aveva steso al torneo il giorno prima.
- Avvicinatevi. - Disse Folkor, allargando sul tavolo un mappa di Skyrim mal ridotta, ma in gran parte leggibile centralmente.
- Quì, passano le carovone dei Khajiit - Indicò una strada che passava dritto in mezzo a un rupe.
- Noi aspetteremo qui dietro - posò il dito vicino a degli alberi sulla mappa.
- Ma sappiamo chi sarà il bersaglio? O stiamo colpendo alla cieca? - Domandò l'orco aggrottando le ciglia.
- Il Bersaglio è un ricco Khajiit di nome Ja-Saar, trasporta armi e armature verso Solitude.
- Rifornisce l'impero? - Chiese l'orco.
- Esatto! Noi dovremmo appropriarci di quel carico e nasconderlo in questa caverna. - Disse indicando un punto della mappa dove c'era disegnato una "X".
- Sembra un buon piano! - Esclamò l'orco guardando gli altri signori banditi.
Tutti annuirono tranne uno, un imperiale di nome Mercurius.
I suoi capelli ramati erano legati dietro la testa, con una treccia che gli pendeva dal viso.
Era più basso rispetto gli altri signori banditi (per la maggior parte tutti Nords) ma era comunque muscoloso quanto loro.

- La fai fin troppo facile, Folkor. - Disse incrociando le braccia. - Non sappiamo nemmeno se ci saranno delle guardie ad aspettarci. -
Folkor sorrise, socchiudendo un po gli occhi - Non è un aspetto importante, visto che noi saremo il triplo delle guardie. -
- Come puoi saperlo? Qualcuno ti ha parlato di questo gatto Khajiit? Di quanto guardie ha al seguito? - Domandò Mercurius sbuffando.
- Questo colpo ci farà diventare tutti ricchi. - Rispose Folkor, cercando l'attenzione dei signori capi che stavano riflettendo sulle parole dell'imperiale.
- Non hai risposto alla mia domanda. - Esclamò Mercurius.
- La tua domanda è stupida e cerca di destabilizzare l'intera banda. - Disse Folkor con sguardo impassibile.
I signori banditi annuirono e diedero ragione al Nord.
- Mercurius, se non vuoi fare questo colpo allora abbandona Helgen. - Rispose Folkor, sorridendo maliziosamente.
L'imperiale guardò gli altri signori banditi e si accorse che tutti erano a favore del Nords, infine abbandonò la stanza.
- Qualcun'altro è contrario al colpo? - Domandò Folkor a voce alta, ma nessuno rispose - Molto bene! Partiremo domani alle prime luci dell'alba.

Mercurius, assieme alla sua banda lasciò Helgen per accamparsi verso ovest, dentro le torri divise.
Da quelle torri avrebbe visto con chiarezza la banda di Folkor oltrepassare il ponte, passando per il villaggio di Kartwhesten prima.
Non sapeva nemmeno il perchè aveva scelto quel luogo per accamparsi, ma dopo tutto era facile da difendere.
Quella sera pensò insistentemente all'idea di subire un attacco da parte di Folkor, infatti nessuno dei suoi uomini dormì quella notte.
Il mattino seguente, ormai stanchi e assonnati si addormentarono tutti, tranne lui, Mercurius che era sempre più terrorizzato all'idea di un attacco.
Le sue paure si realizzarono quando la banda di Folkor sbucò dal nulla e attaccò il suo gruppo, massacrandoli, mentre Mercurius fuggì tra le montagne,
scivolò da un crepaccio e infine cadde nel fiume.

Folkor, pensava di aver sterminato lui e la sua banda ma così non era.
Mercurius, si svegliò poche ore dopo sulle rive del fortino di salto di bruca, ringraziando gli otto per averlo salvato dalle acque torride del fiume.
Dentro di lui cresceva secondo dopo secondo una grande voglia di vendetta, voleva ammazzare Folkor e tutti i suoi sostenitori, lo desiderava con tutto se stesso.
Improvvisamente una voce cupa e pronfonda echeggiò intorno a lui.
- So cosa provi, mortale! So come ci si sente ad essere traditi dai propri amici. Il tuo richiamo è stato forte e inteso, e io voglio aiutarti!
Mercurius si voltò terrorizzato in tutte le direzione, non sapendo da dove provenisse la voce.
- Chi sei? - Domandò impaurito l'imperiale.
- Sono il principe Daedrico della repulsione, dell'ostracismo, custode dei giuramenti e della maledizione del sangue. Il mio nome è Malacath! -
La sua voce tuonò forte nella testa di Mercurius e solo in quel momento realizzò che stava parlando con un principe Daedrico.
Le sue mani iniziarono a tremare e faceva a fatica persino a respirare, sia per l'emozione, sia per il terrore.
- Sei pronto a compiere la tua vendetta, mortale? - Tuonò Malacath  
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il fortino della torre dirocata ***



Tutti i banditi si preparavano a partire per il fortino della torre dirocata.
Folkor, voleva prendere possesso di quel fortino per avere una buona visione dell territorio circostante, in caso incontrassero un esercito imperiale che li avrebbe decimati.
La guerra tra i Manto della tempesta e l'impero aveva reso Skyrim assai pericolosa.
Ulfric, aveva degli accampementi in quella regione e gli Imperiali lo sapevano, per questo c'era una via vai di soldati imperiali lungo le strade principali.
Folkor non poteva permettersi il lusso di affrontarli apertamente, sarebbero stati sconfitti ancor prima che cominciare lo scontro.

Quando i banditi lasciarono Helgen, la città divenne di nuovo un posto spettrale e tetro. Folkor, non aveva neanche la certezza che al suo ritorno l'avrebbe ritrovata così come l'aveva lasciata. L'impero, poteva conquistarla e magari insediare una loro legione, oppure i manto della tempesta l'avrebbero usata come roccaforte difensiva per i loro futuri attacchi all'impero.
Sperava solo che rimanesse così e che al suo ritorno l'avrebbe ricostruita. Il suo sogno era quello di far risogere Helgen dalle proprie ceneri e magari farla prosperare con il tempo, anche se questo avrebbe attirato l'attenzione dell'impero, che avrebbe certamente assediato la città.

Assieme al suo drappello di banditi si diresse verso il fortino della torre dirocata, lungo la strada non incontrò nemmeno un anima viva, nessun soldato imperiale e nessun manto della tempesta, ma sopratutto nemmeno una carovana che passasse da lì per far affari nei villaggi o città vicine.
- C'è troppo silenzio. - Aggiunse l'orco mentre marciava accanto a Folkor.
- Lo penso anche io. - Rispose il Nords - Questa strada un tempo era di passaggio per molte carovane, ma sopratutto era una via vai di soldati imperiali. -
- Già. Per questo io e miei uomini evitavamo questo percorso. - Concordò l'orco.

Gran parte della vegetazione impediva loro di vedere oltre gli alberi che erano ai lati della strada, le roccie erano grandi e potevano essere un luogo ideale per degli agguati.
Folkor, ordinò a un paio di uomini di muoversi ai loro fianchi, per scovare eventuali pericoli che potevano annidarsi dietro la vegetazione.
- Credi che ci sia qualcuno al fortino della torre dirocata? - Domandò l'orco.
- L'ultima volta che ci sono stato era in mano a un gruppo di banditi, ora non saprei se ci sono ancora - Rispose Folkor, pensando a quando venne quasi trafitto da un freccia che gli passò accanto alla guancia lasciandogli una piccola cicatrice. Pochi centimetri e sarebbe morto.
- Beh, io ho sentito dire che quei dannati rinnegati lo hanno assaltato un paio di giorno fa. - Disse l'orco, grattandosi la testa.
- I rinnegati sono dappertutto nella regione di Markarth, non mi sorprenderei se ne trovassimo qualcuno arroccato là dentro. - Rispose Folkor con un leggere sorriso.
La discussione andò avanti per poco, alla fine l'orco ritornò dai suoi uomini mentre Folkor rimase davanti ai banditi.

Marciarono per un paio di ore, fin quando arrivarono al fortino della torre dirocata.
Come aveva detto l'orco in precedenza, il fortino era sorvegliato dai rinnegati, e non ci pensarono due volte ad attaccare i banditi con delle freccie.
Folkor, ordinò a tutti i banditi di attaccare il fortino e di conquistarlo.
Le freccie dei rinnegati colpirono senza sosta gli uomini di Folkor, finchè l'orco non distrusse la porta del fortino con il suo martello orchesco.
La battaglia fu un vero massacro, molti dei rinnegati morirono sotto i colpi di spade, ascie, martelli e qualche magia di distruzione.
Fin quando si ritrovarono ad affrontare il capo dei rinnegati e il suo mago.
Folkor affrontò personalmente il loro capo, ma il mago non sembrava essere il tipo da sapere cos'era l'onore in battaglia.
Mentre il Nords combatteva il capo rinnegato, il mago da un crepaccio lanciava incatesimi di distruzione, precisamente delle palle di fuoco che andarono a colpire Folkor.
L'orco non aveva notato il mago fin quando non vide quelle palle di fuoco venir giù da una roccia.
Prese il suo arco orschesco e scoccò una freccia che si conficò nella gamba del mago, che con un urlo svanì improvvisamente.

Folkor intanto combatteva con il capo rinnegato, mentre i banditi guardarono lo scontro senza interferire.
Fendenti, parate, colpi bassi, pugni e calci volavano da entrambe le parti, Folkor aveva trovato un degno avversario, ma non svegliò quanto lui.
Indietreggiò vicino a un crepaccio, dietro di lui c'era il vuoto. Il capo rinnegato vedendo che era in trappola si scagliò contro caricando la spada da rinnegato per un colpo letale e preciso.
Ma proprio mentre pensava di aver vinto, Folkor si mosse agilmente di lato e con un calcio volante colpì la spalla del capo rinnegato che cascò giù dal crepaccio, lanciando un urlo strazziante mentre cascava giù nel vuoto.
Folkor aveva vinto e la sua astuzia in combattimento si era rilevata fatale per il capo rinnegato.
Tutti i banditi gioirono e si riversarono adosso al Nords.
L'orco gli sorrise e chinò il capo come segno di rispetto.

Dopo aver buttato giù dal crepaccio tutti i corpi senza vita dei rinnegati, e aver seppelito i loro uomini.
Folkor decise di accamparsi lì per la notte, temendo sempre un attacco a sorpresa dell'esercito imperiale.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Martello Volendrung ***




Mercurius rimase in silenzio, non sapendo se rispondere o meno al principe Daedrico Malacath.
- Non tutti hanno una simile opportunità, mortale! - Tuonò il Daedra nella sua testa.
- Io non so... - Balbettò l'imperiale, faticando a trovare le parole giuste.
- E' semplice - Affermò Malacath - Il mio aiuto ti darà la benedizione necessaria per questa impresa, ma in cambio dovrai ricambiarlo -
Mercurius non capiva, ricambiare l'aiuto? Eppure pensava che lo stesse semplicemente aiutando.
- So a cosa pensi... - Aggiunse il Daedra, la sua voce era diventata improvvisamente più cupa - Io e gli altri Daedra, non aiutiamo i mortali per bontà d'animo. No! Noi vogliamo qualcosa in cambio. -
L'imperiale iniziò a essere più agitato di prima e le parole di Malacath non gli furono per niente di conforto.
- Ti offro la mia benedizione, e in più ti darò un "arma" in grado di seminare terrore fra i nemici - Sottolineò Malacath.
- L'arma in questione è un martello conosciuto con il nome di "Volendrung", credo che tu sappia di cosa parlo - La sua voce era molto compiaciuta.

Mercurius, sapeva fin troppo bene di cosa stesse parlando il principe Daedra della repulsione, il martello di Volendrung.
In passato aveva sentito tre orchi della tribù di Largashbur, a sud-ovest di Riften, parlare di questo magico martello.
Era in cammino per la Torre di Luceoscura, per discutere con un vecchio contatto riguardo a un certo affare losco che riguardava Maven rovo nero.
Lungo la strada si imbatte in una carovana che era stato saccheggiata da poco da alcuni banditi, almeno così pareva a prima vista.
Il carovaniere un Bretone sulla quarantina, gli disse che tre orchi avevano assalito la sua carrozza e che avevano preso tutte le scorte di idromele rovo nero.
Era molto agitato dal fatto che se Maven rovo nero avesse scoperto della spedizione persa, il primo a pagarne le conseguenze sarebbe stato lui.
Preferiva essere morto più tosto che andare da lei e raccontargli l'accaduto.
Mercurius rimase con il Bretone tutta la notte, ma alle prime luci dell'alba cinque uomini incappucciati e armati di spada uccisero il Bretone, lasciando  illeso Mercurius.
Solo in quel momento si accorse di quanto potere avesse per le mani Maven rovo nero, e che la notizia della spedizione gli era giunta all'orecchio in poche ore.
Così decise di fare marcia indietro e di non incontrare più il vecchio contatto, che era in affari con Maven rovo nero.
Dopo poche ore incontrò tre orchi vicino a una caverna, intenti a spartirsi il bottino, l'idromele rovo nero.
Blateravano tra loro e dicevano qualcosa su un martello chiamato Volendrung, che a quanto pare apparteneva al principe Daedra Malacath.
Il martello era in una fortezza protetta dai Rinnegati e il loro capo, un orco da un nome impronunciabile, la usava spesso in battaglia.
Continuarono a discutere su come impossessarsene,  fin quando uno di loro iniziò a bere l'idromele rovo nero, dicendo che questa bevanda l'avrebbe aiutato nello scontro.
Gli altri due ascoltando l'orco bevvero anche loro, perdendo i sensi dopo sette bottiglie.
Mercurius che era rimasto là a origliare, non credette alle loro parole e decise infine di allontanarsi, temendo che gli uomini di Maven rovo nero tornassero per uccidere gli orchi, scambiandolo infine per uno di loro.

Ora non sapeva se il martello fosse ancora in quella fortezza protetta dai Rinnegati, oppure semplicemente non era vero.
- Cosa decidi di fare, mortale? - Chiese Malacath, con voce profonda.
- Io... vorrei, ma... - Balbettò Mercurius, cercando di riflettere in quei pochi secondi - Va bene... accetto la tua benedizione. -
- Hai fatto la scelta giusta! - Disse il principe Daedrico piuttosto soddisfatto - Prendi questo dono per compiere la tua vendetta! -

Davanti all'imperiale si materializzò una nube blu scura, che girava a tondo. Dopo pochi attimi comparve un grosso martello, il Volendrung.
Mercurius, spalancò gli occhi sorpreso nel vedere una tale arma così forte e imponente, quasi intimidatoria a prima vista.
Lentamente si avvicinò verso il martello che flutua in aria, circondato da una densa nube scura.
- Ti avverto, mortale! - Tuonò Malacath, prima che l'imperiale afferrasse il martello - Prendendo il Volendrung, firmerai il tuo giuramento e un giorno dovrai ricambiare questo favore! -

Mercurius, sussultò a quelle parole e il suo cuore sembrò quasi schizzare fuori dal petto.
Era a pochi millimetri dal martello e c'era qualcosa nel Volendrung che lo richiamava, come se fosse un bisogno fondamentale.
La sua vendetta riemerse più forte di prima, scacciando tutti i pensieri secondari e mettendo in primo piano Folkor, il traditore che l'aveva esiliato e quasi ucciso.
- C'è qualcosa di enormemente forte in te! - Aggiunse il principe Daedrico compiaciuto - il tuo richiamo è inteso, riesco a percepirlo. -

L'imperiale aveva gli occhi fissi sul martello e ignorava completamente le parole del principe Daedrico, in un altra occasione non l'avrebbe mai fatto, ma era come incantato da quell'arma.
Afferrò il Volendrung e sentì qualcosa scorrere in tutto il suo corpo, era una sensazione piacevole e appagante, come se si sentisse felice per la prima volta.
Contemplò il martello lisciandolo delicatamente e infine strinse con vigore l'impugnatura.
Era come se si fosse innamorato per la prima volta e non voleva più separarsene.

- Il tuo giuramento è fatto! - Affermò Malacath, con voce profonda - Ora potrò aiutarti nella tua vendetta, ma spetta a te compierla! -
L'imperiale continuò a fissare il Volendrung, annuendo.
- Cerca la negromante di nome Alvira, chiedi del Altmer alla taverna dei quattro scudi, a Ponte del Drago! -
Dopodichè Malcath svanì lasciando uno strano ronzio nella testa di Mercurius, che scosse freneticamente la testa irritato, cercando con le dita di tapparsi le orecchie per far passare il suono.

Ora doveva trovare l'Altmer che il principe Daedrico della repulsione gli aveva ordinato.
Non sapendo se la negromante dovesse aiutarlo nella sua vendetta, oppure dovesse semplicemente ricambiare il favore fin da subito.
Ma di una cosa ero certo, doveva obbedire senza storie al volere di Malacath.

Con Volendrung impugnato tra le mani, l'imperiale si diresse verso il villaggio più vicino, prima che le luci del sole abbandonassero il cielo limpido di Skyrim.
Vagare di notte per quei sentieri poteva rivelarsi letale, sopratutto se si era da soli, così procedette verso il rifugio di Cliffside.
Quella zona era difficile da percorrere per via delle colline rocciose e dei grandi massi che obbligavano i viaggiatori a girargli intorno.
Mercurius, era a conoscenza di un sentiero che usava spesso quando trafficava il vino alto con i banditi dei paraggi.
Ma questa volta sapeva bene che non sarebbe stato semplice passare da lì, sopratutto ora che sarebbe stato da solo e non assieme ai suoi uomini uccisi brutalmente al Fortino della Torre Diroccata.
Per i banditi che controllavano quel sentiero, l'imperiale sarebbe apparso come un semplice viaggiatore e non come un loro pari.
Li conosceva quasi tutti, ma loro non fregava nulla di chi fosse, contavano solo i Septim e lui non c'è li aveva.

Durante il tragitto nel cielo si formarono alcune nuvole grigie gonfie di pioggia, sperava che una volta imboccato quel sentiero la pioggia lo avrebbe aiutato.
Ma non poteva affidarsi al tempo per coprire le sue traccie e passare inosservato, doveva trovare un modo per superarli.
L'unico metodo sicuro era quello di passare sotto la palizzata di legno dell'accampamento.
Giunse vicino a un grosso albero pieno di foglie marroni, ci si arrampicò sopra e scrutò da lontano i banditi che sorvegliavano la zona sopra a delle torri di osservazione.
Cominciò a contare quanti uomini fossero e infine ne contò dodici, più il loro capo, un Redguard poco raccomandabile.

Vicino alle palizzate non c'era nessuno e quindi poteva tranquillamente strisciare silenziosamente da lì.
Scese dall'albero e strisciò fino a un grande masso, sbirciando poco dopo da esso.
Così fece varie volte per non farsi vedere, finchè raggiunse la palizzata.
Da lì sentì alcuni banditi discutere riguardo a un Sangue di drago e dei Barbagrigia che l'avevano chiamato Hrothgar Alto.
Improvvisamente udì la voce del Redguard, il capo dei banditi - Sangue di drago? Draghi? Barbagrigia? Ma che idiozie sono queste? La gente di Skyrim è impazzita! -
- Un mio amico mi ha detto che i draghi esistono, ne ha visto uno volare vicino a Riverwood - Disse una voce maschile, con tono acuto.
- Sciocchezze! - Gridò il Redguard infuriato - I Draghi non esistono! Come non esiste nessun Sangue di drago! E ora tornate al lavoro o non vi pago un bel niente! -
Mercurius, udì i passi dei banditi muoversi caoticamente in tutte le direzione e capì che doveva muoversi subito.

Sgattaiolò lungo la palizzata, tenendo la schiena contro di essa e stando attento a non far rumore.
Mancava poco e avrebbe lasciato quel sentiero ritrovandosi quasi a ridosso del rifugio di Cliffside, ma ebbe la sfortuna di inciampare su un piccolo sasso che rotolò giù da una crepaccio profondo pochi passi, ma bastò questo per allertare il bandito che era di guardia sulla torre di osservazione.
- Mi è apparso di sentire qualcosa? - Disse una voce sospettosa, mentre prendeva una freccia dalla faretra.
L'imperiale si mise accovacciato con la schiena appiccicata alla palizzata, guardando nella direzione del bandito.
- Chi c'è? Esci fuori! - Disse il bandito con voce tremante, cercando nel frattempo di sembrare sicuro di sè.
Ad un tratto un enorme tuonò echeggiò nel cielo nuvoloso di Skyrim, facendo sobbalzare il bandito e facendogli cadere la freccia dalle mani.
- Maledizione! - Imprecò questo, ridendo fra sè - Va bene, va bene, mi hai spaventato questa volta Sithis -
Mercurius non capiva, che c'entrava Sithis con il tuono? Ma non si soffermò molto.

Improvvisamente alcune gocce caddero giù dal cielo battendosi contro il suo viso, e in pochi secondi la pioggia venne giù con insistenza, per l'imperiale era una manna dal cielo.
- Adesso dovrò fare la guardia inzuppato di acqua, che fortuna... - Borbottò il bandito fra sè. Rinfoderò l'arco attorno alla spalla, prese la freccia dal pavimento e infine, si sedette sulla sedia.
Per Mercurius fu un sollievo sapere che il bandito si era totalmente dimenticato del rumore che aveva fatto pochi secondi fa.
Coperto dalla pioggia strisciò lungo la palizzata dell'accampamento e infine, si allontanò furtivamente tra le enormi rocce, tra i tuoni che echeggiavano minacciosi nel cielo si Skyrim.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La carovana del Khajiit ***


L'orco, che era diventato il braccio destro di Folkor si sedette su un grosso masso accanto al Nords.
- La carovana del Khajiiti passerà di qui, giusto? - Chiese guardando la stradina sotto il fortino.
- Proprio così - Rispose Folkor - Il Khajiit sà che queste strade sono infestate dai banditi e rinnegati, quindi, si accerterà che non ci siano pericoli prima di percorrere questa strada. -
- Cosa vuoi dire? - Domandò l'orco.
- Dobbiamo spostare metà degli uomini nella foresta, mentre gli altri rimarranno nascosti qui -

Dopodichè si girò verso l'orco, per avere la sua massima attenzione.

- Non sarà certo facile spostarli senza attirare l'attenzione degli imperiali che pattugliano il territorio, ma dobbiamo provarci. -
- Se vuoi mi metto io a comando dell'altra metà - Si offrì di aiutarlo l'orco. Non era la prima volta che spostava così tanti banditi da un punto all'altro della regione.
- Va bene, amico mio. - Affermò Folkor, con un sorriso - Ma stai attento. I soldati imperiali sono ben addestrati e pericolosi, evita qualsiasi scontro con loro se non è strettamente necessario. -
- Sai che di me puoi fidarti - Annui l'orco.

Folkor in passato aveva avuto a che fare con i soldati imperiali e sapeva bene quanto fossero pericolosi.
Circa due mesi fa, era diretto con il suo gruppo a fare razzie per la regione di Solitude, dove sentì dire che un carico pieno di lingotti di ferro stava arrivando da High Rock.
Non perse tempo, preparò i suoi uomini e partì verso Solitude, accampandosi infine vicino a una caverna.
La carovana era scortata da alcuni soldati imperiali, erano tutti giovani e pensò che fossero dei pivelli alle prime armi.
Quando decise di attaccare, si rese contò che aveva sbagliato a sottovalutarli.
In breve tempo furono massacrati, e Folkor fu costretto a battere ritirata insieme a pochi superstiti.
Dopo quella disfatta Folkor ci pensò due volte prima di attaccare una carovana sotto la protezione degli imperiali.

Alle prime luci dell'alba Folkor si svegliò radunando tutti i banditi.
- Credo che tutti voi sappiate che oggi è il gran giorno! - Alzò la voce per farsi sentire da tutti.
- Metà di voi andranno con Azarug e metà rimarranno nascosti qui. Tutti voi dovete fare la vostra parte se volete che quel carico cada nelle nostre mani! -
- Il Khajiit passerà da qui tra poche ore e noi dovremmo essere preparati a colpire. Che gli otto ci assistano! -

Tutti i banditi acclamarono Folkor e alcuni alzarono le armi in cielo gridando vigorosamente.

L'orco prese sotto il suo comando metà dei banditi e si diresse verso la foresta, mentre Folkor rimase con l'altra metà nascosta nel fortino.
Come aveva intuito il Nords, un soldato a cavallo galoppò lentamente fino al fortino, guardandosi scrupolosamente attorno.
Ma non era un semplice esploratore, no. Era un soldato imperiale e questo complicava già di molto il piano di Folkor.
Poteva contare sul fatto di avere molto più uomini di loro, ma quasi tutti i banditi non sapevano combattere come loro.
Doveva provarci, ormai aveva pianificato tutto e non poteva tirarsi indietro, poichè i suoi uomini l'avrebbero deposto e forse persino ucciso.

Dopo una manciata di minuti la carovana comparve infondo alla strada, scortata da quindici soldati imperiali ben equipaggiati.
Il Khajiit era in mezzo a loro, vestito con degli abiti pregiati e costosi.
Dalla foresta scorse l'orco che gli fece cenno con la spada orchesca di essere pronto ad entrare in azione.
Quella era il momento giusto per attaccare, poichè i soldati imperiali sarebbero stati impegnati su due fronti.

Con un grido valoroso Folkor ordinò l'attacco, e improvvisamente i soldati imperiali sguainarono le loro spade.
I banditi si riversarono con foga contro di loro, urlando e brandendo le varie armi.
Il Khajiit, sgattaiolò verso la carrozza, ma fu colpito da una freccia sul petto e cadde a terra.
I soldati imperiali si batterono con impeto, uccidendo quasi del tutto la metà degli uomini dell'orco, ma furono annientati dal gruppo di Folkor.
Il piano aveva funzionato, ma al costo di tante vite.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3431398