Wonderland Falls

di Shir
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nella Tana del Bianconiglio ***
Capitolo 2: *** Dead tea party ***



Capitolo 1
*** Nella Tana del Bianconiglio ***


Dum. Dum Dum.
 
Il suo cuore batteva ritmicamente ad ogni passo che faceva, ogni falcata sul pavimento bianco che lo faceva avanzare e gli dava una spinta verso il suo obbiettivo mobile che si trovava proprio sulla sua traiettoria, spiccava in mezzo a quelle pareti bianche e quella luce fredda che faceva riflettere tutto, era quasi abbagliante, i suoi occhi facevano fatica a vedere la figura di sua sorella che sfrecciava in quel mare di bianco che li avvolgeva, mentre pazienti e inservienti facevano da ostacoli per la loro corsa sfrenata. Mabel era veloce, agile, scattante, saltava le barelle e schivava i pazienti, sembrava un anguilla che sgusciava continuamente dalle sue mani, irraggiungibile. E Dipper non poteva essere da meno, metteva potenza nelle gambe, ogni scatto in avanti gli sembrava di guadagnare terreno, si appiattiva per passare in mezzo alle persone, scivolava sotto le barelle e spintonava gli inservienti per raggiungerla, doveva raggiungerla, doveva afferrare quel miraggio intangibile che era sua sorella in mezzo a quel bianco abbagliante, la sua risata cristallina echeggiava in quelle mura fredde, mentre tutte le proteste e le urla erano coperte da quello sprizzo di felicità che fuoriusciva da entrambi. Il ragazzo era così concentrato sulla forma della propria gemella che correva verso la fine del corridoio che non si rese conto del muro che si era parato fra lui e lei, non un muro letterale, una presenza che gli impediva di vederla in quel momento, ma era una presenza familiare, molto familiare ai suoi occhi e alla sua anima. Lasciò che il suo corpo sbattesse con quello dell'uomo di fronte a lui, il petto duro lo frenò all'istante, ma riacquistò subito l'equilibrio facendo qualche passo indietro per guardare in volto il suo medico curante, nonché suo familiare. 
《Cosa ti avevo detto a proposito di correre nella struttura?》
La voce profonda e severa di suo zio lo colpì come una martellata nell'orecchio, in un certo senso non si aspettava che gli rivolgesse la parola, pensava che lo sguardo di ammonimento bastasse, ma vedeva che dietro gli occhiali gli occhi si erano addolciti subito dopo, infatti bastò solo un suo sorriso scanzonato  di chi sa che ha sbagliato per addolcire completamente l'espressione dell'anziano.
《Mi spiace zio Ford...》
Disse poi con fare e tono dispiaciuto, anche se non era completamente così in colpa per aver giocato ad acchiapparello con sua sorella in un ospedale psichiatrico nonostante i loro diciassette anni. Stanford si massaggiò il posto del naso spostando di poco gli occhiali prima di rispondere a quel ragazzo dall'aria furba ma allo stesso tempo composta.
《Ci devo credere?》
Chiese allora l'uomo dai capelli grigi mettendo su anche lui un sorrisetto furbo di chi di cose ne aveva viste e vissute, ne sapeva certamente di più di un ragazzo di nemmeno vent'anni, chissà quante volte aveva mentito e si era perfezionato nel tempo, anche se non poteva mai essere bravo ed eccellente come suo fratello, ah lui era un bugiardo nato, probabilmente riusciva a convincere anche se stesso di quello che diceva.
《Il fatto è che Mabel mi era venuta a trovare e... 》
Dipper lasciò la frase a mezz'aria, il resto si capiva benissimo, era ovvio che stando con la propria sorella il ragazzo avesse sviluppato il bisogno fraterno di passare del tempo con lei. Ford sospirò appena, passandosi una mano tra i capelli, da bambini ad adolescenti non vi è un passaggio significante, lui dovrebbe saperlo bene.
《Va bene, va bene. Che ne dici di andare a prendere le tue medicine ora?》 
Se prima il volto del ragazzo si era illuminato di un sorriso, in quel momento sembrò dissolversi appena. Non che gli desse particolarmente fastidio prendere le sue pillole o camminare per i corridoi, quello un po' meno a dire il vero, non gli piaceva vedere chi aveva problemi ben più gravi di lui, ma il problema principale era che avrebbe voluto raggiungere prima sua sorella, probabilmente stava ancora correndo all'impazzata credendo che suo fratello la stesse inseguendo per tutto l'ospedale. Il ragazzo annuì appena, per poi farsi condurre dall'uomo più anziano per i corridoi, rimanendo il più vicino possibile a lui, nonostante fossero tre mesi da quando era arrivato in ospedale, ancora non si era completamente abituato a stare in mezzo ai malati più gravi, per qualche strano motivo aveva paura che qualcuno potesse sfuggire alla custodia degli inservienti e fargli del male, ma dopotutto non era un terrore così infondato. La sua attenzione fu richiamata da Ford che, prima di schiarirsi la gola, aveva iniziato a porgli delle domande per quanto riguardava la sua condizione.
《La tua memoria come va?》
Già, come andava la sua memoria? Da quel che poteva constatare non vi era stato il minimo miglioramento dall'incidente in poi, nulla che fosse ricollegato ad esso o alle tre ore antecedenti, l'unica cosa che ricordava era di essersi svegliato in un letto di ospedale con una ferita all'addome, in seguito gli era stato detto che era stata causata da un pezzo di vetro. 
Una semplice amnesia non era un qualcosa di così grave da dover essere internato in un ospedale psichiatrico, ma grazie alla presenza di suo zio e alcune "attenuanti", come l'esperienza traumatica e il probabile sviluppi di ulteriori problemi una volta recuperata la memoria, aveva un posto assicurato nella struttura, una struttura molto efficiente del resto. Per quello che gli era stato detto l'incendio aveva distrutto l'edificio dove si trovava, ma nient'altro gli era stato detto, i medici avevano particolarmente insistito affinché recuperasse con le proprie capacità e con l'aiuto  delle medicine, in modo da rendere l'esperienza meno traumatica di quanto già non lo fosse. Non gli era consentito nemmeno di vedere nessuno che non fosse interno alla struttura, ma Mabel faceva eccezione, non poteva assolutamente privarsi del tempo passato con la propria gemella, anche se gli mancavano terribilmente lo zio Stan, Wendy e Soos, per non parlare dei suoi genitori, li aveva visti solo quando si era svegliato nel letto di ospedale e poi avevano acconsentito di partire per un esperienza lavorativa all'estero, comunque non avrebbero potuto vederlo, quindi tanto valeva tenere la mente occupata altrove da nuove esperienze, nemmeno Dipper lo riteneva un ragionamento tanto sbagliato. Fatto mente locale con ciò che aveva riportato alla mente, il ragazzo scosse la testa sconfortato, ma poi sentì la mano a sei dita dell'altro pattargli il capo da sopra il cappello, per poi rivolgergli un debole sorriso.
《Non deve essere immediato, prenditi pure il tuo temp-》
La sua voce calma e rassicurante si fermò quasi all'istante nel sentire un imprecazione da lontano, oramai era abituato a sentire pazienti o medici perdere la propria compostezza, chi era abbastanza cosciente nel caso dei pazienti, ma c'era una voce in particolare che si sentiva spesso imprecare, in altrettante occasioni anche ruttare senza ritegno.
 《Ma dannazione, po-possibile che- URP- possible che ogni fottuta volta si de-debba trovare sempre della sborra a terra in questo punto?》
Capitava spesso che vi fossero pazienti con problemi psicofisici, altrettanto spesso che sporcassero o revesciassero mobili e oggetti vari, ma accadeva ancora più spesso che Rick Sanchez, medico inviso alla maggior parte dei suoi colleghi, sfogasse ad alta voce la sua frustrazione. Ford oramai conosceva alla perfezione il soggetto e, al contrario dei suoi colleghi, aveva deciso che era meglio non farselo nemico, un normale rapporto tra colleghi era la soluzione migliore con persone del genere. Aggirò la pozza di... di qualunque cosa fosse quella lì per terra e altrettanto fece Dipper, per poi trovarsi faccia a faccia con l'altro medico e il paziente dietro di lui.
《Come è stato il tuo giro, Rick?》
L'altro sbuffò rumorosamente, era evidente che non era stata per niente una passeggiata.
《Lo stronzetto dro-URP- drogato ha preso delle medicine che non erano le sue e le stava usando per fare chissà quale c-cosa, quella con le crisi su-suicide ha tentato di strozzarsi con l'asciugamano, non chiedermi come. Per- per il resto i soliti p-probl-ER-mi, lamentele e cazzate varie.》
Dopo lo sfogo, che lasciava trapelare la grande umanità dell'uomo, Dipper si rivolse al ragazzo dietro di lui che era stato in silenzio per tutto il tempo.
《Te come va, Morty?》
Morty Smith era un paziente "avvantaggiato", se così si poteva definire, dato che il suo medico curante era un suo parente, il nonno per la precisione. Dipper non sapeva molto del problema psicologico che lo affliggeva, ma si trovava molto bene a passare del tempo con lui dato che non poteva uscire dall'istituto e anche l'altro ragazzo sembrava avere trovato conforto dalla loro amicizia. Da quel poco che sapeva Morty era schizofrenico, non aveva mai visto un sua crisi psicotica, ma aveva sentito alcuni dei suoi deliri. Parlava di viaggi nello spazio e di realtà alternative, diceva che quando un sé stesso di un'altra dimensione moriva si sentiva morto anche lui, la sua mente produceva avventure sempre nuove, ma in ogni suo racconto vi era l'immancabile presenza del nonno. Dipper avrebbe solo voluto che guarisse, così come il ragazzo riccio voleva che lui recuperasse la memoria.
《N-non c'è male, sto p-pre-prendendo le medicine e gli incubi dei miei vi-viaggi stanno sparendo. Tu?》
《Ancora niente.》
Rispose sconsolato aggiustandosi il cappello, ricevendo solo un espressione triste dato che non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che il nonno aveva iniziato a trascinarlo per la manica.
《Fate dopo s-salotto. Ci sono cose più importanti ora.》
Fu la risposta secca dell'anziano mentre trascinava il ragazzo per il braccio, mentre l'altro uomo mise una mano sulla spalla del nipote per esortarlo ad andare. Non furono necessarie parole, iniziò a muoversi nuovamente a fianco dello zio verso la fine del corridoio, dove vi era l'inserviente con il carrello delle medicine, da quel che ricordava era il turno di Robbie di distribuire sul piano, ma non trovarono nessuno vicino al carrello; Ford storse il naso, lo avrebbe rimproverato dopo. Ma lo sguardo di Dipper più che sulla mancanza di Robbie aveva notato la chioma bionda di Pacifica muoversi mentre era probabilmente intenta a cercare le sue medicine. Ford si avvicinò cautamente alla ragazza per poi richiamarla per nome, al ché la ragazza si girò con aria scocciata.
《Dottor Pines, potrebbe cercare lei le mie medicine? Robbie se n'è andato a flirtare con l'infermiera al piano inferiore. Come è che si chiamava? Tammy, Tambry, una cosa del genere.》
Il medico si passò una mano nei capelli grigi sospirando, avrebbe dovuto immaginare l'esatta locazione del giovane inserviente.
《Immaginavo, dammi un attimo.》
Disse prima di mettersi a cercare il barattolo adatto in mezzo alle decine di medicine diverse presenti sul carrello; nel frattempo la ragazza bionda aveva iniziato ad aggiustarsi i capelli con fare teatrale e a poggiarsi contro Dipper, iniziando a parlare con voce drammatica.
《Meno male che siete arrivati voi, non avrei saputo cosa fare altrimenti!》
In nemmeno venti secondi Dipper potè  notare tutti i sintomi principali del disturbo istrionico di personalità, la malattia che affliggeva la ragazza che si era letteralmente spalmata su di lui: gesti teatrali, un modo di fare al limite del drammatico che porta inevitabilmente ad essere al centro dell'attenzione e atteggiamenti sensuali, troppo sensuali, in pubblico.
Per quanto la situazione fosse imbarazzante, Dipper tentò di rimanere il più calmo possibile e di non darle corda, proprio come gli aveva detto Ford. Ma nel momento in cui lo zio gli passò quelle che sembravano le sue pillole, dei cori angelici giunsero alle sue orecchie, la sua via di fuga. Prese il barattolo e delicatamente si spostò da vicino la ragazza, scusandosi con un sorrisetto imbarazzato. 
《Scusate, devo correre, Mabel mi starà certamente aspettando.》
Nemmeno il tempo di finire la frase che già stava correndo verso la fine del corridoio, andando verso l'ascensore così che nel frattempo potesse prendere le sue pillole. Pacifica allungò una mano verso di lui, aprendo la bocca come per dire qualcosa, un qualcosa che forse era importante, ma la mano di Stanford sulla propria spalla la persuase abbastanza da non provarci ulteriormente, prese le medicine che gli aveva dato il medico e tornò nella propria stanza.
L'ascensore lo portò al piano superiore rispetto a dove si trovava prima, su quel piano vi era la sua stanza e molto probabilmente sua sorella lo stava aspettando lì, si mise il barattolo in tasca, dato che aveva preso le solite due pillole, e si incamminò verso la sua camera. Per qualche strana ragione il corridoio era vuoto, lui odiava quando ciò accadeva.
Soprattutto quando passava vicino la camera blindata.
Quella stanza gli metteva i brividi, soprattutto per le storie che aveva sentito dagli inservienti; qualcuno diceva che avesse ucciso la sua intera famiglia, alcuni che aveva fatto stragi di innocenti. Non vi era una versione unica, ma tutti concordavano che gli era stata concessa l'infermità mentale per il rotto della cuffia. Una profonda sensazione di ribrezzo gli faceva accapponare la pelle mentre era lì, fermo, a contemplare la porta con lo sportellino per la visiera semi aperto, sembrava che una belva potesse sfondare la porta da un momento all'altro, e in effetti accadde quasi una cosa del genere. Lo sportellino si aprì completamente di scatto, rivelando due occhi ambrati, sembravano quelli di un gatto nero nella notte, anzi, forse più simili ad un serpente dato che la pupilla era strettissima, quasi innaturale, che fosse in realtà un'allucinazione? Chi può dirlo, fatto sta che lo spavento generato da quel gesto fece correre un brivido lungo tutta la spina dorsale, dandogli la spinta e la forza necessaria per correre il più velocemente possibile verso la fine del corridoio, per poi trovarsi la strada sbarrata da una presenza familiare.
Sua sorella stava con le braccia incrociate, appoggiata contro il muro e con un espressione di disappunto, mentre il fratello, ancora terrorizzato, si fermò per riprendere fiato, non si sarebbe più fermato per quella parte del corridoio, poco ma sicuro.
《Come mai mi hai fatto correre come una cretina per mezza struttura inutilmente? E come mai ora stavi correndo?》
Come c'era da aspettarsi da un tipo dinamico come Mabel, non diede a Dipper nemmeno il tempo di riprendersi dalla corsa e dallo spavento, quindi, ancora con il fiatone, il ragazzo moro provò a rispondere alla sorella.
《Zio Stanford doveva darmi le medicine e..》
Per qualche strano motivo aveva una certa vergogna nel dirle che si era spaventato nell'osservare la camera blindata, era vero che vi era un pericoloso sociopatico all'interno, ma era pur sempre chiuso a chiave.
《Ti ha spaventato ancora la camera blindata?》
Chiese lei con un dolce e comprensivo sorriso sul suo volto mentre Dipper annuiva timidamente. Non c'era niente da fare, Mabel era l'unica persona capace di comprenderlo pienamente. Il loro era un legame indissolubile, una forte connessione, si poteva definire quasi telepatia, a loro piaceva definirla "dote dei gemelli" e probabilmente era così, quella strana connessione ce l'avevano anche i loro prozii, anche se Stan e Ford avevano perso quell'immediato tocco magico con il tempo.
Dipper era così confortato da quel momento tra di loro che quasi non si accorse di come sua sorella gli aveva preso il cappello, saltellando all'indietro come una scimmietta dispettosa, per poi riprendere quella corsa sfrenata nel lungo corridoio. 
Ripresosi dallo shock iniziale anche Dipper iniziò a correre verso di lei mettendo quanta più potenza poteva nelle gambe, in modo da fare slanci più lunghi ma diminuendo il tempo tra un appoggio e un altro. Come al solito la luce fredda che rimbalzava sulle piastrelle bianche era quasi accecante, come un fascio di luce che avvolgeva ogni cosa. Stavolta non vi erano ostacoli, era un rettilineo libero da persone o barelle, non vi erano più scusanti per lui; con uno scatto veloce allungò la man verso la ragazza mora, ma proprio in quel momento la luce si era fatta troppo forte, tanto da dover chiudere gli occhi.
 
Nel momento in cui li riaprì, però, notò che vi era un qualcosa che non andava, un qualcosa che probabilmente sfidava tutte le leggi fisiche esistenti e non, un evento fuori dal mondo che non aveva alcuna spiegazione logica e razionale. Sentì un terrore crescente fargli rizzare i peli sulla cute mentre si osservava attorno; le piastrelle bianche furono sostituite da un rigoglioso prato verde, si potevano notare le gocce di rugiada scivolare sui fili d'erba come perle sulla morbida seta, le lunghe pareti bianche furono come abbattute, ora vi era solo uno spazio sconfinato ma non si limitava solo al prato verde, vi erano anche altri elementi naturali come rocce, un corso d'acqua e dei fiori. Qualunque cosa fosse successa in quel momento Dipper la ricollegò alle medicine che aveva preso, forse suo zio aveva sbagliato a dargli le pillole, magari aveva cambiato le medicine ma non avevano sortito l'effetto sperato; qualunque cosa fosse doveva aspettare di svegliarsi da quell'allucinazione, un'allucinazione così reale da fargli sentire la fresca brezza dell'aria aperta, l'odore di fresco e di primavera che gli pervadeva le narici e lasciava un senso di calma interiore, insieme all'intenso frusciare delle foglie e degli uccelli che cinguettavano in lontananza, sembrava di essere in una versione romanzata e principesca del Central Park di New York. Ma nonostante la calma iniziale data dall'ambiente un profondo senso di sconforto si fece nuovamente strada nella sua mente, facendo nascere nella sua testa gli scenari più terribili e spaventosi, come se a quella situazione non vi fosse rimedio o se portasse a conseguenze ancora più negative.
《Hey ragazzo, rilassati! Non sta mica finendo il mondo.》
Proprio mentre pensava che le sorprese stavano finendo lì una voce particolarmente acuta e fastidiosa, ma per qualche ragione familiare, giunse alle sue orecchie facendolo sobbalzare, alzando il suo livello di allerta. Chi poteva mai essere in un posto del genere, circodato dalla più pura natura lussoreggiante? Ma nello specifico, sempre entrando nell'ottica della razionalità, chi c'era nella sua mente?
《Chi va là?》
Chiese il ragazzo con timore crescente mentre si guardava freneticamente attorno, ma non ebbe nessuna risposta. L'individuo, l'essere, qualunque cosa lo avesse chiamato, non si era degnato nemmeno di palesarsi davanti ai suoi occhi. Dipper avanzò con cautela, lui faceva tutto con cautela, era un tipo organizzato a cui piaceva calcolare ogni singola cosa, ma quell'evento fuori programma lo aveva totalmente sconvolto, come si poteva gestire una situazione del genere quando non si capiva nemmeno la causa di tutto ciò? La voce gli parlò nuovamente, ma questa volta la figura gli passò velocemente davanti, come per indicargli una via.
《Seguimi.》
Aveva sussurrato con fare misterioso la voce, c'era un qualcosa di mellifluo nel suo tono, ma anche una forte carica di personalità, tanto da convincere anche una persona come Dipper che guarda tutto con occhio torvo. Il ragazzo avanzò di qualche passo, dritto fino a quella che sembrava essere una fitta foresta formata da alberi compatti e altissimi, ma che poi alla fine si rivelò solo un sottile muro di querce che portavano ad un corso d'acqua riconducibile ad una cascata molto più in là. Il moro non aveva mai visto un luogo simile nemmeno nei film o descritto nei libri, sembrava così armonioso da essere fatto di pura magia; la cascata sembrava sottile come un filo di velluto mentre il corso d'acqua era talmente trasparente da far intravedere delle rocce color turchese, mentre l'acqua sembrava avere un leggero colorito lilla. Se era un'allucinazione, cosa molto probabile, allora suo zio gli aveva dato della roba davvero forte, nemmeno nei suoi sogni più remoti avrebbe immaginato di vedere una cosa del genere. 
《Hey ragazzo!》
Dipper sgranò gli occhi per la sorpresa, non si aspettava che la voce lo richiamasse proprio nel momento in cui stava ammirando la splendida e fiabesca realtà attorno a sé. Nel momento in cui si girò si aspettava di trovare di nuovo solo l'ombra della figura che lo aveva guidato fino a quel punto, ma la creatura era così sproporzionata e raccapricciante che urlò spaventato, cadendo all'indietro e indietreggiando freneticamente in preda al panico. Lo strano individuo aveva la forma di un gatto giallo ocra ma la testa era molto più grande e sproporzionata rispetto al corpo, mentre un enorme sorriso campeggiava nella parte inferiore del muso, mentre in quella superiore vi era un solo ed enorme occhio giallo con una pupilla sottile come uno spillo. La cosa meno strana era che avesse le zampe anteriori e la coda neri, mentre all'estremità di quest'ultima vi era una mano; il suo petto era completamente bianco, l'unico colore scuro era dato da un papillon nero sotto il collo, completato da un lungo cappello a cilindro che fluttuava sulla testa. Dipper riprese fiato e guardò con incredulità lo strano essere, quell'unico occhio era orripilante, il suo sorriso era inquietante e la sua presenza, la sua esistenza, un enorme sbaglio; iniziò nuovamente a guardarlo, stavolta con curiosità e con aria indagatoria, lo stava studiando nei minimi particolari, sia nelle sue fattezze da felino più naturali che quelle più impossibili, ma ancora non riusciva a guardare fisso quell'enorme occhio da rettile.
《Sai che non è educato fissare gli altri, Dipper?》
Disse il gatto con voce melliflua mentre si muoveva sinuosamente attorno al ragazzo ancora seduto per terra da quando era caduto. Riscossosi dai suoi pensieri grazie alle parole dello Stregatto, aveva deciso di soprannominarlo così dato che gli ricordava quello del libro, si alzò di scatto all'inpiedi aggiustandosi i vestiti, scompigliati dalla caduta e inumiditi dalla rugiada sull'erba, mentre ancora registrava e si capacitava di ciò  che quella sottospecie di gatto, che tra l'altro essendo un animale non avrebbe dovuto parlare, non solo gli aveva detto che era stato maleducato ma lo aveva anche chiamato per nome. Ormai il ragazzo non aveva più tempo né modo per rimanere shoccato, la situazione era talmente fuori dal comune che non sapeva più cosa era stranezza e cosa era normalità; e francamente non voleva nemmmeno sapere se vi erano differenze.
《Come sai il mio nome?》
Chiese il ragazzo con leggera apprensione, se pure era in parte cosciente che quella era un allucinazione o un illusione, comunque quell'individuo in teoria era un estraneo, nonostante la voce vagamente familiare non ricordava di aver mai incontrato un obbrobrio del genere. Il suddetto obbrobrio si avvicinò ulteriormente, per poi fare uno scatto finale e il suo grande occhio si trovò a pochi centimetri da quelli dell'altro, senza sbattere nemmeno un attimo la grande palpebra. La tensione di Dipper saliva fino a fargli contorcere le interiora; la voce minacciosa e cupa del gatto gli rimbombava nelle orecchie.
《So molte cose. Molte.》
Il suo sussurro sembrava quasi un sibilio e come si era avvicinato si allontanò, iniziando a fluttuare attorno al ragazzo che lentamente stava cercando di assimilare quanto più dettagli appartenenti al paranormale possibili.
《Benvenuto nel tuo esclusivo e personale Paese delle meraviglie!》
Era vero che non vi era significato a quello che stava succedendo e che prima aveva trovato un'assonanza fra quell'essere e lo Stregatto del libro, ma che addirittura avesse trovato inconsciamente, dato che era sicuro che quello fosse frutto del suo subconscio, una connessione così forte con il libro di Lewis Carroll, la cosa era inquietante e non poco dato che si basava sui racconti di una persona psicotica. Che fosse impazzito anche lui?
《Hey ragazzo, qua dentro non sei ne il primo ne l'ultimo con problemi di questo tipo. Almeno tu ne sei cosciente.》
Ci pensò lo Stregatto a esemplificare e spiegare i suoi dubbi e le sue preoccupazioni, allora era vero che stando in mezzo ai pazzi si diventava pazzo oppure era stato causato dall'incidente? Ma cosa più importante avrebbe dovuto parlarne con suo zio? Avrebbe dovuto rischiare di essere sottoposto ad un trattamento più serio? Oppure dato che era cosciente poteva evitare tutto ciò?
《Dato che ti vedo confuso, se non capisci la tua presenza qui è praticamente inutile, spiegherò io, Dipper. Altrimenti come farò a divertirmi anche io?!》
Disse nuovamente la creatura fluttuante sopra e attorno a lui, concludendo quella frase che non presagiva nulla di buono con una risata divertita.
《La tua mente cerca di riportare alla luce dei ricordi ma senza alcun successo. Questo è solo un meccanismo affinché sia tu in prima persona a cercare la verità, i vari frammenti sono sparsi in giro così come-》
Lo Stregatto si fermò subito dopo, il suo ghigno si allargò tanto da arrivare fino alle orecchie, assumendo un aspetto più che inquietante.
《Direi che ho parlato anche troppo, lascio il resto a te.》
No, no no no no. Non poteva lasciarlo così, non poteva dirgli metà di quello che c'era da sapere e poi andarsene, non poteva, non doveva, lui aveva il bisogno vitale di sapere, doveva capire cosa gli stesse succedendo in quel momento. Quell'enorme occhio continuava a fissarlo divertito, come se si stesse prendendo gioco di lui e quel sorriso, quel sorriso che voleva dire tutto e voleva dire niente, la sua espressione indecifrabile che scomparì come il resto del corpo, rimanendo solo il sorriso e l'occhio e poi nemmeno quelli, lasciando il povero ragazzo da solo con i propri pensieri e le proprie incertezze.
Frammenti di memoria, era così che li aveva chiamati. Avrebbe dovuto cercare letteralmente nella sua mente per trovare la verità dietro ciò che lo affliggeva? E poi cosa voleva dire subito dopo? Perchè si era fermato prima? Quell'essere gli nascondeva definitivamente qualcosa, ma cosa poteva mai rappresentare quella mostruosità nella sua mente? Non aveva una risposta per nessuno di questi quesiti, ma era sicuro che scavando e fronteggiando se stesso, il suo più grave ostacolo, sarebbe certamente riuscito a risalire dalla Tana del Bianconiglio.
 
(( oooook, dovrei tipo continuare altre storie in altri fandom,ma questa idea mi ronzava in testa già da giorni e non ho potuto resistere, dovevo scrivere questa storia. Purtroppo ancora non riesco a fare un lavoro decente con le descrizioni, ma imparerò, vedrete! Non è che abbia molto da dire in questo primo capitolo, qindi spero che vi sia piaciuto e che resyerete per leggere il prossimo.
Al Prossimo capitolo!
Shir
p.s si ringrazia Will per la correzione! <3 ))

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Capitolo 2
*** Dead tea party ***


Lentamente, il tepore del sole, che entrava dalla finestra appena coperta dalle tende di organza trasparente, risvegliò le membra addormentate e piano piano tutti i sensi ripresero possesso del suo corpo.
Dipper aprì debolmente gli occhi, sbattendo varie volte le palpebre per mettere a fuoco l'ambiente circostante e, con un forte mal di testa che gli martellava l'interno del cranio, si alzò dal letto tirando su prima la schiena per poi scendere. Inizialmente dovette faticare per trovare il giusto equilibrio, ma dopo un po' riuscì a mettere saldamente i piedi a terra ed avere una chiara visuale della stanza attorno a sé; la sua stanza.
Osservò il blu spento della coperta e delle tende per poi spostarsi sulle pareti e il pavimento bianchi andando oltre, fino a vedere la scrivania di plastica blu con tutti i suoi libri e la sedia girevole.
Si non c'era dubbio, era la sua stanza. A quel punto  cercò di fare mente locale per tentare di ricordare cosa era successo prima; istintivamente portò la mano sopra la testa, per poi tirare un sospiro di sollievo nel ritrovare il suo cappello sulla propria testa a coprire quella voglia a forma di Grande Carro che si trovava sulla fronte.
Dipper si era sempre vergognato di quella voglia, la quale gli era valsa anche il soprannome che portava al posto del nome, ma per fortuna c'era sempre Mabel che-
Mabel, stava giocando con lei prima, ma ora dov'era? Cercò freneticamente attorno a sé, per poi notare un foglietto bianco sulla scrivania, si avvicinò e lo prese in mano, esami andò lo accuratamente, i brillantini indicavano certamente che era di sua sorella, quindi ne lesse il contenuto.
 
DipDopStai meglio ora? Sei svenuto e ho chiamato zio Ford, mi ha detto di lasciarti riposare e sono tornata a casa da zio Stan, ci vediamo domani!
 
Dipper tirò un sospiro di sollievo, per fortuna Mabel stava bene e il suo era stato solo un mancamento, ma lo collegò alla strana esperienza che aveva vissuto pochi attimi prima. Non aveva mai sentito di allucinazioni dove si era coscienti di essere in un allucinazione, ma era sicuro che quell'essere avrebbe perseguitato i suoi sogni per un bel po'.
Ma a quel punto si rese conto che gli si era posta davanti una scelta che avrebbe avuto grandi conseguenze nella sua vita. Se era vero che come aveva detto lo Stregatto quello era un modo per recuperare i suoi ricordi doveva andare fino in fondo e scoprire la verità dietro il suo trauma, ma dall'altra parte sentiva il bisogno e il dovere di dirlo a suo zio, se fosse stato un qualcosa di grave e non un modo per recuperare i ricordi si sarebbe messa davvero male per lui, avrebbe dovuto decidere in fretta, avrebbe dovuto fare cosa era giusto. Ma al contrario delle sue aspettative decise più velocemente di quanto pensasse; aveva fiducia nella medicina e nelle cure di suo zio, era certo che lui avrebbe risolto tutto.
Si diresse verso l'uscita della sua stanza per andare a cercare un qualsiasi medico,  doveva liberarsi di quel peso che lo affliggeva; imboccò il corridoio che portava all'ascensore, accelerando il passo vicino la camera blindata, ma poco dopo il mal di testa riprese a martellare più forte di prima, non lasciandogli più scampo. Si accasciò al muro mentre sentiva che i sensi lo abbandonavano ancora una volta, tutto attorno a lui diventava sfocato fino a perdere i colori e la lucentezza, avvolgendolo ancora una volta nel suo mondo fatto di menzogne e allucinazioni.
 
Appena aprì gli occhi si ritrovò nella medesima natura verde e lussoreggiante dell'altra allucinazione, ma quella volta non era completamente immerso in quella realtà naturale. Si trovava di fronte un bivio e i cartelli non indicavano direzioni precise, era piuttosto singolare. "Da questa parte", "sopra", "sotto", "destra", "di qua", "di là" erano solo alcuni dei vari esempi di indicazioni astratte che si trovò davanti, ma ciò non gli chiariva dove dovesse andare e cosa dovesse fare, ma soprattutto come uscire da lì; doveva andare da Ford e dirgli di quelle allucinazioni al più presto, era pericoloso per lui continuare andare andare vanti senza-
《Dove devi andare, ragazzo?》
La stessa voce acuta dell'altra volta interruppe il suo flusso di pensieri, costringendolo a girarsi verso la sua fonte e alzare lo sguardo per cercarlo. Lo trovò appollaiato sul ramo di un albero con il suo solito sorriso, come se volesse farsi gioco di lui, forse realmente era così. 
Dipper storse un po' il naso, non gli piaceva essere preso in giro e nemmeno avere a che fare con quell'essere, ma era la sua unica guida in quella pazzia.
《Da nessuna parte in particolare, mi basta andare da qualche parte. Che direzione devo prendere?》
Lo Stregatto chiuse il grande occhio e iniziò a ridacchiare seriamente divertito, ma poi divenne una risata vera e propria e l'adolescente si sentì davvero preso in giro.
《Cosa c'è da ridere?》
Sbottò lui contro lo strano gatto, ma quello non diede cenno di fregarsene del suo cambio di umore, ma la risata cessò quasi subito dopo, offrendo al ragazzo una brillante spiegazione.
《Se non ha importanza dove devi andare perchè dovrebbe averne che direzione prendi?》
In effetti il ragionamento non faceva una piega, non era per niente una constatazione stupida, anzi. Dipper si vergognò profondamente per essersi arrabbiato pur avendo torto, oltre a sentirsi enormemente stupido per non averci pensato lui.
《Se cerchi il Bianconiglio però devi andare a destra》
Bianconiglio? Di cosa stava parlando? Era vero che nella storia Alice era finita nel Paese delle Meraviglie seguendo il Bianconiglio nella sua tana, ma lui non aveva avuto nessuna esperienza del genere. Ma come al solito lo Stregatto venne in suo aiuto.
《Non ti viene proprio in mente niente? Chi inseguivi prima di arrivare qui?》
Mabel. il suo Bianconiglio era Mabel. Era lei che stava inseguendo quando si era ritrovato per la prima volta nel Wonderland, che si trovasse anche lei lì, nelle sue fantasie? Probabilmente il suo cervello prendeva tutti gli elementi a lui cari per avvicinarlo ulteriormente alla verità, doveva essere per forza così.
《Quindi se vado  a destra dovrei trovare Mabel?》
《No, ma puoi chiedere di lei al Cappellaio Matto》
Certo, aveva senso. O almeno aveva senso la mancanza di senso. Guardò ancora una volta le indicazioni, ora che sapeva dove andare poteva chiedere allo Stregatto senza problemi.
《Quindi dove devo andare?》
Lo strano gatto mosse un po' la coda aprendo e chiudendo la mano che si trovava alla fine di essa, per poi inclinare la testa di lato con la medesima espressione di sempre.
《Te l'ho detto prima, devi andare a sinistra》
Dipper sbattè le palpebre confuso e non poco, no, qualcosa non andava.
《Prima avevi detto a destra.》
Lo Stregatto sbattè più volte la palpebra allargando ulteriormente il suo sorriso, la sua espressione enigmatica non lasciava trapelare nulla, era snervante non avere una minima idea di cosa stesse pensando quell'obbrobrio.
《Tutte le strade conducono per dove vuoi andare》
Disse semplicemente con voce melliflua, per poi sparire subito dopo, prima lasciando solo la testa, poi solo l'occhio e la bocca e infine nemmeno quelli. Il moro sospirò, oramai aveva perso le speranze con quella creatura, con lui non si poteva proprio ragionare. Un po' titubante andò a destra sperando che lo conducesse proprio dove voleva.
 
Non aveva trovato ostacoli per la stradina, solo prati verdi con qualche sprizzo di colore qua e là dato dai fiori, tutto sommato era piacevole passeggiare con l'arietta fresca e lo splendido paesaggio che lo avvolgeva.
Finalmente dopo qualche minuto di cammino giunse in prossimità di una casa, la forma era piuttosto strana, nulla a che vedere con le case a cui era abituato. Sembrava un cottage inglese con il tetto di paglia, ma la forma sembrava più ricordare un ammasso informe di mattoni; scendendo lungo il lato della casa notò un cancelletto di legno di betulla che conduceva ad un giardino, probabilmente era lì che il tea party si stava svolgendo. 
Il giardino era completamente invaso dal fumo e i commensali stavano cantando allegramente in un orrenda cacofonia di voci. Dipper si addentrò nella coltre di fumo, non era un fumo nocivo, era più un fumo aromatizzato, infatti aveva un piacevolissimo odore di tea e limone.
Una volta che il fumo si diradò di trovò di fronte ad una tavola imbandita con ogni sorta di dolce e molte teiere e tazze piene; i macaroons, i pasticcini, i biscotti e i cupcake erano di molteplici colori e sembravano avere un aspetto invitante.
Alzò lo sguardo sui commensali e si stupì nel trovare volti conosciuti, come aveva fatto a non distinguere le loro voci in lontananza? Al tavolo erano seduti Stan, Wendy e Soos, ognuno vestito in modo bizzarro.
Wendy indossava la solita camicia verde a quadri e da sopra un gilet beige che si intonava con le orecchie da lepre che le spuntavano dalla testa; il vestiario di Soos era cambiato totalmente invece: indossava una camicia bianca e da sopra di essa un cardigan grigio e sopra la testa portava un basco dello stesso colore che lasciava scoperta una delle due orecchie da ghiro. Quello che invece era cambiato di meno era proprio Stan, indossava il suo solito vestito da lavoro, ma al posto del fez rosso portava una alta tuba nera fasciata di rosso alla base.
《Altro tea, Ghiro?》
《Certo Lepre!》
《Buon Non Compleanno a tutti》
Dipper non si aspettava di certo che quello che avrebbe trovato sarebbe stato un qualcosa di sensato, ma non si aspettava nemmeno quello. Si guardò ulteriormente intorno per vedere se vi era traccia di Mabel, ma incrociò sfortunatamente lo sguardo di Wendy che lo catturò completamente e lo incatenò al suo.
Nonostante la cotta per la ragazza era bella che passata, il moro non riusciva ancora a resistere al fascino della giovane donna dagli occhi color smeraldo e i capelli rossi. Lei gli rivolse n sorriso alzando la tazza da tea e rivolgendosi a tutti gli altri, lui compreso.
《Abbiamo un nuovo ospite, forza, festeggia con noi!》
E così come gli aveva intimato così aveva fatto, si sedette al posto di capotavola opposto al Cappellaio, che presumibilmente era il prozio Stan, prendendo parte anche lui ai festeggiamenti.
《Hey amico, anche per te oggi è il tuo Non Compleanno?》
Gli chiese Soos mettendosi in bocca un pasticcino al cioccolato e divorandolo voracemente.
il ragazzo parve pensarci anche, da quello che ricordava tutti i giorni tranne il proprio compleanno erano considerati Non Compleanni, per cui decise di stare al gioco, doveva sapere dove si trovava Mabel.
《Sì》
Rispose lui semplicemente con voce imbarazzata mentre tutti gli altri acclamavano.
《Ma come è piccolo il mondo, anche per noi oggi è un Non Compleanno》
Esclamò suo zio versandosi una tazza di tea senza staccare lo sguardo dal ragazzo, facendo finire il tea anche fuori dalla tazza e sul tavolo a macchiare la tovaglia bianca. Tutti portarono alto le tazze per brindare a quella festa e Dipper fece altrettanto, ma ad ogni loro movimento frenetico del braccio cadeva sempre più tea. 
L'adolescente bevve il suo tea tenendo gli occhi puntati sui commensali, per poi incontrare nuovamente lo sguardo di Wendy che gli rivolse la parola.
《Non è un Non Compleanno senza l'indovinello del giorno!》
Dipper la guardò spaesato; un indovinello? in cosa consisteva?
《Hai ragione Lepre!》
Concordò Soos mettendo in bocca un cupcake decorato con delle praline e fragole mentre Stan si sfregava le mani, come se non vedesse l'ora di fare qualcosa. Bevve l'ennesima tazza di tea tutta di un sorso e una volta finita, con parecchia nonchalance, la gettò all'indietro, lasciando che si frantumasse sul pavimento.
《Bene Dipper. Dimmi, cosa hanno in comune un corvo e una scrivania?》
Dipper non rimase tanto sorpreso dall'indovinello senza senso quanto dal fatto che suo zio, in quel caso però era più corretto chiamarlo Cappellaio Matto, lo aveva chiamato per nome senza che lui glielo avesse rivelato. Pensandoci affondo, anche lo Stregatto aveva fatto la stessa cosa, che anche lui lo conoscesse nella vita reale?
《Come sai il mio nome?》
《Rispondi e basta ragazzo》
Tirò di poco indietro la testa per la sorpresa, l'esortazione era più simile ad un ammonimento. Cosa mai potevano aver in comune un corvo e una scrivania? Lui si ricorda di aver visto il film e una cosa del genere gli suonava familiare, ma la risposta non arrivava; se ci fosse stata Mabel di sicuro avrebbe saputo rispondere a quell'indovinello.
Dipper ci ragionò un po' su e disse di getto la prima cosa che gli era venuta in mente.
 《Contengono entrambi la lettera "r"?》
I tre restarono per qualche secondo senza dire niente, come se stessero metabolizzando la sua risposta...  Per poi scoppiare in una grassa e divertita risata. Il diciassettenne iniziò davvero ad infuriarsi, cosa c'era di divertente in tutto quello? Ogni secondo che passava lì aveva sempre più voglia di tornare a casa.
《Cosa diamine c'è da ridere? Se non è questa la soluzione ditemela voi》
Sbottò alla fine il ragazzo esasperato mentre gli altri cercavano di calmarsi, facendo scemare sempre di più le loro risate e strafogandosi di tea che cadeva per terra e sul tavolo. Appena il Cappellaio si fu calmato  prese parola.
《Ti lasciamo ragionare ancora un po' ragazzo.》
Alzò lo sguardo sugli altri commensali che annuirono trovandosi d'accordo, dopo di ché passò lo sguardo su Dipper, la sua espressione non era più allegra e giocosa ama aveva assunto dei connotati seri e da lì la rabbia del ragazzo iniziò a scomparire, trasformandosi alla fine in ansia.
《Dipper, ci sono cose molte serie di cui dovremmo parlare》
Esordì il proprio discorso l'uomo anziano, mettendo le mani sul tavolo e incrociandole fra di loro; anche Wendy e Soos assunsero un atteggiamento serio, tutti gli sguardi erano puntati su Dipper, facendo crescere ulteriormente la sua ansia.
Di cosa diamine potevano dover parlare? Che fosse un'altra stupidata e quella era solo una scena che si sarebbe  conclusa con una bella risata?
《Ci sono persone che ti vogliono ostacolare nella tua ricerca, per questo la tua mente ha creato un meccanismo autonomo. Quelle persone non vogliono assolutamente il tuo male, anzi, ma non possono tenerti nella campana di vetro per sempre, devi andare oltre e trovare la tua verità.》
Qualcuno gli stava impedendo di guarire, come poteva questo fargli del bene? Molte più domande si formavano nella sua mente, molte più domande che necessitavano di altrettante risposte. Se prima pensava che la cosa migliore fosse andare a cercare aiuto per quei sogni strani ora invece pensava che fossero l'unico modo per raggiungere la verità. 
Avrebbe dovuto indagare e fare ricerche, ma non sapeva nemmeno da dove partire; una cosa era certa, sarebbe stato difficile trovare la verità che nessuna gli voleva dire.
《Avanti, dì qualcosa, questo tea party è diventato un po' morto》
Lo esortò ancora una volta il Cappellaio, ma prima che potesse dire qualcosa si sentì in lontananza un terribile ruggito che fece rimbombare gli alberi e la natura circostante, persino le tazze e le teiere tremarono per un breve momento.
Il Ghiro, la Lepre e il Cappellaio si alzarono di scatto, puntando i loro volti verso il cielo, come e stessero aspettando di vedere qualcosa o che quel qualcosa arrivasse. Stan si girò di scatto all'indietro verso Dipper, sembrava piuttosto allarmato.
《Dipper, nasconditi sotto al tavolo e mi raccomando, non fidarti di nessuno》
《Jabberwok sta arrivando!》
Aveva urlato Soos per lo spavento, si era alzato all'improvviso un vento, probabilmente era dovuto a questo Jabberwok, da come erano spaventti Dipper ipotizzò che fosse un mostro di grandi dimensioni.
Senza farselo ripetere due volte si nascose sotto il tavolo, per poi sentire un enorme tonfo che fece tremare la terra pochi attimi dopo. Un terrore folle pervase completamente il suo corpo, facendogli scendere brividi freddi per tutta la spina dorsale.
Che ci faceva un mostro simile nella sua mente e cosa mai poteva rappresentare? Forse era l'essenza di tutte le sue paure e i suoi timori? O forse il suo lato oscuro? Non poteva saperlo con certezza, sapeva solo che doveva vedere almeno come era fatto.
Prese un respiro profondo e si fece coraggio, strisciò carponi verso il limite del tavolo, alzando di poco la tovaglia, decisione della quale si pentì subito.
Era un una mostruosità più orribile dello Stregatto, aveva il corpo che ricordava quello di un drago, ma un collo lunghissimo e una testa piccola, una bocca a pesce e due enormi occhi rossi che prendevano buona parte della faccia mentre un paio di ali nere come il resto del corpo campeggiavano sulla schiena.
Abbassò il lembo di tovaglia e si rannicchiò su se stesso per lo spavento, ora doveva solo uscire.
Pensò a cosa avesse visto quella volta e alle parole di so zio, ma soprattutto al pensiero che quella cosa sia lì per ostacolarlo, sapeva che non ce l'avrebbe nemmeno fatta a confrontarlo che lo avrebbe ucciso subito, o almeno nella sua mente. Si concentrò sul tornare a casa, il corridoio dove era svenuto e iniziò a sentire un impulso, per poi iniziare a ripetere un mantra che lo avrebbe accompagnato nel mondo reale finno a che non avrebbe raggiunto la verità.
Non fidarti di nessuno, non fidarti di nessuno, non fidarti di nessuno, non fidarti di nessuno, non fidarti di nessuno, non fidarti di nessuno, non fidarti di nessuno, non fidarti di nessu- 
 
《Hey Robbie, secondo te da quanto è qua?》
《Non lo so, da quel che mi hanno detto era svenuto anche prima》
《Se lo prendiamo a calci si sveglia?》
《Vuoi farti licenziare Gideon?》
Le voci giungevano ovattate alle sue orecchie, i sensi si risvegliavano e così pure il suo corpo, le membra riprendeva no sensibilità e i audi occhi si aprirono piano, ma stavolta non ci mise tanto a focalizzare i volti e l'ambiente attorno a sé. Si ricordava di essere svenuto in corridoio, ma non pensava che sarebbe stato ritrovato dagli inservienti, ma soprattutto non avrebbe pensato che sarebbe stato ritrovato da Robbie e da Gideon, perché nessuno dei due era degno del titolo di inserviente. Robbie era abbastanza negligente, spesso andava in giro senza un motivo e lasciava la sua postazione, Gideon... bhe...
Probabilmente aveva scelto quel lavoro proprio per la possibilità di prendersela con qualcuno senza che potesse rispondere talmente che era a vile e codardo, Dipper non aveva il minimo rispetto per lui.
《Guarda Gideon, si è svegliato》
《Hey smemorato, hai scordato anche dove sta camera tua? Oppure trovavi più comodo il pavimento》
Senza nemmeno degnare loro lo sguardo e la parola si alzò e oltrepassò Robbie, ma quest'ultimo lo prese per la maglia tirandolo di nuovo verso di loro, facendolo sbattere contro il muro; non si stava mettendo per niente bene per lui.
《Hey...》
La voce cupa e minacciosa di Robbie giunse alle sue orecchie con lo stesso effetto di una mano che faceva strusciare le unghie sulla lavagna, per non parlare del fatto che il suo sguardo prometteva botte su botte e purtroppo Gideon non era da meno.
《Credi di poterci snobbare così ragazzino?》
《Cerchi botte smemorato?》
Contro due di loro non avrebbe potuto niente, soprattutto se uno di questi era Robbie, che per la cronaca era più alto e grande di lui, nonostante le lezioni di box di zio Stan non aveva una minima speranza. 
Ma arrivò un aiuto inaspettato, sia per il tempismo sia da chi venne, infatti tutto si sarebbe immaginato tranne che la persona nella camera blindata facesse un qualcosa per lui. Si sentì l'enorme porta tremare sotto i colpi inflitti ad essa dalla persona all'interno, sembrava come un cane che tentava di liberarsi dalla catena alla quale era imprigionato.
Le facce dei suoi aggressori cambiarono improvvisamente, da prima che avevano il controllo della situazione  a ora che erano totalmente terrorizzati dal fatto che quella belva potesse uscire da un momento all'altro; si allontanarono di scatto dalla loro vittima per poi iniziare a correre urlando per il terrore, i loro passi e le loro urla rimbombavano per i corridoi fino a scemare mano mano.
Dipper osservò la scena come se fosse stato uno spettatore esterno e non avesse avuto nulla a che fare con la vicenda, come se non stesse accadendo a lui, non era lui quello che stava per essere picchiato, non era lui quello che era stato maltrattato dagli inservienti. Nonostante il timore iniziale che gli aveva sempre procurato quella stanza, si avvicinò piano, a spalle larghe e a passo deciso, non indietreggiò nemmeno quando aprì lo sportello e mostrò i suoi occhi da rettile e, anche se quello sguardo lasciava comunque un senso di inquietudine, scrutò meglio ciò che riusciva riusciva a vedere di quell'uomo.
Notò una ciocca bionda scendergli sulla fronte che entrava in forte contrasto con la pelle olivastra, quindi non eccessivamente scura, Dipper pensò che probabilmente i capelli erano tinti, ma lo strano accostamento di colori gli dava un tocco di personalità. Il ragazzo a quel punto  si fece coraggio prendendo un grosso respiro, per poi prendere parola .
《Grazie... credo》
Disse quasi in un soffio accarezzandosi il braccio, mentre l'altro sbattè varie volte le palpebre, come se stesse cercando di registrare quello che era successo. Subito dopo l'uomo al di là della porta blindata si alzò sulle punte, almeno era quello che Dipper pensava, mostrando il suo inquietante sorriso; i denti erano bianchi e dritti, ma sembrava che le due estremità della bocca andassero da un orecchio all'altro. Per un momento Dipper pensò che assomigliasse a quello dello Stregatto e a quel punto si chiese se già prima non  avesse incontrato quel''individuo.
《Dipper!》
Una voce lo richiamò dal fondo del corridoio, sembrava essere spaventata, quasi disperata, ma soprattutto non era certamente una voce nuova alle orecchie di Dipper.
Stanford stava lì, alla fine del corridoio, che immobilizzato dal terrore e le mani a imbuto vicino la bocca chiamava il ragazzo a gran voce. Dipper girò lo sguardo verso di lui in modo confuso, non capiva da dove nascesse la paura dell'uomo, poi si ricordò che era di fronte la camera blindata e riportò lo sguardo su i essa per poi ritrovare di nuovo quegli occhi ambrati con le pupille sottili; fu però un breve attimo, pochi istanti dopo l'uomo della camera chiuse lo sportellino. 
A quel punto il moro si diresse verso la fine del corridoio con passo incerto, le parole del Cappellaio ancora gli rimbombavano nella mente: come era possibile che non poteva fidarsi di nessuno? Per quale motivo gli impedivano di trovare la verità?
Non poteva certamente chiedere ciò a suo zio, non sapeva di chi poteva realmente fidarsi, doveva per cui usare la stessa filosofia di vita insegnatagli proprio da Ford; "non fidarti di nessuno", gli aveva detto e così avrebbe fatto.
Una volta che gli fu vicino l'uomo potè tirare un sospiro di sollievo, mise una ano sulla testa del ragazzo come per tastare di persona che stesse bene.
《Come ti senti ora?》
Che doveva dire? Che era svenuto un'altra volta? No, sarebbe stato molto più cauto di così, avrebbe anche lui tenuto i suoi segreti, anche lui avrebbe detto delle bugie bianche per fare del bene, il suo bene.
《Sto bene, grazie》
Rispose lui semplicemente abbozzando un sorriso mentre l'uomo anziano tirò un sospiro di sollievo; stava bene, l'importante per lui era quello.
《Bene, mi fa piacere》
Si passò pensieroso una mano nei capelli grigi, poi sotto gli occhiali, passando le mani prima sugli occhi e poi sulle tempie, massaggiando con cura e lentamente. Da quella reazione Dipper capì che si era davvero spaventato e non poco, che fosse così pericoloso l'uomo al di là della camera blindata? 
Dopo aver preso un respiro profondo, Ford mise una mano sulla spalla di Dipper per poi iniziare a parlargli con un tono più serio di prima, sembrava essere un avvertimento.
《Per qualsiasi motivo non devi più avvicinarti a quella porta né tanto meno parlare con la persona al suo interno, è un manipolatore, potrebbe convincerti ad aprirgli la porta. Ti prego Dipper, promettilo.》
Il mistero si infittiva, per quale motivo non gli aveva parlato prima della camera? Perchè non avvertirlo già dal principio della pericolosità di quell'individuo? Se prima poteva darsi l'illusione che almeno il suo prozio, il suo mentore, il suo idolo, potesse aiutarlo ora non ne era più tanto sicuro. Avrebbe dovuto compiere delle indagini per suo conto, impegnarsi per trovare la verità, la verità dentro di sé, quella che il suo cervello stava tentando di riportare alla mente con quella serie di allucinazioni.
Ma era certo che non poteva fare tutto da solo, c'era una persona di cui si poteva fidare ciecamente e quella era Mabel, sua sorella non lo avrebbe mai abbandonato. La prospettiva di quell'indagine in effetti era eccitante, solo lui e sua sorella assieme, come quando erano bambini, come era sempre stato. 
《Sì, te lo prometto》
L'uomo sentì di poter tirare un sospiro di sollievo. Levò la propria mano dalla spalla del ragazzo e a mise sulla schiena, come per esortarlo a camminare affianco a lui e a seguirlo.
《Che ne dici di andare a cenare? Morty già ti aspetta al tavolo.》
il ragazzo annuì accennando ad un altro sorriso e, lentamente, si diressero nella sala mensa.
 
 
 
((Secondo capitolo! Hahah, non è che sia molto soddisfatta del tea party, ma va bene così per il momento, avrò tempo di rifarmi.
Alla prossima,
Shir
p.s Si ringrazia Bill per la correzione <3

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