Capitolo 4: indagini II
Arrivarono a destinazione mezzora dopo essere partiti dal
commissariato. Mario aveva preceduto Luigi e Daisy con la moto, ma non era
ancora entrato ancora nel negozio.
Quando Daisy aveva letto l’insegna era rimasta un
attimo perplessa, recitava:
“Banco dei pegni e gioielleria W&W”.
Quali genere di informazioni avrebbero dovuto trovare in un posto del genere?
Mentre fissava l’edificio Luigi le si avvicinò
“I proprietari di questo negozio hanno le mani in
pasta un po’ dappertutto in questa città. Se si viene qua si
riesce ad avere informazioni un po’ su tutto” le disse
“Capisco… lei conosce i proprietari?” gli
chiese
“Sì, siamo stati compagni, per un certo
periodo” Luigi fu un po’ insicuro sulla parola
”compagni”
“comunque” continuò, sospirando
“cerchi di non sorprendersi troppo” disse entrando nel negozio.
“Cosa intende?” Daisy non capiva, di cosa non
doveva sorprendersi? La domanda la attanagliava mentre entrava.
Il negozio era enorme: c’erano scaffali enormi con
ogni genere di merce, dai cappotti ai televisori, disposti in modo che
risaltino all’occhio in ogni posto. In fondo, dietro un bancone con
esposti vari oggetti di bigiotteria, c’era un uomo in giacca gialla che
sistemava delle statuine in uno scaffale posto tra due porte, una gialle ed una
viola. L’uomo sembro accorgersi che c’erano delle altre persone
oltre a lui e cominciò a sistemare le statuine più velocemente.
“Benvenuti signori, un attimo solo e sono da
voi.” La voce era profonda e roca, a con una nota acuta. Decisamente
strana.
“Non preoccuparti Wario, abbiamo tutto il tempo che
vuoi.” A sentire quelle parole l’uomo sussultò e, dopo aver
riposto l’ultima statuina, si voltò lentamente, rivelando un volto
decisamente irritato.
Aveva la faccia più brutta che Daisy avesse visto:
tozza, un po’ sproporzionata con un naso rosa scuro enorme.
“Allora dovrai aspettare un bel po’! Per te non
ho mai tempo” disse riferendosi a Mario, quando poi osservo meglio
l’ispettore la sua espressione si rilassò un attimo, cambiando in
una più sorpresa che irata.
“Oh? Come mai siamo così in ghingeri?”
chiese riferendosi all’uniforme ”Pensi di far dimenticare alle
persone quanto sei basso con l’uniforme? ” concluse con tono
derisorio, cominciando a ridere .
“Almeno io non ho bisogno di un rialzo di trenta
centimetri nascosto per sembrare intimidatorio” Gli rispose Mario
fissandolo negli occhi. Wario si zittì, contraccambiando lo sguardo di
fuoco che Mario gli stava lanciando.
“Non ho niente da dire ad un nanetto rosso in
divisa” sputò con acredine, senza distogliere lo sguardo dal suo
interlocutore.
“Come. Mi. Hai. Chiamato?” scandì Mario,
la voce intrisa di rabbia e lo sguardo iroso.
“Oh? Non mi hai sentito? Ti ho chiamato nanetto rosso” gli rispose,
marcando le ultime parole.
“Questa non la passi liscia! Fatti sotto!” Gli urlò Mario togliendosi giacca e
fondina.
“Non aspettavo
altro!” gli rispose di rimando Wario alzando i pugni.
In un attimo Mario saltò oltre il bancone colpendo
l’uomo con un pugno, spingendolo dentro la stanza alle sue spalle,
richiudendosi la porta una volta entrato.
Luigi sospirò, quella scena si ripeteva ogni volta
che andavano lì, ed era necessario che succedesse, ma comunque non
capiva perché dovessero sempre arrivare alle mani.
“Succede sempre così?”La voce di Daisy lo
destò dei suoi pensieri, facendogli alzare lo sguardo.
La ragazza era immobile e fissava la porta dietro la quale
erano spariti l’ispettore e il commesso, con una nota di…
delusione, forse? Luigi non era sicuro, ma probabilmente era indirizzata a
Mario.
Daisy non sapeva descrivere con che parole descrivere quello
che provava in quel momento se non con una parola: delusione. Mai si sarebbe
aspettato che un ispettore del calibro di Mario sarebbe arrivato alle mani solo
per essere stato preso in giro da una persona che, probabilmente, lo faceva
ogni volta che lo incontrava.
“Si, non c’è mai stata una volta che
fosse andata diversamente” La risposta dell’ispettore accanto a lei
confermò i suoi pensieri, portandole un pizzico di tristezza
nell’animo.
“Capisco… allora non sarebbe meglio che l’ispettore Mario non
venga qui, dato che finisce sempre in questo modo?” chiese voltandosi
verso l’ispettore.
“Sfortunatamente, non è possibile” le
rispose Luigi sospirando ”Con me Wario non spicca una parola, e se
c’è lui la bancone l’altro proprietario non verrà mai
fuori” Poi, voltandosi verso la porta viola, alzò la voce
”Non ho forse ragione, Waluigi?”
Dopo
quell’affermazione, la porta si aprì e uscì un uomo vestito come il
precedente solo con una camicia viola. Era alto almeno due metri e dieci,
incredibilmente mingherlino, aveva la faccia spigolosa, le orecchie grandi,
appuntite e a sventola, due occhi a spillo con delle strane occhiaie azzurre ed
un enorme naso rosa scuro, con due piccoli baffi neri e dritti.
“È da tanti che non ci vediamo, spilungone
verde. Cosa ti porta qui?” chiese il nuovo arrivato appoggiandosi al
bancone per essere all’altezza di Luigi.
“Sentirsi chiamare spilungone da te sembra una presa
in giro, lampione viola” gli rispose Luigi ridacchiando appena, mentre
gli lanciava saette con lo sguardo.
“Ma è
una presa in giro, ovviamente” rispose l’uomo alzando le mani
”Comunque non mi hai ancora risposto, cosa vuoi?” chiese, diventato
serio.
“Stiamo cercando una collana, con un pendete a forma
di cigno sui cui è incastonato un piccolo brillante. Te ne è
giunta notizia?”
Waluigi si prese il mento fra le mani ci pensò su per
qualche minuto, poi concluse ”no, non mi viene niente”
“Ne sei sicuro, proprio nessuna idea?”
insistette Luigi, sapeva che Waluigi aveva
sempre bisogno di un incentivo.
“Assolutamente,
nessun cigno, nessun brillante, nessuna collana di platino”
insistette con aria annoiata. Luigi stava per parlare ma Daisy lo precedette
“Lei come fa a sapere che la collana era di platino?” chiese
avvicinandosi.
“E lei chi è?” chiese Waluigi osservando
la ragazza. Non si era minimamente accorto della sua presenza lì.
“Sono il tenente Daisy Flower, e lei non ha ancora
risposto alla mia domanda. Come faceva a sapere che la collana era di
platino?” insistette, incatenando il suo sguardo a quello
dell’uomo.
“Bhe’, l’ha
detto lui” disse indicando l’ispettore.
“Non è vero. L’ispettore Luigi ha parlato
del cigno e del brillante, ma non ha mai fatto cenno al materiale della
collana.” Daisy aveva fatto centro: Waluigi era senza paralizzato,
incapace di controbattere. Luigi invece se ne stava in disparte, piacevolmente
divertito di vedere Waluigi in difficoltà . Daisy era stata veramente
brava.
Waluigi non sapeva che fare, ormai si era tradito e quella
ragazza non avrebbe demorso, quindi decise di arrendersi.“Datemi un
secondo” disse semplicemente, prima di sparire dietro la porta.
“Ottimo lavoro” le disse Luigi una volta che
rimasero soli ”L’hai messo nel sacco”
“Grazie”
Dopo qualche minuto Waluigi tornò anche se gli si
leggeva in faccia che voleva essere da tutt’altra parte “ un
ragazzo era venuto qui volendo vendere un gioiello simile. Noi abbiamo
rifiutato ma ci ha lasciato il suo indirizzo” detto questo diede a Luigi
un bigliettino scritto
“Grazie Waluigi, spero ci rivedremo presto”
disse Luigi avviandosi verso la porta seguito da Daisy.
“Io invece spero proprio di no” gli grido
Waluigi dal bancone.
Quando uscirono Daisy notò che la moto
dell’ispettore Mario non c’era più.
“L’ispettore Mario è già andato
via?” chiese a Luigi
“Ogni tanto lo fa” disse salendo in macchina
“ dovrebbe essere in sull’argine adesso. Di solito va lì per
calmarsi” concluse rispondendo alla muta domanda di Daisy.
Quando arrivarono all’appartamento del ladro non
servì neanche calcare la mano: nel momento stesso in cui aveva sentito
la voce dell’ispettore Luigi si era arreso senza opporre resistenza.
Il ladro non era altro che un ragazzo con debiti da gioco in
bolletta, aveva rubato spinto dalla disperazione.
Daisy si sentiva quasi in pena per lui: neanche
ventun’anni e già dipendente a tal punto da rubare.
Non poteva farne a meno, la sua parte femminile doveva
sfogarsi in qualche modo. La cosa che la sorprendeva di più fu vedere
l’ispettore Luigi nella sua stessa situazione, non se lo sarebbe mai
aspettato. Ma dopotutto lo conosceva solo da un giorno, quindi si sentiva
abbastanza soddisfatta di come era andata alla fine. Erano riusciti a chiudere
un caso, anche se piccolo, in una giornata, aveva ottenuto informazione che in
futuro le sarebbero tornate utili e le era stato detto che poteva anche andare
a casa nonostante non fosse finito il suo orario.
Daisy non poteva pensare che potesse andare meglio poi
ricevette un messaggio.
“Cia Daisy sono Toadette, ho preso il tuo numero dai fogli. Ti andrebbe di
fare una chiacchierata fra donne? ” sorrise, la serata si
preannunciava interessante ”Certo.
Conosci un buon bar?”
Nel frattempo sulla riva del fiume.
Mario se ne stava ad osservare il corso d’acqua in
completo silenzio, immergendosi nella fantasia in quel flusso argenteo che
scorreva a pochi metri da lui. Poi il suo telefono squilò,
lo prese e lesse il nome de chi lo stesse chiamando.
Luigi. Prevedibile.
“Risolto il caso fratellino?”
“Si, si. Non era niente di che. Sei ancora
sull’argine?”
“Sì, è estremamente rilassante. Dovresti
provare.”
“Magari un’altra volta. Comunque,
l’hai fatto apposta, vero?”
“Non so di cosa tu stia parlando”
“Non fare il finto tonto, sai a cosa mi
riferisco.
Di solito non reagisci così facilmente alle
provocazioni di Wario, nemmeno durante le tue giornate nere”
“Probabilmente mi andava di farlo, chi lo sa.”
“Smettila, ho capito cosa vuoi fare.”
“Allora saprai anche cosa devi fare. Ciao luigi”
“No Mario, aspe…”
Mario interruppe la telefonata, silenziando il cellulare nel
caso lo richiamasse, poi prese il casco e salì in sella la moto.
<< Ne avrai di strada da fare fratellino >> pensò prima di
ripartire diretto verso casa.
Note autore:
due mesi. Sono due mesi che non aggiorno. Perdonatemi, ma la
mia fantasia decide da sola quando venire e si è fatta attendere, tanto.
In questo capitolo ho provato a cambiare il punto di vista narrativo senza
scriverlo, fatemi sapere se è stata una scelta azzeccata o se ho
sbagliato completamente.
Fatemi sapere.
Gallade01