Unexpected

di malmins
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3° Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4° Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5° Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1° Capitolo ***


Ritardo, ecco. Questo è l'esatto verbo che si potrebbe associare al mio nome.
Io sono una ritardataria cronica. E oggi, nella giornata che segnerebbe l'inizio di qualcosa di nuovo, io sono in ritardo.
Scesi da quel maledetto taxi, che sembrava non arrivare mai, e mi diressi di tutta corsa verso l'imponente edifico in centro a Londra, ovvero la facoltà del cinema.
Sì, avevo deciso che quella era la mia vocazione. Anni passati a spremermi le meningi, tra pallavolo e amicizie false, finchè non ho capito che il mondo dello spettacolo era ciò che mi avrebbe salvato, o almeno lo speravo.
Vivevo a Londra da pochi mesi, e già la sentivo come casa mia. Non è stato facile dire ai miei genitori che mi sarei trasferita all'estero per completare i miei studi. Vivevo in Italia prima, ed era da un'eternità che desideravo viaggiare verso l'Inghilterra e finalmente ho potuto coronare il mio sogno. Grazie al cielo con l'inglese non ho mai avuto problemi.
Prima di entrare nel palazzo chiusi l'ombrello, non era una novità che piovesse e a me la cosa non dispiaceva, spinsi la porta e feci un respiro profondo e pregai che nessuno mi facesse una testa grande quanto una casa sul mio ritardo.
Mi recai alla reception o almeno quello che sembrava e sorrisi alla signora sulla quarantina che ci lavorava.
« Buongiorno, sono Carol Resti, sono qui per le lezioni di recitazione del signor Cameron »
« Buongiorno, certo. La classe si starà recando nella zona del teatro nell'ala est. Ma prima devo consegnarle delle carte in quanto nuovo studente e poi l'accompagnerò » sorrise.
Pensai a quanta cordialità avessere questi britannici, ne fui davvero grata.
Mentre attendevo arrivò un ragazzo, più alto di me, dai capelli sbarazini castani e un look decisamente british.
« Buongiorno, sono qui per la lezione di Cameron » disse con tanta confidenza.
« Certo, attenda un attimo. Anche questa ragazza ci deve andare e appena finisco con le sue carte vi accompagno » rispose
« Bene, tanto vale che mi presenti. Sono Alex, piacere » mi porse la mano e io devo aver indugiato sui suoi occhi verdi per rendermi conto che dovevo stringergliela. Non so cosa mi fece tornare alla realtà e gliela porsi sorridendo.
« Piacere, sono Carol » sperai vivamente che non mi prese per pazza.
Sorrise, e che sorriso. Questo ragazzo è decisamente la cosa più bella che mi sia capitata dall'uscita del taxi.
« Se volete seguirmi da questa parte » la signora uscì da dietro il bancone e ci precedette andando verso un corridoio alla nostra destra.
« Allora, cosa ti porta alle lezioni di Cameron? » Alex si rivolse a me.
« Mi piace il cinema, e avevo decisamente bisogno di cambiare aria » sorrisi sperando di aver risposto a sufficenza alla sua domanda.
« Hai un accento diverso, non sei di qui vero? » perspicace il ragazzo, pensai.
« No, infatti. Vengo dall'Italia. Abito a Londra da pochi mesi » gli dissi.
Lo vidi annuire e ricambiarmi un sorriso, se non la smetteva mi sarei sciolta prima di arrivare alla lezione.
« E tu? Perché segui le lezioni del signor Cameron? » gli chiesi curiosa. E lo ero davvero. Volevo sapere se le avrebbe frequentate, perché se fosse stato così mi sarei precipitata anche un'ora in anticipo pur di vederlo. Oh no, non sto pensando da stalker, vero?
« Io, beh veramente sono di passaggio. Dovevo un favore a Patrick ed eccomi qui »  ecco scemare via le mie possibilità di stalking.
« Oh capito » sorrisi per non far intendere altro.
« Ecco, potete entrare. Il signor Cameron è già stato avvisato del vostro arrivo » ringraziai la signora e Alex fu anche tanto gentiluomo da tenere la porta aperta per farmi passare. Questi uomini inglesi.
« Ah Alex, eccoti. Grazie per essere venuto con così poco preavviso » quello che doveva essere Patrick venne incontro ad Alex e lo salutò con un abbraccio veloce.
Notai una cosa, delle ragazze sedute sul palco del teatro stavano dando l'esempio perfetto di quello che si dice "reazione da ragazzo figo", ovvero stavano contemplando Alex come, presumibilmente, ho fatto io negli ultimi dieci minuti, senza darlo a vedere.
« Figurati amico. Ti dovevo un favore! » dopo averlo salutato, il signor Cameron posò lo sguardo su di me.
« E tu devi essere la nostra ritardataria, sto scherzando naturalmente. Carol, giusto? » sorrise cordiale e mi porse la mano. Gliela strinsi e annuii come una perfetta idiota. Per caso il gatto mi aveva mangiato la lingua?
« Bene, studenti. Per la lezione di oggi avrei l'onore di presentarvi colui che, agli ultimi BAFTA Awards ha vinto come miglior attore per il suo personaggio nella serietv Memories. Un bel benvenuto per Alex Turner » tutta la classe esplose in un fragoroso applauso, mentre io ero ancora stordita. Alex Turner, a quanto si è appena detto, era un attore dalla fama internazionale e io avevo avuto il piacere di stringerli la mano e farci due chiacchere. Mi sentii una deficiente.
Per tutta la durata della lezione lo ascoltammo raccontarci quali erano i particolari di girare una serietv  drammatica, le caratteristiche del suo personaggio a detta di lui abbastanza complesso per l'intricato passato, e di quanto gli sia piaciuto aver conosciuto gli attori con cui ha lavorato.
Si sentì una specie di campanella suonare e il signor Cameron annunciò la fine della lezione e oltre ad averci dato appuntamento per uno dei giorni successivi si mise a parlare con Alex. Raccolsi le mie cose e frugai nella borsa alla ricerca dell'orario per vedere quale sarebbero state le prossime lezioni. Una volta trovato lo lessi. Oh perfetto! Ho un'ora di pausa e poi storia del cinema.
Mi recai verso le scale quando venni fermata per un braccio. Mi girai e incrocia i miei occhi con quelli di Alex. Mi stavo sciogliendo definitivamente. Ripresa da quello stato di trance lo sentii dire qualcosa.
« Ehi, scusa non volevo spaventarti » Spaventarmi? Stai pur certo che non è così.
« No, no tranquillo » Era la mia voce quella che tremava?
« Volevo chiederti se ti andava di bere qualcosa con me adesso. Ci stai? » Vi prego non svegliatemi se è un sogno.
« No, cioè, volevo dire sì. Si, sono libera per un'ora » Stai calma, Carol.
« Grande, vieni. Ti porto in un posto molto carino » Ma sbaglio o sto appena andando a prendere un caffè con un attore?
Usciti dall' edificio, tentai di tirare su un po' il colletto del trench in caso qualche paparazzo sarebbe sbucato dal nulla. Non avrei mai voluto che qualcuno mi vedesse in compagnia di lui. Non per me, ma per Alex. Gli avrei fatto, di sicuro, fare una brutta figura.
Come sempre fu molto galante.
« Per caso ti metto soggezione? » e rise.
« A me? cioè sì... cioè no » mi misi a ridere. «  Scusa, non mi metti soggezione. Solo sono sorpresa »
« Sorpresa? E di cosa? » sfoderò quel magnifico, aaah, sorriso.
« Che tu mi abbia chiesto di andare a bere un caffè. Per quanto tu ne sappia potrei essere una killer, una spacciattrice. Non gioverebbe alla tua immagine » sorrisi sperando di farlo almeno sembrare ironico.
« Ah, puoi star certa che nessuna delle due professioni che hai citato ti avrei associato. Ti ho chiesto di bere un caffè perché vorrei conoscerti. Non sembri come quelle altre ragazze. Non hai dato di matto appena mi hai visto, e questo mi ha fatto piacere » appena sorrise gli si formò una fossetta che non potei non ammirare.
« Sì, beh scusami se non sapevo chi fossi. Non sono stata molto attenta, quando vivevo in Italia, sul mondo dello spettacolo, cioè si sapevo qualcosa, ma non ero informatissima » dissi.
« Capisco, Memories non è ancora molto conosciuta in altre zone dell'Europa, a parte l'Inghilterra e la mia amata Irlanda » disse.
« Oh sei irlandese? » dissi sgranando gli occhi dalla felicità.
« Certo, perché me lo chiedi? » sorrise.
« Ah, è un tuo punto a favore. Adoro tutto ciò che abbia a che fare con l'Irlanda »
« Allora non potrai fare a meno di adorarmi »
Non serve molto, pensai.
« Eccoci arrivati » non mi ero resa nemmeno conto di quanto tempo avessimo camminato ne di dove avessimo svoltato negli ultimi dieci minuti di strada, ma poco mi importava.  Alex mi fece cenno di entrare. Questo graziosissimo Cafè aveva un'aria talmente accogliente che mi ci sarei trasferita subito. Tanti piccoli tavolini sparsi e molti colori a decorare la stanza. Mi diede subito senso di felicità.
Alex mi accompagnò verso un tavolino vicino a una finestra che dava sul Tamigi, mi persi per un paio di secondi ad ammirarlo. Amavo questa città.
« Cosa prendi? » mi chiese.
« Un cappuccino andrebbe benissimo, grazie » dissi senza guardare il menù.
« Oh, ti assicuro che qui lo fanno buonissimo » fece un cenno alla cameriera, le disse gli ordini, e questa oltre ad averli presi fece un occhiolino a Alex, il quale sorrise imbarazzato.
« Hai fatto colpo! » dissi ridendo.
« Ah, se solo fosse interessante quanto te magari le darei qualche attenzione » sorrise.
Sbaglio o ha appena detto che sono interessante?
« Allora, raccontami un po' di te.. » esordì prendendo in mano il suo cappuccino per berlo. Feci lo stesso.
« Non saprei cosa dirti.. » dissi sincera. La mia non era una vita poi così eccitante come, di sicuro, era la sua.
« Qualunque cosa. Io sono un ottimo ascoltatore » disse.
« Beh, sai già da dove vengo. Ho frequentato il liceo linguistico e mi sono diplomata due estati fa. Ho praticato pallavolo praticamente da quando ho cominciato a camminare ed era l'unica passione finchè non sono arrivati gli infortuni e mi hanno, per dire, preso a calci nel sedere fuori dalla squadra. Amo disegnare e mi piace la musica degli anni ottanta e novanta. Niente di speciale » dissi sorridendo sperando di non averlo annoiato.
Alex mi fissava, con un sorrisetto sulla faccia che avrei voluto toglierli a suon di baci, ma ben presto tornai in me quando lui proferì.
« Sei una delle persone più interessanti, sicuramente. Ti piace disegnare e ascolti buona musica, più creativa di così »
Risi, in fondo sapevo che lo stava dicendo solo per gentilezza.
« E tu? Raccontami un po' come è Alex Turner » come adoravo pronunciare il suo nome.
« Sono un attore dall'età di otto anni, sempre stato un po' fuori dagli schemi.. - io a otto anni spazzolavo le bambole, eh vabbè - ho fatto per lo più film per tv e miniserie. La prima è stata Nerds in love » per poco non sputai il contenuto della tazza. Alex si bloccò e mi chiese « Stai bene? » « Certo, solo che come hai nominato questa serie, mi è parsa famigliare. Per caso la protagonista era una ragazza ricca ed egoista che pian piano, tra mille cose, si.. »  « ..innamora del ragazzo sfigato e senza speranza. Quello ero io » concluse Alex.
« Non ci credo. Era la serie che seguivo di più tanti anni fa. E ancora non ci credo che sto bevendo un caffè con te, che ci recitavi » Alex sorrise, colpito dalla mia reazione.
« Adesso almeno ti sei fatta un'idea di chi sono »
« Già, eri piccolissimo. Ora se irriconoscibile » e piu' bello, sicuramente.
« Si, ormai ho 25 anni. L'adoloscenza è ormai cosa passata » disse dandosi un tono e ridemmo entrambi.
Finiti i nostri caffè, tornammo indietro. Parlammo per tutto il tragitto, con lui sembrava talmente semplice. Mi raccontò della sua famiglia, aveva un fratello maggiore che adorava e che supportava la sua carriera e dei genitori premurosi. Io gli raccontai della mia, di come sono stati un po' scettici all'idea di trasferirmi, che mi vedevano proseguire nella carriera sportiva. Arrivati davanti all'edificio, provai una sensazione di abbandono perché sapevo che ci saremo dovuti salutare.
« Bene, grazie Alex. È stata una mattinata piacevole, sicuro meglio di come è iniziata. E grazie per il caffè » feci per voltarmi salutandolo con la mano quando mi bloccò.
« Ehi, non voglio che te ne vada così senza prima avermi detto come contattarti. So che studi qui, ma non posso venire ogni giorno o sembrerà un depistaggio » e pensare che ero io quella che voleva diventare di professione stalker.
« Oh » fu l'unica cosa che riuscì a dire perché una dichiarazione del genere non me la sarei aspettata.
« Oh sta per oh di preoccupazione o di stupore? » sorrise
« No, cioè vuol dire un oh di sorpresa » quanto devo essere sembrata stupida.
« La smetterai di rimanere stupita finchè ti troverai con me? » dopo questa portatemi in ospedale.
« Lo trovo davvero difficile » ridemmo.
« Allora, me lo dai il tuo numero? » non me lo sarei mai aspettata.
« C- certo » tentennai, ancora sotto shock. Glielo digitai nel telefono e appena finito glielo porsi.
« È stato davvero bello conoscerti, Carol. Ci sentiamo » e mentre lo diceva alzò il telefono come per dire che l'avrebbe fatto e scomparve nella folla che si dirigeva verso la metro.
Questo decisamente è stata la giornata più strana di tutta la mia vita.

ANGOLO AUTRICE
Ehila, benvenuti in questa nuova/vecchia storia. L'avevo precedentemente pubblicata con la trama leggermente diversa e ho un po' cambiato certi aspetti. Ora sono decisa a pubblicare capitolo per capitolo, spero vi possa piacere. Fatemi sapere.
Baci, malmins.

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Capitolo 2
*** 2° Capitolo ***


Erano le sei di sera quando uscii dalla facoltà e mi diressi a gran passo verso la metropolitana.
Attesi il mezzo con un sorriso da ebete sulla faccia. Alex Turner ha preso il mio numero di telefono. Sembrava un sogno, uno di quelli da cui non vorrei mai svegliarmi.
Ritornai in me quando vidi comparire la metro davanti.
Dopo dieci minuti di viaggio, mi stavo dirigendo verso la palazzina dove abitavo. Un appartamento di piccole dimensioni adatto a me. Era dall'altra parte del fiume e dal terrazzino del soggiorno si potevano vedere le luci del London Eye.
Chiusi la porta e posai la borsa sul tavolino da caffè. Dopo una doccia rilassante, infilai il pigiama e mi preparai una tazza di thè. Accesi la televisione nella speranza che ci fosse qualcosa di interessante e mi accocolai sul divano.
Stavo girando canale per canale quando una faccia famigliare apparve sullo schermo. Era Alex, in una scena alquanto drammatica rigurdante lui e l'attrice protagonista.
Capii che si trattava della serietv di cui ci aveva parlato oggi a lezione. Decisi di guardare l'episodio e dopo mezz'ora di colpi di scena desiderai vederne altre.
Notai che furono già le dieci quando il mio cellulare vibrò sul tavolino.
Lo presi e vidi che era un numero a me sconosciuto. Aprii il messaggio e sorrisi quando lessi: 'Spero che non sia troppo tardi per augurarti la buonanotte. - Alex'.
Caspita, caspita, caspita. Decisi di rispondere perché non pensasse che fossi scortese: "Non preoccuparti, stavo guardando Memories :) Notte drama queen -Carol". Mandai il messaggio e me ne pentii subito. "Notte drama queen?" Ma che cavolo mi era saltato in testa? Tentavi di essere divertente, mi disse una vocina interiore.
Il telefono si illuminò di nuovo. Ecco adesso mi dirà che non vuole più avere a che fare con me. Lessi: 'Ahah, mi fa piacere. Ti porterò la prima stagione appena avrò occasione di vederti. E spero il prima possibile ;)'
Oh santo cielo. Avevo bisogno di aria. E adesso che gli scrivo? Dagli la buonanotte o domani arriverai in ritardo, la vocina parlò di nuovo. Sì, decisamente. Era tardi e poi anche lui vorrà dormire. Gli scrissi: 'Sarebbe fantastico, ora scusami ma vado a dormire o rischio di tardare a lezione domani. Notte, sul serio :)'. Mandai nella speranza di non avergli dato l'impressione di essere una zitella.

Mi svegliai o per lo meno ero già sveglia. Non che abbia dormito stanotte. Dopo quei messaggi la mia mente ha preso a vagare senza lasciarmi un attimo di tregua. Perché io? Ci sono tantissime altre ragazze la fuori, molto più belle e con caratteristiche, decisamente, più interessanti. Io ero tra quelle che non volevamo farsi notare. E pensare che sono entrata in una scuola dove stavo studiando recitazione. Che problemi avevo?
Mi alzai, pensando che sdraiata a letto non avrei concluso niente. Mi vestii, jeans attilati, maglietta e un giacchino per ripararmi dal fresco conclusivo di marzo. Presi il caffelatte mentre passavo in rassegna le varie notizie in internet. E sì, diciamo che per notizie, avevo cercato Alex. Volevo sapere di più sulla persona che alle dieci di sera si premurava di mandarmi messaggi. Era uno che non dava tanto nell'occhio con i paparazzi. È uscito con una sola ragazza, e questo due anni fa. Dice che gli piacciono le ragazze particolari e che hanno una bella personalità. Ma che per lui innamorarsi è una cosa troppo grande e lo si deve provare davvero. Questo ragazzo aveva centrato il punto. Oltre ad essere affascinante era anche intelligente, gliene davo atto.
Chiusi il computer, presi la borsa e uscii di casa. In metropolitana ero completamente assorta dai miei pensieri. Lui non si innamorava facilmente e se lo faceva doveva esserne sicuro prima di esternarlo.

Passarono quattro ore da quando arrivai alla facoltà ed era già ora di pranzo prima delle lezioni pomeridiane. Decisi che per mangiare avrei optato per quel Cafè in cui mi aveva portato Alex, se il cappuccino era così buono il cibo doveva esserlo altretanto. Camminai per quei dieci minuti di strada e non ci misi molto a trovarlo. Mi sedetti nel giardinetto davanti all'entrata e aspettai la cameriera. Appena arrivò mi riconobbe e sorrise gentile.
Dopo un paio di minuti mi portò la mia portata. Il mio stomaco fu grato, tutto era davvero delizioso. Decisi che dopo aver pagato avrei fatto una camminata, almeno fino a Trafalgar Square per godermi un po' di questa movimentata vita londinese.
Passai in rassegna le varie vetrine delle boutique e mi promisi di entrarci in uno dei giorni successivi per dare un'occhiata. Arrivai a Trafalgar Square e come pensavo c'era un grande via vai di persone che andavano a lavoro o almeno da qualche parte, pensai divertita.
Mi sedetti su una panchina, e abbassai gli occhiali da sole dalla testa e mi godetti, per quel miracolo di giornata, un po' di sole.
Era davvero piacevole stare lì, fino a quando la suoneria del telefono non mi fece ritornare alla realtà. Lo tirai fuori e vidi che era un messaggio: di Alex. Cavolo, ancora. Sorrisi.
"Comoda la panchina? :)" lessi. Guardai di nuovo il telefono confusa. Anche lui era qui? Ma dove? - mi chiesi divertita. Passarono pochi secondi e gli risposi affermando che lo era, e mandai anche una faccina confusa. Dopo poco ne arrivò un altro: "Sei carina quando sorridi, non smettere". Sentii la mia faccia avampare, e non era colpa del sole.
Mi scossi quando sentii sulla spalla qualcuno picchiettarmi con il dito. Mi girai alzando gli occhiali e una figura decisamente famigliare con un sorriso stampato in faccia sbucò dal nulla.
- Ciao - disse sedendosi accanto a me.
- Ehi - risposi un po' confusa.
- Come va? - chiese con un aria divertita.
- Bene, cioè sì dai, sto bene - dissi a disagio. Ma da dove diavolo era sbucato?
- Scometto che ti stai chiedendo da dove sono arrivato, te lo leggo in faccia - centrò in pieno la situazione.
- Esattamente così - sorrisi.
- Se credi che ti stessi seguendo, stai tranquilla. Mi sono per caso imbattuto in te, ero venuto a comprare delle cose e ti ho vista guardare le vetrine e ho pensato di messaggiarti. -
- Ah be', mi fa piacere - e sul serio mi faceva piacere, sprizzavo gioia, ma non potevo darlo a vedere così.
- E cosa ci fai qui? - mi chiese.
- Riposo, prima delle lezioni pomeridiane. Oggi parte pratica - dissi sbuffando.
- Che c'è? Non ti entusiasma l'idea di recitare davanti ad altra gente? - mi chiese curioso.
- Si..volevo dire no. Come posso dirtelo senza sembrare strana? - lo vidi sorridere. Con lui era così facile parlare e allo stesso tempo complicato. - Sono davvero, davvero timida e in parte mi sono iscritta per superarla questa difficoltà - lo vidi annuire.
- L'avevo capito, se diventi rossa per un mio messaggio non immagino davanti a un gruppo di persone - e scoppiò in una risata.
Lo seguii. Decisamente imbarazzata per quella osservazione.
- Hai perfettamente ragione.. - mi lasciai sfuggire.
- Sul fatto che ti faccio arrossire? - chiese abbassando la voce, e sentii un brivido percorrermi il braccio. Ma non seppi dire se fu per quello che disse o per il venticello che passò in quell'istante.
Rimasi con la bocca socchiusa senza sapere come rispondere. Abbassai la testa e mi mossi sulla panchina e appena vidi l'ora sul telefono capii che era il momento di tornare a lezione, a mio malgrado.
Decisi di parlare o quell'imbarazzante silenzio si sarebbe prolungato.
- Alex, mi dispiace ma ora dovrei proprio tornare a lezione - dissi prendendo la borsa.
- Capisco, senti Carol. Per caso ti ho messo in imbarazzo? Non hai risposto alla mia domanda - e sfoderò quel suo maledetto sorriso.
- No tranquillo, e che non sono abituata a sentire domande del genere. Nessuno si è mai premurato se arrossivo. E sì, prima ho arrossito per il tuo messaggio. Dove mi dicevi di sorridere ancora - dissi abbassando lo sguardo.
- Ehi, non fare così. Ci lavoreremo su. Potrei darti un aiuto con lezioni private - disse e questo mi lasciò stupita.
- Sul serio? cioè, non devi per forza. Hai altro a cui dare più peso che a una che è troppo timida - ci stavamo incamminando sulla strada di ritorno.
- Per me è più che un piacere. Poi devo studiare le battute per Memories. Sarà divertente, te l'assicuro - disse scherzosamente.
- Va bene allora - dissi mentre mi fermavo davanti al portone della facoltà.
- Ti faccio sapere. Ci sentiamo - e prima di entrare mi bloccò e posò un bacio sulla guancia che mi lasciò alquanto pietrificata. Cavolo, cavolo, cavolo.
Riuscì solo a uscirmi un flebile "ciao" ed entrai nell'edificio.
Mi sentii smarrita. Non capii come trovai la sala di recitazione. Gli altri studenti erano già seduti in cerchio, altri dovevano ancora arrivare. Pensai che almeno, per una volta, non ero io quella in ritardo.
- Bene, oggi faremo improvvisazione. Situazioni di vita quotidiana che vengono sconvolte da brutte notizie - disse Cameron guardandoci uno ad uno. Pregai che non dicesse il mio nome.
Tirai un sospiro di sollievo quando chiamò Jake e Katherine, una ragazza che mi stava simpatica e con cui avevo legato il primo giorno.
Osservai rapita la scene che eseguivano con tale fluidità e di cui ero invidiosa. Avrei voluto esserne in grado.
Arrivarono le sei e non me ne accorsi nemmeno.
Ero talmente stanca, che appena arrivata in casa non mi premurai nemmeno di togliere le scarpe e mi fiondai sul divano accendendo la televisione. Sapevo che avrei trovato un altro episodio della serie, per quanto mi piacesse la mia attenzione slittava tutta su Alex e sulla sua recitazione. Il suo era un personaggio pieno di oscurità, sapeva dare drammaticità alle situazioni e destreggiarsi egregiamente in un ruolo di tale complessità. Mi piaceva, non potevo negarlo. Lo rendeva ancora piu' attraente..
Cenai, anche se con poca fame. Avevo sonno arretrato dalla notte precedente e capii che il letto mi attendeva per avvolgermi tra le braccia di Morfeo.
Mi diressi in camera, misi la sveglia e mi arrivò un messaggio da Alex. Lessi: "sogni d'oro".
Decisamente lo sarebbero stati. Risposi altretanto e sprofondai nel sonno.

ANGOLO AUTRICE
Mi dispiace tantissimo per l'enorme assurdo ritardo, di quasi, due anni?! Purtroppo sono stata presa alla sprovvista da tante cose nel corso di questo lasso di tempo da averne perso la totale cognizione. Comunque, ho approffittato di questo momento di nostalgia per continuare a pubblicare i capitoli, spero con costanza, di questa storia a me cara. Spero che il secondo capitolo vi sia piaciuto, Come sempre se ci sono errori o sviste vi sarei grata di informarmi e di lasciarmi una recensione per sapere se potrebbe interessarvi il seguito!
A presto, malmins.

 

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Capitolo 3
*** 3° Capitolo ***


- Chi è? - mi chiese mio fratello Tyler mentre sprofondava nel divano del soggiorno.
- Chi è chi, cosa? - chiesi.
- La ragazza per cui non smetti di avere quella faccia da idiota. - disse ghignando.
- Ma quale ragazza? - tentai di dirlo senza sembrare sospettoso.
- La vuoi smettere di rispondere con domande alle mie domande. - e dicendo mi buttò un cuscino in faccia.
- Non ti sto rispondendo con domande, cosa te lo fa pensare? -
Mi guardò eloquente. - E va bene, sì. Ho conosciuto una ragazza. - dissi sviando.
- Bene! E come si chiama? Carina? Bionda o mora? - disse tirandosi su dal divano.
- Carol, molto carina. E' bionda. - sorrisi.
- Interessante. E dove l'hai trovata, scusami? - mi chiese.
Risi. - Non l'ho cercata. Stavo andando alla lezione di Patrick perché gli dovevo un favore ed era alla reception che aspettava delle carte e ho colto l'occasione. Mi sono presentato. - dissi.
- E scometto che lei ha dato di matto appena ti sei presentato, o almeno è svenuta. - disse ridendo.
- Niente di tutto questo, te l'assicuro. Anzi, era anche scossa che le stessi rivolgendo la parola. - mi alzai dirigendomi al frigo.
- Cioè vuoi dirmi che non ti ha riconosciuto? - stava sorridendo come un vero deficiente.
- Esattamente così. - affermai scuotendo la testa. - Dopo parlando però ha capito chi ero. - finii.
- Come dopo parlando? - era davvero un ficcanaso. Trent'anni e non dimostrarli.
- L'ho portata a bere un caffè. Per conoscerla. - dissi, trafficando con una bottiglia d'acqua.
- Ah così? Ti sei buttato? E se ti avesse detto di no? -
- All'inizio era titubante, ma ha accettato. Ed è stato davvero piacevole. Nemmeno dopo che ha capito chi ero, e lo ha fatto quando ho nominato Nerds in love, è rimasta tranquilla. Abbiamo parlato come se ci conoscessimo da tanto tempo. L'ho incontrata pure ieri a Trafalgar Square. - dissi.
- La stavi pedinando, per caso? - rise.
- Ma che ti salta in testa? Assolutamente no. Per questo le ho chiesto il numero di telefono, così avrei evitato di fiondarmi ogni giorno alla facoltà. Ma ieri è stato un caso. Stava camminando in centro e io ero li per fare compere. Tutto qui. E ho pensato di farle un saluto. - dissi sorridendo.
- Ti piace? cioè pensi anche tu di piacerle? se come mi hai detto non è interessata al fatto che tu sia famoso magari potreste frequentarvi. - disse.
- Lei mi piace. E' simpatica, carina, educata e tanto timida. - sorrisi - E io spero di averle almeno fatto colpo. Mi ha anche rivelato che ama tutto ciò che abbia a che fare con l'Irlanda. Forse tra noi qualcosa può nascere. Voglio conoscerla in fondo, darle una mano con la recitazione, uscire a bere qualcosa senza dare nell'occhio. Non vorrei che la soprafacessi con la mia fama. Capisci? - dissi sperando di aver colto il punto.
- Ti capisco, fratello. Chiedile di uscire fuori a cena, portala al cinema. Portala qui a mangiare. Se dici così, una cognata simile non mi dispiacerebbe. - sorrise.
- Ma cosa vai a pensare? L'ho appena conosciuta, dammi tempo. - e ridemmo.
- Senti, io devo prendere il taxi e tornare a Dublino. Il volo è tra due ore. - si alzò dal divano, prese la valigia e ci dirigemmo alla porta. Abbracciai mio fratello e mandai i miei saluti ai genitori. Speravo che ci sarebbe stata occasione di rivederli.

Mancava un quarto d'ora alle sei e decisi di prendere l'auto e poi presentarmi alla facoltà. Avrei portato Carol a cena. Dovevo passare del tempo con lei. Avevo bisogno di conoscerla ancora meglio.
Guidai e parcheggiai vicino all'edificio. Uscii e misi gli occhiali da sole e mi sedetti sul muretto di fronte.
Eccola li, stava uscendo dall'edificio. Ma ha sempre quell'aria gentile? Sarebbe figo vederla un po' incazzata, pensai.
Si stava dirigendo nella mia direzione quando si bloccò, intuendo di avermi riconosciuto. Sorrise e ricambiai. Si avvicinò e mi salutò: - Ehi, aspetti Patrick? Mi pare che stia finendo una lez.. - la interuppi - No, aspettavo te. - dissi e la vidi sussultare. Non se l'aspettava.
- Ah..sul serio? E come mai? - disse arrossendo. - Beh, avevo intenzione di portarti fuori a cena. - sperai che dopo questa frase non mi ignorasse.
- Dovrei cambiarmi. - rispose e non mi aspettai una risposta del genere.
- Non c'è problema. Ti accompagno a casa. Dove abiti? - e mentre lo dicevo ci dirigemmo alla macchina. Le aprii la portiera da vero gentiluomo qual'ero, sperai.
Mi indicò la strada e capii che non abitava molto lontano. Salimmo nel suo appartamento. Era molto ordinata e tutto arredato in modo accogliente. Mi fece accomodare e mi disse che sarebbe stata pronta in pochi minuti.
In quell'attesa vidi il portatile sul tavolino con lo screensaver in movimento, mossi il mouse e sulla schermata apparve uno streaming di Memories. Allora le piacevo, pensai. Ma cosa credi, Alex? Non lo puoi dedurre da una serie, dove reciti tra l'altro. Magari la guarda perchè semplicemnte le interessa.
Sentii una porta chiudersi e mi affrettai a rimettere il portatile al suo posto. Sorrisi all'idea che adesso saremo usciti insieme.
Ritornò in soggiorno, vestita in maniera perfetta. Jeans che le fasciavano le gambe lunghe, una camicetta leggera e un giacca nero che le stava davvero bene, e ai piedi un paio di sandali che non le dava per niente un'aria volgare come ad altre ragazze che avevo visto indossare. Sorrise e mosse una ciocca di capelli dalla faccia. Decisi di alzarmi: - Caspita! - esclamai. - Stai davvero bene. - dissi rapito. - Ti ringrazio. - disse sorpresa.
Guidai per un quarto d'ora e mentre lo facevo, la guardavo con la coda dell'occhio, era così bella. Non era eccessiva ma comunque alla moda. E la cosa mi piaceva.
Parlammo un po' della sua giornata. Risi quando disse che aveva pregato per tutta la lezione di recitazione di non essere scelta. Rideva anche lei, sperai che non pensasse che la stessi prendendo in giro.
La feci scendere dalla macchina e sorrise quando vide la scelta del ristorante. Pensai che mangiare italiano le avrebbe fatto piacere, e così fu. Il proprietario era mio amico e non ci fu nessun problema quando lo chiamai all'ultimo minuto per un tavolo.
Entrammo e mi rivolse al cameriere all'entrata. - Buonasera, due posti al nome Turner. -
Il camierere controllò la lista e ci disse di seguirlo.
Ci sedemmo in una zona appartata del ristorante e Carol non la smetteva di sorridere. Mi faceva davvero piacere.
- Grazie della scelta. - disse arrossendo.
Le sorrisi cordiale. - Non c'è di che, volevo che fosse perfetto. -
- Sai, non mi aspettavo questo improvviso invito. La mia cena di stasera sarebbe stata a base di cibo d'asporto e noia. - rise.
- Sono contento di averti sconvolto i piani. - dissi guardandola di sottecchi.
- Anche io. - disse quasi sussurando.
Ordinammo, lei lasagne e io una matriciana. Ammisi a me stesso quanto tutto fosse squisito.
- Cavolo. - disse finendo di masticare. - Questa si che è una lasagna. -
- Il cibo è grandioso qui. Il proprietario è uno che ci sa fare. Magari te lo presento un giorno. - La vidi sussultare quando dissi questa frase.
- Si, sarebbe fantastico. - disse bevendo un sorso di vino.
Passammo due ore tra chiacchere e risate e sperai tanto che non finisse. Dopo aver discusso su chi dovesse pagare, alla fine vinsi io in quanto era mia ospite, Uscimmo dal ristorante e ci incamminammo lungo il Tamigi. Era una bella serata e vedevo che pure lei, oltre a me, si sentiva a suo agio. O almeno cosi lo dava a vedere.
- Sai, sei stato una novità per me, Alex. - disse mentre si appoggiava alla ringhiera che dava sul fiume.
- In senso positivo o negativo? - chiesi sorridendo.
- Decisamente positivo. - rispose.
- E posso sapere il motivo? - chiesi.
- La mia adolescenza è stata un via vai di persone false e pieni di pregiudizi. Pochi sono riusciti a prendersi la mia fiducia e io non sono una che la distribuisce facilmente. Perciò tu sei stato una ventata di aria fresca, perché mi dai senso di tranquillità e non devo fingere quando ti sto vicino. Mi metto a mio agio e ispiri fiducia. - si fermò e mi guardò con gli occhi un po' lucidi e poi riprese: - Scusa, ti ho raccontato più del dovuto. - concluse.
- Non devi assolutamente scusarti, sono io che ti ho chiesto il motivo. E devi sapere che mi ha fatto più che piacere sentirti dire cose del genere. Stai certa che finchè sei in mia compagnia non devi sentirti a disagio, io non do peso alle cose. Sono uno con una mentalità aperta. E tu sei una persona molto piacevole, mi piace starti vicino. - dissi e la vidi sorridere.
Mi avvicinai e la vidi appoggiarsi di più alla ringhiera, sorpresa da quel mio approccio. Mi guardò negli occhi, i suoi erano bellissimi. Per quanto l'idea di baciarla mi alettasse mi bloccai, non mi sembrava ancora opportuno.Semplicemente  decisi di abbracciarla. Sentii i muscoli del suo corpo in un primo momento irigidirsi e poi pian piano rilassarsi. Non so che cosa mi stava prendendo, ho solo sentito il bisogno di darle conforto.
Mi avvolse le braccia dietro la schiena e rimanemmo così per un po', poi decisi di scostare un po' la faccia dalla sua testa per capire la sua espressione. Stava sorridendo, e se non fosse sera, avrei scommesso che stesse arrossendo.
- Abbracci bene. - disse ridendo.
- Grazie, è un talento naturale. In famiglia, da generazioni, siamo esperti abbracciatori. - dissi dandomi un tono.
Staccò la testa dal mio petto, che tra l'altro aveva il cuore che batteva a mille, e mi posò uno sguardo pieno di dolcezza.
- E' stata una bella serata Alex, grazie, davvero. -
- Anche per me, e non c'e' bisogno di ringraziarmi. Vieni, andiamo a berci una tazza di the'. - e la presi per mano, però, questa volta non esitò. -

ANGOLO AUTRICE
Salve a tutti! Mi sto davvero inpuntando di portare avanti questa storia che spero abbia un riscontro positivo. Se vi va recensitela, fatemi sapere i vostri pareri o semplicemente criticate in modo da migliorarmi in futuro.

Baci, malmins.

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Capitolo 4
*** 4° Capitolo ***


Stiamo camminando mano nella mano lungo il Tamigi. Io e Alex. Mi sento avvampare.
Non mi sta dicendo dove stiamo andando di preciso, ma vedo che stiamo svoltando in varie vie. A un certo punto si ferma di fronte a un cancello in ottone e prende una chiave dalla tasca e lo apre. Ci troviamo di fronte a una palazzina, davvero molto lussuosa. Non ero mai stata in questa parte di Londra. Avevo sentito dire che era riservata a gente importante e piena di soldi. Esitai un po' quando oltrepassammo il cancello, e Alex lo notò.

- Hai intenzione di rimanere qui fuori? Inizia a essere fresco. - mi sorrise.
- No no, ti seguo. - dissi.
Lo vidi annuire e continuò a camminare fino al portone d'ingresso. Lo seguii, mi fece entrare e rimasi davvero basita.
Era tutto spettacolare.
- Cavolo! - mi lasciai sfuggire.
- Lo so, non era quello che avevo intenzione per me, ma mio fratello è uno a cui piace esagerare. E per esagerare intendo che gli piace organizzare feste. - disse mentre iniziava a salire le scale.
- E vive qui con te? -
- Va e viene. Per lo più rimane in Irlanda, da una mano ai miei con la loro attività e a volte organizza gli eventi a cui devo partecipare. - e così dicendo spalancò una porta e due battenti ed entrammo in una sala enorme con un divano ad angolo in mezzo al salotto, un televisore al plasma piazzato su una parete piena di affari ultra tecnologici e a fianco una parete di portafinestre che davano su un enorme terrazzo con una visuale mozzafiato su Londra.
Lungo le pareti erano appesi vari quadri e lo stile rispecchiava l'età di Alex. Mi fece cenno di seguirlo, questa volta non me lo feci ripetere e mi incamminai.
Lo trovai intento ad aprire le ante della cucina e a cercare quello per cui eravamo venuti.
Preparò le tazze e mise l'acqua a bollire. Mi sedetti su una delle sedie del bancone e continuai ad osservarlo. Per essere un ragazzo si aggirava bene in una cucina, a differenza di me che avevo paura pure di mettere la pasta. Sorrisi e lui lo notò.
- A cosa devo quel bellissimo sorriso? - lo sentii dire.
- Sei pieno di risorse, sai? Giri nella cucina come se fosse il tuo campo invece che un set cinematografico. - risi.
- Mi piace cucinare, questa è una cosa che in pochi sanno. E lo riservo alle persone speciali, se non lo fossi non saresti qui. -
Rimasi a guardarlo, mi reputava speciale. E sapeva cucinare, ragazzo d'oro direbbe mia madre.
- Vorrei vederti all'opera. - dissi senza pensarci. Forse non avrei dovuto, penserà che mi aspetto dell'altro.
- Oh sicuramente. Ti farò assaggiare delle specialità irlandesi. - Stava mettendo l'acqua nelle tazze insieme ai filtri.
- Il giorno di San Patrizio? E' tra una settimana. - quel vino mi ha dato più disinvoltura di quanto volessi.
- Non ti dico niente. - e così dicendo si avvicinò e mi diede una tazza. Il buon profumo di camomilla arrivò alle mie narici, e mi diede già senso di tranquillità.
- Andiamo in soggiorno? - annuii e lo seguii.
Dopo esserci accomodati, Alex accese la tv e disse: - Ho la prima stagione di Memories, ti va di vederla? - si girò verso di me.
- Assolutamente si. - gli rivolsi il mio miglior sorriso, ero davvero contenta di come stava procedendo la serata.
Alex mise il dvd e iniziò un po' a dirmi di cosa trattasse la trama in maniera dettagliata, qualche novità sulle prossime stagioni.
Eravamo seduti uno di fianco all'altro sul divano e dopo drammaticità e situazioni in cui mi ero preoccupata del suo personaggio, ad Alex cadde la mano vicino alla mia e me la sfiorò. Fu una cosa inaspettata, i miei muscoli si contrassero. La sua mano era davvero calda e a vedersi pareva forte. Era un ragazzo davvero attraente. A lui non sfuggì quel contatto e me la prese completamente e la intrecciò alla sua. Mi sentii sprofondare sempre di più nel divano.
Dentro di me sentivo il cuore battere a mille e una sensazione nel basso ventre irradiarsi.
Lui mi guardò e io feci lo stesso, i suoi grandi occhi verdi scrutarono i miei. Li sentivo penetrare come se sapessero leggere le moltitudini di emozioni che mi stavano attraversando.
Non capii più niente quando le sue labbra sfiorarono le mie. La sua mano lasciò la mia e la posò sulla guancia e mi attirò di più a sè. Quello che fu un semplice bacio si trasformò in qualcosa di più. Il suo sembrava un desiderio, c'era desiderio nel bacio che mi stava dando. Fui certa di non averne dati e nemmeno ricevuti del genere.
Aprii un spazio tra le labbra e, come se stesse aspettando, la sua lingua raggiunse la mia in movimenti che lasciavano nella mia testa pensieri poco casti.
Mi strinse a sè ancora di più fino a costringermi a mettermi a cavalcioni su di lui senza staccarsi dalla mia bocca.
Fui pervasa da sensazioni inspiegabili. Questo ragazzo mi stava facendo provare un sentimento che tenevo nascosto nel profondo di me stessa.
Si staccò un attimo per guardarmi, entrambi con il fiato corto. Mi spostò una ciocca di capelli dal viso.
- Ti prego, rimani. - lo sentii sussurare a pochi centimetri dalle labbra.
In risposta gli diedi un bacio che sperai cogliesse tutto il mio desiderio di rimanere lì.
- Mi piaci Carol, come nessun'altra. - disse mentre percorreva il mio collo con piccoli baci.
Mi lasciai sfuggire un gemito.- Aspettavo questo bacio dal giorno in cui sei arrivato alla facoltà. - ansimai un po' mentre lui continuava con quella dolce tortura.
Sfoderò uno di quei suoi sorrisi idioti e sentii le sue mani che piano piano scendevano lungo tutta la schiena fino al bacino, dove prese a giocherellare con l'orlo della mia camicia.
Ripresi a dargli piccoli baci e lui vi fece scorrere una sua mano sotto e il mio corpo istintivamente rabbrividì.
Feci lo stessi e notai sotto il mio tocco che aveva degli addominali scolpiti.
- Vai in palestra? - dissi sorridendo.
- Quando posso, per lo più nuoto. -
- Sei anche atletico, eh? - lo sbeffeggiai.
- Dovrò pur far colpo in qualche maniera. - la sua mano si stava sempre di più insinuando al di sotto dei miei abiti.
- Io dico che lo fai già perfettamente così. Intendo che non hai bisogno di impressionarmi. Il fatto che tu esista per me è già sintomo di felicità. - risi.
- E' una delle cose più belle che qualcuno mi abbia mai detto. -
- Mi fa piacere. - finii a fatica quella frase che lui mi stava già baciando con trasposto come poco prima.
Sentii l'orologio battere la mezzanotte, ma nessuno dei due se ne curò.
La sue mani si posarono sui miei fianchi e presero l'orlo della camicia ed iniziò a sfilarmela. Non lo lasciai indugiare e alzai le braccia perché potesse riuscirci. Mi benedii per aver indossato della biancheria decente.
Decisi che se lui voleva avere questa visione di me, io altrettanto ne avrei avuto l'onore. Feci lo stesso, si scostò un po' dal divano per togliersela. E decisamente apprezzai tutto quel bel vedere. Sentii i suoi muscoli sotto il mio corpo rilassarsi. Doveva essere uno di quei ragazzi a proprio agio, mentre io faticavo un po'. Come ho detto prima doveva essere il vino ad agire per me.
I nostri baci diventarono sempre più vogliosi.
Percepii Alex muoversi e in men che non si dica mi stava portando, così a cavalcioni, in braccio.
Risi per questa azione inaspettata. Passai una mano tra i suoi capelli, adesso li teneva più corti rispetto a quando girava la serie, e mi piacevano.
Non riuscivo ad orientarmi, la casa era davvero grande. Lo sentii armeggiare con una mano mentre con l'altra mi teneva. Era davvero forte.
Una porta si aprì ed entrammo in una stanza buia, capii che Alex tentava di trovare una luce. Accese una lampada del comodino e con dolcezza mi appogiò sull'enorme letto che troneggiava nella camera, che per esclusione pensai fosse la sua.
Si avvicinò sempre di più e posò di nuovo le sue labbra sulle mie e riprese a baciarmi con intensità. Questa volta si distese su di me senza travolgermi, puntellandosi su un gomito. Queste carezze che mi dava, i baci e la dolcezza con cui agiva mi stavano mandando in estasi.
Un impeto improvviso mi percosse il corpo e posai la mia mano sui suoi jeans ed iniziai a slacciarglieli. Alex fece lo stesso, io dovetti sembrare più impacciata.
Il mio cervello non stava reagendo alle azioni che il mio corpo stava eseguendo e che per giunta voleva che accadessero.
La tensione sessuale si percepiva e non fui più cosciente di ciò che successe nei momenti a seguire.
- Oh santo cielo. - fu l'unica cosa che mi sfuggì di bocca quando una sensazione piacevole percosse il mio corpo e a quanto pare anche a Alex, perché appoggiò la sua fronte alla mia entrambi con il petto ansante.
- E' stato fantastico..sei meravigliosa - mi disse mentre il suo respiro ritornava ad essere regolare.
Riuscii solamente a sorridergli e a posargli un leggero bacio.
Le prossime ore furono un susseguirsi di azioni e soprattutto emozioni che non sapevo di essere capace di esprimere.

Mi girai nel letto e percepii una luce colpirmi dritta in faccia proveniente dalla portafinestra vicino.
Tastai l'altro lato del letto e capii che era vuoto. Ecco perfetto, mi maledissi, avevo fatto scappare l'unico ragazzo con cui avevo provato delle sensazioni indescrivibili.
Mi misi a sedere e scrutai la stanza, moderna come il resto della casa. Cercai una maglietta, una felpa, un qualunque cosa che mi coprisse, in quanto il resto dei miei vestiti era rimasto in soggiorno. Trovai una maglietta grande di Alex, almeno su di me lo era.
Uscii dalla stanza e potei vedere bene il corridoio da cui la sera prima eravamo arrivati dal soggiorno. Scalza percorsi il tratto fino in cucina. Mi appoggiai allo stipite della porta, e lo guardai. Alex era intento a preparare la colazione, con solo indosso i pantaloni del pigiama che gli ricadevano morbidi sui fianchi. Decisamente una splendida visione da ricevere di prima mattina.
Lo vidi alzare la testa quando capii che ero arrivata e disse: - Ah sei già sveglia? Ti stavo per portare la colazione a letto. - Caspita, pensai, addirittura?.
- In realtà pensavo di averti fatto scappare. - mi stavo torturando le mani.
Si avvicinò, finché non fu proprio davanti al mio viso.
- Non dirlo o pensarlo nemmeno. - sussurrò, e posò le sue labbra sulle mie. Aveva un odore buono, doveva essersi fatto già la doccia. Io non sapevo che aspetto avessi, sicuramente scombussolato.
Staccò le sue labbra, mi prese per mano e mi accompagnò al bancone dove mi attendeva una grande tazza di cappuccino, succo di frutta, brioches e pancakes.
- Tutto ha davvero un'aria invitante. - dissi ammirando la moltitudine di cose preparate.
- Speravo lo dicessi. - e mi porse una tazza a cui sorrisi grata.
- Ah, il tuo telefono ha squillato un paio di volte. - mi disse mentre finiva di sorseggiare il suo succo.
- Controllo subito. - balzai giù dalla sedia e mi diressi al divano dove avevo lasciato la borsa.
Presi il telefono e vidi due chiamate da parte di mia madre e un messaggio di Katherine. Da mia madre me lo sarei potuta aspettare, ma dalla mia compagna di corso no. Forse le serviva qualcosa. Decisi di leggere prima il messaggio: "Sei sui giornali di gossip. Quando avevi intenzione di dirmi che uscivi con Alex Turner?;)". Rilessi il messaggio, perché sicuramente c'era qualcosa che non andava. Io? Sui giornali di gossip? Oddio, e se i paparazzi ci avessero seguito tutta la sera ieri? Mi destai dai pensieri e composi il numero di mia madre per vedere cosa voleva.
- Pronto? tesoro! - la voce squillante dall'altra parte mi fece scostare il telefono dall'orecchio.
- Ciao mamma, come state? - dissi bloccando uno sbadiglio.
- Io benissimo e anche tuo padre. E tu? E' un po' che non ti fai sentire. - tentava di usare un tono di rimprovero, fallendo.
Mi incamminai verso la cucina per non lasciare Alex pensare che fossi scomparsa.
- Sto bene, sono stata impegnata... sai tra la facoltà e.. il resto. - Alex mi scoccò un'occhiata divertita.
- Hai conosciuto qualche ragazzo, eh? - certo che quando voleva sapeva essere proprio un'impicciona.
- Forse, e comunque non sono affari tuoi con chi esco e se esco. - le dissi sperando di non essere sembrata brusca. Alex mi guardò e negli occhi vidi una luce strana.
- Va bene tesoro, ti ho chiamato per vedere se stesse andando tutto ok. Ma se mi dici così, non penso che dovremmo preoccuparci, o sì? -
- Certo che no, tutto a posto. - dissi sospirando.
- Tuo padre ti manda i suoi saluti, ci sentiamo tesoro. -
Chiusi la chiamata, e posai il telefono sul bancone.
- Lei non sa.. - Alex tentò di dire qualcosa, ma lo bloccai prima che potesse proferire altro.
- No, almeno non glielo fatto intendere. Non so cosa avrei potuto dirle... - dissi quasi a bassa voce.
Lui mi fissò, con quei suoi magnifici occhi verdi.
- C'è qualcosa di cui vuoi parlare? - chiese prendendomi una mano.
- Una.. una mia compagna di corso, praticamente, mi ha detto che siamo finiti su un giornale di gossip. - dissi lasciando trasparire un po' di agitazione.
Lo vidi aprire la bocca come per dire qualcosa, ma si bloccò.
- Aspetta un attimo. - annuii.
- Pronto, Tyler. Si, ho appena saputo. Si, lo so. Te l'avevo detto... Hmm, è grande come cosa? Senti, non voglia che le si faccia pressione. Non ha bisogno di essere soprafatta dai miei problemi. Siamo solo usciti, una cena. Nemmeno mentre mangiamo possono lasciarci un po' tregua? ... Si, ho capito. Vedi cosa riesci a risolvere. Ciao. - lo sentii ritornare in cucina.
Lo guardai in cerca di una risposta.
- Stai tranquilla, mio fratello risolverà la cosa. Non ti devi preoccupare di niente. - mi sorrise e si avvicinò abbracciandomi.
Avrei davvero voluto frequentarlo, ma se il prezzo da pagare fosse stato quello di essere paparazzata insieme mentre uscivamo per una semplice cena, allora se volevo davvero iniziare una carriera nel mondo dello spettacolo, che cosa mi sarei dovuta aspettare?



 

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Capitolo 5
*** 5° Capitolo ***


E' passata una settimana esatta da quando l'ho conosciuto. Una settimana da quando tutto quel turbinio di emozioni era arrivato. E lui non si è più fatto sentire.
Non capisco se è per via della mia reazione all'articolo del giornale o perché ho tentato di sviare l'argomento "Cosa siamo noi due adesso?", come se io potessi saperlo. Vorrei non essere stata talmente tanto stupida da aver lasciato che finissimmo a letto insieme. Di sicuro non sarei stata qui a crearmi film mentali.
Nonostante tutto, però, ho continuato con la mia vita. Università, casa - casa, università..
Stavo seguendo l'ultima lezione di recitazione della giornata quando ad un tratto la porta del teatro si spalancò con impeto facendo sobbalzare tutta classe, compresa la sottoscritta. Non riuscii ad individuare bene la persona che vi fosse appena entrata, ne tantomeno avrei immaginato che cercasse me.
- Carol, dai andiamo. - Alex tutto affanato stava salendo le scale che portavano al palco.
- Alex, ehi amico! Bello rivederti, ma siamo nel bel mezzo di una lezione. - disse Cameron.
Le parole mi morirono in bocca, mi sentii avvampare tutta. Le ragazze, presupponevo sapessero, mi stavano fissando con astio. E io continuavo a tenere la testa abbassata.
- Posso almeno sapere il motivo per cui sei qui? - Patrick allontanò Alex dal palco per chiarire la situazione, a occhi e orecchie indiscrete. Mentre io, come un emerita deficiente, stavo subendo quella situazione a dir poco imbarazzante.
- Carol, potresti venire? - Patrick uscì dalla penombra del backstage.
- C-certo.. - mi alzai con fatica dalla sedia.
Notai Alex scrutarmi, e poi parlò: - Prendi le tue cose, vieni con me. - disse sorridendo straffotente.
- Scusami? - chiesi sgranando gli occhi.
- Hai capito bene, ce ne andiamo. - mi indicò l'uscita come se fossi una bambina che non capiva.
- Non vedo ragione. Sto frequentando una lezione, non posso andarmene come mi pare e piace solo perché tu me lo imponi. Signor Cameron? - dissi puntandogli un dito e girandomi verso il professore.
- Veramente, Carol, gli ho dato il permesso. Non mi sono potuto opporre, il motivo è valido. - disse alzando le spalle, come a scusarsi.
Sbuffai contrariata.
- In questo preciso istante sei la persona più detestabile di questo mondo. - e quella che vorrei baciare, pensai.
Sorrise. Nonostante fossi incazzata, lui rideva. Ed era più bello che mai. Con quei jeans neri e la maglietta dei Beatles addosso, che avrei voluto più che volentieri, togliere.
Mi tese la mano, gliela presi e quel calore era così famigliare da sentire. Cosa mi stavi facendo, Alex?
Uscimmo da dietro il backstage, con Patrick che sorrideva e gli sguardi invidiosi dei miei compagni, o meglio dire compagne, di corso.
Ma questa faccenda non sarebbe finita qui.
Ero pronta a urlargli tutte le ragioni possibili per cui tutto questo era assurdo quando, non ebbi nemmeno il tempo di proferire parola, lui mi baciò.
Mi sentii percossa da una scarica di calore. Ci sapeva fare, non potevo negarlo, ma non sarebbe riuscito a cavarsela così.
Si staccò quel poco che ci permettesse di riprendere fiato.
- Ciao. - mi disse a fior di labbra.
- Ti odio. - risposi fissandolo negli occhi, quei fantastici occhi verdi.
- Possibile, ma non lo farai più quando scoprirai perché ti ho "sequestrato". - mimò le virgolette a mezz'aria.
- Sì, ma non vedo come questo sia una buona ragione. Alex, io non credo..insomma, non mi conosci nemmeno, come prima cosa. Poi, solo una settimana.. e guarda tutto questo. - ci indicai - E ho domande che mi attanagliano: perchè io? Cosa mi rende diverse dalle altre, centinaia oserei dire,ragazze che ti muoiono dietro? - sarei voluta crollare per terra.
- Primo, ho tutto il tempo di questo mondo per conoscerti. - posò un leggere bacio sulla punta del mio naso - Secondo, non ci sto capendo niente di tutto questo nemmeno io. Sinceramente, non ci sto badando molto. - sorrise, accarezzandomi la guancia - E terzo, tu hai tutto quello che cercavo. Volevo capire fino a che punto ti saresti spinta. Mi hai dato la prova di non essere assillante. Non mi hai mai contattato una sola volta, il che mi ha fatto rimanere male, ma non tanto da farmi capire che sei tu quella che vorrei conoscere fino in fondo. - e riprese quel bacio che se prima mi aveva lasciato senza fiato adesso mi ci sarebbe voluta una bombola d'ossigeno.
- Lo sai che non puoi risolvere tutto questo con un bacio? - sorrisi.
- Ah no? - ricambiò.
Scossi la testa. Dove sei stato fino a tutto questo tempo?
- Allora, qual'era il tanto frettoloso motivo per cui mi hai sottratta? - stavamo camminando verso la sua macchina.
- Capirai. Adesso andiamo a casa tua. Devi recuperare alcuni vestiti e le tue cose personali. - mi aprì la portiera.
Non volle dirmi niente, e questo decisamente mi stava incuriosendo in maniera positiva. Non riuscivo a vedere cose negative con Alex.
Una volta saliti nel mio appartamento, per fortuna in ordine, corsi in camera e tirai fuori una borsa abbastanza grande da contenere un paio di vestiti.
Alex stava girovagando e mi raggiunse con in mano una cosa che a prima vista non riconobbi.
- Ti servirà. - mi disse porgendomela.
- Una sciarpa? - dissi scettica.
- Fidati. - annuì.
Mi prese la valigia e prima di uscire raccolsi i miei oggetti personali che buttai in borsa.
Viaggiamo per una ventina di minuti, capivo che strada fosse, ma non avevo idea di dove ci avrebbe condotti.
Voltai la testa sulla sinistra per leggere qualche cartello quando, finalmente, ne scorsi uno.
AEREOPORTO DI HEATHROW, citava l'insegna.
Balzai meglio a sedere e mi voltai di scatto verso Alex.
- Heathrow? - esclamai.
- E' quello più vicino e si vola meglio. - disse noncurante del mio stupore.
- Sì, ma.. non avevo idea..cioè, stiamo per partire? - balbettai confusa.
- Esatto! - esclamò alzando il pugno in aria e rise.
- Alex! - gli colpii il braccio.
- E questo perché?- disse mentre accostava la macchina nel parcheggio di fronte all'entrata.
- Forse perché mi tieni nascosto che andiamo da qualche parte, adesso? - dissi ovvia.
- Non vedo nulla di male. - si tolse la cintura e si avvicinò al mio viso. Non capii più niente.
- Alex.. - tentai di usare un tono ammonitorio.
Ma lui non si lasciò prendere dalla mia confusione, mi scoccò un bacio veloce e uscì dalla macchina, lasciandomi in uno stato di trance.
Lo seguii a mia volta e chiudendo la portiera notai che lui si era già portato la sua valigia. Il furbetto aveva architettato tutto.
Tese la sua mano in modo che la prendessi e, così insieme, ci dirigemmo nella hall dell'aeroporto. Io ancora mi sentivo smarrita.
- Vado a ritirare i biglietti. Aspettami qua. - mi voltai verso l'enorme vetrata sui cui sporgeva la zona riservata agli aerei.
Sono in giro con Alex. Un attore famoso, miseriaccia. Sento già un pizzico d'ansia alleggiare dentro di me.
- Sei pronta? - sentii la sua voce e gli sorrisi quando incontrai il suo sguardo.
Mi porse il biglietto che presi con titubanza. Strabuzzai gli occhi quando lessi.
- IRLANDA? - quasi urlai.
- Felice giorno di San Patrizio, Carol! - esultò Alex.

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