10 Songs Challenge - Anna e Antonio di Dea Elisa (/viewuser.php?uid=100271)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E Noi Due Là - Claudio Baglioni ***
Capitolo 2: *** Amore Bello - Claudio Baglioni ***
Capitolo 3: *** Bugie - Marco Masini ***
Capitolo 4: *** Sarà Per Sempre – Umberto Tozzi ***
Capitolo 5: *** Finalmente Tu - 883 ***
Capitolo 6: *** Alla Mia Età - Tiziano Ferro ***
Capitolo 7: *** Lato Destro Del Cuore - Laura Pausini ***
Capitolo 8: *** Se Perdo Anche Te - Gianni Morandi ***
Capitolo 9: *** Io Che Amo Solo Te - Fiorella Mannoia (cover) ***
Capitolo 10: *** Raccontami Di Te - Marco Masini ***
Capitolo 1 *** E Noi Due Là - Claudio Baglioni ***
1 - Scegli un
personaggio, una coppia o un fandom.
2 - Apri la tua
cartella di musica e seleziona la modalità
di riproduzione casuale e fai partire.
3 - Scrivi una
drabble-flashfic che sia collegata alla
canzone che sta andando. Hai tempo fino al termine della canzone per
terminare
la drabble: inizi con l’inizio della canzone e finisci quando
finisce, niente
esitazioni! Non importa quanto scombussolata è la tua
drabble.
4 - Scrivine 10, poi
pubblicale.
E Noi Due Là –
Claudio Baglioni
Ci guardiamo in
silenzio, ma l’unico silenzio era quello
fuori dalla mia mente. Lì vorticavano parole, pensieri,
emozioni, ricordi.
Questi, bastardissimi, ricordi, che premevano dal loro buio
ripostiglio, premevano
anche me, le mie gambe, il mio sguardo, a indirizzarsi a te.
Ma i tuoi sono su di
me già da vari minuti, e chissà se
anche tu vorresti avvicinarti più di adesso, se vorresti
baciarmi come vorrei
fare io, e come vorrei che tu facessi. Quanti anni sono passati
dall’ultima
volta che ci siamo sfiorati? Ti prego, fa’ qualcosa,
cancellami questi incubi
che sogno anche di giorno, anticipa i giorni, le notti che
dovrò passare ancora
senza di te se mai il destino ci ha scritto un futuro, strade nuove da
percorrere.
E invece rimaniamo solo noi, in mezzo a quella biblioteca, lontani, ma
vicini.
Vicini, Antonio.
Possiamo ancora esserlo, se mai siamo stati
lontani.
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Capitolo 2 *** Amore Bello - Claudio Baglioni ***
Amore Bello – Claudio
Baglioni
Sapevo troppo bene
che quella sarebbe stata l’ultima volta
che ci saremmo visti, eppure avevo insistito per farlo ancora, quello
stesso
sbaglio di sempre. Convincermi di non avere niente da spartire con te.
Convincermi che il cuore mi batteva forte per una corsa, per le scale,
o solo
così, perché eri mio amico, e ti volevo bene.
Bene, quanto bene ti volevo!
Invece mi ritrovo a stringerti, più forte di quanto avrei
fatto se fossi stato
solo mio amico. O forse no. Cosa potevo fare per convincere te a non
lasciarmi,
o convincere me a non amarti?
È finita,
Antonio, è così? Non mi importava più
di quanti
minuti mancassero alla tua partenza. Solo rimani
ancora un po’, solo non
andare,
solo ti amo, solo Anna
non posso. Non puoi cosa? Spezzarmi
la vita, le ali, la forza, la voglia di andare avanti. Dovevo saperlo,
dal
primo momento che ti ho visto, che avresti cambiato la mia vita, nel
bene e nel
male. Ti aspetterò, come ti ho aspettato sempre, anche
quando non sapevo che
saresti arrivato.
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Capitolo 3 *** Bugie - Marco Masini ***
Bugie – Marco Masini
«Qual
è la verità?»
Continuava a non
rispondere.
«È
la terza volta, Antonio, che vi vedo passeggiare con lei,
o intrattenervi con lei, o ridere con lei. Cosa
c’è tra voi e lei?»
«Lei,
lei… Anna perché lo volete sapere? È
un’amica.»
«Lo voglio sapere
perché continuate a raccontarmi bugie. Dite che vi ha
presentati mia madre, e
invece è stato Fabrizio. Pensate che io creda che le amiche
di mio fratello
siano tutte ragazze poco raccomandabili?»
«Potevate
dire subito che non mi avevate creduto.»
«Adesso
sto passando dalla parte del torto?»
«No»
cercò di difendersi Antonio. «Continuo a non
capire perché
abbiate un così spiccato interesse per quella
donna.»
«L’interesse
nei suoi confronti è vostro.»
«E non vi
piace.»
«No, non
mi piace, né come parla, tutta così orgogliosa,
superba, né come si veste, quella scollatura così
appariscente, i gioielli vistosi,
i cappelli arricciati…»
«Non
intendevo non vi
piace lei» la bloccò Antonio.
«Intendevo non vi piace il mio interesse nei
suoi confronti» sorrise. «E anche voi portate i
capelli arricciati.»
«E allora
se aveste prestato attenzione avreste notato che-»
«Che i
vostri sono naturalmente
e meravigliosamente
arricciati» si
sporse verso di lei, mentre le sussurrava queste parole. Anna
deviò lo sguardo,
in imbarazzo.
«Ora state
lusingandomi perché io non torni al discorso da
cui siamo partiti.»
«Allora
ritorniamoci. Però una domanda lasciatela a me:
perché vi infastidisce che io passi del tempo con
lei?»
«Perché
ve l’ho detto, non è una donna semplice,
né sincera.
Non è una donna per voi.»
«Quindi mi
consigliate di starle lontana. Mi state dunque
dando un consiglio da amica.»
«Da amica,
certo.»
«Chi sta
dicendo la verità e chi una bugia, adesso, Anna?»
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Capitolo 4 *** Sarà Per Sempre – Umberto Tozzi ***
Sarà Per Sempre
– Umberto Tozzi
Note: AU
(ambientata nel presente).
Getti il soprabito
sul divano, insieme alla borsa e alle
chiavi di casa, che scivolano sul tappeto, tintinnando. Non
t’importa. Ti fermi
solo un attimo a guardare il ciondolo del portachiavi, una lettera A,
in
metallo, di cui conoscevi a memoria ogni angolo e intarsio e difetto.
Nessuno
si sarebbe mai posto una domanda a riguardo. A come Antonio. Certo. No,
certo un bel niente.
Ne esiste
un’altra copia, dall’altro capo della
città, che
alla sera tintinna allo stesso modo, su un divano, o un mobiletto, o
nel
disordine di una borsa. C’è un’altra A,
a chilometri di distanza, che segue
ogni giorno un’altra persona. E anche a quest’altra
persona nessuno avrebbe mai
fatto domande. A come Anna. Certo.
Ancora in piedi in
mezzo al soggiorno, ancora le chiavi per
terra, ancora il soprabito sul divano, ancora la conclusione di una
giornata
senza di lei. Senti la stanchezza prenderti le forze, senti il pensiero
di
un’altra notte di reperibilità comprimere il tuo
stomaco. Saresti crollato sul
letto anche adesso, senza cenare, con l’unica intenzione di
non pensare a
niente. Tantomeno a quella A del tuo portachiavi.
Un rumore
proveniente dalla porta acuisce tutti i tuoi
sensi, e ti volti, in allerta. Qualcuno sta girando la chiave nella
serratura,
ma quale chiave, se la tua è sul tappeto, e se
l’altra copia è…
Rapidi passi ti
conducono all’ingresso, e sei tu a
spalancare la porta non appena la vedi socchiudersi.
In testa tante
domande, in gola neanche una.
In mano ha il suo
mazzo di chiavi, nel viso un’espressione
impaurita per il tuo gesto brusco e inaspettato.
In mano ha quel
mazzo di chiavi. La stringi forte. La sua mano, le chiavi, fino a
lasciare i
segni sulla vostra pelle. La tua A era tornata a casa.
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Capitolo 5 *** Finalmente Tu - 883 ***
Finalmente Tu – 883
Note:
tante, troppe licenze poetiche sulla terminologia
clinica.
«Marchesa,
il dottor Ceppi vi sta cercando.»
Il tuo cuore perde
un battito. Extrasistole,
l’avrebbe definita lui.
«È
giù nell’ingresso.»
Sei già
in piedi, a scansare Giannina, a colpire con la
spalla lo stipite della porta, a scivolare giù per i
gradini. Arrivi alla cima
dello scalone con il fiatone. No, iperventilazione.
Sollevi lo sguardo e
lo vedi armeggiare attorno al calesse.
Non ti aveva ancora visto. E da quella distanza era improbabile che si
rendesse
conto del tuo rossore. Iperemia.
Scendi un gradino
alla volta, tenendo sollevata la gonna.
Quasi ti è difficile mantenere l’equilibrio e la
coordinazione. Atassia. Che ti
stava succedendo? Sembrava
dovessi pensare ad ogni piccolo movimento per non inciampare sul bordo
dell’abito, per prendere la giusta distanza tra un gradino e
l’altro, ed era
impossibile nel frattempo alzare il capo per guardare lui, o comandare
al tuo
cuore di smetterla di pulsarti in gola. Cardiopalmo.
Ti ha vista, lo sai.
La sagoma della sua figura entra nel
tuo campo visivo, si avvicina, mentre tu arrivi in fondo, mai
così impacciata e
senza nessuna idea di come iniziare il discorso.
“Con un
saluto, Anna”, ti dicevi. La cosa più facile del
mondo. E adesso la più difficile.
Ti schiarisci la
voce. «Ehm» ne viene fuori, seguito dal suo
sorriso. Afasia?
«Buongiorno»
ti raggiunge la sua voce. Ti prende la mano, tu
ancora con i piedi in bilico sull’ultimo gradino. Si china a
lasciarti un
bacio, quasi non sfiorando nemmeno il dorso con le mani. Ma
è come una scossa,
che ti percorre il corpo in un brivido. Iperestesia.
«Ciao
Antonio.»
“Ciao!?”.
«Buongiorno
Antonio» ti correggi un tempuscolo dopo.
Ti senti la
più sciocca del mondo, e ancora di più quando
Antonio si vede costretto ad afferrarti di fretta perché tu
non finisca faccia
a terra.
L’ultimo
gradino.
«Scusate.»
Ti sistemi un ricciolo dietro i capelli. Quando
alzi gli occhi ammetti di non aver previsto quanto vicini foste ora.
«State
bene?» Per la quasi caduta, per il tuo cuore, i tuoi
muscoli rigidi, la tua incapacità di articolare una frase di
tre parole che
siano quantomeno opportune, per la tua mente che non pensa altro che a
lui?
«No.»
Ti guarda corrugando
la fronte.
«Volevo
dire sì. Sì, sto bene.»
Possibile che la sua
presenza ti stravolgesse al punto di
avvertire cento e più sintomi, tutti insieme e tutti diversi?
Forse la risposta
era una sola, e non servivano medici per
confermare la diagnosi. Sorridi, e lo stesso fa lui.
Innamoramento.
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Capitolo 6 *** Alla Mia Età - Tiziano Ferro ***
Alla Mia Età –
Tiziano Ferro
Note:
ambientata durante la notte in cui Antonio ha
estratto il proiettile a Fabrizio.
Non so cosa stessi
facendo sull’uscio della porta della mia
camera, né da quanto tempo fossi lì. So che ti
eri mosso, ti eri appoggiato
allo stipite, o avevi fatto qualche passo. In ogni modo ti avevo
sentito. E mi ero
spaventata, e ti eri spaventato anche tu, perché sapevi che
non avresti dovuto
essere lì, o comunque non esattamente
lì.
Ti eri giustificato,
ma le parole come “porta aperta”, “mi
dovete perdonare ma”, “è stato
più forte di me” mi scivolavano addosso, mentre
le maniche della camicia da notte asciugavano rapide le mie lacrime. Ti
eri
chiesto perché stessi piangendo, forse non così
silenziosamente, ma prima
dovevi rispondere al mio, di perché.
«Mi ero
preoccupato.»
Adesso
ti
preoccupi per me. Non quindici anni fa, non dieci anni fa, non cinque
anni fa,
non l’anno scorso. Adesso
sei qui,
solo perché Fabrizio è in fin di vita, solo
perché per lui sei
rimasto.
«Mi avete
concesso voi di rimanere.»
Per mio fratello!
Mi metto a sedere,
il bruciore negli occhi, e alla bocca
dello stomaco, la testa che girava, i pensieri che mi tormentavano, il
cuore
che batteva. Fortissimo.
«Passerà
la notte.»
E la mia come
passerà?
Mi aggrappo alle tue
spalle, mentre mi sorreggi, e mi
accarezzi i capelli. E ascolti le mie lacrime, come poco prima. Ti
ringrazio,
anche se non a parole, ma stringendoti di più.
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Capitolo 7 *** Lato Destro Del Cuore - Laura Pausini ***
Lato Destro Del Cuore –
Laura Pausini
Note:
AU (ambientata nel presente).
La stanza si
illumina, e apro automaticamente gli occhi.
Afferro il cellulare dal comodino, sempre acceso e sempre in silenzioso.
Stai
dormendo?
Il silenzio della
stanza si riempie dei miei battiti
accelerati.
Le dita galleggiano
impotenti a qualche centimetro dal
display, scorrendo di qualche riga ogni tanto, per non richiamare lo
schermo
nero. Tanto ormai le spunte blu gli avranno già risposto. E
me lo immagino sorridere.
È online, e
continua ad esserlo. Forse lo fa apposta, finché ci sono
anche io,
Non mi sfugge il
fatto che l’ultimo messaggio sia datato tre
mesi fa, in occasione del mio compleanno. Un augurio asettico, una
faccina
sorridente. Uguale a tanti altri.
Un attimo di
distrazione è sufficiente perché il display si
spenga, e vorrei averlo spento davvero, questa sera, il cellulare.
Magari voleva
scrivere a qualcun’altra e ha semplicemente
sbagliato conversazione. Sì, a chi vuoi farlo credere.
Ennesimo tentativo di
autoconvincimento fallito.
Il cellulare vibra
una seconda volta, però tra le tue mani,
e prendi più spavento di prima, perché sai che
è lui.
Scusami,
forse ti ho
svegliata.
No, ma adesso non
riuscirò più a dormire.
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Capitolo 8 *** Se Perdo Anche Te - Gianni Morandi ***
Se Perdo Anche Te –
Gianni Morandi
Note:
ambientata durante la notte prima del duello.
Hai fatto questo
errore una volta. E stai rischiando di
tornare a quei giorni, e di ripetere lo stesso sbaglio. Anzi, sei già intrappolato in quei
giorni. Guardi
con orrore e odio e dispiacere i frammenti di vetro sul tavolo e sul
pavimento
del laboratorio. Insonne, da giorni ormai, non sai che ora sia della
notte, o
se tra poco sarà l’alba. E allora
l’unico pensiero e l’unico tuo destino
sarà
quello di distruggere due vite, la tua e soprattutto quella di Anna. E
distruggendo la sua morirai due volte, con lei e senza di lei.
Sposti coi piedi le
ampolle rotte, creando uno spazio per
poter camminare e uscire da quella stanza umida. Fuori da lì
l’aria non è delle
più pulite. Ti manca il profumo del bosco e dei fiori e del
lago. Ti manca
quello del tè, dei biscotti, del bucato del castello di
Rivombrosa.
Eppure stavolta non
è colpa tua.
Sì, lo
è! Se non ti fossi permesso di andare contro la
legge, se avessi pensato ad Anna, ad Emilia, ad Elisa, se fossi stato
meno
egoista… Ed è così che ripagherai le
tue colpe. Perdendo un’altra donna, anzi,
perdendone più d’una. Perdendo la tua famiglia.
La luna è
ancora alta nel cielo, non devono essere più delle
tre del mattino. Il tuo cavallo non aspetta altro che condurti
là dove il tuo
cuore implorava da ore di tornare.
«Riportami
a casa» gli sussurri una volta in sella.
Nel silenzio della
notte, delle scuderie della tenuta, delle
stanze del castello, ti chiedi quali parole avresti potuto usare per
salvare
tutto questo prima che il sole potesse illuminare la realtà.
Un servitore ti
saluta, senza nessuna intenzione di
bloccarti. Forse non sapeva. Oppure forse sapeva, ma era troppo stanco
per
mettersi a discutere. Così ti porge la sua candela,
borbottando che ne avrebbe
accesa un’altra per lui. Lo ringrazi con un cenno del capo, e
poco dopo sei già
al suo piano, a poca distanza dalla sua stanza. La vostra
stanza. Non correrai il rischio di svegliarla, perché la
conosci troppo bene. La troverai seduta sul bordo del letto, o in piedi
alla
finestra, o raggomitolata sopra le lenzuola.
Appoggi la mano
sulla maniglia della porta.
Non
ti perderò, Anna.
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Capitolo 9 *** Io Che Amo Solo Te - Fiorella Mannoia (cover) ***
Io Che Amo
Solo Te – Fiorella Mannoia (cover)
«Siete
bellissima.»
«Non
lusingatemi.»
«Sto solo
esprimendo ciò che chiunque in questa sala avrebbe
piacere di dirvi.»
«Tranne
mio marito» sospiri. «Non ha occhi che per la
figlia
più giovane del marchese Maffei.»
«Betta?
Non credo quella ragazza possa essere interessata ad
un uomo con il doppio dei suoi anni.»
«Ma ai
suoi soldi sì.»
Passi sotto il suo
braccio in una giravolta.
«Sbaglio o
percepisco una nota di gelosia nelle vostre
parole?»
«È
solo che non sono più così bella come dite. Betta
ad
esempio…»
«È
una ragazzina.»
«Ma
è bella.»
«Non
potrebbe essere più di un gioco, un passatempo.»
«State
dicendo che mio marito…?!»
«No!
Intendevo per gli uomini più maturi.»
«Quindi
piace anche a voi.»
«Ma che
dite. Piuttosto, mi state dando dell’uomo maturo?»
Antonio ti rimbalza l’accusa.
Inizi a difenderti,
a farfugliare che no, non volevi dire
questo. La verità era che il discorso vi stava portando dove
nessuno dei due aveva
intenzione di arrivare. Il ballo era quasi finito, e non avevate ancora
parlato
di voi. Solo degli altri. Gli altri implicati con voi.
«Vostra
moglie non è venuta, invece.»
«Avrei
preso la stessa decisione, se Fabrizio non avesse
insistito.»
«Avevate
paura di rivedere i vostri vecchi amici?»
«Avevo
paura di rivedere voi.»
Ciascuno di voi
sperava che la musica fosse sufficiente a
coprire le vostre parole, ma vi erano reciprocamente chiare, tanto
vicini erano
i vostri volti.
«Perché?»
domandi senza pensare. C’è un mondo, dietro a
questo perché.
«Perché
lo sapevo, che sarebbe finita così.»
«Così
come?» come i bambini, che reiterano le risposte con
altre domande. E stavolta la formuli in fretta, il cuore già
martellante nel
petto, consapevole che le danze sarebbero terminate presto. Non potevi
permetterti di non avere una risposta.
«Ad avere
ancora voglia di baciarvi.»
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Capitolo 10 *** Raccontami Di Te - Marco Masini ***
Raccontami
Di Te – Marco Masini
Note:
AU (ambientata nel presente).
«E
tu?»
«No, io
non ho figli.»
Anna
abbassò lo sguardo sulla tazza di tè, facendo
ondeggiare il cucchiaino tra pollice e indice.
«Quanti
anni hai detto che ha Emilia?»
«Quindici.»
Quindici,
ripeté
nella sua mente. Non gli sembrava fossero passati tutti quegli anni
dall’ultima
volta.
Come faceva, lei, a
non pensarci? Antonio continuò a
fissarla, passando con lo sguardo dal suo viso, occhi, labbra, alla sua
mano e
a quel cucchiaino, alla tazza di tè ormai freddo.
Come aveva fatto,
lei, a passare ognuno di questi giorni?
Svegliarsi, pensarci, nascondersi in una vita falsa, e poi
riaddormentarsi,
ripensarci. E ricominciare daccapo.
Anna gli porse il
cellulare, la foto di Emilia come
schermata di blocco.
«Ti
somiglia. È bella come te.»
Sorrise, riponendo
il telefono in borsa. Era leggermente in
imbarazzo. D’altronde, Antonio era ormai un estraneo. E quale
diritto un
estraneo aveva di farle quel complimento?
«Scusa.»
«Per
cosa?»
Antonio scosse la
testa. «Non lo so, mi sento fuori luogo.»
Lei continuava a
sorridere, e a dirgli di no, che andava
tutto bene, che stavano chiacchierando come vecchi amici. Era il
normale
disagio di chi si incontra dopo una vita.
«Sei
felice, Anna?»
«Sono
sposata, ho una figlia meravigliosa.»
Non aveva risposto
alla domanda. E Antonio non sapeva se
farglielo notare o meno.
«E
tu?»
«Mia
moglie non c’è più, e ho fatto troppi
errori in
passato.»
«Mi
dispiace.»
«Anche a
me.» Antonio continuava a guardarla negli occhi,
che tuttavia rimanevano inevitabilmente bassi.
Solo quando Anna
sentì il suo sguardo su di lei, e non ce la
fece più, lì sollevò. Erano lucidi;
umidi di lacrime?
Socchiuse le labbra,
e il cucchiaino schizzò via,
rimbalzando sul tavolino. Di riflesso Antonio era scattato ad
afferrarlo prima
che cadesse a terra, ma si ritrovò ad afferrare solo le mani
di Anna.
Raccontami
Anna, se
anche tu non sei riuscita a dimenticare, se anche tu adesso ti stai
chiedendo
perché non provi solo indifferenza, se ti stanno affiorando
alla mente tanti
ricordi, sbagli, sorrisi, abbracci, se anche tu vivi di rimorsi e
rimpianti, se
vorresti solo tornare indietro per non sentirsi così stupidi
al desiderio di
essere più felici di adesso. Se solo tu mi dicessi che lo
sei, che hai trovato
ciò che cercavi, che non mi pensi più, forse
io…
«Non ci
riesci neanche tu, vero?»
Antonio scosse la
testa. Se
solo non fossimo in mezzo alla gente, se solo non fossi sposata, se
solo
sapessi che tu…
«Mi
dispiace» ripeté Anna. «Vorrei
solo…» la voce le si
ruppe con un singhiozzo. Chiuse gli occhi, deglutì, si
passò una mano sul
volto, e si sforzò di tornare a guardarlo. «Ora
che sei qui mi aiuterai a
capire, me lo devi.» Fece un respiro profondo.
«Come posso essere ancora
innamorata di te?»
Abbiamo viaggiato attraverso il tempo e le canzoni, e
questo viaggio finisce qui. Ma è una fine che non
è mai una fine, perché non c'è niente
da fare: quando la voglia di scrivere ti bussa alla mente, devi aprire
un documento vuoto e svuotarci le idee. Quindi ci ri-leggiamo
alla prossima storia!
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