Attenti! Attenti! Arriva Mary Sue!

di Seira Katsuto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Oh, andiamo Mary! ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Arrivederci, my lady ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. C'è una lettera per te ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Lacrime invisibili ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Oh, andiamo Mary! ***


In un piccolo villaggio nel Nuovo Mondo viveva una giovane ragazza dai capelli dorati e dagli splendidi occhi azzurri.
Ella ogni giorno uscì di casa per andare al bosco a raccogliere bacche e fiori per i suoi cari.
Una sera, mentre tornava dalla sua passeggiata, incontrò un ragazzo.
Quest'ultimo, che si era invaghito della sua bellezza, chiese alla giovane se poteva aiutarla a trasportare il cestino pieno di erbe.
La ragazza, imbarazzata e intimidita, non sapeva come rispondergli così chinò lo sguardo per poi guardare l'altro negli occhi.
In quel momento, i loro sguardi si incrociarono e dentro al petto sentirono un forte sentimento pervaderli.
Fu così che lei si prese coraggio e gli rispose:

< Certo che no, manco ti conosco! Fuori dai piedi feccia, mi intralci il passaggio >

< Oh, andiamo Mary! > un uomo sulla trentina d'anni dai lunghi capelli biondi e con dei buffi baffi neri pettinati a saetta scuoteva la testa rassegnato.
< Cosa! Non ce la facevo più! Questa storia fa venire il diabete! > rispose la ragazza del presunto racconto con tono seccato.
Il biondo sospirò e incominciò a borbottare tra sè e sè < Una donna così bella ma dal carattere ingestibile e pensare che se fosse un pochino più femminile forse riuscirebbe ad incontrare davvero un ragazzo così >. 
< Guarda che ti sento, non ho un carattere così brutto e, per la cronaca, una volta ho incontrato un ragazzo che ha fatto lo stesso gesto di quello del racconto > affermò con un ghigno lei.
L'uomo la guardò dubbioso e stralunato.
< ...Beh, diciamo che al posto della passeggiatina sui boschi stile cappuccetto rosso stavo tornando dagli allenamenti e al posto del cesto pieno di bacche portavo una cassa piena di spade rotte o arrugginite così lui mi ha chiesto se poteva aiutarmi a portare la cassa... >.
Il biondo s'incuriosì < E tu che cosa gli hai risposto? >.
< ...che la cassa era piena di vermi e spade arruggite e che se mi faceva perdere altro tempo gliene avrei ficcata una dritta nel culo > finì la frase con un sorriso innocente.
L'altro scosse la testa e si mise una mano in volto.
< Ricominciamo gli allenamenti che è meglio >.
_____________________

Come ho raccontato prima, sono una ragazza bionda dagli occhi azzuri, ho 28 anni e mi chiamo Mary Sue Shampoo... No, non sto scherzando...
Fin da piccola tutti credevano fossi una specie di dea scesa in terra, "la dolce ragazzina acqua e sapone dal talento innato", così dicevano se non sbaglio (era per lo più una presa in giro).
Negli anni in cui ho vissuto ho fatto in modo che queste "voci" venissero smentite, probabilmente questo è uno dei tanti motivi per cui ho un simile carattere, ma non è colpa mia se mi hanno chiamata così... e non è colpa mia se sono bionda e ho gli occhi azzurri... mio dio a sto punto se proprio doveva succedere era meglio essere un super figone potentissimo di nome Gary Stu, perché sì, è facile dire "talento innato" quando ci si allena ogni pomeriggio fino allo sfinimento!
L'uomo con cui parlavo prima si chiama McGuy ed è un famoso pirata del nuovo mondo, è attraccato su quest'isola qualche tempo fa con la sua ciurma, dopo esserci conosciuti è diventato il mio maestro temporaneo.
Per ora mi sta aiutando a controllare l'haki, cosa che ancora non mi riesce bene...
Lui ha una tecnica di spada davvero interessante, senza aver mangiato un frutto del diavolo riesce a scatenare elettricità dalla lama, quando ha provato a spiegarmi come funzionasse ha detto:
"Bisogna conoscere un elemento come se facesse parte della propria anima, scoprirne i pregi e difetti, solo dopo si potrà controllarlo a proprio piacimento"
Non ho ancora capito cosa stesse cercando di dirmi ma come poi mi ha spiegato: tutto verrà a tempo debito.
Tornando dagli allenamenti mi sono diretta verso casa insieme a McGuy che, ogni sera, viene alla locanda da noi per farsi qualche bevuta.
I miei genitori gestiscono l'unica locanda del paese, sono aperti ventiquattro ore su ventiquattro e per questo, quando non sono agli allenamenti, cerco sempre di aiutarli al lavoro.
Intravedo la locanda e noto un certo movimento, così mi precipito a vedere cos'è successo, molti pirati e banditi attraccano su quest'isola con cattive intenzioni, per questo mi alleno tanto, non permetterò a nessuno di distruggere la quiete di questo posto.
< Che disastro, disastro, disastro! > sento la voce di mio padre.
< Che succede!? > chiedo immediatamente.
< Ah, Mary! Oh, Mary non sai... è un disastro... abbiamo avvistato la nave di Barbabianca poco distante da qui e la locanda è inguardabile, lercia e disordinata! >
Aaah... sì, certo... L'uomo più forte del mondo sta per sbarcare qui e tu pensi all'ordine... sissi... sto cazzo! < Che minchia stai dicendo papà! dobbiamo pensare a come difenderci piuttosto!!! >
Lui mi fissa stranito. < Tesoro, i pirati di Barbabianca, a meno che non gli pesti i piedi, non devastano i villaggi a caso, anzi se entriamo nelle grazie di quell'uomo è probabile che non avremo più problemi riguardanti banditi e altri pirati con intenzioni ostili >.
Leccaculo! lo guardo istizzita.
< Capisco, capisco, allora io non sono la persona adatta a questo piano, mi rifugerò in camera mia per tutta la loro permanenza >.
< Oh, no, mi servi per servire i tavoli, sei la migliore qui, non posso sostituirti > Mi sorride gentilmente, ma allo stesso tempo in modo arrogante.
Cosa?
< Inoltre non dovrai essere sgarbata con loro, ma gentile e cordiale >.
Per poco non mi metto a ridere < Certo e già che ci sono mi vesto da cameriera con la gonnellina striminzita >.
< Esattamente, ho finito di preparare una divisa della tua misura proprio un'ora fa > interviene una donna intenta a pulire le bottiglie dietro il balcone.
< Mamma.........no > Rispondo decisa.
< Sì > Afferma convinto mio padre.
< No >
< Sì >
< No >
< Sì > dicono infine all'unisono.
Non adremo da nessuna parte di questo passo.
< Mi tengo la spada però > 
< Ok, ma dì che è un usanza del locale e non tirarla fuori > conclude ricominciando a mettere a posto i tavoli.
Si prospetta una bellissima serata...
_____________________

Come previsto, dopo qualche ora la ciurma dell'imperatore bianco sbarcò sull'isola.
Ci volle una mezz'oretta ed eccoli qui.
Un mezzo-gigante dall'aria imponenente insieme ad un tizio biondo con la testa a forma d'ananas ed un altro coi capelli a pompadour (ma una versione esagerata) insieme ad altri uomini sono entrati nella locanda.
Mio padre senza scomporsi nemmeno un'istante gli dà il benvenuto ed incomincia a preparare alcune bevande.
Non ci credo... Newgate in persona... Non credevo si scomodasse a scendere dalla nave lui stesso o forse ci speravo...
Vicino al banco c'è McGuy a bere da solo, non voleva perdersi lo spettacolo, di per sé non è un pirata che và in cerca di risse, è un uomo piuttosto diplomatico.
Così mio padre li fa accomodare nei tavoli, dato il gran numero di uomini, riescono a riempire quasi tutto il locale.
Dopo nemmeno una decina di minuti hanno già iniziato a fare baldoria come una normale ciurma di pirati ed io sono strapiena di lavoro, non smettono mai di ordinare! Quasi sembra lo facciano apposta a farmi sgobbare... Aspetta un attimo:
Incomincio a guardarmi bene intorno e mi accorgo della faccia da ebeti che hanno tutti ogni volta che mi avvicino a loro o mi giro.
LO STANNO FACENDO APPOSTA!!!
No... non devo farlo... non devo rovinare l'atmosfera... così l'isola sarà salva...
Sento improvvisamente un braccio attorno alla vita, mi irrigidisco e cerco con una pazienza che non mi appartiene di non sfoderare la spada e fare a fette chiunque abbia osato toccarmi in quel modo.
Mi volto. Testa a banana. Da quanto ho capito dalle loro conversazioni si chiama Sacht ed è il quarto comandante di Barbabianca.
Cerco in tutti modi di sorridergli gentilmente, ma un tic all'occhio per la rabbia mi rimane.
< Ehi splendore! Mi potresti portare un altro bicchiere di questa roba? >
Puzza ed è ubriaco marcio, davvero non posso ucciderlo? Giusto... Perché non potrei ucciderlo? Ne ho tutto il diritto, è una feccia del mare no? 
Gli tolgo il braccio delicatamente e gli rispondo cordialmente < Certo, arrivo subito >
< Sacht non infastidire la ragazza! > Urla l'uomo ananas di prima, quello che dovrebbe essere il comandante della prima flotta, Marco.
Forse lui riesce a capire la situazione... Almeno uno buono in questa ciurma di pazzi c'è...
Mio padre, che stava parlando col capitano del più e del meno, incominciò a seguire con la coda dell'occhio la scena sperando che non accadesse nulla.
Sacht alza le mani con un fare innocente per poi far ricadere il suo occhio nella spada che tengo nel fianco destro < Quella spada? > chiede cambiando completamente discorso.
< Ah, è un usanza del locale, spero non sia un problema... > dico con non curanza andando verso il balcone e appoggiare un attimo alcune bottiglie vuote.
< Mary, non farlo... > dice improvvisamente mio padre con un tono preoccupato.
Non fare cos-
Sento una mano toccarmi abusivamente il culo.
Solo tre secondi, sono rimasta immobile per soli tre secondi, per poi girarmi guardare in faccia la mia futura vittima.
Oh, quello di prima! Non me l'aspettavo proprio.
Gli mostro un sorriso innocente ma allo stesso tempo con un qualcosa di sadico, gli levo la mano, sento il mio cuore battere di rabbia, non capisco perché ancora io non l'abbia fatto a fette.
< Ah! Oh, scusami Mary, ma non sono proprio riuscito a trattenermi > si scusa l'altro mostrando i suoi trentadue denti al completo.
Tutti gli altri comandanti incominciano ad insultarlo e dirgli che è sempre il solito, ma ormai quelle sono voci lontane per me.
L'unica cosa che voglio in quest'istante è: provocargli una ferita mortale.
Cambiando espressione poso lentamente la mano al mio fianco, mi chino leggermente, lo guardo con istinti omicidi per poi sfoderare l'arma.
Mi stupii vederlo schivare il primo colpo, ma di certo questo non basta per fermarmi:
Fendenti e affondi ben calcolati in punti vitali... tutti schivati facilmente o parati con i coltelli che aveva tirato fuori dalla manica.
Bastardo!
Lo ammazzo... lo ammazzo... lo ammazzo!!!

Senza rendermene conto per un attimo non c'era più niente, non in senso letterario, tutto si è come dire... attutito e l'unica cosa che si sentiva distintamente in quel momento era l'aria... 
La vedo, che strana sensazione... vedo l'aria, il vento! E' debole ma riesco comunque a vederlo, posso colpirlo, posso sfondarlo! E' come se mi chiedesse di distruggerlo...
Preparo l'affondo, punto verso l'uomo e colpisco!
Sento qualcosa rompersi e vedo scoppiare l'aria davanti alla mia lama, come se avessi colpito un palloncino invisibile, solo che quest'ultimo non si limitò a scoppiare, ma a creare una vera e propria bomba che spacca a metà porta.
Ripongo l'arma nel fodero, guardo stranita il varco creato da me stessa per poi spostare lo sguardo verso il mio avversario che mi fissa palesemente sconcertato e ubriaco.
Cazzo... è vivo.
Aaaah, per oggi penso che lo perdonerò, devo lavorare di più su questa tecnica... giusto... questa tecnica... è una tecnica? Com'è che avevo fatto? Forse è la famosa padronanza dell'elemento di cui mi parlava McGuy... certo, un'arte che funziona solo quando sono tremendamente incazzata!
Ah, basta con il sarcasmo... dovrei tornare subito agli allenamenti, devo imparare a controllare questa forza al più presto... così magari riuscirò ad avere qualche possibilità contro questo stronzo... perché sì. Me la pagherà.
< Gurarararara > La risata imponente dell'imperatore pervade il bar.
Mi volto verso l'uomo con uno sguardo impassibile < Sei proprio divertente, sei la prima che risponde così di netto a qualcuno di noi fregandosene delle possibili conseguenze >.
Conseguenze? Ah, giusto! Ho attaccato uno dei preziosi figli di Barbabianca, un comandante per la precisione! E lui ride, che tipo strano... meglio così, mi piace.
Mi scappa un sorriso, vista da una prospettiva più familiare questa ciurma è davvero dolce, sembra un padre amorevole che assiste ai disastri dei propri figli, un padre che sa quando è il momento di rimproverare e quando è il momento di lasciarli "litigare", pensare che sto parlando dell'uomo più temuto al mondo è assurdo... 
< Papà non ti scordi di qualcuno forse? > gli ricorda Marco mostrando un lieve sorriso vedendo entrare un ragazzetto dai capelli corvini scompigliati con indosso un'appariscente cappello arancione.
< Ah, beh! Lui non lo batte nessuno > Conferma Sacht per poi far scatenare una risata generale.
< Ohi, manco sono arrivato e già sparlate di me!? > risponde il ragazzo con aria arrabbiata, ma lasciando sempre un sorriso sul volto.
< Su Ace non prendertela, piuttosto bevi questo, è squisito! > lo corrompre il cuoco facendogli dimenticare quello che era apppena successo.
Sospiro, beh, per oggi penso che sarò impegnata con con questi qui, non sarà un dramma svagarmi per un giorno no?
Così la serata continuò, però adesso, senza più menzogne, io rispondo acidamente com'è nella mia natura e mio padre parla di figli ingestibili con Barbabianca, devo ammetterlo, è proprio una bella atmosfera.

Ed è così che conobbi il più forte degli imperatori, un comandante fin troppo intraprendente, un altro fin troppo serio e un ultimo fin troppo casinista.
Questa storia, infatti, parla di me, di loro e di un certo frutto dalla storia alquanto raccapricciante.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. Arrivederci, my lady ***


< Oh Mary, mia dolce Mary, come farei senza di te, oh mia dea... >.
< Sacht, basta >.
Non so nemmeno esattamente come siamo potuti finire in una situazione simile, qualcuno lassù mi vuole male, non c'è altra spiegazione.
Io e Mister banana, da soli, sperduti fra le montagne, in cerca di un tempio che non sono nemmeno sicura che esista.
Ricapitolando... è iniziato tutto stamattina.
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Era passato un mese da quando i pirati di Barbabianca si erano fermati sull'isola ed io ero alla locanda, a sistemare alcune cose insieme ai miei genitori, intanto c'erano Sacht e Vista (comandante della quinta flotta) che chiacchieravano.
McGuy era ripartito all'avventura con la sua ciurma, dopo aver stretto un alleanza con l'imperatore bianco.
Era stato un patto alquanto singolare, non si sono scontrati o altro, semplicemente una volta alla locanda, mentre parlavano insieme, Barbabianca ha tirato fuori la questione...
< Gurararara sai, tu mi piaci, mi ricordi molto Vista, hai un'aria nobile e diplomatica, che ne diresti di fare un'alleanza? >.
< Interessante come proposta, il suo modo di pensare non mi dispiace affatto, ha una mente molto aperta e aiutarci a vicenza sarebbe perfetto, accetto >.

È accaduto tutto così in fretta che a malapena me ne sono accorta... Bah, chi li capisce i pirati.
Ritornando al discorso iniziale, mentre i comandanti parlavano insieme a noi, abbiamo tirato fuori il discorso delle "leggende metropolitane" e siamo finiti a parlare di un tempio misterioso che dovrebbe trovarsi da qualche tra le montagne.
Mi ricordavo di aver intravisto una volta qualcosa simile ad una casa e mi scappò un < Ah, forse ho capito di quale tempio parla > così che Sacht ne approfittò e incominciò a chiedermi di accompagnarlo lì, peggio di un bambino dell'asilo... Non potete immaginare quanto quell'uomo possa essere insistente, adesso capisco perché Marco è sempre freddo e scocciato quando parla di lui...
Quindi alla fine mi ritrovo qui, con il signorino dall'aria innocente, nella disperata ricerca di un qualcosa simile ad un tempio.

La leggenda narra di un uomo malvagio che è disposto ad abbandonare tutto ciò che ha per avere quello che è tenuto nel tempio, il potere più forte tra tutti quelli esistenti e se dato in mani sbagliate, può devastare il mondo intero... 
Chiunque venga in contatto con quest'oggetto sarà devastato dalla sventura perché, l'uomo malvagio, in un modo o nell'altro arriverà a quel tempio e se tu possiedi informazioni a riguardo verrai perseguitato finché il potere non sarà consegnato nelle sue mani.


Questa è una delle solite leggende che si raccontano ai bambini per non farli avvicinare al bosco.
Ci sono centinaia di leggende così su quest'isola e dopo un po' ho saputo scovarne i veri significati, i miei antenati hanno sempre "ingigantito" tutti i racconti in modo esagerato.
Sono solo supposizioni, ma penso che nel tempio ci sia qualcosa che insegni un'arte che non conosce nessuno oppure il segreto dell'haki... qualcosa così, ma niente di troppo "devastante", ovviamente se esiste davvero questo luogo.
La seconda parte della leggenda è abbastanza inquietante, quasi una minaccia, ma anche quella probabilmente sarà esagerata, manco sono sicura esista l'uomo malvagio...

Dopo un'ora di ricerca finalmente troviamo il suddetto tempio, che definirei per lo più un altare e, incastonato nella roccia in bella vista, si vede uno strano frutto violaceo.
< Wooo un frutto del diavolo! > Urla Sacht euforico avvicinandosi al tempietto.
Che strano...
< Non prenderlo >. Guardo sopra l'altare una scritta in due lingue diverse, la prima è quella universale, l'altra è quella che mi ha insegnato mio padre, credo sia una lingua del villaggio, ma mi ha sempre detto che era una scrittura segreta e non bisognava parlane con nessuno, quindi non so in quanti la conoscano effettivamente.
< Eh? > Mi fissa stranito lui per poi voltarsi e leggere la scritta.

< "Questo è il frutto della malvagità, se siete stranieri andateve finché siete in tempo e non fidatevi di chiunque vi chieda informazioni riguardo ad esso, tutti per quanto possano sembrare buoni e fedeli potrebbe essere il prescelto dell'oscurità, se invece tu sei colui che ambisce questo potere prendine possesso e governa il pianeta" poi c'è la scritta in un'altra lingua che non so leggere >

< La scritta in basso è solo una traduzione di quello che hai appena letto > ho mentito. Non so cosa mi ha spinto a non dirgli la verità sulla scritta, ma sono sicura di una cosa:
C'è qualcosa di strano, troppo strano, colui che ha scritto ciò che il cuoco ha appena letto sembra stare dalla parte dell'uomo malvagio, ovvero sembra volere che il mondo venga distrutto, non ha senso in quanto leggenda.
< Torniamo indietro Sacht, abbandona per un momento i tuoi istinti pirateschi e andiamocene, questo tempio ha qualcosa che non mi convince, ho una brutta sensazione >.
Pensieroso il cuoco si allontana per poi fissarmi e ritornare a sorridere.
< Massì, farò come dici, in realtà oggi volevo rimanere con te per un po', soli soletti > Afferma con la sua solita nonchalance il cuoco.
Sospiro e chiudo gli occhi < Cos'è vuoi molestarmi? > chiedo con ironia, seccata.
< Eh? Io? Non oserei mai toccare una donna! Senza il suo permesso ovviamente... > Risponde sorridendo maliziosamente.
< Detto da quello che appena può abusa del culo altrui > lo guardo sconcertata.
Si mette una mano sul mento e con aria innocente sussurra < beh, non hai tutti i torti, almeno ci ho provato! >.
È un caso disperato.
< Comunque è vero che volevo stare solo con te! >. Lo fisso stranita.
< ...E ho una richiesta da porti... vorresti unirti alla ciurma di barbabianca? >.
Spalanco gli occhi e sbuffo incredula < Eh? Io? Una donna? >.
< Il babbo non è solito far salire donne combattenti sulla nave, ma penso che ormai ti ritenga una figlia come tutti noi e non farebbe nessuna storia, anzi ne sarebbe felice > Sorride lui a trentadue denti.
In quella famiglia di casinisti? Sarebbe divertente... < Siete una bella famiglia voi, ma no, non posso accettare la proposta, mi dispiace >.
Sembra dispiaciuto < Perché dici di no? >.
Sorrido < Ci sono varie ragioni, sarebbe bello entrare nella vostra combriccola, ma ora non posso, devo badare all'isola insieme a mio padre che si è sempre impegnato tanto per noi e dimostrare a tutti che Mary Sue non è solo un nome... Sono troppo debole, è questo il punto >.
Lui mi fissa con interesse e proprio quando stava per rispondere continuo la frase < non dire che posso anche allenarmi nella Moby Dick o altro, questa è una cosa che devo risolvere da sola, è una mia decisione, voglio diventare forte contando il più possibile su me stessa e non chiedere troppo l'aiuto altrui... non dico diventare come il babbo, vorrei almeno saperti fare un graffio! >.
Sacht scoppia improvvisamente a ridere ed io lo guardo storto < Ancora per la storia della vendetta? >.
< Ancora? Se io dico che me la pagherai, me la pagherai > ghigno io.

Così tornammo al villaggio dicendo di aver trovato un altare con dentro... purtroppo nulla di prezioso e che probabilmente qualcuno era arrivato prima di noi.
_____________________
A notte inoltrata, quando pure i pirati di Barbabianca sono andati tra le braccia di Morfeo, decisi di rillassarmi un attimo sedendomi dietro al banco del locale.
In quel momento mio padre si avvicinò a me e mi chiese con molta serietà < Davvero non c'era niente nel tempio? >.
< Mpf... come pensavo, sei stato tu a costruirlo, comunque sì, c'era un frutto violaceo incastrato nella roccia... perché ti preoccupi così tanto? È importante? > gli chiesi, infine, incuriosita.
Lui sospirò sollevato < Sì, è pericoloso quel frutto, non deve cadere in mani sbagliate >
"...Perché un frutto simile è in così bella vista allora?" Mi chiesi sul momento.
< Capisco, non indago oltre, personalmente vorrei dimenticarmi il più in fretta possibile di quell'altare, c'è qualcosa che mi inquieta in questa storia > aggrottai la fronte preoccupata.
Rimanemmo per qualche minuto in silenzio finché mio padre non mi mise una mano sulla spalla e mi rassicurò, ampliando il suo sorriso < Susu, non ti preoccupare, più ci pensi e più sarai tesa, è tardi ed anche tu dovresti andare a dormire >.
Sospirai < massì, ora vado, buonanotte >.

In quel momento non credevamo di certo che un uomo di Barbabianca stesse origliando la conversazione con molto interesse.
_____________________
Arrivò l'ora della partenza per la ciurma di Barbabianca.

È strano, mi mancheranno, quella combriccola di pazzi mi mancherà.
Forse anche quel maniaco di Sacht, forse.
La nave è già pronta a salpare.
< Quindi partite > chiudo gli occhi sorridendo un po' triste.
< Già, ci siamo fermati anche troppo, è stato un periodo di riposo > annuisce Marco.
< Lo so, lo so, ti mancherò, ma non c'è bisogno di essere così triste, ci rincontreremo un giorno, tranquilla >.
< Sacht non è che sei tu a sperare di rincontrarla ed è sempre a te che mancherà davvero? Dovresti per una volta dire quello che pensi al posto di rigirare sempre le frasi e mettere a disagio gli altri > afferma seccato il comandante della seconda flotta per poi dileguarsi verso la Moby Dick.
Il cuoco guarda sotto shock il novellino, non se l'aspettava da lui un uscita simile.
< Ahahahahah > ridiamo insieme Marco ed io, grande ragazzo!
< Beh, vado anch'io, bisogna sistemare le ultime cose, alla prossima > fa un cenno con la mano il biondo, ancora sorridente, lasciando così, il povero cuoco da solo.
Dopo qualche minuto si riprende dal trauma precedente.
< Aaah, dopo me la pagheranno quei due, sopratutto Ace, da dove gli sarà uscita quella frase? > dice il comandante confuso.
< Già, chissa da chi ha preso > ironizzo io.
Vediamo in lontananza Halta chiamare Sacht per avvisarlo che sono pronti a salpare.
< Beh, sembra proprio che debba andare anch'io >. 
< Già >.
Ci fissiamo per un po' senza dire niente.
< Allora arrivederci, my lady > mi saluta lui infine.
< Arrivederci, my bitch > lo saluto io sorridendo.
Per una volta i ruoli si scambiano, lui si volta verso la Moby Dick sbuffando con una mano in volto mentre io lo guardo ghignando.



☆   Spazio della piccola Seira ☆
Salve a tutti! Per prima cosa, spero che il capitolo vi sia piaciuto, poi sono qui solo per parlare di una cosa: Sacht.
È solo una mia impressione o... i cuochi fanno sempre la figura dei dongiovanni? Di fatto, mentre scrivevo, ammetto che il quarto comandante mi ha ricordato Sanji, questi cuochi sono proprio dei pervertiti eh? Ciò non toglie che mi fanno morire dalle risate, motivo in più che mi ha spinto a scrivere questa storia.
Ringrazio tutti coloro che recensiscono e mettono nelle proprie liste questa storia, mi rendete più felice di Rufy in un mondo fatto di carne! 

P.s. Perché piccola vi chiederete (o forse no? Beh ora ve lo chiedete).
No, non è perché sono piccola (o meglio sono giovane, ma non è questa la ragione principale), semplicemente perché è un aggettivo che mi hanno affibiato i miei amici anni fa.
Mi fa sembrare una piccola bambina ingenua che crede ancora che le nuvole siano fatte di zucchero filato e il mare di powered, anche a quarant'anni sarò la piccola Seira (a quel punto però temo lo dirò solo per nascondere la vecchiaia...), in pratica diciamo che mi piace illudermi di non conoscere il mondo!
Spero che la storia continui a piacervi, alla prossima!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. C'è una lettera per te ***


Questo è il frutto della malvagità, se siete stranieri andateve finché siete in tempo e non fidatevi di chiunque vi chieda informazioni riguardo ad esso, tutti per quanto possano sembrare buoni e fedeli potrebbere essere il prescelto dell'oscurità, se invece tu sei colui che ambisce questo potere prendine possesso e governa il pianeta...

Tu che sai leggere questi scritti, stai attento, il frutto dell'altare non è altro che odio incorporato, dimenticatene, scordalo, non indagare oltre.
Anche adesso sei in pericolo, non raccontare a nessuno di averlo visto, non dire a nessuno di questo frutto, chiunque intorno a te potrebbe essere l'uomo nero, l'uomo oscuro, l'uomo malvagio, colui che pur avendo amore e affetto desidera di distruggere tutto questo per ottenere gloria e potere.
Scappa finché sei in tempo.

C'era scritto così, sembrava un avvertimento disperato, un urlo di qualcuno che aveva sofferto, l'avevo letto, ero stata avvisata del pericolo, eppure ora sono qui, ferma, immobile a piangermi addosso, davanti ad una landa di distruzione.
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Due settimane dopo la partenza di Barbabianca, tutto era già tornato alla normalità.
Io avevo ricominciato gli allenamenti giornalieri e pian piano stavo imparando a capire come "governare l'aria".
È un processo molto difficile da applicare, in pratica, bisognerebbe sfruttare la direzione del vento e tirare un fendente dalla parte opposta in modo da "spaccare l'aria".
Il problema è riuscire a percepirlo e ad avere il tempismo giusto, buoni riflessi e dare molta forza al colpo.
Diciamo che per ora mi capitava di riuscirci raramente...

Sento improvvisamente la mia Snail suonare.
< Pronto? >
< Ehy, Mary! Volevo solo dirti che è arrivato alla locanda un uomo di Barbabianca che dice di avere una LETTERA importante per te da parte di un certo cuoco... >
Non ci credo.
< ...Mary, la mia bambina... Mi devi dire qualcosa? Guarda che non ho nulla in contrario su questo tipo di relazioni, però vorrei che ti confidassi con me, non sentirti a disagio! Poi mi è sembrato pure simpatico... Potrei anche accettare che un giorno tu vada ad inseguire il tuo amo- >
< Papà, basta > Volevo sentire tutte le cretinate che quest'uomo è in grado di sparare senza rispondergli... devo ammetterlo: ha superato la prova.
< Adesso arrivo > gli chiudo la cornetta in faccia prima che potesse rispondere in qualunque altro modo imbarazzante.
Poi scherziamo? Io con quello pseudo-pirata maniaco? Mai.
Prendo le mie cose e mi avvio verso casa.
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Appena arrivata alla locanda ho intravisto mio padre che chiacchierava allegramente con un uomo.
< Oh, eccoti > Mi saluta lui da dietro al bancone.
Quello con cui stava parlando si gira verso di me.
Ha una corporatura massiccia, un grande naso con una gobba pronunciata e un corpo peloso. Inoltre è molto alto con dei capelli neri, lunghi e ricci ed una folta barba nera. 
< Piacere di rivederla, io sono Teach, ma tutti mi chiamano barbanera >
< Piacere mio! è tornato fin qui solo per questa lettera? Mi dispiace... è proprio un incompetente quel comandante >
< Zehahaha ma no figurati, quest'isola mi piace molto, ha una storia davvero interessante, è stato un piacere poterci ritornare! > sorride gentilmente l'uomo per poi consegnarmi la busta.
La prendo < è qui da solo? > chiedo sempre un po' dispiaciuta del fatto che sia veramente venuto qui solo per una lettera.
< Oh, no, in realtà sono qui con alcuni miei compagni... loro sono un po' stravaganti e volevano esplorare meglio l'isola così li ho lasciati andare >
< Ah, ok. > Almeno non ha dovuto fare un viaggio da solo.
Decido di aprire la busta, dentro c'è una lettera bianca con sul retro scritto:

"Hai interrotto gli allenamenti per me? Ohoh... Dovresti frenare i tuoi bollenti spiriti una buona volta! <3"

Sto qui.... è proprio insopportabile! Pure in lettera, mi sembra di averlo qui di fianco! Che brividi...
< Io ritorno ai miei allenamenti pa', ci vediamo! > Affermo leggermente innervosita facendo dietrofront verso la foresta.
< Ah, Mary! > Mi volto. < mi raccomando, torna a casa prima oggi che dobbiamo festeggiare! > dice con un esagerato sorriso il locandiere.
Lo guardo stranita < festeggiare cosa? >.
< Festeggiare il fatto che ti voglio un mondo di bene, tutto per la mia adorata bambina!!! > Incomincia a saltellare felice di qua e di là.
Sto avendo seri dubbi sullo stato mentale di quest'uomo, da dove gli escono queste idee? Beh, devo rassegnarmi, quando decide una cosa non lo ferma nessuno.
Mi scappa una piccola risata. < Come vuoi... Ci vediamo dopo, papà! > Sorrido.
< Ah! > Mi interrompo prima di ritornare agli allenamenti < Ti voglio bene anch'io >.

Devo dirlo: a volte mi piace accontentare quest'uomo, non vedo l'ora di vedere che cos'ha preparato per stasera.
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Dopo aver rimesso a posto la mia roba tiro fuori la spada con cui mi alleno ogni giorno.
< Sacht, non mi distrarrerò a leggere la tua stupida lettera! > Dico con fermezza ricominciando tirando un fendente davanti a me.
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Apro lentamente gli occhi per poi guardarmi intorno.
< AH! Mi sono addormentata! > Sbraito rendendomi conto della situazione.
E pensare che mi aveva pure detto di tornare prima.
Guardo il mio orologio da polso < SONO LE VENTITRÈ MEZZA!? > Urlo di nuovo.
Mi ucciderà, mi ammazzerà, anzi no: mi torturerà. 
Quell'uomo fissato con la puntualità... ma la festa era per celebrare la benevolenza della nostra famiglia no? E poi non ho mai fatto ritardi, che sarà per una volta... 
Con questo pensiero consolatorio mi dirigo con fermezza verso il villaggio.

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Che ingenua, che stupida, che debole.
Sarà il destino? Il mio destino, trovarsi all'improvviso senza niente? Essere soli e soffrire?
Non ho potuto fare niente.
Ho dormito.
Stavo dormendo.
Dormivo quando un lago di sangue si spargeva lentamente in tutta l'isola.
Mi sono svegliata pensando serenamente a qualcuno che ormai era scomparso, come se niente fosse, ci scherzavo su.
Tutto questo finché non mi sono ritrovata davanti a quei corpi squartati, sfregiati e addirittura disintegrati.
All'entrata del paese ho visto l'ormai morente Jhoan, il figlio del pescaiolo che con segni di graffi in tutto il corpo è riuscito solo a dirmi:
"è stato l'uomo nero... l'uomo cattivo... è stato quell'uomo a portarci sciagura, ha rubato il frutto proibito, un uomo che senza ritegno ha tradito il padre, è stato lui! 
è stato Barbanera!"
Ha sempre avuto il difetto di parlare in modo strano... l'uomo che ha tradito il padre.... l'uomo cattivo... l'uomo della leggenda.
Non può essere, non può essere veramente Teach vero? Questo è solo un incubo.
C'erano pochi corpi e troppo sangue.
Non avrebbe senso, gli uomini non possono scomparire così, non può esserci un uomo in grado di fare un tale disastro, non però esserci un uomo dal potere simile no?
Sarà sicuramente uno dei suoi soliti scherzi, alla fine spunteranno tutti fuori per farmi una sorpresa, allora potrò picchiarli e prendermela con loro.
Uscirà fuori... il mio adorato papà.

Lui era figo, bello e con le idee molto chiare.
Capelli stranamente blu scuro, occhi come l'oceano, dalla media corporatura, ma anche un po' muscoloso.
C'è sempre stato qualcosa che non comprendevo di lui.
Questo lo rendeva un uomo misterioso e affascinante.
Quell'uomo gentile che mi coccolava quando piangevo, mi sgridava quando necessario e si preoccupava troppo di cose inutili.
Ricordo la sua mano che accarezzava la mia testa quando voleva consolarmi, l'ha sempre fatto quel gesto, era il suo modo per dimostrare affetto.
Sapevo che non vedere il suo corpo faceva pensare alla parte di me che non volevo ascoltare che Barbanera l'aveva reso come tutti gli altri corpi... che l'aveva disintegrato... ma l'altra, in fondo al cuore, sperava ancora di risentire quella mano sopra la testa, di rivedere quel sorriso strafottente e sentirgli dire:
"Oh, mia piccola Mary, credevi davvero fossi morto? Te l'avrò detto un centinaio di volte...
Io non muoio mai, non potrei mai abbandonarti nel momento del bisogno!
E lo sai perché?
Perché tu sei la mia dolce e amata bambina che non vorrei mai far soffrire."
Era un tipo così, voleva sempre sembrare un grande, per questo a volte diventava pure ridicolo.

Lui non può essere morto, no? 
"Non sarebbe abbastanza figo", no?
E poi non c'è qui il suo corpo... lo riconoscerei... 

Oh, andiamo... non possono essere davvero morti tutti... nemmeno uno...

< VI PREGO USCITE DAL VOSTRO NASCONDIGLIO!!! LO SCHERZO è DURATO ABBANSTANZA NON CREDETE!? > Le lacrime incominciano a rigarmi il viso, non viene nessuno.
Non capisco, cos'è il dolore che sto provando? 
Qualcosa di così straziante da morire, ma che allo stesso tempo ti tiene in vita.
...Sembra una tortura...
< Deve essere un incubo > è ovvio, no? Sarebbe troppo assurdo...
Un uomo non può avere un potere simile, nessuno abbandonerebbe mai Barbabianca... li hai conosciuti... 

Aspetta.

Il terrore mi assale.
Come faceva a sapere del frutto? E se... Sacht...
No. Non può essere così, sarebbe solo colpa mia se... 

Occhi ormai vuoti.
Si vedevano solo delle lacrime che scendevano sul suo viso... lacrime intrinse di una tristezza che nessun uomo dovrebbe mai provare nella sua vita, solo da quelle si poteva capire che qualcosa si era rotto.


...potrebbe aver ucciso pure lui...
Prendo in fretta e furia la lettera di Sacht.

"Hello!
My lady, come va?
In questo momento mi sto annoiando, sono in un brutto periodo, pensa: 
Non mi è ancora venuta in mente una giusta vendetta per Ace e Marco su ciò che è successo prima della partenza...
Sono passate due settimane!
Non è assurdo!?
Ah, bando alle ciance, mi ero dimenticato di darti una cosa importante.
Questa è la mia Vivre Card, nel caso cambiassi idea e ti volessi unire alla ciurma o avessi improvvisamente voglia di vedermi saremo sempre pronti a darti il benvenuto!
Satch  <3"


Prendo in mano il pezzo di carta con scritto in un angolo il suo nome.
< Aaaah... Quell'idiota... Sembra veramente una lettera d'amore... >
Perché sto piangendo? Forse è sollievo, forse dolore, ma non riesco a fermarmi... Perché!?
Questa non sono io, sono sempre stata forte, mi sono sempre rialzata in fretta, devo andare da Barbanera, devo raggiungerlo! Perché non riesco a muovermi? Perché non riesco a rialzarmi? Dannazione... Non è rimasto nessuno...
Quel pensiero continua a logorarmi l'anima, mi fa rimanere inginocchiata davanti al mare, con le braccia strette al petto e la testa china, cerco di bloccare il dolore inutilmente, non si ferma nulla, per quanto provi a tornare indietro... a svegliarmi da quest'incubo, tutto continua ad andare avanti ed io non posso far altro che guardare in faccia la realtà.
Cosa farò adesso? Che senso ha vivere così? Quale sarà il mio scopo nella vita? Prima trovavo così tanti tipi di risposte, avevo così tante strade aperte... invece ora mi sembrano tutte chiuse...
L'unica via è quella del ritorno, una via scura, composta unicamente da odio e rabbia: la via della vendetta.
Perché io... se c'è una cosa che so per certo... 
Mi alzo guardando l'oceano talmente scuro da sembrare un buco nero.
< NON TI PERDONERÒ MAI, TEACH!!! >

Odio, odio puro e senza rimpianti.
Questa era l'unica cosa che credevo di essere diventata in quel momento.



☆ Spazio della piccola Seira ☆
Scusate, scusate, scusate! Lo so è tardi, troppo tardi, ma ultimamente l'estate e lo stress della scuola mi hanno incapacitata di scrivere...
Inoltre è stato molto difficile scrivere questo capitolo, quasi mi sembra di aver scritto troppo.
Ma rallegratevi almeno un po'...
Con questo capitolo la storia inizia veramente.
So che inizialmente sembrava un comico e mi dispiace se qualcuno è rimasto deluso dalla piega che sta prendendo, sarà che sono io masochista per cui mi viene sempre da scrivere storie deprimenti... Beh spero comunque di farvi incuriosire!

*Aggiornamenti vecchi capitoli
- ho cambiato l'età di Mary da 23 a 28 perché c'erano alcune cose che non mi quadravano per una cosa che accadrà fra qualche decina di capitoli.
- Ho dato un nome all'isola dove vive Mary: Senhei, ovvero, "Soldati di linea".

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. Lacrime invisibili ***


Avviso: ho deciso di riscrivere gli ultimi due capitoli essendo che quando li scrissi, lo feci di fretta, senza pensare abbastanza a quanto potesse funzionare come storia. 
Spero che possa rendere meglio in questo modo.

< Mary, se hai sonno dovresti andare a letto > mentre tenevo la testa appoggiata sul suo grembo, ascoltavo la voce più dolce del mondo parlarmi e mi godevo della mano che, accarezzandomi il viso, non sembrava volesse veramente mandarmi via da lì.

< No, mi piace più questo posto > risposi stringendola più a me.

Il suono della sua risata mi accompagnò continuando con una dolce melodia che mi portò ad addormentarmi.

Per quanto tempo potesse passare continuavo a sognare il passato, quei giorni in cui c'era solo innocenza, in cui l'unica cosa a cui pensavo era l'istante che stavo vivendo, accanto alle persone che amavo.

Invece ora mi trovavo a scavare, scavare e scavare, non avevo provato nulla nel farlo, non sentivo la fatica, era come un'azione automatica, un qualcosa che doveva essere fatto e basta.

Non avevo ancora realmente appreso la realtà, pur avendo sentito il dolore, pur avendo odiato, pur avendo desiderato vendetta; in quel momento mi sono resa conto che una landa desolata avrebbe sempre lasciato dentro di me un briciolo di speranza sul fatto che, in fondo, si siano tutti salvati.

Ma in quel grande giardino che lei tanto amava, avvolto da primule rosse, adesso c'era una buca, il quale interno era tanto buio da apparire davvero inusuale per quel luogo.

Così l'ho fatto.

Ho sollevato il suo corpo, l'ho sentito inerme tra le mie braccia, freddo, tutta la dolcezza che l'aveva sempre caratterizzata prima di allora era scomparsa, non c'era niente lì, né vita né nient'altro.

Vedevo quella persona che tanto amavo, che esprimeva energia da tutti i pori, essere un semplice guscio vuoto.

Era reale. È reale.

Percepire il suo corpo immobile, vederlo davanti a me, poter sentire il suo odore divenire sempre più lieve; non c'era alcuna speranza in quello che avevo di fronte, solo la cruda verità.

< Mary, Mery, quante volte ti devo spiegare che non bisogna alzare le mani? Potresti dirmi cos'è successo stavolta? > il suo tono rimproverante fece crollare la mia corazza, odiavo causarle delusioni.

< Ma mamma! È stata colpa sua, ha detto che tu non sei la mia vera mamma e che mi hai preso con te solo perché nessun altro mi voleva... > Mi misi ad urlare singhiozzando < ...ha detto che se fosse stato per te nemmeno tu mi avresti tenuta >.

Lei si chinò fino alla mia altezza e mi accarezzò la testa < Mia piccola Mary, l'unica persona che può decidere chi sia tua madre sei tu, non il sangue e nemmeno io posso sceglierlo per te, l'unica cosa che posso dirti è che ciò che ho deciso io è che tu saresti stata mia figlia, a prescindere da ogni cosa, che sia il sangue o il parere della gente, tu per me sarai sempre la mia bambina >.

Scoppiai a piangere abbracciandola < per me tu sarai sempre la mia sola ed unica vera mamma >.

Mi strinse più a lei come se cercasse di darmi più affetto di quello che già mi stava dando < Però questo non significa che picchiare vada bene, devi imparare, anche quando sei molto nervosa, a dialogare e tentare di risolvere a parole >.

Proprio al centro del giardino era situato un enorme albero di ciliegio, lì sotto avevo deciso di mettere la sua tomba.

Finii di richiudere il fosso e lasciai il mio corpo cadere accanto al tronco dell'albero.

Non so quante volte avevo osservato quel panorama prima di allora, dove il sole faceva trapelare la sua luce tra le foglie creando a terra un gioco di ombre unico; come tutte le altre volte, rimasi meravigliata da quel bagliore, mentre intorno a me l'unica cosa che si poteva udire era il fruscio del vento.

Rimasi lì a lungo, senza piangere, urlare o nient'altro, l'unica cosa che giaceva dentro di me era un profondo vuoto.

Non c'erano lacrime che potessero esprimere il mio dolore.

 

[tre settimane dopo]

Era una giornata tranquilla, senza una nuvola in cielo, dopo aver dato sepoltura a coloro di cui almeno avevo il corpo, sono andata a vivere in una capanna vicino al posto dove solitamente mi allenavo, non me la sentivo di tornare al villaggio e ho preferito occupare il mio tempo a cacciare e allenarmi con la spada, in attesa che arrivasse qualcosa.

Ogni giorno passavo infatti per la spiaggia, sapevo sarebbe arrivato qualcuno.

Così quel giorno notai una barca vicino alla riva, ricordo che tra i tanti discorsi che mi aveva propinato il comandante della quarta flotta c'era quello che raccontava della personale caravella di Ace che, però, somigliava più ad una scialuppa che altro.

Mi misi vicino alla spiaggia in attesa che ritornasse il proprietario della barca, incominciando a riflettere sulle possibili ragioni per cui potesse essere da solo.

Lo vidi da lontano, ma anche col cappello che gli copriva il volto potei intravedere la sua espressione cupa.

Appena ci trovammo faccia a faccia scorsi un lieve sorriso nel suo volto < Mary... Sono felice di vederti >.

Abbassò subito dopo lo sguardo, quasi come non riuscisse a guardarmi negli occhi < Sono felice di vederti anch'io Ace, anche se avrei preferito in altre circostanze... > lo scrutai meglio e lo vidi alzare lo sguardo con un velo di rabbia misto a tristezza < ...in realtà mi aspettavo che tornasse la Moby Dick, c'è un motivo in particolare per cui ci sei solo tu? >.

Nel suo sguardo accentuò la rabbia che avevo scorto poco prima e incominciai a capire cosa potesse passare per la testa di quel ragazzo.

< Ho preceduto i miei compagni, loro dovrebbero arrivare qui fra circa tre giorni, sono venuto prima per cercare più informazioni sulla posizione di Teach perché e- >.

< "Perché essendo il suo comandante è compito mio fargliela pagare"? Non ti chiedo nemmeno se il tuo capitano sia d'accordo o meno su questa cosa... > sbuffai, non nascondendo la nota di sarcasmo dalle mie parole.

< Era un mio sottoposto, le conseguenze delle sue azioni sono una mia responsabilità ed è quindi mio dovere dargli ciò che merita, non serve coinvolgere nessun altro > ribattè il moro con più convinzione.

Chiusi gli occhi per un istante per poi riaprirli guardandolo dritto negli occhi con uno sguardo glaciale.

Lo presi per la collana avvicinandolo a me costringendolo a non distogliere l'attenzione.

< Ascoltami attentamente moccioso, penso tu non abbia realizzato ancora davanti a chi ti trovi, ho visto tutta la mia vita spazzata via in un istante e l'ho toccata con queste mani > con l'altra mano gli presi un braccio facendogli sentire il mio battito.

< Lo senti non è vero? Sappi che l'unica cosa per cui non ha ancora smesso di funzionare è il mio odio per quell'uomo, per questo ti dico di ascoltarmi molto bene: l'unico corpo che sono disposta a risentire morto tra le mie braccia è quello di Marshall D. Teach, per cui vedi di startene buono buono al tuo posto, perché non mi interessa se ti credi più forte, se pensi sia compito tuo o altre cazzate, ma l'unica persona che ha il diritto di uccidere quel bastardo sono io >.

Sentii il suo spirito combattivo cedere e così lasciai la presa, data la sua espressione potei intendere che avesse recepito il messaggio chiaro e tondo.

< Mary... > sussurrò senza guardarmi.

< Aspetteremo qui in attesa dell'arrivo degli altri, dopodiché chiederò di parlare con Barbabianca e vedremo di trovare un piano che ci permetta di catturarlo, senza ulteriori vittime > lo interruppi, per poi invitarlo a seguirmi verso il rifugio nel cuore del bosco, lasciando che l'unico suono che si potesse ancora udire fosse il fruscio delle piante.

Spazio della piccola Seira: Hey, da quanto tempo... Sì, lo so, forse un po' troppo tempo.
Non saprei che scuse inventarmi, ma per stavolta dirò solamente che ho avuto problemi in real life che mi hanno fatto distrarre dallo scrivere.
Nella scorsa versione non avevo davvero ragionato su come dovesse essere il personaggio di Mary Sue, infatti l'avevo trasformata nella solita piagnucolona, forse anche perché l'ho usata un po' come reinterpretazione di me stessa.
Nel caso stessi leggendo questa storia per la prima volta, sono felice per te perché quei capitoli erano davvero pessimi e spero ti piaccia com'è attualmente!
Comunque, non so se si comprende da subito, ma teoricamente Ace non avrebbe dovuto sapere se fosse o meno sopravvissuto qualcuno (anche se la notizia della strage era girata ovunque), ma girovagando per l'isola si è imbattuto nel "cimitero" di primule che aveva costruito Mary, per questa ragione non è totalmente sorpreso nel vederla viva e al contempo i sensi di colpa lo hanno reso molto titubante nei suoi confronti, ragion per cui non sapeva esattamente come fare di fronte a lei. 
Detto questo, ci si vede il più presto possibile, si spera.

 

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