The real me and her disfunctional way of loving

di Sam Lackheart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: notturno ***
Capitolo 2: *** There's something about the night ***
Capitolo 3: *** Those types of kisses, where teeth collide ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: notturno ***


È così assurdo che la gente decida effettivamente di dormire, la notte. Ascolta. Taci, e ascolta. Come si può parlare, come si può pensare, la notte? È il tempo dei baci, delle dita intrecciate, dell’amore sussurrato. Sì, l’amore va sussurrato.

Credo fermamente nell’amore. Allo stesso modo, credo che non sia fatto per tutti. Amare non è respirare, è nuotare; è la simbiosi con un elemento naturale, è la vittoria sulla paura di essere sovrastati da una forza inesorabilmente più possente di noi. Il tempo in cui non si ama è tempo perduto, abulicamente sprecato, un’indolenza paralizzante che inaridisce l’animo. E quando questo viene risvegliato dalle sommesse ma cristalline note di un nuovo amore, si sente ovunque aria di primavera.

Sono parole banali, me ne rendo conto. In fondo l’amore è banale, a volte. O forse la sua totalità non può essere compresa se non si è vissuta. È questo il mio muro con in cima cocci di bottiglia. Forse è positivo. Posso osservare, studiare, contemplare. Probabilmente amando ed essendo amata perderei tutta l’attrazione per questo terreno inesplorato. Ma è tutto così calmo, e io sono così piccola insignificante! Cosa importa alle stelle se non merito un grande amore, se non ho abbastanza rispetto per cercarne uno?

Non ne sono degna, lo sento ogni giorno nel mio corpo, l’inadeguatezza che mi logora e disturba. 

 
***
 

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Capitolo 2
*** There's something about the night ***


So di non poter essere amata. Ho solo scoperto di poter essere desiderata e pensavo, speravo che questo mi bastasse. Mi sbagliavo. Ho visto, letto, sentito amore per troppo tempo, ne sono assuefatta. Mi sono sempre chiesta come fosse viverlo in prima persona e cercavo di rinchiudere queste fantasie nella certezza di non essere in grado di ricambiare un qualsivoglia sentimento. Ma se potessi? Il fatto è che so che se permettessi a me stessa la possibilità di ricambiare un amore, mi accorgerei in maniera dolorosamente lampante che il problema sta alla base: Non ho amore da ricambiare.
Non riesco più ad accontentarmi. Ho avuto tanti, troppi assaggi finti di un amore che non ho. Che non posso avere. Che non merito. Che forse potrei ma sicuramente vorrei ricambiare. Non tutti meritano le stesse cose.
La verità ê che ho sempre perso contro l’amore. Per una volta ,stando alle sue regole, vorrei vincere. In amore. Ma è un nemico di cui non sempre riesco a fidarmi. Vorrei poter amare ed essere amata liberamente. Non dovermi nascondere ogni volta, come se il fatto che io possa vivere qualcosa di vagamente romantico sia un abominio che il resto del mondo non deve sapere. Non è normale che succeda ogni volta. Voglio qualcosa di normale. Qualcuno da poter baciare per strada. Sono stanca di perdere contro l’amore, sono stanca di trovarmi inevitabilmente contro di lui anche se non voglio, perché so che non posso batterlo. Voglio poter arrendermi e non dover più vivere queste missioni suicide. Ma sembra che non ne possa fare a meno. Forse è nella mia natura non essere capace di avere un rapporto sano con l'amore. Non dico felice, non sempre. Non dico perfetto. Dico sano.
Sono solo una patetica alternativa al nulla. Come quelle riviste che leggi in sala d’aspetto: Possono anche piacerti, puoi trovarle interessanti, gradevoli. Ma appena sarà il tuo turno, le lascerai senza troppi rimpianti sul tavolino basso di vetro e dopo un paio di ore, le dimenticherai. Sono nata per essere un piacevole intermezzo nella pausa della vita delle persone. Poi si rialza il sipario e non c'è più posto per me. Presumo mi debba andare bene così. Altro giro, altra corsa. Niente rimpianti, niente ricordi. Le persone non vogliono niente da me, mentre io sono la ridicola che crede di poter dare loro tutto e in questo modo di poter far loro dimenticate che quello che stanno vivendo con me non è amore, non è niente. Ma io non sono mai abbastanza. Non posso esserlo. Il mio nemico è troppo grande, io sono troppo debole, e non ho alleati.
Mi sento così annichilita. Mi dispiace così tanto. Avrei tanto voluto che le cose fossero  diverse. Avrei tanto voluto meritare una vita normale. Essere come tutti gli altri. Mi dispiace così tanto.
Non posso competere con nulla. O sono l’unica scelta, o non sono una scelta.
Vorrei non poter vedere tutte queste cose. Vorrei saper illudermi e cercare altrove il problema. Vorrei essere capace di incolpare gli altri, di avere delle difese. Ma è più che logico che le persone ricerchino la loro felicità, e non è così strano che non sia io quello che cercano. Non possono essere incolpati per questo. Sarebbe ingiusto e meschino. E non sono niente di tutto questo. O almeno lo spero.
Non ho rovinato. Ho distrutto. Non c’è nulla da recuperare, se non macerie inutilizzabili.

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Capitolo 3
*** Those types of kisses, where teeth collide ***


Ripensandoci, avrebbe voluto essere meno assonnata il giorno in cui diede il primo bacio. Non era così importante, comunque, ne aveva ricevuti altri. E le piacevano, davvero molto. Le davano una fresca scarica di adrenalina, uno sfarfallio leggero dello stomaco. Era la parte che preferiva, con le sue mani che gli sfioravano freneticamente il viso e il collo e quelle di lui che le stringevano i fianchi.
Era sospetto che non si amassero. Tutti lo pensavano, anche lui a volte – lei glielo leggeva nello sguardo preoccupato e spaventato che le rivolgeva, come a chiedere se fosse andato troppo oltre, se tutto quello fosse troppo per essere etichettato con “un’amicizia particolare”.
Lui non capiva. Quasi nessuno poteva, e a lei non importava particolarmente. Non era tenuto a capire. Una notte aveva cercato di spiegargli perché non poteva innamorarsi di lui, aveva cercato di dipingere il vuoto che aveva dentro senza farlo sembrare spaventoso o malato o pericoloso. Non ci era riuscita. Per quanto fossero persone diverse, per quanto fosse impossibile che lui capisse, aveva intuito che era un problema. Lei sperava che capisse anche – non era affatto stupido – che non poteva guarirla.
Il loro primo bacio, sì.
Era una mattina. Avevano dormito insieme, abbracciati – lo facevano ogni volta che potevano, ormai. La sera prima avevano passato poco tempo a parlare e molto a sfiorarsi, in silenzio. I suoi baci sul collo la facevano rabbrividire di piacere, le sue labbra sul viso lo facevano rilassare e sorridere – aveva un sorriso meraviglioso.
Era un tipo molto più mattiniero di lei, doveva ammetterlo. Era sempre il primo ad uscire dal letto e prepararsi, mentre lei restava a godersi il tepore delle coperte. Capitava anche che lui si svegliasse prima della sveglia, e quindi di lei. Quella mattina si svegliarono insieme. Lei aprì gli occhi miopi, sorrise debolmente e li richiuse. Lui la guardò dormire, le labbra gonfie che si muovevano appena, i capelli in disordine che avrebbe di lì a poco raccolto in uno chignon morbido.
Lo fece perché gli andava, sostanzialmente. In quel momento, non gli importava di cosa potesse significare, non voleva saperlo, non voleva capire se fosse troppo o se potesse essere frainteso. Le prese il viso con una mano, la avvicinò piano a sé e la baciò lentamente.
Gli era sempre piaciuto sentire le sue dita tra i capelli. 

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