He was proud to die for his country.

di Becky2000GD
(/viewuser.php?uid=514542)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Missing Matthew. ***
Capitolo 2: *** I'm too depressed to go on. ***
Capitolo 3: *** Is it true? ***
Capitolo 4: *** Weed. ***
Capitolo 5: *** And I'm not okay. ***
Capitolo 6: *** "After all this time I'm coming home to you." ***
Capitolo 7: *** I will fix your heart. ***
Capitolo 8: *** Today we have the chance to change our lives. ***
Capitolo 9: *** "I won't be the victim but the first to cast a stone." ***



Capitolo 1
*** Missing Matthew. ***


"Questo si faceva. Si moriva. Non si sapeva di cosa si trattasse. Non si aveva mai il tempo di  imparare. Si veniva gettati dentro e si sentivano le regole e la prima volta che vi acchiappavano in fallo vi uccidevano." 
-Ernest Hemingway

 

 

 

 

-Papà, ho fatto un altro brutto sogno ...

La voce di Nicholas mi fa sobbalzare.

In un istante apro gli occhi, trovandomi davanti il visino minuscolo e paffutello del mio bambino. Sembra spaventato, forse addirittura più di me.

-Che c'è papà? Stai male?

Con fatica riprendo fiato e deglutisco, osservandolo. È a pochi passi dal mio letto, avvolto nel suo pigiamino blu. Sta tremando di paura, mentre ha ancora le guance rigate di lacrime. Tiene in mano il suo orsacchiotto, quello che Matthew gli ha regalato prima di partire ...

Scuoto la testa e cerco con fatica di sorridergli.

-No, piccolo ... sto benissimo, non preoccuparti.

Sospiro a fondo, per poi passarmi una mano tra i capelli. Sono completamente sudato, dalla testa ai piedi. Quei fottutissimi sonniferi non funzionano quasi mai e, quelle poche volte che riesco a dormire, finisco sempre per fare i soliti incubi.

-Di brutti sogni ne faccio tanti anche io, so quanto può essere terribile. Vuoi dormire con me, stanotte?

Gli chiedo, inclinando la testa da un lato. Provo ancora a sorridergli, anche se non so quanto posso sembrare rassicurante ai suoi occhi in questo momento.

Nicholas non mi risponde, si limita a salire sul letto, mettendosi dall'altro lato.

-C'è ancora il profumo di papà Matt ...

Lo sento dire con la sua dolcissima vocina. Ed è una fitta al cuore, qualcosa di paragonabile ad un coltello con la lama affilata che pian piano inizia a scavarmi dentro, fino a condurmi alla morte.

Lo so che è solo un bambino, lo so che non capisce cosa sta succedendo ... ma alle volte vorrei davvero che stesse zitto. Non può mai evitare certe frasi? Deve proprio dire tutto ciò che gli passa per la testa?

Soffoco un gemito. Avrei quasi voglia di mettermi a urlare per via del dolore che sento dentro. È straziante, mi lacera l'anima ogni giorno di più.

-Quando tornerà papà Matt?

Riprende Nicholas dopo qualche istante di silenzio, mentre si stringe al cuscino del mio ormai defunto marito.

Mi copro la bocca con una mano, cercando di non fargli sentire i miei singhiozzi.

Non voglio piangere davanti a lui, non di nuovo.

Ha bisogno di un genitore, di qualcuno che in un momento come questo sappia essere abbastanza forte anche per lui ...

Per il suo bene, non devo per nessuna ragione al mondo dargli l'idea di essere debole.

-Vado a farmi una doccia. Torno subito, piccolo ...

Senza neanche voltarmi a guardarlo allontano le coperte dal mio corpo e mi alzo, dirigendomi verso la stanza da bagno.

-No, papà! Per favore, non mi lasciare da solo! Papà Brian, non andare via! Il mostro verrà qui e mi mangerà mentre non ci sei!

Nicholas inizia a urlare e salta in piedi, correndomi incontro. Mi tira per i pantaloni, cercando disperatamente di farmi tornare a letto.

Con calma cerco di allontanarlo da me, ma lui insiste. Le sue grida mi stanno dando alla testa, così tanto da portarmi ad avere un attacco di nervi. Non mi faccio una vera dormita da giorni, non ce la faccio più ... sto crollando a pezzi sotto il peso della mia vita, e la mia pazienza è quasi finita.

Senza neanche rendermene conto afferro mio figlio per la maglietta e lo spingo via.

-Basta! Piantala! Non c'è nessun mostro qui!

Gli urlo contro, mentre lui non può far altro che nascondersi sotto il letto e iniziare a piangere più di prima.

-Esci di lì Nicholas! Subito!

Io stesso mi stupisco nel sentire il mio tono autoritario. Neanche quando indossavo la divisa ero in grado di parlare in questo modo alle persone. Perché allora lo sto facendo con mio figlio?

-Tu sei cattivo ... tu sei il mostro! Se papà Matt fosse stato qui, ci avrebbe pensato lui a difendermi e proteggermi.

Il bambino è disperato, ma a questo punto lo sono anche io.

Non ce la faccio più a sentire il nome di Matthew, mi sta uccidendo.

-Non parlare mai più di lui ... mai più!

In un nuovo attacco d'ira riesco a tirare fuori da sotto il letto Nicholas, tirandolo per una caviglia.

-La vuoi sapere una cosa, moccioso? Matt non tornerà mai più! Tuo padre è morto, fattene una ragione. Il vero mostro è solo chi non si è fatto problemi a rapirlo, torturarlo e poi decapitarlo. Del resto i soldati non sono considerati come esseri umani. Sono solo pedine ... e lui è stato un idiota a lasciarsi catturare!

Prendo il piccolo per le spalle e lo scuoto.

No, non è decisamente da me comportarmi così. Amo la mia famiglia, stravedo per mio figlio. Vorrei proteggere tutto ciò che ho creato con mio marito, vorrei davvero essere capace di dare ancora un senso a tutto questo ...

Senza più riuscire a trattenere le lacrime, mi allontano da lui tremando.

Perchè gli ho detto quelle cose? Ora sarà per sempre traumatizzato.

Entro in bagno e mi accascio a terra, sul pavimento.

-Non ce la faccio più ... ditemi che è solo un incubo, vi prego ...

Mi rannicchio in un angolo, tra il box doccia e il muro. Mi sento un bastardo, e non posso farci niente.

-Matt, perdonami, ti prego ... scusami per come ho trattato nostro figlio, per avere detto che sei stato un idiota. Non lo penso davvero ...

Mi passo le mani sugli occhi, cercando in vano di asciugarli.

-Ho tanto bisogno di te ... di averti davanti, poterti toccare.

Mormoro, in lacrime. Mi illudo che lui mi possa sentire ...

Non ho neanche avuto occasione di accarezzare un'ultima volta le sue mani. Non mi hanno riportato il suo cadavere, non sono riusciti a recuperarlo. Ma avrei dannatamente bisogno di dargli una degna sepoltura ... vorrei una lapide su cui piangere, un posto dove poter portare Nicholas. Qualcosa che mi faccia capire che è tutto vero, che non sentirò mai più la sua voce ...devo andare avanti, ma finchè non mi riporteranno mio marito non sarò mai in grado di proseguire con la mia vita.

Solo perché una volta ero anche io un militare non significa che io sia preparato a tutto, che sia capace di sopportare cose simili. È un dolore immenso, talmente grande che non sono capace di descriverlo.

Mi hanno detto che devo essere orgoglioso di lui, di come è morto da eroe per salvare un suo compagno durante una missione. Ha preferito aiutare qualcuno invece che pensare a se stesso.

Non posso nasconderlo, mi ha reso fiero. È stato un grande uomo fino alla fine, ha rinunciato alla sua vita per quella di qualcun altro. Grazie a lui ora un ragazzo di soli ventiquattro anni è tornato a casa, in patria.

Ma d'altra parte, vorrei davvero che si fosse ricordato di noi per un momento. Si è lasciato guidare dall'istinto, senza pensare al suo bambino di neanche cinque anni, senza pensare a me che ero suo marito ...

"Brian, ti amo. E voglio passare il resto della mia vita con te ... "

Le parole che pronunciò quel giorno, non appena tornammo al campo base degli U.S.A. , mi risuonano in testa. E intanto non posso smettere di accarezzare l'anello che porto al dito, e che da dal giorno del matrimonio non ho mai tolto neanche per un secondo.

Mi chiese di sposarlo dopo la missione più difficile che avessimo mai affrontato. Ci toccò di passare ore e ore appostati su un tetto, per controllare la situazione nell'edificio davanti, dove i nostri compagni dovevano ricercare un pericoloso criminale. Se lo avessero catturato saremmo stati in grado di risalire al nascondiglio di colui che dava ordini ai nostri nemici, e avremmo avuto informazioni sufficienti per vincere questa maledettissima guerra.

Eravamo i cecchini migliori che l'esercito degli Stati Uniti potesse sperare d'avere dalla sua parte. Naturalmente sapevamo che per questo c'erano delle grosse taglie sulle nostre teste, ma non ci importava. Volevamo solo combattere per la patria, per l'onore ... eravamo due ragazzini poco più che ventenni, ma già la nostra presenza giocava un ruolo fondamentale nelle sorti di ogni battaglia.

Quel giorno non fece alcuna differenza. Quando ci rendemmo conto che i nostri compagni erano stati attirati in una trappola demmo immediatamente l'allarme e iniziammo a sparare all'impazzata sull'esercito nemico che aveva circondato l'edificio di fronte. Naturalmente però rischiammo la vita: qualcuno, appostato su qualche altro tetto, stava facendo fuoco su di noi.

Quando mi colpirono alla gamba destra ebbi come l'impressione di stare per morire. Fu un dolore tremendo, qualcosa che non auguro a nessuno. Eppure rimasi zitto, non osai fare un solo fiato. Forse era stato solo un colpo fortunato, magari non sapevano davvero dove eravamo e io non avrei voluto rischiare di compromettere l'intera missione. Se fossimo morti io e Matt, nessuno avrebbe più avuto scampo.

Non appena il mio compagno si accorse che ero stato ferito diventò una furia. In breve tempo non solo eliminò tutti i soldati nemici a terra, ma riuscì a individuare la posizione degli altri cecchini e farli fuori, uno per uno. Erano cinque in tutto.

Credo che fu proprio per quello che, due ore dopo, già mi stava chiedendo di diventare suo marito. Avermi visto ferito deve avergli fatto un certo effetto ...

Un sorriso nasce sul mio viso non appena ripenso a tutto questo.

Per quanto poco è durata la nostra vita insieme, ce la siamo davvero spassata ... ci siamo amati più di qualsiasi altra cosa. Abbiamo addirittura deciso di avere Nicholas ...

A colpo d'occhio già si nota: è figlio di Matthew. È identico a suo padre. Ha lo stesso sorriso, per non parlare degli occhi ... sono due gocce d'acqua.

Ci eravamo ripromessi che, non appena fosse tornato da quest'ultima missione, avremmo avuto un altro bambino. E questa volta l'avrei concepito io.

Eravamo entrambi felicissimi al riguardo ... e sono sicuro che anche al piccolo Nicholas avrebbe fatto piacere avere un fratellino o una sorellina.

Abbasso lo sguardo, mentre sento ancora una volta una fitta.

Ripensare al passato mi fa soffrire. Ripensare a quella vita perfetta che entrambi desideravamo mi fa soffrire.

Ancora non so perché decise di tornare un'altra volta laggiù,perché fosse veramente così importante per lui portare a termine altri due anni come cecchino in quell'inferno.

Avrei davvero voluto seguirlo, ma ovviamente mi è stato impossibile. Qualcuno doveva pensare a nostro figlio, e comunque noi in quanto sposati non saremmo più stati destinati alle stesse missioni. Non avrei mai potuto proteggerlo.

Scusami Nicholas, non so quanto ancora rimarrò qui. Ho bisogno di tempo ... spero che tu riesca a rimetterti a dormire stanotte, magari accoccolato al cuscino di Matthew.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I'm too depressed to go on. ***


"Il suicidio! Ma è la forza di quelli che non hanno più forza, è la speranza di quelli che non credono più, è il sublime coraggio dei vinti! Già: in questa vita c'è almeno una porta che possiamo sempre aprire per passare dall'altra parte! La natura ha avuto un moto di pietà: non ci ha imprigionati."
-Guy de Maupassant

 

 

 

"Non fare così, Brian. Smetti di tenermi il broncio, coraggio ... si tratta solo di due anni. Ci siamo abituati, no?"

"No, no che non ci siamo abituati. A suo tempo hai preso questa decisione senza consultarmi ... e lo so che ne abbiamo discusso centinaia di volte ormai, ma proprio non ce la faccio a credere che domani partirai di nuovo. Chi te lo fa fare? Che cos'è che hai lasciato che ti manca così tanto da spingerti a tornare in quell'inferno?"

Ripenso alla discussione che ebbi con Matt il pomeriggio del giorno precedente alla sua partenza.

Non ha mai risposto alla mia domanda, mentre ciò che avrei davvero desiderato era solo una motivazione. Perché l'uomo che amavo voleva andare a farsi ammazzare?

Per anni eravamo entrambi scampati a una sorte terribile, ed ora che finalmente avevamo qualcosa di diverso lui era pronto a gettare tutto.

Sicuramente oggi come oggi mi farebbe stare molto meglio sapere perché prese quella decisione. Mi aiuterebbe un po' a mettermi il cuore in pace.

Matt preferì avvicinarsi a me e baciarmi, senza dare peso alla mia domanda. Non so se si sia trattato di un maldestro tentativo di porre fine alla discussione o se sia stata semplicemente la cosa più istintiva per lui. Certo è che ricordo quell'ultimo bacio come se lo avessi ricevuto solo qualche minuto fa. Non ho più avuto modo di sentire le sue labbra premute sulle mie, né mai avrò nuovamente questo privilegio.

E sono pentito di non aver approfittato del poco tempo che mi era rimasto. Neppure prima che salisse sull'aereo fui capace di salutarlo come meritava. Lo abbracciai semplicemente, come avrei fatto con un amico. Invece lui era l'uomo con cui avevo deciso di passare il resto della mia esistenza.

Ed ora mi ritrovo qui, in camera nostra, seduto sul letto.

La notte scorsa è stata terribile, tanto per me quanto per Nicholas.

Ha smesso di parlarmi, si limita a fissare un punto nel vuoto succhiandosi il pollice. Tiene ancora stretto al petto quel pupazzo che suo padre gli lasciò prima di partire.

Gli ho preparato la colazione ... ma lui niente, sta seduto sulla sedia senza neanche degnare di uno sguardo il cibo. E gli voglio troppo bene per non sentirmi colpevole.

Sono passati otto mesi da quando siamo rimasti solo io e mio figlio qui a casa, due da quando mi sono ritrovato due uomini in giacca e cravatta fuori sulla veranda.

Non appena li vidi il mio cuore mancò un battito. Non fu difficile capire perché avevano bussato alla mia porta. Uno di loro aveva in mano una scatola di cartone, con dentro i pochi effetti personali del mio Matthew che erano riusciti a recuperare.

Proprio in questo momento sto frugando in quella stessa scatola, osservando tutto quello che mi è rimasto di lui.

Non c'è niente che parli di più di un soldato delle cose che ha portato in battaglia con sé.

Proprio per questo prima di oggi non ho mai avuto il coraggio di guardare qui dentro. Avevo paura di scoprire qualcosa di cui non mi ero mai accorto prima ...

Ma ci sono solo due camicie a scacchi e un paio di jeans scuri. Quei pochi abiti da civile che era solito portarsi dietro, anche se spesso non servivano neanche.

Con un innaturale timore accarezzo i diversi tessuti, e quasi ho l'illusione di tornare indietro nel tempo.

-Te li avevo regalati io questi ...

Un brivido mi corre lungo la schiena quando ancora una volta mi sembra di sentire la sua voce e una mano toccarmi la spalla.

Sto impazzendo, non c'è altra spiegazione.

Lotto contro me stesso, ma proprio non riesco a resistere alla tentazione di stringere al petto questi vestiti.

Mi sento incredibilmente stupido nell'istante stesso in cui il cotone entra in contatto con la mia pelle, ma incomincio anche a tranquillizzarmi.

Sembra di ricevere un ultimo abbraccio. Non è poi così male. E finalmente sento di nuovo il profumo di Matt, quello che Nicholas ha riconosciuto la notte scorsa nel cuscino di suo padre.

Una cosa in particolare attira la mia attenzione: c'è una fotografia a terra, sul pavimento. Deve essere caduta quando ho tirato fuori gli abiti dalla scatola.

In un attimo la raccolgo e incomincio ad osservarla. Mi rendo immediatamente conto che è stata scattata circa un anno fa, poco prima che Matthew partisse.

Ritrae me con in braccio il bambino, davanti al Golden Gate Bridge di San Francisco.

Fu la nostra ultima gita di famiglia. Volevamo portare nostro figlio a vedere la città in cui ci eravamo incontrati per la prima volta.

-Come posso andare avanti se tutto quello che mi rimane sono solo i ricordi?

Stringo i pugni, mentre sento l'ira crescere in me.

-Ho regalato gli anni più belli della mia vita al mio paese, lo stesso che per me non è stato neanche capace di riprendersi un dannatissimo cadavere e riportarmelo qui.

Scuoto la testa ed un sorriso triste mi si dipinge sul viso. Non so neppure con chi sto parlando.

Apro il cassetto inferiore del mio comodino e, da sotto una felpa pesante, estraggo una pistola.

È la mia Beretta 92, la prima arma che ho mai tenuto in mano. Apparteneva a mio padre, prima che me la regalasse per il mio diciottesimo compleanno.

-Forse dovrei farla finita.

Non esiste un'altra soluzione.

Se Matt fosse qui in questo momento mi prenderebbe a schiaffi anche solo per averci pensato. Ma è proprio questo il problema: lui non c'è.

Rigiro l'arma carica tra le mani, mentre nella mia testa si affollano centinaia di pensieri. Primo tra tutti Nicholas. Cosa ne sarebbe di mio figlio?

In fin dei conti lo so che i genitori di Matthew non esiterebbero ad accoglierlo in casa loro ed occuparsi di lui. E so anche che non gli servo a niente ridotto così: sono depresso e tutto ciò che faccio è rimanere chiuso in casa e prendere medicine su medicine. Non sono più il padre che merita.

-Starà meglio senza di me.

Con una certa difficoltà punto la canna dell'arma contro la mia tempia, e chiudo gli occhi. Non ho mai tremato così prima d'ora tenendo in mano una pistola. Da quando sono un simile codardo?

Metto il dito sul grilletto, sospirando.

Basta solo una minima pressione sulla minuscola parte in acciaio. Poi sarà tutto finito.

-Papà ... non farlo.

Ancora una volta la voce del mio bambino mi riporta alla realtà. Di scatto apro gli occhi, deglutendo non appena lo vedo lì sulla porta. Mi fissa tra le lacrime.

No ... no, no, no. Perché sei qui, piccolo mio?

Mi blocco. Non ho la più pallida idea di cosa dovrei dire in un momento del genere. Mi vergogno di me stesso. Mi vergogno di quello che avevo deciso di fare.

È bastato avere davanti Nicholas un'altra volta e in un pochi secondi tutto è cambiato.

Allontano immediatamente la Beretta da me, tentando quasi di nasconderla.

Mio figlio sarà anche piccolo, ma non è stupido. E io non voglio che gli resti per sempre in mente la scena che ha appena visto.

-Hey, tesoro ... di che parli? Non stavo facendo nulla. Tranquillo ...

Mi avvicino a lui, sorridendogli.

Mi dispiace per ciò che hai appena visto, marmocchio. Mi dispiace.

Nicholas indietreggia, scuotendo la testa. Ha paura di me?

-Volevi andartene anche tu. Volevi lasciarmi solo ...

Mi si stringe un nodo in gola non appena lo sento parlare così.

E come potrei rispondere? Ha ragione. Volevo morire. Stavo per spararmi un colpo in testa, infischiandomene totalmente delle mie responsabilità nei suoi confronti. E del fatto che sarebbe stato proprio lui a trovarmi morto ...

-Non ci proverò mai più. Ti voglio bene, Nicholas.

Provo a dissuaderlo e allargo le braccia, come per invitarlo ad avvicinarsi. Credo che il piccolo riesca a leggere il terrore nei miei occhi ... se perdessi anche lui, che senso avrebbe la mia vita?

Vorrei solo essere ancora capace di rendere orgoglioso mio marito. Fargli provare la stessa cosa che ho sentito io quando ho saputo che si era sacrificato per gli altri. Ma ora come ora faccio solo schifo. Odio me stesso, e sono certo che anche Matt è disgustato dal mio comportamento.

-Ti prego, dammi un'altra possibilità ... lui manca anche a me. Non è facile, piccolo. Però da adesso in poi ti giuro che farò sempre del mio meglio. Non ti urlerò più contro come la notte scorsa, e di certo non proverò più a lasciarti solo.

Mi si lacera l'anima mentre mi rendo conto di come mi sta guardando. E me lo merito.

Quando finalmente si avvicina a me, non riesco a fare a meno di abbracciarlo. Lo sento piangere sulla mia spalla.

-Va tutto bene. Non fare così, sistemeremo ogni cosa ...

Lo bacio sulla fronte, mentre con i pollici gli asciugo le guance. Questo minuscolo visino così triste mi rende inquieto.

-Lo sai che cosa facciamo Nicholas? Io e te oggi andiamo a giocare. O al cinema. Facciamo ciò che vuoi, decidi tu.

Non ho la benché minima voglia di uscire. Ogni posto mi ricorda Matthew.

Ma va bene, per mio figlio questo ed altro.

Lui continua a non rispondermi, si limita a guardarmi fisso negli occhi. Sento la disperazione crescere in me. Cosa sta cercando di vedere nel mio sguardo?

-Hai già mangiato la tua colazione?

Inclino la testa di lato, sperando di ottenere una risposta almeno questa volta.

Mi fa cenno di no.

-Beh, non possiamo andare proprio da nessuna parte se non mangi qualcosa prima ...

Prendo la sua manina e la stringo nella mia. Accidenti, è minuscola ...

Un brivido mi corre lungo la schiena.

Come potevo voler morire sapendo che mi sarei lasciato dietro un bambino così piccolo e innocente?

Credo che mi torturerò a lungo con questa domanda. Anche solo pensare di ammazzarmi è stata una stronzata ...

Proprio quando inizio ad incamminarmi con lui per il corridoio, lo sento riprendere a parlare.

-Hai detto che sistemeremo ogni cosa. Quindi papà Matt tornerà?

Mi sembra di ricevere un pugno nello stomaco.

-Lo vorrei tanto. Ma no, Nicholas. Lui non tornerà mai più ...

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Is it true? ***


"Vivere è un'arte che assomiglia più alla lotta che alla danza, perché bisogna sempre tenersi pronti e saldi contro i colpi che ci arrivano imprevisti."

-Marco Aurelio

 

 

 

Non riesco a muovermi.

Oggi è uno di quei giorni, accidenti. Non ho la forza per fare più di qualche passo ...

E anche questa volta le medicine non servono a nulla.

-Perché cazzo mi ostino ancora a pagare per queste cure? Non vedo un solo fottuto miglioramento!

Sono fuori di me. Così stanco, infuriato, spazientito ... inizio a buttare a terra tutto ciò che mi capita a tiro.

-Fanculo! Non ce la faccio più!

Dopo l'ennesimo soprammobile finito in frantumi, sento Nicholas correre in camera sua e chiudere la porta.

Sto distruggendo la vita di quel bambino, gli sto facendo del male.

Ma nelle giornate come oggi ... il dolore è decisamente troppo forte.

Si tratta della mia gamba destra. Dal giorno in cui mi spararono nulla è più stato come prima. Fu una ferita piuttosto grave, i danni riportati furono terribili.

All'inizio comunque me la cavavo meglio. Dopo una breve riabilitazione fui persino in grado di riprendere il mio servizio militare.

Ricordo ancora i volti sbigottiti dei miei compagni, Matt compreso, quando mi videro nuovamente con indosso la divisa e il fucile tra le mani. Ero pronto a seguirli sul campo di battaglia nonostante fosse passato così poco tempo da quando ero stato ferito. La verità è che mi ero impegnato con tutto me stesso per tornare in forma il prima possibile ...

Se io non c'ero, Matthew restava da solo. E questo non potevo assolutamente permetterlo. E se fosse stato ferito? Chi l'avrebbe aiutato a fuggire? Era inconcepibile che il mio fidanzato corresse ogni giorno dei simili rischi.

Inoltre, Brian Haner era un duro. Sì, all'epoca avevo ancora una reputazione da difendere! Ero un tipo davvero tosto.

Rido istintivamente: che direbbero i miei vecchi amici se mi vedessero adesso? Sono così patetico ...

Sin da ragazzino ho sempre avuto problemi per i miei gusti sessuali. Preferivo i ragazzi, non potevo farci nulla. E per questo mi trattavano come una femminuccia.

Perciò entrai nell'esercito, tutti dovevano rendersi conto di che cosa ero capace. E avevo anche così tanta rabbia da sfogare ... combattere per una giusta causa sembrava la scelta migliore.

Anche se ormai mi chiedo, chi mi può assicurare che ci fosse davvero qualcosa di giusto in ciò che ho fatto?

Sono andato in terra straniera ed ho fatto strage di uomini, senza la benché minima pietà.

Magari sarei dovuto morire tanti anni fa, cadendo su quella terra sabbiosa e arida. Nessuno avrebbe avuto qualcosa da ridere, probabilmente neanche Matt ... se ne sarebbe fatto in fretta una ragione, a quell'età.

Non posso fare a meno di immaginare il mio stesso cadavere trivellato di colpi, lì, al posto di tutte quelle persone decedute per mano mia.

È chiaro: sto solo pagando le conseguenze di ciò che feci passare a tante altre famiglie. Donne rimaste vedove e bambini orfani. Persone innocenti e senza colpa, che non avranno neanche mai modo di urlarmi in faccia tutto il loro odio. E a che cosa servirebbe, comunque?

Niente riporta in vita i morti.

A fatica raggiungo la poltrona e mi siedo. Questo dolore lancinante mi riporta al presente.

Neanche i medici sanno spiegare con precisione il motivo per cui ora sono in queste pietose condizioni: forse è a causa dello stress, o magari si tratta semplicemente del fatto che anche se continuo a impegnarmi per mantenere una buona forma fisica sono un po' fuori allenamento rispetto agli anni in cui facevo il soldato.

Che si tratti solo di una questione di nervi o del mio corpo che risente dei cambiamenti nel mio stile di vita, poco importa.

Sicuramente tutto ciò che vorrei è trovare qualcosa in grado di alleviare un tantino il dolore in momenti simili.

Ho già troppe pillole da prendere: Xanax, sonniferi di vario genere ... tutte cose regolarmente prescritte.

Ma se ci aggiungo altri farmaci, penso seriamente che il mio fisico non cederà?

Ho una fottuta paura di andare a dormire e non svegliarmi più. Chi me lo dice che non collasserò di questo passo?

Mi sono informato ed ho chiesto al mio dottore se poteva prescrivermi della Marijuana.

No, non sono un consumatore abituale di sostanze stupefacenti e sicuramente non voglio diventarlo.

Tanti dopo aver vissuto in prima persona l'orrore della guerra si lanciano in cose del genere. Un po' come quelli che bevono per dimenticare una relazione finita ... ma io non rientro in questa categoria di persone.

So che in campo medico la marijuana è qualcosa di molto usato per alleviare le sofferenze di pazienti terminali o di chi, come me, ha riportato ferite molto gravi.

Ma quell'idiota del medico si è rifiutato di farmi una ricetta, dicendo che non gli pareva opportuno. Secondo lui non era necessario.

No, mi sembra ovvio!

Insomma, le fitte sono così forti che mi danno alla testa, mi sembra di essere pugnalato più e più volte nello stesso punto con un ferro da uncinetto. E tutto ciò che quel coglione sa dirmi è che io esagero, non serve qualcosa che mi aiuti a rilassarmi, a distendere i nervi ...

È stato solo capace di offrirmi "tutto il suo conforto", come ha detto lui, e delle maledettissime pasticche. Sì, altri medicinali! E neppure i più forti! Come se non bastasse, ha aggiunto che è fiero di essere Americano, perché "abbiamo i soldati più coraggiosi e devoti al mondo" .

Gli avrei volentieri fatto vedere quanto so essere coraggioso ... mi sarebbe proprio piaciuto colpirlo al petto con una penna, così forte da perforargli un polmone. L'idea era allettante, non c'è che dire. Ma ho preferito trattenermi e successivamente raccontare questo piccolo episodio al mio psichiatra.

Certo, in fin dei conti anche la marijuana sarebbe stata pericolosa. Se se ne fuma troppa il cuore rischia comunque di cedere ... ma non sarei mai e poi mai arrivato a quei livelli.

Ed ora sono nei guai. Tra poco arriveranno qui dei tizi, gli stessi che mi hanno riportato le cose di Matt. Hanno detto che ci sono degli sviluppi nel suo caso e che hanno bisogno di parlarmi. Riuscirò a restare lucido e attento nonostante queste dolorosissime fitte alla gamba?

Onestamente comunque non capisco perché tutta questa urgenza. Voglio dire, è morto. Li ho solo pregati per riavere il suo corpo, non mi sembra una richiesta poi così strana.

E se finalmente lo hanno trovato, beh, che c'è da aggiungere?

Forse vogliono venire fin qui solo per dirmi qualcosa tipo:"Scusi Mr. Haner, ma riavrà indietro suo marito solo dal collo in giù. Non c'è più traccia della testa dopo la decapitazione. Probabilmente l'hanno data in pasto a qualche animale, o l'hanno infilata su un palo per sfoggiarla come un trofeo" .

Mi porto una mano sulle labbra, cercando di trattenere un conato di vomito.

Santo cielo, ma a cosa sto pensando ... perché mi faccio venire in mente tutte queste terribili idee?

Non posso neanche immaginare di ritrovarmi davanti una bara e sapere che là dentro manca una parte di lui. Impedirei ogni tipo di funerale finchè non venisse ritrovato il resto del corpo di mio marito.

Scuoto la testa, tentando di scacciare al più presto questi pensieri.

Me ne sto qui buono, con l'intento di rilassarmi per quanto mi è possibile. Quando mio figlio non sente più il rumore di oggetti gettati a terra, esce dalla sua cameretta in punta di piedi.

Tesoro mio, ero un militare una volta ... sono abituato a captare ogni minimo movimento, non farai mai abbastanza silenzio per non farti sentire da me.

-Nick ...

Lo chiamo con il suo soprannome, sperando che così capisca che non sono più arrabbiato. Sono calmo adesso, non deve avere paura.

Il piccolo entra nella stanza, ma credo sia pronto a fuggire via se le cose dovessero mettersi male ... questo mi ferisce.

Non l'ho mai picchiato, né sono mai stato veramente violento nei suoi confronti. Eppure mi vede comunque come una persona da cui stare alla larga ...

-Sono tranquillo ora. Mi dispiace per tutto il casino di prima, giuro che non ce l'avevo con te. Va tutto bene, è solo che papà ogni tanto non sta proprio benissimo, e allora si spazientisce.

Cerco di spiegargli come stanno le cose, anche se ovviamente questo non basterà a rimuovere tutto il suo timore.

-La gamba ti fa male?

Mi chiede, avvicinandosi ancora di qualche passo.

Lo tiro su, facendolo sedere al mio fianco.

-Già, proprio quella ... ma non te ne devi preoccupare. Sappi solo che se ogni tanto sembro un po' matto, non è colpa mia.

Nicholas annuisce e mi abbraccia in tutta risposta.

Mi vuole bene, lo so ... il suo amore è tutto quello che mi resta. Mi spinge ad alzarmi ogni mattina, è la mia unica ragione di vita.

A volte mi chiedo come facciano quelli che non hanno marmocchi in giro per casa. Che gusto c'è se non sai che si prova ad essere amato da un figlio? Un piccolo essere umano che non può vivere senza di te, che ogni volta che è spaventato si rifugia tra le tue braccia e che ti guarda costantemente come se fossi il suo eroe.

Lo so che, anche se non lo ammetterà mai, il mio Nick preferiva Matthew ... ci era molto più legato.

Ma non sono mai stato geloso del loro legame. Credo fosse una cosa naturale, in fin dei conti era lui il suo padre biologico. Doveva semplicemente essere così ...

È un peccato che il destino abbia deciso di portare via proprio lui. Se veramente qualcuno doveva morire, io sarei stato di sicuro la scelta più giusta. Non valevo la metà di mio marito.

Se ne vanno sempre i migliori ...

Dopo non so esattamente quanto tempo, sento suonare il campanello di casa. Nicholas si è addormentato stretto a me ... mi duole svegliarlo, però devo alzarmi. Cerco di fare più piano che posso.

Riesco ad allontanarmi senza disturbare il suo sonno. Così vado verso la porta e invito i due uomini ad entrare in casa.

-Non facciamo rumore, per favore. Mio figlio sta dormendo in soggiorno e io non voglio assolutamente che si alzi proprio adesso. Non gli serve sentire parlare del cadavere di suo padre ...

I due si lanciano una strana occhiata dopo aver sentito le mie parole.

Perché diamine si sono guardati così? È veramente così strano non volere sottoporre il mio bambino ad un simile stress?

Li faccio accomodare in sala da pranzo e offro loro del caffè. Per fortuna non ho dimenticato le buone maniere.

-Scusate se sono scortese o maleducato, ma prima che iniziate a dire qualsiasi cosa vorrei invitarvi a non fare troppi giri di parole. Sono abbastanza ansioso, ho bisogno di sapere al più presto perché tutta questa fretta di parlarmi del caso di Matt. Se siete giunti alla conclusione che vi sarà totalmente impossibile riportare qui la sua salma, ditemelo subito. Ci ho già sperato fin troppo ...

Mormoro dopo aver servito loro la bevanda in delle minuscole tazzine di diversi dolori.

Mi siedo davanti ai due tizi, sul lato opposto del tavolo.

-Nulla del genere Mr. Haner ... anzi, abbiamo buone notizie per lei.

Il più giovane tra i due, un uomo di circa la mia età con i capelli scuri piuttosto corti, inizia a parlare. Già dopo una manciata di parole mi ha fatto tornare il sorriso.

-Volete dire che potrò finalmente ritrovarmi davanti una bara e sapere che c'è lui là dentro?

Sì, immagino che sembri una frase orribile detta così. Eppure per un uomo che non aspettava altro dalla bellezza di due mesi, non è qualcosa da dare per scontato. Tutti desiderano un posto dove poter piangere i loro cari, una lapide sotto la quale sanno di poterli sempre trovare anche solo da defunti.

-Le cose non stanno esattamente così ...

Riprende l'altro, un uomo sui cinquant'anni.

Mi ritrovo confuso e privo di nuovo del mio entusiasmo. Che diamine sta succedendo qui? Quali sono le buone notizie, dunque?

-Mr. Haner ... abbiamo ragione di credere che suo marito sia ancora vivo.

Il mio cuore manca un battito.

No. Non può essere vero ... non è possibile.

Cerco di sorreggermi appoggiandomi al tavolo, ma non serve a nulla. Sento la testa pesante, l'udito viene a mancare e vedo tutto a chiazze. Credo che uno dei due tizi si sia appena alzato in piedi chiedendomi se mi sento bene, ma non ho la forza di rispondere.

Forse gli altri ragazzini del liceo avevano davvero ragione ... sono una femminuccia.

In un secondo cado a terra, sbattendo la testa. Poi il vuoto ...

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Weed. ***


 "Coltivare erba non è legale? Se è Dio che ce l'ha data allora vuoi dire che anche Dio non è legale?"

-Bob Marley

 

 

 

Sono le dieci passate. Fuori è già buio e, come se non bastasse, il cielo è coperto di nuvole spesse. Non si vede splendere neanche una stella.

Nicholas già dorme. Il mio bambino è sempre entusiasta e giocoso, ma quando arriva la sera è sfinito. Gli ho rimboccato le coperte e gli ho dato la buonanotte. Mi piacerebbe molto potere passare più tempo con lui, però è così piccolo ... ha bisogno di riposo, non voglio assolutamente disturbarlo solo perché mi sento solo.

Perciò eccomi qui. Sono steso sul letto della mia stanza, senza nessuna luce attorno. Fisso il soffitto, mentre mi faccio un tiro. Era tanto tempo che non fumavo più nulla ...

Dopo l'incredibile notizia sono svenuto. È stato tutto così surreale ... ero sotto shock.

La cosa che desideravo di più al mondo si è avverata. Matthew probabilmente è ancora vivo.

Mio marito, il mio uomo, il padre di mio figlio, il mio migliore amico ... non me lo hanno strappato per sempre. Non ancora almeno. C'è speranza di vederlo tornare sano e salvo in patria, sulle sue gambe.

Fino a qualche giorno fa, la migliore prospettiva era quella di ritrovarsi davanti ad una bara, coperta dalla bandiera degli Stati Uniti. Direi che è tutto molto diverso adesso . La vita mi sta regalando una seconda chance.

Non riesco a smettere di pensare a cosa succederà quando lo riavrò qui a casa. Credo che non sarà facile all'inizio ...

Quando ieri mi sono risvegliato ero in ospedale. Erano passate diverse ore da quando ero svenuto, e avevo una benda attorno alla testa. Cadendo dalla sedia mi ero ferito, così hanno dovuto mettermi dei punti.

Wallace e Peterson, i due tizi che erano venuti a parlarmi del caso di Matt, erano rimasti tutto il tempo con me, aspettando che tornassi lucido. Mi hanno comunicato che mio marito è prigioniero dei nostri nemici, ma che è l'unico tra gli ostaggi americani di cui non sia stato rinvenuto il cadavere. Tutto lascia supporre che sia ancora vivo ...

È terrificante pensare a quali terribili torture è sicuramente sottoposto da quasi tre mesi a questa parte. Ho paura per la sua incolumità fisica e mentale. Non voglio che gli facciano del male, non possono, non a lui!

Butto fuori il fumo, mentre sento la rabbia crescere in me.

Ma sono costretto a placarla. Non c'è una sola cosa che io possa fare in questo momento in merito a tale faccenda ... devo lasciare che siano i nostri ragazzi a risolvere la situazione.

Non riesco a trattenere una piccola risata.

Nonostante siano passati anni da quando ho smesso di prestare servizio per l'esercito, parlo ancora come un militare. Non posso fare a meno di riferirmi ai soldati americani con appellativi affettuosi, perché sono troppo grato per quello che fanno ogni giorno.

Io so cosa significa essere a kilometri e kilometri da casa, a lottare con una popolazione ostile e ricevere ordini a volte terribili, ma che si è costretti a eseguire. So cosa vuol dire svegliarsi la mattina e guardare il sole come se fosse l'ultima volta che se ne ha l'opportunità, per poi lanciarsi in missioni incredibilmente pericolose. La guerra è mostruosa ... ovunque la si combatta e qualsiasi sia la motivazione che spinge a iniziarla.

Ho perso il conto di quanti compagni ho visto morire, alcuni anche in modi davvero atroci. E ad un certo punto ci si rende conto che neanche le lacrime bastano più, perché se ne versano così tante che iniziano a sembrare anch'esse vuote e prive di significato.

Si rischia anche di diventare duri come rocce, con dei cuori di pietra. Semplicemente ci si abitua. Donne e bambini che girano piangendo tra le macerie delle loro case, o corpi di uomini ad ogni angolo delle strade, distesi in enormi pozze di sangue ... non importa più a nessuno di tutto ciò. Diventano visioni normali, comuni. Ci si dice che è solo il normale svolgimento delle cose. Si diventa indifferenti.

Quando mi ritrovai per la prima volta appostato su un tetto e con un fucile tra le mani, non mi resi conto di cosa mi veniva richiesto di fare. Non avevo mai ucciso nessuno prima, figurarsi che non ero neppure andato a caccia.

Non dimenticherò mai quel giorno.

Soprattutto quello che successe non appena arrivarono un gruppo di uomini armati fino ai denti. Si misero a correre verso i nostri soldati e presero a sparargli contro. I miei compagni erano tutti ben addestrati e per fortuna riuscirono a nascondersi dietro le mura degli edifici circostanti.

Allora si scatenò il putiferio. Da ogni parte venivano sparate pallottole su pallottole, i colpi esplodevano uno dietro l'altro. Sembrava l'Inferno.

Matthew e io entrammo in gioco proprio in quel momento ... il nostro compito, in quanto cecchini, era quello di eliminare tutti i nemici a terra che stavano impedendo ai compagni di portare a termine la missione.

Sapevo come si usava il fucile che avevo davanti. Ero incredibilmente bravo durante gli addestramenti,potevo colpire in pieno un bersaglio da distanze assurde ... ma il problema non erano le capacità fisiche.

La mia mente mi stava bloccando, il troppo pensare mi stava bloccando ...

Come doveva essere togliere la vita a qualcuno? Non potevo farlo, non ero in grado. Me ne resi conto solo in quell'istante di quanto fosse tutto grave: non era un videogame. Ogni cosa attorno a me era reale! E mi ci ero messo dentro io.

"Che cazzo fai, Brian?! Muovi il culo, non posso farli fuori tutti da solo!"

Le parole di Matt mi diedero coraggio. Aveva ragione lui ... ormai ero in ballo. Non potevo più tirarmi indietro. Quel giorno qualcuno sarebbe comunque morto: o loro o noi. Tradire la Nazione era assolutamente fuori discussione. Non potevo lasciare che altri soldati morissero per i miei ripensamenti.

Così semplicemente iniziai a sparare. Prima un colpo, poi un altro, un altro ancora ... ed ecco che nell'arco di dieci, quindici minuti al massimo tutto era finito. Non c'era neanche uno dei nostri a terra, mentre gli altri erano tutti crepati.

Non so da dove tirai fuori tutto quel coraggio, ma ebbi persino la forza di colpire un uomo che stava battendo in ritirata. Certo, era pur sempre un nemico ... però stava tentando di andarsene. Bastò un solo proiettile sparato alla nuca. Non dimenticherò mai l'immagine di quel tizio mentre cadeva, per poi non rialzarsi mai più.

La mia vita cambiò durante quel combattimento. Avevamo vinto la prima di molte battaglie, ma a quale prezzo? Forse ho venduto l'anima al diavolo quel giorno, nel momento stesso in cui ho premuto per la prima volta il grilletto contro un altro essere umano.

Matt era più che soddisfatto. Mi diede una pacca sulla spalla e si complimentò con me. Non ho mai capito come potesse essere stato tutto così facile per lui, la prima volta.

Sospiro, cercando di smettere di ripensare a tutti questi vecchi avvenimenti. Non sarò mai uomo la metà di quanto lo è mio marito, dopo tanti anni l'ho capito.

Improvvisamente inizio a ridere, senza avere la possibilità di smettere.

Rido fino a farmi lacrimare gli occhi, così forte che ho quasi paura di svegliare Nick che dorme nella stanza affianco.

Ho fatto bene a infischiarmene del dottore e a comprare comunque della marijuana. Si fottano i medici, non ho bisogno di loro, né delle loro ricette. È stata una vera seccatura doverci mettere la faccia e comprare questa roba da uno spacciatore, tuttavia che altre possibilità avrei avuto?

Ne avevo bisogno. Tutto ciò che succede mi mette in crisi, e il mio corpo non regge più il colpo. Almeno ora la gamba ha smesso di farmi male ... mi sento meglio. L'unico effetto collaterale è l'appetito, e magari avrò un certo mal di testa quando l'euforia svanirà, però credo di potere conviverci.

Spengo quel poco che è rimasto dello spinello nel posacenere sul comodino, per poi aprire la finestra in modo da cambiare l'aria.

Sto bene. Finalmente sto bene.

Il bambino è nel suo lettino che dorme tranquillo, Matthew è vivo e io sono qui, avvolto nel silenzio a godermi questa splendida nottata.

Non me ne importa nulla della Luna praticamente invisibile, né della pioggia che inizia a cadere là fuori. Conta solo la mia famiglia. Conto solo io che per la prima volta dopo tanto tempo mi sento nuovamente vivo e in salute.

Non voglio vedere sonniferi né ansiolitici di nessun tipo stanotte, ho già fumato abbastanza. Non avevo mai fatto uso di marijuana prima, non credevo avrei ottenuto questo effetto.

Apro l'ampio armadio dove ci sono i vestiti miei e di mio marito e, in un angolo infondo, ci ritrovo le mie vecchie chitarre. Prendo quella elettrica, così non farò troppo rumore.

Mi metto immediatamente a suonare, cercando di ricordarmi i vari accordi e qualche assolo. Una volta ero solito passare ore intere in compagnia dei miei strumenti musicali, non potevo proprio separarmene! Ero anche piuttosto bravo, non posso negarlo. Sicuramente se mi fossi impegnato di più sarei diventato un famoso chitarrista, e magari avrei girato tanti paesi facendo concerti con la mia band.

Sarebbe stato molto meglio che andare in giro ad uccidere la gente.

 

 

*** 

 

 

I giorni continuano a passare senza che però riceviamo particolari notizie.

Il mio psichiatra pensa che io sia molto migliorato. Nonostante i molteplici traumi che mi porto dietro e gli incubi che continuano a tormentarmi, almeno l'ansia è notevolmente diminuita. Dice anche che mi vede molto più positivo.

Come potrei dargli torto? Sono al settimo cielo. Mi sembra di vivere in una favola.

È un'angoscia enorme immaginare cosa il mio uomo stia passando, tutto solo laggiù e prigioniero di quei mostri senza scrupoli. Però è vivo.

Sì, è vivo, e io continuerò a ripeterlo a me stesso, a parlarne, a dirlo a tutti! Perché già questa di per sé è una cosa stupenda. Non mi aspetto che gli altri capiscano, la loro comprensione non mi interessa minimamente. Cerco solo di godermi le cose così come sono.

Passo giornate intere con la madre di Matt. Quando le ho detto che suo figlio è ancora tra noi è scoppiata in lacrime e si è fiondata tra le mie braccia, stringendomi forte.

I genitori di Matt hanno sofferto così tanto negli ultimi tempi, non riuscivano a farsene una ragione ... dicevano che volevano assolutamente rivedere il sorriso del loro ragazzo. E io non potevo far altro che chinare la testa e tentare di non piangere, perché ero impotente quanto quei due in quella situazione.

Non oso immaginare che grande dolore si debba provare nel venire a sapere che il proprio figlio è morto. E spero anche di non sopravvivere più a lungo di Nicholas, sarebbe troppo straziante, probabilmente peggio di quello che ho sentito credendo di avere perso il mio compagno di vita.

-Papà Brian, oggi andiamo al parco?

Mio figlio mi tira per un lembo della maglietta, tentando di attirare la mia attenzione.

-Ryan e Tom ci vanno tutti i giorni, li portano le loro mamme ... possiamo andarci anche noi? Forse c'è anche Mandy!

Non riesco a resistere alla tentazione di scompigliargli i capelli. So che Nick odia quando faccio questa cosa, lo infastidisce. Ma è talmente piccolo e dolce, soprattutto quando mi fa queste richieste. Farebbe di tutto per convincermi, e io ho il cuore tenero in fin dei conti. Non sono proprio in grado di dirgli di no.

-Sì, va bene. Vai a prendere la tua felpa in camera e indossala ... io finisco qui e ti raggiungo.

Prima che arrivasse il mio bambino a chiamarmi stavo asciugando i piatti. E intendo assolutamente portare a termine questo lavoretto domestico prima di uscire.

Odio fare la donna di casa, di solito questi compiti io e Matthew ce li dividevamo. Era interessante passare per la cucina e vederlo svolgere le faccende. E se per caso combinavo qualche casino facendo cadere una bibita sul pavimento iniziava a urlarmi contro che ero un combina guai e che non facevo altro che fare danni, con il solo scopo di farlo lavorare di più.

E io in risposta non potevo fare a meno di scoppiargli a ridere in faccia, così da farlo innervosire! Lo so, sono un coglione, ma era davvero esilarante vederlo comportarsi al pari di una casalinga isterica.

"E io che pensavo di avere sposato un uomo! Invece mi ritrovo con una mogliettina di cui non sapevo assolutamente nulla!"

"Vedi di portare il culo in salotto prima di combinarne un'altra delle tue, Brian! Non ho intenzione di sgobbare il doppio perché ti comporti da scemo! E 'sta volta cerca di fare attenzione mentre cammini, non fare cadere una sola altra goccia di birra sul mio pavimento o ancora peggio sul tappeto, perché altrimenti poi ci penso io a te ... "

Aveva sempre quel sorrisetto malizioso sul viso. Nelle sue minacce c'era una dolce promessa così malcelata ... mi faceva venire voglia di combinare disastri proprio per vedere in che modo me l'avrebbe fatta pagare.

Non appena tutti i piatti sono riposti nel mobile apposito e la cucina è perfettamente pulita, prendo Nicholas per mano e usciamo. Ci dirigiamo verso il parco, dove tutti i suoi amichetti sono soliti giocare.

Non mi pesa neanche più tanto stare fuori casa. Sto persino guarendo dalla depressione ... Matt non ne sapeva nulla, ma stavo male già da prima che partisse. Non riuscivo a trovare un motivo per andare avanti. Il passato mi tormentava ...

Per fortuna tutte queste brutte cose ormai stanno per diventare solo dei lontani ricordi. Ho trovato la forza per rialzarmi e riprendere le redini della mia vita, soprattutto da quando so di non essere vedovo.

Passiamo diverse ore fuori . Vedere mio figlio giocare con i suoi compagni mi riempie di gioia e di orgoglio. Io alla sua età già non avevo amici. E come cosa faceva davvero schifo. È bello vedere che sta avendo un'infanzia migliore della mia.

Un'altra cosa molto interessante sono tutte le madri che mi svolazzano attorno, provandoci con me. Credo non sappiano che sono gay ... io e Matt non abbiamo mai preso parte a tante delle attività organizzate dall'asilo del bambino, ce ne siamo sempre rimasti in disparte rispetto a tutte queste cose.

Tutti i complimenti che queste donne mi fanno accrescono un po' il mio ego. Amo sentirmi dire che ho un bel viso e un bel fisico. Certo, se me lo dicessero altri uomini sarei molto più felice ... però può andare bene anche così! Vedrò di accontentarmi.

-Mi sono molto divertito papà ...

Mi dice Nick, quando siamo ormai solo a pochi passi da casa.

-Ne sono felice marmocchio. Forse ti ci dovrei portare più spesso, stare sempre rinchiuso in casa con me ti fa male ... i bambini devono giocare all'aria aperta con i loro amici.

-Ma io sono felice di passare del tempo con te, papà Brian. Mi va bene anche così ...

Mi risponde il piccolo, poi mi fa cenno di prenderlo in braccio.

Non ci penso troppo e in un secondo lo tiro su, lasciando che si stringa a me.

Non appena siamo davanti casa però, noto qualcosa di strano. C'è una donna di fronte la mia porta, una ragazza bassa con dei lunghi capelli scuri e la pelle chiara. Dai lineamenti sembra orientale. Faccio mente locale, però proprio non capisco chi sia.

-Sei il papà migliore del mondo. Ti voglio bene!

Nicholas, che nel frattempo non si è accorto di nulla, mi dice queste parole per poi darmi un bacio sulla guancia.

Vorrei prestargli attenzione, ma sono troppo impegnato a capire che cosa questa donna voglia da me. Mi sta fissando. E sembra quasi imbarazzata dopo le parole di Nick, o dispiaciuta forse.

Qualcosa mi puzza ... ho un brutto presentimento.

-Scusi, chi è Lei?

Domando alla donna, mettendomi tra lei e la porta.

Sembra avere circa trent'anni, è praticamente una ragazzina.

-Sono dei servizi sociali, il mio nome è Emily Lee. Lei deve essere Brian Haner ... avrei urgente bisogno di parlarle.

I servizi sociali? Che cosa?

Incomincio a sudare freddo, non capisco che diamine stia succedendo qui. Senza neppure un motivo preciso mi guardo attorno e, con la coda dell'occhio, noto la mia vicina di casa sbirciare la scena da dietro una tenda.

-Beh, se le cose stanno così allora ... si accomodi pure.

Infilo le chiavi nella toppa e apro, lasciando spazio all'assistente sociale per farla entrare in casa prima di me. Cerco di essere più educato che posso, farei meglio a giocarmi per bene tutte le mie carte perché vedo grossi guai all'orizzonte.

Nicholas non capisce cosa stia succedendo.

Gli dico di andare in camera sua, mentre Emily non fa altro che girare per casa e controllare ogni cosa in modo piuttosto indiscreto. Mi dà sui nervi, ma in fin dei conti è il suo lavoro.

-Mi dica Miss Lee, come posso esserle utile?

-Abbiamo recentemente ricevuto una segnalazione sul suo caso, Mr. Haner. A quanto sembra, lei è ora incaricato della custodia del figlio di suo marito.

Incomincia lei, tirando fuori dalla sua borsa un fascicolo di fogli.

-Ho adottato quel bambino alla nascita. Sono in tutto e per tutto suo padre.

Non riesco a fare a meno di alzare un po' il tono di voce. Dove vuole andare a parare?

-Resta il fatto che non può fare uso di droghe quando in casa è presente Nicholas.

La sento rispondere, in modo piuttosto acido.

Il cuore inizia a battere sempre più forte dentro il mio petto, così tanto da farmi male.

Come diamine fa a sapere della droga? È successo una volta sola, accidenti!

Deve essere stata quella impicciona della mia vicina. L'ho sempre saputo ... è una maledetta omofoba! Ha odiato me e Matthew dal giorno che ci siamo trasferiti qui. Deve avere sentito odore di marijuana l'altra sera ... anche se non mi spiego come cazzo abbia fatto! Era solo uno spinello! Non coltivo mica cannabis!

-Non so di cosa lei stia parlando.

Mento spudoratamente. Le tecniche imparate durante l'addestramento militare mi tornano utili. So come comportarmi durante un interrogatorio, e questo ci va molto vicino.

L'assistente sociale sospira, piuttosto spazientita.

-Beh, ora lei verrà sottoposto a controlli a sorpresa da parte mia ... devo scoprire se questo è un ambiente sano per il bambino, altrimenti sarò costretta a portarglielo via.

Mi passo una mano tra i capelli, cercando di reprimere il crescente panico.

Nessuno mi porterà via mio figlio. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** And I'm not okay. ***


Ci sono molti che non vogliono dormire per paura degli incubi. Purtroppo, ci sono molti che non vogliono svegliarsi per la stessa paura."
-Richelle E. Goodrich  

 

 

 

 

Sono piuttosto preoccupato. E anche nervoso.

Mi sento costantemente controllato ... la mia vicina è più impicciona del solito, credo stia solo aspettando un altro mio passo falso per telefonare nuovamente ai servizi sociali e fregarmi.

Che devo fare? Non è facile essere così sotto pressione, anche se in fin dei conti ci sono abituato.

La parte peggiore di tutta la mia situazione è che ho avuto altre notizie su Matt: quando le nostre truppe hanno fatto irruzione nel luogo dove solitamente vengono tenuti prigionieri gli ostaggi, non hanno trovato mio marito.

Di lui non c'era la benché minima traccia.

O meglio, a colpo d'occhio non è stato trovato nulla che potesse ricondurre a lui. Più tardi però, analizzando meglio il posto, è stato rinvenuto un cadavere vicino ad una delle uscite della base nemica.

Sembra che, dopo un conflitto corpo a corpo, l'uomo sia stato soffocato con una grossa catena, come quelle che sono state più volte usate per tenere imprigionati i nostri soldati. Quel corpo doveva essere lì da solo qualche ora ...

Quindi non c'è altra spiegazione logica se non quella che ci porta tutti a pensare che Matthew sia riuscito a scappare.

Un nodo mi si è stretto in gola quando me lo hanno detto. Perché doveva proprio andare così?

È rimasto in quel posto per la bellezza di tre mesi. Solo ieri è riuscito a fuggire ... proprio poco prima che arrivassero i nostri, e che lo avrebbero salvato. È ridicolo!

Con le dita mi massaggio una tempia, questa situazione mi prova un certo mal di testa.

Che devo fare? Spero pregare basti a riportare qui Matthew sano e salvo ...

Quando ieri sera ho saputo ciò che era successo ero senza speranze, tanto che per la prima volta dopo molti anni mi sono rifugiato in una chiesa. Avevo bisogno di pace e silenzio per pensare, dovevo stare solo ... e mi è sembrato il luogo migliore.

Nick era con i suoi nonni. Loro non si tirano mai indietro, sono sempre pronti a prendersi cura di lui. Perciò una volta tanto ho deciso di approfittarne.

Quando sono entrato non sapevo bene come comportarmi, credo sia stata una scena piuttosto esilarante quella di me che cercavo di individuare la panca migliore dove sedermi. E per fortuna non c'era nessuno.

La chiesa era ampia, vuota, avvolta nel silenzio ... sono rimasto lì per non so quanto, con la testa bassa e le mani giunte. Ho domandato innumerevoli volte perché tutto deve andare tanto male, e nelle mie preghiere non ho mancato di chiedere perdono per ogni mio peccato.

A volte penso che se Matt avesse sposato Valary, quella biondina che tanto gli piaceva molti anni fa, le cose sarebbero andate diversamente. Lui sarebbe a casa, felice e contento come nelle fiabe, circondato dall'amore della sua famiglia.

Forse tutto quello che stiamo passando è solo una punizione per via del fatto che abbiamo deciso di sposarci e vivere insieme. Magari essere gay è davvero un peccato ...

Mi sono interrogato così a lungo mentre ero in quel luogo sacro... ho passato al vaglio ogni possibilità, tuttavia non ne ho trovata una sola che rispondesse alla mia domanda. Cosa si può fare di tanto grave per meritare di vivere in una simile agonia?

È un dolore costante essere costretto a rimanere qui, a immaginare cosa lui stia passando ... potendo scegliere vorrei essere al suo posto. Ma ovviamente nessuno mi ha mai dato la chance di salvarlo rinunciando alla mia stessa vita.

 

 

*** 

 

 

Sono al suolo, disteso. Ci provo, ci provo intensamente ma proprio non sono in grado di alzarmi. Riesco solo a stringere le mani a pugno, finendo per ritrovarmi tra le dita una manciata di terra sabbiosa.

È molto calda. Mi ricorda qualcosa.

Vorrei concentrarmi, vorrei pensarci ... ma ho la sensazione che non sia questo il momento adatto. Ora non ha importanza.

Cerco di schiudere le labbra, nel disperato tentativo di emettere qualche suono ... eppure sono così secche. Mi sento come se non bevessi da giorni. Ho bisogno di acqua.

All'improvviso avverto un forte dolore alla spalla, mentre vengo tirato su. Solo quando mi ritrovo in piedi, sostenuto da qualcosa -o più probabilmente qualcuno- dietro di me, mi rendo conto di avere addosso la mia vecchia divisa militare. È logora, impolverata ... esattamente come il giorno che sono partito per gli Stati Uniti con la convinzione che non sarei mai e poi mai ritornato in guerra.

Che cazzo sta succedendo?

Vorrei muovermi, urlare ... però ogni azione mi è totalmente impossibile.

Il mio corpo non risponde ai comandi. Riesco solo ad alzare a fatica la testa, così da guardarmi attorno. E purtroppo riconosco benissimo questa landa desolata. Una porzione di terra dimenticata da Dio ...

No! No, come è possibile?! Sono di nuovo quaggiù! Questo è l'Inferno.

Quando ci sono tornato? Io ero ad Huntington Beach! Ero a casa mia, con il mio bambino!

Non volevo tornare in guerra, non volevo tornarci mai più!

Sento delle lacrime calde uscirmi dagli occhi. Scivolano lungo le mie guance, fino al mento. È straziante, quasi di più dell'essere di nuovo in questo posto. Non voglio più piangere davanti a nessuno. Non quando indosso questa divisa.

Chiunque sia la persona alle mie spalle, mi afferra dai capelli e incomincia a ridere ... mi si ghiaccia il sangue nelle vene.

-Hey Brian ...

Il mio cuore manca un battito e per un attimo non mi sento neanche più in grado di provare tristezza e sconforto.

Matt? È il mio Matthew? Questa ... sembra decisamente la sua voce!

Ma non mi viene dato tempo per pensare.

Mi accascio nuovamente a terra, dopo che vengo colpito allo stomaco con una fortissima ginocchiata. Per la prima volta riesco ad emettere un suono: è un gemito, buttato fuori con quel poco di fiato che ho ancora in corpo. Riesco persino a muovere le braccia, portandole verso il punto in cui ho ricevuto il colpo. Mi raggomitolo su me stesso, sperando che questo dolore passi presto.

Che cosa gli salta in testa? Che gli dice il cervello?

Mi sento al pari di una bestia ferita davanti ad un cacciatore. Non so perché mi viene fatto questo, certo però è che non finirà bene ... me lo sento.

-Perché non sei venuto a salvarmi Brian? Perché?

Dice poi l'uomo che mi ritrovo davanti. Ed ora sono sicuro ... si tratta di lui.

Vorrei rispondere. Vorrei davvero provarci. Ma non mi dà neanche modo di organizzare i pensieri.

Sferra un calcio, colpendomi in pieno viso. Sento un rumore terribile, come di denti che si staccano dagli alveoli, mentre la bocca mi si riempie di sangue. È un dolore indescrivibile.

Perché Matthew è così arrabbiato? Perché mi sta facendo del male?

-Non ti senti colpevole Brian? Non ti fa stare male sapere che mi hai abbandonato?

Le sue parole sono come tante lame. Sono così confuso in questo momento, così stordito dalla situazione ... tutto ciò che so è che questa è una tortura. Non gli basta riempirmi di botte, ha anche bisogno di farmi sentire un verme.

Sputo via il sangue e le schegge di quello che resta di alcuni dei miei denti. Vorrei parlare, ma è piuttosto faticoso.

Non ti ho abbandonato Matt, non volevo. Non era mia intenzione, se avessi potuto sarei tornato qui immediatamente ... solo per te. Sarei morto tentando di salvarti!

Per l'ennesima volta, quando so cosa dire è troppo tardi.

Un qualcosa di affilato mi colpisce al braccio destro, e non posso fare altro che urlare. Non me lo aspettavo, non l'ho neppure visto arrivare. Viene immediatamente estratto dalla ferita, per poi ripiombare su di me più e più volte. Vengo colpito ovunque da quello che penso essere un coltello di quelli che ci insegnarono a usare durante l'addestramento militare.

La lama lunga e acuminata mi entra nella carne, prima all'altezza del petto, poi tra le costole, sotto l'ombelico ... la bocca continua a riempirsi di sangue denso e caldo, mentre ho la sensazione di essere ormai ridotto a brandelli. Ho perso il conto di quante volte mi ha pugnalato, e continua imperterrito. Mi stupisco di non avere ancora perso i sensi per via del dolore. Mi stupisco di essere ancora vivo ...

Lascio cadere per l'ultima volta le braccia lungo i fianchi. È finita. Non ho alcuna possibilità di scampare a quest'aggressione. Sono un giocattolo tra le sue mani.

Non ha senso ... niente di quello che sta avvenendo ha senso.

Per tutto questo tempo non sono mai riuscito a guardarlo in viso, ero troppo occupato a tentare di difendermi. Ora che però mi sono arreso, sono libero di osservarlo.

-Matt ...

Riesco appena a chiamarlo, con la voce ridotta ad un sussurro.

Vorrei chiedergli perché mi ha fatto questo. Perché ha deciso di uccidermi ... me lo meritavo davvero?

Non appena muovo le labbra sento il sangue gocciare dagli angoli della bocca, fino a scendere lungo il collo.

Non devo essere una bella visione ridotto così ...

Gli occhi di Matthew incontrano i miei, e li fissano intensamente. Non sembra neanche dare peso alla mia condizione ... da quando è così insensibile? La sua espressione è indecifrabile.

Nonostante tutto non posso fare a meno di sorridere. Per quanto tempo avevo desiderato di vedere di nuovo quello sguardo? Così vispo, bello ...

Matthew mi appoggia un dito sulle labbra, come per dirmi di fare silenzio. Si avvicina al mio viso, poi passa oltre.

Non capisco cosa abbia intenzione di fare.

Sento pian piano le energie abbandonarmi. Non so come tutto questo sia potuto accadere. È dannatamente reale ... ho come la sensazione d'essere disteso nel mio stesso sangue, mentre questo sole caldo non dimostra la minima pietà per me. L'aria è secca, la luce è accecante ... sono completamente sudato.Non avrei mai pensato che mi sarebbe toccato di morire in questa maniera.

-D'accordo Brian. Adesso puoi svegliarti.

Sento Matthew sussurrarmi all'orecchio con la sua voce scura e forte. Appoggia una mano sui miei occhi, come per costringermi a chiuderli ...

Mi dimeno con le ultime energie che mi restano, come per allontanarlo.

Che significa quella frase? Sto per morire. Preferisco contemplare il volto di mio marito per l'ultima volta piuttosto che addormentarmi in eterno con il buio davanti ...

 

 

 

 

-Papà!

Tutto d'un tratto mi ritrovo davanti Nicholas, visibilmente preoccupato.

-Perché urlavi così papà? Che è successo? Stavi avendo un altro incubo?

Istintivamente porto le mani sul busto, iniziando a tastare con cura ogni punto. Non c'è traccia di alcuna ferita.

Ansimante e spaventato, mi alzo di scatto. Rimango seduto, ad osservare tutto ciò che mi circonda.

Non sono in un paese straniero. Non sono in guerra. Sono a casa mia. Con mio figlio.

Pensieri su pensieri si affacciano alla mia mente, ma tutto ciò che sono in grado di fare è ancora una volta cercare di recuperare un respiro regolare.

È stato solo un brutto sogno. L'ennesimo incubo insensato e violento ...

Non so perché ogni notte mi riduco a cose del genere. Mi sembra di stare diventando pazzo. Ogni volta è tutto così vivido, così reale ...

Circondo le ginocchia con le braccia, per poi stringerle al petto. Ho come l'impressione di avere gli occhi vuoti. Vuoti e colmi di terrore.

Di cose orribili ne ho viste tante nella mia vita. E nel corso degli ultimi anni ne ho sognate anche tante. Ma niente era mai stato paragonabile a questo.

Ho creduto davvero che lui mi stesse ammazzando. Io ero felice di vederlo, mentre Matt voleva solo farmela pagare.

Che sia un sogno premonitore?

Un brivido mi corre lungo la schiena, mentre sento le lacrime pungermi gli occhi.

Se dovesse tornare a casa tanto cambiato dagli orrori che ha vissuto da non volermi più al suo fianco, penso che ne morirei. Se mi odiasse ne morirei.

-Papà! Papà Brian, mi ascolti?! Papà?!

Nicholas mi afferra il braccio e inizia a scuoterlo, tentando di attirare la mia attenzione.

Ero così spaventato da non essermi neanche reso conto che stavo ignorando il mio piccolo ...

-Sto bene, Nick. Papà sta bene ...

No. Non sto bene. Ma tu non devi preoccupartene ... sei ancora troppo piccolo per capire. Finchè tuo padre Matt non tornerà a casa con noi e non avrò la certezza che in questa famiglia è tutto come prima, io continuerò a non stare bene.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** "After all this time I'm coming home to you." ***


"Raggiungo il cielo a cui ho detto addio. Ora il mio cuore è sempre con te ... non chiederò perché in così tanti sono morti. Grazie alle mie preghiere ce l'ho fatta, sì. Perché con tutto ciò che noi facciamo non importa quando verrò a casa da te."

-Avenged Sevenfold, Gunslinger

 

 

 

Sono completamente su di giri.

Non riesco a trattenere l'entusiasmo. Non ci posso ancora credere: hanno ritrovato Matthew, e sono riusciti a riportarlo alla base degli USA .

È vivo ... mio marito è vivo! Sono senza parole. Trattenere le lacrime è difficile, anche se in realtà non tutta la situazione è propriamente da sogno.

Mi hanno riferito che è piuttosto dimagrito. Sembra abbia perso buona parte della massa corporea ... di certo non l'hanno nutrito regolarmente con carne di prima scelta e verdura fresca.

Mi passo una mano tra i capelli, cercando di reprimere l'odio che sento crescere dentro.

Sarebbe fantastico poter giustiziare uno per uno tutti coloro che hanno osato tenerlo lontano da noi così a lungo. Posso solo immaginare cosa gli avranno fatto patire ...

Non hanno voluto parlarmi troppo delle ferite che ha riportato, credo per non allarmarmi eccessivamente. In questi casi se un soldato viene salvato con ancora tutti gli arti, è già una gran cosa.

So che non posso lamentarmi, non posso davvero. Siamo stati molto più fortunati di tante altre famiglie.

E la parte migliore in tutto ciò è che domani potrò rivederlo. Lo stringerò nuovamente a me, ancora non sembra vero.

Se si tratta solo di un sogno, spero che abbiano almeno la decenza di non svegliarmi. Perché finalmente sono felice, come non lo ero più da anni.

Inumidisco la spugna nel secchio pieno di acqua e detersivo, prima di portarla sul vetro della portafinestra in cucina. Incomincio a strofinare ogni punto, pulendo dei residui di polvere e delle leggere macchioline lasciate dalle gocce di pioggia cadute in questi ultimi giorni.

Lo so, non sono mai stato un tipo attento all'igiene e la cura della casa, onestamente non me ne è mai importato nulla.

Ma a Matt sì ... poteva passare tranquillamente i weekend liberi spazzando, passando l'aspirapolvere o ripulendo armadi e soprammobili senza stancarsene mai. È molto pignolo.

Il mio partner ama l'ordine e la pulizia.

Quando rientrava in casa e ritrovava i giocattoli di Nick ovunque, a volte poteva quasi dare di matto. Non con il bambino, ovviamente. Piuttosto preferiva prendersela con me, perché non incoraggiavo il mocciosetto a rimettere tutto al suo posto dopo aver finito di giocarci.

Perciò non può tornare a casa sua e ritrovarsi immediatamente davanti agli occhi qualcosa che ritiene così poco ospitale. Desidero che sia a suo agio. Soprattutto non voglio che il caos gli provochi il solito mal di testa ...

Matthew avrà bisogno di tanta comprensione, e ancor più di riposo. Non posso assolutamente permettermi di lasciarmi sfuggire neanche il minimo particolare!

C'è solo una cosa che mi lascia perplesso: perché non mi hanno ancora chiamato per dirmi come è andato il test psicologico? So che uno psicologo è là sul campo per controllare le condizioni di chi subisce traumi. Ed oggi toccava al mio partner di avere un colloquio con il dottore.

Chino la testa e deglutisco istintivamente, mentre la mia mano si blocca sopra il vetro spesso e freddo.

La verità è che ho una paura immensa di come sarà riaverlo con noi.

Un'esperienza come quella che ha vissuto negli ultimi mesi cambia le persone, che loro lo vogliano oppure no.

Non temo il confronto di opinioni tra le sue e le mie. È sempre stato più saggio a prescindere da quello che gli è appena successo. Non avrei comunque avuto neanche la più piccola possibilità di tenergli testa su nulla. Sono solo un coglione testardo senza un minimo di buon senso, non ragiono mai troppo sulle cose.

Matt invece è più calmo e riflessivo,tranne quando perde davvero le staffe.

L'unica cosa che mi spaventa sul serio è l'ipotesi che possa avere riportato qualche trauma psicologico così grave da non permettergli più di non pensare lucidamente. Non voglio che diventi pazzo a causa degli orrori che ha vissuto, non lo voglio davvero!

Se invece dell'uomo che ho sposato mi ritrovassi davanti uno essere sconosciuto, freddo e calcolatore non reggerei il colpo.

Molti prigionieri di guerra tornano in quelle condizioni ... si sono abituati a dover ingannare tutti pur di sopravvivere, a prestare molta attenzione ad ogni gesto, ad osservare. Non è una cosa facile uscire da quel meccanismo mentale, tanti non ce la fanno mai.

-Che bello! Sono tanto felice ... domani rivedremo papà!

Mi volto in fretta, sorridendo a Nicholas che saltella da una parte all'altra della casa con la stessa agilità di un cerbiatto. È piuttosto adorabile, non posso negarlo.

-Esatto. E potrai di nuovo abbracciarlo e giocare con lui, quando starà meglio!

O almeno è ciò che spero.

-Mi rifarà ancora le frittelle? Non si è dimenticato come prepararle, vero?

Il visetto rotondo e paffutello del mio bambino assume un'espressione piuttosto preoccupata. Incrocia le braccia al petto mentre il suo labbro inferiore sporge all'infuori. Ha messo il broncio ...

L'ultima volta che lo avevo visto così era proprio quando Matthew stava per partire.

Forse anche Nick ha le mie stesse paure. Forse anche lui in un certo senso teme che suo padre non sarà più la stessa persona.

-Beh, se proprio dovesse avere problemi a ricordare la ricetta io potrò sempre rinfrescargli la memoria. Che ne dici, marmocchio?

Lascio cadere la spugna rotonda e giallastra nell'acqua, prima di asciugarmi le mani.

Nicholas incomincia a ridere.

-Ma il tuo modo di cucinare è terribile papà!

Ribatte il piccolo, e quasi mi sembra che la sua affermazione sia un modo per provocarmi.

Ma sì, è tanto che non giochiamo più insieme come si deve ...

-Cosa hai osato dire?!

Porto le mani sui fianchi e lo guardo con aria da finto arrabbiato e un attimo dopo ci ritroviamo a correre per tutta la casa. Lui passa da una stanza all'altra e io cerco di acciuffarlo.

-Appena ti prendo ti faccio il solletico!

Alla mia minaccia il bambino inizia ad andare anche più svelto.

Lo confesso: era tanto che non mi divertivo così.

Giocare con lui mi fa tornare piccolo ... e visto quanto è pesante la mia vita da adulto, direi che un po' di spensieratezza non mi può veramente fare male. 

 

 

*** 

 

 

Ed eccoci qui, che aspettiamo.

Presto un grande aereo dell'esercito degli Stati Uniti atterrerà proprio davanti ai nostri occhi, e in breve rivedremo Matt.

Il cuore mi batte così svelto che quasi temo possa saltare fuori dalla gabbia toracica. Ogni cosa è molto surreale ...

Se per mesi sei portato a fronteggiare il dolore di una perdita così grande e sei costretto ad accettare l'idea che non avrai mai più al tuo fianco la persona che hai amato per tanti anni, non puoi immaginare che ti sarà data una seconda chance. E quando ciò succede, come nel mio caso, tutto assume solo il pallido colore di un sogno lontano.

Ho tanta speranza di riprendere la nostra vita assieme, tanta voglia di essere felice con mio marito e con nostro figlio. Ma è normale che,fino al momento in cui non lo stringerò nuovamente a me e non poserò le mani su di lui, a questa situazione crederò solo a metà.

Non voglio illudermi, non voglio illudermi ... non voglio.

Mi chiedo chi scenderà dall'aereo. Forse il suo corpo sarà ancora vivo, però se la sua personalità sarà diversa significherà che il mio Matt, per come lo conoscevo, è veramente crepato in quel posto maledetto.

Nicholas mi stringe la mano mentre continua a sorridere. Ha lo sguardo fisso verso la pista di atterraggio, non potrebbe essere più felice.

Quant'è bella l'età dell'innocenza? I bambini sono così terribilmente ingenui ... non si rendono conto di buona parte delle cose, né hanno conflitti interiori provocati da emozioni contrastanti.

Farei meglio a cercare di assumere il suo stesso atteggiamento e limitarmi a vivere bene questo momento. Al resto ci si penserà poi se ce ne sarà bisogno.

Carpe diem.

Prendo in braccio Nick e gli lascio un bacio sulla guancia.

-Eccolo papà! Eccolo!

Inizia tutto ad un tratto a gridare lui entusiasta.

-Papà Matt è tornato, il mio papà è tornato!

Dalla gioia sventola in aria l'orsacchiotto di peluche che ha sempre con sé, agitandosi più che mai.

Ho visto questo bambino crescere, l'ho seguito dal suo primo vagito fino ad ora, tuttavia non era capitata una sola occasione prima di oggi in cui fosse così tanto preso da qualcosa. E non posso assolutamente dargli torto.

Credeva di avere perso per sempre l'uomo che lo ha messo al mondo, quindi ora è giusto che sia addirittura più felice di me.

Quando l'enorme velivolo tocca il suolo e atterra mi rendo conto di non riuscire più a tenere in braccio il bimbo, così lo metto giù e tento di trattenerlo per le spalle.

Va bene essere ansiosi, ma scalmanati proprio no ... un minimo di disciplina, santo cielo! È pur sempre figlio di due soldati. Che figure ci fa fare?

Ridacchio appena, ma quando vedo una figura a me molto famigliare scendere da lì non posso non restare a bocca aperta e, accidentalmente, mollo la presa su Nick.

Lui incomincia a correre, per poi andare a fiondarsi sull'uomo che entrambi stavamo aspettando con così tanta ansia. E ogni mia incertezza crolla non appena vedo mio marito chinarsi verso il piccolo e prenderlo in braccio, stringendolo forte.

-Matt ...

Mi perdonerà se ora io gli faccio fare una figura orribile, però proprio non posso trattenere le lacrime.

Esitante e molto emozionato mi avvicino a loro. Non voglio interrompere questo momento padre-figlio, non mi va davvero. Io vengo dopo Nick, sempre e comunque. E mi va più che bene così.

Quando mi ritrovo a pochi metri di distanza, due grandi occhi verdi si fissano su di me, incominciando a scrutarmi.

Arrossisco all'istante e tento di asciugarmi il volto con le mani, mentre le due adorabili fossette che ho sempre amato compaiono sul viso di Matthew.

-Che ci fa lì, soldato Haner? Non viene a congratularsi con me per essere sopravvissuto alla missione più difficile della mia vita?

Il mio uomo allarga le braccia, come per farmi cenno di avvicinarmi e andare ad abbracciarlo.

Come posso resistere?

Lo circondo con le braccia, proprio come quando stava per partire. Non l'ho mai stretto più forte di come sto facendo ora. Istintivamente nascondo il viso nel suo collo, mentre infilo le dita tra i suoi capelli piuttosto lunghi, e li accarezzo. Erano anni che non lo vedevo più con questo look ...

-Haner, un po' di contegno!

Mi riprende Matt in modo affettuoso. Sento le sue mani scendere piano lungo la mia schiena, ed è una sensazione meravigliosa. Sta cercando di rassicurarmi, me ne rendo conto.

-Capisco di esserle mancato, e le assicuro che è stato reciproco. Ma ora sono tornato a casa ... non c'è motivo di piangere.

Mi sussurra all'orecchio. Credevo non avrei mai più udito questa voce se non nei miei sogni.

Alzo appena il viso verso il suo, e lui ne approfitta per afferrarmi delicatamente il mento, costringendomi così a guardarlo negli occhi. Il sorriso è sparito dalle sue labbra, ora sembra molto serio.

-Non ce la facevo più senza vederti. È stato atroce stare lontano da te, Brian.

Non riesco a parlare. Proprio come nell'incubo di qualche tempo fa mi ritrovo davanti il mio Matthew, eppure non ho la forza di replicare. La voce mi muore in gola ...

-Sapere che tu e Nicholas mi aspettavate a casa è stata l'unica cosa che mi ha spinto a tenere duro e andare avanti. E quando ho intravisto la possibilità di fuggire ho tentato solo per voi due ... volevo tornare ad Hutington Beach. Era il mio unico desiderio ...

E dopo questa ammissione potrei benissimo riprendere a piangere e non smettere più. Sentirmi tanto importante per qualcuno mi riempie il cuore ...

Prima che una sola lacrima si faccia nuovamente strada sulla mia guancia, Matt appoggia le labbra sulle mie. Mi bacia come non ha mai fatto prima ... e a questo punto tutto sembra tornare al suo posto e ritrovare il suo equilibrio nel mio piccolo mondo.

Matthew Charles Sanders, mio marito, è davvero tornato in California. È davanti a me, dopo essere scampato alla più atroce delle morti.

Non mi è ancora chiaro cosa sia davvero successo laggiù, però ci sarà tempo per discuterne in futuro se se la sentirà. Adesso come adesso tutto ciò che voglio è godermi questa gioia, la stessa che anche lui sta manifestando nel vedermi.

Chiudo gli occhi e mi abbandono totalmente alla sua volontà, lasciando a lui l'ingrato compito di terminare questo nostro contatto solo e soltanto quando ne avrà voglia. Non voglio sottrarmi ai suoi baci, né ora né mai più nella vita.

So che Nick ci sta guardando e che ci sono anche diversi funzionari delle forze speciali che ci stanno osservando.

Sì, forse sono imbarazzati.

Gli omosessuali non sono mai stati ben visti nell'esercito, e certamente esprimere il proprio amore in una "pomiciata" come questa non è una cosa degna di lode.

Tuttavia, ammetto che non me ne frega niente. Se qualcuno di loro vuole indignarsi o offendersi è libero di farlo senza alcun problema. Non mi metterò a chiedere scusa né a spiegare il motivo delle mie azioni e neanche Matt dovrà farlo. Siamo giustificati, che agli altri piaccia oppure no.

In verità, quando mio marito si allontana un po' troppo bruscamente da me, l'unico che ha qualcosa da obiettare è proprio nostro figlio.

Le persone attorno ci sorridono ... sembrano stranamente felici per noi.

-Papà ... anche a me sei mancato!

Nicholas sta tirando il tessuto della divisa di Matthew, reclamando ancora una volta le sue attenzioni.

-Giusto, ha ragione ... ti ha cercato incessantemente, non faceva altro che chiedermi quando saresti tornato a casa. Pensa a lui adesso. In particolare, credo che stasera per cena voglia che gli prepari le tue famose frittelle. Insomma, non saranno un pasto salutare ma potremmo fare uno strappo alla regola! Le ha aspettate così tanto a lungo ...

Incoraggio la causa di mio figlio e mi faccio un po' da parte, lasciando che possa essere lui quello che riceve coccole e attenzioni. Se lo merita davvero dopo quanto ha fatto ... è sempre stato molto più forte di me dall'inizio di questa tragica faccenda fino alla lieta conclusione appena giunta.

Matthew capisce al volo le mie intenzioni. Tra noi c'è sempre stata una grandissima complicità ...

-Quindi tu vorresti che cucinassi io? Mh, sai che ti dico marmocchio? Mi impegnerò per farti assaggiare le frittelle più buone sulla faccia della Terra!

Con i movimenti ben poco fluidi, Matt prende Nicholas dai fianchi e se lo mette sulle spalle. È evidente che sente dolore, qualcosa non va anche se sta cercando di fare finta di nulla.

Come sempre tenta di essere più forte di come è davvero. Vuole persino ignorare i segnali inviati dal suo fisico ...

Di certo, questi sono i risultati di qualche tortura che avrà subito quando era prigioniero dei nemici.

Rabbrividisco: sapevo che non sarebbe mai e poi mai potuto rientrare in forma smagliante. Temevo la resa dei conti. Soffrirò per lui quando saprò ogni danno che ha riportato, nel corpo e anche nello spirito.

Dopo qualche parola di stima detta dalle cariche più alte dell'esercito siamo finalmente liberi di tornare alla nostra dimora, e per la prima volta dopo veramente moltissimo tempo siamo tutti assieme.

Da qui in poi incomincia un nuovo cammino e la strada che abbiamo davanti è lunga e polverosa.

Ma siamo soldati. È questo che facciamo per vivere ... combattiamo. Non ci arrenderemo mai. Sconfiggeremo tutto e tutti, sempre e comunque. Se io e Matthew restiamo uniti possiamo essere la squadra più forte del mondo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** I will fix your heart. ***


"Puoi sentire il silenzio? Puoi vedere l'oscurità? Puoi aggiustare ciò che è rotto? Sei in grado di percepire il mio cuore?"

-Can You Feel My Heart? , Bring Me The Horizon

 

 

 

Le cose non vanno come dovrebbero. Ho paura ...

Non mi capacito di ciò che sta succedendo, sono senza parole. Non saprei neppure da dove incominciare a raccontare il dramma che sto vivendo, se mi fosse chiesto. Perciò mi limito a fare mente locale e rievocare ancora una volta tutto quello che è accaduto dal nostro rientro fino ad ora...

Quando siamo tornati a casa, Matt si è occupato dolcemente di Nicholas. Gli ha preparato le frittelle addirittura prima di andare a farsi una doccia e cambiarsi.

Voleva solo rendere felice nostro figlio, e devo ammettere che la cosa mi ha riscaldato il cuore. È stata una scena piuttosto tenera vederlo di nuovo dietro padelle e fornelli.

Le cose sembravano non essere cambiate di una sola virgola: lui che cucinava sorridente, Nick che lo guardava con ammirazione e io che me ne stavo seduto al tavolo e sorseggiavo una birra, godendomi la scena.

Non mi toccava più di armeggiare con i cucchiai in mano.

Intanto osservavo i goffi tentativi del mio partner per nascondere il dolore che provava ... ad ogni minimo movimento si mordeva il labbro inferiore e socchiudeva per un secondo gli occhi. Sembrava spesso sul punto di cedere.

Mi sono limitato a bere e farmi gli affari miei. Ferirlo nell'orgoglio facendo notare davanti il bambino la sua evidente difficoltà non sarebbe stato un gesto carino nei suoi confronti.

Conosco Matt da anni e so che si sarebbe voltato di scatto e mi avrebbe gridato di farmi i cazzi miei.

Comunque, dopo aver cenato e messo a letto Nick, tutto è cambiato.

Dovevamo lavare ed asciugare le stoviglie. Ho provato a proporgli di andare a rilassarsi e di lasciare fare a me.

-Ho svolto tutte le faccende domestiche da quando sei partito fino ad ora. E la casa non è crollata a pezzi, non è stata infestata da qualche strano animale ... e tu non hai avuto di che lamentarti quando sei rientrato.

Con quelle parole speravo sul serio di convincerlo ad andare al piano di sopra e prendersi qualche momento tutto per lui, doveva ambientarsi di nuovo e darsi modo di riflettere su quanto era successo. Gli ho messo un braccio attorno ai fianchi ed ho cercato di baciarlo sulla guancia ...

Ero davvero pronto a fare di tutto pur di fargli passare la serata più tranquilla della sua vita. Era chiaro che dopo ciò che aveva passato Matt non aveva troppe pretese, e io neppure. Desideravo che tutto tornasse alla normalità.

Volevo solo stringerlo forte e farlo stare bene. Lo avrei servito e riverito, lo avrei coccolato ... non avevo intenzione di fargli mancare assolutamente nulla.

Eppure, lui ha iniziato a reagire male da subito: mi ha messo una mano sul petto e mi ha spinto via. Sembrava non mi volesse troppo vicino a sé.

Sul momento sono quasi rimasto scioccato. Che cosa potevo aver fatto per meritare un simile trattamento da parte sua?

-Matthew ... io non ...

Non sapevo neanche che cosa dire. Dove avevo sbagliato?

Lui stesso mi aveva abbracciato e baciato non appena mi aveva rivisto. Come poteva solo tre ore dopo avere dei problemi con me?

Tutto è successo in una manciata di secondi comunque. E dal suo sguardo sembrava terribilmente spaventato.

-Non sono stanco ... Brian. Lasciami fare, per favore. Lasciami fare ...

Ha tentato in ogni modo di evitare il mio sguardo, mentre la sua voce sembrava molto dispiaciuta.

Nessuno dei due sapeva davvero cosa era appena accaduto. Meglio non pensarci.

Sarei voluto restare almeno a dare una mano, ma ero già diventato troppo nervoso nei suoi confronti. So bene che non avrei dovuto, sono cosciente di ciò che ha passato. Non è facile per nessuno a questo punto. Inoltre magari ho corso troppo, dobbiamo riacquisire un po' di confidenza anche tra di noi, lo riconosco.

-D'accordo allora. Se sei convinto di volere fare tutto tu ...

Ho indietreggiato di qualche passo con le mani in alto, ben in evidenza. Si tratta dell'ennesimo modo di fare che mi è rimasto da quando prestavo servizio nell'esercito.

È l'atteggiamento migliore per dimostrare a chi hai davanti che ti arrendi alle sue volontà e che non farai nulla di avventato. Non che Matt potesse temere chissà quale strana mossa da parte mia, stavamo solo parlando di chi avrebbe finito di svolgere le faccende in cucina.

A quel punto è sembrato decisamente più rilassato. Ogni muscolo del suo corpo era meno teso ...

Ha ripreso a strofinare forte la parte ruvida e verdognola della spugna sui piatti di coccio, in modo da ripulirli da ogni possibile residuo di cibo. Ha ripetuto il processo più e più volte, meticolosamente come al solito. Sì, ci sono cose che non cambiano mai ...

Mentre asciugavo le posate e le rimettevo al loro posto guardavo di sottecchi l'uomo davanti a me.

In quel momento mi sono accorto che avevano ragione, Matt è un po' deperito, però avevo pensato ad una situazione molto peggiore. Non gli ci vorrà tanto per tornare alla sua forma fisica. Lo spingerò a mangiare con regolarità, senza saltare alcun pasto.

-Si può sapere che cazzo hai da guardare?

Quelle parole mi sono giunte chiare e forti, con tutto il fastidio e l'intimidazione che si portavano appresso. Suonavano minacciose, decisamente.

-Che problemi hai Haner?

Un'altra domanda, quando non avevo neanche avuto tempo di rispondere alla prima.

Sono rimasto basito davanti al suo comportamento strano e provocatorio. Cosa gli prendeva? I miei occhi scuri erano incollati ai suoi, credo che sul mio volto fossero ben visibili smarrimento e confusione. Ho schiuso le labbra, tentando di tirare fuori la migliore scusa che potessi trovare. Perché davanti a mio marito divento sempre tanto debole e remissivo?

Mi urtava anche il fatto che mi avesse chiamato per cognome.

Ero così tanto nel panico che non ho visto arrivare il colpo sferratomi da Matt. Mi ha preso in pieno sull'occhio destro. Ho sentito le sue nocche entrare in contatto con il mio viso, è stato così forte ed anche così inaspettato che ho perso l'equilibrio e sono caduto a terra. Mi è persino sembrato di udire scoppiettare capillare per capillare nella sclera tutt'intorno all'iride, mentre la vista si è quasi subito annebbiata. Le palpebre hanno iniziato a gonfiarsi immediatamente ed il dolore cresceva, si irradiava ovunque e mi dava alla testa.

Non so ben dire se sia stata più grande in me la crescente furia o il bruciore atroce che era vicino a farmi impazzire lì sul momento.

-Sei un grandissimo coglione, Matthew Sanders!

Gli ho ringhiato contro a denti stretti, alla stregua di una bestia ferita.

Di quello che è successo dopo, beh, posso raccontare con lucidità ben poco. Gli sono balzato addosso, afferrandolo all'altezza dei fianchi con l'intenzione di atterrarlo come avrebbe fatto un giocatore di rugby con un avversario.

Per quanto posso essere fuori allenamento sto di certo meglio di lui, tant'è che pochi secondi dopo Matt si è ritrovato a cadere sul pavimento. Ho da subito intravisto una possibilità di vittoria e non ho perso tempo. Gli sono salito sopra, bloccando le sue gambe con le mie. Non dovevo lasciargli nessuna maniera di colpirmi. Per il resto mi è bastata una mano: ho afferrato entrambi i polsi del mio partner e li ho portati sopra la sua testa, impedendogli di nuovo ogni genere di movimento.

-Perché mi hai tirato un pugno?! Cosa ti ho fatto, eh?!

L'adrenalina saliva e io non potevo dire di avere ancora il controllo di me stesso. Le cose andavano da loro, molto veloci.

Ogni volta che qualcuno alza le mani su di me mi sembra di essere tornato al primo anno di liceo, quando i bulli mi derubavano dei soldi del pranzo e mi rinchiudevano nel mio armadietto. Se osavo ribellarmi le prendevo, e anche tante. Quando mi andava male davvero finivo anche con la testa infilata nella tazza e subivo la pena dello sciacquone. Era disgustoso ... non ho dei bei ricordi di quel periodo e tutto ciò che mi riporta con la mente a quando ero così vulnerabile e indifeso mi fa venire voglia di dimostrare quanto valgo adesso.

Avrei potuto gridare per il dolore che era come se mi stesse uccidendo. Metà viso era paralizzata per via del male, probabilmente anche per colpa dello zigomo che si è sicuramente fratturato dopo quella botta tanto forte e veloce.

Non vedevo granchè bene ma sono certo che l'espressione di Matt fosse spaventata.

Nel corso di quei pochi istanti mi sono sentito potente, molto più forte di lui. Ora ero io ad avere il controllo, non sarebbe più riuscito a farmi niente. E se ne era reso conto ....

-Mi dispiace Brian. Non so cosa mi sia preso ... dico sul serio. Scusami.

Il respiro di Matt era irregolare, stava cercando di riprendere fiato. La sua voce sembrava colma di preoccupazione e dispiacere, come se fosse appena ritornato in sé. Neanche lottava per liberarsi, era arrendevole, mi sembrava di avere un pupazzo sotto di me. Potrei giurare di averlo sentito tremare.

Non provava a scalciare per togliermi di lì, né tantomeno voleva liberarsi le mani per contrattaccare. Il suo battito cardiaco era molto accelerato, l'avevo notato dai polsi che tenevo stretti tra le mie dita.

-Soldato Sanders, veda di tornare in lei, non ho intenzione di restare fermo e subire delle aggressioni in casa mia. Non sono una mammoletta di cui può fare quello che vuole. Si ricordi che sul campo di battaglia al suo fianco ci sono stato io per anni. Non perda di vista questo particolare, potrebbe farsi molto male altrimenti!

Non avrei mai creduto di arrivare a sussurrargli all'orecchio delle frasi del genere. Ma del resto non pensavo neanche che la prima volta che mi sarei avvicinato di nuovo al suo corpo sarebbe stata per lottare ...

Sì, io e Matt ci eravamo già azzuffati in passato, però in altre occasioni era sempre diverso. Ora c'era della vera e propria tensione, quasi risentimento da parte mia per essere stato colpito e paura in lui perché ero riuscito a batterlo.

Sarà che mi sono sentito tradito dal suo gesto e questo mi ha fatto tirare fuori tutto il coraggio. Io che lo avevo atteso, amato e aspettato per tanto e lui che al minimo nervosismo arrivava già ad usare le mani. Non potevo fare finta di nulla ...

In lontananza ho sentito i passi di Nick che scendeva le scale, quindi ho subito liberato il corpo di Matthew dal peso del mio, aiutandolo a tirarsi su.

-Che succede?

Ha chiesto il piccolo, stropicciandosi gli occhietti.

Senza attendere un attimo di più sono corso da lui, che si è piuttosto spaventato vedendo il mio viso. Ho inventato una scusa buffa per giustificare il mio aspetto, arrivando persino a fare ridere il bambino. 

Non volevo pensasse che suo padre, il suo eroe, era tornato solo per comportarsi come uno stronzo.

Quindi ho riaccompagnato il piccolo a dormire, come se non fosse accaduto assolutamente niente.

Ed eccomi qui adesso, sul mio letto, ancora una volta vuoto.

Matt si è rinchiuso in bagno, senza aggiungere una sola parola.

Sento l'acqua aperta nella doccia, è così da almeno un'ora ormai. La verità è che non ho la più pallida idea di che cosa stia veramente facendo rinchiuso lì dentro, non sono neanche sicuro di volerlo scoprire.

La sua divisa è abbandonata a terra, fuori dalla porta. Non l'ha neanche ripiegata. Questo non è da lui ...

Posso solo immaginare che tempesta abbia dentro di sé in questo momento. Credo stia soffrendo per avermi respinto e poi picchiato in quel modo.

Io non voglio che stia male per me, non ne vale la pena. Non sono poi così importante ...

Tuttavia, mi fa soffrire essere trattato proprio come se fossi una pezza da piedi. Ho giurato che gli sarei stato vicino per il resto delle nostre vite in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, nella buona e nella cattiva sorte. È la cosa più vera e sentita che abbia mai promesso a qualcuno. E non intendo rimangiarmi una sola parola.

Sarò sempre qui per Matt con l'intento di fargli da angelo custode, cercando di proteggerlo da tutto e da tutti. Sì, negli ultimi mesi ho fallito in questo, non potevo fare nulla per salvarlo dalla crudeltà di quei mostri. Ora che è di nuovo ad Huntington Beach però rimedierò. Sono pronto a morire per lui e Nicholas ... quei due sono la ragione più profonda di ogni mio gesto, il motivo per cui sono ancora in questo mondo. Dopo tutti gli orrori che ho visto in guerra e i momenti di depressione non ci sarebbe nient'altro a farmi venire voglia di vivere.

Per tutto questo lui mi deve un po' di riconoscenza. Sì, forse non dovrei neppure pretenderla. Ma non è un sentimento che ogni essere umano a questo punto nutrirebbe nei confronti di qualcuno che lo ama così tanto?

Sospiro forte.

Come già detto, sono abbastanza impressionato dal suo atteggiamento di stasera e non in senso positivo. Quasi lo temo ...

Se mi ha sferrato un pugno al volto senza ragione apparente, cosa arriverebbe a fare a Nick se lo facesse innervosire? O come mi punirebbe la notte se ancora addormentato mi avvicinassi a lui cercando di abbracciarlo? Prima mi ha fatto capire chiaramente che non mi vuole troppo addosso, come se il contatto lo schifasse quasi.

Non riesco neanche a spiegarmi il motivo del bacio che mi ha dato non appena mi ha riavuto davanti ... è stato così passionale, un contatto piuttosto intimo, qualcosa che magari non avremmo neanche dovuto fare in pubblico.

Tengo una busta di frutti di bosco congelati sopra la zona che mi fa male, sperando con tutto me stesso che domani non mi sveglierò con il viso terribilmente rigonfio e di colore violastro tendente al nero, ma già so che sarà così ...

Ho l'occhio rosso per via del sangue raggrumato, sono raccapricciante ridotto in questa maniera. Non ho il coraggio di guardarmi allo specchio, detesterei la mia immagine riflessa.

Quando accompagnerò il bambino a scuola domani gli altri genitori e gli insegnanti mi guarderanno malissimo, senza contare poi la miriade di spiegazioni che dovrò dare a tutti quanti.

Se quell'antipaticissima assistente sociale dovesse tornare a farci visita proprio in questi giorni e mi vedesse in questo stato penso che ci porterebbe via Nicholas per sempre ...

Con qualche piccola difficoltà mi alzo dal letto e vado verso il bagno, fregandomene della privacy di mio marito. L'ho già visto nudo altre volte, non ha nulla di cui preoccuparsi ... devo solo andare a prendere qualcosa che mi faccia dormire tranquillo stanotte, magari anche un antidolorifico.

Non appena varco la soglia del bagno il mio sguardo guizza verso il box doccia.

Il vetro è completamente appannato ma al suo interno riesco a riconoscere la figura di Matt. È in un angolo, con le ginocchia al petto e la testa nascosta tra le gambe. Il rumore dei suoi singhiozzi si confonde con quello dell'acqua della doccia, eppure riesco a distinguerli in modo chiaro: sta piangendo.

No, non avevo mai visto quest'uomo ridotto così ... fantastico, l'ho rotto.

Ho rotto Matthew con la mia scenata di prima per assumere il controllo della situazione. L' ho ferito, l'ho fatto stare male.

Afferro la maniglia e faccio scorrere la porta in vetro, prima di buttarmi sotto l'acqua.

È bollente. Perché ha posizionato la manopola su questo livello di calore?

Sento la pelle bruciare, è doloroso. Lo afferro per le spalle, tentando di tirarlo fuori.

-Matt, che cosa fai? Esci di lì, l'acqua scotta!

Sembra non voglia proprio muoversi. Alza appena il viso verso di me, mentre le gocce che cadono lungo le sue guance sciacquano via le scie salate delle lacrime, confondendosi con esse.

-Ho bisogno di stare solo Bri.

Maschera come può la voce, cammuffandola tanto che sembra quasi quella di sempre. Non potrei dire che stava piangendo fino a poco fa se non l'avessi sentito con le mie stesse orecchie.

-Hai avuto il tuo tempo da solo. Ora è tardi, vieni a letto. Voglio passare io del tempo con te ...

Ogni scusa andrebbe bene a questo punto.

Non è che non voglio rispettare i suoi bisogni, sono solo convinto che gli farebbe molto meglio combattere a testa alta come sempre. Questa è la realtà, e non deve più temer nulla. È di nuovo a casa sua, tra la sua gente ... non gli verrà fatto alcun male.

Nell'udire le mie parole sembra quasi spaventato. Si allontana anche di più, mettendosi con la schiena al muro. Deglutisce rumorosamente e mi guarda come se avesse davanti un mostro mitologico.

Faccio così schifo?

Lo sguardo che mi rivolge è disarmante, mi fa venire voglia di infilarmi le dita nei capelli e strapparmeli via uno per uno. Resto a fissarlo per qualche attimo prima di allontanarmi scuotendo la testa.

Lasciamo stare, magari io non sono più abbastanza per lui.

-Brian ... non mi lasciare qui così.

Ma che dice?

Mi giro di nuovo, guardandolo quasi storto. Ah, prima mi rifiuta e si allontana da me, poi ha anche la faccia tosta di chiedermi questo? Neanche lo avessi abbandonato in mezzo ad un bosco.

Stasera mi sta facendo impazzire, non lo riconosco più. Che cosa gli hanno fatto per renderlo insicuro e metterlo tanto sulla difensiva? Neanche i mocciosi sono capricciosi e indecisi quanto lui!

-Devi solo asciugarti e fare qualche passo verso la porta, non è difficile. Puoi farlo da solo, hai quasi trentacinque anni Matthew.

Sbuffo una risata ed alzo gli occhi al cielo, mi sento disperato.

Non faccio in tempo a tornare steso sul morbido materasso che vengo avvolto nell'abbraccio di mio marito.

Sento il suo petto ampio appoggiato alla schiena mentre con entrambe le mani spinge sul mio addome, dandomi l'impressione di volere evitare di farmi allontanare ancora.

-Che fai?

Sussurro gentilmente, apprezzando moltissimo questa inaspettata vicinanza. Sento i brividi ovunque lungo la spina dorsale, abbandonato tra le braccia forti di Matt sto dannatamente bene.

Quando mi accorgo che ha posato quelle sue stupende labbra carnose sul mio collo non posso far altro che mandare indietro la testa fino ad appoggiarla su di una delle sue spalle, per facilitargli il lavoro. Adoro le sue attenzioni, i suoi baci ...

Di colpo le gambe mi diventano molli, sembrano fatte di gelatina.

Matt ancora non parla, ma sono cosciente del fatto che va matto per questa mia decisione di arrendermi alle sue volontà. Ha ripreso il controllo della situazione ed è nuovamente lui a condurre i giochi.

Non poteva chiedere di meglio, e neanche io.

Ho smesso di pormi domande, per stasera voglio solo spegnere il cervello e lasciarmi trasportare dalla marea di eventi e sensazioni che mi attendono.

Basta stare lontani, nessuno di noi due ripartirà mai più per un qualche paese lontano.

Si fottano tutti, noi abbiamo fatto la nostra parte per difendere la Patria. Adesso è il turno di qualche altro giovanotto.

Da quando Matt ha rimesso piede al suolo questo pomeriggio è ricominciata la nostra vita insieme, un nuovo capitolo solo per noi due e per la nostra famiglia.

E anche se mio marito fosse davvero rotto in un qualche lato del suo cuore, beh, mi metterò di impegno per aggiustarlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Today we have the chance to change our lives. ***


Dopo aver fatto sempre la stessa cosa nello stesso modo per due anni, inizia a guardarla con attenzione. Dopo cinque anni, guardala con sospetto. E dopo dieci anni, gettala via e ricomincia di nuovo tutto.

-Alfred Edward Perlman

 

 

 

Ciò che è accaduto ieri notte è stato davvero strano. Matt sembrava voglioso di attenzioni, tanto che ha fatto di tutto pur di tenermi sveglio il più possibile.

Non appena smettevamo di baciarci e io tentavo di allontanarlo un po' da me, lui recuperava immediatamente il controllo della situazione e riportava le labbra sulle mie, talvolta persino in modo aggressivo. Ho avuto come l'impressione che volesse spingersi oltre quel semplice incontro tra le nostre bocche ma che non ne avesse il coraggio.

Il suo modo di toccarmi era anormale, quasi freddo e distaccato. Stava provando davvero a recuperare l'alchimia che tra noi c'è sempre stata, e infine non ci è riuscito. Glielo leggevo nello sguardo, dentro di lui è cambiato qualcosa nei confronti del mio corpo, ha difficoltà ad entrare in intimità.

Per me era tutto come sempre invece, se non addirittura più bello: mio marito, il mio migliore amico, l'unico uomo che mi è sempre rimasto vicino, lui era nuovamente con me e potevamo tornare a scambiarci tenerezze come un tempo. Ho amato ogni istante che abbiamo passato assieme, anche se rabbrividiva ogni volta che facevo scorrere le mani lungo la sua schiena.

Non ho assolutamente tentato di forzare nulla, non mi sarei mai permesso di turbare ancor di più il suo già precario equilibrio mentale. Volevo solo seguire l'istinto e sentirmi bene, farlo stare bene. Non si era mai lamentato d'avere le mie mani addosso, neanche al nostro primo appuntamento.

Mi viene spontaneo sorridere se ripenso a quella volta: avevamo appena concluso l'addestramento militare e, dopo vari screzi e litigate, io e Matt c'eravamo resi conto che qualcosa ci legava uno all'altro. Non facevamo altro che punzecchiarci e infastidirci a vicenda, tanto che un giorno arrivammo addirittura a metterci le mani addosso. Naturalmente, fu lui il primo ad iniziare. Mi prese per i capelli e mi scaraventò a terra.

Inizialmente non capii bene che cosa sarebbe stato meglio fare, siccome la sua stazza mi incuteva un certo timore già quella volta. Ma quando mi resi conto che sottraendomi al combattimento corpo a corpo mi sarei sottomesso a lui, allora decisi di passare al contrattacco. Neanche mi alzai, semplicemente da lì dov'ero gli tirai un fortissimo calcio proprio dietro le ginocchia e Matt cadde a terra al mio fianco. Non ricordo bene come continuammo, di certo ci prendemmo a pugni per diversi minuti visto che lui ne uscì con il naso sanguinante e io con il labbro inferiore rotto.

"L'avevo giudicata male, soldato Haner. Forse non è poi l'idiota che sembra."

"Lieto d'averla stupita Sanders. Confido che d'ora in avanti sarà in grado di tenere le mani al loro posto con me, altrimenti sa già a cosa andrà incontro."

È stato uno stronzo di prima categoria all'inizio ma, dopo quella lotta e il seguente breve scambio di battute, bastò uno sguardo troppo prolungato che lui mi si avvicinò e posò le sue labbra soffici sulle mie. Fu un bacio senza precedenti, rimasi completamente sorpreso ... soprattutto perché Matthew non mi aveva mai dato l'impressione d'essere omosessuale.

E invece lo era ... gay represso. Per questo ce l'aveva tanto con me. Aveva scoperto subito la mia identità sessuale e lui e gli altri ragazzi non facevano altro che deridermi durante gli allenamenti. E il fatto che io facessi il superiore e non me la prendessi mandava Matt totalmente fuori di testa.

Ecco tutto. Ecco come le cose iniziarono. Ecco la storia di come io e mio marito ci avvicinammo.

Qualche livido sul viso, gocce di sangue cadute sulla sua camicia bianca di cotone e un bacio che aveva il sapore di vittoria. Bastò questo a dare una svolta al rapporto. Ripensandoci non è stato un prezzo molto alto per quanta gioia e felicità mi ha donato in seguito diventare il compagno di vita di Matthew.

Non appena mi resi conto che proprio Sanders stava infilando la lingua nella mia bocca in modo così prepotente e allo stesso tempo passionale, beh, come è ovvio tentai d'allontanarlo. È vero, ero attratto da lui, ma non mi fidavo dopo quante me ne aveva fatte passare nel periodo dell'addestramento.

"Esci con me stasera. Andiamo a prenderci una birra e poi facciamo una passeggiata nel parco davanti al Golden Gate Bridge. Che ne dici, Brian? O sarai troppo impegnato ad andare da qualcuno per farti fare la manicure e non avrai tempo per me?"

Anche nell'invitarmi fuori con lui non fu in grado d'evitare di fare il coglione. Matt provocava, sempre. Ma infine decisi che avrei accettato, e così fu.

Passammo una serata incantevole, discutendo del più e del meno davanti ad una birra. Non mi aveva di certo portato fuori a cena, non poteva permetterselo. E non l'avrebbe mai fatto, si vergognava troppo a farsi vedere in compagnia d'un altro uomo. Poi durante la camminata nel Golden Gate Bridge Park, sotto un cielo immenso di stelle piccole e grandi, le cose cambiarono. La gente non faceva caso a noi, mi resi conto che il ragazzo al mio fianco era più tranquillo e rilassato. Quindi gli presi la mano, stringendola nella mia mentre camminavamo. Lo sguardo che mi lanciò mi intimidì, tuttavia non lo lasciai andare.

E fu così che pochi minuti dopo ci trovammo stesi sull'erba a baciarci, ancora e ancora. Matt non osava far scorrere neanche un dito sul mio corpo, mi accarezzava semplicemente sul viso o spostava le ciocche di capelli mosse dal vento. Io invece non mi facevo di questi problemi, sapevo da tanto di essere attratto dagli uomini e da loro soltanto. Per questo non fui in grado di contenermi, e arrivai persino a insinuarmi sotto la sua camicia. Toccare la pelle nuda di Matt fu un'emozione unica, perché oltre ad essere un uomo magnifico con un gran talento nell'utilizzare le armi e un fisico invidiabile, era anche etero convinto, a suo dire.

Anche questo è un dettaglio piuttosto divertente ... se ripenso a come in quei momenti mugolava ad ogni leggero spostamento delle mie mani sul suo corpo, credo sapesse benissimo che le donne non facevano per lui.

Io facevo per lui. Brian Haner era il suo tipo di uomo. E lo è ancora.

Gli tornerà la voglia di avermi vicino come un tempo, ne sono certo.

Il rumore della porta che si chiude, mi distrae. Matt deve essere appena rientrato, non c'è altra spiegazione.

Poso il giornale che stavo leggendo fino a prima di avere questo flashback, e a fatica mi alzo dalla poltrona facendomi forza con le braccia. Anche oggi la gamba fa male ... molto male. È uno di quei dolori lancinanti che può dare alla testa. Però per mia fortuna ora ho delle cose decisamente più positive di cui occuparmi, motivo per cui non ci faccio troppo caso.

-Matt ... ? Sei tu? Allora, come è andata?

Mi avvicino all'entrata del salotto e lo vedo sbucare dal corridoio e venirmi in contro a passo svelto, con l'espressione contrariata.

-Brian, che combini? Stamattina mi hai detto che non ti senti bene. Torna immediatamente seduto.

Mi riprende, come se fossi un moccioso. Sto per rispondergli che di figli per ora ne abbiamo uno solo, che alla mia età so stare in piedi sulle mie gambe. Eppure non faccio in tempo ad aprire la bocca che crollo nella sua direzione, senza il benché minimo preavviso.

Prontamente, Matt allarga le braccia e mi afferra con fare deciso. Sbatto il mento sulla sua spalla, e lo sento buttare fuori un piccolo gemito.

Nessuno di noi è in buone condizioni fisiche.

Il danno riportato ai nervi in seguito a quella pallottola che mi colpì nella gamba rischia di rendermi invalido a lungo andare. Non sarò più in grado di camminare senza l'ausilio di una stampella o un bastone. Probabilmente arriverà persino il giorno in cui non ce la farò più a muovermi autonomamente spostando tutto il peso del mio corpo sulla gamba sana. Non è la prima volta che cedo e mi ritrovo a cadere giù senza motivo apparente, ecco perché mio marito è stato tanto attento nel prendermi prima che toccassi il suolo.

Non voglio essere patetico, quindi con fare piuttosto imbarazzato mi allontano subito da lui.

-Ecco, cazzo, te lo dico sempre che devi rimanere fermo quando stai così. Perché non mi ascolti mai? Ci tengo a te, non voglio che cadi e ti spacchi la testa.

Ci risiamo, riprende a fare la voce grossa con me ... tutto nella norma.

Il problema è che quando mi sono ritrovato tra le sue braccia ho notato quanto fossero deboli. Anche mio marito ha bisogno di riposo, di riprendersi ... gli serve tempo.

Il suo comportamento mi spiazza, passa da essere l'uomo di sempre a un quasi sconosciuto per me. Ho come l'impressione che questo suo sgridarmi voglia dire "Non posso più proteggerti come prima. Devi cavartela da solo". Non è da lui. Una volta non avrebbe mai ammesso di non potere fare nulla per occuparsi di me, si sarebbe sentito troppo male.

Avrà forse cominciato a rendersi conto che, purtroppo, neanche lui è invincibile?

In silenzio torno a sedermi al mio posto, incominciando subito a massaggiarmi la gamba nel punto in cui la cicatrice del foro d'entrata della pallottola è ancora ben visibile.

-Allora, come è andata con Nick? Immagino gli altri genitori e anche la maestra siano stati felici di rivederti.

Stamattina abbiamo infatti deciso che sarebbe stato Matt ad accompagnare il bambino. Lui non voleva staccarsi da suo padre, e io con questo occhio tanto rosso, gonfio e tumefatto avrei fatto solo una figura orribile.

-Nicholas aveva pianto tanto anche in classe quando non ti vedeva più tornare a casa, ormai le famiglie di diversi suoi compagni non facevano altro che chiedermi incessantemente come si stava evolvendo la situazione a casa. E quando ho finalmente potuto dire loro che c'era di nuovo speranza di rivederti, beh, sono stati tutti entusiasti!

Sì, è vero. Tutto vero. Non siamo mai stati molto legati agli altri genitori tanto che, come già detto in passato, spesso le madri degli altri bambini non sapendo che sono gay mi stavano attorno complimentandosi con me per il mio aspetto e alcune addirittura flirtavano. Ma dopo la tragedia che sembrava averci colpito, la gente ha iniziato ad avere un occhio di riguardo per mio figlio ed anche per me. Diversi padri e madri di altri bimbi sono spesso venuti a parlarmi per sapere se mi stessi riprendendo dopo essere diventato vedovo ed anche un papà single.

In risposta Matt annuisce in fretta mentre osserva interessato come muovo le mani sul polpaccio.

-Sì, è stata una festa praticamente. In tanti sono venuti a stringermi la mano ringraziandomi per avere rischiato la vita per la Nazione. Sai, le solite cose.

Un sorrisetto sarcastico arriva ad illuminare un poco il suo bel viso tondo dopo quelle parole.

-Viva gli Stati Uniti e tutti i grandi uomini che lottano ogni giorno per la Libertà!

Rispondo io, in modo giocoso.

Non voglio farmi beffa dell'America. Amo questo posto e tutto ciò che mi ha dato, come la possibilità di ricevere un'istruzione adeguata o di potere vivere la mia vita come meglio credo, addirittura sposando un altro uomo e non avrei mai potuto farlo in molti altri paesi del mondo.

-C'è una cosa che mi preoccupa però. Nick sembrava molto orgoglioso di me e di tutto ciò che mi veniva detto, tanto che ha espresso il desiderio di entrare anche lui nell'esercito un giorno.

E dopo questa frase sento Matthew deglutire a vuoto. A me invece si gela il sangue nelle vene, rimango di sasso.

Lo so che è solo un bambino, lo so che non capisce ancora troppo bene come gira il mondo e come vanno certe cose ... però è un timore unico e forte quello che è sempre albergato nel cuore mio e di mio marito.

Dal giorno in cui Nicholas è venuto al mondo e abbiamo visto per la prima volta il suo visino paffuto, tutto è cambiato. So che è biologicamente figlio di Matt, ma per me non fa differenza. L'ho cresciuto fino ad adesso e mi preoccupo per lui.

Abbiamo sempre saputo che probabilmente sarebbe arrivato il momento in cui ci avrebbe detto che avrebbe voluto seguire le nostre orme. Sapevamo anche che ci saremmo sentiti molto orgogliosi e, allo stesso tempo, spaventati di poterlo perdere per sempre.

Per un attimo chiudo gli occhi, cercando di reprimere il dolore che sento crescere nel petto dopo questa terrificante notizia. Lo stesso Matt non osa aggiungere niente, penso non se la senta di aprire bocca.

-Non fasciamoci la testa prima di essercela rotta. Non lo faranno mai e poi mai arruolare prima del diploma, te lo ricordi no? È stato così anche per noi due. Abbiamo altri tredici anni in cui sarà tutto nostro, e vivere con due padri entrambi distrutti dagli orrori che hanno vissuto in guerra lo farà ricredere presto.

O almeno lo spero.

Leggo tanta preoccupazione in quei grandi occhi color smeraldo, le mie parole non gli fanno né caldo né freddo, non lo aiutano. Vorrei vedere il sorriso sul suo volto e quelle adorabili fossette che ci sono sempre. Però non accade. Non adesso.

È in momenti come questi che mi chiedo se Matthew non sia portato per natura ad amare quel bambino di più di me. So per certo che per Nick potrei morire, ma forse se avessi un figlio davvero mio sarei capace di provare un amore diverso e persino fare preferenze tra il marmocchio concepito da me e Nicholas.

Scuoto velocemente la testa, volendo allontanare queste cose disgustose dal mio cervello. Non voglio neanche pensarci. Mi sento una merda solo a supporre tutto questo. Ho messo l'anima nell'allevare questa piccola creatura che mi considera suo padre. Sarebbe un tradimento se poi iniziassi a guardarlo con occhi diversi a causa di un altro bimbo.

Eppure alle volte sembra così chiaro che tra Nick e Matt c'è un rapporto diverso, si nota immediatamente anche soltanto dalla complicità che è presente tra loro due. Non sono geloso. Mi sento solo messo in disparte, diverso, come se non c'entrassi minimamente in tutto questo. Un po' come quando ero adolescente e la mia famiglia smise di vedermi allo stesso modo proprio per il fatto che non ero etero.

Non è facile vivere questa vita, ci sono troppi dubbi, problemi ed incomprensioni. I sentimenti sono poco chiari e fanno stare male. Comunque sia, anche quando io e mio marito decideremo di accogliere un altro piccolo essere umano in questa casa e toccherà a me metterlo al mondo, farò del mio meglio per non fare mai e poi mai pensare a Nicholas che lui per me passerà in secondo piano.

Non credo che accadrà ma, anche se dovesse malauguratamente succedere, sarò abbastanza forte ed imparziale da non dare mai a vedere ciò che proverò. Lo giuro sul mio onore, che poi è forse una delle poche cose che non ho ancora perso.

-Matt ...

Chiamo il suo nome, sperando di tirarlo fuori da questo stato di trance nel quale è caduto. Ha tante cose che gli si aggirano per il cervello, però al momento dovrebbe solo riposare e cercare di recuperare le forze.

Quando sente la mia voce alza lo sguardo dal pavimento e torna a fissare me.

-Mi dispiace per l'occhio, Brian. Non avrei dovuto colpirti ...

Mormora con fare serio ed imbarazzato, con una voce che non sentivo tanto colpevole da lungo tempo. Tra noi sono sempre io quello che prima è portato a fare cazzate e poi deve farsi perdonare.

-Che cosa? Perché vuoi ritirare fuori l'argomento? Eh dai, è acqua passata! Quel pugno sul volto me lo hai sferrato una vita fa!

Muovo in aria la mano, facendo un gesto vago mentre roteo gli occhi sbuffando una risata. Sto solo cercando di scherzare, di solito il mio umorismo da due soldi lo tira su di morale.

-Oooh, certo. Ieri sera è un tempo così lontano da quello che stiamo vivendo ora ...

Sta al gioco. E Finalmente un largo sorriso gli si dipinge sul volto, regalandomi una fortissima emozione. Si copre per un attimo gli occhi mentre scuote la testa come se fosse disperato.

-Ma che devo fare io con te, Haner? Non cambierai mai!

Scoppiamo entrambi in una fragorosa risata, tanto che Matt si lascia cadere a terra e ride fino ad avere le lacrime agli occhi.

No, non ho assolutamente detto qualcosa di tanto simpatico da meritare questa reazione. Credo solo che lui avesse bisogno di divertirsi ed è praticamente esploso alla prima stupidaggine che mi ha sentito dire. Chissà da quanto non era più contento e gioioso come adesso ...

Non mi ha ancora raccontato delle cose che ha vissuto, però ieri notte quando finalmente s'è messo a dormire ho notato sulla sua schiena ferite da poco guarite. Sembravano segni di frustate ...

E di certo questa non è stata la peggiore tortura che ha subito. Ho sentito innumerevoli storie su ciò che viene fatto ai prigionieri di guerra, e non c'è niente di bello. Si tratta di tante cose che possono fotterti il cervello per sempre, senza possibilità di tornare indietro.

Guardo l'uomo ai miei piedi che ancora continua a sbellicarsi dal ridere e sento lo stomaco chiudersi ancora una volta al pensiero insistente e doloroso di tutto il male che possono avergli causato. Mi sento colpevole per non essere stato capace di fermarlo quando ha deciso di partire ... avrò questo peso sulla coscienza per sempre.

Lui comunque non sembra notare il mio cambiamento d'umore per fortuna.

Pian pianino si tira su da terra e torna a posare lo sguardo su di me, in particolare sulla gamba che mi fa male.

Decide di sostituire le mie dita con le sue e riprendere a strofinarle lungo il muscolo. Non ho idea del perché di punto in bianco si sia messo seduto di fronte a me ed abbia deciso che era tempo di prendersi cura delle mie di ferite, quando di certo le sue ora meriterebbero almeno il doppio dell'attenzione per rimarginarsi completamente. E non mi riferisco tanto a quelle nel corpo, ho più paura dei colpi che sono stati inferti al suo spirito.

Le sue mani esperte mi fanno immediatamente sentire meglio. Ha un tocco piuttosto deciso, ma sa anche essere delicato nei punti più critici. E ci mette tutto se stesso, è davvero attento quando si tratta di me.

Prima che succedesse tutto questo macello dovuto alla partenza per la sua ultima missione e al seguente rapimento, tutte le sere prima di andare a dormire Matt si metteva pazientemente a massaggiarmi la gamba allo stesso modo.

Può sembrare una cosa da nulla forse, però io lo so bene quanto dolore sento in quelle che definisco giornate no. Quindi ho sempre visto una grande dimostrazione d'affetto in questa dolce abitudine che avevamo preso e che è continuata per diversi anni.

-Mattie, ma che fai? Piantala dai, non è necessario ...

-Sì che è necessario. Ne hai bisogno, prima sei addirittura caduto. Ricordi quella volta che hai perso la sensibilità della gamba ma hai ignorato tutto riprendendo a muoverti subito dopo esserti rialzato da terra? Ricordi che è finita che i giorni successivi non sei più riuscito a camminare?

Alle sue parole sgrano gli occhi.

Accidenti se mi ricordo. È stato un incubo in tutti i sensi. Avevo da poco compiuto trentuno anni e sembrava fossi già costretto a vivere il resto della mia miserabile esistenza senza potermi mai più spostare in autonomia. Che spavento prendemmo, sia io che mio marito ...

Da quel momento l'ansia si fece più forte ed iniziai ad avere attacchi di panico più frequenti. L'esperienza che avevo sperimentato m'aveva lasciato l'amaro in bocca per davvero.

-Smettila di voler fare il super uomo Brian. Purtroppo sei stato ferito tanti anni fa, non mi perdonerò mai di non essere riuscito a proteggerti. Credetti davvero che saresti morto dissanguato al mio fianco in quella situazione, ma grazie al cielo non successe. Sono grato che qualcuno lassù abbia deciso di non strapparti così presto alle mie braccia, se t'avessi perso la mia vita non avrebbe avuto senso.

Ancora una volta non riesco a ragionare abbastanza in fretta da trovare una risposta appropriata alle sue parole. Sarà che la commozione che noto nella voce di questo uomo stupendo mi lascia di stucco. Perché ripensa a questa faccenda? È successo tantissimi anni fa, non vale la pena di farsene ancora una colpa. E poi se non mi avessero sparato non sarebbe arrivato quel romantico momento in cui lui mi prese in spalla e mi portò giù dal tetto dell'edificio sul quale eravamo appostati salvandomi la vita. E quando con i nostri compagni salimmo sul veicolo che ci avrebbe riportati alla nostra base tutti pensavano che non sarei sopravvissuto. Io stesso avevo ormai rinunciato a qualsiasi tipo di speranza, stavo perdendo decisamente troppo sangue ... ero privo di forze. Matthew però ebbe abbastanza fede per entrambi. Afferrò la mia mano e la strinse nelle sue, facendomi la più dolce proposta di matrimonio di sempre e parlandomi di quanto sarebbe stata perfetta la nostra vita assieme.

Penso furono proprio quei suoi piani futuri tanto entusiasti a farmi coraggio ...

-Hai avuto una seconda chance per vivere una bella vita. Non sputtanare tutto Brian. Anche io ho rischiato di morire e non intendo perdermi più nulla di ciò che mi viene offerto, ma per sfruttare al meglio queste opportunità è necessario che entrambi cerchiamo di essere meno pieni di noi stessi e prestiamo più attenzione a ciò che facciamo. Motivo per cui mi assicurerò che non trascuri mai più i momenti di riposo che ti servono e che non ti sforzi troppo. Vivremo una vita dignitosa e felice, sotto ogni punto di vista.

Che discorsi profondi. E dire che a quest'ora della mattina io ancora neanche mi rendo conto di come mi chiamo!

Scherzi a parte ... vedo che l'esperienza che ha vissuto gli ha lasciato segni profondi, questi sono i primi che mi si mostrano con chiarezza. Ha paura di morire, una paura fottutamente forte. Non l'ho mai sentito ragionare in questo stesso modo prima d'ora.

-Matt, ho trentacinque anni anche io, compiuti addirittura prima di te piccolo. L'ho imparato ormai che non sono forte come credevo una volta, purtroppo. Anzi, di giorno in giorno peggioro. Lo so che dovrei avere più riguardo per la mia salute, ti prometto che ci proverò, mh?

I suoi capelli sono morbidi e puliti, adoro accarezzarli come sto facendo ora. Adoro tutto in quest'uomo, sono sempre più sicuro sia quello giusto per me. Giorno dopo giorno me ne rendo conto un po' di più!

-Però sei appena tornato a casa. Relax, bello. Pensa a te stesso ...

Con il pollice e l'indice poggiati sul suo mento, costringo delicatamente Matthew ad alzare lo sguardo verso il mio. Ci fissiamo per qualche istante, prima che lui si tiri su dal pavimento e mi baci a stampo sulle labbra.

-Ti amo, Brian Elwin Haner. Ti amo e non smetterò mai di dirlo ...

E adesso non posso esitare a rispondere.

-Ti amo anche io, Matthew Charles Sanders. E mi sono spento dentro ogni volta che pensavo al fatto che ti avevano dato per spacciato ma che non avevo neanche una lapide su cui piangerti ...

E se non ci fosse stato Nicholas, sarei morto anche fisicamente. Mi sarei sparato un colpo in bocca quella volta, ne sono abbastanza sicuro.

Ho fatto tante cose brutte mentre Matt non era al mio fianco ... tutte quante ancora da raccontare.

Per la storia della marijuana e dell'assistente sociale poi so già che mi spaccherà il culo a forza di calci. Oh, se la prenderà tantissimo ...

-E comunque, Mattie ... siediti. Ci sono un po' di fatti che devo raccontarti.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** "I won't be the victim but the first to cast a stone." ***


Special Chapter - Matt's P.O.V.

"I won't be the victim, but the first to cast a stone."

 

 

 

"Quando la vita ti prende a schiaffi tu dalle un calcio nel culo e dimostrale che non ti arrendi."

 

 

 

-Non ci posso davvero credere! Sei un fottutissimo coglione Brian! Praticamente un padre snaturato!

Non riesco a smettere di urlargli contro. È più forte di me.

Mi ha raccontato tutto, nel vero senso della parola. So ogni cosa successa in questa casa dal giorno in cui me ne sono andato fino a quello del mio sacrosanto rientro.

Non sono mai stato più felice d'essere di nuovo qui.

-Non solo hai tentato di toglierti la vita, no, dovevi anche provarci mentre c'era mio figlio in casa! Che problemi mentali hai?! Che merda!

Sono offensivo, me ne rendo conto. La furia però in questo momento ha preso il sopravvento, mi sta mangiando dentro. Sono consumato da una rabbia incontrollabile.

Ho voluto essere così cattivo da riferirmi a Nicholas con l'aggettivo possessivo "mio", così da tagliare praticamente fuori Bri. È ovvio che l'ho fatto appositamente, non penso sul serio d'essere il solo, unico e vero padre di Nick. Non potrei mai ... Brian lo ha trattato come suo dal primo vagito fino ad oggi. In nessuna circostanza oserei mai anche solo pensare che mio marito non è legato al nostro bambino quanto lo sono io.

Il fatto è solo che qui la cosa rischia di degenerare. Sono scosso per via dei fatti di cui sono venuto a conoscenza.

Non solo mi allontano dal divano nel quale mi ero seduto per ascoltare tutta la storia, ma inizio anche a vagare per casa tirando pugni a qualsiasi cosa mi capiti a tiro. Continuo a gridare per espellere la frustrazione.

Vorrei solo picchiarlo in questo preciso momento. Sarei capace di scendere in cantina per prendere la mia mazza da baseball- che è accuratamente riposta tra le vecchie cose di quando ero al liceo-e utilizzarla per colpire il mio consorte una, due, tre, quattro ... magari anche cento volte. Potrei spaccargli le costole una per una in questo stesso modo.

È che sono un padre iperprotettivo,non posso farci nulla. Se il mio Nick finisce in mezzo ai casini di noi adulti posso dare di matto.

I bambini devono giocare e vivere l'infanzia sereni. Sta a noi genitori farci il culo e affrontare i problemi piccoli e grandi per assicurare ai nostri pargoli un inizio il più tranquillo possibile nella vita.

Avevo capito da tempo che in Brian c'era qualcosa che non andava ma non pensavo fosse addirittura depresso, o non lo avrei mai e poi mai lasciato solo. Sono incazzato anche con me stesso, e non so neanche bene perché. I motivi possono essere tanti: sarei dovuto essere un marito migliore e preoccuparmi di più per l'uomo che ho sposato, non sarei mai dovuto partire, avrei dovuto prevedere le possibili conseguenze che la mia prematura morte avrebbe potuto avere sulla famiglia, avrei dovuto ...

L'elenco potrebbe rivelarsi infinito di questo passo.

E a che cosa serve piangersi addosso? Non posso tornare indietro nel tempo per cambiare niente di quello che è stato.

Sono per mia natura il più forte in questa coppia,ho sempre avuto il coraggio di prendere le decisioni più difficili. Brian c'è sempre stato per leccarmi le ferite quando ne ho avuto bisogno, non posso negarlo. Ma ciò non toglie che se mi allontano anche solo per poco da lui, non sa come gestire le cose che gli accadono attorno. È perso senza di me, e non lo dico per vantarmene. Non c'è nulla di bello nel non potersi fidare completamente dell'uomo che si ama perché è troppo debole o incapace di affrontare la vita autonomamente. È anche per questo che per ora ci siamo limitati ad avere un solo figlio, non mi sento pronto per un altro marmocchio dovendo anche occuparmi di Bri.

Più ci penso, più mi sento bruciare dentro.

Dopo aver girato metà del piano terra di casa con l'intento di calmarmi, mi ritrovo in cucina. Qui sferro un ultimo pugno al muro, colpendolo con tutta la forza che mi resta. E a quanto pare anche se la mia massa muscolare è notevolmente diminuita sono ancora tosto, perché lascio un enorme buco nella parete andando a rivelare i fili della corrente che passano là dietro.

Brian, che a fatica mi stava seguendo per casa chiedendomi di calmarmi, resta sbigottito e si blocca istintivamente non appena sente questo gran rumore. Dalla porta della stanza fissa prima la mia mano dalle nocche violacee e poi il vuoto che si è creato tra il frigo e il piano cottura. Scruto la sua espressione e noto come il labbro inferiore del mio uomo tremola piano, lasciandomi pensare che sia spaventato.

L'ha capito. Lo sa che se non mi sfogassi sulle cose inanimate sarei capace di riempirlo talmente di botte da ridurlo ad essere tutto un livido.

Ho dei problemi a gestire i miei attacchi d'ira, di ciò non ho mai fatto mistero. È vero, alle volte so essere molto calmo e riflessivo e sono in grado di mettere da parte gli impulsi, ma solo in situazioni diverse. Solo sul campo di battaglia, vale a dire. Qui sono in casa mia, dove le regole le detto io. Se vengono trasgredite o qualcosa non va come vorrei, trattenersi e mantenere il controllo sulle mie reazioni diventa molto più difficile.

-Mattie, cerca di restare calmo, andiamo ...

Anche se non si muove di lì, prova lo stesso a farsi sentire. Però è tutto inutile. Sento la puzza della sua paura nell'aria, è preoccupato per come andrà a finire la faccenda. Da quando siamo diventati una coppia sedici anni fa, io non l'ho mai picchiato per davvero, ieri è stata la prima volta. Neanche io so cosa mi sia preso quando gli ho sferrato un pugno sull'occhio, certo è che lo rifarei anche adesso.

Non sono mai stato così aggressivo con Brian, ho sempre e solo voluto proteggerlo da quando mi sono reso conto che lui è ciò di cui ho bisogno per rendere questa vita un po' meno insopportabile. Il suo amore mi riempie il cuore ...

-Taci, cazzo! Non chiamarmi Mattie un'altra volta, questo non è proprio il momento adatto per le tue romanticherie da due soldi!

Lo interrompo bruscamente mentre gli punto il dito contro. Mi avvicino con fare minaccioso e sono sicuro che mi si possano leggere cattive intenzioni in faccia.

Io non sono mai stato un bravo ragazzo, ma neppure così! Quest'uomo non è Matthew Sanders, non sono io! Che cosa mi prende?! Perché mi comporto in questo modo?! Non ho mai minacciato Brian se non per scherzare, no!

-Se tu eri così debole a livello mentale già da tempo avresti dovuto farne parola con me. Non per niente ci siamo sposati, dovremmo dirci tutto! E invece no! Hai omesso proprio la parte peggiore, quella che poteva essere più importante!

Ieri a questa stessa ora neanche ero atterrato ad Huntington Beach. Non avrei mai potuto immaginare che oggi mi sarei ritrovato a gridare contro a Brian. Sono tornato dall'Inferno sperando che avrei avuto una qualche chance di riprendere a vivere una vita normale. Ora so per certo che non avevo capito un bel niente. Sono lontano anni luce dal risolvere i miei conflitti interiori, soprattutto adesso che mi cade ancora una volta il mondo addosso.

-Non mi capacito del fatto che avresti preferito arrenderti al dolore e ammazzarti. Ma più di tutto non posso credere che tu sia arrivato a pensare di farla finita nel momento in cui Nicholas ormai aveva solo te. Come posso fidarmi Brian?! Sei un fottuto disastro!

Insisto sugli stessi punti, su ciò che mi preme di più.

Cazzo Matthew, smettila! Stai solo peggiorando la situazione!

Bri inizia a tremare dopo le mie ultime parole. Prova ad allargare le braccia nel tentativo di gesticolare e noto subito come le sue mani si muovono involontariamente. I suoi occhi profondi ormai sono pieni di lacrime anche se sta cercando in ogni modo di trattenersi e non piangere.

So che sta soffrendo, però mi fa solo venire voglia di fargli più male di così.

Perché Brian non ha mai imparato come funzionano queste cose. Da quando abbiamo deciso di metterci insieme è stato come se lui si fosse strappato il cuore dal petto per lasciarlo nelle mie mani. Lo conosco, so come è fatto ... è il suo modo per farsi perdonare. È il suo modo per dire che si fida ciecamente di me, tanto da darmi anche l'opportunità di punirlo ferendolo se è ciò che desidero. È il suo modo di amare.

Eppure non dovrebbe mai permettere che nessuno calpesti i suoi sentimenti, neanche io. Sono solo un uomo, sbaglio come tutti gli altri. Ed è in momenti come questi che addirittura ne approfitto ... si rende talmente tanto vulnerabile da essere come un agnellino, mentre io divento il leone. Posso sbranarlo quando voglio. Adesso come adesso, per esempio, non desidero altro. Il pianto non mi renderà più magnanimo nei suoi confronti. Non sarò la vittima, ma il primo a scagliare la pietra.

Perciò, anche se so che vorrebbero controbattere, non gli lascio il tempo necessario.

-E la cosa della marijuana ... con quella hai davvero toccato il fondo. Il dolore che sentivi ti faceva stare peggio dell'idea che comprando quella roba saresti potuto finire dentro e che t'avrebbero potuto strappare via nostro figlio?! Avremo dei problemi con gli assistenti sociali in futuro, lo capisci? Nick potrebbe venirci tolto! E sarebbe solo colpa tua! Sappi che se dovrò allontanarmi da te pur di potere continuare a prendermi cura del mio bambino, non esiterò un solo secondo a chiedere il divorzio!

Non so come ho potuto osare pronunciare le ultime parole. Sono un mostro, un uomo orribile. Bri ha sbagliato perché era colto dalla disperazione e dalla malattia, ma io lo sto facendo per vendetta. Sì, una vendetta verso il mondo. Ho visto in lui un perfetto capro espiatorio e ne approfitto. E guardando la sua espressione so per certo che meriterei di morire ora.

Ed ecco che, semplicemente, l'uomo davanti a me cede. Brian cade a terra, come stava per succedere poco più di un'ora fa prima di iniziare il racconto degli avvenimenti dell'ultimo anno. Solo che 'sta volta io non faccio il minimo sforzo per tentare di prenderlo.

Mi odio, tuttavia non mi va proprio di correre in suo soccorso anche ora. E comunque, non credo neppure sia stato uno sbaglio. Penso si sia lasciato cadere, visto che ha la faccia di uno che non ha più neanche la forza di reggersi in piedi.

Per qualche lunghissimo istante non posso udire alcun rumore in casa, solo quello del mio stesso cuore. Il battito cardiaco è accelerato visto quanto sono nervoso al momento. E in verità adesso come adesso potrei giurare di sentire anche il flebile battito di Bri.

Già, quando si ritrova a litigare con me viene sempre colto dall'ansia, in alcuni casi ha veri e propri attacchi di panico. E gli si abbassa la pressione, tanto che arriva anche a svenire.

Non posso negarlo, negli ultimi anni è diventato patetico. Sarebbe bello rivederlo con indosso la divisa militare solo per rendermi conto che è lo stesso uomo con le palle che sposai cinque anni orsono, prima del suo congedo dall'esercito.

E dire che anche dopo che mi aveva detto che accettava di sposarmi avevo dovuto attendere le nozze per ben sette anni, e con grande impazienza. Dovevamo portare a termine diverse missioni prima di poterci dedicare alle nostre vite private.

Con il senno di poi, non so se varrebbe ancora la pena di aspettare per tanto. Amo Brian più della mia vita, però non è più il ragazzo che conobbi quando iniziammo l'addestramento militare a San Francisco.

Prende a singhiozzare rimanendo ai miei piedi, come fosse un verme incapace di fare qualsiasi cosa se non strisciare.

So perfettamente che tutta questa malvagità nei suoi confronti me l'hanno messa dentro.

Quando ero prigioniero ho sopportato torture atroci ... ma ciò che ha fatto più male è stato proprio sentirmi tanto sbagliato per via della mia identità sessuale. Quei bastardi sapevano tutto di me, avevano i loro informatori segreti ed erano stati capaci di raccogliere tutte le informazioni necessarie sul mio conto. Del resto sulla mia testa c'è una taglia da anni ed anni visto quanti nemici ho fatto fuori. Io e Brian eravamo l'arma segreta dell'esercito americano.

Perciò, dopo che tutta la verità era venuta a galla, ho ricevuto un trattamento speciale per il semplice fatto d'essere sposato ad un uomo piuttosto che ad una donna. È stato allora che hanno iniziato a farmi il lavaggio del cervello, e sempre in quel momento mi sono reso conto che in un angolo remoto del mio cuore una piccola parte di me detesta Brian Haner.

Lo ripeto: io per lui potrei morire, qui e adesso. Assieme a Nicholas è la cosa più preziosa che ho in questo mondo. Eppure è innegabile che qualcosa in me lo vorrebbe morto.

È stato lui a mettermi in una situazione critica, se non me lo fossi ritrovato davanti non avrei mai smesso di fingermi etero come tutte le persone "normali". Sarei stato un uomo anonimo, come tanti altri. E soprattutto non avrei dovuto subire quegli abusi terrificanti dopo il rapimento.

Ora che ci ho ripensato i miei occhi scintillano di rabbia.

È solo colpa di Brian. Lui è sbagliato, non avrebbe mai dovuto trascinarmi nel suo mondo.

I due emisferi del mio cervello ragionano in maniera diversa, un conflitto interno mi si scatena dentro mentre i sentimenti fortemente contrastanti che provo nei confronti di mio marito mi dilaniano l'anima senza lasciarmi un solo istante di respiro.

In tutto questo gran casino tutto ciò cui riesco a pensare è Nicholas. Il bambino ora è a scuola, perciò non gli tocca di vedere tutto ciò. E ne sono felice. Non deve imparare da me, non dovrà mai trattare male la persona di cui si innamorerà a prescindere dal sesso di quest'ultima.

Il pianto di Brian nel frattempo inizia a darmi alla testa. A fatica tenta di alzarsi, però a giudicare da come si sforza temo la gamba destra si sia intorpidita a tal punto che non gli lascia più modo di muoversi.

Che pena, che sofferenza, che vergogna. Leggo tutto questo nella faccia di mio marito e sono così tramortito dalla rabbia per ciò che ha fatto e per quello che ho passato per colpa sua che il mio orgoglio di maschio alpha mi impedisce di chinarmi su di lui ed aiutarlo a rimettersi in piedi.

-Sei o non sei un uomo?! Piantala di startene lì come una donnicciola, alza il culo dal pavimento, lotta con le unghie e con i denti più di conservare la poca autostima che ancora ti rimane! Fallo per te stesso soldato Haner, coraggio!

Incrocio le braccia al petto e gli urlo addosso, provando a motivarlo quel tanto che basta per spronarlo ad alzarsi. La vita è dura e ormai il suo corpo inizia a tradirlo sia a livello fisico che mentale. Eppure lui deve lo stesso trovare la forza.

Brian alza il viso verso il mio, guardandomi come farebbe un bambino sperduto. Sembra disperato. Non credo si renda conto che gli sto dando la possibilità di riscattarsi ai miei occhi, no. Ha le mani strette a pugno, addirittura le sue nocche sbiancano.

Quando mi rendo conto che neanche ciò che gli ho detto basta a dargli una svegliata, non so far altro che incazzarmi di più. È una visione disgustosa.

-Quindi saresti tu l'insulsa ameba per cui ho rinunciato ad una vita tranquilla?! Avrei potuto avere ogni donna dell'intera Orange County solo per me, ma no, io dovevo andare a relazionarmi proprio con un omuncolo del genere!

E dire che fino a prima che mi prendesse questa gran ira gli avevo detto che avremmo passato una bella vita dignitosa e felice assieme. Sono contraddittorio o, per meglio dire, posso sembrarlo. Ma voglio solo il bene per lui, lo amo. Sto lasciando che i brutti pensieri prendano il sopravvento e che quindi incasinino ogni cosa, sia dentro la mia testa che fuori intorno a me. La casa è piena delle mie grida e dei suoi singhiozzi, rimbombano in ogni stanza.

-Non saresti sopravvissuto due ore nel posto in cui sono stato deportato in prigionia, non sei degno di stare al mio fianco!

Dopo avere inferito un'ultima volta, lo afferro dal colletto della t-shirt che indossa e inizio a trascinarlo letteralmente. Lui mi afferra il polso e prova con tutte le sue forze a convincermi a lasciarlo andare, ritentando ancora una volta a mettersi in piedi pur di allontanarsi da me.

-Lasciami Matthew! Sono tuo marito, non puoi volermi veramente trattare così. Sono rimasto a piangerti ed aspettarti per lungo tempo, è questo il tuo modo di dire grazie?! Ho sbagliato ma ora rimedierò ad ogni cosa!

Rido di gusto per via di come ha esordito. 

No che non ti lascio, Brian. Non sperarci neanche.

-Ora ti faccio vedere io cosa succede quando non si è abbastanza forti da prendere la vita di petto! Mi ringrazierai, prima o poi.

Sbatte i pugni su di me, colpendomi ancora e ancora. Finalmente gli viene voglia di difendersi e lottare! Proprio la reazione che volevo ottenere.

Io comunque non lo mollo. Dopo averlo trascinato a peso morto per tutto il corridoio, ci ritroviamo davanti alle scale.

-Che hai intenzione di fare?!

Neanche rispondo alla sua insulsa domanda.

Lo afferro dai fianchi come farei con un bambino e me lo carico in spalla. Gli faccio il favore di non costringerlo a strisciare scalino per scalino fino al piano superiore. Neppure io saprei essere tanto duro nei confronti del mio uomo.

-Tu sei pazzo! Ti hanno veramente rovinato la testa in quel postaccio!

Non sa fare a meno di sbraitare e lo sento chiaramente graffiarmi la schiena da sopra la maglietta, con una foga tale che sono sicuro d'avere ormai la pelle arrossata e sanguinante. Ma non ha importanza. Per mesi sono stato frustato giorno dopo giorno per diverse ore e con gli oggetti più improbabili, tanto che ormai sono ricoperto di segni dalle spalle fino alle cosce. Le unghia di Bri non possono farmi paura.

Quindi, come se nulla fosse, salgo le scale con il mio solito passo veloce. Non appena arrivo in cima quasi non so dove devo dirigermi per arrivare alla nostra stanza da letto. Ho passato così tanto tempo lontano da casa mia che per un secondo mi sento talmente confuso ...

Infine però ricordo che le camere, quella per gli ospiti compresa, si raggiungono incamminandosi per il corridoio a destra.

Anche se non è facile trasportare letteralmente Brian, visto anche come sono ridotto, mi sforzo di farlo. Ho intenzione di mostrargli qualcosa ...

Con un calcio ben assestato spalanco la porta e mi avvicino al nostro letto matrimoniale quel tanto che basta da fare cadere mio marito sul morbido materasso. Continua imperterrito a protestare, eppure non può far altro che rimanere qui.

-Beh?! E adesso perché m'hai portato fino a qua?! Che mi vuoi fare?!

Brian è rosso in viso, un po' per il nervoso e suppongo anche un po' per il timore. Non so che cosa si sia messo in testa ... forse pensa che vorrei approfittarmi delle sue condizioni fisiche per prenderlo con la forza contro la sua volontà? Crede che questo sia il mio modo di dargli una lezione?

Non sarei mai capace di arrivare a tanto. Sarebbe violenza domestica in piena regola, e oltre tutto non augurerei neanche al mio peggior nemico di venire stuprato. Figuriamoci se oserei fare questo proprio al mio Bri.

Il cuore manca un battito e mi sento costretto a deglutire quando lo vedo farsi forza con le braccia per indietreggiare fino ad arrivare con la schiena alla testata del letto. Si ritrova con le spalle al muro, nel senso che glielo leggo in quei meravigliosi occhi ambrati che vorrebbe solo fuggire ma sa di non esserne capace ora.

È in questo preciso istante che decido di dargli un piccolo assaggio di ciò che ho passato io ... voglio farmi beffe della sua paura.

Con un solo gesto sfilo la cintura di pelle dai jeans e la faccio muovere in aria come se volessi usarla su di lui. Vado a colpire il materasso, poco lontano dalla coscia del mio consorte. Resta a bocca aperta, come se non credesse a quello che vede. Non ha neanche la forza di dire qualcosa ...

Dai Brian, fatti coraggio per una volta nella tua vita. Ieri sei stato capace di atterrarmi, mi hai sconfitto. Ti sei fatto valere, puoi farlo anche adesso. Non puoi volere essere un pupazzo tra le mie mani ...

Ora la situazione si è evoluta. Non ce l'ho più solo per quello che è accaduto negli ultimi mesi, più che altro per come si è dimostrato debole. Lo so che le parole hanno un peso, specie se dette da chi ami di più al mondo. Tuttavia io non voglio che lui si lasci sempre trattare così, so essere un vero bastardo quando voglio. Perciò pretendo che Brian impari a reagire.

Rimane fermo a fissarmi, per poi abbassare addirittura la testa in segno di rassegnazione.

È la cosa peggiore che poteva passargli per la mente di fare. Si è arreso.

-Sei un idiota.

Ed è con queste parole che mi lancio su di lui. Lo afferro dalle spalle e lo faccio voltare, sbattendogli poi la testa sul cuscino.

-Perché non ti difendi?! Perché non ci provi neanche?! Che cosa diavolo ti ha reso così inutile?!

Lo sento mugolare di dolore sotto di me. Tengo il suo viso premuto giù usando entrambe le mani, sperando che tenti di divincolarsi almeno nel momento in cui l'ossigeno viene a mancargli. Mi sento disperato mentre stringo le sue ciocche more tra le dita. Desidero riavere al mio fianco l'uomo forte di cui mi innamorai ... però non voglio neanche essere costretto a fargli questo. Mi mordo forte il labbro inferiore quando finalmente mi tira una gomitata in mezzo allo stomaco pur di liberarsi di me.

Fa male, certo, ma è il dolore più dolce che abbia mai sentito ...

Decido quindi di lasciarlo andare e, non appena gli è possibile, si volta a guardarmi con l'occhio ancora gonfio e tumefatto. Sta ansimando per riprendere fiato, eppure a mezz'aria riesco a sentire quelle parole di disprezzo nei miei confronti che non ha l'audacia di pronunciare.

È ciò che provo io. Entra nella mia testa, Brian. Io ti amo e ti odio per tantissime ragioni diverse.

Lo metto nuovamente alla prova quando con forza gli porto i polsi sopra la testa e li lego usando la cintura, così da impedirgli ulteriori movimenti. Con le mani legate e la gamba destra che gli dà i soliti problemi di sempre, dovrà davvero sforzrasi per riuscire a ribellarsi in un qualsiasi modo alle mie intenzioni.

-Tu non hai la più pallida idea di tutto il male che mi è stato fatto. Non sai neanche quanto in alcuni momenti avrei desiderato morire, lasciare perdere ogni cosa ... sarebbe bastato arrendermi alle innumerevoli torture, Brian. Sarebbe bastato che avessi rivelato loro le informazioni che volevano da me e non avrebbero esitato un solo istante a giustiziarmi, soprattutto per via di tutto il tempo che ci hanno messo per catturarmi.

Con la voce colma di commozione gli rivelo la mia verità, di cui non avevo ancora parlato. Allungo una mano verso il suo volto e vado ad accarezzarlo proprio dove ha ricevuto il pugno. Anche se cerco di essere delicato, è chiaro che sente male e quindi si allontana subito sottraendosi alle mie attenzioni. Un piccolo gemito esce da quelle dolcissime labbra rosee e sottili. Potrei baciarle per ore visto quanto mi sono mancate ...

-Però sono addirittura riuscito a fuggire ad un certo punto. Non mi sono lasciato sopraffare dal timore di quello che sarebbe stato di me, ho combattuto. Avevo bisogno di tornare qui e rivedervi ...

Faccio un lungo sospiro, cercando di camuffare tutto il dolore che sento se ci ripenso. È il passato che vorrei dimenticare ma so già che me lo porterò sempre addosso. Ho più cicatrici che tatuaggi ormai ...

-Tu devi tornare ad essere quello di un tempo. Sii cosciente delle tue condizioni fisiche, ma non lasciare che esse ti riducano come adesso. Niente merita di trasformarti in un essere tanto piccolo e indifeso. Non sei così impotente come pensi, Bri. Non devi lasciarti uccidere dal dolore e pensare di rinunciare alla tua vita suicidandoti, qualsiasi cosa capiti. Non devi mettere Nick in secondo piano, è tuo preciso dovere continuare ad occuparti di lui a prescindere da tutto. E infine, non devi MAI permettermi di farti del male. Sono stato orgoglioso di te quando ieri ti sei difeso dopo il colpo che ti ho sferrato ...

Mentre pronuncio l'ultima frase m'allontano da lui per andare verso l'armadio.

Mio marito ancora non parla. Credo sia tanto confuso da non capire più che cosa sta accadendo.

-Ora sono io che inizio a crollare. E da qui in avanti finchè non avrò sconfitto tutti i miei demoni interiori non sarò capace di fare molto di più che darti problemi. Perciò combatti Brian. Fallo anche per me ...

Ed ecco che tiro fuori entrambe le chitarre del mio compagno di vita. Queste ricordavo bene dove le teneva, non avrei mai potuto scordarlo ...

Afferro quella acustica dal manico e, dopo avere lanciato un ultimo sguardo al mio amato, mi volto verso il muro, lanciandoci la chitarra contro.

-Che cazzo credi di fare?! Smettila immediatamente!

Già dopo il primo colpo la cassa dello strumento si ammacca. Ma io voglio romperla totalmente. O lui viene qui e mi costringe a rinunciare, oppure si ritroverà senza gli strumenti che lo hanno accompagnato e salvato nei momenti di disperazione più nera. La Musica è parte della sua vita da sempre ...

-No! Devi costringermi tu! Lotta per quello che vuoi Brian! Fammi vedere di nuovo di che pasta sei fatto, o poi ridurrò in pezzi anche la tua amata Schecter elettrica!

Ed ecco che con addirittura più forza sbatto nuovamente contro la parete ciò che resta della chitarra acustica. Vado avanti così, finchè non mi trovo tra le mani la tastiera in ebano con ancora le corde attaccate alla paletta.

-Stronzo che non sei altro!

Continua a gridarmi insulti su insulti mentre mi rendo conto che è colto da un'esplosione di rabbia.

Quella chitarra gliela aveva regalata Zacky ... era tutto quello che a Brian restava di uno dei suoi più grandi amici. È stato un colpo basso, me ne rendo perfettamente conto. In mia difesa posso però dire che era l'ultima possibilità rimasta per smuovergli qualcosa dentro.

-E non hai visto ancora nulla! Era solo l'inizio!

Forse da fuori può sembrare che io ci stia provando gusto a strappare al mio uomo tutto ciò che ama, ma non è assolutamente così. Soffro con lui, perché lo so che razza di danno gli sto facendo.

Proprio quando sto per passare a distruggere la sua chitarra elettrica, lo sento lanciarsi addosso a me gridando per la rabbia. Mi ha preso alle spalle, quindi in un secondo ci ritroviamo tutti e due a terra. Sbatto forte la fronte sul pavimento, mentre sento il peso morto del suo corpo ancora appoggiato alla mia schiena.

Per un attimo mi ricorda i rari momenti in cui, dopo avere lasciato che fosse lui a prendermi durante un rapporto, si accasciava sfinito su di me mentre entrambi tentavamo di recuperare un respiro regolare. 

-Perché hai voluto farmi questo?! Perché mi detesti così tanto Matthew?! Ti ho chiesto scusa per tutto ciò che è successo mentre non c'eri, il mondo attorno a me era collassato quando credevo tu fossi morto. Era necessario vendicarsi in questo modo?!

Approfittando del fatto che ha ancora i polsi legati tra loro, unisce le mani e mi colpisce proprio sulla spina dorsale con tutta la forza che ha in corpo.

Tremo quando da quel punto inizia ad irradiarsi il dolore verso ogni direzione. Gemo immediatamente , rimanendo senza fiato.

-Stupido, stupido, stupido! Ti odio quando diventi così, non hai un minimo di rispetto per me che t'ho sposato! Non mi vuoi felice, vuoi solo approfittare d'ogni situazione per sfogarti!

Non l'ho mai visto così.

La sua ira è talmente grande che mi colpisce di nuovo, ancora e ancora e ancora. Non lo riconosco ... e anche se mi ritrovo quasi con gli occhi fuori dalle orbite per il male, mi viene da sorridere.

-Volevo solo rivedere il mio amato Brian Haner, quello vero ... lieto che abbia funzionato.

Una lacrima mi scende lungo la guancia, soddisfatto come sono. Ho vinto di nuovo ...

Mi sento svenire. Sono stanco ... stanco di pensare, stanco del dolore fisico, stanco di dovermi occupare di tutto e di tutti. Devo riposarmi.

In questo preciso istante decido che, non appena mio marito sarà meno irritato e un tantino più tranquillo, gli racconterò anche io le cose che mi sono accadute. Dobbiamo tentare di rimettere insieme i pezzi ...

Siamo entrambi due bellissimi mosaici e se ci ricostruiamo a vicenda creeremo qualcosa di meraviglioso tornando ad amarci come un tempo.

Mi hanno insegnato che, a volte, chi ti prende a calci lo fa solo per amore. Questo è il caso. Ho approfittato delle condizioni di Bri solo per renderlo più forte. Da adesso in poi questa vita non potrà più romperlo.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3444685