Lo straordinario viaggio di Mabaal al-Aidha

di Claireroxy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: La fuga ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Viaggio sul tappeto ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: La festa ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Una lunga nottata ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: La città di Kallaman ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Tutto prende una piega diversa ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: La fuga ***


Nota introduttiva dell'Autrice
Salve! Vorrei approfittare di questo spazio per spiegare un paio di cose. Siccome l'AU in cui è ambientato questa storia è "Le mille e una notte", ho deciso di cambiare i nomi dei personaggi principali (siccome, a mio parere, nomi inglesi avrebbero stonato in una storia ambientata nei paesi arabi, come sono le Mille e una notte) sia di inserire parole che si riferiscono a quel luogo. Ma comprendo che non tutti potrebbero capire subito chi è chi, o che non tutti abbiano idea di che cosa sia un emiro, ad esempio. Quindi, alla fine di ogni capitolo ci sarà un glossario, che spiegherà più dettagliamene qual'è il personaggio che porta tal nome o anche che cosa significa quella parola, oltre a chiarire vari ed eventuali riferimenti allo show. Ovviamente, non è necessario leggerlo per capire la trama della storia (sono solo dei plus, per così dire) quindi è a libera consultazione: potreste guardarlo ogni volta che vi viene un dubbio, o ignorarlo tranquillamente.
Ok, ho finito. Grazie per l'attenzione e buona lettura!

L'alba non era ancora sorta quando Mabaal si tagliò i lisci capelli, indossò la tunica e il turbante del fratello e uscì, senza osare guardarsi indietro, dal Bazar del Mistero.
Si avvicinò al dromedario del prozio Satam el Hissam, su cui la sera prima aveva caricato le bisacce rattoppate, e lo accarezzò. Il vecchio animale si riscosse dal sonno e si mise a sbuffare infastidito.
"Vediamo... pane, qualche velo per eventuali tempeste di sabbia, il mio braccialetto in legno portafortuna, acqua, datteri, polveri colorate... polveri colorate? Non ci sarà nulla da colorare in viaggio, non mi servono! Per il resto è tutto pronto!" decise, alleggerendo il dromedario dalla zavorra e salendoci sopra.
"Che peccato non possa mettermi il mio nuovo velo viola per il viaggio, è bellissimo!" pensò, mentre guidava la sua riluttante cavalcatura al di fuori del cortile fangoso del Bazar. Il sole stava iniziando a fare capolino sulle strade, illuminando Gravir Fallsah di una luce rosata "Però Direes con un velo farebbe strano... perché ricorda: sei tuo fratello, che sta per unirsi a una carovana per andare alla ricerca del tesoro di Kallaman. E lo sto facendo davvero, incredibile!"
Fece un enorme sorrisone, e avrebbe anche fatto una capriola sul dromedario se avesse avuto spazio, ma si riscosse in tempo "Concentrati, Mabaal. Direes non è così espansivo, lui riguarderebbe la lista che ha fatto per controllare che vada tutto bene... e poi è una persona molto seria. Serissima"
Provava a calmarsi pensando così, ma in realtà si sentiva molto eccitata: era la prima volta che camminava da sola per la città! Di solito c'era il gemello con lei, o un parente delle sue amiche, o più raramente 'Isa, ma non questa volta.
Volgeva ovunque lo sguardo, ammirando tutto ciò che vedeva: i fornai che esponevano pane caldo e tortine su banchetti, servi che si trascinavano assonnati per i cortili, anche i topi che si ritiravano squittendo nei vicoli bui.
Non era mai uscita così presto, con le sue amiche e suo fratello giocava principalmente verso sera: ci pensava Windad, una dipendente sottopagata del prozio, a richiamarli, se non si era unita a loro.
"Mi dispiace di averle mentito" pensò Mabaal, ricordando che le aveva promesso di avvertire Direes che l'ora di ritrovo era cambiata. Gli amici di Windad (lei non sarebbe venuta: purtroppo le ragazze non potevano uscire dalla città se non accompagnate dal marito, ma lei non era sposata) non avevano voluto sentire ragioni. Mabaal aveva fiutato subito l'occasione: sarebbe andata lei al posto del fratello, avrebbe trovato il tesoro e con quello avrebbe arricchito la sua famiglia. Un'idea perfetta per dimostrare quanto valeva!
L'appuntamento era davanti alle porte della città, quelle a cui ora stavano affluendo tutti i mercanti. Per arrivarci, alla ragazza non serviva altro che seguire l'odore di spezie: Gravir Fallsah era famosa per esse, e ogni mattina i mercanti uscivano per venderle in ogni parte del mondo. E gli odori mischiati di cardamomo, curcuma, taklia e coriandolo erano inconfondibili.
Avvicinandosi alle porte, Mabaal si coprì bene col turbante bucato, per evitare domande indiscrete e pericolose, anche se ciò non la trattenne dal dare un'occhiata a un ragazzo carino che si stava grattando i primi peli spuntati sulla faccia. Che fosse l'amore della sua vita?
"Se ora ci fosse Direes, avrebbe già detto che me ne trovo uno nuovo ogni settimana!" pensò divertita, anche se l'allegria le durò poco "Chissà se lui e il prozio si sono svegliati. Forse mi stanno già cercando"
Sospirò. Non avrebbe voluto andarsene via senza dire nulla, se Direes o Windad le avessero preso un posto nella carovana non lo avrebbe fatto! Dopotutto, se lo meritava: era stata importante nel ritrovamento della mappa.

Qualche sera fa aveva aiutato il gemello nella ricerca di vecchi tesori nel giardino, se così si poteva chiamare quel deposito di roba inutile, del vecchio Majd Gudeen, quando aveva trovato un foglio di papiro. Sopra vi era scritto "Mappa per il tesoro di Kallaman".
L'avevano esaminata insieme, Direes e lei, e avevano deciso che sembrava più vera delle centinaia che il prozio e altri proprietari di bazar vendevano quotidianamente. Lui s'era eccitato molto e, fattosi raccontare qualcosa dal vecchio pazzo, era giunto alla conclusione che indicasse la sua reale ubicazione. Poi, dopo essere venuto a sapere che alcuni amici di Windad stavano organizzando una carovana per andare a sentire un imam, in un luogo poco lontano da quello del presunto tesoro, era andato a cercare un passaggio.
"T'immagini, Mabaal?" le aveva detto al Bazar, dopo che ci era tornato annunciando di aver risolto tutto "Il tesoro di Kallaman... il bandito magico, lo chiamavano, per la velocità con cui faceva i colpi! Era così ricco che creò una città sotterranea per sé e i suoi uomini, in cui nascose tutta la refurtiva rubata!"
"Certo che lo so!" aveva replicato lei, sdraiandosi su uno stuoino mangiato dalle termiti e sognando ad occhi aperti "Casse piene d'oro, bellissime pietre preziose, le più soffici sete dorate..."
"Vacci piano, altrimenti diventerai come il prozio!" l'aveva burlata Direes, sdraiandosi accanto a lei, ma senza guardarla negli occhi.
"Ehi! Questa è una fonte di guadagno onesta" aveva replicato la ragazza, calcando sull'ultima parola "E poi, non interessa anche a te diventare ricco? O ti sei troppo affezionato a questo brutto bazar, Samir?" e si era messa a punzecchiargli la spalla, divertita. Sapeva che suo fratello non sopportava il suo soprannome, non si sentiva affatto un compagno divertente. Eppure sua sorella continuava a trovare il suo significato molto adatto a lui.
"Ah, ma allora vuoi la guerra!" aveva replicato lui, mettendosi a farle il solletico, e alla fine si erano ritrovati a rotolare sul pavimento come due bambini.
"Ah... scusa" gli aveva Mabaal, una volta rimasti entrambi senza fiato "A che ora dobbiamo partire?"
All'improvviso, tutto il divertimento era svanito dagli occhi di Direes, che si era chinato a raccogliere il turbante "Partirò fra tre giorni, un'ora dopo l'alba" le aveva detto mentre lo puliva attento.
Mabaal aveva sgranato gli occhi "E... e io?"
"Non puoi venire. Gli amici di Windad dicono che, anche se poi divideremo le strade, non se la sentono a portare con loro due... bambini. Rabee' mi ha detto esplicitamente che ne sopporterà solo uno" Gli costava fatica dire quelle parole, lo si vedeva da come teneva la testa abbassata, ma allora non ci aveva fatto caso. Dopotutto, era perfettamente comprensibile: era la prima volta che le impediva di stargli al suo fianco.
"Cioè, hai scelto arbitrariamente che saresti andato tu? Senza consultarmi?"
"Ehi" aveva replicato lui, sollevando la testa di scatto "Anche Windad ha detto che non sarebbe una buona cosa se uscissi..."
"E perché? Abbiamo la stessa età, quindi perché dovresti andarci solo tu?" aveva ribattuto lei, alzandosi in piedi e puntandogli un dito contro "Poi questa cosa riguarda anche me! La mappa l'abbiamo trovata insieme, avevamo pianificato di arricchirci insieme... e poi ti ho sempre accompagnato nelle tue avventure, perché questa volta dev'essere diversa?"
Direes aveva sospirato. E poi aveva detto...

"Ehi, piccolo! Dove stai andando tutto solo?" la interruppe una voce squillante ma strascicata. Mabaal alzò gli occhi, forse con troppa veemenza: una guardia allampanata e con pochi capelli le rivolse uno sguardo incuriosito. In mano, stringeva una campanella.
"I-io?" sobbalzò la ragazzina, poi si ricordò di fare la voce da maschio "Non sono da solo. Sto aspettando un gruppo di compagni, usciamo per andare a sentire un imam" e, nel frattempo, si guardò attorno cercando Rabee' e i suoi amici. Non erano già andati, vero?
"Oh. E come si chiamano?" le chiese ancora.
"Ma fanno tutte queste domande a ogni persona che esce dalla città?" pensò Mabaal. In ogni caso, tentò di dargli una risposta soddisfacente "Beh, il loro capo Rabee', e poi..." Un po' più in là notò un ragazzo avvolto in una tunica nera e dalla pelle molto pallida per quella latitudine, con accanto uno assai più basso e dalla carnagione più scura "Sono laggiù! Permesso, devo raggiungerli!" e fece fare uno scatto al dromedario, che protestò ma riuscì a superare la guardia.
"Tutto a posto, Edawud?!" sentì, ma la risposta si perse nella folla dietro di lei.
"Ragazzi!" li chiamò non appena fu abbastanza vicina, usando la voce da uomo. Rabee' e l'altro si girarono.
"Ehi! Sei il ragazzino che viene con noi, giusto? Io sono Naeem!" la salutò il più basso.
"Era ora, piccoletto" commentò invece l'altro "Stavamo per lasciarti indietro. E vedi di non rallentarci, o lo facciamo davvero"
Mabaal avrebbe replicato, ma avevano oltrepassato la porta e si ammutolì alla vista del deserto. Sabbia e roccia: non si vedeva altro, ma rimase emozionata comunque.
Era uscita dalla città.
E, dall'altra parte di quel deserto, l'attendevano la ricchezza e il rispetto.

"Ci fermiamo qui" decise Rabee', non appena vide un po' di ombra.
Erano le prime parole che Mabaal sentiva in quella mattina, e ne era grata: per paura che la scoprissero, la sua loquacità si era improvvisamente arrestata. Era stata quasi male, nel non poter far notare agli altri tutte le piccole cose su cui il suo occhi cadeva.
"Ma, ragazzi, non è un brutto posto questo?" tentò di obbiettare il più sudato del gruppo  "È proprio sulla strada..."
"Stai tranquillo, Thaabit!" esclamò un altro, il cui turbante non riusciva a trattenere i lunghi capelli chiari, dandogli un forte pugno sulla spalla "Che ci potrebbe accadere? Non abbiamo niente di valore! E poi, non hai fame? Quei falafel che hai sembrano deliziosi, me ne dai un po'?"
L'altro annuì, e questo chiuse la discussione.
I giovani viaggiatori si sedettero, aprirono le bisacce e tirarono fuori il cibo.
"Ti consiglio di non mangiare così tanto, Direes" le disse quello che prima si era rivolto a Thaabit, avvicinandosi "Il viaggio è ancora lungo, sai"
"Hai ragione" disse la ragazzina. Sospirò e rimise dentro gran parte delle provviste.
"Che c'è? Si è già preso un insolazione, Le'ay?" domandò Naeem.
"Nah, scommetto solo che gli manca già casa!" sorrise l'altro. I due si misero a ridere e a darsi pugni sulle spalle, come facevano sempre lei e il gemello.
Si scostò, improvvisamente infastidita mentre Thaabit cercava di dire qualcosa. Lei non gli prestò attenzione, gli occhi fissi sul terreno, e finì per andare a sbattere contro qualcuno.
Alzò la testa e incontrò lo sguardo di Rabee', che la osservò irritato per poi sbuffare. Si allontanò dal gruppo, quasi rischiando di uscire dall'ombra prodotta dalla duna.
"Se hai cambiato idea non ti riportiamo indietro" decretò, sputando fuori il seme di un dattero.
"Non ho cambiato idea" gli rispose lei, camuffando la voce. Sapeva che tra lui e Samir c'era astio per via di Windad, ma non immaginava così tanto...
Il solo ripensare al soprannome del fratello le strinse il cuore, ma strinse i denti e provò a non pensarci.
Fallì: i suoi occhi iniziarono a inumidirsi, quindi decise di andare dietro la duna a sfogarsi in pace "Mi scappa" spiegò velocemente agli altri, dopo aver afferrato le sue bisacce.
"Sta' attento agli scorpioni!" le disse Thaabit, mentre Le'ay e Naeem ridacchiavano.
"Che cosa ho detto di sbagliato?" si chiese, mentre girava l'angolo "Forse i ragazzi non dicono mi scappa? Ma cosa dicono allora?" Sospirò, sedendosi sotto il sole.
Si sentiva all'improvviso molto triste, e il rimorso le stringeva sempre di più lo stomaco.
"Chissà se 'Isa e Windad sono già arrivati? Spero di no, il poverino si prenderebbe un colpo... e Windad capirebbe subito tutto. E Tahadaa? Sarà anche un maiale, ma capisce moltissime cose, quindi forse..."
"Bene bene, chi abbiamo qui?"
Mabaal si raddrizzò. Di chi erano quelle voci? Sembravano molto profonde e cavernose.
"Non abbiamo niente che vi interessi, lasciateci in pace" sentì dire a Rabee', con un certo tremito nella sua voce. Non resistette più, e si sporse incuriosita da dietro la duna.
Una decina di uomini dalle tuniche strappate e il volto coperto, che definire massicci e muscolosi sarebbe stato poco, aveva circondato i ragazzi. Tutti i suoi compagni avevano in mano delle scimitarre, ma non ce n'era uno che riuscisse a tenerla ferma.
"Niente che vi interessi?" scimmiottò uno dei briganti più pelosi, quello che sembrava il capo "Nidal? Husam? Che ne dite, secondo voi non hanno nulla che ci interessi?"
"Dimostreremo la nostra virilità rapinandoli, quindi certo che ci interessano!" risposero in coro i due.
"Eccellente risposta!" applaudì il capo. Tutti lo imitarono facendo buffi versi, ma un occhiata gli fece riprendere la loro aria minacciosa.
"Allora" si rivolse il capo a Rabee' "Volete che usiamo le buone o le cattive?"
"Davvero, non abbiamo nulla. Non siamo mercanti o cose del genere, stiamo solo andando a vedere un imam a Ih-al-Ban." pregò lui, indietreggiando e finendo contro le spalle di Thaabit, che gli sussurrò "Non dovresti comportarti così, l-li rendi più sicuri!"
"Beh, attaccali tu allora!" replicò stizzito il ragazzo pallido.
"Qui le cose si mettono male" pensò Mabaal, raccogliendo un sasso. Non erano suoi amici, è vero, ma non per questo li avrebbe lasciati in difficoltà!
"Quindi non combatterete? Fate i codardi. Peccato" commentò l'uomo, per poi estrarre una saif e alzarla al cielo "Addosso, ragazzi!"
"Sì, Mohammed!" urlarono i briganti, mentre contemporaneamente Mabaal urlava "No!" e si sporgeva per lanciare un sasso nella direzione del capo.
Riuscì a colpirlo proprio sulla testa.
"CHI È STATO?!" tuonò l'uomo, voltandosi. Vide Mabaal, e non esitò a capire.
"Prendetelo!" urlò, mentre la indicava.
Ma proprio in quel momento Thaabit si fece avanti e lo colpì. Con il pomo della spada, ma riuscì comunque a distrarlo "Bastardo, ti distruggo!" esclamò Mohammed rivolgendosi verso di lui, ancora più infuriato.
Ma Thaabit non demorse, colpendolo ancora" Ragazzi, attaccate!" urlava intanto rivolgendosi agli altri "Non ce la faccio da solo, prendete esempio da Direes!"
Uno dei briganti stava per attaccarlo alle spalle, ma Naeem riuscì a intercettarlo. Il grasso ragazzo gli rivolse uno sguardo riconoscente, però l'altro non lo considerò, girandosi ad attaccare gli altri. Anche La'ey aveva preso coraggio, e riuscì a contrastare uno, ferendolo a un braccio.
Mabaal era rimasta lì, a guardare la battaglia, ma qualcuno le afferrò un braccio e si mise a trascinarla via.
"Ehi!" gridò la ragazzina, per poi riconoscere chi era. Rabee'. Fortunatamente, era troppo impegnato a correre via per notare la strana tonalità con cui aveva pronunciato il suo nome. Camuffando la voce, Mabaal esclamò:
"Il combattimento è dall'altra parte!"
"E noi non ci immischiamo! I ragazzi se la stanno cavando" replicò lui subito "Non sono bravo con la spada, e Windad mi ammazza se non ti riporto a casa intero, quindi..."
"Ehi, tu!"
Il terreno tremava sotto i loro piedi, costringendoli a rallentare. Quando si voltarono, videro che l'enorme capo dei briganti li seguiva. Aveva perso la sua spada ed era ferito, ma stava comunque caricando un pugno.
Rabee' le lasciò il braccio per correre più veloce, ma perse l'equilibrio e cadde. Mabaal urlò e provò ad allontanarsi, ma l'uomo la raggiunse prima che potesse fare un passo.
"Ti ammazzo, ragazzino!" le gridò, per poi centrarla in pieno con un pugno in faccia. Mabaal volò sul terreno, senza forze.
"Direes!" sentì Rabee' urlare.
Poi, il buio.

Mabaal sbatté le palpebre, e il bianco invase le sue pupille.
"Che è successo? Perché il sole è bianco? O è il cielo?" Ma, quando riuscì ad aprire bene gli occhi, capì che non era né l'uno né l'altro. Era il soffitto di un'enorme tenda.
"Ah, ti sei svegliato vedo!"
Manaal si rizzò di scatto, per girarsi verso destra, da dove era venuta la voce. E lì, su un enorme pila di cuscini e teli rossi, stava sdraiato il ragazzo più strano che avesse mai visto: aveva occhi azzurri e capelli bianchi e ben curati, anche se erano così alti che il turbante faticava a coprirli, ma quello che catturò la ragazza fu la tunica, color azzurro chiaro e ricoperta di luminose pietre preziose ai lati.
Alla moschea cantavano che quando incontravi un uomo sconosciuto da sola dovevi ritirarti il prima possibile, specie se sembrava molto più ricco di te, come quel ragazzo. Però lei aveva sempre vissuto fianco a fianco con i componenti maschili della sua famiglia, e oltre a essere vestita da uomo era ancora confusa, quindi non provò quel pudore che generalmente le ragazze della sua età avevano.
"Dove siamo?" chiese, con la voce ancora impastata, per poi sgranare gli occhi: si era dimenticata di fare la voce da maschio!
Ma il ragazzo davanti a lei non sembrò prendersela "Avevo ragione quindi, sei una donna!"
"Sì, ma ti prego, gli altri non..." Solo allora Mabaal si guardò attorno "Scusa, dov'è il resto della carovana?"
"Carovana?" l'altro agrottò le sopracciglia "Non ho visto nessun altro eccetto te. In effetti mi era sembrato strano che una ragazza viaggiasse da sola nel bel mezzo del deserto, si possono fare brutti incontri, ma ho visto cose molto più strane di questa! E scommetto che hai un'ottima ragione per comportarti così"
"È vero" confermò lei "Ma è impossibile che siano spariti nel nulla... non hai visto nulla di sospetto lì intorno?" Non poteva credere che quei banditi gli avessero catturati, se la stavano cavando piuttosto bene prima che perdesse i sensi!
"No. Ti ho trovata nel bel mezzo del deserto, senza neanche un dromedario, mentre erravo. Ho allestito subito una tenda e ti ho portata dentro, per paura che potessi avere un insolazione, ma per fortuna ti sei ripresa in fretta!"
"Sei stato gentile..." Eppure, questo sollevava un mucchio di domande "Ma sei proprio sicuro di non aver visto nulla? Vedi, in questa spedizione eravamo tanti, cioè non proprio una marea ma comunque abbastanza da non perderci, e non eravamo proprio una spedizione ma io mi ci ero aggregata comunque, però il fatto importante è che siamo stati attaccati dai predoni e... aspetta!" e qui si fermò, sedendosi e osservando fisso l'altro davanti a sé "Non dovrei dirti tutto questo, potresti essere uno di loro! Dopotutto non mi hai detto dove siamo, né qual'è il tuo nome..." finì, assottigliando gli occhi.
"Neppure tu l'hai detto" puntualizzò l'altro, mettendosi in ginocchio "Comunque, mi sembra che abbiamo molto di cui parlare, e ci si seccherà presto la gola! Vuoi qualcosa da bere?" Battè le mani e una teiera che stava sullo stuoino, che era in mezzo a loro due, si alzò "Posso offrirti del tè, se gradisci"
Mabaal non rispose, limitandosi a osservare il servizio a bocca aperta.
"Beh, tu pensaci. Intanto io mi servo!" annunciò il ragazzo. Con un cenno della mano la teiera s'inclinò e fece sgorgare un caldo liquido verde in una delle tazzine che erano a terra.
Finalmente, Mabaal ritrovò la parola.
"Non ci credo... sei un mago?" Non lasciò all'altro il tempo di rispondere che già esclamava, alzando le mani e sbilanciandosi all'indietro "Uao, ho sempre desiderato conoscerne uno! Ahi!" Cadde sulla schiena, ma si rizzò subito "Mio prozio dice che sono tutti dei truffatori, ma io non ci credo! Sai fare delle vere magie, giusto?" si era messa a dondolare eccitata, dimenticandosi per il momento di tutte le cose strane che erano accadute.
"Ma certo!" confermò il piccoletto "Guarda qui!" Schioccò le dita, e tutt'a un tratto sul collo di Mabaal comparve una collana di rubini.
"Incredibile" sussurrò lei ammaliata.
"Purtroppo sono falsi, non riesco a crearne di veri" Un altro schiocco di dita, ed essi scomparvero "Ma sono uno che impara in fretta, sai. Presto la magia non avrà più segreti per me, e allora..." e qui si alzò in tutta la sua statura, alzando un braccio verso l'entrata della tenda "Tutti sapranno chi è il Piccolo Jidrin!"
"Ehi!" notò Mabaal, alzandosi in piedi "Siamo quasi della stessa altezza!"
"Cosa?" Il ragazzo all'inizio era sembrato seccato, ma poi lo sguardo gli si era illuminato "Anche tu hai dieci anni?"
"No, a dire il vero dodici. Quasi tredici" precisò con un certo orgoglio.
"Beh, saranno i miei capelli a farmi sembrare più grande!" se li toccò Jidrin, sorridendo. I suoi denti erano di un biancore perfetto.
"Ma... non sei un po' troppo piccolo per viaggiare da solo? Cioè, è vero che anche io ora sono da sola, ma come ti ho già detto prima..."
"No, capisco" la interruppe Jidrin rimettendosi a sedere, cosa che Mabaal imitò. Fece un gran sospiro e prese in mano la tazza "Vedi..."
"Mabaal" lo precedette la ragazza, intendendo la domanda.
"Bel nome" si complimentò lui, gustando il tè. Lei arrossì un po' per il complimento, e mosse la mano come per negare quello che l'altro aveva detto.
"Vedi, Mabaal" proseguì il ragazzo, facendo schioccare la lingua sul palato "Io ho sempre vissuto isolato dal mondo, in una piccola oasi dispersa nel deserto. Lì si cresce in fretta, sai, non si hanno tutte le comodità delle città! Tuttavia, mi sono sempre distinto per una certa intelligenza e bravura con la magia. Volevo uscire fuori da lì per cercare fortuna, ma i miei genitori non volevano, sostenevano che fossi troppo piccolo e immaturo. Però non immagini quanto velocemente hanno cambiato idea, quando gli ho mostrato quanto bene mi difendevo!" qui sorrise fiero, per poi continuare "Pensavo di dirigermi a Bagdad, ma non ne sono  convinto. E tu? Che cosa ti porta in questo luogo deserto?"
Mabaal esitò un po' prima di rispondere: l'aveva appena conosciuto, forse non era una buona idea raccontargli tutto. Se l'avesse riportata a Gravir Fallsah?
"Ma che cosa dici?" si disse poi "Non gli ho detto da dove provengo, e poi è un viaggiatore come me! Che ho da temere?!"
"Sono alla ricerca del tesoro di Kallaman" rivelò "Mio fratello e io abbiamo trovato una mappa che ne indicava la postazione, e volevo impadronirmene per arricchire me e i miei familiari... e anche per dimostrargli che me la so cavare. Stavo andando lì con una carovana a cui non avevo rivelato le mie intenzioni"
"Il tesoro di Kallaman?" Jidrin incrociò le gambe. Il suo sguardo si era illuminato quando aveva nominato il gemello. Mabaal si morse la lingua: avrebbe dovuto essere più cauta! Di certo ora le avrebbe rivolto domande scomode...
Però, ancora una volta, il ragazzo la sorprese.
"Se ne vendono tante mappe, di quel tesoro, e mai ne è stata trovata una che fosse giusta!" commentò lui, poi aggiunse "E poi, ho letto un libro su di esso: esiste, ma è in una città sotterranea, infestata da spiriti morti violentemente, pronti a stregarti con i loro incantesimi e a ucciderti per placare la loro rabbia! Non sarebbe proprio il posto migliore da visitare da soli, Mabaal"
"Oh" fu tutto quello che la ragazza riuscì a dire. Si mise a giocherellare con un angolo della tunica rattoppata del fratello (faceva un forte contrasto con lo stuoino di fili dorati, notò), riflettendo "E tu credi che sia davvero così?" disse.
"Naturalmente" rispose Jidrin "Quel libro era una fonte molto autorevole. Se tu sei così determinata ad andare, però, non ti fermerò" Detto questo, tirò fuori dalla manica una boccetta in vetro colorato "Ti dispiace se mi profumo?"
La ragazza inarcò le sopracciglia "Ti profumi?"
"Ci tengo al mio aspetto fisico" sentenziò lui, mentre lo apriva e un buon odore avvolgeva tutta la stanza "E poi dici così perché non ti ho trovata prima di trattarmi i capelli, per quelli di solito ci metto un'ora!"
Mabaal sorrise "Non ho mai conosciuto un ragazzo come te!"
"Ne sono certo" le allungò la boccetta "Ne vuoi un po'?"
Lei riflettè un secondo, poi decise di rifiutare "Sei molto gentile ma non sono tipa da profumi. Mi piacciono di più i vestiti!"
"Beh, a ognuno il suo!" sentenziò Jidrin, spruzzandoselo e facendola un po' tossire. Finito, il procedimento, chiese a bruciapelo "Scusa... mi dovevi dire qualcosa?"
"Allora ha capito che c'è qualcosa di strano!" comprese Mabaal "Ma non vuole chiedermelo direttamente. Io però non glielo rivelo. È gentile, ma è pur sempre uno sconosciuto"
"No" disse quindi, anche se lo sguardo indagatore dell'altro la costrinse a ripiegare su un'altra motivazione "È che, beh... è triste che abbia fatto tutta questa strada per nulla. Ora dovrò tornare a mani vuote"
Era certo una motivazione che la intristiva, si rese conto Mabaal, ma non era di certo la principale. Tuttavia, meglio una bugia bianca che la completa falsità.
"Se è solo questo il tuo problema, ti posso donare io qualcosa!"
Mabaal sussultò "Che vuoi dire? Non credo che i gioielli falsi funzioneranno"
"Ma io non intendevo usare quelli" Jidrin si sporse, come se stesse per rivelarle un segreto "Ti ricordi quanto ho detto sulle mie origini? Sull'oasi? Mio padre se n'è impadronito dopo che l'ha scoperta, e grazie alle mie capacità ho trovato che lì sotto scorreva una fonte magica! Mi è bastato modificare un paio di cose e l'oasi è diventata miracolosa"
"E come?" chiese Mabaal, non potendo trattenere la curiosità.
Jidrin sorrise "Ho fatto dirottare la fonte in modo che bagnasse le radici di cinque palme al centro dell'oasi, e ora al posto delle solite noci di cocco producono gemme preziose e grandi quanto i loro normali frutti! Visto il tuo nobile scopo, mi si struggerebbe il cuore a non fartene dono almeno di un paio!" concluse, portandosi teatralmente le mani al petto.
"È... meraviglioso" pensò lei "Troppo per essere vero". Aveva visto troppe volte il prozio in azione per capire che spesso c'era un secondo fine.
"E cosa vuoi in cambio?" decise di chiedergli diretta.
"Che tu ceni con me e i miei genitori a palazzo"
Lo guardò stupita "Solo questo? Davvero?"
"So che è difficile da credermi, ma ci sentiamo sempre molto soli. L'oasi è nel mezzo del deserto, e pochi viaggiatori vi arrivano. Faresti molto felice i miei familiari e la loro corte e anche me!" e la guardò con occhi dolci.
Quello sguardo la colpì, e Mabaal rifletté sulla situazione: era la soluzione a tutti i suoi problemi... anche se il racconto di come aveva trovato il tesoro di Kallaman sarebbe stato di certo più avvincente!
Però aveva fatto esperienza di quanto potesse essere pericoloso viaggiare, e una ragazza sola sarebbe stato un bersaglio facile per tutti. Dall'altro lato, andare a casa di uno sconosciuto come Jidrin non era molto saggio, anche se si era dimostrato gentile con lei e credeva che meritasse completa fiducia. Però, a parte tutto, un po' d'oro non avrebbe fatto male...
Il mago la guardava dritta negli occhi, doveva prendere una decisione in fretta.
Alla fine, scelse: meglio con un gentile sconosciuto che le avrebbe donato la ricchezza che da sola in mezzo al nulla, senza vivande. Se le cose si fossero messe male, sarebbe corsa via.
"Va bene, ci sto!" esclamò, ma le difficoltà si presentarono subito "Ma non ho un velo per presentarmi a casa tua. È vero, mi vedranno a viso scoperto quando arriverò però ci tenevo. Ne avevo appena preso uno viola con ricami meravigliosi, sai? E poi come ci arrivo? Non ho un cammello o un dromedario!"
"Ah, per il velo potresti usare uno di quelli vecchi di mia madre" le disse lui, alzandosi e facendole cenno di imitarlo "E, se proprio non ne trovi uno di tuo gradimento, te ne farò confezionare uno, abbiamo delle sarte molto abili. Per quanto riguarda il mezzo di trasporto" e qui sorrise "Non ci servirà un dromedario"
Schioccò le dita, mormorando qualcosa. All'improvviso, la tenda iniziò a sbatacchiare, e Mabaal scattò accanto a lui, spaventata.
Ma poi sgranò gli occhi, ammirando la tenda che si sollevava e si ripiegava su se stessa e che diventava sempre più piccola (lo stuoino, sul quale erano loro, non ne faceva parte quindi non fu incluso nella trasformazione), fino a creare un perfetto rettangolo che rimase a fluttuare poco distante da terra.
"Non quando si ha un mezzo di trasporto più comodo come un tappeto volante!" esclamò il mago.

Glossario
Mabaal=Mabel. Il nome arabo più assonante all'originale che ho trovato era "Manaal", ma mi pareva la ricordasse poco, così ho cambiato una lettera e il gioco è fatto!
Bazar del Mistero=Il Regno del Mistero (Mystery Shack). Perché il bazar è un tipico negozio orientale, e volevo adattare anche il negozio/museo del prozio.
Satam El Hissam=Il prozio Stan. Il nome (Satam) l'ho scelto per semi-assonanza col nome originale, mentre "El Hissam" sarebbe equivalente al cognome. Letteralmente, vuol dire Figlio di Hissam". Hissam ha il significato di "Generosità", e tutti sappiamo che non c'è una parola più adatta di "Generoso" per descrivere questo personaggio!
Gravir Fallsah=Gravity Falls. Non mi sono ispirata a nulla per crearlo, ho solo tentato di dargli un suono più arabo!
Direes=Dipper. Sì, ha pochissima assonanza, ma non ho trovato nomi arabi con la D iniziale che mi soddisfacessero. Quindi, ho preso un nome che iniziava con la I (Idrees) e ho invertito le prime due lettere.
Kallaman=personaggio inventato da me, che non ha nessuna correlazione con lo show. In teoria il suo nome doveva essere Kamal, ma poi ho scritto per sbaglio questo e mi è piaciuto di più!
Samir=vuol dire "Compagno divertente", e mi sembrava adatto a Dipper come soprannome, quindi l'ho utilizzato!
'Isa=Soos. Poiché il nome originale del personaggio è Jesus, ovvero Gesù, ho cercato il nome arabo di questo personaggio, ed è risultato essere 'Isa.
Majd Gudeen=il vecchio McGucket, alias l'anziano con qualche (coffcoffmoltecoffcoff) rotella fuori posto. Avevo trovato un nome simile, Majd Udeen (che non è il migliore, ma un po' gli ci assomiglia), e ho deciso di renderlo più simile aggiungendogli una G. Il risultato non è venuto troppo simile, vero.
Windad=Wendy. Anche qui, il nome arabo più simile che ho trovato era Widad, così ho deciso di aggiungerci solo una lettera per farlo sembrare più simile!
Taklia: Spezia fatta con aglio e coriandolo.
Rabee'=Robbie. Finalmente un nome che assomiglia all'originale senza bisogno di modifiche!
Edawud=Vicesceriffo Edwin. A quanto pare non esiste un nome arabo che inizi con la "E", quindi ho cercato quello che assomigliasse il più possibile a "Dwin" e gli ho aggiunto una "E" davanti. Stringe una campanella perché gli piace farlo, come mostrato nell'episodio 8 della prima stagione.
Naeem=Nate, uno degli amici di Wendy (quello dalla pelle scura, per intenderci).
Thaabit=Thompson, l'amico grasso e un po' sfigato di Robbie e Wendy. Avrei potuto cercargli un nome migliore o modificarlo, ma praticamente è solo una comparsa.
Falafel: polpette fritte di fave e ceci, con varie spezie.
Le'ay=Lee, l'unico maschio mancante del gruppo degli amici di Wendy. Avete conosciuto la carovana al completo, signore e signori! (Ah, e il nome originale è Lu'ay. Volevo renderlo più simile, e ho tramutato la u in una e).
Tahadaa=Dondolo, o Waddles, a seconda della versione che avete visto/state seguendo. Ho cercato il significato del nome originale e, grazie a Google Traduttore (perché non c'era un altro sito che mi desse la parola scritta con il nostro alfabeto) ho cercato un verbo che avesse lo stesso significato. Poi, se sapete l'arabo e capite che è sbagliato, venitemelo a dire!
Nidal, Husam, Mohammed=sono gli uomotauri, che ho scelto di far diventare briganti perché... Mi serviva un gruppo spaventoso e forzuto, e questi sono spaventosi e forzuti! Ah, e in questo AU sono umanizzati ovviamente. Ho dato dei nomi come Nidal (lotta), Husam (spada), Mohammed (per indicare il capo) che facessero un po' ricordare la loro forza.
Ih-al-Ban: Nome di città inventato da me, non ha nessun riscontro nello show.
Saif: Tipica spada araba.
Jidrin=Gideon. Anche questo parte da un nome arabo un po' simile, "Jibril", però un po' modificato.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Viaggio sul tappeto ***


Appoggiò incerta un piede su quel mezzo di trasporto. Quello si mosse e lei balzò indietro, spaventata.
"Sei sicuro che sia sicuro?!" chiese Mabaal, per la quarta volta in pochi minuti.
"Sì" rispose il piccolo mago, già seduto a gambe incrociate "L'ho usato per più di sei mesi, e mai una volta che mi abbia dato un problema! Rilassati" la esortò, tendendole una mano "Se ti fa cadere, ti prendo"
Mabaal ridacchiò "Non credo, sarei troppo pesante per te" rispose, mentre afferrava la mano e riusciva finalmente a salire sopra il tappeto.
"Cioè, stai dicendo che sei...  corpulenta?"
"Che cosa? È che sono più grande di te!" ribatté subito, sistemandosi dietro di lui. Il piccolo mago si limitò a ridere.
"Sei pronta?" le chiese poi.
"Sì"
"Allora tieniti forte" esclamò il mago, mentre afferrava i bordi del tappeto "Si parte!" E schizzò su a razzo, quasi in verticale.
"Rallenta! Rallentaaaa!" gli urlò Mabaal nell'orecchio, abbracciandolo per la paura e per evitare di cadere.
"Aspetta, dobbiamo raggiungere l'altezza giusta!" replicò lui. Quella folle salita continuò per pochi secondi, poi il tappeto ritornò in posizione orizzontale e l'andatura divenne più tranquilla "Fatto!" annunciò Jidrin.
Ma Mabaal non riusciva a staccarsi da lui, e aveva anche iniziato a tremare. Il mago girò il capo, e vide che la ragazza stava guardando giù con estrema ansia.
"Soffri di vertigini?" capì, poi consigliò "Non devi guardare giù, sarai solo più spaventata"
"N-non pensavo che s-s-saremmo s-s-saliti così t-tanto..." Avrebbe dovuto tenere in conto la sua paura dell'altezza.
All'inizio l'idea di volare le piaceva, ma ora che vedeva il deserto così da lontano, avrebbe tanto voluto ritornare coi piedi per terra.
"Devi provare a non pensarci" le consigliò lui, preoccupato. Poi si illuminò "Idea! Potrei raccontare una storia per distrarti!"
"N-non credo che funz..." provò a dire la ragazza, ma proprio allora arrivò un colpo di vento che li spinse leggermente più in alto. Sussultò, per poi stringersi di più a quel ragazzo, sperando che non si lamentasse. Non era bello per una donna e un uomo non legati tra di loro stare così vicini...
Ma a quanto pare non era di vedute troppo ristrette: come quando aveva accettato a cuor leggero che vagasse da sola nel deserto, così fece qui, rivolgendole un sorriso di comprensione.
"Beh, intanto proviamo" disse "Sfortunatamente non posso permettermi di scendere. Ci metteremmo troppo a piedi" spiegò, iniziando a pensare a una storia abbastanza lunga. Forse sarebbe sembrato inquietante, ma gli piaceva avere quella ragazza al suo fianco. Era da tanto tempo che nessuno lo faceva, e poi i suoi capelli erano così morbidi...
In fondo, non l'avrebbe trasportata via da quel combattimento coi briganti se non l'avesse in qualche modo colpito.
"Ci sono!" realizzò "Ti racconterò del principe Jafar! È molto divertente"
"I-i-il principe Jafar?" chiese Mabaal.
"Sì, detto anche il principe fortunato. È un monarca di un isola piccolissima, che ho incontrato durante uno dei miei viaggi, e che mi ha raccontato la sua storia. Vedi, era l'unico figlio del re Ossama e quindi, dopo la morte del padre, il regno sarebbe dovuto passare a lui. Tuttavia non si sapeva con certezza se la madre fosse la regina o no, e di questo decise di approfittarne il gran visir, che aveva servito fedelmente il re per tutti quegli anni e che ora si sentiva in diritto di occupare il trono. Quindi, si mise a pianificare vari piani per uccidere il principe. E sai che cosa successe a quest'ultimo?"
"No. Cosa?" chiese la ragazza, interessata.
"Assolutamente nulla. Il gran visir provò di tutto: tentò di avvelenare il suo vino, ma un servo goloso lo bevve prima e morì lui; mandò un sicario ad ucciderlo nella notte, ma quello sbagliò camera e uccise il cuoco;  fece cadere il principe da una finestra, ma atterrò in una stalla piena di paglia e si limitò a storcersi una caviglia"
"Povera servitù, però" commentò Mabaal "Saranno stati decimati"
"Non troppo. Qui arriva il bello: il gran visir aveva ideato il centoventunesimo piano con cui uccidere il giovane, cioè mettendogli un serpente velenoso nel letto. Però l'animale si era addormentato, e il principe lo aveva visto. Quando entrò nella sala del trono e annunciò di essere sopravvissuto all'ennesimo complotto, il gran visir non si trattenne più: si stracciò le vesti dalla disperazione, e uscì dal palazzo urlando. Così il principe fu eletto"
"Bella storia!" disse Mabaal, staccandosi per battergli le mani. Solo in quel momento era riuscita a staccarsi da quella posizione così imbarazzante.
"Però se al suo posto ci fosse uno dei ragazzi dei miei sogni sarebbe stato un momento magico!" non poté fare a meno di pensare. Peccato che Jidrin fosse poco più di un bambino, anche se era davvero gentile e beneducato.
"Certo che hai una bella fantasia!" continuò.
"Non è fantasia" si voltò del tutto Jidrin "Mi è successo davvero! E forse la storia del sultano che condivise il corpo con un cammello ti convincerà..."
"Ma quella la sanno tutti, c'è anche la canzoncina" lo bloccò subito Mabaal, per poi aggiungere "E poi non hai finito di raccontare la storia: che fine ha fatto il gran visir?"
"Nessuno lo sa" le rispose il ragazzo "C'è chi mormora che sia morto, chi dice che cerca ancora un modo per uccidere il ragazzo, e altri..." e qui abbassò la voce "Altri sostengono che si sia trasformato in uno spirito che infesta il palazzo del principe, pronto a portarlo nel mondo degli spiriti, e che per questo il sovrano viaggia in continuazione" Rimase in attesa per un po', poi le chiese "Non ti ha fatto paura?"
"Me ne avrebbe fatta, se Direes -mio fratello- non me ne avesse raccontate di peggiori. Lui è appassionato di misteri"
"Davvero?" domandò Jidrin, incuriosito.
"Oh, lui? Vede l'occulto dappertutto!" rise la ragazza, per poco. Non voleva più pensare al suo gemello, non dopo quello che le aveva detto, doveva distrarsi. Forse, se avesse preso la giusta distanza dal fatto avrebbe potuto farcela, le venne in mente. E quale miglior distanza del raccontare una storia legata a lui, senza provare a tornare sempre a quella sera?
Non era certa che potesse funzionare, ma doveva provarci.
"Ad esempio, un giorno era tornato a casa con uno strano diario in mano. Sosteneva che gliel'avesse venduto un vecchio mercante. Quest'uomo gli aveva raccontato che lì era contenuto il modo per evocare Bilal, il primo genio libero... aspetta" e qui si rivolse al suo interlocutore, che continuava a tenere la testa voltata verso di lei "Sai cos'è un genio libero, vero?"
"Sono geni che si sono liberati del padrone in modo violento" rispose subito lui "E che hanno un controllo totale sui loro poteri. Ne ho sentite raccontar tante, su di loro! Si dice che se un uomo mangia alla loro mensa sarà legato a essi per sempre, nella maniera che più lor compiace!"
"Davvero? Non lo sapevo. Ero rimasta a che se un umano li sposava diventavano immortali..." sorrise lei, per poi continuare "Comunque, Direes voleva evocarlo. Era curioso, voleva vedere quanto fosse effettivamente potente. Così aveva preparato tutto nella sua camera: si mise a strofinare una lampada, mormorando strane formule..."
"Io sapevo che si richiamasse facendo una pozione di pietre magiche!" la interruppe Jidrin.
"Beh, a questo punto è possibile. Perché non successe nulla" Stava provando a imitare i tempi del mago, cercando di distrarsi, come di soffermarsi troppo sul protagonista, ma non stava funzionando: un magone iniziava a formarsi nel suo petto. Aveva sbagliato, doveva basarsi su qualcosa che non la riguardasse così da vicino.
"Nulla?" si stupì Jidrin. La sua faccia era visibilmente interessata, l'ascoltava ad occhi sgranati. Non poteva lasciarla a metà, quindi decise di chiuderla in fretta.
"Nulla, c'ero anche io. O almeno così pensavamo. Dovevamo uscire per andare alla moschea, quindi lasciammo la stanza incustodita. Ma, quando rientrammo, vedemmo una cosa incredibile..." e qui si mise a sussurrare "Qualcuno aveva divorato i makroud che avevo cucinato, si vedevano i morsi sui piatti. E, accanto, c'era un biglietto in una lingua che non siamo mai riusciti a decifrare. Direes sosteneva che fosse nella lingua degli spiriti, e per dimostrarlo ha provato a..."
"Ti senti bene?" la interruppe Jidrin, vedendo come la sua voce continuava ad abbassarsi di continuo, e non solo per creare atmosfera.
Non si sbagliava. Il magone nel petto cresceva sempre di più. Aveva provato a parlare in modo noncurante, ma ogni volta che pronunciava il nome del fratello il dolore cresceva. Non ce la faceva.
"Io... non riesco a continuare la storia, mi dispiace" mormorò.
"Non vai troppo d'accordo con lui, vero?" capì il mago.
"Ultimamente sì" si trovò costretta a svelarsi Mabaal. Dopotutto, era anche giusto: era da un po' che lo stava tediando, con il suo misterioso fratello. Tanto valeva che gli raccontasse anche del resto "Questo viaggio è anche un modo per fargli capire che sta sbagliando, oltre che ad arricchirmi. Però" e qui si interruppe "Non chiedermi di più, per favore. Voglio distrarmi un po', e cercare di dimenticare"
"Dev'essere una cattiva persona se ha osato farti soffrire così tanto" commentò il mago.
"Non è cattivo!" rispose subito lei "È solo..." provò a trovare un modo per spiegarsi il comportamento del fratello, ma la sua mente era vuota, come se qualcuno avesse cancellato i motivi per cui doveva difenderlo. Eppure, sapeva perfettamente che c'erano, e che erano pure numerosi.
"Non ci pensiamo più" la esortò Jidrin. Tese una mano verso di lei, come per accarezzarla, ma poi la rimise sulle frange del tappeto per non perdere il controllo "Ti ha evidentemente scossa. Ora, so che conosci la canzoncina, ma forse ti farebbe piacere sentire la storia del sultano dal punto di vista del cammello..."

Il sole continuava a calare. Le storie erano continuate, anche se da tempo Mabaal aveva smesso di essere triste e impaurita. Si sarebbe anche dimenticata che stava volando, se una volta non avesse rischiato di cadere giù dal tappeto per le risate! In fondo, questa gara senza vinti e vincitori era un meraviglioso modo per passare il tempo.
"Quella pietra incantata mi pesava sempre più nella tasca" raccontava Jidrin "Avevo sempre più paura che sarei diventato un uccello, da un momento all'altro. Ma poi, sul far della sera, lo vidi: al-Baḥr al-Aḥmar. La sua schiuma continuava a bagnare e ribagnare la spiaggia, instancabile..."
"Ma tu hai davvero visto il mare?" lo interruppe Mabaal.
"Sì, certo. Tu mai?"
"No, ma non è quello il punto. È che da lì vicino viene Marwan!" sospirò mentre, con aria sognante, si stendeva sul tappeto.
"Marwan?" chiese Jidrin. La sua voce era diventata all'improvviso più dura, ma Mabaal non ci fece caso.
"Sì. È bellissimo!" sospirò, per poi rizzarsi in piedi "Fa parte di una delle famiglie più ricche della città. Esce poco di casa, ma quando lo fa le ragazze sospirano tutte. Me l'ha raccontato la mia amica Grand, quindi dev'essere vero! E ho come la sensazione che piaccia anche a lei..."
"Se lo vuole sposare?" domandò subito l'altro.
"Tutte vogliamo farlo. Peccato che sia già fidanzato!" sospirò lei con aria sognante, per poi riprendersi subito "Però quando diventerò ricca potrei conoscerlo, e così lui si innamorerà di me e contrarremo un matrimonio! Magari mi presenterò a una delle sue feste, in un abito bellissimo... già me lo immagino, sarebbe pieno di ricami dorati a forma di maialini! Io adoro i maiali, sai?"
"Ma se lui non ti accettasse?"
"Cosa?" Mabaal si girò verso il mago, che proseguì:
"Se ridesse di te, se fosse una brutta persona? È vero, non lo conosco bene e potrei sbagliarmi, ma non sarebbe meglio sposarsi qualcuno che si conosce di più, che è gentile e ti vuole bene?"
"C-certo" rispose Mabaal, a cui non piaceva la piega che stava prendendo il discorso. È vero, Jidrin la stava aiutando, sia a farle passare le vertigini sia a farla diventare ricca, ma non sembrava comunque la persona più adatta con cui fare certi discorsi.
"Sembra quasi che lui stesso si sia proponendo" si mise a pensare, per poi ridere alle sue stesse motivazioni "Che sciocchezza! Non mi conosce neppure da un giorno, e poi è troppo piccolo per capire queste cose! Probabilmente, poiché ha vissuto molto distante dalla città, non sa bene come relazionarsi con le ragazze, ma non gliene si può certo fare una colpa!"
Comunque pensò a una risposta, l'aveva tenuto anche troppo sulle spine.
"E sarò certa di farlo quando lo vedrò" decise di chiudere "Ma al momento mi sembra presto per pensarci, non sono ancora in età da marito!"
Qualcuno sarebbe saltato su, dicendo che proprio a questa età avrebbe dovuto cercare di sposarsi, ma il prozio Satam era stato chiaro "Non ho voglia di cercarti un marito, e poi mi sembra che lo fai già da sola. Se i tuoi genitori fossero qui forse agirebbero diversamente, ma ormai sei sotto la mia tutela e decido io! E poi non ho neanche un bel vestito da indossare al giorno del tuo matrimonio" e così la faccenda era stata chiusa.
Scosse la testa, indispettita. Perché non riusciva a concentrarsi? Perché ogni cosa che faceva le ricordava casa? Stava parlando con una persona che della sua situazione familiare non sapeva niente: avrebbe dovuto essere gentile, non perdersi in continui rimorsi.
"Oh, capisco" le disse il diretto interessato. Poi, prima che Mabaal potesse continuare la conversazione, si girò e afferrò le frange del tappeto, esclamando "Stiamo per arrivare!"
Preoccupata per la discesa repentina, Mabaal si strinse a lui di nuovo, ma con meno forza, e chiuse gli occhi. Il profumo dell'altro le invase le narici, ma era dall'inizio del viaggio che conviveva con quell'odore, e ormai vi si era abituata.
Tuttavia, Jidrin doveva aver capito che non le piaceva il suo modo di condurre il tappeto, e scese più piano, così Mabaal si staccò da lui e aprì gli occhi. Spalancò la bocca per lo stupore.
Sotto di loro si ergeva un magnifico palazzo. Cinque cupole candide, il cui puntale d'avorio si rizzava fiero verso il cielo, si scagliavano luminose contro il cielo, e sotto di esse i mattoni azzurrini facevano un bel contrasto.
"Ma... E l'oasi?" chiese Mabaal.
"È proprio dietro!" Jidrin sorpassò una delle cupole, e gliela mostrò: si poteva a malapena chiamare oasi, forse aiuola nel deserto sarebbe stato meglio, ma si vedevano chiaramente le cinque palme cariche di gemme.
Intanto, Jidrin stava facendo scendere il tappeto, e sotto di lui, in cerchio, si era radunata un enorme folla.
"Chi sono?" chiese la ragazza.
"I miei genitori, la servitù... un po' di persone" rispose sbrigativo lui, per poi rivolgersi verso di lei "Ti danno fastidio? Vuoi che li cacci via?"
"No, affatto!" negò Mabaal "Perché dovresti? Mi piace conoscere nuove persone! Però non so se..."
"Figliolo!" si fece loro incontro un grande uomo, non appena toccarono terra "Quanto mi sei mancato!" e abbracciò Jidrin contento.
"Lasciami, mi stai mettendo in imbarazzo!" strillò lui, mentre Mabaal scendeva confusa dal tappeto. Non sembrava che fosse un incontro tra padre e figlio quello a cui stava assistendo: Jidrin non avrebbe dovuto mostrare un po' più di rispetto?
"Beh, però tu non puoi comparare, non hai mai conosciuto il tuo" si disse "E poi quel Jidrin sembra molto più libertino di tanti che ho incontrato, suo padre deve avergli dato il permesso di comportarsi così"
"No, continuate pure. Non è un problema, per me" aggiunse poi, guardando quel cerchio di facce sorridenti che la osservavano all'ombra di quelle torri. Si sentì, all'improvviso, molto in imbarazzo: non si era aspettata un'accoglienza simile. Capiva Jidrin, lo conoscevano da anni, ma perché erano così felici di vedere lei?
"Ah! Buongiorno, piccola! È un'amica di mio figlio?" la distrasse l'uomo dai suoi pensieri.
"Padre, lasciala stare!" si intromise Jidrin, rosso d'imbarazzo. Mabaal non poté fare a meno di trovare buffa questa situazione. Anche se ciò non cancellò i dubbi che le si erano formati.
"Devo chiedergli spiegazioni" decise. Stava per farlo, quando qualcuno le afferrò il braccio con una mano ruvida e ossuta. Non poté fare a meno di saltare sorpresa e spaventata, anche quando alzò lo sguardo e vide che si trattava di un anziana donna.
"Lei è mia madre" la presentò Jidrin, per poi ordinare "Preparala bene. Stasera daremo una festa, e la qui presente Mabaal sarà la nostra ospite d'onore"
La donna annuì, stanca, poi fece un cenno con la mano. Al suo comando quattro allegre donne uscirono dalla schiera ciacalando, per poi accerchiare Mabaal e trascinarla all'interno.
"No, aspettate!" provò a dire la ragazza, girandosi "Devo parlare con Jidrin!"
I loro sguardi si incrociarono. Lui stava ascoltando il padre, che si stava complimentando con lui per l'idea e già preparava la lista degli invitati, ma lo ignorò salutandola con la mano e mimando con la bocca una frase, con una strana luce negli occhi.
"Amerai questa serata, Mabaal. Te lo prometto"

Glossario
Jafar e Ossama=Sono inventati da me, non hanno alcuna corrispondenza nello show.
Bilal=Bill Cipher. È abbastanza simile, no?
Ah, e siccome è un personaggio che appare principalmente nella seconda stagione, che io non ho ancora finito di guardare, mi scuso se scriverò qualcosa che andrà contro la sua storia/il suo carattere!
Makroud: dolce arabo, composto da pasta di semola e olio farcita con impasto di datteri, olio e cannella, fritti in olio.
al-Baḥr al-Aḥmar: Mar Rosso in arabo.
Marwan=Mermando. Non assomiglia al nome, ma ha "Mar" in esso, ed assomiglia a “Mer”, quindi (almeno per me) va benissimo!
Grand=Grenda. Sono partita dal nome femminile Rand e gli ho aggiunto una G iniziale.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: La festa ***


"Stai benissimo!" si complimentò una delle serve, mentre finiva di imbellettarle il viso.
"Sono d'accordo!" esclamò un'altra, che aveva finito di acconciarle i capelli "Ti adoreranno tutti in sala!"
"Suppongo..." mormorò la ragazzina, sollevando una manica del nuovo vestito, che le avevano dato per la cena in cambio della tunica maschile. Era molto prezioso, con il colore rosso che era in tinta perfetta con lei... o, meglio, con la nuova Mabaal.
Si guardò per l'ennesima volta allo specchio e, ancora una volta, faticò a riconoscersi in quella ragazza elegante che sembrava una ricca sultana. Dov'era la ragazzina che amava giocare con Tahadaa tra il fango?
Ancora una volta, la nostalgia le trafisse il cuore, e il desiderio di tornare a casa si risvegliò più vivo che mai.
"Non sono fatta per vivere le avventure" pensò "Almeno, non da sola"
"Coraggio, signorina!" la invitò un'altra serva, prendendola per un braccio "La festa è già iniziata, la stanno aspettando tutti!"
"Però continuo a non capire" riprese la ragazza "Perché mi lasciano vedere alla corte? È brutto che una donna vi partecipi senza familiari o marito, e qui non c'è nessuno di loro!"
"Jidrin non te l'ha detto?" si stupì la serva, aprendo la porta e conducendo la giù per una scala a chiocciola "Qui non seguiamo propriamente la shari'a. Quando il palazzo era ancora in costruzione, non v'erano abbastanza appartamenti per dividere donne e uomini, quindi ci si è abituati a vivere insieme"
"E non ci sono mai stati problemi?"
"No, siamo tutti molto rispettosi gli uni degli altri. E poi" e qui si girò a sistemarle l'elegante velo porpora, dai ricami dorati "Non lasciamo comunque che gli uomini vedano il viso. È tanto in imbarazzo?"
"Un po' sì" ammise Mabaal. Erano arrivate davanti alla sala del banchetto, lo si capiva dalla musica che sentiva.
"La festa è già iniziata?" chiese stupita.
"Sì" confermò la serva "Non l'hanno chiamata subito non per offenderla, ma perché volevano creare un po' di sorpresa negli invitati. L'emiro ne ha invitati abbastanza, e voleva che tutti la ammirassero!"
"È stato gentilissimo, non sapevo che Ubay avesse una così alta considerazione di me" replicò gentilmente la ragazza, nascondendo il suo stupore e la sua ansia. Non aveva mai partecipato a un evento del genere da sola: le sue amiche le erano sempre a fianco in situazioni come questa, e a volte persino la sua famiglia e i dipendenti del prozio. E tutte le feste a cui aveva partecipato erano molto più modeste di questa.
"Ubay?" rise la donna "Ma non l'ha mica scelto lui!" E, prima che Mabaal potesse prendere parola, aprì la porta da cui proveniva un allegra musica "Buona fortuna" le augurò, spingendola dentro.
Mabaal rimase lì, ad osservare tutto stupita.
La sala da banchetto era enorme. I lunghi tavoli in marmo, presi di mira da moltissime persone, erano pieni di cibo, più di quanto ne avesse visto in tutta la sua vita. Al naso, le arrivavano gli odori di carni speziate, di pesce cotto e caldo, di strani intrugli, che si mischiavano violentemente con quegli del miele e degli altri dolci. E il naso non era l'unico a provare nuove sensazioni: nelle orecchie, la musica suonata dai flautisti alla fine della sala si mischiava prepotentemente alle chiacchiere della gente e al suono delle bocche che masticavano.
Era un mondo troppo grande per essere affrontato da soli, anche per una molto estroversa come Mabaal che, per la prima volta in vita sua, desiderò rimanere ai lati di una festa.
Ma il suo desiderio non sarebbe stato avverato.
"Ah, Mabaal!" la salutò un giovane dai capelli marrone chiaro, venendo verso di lei "L'avventuriera di cui ho tanto sentito parlare, giusto?"
"Avventuriera? Io?" la ragazza fu presa alla sprovvista e ridacchiò imbarazzata, per poi aggiungere un "Non esageriamo!"
"Non stiamo esagerando!" avanzò una donna velata, dai capelli grigi ma ancora piacente "Jidrin ha raccontato così tanto di te! Hai sconfitto a mani nude uno spirito malvagio, no?"
"E hai anche salvato grazie al tuo coraggio e alla tua straordinaria bellezza il regno di Hassif!" aggiunse un altro uomo, dall'aspetto più orientale "Vorrei sentire dalle tue dolci labbra quella storia!"
"Signori, io..." provò a dire Mabaal, arretrando verso la porta, pronta a spalancarla e a fuggire, ma invece finì dritta nella pancia di un ricco sceicco.
"Io preferirei quella di come hai prosciugato e fatto ritornare l'acqua nel mare in un solo giorno!"
Non riusciva più a sopportare quella pressione. Dovunque si voltasse, vedeva gente che avanzava verso di lei, e la cosa non le piaceva per nulla. Era una persona allegra e socievole, certo, ma non era pronta a quello! Nessuno le aveva mai dedicato così tanta attenzione, ed era disorientante, inoltre neppure capiva bene cosa stesse succedendo! Perché Jidrin aveva raccontato tutte quelle bugie?
"Miei cari ospiti, vi prego!"
Come se l'avesse sentita pensare il suo nome, il piccolo mago era arrivato, preannunciato da una forte scia di profumo. Aveva cambiato vestito: indossava una kandura rossa, delle stessa tonalità del vestito di Mabaal, ma smorzato da una sopra tunica nera. Si fece larga tra quella folla di adulti per arrivarle vicino, e prenderle la mano. Solo allora lei si accorse che le tremava.
"So che siete tutti ansiosi di ascoltare le sue storie" proclamava intanto Jidrin "Ma lasciatela rifocillare. Sapete tutti quanto possano essere moscie, se il narratore non è sazio!" e qui fece un occhiolino. La gente rise e, finalmente, si scostò per lasciargli passare.
"Vieni" le sussurrò, conducendola nel posto d'onore "Riposati un po'. Non volevo che ti assalissero in quel modo..."
"Allora perché gli hai raccontato tutte quelle storie?!" ribatté lei piccata "Non mi avrebbero assalita se non l'avessi fatto!"
"Oh, no, io non sono stato!" disse lui, sempre sottovoce, mentre si accomodava accanto a lei. Per un secondo, Mabaal desiderò che non lo facesse: il profumo del mago le arrivò dritto nelle narici, e lei ne rimase stordita. Non era quello che aveva quel pomeriggio, si ritrovò a pensare.
Ma dopo il primo respiro l'odore si smorzò, e, riannusandolo, sentì che era esattamente lo stesso "Mi sto agitando troppo per niente" si ritrovò a pensare.
"Ho accennato che mi hai raccontato storie fantastiche, è vero" aveva continuato a parlare Jidrin nel frattempo "E da lì il tutto è stato ingigantito fino a renderti protagonista di milioni di avventure fasulle. Ma si può capire il motivo, qui al palazzo ci si annoia e ogni minimo evento è enfatizzato sino all'inverosimile!" E qui, prese una coppa già riempita di tè e gliela porse "Per rinfrescarti la gola. Dovrai parlare molto, stanotte"
"Ma... non so cosa dire!" protestò lei "E poi, non basterebbe dirgli che si sono sbagliati?"
"E avresti cuore di rovinare un tanto innocente divertimento?" le chiese lui "Non me l'aspettavo, Mabaal"
"Non è questo..." provò a giustificarsi. Però non sapeva trovare un solo motivo per cui avrebbe dovuto rifiutare: in fondo aveva ragione Jidrin, era solo un divertimento innocente.
Anche se aveva la sensazione che non lo fosse affatto, come la maggior parte delle cose in quel luogo.
"Mia cara" s'intromise nel discorso Ubay "Qualcosa non va?"
Mabaal si riscosse "No, stia tranquillo" negò con un sorriso. In fondo, non vi era veramente nulla di cui preoccuparsi, giusto?
Inoltre, sarebbe rimasta lì solo per una sera, poi sarebbe tornata a casa. Ciò la fece sentire molto meglio.
"Allora, se non è di troppo disturbo" proseguì il panciuto uomo, dopo aver lanciato una breve occhiata al figlio, che gli aveva sorriso "A me e alla mia consorte piacerebbe tanto sentire una delle sue storie. Vi andrebbe di raccontarne una?"
Improvvisamente, la sala cadde nel silenzio e tutti gli occhi si puntarono su di lei. Stordita dal sentirsi dare del lei e dall'improvviso silenzio, Mabaal realizzò che non poteva più sottrarsi. Bevve un po' di tè per perdere tempo, e cacciare via il sudore freddo.
Si stupì del sapore: era caldo e denso, ma a anche molto dolce, e scorreva facilmente all'interno della bocca. Quando deglutì, un dolce retrogusto di nettare e miele le rimase: mai aveva bevuto qualcosa di più buono.
"Si vede che sono molto ricchi" pensò Mabaal. Si era calmata, ma non sapeva comunque cosa raccontare.
Ancora una volta, Jidrin vide che era in difficoltà, e ancora una volta le venne in aiuto. Fingendo di raccogliere qualcosa che era a terra, le sussurrò all'orecchio: "Potresti raccontare la storia dello spirito evocato a casa, quella che mi hai detto sul tappeto. La dicevi bene. Potresti semplicemente essere te la protagonista invece di tuo fratello, e il gioco è fatto"
Mabaal, completamente nel pallone, accolse sollevata il suggerimento e, una volta posata la coppa, si schiarì la voce e iniziò a raccontare.
"Beh, una delle prime che ho affrontato, non molto avventurosa ma di certo misteriosa, è di quando ho evocato uno spirito. Dovete sapere che..."
All'inizio, Mabaal era visibilmente in imbarazzo, e si doveva sforzare per ricordare come proseguiva la storia, ma poi accadde una cosa che avrebbe potuto definire magica. Man mano che proseguiva nella storia, sentiva che stava diventando sempre più sua, come se davvero fosse stata lei la protagonista di quell'esperienza. Si vedeva a pronunciare la formula di evocazione, con occhi brillanti. Ma non si fermò lì! L'immedesimazione la rese più loquace, complice anche il caldo tè che le scorreva lungo la gola, e il pubblico si inebriava sempre di più a ogni parola che pronunciava. Allora la sua sicurezza crebbe: iniziò ad aggiungere dettagli al racconto, a fare smorfie buffe e a gesticolare, e, da quel momento in poi, dimenticò persino che non l'aveva vissuta lei.
Il suo sorriso era enorme, e la faccia visibilmente arrossata, ma non le importava: Mabaal non si era mai sentita così leggera ed euforica.
Che sensazione magnifica.
La storia finì con il misterioso messaggio, e ipotesi su cosa poteva rappresentare. Tutta la corte si mise a discuterne appassionatamente, e persino il signore del castello le rivolse meravigliose parole!
Anche Jidrin si complimentò con la gioia negli occhi "Visto? Te l'avevo detto che ti saresti divertita!" esclamò allegro.

La sala si riempì di risate e battimani, ai quali Mabaal si unì con entusiasmo.
"Non dovrebbero applaudire, ha fatto molto meglio di così" mormorò invece Jidrin, quando il fachiro si fermò sui carboni ardenti "Lo fanno solo per compiacerti"
"È meraviglioso lo stesso!" replicò Mabaal, battendo ancora più forte le mani "Non ho mai visto niente del genere!"
"È venuto dall'India, apposta per noi" sottolineò il mago orgoglioso.
E aveva ben ragione di esserlo: il fachiro era solo l'ultimo di una serie di esibizioni che si erano susseguite dopo il banchetto, ed erano una più sbalorditiva dell'altra.
"Altro che le mie storie!" aveva pensato Mabaal, mentre i servi riportavano nelle cucine l'ultimo avanzo di dolce "Questo è vero intrattenimento, sembra magia! Com'è possibile che nessuno conosca questo posto? Hanno molte cose fenomenali! Scommetto che quando lo racconterò a Direes..."
Si fermò, tutt'a un tratto. Le ritornò in mente il fratello, di cui si era dimenticata per tutta la sera: dov'era? Come stava? La cercava, o si era già arreso? E chissà se il prozio lo stava aiutando... forse stava dando una mano anche 'Isa?
"Tutto a posto?" le si avvicinò Jidrin, notando che lei aveva abbassato la testa e non aveva nemmeno applaudito all'entrata dei danzatori "Vuoi uscire un momento?"
"N-no, sto bene" provò a dissimulare la ragazzina. Non voleva che si affannasse per lei, le aveva offerto una magnifica serata, la più bella della sua vita, e le aveva anche promesso quello che stava cercando. E, dopotutto, era una faccenda personale.
Ma il mago non ci cascò, e cambiò tattica "Vuoi venire a vedere la nostra oasi?" le chiese "Quella con le palme magiche?"
Poiché sarebbe stato scortese rifiutare, Mabaal annuì. Allora Jidrin, fatto un cenno sbrigativo ai genitori ("Non è mancanza di rispetto?" si chiese Mabaal, anche se non si concentrò troppo sull'episodio), la prese per mano e sgattaiolò con lei fuori da un uscita secondaria, non visto dalla numerosa servitù.
Finirono su una terrazza. L'aria fresca fu un toccasana per la ragazza, che la inspirò avida: si accorse solo ora che il suo naso era impregnato di profumi. Anche se fu solo per un attimo, visto che si erano attaccati anche ai capelli suoi ma, soprattutto, del suo accompagnatore.
"Vieni" la riscosse il mago. Sempre tenendola per mano, la condusse giù per una lunga rampa di scale di legno. Sembrava precaria, quindi Mabaal si aggrappò alla ringhiera con entrambe le mani e scese lentamente. Il ragazzo stava per aprire bocca e fare qualche battuta, ma vide la faccia spaventata della ragazza e decise di dargliela vinta. Su questo, almeno.
"Eccola!" la presentò, tendendo una mano in avanti.
Come tutta quell'area, era perfetta. La luce della luna piena illuminava l'erba verde, appena nata e continuamente rinfrescata da un rivo che le scorreva tutt'attorno, anche se si poteva superare con un solo piede e quindi non era un grande ostacolo. Però il pezzo forte del luogo erano loro, le palme.
Abbarbicate su sé stesse, avevano creato un immensa struttura, strette com'erano, e ormai era difficile capire dove iniziava una e finiva l'altra. Ma di solito lo sguardo si soffermava poco sulle piante, per correre subito ai frutti.
Uno cadde a terra per poi rotolare accanto a Mabaal, che lo prese stupefatta in mano. Era davvero grande quanto una noce di cocco! Però la ragazza rischiò di cadere a terra per il suo peso.
"Con una sola di quelle, puoi completamente cambiare la tua vita" sentenziò Jidrin, e alzò una mano mormorando qualcosa. Al suo comando, altre quattro gemme caddero a terra "E con cinque, potresti diventare la donna più ricca di tutta l'Arabia"
Mabaal guardò stupefatta prima le gemme, poi il mago, a bocca aperta. Come poteva contraccambiare tanta generosità?!
"Io non voglio arricchire solo me stessa" riuscì infine a trovare le parole la ragazza "Anche la mia famiglia"
"È un desiderio nobile e giusto" concordò Jidrin "Ma perché tornare a casa solo cinque gemme quando potresti mandarne cinque ogni giorno?"
Mabaal sbatté le palpebre "Che vuoi dire?" chiese.
"Ti sto offrendo di restare qui a palazzo" Prima che la ragazza potesse dire qualcosa, l'altro continuò "Pensaci. Tutti ti adorano, saresti trattata come una regina. Non dovresti mai più soffrire la fame, né rischiare di sposarti con uno sconosciuto o di vivere la tua vita dietro quattro mura" Le prese la mano "Io ti porterei volentieri in giro sul mio tappeto volante. Ci racconteremmo storie, e sarei al tuo completato servizio. Farai tutto ciò che vuoi e alla sera, quando ritorneremo, danze e banchetti ci aspetteranno sempre"
Mentre Jidrin continuava a parlare, il suo profumo, quello che all'inizio della serata sembrava l'avesse stordita, sembrava farsi più intenso. Mabaal cercò di chiedergli di allontanarsi un po', per respirare meglio, ma poi si arrese subito. Era troppo stanca per discutere, anche se non aveva idea del perché.
In fondo, però, stava bene accanto a lui. Non aveva alcun motivo di allontanarsi. Anzi, sarebbe stato bello averlo vicino per sempre! Più ci pensava, più questa idea le sembrava buona: così tutti avrebbero avuto quel che volevano, e lei avrebbe dimostrato che sapeva cavarsela. Anche a Direes, che non ne era per niente convinto.

"Stiamo crescendo, sorella mia" le aveva detto quella sera, in cui era tornato a casa dopo che aveva trovato un passaggio "E ci stiamo differenziando. Iniziamo a diventare io uomo e tu donna, e non possiamo più continuare a vivere accanto come facevamo prima. Non è cosa buona. Tu devi rimanere a casa, ad aspettare un marito, e solo io posso andare in giro. È così. Mi spiace"

Aveva la faccia triste, Direes. Ora che lei ci ripensava, non sembrava per niente felice di dirle quelle cose. Aveva anche allungato una mano verso di lei, quando si era messa a correre giù in lacrime, ma poi l'aveva fatta cadere. Come se avesse capito che non ci fosse più niente da fare, che ormai il loro rapporto era stato completamente rovinato.
"Fratellino..." pensò Mabaal.
"Piangi?" si stupì il piccolo mago, per poi sorridere con quei suoi denti luminosi "Non mi aspettavo che ti mettessi addirittura a piangere dalla gioia! Mabaal, sono così felice!" e le allungò una mano, per accarezzarle i capelli.
"No, Jidrin, ti sbagli" l'allontanò lei. Aveva capito: non era servito a nulla andare così lontano, o guadagnato quelle gemme, se non fosse tornata indietro e non avesse chiesto scusa Direes. Non voleva limitare la sua libertà, si era resa conto, desiderava solo proteggerla.
Ora doveva solo dirlo a Jidrin e rifiutare la sua offerta. Che sembrava tanto una di convivenza, rifletté un secondo. Anche se in effetti non ricordava bene il discorso... probabilmente aveva frainteso, si disse.
"Io non posso restare con te" affermò, restando sul vago "Questa serata mi è piaciuta molto, e mi sei stato utilissimo per trovare ciò di cui arricchirmi, ma ho realizzato che c'è una cosa molto più importante che mi aspetta, a casa"
"Ma io..." provò a intromettersi Jidrin.
"Tu non hai niente da rimproverarti" lo bloccò subito lei. Non voleva farlo, ma era sicura che se avesse perso il filo non sarebbe più stata capace di spiegarsi "Anzi, sei una delle persone più gentili che abbia mai incontrato! E mi dispiace molto doverti lasciare in questo modo, però non voglio apparire ingrata" Sorridendo, appoggiò sul terreno le quattro gemme che le aveva regalato. Il ragazzo le fissò "Ecco, mi terrò solo quella che è venuta da me. Ora passo su a prendere i vestiti e me ne..."
Jidrin sollevò un piede, per poi schiacciare una delle gemme con un colpo solo.
Mabaal si bloccò di scatto, guardandolo fisso.
"Q-questo non è un desiderio assurdo?" balbettò lui, alzando il viso e contorcendosi le mani "È pericoloso là fuori, sai com'è..."
Lei iniziò a indietreggiare a piccoli passi, un solo pensiero in testa.
"Ha distrutto una gemma in un sol colpo. Nessun mago è in grado di farlo, nessuno"
"E-e poi non hai i vestiti adatti!" si mise a seguirla lui "Sono stati distrutti dalla tempesta..."
"Non è vero, li ha presi una tua cameriera" lo corresse lei, indietreggiando più velocemente.
"Ah, già. Dovresti fermarti, però" riprese lui, con voce più dura.
"No. Io me ne vado di qui"
"Cosa?!" gli occhi del piccolo diventarono infuocati "No, tu resterai qui. Sei destinata a restare qui!"
Fu troppo per Mabaal, che lanciò la grande gemma contro Jidrin e si mise a correre.
Ma quella passò attraverso il falso mago, che si limitò a sorridere.
"Perché ti comporti così, mio dolcetto al cocco? Pensavi davvero che ti avrei permesso di andartene?!"  Detto questo, schioccò le dita e mormorò qualche parola.
La corsa della ragazza si arrestò: di fronte ai suoi piedi si aprì un enorme crepa, che si allargò e si propagò a forma di cerchio tutt'attorno all'oasi e al palazzo (con le torri che, ora Mabaal lo vedeva, erano in realtà enormi statue di Jidrin. Come aveva fatto a non accorgersene?!). Da lì, con grande fragore, s'innalzò un enorme muro, che richiuse quel breve pezzo di terra tra enormi massi, in cui non v'era uno spiraglio che potesse fungere per via di fuga.
Mabaal si arrestò, stupefatta.
"L'hai voluto tu, cara" disse Jidrin, fluttuando accanto a lei mentre si toglieva del sudore dalla fronte. All'improvviso, la sua figura sembrava in qualche modo più luminosa e potente, anche se la bassezza contribuiva a smorzarne l'effetto
"C-chi sei?" gli chiese Mabaal, voltandosi verso di lui e afferrandosi le spalle "Perché mi hai portato qui?"
"Sono un genio libero" rispose Jidrin "E tu sei qui perché mi hai sposato"

Glossario
Shari'a=legge araba
Emiro: letteralmente "comandante", ma usato col valore di "capo", specie militare. In questa storia no.
Ubay=Bud, il padre di Gideon.
Kandura: tunica araba lunga fino alle caviglie.
I vari personaggi del banchetto sono ispirati a quelli al ristorante, al primo appuntamento tra Mabel e Gideon nella serie originale.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Una lunga nottata ***


Mabaal rimase a fissare il genio negli occhi.
"Io?" mormorò la ragazza "Io... ti ho sposato?"
La risata le venne fuori istintiva. Non era piena d'allegria come quelle sue solite, ma la liberò comunque da un peso.
"Io? Sposarti? Io?!"
"Beh, se preferisci puoi definirti legata a me, nella maniera che più mi compiace. Hai mangiato alla mia mensa, dopotutto. Spero che quel tè fosse di tuo gradimento" replicò lui gentilmente, avvicinandosi.
Mabaal stava per ignorarlo e continuare a ridere, quando quella frase la colpì.
L'aveva già sentita da qualche parte...
E poi si ricordò.
Il tappeto.
Quando lei aveva raccontato della fallita evocazione di Direes, l'altro aveva fatto quell'osservazione sui geni liberi. Con le stesse, esatte parole.
"Vedo che ti sei ricordata" sorrise il genio libero, visibilmente sollevato "Mi dispiace di avertelo detto in maniera così indiretta, ma dovevo" sospirò affranto, rivolto al cielo "Altrimenti, non avresti osato mettere piede nella mia corte. Avresti avuto paura... e io non potevo, non osavo vedere il tuo dolce faccino spaventato"
"N-noi non ci conosciamo, Jidrin" obbiettò velocemente la ragazza, mentre una miriade di informazioni vagavano nel suo cervello.
L'essere che aveva creduto fosse un mago (cosa che, in effetti, lui non le aveva mai confermato) era un genio, illimitato sia nei poteri magici sia, siccome non aveva un padrone, nell'usarli a suo piacimento. Come contrastarlo? Al momento, l'unica cosa che le veniva in mente era di distoglierlo dal suo proposito parlandogli.
Non era assolutamente una buona idea, e lo sapeva, ma poteva essere usata per guadagnare tempo. Il panico stava aumentando la sue velocità di pensiero, qualcosa avrebbe trovato!
Perché quella non poteva essere una situazione senza uscita. No, si rifiutava!
"T-tu come potresti fidarti di me?" disse nel frattempo, ben decisa a non staccarsi dal muro fino a che non avesse trovato una soluzione "Potrei non essere quella che ti ho detto. Magari sono una ragazza già sposata che sta fuggendo a un matrimonio, oppure sto per l'appunto cercando un genio che mi serva - e inoltre, come posso fidarmi io di te? Ti ho visto solo come umano, magari come genio sei completamente diverso e..."
"Oh, no no no!" la interruppe Jidrin, alzando le mani "Io sono davvero così come ti ho mostrato. Sì, lo ammetto, ho utilizzato qualche piccolo incantesimo, come farti sembrare che nessuno nel palazzo fluttuasse, o nasconderti un po' di cose strane qua e là... Forse era per quello che sei rimasta un po' intontita, stasera" E qui le sorrise ancora, tentando di sembrare affabile "Ma è stato d'aiuto, no? Così hai potuto goderti la serata!"
Il prozio le diceva sempre, le rare volte che gli diceva una bugia, che si sarebbe dovuta guardare più intorno "Nessuno è più facile da capire quando mente di un bugiardo che si crede superiore a te. Basta osservarlo senza ascoltare cosa dice, e i suoi inganni crollano in un attimo"
Lei non ci aveva dato molto peso prima di quella sera, ma il bruciante tradimento l'aveva messa in guardia. Si concentrò, e vide.
Le mani di Jidrin si muovevano lentamente, come se avesse studiato i gesti da accompagnare alla frase. Mentre parlava non la guardava mai negli occhi, e se vi ci soffermava un sorrisetto gli spuntava agli angoli della bocca. Ma, soprattutto, quella pausa dopo che le aveva annunciato gli incantesimi usati. Come se avesse avuto un vuoto di memoria.
Questo, lo riconosceva, era un tipico comportamento da bugiardo.
"Vuole passare come una brava persona" pensò Mabaal "Ma sono certa che sapesse a cosa mi avrebbe fatto andare incontro, e non si è fermato. Non posso fidarmi di lui"
"Ma per il resto ho sempre detto la verità!" continuò il genio, ignaro di tutta la confusione che aveva scatenato nella testa della sua interlocutrice.
"E quando mi hai detto che eri uscito per cercare fortuna?" lo contraddisse subito Mabaal.
Il Piccolo Jidrin sorrise "Oh... neppure lì ti ho mentito. Ma vorrei parlartene meglio una volta rientrati a palazzo. O hai ancora qualcosa da chiedermi?" domandò, avvicinandosi a grandi falcate.
"Cervello, lavora!" comandò Mabaal, ma proprio in quel momento il meccanismo s'arrestò. Fuggire non le sembrava conveniente: non era così veloce, e Jidrin poteva fluttuare.
L'unico piano che le sembrava profilarsi davanti era l'ultima risorsa.
La usava sempre, da piccola, per scappare davanti ai suoi doveri da donna. Ma avrebbe funzionato qui?
"O la va o la spacca" decise, per poi esclamare "Sì. È velenoso?"
Jidrin si fermò. "Cosa?" chiese, un po' irritato un po' incuriosito.
Mabaal pronunciò la frase dopo tutto d'un fiato.
"Non voglio sapere da dove viene quel serpente, davvero, non voglio. Dimmi solo che non è velenoso, ti prego!"
Non per niente era l'ultima risorsa.
Però funzionò.
Il piccolo Jidrin sbarrò gli occhi "S-serpente?" sussurrò, per poi urlare terrorizzato e balzare indietro.
"Dov'è? Dov'è?" esclamava, mentre faceva strani cenni con le mani. Il tappeto, obbediente, arrivò da lui, e lui vi salì sopra sudato. Poi capì "Non c'è!"
Mabaal non aveva aspettato così tanto. Appena Jidrin aveva distolto l'attenzione, si era messa a correre.
Dove, non sapeva. Ma l'importante era fuggire da lì.
Arrivò sotto la scalinata che portava alla sala da pranzo. I clamori della festa non si udivano più.
"Che cosa è successo?!" si chiese "Possibile che siano tutti spariti?"
Non avendo altri posti in cui andare, decise di rifugiarsi lì. Per lo meno, si sarebbe potuta nascondere in qualche piccolo spazio del palazzo. Se Jidrin non l'avesse trovata forse avrebbe abbattuto il muro per cercarla fuori, e allora lei sarebbe riuscita a fuggire!
Salì le scale trafelata, sperando che non la sentissero, ma non si preoccupò di questo quando spalancò la porta e vide che la sala era vuota.
"Possibile che anche i convitati fossero magie di Jidrin?" si chiese. Ma escluse questa ipotesi: i tavoli erano ancora apparecchiati per tutte quelle persone. Era come se fossero svanite nel nulla, rapite da un improvviso colpo di vento.
Provò a distogliere la mente da quei pensieri, e ad avanzare cauta nella sala. Non servì.
Una mano l'afferrò per la collottola, sollevandola diversi metri da terra "Presa!" esclamò una voce che Mabaal riconobbe come quella di Ubay.
"Ottimo lavoro!" esclamò un'altra, quella del fachiro, che si materializzò di fronte a lei.
Uno dopo l'altro, tutti i convitati iniziarono ad apparire di fronte ai suoi occhi, chi più discretamente, chi annunciandosi con strani sbrilluccichi o piccoli suoni.
Mabaal si guardò intorno, stupefatta. Nessun mago sarebbe stato in grado di apparire e scomparire a suo piacimento, e questo significava solo una cosa.
Erano tutti dei geni.
"Non trattarla così!"
Il piccolo genio entrò volando nella stanza, e scese subito giù dal tappeto. La sua schiena era dritta, le mani ben strette nelle maniche della tunica "Sebbene si sia mostrata incredibilmente irrispettosa e ingrata nei nostri confronti" e qui le rivolse un'occhiata arrabbiata "È pur sempre la mia sposa designata. Non strapazzatela troppo" riassunse.
"Sì, emiro" lo seguì Ubay, allentando la presa e permettendo a Mabaal di gridare:
"Io non sono la tua promessa sposa! Ci vorrebbe il mio prozio a dare il consenso, ma non è qui, e se anche ci fosse non lo darebbe mai!"
Un mormorio indignato percorse la sala. Mabaal si zittì improvvisamente, davanti a tutti quelli sguardi disapprovanti.
Jidrin alzò una mano, come a chiedere silenzio, e tutti lo seguirono.
"Un po' di confusione all'inizio è normale, specie se si viene a scoprire così all'improvviso dove si trova" decretò "Però è venuta qui di sua spontanea volontà, nessuno l'ha costretta, io men che meno, lo giuro su Maometto. Quindi la confusione non giustifica quest'improvvisa maleducazione"
"Invece sì!" ebbe la forza di opporsi Mabaal. I geni liberi la guardarono subito storto, tranne Jidrin che si limitò ad ignorarla.
"Per questo, penso che una notte nella cella più umida della nostra dimora sia una punizione sufficiente, che sarà prolungata se questo comportamento persiste. Qualcuno è contrario?"
Mabaal avrebbe anche urlato "Io!" ma Ubay le tappò la bocca per impedirle di obbiettare e difendersi.
"Nessuno? Bene, allora! Che così sia!"

"Mettimi giù! Non puoi farlo!"
Mabaal continuava a gridare così e a dimenarsi da quando erano usciti dalla sala da pranzo. Però Ubay non la stava ad ascoltare: dopo averla spostata in una posizione più comoda, cioè sotto la sua ascella, si limitava a scendere giù per scale oscure, mentre il vocio dei geni rimasti in sala si assottigliava sempre di più.
"Jidrin mi ha attirata qui con l'inganno!" continuava lei "È stupido seguirlo! È come mischiare sabbia, acqua, pezzi di bambole e vecchi fili e sperare che venga fuori una bevanda magica... non che io ci abbia provato, ovviamente!" si difese subito.
Ubay sorrise. Lei lo prese come un buon segno.
"Capisci, no? Che è sì una persona simpatica, il tuo emiro, ma che non può portarmi via dalla mia casa, da tutto ciò che conoscevo! Se mi lascia andare, potrei perdonarlo e tornare sua amica!"
"È un buon piano, piccola" asserì Ubay. Ma l'entusiasmo della ragazza si spense quando lui continuò "Però non lo farà mai. Rischieresti di dimenticarti di lui, di non poterlo più venire a trovare, e gli si spezzerebbe il cuore. E tutti noi ci intristiremmo se accadesse. Quindi, per il bene di tutti, devi rimanere qui"
Nel frattempo, la rampa di scale era finita, e il duo si era trovato in un sotterraneo malamente illuminato. L'unica cosa che la ragazza riusciva a vedere era una cella aperta sulla destra, con le sbarre arrugginite ma ancora abbastanza solide, e senza serratura.
"Ma potrebbe venire a trovarmi!" replicò lei, muovendosi freneticamente e cercando un modo per far continuare la discussione "Potrebbe apparire come un semplice umano e venire a farmi visita!"
"Purtroppo, non è possibile" sospirò il genio "Non possiamo allontanarci troppo da qui, perché... Ops!" si mise a ridacchiare "Stavo dicendo troppo!" e la sbatté in cella, per poi chiudere la porta e tornare su fischiettando.
"Ehi, no, aspetta!" si rialzò subito Mabaal, attaccandosi alle sbarre e scuotendole "Cosa intendevi?"
Si sgolò, rischiando quasi di perdere la voce, ma dopo un po' che nessuno le rispondeva capì l'inutilità dell'azione.
Allora si guardò attorno: la cella aveva pareti smussate, in alcune zone anche appuntite, ed era fiocamente illuminata da un piccolo quadrato scavato nella pietra, troppo piccolo anche per infilarci una mano dentro.
Improvvisamente, Mabaal si ricordò di quella leggenda che circolava a Gravir Fallsah, sulla prigione che si estendeva sotto il pozzo pubblico. Lì dentro un bambino v'era rimasto intrappolato un intero anno, dimenticato da tutti, ed era morto...
Un brivido le scorse lungo la schiena. "Non devo pensarci" si disse "Guarda il lato positivo: non sarai più sotto l'influenza delle magie di quel genio da strapazzo!" fece una smorfia, al solo ripensare a lui "E potrai pensare meglio. Anche come architettare un piano per uscire da qui!"
L'idea le piacque subito. Inoltre, sarebbe anche stata facile da realizzare! Suo fratello aveva decantato tante volte ad alta voce le informazioni che aveva trovato su quel libro, e c'era anche qualcosa sui geni liberi. Doveva solo ricordarsene e sarebbe tornata a casa. Chissà come si sarebbero meravigliati tutti a vederla!
C'era solo un problema. Quando ci pensò su, la sua mente apparve completamente vuota.
Non si diede comunque per vinta: dopo essersi seduta per stare più comoda e concentrarsi meglio, iniziò a pensarci.
Non le venne in mente nulla.
"Forza, Mabaal! Non puoi arrenderti così!" si spronò "Prova solo a cambiare posizione" Detto fatto: si sdraiò a pancia in su, con le gambe in alto. Niente.
Allora cambiò ancora posizione, e così via, fino a che non si ritrovò con la schiena appoggiata alla parete, con le gambe raccolte.
"Pensa..." si sforzava ancora, però senza troppa convinzione: era da ore che ci provava, ma tutte le sconnesse immagini che aveva richiamato alla mente non le erano state di alcun aiuto.
Era stufa di tutto quel pensare inutile, l'unica cosa che poteva fare. E, si sa, unito alla stanchezza e a una posizione abbastanza comoda, ciò può giocare brutti scherzi...
Il cambiamento avvenne in un battito di ciglia: un secondo prima era da sola in quella grotta fredda e buia, e in quello dopo si trovava in camera sua, con Direes che leggeva il diario sdraiato a pancia in giù sul suo letto.
"Samir!" esclamò, raggiungendolo e saltandogli di fianco.
Il ragazzo sussultò, per poi guardarla male "Non devi spaventarmi così!"
"Ma è divertente!" esclamò lei, sorridendo a trentadue denti. Alla fine, anche Direes si fece contagiare un pochino.
Di là, sentiva il prozio parlare con voce profonda (probabilmente stava raccontando una panzana ai clienti, per spennare qualche tarì in più). Il sole entrava nella soffitta, che stava marcendo in alcune parti, creando un odore avvolgente, simile a un caldo abbraccio, come amava definirlo Mabaal. Questa sospirò: si sentiva così leggera, all'improvviso!
"Vorrei restare qui per sempre" mormorò.
"Lo farai" fu d'accordo Direes "Devi solo sfuggire a Jidrin. Ma non sarà un problema: i geni liberi non hanno limitazioni per quanto riguarda l'uso dei loro poteri, ma hanno un punto molto debole" e si mise a sfogliare le pagine del diario, fino a che non arrivò alla desiderata, per poi mostrarla alla sorella.
Lei fischiò ammirata "Allora... una possibilità c'è!"
"Sì, e sono sicuro che ce la farai. Devi solo essere coraggiosa"
"Lo sarò!" replicò lei convinta. La sua visione laterale iniziava ad appannarsi e capì che non le era rimasto molto tempo. Ora, però, sapeva cosa fare ed era molto più sicura.
Ma non poteva andarsene senza averglielo detto.
"Scusami se sono scappata" mormorò, rivolta al fratello, che le sorrise rassicurante.
"Ritorna e dimmelo di persona"

Sbatté gli occhi. Si domandò perché la schiena le facesse così male.
"Mi sono sdraiata sul pavimento" si ricordò "Sono in una cella"
Si rialzò, sentendosi molto leggera. Era tutta infreddolita, chissà quanto tempo aveva passato lì sotto.
"Mi sa che mi sono addormentata" rifletté, strofinandosi le braccia per scaldarsi "Quindi... era solo un sogno, l'incontro con Samir. Beh, direi anche" ridacchiò "Come poteva apparire così calmo? Inoltre, come avrebbe potuto sapere che Jidrin..."
Si bloccò.
Non aveva scordato quell'informazione.
"Posso fuggire da qui" si riscosse. Ma ne poteva essere davvero sicura? Era solo un sogno, come aveva già capito, era inventato dalla sua testa.
O forse si poteva trattare di quel legame tra gemelli, di cui suo prozio tanto parlava ai clienti del Bazar?
"I gemelli non sono fratelli normali!" sosteneva sempre, volteggiando il suo bastone "Sono due parti della stessa materia, separati solo da un capriccio del destino! Sanno quando l'altro è in difficoltà, e lo sostengono con la forza della mente... Alcuni riescono anche a intuire che cosa sta pensando normalmente. I miei nipoti lo sanno fare, ad esempio!"
E da lì lei e Direes partivano a indovinare informazioni concordate in precedenza. Il pubblico, di solito scettico all'inizio, ci cascava come un pollo, e gli batteva le mani, offrendo generose cifre a Satam, che passava col suo fez.
No, non era possibile. Era solo una delle storielle che s'inventava per guadagnare qualcosa in più.
La ragazza rivedeva bene l'atmosfera del Bazar: il sole che entrava dalle finestre, lei e Direes che saltellavano, il pubblico che applaudiva, 'Isa per primo (non aveva mai capito bene che si trattava di un trucco) e Tahadaa che grugniva...
"Buongiorno, mia regina!"
Fu riscossa dai suoi pensieri dal vociare di una serva, quella che l'aveva accompagnata l'altra sera giù per le scale. Fluttuava a qualche centimetro da terra.
"L'emiro si scusa per il trattamento inadatto che le è stato riservato, ma era per il suo bene" proseguì, ripentendo le frasi a pappagallo "Ora la invita a unirsi su nella sala con lui, per un'ottima colazione"
"E se io non avessi fame?" disse, intenzionata a dare battaglia.
Si ricordava quello che il genio aveva sottointeso: le aveva annebbiato la vista, e quasi di sicuro anche la mente, con tutti i suoi incantesimi, chi glielo diceva che non sarebbe accaduto anche stavolta?
"L'emiro se ne dispiace" rispose la serva "Ma le consiglia di raggiungerlo lo stesso, dice che dovete parlare di molte cose. Se non lo fa... beh, potrebbe rimanere in questa camera più a lungo del previsto"
La rabbia montò in Mabaal. Chi si credeva di essere, nel solo pensare di poter controllare la sua vita in questo modo?! Qualsiasi simpatia che avesse avuto per lui ora era svanita.
Ma a questo primo pensiero ribelle seguì la delusione.
"Però... lui è un genio libero, capo di molti altri. Ha il controllo su tutto qui, che posso fare io?"
Nulla si prospettava d'aiuto a Mabaal, tranne una cosa. Il ricordo del sogno tornò prepotente nella sua memoria. Le sembrava di rivedere il sorriso del fratello: lui credeva in lei.
Non seppe perché, ma questo le riscaldò il cuore. E fu abbastanza per dare credibilità alla possibilità che si era profilata. Non era una cosa molto ragionevole, ma lei aveva passato la maggior parte della sua infanzia a credere che le statue di notte si animassero per prendere vita. Perché non credere a un sogno?
"Va bene. Esco" disse al genio femmina, che sorrise.
"Meraviglioso! Hai fatto la scelta giusta, mia cara. Oh, ma quel vestito è tutto sgualcito - vieni, te ne daremo uno nuovo!"
La ragazza annuì, non standola davvero a sentire. Un tempo avrebbe fatto i salti di gioia per la possibilità di avere un nuovo vestito ogni giorno, ma ora c'era una cosa più importante e difficile, per lei, da fare.
Architettare un piano per affrontare Jidrin.
Uscì fuori più fiduciosa e determinata che mai.

Il sole invase gli occhi di Mabaal quando entrò nell'enorme sala. Per fortuna la gonna, con uno spacco che iniziava dopo le ginocchia, le lasciava abbastanza libertà di movimento.
A dire il vero, troppa libertà: si sentiva scoperta con quegli enormi buchi ai lati delle maniche e senza neppure un hijab. Però non lo diede a vedere: se avesse tentennato, forse Jidrin si sarebbe insospettito e avrebbe reso impossibile farle pronunciare la richiesta.
"Mabaal! Sono felice che tu abbia accettato il mio invito! Come stai?!" la salutò il sopracitato. Era seduto a capotavola, nel posto in cui la scorsa sera vi era suo "padre". Indossava una tunica bianca con in mezzo una stella a cinque punte, ognuna colorata in modo diverso, che sarebbe stata semplice se non ci avesse sparso un enorme quantità di polvere dorata sopra. Sopra, vi era un bolerino azzurro con le frange dorate. Mabaal lo trovò di pessimo gusto.
"Affamata" rispose semplicemente.
Il piccoletto si corrucciò.
"Ancora arrabbiata per ciò che è successo, eh? Posso capire il perché" sospirò "Ma fidati, quando ti dico che non lo volevo fare. Dovevo solo mantenere la mia autorità davanti a tutti, capisci? Oh, ma vieni!" s'interruppe, facendo un risolino "Non voglio che tu soffra troppo i morsi della fame. Potremmo parlare mangiando"
Mabaal preferì non dire nulla, e si accomodò accanto a lui, nell'unica sedia presente in quella sala. A quanto pareva, il genio preferiva mangiare da solo.
"Il cibo è come quello di ieri sera?" chiese lei, sia per fare conversazione sia per arrivare il più in fretta possibile alla sua richiesta. Jidrin sembrava calmo e gioviale in quel momento, come quando lo aveva conosciuto, ma sarebbe potuto saltar su in qualsiasi momento.
"Da geni, intendi? Sì" rispose lui "Qui non mangiamo altro. È così delizioso che tutti gli altri ci paiono polvere, al confronto!" ridacchiò.
Mabaal fissò i due piatti ricolmi d'ogni ben di Allah, dai più elaborati ai più semplici. Lei prese in mano un kunafah, soppesandolo con lo sguardo.
"E non pensi" si sforzò di dire "Che mi mancherà quello umano?"
"Beh, ma è simile" provò a dirle Jidrin "Cambia solo che è più leggero e magico, nulla di importante"
"Perché è magico?"
"Tu come mai sei così interessata?" replicò lui, guardandola. Poi capì "Cerchi un modo per sfuggire all'effetto del tè di ieri sera"
"Non si è ancora manifestato" replicò coraggiosamente la ragazza "Lo fa solo dopo ventiquattro ore"
"Ci siamo" pensò lei. Era il momento della verità. Avrebbe capito se quello che aveva udito in sogno erano solo invenzioni della sua stanca mente, o se contenessero un fondo di verità.
"Tuo fratello ti ha inculcato qualcosa in testa a furia di gridartelo, vedo" commentò lui. Il cuore di Mabaal fece una capriola: aveva ragione! Per una volta, le sue idee avevano portato a qualcosa!
Ma Jidrin si affrettò a smorzarle l'entusiasmo.
"Volevi provare a scappare? Fidati, il posto migliore in cui ti potresti trovare adesso è qui. Però" le concesse, iniziando a mangiare la zuppa di lenticchie "Se riesci a far scomparire il muro, sei libera di andartene. Non ti fermerò di certo"
"E se invece realizzassi quanto volevo portare a termine prima di incontrarti?" gli rispose lei subito.
Jidrin sputò quanto mangiato, per guardarla con occhi sgranati.
"Sai" aggiunse Mabaal subito, prima che potesse tapparle la bocca con un incantesimo o qualcos'altro "Quello che ti avevo detto, di trovare il tesoro di Kallaman per arricchirmi... il motivo per cui mi sei apparso. Oppure mi sbaglio e i geni liberi non hanno ancora l'obbligo di aiutare ad esaudire il desiderio di chi lo esprime di fronte a loro e non gli è ancora legato?"
Aveva detto tutto d'un fiato l'ultima parte. Sorrise, mentre l'occhio destro di Jidrin si chiudeva e si apriva ritmicamente.
"Tu... come... come lo hai capito?!" Strillò, stringendo i pugni.
Come lo aveva capito? Bella domanda! Insomma, come spiegare che aveva seguito le indicazioni che aveva trovato in un sogno particolarmente vivido?!
In ogni caso, tentò di rispondere avvicinandosi il più possibile alla verità.
"Me lo ha detto Direes"
Jidrin la guardò in modo strano, ma Mabaal non gli diede il tempo di parlare "Partiamo. Ora. E fai ricomparire i vestiti di mio fratello, magari anche riparati..." stava per aggiungere qualcos'altro quando il ragazzo la interruppe.
"Però conosci anche l'altra faccia della medaglia, giusto?" chiese Jidrin, schiudendo i pugni e con lo sguardo improvvisamente illuminato "Che se in ventinquattro ore non ci riesci, sarai legata a me irreversibilmente e per sempre"
Qualcosa le si mosse all'interno della pancia, ma lo ignorò.
"Ah, non mi preoccupo di quello!" tentò di minimizzare lei, muovendo in alto una mano "Tanto so che vincerò!"
Cercava di apparire sicura, ma in realtà questa controindicazione l'aveva lasciata senza fiato. Non c'era scritto questo nel libro del sogno! E quel lato negativo non le piaceva proprio.
"Buon per te!" disse Jidrin, anche lui più calmo "Non sono sicuro che queste quattordici ore rimanenti saranno sufficienti, però"
"Prima partiamo, prima vedremo" lo interruppe Mabaal "O hai intenzione di tradire la tua natura?"
"Io? Oh, non lo farei mai!" rise Jidrin, all'improvviso più frivolo, per poi scendere giù dall'enorme sedia e mostrarsi in tutta la sua altezza "Puoi prendertela con calma. Di solito la mattina ci metto un'ora bella piena a prepararmi"
"Vediamo se riesci a ridurla a mezz'ora, allora" gli consigliò dura Mabaal.
"Vedremo" concluse il genio libero, uscendo e lasciando la ragazza insicura nella sala.

Glossario
Tarì: antica moneta araba, di non grande valore
La leggenda del bambino sotto la piscina: la puntata 15 della prima stagione, il bambino imprigionato sotto la piscina.
Frullato di varie sostanze: Si riferisce a uno dei vari "esperimenti" di Mabel fatti nello show.
Le statue che si muovono: ispirato alla paura di Mabel rivelata nella puntata 6 della seconda stagione, quella delle animazioni in grafica a passo uno. Sì, le statue non sono un buon surrogato.
Hijab: vestito femminile arabo, che indica sia l'insieme del velo "classico", quello che copre i capelli ma lascia scoperto il viso (niqāb) e la tunica che copre il resto del corpo, sia il velo stesso. Qui è usato nel secondo significativo descritto.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: La città di Kallaman ***


Mabaal continuava a camminare avanti e indietro.
"Che ore sono adesso?"
"Le nove" le rispose la tremante genio libero femmina che Jidrin aveva presentato come sua madre e che l'aveva seguita dopo la colazione.
"Va bene" Mabaal fece due passi, poi richiese: "E adesso?"
"Le nove"
"Va bene" La ragazza sollevò lo sguardo, ma poi lo riabbassò subito, inquietata dalle alte torri a forma di Jidrin.
"E adesso?"
"Le nove e un m-minuto"
"Oh, ma perché non scende?!" sbottò  "Cioè, a me è bastato salire in camera e mettere i vestiti che ho trovato, a lui quanto ci vuole ancora?! Vuole trattenermi qui per mancanza di tempo?!" esclamò, pestando un piede a terra.
L'adulta alzò le braccia e si mise a tremare "N-n-non vuole ingannarti, è che ci mette tanto a prepararsi" balbettò "Non farmi del male, ti prego!"
Mabaal sollevò la testa e guardò quella povera donna che aveva paura di una semplice umana come lei. All'improvviso, tutta la rabbia sparì.
"Non voglio farlo... cioè, non volevo neanche arrabbiarmi con te" si scusò, grattandosi la testa. Avrebbe voluto chiamarla per nome, ma si rese conto che non lo sapeva, e ora che se stava per andarsene per sempre non sembrava il momento migliore per chiederglielo "È che... ho paura"
"Di cosa, mio dolcetto al cocco?"
Mabaal si irrigidì, per poi girarsi.
Jidrin avanzò solenne verso di lei, le mani giunte sul petto. Indossava una tunica marrone, con i pantaloni ad harem, e lo stesso turbante che aveva la prima volta che s'erano incontrati.
"Di niente" gli rispose astiosa "Era un discorso tra me e lei" aggiunse, indicando la donna che si incurvò ancora di più.
"Fa' come vuoi" le disse il ragazzo altezzoso, richiamando il suo tappeto magico con un lieve movimento della mano "Ma sappi che, se vorrai trovare il tesoro di Kallaman, dovrai fidarti di me" concluse, sedendosi sul mezzo volante e invitandola con un cenno della mano.
Mabaal sbuffò, ma lo seguì. Sapeva che un po' avrebbe potuto fidarsi di lui, la sua natura da genio gli imponeva di aiutarla; d'altro canto, da quando aveva intuito che gli preferiva Marwan, aveva tentato di attirarla in una trappola, offrendole il tè e usando tutti quei profumi che la stordivano.
"Prendiamo la strada più veloce" gli disse, non appena iniziarono a sollevarsi. Il suo stomaco non si attorcigliava. Buon segno: almeno non avrebbe patito l'altezza.
"Naturalmente"
Si librarono al di sopra delle cupole. Mabaal guardò giù un attimo prima che partissero a tutta velocità: buona parte della corte magica era arrivata nel cortile e li stava osservando.
Qualcuno, che forse era la "madre" di Jidrin, ma da quell'altezza era impossibile dirlo, fece un timido gesto di saluto.
Poi schizzarono via.

Fu il viaggio più lungo che Mabaal avesse mai affrontato in vita sua. L'ebbrezza del volo e di vedere le cose da una nuova prospettiva erano svanite, e tutto per colpa del ragazzo che le stava di fronte e che stava molto attenta a non sfiorare.
Jidrin aveva provato a iniziare una conversazione, ma lei si era limitata a rispondere a grugniti o tuttalpiù con monosillabi, quindi aveva presto abbandonato l'idea, finendo per concentrarsi solo sul volo.
Mabaal sperava che tutta questa concentrazione non derivasse dall'escogitazione di un nuovo inganno. Però, anche se così fosse stato, non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo, quindi era meglio non pensarci.
Chissà se, oltrepassate le mura, avrebbe potuto chiedere di proseguire da sola?
Jidrin tossicchiò, come a richiamare la sua attenzione, ma lei abbassò lo sguardo e finse di non notarlo. Il silenzio calò di nuovo.
Con la mente, Mabaal non poté non ritornare al viaggio del giorno prima, e all'allegria che aveva provato. Allora si fidava di lui...
"Dobbiamo scendere" la informò Jidrin, iniziando a planare verso il basso.
"Siamo arrivati?" chiese Mabaal, con un po' di sollievo.
"No. È che oltre un certo punto i miei poteri non sono più così efficaci. Fare la minima magia mi costa una gran fatica, figuriamoci far volare un tappeto!"
"Come una specie di muro invisibile?" s'interessò lei, balzando nella sabbia prima che il mezzo toccasse terra.
"Più o meno" Jidrin la guardò. Era irritato che facesse di tutto per stargli lontano, Mabaal lo vedeva. E sapeva anche che avrebbe fatto di tutto per farle cambiare idea...
Infatti, il piccolo genio approfittò del fatto che lei continuasse a fissarlo e, saltato anche lui giù dal tappeto e fatto strani gesti per arrotolarlo, le rivolse una semplice domanda.
"Che cos'ho che non va? Cosa c'è di me che non ti piace?"
Il primo istinto della ragazza fu quello di scoppiare a ridere. E glielo chiedeva pure? La teneva lontano dalla famiglia, voleva obbligarla a sposarlo... le sembrava un motivo sufficiente per essere detestato!
Eppure, tutto questo non le uscì di bocca. Il cuore di donna è debole, e spesso si stringe davanti a sguardi adorabili, come quello che Jidrin le stava rivolgendo in quel momento. Su Mabaal ebbe effetto, e lei lo stette ad ascoltare.
"Da quando sei arrivata, ho sempre cercato il meglio per te" incominciò lui. Aveva pensato molto a quel discorso: si era accorto che l'altra sera era stato irruente, forse anche più di quanto la ragazza si meritasse. Doveva farsi perdonare, e per farlo era disposto anche a mettere a nudo i suoi sentimenti.
"Non ti ho detto che ero un genio, ma solo perché potessi vedermi come ero veramente, senza pregiudizi; non ti ho obbligato a mangiare, affinché tu scegliessi il tuo destino; ho ignorato i consigli di chi mi diceva di allontanarti, perché mai avresti potuto innamorarti di me. Eppure" e, dicendo questo, raccolse il fiato sotto il sole cocente "Prima che tutto questo accadesse, prima che i poteri a cui sempre sono legati i geni, liberi o non, si mettessero in moto... non stavamo bene, insieme? Io posso cambiare" continuò, sollevando lo sguardo. La sua amata continuava a guardarlo, senza dire una parola, ma non sembrava troppo colpita. Forse l'affronto che le aveva fatto l'aveva offesa così tanto?
Allora non restava che fare quella proposta, prima di passare alle maniere forti: non poteva più stare senza di lei, e neppure permettersi di deluderlo.
"Prima d'ora non avrei mai pensato che avrei potuto rispettare un patto. Ti dirò: avrei tradito la mia natura, e non ti avrei permesso di venire qui, se tu non avessi avuto quei bellissimi occhi. Potrei anche farti tornare a casa"
"Davvero?!" disse Mabaal, sorridendo involontariamente. Quel rapido cambio d'animo rallegrò Jidrin, che proseguì più convinto.
"Sì. Mi si spezzerebbe il cuore a vederti infelice, e ho visto con quanta... determinazione mi hai parlato stamattina. Quindi sì, potrei farlo. Potrei legarti a me semplicemente come amica, lasciandoti andare, e venendoti a trovare una volta ogni tanto. Devi solo entrare nella città sotterranea - senza di me, purtroppo, là i miei poteri si annullano completamente e non sarei di alcun aiuto - e arricchirti"
"Tutto qui?" chiese Mabaal.
Jidrin esitò prima di rispondere, zampettando un po' in avanti. Beh, non era tutto lì, qualche difficoltà sarebbe certamente insorta, ma perché farla preoccupare? E poi, lui sarebbe subito accorso a proteggerla. Magari questo l'avrebbe fatta pure cadere ai suoi piedi! Sì, non dire nulla era la cosa migliore per entrambi.
"Devi solo entrare, al resto penserò io"
Mabaal ci rifletté su. Perché avrebbe dovuto riporre la sua fiducia lui, se già una volta l'aveva tradita? Non sarebbe stato logico. Però che altri modi aveva per tornare a casa? Inoltre, lui non sarebbe entrato in città (non aveva capito bene il perché, ma decise di non indagare. Senza di lui si sarebbe sentita decisamente più sicura, e non voleva che cambiasse idea e decidesse di accompagnarla comunque): chi lo diceva che non ci fosse un modo per uscire da lì senza ricorrere all'aiuto di Jidrin?
Inoltre, una volta tornata a casa, non avrebbe dovuto rivederlo per forza. Forse Direes avrebbe trovato nel suo libro un incantesimo per tenere i geni lontani da certi luoghi, oppure sarebbe riuscita a contrarre un matrimonio con il bellissimo Marwan e a sottrarlo dalle braccia di quella foca della sua promessa sposa, o il prozio l'avrebbe semplicemente cacciato via a suon di insulti e prese in giro!
Il solo ripensare a casa le fece capire che no, non poteva perdersi d'animo. Così, decise di provare a fidarsi.
Non senza un ultimo accertamento.
"Me lo prometti?"
"Sul mio onore di genio libero" garantì lui, per poi bloccarsi di colpo "Oh, siamo arrivati"
Mabaal si guardò intorno. Deserto, deserto e deserto. Non v'era un solo segno che poteva marchiare quel luogo, e riniziò a insospettire.
"Non ti sei fermato in un luogo a caso, vero?
"Oh, no!" rise lui "Noi geni percepiamo da molto, molto tempo la sua reale ubicazione. Potrei arrivarci ad occhi chiusi" spiegò, per poi guardarla fissa negli occhi "Ora stai indietro, ti farò entrare" Detto questo, sollevò le braccia, mettendosi a mormorare antiche formule.
La terra sotto i suoi piedi tremò. Poi, in mezzo alla sabbia e alla ghiaia, si aprì un piccolo foro.
Già iniziava a sudare, ma non si fermò. Il suo dolcetto al cocco lo aveva sfidato, e lui avrebbe onorato il suo dovere. Era una questione di principio, non poteva deluderla, e poco importava che quella città facesse di tutto per non mostrarsi!
Il buco si allargò, per poi assestarsi con un forte "cling!". L'entrata alla città di Kallaman riluceva dorata sotto il sole.

Mabaal si avvicinò stupita a quel buco nel terreno. All'inizio si era ritratta, immaginando una città che sarebbe sorta dalle sabbie, ma vedendo quanto era successo non poteva fare a meno di essere delusa. Poi si riscosse: stava per entrare nella sede di Kallaman. Stava per vedere il tesoro più ricercato del mondo! Questo la rendeva un'esploratrice?
"Quindi... qui sotto c'è la città, giusto?' disse, con voce atona. Era certa che gli esploratori fossero gente seria, e lei non voleva essere da meno! Chissà se, diventando famosa, l'amore della sua vita sarebbe giunto da lei.
"Esatto" sorrise il genio, intuendo l'entusiasmo trattenuto. A piccoli passi, si avvicinò anche lui al buco "Serve una mano per scendere?"
Lei lo guardò storta "Non credevo che potessi entrare"
"No, infatti" confermò lui "Però posso reggerti mentre cerchi l'appoggio. C'è una scala scavata nella roccia, che conduce fino in fondo" Poi strizzò gli occhi "Mica avevi intenzione di buttarti dentro, no?"
"Figuriamoci! Io? Non lo farei mai!" negò subito, ignorando che era la prima opzione a cui aveva pensato "Comunque ce la faccio da sola" disse sicura: gli esploratori non si lasciavano aiutare, specie se gli aiutanti erano di dubbia lealtà!
Così, si sedette sul bordo del buco, e quando con la punta del piede trovò uno spuntone, si girò e iniziò a scendere.
Doveva solo non distrarsi, e sarebbe andato tutto bene.
Con cautela, mosse il piede verso la sporgenza seguente....
"E mi raccomando, stai attenta!" fece capolino Jidrin dal buco.
"Cosa?" alzò la testa Mabaal. Si distrasse, così il suo piede mancò l'appoggio. Le mani non avevano una presa sicura, così scivolarono.
In breve, si ritrovò a cadere.
"Whaaa!" gridò, ma per sua fortuna finì su un mucchio di paglia e non si fece male.
Jidrin urlò terrorizzato. O forse aveva detto qualcosa? L'eco faceva rimbombare le sue parole, rendendole sconosciute.
"Sto bene!" strillò la ragazza nel dubbio. La testa del genio sparì, permettendo così al foro, unica fonte di luce, d'illuminare in parte la grotta sotterranea. Mabaal si alzò, un po' indolenzita ma miracolosamente illesa.
"Ehilà? C'è nessuno?" si mise a chiamare, uscendo dal cerchio di luce e avanzando in un buio corridoio naturale, scavato nella roccia.
Si mise ad avanzare a tentoni, provando a distinguere qualcosa tra le ombre, ma inciampò su un legnetto. Per non cadere, si afferrò a un ramo sporgente, che si abbassò con un deciso rumore metallico.
All'improvviso, il corridoio in cui era si illuminò. Da dove l'ultimo raggio del sole arrivava, una fiaccola dopo l'altra, il corridoio si riempì lentamente di luce, come a darle il benvenuto, mentre Mabaal realizzava con orrore di essere una inciampata su uno scheletro di cane.
Si ritrasse subito, per poi alzare lo sguardo e spalancare la bocca.
Davanti a lei c'era un enorme portale in pietra, più alto delle montagne che vedeva in lontananza da Gravir Fallsah. In cima, delle pietre azzurre erano state squadrata e disposte in forma semicircolare, e sotto di esse v'era una scritta fatta con fine polvere d'oro.
Quando l'ultima fiaccola illuminò il corridoio, il portale si aprì. Al suo passaggio cadde della polvere, che quasi accecò Mabaal e che la fece tossire. Si pentì di non aver richiesto anche le sue bisacce, qualche pezzo di stoffa sarebbe stato utile per non ingoiare la sabbia!
Solo quando la piccola tempesta si calmò riuscì ad aprire gli occhi e a notare una cosa straordinaria: dopo che il portale si era aperto totalmente, la scritta d'oro aveva iniziato a luccicare e ad essere leggibile anche da terra.
Recitava: "Questa è la città di Kallaman, brigante dalle molte meraviglie e tesori. Che tu sia benvenuto, compare di mille malefatte!"
"... Un inizio coi fiocchi" pensò la ragazza, entrando timorosa in quella città.

Al contrario di tutto quello che si sarebbe potuto aspettare, il luogo era illuminato. Centinaia di fiaccole si accendevano al suo passaggio, e si spegnevano una volta che si era allontanata.
Se ci avesse fatto caso forse Mabaal avrebbe avuto paura, ma i suoi occhi erano fissi sulle case della via principale: alte, fatte di marmo bianco e con infissi e decorazioni in oro e gemme. Erano decisamente lontani dal Bazar del Mistero, e anche il palazzo di Jidrin sembrava sbiadire di fronte alle grandi opere lì create.
Ma da chi? Non aveva visto una sola anima viva e i suoi occasionali richiami erano sempre caduti nel vuoto. L'unico segno che là una volta c'erano esseri viventi era lo scheletro di cane che aveva visto all'inizio. Per il resto, nulla.
"Magari se ne sono andati da qui" provò a dirsi Mabaal "In fondo, sono passati più di mille anni da quando la città è stata fondata, secondo le leggende... È ovvio che nessuno può sopravvivere qua sotto per tanto tempo!"
Questo pensiero bastò a confortarla. Questo, e il fatto che vide un luccichio dietro un portone socchiuso.
Mabaal abbandonò la strada di pietra leggermente rialzata su cui aveva camminato, e si avvicinò a quel portone. L'edificio di cui faceva parte era enorme, occupava da solo più di metà di un isolato e spiccava non solo per la lunghezza ma anche per l'altezza: al posto di un normale tetto lo copriva una cupola rossa.
La ragazza salì le scale eccitata, e aprì la porta.
Un fiume d'oro la investì.
Si ritrovò a rotolare all'indietro, mentre monete di tutto il continente e anche oltre le scorrevano accanto, per poi finire seduta in mezzo alla strada, con denaro che schizzava dappertutto e che trasportava bauli, enormi pezzi di argenteria e lampade.
"Incredibile! È incredibile!" si mise a ridere Mabaal, scalciando pezzi d'oro ovunque "Tutto questo denaro... e l'ho trovato io!"
Si alzò e si mise a camminare. Guardò avidamente quei tesori: un enorme specchio argentato balzò ai suoi occhi, seguito da un baule dorato fermamente chiuso, una lampada con sopra un disegno di un triangolo con un occhio, un vestito fatto di lino leggero e profumato... sarebbe potuto andare avanti ad elencare quelle meraviglie per ore. 
"Non riuscirò neppure a portarne un decimo in superficie" continuava a parlare a sé stessa, camminando "E questa è solo la parte che si è rovesciata fuori da quell'edificio! Dev'essere il palazzo del tesoro, o qualcosa del genere. Quanti altri beni ci saranno lì dentro?!"
"Tutti quelli che sei venuta a cercare, piccola!"
Mabaal si bloccò, per poi girarsi lentamente.
Un vecchio spirito malvagio venne fuori da una casa. Era di colore verdognolo, e privo di uno dei suoi occhi gialli. Si stava strofinando le mani.
"Già! Peccato che non potrai più portarli fuori!" esclamò un altro, spuntato dietro di lei. Questo aveva un colorito più bluastro, e mani a brandelli.
"Non vorrai rovinare tutto il lavoro che abbiamo fatto per ottenerli, vero?" uscì dal palazzo un altro, color della sabbia e con occhi più neri del carbone.
Spiccava su tutti gli altri, che a fiotti si stavano riversando nella strada, non solo perché era di corporatura più massiccia ma anche perché era vestito. Stracci di tunica bianca, tenuti assieme da una striscia di stoffa rossa, ricoprivano il suo corpo e lo rivestivano di una qualche autorità.
All'improvviso, a Mabaal ritornò in mente una vecchia storia che il prozio le raccontava per metterle paura: quella della Strega delle Mani, una donna che era stata rifiutata come sposa da tutto il villaggio e che, per il dolore, si era suicidata diventando uno spirito malvagio.
Da piccola ne aveva avuto paura, ma mai come di quelli che stavano venendo fuori adesso e che la stavano accerchiando.
La ragazza si guardò intorno, cercando una via di fuga, ma nulla da fare: lo spirito straccione l'afferrò per una spalla prima che potesse muovere un muscolo.
"Vi avevamo detto di non tornare qui" tuonò, con gli occhi che lampeggiavano "Questa città è vietata ai geni liberi!"
"Li conoscono?" pensò Mabaal, per poi riscuotersi subito: doveva subito mettere in chiaro le cose! "Non sono un genio, sono un'umana"
"Non provare a ingannarmi" sibilò lo spirito, strizzando gli occhi "Hai già dimenticato? Solo un genio libero può aprire l'ingresso, solo voi traditori conoscete la formula. Inoltre" e qui arricciò il punto in cui avrebbe dovuto esserci il naso "Puzzi di genio libero. Non trovate, ragazzi?"
"Sì!" esclamarono gli spiriti.
"Non vi ho sentito! NON TROVATE, RAGAZZI?!"
"SÌÌÌ!" Questa volta, l'urlo fu così forte da far tremare le pareti della città.
"No, lasciatemi spiegare!" provò a dire Mabaal "L'ingresso è stato aperto da uno di loro, e se puzzo è perché..."
Poi si bloccò.
Le venne in mente il primo dialogo avvenuto col genio, di quando gli aveva detto che cercava il tesoro.
Non aveva affermato con sicurezza che c'erano spiriti malvagi, in quella città?
"Lui lo sapeva" realizzò ad occhi sgranati "Lo sapeva e mi ha mandato qui a morire. Era una finta quando mi ha promesso che sarei tornata a casa"
Non riusciva a trovare un'altra spiegazione: perché mandarla incontro morte certa, se non per il disonore di essere stato rifiutato? Eppure, non sembrava così estremo da farlo.
"Hai qualcos'altro da dire, traditrice?" la interruppe lo spirito vestito.
Mabaal provò a pensare a un modo per uscire da quella situazione. Non le venne in mente niente tranne pregarlo.
"La prego, sultano di questo posto" lo implorò, chinando la testa in segno di rispetto "Non era mia intenzione offenderla, né tradirla, anche se" e qui la voce divenne più dubbiosa "Non ho capito bene come avrei fatto..."
"Te lo sei dimenticato?" disse lo spirito straccione, con calma glaciale.
Mabaal si sentì stringere di più la spalla. "Se continua così la romperà!" pensò, ma non si lasciò sfuggire un lamento. Non voleva dargli ragioni per ammazzarla!
Anche se aveva la sensazione di averlo già fatto.
Però non ebbe tempo di piangersi addosso, perché lo spirito le afferrò il mento con l'altra mano e la guardò dritta negli occhi.
"Non riconosci più gli occhi dei tuoi vecchi padroni? Non riconosci gli occhi di Kallaman, brigante dalle molte meraviglie e tesori?!"
A Mabaal mancò il fiato. Kallaman, il bandito che tutti temevano, di cui non si conosceva la tomba... era lì davanti a lei? Era diventato uno spirito malvagio, come i suoi seguaci?
"Non riconosci" proseguì lentamente l'altro "Gli uomini che hai ucciso?"
Mabaal sbatté le palpebre. Poi fece le connessioni.
Kallaman era stato il bandito più ricco d'Arabia. Faceva colpo su colpo, così velocemente che sembrava usasse la magia.
Gli spiriti malvagi nascevano se degli uomini morivano di morte violenta.
I geni si liberavano se ammazzavano i loro padroni.
Solo i geni liberi sapevano di questo luogo e del modo per entrarci.
"Bilal iniziò la rivolta" ricordò solenne Kallaman, dandole involontariamente una risposta "Lui sapeva tante cose. Troppe. Non riusciva più a sopportare di sottostare al mio servizio, così convinse tutti voi a ribellarsi. Io fui il primo caduto della città"
"Ma lo imprigionammo!" s'intromise lo spirito verdognolo "Facemmo un incantesimo affinché non uscisse più dalla sua lampada. Lo avremmo fatto anche con tutti voi, se non vi foste cagati sotto e non aveste preso il largo!" e qui ridacchiò.
"Però le vostre case sono ancora tutte qui, così come le nostre" riprese Kallaman "Una per te la troviamo, non ti preoccupare" concluse, allentando la presa sulla spalla.
Poi passò all'azione.
"UNA LAMPADA!" gridò.
Il genio bluastro ne aveva una ai suoi piedi. La sollevò, e Mabaal comprese che doveva fare qualcosa.
"Non capite!" riprese a divincolarsi "Hanno ingannato anche me! Io sono qui solo per..."
"Taci! Abbiamo sentito anche troppe bugie, da voi!" le tappò la bocca Kallaman.
Lei usò calci, pugni, graffi, tutto quello che aveva, ma non riuscì neppure a sfiorarlo: ci passava sempre attraverso. Il coperchio della lampada fu aperto e gli spiriti risero cattivi.
Quindi, finiva tutto lì? Sembrava di sì: sarebbe morta senza poter dire addio all'amato Tahadaa, senza poter scambiare un'ultima battuta con il prozio, senza essersi scusata con Direes.
A cui aveva promesso di tornare a casa...
Il capo bandito alzò una mano per pronunciare "Per il comando del tuo padrone..."
Però, era stato solo un sogno. Suo fratello non l'aveva aiutata davvero, era stata la sua mente a riportare alla memoria questa informazione.
Anche se non riusciva a inquadrare il momento in cui l'aveva assimilata.
"Che hai ucciso, portandolo alla dannazione" fecero eco gli altri geni.
Li sentì poco. Si stava perdendo tra i suoi pensieri e non ci teneva a ricordare cosa stava per accadere. Dopotutto, non era meglio andarsene col sorriso sulle labbra?
Kallaman aprì la bocca.
Mabaal non lo ascoltò. Era perfettamente distaccata, quasi stava si addormentando,  come nella grotta...
Perché aveva così caldo?
"Ritorna nella tua prigio..."
"A FUOCO!" urlò Mabaal, terrorizzata "VADO A FUOCO!!!" riprese a divincolarsi, stavolta non per liberarsi dalle grinfie dello spirito, ma per scappare a quelle del suo corpo.
Mai come allora aveva desiderato dell'acqua. Un dolore bruciante l'aveva avvolta, e si ritrovò a mordere la mano dello spirito per liberarsi e sfuggire al dolore.
Questa volta, i suoi denti s'impressero ben bene.
Il brigante urlò, mollandola per scuotere la mano in aria. Solo dopo si rese conto dell'errore.
Lei sgusciò via, ma finì per inciampare sulla lampada che doveva imprigionarla.
"Ingiustamente" pensò "Io non ho fatto nulla, voglio solo andare a casa!"
Per un secondo la guardò con odio, e poi mosse sprezzante la mano destra, quasi di riflesso.
La lampada si spezzò in due parti, che si divisero con un tintinnio.
Gli spiriti fissarono il prodigio con occhi sgranati. Poi indietreggiarono, urlando.
"Com'è possibile? I poteri dei geni liberi non dovrebbero funzionare qui!"
"Già, abbiamo fatto un incantesimo per impedirlo!"
"Chi è? Vuole ucciderci?"
"Ti prego, limitati a prendere il nostro denaro!" s'inginocchiò uno a terra.
Mabaal non lo calcolò nemmeno. Il suo sguardo era fisso sulla mano destra.
Aveva appena distrutto una lampada grazie alla magia.
Ma era impossibile, lei non sapeva usarla. Non era un mago né aveva preso lezioni per diventarlo, le uniche cose che potevano sembrare magie erano i trucchi che le aveva insegnato il prozio! Da dove era venuto tutto quel fuoco, quel potere?
E perché ora si sentiva così stanca?
"... Ragazzina, stai bene?" le si avvicinò Kallaman, sorpreso. Che i geni liberi si fossero rammolliti? Un tempo ne avrebbero approfittato per distruggerli con un solo incantesimo!
"I-io..." provò a dire Mabaal "Io non s-s-so cosa è succ-c-cesso"
"Io sì. Stai diventando un genio!"
La ragazza saltò su all'improvviso. Quella voce... no, non poteva essere! Aveva giurato che non poteva entrare qui.
Gli occhi di Kallaman si allargarono. "Tu" sussurrò.
"Ma salve a tutti!" salutò Jidrin.

La città sotterranea era caduta in un totale silenzio: non vi era neppure un colpo di tosse che disturbasse quel momento. "Sono spiriti, non tossiscono" si disse Mabaal, ma questo non la rese più tranquilla.
"Tu... non puoi essere qui!" si riscosse Kallaman, prima di tutti. Gli puntò arrabbiato un dito contro, e tentò di pronunciare qualcosa.
"Oh, padron caro" lo schernì Jidrin, muovendo una mano e facendogli abbassare il dito "È così che mi accogli? I geni liberi hanno promesso che sarebbero ritornati e che avrebbero preso possesso di questa città, ricordi?"
"Non puoi entrare qui!" lo ignorò Kallaman "L'incantesimo... l'incantesimo avrebbe dovuto fermarti!"
"Quello per cui avete sacrificato molte delle vostre forze? Sì, lo ricordo a memoria. Senti!" disse allegro, per poi proclamare con tono solenne "Nessun essere magico, tranne noi spiriti in questo luogo caduti e dai nostri nemici uccisi, potrà mai oltrepassare i confini della nostra città ed essere accolto"
Qui riprese a parlare con la sua solita voce "Eppure, un essere magico è entrato!" Indicò Mabaal, come per sottolineare la sua affermazione "Quindi l'incantesimo non è più valido, no?"
Tutti gli sguardi dei presenti si fissarono sulla ragazza, che si alzò in piedi, arrabbiata per la bugia che Jidrin stava dicendo. Non era un essere magico! La lampada doveva averla rotta lui, che molto probabilmente aveva causato anche quel bruciore che aveva percepito. Non capiva perché l'avesse fatto, come non capiva perché le avesse mentito, ma di certo era una spiegazione più plausibile di lei che, tutt'a un tratto, aveva dei poteri magici! E questa cosa che ora la facessero passare per la cattiva non le andava proprio giù.
La furia le diede la forza per imbastire un piccolo discorso.
"Io non sono un essere magico! Sono un'umana, nata da una donna e un uomo umani, e non ho nessuna traccia di magia che mi scorre nelle vene!"
S'aspettava di essere assalita verbalmente da tutti i presenti, ma non lo fecero. Almeno, il primo spirito che le rivolse la parola, uno piccolo e giallognolo che lei non aveva notato prima, era solo curioso.
"Allora perché puzzi di genio?"
"Dev'essere una sua creazione" decise lo spirito verdastro, che non aveva staccato gli occhi da Jidrin per tutto il discorso. Appariva pronto ad attaccarlo in ogni secondo, ma sembrava temere che il genio libero facesse lo stesso "Però non capisco perché la porta non l'abbia fermata, come ha fatto tutte le altre volte" continuò.
"Lei non è una mia creazione!" lo bloccò subito Jidrin "È la mia regina!"
"Non è vero!" esclamò Mabaal, inalberata (come aveva il coraggio di parlarle così, dopo che l'aveva mandata a morire?!) ma la sua voce fu coperta dal clamore che sollevavano gli spiriti.
"Oh, ma perché stanno lì a discutere?" pensò la ragazza "Perché non attaccano? Sono in centinaia contro uno solo, lo sconfiggeranno in fretta! O forse è troppo potente per loro?" No, quella spiegazione non la convinceva "Se è così, perché non è lui ad attaccarli?"
In ogni caso, non voleva essere lì quando la lotta sarebbe iniziata. Quindi, cercò un vicolo in cui rifugiarsi.
"È nata da due umani, è vero" aveva continuato nel frattempo Jidrin "Ma ha mangiato alla mia mensa, e si è legata a me. Non da troppo tempo, per questo non si è ancora trasformata del tutto in un genio, ma abbastanza da avere i primi guizzi di potere"
A quell'ultima frase, Mabaal drizzò le orecchie.
Sarebbe diventata un genio?
Guardò le sue mani, terrorizzata.
"Sta mentendo. Sta mentendo di nuovo" tentò di convincersi, ma la cosa non aveva più senso ormai. In fondo, le dicerie dicevano che chi si legava a loro diventava immortale... e i geni liberi lo erano.
Inoltre, quella mattina non si era sentita più leggera?
La verità la colpì come un macigno. Poi, le conseguenze spuntarono a raffica nella sua mente.
Quei geni non potevano andare andare oltre la città di Kallaman, Jidrin glielo aveva detto. E Gravir Fallsah non era in quella zona. Se la trasformazione fosse stata completata, il suo destino sarebbe stato segnato per sempre, rafforzato anche dal legame con cui Jidrin l'avrebbe avvolta.
Doveva fermarla. E arricchirsi. Subito.
"Non finirà così!" disse qualcuno accanto a lei. Mabaal rialzò lo sguardo.
La discussione sembrava essersi animata. Gli spiriti si erano avvicinati pericolosamente a Jidrin, che dal canto suo teneva le mani sollevate e pronte a scattare.
Nessuno la stava guardando. Era il momento.
La ragazza afferrò qualche manciata di monete, con le quali forse non avrebbe neppure riparato il tetto del Bazar, e iniziò ad allontanarsi da lì. Ma le sorprese non erano finite.
Dal soffitto della grotta, scese Ubay, il "padre" di Jidrin, e con un solo incantesimo colpì il genio verdognolo. Quello cadde a terra, immobile come uno stoccafisso.
"Ha chiamato i rinforzi" capì la ragazza "Jidrin vuole vendetta. E mi ha usata per arrivarci"
"Addosso!" gridò Kallaman.
Mabaal si rifugiò velocemente in un vicolo.
Appena in tempo.

Glossario
Riferimento alla foca come sposa di Marwan: nella seconda stagione, è questa la fine che fa, si sposa con una foca per impedire una guerra. Lo invidiamo tutti.
La strega dalle molte mani: si basa su una delle la puntata 6 della seconda stagione, più precisamente la prima (quella in cui il prozio Stan è maledetto per un orologio).

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Tutto prende una piega diversa ***


La città era completamente cambiata in quei pochi minuti di battaglia. Il fiume di denaro che era uscito dall'edificio del tesoro si era trasformato in un fiume di fuoco, molte delle belle case si erano alzate e avevano cominciato a combattere e spesso e volentieri le rocce del soffitto venivano buttate giù grazie a semplici movimenti delle mani (per i geni liberi) o a formule pronunciate (per gli spiriti).
Non di rado uno dei massi era stato sul punto di schiacciare Mabaal, ma lei era sempre riuscita a evitarlo in tempo. O per meglio dire: i suoi nuovi poteri si erano risvegliati giusto in tempo per farle cambiare rotta, con quella sensazione di bruciore che ogni volta che veniva si affievoliva sempre di più.
Non era una buona cosa, significava che si stava sempre di più adattando ai panni del genio. Ma questo non faceva che renderla più determinata.
"Devo tornare a Gravir Fallsah. Non resisterei a rimanere un genio - e, certamente, non resisterei a rimanere qui. Si stanno ammazzando tra di loro! Credo"
Questa insicurezza era dovuta dal fatto che aveva visto la maggior parte dei caduti, poco prima coperti di orribili ferite, rialzarsi e continuare a combattere perfettamente sani.
Aveva allora scavato nella sua memoria, per cercare una possibile spiegazione a quel fenomeno. Le possibili soluzioni erano due: o lei stava impazzendo o gli incantesimi che si lanciavano l'un l'altro non potevano ucciderli. Il che rendeva quella battaglia ancora più stupida e inutile di quanto non le fosse sembrata all'inizio. Chi poteva volerla?
Un getto di lava (sembrava uguale a quello dei racconti accaparra-soldi del prozio) la riscosse dai suoi pensieri. Capì che la rovina in cui si nascondeva non era più una copertura sicura, quindi si sporse per cercare la prossima.
"Il portale non è molto distante" si mise a parlare a bassa voce "Se facessi uno scatto lo potrei raggiungere... sì, farò così!"
Aspoettò che due combattenti si allontanassero, poi fece un respiro profondo, piegò le gambe e strinse i pochi soldi arraffati nel pugno...
... per essere presa dal collo e sollevata da terra.
"Ferma! Di là è pericoloso!" esclamò una voce molto acuta.
"Jidrin!" gridò la ragazza, girando il viso e dimenandosi "Lasciami! Sto per fare quello per cui sono venuta!"
Il ragazzo dagli improbabili capelli (sul serio, Mabaal stava iniziando a sospettare che stessero su per magia) fece un sorriso di scherno, mentre il suo tappeto volante saliva vertiginosamente, evitando un enorme tempesta di sabbia che gli veniva contro. "Cioè, arricchirti? E dov'è il tuo grande tesoro?"
"Il tempo non è ancora scaduto!" proferì la ragazza, stringendo bene il pugno coi pochi soldi ottenuti "E perché mi perseguiti ancora? Ho fatto quello che dovevo, mi hai usata per entrare, che vuoi di più?
"Metterti in salvo, no?!" esclamò lui, poggiandola accanto a sé sul tappeto "È così che fa un bravo marito!" proseguì, evocando con uno schiocco un nugolo di pipistrelli che andò contro uno spirito.
"Io non ti voglio sposare!" gli ripeté per l'ennesima volta, poi aggiunse, puntandogli un dito contro "E tu lo sai! Avevi detto che, se avessi fatto quello per cui ero venuta, mi avresti lasciata andare!"
"Ho detto che avrei potuto lasciarti andare" sottolineò lui "Se non ti avessi trovata in mezzo a questo macello l'avrei fatto"
Non ci volle molto affinché Mabaal realizzasse "Tu mi hai... mentito"
Una rapida ascesa le strappò un urletto, impedendole di dar sfogo a tutti gli insulti che le erano venuti in mente.
"L'ho fatto per il tuo bene!" urlò Jidrin, mentre alzava il braccio e una fortissima corrente d'aria si creava di fronte a lui "Pensa: anche se non fossi mia moglie, stai comunque diventando un genio. Hai già comunque dei poteri, qualcosa per cui non sei più umana. Cosa credi che penseranno, quando tornerai a casa e non mangerai più nulla, quando non avrai più bisogno di dormire né una qualunque arma potrà ucciderti?"
"Mio prozio vende il mistero e mio fratello è patito di stranezze. Capiranno" si difese lei, mentre lo spirito si perdeva nella corrente precedentemente creata e cadeva al suolo, portando con sé un genio libero. Mabaal si chiese se la caduta gli avesse fatto male.
"Anche i tuoi concittadini lo faranno?" la stuzzicò Jidrin "E, se tuo prozio vende il mistero, non sarebbe capace di vendere anche te?" E qui la fissò dritta negli occhi.
Mabaal avrebbe voluto urlare, saltare su arrabbiata, gridare che non era vero, che gli altri avrebbero capito, che a suo zio non sarebbe mai venuto in mente di venderla.
Eppure... non lo faceva già? Sfruttava il fatto che lei e Direes fossero gemelli per mostrare capacità che non avevano, aveva pure provato a vendere il suo maiale sostenendo che si trattasse dell'unico porcello impuro di tutta l'Arabia. I cittadini di Gravir Fallsah non erano delle cime, non si sarebbero accorti subito se aveva qualcosa di strano, ma quanto sarebbero stati potenti i suoi poteri? Se non avesse saputo controllarli?
Forse Jidrin aveva ragione. Forse...
"Ehi! Cos'è questo strano odore?!" si chiese. Poi annusò: profumo.
Lo stesso che aveva odorato quando Jidrin le era venuto incontro l'altra sera nella sala da banchetto.
"Del resto, lo sai" continuava lui, che non aveva notato il cambio di espressione di Mabaal "La magia dei geni liberi non può essere fermata, a meno che non ritornino in schiavitù. Quindi, anche se volessi scappare, non ci riusciresti proprio: saresti costretta a tornare da me col sorriso sulle labbra. E io penso sia meglio per entrambi se tu non vi fossi costretta: ormai è impossibile fermare l'incantesimo, è vero, quindi perché roderci il fegato quando possiamo accettare a cuor leggero la cosa? Vivremmo felici, mia cara. E io ti prometto che ti tratterò con tutta la tenerezza e l'amore che ti posso offrire"
Mabaal era paziente, e anche buona. Tendeva a far passarla liscia alle persone, a cercare di comprenderle, perché era convinta che tutti potessero essere migliori se si impegnavano. Per questo aveva dato a Jidrin una seconda possibilità: dopo che le aveva promesso che l'avrebbe legata a sé come amica, aveva pensato che forse si stava redimendo.
Ma aveva anche un'altra caratteristica: se qualcuno si dimostrava contento di essere malvagio, senza alcun segno di rimorso, lo contrastava con tutto quello che
poteva, senza mai mostrargli un solo cenno di pietà.
E quello era il caso.
"Appari proprio convinto che non possa andare in modo diverso" osservò lei "C'è solo una cosa che non va: io non sono d'accordo con te. Stai facendo solo il tuo bene, ciò per cui tu saresti felice. Te ne infischi dei desideri di chi ti sta attorno, perché pensi di avere sempre ragione. Potresti farlo senza malizia, cosa di cui non sono sicura, ma lo fai lo stesso. E io non posso perdonarlo. Quindi io, Mabaal el-Hissam, ti combatterò con tutti i mezzi che ho a disposizione!"
"Davvero?" sorrise il genio, in parte beffardo in parte divertito "E quali avresti?"
Anche Mabaal sorrise, per poi saltare giù in mezzo alla battaglia.
Jidrin non se l'aspettava, ma si riprese subito: afferrate le frange del suo tappeto, iniziò a fare un giro della morte per acciuffarla ed evitare che si facesse male.
"Eccoti!" esclamò qualcuno. Jidrin si voltò, e terrorizzato si fermò a mezz'aria, a testa in giù.
L'incantesimo di Kallaman passò poco sotto i suoi capelli, strappandone qualche ciuffo. Offeso per l'orribile affronto, Jidrin fu costretto a contrattaccare. Così non riuscì più a vedere dove fosse finita Mabaal.
Che non si era sfracellata.

Come aveva sperato, i suoi poteri erano entrati in azione a pochi metri da terra, facendola planare dolcemente accanto a un mucchio di denari e lampade non ancora trasformate in chissà cosa. Tra di esse ne spiccava una con sopra una stella a cinque punte, ognuna colorata in modo diverso.
L'aveva adocchiata proprio prima che Jidrin iniziasse il suo discorso; in qualche modo gli ricordava il genio, non sapeva perché.
Doveva fare in fretta, però. Sapeva che non sarebbe riuscita a trovare qualcosa che la facesse arricchire in così poco tempo, specie su un terreno che si trasformava continuamente.
Non restava che il secondo metodo, quello che Jidrin le aveva indirettamente rivelato, per fermare l'incantesimo.
Il vincitore dello scontro a mezz'aria fu il genio, che non appena scagliò Kallaman contro una fenice si mise a cercarla, volgendo gli occhi in tutte le direzioni, mentre chiudeva e apriva freneticamente le mani.
"Non l'avrai vinta, questa volta" giurò Mabaal. Afferrò la lampada, per poi puntarla verso di lui.
"Ce la farai" si disse per incoraggiarsi "Devi solo ricordarti la formula che gli spiriti hanno recitato prima. La sai, l'hai letta quella volta sul libro di Direes! Non tentennare!"
Intanto, Jidrin era riuscito a individuare il suo dolcetto al cocco. Gli occhi gli si illuminarono, ma il bagliore sparì non appena vide cosa aveva in mano.
"Ridammela!" urlò, e si diresse a gran velocità verso di lei col suo tappeto.
Mabaal aprì la bocca, e recitò tutto d'un fiato.
"Per il comando del tuo padrone
Che hai ucciso, portandolo alla dannazione,
Ritorna nella tua prigione!"
Finì di pronunciarla appena in tempo.
Il coperchio della lampada si spalancò e Jidrin vi fu irrimediabilmente attratto all'interno.
"No!" gridò, tentando di volare via o persino di aggrapparsi ai capelli della sua amata, che però erano corti e non fornivano una buona presa.
"Mabaaaallll!" urlò, prima che la lampada riuscisse finalmente a catturarlo. Il coperchio si richiuse con un tonfo e l'oggetto, dopo qualche piccola scossa che sembrava derivasse da minuscoli pugni, s'assestò.
La ragazza rimase a guardarla incredula.
L'incantesimo era spezzato. Ce l'aveva fatta. Era...
"Tu"
La ragazza alzò lo sguardo. Non appena incontrò gli occhi neri di Kallaman si rese conto che no, non era finita: c'era ancora una battaglia in corso tra forze spettrali, e lei c'era proprio in mezzo. Una cosa da niente, in fondo!
"Hai rinchiuso il tuo emiro" continuò lo spirito.
"Non era il mio emiro" disse lei, all'improvviso calma e sicura di sé. E come non esserlo, dopo che aveva fatto una cosa ritenuta impossibile?! "Era una persona di cui mi fidavo, ma che poi non ha saputo accettare un mio rifiuto e ha dato sfogo alla parte peggiore di sé" continuò.
Non c'era solo il capo bandito morto ad ascoltarla: anche altri, sia geni che spiriti, avevano smesso di combattere nel vedere quello strano quadretto. Erano scandalizzati: come erano riusciti quei due a non aver urlato minacce di morte già nelle prime frasi, anzi!, parole, dette?
Piano piano, attratti da questo fenomeno, i combattenti si fermarono. Alcuni addirittura si avvicinarono per sentire meglio.
La ragazza se ne accorse, e un po' arrossì: non le era mai successo di avere addosso gli occhi di così tante persone per una cosa seria. Però, doveva ammetterlo, si sentiva onorata nel saperlo!
"Ha ingannato anche te?" chiese Kallaman, alzando la voce. Lui era abituato ad essere al centro dell'attenzione, e sapeva come comportarsi.
"All'inizio sì" confermò Mabaal a bassa voce, per poi alzarla man mano che parlava "Poi si è limitato a nascondermi delle cose e a tentare di manovrarmi"
"Tipico. Waa'il  può confermare" sghignazzò Kallaman "Era il suo genio, prima che tutto questo accadesse. Prima che ci ammazzassero"
Una domanda sorse spontanea alla ragazza. Ma, prima di parlare, decise di guardarsi attorno.
Geni liberi e spiriti vendicativi stavano tutti attorno a loro, con gli occhi pieni di stupore. Nessuno di loro sembrava ferito, tuttalpiù ammaccato. Avrebbero potuto continuare a combattere in eterno.
"E quasi certamente lo faranno" pensò Mabaal "Ma d'altra parte non sono affari tuoi, giusto? I geni ti hanno imprigionato, gli spiriti volevano ucciderti. Perché dovrebbe importarti di loro??"
Eppure era così. Forse perché, nonostante lo avessero fatto solo per ingannarla, per un po' i geni l'avevano accolta, nutrita, si erano mostrati gentili e interessati a lei... erano stati dei perfetti padroni di casa, insomma. E gli spiriti l'avevano provata ad uccidere, ma per un motivo perfettamente comprensibile e, forse, anche condivisibile. Inoltre, un tempo erano degli esseri umani che avevano avuto famiglia, affetti, proprio come lei. Un po' riusciva a identificarsi.
"Quello che dicono è vero: sono un'inguaribile" pensò la ragazza, per poi fare la sua domanda "E siete ancora così arrabbiati per quella vicenda?"
Gli occhi di Kallaman s'infuocarono.
"Naturalmente. Cosa pensavi? Che solo perché il loro emiro è svanito noi dobbiamo abbandonare la nostra vendetta?!"
"Se siete dei buoni musulmani non dovreste portare rancore" disse lei "Inoltre, non abbiamo detto che Jidrin era bravo a ingannare? Ecco, anche questo può essere un suo piano! Pensaci: vi ha lasciato in pace per molti anni, perché attaccare proprio ora?"
Lo spirito non riuscì a trovare una risposta, quindi chiese con voce dura "Già. Perché?"
"È quello che vorrei sapere anche io. Possiamo chiedere a qualcuno dei suoi più fidati consiglieri. Ne avrà avuto qualcuno!"
"Emh, piccola, signore, non è proprio così"
Un genio si era fatto avanti tra la turba, strofinandosi il grande naso a patata. Era chiaramente a disagio.
"Vedete, l'emiro prendeva sempre le sue decisioni da solo. Si serviva degli altri solo per portare a termine alcuni incarichi. A me ne affidava molti, ma non credo che questo basti per dire che ero il suo gran visir..."
"Beh, ce lo faremmo bastare!" disse convinta Mabaal "Non ne sapevi proprio niente di questo, Ubay?"
Il genio libero si strofinò le mani, osservando di sottecchi la lampada "Lui da lì non sente, vero?"
"Non una parola" confermò brusco Kallaman.
Ubay fece un gran sospiro, per poi decidersi a parlare.
"Gliel'aveva detto B-bilal di attaccare"

Un mormorio indignato corse fra tutti, sia spiriti sia geni. Qualcuno, addirittura, tossì per aver parlato troppo velocemente.
"Allora lo fanno!" realizzò Mabaal stupita.
"Ma lui è morto!" si fece avanti lo spirito bluastro.
"E noi non dovevamo venire qui perché gli spiriti si preparavano ad attaccarci, e la nostra regina era in pericolo?" affermò il genio fachiro.
"No, quella era la scusa" continuò Ubay, visibilmente in imbarazzo "Come sapete tutti, Bilal e Jidrin erano molto legati tra di loro"
"Per incantesimo o no?" voleva chiedere Mabaal per curiosità, ma la storia che Ubay stava raccontando sembrava più importante, quindi stette zitta.
"L'emiro mi aveva raccontato che durante il Ramadan, nella prima notte di luna piena, Bilal gli era apparso in sogno. Gli aveva parlato di gloria e di vendetta, e gli aveva rivelato come liberarsi per sempre di quei... cioè, di voi spiriti. Le esatte parole non me le ha riferite, però sapevo che da lì a poco sarebbe giunto un essere umano che indossava la pelle di un altro. Insieme, lui e Bilal lo avrebbero guidato ad aprire le porte della città, e allora noi saremmo dovuti entrare per combattere e creare confusione, mentre Jidrin sarebbe corso a liberare il nostro vecchio emiro. Allora lui sarebbe tornato, forte dei poteri dei geni e della conoscenza degli spiriti, e avrebbe concluso quel che avevamo iniziato"
La testa di Mabaal stava girando. Sentiva di avere ricevuto troppe informazioni in quel momento: un morto che non era morto, sogni in cui parlava, congiure che creava... Non riusciva a capirci più nulla.
E, a quanto pareva, neanche gli altri. Si guardavano intorno, borbottavano commenti dubbiosi.
Era troppo incredibile. Tutti loro erano stati ingannati? Perché neppure uno si era accorto di qualcosa?
Fu il piccolo spirito giallastro a farsi avanti, e ad esprimere i dubbi di tutti.
"E come sappiamo che quel genio non sta mentendo?"
Ecco, Mabaal temeva che si sarebbe arrivati a quel punto. Già vedeva il suo sogno di lasciare quel posto riappacificato frantumarsi.
"Ma come?" disse Ubay "Era stato Jidrin a programmare tutto, giudato da Bilal, ed è appena stato imprigionato!"
"Lui sì" puntualizzò l'altro "Ma di voi che mi dite? Potreste averlo usato come capro espiatorio. Chi ci dice che non ci sia un altro che sa come liberarlo e che lo sta facendo proprio in questo momento?!"
"Siamo tutti qui!" obiettò Ubay.
"Sapresti dimostralo?"
Gli spiriti iniziarono a rumoreggiare, insospettiti.
"Beh, e chi ci dice che qui ci sia Bilal?!" ribatté il genio sceicco "Magari quel sogno è stato mandato da voi, e siete voi a volerci uccidere!"
Il rumore aumentò. Dietro il cerchio, qualche casa si rialzò con estrema fatica.
"Combattono di nuovo" osservò Mabaal con orrore "Non è servito. Neanche dopo aver scoperto l'inganno hanno messo da parte le ostilità. Quindi, sono davvero destinati a combattersi in eterno? Mai un minuto di pace, di riposo? Terrore! Oh, se solo la guerra non fosse iniziata, se solo Bilal..."
La sua mente si fossilizzò su quel nome.
Il grande sultano dietro tutto quel macello
E capì chi aveva interesse in una battaglia infinita.
"COSÌ STATE FACENDO IL SUO GIOCO!"
Tutti sobbalzarono. L'umana aveva sollevato il viso, e fatto qualche passo avanti per essere visibile da tutti. Il suo imbarazzo era svanito, davanti a quella realizzazione.
Ma gli altri erano ancora confusi: la guardavano inclinando la testa, chi con occhi sospettosi, temendo che fosse lei quella d'accordo con Bilal, chi con l'aria di non starci capendo più nulla.
Nessuno sapeva più che pensare, Mabaal lo vedeva. E, stranamente, toccava a lei aprirgli gli occhi. Per un secondo, si chiese da quando fosse diventata lei la persona sveglia.
"Bilal vuole questa battaglia" incomincò a parlare "Se sarete impegnati a lottare e a odiarvi, ricorrerete a tutti i mezzi per sopraffare gli altri, compreso risvegliarlo. Ora, chi sapeva come farlo è imprigionato, ma se continuate così quanto tempo ci vorrà prima che quello convinca un altro? Potrebbe averlo già fatto... e allora nessuno può fermarlo, se davvero è così potente. Potrà fare quello che vorrà. Il che, come molti hanno pensato, è la vendetta. Ma contro chi, ci avete riflettuto?"
"Gli spiriti, no?!" s'intromise il genio fachiro.
"Perché solo loro? Anche i geni lo hanno tradito: quando è stato imprigionato, sono scappati. No, io credo che odi entrambe le razze, e che le voglia distruggere parimenti. Solo così il suo comportamento ha un senso: altrimenti perché scatenare una battaglia in cui non ci potrebbe mai essere un vincitore? Solo per risvegliarsi? In più, avete già lottato, quindi perché non è ancora apparso? Me lo sapete dire?"
Kallaman le si avvicinò, fluttuando in aria "Potresti sbagliarti" disse.
"È vero" concordò lei, dopo aver preso un gran respiro "Però voi vi siete odiati per tanti anni, e questo ha portato un grande pericolo, che è andato in fumo per un pelo. Se invece provaste a mettere da parte l'odio - non dico cancellarlo, quello è difficile che accada, soprattutto così all'improvviso - magari le cose andrebbero diversamente"
Kallaman si mise a riflettere. Era la massima figura d'autorità tra gli spiriti: se lo avesse convinto, almeno una parte dei contendenti sarebbe passata dalla sua parte.
"Potete fare una prova!" aggiunse Mabaal, per convincerlo "Se non va bene, potreste tornare a lottare, no?"
Lo spirito rimuginò per un secondo su quanto detto "Si può provare" decise "Se tu fai da garante per i geni"
"Io?" la ragazza cascò dalle nuvole "E perché? Non sono neppure un essere magico!"
"Però" continuò Kallaman, dubbioso "Il genietto ha detto che eri la sua regina..."
"Oh, lui diceva tante cose" disse lei, desiderosa di chiudere il discorso "Ma io non ho mai voluto esserlo. Posso passare il potere a qualcun altro?"
"Se insisti. A chi vuoi darlo?"
Non ebbe difficoltà a trovare la soluzione "Ubay"
Il genio menzionato sgranò gli occhi "I-io?” si avvicinò stupefatto “Piccola, non sono adatto..."
"Sì che lo sei!" lo interruppe Mabaal "Recitavi perfettamente la parte del signore, a palazzo, quindi tutti sono abituati a seguirti. Basta trasformare la recita in realtà... senza contare che spesso l'emiro Jidrin ti metteva a parte dei suoi piani, no? Significherà qualcosa!"
Il grosso genio stette lì pensoso. Poi, annuì lentamente. Non sembrava che i geni liberi avessero qualcosa in contrario da dire al riguardo: anzi, qualcuno lasciò uscire pure un sospiro di sollievo, come se si sentisse meglio con Ubay come emiro che con lei. Non poteva essere più d'accordo: quella giornata al Bazar aveva mostrato che non era adatta a fare il capo, figuriamoci se fosse riuscita a gestire una razza di esseri magici!
"Allora vieni" disse Kallaman, per poi afferrare Ubay per un braccio a trascinarlo verso il palazzo del tesoro "Abbiamo molto di cui discutere"
"So fluttuare da solo!"
Mabaal ridacchiò. Nessuno lo notò: si erano tutti messi a seguire i nuovi capi, ansiosi di assistere alla decisione e, perché no, anche di influenzarla con consigli e richieste varie.
Non voleva più seguirli: aveva fatto il possibile, ora toccava a loro decidere.
E poi, voleva ritornare in un posto in cui era tutto un po' più facile.
Si voltò ad osservare il portale e sorrise: finalmente avrebbe potuto riattraversarlo.
Prima, però, guardò attentamente la lampada che teneva ancora in mano.
"È preziosa" pensò "E io ho perso i soldi nella caduta. Vendendola potrei ricavarci qualcosa... ma magari prima cerco sul libro di Direes un modo per impedire che il genio esca. Comunque, non tornerò a casa a mani vuote"
Così decise, e si incamminò verso la libertà.

Fu un sollievo quando finì di salire l'immensa scala. Il sole si rifletteva sulla sabbia chiarissima, illuminandole il cammino; un soffio di vento le scompigliò i corti capelli, e le fece arrivare qualche granello di sabbia sul viso.
"Se inizio a camminare ora, credo che sarò a Gravir Fallsah per l'alba del nuovo giorno. Devo solo non prendere un'insolazione e non fare troppe pause" rifletté lei, per poi sospirare "Meglio incominciare subito, allora. Non ho lasciato indietro nulla, e non ho nessuno da salutare"
Era un po' triste ripensarci. Era un peccato che nessuno si fosse accorta che mancasse.
"Al-Aidha! Al-Aidha, aspetta!"
Mabaal si girò, più sorpresa per aver udito delle voci che per aver sentito quella strana parola.
Due esseri magici vennero fuori dal buco: uno era lo spettro bluastro, l'altro il grasso genio che sembrava uno sceicco. Non appena giunsero davanti a lei, si inchinarono.
La ragazza s'imporporò subito "Rialzatevi, vi prego! Che cosa state facendo?"
"Ti ringraziamo"
All'udire la risposta, Mabaal arrossì ancora di più "Per l'intuizione di poco prima? Via, via, non ho fatto niente!" si giustificò, aiutando i due a rialzarsi.
"È vero, la pace non si è ancora consolidata" disse lo sceicco "Ma un piccolo miracolo l'hai fatto comunque. Hai fatto deporre le armi, a due razze il cui scopo di vita, per anni, era stato quello di odiarsi"
"Mai avrei pensato di poter passare ancora del tempo con mio fratello" aggiunse lo spirito bluastro, tendendole le mani a brandelli "Non su questa terra, almeno"
"Allora dovrete fare in modo che sia sempre così" li sostenne Mabaal, commossa per la loro storia "Dovrete faticare ma ce la farete, ne sono sicura!"
"Lo penso anche io" concordò lo spirito "Ma non siamo venuti qui solo per questo"
La ragazza fece un'espressione confusa, prima che il genio spiegasse.
"Ci è sembrato ingiusto che te ne andassi così, scortata da nessuno e senza neanche un ringraziamento"
"Le strade sono pericolose, ora. Fidati" aggiunse il bandito morto "Le conosco bene"
"Quindi... volete accompagnarmi a casa?" chiese Mabaal, non ancora sicura.
Il genio libero scosse la testa "I nostri capi non l'hanno ancora deciso quanta libertà di movimento potremmo avere, e non vogliamo creare tensioni disobbedendo alle vecchie regole"
"Però" aggiunse l'essere bluastro "Noi spiriti siamo in grado, coi nostri soffi, di far volare pesantissimi oggetti in aria, anche molto a lungo e per grande distanza. Potrei portarti in volo fino alla tua città"
"In effetti, sarebbe fantastico volare ancora! Senza vomitare, magari" si emozionò la ragazza, per poi rendersi conto che era stato poco rispettoso rispondere in questo modo. Ma l'altro si mise a ridere, quindi decise di non scusarsi. Anche perché, non per offendere, se avesse di nuovo visto i suoi denti rosso sangue sarebbe svenuta.
"E, in nome del popolo dei geni liberi e della promessa che Jidrin ti fece, tieni" le disse il genio, infilandole qualcosa nella manica destra "Questo ti arricchirà. Come e più di quanto voleva il nostro vecchio emiro"
"Questo cosa?" s'incuriosì la ragazza, e tentò di prenderlo.
"Non qui!" la fermò "Guardalo in volo. Voglio che sia una sorpresa"
“Perché?” stava per chiedere la ragazza, ma fu interrotta dallo spirito.
"Pronta a volare, allora? Tieniti forte!" esclamò, e poi incominciò a soffiare. In pochi secondi lei si ritrovò a volteggiare sopra la sabbia, per sollevarsi sempre di più.
Deglutì: aveva dimenticato quanto fosse spaventoso guardare a terra!
"Buon viaggio, Mabaal al-Aidha!" la salutarono i due gentili esseri magici.
"A dire il vero, il mio cognome è al-Hissam!" li corresse lei.
"Oh, davvero?" disse lo sceicco.
"Al-Aidha è un soprannome che abbiamo voluto darti" aggiunse lo spirito "Significa "colei che parte ma ritorna", come la pace!"
"Abbiamo pensato che fosse adatto a te che l'hai riportata!" concluse l'altro.
"Colei che parte, ma ritorna" pensò la ragazza "Come me. Per la pace. Perché sono partita, ma sto tornando a casa, come la concordia tra questi due popoli"
Gli occhi di Mabaal s'inumidirono.
Aveva ricevuto un soprannome. Mai nessuno aveva pensato di dargliene uno, generalmente le donne lo ricevevano dopo essersi sposate. Ma sapere che quanto aveva fatto era così importante da aver creato un'eccezione fece germogliare l'orgoglio nel suo cuore.
E fu quello il tesoro più importante con cui tornò a casa.
Tentò di ringraziare i due, ma era stata soffiata troppo in alto, non li vedeva più.

Glossario
Waa'il= Ivan il tenebroso. Mi era venuta la mezza idea di fare i geni come la società dell'occhio di tenebra, ma alla fine è risultato troppo complicato per me!
Ramadan: mese in cui il Corano invita i musulmani a digiunare, dall'alba al tramonto. Non ha una data di fine e di inizio precise, ma slitta un po' ogni anno.
Giornata al Bazar in cui Mabaal ha scoperto che non era brava a fare il capo: si riferisce all'episodio 13 della prima stagione, quella in cui Mabel diventa il capo e quasi manda in fallimento il negozio.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Epilogo ***


Il Bazar del Mistero era a ridosso delle mura, lontano dalla porta principale su cui si concentravano gli sguardi della gente. Quindi, quando Mabaal planò lì a tarda notte, nessuno ci fece troppo caso.
Fu con sollievo che il suo sguardo si riposò sul vecchio edificio che pendeva pericolosamente a destra, tenuto a stento in piedi da vecchie travi nere e mezze marce. Anche di giorno inquietava le persone: il prozio si giustificava dicendo che attirasse più gonzi.
Quello che la preoccupò fu il fatto che non vi fosse nessuna luce accesa: di solito, una candela si vedeva sempre dalla finestra della cucina. Serviva per creare strane ombre e attirare eventuali clienti notturni.
"Direes? Tahadaa? Prozio?" si avvicinò, la lampada stretta in una mano e il dono dei geni nascosto nella manica dell'altra "Ci siete?"
Non ebbe risposta. Inquieta, salì sulla pedana di legno di fronte all'entrata. Come al solito, scricchiolò.
"Siamo chiusi. Ripassi domani mattina" mormorò qualcuno, con una voce così mesta e bassa che Mabaal faticò a riconoscere.
"Fratellino?"
Sentì un grosso tonfo, come se una sedia fosse stata spostata, e poi la porta si spalancò.
Davanti a lei, coi capelli arruffati, stava la sua versione maschile.
"Mabaal!"
"Direes!"
I due nomi furono gridati contemporaneamente, ma fu solo la ragazza che si buttò addosso al fratello, facendolo cadere a terra.
Generalmente, l'altro avrebbe tentato di levarsela di dosso, temendo di rovinare la sua reputazione. Questa volta non solo si lasciò abbracciare, ma le afferrò il viso, ancora incredulo.
"Mabaal! Sei proprio tu!" esclamò, per poi togliersi da sotto la sorella (posizione imbarazzante anche per lei) e afferrarle le spalle.
"Non hai idea di quanto ci siamo preoccupati, io e il prozio! La carovana con cui eri ti aveva persa di vista durante lo scontro, temevamo che fossi stata catturata dai banditi... aspetta, che ci facciamo qui fuori? Entra!"
"Un attimo, ragazzo!" disse una voce cavernosa, mentre Direes accompagnava la sorella dietro e chiudeva la porta "Stasera non facciamo entrare nessuno, che ti è... Che mi venga un colpo!"
Appena giunto dal retro del Bazar, il prozio Satam aveva lasciato cadere i ninnoli che trasportava e la sua bocca si era spalancata. Si strofinò gli occhi, per assicurarsi che non gli avessero giocato un brutto scherzo.
Ma ciò fu escluso quando Mabaal saltò su gridando "Prozio!" e corse ad abbracciare le sue gambe. O lo avrebbe fatto, se Tahadaa non si fosse buttato su di lei e non avesse iniziato a leccarle la faccia.
"Non è incredibile, Satam?!" stava intanto dicendo Direes "È apparsa qui sulla porta di casa poco fa, e non era uno spirito o qualche altra cosa del genere!"
"Piano, ragazzino! Tu lavori troppo di fantasia, e... ehi, ma stai piangendo?"
L'aver rivisto facce che credeva di dover dimenticare, gli abbracci del suo maialino, il familiare odore del legno marcio: tutto questo aveva avuto effetto sulla ragazza. I suoi occhi iniziarono a inumidirsi, fino a quando non scoppiò in un pianto fragoroso.
"Non fare così!" si accoccolò accanto a lei il prozio, per poi, dopo essersi assicurato che nessuno gli stesse fissando dalle finestre, abbracciarla "Stai bene. Sei a casa"
"Mi dispiace!" singhiozzava intanto lei, rifugiandosi ancora di più nel l'abbraccio del vecchio uomo "Non volevo farvi preoccupare così tanto da farvi chiudere il bazar! Io volevo solo dimostrare che valevo qualcosa, e magari tornare arricchita, e..."
"Non dire così!" la interruppe il fratello, appoggiandole una mano sulla spalla "Se non ti avessi proibito di venire con me, non ti saresti unita alla carovana fingendo di essere me..."
"Aspetta, cos'è questa storia?!"
La faccia del prozio divenne all'improvviso più dura, e si mise a puntare il dito contro i ragazzi, alternativamente "Cosa avete organizzato voi due?"
I gemelli si guardarono. Poi, aiutandosi l'un l'altro, spiegarono la faccenda del tesoro di Kallaman.
"Però Rabee' mi ha detto che voleva solo un ragazzo nella sua carovana" concluse Direes "Mi è sembrato più indicato che andassi io. Non volevo che Mabaal fosse in pericolo..."
"Avevi ragione, Samir!" concordò la ragazza, asciugandosi gli occhi "All'inizio è stato divertente, ma poi troppe cose sono accadute!"
E qui fu solo lei a spiegare quali avventure aveva vissuto, anche se non si dilungò in particolari. Il prozio, che si era andato a sedere su un vecchio cuscino scassato, l'ascoltava con le sopracciglia aggrottate, ma non interruppe il racconto. Direes, invece, lo fece più e più volte, in parte per curiosità in parte per preoccupazione.
"Ma quindi cos'è successo ai tuoi poteri da genio?" fu uno di questi interventi.
"Oh, beh, il bruciore non lo sento più, quindi penso che se ne siano andati completamente"
"Possibile... o forse sono ancora in agguato, pronti a rispuntare fuori non appena entrerai in contatto con la magia!" iniziò a parlare velocemente il ragazzo "Ma non c'è problema, dobbiamo solo fare una lista di tutte le cose che sarà meglio evitare a Gravir Fallsah e sarai al sicuro! Se calcoliamo anche i minimi rischi, diciotto fogli di papiro saranno sufficienti. Penso"
"Quindi" riassunse il prozio a fine racconto "Sei tornata a casa con quella lampada per tenere il genio sotto controllo" e qui la sua voce si alzò di qualche grado "Ma che cosa ti ha dato di così prezioso quel genio che ti ha fatto cambiare idea e decidere di nasconderla tra le mie merci invendute?"
"Questo!" esclamò Mabaal, facendo rotolare fuori dalla manica il suo piccolo tesoro. Era un rubino di forma ovale, così piccolo che stava sulla punta a un dito.
"È una delle gemme dei geni? È... diversa, da come l'hai descritta" disse Direes. Dalla voce si capiva che era deluso.
"Infatti" replicò Mabaal, orgogliosa "Perché non è un frutto delle palme magiche, è un seme! Sì, non l'avrei capito senza il messaggio che quel genio ha aggiunto..."
"Cioè, possiamo avere una di quelle piante nel nostro giardino?!" si ripigliò Satam, che si era zittito e incurvato quando la ragazza aveva tirato fuori la gemma "Hai fatto la scelta giusta, nipote!"
"Ma... crescerà normalmente?" era ancora dubbioso Direes "Anche senza acqua magica?"
"Beh, guarda come brilla. Penso che sia pieno di magia, abbastanza da darci frutti per molti anni. Basterà innaffiarlo ogni tanto" replicò Mabaal convinta, mettendosi ad accarezzare Tahadaa che grugniva.
"A questo punto" esclamò il prozio, alzandosi ed afferrando il seme "Bisogna ringraziare Allah per averti fatto vivere quest'avventura"
"Ma prozio!" saltò su Direes "Ha rischiato la vita per questo e per il genio che è in quella lampada!"
"Non ho detto che deve farlo di continuo" si spiegò l'adulto, facendosi consegnare la piccola prigione "È stata coraggiosa, e questo ci ha portato un enorme fortuna... ma ha anche visto gli enormi rischi che si possono correre, specie se sei una ragazza sola, e non credo vorrà riprovarci presto"
"Non ti preoccupare, fratellino" aggiunse lei "Per ora ne ho abbastanza di avventure, te le lascio tutte. Preferisco dedicarmi alla mia intensa storia d'amore, ora"
"Quale? Quella con Marwan?"
"Ehi! È seria tanto quanto la tua con Windad!"
"Non so di cosa state parlando, ma preferirei che continuaste domani" li interruppe il prozio, indicandogli di andare in camera "Apriremo prima, per rifarci di ciò che abbiamo perso questa sera. O non siete stanchi?"
"Non lo siamo!" protestarono, per poi sbadigliare contemporaneamente.
Per un attimo, un sorriso sfuggì a quel vecchio signore "Lo vedo... Buonanotte, Direes al-Samir. Buonanotte, Mabaal"
"Al-Aidha" aggiunse subito la gemella.
"Che?" piegò la testa il prozio.
"È il soprannome che mi sono guadagnata, ricordi? Mabaal Al-Aidha"
L'uomo rimase in silenzio per un momento "Beh, me ne sarei aspettato uno più magico" disse "Però sei la prima delle donne di Gravir Fallsah ad avercelo. Congratulazioni" E, detto questo, lasciò la stanza.
I due gemelli si guardarono, sbigottiti.
"La prima delle donne... fratellino, hai sentito?!" esclamò Mabaal, allargando gli occhioni che si erano riempiti di sbrilluccichi.
"Già" disse lui, allungando le gambe "Le altre saranno cooosì gelose, soprattutto quando dirai che l'hai ricevuto da un genio libero!
"Ci crederanno. Grand e Naima almeno, visto i pericoli che gli avrai fatto correre per cercarmi..." commentò lei, accarezzando Tahadaa che si era addormentato.
"Pericoli? Io? Ah!" disse lui, per poi abbassare la voce "A dire il vero volevo provare ad andare a cercarti tra le sabbie mobili, ma il prozio mi ha scovato e ha vegliato su di me per tutta la notte, in modo che non scappassi”
“Quindi hai dormito?” chiese Mabaal.
“Un po'. Ti ho anche sognato, sai? Eravamo di sopra, e parlavamo appunto di geni liberi..."
Qui il ragazzo si fermò, e la guardò fissa "Era il tuo stesso sogno! Com'è possibile?"
"Legame tra gemelli?" provò a dire la ragazza, sbadigliando.
"No, quella è una storia inventata dallo zio! Devono essere i tuoi poteri da genio, magari si sono risvegliati durante il sonno, o forse era un'altra maledizione che quel piccoletto ti ha lanciato! O magari anche..."
Sentì all'improvviso un enorme peso sulla spalla: Mabaal si era accasciata su di lui, addormentata.
Un sorriso sfuggì al ragazzo, vedendola così tranquilla. Sì, in effetti forse le avventure erano state troppe, almeno per lei.
Tuttavia, v'era qualcosa di strano in tutto ciò. E lui avrebbe indagato, decise mentre la portava su per le scale, dove c'era la loro stanza.
Mentre salivano la lampada cadde a terra, rivelando sull'altro lato il simbolo di un triangolo con un occhio all'interno.

La fiamma dell'ultima candela guizzava timida, illuminando a malapena i grandi occhi della bambina e i piccoli della donna.
"Così" chiese esitante la bambina "Mabaal Al-Aidha non si sposò?"
"Beh, non con Jidrin né con Marwan. Si racconta che un altro ragazzo catturò il suo cuore, un certo Gagan proveniente dall'India... ma questa è un'altra storia, ed è troppo lunga per essere raccontata ora"
"Ma mammmaaaaaa!" si lamentò la bambina "Non hai finito di narrare! Che cosa era davvero quel sogno? Dove finì la lampada? Qualcuno l'aprì mai?!"
"Mia cara Lina... avevamo detto che saresti andata a letto quando l'ultima candela si sarebbe spenta" Senza che una di loro la sfiorasse, la candela emise il suo ultimo guizzo di vita per poi morire "E ora è il momento"
La piccola mise il broncio, mentre la madre si alzava e la conduceva a letto.
"Come fai sempre ad azzeccarci?" sbuffò, mentre saliva sul morbido materasso "Sembri sapere sempre le cose un attimo prima che accadano... Aspetta, ho capito!" esclamò, rizzandosi e puntandole un dito contro "Hai trovato un genio libero che si è messo al tuo servizio. Oppure" e qui socchiuse gli occhi "Lo sei tu stessa?"
"I geni non possono avere figli, tesoro" le ricordò la madre, mentre la faceva sdraiare e le rimboccava le coperte "E, se avessi davvero un genio, pensi che lo utilizzerei per così poco?"
"Magari non vuoi che papà lo scopra" mormorò Lina, sbattendo velocemente le palpebre "O forse non ti fidi del tuo servo, e hai paura che cerchi di fregarti..."
"È vero, i geni liberi sono pericolosi" confermò sua mamma, sorridendo "Ma tu non ti devi preoccupare: non ci sono e non ci saranno mai in questa casa. Se mai li incontrassu, corri a dirlo a me o allo zio e risolveremo tutto. Buonanotte" concluse, baciandola in fronte.
"Buonanotte" biasciò la bimba con la voce impastata e stringendo il suo pupazzo.
La donna uscì in punta di piedi dalla camera e socchiuse la porta con lentezza, una volta fuori. Sorrise: certo che era davvero simile a suo fratello Direes, così piena di curiosità e interesse per il mistero...
Si diresse con passi leggeri verso una vecchia lampada ad olio, con una stella a cinque punte sopra. L'accese, per poi strofinarla vedendo che sopra vi era un po' di polvere. Non c'era pericolo che ne uscisse qualcosa, il suo occupante l'aveva lasciata da tempo.
Sollevò le labbra, ricordando lo stupore della figlia al tempestivo spegnimento della candela.
Non aveva un genio, ma qualche strascico di potere che le era rimasto dalla sua avventura sì.

Glossario
Naima=Candy. Non ho trovato uno simile, quindi ho cercato uno che potesse ricordarne il significato. Naima significa "colei che vive una vita dolce", e siccome c'è dolce nel nome e le caramelle sono dolci... Beh, potrebbe funzionare!
Gagan=Gabe, il belloccio biondo che appare nella quarta puntata della seconda stagione. Siccome proviene dall'India, il suo nome è indiano, ed è poco simile lo stesso!
Lina=significa tenera, ed è un personaggio totalmente inventato, che non compare nello show

 

 

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