New Life

di Spanner
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** partenza inaspettata ***
Capitolo 3: *** gioco della bottiglia ***
Capitolo 4: *** uno scherzo imperdonabile ***
Capitolo 5: *** ci sono io ***
Capitolo 6: *** fuga ***
Capitolo 7: *** notte movimentata ( parte uno ) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti!
Questa storia è una mia creazione, l'ho adattata ai personaggi di Inuyasha perchè li ho trovati perfetti per i vari ruoli...

Spero vi piaccia!


                New Life


PROLOGO

* KAGOME *



Quando non hai nulla da perdere, e La Morte viene a prenderti,
in quel momento ti sembra di averla aspettata per tutta la vita
e non desideri altro che buttarti fra le sue braccia.

In quell’istante mi resi conto che stavo per morire: mai avevo voluto che il giorno della mia morte arrivasse,

ma ora che era davanti a me a braccia aperte, in attesa che la raggiungessi,
l’unico pensiero rimastomi era... che non aspettavo altro.

Ormai non avvertivo nient’altro se non il bruciore atroce che attraversava il mio corpo e non vedevo altro
che le fiamme rosse divorare tutto intorno a me, compresa io stessa.

Fino a cinque minuti fa non avrei immaginato neanche lontanamente di voler morire,
nonostante la mia vita non avesse più valore.

Adesso, invece, mi sembrava la cosa più ovvia, la scelta migliore.

Finalmente non avrei sofferto.

Mai più.






Questo è solo il prologo, per questo è breve, ma presto posterò il primo capitolo...
Non lasciatevi troppo ingannare da ciò che è scritto qui...
Fatemi sapere cosa ne pensate!


_Draco_

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Capitolo 2
*** partenza inaspettata ***


Salve! Eccomi col capitolo, e spero che continuerete a seguirmi con questa storia!
Sappiate che qui il carattere di qualche personaggio secondario sicuramente cambierà un po'.

PS: "una settimana prima" sta a significare una settimana prima del prologo


Capitolo uno: PARTENZA INASPETTATA


Una settimana prima


Era una mattina di marzo, apparentemente normale.
Kagome si alzò non appena le 6.00 scoccarono e la sua sveglia suonò.
Oramai era abituata a quell'orario straziante, perchè da quando aveva dieci anni aveva dovuto rispettarlo.
Doveva alzarsi prima degli altri per preparare la colazione e pulire la cucina, e terminare qualche faccenda.
Uscì dalla sua stanza minuscola, che aveva solo una finestrella, e di cui l'arredamento era composto da un lettino, una cassettiera
per i suoi vestiti, una scrivania - che somigliava a un pezzo di legno rettangolare tenuto da tre rozze zampe sempre di legno,
che stava in piedi per miracolo - con una lampada, e un baule per i suoi pochi oggetti personali.
Era davvero una stanza piccola... Questo perchè in realtà era una soffitta, trasformata per far dormire Kagome quando era arrivata,
sette anni prima, dopo che perse la madre, quando lei aveva tre anni, a causa di un tumore, e poi all'età di otto anni suo padre ebbe un
incidente d'auto, nella quale ci fu un'esplosione, e del suo corpo non era rimasto nulla... solo cenere...
Era dovuta andare a vivere dai suoi unici parenti rimasti, i suoi zii...
Che non le offrirono nulla di più se non un tetto e del cibo. Non aveva mai ricevuto amore da loro.

Uscì dalla sua camera, ritrovandosi in un corridoio color crema, con quattro porte: una del bagno, e le altre appartenenti ai suoi cugini
.
I suoi odiosissimi, irritanti, prepotenti cugini.

La porta situata quasi di fronte alla sua stanza era quella di Sota,
il meno fastidioso fra i tre fratelli perché,
a differenza degli altri due,
lui non le dava tormenti, lavori extra, e via dicendo. Non le gridava dietro insulti o rimproveri.
A dire il vero, lui non le parlava.

O, per meglio dire, lui non parlava mai con nessuno. Solo lo stretto necessario.

Ma lei preferiva così. Un problema di meno, no?

Sota era un ragazzo un po’ strano, non solo per il fatto che fosse un punk fino al midollo delle ossa e perché non parlava mai,
o dato che ogni tanto provenivano strani e inquietanti rumori dalla sua camera, che nessuno sapeva identificare e dei quali
nessuno voleva scoprirne la natura. Difatti mai un altro membro della famiglia era entrato in quella stanza.

Sota era strano già a sei anni, da quando si sapeva che il suo cervello era sviluppatissimo, pieno di idee ingegnose.
Risucchiava ogni informazione e la
conservava con cura, tirandola fuori quando ne aveva bisogno.
Le maestre della scuola elementare ne erano rimaste sbalordite e avevano cercato -
invano – di convincere i genitori a iscriverlo in una scuola migliore,
che lo avrebbe
stimolato di più. Ma Ryuichi e Akiko non pensavano che il bambino fosse davvero
così intelligente, infatti non cercarono mai di aiutarlo a sviluppare la sua mente;

forse fu per questo motivo che iniziò a chiudersi in se stesso e che, ancora oggi,
a quindici anni,
non spiccica parola e resta indifferente in ogni situazione.

Bè, una cosa positiva ce l’ha: a scuola è lo studente migliore.

La porta accanto a quella di Sota è quella della stanza di Bankotsu, il primo genito 
- che a ventun’anni vive ancora con i genitori solo perché da solo non sa mantenersi – . 
Bankotsu ha sempre reso la sua vita ancor più complicata, non fa altro che tormentarla. Ma mai quanto sua cugina Kikyo.
Ed ecco, appunto, l’ultima e più odiata stanza. Sulla porta vi è attaccato un foglio con scritto in bella grafia 
“ Trendy K. “, il suo adorabile soprannome.
A tredici anni era una smorfiosa coi fiocchi, viziata più di ogni altro dei figli dei suoi zii. 
Otteneva sempre quello che voleva e il suo hobby, oltre allo shopping, era quello di distruggere e tormentare Kagome più di Bankotsu.
Era molto spesso per colpa sua se veniva picchiata da Ryuichi, che non chiamava più
“ zio” da quando aveva nove anni, dopo un anno di convivenza con loro e aveva capito che non le volevano bene, 
l’avevano accolta sotto lo stesso tetto solo per non perdere tempo a trovare un orfanotrofio e perché era uno dei voleri 
di suo padre nel testamento, che aveva già scritto a soli quarantatre anni, cosa alquanto sospettosa.

Kagome scese le scale che portavano al piano di sotto della grande casa dei suoi zii, dove c’erano una sala enorme, 
con mobili pregiati, un tavolo al centro della stanza, rotondo, per il pranzo e la cena, un grande e comodo divano beige, 
e una libreria piena di classici. Davanti al divano spiccava un tappeto porpora con decorazioni astratte.
Era un tappeto orribile, ma poiché valeva due occhi della testa, era li, a fare bella mostra di se. 
Sulle pareti vi erano diversi quadri rappresentanti nature morte, di qualche artista conosciuto, mentre sui mobili spiccavano foto della famiglia Higurashi.
In nessuna di queste compariva Kagome.
Su un altro dei mobili di legno pregiato, vi era una televisione al plasma, da fare invidia quasi a quella del cinema. 
Era davvero enorme, e stava in contrasto con i quadri rappresentanti la natura.
Insomma, un tipico salotto da ricchi.
Accanto alla televisione, posta di fronte al divano, c’era un corridoio che conduceva alla camera di Akiko e Ryuichi e al loro bagno, 
lussuoso come la sala da pranzo. E poi la cucina, che la stava aspettando per essere pulita alla perfezione e per iniziare a preparare la colazione.

Iniziò a pulire cercando di sbrigarsi, perché alle 6.35, puntuale, Akiko sarebbe venuta come ogni mattina, a controllare che si fosse alzata e messa al lavoro.
Alle 6.20 aveva, per fortuna, terminato, e iniziò a tirare fuori dal frigo gli ingredienti per la colazione, fra cui latte, uova e il succo di kiwi
- del quale lei non sospettava neanche l'esistenza fino al momento in cui era andata a vivere da loro -
per Bankotsu, che lo adorava.

Alle 6.35 aveva finito e, puntuale, si presentò Akiko nella sua succinta camicia da notte verde smeraldo, per controllare il suo lavoro.

<< Buon giorno, Orfana >> le disse con la sua voce falsamente dolce, quasi infantile, che celava però solo veleno, per Kagome.

Orfana. Era così che Akiko la chiamava. Sempre e solo così. Ma ormai era abituata. Inutile rimuginarci.

<< Senti, ricordi che fra tre giorni è il compleanno di Bankotsu? >> chiese la donna sistemandosi una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio,
dopo aver appurato che tutto era pronto in tavola e che la cucina era pulita.

Kagome si irrigidì. Era vero! Quel deficente avrebbe compiuto ventidue anni! E lei non aveva nulla da regalargli...

<< Sei per caso diventata sorda?! >> la aggredì Akiko per la mancata risposta di Kagome.

La ragazza digrignò i denti e rispose con un << Si, mi ricordo >> strascicato.

<< Io e Ryu >> Così Akiko chiamava il marito << Abbiamo deciso di portare tutti nella nostra casa in montagna, visto
che Bankotsu adora quel posto. Passeremo un paio di settimane lì. Ho già informato la scuola che partiamo da un parente malato
e che salterete la scuola per quel periodo. Si, anche tu verrai con noi >> aggiunse vedendo la faccia stralunata di Kagome.

<< A.. Anche... Io? >> chiese incredula.

Di solito la lasciavano marcire in casa o da qualche vicina, se la famiglia partiva.

<< Certo, anche tu. Questo piccolo viaggio serve perchè la famiglia sia unita e faccia attività insieme. Io non avrò di certo il tempo
di occuparmi della casa e dei pasti. Ci penserai tu. >> disse con un piccolo ghigno.

<< Ah, certo >> borbottò Kagome, rabbuiandosi. << Non c'è problema. Ho sempre desiderato farvi da serva mentre ve la spassate. >>

<< Modera il tono, ragazzina >> sputò con quella sua vocina agitando i capelli biondo pallido Akiko.

<< Potrei >> afferrò una ciocca nera di Kagome << fartela pagare >> tirò violentemente la ciocca, strappando alla ragazza un gemito.

<< Spero sia stata chiara! >> trillò Akiko con un sorriso radioso a trentadue denti.

<< Umpfh >> fu la risposta di Kagome, ma Akiko non ci badò molto, e Kagome notò la scintilla che balenò nei suoi occhi azzuri pochi istanti.
Quel bagliore non le aveva mai portato nulla di buono.

<< Cosa regalerai a Bankotsu, Orfana? >> chiese con noncuranza, ma dal lieve sorriso che increspava le sue labbra, Kagome
intuì che conosceva già la risposta.

<< Ehmm... Io... >> fece vaga, ma Akiko, con un'espressione a dir poco scandalizzata, strillò:

<< NON GLI HAI COMPRATO NULLA?!?! >>

Kagome si fece piccola piccola.

<< Con... Con quali soldi... avrei... avrei potuto? >> balbettò, notando Ryuichi che si avvicinava insonnolito in maglietta e boxer,
con i capelli ricci e scuri spettinati e un sottile strato di barba mattutina sul mento.

<< Cos'è questo casino? >> domandò con la sua voce un po' rauca e profonda, guardando Kagome con astio, e la moglie con dolcezza.

<< L'Orfana non ha fatto un regalo a Bankotsu e in più dice che non ha abbastanza soldi per comprargliene uno. >> spiegò Akiko << Ma >>
aggiunse, vedendo che il marito aveva rivolto a Kagome un’occhiata assassina e stava per parlare << Ma penso di avere la soluzione >>

terminò con un sorriso radioso, che assieme ai lunghi capelli biondi le davano un aspetto angelico. Falsamente, angelico.

<< E quale sarebbe? >> chiese Ryuichi con un tono interessato. Di solito la moglie lo lasciava fare, quando stava per urlare contro Kagome. 
Doveva essere davvero una grande soluzione.

Si, per loro.

Il luccichio negli occhi di Akiko si fece più intenso.

<< Potrebbe regalargli l’orologio di Takeru. Bankotsu l’ha sempre adorato. Tanto tuo fratello è morto, non ha bisogno di un orologio, la dove sta ora. >>

A Kagome mancò un battito. L’unica cosa di valore che aveva era l’orologio del padre, al quale era molto affezionata, 
perché era una delle pochissime cose che le erano rimaste dei suoi genitori.

<< NO! >> Esclamò, forse un po’ troppo forte, perché vide Ryuichi accennare ad alzarsi.

<< Come, prego? >> chiese Akiko, incredula. Mai Kagome aveva contestato una decisione dei suoi zii, o se era accaduto, 
era stata in un’occasione più unica, che rara.

<< Intendi anche opporti? Non hai fatto nessun regalo a Bankotsu, e ora che ti troviamo la soluzione, tu la neghi? >> disse la zia, di nuovo acida.

Kagome non sapeva che fare. Avrebbe tanto voluto non trovarsi in quella situazione.

Regalare al suo odiato cugino l’orologio, o prenderle finché non avrebbe detto che glielo dava?

Cercò di ricordare se Bankotsu era mai stato carino con lei, se meritava qualcosa di valore come l’orologio di suo padre. 
Ricordò solo dispetti, insulti, e prese in giro. Occasionalmente pure qualche calcio. Lui non aveva mai dimostrato affetto per lei, 
non le aveva mai fatto un regalo, mentre lei, negli ultimi quattro anni, quando era risultata degna di poter maneggiare soldi, 
era stata obbligata a fargliene per ogni occasione.

No, non avrebbe ceduto a Bankotsu l’orologio. Avrebbe preferito regalarlo al primo che passava per strada, piuttosto che a lui.

<< Non regalerò l’orologio di mio padre a quel bastardo. >> sibilò Kagome, furiosa.

<< Non mi potete costringere. >> L’aveva detto. D’istinto, le erano uscite quelle parole.

Non si può sempre trattenere ogni emozione.
Ma avrebbe fatto mille volte meglio a starsene zitta.

Ryuichi si era alzato di scatto rovesciando rumorosamente la sedia.

Kagome aveva fatto un balzo di due metri almeno all’indietro.
Era troppo tardi. Era scoppiata la scintilla. Ma perché non era stata zitta?

Perché non aveva fatto come sempre, perché non aveva detto che dava l’orologio a Bankotsu? 
Non solo non aveva obbedito, ma aveva pure insultato il loro adorato figlio.

Ryuichi l’avrebbe uccisa. Era riuscita a non farsi picchiare per una settimana, ma evidentemente per lei non c’era tregua.
Non
poteva vivere la sua vita in pace.

Kagome indietreggiò fino ad arrivare alla parete opposta della sala, sapendo che era completamente inutile. L’avrebbe raggiunta comunque.

Chiuse gli occhi, stringendo le mani a pugno, rassegnata a dover sopportare il dolore finché suo zio voleva. 
O finché non fossero arrivati quegli stupidi dei figli, che non immaginavano che il padre picchiasse la cugina. 
Pensavano che fosse lei l’idiota, che cadeva e sbatteva contro ogni oggetto.

E mentre sentiva i passi di Ryuichi che si avvicinavano, sperò davvero che arrivasse Bankotsu, o Sota. 
Avrebbe sopportato volentieri perfino Kikyo, pur di non dover subire quel trattamento.

Ma non arrivò nessuno.

Anche a occhi chiusi, sapeva benissimo che faccia aveva suo zio in quel momento.
Un ghigno stampato in faccia. Rideva, quando la picchiava.

Sentì all’improvviso un dolore acuto sul viso, seguito da altri ancora.
Poi passò alle gambe.

Diede diversi violenti calci sulle lunghe e snelle gambe della ragazza, coperte dalla stoffa dei pantaloni del pigiama. 
Kagome cadde, non riuscendo a stare in piedi per il dolore. Dalla posizione rannicchiata era più facile picchiarla.

Ryuichi non ebbe pietà. Le diede pugni e calci, dovunque gli capitava e la ragazza provò a difendersi, invano. 
Gemeva dal dolore, non poteva neanche urlare, se non voleva peggiorare la situazione. Ryuichi non dava cenni di voler smettere.

Ormai Kagome, non cercava più di proteggersi, lasciava che il dolore fosse l’unica sensazione a pervaderla. 
Non sapeva neanche quanto tempo era stata li a terra, o per quanto tempo ci sarebbe ancora rimasta. 
Sentiva il corpo percorso da fitte, il viso bruciare per i colpi subiti e stava perdendo la sensibilità delle braccia.

Ogni colpo le faceva perdere il senso della realtà e temeva che non sarebbe più riuscita ad aprire gli occhi.
Era così tanto il dolore, che ormai le sembrava facesse parte di lei, come se la sua anima avesse accettato la sofferenza 
e avesse deciso di fondersi con lei per non percepirla più così intensamente.

Quando pensava che oramai non avrebbe più smesso, sentì la voce di Akiko, lontana:

<< Tesoro! Buongiorno! >> Seguita da dei passi che scendevano velocemente le scale.

Sentì i passi più pesanti di Ryuichi, che facevano quasi vibrare il terreno, a causa della sua massa muscolare.

Provò ad aprire gli occhi, piano, nonostante il bruciore del viso.

Come aveva sospettato, non sentendo alcuna risposta al buongiorno della madre, era stato Sota a scendere. 
Era seduto proprio sul posto che dava una perfetta visuale di Kagome, due sedie più in là del padre.
La fissava con uno sguardo intenso, un misto di preoccupazione, indifferenza, rabbia e... e anche qualcosa che non riusciva a decifrare.
Kagome si issò piano sui gomiti, per provare a rialzarsi. Non voleva che gli altri la vedessero così. 
Si sarebbero divertiti a prenderla in giro, per il suo stato.

Lentamente, si diresse in cucina, proprio mentre sentiva che gli altri cugini stavano scendendo le scale, e si chiuse dentro.
Non versò neanche una lacrima, perché non voleva dare questa soddisfazione ai suoi zii, di vederla tornare con gli occhi rossi e gonfi 
come le sue guance a causa delle botte.

Consumò una colazione a base di un biscotto e un bicchier d’acqua, uscì dalla cucina e salì velocemente le scale, 
lanciando solo un’occhiata veloce al tavolo, dove la famiglia felice discuteva e consumava la colazione. 
Incontrò i penetranti occhi neri di Sota solo per un istante, ma riuscì a cogliere le stesse emozioni di prima.
Preoccupazione, rabbia, indifferenza e... non riusciva a capire l’ultima emozione che trapelava da quegli occhi così complicati.

Però, era riuscita a capire che quelle emozioni erano tutte, tutte rivolte a lei.

Quello sarebbe stato l'ultimo giorno di scuola per due settimane, dato che prima di uscire aveva sentito Bankotsu esultare
per il fatto di partire il giorno successivo in montagna, mentre Kikyo aveva una smorfia sul suo viso di porcellana, dovuta
sicuramente al fatto che in montagna non poteva indossare i tacchi e non c'erano negozi all'ultima moda.
Sota invece era immobile, senza alcuna emozione.

Fortunatamente a scuola c'era Sango, la sua migliore amica, che le rendeva le giornate più piacevoli.
Sango non sapeva delle violenze che Kagome subiva, ma era a conoscenza del suo passato e sapeva che non se la passava bene.
Però aveva intuito che c'era dell'altro, che Kagome, nonostante si conoscessero da quando si era trasferita a Tokyo, non le aveva confidato.
Lo aveva capito dai suoi occhi che spesso si spegnevano della luce solare di sempre, o che divenivano malinconici per qualche istante.

Sango attendeva paziente, conscia del fatto che prima o poi le avrebbe rivelato tutto.
Perchè non ci si può tenere tutto dentro per sempre.

La campanella della ricreazione suonò e Sango ne approfittò per chiedere a Kagome ciò che la turbava più del solito quel giorno.
Kagome distolse i suoi occhi nocciola da quelli cioccolato di Sango, rispondendo:

<< Domani partiamo per due settimane in montagna, da un " parente malato " >> fece il gesto delle virgolette con le mani, per
chiarire che non esisteva alcun parente malato.

<< Oh. >> pronunciò Sango, sedendosi sul banco di Kagome, aggiustandosi la coda che teneva legati i suoi lunghi e lisci capelli castani.

<< E in realtà andate in montagna per... >> lasciò la frase in sospeso, in attesa che Kagome la completasse.

<< Perchè fra tre giorni quell'imbecille di Bankotsu fa ventidue anni e dato che adora con tutto il suo stupido cuore quella casa
in montagna, andiamo li per farlo scoppiare di felicità! >> esclamò con rabbia, e Sango ridacchiò.

<< Quanto affetto dimostri a tuo cugino con queste parole cariche d'amore... >> commentò sarcastica la castana, facendo tornare il sorriso anche
a Kagome.

<< Non preoccuparti >> riprese Sango dopo cinque buoni minuti di risate << Ti chiamerò ogni giorno e staremo per almeno un' ora
al telefono >>

Kagome sorrise.

<< Grazie Sanguccia, sei la migliore! >> la abbracciò di slancio, mentre l'amica ricambiava, sghignazzando:

<< Lo so di essere grande, ma continua pure ad adularmi...! >> e scuoteva i capelli in modo sexy per dare più enfasi alle sue parole.

Risero di nuovo, ma vennero interrotte dall'arrivo in classe di Sota.

Kagome divenne di pietra. Nonostante frequentassero la stessa scuola, lei e Sota non si parlavano mai se si incrociavano, e lui
non era mai venuto nella sua classe o viceversa.
Ma lo shock più grande lo ebbe quando lui aprì la bocca per parlarle, senza comunque lasciar trapelare alcuna emozione dal suo sguardo,
eccetto quegli occhi, distanti, ma che le rivolgevano preoccupazione, rabbia, indifferenza e... sempre quel qualcosa che non
riusciva ad identificare.
Quel giorno era vestito di nero - come sempre -, e i suoi capelli neri erano sparati un po' ovunque, leggermente più verso sinistra,
la sua maglietta era di un gruppo metal conosciuto, con macchie rosse e teschi argentati a decorarla.
Nonostante avesse un'aspetto un po' trasandato, Kagome doveva ammettere che quel look gli donava, e aveva un'aspetto... fico,
in fin dei conti. Quello stile donava a quel ragazzo.

<< Ciao Kagome. Ciao Hiraikotsu. >> salutò le ragazze in tono freddo.

Kagome, allibita, con occhi e bocca sgranati, dopo un'attimo riuscì a rispondere, non senza balbettare:

<< C-c... Ciao So-Sota! >>

Sango le diede una gomitata per farle tornare un minimo di dignità, mentre rispondeva:

<< Ciao! Puoi chiamarmi Sango, se ti va, ci conosciamo da un pezzo, sei il migliore amico di mio fratello Kohaku! >> disse allegramente

<< Sei più grande di me. >> rispose atono il ragazzo, puntantole i suoi enigmatici occhi addosso.

Sango sbuffò divertita.

<< Di un'anno! Ho sedici anni, tu quindici, non m'importa! Siamo nel ventunesimo secolo! Anche Kagome ha quindici anni, ma non mi
chiama Hiraikotsu! Chiamami per nome, per favore, Sota...! >>

<< Sei stata bocciata...? Non lo sapevo. >> disse Sota.

<< Si, ma non accadrà più >> rispose lei arrossendo. Non le piaceva che le si facesse ricordare di essere stata bocciata... Un errore lo
commettono tutti, e lei era stata molto negligente con la scuola, e come meritava, fu bocciata.

Sota sembrò perdere interessere per lei e si voltò verso Kagome che, sentendosi in soggezzione sotto lo sguardo del cugino,
arrossì leggermente.

<< Kagome >> iniziò con la sua voce priva di emozioni << Io so cosa ti fa mio padre. >> era un'affermazione.

Kagome abbassò gli occhi e increspò le labbra.
Sango invece era confusa.

<< Lo so da sempre >> aggiunse il ragazzo, fissandola intensamente.

Lei alzò gli occhi, sorpresa. Sapeva della sua intelligenza enorme, ma non pensava che lui avesse subito capito
il trattamento che le era riservato.
Ricambiò lo sguardo di Sota, come a incitarlo a continuare.

Anche se era davvero molto, molto strano, avere una conversazione con lui più lunga di due sillabe.

<< Non mi piace. >> disse dopo un minuto. << Per niente. >> aggiunse dopo un'altro istante.

<< Vedrò di fare qualcosa. Se ci riesco. >> Il tono era ancora indifferente, ma i suoi occhi esprimevano determinazione
e tutto ciò che le parole non dicevano.

Kagome era ancor più stupita. Restarono qualche minuto a scrutarsi l'un l'altra, senza proferire parola.
Sango ci capiva sempre di meno.

Non ottenendo risposta, Sota si voltò di nuovo verso Sango.

<< Sango >> proferì, mentre questa sussultava impercettibilmente << Non so se Kagome te l'ha detto. Domani partiamo in montagna.
Da un inesistente parente malato. Mamma ha detto che tutti possiamo invitare qualcuno. Quel tutti esclude Kagome, ovvio >>
aggiunse dopo una lieve pausa << Ho invitato Kohaku e lui verrà con noi. I tuoi sono d'accordo. >>

Sango annuì, continuando a osservarlo. Aveva l'impressione che doveva dirle qualcos'altro.

<< Ti sto invitando. >> disse chiaro e tondo, senza girarci troppo intorno.

Sango e Kagome sgranarono gli occhi, incredule.

<< Cosa...? Io, cioè... >> non sapeva davvero che dire

<< I tuoi sono d'accordo. E ti ho invitata io. Non c'è problema. >> accennò a qualcosa che sembrava un'occhiolino, pur restando
freddo.

In quel momento suonò la campanella della fine della ricreazione.

Sota si mise le mani in tasca e disse, per finire:

<< Domani mattina vi passiamo a prendere alle 7.30 in punto. Ciao. >>

Si voltò e fece per uscire, ma qualcosa lo trattenne.
La mano di Kagome stringeva la sua maglietta. Aveva gli occhi nascosti dalla frangia.

Quando alzò lo sguardo, sorrideva felice, e anche se il suo volto restò impassibile, Sota sussultò per la sorpresa.

<< Grazie >> sussurrò la ragazza, per poi lasciarlo andare.

Sota scrollò le spalle, e senza una parola, uscì dalla classe, mentre le ragazze si sedevano composte preparando i libri della materia successiva.
Kagome aveva ancora un bel sorriso stampato, e anche Sango non era da meno.

<< Non ho capito molto del volstro discorso iniziale >> azzardò Sango, e vide Kagome irrigidirsi e il suo sorriso scomparire << e non voglio
saperlo finchè tu non ti sentirai pronta a dirmelo. Però Sota è un bravo ragazzo. E ti vuole aiutare davvero. Si è capito subito. >>
terminò seria.

<< Grazie Sango. Mi dispiace, ma non ci riesco ancora a raccontare tutto. >> rispose Kagome.

Sango annuì, e passò un minuto silenzioso, durante il quale entrò il professore di Storia che iniziò a spiegare.

<< Comunque... Passeremo due settimane insieme! >> disse di nuovò eccitata la castana, sorridendo << Niente scuola,
niente sveglie... Io e te... La montagna e i boschi... Sarà favoloso! >>

Anche a Kagome comparve un enorme sorriso.
Per la prima volta la sua vita sembrava aver preso una buona piega, escludendo il buongiorno di Ryuichi e Akiko...
Ma Sango le sarebbe stata accanto in quelle due settimane, e insieme si sarebbero anche divertite! E Ryuichi non poteva
maltrattarla davanti a degli ospiti...
Decisamente, si annunciavano due grandiose settimane!

<< Si! Sono felicissima! Non vedo l'ora! >> rispose infine Kagome, allargando ancora di più, se possibile, il suo sorriso.

Forse con l'aiuto di Sota, la sua vita sarebbe migliorata... La prova era anche il fatto che subito aveva agito
per favoreggiarla, e lei sperava che avrebbe continuato a quel modo...
Non aveva mai odiato Sota, ma non l'aveva neanche mai veramente amato, perchè lui in effetti, non faceva nulla:
ormai era davvero indifferente a tutto...
Però si sbagliava, evidentemente... Perchè a questo non era rimasto indifferente...
Bisognava comunque aspettare e vedere che sarebbe successo...

Per ora voleva solo godersi quelle due settimane che si preannunciavano migliori di quanto avesse mai potuto immaginare!





Ok, il primo capitolo e andato!
Ringrazio chi ha letto e chi ha commentato; ora però sono in ritardo, per cui non posso ringraziarvi per bene:

- Vale728

- Beverly Rose

- cri_91

- Mily_chan

- inukag4ever

Vi ringrazio delle recensioni, sono contento che il prologo sia piaciuto e abbia incuriosito, spero abbiate voglia di commentare anche questo
e di seguire ancora la mia storia!

ANTICIPAZIONI:

Nel prossimo capitolo ci sarà:

- L'arrivo in montagna
- La difesa di Sota per Kagome
- L'organizzazione di uno scherzo di Kikyo e Bankotsu

A presto con un nuovo capitolo di New Life!

_Draco_






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Capitolo 3
*** gioco della bottiglia ***


Eccomi tornato!
Sono davvero contento che la storia sia piaciuta!
Spero di riuscire ad aggiornare ancora così velocemente, però vi devo informare che il 17 Aprile parto a Praga in camposcuola...
Dunque per cinque giorni non aggiornerò... Spero di poter postare un altro capitolo prima della partenza,
ma non sono sicuro, dato che sono sorti problemucci in famiglia e mia madre non vuole che passi tanto tempo al pc...
E io sono un po' lento a scrivere, non voglio ci siano errori! ^^'''
Ok, vi lascio al capitolo, grazie a tutti voi che leggete!
E perdonate il titolo, ma ero a corto di ispirazione...!



Capitolo due: Gioco della bottiglia



La mattina seguente Kagome era su di giri, per il fatto di partire e cambiare aria per due settimane e soprattutto perchè finalmente
qualcosa di buono stava accadendo anche a lei!
Sota aveva rivelato le sue intenzioni e aveva dimostrato le sue parole con un'azione che aveva sbalordito sia Kagome che Sango:
infatti aveva invitato la sua migliore amica a passare le due settimane con loro, assieme al fratello che era il migliore amico di Sota.
Kagome non se lo era mai immaginato qualcosa del genere, ed era davvero felice!

Certo, era stato strano sentire Sota parlare... Sicuramente quello era stato il discorso più lungo che aveva mai fatto,
neanche alle interrogazioni orali parlava così tanto, si limitava a rispondere " Si " o " No " alle domande che gli rivolgevano
gli insegnanti, ormai rassegnati al comportamento di quell'alunno.

Fatto sta che quella mattina si era alzata di buon umore e aveva preparato le sue cose in una sacca per poi scendere
allegramente a preparare la colazione e qualche oggetto da cucina da portare in montagna, visto che Akiko l'aveva avvisata
che mancavano pentole e padelle in quella casa.

Quando alle 6.35, puntuale come al solito, venne Akiko, sempre vestita di quella esageratamente corta camicia da
notte smeraldo, e vide la nipote così di buon umore, aggrottò la fronte, perplessa.

<< Ehi, Orfana >> sottolineò quella parola con disprezzo, sperando di ferirla, ma Kagome non mostrò segni di fastidio
<< Hai preparato tutto? >> chiese la Vipera dopo un attimo di silenzio, durante il quale Kagome non aveva fatto altro
che fischiettare il motivetto di una canzone che le piaceva molto.

<< Si, ho messo pentole e varie cose in questa borsa! >> cinquettò allegra mettendo sotto il naso della zia una borsa grigia
contenente varie pentole.

Akiko rimase spiazzata dal tono gioioso di Kagome, e dal suo sorriso abbagliante mentre continuava dicendo:

<< Ho anche preparato la vostra colazione preferita e, >> aggiunse, rabbuiandosi per qualche attimo << darò l'orologio
a Bankotsu... >> terminò borbottando abbassando lo sguardo.

Akiko sorrise soddisfatta, sia per le parole della nipote, che per il vederla ritornare giù di morale.
Ma dopo qualche secondo Kagome la abbagliò con un nuovo sorriso, esclamando:

<< Spero che sarete soddisfatti dalla colazione! Vuoi che vada a svegliare Kikyo, Bankotsu e Sota? >>

Akiko fece una smorfia notando - di nuovo - quel sorriso sul volto di Kagome. Tuttavia rispose
affermativamente, e quando Kagome salì le scale, pensò che non si sarebbe divertita più così tanto,
una volta in montagna a sgobbare per loro.

Kagome si fermò sorridendo davanti alla porta di Kikyo, anzi, di " Trendy K. ", come voleva essere chiamata.
Bussò, e non ricevendo risposta, entrò cauta.

La stanza di sua cugina era enorme, di un tenue rosa antico, con un'armadio molto ampio per contenere
le valanghe di abiti che aveva, e varie mensole con sue foto e quelle rappresentanti lei e suoi amici o fidanzati.

Il letto era matrimoniale e a baldacchino, rosa acceso. Lenzuola comprese.
Inutile dire che era il suo colore preferito.

<< Kikyo >> disse, inginocchiandosi accanto al letto, dove la ragazza dormiva beatamente, i lunghi capelli neri
sparsi sul cuscino, la bocca socchiusa

<< Alzati, c'è la colazione >> disse dolcemente, scuotendola piano.

La tredicenne aprì piano gli occhi, sussultando alla vista di Kagome.

<< Che vuoi, orribile e petulante Orfana da quattro soldi?! >> gracchiò con voce impastata, strofinandosi gli occhi scuri insonnoliti.

Gentile come al solito, pensò Kagome alzando gli occhi al cielo.

<< Ti sono venuta a svegliare per la colazione >> la informò sorridendo << Ora vado da Bankotsu. Akiko ti aspetta giù >>

Detto questo uscì dalla stanza, pronta a entrare in quella del cugino più grande.

Bussò, e poi entrò.

Santissimi numi!

Fu il suo pensiero appena entrata in quella che si dovrebbe definire una stanza.

C'erano vestiti, scarpe e boxer sparsi ovunque, l'armadio era aperto e semi-vuoto, c'era un caos incredibile!
I calzini erano perfino appesi sul lampadario!

Ma com'era possibile?! Aveva pulito e messo a posto la camera di Bankotsu due giorni prima!
A ventidue anni - fra due giorni, ma poco importava - teneva la stanza come una bestia!
Ma era possibile che in un ragazzo si nascondesse una sottospecie di troglodita?!

Bankotsu era spaparanzato sul letto, con le lenzuola arrotolate a terra e attorno alle sue caviglie, il suo corpo era bilico
sul bordo del materasso.
E... Kagome arrossì di botto.

<< Bankotsu!! >> strillò con voce acuta, svegliando di soprassalto il ragazzo, che cadde a terra, balbettando confuso:

<< Cosa... Che... Che succede?! >> e tentando di liberarsi delle lenzuola con gesti nervosi.

<< Ma sei nudo! >> esclamò la ragazza, il viso di una tonalità bordeaux.

Bankotsu spostò lo sguardo verso il basso, sollevando poi la testa verso di lei di scatto e arrossendo violentemente
anche lui.

<< Cazzo! >> rispose lui di rimando, coprendosi col lenzuolo

<< Si, lo vedo... >> commentò Kagome con una smorfia indicando il lenzuolo che oramai copriva Bankotsu.

<< Ha. Ha. Ha. >> fu il commento sarcastico del ragazzo, ancora più rosso di vergogna.

Kagome aveva imparato che l'unico modo per tenere testa a Bankotsu era quello di mostrarsi spavalda,
senza troppe vergogne.
Come con quel commento che aveva imbarazzato non poco il cugino, anche se non voleva mostrarlo.

<< Perchè eri nudo? >> domandò la ragazza, sinceramente confusa, e meno imbarazzata.

Bankotsu invece arrossì ancora di più.

<< Io... Be io... Si insomma... Non lo so neanche io veramente... >> riuscì a dire, diventando quasi viola.
Poi però sembrò pensarci su e arcuò un sopracciglio, prima di dire:

<< Che diavolo sei venuta a fare in camera mia?! >> con espressione piuttosto contrariata nonostante
il rossore sulle sue gote.

I capelli solitamente legati in una lunga treccia nera erano sciolti e disordinati, i suoi occhi blu le lanciavano
frecciatine poco amichevoli e tentava di coprire anche il resto del corpo col lenzuolo azzurro - corpo davvero ben scolpito -.

<< La colazione è pronta >> proferì semplicemente Kagome, sorridendo amichevolmente << Akiko ha detto di svegliarvi >>

Bankotsu sbadigliò, per poi dire con nochalance e strafottenza:

<< Arrivo subito. Ora, da brava servetta quale sei, vai a prepararmi la vasca per un bel bagno >> e puntò un dito verso
la porta della sua camera, per indicarle la strada da seguire.

Il sorriso di Kagome divenne un ghigno.

<< Spiacente, signore >> calcò la parola << Ma io non sono la sua schiava, e non lo sarò mai, e non solo per il fatto
che lei è un emerito idiota >> disse in tono professionale.

<< Che hai detto, stupida ragazzina impicciona dei fatti altrui?! >> ringhiò in risposta Bankotsu

<< Che sei un idiota >> ripetè allargando il ghigno, e tirando un lembo del lenzuolo, facendo inciampare il ragazzo che
stava provando ad alzarsi, e facendolo rotolare.

<< Sei un idiota e sei pure nudo >> lo sbeffeggiò, dirigendosi verso la porta, lasciandolo a terra a lanciarle
un occhiata assassina, i capelli ondulati ancora più spettinati e, ovviamente, nudo, a imprecare.

<< Vedrai se te la farò pagare!! >> esclamò acido un secondo prima che lei chiudesse la porta, dicendogli:

<< Tua madre ti aspetta >>

Un sorriso soddisfatto le si dipinse.
Aveva avuto una piccola vendetta.

Sospirò e poi si immobilizzò davanti alla porta di Sota.

Ora che ci pensava... Come si svegliava un ragazzo che si chiudeva a chiave in camera, punk, extra-intelligente
e con nessuna voglia di vedere qualcuno nella sua stanza, neanche i genitori?

Bussò piano, con timore.

Dato che non ricevette risposta, provò ad aprire la porta, ma come ben sapeva era chiusa a chiave.

Bussò più forte.

<< Sota >> disse, continuando a battere più forte il legno della porta, sul quale erano attaccati un poster,
un'immagine con un teschio e un cartello con scritto in rosso:
" Vietato entrare a meno che il sottoscritto non vi accompagni. Se avete bisogno bussate. "

Un po' monotono come avviso, ma almeno non era volgare come quello che una volta aveva messo
Bankotsu sulla sua di porta:
" Non mi rompete il cazzo se non volete che vi faccia vedere come tirarvi fuori le budella direttamente dal culo! "
Quel cartello era finito nella spazzatura due giorni dopo, spedito poco gentilmente li da un'Akiko sconvolta da tanta volgarità.

<< SOTAAAAA!! >> gridò dopo quasi dieci minuti che bussava e pronunciava il suo nome.

Temeva che se continuava di quel passo avrebbe sfondato la porta e perso la voce.

Finalmente sentì la chiave girare nella serratura, e la testa di Sota fece capolino da uno spiraglio.

I capelli più disordinati che mai, i grandi occhi marroni erano socchiusi, e indossava un pigiama grigio pallido.

<< Cosa >> la voce era assonnata, e non perse neanche tempo a porre una domanda,
pronunciò quella parola come un'affermazione.

<< La colazione! >> disse Kagome allegra, un sorriso che incurvava le labbra rosee.

<< Mmh... Arrivo. >> disse, restando sulla porta, come a riflettere.

<< Ok! >>

Stava per voltarsi, quando sentì la voce di Sota, sempre atona:

<< Ho... ho scordato di dire a mamma e papà che viene anche Sango con noi... >>

Nonostante la voce fosse indifferente, era un po' titubante con le parole.

Kagome si voltò e fu capace solo di pronunciare un:

<< Ah... >> Sapeva che Ryuichi e Akiko odiavano sapere le cose all'ultimo momento.

<< Mi dispiace >> aggiunse Sota. Sembrava davvero dispiaciuto, anche se indossava ancora quella maschera fredda.

Un leggero rossore coprì le gote del ragazzo, che chiuse la porta velocemente.

Kagome era un po' delusa. E adesso? I suoi zii avrebbero lasciato che Sango venisse?


Alle 7.28 erano davanti alla casa della famiglia Hiraikotsu, e Akiko e Ryuichi, alla guida di due auto da
sette posti ognuno - dato che Bankotsu ne aveva approfittato per invitare quattro amici, Kikyo una delle sue ochette
e Sota il suo amico Kohaku e Sango, anche se di lei i genitori ignoravano ancora l'invito - e Sango e Kohaku erano
sul vialetto, ognuno con un borsone in mano.

<< Vi ringraziamo per l'invito, signori Higurashi >> disse Sango con un piccolo inchino.

Quel giorno, notò Bankotsu, era davvero carina. Aveva sciolto i capelli e indossava un vestito che le arrivava
sopra il ginocchio, con delle calze nere e delle scarpe da passeggio, e sopra un cappotto nero lungo.

Aveva sempre avuto un debole per quella ragazza, ma naturalmente l'aveva nascosto.

<< Si, certo >> rispose con sufficenza Akoko << Andiamo, forza >> incitò Kohaku con lo sguardo,
e questo diede il borsone al signor Higurashi, che lo mise nel portabagagli, assieme a quello che gli aveva dato Sango.

Poi erano saliti nella stessa macchina di Kagome, Sota, Bankotsu e un suo amico, guidata da Akiko.
Kagome continuava a torturarsi le labbra, e rispose con una vocina flebile al saluto allegro di Sango e Kohaku.

Akiko guardò con le sopracciglia arcuate Sango accomodarsi in macchina e salutare con enfasi Kagome.
Ma che ci faceva in macchina anche quella ragazza?!

Ma fece due più due guardando le due ragazze, e il risultato fu tre.

<< TU! >> tuonò la donna scendendo dalla macchina e trascinando con lei Kagome per i capelli, sotto lo
sguardo sciockato di Sango, Kohaku e gli altri passeggeri << Come ti sei permessa di invitare qualcuno?! >>
sibilò a pochi centimetri dal suo viso. << Ora capisco la tua allegria di stamattina! >> aggiunse con un lampo negli occhi.

Aveva comunque abbassato la voce ricordandosi che c'erano altre persone con loro.

<< Io non ho invitato nessuno! >> piagnucolò Kagome, per la stretta suoi suoi capelli

<< E allora chi è stato?! Non mi pare che lei sia amica di Kikyo, o Bankotsu. Non parliamo di Sota.
E' un mezzo miracolo che quel pivellino sia suo amico. >> sussurò furente, in modo che nessuno sentisse.
Anche se gli sguardi di tutti erano puntati su di loro.

<< Io... >> Kagome non sapeva come comportarsi. Non voleva dire che era stato Sota, le sembrava un tradimento.

Sentì la portiera aprirsi e chiudersi con foga, ma non potè girare la testa perchè intrappolata nella mano della donna.

<< Io ho invitato Sango >> disse una voce distaccata, con un tono da far venire la pelle d'oca al Diavolo in persona.

Sentì che la mano di Akiko le lasciava i capelli improvvisamente.

Voltandosi vide Sota in piedi, con il braccio della madre bloccato nella sua mano. Dal volto incredulo della donna,
e dal tremore del suo braccio, Kagome dedusse che tentava di ribellarsi, ma che la forza di Sota era maggiore
di quanto avevano mai pensato.

<< S-S-Sota...? >> chiese sbalordita la donna. Doveva essere uno shock sentir parlare un figlio dopo tanto tempo.

<< Io l'ho invitata >> ripetè il ragazzo.

Sango scese dalla macchina, sostenendo Sota.

<< E' vero signora. Kagome era all'oscuro di tutto. >>

<< Ma... Ma... S-Sota... perchè? E' una tua... a-amica? >> balbettò la donna, ancora confusa per aver sentito la voce del figlio.

<< No >> rispose atono, senza lasciare il braccio della madre.

Akiko sgranò gli occhi, senza capire.

<< E allora dammi una spiegazione valida! >> esclamò.

Kagome era a bocca aperta.
Sota... Sota... la stava difendendo!
Si era fatto avanti, parlando, ribattendo le accuse di sua madre, impedendole di farle del male!
Aveva tenuto fede alle parole del giorno prima...
Si sentiva felice... e commossa... Le veniva quasi da piangere...

<< E' la mia ragazza >> disse sicuro e privo di emozione, lasciando finalmente la mano della madre e
raggiungendo Sango, mettendole un braccio attorno la vita e guardandola negli occhi come a dirle
" scusa, ma era l'unica soluzione abbastanza convincente ".

Sango sgranò occhi e bocca - pur avendo recepito il messaggio del ragazzo -, così come Akiko, Kagome e Bankotsu, che si sentì irritato.

Quella ragazza così radiosa stava con quella specie di cimitero ambulante?!

<< Co-cosaaa?!?!?! >> Akiko non poteva credere alle sue orecchie.

<< Mamma, non fare la scenata. Ti ho solo detto che è la mia fidanzata >> disse Sota come se parlasse
di un teorema di geometria piuttosto noioso.


Dopo un po' di tempo di incredulità, tutti erano in macchina, diretti in montagna.
Il viaggio passò velocemente, fra chiacchiere varie.

Kagome ebbe anche una conversazione civile con Bankotsu, e pensò che, se non faceva il bastardo e
tentava di non pavoneggiarsi, in mostra, poteva anche essere passabile.

Dopo sei ore circa di viaggio arrivarono stanchi a destinazione, davanti a una villa enorme in un boschetto,
con accanto una casetta più piccola in mattoni.

<< Bene, eccoci qui! Allora, vi dirò subitò che due persone dovranno stare nella casetta qui accanto >> disse Ryuichi dopo
che tutti furono scesi con i loro bagagli a contemplare quella villa meravigliosa, indicando la casa in mattoni, che tanto piccola
non era neanche lei.

<< Gli altri staranno nella villa, ovviamente >> aggiunse << Pensavo che nella casa ci poteva stare Sota con Sango >>

Sango spalancò la bocca, diventando paonazza. Si voltò verso il suo "ragazzo", trovandolo con la solita espressione neutra.

<< Non penso che lei si sentirebbe a suo agio >> disse incastrando il padre nei suoi occhi distanti, e facendolo trasalire per
averlo sentito parlare. << Tesoro >> aggiunse Sota, voltandosi verso Sango e circondandole le spalle. Questa capì in ritardo
che parlava con lei.

<< S-si? >> balbettò, imbarazzata.

<< Preferisci magari stare con la tua amica? >> le chiese freddo, accennandole un occhiolino, che solo lei vide.

<< Be... Si... Se non ti dispiace... >> rispose rossissima, sentendo lo sguardo di tutti addosso.

<< Tranquilla >> disse pacato. Sango divenne di una tonalità prossima al bordeaux vedendo il viso di Sota farsi più vicino...

Kami! L'avrebbe davvero... baciata?

Con quell'aria da tenebroso, sempre distaccato, doveva ammettere che aveva un suo fascino,
e lei non era un tipo da farsi problemi per un anno in meno.

Però... Lui non era il suo tipo ideale.

E non capiva perchè farsi tutti quei discorsi mentali inutili, era solo un bacio! Dovevano tenere su quella recita,
era ovvio che qualche bacetto era incluso nel copione. Però la imbarazzava da morire comunque.

Sota, chino a meno di un centimetro dalle sue labbra, sembrò intuire il suo disagio e i suoi pensieri con un
solo sguardo penetrante nei suoi occhi.

Fulmineo, senza che lei se ne accorgesse quasi, cambiò traiettoria e le posò un lieve bacio sulla guancia,
per poi scostarsi altrettanto velocemente.

Sango era rimasta imbambolata, sbattendo le ciglia più volte, ancora imbarazzatissima, voltandosi verso Sota,
che era girato verso suo padre.

<< E' deciso allora. Kagome e Sango li, e noi in villa >> annunciò atono, per poi prendere il suo bagaglio e entrare,
seguito dagli altri ragazzi.


Le ragazze entrarono nella casa accanto.

Era molto accogliente, non troppo grande, a due piani.
Tutti i muri erano di mattoni. Al piano di sotto c'era l'ingresso, un salottino con un divano blu e un televisore,
con un tavolo e un angolo cottura.

Quando salirono trovarono un bagno provvisto di vasca, un ripostiglio e due camere:
una aveva le pareti beige, con un letto matrimoniale senza lenzuola e un'armadio e un comodino in legno;
l'altra camera aveva le pareti celesti, sempre un letto matrimoniale, un armadio, una cassettiera e una lampada.

Una volta scelta la camera e sistemati i vestiti e gli oggetti, le due scesero in salotto e si guardarono per un po', ancora incredule.

<< Siiiiii!! >> esclamò poi Sango, saltando al collo di Kagome, che iniziò a ridere senza motivo e ricambiò con vigore l'abbaraccio.

Dopo un po' si misero sedute a guardare la televisione, stravaccate sul divano, e a parlottare.
Erano le quattro del pomeriggio, avevano pranzato con dei panini, e non avevano molta voglia di fare qualcosa in particolare.

Kagome guardò improvvisamente Sango con un sorriso malizioso.

<< Che c'è? >> chiese la castana, non capendo lo sguardo.

<< Tu e Sota >> disse semplicemente la mora, facendola arrossire << Sembrate davvero una coppia...! >> esclamò con malizia.

<< C-cosa?! >> balbettò l'amica, arrossendo ancora << Lo sai che lo faccio per te!! A me lui non interessa,
anche se è carino! >> aggiunse tentando di difendersi.

Kagome alzò le spalle.

In quel momento si aprì la porta ed entrò Sota.

<< Ciao Sota! >> salutarono entrambe

<< Ciao >> rispose lui, per poi passare subito al sodo << Bankotsu ha voglia di fare il gioco della bottiglia. Qui, visto
che non ci stanno i nostri genitori >>

Le due si guardarono allibite.

<< Adesso?! >> chiese incredula Kagome.

Sota annuì.

<< Ma... Il gioco della bottiglia... Insomma... In che senso?! >> domandò Sango, pur sapendo la risposta,
ma pregando che non fosse così.

Sota alzò un sopracciglio. Si limitò a fare un elenco:

<< Bacio casto, Bacio lungo, Bacio passionale... Tutti i tipi di baci che esistono... Forse qualche palpatina,
ma niente di più, perchè ci sarà anche Kikyo... >> disse come se parlasse delle larve delle mosche.

Sango e Kagome si guardarono shockate.

<< Niente di più?! >> disse Kagome con voce acuta.

<< Niente di più?! >> le fece eco Sango con voce strozzata.

<< Arriveranno fra poco >> terminò Sota sedendosi fra loro e cambiando canale della televisione, chiudendo li il discorso.





<< Sei sicuro, Bankotsu? >>

<< Tranquilla Kikyo. Che vuoi che sia?! Daremo solo un bello spavento a Kagome. Ogni tanto le va ricordato chi comanda qui >>

<< Si, hai ragione... Allora io farò in modo che la sua amichetta le stia lontana, in quel momento, così tu sarai libero di agire..! >>
Disse Kikyo al fratello, con un sorriso poco amichevole in faccia.

<< Esatto, sorellina! >> esclamò lui, scompigliandole leggermente i capelli.

Lei sbuffò infastidita e se li risistemò.

<< A Kagome l'aspetta uno bello scherzo... >> disse il ragazzo con un sorriso, mentre camminava con la sorella verso
la casa di mattoni, pronto per il gioco della bottiglia.

Aveva voglia di farlo solo per baciare Sango... E dimostrarle che lui era un uomo, e non quel moccioso zombie del fratello!




Un quarto d'ora più tardi, tutti i ragazzi erano seduti a terra, nel salotto, in cerchio, una bottiglia al centro.
Erano in undici in totale, sei maschi e cinque femmine.

<< Be, credo che non ci sia bisogno di spiegarvi le regole >> disse Bankotsu << Inizio io... vi dispiace? >>

Tutti acconsentirono.

<< Allora... vediamo... Iniziamo con qualcosa di leggero... Bacio lungo, ma casto... >> fece girare la bottiglia,
sperando che si fermasse davanti a Sango.

L'amica che si era portato pregava che toccasse a lei baciare il ragazzo.
Mentre Kagome sperava tutto il contrario.

Si arrestò davanti all'amica di Kikyo, Kanna, una ragazzina dai capelli bianchi e occhi neri, che guardò
sognante Bankotsu avvicinarglisi con una smorfia e darle un bacio freddo, a fior di labbra, che durò cinque o sei secondi,
durante il quale il ragazzo pensò:

Mi sento una specie di pedofilo! Questa ha quasi dieci anni meno di me!! 

Accanto a Bankotsu c'era il suo amico, Hojo, che fece girare la bottiglia sperando capitasse su Kagome
o Sango in particolare.

<< Passionale >> annunciò con un brillio negli occhi, mentre tutti si facevano attenti su quella bottiglia che girava,
che avrebbe decretato un seguito più eccitante.

La bottiglia si fermò davanti Kikyo, e lei e Hojo si scambiarono un bacio rovente, e il ragazzo pensò che dopotutto
anche quella ragazza non era male...

Sango e Kagome iniziavano a pentirsi. Avevano accettato di giocare solo perchè Bankotsu le aveva dato delle vigliacche...
Seguito a ruota da Kikyo e dagli altri, eccetto Sota e Kohaku, anche lui un po' timido, ma attratto
in contemporanea da quel gioco e da Kanna.

A quel punto era il turno dell'amica di Bankotsu, una tipa dai corti boccoli biondi soprannominata Chizu.

<< Succhiotto >> disse mentre la bottiglia girava su se stessa come impazzita.

Si fermò con grande gioia della ragazza davanti a Bankotsu, che senza una parola le si avvicinò e posò le labbra sul collo di lei,
succhiando la pelle finchè non rimase un segno rosso.

Il gioco andò avanti e, ringraziando i Kami, a Kagome non toccò mai nulla, a Sango solo un bacio casto
con l'altro amico di Bankotsu, Eichi; a volte le richieste si facevano più audaci, ma il gioco a quanto pareva
piaceva un po' a tutti.
Non capitò nessun incesto, eccetto al turno di Kikyo, che dovette baciare Bankotsu, ma solo un bacio casto lungo.
Al turno di Sota, questo fece girare la bottiglia annunciando:

<< Bacio casto >> col suo solito tono, aggiustandosi con noncuranza i capelli sparati col gel.

Alle ragazze Sota era abbastanza indifferente, anche se ammettevano che aveva un certo fascino ed era carino,
solo che era troppo silenzioso e distaccato.

La bottiglia si fermò davanti a Chizu, alla quale non importava nulla di baciare quel ragazzino;
era solo un bacio a stampo, no?
I due si avvicinarono e Sota unì le loro labbra per un'attimo, ma la ragazza rimase shockata.

Che aveva detto sul fatto che non le importava nulla?

Kami, quel bacio, pur se era durato mezzo secondo, l'aveva trovato fantastico!

Ma non poteva pensare quelle cose, lei aveva vent'anni, lui quindici!
Ed era uno stupido gioco!

Il ragazzo non sembrava minimamente toccato dal bacio come lo era Chizu.

A quel punto andarono avanti e arrivò il turno di Sango.

<< Bacio casto >> disse, dato che era l'unico che poteva fare, se non voleva spingersi troppo in la.

Ma tu guarda il caso... pensò quando la bottiglia indicò Sota.

Oggi non mi ha baciata e mi tocca farlo stasera... Beh, meglio lui che qualcun altro...

Si diedero il bacio, Sango un po' rossa, e Sota sempre uguale.

E poi... Kagome girò la bottiglia, e come Sango disse:

<< Bacio casto >> inghiottendo a fatica.

Chiuse gli occhi, e quando non sentì più l'oscillazione della bottiglia sul pavimento, si decise a riaprirli, con timore.

Bankotsu la stava fissando.

Kami, no! Ditemi che non è vero!

E invece la bottiglia non mentiva: doveva baciare Bankotsu.

Suo cugino! Che per di più detestava!

Si fece coraggio e si sporse in avanti, rossa, imitata da lui, e unirono le labbra.

Non è poi così male la ragazza... Peccato che sia mia cugina... Beh, ma l'amica è ancora meglio!

Pensò il ragazzo una volta staccatosi, girandosi verso Sango.

A quel punto bussarono alla porta.

<< Ragazzi?! C'è il barbecue pronto per cena! Uscite di li, forza! >> si sentì la voce di Akiko attraverso la porta.

Bankotsu sospirò.

<< Be, riprenderemo un'altra volta, che dite? >>

Un po' tutti emisero un borbottio di assenso generale, per poi uscire a mangiare sotto un cielo che si tingeva sempre di un blu più scuro.



<< Ehi, Kikyo >>

La ragazza si voltò.

<< Dimmi >>

<< Per quella cosa >> Bankotsu sottolineò la parola con un sorriso sghembo e Kikyo capì,
rispondendo al ghigno << Pensavo che fra tre o quattro giorni può andare... Lasciamole credere che
vada tutto bene per un po'... >> allargò il ghigno.

<< Mmh, si, hai ragione... Non vedo l'ora che arrivi quel giorno... Sono sicura che la sua faccia sarà qualcosa
di imperdibile! >> commentò kikyo scuotendo i capelli neri.

<< Si... Vedrai che spasso! >> aggiunse Bankotsu, per poi lanciarle un ultimo occhiolino e andare a parlare con Hojo, Eichi e Chizu.

<< Quella stupida di Kagome non si aspetterà mai una mossa del genere! >> disse a se stessa la ragazza prima
di tornare dalla sua amica, che aveva intavolato una conversazione con Kohaku.



<< Sango, sono stanca, andiamo dentro? >> chiese Kagome con gli occhi socchiusi dal sonno alla sua amica.

<< Si, anche io sono stanca... >> proferì Sango sbadigliando.

Ormai era notte fonda, le stelle erano in cielo, brinllanti, ma tutti stavano ancora parlottando.

<< Dileguiamoci, nessuno si accorgerà di noi >> propose la mora.

Sango annuì.

<< Arrivo, devo dire una cosa a Kohaku, tu intanto vai! >> disse la castana, per poi dirigersi verso il fratello, poco più distante.

Kagome si allontanò dal gruppetto e arrivata davanti la porta della casa si irrigidì.

Era sicura che qualcuno la stesse osservando, aveva quella strana sensazione.

Si girò, ma non vide nulla, se non gli alberi.

Mah, sarò più stanca di quanto penso... O è solo un'impressione...

Tentò di convincersi, entrando in casa.

Invece aveva visto giusto: due occhi dorati l'avevano seguita per tutta la serata.





Ok, fine secondo capitolo!
Spero che vi sia piaciuto! Mi dispiace se non è successo nulla di particolare, ero un po' a corto di ispirazione per questo capitolo,
ma nel prossimo...
Beh dalla fine si intuisce qualcosa!

Vi ringrazio per tutte le recensioni avute, davvero, grazie, continuate a seguirmi!

- EDVIGE86

- mikamey

- cri_91

- mily_chan

- Darkina

- Beverly Rose

- fmi89

- achaori

- inukag4ever

- Vale728

- Ryanforever


Sono contento che non troviate la storia scontata, e che vi piaccia!
Grazie dei complimenti! Ora però devo andare, domani c'è la sveglia presto...

ANTICIPAZIONI:

Nel prossimo capitolo entreranno in scena Inuyasha e un altro amatissimo personaggio della saga!
Non è difficile indovinare chi è... Ma non ve lo dico!

E poi ci sarà la messa in atto dello scherzo di Kikyo e Bankotsu...

Che vorranno fare a Kagome?

Lo saprete se leggerete il prossimo capitolo, a mia detta, inperdibile!

A presto!


_Draco_












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Capitolo 4
*** uno scherzo imperdonabile ***


Ciao a tutti!! Mi scuso immensamente per il ritardo, cercherò di evitarlo da adesso in poi!! ^^'''
Vi lascio al capitolo e spero che vi piacerà e continuerete a seguirmi!!



Capitolo tre:   Uno scherzo imperdonabile



La mattina seguente, le ragazze si svegliarono in tarda mattinata, e dopo una colazione fatta di qualche biscotto e del latte che gli avevano lasciato gli zii di Kagome assieme ad altri alimenti, così che avessero tutto a portata di mano,
Sango decise di fare una corsetta per il bosco, per mantenersi in allenamento, e Kagome rifiutò la proposta di andare con lei,
sapendo che la sua amica,
per " corsetta ", intendeva un duro stretching e poi una corsa attorno il perimetro del Giappone...
Lei non era assolutamente preparata ad uno sforzo simile!

<< Allora vado, ci vediamo per pranzo, fra un'oretta e mezzo... Ok? >> Sango si stava facendo una coda alta, in attesa della risposta dell'amica.

<< Si! A dopo! Ti farò trovare il pranzo a tavola! Ciao! >> la salutò allegramente Kagome, mentre Sango usciva e si dirigeva verso il sentiero che si perdeva fra gli alberi.

Ma un paio di occhi cobalto avevano seguito i suoi movimenti, e lei ignorava di ciò che presto il proprietario di quelle iridi le avrebbe fatto.

Sango, dopo mezz'ora di corsa, sempre sul sentiero, per non perdere la strada di casa, si fermò, iniziando qualche esercizio per
le gambe e le braccia, per rilassare i muscoli.

Voltò di scatto la testa verso il rumore di passi alla sua destra, e sussultò vedendo una figura scura avanzare:
a causa del groviglio di alberi e piante, la luce del sole non filtrava bene e di conseguenza la vista ne risentiva.

Ma quando riconobbe Bankotsu si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, esclamando:

<< Kami, mi hai spaventato a morte! >>

Il ragazzo sorrise sghembo e le lanciò un'occhiata lasciva, e la cosa spaventò nuovamente: quell'espressione
non era assolutamente rassicurante.

Bankotsu si avvicinò a lei, e Sango indietreggiò incosciamente, finendo inevitabilmente intrappolata fra lui e l'albero alle sue spalle.
Terrorizzata, tentò di allontanarlo, ma lui le bloccò ogni via d'uscita mettendo le sue braccia in ogni lato del suo corpo,
creando una specie di barriera.

Quando lo vide avvicinarsi, con gli occhi brucianti, balbettò, con voce temula:

<< C-cosa... B-Ban... Banko... tsu... >> normalmente avrebbe reagito, ma l'espressione quasi sadica che aveva il ragazzo l'aveva
come paralizzata.

<< Tu mi piaci molto, Sango... >> disse lui con voce rauca, avvicinandosi ancora alla ragazza, che rimase spiazzata da quella confessione.

<< M-ma... Io... cioè, tu... non... >> non sapeva che dire... A lei non piaceva Bankotsu, non era proprio il genere di ragazzo che
lei frequentava... E poi il suo carattere! Era un bastardo cronico, e lei odiava quel genere di persona!
Riprese un po' del suo normale coraggio, e scansò, anche se di poco, il corpo di Bankotsu dal suo, affermando decisa:

<< Ascolta, tu non sei il mio tipo, mi dispiace, ma adesso per favore, avresti la grazia di spostarti? Devo finire di allenarmi... >>

Bankotsu indurì i tratti del volto, ora aveva un espressione seria.

<< E il tuo tipo sarebbe quel becchino che passa il suo tempo rinchiuso nella sua camera dalla quale provengono spesso
rumori ed urla agghiaccianti? >> chiese duro e con voce sprezzante.

Sango lo osservò con un aria interrogativa, che il ragazzo trovò adorabile, per poi realizzare che stava parlando di Sota.

<< Sono affari tuoi? >> rispose anche lei duramente.

Bankotsu le rispose con una smorfia sul volto.

<< Molla quel cimitero e mettiti con me >> disse come se fosse un ordine, e la cosa non piacque a Sango, che, stanca, disse:

<< Io non farò proprio nulla! E visto che non ti sei ancora tolto, ed io vorrei terminare la mia corsa, ci penso io a spostarti! >>
E così dicendo diede una forte spinta sul petto di Bankotsu e gli diede un calcio su un polpaccio, facendolo cadere
rovinosamente a terra con un gemito.

Senza voltarsi, Sango riprese a correre per il sentiero, verso la via del ritorno.

Ma due forti braccia la strinsero e la gettarono a terra, facendole storcere una caviglia.

<< Piccola bastarda, credi che mi lascio stendere così? Non hai voluto metterti con me con le buone,
adesso ti prenderò con la forza! >> Bankotsu l'aveva raggiunta le si era seduta sopra per bloccarla col suo peso,
e aveva pronunciato quelle parole con rabbia.

Subito la baciò con violenza, e lei sgranò gli occhi, dimenandosi e tentando di liberarsi, ma il ragazzo le bloccò le mani
con una delle sue, e con l'altra le alzò la maglietta.

Sango, consapevole di ciò che stava per accadere, fu invasa dal panico e dalla disperazione, e iniziò ad urlare.

<< NO! Ti prego no!! Non farmi questo! >>

<< Stai zitta! >> rispose lui schiaffeggiandola così violentemente che un rivolo di sangue prese a scendere dalle labbra
della ragazza su una guancia e sul mento.
Bankotsu tentò di toglierle i pantaloni, mentre le carezzava una coscia.

Sango iniziò a piangere per il dolore alla mandibola, causa dello schiaffo, e per la disperazione.

<< Ti prego... >> lo supplicò con un filo di voce, ma lui prese a spogliarsi, dicendo:

<< Vedrai che ti piacerà... >> con un ghigno perverso

<< No, no, no... perfavore, non farmi questo... >> disse ancora, con voce rotta dai sighiozzi.

<< E smettila di frignare, puttana! >> esclamò acido dandole un altro schiaffo, che le annebbiò la vista per qualche attimo.

<< Non farmi... questo... >> ripetè con l'ultimo briciolo di forza di volontà che aveva.

Ma lui la ignorò, e lei si rassegnò, e attese, come una bambola, chiudendo gli occhi.

Ma un tonfo e un grido glieli fecero riaprire. Bankostu stava a terra, un po' più distante da lei, e un ragazzo dai
capelli bruni legati in un codino lo stava trattenendo, un espressione furiosa che induriva il suo bel volto.

Lo sconosciuto guardò la ragazza, e i loro occhi rimasero incatenati per qualche secondo, cioccolato perso in quelli zaffiro
di lui.

<< Va via! >> esclamò poi il nuovo venuto, sbattendo con forza Bankotsu a terra, che era spaventato a morte.

Sango non se lo fece ripetere, e corse più veloce che potè verso casa, ignorando le fitte di dolore della sua caviglia,
lanciando uno sguardo pieno di gratitudine al quel ragazzo che l'aveva salvata.

Quando arrivò davanti alla villa, fu presa da un tale sollievo, che si lasciò cadere a terra, piangendo di nuovo
al ricordo di ciò che Bankotsu le stava per fare, e di felicità per essere al sicuro.

Iniziò a singhiozzare senza riuscire a fermarsi, e si trascinò fino alla casetta di mattoni, non riuscendo più ad alzarsi
a causa dello sforzo alla caviglia.

<< Sango? >> chiese una voce, titubante, in tono quasi indifferente, quasi, perchè era anche preoccupato.

La ragazza alzò lo sguardo e vide Sota guardarla.

Lei continuò a piangere, e lui si inginocchiò per essere alla sua altezza.

<< Cosa è successo? >> chiese neutro, ma con un velo di preoccupazione.

Senza riflettere, senza riuscire a fermare se stessa, presa da un impeto, Sango si buttò fra le braccia del suo finto ragazzo,
piangendo ancora e lasciandolo senza fiato. Non le importava in quel momento che Sota le parlava con voce fredda,
o che non era neanche qualcuno che conosceva alla perfezione.
Aveva bisogno di quell'abbraccio, di qualcuno di amico, e Sota era un suo - quasi - amico.
Lo strinse con tutta la forza che le era rimasta in corpo, e dopo un po', sentì due braccia stringerla con titubanza e poi
con maggiore sicurezza.
Non si rese conto di essere stata sollevata e condotta in casa, finchè non sentì la voce di Kagome:

<< Sango! Che è successo?! >>

Si ritrovò sul divano con Sota che la guardava con curiosità e un po' apprensivo, e sentì che quegli occhi scuri le stavano sondando l'anima.
Riuscì a malapena a percepire una mano intrecciarsi alla sua, infondendole calore, che Kagome la strinse a se, preoccupatissima.

<< Che è successo? >> domandò nuovamente asciugando le lacrime rimaste sulle guance dell'amica.

<< N-niente >> non le andava di raccontare cosa aveva tentato di fare Bankotsu, anche se ne sentiva un bisogno quasi doloroso.

Ma all'improvviso la porta venne aperta con violenza, e Bankotsu entrò con un'aria spiritata, dirigendosi verso Sango,
con gli occhi fuori dalle orbite, la treccia mezza sfatta, gli abiti sporchi, e il labbro rotto.

Sango ricominciò a piangere e urlò, un urlo disperato, mentre serrava gli occhi e si stringeva sul divano, in cerca di protezione, e
coprendosi il corpo.

<< TU! MA CHI DIAVOLO ERA QUELLO SQUILIBRATO?!?! MI HA QUASI AMMAZZATO!! NON SO COME HO FATTO
A SCAPPARE!! >>

Bankotsu sembrava sconvolto, ma non abbastanza per tentare di afferrare Sango per un braccio, ma prima di riuscirci,
Sota, che aveva intuito tutto l'accaduto dal comportamento di Sango, gli bloccò il polso e disse, gelido:

<< Toccala ancora e ti ammazzo >>

Le parole furono dette in un modo che fece temere a Bankotsu che dicesse sul serio, e fu percorso da un brivido.
Ma una volta ripresa la sua spavalderia, tentò di liberarsi, inutilmente: Sota era come una statua, nulla lo smuoveva.
Bankotsu rinunciò a liberarsi, e allora sputò con acidità verso Sango, ancora terrorizzata:

<< Certo, ecco il tuo becchino, il tuo favoloso ragazzo! Corri a nasconderti dietro quel cimitero! Ma resti sempre una puttana! >>

A quel punto, prima che Sota riuscisse a sferrare un pugno al fratello, Kagome si era buttata addosso a lui con rabbia,
tirandogli un pugno nello stomaco che gli mozzò il respiro per vari secondi.

<< Bastardo, ripeti una cosa del genere e me ne frego persino di ciò che mi farebbero la tua mammina e il tuo papino nel caso
ti toccassi!! >> gli ringhiò a pochi centimetri dal volto.

Poi, con una forza che nessuno si sarebbe aspettato, lo tirò su per il colletto della camicia che indossava, e lo trascinò fino alla
porta, dopo di che lo buttò malamente fuori.

<< NON OSARE PIU' AVVICINARTI A LEI! >> tuonò prima di sbattere la porta, tanto che i muri vibrarono.

Si avvicinò a Sango addolcendo i tratti.

<< Tranquilla, non ti toccherà più! >>

Per Sango fu sufficente, abbracciò l'amica trovando conforto e comprensione.




<< Kikyo >> ringhiò Bankotsu, prendendo la sorellina per un braccio e trascinandola nella sua camera.

<< Ma che modi sono?! >> esclamò lei divincolandosi, per poi notare in che stato si trovava il fratello << Ma che hai fatto?! >>
domandò con disgusto indicando i vestiti e i capelli sporchi e arruffati.

Bankotsu ringhiò fra se e poi sibilò:

<< Non è importante >>

<< E allora che vuoi? >> chiese Kikyo incrociando le braccia.

<< Lo faremo oggi >> disse semplicemente.

Kykio sbattè più volte le palpebre, prima di capire a cosa si riferisse.

<< EH?! >> esclamò sorpresa << Ma... Perchè? Non è un po'... Avventato? Potrebbe essere pericoloso e... >>

Bankotsu la interruppe afferrandola con forza per le spalle.

<< Non mi interessa!! Gliela farò pagare a quella piccola bastarda! E subito! Perciò prepara tutto, appena quel becchino e
l'amica escono entriamo in azione >>

<< V-va bene, ma... Lasciami... Mi.. Mi fai male... >> ansimò lei, massaggiandosi le braccia una volta che il fratello gliele liberò.

<< Che ci fai ancora qui?! Ho detto muoviti a prendere ciò che ci serve!! >> disse stringendo i denti, e Kikyo corse fuori dalla stanza.




<< Sango? Mi fai un favore? >> chiese Kagome, dopo un buon pranzo e un'oretta passata davanti la tv.
Sango sembrava essere tornata quella di sempre, e Kagome sapeva che, per non fargli pesare l'accaduto, doveva trattarla
come sempre, come se nulla fosse successo.

La diretta interessata sbuffò.

<< Va bene. Che vuoi? >>

<< Mi vai a cercare Sota? >> chiese con gli occhi da cucciolo bastonato, ai quali Sango faticava a resistere.

<< Sota? E perchè? >> chiese arcuando un sopracciglio.

<< Bè... Volevo chiedergli una cosa... Ma... non voglio incontrare Akiko e Ryuichi... E tu sei la sua "ragazza", non desti
sospetti... Ti prego... >>

Sango sbuffò di nuovo:

<< E va bene! Vado! Ma poi mi devi cucinare una pizza! >> disse scherzosamente.

<< Ok! >> disse Kagome con un'alzata di spalle.

Sango rise prima di uscire ed entrare nella villa accanto.

Ma non sapeva della tragedia che incombeva e si avvicinava, come una tempesta improvvisa, che si stava per abbattere
su Kagome.




<< B-Bankotsu... è tutto pronto... Ma... Sei sicuro? Se non è preparato bene c'è rischio... >>

<< Tappati quel forno, mocciosa >> la zittì malamente il fratello.

<< Finalmente quella puttana è uscita! E' il momento! >> esclamò Bankotsu dopo un minuto di silenzio, vedendo Sango uscire ed andare nella villa.

<< Starà andando dal cimitero >> ringhiò dopo qualche istante, irritato. << Bene, Kikyo. Vatti a creare
un'alibi. Ci saranno presto scintille! >> disse con una luce inquietante negli occhi, ma Kikyo non se lo fece ripetere e scappò via,
conscia che le parole dette dal fratello erano in parte vere.




Kagome era in uno stato di dormiveglia, così piacevole, con un leggero torpore che la avvolgeva, sdraiata su quel divano...

Non si accorse di nulla, di quando Bankotsu entrò di soppiatto e andò in cucina, dove buttò benzina un po' ovunque.
Voltandosi, la vide sul divano, che dormiva, e allora buttò il liquido anche nel salotto, per poi lasciarle in mano un biglietto,
ghignando malignamente.

Poi usci fuori, e attraverso la finestra aperta della cucina buttò due o tre fiammiferi accesi, per poi allontanarsi subito,
sapendo che tutto in poco sarebbe bruciato, ma la pivella si sarebbe salvata, uscendo subito di casa urlando e implorando il perdono a Bankotsu.

Ma non andò come nei piani.




Kagome sentiva quel piacevole torpore avvolgerla, sempre più caldo, e un brusio coccolarla...
Ma dopo un po' il caldo si stava facendo quasi insopportabile... Ma non erano a Marzo?
Non ricordava fosse un mese tanto caldo...
E in più l'aria era inrespirabile... Come se qualcosa... bruciasse...

All'improvviso qualcosa le ustionò il braccio, e sobbalzò violentemente, spalancando gli occhi e vedendo solo rosso
e arancione, e si rese conto che era il fuoco ad averla bruciata sul braccio, dove un segno violaceo faceva mostra di se.

Non poteva credere che quello fosse davvero fuoco. No, stava avendo un incubo.
Insomma, come poteva non essersene accorta?

Allungò una mano e la ritirò subito: anche senza toccarlo il fuoco bruciava, consumava l'ossigeno, la stava soffocando.
Ma come poteva essere vero?
Non era possibile, non poteva essere possibile.

Anche se il caldo era così vero, e il fuoco così reale, che la circondava senza via di fuga, un nugolo rosso che danzava,
dannatamente bello e pericoloso.

Iniziò a tossire per la mancanza di aria respirabile, e mentre si portava una mano a strofinare gli occhi, si accorse di qualcosa
in una sua mano.

La aprì e vide un foglietto, rovinato, ma riuscì a leggere perfettamente le poche parole:

" Va all'inferno
piccola bastarda "

Allora capì, si rese conto:
era tutto reale.

Il fuoco, il calore, l'aria soffocante, il dolore delle bruciature...

La consapevolezza le arrivò con l'impetuosità di uno schiaffo in faccia, una doccia gelida.

Lanciò uno strillo dilaniante, che racchiudeva tutte le sue emozioni:
paura, rabbia, disperazione...

Uno strillo che venne percepito da tutti, nella casa accanto.

<< KAGOME! >> urlò Sango, per poi scendere le scale, seguita da Sota, e precipitarsi all'esterno, dove si bloccò per ciò
che vide.

La casa stava bruciando. Il fumo usciva dappertutto, le fiamme stavano divorando ogni cosa.

Anche Kagome.

<< KAGOME!! >> esclamò nuovamente, dirigendosi come un fulmine verso la porta, ma si fermò quando vide Bankotsu, a pochi passi dalla porta, mordersi nervosamente le unghie.

<< Perchè? Perchè non è ancora uscita? Doveva già essere fuori... Cosa ho sbagliato? >>

Da quelle parole, Sango capì molte cose, e sentì una rabbia incontrollabile impossessarsi di lei.

<< Bastardo >> sibilò furiosa, avvicinandosi e afferrandolo per la maglietta, portandolo alla sua altezza << Te la farò pagare una volta che Kagome sarà salva. >>

Non volle minimamente pensare alla possibilità che lei potesse... morire.

Scosse la testa, e dopo aver spinto Bankotsu aprì la porta, venendo subito investita da un calore insopportabile, e
lo spettacolo che vide non le piacque: fiamme, solo fiamme, il fuoco avvolgeva tutto, non si vedeva nulla.
Ma si fece coraggio ed entrò, ignorandò il bruciore che entrava nelle sue membra e la voce di Sota che urlava di non entrare.


Dopo quello strillo, Kagome aveva iniziato a piangere. Ma non per disperazione, tristezza. No.
Rassegnazione.

Quella era la sua fine.
E forse era meglio così. In fondo, lei non aveva mai avuto una vita felice.
Aveva sempre sofferto e sopportato in silenzio tutte le cattiverie ingiuste.

Certo, aveva avuto qualche momento di gioia anche lei, ma erano troppo pochi perchè bastassero a darle la forza necessaria
a combattere per la vita.

Adesso era stanca.

La Morte aveva deciso che era la sua ora, e lei stava accettando la sua fine.
In quel momento non voleva altro se non abbandonarsi fra le sue braccia accoglienti e terminare quel supplizio chiamato vita.

Si rese conto che forse lei aveva sempre aspettato quel momento, e aveva vissuto nell'attesa che arrivasse.

Si lasciò cadere sul divano, lasciando che le fiamme la avvolgessero. Non percepiva quasi più il dolore.
Un'ultima lacrima scivolò silenziosa, e guardò di nuovo il biglietto di Bankotsu.

" Chissà, magari l'Inferno è un bel posto... " pensò con amarezza, mentre sentiva le forze abbandonarla.

L'ultima cosa che sentì fu la voce debole e stanca di Sango chiamarla, e poi, un'attimo prima che gli occhi le si chiudessero,
stanchi, vide un bellissimo ragazzo dai capelli color della luna e dagli occhi dorati.

<< Un... Angelo..? >> sussurrò flebilmente, per poi abbandonarsi e lasciare che il buio prendesse il sopravvento.





Allora, un nuovo capitolo è andato! Spero che vi sia piaciuto, e vi chiedo scusa per il ritardo, tenterò di evitarlo nuovamente,
ma non prometto nulla!!! ^^''

Bè, ringrazio chi legge, e in particolare:

- fmi89

- Nancy95

- ryanforever

- Darkina

- Beverly Rose

- Mily_chan

- Vale728

- achaori

- mikamey

- inukag4ever


Bè, ci vediamo al prossimo capitolo!!

ANTICIPAZIONI:

Nel prossimo capitolo Kagome si sveglierà... in buona compagnia! ^^

Vedremo le ricerche che la famiglia di Kagome farà per ritrovarla...

E un Sota molto, molto, mooolto arrabbiato! XD


Alla prossima, ciao ciao a tutti!!


_Draco_







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Capitolo 5
*** ci sono io ***


Eccomi di nuovo!
Ho iniziato subito a scrivere il capitolo, anche perchè mi sentivo ispirato, e per evitare un altro ritardo cosmico! :)
Ma cercate di capirmi, non ho più tanto tempo e sto passando un periodaccio... T.T
Vabbè, vi ringrazio sotto, godetevi il capitolo! ^^

Ho modificato la fine del capitolo, aggiungendo qualcosa e aggiustando qualche frase.


Capitolo quattro:  Ci sono io



La prima cosa che Kagome vide quando aprì gli occhi, fu una cascata argentata al suo fianco.
Richiuse gli occhi, troppo pesanti, e sentì varie voci, fra le quali riconobbe quella di Sango, due maschili, e una dolce,
un po' infantile, di ragazza.

<< Si sta svegliando! >> annunciò allegramente la voce infantile, e successivamente, sentì una mano stringere la sua.

<< Kagome, mi senti? Kaggy, rispondimi... >> implorò la voce di Sango, stremata.

A Kagome si strinse il cuore nel sentirla così, e si impose di aprire gli occhi.

Vide gli occhi della sua amica guardarla preoccupati e sollevati, e dietro di lei un paio dorati, che aveva già visto...

<< U... u-un... Angelo...? >> chiese debolmente, sollevando una mano pallida e tremante verso quel volto tanto bello,
incorniciato da capelli argentati.

Si bloccò di colpo quando vide la sua mano fasciata in parte, dove si scorgevano ancora bruciature gravi.

Come se l'avesse colpita un fulmine, ricordò: sbarrò gli occhi, serrò la bocca, si irriggidì completamente, e poi,
si accorse che l'altra mano, era stretta a pugno, e al suo interno sentiva qualcosa.

Tremando, come se avesse paura di confermare i suoi timori, avvicinò la mano al suo volto, mentre Sango fissava
preoccupata ogni suo movimento.

Quando Kagome aprì la mano, svelò un foglietto sporco, ma le parole scritte all'interno erano ancora perfettamente leggibili:

" Va all'inferno
piccola bastarda "

Le lacrime scesero prepotentemente, mentre ogni ricordo, come un flash, le passò davanti gli occhi sgranati...
Il fuoco, il dolore, il caldo, il rumore delle fiamme che divoravano tutto...

E poi, si rese conto di una cosa: ma lei non stava morendo?

Aveva anche visto un angelo, che la era venuta a prendere...

Guardò Sango, e si ricordò che aveva sentito la sua voce prima di lasciarsi andare: che anche lei fosse...?

Si voltò, e vide di nuovo il suo angelo, bellissimo, e accanto, un altro ragazzo, dai capelli scuri legati in un codino e degli
occhi color oceano nei quali perdersi.
Aveva una mano sulla spalla di Sango... Che fosse l'angelo venuto a prendere la sua amica?

E poi... Accanto a quello, vi era una ragazza, molto carina, dai lunghi capelli neri, fra i quali un ciuffo legato lateralmente,
e gli occhi marroni che trasmettevano una dolcezza infinita.

Dopo qualche istante sentì una mano sfilarle il biglietto, e voltandosi vide Sango leggerlo con un'espressione orripilata.

Prima guardava Kagome, poi il biglietto, poi di nuovo Kagome e il biglietto, e così via per un po', finchè non riuscì a dire:

<< Bankotsu? >> con una voce flebile e terrorizzata.

Kagome annuì, per poi alzarsi a sedere, e notò che erano in una capanna in legno, e dalle finestre si vedeva la luce arancione
del tramonto che bagnava la foresta.

Sul suo volto si aprì un sorrisò meraviglioso, che sconvolse tutti e fece perdere un battito ad un angelo dai capelli argentati,
e poi, guardando negli occhi proprio quest'ultimo, disse, con felicità:

<< Sono morta? >>

A Sango sfuggì un suono strozzato: la sua amica aveva chiesto, felicemente, con un sorriso così bello, che di pochi ne aveva visti,
se era morta?!

Agli altri presenti nella stanza, capitò di pensare la stessa cosa di Sango: sembrava che la morte per quella ragazza
fosse una cosa bella.

Kagome continuò a guardare l'angelo, e notò che aveva due adorabili orecchiette canine bianche sul capo, e non potendo
trattenersi, sempre con quell'espressione felice, le andò ad accarezzare delicatamente, lasciando di stucco il proprietario.

Dopo qualche secondo lei scansò la mano, arrossendo appena, ma mantenne il sorriso:

<< Scusa, non ho saputo resistere, sono così tenere! Non sapevo che gli angeli avessero orecchie del genere! >>

Il ragazzo arrossì, bofonchiando un:

<< Tsè! >> e qualcosa di cui si era captato solo " mocciosa ", " osato ", " orecchie " e " dannato sorriso ", ma dato
che nessuno trovava legami fra queste parole, lo ignorarono.

<< Allora sono morta... >> disse con gioia Kagome, allargando ancora il sorriso, se possibile, e guardando Sango << Però mi
dispiace che sia morta anche tu... >> aggiunse con un tono più triste, ma qualche secondo dopo il sorriso tornò sul suo volto.

<< Finalmente... Non soffrirò più...! >> esclamò, sinceramente contenta, tornando a fissare gli occhi dorati dell'angelo,
che era stupito.

Possibile che quella ragazza desiderasse morire?

<< Guarda che sei viva! Tsk! >> esclamò stizzito, incrociando le braccia.

Kagome si rabbuiò all'istante, il sorriso e i suoi occhi si spensero.

<< Ma allora... Che ci fa un angelo qui? >> chiese al ragazzo, che sbuffò, esasperato per essere scambiato, ancora, per un angelo.
Insomma, lui non era uno di quegli esserini con ali candide che volavano fra le nuvole, nudi, suonando il flauto.
Un immagine di lui stesso conciato il quel modo gli balenò in mente, e la scacciò, disgustato.

<< Io non sono un angelo! >> sbuffò in risposta << Ti sembro forse uno di quei cosi che vola? >> domando avvicinandosi a lei.

<< Si >> rispose Kagome con convinzione.

<< Sbagliato. E non osare più paragonarmi a quelle sottospecie di anatre! >> disse irritato.

Per un po' regnò il silenzio, poi, a Kagome sfuggì una lacrima, silenziosa, che tutti colsero.

Alzando lo sguardo, la videro tremare impercettibilmente, serrando i pugni.

<< E allora >> iniziò con voce dura << se non siete angeli... >> alzò gli occhi, dove vi era racchiusa rabbia, delusione, malinconia...
<< Perchè mi avete salvata? >> domandò, lasciando che altre lacrime scorressero sulle sue guange pallide.

Tutti sobbalzarono a quella domanda.
Non riuscivano a capire.
Neanche Sango ci riusciva. Perchè la sua amica stava dicendo quelle cose?

<< Allora?! >> domandò, tagliente << Perchè non mi avete lasciata morire? Perchè mi avete fatto tornare in questa vita?
Per farmi soffrire ancora? Non è stato abbastanza? >> esclamò furiosa, mentre mostrava le mani fasciate e bruciate,
come quasi tutto il suo corpo.

<< Per avere questo? >> chiese, mostrando ora dei lividi sulla pancia e sullo stomaco, che non avevano niente a che fare col fuoco.
<< O questo? >> stavolta sollevò il pantalone rovinato, per mostrare un taglio lungo e abbastanza profondo,
in via di guarigione, sopra il ginocchio.
Fatto da un... coltello.
<< E questo?! >> terminò, strappando il foglio dalle mani tremanti di Sango e mostrandolo a tutti.

<< E' per ritornare a questa vita che mi avete salvata? >> lanciò con voce tagliente, con rabbia, frustrazione.

Sbatte' un pugno sul materasso sul quale era seduta, per poi accasciarcisi sopra, senza forze, con altre lacrime che scendevano.

<< Perchè non mi avete lasciata morire...? >> chiese con un filo di voce, chiudendo gli occhi e abbandonandosi a
quel dolce torpore che le regalava la coperta.



Il silenzio la avvolgeva.
Sentiva solo il delicato frusciare del vento fra le foglie, e un calore piacevole avvolgerla.

Si irrigidì automaticamente, spalancando gli occhi, e sollevandosi di scatto, procurandosi un capogiro per il movimento brusco.

Si guardò intorno e si rilassò: il calore era provocato dalla morbida coperta sul suo corpo; niente fuoco...

Si voltò e incrociò un paio di iridi ambrate che la fissavano intensamente.
Sussultò riconoscendo i tratti del volto del proprietario di quei occhi, ricordando - di nuovo - ogni cosa.

Come aveva fatto prima aprì la mano e lesse ancora una volta quelle parole orribili:

" Va all'inferno
piccola bastarda "


La mano iniziò a tremare e rammentò anche il dialogo avvenuto con quello che lei credeva fosse un angelo,
il suo angelo, venuta a prenderla per portarla via da quel posto che le aveva causato solo dolore...

Quando una nuova lacrima le solcò la guancia, sentì una mano calda asciugargliela.

Sorpresa, si voltò, tornando a guardare quegli occhi meravigliosi.
La mano del ragazzo rimase sulla sua guancia, come in una carezza.

<< Non va bene piangere. Sorridi, eri più carina... >> le disse con una voce calda e rassicurante, con un lieve rossore sulle guance.

Anche lei si imbarazzò, ma riuscì a rispondere, con voce flebile:

<< E per cosa dovrei sorridere? >>

<< Perchè sei viva >> rispose lui sicuro.

Kagome rise, una risata senza gioia, intrisa solo di amarezza.

Scansò la mano dell'angelo dal suo volto, commentando acidamente:

<< Certo..! Per essere viva! Ma perfavore! Tu non hai idea di cosa sia la mia vita! L'inferno, a confronto,
mi sembra qualcosa di piacevole! >>

Gli occhi di Kagome erano nuovamente lucidi, e in quel momento avvertì le bruciature su tutto il suo corpo pulsare e
dolere, e ciò le fece scivolare una lacrima da un occhio.

I suoi occhi si accesero di ira.

<< Ecco perchè sono ancora qui! Per subire altre ingiustizie, sopportare altra sofferenza! Non ho mai avuto nessuno,
nessuno! Non posso più sopportare tutto questo! Neanche Sango è sufficente per farmi desiderare di continuare questa vita! >>

Si asciugò con una mano le guance, mentre il ragazzo la guardava, un velo di malinconia nei suoi bellissimi occhi.

<< Non ho nessuno... >> ripetè Kagome, debolmente, mentre tutto il suo corpo tremava.

Poi, le sentì:
due braccia forti la avvolsero e la strinsero contro un petto caldo e accogliente, un odore selvaggio, ma piacevole,
la investì, mentre una mano le carezzava i capelli.

<< Ci sono io. >> affermò deciso il ragazzo, scostando appena la ragazza per poterla fissare nelle iridi color cioccolato.

A Kagome mancò un battito, ma lesse negli occhi ambrati che l'affermazione di lui era vera, e senza saperne il motivo,
si sentì sollevata, più leggera...
 
Affondò il volto nel suo petto sussurando:

<< Grazie angelo... >>

L'angelo in questione arrossì, ma poi, irritato, brontolò:

<< Ma insomma! La vuoi smettere con la storia dell'angelo? Mi sto arrabbiando sul serio! Ti ho già ripetuto che non
sono uno di quegli affarini nudi e volanti! >>

Kagome sorrise a quelle parole.

<< E allora cosa sei? Le tue orecchie sono vere. >> disse seria, sfiorando nuovamente le candide orecchiette.

Lui si irrigidì a quella domanda; poi voltò il capo, in difficoltà.

<< Non te lo posso dire. >>

Kagome scrollò le spalle.

<< Va bene, angelo >> calcò l'ultima parola con un sorriso divertito, osservando la reazione del ragazzo.

<< Basta, insomma! Io mi chiamo Inuyasha, mettitelo bene in testa, perchè se solo ti sento pronunciare ancora
la parola angelo, perdo il controllo di me stesso! Inuyasha, sono Inuyasha, I-nu-ya-sha! >> disse quasi in un ringhio.

Il sorriso di Kagome si allargò, e Inuyasha sentì il cuore accelerare i battiti al pensiero che era a causa sua che sorrideva.

La porta della capanna si aprì ed entro una Sango abbastanza depressa, che zoppicava.

A quella vista Kagome perse il sorriso, si alzò, e ignorando il bruciore quasi lancinante delle ustioni sulle gambe,
le andò incontro, abbracciandola.

Sango ricambiò la stretta, scoppiando a piangere.

<< Kagome... perchè non... me l'hai mai detto? >> chiese fra un singhiozzo e l'altro, continuando ad abbracciarla.

<< Scusa Sango, ma... Io... Non ce la facevo... Non me la sentivo... Non volevo perderti... >>

<< Sei una stupida! Non mi avresti persa, ma avresti solo rafforzato il nostro rapporto! Le amiche non servono solo
per divertirsi e scherzare con loro, ma anche per condividere le cose tristi... Ed è in quei momenti che si riconosce un
amico sincero... ( Queste sono testuali parole che mi ha detto un'amica... Mi hanno commosso, e così le ho anche messe qui!
Ci tenevo a dirlo... perchè sono parole vere... ndDraco ) >>

<< Scusami... Ora lo so che te ne avrei dovuto parlare subito! >>

Sango si asciugò le lacrime e guardò negli occhi la sua migliore amica.

<< Da quanto tempo? >> domandò con una luce furiosa negli occhi nocciola.

Kagome sembrò confusa, infatti chiese:

<< Da quanto tempo cosa? >>

<< Da quanto ti picchiano i tuoi zii?!?! >> esclamò quasi urlando Sango.

Kagome sussultò e abbassò il capo.

<< Da sempre >> rispose soltanto

Sango sebrava incredula e shokkata.
Dopo un momento esclamò:

<< Da quando hai otto anni! Non... non ci posso credere! >> si sedette sul letto, dove era rimasto Inuyasha, in silenzio,
mentre le due parlavano.

Ma quando sentì l'ultima frase di Sango sussultò e non riuscì a trattenersi.

<< CHE COSA?!?!?! >> sbraitò infatti, alzandosi in piedi e fermandosi davanti una Kagome sorpresa da quel comportamento
<< Tu hai sopportato questi maltrattamenti da più di sette anni?! >> chiese incredulo anche lui, abbracciandola di colpo
possessivamente, stupendola e facendola arrossire << Mai più... >> continuò il ragazzo, sotto gli occhi allibiti
di Sango << Mai più, te lo prometto, mai più permetterò che ciò accada... >> terminò stringendola ancora di più, mentre
Kagome ricambiava, felice, e a Sango si formava un piccolo sorriso.



<< L'incendio è doloso >> dichiarò il capo della polizia dopo aver fatto analizzare il luogo dell'incendio dai suoi uomini.

Ryuichi era ora shokkato.

<< Che cosa?! Sta insinuando che avrei bruciato apposta una mia proprietà? >> esclamò furioso contro il poliziotto,
che alzò gli occhi al cielo.

<< Non deve essere stato per forza lei, ma qualcuno si: abbiamo trovato tracce di benzina e i resti di un paio di fiammiferi.
E' chiaro come il sole. Chi ha appiccato il fuoco si è premurato che tutta la cucina e il salotto fosse cosparso di combustibile. >>

Ryuichi sembrò riflettere a quelle parole, e il capo della polizia tornò dai suoi uomini per vedere se avevano scoperto altro.

Bankotsu stava sudando freddo e tremando impercettibilmente, tentando di non far trasparire il suo stato d'animo.

I suoi genitori avevano subito chiamato la polizia e i pompieri, e dopo che questi ultimi ebbero domato l'incendio, che stava
divorando la casa, la polizia fece un sopralluogo per scoprire i danni e le cause dell'incendio, ed ecco il risultato:
la casa era inaccessibile e si era scoperto che qualcuno aveva causato volontariamente l'incendio.

Se Bankotsu era preoccupato, Kikyo era disperata, corrosa dai sensi di colpa: il maggiore aveva dovuto chiuderla
in camera sua con la scusa che era sconvolta per quanto accaduto, il che non era del tutto falso.

Ma la parte peggiore fu sicuramente quando, una volta che i pompieri e i poliziotti entrarono per controllare che l'incendio
fosse completamente spento e se l'abitazione era agibile, un poliziotto uscì dichiarando:

<< Non ci sono persone, la casa è vuota! >>

Quando Kikyo lo venne a sapere era sull'orlo di una crisi isterica e sul punto di rivelare tutto, mentre Bankotsu stava per svenire.

Aveva ucciso Kagome. E Sango.

Due persone.

E quando si sarebbero accorti dei resti delle ragazze, che avrebbe fatto?

Sarebbe finito in prigione per omicidio.

Ma lui voleva soltanto spaventare quella mocciosa che l'aveva trattato in quel modo!
Pensava che sarebbe uscita subito, non appena avesse visto il fuoco in cucina.

" Forse non avrei dovuto mettere la benzina anche in salotto... Le fiamme erano ovunque... Ma io...
che ne potevo sapere? " si disse mentalmente, frustrato e disperato.

Ma non sapeva che il peggio doveva ancora arrivare.

Sota si avvicinò a lui, il braccio fasciato, dato che era entrato anche lui per impedire a Sango di fare una sciocchezza,
ma la polizia e i pompieri erano arrivati in tempo:
una libreria infuocata gli stava cadendo addosso; due pompieri lo avevano tirato via, ma gli era comunque caduta sul braccio,
che era andato a fuoco.
L'ustione era grave, ma se la sarebbe cavata con una cicatrice non troppo grande.

Sota continuò ad avvicinarsi, con degli occhi che, se avessero potuto, avrebbero ucciso chiunque.
Rabbrividì.

Ma tirò un sospirò di sollievo quando lo superò, che gli si mozzò in gola quando lo sentì parlare, con il suo tono neutro,
sicuramente al capo della polizia.

<< Dentro c'erano mia cugina e una sua amica. Non è possibile che non ci siano i resti. Non sono uscite. >>

<< COSA?! >> urlò Ryuichi voltando il figlio verso di se, scordando per un attimo che questo aveva parlato. << Kagome e...
Sango erano li dentro? >> chiese con voce stridula, indicando la costruzione ormai ridotta ad un rudere.

Il capo della polizia intervenne.

<< Si calmi signore. Tu, ragazzo, sei sicuro di quello che dici? Perchè non abbiamo trovato niente, a parte le tracce
di benzina. >>

Sota a quelle parole si pietrificò, poi una lampadina si accese nel suo cervello e comprese ogni cosa,
come se il tassello mancante di un puzzle si incastrasse finalmente nel punto giusto.
Si voltò verso il fratello maggiore con occhi di fuoco. Lentamente, si avvicinò a lui, con una calma innaturale,
e una volta davanti al ragazzo gli diede un pugno, talmente improvviso, innaspettato e potente, che lo fece ruzzolare a terra e
boccheggiare in cerca di aria.

<< BASTARDO! >> urlò Sota, ed ignorando il fatto che il suo braccio fosse fasciato e non dovesse subire sforzi,
si buttò addosso a Bankotsu, colpendolo ovunque potesse, continuando ad urlare:

<< SEI UN COGLIONE! COME HAI POTUTO?! COSA CREDEVI DI FARE?! >>

Bankotsu si lasciò colpire, ancora shokkato dal fratello. Mai, mai prima di allora Sota aveva alzato la voce o aveva perso
il suo sangue freddo. Mai.

Vederlo adesso, così furioso, che mostrava dei sentimenti, era stato uno shock anche per il padre e la madre, che lo
osservavano a bocca spalancata.

Il capo della polizia invece esclamò:

<< Ma cosa fate?! Separateli, no?! Cosa c'è da guardare?! >>

Detto ciò un poliziotto provò a fermare Sota, ma questo colpì anche l'agente, che stramazzò a terra tenendosi lo stomaco.
Tre colleghi accorsero, e a malapena riuscirono a fermare il ragazzo.

<< CHE DIAVOLO TI E' SALTATO IN MENTE, IDIOTA!! >> continuava ad urlare, dimenandosi fra le braccia degli agenti.

I tratti del viso erano deformati dalla rabbia e dall'odio più puro, i capelli scompigliati ricadevano sulla fronte,
gli occhi neri fulminavano Bankotsu, in preda a degli spasmi.

<< S-Sota? >> chiamò Ryuichi, incredulo che quello fosse il figlio.

Sota si voltò, fulminando anche il padre, che indietreggiò impercettibilmente.

<< ZITTO! ZITTO ANCHE TU!! IO TI ODIO! ODIO TUTTI IN QUESTA FAMIGLIA! COSA CREDI?!?!
CHE SIA STUPIDO? IO NON SONO KIKYO, NE TANTOMENO BANKOTSU!! IO SO CHE COSA FAI A KAGOME,
LO SO E L'HO SEMPRE SAPUTO! CHE RAZZA DI UOMO SEI?? SEI UN BASTARDO, E BASTA ANCHE GUARDARE
ME PER CAPIRLO!! CREDI CHE A ME PIACCIA ESSERE COSI'?? SEI STATO TU, TU E MIA MADRE!
MI AVETE IMPEDITO DI ESSERE QUELLO CHE SONO, MI AVETE ALLONTANATO DA TUTTI, MI AVETE
TOLTO PERSINO LA VOGLIA DI PARLARE, DI RIDERE!! >>

Prese un respiro profondo, mentre tutti ascoltavano allibiti quelle parole

<< E ADESSO IO GRIDO AL MONDO CIO' CHE PER ANNI VOLEVO DIRE! COSA SONO QUELLE FACCE?! >>

Rise istericamente

<< AH, GIUSTO... IO SONO IL FIGLIO PAZZO, QUELLO MALATO, CON DEI PROBLEMI MENTALI,
QUELLO CHE NON PARLA MAI E CHE NON MOSTRA ALCUNA EMOZIONE!
DI CERTO NON VI RICORDAVATE NEANCHE LA MIA VOCE!!! >>

Tutti i presenti rimasero in silenzio per un minuto intero. Sota aveva il fiatone, ma si liberò dalla presa dei poliziotti
con uno strattone che gli fece provare una fitta al braccio.

Poi prese un respiro profondo e dichiarò, con un'indifferenza tale che sembrava stesse parlando delle proprietà delle larve di mosca.

<< Bankotsu ha appiccato l'incendio, per ripicca. Mio padre picchiava Kagome, da quando era piccola. Il resto della
famiglia le rendeva la vita impossibile, ancora più infernale. >>

Ci fu un silenzio agghiacciante.

Sota alzò il viso e mostrò un sorriso malinconico.

<< Non m'importa più niente di questa famiglia. Ora che ho perso l'unica persona che potevo considerare tale. >>

Il capo della polizia osservò quel ragazzo. Dalla reazione dei genitori, tutto ciò che aveva detto doveva essere vero.
O altrimenti non si spiegava il suo comportamento.

Sota riprese la sua maschera fredda, ma i suoi occhi erano tristi.

<< Se vi chiedete io, che cosa ho fatto a Kagome in tutti questi anni, vi rispondo: niente.
Non ho fatto nulla contro di lei, ma neanche per lei. Sono stato un idiota. >>

Altro silenzio.

<< Allora? >> esclamò con acidità Sota << mi sembra di avervi detto che quello che dovrebbe essere mio fratello ha appiccato
un incendio per ammazzare una ragazza, e che mio padre picchiava violentemente mia cugina da quando aveva otto anni.
Dovreste come minimo arrestarli per violenza su minore, assieme a quel cretino per tentato omicidio e incendio doloso ( sempre
che si possa arrestare qualcuno per questo, non ne sono sicuro ndDraco O__O ). >>

<< Ma... io... Non volevo... >> sussurrò Bankotsu attirando così l'attenzione su di se. Iniziò anche a piangere << Io...
Io pensavo che sarebbe uscita subito... Volevo solo spaventarla per fargliela pagare... Io... Non volevo... Lei...
Doveva uscire subito... >> iniziò a dire a ripetizione, sconvolto, con gli occhi vacui, abbracciandosi le gambe.

Sota lo afferrò per la camicia, strattonandolo.

<< MA SEI SCEMO?! E COME PENSAVI CHE SAREBBE USCITA, SCUSA?! VOLANDO?! ( ringrazio ryanforever per la
frase nel commento, mi è stata di spunto per Sota XD ndDraco ) >> gli urlò, colpendolo ancora.

Stavolta il capo della polizia intervenne.

<< Fermo! >>

Sota ringhiò, ma ascoltò comunque l'ordine del poliziotto.

<< Be, quella era una confessione... Lo dobbiamo portare in centrale... >> Disse indicando Bankotsu.
Due poliziotti lo sollevarono da terra e lo portarono in una delle loro macchine, ammanettandolo.

Il capo della polizia si voltò successivamente verso Sota.

<< Sei sicuro di ciò che affermi su tuo padre? >> quando il ragazzo annuì, l'uomo lo prese per le spalle, guardandolo negli
occhi, e sussultando per l'intensità con la quale brillavano.

Vi era di tutto li dentro: rimorso, soddisfazione, malinconia, rabbia...

No, si disse il poliziotto mentre si perdeva in quei pozzi scuri e sinceri, non può aver mentito. Ed è grave, ciò che ha detto.

<< Allora vieni con me, se te la senti, a fare una dichiarazione di ciò che affermi. Intanto porteremo tuo padre con noi.
Hai qualcosa da dire su tua madre? >>

Sota negò col capo.

<< Allora tua sorella e gli altri ragazzi resteranno con lei, qui. Tu, vieni con me, così mi descrivi le ragazze che dici erano
nella casa durante l'incendio e che, a quanto pare, sono scomparse, perchè all'interno non vi sono tracce di DNA
o resti di esseri umani. Forse sono uscite da una finestra >> disse dolcemente, non troppo convinto delle sue parole.

<< E perchè non sono qui, allora? >> chiese con sarcasmo il ragazzo, massaggiandosi la bruciatura attraverso la fasciatura,
che aveva ripreso a fare un male cane.

Il poliziotto rimase in silenzio, finchè non sentì Sota voltarsi.

Sollevando lo sguardo si accorse di un ragazzo, della stessa età di Sota, con capelli castani legati in una coda,
che piangeva mordendosi le labbra e guardando Sota con un affetto profondo e un po' di timore.

<< S-Sota... >> balbettò il nuovo venuto, arrossendo appena e abbassando lo sguardo, che rialzò non appena l'amico gli asciugò
con le dita lunghe il viso umido.

<< Non piangere, Kohaku... >> sussurrò debolmente, per poi abbracciarlo lasciandolo di stucco.

Sota non aveva mai abbracciato o dimostrato affetto a nessuno.
Ma che stava succedendo?!
Kohaku era molto confuso dal comportamento dell'amico, sapeva che era turbato, non aveva un bel passato alle spalle,
ma non pensava che avesse così tanti sensi di colpa verso la cugina.

Ma adesso era preoccupato per il fatto che anche Sango era vittima di quell'incendio, e che era misteriosamente
scomparsa assieme a Kagome.

Kohaku venne strappato dai suoi pensieri quando sentì la stretta di Sota farsi più forte, più disperata, più bisognosa.

Allora, ricambiò quell'abbraccio, che non aveva mai avuto, che voleva dire mille cose, e trasmise a Sota calore,
affetto e sicurezza.

Quando si staccarono, Sota gli regalò un sorriso bellissimo, il primo che gli vide Kohaku, o almeno il primo sorriso che
non era falso.
Era stupendo, così genuino, rilassato...

<< Andiamo >> disse Sota al capo della polizia, per poi voltarsi verso il suo amico, in imbarazzo a causa di quell'espressione
meravigliosa e dirgli << Torno presto >> sempre con quel sorriso che avrebbe sciolto chiunque.





Fine capitolo!!!

Spero vi sia piaciuto!
Scusate ma sono in ritardissimoooooo!!! O___o
Mi uccideranno!
Non ho il tempo per ringraziarvi uno per uno, ma voglio che sappiate che siete tutti fantastici, sono davvero felice che la storia
vi piaccia!!! ^^

Un bacio, alla prossima!



_Draco_







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Capitolo 6
*** fuga ***


Auff! Un altro capitolo è andato!
Be, ho deciso di ringaziarvi subito, le vostre recensioni mi hanno davvero commosso!
Spero che la storia continui a piacervi! ^^

- inukag4ever: grazie, davvero, sono contento di riuscire a trasmettere sentimenti attraverso la scrittura,
è ciò che ogni autore cerca di fare... ^^ Per quanto riguarda come ha fatto Inuyasha a salvare Kagome, be, in questo
capitolo si saprà! ^^ E per il secondo commento che mi hai lasciato, su Sota e Kohaku... Be, che dire?
Sono sorpreso dalla tua deduzione...! o___O Ma per ora non dico nulla e lascio a te la fantasia, finchè non si capirà tutto! XD

- Vale728: sono felice che il capitolo ti è piaciuto e che adori il mio Sota ^^... Penso che hai ragione quando dici
che si è riscattato delle sue colpe di quando è rimasto indifferente... Povero, non era colpa sua, ma di quei bravissimi
e buonissimi genitori che si ritrova...
Spero che questo capitolo, dedicato quasi tutto ad Inuyasha e Kagome, ti piaccia!! ^___^

- Luluchan: ciao! Che dire? Grazie dei complimenti (arrossisce -///- ) e sono contento che la storia ti piaccia!
Spero che continuerai a seguirla! ^^
Comunque ti ho aggiunto su msn, finalmente mi sono fatto il mio account e non devo più sottostare al volere di mia sorella! XD
( piange di felicità ) Alla prossima!

- mikamey: grazie, sono contento che segui questa storia con piacere, spero che anche questo capitolo
ti piacerà e continuerai a leggere la storia! ^^

- ryanforever: ciao! Per i diritti d'autore no problem! XD
Be, la frase nel tuo commento era perfetta, non potevo non metterla! XD Sono contento
che segui questa storia e che ti piaccia Sota, in effetti sta facendo una strage!! O__o
Be, spero ti piaccia anche questo capitolo! ^^

- Darkina: ciao! Ti ringrazio dei complimenti, mi fa piacere che ti piaccia così tanto la storia! ^^
Adesso poi si vedranno di più anche gli altri ( Miroku e Rin ) insieme ad Inuyasha e Kagome... :)
Ma è meglio non illudersi troppo della dolcezza di Inu... non si sa mai! XD
Alla prossima! ^^

- LilyProngs: Ciao! Sono contento che la storia e il mio modo di scrivere ti piacciano! Be, hai ragione,
a volte è un po' irruento, ma come hai detto tu è il mio modo di fare, e poi trovo anche io che renda la scena più intensa,
toccante... :) E anche io adoro il tuo stile, davvero!! ^^
Sono contento ti piaccia anche Inuyasha e per Rin, non preoccuparti: adesso sarà più presente! :)

- Superkirby: sono contento che hai commentato anche questo capitolo, e che ti piaccia la storia
e il mio Sota! In effetti lo adoro anche io! ^^ Lo trovo geniale in questo modo!
Ecco il nuovo capitolo che spero ti piaccia, ciao! ^^

- Xx Kagome_Chan xX: Ciao! Tranquilla, non ti sbrano! XD Fa sempre piacere vedere nuovi commenti, grazie!
Sono contento che ti piaccia questa storia, e come vedi, alla fine sono tornato!
Sicuramente avrei pensato anche io, se una storia non comparisse più dopo tanto tempo, che l'autore fosse stato
rapito dagli alieni! Spero che anche questo capitolo piaccia, ciao!

- achaori: grazie dei complimenti, sono contento che questa mia storia piaccia! E che Sota ti piaccia!
In effetti anche io lo preferisco così, mi ci sono affezionato! :)
Spero che anche questo capitolo ti piaccia, anche se a me non sembra nulla di che...
Ciao, alla prossima! ^^



Capitolo cinque:  Fuga



<< BRUTTO MANIACO!! >>

Inuyasha e Kagome si separarono improvvisamente a quell'urlo, proveniente da Sango,
e voltandosi verso la ragazza la videro tirare un ceffone verso un ragazzo col codino che aveva una mano sul suo sedere.

Kagome sentì Inuyasha borbottare, mentre alzava gli occhi al cielo:

<< Oh, no! Ancora! >>

<< Sanguccia! Perchè mi fai del male? >> chiese con le lacrime agli occhi il ragazzo malmenato ad una Sango rossissima
per la furia e l'imbarazzo.

<< Idiota! >> esclamò lei per poi zoppicare verso il letto e sedercisi, massaggiandosi la gamba sinistra, fasciata.

Kagome sembrò ricordare qualcosa di importante vedendo la bruciatura dell'amica.

<< Sango ma... Io ho sentito la tua voce, giusto prima che... svenissi, durante l'incendio. >> iniziò a parlare,
sedendosi accanto l'amica, seguita da Inuyasha e l'altro ragazzo, del quale non si fidava molto,
visto ciò che aveva fatto a Sango e, da quanto aveva capito, non era la prima volta.

Per fortuna, quello si era seduto accanto Inuyasha.

<< Ma poi... Che cosa è successo? Perchè sei entrata? Come siamo uscite? Come siamo arrivate qui? >> terminò indicando
la capanna nella quale si trovavano.

Sango si voltò verso Inuyasha e Miroku, che annuirono, come a darle man forte per iniziare a parlare.

<< Bè, io ero andata a cercare Sota, come mi avevi chiesto tu, ma poi... Abbiamo sentito il tuo strillo disperato.
Siamo scesi tutti e... Abbiamo visto la casa divorata dalle fiamme. Non sai come mi sono sentita quando ho realizzato
che tu eri in quell'inferno. Senza pensarci, stavo entrando, ma poi ho visto Bankotsu: aveva perso tutta la sua spavalderia,
sembrava disperato e ansioso e blaterava cose quasi senza senso, che però sono riuscita a capire: stava chiedendosi
perchè tu non fossi ancora uscita, perchè non eri già da lui a chiedergli scusa >>

Sango fece una pausa, respirando.

<< L'ho lasciato perdere e ho aperto la porta: li ho visto solo fuoco. Era ovunque. >> rabbrivibì << Sota ha tentato di
fermarmi, ma sono entrata. Solo che sono inciampata e non sono più riuscita a muovermi a causa della gamba.
Da li, tutto è successo velocemente, e non ricordo perfettamente. Sono sicura di aver sentito qualcuno e entrare e chiamare
sia me che te, e sono convinta che era Sota.
Nello stesso istante, qualcosa mi è caduto addosso, facendomi perdere i sensi. >> si voltò verso Inuyasha << E da qui, penso che
dovresti continuare tu. >> affermò.

Kagome lo guardò con un po' di timore. Inuyasha iniziò subito a parlare.

<< Io e la mia amica, Rin - quella che hai visto prima -, abbiamo visto il fuoco e sentito le urla.
Eravamo a fare una passeggiata per il bosco. Ci siamo avvicinati e ti abbiamo intravisto dalla finestra della cucina, dalla
quale siamo entrati. Io ho preso te, ma poi Rin ha sentito un'altra voce e ha trovato Sango sotto delle macerie e l'ha tirata
fuori prima che il fuoco la ricoprisse totalmente.
Per quanto riguarda quel ragazzo, non abbiamo potuto fare nulla, perchè stava crollando tutto il soffitto e vi avrebbe - ci
avrebbe - ucciso. Vi abbiamo portate qui perchè stava arrivando la polizia, coi pompieri, e... >> in quel momento
si grattò la nuca, in imbarazzo << ...Non pensate male, ma non ci possono trovare. E tu... >> guardò negli occhi Kagome
<< Tu mi avevi visto. >> terminò il suo racconto mentre Kagome rifletteva a tutto ciò che le era stato detto.

<< E perchè non potete farvi trovare, se non siete criminali? >> chiese, seria, puntando i suoi occhi in quelli dorati dell'altro.

<< Perchè non sei umano? >> aggiunse poco dopo, facendolo sussultare, e sentì anche Sango emettere un suono sorpreso.

Lui rimase in silenzio, e Kagome capì che non poteva dirle nulla, ma intuiva che ci aveva azzeccato.

Restò sconcertata da tale scoperta. Insomma, non è da tutti i giorni incontrare una creatura inumana, quando dovrebbero
essere solo leggende.
Ma lei aveva sempre creduto nel sovrannaturale.
Non sapeva il perchè, ma era sicura che esistessero creature sovraumane.

<< Che cosa sei? >> chiese, senza distogliere lo sguardo, incatenato a quello dell'altro.

Ma prima che potesse risponderle, la porta si aprì, ed entrò una ragazza, carina, dall'aria infantile nonostante avesse
più o meno fra i sedici o diciassette anni, con i capelli scuri sciolti eccetto per un buffo codino laterale, e un vestito blu
lungo fin sopra il ginocchio, entrò, portando con se un aria allegra e meno tesa di quella che aleggiava pochi istanti prima.

<< Non potete sapere che è successo li! Il finimondo! >> esclamò, allargando le braccia per enfatizzare le sue parole.

<< Un ragazzo vestito tutto di nero, dall'aria di un morto che respira ancora per miracolo, ha fatto un macello:
ha iniziato accusando un certo Bankotsu, nonchè suo fratello maggiore, di aver appiccato l'incendio, e l'ha picchiato,
urlandogli di tutto. Poi il padre, confuso dal comportamento del figlio, lo ha richiamato, ma questo qui - Sota, mi pare - ha
iniziato a prendersela anche con lui! Urlando che non doveva parlare, che era colpa sua se lui era diventato quello che era,
e dicendo che sapeva che picchiava la cugina, che sapeva che i suoi genitori pensavano che lui fosse malato,
che gli avevano tolto persino la voglia di ridere e parlare! E ha fatto arrestare Bankotsu e il padre, andando con la polizia
per fare la denuncia! >> disse tutto questo senza mai fermarsi un attimo.

Dopo un paio di secondi riprese a parlare:

<< Non sapete le facce dei suoi genitori! Erano sconvolti! Come se non avessero mai visto veramente il figlio!
Che, ripeto, era una furia! Mai visto tanto odio! Ah, e ha pure detto che non gli importa nulla della sua famiglia,
visto che l'unica persona che poteva considerare tale è sparita! >>

Kagome a quel punto, pensando di non avere capito bene, intervenì, balbettando un po':

<< S-scusa, m...ma... Sei sicura? Un tipo della mia età, occhi e capelli neri, sparati da un lato, vestiti sempre neri,
magari con qualche macchia rossa inquietante e non ben identificata... Sguardo freddo... >>

La ragazza si voltò verso di lei sorridente, e annuendo confermò:

<< Si si! La descrizione è identica! Ma hai scordato di dire che aveva un braccio letteralmente bruciato! >>

<< C-cosa?! >> squittì portandosi una mano alla bocca, mentre la ragazza - Rin, immaginava che fosse -, ripetè:

<< Si, tutto il braccio era bruciato, povero! Gliel'hanno fasciato e curato subito, ma gli resterà la cicatrice...
A quanto pare una libreria gli stava cadendo addosso, i pompieri sono riusciti a prenderlo in tempo, ma quel mobile infuocato
lo ha preso in pieno sulla spalla... >> enfatizzò le sue parole gesticolando freneticamente.

Kagome era rimasta imbambolata, con occhi e bocca spalancati.

Quel Sota, che aveva fatto?!

Scosse la testa, incredula.

Non poteva essere sul serio. Insomma, mai, lui aveva perso il controllo di se stesso, mai aveva mostrato un emozione,
mai si era degnato di fare un discorso! Neache se era interrogato, figurarsi con la famiglia o gli amici - praticamente inesistenti -.

Eppure quella ragazza sembrava sapere il fatto suo.

<< Ma tu come puoi saperlo? >> domandò con curiosità.

La ragazza si voltò verso di lei.

<< L'ho visto coi miei occhi >> rispose con un'alzata di spalle, sorridendo appena e avvicinandosi.

<< Io sono Rin, tu invece Kagome, vero? >>

<< Ehm... Si >> rispose, trovando un po' strano il fatto che avesse liquidato a quel modo la faccenda.

Ma Kagome doveva sapere cosa stava succedendo, doveva far sapere che stavano bene tutt'e due, doveva tornare indietro
dalla sua famiglia.

Quella consapevolezza la colpì con la potenza di un tuono, accendendo la lampadina della comprensione,
e realizzando finalmente la cosa.

<< CAVOLO! MA NOI DOBBIAMO TORNARE LI! >> esclamò improvvisamente.

<< Oddio, Kohaku! >> disse invece Sango, portandosi una mano sulla fronte << Ero così preoccupata per te che
mi è passato di mente che tutti praticamente ci staranno cercando! >> continuò, alzandosi con un po' di fatica.

Kagome la imitò, sentendo i muscoli bruciare un po' e le ferite pizzicarla.

<< Cavolo! >> ripetè Kagome << E ora come glielo spieghiamo? >> si mangiucchiò le unghie nervosamente,
osservando la stanza, decorata poveramente, con una scrivania, quattro letti e un'angolo cottura con un frigorifero,
un mobile con una radio e una piccola tv, e la lampada sul soffitto.

Rin si mise davanti a Kagome, con un sorriso radioso, e le annunciò, con gioia:

<< No! >>

Kagome e Sango ci misero un po' a capire la risposta, data in quel tono, e quando realizzarono la cosa, si accigliarono.
O meglio, Kagome si accigliò. Sango si infuriò.

Si poteva quasi scorgere la sua aura nera.

<< Che significa "No"? >> chiese in un sibilo, con occhi di fuoco, a Rin, che continuava a sorridere, per nulla intimorita.

<< Significa che non potete andare via >> rispore sempre sorridendo << Avete visto troppo >> disse, indicando Inuyasha.

Kagome intervenì, temendo che l'amica potesse perdere del tutto il controllo e fare a pezzi quella ragazza
all'apparenza fragile, infantile.

<< Be, ma... Noi non diremo nulla di voi... Lo promettiamo. >> portò la mano destra sul cuore per enfatizzare la promessa.

<< Adesso ci lasciate andare? >> provò a chiedere con un sorriso un po' tirato.

Rin scosse la testa, sempre con quel sorriso genuino.

<< Che cosa racconterete, eh? Che vi siete fasciate e curate da sole? Che siete uscite da sole? E perchè non siete
rimaste li, una volta uscite? >> Rin scosse nuovamente la testa, divenendo seria.

<< Non possiamo lasciarvi andare finchè non trovate una buona scusa. Ne va della nostra sicurezza >> intervenne il
ragazzo dagli occhi blu.

Kagome lo fissò un po' curiosa e un po' timorosa, come si guarda una strana bestia rinchiusa in una gabbia.

<< E tu chi sei? >> domandò, dopo averlo studiato un minuto.

Questo si aprì in un enorme sorriso ebete, che inquietò non poco Kagome, soprattutto quando questo si alzò
e le prese le mani fra una sua, e mentre l'altra le carezzava il fondoschiena, le disse:

<< Sono Miroku, dolce fanciulla. Potrei avere l'onore di fare un figlio con lei? >>

Kagome rimase allibbita qualche istante, ma quando metabolizzò le parole del ragazzo, era troppo tardi per picchiarlo:
Inuyasha e Sango gli avevano dato ognuno un cazzotto, spedendolo malamente a terra, Sango, urlante:

<< MANIACO DEPRAVATO! >>

Inuyasha urlante:

<< RIPROVACI E TI AMMAZZO! >>

Kagome sorrise internamente, divertita.

Si limitò a commentare, arcuando un sopracciglio:

<< Che razza di presentazione! >>

<< Ha fatto lo stesso con me! Tsk! >> disse rossa in volto << E pensare che la prima volta che l'ho visto mi ha fatto
una buona impressione! Mai fidarsi delle apparenze! >>

Kagome piegò la testa di lato:

<< Non si è presentato subito? >>

<< L'avevo visto... Questa mattina... E' stato lui che mi ha fatto scappare, quando Bankotsu... >> lasciò la frase in sospeso,
ma Kagome sapeva come terminava.

<< Davvero? >> chiese sorpresa voltandosi verso Miroku, che si pavoneggiava:

<< Lo so, sono un gentiluomo, ma adulatemi pure! >>

Kagome scosse la testa: ma dove diavolo era finita?

Poi tornò al precedente discorso.

<< Pensate che la vostra situazione migliorerà con un sequestro di persona? >>

<< Che vuoi dire? >> chiese Inuyasha, confuso.

Kagome sospirò.

<< Voglio dire che se non ci permettete di andare, ci cercheranno. Se non ci lascerete andare e ci tratterrete qui,
contro la nostra volontà, sarà sequestro di persona. >> incrociò le braccia al petto << La vostra situazione peggiorerà >>
terminò seria.

<< Se non trovate una buona scusa in cui giustificate il fatto che siete andate via e siete curate, va bene >> disse Rin,
mentre andava verso l'angolo cottura e apriva il frigo, scrutandoci dentro con occhio critico.

<< Abbiamo quasi finito le provviste. Inoltre, se loro restano, ce ne vorranno di più >> constatò, portandosi un dito
sul mento, con fare da pensatore. Poi si voltò verso Miroku, sorridente << Miroku, vai al paese a fare la spesa.
E prendi tante cose. Carne, frutta, verdura... Be, dovresti saperlo meglio di me! >> trillò allegra, sparendo in un nanosecondo
fuori dalla finestra, tornando un paio di istanti dopo con un paio di chiavi in mano.

<< Ecco qui! >> esclamò, infilando la chiave nella mano di Miroku, che provò a protestare, ma venne zittito da Rin,
che continuò: << Porta anche Sango e Kagome, così si comprano dei vestiti! Per ora posso prestarvi qualcosa,
ma non so se vi starà bene! Ecco dei soldi! >> infilò nelle mani di ciascuna delle banconote da cento.

<< N-no! Esclamò Sango in imbarazzo, tentando di restituire il denaro << Non possiamo accettarlo! >>

<< Si invece! Noi vi obblighiamo a stare qui, noi vi manteniamo! >> rispose come se fosse ovvio la moretta << Sbrigatevi! >>
aggiunse poi, lanciando ad ognuna una tuta << Penso che siano le uniche che possano andare bene, anche se ho sedici anni,
ho il corpo di una ragazzina! >>

Una volta che le due si furono cambiate, e Miroku venne messo a tacere dalle sue proteste, i tre si incamminarono
per la boscaglia, e dopo venti minuti circa arrivarono ad uno spiazzo, dove c'era una macchina, semplice, nera.

Miroku la aprì e invitò le due a salirci.

Ci misero un po' ad arrivare al paesino e una volta dentro, il ragazzo prese la strada per il supermercato.

Kagome sbuffò contrariata.

<< Se provassi a scappare? >> ipotizzò dopo ancora qualche istante di silenzio.

Miroku la fissò attraverso lo specchietto retrovisore, con un sorriso sghembo.

<< Ti ritroverei in un attimo, fidati. Sono un asso, in questo genere di cose. >>

Anche Sango sbuffò.

<< Possiamo almeno fermarci qui? >> Chiese, indicando un parcheggio poco più in la << Ho visto un negozio
carino, vorrei comprare i vestiti >> spiegò, indicando un negozio dalla vetrina vivace.

<< Ok! >> disse Miroku con un'alzata di spalle, parcheggiando.

Quando entrarono nel negozio, a Sango venne un'idea.

Non aveva voglia di sottostare agli ordini di quei tre psicopatici - perchè altro non potevano essere , e non si
sarebbe fatta mettere i piedi in testa tanto facilmente.

Che fare se entrambe scappassero in direzioni differenti, se l'inseguitore è solo uno?

Una delle due sarebbe riuscita a scappare.

Ghignò malignamente, inquietando non poco la commessa che le stava chiedendo se aveva bisogno di aiuto.

Le ragazze alla fine optarono per qualcosa di semplice:

Sango comprò un paio di jeans lunghi e comodi e un paio di bermuda alla scozzese bianchi e celesti,
abbinate ad una semplice maglietta a collo alto nero, una felpa blu con una stampa bianca e una cannottiera celeste.

Kagome scelse un paio di pantaloni neri e un paio di jeans, con una maglietta a maniche lunghe rossa
dai disegni argentati e rosa, una felpa nera e una maglietta a maniche corte bianca decorata di nero.

Una volta pagato, Sango decise di informare l'amica del piano e di trovare un modo per attuarlo.

<< Devo andare in bagno, possiamo fermarci in questo bar? >> chiese con un adorabile broncio la castana,
conscia dell'effetto che faceva.

Infatti notò Miroku sussultare, e Kagome aggrottare la fronte, non sapendo spiegarsi il perchè fingesse ingenuità.

<< Anche Kaggy deve andarci, vero? Daaaaiiii!! >> piagnucolò, e mentre Miroku si girava a guardare Kagome,
che fissava stranita Sango, questa le lanciò un'occhiata eloquente, facendole capire di reggerle il gioco.

Fortunatamente, Kagome afferrò subito il concetto, e disse:

<< Si, anche io ne ho bisogno, in fondo è da tanto che non ci andiamo. >> anche lei fece gli occhi dolci.

<< Va bene, andiamo >> si arrese il ragazzo, iniziando a camminare verso il bar.

Sango sorrise vittoriosa.

<< Ci mettiamo un secondo, aspettaci qui! >> esclamò Kagome entrando nel bar e dirigendosi, seguita da Sango,
verso la scritta che diceva " Toilette ".

Una volta dentro una cabina, e sicure di essere sole, Kagome sussurrò, per precauzione:

<< Che succede? >>

<< Ho trovato il modo per scappare. Se siamo fortunate, tutte e due torneremo a casa, ma abbiamo comunque
alte possibilità che almeno una ci riesca >> sussurrò in risposta Sango, gongolante.

Kagome si illuminò:

<< Meno male! Di certo non sottostavo a loro! Sono stati degli stupidi a lasciarci uscire! Allora, qual'è il tuo piano? >>

<< Adesso io ti aiuto ad uscire dalla finestra. Tu tenta di tornare a casa, magari con un taxi, tanto abbiano
dei soldi che ci avanzano da quelli che ci ha dato Rin. Be, un po' mi spiace, ma io non mi lascio rapire!
Come possono obbligarci a restare con loro, solo perchè loro ci hanno portate li per salvarci?! Per me potevano lasciarci
nel giardino, ed era fatta, no? >>

<< Si hai ragione. Ok, io esco dalla finestra, ma tu? >> domandò Kagome.

<< Io esco e dico a Miroku che stai finendo. Quando non tornerai, lui andrà a vedere che fine hai fatto, e allora io scapperò >>
illustrò, parlando sempre a bassa voce.

Kagome annuì.

Mi sembra buono, e comunque non possiamo perdere un'occasione del genere. Sbrighiamoci, è già tanto che
siamo qui, potrebbe insospettirsi! >>

Kagome si arrampicò sulla tazza per raggiungere la finestrella, imitata da Sango che poi la aiutò a raggiungerla ed aprirla.

Dopo qualche tentativo, Kagome uscì, e affacciandosi, Sango la vide farle il segno di ciao con la mano
e poi sparire correndo in un via, lontano dal bar.

Sango si affrettò ad uscire, e allo sguardo interrogativo di Miroku si limitò a dire:

<< Sta finendo, un'attimo! C'era la fila! >> aveva mentito, ma poco importava.

Sperava che Kagome ce la facesse.

Lei aveva una gamba fasciata e zoppicava, sicuramente Miroku l'avrebbe raggiunta subito.

Dopo quasi dieci minuti, il ragazzo si spazientì.

<< Ma dov'è finita? >> domandò, entrando e dicendo di sfuggita a Sango:

<< Aspetta qui >>

Sango si stampò un ghigno, e scrutando oltre l'entrata, e vedendo che Miroku era sparito, si voltò e iniziò a correre,
per quanto la gamba glielo permettesse.

Tentò di fare quanta più strada poteva, sperando che Kagome ce la facesse.



Quando Miroku uscì dal bar correndo, esclamando:

<< E' sparit... >> la parola gli morì in gola costatando che anche Sango era sparita.

Gli ci volle poco a fare due più due.

<< Merda! Me l'hanno fatta! >> ringhiò, sbattendo i pugni su un tavolo e facendo piangere la bambina che vi era
seduta assieme la nonna, che lo guardò male.

Miroku le ignorò, camminò velocemente verso una direzione, tirando fuori un cellulare dalla tasca dei suoi jeans
e componendo un numero che conosceva a memoria.

La voce trillante di Rin gli rispose al secondo squillo:

<< Si, Miroku? >>

<< Sono scappate >> rispose lui, sentento un esclamazione poco educata da parte di Inuyasha, che ascoltava la conversazione.

<< Come diavolo hai fatto a farti scappare due ragazzine?! Dannato, appena torni io ti... >>

<< Basta Inuyasha >> Inuyasha stava esprimendo
il suo disappunto a Miroku, ma Rin riprese il controllo del telefono,
 dopo che il povero oggetto venne malamente strappato di mano al ragazzo, fuori di se.

<< Miroku... Come cavolo hai fatto a fartele scappare?! Una ha persino una gamba invalida!! >> esclamò Rin incredula.

<< Be... Mi hanno raggirato per bene... Insomma, che ne sapevo io che mandarle in bagno potesse essere così pericoloso! >>
si difese Miroku, mentre, dall'altra parte della cornetta Rin scuoteva la testa, sconsolata.

<< Adesso arrivo io >> disse la ragazza e, prima di chiudere la chiamata, aggiunse << Intanto vedi di fare qualcosa per
trovarle! >> un'istante prima che attaccasse, il ragazzo fu sicuro di sentire un:

<< Ma che idiota! >>

Borbottato da Inuyasha.

Stizzito, chiuse anche lui la chiamata, e si mise a correre per le vie del paesino, chiedendo informazioni;
fortunatamente la cittadina era piccola, e dopo aver attraversato qualche isolato, un uomo gli disse che aveva visto Kagome
correre verso la stazione dei taxi, poco più avanti.

Subito Miroku corse verso il luogo indicato e la vide:
la ragazza camminava velocemente, sicuramente troppo stanca per correre, verso un taxi poco più avanti a lei.

<< KAGOME! >> urlò Miroku quando la strinse fra le sue braccia.

<< Di solo una parola, e stavolta mi arrabbio davvero >> le sussurrò all'orecchio, prendendola poi sotto braccio.

<< Miroku! >> trillò una voce allegra, e voltandosi, i due videro Rin << Ci penso io a Kagome, vai da Sango, e di la! >>
indicò alla sua sinistra mentre prendeva Kagome per mano, decisamente scocciata.

<< Chi ti dice che verrò con te? >> chiese a Rin una volta che Miroku sparì dietro un angolo.

Rin si voltò a guardarla con i suoi intensi occhi.

<< Noi non siamo cattivi >> disse, tristemente.

Kagome sussultò sentendola così malinconica.

<< E... E chi ha detto che lo siete? Noi... Noi vogliamo solo tornare a casa... Capiscimi... Sango ha anche un fratellino...
Che sarà preoccupatissimo! E poi... Sota... >> il suo sguardo si riempì di sensi di colpa.

<< Anche lui provava un grande rimorso, sai? Quando prima l'ho visto... >> sussurrò dolcemente Rin.

Kagome all'iniziò non capì, ma poi si rese conto che parlava di Sota, e si fece confusa.

Sota che provava rimorso?!

Anzi, meglio:

Sota che provava qualcosa?!

Allo sguardo confuso di Kagome, Rin rise:

<< Questo ragazzo doveva proprio essere una mummia, perchè tutti, tutti, erano sotto shock quando lo hanno visto
in quello stato... >>

<< Non puoi neanche lontanamente immaginare com'è Sota... >> rispose enigmatica Kagome.

Poi sospirò.

<< Ti prego... Fateci tornare a casa... >>

<< Mi dispiace, ma... Non possiamo. Vorremmo, ma... Non è possibile. E se non troviamo la tua amica prima
che possa tornare a casa... Sappi che la riprenderemo. Non possiamo permetterci che ci scoprano >> disse Rin,
sinceramente dispiaciuta.

<< Si, certo... E credi che rapendo due ragazze resterete al sicuro?! Ma perfavore! >> lanciò con sarcasmo Kagome.

<< E poi tu piaci ad Inu-chan >> dichiarò con sicurezza l'altra, con un piccolo sorriso.

Kagome arrossì.

<< Ma... Ma che dici? No...Non è v-vero! >> balbettò, tentando di mascherare il rossore delle sue gote.

<< E piace anche a te! >> trillò poi, contenta, abbracciandola.

Kagome restò ferma, paralizzata, a quel gesto.

<< Sai >> fece Rin, staccandosi da Kagome << Inuyasha è sempre stato solo... Allontanava sempre tutti...
E' la prima volta che lo vedo così... attaccato a qualcuno >>

Kagome la guardò scettica.

<< Ma se lo conosco da un paio di ore! >>

<< Esattamente!! >> esclamò con enfasi Rin, puntando l'indice contro Kagome, ed inquetandola non poco
<< Sai quanto ci ho messo per guadagnarmi la sua fiducia?! E Miroku! Lui è stato il primo, e non si è arreso nonostante
tutti i rifiuti di Inuyasha! Con te, invece, ti ha parlato subito, abbracciato... Quando rilutta anche a farlo con noi,
i suoi migliori amici! >>

Ci fu un silenzio, durante il quale entrambe lasciarono che i pensieri vorticassero in un vortice infinito nelle
loro menti.




Sango stava camminando per le strade, il più velocemente possibile, e tentando di non forzare troppo la gamba, che le
pulsava dolorosamente.

Aveva chiesto informazioni su dove si trovasse la stazione dei taxi, ma quando ci era arrivata,
aveva visto Miroku afferrare Kagome e Rin raggiungerli.

Era corsa via, non sapeva dove andare...

Qualcosa le diceva che forse era il caso di andare dalla polizia, e infatti stava camminando avanti e indietro per le vie
della stazione della polizia, senza decidersi ad entrare.

Voleva, ma non voleva.

Era un qualcosa di contorto, difficile da spiegare.

Voleva, perchè non poteva permettere di farsi rapire così, ed era inseguita.

Ma non voleva, per colpa di quegli occhi blu che la perseguitavano.
Al pensiero di tradirlo, raccontando di lui e dei suoi amici, specie quello inumano, che stavano nascondendo...
Si sentiva malissimo.
Soprattutto perchè era eternamente grata a Miroku di averla salvata da Bankotsu.

Quando decise di non entrare e cercare un'altra stazione dei taxi, o magari un'autobus che la portasse nei pressi della villa,
sentì due braccia afferrarla per la vita, e una voce familiare sussurrarle nell'orecchio:

<< Reggi il gioco, Sanguccia!>>

Miroku.

Si sentì persa.

Avevano ripreso tutte e due.

Era stato tutto inutile.

<< Tesoro, andiamo a casa >> disse Miroku prendendole la mano in una morsa salda ma dolce.

Sentì la mano del ragazzo un po' insicura, e capì il motivo quando, dalla stazione di polizia, di fronte a loro,
vide uscire un po' di poliziotti.

Però un particolare attirò Sango.

Sentiva Miroku tirarla via, lontano dalla stazione di polizia, lei si lasciò trascinare, ipnotizzata a fissare una figura familiare.

Una zazzera disordinata di capelli neri, con un paio di occhi del medesimo colore, spiccava accanto a quello
che sembrava essere il comandante dei poliziotti.

La figura era vestita di nero, con una maglietta un po' rovinata, sulla quale però si distinguevano delle
macchie rosse.
Kagome aveva ragione quando diceva che erano inquietanti.

Si accorse che una manica era bruciata e sfilacciata, e li il braccio era completamente fasciato,
si poteva ancora vedere sulla spalla l'orribile ustione che rovinava la pelle lattea del ragazzo.

Sota.

Sango sentì un enorme sollievo, e se ne accorse anche Miroku, che si fermò a guardarla.

Sango provò ad andare dalla parte dei poliziotti, Miroku la tirò via con forza, con i tratti del suo bel viso
deformati in una smorfia di rabbia.

Sango sapeva che non avrebbe battuto in forza il ragazzo, ma non riusciva a spiccicare parola,
non se ne spiegava il motivo.

Miroku ricominciò a trascinarla via, e Sango vide Sota sul punto di salire in macchina:
in quel momento si accorse dell'espressione sollevata, quasi serena, che questo aveva.

Non lo aveva mai visto senza la sua maschera fredda.
Rimase incantata ad osservare i tratti rilassati di questo, finchè uno strattone più forte - ma non violento -
di Miroku e la sua voce, la fecero tornare alla realtà.

<< Muoviti, non costringermi a tirarti con la forza, per favore... >> dal tono dolce di lui, Sango capì che non voleva farle male,
ma non poteva sopportare il fatto di dover fare ciò che le ordinavano quei tre sconosciuti.

Certo, le era grata, la avevano salvata da morte sicura, ma questo non giustificava un sequestro, anche se non
proprio vero.
Ma se costringi contro il suo volere una persona a restare in un posto, come si può chiamare, se non così?

Sota stava salendo in macchina, Miroku la stava portando via, con tutta la forza che riuscì a trovare,
urlò:

<< SOTA! >>

Il diretto interessato si voltò verso la voce che lo aveva chiamato.

Quando vide Sango, che veniva trascinata via da un ragazzo di circa diciannove anni, mentre lei tentava di divincorarsi
dalla sua presa, sgranò gli occhi, fissandola sbalordito, come se non credesse davvero di avercela davanti agli occhi.




Fine capitolo!

Spero vi sia piaciuto, a me sinceramente non convince molto, ma vabbè!

Grazie a tutti voi che mi seguite, e mi raccomando, ricordatevi di commentare! XD

Ciao!

_Draco_

 








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Capitolo 7
*** notte movimentata ( parte uno ) ***


Hum hum... -///-
Eccomi - finalmente - con un nuovo capitolo di New Life!
Chiedo perdono per tutto il tempo in cui non ho postato... Non perdo neanche tempo a scrivere scuse!
Be, ringrazio tutti voi che mi seguite e che avete commentato, grazie per seguire questa storia!
E sono anche molto felice che sia fra le storie scelte! Quando l'ho visto, beh, ero imbarazzato ma anche contento!! ^^

Nota: in questo capitolo ci sono scene shonen ai. Spero non infastidiscano nessuno.

Ok, buona lettura!




Capitolo sei:   Notte movimentata   ( parte uno )




<< SOTA! >> esclamò di nuovo Sango, mentre Miroku assumeva un espressione ferita e spaventata.

Il ragazzo, dall'altra parte della strada, ancora confuso per la scena che aveva davanti, dopo ancora qualche attimo si
riprese e, voltandosi verso il poliziotto che era stato tanto gentile con lui, gli disse, con veemenza:

<< E' Sango! E' una delle ragazze che si trovavano nell'abitazione durante l'incendio! >> e poi si precipitò verso di lei
senza lasciare neanche il tempo al poliziotto di afferrare le sue parole.

Miroku, vedendo quello strano ragazzo - un po' inquietante - avvicinarsi seguito poi da un paio di agenti, riprese a tirare Sango
con forza, che continuava a dimenarsi senza successo.

<< Lasciala >> sibilò una voce fredda come poche, che trapassò Miroku come mille lame taglienti, gelandolo sul posto.

Voltandosi, vide quel ragazzino, dai capelli neri sparati da un lato, la maglietta rovinata e bruciacchiata da un lato, un braccio
fasciato e l'altro che teneva un polso di Sango.

<< Sota, lascialo stare, andiamo a casa, per favore! >> sussurrò Sango, esausta, accasciandosi a terra a causa della caviglia
dolorante che pulsava.

Miroku lasciò la ragazza e si dileguò in pochi attimi quando i poliziotti avevano tentato di prenderlo.
Era scivolato come un anguilla in un vicolo, che gli agenti sapevano era senza uscite, ma inseguendolo non l'avevano trovato,
cosa che aveva turbato un po' tutti, specie Sango, che sentiva come se avesse tradito il ragazzo. Non poteva dimenticare lo
sguardo deluso che le aveva lanciato prima di scomparire.

<< Sango... Dov'è Kagome? >> chiese Sota mentre la sorreggeva, una nota preoccupata nella voce atona.

Sango scosse il capo sgranando gli occhi.

<< Non... Non so... >> mormorò, senza sapere che altro dire.

Poteva fingere di aver perduto in parte la memoria, anche se era qualcosa di improbabile.

E Sota era anche intellingentissimo, infatti aveva compreso che non era tutta la verità, ma lasciò perdere.

<< Per ora non interrogatela, è stanca. Accompagnateci a casa. Penso che abbia bisogno di riposare; domani potrete tornare >>
disse con voce ferma il ragazzo, e il capo della polizia annuì comprensivo.




Quando arrivarono alla villa, Sota aiutò Sango, e poi si rese conto che tutti i membri della famiglia erano nel cortile, in ansia.

Kohaku sgranò gli occhi alla vista della sorella e le corse incontro, abbracciandola vigorosamente, sollevato.

Poi si voltò verso Sota e arrossì miseramente, e Sango, accigliata dal comportamento del fratellino, osservando Sota,
notò un piccolo sorriso ad increspargli le labbra e un'espressione rilassata.

Bello.

Si disse.

Ma l'immagine di Sota fu sostituita da due occhi zaffiro, e il suo cuore perse un battito, mentre tornava il senso di colpa.

Per che cosa, poi?

Per essere scappata da delle persone che volevano tenerle prigioniere?

Anche se le avevano salvato la vita...

Scosse il capo e solo in quel momento si accorse di essere davanti una camera, dove Sota la fece entrare.

<< La tua nuova stanza >> annunciò semplicemente, incolore, gli occhi vacui.

Sango annuì, buttandosi sul letto.

<< Senti.. >> iniziò Sota, chiudendosi la porta alle spalle, incastrandola con le sue iridi nere << So che hai mentito.
So che sai dov'è Kagome, come sei uscita da quell'inferno e chi era quel tipo. Be', quella è la cosa più semplice, sicuramente
è qualcuno che ti ha aiutata, ma forse non avrebbe dovuto. >> disse il ragazzo, ancora senza alcuna emozione nella voce o
sul volto, mentre Sango impallidiva << Adesso devi riposarti, ma poi non potrai sfuggirmi. >> terminò lui, per poi uscire dalla stanza.

Sango sbuffò, senza sapere che diamine avrebbe dovuto fare.
Cavolo, forse era meglio se restava con quei tre matti!

Scosse la testa scacciando ogno pensiero, lasciandosi cullare dal tepore che le trasmetteva il letto, addormentandosi.





Sota e Kohaku dividevano la stessa camera. Per Kohaku non era mai stato un problema, conosceva Sota da tanti anni,
era il suo migliore amico e la persona alla quale teneva di più assieme a sua sorella.

Anche se Sota era un ragazzo... strano... a lui era piaciuto subito, gli sembrava una persona normalissima.

Era semplicemente un bambino solo ed incompreso.

Nessuno, nella loro classe, alle elementari, voleva farselo amico, visto che anche le maestre lo guardavano con occhi
critici e i compagni lo evitavano a causa del suo comportamento chiuso e la sua aura cupa.

Inoltre non parlava con nessuno, neanche se stimolato.

Kohaku un giorno, giocando con i suoi amichetti durante la ricreazione, lo aveva visto seduto in un angolo del cortile,
lo sguardo perso all'orizzonte.

Era da un po' che voleva avvicinarlo, allora ne approfittò, lasciò gli altri bambini e si diresse verso Sota che, Kohaku ne era
certo, si era reso conto che gli stava venendo incontro, ma ostentava indifferenza.
Non era come tutti gli altri bambini, Sota aveva sempre un espressione apatica, sembrava non fosse in grado di provare
emozioni, ma per Kohaku non era così: bastava studiare con attenzione il suo volto per scorgere i cambiamenti, anche
se minimi.

Quando gli si era seduto accanto, fissandolo, aveva scorto nei suoi occhi scuri la sorpresa, celata dietro un velo di
indifferenza, come se per lui non fosse importante niente, e inoltre si era appena irrigidito.

Continuò a studiarlo in silenzio, avvicinandosi un po' di più a Sota, che sembrava infastidito ad avere lo sguardo
dell'altro su di se, ma continuava a guardare dritto davanti a se.

<< Sono Kohaku, ciao! >> disse finalmente e, Sota, battè un paio di volte le palpebre, confuso.

Si voltò verso il suo interlocutore, analizzandolo coi suoi penetranti occhi neri.

Rimase sconvolto dal sorriso solare di Kohaku, perchè lui era abituato a ricevere smorfie e occhiatacce.

Indicò il cartellino attaccato al suo grembiulino blu notte, dove vi era scritto il suo nome e cognome, la classe,
l'indirizzo e il numero di telefono, nel caso in cui si fosse perso.

Kohaku, perplesso, aveva ridotto gli occhi a due fessure per cercare di leggere. In fondo, stava appena iniziando a imparare.

Sota roteò gli occhi, dimenticava sempre che per lui era una bazzeccola col suo cervello iper sviluppato - come lo psicologo
gli aveva detto -, ma gli altri bimbi non ne erano in grado.

<< Sota >> annunciò atono, continuando a guardare l'altro bambino, con occhi indecifrabili.

<< Eh? >> chiese Kohaku, distogliendo lo sguardo dal cartellino.

<< Il mio nome è Sota. >> ripetè con freddezza.

<< Ah! >> esclamò Kohaku, con un piccolo sorriso, ignorato da Sota, che riportò gli occhi sull'orizzonte << Vuoi giocare
con me? >> chiese dopo qualche secondo, al che Sota mostrò tutta la confusione che provava, riportando le sue
iridi sul bambino che si era alzato e gli porgeva una mano, sempre sorridente.

Scosse la testa in segno di diniego, continuando a guardarlo con gli occhi spalancati, come se fosse scemo.

<< Perchè? >> domandò un po' deluso Kohaku, abbassando la mano che temeva l'altro non avrebbe stretto.

Sota si alzò, scuotendo ancora la testa, stavolta con occhi neutri.

Si limitò a voltargli le spalle e ad allontanarsi, lasciando Kohaku gelato sul posto, ferito.

Ma Kohaku decise di riprovarci, di non arrendersi: ogni giorno si sedeva accanto a Sota in quell'angolino del giardino,
e gli parlava, anche se non riceveva ne' risposta, ne' uno sguardo.

Continuò così per un paio di mesi, ormai a Kohaku non importava di tutti gli altri bambini, ma loro invece, vedendolo
sempre con quello deviato mentalmente, a detta di qualche maestra, pensavano che anche Kohaku fosse strano.

Un giorno, mentre Kohaku si stava dirigendo al solito posto per vedere Sota, fu fermato da un gruppo di bambini,
che lo trascinarono all'interno della scuola, nell'ala inutilizzata.

Nel mentre lo spintonavano e lo prendevano in giro, fino a quando non arrivarono davanti ai bagni rotti e non utilizzabili.

Lo spinsero brutalmente in una delle cabine e lo chiusero dentro, dicendogli malignamente:

<< Oggi è il tuo turno, ma presto anche quel tuo amichetto malato riceverà lo stesso trattamento! >>

Lo lasciaro li, da solo, ma li poteva sentire ridere quando lui li implorava di farlo uscire, perchè aveva paura
del buio.

Finchè non sentì più nulla, e pensava che se ne fossero andati.

Poi un tonfo, e un altro, rumori di botte e strilla.

<< Non provateci mai più! >> sentì dire da una voce tagliente, che lo fece rabbrividire.

La porta si aprì, infine, svelando la figura di Sota, e Kohaku, sollevato, gli si buttò addosso, piangendo.

Non lo sentì ricambiare, ne una sola parola di conforto, era come essere stretti ad un pezzo di legno tanto era
rigido, e Kohaku, credendo di essere un fastidio, si stava per staccare, quando una mano delicata gli carezzò i capelli e
un'altra ricambiò leggermente la stretta.

Kohaku allora rimase attaccato a lui e pianse tutte le sue paure. Se avesse sollevato il volto avrebbe potuto scorgere
le labbra di Sota incurvarsi verso l'alto e le guance rosate.

La loro amicizia aveva continuato a crescere, erano inseparabili, con Kohaku Sota riusciva ad essere un po' più aperto,
anche se continuava a non parlare e a non mostrare sentimenti. Sota si esprimeva a piccoli gesti quasi invisibili, che
però bastavano.

Ma adesso era diverso. Per entrambi. Kohaku non capiva più cosa provava per il suo amico, era confuso, un misto
di emozioni vorticavano in lui, stordendolo, il cuore batteva all'impazzata non appena incrociava quegli occhi enigmatici.

Sota invece sapeva. Da qualche anno.
Se ne era accorto, ma l'aveva sempre nascosto, certo che avrebbe potuto rompere per sempre l'unico legame che aveva
creato in tutta la sua inutile esistenza.

Però... Si era reso conto, recentemente, che anche Kohaku stava iniziando a considerarlo... diversamente.
Cosa che lui aveva sempre reputato fosse impossibile, stava avverandosi.

Lo aveva compreso, vedendo Kohaku sempre più imbarazzato assieme a lui, vedendo che tentava di nascondere il suo
corpo quando si cambiava, cosa che non aveva mai fatto prima, e poi dagli sguardi intensi che gli rivolgeva.

Erano l'uno attratto dall'altro. Non una semplice cotta - almeno non per Sota -, non solo attrazione fisica... Di più.

E quella sera Sota decise di agire.

Kohaku tentava di dormire, ma era inutile, sentiva le iridi di Sota penetrargli la schiena, nonostante le coperte.
Chiuse gli occhi cercando di rilassarsi.

Poi, avvertì due braccia avvolgerlo e un nuovo peso sul materasso.

Rabbrividì, conscio di chi fosse il proprietario di quegli arti.

Sota si sdraiò alle sue spalle e, con delicatezza lo voltò. Quando i loro occhi, a distanza così ravvicinata, si persero
l'uno nell'altro, una scossa elettrica li avvolse. Sota, senza battere ciglio, prese il volto dell'amico con la mano sana,
carezzandogli la guancia.
Kohaku, troppo sorpreso dalla dolcezza del suo amico, si accorse tardi che Sota aveva ridotto ancora di più la distanza fra loro.
I loro respiri si mescolavano, un solo centimetro e le loro labbra si sarebbero unite.

Kohaku fu percorso da un tremito a quel pensiero e alla voglia di farlo, di baciare Sota.

Ma rimase fermo, paralizzato.

Finchè Sota si accostò a lui e azzerò completamente la distanza fra loro.

Il bacio fu casto, uno sfiorarsi di labbra, gli occhi erano aperti, confusi, felici, emozionati.

Fu di nuovo Sota ad agire, chiudendo i suoi e approfondendo il bacio, con cautela, come se avesse timore di rompere l'alchimia
che si era creata fra loro.

Kohaku era perso, non sapeva che fare, pensava che forse non fosse giusto, perchè erano due maschi, non potevano...

Ma percepì i sentimenti di Sota attraverso quell'unione, e allora il suo petto fu pervaso da un grande calore e si disse
che era sempre giusto amare e seguire il proprio cuore. Si lasciò andare nelle braccia di Sota con un sospiro,
stringendogli i capelli e sentendolo rilassarsi.

Ma quel momento venne interrotto dal violento aprirsi della porta, seguito dall'urlo di Akiko.






Ok ragazzi, mi dispiace interrompere il capitolo, all'inizio era uno, ma l'ho diviso perchè era un po' lungo e per
mancanza di tempo.
Non so come è venuto fuori, è scritto di getto sotto improvvisa ispirazione e non sono riuscito a ricontrollarlo.

Be, fatemi sapere allora!

Ciao a tutti!







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