Eppure Bastava poco

di MaraWP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27 ***
Capitolo 28: *** 28 ***
Capitolo 29: *** 29 ***
Capitolo 30: *** 30 ***
Capitolo 31: *** 31 ***
Capitolo 32: *** 32 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Silenzio. 
È tutto ciò che chiedo. Nessun rumore, solo il mio respiro rompe questa tranquillità. Sono così stanca di ascoltare. Qualsiasi suono, qualsiasi parola sembra distruggermi piano piano, rendendomi sempre più insensibile, sempre più fragile. Rimango stesa sul mio letto, sperando che questa tranquillità non finisca mai ma so che è impossibile. Eppure continuo a sperarlo. Osservo il cielo dalla mia finestra, è così bello in questo periodo. Inizia a riempirsi di stelle luminose, così piccole da essere quasi indistinguibili le une dalle altre. Eppure ognuna di quelle piccole lucine vive una vita propria, brilla di luce propria. Tante volte inizio a contarle. Lo so sembra stupido, è impossibile contare le stelle ma è così rilassante! Non sono mai riuscita a contare nemmeno quelle che vedo dalla finestra, figuriamoci quelle di tutto il cielo. Però ci provo tutte le sere e come ogni volta, qualcosa distoglie la mia attenzione da quella conta. Quelle lucine sono tutte così vicine che a volte mi sembra di vederle doppie. Quando accade chiudo gli occhi per qualche secondo e quando li riapro... Tutte le stelle che vedevo prima sembrano non brillare più. La mia attenzione si sposta così sulla più luminosa. Chissà forse non è nemmeno una stella. Forse è un satellite o un pianeta ( i pianeti brillano?).. Però è così bella. Bella e sola. È distante dalle altre, come se volesse isolarsi da tutto. Come me. Circondata da tante persone, tante stelle, eppure la solitudine mi chiama a gran voce. Non sempre, è ovvio, ma a volte sento quell'impulso irrefrenabile di stare con me stessa, al buio e in silenzio. Lontano dalla confusione di tutti i giorni, dai discorsi, dalle liti. Da tutto. Sono così concentrata su quel cielo che nemmeno mi accorgo di quello che mi accade intorno. È come se smettessi di ascoltare. Sento solo il battito del mio cuore, irregolare come sempre,ed il mio respiro. Mi abbandono completamente, stanca della monotonia di ogni giorno e chiudo, finalmente, gli occhi.

È mattina. Odio alzarmi dal letto presto, sopratutto quando la notte non riesco a dormire, cosa che accade praticamente sempre. Si, sono una persona pigra. Il mio nome è Lara, ho 19 anni e abito in un piccolo paese del nord d'Italia. Ho finito la scuola l'anno scorso e dell'università non voglio sentir parlare. Non ho proprio più nessuna voglia di passare nemmeno 1 minuto su di un libro, almeno non adesso. Vivo con mia mamma e mio fratello dato che i miei sono separati però la cosa non mi pesa, o meglio, si è frustrante fare avanti e indietro da una casa all'altra però almeno non sento più le urla e i litigi di quando stavamo in casa assieme. Ma non parliamo del passato per ora. A giudicare da quello che mi dicono dovrei essere una ragazza molto divertente e affettuosa ma questo è da appurare. Non mi affezziono facilmente a una persona, soprattutto dopo le numerose delusioni che ho ricevuto. Le amicizie vanno e vengono però quando sono state intense, ti lasciano sempre quell'amaro in bocca che non si riesce a levare. Basta una canzone, una frase per far riaffiorare ricordi che pensavi di aver sepolto da tempo. Credo di avere imparato la lezione e prima di aprire il mio cuore a qualcuno ci metto un po' di tempo. Non sono la classica ragazza da shopping sfrenato e fissata con la moda, sono più mm difficile da dire, maschiaccio credo. Niente gonne e tacchi alti per me, meglio Vans e felponi. Per quanto riguarda l'aspetto fisico be... Avete presente Angelina Jolie? Ecco io sono l'opposto. Bassa, capelli mossi sul castano chiaro, gli occhi dello stesso colore e un fisico normale. 
Le mie giornate sono abbastanza monotone. Sto cercando lavoro e nel frattempo dedico del tempo a me stessa facendo quello che più mi piace,ovvero pescare. Lo so è un hobby da maschio ma è così rilassante, mi libera la mente da ogni pensiero. Per questo ogni pomeriggio prendo la mia bici e vado nel mio angolo di paradiso, nascosto tra le fronde degli alberi. Il lago è uno specchio oggi, merito anche della bellissima giornata di sole. Me ne sto qui tutto il pomeriggio finché non arriva l'ora di cena; torno a casa, mangio e fuggo di nuovo da quelle 4 mura. La sera, quando posso, mi rifugio in un posto segreto, che conosco solo io. Salgo su una piccola collina, facendomi strada tra i rovi di un sentiero che mi sono costruita passando ogni sera, arrivo in cima e mi siedo su una grande pietra scura. Qui tutto diventa magico. Il cielo sembra talmente vicino da riuscire a toccarlo con la mano. È stupendo. Qui mi sento viva. 


Ciao a tutti, spero vi sia piaciuto il primo "capitolo" di questa storia. È la prima volta che mi lancio su questo genere quindi abbiate pietà di me ahah mi farebbe tanto piacere leggere le vostre recensioni, belle o brutte che siano perché mi aiutano a capire i miei errori quindi grazie a chi lo farà! 

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Capitolo 2
*** 2 ***


Un altro giorno ha inizio. Mi sono svegliata tardi, stranamente stamattina non fa molto caldo quindi stare a letto sotto le lenzuola è molto piacevole. Mia madre ha accompagnato mio fratello al campo estivo quindi fino alle 18 di stasera sono libera di andarmene in giro. Faccio una colazione abbondante altrimenti tra neanche un'ora il mio stomaco comincia ad urlare. Mi vesto ed esco in fretta. Mi sono fatta un giro nel bosco fino ad ora di pranzo, sono tornata a casa a cucinarmi qualcosa e poi mi sono lanciata letteralmente sul divano e...mi sono addormentata. Se non dormo la notte dovrò pure recuperare il sonno in qualche modo no? Senza accorgermene è arrivata l'ora di cena e siccome sono io la cuoca di casa, la cucina mi chiama a gran voce. 

" Com'è andata oggi? Ti sei divertito? " chiedo a mio fratello.

" Si ho giocato a calcio tutto il giorno e poi ho fatto 3 pagine di compiti" mi risponde mentre velocemente finisce tutto quello che ha nel piatto.

Meno male che va al campo altrimenti dovrei averlo in casa tutto il giorno e anche se ha solo 12 anni sa essere molto ma molto pesante. 

" Domani mattina devo andare al lavoro prima, ti dispiace accompagnare tuo fratello? Al ritorno lo passo a prendere io" chiede mia madre.

Annuisco facendo un sorrisino e ritorno a osservare il telegiornale alla TV. È incredibile come su 10 notizie, 8 siano di cronaca nera. Ma che gli prende alla gente? Boh... Finiamo di mangiare, metto i piatti in lavastoviglie e avviso mia madre della mia imminente uscita notturna quotidiana. Non è mai felice quando le dico che vado fuori da sola la sera. Non le do torto, con le cose che si sentono, però mi so difendere bene e ho sempre con me un coltellino per i casi estremi. Per mia fortuna non soffro il freddo, anzi ho sempre le mani caldissime, però stasera l'aria di pioggia è troppo anche per me quindi prima di uscire prendo la mia giacca di pelle. Il tragitto da casa mia alla collina è abbastanza corto, con il mio passo veloce ci metto 10 minuti scarsi, poi per arrivare alla mia adorata pietra devo destreggiarmi tra i rovi un altro po'. Sono quasi in cima quando la mia giacca si impiglia in un ramo. Con le buone maniere non riesco a liberarmi quindi faccio uno scatto in avanti e arrivo sullo spiazzo della collina.

" A guarda qui... È adesso questa come la cucio?" borbotto tra me e me. 

Mentre mi giro per andarmi a sedere, mi accorgo di non essere sola. Una ragazza bionda se ne sta immobile a fissare l'orizzonte con aria triste. Non l'ho mai vista prima, strano perché qui in paese conosco tutto e tutti, ma la cosa più strana è che abbia trovato questo posto. 

" Allora non sono l'unica che viene fin quassù" affermo. Lei si gira di scatto, non credo si fosse accorta di me.

" Ti ho rubato il posto? Me ne vado subito" mi risponde abbassando lo sguardo. 

" No tranquilla, non è mica mia questa pietra, stai pure" le sorrido notando il suo imbarazzo.

Ora che sono più vicina posso vedere benissimo i suoi occhi azzurri come il mare. Sono stupendi. È vestita abbastanza leggera, ha solo una maglietta estiva e un paio di jeans tagliati, non so come fa a non avere freddo. 

" Non ti ho mai vista da queste parti, sei nuova?" chiedo. 

" Si, mi sono trasferita questa mattina. Sono stata immersa negli scatoloni tutto il giorno così dopo cena ho deciso di fare un giro" risponde stringendosi le gambe al petto. 

" Be sei riuscita a trovare il mio posto segreto al primo colpo, complimenti ahah comunque io sono Lara " dico allungando la mano. 

" Aurora" sorride stringendomi la mano. 

Ha la mano freddissima. L'ho detto io che è vestita troppo leggera. Non amo fare domande alle persone, soprattutto se non le conosco e odio quando gli altri le fanno a me. Be con lei qui non posso di certo starmene in pace a contemplare l'universo quindi penso che me ne tornerò a casa. 

" Ti lascio ammirare l'orizzonte, ti saluto.. Riesci a tornare a casa senza perderti? " le dico alzandomi in piedi. 

" Credo di sì ahah ti rivedrò? " mi chiede. 

Rimango un po' spiazzata. Il suo tono di voce è cambiato, sembra più...nervosa. Non so cosa risponderle, non vorrei farla rimanere male. Aspetta che sto dicendo, neanche la conosco e mi preoccupo di come potrebbe prendere le mie parole? Ok calma, riordina le idee. Non ti ha fatto nulla quindi non prendertela con lei. Ora le rispondi con calma senza darle false speranze e te ne torni a casa. Mentre penso a quello che devo rispondere il mio corpo si muove da solo. Mi levo la giacca e gliela porgo. Cosa sto facendo?? 

" Ci rivedremo perché devo riprendere la giacca" dico impacciata.

" Oh no tranquilla non c'è bisogno che me la lasci davvero.. " risponde abbassando gli occhi. 

" Tienila a me non serve, tra poco sarò a casa. Ciao" le do le spalle e mi avvio nel folto del bosco. 

Cosa mi è preso proprio non lo so. Quando mai faccio questi gesti carini a una sconosciuta? Va be non pensiamoci, spero di riavere la mia giacca al più presto dato che è la mia preferita. 
Entro in casa nel più assoluto silenzio dato che tutti dormono. Vado in camera mia e mi metto a letto, addormentandomi quasi subito. 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Il freddo di questa notte ha conciliato il mio sonno alla perfezione. Non ho fatto nessun incubo stranamente, non mi capitava da più di un anno. Stamattina tocca a me accompagnare mio fratello al campo quindi mentre lui si prepara, scendo in garage a prendere la macchina. Se aveste ancora dubbi sulla mia femminilità, posso dirvi che adoro le auto, soprattutto quelle modificate alla Fast and Furious. La mia macchina non è a quei livelli ma è sulla buona strada per diventarlo. Me l'ha regalata uno zio dell'America per i miei 19 anni, quando l'ho vista per poco non piangevo. Qui in Italia la Mustang non è un'auto comune, infatti quando sono per strada attirò molto l'attenzione, soprattutto per il colore di cui è verniciata, un blu elettrico con delle strisce bianco perla. Si alza la saracinesca del garage e vengo inondata dall'odore di benzina. Adoro questo profumo, quando vado a fare rifornimento rimango nei paraggi del benzinaio per un po'. Accendo la macchina e esco dal vialetto dove mio fratello Lorenzo mi sta aspettando. Mezz'oretta e siamo al campo, lo saluto e chiudendo la portiera lo guardo allontanarsi contento. Adoro mio fratello, vivo letteralmente per lui. L'ho cresciuto io sin da piccolo nonostante fossi piccola a mia volta, mi sono presa cura di lui in ogni momento e anche se litighiamo spesso, ci vogliamo un mondo di bene. Mi allontano dal campo e visto che è abbastanza presto per tornare a casa, vado a lavare la macchina. Credo di essere peggio degli uomini in questi casi, ci metto più di un'ora per pulirla e asciugarla però il risultato si vede ahah. Torno a casa, mangio qualcosa ed esco di nuovo per andare a pesca. Mi squilla il cellulare. 

" Ei " rispondo. 

" Marco mi ha lasciato! È uno stronzo! " mi urla Sara dall'altra parte del telefono. Lei è una delle mie amiche più care, ci conosciamo da pochi anni ma ho stretto un bellissimo legame con lei. Abbiamo due caratteri molto diversi però il rispetto reciproco e la coerenza ci hanno unito in un modo stupendo, destando le gelosie di molti nostri amici. 

" Calma, non urlare che tanto non serve a nulla. 5 minuti e sono da te ok? " le rispondo cercando di rassicurarla. 

" Grazie tesoro. Ti aspetto" risponde prima di attaccare. 

Ecco come la mia giornata di pesca va in fumo. Ma non mi dispiace, Sara ha bisogno di me e per lei rinuncerei a qualsiasi cosa. Abitiamo nello stesso paese quindi non ci metto molto a raggiungerla in auto. Conoscendola, avrà già svuotato il frigo in cerca di qualsiasi cosa di dolce da mangiare ma so che adora il gelato e a casa sua non c'è mai perché sua madre non glielo compra quindi mentre vado da lei gliene prendo un po' almeno si tira su di morale. Appena arrivo nel suo vialetto non faccio in tempo a parcheggiare la macchina che la vedo in lacrime corrermi incontro. L'abbraccio senza dire nulla perché in questi casi le parole non servono. Sento le sue lacrime bagnarmi il collo e la sento tremare tra le mie braccia. Mi spezza il cuore vederla così. 

" Non vorrai stare qui nel vialetto tutto il tempo vero? Coraggio andiamo dentro" le suggerisco. 

Lei di tutta risposta mi salta in braccio a mo di koala. Meno male che è magrissima e non pesa molto altrimenti sarebbe stato complicato fare tutto il vialetto e le scale di casa. Conosco la sua villa a memoria quindi senza che lei mi dia istruzioni salgo al secondo piano e la porto nella sua stanza. Mi avvicino al letto e la lascio cadere dolcemente sul cuscino, porgendole un fazzoletto. 

" Allora, spiegami un po' cosa è successo con Marco" le dico inginocchiandomi davanti a lei. 

" Dice che non prova più nulla per me, che si è stufato di questo rapporto e che io non lo lasciavo respirare! Cioè ti rendi conto? Stavamo assieme da 3 anni! " dice tra i singhiozzi. 

" Ascolta, ti ricordi cosa ti ho detto tempo fa? A lui non importava un accidente di te e si vedeva benissimo nel modo in cui ti parlava. Io lo so che dopo tanto tempo pensi che uno non possa più fare a meno dell'altro ma non è così. Sei stata troppo tempo dietro a un imbecille, ora voglio che pensi a te stessa e che torni a sorridere come una volta. Me lo prometti? " le dico stringendole le mani. 

Lei annuisce e mi fa un leggero sorrisino. Ha gl'occhi così gonfi e rossi che deve aver pianto per tutta la notte, non avrà riposato neanche 1 minuto. Mi siedo accanto a lei nel letto e la invito a stendersi assieme a me. L'avvolgo in un abbraccio e lascio che le mie carezze la portino nel mondo di Morfeo. Non passa molto tempo prima che lei si addormenti, così senza fare rumore lascio la sua stanza, appiccicando un biglietto sul frigo per ricordarle il gelato che le ho portato. Salgo in auto e torno a casa. Dopo cena esco finalmente per raggiungere la mia adorata pietra. Mi arriva un messaggio. 

" Grazie per tutto e per il gelato, sei la migliore. Ti adoro. Sara"

Raggiungo la collina e mi siedo sul pietrone, perdendomi a osservare l'orizzonte dinanzi a me. Dopo qualche minuto qualcosa cattura la mia attenzione. Dei rumori strani alle mie spalle mi mettono in allerta. In estate, soprattutto di sera, è facile che i cinghiali si muovano in cerca di cibo e se ci sono dei cuccioli nei paraggi le loro mamme diventano molto aggressive. Mi metto in piedi sulla pietra e impegno il mio coltello,tenendolo ben saldo davanti a me. 

" Sono io, risparmiami ahah" mi dice ridendo Aurora. 

" Credevo fosse un cinghiale... Perdonami" le rispondo scusandomi e tornando a sedermi. 

" Ti ho riportato la giacca. Se ieri sera non l'avessi avuta sarei morta congelata prima di arrivare a casa. Grazie mille" dice porgendomi la giacca. 

" Figurati" rispondo. Con la coda dell'occhio la vedo alzarsi e fare pochi passi dietro di me. 

" Senti...volevo chiederti una cosa. Non è che mi faresti fare un giro della zona? Sempre se ti va eh" mi chiede imbarazzata. 

" Un giro dici? Mm si perché no...a che ora? " chiedo, girandomi verso di lei per guardarla negli occhi. 

" Alle 14 ti va bene? " suggerisce. 

" Perfetto. Vengo a prenderti qui, in fondo al sentiero " rispondo. 

" D'accordo. A domani" mi saluta e scompare tra gli alberi. 

Ancora una volta mi stupisco di me stessa. Perché continuo ad assecondarla nelle cose che mi chiede non lo so. Non riesco a dirle no, eppure nemmeno la conosco. Rimango ancora un po' sulla collina e non appena diventa buio faccio ritorno a casa. 

Ragazzi/e che ne pensate delle due protagoniste? Recensite se avete voglia, grazieee

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Capitolo 4
*** 4 ***


Nottata orribile. Ho fatto un incubo dietro l'altro, non ho chiuso occhio. Mi sono addormentata alle 7.00 di stamattina e ora che sono le 13.00 sto ancora nel letto. Meno male che oggi non devo usc... Tra un'ora devo passare a prendere Aurora! Diamine me ne sono completamente dimenticata! Ok ho un'ora per lavarmi, vestirmi, mangiare e sperare di arrivare puntuale. Ho fatto la doccia più veloce della mia vita, non ho tempo di asciugarmi i capelli, provvederà il vento, ora devo decidere cosa mettere. Farà caldo fuori? Non ne ho idea, non ho nemmeno tirato su le serrande. Be un paio di jeans neri, una canotta bianca e le mie vans andranno benissimo. E se non facesse caldo? Prendo la camicia a quadri e me la lego in vita così non devo tenerla in mano. I miei occhiali, il mio cappellino rosso dei Bulls e posso ritenermi pronta. Non ho tempo di mangiare, tra 3 minuti devo essere alla collina e ancora non sono uscita di casa. Corro giù dalle scale e apro il garage. Schizzo fuori dal vialetto come Schumacher in pista e dopo pochi minuti arrivo all'appuntamento. Lei è già arrivata, se ne sta seduta su quel muretto mentre stringe tra le mani un fiore azzurro. Mi avvicino a lei e tiro giù il finestrino. 

" Non sono una di quelle donne facili che stanno sulle strade quindi alza i tacchi e sparisci " dice senza neanche guardarmi. 

" Credevo che qualcuno avesse voglia di fare un giro ma forse mi sbagliavo " le rispondo sorridendo. 

" Oddio perdonami, non credevo fossi tu! " dice imbarazzata. Apre la portiera e si siede accanto a me. 

" Tranquilla, nessuno penserebbe che su questa macchina ci sia una ragazza ahah " rido. 

" È un'auto splendida, adoro le Mustang" mi confessa. 

Rimango spiazzata dalla sua affermazione. Mai, in 19 anni ho trovato un'altra ragazza interessata alle auto. Devo riprendermi un secondo. 

" Se ti piace la mia auto allora non ti dispiacerà se la faccio ruggire un po' sull'asfalto " rispondo. 

Lei annuisce contenta. Per un pezzo di tragitto rimaniamo in silenzio, forse un po' perché entrambe siamo imbarazzate o forse perché siamo prese dalla strada. Non è da me fare domande però dato che è in macchina con me, mi piacerebbe conoscere qualcosa in più su di lei, giusto per capire in quale guaio mi sto cacciando. 

" Non mi hai detto da dove ti sei trasferita " affermo. 

" Non me lo hai chiesto" risponde. 

Mi giro di scatto pensando fosse una provocazione bella e buona ma non appena incrocio i suoi occhi, scoppia in una fragorosa risata. 

" Sto scherzando eh ahah mi sono trasferita dall'Olanda, ti risparmio il nome della città perché tanto non la conosci" dice. 

" Dall'Olanda? Parli benissimo l'italiano, anche più di me ahah" rispondo. 

" I miei sono italiani ecco perché ahah poi sono sempre andata in una scuola privata italiana quindi non ho subito nessun tipo di accento straniero" dice. 

" Si be ma quando uscivi, o andavi nei negozi non credo la gente parlasse italiano ahah" rispondo sorridendo. 

" L'inglese lo parlo sai ahah mi facevo capire così" ride. 

" A giusto.. E come mai sei venuta in questo posto sperduto eh? Non dirmi che ti piaceva perché non ci credo " le rispondo, mentre parcheggio l'auto. 

Rimango seduta con le mani tra le gambe, in attesa di una sua risposta che, però, tarda ad arrivare. Il sorriso che aveva poco fa è svanito letteralmente, gli occhi persi nel vuoto, a fissare fuori dal finestrino. Ecco perché non mi piace fare le domande, perché come al solito faccio quelle sbagliate e rovino tutto. 

" Scusa non sono affari miei... Coraggio scendi, ti mostro una cosa" dico, slacciandomi la cintura e chiudendo la portiera. 

Non conosco i suoi gusti, non so cosa le piace, a parte la mia auto, quindi ho optato per un posto che farebbe mozzare il fiato a chiunque. Non lo conoscono in molti per il semplice fatto che nessuno ha il coraggio di venire in macchina fin quassù. Su una delle colline dietro casa mia c'è un vecchio rudere abbandonato, probabilmente usato come vedetta nella Seconda Guerra mondiale. Ha un grande terrazzo in legno da cui si vede anche la città. Non appena arriviamo sulla grande balconata, vedo Aurora aumentare il passo per dirigersi verso la ringhiera. 

" Wow.... È.. È stupendo qui! " esclama. 

" Si è un posto meraviglioso. Una volta ho dormito qui, col sacco a pelo. Volevo vedere l'alba prima di tutti " rispondo, appoggiandomi alla ringhiera. 

" Vorrei vederla anche io una volta però dormire qui sola non mi va proprio.. Poi ho paura del buio ahah " dice arrossendo. 

È un invito. Un palese invito a restare qui con lei tutta una notte. Non posso proprio farlo, insomma non mi sembra il caso, so a malapena il suo nome e da dove viene. E poi non è da me essere così disponibile con qualcuno. Una volta forse, ma da qualche anno sono cambiate molte cose, io sono cambiata. Ho smesso di affezzionarmi alle persone, almeno se se ne vanno non rimango delusa. 

" Si non è il massimo stare qui da sola infatti.. Torniamo alla macchina, ti porto a vedere qualcos'altro " rispondo, avviandomi verso l'auto. 

Il resto del pomeriggio trascorre tranquillo, tra una visita e l'altra, finché non arriva la sera e con essa il rientro a casa. Mi offro di portarla sino al suo cancello, anche se non sembra felice di questa mia gentilezza. 

" Tu vivi qui? " chiedo, notando l'enorme villa con piscina. 

" Già... Ora non mi vorrai più vedere ma va bene ci sono abituata... " risponde abbassando la testa. 

" Non so di cosa tu stia parlando ma anche se vivi li e sei piena di soldi a me non cambia nulla. Non giudico una persona da come vive o da quello che possiede ma da come si comporta" le dico, cercando di essere il più convincente possibile. 

Non risponde ma da come mi guarda sembra essersi rasserenata. Si gira per aprire la portiera ma prima di farlo, si blocca, si rigira verso di me e mi lascia un bacio sulla guancia. Poi esce e scompare dietro il cancello. I 5 minuti che separano le nostre abitazioni sembrano essere i minuti più lunghi della mia vita. Non capisco perché si ostini a dimostrarmi il suo affetto quando io continuo a respingerla. Non voglio affezzionarmi, non voglio rimanerci male ancora una volta. 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Sono le 9 e io non riesco più a dormire. Ho pensato e ripensato ad Aurora,cioè non proprio a lei ma a come ha cambiato espressione quando le ho chiesto il motivo del suo trasferimento. Sembrava...triste. Non so perché mi stupisco di questa cosa, insomma se io dovessi cambiare città, sarei costretta ad abbandonare i miei amici, le mie abitudini e chissà cos'altro e di sicuro non mi farebbe piacere, però nella sua espressione c'era qualcosa di diverso. Anche il fatto che non volesse farmi vedere dove abitava, la preoccupazione che potessi giudicarla a causa della sua ricchezza... Tutte cose che mi hanno insospettito e hanno tenuto sveglia la mia mente tutta la notte. Mi sto facendo coinvolgere troppo in questa storia e non capisco perché. Be lasciamo perdere... Devo andare da Sara per vedere come sta e poi finalmente a pesca. Metto in ordine la casa e scendo in garage. L'attrezzatura da pesca non ci sta tutta nel bagagliaio quindi le canne le metto sui sedili posteriori. Mentre apro la portiera mi accorgo che Aurora si è dimenticata la giacca nella mia macchina, prima di andare al lago gliela porterò. Arrivo sotto casa di Sara ma la sua macchina non c'è. Suono. Nessuna risposta. Evidentemente è uscita, ripasseró stasera. Faccio marcia indietro e mi dirigo verso casa di Aurora. Prendo la giacca e suono il campanello. 

" Si? Chi siete? " dice una voce. 

" Salve, sono un'amica di Aurora, ha dimenticato la giacca ieri, sono venuta a portargliela "

Nessuna risposta. Il cancello fa uno strano rumore, per poi aprirsi lentamente. Entro nel vialetto e mi accorgo di quanto sia enorme il giardino intorno alla casa, pieno di salici piangenti e abeti bianchi. Un vero spettacolo. Mano a mano che mi avvicino alla porta, scorgo 3 animali corrermi incontro. Se ci fosse stato mio fratello, sarebbe corso impaurito dalla parte opposta ma io adoro gli animali, soprattutto i cani. Mi abbasso al loro livello e aspetto che si avvicinino. Tre esemplari di lupo cecoslovacco mi saltano addosso leccandomi dalla testa ai piedi e siccome la cosa mi piace, non oppongo resistenza. Dopo qualche minuto saluto gli animali ed entro in casa. Ad accogliermi, una signora sulla cinquantina vestita di blu. 

" La camera della signorina Aurora è di sopra, infondo a destra" dice, per poi sparire dietro una porta. 

Salgo le scale e inizio a percorrere il lungo corridoio, fino ad arrivare difronte ad una porta bianca. Busso. 

" Avanti " 

Apro la porta e vedo Aurora seduta sul letto intenta a leggere un libro. Mi guarda per un secondo poi corre verso la porta e la chiude velocemente. 

" Che ci fai tu qui??" mi dice a bassa voce. 

" Ciao anche a te eh! Ti ho riportato la giacca, l'hai lasciata nella mia macchina ieri " rispondo seccata. 

" Ecco dov'era!" dice, allungando la mano per prenderla. 

Mentre lo fa, noto alcuni lividi sul suo avambraccio. Non appena si accorge che li ho visti, tenta di coprirli con la maglietta. 

" Non è niente, ho sbattuto contro l'armadio... Grazie per la giacca, ti riaccompagno al cancello" risponde, facendomi strada per uscire. 

Mentre ripercorriamo il corridoio, mi accorgo di una stanza, con la porta socchiusa, da cui sento provenire delle voci. 

" È l'ultimo avvertimento, sappiatelo " dice una voce maschile. 

La cosa mi insospettisce sempre di più ma non ho intenzione di immischiarmi in faccende che non mi riguardano quindi mi lascio scivolare addosso quello che ho appena sentito e seguo Aurora fino al cancello. Salgo in auto e mi allontano porgendo alla ragazza solo un saluto con la mano. Raggiungo il lago e mi metto a pescare fino a sera. Appena inizia a far buio, torno a casa per preparare la cena a mia madre e mio fratello e dopo aver mangiato, esco per andare sulla collina. Non appena arrivo, trovo Aurora seduta sulla pietra. Ha una grossa felpa scura indosso, con il cappuccio che le copre la testa. Appena mi vede, si alza in piedi vedendomi incontro. 

" Lara perdonami per come mi sono comportata oggi... Non era mia intenzione trattarti male, davvero " dice, abbassando lo sguardo. 

" Tranquilla, non fa nul... Cos'hai fatto all'occhio? " le chiedo, alzandole il viso con una mano. 

" Nulla è solo un graffio" risponde cercando di sfuggire alla mia presa. 

Prendo il suo viso con entrambe le mani, girandola verso la luna, così da avere più luce per vedere. Mi accorgo di un taglio sul sopracciglio destro e di uno sul labbro inferiore. 

" Chi ti ha picchiato? Non dirmi che sei caduta o cose del genere perché tanto non ci credo" dico, passandole piano un dito sui tagli. 

Lei rimane a fissarmi, quasi imbambolata, senza dire nulla. Vedo la sofferenza nei suoi occhi, vedo la paura contro la quale combatte e sento i brividi mentre le sfioro la pelle. 

" Davvero non è nulla, sto bene.. Devo andare ora, buonanotte" dice, correndo via tra gli alberi. 

Sta mentendo. Sono sicura che qualcuno l'ha picchiata, i segni sono evidenti. Ma non saprei chi incolpare, qui a parte me non conosce nessuno e ieri sera l'ho riaccompagnata fino a casa quindi nessuno può averla aggredita. Inconsciamente, sto facendo mille ipotesi su quanto potrebbe essere accaduto e mi accorgo di come mi stia interessando alla vita di quella ragazza. Dovrei fregarmene e girarmi dall'altra parte, come fanno tutti ormai ma non ci riesco. Se ripenso a quel viso dolce con quelle ferite, una rabbia inspiegabile arde dentro di me. Devo capire cosa le è successo. Devo aiutarla. 

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Capitolo 6
*** 6 ***


Sono passati tre giorni dall'ultima volta che ho visto Aurora. Ogni sera mi sono recata sulla collina sperando di trovarla li ma nulla. Ogni mattina mi sono presentata sotto casa sua, citofonando e chiedendo sue notizie ma l'unica risposta che ho ricevuto è stata " La signorina Aurora non è in casa". Non ci credo che non c'è, so che è in quella casa, nella sua stanza. Quei segni sul corpo, i suoi comportamenti.. Tutto è così confuso da farmi pensare anche alle più strane delle ipotesi. Ma io sono una persona molto testarda e in questa occasione la cosa volge a mio favore. Se non posso entrare dalla porta principale, uso il piano B. 

Verso sera... 

Ho fatto tutto il giro del perimetro della casa e non ci sono entrate secondarie. La recinzione è troppo alta da scavalcare e di sicuro ci sarà un sistema di allarme di ultima generazione. La finestra di Aurora la vedo benissimo, riconosco il rosa del muro e lo specchio appeso dietro la porta. Se fosse più vicina tirerei dei sassolini alla finestra come nei film ma non vorrei rischiare di rompere un vetro data la mia scarsa mira. Un momento... Tiro fuori dalla tasca dei jeans le chiavi di casa a cui ho appeso un piccolo laser giocattolo. L'ho vinto tempo fa alle giostre di paese ma non avrei mai pensato di usarlo. Come si accende questo coso? A ora ci siamo. La batteria è carica e sembra essere anche potente. Punto la luce verso la finestra di Aurora, sperando che lo veda. Però con la luce accesa in stanza non vedrà mai il segnale luminoso, devo aspettare che la spenga e forse avrò l'opportunità di farmi notare. 5...10...15... 20 minuti. Finalmente la luce si spegne. Comincio a puntare il laser sulla finestra muovendolo su e giù sperando che si accorga di me. 

"Coraggio, guarda il muro, ti prego! " dico tra me e me. 

La finestra si spalanca. 

" Lara? Che fai a quest'ora di notte con un laser?? " dice bisbigliando più forte che può. 

" Perché non sei più venuta sulla collina? Perché mi stai evitando? " chiedo. 

" Evitando? No io... La cosa è complicata, non voglio metterti in mezzo, vai a casa e dimenticati di me! " risponde, portandosi una mano vicino alla bocca. 

" Non mi dimentico delle persone da un momento all'altro! Dimmi che cosa succede, voglio aiutarti! " dico ad alta voce, non rendendomi conto di aver urlato. 

" Non puoi aiutarmi! Vai a casa ti prego, non rendere le cose più difficili di quanto già non lo siano" dice, trattenendo a stento le lacrime. 

Quell'espressione...un'ondata di ricordi mi investe in pieno come un auto in corsa. Per un momento ritorno bambina, quando ancora non sapevo che cosa mi avrebbe riservato la vita. Me ne sto seduta sul prato della mia vecchia casa, giocherellando con l'acqua del ruscello davanti a me. Ad un certo punto sento un rumore sordo, come quando una pietra cade in acqua con forza. Mi guardo intorno e mi accorgo di una sagoma raggomitolata a terra, proprio nel giardino di fianco al mio. Mi alzo traballante e, incuriosita, mi avvicino alla rete che separa la mia casa dall'altra. Alessandra, la mia vicina di casa è a terra con gli occhi spalancati. Continuo a chiamarla ma lei non mi risponde. Nonostante io sia impaurita, trovo il modo di aggirare la rete divisoria che separa i nostri giardini e piano, mi inginocchio vicino a lei. Riprovo a chiamarla, la scuoto delicatamente continuando a pronunciare il suo nome ma lei non risponde. Vedo sua madre corrermi incontro poi il buio. Non ricordo cos'è accaduto dopo il suo arrivo, ma il volto di mia madre accanto al mio letto è così strano, come se avesse pianto per giorni. 

" Mamma, come sta Alessandra? Posso andare a giocare con lei in giardino? " chiedo ingenuamente mettendomi a sedere. 

Mia madre mi abbraccia senza dire nulla, prendendomi il viso tra le mani e accarezzandomi nervosamente. 

" Alessandra non può venire a giocare con te tesoro, vedi lei è.. È volata in cielo, proprio come il nonno" dice quasi in un sussurro. 

" In cielo? Ma lei non era vecchia come il nonno! Perché non mi rispondeva? Io l'ho chiamata ma lei non mi rispondeva! Io volevo aiutarla mamma, perché è volata in cielo? " chiedo arrabbiata, senza ancora aver compreso l'accaduto. 

" Non potevi aiutarla tesoro, nessuno poteva" rispose. 

Ritorno alla realtà. La frase che ha detto Aurora ha riportato alla luce un ricordo che credevo di aver messo da parte. Non l'ho salvata, non ho salvato la mia piccola vicina di casa. So che non è stata colpa mia ma forse se fossi corsa a chiedere aiuto ora sarebbe ancora viva. Non commetteró lo stesso errore di molti anni fa, non aspetterò che accada qualcosa di brutto ad un'altra mia amica. 

" Ti farò uscire da questa casa a costo di sfondare la porta. È una promessa " dico, cercando di essere il più rassicurante possibile. 

Vedo gli occhi di Aurora brillare alla luce della luna, mentre cercano di trattenere le lacrime che vorrebbero rigarle il volto. Si gira di scatto a guardare la sua porta e congedandomi velocemente con un sorriso, richiude la finestra dietro di sé. Qualcuno deve averci sentito parlare ed è corso nella stanza della ragazza per verificare la situazione. Mentre mi allontano dalla recinzione sento un rumore di vetri in frantumi, poi il silenzio. Mille domande mi frullano nella testa, ma nessuna trova risposta. A malincuore torno a casa, sperando che in quella villa non sia successo nulla dopo essermene andata. Mi lascio cadere nel letto, sperando che il corpo stanco prevalga sulla mente ancora confusa da tutto ciò che sta accadendo. Devo trovare un modo per farla uscire da lì il prima possibile, non arriverò tardi anche stavolta. 

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Capitolo 7
*** 7 ***


Le persone normali di solito la notte dormono, io invece penso a mille modi per finire in galera. Ho fatto molte ipotesi su come far "evadere" Aurora da casa sua ma alcune sono alquanto improbabili. La più idonea e meno invasiva è quella di entrare in casa sua senza che nessuno mi veda. Voi direte " ma non hai detto che non sarà invasiva?", infatti mentivo. Nei giorni precedenti andando sotto casa sua per provare a parlarle ho notato che il camioncino del giardiniere esce ed entra sempre alla stessa ora e per fare questo deve passare dal cancello principale che da sull'entrata alla villa. Se entro prima che il cancello si chiude non avrò problemi a gironzolare nella villa senza farmi vedere. L'ostacolo sarà la cameriera o chiunque sia quella donna che non mi ha fatto entrare...ma a lei penserò più tardi. Sono parcheggiata davanti alla villa da un'ora più o meno e se non ho sbagliato i miei calcoli, il furgone dovrebbe essere qui a momenti. 
Dopo circa 10 minuti, eccolo apparire da dietro l'angolo della strada. Il cancello inizia piano ad aprirsi permettendo così al giardiniere di entrare. Scendo dall'auto e senza farmi vedere, mi accodo al camioncino, riuscendo a raggiungere la porta della villa con facilità. Ringrazio l'architetto di questa casa che ha pensato bene di mettere le maniglie alle porte e non i soliti pomelli che non mi avrebbero permesso di entrare. Apro piano il grande portone cercando di non fare nessun tipo di rumore. Mi affaccio all'interno sperando che la donna dal camice blu non sia nelle vicinanze e per una volta nella mia vita ho avuto fortuna. Richiudo la porta dietro di me e sfruttando la poca memoria che ho, ripercorro il corridoio intrapreso giorni prima per raggiungere la stanza di Aurora. Nella stessa camera dove avevo sentito quell'uomo parlare al telefono, ora non c'è nessuno, solo uno studio tirato a lucido che però ha uno strano odore di alcool, whisky forse. Riprendo a camminare e raggiungo finalmente la stanza della ragazza. Apro la porta senza bussare data la fretta e trovo Aurora in piedi davanti alla finestra stretta nel suo stesso abbraccio. 

" Che ci fai qui?? Come sei entrata?? " mi chiede a bassa voce. 

Non le rispondi subito, qualcosa mi blocca per pochi istanti. Sul suo viso sono comparsi altri tagli e il suo polso è fasciato alla veloce con una benda non del tutto idonea. 

" Chi ti ha fatto questo? " dico, posandole una mano sul viso. 

" Nessuno, te l'ho detto sono caduta... " risponde distogliendo lo sguardo. 

" Cadi troppo spesso per i miei gusti. Vieni, ti porto fuori da qui" dico, dandole le spalle per uscire. 

" Fuori? No non posso uscire. Ti ho detto di dimenticarmi, ti prego non voglio che tu.. " Si interrompe non appena incrocio i suoi occhi. 

" Che io? Se sei preoccupata che mi possa accadere quello che è capitato a te lascia stare, ne ho passate di peggiori. Ti prego, seguimi e non fare domande" rispondo, prendola per mano e uscendo dalla stanza. Ripercorriamo il corridoio nel più assoluto silenzio fino ad arrivare al cancello per uscire completamente dalla villa. Una volta in auto, mi allontano in fretta da quel luogo, guidando verso casa mia. Entro nel vialetto e parcheggio la macchina in garage, per poi accompagnare Aurora in casa. La faccio sedere sul divano del salotto mentre vado in bagno a prendere l'occorrente per medicarla. 

" Allunga il braccio, devo cambiarti la fasciatura" dico, frugando nella cassetta dei medicinali. 

Mentre srotolo la garza, mi accorgo che a ogni strato, il colore del sangue diventa sempre più evidente. Il taglio sul suo avambraccio non è profondo fortunatamente ma è molto esteso e a giudicare dal sangue rappreso, non credo sia stato disinfettato. Delicatamente, passo un panno imbevuto di acqua ossigenata sulla ferita, provocando smorfie di dolore sul viso della ragazza. 

" Resisti, ho quasi finito. So che non è piacevole ma devo disinfettare prima che peggiori" dico. 

" Perché mi stai aiutando? " chiede imbarazzata. 

" Perché hai bisogno di aiuto e io voglio darti il mio... Ecco fatto. Ora vediamo i tagli sul viso. Qui brucerà un po' di piu" dico, tamponandole le ferite sul volto. 

Non appena finisco, metto due cerotti sui tagli più grandi e riporto la cassetta in bagno, al suo posto. Torno in salotto, sedendomi accanto ad Aurora. 

" Ascolta, so che in queste situazioni non vorresti nessuno intorno, so che può essere umiliante farsi aiutare da qualcuno che nemmeno conosci ma credimi che è l'unica cosa che forse ti può "salvare". Non sono un medico però quei lividi e quei tagli non te li sei fatta cadendo, ne sbattendo contro l'armadio come mi hai detto. Se qualcuno ti sta facendo del male dovresti dirmelo, magari posso.. " non riesco a finire la frase a causa della sua interruzione. 

" È stato il compagno di mia madre" confessa. 

" Da quando lei è morta, io sono stata il suo giocattolo di sfogo dopo una giornata no" continua. 

" Da quanto va avanti questa situazione? " chiedo. 

" Cinque anni, ma sembra un'eternità " dice, scoppiando in lacrime. 

" Finché sei qui nessuno ti farà del male, hai la mia parola" rispondo, prendendo le sue mani per rassicurarla. 

Lei non risponde, ma il gesto che compie vale più di mille parole. Esausta, si lascia cadere tra le mie braccia, continuando a singhiozzare. Posso sentire il suo corpo tremare dalla paura, posso sentire le sue lacrime che bagnano la mia maglia e il suo dolore in ogni singhiozzo. La stringo più forte a me sperando che questo possa farla sentire al sicuro, almeno per un po'. Senza che io me ne accorga, si addormenta tra le mie braccia come una bambina. Cercando di non svegliarla, allungo la mano per prendere la mia felpa appoggiata allo schienale del divano e la poso delicatamente su di lei, sperando che possa tenerle caldo finché non si sveglia. Quello che mi ha detto mi ha lasciata un po' con l'amaro in bocca ma ancora non mi tornano molte cose. Se da cinque anni sua madre è morta, vuol dire che quando era in Olanda non usciva da casa, non aveva relazioni... Ecco perché non parla altre lingue se non l'inglese. Ma possibile che nessuno si sia accorto di quello che le accade? La cameriera? Non ci credo che non sa nulla. Anche suo padre, possibile che non frequenti la figlia dopo la separazione dalla madre ormai defunta? Ah troppe domande che hanno bisogno di una risposta. Di certo non posso riportarla a casa ma non posso nemmeno andare alla polizia senza uno straccio di prova. Aspetterò che sia lui a fare la prima mossa, sono sicura che non dovrò aspettare molto prima di avere sue notizie e quando accadrà, mi troverà pronta ad accoglierlo. 

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Capitolo 8
*** 8 ***


Sono passate circa due ore da quando Aurora si è addormentata letteralmente su di me. Di sicuro lei sta comodissima, io un po' meno. Inoltre è già da un po' che il mio stomaco brontola chiedendo cibo e guardando l'orologio della cucina mi accorgo che è ora di pranzo. Sperando di non svegliare la ragazza, la scosto lentamente e la lascio dormire sul divano mentre io mi metto ai fornelli. Non conosco i suoi gusti quindi andiamo sul classico, una pasta  veloce e come dessert una mousse al cioccolato. Amo la mousse, mi porta nei campi elisi ogni volta che infilo un cucchiaino in bocca. Cucinare cercando di fare il più assoluto silenzio non è per nulla facile, persino mescolare diventa rumoroso. Non sono una ragazza molto femminile come avrete intuito però stare in cucina è una cosa che adoro, soprattutto perché poi devo mangiare e quella è la parte più bella. Mentre finisco di mettere il tutto nei piatti, mi giro per andare a svegliare Aurora ma senza accorgermene, lei è già seduta nel banco dietro di me ad osservarmi. 

" Ti ho svegliata vero? Ho fatto più piano che ho potuto " mi scuso. 

" No tranquilla, mi ha svegliato il profumo che si è sprigionato in casa. Non credevo fossi tipo da pentole e padelle ahah sono sorpresa " afferma sorridendo. 

" Si lo so non si direbbe ma quando stai in casa sola tutto il giorno qualcosa dovrai pur mangiare.. Spero solo ti piaccia " dico, porgendole il suo piatto. 

Non risponde, mi fissa per un momento con uno sguardo da giudice di alta cucina e poi assaggia. 

" O mio dio.. È.. È buonissima! Davvero l'hai fatta tu? " chiede, portando alla bocca una forchettata dopo l'altra. 

" Be ci siamo io e te a casa, ancora non ho fantasmi cuochi purtroppo ahah felice che sia di tuo gradimento" rispondo, mettendomi a mangiare a mia volta. 

Il pranzo trascorre tranquillo, faccio una gran figura anche con il dolce di cui lei ha voluto addirittura il bis. Dopo aver sistemato la cucina osservo il meraviglioso sole che si è alzato nel cielo e un'idea mi balena nella testa. 

" Senti, ti va di uscire? Voglio portarti in un posto" chiedo. 

" Certo. Dove andiamo? " risponde sistemandosi i capelli. 

" Lo vedrai quando arriviamo. Però vestita così non vai bene. Vieni con me" dico, facendole segno di seguirmi al piano di sopra. 

La porto nella mia stanza e le consiglio di scegliere qualcosa di più "sportivo" per uscire. Fossi stata al posto suo avrei avuto mille problemi a frugare nell'armadio di una sconosciuta ma a quanto pare in due minuti si è già cambiata d'abito. 

" Vado bene così? O è troppo? " chiede, girando su se stessa come per farsi vedere. 

Per quello che dovremo fare dopo, anche se lei non lo sa, si è vestita adeguatamente. Un paio di pantaloncini e una canotta da basket andranno benissimo. Mentre la lascio darsi l'ultima sistemata, scendo in cucina e lascio un biglietto sul frigo dove avviso mia madre di non aspettarmi per cena e nemmeno per la notte. Aurora, durante il tragitto in auto, continua insistentemente a chiedermi dove stiamo andando ma a me piacciono le sorprese, soprattutto farle quindi continuo a non risponderle e a prenderla in giro per la sua insistenza. Dopo una decina di minuti arriviamo al lago dove sono solita andare a pesca, nascosto da tutti e da tutto. Perfetto. 

" Wow... È stupendo qui! L'acqua è uno specchio, posso farmi il bagno? " chiede, dirigendosi sulla riva. 

Non faccio in tempo a negarle la cosa che sento un forte e sonoro SPLASH. 

" Vieni! L'acqua è stupenda! Dai che aspetti?! " urla. 

" No grazie, preferisco rimanere asciutta per il momento. Fai una nuotata e esci, ho bisogno del lago libero senza fanciulle all'interno ahah" rispondo, scaricando dalla macchina l'attrezzatura da pesca. 

Mentre abbasso il portello del bagagliaio, do uno sguardo alla ragazza e mi accorgo che qualcosa non va. La vedo fissare il vuoto mentre un'espressione di dolore si fa strada sul suo viso. La chiamo più volte domandandole se sta bene ma non mi risponde,cosi decido di entrare in acqua. 

" Ei, guardami! " dico, prendendo il suo viso tra le mie mani. 

" È successo... Lo farà di nuovo lo so, io non voglio, ti prego non voglio! " urla, continuando a fissare il vuoto. 

" Aurora guardami! Nessuno ti farà più nulla, ci sono io qui! " dico, cercando di incrociare il suo sguardo. 

" Coraggio, usciamo dell'acqua vieni" dico, porgendole la mano. 

Non appena fa un passo avanti per raggiungermi, la vedo cadere su stessa. Mi allungo appena in tempo per sorreggerla prima che cada completamente in acqua. La sollevo per portarla a riva mentre le sue braccia si avvolgono intorno al mio collo e il suo viso si appoggia sulla mia spalla. La poso a terra e le metto una coperta intorno alle spalle prima di inginocchiarmi di fronte a lei. 

" Cos'è successo in acqua? " chiedo, posando le mie mani sulle sue ginocchia. 

" Sai cosa? Non importa. Voglio che ti godi il momento, che ti concentri su questo lago, sulle montagne.. Pensa al presente, non a quello che hai vissuto. Finché sei qui con me non ti può accadere nulla. Coraggio vieni, ti faccio provare una cosa" dico, aiutandola ad alzarsi. Sotto i suoi occhi attenti, preparo una canna da pesca e gliela porgo. 

" Cosa dovrei farci con questa? Attirare i fulmini? Ahah" mi chiede, sorridendo. 

" No, serve per prendere la cena ahah dai ti faccio vedere" dico, portandomi alle sue spalle.

Impugno insieme a lei la canna e le mostro come tirare la lenza in acqua. Dopo numerosi tentativi andati a vuoto, finalmente prende il suo primo pesce. La vedo saltellare di gioia mentre tiene in mano il piccolo animale, mostrandolo come un trofeo sopra la sua testa. Finalmente la vedo sorridere davvero, non un finto sorriso, uno vero. I suoi occhi brillano di gioia per la prima volta da quando la conosco, ma la cosa più bella è che in parte quella gioia credo di averla provocata io. 

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Capitolo 9
*** 9 ***


Il lungo pomeriggio di pesca si era concluso ormai da qualche ora ma nonostante questo, Aurora saltellava allegra vicino alla riva ancora in preda alla gioia. So di non poterla portare a casa stasera, il padre la sta cercando e sono sicura che se la riaccompagno da lui potrebbe farle del male e potrei non rivederla più. Sto rischiando molto non c'è che dire, mi sono intrufolata in casa sua come un ladro, l'ho portata via senza chiedere il permesso a nessuno ma soprattutto senza che nessuno lo sapesse. " Ti sei cacciata in bel guaio signorina" direbbe mio nonno se fosse qui. Però sento che ne vale la pena, almeno stavolta credo di stare facendo la cosa giusta. 

" Ei biondina, coraggio vieni via da lì. Dobbiamo andare" urlo alla ragazza. 

" Di già? Mi piaceva stare qui.. Mi stai riportando a casa? " chiede, avvicinandosi preoccupata. 

" A casa? Non scherzare. Non ti ho "rapita" per riportati la sera stessa a casa ahah andiamo in un altro posto. Sali in macchina" dico, sorridendo. 

Ormai la sera si stava avvicinando e come un orologio svizzero il mio stomaco brontolava. Sapendo che dove l'avrei portata dopo non c'era nulla che potesse provvedere ai nostri bisogni, ho fatto una piccola sosta in una pizzeria li vicino. Dopo 15 minuti di attesa nel locale e 5 minuti di auto, arriviamo finalmente al vecchio rudere in cima la collina dove avevo portato Aurora a fare il giro turistico. 

" Che ci facciamo qui? " mi chiede. 

" Avevi detto che avresti voluto vedere l'alba da quassù. Spero tu non abbia paura di dormire all'aperto " rispondo, scendendo dall'auto. 

" Davvero staremo qui a dormire? Dici sul serio? " chiede incredula, mentre sul suo viso si fa strada un enorme sorriso. 

" Si davvero davvero. Ti va di darmi una mano a montare la tenda? Così facciamo prima" chiedo. 

" Avevi già pensato a tutto tu eh... Sei incredibile davvero" dice, avvicinandosi per darmi una mano. 

Dopo aver montato la tenda, ci sediamo sulla balconata per mangiare. 

" È da un sacco di tempo che non mangio la pizza. Mi ero dimenticata di quanto fosse buona! " dice, mordendo con poca eleganza una fetta di pizza,che di tutta risposta finisce per metà sulla maglia. 

" Guarda che la pizza la devi mangiare, non spargerla sui miei vestiti ahah sei come i bambini" la prendo in giro ridendo. 

" A si eh, sono anche una bambina dispettosa " dice, sporcandomi la faccia con del pomodoro. 

" Non l'hai fatto davvero" affermo, lanciandole uno sguardo di rimprovero. 

" O io credo proprio di averlo fatto invece ahah come sei buffa" dice divertita. 

" Ma bene, prenditi gioco di me. Vorrà dire che dormirai sola stanotte ahah " rispondo, pulendomi la faccia. 

" No ti prego! Perdonami ahah" dice, avvicinandosi a me con un fazzoletto. 

Con delicatezza passa il tovagliolo sul mio viso togliendo le ultime tracce di pomodoro che erano rimaste. È così vicina che posso sentire il suo respiro, posso vedere i suoi meravigliosi occhi blu come il mare e posso sentire il calore della sua mano sulla mia guancia. 

" Ecco fatto, ora sei pulita ahah sono perdonata? " chiede sedendosi sulle ginocchia, davanti a me. 

" Mmm forse con un altra birra raggiungo un verdetto.. " dico, facendole cenno con la testa in direzione della bottiglia che vorrei mi passasse. 

" Si sei perdonata " continuo, dopo aver bevuto un sorso. 

Rimaniamo in silenzio per un po', osservando il meraviglioso cielo stellato che ci circonda, fino a quando Aurora non interrompe quel momento. 

" Non sono stata del tutto sincera con te... Vorrei rimediare prima che succedano altri casini" dice. 

" Non sei obbligata a dirmi nulla, io.. " mi interrompe. 

" No voglio farlo. Sei la prima persona di cui mi fido dopo tanti anni. Partiamo dall'inizio... Quando avevo 5 anni, i miei genitori si sono separati. Sono sempre rimasti in buoni rapporti nonostante questo e io mi sentivo amata ugualmente, come se ancora stessero assieme. Trascorrevo un weekend si e uno no con mio padre mentre durante la settimana rimanevo con mamma. Qualche anno dopo mio padre partì per l'Afghanistan, lo avevano richiamato alle armi dato il suo alto grado in comando e così io rimasi con mia madre, pregando tutte le sere di poterlo riabbracciare.  Col trascorrere del tempo, mia madre si risposó e da lì è iniziato l'incubo. Vincenzo, il suo compagno, venne ad abitare con noi quasi neanche 4 mesi dalla prima volta che lo vidi. Sembrava un uomo per bene, mi trattava come fossi sua figlia e in assenza del mio vero padre, vedevo in lui una figura protettiva. Un giorno, tornai da scuola in anticipo, entrai in casa per andare nella mia stanza quando sentì delle urla provenire dalla tavernetta. Nonostante avessi paura, scesi le scale e vidi mia madre stesa a terra in una pozza di sangue,  lui le era di fronte, ritto sulle gambe mentre stringeva tra le mani un martello. Scappai via, corsi sulla strada il più velocemente possibile gridando aiuto ma prima che qualcuno potesse sentirmi, Vincenzo mi riportò a casa. Iniziò a minacciarmi, diceva che se avessi detto a qualcuno ciò che avevo visto avrebbe ucciso anche me. Il giorno dopo chiamò la polizia, fingendo che mia madre fosse caduta dalle scale e si fosse fatta male sbattendo. Il martello che poteva incriminarlo era sparito e senza prove, archiviarono il caso come incidente domestico. Il giudice decise di lasciarmi in custodia a quell'uomo, dato che mio padre era lontano. Ora aveva tutto, soldi, casa, anche una parte delle azioni di mia madre. Senza pensarci due volte, vendette la casa e mi portò in Olanda. Li nessuno ci conosceva, nessuno sapeva della mia esistenza e con questo espediente iniziò a picchiarmi. Mi dava la colpa di tutto e continua a farlo tutt'ora. Da quel giorno, gli unici legami che avevo con mio padre si interruppero, ricevetti la notizia che era disperso, avevano perso i contatti con la sua squadra e per non far trapelare nulla di scomodo, smisero anche di cercarlo" disse. 

La freddezza con cui raccontava quella storia orribile mi lasciò senza fiato. Ormai era come se le cose le scivolassero addosso, niente poteva spingerla in basso più di quanto già non lo fosse. Aveva sopportato gli abusi di quell'uomo per paura di fare la stessa fine della madre e come se non bastasse, l'unico membro della sua famiglia che poteva aiutarla era scomparso in una missione militare. La osservai a lungo cercando di capire come fosse riuscita a convivere con tutto questo ma non trovai risposta. Aurora distolse lo sguardo dal mio e voltandosi verso l'orizzonte riuscì a scorgere una lacrima rigarle il viso. Reagì d'impulso. Mi avvicinai a lei stringendola in un abbraccio, lasciandole un piccolo bacio sulla testa. Lei non si trattenne e si lasciò cadere tra le mie braccia. 

" Metterò fine a tutto questo, te lo prometto"

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Capitolo 10
*** 10 ***


Non voglio lasciarla andare. Non voglio che questo abbraccio si sciolga lasciando nell'aria solo un lieve ricordo. Ho promesso a me stessa che mi sarei presa cura di lei, che mai avrei permesso che qualcuno la toccasse un'altra volta come già era successo. Qualcosa è cambiato in me e questo cambiamento mi piace. Ogni persona dopo una delusione si auto convince che pensare a se stessi sia la cosa migliore e lo credevo anche io, fino a quando non ho incrociato i suoi occhi, quella sua voce tremante, piena di paura. Mi ha cambiata. Le emozioni che pensavo di non provare più stanno riaffiorando una dopo l'altra e a volte non so come comportarmi. Incrocio il suo sguardo e tutto ciò che prima mi sembrava così scontato si trasforma, vedo le cose da un altro punto di vista, vedo lei. Ora so di essere forte, devo esserlo per Aurora. 

" Inizia a far freddo fuori, è meglio se entriamo in tenda e dormiamo un po', che dici? " dico, alzandomi. 

" E l'alba? Non voglio perdermela " risponde. 

" Ti sveglio io non temere, non la perderai. Dai vieni" la incoraggio, allungando una mano verso di lei. 

Entrambe entriamo nella tenda, sdraiandoci l'una accanto all'altra. Mi giro su un fianco dandole le spalle, fissando la piccola torcia che illumina con una luce fioca l'interno della tenda. Passano le ore ma nonostante sia stanca non riesco a prendere sonno. D'un tratto, qualcosa rompe il silenzio. Aurora ha cominciato ad agitarsi nel sonno, non riesco a capire cosa dica ma sono quasi sicura che stia facendo un incubo,solo guardando l'espressione che ha sul volto. Le sue mani sono serrate in due pugni che ripetutamente sbattono a terra con forza. Poso la mia mano sulla sua sperando che basti a tranquillizzarla ma l'unica cosa che ottengo è il suo improvviso risveglio. 

" Tranquilla era solo un incubo, è tutto a posto sei al sicuro. Torna a dormire " dico, stendendomi nuovamente. 

" Non credo di riuscirci... Appena richiudo gli occhi lo rivedo accadere ancora" risponde, fissando il vuoto sopra di lei. 

Ha paura. Lo sento sulla mia pelle, sento la sua preoccupazione farsi largo nel suo corpo e invaderla totalmente. I suoi occhi sono velati di lacrime, trattenute a forza da chi non vuol mostrarsi debole. Lei è forte ma con me non deve esserlo, deve lasciarsi andare e fidarsi di me. Devo farle capire che io sono qui per lei e che con me al suo fianco non ha nulla da temere. 

" Ci riuscirai, vieni qui" rispondo, incitandola a stendersi accanto a me. 

Aurora poggia la sua testa sulla mia spalla mentre il suo braccio mi cinge la vita delicatamente. Poso una mano sui suoi lunghi capelli biondi accarezzandoli dolcemente. 

" Sai anche io faccio spesso dei brutti sogni la notte però poi riesco a riaddormentarmi di nuovo " dico. 

" Come ci riesci? " mi chiede. 

" Quando ero piccola e mi svegliavo nel cuore della notte, mia mamma correva in camera mia quando mi sentiva piangere. Mi diceva " l'incubo è finito, non ti tormenterá più ora. Stringi forte una cosa che ti fa sentire sicura e protetta e vedrai che tornerai a dormire". Così prendevo il mio peluche preferito e mi riaddormentavo. Prova a farlo anche tu, magari funziona" dico. 

Sento in suo braccio scorrere lungo il mio corpo, spostandosi piano. La sua mano cerca la mia e senza timidezza, incrocia le sue dita alla mie stringendole forte. 

" Al mio risveglio saprai se funziona. Buonanotte " dice.

" Buonanotte " 

La sua mano fredda stringe la mia. Ha scelto me come luogo sicuro, spetta a me proteggerla. È così vicina a me ora, sento il suo dolcissimo profumo, il suo respiro che si infrange sul mio collo, il calore del suo corpo contro il mio. Vorrei che questo momento durasse per sempre, vorrei poterla stringere a me ogni volta che voglio, ogni volta che ne ha bisogno. 

ORE 5.30

" Ei biondina, svegliati o ti perderai lo spettacolo" dico, tornando ad accarezzarle i capelli. 

Senza dire nulla, si alza ed esce dalla tenda velocemente. 

" Wow.... Allora è così l'alba. È bellissima" dice, appoggiandosi alla ringhiera. 

" Bella vero? La natura è uno spettacolo, bisogna solo saper aspettare e lei si manifesta" rispondo, raggiungendola sulla balconata, poggiandole sulle spalle la mia felpa. 

" Grazie per avermi portata qui e per tutto quello che stai facendo. Dovrebbero riscrivere molte storie sai" dice sorridendo. 

" Di che parli? " chiedo incuriosita. 

" I supereroi esistono, io credo di averne trovato uno" risponde, sorridendo. 

Si allontana leggermente dalla ringhiera, per tornare all'interno della tenda ma si ferma accanto a me avvicinando il suo viso al mio orecchio. 

" Il tuo metodo funziona benissimo " sussurra sorridendo, per poi tornare dentro. 

Non me ne accorgo subito ma ho un sorriso stampato sul viso, il primo vero sorriso dopo tanto tempo. Eppure bastava poco per averlo. Prima di rientrare rimango ancora per qualche secondo a fissare quel meraviglioso cielo rosa pieno di sfumature colorate. Credo di essere felice finalmente. 




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Capitolo 11
*** 11 ***


Dopo la meravigliosa alba osservata dal vecchio rudere, io e Aurora eravamo ripartite per tornare a casa, ovviamente la mia. Girai l'angolo della via per raggiungere il vialetto di casa ma il mio piede schiacció d'istinto il freno, arrestando l'auto all'improvviso. 

" Ma che fai? Guarda che i fren..." la interrompo. 

" Aurora guarda laggiù. Quella non è la macchina del tuo patrigno? " chiedo. 

" O mio dio....si è la sua! Ma come fa a sapere che sono con te? E come sa dove abiti?? " mi chiede incredula. 

" Temo che le sue conoscenze siano più estese di quanto pensiamo. Ma non credo abbia la certezza che tu sia con me. Vai nei sedili posteriori e tirali giù, infilati nel bagagliaio e non fiatare,sbrigati " dico, non perdendo di vista l'auto dell'uomo. 

" Ho paura " sussurra piano. 

" Fidati di me, non accadrà nulla. Svelta vai " la rassicuro. 

Non appena richiudo i sedili posteriori, riaccendo l'auto e con il telecomando delle chiavi, apro il cancello del vialetto. Piano piano, mi avvicino alla sua auto e scorgo una sagoma che apre la portiera e lentamente si fa strada verso di me. 

" Salve, disturbo? " dice, avvicinando il viso al mio finestrino. 

" Dipende...cosa le serve? " rispondo. 

" Sto cercando mia figlia, è una ragazza bionda, magra, non molto alta. L'ha vista? " mi chiede con fare sospetto, squadrando l'interno dell'auto. 

" No mi dispiace, mai vista. Arrivederci" dico, premendo il bottone per tirare su il finestrino. 

L'uomo mette entrambe le mani su di esso come a impedire la sua risalita. Il cuore comincia a battermi forte dentro al petto, le mani serrano la presa sul volante e la mia testa comincia a pensare a un piano di fuga. 

" Se per caso la vedesse, mi chiami a questo numero. Arrivederci" dice, porgendomi un bigliettino da visita. 

Mentre entro nel vialetto, sento i suoi occhi addosso, so che continua a osservarmi e ad asservare ogni mio movimento. Mi assicuro che il cancello sia chiuso ed entro in garage, richiudendolo subito dopo essere entrata. 

" Puoi uscire ora" dico, aprendo il bagagliaio. Senza rendermene conto, Aurora si lancia tra le mie braccia, chiudendo le sue dietro il mio collo e affondando la testa nel mio petto. La sollevo per farla uscire dal bagagliaio e la stringo forte a me, accorgendomi di come stia tremando. 

" È tutto ok, non ti ha vista. Sei al sicuro. Vieni andiamo di sopra, ti preparo un bella colazione ci stai? " le chiedo, prendendole il viso tra le mani. 

Senza rispondere, mi sorride dolcemente e fa un cenno di assenso con la testa, così, la prendo per mano e la invito a seguirmi. 

Ancora non mi sono fermata un attimo a pensare a tutto ciò che sta accadendo. Mi sono messa in guai molto grossi ma forse doveva andare così. Sono venuta a conoscenza di cose che mi hanno lasciato perplessa, con l'amaro in bocca, cose che in realtà non dovrei sapere o almeno, non dovrei tenere per me, eppure sento di non potermi fidare di nessuno. Se commettessi un errore, un solo passo falso, la vita di Aurora sarebbe in pericolo e io non posso permettere che ciò accada. Devo saperne di più su quell'uomo, devo capire cosa lui sa di me e quali possano essere le sue intenzioni. Se tutto ciò che Aurora mi ha raccontato è vero, è un uomo che sa ciò che fa, calcola i rischi e agisce di conseguenza, senza il minimo dubbio. Sinceramente sto combattendo una guerra più grande di me, proprio come accade nei film, però questa è la realtà e io il lieto fine me lo devo scrivere da sola. Senza prove certe di quello che accade, non posso coinvolgere nessuno, nemmeno la polizia. Se per caso non dovesse andare per il verso giusto? Se riuscisse a fuggire portando con sé la ragazza? Non mi darei pace. Devo fare qualche ricerca su quell'uomo ma soprattutto sulle persone che stanno in quella villa, ma non posso dirlo ad Aurora o mi probirá di andarci. 

" Ei chef, stai cucinando o flirtando con la mia colazione? " chiede ridacchiando. 

" Umm cosa? A si scusa, ero sovrappensiero" rispondo. 

" Qualcosa non va? " chiede. 

" No va tutto bene.. Tieni, mangia con calma. Io vado a farmi una doccia" dico, lasciandole la colazione sul tavolo. 

Una doccia fredda è quello che ci voleva per lasciarmi scivolare addosso tutto quello che sta succedendo, dopo un bagno così mi sento rinata. Scendo le scale per tornare da Aurora e la trovo sdraiata sul divano, addormentata. È normale quando uno non è abituato a dormire in tenda, al mattino si sente ancora più stanco. Prendo la mia camicia e la poso piano sopra di lei, senza svegliarla. Nello stesso momento, il telefono inizia a vibrare nella mia tasca. È Sara. Mi allontano da Aurora e vado in un'altra stanza per rispondere. 

"  Ei Sara" rispondo. 

" Ma che fine hai fatto? Sono giorni che non ti vedo e non ti sento! È successo qualcosa? " mi chiede. 

" Scusa ho avuto degli impegni importanti e non ho avuto un attimo" mento, ma non posso fare altrimenti. 

" Ok dai non importa, possiamo vederci? Ho voglia di stare un po' con te, mi sei mancata" dice, cambiando il suo tono di voce quasi come una supplica. 

" Mmm si va bene, ma oggi non posso uscire di casa " rispondo. 

" Vengo io da te questo pomeriggio, non vedo l'ora, a dopo " dice, chiudendo la chiamata. 

Grandioso, ora come le spiego di Aurora? Io e lei non abbiamo segreti e di sicuro trovare una ragazza sconosciuta a casa mia non le farà piacere. Devo pensare a una scusa, ma così le mentirei di nuovo.. Però non posso dirle la verità, metterei alle strette anche lei e non mi pare il caso. Pensa Lara, pensa. Apri la mente e usa quel poco acume che hai nel cervello. Non posso inventarmi la scusa di una parente, lei conosce tutti quindi non mi crederebbe. Nemmeno la scusa di una mia vecchia amica funziona, indagherebbe sui social e non troverebbe niente che mi lega a lei. Però forse una cosa ci sarebbe...

Nel tardo pomeriggio... 

" Ok quindi siamo d'accordo? Quando non sai qualcosa lascia parlare me" dico. 

" Si ho capito ahah sei un po' nervosa eh. Devi tenerci proprio tanto a lei se sei così in ansia" risponde. 

" Non è questo il punto, solo non sono brava a dire le bugie e Sara lo sa benissimo" ammetto, cercando di sistemarmi invano i capelli. 

" Fredda e impassibile in situazioni difficili e poi ti perdi in queste cose? Ahah sta ferma, ti aiuto io" dice, avvicinandosi. 

Con la sua delicatezza mi aiuta a sistemare i capelli e dopo aver finito, rimane davanti a me a fissarmi, quasi come se stesse aspettando qualcosa. Le sue mani sono ancora intorno al mio viso e i suoi occhi sono fissi sui miei. 

" Sei un tipo diffedente, l'ho capito dalla prima volta che ti ho visto. E non sei una persona che regala il suo affetto a chiunque. Non so perché sei così, probabilmente qualcosa ti ha cambiato, ti ha fatto indossare questa maschera da cattiva ragazza che per certi versi, ti si addice. Ma sotto quest'aria da dura c'è ben altro, o sbaglio? " chiede, sorridendo come se già sapesse la risposta. 

" Non so di cosa tu stia parlando. Io sono così, nessuna maschera" rispondo. 

" Mmm.. Allora perché hai deciso di aiutarmi? Sei venuta persino sotto casa con un laser per farti notare. Non dirmi che lo fai con tutti perché non ci credo" afferma. 

" Infatti non l'ho mai fatto con nessuno" rispondo, distogliendo lo sguardo. 

Non contenta della risposta sbrigativa, porta la sua mano sotto il mento per riavere di nuovo i miei occhi a contatto con i suoi. 

" Perché mi stai aiutando allora? " chiede. 

Odio queste situazioni, odio quando mi mettono alle strette e devi rispondere per forza. Per di più non so mentire e se ne accorgerebbe anche un bambino che ho detto una bugia. Ma che posso dirle? Che mi fa pena? Che mi sento in colpa per non aver salvato una mia amica da piccola? No non esiste, odio mostrarmi debole di fronte a qualcuno. Sono io ad avere il controllo, sempre. 

" Be io.."

DRIN. 

" È arrivata Sara, devo aprirle" dico, sfuggendo alla presa di Aurora. 

Salvata dal campanello. 

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Capitolo 12
*** 12 ***


Hey Sara!" dico aprendo la porta di casa. 

" Dio quanto mi sei mancata, vieni qui " risponde, abbracciandomi con entusiasmo. 

" Mi sei mancata anche tu. Dai entra, la strada già la sai " dico, richiudendo la porta dietro di lei. 

Saliamo le scale per arrivare in salotto dove Aurora ci sta aspettando. 

" Ah non sei sola... Lei chi è? " chiede Sara infastidita. 

" Lei è Aurora, è la figlia di un'amica di mamma. I suoi sono partiti e lei non poteva seguirli così mia madre si è offerta di ospitarla per un po" mento, ma non ho scelta. 

" A ho capito, ecco perché non ti sei fatta vedere. Va be ti perdono ora so che c'era un motivo ahah comunque piacere io sono Sara" dice, porgendo la mano ad Aurora. 

Tra una chiacchierata e l'altra, arriva per Sara l'ora di tornare a casa e dopo averla salutata, la guardo allontanarsi con l'auto dalla mia finestra. 

" Visto? È andato tutto bene. Tanta preoccupazione per nulla" afferma. 

" Già già.. Però non posso dire a mia madre e a mio fratello che sei qui, se si fanno sfuggire qualcosa non ci metteranno molto a trovarti. Tra un po' loro arriveranno, dovrai stare in camera mia in silenzio per un po' di tempo, te la senti? " chiedo. 

" Si tranquilla, magari leggo qualcosa, non temere sarò muta come un pesce" risponde, sorridendo. 

" Grazie. Be nel tempo che ci resta possiamo guardare un film ti va? " propongo. 

" Si ci sto. Posso sceglierlo io? " chiede. 

Io annuisco e dopo averle mostrato dove tengo i DVD, mi siedo sul divano in attesa di scoprire la sua scelta. 

IO TI TROVERÓ. 

Da subito non presto molta attenzione al motivo della sua scelta ma di tanto in tanto la vedo sussultare, come se stesse vivendo le vicende del protagonista sulla sua pelle. 

" Sicura che vuoi continuare a vedere questo film? Non penso che.. " Mi interrompe. 

" È tutto ok, il film va bene. Sono solo un po' in tensione " risponde. 

" Dai coraggio vieni qui" dico, invitandola a mettersi vicino a me così da poterla abbracciare. 

Si appoggia contro di me, prendendo la mia mano tra le sue come per rassicurarsi. Di tanto in tanto la sento stringere con forza la mia mano nelle scene più crude, per poi lentamente allentare la presa, sorridendomi come per scusarsi di quel gesto. 
Arriva la fine del film e con essa anche mia madre. Sento la macchina entrare nel vialetto e di corsa accompagno Aurora nella mia stanza. 

" A finalmente sei tornata a casa, credevo ti fossi trasferita " dice mamma posando delle borse sul tavolo. 

" Avevo delle cose da fare, mi serviva un computer funzionante e una connessione che non salta ogni mezz'ora come la nostra.. Comunque dov'è il piccoletto? " chiedo, cercando mio fratello. 

" È di sotto nel cortile, sta provando la moto" risponde. 

" Moto?? Che moto? E poi da quando ha il patentino? " chiedo sorpresa. 

" È una moto senza patente, non so come si chiami sinceramente.. Gliel'ha regalata tuo padre " risponde, sparendo in camera sua. 

Scendo in cortile per vedere con miei occhi questo presunto regalo e trovo mio fratello seduto a terra con le mani sporche di nero. 

" Che fai li mmh? Per andare in moto devi salire sulla sella non stare a terra ahah " dico ridacchiando. 

" Smettila di prendermi in giro! La moto non parte, aiutami" afferma, incrociando le braccia. 

Mi avvicino a quella specie di moto da cross in miniatura e mi accorgo che la valvola dell'aria è chiusa. 

" Ecco qui piccoletto. Mi sa che i motori non fanno per te ahah dai monta in sella, vediamo che sai fare " dico, aiutandolo a salire. 

Rimango li con lui un po' di tempo per assicurarmi che non si faccia male, poi verso l'ora di cena raggiungo mia madre,seguita a ruota da mio fratello. La cena trascorre tranquilla e dopo aver portato mio fratello a letto nella sua stanza, saluto mia madre e torno da Aurora. Apro la porta e la trovo nel letto abbracciata ad un peluche mentre è intenta a leggere un libro. 

" Come stai? Tutto ok? " chiedo a bassa voce. 

" Si tutto a posto. Questo libro è carino, mi ha tenuto compagnia" rispose sorridendo. 

" Meglio così.. E lui? " dico, indicando il peluche. 

" Era così carino e morbido, non ho resistito. E poi ha il tuo profumo" afferma. 

" Tienilo pure se ti piace. Dimmi un po' hai fame? " chiedo. 

" No ho ancora la pancia piena da oggi ahah grazie lo stesso" risponde, spostandosi in un lato del letto per farmi spazio. 

" Finalmente un letto comodo, prima mi stavo per addormentare sul tavolo ahah" sorrido. 

" Ho visto te e tuo fratello in cortile. Non ti assomiglia molto sai ahah " scherza. 

" Lo so, siamo molto diversi. Lui è uguale a mia madre, io ho preso da papà,tranne per il carattere. Quello è solo mio, non somiglio a nessuno della famiglia " rispondo, chiudendo gli occhi non appena tocco il cuscino. 

" Be di ragazzaccia c'è ne già una, non ne servono altre ahah " ridacchia. 

" Ah è così eh, bene! Sono molto offesa " fingo, mettendo un falso broncio. 

" Come sei adorabile ahah okok ritiro quello che ho detto, mi perdoni? " chiede sorridendo. 

" Mmm non ne sono sicura " rispondo. 

Per un attimo rimane immobile a fissarmi, poi la vedo avvicinarsi al mio viso lentamente, la sua mano mi sfiora i capelli che poco prima mi cadevano sugli occhi, fino a ricevere un bacio sulla guancia. 

" Mi perdoni adesso? " chiede, allontanandosi di pochi millimetri dal mio viso. 

" Ehm si.. Si ti perdono biondina. È meglio se ora... " 

Toc Toc. 

" Lara sei sveglia? " chiede mia madre da dietro la porta. 

" Per poco, che c'è? " chiedo, facendo cenno ad Aurora di fare silenzio. 

" Mi ha chiamato ora il mio collega, domani mattina devo andare al lavoro prima, puoi portare tuo fratello al campo estivo? " chiede. 

" Sisi lo porto io, tranquilla. Buona notte" rispondo. 

" ok, notte"

Aspettai di sentire la sua porta chiudersi prima di ritornare a parlare. 

" Mi sa che domani mattina dovrai stare sola per un po', devo portare mio fratello al campo e non è qui vicino. Te la senti? " chiedo. 

" Si non c'è problema, guarderò un po' di TV finché non torni " risponde. 

" OK, ti lascio un cellulare sulla scrivania, se ci dovesse essere qualcosa che non va chiamami ok? Io torno subito a casa" dico, passandole una mano tra i capelli. 

" Grazie. Visto che ti devi alzare presto è meglio se ora andiamo a dormire che dici? " chiede, sdraiandosi accanto a me. 

"  Si buona idea. Buonanotte "

" Buonanotte "

Chiusi gli occhi poco dopo, avvertendo la pressione della mano di Aurora sul mio ventre, mentre il suo viso si appoggiò sulla mia spalla. Una volta non avrei permesso a nessuno di osare così tanto, però lei è diversa, e si merita tutto ciò che posso offrirle. 

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Capitolo 13
*** 13 ***


Ore 7.00

Dovrebbe essere illegale alzarsi così presto per andare ad un campo estivo,non è ammissibile! Già non lo era per andare a scuola.. Dopo essermi alzata all'alba senza aver fatto colazione per la mancanza di tempo, aver corso per prendere il pullman ed essere arrivata in ritardo, dovevo poi subire tre ore ininterrotte di storia, questa non è vita. Comunque ormai la sveglia ha suonato e mi devo alzare per svegliare quel pignone di mio fratello, cosa molto difficile. Aurora dorme tranquilla abbracciata al peluche, ha un'espressione così rilassata e dolce.. sembra una bambina. Rimango ad osservarla per qualche secondo mentre finisco di vestirmi, poi in silenzio esco, richiudendo piano la porta. Con grande sorpresa trovo mio fratello sveglio, vestito e già intento a farsi lo zaino. 

" Vuoi far nevicare? " chiedo sarcastica. 

" Ah ah ah simpatica. Mi sono svegliato da solo, dovresti essere contenta" risponde infastidito. 

" A ma lo sono eh, non si vede? Ahah coraggio finisci di prepararti, ti aspetto in macchina " dico, prendendo le chiavi dell'auto dal tavolo. 

" Posso guidare io in braccio a te ? " chiede. 

" Si quando voleranno gli asini.. Sbrigati" rispondo, avviandomi in garage. 

Poco dopo mio fratello mi raggiunge e aperto il cancello, esco dal vialetto. Venti minuti più tardi arriviamo finalmente al campo dove i suoi amici già lo stanno aspettando. Lo saluto e riprendo la via del ritorno permettendomi di schiacciare di più l'acceleratore. Quasi a metà strada squilla il telefono. 

" Pronto"

" Lara c'è qualcuno in casa! Ho sentito dei rumori di sotto, ho paura! Devo chiamare la polizia? " dice bisbigliando Aurora. 

" No niente sbirri, se fosse solo un ladro comincerebbero a fare mille domande su di te. Chiuditi in stanza, sposta la scrivania davanti alla porta e trova qualcosa per difenderti. Guarda nei miei cassetti vicino al letto!" suggerisco preoccupata. 

" Ho fatto! Cassetto.. Cassetto.. A ecco ci sono! Ho preso un coltello " dice. 

" Brava, ora mettiti dietro la porta, seduta a terra. Io sto arrivando" rispondo cercando di rassicurarla. 

" Ti prego fa pre... " si interruppe. 

Nonostante Aurora avesse smesso di parlare improvvisamente, potevo sentire il suo respiro infrangersi sul microfono del cellulare. Poi d'un tratto altri rumori catturarono la mia attenzione.

Due suoni sordi sovrastarono il suo respiro. 

Qualcuno stava sfondando la porta. 

" NOO! lasciami! " urlò. 

" Aurora!! Che succede? Auroraaa! " urlai, ma non ottenni risposta. 

La linea del telefono era morta e nonostante avessi riprovato a chiamare più volte, il cellulare suonava a vuoto. In preda al panico lanciai l'auto in una folle corsa, sperando che la velocità potesse permettermi di salvarla. 
Cinque minuti più tardi arrivai a casa, lasciai la macchina nel viale e passando per il garage, presi una vecchia chiave inglese come arma e piano piano iniziai a salire le scale. 

1...2...3 gradini. Mai mi ero accorta di quanti ce ne fossero prima d'ora. A ogni gradino che supero, sento sempre di più la paura farsi strada nella mia testa. 

20..21...22... Apro la porta che da al salone. Non c'è nessuno. Facendo appello a tutto il sangue freddo che ho in corpo, corro verso il piano di sopra, diretta nella mia stanza. Al mio arrivo trovo la camera completamente sottosopra, la scrivania ribaltata, libri a terra e il letto disfatto. Cerco Aurora in tutto quel disordine, ma lei non c'è. Dietro la porta trovo il cellulare che avevo lasciato alla ragazza, acceso e con le mie chiamate ancora sul display. Poco più in là, il coltello. D'istinto lo afferro e mi accordo del sangue presente sulla lama. 

" No... Fai che non sia il suo ti prego" dico tra me e me. 

Una quantità di emozioni si fa largo nella mia testa. Paura. Rabbia. Frustrazione. Angoscia. Più guardo quel coltello, più l'immagine di Aurora si fa sfuocata nella mia mente. Le mani mi tremano. La mente vacilla. Tutto l'auto controllo che ho sempre avuto d'improvviso svanisce, lasciandomi vulnerabile alla più insignificante delle emozioni. Non sono mai stata impulsiva, almeno non eccessivamente, ho sempre valutato i pro e i contro prima di fare qualcosa di stupido ma ora non ci riesco, provo solo una rabbia indescrivibile, forse più per me stessa che per colui che l'ha rapita. Se non l'avessi lasciata sola tutto questo non sarebbe successo. Dovevo immaginarlo che un uomo come quello avrebbe tentato il tutto e per tutto per riprendersela e io come una stupida gliel'ho servita su un piatto d'argento. È tutta colpa mia. 

Ma finché sto qui a piangermi addosso non risolveró nulla, Aurora è ancora viva, ne sono certa e io devo trovarla e far pagare a quel verme tutto il male che le ha fatto. Richiudo la porta della mia stanza dietro di me e velocemente ritorno in auto, diretta all'unico posto dove probabilmente potrebbe trovarsi la ragazza. 
Pochi minuti e sono sotto casa sua, nascosta sotto un albero secolare davanti al cancello principale. In giardino non vi è nessuno, neppure i cani che di solito ho visto scorrazzare qua e là. La maggior parte delle finestre della villa sono chiuse con le serrande abbassate e le macchine che erano parcheggiate in cortile sono sparite. Se voglio delle risposte l'unica cosa da fare è entrare in quella casa e sperare che Aurora si trovi lì dentro. Mi avvicino al cancello e con grande sorpresa lo trovo appoggiato, come se qualcuno non si fosse neanche preso la briga di richiuderlo dopo essere uscito. Mi guardo intorno in cerca di qualcosa che possa essermi utile ma tutto qui sembra deserto. Arrivo alla porta principale, spingo la maniglia...chiuso. Trovarne aperte 2 su 2 era chiedere troppo evidentemente. Cammino lungo il perimetro della casa fino a trovare una finestra con le serrande alzate ma chiusa dall'interno. Non vado fiera del mio passato ma una finestra rotta non peggiorerà le cose. Con un sasso trovato a terra sfondo il vetro e facendo attenzione a non tagliarmi.  Entro. All'interno è tutto buio, finché i miei occhi non si abituano all'oscuritá non posso pensare di addentrarmi nelle stanze. Aspetto qualche secondo e finalmente riesco a scorgere le prime sagome più chiare. 
No, non può essere....

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Capitolo 14
*** 14 ***


No, non può essere... 

Aspettai che gli occhi si abituassero al buio per riuscire a vedere meglio ciò che avevo davanti a me. Piano piano le sagome si schiarirono. Quella visione mi lasciò senza parole. Ero entrata da una delle tante finestre di una grande sala che le volte scorse non avevo visto. Tutti i mobili e l'arredamento erano avvolti con un telo bianco, forse per proteggerli dalla polvere. I quadri appesi alle pareti erano tutti spariti, lasciando solo la sagoma bianca sul muro dove prima erano posizionati. Più mi eddentravo in casa, più non trovavo segni della presenza di Aurora. Camminai fino a raggiungere l'ingresso principale dove le lunghe scale si aprivano a ventaglio per raggiungere il piano superiore. Con l'aiuto della mia piccola torcia riuscì a farmi strada piano piano, cercando di non fare il minimo rumore, semmai qualcuno fosse ancora lì . All'improvviso sentì qualcosa. Un rumore di metallo, forse catene che strisciavano sul pavimento. Iniziai a seguire quel tintinnio fino a raggiungere il sottoscala. Dei sospiri affannosi ruppero il silenzio. Legati ad una colonna con delle lunghe catene di ferro c'erano i tre lupi cecoslovacchi con cui avevo giocato la prima volta che ero venuta in questa casa. Probabilmente li hanno lasciati qui per fare da guardia ma questi cani fanno esattamente l'opposto. Appena si sono accorti chi fossi, hanno cominciato a scodinzolare e girarmi attorno contenti. Nonostante fossi felice di vederli, il mio pensiero era sempre per Aurora. Sganciai gli animali e con il passo veloce salii le scale, diretta nella stanza della ragazza. Tutto era rimasto al suo posto. Il letto intatto, la sua scrivania, il suo scaffale zeppo di libri.. Nel suo armadio i vestiti non c'erano più, nei cassetti era sparito tutto. Cercai in ogni angolo della stanza qualsiasi cosa potesse aiutarmi a capire dove l'avesse portata e quando iniziai a perdere le speranze, l'occhio mi cadde su un libro scuro nascosto sotto il letto. 

" Diario, giorno 5.. Questo posto è davvero tranquillo, niente rumori cittadini, niente smog, niente di niente. Ho fatto un giro qui intorno e ho scoperto un posto sulla collina, una sorta di osservatorio. Davvero stupendo. Però a quanto pare non sono l'unica a trovarlo bellissimo. C'era una ragazza, occhi scuri e capelli castani. Non sembrava felice di condividere quel posto con qualcuno. 
Diario, giorno 7... Stasera ho rivisto quella ragazza, è così misteriosa. Le ho chiesto di fare un giro per il paese e ha accettato la mia proposta, non vedo l'ora che arrivi domani, sono sicura che mi porterà in qualche posto bellissimo. Ah dimenticavo, ho la sua giacca, me l'ha lasciata perché avevo freddo. Ha un profumo buonissimo. 
Diario, giorno 9... Non posso continuare a vederla, non voglio che le accada nulla. Mi sto già affezionando a lei e questo non è un bene. Se lui lo scopre, le farà del male. Con lei mi sono sentita viva, senza pensieri e sopratutto al sicuro. Avrà sempre un posto speciale nel mio cuore " lessi ad alta voce le prime pagine. 

Quello che ho trovato è il suo diario, forse l'unica cosa che le permettesse di esprimersi realmente. Sfogliai il resto delle pagine ma da quando era venuta a stare da me, il resto del diario era vuoto, senza una goccia di inchiostro. Arrivai all'ultima pagina e in fondo al foglio poco righe attirarono la mia attenzione. 

" Ti prego non cercarmi, dimenticati di me. Non voglio che ti faccia del male, non me lo perdonerei mai. Grazie per tutto quello che hai fatto per me, non lo scorderò mai. Sarai nei miei pensieri per sempre, addio Lara"

Una lacrima iniziò a rigarmi il viso. Quell'uomo l'aveva portata via, un'altra fuga per continuare a nascondere ciò che ha fatto in passato, un'altra fuga per evitare che Aurora potesse iniziare a fidarsi di qualcuno e raccontare così ciò che le stava accadendo. Mi ha messo in guardia da quel mostro, non vuole che io continui a cercarla per paura che possa farmi del male. Ma non posso... Non posso lasciarla sola. Le avevo promesso che con me sarebbe stata al sicuro, che niente le avrebbe fatto più del male. Mi sbagliavo. Lui è riuscito a portarsela via un'altra volta.  Io non mi arrendo, a costo di girare il mondo, io la riporterò a casa. 
Tornai di corsa al pian terreno, uscendo in cortile seguita dai 3 animali. Nello stesso istante in cui aprì la porta, il cancello si spalancò, permettendo ad un camioncino di entrare. Il giardiniere! 

" Ei ragazzina, che ci fai qui? " chiede, abbassando il finestrino. 

" Salve, sto cercando la famiglia che abita qui, sa dove sono? " rispondo, avvicinandomi a lui. 

" Sei arrivata tardi, se ne sono andati una ventina di minuti fa. È già qualche giorno che stavano facendo il trasloco, non lo sapevi? " dice. 

" No.. Sa dove sono adesso? " chiedo. 

" Be la servitù non so se si sia trasferita con loro ma la ragazzina bionda e suo padre stanno andando in Spagna, avevamo l'aereo oggi.. Anzi dovrebbero partire tra poco" risponde, tirando giù dal cassone l'attrezzatura per l'erba. 

Lo ringraziai di corsa mentre mi affrettavo a raggiungere la mia auto. L'aeroporto dista 45 minuti da casa mia, ho ancora una possibilità per salvare Aurora e non intendo sprecarla. Lancio l'auto ad una folle velocità, infrangendo ogni possibile regola del codice stradale. Arrivo nell'aeroporto, salgo le scale cercando un monitor per trovare il suo volo. 

" Spagna... Coraggio dov'è! Cerca cerca... Madrid! Gate 5. Aspetta potrebbe esserci un altro volo.. Parigi, Roma, Amsterdam, Barcellona! Gate 12. Entrambi partono tra 5 minuti devo sbrigarmi "

Comincio a cercare il primo gate, quello per Madrid. Una fila lunghissima davanti alle porte per l'imbarco mi da in benvenuto. Ringrazio solo che Aurora sia bionda, sarà più facile trovarla tra tutte queste persone. La mia altezza non mi aiuta di certo così senza curarmi di quello che dirà la gente, salgo su una sedia e inizio a guardarmi in giro. L'unica ragazza bionda che c'è è quasi all'inizio della fila, potrebbe essere lei. Salto giù dalla sedia e corro nella sua direzione, l'afferro per le spalle e... Non è lei. Madrid non è il gate giusto, rimangono 2 minuti per quello di Barcellona. Riprendo la corsa nei corridoi dell'aeroporto, arrivando finalmente al 12. Stessa tattica di prima. Salita sulla sedia inizio a cercare. Eccola! Inizio a sbracciarmi cercando di farmi notare ma non ci riesco. La fila inizia a muoversi, si stanno imbarcando. Cerco di farmi largo tra la gente, provando a raggiungerla. Le afferro finalmente la mano e nella foga del momento la tiro tra le mie braccia. 

" Lara! Che ci fai qui?? Devi andare via, ora! Se ti trova qui non so cosa potrebbe succedere " dice con tono preoccupato guardandosi attorno. 

" Io me ne vado subito, ma tu vieni con me" rispondo. 

" Non posso, lui... Ti avevo detto di non cercarmi, non voglio che..." la interrompo. 

" So badare a me stessa e se devo salire su un aereo per riportarti a casa credimi che lo farò! Ora andiamo via" rispondo. 

" Una parte di me sperava di rivederti... Credevo di averti persa per sempre " afferma, stringendo le mie mani. 

" Ti avevo detto che non ti avrei abbandonata. Ora andiamo prima che torni " dico, portandola fuori dalla fila. 

Mentre corriamo verso l'uscita, mi accorgo di essere seguita. 

" Quellilo è amico tuo? " chiedo in tono ironico, indicando con lo sguardo un uomo in giacca e cravatta dietro di noi. 

" È la sua guardia del corpo, non abbiamo scampo Lara " risponde preoccupata. 

" Questo lo vediamo... Esci dall'aeroporto e vai nel parcheggio, la mia macchina la conosci, prendila e vattene da qui, io ti raggiungo appena posso " dico, dandole le chiavi dell'auto. 

" No non posso lasciarti qui, insomma io.... " la interrompo. 

" Aurora, vai! Io torno presto, svelta! " così dicendo, le volto le spalle. 

Le do un ultimo sguardo per accertarmi che se ne stia andando, poi la mia attenzione si sposta sul nostro inseguitore. 

" Era da tanto che non mi immischiavo in una rissa, vediamo se mi ricordo come si fa " 

Aspetto che l'uomo sia abbastanza vicino per lanciarmi addosso a lui, buttandolo a terra. Da qui inizia una lotta dove già in partenza ho perso. Lui il doppio di me, con il triplo della forza. Devo solo tenerlo impegnato per permettere ad Aurora di andarsene. Inavvertitamente nella lotta, l'uomo perde la pistola che teneva nei pantaloni. 
Cerco di prenderla prima di lui, provo ad allungarmi, ma non ci arrivo. 

Uno sparo. 

L'ultima cosa che sento prima di perdere i sensi è Lara che grida il mio nome, poi, il buio. 

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Capitolo 15
*** 15 ***


Che è successo? Non ricordo nulla...tutto questo buio mi spaventa, ma dove sono? Forse sto sognando, si deve essere così. Magari tra poco mi sveglieró e accanto a me ci sarà Aurora addormentata. Perché se penso al suo nome provo una sensazione strana? Come se fosse successo qualcosa, mi sento...in ansia. 

" Come sta oggi? Si sveglierà vero? "

" I parametri vitali sono buoni, purtroppo non possiamo dire con certezza se e quando si sveglierà... Come ho detto a sua madre il proiettile è passato molto vicino alla colonna vertebrale, è un miracolo che sia sopravvissuta all'intervento. Tornerò tra un paio di ore per visitarla, per qualsiasi cosa non esiti a chiamare l'infermiera, a più tardi"

" La ringrazio"

Sono voci queste? Sono così confuse, non riesco a capire di chi siano. Sono sveglia o almeno credo ma ancora non ho trovato la forza per aprire gli occhi. Sento la presenza di qualcuno qui vicino, ma chi è? Devo svegliarmi, apri questi occhi Lara, coraggio! 

" Apri gli occhi Lara, ti prego. Sei sempre stata una tosta, non arrenderti proprio ora...ho bisogno di te" 

" Sara... " sussurrai appena. 

" Ei, finalmente ti sei svegliata! Ho temuto di perderti... ci hai fatto prendere un bello spavento eh " dice contenta, stringendo la mia mano tra le sue. 

" Dove.. Dove sono? " chiedo a bassa voce. 

" In ospedale, ti hanno portato qui qualche giorno fa, tua madre è stata qui fino a pochi minuti fa, le ho dato il cambio...presto tornerai a casa, tranquilla " risponde sorridendo. 

" Che ci faccio qui? Cos'è succ... Ah! " un dolore lancinante al ventre mi fa sussultare. 

" Non ti muovere, stai rilassata. Non ricordi nulla? " chiede. 

" No"

" Ti hanno sparato in aeroporto, un proiettile vagante da quello che mi hanno raccontato " dice, accarezzandomi i capelli lentamente. 

" Come? In aeroporto? Ma... Che ci facevo li? E Aurora? Lei... Dov'è? " chiedo preoccupata. 

Prima che Sara possa rispondermi, la porta si spalanca, lasciando entrare due uomini in divisa. 

" Le dispiacerebbe lasciarci soli? Non ci metteremo molto" dice uno dei due, guardando Sara che, dopo avermi sorriso, esce dalla stanza. 

" Come si sente? " mi chiede. 

" Come una...a cui hanno appena sparato... " rispondo. 

" Già, è di questo che siamo venuti a parlarle. Da quando aveva contatti con quell'uomo? " chiede, sedendosi vicino al mio letto. 

" Quale uomo? " chiedo confusa. 

" L'uomo che le ha sparato. Ha la minima idea di chi fosse? " 

" Non... Non ricordo cosa è successo... Perché mai dovrei conoscere quell'uomo.. " rispondo. 

" Dalle telecamere dell'aeroporto è risultato che lei è arrivata li sola, eludendo i controlli all'imbarco è riuscita a raggiungere il gate diretto in Spagna, dove ha portato via con la forza una ragazza. Un uomo vi ha inseguite, poco dopo nella colluttazione è partito un colpo di pistola che vi ha colpito. Qualcosa le ritorna alla mente? " spiega. 

Ora ricordo... Ero andata in aeroporto per Aurora! Stava partendo con il suo patrigno e volevo evitare tutto ciò. Quell'uomo ci ha inseguite e io per fermarlo mi sono fatta colpire... Ma che ne è stato di Aurora? Le ho dato le chiavi della mia macchina per scappare... 

" Si, la memoria è tornata... Dov'è la ragazza? " chiedo. 

" È quello che volevamo sapere da lei. Le è rimasta accanto dopo che il proiettile l'ha raggiunta, poi un secondo uomo si è avvicinato e si è allontanato con la ragazza e il suo assalitore. Abbiamo perso le loro tracce " spiega. 

" O no... Quell'uomo è un assassino, se non lo trovate ucciderà la ragazza! " dico alza do la voce. 

" Ora si calmi, le forze dell'ordine sono sulle sue tracce, lo troveremo. Se dovesse venirle in mente altro mi chiami a questo numero " dice porgendomi un biglietto, per poi uscire dalla stanza seguito dall'altro uomo. 

" Be? Che volevano da te? " chiede Sara rientrando. 

" Devo uscire da qui, non ho tempo da perdere" dico, provando ad alzarmi. 

" No tu non vai da nessuna parte! Mi vuoi spiegare che sta succedendo? " chiede, bloccandomi nel letto. 

" Non posso... Metterei in pericolo anche te" rispondo. 

" Cosa sono tutti questi segreti? Non ne abbiamo mai avuti. Vuoi dirmi che succede o no? Cosa centri tu con quella ragazza? " chiede. 

Le raccontai tutto, ormai fingere non serviva più a nulla. Rimase sorpresa da ciò che le dissi e nonostante l'avessi tenuta all'oscuro di tutto, alla fine del mio racconto mi abbracciò cercando di rassicurarmi per quanto potesse riuscirci. 

" Ho bisogno del tuo aiuto, finché non esco dall'ospedale mi serve qualcuno che possa fare delle ricerche al posto mio" 

" Ci penso io, dimmi cosa devo fare" 

" Ho bisogno del mio cellulare prima di tutto " 

Frugó nel piccolo armadio in fondo alla stanza e tornò a sedersi accanto a me porgendomi la felpa che indossavo all'aeroporto. Cercai il cellulare nelle tasche ma non lo trovai. 

" Sicura di non averlo perso in aeroporto? O magari mentre ti portavano qui? " chiede Sara. 

" Non lo so non mi ricordo.. Prova a fare il mio numero vedi se squilla " suggerisco. 

Dopo aver composto il mio numero sul telefono, attivó il viva voce, permettendomi così di sentire. 

" Stiamo trasferendo la sua chiamata all'estero, potreste essere soggetti a costi aggiuntivi da parte del vostro operatore, attendere in linea per continuare..... La sua chiamata è stata trasferita a Helsinki, la preghiamo di attendere... Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la preghiamo di riprovare" recitò la voce. 

Helsinki. 

" Non sapevo avessi lasciato il telefono in Finlandia. Non sapevo neanche ci fossi mai andata " afferma Sara. 

" Infatti non ci sono mai stata. Ma se ho ragione, Aurora si trova li. Deve avermi preso il telefono dalla tasca poco prima di andarsene, sapeva che così sarei riuscita in qualche modo a rintracciarla" dico. 

" Ma scusa allora perché non lo lascia acceso? O perché non ti chiama? " chiede. 

" Sarà tenuta sotto stretta sorveglianza tutto il tempo, se scoprono che ha quel telefono posso dire addio anche all'ultima opportunità di trovarla. La polizia può cercare quanto vuole ma ne lei ne l'uomo che mi ha sparato sono qui" 

" Be e ora? " chiede Sara, sedendosi sul letto accanto a me. 

" Ora si va a Helsinki "

" Stai scherzando vero? " chiede incredula. 

" Mai stata più seria. La riporterò a casa costi quel che costi" 

" Lo dici tu a tua madre vero? No perché io non vorrei essere nei tuoi panni quando lo saprà " 

" Non mi interessa la sua opinione, c'è in gioco la vita di una ragazza " 

" Com'è che ti sta così a cuore mh? Pochi mesi fa non avresti aiutato nemmeno il tuo vicino di casa. Cos'è cambiato? " chiede. 

" Io sono cambiata. Non so cosa sia successo, ma quella ragazza ha smosso in me sensazioni che avevo messo da parte molto tempo fa. Quei suoi occhi erano così vuoti, mi sono rivista in lei ed è scattato qualcosa. Non sopportavo l'idea che qualcuno le stesse facendo del male, non dopo tutto quello che già aveva passato" 

" Quando parli di lei ti brillano gli occhi lo sai? Non ti ho mai visto così però mi piace, quel tuo lato dolce e premuroso finalmente è uscito allo scoperto " afferma, sorridendomi. 

" Dovevo finire in ospedale per cambiare vedi? Ahah non farmi ridere che vedo le stelle " dico, cercando di camuffare un'espressione di dolore sul viso. 

" Ascolta, io ora devo andare, tra poco arriverà tuo padre. I biglietti per Helsinki li procuro io, tu vedi di rimetterti in fretta " dice, prendendo le sue cose dall'armadio. 

" Grazie mille Sara " dissi, prima che uscisse dalla porta. 

Si avvicinò a me lasciandomi un bacio sulla fronte, per poi uscire dalla stanza. 

Nonostante fossi in ansia per Aurora e per tutta questa situazione, il dolore si faceva sentire e in pochi minuti mi addormentai, con in testa un unico pensiero, riportarla a casa. 



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Capitolo 16
*** 16 ***


È passata quasi una settimana da quando mi sono risvegliata in questo sconodissimo letto. Le giornate sono trascorse ad un ritmo lentissimo, tra le visite dei miei genitori, quelle di Sara e quelle della polizia non sono stata un momento da sola. Solo durante la notte posso permettermi di lasciare che la mia mente viaggi lontanissimo, cercando di raggiungere quella ragazza che ormai è come se facesse parte di me. Siamo lontane, ma è come se in ogni istante la sentissi qui vicino a me, con il suo splendido sorriso e quella voce così dolce da rimanere a bocca aperta. Non so cos'abbia pensato quando mi ha visto a terra, in aeroporto, forse crede che io non ce l'abbia fatta o forse no... Chissà.
Domani mattina sarò finalmente fuori da qui, so che dovrei stare a riposo, non fare sforzi e tutte le cose che dicono i medici ma proprio non posso. Sara è riuscita a trovare dei biglietti per Helsinki e domani sera stessa partirò per la Finlandia per trovare Aurora,ovviamente nessuno ne è al corrente o dubito che mi lascerebbero partire. Sapranno tutto non appena avrò messo piede sul territorio nordico. 

La mattina dopo... 

" Mi raccomando non si dimentichi di medicare la ferita almeno 2 volte al giorno, sostituendo bende e garze. Non faccia sforzi eccessivi ed eviti lo stress" 

" Sisi va bene.. Vi ringrazio. Arrivederci " dico, mentre mi avvio a passo lento verso la porta di uscita. 

" Possiamo andare? " chiede Sara. 

" Si, guido io " 

" Non credo proprio. Tu te ne stai buona buona sul sedile del passeggero e niente storie" dice seria. 

" Cattiva, questa me la segno"

Uscimmo dall'ospedale e quasi mezz'ora dopo arrivammo sotto casa mia. Approfittai del fatto che in casa non ci fosse nessuno per preparare la valigia con l'aiuto di Sara. Non so quanto starò via, potrebbe essere una settimana, un mese o anche di più, ringrazio solo che Sara lavori in un'agenzia di viaggi, oltre ai biglietti è riuscita a rimediarmi un appartamento nel centro della città ad un prezzo bassissimo. A volte la fortuna gira dalla mia parte. 

" Ho messo tutto secondo te? Quando faccio le valigie mi sembra sempre di dimenticare qualcosa " dice, sedendosi sul letto. 

" No credo ci sia tutto. Le altre cose le terrò nella zaino, casomai mi servissero. Ah mi sono dimenticata, dovrai tenere tu la mia auto" rispondo. 

" Perché? Il tuo garage non ti piace più? " chiede. 

" Si ma se mia madre vede la macchina qui non crederà mai alla storia che gli racconterai " spiego. 

Nel tragitto tra l'ospedale e casa mia io e Sara abbiamo pensato a cosa inventare mentre starò via. Racconterà ai miei che sono in fase di guarigione alla casa che lei ha sul mare, perciò la macchina deve sparire dal mio vialetto o non ci crederanno mai. 

" OK e io ai miei che dico? Una macchina come la tua non passa inosservata sai " 

" La tua auto è sempre rotta, dì loro che ti ho prestato la mia finché non trovi i soldi per ripararla. Tanto sono sempre al lavoro quando tu esci di casa, non sapranno se l'hai usata oppure no. Solo una cosa, mettila sotto la tettoia, non vorrei tornare e trovarla bucata a causa della grandine " chiedo. 

" Qualcos'altro vostra maestà? " dice in tono ironico. 

Mi avvinai al viso della ragazza per lasciarle un bacio sulla guancia, un piccolo segno di gratitudine per tutto ciò che stava facendo per me. 

" No direi che ho finito con le richieste. Grazie per tutto quello che stai facendo, sei un'amica, davvero" 

" Te lo meriti, so che su di te posso sempre contare. Per una volta sono io ad aiutarti ahah " dice sorridendo. 

Una fitta lancinante al ventre mi fece sussultare, destando la preoccupazione di Sara che immediatamente mi aiutò a sdraiarmi sul letto. 

" Devi riposarti Lara, quella ferita non è uno scherzo. Mi chiedo come farai da sola in Finlandia" dice, osservando le bende intorno all'addome. 

" Me la caveró vedrai...avrai mie notizie tutti i giorni non temere " rispondo, sorridendole. 

" Sarà meglio. Dormi un po' ora, altrimenti stasera non riuscirai neanche a reggerti in piedi. Io sono di sotto se hai bisogno di qualcosa ok? " chiede. 

" Va bene, grazie" 

Richiuse la parta dietro di sé e pochi secondi dopo mi addormentai. 

" Lara! Ti prego aiutami! Non lasciarmi qui, portami via! Ho bisogno di te ti prego! Non resisteró a lungo, fai presto! "

Mi svegliai di soprassalto. Era solo un incubo. 

" Lara stai bene? Ti ho sentito urlare, che succede? " chiede Sara entrando nella stanza. 

" Si va tutto bene.. Ho solo avuto un incubo" risposi. 

" Mi spiace tesoro.. Però ora ti devi alzare, dobbiamo andare altrimenti perderai l'aereo " 

Ma quanto ho dormito? 8 ore? Possibile? Avevo in programma di fare qualcosa prima di andarmene e invece. Mi cambio velocemente, prendo valigia e zaino e sono pronta per uscire. Non è la prima volta che prendo l'aereo da sola però questa volta è diverso. Non sarà un viaggio di piacere, non mi aspetta un periodo di vacanze anzi, non so proprio cosa aspettarmi. Il paesaggio che vedo ora dal finestrino tra poche ore sarà completamente diverso, più freddo, meno familiare, ma soprattutto sconosciuto. Potrò contare solo su di me, sulle mie forze. Infondo ci sono abituata, nessuno mi ha mai regalato nulla, ho sempre ottenuto tutto solo grazie a me stessa. 

" Ancora non mi sembra vero quello che stai per fare" dice, destandomi dai miei pensieri. 

" Non me ne rendo conto nemmeno io sai... Sto facendo una pazzia ma non ho scelta " rispondo. 

" Pazzia è la parola giusta. Eccoci qua, ora devo solo trovare parcheggio " 

" Non sarà difficile, è tutto vuoto ahah " rispondo sorridendo. 

Lasciammo l'auto nel parcheggio per proseguire a piedi all'interno dell'aeroporto. Lo sportello per il mio check-in sembrava disabitato, ma non mi stupisce, chi è che va ad Helsinki in pieno agosto? Per di più di martedì. Lasciai la valigia sul rullo e accompagnata da Sara mi diressi all'imbarco. 

" Dobbiamo salutarci quindi? " chiede. 

" Già, non si può tornare indietro ora. Starò bene tranquilla, lo sai che me la cavo sempre " rispondo, facendole l'occhiolino. 

" Sisi lo so...vieni fatti abbracciare " 

Mi abbracciò come mai aveva fatto prima. Sentì la sua stressa solida sulla mia pelle, le sue mani tremare e i suoi occhi riempirsi di lacrime a poco a poco. 

" Ei non piangere, tornerò presto te lo prometto" dissi passando una mano sul suo viso per asciugarle le lacrime. 

" Mi mancherai Lara. Ti prego sta attenta" 

" Come sempre. A presto " risposi, lasciandole un bacio sulla fronte. 

Varcai la soglia per l'imbarco, qualche controllo e arrivai al gate per Helsinki. L'ultima occhiata al biglietto e salii sull'aereo. Ormai è fatta, sto per andare da Aurora per riportarla a casa ma soprattutto per far pagare a quell'uomo tutto il male che le ha fatto. Non ci andrò leggero, non sarò comprensiva e ricorreró a qualsiasi mezzo per riprenderla. Costi quel che costi. 

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Capitolo 17
*** 17 ***


Ammetto che non amo volare e se lo faccio è perché ci sono costretta, ma questo volo è stato piacevole, forse perché ho dormito quasi tutto il tempo? Si può essere. Mi sono accorta subito dell'enorme cambiamento di temperatura che c'è qui, ma non mi dispiace in realtà. Appena scesa dall'aereo ho preso un taxi tentando di far capire all'autista dove dovessi andare. Non parlo una sola parola di finlandese e con la fortuna che ho sempre, ho trovato l'unico taxi dove l'inglese sembrava essere una lingua aliena ma nonostante questo sono arrivata a destinazione. C'è solo un'ora di fusorario tra la Finlandia e l'Italia, però ci ho messo quasi quattro ore per arrivare, senza contare controlli e ritiro bagagli. In questo momento è notte fonda e iniziare le ricerche ora sarebbe inutile, anche perché fuori è buio pesto. L'unica cosa che posso fare ora è salire in casa e andare a dormire o almeno provarci. L'appartamento non è grandissimo però è davvero carino e accogliente, forse anche più di casa mia. Abbandono la valigia nell'ingresso e mi dirigo verso il bagno per darmi una rinfrescata prima di andare a letto. La ferita inizia a farsi sentire, segno che forse dovrei medicarla. In ospedale mi hanno bendata peggio di una mummia, quasi tre giri di garza e un cerotto enorme che sarà la parte peggiore da togliere. Stringo i denti mentre lo tolgo e disinfetto la ferita meglio che posso. Sento un dolore lancinante nel farlo, come se mi avessero sparato una seconda volta, davvero terribile. Rimetto tutto a posto e mi lascio cadere sul letto stremata, addormentandomi pochi minuti dopo. 

La mattina seguente... 

Mi sono svegliata presto, diciamo quasi all'alba. Il pensiero di essere così vicina a lei non mi ha fatto dormire. Sono uscita a fare un giro del quartiere giusto per farmi un'idea della zona e mi sono accorta di essere in una città immensa. Sarà perché io sono abituata al mio paesino sperduto ma qui mi sembra proprio di essere insignificante. Sono riuscita a trovare un negozio per prendere un veicolo a noleggio, ma sinceramente le auto che hanno qui non fanno proprio per me ed inoltre sono quasi tutte elettriche, il che mi vincola a caricarle spesso. Non posso rischiare di rimanere a piedi a causa della batteria quindi ho optato per un veicolo più economico e veloce. Mi sono sempre piaciute le moto, ne ho avute anche un paio però alla fine ho ceduto il mio cuore alle auto. Mi sarà più facile spostarmi con questa e posso guardarmi attorno molto meglio anche mentre sto viaggiando. Direi che posso cominciare le ricerche. Ho chiesto in giro ad alcune persone, ovviamente in inglese, fingendomi interessata ad acquistare una villa, dove poter trovare delle case lussuose da cui prendere ispirazione e quasi tutti mi hanno suggerito di fare un giro ad est della città, nella zona diciamo più ricca. Armata di navigatore, sono arrivata nel quartiere chiamato Brändö e la prima impressione devo dire che è molto ma molto positiva. Ci sono esclusivamente villette, chi da un piano e chi da due, tutte rigorosamente recintate e con il giardino ben curato. Sono troppe per appostarmi giorno e notte e capire se Aurora si trova in una di queste case. La cosa più logica sarebbe leggere i cognomi sui campanelli o sulle buche delle lettere il fatto è che non so quale sia il cognome di Aurora o del suo patrigno e inoltre non so nemmeno se abbiano usato il loro vero cognome per stabilirsi qui. Be non mi rimane che provare e sperare di avere fortuna, almeno per una volta. A passo d'uomo avanzo casa dopo casa cercando di leggere gli incomprensibili cognomi sui campanelli. Come si fa a non avere nemmeno una vocale in una parola di sette lettere? Vorrei suonare solo per capire come si pronuncia un cognome del genere. Passo oltre e per altre tre ore continuo ininterrottamente a cercare indizi. Nel primo pomeriggio arrivo alla fine del quartiere, senza aver trovato nulla. Ero così convinta che l'avrei trovata qui...ma non posso arrendermi alla prima difficoltà. Risalgo sulla moto e torno verso casa, magari nel tragitto noteró qualcosa che mi è sfuggito. Improvvisamente sento la suoneria del cellulare risuonare nel casco. Accosto a lato della strada e rispondo. 

" Lara sono Sara, puoi parlare? "

" Si certo dimmi tutto. Ci sono novità? "

" Be tua madre ha creduto alla storia della casa sul mare quindi tranquilla. C'è un altro problema però "

" Ovvero? Non dirmi che hai bocciato la mia auto! Ti avevo detto di fare attenzione e di tenerla sot... " mi interrompe. 

" Il padre di Aurora è vivo " 

Vivo? Non può essere. Mi aveva detto che suo padre era caduto in un operazione militare, com'è possibile? 

" Ma che dici? Suo padre è morto me l'ha detto lei! "

" Te lo giuro, è vivo. Sono stata in commissariato, la polizia voleva capire se fossi a conoscenza di qualcosa di importante su Aurora. Sulla scrivania dell'ufficio c'era un rapporto su tutta questa vicenda e tra le righe sono riuscita a leggere del padre. Non è morto in una missione militare, è stato solo ferito gravemente alla testa che ne ha causato la perdita della memoria. È rimasto in Iraq per le cure"

" Perdita di memoria? Ma allora... La polizia lo ha contattato? Dove si trova ora? "

" Non so rispondere a nessuna delle due domande, il poliziotto è ritornato nell'ufficio e ha chiuso il fascicolo "

" Devi riuscire a scoprire di più, se il padre di Aurora è vivo allora abbiamo una speranza! Potrà tornare a vivere con lui e il patrigno finirà dritto in prigione per quello che ha fatto "

" Ricordati che ha perso la memoria Lara, non si ricorderà ne di Aurora ne di tutto il resto. Probabilmente si è ricostruito una nuova famiglia"

" Quando vedrà sua figlia sono sicura che comincerà a ricordare.. Deve farlo. Cerca di scoprire qualcosa di più, se è ancora in Iraq o si è spostato "

" Si e come faccio? Non sono un investigatore privato sai"

" Lavori in un'agenzia di viaggi, hai accesso agli elenchi telefonici dei paesi stranieri, vedi se riesci a trovare informazioni. Ritorna in commissariato con delle scuse e fai domande, magari salta fuori qualcosa "

" Sai di essere una ragazza poco raccomandabile vero? "

" Si, ecco perché ti piaccio ahah "

" mmm... Ti richiamo appena so qualcosa. Fa attenzione"

" D'accordo. A presto "

Non posso credere che suo padre sia vivo. Ora si spiega tutto, il perché non l'ha cercata, il perché non si sia saputo più nulla di lui dopo la missione. Senza memoria, in un paese straniero, nessuno avrà scavato a fondo sulla sua vita precedente. Quello che non capisco è perché Aurora non ne sia a conoscenza, se nel fascicolo della polizia è presente la sua figura allora perché non dirlo alla figlia? Troppe domande a cui non so dare ancora una risposta ma una cosa è certa, lei deve sapere che suo padre è vivo. Potrà tornare con l'unica persona che fa davvero parte della sua famiglia ed essere amata come si merita. Prima la trovo e prima potrò darle la buona notizia. 

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Capitolo 18
*** 18 ***


Sono trascorsi già tre giorni da quando mi trovo qui ad Helsinki alla ricerca di Aurora. Da quando Sara mi ha informato riguardo il padre della ragazza ho intensificato le ricerche, giorno e notte sono stata in giro a cercarla senza però trovare nulla. Ho provato a richiamare il mio vecchio cellulare ma continua a risultare spento. Non la biasimo, eviterei di farlo trovare al mio aguzzino se fosse l'unica cosa che può permettere a qualcun'altro di rintracciarmi. 
Stamani sono uscita di casa più tardi a causa di un violento temporale che si è abbattuto proprio sulla città, ho creduto per un attimo che fosse arrivata la fine del mondo. Sono scesa in strada e credevo di essere sul set di The 100, classico luogo post apocalittico dove è la natura ad aver preso il sopravvento. Direi che mancano solamente gli zombie e abbiamo fatto il pieno delle serie tv per oggi. Ci sono molte volanti della polizia e autocisterne dei pompieri in giro per la città, immagino che per qualche giorno saranno sommersi dalle chiamate di aiuto. Ho preferito non prendere la moto dato che tanto viaggiare su strada è praticamente impossibile. Sfrutteró questa occasione per visitare a piedi la zona qui intorno sperando di trovare qualcosa che nei giorni precedenti mi è sfuggito. Passo davanti a numerosi negozi, alcuni sono chiusi, le serrande abbassate con parole incomprensibili scritte con delle bombolette, altri invece sono aperti, con i proprietari intenti a togliere dall'interno almeno 30 cm d'acqua. Nonostante sia dispiaciuta non posso fermarmi ad aiutarli per ora, devo trovare Aurora prima che quell'uomo possa farle ancora del male o peggio, trasferirsi dall'altra parte del mondo. 
Cammino per ore in strade allagate e vicoli disabitati senza trovare nulla quando per un momento, guardando distrattamente dall'altro angolo della strada mi sembra di aver visto Aurora. Si è stupido, in Finlandia le ragazze sono praticamente tutte bionde ma riconoscerei la sua camminata timida e incerta ovunque. Ha un lungo cappotto verde militare e un buffo cappello bianco in testa con un batuffolo di lana all'estremità. Rimango immobile per pochi istanti, ancora non ci credo di averla trovata. Tento di muovermi verso di lei per raggiungerla ma il mio corpo si blocca. Due uomini vestiti di nero sono alle sue spalle, la seguono in ogni cosa che fa e si fermano non appena lei arresta la sua camminata. Sta appendendo qualcosa sulle vetrine e sui pali della luce, dei fogli credo. Per pochi secondi uno dei due uomini si volta nella mia direzione ed è lì che tutto ritorna alla mente. È lui che mi ha sparato, è lo stesso uomo che ho tentato di fermare in aeroporto due settimane fa! Non ci posso credere, è ancora con lei e non la molla un secondo... Due guardie del corpo per evitare che scappi o cerchi aiuto. Sarebbe più facile rapire un capo di stato piuttosto che lei dannazione. Non la posso avvicinare ora, soprattutto dopo che c'è quell'uomo, se mi vede, mi riconosce di sicuro e non ne sarà per nulla contento. Devo pedinarli finché non mi portano dritti dritti a casa loro. Una volta lì, potrò pensare a un piano per portar via Aurora. Squilla il cellulare. 

" Hai un tempismo perfetto per chiamare Sara, ho trovato Aurora "

" Davvero?? O mio dio quindi stai per tornare a casa? " 

" Non è così semplice. Sono per strada ora e l'ho vista poco lontano da me ma non è sola. Due uomini le fanno da guardia e indovina.. "

" Uno dei due è il fidanzato?? "

" Che? Manno! Uno è lo stesso uomo che mi ha sparato in aeroporto "

" O no... Sono armati Lara non fare sciocchezze! "

" No tranquilla mi è bastato una volta finire in ospedale. Li sto pedinando, se scopro dove abitano posso trovare un modo per portarla via "

" A mamma mia in che guaio sei finita! Sei un incosciente fattelo dire! "

" Mi farai la ramanzina quando tornerò a casa, devo lasciarti ora ci sentiamo stasera ciao"

Riaggancio la chiamata e non appena rivolgo di nuovo lo sguardo nello stesso punto di poco fa, lei non c'è, sparita. O diamine non posso averli persi! Comincio a guardarmi in giro, insomma non possono essere spariti nel nulla! Un'auto tedesca e dal motore chiaramente modificato attira la mia attenzione. I due uomini stanno salendo sui sedili anteriori e sono sicura che Aurora è in quella stessa auto. Be salgo sulla moto e.... O no sono a piedi! Il garage è troppo distante per raggiungerlo in tempo e loro se ne stanno andando! Neanche se fossi un atleta riuscirei a stare dietro quell'auto, probabilmente farà da 0 a 100 in quattro secondi netti. Pochi istanti e la macchina inizia a muoversi. Provo a rincorrerla per un breve tratto di strada ma è troppo veloce e una fitta tremenda al ventre mi costringe a fermarmi poco dopo. L'auto si allontana velocemente e dopo aver girato l'angolo, scompare. L'unica occasione che forse avevo per trovarla me la sono fatta sfuggire, dannazione. Non me ne vai mai una giusta... O forse si? Mi accorgo dei volantini appesi poco fa dalla ragazza e mi precipito a leggerne uno. 

" Haetaan of taloudenhoito? Ma che diamine, qui l'inglese non piace a nessuno? Meno male che esiste il traduttore universale... Dunque vediamo... Finlandese... Ah ecco. Cercasi donne delle pulizie e cameriere. Nessuna richiesta particolare. Compenso da stabilire. Presentarsi a... Questa via qui, non so nemmeno come si legga. Sapevo che prima o poi la fortuna avrebbe girato dalla mia parte, ne ero certa! " parlo ad alta voce. 

Credo di aver leggermente urlato perché molte persone mi stanno guardando malamente. Penso che mi allontaneró nel più assoluto dei silenzi. Torno velocemente a casa ma nel tragitto qualcosa in me cambia. La vista comincia ad annebbiarsi, il respiro diventa pesante e nonostante fuori ci siano quasi dieci gradi, io sento tremendamente caldo, come se le porte dell'inferno si fossero spalancate dinanzi a me. Fatico ad aprire la porta e a raggiungere il bagno per rinfrescarmi il viso, getto a terra la giacca e la felpa e non appena arrivo davanti allo specchio capisco il motivo del mio malessere. Da sotto la maglietta spuntano macchie di sangue ancora fresco. Il cerotto che ho sostituito ieri si è sollevato e la ferita ha cominciato nuovamente a sanguinare, sicuramente dovuto alla corsa che ho fatto poco fa. Inzuppo delle garze nel disinfettante e premo con forza sulla ferita, sperando che smetta presto di sanguinare. Piano piano raggiungo il letto e dopo essermi sdraiata le palpebre diventano sempre più pesanti. Provo con tutta me stessa a rimanere sveglia ma il sonno prende il sopravvento e pochi minuti più tardi mi addormento. 

Squilla il cellulare. 

" Pronto.. "

" Lara? Stai bene? "

" Si...Sto bene tranquilla... Dimmi"

" Sicura? Non mentirmi perché lo sai che non lo sopporto "

" Ho solo sforzato un po' troppo il mio corpo niente di serio... "

" Mi farai venire un infarto un giorno di questi... Be hai trovato la casa dove tengono Aurora ? "

" No.. Cioè si ma ancora non ci sono andata, sono tornata a casa a prendere la moto ma mi sono addormentata senza rendermene conto.. Ora esco e vado a casa sua a dare un'occhiata "

" Non so se sai che ore sono ma qui è mezzanotte e li da te sarà l'una passata, non puoi uscire da sola di notte "

" Fosse la prima volta che lo faccio... Tranquilla ora mangio qualcosa, poi prendo la moto e vado a vedere dove si trova questa casa. Solo un giro di perlustrazione, niente di piu"

" Testarda come sempre... Promettimi che starai attenta Lara"

" Promesso, ti manderò un messaggio non appena torno a casa. Va a letto ora e non preoccuparti. A domani "

" D'accordo ... A domani "

La pioggia batte forte sulla finestra. Il temporale ha ripreso la sua furia un'altra volta e uscire adesso sarebbe da pazzi. Non ho ancora ripreso le forze e dubito che sarebbe prudente mettermi alla guida. Se poi mi faccio male Sara mi farebbe tornare in vita solo per uccidermi lei stessa quindi meglio non rischiare. Rimango a fissare per un po' le gocce che si infrangono sul vetro, quasi come se la natura stesse suonando una dolce melodia per portarmi nel mondo dei sogni e, in un certo senso, ci riesce. 

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Capitolo 19
*** 19 ***


Ore 4:00

Mi sono svegliata di soprassalto a causa di uno dei miei soliti incubi terribili. Non mi ci abitueró mai. Ho dato uno sguardo al cellulare e mi sono accorta di come il tempo sia passato velocemente. Fuori per fortuna il temporale è finito, la luna è ancora alta, ottima per garantirmi un po' di luce mentre cerco la casa di Aurora. Mi affideró al navigatore per trovarla, sperando che almeno lui conosca il finlandese. Salgo in moto e inizio a seguire le indicazioni, il percorso dovrebbe essere breve, il che mi stupisce perché credevo di aver perlustrato la zona da cima a fondo ma evidentemente qualcosa mi è sfuggito. Dopo circa quindici minuti raggiungo la destinazione. Impossibile non notare questa villa, dire che è enorme è riduttivo. Ha un immenso guardino con dei lampioni che illuminano tutto il prato, una ringhiera in ferro che circonda l'intera casa e una piccola scatola scura posta sopra l'ingresso del cancello. Deve essere una telecamera, sono sicura che si vorrà accertare della gente che entra ed esce da casa sua. Spengo la moto per evitare di attirare l'attenzione a quest'ora di notte e proseguo a piedi fino ad arrivare sul retro della villa. Sbarre alle finestre, grandioso. Se speravo in una fuga stile Romeo e Giulietta dovrò cambiare i miei piani. Se fossi un ladro con i mezzi giusti probabilmente saprei entrare li dentro come se nulla fosse ma in queste condizioni non posso fare molto, il minimo errore e la perderei un'altra volta. Devo entrare dalla porta principale, da lì nessuno dubiterrbbe di me e credo di sapere come fare. 
Sono ritornata a casa di corsa, un'idea mi è balenata in testa e se voglio attuarla devo assolutamente sbrigarmi. Ho visto che c'è un supermarket aperto 24h su 24h e questo fa proprio al caso mio. Spero solo di trovare tutto ciò che mi serve. Rovisto fra gli scaffali andando ad intuito e seguendo le immagini sulle scatole, dato che le scritte sono incomprensibili. Penso di aver trovato il necessario quindi pago ed esco. Arrivata a casa mi metto al lavoro. Non ho mai fatto una tinta in vita mia ma non sarà così difficile, spero. Passa circa un'ora e finalmente ho finito. Ho sempre voluto avere i capelli biondi ma mai avrei pensato di tingere, ma a essere sincera non mi dispiace. Ho messo anche delle lenti a contatto chiare, direi che fanno la loro figura. Non ho portato vestiti eleganti, credo che un paio di jeans e una felpa saranno il mio bigliettino da visita. Aspetto fino alle 8.00 poi, in sella alla moto raggiungo la villa di Aurora. 

Suono il campanello. 

" How can I help you? " ( come posso aiutarti?) 

" I'm here for the job request " ( sono qui per la richiesta di lavoro) 

" Wait" ( attendi) 

Il cancello si spalanca davanti a me e nonostante sia leggermente impaurita, compio i primi passi verso l'ingresso dove, una donna, mi accoglie. 

" What's your name? " ( come ti chiami?) 

" I'm Alycia " ( Sono Alycia) 

" Good Alycia, you start to work now" ( Bene Alycia, inizi a lavorare da adesso) 

" Now? I think.. " ( Adesso? Pensavo..) 

" Do you want this job or not? " ( Vuoi questo lavoro o no?) 

" Yeah sure" ( si certo) 

" Good. Follow me" ( Bene. Seguimi) 

Mi aspettavo un colloquio, già avevo un discorso articolato nella mente ma evidentemente non mi servirà. Ho deciso di fare domanda come cameriera, solo così potevo entrare in casa senza sembrare un ladro. Avrò il tempo di ficcare il naso in giro e scoprire dove si trova Aurora, sperando di non essere seguita continuamente da questa donna. Mi sta mostrando la casa e quello che per oggi dovrò limitarmi a fare, ovvero riordinare la cucina. Presumo che mi stia mettendo alla prova per decidere poi se tenermi oppure no quindi dovrò impegnarmi per farle una buona impressione. La cosa strana è che non mi ha chiesto documenti e generalità, se non il nome. Suppongo che mi pagherà in nero ma non è affatto male, almeno devo evitare di trovare scuse sui documenti che ovviamente non posso darle altrimenti la mia copertura salterebbe. Il suo accento non è per nulla inglese, come non lo è il mio ma da come si muove per la casa ho come la sensazione che la conosca molto bene. Non ricordo di averla vista nell'altra casa in Italia ma chissà, probabilmente è stata solo una coincidenza. Per oggi non posso pensare di muovermi da qui ma da domani inizierò a guardarmi intorno, le stanza sono al piano di sopra ed è proprio lì che andrò. 

La sera...

" Ti sei fatta assumere? Ma sei pazza? " urla Sara da dietro il telefono. 

" Era l'unico modo per entrare, quella è una specie di fortezza. E poi ho preso delle precauzioni "

" Tipo? Sei entrata con un impermeabile nero e degli occhiali scuri? Non credo funzioni sai "

" Ti ho mandato una foto di WhatsApp, giudica tu"

".............. O mio dio. Quella sei tu? No non è possibile! "

" E invece... Una tinta bionda e delle lenti azzurre ed ecco Alycia ahah che te ne pare? "

" Potrei diventare lesbica sai ahah a parte il fatto che stai benissimo, sembri proprio un'altra persona. Dubito che anche Aurora possa riconoscerti "

" Mi riconoscerà, infondo sono pur sempre io.. Comunque hai novità su suo padre? "

" Si, ho fatto amicizia con un poliziotto molto chiacchierone e.." la interrompo. 

" Sara! "

" Che c'è? L'ho fatto a fin di bene. Comunque ho scoperto che non è più in Iraq ma, udite udite, in Francia! Stanno tentando di prendere contatti senza allarmarlo più del dovuto, ricordati che ha perso la memoria "

" In Francia! Grandioso, non è lontano. Non appena avrò riportato Aurora in Italia l'accompagneró da lui. Devo lasciarti ora, domani mattina il lavoro mi aspetta "

" D'accordo, se ci sono altre novità ti faccio sapere. Buonanotte finta bionda ahah "

" Notte "

La mattina dopo... 

Mi sono alzata presto per prepararmi, ho preso la moto e ho raggiunto la villa. Ho iniziato a lavorare, stavolta mi sono occupata dell'ingresso e delle scale fino a ora di pranzo. La donna che ieri mi ha tenuta d'occhio se ne appena andata, credo non stia qui durante la pausa, quindi ne devo approfittare. Questa casa è così silenziosa che quasi mi sembra impossibile che ci sia qualcuno al piano di sopra. Inizio a salire i gradini delle scale quando una voce mi chiama. 

" Where are you going? " chiede una guardia. (Dove stai andando? ) 

" Oh I'm searching some rags to clean" ( Oh sto cercando degli stracci per pulire) 

" Not at the second floor. You should look in the lumber-room" ( Non al secondo piano. Dovresti guardare nello sgabuzzino) 

" Yeah right. Thank you" ( Si giusto. Grazie) 

L'uomo sparisce in un'altra sala e io ritorno in cucina. Mi sembrava troppo bello non essere tenuta sotto osservazione, di questo passo non riuscirò mai ad arrivare alla sua stanza. Mentre rimango assorta nei miei pensieri, sento l'insopportabile stridio del cancello, segno che qualcuno sta entrando. La stessa auto nera su cui ho visto salire Aurora giorni fa si è appena parcheggiata nel vialetto, proprio davanti all'ingresso. Dalla finestra riesco a scorgere due uomini, presumo siano le solite guardie, ma chi hanno accompagnato? La risposta non tarda ad arrivare. La portiera si apre e con passo molto lento esce lui, la ragione principale del mio odio, il suo patrigno. Ha quel sorriso maligno stampato sul viso, come se ne andasse fiero di tutto ciò che fa,un portamento autoritario, quella camminata sicura. Sento la rabbia farsi strada nel mio corpo, le mani fremono dalla voglia di fargliela pagare ma devo resistere, avrò modo di vendicarmi più avanti, ne sono sicura. Lo guardo entrare dalla porta d'ingresso mentre sale le scale quando, d'un tratto, si ferma a fissarmi. Non può avermi riconosciuto, ti prego dimmi di no. 

" E lei chi è? " chiede ad una guardia. 

" Una delle nuove cameriere. Non parla italiano "

" Meglio, così potrò apprezzare la sua figura senza che lei capisca ahah " dice, facendomi l'occhiolino. 

Lo guardo sparire nel corridoio al piano di sopra e poi finalmente tiro un sospiro di sollievo. Credevo davvero mi avesse riconosciuto, per un attimo ho temuto il peggio. Però almeno ora è convinto che io non capisca ciò che dice, quindi non si farà scrupoli a parlare davanti a me di qualunque cosa. Inoltre credo di piacergli e potrò far leva sui punti giusti per raccogliere informazioni su Aurora e su di lui. Infondo, la vendetta è un piatto che va servito freddo. 

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Capitolo 20
*** 20 ***


Un altro giorno è passato, ormai è quasi una settimana che sono qui e ancora non sono riuscita a vederla. Ogni notte continuo a sognarla, riesco a sentire la sua paura mentre chiama il mio nome, rivedo accadere ogni secondo vissuto all'aeroporto e poi, improvvisamente, mi sveglio.
Ieri non mi è stato possibile arrivare al secondo piano, ci ho provato, ma niente sfugge agli occhi delle guardie. Oggi devo giocarmi l'ultima carta che ho, sperando che vada a buon fine. 

Sono già arrivata alla villa da qualche ora e al mio arrivo ho trovato una brutta bruttissima sorpresa. Non so quando sia successo, ma la donna che il primo giorno mi ha fatto entrare per iniziare a lavorare ha assunto altre quattro ragazze, mettendole tutte al piano di sotto. Se prima speravo di poter eludere la sicurezza, ora sono circondata da possibili spie in minigonna. Sono tutte finlandesi, bionde, altissime e bellissime, mi chiedo perché si limitino a fare le cameriere, come minimo in Italia sarebbero delle modelle strapagate. Per di più dato che sono qui da prima di loro, tocca a me fare da guida e questo compito extra mi occupa tutta la mattinata. Finalmente finisco e nel pomeriggio, mentre cerco di trovare un modo per salire al secondo piano, una guardia spunta dal corridoio del piano di sopra e dal limite delle scale chiama una delle cameriere. 

" She need a cup of the. No sugar" ( lei ha bisogno di una tazza di The. Niente zucchero) 

Subito non capisco a chi si stia riferendo con quel " lei", poi, la donna che mi ha accolto interviene nella conversazione e mi toglie ogni dubbio. 

" Not her, she's just arrived. Sends Alycia, I trust more" ( non lei,è appena arrivata. Manda Alycia, mi fido di più) 

La guardia mi fa un cenno di assenso e senza fare domande corro in cucina a preparare il The. Con il vassoio tra le mani salgo le scale, fino a raggiungere l'uomo nel corridoio. 

" The last door to the left. Leave the thé and sign out" ( Ultima porta a sinistra. Lascia il tè ed esci) 

Con un cenno del capo do il mio assenso e a passi svelti mi dirigo verso quella porta che tanto aspettavo di varcare. Il vassoio trema nelle mie mani, piccoli cerchi si disegnano all'interno della tazza, segno delle vibrazioni che la scuotono. Sto per rivederla, finalmente posso farle sapere che sto bene, che quella pallottola non mi ha ucciso ma sopratutto che mai, per niente al mondo, l'avrei abbandonata. 
Prendo un lungo respiro.
Busso. 

" Come in" ( avanti) 

Afferro la fredda maniglia dorata della porta e la apro, rimanendo sulla soglia. 

" Put it on the desk, thanks" ( mettilo sulla scrivania, grazie) 

È lei. Sta seduta sul letto a gambe incrociate dando le spalle alla porta, ignara del fatto che sia stata proprio io ad entrare. Poso il vassoio sulla scrivania e richiedo la porta dietro di me. 

" Aurora" 

" Come sai il mio... "  Si interrompe non appena si volta verso di me. 

I suoi occhi si riempiono di lacrime non appena incontra il mio sguardo e scivolando velocemente giù dal letto corre verso di me. La stringo forte tra le mie braccia, la sento piangere sulla mia spalla, sento il suo respiro tremare, sento il suo cuore battere come non mai. 

" Shh, è tutto apposto. Sono qui ora, calmati " dico, accarezzandole i capelli. 

" Non ci credo, non è possibile! Dio mi sembra un sogno Lara, dimmi che non mi sveglierò ora, ti prego

" Non è un sogno, sono qui davvero " le sorrido, passando un mio dito sulla sua guancia per asciugarle una lacrima. 

" Ancora non ci credo. Pensavo non mi avresti mai trovata, pensavo che tu fossi... " 

" Morta? Diciamo che ci sono andata vicina " rispondo, sollevando la maglia per farle vedere la fasciatura. 

Il suo sguardo si abbassa sul mio ventre, mentre vedo cambiare nettamente l'espressione sul suo viso. Delicatamente posa una delle sue mani sulla benda, accarezzandomi piano per non farmi male. 

" Mi dispiace così tanto, è tutta colpa mia. Se io non ti avessi avvicinato, se non fossi venuta su quella stupida roccia quella sera ora non saremmo qui. Tu non saresti qui a rischiare la vita un'altra volta! " 

" Hai finito? Rifarei tutto da capo se fosse necessario. Non ti avrei mai abbandonato, nemmeno se ti avesse portato su di un'isola deserta avrei rinunciato a te"

" Non ti merito, davvero.. Non merito tutto questo" dice, abbassando lo sguardo. 

" Tu meriti tutto il bene di questo mondo Aurora. Sei speciale, sei l'unica che è riuscita a conquistarmi essendo se stessa. Se ora sono qui è perché a te ci tengo più di ogni altra cosa " 

Prendo il suo viso tra le mani cercando di sollevarlo quel tanto che basta per avere i suoi occhi a contatto coi miei. Sono così belli, potrei stare a guardarli per ore e perdermi nell'azzurro di quel mare,eppure sembrano così pieni di sensi di colpa, mortificati. Mi guardano come se aspettassero qualcosa, come se solo io potessi cambiare tutto quello che sta succedendo. Mi avvicino lentamente al suo viso per lasciarle un bacio sulla fronte, mentre sento le sue mani stringere forte la mia felpa. 

" Ti porterò via da qui, è una promessa. Ora devo andare o la guardia si insospettirá. Domani pomeriggio a quest'ora richiedi qualcosa da bere, tornerò di nuovo per informarti del piano"

" D'accordo. Forse sarà la prima notte che dormirò tranquilla sapendoti qui" dice sorridendo. 

Mi avvio verso la porta per uscire ma proprio mentre Afferro la maniglia della porta, la voce della bionda mi richiama. 

" Comunque il tuo cambio di look non è niente male"

" Sapevo che mi avresti riconosciuto "

Le regalo un ultimo sorriso per poi uscire, richiudendo dietro di me la porta. Scendo le scale e ritorno in cucina, tornando al mio lavoro. 

Più tardi a casa... 

Sono ritornata a casa leggermente più tardi stasera per colpa di una delle nuove ragazze. Ha combinato un pasticcio in cucina, ho dovuto darle una mano a rimettere in ordine e per di più darle un passaggio fino a casa. Ho fatto una doccia calda e ho medicato la ferita, ma non credo che stia migliorando, avrei dovuto stare a riposo, niente sforzi e invece lavoro tutto il giorno, sotto stress e con la costante paura di venire scoperta. Mi lascio cadere sul letto e compongo il numero di Sara sul telefono. 

" Ei biondina "

" Lara, finalmente. Sei riuscita a trovarla? "

" Sto bene grazie per averlo chiesto ahah comunque si l'ho trovata"

" Oh sono così felice! Come sta? "

" Sta bene, nei prossimi giorni tenterò di portarla via di lì "

" E come pensi di fare? "

" Ancora non lo so, troverò un modo. Magari la notte porta consiglio.. Tu come stai? "

" Tutto bene, ma mi manchi tantissimo "

" Mi manchi anche tu, appena torno andiamo tutte assieme a berci qualcosa, ne ho bisogno ahah "

" Non vedo l'ora. Devo lasciarti ora, i miei hanno bisogno di me. Ci sentiamo domani, notte"

" Notte"

Chiusi gli occhi poco dopo, pensando ad un modo per farla uscire da quella villa. Un insieme di idee affollarono la mia mente ma la stanchezza prese il sopravvento e alcuni minuti dopo, mi addormentai. 

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Capitolo 21
*** 21 ***


È da poco sorta l'alba qui ad Helsinki. Dalla finestra riesco a scorgere i primi raggi di sole che cercano con prepotenza di bucare le numerose nuvole sparse nel cielo. Sono stati giorni freddi, il temporale ha reso tutto più cupo e triste ma oggi forse qualcosa cambierà, ho fiducia in quel sole ancora nascosto dalle nubi, i suoi raggi riporteranno un po' di quel calore che mi è mancato. 
Mi sono vestita velocemente e sono uscita dall'appartamento con ancora un biscotto stretto tra i denti, ho preso la moto e mi sono diretta alla villa di Aurora. Nella mattinata ho svolto i miei soliti compiti, dovendo, aimé, seguire le nuove ragazze arrivate il giorno prima. Nonostante avessi mille cose a cui badare, la mia mente era costantemente impegnata a trovare un piano di fuga che non rischiasse di mettere in pericolo ne Aurora ne me. Ho già fatto mille ipotesi, mille piani A, B, C e tutte le lettere dell'alfabeto, ma nessuno di questi sembra fare al caso mio. Mentre con lo sguardo perso osservo le nuove ragazze, la donna che il primo giorno mi ha assunto sbuca improvvisamente dalla porta della cucina. 

" Alycia, come here please" ( Alycia, vieni qui perfavore) 

La seguì fuori dalla porta, un po' intimorita da ciò che volesse dirmi. 

" I have to go out for.. It's not important. Can you stay here alone with the girls?  " ( Devo andare fuori per... Non è importante. Puoi stare qui sola con le ragazze?) 

" Sure, no problem" ( certo, nessun problema) 

" Good. If you have problems, call me at this number " ( Bene. Se hai problemi chiamami a questo numero) 

Annuì prendendo il biglietto dalla sua mano e la guardai uscire dal grande portone. Questa è la mia opportunità, non credo che tornerà molto presto e l'unica cosa che ancora può impedirmi di vedere Aurora sono le guardie al piano superiore. Ieri ho detto alla ragazza di richiedere il the alla stessa ora e se sarà puntuale, la sua richiesta dovrebbe arrivare a momenti. Non feci in tempo a finire la frase nella mia mente che lo stesso uomo in giacca e cravatta si fermò sul ciglio delle scale, chiamandomi per il servizio in camera. Andai in cucina e pochi minuti dopo salì le scale diretta nella sua stanza. Aprì la porta e la trovai seduta sul letto, stavolta girata verso di me, pronta a sorridermi non appena incroció i miei occhi. Rinchiusi la porta in tempo, prima di averla stretta tra le braccia. 

" Come stai? " chiedo, scostandole una ciocca di capelli dal viso. 

" Bene, non vedevo l'ora che tornassi "

" Be ora sono qui ma dobbiamo sbrigarci. La donna che mi tiene d'occhio mentre lavoro oggi non c'è, quindi dobbiamo cogliere l'occasione "

" Non puoi portarmi fuori di qui in pieno giorno, forse non lo sai ma è pieno di telecamere e guardie ovunque "

" si lo so, l'ho notato. Ma noi andremo via di notte, le guardie in servizio sono poche e le telecamere registrano senza che nessuno le segua. Solo l'indomani mattina saprebbero cosa è successo"

" Questo è vero ma.. Tu non puoi stare qui la notte, ti mandano a casa finito il turno"

" Allora diamogli un buon motivo per farmi restare"

" Che cosa vuoi fare? "

" Dimmi un po', sei mai stata male da quando sei qui? "

" Si i primi giorni, ho avuto l'influenza, perché me lo chiedi? "

" Chi si è preso cura di te la notte? "

" Mm Anne, la donna che hai detto che oggi non c'è "

" Bingo. Sono più che certa che non tornerà stasera e io sono l'unica di cui si fida al momento. Dobbiamo solo procurarti un'influenza"

" Mmm non uscendo di casa dubito che mi verrà ahah "

" Lascia fare a me. Dammi due ore, appena passano chiedi qualcos'altro, magari da mangiare, tornerò per portarti il necessario a renderti malata "

" Tu sei pazza "

" Lo so, altrimenti ora non sarei qui. Devo andare ora, miraccomando, due ore! "

" Sarò puntualissima ahah "

Le sorrisi, dandole un leggero bacio sulla guancia prima di uscire dalla stanza. Tornai in cucina per cercare ciò che mi serviva ma sapevo che li non l'avrei trovato. Il tempo passò velocemente e quasi allo scattare delle due ore ancora non avevo nulla. Innervosita dalla situazione mi appoggiai sconfitta al bordo della finestra, tenendo lo sguardo basso sul davanzale. Un'ombra passo fuori dalla finestra, oscurando per un istante i raggi del sole che fino a poco fa stavano scaldando il mio corpo. Guardai fuori e notai una guardia, forse in pausa, prepararsi una sigaretta con del tabacco sfuso. Vi starete chiedendo cosa centri tutto questo con Aurora, ebbene centra eccome. Il tabacco, se masticato e mescolato con la saliva, fa salire la temperatura del corpo e di conseguenza fa venire la febbre. Devo solo procurarmene un po' e portarlo ad Aurora. 
Uscì dalla cucina e arrivai in giardino, avvicinandomi all'uomo seduto su uno scalino. 

" Hi. Are you Alycia? " ( Ciao, sei Alycia?) 

" Yes, I am. Do you know me? " ( Si sono io. Mi conosci?) 

" Anne tells me about you. She like you and she like your way to work" ( Anne mi ha detto di te. Le piaci e le piace il tuo modo di lavorare) 

" Oh ok. Damn i finished my sigarettes, can you..? " ( Oh ok. Dannazione ho finito le mie sigarette, potresti..?) 

" Sure, take it " ( Certo, prendilo) 

Presi un po' del suo tabacco dal sacchetto e con la scusa di aver dimenticato il fornello acceso, rientrai velocemente in cucina, ringraziandolo. Rovistai in tutti gli armadietti della cucina in cerca di un piccolo sacchetto o contenitore dove poter nascondere il tabacco. Lo trovai appena in tempo, giusto poco prima di ricevere la chiamata da parte della guardia. Risalí per la seconda volta quelle scale, bussai nuovamente alla porta ed entrai. 

" C'è l'ho fatta per un pelo. Allora, non sarà piacevole ma almeno è indolore "

" Emm... Cos'è quella roba? "

" Tabacco, quelle per le sigarette, niente di mortale. Prendine un po' e masticalo "

" Che?? No non esiste, io odio l'odore delle sigarette figurati un po' se me lo mangio! "

" Non fare la bambina viziata, mettilo in bocca e masticalo. Vuoi uscire di qui si o no? "

" Si... E va bene, dammelo"

Infilò la mano nel piccolo sacchetto trasparente contenente il tabacco e con una smorfia contrariata stampata sul viso, lo mise in bocca. Non appena iniziò a masticarlo la sua faccia si contorse in un turbinio di espressioni disgustate e inorridite per il sapore che stava provando. Non riuscì a trattenere una risata, seppur soffocata, dinanzi a quella stupenda visione. 

" Sei davvero buffa ahah dovresti vedere la tua faccia "

" Zitta.... O dio.. Che.. Schifo! Spero per te che funzioni! Bleaaaa!! " 

" Ok ok puoi sputarlo ora ahah vai a sciacquarti la bocca "

" Me la sono segnata questa eh! Ti renderò il favore Lara, stanne certa!" dice da dietro la porta del piccolo bagno. 

" Va bene ahah dovrebbe fare effetto in un paio d'ore, quando sarà il momento esci dalla stanza, vai dalla guardia e avvertila che ti senti male. Al resto penserò io ok? "

" D'accordo e se non dovesse funzionare? "

" Funzionerà vedrai, abbi un po' di fiducia. Devo andare ora, miraccomando eh"

" Tranquilla, aspetterò la febbre con ansia ahah sta attenta "

Le feci l'occhiolino nello stesso istante in cui richiusi dietro di me la porta. Guardai l'ora. Le 15.00 in punto. Ora non devo far altro che aspettare l'effetto del tabacco e poi mettere in atto il resto del piano...che ancora non ho pensato ma questi sono solo sottili dettagli, a volte la cosa migliore è improvvisare. 

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Capitolo 22
*** 22 ***


L'attesa mi distrugge. Sono sempre stata brava a nascondere le emozioni, di qualsiasi natura fossero, ma ora proprio non ci riesco. Sto passeggiando nervosamente in cucina da più di due ore, cercardo per quanto sia possibile di non insospettire ne le guardie, ne le ragazze. Dovrò essere pronta stanotte, nessun errore mi è permesso, altrimenti ne io ne lei usciremo illese da questa situazione. Portarla fuori da qui non sarà facile, nonostante il numero di uomini sia più che dimezzato durante le ore notturne, il rischio di venire scoperte è enorme. Non potrò uscire dalla porta principale, sarebbe un suicidio, ma l'unica altra via di fuga è quella della cucina. Non sono nemmeno armata, il mio prezioso coltello è in Italia, in aeroporto me l'avrebbero sequestrato se non addirittura buttato. Le guardie invece sono armate, almeno qualcuna lo è, ma anche senza pistola sono ben equipaggiate di muscoli e forza. Spero valga la regola del " tutto muscoli e niente cervello", al momento è l'unica cosa che potrebbe aiutarmi. Sono assorta nei miei mille pensieri, ma mi accorgo che nell'ingresso qualcuno sta discutendo ad alta voce. Nel caos di voci riconosco quella di Aurora e senza dare nell'occhio mi avvio verso le scale, fingendo di pulire. 

" Com'è possibile che tu abbia la febbre mh? Sei uscita di la verità!" 

" Non sono uscita e lo sai bene, sto chiusa in quella stanza tutto il giorno! "

" E allora come lo spieghi eh?? Vai in camera tua, ora"

" Io là dentro non ci torno"

Dopo le sue parole udì solo un forte rumore. Alzai lo sguardo e vidi Aurora tenersi una guancia con la mano, mentre il patrigno aveva ancora il braccio alzato dopo il forte schiaffo che le aveva appena dato. Tutto il mio corpo si irrigidí a quella vista, sentivo la rabbia scorrere impetuosa in me, le mie mani si chiusero in due pugni, così forte, che potevo sentire le mie unghie infierire sulla mia pelle. L'uomo si girò nella mia direzione aggiustandosi la cravatta e il colletto della camicia,poi cambiando espressione come solo un attore saprebbe fare, mi degna di un sorriso e con il cenno della mano mi invita a seguirlo. Senza fare domande mi accodo al suo passo, fino ad entrare nella prima stanza del corridoio. Non appena oltrepassai la soglia, sentii lo stesso odore di alcol che tempo fa avvertì nel suo vecchio studio. Non era diverso dall'altro, una grande scrivania scura, una poltrona di pelle e grandi scaffali pieni di libri e documenti ricoprivano le pareti, riuscendo quasi a nascondere il colore dei muri. 

" Alycia... I'm sorry for what you have just watched, but a father must punish his daughter when she doesn't respect the rules. Do you agree with me? " ( Alycia.. Mi dispiace per quello che hai appena visto, ma un padre deve punire la figlia quando non rispetta le regole. Sei d'accordo con me?) 

" Sure, discipline first at all" ( Certo, la disciplina prima di tutto) 

" I'm glad that you think this. I have a request. My daughter is sick and Anne can't come here on time to take care of her so.. My question is, can you stay here this night? " ( Sono contento che pensi questo. Ho una richiesta. Mia figlia è malata e Anne non può venire qui in tempo per occuparsi di lei quindi.. La mia domanda è, puoi restare qui stanotte?) 

" This night... Mmm... Yes, I can" ( Stanotte... Mmm.. Si posso) 

" Oh good. If Anne trust you, I trust too. Cook something for dinner and go in her bedroom. If you have problems, call the guard" ( Oh bene. Se Anne si fida di te, mi fido anche io. Cucina qualcosa per cena e vai nella sua stanza. Se hai problemi chiama la guardia) 

Annuì alle sue indicazioni e mi avviai verso la porta per uscire, ritornando in cucina per preparare qualcosa. Verso le 19 la casa iniziò a svuotarsi, le ragazze avevano finito il loro turno e ritornarono a casa, lo stesso fecero molte guardie, tra cui quella che ore prima mi aveva offerto il tabacco. Prima di ritornare da Aurora ho fatto un piccolo giro per vedere quanti uomini ci sono e fino ad ora ne ho contati cinque, due in casa e tre all'esterno. Un numero notevole ma di meglio non potevo chiedere. Con il vassoio tra le mani mi dirigo al piano di sopra, dritta nella stanza della ragazza. Busso ed entro, bloccando la maniglia della porta con una sedia, evitando così che chiunque possa entrare. 

" Ei biondina, come ti senti? " chiedo, avvicinandomi a lei. 

" Bene, credo..

Si alzò dal letto con velocità per raggiungermi ma la sua debolezza le impedì di fare i passi necessari per abbracciarmi e un attimo prima che il suo corpo toccasse il pavimento, l'afferrai tra le braccia. 

" Se questo è star bene non voglio sapere quando stai male ahah coraggio, mettiti a letto" dico, aiutandola a sdraiarsi. 

" Mi gira solo un po' la testa, niente di che"

" Colpa della febbre. Si starà alzando, tra un po' ti do qualcosa per fartela passare. Hai fame?  Ti ho portato da mangiare" dico, cercando una sedia per sedermi. 

" No non mi va nulla ora... ho un po' freddo"

" Vediamo se ci sono altre coperte qui in giro" 

" Non servono, mi basti tu"

Mi girai per guardarla negli occhi e mi persi nel suo sguardo bisognoso di attenzioni, come quello di un fanciullo. Le sorrisi teneramente, richiudendo le ante di un armadio che avevo aperto e mi avvicinai al suo letto, sdraiandomi accanto a lei sotto le coperte. La invitai ad avvicinarsi a me, posandole la testa sulla mia spalla e accarezzandole i capelli. Il suo braccio si strinse intorno alla mia vita e il suo corpo si avvicinò sempre di più al mio, forse alla ricerca del calore che tanto desiderava. 

" Vedi, le coperte non servono. Tu sei abbastanza calda "

" Be potrei farlo diventare il mio lavoro, la gente mi pagherebbe per stringermi e godere del mio calore ahah"

" Non esiste, nessuno avrà mai tutto ciò "

" E perché mai? "

" Perché no, non si può "

" Sei gelosa? Ahah"

" Può darsi "

Sorrisi a quella risposta e posai le labbra sulla sua fronte, lasciandole un bacio. Nel farlo mi accorsi di come la temperatura fosse salita velocemente, a breve avrei dovuto darle qualcosa o al momento della fuga non sarebbe riuscita a reggersi in piedi. Mi alzai dal letto per prenderle la medicina e dopo avergliela data ripresi la stessa posizione di prima, tornando ad accarezzarle lentamente i capelli. 

" Dormi un po', ti sveglieró quando sarà il momento "

" Ok, però tu resta qui"

" Tranquilla, non me ne vado. Rilassati ora, chiudi gli occhi" 

Pochi minuti e sentì il suo respiro farsi più dolce e moderato, segno che si era addormentata. Baciai la sua fronte e cercando di non svegliarla, mi alzai dal letto, coprendola per non farle prendere freddo. Chiusi dietro di me la porta del piccolo bagno e composi sul cellulare il numero di Sara. 

" Lara, finalmente! Come sta andando? "

" Scusa se parlo piano ma Aurora sta dormendo. Stanotte la farò uscire da qui"

" Dorme a quest'ora? Non sono neanche le nove"

" Ha la febbre, fa parte del piano"

" Scusami ma non ti seguo proprio "

Le raccontai del mio stratagemma per avere la possibilità di rimanere con lei durante la notte e di farla scappare non dovendomi preoccupare di tutte le guardie che ci sono di giorno. 

" Le hai fatto mangiare il tabacco? Povera ragazza, è disgustoso! "

" Non ti ci mettere anche tu. Ascoltami bene, ti mando per messaggio l'indirizzo di questo posto e il numero dell'ambasciata italiana che c'è qui. Se entro le quattro di domani mattina non mi faccio sentire, chiama l'ambasciata e manda la polizia "

" O santo cielo Lara! Non ho nessuna intenzione di venire a salutare la tua lapide! Non posso chiamarli ora e farvi uscire da lì? " 

" No assolutamente. La polizia non mi crederà mai, è la parola di una cameriera contro quella di un ricco sfondato. Con delle mazzette risolverebbe tutto. In più se scopre che la polizia sta venendo qui cercherà di mettere a tacere chiunque possa testimoniare contro di lui, Aurora compresa"

" Morirò d'ansia finché non riceverò la tua chiamata domani. Ti prego stai attenta, non fare sciocchezze! "

" Tranquilla, me la caveró"

" A proposito, come la tua ferita? "

" E... Va bene, tutto regolare. Ti devo lasciare ora, non vorrei che qualcuno sentisse. Riceverai il mio messaggio tra poco ok? Ci sentiamo domani "

" D'accordo. Ti voglio bene Lara, sta attenta"

" Come sempre. Ti voglio bene anche io, a presto"

Richiusi la chiamata e inviai a Sara le informazioni necessarie in caso avessi bisogno di aiuto. Uscì dal bagno e tornai a sdraiarmi accanto ad Aurora, notevolmente in preda a un incubo a causa della febbre. Strinsi la sua mano nella mia, accarezzandole il dorso con le dita, cercando di farle sentire la mia vicinanza anche in quel momento. 

" Combatti i tuoi incubi Aurora, solo così potrai smettere di avere paura. Io sono qui con te, non sei sola

Sussurrai quelle parole vicino al suo orecchio e pochi minuti dopo chiusi anche io gli occhi, consapevole che tra poche ore la tranquillità di quel momento sarebbe sparita. 

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Capitolo 23
*** 23 ***


Ore 01:30

Sto fissando il soffitto da non so quanto tempo. Sono riuscita a dormire per qualche ora finché i movimenti di Aurora non mi hanno svegliata. È stretta tra le mie braccia, sento il respiro infrangersi sul mio collo e il calore della sua mano intrecciata alla mia. Tempo fa non avrei mai pensato di poter concedere questo tipo di attenzioni ad una persona, o meglio, a qualcuno che ancora non conosco così bene, eppure qualcosa è cambiato. Ho lasciato trasparire le mie emozioni, non ho indossato nessuna maschera, non mi sono tirata indietro alla prima difficoltà ma sopratutto mi sono affezionata. Non è facile da spiegare, ma è come se ora fossi...completa. Prima non me n'ero mai accorta eppure c'era un vuoto, una mancanza, quella cosa che sentivo essere assente ma non sapevo cosa fosse. Ma da quando è arrivata lei è tutto diverso. Mi rende migliore, o almeno così pare, ma di una cosa sono certa, mi rende felice, non per qualcosa che fa, ma semplicemente essendo se stessa, quel suo modo di sorridere, di affrontare le difficoltà con coraggio, quel modo di relazionarsi con me. Nessuno ci è mai riuscito come fa lei, fa sembrare tutto così naturale, così vero da rendere tutto meravigliosamente bello. Vorrei che tutto questo continuasse, ecco perché sono venuta fino a qui, è stato un rischio lo ammetto, ma lo rifarei ancora, mille volte pur di continuare a vedere il suo sorriso. 

Ho posato una mano sulla sua fronte e con grande sollievo ho notato che la febbre è scesa notevolmente. Le sto accarezzando il braccio tentando di svegliarla nel migliore dei modi ma al contrario di me, ha il sonno pesante. Sembra stare riposando così bene, mi dispiace destarla proprio ora ma non abbiamo molto tempo e sopratutto non possiamo sprecare quello che abbiamo. 

" Ei biondina, è ora di alzarsi coraggio"

Il suoi occhi cominciarono piano ad aprirsi, nonostante la stanchezza. 

" È già ora? "

" Si, sono quasi le due, la luna è alta. Penso sia il momento giusto per uscire da qui"

" D'accordo. Uh la testa... " dice, portandosi una mano alla tempia. 
" Colpa della febbre. Prendi questo, buttalo giù in fretta è abbastanza disgustoso" 

Le porgo il bicchiere e mentre osservo la sua faccia cambiare espressione a causa della medicina, cerco qualcosa nell'armadio per coprirla dal freddo pungente della sera. 

" Metti questo, ti terrà al caldo finché non arriviamo a casa mia. Ora mi dovrai aiutare "

" Basta che non mi dai ancora qualcosa di schifoso da mangiare"

" Niente di tutto ciò. Adesso toglierò quella sedia dalla porta, tu dovrai uscire e chiamare la guardia. Portala qui in stanza con una scusa, al resto penso io. Credi di potercela fare? "

" Si non c'è problema. Tu che farai? "

" Qualcosa mi invento. Sei pronta? "

Aurora annuì. Tolsi la sedia lentamente senza far rumore e aprendo piano la porta lasciai uscire la ragazza. Mi guardai attorno cercando qualcosa di utile per quando la guardia sarebbe entrata nella stanza ma non ne ebbi il tempo. I passi si fecero sempre più vicini, finché Aurora non rientrò in camera, fermandosi nel mezzo della stanza. Riuscì a nascondermi dietro la porta giusto in tempo e non appena anche l'uomo varcó la soglia, presi la prima cosa che trovai vicino a me e con estrema forza lo colpì alla testa. Tramortito, cadde a terra privo di sensi. 

" Era la mia lampada preferita! " sussurrò la ragazza. 

" Te ne comprerò una uguale quando saremo sane e salve a casa. Andiamo ora"

Ne approfittai per prendere la pistola della guardia, a lui non sarebbe servita, a me forse, anche se speravo di non dover premere il grilletto. Presi Aurora per mano e la guidai fuori dalla stanza, percorrendo il corridoio sino ad arrivare alle scale. 

" Ora stai qui, devo occuparmi ancora di un uomo. Rimani ferma e non fare rumore " dico, girandomi per scendere al piano di sotto. 

Sentí la presa di Aurora stringere il mio braccio, tirandomi a sé con forza. Il mio viso si fermò a pochi centimetri dal suo, mentre i nostri respiri si unirono per pochi secondi. 

" Ti prego, sta attenta. Non ti voglio perdere un'altra volta"

Le sorrisi teneramente, lasciandole un piccolo bacio sulla fronte prima di scendere le scale. Poco prima di raggiungere la ragazza in stanza avevo fatto un giro di ricognizione per capire in quale posizione si trovassero gli uomini di guardia e sapevo che al piano di sotto c'è ne sarebbe stato uno ad aspettarmi, ma dove? Esclusi la cucina a prescindere, nonostante avesse l'unica altra via d'uscita oltre a quella dell'ingresso. Andai dalla parte opposta, dove le sole stanze in cui potesse trovarsi l'uomo erano il salone e uno studio secondario. Camminai rasente al muro cercando di fare il meno rumore possibile e quando raggiunsi la grande sala, notai la guardia seduta su una sedia, intenta ad osservare il cellulare. Se fossi entrata nella stanza non mi avrebbe visto dato che mi dava le spalle ma sarei riuscita a raggiungerlo senza farmi notare? La risposta posso averla solo provandoci. Tirai fuori la pistola dai pantaloni, poi a passo leggero entrai nel salone cercando di avvicinarmi molto lentamente. A mano a mano che la distanza tra noi si riduceva iniziai a sentire delle voci provenire dal suo cellulare e a giudicare dalle risate, credo stesse guardando qualcosa di comico. Riuscì ad arrivare alle sue spalle e con un movimento veloce colpì l'uomo dietro la nuca col calcio della pistola. Prima che potesse cadere a terra privo di sensi lo afferrai per la giacca, cercando di rimetterlo seduto normalmente, poi raccolsi il cellulare da terra per rimetterlo nella tasca della sua giacca. Uscì dalla sala per ritornare da Aurora, la invitai a scendere le scale e insieme arrivammo in cucina. La sua mano strinse la mia, forse in cerca di quella poca sicurezza che potevo darle. Lentamente aprí la porta e non appena la spalancai, una voce alle mie spalle mi geló il sangue. 

" Dove pensi di andare mh? Credevi davvero di avermela fatta? "

Con lo sguardo pietrificato mi girai e nonostante l'oscurità della stanza, riuscì a riconoscere il ghigno crudele del patrigno della ragazza. La porta che avevo appena aperto si richiuse con un sonoro tonfo, mentre due guardie, probabilmente quelle esterne, bloccarono l'unica via d'uscita che avevo. 

" Sono davvero sorpreso. Dico sul serio. Ero sicuro di averti messo fuori gioco all'aeroporto e invece... "

" Doveva assicurarsi che i suoi uomini sapessero usare una pistola. Una mira davvero scarsa"

" Oh non temere, stavolta non sbaglieranno. La cosa che più mi sbalordisce è come tu sia disposta a morire per una ragazzina che nemmeno conosci. Non so come tu abbia fatto a trovarla ma sappi che tutto questo dispendio di energie non ti è servito a nulla. Hai solo peggiorato le cose" dice, compiendo pochi passi verso di me. 

" Ma davvero? "

" Già. Avevo programmato di farla fuori tra un paio di mesi ma visto che sei qui, perché non fare una fine di coppia? "

" L'unica fine sarà la tua. Non credere che sia una ragazzina sprovveduta "

Mi spostai velocemente da un lato della stanza portandomi dietro Aurora. Tirai fuori la pistola dai pantaloni togliendo la sicura col pollice e tenendola dritta davanti a me, cercai di difendermi. 

" Bene, oltre che testarda sei anche stupida. Se mi spari, i miei uomini spareranno a te e a lei. Se spari ai miei uomini le altre guardie saranno qui in pochi secondi e indovina. Come vedi non hai scampo"

" Questi non sono problemi tuoi. Ora noi usciamo da qui, se provi a seguirci non esiteró a fare fuoco" 

Spostai la mira sulle due guardie, cercando di far capir loro di spostarsi dalla porta. I due uomini aspettarono il consenso del patrigno e ad un suo cenno, lasciarono libero il passaggio. Continuai a tenere alta la pistola nella loro direzione mentre camminando a ritroso feci uscire prima Aurora, per poi seguirla a mia volta. Passare dal cancello principale è impossibile, le altre guardie ci vedrebbero, ma sul retro forse una possibilità c'è . 

" Corri verso il recinto, sbrigati! " 

" E tu? "

" Vai! Io ti raggiungo" 

Guardai Aurora allontanarsi, poi camminando all'indietro tenni d'occhio la porta da dove poco fa ero uscita. Raggiunta la recinzione, aiutai la ragazza a scavalcare ma non ne ebbi il tempo. Due proiettili colpirono la siepe accanto a me, facendomi cercare d'istinto un riparo. Un muretto di pietra riuscì a proteggerci in tempo, prima che uno dei colpi potesse raggiungerci. 

" Lara non c'è la faremo mai! " dice, tappandosi le orecchie con le mani per non sentire gli spari. 

" Si invece. Ora io ti copro e tu scavalchi quella dannata recinzione, ok? Non ti fermare per nessun motivo" 

" Io non ti lascio qui! "

" Non è il momento dei sentimentalismi. Fa come ti ho detto o nessuna delle due ne uscirà viva. Al mio tre, pronta? "

" Si"

" Uno. Due. Tre. Vai vai vai! "

Mi alzai da terra uscendo dal muretto sparando davanti a me, cercando di tenere impegnate le guardie. Non avrei mai voluto premere quel grilletto ma non avevo altra scelta. Sparai 5 colpi prima di fermarmi, qualcosa attirò la mia attenzione alle mie spalle. Non riuscì a girarmi in tempo, un'ombra scura comparí dietro di me e con estrema freddezza mi colpì alla testa. Non persi i sensi, almeno non del tutto. Guardai davanti a me con la poca forza che mi era rimasta e osservai Aurora corrermi incontro, finché due uomini non la bloccarono a terra. I suoni iniziarono a scomparire, tutto assunse un ritmo diverso, i movimenti, le voci. Sembrava che qualcuno avesse azionato il rallentatore. Sentivo solo il freddo dell'erba sul mio volto, poi qualcosa di caldo scese lentamente dalla mia fronte. Sangue. Il terrore negl'occhi della ragazza è l'ultima cosa che ricordo, poi, il buio. 

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Capitolo 24
*** 24 ***


" Lara! Lara! Ti prego svegliati!" sussurra una voce. 

Sento qualcuno chiamarmi, ma non riesco a capire se stia sognando oppure no. Ho la mente un po' confusa, ricordo vagamente quello che è successo, ma ci sono dei vuoti che ancora non riesco a colmare. Con molta difficoltà ho aperto gli occhi e una lieve luce mi ha accecato momentaneamente, rendendo difficile distinguere tutto ciò che mi circonda. 

" Lara, grazie al cielo. Come ti senti? " chiede la ragazza.

Alzo lo sguardo per risponderle e la vedo seduta su una sedia difronte a me con le mani dietro la schiena. 

" Biondina... Dove.. Dove siamo? " 

" Nella cantina, ci hanno portato qui circa un'ora fa. Ti senti bene? "

" Si, ho solo un mal di testa tremendo non so perché "

" Una delle guardie di ha colpito alla nuca, sei caduta a terra e poi sei svenuta. Non ricordi? "

" Ora che me l'hai detto si. Ma che.. ? " 

Subito non mi ero accorta di dove stessi seduta, ma dopo aver provato a muovermi ho realizzato che, come Aurora, ero legata mani e piedi ad una sedia. Tutt'intorno a noi c'erano vecchi scaffali con chissà quali cianfrusaglie sopra, alcune ruote di un'auto in un angolo e delle cassette rosse in metallo, probabilmente di un meccanico. Una piccola lampadina inpolverata pendeva dal soffitto con un filo sottilissimo, illuminando la stanza con una luce fioca. 

" Non è un buon segno questo"

" Che intendi? "

" Se voleva tanto elimanarci perché prendersi la briga di legarci e chiuderci in una cantina? Non credo che abbia ancora finito con noi due"

" Pensi voglia chiedere un riscatto? "

" Purtroppo no. Che se ne farebbe di altri soldi? È già ricco sfondato. Spero solo di sbagliarmi..."

Finì la frase e un rumore metallico risuonò nella stanza, una chiave scatto nella porta della cantina, spalancandola alle mie spalle. Sentí alcuni passi dietro di me, sempre più vicini. Improvvisamente comparí un uomo alla mia destra, subito pensai fosse una guardia ma non appena il suo viso venne illuminato dalla luce della lampadina, realizzai che si trattava del patrigno. 

" La bella addormentata si è svegliata vedo. Bene perché volevo proprio giocare un po' con te" 

" Che cosa vuoi eh? Perché siamo qui? "

" Te l'ho detto voglio giocare un po'. Da chi potrei cominciare? Mmm da te? O da lei? Ovviamente l'una sarà la spettatrice dell'altra, così non ci si annoia"

" Non osare toccarla "

" Altrimenti? Sei legata, non puoi fare nulla "

" Ripeto. Non osare toccarla"

L'uomo abbassò lo sguardo sorridendo, facendo pochi passi per avvicinarsi. Scattò improvvisamente verso di me, tirandomi uno schiaffo in pieno viso. 

" Questo tuo tono minaccioso mi ha stufato. Ora ti insegno cosa vuol dire la parola rispetto" 

" Lara! Stai bene? "

" Zitta tu! Altrimenti inizio da te"

" Lasciala fuori. Vuoi giocare? Bene, sono qui. Che aspetti? " 

Sapevo che la mia provocazione lo avrebbe fatto innervosire, ma non potevo permettere che se la prendesse con Aurora. Ha le mani pesanti e lei non resisterebbe neanche cinque minuti. Lo schiaffo di prima è stato forte, sento la guancia in fiamme ma sono sicura che in confronto a quello che farà tra poco, quello è stato anche troppo delicato. Sollevai il viso per guardarlo negli occhi e in un attimo si avventó su di me. Uno schiaffo, poi due, tre. Cercai di abbassare il viso per tentare di proteggermi ma non servì. Iniziò a prendermi a pugni nello stomaco, proprio dove ancora avevo le bende per la ferita precedente. Il dolore che avvertì in quel momento è indescrivibile,una scossa mi attraversò tutto il corpo, dalla punta dei piedi fino sulla schiena  concentrandosi sull'addome. D'improvviso si fermò e quello fu l'unico momento dove, dopo parecchi secondi, riuscì a riprendere fiato. Senti le sue mani su di me, stava tentando di strapparmi la maglia ma essendo spessa, non ci riuscì o almeno, non subito. Scomparí dalla mia vista per alcuni secondi, tornando con un coltello seghettato. Affondò la lama nella mia felpa e con un minimo sforzo strappò entrambi gli indumenti che avevo addosso, lasciandomi in reggiseno. 

" Dovresti sostituire le bende, non vorrei che si infettasse sai.. Provvediamo "

Tagliò le garze intorno al mio ventre e scoperto il cerotto rettangolare che ricopriva la ferita, lo strappò con forza. Avrei voluto urlare, gridare come mai avevo fatto prima, ma non ci riuscì, il dolore era talmente forte che il suono della voce mi morì in gola. Serrai la bocca per contenere la sofferenza, ma in quel momento sentì il mio corpo spegnersi secondo dopo secondo, l'adrenalina stava terminando, lasciando spazio solo alla più atroce delle agonie. 

" Smettila! Ti prego lasciala stare!! " 

" Non mi pare si stia lamentando quindi perché dovrei fermarmi mh? "

Attese una mia risposta che però non arrivò. Infastidito, mi afferrò per i capelli tirandomi indietro la testa, così da potermi guardare negli occhi. 

" Allora? Quanto pensi di resistere eh? "

" Abbastanza...da prenderti...a calci" dico, sforzandomi di sorridere in segno di superiorità. 

Aumentò la presa, facendomi sussultare per il dolore ma ancora non sapevo che si sarebbe spinto oltre. Un secondo dopo, la lama del coltello si posò sul mio collo, era fredda, quasi piacevole dopo tutto, premeva pericolosamente appena sotto il mento, mettendo a dura prova il mio autocontrollo. 

" Vuoi fare l'eroina eh? Bene, ti accontento. Ma sappi che farai anche la fine di un eroe che muore sul campo di battaglia"

" So accettare...la sconfitta...sei tu quello che...dovrebbe avere paura"

" Paura? Ahah di chi? Di te? Nemmeno se fossi slegata riusciresti ad alzare un dito"

" Se ne sei...cosi sicuro...perché non mi sleghi? "

" Pagherai cara questa tua presunzione, te lo posso assicurare"

Alzò il braccio per colpirmi ma qualcosa lo fermò. Il suo sguardo si spostò dal mio viso, alle mie spalle. Lo stesso rumore metallico che avevo sentito prima che l'uomo entrasse nella stanza si ripeté, seguito da una voce maschile. 

" Deve venire di sopra, ora"

" Sei fortunata, il lavoro mi chiama. Ma non temere, tornerò a giocare con te... E con lei " 

Si voltò verso Aurora passandole una mano nei capelli, poi sorridendo soddisfatto, sparì alle mie spalle, chiudendo con un tonfo la porta. Stremata, lasciai scivolare la testa in avanti, sciogliendo ogni muscolo che fino a pochi secondi fa era contratto. Trassi un lungo respiro che però non fu per nulla piacevole. I colpi che mi ha inflitto sul ventre sono stati forti e violenti e dato che ancora non sono nel pieno delle forze, il mio corpo ha avvertito il dolore in maniera amplificata. 

" Lara! Rispondimi ti prego! "

" Tranquilla...è tutto...ok...sto bene"

" Mi dispiace, mi dispiace tanto! Non volevo che finisse così, è tutta colpa mia, ti prego perdonami! " 

La sua voce si tramutó in un pianto, uno di quelli colmi di sofferenza, di rabbia, di dolore. Vedermi in quello stato la sta distruggendo, si sente in colpa per ciò che è accaduto ma lei colpe non ne ha. È l'unica persona che ha saputo capirmi, l'unica con la quale ho condiviso le mie più profonde emozioni, l'unica che fino ad ora mi ha reso davvero felice. 

" Smettila...non è colpa tua...non sei tu ad...ad avermi fatto del male. E poi...ancora non è...finita "

" Guardati Lara, per poco non ti uccideva! Che cosa possiamo fare?? "

" Abbi pazienza...i rinforzi... "

" Rinforzi? Di che stai parlando? "

" Sara...lei ci... "

" Lara! Lara! "

Sentì il mio nome venir pronunciato due volte, poi il silenzio. Il dolore era aumentato in modo incredibile, così forte da farmi perdere i sensi. Finché l'adrenalina era nel mio corpo, ne il dolore ne il freddo sembravano un problema, ma ora, nonostante abbia perso i sensi, sento la temperatura calare di minuto in minuto, indebolendomi ulteriormente. Non so quanto avrei resistito, ne quando quell'uomo sarebbe tornato, ma l'unica cosa che dovevo fare ora era tenere duro, tentare di resistere il più possibile finché la polizia non fosse arrivata. Dovevo farlo per me, ma soprattutto per lei. 

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Capitolo 25
*** 25 ***


Ore 4.30 

" Lo sai che non reggerà per molto vero? Sarà divertente vederla morire sotto i tuoi occhi "

" Sei un bastardo! "

" Attenta a come parli! Non vorrei che fosse lei ad assistere per prima alla tua fine"

Voci confuse affollarono la mia mente. Iniziarono a diventare più nitide col passare dei secondi, fino a quando non riuscì a distinguerle perfettamente. Aprì gl'occhi abituandoli alla luce fioca della lampadina e alzando lo sguardo, cercai Aurora. Stava seduta li, legata sempre su quella sedia dove poco prima l'avevo lasciata, però stavolta non era sola. Il patrigno le era accanto, con una mano stretta al collo e lo sguardo intriso di odio e sdegno, quasi a volerla uccidere solo fissandola. 

" Oh ti abbiamo svegliato? Mi dispiace un sacco " dice, voltandosi verso di me. 

" Ti avevo detto di non toccarla "

" Come vedi l'ho toccata invece e tu non puoi fare nulla "

" Lasciala stare, riprendiamo il nostro gioco "

" Vedi Aurora, è lei a chiedermelo. Non è colpa mia,non posso non accontentarla "

La ragazza tentò di dire qualcosa ma il mio sguardo la zittí. Non volevo assolutamente che quell'uomo le facesse del male e l'unico modo che avevo era quello di attirare l'attenzione su di me. 

" Allora, vediamo di iniziare degnamente "

Si avvicinò a me con velocità e con uno spintone fece cadere indietro la sedia su cui ero seduta. Le mie mani erano legate dietro lo schienale e cadendo tutto il mio peso finì su di esse, procurandomi un dolore lancinante. Tentai di dondolarmi per cercare di mettermi su di un lato ma non ci riuscì, l'uomo afferrò le gambe della sedia, spingendola verso il muro. Sentí un rumore di legno spezzato e subito dopo avvertì allentarsi la presa della corda intorno ai miei polsi. Riuscì a sfilare le mani da sotto lo schienale e non appena l'uomo si avvicinò a me, mi avventai su di lui. Avevo ancora i piedi legati ma poco importava, lo trascinai a terra con me e tentai di metterlo ko. Avrei tanto voluto porre fine alla sua vita, ha fatto del male a troppe persone e merita la più atroce delle sofferenze ma non spetta a me fargliela pagare, non voglio diventare un mostro come lui. Afferrai un tubo di metallo li accanto a me e con forza cercai di colpirlo ripetutamente, sperando che così avrebbe smesso di dimenarsi. Sapevo di essere in svantaggio, già in partenza. La ferita al ventre continua a farmi male, dopo i colpi ricevuti qualcosa deve essere peggiorato, la cicatrice sembra essersi aperta nuovamente e il sangue che ho intravisto ne è la prova. So di essere debole, a breve le mie forze mi abbandoneranno, ma spero che per allora sia tutto finito. La mia mente non è lucida, è guidata dall'adrenalina del momento e tutto ciò non è a mio favore. Mentre tento di colpirlo, come una stupida lascio inavvertitamente la presa su una delle sue mani, quel tanto da permettergli di capovolgere la situazione a suo vantaggio. In un secondo mi ritrovo sotto di lui, immobilizzata dalla vita in giù e con il tubo di metallo che spinge pericolosamente sul mio collo. Entrambe le mie mani sorreggono l'arma ma la sua posizione e la sua forza sono nettamente superiori alla mia. Sento il freddo del ferro premere pesantemente su di me, il battito accelera, il respiro si fa più pesante e l'aria comincia a mancarmi. 

" È il tuo momento ragazzina. Di addio alla tua amichetta "

La pressione aumentò ancora di più, ormai non un solo filo d'aria entrava dalla mia bocca. Pochi secondi e tutto sarebbe finito. Tanta fatica, tanto soffrire per cosa poi? Niente. Ho fallito, mi sono cacciata in un guaio più grande di me e ho dato false speranze ad una ragazza. Credevo davvero di poterla salvare, di poterle dare tutto ciò che negl'anni le era mancato, una famiglia, degli amici, un padre. Già, ancora non sa che suo padre è vivo, volevo dirglielo non appena fossimo state al sicuro, in Italia, ma ormai è troppo tardi.
I miei occhi stavano per chiudersi per sempre, le forze lasciarono il mio corpo lentamente ma proprio quando pensavo di stare per morire, uno sparo rieccheggiò nella stanza. L'uomo allentó la presa, sorpreso dal rumore appena udito. Lanciò uno sguardo alla porta come a chiedersi cosa fosse successo ma non ricevette nessuna risposta. Approfittai del momento, raccolsi le ultime energie rimaste per spingerlo via e rimettermi in piedi, sciogliendo la corda che ancora mi univa alla sedia. Adirato ulteriormente per essersi fatto sopraffare da me, riprese la rincorsa, venendomi nuovamente addosso. Scagliò il tubo di metallo orizzontalmente sul mio ventre e approfittando della situazione, mi spinse contro il muro, tornando a premere con forza sul mio collo. 

" È durata anche troppo. Sei davvero una spina nel fianco "

Con tutta la forza che aveva spinse il tubo verso l'alto e i miei piedi si sollevarono da terra. 

" Lasciala! Ti prego!! Smettila! " singhiozzó Aurora. 

All'improvviso la porta si spalancò con un tonfo assordante, tre uomini in divisa entrarono prepotentemente nella stanza, minacciando l'uomo puntandogli le pistole addosso. Esitò qualche secondo poi finalmente lasciò la presa. Le mie gambe toccarono terra ma non riuscirono a reggere il mio peso e scivolando lungo il muro, mi ritrovai sul pavimento. Una delle guardie raggiunse Aurora, liberandola dalle corde che la tenevano legata alla sedia. Si precipitò accanto a me, prendendomi il viso tra le mani per avere la mia attenzione. 

" Lara, guardami coraggio! "

Con estrema fatica tentai di tenere gli occhi aperti, scrutando il suo sguardo preoccupato. 

" È... È tutto...ok"

" Resisti, l'ambulanza sarà qui tra poco. Hai freddo? "

Non aspettò la mia risposta. Si tolse la sua felpa coprendomi delicatamente per non farmi male. La ferita sanguinava copiosamente, quasi come se mi avessero sparato una seconda volta. Guardai di sfuggita le altre due guardie ammanettare e scortare fuori il patrigno mentre il suo sguardo intriso di odio mi osservò un ultima volta prima di uscire. La voce di Aurora riportò la mia attenzione su di lei, notando come la sua espressione fosse preoccupata. 

" Ei, guardami! Devi restare sveglia, non ti addormentare "

" Aurora... "

" Sono qui Lara, sono qui. Non ti lascio" dice, accarezzandomi il viso. 

" Io...io.."

" Coraggio, tieni duro! È tutto finito ora, starai meglio vedrai! "

Sorrisi forzatamente a quelle parole, solo per provare a farle credere che sarebbe andata così. Sentivo il caldo del sangue colare sul ventre e un attimo dopo lo sentí scivolare lungo il lato delle mie labbra. Gli occhi di Aurora si riempirono di lacrime, le sue mani mi accarezzavano il viso e i capelli, ma le sentivo tremare a ogni piccolo tocco. 

" Non...non avere...paura "

" Non mi lasciare Lara, ti prego! Non c'è la posso fare senza di te, sei tutto quello che ho! "

" Non mi dimenticherò...di te...mai. Sei stata...sei...aah"

" Shh, non sforzarti, parleremo dopo. Coraggio tieni duro! Ecco, le senti? Le sirene dell'ambulanza! Sono qui Lara, ora starai meglio! "

Flebili suoni arrivarono alle mie orecchie. Sirene? Forse. Ormai il mio corpo non reagisce più, tutto sembra muoversi più velocemente di quanto io possa capire e anche le immagini iniziano a perdere colore. Due figure dai vestiti accesi entrarono nella stanza e posando delle borse a terra, si avvicinarono a me. Alcune parole incomprensibili uscirono dalle loro bocche, forse parlavano finlandese, non saprei, quello era l'ultimo dei miei pensieri. Sentí la presa di qualcuno afferrarmi le spalle e stendermi a terra, una figura femminile dai capelli chiari stava alla mia sinistra, tenendomi per mano. La lampadina penzolante dal soffitto oscillava lentamente sopra la mia testa illuminando, per quel poco che riuscivo ancora a vedere, tutto ciò che mi circondava. Poco dopo una maschera trasparente mi coprì parte del viso e un secondo dopo avvertì l'afflusso di aria fresca arrivare direttamente ai polmoni. 

" Resta con me Lara, ti prego! "

Sentí solo quella frase, risuonò nella mia testa come se a dirla fosse stata una persona lontanissima,quasi come un eco trasportato dal vento. La luce fioca della lampadina si assottiglió sempre di più mentre i miei occhi iniziarono a chiudersi. Pochi secondi e poi il buio. Il nero più totale. Nessun suono, nessuna voce, niente di niente, solo l'oblio più profondo, l'oblio eterno. 

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Capitolo 26
*** 26 ***


Aurora Pov

" How is she?" ( Come sta?) 

" Your friend is very strong, never in my life I saw someone fight against death like her. But..." ( La tua amica è davvero forte, mai in vita mia ho visto qualcuno combattere contro la morte come lei. Ma...) 

" What?! I want know! " ( Cosa?! Io voglio sapere!) 

" Her wounds are very serious. She's bleeding internal, I have done the better that i could but now all depends from her. I don't know if she'll pass the night" ( Le sue ferite sono molto gravi. Ha un'emorragia interna, io ho fatto il meglio che ho potuto ma ora dipende tutto da lei. Non so se supererà la notte) 

"......... "

" I'm sorry. Stay with her, she needs you " ( Mi dispiace. Stai con lei, ha bisogno di te) 

Rimasi a fissare quel lungo corridoio bianco per non so quanto tempo. Non posso crederci. Sarebbe davvero finita così? L'avrei vista morire senza poter far nulla? No...non può essere vero. Mossi pochi passi verso la porta della sua stanza, afferrai la fredda maniglia della porta e con il cuore in gola entrai. La stanza era buia, solo una piccola luce azzurra al di sopra del letto permetteva di distinguere le sagome della camera. C'era un silenzio inquietante, uno di quelli che pensi che da un momento all'altro si interromperá, magari con un rumore improvviso o meglio, con la sua voce. Eppure, più la guardo e più sento che l'unico suono che può provenire da lei è il suo lento respiro. Accanto al letto c'è una sedia scura e su di essa ho intravisto qualcosa di familiare. La sua felpa. La stringo tra le dita per qualche secondo poi, sedendomi, l'avvicino al mio petto per sentire il suo profumo dolce...credo sia il mio preferito. Ora più che mai vorrei un suo abbraccio, vorrei sentire la sua voce che mi rassicura, vorrei perdermi sei suoi occhi scuri mentre mi parla, vorrei poterle dire quanto mi dispiace. Ma non posso, nulla di tutto questo è possibile ora. 
Infilo la sua felpa sopra i miei vestiti, infondo è come se l'avessi addosso così... Più o meno. Poso il mio sguardo su di lei e i miei occhi iniziano a tremare. Una maschera trasparente le ricopre parte del viso, mentre un tubo bianco si dirama sul suo petto, fino a incastrarsi in un grande macchinario accanto al letto. Sul viso ha tanti piccoli tagli e lividi, alcuni coperti da piccolissimi cerotti, altri lasciati scoperti, già in via di guarigione. Una coperta chiara la tiene al caldo dalla vita in giù, mentre le sue braccia poggiano ai lati del suo corpo, sopra il lenzuolo. Avvicinai la sedia al suo letto e delicatamente prensi la sua mano tra le mie, avvertendo il suo calore sulla mia pelle. Da quando l'ho conosciuta ho sempre notato come le sue mani fossero sempre calde in ogni occasione, quel tepore piacevole che quasi stentavo a credere fosse possibile. Eppure ora vorrei tanto potermi stringere accanto a lei, sentire il suo cuore battere mentre la mia testa poggia sul suo petto, avere la sua mano tra i miei capelli, le sue labbra sulla mia fronte. Mai nessuno si è preso cura di me come ha fatto lei, mi ha dato tutto ciò che avevo sempre sognato e io l'ho ripagata in questo modo. 

" Non so se puoi sentirmi, ma non importa. Ti devo chiedere scusa, ho fatto un bel casino ma credimi, non volevo. Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrate? Io si, come se fosse ieri. Me ne stavo seduta su quella roccia tutta sola, aspettando che qualcosa cambiasse nella mia vita quando ad un certo punto sei arrivata tu. Avevi uni sguardo duro, quasi impenetrabile, eppure mi hai colpito subito. Sono certa che all'inizio mi hai odiata, come biasimarti, ho occupato il tuo posto segreto, ti ho chiesto di farmi fare un giro del posto, ho preteso anche una notte in tenda nel bel mezzo del nulla, una vera palla al piede. Eppure, non mi hai abbandonata. Non te l'ho mai detto, ma quando quella sera sei venuta sotto la mia finestra con il tuo piccolo laser, ho creduto davvero di sognare. L'ho trovata una cosa così dolce, in qualche modo eri preoccupata per me e hai fatto di tutto pur di vedermi. Anche quando mi hai prestato la tua giacca, sono rimasta stupita da quel gesto sai, so che è banale ma dentro di me ha avuto un grande effetto. Tante piccole emozioni che col passare dei giorni sono cresciute sempre di più, fino a diventare qualcosa di inspiegabile. Se sto con te mi sento...bene, sono completa, non mi manca nulla, provo delle sensazioni totalmente nuove e ora che so che potrei perderti, mi sento morire. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di te, non adesso che finalmente siamo insieme Lara. Ti prego, non lasciarmi, non lasciare che tutto questo finisca, io ho bisogno di te! " 

Non riuscì a trattenermi e senza vergogna lasciai che le lacrime colme di rabbia e tristezza mi rigassero il viso. Piansi a lungo, molto a lungo, poi, stanca, mi addormentai accanto a lei, poggiando la mia testa sul bordo del letto, stringendo la sua mano tra le mie. 

Qualche ora dopo... 

WRRRR.... WRRRR.... 

Mi svegliai improvvisamente sentendo uno strano suono soffocato. Il mio ventre tremava. Infilai la mano nella tasca della felpa e con grande sorpresa trovai un cellulare con una chiamata in arrivo. Sara. 

" Lara! Stai bene?? Perché non mi hai chiamato! La polizia è arrivata? "

" Ciao Sara "

" Aspetta tu non sei Lara... Aurora? Sei proprio tu? "

" Si"

" Oh grazie al cielo! C'è l'ha fatta allora! Come state? "

" Senti, devo dirti una cosa... "

" È successo qualcosa? Dov'è Lara? Voglio parlarle "

" Non può parlare ora... Lei...è in coma "

" Cosa...che stai dicendo?? Che le è successo?? "

" La sua ferita si è riaperta, ha subito altri danni e il suo fisico non ha retto. Il dottore dice che ha un'emorragia interna, non sa se passerà la notte "

" O mio dio..."


La sua voce iniziò a tremare e pochi secondi dopo i singhiozzi del suo pianto presero il posto delle parole. 

" Prendo il primo aereo, nel pomeriggio sarò li"

" Non farlo, sarebbe inutile. Non ti farebbero entrare, la stanza è sorvegliata da poliziotti e oltre a me e ai medici non può entrare nessuno "

" Ma io voglio vederla, se dovesse..."

" Lei non morirà ok? Non può morire. Lo so che si sveglierà, torneremo a casa assieme"

" Ok... Ma tienimi informata ti prego, chiamami senza esitare "

" Lo farò... Ah una cosa, so che lei e suo fratello sono molto legati, non dirgli nulla per ora, nemmeno ai genitori "

" Non posso non informarli, anche se non ha un gran rapporto con loro, è giusto che sappiano no? "

" Ti prego, non dire nulla adesso. Si preoccuperebbero inutilmente sapendo di non poter essere qui"

" D'accordo... Se hai novità fammi sapere ok? "

" Promesso, a presto"

" Aspetta... Dai un bacio a Lara per me"

" Lo farò, tranquilla "

" Grazie, ciao "


Riagganciai la chiamata e posai il telefono su un comodino li accanto, tornando a osservare la ragazza. Una ciocca di capelli le cadeva dolcemente su un lato del viso, coprendole leggermente un occhio. Mi avvicinai a lei, scostandole i capelli, approfittando per lasciarle il bacio che Sara mi aveva chiesto. Accarezzai la sua guancia per un po', sperando che quel mio gesto potesse in qualche modo farle sapere che ero lì con lei. D'un tratto il macchinario elettronico li vicino iniziò a suonare rumorosamente, quasi come se fosse un allarme e in poco tempo un paio di medici entrarono in stanza frettolosamente. 

" What happen? " ( che succede?) 

" She's having a collapse. Out of the room, now" ( Sta avendo un crollo. Fuori dalla stanza, ora) 

La porta si richiuse con un tonfo davanti ai miei occhi spaventati. Mi lasciai scivolare contro il muro fino a sedermi a terra, le ginocchia erano piegate e le mani affondate nei capelli. C'è la farà, lo so. È solo una cosa passeggera, deve esserlo. Stetti ad aspettare a terra per svariati minuti quando finalmente la porta si riaprì. 
Mi alzai in piedi immediatamente cercando lo sguardo del primo medico disponibile. 

" She is...? " ( Lei è...) 

Un uomo sulla cinquantina, lo stesso che poco prima mi aveva fatto uscire, si fece largo tra gli infermieri per raggiungermi. Posò una mano sulla mia spalla e con occhi sinceri rispose alla mia domanda. 

" She's alive. Don't worry, she's strong. This collapse is normal, it's a sign that she's fighting " ( È viva. Non preoccuparti, è forte. Questo crollo è normale, è il segno che sta combattendo) 

" Can I? " ( Posso?) chiedo, cercando di entrare nella camera. 

" Sure. Speak with her, I think she can hear you " ( Certo. Parla con lei, penso che possa sentirti) 

Mi sorrise un ultima volta, lasciandomi entrare. Ritornai a sedermi accanto a lei e notai che la mascherina per l'aria che aveva poco prima ora non c'era più. Finalmente Riuscivo a vedere il suo bellissimo viso e d'istinto arrossì. 

" Se è questo l'effetto che ti faccio quando ti do un bacio mi guarderò bene dal non farlo più eh. Mi hai fatto spaventare, dico sul serio. Quanto pensi di dormire ancora? Coraggio, ti devi svegliare, ho bisogno di specchiarmi nei tuoi occhi e sentire quella voce che mi piace tanto"  dico, prendendole la mano. 

Intrecciai le sue dita con le mie, cercando di non stringere per non farle male. Accarezzai il dorso della mano dolcemente, disegnando piccoli cerchi, portandola poi vicino al mio viso. All'improvviso notai un movimento. La sua presa si rafforzó. Una delle sue dita si mosse.

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Capitolo 27
*** 27 ***


Aurora pov

Sentì la sua stretta aumentare intorno alle mie dita per pochi secondi. Accarezzai il dorso della sua mano dolcemente  lasciandole un piccolo bacio, nella speranza che potesse sentirmi e rimasi ad asservare il suo viso in cerca di qualunque segno del suo risveglio, passando lentamente una mano nei suoi lunghi capelli. 

" Coraggio Lara, puoi farcela. Segui il suono della mia voce, torna da me ti prego " 

La sua mano si mosse nuovamente, prima una, poi due volte. Posai il mio sguardo sul macchinario accanto a lei e seguì la sottile linea del suo cuore farsi sempre più veloce, aumentando secondo dopo secondo. Poi, d'improvviso, si arrestó, tornando a battere normalmente. 

" Non ti arrendere...ho bisogno di te"

..... 

" E io...di te"

La sua voce. Volsi il mio sguardo verso di lei, incrociando finalmente i suoi bellissimi occhi. 

" Ei! Era ora che ti svegliassi, quanto volevi dormire? "

Non mi rispose, ma un piccolo sorriso si fece strada sul suo volto. 

" Come ti senti? " chiedo, accarezzandole la guancia. 

" Domanda...di riserva? "

" Si hai ragione ahah senti dolore da qualche parte? "

" Si...ma cerco...di non...pensarci. Tu piut...piuttosto...come stai? "

" Ora che posso sentire di nuovo la tua voce, bene. Non fare mai più una cosa del genere ok? "

" E tu...sta alla larga...dai guai"

" Promesso! Devo chiederti scusa, lo so che non servono a molto le mie parole però ci tenevo che tu sapessi questo. Ho combinato un casino e mai avrei voluto che tu..." Mi interrompe. 

" Hai...finito? "

" Non mi sdebiteró mai con te"

" Aurora...tu non...mi devi nulla. Rifarei...tutto mille volte...pur di saperti...al sicuro...con me"

Mi sorrise come solo lei sapeva fare. Uno di quei sorrisi sinceri, pieni di sicurezza e amore, quelli che ti scaldano il cuore e ti fanno sentire protetta come mai nella vita. Prese la mia mano che ancora stava accarezzando la sua guancia e la strinse forte, riportandola al bordo del letto. 

" Non posso più stare senza di te"

" La distanza...è finita. Ora tu...vieni a casa...con me"

" Non vedo l'ora. Ora dovresti riposarti un po' però, sei molto debole"

" Si...dormi un po'...anche tu"

" Lo farò tranquilla. Se hai bisogno io sono qui ok? Non ti lascio sola"

" Grazie"


Chiuse gli occhi e dopo pochi secondi si addormentò. La mia mano stringeva ancora la sua, quasi come se ormai fossero inseparabili. Mi chinai sul suo viso lasciandole un piccolo bacio sulla fronte, per poi poggiare la mia testa sul bordo del letto, lasciando finalmente che il mio corpo riposasse tranquillo. 

Tre giorni dopo... 

" So...I have examined your folder and I was surprised. You have exceeded our expectations after surgery and your rehabilitation was very fast!" (  Dunque, ho esaminato la tua cartella e sono rimasto sorpreso. Non solo lei ha superato le nostre aspettative dopo l'intervento, ma la tua riabilitazione è stata molto veloce) 

" Can I get out of this bed at last? " ( Posso andarmene da questo  letto finalmente?) 

" Yes, but at a condition" ( Si, ma a una condizione) 

" Mmh...which? " ( Mmh... Quale?) 

" You must clean the wound twice a day and once a week you must go to the hospital for controls. Ok? " ( Devi medicare la ferita due volte al giorno e una volta a settimana devi andare in ospedale per i controlli. Ok?) 

" No problem. I'll take care of her, doctor" ( Non c'è problema. Mi prenderò cura io di lei, dottore) afferma Aurora sorridendo. 

" Good. You can go home this evening" ( Bene. Potete andare a casa stasera) 

" OK, thanks " ( OK grazie) 

Guardai uscire il medico dalla stanza, per poi riportare la mia attenzione su Aurora. 

" Sentito? Stasera a casa! "

" Si be, casa è un parolone. Hai detto che è un appartamento piccolo ahah "

" Sai com'è, non mi interessava la location quando sono venuta qui! "

" A no? E cosa ti interessava? "

" Lo sai, non chiedere "

" Mmm no non lo so, penso tu debba dirmelo
" dice, sorridendo. 

" Mi interessava ritrovarti e portarti via da lì. Contenta? "

" Si però manca qualcosa...un po' di dolcezza, coraggio"

" Dolcezza? Ahah no non sono il tipo"

" Eppure mi sembrava fossi tu quella carina e coccolosa...mi sbaglio?"

" Non ho detto questo solo... Ah va bene. Cosa vuoi sentirti dire? Che ti voglio bene? Che non ho mai provato un sentimento del genere per un'amica? Ecco, l'ho detto"


Rimase a fissarmi in silenzio, senza che nessuna espressione prendesse vita sul suo volto, poi un sorriso le illuminò il viso. 

" Sei adorabile "

" Si ok basta sennò arrossisco "

" Fatti dare un bacio ahah"


Stava seduta sul bordo, accanto a me, mentre io ero appoggiata allo schienale alzato del letto, col la testa sul cuscino. Dopo quell'affermazione si inclinó verso di me per avvicinarsi al mio viso, poggiando una mano sullo schienale per reggersi che, però, 
scivolò improvvisamente, facendola cadere su di me. I nostri volti erano a pochi millimetri l'uno dall'altro, sentivo il suo respiro caldo sulla mia bocca e potevo distinguere ogni sfumatura di colore nei bellissimi occhi blu. Era vicina, talmente vicina che anche il minimo movimento mi avrebbe fatto toccare le sue labbra. Rimasi impietrita dinanzi a lei, non riuscivo a capire cosa stesse accadendo, cosa stessi provando, il perché di quella confusione. Sembrava che il tempo si fosse fermato, tutto ruotava attorno a noi, attorno a quel momento che mai avevo immaginato. Che sta succedendo? Perché non riesco a muovermi? Un tempo tutto ciò non sarebbe mai accaduto, tutta questa confidenza, questo sentimento...Mi sono accorta di come piano piano tutto sia cambiato, io sono cambiata, ho saputo dare a un altra persona ciò che prima riservavo per me, le mie attenzioni, le mie preoccupazioni, il mio amore. Non c'è altro modo per descriverlo, io per lei provo questo, amore, ma non quel sentimento che lega due fidanzati, due sposini, no. Quello che provo io è diverso, un sentimento che si spinge molto più lontano, oltre ogni immaginazione. La proteggo come farebbe un genitore, le sto accanto come farebbe un amico e tengo a lei come se fosse mia, solo mia. Le devo molto, ha saputo tirare fuori il meglio di me, ha tratto dai miei silenzi tutto ciò che non avevo il coraggio di dire e ha fatto tesoro delle poche cose che sono riuscita a confessare. Tutti dicono sempre che tutto prima o poi finisce, che sia un amore, un'amicizia o qualsiasi altra cosa eppure in questo momento sento che niente e nessuno potrebbe dividerci. Ci siamo trovate per caso, destino? Può essere. Ma dopo tutto quello che ci è successo, il dolore provato, la tristezza per la separazione e la gioia per esserci ritrovate, niente può più dividerci. Ho provato sulla mia pelle cosa significhi starle lontano e sentire la sua mancanza, ora non voglio più vivere nulla del genere, voglio averla accanto ogni secondo, vicina com'è adesso, perdermi nel blu dei suoi occhi e nello splendore del suo viso. Rimasi immersa nei miei pensieri non so per quanto, a me sembrano ore ma in realtà solo pochi secondi che, d'un tratto, si interrompono. Sento la sua mano fredda posarsi sul mio viso, il suo pollice sfiora delicatamente le mie labbra e il suo viso accorcia sempre più quella poca distanza che ci divide. La sua bocca è così paurosamente vicina alla mia che quasi mi sembra gia di sentire le sue labbra sulle mie. Il mio respiro si unisce al suo in pochi secondi, i miei occhi si chiudono d'istinto, le sue labbra si avvicinano alle mie e.........squilla il cellulare. 

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Capitolo 28
*** 28 ***


Era vicina, davvero vicina. Avevo gli occhi chiusi ma quasi riuscivo a sentire la distanza che ancora ci separava, pochi millimetri che in pochi secondi sarebbero spariti, annullando del tutto ogni tipo di barriera. Eppure ciò non accadde, il cellulare posto sul comodino accanto al letto iniziò a squillare  interrompendo quel momento. Riaprì gli occhi, specchiandomi nell'azzurro dei suoi finché il suo viso non si allontanò del tutto. 

" È Sara. Dovresti rispondere " dice, porgendomi il cellulare. 

Sorrisi imbarazzata per il momento appena interrotto e prendendo un bel respiro, risposi. 

" Ei Sara "

" Allora, come sta la mia eroina? "

" Bene, stasera mi dimettono finalmente "

" Oh che bella notizia! Quando ritorni? "

" Ho parlato con la polizia, fortunatamente il caso è passato nelle mani italiane quindi penso che tra due giorni sarò lì. Stasera torneremo nell'appartamento, domani faremo le valigie e prenoteremo i biglietti"

" Per i biglietti ci penso io te li mando via email, dovrai solo stamparli ok? "

" Ti ringrazio, dovrò offrirti molto più di una cena ahah"

" O si, almeno una cena di quelle sulla spiaggia, con il cameriere e tu che suoni davanti al falò ahah "

" Mmm pretenziosa la ragazza, vedremo ahah "

" Tanto è un si. Fammi parlare con la vera bionda "

" Pensavo ti piacesse il mio nuovo look ahah"

" Rimani pur sempre una finta bionda ahah dai passamela "

... 

" Ciao Sara "

" Come stai? La stai tenendo d'occhio? "

" Si tranquilla, è in mio potere "


Alzai un sopracciglio guardandola con aria di sfida. In suo potere? O andiamo, non è vero...almeno, credo. Si portò un dito davanti alla bocca per zittirmi e poi sorrise divertita notando la mia espressione contrariata. Qualche minuto e terminò la chiamata, riponendo il cellulare sul comodino. 

" Che c'è? " chiede, sedendosi nuovamente sul bordo del letto, accavallando una gamba sull'altra. 

" Cos'è questa cosa del potere mh? "

" Sapessi"
dice sorridendo. 

" Illuminami "

" Magari un'altra volta ahah "


Non le risposi, mi limitai ad osservarla e a sorriderle per qualche secondo, prima di cambiare argomento. Il tempo passò veloce,entrambe riuscimmo a riposare per qualche ora finché l'arrivo del medico nella stanza non annunciò il mio imminente congedo. Presi le poche cose che avevo con me e con l'aiuto di Aurora uscì finalmente dall'ospedale. Dovemmo chiamare un taxi per raggiungere l'appartamento vista la distanza e le mie condizioni ma in quasi dieci minuti arrivammo sotto casa. Pagai l'autista e con estrema lentezza feci strada alla ragazza, fino a raggiungere la porta. Tutto era come l'avevo lasciato, il letto disfatto, la valigia aperta sulla scrivania, vestiti sparsi un po' ovunque. Chiunque fosse entrato avrebbe pensato che ad abitarci fosse un ragazzo, un uomo, ma in realtà anche noi donne sappiamo essere disordinate, molto disordinate. 

" Non fare caso alla confusione "

" Direi alquanto improbabile ma non fa nulla, è più carino così ahah " 


Dopo l'esperienza alla villa e la convalescenza in ospedale la cosa che desideravo di più era farmi una doccia calda, una di quelle rilassanti e che durano ore. Non che non mi fossi ancora lavata ma in ospedale non è stato il massimo, soprattutto con le infermiere nei paraggi. Presi dei vestiti puliti e mi diressi in bagno, lasciando Aurora a prendere confidenza con la mia ordinatissima stanza. Mi tolsi la maglia e rimasi allo specchio a fissarmi, a fissare il mio corpo che ora appariva così diverso, più magro, più...vissuto. I lividi, i tagli, quell'enorme cerotto sul ventre mi faceva apparire diversa, un po' come nei film quando il protagonista si ferma a fissare le conseguenze della sua vita spericolata. Però a me non dispiace, anzi, so che tutto questo è servito a qualcosa, ho stretto i denti per sopravvivere, per poter finalmente tirare un sospiro di sollievo e dire si, è finita, ci sono riuscita. Mai avrei pensato di dirlo ma...sono fiera di me, non mi sono arresa e ho vinto contro le numerose difficoltà che mi si sono presentate davanti, salvando l'unica persona che per me ha fatto davvero molto. 
Lasciai che questi e altri mille pensieri affollassero la mia mente mentre l'acqua calda scivolava velocemente sui lineamenti del mio corpo lavando via anche l'ultimo segno di ansia e timore, facendo spazio alla più bella delle tranquillità. Rimasi sotto quella pioggia rilassante per parecchi minuti, finché non mi decisi ad uscire e a tornare nell'altra stanza. Uscì dal bagno già vestita e con l'asciugamano ancora tra i capelli bagnati, ormai tornati al loro colore naturale. 

" Quasi mi ero dimenticata del tuo colore "

" Mi preferivi bionda? No perché anche se fosse dovrai tenermi così, non intendo tingermi nuovamente ahah "

" No a me piace più così, ci sono già io coi capelli chiari. Due bionde non vanno bene "

" Ah... È questo dove sta scritto?
" chiedo, sedendomi sul fondo del letto. 

" Sui libri e nei film, ogni bionda ha la sua mora e viceversa ahah prima che mi dimentichi, dobbiamo medicare la ferita "

" Adesso? Non possiamo rimandare e...
" Mi interrompe. 

" No! Non ho alcuna intenzione di rivederti su di un letto d'ospedale. Il dottore mi ha spiegato come fare quindi ora ti sdrai e fai silenzio. Tutto chiaro? "

Sbuffai contrariata e mi stesi sul letto in attesa. La ragazza si sedette sul bordo, tenendo tra le mani un flaconcino trasparente contenente un liquido verdino e un paio di garze. Sollevò piano la maglietta e imbevendo le bende di quel liquido, tamponó delicatamente la ferita. 

" Ti faccio male? "

" No tranquilla
"

Si forse quella strana acqua verde bruciava un po' però il suo tocco era davvero gentile, quasi facevo fatica a sentire la sua mano passare sul mio ventre. La osservai per un po', aveva una strana espressione in viso, abbastanza buffa direi, sembrava si stesse impegnando davvero per non farmi male e tutta la sua concentrazione era finita sul suo viso. La bocca era serrata, potevo vedere la sua mascella stringersi ancora di più e la sua fronte corrugarsi per la tensione del momento. Posò a terra le garze usate e il flaconcino, applicando sul mio ventre un nuovo cerotto bianco. 

" Apposto, spero di non averti fatto troppo male "

" Non ho sentito nulla, sei molto delicata. Potresti fare l'infermiera "

" Cos'è mi prendi in giro? "

" No dico sul serio ahah sei molto brava " 

" Ci penserò...ma non ti assicuro nulla. Ti dispiace se mi faccio una doccia prima di andare a letto? " 

" Certo che no fai pure"


Mi sorrise, poi si alzò diretta verso il bagno prendendo qualcosa dalla scrivania per poi richiudere la porta dietro di sé. Guardai l'orologio appeso alla parete che segnava le 22:00 e a fatica raggiunsi l'interruttore della luce, premendolo e spegnendo la lampada. Mi sdraiai nuovamente nel letto, coprendomi fino al petto e giocherellando col cellulare in attesa che Aurora uscisse dal bagno. Dieci minuti dopo il rumore del phone si interruppe e la porta si aprí lasciando uscire la ragazza. La luce della luna filtrava dalla finestra illuminando con il suo chiarore tutta la stanza e delineando ogni contorno della sua sagoma. Si avvicinò al fondo del letto, permettendomi così di poter scorgere anche il più piccolo dei particolari. I capelli ancora umidi le cadevano dolcemente sulle spalle e la mia lunga camicia a quadri la copriva quasi fino alle ginocchia. 

" Spero non ti dispiaccia se... " dice, indicando la camicia. 

" No affatto, ma non hai freddo solo con quella? "

" Direi di no"


Finí la frase e sollevando le coperte si stese accanto a me, poggiando la testa nell'incavo del mio collo. La sua mano posava leggera sul mio ventre, mentre il suo corpo si adagiava accanto al mio. Passai un braccio dietro la sua testa, iniziando ad accarezzare dolcemente i lunghi capelli mentre con l'altra mano tirai le coperte su entrambi i corpi. 

" Visto? Non servono altri vestiti, ho già tutto il calore che mi serve "

" Vero
" dico sorridendo. 

La sua mano accarezzò lentamente il mio ventre per poi spostarsi sul mio viso. Spostò la testa per raggiungere il mio volto e lasciò un piccolo bacio all'estremità della guancia, quasi vicino al contorno delle mie labbra, augurandomi la buonanotte, per poi ritornare a poggiarsi sulla mia spalla. Strinsi il suo corpo ancora più vicino al mio, posando le labbra sulla sua fronte lasciandole tanti piccolissimi baci. 

" Sogni d'oro "

Sussurrai quelle parole a bassa voce, poi poggiando la mia testa contro la sua,  mi addormentai. 

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Capitolo 29
*** 29 ***


Questa mattina, dopo molto tempo, mi sono risvegliata tranquilla e riposata trovando al mio fianco l'unica ragione delle mie pazzie. È riaggomitolata attorno alle coperte che ovviamente stanotte mi ha rubato, i capelli le cadono confusi davanti agli occhi e riesco appena a intravedere il suo viso sbucare fuori dalle lenzuola, una scena davvero carina. Ho guardato l'ora sul cellulare che la sera prima avevo posato sul comodino e mi sono accorta di come sia tardi. Entrambe abbiamo dormito per tutte quelle volte che non abbiamo potuto o non ci è stato concesso ma purtroppo ora devo destarla dai suoi sogni o perderemo l'aereo. Sara mi ha spedito i biglietti via email e se tutto va a buon fine, il nostro aereo partirà alle 23 e stanotte saremo in Italia. Allungo una mano posandola delicatamente sulla sua spalla coperta dal lenzuolo e accarezzandola lentamente faccio il suo nome. Alla prima chiamata non ricevo nessuna risposta, alla seconda vedo muoversi lievemente la sua sagoma e alla terza sento la sua voce mugugnare un qualcosa di incomprensibile in una lingua sconosciuta. 

" Aurora coraggio svegliati, è tardi " 

" Tardi quanto? "

" Tardi. Dobbiamo prepararci o stasera non partiremo "

" Ancora cinque minuti "

" Si che poi diventeranno dieci e così via. Forza pigrona, è ora di alzarsi
"

Afferro le lenzuola che la ricoprono e con uno strattone la scopro del tutto, lasciando che il freddo del mattino provi a svegliarla. Io intanto mi dirigo in bagno per lavarmi e vestirmi e quando, pochi  minuti dopo esco, la trovo ancora nel letto rannicchiata come un bambino in cerca di calore. Feci pochi passi arrivando dal lato del letto in cui si trovava lei e spostando leggermente un suo braccio mi sedetti lì accanto. Scostai dal suo viso alcune ciocche bionde che le cadevano leggere sugli occhi e con delicatezza iniziai ad accarezzarle la guancia. 

" Allora, ci vogliamo alzare o no biondina? "

" Ora che mi stai coccolando? No mai"


Sorrisi alla dolce espressione che comparve sul suo viso e inclinandomi verso di lei, posti le mie labbra sulla sua fronte, lasciandole piccoli baci uno di seguito all'altro. Le sue braccia si mossero, andandosi ad incrociare intorno al mio collo, stringendomi forte a sé. Approfittai di quella situazione per alzarmi, tenendo stretta la ragazza evitando che la sua presa si sciogliesse mettendomi in piedi, poi la posai a terra delicatamente, cingendole i fianchi con le mani. 

" Non vale così, mi hai tratta in inganno " 

" Nessun inganno, ci hai guadagnato anche un paio di baci e delle carezze, io lo chiamo dare avere ahah "

" Come vuoi... Ora visto che qualcuno mi ha fatto alzare, vado in bagno a vestirmi prima di morire congelata " 


Levai le mani dai suoi fianchi alzandole in segno di resa e sorridendole, la guardai avviarsi verso il bagno finché la porta non si richiuse dietro di lei. Approfittai della sua assenza per raccogliere i numerosi vestiti sparsi in giro e altre cianfrusaglie che durante la mia permanenza qui avevo abbandonato per tutta la stanza. In poco tempo rimisi a posto ogni cosa, pronta già per per uscire e lasciare per sempre quel luogo. Nel mentre Aurora uscì dal bagno, sorpresa per la velocità con cui avevo rimesso tutto in ordine. Decidemmo di uscire per qualche ora prima di andare in aeroporto così da poter riportare indietro anche la moto che avevo affittato. 

" Vuoi già riportarla indietro? Perché non mi porti a fare un giro? "

" Vuoi andare in moto? Pensavo avessi paura "

" Paura? Ma che, a me piacciono i motori già te ne sei dimenticata? "

" Ahah d'accordo allora, dove vuoi andare? " 

" Mi basta un giro, dove non è importante "


Salì sulla moto, allungando la mia mano per porgere il casco alla ragazza, aiutandola a salire subito dopo. Non avrei dovuto guidare senza casco e con quella ferita ancora in fase di guarigione ma un piccolo giro non avrebbe fatto male a nessuno. Percorremmo molti km intorno all'intera città, visitando paesi davvero curiosi, alcuni colmi di case dai colori più bizzarri, altri pieni di prati verdi e animali al pascolo. Non credevo che la Finlandia potesse celare in sé tante meraviglie, abbiamo una concezione sbagliata dei paesi nordici, li crediamo freddi, privi di emozioni...ma non è così, qui ogni cosa è circondata dalla semplicità che molto spesso non riusciamo a vedere, la diamo per scontata quando in realtà non lo è. Mi è sempre piaciuto viaggiare per evadere dalla quotidianità che ci circonda, per capire che non tutto deve essere per forza come siamo abituati a viverlo e che un po' di follia a volte ci vuole. 
Le ore passarono in fretta e dopo aver fatto pranzo e girato ancora per qualche ora, tornammo verso l'appartamento riportando la moto nell'officina in cui l'avevo affittata. Chiamai un taxi e dopo aver caricato la mia valigia, salimmo in auto dirette verso l'aeroporto. Essendo un giorno di fine settimana ero pronta all'idea di dover fare code per il check in ma non immaginavo una situazione del genere. Davanti al nostro sportello si stendeva una fila impressionante di persone nonostante l'orario di imbarco fosse ancora molto lontano. Ci unimmo alla fila e armate di molta pazienza aspettammo il nostro turno. Circa un'ora dopo finalmente toccò a noi, lasciai il trolley sul rullo e ritirai i biglietti, accompagnando la ragazza verso la grande sala d'attesa. Ci sedemmo su una panchina dinanzi ad una grande vetrata che affacciava sulla pista di decollo e chiacchierando ingannammo il tempo. Una ragazza seduta in una panchina li accanto si alzò, dirigendosi con titubanza verso di noi, fermandosi a qualche mentre di distanza. 

" I know you. I saw your face on tv ! " ( Io vi conosco. Ho visto i vostri volti in tv!) 

" Mmm I don't think so, we're not famous " ( Mmm non penso, non siamo famose) 

" I'm sure, you are the Italian girl who came here to save her" ( Sono sicura, tu sei la ragazza italiana che è venuta qui per salvare lei) 

Io e Aurora ci guardammo stupite per qualche secondo, confuse da quell'affermazione. 

" What have you seen in tv ? " ( Cos'hai visto in tv?) 

" Some picture of you when the police come in the house. The journalist tells your story " ( Alcune immagini di te quando la polizia è arrivata alla villa. Il giornalista ha raccontato la vostra storia) 

" Non pensavo che fossimo finite al tg, a questo punto tutti sanno di noi, sia qui che nel resto d'Europa "

" Siamo famose ahah "

" Can i ask you a question?
" ( Posso farti una domanda?) 

Annuì alla sua richiesta, lanciando una sguardo interrogativo ad Aurora. 

" Why you left your country to find a girl that you knew recently? " ( Perché hai lasciato il tuo paese per cercare una ragazza che hai conosciuto da poco?") 

Per un attimo rimasi in silenzio ad osservare la ragazza non sapendo cosa risponderle. Mi voltai verso Aurora incrociando il suo sguardo curioso, proprio come quello di un bambino in cerca di spiegazioni. 

" Sometimes we have to do crazy things to discover how a friend is important " ( A volte è necessario fare cose pazza per scoprire quanto è importante un'amica) 

" Wow, I don't know if I could do what you did" ( Wow, non so se io farei quello che hai fatto tu) 

" Maybe you haven't find the girl to save ahah " ( Forse non hai trovato la ragazza da salvare ahah) 

" Maybe ahah nice to meet you, bye " ( Forse ahah piacere di avervi conosciuto, ciao) 

Salutammo la ragazza e tornammo a chiacchierare per ingannare il tempo. Tra un caffè e l'altro arrivò l'ora dell'imbarco, passammo il controllo tranquillamente, salimmo  sull'aereo a cercare i posti e dopo averli trovati ci sedemmo in attesa del decollo. I posti che ci avevano riservato erano in prima classe in una zona abbastanza appartata, i nostri sedili erano circondati da una tenda scura così da non essere soggette a occhiate da parte delle altre persone, anche se i posti in questa parte dell'aereo sono molto pochi e sicuramente molto cari. Aurora siede accanto al finestrino, le sue gambe saltellano nervosamente a ritmi irregolari e le sue unghie battono rumorosamente sul bracciolo del sedile. Allungai la mia mano intrecciando le mie dita alle sue,  accorgendomi di come fossero fredde e tremanti. 

" Tranquilla, andrà tutto bene "

" Ho il terrore di volare, l'ho fatto tante volte ma non riesco a superare la cosa "

" Forse perché tutti i tuoi voli sono stati forzati, sopratutto l'ultimo. Ma adesso è diverso, stiamo tornando a casa, assieme "


Mi sorrise, stringendo a sé il mio braccio, poggiando la testa contro la mia spalla e accarezzando con le dita la mia mano. Posai le mie labbra sulla sua testa lasciandole un piccolo bacio, accostando il mio capo a contatto con suo. Pochi minuti dopo l'hostess annunciò il decollo e con esso le procedure da seguire in caso di ammaraggio. I motori si accesero e dal finestrino potevo scorgere le luci della pista muoversi, poi con una grande spinta dei propulsori, il grande veivolo prese velocità e in pochi secondi si staccò da terra. La presa di Aurora si rafforzó istintivamente intorno al mio braccio e il tremore della sua mano si perse tra le mie dita. 

" C'è l'abbiamo fatta? Stiamo tornando a casa? "

" Si. Ora tutto cambierà, mi prenderò cura io di te ora "

" Lhai già fatto e lo fai tutt'ora " 



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Capitolo 30
*** 30 ***


Ore 1.45

L'aereo è atterrato da pochi minuti nell'aeroporto Italiano da cui settimane prima sono partita alla ricerca di Aurora. Tutto è avvolto dal buio della notte, tranne le piccole luci lungo la pista e le grandi vetrate dello stabile, da cui posso intravedere alcune persone scrutare l'esterno. Recuperai il trolley dal rullo e con la ragazza al mio fianco, mi incamminai verso l'uscita. Varcammo la porta che conduceva alla hall e tra le numerose persone presenti, notai subito Sara in lacrime che, non appena incontrò il mio sguardo, si lanciò in una folle corsa per raggiungermi. L'abbracciai a stento a causa della velocità con cui mi piombó addosso, facendomi sussultare per una leggera fitta al ventre. 

" Oddio scusa ti ho fatto male?! " chiede portandosi una mano alla bocca. 

" No tutto ok tranquilla "

" Mi sei mancata così tanto, oh vieni qui "


Mi ritirò a sé una seconda volta stringendomi nuovamente, impedendomi quasi di respirare. Appoggiata alla sua spalla, vidi comparire numerosi uomini in divisa alle sue spalle, tutti diretti verso di noi. Mi staccai da lei, portandomi davanti ad Aurora pronta a qualsiasi cosa. 

" Signorina Aurora? "

" Sono io "

" Prego, ci segua in caserma "

" Non verrà con voi finché non saprò il motivo e quale distretto vi manda
" dico, usando un tono abbastanza minaccioso. 

Un gendarme aprí bocca per replicare ma Sara lo anticipò sul tempo. 

" Lara è tutto ok la portano in caserma per la deposizione, non appena avranno finito la lasceranno andare, non è vero? "

" Ovviamente, anche lei Signorina Lara dovrà seguirci, ma in un secondo momento. I miei uomini la scorteranno a casa "


Rivolsi il mio sguardo prima a Sara in cerca di rassicurazioni, poi mi voltai verso Aurora notando nei suoi occhi un velo di paura. Presi il suo volto tra le mani lasciandole un bacio sulla guancia, accarezzando per un istante il contorno del suo viso. 

" Andrà bene, quando avrai finito io sarò fuori dalla caserma ad aspettarti per portarti a casa. È solo l'ultimo scoglio prima della definitiva libertà, poi c'è ne staremo tranquille ok? "

" D'accordo, allora vado..."


Lasciai il suo viso e la guardai allontanarsi assieme ad alcuni carabinieri, mentre il resto degli uomini rimase con me e Sara, pronti per portarci a casa. Salimmo in una delle volanti e con i lampeggianti accessi ritornammo verso il piccolo paesino da cui ero partita. Non mi andava di rimanere sola a dare spiegazioni alla mia famiglia così chiesi a Sara di rimanere da me almeno per la notte, così da poter raccontare anche a lei tutto ciò che era successo. Non appena varcai la soglia del vialetto vidi mio fratello saltellarmi incontro, riuscì a prenderlo tra le braccia nonostante il suo dolce peso e lo strinsi a me come mai avevo fatto. Mi era mancato tantissimo ed evidentemente io ero mancata al mio piccolo ometto. 

" Vieni in casa, c'è papà! " 

Quella frase avrebbe dovuto rallegrarmi ma l'effetto che mi suscitò non era dei migliori. I miei sono separati da un bel po', con lui non ho mai avuto un rapporto molto stretto e trovarmelo a casa dopo tutta questa faccenda non è proprio una gioia. Non volli distruggere la felicità di mio fratello e così, sorridendo, entrai in casa. Abbracci, baci e le solite domande che si fanno quando, per molto tempo, non si vede una persona. Avevo detto loro o meglio, Sara l'ha fatto, che mi ero presa una pausa dal primo intervento andando alla casa sul mare della mia amica, ma da quello che ho capito i telegiornali non fanno altro che parlare della mia storia quindi inutile continuare con le bugie. Stetti seduta a raccontare e raccontare per ore, finché finalmente non si resero conto dell'ora tarda in cui ero arrivata e mi lasciarono andare in stanza a dormire. Sara rimase da me per quella notte, sistemandosi dall'altro lato del mio letto mentre io mi sedetti sul balcone ad osservare il cielo. Sono preoccupata per Aurora, la immagino in caserma tutta sola, un po' spaventata per le domande a cui deve rispondere...chissà quando la lasceranno uscire, non mi va che resti lì tutta sola, magari domani la raggiungo, giusto per vedere se è tutto ok. E poi ancora devo dirle del padre, sono sicura che... Il padre! Mi alzai di scatto dalla sedia tornando nella stanza e bruscamente svegliai Sara che, spaventata, si mise immediatamente a sedere sul letto. 

" Ma sei impazzita? "

" Dov'è il padre di Aurora? Si è ricordato di lei? "

" Tu sei pazza, non ne potevamo parlare domani? "

" Rispondimi! "

" Non so molto, la polizia lo ha richiamato in Italia e mi pare dovesse arrivare qui qualche giorno fa, ma non conosco il resto "

" Magari è in caserma! E se dicessero la verità ad Aurora? Dio, se la prenderà a morte con me per non averle detto di lui "

" Ma che dici, sarà felice di sapere che è vivo! E comunque non credo che lo incontrerà così presto, prima la dovranno interrogare e mettere nero su bianco ciò che è successo, penso che vogliano evitare altre emozioni prima del processo contro il patrigno "

" Il processo, quasi dimenticavo "

" Si e tu dovrai testimoniare lo sai no? "

" Certo, non vedo l'ora di poter guardare negli occhi quell'uomo mentre lo portano via in manette "

" Perfetto, fino ad allora però te ne stai buona, hai già fatto abbastanza l'eroina ahah domani dobbiamo andare in ospedale per i controlli "

" Non lo sapevo, chi te l'ha detto? "

" Un medico che ti ha seguito in Finlandia ha passato la tua cartella ad uno dell'ospedale qui vicino e ti ha programmato delle visite. L'ho saputo da tua mamma poco fa mentre eri in bagno "

" Ah perfetto... Meglio se allora mi metto a dormire o sarò credibile per la parte di uno zombie in un film apocalittico "

" Ti si addice si ahah buonanotte "

" Notte "


Mi sdraiai sul letto e nonostante la mia mente fosse affollata da mille cose, mi addormentai quasi immediatamente, rivolgendo un ultimo pensiero a lei prima di abbandonarmi del tutto. 

Il giorno seguente, nel pomeriggio... 

Drin-drin-drin

"  Pronto "

" Signorina Lara? "

" Si sono io"

" La chiamo dalla caserma, dovrebbe presentarsi tra un'ora qui per la deposizione "

" D'accordo, rilasciate la ragazza? "

" Saprà tutto a tempo debito. Arrivederci "


Mi chiuse il telefono in faccia, lasciandomi piena di domande senza risposta. Questa mattina sono stata in ospedale per le visite mediche e subito dopo sono tornata a casa per svuotare la valigia e mettere in ordine la stanza per l'arrivo di Aurora. La caserma non è qui vicino quindi se non voglio fare tardi sarà meglio che inizi ad avviarmi. Presi le chiavi appese al muro e scesi le scale diretta al garage, la serranda si alzò e l'odore inebriante di benzina invase il mio corpo. Salì in auto e per un attimo stetti a osservare ogni minimo dettaglio del cruscotto, accarezzando con le dita il ruvido volante in pelle. Girai la chiave e come un mostro che dopo anni si risveglia , il motore ruggí rabbioso portando la mia mente su di giri. 

" Ora ci divertiamo "

Abbassai la leva del freno a mano e bruscamente uscì dal vialetto, lasciando dietro di me una striscia impolverata sullo sterrato di casa. Lanciai l'auto sempre più forte, la strada sembrava non rendersi neanche conto del mio passaggio e le curve sembravano diventare rettilinei a causa dell'elevata velocità. Dovetti rallentare poco dopo con il mio arrivo in città, ma ci sarebbe stato tempo per altre corse di questo tipo, magari con Aurora, le sarebbe piaciuto. Dopo circa quaranta minuti arrivai in caserma, parcheggiai l'auto ed entrai. Percorsi un lungo corridoio fino a raggiungere l'ala più a est, venni scortata da un gendarme in una stanza, una sorta di sala d'aspetto. Aurora sedeva su una poltroncina accanto alla finestra e non appena incroció il mio sguardo mi corse incontro. 

" Va tutto bene? "

" Si, sono uscita poco fa "

" Che cosa ti hanno chiesto? "

" Tutto, anche cose che a parer mio non hanno senso. Hanno voluto che raccontassi per filo e per segno ciò che è successo "

" Normale, serviranno come testimonianze al processo. Se tu sei uscita io entrerò tra poco allora "

" Penso di sì. Sono stanchissima "

" Immagino tu non abbia dormito vero? "

" Un'ora scarsa, ieri sera sono arrivata qui e mi hanno lasciata in questa stanza per un po'. Poi per tutto il esso del tempo sono stata di là "

" Mi aspetta un pomeriggio intenso allora...la mia macchina è qui fuori, se ti lasciano uscire vai in auto, starai più comoda "

" Non credo mi lasceranno uscire, e poi non posso guidare la tua auto "

" Be ti accendi la radio e stai nei sedili posteriori a farti un pisolino ahah tanto i finestrini sono scuri, nessuno ti vede all'interno "

" Ci penserò, per ora vanno benissimo le tue gambe "


Si sdraió sui sedili accanto al mio poggiando la testa sulle mie gambe e rivolgendo il suo sguardo verso di me. Posai una mano sul suo fianco e una sui lunghi capelli biondi, accarezzandole la testa dolcemente. I suoi occhi si chiusero poco dopo sotto il mio lieve tocco, lasciando finalmente riposare il suo corpo stanco. Mi sfilai la giacca senza svegliarla posandogliela sulle spalle per evitare che sentisse freddo col passare del tempo. Le ore trascorsero piano piano senza nessuna interruzione finché un uomo in divisa non entrò nella stanza, pregandomi di seguirlo. Purtroppo dovetti svegliare Aurora e dopo averle lasciato le chiavi dell'auto e averla rassicurata sul mio ritorno, seguì l'uomo fuori dalla sala. Percorsi un lungo corridoio freddo e un po' malconcio fino ad arrivare davanti a una grande porta scura. A priva vista sembrava molto resistente, forgiata di un qualche materiale diverso da tutti gli altri nel quale era incastrato un piccolo vetro delle dimensioni un tablet, sul quale si potevano notare benissimo vecchie impronte lasciate da chissà quali mani. Appena sotto di esso vi era una targhetta in acciaio che di rassicurante non aveva proprio nulla. SALA INTERROGATORI. La porta si aprí, lasciandomi entrare in quel piccolo stanzino arredato di un solo tavolo scuro e due sedie, una al lato opposto dell'altra. Varcai la soglia guardandomi attorno e senza accorgermene la porta dietro di me si richiuse con un sordo rumore, rimpiazzato subito dopo dal più inquietante dei silenzi. 

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Capitolo 31
*** 31 ***


Otto interminabili ore. Ecco quant'è durata la mia deposizione che in realtà chiamerei interrogatorio dato che dal tono dei poliziotti sembravo essere io l'accusata. " Rimanga a disposizione" mi hanno detto, come se dopo tutto questo casino avessi ancora voglia di prendere un aereo. Sono uscita da quello stanzino e sono ritornata nella sala d'aspetto dove però non ho trovato nessuno, così mi sono avviata alla macchina parcheggiata all'esterno della caserma. Ho provato ad aprire la portiera ma l'ho trovata chiusa così, non vedendo all'interno, ho bussato sul finestrino. Uno scatto della serratura aprì l'auto, entrai sul lato guida e volsi il mio sguardo sui sedili posteriori. 

" Buongiorno bella addormentata "

La ragazza era sdraiata sui sedili, raccomitolata su se stessa coperta dalla mia giacca che la sera prima le avevo lasciato. 

" Buongiorno, com'è andata? "

" Bene, devo restare a disposizione
" dico, sottolineando le ultime parole in tono sarcastico. 

" Si magari in un letto al caldo che dici? "

" Dopo 8 ore li dentro direi che è la cosa migliore. Ma tu non hai dormito? "

" No, forse un'ora scarsa"

" Come mai? I sedili non erano di tuo gradimento? Ahah"

" Non mi piace dormire sola... Faccio degli incubi.. " 

" Ho capito... Ora andiamo a casa, magari mangiamo qualcosa e poi andiamo a letto ok? "


Annuì senza proferire parola, accesi la macchina e tranquillamente guidai verso casa. Dopo venti minuti circa arrivammo nel vialetto, parcheggiai l'auto e accompagnai Aurora in cucina. Date le numerose ore fuori di casa non sapevo se ci fosse qualcuno ad aspettarmi e con grande sorpresa trovai mia madre intenta a cucinare. 

" Oh sei tornata finalmente, pensavo non ti lasciassero più... Tu devi essere Aurora vero? "

" Si, piacere "
dice, porgendo la mano. 

Mia madre scansó la sua mano e senza preavviso l'abbracció, lasciando stupefatte sia me che la ragazza. 

" Il piacere è mio. Fai come se fossi a casa tua, per qualsiasi cosa chiedi pure non farti problemi. Vi ho preparato qualcosa da mangiare, immagino abbiate fame "

" Si molta, grazie mille "


Mangiammo tutte assieme chiacchierando del più e del meno, finché non avvertì mia madre della nostra imminente partenza verso la stanza da letto. 

" Sta con te in camera? "

" Si certo, non c'è problema"

" Per te no, ma per lei vedere il tuo disordine non sarà piacevole "

" Ho messo in ordine ieri mattina! Donna di poca fede "


Mia madre rise di gusto e ci lasciò salire al piano di sopra. Richiusi la porta a chiave dietro di me, mio fratello sarebbe arrivato sicuramente tra qualche ora e avrebbe provato ad entrare per giocare, meglio evitare. 

" Allora tutto quello che c'è in questa stanza adesso è anche tuo quindi prendi pure vestiti e qualsiasi cosa tu voglia. Ora ti cerco un pigiama, dovrei averne uno da... " Mi interrompe. 

" Lascia stare, io non uso pigiami ahah mi piace sentire il freddo delle lenzuola sulla pelle. Un pantaloncino andrà benissimo"

" Ah ok, cioè quindi non metti la maglia? "

" No, ma se per te è un problema la metto ahah "

" Ma ché, basta che va bene a te ahah li c'è il bagno, vai pure io entrerò dopo di te"


Mentre Aurora era in bagno, presi le lenzuola pulite dal cassetto e rifeci il letto. Posai documenti, chiavi e bracciali sul comodino e mi sedetti sul letto in attesa si liberasse il bagno. 

" Vai pure " dice, aprendo la porta. 

Mi voltai un secondo e il mio sguardo si paralizzó su di lei. Era rimasta in pantaloncini e reggiseno e anche se non volevo, non potei fare a meno di notare alcuni lividi sul suo corpo, segni evidenti di ciò che entrambe avevamo passato. Mi avvicinai a lei posandole una mano sulla guancia, avvicinando il suo viso alle mie labbra per poterle posare sulla sua fronte. 

" Ti voglio bene"

Non rispose ma si strinse a me in un abbraccio silenzioso che, a parer mio, valeva più di mille parole. 

" Mettiti sotto le coperte, ho paura tu possa prendere freddo. Io arrivo tra poco "

Mi avviai in bagno e poco dopo quando uscì, la trovai rannicchiata in un lato del letto coperta dalle lenzuola blu. La raggiunsi, sdraiandomi accanto a lei, osservandola con interesse. 

" Allora, dimmi un po' di questi incubi "

" Sogno delle cose che sono successe tempo fa, quando dormivo sola in quella stanza. Avevo il terrore di chiudere gli occhi e non riaprirli più "

" Ora ci sono io, non dirmirai più sola e gl'incubi svaniranno. Li rimpiazziamo con ricordi felici d'ora in avanti "

" Magari cominciando da ora "


Il suo corpo si mosse versi di me, allungandosi sino a raggiungere il mio viso e posando le sue labbra sulle mie. La sua bocca rimase ferma per pochi secondi, per poi staccarsi leggermente dalla mia come a cercare il consenso per andare oltre. Riaccorció le distanze posando la sua mano sul mio viso e tornando a premere le sue labbra sulle mie, stavolta sicure per un bacio che, forse, si era fatto attendere troppo a lungo. Una decina di secondi e si staccò da me, rimanendo a pochi centimetri dal mio viso, cercando una risposta nel mio sguardo. 

" E questo? " 

" Avevo bisogno di farlo "

" Per? "

" Per sentirti più vicina. Nessuno si è mai preso cura di me come fai tu e volevo solo farti capire che te ne sono grata"

" Figurati...
" rispondo imbarazzata. 

Sorrise e nascose il suo viso nel mio collo, posando la sua mano sul mio ventre. 

" Non volevo dirtelo ma... sei arrossita " dice ridacchiando. 

" No ti sbagli, hai visto male. Buonanotte "

" Mmm sarà ahah notte

Una settimana dopo...

Dopo circa una settimana da quel bacio, le nostre vite sono trascorse tranquille tra una visita e l'altra in ospedale e qualche richiamo in caserma. Anche il processo è passato, entrambe abbiamo testimoniato dinanzi al giudice e dopo molte ore, tra ansia e rabbia, finalmente hanno sbattuto in carcere quell'uomo. Oggi però è un giorno importante, il giorno in cui Aurora rivedrà suo padre dopo tanti anni. È tornato in Italia come mi aveva detto precedente Sara, e grazie a una psicologa è riuscito a recuperare frammenti della sua memoria tra cui l'infanzia di sua figlia. Lei ancora non sa che sta per incontrarlo e di certo non se lo immagina. È talmente curiosa che ho dovuto bendarla e impedirle di guardare finché non fossimo arrivate nel luogo dell'incontro. Ho pensato che fosse una cosa abbastanza intima, così ho chiesto a Stefano, suo padre, di vederci nel vecchio rudere sulla collina, lo stesso in cui avevo portato Aurora a dormire in tenda. Siamo arrivate da pochi minuti, un po' in anticipo, così ho fatto scendere la ragazza dall'auto, aiutandola per evitare che sbattesse o inciampasse per la strada. 

" Allora? Posso levarmi la benda?? "

" Non ancora "

" Dai non resisto più! Aspetta, qui davanti a me c'è un grande prato verde e un cavallo bellissimo, è così? "

" Un cavallo? Ahah no mi dispiace "

" Mmm, un cane! "

" No niente animali ahah "

" Oddio, mi hai regalato una Mustang! "

" Che? Ahah ti farò guidare la mia al massimo "


Una macchina ci raggiunse, posteggiando accanto noi. Un uomo sulla cinquantina scese lentamente, richiudendo la portiera dietro di sé. 

" Non è una Mustang, ma è un'auto! Basta sono stufa di aspettare "

Tolse velocemente la benda dagli occhi, voltandosi in direzione del rumore di gomme che aveva sentito poco fa. Vidi il nastro blu che poco prima le copriva la vista cadere dolcemente a terra, sfuggito dalle sue dita. Rimase immobile a guardarlo, in silenzio, senza dire nulla. 

" Ciao Aurora "

" P...papà? "


L'uomo sorrise, aprendo le braccia verso di lei che, di tutta risposta, cominciò a correre nella sua direzione. Si abbracciarono a lungo, prima nel più assoluto dei silenzi, poi i singhiozzi della ragazza donarono voce a quel momento. 

" Papà! Mi sei mancato così tanto! " 

" Anche tu piccola mia"

" Perché non sei tornato? Perché non mi hai detto dov'eri? Pensavo fossi morto! "

" Ti ricordi quando tempo fa ci salutammo? Ti dicesti che sarei ritornato da te non appena avessi finito la missione. Volevo tanto tornare ma non sapevo dove. Ho perso la memoria a causa di un incidente e quando mi sono risvegliato non sapevo chi fossi ne per quale ragione mi trovassi li. Nessuno ha saputo aiutarmi e così ho voltato pagina, iniziando una nuova vita senza sapere cosa avevo lasciato in quella vecchia"

" Mi dispiace...come mi hai rintracciato ? "

" L'esercito è riuscito a ritrovarmi ricostruendo l'accaduto di molti anni fa e la tua amica mi ha permesso di riabbracciarti. È stata lei a mandare gli uomini sulle mie tracce "


Aurora si voltò verso di me con gli occhi lucidi, sussurrando un"  grazie" appena udibile. 

" Aurora potrai mai perdonarmi per tutto questo? "

" Non è colpa tua "

" Si lo è. Non avrei dovuto lasciare te e tua madre, avevo la possibilità di saltare quella missione e rimanere con voi ma il mio orgoglio mi ha fatto scegliere la cosa sbagliata. Tutto quello che ti è successo è solo colpa mia "

" Tu mi hai dato la forza di resistere papà, eri sempre nei miei pensieri. Sei sempre stato il mio eroe e continui ad esserlo "

" E tu sei la mia eroina. Guardati, sei così bella. Somigli tanto a tua madre
"

Il suo sguardo si spostò poi su di me, avvicinandosi a passo lento. 

" Grazie per tutto ciò che hai fatto. So che hai rischiato la vita per salvare mia figlia "

" Lo rifarei se fosse necessario "

" Ti ringrazio. Ti dispiace se te la rubo per oggi? Vorrei stare un po' con lei prima di... "

" Nessun problema "
dico sorridendo. 

Li guardai salire sull'auto grigia del padre e sparire poco dopo tra le curve della strada. Poggiai i gomiti sulla ringhiera del rudere e mi persi ad osservare il cielo e gli alberi sottostanti. Che sia questa la quiete dopo la tempesta? 

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Capitolo 32
*** 32 ***


La giornata è trascorsa lenta e un po' monotona, sono rimasta quasi tutto il tempo a casa con mio fratello a giocare alla Play Station, ho dovuto farlo vincere ogni tanto altrimenti mi avrebbe tenuto il broncio tutto il tempo e sarebbe finita in una battaglia di cuscini che, ovviamente, avrei vinto. Dopo cena sono tornata nella mia stanza, ho preso il computer impolverato dalla scrivania e mi sono messa a cancellare centinaia e centinaia di mail inutili accumulate nel tempo. Girando su internet è stato inevitabile leggere articoli su me e Aurora, alcuni davvero molto suggestivi, altri invece sembrano descrivermi come la nuova Lara Croft, con qualche chilo in più, senza treccia e senza un briciolo di somiglianza con lei ma dettagli. Ci sono parecchie foto, sia della prima volta in aeroporto, sia della definitiva liberazione ad Helsinki, alcune sembrano davvero uscite da un film. Mentre scorro le immagini la mia attenzione si sposta sulla finestra, da dove una luce illumina per qualche istante la mia stanza. Il campanello suona, sento i passi di mia madre andare verso il citofono e subito dopo il rumore metallico del cancello del vialetto. La porta di camera mia si apre, lasciando entrare Aurora. 

" Chiudi a chiave, sennò tra pochi secondi arriva la peste " suggerisco. 

Richiude la porta dietro di sé in religioso silenzio, fermandosi sul fondo del mio letto. 

" Allora, com'è andata con tuo padre? Su racconta " dico, posando il computer sul comodino. 

La sua voce non rompe il silenzio e lentamente la vedo salire sul letto e avvicinarsi a me. La sua testa va a poggiarsi sulla mia gamba mentre il suo corpo si rannicchia dolcemente come farebbe un bambino. 

" Qualcosa non va? " chiedo, posando una mano sui suoi capelli. 

" No tutto apposto. Mi sei mancata "

" Sicura? Mi sembri un po' giù. Se c'è qualcosa con me puoi...
" Mi interrompe. 

" Va tutto bene. Voglio solo che mi abbracci "

Smisi di fare domande e la strinsi tra le braccia, facendola stendere accanto a me. Il suo viso si nascose nel mio collo e dopo pochi minuti sentì le sue lacrime bagnarmi la pelle. 

" Perché piangi? " chiedo stringendola più forte. 

" Mio padre...si è rifatto una famiglia in Francia "

" È normale, di certo si sarà innamorato di nuovo "

" Non è per questo...lui...lui ritornerà là e vuole che io lo segua
"

La cosa avrebbe dovuto sorprendermi e invece. Quello stesso pomeriggio avevo già capito tutto, sapevo che suo padre voleva passare del tempo con lei ma non solo per il fatto di averla appena ritrovata, bensì per dirle questa cosa."  Vorrei stare un po' con lei prima di... " ha detto, e io ho tremato a quelle sue parole. Infondo un po' me lo aspettavo, ora che l'ha ritrovata sarebbe sciocco da parte sua ripartire senza di lei, eppure una parte di me non vuole che se ne vada. Sono andata a riprendermela fino in Finlandia, è stata la prima persona che ho visto dopo essermi risvegliata in ospedale, è l'unica che abbia saputo davvero capirmi, l'unica che credo di amare più di me stessa. Mi sono affezionata, tantissimo, separarmi da lei lo reputo impossibile ma se non lo facessi sarei solo la ragazza egoista che ero prima di conoscerla. 

" E tu cosa vuoi? "

" Io... Io voglio seguirlo, vorrei recuperare il tempo che ci è stato negato ma.. "

" Ma? "

" Non voglio allontanarmi da te " 

" La Francia è qui vicino, ti verrò a trovare talmente spesso che sarai stufa di vedermi ahah "

" No, io di te non mi stufo mai. Sei diventata troppo importante "

" Forse io e te non siamo destinate a stare assieme, ogni volta cercano di dividerci. Qualcosa ci ha fatto incontrare e qualcosa ci dividerà, magari questo "

" Non ti voglio lasciare "

" Non lo voglio nemmeno io. Dormici su, magari domani avrai le idee più chiare "

" Possiamo dormire così? "

" Certo, non ti lascio non temere. Buonanotte
"

Posai le mie labbra sulla sua fronte lasciandole un piccole bacio per poi chiudere gli occhi e addormentarmi. 

Due giorni dopo, al vecchio rudere... 

" Quindi hai deciso? "

" Si...cioè no "

" Si o no? "

" Si "

"...." 

" Sei arrabbiata? Lo so che ora mi odi e ti capisco "

" Non ti odio, non potrei mai "

" Come puoi? Dopo tutto quello che hai fatto io ti sto lasciando "


Sorrisi abbassando lo sguardo e mi avvicinai alla ragazza, poggiata alla ringhiera della balconata. Strinsi la sua mano nella mia e posai l'altra sul suo volto.

" É giusto che sia così, tu e tuo padre avete molto da recuperare, l'uno dell'altro. Io non ti odio e mai potrei provare qualcosa che non sia amore, solo guardandoti negli occhi vedo l'unica persona che per me ha davvero fatto tanto"

" Tu mi hai salvato " 

" E tu hai salvato me "


Eliminai le distanze e posai le mie labbra sulle sue, assaporando un'altra volta la dolcezza della sua bocca. La mia mano premeva dolcemente sul suo volto, mentre la sua rafforzó la presa intrecciando più forte le dita tra le mie. Ancora non era un addio, ma dentro di me tutto stava cambiando, la sentivo già lontana migliaia di chilometri e le lacrime non tardarono ad arrivare. Mi rigarono il viso, le sentì scendere lente sino ad arrivare sul mento e cadere, silenziose, proprio com'erano nate. Non volevo farmi veder piangere, così staccai le mie labbra dalle sue e la strinsi tra le braccia, impedendole di vedermi in quel momento di debolezza. 

Il giorno della partenza... 

" Abbia cura di lei "

" Non temere, mi è stata portata via una volta, non capiterà di nuovo
"

L'uomo guardò con aria paterna la ragazza, poi tornò a osservare me, allungando la sua mano dinanzi a lui. La strinsi sorridendo, forse l'ultimo sorriso che avrei fatto quel giorno. 

" Avrai mie notizie, presto"

Lo guardai con aria interrogativa, sperando di ricevere spiegazioni. 

" Lo saprai a tempo debito. Sarà meglio iniziare ad avviarci, l'imbarco del nostro volo sta per aprirsi "

" Vai, io ti raggiungo tra poco "


Un cenno di assenso e l'uomo si allontanò camminando, confondendosi tra la folla. 

" L'ultima volta ti stavo impedendo di salire su quell'aereo... Vorrei farlo anche adesso "

" Perché è sempre tutto così complicato? "

" Non c'è nulla di semplice, forse ci siamo solo... Illuse che fosse così "

" Allora è stata l'illusione più bella del mondo " 


Accennai a un piccolo sorriso che però scomparve quasi subito. Feci un passo verso di lei, passando le braccia dietro la sua testa e stringendola a me più forte che potevo. Posai le mie labbra sui suoi capelli cercando di resistere all'impulso di lasciarmi andare in un pianto straziante. 

" Mi mancherai biondina "

" Tu mi manchi già adesso "

" Ci sentiremo tutti i giorni, a tutte le ore, in qualsiasi momento. Sarà come avermi li "

" Ci sarai anche quando non avrò voglia di parlare ma solo di rimanere in silenzio abbracciata a te? "

" Io per te ci sarò sempre, qualsiasi cosa accada. Ormai sei parte di me " 


Mi sorrise dolcemente mentre i suoi occhi iniziarono a brillare per via delle lacrime che stavano per uscire. Sfiorai appena le sue labbra con le mie, sapevo che se avessi insistito non sarei più riuscita a lasciarla andare, e così mi allontanai di qualche passo, facendo cenno con la testa di andare. Con le lacrime agli occhi, si voltò lentamente raggiungendo l'entrata dell'imbarco dove suo padre la stava aspettando. Mi guardò ancora una volta, muovendo le labbra per dirmi qualcosa che però non riuscì a capire. Pochi secondi dopo sparì dietro un angolo del corridoio, diretta al gate per l'imbarco. Lentamente mi avviai verso l'auto che avevo parcheggiato nei sotterrai e dopo aver pagato il biglietto, tornai verso casa. Nel tragitto, passai vicino al lago dove ero solita andare a pesca, lo stesso dove mesi prima avevo portato Aurora per passare un pomeriggio diverso. Mi fermai sulla riva ad osservare lo specchio d'acqua e, riflesso sul lago, notai la scia bianca di un aereo sfrecciare nel cielo sopra di me. Una lacrima scivolò silenziosa lungo il mio viso ma stavolta non la fermai. 

" La distanza non fermerà tutto questo. Ci rincontreremo, magari di nuovo per caso, chissà...ma una cosa è certa, le nostre vite si sono intrecciate, si sono unite e questo non lo dimenticherò mai. Il destino a volte ci riserva delle sorprese e credimi, tu sei stata la più bella di tutte " 
Fine

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