Living with a killer is not simple

di Sethmentecontorta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ♞ Dove tutto è iniziato, tra riviste e coltelli ***
Capitolo 2: *** La nostra (circa) felice vita ***



Capitolo 1
*** Prologo ♞ Dove tutto è iniziato, tra riviste e coltelli ***


    Prologo Dove tutto è iniziato, tra riviste e coltelli
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Quattro ragazzi lo accerchiarono, il suo squardo passò dall'avere un aspetto ansioso ad averne uno spaventato. Abbassò la testa, stringendo i pugni tremanti, sottostando agli insulti che gli venivano rivolti. Tentò di allontanarsi, ma ogni volta veniva respinto nuovamente al centro di quella morsa di odio. Doveva sottostare a quelle angherie ogni giorno, ormai. Perché lui era un fallito, lui era uno studente della sezione E.
Appoggiato ad un muro non distante da loro, io osservavo ciò che doveva subire quello che una volta era un mio compagno di classe, senza poter intervenire. Per quanto non fossi ciò che si poteva definire uno studente modello, ero intelligente. Un po' problematico, sì, ma con ottimi voti. Non dovevo avere nulla a che fare con i buoni a nulla della E, con coloro che non erano in grado di ottenere risultati per lo meno decenti. Amici d'infanzia, nuovi amici, cotte adolescenziali, nulla contava se uno era della sezione END. È vero, pensavo che le regole fossero fatte per venir infrante, ma non per un desiderio incondizionato di ribellione. Allora non vedevo motivo per aiutarlo in una battaglia che non doveva essere vinta. La colpa era sua che non si era impegnato abbastanza da riuscire ad evitare di venir spostato nella sezione da cui non si fa ritorno. Il compito di quella classe era proprio quello di essere lo zimbello di tutti, così che gli altri alunni avrebbero fatto tutto ciò che era nelle loro capacità per non divenire come loro. 
Questo era il motivo per cui, con le mani affondate nelle tasche, ammiravo da lontano il contrappasso di Nagisa Shiota. L'idea di alzare anche solo un singolo dito per soccorrerlo non mi sfiorava neppure, nonostante il periodo in cui eravamo stati amici fosse ancora impresso a fuoco nella mia memoria. Chiamatelà crudeltà, chiamatelo sadismo, io allora la chiamavo giustizia. Lui aveva peccato di mancanza di impegno, quella era la pena cui doveva sottostare.
Certo, allora non potevo immaginare che sarei presto divenuto nuovamente suo compagno, ma la cosa non mi pesò affatto. Mi pentii presto di tutti gli errori che avevo commesso con quel ragazzino silenzioso quanto un fantasma.
Il primo avvicinamento fu piuttosto casuale, non so quante volte ho ringraziato quella rivista che stava leggendo quel giorno. Sonic Ninja, non finirò mai di ringraziarti per ciò. 
« Trasmetteranno il film di Sonic Ninja oggi? Andiamo a vederlo, Shiota! - quella domanda, che a ripensarci suonava più come un ordine forse, fu ciò che scatenò il nostro avvicinamento improvviso. »
Lui mi ammirava, lo sapevo bene, il sorriso con cui accettò la mia richiesta lo ricordo bene tutt'ora. A pensarci bene, non riesco a ricordare una singola volta che l'abbia visto sorridere prima di quel giorno, perfino la curva delle sue labbra era discreta e passava inosservata. Ricordo che pensai che su una ragazza una caratteristica simile sarebbe risultata tenera. 
Quella fu la prima delle nostre numerose uscite, nonché la più divertente sia per me che per lui. Ci conoscevamo sempre di più, anche se lui non riusciva ad uscire sempre di casa. Purtroppo la sua famiglia non glielo permetteva, certe volte, me lo feci spiegare solo un anno dopo il nostro incontro.
Prima ancora che iniziasse a soffrire a scuola, dove almeno per un certo periodo è riuscito a godere della mia protezione, le sue pene erano già iniziate all'interno della sua casa; lì io non potevo nulla. 
Mi sentivo impotente quando capitava che Nagisa venisse a scuola con dei cerotti sulle guance, o lividi sulle braccia o sul torace, e trovava sempre un modo per scamparsela da questo problema. Nascondendolo, però, il suo umore peggiorava sempre di più e diventava una specie di fantasma intoccabile. Era ancora più difficile notarlo del solito, se ne stava sempre in silenzio da una parte e quando mi toccava per attirare la mia attenzione, quando voleva parlare con me, era come se mi sentissi accoltellato, per via del suo magnifico silenzio assassino. Allora, però, pensavo ancora che fosse una mia impressione, uno scherzo giocato della mia mente per via della mia indole schiva. 
« Tranquillo, stavo giocando a pallone e sono caduto con la faccia a terra. »
« Stavo giocherellando col coltello che usiamo per uccidere Koro-sensei, come anti-stress, ed alla fine mi sono fatto male. »
« Volevo uccidere Koro-sensei in segreto ma mi sono beccato i suoi tentacoli in faccia. »
Queste erano solo alcune delle scuse che era solito inventare per farla franca. Scuse che ora non attaccherebbero più con me.
Con il tempo, la nostra amicizia si faceva sempre più forse, anche finite le medie. Iniziavo a capire finalmente cosa lui volesse, riusciva a farsi avanti e per poco non cominciava a farmi male con i suoi istinti da assassino. Le sue capacità erano, e sono tuttora, migliori in confronto alle mie. E dire che mi invidiava per la mia intelligenza, quando poi fui io ad invidiarlo per le sue incredibili risorse, e forse un po' lo invidio anche oggi. Non era più possibile fosse vittima del bullismo, il suo sguardo faceva paura perfino a me. Ricordo infatti di una volta in cui persi completamente la calma per via di un suo singolo sguardo. Mi pentii anche di quello e mi scusai con un gelato. Cominciò anche a prendere le mie difese e mi sentivo sempre più a disagio in sua presenza. 
Oggi, però, abbiamo iniziato a vivere insieme e stiamo compiendo un passo importante per la nostra carriera.

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Capitolo 2
*** La nostra (circa) felice vita ***


    Capitolo 1 ♞ La nostra (circa) felice vita

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Abbiamo iniziato il nostro percorso universitario insieme, nella stessa sede, ma con facoltà diverse. Abitiamo sotto lo stesso tetto, però Shiota, a differenza mia, ha cercato un lavoro part-time per mantenerci a vicenda. 
Ogni giorno, passato a scrivere appunti e tesine sui nostri pc, stiamo sempre insieme e ne siamo più che felici, dato che al liceo, quando per cinque anni non siamo stati compagni di scuola, vedersi spesso non era facile. Ma questo non ha cambiato nulla, anzi, pensiamo solo a stare insieme, ora. Sì, siamo fidanzati, per chi ancora non abbia capito. 
Per fortuna viviamo bene anche con i soldi che arrivano dal piccolo lavoro di Shiota, anche se alla fine la casa non è grande, anzi, è molto piccola ma adeguata per quanto riguarda l'affitto e quello che possiamo metterci in sole due camere. Anche se la vita dentro queste mura non è rose e fiori, anzi, i nostri dialoghi sono di solito spicci e presentano quasi sempre le stesse frasi.
 « Shiota, ho bisogno di te, ora... »
« Non è il momento, devo ancora prepararmi per andare a lavoro e dobbiamo preparare i nostri esami. »
« Sì, ma è da un po' che non ti dedico del tempo quindi vorrei stare con te. »
« È tutta una scusa per fare in modo che ti permetta di scoparmi, vero? »
« Ma cos- no! ... o almeno, forse. »
« Pervertito. Ora scrivi che altrimenti non ti do il mio corpo oggi. »
...Comunque, non è questo l'importante. 
Passo il tempo a scrivere sul pc, dopo aver messo gli occhiali per non irritare i miei occhi. Sono una mia parte parecchio sensibile, ma mai quanto il mio bellissimo e stupendo Shiota Nagisa. 
Dopo alcune ore di lavoro distendo il viso in un sorriso trionfale, solo dopo averlo finito, nonostante quello che è successo fino a poco fa sia indescrivibile. Ho preso dozzine di caffé solo per tenermi sveglio e non annoiarmi, ho messo della musica rilassante, ma l'ansia non se n'è andata del tutto fino ad ora che ho finito il mio compito. 
Me ne vado sul divano del salottino a guardare la tv, però la stanchezza acquisita mi prende in pieno. La mia vista inizia ad annebbiarsi, poi comincio a russare un po', lo stress accomulato mi fa sempre questo effetto. 
Mi addormento.

Vedo Shiota, in mezzo ad un campo di ortensie azzurre. Azzurre come i suoi capelli e i suoi occhi, così perfetti ed innocenti. Il cielo mostra soltanto il suo sole candido e splendente, quanto quello che c'è nei suoi occhi. Quanto vorrei ritornare ai tempi delle medie, quando il tempo tra noi due era infinito. 

Apro gli occhi quando sento una voce gentile chiamarmi, non mi serve mettere a fuoco il viso di fronte a me per capire che Nagisa è tornato a casa. Oramai, questo fa parte della mia quotidianità. Quando gli aloni del sonno abbandonano finalmente i miei occhi e riesco a delineare con precisione i dettagli del suo volto, vi leggo un'espressione in parte divertita in parte con un certo tono di rimprovero. 
« Almeno il tuo lavoro l'hai finito o hai dormito tutto il pomeriggio? »
Senza neppure pensarci due volte lo afferro per la vita e lo attiro a me, in modo che i nostri corpi si scontrino l'uno sull'altro. Il suo squittio infastidito mi fa sorridere maliziosamente, mentre lo stringo a me in modo che non possa andarsene. 
« Non mi hai risposto, pervertito. »
« Ho finito. » rispondo brevemente, premendo le labbra sulle sue per impedirgli di parlare di nuovo. 
Per qualche secondo lo sento mugulare, cercando di respingermi, ma alla fine si arrende e mi lascia approfondire il bacio in maniera più passionale. Le mie mani vagano sulla sua schiena, intrufolandosi sotto alla sua maglia, per poter percepire la sua pelle a stretto contatto con la mia. Quando interrompo il contatto, stringendo dolcemente il suo labbro inferiore fra i denti, lui mi guarda col suo solito sguardo da maestrina, che sembra volermi elargire ad ogni ora del giorno. 
« Pervertito, lasciami andare ora. »
« No, - controbatto, affondando le dita nei suoi capelli, che ora che sua madre non lo controlla più sono finalmente tagliati corti. - questa sera stai con me, e non accetto scuse, è venerdì. E non chiamarmi pervertito, quando è quello che vuoi anche tu. »
« Vuoi portarmi a letto, eh? » commenta in tono sarcastico, accarezzando la mia guancia. 
« Voglio stare con te, - sussurro al suo orecchio, con tono caldo. - con o senza sesso. »
Lui ridacchia, stampandomi un bacio sulle labbra, io allungo la testa verso la sua per ricambiare. Poggia la punta del naso sulla mia.
« E va bene, te lo sei meritato. E poi mi mancavi in ogni caso. »
Lo stringo forte a me, sentendo i nostri corpi incastrarsi.
« Ti amo, Nagisa-kun. »

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