Scritta per il Drabble Days indetti nel gruppo We are out for prompts.

Questa donna ed i suoi prompts.
 

The way he says your name
 

Felix era nella sua vita da sempre. Il breve periodo in cui non si conoscevano, Wolfgang non lo considerava nemmeno più parte della sua vita. Felix stesso era la sua vita.

Era così strano, però, osservare i suoi occhi da così vicino, specchiarsi nelle sue pupille dilatate, sentire il suo respiro al profumo di whisky sulle proprie labbra.

“Wolfie...”

Felix non lo chiamava mai con il suo nome completo, per lui si chiamava Wolfie, l'aveva chiamato così tante volte con quel nomignolo, in così tanti modi diversi… ma mai così. Mai aveva pronunciato il suo nome con il sospiro mozzato in gola, con quella nota di disperazione che ancora risuonava nella sua testa, con le labbra umide di desiderio.

Wolfgang continuava a fissarlo stupito, incapace di capire con chiarezza tutto quello che stava succedendo – la mano del suo migliore amico che scivolava sulla stoffa dei jeans che gli fasciavano le cosce, il suo viso sempre più vicino, le palpebre che cadevano lente sui suoi occhi tristi.

Nessuno dei due si mosse quando le loro bocche si toccarono. Rimasero così per parecchi secondi, le labbra incollate in un bacio infantile che sapeva di prime esperienze, di casa. Attimi di immobilità prima della confusione di sospiri e sghignazzate isteriche, di mani curiose e corpi frenetici.

“Wolfie” ripeté Felix con lo stesso tono incantato.

Iniziava a piacergli sentirsi chiamare così.

The way you look at him

Lo conosce più di se stesso, sia esteticamente che interiormente. Felix conosce ogni minuscola cicatrice sul viso – preso a pugni più volte di quante potesse contarne – di Wolfgang; saprebbe disegnare la linea armonica del suo naso, la curva delle labbra e la fronte spaziosa.
Saprebbe farlo. Potrebbe. Però si limita a fissarlo, a ripercorrere con gli occhi quei particolari – ancora e ancora e ancora. Si nutre della sua immagine, del viso rilassato e le spalle larghe sempre tese, in allerta; ma deve farlo in segreto, quando Wolfie è concentrato nella pulizia di qualche arma o su uno dei film che guardano insieme da quand'erano bambini. Può guardarlo così apertamente ed intensamente solo quando lui non lo vede, e anche allora deve stare attento, ché basta un attimo perché si giri e lo colga in flagrante – e capisca tutto.
Gli basterebbe girare il viso nel momento giusto, incontrare i suoi occhi in quei momenti così intimi per smascherarlo, per accorgersi di quanto diverso sia il sentimento che prova per lui.
Un po' Felix ci spera. Vuole togliersi quel peso dal cuore una volta per tutte, ma quando Wolfie lo fa – quando si volta a guardarlo, incuriosito dal suo sguardo fisso –, Felix si volta dall'altra parte.

The way you kiss him
 

Si conoscevano da quindici anni, da quando erano ancora bambini, ancora pressoché innocenti. Avevano condiviso tutto, dal tetto al cibo, dai vestiti alle ragazze. Condividevano un cuore, sebbene Wolfgang non lo sapesse, nonostante prendesse sempre più spazio in quel suo cuore ammaccato e ricucito.

Era una cosa stupida, infantile, ma per Felix era diventata un'ossessione. Troppa fatica alzarsi a prendere un bicchiere, gli diceva. Aveva sviluppato una vera e propria tecnica per quella stupidaggine, il modo perfetto per posare le sue labbra sull'impronta lasciata da quelle di Wolfie. E quando la birra gli riempiva la bocca, lasciando sulla lingua lo stesso gusto acre che aveva lasciato sulla sua, gli sembrava quasi di assaporare lui. Era l'unico tipo di bacio concessogli. L'unico modo per sentire il suo sapore sulle labbra e sperare di lasciare un po' del proprio a lui.

E beveva il caffè, amaro e acquoso, con la bocca ancora impastata di sonno, rubandogli la tazza dalle mani prima di uscire di casa. Era il suo bacio del buongiorno.



 

The way you tell him you love him
 

“Wolfie” sussurò, le palpebre ancora pesanti sugli occhi.

Felix aveva le mani calde, cosa che succedeva di rado, di solito solo quando le teneva sotto le coperte o Wolfgang le stringeva nelle proprie per tenerle al caldo – “Non voglio che ti lamenti dei tuoi maledetti geloni tutto il tempo” diceva.

“Ti amo.”

Era stato poco più di un sussurro, ma nella stanza silenziosa non sarebbe stato difficile da decifrare.

Non ricevette risposta e aprì gli occhi per assicurarsi che Wolfgang l'avesse sentito.

La stanza era molto luminosa, la luce si rifletteva sul verde pallido delle pareti e sulle lenzuola bianche del suo letto.

Aveva detto a Wolfie che l'amava. Quando aveva capito di stare per morire, si era ripromesso che sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto quando l'avrebbe rivisto.

Lanciò un'occhiata al proprio corpo, dolorante e fasciato stretto nelle coperte. Le mani stavano stringendo le lenzuola sotto di esse.

Sospirò, richiudendo gli occhi. Di Wolfgang non c'era nemmeno l'ombra. Solo il fantasma della sua presenza – sulle dita, negli occhi, nel suo cuore tormentato.