50 modi di dire ti amo

di IMmatura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Full Metal Alchemist (Ed/Winry) ***
Capitolo 2: *** II - Frozen (Kristoff/Anna) ***
Capitolo 3: *** III - Chloe's requiem (Michel/Chloe) ***
Capitolo 4: *** IV - A tutto reality (Duncan/Courtney) ***
Capitolo 5: *** V Free! Iwatobi Swim Club (Rin/Aiichirou) ***
Capitolo 6: *** VI - Il favoloso mondo di Amelie (Nino/Amelie) ***
Capitolo 7: *** VII - The Big Bang Theory (Leonard/Penny) ***
Capitolo 8: *** VIII - Sherlock BBC (John/Sherlock a.k.a. Jhonlock) ***
Capitolo 9: *** IX - Kung Fu Panda (Po/Tigre) ***
Capitolo 10: *** X - Kimi ni todoke (Kazehaya/Sawako) ***
Capitolo 11: *** XI - Boris (Alessandro/Arianna) ***
Capitolo 12: *** XII - Liar Game (Kouta Akagi/Kanzaki Nao) ***
Capitolo 13: *** XIII - Caro Fratello (Rei/Nanako) ***
Capitolo 14: *** XIV - The Spectacular Spider-Man (Harry/Gwen) ***
Capitolo 15: *** XV - Merlin (Merlino/Artù a.k.a. Merthur) ***



Capitolo 1
*** I - Full Metal Alchemist (Ed/Winry) ***


Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono ma sono proprietà di Hiromu Arakawa; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

I

 

I would go anywhere to get to you, so why is that all you have to do is smile to get to me?

 

La locomotiva che si avvicinava all’inizio non era altro che un bagliore metallico, una scintilla all’orizzonte, nel punto dove la prospettiva sembrava far incontrare i binari. Le piaceva pensare che fosse la sua buona stella, caduta sulla terra per ricongiungere le cose. La buona stella di Winry Rockbell non poteva essere fatta che di metallo sonante. Amava il suono del metallo, Winry, e chiuse gli occhi assaporando la sinfonia di versi di quel treno al galoppo attraverso la pianura. Stridii di ruote, sbuffare e battere regolare di pistoni, ingranaggi che giravano travolgendo il tempo sul loro cammino.

Su quel cavallo nero dal crine di fumo stava tornando Edward, e lei, dopo essersi ripromessa mille volte di aspettarlo a casa, alla fine aveva ceduto alla voglia che aveva di rivedere il suo sorriso. Si malediceva per quella scelta, misurando la banchina a piccoli passi svelti.

Sarebbe stato imbarazzante. Molto imbarazzante. Lei era già un fascio di nervi per la lunga attesa.

Non aveva mai amato stare con le mani in mano, ma stavolta non c’era una vite persa, un metallo troppo debole, una scusa per provare a raggiungerlo. C’era solo la fragile promessa che si erano fatti prima di partire, nella maniera più assurda e involontariamente comica del mondo. C’era solo il sorriso genuino con cui le aveva messo una mano sulla testa (era diventato COSì ALTO, adesso...) pria di abbracciarla.

Un sorriso che l’aveva convinta ad aspettare come un’innamorata qualsiasi alla stazione il suo amato che ritorna, senza sfidare l’Ovest come aveva fatto, in passato, con il freddo Nord.

Non che non avesse voglia di partire già una manciata di minuti dopo averlo salutato. Avrebbe già voluto avere una scusa qualsiasi per rincorrerlo e tirargli in testa una chiave inglese come ai vecchi tempi. Quasi si pentiva di tutte le raccomandazioni che gli aveva fatto sulla cura del suo automail...

Però non erano più i vecchi tempi: c’era quel sorriso, a ricordarle che ne avevano passate tante, ma l’attesa peggiore, l’attesa della serenità, per fortuna era finita.

La locomotiva le sfrecciò davanti con un grido prolungato, mentre i pistoni ancora sbuffavano e le porte erano chiuse. Dietro un finestrino, la faccia di Edward, vedendola, si illuminò in un sorriso furbetto.

Sapeva che l’avrebbe punzecchiata per la nuvola di seta in cui si era lasciata infilare dagli insistenti consigli di nonna Pinako, per il modo in cui si mordicchiava le labbra nervosa... e, semplicemente, non riusciva ad immaginare nulla di meglio.

(410 parole)

 

Angolino di IMma

Salve a tutti voi, cari lettori. La IMmatura production (che alcuni di voi, forse, avranno già avuto la Sfortuna di incontrare nei meandri di EFP) è lieta di presentare questa piccola raccolta di flashfic multifandom. Saranno cinquanta in tutto e prenderanno spunto dalle citazioni di questa challenge. La mia idea al momento è di utilizzare per ogni citazione un fandom diverso, ma non è detto che ci riesca.

Per questa prima storia ho scelto il fandom di Full Metal Alchemist su cui mi è capitato di scrivere solo un'altra volta. Probabilmente non sono riuscita a mantenere IC Winry, ma spero che la lettura possa esservi comunque risultata gradevole. Se vi va, fatemi sapere con una recensione o un commento privato.

*Inserire commenti simpatici che oggi ad IMma proprio non vengono*

Cercherò di spaziare il più possibile nei fandom e nei tipi di coppia, quindi... stay tuned!

Saluti

IMma

PS Coming soon: Frozen - Il regno di ghiaccio (Se indovinate la coppia vincete un biscotto :3)

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Capitolo 2
*** II - Frozen (Kristoff/Anna) ***


Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono ma sono proprietà di Walt Disney Animation Studios; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

II

 

Kisses are like tears. The only ones that are real are the ones you can’t hold back

 

In fondo Kristoff non ne sapeva affatto più di Anna sull’amore. Se ne accorgeva ogni volta che si vedeva attraverso i suoi occhi, attraverso quello sguardo ingenuo e spensierato, del colore dei germogli che nascono a primavera. Era solo un ragazzone rozzo, dall’espressione burbera, tremendamente solo da sempre, che non aveva quasi mai parlato con le persone. Cresciuto all’ombra di una saggezza dei Troll, superiore alle sue capacità di comprensione, con la sola compagnia di Sven, di amore aveva sentito parlare tanto, ma non sapeva nulla, come non sapeva di poter trovare in un’altra persona qualcosa di così speciale.

Le aveva mentito, senza saperlo.

Ci si poteva innamorare di una persona in un solo giorno, dopotutto, se quella persona era Anna.

Anzi, probabilmente era impossibile fare altrimenti. Era impossibile non innamorarsi dei suoi tuffi fiduciosi nelle braccia altrui, della sua fiducia costante e testarda, dei suoi buffi sbalzi d’umore.

Ci si poteva innamorare della sua voce squillante e delle sue trecce, finalmente libere da quelle odiose ciocche bianche. Ci si poteva innamorare, si poteva morire dentro per Anna, riempirsi gli occhi di lacrime vedendola diventare puro ghiaccio.

Eppure si poteva anche (e questa era la magia più meravigliosa...) averla viva e felice davanti il giorno dopo, fremere come un fuscello, per l’eccitazione, mostrandogli la sua slitta nuova e riempiendogli la testa di parole che non era mai stato così felice di ascoltare.

Era leggerissima come si aspettava, quando la sollevò prendendola per i fianchi, facendola roteare attorno a se come non volesse vedere più nient’altro al mondo, sentendosi scuotere dentro da un terremoto che, però, non faceva la minima paura.

-Ti bacerei... aspetta, che?-

Ci si può innamorare in un giorno e desiderare un bacio così tanto da impazzire, senza di mezzo maledizioni da spezzare, senza altro motivo se non la persona che si ha di fronte.

E mentre ancora Kristoff si chiedeva se potessero davvero, le labbra di Anna si erano posate sulla sua guancia, così calde, ricordandogli che aveva rischiato di non sentire mai quel tocco leggero e morbido sulla sua pelle, facendogli dimenticare ogni logica, ogni insegnamento, ogni buon senso.

Non sarebbe più riuscito a trattenersi neanche volendo e questo voleva dire qualcosa. Non era ancora del tutto sicuro di cosa, ma di certo qualcosa di assolutamente vero.

(381 parole)

 

 


 

Angolino di IMma

Rieccoci con questa raccoltina senza pretese. Stavolta la flash è dedicata a Kristoff e Anna (lo so, sono molto originale...) e ruota attorno al paradosso apparente di questo film che, secondo me, nasconde una grande tenerezza. Quel che ho amato particolarmente di Frozen infatti (oltre a "Let it go") è il suo scardinare praticamente qualsiasi regola preinposta riguardo l'amore... persino quelle dettate dal film stesso.

Ringrazio infinitamente Lisaralin che ha recensito lo scorso capitolo e, purtroppo, per stavolta non ha vinto il biscotto... sebbene io sia stata combattuta fino all'ultimo sulla coppia da usare. Si, mi piace anche l'Hansanna e ne vado fiera u.u

Detto questo, ringrazio anche chiunque stia leggendo questo aggiornamento. Stay tuned!

Coming soon: Chloe's requiem

Saluti

IMmatura

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Capitolo 3
*** III - Chloe's requiem (Michel/Chloe) ***


Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono ma sono proprietà di Nubarin e Nanashi no Chiyo; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

III

 


It’s funny how someone can live each and every day without knowing that their existence is the reason you live

 


La luna si era affacciata, pallida, da dietro le nuvole, guardando quel giardino, quel frammento di pace racchiuso tra quelle mura maledette. La notte piangeva rugiada scintillante, e non un alito di vento riusciva a smuovere l’immobilità mortale delle foglie pungenti, dei frutti rossi come sangue. Eppure Chloe guardava in su e sorrideva, muovendo a memoria le dita sui tasti del piano. Neppure il suo vestitino rosa veniva scomposto dal vento, impregnato dalla rugiada. Le sue mani percorrevano in su e in giù quella lunga via di tasti d’avorio, di quel piano immobile, come lei, immune al tempo e alle intemperie. La luce gentile della luna, che cercava di accarezzare quel visino tondo, così simile al suo, la trovava fragile, la rendeva evanescente, ad un occhio abbastanza attento.

Due note cupe si alternavano, facendo tremare i vetri della villa, le foglie e la terra, tentando di far crollare i muri per lasciar uscire da quel perimetro il richiamo della bambina che voleva soltanto suonare ancora una volta col suo Michel.

Poi note più acute, come le grida che percorrevano i corridoi, le risate di follia di quel che era rimasto davvero di lei. Perché la Chloe che suonava era solo un’ombra fugace, un riflesso di luna, un riflesso di una gioia perduta, protetto a fatica dal ruggire del vento di fuori.

Eppure sorrideva, e premeva sui tasti, allungava i piedini verso i pedali, si esercitava per il giorno in cui sarebbe tornato qualcuno a suonare con lei, a salvarla di nuovo, a salvarla da se stessa e dalla sua maledizione.

La Chloe che suonava non sarebbe mai stata tra le braccia di Michel, non avrebbe visto l’alba assieme a lui, non avrebbe avuto una tomba o un requiem del suo violino, ma aspettava e lanciava fiduciosa il suo rischiamo, il suo desiderio, alla luna e al cielo stellato.

Quella bambina evanescente, fatta di innocenza spezzata e luce lunare era l’amore che non muore, era la testarda attesa per un ultimo, tenero, desiderio: un duetto al chiaro di luna. Era una Chloe dai capelli scuri come la notte, che non avrebbe ricevuto una carezza neppure dalle prime gocce di pioggia che la attraversavano, senza mischiarsi con le sue lacrime invisibili sul suo viso... lacrime di gioia.

Qualcuno stava arrivando. Qualcuno, lo sentiva, camminava lungo il viale, sotto la pioggia...

(391 parole)

 


 

Angolo di IMma

Capitolo tre, gente! *passa balla di fieno* Ok... bene... ho capito *si rannicchia in un angolo a fare circoletti col dito*

Questo capitolo è stato uno sei primi che ho concepito per questa raccolta, e non vedevo l'ora di pubblicarlo, sebbene il fandom di riferimento sia abbastanza sconosciuto. Io però sono così... distribuisco amore e seghe mentali indistintamente tra fandom popolari e sfiga!fandom. Sono una fangirl politicamente corretta, rispetto la par condicio u.u

Chloe's requiem è LA MORTE, ma una morte tragicamente, angstosamente (???) meravigliosa. Mi fa sempre piacere pubblicizzarlo. Spero che la storia risulti godibile anche a chi non lo cosoce e, magari, possa anche stimolare la curiosità *distribuisce volantini pubblicitari*

Saluti

IMmatura

PS Coomin soon (su suggerimento della gentilissima Lady White Witch): A tutto reality (a.k.a. Total Drama)

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Capitolo 4
*** IV - A tutto reality (Duncan/Courtney) ***


Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

 

IV

 

 

A little jealousy in a relationship is healthy. It's nice to know that someone is afraid to lose you.

 

 

Lei non era gelosa. La gelosia era per le persone insicure, che non avevano il controllo della propria vita e dipendevano da qualcuno... e lei non era quel genere di persona. Questo era ciò che ripeteva ogni volta che si ritrovava a guardare con qualcuno la TV, sintonizzandosi “casualmente” su quel canale. A volte se lo ripeteva anche da sola, nella penombra della sua camera, mentre seduta sul letto a gambe incrociate si sforzava di seguire le repliche a notte fonda, e puntualmente finiva per stendersi e addormentarsi guardando quello stupido teschio di legno sul comodino. Sorridendo.

Lei non era gelosa, ma...

Quel “ma” la prima volta l’aveva fatta ridere nervosamente, come fosse una battuta, un pessimo scherzo della propria immaginazione. Però non voleva parlare dei vari motivi per cui quel “ma” poco a poco andava ingigantendosi, tenendola schiacciata su quella poltroncina del doposhow ad assistere al filmato circondata dagli sguardi ti tutti. Quella non era una seduta, era un braciere pieno di carboni ardenti.

Le scene che passavano erano più grandi, più intime, più... dolorose?

Si morse la lingua cercando di attenersi alla linea voluta dai suoi avvocati. No comment. Ed in effetti non gli venivano in mente parole (per lo meno, non parole ripetibili) per commentare quelle risatine, quegli scherzi, quella complicità, quel rotolare l’uno sull’altra sotto le stelle... pensare che tutto era iniziato con un: “Chissà se anche Courtney le sta guardando?”

Lei non era gelosa, eppure...

Eppure quello che non era riuscita ad ottenere fino a quel momento, con tutto il suo entourage di avvocati, adesso lo voleva più di qualsiasi cosa. Doveva tornare in gioco, e doveva farlo subito.

Non c’entrava l’essere insicuri o la paura di perdere il controllo, si rese conto. Non c’entrava neppure la dipendenza... era semplicemente l’importanza di qualcosa. L’importanza di riuscire a fare ancora serenamente i suoi sogni con gli occhi blu e quella ridicola cresta che (non l’avrebbe mai ammesso) amava scompigliare.

Gliel’avrebbe fatta pagare per un po’, certo, ma alla fine avrebbe aggiustato le cose, come sempre sapeva fare. Perché lei era Courtney la perfettina, ma aveva paura di non poter più tenere in ordine la propria vita senza quello stupido di Duncan.

(365 parole)

 


 

Angolino di IMma

Questo capitolo è dedicato con tutto il cuore alla cara collega di scleri Lady White Witch, che mi ha suggerito questa coppia.

La storia avrebbe dovuto essere ambientata durante la terza stagione, ma all'ultimo proprio non ce l'ho fatta a riesumare IL DOLORE (adesso shippo Scottney, ma sono stata Duncney supporter per anni, ed ho avuto un rigurgito di feels...), così ho preferito scegliere la seconda stagione, prima e durante il secondo doposhow.

Spero non risulti troppo campata per aria, rispetto alle precedenti: la verità è che, all'epoca, io ero PROFONDAMENTE CONVINTA che inconsciamente Courtney fosse riuscita non a caso a tornare in gioco dopo questa "motivazione extra", e volevo condividere con voi questa impressione/questo headcanon folle.

Che altro dire... sono stati una delle mie prime OTP e scrivere questa flash mi ha riempita di nostalgia. *si asciuga lacrimuccia* Non mi aspetto commozione anche da parte vostra, ma spero che almeno la lettura sia risultata piacevole. Se vi va, lasciatemi una recensione per farmelo sapere (lo studio legale Fleckman&Fleckman&Strauss garantisce che non incorrerete in alcun obbligo legale di seguire la raccolta/recensire ancora/leggere altri capitoli)

Saluti

IMmatura

PS Coming soon: Free! Iwatobi Swim Club (Arriva lo shonen-ai gente!)

PPS La biscotto-scommessa è ancora aperta, sapete? Chi pensate di vedere nel prossimo chappy? :3

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Capitolo 5
*** V Free! Iwatobi Swim Club (Rin/Aiichirou) ***


Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Kyoto Animation; Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

 

V

 

 

Find someone who will stay awake just to watch you sleep.

 

 

A volte sentiva l’insonnia come una condanna personale. Non aveva mai avuto il dono di quel sonno denso, profondo come un oceano, irraggiungibile dalle luci e dai rumori dell’universo. Di volta in volta poi le contingenze provvedevano a peggiorare la situazione. Ansie, jet-lag... incubi. Ogni periodo della sua vita aveva una variante diversa di quella malattia da occhi rossi e cervello appesantito, per le prime ore del mattino. Eppure non riusciva a rassegnarsi, soprattutto da quando era arrivato alla Samezuka, in una stanza di pochi metri quadrati dove passeggiare avanti e indietro significava automaticamente pestarsi i piedi da soli o inciampare in qualcosa. Era frustrante.

Fissava le doghe del letto al di sopra del proprio, passandosi un avambraccio sulla fronte sudata, e tentando, col sostegno dell’altro braccio dietro la nuca, di sostenere i pensieri più pesanti. Nella notte i respiri si amplificavano. Quello di Rin gli sembrava una specie di bufera che minacciava di spazzare via le lenzuola e l’ultimo esile velo di sonnolenza che non si decideva a riavvolgerlo.

Quando accadeva, spesso e volentieri, Rin si trascinava in bagno, cercando di ricomporsi, per poi tornare a contorcersi sul materasso, nel disperato tentativo di riafferrare il sonno. Si, sapeva perfettamente che agitarsi era controproducente, ed ossessionarsi era il metodo più sicuro per fare l’alba ad occhi sbarrati... la sua vocazione alla testardaggine, però, aveva sempre il sopravvento.

Avrebbe voluto essere capace di dormire come Aiichirou, accoccolato su se stesso, avvinghiato al cuscino, con il viso tondo e sereno che sbucava appena tra la stoffa e la frangia di fili sparsi che, alla luce lattea che filtrava dalla tapparella, sembravano d’argento. A volte diventava impossibile da trovare, in un involto di coperte, altre Rin rimaneva minuti interi ad osservarlo, a guardare il braccio bianco penzolante nel vuoto, i fremiti che percorrevano appena il viso, senza scomporne il sorriso. In qualche modo era una serenità contagiosa, quella di Ai, quando era così... silenzioso.

Allora, Rin finalmente si decideva a tornare a letto e, a volte, gli bastava chiudere gli occhi per riuscire a riaddormentarsi, sentendosi stranamente meglio. Il respiro tornava ad essere leggero e sempre più lento, fin quando non diventava completamente incosciente ed una testolina con la chioma argentata in disordine e il rossore delle guance celato dalla penombra non si sporgeva titubante, per controllare se, finalmente, il sempai era tornato a dormire.

Il sospiro di Aiichirou non aveva mai svegliato Rin, neppure una volta. Neppure quelle in cui Ai era rimasto per un po’ ad osservarlo in quella posizione pericolosa, chiedendosi cosa gli facesse digrignare i denti del sonno o perché ogni notte, ad una certa ora, rimanesse per almeno dieci minuti in piedi, appoggiato con una spalla allo stipite della porta del bagno...

(454 parole)

 

 

 

 

 

 

Angolo di IMma

Ebbene si, gente, dopo lo sfiga!fandom del terzo capitolo ci voleva anche uno sfiga!pair. Capitemi, li shippo troppo per non dedicar loro uno spazietto in questa raccolta. Aiichirou in particolare è uno dei miei personaggi preferiti e credo che meriti tanto più amore da parte del fandom... paperotto bello! *.*

Scleri a parte l'insonnia di Rin è essenzialmente un mio headcanon, ma mi piaceva troppo l'idea di strutturare la fic in maniera speculare, con loro due che si guardano nel sonno senza sapere l'uno dell'altro (cosa estremamente fluff e patatosa... cavolo, non è da me!). Spero questa flash non faccia completamente schifo.

Se vi va, potete farmi sapere che ne pensate in un commentino o in una rece.

Saluti

IMma

PS Coming soon: Il favoloso mondo di Amelie (Amate questo film...AMATELO!!!)

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Capitolo 6
*** VI - Il favoloso mondo di Amelie (Nino/Amelie) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono ma sono proprietà di Guillaume Laurant e Jean-Pierre Jeunet; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 

 

VI

 

 

A dream is just a dream until you make it come true

 

 

Il sogno è un mondo meraviglioso da abitare. Amelie ha gli occhi grandi di chi ha scelto quel mondo come cittadinanza, i capelli neri corti, la pelle bianca come farina e il profumo vanigliato del lievito. Immerge le dita nell’impasto con quel tocco delicato fatto per gustare i piccoli piaceri, senza affondare troppo a fondo nella vita di fuori.

Da le spalle al disordine del salotto, al sofà ricoperto di cuscini e il trillo spigoloso del telefono ben sepolto sotto quella valanga imbottita. La pioggia bussa delicatamente contro i vetri ed Amelie la accoglie nelle sue fantasticherie ad occhi chiusi. Immagina la stessa pioggia che scivola su un cappotto teso sopra la testa di Nino. Immagina i suoi passi svelti su per le scale e poi così lenti, silenziosi, già dal pianerottolo. Ed è solo per quello che non li sente, come non sente girare lentissimamente la chiave nella toppa. Sono i goffi saltelli delle gambe lunghe di Nino che non glielo fanno sentire nel salotto, dietro di lei, mentre schiva alcune foto sparse sul pavimento e si nasconde aderendo alla parete. Amelie sorride, perché sa, ma rimane immobile.

Nino allunga il braccio e fa tintinnare la zanzariera della cucina.

Amelie lo sente e si volta spaventata. Qualcosa ha bussato davvero alla porta dei suoi sogni, ma il vano della porta invece è vuoto, o quasi.

Gli occhi grandi di Amelie si riempiono di lacrime, perché sembrava tutto così reale, nel senso buono del termine, e adesso si accorge di vivere tanto sola in quel mondo di sogni, che non è poi così meraviglioso quando piove fuori dalle finestre e fuori dagli occhi. Non basta imbottire gli spigoli della vita di cuscini, non le basta più che quel ragazzo dagli occhi azzurri sia un bel sogno dal respiro caldo e il sorriso gentile.

Lei vuole sognare assieme a quel buffo e smilzo sognatore che riempie le pagine della sua vita di frammenti di visi degli altri. Quando squillerà il telefono, allora, Amelie risponderà, e quando le diranno di buttarsi senza preoccuparsi di imbottire il terreno dell’impatto lo farà, finalmente. E qualcun altro lo farà assieme a lei. Si butteranno a letto senza dormire e sognando fortissimo, depositando caldi baci sui rispettivi occhi chiusi.

Chi lo ha detto che non si può sognare anche meglio in due?

(386 parole)

 

 

 


 

 

Angolino di IMma

Ooook, non è esattamente questo ciò che avevo in mente quando ho pensato di scrivere su Amelie. Probabilmente è solo la bellezza della pellicola che mi fa apparire come schifo puro anche questa ennesima, misera stesura della flash. Spero comunque che possiate trovarci qualcosa di positivo... fosse anche solo lo spunto per guardare il film, che è una pura meraviglia.

Ironico che questa raccolta non sia stata aggiornata a San Valentino, vero? Perdonatemi ma sono stata seppellita dagli esami, per cui la stesura di questo capitolo (e dei successivi) ha subito un forte rallentamento. Spero di riuscire a mettere il turbo e recuperare.

Coming soon: The big bang theory (a.k.a. IMma che riesuma le sue prime ship, con sommo piacere *.*)

Saluti

IMma

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Capitolo 7
*** VII - The Big Bang Theory (Leonard/Penny) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono ma sono proprietà di Chuck Lorre e Bill Prady; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

VII

 

 

You are everything I never knew I always wanted.

 

 

Crescere. Si era chiesta tante volte quale fosse il vero significato di quella parola.

Negli anni del liceo, mentre passeggiava per i corridoi con troppo trucco in faccia e troppa poca stoffa addosso per “tenersi fuori dai guai”, se l’era chiesto tra migliaia di braccia in cui capitava per caso, come in un infinito ballo di fine anno. Aveva cercato in quelle facce, che ostentavano come segno di maturità i primi peli, il significato di quella parola che, sicuramente, doveva andare al di là della licenza di guida e della capacità di reggere dopo essersi scolati un’intera bottiglia di birra.

Se l’era chiesto con le valigie in mano, prima di partire per il suo novo appartamento. Una terra di indipendenza, grandi aspirazioni e forse qualche compromesso da accettare per la strada (tipo una divisa dal golf giallo limone e i capelli perennemente intrisi di odore di formaggio...). Era quella la maturità, giusto?

Penny se l’era chiesto tante volte, ma non aveva mai osato parlarne con nessuno. Specie con i suoi vicini.

All’inizio perché credeva ne sapessero anche meno di lei a riguardo ( Andiamo, chi comprerebbe mai una finta macchina del tempo?), poi semplicemente perché spaventata dagli imprevedibili gorghi di noia nel fiume di parole che avrebbe ottenuto in risposta.

Aveva avuto anche modo di sentirsi stupida per quei giudizi affrettati quando, sullo stesso pianerottolo in cui aveva sbattuto in faccia a Leonard quella parola, “crescere”, con tanta sicurezza, si era ritrovata a rannicchiarsi e piangere come una bambina di cinque anni con disturbi comportamentali.

Se l’era chiesto ogni volta che Leonard, così comprensivo, aveva accettato i suoi rimbalzi avanti e indietro nella loro relazione, senza smettere comunque di aprirle la porta, farla accomodare, offrirle cibo cinese quando nel suo frigo rosa non c’era più niente perché lei aveva dimenticato (per l’ennesima volta) di fare la spesa. Era una domanda che ronzava in un angolino della sua testa accanto al senso di colpa, mentre poco a poco imparava a conoscere persone diverse, cose diverse, idee diverse.

Se lo chiedeva adesso, discutendo con un Leonard così paranoico da offendersi mentre lei cercava, goffamente, di dirgli che lui era la sicurezza che lei aveva sempre cercato... e che le andava comunque così dannatamente bene, nonostante si paragonasse ad un muffin integrale.

-Ti sto dicendo che non ho bisogno di quel lavoro e di una carriera da attrice per essere felice.-

-E allora di cosa?-

-Di te, stupido creme caramel!-

Penny non aveva ancora una risposta su cosa significasse crescere, mentre Leonard le infilava l’anello al dito, ma aveva la vaga impressione che avesse qualcosa a che fare con la sicurezza di avere accanto qualcuno che la facesse stare bene, che non la mollasse sulla pista della vita dopo un paio di giri di ballo, che non fosse per forza come si aspettava, ma magari diverso in meglio, e con tutto quello che avevano fatto e che avrebbero continuato a fare. Crescendo. Insieme.

(490 parole)


 

 

 

Angolo di IMma

Confesso di aver abbandonato un po' TBBT di recente, quindi non è detto che la fanfic sia completamente IC ed aderente al canon... in ogni caso questa scena mi ha fatta sciogliere la prima volta che l'ho vista, ed ha lo stesso effetto ogni volta che la rivedo. Per chi ha amato questa serie dai primi episodi è come vedere i propri sogni apparentemente impossibili prendere forma *.*

(Leonard e Penny sono stati la mia OTP da subito, capitemi....)

Spero, come sempre, che la fic rientri nei limiti dell'accettabilità. Se vi va fatemi sapere la vostra opinione con una recensione o un messaggio privato.

Saluti

IMmatura

PS Coming soon: Sherlock (BBC) (Stavolta niente biscotto premio, la coppia è abbastanza scontata xD)

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Capitolo 8
*** VIII - Sherlock BBC (John/Sherlock a.k.a. Jhonlock) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono ma sono proprietà di Steven Moffat, Mark Gattis e Sir. Arthur Conan Doyle; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

VIII

 

 

I would rather have thirty minutes of wonderful than a lifetime of nothing special

 

 

Una volta Sherlock gli aveva detto di stare attento a ciò che desiderava. Quella volta pensava di avere solo un’altra manciata di secondi da vivere e nonostante tutto non si era pentito di nulla. Perché essere li, in quel momento, era esattamente quello che aveva segretamente desiderato per due maledetti anni di silenzio e di vuoto, in cui anche dopo aver fatto le valigie e traslocato continuava a sentirsi in trappola, tra le pareti dell’appartamento di Baker Street, a misurare a passi nevrotici l’ampiezza della sua assenza.

Non aveva desiderato altro che ritrovarsi di fronte la sua figura esile, fremente per la troppa inattività, le punte delle sue dita congiunte, lo sguardo perso oltre le proprie mani, nei meandri del suo inaccessibile palazzo mentale.

Aveva desiderato i casi rocamboleschi, i messaggini sul cellulare agli orari e nei momenti più improponibili, il brivido lungo la schiena nell’aprire il frigorifero senza sapere cosa diavolo avrebbe potuto trovarci questa volta. Aveva desiderato senza speranza ogni singolo giorno una qualsiasi di quelle cose.

Buoni pretesti per ritornare con la mente al loro primo incontro e fingere che fosse tutto come prima, come doveva essere.

Ricordava ancora ogni dettaglio. L’odore asettico dell’obitorio, lo schiocco della frusta, persino l’impercettibile cigolio della porta che si richiudeva alle spalle di quello sconosciuto, dopo che gli aveva dato il proprio indirizzo con una strizzatina d’occhio. E ricordava anche la conversazione nel salotto del 221B, l’istante in cui aveva capito di essere irrimediabilmente fregato, senza sapere ancora bene QUANTO.

Proprio come adesso, con la stessa sfacciataggine inaudita, lui l’aveva trapassato con lo sguardo e senza sorpresa ne disgusto, anzi, con una leggera complicità, gli aveva sbattuto in faccia i fatti: lui desiderava proprio questo.

John Hamish Watson VOLEVA i casi, i messaggi, le stranezze di Sherlock Holmes. Voleva farsi trascinare per mano nel pericolo, con il fiatone, il cuore infilato in gola, il gelo nel sangue che penetrava fino alle ossa, l’adrenalina come una droga a ondate potenti nel cervello. Voleva trattenere il respiro fino a un secondo prima di perdere il controllo, e poi riderne.

E la cosa più tremenda era che, per provare quelle sensazioni, a volte non aveva neppure bisogno dei casi, dei messaggi, delle stranezze, dei pericoli. Gli bastava fissarlo negli occhi...

(376 parole)

 

 

Angolo di IMma



*In uno scantinato semibuio, località indefinita...*

Salve, sono IMmatura e tutte le volte che scrivo una fanfiction ho sempre l'impressione che sia la sorella brutta dell'idea fighissima che avevo in testa...

Gruppo di ascolto fanwriters: Ciao IMmatura.

Non so se anche voi avete mai avuto questa sensazione... o tutti questi dubbi prima di pubblicare... il fatto è che si tratta di una semplice flash, niente di complicato, giusto? Però... sulla Johnlock!

Gruppo di ascolto: Gasp!

Come si fa a spiegare la Johnlock in meno di 500 parole? Anzi, come si fa a spiegarla e basta? Non è una semplice ship... è uno stile di vita!

*Vari cenni di assenso*



Questo è, pressappoco, quello che è avvenuto stanotte, durante l'ultima revisione, nel mio palazzo mentale. Quindi, per favore, siate clementi. Tento per la prima volta di scrivere su queste due patate e potrei davvero essere caduta nel banale o in un eccesso di dolcezza. Chiedo perdono.

In ogni caso sono contenta di averci provato e spero che continuerete a seguire la raccolta. Ringrazio come sempre chiunque stia leggendo. L'appuntamento è al prossimo capitolo, con un fandom a sorpresa (di nuovo tirato fuori dalla mia "infanzia"...)

Saluti

IMmatura


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Capitolo 9
*** IX - Kung Fu Panda (Po/Tigre) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di DreamWorks Animation. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

IX

 

 

You can’t stay mad at someone who makes you laugh

 

 

-Potresti almeno provare a prendere la cosa seriamente?-

Una leggera punta d’irritazione lottava per emergere nel ringhio sommesso di Tigre, e nonostante questo Po non riusciva ancora a concentrarsi a dovere nell’allenamento, anzi, sembrava ancor più goffo del solito.  La verità è che qualsiasi cosa la guerriera potesse dire o fare non avrebbe fatto altro che attirare lo sguardo dell’altro, riempiendogli gli occhi sgranati di ammirazione, ma distogliendolo inevitabilmente da ciò che stava facendo. Lui la trovava semplicemente incredibile: il suo modo di muoversi in combattimento, i balzi fulminei e il suo riatterrare senza quasi far rumore, come sfiorasse solo accidentalmente il suolo, ma anche solo il luccichio del suo manto, lucido sotto il sole estivo e il bagliore nei suoi occhi color ambra erano spettacoli capaci di fargli perdere completamente la bussola. A volte si scopriva felice persino di vedere in quegli occhi un lampo assassino indirizzato a lui.

D’altro canto Tigre aveva l’impressione, ultimamente, che Po fosse un po’ strano... e con strano si intendeva ancor più capace di farle saltare i nervi. Specie quando lo sorprendeva a fissarla con quell’indecifrabile espressione poco sveglia, a bocca spalancata.

L’espressione che aveva anche in quel momento, mentre un manichino lo colpiva col suo braccio ricoperto di speroni facendolo rotolare verso dei tronchi sospesi nel vuoto che prima rotolarono sotto il suo peso, poi lo fecero inciampare in direzione della conca girevole in cui rimbalzò come un paio di dadi in un bicchiere, per atterrare davanti alla porta e farsi cadere addosso il manichino per principianti usato come fermaporta.

Il tutto sotto lo sguardo rassegnato dei Cinque Cicloni. Scimmia ormai era a terra, e si rotolava per le risate, Mantide si era sbattuto una zampa sulla fronte, Gru si copriva gli occhi con un’ala, Vipera sorrideva.

E Tigre?

Tigre si era voltata di spalle, stringendosi il muso con una zampa per non far sfuggire altro che un mezzo singulto, maledicendosi internamente. L’attimo dopo era di nuovo seria e impettita, impegnata a schiarirsi la gola. Po però aveva capito cos’era successo, e la sua bocca si allargò in un immenso sorriso.

-Allora non sei più arrabbiata, giusto?-

Ottenne solo uno sbuffo irritato in risposta, ma pensò che chi tace, di solito, acconsente. Tigre invece desiderò soltanto che la smettesse di guardarla in quel modo così innocente da soffocarle qualsiasi rimprovero in gola e farle sospettare che avesse proprio ragione. Era diventato davvero difficile avercela a lungo con lui.

(406 parole)

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo di IMmatura

Indovinate chi andrà sicuramente a vedere Kung Fu Panda 3, a costo di affittare un fratellino da qualche amica? Esatto, io!

Non posso farci niente, il potere dello shipping può fare anche questo. Come farti fare le ore piccole per gli episodi di "mitiche avventure" su Frisbee. Esatto, oggi il mio angolo autrice è diventato l'angolo del coming out. ^^"

(Vi prego... ditemi che sono ancora nei limiti della normalità fangirlica!!! O.o)

In ogni caso spero vivamente di riuscire ad aggiornare di nuovo altrettanto velocemente. Questo capitolo è uno di quelli che avevo in mente da un bel po', per cui non è stato così tremendo metterlo in pagina (virtuale), mentre il prossimo è di ideazione più recente quindi... che le Muse mi assistano! Il fandom sarà Kimi ni todoke *l'aria si tinge automaticamente di rosa*, uno dei pochi sohjo per cui stravedo davvero nel profondo. Spero la scelta sia di vostro gradimento, care Lady White Witch, Risalarin e colleghe lettrici silenziose.

Saluti

IMmatura

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Capitolo 10
*** X - Kimi ni todoke (Kazehaya/Sawako) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Karuo Shiina. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

X

 

 

I look at them, and they look back with those incredible eyes, smile, and it pathetically makes my entire day.

 

 

-Maru-chan!- esclama sorpresa Sawako quando quel cagnolino, ormai cresciuto, le corre incontro senza la minima traccia di timore, scodinzolando. Si china, leggermente intimidita, e gli accarezza delicatamente la testa. Il cane chiude gli occhi, avvicinando il musetto al suo viso e leccandole una guancia. Lei ha un piccolo sobbalzo, un cedimento d’equilibrio che la fa quasi cadere sotto il peso tiepido di quel cucciolone affettuoso. Torna quasi subito ad accarezzarlo, stupita.

Sorride.

Ha lo stesso sorriso dolcissimo della prima volta in cui Kazehaya l’ha vista e il ragazzo rimane in bilico nel suo slancio per riafferrare il guinzaglio, incantato e, probabilmente, con le guance in fiamme, pizzicate dall’aria mattutina.

Non lo ammetterà mai, ma la passeggiata di Maru-chan in realtà è diventata una scusa per rivedere una volta di più il sorriso di Kuronuma, anche durante le vacanze: ormai la giornata non gli sembra più iniziare davvero senza.

Un filo di vento le scuote i capelli, mentre si rialza e, col guinzaglio arrotolato attorno alla mano, si avvicina ad occhi bassi, scusandosi come sempre per una sciocchezza. Lui vorrebbe rassicurarla con una carezza su quella pelle candida, nella luce dell’alba, ma è come se mille altri soli stessero sorgendo uno dietro l’altro ad ogni suo passo e, affannato, non riesce a far altro che abbozzare un sorriso.

Quando finalmente lei si decide ad alzare il proprio viso e se ne accorge sgrana sorpresa quegli occhi così profondi e intensi, per poi socchiuderli appena, sorridendo di rimando.

E camminano fianco a fianco senza parlare, senza più imbarazzo, ascoltando il mormorio del fiume vicino, su cui i raggi del sole danzano lasciando scie dorate. Ogni tanto Maru-chan tira uno strattone e per aiutarla a trattenere il guinzaglio, Kazehaya le prende la mano o le cinge le spalle. Allora si guardano, scoprendo il rossore reciproco, e sorridono assieme chiedendosi come possa essere davvero così semplice essere, ogni giorno, l’uno la felicità dell’altra, e viceversa.

(321 parole)

 

 

 

 

Angolino di IMma-chan

Mi dicono che noi fangirl abbiamo aspettative irrealistiche riguardo gli uomini... mi chiedo proprio perchè... -.-"

Quanto posso amare Shota Kazehaya? Quanto? Non solo è perfetto, kawaii a morte e tutto il resto, ma persino scrivere questo capitoletto con lui è stato stranamente semplice. Non mi sono dilungata molto, questo è vero, ma è così raro che una flash non mi dia rogne da commuovermi.

Spero possiate apprezzare lui e quella adorabile tonta di Sawako in questo slice of life. Se vi va fatemi sapere che ne pensate con una rece o un commento privato, e fangirlate assieme a me per quanto può essere dolciosa questa coppia.

Saluti

IMma

PS Non inserisco il solito coming soon stavolta, dato che il prossimo capitolo verterà davvero su uno sfiga!fandom assoluto, ma vorrei lo leggeste lo stesso. Vi dico solo che è una serie TV ;)

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Capitolo 11
*** XI - Boris (Alessandro/Arianna) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

XI

 

 

I don't love you because I need you; I need you because I love you.

 

 

-Beh, vuoi cacciarmi?- chiede Alessandro, facendo un passo verso Arianna e fissandola in faccia. Per l’ennesima volta sottovaluta la sua schiettezza. Lei non abbassa la testa. Mai.

In quella situazione, poi, lei sostiene il suo sguardo per l’esatto tempo necessario a fargli venir voglia di sparire, non un secondo di più perso per rispondere sbrigativamente:

-Ci sto pensando.-

Ed Alessandro si accorge subito che è sincera. Ci sta davvero pensando.

Arianna se ne va rimuginando su quello stupido stagista che parla troppo e combina sempre e solo casini. Odia averci perso tempo, evento per lei più unico che raro, per provare a “formarlo” in maniera accettabile in mezzo alla corsa di quel treno impazzito e già deragliato da un pezzo, che è la loro troupe.

Odia il fatto di averlo voluto, addirittura SCELTO, per essere le sue gambe, le sue braccia, i suoi occhi di riserva, per sentire la sua voce deformata dalla radiolina tutto il santo giorno, per dividere a metà gli infiniti scazzi di quel lavoro così frustrante.

Odia sapere di non potersela davvero prendere del tutto con lui, quanto con se stessa: può elencare a uno a uno tutti i propri passi falsi, i momenti in cui ha abbassato la guardia, dimenticandosi di nascondere il fatto di essere umana come chiunque altro, e non poter sempre fare tutto da sola.

Quello che la tormenta è forse il pungolo dell’orgoglio, avvelenato dalla delusione. La prima cosa che impari nell’ambiente del set è che tutti sono utili, nessuno indispensabile... perché appena qualcuno pensa di essere indispensabile ne approfitta. Eppure lei si è tradita ed Alessandro, l’illuso, ingenuo Alessandro, se ne è approfittato come chiunque.

Prova a ripetersi che può ripiantare i paletti quando vuole, e fargli capire che può benissimo trovare un altro schiavetto abbastanza veloce, abbastanza sveglio, abbastanza paziente per prendere il suo posto. Solo così forse renderà meno confusa quella matassa di intrecci lavorativi e personali in cui Arianna aveva giurato di non invischiarsi mai. Solo con questo mantra in testa riesce a portare a casa la giornata, come al solito, ma distrutta come raramente le era capitato finora: i capelli arruffati, la pelle lucida e la maglietta zuppa di sudore, gli occhi arrossati e l’espressione della furia omicida fatta persona. Si vede riflessa nel vetro dell’appartamento che stanno lasciando, devastato, senza il minimo senso di colpa, ma è solo quando si volta, nell’istante esatto in cui i muscoli indolenziti si disfano, la maschera di sicurezza le cade dal viso e lei rischia di iniziare seriamente a farsi schifo, che incrocia lo sguardo di Alessandro, appoggiato contro il muretto. Con quella faccia così dispiaciuta e gli occhi fissi, adoranti nonostante tutto, che ogni volta tornano a farla sentire forte, un riferimento e, perché no, addirittura bella, anche in quello stato pietoso. E solo allora, a giornata finita, Arianna può permettersi di ammettere, almeno con se stessa, che nessuno per lei sarebbe come Alessandro...

(486 parole)

 

 

 

 

 

 

 

Angolo di IMmatura

Aggiornamento veloce, stavolta. Ed anche straordinariamente prolisso. Capitemi, Alessandro e Arianna sono troppo OTP e ho seriamente faticato a tenermi nelle 500 parole! ^^"

Vi avevo promesso una serie TV, giusto? Questa è una di quelle che, a distanza di anni, riguardo con più piacere ogni volta che posso. Non solo perchè è LA (fuori)serie italiana, ovvero quasi l'unica che valga la pena guardare, ma anche perchè mi regala dolci ricordi della mia alienazione sociale... Ah, quelle belle giornate di scuola in cui le mie amiche parlavano di quanto era "ommammamia" Guido Zanin, ed io riuscivo solo ad immaginarmi le faccette basite di Stanis La Rochelle :')

Se non la conoscete spero che questa fanfiction possa spronarvi a darci un'occhiata: non ve ne pentirete (spero).

Grazie a tutti coloro che stanno continuando a seguire silenziosamente questa raccolta. Vi invito, se vi va, a lasciare un commentino per dirmi cosa sta andando/non andando fino ad ora, e cosa mi consigliate di migliorare per questa seconda decade di storie.

Saluti

IMmatura

PS Coming soon: Liar Game

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Capitolo 12
*** XII - Liar Game (Kouta Akagi/Kanzaki Nao) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Shinobu Kaitani. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

XII

 

 

Faith is believing in something when common sense tells you not to.

 

 

“Benvenuto nel mondo reale, Kouta. Qui nessuno fa niente per niente.”

Non ricordava esattamente quando gli era stata rivolta quella frase, o da chi. Era una vaga eco di una voce profonda e dura come un pugno in faccia, quando le nocche sbattono esattamente contro il naso. Era un brusio in fondo al rumore del traffico, quando aveva aperto la porta e si era trovato di fronte alla valigetta e alla lettera per la prima volta. Era il fruscio tentatore delle banconote e poi era diventato il non detto negli sguardi, il doppiofondo di un estenuante gioco di menzogne.

Era il sibilo di quel pendolo che lo etichettava in modo diverso, sotto gli occhi indifferenti di Akiyama. Un sibilo che alimentava il sospetto. Un sibilo che lo assordava, mentre quella frase ripetuta all’infinito sciamava nella sua testa, gli faceva pulsare le tempie sotto la bandana intrisa di sudore.

La promessa era di aiutarsi a vicenda, eppure... come riconoscere la verità, muovendosi a tentoni. Si sentiva di nuovo come sordo e cieco, in un tunnel senza via d’uscita, e stavolta la sua volontà davvero vacillava. Stavolta quella tortura era irreale, ma profonda come un pozzo di disperazione.

E poi c’era lei. Kanzaki Nao con gli occhi grandi, lucidi e sinceri, che gli accennava un sorriso vacillante. Non capiva neppure lei, ma risplendeva in mezzo a quelle ombre egoiste. Si avvicinava con passo sicuro e gli porgeva il polso. Lei avrebbe sempre rispettato i patti. Sempre.

La guardò, come se la vedesse per la prima volta. Una ragazza circa della sua età, sicuramente con meno scelte sbagliate alle spalle (forse nessuna oltre quella di entrare in quel gioco maledetto) e la fiducia incondizionata negli altri che li aveva già salvati tutti una volta. La generosità con cui gli porgeva una via d’uscita, di nuovo, era disarmante, e lui si ritrovò a tremare, mentre accostava il proprio braccio per far coincidere i due braccialetti, come se invece dovesse prendere quella mano così candida, afferrare un bagliore di pura luce in quell’abisso. Un suono meccanico segnò l’incontro dei loro polsi, mentre la determinazione le illuminava il viso.

Avrebbero superato anche questa prova. I suoi occhi grandi vedevano una via d’uscita e lui l’avrebbe seguita anche dietro ad un miraggio, pur di non tornare a camminare a tentoni, e credere alle bugie che l’avevano portato dov’era. Qualcuno a questo mondo vuole ancora il bene degli altri.

Saperlo, in ogni caso, gli aveva già un po’ salvato la vita: non sentiva più il brusio cattivo nella sua testa, solo il suo cuore che, all’improvviso, batteva impazzito di fronte al suo sorriso.

(435 parole)

 


 

 

Angolo di IMma-chan

Se siete arrivati alla fine di questa breve lettura, forse sarete un po' (eufemismo) confusi. Liar Game è forse uno dei primi manga che ho letto, e mi è rimasto profondamente nel cuore, così come i suoi protagonisti, Kanzaki e Akiyama. MA, per quanto potenziale potesse esserci tra questi due, non li ho mai shippati particolarmente. Non so perchè, davvero. E poi è arrivato Akagi. Più o meno la stessa età, redento proprio al momento giusto per farmi partire in automatico la ship. Sono consapevole di essere probabilmente l'unica shipper Akanao del globo terraqueo (sono l'unica, quindi posso scegliere il nome ufficiale del crack!pair... mi sento potente!), ma sentivo il bisogno di inserirli in questa raccolta. Se non altro perchè con questa frase loro, e il contesto del Liar Game in generale, ci stavano davvero da Dio...

Per chi non conoscesse il manga: la scena è ambientata durante un gioco chiamato Pandemic Game, in cui ogni concorrente ha un braccialetto e deve accumulare una specie di punteggio ("vaccini") entrando in contatto con altri giocatori. Tuttavia se si entra in contatto con un giocatore "infetto" (e Akagi lo è) si perde un punto e si diventa a propria volta infetti. Nao sacrifica il suo unico punto accumulato per parargli il sedere, praticamente.

Spero di essere riuscita a chiarire i vostri dubbi, e che tornerete per il prossimo capitolo.

Saluti

IMmatura

PS Coming Soon: Caro Fratello...

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Capitolo 13
*** XIII - Caro Fratello (Rei/Nanako) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Riyoko Ikeda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

XIII

 

 

I think the worst thing about life would be having to go through it without you.

 

 

Non aveva mai desiderato la morte. Anche nei momenti peggiori, nei tempi più bui e disperati, non le era mai passato alla mente di voler morire. O di lasciar morire qualcuno.

Eppure, proprio quando la chioma bionda di Saint Just era tornata a danzare con la vita, quando aveva indossato il vestito bianco per portarla a vedere il tramonto in un posto speciale, la morte era arrivata a rapirla a tradimento, quando il fiore dei suoi anni tornava a sbocciare.

Suicidio? Incidente? Che importanza aveva, se non si poteva tornare indietro. se non c’era più nulla che potesse fare per richiamarla, almeno debolmente, alla vita.

Nanako non era forte, Nanako non riusciva ad accettarlo, e rivedeva davanti ai propri occhi il volto di Rei pallido, ma così sereno da sembrare semplicemente immersa in un infinito sonno.

Pensò al giramento di testa che aveva avuto, quando Rei, bellissima e inquieta, l’aveva costretta ad inspirare ancora e ancora boccate dalla sua prima sigaretta. Pensò al volto bianco di Rei, al volto della morte, e tirò fuori dal cassetto quel mozzicone nascosto in un fazzoletto.

Fumò. Fumò come se dovesse ingoiare di colpo la morte stessa, ricevendola da un bacio della persona che amava. Fumò senza rimorso, per la prima ed unica morte, stringendo una mano immaginaria e vedendo degli occhio chiari e inquieti agitarsi nel fumo.

Un giorno avrebbe riso di tutto questo, nascondendo i brividi lungo la schiena, ma in quel momento, per quella manciata di secondi, non aveva desiderato davvero altro. Ed aveva capito. Aveva capito finalmente quanto profonda potesse essere la disperazione, per arrivare a desiderare la morte... e ricordando Rei aveva pianto, abbracciata alla bambola che le aveva regalato qualcun’altra e disperandosi senza rancore per tutto ciò di cui era stata solo un riflesso. Perché, in quel momento, tutto era meglio che cercare di andare avanti senza di lei...

(311 parole)

 

 



Angolo di IMma-chan

E niente... Caro Fratello è la morte. Sul serio. Con la Ikeda non si piò stare tranquilli neanche se la storia è semplicemente scolastica. In qualche modo malsano fa parte dei motivi per cui la amo (come ogli fangirl, un po' ci provo gusto a soffrire). In questo caso vi ho regalato un piccolo sclero sulla mia metà OTP morta. Proprio quando Nanako stava per uscire, finalmente, dalla "doll-zone".

Non sono una che piange, ma un po' gli occhietti lucidi li avevo, quando arriva in obitorio e sotto shock parla come se Rei stesse semplicemente dormendo...

Insomma, dovevo scrivere di queste due povere bimbe e del destino infame (nel manga è ancora peggio, mi dicono, per cui ho preferito non indagare e attenermi al canon dell'anime...). Spero che possiate comunque apprezzare.

Saluti

IMma

PS Coming soon: Spectacular spiderman (non ci facciamo mancare niente, in questa raccolta ;D)

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Capitolo 14
*** XIV - The Spectacular Spider-Man (Harry/Gwen) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stan Lee. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

XIV

 

 

Never say sorry for what you meant to do.

 

 

Harry appallottolò l’ennesimo foglio bianco, gettandolo in un angolo perché si confondesse col resto del candore immacolato della stanza. Quella non era una camera, era una scatola, una confezione perfetta da ostentare di fronte a chi veniva ad acquistare il “servizio” che fornivano in quella clinica. Disintossicazione. Come potevi disintossicarti in un posto dove non c’era il minimo appiglio a cui aggrappare la propria mente? Come faceva a non pensare al bisogno fisico che lo stava squarciando in due in quel momento?

Guardava con rabbia tra gli spiragli della veneziana il cielo notturno, rigirandosi tra le mani un’inutile penna nera. Aveva diritto solo ad una telefonata, di solito ad un orario in cui nessuno, in nord America, era in piedi. Per il resto gli unici contatti che gli erano permessi erano quelle stupide lettere: bilanci di progressi (per lo più inventati) da mandare a suo padre, e qualche frase scarabocchiata in fretta da Peter, di tanto in tanto. Poi c’erano loro. Le cartoline di Gwen.

Gliele mandava perché le preferiva alle semplici lettere su carta asettica. Sceglieva posti in cui erano stati a divertirsi tutti assieme, o in cui sarebbero sempre voluti andare. Tutti palazzi e monumenti contro un cielo celeste come i suoi occhi. Le parole erano parte accessoria del messaggio, si confondevano tanto erano scritte in piccolo nello sforzo di rimanere sul retro di quei rettangoli di carta. Spesso Harry non riusciva a leggere tutte quelle frasi d’affetto fino alla fine, perché era un vigliacco.

Lui non era suo padre, Norman Osborn, colui che non si scusa mai. Lui era solo un ragazzino arrogante schiavo di una viscida roba verde e imprigionato per sua stessa colpa in una clinica a chilometri di distanza dall’unica persona che, forse, lo accettava senza riserve. La persona che amava.

Quella notte, Harry prese una piccola decisione, e la portò fino in fondo. Il giorno dopo avrebbero informato il padre che era sgattaiolato fori dalla sua camera, si era introdotto negli ambienti riservati al personale ed aveva fatto una chiamata extracontinentale ad una certa Gwen Stacy. E che per quello non era minimamente disposto a scusarsi.

Forse stava imparando qualcosa, finalmente...

(358 parole)


 

 

 

 

 

 

 

Angolo di IMma

Ok, ok... probabilmente adesso sarete pronti a inseguirmi con torce e forconi, ma lasciatemi fare un paio di precisazioni e tutto (o quasi) troverà senso:

1) So benissimo che Peter e Gwen sono OTP e li shippo anch'io come non so cosa, MA per questa frase nello specifico mi sembrava troppo appropriato il personaggio di Harry per non sfruttarlo. Tanto più che sarà insoportabile quanto volete ma a me, un po', fa tenerezza. Sono strana...

2)Il canon a cui mi sono attenuta per la flashfic è quella della serie "The Spectacular Spider-Man" del 2008 (quella precedente al passaggio dei diritti dalla Sony alla Marvel, per intenderci...). In questa serie il personaggio di Harry ha una storia parecchio diversa da quella dei fumetti e di Amazing Spider-Man...e, si, è innamorato di Gwen. Per ulteriori dettagli potete guardare questa pagina della Somma Salvatrice degli Studenti (a.k.a. Wikipedia)

Chiarito questo, se ancora mi odiate, sappiate che un giorno mi farò perdonare scrivendo qualcosa di degno anche su Gwen e Peter. Promesso.

Saluti

IMma

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Capitolo 15
*** XV - Merlin (Merlino/Artù a.k.a. Merthur) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Julian Jones, Jake Michie, Johnny Capps, Julian Murphy e della BBC. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

XV

 

 

Some things are worth waiting for...even if you have to wait forever

 

 

Tante luci intermittenti si riflettevano sul lago, quante stelle nei tempi lontani, e una brezza tiepida gli accarezzava il cuore, mentre quei bagliori di stelle elettriche sembravano inabissarsi per un istante, prima di riemergere, e rituffarsi ancora nelle acque torbide per raggiungere chi non c’era più.

Avvolto in vestiti che non sentiva suoi, rannicchiato su una panchina, guardava quei bagliori chiedendosi se Artù avrebbe mai riaperto gli occhi per vederli, per vedere com’era cambiato quel mondo in sua assenza.

Era un mondo strano quello in cui si trascinava adesso Merlino: un mondo in cui persino la memoria della magia si era persa nel lago senza fondo dell’oblio, ma non la memoria del più valoroso re di Chamelot. Raccontavano la sua storia come una leggenda, e lui fingeva di non ascoltare, ad occhi chiusi, accasciato in un angolo, dato per assopito, sbronzo o entrambe le cose. Ne parlavano soprattutto i giovani, con sacche strane e colorate in spalla, lamentandosi dei propri maestri... forse quel principe che aveva chiamato tante volte asino, senza pensarlo mai davvero, era addirittura passato alla storia. Non poteva dirlo con certezza. Da tempo, infatti, aveva perso interesse a tutto. Merlino galleggiava sulla vita in attesa che qualcosa -qualcuno- affiorasse per abbracciarlo, abbracciarlo e basta, come era toccato fare a lui guardando la persona più importante della propria vita morire.

E Merlino si chiedeva anche se Artù, tornando, avrebbe riconosciuto ancora i suoi occhi sotto l’ennesimo aspetto diverso, se li avrebbe trovati familiari ora che si erano riempiti della nebbia del lago, a furia di tentare di intravedere una sagoma che non c’era mai, ora che la scintilla della magia dormiva da decenni in fondo a un lago di lacrime che non riusciva neppure più a versare.

L’unica domanda che Merlino non osava mai farsi, neppure negli istanti di più cupa disperazione, era se Artù sarebbe tornato davvero... perché la risposta, in fondo, non avrebbe cambiato nulla delle sue abitudini di guardiano ignoto e silenzioso del lago.

(329 parole)

 

 

Angolo di IMma

Per la serie "voglia di aggiornare: saltami addosso!" eccoci finalmente al capitolo 15, gente! *nessuno se la caga* Me lo merito... non ho nemmeno avvisato che questo capitolo sarebbe stato su Merlin... me lo son cercata il dimenticatoio. In ogni caso, si, sta fic è il dolore in meno di 400 parole, ma soprattutto contiene i nomi in italiano perchè non riesco a farne a meno: i miei feels sono nati e rimasti con Italia 1, anche se poi ho rivisto il tutto anche in inglese. u.u

Spero che il capitolo sia di gradimento dei miei... tre più due cinque, più sue recensori quasi fissi... sette lettori (mamma che tristezza T.T) e che anche il prossimo sia all'altezza, anche se dopo la Merthur la vedo difficile.

Saluti

IMma

PS Coming soon: To the moon (Videogame)

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