Non è mai troppo tardi

di Tera_Saki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Viaggio ***
Capitolo 2: *** Spiegazioni? ***
Capitolo 3: *** Connessioni ***



Capitolo 1
*** Viaggio ***


CAP. 1 Viaggio

 

CAMPO MEZZOSANGUE

Da quando Gea era stata sconfitta (grazie Leo) il Campo Mezzosangue era stato ristrutturato, il numero delle cabine era aumentato per far spazio ai tepli dei sempre più numerosi Dei e Dee minori riscoperti da Jason che aveva prontamente tenuto fede alla promessa fatta a Kim diventando pontifex maximus.

La sua presenza inizialmente aveva turbato i greci ma dopo poco si erano adattati alla nuova situazione, incoraggiati anche dall'inaspettata collaborazione con Percy Jackson, uno dei grandi eroi del Campo. Il rapporto tra i due era passato da un alternante amici-nemici ad un indefinito e quantomai improbabile miscuglio tra il 'rispetto/ammirazione' e 'prima-o-poi-ti-faccio-a-pezzi'; fatto sta che a nessuno dei due importava e ultimamente andavano stranamente d'accordo (le minacce di morte delle rispettive ragazze se non si fossereo riappacificati non contavano proprio nulla, già).

Anche il Campo Giove non se la passava male, era stato nominato un nuovo augure (molto diverso dall'Incubo Orrendo degli Orsetti di Peluche) figlio di Apollo e moderatamente stimato; sotto la guida di Reyna e del nuovo pretore ormai acclamato da tutti, Frank, l'organizazzione era decisamente migliorata. Con due pretori per Reyna era molto più facile gestire e controllare le coorti inoltre la nomina sul campo di Frank non sembrava costituire alcun problema per i vari membri della legione.

Anche qui furono edificati nuovi templi in onore delle varie divinità, a volte i greci arrivavano ad aiutare e allo stesso modo i romani si rendevano disponibili, non c'era una vera e propria fiducia tra loro ma più una sorta di collaborazione e rispetto reciproco anche se si sperava che col tempo si fossero potuti creare legami di solidale amicizia, a tal proposito i pretori erano piuttosto ottimisti.

 

Hazel e Frank erano stati perdonati e riaccettati dalla quinta coorte, se la passavano piuttosto bene anche se il lavoro da svolgere era molto, Jason era ovviamente molto occupato ma si fermava regolarmente al Campo Mezzosangue per passare del tempo con la sua ragazza, Piper, Leo era tornato al Campo dopo quasi un mese di assenza con tanto di colpi di scena (ictus momentanei per i suoi amici) e portando con se Calipso evasa chissà come da Ogigia, e infine Percy e Annabeth, dopo che quest'ultima ebbe accuratamente progettato i templi da costruire, si godevano i pochi giorni di pausa rimanenti antecedenti all'inizio della scuola. Il programma era di terminare il loro ultimo anno nel mondo mortale e diplomarsi per poi trasferirsi al Campo Giove e iscriversi all'università, molti altri ragazzi avevano segito il loro esempio e alcuni dei più grandi si erano già spostati definitivamente a Nuova Roma per vivere il resto della vita in pace lontano dai mostri.

 

 

Mai più strane profezie, Dei impazziti e il Signor D Versione Hippy-Psicopatico. Era questo, forse, l'unico lato positivo ad aver partecipato a due profezie in un anno, si diceva Percy, d'ora in poi vita tranqulla al Campo e, guisto perchè devo, un mostro ogni tanto. Dopo un'intera vita di pericoli e lotte per la sopravvivenza gli sembrava quasi strano poter passare una giornata tranqulla e in completo relax, gli venne quasi un rimpianto per i vecchi tempi e in un momento di totale sclero sperò che succedesse qualcosa di interessante, anche folle oltre ogni limite, poi si rammentò della sua vita già abbastanza sconcertante e piena di pericoli e si ricredette. Gli venne in mente un detto che, applicato ai suoi pensieri, risultava leggermente inquetante: attento a quel che desideri perchè potrebbe avverarsi.

 

 

OLIMPO (QUATTRO GIORNI DOPO)

 

Annabeth non credeva nella sfortuna. Non ci aveva mai creduto e fino a poche ore prima era convintissima di questo, niente avrebbe potuto farle cambiare idea; nonostante tutto quello che aveva passato (Crono, Luke, i supremi capricci di Era, mostri, Giganti, persino Gea) non si era fatta molti complessi sulla sua vita perennemente incasinata e altamente complessata (o forse non ne aveva avuto il tempo).

Ma adesso no, era semplicemente troppo, qualcuno doveva avercela con lei per farle capitare proprio questo, proprio a loro, proprio adesso.

Ed erano questi i pensieri di Annabeth mentre guardava gli Dei riuniti di fronte a lei, al suo fianco Percy aveva il cervello in standby, un solo pensiero coerente faceva capolino nella sua testa stimolato dall'unico neurone attivo rimanente: "Perchè sempre a noi?"

 

CAMPO MEZZOSANGUE (DODICI ORE PRIMA)

Era raro trovare un momento di pausa, anche in un periodo di pace e nonostante richiedesse di non essere disturbato, Percy era continuamente occupato, o con le bighe da riparare (dove fossero finiti i figli di Efesto in momenti come questi, nessuno a parte lui ovviamente se lo chiedeva) o per la pulizia delle stalle (maledetti equini!) oppure semplicemente per duellare.

Le persone disponibili per tali incarichi certo non mancavano, Leo sarebbe stato entusiasta di riparare qualsiasi cosa e Clarisse di certo non avrebbe detto di no ad un combattimento; sfortuna voleva che Leo fosse a Nuova Roma per scusarsi di averla ivolontariamente bruciata e nessuno sano di mente si sarebbe sognato di chiedere una sfida a 'tu per tu' con Clarisse.

 

I sette della seconda Grande Profezia erano diventati molto famosi e tutti volevano la loro compagnia; al momento però, con Leo fuori gioco in campo romano, Jason in pausa con Piper, Hazel e Frank in seduta stabile al Campo Giove, rimaneva una ben piccola scelta.

Ed era per questo motivo che, rannicchiati in mezzo a piantine di fragole, Percy e Annabeth tentavano di darsi alla fuga nascondendosi per non farsi trovare. Dopo l'ennesimo episodio di violenza (raccapricciante minaccia da parte di un moccioso di tredici anni di comporre un haiku) soppresso per miracolo ( p.s.non per nulla l'haiku era poi stato soprannominato 'l'Innominabile') avevano deciso di darsi alla macchia per l'intera giornata e al diavolo il Signor D. e i suoi piagnisteri sulle piantine di fragole.

I due ora erano disastrosamente spettinati e qualche rametto spuntava qua e là dall'enorme groviglio che erano i loro capelli, le magliette non erano certo messe meglio: per sfuggire ad eventuali assalitori avevano corso come pazzi per il Campo attirando l'attenzione praticamente di tutti, qualche volta erano inciampati e in più di un occasione la loro reale faccia aveva onorato della sua presenza il 'sublime massaggio divino' noto ai comuni mortali come 'pavimento'. Avevano sudato, mangiato polvere, faticato, maledetto Gea e seppellito ogni briciolo di dignità sotto chilometri di terra ma alla fine ce l'avevano fatta, erano riusciti a trovare un nascondiglio impeccabile degno di questo nome: i campi di fragole personali del Signor D.

 

Percy e Annabeth pensavano di trascorrere una più che meritata vacanza di un giorno, si erano portati vari cibi da mangiare, delle coperte per il pick-nick e alcuni oggetti recuperati illegalmente (grazie a Travis e Connor Stoll), si erano pure organizzati, avevano fatto il bagno nel lago (più che altro si erano buttati a capofitto nelle profondità per non essere scoperti) e avevano improvvisato un pranzo di fortuna con quello che erano riusciti a rubare dallle cucine prima di essere gentilmente buttati fuori. Era stata una giornata perfetta, calcolata nei minimi dettagli (o che dir si voglia improvvisata, è lo stesso), l'unica cosa che nessuno dei due aveva previsto era di addormentarsi all'ombra degli alberi nel bel mezzo della foresta e di risvegliarsi con dieci paia di occhi divini confusi, sconvolti, arrabbiati, sconcertati e scioccati puntati contro che ti guardano come se fossi uno scarafaggio brutto e fastidioso...o il Signor D, è uguale.

 

Ma andiamo per ordine. Come già affermato precedentemente Percy e Annabeth avevano passato una stupenda giornata insieme (che poi Clarisse li avesse beccati a inizio pomeriggio e avesse convinto la maggior parte dei ragazzi del Campo a prenderli non era importante, da ricordare era soprattutto il fatto che dopo si erano ritrovati circondati di ragazzini petulanti e fastidiosi e tante grazie alla fantastica giornata di riposo) e si erano felicemente addormentati appoggiati ad un albero ( stanchi e spossati, dopo una partita a nascondino durata ore, si erano accasciati senza forze sul primo posto disponibile, il lato positivo era che si erano addormentati quasi subito e non ricordavano nulla di quello che i ragazzi avevano commentato una volta che li avevano trovati).

Al loro risveglio... beh, erano rimasti piuttosto confusi dalla scena che si prestava loro davanti.

 

OLIMPO (POCHI MINUTI PRIMA DEI QUATTRO GIORNI DOPO)

A Zeus quella situazione non piaceva per niente.

Il ragazzo, Percy Jackson, aveva appena terminato l'impresa di recuperare la Folgore.

O almeno era quello che sosteneva, Zeus era convinto che fosse stato lui a rubarla per poi prendersene il merito una volta riportata. Stupido Mezzosangue.

Ma Poseidone, oh, quale seccatura! Insisteva a difenderlo quando era evidente di chi fosse la colpa.

-Insisti a riconoscerlo, dunque?- chiese Zeus, minaccioso -Riconosci questo figlio che hai generato rompendo la nostra sacra promessa?-

-Ho già ammesso la mia infrazione- 'Beh, almeno la riconosce come tale' pensò il re degli Dei -Ora vorrei sentirlo parlare- continuò Poseidone.

A Zeus salì un moto di fastidio -L'ho già risparmiato una volta. Azzardarsi a volare nel mio dominio... bah! Avrei dovuto fulminarlo per la sua impudenza-

-E rischiare di distruggere la tua stessa Folgore?- chiese calmo Poseidone -Ascoltiamo ciò che ha da dire, fratello-

Zeus brontolò ancora un po' -Lo ascolterò- decise infine -Poi deciderò se scaraventarlo o meno giù dall'Olimpo-

 

Fu in quel preciso istante che accadde. Si udì un tremendo boato e una luce accecante invase l'Olimpo, il tutto durò non più di qualche secondo. In quel momento i restanti Dei fecero la loro comparsa, in tempo per scorgere l'intensa luce biancastra che andava scemando.

Quando il bagliore si estinse definitivamente lasciò il posto a due ragazzi che, evidentemente ignari di ciò che era appena accaduto, continuarono a dormire beatamente sul gelido pavimento della sala dei Troni.

Un coro di esclamazioni si levò dalle dodici figure che, costernate, fissavano i due ragazzi, entrambi sui sedici/diciassette anni circa.

-Ma cosa...?-

-Com'è possibile?-

-Le barriere... nessuno può infrangere le barriere...-

-Ma da dove diamine sono arrivati?-

-Se questi stupidi mortali pensano davvero di poter entrare a loro piacimento qui, senza conseguenze...-

-Basta!- al richiamo del Padre degli Dei la stanza si fece improvvisamente silenziosa.

-Svegliate i ragazzi- ordinò senza rivolgersi a nessuno in particolare -E tu- disse rivolgendosi verso Percy -Ne sai qualcosa? Non è che sei coinvolto di nuovo tu in questa faccenda?-

-No, Signore, assolutamente-

-Fratello, mio figlio non ha colpa-

-Lui no, ma forse i suoi amici sanno qualcosa. Valli a chiamare- fece un gesto verso l'ascensore -E portali qui... ah, non metterci troppo-

-Io... ma...- sospirò -Sì, divino Zeus-

 

 

Il risveglio di Percy non fu uno dei migliori (ultimamente non ne aveva mai uno decente, chissà poi perchè), innanzitutto si sentiva indolenzito(il materiale duro su cui si trovava non aiutava per niente), i residui dell'ultimo sogno (incubo) lo stavano pian piano abbandonando (non abbastanza in fretta), e poi sentiva degli incessanti borbottii. Insomma, già addormentarsi era un'impresa per lui (ovviamente, grazie Tartaro), se poi quei fastidiosi figli di chissà quale Dio venivano a disturbarlo anche in quei rari momenti in cui ci riusciva, proprio non si capivano. O meglio, i marmocchi non avevano ancora capito come stavano le cose. Ah, ma questa volta Clarisse glie l'avrebbe pagata, era certo, anzi certissimo, che c'era lei dietro questo stupido scherzo. Maledetta figlia di Ares, questa non avrebbe dovuto fargliela, oh sì, le avrebbe fatto capire una volta per tutte chi era a comandare, tant'è vero che lui si chiama Percy Jacks...

-Ma che carini! Guardateli, non sono adorabili?-

-Calmati Afrodite, devo ricordarti cos'è appena successo? E poi perchè tutto questo entusiasmo?-

-Oh, povero caro, non capisci proprio niente, neanche quando...-

-Ehi! Rimangiati quello che hai detto!-

-Non ci penso nemmeno!-

-Che cosa ti fa pensare che io...-

-Beh, ma non è ovvio?-

-Calmatevi tutti! Vado a svegliare i nostri ospiti...-

-Ospiti?-

-... cercate di non uccidervi nel frattempo-

'Oh, no! Ditemi che non è vero! Questo... questo è ancora peggio di Clarisse!'

Con cautela aprì gli occhi e... e si ritrovò due paia di occhi a fissarlo di rimando. Due occhi stupiti e icreduli... due occhi grigi...

-AAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!!!-

Atena si ritrasse guardando quel ragazzo tanto simile a Percy Jackson urlare terrorizzato. Al suo fianco la ragazza (Annabeth? No, è troppo grande... eppure) si svegliò improvvisamente e fece scattare la lama della sua spada (Bronzo Celeste? Ferro dello Stige? No, nessuno dei due, strano) verso il ragazzo ancora sotto shock. Quest'ultimo si abbassò appena in tempo per evitare la lama ma non fu abbastanza veloce e ricevette un pugno in pieno stomaco.

-Ahi!- gemette premendosi la mano sulla pancia -Ma che fai? Sei impazzita?-

Lei lo guardò aggrottando le sopracciglia -Scusa tanto, sai, ma tu ti sei messo a urlare, cosa pretendevi che facessi?-

-Di sicuro non avventarti contro di me, sarebbe carino da parte tua se non lo rifacessi-

-Stavo dormendo stupido idiota! Se non ti fossi messo a gridare come una femminuccia...-

-Cosa hai detto? Io, gridare come cosa, scusa?-

-Come una femminuccia, hai presente? È esattamente quello che hai appena fatto-

-Io non urlo come una femminuccia!-

-Sì, invece!-

-No, ti sbagli di grosso!-

-Sei solo troppo orgoglioso per ammettere che ho ragione-

-Perchè tu sai sempre tutto, vero?-

-Eh-Ehm-

I due ragazzi si voltarono in contemporanea verso i dodici Dei dell'Olimpo fissandoli costernati.

-Ma che Stige...?- borbottò Percy sottovoce.

-Oddei!- sussurrò Annabeth.

Nessuno fiatava.

 

Annabeth guardava Zeus che passava in rassegna tra loro due e i suoi fratelli, Atena scrutava la scena senza proferire parola ma un'idea si era già fatta strada nella sua mente, Annabeth spostò lo sguardo su Poseidone che guardava stranito Percy che, beh, guardava Annabeth in cerca di una risposta logica e razionale. Risposta che non venne.

Non sapeva proprio spiegarsi come dalla foresta del Campo (perchè era lì che si erano addormentati, giusto?) erano stati catapultati lì, sull'Olimpo, dove guarda caso si erano riuniti tutti gli Dei.

-Ehm... come butta?-

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Che dire, un capitolo strano e, spero, non troppo noioso.

Non so come mi sia venuto in mente, cioè, lo volevo scrivere già da un po' ma non so come mi sia venuto in mente di pubblicarlo.

Causa di forze maggiori, immagino.

Spero di non aver fatto un buco nell'acqua con questa nuova storia, vada come vada, a me piace. E spero anche a chiunque si prenda la briga di leggerlo.

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Capitolo 2
*** Spiegazioni? ***


CAP. 2 Spiegazioni?

-Ehm... come butta?-

Gomitata nelle costole -Percy!-

-Ma perchè devi essere sempre così cattiva?- piagniucolò lui.

Lei, per tutta risposta, lo ignorò bellemente e si inchinò di fronte agli Dei -Divino Zeus, Madre. Per quale motivo ci avete chiamati qui?-

Gli Dei si scambiarono sguardi di stupore e sconcerto bisbigliando fra loro.

-Ma la ragazza... la ragazza è Annabeth!-

-No, è impossibile-

-Se così fosse il ragazzo al suo fianco è...-

-In effetti gli somiglia, però...-

-È impossibile, vi dico!-

-Non può essere Jackson...-

 

 

-È successo qualcosa?- li interruppe il ragazzo-che-assomigliava-terribilmente-a-Percy-ma-non-poteva-essere-Percy -Non sarà per caso un'altra Profezia, spero! Ne ho avuto abbastanza per dieci vite intere, non ci tengo proprio a...-

-Profezie?- Domandò il re degli Dei -E voi come fate a sapere della Prefezia?- li squadrò sospettoso -Chi siete?-

Il ragazzo-che-assomigliava-a-Percy e la ragazza-che-non-poteva-essere-Annabeth li fissarono per una decina di secondi ammutoliti, si guardarono e il ragazzo scoppiò a ridere.

 

-Ah ah ah!!! Questa sì che è bella! E io che pensavo che non avessi il senso dell'umorismo!-

Zeus osservò allibito quel mortale che osava ridere di lui e sentì la rabbia assalirlo. Come si permetteva quel ragazzino deriderlo? Come osava farsi beffe di lui?

-Stammi bene a sentire mortale, io sono Zeus, il Divino Zeus, Padre degli...-

-Degli Dei, sì, sì, certo, lo so. Quello che non sapevo era anche tu, Zeus Re degli Dei, possedessi anche solo un briciolo di umorismo-

-Quello che Percy intende dire- intervenne Annabeth prima che il suo ragazzo si facesse abbrustolire scatenando l'ira del Padre degli Dei -è che non capiamo il senso della vostra domanda, in fondo sapete già benissimo chi siamo, perchè...-

-Perchè fare domande assurde senza il minimo senso?- Annabeth scossò a Percy un'occhiata assassina, questi scrollò le spalle indifferente ricevendo come risposta dalla ragazza un 'Idiota' mezzo arrabbiato, mezzo costernato.

 

-Percy...- sussurrò Poseidone

-Percy Jackson e Annabeth Chase! Lo sapevo!- squittì eccitata Afrodite battendo le mani.

-Ehm...- fu l'unica risposta che ricevette dai due prima che si guardassero esprimendo l'un l'altra una muta domanda: 'Ma che Stige sta succedendo?'.

-Madre- fece Annabeth rivolgendosi ad Atena -C'è qualche problema?-

Prima che qualcuno potesse anche solo pensare ad una risposta le porte dell'ascensore si aprirono e fecero il loro ingresso Annabeth, Percy e Grover.

Dei quanto mai confusi Annabeth, Percy e Grover che non avevano la più pallida idea di quello che stava accadendo.

 

 

-Ah, ah- fece Percy per spezzare il silenzio che si era creato -Ma guarda! Sembriamo noi da giovani!- disse rivolto ad Annabeth -E c'è anche Grover!-

-Percy, non credo che...-

-E voi chi siete?- domandò l'altro Percy osservandoli curioso. Al suo fianco Grover si era messo a mangiucchiare una lattina mentre Annabeth (l'altra Annabeth) era paralizzata dallo stupore.

-Prima che questi qui ci forniscano delle spigazioni- prese parola Zeus -Vorrei ricordare che ho un conto in sospeso da pareggiare. Perseus Jackson- al richiamo entrambi alzarono lo sguardo -oggi ascolterò quello che hai da dirmi e deciderò se tenerti in vita o scaraventarti giù dall'Olimpo-

-Cosa? Di nuovo?- fece Percy seccato.

Al contrario il più giovane si fece avanti e iniziò a raccontare.

In contemporanea Annabeth trascinò il suo ragazzo vicino ai due nuovi (vecchi?) arrivati.

-Ciao!- salutò entusiasta Percy.

-Ciao- mormorò abbattuto Grover.

-Ehi, amico, sù col morale, lo so che sembra strano ma almeno siamo tutti vivi, no?-

-Non ti preoccupare Grover, il Consiglio dei Satiri prenderà la decisione più opportuna- lo rassicurò intuendo i dubbi che lo affliggevano.

-È molto gentile da parte vostra, ma come fate a sapere che andrà tutto bene?-

-Ci siamo già passati noi, a proposito io sono...-

-Percy credo che abbiano già capito chi siamo, non sono mica tutti degli imbranati come te-

Percy incrociò le braccia e le fece il muso -Mi ritengo profondamente offeso-

-Stavo parlando dell'altro Percy, non di te-

-E che differenza fa? Sono sempre io, no?-

-Hai ragione Testa D'Alghe, scusa, avevo erroneamente sopravvalutato le tue capacità-

-Non vorrei interompervi ma- Grover intervenne prima che Percy avesse il tempo di replicare -laggiù stanno decidendo se uccidere o no il mio migliore amico, non mi sembra il momento per litigare-

-Rilassati Grover, non potrebbero mai farmi fuori, sono troppo prezioso per loro-

 

-Su questo ho i miei dubbi- disse Annabeth, l'altra Annabeth, ormai convinta che sì, quello era davvero Percy Jackson e no, non era migliorato affatto in tutti quegli anni.

-A volte mi chiedo perchè perdo tempo a sopportarti- rincarò la dose la sua ragazza.

-Perchè sono forte, bello, affascinante, un vero eroe!-

-Sei modesto- aggiunse Annabeth.

-È una dote di famiglia- si vantò lui.

-Forse è per questo che i nostri genitori si detestavano- riflettè lei

-Forse è per questo che noi due ci detestavamo-

-Andate d'accordo adesso?- chiese icuriosito Grover, non pensava che fosse sinceramente possibile che, anche se da grandi, Percy e Annabeth andassero d'amore e d'accordo. Non credeva neanche che potessero passare più di dieci minuti da soli senza discutere, cembattere, o uccidersi a vicenda, sarebbe stato abbastanza strano il contrario. E già la comparsa di due Percy e Annabeth del futuro non era normale.

Percy gli sorrise in un modo che lui giudicò per niente rassicurante -Chissà? Forse. Diciamo di sì, più o meno-

Ah, fantastico, più chiaro di così...

 

 

Nel frattempo Zeus (dopo aver deciso che avrebbe risparmiato la vita al ragazzo (purtroppo) e non gli avrebbe mai più permesso di volare 'altrimenti assaggerai il gusto di questa folgore' -testuali parole-) richiamò all'attenzione gli Dei per discutere dei nuovi arrivati.

-Voi due, venite avanti e finiamola una volta per tutte con questa noiosa situazione-

I semidei si avvicinarono al trono e salutarono rispettosamente i Propri genitori.

-Divina Atena- proferì Annabeth inchinandosi di fronte alla madre.

-Ciao papi, come va?- chiese allegramente Percy salutando con una mano Poseidone (che, per inciso, restò per qualche secondo ammutolito dallo stupore per come quel ragazzino gli si era rivolto. Aveva evidentemente preso dalla madre, pensò accennando un sorriso).

Annabeth, al suo fianco, lo guardò male e lo trascitò un ginocchio di fronte al Padre degli Dei.

 

Dietro di loro i tre amici restarono interdetti per l'evidente sfrontataggine di quel Percy (neanche Percy credeva possibile che quel tizio fosse lui da grande, non che gli dispiacesse, in fondo non era messo niente male) e ancorpiù quando questi si rivolse agli Dei come se niente fosse.

Dopo una breve spiegazione sul come non sapessero come erano arrivati Percy prese parola -Dobbiamo stare qui ancora per molto? Perchè io sto morendo di fame-

Gli occhi di Zeus si infiammarono -Starete qui fino a quando non avremo accertato che voi siate davvero chi diciate di essere e non degli impostori-

-Oh, ma noi non intendevamo spaventarvi, vero Annab...mhpf!- gomitata nelle costole -Ma cos...?-

-Quello che vorremmo sapere e se possiamo andarcene o dobbiamo restare qui fino a quando non avremo trovato un modo per tornare a casa-

-Io credo- intervenne Atena -che per il momento non sia necessario tenerli qui, possono andare al Campo Mezzosangue a patto che mantengano la loro esistenza all'oscuro dagli altri semidei. Non vorrei che la loro presenza qui influenzasse il futuro e avesse delle gravi ripercussioni nel loro tempo, se così accadesse non penso che esista un modo per riportarli indietro. Fareste bene a stare molto attenti- scrutò attentamente Annabeth per poi posare lo sguardo su Percy -che rabbrividì- infine scomparve in un lampo di luce dorata.

-Molto bene, voi tre- disse Zeus indicando i giovani semidei e il satiro -li scorterete fino alla collina, siete responsabili dei due... ospiti. Se al mio ritorno vi troverò ancora qui vi polverizzerò con la mia stessa Folgore, siete avvisati!-

Ci fu un fragoroso tuono e anche il Re degli Dei scomparve. Pian piano anche gli altri se ne andarono, lasciando solo più Poseidone che, dopo una breve chiacchierata col figlio, sparì in una nuvoletta di spuma marina.

-Esibizionisti-

 

 

Non ci misero molto a raggiungere Long Island e durante il viaggio i due semidei furono sommersi di domande, Percy del futuro era ben contento di rispondere ma dovette trattenersi per non modificare la linea temporale più di quanto già non fosse stata alterata (con la loro improvvisa comparsa, naturalmente).

 

-Quindi diventerò un grande eroe? Che forza!-

-Percy! Non montargli la testa di stupide idee senza senso, ne ha già abbastanza di sue-

-Ehi!- fece Percy (quello del passato) indignato.

-Guastafeste...- borbottò l'altro facendo il muso.

Annabeth sospirò lanciando uno sguardo disperato alla sua ononima che alzò gli occhi al cielo.

-Bene, siamo arrivati- Grover trotterellò felice verso la collina seguito dai suoi compagni.

-Annabeth...- fece un gran sorriso -Ti sfido- indicò la cima della collina -L'ultimo che arriva è un Minotauro-

Annabeth del passato guardò spaventata il cielo come se si aspettasse di veder apparire la figura mitologica da un momento all'altro, Percy si bloccò dov'era facendo inciampare Grover che guardò i due ragazzi come se gli fosse spuntata una testa in più.

Annabeth sorrise al suo ragazzo -Hai già perso!-

Detto questo i due si lanciarono contemporaneamente verso la cima, Annabeth fece inciampare Percy che prima di cadere trascinò giù anche la ragazza, si rialzarono e ripresero la corsa verso la meta interrotti ogni tanto da finte, cadute e gomitate.

Quando gli altri li raggiunsero li trovarono accasciati contro il pino che segnava il limite del confine col fiato pesante e la fronte imperlata di sudore.

-Ho... ho vinto... io-

-Non se ne... parla... sono arrivata per... prima io-

-Ma che dici... ero più avanti... di te-

-Non... non è esatto-

-Ehi, tutto bene?- chiese preoccupato Grover.

-Certo... perchè?-

-Sembrate davvero stravolti e, non so, mi sembra un po' strano dopo solo una corsetta-

-Ti sbagli! È molto più ripida di quanto credi-

-Veramente non sembra...-

-È solo che siamo un po' stanchi perchè non abbiamo dormito molto, non c'entra niente con la nostra...-

-Credo che dovremo andare- Annabeth lanciò a Percy una strana occhiata e insieme si diressero verso il Campo.

-A voi non sembrano un po' strani?- chiese sottovoce Percy per non farsi sentire.

-Credo che ci stiano nascondendo qualcosa- meditò Annabeth -Per adesso teniamoli d'occhio-

 

 

-Percy...-

-Mmm?-

-Riguardo a prima...-

-Lo so-

-Non devi sentirti debole, non c'entra con la tua forza-

-Forse sì-

-Percy, non l'abbiamo scelto noi, era inevitabile-

-Già-

-E poi hai sentito Will, no? Tra qualche mese dovrebbe trornare tutto come prima-

-Sempre se non si sia sbagliato-

Annabeth sospirò incrociando le dita con quelle di lui.

Percy dopotutto aveva ragione, nessuno (a parte Nico) era sopravvissuto al Tartaro, come potevano sapere se sarbbero sopravvissuti o meno? Il Dio Tartaro solitamente non lasciava scampo.

 

 

-La vostra è una storia interessante, non ho mai sentito una cosa del genere prima d'ora-

-Quindi non sai se potremo tornare indietro? Gli Dei hanno detto che avrebbero trovato un modo-

-Non so che dirvi ragazzi miei, non abbiamo precedenti-

-Perlomeno sarà interessante- commentò Percy del futuro, appoggiato fermamente dal suo ononimo.

Le ragazze li guardarono borbottando qualcosa di terribilmente simile a 'Bambini'.

-Dal momento che non potete farvi vedere provvederò a varvi portare qualcosa dalle cucine per i pasti, per adesso è meglio per voi se non uscite dalla Sala Grande. Non vedo altre alternative. Domani penseremo a qualcosa- concluse il centauro.

 

-Certo che eravamo davvero molto piccoli- commentò Percy osservando il sè stesso più giovane una volta che Chirone se ne fu andato.

Annabeth alzò gli occhi al cielo -Mi sembra ovvio, e comunque tu eri molto più basso di me, sai?-

-Non esagerare, erano solo qualche centimetro, e poi adesso sono io il più alto- ribattè orgoglioso.

-Non ti illudere, non è poi così tanto-

-Questo lo dici tu-

-Sì!-

-Io sono più alto-

-Pompato-

-Perfettina-

-Idiota-

-Isterica-

-Testa D'Alghe!-

-Sapientona!-

-Ehi, ragazzi! Non starete di nuovo litigando spero! E io che pensavo che ve ne foste scappati chissà dove per una romantica vacanza lontano dai Mostri, e invece scopro che passate il tempo a battibeccare come una vecchia coppia sposata!-

I quattro ragazzi (più una capra) si voltarono e ai due semidei del futuro si illuminarono gli occhi.

-Leo!-

 

ANGOLO AUTRICE:

Ed eccomi con un nuovo capitolo.

Dopo tanto tempo, lo so, ma spero sia soddisfacente.

Non so se inviare messaggi Iride nel passato sia possibile (non credo) ma, bhe, questa è una storia pùò succedere di tutto. Ok, ammetto che questo punto sarà l'unico a cui non attribuirò una motivazione valida, ma per il resto è assicurato che c'è. Al prossimo capitolo e(spero) a presto.

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Capitolo 3
*** Connessioni ***


CAP. 3 Connessioni

-Brutto pezzo di...!-

-Ma come...?-

-Quando torniamo a casa ti...-

-Sei vivo!-

-... ti affogo!-

-Leo! Come hai osato?!-

-Stupido figlio di un ciclope!-

-Ehi, ragazzi! So che il Grande Leo Valdez vi era mancato, ma andateci piano con i complimenti, non vorrei mi venisse il dibete!-

-Cavoli amico, sono davvero felice di rivederti-

-E tu chi saresti?-

Annabeth e Percy si voltarono verso i loro sè stessi indecisi finchè quest'ultimo spintonò con poca grazia i due semidei lontano dallaq visuale del loro amico.

-Niente, niente. Poi ti spieghiamo...-

-Ehi, ma lo sapete che quei piccoletti vi assomigliano molto... c'è qualcosa che dovete dirmi?-

-Leo!- esclamò Annabeth arrossendo -Non dire cavolate!-

-Di cosa state...-

-Valdez!-

-Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?-

-Che c'è?-

-Insomma!-

-Vi spieghiamo dopo...-

Percy sbuffò infastidito -Perchè non uscite un attimo mentre noi parliamo con il nostro amico?-

Annabeth del passato studiò pensierosa il nuovo ragazzo nel Messaggio Iride -Certo, vi aspettiamo per cena allora-

-Ma...-

-Dai, muoviti. Dobbiamo ancora allenarci, ricordi?-

-Ma...-

-Niente storie!- disse trascinandolo verso la porta.

-Allora?- chiese Leo una volta che i ragazzini furono usciti -Si può sapere cosa sta succedendo?-

 

 

-Perchè lo hai fatto? Io volevo restare!-

-Quanto sei stupido! Non ti rendi conto di quello che è appena successo? Dobbiamo avvisare immediatamente Chirone-

-Ma che dici?- quando lei non gli rispose sbuffò infastidito -Io non capisco...-

-Sai che novità?-

-Perchè dobbiamo avvisare Chirone?-

-Per quel ragazzo, Leo-

-E allora?- chiese confuso -Che ha fatto di male?-

-Ma quanto sei lento!-

-Smettila! Che c'è che non va, eh?-

-Cosa c'è?- ormai era sull'orlo di una crisi di nervi, e tutto per colpa di quell'idiota di Percy -C'è che non avrebbe dovuto poter chiamare quei due con un messaggio Iride, ecco cosa c'è!-

-Aspetta!- la richiamò afferrandola per un polso e impedendole di andare dal centauro -Non dovremo raccogliere qualche informazione?-

-Che intendi?-

-Possiamo ascoltare la loro conversazione per capire se è davvero chi dice di essere e se loro sono davvero noi due-

-Pensi che ci stiano mentendo?-

-Non so- disse dubbioso -Ma devi ammettere che è piuttosto strana la loro storia e neanche gli Dei hanno mai sentito parlare di una cosa simile-

-Ok- acconsentì lei alla fine -Ma diamoci una mossa-

 

 

-Come sarebbe a dire? Perchè non potete dirmi niente?-

-Scusaci Leo, ma già ne capiamo poco noi...-

-Avanti! Sono Leo Valdez, il vostro amico! Sapete che potete dirmi tutto, sarò muto come una tomba, davvero!-

-Leo, questa non è una visita di piacere, te l'ho già spiegato-

-Certo, certo-

-Valdez, non tirare troppo la corda-

-Va bene Percy, non ti arrabbiare, non dirò a nessuno di quello che ho visto, neppure a tua madre. Anche se lei forse dovrebbe sapere che suo figlio se ne è andato chissà dove con la sua ragazza...-

-Cosa vorresti insinuare, scusa?-

-Io? Niente, figurati!-

-Adesso basta bambini, smettetela di litigare, la situazione non è delle migliori-

Leo sfuffò esasperato -Almeno ditemi dove siete!-

-È complicato...-

-Già, è un casino-

-Non sappiamo neanche cosa è successo...-

-... quando siamo arrivati quì...-

-... o come...-

-... o perchè...-

-... e non sappiamo neanche quando potremo tornare...-

-... se potremo tornare...-

-... dove torneremo...-

-... come ci torneremo-

-Ok ok ragazzi, basta, mi sta venendo il mal di testa. Almeno sapete dirmi dove siete? Posso venire a prendervi-

-Lascia perdere- rispose Annabeth -Prima o poi torneremo ma tu non puoi aiutarci questa volta-

-Ma...-

L'immagine del ragazzo iniziò a tremolare.

-Non abbiamo più molto tempo- commentò Percy -Leo- intervenne Annabeth -Avverti Chirone-

-Cosa?-

-Se riescia ricontattarci cerca di farci parlare con Chirone, abbiamo bisogno di lui-

-Non preoccupatevi, ci penso io- sembrava molto confuso e di certo non aveva capito il senso di quella richiesta ma cercò di essere sicuro e convincente per i suoi amici.

-Cercate di non farvi uccidere-

-Dopo tutto quello che è successo sarebbe il colmo-

-Oh, quasi dimenticavo... non vorrei darvi brutte notizie ma... crediamo che se ne sia andato, per davvero questa volta-

-Come? Di che parli?-

-Non pensavamo che lo avrebbe fatto, insomma... sembrava abbastanza felice, per quanto lui possa essere felicie, ecco-

-Chi? Chi se ne è andato?-

-Nico. Nico di Angelo-

La nuvola di vapore sfumò e con essa il viso dispiaciuto di Leo.

 

 

La Sala Grande era stata preparata a dovere per ospitare i due giovani, come premesso era stato portato loro del cibo per la cena e così anche per la colazione il giorno dopo. E poi avevano pensato alla loro sistemazione.

Non potevano farli stare in nessuna Casa col rischio di essere scoperti e non potevano neanche lasciarli nella Sala Grande, non avevano il permesso per uscire fuori dai confini e non potevano neanche buttarli nella foresta e lasciarli a sè stessi. Ci aveva pensato Annabeth (come al solito) a risolvere il problema, se proprio non potevano restare in alcun posto accessibile agli altri semidei e nemmeno potevano uscire allora sarebbero andati a stare in quella che in futuro sarebbe stata la "residenza" di Rachel: la casa dell'Oracolo.

Non è che facessero esattamente i salti di gioia ma almeno lì nessuno ci entrava mai, non di sua spontanea volontà.

E fu così che passarono quattro giorni durante i quali cercarono di distrarsi un po' senza attirare l'attenzione, uscirono furtivamente in un momento di quiete per andare a farsi un giretto al lago, o almeno lo fecero finchè vennero beccati dal Signor D che, dopo un'infinità di prediche e minacce e insulti, li rispedì indietro senza troppi complimenti.

 

 

-Adesso basta! Non ce la faccio più a stare rinchiuso qui a fare niente tutto il giorno e aspettare che quelli si decidano, io esco e chissenefrega se a loro non sta bene!-

Scese dalla sedia e si diresse verso la porta, tornò indietro e prese la mano di Annabeth trascinandosela dietro.

-Cerca di ragionare!- disse lei tentando di dissuaderlo -Neanche a me piace questa situazione ma dobbiamo farcela andare bene-

-Cioè tu vuoi restare quì relegata come un criminale?-

-No, ma...-

-E allora andiamo!- cercò di uscire dalla porta venendo però ostacolato dalla ragazza.

-Percy- lo richiamò con voce seria, stranamente questo si fermò -Non possiamo permettere che qualcuno ci veda e che si venga a sapere di noi, dobbiamo rimanere nascosti da tutti quelli che potrebbero conoscerci-

-Oh, andiamo! Il mondo è grande e noi non siamo delle celebrità, se anche ci vedessero nessuno capirebbe chi siamo-

-Hai ragione, nessuno che abbiamo già incotrato potrebbe riconoscerci-

 

 

-No-

-Ma Chirone!-

-Ho detto no-

-Di che ti preoccupi? Non ci succederà niente!-

-Non posso lasciarvelo fare, è troppo pericoloso-

-Sarà solo per qualche ora, cosa vuoi che capiti in così poco tempo?-

-Beh, conoscendoti...-

-Ehi! Tu non dovresti stare dalla mia parte?-

-Dico solo le cose come stanno-

-Traditrice!-

-Bambino!-

-La mia risposta è sempre no-

-Eddai!- piagnucolò facendo gli occhi dolci ma vedendo che non sortivano alcun effetto sbuffò.

-Chirone, gli Dei anno capito che non siamo un pericolo e non stiamo mentendo, è quasi una settimana che stiamo rinchiusi per non farci vedere da nessuno, un po' d'aria farebbe bene anche a noi-

Il centauro sospirò, non voleva che corressero dei rischi uscendo fuori dal Campo ma comprendeva che anche restare era un pericolo per il loro futuro. Guardò attentamente i due giovani davanti a lui, anche se non sembrava aveva capito che Percy era cresciuto e non era più molto immaturo e con Annabeth al fianco era sicuramente più al sicuro, almeno uno di responsabile ce n'era.

-Vi concedo mezza giornata, se non tornate prima di sera penserò alla possibilità di avvisare gli Dei o meno, quindi vedete di non ritardare troppo-

Gli occhi di Percy si illuminarono -Grande!- Chirone pensò che avrebbe anche potuto saltellare dalla gioia.

Annabeth lo guardò negli occhi -Staremo attenti, davvero- abbozzò un sorriso e insieme al ragazzo uscirono -senza farsi notare- diretti verso il confine.

 

Erano da poco passate le dodici e Chirone stava per unirsi ai semidei del Campo per pranzare con loro quando scorse nella stanza adiacente una fievole luce azzurrognola, si avvicinò curioso e quello che vide lo lasciò per un attimo sorpreso.

-Credo che noi due dovremmo farci una bella chiacchierata-

Il suo riflesso nell'arcobaleno lo studiò giusto qualche istante prima di replicare pacatamente -Lo credo anch'io-

 

 

C'era qualcosa che non andava e ormai lo avrebbe capito anche un ritardato.

Lui non aveva avuto intenzione di andarsene, solo non aveva avuto scelta.

-Maledizione!-

Stava scappando e sì, gli costava molto ammetterlo, ma era senza forze, senza ambrosia e senza idee. E quei mostri che lo inseguivano non ne avevano mai abbastanza della sua lama. Era forte, sapeva di esserlo, ma non avrebbe retto ancora a lungo nello stato un cui era.

Sentì in lontanaza degli schiamazzi e questo gli fece capire che presto lo avrebbero raggiunto, ebbe appena il tempo di raccogliere quel poco che aveva e prepararsi.

Non era una buona idea, non era neanche una cattiva idea, questa era l'idea più folle che gli fosse mai venuta in mente di fare peggio di tradire il suo unico amico, peggio di...

-Oh Stige-

Sapeva che era pericoloso ma, ancora una volta, non gli restavano scelte.

Se fosse riuscito a tornare a casa tutto intero probabilmente Will lo avrebbe ucciso.

"Casa". Era strano poter devinire il Campo così dopo tanti anni.

Basta sentimentalismi, si disse, tanto ormai era deciso.

Inspirò una boccata d'aria prima di farlo, e sperò anche che non fosse l'ultima, poi si voltò. I Mostri stavano per raggiungerlo, mancavano solo pochi metri.

Guardò indietro sperando che non fosse l'ultima immagine a vedere prima di finire negli Inferi, poi saltò.

 

ANGOLO AUTRICE:

Spero non ci siano errori in questo nuovo capitolo, in caso contrario sarei ben felice se me lo faceste notare. Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere anche questo capitolo, spero di non annoiare troppo. La storia proseguirà ma non ho idea di quando avrò il tempo di aggiornare. Le critiche di qualunque genere sono ben accette, specie se contribuiscono a rendere i capitoli più scorrevoli e avvincenti. A presto.

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