Recuerdos y Caminos

di comme par miracle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La primavera besada .LXXXVI. ***
Capitolo 2: *** Los Suenos ***
Capitolo 3: *** LXXIX. ***
Capitolo 4: *** El campo ***
Capitolo 5: *** LXXIII ***
Capitolo 6: *** Hastìo ***
Capitolo 7: *** XXI ***
Capitolo 8: *** CXXI ***
Capitolo 9: *** noche de verano ***
Capitolo 10: *** LXXXIX ***
Capitolo 11: *** XC. ***
Capitolo 12: *** XXIV. ***
Capitolo 13: *** XXXII ***



Capitolo 1
*** La primavera besada .LXXXVI. ***


Pag. 153

La primavera baciata/ La primavera besada
LXXXVI.
La primavera baciava
dolcemente l’albereto,
e spuntava il nuovo verde
come fumata verde.
Passavano le nuvole
sulla campagna giovane…
Vidi sulle foglie piogge
fresche tremule d’aprile.
Sotto il mandorlo fiorito,
tutto carico di fiori
-ricordai-, ho maledetto
la gioventù senza amore.
Oggi, a metà della vita,
sono fermo a meditare…
gioventù giammai vissuta,
chi a sognarti tornerebbe?
 
Giovane e vecchio, cosa sono? Entrambe – credo-.

C’è chi al campo mi reputa troppo giovane, un bambino solo e arrabbiato con il mondo, ma non sono un bambino non lo sono più da così tanto tempo. Vecchio, logoro sono come una vecchia scarpa lasciata marcire sotto il sole e la pioggia, sulle mie spalle ci sono 70 anni di una vita non vissuta, di ricordi non creati, di lacrime non versate e di sorrisi non restituiti. 70 anni, un tempo così lungo, ma non ero totalmente solo.

Abbandonato, lasciato indietro e ripudiato dal mio stesso padre, e mi chiedo cosa mi spinge ad andare avanti. Non ho amici, non ho una famiglia e ho non vissuto la mia vita; mi ritrovo in questa epoca che non mi appartiene.
Ma forse tutto questo dolore, le sofferenze e le lacrime che ho versato sono servite per portami da te. Fastidioso, chiacchierone e ultra protettivo Will, è tutto servito per farmi innamorare di te, del tuo sorrido e dei tuoi capelli biondi. Pensavo che mi avresti fatto solo soffrire -troppo luminoso, brillante- invece di abbagliarmi mi hai protetto, ti sei preoccupato per me.
E mentre ti vedo riposare sotto un mandorlo in fiore mi dico che è arrivato il momento di dirti che ti amo e che sei l’unico. E inizierò insieme a te la mia nuova gioventù dimenticando quella persa.

Gioventù vissuta chi a sognarti tornerebbe?


buona sera a tutti!
è la prima volta che scrivo su questi due e su questo fandom,
fatemi sapere cosa ne pensate ^^
Non so se lo sapete ma i fiori di mandorlo sono i primi a sbocciare in primavera, talvolta nel tardo inverno, e per questo simboleggiano la speranza, oltre che il ritorno in vita della natura, inoltre sfiorendo nell’arco di un breve lasso di tempo, rappresentano anche la delicatezza e la fragilità. Quindi io vedo Nico come un piccolo fiore di mandorlo ^__^
Al prossimo capitolo e mi scuso di aventuali errori.
bye bye

 

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Capitolo 2
*** Los Suenos ***


Pag.151

I Sogni / Los Suenos
 
La più bella fata ha sorriso a veder
la luce di una stella pallida,
filo dolce, bianco e silenzioso
sul fuso della sua bionda sorella.
E torna poi a sorrider perché il filo
Dei campi si ammassa alla sua rocca.
Dietro la tenue tenda dell’alcova
Sta il giardino avvolto in luce d’oro.
La culla quasi in ombra. Il bimbo dormo.
Sue compagne due fate laboriose,
che filano gomitoli di sogni
tenuti su rocche d’avorio e d’argento.
 
 
Cloto fila in silenzio, attenta e vigile nel suo lavoro mentre i suoi capelli biondi vengono mossi dal vento. Crea il filo della vita e lentamente lo fa girare, bianco, tra le sue mani, sembra un lavoro così facile e veloce ma in realtà il tempo in questo luogo non è affatto normale.
Attendi e sei paziente, le mani ti bruciano alla sola idea di intrecciare spezzare e unire il destino degli uomini. Ed ecco che Cloto ti passa il dolce filo bianco, e con maestria inizi a creare il passato il presente e il futuro di quel giovane.

“Interessante” pensi -un figlio di Ade- e lentamente decidi un nome per lui –Nico- mormori sul filo ed ecco che una nuova vita nasce tra le tue mani, scrivi la sua infanzia spensierata e felice con la madre e la sorella ma ecco che il filo inizia a perdere la sua luce, la madre abbandonerà i suoi figli; non puoi cambiare questo evento – Atropo ha già tagliato il filo dalla donna-.
Ma il ragazzo e sua sorella vivranno, e tiri un sospiro di sollievo, continui a intrecciare la vita di questo giovane che non conosci ma che stranamente ti ha colpito.
-Perderà anche la sorella- mormori mentre ti chiedi come sarà il suo futuro.
Intrecci e lavori il filo sulla tua roccia ed ecco che il filo si fa sempre più nero, scuro e duro sotto le tue mani.
Per la prima volta non accetti il destino di qualcuno, tu che sei il destino stesso ti ribelli alle leggi dell’universo.
-è sbagliato, è tutto sbagliato- dici alle tue sorelle che per un momento si fermano.
-Non c’è niente di sbagliato Lachesi, questo è il suo destino- ti dice con aria dura Cloto.
Blocchi il tuo lavoro e leghi il filo, il destino, di quel ragazzo al tuo polso -Non capisci, non può andare così- continui mentre le tue sorelle tornano a lavoro.
Non ti importa, cambierai il destino di questo ragazzo.

Ed ecco che Cloto ti passa un nuovo filo, un filo luminoso e pieno di calore – e inizi lavorare su questo nuovo destino-.
Un figlio di Apollo, un ragazzo dolce, protettivo e testardo; ed ecco che ti nasce una idea: senza farti vedere; sciogli il filo che ti stringe il polso e inizia ad intrecciarlo con quello di Will Solace, figlio di Apollo, li farai conoscere e diventare amici, si fideranno l’uno dell’altro e poi con naturalezza si innamoreranno.
Intrecci i loro fili creandone un unico grande filo luminoso, nessuno neanche le tue sorelle riusciranno a capire dove inizia uno e dove finisce l’altro.
Sorridi mentre lentamente crea una vita felice per i due ragazzi, pensi che in fondo Nico ti deve un gran favore.
Completi il tuo lavoro e passi il filo nelle mani esperte di Atropo, colei che taglia il filo della vita con le cesoie, -Cosa hai fatto Lachesi? Non è così che doveva andare- ti dice adirata.
-Lascia stare Atropo, per una volta possiamo creare qualcosa di buono e di eterno- mormora Cloto mentre crea un nuovo filo.
-Beh, quel ragazzino e il suo fidanzato mi devono un grande favore- dice Atropo mentre ispeziona il filo alla ricerca del punto giusto per tagliare la vita appena creata.

-Un grandissimo favore- sussurra Atropo mentre taglia i fili insieme, con un unico colpo di cesoia.
 
 
Ecco il nuovo capitolo di questa raccolta.
Non ho ricevuto nessuna recensione ma ci sono state persone che hanno messo la storia tra le seguiti e vi ringrazio <3
Fatemi sapere cosa ne pensate!
bye bye
ps. mi scuso di eventuali errori 

 

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Capitolo 3
*** LXXIX. ***


Pag.147


LXXIX.
 
E morirà con te il magico mondo
dove il ricordo serba
i respiri più puri della vita,
l’ ombra candida del primo amore,
la voce che arrivò al cuore, la mano
che tu volevi trattenere in sogno,
e tutti gli amori.
Penetranti nell’anima e nel cielo?
E morirà con te quel mondo tuo,
la tua vecchia vita in nuovo ordine?
Incudini e crogiuoli dell’anima
Lavoran per la polvere ed il vento?
 
 
Ogni volta che i miei occhi si posano su di te, sui tuoi capelli neri come l’ossidiana, la tua pelle quasi trasparente il mio intero essere trema. Trema per te.
Quando ti vedo, il mio cervello inizia a produrre dopamina, adrenalina e la feniletilamina mi sento eccitato e tutto intorno a me gira come una trottola.
Quando parliamo, o meglio io straparlo e tu mi guardi con quel tuo sguardo truce la salivazione si azzera e mi sembra di ingoiare sabbia bollente al posto della saliva.
So bene di chi è la colpa, delle ghiandole surrenali che rilasciano cortisolo che, interagendo con l’adrenalina, provoca i classici effetti dell’innamoramento: sudorazione, accelerazione del battito cardiaco e, appunto, bocca secca.
La pressione del sangue aumenta, le mani diventano ghiacciate perché tutto il sangue è andato al cuore e sul mio viso rosso come un pomodoro, lo stomaco si contrae e vivo con la paura di vomitare il pranzo o i miei sentimenti per te.
La pupilla si dilata e vedo sfumato, il più delle volte non vedo dove vado – vedo solo te-
Ma tu non mi guardi neanche.
Sei innamorato di qualcun altro, un amore candido, puro, ma non corrisposto.
Cosa vedi in Percy, che cosa ha lui che io non ho? Ma non importa perché sono innamorato di te.
Dopo 5 mesi, nonostante il tuo odio nei mei confronti mi sento pieno di energia, e so bene di essere nel pieno della fase dell’innamoramento. Dormo così poco, e in più di occasione mi sono ritrovato con un’erezione dei pantaloni o semplicemente con le mutande bagnate del mio sperma.
Poi ho delle crisi vere e proprie, sono triste, confuso, irritabile e ho dei continui crampi allo stomaco.
Perchè non mi ami?
Perdo peso ma tu non mi guardi.
 
 Dopo mesi di silenzio, non so come ma marchio verso di te incurante delle persone e di dico – o forse urlo- tutto quello che ho provato in questi mesi e tutto quello che provo per te, e tu contro ogni mi previsione ti sei lanciato su di me e mi hai baciato, poi con il tuo solito sguardo truce hai guardato Percy, lo stesso Percy che ho odiato per mesi, e rimanendo ancorato al mio collo con le mani tra i miei capelli gli hai detto senza troppi giri di parole – Jackson non sei il mio tipo-
 
Ora dopo un anno i sintomi dell’innamoramento si trasformano, i livelli degli ormoni tornano normali: la stretta allo stomaco si allenta, le mani non sudano più, la mente torna a ragionare più lucidamente.
Ed inizia il così detto attaccamento, sono tornato informa e ora non ho più dubbi.


salve a tutti ^^
ecco il nuovo capito di questa raccolta,
ad essere sincera la storia doveva finere male, con will non corrisposto ma li amo troppo
e vederli soffrire mi ditrugge.
volevo ringraziare claryannamione everprior 
per la sua recensione Grazie Mille :)
al prossimo capitolo ;)
ps. mi scuso di eventuali errori

 

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Capitolo 4
*** El campo ***


Pag. 149

La campagna/ El campo

La sera sta morendo
come si spegne un focolare umile.
Lungo quei monti, lassù,
restano alcune braci.
L’albero a terra sul bianco cammino
fa piangere di pena.
Due rami sul tronco ferito, e una
foglia appassita e nera in ogni ramo!
Piangi? … Lontano, tra quei pioppi d’oro,
è là che aspetta l’ombra dell’amore.
 
La sera sta morendo, portando via con se gli ultimi raggi del sole che lentamente abbandona il cielo sopra la mia testa, e utilizzando questi ultimi minuti -ultimi momenti- di luce sistemo la mia borsa, controllo le erbe che fino ad ora ho raccolto e sistemo quello che per questa notte sarà il mio giaciglio.
Mi addormento in pochi secondi, mentre il piccolo focolare che ho acceso lentamente si spegne, ma il mio sonno viene presto interrotto.
Un pianto di un bambino si libera dell’aria e in pochi secondi sono in piedi pronto per correre, il bambino urla ancora più forte e senza riflettere corro verso quelle urla di dolore, lasciando alle mie spalle le ultime braci.
Corro fino a crollare a terra, senza fiato e con le gambe doloranti e solo ora mi rendo conto che non c’è più nessun pianto, nessun bambino. Mi guardo intorno cercando di capire dove sono ma non vedo niente e la luce della luna non mi aiuta.
Decido di continuare a camminare sperando di non essermi allontanato troppo, non so per quando cammino ma ecco che il pianto del bambino si libera ancora una volta, le gambe mi si bloccano e il respiro mi si mozza.
“Non può succedere” mormoro mentre mi lascio andare contro il tronco di un albero.
Le parole di mia nonna mi rimbombano in testa come un martello “e se senti il pianto di un bambino non ti muovere, stai fermo e torna a dormire è solo il Maskinganna”.
“Non può essere, il Maskinganna non esiste” mormori mentre mi torturo i capelli.
“Chi non esiste” dice una voce, alzi il viso e vedi davanti a me per la prima volta un Maskiganna.
È bello pensi mentre lasci scorrere il tuo sguardo sul suo viso, occhi neri, capelli scuri e indomabili, pelle chiara del colore del latte, labbra piccole e rosse. E ti ritrovi, senza volerlo con il pene duro nei pantaloni; chiudi le gambe cercando di nascondere il tuo desiderio mentre, le guance prendono il colore dei pomodori maturi.
L’essere ti guarda curioso, e non ti rendi conto che si sta avvicinando. Mentre cammina osservi il suo corpo, le gambe lunghe, e alla vista dei capezzoli piccoli e rosa lo sguardo ti si appanna e il tuo basso ventre si infiamma.

Il Maskinganna scompare e appare davanti a te, le sue mani sono sulle tue ginocchia e il suo naso sfiora il tuo, trattieni il respiro e cerchi di dire qualcosa “Io … ti prego non uccidermi” dici mentre senti le prime lacrime uscire, il ragazzo ti guarda e ti sorride “Non ti ucciderò, voglio solo divertirmi” ti confida prima di appoggiare le sue labbra su le tue.
Sono fredde, quasi gelate ma non ti importa e abbassi le tue difese, si intrufola tra le tue gambe ed inizia a toccarti da sopra i pantaloni. Gemi e ti contorci mentre stringi tra le dita i suoi capelli neri.
 
Ora senti caldo, mentre le dita del Maskiganna ti preparano, ruotano e si aprono a forbice dentro di te; “Sei così bello, così caldo e così stretto” ti mormora la creautura mentre lecca i suo capezzoli e ti apre le gambe, “Così bello” ti dice mentre il suo pene entra in te, spaccandoti a metà, gemi e urli chiedendo di più.
“Più forte” chiedi “Di più” urli e continui così finché non vieni sul suo stomaco e su quello del Maskiganna.
“Resterai con me, umano, sei mio” ti dice mentre si libera dentro di te.
E mentre senti il suo sperma ormai freddo colare sulle tue gambe ti ritrovi a piangere senza sapere se sono lacrime di gioia o no.
 

Ecco il nuovo capitolo, grazie a tutti quelli che leggono e mi seguono.
un ringraziamento speciale a claryannamione everprior sei un tesoro <3
un bacio a tutti e al prossimo capitolo ^^


*Il Maskinganna, letteralmente "Maestro degli inganni", era un personaggio leggendario del folklore sardo che si divertiva a prendersi gioco delle persone che dormivano facendole risvegliare terrorizzate. Il suo aspetto era quello di un diavolo silvestre ma a volte assumeva le sembianze di un bambino che piangeva o a olte di un bel fanciullo (o fanciulla), che appariva per un istante e scompariva subito dopo. 

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Capitolo 5
*** LXXIII ***


Pag. 143


LXXIII
 Sulla pallina scena della sera,
la chiesa, con le sue affilate torri
e l’ampio campanile, nei cui vuoti
volteggian dolcemente le campane,
alte e scura, si staglia.
È lacrima la stella
nel cielo tutto azzurro.
Sotto la stella chiara,
fluttua, fiocco disperso,
una nube chimerica d’argento.
 
Ci avviciniamo lentamente alla chiesa, la stessa chiesa che 20 anni fa era adornata di blu e argento.
Con le mani intrecciate e le fedi che tintinnano ci sediamo, in quel luogo così vuoto, alta e scusa è la chiesa, silenziosa e lugubre.
Ricordo ancora il profumo delle camelie bianche, i sorrisi, gli sguardi di adorazione, ricordo l’azzurro delle ortensie e mi scappa un sorriso al ricordo dei centro tavola – solo tu potevi scegliere di mettere delle bocce con dei pesci- “Sono pesci pagliaccio Nico, come Nemo” mi hai detto con il broncio.
Ma ora siamo qui, non per festeggiare ma per piangere e disperarci perché sei andato via Percy, te ne sei andato.
-Nico devi andare a fare il tuo discorso- ti sussurra Will all’orecchio riportandoti al presente.
Annuisco e come un automa mi alzo.

Ti guardi intorno e vedi Grover che stringe e consola Annabeth che piange, mentre tuo figlio Enea – così simile a te- si guarda intorno, scorgi così tanti volti che per un momento non vedi niente ma senti il dolore, le lacrime e i singhiozzi.
Prendi un respiro profondo e semplicemente parli di Percy – Percy Jackson era il ragazzo più stupido di questo mondo, voglio dire una vera testa d’alghe, quando gli parlavi la maggior parte delle volte partiva per i suoi mondi fantastici e ti ritrovavi a parlare da solo come un’idiota; vedeva Alla ricerca di Nemo almeno 10 volte al giorno e più di una volta mi ha legato alla sedia per farmi vedere quel film, aveva una strana ossessione per il blu e in questi anni ha costretto Annabeth a cucinare solo cibo blu. Percy Jackson era l’essere umano più lento e mento sveglio di questo mondo ma era onesto, sincero, aiutava chiunque senza chiedere niente in cambio, siamo stati tutti fortunati ad averlo come amico, come compagno. Mi ha salvato la vita e mi ha fatto conoscere l’amore, senza di lui a quest’ora sarei lo stesso ragazzino triste e pieno d’odio.

Percy era, anzi, è il mio migliore amico e non mi dimenticherò mai quello che ha fatto per me-. Concludi con il volto rigato dalle lacrime.



buona sera a tutti!
ecco il nuovo capitolo di questa raccolta,
non ho esattamente parlato della Solangelo ed in realtà Will è solo una comparsa.
ringrazio tutti quelli che leggono e che hanno inserito la storia tra le seguite e un ringraziamento speciale va a chi mi lascia sempre dei bellissimi commenti.
Grazie mille.
mi scuso di eventuali errori al prossimo capitolo ;)
 

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Capitolo 6
*** Hastìo ***


Pag.123

LV. Noia
Ore di noia passano
Nella stanza familiare,
l’ampio cantuccio oscuro
dove cominciai i miei sogni.
Rintocca odiosamente
Ben cadenzato il tictac
Dell’orologio all’angolo,
che brilla nella penombra.
Canta la monotonia
Della chiara acqua che cade:
ogni giorno è come un altro;
oggi è lo stesso di ieri.
È già sera. Agita il vento
Il parco triste e dorato…
Come a lungo ha lacrimato
la macchia tutta appassita!
 
Il suono dell’orologio e quello del mio cuore risuonano nelle mie orecchie impedendomi di sentire.
Mi asciugo le mani sudate sui jeans mentre cerco una posizione comoda, la schiena e il sedere bruciano, mi fanno male, e l’aria fredda del condizionatore è sparata in direzione del mio collo.
Vengo percorso da un brivido di freddo mentre sento dei rumori provenire dalla stanza; faccio dei respiri profondi mentre i miei occhi vagano per la stanza. Così familiare.
So dire quante prese ci sono, quante luci e so addirittura il numero dei pannelli che ricoprono le pareti.
Mi impongo di pensare a qualcos’altro, come alla sua stanza .
Abbiamo deciso per un bel verde smeraldo per le pareti, tanti giochi, un bel letto; mi ritrovo a sorridere mentre ripenso a tutti i litigi per decidere cosa mettere e cosa no.
L’orologio rintocca odiosamente, è la dentro da quasi due ore penso, l’orologio brilla nella penombra della stanza e canta la sua monotonia –tic tac-.
La porta si apre e con un balzo sono in piedi pronto per la sentenza.
Esce per prima Melanie che mi rivolge un piccolo sorriso, subito dopo di lei vedo Will, il mio bellissimo Will, mio marito che mi sorride e dietro la sua figura imponente ecco che lo vedo.
Il piccolo Enea, ha i capelli scuri e sparati da tutte le parti, gli occhi azzurri, la pelle bianca come il latte e appena mi vede si getta su di me. “Papà Nico” urla mentre le sue mani stringono i miei capelli così simili ai suoi, e semplicemente mi lascio andare e piango mentre Will mi abbraccia da dietro e mi sussurra quanto mi ama e quanto ama il nostro bambino.
“Papà Will andiamo a casa?” chiede Enea –nostro figlio-.


salve a tutti ^^
ecco il nuovo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate ok?!
ringrazio tutti quelli che leggono questa storia e a chi mi lascia sempre delle bellissime recensioni <3
al prossimo capitolo 
bye bye
p.s. mi scuso di eventuali errori

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Capitolo 7
*** XXI ***


Pag.77

XXI
Battevano le dodici … dodici
colpi di vanga a terra…
…La mia ora! – gridai –
… Mi rispose il silenzio:
-Non temere; non vedrai l’ultima
goccia nella clessidra
tremula. Molte ore dormirai
sulla vecchia spiaggia ancor,
e una  mattina limpida vedrai
la tua barca ormeggiata in altra riva.
 
 
 
Battevano le dodici, e mentre l’ospedale continua a lavorare senza sosta il mio cuore si ferma.
Ho sempre immaginato la mia morte, la sensazione che si prova quando la vita ti sta abbandonando, gli ultimi pensieri e le ultime immagini che ti scorrono davanti agli occhi, non mi immaginavo di morire così; steso su un letto d’ospedale con il cancro che mi divora l’organismo, non immaginavo di morire lasciando Nico solo. Ancora una volta.
Sento le forze venir meno e la vista mi si offusca, il dolore che mi ha accompagnato per anni, come un’ombra, mi sta lasciando e per un momento mi sento bene, sento Nico che urla il mio nome e la sua mano che stringe la mia.
 
Galleggio, come un alga sul fiume, non capisco dove sono ma sto così bene. Niente più dolore, niente più chemioterapia, niente più visite … solo la sensazione di galleggiare.
-Rivoglio Will qui! Padre- urli con tutto il fiato che hai in gola, mentre osservi tuo padre, il dio Ade, camminare avanti e indietro nella stanza -Non è possibile e lo sai anche tu, mi dispiace per la morte di Will ma non può tornare da te- ti risponde senza guardarti in viso.
-Non ti ho mai chiesto nulla padre, mai, ma ti prego ridammi Will. Non posso vivere senza di lui, non posso restare solo ancora una volta. Mi prenderò la responsabilità di tutto- dici, risoluto –Ma ti ascolti quando parli- urla Ade mentre si avvicina a te – rischi la prigione o la morte, non mi puoi chiedere una cosa del genere- ti dice con il viso pallido e gli occhi neri – Non mi importa- rispondi mentre il tuo viso si bagna delle tue lacrime salate – lo amo, padre, e lo rivoglio qui con me-.
 
-e sia- mormora Ade.
 
Galleggi e ti chiedi quanto tempo è passato dall’ultima volta che hai sentito la voce di Nico, e mentre cerchi di ricordare ogni suo piccolo dettaglio qualcosa ti afferra e tu urli di dolore.
 
L’orologio batte le dodici, l’ospedale continua a lavorare senza sosta e il tuo cuore batte ancora.


buon giorno a tutti!!
Sono una persona orribile lo so, ma è state un'estate un po' impegnativa.
ci vediamo al prossimo capitolo :)
e se vi va mi potete lasciare una recensione, anche piccola piccola *-*

 

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Capitolo 8
*** CXXI ***


Peag.263

CXXI
 
Dice la speranza: un giorno
La vedrai, se speri bene.
Dice la disperazione:
la tua amarezza è solo lei.
Palpita, cuore … non tutto
la terra s’è inghiottito.
 
 
Il cielo si oscura e mentre i mortali corrono verso le loro case, Elpìs districa i suoi lunghi capelli biondi, intreccia i suoi fili dorati e di tanto in tanto dona un po’ di speranza agli uomini: ad un padre stanco dal lavoro o ad un donna che piange per un amore non corrisposto. Al suo fianco silenziosa come sempre Penia si protegge dalla pioggia, stando attenta a non bagnare il suo vestito di velluto nero.

Canticchi una vecchia canzone -antica come te e la tua compagna – e mentre chiudi la tua lunga treccia con un ramo di edera i tuoi occhi si bloccano su due figure, ti avvicini silenziosa e invisibile e sorridi – Hai visto sorella? Sono Will e Nico- dici mentre segui i due giovani che si tengono per mano sotto la pioggia. – Si, ho visto e allora? - chiede sprezzate Penia, non ti offendi al suo tono – la conosci da troppo secoli- e continui a seguire i due semidei – Ho saputo che stanno insieme? Capisci sono una coppia, sono così carini.
Non trovi? – dici entusiasta mentre li segui, non ti volti per controllare che Penia sia dietro di te, ne sei sicura, - Si, sono molto carini ma perché il stai seguendo? - Ti chiede e dal suo tono sai che è curiosa come te.
-Oh, non fare la stupida lo sai benissimo. Ho sentito dire che Ade e Zeus non sono d’accordo alla loro unione. Poveri ragazzi- dici, non ti sono mai piaciuti i prepotenti – Lo so sorella cara, la voci corrono- dice Penia mentre vi ritrovate in un salotto. È piccolo ma è molto accogliente, ci sono foto di Nico e Will appese ovunque.
 
 
Osservate in silenzio i due amanti mentre si baciano e nello stesso momento i vostri occhi si incontrano e la stessa idea nasce nelle vostre menti – Lo sai che qualcuno la su potrebbe arrabbiarsi- ti dice Penia e mentre doni ai due innamorati quanta più speranza puoi ti ritrovi a sorridere – Oh dici? Alla fine siamo al di sopra degli dei sorella cara, e anche loro meritano un po’ di disperazione giusto? - mormori mentre vedi Penia scomparire per portare un po’ di dolore agli dei prepotenti che non sopporti.


Ciao a tutti ecco il nuovo capitolo ^^
Elpìs è la personificazione della speranza mentre Penia è in realtà la personificazione della povertà non sono riuscita a trovare la personificazione della dispezione e mi sono accontentata.
fatemi sapere cosa ne pensate e mi scuso di eventuali errori.
bye bye

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Capitolo 9
*** noche de verano ***


Pag.203

CXII noche de verano 

È una notte bellissima d’estate
Nelle alte case stanno
Spalancati i balconi
Del vecchio borgo sulla vasta piazza.
In quell’ampio rettangolo deserto,
panchine di pietra, evonimi, acacie
disegnano in simmetria
le nere ombre sulla bianca arena.
Allo zenit, la luna, e sulla torre
Col quadrante alla luce l’orologio.
In questo vecchio borgo vado a zonzo
Solo, come un fantasma.
 
Un vento fresco fa muovere il mio pelo, chiudo gli occhi e mi lascio accarezzare.
Il caldo non lascia scampo a nessuno e gli umani lasciano aperte le finestre e i balconi delle loro case, ogni tanto mi affaccio sperando in un pezzo di cibo.
Il borgo è silenzioso e mi incammino verso la pizza principale, mi sistemo al centro dell’ampio rettangolo deserto, e mentre mi stiracchio e lucido il mio pelo nero arriva silenzioso, quasi quanto un gatto, un ragazzo.
Ha il capelli lunghi e biondi come il grano, con se ha un grande blocco di fogli e le sue mani sono sporche di polvere nera. Si siede sulla panchina in pietra e sembra una creatura di un'altra epoca; lì seduto con un grande acacia dietro di lui -ti chiedi se sono più splendenti i suoi capelli o i fiori della pianta- e i evonimi verdi che incorniciano la sua figura.
Il vecchio orologio suona indisturbato e il ragazzo inizia a disegnare, resti immobile e lo lasci lavorare. Ogni tanto solleva lo sguardo, ti guarda e tu tendi le orecchie e miagoli.
La sua mano si ferma e ti avvicini, con un balzo gli sei vicino e osservi il suo capolavoro, una grande mano ti accarezza e inizi a fare un concerto di fusa – Che ne pensi Nico? - ti chiede il ragazzo, non puoi far altro che aumentare le fusa e di strofinare il tuo muso sul suo addome, il ragazzo ride mentre le sue mani non lasciano il tuo pelo.
 
E mentre il ragazzo torna a casa, tu continui ad andare a zonzo nel vecchio borgo, solo, come un fantasma.


sera a tutti, ecco il nuovo capitolo.
mi scuso del ritardo ma sono stata super impegnata, spero di aggiornare presto e mi scuso di eventuali errori.
come sempre ringrazio tutti quelli che leggono e che mi hanno lasciato un recensione. 
claryannamione everprior sei una ciambellina carina carina *^*

Acacia è un genere di piante della famiglia delle mimosaceae, in lingua italianale piante più note comprese in questo genere sono definite mimose.
lo zenit è il punto di intersezione tra la linea perpendicolare al piano dell'orizzonte passante per l'osservatore con la superficie dell'emisfero celeste visibile, in sintesi è il punto immaginario che sta esattamente sopra la testa dell'osservatore.( non sono riuscita a metterlo nella storia T.T)
evenimo sono normali arbusti


 

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Capitolo 10
*** LXXXIX ***


Pag.  157
 

LXXXIX
 
La mano a volte, in sogno,
di chi semina stelle,
echeggiò musica dimenticata
come una nota della lira immensa,
e arrivò al nostro labbro l’onda umile
di alcune poche vere parole.
 
Muovo lentamente le dita sulle piccole corde della lira, dolci note si librano nell’aria e muovi il piede a tempo della tua melodia. Ti sistemi sui cuscini e mentre il vento muove i tuoi capelli dorati, intoni una nuova melodia, triste e sofferta.
La musica riecheggia nel tempio di tuo padre, Apollo, mentre un giovane dalla pelle bianca e liscia come le ossa, capelli scuri e sguardo fiero entra con passo deciso e mento alto, non può vederti e ti ritrovi incantato dal vedere le sue mani, pallide, con delle vene in rilievo accendere dell’incenso, si inginocchia e silenzioso prega. Ti chiedi cosa stia chiedendo a tua padre.
Lasci al giovane il suoi spazi e silenzioso scompari.
Nonostante il divieto di tuo padre continui ad osservare il giovane mentre lavora nei campi, durante i pasti e mentre dorme e suoni. Suoni ancora e ancora, per ore.
Suoni melodie sconosciute, tristi e cariche d’amore, un amore impossibile, un amore sbagliato. Un amore per un mortale e mentre la tua ultima nota si libra nell’aria, assaggi le labbra del giovane che inconsciamente sorride dopo il nostro bacio.
Ora le tue melodie non sono più tristi e piene di sofferenze, no, sono cariche di gioia e spensieratezza, sono cariche d’amore. Un amore per un giovane dalla pelle chiara, gli occhi neri e un sorriso meraviglioso che adori baciare.
 

salve a tutti :)
ecco un nuovo capitolo!!
mi scuso se ci ho messo tanto ma gli esami mi uccidono T.T
al prossimo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate e mi scuso di eventuali errori.
Il quadro è di Jelena Todorovic
se volete sapere qualcosa su di me mi trovate su we heart it: http://weheartit.com/_CommeParMiracle

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Capitolo 11
*** XC. ***


Pag.157

                                                                  

 XC.
 Riconoscerti potrai ricordando
del passato sognar le oscure scene
in questo giorno triste i cui cammini
Con gli aperti occhi.
Di tutta la memoria, vale solo
 il dono illustre i evocare i sogni.

Punizione, pena o castigo posso chiamare questa ingiustizia in molti modi e in lingue differenti.
Zeus ha detto che è un errore, uno terribile sbaglio ma cosa c’è di sbagliato nel nostro amore? .
Inutili e vani sono stati i miei urli, le mie preghiere Zeus mi ha punito, per sempre, in eterno.
Ti ha fatto addormentare per sempre e io non posso fare niente, non potrò più vedere i tuoi occhi o sentire la tua voce, ti ha reso una statua.
Una bellissima statua.
Piango da giorni e sono il fantasma di me stesso, è mio padre che all’inizio era contrario ora piange insieme a me, perché sa quello che provo e sa cosa si prova perdere la persona amata.
 
In alcuni dei giorni più tristi, quando la tua mancanza mi blocca il fiato e le lacrime non smettono di correre, vengo benedetto.
Non ti sveglierai mai più e così anche io, rimarremo insieme per sempre, in eterno addormentati l’uno a fianco dell’altro, con le mani intrecciate ed a condividere i nostri sogni per l’eternità.
E mentre chiudo gli occhi pronto per specchiarmi nei tuoi, ringrazio mio padre per il suo aiuto.


Buon giorno e Buon pranzo a tutti.
Mi scuso del ritardo ma gli esami stanno prendendo tutti il mio tempo.
Ringrazio tutti i miei lettori silenziosi e chi mi ha lasciato delle bellissime recensioni.
Mancano ancora due storie e questa raccolta finirà.
Al prossimo capitolo e mi scuso di eventuali errori ma ho troppa fame per ricontrollare.
bye bye

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Capitolo 12
*** XXIV. ***


Pag. 79


XXIV.
Il sole è un globo di fuoco,
la luna è un disco morato.
Una bianca colomba si posa
sull’alto cipresso solitario.
Le aiole di mirti sembrano
di vizzo velluto impolverato.
Il giardino e la tranquilla sera!
L’acqua suona alla fonte di marmo.
 
Non ricordi il giorno in cui sei nato, non ricordi se ti sei sentito solo, affamato, anche se ti sforzi non riesci a ricorda niente del tuo passato. Sai solo chi sei, sai qual è il tuo compito e sai che risplenderai per sempre.

Quando cerchi di ricordare la tua venuta nell’universo il tuo unico vero ricordo è di lui.
“Meraviglioso” è stata la prima parola che hai pensato, che hai pronunciato dopo la tua nascita.
Siete distanti, non sai quanto ma non importa o almeno il dolore al petto smette di farti soffrire quando i tuoi occhi si posano su di lui, sulla sua pelle chiara e lucente. Vorresti così tanto toccarlo, abbracciarlo e infondergli il tuo calore ma l’unica cosa che puoi fare per lui, per dimostragli il tuo amore, è risplendere sempre di più. Con più intensità.

Vi vedete per così pochi secondi che per secoli hai maledetto colui che vi tiene separati.
Vorresti ribellarti, smettere di bruciare, di ardere, ma non lo fai.
“Se tu smettessi cosa ne sarebbe di lui”.

Quindi vai avanti conti i minuti, le ore e gli anni che vi dividono e quando riuscite a toccarvi, in quelle poche occasioni ardi e non ti fermi.

§note§
buon pomeriggio a tutti, ecco il penultimo capitolo di questa raccolta.
mi volevo scusare per eventuali errori, e per la storia molto corta ; lo studio mi sta divorando.
lasicatemi un recensione e alla prossima.
bye bye

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Capitolo 13
*** XXXII ***



Pag.87
 

XXXII.
Le braci di un crepuscolo morato
dietro il nero cipresseto fumano…
Nella piazzetta in ombra è la fontana
col suo alato e nudo Amore in pietra,
che sogna muto. Nella vasca in marmo
riposa l’acqua morta.
 
La tua mano continua a lavorare la pietra senza fermarti, il sole tramonta alle tue spalle ma non ti fermi. Ti sposti verso l’alto e vai a tracciare la linea delle spalle e scendi fino alla mano. L’ombra della fontana si proietta nella sua piccola stanza e l’unico odore che riesci a captare è l’odore di bruciato delle candele e del caminetto; chiudi gli occhi per un momento e poi ricominci a lavorare, scolpisci le gambe lunghe e muscolose, le vene in rilievo, e resti a lavoro tutta la notte senza fermarti.
Il sole sorge e tu sei ancora a lavoro, instancabile, hai completato gli arti e il petto ora, la tua attenzione è sul viso – quel bellissimo viso che ami così tanto- scolpisci la linea netta del mento, il sorriso radioso, i grandi occhi. Tracci ogni singolo dettaglio del tuo amore, ogni ruga, ogni imperfezione che hai tuo occhi lo rendono perfetto.
E mentre completi la tua opera di marmo nudo, piangi in silenzio e continui ad amarlo.


Salve a tutti, con questo capitolo si chiude questa raccolta.
Ringrazio tutti quelli che sono arrivati fino a qui, chi mi ha lasciato un commento e anche i lettori silenziosi.
Ho amato scrivere su nico e will e spero di scrivere qualcosa su di loro.
Mi scuso del terribile ritardo e niente, grazie ancora e scusatemi se ci sono errori.
Bye bye

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