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di Laurelin_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio del tutto ***
Capitolo 2: *** Alla fine ci sei Tu ***
Capitolo 3: *** The Real Reason. ***
Capitolo 4: *** Dannata Curiosità ***
Capitolo 5: *** L'uomo dal cuore d'oro ***
Capitolo 6: *** ThE next are you ***
Capitolo 7: *** Let me say something. ***
Capitolo 8: *** I was between dream and reality, can you believe in me? ***
Capitolo 9: *** Darkness ***



Capitolo 1
*** L'inizio del tutto ***


Premessa: Questa storia è ambientata nel futuro precisamente verso la fine del 2017. Era una fredda giornata di autunno quando la mia vita è cambiata radicalmente. Ah scusa, non mi sono presentata. Ciao piacere io sono Laura Angeli e ho 20 anni quasi 21 precisamente. La mia vita non è poi così interessante, si beh sicuramente non poco stressante. Bene da dove inizio.. ah. Sono una nuotatrice professionista della nazionale Italiana e il mio allenatore mi ha spedito, se si puo dire, in Inghilterra per allenarmi con la nazionale Inglese considerata più efficente. Dov'ero rimasta? Ah si. Beh la mia vita quindi si basa su nuoto, mangiare e dormire. Bene, tralasciando tutta la mia lunga vita da nuotatrice torniamo al famoso freddo giorno di autunno. Quel giorno ero a Londra ( tecnicamente ci vivo da pochi mesi) precisamente era il giorno del mio compleanno quindi tu stai pensando che l'avrei passato con i miei amici, sbagliato! Stavo uscendo tranquillamente dalla piscina che dista pochi isolati dal mio appartamento, mi basta solamente attraversare il Tower Bridge ed sono a casa. Nella mia beata ignoranza in merito alla situazione camminavo senza cuffie, precisiamo, per il piccolo parco vicino al Tower Bridge. Stavo salendo le scale per il ponte, quando un uomo in corsa mi urtó e mi fece quasi cadere - ehi stai attento tesoro! - gli urlai dietro. Lui nemmeno si girò e continuò nella sua corsa come se nulla fosse. Vabbe qui a Londra sono tutti un po strani. Ormai ero arrivata sul ponte e una brezza autunnale scosse I miei capelli ancora bagnati. Ad un certo punto sentii una frenata di quelle che ti rovinano I timpani. E da li inizió l'inferno. La scena era come a rallentatore, girandomi vidi una macchina nera che si stava dirigendo a tutta velocità verso di me, mi spostai con uno scatto dalla sua traiettoria, ma lei non si fermò, salí sul maciapiede a una bella velocità e si inpuntó sul parapetto del ponte. E a causa della velocità, la macchina si ribaltó e cadde con un rumore terribile nel fiume. Pluff.. tutto nel giro di pochi secondi. Nel tempo che realizzai che su quella macchina c'era qualcuno e che stava morendo avevo già tolto la giacca e comiciato a cercare come una pazza gli occhialini nel borsone. Non sentivo piu nulla. Nemmeno la gente che urlava. Mi ritrovavo in una bolla di vetro. Finalmente quando trovai quei maledetti occhialini, il mondo riprese la sua dimensione e corsi fino al parapetto e salii con un balzo, sentii una mano alla gamba che mi stava fermando - c'e una persona che sta morendo! Lasciami!- gli urlai e scalciai la mano con uno scatto. E mi tuffai nelle acque gelide e torbide del Tamigi. Freddo solo il fottuto freddo. Probabilmente mettere gli occhialini è stata l'idea piu brillante e geniale della mia vita perché appena incotrai la superficie del acqua la mia vista era bella limpida (per quanto ti puo permettere il Tamigi) La prima cosa che vidi furono le luci seppur suffuse e indistinte ( che siano benedette!) Feci una gambata e una altra, raggiunsi il baule della macchina. Percorsi interamente la vettura fino ad arrivare alla portiera del guidatore, vidi molto confusamente l'uomo che c'era al interno. Provai ad aprila. Era chiusa. Laura mantieni la calma, pensai. Provai con la portiera posteriore, era aperta. Entrai che ormai il mio corpo stava andando a fuoco. Con una stretta ferrea presi l'uomo e lo tirai verso di me, ma qualcosa me lo impediva. Dannata cintura. Con fatica riuscii a staccarla, tirai il corpo verso di me. Aria ho bisogno di aria, pensai avidamente. Uscii dalla macchina che ormai era praticamente sul fondo. Una gambata, aria, una altra gambata, fuoco, un altra e ancora un altra.... vidii la luce.. aumentai la presa, l'ultima gambata e.. aria. Con uno scatto ripresi a respirare la fredda aria di Londra. Il mio corpo era rigido i miei movimenti lenti, una parola si formó nei miei pensieri: ipotermia. Iniziai a nuotare verso la riva più vicina, il corpo del uomo era inerme e pesante. Qualche gambata, in lontananza le sirene dei soccorsi, Laura sei salva; l'unico pensiero nella mia mente prima di svenire sulla riva del fiume accasciata sul corpo del uomo. Bip...biiiip...Bip. . Dove sono? Bip...biiiip... Non sentivo piu il mio corpo, aprii leggermente gli occhi..una luce accecante mi invase lasciandomi un attimo stordita. Provai a muovere il braccio ma nulla, non sentivo nulla come se il mio corpo mi fosse estraneo. Cominciai ad agitrami. - oh ti sei svegliata finalmente- una voce calda e calma, probabilmente di un'uomo. Mi girai verso la voce, c'e..ci provai perché nemmeno il mio collo mi rispose. - non fare sporzi, il tuo corpo ha avuto una bella botta di gelo e si sta riprendendo molto lentamente.- Finalmente lo vidi con la coda del occhio e presi un colpo. Davanti a me con un sorriso a trentadue denti era seduto Eddie Redmayne. Solbazai leggermente - no aspetta un secondo- farfugliai - cosa ci faccio qui sdraiata su un letto d'ospedale con te accanto? - Mi ritengo una persona abbastanza spiccia, se si può dire. - ascoltami.. non è facile spiegarlo.. c'e.. tecnicamente ti sei buttata dal Tower Bridge per salvare il mio amico dalla morte - beh a quanto vedo nemmeno a lui manca il tatto. - no aspetta..- e in un momento ricordai tutto e per poco non caddi dal letto dallo shock. Il freddo. - mi avevano detto che poteva succedere questo- stava mugugnando Eddie tentando di rimettermi sul letto. Freddo. Cominciai a tremare. - dottori! Sta succedendo ancora! - urlò Eddie. Poi più nulla solo la confusione e mille domande per la testa. Vagai Nel buio del incoscienza per un tempo infinito a parer mio, ma quando mi svegliai tutto era come prima, Eddie al mio fianco e la luce accecante che feriva gli occhi. Solamente che adesso tre dottori stavano maneggiando delle attrezzature mediche con un a certa ansia. Respirai con fatica, come il primo respiro di un bambino - si è svegliata!- la voce squillante di Eddie arrivó alle miei orecchie come un coltello facendomi un male allucinante. - adesso sto bene non c'è bisogno di urlare- farfugliai sembrando veramente in forma, anche se come era ben visible ero tutto tranne che in forma. Provai a sedermi, ma inutile il corpo ancora insensibile. Imprecai in italiano. -signorina non deve fare sforzi- mi rimproveró il dottore rimettendomi a sedere - io voglio vedere solamente l'uomo che ho salvato- dissi pacamente. I dottori si guardarono e si scostarono lasciando intravedere un uomo disteso su un letto con una mascherina. Non c'era bisogno che me lo dicessero, il mio cuore perse un battito. Là in quel letto, tra la vita e la morte c'era Lui. L'idolo della mia adolescenza. Benedict Cumberbatch.

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Capitolo 2
*** Alla fine ci sei Tu ***


Sbattei ripetutamente le palprebe chiedendomi se non fosse un incubo. La mia mente non elaborava l'idea che..tutto questo fosse possibile perché dai diciamolo, le probabilitá di assistere ad un incidente sono remote ma ancora più remote sono le possibilità che la vittima fosse Benedict Cumberbatch. Quindi conclusione: dannato destino. - mio dio..è impossibile- farfugliai cercando di darmi una calmata, adesso mi era tutto più chiaro il perché della presenza di Eddie. - ascolti signorina, adesso deve stare ferma perché le dobbiamo fare un prelievo per controllare se I parametri sono tornati normali- - si, faccia pure- dissi senza pensarci, guardai Eddie, che sembrava completamente a suo agio, e cercai di comunicarli tutta la confusione che stavo provando. Lui mi fece un caldo sorriso come se tutto fosse normale e come se ci conoscessimo da una vita, ricambiai un po incerta. - finito- annunció il medico cominciando a mettere via le attrezature e in un minuto era fuori dalla stanza con I propri colleghi. Nella stanza si creó un silenzio di tomba - allora...- cominciò Eddie un po incerto - mi potresti spiegare realmente cosa è successo?- - certamente- distolsi lo sguardo dal corpo di Benedict e feci un respiro profondo - stavo uscendo dalla piscina come tutte le sere e stavo percorendo lo stesso percorso, ma quando ero sul ponte ci é stato un grande stridio come..come scusa.. non mi viene la parola. .aspetta.. come se I freni fossero partiti ah ecco! e poi una macchina si è materializzata poco dopo, ho fatto appena in tempo a scostarmi prima che raggiungesse il maciapiede e.. si... prima che cadesse nel fiume- ripresi fiato cercando di ricordare più chiaramente cosa era successo dopo - beh poi dopo mi sono tuffata, e in qualche modo sono riuscita a salvarlo. Questo è tutto- sentivo il suo sguardo su di me come se mi stesse analizzando. -sei straniera? Forse spagnola? - chiese in punto un bianco - si, peró sono Italiana - -interessante.. comunque piacere io sono Eddie Redmayne - disse con un largo sorriso - Ma sei serio? - chiesi ridendo - Ma ho capito dal primo sguardo che eri Eddie Redmayne! - - oh bene, sono felice che mi conosci- disse con un aria di modestia - oh dei ti prego!- Imprecai trattenendo una risata. - comunque io sono Laura, è un onore conoscerti - gli porsi tremante la mano che lui accettó, trasmettendomi un ondata di calore. - posso alzarmi? - chiesi innocentemente, sperando che mi lasciasse il permesso. -ce la fai? - - se mi aiuti si, grazie - tirai indietro le coperte e mossi lentamente una gamba, finalmente il mio corpo mi rispondeva, e poi mossi l'altra. Eddie mi stava tenendo la mano, scesi lentamente e appoggiai delicatamente I piedi nudi sul pavimento gelato, un brivido mi scosse da cima a fondo e per un attimo rimasi stordita e per poco non caddi. Molto lentamente mi avvicinai al letto di Benedict. Non doveva essere cosí il nostro incontro, pensai distrattamente mentre gli prendevo la mano. Era gelata. La presi con entrambi le mani e cominciai a strofinarla come quando in inverno gelano le mani perché mi dimentico I guanti, che pensieri stupidi, pensai. E non mi resi neanche conto che stavo piangendo, lente lacrime scorrevano sulla mia gotta silenziosamente. Non volevo che fosse cosí il nostro incontro, mi ripetevo all'infinito non riuscendo a smettere di singhiozzare. Nei miei pensieri un ricordo caldo e felice si fece strada raffiorando improvissamente: il nostro primo "incontro". Era il 27 ottobre di due anni fa, io ero in Inghilterra per il mio primo anno di allenamento al estero. Avevo scoperto appena in tempo che Benedict finita la performance di Hamlet usciva dallo stage door e firmava autografi. Appena lo avevo saputo avevo ribaltato il mondo per riuscire ad avere almeno un autografo da lui, hai tempi ero praticamente ossesionata da lui, e quando c'ero riuscita a convincere I miei genitori ero subito fiondata allo stage door in prima fila e avevo atteso per tre lunghe ore e poi alla fine c'è l'avevo fatta. Avevo incrociato il suo sguardo. Per una frazione di secondo, niente di più, ma è stato l'attimo più bello della mia vita. Thank you for everything. Era quello che gli avevo scritto in un biglietto che lui aveva preso con un grande sorriso... chissà se c'è lo ha ancora, pensai distrattamente. - Laura per amor di dio! - una voce mi riscosse dai miei pensieri - si puo sapere cosa hai combinato?!- alla porta stava con gli fiatone Federica la mia amica e dietro di lei il nostro allenatore, Filippo. Lei continuò molto agitata a parlare in italiano - Laura li conosci? - Mi chiese Eddie subito allarmato - certo sono il mio allenatore e la mia amica- - è tutto a posto ragazzi- li rassicurai provando ad alzarmi, barcollai un istante ma ripresi subito l'equilibrio e mi diressi verso il mio letto. - venite pure - - allora adesso ci devi spiegare tutto per filo e per segno- mi chiese dolcemente Filippo. - va bene - e per l'ennesima volta raccontai I fatti seppur piú dettagliati cercando Però di evitare di raccontare il panico che mi aveva tormentato. - quindi tu hai salvato quel uomo - disse Federica pacamente - tu hai salvato Benedict Cumberbatch, per intenderci.- riprese con una nota divertita - interessante- concluse soddisfatta. - adesso come ti senti Laura?- -uno straccio- secca e coincisa. - per fortuna niente si rotto e niente fratture interne, sono solamente svenuta per lo sforzo e il freddo- - ottimo, domani allora allenamento! - esclamò severemente. Lo fissai. Fissai Federica che per poco si piegava in due dalle risate - devi vedere la tua faccia! - esclamò tra le risate - non c'è niente da ridere, Uffa- misi il finto broncio - rilassati pure Laura, per una settimana sei congedata- mi rassicuró Filippo - noi andiamo adesso, devi riposare- e in inglese chiese a Eddie - deve restare in ospedale per quanto? - - penso almeno una settimana, ma io non sono un dottore- -va bene,ti veniamo a trovare domani dopo allenamento, ciao Buona notte- - ciao Fede- Uscirono e mi ritrovai ancora da sola con Eddie. - simpatici I tuoi amici, quindi tu sei un atleta da quello che ho capito- - si esatto- dissi imbarazzata - nuoto? - chiese titubante - si esatto, sono un atleta della nazionale Italiana e I miei amici sono Federica Pellegrini e Filippo Magnini, non so se li conosci sono ex atleti- - qualcosa ho già sentito su di loro, quindi sei un atleta..qual'è la tua specialitá? - - misto e stile- - aspetta- ecco, finalmente ci era arrivato! -tu.. sei Laura Angeli e detieni il record mondiale nei 200 misti! Uao è grandioso! lo hai ottenuto- -esattamente settimana scorsa- conclusi per lui - ma fidati la mia vita non è proprio uno spasso- dissi piatta -non sai quanti sacrifici per arrivare alla vetta- borbottai - posso ben immaginare... beh adesso ti lascio riposare, è stato un vero piacere per me - detto ciò uscì -lo è stato anche per me - ma ormai era uscito e non mi sentí. É tutto cosí maledettamente strano. Feci un respiro profondo e guardai Ben per ultima volta prima di addormentarmi. Beh...alla fine.. ci sei tu. E caddi nelle braccia di Morfeo.

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Capitolo 3
*** The Real Reason. ***


Quando mi svegliai c'era una luce accecante, ma questa volta non era prodotta artificialmente ma da un tiepido sole di fine ottobre. Sbattei lentamente gli occhi ancora avvolta nel sonno. Per un instante non capii dove mi trovavo, ma in un attimo I ricordi riafforarono, mi girai e accanto a me c'era ancora Benedict in coma. Mi alzai dal letto un po indolenzita e la camicia da ospedale mi cadde fino ai piedi - mamma mia che orribile- borbottai, la misi leggermente a posto per sembrare almeno presentabile e mi diressi verso la porta. I corridoi erano deserti, ma che ore sono? mi chiesi, ritornai in camera e notai che sulla sedia accanto al mio letto piegato per bene c'era un pigiama, -finalmente qualcosa di decente da mettere- momorai distrattamente, mi diressi verso il piccolo bagno della stanza. Mi tolsi l'orribile camice. Nel piccolo specchio mi vidi riflessa limpidamente. Il mio corpo era quello di una nuotatrice, ma aveva ancora vagamente le forme femminili; I fianchi era leggermente larghi, le gambe lunghe e flessuose, solamente le mie spalle era ampie e ben delineate degne di una nuotatrice. Il seno, per mia sfortuna, era prospero. Ho sempre odiato questo di me, è sempre stato un problema a trovare la taglia giusta di costume e mentre nuoto da sempre un grande fastidio, peró d'altronde non posso farci nulla. Lasciai perdere I miei problemi fisici e mi infilai il pigiama. Uscii dal bagno e nella stanza in piedi di fronte al letto di Benedict c'era una donna anziana. Ci mi pochissimo a riconoscerla, era la madre di Benedict. I suoi capelli bianchi erano spettinati e dalla crocchia ne uscivano dei ciuffi. I suoi occhi era gonfi e rossi, segno che aveva pianto. Non sapevo come comportarmi. Lei mi notó subito e mi fece un sorriso stanco e debole - salve, lei deve essere Laura- la sua voce era calda e rassicurante - si sono io, lei deve essere..- lei mi interruppé - si sono sua madre- e volse un dolce sguardo al figlio - quindi.. tu lo hai salvato- constató, io non sapevo cosa dire, avevo la lingua impiastrata- si esattamente signora- riuscii a dire dopo un attimo - si sono stata io a salvarlo - ripetei schiarendomi la voce - io veramente non so come ringraziarti, non sai cosa significhi per me .. il mio Timothy é tutto per me. Grazie per tutto. Veramente.- il suo sguardo era addolorato e pieno di lacrime - signora, era il minimo- riuscii solo a dire nel completo imbarazzo. L'anziana si rigiró verso il figlio e gli accarezzó teneramente la fronte. È proprio vero l'amore di una madre è infinito. Decisi di lasciarla da sola e andai a cercare la mensa perché era da ieri che non toccavo cibo. Dopo una attimo di smarrimento trovai la mensa e seduto in un tavolo trovai Eddie intento a chiacchierare animamente con un dottore, mi sedetti un po distante aspettando che lui mi notasse, ero ancora leggermente imbarazzata ad essere cosí vicino a lui, quando finalmente mi notó, mi regaló un caldo sorriso e si diresse verso di me - buon giorno, come ti senti? - chiese sempre sorridendo - molto meglio grazie, sei stato te a portami il pigiama? - chiesi - no, penso siano stati I tuoi amici - disse distrattamente intanto che prendeva un giornale - guarda sei in prima pagina - e me lo passó. Sulla copertina c'era scritto in lettere cubitali: Altro attentato? Ragazza sconosciuta salva l'attore Benedict Cumberbatch dalla morte. - quindi nessuno sa che sono stata io?- - no , solamente io, I genitori di Ben e I tuoi amici - -perché tutta questa segretezza? E perché lo hanno classificato come attentato? - - ascoltami é un campo molto pericoloso il nostro. Nessuno deve sapere che te sei coinvolta.- -non capisco, attentato? Di chi ? E soprattutto perché?- - ascoltami Laura - improvvisamente la sua voce era diventata seria al inverosimile. - la faccenda è più complicata di quanto credi- - beh allora spigamela! Non ho alto da fare- Sembrava leggermente impacciato- io.. non sono veramente quello che sono- lo fissai non capendo - spiegati per favore - - la mia vita da attore e modello è una copertura - sussurrò guardandosi attorno allarmato - una copertura? In che senso? - - se te lo dico mi devi promettere che non lo dirai ad anima viva perché in gioco ci sono le vite di milioni di persone- stava cominciando a spaventare - si te lo prometto, posso capire la situazione - lui prese un respiro profondo - io sono una agente segreto dello stato Britannico e ho il compito di proteggere il mio popolo.- Rimasi senza parole, mi aspettavo di tutto ma non questo. - quindi mi stai dicendo che sei tipo un James Bond 2?- - possiamo dire di si- - non me lo aspettavo, seriamente, scusa ma adesso mi stavo chiedendo; tutto questo cosa c'entra con Benedict?- - anche lui è come me- disse tutto di un fiato. Rimasi spiazzata.

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Capitolo 4
*** Dannata Curiosità ***


-Quindi mi stai dicendo che lui è una agente segreto? Oddei questa è bella! Devo aggiungerla alle stranezze delle ultime 24 ore- esclamai ironicamente - ho detto quello che ho detto, Laura- - Laura al italiana per favore- lui mi fulminó con lo sguardo - beh che c'e?  È il mio nome! - - allora, Laura, giuri di non dirlo ad anima viva? Perché altrimenti potresti metterti in guai seri- - non preoccuparti, non ho ragioni per dileguare questo; ma..-mi interruppi cercando di trovare la parola esatta - ma cosa?-mi chiese lui - solamente te e Ben siete..siete agenti segreti?  Intendo ci sono altri attori che hanno doppia vita? - - si. Ma non posso dirtelo,mi dispiace - non mi aspettavo altro - quindi stavi dicendo che Ben è stato attaccato dai terroristi? - chiesi - si pensa di si, ma devono ancora analizzare la scena- - loro chi? - lui alzò gli occhi con esasperazione - la tua curiosità non ha limiti eh? Comunque non posso dirtelo - - oh per la miseria!  Non puoi iniziare una cosa e lasciarla a metà, sei crudele - misi un finto broncio, che doveva essere stato abbastanza buffo perché Eddie scoppiò a ridere - sei qualcosa di incomprensibile ragazza - - ma senti chi parla! Adesso se non ti dispiace vado a mangiare.- mi alzai  e gli feci la linguaccia, lui sorrise e rispose allo stesso modo. Che tipo strano,  pensai,  chi lo avrebbe mai detto che Eddie Redmayne fosse un tipo così... beh cosi normalmente divertente e buffo, altra cosa da aggiungere alla mia lista delle cose strane. Mi diressi dove distribuivano il cibo, ormai era quasi tutto terminato ma riuscii a racimolare qualcosa. Mi rimisi a sedere in uno dei tavoli della mensa e cominciai a mangiare in silenzio. Avevo quasi terminato quando al tavolo si sedette una donna completamente vestita di nero - ciao Laura, è un onore conoscerti - provai a metterla a fuoco se la avessi già vista ma la mia mente non riusciva  a collegare il viso al nome - tu sei..- lei mi interruppé - hai già conosciuto mio marito immagino- - Eddie? -  -si lui,  piacere di conoscerti io sono Hannah- lei mi porse la mano gliela strinsi un po confusa - uao - riuscii a dire, la mia mente stava andando in corto circuito con tutte queste conscenze. Vederla dal vivo era tutta un altra storia come d'altronde lo era stato per Eddie e Ben, aveva degli zigomi molto pronunciati e gli occhi erano grandi e verdi. Non mi aveva mai convinto dalle foto peró adesso dovevo ammettere che era proprio una bella donna. Mi sentivo un idiota con su quel pigiama in confronto a lei che era perfetta con quel completo tutto nero - immagino che Eddie ti abbia detto tutto- la guardai storta - beh tutto è un parolone!  Ha iniziato una cosa è la piantata in aria, fa sempre cosi per caso? -lei scoppiò a ridere - beh non proprio. Quando si tratta di lavoro fa questo e ben altro! - mi riusciva ancora arduo immaginare Eddie con in mano una pistola allo stile James Bond. - ti senti meglio adesso?  Eddie mi ha raccontato tutto.- - si sto bene grazie- in quel momento si sedette Eddie salutando la moglie con un tenero bacio - Laura sta bene, vero?  Molto bene. - rimarcó facendomi un occhiolino,  lo guardai storto ma non dissi nulla. - Eddie volevo chiederti una cosa- lui si girò già pronto a rispondermi al mio fiume di domande - come hai fatto  a contattare I miei amici? Se quando mi sono svegliata non sapevi neanche chi fossi? - - sveglia la ragazza- commentò Hannah e regaló uno sguardo eloquente al marito - ti ricordi quando ti stavi buttando per salvare Ben?- - sono momenti leggermente confusi ma ricordo che.. aspetta.. eri tu?  Eri  tu quello che mi stava fermando? - - si ero io- lo fissai confusa - quindi lo sapevi. Sapevi chi ero prima che mi svegliassi perché tu hai il mio borsone e il mio telefono, non è vero? - avevo alzato leggermente la voce - si hai ragione, ho tutto io e... si ero io che ti stava fermando - Rimasi in silenzio, senza parole. - perché? - chiesi dopo un po di tempo - perché lo avrei salvato io,  fa parte del nostro lavoro, ci addestrano a fare questo genere di cose -lo guardai sbalordita - c'e tu lo avresti salvato?- - si, la puoi smettere di ripetere quello che dico? - - va bene! Va bene. tralasciando tutto questo, tu cosa ci facevi li in quel posto in quel preciso momento? - lui si scambió uno sguardo con la moglie - mi spiace non posso dirtelo, sono informazioni segrete - questa volta sembrava veramente dispiaciuto, - va bene, non preoccuparti. Vado in stanza, mi sento ancora un po indolenzita. É stato un piacere conoscerla Hannah - lei mi rivolse un caldo sorriso - anche per me - mi alzai dalla sedia, e per poco non caddi a causa di un leggero capogiro - sto bene grazie - dissi prima che Eddie mi aiutasse - buona giornata - detto ciò mi diressi alla mia stanza. Mi sentivo gli sguardi di Eddie e Hannah sulle spalle. Mi venne una scossa di freddo, ho bisogno di una doccia calda, pensai. Arrivai alla stanza che quasi tremavo  -dannate conseguenze - Imprecai a mezza voce. La madre di Ben non  c'era piu. Mi diressi verso il suo letto, e mi sedetti sulla sedia accanto. Lui era sempre bellissimo. Aveva i capelli leggermente lunghi alla Sherlock Holmes, come io adoravo, probabilmente stava girando la quinta stagione; l'unica cosa che rovinava la sua perfezione era una benda che gli circondava tutta la fronte, per una ferita, immaginai. Il suo viso era rilassato, come se stesse dormendo profondamente. Gli accarezzai una guancia come se fosse una statua delicata, era calda e morbida, ritrassi immediatamente la mano. Mi ero accorta di arrossire. - Laura non sei piu una ragazzina! Datti un contegno! - mi rimproverai. Mi sentivo una completa stupida,già solamente il fatto di trovarmi al suo fianco come se nulla fosse mi era difficile accettarlo; era successo tutto cosí maledettamente veloce. Andai in bagno e feci una lunga doccia calda e finalmente il freddo mi lasció temporaneamente, mi rimisi nel letto e mi addormentai con mille pensieri in testa. Quando mi svegliai era ormai notte, probabilmente sera, feci uno sbaglio degno di un ipopotamo e scesi da letto ancora leggermente indolenzita. Il tutto senza accorgemi che c'era un altra persona nella stanza.

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Capitolo 5
*** L'uomo dal cuore d'oro ***


Prima o poi avrei dovuto farci l'abitudine ad avere altre persone nella mia stanza, seriamente, perché se no le mie figuraccie sarebbero state di dominio pubblico. Comunque, questa volta al capezzale di Ben c'era Martin Freeman, una cosa assolutamente normale direi. -tu.. beh..- cominciai a balbettare - oh dio scusami ti ho svegliata?!- chiese lui tutto agitato, spalancando I suoi grandi occhi blu - ma va figurati- dissi per tranquillizarlo. Mi alzai dal letto, senza I soliti capogiri finalmente - oh ma che ore sono accidenti!- imprecai in italiano  vedendo che fuori era notte; -Comunque piacere di conoscerti sono Laura Angeli- gli porsi la mano sorridendo, lui si alzò dalla sedia e ricambió con una presa salda - quindi..- inizió lui un po impacciato- è  grazie a te che Ben è qua e non in fondo al fiume vero? - continuò, guardando dolcemente in direzione di Ben - eh già.. sono io. Ma non so se ho migliorato la situazione- ammisi tristemente -  oh si che l'hai migliorata! - esclamò lui prendendomi per le spalle  e guardandomi negli occhi - adesso ci sono le possibilità. Capisci?  Adesso tu gli hai dato una possibilità: quella di vivere - gli sorrisi, asciugandomi una lacrima; avevo sempre pensato che quel uomo avesse un cuore d'oro. - accidenti adesso per la quinta stagione di Sherlock dovranno aspettare ancora un infinità- esclamai per allietare la situazione, lui scoppiò a ridere di gusto - effettivamente si- - a proposito.. potresti darmi qualche informazione?- chiesi facendo gli occhi dolci. - non  se ne parla assolutamente! - esclamò ridendo sotto I baffi. Eh si gente perché Martin Freeman aveva i baffi. - sai..I baffi ti invecchiano- citai Sherlock, almeno ci provai. Lui mi guardò un attimo con gli occhi sottili - mi piaci ragazza - disse sommosamente - tranquilla è solo per poco tempo - io gli sorrisi di rimando - sono una fan..diciamo leggermente sfegatata - ammisi imbarazzata - ah!beccata! - esclamò ridendo. Era qualcosa di magistrale quel uomo, seriamente.  Riusciva a sorridere sebbene avesse il cuore pesante e preoccupato per il suo migliore amico. - grazie ancora Laura - disse abbracciandomi, oh finalmente qualcuno che pronuncia il mio nome correttamente! - di nulla, non oso definirmi un eroe, ma penso che lo rifarei un milione di volte per salvare la vita di qualcuno - - sei una ragazza coraggiosa, ti ammiro molto, grazie ancora.- Chissà se lui sa della vita segreta di Benedict. Meglio non fare danni irriparabili, pensai. Parlammo ancora per un po di tempo, lo trovai un uomo molto gentile e simpatico, non mi aspettavo altro. Lui mi raccontó con una vena di dolore l'ammirazione che nutriva nei confronti di Ben, ne parlava con trasporto,  si vedeva che gli voleva bene, pensai. Io gli parlai della mia carriera di nuotatrice, lui sembrava molto interessato - uao è grandioso! - esclamò quando gli raccontai dei tempi delle mie gare - beh..grazie- riuscii a dire nel completo imbarazzo. In quel momento entró una donna bionda che doveva essere Amanda - ciao tesoro, dobbiamo andare..- si interuppe quando mi vide - oh Laura giusto? - - si sono io- avevo conosciuto piu persone in 24 ore che in tutta la mia vita - io sono Amanda - si presentò lei educamente - lo so chi sei - dissi semplicemente - lei è una fan di Sherlock- si intromise Martin ridendo - oh veramente?- esclamò la moglie. Io ero nel imbarazzo totale. - ehm..mi fareste un autografo- dissi timidamente, porgendogli un foglio - ma certo - disse Amanda raggiante. Prima scrisse qualcosa lei, poi Martin. - scusa Laura dobbiamo andare a prendere i bambini adesso - si scusò Amanda - ma certo non preoccuparti - - ciao Laura. Ci vediamo presto- mi salutò Martin. Presi in mano il foglio con gli autografi. E lo lessi. " A Laura, non finiró mai di ringraziarti Mi hai evitato un grande dolore che mi avrebbe logorato per tutta la vita. Ti sono grato all'infinito. Con affetto Martin. Ps: alla prossima gara saró in prima fila a tifarti"

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Capitolo 6
*** ThE next are you ***


Una settimana passó fin troppo velocemente, mi ristabilii completamente ed ero pronta per ritornare al opera. Stentavo ancora a credere quello che mi era successo, la mia vita prima di questo era monotona all'inverosimile. Solamente pensare chi avevo salvato mi faceva venire il mal di testa perché a furia di darmi una spiegazione sensata del perché tutto era successo la testa mi scoppiava. Benedict non era ancora migliorato. I medici dicevano che era normale, che si sarebbe svegliato, ma io ci credevo sempre meno. Diciamolo ero la prima che volesse che I suoi occhi ritornassero a splendere,  ma vederlo in quel letto inerme, con collegato al suo corpo tutti quei tubi e con indosso la mascherina per respirare,  era complicato da immaginare. Passai l'intera settimana al suo capezzale tenedogli la mano, sempre gelata. E parlavo. Parlavo di me e della mia vita, anche se lui non mi poteva sentire io continuavo; era uno specie di legame che mi faceva sentire utile alla sua guarigione. Qualche volta c'era al mio fianco sua madre, una donna davvero incredibile e dolce, non finiva piu di ringraziarmi e mi trattava come se fossi sua figlia dicendomi spesso che le sarebbe piaciuto averne una. Ogni giorno venivano sia Eddie che Martin, ormai avevo instaurato un buon rapporto con loro essendo anche una persona che fa amicizia molto in fretta. Martin era un uomo particolare, era molto strano parlare con lui essendo abituata a vederlo sullo schermo come John Watson con un carattere diverso dalla realtà. Invece con Eddie era tutto diverso. Lui.. come dire.. era qualcosa di magnifico, sempre vestito elegante con giacca e gravatta che stonava immensamente in un ambiente come d'ospedale ma lui sembrava non curarsene minimamente. Era sempre gentile, stava ore vicino a Ben. Non avrei mai immaginato che avessero un legame così profondo. Oggi era ultimo giorno di convalescenza, il 7  novembre e mia madre mi stava assilando da mezz'ora di domande pressoché inutili. - sei sicura di star bene? Amore? - mi chiese per l'ennesima volta-  mamma sto benissimo- risposi esasperata - guai se lo rifai un'altra volta! - esclamò severemente - mamma dovevo farlo lo vuoi capire! - urlai un po troppo forte - amore la mamma si sta solo preoccupando per te - provó a calmarmi mio padre - si lo so, ma adesso sto bene e non mi è successo nulla - dissi tranquillamente minimizando la situazione. -dov'è Federico?- chiesi per cambiare l'argomento scottante. - è fuori che sta provando a parlare inglese con una ragazza - disse ridendo sommosamente mio padre vista la situazione sentimentale di mio fratello. - idiota di un Tuc - lo chiamai uscendo dalla stanza ricevimenti. Ormai lo chiamavo cosi da anni, è troppo dolce! Lui era seduto a un tavolo e parlava animamente con una ragazza. I suoi occhi blu (maledetto fortunato) guizzavano da tutte le parti segno che era imbarazzato. Quando lo chiamai lui si girò con sollievo e si alzò venendomi incontro. - Allora come te la spassi? - mi abbracció stritolandomi - ahi mi fai male - mugugnai sciogliendomi dal abbraccio. - comunque sto bene, grazie - - Laura ti presento Cassandra-  la ragazza si alzò e mi porse la mano sorridendo. Era alta e magra; I suoi occhi erano grandi e verdi circondati da un mare di lentiggini. Aveva I capelli ricci a caschetto rossi come il fuoco. Mi appuntai mentalmente di chiedere a mio fratello dove l'aveva trovata.  Incotrai il suo sguardo. Quei occhi gli avevo già visti peró.. Ricambiai la stretta un po incerta - ciao Cassandra io sono- - si lo so chi sei- lei mi interruppe sorridendo. - sei Laura Angeli della nazionale Italiana. Piacere io sono Cassandra Watson, sono anch'io una nuotatrice-  adesso ricordo dove l'avevo già vista! - mi ricordo di te! Specialitá dei 100 farfalla- - esattamente- annuí lei. - ci siamo già incontrate a una gara.- - seriamente? - - e abbiamo anche parlato- -seriamente? - ripetei abilità, la mia memoria stava perdendo colpi. - eri molto concentrata, quindi forse è per questo che non ricordi - - ah ma sicuramente! - esclamai imbarazzata, Laura e le figuraccie. Mio fratello stava trattenendo una grossa risata, lo fulminai con lo sguardo. - comunque come stai? Tuo fratello mi ha raccontato tutto- - sto alla grande- ormai quella domanda  era diventata un disco rotto, sempre " tutto bene? " "come stai? " era una settimana che le persone  mi chiedevano come stavo, ehila non sono mica una bambolina di porcellana avrei voluto urlare. - deve essere stato terribile- commentò. - non sai quanto.. ehm..adesso devo andare..ciao fratellino - me ne andai senza guardare indietro, ultimamente le conversazioni imbarazzanti erano a regola di giorno. Ritornai dai miei genitori che stavano.. no aspetta.. stavano seriamente parlando con la madre di Benedict!? Tutto questo mi risultava decisamente troppo strano perché I miei non sapevano una parola in inglese. - Mamma? - - oh ciao amore!  Lo sai é incredibile la signora parla un po di italiano, ha detto che sei meravigliosa- disse entusiasticamente mia madre. Io guardai Wanda tutta felice perché aveva parlato con i miei genitori e mi fece l'occhiolino. - ciao Laura, mi raccomando stammi bene- mi salutò abbracciandomi. - verró tutti I giorni, fidati- - lo so- disse solamente e ritornò nella stanza dal figlio. - pronta Laura? - Mi chiese mio padre. - possiamo andare.- Respirare di nuovo l'aria fredda e umida di Londra era come rinascere. I miei genitori mi portarono nel mio appartamento con una macchina noleggiata. La mia famiglia è molto strana, devo ammettere. Mio padre Valter Angeli è un semplice rappresentante sulla cinquantina con neanche un filo di capelli da una vita ormai, è un uomo sarcastico e ragionevole, ma per niente paziente. Mia madre Barbara More è un insegnante,  lei é sempre dolce e paziente tecnicamente l'opposto di mio padre. Formano una coppia alquanto stramba. Mio fratello invece è un idiota, nah scherzo, è un tesoro; ha tre anni in meno di me e da poco é diventato portiere della nazionale Italiana. Lui è un tipo impacciato e timido con le ragazze, l'ho sempre deriso per questo. E lui piu che giustamente mi ha sempre  ribattuto contro che non avevo mai avuto un fidanzato. Eh già. Non ho mai avuto un ragazzo. La mia vita era ed è in piscina. I ragazzi erano solo una distrazione mi sono sempre ripetuta, ma la cruda verità é che nessuno mi ha mai voluto. Ma ormai lo avevo accetato da tempo. Entrai nel mio appartamento, mi sembrava passata una vita dal ultima volta. - chiama se ci sono problemi, okay? - disse  mia madre chiudendo la porta - certamente mamma. Ti chiamo dopo-  borbottai anche se lei era già uscita. Sul tavolo c'era il mio borsone insieme alla mia giacca. Sarà stato Eddie, pensai. Rovistai dentro per vedere se mancasse qualcosa. Tra le mani mi ritrovai un foglio mezzo rovinato dal acqua che non avevo mai visto. Mezza sbiadita su un lato del foglio c'era una scritta: The next are you.

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Capitolo 7
*** Let me say something. ***


Dormii malissimo quella notte. Continuavo a pensare a quel biglietto senza trovare una spiegazione sensata. Poteva benissimo essere uno scherzo oppure nelle peggiori ipotesi una minaccia. Si, ma da chi? E perché? Nella mia mente stavano frullando queste domande ormai da ore, senza trovare una risposta. E se fosse perché avevo salvato Benedict? Non me ne intendevo del mondo dello spionaggio e men che meno come funzionava, ma ero piu che sicura che adesso c'ero dentro fino al collo. Finalmente dopo ore di insonnia mi addormentai, ma subito dopo, sicuramente ore dopo, il campanello suonó. Imprecai alzandomi ancora addormentata - chi è? - urlai alla porta, una voce fin troppo allegra mi rispose - Laura sei pronta per l'allenamento? - Allenamento? Ma che ore sono? Realizzai che era mattina e avevo allenamento. La mia vita era tornata. Aprii la porta e una sorridente Federica entró seguita da Veronica, altra mia amica. - allora sei pronta? - - stai scherzando vero? - borbottai rimettendomi sotto le coperte - e no signorina! hai finito la tua vacanza- Veronica mi strappó le coperte e mi saltò adosso facendomi il solettico - alzati dormigliona!- non riuscivo a dire nulla perché stavo morendo dal ridere- adesso basta Veronica, penso che si sia svegliata finalmente - disse Federica con in mano il mio borsone. - su in piedi! E si ritorna al opera!- - arrivo arrivo- mi alzai dal letto e presi la divisa e Iniziai a vestirmi - hanno detto ancora qualcosa I giornali? - - assolutamente no. Dopo I primi due giorni I giornali sono caduti nel silenzio come se non fosse successo nulla.- - quindi nessuno sa che sono stata io?- - no. nessuno ti ha mai nominata- - interessante- commentai. - perché c'e qualche problema? - - no era solo curiosità - -sicura? Guarda che ti conosco - mi guardò Fede con uno sguardo indagatore - sicurissima, sono pronta andiamo?- - sempre disordinata eh,Lauri? -commentò Veronica che aveva tra le mani un mio regggiseno che probabilmente lo aveva trovato in cucina - mollalo immediatamente! Sisi devo ordinare lo so!- borbottai imbarazzata mettendomi la mia sciarpa colorata attorno al collo comprendo il mio imbarazzo - vogliamo andare! Mi avete ribaltato dal letto con quale diritto poi io mi dico!- -Su su su hai ragione.- disse Veronica aprendo la porta. Poco dopo eravamo tra le strade affolate di Londra. Le mie amiche erano dietro di me che confabulavano tra di loro con fare misterioso a mio avviso, continuavo a lanciarli sguardi indagatori - di che parlate? - chiesi dopo un po sospettosa - di niente, assolutamente niente- ripsosero in coro, le guardai storta. - lasciate perdere - conclusi, abituata ormai da tempo ai loro misteri. Veronica era mia amica da molti anni; abbiamo iniziato a nuotare praticamente assieme e non ci siamo piu separate. Lei era una ragazza bellissima, aveva una nuvola di capelli scuri e ricci che gli coronavano un viso fine e bellissimo con grandi occhi nocciola. Invece Federica la avevo solamente conosciuta quando ero entrata nella nazionale Italiana pochi anni fa. Ormai la sua carriera da nuotatrice stava finendo ma aveva deciso di fare le ultime olimpiadi e poi si sarebbe ritirata e si sarebbe sposata con Filippo, il nostro allenatore suo fidanzato ormai da anni che si era ritirato l'anno scorso. Sbuffai rumorosamente per rimarcare quanto ero scocciata e loro tanto per cambiare cominciarono a ridere - e adesso cosa c'è?!- esclamai irritata. - assolutamente nulla!- Ormai eravamo arrivate alla piscina e lasciai perdere il loro comportamento, ma quando mi girai per chidergli se eravamo in orario visto Che era vuota, loro erano sparite. Sorvolai pure su questo ed entrai negli spogliatoi. Aprii La porta e mi trovai Al buio. - se questo é uno scherzo io...- non finii La frase perché La luce si accese subito mostrandomi tutta La Mia squadra con dei capellini buffi. -buon compleanno!-

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Capitolo 8
*** I was between dream and reality, can you believe in me? ***


Ma voi siete completamente pazzi! - esclamai con una voce rotta dall'emozione. - Tanti auguri Lauri! Vieni!- Veronica mi prese un braccio e mi portò al centro della stanza - Bene bene ragazzi! La signorina Angeli oggi ci degna della sua presenza.- - Cosa stai facendo!?- bisbigliai in un orecchio a Veronica, lei mi fece l'occhiolino- Vedrai! - Davanti a me c'erano tutti i miei amici sorridenti, nessuno mancava: Angelo, Alessio,Silvia, Simone, Samuele,Cristina, Gregorio, Federica e il nostro allenatore. Per poco non mi misi a piangere - oh dai Lalla! - mi abbracció Silvia. Non ero una tipa che si emozionava facilmente, ma dopo tutto questo era impossibile non piangere. Questo era il mio mondo e la mia famiglia e finalmente dopo una settimana in cui mi sembrava di aver vissuto tra il sogno e la realtà, la mia vita finalmente era tornata ( eh.. quasi..) La festa fu memorabile. Poteva essere messa a confronto con la festa dei diciotto ( meglio non approfondire) i miei amici mi accolsero con un calore che mi scaldó il cuore trasformandolo in una fiamma vivace e inesauribile. - Allora come ti senti? Guarda che domani si torna veramente all'opera!- mi disse Alessio, fin troppo impacciato per i miei gusti: non lo avevo mai capito quel ragazzo. - Mai stata meglio! E non sapete quanto mi manca la piscina! - - Seriamente? Dí la verità, un po te la sei spassata? Eh?- si intromise Samuele con in mano un bicchiere di bianco - beh, se la metti giù così.. anche se non invito nessuno a provare cosa ho provato io- - A proposito di questo..- borbottó Samuele - facciamo un brindisi alla nostra eroina!- urlò alzando il bicchiere, e tutti gli altri lo imitarono e ripetettero in coro: - Alla nostra eroina, buon ventiduesimo compleanno! - - grazie ragazzi.. grazie di tutto,veramente- non finivo più di ringraziarli, con la voce rotta dall'emozione. La festa continuò fino a poco prima di mezzogiorno finché i proprietari non ci avevano spedito fuori in modi falsamente gentili perché a quell'ora la piscina era piena di gente e la nostra presenza come ci aveva gentilmente comunicato era fastidiosa, così avevamo deciso di andare a mangiare a un ristorante italiano poco fuori città. - Ragazzi devo andare- gli avisai, verso le tre - si è fatto troppo tardi, devo andare... z- - E dove devi andare? - chiese Silvia già pronta ad alzarsi - stavo dicendo.. devo andare in ospedale, ma stai pure Sissi! Vado da sola- -Sei sicura? - - Sii non preoccuparti- presi la giacca e me la misi goffamente con gli sguardi di tutti puntati su di me. - grazie ancora di tutto ragazzi! - li salutai e uscii ed ad aspettarmi c'era una classica pioggerellina fredda di Londra, aprii l'ombrello, anche se era pressoché inutile visto il forte vento che tirava. Presi immediatamente la metropolitana. Il freddo della pioggia mi si era insinuato nelle ossa e adesso tremavo come una foglia scossa da un forte vento come quello che turbinava in quel momento sopra la mia testa. Mi scrollai e cercai di scaldarmi più che potevo. La metropolitana era mezza vuota, cosa abbastanza insolita, anche se quella linea era secondaria cioè era la linea che collegava la periferia alla città. La mia fermata era una delle ultime. Un brivido agghiacciante mi scosse da capo ai piedi come una scossa elettrica, mi alzai e cominciai a camminare su e giù per la carrozza. Sentivo gli occhi di tutti puntati su di me, d'altronde era l'unico modo per scaldarmi. Finalmente dopo una mezz'ora di sali e scendi di persone, la mia fermata arrivò. Scesi e il classico calore irreale delle gallerie della metro mi invase, mi sentii leggermente meglio. Appena fuori dalla Tube il freddo tornò sovrano e implacabile. Prossima vacanza a Bora Bora, pensai. Ormai si era fatto buio anche se erano solamente le quattro e il vento era aumento, a mio avviso, leggermente. Percosi le vie affolate con la strana sensazione che qualcuno mi osservase, Laura non farti idee idiote, mi trovai a pensare mentre svoltavo in una strada secondaria che portava al ospedale. Una portiera di una macchina sbatté a causa del vento e subito dopo seguita da una imprecazione, guardai indietro per osservare la scena divertente del uomo che imprecava a una povera porta quando un forte dolore partì dalla testa. Barcollai e caddi in avanti. Adesso l'uomo della macchina veniva verso di me. E rideva, una risata aspra e forte leggermente attuita dal vento, e poi mi colpì. E poi... ancora un buio denso e quasi accogliente come il cielo in una notte senza luna.

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Capitolo 9
*** Darkness ***


Il continuo martellare sulle tempie mi risveglió dal incubo in cui ero intrappolata, un mondo tutto nero percorso da sprazzi discontinui di bianco che oscuravano la mia capacità di ragionamento. Finalmente il mio incubo senza tempo finì ma solamente per iniziarne un altro ben peggiore. Quando i miei sensi riniziarono a funzionare quello che mi mostrarono fu una camera ancora più buia del mondo innaturale del incubo solo che adesso tutto era dannatamente vero. In un secondo momento anche la sensibilità tornò come una secchielata di acqua gelata. Umido e freddo.  Addirittura peggiore del Tamigi.  Il mio corpo era a terra, sicuramente, perché sentivo l'umidità che si insidiava nel corpo come un essere maligno. Provai a muovermi ma qualcosa me lo vietava. Catene. - C'è qualcuno? -  sussurrai in inglese, la mia voce rimbombò e solamente il silenzio mi rispose; ripetei lo stesso ma più forte in italiano anche se lo trovai più che sciocco e infatti la mia voce rimbombò nella cella senza alcuna risposta. Laura non farti prendere dal panico, continuai a ripetermi come una cantilena, finché una rumore di catenacci mi riscosse dal torpore e incoscienza in cui stavo per sprofondare. - Bene bene bene guarda qui chi abbiamo-  una voce profonda e forte riecheggió nel silenzio. Il mio cuore perse un battito: la voce, non esattamente lei, ma la lingua, era italiana con un chiaro e forte accento mediterraneo. Un pensiero fulmineo mi passò nella mente: la mafia italiana. Laura sei nei guai fino al collo. Un movimento mi distolse dai miei pensieri, il mio corpo si stava muovendo verso l'alto, ma realizzai che mi trovavo su un letto elettrico delle torture. Un tremito cominciò a percorrermi tutto il corpo - che cosa volete da me? - riuscii a dire con l'ultimo briciolo di coraggio - la domanda giusta signorina è il perché tu sei qui.- Lo fissai, o almeno fissai l'oscurità, più confusa che mai - non avresti dovuto impicciarti negli affari di potere, buttandoti nel fiume ti sei auto condannata e poi per cosa salvare un insulso attore- attore? Quindi loro non sapevano che Benedict era un agente ma allora cosa... uno  schiaffo mi arrivò alla guancia veloce come la luce - guardami lurida puttana quando ti parlo- urlò l'uomo nel buio, non riuscivo nemmeno a scorgere la siluette, solamente la voce dava un idea del uomo che avevo avanti. -Cosa diavolo centro io allora? - sputtai fuori accidamente. - Tu centri eccome mia cara- il suo alito caldo che sapeva di alcool mi arrivò dritto sul collo - hai interrotto e rovinato il primo attacco di tanti alla Inghilterra, ma oggi siamo qua a rimediare l'errore che hai commesso- sentii la sua mano ruvida sul mio seno. Lo strinse con una forza brutale e io urlai. - Urla pure puttanella, c'è solo il buio. Nient'altro.- prese l'altro seno schiaffegiandolo, trattenni un gemito di dolore. - bella bona la mia troietta italiana- mi sussurrò nel orecchio insinuandosi poi con la lingua. - lurido bastardo- grugnii a denti stretti, adesso un sudore freddo mi bagnava il corpo come un implacabile sudario. Mi dimenai, almeno ci provai per quanto le catene me lo permettevano - stai ferma!-  urlò l'uomo dandomi un pugno nello stomaco, il respiro mi si mozzo in gola. La poca vista che avevo si annebbió completamente. - soffri soffri pure puttanella che questo è solo l'inizio- disse in un inglese viscidoso quanto il suo italiano. - E anche la tua fine.- una voce, uno sparo soffocato e il copro del mafioso mi cadde addosso.

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