Soul Eater - Eros e Thanatos

di Lady I H V E Byron
(/viewuser.php?uid=843657)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shinigami's Pain ***
Capitolo 2: *** Trasformazione ***
Capitolo 3: *** Eros e Thanatos ***
Capitolo 4: *** Dubbi di una matricola ***
Capitolo 5: *** Il Dovere di un'Arma ***
Capitolo 6: *** Scomparse misteriose ***



Capitolo 1
*** Shinigami's Pain ***


Note dell'autrice: non era questa la fanfic che avevo intenzione di scrivere una volta finito di vedere "Soul Eater"; quella intendo pubblicarla una volta finita. Questa mi è venuta in mente per caso. E nel frattempo ho dato alla luce altri due "figli spirituali", con la mia unione con "Soul Eater". Nel secondo capitolo ci sarà un piccolo accenno autobiografico, che mi ha spinto a scrivere questo nuovo spin-off; vi dirò di più nelle prossime note. Comunque posso dire la seguente cosa: NON E' UNA STORIA D'AMORE.
ENJOY!

 
Shinigami's Pain


Shibusen.
Stanza del Rettore.
Shinigami era intento ad accendere due candele nere, posizionate sopra un candelabro argenteo a due braccia, dopo aver acceso un fiammifero. Dietro la maschera aveva l’aria molto triste.
“20 anni…” mormorò, con tono malinconico “Per un immortale come me possono sembrare quasi un battito di ciglia. Nonostante ciò, li ho contati tutti e forse sono veramente lunghi come sembrano.”
C’erano due rose bianche legate alle braccia del candelabro. Sembrava quasi un rito di commemorazione.
Stava soffiando sul fiammifero, per spengere il fuoco, quando la voce di Spirit lo distrasse dai suoi pensieri.
“Sommo Shinigami, c’è una chiamata!”
Shinigami scattò in piedi e si posizionò di fronte allo specchio, scacciando ogni malinconia di poco prima.
“Pronto, Sommo Shinigami? Sono la Maestra D’Armi Maka.”
Erano Maka, la figlia di Spirit, e Soul, la sua Arma.
“Ah, piccola Maka!”  li salutò il dio, con la sua solita allegria “Come stai? Tutto bene?”
“Sì, abbiamo recuperato la novantanovesima anima.” riferì la ragazza “Adesso ce ne manca solo una, l’anima di una strega.”
“Ottimo lavoro, piccola Maka.” congratulò Shinigami “Sei un’eccellente Maestra D’Armi, proprio come tua madre!”
Maka rise, mentre Soul osservava in basso, imbronciato, forse dall’invidia.
“Ehi, Soul Eater…”
Spirit si fece avanti allo specchio, con aria severa.
“Tieni le tue manacce lontane da Maka! O giuro che, come Deathscythe… no, come suo padre, te la faccio pagare cara, brutto pervertito!”
Il ragazzo albino cambiò espressione, sorridendo in modo furbo.
“Ah, non rompere!” schernì “Ti sembra forse che una nanerottola piatta come lei possa interessare ad un fico come me?”
Maka si innervosì, lo stesso fece l’uomo, che si affacciò minacciosamente dallo specchio, finendo faccia a faccia con Soul.
“CHE COSA HAI DETTO?!” tuonò “VUOI FORSE INSINUARE CHE LA MIA MAKA NON E’ BELLA?! AVANTI, PROVA A SFIORARLA SE SEI UN UOMO!”
Il ragazzo sospirò: “Ma che problema hai…?”
Dopodiché, Spirit si calmò e si rivolse dolcemente a sua figlia: “Maka, ti voglio bene.”
Ma la ragazza serrò le labbra e si voltò a sinistra.
“Smettila! E’ da un bel po’, papà, che non ti considero più mio padre. Dovresti saperlo.”
Tali parole fecero spezzare nuovamente  il cuore all’uomo.
Quasi imbarazzato, Shinigami riprese il suo discorso.
“Beeeene… Ora lasciamo da parte le questioni familiari. Come sapete, dopo aver ingerito 99 anime che hanno perduto il cammino degli uomini, ovvero le anime trasformate in uova di Kishin, e, infine, l’anima di una strega si acquisisce il potere di diventare Deathscythe. Ma è proprio l’anima della strega il problema principale. Ho visto numerosi Maestri D’Armi soccombere durante i combattimenti con le streghe e questo… mi preoccupa un po’. Anzi, molto. Fa’ attenzione! E fai in modo che la tua arma sia potente come quella di tua madre. Mi raccomando, figliola!”
Maka sorrise e annuì.
“Sarà fatto!” esclamò, sicura.
“E inoltre… attenti a non commettere errori!” aggiunse Shinigami “L’ultima anima deve essere quella di una strega! Se ne prendete una sbagliata, perderete tutte le uova di Kishin che avete raccolto finora!”
“Sì, lo sappiamo, grazie!”
“Non preoccuparti, sommo Shinigami…” assicurò Soul, anche lui sicuro come Maka.
“Beh, vi saluto, allora.”
Lo specchio si spense, riflettendo solo l’immagine del dio dalla maschera di teschio. Se non avesse avuto quella, Maka e Soul avrebbero letto il turbamento nella sua espressione.
“Fa’ attenzione…”  pensò “Le stesse parole che ho detto a loro anni fa… prima che si consumasse quella dannata tragedia!”
Dei pianti lo distrassero di nuovo.
Per il resto delle sue ultime raccomandazioni non aveva fatto altro che sentire i lamenti di Spirit, che piangeva sopra una bambola di pezza con le fattezze della figlia.
“E’ terribile… MAKAAAAAAAAA!!!” aveva urlato, tra le lacrime, ferito dalle parole velenose di poco prima.
Tale atteggiamento fece innervosire Shinigami.
“Santo cielo! Cominci a darmi sui nervi!”
“MAKAAAAAA!!!”
Una botta potente sulla testa costrinse l’uomo a smettere di piangere.
“Quanto sei monotono!” rimproverò il dio, ancora con il palmo aperto “Se non la pianti sarò costretto a darti uno Shinigami Chop tra capo e collo!”
Con il volto letteralmente attaccato al pavimento, la testa dolente dalla botta e ancora sconvolto dalle parole della figlia, Spirit lamentò, come risposta a queste ultime: “Dovevi dirmelo prima…”
Un odore strano attirò la sua attenzione. Poi notò le due candele nere di fronte alle due lapidi, appena si voltò verso Shinigami.
“Sommo Shinigami…” mormorò, avvicinandosi “A chi sono dedicate quelle candele? Mica a…?”
Uno sguardo freddo lo mise in silenzio.
“Quanti anni saranno passati?” domandò, con un filo di voce, senza osservare il dio.
“Venti.” fu la risposta, malinconica “Ma sembra sempre sia passato solo un giorno, per me. In questi 800 anni che sono il Rettore della Shibusen sono venuto a conoscenza di molti casi di decessi di Maestri e Armi per mano delle streghe, ma mai del calibro di quanto successe a loro. E io non ero lì per proteggerli.”
L’uomo dai capelli rossi cercò di consolarlo.
“Non essere severo con te stesso. Era tutto un piano di quella strega, per farli allontanare il più possibile da Death City e dalla tua protezione. Non potevi fare niente.”
Shinigami scosse la testa.
“No… Se me ne fossi accorto prima, quella tragedia non sarebbe mai avvenuta e magari oggi loro sarebbero qui come insegnanti. Maka e Soul, da un certo punto di vista me li ricordano molto. Spero non succeda loro la stessa cosa, quando troveranno e affronteranno una strega…”
Il solo pensare a Maka uccisa da una strega fece piangere nuovamente Spirit.
“NOOOO!!! LA MIA MAKAAAAA!!!”
Il dio dalla maschera di teschio si innervosì di nuovo ed era pronto a dare un nuovo Shinigami Chop alla sua Deathscythe, ma quest’ultimo mise le proprie braccia come uno scudo.
“Nonono! La smetto! La smetto!” esclamò, intimorito dalla mano bianca. Dopodiché si mise in posizione riflessiva.
“A proposito… com’è che venivano chiamati…? Due nomi greci, mi pare…”
“Lui Eros e lei Thanatos.”  tagliò corto Shinigami “Lui Arma e lei Maestra. L’uno l’opposto dell’altra, come dicevano i loro soprannomi. Lui mansueto e lei irruenta. Lui biondo, lei mora. Lui vestito di nero, lei vestita di bianco. Quando è successo, lei aveva 18 anni e lui 15. Erano i migliori del corso, persino più di te, Stein e Kami messi insieme, ricordi? E dire che eravate molto amici, un tempo.”
Spirit ridacchiò, imbarazzato, grattandosi dietro la nuca. Poi si morse il labbro inferiore.
In realtà, ricordava perfettamente i due ragazzi commemorati da Shinigami. Persino la sua anima tremava a tali ricordi.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Trasformazione ***


Note dell'autrice: bene, da qui parte la vera storia. Questa vera prima parte è un elemento autobiografico; tradotto, è un fatto realmente accaduto nella mia vita reale, circa tre anni fa, durante uno scambio culturale Italia-Germania (anche le frasi in tedesco, in questa parte, sono volute. se ho sbagliato qualcosa DITEMELO!). Soltanto che... nella vita reale si è conclusa con un polso rotto del mio "gemello tedesco" (a cui dedico questa storia). Non ci sono nomi propri, per ora, quindi scusate per i sinonimi ripetitivi.
 

Trasformazione
 



Doveva essere un normale scambio culturale tra Italia e Germania. Tra due classi di due scuole che ospitavano solo esseri umani “normali”. Tuttavia, in una casa di campagna in Italia, sul calar della sera, venne rivelata l’eccezione.
Per l’ultima sera del soggiorno dei tedeschi in Italia, le studentesse italiane e la loro professoressa di tedesco avevano pensato di organizzare una pizzata a casa di quest’ultima, con pizza fatta in casa. Prima di allora avevano giocato a “Rubabandiera” (con squadre miste) a ping pong; gli studenti tedeschi avevano persino avuto il coraggio di farsi un tuffo in piscina, nonostante fosse maggio. Poi venne il momento della cena. Molto prima che le pizze venissero servite, un tedesco dai capelli neri decise di fare uno scherzo al suo migliore amico: appena l’altro si era chinato per sedersi su una sedia, il ragazzo la spostò indietro, facendo cadere l’amico. Il suo polso sinistro era vicino a sbattere contro un gradino di terracotta, rischiando di rompersi. Tuttavia, accadde l’impensabile: una luce misteriosa coprì tutta la mano, trasformandola in una punta di metallo.
Tale scena fece sgomentare i presenti. Una delle ragazze tedesche per poco non svenne.
“Was ist passiert…?”(“Cos’è successo…?”)  si domandò il ragazzo, stupito quanto i suoi compagni. Poi pensò e impallidì: “Oh, no… Ich bin eine Waffe…” (“Oh, no… Sono un’Arma…”)
Una delle ragazze italiane, la più bassa di tutte, si illuminò e si rivolse ad una delle più alte:
“Ora che ci penso… Tu non avevi detto che se non riuscivi a passare quest’anno saresti entrata nella… come si chiama? Ah, Shibusen! E come Maestra D’Armi, se non vado errando! Perché non ci vai con lui? Lui potrebbe essere la tua Arma!”
Il ragazzo tedesco e la ragazza italiana erano già “gemellati” e avevano instaurato un legame discreto tra di loro, dal periodo in cui lei era in Germania (a marzo). Entrambi pensarono a tale occasione: ella era quasi entusiasta, ma lui era un ragazzo timido e gentile, e come tale era contro la violenza. L’idea di essere un’Arma non lo entusiasmò per niente.
“Allora cosa dici?” domandò la ragazza, porgendo una mano al suo “gemello” tedesco “Ti va di andare insieme alla Shibusen, come Maestra d’Armi e Arma?”
Lui apparve sconvolto e confuso nello stesso tempo: odiava ogni forma di violenza, per questo era spesso vittima di bullismo nella sua scuola, ma non voleva mai ribellarsi. Diceva che era inutile, nonostante la sua “gemella” italiana continuasse a parlargli di difesa personale.
“Non lo so…” rispose, con un filo di voce (dovuto anche all’insicurezza della lingua straniera parlata) “Sai che io sono contro la violenza. E poi ho sentito dire che è difficile. Non so se voglio…”
La ragazza sospirò, continuando ad osservare la punta metallica che aveva preso il posto della mano sinistra.
“Und so… wie wirdst du wieder normal machen werden?” (“E allora, come farai a diventare di nuovo normale?”) domandò la professoressa tedesca di italiano, indicando la mano.
“Ich weiβ es nicht. Ich werde etwas denken!” (“Non lo so! Penserò a qualcosa!”) fu la risposta, calma, ma con un accento di nervosismo sulla lingua.
Ci vollero tre ore, prima che la mano del ragazzo tornasse normale. Nel frattempo, gli altri avevano già cominciato a mangiare le pizze. La “gemella” italiana del ragazzo-lancia non aveva fatto altro che osservarlo, preoccupata, ma anche delusa dalla sua risposta. Se fosse entrata nella Shibusen, senza avere una vaga idea di chi potesse diventare la sua Arma, sarebbe stato meglio per lei continuare con gli studi linguistici, piuttosto che vagare nella scuola come un sonnambulo nella notte.
Il momento decisivo arrivò durante la partenza dei tedeschi. Anche nei treni che dovevano prendere per tornare in Germania, il ragazzo subì delle trasformazioni, non solo alla mano, ma anche alle gambe, rischiando di barcollare quando stava in piedi.
Sembravano punte di lancia.
Cercò in tutti i modi di controllarle, ma più si concentrava, più frequenti erano le trasformazioni parziali. Lo stesso accadeva, una volta tornato nella sua casa.
La ragazza italiana, nei giorni che seguirono, faceva il possibile per recuperare i suoi debiti scolastici, visto che non aveva più un motivo valido per iscriversi alla Shibusen, quasi collassando mentalmente.
La risposta tanto attesa si manifestò due giorni dopo l’ultimo giorno di scuola: il ragazzo tedesco aveva inviato una mail alla sua “gemella”.
C’erano scritte tali parole: “Andiamo insieme nello Shibusen.”
La sua famiglia, i suoi amici e anche i suoi docenti lo avevano convinto. Inoltre non riusciva più a controllare le sue trasformazioni, quindi dovette accettare l’offerta della ragazza. In quella scuola, aveva sentito dire, lo avrebbero aiutato ad eliminare quegli effetti collaterali.
Come promesso, lei si disiscrisse dalla scuola in cui studiava, per poi entrare nella Shibusen.
Quella scuola si trovava in America, in una città chiamata “Death City”.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Eros e Thanatos ***


Note dell'autrice: il titolo di questo capitolo e della storia intera è un piccolo omaggio a Freud, il mio filosofo preferito.
 

Eros e Thanatos
 


I due “gemelli” si ritrovarono all’aeroporto e presero un pullman diretto proprio a Death City. Erano entrambi emozionati, molto più di quando si erano incontrati la prima volta in Germania.
Entrambi si erano muniti del “Libretto del nuovo studente alla Shibusen”.
“La scalinata di fronte alla scuola serve a sviluppare meglio i muscoli delle gambe…” lesse la ragazza, mentre entrambi camminavano verso la scuola.
Dopodiché guardarono in avanti: effettivamente, una marea di scale li separava da un grande edificio che sembrava quasi toccare il cielo.
Lei quasi impallidì, mentre lui le osservava in modo passivo.
“Andiamo?” domandò il ragazzo, ancora con lo sguardo rivolto verso l’alto.
La ragazza sospirò.
“Sarà molto più dura di quanto ho pensato…”
Non era passato un quarto d’ora che i due ragazzi erano vicini alla metà della scalinata. Il problema più grande erano sia le valige che gli zaini che portavano sulle spalle. Portavano i trolley, ma non ce la facevano a sollevarli, mentre salivano, e trascinarle come facevano sul suolo piatto li avrebbe sbilanciati all’indietro, rischiando di cadere. Dovettero fare diverse pause, prima di raggiungere la cima.
Si sedettero sull’ultimo gradino, per riposarsi e per bere acqua. Del sudore stava scendendo dalle loro fronti, dovuto anche alla temperatura estiva.
Tuttavia, ogni loro stanchezza si dissolse, appena videro il panorama innanzi a loro.
Death City sembrava immensa dall’alto e anche bella. Osservarono anche la scalinata che avevano appena percorso: effettivamente era alta come avevano pensato.
Una volta entrati, dovettero dirigersi nella classe per l’orientamento dei nuovi studenti. Per fortuna, sulla bacheca di fronte all’entrata principale c’era affisso un cartello che indicava la direzione da prendere.
Inoltre, i due ragazzi notarono due studenti battibeccarsi fra loro, con le loro armi in mano.
L’interno della scuola era praticamente composto da corridoi: sembrava un labirinto. Per fortuna c’erano diversi cartelli che indicavano la classe interessata loro.
Una volta raggiunta, diedero le loro generalità alla professoressa che si trovava ivi.
“Come siete classificati?” domandò, una volta registrati i loro nomi.
“Maestra D’Armi.”
“Arma.”
“Bene. Mettetevi questi cartellini.”
La donna aveva porto ai due ragazzi due cartellini con scritto sopra “Maestro” uno e “Arma” l’altro.
“E’ fantastico!” esultò, con voce moderata, la ragazza italiana, mentre si metteva il cartellino sulla maglia “Adesso siamo ufficialmente membri della Shibusen!”
Il ragazzo, invece, non sembrava ancora convinto. Nel tentativo di mettersi il cartellino, quest’ultimo gli scivolò dalle mani, per poi cadere per terra. Chinandosi per raccoglierlo, non si era reso conto che la porta della classe si stava di nuovo aprendo; infatti urtò sul suo fondoschiena, il che lo fece barcollare in avanti.
Per fortuna, la sua amica, di fronte a lui, lo prese per le spalle appena in tempo.
“Stai bene?” domandò ella, sorridendo.
“Sì, grazie.”
Ad entrare furono due ragazzi, circa coetanei di lui: entrambi erano mori, ma uno era basso e di corporatura tra il robusto e il grasso, mentre l’altro era alto e robusto.
“Ehi, guarda dove vai, biondino!” aveva detto quello più grasso.
Il ragazzo tedesco lo osservò con aria quasi umiliata e gli chiese scusa, ma la ragazza, frustrata dal tono dell’altro, gli esclamò, puntandogli il dito contro: “No, TU guarda dove vai, amico!”
Non ebbe modo di iniziare una discussione che l’amico la prese per una spalla, portandola vicino alla finestra.
“Non era necessario che mi difendessi…” mormorò lui, un po’ seccato.
“Ma non puoi lasciare che dei ragazzini ti trattino così!”
Una volta riuniti i nuovi studenti, la professoressa cominciò a parlare:
“Benvenuti alla Shibusen. Io sono Ivy, una degli insegnanti. Come forse avrete capito, alcuni di voi, in questa stanza, sono in grado di cambiare la propria forma, trasformandosi in Armi, e coloro che detengono le Armi vengono chiamati Maestri D’Armi. Le Armi e i Maestri D’Armi devono sapersi aiutare l’un l’altro: le Armi, per divenire tali, hanno bisogno dei Maestri. Un Maestro da solo non può combattere, lo stesso vale per l’Arma. Per fare in modo che Arma e Maestro entrino in sintonia, è necessario che le loro anime debbano avere la stessa lunghezza d’onda. In caso contrario, l’Arma può presentare alcuni effetti collaterali, tra cui non essere sollevata dal Maestro che la detiene. Alcune Armi, tra di voi, non sono ancora in grado di trasformarsi completamente o subiscono trasformazioni contro la loro volontà, ma qui avrete modo di imparare ciò un passo per volta nel vostro percorso. La Shibusen è stata fondata dal Sommo Shinigami con lo scopo di mantenere la pace nel mondo, eliminando tutti coloro che hanno perduto il sentiero dell’umanità e le cui anime sono divenute uova di Kishin. Il compito delle Armi è divorare tali anime per proteggere le persone e per poi diventare Deathscythe, l’arma personale del Sommo Shinigami. E per diventare tali, l’ultima anima che voi Armi dovrete divorare deve essere quella di una strega.”
A sentire la parola “divorare”, il ragazzo tedesco impallidì.
“Cosa dovrei divorare io…?!” pensò, un po’ sconvolto.
“Ovviamente, non vi manderemo in missione al primo momento…” continuò la professoressa “La Shibusen ha due corsi: il primo è  il Especially Advantaged Talent, o E.A.T., in cui gli studenti vengono mandati in missione per il mondo a raccogliere uova di Kishin, mentre quello che seguirete voi è il Normally Overcome Target, abbreviato N.O.T., che corrisponde al corso dei non combattenti. In questo periodo avrete modo di affinare il rapporto tra Maestro e Arma, oltre, per quest’ultime, avere il modo di poter controllare le proprie trasformazioni. Ricordate, solo perché non verrete mandati in missione, non significa che il vostro percorso sarà una passeggiata. Anche in questo corso ci sono i rischi e voi dovrete essere pronti a subirne le conseguenze. Come ho detto prima, in questo corso, voi Armi imparerete a controllare le vostre trasformazioni e voi Maestri potrete conoscere meglio le vostre Armi, affinare le vostre abilità e il rapporto tra di voi, oltre ad acquisire la facoltà di leggere le anime altrui. E come vi ho spiegato prima, dovete prestare egregia attenzione nel scegliere il vostro partner. Un momento, prima eravate in egual numero tra Maestri e Armi. Signorina con la canottiera nera di cui non ricordo il nome, dov’è finito il ragazzo accanto a te?”
La ragazza italiana, un po’ a disagio nel sentirsi al centro dell’attenzione, si voltò verso destra: in effetti, il suo amico non c’era più. Presa ad ascoltare il discorso della professoressa, non si era accorta della sua assenza.
Infatti, il ragazzo tedesco aveva approfittato di un momento di distrazione della classe intera per uscire dalla classe.
Camminava a testa bassa, con aria dubbiosa e turbata.
“Mi dispiace…” pensò, alludendo alla sua amica “Ma io non posso stare qui. Tutta quella discussione su anime da divorare, streghe, Deathscythe… Non fa proprio per me. Non mi interessa se sono un’Arma, io non voglio combattere. Lo sai che lo trovo inutile. E’ meglio se continuo i miei vecchi studi…”
Preso dai suoi pensieri, urtò con il gomito il braccio di un ragazzo che passava accanto a lui, provenendo dal lato opposto.
“Ehi! Sta’ più attento a dove cammini, idiota!” esclamò l’altro ragazzo.
Era alto e muscoloso, pelle scura, capelli scuri intrecciati a dreadlocks e occhi minacciosi. Era insieme ad una ragazza, più bassa e più magra di lui, ma il colore della sua pelle e i suoi capelli erano uguali a quelli del compagno.
“Scusa, non l’ho fatto apposta.”
La timidezza del ragazzo tedesco lo aveva sempre reso vittima di bullismo. Nella Shibusen stava per accadere la stessa cosa.
“Dì un po’, lo sai cosa succede a tutti coloro che osano urtarmi?!” tuonò il ragazzo scuro, prendendo il tedesco per la maglia “Prima li sfido, poi li prendo a calci nel sedere! Come ti chiami, mezzasega?”
Dopodiché notò la targhetta.
“Ah… sei uno nuovo, eh? Beh, scoprirai subito di cosa è capace uno dell’E.A.T.! Nygul!”
“Sì, Sid!”
La ragazza venne circondata da un’aura gialla, prima di posarsi sulla mano del compagno come un coltello da caccia. A tale vista, il ragazzo tedesco indietreggiò, allarmato.
“Hai paura, mezzasega?” schernì Sid “Perché allora non ti trasformi in arma, o ancora non ce la fai? Vedo inoltre che non hai nemmeno un Maestro D’Armi… Questo renderà il tutto più semplice.”
Una voce femminile lo fermò.
“Ce l’ha una Maestra D’Armi e sono io!”
La ragazza italiana raggiunse l’amico, correndo.
Ansimando, ordinò: “Forza, trasformati!”
“Ma io non so come trasformarmi. E non voglio combattere!”
“Preferiresti cadere di nuovo nel tranello in cui sei caduto con i tuoi amici?! Lui ci sta minacciando e ci ha anche lanciato una sfida! E’ nostro diritto difenderci!”
Lui non era molto convinto.
“Come ha detto la professoressa Ivy, le Armi non possono fare nulla senza i Maestri, né i Maestri possono fare nulla senza le proprie Armi. Affronterei questo energumeno da sola, ma non posso farlo senza armi…”
“Ma io non so come trasformarmi…”
“Allora tornatene a casa, mezzasega!”
A quel punto, la voce femminile della professoressa Ivy si intromise.
“Devi volerlo.” suggerì. “No, devi soprattutto immaginartelo. Devi risvegliare la lama affilata che sta attendendo vicino alla tua anima. Ti basta credere in ciò che ritieni giusto.”
Il ragazzo tedesco apparve confuso.
“Immaginarmelo…?” pensò “Credere in ciò che ritengo giusto… ma io a cosa credo…?”
Chiuse gli occhi, per pensare meglio.
“Sono entrato nella Shibusen solo perché sono un’Arma, ma non sono sicuro di quello che voglio fare. Ho sempre detto di essere contro la violenza, di trovarla inutile. Ma ogni volta che cerco di ignorarla, quella torna da me. Forse è questo quello che voglio. Fermare la violenza. Fino ad ora ho sempre cercato di sconfiggerla semplicemente ignorandola, ma questo solo perché non sapevo cosa fare. Ora so cosa devo  fare! Ora sono un’Arma!”
Con quel pensiero stretto nella sua anima, il corpo del ragazzo fu circondato da una misteriosa aura blu, tramutandosi in un fascio di luce che si posò su una mano della ragazza italiana.
La luce si trasformò in un’arma, correttamente in una lancia medievale, che venne maneggiata alla perfezione dalla propria Maestra.
L’arma non aveva alcun difetto, comune tra le novelle Armi.
Il volto del ragazzo tedesco apparve sulla punta della lancia. Appariva stupito e sgomento nello stesso tempo.
“Unglaublich! Io… così?! E perché sono nudo?!” esclamò, osservandosi.
La ragazza, invece, non appariva per niente sorpresa: credeva nel suo amico.
 “E’ una lancia…” commentò la professoressa Ivy, sorpresa “Ed è anche una trasformazione perfetta. Non presenta imperfezioni come succede alle Armi che si trasformano la prima volta.”
Tale trasformazione fece stupire persino Sid. Tuttavia, scosse la testa, come per scacciare tale sensazione, e puntò il coltello contro la nuova coppia.
“Non credere che questo mi fermerà! La tua lancia sarà anche perfetta alla prima trasformazione, ma vediamo come sai usarla, ragazzina!”
Detto ciò, partì all’attacco.
La ragazza italiana sorrise, determinata, mentre come una fiamma si accese nei suoi occhi scuri.
Parò il primo colpo mettendo la lancia in verticale, prima di passare anche lei all’attacco. Anche il suo avversario parò tutti i colpi che lei sferrò. Entrambi i Maestri sembravano due berserker, mentre combattevano: si concentravano più sull’attacco che sulla difesa. Dopodiché, ella deviò un affondo, facendo roteare la lancia, e poi fece un giro di circa 90°, rivolta verso Sid.
“Andrà tutto bene! Resta calmo!” esclamò, rivolta alla lancia.
“Ok!”
Immediatamente, Sid eseguì un fendente, che fu schivato dalla ragazza italiana, abbassandosi. In quel momento, ella colpì le caviglie dell’avversario, facendogli fare un piccolo volo. Calcolando i tempi, gli diede un forte calcio allo stomaco, facendolo scaraventare lontano.
Alcuni studenti si erano fermati nel corridoio per vedere il combattimento; furono sorpresi che delle matricole avessero sconfitto uno del corso E.A.T., fra i migliori, per giunta.
La ragazza era sorpresa quanto loro. La lancia tornò nella sua forma umana. Il ragazzo tedesco non sembrava né stanco, né picchiato. Non portava segni della battaglia.
“Brava...” mormorò, mettendo una mano sulla spalla dell’amica, senza guardarla. Anche lui si limitò ad osservare l’avversario.
“Grazie.” rispose lei, prendendo la mano del ragazzo “Sei tutto intero?”
“Sì. Quelle mosse le hai imparate a… Body Combat?”
Lei si strinse sulle sue spalle.
“No. L’ho visto fare nei videogiochi… Ma mi è venuto naturale, come se lo sapessi fare da tempo.”
La professoressa Ivy fu sbigottita da quelle due matricole: la prima trasformazione dell’Arma era venuta perfetta, senza effetti collaterali, e insieme alla Maestra D’Armi aveva sconfitto uno dei migliori studenti dell’E.A.T.
Si concentrò e guardò le loro anime. Poi sorrise.
“Abbiamo dei talenti naturali qui, eh?” pensò “Devo riferire a Shinigami…”
Anche Nygul riprese la sua forma umana.
“Stai bene, Sid?”
“Sì… Sono stato meglio, ma niente di rotto…”
Una volta rialzato, Sid fissò le due matricole con aria fredda, mentre si avvicinava a loro.
“Certo che voi due fate proprio una bella coppia…” commentò “Siete entrambi timidi, ma tu sei freddo, passivo e tendenzialmente irenico, e come tale preferiresti evitare di combattere, mentre tu tendi ad arrabbiarti facilmente, sei poco tollerante nel subire ingiustizie e dall’ardore che hai dimostrato in battaglia non sei tipa da porgere l’altra guancia. Siete proprio l’uno l’opposto dell’altra. Verrebbe proprio da chiamarvi… qual erano i termini usati da quel filosofo…? Ah! Lui “Eros” e lei “Thanatos”! Amore e Morte! Vi si addicono proprio! Ah, ah! Studenti della Shibusen, guardate! Vi presento Eros e Thanatos, la coppia sincronizzata opposta fra di loro!”
Era stata messa sotto forma di battuta, ma nessuno stava ridendo.
Il ragazzo tedesco abbassò lo sguardo, mentre la ragazza italiana serrò le labbra.
A quel punto, Sid e Nygul ripresero la loro strada.
“Beh, noi dobbiamo andare. Arrivederci, Eros e Thanatos!”
I nomi citati dal ragazzo dalla pelle scura fecero riflettere la ragazza.
“Eros e Thanatos…” mormorò, mettendosi in posizione riflessiva.
La professoressa Ivy si avvicinò alle due matricole.
“Una delle caratteristiche di questa scuola…” spiegò "E’ che ognuno è libero di cambiare il proprio nome. L’altra faccia della medaglia sarebbe che te lo devi tenere per almeno due anni, se hai intenzione di cambiarlo di nuovo.”
“Cambiare il nostro nome…?”
Il ragazzo non disse niente, ma la ragazza italiana batté il pugno su una mano, sorridendo.
“Ma sì, dai! Perché non lo facciamo?” esclamò, prima di prendere l’amico per le spalle.
“Cosa…?”
“Ascolta, questa è la nostra occasione per cambiare radicalmente la nostra vita. E spesso i nostri nomi dicono prima di noi quello che siamo. La gente ci conosce solamente abbinando ciò che siamo ai nostri nomi. Pensaci, creandoci una nuova identità, abbiamo la possibilità di dimostrare che possiamo essere molto più di quello che sembriamo!”
Il ragazzo rifletté, storcendo le labbra: in effetti, l’amica non aveva tutti i torti. La gente sapeva essere prevenuta nei loro confronti, appena udito i loro nomi. La prima esperienza come Arma non gli era dispiaciuta, in fondo. Da quel momento sarebbe cambiato anche lui.
“Ok.” decise, annuendo.
“Grandioso! Allora d’ora in poi saremo tu Eros e io Thanatos! Ehi, ma per rendere questo cambiamento degno di nota dovremo cominciare a chiamarci Eros e Thanatos anche tra di noi, eh!”
“D’accordo, Thanatos.”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Dubbi di una matricola ***


Note dell'autrice: e dire che ero preoccupata di farlo troppo corto, questo capitolo...
                            scusate se è scritto male, ma non mi andava di correggerlo.


Dubbi di una matricola



Essendo una coppia “mista” Eros e Thanatos non avrebbero alloggiato in un dormitorio.
Infatti presero un appartamento, al secondo piano di una palazzina, non molto lontano dalla scuola.
Tuttavia, i loro soldi non sarebbero durati per sempre, con le varie spese e l’affitto. Per guadagnare qualche soldo si fecero assumere come camerieri in un bar sulla via principale.
Essendo del N.O.T., i due ragazzi dovevano concentrarsi solamente sulle basi: le loro giornate, infatti, consistevano nel seguire corsi sulla sincronizzazione dell’anima e corsi separati per Meister e Armi. Inoltre, qualche mattina, gli studenti facevano educazione fisica, per allenare il loro corpo agli sforzi cui sarebbero stati sottoposti una volta entrati nell’E.A.T., nella cattura delle anime malvagie.
Le varie coppie erano tutte intente a fare stretching, in attesa di essere chiamati per le prove di atletica: corsa 100m, salto in alto, salto in lungo, lancio del peso e anche la prova di nuoto, per ultima.
-Eros Amoris!-
Così Eros, su consiglio di Thanatos, aveva deciso di farsi chiamare nella Shibusen.
Era il suo turno nel salto in alto: fino ad allora stava riscaldando gli adduttori con l’aiuto della partner.
Fece un lungo respiro e poi prese la rincorsa, fino a saltare l’asta, superandola di circa dieci centimetri.
Rimasero tutti stupiti.
Persino nelle altre discipline ottenne i risultati migliori, tranne nel nuoto.
Essendo abituato alla bicicletta, il ragazzo era molto atletico.
-Thanatos Mortis!-
Thanatos, invece, per quanto abile nei combattimenti e nello stretching, non riusciva a dare il massimo nell’atletica, con l’esclusione del nuoto, che praticava da quando era bambina: nel salto in alto si scontrò con l’asta, nel salto in lungo non riusciva a darsi sufficiente slancio, nella corsa era sempre fra le ultime e i lanci col peso erano molto corti.
Persino nella teoria Eros era più bravo di Thanatos: nel primo test, infatti, lui era entrato tra i migliori, mentre lei superava di poco la media.
Era in quei momenti in cui il dubbio prendeva il sopravvento nella sua anima. Spesso si domandava se fosse stata la scelta giusta per lei entrare nella Shibusen. Se veramente la strada per divenire una Meister fosse la sua. Aveva persino trascinato Eros in tale impresa, sebbene molto avverso all’idea di combattere.
I suoi dubbi furono tali da renderla più distratta del solito: al bar, infatti, spesso scambiava la caraffa del caffè normale con quello decaffeinato.
Non erano rari i casi in cui Thanatos pensava di rinunciare per tornare a studiare lingue straniere.
Ma poi guardava Eros: aveva imparato a controllare le sue trasformazioni parziali e improvvise. Tuttavia, la sua situazione non era cambiata rispetto a quando lo aveva incontrato: dei ragazzi, alcuni del N.O.T., alcuni dell’E.A.T., lo avevano preso sotto mira, esattamente come i suoi vecchi amici. Durante il test del nuoto, per esempio, due ragazzi più grandi lo avevano bloccato per i polsi mentre uno gli sfilava il costume, per poi spingerlo fuori dallo spogliatoio, completamente nudo.
Eros, imbarazzato, cercò di rientrare nello spogliatoio, urlando, spingendo e battendo sulla porta, ma nessuno aprì, di proposito.
Delle ragazze stavano persino ridacchiando, appena videro il ragazzo, che corse subito verso la piscina.
Thanatos, per fortuna, risolse la situazione, a modo suo: riprese il costume dell’amico dopo aver quasi rotto un braccio ad uno dei bulli e glielo restituì prima che iniziasse il test di nuoto.
-Non dovresti farti trattare così.- gli disse, mentre lui, in acqua, si rimetteva il costume –Devi mostrare loro quanto vali.-
-No… non importa. Tanto è tutto risolto, no?-
La ragazza non era convinta.
Non poteva permettersi di lasciare Eros da solo alla Shibusen: non era ancora in grado di difendersi.
La sua anima era come divisa in due: l’unica cosa che la spingeva a rimanere era Eros.
Il momento cruciale avvenne a distanza di tre mesi dalla loro iscrizione alla Shibusen.
La professoressa Ivy aveva riunito tutti gli studenti del N.O.T. nella palestra della scuola.
-Fino ad oggi avete imparato tutto ciò che c’è da sapere sulla sincronizzazione dell’anima. – spiegò, girando per la stanza –Ma oggi è giunto il momento di mettere in pratica ciò che avete imparato dai libri. In questo mese, avete tutti scelto il partner giusto con cui sincronizzare la vostra anima, quindi il resto non sarà difficile.-
Batté le mani una volta.
-Bene… Armi, trasformatevi! E ricordate… siete ancora all’inizio, quindi non temete se le vostre trasformazioni subiranno qualche imperfezione. Ciò non si può dire di Eros, che, nel suo primo combattimento, ha effettuato una trasformazione perfetta.-
Eros e Thanatos si osservarono l’un l’altra: impegnati nello studio e nel lavoro, non avevano avuto tempo di fare pratica come Meister e Arma.
-Potete, per cortesia, fare una dimostrazione?-
La ragazza deglutì e il ragazzo impallidì.
Tutti gli sguardi dei compagni erano rivolti verso di loro.
Le loro mani si toccarono per caso.
Poi toccò agli sguardi.
Entrambi annuirono, seri.
Le loro mani si strinsero.
Eros si tramutò nuovamente in un’aura blu che cambiò forma nella mano della partner.
Thanatos eseguì una mossa rotante, prima di mettersi in posizione di combattimento.
I suoi movimenti erano perfetti, ma ciò che fece stupire i presenti era ben altro: non c’era la lama.
La lancia era incompleta: c’erano solo il bastone e l’elsa, ma mancava la punta che componeva lo spuntone.
Thanatos impallidì dall’imbarazzo: udì dei compagni ridacchiare alle sue spalle.
L’immagine di un Eros preoccupato apparve sull’elsa.
-Thanatos! Che succede? Perché non sono completo?-
-N-non lo so…!-
-Infatti è molto strano…- aggiunse la professoressa Ivy, seria –La prima volta Eros non ha mostrato imperfezioni e avete persino vinto contro uno studente dell’E.A.T. Cosa è successo?-
La ragazza avvertì un fastidioso vuoto sullo stomaco e l’aria sembrava mancarle.
-N-non lo so neppure io, professoressa!-
La donna la fissò con aria severa.
-Ho quasi idea che tu ti sia adagiata sugli allori, Thanatos…- mormorò –Vi siete allenati in questi giorni?-
-No. Vede, eravamo così impegnati a studiare e a lavorare che…-
-Non è una valida scusa! E’ proprio in situazioni simili che bisogna allenarsi sodo per non perdere la mano. Solo perché siete riusciti a sconfiggere due ragazzi dell’E.A.T. non significa che potete permettervi di non allenarvi. Se un’Arma si trasforma perfettamente la prima volta, non è detto che anche le prossime volte sarà perfetta. Le trasformazioni dipendono anche da fattori psichici sia del Meister che dell’Arma. Per mantenere il legame Meister-Arma indissolubile e saldo bisogna allenarsi, non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Scacciare via ogni dubbio, ogni insicurezza, ogni paura, o le vostre anime non saranno mai sincronizzate alla perfezione. Thanatos, vedo del dubbio dentro di te. Devi cercare di rimuoverlo o non sarai in grado di tenere Eros.-
La ragazza non disse nulla. Si limitò ad abbassare lo sguardo, umiliata e delusa.
Era tentata di scoppiare a piangere, ma resistette, a stento.
Persino Eros non sapeva cosa dire, specialmente appena vide la partner in quello stato.
Il resto degli studenti procedettero alla trasformazione delle Armi.
-A quanto pare è solo un’Arma ad essersi trasformata perfettamente. Vi siete allenati molto e la vostra sincronia è perfetta.-
La professoressa Ivy stava alludendo a Frederick e Franz, i due ragazzi che urtarono accidentalmente Eros il primo giorno alla Shibusen.
Erano quasi l’uno opposto dell’altro: Frederick, il Meister, era robusto e alto il giusto, mentre Franz, l’Arma, una Claymore, era alto e dalla corporatura magra, ma muscolosa.
Entrambi erano mori con gli occhi scuri e dal carattere introverso, ma a volte scherzosi.
Osservarono Eros e Thanatos con aria trionfante.
Le lezioni terminarono il pomeriggio.
Eros e Thanatos erano diretti verso il loro appartamento, passando per il parco.
-Oggi abbiamo fatto davvero una pessima figura…- mormorò Eros, a testa bassa.
Thanatos annuì mugugnando, anche lei a testa bassa.
-Cosa ti è successo, Thanatos? La prima volta mi ero trasformato perfettamente e tu eri sempre così determinata a studiare qui. Ora sembra che la tua testa sia altrove.-
La ragazza si fermò.
-Non ne sono sicura…- rispose, con un filo di voce –E’ solo che… pensavo che non sarebbe stata come con la scuola normale, invece è esattamente la stessa cosa. In tutte le cose che faccio sono sempre la peggiore, che sia fare un test o una banale dimostrazione. Quando siamo venuti qui ero convinta di quello che volevo fare, ma ora non ne sono più molto sicura. Mi dispiace averti portato qui, Eros.-
Il dubbio riprese il sopravvento nel suo cuore.
Eros non sapeva cosa dire per tirarla su di morale.
Si avvicinò a lei per metterle una mano sulla spalla, per consolarla.
-Oh, ma guarda chi si rivede…-
Quella voce fece allarmare i due ragazzi, che si voltarono nella direzione da cui proveniva: Sid e Nygul.
Sid appariva più serio dell’ultima volta: il solo pensiero di essere stato sconfitto da una del N.O.T. ancora gli bruciava.
-Un uccellino mi ha detto che la trasformazione di oggi non è andata bene…-
Thanatos non si sentiva in vena di un combattimento: infatti prese Eros sottobraccio e continuarono a camminare in direzione del loro appartamento.
Il ragazzo scuro, però, bloccò loro la strada.
-Ehi, quando parlo voglio essere ascoltato, chiaro?- tuonò, con aria minacciosa.
-Barret, oggi non siamo dell’umore giusto per combattere. Vattene.- disse, con tono fermo, la ragazza, come se le parole che erano uscite dalla sua bocca non fossero sue.
Tuttavia, la sua richiesta non fu assecondata.
-Oh, sì che lo avete. E sapete perché? Perché lo dico io! Nygul!-
-Sì, Sid.-
La ragazza si tramutò nuovamente in un coltello da caccia e il Meister si mise in posizione di combattimento.
-La volta scorsa ci sono andato molto leggero, proprio perché siete del N.O.T. …- avvertì quest’ultimo –Ma stavolta non sarò così clemente. Eco dell’Anima!-
Eros e Thanatos indietreggiarono.
-Eros, trasformati!-
Il ragazzo si voltò verso la partner.
-Rifletti: la prima volta in cui ti sei trasformato stavamo combattendo contro di lui e la tua trasformazione era perfetta! Forse sarà la stessa cosa anche oggi. Non ci resta che provare, no?-
Eros si morse le labbra: si chiedeva anche lui come avesse fatto a trasformarsi perfettamente la prima volta.
Cercò di ricordare i sentimenti che provò quel giorno: paura, insicurezza.
Non sapeva come, ma li aveva tutti incentrati nella sua avversione contro la violenza.
La sua determinazione lo aveva fatto trasformare in un’Arma.
Tenendosi stretto quei ricordi, Eros si trasformò nuovamente.
Anche Thanatos era pronta a combattere.
La lancia si materializzò.
Tuttavia, un particolare fece impallidire la ragazza: lo spuntone era ancora assente.
Ciò fece ridere Sid.
-Ahahah! Dovevo immaginarlo che si trattava della tipica ed effimera “fortuna del principiante”! E’ evidente che avete paura di me!-
L’immagine di Eros apparve nuovamente nell’elsa.
-Dannazione, Thanatos! Adesso che facciamo?-
La ragazza era intimorita quanto il partner, ma non da Sid, bensì per l’imperfezione dell’Arma.
Tuttavia, non poteva tirarsi indietro da una sfida.
-Non abbiamo altra scelta, Eros! Dobbiamo combattere, se vogliamo tornare a casa. E io ho una voglia così di farmi una doccia.-
Fu più complicato, per Thanatos, combattere senza una lama.
Sid attaccava velocemente, più dell’ultima volta. I suoi attacchi con il coltello quasi non si vedevano.
Erano come invisibili, ma lasciavano le proprie tracce.
“E’… così veloce…” pensò la ragazza italiana, mentre cercava di parare tutti gli attacchi.
Subì qualche colpo, in particolare sulle braccia: infatti erano presenti dei graffi.
Ansimava.
Era stremata.
Sid era troppo forte. Non per niente era uno degli studenti migliori dell’E.A.T.
Tuttavia, ella decise ugualmente di sferrare un attacco di mandritto, che fallì: era lento e molto debole.
Il ragazzo scuro era riuscito ad abbassarsi, per poi eseguire un calcio basso che fece cadere Thanatos.
-THANATOS!- esclamò Eros, preoccupato.
La ragazza non si mosse. Era esausta. Ferita.
Nygul tornò nella sua forma normale.
-Che spreco di tempo…- mormorò, delusa.
-Lo hai detto, Nygul…- aggiunse Sid, avvicinandosi all’avversaria –Evidentemente vi avevo sopravvalutati, Eros e Thanatos. La volta scorsa è stata solo fortuna, ma siete esattamente come tutti i rammolliti che sono nel N.O.T.-
Thanatos non aveva nemmeno la forza di osservare il ragazzo avvicinarsi. Era immobile. Come se qualcuno l’avesse letteralmente incollata al terreno.
Eros tornò nella sua forma umana, prendendo la sua Meister tra le braccia.
-N-non ti avvicinare a lei!- esclamò, con aria seria.
Il ragazzo scuro lo osservò con aria indifferente.
-Non far finta di essere coraggioso, Eros…- mormorò, con tono strafottente –Lo sa mezza Shibusen che sei solo un codardo che subisce passivamente le umiliazioni. Se non ci fosse sempre stata Thanatos a proteggerti, chissà dove ti troveresti adesso, magari a testa in giù in qualche gabinetto intasato da giorni.-
Eros si morse il labbro inferiore, prima di osservare Thanatos con aria triste.
Era la verità. E spesso la verità può essere più tagliente di un coltello.
-Se vuoi diventare una degna Deathscythe, o almeno un’Arma come si deve…- concluse Sid, prima di allontanarsi con Nygul –Devi essere sempre disposto a dare la tua vita per proteggere il tuo Meister, non il contrario.-
Quelle parole ferirono anche Thanatos, che si mise a piangere.
Erano le lacrime che aveva trattenuto alla Shibusen. Erano lacrime di umiliazione.
Il dubbio aveva preso il sopravvento su di lei.
Eros non poteva permetterlo.
Lei aveva aiutato lui, ora era lui ad aiutare lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il Dovere di un'Arma ***


Note dell'autrice: il progolo... il prologo è finito. Dal prossimo capitolo si passa alla storia vera (spero).
 


Il Dovere di un'Arma



-Cosa?! Hai appena cominciato e intendi rinunciare?!-
-Papà, lascia che ti spieghi…-
-No, ora tu stai a sentire me, signorina! Hai idea di quanto è venuta a costare l’iscrizione?! Cioè, tu ci hai fatto buttare via soldi per niente?! A questo punto facevi prima a ripetere la terza liceo…-
-…-
Ogni sera, Eros e Thanatos contattavano le proprie famiglie tramite Skype: le solite rassicurazioni, le lezioni e le sventure subite.
Thanatos non sapeva cosa rispondere alle critiche del padre: lasciò che lui continuasse a parlare, prima di salutare e chiudere il programma.
Le cose andavano sempre peggio, per lei.
Le parole del padre non fecero altro che aumentare la sua depressione.
Nemmeno l’acqua della doccia servì a farle scivolare via i suoi dubbi o la sua malinconia.
Era davvero indecisa se restare o rinunciare alla Shibusen.
Ma il suo problema principale era legato ad Eros: cosa gli sarebbe successo, se lo avesse lasciato da solo?
In quel momento, la porta del bagno si aprì.
-Oh, scusa, Thana… WOAH!-
Eros aveva fatto in tempo a chiudere la porta, prima di vedere la partner nuda, che si voltò verso il muro, coprendosi i seni.
-Avresti dovuto bussare…- ringhiò lei, diventando rossa dall’imbarazzo.
-Forse ti sei dimenticata tu di chiudere a chiave.- rispose il ragazzo, anche lui imbarazzato, con la schiena incollata alla porta del bagno –Comunque, dovevo solo lavarmi i denti. E volevo sapere anche… come stavi, tutto qua.-
Thanatos sospirò.
-Sto da schifo…- mormorò, senza farsi sentire.
Eros, in fondo, sapeva come si sentiva la partner: nemmeno per lui era stato facile dire ai genitori che non era ancora in grado di trasformarsi completamente e l’umiliazione subita dallo studente dell’E.A.T. era stata un duro colpo persino per lui.
Vedere Thanatos giù di morale lo faceva sentir male. Lo sollevava vederla felice di poter entrare nella Shibusen, ma quel pomeriggio è stato quasi fatale per entrambi.
La mattina seguente, si era svegliato presto per farsi la doccia e preparare la colazione, sperando di sollevare l’umore della ragazza.
-Thanatos, la colazione è pronta. Sbrigati o faremo tardi a scuola.- disse, prima di aprire poco la porta.
Trovò Thanatos seduta sul letto, con le ginocchia abbracciate e lo sguardo triste.
-Ehi, stai bene?- domandò, sedendosi anche lui sul letto e mettendole dolcemente una mano sulla spalla.
-Scusa, Eros, non mi sento molto bene.- mormorò la ragazza, senza distogliere lo sguardo dal vuoto –Penso che oggi non andrò a scuola e nemmeno al lavoro…-
Eros fu quasi sorpreso nel sentirle dire tali parole: di solito era entusiasta di andare alla Shibusen.
-Ok. Vuoi… che resti anch’io?-
-No, tu vai pure senza di me. Ho… ho bisogno di stare da sola, Eros. Di riflettere…-
Per tre giorni, Thanatos non uscì dall’appartamento, né per la scuola, né per il lavoro, né per altro.
Eros era solo. Solo contro i bulli della Shibusen, solo a servire il caffè al bar, solo contro il mondo.
Non sapeva se essere arrabbiato con la partner o compatirla.
Accettava qualsiasi situazione passivamente.
Come Arma, doveva abituarsi a situazioni del genere. Presto avrebbe dovuto imparare a difendersi senza l’ausilio della sua Meister.
Il terzo giorno, appena uscito dalle lezioni per sole Armi, fu fermato dalla professoressa Ivy.
-Eros! Aspetta!-
La donna lo raggiunse quasi di corsa.
-Ho notato che sono già tre giorni che Thanatos non viene a scuola. E’ successo qualcosa?-
Eros si morse il labbro inferiore.
-Non si sente molto bene in questi ultimi tempi. Ma forse domani rientrerà.-
L’insegnante sapeva che centrava l’imprevisto di tre giorni prima, infatti sorrise lievemente.
-Sai, Eros…- disse –Quando vi ho visti la prima volta, e tu ti sei trasformato la prima volta, tu sembravi quello meno interessato a frequentare la Shibusen, mentre la tua partner era quella più entusiasta. Ora mi sembra lei quella che non vuole più partecipare alle lezioni. E’ per quello che è successo tre giorni fa, vero?-
Il ragazzo sospirò, ma non sembrava il sospiro di una persona seccata, quanto quello di un amico preoccupato.
-Sa, professoressa… Thanatos tende ad umiliarsi facilmente quando la sorte le è avversa. Le parole di Barret le hanno fatto male, molto più dei tagli che aveva sulle braccia. E confesso che hanno fatto male anche a me. Non so ancora il motivo che mi ha spinto a venire qui, a Death City. Ormai non sono più sicuro che sia per controllare le mie trasformazioni. Potevo tornare dalle mie parti e iscrivermi in una scuola normale in qualsiasi momento, ma… se avessi fatto così, Thanatos sarebbe ancora più triste.-
Ivy si illuminò.
-Quindi è per Thanatos, vero?- domandò –E’ per lei che sei rimasto?-
Eros divenne tutto rosso e abbassò lo sguardo.
-Sì.- rispose, con un filo di voce -Entrare nella Shibusen era uno dei suoi sogni. Me lo diceva sempre, durante il nostro scambio culturale. E l’ammirazione che provava mentre ne parlava… doveva sentirla. Forse ho accettato di venire qui perché ero l’unico mezzo che la avrebbe aiutata a realizzare il suo sogno. Ma visto come sono andate le cose recentemente… non so ancora se sono degno di essere la sua Arma…-
L’insegnante sorrise di nuovo e scosse la testa, prima di prendere il ragazzo gentilmente per la guancia.
-Le prime esperienze da Arma sono sempre difficili, Eros…- rassicurò –Pensare di passare il resto della nostra vita a proteggere la vita di un altro fa quasi spavento, all’inizio. Ma se dici di essere rimasto alla Shibusen per non far soffrire ulteriormente Thanatos e aiutarla a realizzare il suo sogno, allora questo è un buon primo passo per diventare un’Arma degna della tua Meister. Il legame tra Armi e Meister è molto più forte di quanto uno possa credere. Si crea come una catena che non può essere spezzata facilmente. A volte, l’uno può comprendere quando l’altro ha bisogno di aiuto, se riesce ad ascoltare la propria anima. Le Armi sono molto più che semplici oggetti che i Meister usano per combattere: sono i loro protettori, i loro angeli custodi. Se veramente vuoi diventare l’Arma di Thanatos, devi essere disposto a fare anche piccoli sacrifici per riportarla nella retta via.-
Eros non capì molto del discorso della professoressa: l’unica cosa certa fu che da quel momento comprese il vero compito di un’Arma.
Ebbe la conferma durante la pausa pranzo, mentre camminava, da solo, nei giardini della Shibusen.
Da quando era uscito dall’edificio aveva l’impressione di essere seguito. Non lo faceva sentire a suo agio.
Era una sensazione di essere esposto ad un pericolo.
Dopo qualche passo, ebbe il coraggio di voltarsi.
-C-chi è là?- domandò, cercando di nascondere il timore.
L’inseguitore non si fece attendere: un ragazzo circa suo coetaneo, con i capelli grigi, occhi infossati del medesimo colore e dalla pelle chiara, quasi cadaverica, sbucò da dietro un albero.
Vedendo Eros sorrise in modo strano.
-Mmm… della carne fresca…- mormorò, prima di fare il gesto di tagliare qualcosa –Vediamo… da dove potrei cominciare… a tagliare?-
Il ragazzo tedesco deglutì e impallidì, indietreggiando.
Ma non c’era Thanatos con lui.
Avrebbe dovuto cavarsela da solo.
Mise una mano dietro la schiena, per trasformarla nello spuntone della lancia e difendersi, così, dal ragazzo dai capelli grigi.
Poi, però, si ricordò delle parole della professoressa Ivy.
Lo spuntone tornò mano.
-Allora, vediamo… il crauto rosso c’è, il succo di mela pure… sì, ci sono tutti gli ingredienti, per fortuna!- esclamò Thanatos, sorridendo, prima di chiudere il frigo –Chissà che faccia farà Eros, quando avrà davanti uno dei suoi piatti preferiti per cena…-
Il suo sorriso si trasformò subito in un’espressione terrorizzata: sentì una specie di tremolio nella sua anima. Una sensazione di angoscia e dolore messi insieme.
Ciò che avvertì era una risonanza, un’eco.
Come se qualcuno fosse in pericolo.
-EROS!- esclamò, preoccupata.
Senza pensarci due volte, prese le scarpe, una felpa e uscì di corsa.
Eros fu spinto con violenza contro un albero. Aveva molti lividi sul volto.
Il ragazzo dai capelli grigi si avvicinò minaccioso.
-Non hai opposto resistenza…- notò, con uno sguardo gelido –E hai subito tutti i colpi. Davvero ammirevole. Fossero tutte così… le mie vittime. Adesso vediamo come sei dentro…-
L’Arma non si mosse: aveva paura, ma il suo volto mostrava anche determinazione.
-LASCIALO IMMEDIATAMENTE!-
Entrambi i ragazzi si voltarono nella direzione da cui proveniva quell’urlo.
Eros sorrise.
-Thanatos…-
L’altro, invece, la osservò con aria indifferente.
-Bene… allora questo perdente ce l’ha un partner…- mormorò –Quindi tu devi essere la sua Meister.-
-Sì, e se non ti allontani subito da lui, insieme ti daremo una bella lezione!-
-Che parole… guardami, sto tremando. Sembri un tipetto interessante, ragazzina… chissà, magari… potrei dissezionare anche te, dopo che avrò finito con la tua Arma. Come si dice… più siamo meglio è.-
Il ragazzo dai capelli grigi fece un passo verso Thanatos ed Eros era pronto a trasformare le proprie mani in spuntoni, per difendere la sua Meister, ma una quarta voce fermò tutti.
-Adesso basta, Stein!-
Era un ragazzo, rosso, circa coetaneo di Thanatos, occhi blu e sguardo serio. Gli abiti che indossava ricordavano vagamente quelli di un prete, in particolare la giacca, con il colletto decorato con due croci.
-Perché devi sempre rovinarmi il divertimento, Spirit?- sbuffò l’altro ragazzo.
-Picchiare e poi squartare la gente lo chiami divertimento? Nel caso te lo fossi dimenticato, la pausa pranzo è finita da un pezzo e noi dovremo essere in missione in Ucraina, quindi muoviti!-
Stein sbuffò di nuovo, quasi ringhiando. Diede un’occhiata fulminea sia ad Eros che a Thanatos, come per dire “Non finisce qui…”, poi si diresse all’entrata della Shibusen.
-Vi chiedo di scusarlo…- chiarì Spirit, imbarazzato –Stein è un tipo… particolare. Nessuno sa perché si comporta così con tutti.-
-E lo lasciano libero così?- domandò, allarmata Thanatos.
-Dicono che è una risorsa importante per la Shibusen, ma se non ci fossi io ad occuparmi di lui chissà quanti ne avrebbe dissezionati. Scusate, non mi sono presentato. Spirit Albarn, studente dell’E.A.T. Sono l’Arma di Franken Stein, il tizio che se n’è appena andato.-
La ragazza diede la mano a Spirit, con aria scettica.
-Thanatos Mortis. E lui è la mia Arma Eros Amoris. Siamo del N.O.T.-
-Eros e Thanatos… Ah, siete quelli del N.O.T. che Sid ha preso di mira. A proposito… complimenti per averlo sistemato per le feste. Nemmeno a me sta molto simpatico.-
-Sì, ma poi lui si è preso la rivincita. La volta scorsa è stata solo fortuna.-
Il ragazzo rosso accennò una risata.
-Fortuna… quella che mi è mancata da quando Stein è divenuto il mio Meister…-
-Tu ti occupi del tuo Meister, hai detto? Com’è vivere con uno come lui?-
-Ah! Un inferno! A proposito…- si avvicinò a lei, parlandole sottovoce e osservandola dall’alto verso il basso –Non è che scambieresti la tua Arma con me? Sai, io non ne posso più di Stein. Ho bisogno di un altro tipo di Meister, più gentile, più carino e più… femminile.-
Thanatos serrò le labbra e aggrottò le sopracciglia.
Sferrò un pugno potente sul naso di Spirit, facendolo scaraventare verso il cortile.
-COME PUOI MINIMAMENTE PENSARE CHE IO LASCI EROS NELLE MANI DI UN PAZZO, COGLIONE MANIACO?!-
Poi si ricordò del partner e corse da lui, per aiutarlo.
-Eros, stai bene? Ti ha fatto male?- domandò, preoccupata.
Eros non mostrò alcun segno di dolore: rise.
-Almeno sei uscita…- mormorò, osservando Thanatos in faccia.
-Cosa vuoi dire…? Aspetta… che?! Vuoi dire che ti sei lasciato picchiare da quel pazzo perché sapevi che sarei venuta per soccorrerti?-
-Ne è valsa la pena. Erano tre giorni che non uscivi e il tuo umore non è minimamente migliorato. Serviva una scusa qualsiasi per spingerti ad uscire o, perlomeno, farti distrarre da quanto è successo tre giorni fa.-
-Sì, ma… perché lo hai fatto?-
-Sono la tua Arma: devo fare del mio meglio per farti prendere la scelta giusta, anche se comporta un piccolo sacrificio da parte mia.-
Thanatos sorrise lievemente. Poi diede una lieve botta sulla testa dell’amico.
-Stupido…-
Tornati a casa, la ragazza medicò le ferite di Eros.
Non si erano detti una parola fino ad allora.
-Mi dispiace, Eros…- mormorò, tristemente, lei –Iscrivermi qui, alla Shibusen, era solo il mio sogno. Non dovevo trascinarti a forza. Speravo, soprattutto, che qui le cose sarebbero andate diversamente, per te, rispetto alla tua scuola. Mai avrei immaginato che ti succedesse tutto questo. Forse i miei genitori avevano ragione: forse veramente questa scuola non fa per me. Avrei dovuto continuare con i miei studi linguistici…-
Eros la osservò: stava già scendendo una lacrima di pentimento sulla sua guancia.
Non poteva permettere alla sua Meister di piangere.
Sorrise e la prese per una mano.
-Non mi hai trascinato, Thanatos…- rassicurò –E’ stata una mia idea seguirti fino a Death City. All’inizio pensavo fosse per controllare le mie trasformazioni, ma poi mi sono reso conto che l’ho fatto per te. Ero ovviamente spaventato per la mia trasformazione in lancia, ma poi mi sono ricordato di tutti quei momenti in cui mi parlavi della Shibusen e quanto desideravi divenirne studentessa. Ho pensato che io ero il mezzo adatto che ti avrebbe aiutato a realizzare il tuo sogno. Ecco perché non me ne sono andato, Thanatos. Sono la tua Arma e farò il possibile per proteggerti. Non posso sopportare vederti triste.-
Thanatos sorrise a quelle parole: sebbene contro ogni tipo di violenza, Eros era rimasto per rendere felice lei e aiutarla a divenire studentessa della Shibusen.
-Anch’io devo confessarti una cosa, Eros…- dichiarò –Dicevi sempre che sono un tipo tendente alla violenza e alle risse, ma ti sei mai chiesto perché siamo nel N.O.T. e non nell’E.A.T.?-
Eros storse la bocca.
-Effettivamente è strano…- disse –Ho pensato che magari fosse il corso adatto per due principianti di apprendere le basi della Risonanza dell’Anima e roba simile, prima di entrare nell’E.A.T.-
La ragazza scosse la testa, continuando a sorridere.
-L’ho fatto per te, Eros.- rivelò, facendo stupire il ragazzo.
-Per… me?-
-Sì. Il N.O.T. consente alle Armi di imparare a controllare le proprie trasformazioni per poi vivere delle vite normali. Pensavo che sarebbe stato adatto per te. Una volta che hai imparato a trasformarti a comando, avresti continuato la tua vecchia vita. So quanto odi la violenza, quindi chiederti di andare a mietere vittime non se ne parlava proprio, ecco perché ho rinunciato ad iscrivermi nell’E.A.T.-
Anche Eros fu quasi commosso dalla rivelazione dell’amica: tutto quello che avevano fatto fino ad allora, lo avevano fatto l’un per l’altra. Il loro legame stava divenendo sempre più forte.
Ma Eros doveva divenire più forte e indipendente, mentre Thanatos doveva acquisire nuovamente fiducia in se stessa.
Il ragazzo scattò in piedi.
-Thanatos, voglio entrare nell’E.A.T.!-
Lei spalancò la bocca dalla sorpresa.
-Co-cosa?! Ma ne sei sicuro?! Così dovremo mietere anime, combattere contro strane creature…!-
-Non mi interessa! Non sarà stare nel N.O.T. che realizzerai il tuo sogno! Sono le Armi che devono adeguarsi alle scelte dei propri Meister, non il contrario!-
-E tutti quei discorsi sulla violenza…?-
-Dimenticali! Mi sono reso conto solo da poco che ero veramente patetico a fare discorsi simili! Avevi ragione tu, Thanatos. Se uno ti minaccia, noi dobbiamo rispondere all’attacco, giusto?-
Thanatos sorrise di nuovo.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Scomparse misteriose ***


 
Scomparse misteriose



-Cosa? Vorreste iscrivervi nell’E.A.T.?-
Eros e Thanatos annuirono.
L’uomo presente nella segreteria storse la bocca, scettico.
-Allora… l’Arma è in grado di trasformarsi perfettamente?-
La ragazza si morse il labbro inferiore, mentre il ragazzo fece finta di tossire e guardò da un’altra parte.
-Ehm… Il primo giorno sì, ma nella trasformazione successiva mancava la lama…- rivelò lei, imbarazzata.
-E quindi non sapete fare nemmeno una Risonanza dell’Anima…-
-Ecco… no, signore…-
L’uomo sospirò, prima di riporre il foglio del cambio di corso da dove lo aveva preso.
-Allora mi dispiace tantissimo, ragazzi.- si scusò –Se non possedete questi requisiti, non è possibile fare il cambio di corso. Il N.O.T. non dura molto, sapete? Se finirete quel corso e acquisito un po’ di esperienza, allora potrete fare il cambio del corso.-
Thanatos non si aspettava quel tipo di risposta, ma il più abbattuto tra i due fu Eros: era solo colpa sua, della sua trasformazione imperfetta, se non erano idonei ad entrare nell’E.A.T.
Si sentì colpevole di non poter permettere alla partner di realizzare il suo sogno.
Thanatos lo osservò con aria preoccupata: in un modo o nell’altro, sapeva a cosa stava pensando.
“Non ti colpevolizzare.” stava pensando.
Dovevano proseguire col N.O.T., almeno fino a quando Eros non avrebbe imparato a trasformarsi perfettamente.
-Di nuovo!-
Quel giorno non avevano lezione, quindi Arma e Meister decisero di trascorrere la mattinata allenandosi con le trasformazioni del ragazzo.
L’Arma era ancora incompleta: lo spuntone continuava a mancare.
-Forza, ancora una volta! Forse questa è la volta buona!-
-Lo hai detto anche le altre volte, Thanatos!- notò Eros, comparendo nell’elsa della lancia, scoraggiato –Ma la lama continua a mancare!-
-Proviamo almeno un’altra volta!-
A quel punto, il ragazzo tornò nella sua forma normale.
-Thanatos… è inutile…- disse, ancora con lo sguardo basso –Non sarò mai in grado di trasformarmi completamente, se prima non capisco cosa mi impedisce di farlo.-
Thanatos storse la bocca, riflettendo.
-Almeno hai imparato a trasformarti parzialmente?-
-Oh, sì, quello sì, guarda.-
Le mani si trasformarono in lame, la stessa lama che doveva comparire in cima alla lancia.
-E’ un buon inizio, no?-
-Quello non lo metto in dubbio, ma è quando mi trasformo completamente il vero problema. Non so proprio perché sono “incompleto”.-
Nemmeno Thanatos sapeva dargli una risposta; rimasero entrambi in silenzio per quasi un minuto.
Furono interrotti da un urlo femminile, seguito da un pianto.
I due ragazzi scorsero qualcosa, dietro a dei cespugli: una ragazza, coetanea di Eros, se non più piccola, con i lunghi capelli biondi raccolti in due morbide trecce, egli occhi dorati e vestita con un abito nero a tre quarti, stava correndo verso l’entrata della Shibusen, piangendo a singhiozzi.
Un uomo dalla carnagione mulatta le corse incontro.
-Marie! Cosa è successo?!- esclamò, mentre lei lo abbracciava.
-Professor Malik…!- esclamò la ragazza, senza smettere di piangere –Si tratta di Calypso! E’… è… scomparsa! Stavamo camminando per Death City e io, ad un certo punto, mi sono distratta e lei è entrata in un vicolo. Quando ho cercato di raggiungerla lei non c’era più!-
-Cosa?!- si stupì l’uomo -No… Ancora queste misteriose scomparse… Prima il partner di Azusa, adesso la tua… dovrò riferire tutto a Shinigami. Ora, però, calmati, Marie. Vedrai che sistemeremo questa faccenda.-
Eros e Thanatos videro e ascoltarono tutto con interesse.
-Scomparse? Ma di cosa staranno parlando?- domandò, curioso, il ragazzo.
-Non ne ho idea…- mormorò la partner –Ma sembra che non sia la prima volta che succede. E perché i docenti non ne hanno mai parlato con noi studenti?-
-Ci staranno proteggendo da qualcosa. Questa può essere l’unica spiegazione plausibile…-
Un rumore sospetto li fece allarmare. Thanatos rise.
-Come è plausibile che adesso tu hai fame, Eros. Eheh…-
Anche Eros si mise a ridere.
-Non c’è tempo per tornare a casa a preparare da mangiare. Andiamo nella caffetteria della Shibusen, poi torniamo ai nostri allenamenti.-
-Per me va bene, Thanatos.-
La caffetteria della Shibusen non era una vera e propria caffetteria: sembrava più un ristorante self-service. Le scelte erano molto varie, dal dolce al salato, dal locale al multietnico, dal semplice al complicato.
Eros e Thanatos apparivano più pensierosi che indecisi: le loro menti non erano lì, ma alla questione delle misteriose scomparse a Death City.
La responsabile della caffetteria se ne accorse e parlò loro.
-Ehi, ragazzi, qualcosa non va?-
Arma e Meister vennero distolti bruscamente dai loro pensieri; per poco non facevano cadere i loro vassoi.
-N-no, niente, signora…- si scusò lei –E’ solo che… ci siamo allenati tanto, stamattina, e abbiamo talmente tanta fame che non sappiamo decidere.-
-Eheh. Allora se il problema è solo quello, vi consiglio quella zuppa lì. Vi rimetterà in sesto in un attimo.-
-La ringraziamo, signora… ehm…-
-Euriale, tesoro.-
Era una donna sopra i cinquanta, snella, capelli biondi ondulati e occhi verdi. Solamente a guardarla, sentivi dentro di te una sensazione di rilassatezza. Era una di quelle persone che ti mettevano a tuo agio, qualunque fosse la tua situazione.
Una volta deciso cosa prendere, Thanatos ed Eros si misero a sedere nel primo tavolo vuoto che trovarono, prima di consumare i propri piatti, in silenzio.
C’erano molti studenti nella caffetteria, tutti intenti a mangiare o parlare. Nessuno di loro sembrava essere a conoscenza delle scomparse in città.
Forse, veramente, era un fatto celato agli studenti della Shibusen.
Una terza persona si unì al duo.
-Scusate…-
Era Spirit, l’Arma di Stein, il ragazzo che il giorno prima aveva picchiato Eros.
-Gli altri tavoli sono tutti occupati. Posso?-
Thanatos fece cenno di sedersi.
-Dov’è Stein?- domandò lei, guardandosi intorno.
-Sarà con i docenti.- rispose il ragazzo rosso, prima di mangiare la bistecca. –E’ praticamente abbonato a quella stanza, quando combina i suoi “casini”…-
-Lo credo…- mormorò, a bassa voce, Eros.
La ragazza, per un momento storse la bocca, riflettendo. Non era sicura di fidarsi di Spirit, ma tanto valeva tentare.
-Senti, Spirit…- cominciò –Oggi Eros ed io abbiamo sentito da un docente la notizia della scomparsa di alcuni studenti della Shibusen. Tu ne sai qualcosa, per caso?-
Spirit inghiottì il boccone con aria seria.
Anche lui storse la bocca.
Poi si guardò intorno e accennò ai due ragazzi di avvicinarsi a lui.
-E’ successo tutto circa un mese fa.- spiegò, a bassa voce –Oggi ancora non sappiamo niente, se non che alcuni studenti, o di notte o appena entrati in un vicolo cieco, svaniscono misteriosamente, senza lasciare alcuna traccia, come se non fossero mai esistiti. Ma non è finita qui: sono giunte voci, addirittura, che gli studenti scomparsi siano misteriosamente riapparsi nelle strade di Death City, sia di giorno che di notte, ma non più come umani, ma come zombie.-
-Zombie?!- esclamarono, a bassa voce, i due studenti del N.O.T.
-Esatto. E attaccano i cittadini di Death City, senza motivo. E’ come se non avessero più una volontà propria, come burattini. C’è anche il sospetto che vi sia lo zampino di una strega e la cosa non mi sorprenderebbe…-
-U-una strega?!- balbettò Eros, quasi impallidendo al solo pensiero.
-Combattere contro le streghe è una delle priorità della Shibusen. Se non ci fossimo noi, chissà come ridurrebbero il mondo, quelle lì…-
Restarono in silenzio per pochi attimi; dopodiché, Spirit si alzò, sospirando.
-Bene, sarà ora di tornare da Stein, prima che faccia un’altra vittima… Ah, Thanatos… quello scambio è ancora valido se vuoi…-
Come risposta, la ragazza italiana gli diede un rapido pugno in mezzo alle gambe.
-HO DETTO DI NO!- rispose, furiosa.
L’urlo emanato da Spirit echeggiò per tutto l’istituto.
Quel pomeriggio, Eros e Thanatos dovevano tornare nel bar in cui lavoravano. Prima di uscire dalla Shibusen, notarono un fatto che lasciò entrambi a bocca aperta: Stein, mentre cercava di confortare la ragazza che era corsa in lacrime da un insegnante.
Lui non mostrò alcun atteggiamento sadico, tutto il contrario: ad un certo punto la abbracciò e la baciò sulla fronte.
-Guarda, guarda…- si stupì Thanatos –Chi l’avrebbe mai detto che uno come Stein avesse dei sentimenti di quel tipo...-
-Allora la tipa di stamattina dev’essere la sua ragazza.-
Mezz’ora dopo, stavano camminando per le strade di Death City.
Eros  era come assorto nei suoi pensieri.
-Qualcosa non va?- domandò, preoccupata, la partner.
-No, stavo pensando a quello che ha detto Spirit…- fu la risposta, con un filo di voce –Credi che sia prudente andare in giro per Death City, con questa storia delle scomparse o attacchi zombie?-
-No, per niente. Ma finché non mettono un’allerta generale, non possiamo fare niente. L’unica cosa da fare è arrivare vivi e vegeti al lavoro e tornare altrettanto vivi a casa.-
-Sarà, ma ho qualche sospetto…-
Un rumore improvviso li allarmò.
-Cosa è stato?-
-Proveniva da quel vicolo! Andiamo ad indagare.-
-Thanatos, no! Ricordi cosa è successo agli altri studenti? Sono SCOMPARSI!- la fermò Eros, prendendola per un braccio.
-Hai ragione. Quindi cosa facciamo?-
-Proviamo ad ignorarlo?-
-Mentre le vite degli studenti della Shibusen sono in pericolo? No, ci deve essere un altro modo. Tu tieniti pronto a trasformarti.-
-A trasformarmi?!-
Ignorando la reazione del partner, Thanatos fece un lungo respiro: aveva paura, ma con Eros accanto si sentiva più coraggiosa.
-C’è qualcuno lì?- domandò, volta verso il posto da cui aveva udito il rumore, tipo fruscio –Vieni fuori, non aver paura…-
Il fruscio riprese, divenendo sempre più forte.
-Paura…?- udirono i due ragazzi, con una voce quasi roca.
Una mano blu comparve dal vicolo, agguantando un muro.
Uno zombie.
Maschio.
Vestiva abiti da studente della Shibusen.
Aveva gli occhi bianchi ed era privo della bocca.
Quando parlava, i denti facevano un movimento verticale.
-Io non ho paura.- sibilò lo zombie –Essere zombie è fantastico! Dimentichi cosa sia la paura, non temi nemmeno la morte! Divieni un essere libero, immortale e perfetto, peccato che l’unico inconveniente sia questo aspetto…-
Eros e Thanatos indietreggiarono, pallidi.
La storia degli zombie era vera.
E l’essere che avevano davanti ne era la prova.
-E-Eros… trasformati!- ordinò la ragazza aprendo il palmo della mano destra.
-D-d’accordo!-
La lancia si materializzò sulle mani della Meister, ma la lama era ancora assente.
Lo zombie si mise a ridere.
-E tu pensi di affrontarmi con un’Arma senza lama?! Devi essere del N.O.T.!-
Il riflesso di Eros apparve nell’elsa.
-Ha ragione. Che facciamo ora, Thanatos?-
La ragazza non mostrò alcuna esitazione: con o senza lama, aveva deciso di affrontare lo zombie.
-Non avrà la lama, ma ti assicuro che l’elsa, da sola, fa i suoi danni!- avvertì, irritando l’avversario.
-Questa tua sfacciataggine ti costerà cara!-
Quello era il terzo incontro di Eros e Thanatos.
Lo zombie attaccava con le sole mani. Non aveva armi.
Thanatos faceva il possibile per schivare e parare tutti i colpi per poi contrattaccare sia con l’impugnatura che con l’elsa.
Ad un certo punto fece roteare una volta la lancia sulla sua spalla, colpendo lo zombie, con l’elsa, sotto il mento.
Esso barcollò all’indietro, dall’impatto del colpo.
Si toccò il mento, borbottando qualcosa, mentre Thanatos ansimava.
-Mmm… sei abile, ragazzina…- commentò, prima di scattare velocemente verso di lei –Ma non abbastanza veloce.-
Diede un pugno sullo stomaco della ragazza, che sputò qualche goccia di sangue e rotolò un paio di metri dallo zombie. La lancia cadde in mezzo ai combattenti.
-THANATOS!- esclamò Eros, preoccupato per l’amica.
Lo zombie si avvicinò lentamente verso la sua avversaria, scavalcando l’Arma.
Thanatos cercò di allontanarsi da esso, strisciando da dietro.
-Presto capirete anche voi… cosa vuol dire diventare IMMORTALE!-
Eros doveva intervenire.
Se non avesse fatto niente, Thanatos sarebbe stata l’ennesima studentessa scomparsa.
Tornò nella sua forma umana, facendo da scudo alla sua Meister.
Senza esitazione, tramutò una mano in spuntone con cui trapassò lo stomaco dell’avversario.
Il sangue macchiò la lama.
Thanatos impallidì, ma non dalla vista dello zombie, ma dal gesto della sua Arma.
Il vecchio Eros non avrebbe nemmeno pensato di fare una cosa simile.
La Shibusen lo stava cambiando.
Lo zombie si mise di nuovo a ridere.
-NON PUOI UCCIDERE UN ESSERE IMMORTALE!- esclamò, pronto a colpire Eros.
Tuttavia, ricevette un calcio rovesciato da parte della ragazza sulla mandibola destra.
Il colpo lo fece scaraventare verso un muro, in cui batté la testa.
Perse i sensi.
I due studenti del N.O.T. si alzarono, tremando dalla sorpresa, e si osservarono.
-Grazie.- dissero, in coro.
Udirono dei passi in corsa.
-Ehi, voi due! State bene?!-
Era il professor Malik, lo stesso che avevano scorso quella mattina a parlare con la studentessa in lacrime.
-Ho sentito i rumori tipici di un combattimento e sono corso immediatamente qui.-
-Stiamo bene, signore.- disse Thanatos, prima di indicare lo zombie incosciente –Abbiamo subito un attacco da parte di questo zombie, ma ne siamo usciti vincitori. Credo che sia uno studente della Shibusen, ma non sappiamo chi sia…-
Il docente studiò attentamente lo zombie.
-So io chi era.- dichiarò, con aria seria –Eric Snow. Studente dell’E.A.T., partner di Azusa Yumi. Era uno dei miei studenti.-
-Ci dispiace molto, professor Malik…-
-Non importa. Prima che riprenda i sensi, devo portarlo alla Shibusen, in cui verrà messo sotto interrogatorio. Avete reso un gran servigio alla Shibusen. Siete allievi di Ivy, vero?-
Eros e Thanatos si osservarono l’un l’altra.
-Beh… sì.- rispose lui.
L’uomo sorrise lievemente, con lo zombie sulle spalle.
-Si vede…- disse, prima di allontanarsi.
I due ragazzi rimasero da soli.
-Eros, ti rendi conto cosa abbiamo appena fatto?!- esultò Thanatos, sorridendo –Abbiamo sconfitto uno zombie, anche se tu non eri completo!-
-Hai ragione!- notò Eros, sorridendo anche lui –E’ incredibile quello che siamo riusciti a fare insieme!-
-Questo significa solo una cosa: dobbiamo allenarci sempre di più e diventare più forti, così riuscirai a trasformarti completamente ed entreremo in E.A.T.!-
Il ragazzo sorrise, determinato.
-Ma per diventare più forti dovremo aiutarci l’un l’altra.- aggiunse –Ho notato che, durante il combattimento, i tuoi movimenti erano troppo lenti e prevedibili. E mi sono ricordato che i tuoi risultati, in atletica, non erano questo granché.-
-Non c’era bisogno che me lo ricordassi…-
-Se me lo permetti… vorrei aiutarti ad ottenere risultati più alti in atletica. E anche aiutarti negli studi.-
-Davvero? Vuoi aiutarmi?-
-Sono la tua Arma, no? Devo essere sempre disponibile per il mio Meister. Tu, in cambio, potresti aiutarmi a nuotare meglio e insegnarmi come difendermi da solo, che ne dici?-
Eros stava cambiando.
Thanatos non sapeva se esserne felice o allarmata, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per l’amico.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3335258