Chi sei, Alice?

di Anastasija00V
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** n.1 ***
Capitolo 2: *** n.2 ***
Capitolo 3: *** n.3 ***
Capitolo 4: *** n.4 ***
Capitolo 5: *** n.5 ***
Capitolo 6: *** n.6 ***
Capitolo 7: *** n.7 ***
Capitolo 8: *** n.8 ***
Capitolo 9: *** n.9 ***
Capitolo 10: *** n.10 ***
Capitolo 11: *** Fine ***



Capitolo 1
*** n.1 ***


Alice aprì gli occhi.

Quello che vide, non lo riconobbe affatto.

Come c'era finita al parco, sdraiata sul prato nei pressi del lago illuminato da lucciole?

Era sicura di essersi addormentata nel suo letto, se ne era persino accertata.

Alice non si fidava molto di sé, soprattutto considerando gli ultimi eventi.

Doveva registrare nella sua memoria ogni movimento oppure azione, per imprimerlo bene nella mente, in modo da dimostrare, ma soprattutto dimostrarsi, di aver fatto tutto in modo normale.

Di recente, le era capitato di lasciare il rubinetto aperto finendo per allagare tutta la casa, nonostante fosse sicura di averlo chiuso.

A questo si erano susseguiti gli eventi più disparati.

Era sempre stata troppo razionale per cedere a pensieri troppo fantastici e originali, ma ora che il suo cervello le propinava una realtà distorta che non le apparteneva, si sentiva disorientata.

I medici avevano chiamato tutto questo con il nome di “esaurimento nervoso”.

Ad Alice non sembrava una vera diagnosi del suo problema.

Certo, le pillole la aiutavano molto a distendere i nervi e rilassarsi, ma non poteva assolutamente pensare ad una cosa del genere.

La vita di Alice è sempre stata una routine di doveri e di rimproveri da parte di se stessa.

Voleva arrivare in alto, essere qualcuno, ma senza sofferenze e rinunce, sarebbe rimasta solo con un cumulo di mosche in mano, e questo non poteva proprio permetterselo.

La sua tortura mentale era andata avanti per molti, troppi anni, il controllo che credeva di possedere, si era rivoltato contro, facendogliela pagare con una buona dose di interessi.

E ora era lì, spaventata. E sola.

- Ci mancava solo il sonnambulismo!

Si alzò.

Se ne accorgeva solo ora che indossava degli abiti diversi, abiti non suoi!

Okay, cerchiamo di essere razionali, pensò. Magari sto sognando, non può essere altrimenti, la mia inquilina se ne accorgerebbe se uscissi, no? Sbuffò. Ovviamente no, quella non si accorgerebbe nemmeno se ci svaligiassero la casa!

Così decise di tornare a piedi nel suo appartamento.

Abitava in una cittadina tranquilla, non potevano esserci pericoli. Forse.

Ben presto, si rese conto di qualcosa che la turbò parecchio.

Il parco sembrava non avere vie d'uscita e finiva per ritrovarsi sempre nello stesso identico punto.

Ora si che era nel panico.

All'improvviso si sentì chiamare: era la voce di un ragazzo.

- Alice!

La poverina sobbalzò dallo spavento.

Ma soprattutto, non vedendo nessuno, si convinse che forse era uscita pazza!

Provò ad ignorare la voce, cercando di scappare da qualche parte, ci doveva essere un cancello o qualcosa di simile!

Ma niente.

Le sembrava di essere in un film dell'orrore. E a lei non erano mai piaciuti i film dell'orrore.

Nonostante la paura e lo sgomento, si fece coraggio e decise finalmente di rispondere al giovane sconosciuto.

- Chi sei? Che cosa vuoi da me?- Chiese in tono minaccioso.

- Non è importante la mia identità. Tu chi sei, Alice? Cosa stai cercando?- Incalzò la voce in tono pacato e tranquillo.

- Smetti di scherzare, e se ne hai il coraggio mostrati! Sei stato tu a portarmi qui?

Il giovane si mostrò a lei.

Era alto, bello, con due occhi luminosi color nocciola e i capelli scuri.

- No Alice. Sei stata tu a venire qui.
​- Ma cosa stai dicendo?- Chiese la ragazza incredula.

Poteva essere davvero possibile? Davvero aveva camminato fino a lì mentre dormiva? Era davvero diventata pazza fino a questo punto?

 

 

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Capitolo 2
*** n.2 ***


- Non fraintendermi, Alice. Tu non sei pazza, non lo sei mai stata. E questo posto? Beh, non esiste, è solo la proiezione della tua mente. Sei ancora nel tuo letto, e non sei sonnambula.

- Vorresti dire che sto sognando?

- Sì, diciamo di sì.

- Che significa “diciamo”?

- Ma quanto sei paranoica Alice! Ti spiegherò tutto ciò che devi sapere, stai tranquilla!

- Scusa...

- Bene. Così va molto meglio.

Ci fu una pausa di silenzio, in cui i due rimasero ad osservarsi, scrutarsi, studiarsi.

Poi il ragazzo si raccontò.

- Io rappresento la parte di te che hai represso in tutti questi anni. Quella che hai rifiutato, ciò che sei veramente. Perché ti sei ferita Alice? Perché non ti accetti? Vedo tanti sogni, ma nessun sorriso. Sapevi che i sogni sono fatti della stessa essenza di cui è fatta la felicità?

- Certo. Infatti ho sempre lottato per ciò in cui credo. Per raggiungere la felicità.

- Perché continui a rimandare, Alice? Non puoi essere felice anche ora?

La ragazza aggrottò la fronte.

Cosa intendeva dire?

- Cos'è per te il tempo?

Rimase interdetta.

Il tempo...il mostro che occorreva sopraffare. Qualcosa che continuava scorrere, che bisognava superare per vivere.

Che stupido paradosso.

- Io...non lo so.

- Cosa è successo, Alice? Perché l'hai fatto?

- La vita ti porta a fare delle scelte.

Cercò di trattenere le lacrime.

- Come annullare se stessi in virtù di essere se stessi?

Alice scoppiò a piangere.

Aveva ragione.

- Il tempo non è cattivo. Siamo noi che lo reputiamo tale, colpevolizzandolo in virtù di un futuro, che avverrà sempre e comunque dopo un presente.

Anche ora, in qualche modo è futuro. Perciò sorridi, Alice. Anche se piangi. Fallo adesso.

E Alice sorrise.

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Capitolo 3
*** n.3 ***


- Ascoltami bene adesso, Alice. Da questo momento in poi viaggeremo nel tempo, ripercorreremo insieme le fasi della tua vita e capiremo cosa ti ha spinto ad annullarti così, d'accordo? Stai per svegliarti adesso, perciò vai. Domani sera ci rivedremo non appena ti addormenterai. A presto!

Alice aprì di nuovo gli occhi, ma questa volta era nel suo letto, a casa sua.

Si sentiva strana, intontita.

Prese le pillole e incominciò la giornata.

Studiò tantissimo come al solito, ma questa volta decise di fare una pausa.

Guardò l'orologio: erano le sette di sera.

Certo, non aveva molto tempo, ma decise di uscire.

Voleva fare una passeggiata al parco e chissà, prendersi un gelato, vedere gente, volti nuovi...magari anche fare nuove conoscenze. Ma solo nel caso in cui si fosse presentata l'occasione.

Non conobbe nessuno, ma almeno aveva fatto qualcosa per se stessa.

Era andata a letto con quella piacevole sensazione di tranquillità e...realizzazione. Sì, in qualche modo Alice si sentiva realizzata, anche senza essere stata tutto il giorno fino all'ultimo secondo sui libri.

Era serena e si sentiva forte e fiera di sé.

Non controllò neppure tutti i rubinetti e il gas nel caso in cui si fosse dimenticata rispettivamente di chiudere e spegnere.

Era sicura.

Forse uscire l'aveva aiutata ad essere meno paranoica.

Forse la notte precedente era davvero successo qualcosa di speciale.

 

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Capitolo 4
*** n.4 ***


- Dove mi trovo?

Quella notte Alice si ritrovò nella sua vecchia camera, a casa dei suoi genitori.

- Dovrebbe essere questo qui il posto.- Rispose il ragazzo con una strana espressione sul viso.

- Vuoi darmi la mano, Alice?

La ragazza annuì. E il viaggiò incominciò.

Alice vide tante cose.

Tutti i suoi ricordi felici erano lì in quella casa piccolina, quella dove era nata.

Insieme al ragazzo lei rise, sorrise, commentò...

C'era tensione nell'aria.

La piccola Alice dai capelli dorati e ricci, stava giocando con le sue bambole preferite nella sua cameretta colorata.

Colori semplici, gioiosi, tranquilli, che contrastavano la tempesta che si stava verificando nella cucina.

Era estate e faceva caldo.

Ma in casa sua era scoppiato l'incendio.

- Per favore, possiamo andare?

Il tono di Alice non sembrava alludere ad alcuna domanda. Era una supplica, la sua. Sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco.

Anzi, stava già succedendo.

- Stringiti a me, Alice, se hai paura.

La piccola Alice percorse lo stretto e lungo corridoio, fino ad arrivare alla fonte delle urla che avevano disturbato il ballo reale delle bambole.

- Mamma, papà, perché urlate?

- BASTA! NE HO ABBASTANZA! HO DETTO CHE ME NE VOGLIO ANDARE!- Gridò Alice fra le lacrime che copiosamente le rigavano il viso.

- Come desideri, Alice.

Era da lì che tutto era incominciato.

La separazione dei suoi genitori.

Il giorno in cui il suo equilibrio si era spezzato irrimediabilmente, lasciandola a terra, da sola con se stessa, a raccogliere i pezzi di ciò che restava di lei.

 

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Capitolo 5
*** n.5 ***


Il mattino seguente Alice si svegliò di soprassalto.

Aveva la fronte madida di sudore e si sentiva tirare la faccia. Come se avesse pianto.

Fu di malumore tutto il giorno. Non riusciva a studiare, e a concentrarsi su niente.

Avrebbe solo voluto dormire e si sentiva stanca.

Eppure aveva riposato per le stesse ore di sempre, nessuna inflessione o variazione era stata apportata alla routine che si era auto-imposta.

E va bene, se non posso studiare farò qualcos'altro. disse fra sé e sé.

Decise di distrarsi e vedere un film, piuttosto leggero.

Si sistemò sul divano e per un po' sembrò tranquillizzarsi.

All'improvviso gli occhi divennero pesanti e si addormentò.

A quel punto incominciò a sognare.

 

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Capitolo 6
*** n.6 ***


- Ben ritrovata, Alice!- Esclamò il ragazzo non appena la vide.

- Vattene via!

- Sei ancora arrabbiata per la scorsa notte? Ehy, ascolta, so che non è facile, ma poi mi ringrazierai, vedrai.

Alice gli lanciò lo sguardo più truce che aveva.

- Cosa succederà questa volta?

- Non credo ti farà piacere.

La piccola Alice conobbe poco tempo dopo il nuovo compagno di sua madre.

Sembrava essere un uomo premuroso e simpatico. Ma questo era solo l'inizio.

Alice ormai era diventata un'adolescente e incominciò a farsi delle domande sul mistero della separazione e poi divorzio dei suoi.

Suo padre le aveva sempre detto che sua moglie lo aveva tradito e che non gradiva che la figlia incontrasse il suo nuovo compagno.

Così, decisa a far chiarezza, indagò.

Dentro se stessa, nelle mezze verità di suo padre e in quelle di sua madre.

Osservò ogni cosa.

Poi capì.

Quell'uomo che mostrava la facciata di uomo gentile e giusto, in realtà non era altro che la causa della fine del matrimonio dei suoi genitori, dello sfacelo della sua famiglia, colui che aveva turbato l'equilibrio.

Alice divenne odiosa con sua madre, gettandole chili e chili di odio addosso quando ne aveva l'occasione.

Ben presto il loro rapporto si incrinò.

Alice amava sua madre.

Voleva parlare, ma taceva.

Lei non era felice, ma se questo era il prezzo da pagare per vederla sorridere e non piangere più, ad un certo punto smise di inveire contro di lei.

Si creò un mondo di sogni, un mondo indistruttibile dove tutto sarebbe stato calcolato e controllato da lei con la massima precisione.

Già bravissima a scuola, divenne il genietto dell'istituto.

Ma dietro quel sorriso di compiacimento, Alice voleva di più, sempre di più da se stessa.

La perfezione non esiste? Forse ci sbagliamo tutti quanti...

 

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Capitolo 7
*** n.7 ***


- Pronto mamma? Sono io Alice...

- Alice, tesoro! Che piacere sentirti! Ho provato a chiamarti ieri, ma avevi il telefono staccato.

- Mi sono addormentata sul divano.

- Perché? È successo qualcosa?

- Mamma non ti allarmare! Non è successo niente.

- Hai ragione...scusa. Come va la terapia?

- Non lo so...ci sono giorni in cui sembra che stia meglio e altri in cui desidererei m...dormire. Sì, dormire.

Alice sperò con tutta se stessa che sua madre non avesse colto la parola. Morire.

- Oh, è normale cara, lo ha anche detto il dottore, lo sai a volte la sonnolenza può farsi sentire più che in altre volte.

Sua madre aveva in realtà capito.

- Devi essere forte, me lo prometti?

- Quando mai non sono stata forte? Se sono in questo stato adesso è per colpa di quel...quel...

- Ti prego Alice, non ricominciare! Le cose stanno così e non voglio litigare.

- Non è che non vuoi litigare, tu non vuoi affrontare! Continui a difendere quell'energumeno a scapito persino della mia stessa salute mentale! Io sono tua figlia per l'amor del cielo!

- Lo so che sei mia figlia, e io sono tua madre e anche un essere umano e non merito di essere trattata così ogni volta che ci sentiamo!

- Mi dispiace.

- Lo so, tesoro.

Alice infondo al suo cuore credeva nell'innocenza di sua madre. Innamorarsi di un uomo non è mai un reato. L'amore non è che una cosa bella. Non c'era niente da perdonarle. L'unica persona che aveva la colpa era il nuovo compagno, da qualche anno marito, che l'aveva strappata alla sua famiglia, alla sua vita, rovinando ogni cosa.

Si ripromise di cercare di non essere più dura con sua madre. Di contare fino a cento.

Alla base ci sarebbe sempre stato un conflitto, ma doveva preservare il più possibile l'integrità del rapporto da poco ricostruito a fatica.

Il giorno dopo chiamò suo padre, e poi sua madre.

- Ciao mamma, come stai?

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Capitolo 8
*** n.8 ***


- Ti piaceva andare a scuola, Alice?- Le chiese il ragazzo.

Bella domanda.

Considerando il fatto che ad Alice piacesse studiare, la risposta sarebbe certamente stata positiva.

Ma la scuola non si limita certo ad essere un'istituzione rigida in quanto socialmente abbastanza dinamica in cui è possibile intrecciare relazioni, sia formali (rapporto studente-professore), che informali con il resto dei compagni.

Perciò il suo pensiero era spaccato a metà.

Si sentiva incapace di instaurare qualsiasi rapporto, soprattutto con i suoi coetanei.

Si sentiva incompresa, e con una punta di quasi arroganza, superiore.

Tutto ciò era derivato dal fatto che non sentiva di avere la sua età effettiva.

Viveva tante vite di riflesso osservando i comportamenti della gente, sentendosi dentro di sé piena e vuota allo stesso tempo.

- Beh imparavo molte cose. La scuola è importante.

- Ma io non ti ho chiesto cosa facevi. Ma se ti piacesse o no andare a scuola.

- Sì...?

- Alice...- Disse il ragazzo scuotendo la testa con un mezzo sorriso.- Che ne dici di Bettie?

- Beatrice?

- Si proprio lei.

Beatrice, o Bettie come si faceva chiamare, era stata l'unica amica di Alice.

Si erano conosciute durante l'estate ed erano diventate sorelle inseparabili.

Con Bettie, Alice si sentiva se stessa, libera da tutte le angosce del mondo circostante, forse perché percepiva che dietro la corazza di ferro che l'amica si era costruita negli anni, questa era più vulnerabile di lei. Voleva proteggerla in qualche modo, ma non avrebbe potuto farlo in nessun modo, e così si limitava a starle accanto, come una vera amica.

Ma tutta la vita non è l'estate, e come ogni altro periodo e stagione, finì.

Bettie ritornò a casa a Firenze, e Alice rimase di nuovo sola.

Con tutta se stessa provò a farsi nuove amiche, ma dentro di sé era bloccata, ancorata ad un passato che non sarebbe più tornato.

E poi a scuola erano tutte stronze.

Un giorno forse le cose sarebbero migliorate, avrebbe trovato persone come lei. Con un passato e tanto da raccontare, con cui confrontarsi veramente.

Anche se quel giorno sembrava non arrivare mai.

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Capitolo 9
*** n.9 ***


- Ma tu studi sempre?- Le chiese Alessandra distogliendola per qualche secondo dai libri.

Alessandra era la coinquilina di Alice, una ragazza allegra, solare e simpatica e chissà, forse anche un po' sprovveduta di tanto in tanto a causa della sua spiccata impulsività.

- Ho un esame fra un mese.

- Appunto, fra un mese. Senti, ci sarebbe una festa stasera, è in maschera e beh, ci saranno tante persone della nostra facoltà.

- E allora?

- E allora magari potresti venire anche tu. Dai sarà divertente!

Alice ci pensò su.

La guardò dapprima contrariata.

Dietro quegli occhi scuri e profondi si celava in realtà un'anima spaventata e insicura.

Non si era mai veramente divertita, non ne conosceva le dinamiche.

Eppure sentiva che forse avrebbe dovuto dare credito alle parole di Alessandra, più che altro dare una possibilità alla nuova esperienza.

- Okay.

- Evvai! Ti posso truccare? Che ne pensi di questo vestito? Oppure che ne dici di questo? Perché non ti provi quest'altro?

Alice fece roteare gli occhi, ma infondo l'atteggiamento della ragazza la faceva sorridere, e sotto sotto l'aveva anche invidiata per i suoi modi leggeri e spensierati.

Quella sera si divertì moltissimo e conobbe tante persone, un ragazzo le chiese persino il numero.

E non era un tipo qualunque, ma proprio quello per cui lei aveva mostrato un certo interesse, anche se non aveva mai avuto il coraggio di farsi avanti. In qualche modo.

Forse lasciare i libri per qualche ora non era stata una cattiva idea, aveva solo vissuto un giorno in più.

E poi cos'è vivere se si esiste solamente?

 

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Capitolo 10
*** n.10 ***


Un mese dopo...

 

- Ehy piccola Alice! Come va la vita?- Le chiese il ragazzo.

Alice sorrise.

- Piuttosto bene, grazie.

- E con quel ragazzo? Mirko, giusto?
- Sì. Sono cambiate tantissime cose dalla prima volta che io e te ci siamo incontrati. Io ero spaventatissima! E comunque tu eri insopportabile!- Risero entrambi.

- Io però voglio sapere del tuo ragazzo!

- Aspetta! Ci arriverò. Un passo alla volta come mi hai insegnato tu.

Il ragazzo annuì compiaciuto.

- So che le cose non posso tornare ad essere come prima, e ciò che si è rotto non si può ricomporre senza che le schegge dei cocci non si vedano, eppure si può provare a salvare qualcosa, prendere una parte e conservarla. Come il rapporto con mia madre. Si possono costruire nuovi equilibri perché ehy! Sono viva! Non c'è niente che non va in me, avevo solo bisogno di aprirmi un po', piano piano. Non si può piacere a tutti e non bisogna sforzarsi di piacere per forza! Ho imparato ad essere me stessa senza remore, senza fingere una determinazione ostinata di chi pensa che il mondo non sia degno della sua presenza. O quasi, almeno. Con Mirko non ha funzionato, ma ho voluto troncare io la nostra conoscenza e possibile relazione. Non è la questione di credere di essere migliori e di meritare di meglio, è solo il processo naturale delle cose, l'evolversi, il capire se può funzionare fra due persone. Eravamo troppo diversi, non arrivava a capirmi fino in fondo. Così non mi sono accontentata. E infondo ho agito per il bene di entrambi.

- Sei felice, Alice?

- Molto. Non credevo potesse accadermi così in fretta, ma è successo. Infondo basta poco. Vivere mi ha permesso di essere felice.

- É qui che il nostro percorso finisce allora.

- Cosa vuoi dire?

- Che sei libera da me e dai tuoi flashback. I mostri sono stati sconfitti, il mio compito è finito.

Alice sentì come una morsa nello stomaco e la gola graffiante.

Le sarebbe mancato quello strano tipo di cui non conosceva il nome.

- Sai, anche se sei solo la proiezione della mia mente sei stato anche il mio più grande amico. Non ti dimenticherò mai.

- Neanche io Alice. Neanch'io...   

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Capitolo 11
*** Fine ***


Erano passati tre anni ormai da quando Alice aveva avuto quello strano incontro nella sua mente.

Molte cose non riusciva a ricordarsele, anche se conservate in maniera indelebile nel suo inconscio.

Siamo giunti al giorno della sua laurea, e le sembra di abbracciare il mondo con tutto l'entusiasmo di cui è capace.

Sa che andrà tutto per il meglio, e infatti esce dall'aula con la consapevolezza di aver dato il massimo.

Ma infondo lei è così, un involucro di forza vulcanica.

Quella forza che l'ha sempre contraddistinta e la determinazione di chi ha attraversato l'inferno e ne è uscito credendo in se stesso, nelle proprie capacità.

Alessandra abbraccia l'amica e coinquilina e le fa i complimenti.

Centodieci e lode, un bell'inizio non un traguardo.

Fra i festeggiamenti generali Alice si sente a proprio agio, ci sono proprio tutti anche mamma e papà, insieme in un'occasione importante. Cosa potrebbe mai chiedere di più?

Un ragazzo la osserva da un po' mentre è seduta ad uno dei tavoli del ristorante.

Le amiche glielo fanno notare, ma a lei non dispiace e molto spesso ricambia gli sguardi e qualche sorriso.

C'è qualcosa in quegli occhi luminosi color nocciola e i capelli scuri che le sembra essere molto rassicurante.

 

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