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di gi_effee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** without words ***
Capitolo 2: *** Good morning ***
Capitolo 3: *** Daydream ***



Capitolo 1
*** without words ***


Senza parole. 
Era così che si sentiva la ragazza, senza parole. 
Era come quando, mentre dormiva, la mente si svegliava prima del corpo, e prendeva coscienza del fatto che il suo corpo fosse immobile, ma nonostante tutto non poteva fare nulla perchè si muovesse.
Nel suo campo visivo c'erano solamente le sue mani, nient'altro. Quelle mani ricoperte di un liquido rosso spento, denso. Sangue. La ragazza non sapeva esattamente come facesse a saperlo, ma era sicura che fosse sangue. Non sembravano neanche appartenere a lei, le mani.
Eppure quando lei dava l'ordine agli arti di muoversi, quelli lo facevano. Lentamente, girò le mani, in modo da vederne il dorso. Le nocche erano ricoperte di sangue, come I palmi. Ma questo si era già quasi seccato, e aveva assunto un colore più scuro, meno vivo. Per qualche ragione, le faceva meno impressione. 
Riuscì a chinare il viso verso il basso, e scoprì che anche la sua maglietta, logora, di un azzurro sbiadito dal tempo, era ricoperta di sangue, fresco. Di colpo prese coscienza di essere seduta per terra, e, anche se non avrebbe voluto, seppe quello che stava facendo. La stanza era buia, ed I suoi occhi, semi abituati all'oscurità, si posarono sopra qualcosa, qualcosa di lungo e... morto. 
La ragazza non riusciva a capire come, ma sapeva che l'uomo -o donna, che fosse- era morto. Non si sentiva altro che il suo respiro nel buio silenzio opprimente della stanza. 
Non riusciva a ricordarsi il suo nome, ne' la sua età, ne' il perchè fosse lì, ne' come quell'uomo fosse morto, ne' come fare per andarsene. La stanza sembrava non avere porte, ne' finestre. Si guardò attorno, ma ancora una volta scorse solamente il buio. 
Un'altra ondata di ricordi la investì, insieme all'orribile consapevolezza di aver ucciso quell'uomo. Proprio così, era stata lei. Lei lo aveva ucciso, senza il minimo rimpianto. Gli aveva strappato il cuore dal petto, e la ragazza ora riusciva a scorgere I suoi occhi, senza vita, che una volta dovevano essere azzurro intenso, come quelli della ragazza, ma ora erano velati dal bianco pallore della morte. Decise di chiuderli, in modo da sembrare che stesse dormendo. Ma anche la bocca era rossa di sangue, per non parlare dell'enorme squarcio che l'uomo -adesso lo aveva identificato- aveva al centro del petto. 
Cercò di coprirlo, con la giacca di pelle marrone, logora, anch'essa sporca di sangue, che lo sconosciuto portava. Gliela chiuse fino a coprire il buco, e poi si alzò. 
Insieme alla terza ondata di ricordi le giunse anche il suo nome. 
Soul.

hey hey hey! 
sono arrivata con una nuova storia, la sto pubblicando anche su wattpad, con lo stesso titolo. 
mi chiamo stilessgirlfriend.
spero che questa storia vi piaccia, fatemi sapere con recensioni e like, graaazie.
gin.

 

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Capitolo 2
*** Good morning ***


Soul si svegliò urlando, da quello che era stato probabilmente il peggior sogno della sua vita. Non aveva mai fatto un sogno così brutto. Ad un tratto si ricordò quando, da bambina, si era svegliata piangendo. Aveva sognato che sua madre e suo padre sarebbero morti in un incidente d'auto. La madre l'aveva subito tranquillizzata, dicendole che non avrebbero fatto nessun incidente quel giorno, e che il padre sarebbe stato più attento del solito. Poi le aveva regalato quello scaccia sogni che avrebbe tenuto nella sua camera per tutta l'infanzia e fino a quel momento. Lei lo sapeva. Sapeva che I genitori sarebbero morti nell'incidente, quella mattina. E non aveva potuto fare nulla quando un camion aveva sbandato mandando I genitori di Soul fuori dal ponte di Brooklyn. E lo scaccia sogni era ancora lì, nella sua camera, appeso proprio sopra il suo letto a ricordarle, ogni mattina quando si alzava, di quel terribile incidente e di quanto lei fosse stata impotente di fronte alla forza del destino. Si asciugò la fronte, imperlata di sudore e si ripromise, per la millesima volta, di togliere quell'oggetto da lì. Ma ogni volta che ci provava, il dolore della perdita la trafiggeva ancora, e ancora finchè non staccava la mano dall'oggetto e riprendeva la sua "normale" vita. Il sogno che aveva appena fatto era ancora lì, ogni volta che chiudeva le palpebre ne rivedeva ogni singolo, sanguinoso particolare. Era sollevata che fosse solamente un sogno, anche se era fin troppo reale quello che aveva sognato. Il cuore le mancò un battito quando si rese conto di avere le mani e la maglietta incrostate di qualcosa di scuro e secco. Ma quando si rese conto che era solo la cioccolata calda che aveva rovesciato la sera prima litigando con il padre tirò un sospiro di sollievo. Sollievo per modo di dire, dal momento che ieri sera il suo "patrigno" era tornato ubriaco più del solito e l'aveva picchiata, di nuovo. Non che fosse una novità, certo. ----------------------------------------------------------- Spazio autrice✔ questo capitolo è un po' corto ma vedrete che andando avanti con la storia i capitoli si faranno più lunghi :) fatemi sapere che ne pensate wattpad:stilessgirlfriend

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Capitolo 3
*** Daydream ***


Soul ricordava precisamente il giorno in cui David, il suo patrigno, l'aveva adottata all'orfanotrofio. Avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare a quel tempo. David aveva firmato il modulo, e le aveva sussurrato con voce dolce che sarebbe stato un buon padre, che l'avrebbe trattata con dolcezza e che la loro relazione si sarebbe basata sul rispetto reciproco. Una Soul piccola e impaurita lo aveva seguito, zompettando verso la sua nuova vita, intimidita da quello sconosciuto che sarebbe diventato suo padre. E in effetti per I primi anni David mantenne la promessa che aveva fatto alla sua figlioccia. Quando lei era entrata nuovamente nella sua vecchia casa, trotterellando al seguito di David, lui le aveva lasciato fare qualsiasi cosa volesse. Le aveva voluto bene come una figlia, sebbene non lo fosse mai stata. L'aveva viziata, le aveva regalato tutto quello che lei avrebbe potuto desiderare, essendo un ricco imprenditore. Aveva mandato avanti la casa e allo stesso tempo trovato il tempo per stare con la sua figlioccia. Ma da quando aveva perso il posto da imprenditore e aveva cominciato il lavoro di cassiere in un casinò di Las Vegas, il patrigno non era stato più lo stesso, e una Soul ancora non completamente consapevole della sua situazione, aveva notato questo cambiamento. David tornava a casa più tardi, spesso non lucido. Le urlava contro, vomitava, la picchiava. Lasciava cose in giro, indumenti sporchi, piatti rotti e oggetti rovinati. Era sempre nervoso e teso, anche quando non era ubriaco. Lei continuava a volere bene al patrigno, attaccandosi alla tenue speranza che dentro di lui ci fosse ancora l'uomo che l'aveva adottata. Perchè quest'uomo, ne era sicura, non l'avrebbe mai presa sotto la sua custodia. Ma non era così. L'uomo che la Soul bambina aveva conosciuto era morto il giorno che aveva perso il lavoro, rimpiazzato da un pazzo, un sadico, un'ubriacone. Certo non il buon padre che le aveva promesso di essere. Soul non si accorse di stare piangendo finchè una lacrima salata non le giunse sulle labbra. Si passò la lingua su di esse, sentendo il sapore salato delle lacrime, sapore ormai a lei familiare. Lasciò andare un sospiro, ma smise di piangere quasi subito, non sentendo più quel russare sommesso, tipico del patrigno, provenire dalla stanza accanto. Se David l'avesse scoperta a piangere, per lei sarebbe stata la fine. Si asciugò in fretta le lacrime e si ricompose, calmando i singhiozzi e rallentando il respiro. Nell'oscurità della stanza, scese dal letto e, facendo attenzione a non fare rumore, camminò in punta di piedi fino alla cucina, dove si preparò un caffè. Quando udì nuovamente David russare, lasciò andare il respiro, che non si era resa conto di trattenere. Prese una tazza e vi versò il caffè, tornando nella sua stanza. Sospirando chiuse la porta e si sedette sul divano, sorseggiando la bevanda scura e zuccherosa. Accese la televisione con il volume basso, per tenersi aggiornata sulle notizie. Si rese presto conto che non c'erano telegiornali, così si interrogò su che ore fossero. Accese l'Iphone 6 che era riuscita a comprarsi mettendo da parte I soldi per più di un anno, e notò che erano circa le cinque e mezza. Alle sei doveva esserci un telegiornale, così tornò a sorseggiare il caffè con il sottofondo della tv, mettendo a posto la sua stanza. Toccava sempre a lei svolgere le faccende di casa, pulire, ordinare, lavare, stirare, tutto. Si sentiva come cenerentola, solamente, senza camino. Per fortuna che di lì a qualche settimana sarebbe partita per andare all'università di New York. Era proprio a proposito di questo che lei e il patrigno avevano litigato. David sosteneva che la ragazza avrebbe dovuto rimanere ad aiutarlo, mentre il sogno di Soul era studiare in un'università prestigiosa. Siccome David non avrebbe dovuto sborsare un centesimo per mandarla all'università, perchè la ragazza avrebbe provveduto a se' stessa, allora non le aveva impedito di andare. Ma stava facendo di tutto per convincerla a rimanere. E la sera precedente David era tornato più ubriaco del solito, così le aveva urlato che non sarebbe potuta andare, e lei le aveva detto che non sarebbe mai stato suo padre, perchè lui l'avrebbe incoraggiata a studiare. Ma dal momento che ormai il volo era già pagato, e si era trovata un coinquilino (ancora non sapeva se maschio o femmina) con cui dividere l'appartamento, perchè gli alloggi dell'università erano troppo costosi, il suo patrigno non avrebbe potuto impedirle di prendere quel volo la settimana seguente. Questa era l'unica cosa che impediva a Soul di abbandonare la casa e David. Si accorse che il telegiornale stava cominciando grazie alla musichetta sommessa che ne annunciava l'inizio, e si sedette sul divano. La presentatrice, vestita in modo elegante come al solito, aveva deciso di cominciare con la cronaca nera. Soul si scoprì interessata, aveva sempre avuto affinità con questo tipo di notizie, dal momento che il suo vero padre era un'agente della CIA. Un terremoto aveva scosso violentemente delle aree del Nepal, e su questo Soul non trovava per niente affinità. Si intristì alla notizia, ma quando la presentatrice annunciò la notizia seguente, rimase impietrita. Un cadavere era stato trovato nel seminterrato del casinò dove lavorava David. Ma non era stato quello a spaventare la ragazza. Il cadavere era un uomo, con gli occhi azzurri, una giacca di pelle marrone consunta, e sotto di essa, uno squarcio profondo nel petto. Non aveva il cuore.

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