Brigitta valchiria senza frontiere

di Darkwriterita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: tutto normale... per ora ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: "Love shock e meteoriti" ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: "L'inizio del delirio" ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: "Gli alieni fanno la prima mossa" ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: "Cacciatori, licantropi e amori fulminanti" ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: "Rivelazioni sconcertanti e non solo..." ***
Capitolo 7: *** capitolo 6: vecchie e nuove conoscenze ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: L'amore è nell'aria ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: la calma prima della tempesta ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: La prima vera battaglia ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: La battaglia finale si avvicina ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Lo scontro decisivo ha inizio ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Viva i viaggi astrali ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Flashback a caso di cose ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: Una nuova minaccia e complotti ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Le rivelazioni sconcertanti non finiscono mai ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: Legami ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17: Lasciarsi il passato alle spalle grazie ai calzettoni dell'amore ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18: vero amore ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19: Arriva il big boss in modo random ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20:L'inizio dell'ultima guerra ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21: Non posso salvarli ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22: Pianificazioni cool ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23: Vecchi e nuovi amori ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24: Excalibur ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25: THE END ***



Capitolo 1
*** Prologo: tutto normale... per ora ***


Prologo: tutto normale… per ora

NIGHTMAREEEEEE!!!!!! NOW YOUR NIGHTMARE HAS BEGUNNNNNNN!!!!!!!!
 
Brigitta disattivò  con svogliatezza la sveglia del cellulare, si era dimenticata di cambiarla, “nightmare” non era certo una canzone adatta per svegliarsi il primo giorno di scuola, soprattutto se era di un gruppo metal come gli avenged sevenfold.
Sbadigliò e dopo qualche secondo si decise ad alzarsi, non poteva certo far ritardo il primo giorno di terza superiore, quell’anno finalmente era ufficialmente una studentessa specializzanda in sala e di questo era molto orgogliosa!
Si diresse verso il bagno, ma il sonno le annebbiava ancora la mente, così andò a sbattere contro lo stipite della porta.
 
-ahi! Ma perché devono fare le porte alte solo due metri?-
 
Per sua sfortuna Brigitta era cresciuta fino a raggiungere l’incredibile altezza di due metri e tre, col risultato che se non stava attenta andava a sbattere contro stipiti e lampade troppo basse. Per non parlare dei fulminanti torcicolli che rischiava per poter passare agilmente da un luogo all’altro, se c’erano di mezzo tetti troppo bassi, o i tremendi dolori a muscoli ed ossa dovuti alla crescita. Almeno la botta in testa l’aveva svegliata un po’.
Arrivò in bagno e si preparò per la giornata scolastica che l’attendeva, si lavò e vestì, poi si guardò allo specchio. I capelli di un rosso un po’ più scuro del classico pel di carota, morbidi e roccioluti le ricadevano con grazia fino alle scapole, prese la spazzola e con qualche colpo ben assestato li rimise a posto, a parte il solito ciuffo ribelle che come ogni volta le si andava a depositare sopra il naso. Gli occhi, talmente verdi da far invidia alle lande irlandesi, erano grandi e riuscivano a catturare magneticamente l’attenzione di chiunque. La pelle era candida e chiarissima, rotta nella sua perfezione da giusto una spruzzata di lentiggini su guance e naso. Si sciacquò la faccia, il trucco non era proprio la sua specialità, quindi non si truccava mai, per le occasioni speciali c’era la sua, teoricamente, migliore amica che le impediva di diventare la sorella gemella di joker.
Si diresse in cucina per far colazione, ma mentre passava per il salotto notò che tutti i mobili e il pavimento della stanza erano ricoperti da teloni bianchi, sospirò sapendo bene cosa significasse.
 
-Ziaaaaaaaaa! E’ la quinta volta sto mese che ridipingi casa! Potresti almeno avvertirmi la prossima volta?-
 
Una donna, bionda e sulla quarantina, vestita con maglietta verde fluo e salopette di jeans, sbucò fuori da dietro la poltrona, aveva una bomboletta di colore in mano. Rivolse i suoi occhi azzurri verso la nipote che la guardava severa, come una madre prima di rimproverare il figlio mascalzone.
 
-Oh, buongiorno cara, scusami ma mi sono svegliata sta mattina e ho notato la splendida illuminazione sul salotto, così ho voluto approfittarne prima che la luce scomparisse-
 
Brigitta sbuffò, sempre così era con sua zia, bastava darle una bomboletta in mano e una buona illuminazione che incominciava a trasformare qualsiasi luogo in un’opera d’arte di strada. Ella era infatti una delle artiste contemporanee più famose e ricercate della modernità, famosa per la street art, ma anche per dipinti e sculture, tutti caratterizzati da forme originali e fumettistiche, accompagnate con colori fluo e motivi caleidoscopici. Famosa in tutto il mondo Rosalinda Ciurringhi era una delle artiste più pagate del secolo e idolatrata per essere un autentico genio, peccato non sapesse badare a se stessa, per questo la nipote viveva da lei, dopo i disguidi avuti coi genitori.
Brigitta preparò tutto l’occorrente per la colazione e chiamò la zia, si sedettero e come ogni mattina mangiarono insieme. E naturalmente Rosalinda iniziò a parlare come un treno in corsa.
 
-Allora cara, ricomincia la scuola pronta? Tranquilla, eri la migliore della classe l’anno scorso e i prof ti adorano, ti basterà un po’ d’impegno e supererai anche quest’anno, dimmi i ragazzi continuano ad andarti dietro come gatti in amore o api col miele di castagno? Quanti ti hanno regalato dei fiori ignorando che sei allergica? Ah, gli uomini, tutti uguali, incomincio a capire perché tu appartenga all’altra sponda-
-Zia, non riesco a capirti se parli così veloce-
 
Disse la teenager sorseggiando tranquillamente il suo caffè latte, l’unica cosa che al mattino la metteva di buon umore.
 
-Va beeeeeneeeee, allora dimmi… alla fine ti sei dichiarata?-
 
Latte e caffè attentarono alla vita della ragazza con troppo ormone della crescita. Dopo che si riprese, guardò male la zia, per poi accasciarsi sul tavolo con aria triste, per le pene d’amore nemmeno il caffè latte poteva fare qualcosa.
 
-Oh… mi sa che ti ha rifiutata-
 
La ragazza annuì, ricordando l’imbarazzo di due settimane prima, quando avvenne il misfatto.
 
-Probabilmente, data la tua bellezza e ai ragazzi/animali da riproduzione che ti vengono dietro, nessuno immaginerebbe che una come te possa essere rifiutata da qualcuno-
-Puoi essere bella quanto vuoi, ma se i gusti non coincidono allora non c’è nulla da fare-
-Uuuuuuh, ma solo etero ti capitano? Insomma quante ce ne sono state finora? Ludovica, Marianna, Gertrude, Roberta, quella di cui non mi ricordo il nome, Adriana e ora Denise, mi sa che sei un po’ sfortunata in amore, questa volta avevi perfino avuto il coraggio di dichiararti, tutte le altre ti hanno involontariamente spezzato il cuore mettendosi con omoni virili-
-Zia, per favore-
-Ti ha rifiutata con uno “scusa ma sono etero” giusto?-
-ziaaaaaaaaaaaaaa!!!!!-
-Ok, scusa-
 
Brigitta era ormai completamente depressa, si era ripromessa di non ripensare più a quel momento, di pensare solo al futuro e riprendersi in fretta, per concentrarsi solo sui suoi interessi e la scuola, voleva accantonare il discorso “cuore” per molto, molto tempo. E invece era bastato riparlarne due minuti con sua zia per far tornare a galla tutto il dolore.
 
-Non abbatterti Bi, non era quella giusta dai su col morale-
 
Sua zia le prese il braccio e con una penna, presa chissà dove, disegnò delle ali sul polso della nipote, Brigitta adorava le ali, le davano un senso di libertà che tanto avrebbe desiderato.
Sua zia era così, esprimeva il suo affetto alle persone disegnando piccoli e grandi capolavori per loro. La ragazza sorrise, rivolse il suo sguardo all’orologio, era tardissimo, ringraziò sua zia per poi prendere lo zaino e catapultarsi di sotto.
Uscita vide fuori dal cancello una ragazza, alta circa sul metro e settanta, dalla pelle di una meravigliosa tonalità caramello e capelli neri così belli e lucenti che avrebbero fatto invidia alle promotrici della pantene. Non era altro che la sua “migliore amica” messicana Carmelita. Che la salutò con un sorriso e uno svish dei suoi lunghissimi capelli.
 
-Ehilà lesbo-girl, incominciavo a pensare che fossi morta.-
-Quando la smetterai di chiamarmi così?-
-Preferisci “lesbica del mio cuore”?-
 
Le due si avviarono verso la, fortunatamente vicina, fermata del bus, incominciando a discutere animatamente, anche se la messicana sembrava divertirsi molto.
 
-Preferirei che non mi chiamassi con nomignoli che contengono “quella parola” nel nome-
-Uffa! Come posso fare? Ogni cosa di te urla chiaramente: “sono lesbica”! Comunque guarda che puoi anche pronunciare “lesbica”, non è stata ancora classificata come parolaccia-
-Non è questo il punto, solo che mi sembra solo una parola che esprima la nostra “diversità” agli occhi degli omofobi bigotti rimbecilliti-
-Ah, capisco, un altro dei tuoi soliti complessi mentali visto che non ti decidi a fare coming out davanti a tutti-
-Con i miei genitori dopotutto non è andata proprio benissimo-
 
Ebbene si, Carmelita e Rosalinda, erano le uniche persone a conoscere quell’aspetto della vita della giovane e ad averlo accettato, i coniugi Ciurringhi, dopo la rivelazione della figlia erano partiti per “un viaggio di riflessione” e non erano ancora tornati, dalla loro partenza erano passati tre mesi.
 
-E comunque non è vero che ogni mia cosa grida: sono les-les…. Quello insomma-
 
Carmelita la guardò con uno sguardo che non ammetteva repliche.
 
-Ceeeeeeerto, vallo a dire alle tue riviste dai contenuti discutibili nascoste sotto il letto e la biblioteca erotica segreta che hai nascosto dietro alla vecchia collezione di libri harmony che ti ha regalato tua madre, ho letto qualcosina e “il consumo” era descritto bene, hai buon gusto, per non parlare di quella volta da piccola che mi hai chiesto perché la principessa si mettesse sempre col principe invece che con la serva, e poi…-
-Ok, basta, ho capito, ma comunque, perché hai letto? Non sei etero 100%?-
-Sempre e per sempre cara, solo che volevo cercare di capire e avvicinarmi di più al tuo mondo, al tuo punto di vista, sei pur sempre la mia migliore amica e una delle persone più importanti per me-
 
Carmelita abbracciò l’amica, stringendola forte, anche se poteva sembrare ridicolo vista la differenza d’altezza,se voleva era anche dolce in fondo.
-Allora tessssoro… ti sto eccitando?-
 
Tutta l’atmosfera creatasi venne distrutta da quell’unica frase.
 
-No Carmelita, no-
-Dov’è che sbaglio?! Sono pure tettona!-
-Non è che sbagli, è che non sei né il mio tipo, né io riesco a vederti in modo diverso da un’amica, dopo quello successo con Denise non so nemmeno se riuscirò a farmi piacere qualcun’altra-
-Ma quindi mi stai friendzonando?!-
 
Esclamò Carmelita con un tono fintamente disperato, inscenando addirittura il pianto.
 
-Brigitta Ciurringhi, sii consapevole che hai appena spezzato il cuore caliente di questa pura, ma non troppo, ragazza, sei un’essere orribile!-
 
Brigitta scoppiò a ridere.
 
-Che c’è?! Ora mi deridi pure?! Che malvagità immensa che nascondi dietro al tuo bel faccino Brigitta Ciurringhi!-
 
Dopo aver terminato la frase anche la messicana scoppiò in una fragorosa risata.
 
-Finalmente ridi tesssoro, dai su, la vita è ancora lunga, và e sta volta trovatene una almeno bisex!-
-Credo che cercherò di non innamorarmi per un bel po’, 7 delusioni bastano e avanzano nella mia collezione-
 
Poco lontano da loro una losca figura, con occhiali da sole, impermeabile (anche se c’era il sole) e mascherina, proprio anti sgamo insomma, le osservava, mentre borbottava qualcosa sotto voce. I passanti la guardavano storto, eppure sembrava che, come per magia, le due amiche non la notassero nemmeno di striscio.
 
-Mi dispiace Brigitta, ma vedi, non ho certo scritto sta storia affinchè la protagonista rimanesse single, o perché fosse una delle solite commedie lovvvose, goditi la tua solitudine, per quel poco che durerà….-
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: "Love shock e meteoriti" ***


Capitolo 1: “ love shock e meteoriti”
 
Brigitta e Carmelita arrivarono alla fermata, ma nessuna delle due accennava a voler smettere di chiaccherare animatamente.
 
-Sai tesssoro, il mio sesto senso messicano mi dice che oggi troverai l’ammmmore, romantico come titanic, proibito come Romeo e Giulietta e indecente quanto un porno di serie b-
 
Quella frase costò alla messicana rubacuori un’occhiataccia assassina da parte di Brigitta.
 
-Ora seresti pure un’indovina? E poi perché devi sempre sfociare il discorso in “quegli ambiti”?-
-Non è colpa mia, è che mi scrivono così… comunque ricorda: mai dubitare del sesto senso di una messicana caliente! Soprattutto se questa messicana si chiama Carmelita!-
-Andiamo che è meglio-
 
Mentre si perdevano in un altro dei loro discorsi, sentirono un’intensa folata di vento di fianco a loro, si voltarono, il temibile bus, conosciuto anche come “l’infernale 124”, che come ogni mattina avrebbe dovuto portarle al centro studi di Riccione, stava sfrecciando a velocità folle, superando la loro fermata come se nulla fosse.
 
-Maledetta “higway to hell”!!!!-
 
Inveì Brigitta, era sempre la stessa storia, quando quella canzone capitava randomicamente alla radio dei bus era come un malvagio incanto. Gli autisti, quasi fossero preda di un istinto primordiale impossibile da domare, premevano il piede sull’acceleratore, incuranti sia dei passeggeri che delle fermate, provocando una gradevole riverniciatura degli interni del mezzo, che diventavano verde vomito. In quei momenti ci si trovava letteralmente “sull’autostrada per l’inferno”.
In più la nostra protagonista soffriva di vari complessi mentali, tra cui l’arrivare in ritardo e visto che il bus dopo sarebbe passato solo dopo mezz’ora indovinate? Sarebbero arrivate in ritardo, il primo giorno di scuola, la depressione si fece largo nell’animo tormentato di Brigitta.
Dovete sapere che Brigitta era una persona molto precisa, per lei le cose dovevano essere fatte bene oppure non dovevano neppure essere iniziate e naturalmente se qualcosa non veniva fuori come lei se lo era immaginato cadeva nella disperazione più nera. Brigitta era una ragazza super precisina, che sistema al millimetro posate e bicchieri, in modo che il tavolo fosse perfetto e apparisse perfetto, proprio per questo ogni persona che la conosceva diceva che era perfetta per la specializzazione che aveva scelto: sala-bar.
 
-Su dai, è solo il primo giorno, nessuno ci farà caso-
 
Carmelita incominciò a fare pat pat sulla schiena dell’altra per consolarla, ma ormai ella era persa nella disperazione più nera? Che avrebbero pensato i suoi nuovi compagni di una che fa tardi il primo giorno? In più quell’anno non avrebbe avuto il sostegno della sua storica amica, che aveva scelto ricevimento. E i prof? Sicuramente l’avrebbero inquadrata subito come una combina guai che si vuol far notare fin dal primo giorno e questo avrebbe pregiudicato il suo intero anno scolastico, tutto perché una stupida stazione radio aveva scelto di riprodurre proprio quella mattina quella canzone!
Il suo anno scolastico stava andando in frantumi davanti ai suoi occhi e lei non poteva fare niente per impedirlo.
Una cosa simile non le accadeva da ben 2 anni, e non voleva finire come l’ultima volta, talmente ubriaca da non capire che stesse combinando in un certo bar di periferia… No! A costo di rincorrere il bus o farsi tutto Rimini-Riccione di corsa, doveva arrivare in orario!
Ma a chi voleva darla a bere? Sapeva benissimo anche lei che non ci sarebbe mai riuscita, sarebbe diventata una barbona! Altro che maitre stellato!
 
-Se vuoi c’è la mia rivenditrice, quasi legale, di spezie piccanti, che accompagna sempre sua figlia fino a scuola in macchina, la posso chiamare e chiederle di darci un passaggio, tanto dobbiamo fare la stessa strada perchè la figlia è dell’artistico-
 
Zombie Brigitta sembrò ridestarsi dal suo stato di depressione acuta.
 
-Davvero?!-
-Certo tesssoro, ora la chiamo-
-Hai addirittura il suo numero?-
-Certo, e non perché è la mia amante segreta, ma perché è un’amica di famiglia Gonzalitas-
 
Carmelita chiamò, dovettero aspettare poco, quasi subito infatti una fiat sfrecciante si fermò vicino a loro, sembrava che questa rivenditrice, quasi legale, di spezie piccanti amasse bruciare la strada.
 
-Signora Riccarda, buongiorno! Su tesssoro saliamo!-
La messicana impicciona salutò cordiale per poi, subito dopo, aprire la portiera e sedersi con nonchalance sul posto vicino al guidatore. Così a Brigitta non rimase altro da fare che aprire la portiera e sedersi a sua volta dietro, ma proprio mentre si era piegata per adagiare il suo didietro sul sedile notò che l’intero spazio dietro era occupato da una ragazza che dormiva placidamente.
Aveva i capelli lunghi, almeno fino alla pancia, erano eccentrici, leggermente mossi e colorati con diverse tinte di tonalità fredde, dal viola all’azzuro e con il verde e il blu a completare  il quadro, ne era quasi invidiosa, all’alberghiero tinte così strampalate erano vietate e mentre alcuni prof ci potevano passar sopra, altri ti avrebbero preso di mira come animale da macello.
Intanto la sospetta figura di fine prologo guardava la scena da dietro un albero, in modo sospetto ovviamente.
 
-Ehi, rincoglionita di figlia sveglia! Ci sono Carme e una sua amica!-
 
Il sonoro urlo della madre fù meglio della sveglia per quella ragazza, che si svegliò e ancora intontita si stropicciò gli occhi, alzò lo sguardo e casualmente, sottolineo CASUALMENTE, il suo viso e quello di Brigitta finirono a pochi cm di distanza. La ragazza che fino a pochi secondi prima dormiva rimase a bocca aperta.
 
-Porcaccia la miseriaccia! Da quale lago è scappata sta ninfa?!-
 
Brigitta notò allora i curiosi occhi di quella sconosciuta: erano eterocromi, il destro blu acceso, mentre il sinistro era di un castano talmente scuro da sembrare quasi nero.
 
Poco lontano la losca figura per niente sospetta…
 
-Finalmente è giunto il mio momento! Trasformazione!-
 
La losca ragazza venne circondata da una miriadi di luci, lucette e colori fluo, mentre recitava la classica formuletta minchiona degli anime sulle maghette. Dopo un minuto buono,che grazie alla legge della dilatazione spazio-temporale in atto di trasformazione, ideata da Sailor moon parve meno di un secondo, era abbigliata con un costume scadente da maga (sicuramente comprato dai cinesi), tutto glitteroso e scintillante, in più nella mano destra stringeva un fashionissimo scettro con cuoricini. In mezzo allo sgomento dei passanti e all’’indifferenza delle protagoniste sta scena molto poco credibile accadeva.
 
-Vedete quelle due ragazze? Si mi rivolgo proprio a voi che state leggendo in questo momento, dovete sapere che quelle due sono destinate ad amarsi sempre e per sempre e ad avere tante scene shippose fra di loro. Ma visto che l’autrice, cioè iooooooooo, è troppo pigra per descrivere le varie fasi d’innamoramento, utilizzerò il potere dei clichè a mio favore, io sono l’autrice io decido bitch. Quindi è ora! ATTACCO FINALE CLICHE’! LOVE SHOCK!!!!!!-
 
Dallo scettro della pazza scaturì un fulmine in grafica scadente (c’è crisi!), che colpì in pieno la povera Brigitta.
 
-Il mio lavoro è finito, addio per ora!-
 
La decerebrata scomparve nel nulla.
 
E ora torniamo su Brigitta, che, fino a prova contraria è la protagonista di sta cosa
 
Il cuore di Brigitta accelerò di colpo nell’attimo in cui i loro sguardi s’incrociarono e si osservavano con un’intensità che avrebbe potuto far esplodere le stelle. Lo sfondo improvvisamente divenne rosa e sbrilluccicoso, mentre petali di ciliegio incominciarono a invadere l’abitacolo, insieme a una musica hot che fece arrossare ancor di più le guance della protagonista, ormai divenuta la sorella segreta di mr ketchup.
 
-Carmelita! Puoi smetterla di lanciarmi quei pe-pe-pe-etciùùùù! Petali, sai che sono allergica e quella canzone è abbastanza etciùùùùùù imbarazzante-
-Uffi però, carless wishper è una delle mie canzoni preferite! Poi ho pensato che avrebbe accentuato il momento-
-Come hai detto?-
 
Brigitta guardò storto la sua amica, maledizione a lei e a tutte le situazioni imbarazzanti che doveva sempre portarsi dietro.
 
-Niente, solo che lo riconosco un colpo di fulmine quando lo vedo-
-Carmelita!-
 
La zittì la gigantessa, fortunatamente la signora Riccarda era troppa concentrata a guidare e sua figlia a dormire perché capissero qualcosa del discorso. Quando arrivarono al centro studi la sconosciuta, obbligata a svegliarsi da una più che convincente madre, si presentò-
 
-Allora vediamo yawww io mi chiamo Tiziana e voi potete chiamarmi Tizià yawww se volete, ci vediamo yawww in giro, è stato un piacere yawww Brigitta-
 
La ragazza si precipitò verso l’entrata dell’artistico, Carmelita volse lo sguardo verso la sua best friend forever, era completamente imbambolata a guardare la sagoma di Tiziana andare via e il suo sorrisetto ambiguo incitò la messicana a farle qualche domandina tagliente.
 
-Dimmi Bi… Come ti sembra Tizià? E’ carina non trovi?-
-Altro che… scommetto anche che sotto quel felpone nasconde un fisico niente male, vorrei tanto… eheh…-
 
Il sorrisetto ambiguo di Brigitta divenne un vero e proprio sorriso da maniaca. Carmelita rimase a bocca aperta: Brigitta, proprio la sua migliore amica che frenava in ogni modo il suo istinto da dominante a letto per non sembrare una pervertita, stava ora lasciando che il suo lato più depravato si mostrasse. La sua espressione non lasciava dubbi, erano pensieri a mega bollino rosso quelli che la ragazzona stava facendo in quell’istante. Era completamente cotta di una ragazza che aveva incontrato appena 20 minuti prima.
 
-Cos’è che vorresti tanto fare?-
-Vorrei @#*$@§%£ e poi ancora %&£@*#&%-
(Censure posizionate in quanto il discorso avrebbe potuto nuocere a un pubblico casto o quasi)
 
Carmelita si trattenne a stento dal ridere, la sua amica era in trance, una splendida trance dovuta dal colpo di fulmine inaspettato, quindi si lasciava sfuggire dettagli che se avesse potuto pensare lucidamente non avrebbe mai rilevato. Quella era la parte più oscura di Brigitta, il suo lato oscuro, i suoi segreti più reconditi.
Quando Tiziana non fù più visibile all’orizzonte la nostra amata protagonista tornò in se.
 
-Ti prego, dimmi che non ho detto nulla di strano mentre ero in trance-
-Bhè, dipendi se giudichi strano avere pensieri sconci sulla persona di cui ti sei presa un randomico colpo di fulmine e ridere da maniaca-
 
Brigitta sospirò sconsolata, era stata presa alla sprovvista, non immaginava che anche nella vita reale potessero accadere i colpi di fulmine.
 
-Su tesssoro, un po’ di vita, sei innamorata dopotutto-
-E questa NON è assolutamente una buona notizia, facciamo che andiamo a scuola e non ci pensiamo?-
-Uffa però Bi!!! Sei sempre così depressa!!!-
 
La campanella suonò, Brigitta si diresse nella 3CS, mentre Carmelita nella 3AR. Appena entrata in classe, la nostra perversa protagonista, si ritrovò tutti gli sguardi dei suoi nuovi compagni addosso, va bene che era un pochino alta, ma potevano non osservarla come un fenomeno da baraccone?
 Notò che praticamente tutti gli esseri produttori di testosterone la stavano guardando con la bava alla bocca, le veniva quasi voglia di lanciargli una pallina e vedere se qualcuno l’avrebbe rincorsa per riportargliela, i maschi che non la guardavano in quel modo erano 2, uno stava dormendo sul banco e l’altro aveva le mani della fidanzata a coprirgli la visuale.
Le ragazze la guardavano con odio, o almeno quei ¾ della classe che rappresentava il lato “troiette” della classe, l’altro quarto la osservava stringendo gli occhi, come se dovessero ben focalizzare chi era e com’era possibile che una ragazza fosse così alta. Insomma, tutti sono abituati alle ragazze bassine, carine, dolci ec… e poi arriva lei: alta 2,03 metri, con bellezza fuori dal comune.
Si mise a sedere nell’ultima coppia di banchi disponibili, a quanto pare erano dispari, visto che il posto vicino a lei era vuoto, cosa confermata dal fatto che quando dopo la prof fece l’appello tutti risultavano presenti.
Ma Brigitta era felice in quella classe, non per i compagni o i prof, ma per la classe stessa. Per il suo primo biennio infatti ella era stata costretta ad andare a scuola in un prefabbricato, costruito perché la sua scuola aveva avuto un bum di iscrizioni, gelido in inverno e rovente negli ultimi mesi dell’anno. Ma ora finalmente aveva abbandonato la sua vecchia classe, costruita con materiale plastico ignoto, per accogliere la sua nuova classe in muratura, questo le bastava per essere felice quel giorno.
La giornata finì in fretta, Brigitta uscì in fretta e si diresse verso la fermata per tornare a Rimini, Carmelita non sarebbe venuta con lei, perché a quanto pare aveva arpionato “un bel pescione dello scientifico”, lei e le sue manie da femme fatale, ogni anno passava da un ragazzo all’altro come si cambia giostra in un parco divertimenti. Ed era così che chiamava il centro studi “il suo parco divertimenti per arpionare bei pescioni”. Capitavano volte in cui aveva 12 ragazzi contemporaneamente e Brigitta doveva ancora spiegarsi come riusciva a tenerli nascosti gli uni agli altri.
Scesa dall’autobus decise di andare a fare un po’ di spesa al supermercato lì vicino, anche se ci rimase più del dovuto, perché il cassiere era troppo concentrato sul suo davanzale per accorgersi dei soldi che gli stava ponendo.
Con le borse in mano si diresse verso casa, la luce dei lampioni illuminava a malapena l’intricato groviglio di vie in cui abitava. Si fermò un attimo, alzò lo sguardo e si mise a guardare le stelle, le piaceva farlo, la calmava anche quando Carmelita aveva appena fatto un’uscita delle sue, dicendo cose solo per il gusto di provocarla.
Mentre con lo sguardo scrutava il cielo, notò nella volta celeste un piccolo oggetto, più luminoso di tutti gli altri. Si concentrò su di esso, cercando di capire che cosa fosse. Si stava movendo e la sua direzione era… proprio verso di lei! QUELLO ERA UN CAVOLO DI METEORITE!!!!
Brigitta presa dal panico incominciò a correre a perdifiato, dopo qualche minuto notò un piccolo insignificante dettaglio: quel meteorite era diretto verso di lei.
Per quanto cambiasse e ricambiasse direzione quel meteorite la continuava a seguire, ed era sempre più vicino.
Lo vedeva chiaramente, ora spiccava tra gli altri astri.
Era sempre più grande, brutto segno.
Mancavano pochi metri, successe tutto troppo in fretta.
Brigitta venne colpita in pieno dal meteorite.
Cadde a terra, era miracolosamente ancora cosciente, ma la vista era sfocata e il suo corpo non voleva saperne di muoversi. Vide la sagoma di un uomo vicino a lei, “ora anche gli stupratori erranti ci si devono mettere?” pensò fra se e se. Quell’uomo le porse una lettera, per poi andarsene.
Dopo diversi minuti Brigitta riuscì ad alzarsi, si guardò intorno, nessun cratere, nessun segno che qualche meteorite si fosse schiantato lì, nemmeno sul suo corpo.
L’unica cosa che c’era a testimoniarle che non era stato tutto un sogno era quella lettera.
Corse a casa e dopo aver valicato la soglia si precipitò in camera per poi buttarsi a capofitto sul proprio letto, aprì la lettera e lesse:
 
Alla carissima Brigitta Ciurringhi,
 
Carissima Brigitta Ciurringhi, probabilmente ora sarà confusa, è comprensibile, dopotutto un meteorite le si è appena schiantato addosso, meteorite fatto di valchirite, col quale noi riconosciamo le persone speciali come lei Brigitta.
Lasci che le illustriamo la situazione: lei, Brigitta, è stata scelta per diventare una delle cazzutissime guerriere in difesa dell’umanità contro l’invasione aliena, è stata scelta per diventare, rullo di tamburi, UNA VALCHIRIA.
Se sceglierà, scegliere per modo di dire, di unirsi anche lei alle nostre forze speciali allora potrà usufruire di immensi benefici, tra cui: avere armi cazzutissime spaccaculi personalizzate, armature di alta moda con un piacevole gusto retrò, l’edizione limitata del film originale “games of valkyries” e molte altre cose!
Le chiediamo dunque di dirigersi presso l’aula 23 dell’istituto Fellini, domani dopo le lezioni, se non dovesse presentarsi ci penseranno i nostri agenti a prelevarla da ogni luogo in cui si dovesse trovare.
Cordiali saluti,
Levalchiriesonofighe23.
 
 
Brigitta finì di leggere più confusa di prima, erano delle guerriere o dei rivenditori porta a porta ste valchirie?!
Decise di andare a dormire subito dopo cena, il giorno a seguire sarebbe stato mooooolto tosto, secondo quanto si preannunciava.


note della pazza:
Son tornata con sta nuova storia strampalata, vi amo, recensite e vi auguro molti incuici!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: "L'inizio del delirio" ***


CAPITOLO 2: “L’INIZIO DEL DELIRIO”
 
Brigitta si risvegliò la mattina dopo avvertendo uno strano fastidio tra le scapole, ma non ci diede tanto peso. Si alzò dal suo letto troppo corto e si diresse in bagno, si preparò come ogni mattina, fece colazione con la sua petulante zia e dopo raggiunse Carmelita che l’aspettava per prendere il bus insieme.
 
-Come sta la mia cavalier lesbo preferita?-
-Distrutta-
-Ti farebbe piacere sapere che ho dato il tuo numero di cellulare a Tiziana?-
 
Brigitta ci mise qualche secondo prima di capire che cosa la sua amica le stesse dicendo, tanto assurdo sembrava.
 
-Tu hai fatto cosa?!-
-Ho dato il tuo numero a Tizià e ho appena registrato il suo numero sul tuo cellulare-
-Eh?-
 
Vide Carmelita che le porgeva il suo cellulare, il SUO cellulare, quello che fino a poco prima aveva in tasca, dire che Brigitta fosse confusa era dir poco.
 
-Come cavolo?!-
-Sshhh… dettagli tessssoro, quello che importa è che ora hai il numero del tuo true love a cui puoi scrivere in ogni momento della giornata, e per ogni momento intendo quando sei sola e…-
-Si, ho capito che intendi-
 
L’espressione da maniaca di Carmelita faceva intendere anche troppo bene che cosa stesse intendendo.
Brigitta andò a guardare che cosa avesse combinato l’altra col suo cellulare. Notò che nella rubrica c’era inserito un nuovo contatto, chiamato: “Tizana il mio true love con cui fare molte cose sconce <3<3<3”. Subito modificò il nome, togliendo solo la parte delle cose sconce, anche se non l’avrebbe mai confessato nemmeno sotto tortura, pensare che Tiziana avrebbe potuto essere il suo “vero amore” la rendeva felice, almeno una cosa l’aveva beccata quella pervertita della sua migliore amica.
Eppure un’aura malvagia si creò attorno alla figura di Brigitta, creando timore nella sua amica, Carmelita sapeva bene cosa significasse far arrabbiare l’altra, che di solito era calma e mansueta. Una delle cose che più di tutte faceva imbestialire Brigitta era infatti quando qualcuno non rispettava la sua privacy e indovinate? La messicana era un’impicciona che adorava farsi gli affari degli altri, come fossero ancora amiche era uno dei più grandi misteri del quartiere.
Il bus passò in quel momento, deviando i pensieri della ragazza incazzata da “picchiare a sangue Carmelita” a “Cazzo il bus”.
 
A parte queste vicissitudini la giornata passò tranquilla, quindi dopo il termine della scuola, come tutti i lettori stavano aspettando, Brigitta si diresse verso l’artistico.
Però, proprio mentre si stava dirigendo dalla sua sede al Fellini notò qualcuno che dormiva sulle panchine piazzate nel piccolo spiazzo verde davanti all’entrata, e naturalmente non si trattava di un qualcuno qualunque, ma di Tiziana.
A vederla lì, indifesa e sola il cuore e il cervello di Brigitta incominciarono a litigare.
 
Cuore di Bi: Brigitta! Guarda! Tiziana è da sola che sta dormendo su una panchina! Dei maniaci venuti da chissà dove potrebbero in qualsiasi momento abusare di lei! Devi salvarla! Così magari facciamo anche bella figura e facciamo colpo!
Cervello di Bi: No Brigitta! Non andare! Tiziana è al sicuro dai maniaci, insomma con quel felpone e quei pantaloni larghissimi non arraperebbe nemmeno uno sessualmente frustrato! Lasciala lì e dimenticati di lei, tanto sappiamo entrambi che finirà come tutte le volte scorse, cioè tu col cuore infranto!
Cuore di bi: Non chiamarmi in causa caro! Guarda che io non mi faccio mica buttar giù per qualche rifiuto! Sento che questa è la volta buona! E poi cioè sta dormendo, quindi significa che possiamo mettere in pratica il classico clichè “bacio mentre lei dorme per non farci sgamare”! E’ la tua occasione Brigitta! Vai e mostrale quanto sei tremendamente affascinante!
Cervello di Bi: Dici così ma non si guarisce così facilmente da 7 rifiuti in 3 anni! Puoi continuare a negare quanto vuoi cuore, ma io so che in realtà soffri ancora, non capisci che cerco d’impedirti di fare avventatezze per impedirti di farci soffrire ancora?! Ora Brigitta, fa la tua scelta!
 
Brigitta era molto combattuta con se stessa: andare da Tiziana e rimettere in gioco le sue emozioni col rischio si soffrire ancora, o andarsene e ignorarla da quel momento in poi?
Bhè, purtroppo era sempre stata una persona che, solo in questi casi, seguiva il cuore, la seria e precisa Brigitta diventava fragile ed emotivamente instabile se c’era di mezzo l’amore.
Così, lasciò che le sue gambe la trasportassero fino a quella ragazza dormiente, lasciò che la sua mano la sfiorasse, mentre il suo cuore andava in fibrillazione e sul volto un sorriso faceva la sua comparsa con le guance leggermente arrossate. E nello stesso modo lasciò che la sua forza scuotesse leggermente Tiziana, finchè questa non si svegliò, sorridendole.
 
-Ehilà gigante rosso, come mai da queste parti?-
-Bhè vedi, questa sarebbe l’entrata della mia sede scolastica, tu?-
-Ho visto queste panchine, sembravano così comode che non ci ho pensato due volte e mi sono messa a dormire-
-Ma se qualcuno di male intenzionato fosse venuto? Dovresti stare più attenta-
-Guarda che io gliele suono di brutto ai male intenzionati!-
 
Brigitta rise a quell’affermazione così convinta, seguita a ruota dall’altra. Tiziana era uno scricciolo, alta approssimativamente sul metro e sessantacinque e con un corpo abbastanza gracile, quindi sarebbe stata praticamente indifesa contro eventuali aggressori. Il suo viso esprimeva grande gioia di vivere, in contrasto con le occhiaie marcate, come se non dormisse da giorni interi, forse soffriva d’insonnia per qualche ragione.
 
-Perché mi chiami gigante rosso?-
-Perché sei rossa e sei alta no?-
 
In effetti quel ragionamento non faceva una piega.
 
-Non trovi strano che una ragazza sia così alta?-
-No, insomma certo non è molto comune vedere ragazze così alte, ma questo tuo essere “fuori dalla norma” ti rende solo più interessante, almeno secondo me. Certo la tua altezza non pregiudica il fatto che tu sia come ogni altro essere umano sulla Terra, con i suoi problemi e le sue gioie-
 
Brigitta ebbe l’impressione che una freccia le avesse colpito il cuore, molti per via della sua altezza l’additavano e avevano quasi timore di avvicinarsi a lei, oppure la trattavano come un fenomeno da baraccone, invece quella ragazza diceva che era interessante.
Probabilmente Tiziana non si sarebbe mai aspettata che quelle parole avrebbero potuto colpire tanto Brigitta.
 
-Oh, mia madre è qui, ci vediamo gigante rosso!-
 
Tizià si allontanò correndo agitando la mano verso una Brigitta che stava per cadere di nuovo in trance per lei.
Prima che ciò accadesse però la ragazza scosse la testa e si diresse con passo veloce verso l’artistico.
Entrò e subito si mise a cercare quella famigerata aula 23. Quando l’ebbe trovata entrò, dentro vi trovò un uomo, approssimativamente sulla quarantina, con una pelata splendente e baffoni biondi, che guardava poeticamente il paesaggio dalla finestra.
 
-Mi scusi, ho ricevuto una lettera che mi diceva di venire qua, da un certo “levalchiriesonofighe23”-
 
L’uomo si girò verso di lei, rivolgendo i suoi sbrilluccicanti occhi azzurri verso la ragazza, le rispose accarezzandosi i baffoni.
 
-Vieni qui-
 
Brigitta si avvicinò con sospetto all’uomo, soprattutto perché vicino ad esso c’era un, assolutamente non appariscente, grosso pulsante rosso con scritto : “se sei una valchiria premimi”.
 
-Perché c’è un pulsante molto sospetto lì?-
-Uh, quindi lo vedi-
-Ecco, si, è abbastanza appariscente-
-Perfetto, hai superato il test-
 
Brigitta rimase un attimo attonita e confusa.
 
-Che test?-
-Il test per capire se sei una valchiria naturalmente, vedi questo pulsante può essere visto solo dalle valchirie e dai loro sottoposti-
-Quindi io sarei una valchiria? Vabbè che dopo che un meteorite mi si è schiantato addosso non mi sorprendo più di niente-
 
L’uomo le sorrise.
 
-Quindi… che dovrei fare?-
-Puoi iniziare premendo questo pulsante-
-E’ un pulsante troppo sospetto-
-Premilo-
-I film mi hanno insegnato a non fidarmi dei pulsanti sospetti-
-Premilo!-
-Ok, ma continuo a pensare che sia sospetto-
 
Brigitta premette il pulsante, subito dentro la classe si aprì un portale spazio temporale misterioso.
 
-Che cavolo è questo?!-
-Oh niente e ora si parte!-
 
L’uomo spinse con nonchalance la ragazza dentro il portale, per poi buttarcisi a sua volta.
 
-Perché a meeeeeeeeeeee?!!!!!!!-
 
Fù il grido di Brigitta prima di arrivare dall’altra parte.
Quando arrivarono un paesaggio inaspettato  si presentò a Brigitta: erano in un’enorme distesa erbosa, dove spiccavano alcune enormi costruzioni in legno. Non erano soli, tutt'attorno a loro ragazze vestite con armature nordiche dotate di elmo alato passeggiavano e chiaccheravano in tranquillità.
La ragazza rimase basita.
 
-Dove cavolicchio ci troviamo?!-
-Al campo base delle valchirie ovviamente, per iniziarti cara Brigitta-
-Non ho scelta vero?-
-Vedo che capisci in fretta, comunque mi presento: mi chiamo Gennaro Mohamed Cianciullo, e sono il capo dei cacciatori, che in sostanza sono i sottoposti delle valchirie-
-Piacere-
 
Si diressero verso la più piccola delle costruzioni che erano in quel campo. Entrarono e Gennaro disse a Brigitta di sistemarsi proprio al centro.
 
-Ok, ora signorina devi fare qualcosa di molto semplice, devi invocare la tua arma interiore-
-La mia arma interiore?-
-Si, è molto semplice, guarda-
 
Dal pavimento sbucò una misteriosa cabina per giochi arcade, di quelle che si trovano di solito in sala giochi.
 
-Devi semplicemente finire questo gioco “Valkyr 2016” in tutte le difficoltà e in base alla tua bravura, al tempo e tutte ste cose qui, la valchirite del meteorite, che ora è dentro il tuo petto prenderà la forma della tua arma interiore, con cui potrai diventare una valchiria vera e propria-
-Ah-
-Intanto che tu giochi io ti racconterò la storia delle valchirie, devi sapere che molti secoli fa…-
 
Brigitta incominciò a giocare e in poco tempo si appassionò al gioco. Intanto Gennaro raccontava la storia delle valchirie, di come esse fossero scese sulla terra nel momento in cui un temibile attacco alieno minacciò gli esseri umani e di come sconfissero quelle immonde creature, ma sapendo che sarebbero tornate figliarono con gli esseri umani, in modo che in futuro le loro eredi avrebbero potuto combattere per salvare la Terra. Come pronosticato, gli alieni tornarono, ma questa volta erano più forti, in quanto avevano rapito un piccolo gruppo di esseri umani, ci avevano fatto gli esperimenti e li avevano trasformati in licantropi al loro servizio. Così nacquero i cacciatori, che divennero i bracci destri delle guerriere. La battaglia durò per molti altri secoli fino ad arrivare a noi. Le raccontò anche che se avessero scovato l’origine degli alieni e distruggendola avrebbero messo fine a queste continue battaglie.
Però naturalmente non lo raccontò così riassunto, ma facendo enormi giri di parole e sviando più volte il discorso, allungò il brodo talmente tanto che Brigitta ebbe il tempo di finire il gioco prima che lui finisse!
 
-Ho finito-
-Perfetto, ora vediamo la tua arma interiore-
 
Gennaro premette un tasto, anche questo sospetto, sul retro della cabina, che si trasformò immediatamente in una gigantesca ascia nera a doppia lama, alta quanto Brigitta.
La ragazza l’afferrò, con grande emozione nel cuore e appena le sue dita sfiorarono quell’arma, si sentì in qualche modo diversa… più cazzuta.
 
-Stai benissimo signorina col tuo autfit da valchiria-
 
Brigitta si guardò, i vestiti che indossava fino a un attimo prima si erano trasformati in una armatura e in testa indossava un elmetto chic provvisto di ali. Ma era un’altra la cosa che spiccava di quell’abbigliamento: la veste che era sotto l’armatura si piegava sul collo formando un colletto e sopra di esso era legata una cravatta.
 
-Vedi signorina, l’arma interiore di una valchiria materializza anche il suo autfit da combattimento, che rispecchia la valchiria stessa, questo significa che, nel tuo caso, risveglia la maitre sopita in te.-
 
Ok, la cosa non aveva molto senso, ma cioè, indossava una cravatta e una fottutissima armatura da valchiria insieme! Era fantastico, si sentiva incredibilmente bene.
 
-Oh, un’ultima cosa, vedi visto che te sei nuova verrai assegnata a una valchiria con più esperienza per imparare le basi, solo che ti devo avvertire, la valchiria a cui sei stata assegnata è un po’ particolare, ma sono sicuro che ne beneficerete entrambe-
 
Brigitta seguì Gennaro all’esterno, fino al campo d’allenamento, lì vide una ragazza in procinto d’allenarsi, era bionda e alta sul metro e ottanta con gli occhi grigio-azzurri.
 
-Ehiiiiiii!!!! Clarissa!!!!!-
 
La ragazza si voltò e si avvicinò a loro.
 
-Che c’è Genny?-
-Ti voglio presentare la novizia a cui dovrai badare da ora in poi!-
-Ah, quindi è lei? Piacere, io sono Clarissa Buffoni-
-Piacere, io sono Brigitta Ciurringhi-
-Ah, me ne stavo quasi per dimenticare, Clarissa devi sapere che Brigitta è lesbica-
 
Naturalmente, come Carmelita, le valchirie non conoscevano la parola: privacy
La ragazza bionda fece un salto di almeno tre metri, per poi nascondersi dietro uno dei manichini contro cui si stava allenando.
 
-Immonda creatura stai lontana da me!!!!!-
 
Brigitta rimase abbastanza sconvolta da quella reazione, così volse lo sguardo verso l’uomo, sperando che le dicesse che era tutto uno scherzo.
 
-Ecco vedi Brigitta, Clarissa purtroppo è stata cresciuta dagli alieni, essi hanno sparso tra l’umanità cose assurde come l’omofobia per farci lottare tra di noi. Tre anni fa Clarissa ha scoperto la vera natura dei suoi genitori adottivi e il meteorite l’ha colpita per farla diventare una valchiria, solo che il danno ormai era fatto: gli alieni avevano plagiato la sua mente con assurde convinzioni. Per questo vorrei che accettassi di essere assegnata a lei, con una come te magari potrebbe riuscire finalmente a guarire.-
 
Brigitta non sapeva se essere felice perché le valchirie e company non discriminavano quelli come lei o essere offesa dal comportamento dell’altra ragazza.
 
-Ti prego Brigitta! Tu sei l’unica che può aiutarla! So che può non sembrare, ma Clarissa vuole davvero guarire con tutte le sue forze!-
-Si è vero!-
 
Urlò la diretta interessata. Brigitta sospirò.
 
-Se vieni qui e mi stringi la mano allora accetterò-
 
Clarissa si avvicinò tremante, deglutì più volte, però alla fine afferrò e strinse la mano di Brigitta. Per poi staccarsi dopo qualche secondo.
 
-Ora mi devo disinfettare la mano! Però davvero voglio riuscire a guarire, ma che schifo, sapone mi serve del sapone!-
-Ah si, da domani incomincerete a vivere insieme, mi ero scordato di dirvelo-
 
Brigitta e Clarissa guardarono schokkate l’uomo, sarebbe stata una lunga, lunghissima convivenza.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: "Gli alieni fanno la prima mossa" ***


Brigitta iniziò quel pomeriggio stesso il suo addestramento, a suon  si pupazzoni di omini verdi e astronavi di cartone volanti legati a fili più o meno invisibili. Mentre la sua nuova partner lanciava ogni volta che accidentalmente si sfioravano, cosa inevitabile visto che si allenavano nello stesso campo, gridolini isterici. Rischiando anche di schiacciare la nostra eroina più volte con la sua arma, in quanto, se Brigitta era la valchiria maitre, Clarissa era la valchiria pallavolista e usava come arma una grossa palla da demolizione, con cui tirava schiacciate devastanti.
Alla fine della giornata era arrivato il momento di tornare a casa, ma come?! In effetti non aveva pensato a come tornare a casa tanto era presa da tutto quello che era successo.
Proprio mentre si stava domandando tutto questo Clarissa, mantenendosi a una distanza di sicurezza di circa 3 metri, la richiamò.
 
-Brigitta! Dobbiamo andarcene! E’ arrivato il momento di congedarci!-
-Mi stavo giusto chiedendo come avremmo fatto per tornare a casa-
-Seguimi, ma mantieniti a questa distanza, ho bisogno del mio spazio vitale!-
 
S’incamminarono per la radura, fino a raggiungere un gigantesco salice piangente, dove c’era un altro pulsante sospetto, questa volta era blu. Alle valchirie dovevano piacere le cose poco appariscenti, tra armature sbrilluccicose e pulsanti anti sgamo.
Appena la nostra omofoba preferita premette il pulsante un portale spaziotemporale si aprì di fronte a loro.
 
-Non di nuovoooooooooooooo!-
 
Urlò Brigitta prima di finirci dentro e tornare nell’aula di partenza. Uscirono e subito notò una cosa: l’aula da cui uscirono era la numero 8 non la 23, eppure all’interno era identica!
 
-Ma io ero entrata nell’aula 23 oggi, perché adesso è cambiata?-
-L’autrice è una persona incoerente, si era dimenticata che l’aula 23 si trova nello scientifico e non nell’artistico, per fortuna le sue amiche glielo hanno fatto notare-
-Cosa?-
-Oh… scusa volevo dire che la somma comandante delle valchirie ha cambiato il numero di stanza per fare in modo che gli alieni non ci localizzassero, si è proprio per questo motivo-
 
La spiegazione della ragazza non era molto convincente, ma decise di passarci sopra, aveva l’impressione che una discussione con la biondina non sarebbe stata piacevole.
Così si diressero a casa di Brigitta, in quanto, per qualche strano motivo, Clarissa non aveva beni personali, quindi il trasferimento poteva avvenire nell’immediato, oppure è semplicemente perché questa è una storia con molto nonsense e quindi minorenni possono trasferirsi a casa d’altri senza se e senza ma.
Quando entrarono videro Rosalinda intenta a guardare la tv spaparanzata sul divano, aveva finito di ridipingere il salotto e i suoi vestiti erano sporchi di vernice.
 
-Zia, lei è Clarissa, potrebbe rimanere ad abitare con noi per un tempo indeterminato?-
-Certo cara, avevo proprio voglia di dipingere la stanza vuota che non usiamo da secoli, ma mi sarebbe parso inutile, invece ora ho la scusa perfetta, poi finalmente ho un’alleata bionda in casa, anche se io ce li ho sul cenere e lei proprio accesi peggio dei colori catarifrangenti-
-Zia, a me bastava un si o un no-
-Scusa cara, ma sai come son fatta-
 
Parlarono senza che la diretta interessata ascoltasse molto visto che era rimasta letteralmente ipnotizzata dai disegni fluorescenti sulle pareti.
 
-Che figataaaaaaaaa…-
-Ti piacciono cara?-
-Si signora!-
-Ne sono felice, se vuoi un giorno facciamo un’uscita fra bionde e facciamo street art sui treni! Alla faccia di quei poliziotti rompiscatole!-
-Tanto zia sei stata arrestata talmente tante volte per i tuoi graffiti che ormai il commissario Gianpoldo ci invita la domenica per il thè-
 
Intervenne Brigitta, si ricordava ancora come, l’ultima volta che era successa una cosa del genere, quando era arrivata in caserma aveva trovato la zia e il commissario a chiaccherare allegramente con dei tazzoni fumanti in mano.
 
-Eh eh… comunque nipotona cara, mostra un po’ la casa a questa nuova coinquilina-
 
La zia fece un occhiolino anti sgamo alla nipote, facendola sospirare, sempre così era sua zia, per effetto riflesso di non riuscire a trovare l’amore (era zitella da 40 anni e aveva 40 anni), cercava di far mettere lei con ogni ragazza che respirasse.
Brigitta si avvicinò alla nuova arrivata e le sfiorò il braccio
 
-Clarissa, mi seguiresti?-
 
Questa fece un salto finendo a qualche metro di distanza.
 
-Kyaaaa! Mi ha toccato, mi ha toccato! Che schifo! E poi che cosa intendi per “seguirti”?! Non vorrai mica… mica stuprarmi vero?!-
-Clarissa…-
-Io non sono buona per ste cose, poi se vai in autostrada di notte vedi quante ne trovi!-
-Clarissa-
-Io desidero mantenere la mia purezza fino a quando un ragazzo virile, molto virile, hai presente uno con muscoli e peli sul petto, mi faccia innamorare perdutamente di se grazie al suo testosterone da toro e… e…-
-Clarissa!-
 
Brigitta alzò la voce, odiava farlo, di solito riusciva a mantenere la pazienza, ma, per motivi ovvi, con la nuova coinquilina le era praticamente impossibile.
 
-Volevo solo mostrarti casa, proprio come la zia aveva detto tre secondi fa-
 
C’era chiara irritazione nel tono della nostra beniamina, Clarissa abbassò lo sguardo in imbarazzo essendo chiaramente in torto, mentre Rosalinda guardava la scena sorseggiando un succo di frutta, allungato con della grappa.
 
-Ma quindi Clarissa, tu sei una orcffm?-
-Orcffm?-
-Omofoba ridicola che fa figure di merda-
 
La ragazza nuova si vergognò ancor di più di se, strinse forte i pugni, alzò lo sguardo e incrociò decisa gli occhi della gigantessa di fronte a lei, doveva essere forte, doveva riuscire a sconfiggere il suo problema!
 
-Brigitta! S…s…s… sc… sc… scu… scu… scus…scus…-
-Ho capito, tranquilla Clari-
-Clari?!-
-Bhè, sai Clarissa è un po’ lungo, ora per favore puoi seguirmi?-
 
Clari annuì lentamente, per poi seguire Brigitta. Visitarono la casa che era composta da 6 stanze, finendo con la camera della nuova arrivata, che rimase letteralmente conquistata dalla sua nuova postazione abitativa.
 
-Io Clari sono nella stanza affianco se hai bisogno di qualcosa-
-Di fianco?!-
-Si…-
-Posso vedere?-
-Ok, ma perché?-
-Sai non ho mai visto la stanza di uno di voi e sono curiosa-
 
“Uno di voi”, sembrava quasi che stesse parlando di chissà quale setta satanica o robe del genere, cosa che lasciò un po’ attonita Brigitta, Clarissa la sorprendeva sempre di più.
Appena entrata nella stanza della nostra protagonista Clarissa iniziò a girare di qua e di là peggio di una trottola. Guardò sotto il letto, nell’armadio e perfino dentro il cassetto dei calzini.
 
-Ma è una stanza normalissima!-
-Perché che ti aspettavi?-
-Frustini legati alle pareti, il kamasutra in bella vista, film porno ovunque, piani malvagi per conquistare le ragazze, un diario su cui ci sono scritte le misure di tutte le fanciulle del paese e telecamere nascoste nelle case delle più belle della scuola, cose del genere-
 
Brigitta rimase sbigottita, quella ragazza pensava davvero che gli omossessuali fossero dei pervertiti senza ritegno? Scoppiò in una fragorosa risata e questa volta fu Clari a guardare attonita l’altra.
Dal troppo ridere però, la nostra valchiria neo assunta inciampò sulle sue lunghissime gambe e andò a sbattere contro la libreria, facendo cadere alcuni libri della harmony e alcuni volumi che si trovavano dietro di essi.
Clarissa andò a prendere uno di quei volumi, curiosa visto che non aveva notato la doppia fila di libri accuratamente nascosta e lo aprì.
 
-Aspetta Clari, non…!-
 
Ma prima che Brigitta potesse fermarla l’altra aveva già incominciato a leggere il contenuto scandaloso di quel racconto.
 
-Ma questo è un porno… un porno con due ragazze… kyaaaaaaaaaaaaaaaa!-
 
Clarissa scappò via da quella stanza e si chiuse in bagno, Brigitta la seguì, più preoccupata del fatto che qualcuno, oltre Carmelita, avesse scoperto la sua collezione segreta, che per lo stato d’animo dell’omofoba.
 
-Cla…-
-NON RIVOLGERTI A ME CREATURA IMMONDA! ALLONTANA LE TUE MALIGNE SPIRE DAL MIO ANIMO!.
-Clarissa?-
 
Ma non ricevette risposta
 
-Clarissa?-
 
Di nuovo il silenzio. Intanto la zia, incuriosita da tutto il baccano che le due stavano facendo, si avvicinò per vedere la situazione.
 
-Che sta succedendo qui Bi?-
-Ecco, Clarissa si è chiusa in bagno dopo aver scoperto… ecco…-
-La tua collezione segreta?-
 
Brigitta arrossì, pure sua zia ora conosceva la sua collezione “segreta”?
 
-Come cavolo…?-
-Senti cara, o ti vai a conoscere persone meno curiose o nascondi meglio la tua biblioteca osè-
 
Rosalinda piantò in asso la nipote con quell’unica frase, per avvicinarsi alla porta e bussare.
 
-Ehi, Orcffm, lo so che scoprire così i racconti erotici di Brigitta può lasciarti spiaziato, soprattutto se sei etero e un giorno sei da sola in casa, non hai niente da fare, cerchi qualcosa da leggere e incappi accidentalmente in quei libri, parlo per esperienza personale…-
 
“Che intende per “esperienza personale?!” pensò la nostra eroina, che rimase spiazzata e imbarazzata da quest’ultima affermazione della zia.
 
-…Ma ti posso assicurare che non è cattiva o cos’altro, te lo assicura un essere femminile che vive con lei da tre mesi e che seppur abbia 40 anni tutti gli uomini un po’ maturi la snobbano perché ne dimostra 25! Ok forse l’ultima parte non centrava molto, ma hai capito no? Ti assicuro che dietro la sua faccia depressa Bigitta nasconde un cuore d’oro-
 
La porta del bagno si aprì lentamente, con dietro una Clarissa timorosa che guardava alternativamente Brigitta, con sospetto e Rosalinda, con affetto (e ho fatto la rima muhahaha).
Clari si avvicinò alla donna.
 
-Grazie signora, ha ragione, io ecco… sto tentando di combattere questo mio pregiudizio, per questo sono qui e…-
 
Prima che potesse finire la frase, Rosalinda incominciò ad accarezzarle amorevolmente la testa.
 
-Basta crederci e presto riuscirai nel tuo intento, che ne dici se domani dipingiamo insieme la tua stanza?-
 
Quel semplice gesto scatenò una forte emozione in Clarissa, nessuno si era preoccupato così per lei, o l’aveva trattata in modo tanto dolce, nemmeno i suoi genitori adottivi, che poi si erano rivelati essere degli alieni. Quella donna le sembrò la madre che non aveva mai avuto. E questo bastò per rigare le sue guance, facendo comparire un sorriso sul suo volto, contemporaneamente.
 
-Grazie-
 
Dopo aver detto questo la ragazza si chiuse in camera sua. La zia allora si rivolse alla nipote.
Brigitta rimase un po’confusa dalla situazione, perché a rigor si logica avrebbe dovuto essere lei a essere consolata, non Clarissa, in quanto era lei che era stata offesa, ma vabbè dettagli, in fondo l’altra si stava impegnando per superare l’omofobia, moltò più che chiunque altro omofobo facesse.
 
-Ma hai capito che è successo? La stavo accarezzando sulla testa e si è messa a piangere, poi rideva, bhà io non le capisco le giovani d’oggi-
 
La giornata finì più o meno in tranquillità.
E in men che non si dica un altro giorno iniziò.
Brigittà si svegliò e fece colazione, ma quel giorno oltre a lei e alla zia, su quel piccolo tavolo a mangiare, c’era anche lei: Clarissa l’omofoba!
Quando uscirono incontrarono Carmelita, che come ogni mattina aspettava la sua bff. Ma rimase shokkata quanto insieme a lei vide la testa bionda dell’altra.
 
-Brigitta! Chi è costei?! Non mi dire che stai già tradendo quella pura anima di Tiziana?! Non credevo che fossi repressa a tal punto Bi!-
-Carmelita, quando smetterai di farti viaggi mentali?-
-Cosa farei altrimenti, fare congetture è il mio compito, comunque davvero, chi è lei?-
 
Chiese la messicana, indicando la ragazza bionda, che intanto si era accovacciata tenendosi la testa fra le mani, con fare disgustato.
 
-Lei è Clarissa, è la mia nuova coinquilina, vive con me perché deve riuscire a sconfiggere un suo “insignificante” problema… Clari, tutto ok?-
-Orribili immagini si stagliano nella mia mente, demoni pronti a divorare la purezza della mia anima mi sussurrano alle orecchie, orribili immagini…orribili immagini…-
-Quindi, correggimi se sbaglio: Clarissa è omofoba e vive da te per riuscire a sconfiggere questa sua cosa?-
 
Brigitta annuì, poi Carmelita si rivolse alla nuova col suo solito entusiasmo.
 
-Salve Clarissa! Io sono Carmelita! La caliente ragazza messicana, bella come una dea e provocante come un porno e non ti chiederò di entrare nella tua camera da letto per il semplice motivo che sono 100% etero, piacere-
 
La biondina strinse la mano alla ragazza dalla pelle caramello abbastanza confusa dalla sua presentazione.
Tutte insieme poi presero il loro “amatissimo” 124 per arrivare al centro studi di Riccione, tra uno spintone, le grida di Clarissa se sfiorava la coinquilina e le assordanti risate di Carmelita, riuscirono ad arrivare alle scuole illese, a parte per i timpani distrutti.
Clari si separò dalle altre due per dirigersi verso l’artistico, perché come ricordiamo Brigitta è l’unica valchiria a frequentare l’alberghiero, tutte le altre fanno l’artistico, mentre lo scientifico… lo scoprirete presto. Ma torniamo a noi.
Brigitta quel giorno aveva pratica, la prima lezione pratica dell’anno in cui finalmente avrebbe potuto indossare la divisa di sala, formata da giacca e cravatta… GIACCA E CRAVATTA!
Al suono della campanella la nostra eroina si diresse verso gli spogliatoi dove si cambiò, naturalmente rintanandosi in un piccolo angolino trattenendo le sue voglie di girare lo sguardo per contemplare il bel panorama. Perché se lo avesse fatto avrebbe incominciato di sicuro a sbavare, cosa che le succedeva sempre davanti al “panorama” e tutte le sue compagne di classe avrebbero capito il suo lato del fiume.
Si legò i capelli in una coda medio-alta, irritata dal fatto che quel fastidioso ciuffo sul naso non ne voleva sapere di seguire i suoi amici e farsi legare.
Arrivata in sala si posizionò in fila, insieme ai suoi compagni, il prof di sala era arrivato.
Subito l’uomo che per quell’anno sarebbe stato il loro insegnante incominciò a squadrarli dalla testa ai piedi.
 
-LA CRAVATTA VA ANNODATA FINO A QUANDO NON VI SENTITE STROZZARE, CHE COS’E’ STA ROBA?!-
 
Era iniziato, il primo sfortunato ragazzo, la sua colpa? La cravatta allacciata troppo larga, il prof lo prese e lo mandò a pulire con uno straccio il pavimento. Poi continuò il suo esame delle divise.
 
-COS’E’ STA ROBA STROPICCIATA?! ME LA CHIAMI DIVISA?!-
 
Il secondo studente era una ragazza, la giacca non era stirata, il prof la mandò a lavare tutti i piatti, della sala a cui erano assegnati, a mano. Il massacro continuò.
 
-PERCHE’ DIAMINE NON HAI LA CRAVATTA?!-
-E prof, non mi è arrivata in tempo la divisa-
 
Questa volta l’alunno aveva avuto il coraggio di ribattere.
 
-SE NON TI ARRIVA IN TEMPO LA DIVISA NE PRENDI UN’ALTRA DI CRAVATTA, TUO PADRE UNA CRAVATTA NERA CE L’AVRA’ PURE NO?!-
 
Questa volta la punizione fù pulire tutte le posate di tutte le sale a mano, più nota disciplinare, per aver osato rispondere. C’è una cosa importante che non va mai dimenticata in sala: il maitre, o prof, non và mai contraddetto.
Brigitta passò l’esame della divisa, così le 4 ore pratiche iniziarono.
Dopo un paio d’ore però si udì un forte rumore sordo, provenire da fuori. Incuriositi gli studenti si precipitarono a guardare all’esterno dalle grandi porte finestre della sala.
Poco distante da loro un disco volante stava fluttuando indisturbato, da cui uscì un omino verde e uno grigio, avevano due occhi enormi ed erano di piccola statura con la testa sproporzionata, i classici alieni insomma.
Brigitta vedendoli pensò “ma allora c’è davvero una conquista aliena in corso!”.
Gli alieni presero delle fighissime pistole laser con cui si misero a sparare in giro a caso, gli studenti spaventati si nascosero.
Perché proprio in quel momento doveva avere un vuoto di memoria su come evocare la propria arma?! Cercò di concentrarsi e così si ricordò le parole di Clarissa:
 
Per evocare la propria arma interiore bisogna pensare a qualcosa che si vuole ardentemente proteggere, ma non toccarmi ok?!
 
Brigitta si concentrò, pensando a tutte le cose e le persone che voleva proteggere, la zia, Carmelita, i suoi compagni, ma niente.
Fin quando un viso non le si materializzò in testa: Tiziana, solo pensarla le fece scendere un brivido per la schiena e puf, la sua ascia gigante a doppia lama le si materializzò in mano.
I suoi abiti ora erano diversi, erano quelli della valchiria-maitre, e l’elmetto provvisto di ali che indossava era abbastanza affinchè nessuno la riconoscesse, così iniziò la battaglia.
Anche se non aveva mai combattuto in vita sua Brigitta sapeva come maneggiare la propria arma, bhè doveva esser pur stata scelta come valchiria per qualche motivo no?
La battaglia si protrasse per diversi minuti, la nostra beniamina continuava a combattere, anche se sporca di terra, contro quegli odiosi alieni, finchè finalmente non riuscì ad abbattere il disco volante.
Ma mentre Brigitta esultava, una ragazza dai lunghi capelli neri, con indosso una divisa di ricevimento la osservava da sopra il tetto, aveva il cellulare in mano e parlava con qualcuno.
 
-Mia signora abbiamo la conferma, valchirie e alieni si trovano nel centro studi… capisco… sarà fatto… ai vostri ordini regina del mondo-
 
Chiuse la chiamata e se ne andò, senza che la nostra eroina avesse anche solo notato la sua presenza.
 
 
 
 
 
 
Yay succedono cose! Per la prima volta incontriamo i famigerati alieni, ma chi sarà la misteriosa ragazza sul tetto? Tiziana non c’è in questo capitolo ma aspettatevela nel prossimo, Clarissa riuscirà a sconfiggere la sua omofobia? Lo scoprirete nei prossimi capitoli! Perché tanto io so già tutto muhahahaha!
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: "Cacciatori, licantropi e amori fulminanti" ***


Brigitta si asciugò la fronte imperlata di sudore, dietro di lei il rumore di un applauso, era Gennaro, la guardava e sorrideva.
 
-Complimenti signorina, ora che ha dimostrato il suo valore le può essere finalmente assegnato un cacciatore-
-Ma quindi tu sei sempre stato qui a guardare ?-
-Si-
-E perché non mi hai aiutato allora? Dopotutto non dovresti essere un guerriero pure tu?-
-Per testare la forza di una valchiria alla sua prima battaglia viene lasciata da sola a combattere  contro gli alieni, se sopravvive allora viene ritenuta degna e le viene assegnato un cacciatore-
-Che intendi con se sopravvive?-
-In caso contrario… bhè le valchirie sono brave ad insabbiare le informazioni-
 
La nostra eroina pensò che era meglio non fare domande a proposito, quindi fece scomparire la sua arma grazie alle misteriose leggi fisiche delle valchirie e si preparò ad ascoltare l’uomo che doveva continuare il suo discorso.
 
-Allora, ora te lo presento, Mr. Sfiga! Vieni!-
 
Da dietro un albero uscì fuori un ragazzo alto, moro e con gli occhi grigi, sarebbe parso di una bellezza abbagliante, se solo non avesse avuto due cerotti sul viso, una cicatrice sull’occhio destro e una miriade di ematomi sul resto del corpo.
Mentre camminava verso di loro inciampò in un ostacolo invisibile, sbucciandosi un ginocchio, diciamo che fù abbastanza facile per la ragazza capire perché venisse chiamato Mr. Sfiga.
Dal canto suo il ragazzo appena vide la valchiria a cui era stato assegnato rimase incantato, era di una bellezza assurda, occhi in cui potevi perderti, pelle di ceramica e labbra che sembravano dipinte da un maestro del pennello. Il suo cuore fece un sobbalzo e, come nei clichè dei film romantici, delle farfalle random incominciarono a volargli impetuosamente nello stomaco.
 
-Mr. Sfiga lei è Brigitta, Brigitta lui è Mr. Sfiga e da ora siete valchiria e cacciatore, spero vi troverete bene come squadra-
-Piacere  Brigitta-
 
Il ragazzo non aveva il coraggio di rivolgere lo sguardo verso cotanta bellezza e perfezione, perfino l’altezza esagerata di lei, che ad altri sarebbe parsa strana, a lui sembrava solo un dettaglio in più che rendeva la figura di Brigitta quasi idilliaca.
 
-A si, me ne stavo giusto per dimenticare, Sfiga, devi sapere che Brigitta è lesbica-
 
Brigitta allora fulminò con lo sguardo Gennaro, era possibile che valchirie e cacciatori non si potessero mai fare i cavoli loro?! Poi guardò il ragazzo, aveva un’espressione indecifrabile sul volto.
Mr. Sfiga era disperato, anche se l’aveva appena conosciuta ormai il danno era fatto: si era innamorato a prima vista della valchiria, ma lei era lesbica, quindi non l’avrebbe mai potuto ricambiare, però doveva essere forte, non voleva far capire alla ragazza i suoi sentimenti, che seppur fossero appena nati erano già devastanti.
 
-Spero lavoreremo bene in squadra-
 
Disse, cercando di sembrare il più calmo possibile, riuscendoci fortunatamente.
 
-Anch’io-
-Allora cari, da domani, visto che valchirie e cacciatori devono stare insieme, almeno dentro il centro studi, Mr. Sfiga si trasferirà nella tua classe signorina e visto che le valchirie possono fare tutto basterà solo un giorno per iscrivere Sfiga nella tua stessa classe, ora io vado, ho un impegno importante-
 
Detto questo Gennaro scappò via, l’impegno che aveva doveva essere proprio urgente.
Così Brigitta e Sfiga rimasero lì, impalati, soli e a disagio, Brigitta perché non si trovava bene coi ragazzi, non sapeva nemmeno come ragionassero o di che parlassero, Mr. Sfiga perché aveva paura di far scoprire alla ragazza la sua cotta fulminante. Al suono della campanella che annunciava la fine delle lezioni, dove entrambi sospirarono di sollievo e si avviarono verso l’uscita, dopo che lei si cambiò.
All’uscita trovarono Carmelita ad attenderli, cosa che sorprese la valchiria, solitamente la messicana usciva con uno dei suoi “pescioni” dello scientifico dopo scuola, quindi trovarla lì era strano.
 
-Olà Bi! Come va? Ma chi è il ragazzone che ti porti dietro? Piacere io sono Carmelita la messicana caliente, e tu?-
 
Il ragazzo non ebbe il tempo di rispondere che la ragazza caliente gli aveva già afferrato entrambe le mani, sorridendo calorosamente.
 
-Io sono Mr. Sfiga, un compagno di classe di Brigitta-
 
Quando pronunciò il nome della ragazza si girò un attimo a guardarla, arrossendo leggermente, cosa che non sfuggì all’occhio attento della nostra messicana preferita. Ma notò anche un’altra cosa, gli occhi grigi di quel ragazzo erano pieni di una strana luce, una luce magnetica, che sapeva scaldare il cuore.
 
-Come avrai capito io sono la migliore amica, 100% etero, di Brigitta, ora meglio andare o perdiamo il bus-
 
Durante il viaggio i tre chiaccherarono del più e del meno, Brigitta pensò che in fondo il nuovo arrivato non era tanto male, forse esistevano ragazzi che oltre che guardarle il davanzale guardavano anche al carattere, questo fece in modo che Sfiga stesse immediatamente simpatico alla ragazza. Come ogni giorno Carmelita parlava a raffica e pure lei sembrava trovare simpatico il ragazzo. Quando arrivarono alla fermata però la messicana corse via, con la scusa di un impegno, di solito non faceva così, c’era qualcosa di strano.
 
-Te dove vivi Sfiga?-
-Non tanto distante da qui-
-Perfetto, sai non credevo che i ragazzi potessero essere così simpatici-
-Eh?-
-Ho sempre avuto brutte esperienze coi ragazzi, ma te sembri diverso, sentiti pure libero di unirti a me e Carmelita la mattina sul bus, credo che tu le stia simpatico, una curiosità, ma te come hai fatto a diventare cacciatore?-
-Ecco… un giorno stavo camminando tranquillamente, aveva appena piovuto, quindi erano molte le pozzanghere, senza farci caso quindi misi il piede in una di esse, non l’avessi mai fatto, quella che sembrava una pozzanghera era in realtà un abisso profondissimo. Mi ricordo che ci affondai e svenni, che quando mi risvegliai mi trovava in luogo totalmente diverso, il signor Gennaro mi trovò e mi propose di diventare cacciatore, così accettai-
-Wow, sembra quasi più assurdo del meteorite-
-Già, allora a domani Brigitta-
-A domani-
 
La valchiria se ne andò, il ragazzo fece lo stesso.
 
Intanto in un palazzo poco lontano…
Rosalinda era tesa, quello era il primo incontro che faceva in quel luogo, ma ne aveva bisogno, aveva bisogno di sfogarsi con persone che avevano il suo stesso problema!
Si sedette su una delle sedie libere di quel cerchio, in poco tempo anche gli altri partecipanti arrivarono, a turno ognuno di loro si presentò, poi il microfono arrivò a lei, si alzò in piedi e con tutto il coraggio che aveva si presentò.
 
-Salve, io sono Rosalinda ho 40 anni e sono zitella da… 40 anni!-
 
Subito una miriade di condoglianze si alzarono dagli altri partecipanti di quell’incontro tra zitelli anonimi, poi la donna passò il microfono verso il suo vicino.
 
-Buonasera a tutti, sono Gennaro ho 42 anni e sono zitello da 14 anni, dalla morte della mia ex moglie e sono qui perché voglio andare avanti-
 
Rosalinda si volse a guardare l’appartenente di una voce talmente profonda da ricordarle la nota decisa di una tuba. Le parve che la scena si svolgesse in slow motion, tanto venne colpita a livello sentimentale.
L’uomo che aveva di fianco era provvisto di una pelata abbagliante, talmente liscia era, i suoi baffoni biondi le ricordavano i suoi pennelli durante la realizzazione della sua opera “canarini tra il grano”, per non parlare degli occhi, che la rapirono in un attimo, e del fisico scolpito.
Quell’uomo la colpì a tal punto da monopolizzare la sua attenzione durante la serata.
Dopo di essa Rosalinda lo fermò all’uscita.
 
-Mi scusi, mi saprebbe dire l’ora?-
-Purtroppo non ho l’orologio con me, ma se mi fa l’onore di farsi offrire un caffè la chiediamo al barista, insieme-
 
Ebbene si, così come la donna era rimasta affascinata da lui, lo stesso valeva per Gennaro.
Bastò infatti incrociare la coda disordinata di lei, i suoi occhi di un azzurro ammaliante e il suo sorriso di fata perché l’uomo rimanesse totalmente conquistato.
Dopo il caffè ci fu una romantica cena a uno dei migliori ristoranti di Rimini con bacio appassionato a lume di candela, dopo di ciò i due si diressero verso la casa dell’artista, inutile dire che desideravano entrambi che la serata finisse in un unico modo: nudi tra le lenzuola profumate alla lavanda.
Entrarono e si chiusero la porta dietro, per poi scambiarsi un bacio più focoso di un vulcano.
Ma Rosalinda si era dimenticata di un insignificante particolare: non viveva da sola.
Così improvvisamente…
 
-Kyaaaaaaaaaaa!-
 
Clarissa era di fronte a loro e li guardava indignata.
 
-Papà… Rosalinda, voi…-
 
Prima di terminare la frase corse in camera sua e ci si chiuse dentro.
Rosalinda guardò confusa il suo neo amante.
 
-Conosci Clarissa? Aspetta, ma perché ti ha chiamato papà?-
-Perché è mia figlia, ma quindi tu sei la zia di Brigitta?!-
-Si, sono la sorella di suo padre, e il mio nome completo è Rosalinda Cristiana Ciurringhi, non mi avevi detto di avere una figlia…-
 
Rosalinda si accasciò triste sul divano, possibile che la sua fosse stata soltanto un’illusione di poter aver qualcosa da quell’uomo?
 
-E’ una cosa complicata, fino all’anno scorso credevo che mia figlia fosse morta in ospedale, insieme alla madre-
-Gennaro, tu ai miei occhi sei stato diverso fin dall’inizio e voglio creare qualcosa con te, ma non posso se mi tieni nascoste certe cose-
-Lo penso anch’io e proprio perché anche per me tu sei stata subito diversa ti racconterò cosa è successo-
 
Rosalinda a quelle parole non poté trattenersi dal sorridere, così Gennaro incominciò il suo racconto. Le raccontò di alieni e valchirie, di come anche sua mogli fosse una di loro e che quindi sua figlia lo sarebbe stata, inevitabilmente, per molto tempo aveva creduto che sua figlia fosse morta insieme alla moglie in sala operatoria, che i medici non avessero potuto salvarla. Ma un anno prima, aveva invece scoperto che era stato tutto un complotto dei malvagi alieni, che volevano usare sua figlia per studiarla e capire come riconoscere una valchiria prima che divenisse tale, ma vennero scoperti e sconfitti, così lui potè rivedere la sua bambina, che aveva sempre considerato morta. Le raccontò anche di come Brigitta fosse diventata valchiria e la determinazione di Clarissa di vincere le manipolazioni mentali a cui l’avevano sottoposta gli alieni.
 
-Ho sempre sospettato che le valchirie e gli alieni esistessero davvero e si facessero la guerra, il mio sesto senso non sbaglia mai!-
-Quindi mi credi Rosalinda?-
-Certo, insomma stai parlando con un’artista fuori di testa che ha precedenti con la legge ti voglio ricordare-
-Si, se me lo poni in questo modo ha senso in effetti-
 
Insieme si diressero verso la camera di Clarissa.
 
-Tesoro sono papà, so che può essere difficile da accettare, ma voglio davvero stare insieme a Rosalinda-
-E la mamma? Mi raccontavi spesso quanto l’amavi e ora? Non la ami più?-
-La mamma avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, ma vorrebbe anche che noi fossimo in grado di andare avanti-
-Ok, ma non fare triste Rosalinda-
-Non ti preoccupi del tuo papà?-
 
Clarissa uscì e con decisione negli occhi parlò.
 
-E’ una questione di alleanza tra donne, tu non puoi capire, non sopporterei che Rosalinda non mi portasse a dipingere con lei perché tu le hai spezzato il cuore-
Gennaro sorrise, in fondo era stato semplice convincerla. Poi i due innamorati si diressero in camera della donna e lì consumarono il loro amore, fortunatamente la camera era insonorizzata “per ogni evenienza” come diceva Rosalinda.
 
Intanto in un supermarket lì vicino…
Brigitta stava girando tra gli scaffali, controllando la sua lista della spesa, quando a un certo punto sentì il piede contro qualcosa, guardò verso il basso e si accorse che non era un “qualcosa”, ma un “qualcuno” e il suo nome era: Tiziana.
Proprio la stessa ragazza per cui la nostra beniamina ha avuto un colpo di fulmine randomico ora stava dormento sul pavimento di quel supermercato.
Brigitta arrossì, quando nel sonno l’altra le strinse una gamba, così si abbassò e la scosse il più dolcemente possibile per svegliarla.
 
-Tiziana svegliati! Non puoi dormire sul pavimento di un supermarket!-
-Dai mamma… solo altre tre ore…-
-Tiziana! Sono Brigitta!-
 
A quelle parole la bella addormentate si svegliò di colpo, guardando Brigitta con aria assonnata.
 
-Ciao gigante rosso, anche tu a fare la spesa?-
 
Brigitta sospirò al modo in cui l’altra pronunciò quella frase, con leggerezza, come se non si rendesse conto che si era addormentata sul pavimento di un supermercato.
 
-Dovresti stare più attenta, non puoi metterti a dormire ovunque tu voglia, potrebbe essere pericoloso-
-Sembri mia madre però così gigante rosso-
-Mi preoccupo per te, mi dispiacerebbe se ti succedesse qualcosa-
 
“Ma che cazzo stai dicendo Brigitta?! Pensi che con queste frasi ad effetto la conquisterai?! Sembri solo una mammina, altro che!” Pensò la protagonista, mentre le guance irrimediabilmente diventavano di un rosso acceso.
Tiziana la guardò e sorrise.
 
-Grazie…-
 
Senza capire che quell’unica parola aveva scombussolato l’intero stomaco di Brigitta.
Tiziana dopo aver parlato ricadde addormentata.
 
-Aspetta! Non puoi riaddormentarti!-
 
Ma per quanto  gigante rosso cercasse di svegliarla, non c’era verso che gli occhi di Tizià si aprissero, così Brigitta se la caricò in spalla, non poteva certo lasciarla lì. Da una delle tasche dell’addormentata cadde un foglio, la lista della spesa, Brigitta lo prese e con lei in spalla oltre a prendere quello che serviva a lei prese anche le cose su quella lista.
Però un licantropo gigante sbucò fuori da chissà dove e attaccò Brigitta.
La ragazza allora incominciò a correre, con Tiziana che le dormiva placidamente sulla schiena e la spesa in mano, che non sia mai che i viveri andassero perduti.
Appena riuscì a distanziarlo un po’ sistemò Tizià conto uno degli scaffali appoggiandoci la spesa vicino.
Si concentrò ed evocò la sua arma, trasformandosi di conseguenza, ma il licantropo la prese alle spalle e la buttò a terra, Brigitta distanziò le fauci della bestia da lei con la sua ascia.
Poi improvvisamente qualcuno spinse via il licantropo con un calcio volante, era mr. Sfiga, che subito dopo scivolò rovinosamente, slogandosi la caviglia, ma non fece una piega. Indossava un cappello da cowboy, che impediva alle persone normali di riconoscerlo.
 
-Perché sei qui Sfiga?-
 
Chiese Brigitta confusa dalla sua improvvisa e tempestiva comparsa.
 
-Devi sapere Brigitta che i cacciatori sono collegati mentalmente con le proprie valchirie, così da poter arrivare tempestivamente quando esse sono nei guai… o qualcosa del genere, non sono stato molto attento quando Gennaro spiegava-
 
Ok, apparentemente era una cosa molto a caso, ma la ragazza non ci stette a rimuginare per due motivi, 1: ora aveva un alleato con cui combattere quella bestia e 2:non aveva tempo di farlo perché un cavolicchio di licantropo con coltelli al posto dei denti li stava attaccando. Queste due ragioni erano più che sufficienti affinché la ragazza non si soffermasse sulla logica della cosa.
Combatterono valorosamente e alla fine il licantropo se ne andò. Brigitta notò sul pavimento una tessera, doveva essere caduta al lupo, era una tessera dello studente… e apparteneva ad un alunno dello scientifico.
 
-Che cosa significa questo?!-
-Non te l’hanno detto? C’è un motivo se proprio l’artistico Fellini di Riccione è stato scelto come base operativa delle valchirie, è perché, per qualche strano motivo, la base centrale aliena è lo scientifico Volta sempre di Riccione.-
-COSA?!-
-Tranquilla, per quel che ne sappiamo l’alberghiero Savioli è un normale alberghiero-
-Perché nessuno mi aveva avvertita?-
-Probabilmente Gennaro si è dimenticato, si dimentica di tante cose lui-
 
Brigitta fece scomparire la sua arma, poi, ancora sotto shock si diresse verso Tiziana, per accertarsi che non le fosse successo nulla, per fortuna stava bene, le accarezzò la guancia e le diede un bacio in fronte, per poi riprendersela sulla schiena. Il tutto senza notare lo sguardo affranto del ragazzo e il suo sorriso triste.
 
-Io vado Brigitta-
-Ok, grazie per l’aiuto-
-Di niente-
 
Intanto la stessa ragazza dai capelli neri e con indosso una divisa da ricevimento della fine del capitolo scorso osservava la scena, prese il cellulare, digitò un numero e attese che dall’altro capo qualcuno rispondesse.
 
-Regina del mondo ho novità…-
 
 
Note della pazza:
 
Yay, nuovo aggiornamento, ricompare Tiziana, Carmelita ha un'apparizione breve, c'è un nuovo personaggio, nuovi amori e sempre la ragazza misteriosa che parla al cellulare, chi sarà?  E chi sarà la regina del mondo? Abbiamo scoperto che la base aliena è lo scientifico e abbiamo conosciuto i licantropi, dal prossimo capitolo si entra nel vivo della trama... spero.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: "Rivelazioni sconcertanti e non solo..." ***



Brigitta, dopo aver svegliato Tiziana impiegandoci circa mezzora, riuscì finalmente a tornare a casa. Erano ormai le 8 di sera, sicuramente appena arrivata avrebbe trovato la zia affamata che l’aspettava quatta quatta da dietro la porta, come faceva sempre quando la giovincella tornava tardi a casa.
Eppure quella volta ad attenderla con lo stomaco brontolante non c’era nessuno. Entrò in casa, notando di primo per prima cosa Clarissa che guarda la tv tranquillamente spaparanzata sul divano.
 
-Ciao, la zia?-
 
Clarissa, senza distogliere la sua attenzione dallo schermo, indicò la cucina.
Brigitta allora entrò nella stanza incriminata, quello che vi trovò la lasciò allibita: Rosalinda seduta che mangiava, mentre si scambiava occhiate di fuoco con Gennaro.
Già era strano che Gennaro fosse lì, ma quello che la lasciò davvero sconcertata fù che entrambi indossavano solo un praticissimo e soprattutto “coprente” grembiulino da cuoco.
Inutile dire che una sola occhiata all’uomo, anche se il “pacco” era fortunatamente coperto, che tutta quella massa di muscoli e peli la disgustarono, facendole venire la nausea, con conseguente fuga verso il gabinetto.
Clarissa e Gennaro rimasero sorpresi, mentre Rosalinda sospirava rassegnata.
 
-Ma che è successo a Brigitta cara?-
-Devi sapere mio caro tesorino dolce dalla magnifica pelata, che la mia depressa nipote non ha manco un briciolo di eterosessualità in se, quindi i corpi maschili non l’attirano, anzi la disgustano, infatti tutte le volte che andavamo al mare lei si doveva preparare psicologicamente. Non ha niente contro il genere maschile, solo che i corpi muscoli e peli la disgustano, si sente male quando li vede-
-Ma davvero?-
 
Intervenne Clarissa dal salotto, la donna annuì, la quattordicenne allora riflettè un attimo in modo filosofico su quanto dovesse essere ardua la vita di Brigitta.
Nel frattempo la nostra eroina, si riprese e tornò in cucina studiando i due adulti con sguardo truce.
 
-Zia… Gennaro… mi potete spiegare perché lui è qui e perché indossate solo un grembiule?-
 
Fù la zia a parlare, nello stesso modo in cui si parla di gattini pucciosi o di cosa si è fatto la sera precedente.
 
-Indossiamo solo dei grembiulini perché non avevamo voglia di rivestirci, visto che tanto saremmo tornati in camera dopo aver mangiato qualcosina, poi Gennaro è qui perché l’ho incontrato a un incontro di cui preferisco non parlare, c’è stato un qualcosa che subito mi ha colpito in lui e ora stiamo insieme, semplice cara-
-No asp- cosa?! Ma è davvero possibile una cosa del genere?-
-Certo signorina, insomma, quando i nostri occhi si sono incrociati ho subito sentito un feeling senza precedenti e ho capito che Rosalinda era la donna giusta per me!-
-Oh, tesorino mio! Lo stesso vale per me!-
 
Cuoricini incominciarono a volare per la stanza, così Brigitta se ne andò in salotto prima che il diabete le crescesse esponenzialmente.
 
-Clarissa te che ne pensi di sta cosa?-
-Penso che se papà e Rosa vogliono stare insieme allora va bene-
-Papà?-
-Bhè si, Gennaro è il mio padre naturale-
-Eh?-
 
Brigitta si avvicinò a Clarissa, che storse il naso per la vicinanza che si accorciava man mano.
-Si, è una storia di complotti alieni-
-Perché nessuno in sta casa mi avvisa mai di niente?! Io vado a dormire, basta, ho bisogno di staccare il cervello-
 
La nostra eroina si diresse verso la sua amata camera, la confusione che aveva in testa, per via di tutte quelle informazioni sconcertanti, non era poca.
 
Il giorno seguente nella sua classe arrivò Mr. Sfiga, che si sedette al banco rimasto vuoto vicino alla nostra beniamina, Brigitta però non riusciva a spiegarsi come mai apparisse così timido e impacciato quando parlava con lei, forse doveva solo abituarsi a essere in squadra con una ragazza, quindi non ci fece caso più di molto.
Quel pomeriggio, subito dopo scuola Gennaro li chiamò a raccolta, lei, mr. Sfiga e Clarissa.
 
-Allora ragazzi, abbiamo in mente una super missione sotto copertura! Oggi, più precisamente tra 5 minuti, si terrà un convegno allo scientifico, tutti gli alieni vi parteciperanno, quindi noi entreremo e approfittando del fatto che non ci sarà nessuno in giro, cercheremo la base segreta degli alieni!-
-Ma non ci poteva avvertire un po’ prima?-
 
Chiese Brigitta non proprio convinta di quel piano.
 
-Se c’è una cosa che mi ha insegnato scoby-doo è che l’improvvisazione è il miglior piano, non ci ricapiterà un’occasione del genere tanto presto, quindi dobbiamo approfittarne ora!-
 
Così la missione iniziò.
Quatti quatti entrarono nello scientifico, non c’era nessuno per i corridoi, non si divisero, perché avevano imparato dai film horror che è meglio non farlo quando sei in territorio nemico.
Guardarono dappertutto, ma non riuscirono a trovare la base segreta aliena, stavano per andarsene via quando una decina di licantropi e alieni li attaccò.
Subito evocarono le loro armi e iniziò la battaglia.
Era evidente però che la superiorità numerica dei loro nemici li stava mettendo in difficoltà.
Improvvisamente una ragazza dai lunghi capelli neri legati in una coda e con indosso una divisa da ricevimento entrò in scena e iniziò a pestare a sangue i nemici, con il telefono fisso che aveva in mano, la cornetta e il filo del telefono sono le migliori armi per un addetto al banco di ricevimento dopotutto.
Ma la sciccosa spilla a forma di fiamma che indossava rendeva era talmente carina che impediva a chiunque di riconoscere chi fosse.
In modo molto random Brigitta e la sconosciuta si ritrovarono a combattere schiena contro schiena, come nei migliori fil d’azione e naturalmente non riuscirono a trattenersi dall’iniziare un discorso a caso durante la battaglia.
 
-Ehilà, voi dovete essere le famose valchirie eh? Piacere, io sono il capo della fazione accoglienza turistica dell’alberghiero-
-Non sapevo che l’alberghiero addestrasse guerrieri-
-Ci sono molte cose che non sai sull’alberghiero tesoro, quella di cui faccio parte io è solo una delle 4 grandi fazioni in cui si divide-
 
A Brigitta tornò in mente una leggenda che si raccontava sul suo istituto: come tutti sanno le classi dell’alberghiero di Riccione si dividono in 4 specializzazioni: cucina, sala, pasticceria e accoglienza turistica/ricevimento. Alcuni narravano che l’alberghiero fosse dominato in segreto da una losca figura, che sceglieva i migliori alunni per ogni specializzazione e li trasformava in guerrieri, insegnandogli le segrete arti del campo che avevano scelto. Si diceva anche che i migliori di ogni campo diventassero una sorta di boss e che lavorassero direttamente per questa sospetta persona.
Prima di ritornare a parlare Brigittà colpì un lupo sulla gamba, ferendolo, mentre l’altra picchiava come si deve un alieno.
 
-Ti riferisci alla leggenda?-
-Vedo che sei informata-
-Sono anch’io una studentessa del Savioli dopotutto-
-Lo so, io so molte cose di te Brigitta Ciurringhi-
-Come fai a sapere il mio nome?-
 
La sconosciuta sorrise, per poi staccarsi dalla ragazza gigante e continuare a combattere.
A un certo punto però il telefono fisso che teneva in mano iniziò a suonare, visto che per qualche strano motivo funzionava.
 
-Buongiorno, istituto alberghiero Severo Savioli mi dica-
 
Quella ragazza continuava a combattere con incredibili mosse di arti marziali mentre parlava al telefono.
 
-Si regina, và tutto come programmato, sono entrata in contatto con le valchirie, perfetto, ai suoi ordini regina del mondo-
 
La chiamata venne chiusa. Brigitta era confusa, chi era quella “regina del mondo”?
Ma non ottenne le sue risposte, perché subito dopo che la battaglia si concluse quella ragazza misteriosa le passò vicino con nonchalance e le sussurrò:
 
-Ci vediamo in giro mia cara lesbica di quartiere, attenta perché le ragazze che si addormentano in giro sono le più facili da far sparire-
 
Brigitta ammutolì, possibile che sapesse di Tiziana?! Ma ormai la ragazza di ricevimento era scomparsa, lasciando nella nostra beniamina solo multi dubbi.
Senza aspettare i suoi compagni corse verso l’artistico, troppo in panico per le parole dette da quella ragazza perché le sue gambe si trattenessero dal correre verso l’oggetto delle sue preoccupazioni.
Trovò Tiziana a dormire tranquillamente sulla stessa panchina della volta prima, tirò un sospiro di sollievo, era lì, non era scomparsa. Però un senso di malinconia l’attanagliò subito dopo: per quanto sarebbe rimasta lì?
Il suo cellulare vibrò, un messaggio sconosciuto.
Se vuoi che la tua bella continui a vivere normalmente non intralciare il volere della regina del mondo”
Ancora con questa regina del mondo! Chi era e che voleva da lei?
Allora fece l’unica cosa che le veniva spontanea fare, abbracciò Tiziana. Per la prima sentiva il peso di essere una valchiria, il peso della responsabilità verso le persone care, il peso di scegliere con cura cosa fare per non avere troppe conseguenze, il peso di non riuscire a proteggere totalmente qualcuno.
Strinse forte quella ragazza tra le sue mani, come se le volesse impedire di scappare, impedire a qualcuno di portargliela via.
Poi, mentre i suoi pensieri si stavano ancora perdendo in questioni filosofiche e romantiche, sentì che la sua schiena veniva a sua volta stretta da due esili braccia.
 
-Gigante rosso ha bisogno d’affetto?-
 
Brigitta sentì il suo cuore sussultare come nei migliori film clichèosi, così strinse ancor di più la presa su quel corpo.
 
-Si-
-Tranquilla, sarò pronta a dartelo tutte la volte che vorrai-
 
 Rimasero così per un po’, semplicemente abbracciate, lasciando le parole in bocca, inespresse.
 Poi si avviarono, il fatto che Tiziana zoppicasse leggermente non poteva passare inosservato a Brigitta.
 
-Perché zoppichi?-
-Oggi mi è venuta una botta di sonno mentre scendevo le scale, così sono caduta e ora mi fa male la gamba-
 
L’istinto cavalleresco di Brigitta si risvegliò, non poteva certo permettere che una povera ragazza camminasse da infortunata! Così se la caricò in spalla senza che l’altra potesse protestare, non aveva calcolato però che Tiziana si stingesse a lei e che quindi i loro corpi fossero appiccicati. Mentre cercava con tutta se stessa di tenere lontani pensieri sconci andava verso l’auto della signora Riccarda, depositò Tiziana e se ne andò prima che qualcuno potesse notare le sue guance esageratamente rosse.
Non notando che la dormigliona la stava seguendo con lo sguardo mentre se ne andava, con sguardo inconfondibile.
 
-Ti piace?-
-Si, ma sai anche tu mamma che loro non approverebbero-
-Scusami cara, devi passare tutto questo per colpa mia-
-Tranquilla, mi avrebbero trovato in ogni caso-
 
Nel frattempo la ragazza misteriosa che sembra essere dappertutto aveva visto e sentito la scena naturalmente e nella sua mano il cellulare era già pronto.
 
-Regina del mondo, ho novità inaspettate…-
 
 
Mr. Sfiga stava passeggiando malinconico, aveva seguito Brigitta, inciampando svariate volte, quando era corsa via, sapeva di non aver mai avuto speranza con la ragazza, ma vederla con quello sguardo mentre parlava con Tiziana lo aveva distrutto.
Si sedette sopra le scale all’entrata dell’alberghiero.
In quel preciso istante, grazie alle oscure leggi delle coincidenze (ma forse no), comparve Carmelita, che lo notò subito.
 
-Ehilà Sfiga! Come mai qua tutto solo?-
-Stavo riflettendo, e tu dimmi perché qui?-
-Stavo uscendo, ho avuto dei contrattempi-
 
Sfiga notò il borsone nero che la ragazza teneva.
 
-Hai avuto pratica oggi?-
-Si, non immagini la stanchezza, rispondere al telefono ed essere sempre gentili può essere estenuante, soprattutto se ti capita la nonnina isterica-
-Fai ricevimento?-
-Accoglienza turistica, si-
 
Carmelita si sedette vicino a lui.
 
-Non vai via?-
-Non finchè non riesco a far comparire un sorriso su quel tuo faccino triste-
-Ti sei mai innamorata di qualcuno che sai che di per certo non ti ricambierà?-
 
Carmelita rimase un attimo sorpresa a quella domanda, lei innamorata? Sembrava quasi una barzelletta, lei usava i ragazzi solo come divertimento, come relax dal lavoro o per il lavoro. Ma guardando quel ragazzo, squadrandolo da capo a piedi, si sentiva strana, come se quel ragazzo non fosse il solito passatempo, ma fosse qualcuno di cui le importava davvero.
Le importava davvero.
Al suo cuore importava davvero.
 
-Si, mi è successo-
-Allora sai come mi sento-
-Già-
 
Ci fù un attimo di silenzio, poi Carmelita si alzò di scatto, trascinando con se anche lui. Per poi schiacciargli le guance tra le mani.
 
-Proprio per questo non dobbiamo permettere a questo di tirarci giù, sorridi! Sorridi dell’assurdità della vita, sorridi perché anche solo passare del tempo con la persona di cui sei innamorato è importante. Ma soprattutto sorridi perché quando troverai la persona che realmente è destinata a te allora riuscirai a pensare a questa cosa con allegria. E sorridi perché cioè, quando ti ricapita di avere una messicana caliente tutta per te?-
 
Sfiga rise, seguito a ruota dalla ragazza.
 
-Perfetto, ora che la mia missione è conclusa ti saluto!-
 
La messicana corse via, ma nella foga fece cadere qualcosa, prima che Sfiga potesse avvisarla di ciò era ormai scomparsa.
Il ragazzo quindi raccolse l’oggetto, glielo avrebbe restituito appena ne avesse avuta l’occasione.
Era una spilla, una spilla a forma di fiamma, esattamente come l’aveva la ragazza misteriosa che li aveva aiutati poco prima e Carmelita faceva ricevimento.
Non fù troppo difficile unire i tasselli del puzzle: Carmelita e la ragazza misteriosa erano la stessa persona.
 
Note della pazza:
 
Nuovo capitolo, ormai abbiamo constatato che il colpo di fulmine è una regola di questa storia.
Allora, abbiamo tante ship yaaaaayyyyyy!!!
E abbiamo scoperto chi era la ragazza misteriosa, ma che avrà da nascondere Tiziana? Bah....
Recensite!!!!

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Capitolo 7
*** capitolo 6: vecchie e nuove conoscenze ***


Capitolo 6: “nuove e vecchie conoscenze”
 
Nella casa di Brigitta dimorava un grande sconforto, Clarissa era infatti scomparsa subito dopo la battaglia allo scientifico, era stata rapita da un licantropo e portata in un luogo sconosciuto.
Brigitta seduta  sulla poltrona si accingeva ad ascoltare quello che Gennaro le stava per dire, si vedeva lo strazio sul suo viso, probabilmente se Rosalinda non lo avesse stretto calorosamente, ora starebbe piangendo.
 
-Brigitta, ti ricordi il licantropo che hai ferito?-
-Si, era diverso dagli altri, era l’unico grigio e aveva degli occhi strani-
-Lui è quello che ha rapito la mia bambina teneruccia, fa parte del clan di lupi più potente e feroce, li credevo estinti, ma a quanto pare mi sbagliavo, un clan che, viva la fantasia, si chiama “grey wolf”, probabilmente si sono dati un nome inglese per sembrare più fighi-
 
Ed eccolo, finalmente il momento “omg ma tu sei vivo?!” compare anche in questa storia.
Brigitta restò in silenzio, per qualche motivo sentiva che quella non era e non sarebbe stata l’unica volta in cui lei e quel lupo si fossero trovati faccia a faccia.
Ma la priorità ora era di trovare la petulante ed omofoba Clarissa, magari se l’avesse salvata avrebbe incominciato a non schifarsi più di avere la nostra beniamina a meno di tre metri da lei.
 
Intanto nelle prigioni segrete degli alieni…
 
Clarissa si risvegliò con l’odore di ferro e i cigolii delle catene, non poteva muoversi, era legata con diverse file di corde, probabilmente gli alieni volevano evitare che si trasformasse riuscendo a fuggire.
 
-Oh, la principesscia Rosaspina si è svegliata-
 
Davanti a lei c’era una ragazza, dai capelli neri e mossi in un fascionissimo caschetto disordinato, gli occhi erano castani e la pelle chiarissima, aveva le guance arrossate e puzzava d’alcool.
Clarissa storse il naso, non sopportava persone del genere.
 
-Scusala, gli alieni forniscono ai loro prigionieri qualsiasi cosa pur di farli stare buoni, visti gli esperimenti che fanno su di noi e come puoi ben vedere mia sorella ha scelto l’alcool per annegare i suoi dispiaceri-
 
Rivolse lo sguardo verso il proprietario di quella calda e mascolina voce, era un ragazzo molto alto, del tutto uguale all’altra ragazza se non per gli occhi azzurri e i capelli legati in un piccolo codino.
Era così tremendamente affascinante che gli occhi della bionda incatenata rimasero totalmente rapiti dalla sua figura.
 
-Ehi, non sci dicono scose cattive sciulla propria sciorella gemella, sciono più grande di 5 minuti porta riscipietto!-
 
Biascicò la ragazza ubriaca, per poi perdere l’equilibrio e cadere rovinosamente a terra, tra svariate bottiglie vuote di vari alcolici, non fù difficile per la nostra omofoba capire come fosse spartita la cella tra i due.
 
-Comunque non ci siamo presentati, io sono Peter e quell’ubriacona di mia sorella è Pan e se te lo stessi chiedendo sei nelle prigioni segrete degli alieni-
-Voi da quanto sono qua?-
-Che giorno è oggi?-
-Il 17 Settembre 2016-
-Allora siamo qui da un annetto circa-
-Ma allora come fate ad avere i capelli così corti?-
-Questo non ha importanza, l’importante è uscire da qui!-
 
In effetti aveva ragione Peter, quindi Clarissa non si fece altre domande.
 
-Ma come?-
 
La valchiria udì il suono di una bottiglia in frantumi, Pan aveva in mano il collo di una bottiglia di birra in mano e stava venendo verso di lei barcollando, Clarissa deglutì. Ma fortunatamente la ragazza usò quella micidiale arma solo per slegarla.
 
-Ecco fatto, ora misc valchiria può liberarsci, sono ubriaca, non scitupida-
-Grazie-
 
Pan la fissò strizzando gli occhi, quasi come dovesse metterla bene a fuoco.
 
-Che hai detto?-
-G-grazie-
-Ringrasciami quando sciaremo fuori di qui scema-
 
Clarissa si alzò ed evocò la sua arma.
Si trasformò nella valchiria pallavolista e grazie alla sua battuta segreta aprì un’uscita, creando un gran baccano.
L’allarme si accese, i tre allora incominciarono a correre a più non posso, ma presto alcuni omini grigi si misero davanti a loro.
La valchiria lottava coraggiosamente a suon di schiacciate letali e bagher devastanti, con qualche servizio assassino di tanto in tanto, mentre i due gemelli la supportavano come potevano: Peter usava le segrete arti marziali che aveva imparato da un eremita tailandese, mentre Pan usava gli alcolici e un accendino, preso da chissà dove, per sparare fiammate che cuocevano a puntino l’obbiettivo.
Dopo diverse lotte estenuanti e i deliri da ubriaca di Pan, finalmente riuscirono a raggiungere l’uscita, ma una schiera di licantropi gli barricò la strada.
Proprio quando tutte le speranze di riuscire a scappare sembravano ormai perdute, come in ogni storia d’azione che si rispetti, un’ascia a doppia lama tagliò l’aria, andandosi a schiantare a terra, tra lo sgomento generale dei licantropi.
Clarissa sapeva a chi apparteneva quella gigantesca arma, a una persona altrettanto gigantesca.
Brigitta comparve proprio in quel momento, in modo molto figo con la luce del tramonto dietro di sé, seguita da tutta l’allegra combriccola, alias Sfiga e Gennaro.
La battaglia allora poteva entrare nel suo culmine, ci furono tante mazzate e dopo che tutto finì Gennaro abbracciò la figlia.
Però Brigitta non era rimasta a guardare la commovente rimpatriata, era troppo impegnata ad inseguire lo stesso licantropo grigio che aveva affrontato il giorno prima e che aveva rapito Clarissa.
Quando lo raggiunse notò che era ferito, in più punti.
 
-Fermo!-
-Valchiria ci tieni così tanto a finirmi?-
 
Il lupo parlò, era una voce femminile e stranamente familiare alla valchiria, che sussultò, finchè quei lupi rimanevano bestie ringhianti era facile combatterle, ma ora, dopo aver sentito quella voce la testa di Brigitta venne riempita di dubbi.
 
-Perché hai rapito Clarissa?-
-Perché loro me lo hanno ordinato-
-Perché segui gli ordini degli alieni? Non preferiresti essere libera?-
-Certo, ma loro sono i creatori, loro non vanno contraddetti, loro ci controllano, voi valchirie siete i buoni, loro i cattivi e i cattivi hanno sempre dei sottoposti sacrificabili, ormai ho accettato il mio ruolo da quando mi hanno trovato-
-Come fai ad accettare una cosa del genere?-
-Anche se il mio amore non è accettato da loro, la persona che amo sarà al sicuro fin quando ubbidirò-
-Ma questo è crudele!-
 
Come da brava protagonista Brigitta esprimeva la propria opinione con convinzione e senza tentennamenti.
 
-Io…-
 
Ma prima che la nostra eroina potesse finire di parlare vide gli occhi del  licantropo farsi rossi e le sue fauci spalancarsi mentre l’aggrediva.
Era strano, con le ferite che aveva non avrebbe potuto continuare a combattere senza sentire un male atroce, “loro ci controllano”, ecco che cosa intendeva! In qualche modo gli alieni dovevano aver plagiato la mente dei licantropi per aver la certezza che gli ubbidissero!
Brigitta riuscì a scagliare la bestia contro un albero, il licantropo non si rialzò, ma era ancora cosciente, così gli si avvicinò.
 
-Ti salverò, è una promessa, perché conosco anch’io il peso dell’amore-
 
La nostra beniamina se ne andò dopo aver detto questa frase ad effetto, lasciando il licantropo là, sapeva che se l’avesse aiutato sarebbero stati guai, per entrambi.
Se ne andò prima di poter vedere la bestia trasformarsi in una ragazza gracile, dai lunghi capelli grigi con svariate meshes di colori accesi: il viola, l’azzurro, il blu elettrico e il verde, quella ragazza aveva gli occhi eterocromi e sussurrò nel suo stato di dormi veglia.
 
-Gigante… rosso…-
 
Brigitta tornò dai suoi compagni, la prigione era nei sotterranei segreti dello scientifico, quindi ora erano in pieno centro studi.
Quando arrivò vide una persona che non si sarebbe mai sognata di rivedere.
 
-Oh cara, finalmente sei tornata, lascia che ti presenti i salvatori di mia figlia: Peter e Pan-
-Io… devo correre, ho un impegno!-
 
Così dicendo fuggì via, per riuscire ad evitare la situazione imbarazzante che si sarebbe sicuramente andata a creare se avesse spifferato di conoscere già Pan, almeno ora sapeva il suo nome.
 
-Scentite ragasci io voglio vedere sce trovo un bar con alcool a buon presco, ci vadiamo-
 
Ma purtroppo la nostra beniamina non sapeva che anche l’altra l’aveva riconosciuta, visto che non è una persona che passa tanto inosservata, e che inoltre era molto brava a trovare scuse per svignarsela e soprattutto che correva veloce.
 
-Briscitta! Puoi anche fermarti adescio-
-Mi hai riconosciuta?!-
-Bhè sci, sciarò pure ubriaca ma scieca no, e poi non mi potrei mai dimenticare della ragascia che mi ha shverginato-
 
Brigitta arrossì di colpo.
 
-Ehi shta tranquilla, non scè l’ho mica con te, insciomma eravamo ubriache marscie entrambe quella scera in quel bar e non voglio nemmeno promessce d’amore eterno, sci chiama una botta e via per un motivo no? Yuk-
 
La valchiria rimase sconcertata dalla franchezza della ragazza, dov’era finita la timida ragazza con occhialoni spessi e le guance perennemente rosse per l’imbarazzo?! Si è vero le guance rosse ce le aveva, ma non era certo per l’imbarazzo.
 
-Sei cambiata molto-
-Te non scei cambiata affatto, scenti una di shte sere mi accompagni ad abbordare al bar? In ricordo dei vecchi tempi!-
-Ecco io…-
-Lo conoscio quello shguardo, Brigitta è innamorata! Brigitta è innamorata!-
-Abbassa la voce cretina!-
 
Pan sbuffò, era rimasta la solita noiosa Brigitta.
 
-Ci vediamo domani Briscitta e non evitarmi! Una amicizia tra lescibiche è la migliore cosa che posscia capitare!-
 
Pan se ne andò barcollante, così Brigitta si diresse verso la propria dimora.
 
Intanto poco distante qualcuno aveva osservato la battaglia, come da ormai tre capitoli, l’osservatrice era la misteriosa ragazza non più tanto misteriosa…
 
Carmelita abbassò il binocolo, aveva assistito a tutto, la battaglia tra valchirie licantropi e alieni per liberare una del gruppo, aveva già dei sospetti su chi potessero essere quelle valchirie e quei cacciatori, ma sperava con tutta se stessa che si sbagliasse.
Non voleva altri conflitti oltre quello nel suo cuore, lei era una messicana caliente, non era fatta per quei conflitti interiori, lei era fatta per sorridere, divertirsi e prendere in giro Brigitta, questo, nient’ altro
L’unico suo sollievo era che almeno anche la regina del mondo voleva la sconfitta degli alieni, quindi se tutto fosse andato bene non avrebbe dovuto combattere contro la sua migliore amica e Sfiga.
Sfiga, solo il suo nome fece emergere nella ragazza emozioni che non ricordava di aver mai provato.
Certo però che era proprio un ragazzo sfigato, innamorarsi di una ragazza lesbica, non era strano che lo chiamassero in quel modo, ma allora lei, che si era innamorata di lui che poteva dire? “Salve sono Carmelita e mi sono innamorata di Sfiga, che però è innamorato della mia migliore amica lesbica”
Ridicolo a dir poco, ma lei non era fatta per essere triste, quindi anche in quella circostanza sorrideva.
Messaggiò a Sfiga, in fondo gli innamorati vogliono sempre essere in contatto con la loro dolce metà no?
 
“Ehi, come va?”
“Bene dai”
“Senti Sfiga, ti devo dire una cosa”
“Dimmi”
“Mr. Sfiga non mi piace come nome, quindi da ora ti chiamerò Dear, perché l’inglese è figo u.u”
“Mi piace”
 
Inevitabilmente il cuore caliente della messicana divenne calientissimo.
 
“Posso chiederti una cosa?”
“Dimmi Dear”
“… No niente, a domani”
“A domani”
 
Carmelita spense il cellulare, quanto avrebbe potuto sopportare tutto questo? Era da sola e i suoi nemici erano i suoi amici e il ragazzo che amava, doveva solo resistere una altro po’, rialzarsi come aveva sempre fatto e non spezzarsi.
 
Note della pazza:
yay! Il nuovo capitolo ci apre nuove strade! Nuove rivelazioni! Cosa accadrà ora?
Recensite please!
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: L'amore è nell'aria ***


 
Sembrava tutto tranquillo quella mattina, il sole era alto, gli uccellini cinguettavano e la vecchia vicina nevrotica aveva smesso di urlare.
Insomma tutto sembrava in ordine e perfetto di fronte a casa Ciurringhi…
Aspetta un attimo…
PERCHE’ DIAVOLO TU, LOSCA FIGURA / MAGHETTA MINCHIONA, SEI DI NUOVO QUI?!
 
-E stai calma voce narrante! Porca miseria, non sono mica una stupratrice seriale!-
 
Disse la losca ragazza, che venne subito guardata storto dalle comparse che stavano passando in quel momento visto che, apparentemente, stava parlando all’aria.
No davvero, per quale cavolicchio di motivo sei ancora qui? Il tuo ruolo non si doveva esaurire con quel ridicolo pretesto per far innamorare Brigitta e Tiziana?
 
-In realtà devi sapere che il mio ruolo non è completo…-
Come scusa?
-Devi sapere che sono una romanticona fangirl e bhè, solo i Gennalinda sono canon, mentre tutte le altre, come la principale: Briziana o come la Carmiga, sono ancora rintanate nel baratro delle crack ship! Quindi ho deciso che in questo capitolo movimenterò un po’ le cose dal lato del cuore-
O no, ora ricomincia con i suoi fangirlamenti, Dio ti prego, abbi pietà di questa povera voce narrante senza nome!
-Ehi! Guendalina abbi un po’ più di rispetto per la tua creatrice! Ti ricordo che io sono l’autrice!-
Un’autrice modesta a quanto vedo! E si questo era sarcasmo!
-Ma a te piace quest’autrice…-
 
La svalvolata, dopo aver sussurrato quella frase con voce roca,  mi si avvicinò con fare ammiccante e un sorriso provocatore, sicuramente se avessi avuto delle guance, a quell’ora sarei arrossita.
 
-Che puccia che sei quando arrossisci-
Come faccio ad arrossire se non ho nemmeno un corpo?
-Bhè, nella mia testa ce l’hai…-
 
La ragazza si morse il labbro e naturalmente, visto che lei mia ha creata così cavolo, io mi sentì di nuovo avvampare.
 
-Comunque, ti volevo solo avvisare che in sto capitolo ci sarò anch’io, te però continua pure a fare il tuo lavoro, ok?-
Certo come sempre.
 
La ragazza losca scomparve.
Perfetto, ora torniamo alla storia, prima che qualche altro imprevisto arrivi random ad attentare alla mia calma interiore.
 
Brigitta si alzò e come tutte le mattine si diresse verso il bagno per prepararsi, niente di strano fino a qui.
Tranne per il fatto che , passando davanti allo specchio notò una fascionissima cicatrice gigante nella parte superiore della sua schiena.
Si trattenne dal gridare, che ci faceva quella cicatrice lì? Non si ricordava di aver avuto un incidente o cose del genere, però in effetti era possibile, con tutta la storia dello shock post-traumatico ecc…
Poi però si ricordò del simpatico meteorite che l’aveva presa in pieno qualche giorno prima e si spiegò il fatto.
Ma non si tranquillizzò, insomma come poteva?! Aveva una cavolo di, non proprio poco appariscente ma fichissima, cicatrice sulla schiena! Come l’avrebbe spiegato alla zia e come avrebbe fatto se fosse andata fino in fondo con Tiziana?! Quest’ultimo pensiero però le permise di sviare il discorso da: “Oh cavolo, ho una cicatrice sulla schiena”, a: “Oh cavolo, devo smetterla di fare pensieri hard su Tizià, è irrispettoso nei suoi confronti!”
Così dopo una scena che non aggiunge niente alla trama, Brigitta si preparò ed uscì insieme a Clarissa, che naturalmente teneva le distanze.
Incontrarono Carmelita e Sfiga e insieme presero il bus, su cui incontrarono anche Peter e Pan.
 
-E’ giunto il mio momento!-
Oh no, vabbè tanto io sono solo una voce narrante.
-Per me sei molto di più…-
 
La voce narrante sentì una grande emozione a quelle parole, cosa che le succedeva sempre quando era con l’autrice, ma che naturalmente non avrebbe mai ammesso.
La stramba ragazza molto poco sospetta, agitò un mini scettro magico a forma di piuma, et voilà, il gruppo si separò in  modo strategico.
Brigitta rimase da sola, mentre Sfiga e Carmelita erano finiti poco più in là e i gemelli, insieme a Clarissa, erano finiti alla fine del bus.
 
-Sto conducente sembra aver bevuto più di me stamattina, ed io faccio colazione con un bel birraccino!-
-Calma sorellina, piuttosto, tu stai bene Clarissa?-
-Sì, grazie-
 
Che ragazzo dolce, sembrava davvero preoccupato, pensò Clarissa, Pan dal canto suo aveva già cominciato ad irritarsi il suo primo giorno di scuola.
Eppure per qualche motivo non riusciva proprio a farsela stare antipatica.
 
-Clarissa ecco vedi, io inizio l’artistico oggi, solo che non ho mai visitato quello di questo centro studi, non è che mi faresti il favore di accompagnarmi?-
 
Le chiese Peter con la sua voce calda e il suo sorriso gentile, cose che bastarono alla giovane per rispondere al ragazzo affascinante di sì.
Intanto Pan osservava la scena in silenzio, osservando i sinuosi swish dei capelli biondi della valchiria, pensando che, anche se quella ragazza era più piccola di due, riusciva ad attrarla irrimediabilmente.
 
-Ehi fratellino, non è che ti vuoi tenere la nostra salvatrice tutta per te giusto? Dimmi Clarissa, finito il biennio che specializzazione intendi fare?-
-In realtà non ho ancora scelto, non so se andare un po’ più sul sicuro scegliendo la carriera di grafica, o d’inseguire il mio sogno di diventare una pallavolista professionista-
-Capisco, bhè c’è ancora tempo, che puoi benissimo impiegare rincorrendo i tuoi sogni o con un paio di bottiglie di birra!-
 
Il fratello la guardò male, mentre la valchiria ridacchiò.
 
-Si dai, magari mi ubriaco così mi viene un’illuminazione divina!-
 
Quella risata, fù abbastanza per far innamorare Pan, senza possibilità di ritorno.
 
-Io vado da Brigitta, sapete voglio fare quattro chiacchere tra lesbiche-
-Eh?-
 
Clarissa rimase shokkata, Pan apparteneva all’altra sponda?
Tornò a chiaccherare con Peter, provando a non pensare alla cosa, lui era molto simpatico e dolce, il tipico ragazzo che tutte vorrebbero, chissà magari un giorno sarebbe potuto diventare anche più di un amico, sorrise.
Eppure, pur avendo questo magnifico pensiero in testa, non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Pan, con ansia nel cuore, misto a qualcosa che non conosceva.
 
Carmelita era isolata insieme a Sfiga, non che la cosa le dispiacesse sia chiaro, ma c’era qualcosa di strano nel ragazzo, era agitato e non sapeva perché, era come se l’oggetto della sua ansia fosse proprio lei.
 
-Ehi Dear, lo so che la mia quinta può destabilizzare certi uomini, ma tranquillo, mica ti mangio-
 
Sfiga sorrise tristemente guardandola, ora ne era certa, la causa di quell’ansia era lei.
 
-Ho fatto qualcosa per meritare quest’indifferenza? Ti chiedo scusa, sai certe volte, essendo troppo impegnata a essere caliente, non mi accorgo quando ferisco qualcuno, ma mi dispiace davvero-
-Sei una brava persona Carmelita-
-Guarda che se incominci  a farmi i complimenti, rischi di risvegliare il mio lato più pepato qui, su questo bus-
-Mi chiedo perché proprio te devi essere…-
-Cosa?-
 
Sfiga respirò profondamente prima di parlare.
 
-Devi essere il capo degli studenti di accoglienza turistica-
 
Carmelita rimase sconvolta da quella rivelazione, come faceva Dear a saperlo? Eppure aveva indossato anche la spilla per non farsi riconoscere, proprio come gli anime anni 80’ le avevano insegnato!
 
-Forse perché sono la più talentuosa alunna della scuola per questo settore, non potevo tirarmi indietro-
-Una recente indagine delle valchirie ha rivelato che l’alberghiero è governato da una misteriosa entità governativa, non è ben chiaro quale sia il suo scopo o da che parte stia, ma il solo fatto che addestri semplici studenti nelle arti delle specializzazioni alberghiere è sospetto-
-L’hai detto tu no? “Non si sa da che parte stia”, quindi per ora non sono un vostro nemico, e fidati, un giorno potrei anche esserlo sul piano ufficiale, ma non lo sarò mai sul piano del cuore!-
 
La messicana pronunciò decisa quelle parole e guardando intensamente, rigorosamente negli occhi, il ragazzo.
 
-Mi mancava dire frasi ad effetto, preparati, siamo quasi arrivati-
 
Brigitta vide Pan avvicinarsi, aveva lo sguardo cupo e perso in un mondo tutto suo, così la ragazzona superò l’imbarazzo, in quanto considerava Pan ancora un’amica, come lo erano una volta, ma questa è un’altra storia. (coming soon in this chapter)
 
-Che ti è successo?-
-Niente, mi sono solo innamorata di un’omofoba-
-Eh?-
 
La nostra eroina la guardò con occhi sgranati.
 
-Mi sono solo innamorata di un’omofoba, ho visto lo sguardo disgustato di Clarissa dopo che ho rivelato di essere lesbica-
 
Alla nostra valchiria preferita ritornarono in mente ricordi del passato, delle innumerevoli ragazze di cui si era innamorata negli anni, tutte dannatamente etero.
 
-Fa male quando succede vero?-
-Giusto, a te è capitato con Adriana no?-
-Si, dopo di lei ero così sconvolta che… che…-
-Che ti sei ubriacata in quel bar, dove io ti sono venuta a prendere da brava amica, ho incominciato a bere pure io e in una volta sola mi hai fatto scoprire sia la mia sessualità che perdere la verginità, i miei complimenti-
 
La nostra beniamina si ricordò di come avesse conosciuto la ragazza, molto semplicemente erano capitate vicine di banco in prima, si erano trovate subito in sintonia, quindi fù semplice per le due legare fino a diventare buone amiche.
Brigitta arrossì, ma non perché era in imbarazzo ricordandosi la scena, ma perché era in imbarazzo visto che non si ricordava niente di quella notte, solo che si risvegliò la mattina successiva con un mal di testa atroce, in un letto che non era il suo e con una ragazza nuda affianco.
Aveva rubato a quella ragazza uno dei momenti più importanti della sua vita e non se lo ricordava, andava contro tutti i solidi principi morali che possedeva.
Inutile dire che da quel giorno Brigitta divenne astemia, anche per il fatto che ci era voluta una sola birra per farla ubriacare completamente.
 
-Ma ti fai ancora problemi su sta cosa? Dai su Brigitta! Non puoi sempre guardare al passato!-
 
Brigitta annuì, mentre l’autobus si fermava alla loro fermata e una valanga di studenti depressi invase le viuzze che portavano al centro studi.
Non ebbe il tempo di mettere piede fuori che una mandria di primini arrapati la circondarono, avevano mazzi di rose nelle loro mani e cuorincini al posto degli occhi.
Inevitabilmente la nostra eroina incominciò a starnutire senza ritegno, creando folate di vento che strappavano i petali dagli steli dei fiori.
Doveva riuscire a fuggire, doveva riuscirci prima che le lacrime dovute al pizzicore del polline l’accecassero completamente.
Poco distante vide la figura assonnata di Tiziana dirigersi verso l’artistico.
Come se le avessero iniettato steroidi di toro, Brigitta sentì l’energia scorrere in lei, abbandonò quindi il gruppo di primini con uno scatto da campionessa olimpica, li seminò e infine raggiunse Tiziana col sorriso sulle labbra.
 
-Mi chiedevo dove fossi finita gigante rosso, visto che non ti vedevo, yaw-
-Sono appena scesa dal bus-
-Perfetto, allora che ne dici di accompagnarmi?-
-Certo-
 
Le due s’incamminarono tranquillamente verso le scuole, camminarono in silenzio, in uno stato quasi sognante, poi arrivarono al bivio che arriva sempre alla fine di ogni strada, ma prima che si separassero Tiziana porse a Brigitta un biglietto.
Quando la nostra beniamina lo aprì e notò che sopra c’era scritto il numero di telefono della ragazza dalle meshes colorate, allora le venne quasi voglia di cantare “firework” dalla felicità.
“Tiziana Wolf”, questo era il nome scritto sul bigliettino, quindi ora sapeva anche il suo cognome, quindi se fosse risalita al suo indirizzo avrebbe anche potuto sapere a quale campanello suonare!
“Brigitta! Smettila di pensare come una pazza stalker maniaca! Non è rispettoso nei suoi confronti!”
Si diresse verso la sua classe e per ironia della sorte, o dell’autrice in questo caso, nella sua stessa classe si trasferì anche Pan.
Dopo la scuola Brigitta non perse tempo e mandò un messaggio, iniziò salutandola, aspettò la risposta, poi si fece coraggio e le chiese d’uscire, Tiziana rispose che quel giorno non poteva, ma che per quello dopo sarebbe stata libera, il ché era ottimo visto che si trattava di un sabato.
La nostra protagonista quindi tornò a casa tranquilla e felice per aver ottenuto un appuntamento.
 
Dall’altro capo del telefono Tiziana era impegnata.
Gli alieni erano riusciti a rapire una valchiria, in un momento non ben specificato della storia, e ora volevano che lei, l’ultimo esemplare dei licantropi grigi la interrogasse, con gli antichi metodi di tortura tramandati nel suo clan.
Si era preparata notti intere per quel giorno, e anche se odiava farlo doveva, altrimenti a pagarne le conseguenze sarebbero state la sua adorata madre adottiva e Brigitta.
Si, Brigitta, la ragazza di cui si era innamorata con un solo sguardo, come se l’avesse colpita un misterioso incantesimo.
La vittima era davanti a lei, bendata e tremava, era il suo momento.
 
-Dimmi dov’è la base delle valchirie, oppure…-
-Oppure cosa farai? Minaccerai di uccidere la mia famiglia o altro, mi dispiace per te ma siamo valchirie da generazioni, non sarà così facile! Io non parlerò mai!-
-No, farò qualcosa di molto più subdolo, qualcosa che distruggerà la tua psiche fino a farti impazzire e allora i tuoi familiari non dovranno proteggersi da me, ma da te-
-C-cosa intendi?!-
-Ti spoilererò tutte le tue serie preferite, i film che intendi vedere e perfino tutti gli episodi di Peppa pig e Doraemon-
-No! Peppa pig e Doraemon no!-
 
La tortura iniziò, ma per quanto la ragazza si contorcesse in preda agli spasmi, o gridasse per non sentire, era tutto inutile, le parole fluivano dalla bocca della licantropa senza sforzo.
E quando la ragazza divenne insofferente e immobile ottenne quello che gli alieni le avevano chiesto.
 
-Il nascondiglio delle valchirie si trova nell’aula numero 8 dell’artistico, ma solo le valchirie possono accedervi-
-Questo non è un problema-
 
Una voce maschile, Tiziana si voltò, il capo alieno era lì e sorrideva malignamente.
 
-Hai fatto un ottimo lavoro Tiziana-
 
La ragazza lupo se ne andò, gli occhi le pizzicavano, perché gli alieni dovevano essere così crudeli? Perché dovevano obbligarla a fare una cosa che tanto odiava? Lei non era quel genere di persona, lei avrebbe soltanto voluto vivere tranquilla con sua madre e magri riuscire un giorno a rivelare al suo gigante rosso i suoi sentimenti.
 
-Gigante rosso… Brigitta… quanto vorrei che tu fossi qui in questo momento...-
 
Così dicendo una lacrima solitaria bagnò la sua guancia, mentre si dirigeva verso casa.
 
 
Note del genio pazzo:
yay nuovo capitolo! Cose shippose! Piccole rivelazioni e  tante cose! Come procederà ora?
Recensite e lo saprete u.u
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: la calma prima della tempesta ***


Rosalinda si svegliò, sbadigliò e notò, con particolare piacere ed euforia che in quel magnifico letto matrimoniale non era sola, Gennaro era infatti di fianco a lei che dormiva beatamente.
Si alzò, senza svegliare il focoso amante e si preparò per la giornata, cioè si vestì a caso, sistemò pennelli, colori e tutto l’armamentario in uno zaino e partì verso nuove, artistiche, avventure!
Arrivò fino a un piccolo spazio, dove i cadaveri dei vecchi convogli del treno, era il posto ideale per fare qualche graffito.
Si coprì il viso con un trasgressivo foulard rosso e incominciò a creare le sue opere: un gigantesco pesce palla che lotta contro packman, un orso che si propone a una giraffa ecc…
Quando, senza preavviso, un ufo non atterrò vicino a lei.
 
-Facciamo bordello!- Urlò come se non ci fosse un domani.
 
 Un piccolo esserino verde uscito da lì, in mano aveva una strana pistola.
Appena videro la donna l’attaccarono, incominciando a sparare laser dalle loro pistole, ma non sapevano con chi avevano a che fare.
Rosalinda creò una giga nube di colore grazie alle sue bombolette, indossò gli occhialoni che portava sempre con se e mise in atto la sua strategia: mentre gli alieni tossivano e si accasciavano a terra per colpa della nube tossica, la donna li colpiva da dietro con le mosse di arti marziali che aveva imparato da un saggio giapponese nel suo viaggio a New York.
Gli alieni erano temibili con le loro armi, ma se non potevano usarle, visto che sti qua erano troppo stupidi per indossare uno dei fantascientifici visori in loro dotazione, erano dei rammolliti che un’artista ninja come lei non aveva difficoltà a fronteggiare!
Dopo aver sconfitto tutti gli esserini usciti da quell’astronave, Rosalinda era completamente ricoperta di colore.
In pochissimo tempo arrivarono anche Gennaro, Brigitta, Clarissa e Sfiga, avevano visto l’ufo ed erano accorsi per vedere che stava succedendo, furono molto sorpresi quando notarono che tutti gli alieni erano già stati sconfitti.
 
-Il leggendario artista ninja!-
 
Gennaro e la persona completamente ricoperta di colore, perché tanto abbiamo capito che basta poco per non essere riconosciuti qui, erano l’uno di fronte all’altra.
 
-Sì, è così che molti mi chiamano, ma vedi Genny cucciolone mio adorato, io sarei Rosalinda, la stessa Rosalinda con cui hai fatto fuoco e fiamme ieri notte-
 
Rosalinda pronunciò quelle parole come se fosse la cosa più naturale al mondo, lasciando l’amante felicemente sorpreso, mentre le due ragazze attonite, visto che in casa, la notte prima, c’erano anche loro a dormire nei loro comodi lettini.
 
-Cavolo, per poco non ti riconoscevo my love-
-Non preoccuparti my sweetheart, possiamo sempre rimediare in un altro modo… vedi sono tutta sporca, solo che non mi piace fare la doccia da sola, non è che mi accompagneresti?-
 
I due si scambiarono un occhiolino ammiccante, per poi andarsene per conto loro, lasciando sconcertati gli adolescenti.
 
-Io vado a trovare il mio ragazzo-
 
Sfiga e Brigitta si voltarono verso di lei, avevano sentito bene?
 
-Il tuo ragazzo?- Chiese titubante la nostra eroina.
-Si, io  e Peter abbiamo deciso di metterci insieme, insomma lui è così fantastico e gentile!- Rispose la ragazza euforica, senza però dimenticare qualche occhiataccia qui e là verso la nostra beniamina.
-Peter è il fratello gemello di Pan, se lo vai a trovare ci sarà di sicuro anche lei, non ti dà fastidio?-
-Un po’ si, ma non odio Pan, anzi quando c’è lei mi sento bene e ora scusatemi, ho un meraviglioso ragazzo che mi aspetta!-
 
Clarissa corse via a velocità esorbitante, lasciando Sfiga e Brigitta da soli.
Così il ragazzo decise di tirar fuori il suo essere uomo, dichiarandosi alla ragazza gigante di fianco a lui.
 
-Brigitta!-
-Dimmi-
-Ecco io…-
-Cosa ti succede? Sembri molto teso, c’è qualcosa che non va?-
-Ecco… vedi… tu…tu…-
-Oh, mio dio! Ho fatto qualcosa di male?! Scusami!-
-No, ecco… tu… tu… mi piaci Brigitta!-
-CHEEEEEEEEEEEEEEEEE?!-
 
Dire che Brigitta era sconcertata era dir poco, che doveva fare? Sfiga era un amico e naturalmente lei ci teneva, ma non in quel modo! Non voleva ferirlo, ma non poteva neanche dargli false speranze, se solo ci fosse stata quella disgraziata della sua migliore amica lì con lei, Carmelita era un asso se si trattava di mollare i ragazzi con le scuse più disparate.
Ok, lo avrebbe rifiutato, ma in un modo gentile, doveva essere determinata!
 
-Sfiga! Mi dispiace, ma sai non posso io…-
-Sei lesbica e già innamorata di Tiziana, lo so-
 
Brigitta s’irrigidì a quelle parole.
 
-Come fai a saperlo?!-
-E’ abbastanza palese, quando parlate sembrate già fidanzate dal vostro atteggiamento-
-Quand’è che mi avresti visto parlare con Tiziana?-
-Siamo in un centro studi, sai può capitare-
-Ah, ok…-
 
Sui due calò il classico silenzio imbarazzante, che naturalmente li mise in imbarazzo, bisognava assolutamente romperlo con qualche pretesto, anche il più stupido sarebbe andato bene.
 
-Ecco io… devo andare in libreria a comprare le scarpe nuove a mia nonna ci vediamo Brigitta!-
 
Così anche Sfiga corse via, lasciando la ragazza completamente sola.
 
Intanto in una casa caliente…
Carmelita aveva appena finito d’interrogare il sospettato, uno studente dello scientifico, la regina del mondo voleva che raccogliesse il maggior numero d’informazioni possibili, sia sulle valchirie che sugli alieni.
Aveva voglia di rilassarsi uscendo un po’, quando il suo cellulare si mise a vibrare.
 
Dear: possiamo vederci?
 
Carmelita si trattene dal ballare dalla gioia e si limitò mandando al suo amato una risposta affermativa, si misero d’accordo sul luogo e uscì con un po’ troppo entusiasmo.
Conosceva Sfiga da appena un mese eppure il suo cuore era già stato completamente rapito da quel ragazzo.
 
Aspetta, ma quand’è che è passato un mese? Io ero rimasta al quarto giorno di scuola! Disse la voce narrante rivolgendosi verso l’autrice che, come ogni volta, sfoggiava un outfit anti sgamo.
-Bhè ecco, ho notato che era molto poco credibile che tutte ste cose succedessero un giorno dopo l’altro, quindi ho deciso di fare un salto temporale random-
Tu sei pazza! Esclamò la voce narrante, già c’erano miriadi di cose nonsense nella storia, ora ci voleva anche aggiungere salti temporali a rendere ancora più incoerente sto racconto?
-Però confessa… Ti piace da impazzire questa pazza- Disse, eseguendo un perfetto occhiolino ammiccante.
 
La voce narrante arrossì, tossendo un paio di volte per riprendersi.
 
-Autrice, sei sempre la solita, e tu voce narrante dovresti importi un po’ di più-
 
Carmelita intervenne random nella discussione mentre camminava per andare dal suo Dear.
 
Ma aspetta, quindi lei può sentirci?!
-Potenzialmente tutti i personaggi di sta storia possono sentirci-
Quando avevi intenzione di dirmelo?!
-Magari sta notte, mentre eravamo impegnate in un’ardente lotta sotto le lenzuola, non so se mi spiego- Disse l’autrice con voce suadente.
 
La voce narrante non poté trattenersi dal bollire d’imbarazzo, così decise che la scelta più salutare per il suo cuore febbricitante, era di continuare a narrare di Carmelita.
La messicana arrivò al luogo stabilito, subito i suoi occhioni neri trovarono Sfiga, manco fossero radar russi, era seduto su una panchina, così vi si sedette accanto.
 
-Che succede Dear? Hai una faccia, nemmeno io sono così depressa quando finiscono le spezie piccanti a casa, su su, confidati con Carmelita-
-Io… Mi sono dichiarato a Brigitta, naturalmente lei mi ha rifiutato, ma non riesco a non starci male come un idiota-
-Su, è normale, tutti stanno male sapendo di non essere corrisposti, non sei un idiota per questo-
 
Il viso del ragazzo venne rigato da una lacrima, anche se sapeva benissimo che Carmelita era agli ordini della regina del mondo, e sapeva che quindi, la ragazza avrebbe dovuto sottostare agli ordini della misteriosa figura qualsiasi essi fossero stati, si sentiva bene con lei.
Carmelita aveva quel non so che, che gli permetteva di rilassarsi e di sfogarsi.
Così iniziò a piangere sul suo cuore spezzato, mentre la messicana lo rassicurava, raccontando fatti di dubbia moralità, ma esilaranti e accarezzandolo dolcemente sulla testa, scompigliandogli giocosamente i capelli.
 
-Non so se riuscirò a riprendermi, questa volta il mio cuore era stato completamente conquistato da lei-
-Devi provarci invece, sia per te che per lei-
-Ma come? Mi hai visto no? Inciampo dappertutto, non sono intelligente e mi innamoro delle persone sbagliate, come posso pretendere di trovare qualcuno che mi ami?-
-Forse non devi essere tu a trovarla, ma lei a trovare te?-
-Sono un totale disastro, chi vorrebbe mai…-
 
Ma prima che potesse terminare la frase, il dolce bacio di Carmelita gli aveva impedito di continuare.
Rimase immobile a quel contatto, non si aspettava che la ragazza si spingesse a fare un gesto simile.
 
-Hai proprio uno strano modo per rincuorare le persone con il cuore spezzato-
-Non volevo rincuorarti, con quel bacio io volevo dirti… dirti…-
 
Quelle parole rimasero sospese, sopra interminabili secondi di silenzio.
 
-Cosa?-
-Davvero non riesci a capirlo?-
-No-
-Che io… io…-
 
La ragazza boccheggiava nel tentativo di pronunciare quelle parole, ma la sua gola era secca e l’aria sembrava non voler passare dalla sua bocca.
Ben presto le sue guance si rigarono di copiose lacrime, mentre continuava ancora a pronunciare quelle benedette parole.
La sua maledizione la stava devastando un’altra volta e lei non poteva farci nulla, perché non aveva il potere di contrastarla.
Si sentiva umiliata, triste e delusa, perché, seppur avesse cercato di trasmettergli quello che provava tramite un bacio, visto che quelle parole ormai erano solo un lontano ricordo, Sfiga aveva solo un’espressione confusa.
Allora lo rifece, lo baciò un’altra volta, con disperazione, perché quello era l’unico modo che aveva per dimostrargli il suo amore in quel momento.
 
-Capiscilo cavolo! Capiscilo! Ci sono anch’io oltre Brigitta, ci sono anch’io!-
-Eh?-
 
Negli occhi del ragazzo la confusione era ancora presente, perché non capiva?! Perché non riusciva a capire quanto fosse importante per lei?!
Anzi no, perché non riusciva a credere a quanto fosse importante per lei?
Così Carmelita se ne andò, sconfitta, riuscendo a seminare Sfiga, che la chiamava e la inseguiva.
Si rifugiò a casa dell’unica persona che le era stata sempre accanto nonostante tutte le disgrazie che si portava dietro: Brigitta.
Suonò e ad aprirle trovò, come tutte le volte che era venuta a fare visita a quella casa, la ragazzona dai riccioli rossi.
Brigitta rimase sorpresa di ritrovarsi Carmelita sull’uscio di casa, con il trucco colato poi, la messicana era una di quelle ragazze dal trucco sempre impeccabile, cosa indispensabile essendo una specializzanda in ricevimento.
 
-Ciao tesssoro, mi dispiace disturbarti a quest’ora ma…-
-Tranquilla, vuoi del thè allo zenzero?-
-Tu si che mi conosci tesssoro-
 
Si diressero in cucina, fortunatamente non c’era nessun altro nei paraggi, visto che gli altri erano nelle loro rispettive stanze a fare cose non ben specificate, mentre Clarissa doveva ancora rientrare dall’appuntamento con Peter.
Dopo essere andata in bagno per sciacquarsi la faccia, la messicana raggiunse Brigitta per godersi il thè.
 
-La vita è proprio ingiusta vero?-
-Già, l’ho capito quando ho cercato di fare coming out con te-
-Ah si, quello si che è un episodio divertente-
 
Flashback random di cose passate…
Una Brigitta tredicenne era molto tesa, sapeva ormai da diverso tempo, molto probabilmente dalla nascita o addirittura prima che tutti gli esseri dotati di un organo riproduttivo maschile, anche detto “banana” non l’avrebbero mai attirata. Sapeva benissimo alla sponda a cui apparteneva, non se ne vergognava, ma aveva paura, paura della reazioni di tutti quelli che conosceva e che amava.
Ma doveva liberarsi dal peso di tenersi tutto dentro, quindi quel giorno aveva invitato le sua migliore amica nella speranza che almeno lei l’avrebbe accettata.
 
-C-carmelita…-
-Dimmi tesssoro-
-E-ecco i-io… v-vorrei d-dirti u-una c-cosa m-molto i-importante, s-solo c-che h-ho p-paura-
-Su su tesssoro, mica ti mangio-
-E-ecco i-io… s-sono… s-sono…-
 
Ma la pura Brigitta, che in quell’epoca era ancora di un’altezza decente, si bloccò, l’ansia era troppa.
 
-Se vuoi dirmi che sei lesbica lo so già-
-Eh?-
-Tesssoro, ce li ho gli occhi, vedo come ti divori con gli occhi Roberta, sbavi ogni volta che la vedi praticamente e se te lo stessi chiedendo: no, non mi dà fastidio, per me sei sempre la mia migliore amica e bla bla bla… Quindi rilassati e finisci il tuo thè tessoro-
Fine del flashback random, grazie per l’attenzione.
 
Carmelita incominciò a ridacchiare al ricordo, per quell’occasione Brigitta era tesa come una corda di violino e balbettava come un’ossessa, e la sua faccia quando poi ha scoperto che la messicana sapeva già tutto era stata impagabile.
 
-Mi sono dichiarata a Sfiga-
-Aspetta… MI STAI DICENDO CHE TU ERI INNAMORATA DI LUI E NON MI HAI DETTO NIENTE?! Ma perché qui tutti mi tengono all’oscuro di qualcosa?!-
-Correggi il tempo verbale tesssoro, non passato, ma presente, sono andata da lui, l’ho baciato e ho sperato che lui capisse, ma a quanto pare non è stato così-
-Come ti è venuta in mente di baciarlo?-
-Ho preso spunto da te quando ti sei dichiarata a Denise, se non sbaglio quella volta l’hai letteralmente “presa, sbattuta contro il muro e baciata” perché era troppo ottusa per capirlo con le parole-
 
Brigitta guardò storto la sua pseudo migliore amica.
 
-E tu come lo sai questo?-
-Bhè ecco… passavo per caso nel vicolo in cui hai deciso di dichiararti e così ho deciso d’immortalare il momento col cellulare, dovrei avere la registrazione ancora da qualche parte a casa-
 
Un’aura assassina circondò la valchiria, fortunatamente era brava a contenere la rabbia.
 
-Non ti uccido solo perché sei triste anche se non sembrerebbe-
-Che dolce che sei-
 
Carmelita sorrise, si venire da Brigitta era stata la scelta più giusta, non se ne rendeva conto, ma la nostra beniamina poteva donare relax alle persone.
 
Intanto in un luogo romantico…
 
Clarissa e Peter avevano appena finito il loro appuntamento, inutile dire che la ragazza era già cotta come una pera.
Peter sorrise in modo malvagio: stava andando tutto secondo i suoi piani.
Tornato a casa premette un sospettosissimo pulsantino rosso, le pareti della casa si rovesciarono in modo molto figo, rivelando aggeggi fantascientifici attaccati alle pareti e le finestre vennero oscurate.
Così, in preda all’eccitazione si destreggiò in una perfetta risatona malvagia.
 
-Stai un po’ zitto, c’ho l’emicrania!- Urlò Pan dal divano.
-Te hai sviluppato una vera e propria dipendenza per gli alcolici terrestri-
-Sono buoni-
-Il tempo ormai è giunto, il nostro piano è vicino al compimento-
-Dì pure tuo piano, mio caro fratellino comandante supremo degli alieni-
-Non sei eccitata Pan?-
-C’è qualcos’altro che mi fa eccitare molto di più-
-Noi siamo i robot che hanno sconfitto quei rammolliti esseri organici del nostro pianeta natio, poi abbiamo usato il loro codice genetico per creare dei cloni che potessero servirci come soldati sacrificabili contro quelle fastidiose valchirie, ora ne abbiamo finalmente avvicinato un piccolo gruppo e una ha completa fiducia in me! Le sconfiggeremo dall’interno!-
 
Pan sapeva benissimo che il fratello si riferiva a Clarissa, si era fidanzato con lei solo per poterla manipolare, anche il piano della prigione era tutta una messa in scena, fingere di essere stati rapiti dagli alieni per guadagnarsi la fiducia di una valchiria.
Pan non si era mai tirata indietro sul suo destino, erano programmati per conquistare più pianeti possibili, ma suo fratello aveva ucciso il loro creatore per diventare l’unico e indiscusso re dell’universo. Eppure ora che c’era di mezzo anche quella giovane valchiria niente era più lo stesso.
Anzi, non era più lo stesso da quando aveva incominciato ad interessarsi agli umani, assorbendo più informazioni possibili da loro e assorbendone anche le emozioni.
Ma sapeva che la missione aveva la precedenza, loro erano robot gemelli, era impensabile che uno dei due andasse contro all’altro, la loro programmazione lo impediva.
Ma gli occhi azzurri e i capelli biondi stampati nella mente di Pan sembravano urlare un’altra cosa.
 
-Domani incomincerà la vera battaglia, preparatevi mie care valchirie-
 
 
Note della pazzoide:
yay nuove cose cosose! Colpi di scena! Angst! Cose! Autrice! E molte cose! Ok, dal prossimo capitolo inizia la vera battaglia tra valchirie e alieni, siete pronti? Recensite!!!! wouuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: La prima vera battaglia ***


Brigitta si svegliò con una strana sensazione, mentre acquistava sempre più lucidità s’accorse di uno strano particolare, o meglio quando la lampada le sbattè in testa perché ondeggiava pericolosamente, se ne accorse: stava tremando tutto.
Subito si catapultò fuori dalla stanza per vedere la situazione, vide Rosalinda, Gennaro e Clarissa, già trasformata nella sua bellissima tenuta sportiva valchiresca con palla da demolizione incorporata, in quel momento capì a cosa era dovuto quel terremoto: tre navi aliene erano nel loro soggiorno.
Così Brigitta, senza pensarci due volte, entrò nel suo assetto da valchiria, abbandonando il suo pigiama troppo corto.
Così iniziò la battaglia, fendenti e pallonate fendevano l’aria, insieme a raggi laser alieni.
Gennaro e Rosalinda aiutavano le ragazze nelle retrovie, improvvisamente gli alieni fecero esplodere una bomba ai raggi gamma, così i nostri eroi vennero scaraventati per strada.
Ad attenderli c’erano decine di licantropi pronti a sbranarli.
In loro soccorso, inciampando diverse volte sulle sue stesse gambe in un momento così poco appropriato, arrivò anche mr. Sfiga.
Dopo poco e senza una ragione plausibile, arrivò anche la ragazza misteriosa con la divisa da ricevimento, Brigitta la trovava familiare, da qualche parte l’aveva già vista, ma la sciccosità della spilla che indossava le impediva di capire chi fosse.
La nostra eroina combatteva, cercando però di non colpire forte i licantropi, o di ferirli in modo grave, in quanto loro erano probabilmente solo una pedina degli alieni e combattevano contro la loro volontà, era decisa ad indagare e a scoprire di più.
Proprio mentre pensava a questi pensieri filosofici, molto poco opportuni durante una battaglia in cui erano in netto svantaggio numerico, vide il licantropo grigio, non si era dimenticata del loro discorso, doveva riuscire a parlarci per capire qualcosa in più.
Ma gli alieni evocarono una mandria di tori imbizzarriti che subito incominciarono a inseguire i nostri eroi.
 
No aspetta, seriamente? Disse la voce narrante rivolgendosi a un’autrice impegnata a godersi lo spettacolo comodamente stravaccata sul divano.
-Che c’è di strano? Ti vorrei ricordare che questa è pur sempre una storia nonsense-
Si ma, tori, tori imbizzarriti, perché?
-Perché sono del segno del toro?-
E se eri dell’acquari incominciavi a far cadere acquari dal cielo?
-Si-
Non mi pagano abbastanza per questo
-Se vuoi conosco un ottimo modo di pagarti che ti lascierà totalmente soddisfatta- Disse l’autrice con un occhiolino provocante.
Torniamo al racconto che è meglio. Disse la voce narrante, che ormai aveva perso ogni speranza che la sua creatrice avesse qualche neurone funzionante in testa.
 
Il nostro gruppo di persone a caso preferite riuscì in qualche modo a gestire alieni, licantropi e tori imbizzarriti insieme, perché insomma, la protagonista e il suo gruppo non possono essere certo dei salumieri inetti no? Quindi grazie alle loro cazzutissime tecniche di combattimento riuscirono a resistere.
Mentre combattevano si spostarono, combattendo sopra auto, case e perfino dentro gli autobus, fino ad arrivare, in qualche strano modo, al centro studi di Riccione, dove un sostanzioso gruppo di nemici li circondò.
Ma proprio mentre stavano per soccombere le altre valchirie, che finora non erano mai comparse e che comparivano solo ora perché a loro piace fare le preziose, entrò in scena ad aiutare i nostri eroi.
C’erano valchirie di tutti i tipi: dalla valchiria pittrice alla valchiria politica, dalla pop star alla muratrice, tutte con autfit fighi e armi dalla potenza devastante, fù così che quel modesto centro studi divenne spettatore di una battaglia epica.
Gli alieni allora evocarono i professori con preferenze e i presidi, creature dall’incredibile potenza distruttiva.
Allora a dar manforte alle valchirie arrivarono i prof buoni e i bidelli trasgry, trasformando quella battaglia in un enorme ammasso di gente a caso che non aveva nulla da fare, quindi combatte insieme a qualcuno a caso.
Lo scientifico e l’artistico stavano combattendo strenuamente l’uno contro l’altro, mentre l’alberghiero stava a guardare, Carmelita stava lottando infatti con lo scopo ufficiale di raccogliere informazioni sulle due fazioni, anche se in realtà conosciamo tutti il vero motivo.
Peter e Pan osservavano la scena da sopra il tetto dello scientifico, perché sopra i tetti è più cool e c’è pure una piacevole brezza.
Il ragazzo rideva malignamente, quella battaglia non serviva per eliminare le valchirie, ma per studiarne le tecniche di combattimento, anche se in effetti avrebbero potuto direttamente eliminarle senza fare tutte ste cose complicate, ma andiamo, lui era un supercattivo e i supercattivi adorano fare piani supermegaiperelaborati, anche se per sconfiggere il nemico basterebbe un mega attacco a sorpresa e via.
Grazie alle loro abilità robotiche infatti, i due ragazzi potevano registrare tutte le mosse, tecniche di combattimento, armi ecc… delle valchirie, scovando facilmente i punti deboli di ognuna di loro.
In più i loro corpi meccanici potevano resistere a molte cose, solo loro conoscevano il loro punto debole e questo li rendeva di diritto i boss finali che le guerriere avrebbero dovuto sconfiggere.
Ma mentre il fratello pensava ai suoi piani di conquista, Pan rimuginava sulla confusione  della sua scheda madre: da un lato c’era la programmazione, a cui non poteva andare contro, era stata costruita per un motivo e non avrebbe potuto in alcun modo sottrarsi a quest’ultimo. Dall’altra c’era la componente sentimentale, come faceva un robot a provare emozioni? Semplice, erano robot con la capacità di autoevolversi e di adattarsi, per poter studiare a fondo il pianeta che avrebbero conquistato, in decenni che era sulla Terra questa capacità l’aveva portata a provare qualsiasi tipo di sensazione della scala emozionale umana.
Si chiedeva certe volte, come avessero fatto lei e suo fratello ad evolvere in modo così diverso, ma poi lasciava sempre la domanda sospesa su una nuvoletta di alcol.
Clarissa era quella che aveva cambiato tutto, prima di lei sfruttava le sensazioni che la convivenza con gli umani le aveva donato per divertirsi nei modi più svariati.
Ma ora era tutto diverso, da quel giorno di un mese prima era tutto diverso, non poteva contrastare la programmazione, ma come poteva continuare dopo tutto quello che era successo, non voleva abbandonare quella ragazza, sapeva bene che appena suo fratello avesse ottenuto da Clarissa ciò che voleva l’avrebbe buttata, come si fa con i giocattoli vecchi.
 
-Senti fratellino, io vado a tirare qualche mazzata laggiù, sai sono tutti lì, sarebbe un po’ sospetto se proprio noi fossimo gli unici a mancare-
-Ok, mi servirà per raccogliere informazioni extra, così da poter sconfiggere quelle fastidiosissime valchirie muhahahahaha cof cof, devo perfezionare la risata malvagia-
 
Pan si buttò nella mischia, con le sue fidate bottiglie di alcolici di dubbia provenienza e naturalmente, come nel miglio clichè da quattro soldi arrivò appena in tempo per salvare la valchiria pallavolista dall’attacco alle spalle di un licantropo.
Così incominciarono a combattere schiena contro schiena in modo molto wow, una con la sua palla da demolizione e l’altra grazie al potere degli alcolici che caricavano il suo hardware, anche se era un mistero il perché gli alcolici avessero questo potere, ma tra tutte le cose a caso successe finora era un dettaglio poco importante.
Ovviamente, anche se erano nel mezzo di una battaglia pericolosissima, avevano il tempo per dialogare allegramente, o quasi.
 
-Salve Rosaspina, sempre nei guai eh?-
-Smettila di chiamarmi così, il mio nome è Clarissa-
-Parla quella che quando veniva a trovare il suo vero amore mi stava a tre metri di distanza e rabbrividiva se la toccavo-
 
Clarissa sentì il peso della colpa in lei, non aveva mai odiato la sua omofobia così tanto come  con Pan, odiava avere quelle reazioni quando insieme a lei c’era la bella mora, anche se diceva cose inappropriate o puzzava ¾ delle volte di alcol, era una delle poche persone che le metteva subito allegria.
E con lei, più che con chiunque altro si odiava per questa assurda manipolazione mentale che gli alieni le avevano fatto.
Non poteva andare avanti così, doveva almeno scusarsi.
 
-Scusami Pan, io non volevo…-
-Non c’è bisogno di scusarti se mi odi, lo fanno già in tanti-
-E’ questo il problema, io non ti odio per niente-
 
Pan sorrise, sorpresa dall’affermazione della valchiria, nemmeno nel suo sogno più ottimista avrebbe sperato che proprio quella ragazza le chiedesse scusa.
 
-Scusami te Clarissa, i miei dibattiti interiori non dovrebbero pregiudicare come mi comporto con le altre persone- Disse trangugiando mezza bottiglia di vodka, l’alcol era sempre un ottimo metodo per festeggiare.
 
Clarissa intanto rimase qualche secondo imbambolata, il suo nome finalmente pronunciato da quella ragazza le metteva una grande emozione, che non sapeva come spiegarsi e non  aveva nemmeno il tempo di farlo visto che, fino a prova contraria, erano in mezzo a una battaglia.
Improvvisamente vennero circondate da decine di licantropi e alieni, così Clarissa prese una decisione drastica.
 
-Pan saltami addosso!-
-Senti Clari, non credo sia una buona idea in questo momento-
 
Inutile dire che intendevano due cose diverse.
 
-Sali sulla mia schiena, altrimenti rischio di colpire pure te!-
-Sicura che mi reggi?-
-Sono una valchiria che per combattere usa una palla da demolizione, un minimo di forza ce l’ho non credi?-
-Ok-
 
Pan fece come le aveva detto la valchiria, stringendosi il più possibile a lei, mettendo in atto il suo malvagissimo piano di affascinamento, che a quanto pare ebbe successo, visto il peperone che aveva ora Clarissa al posto del viso.
La ragazza dai fluenti capelli biondi incominciò a girare vorticosamente su se stessa, tenendo saldamente la catena della sua arma. Ottenendo un effetto lancio del peso, però con una mega palla da demolizione.
L’effetto fù che i nemici vicino a loro furono colpiti dalla potenza devastante dell’arma e quelli più distanti vennero invece colpiti dall’eccezionale onda di energia potentissima, mentre una tromba d’aria si stava creando grazie la rotazione rapidissima della valchiria.
Era una mossa micidiale, pochi avrebbero potuto contrastare un’energia cinetica così strepitosa.
 
-Wow, sei cazzutissima Clari- Disse Pan dopo essere scesa dalle sue spalle.
-Gr-Grazie-
 
In quel momento Clarissa svenne e i suoi abiti ritornarono normali, quel super attacco doveva aver prosciugato le sue energie.
Pan se la caricò addosso e scappò via, in quelle condizioni Clarissa avrebbe potuto facilmente essere preda dei licantropi o degli alieni.
 
Brigitta intanto stava continuando a combattere valorosamente, a un certo punto si ritrovò faccia a muso con il licantropo grigio, era l’occasione perfetta, doveva parlarci.
 
-Cosa ti hanno fatto gli alieni? Perché non puoi sottrarti dal combattere per loro?-
-Se te lo dicessi tutte le cose importanti per me scomparirebbero-
-Lascia che ti aiuti-
-No, non posso permettere che qualcun altro venga coinvolto a causa mia-
-Sono una valchiria, sono già coinvolta abbastanza non ti pare, voglio solo impedire che qualcuno che non ha colpa venga sacrificato inutilmente- Disse con effetto Brigitta, come ogni degna protagonista cazzuta.
 
Vide il licantropo sorprendersi a quelle parole, ma subito dopo i suoi occhi divennero rossi ed attaccò Brigitta, gli alieni dovevano aver usato ancora una volta il controllo mentale.
Il licantropo le saltò addosso, ma la ragazza riuscì a fermarlo grazie alla sua gigantesca ascia, per poi spingerlo fino a bloccarlo al muro.
In quel momento notò un piccolo sbrilluccichio, guardò meglio, sembrava una specie di congegno meccanico conficcato dietro l’orecchio, forse era quello che controllava il licantropo.
La ragazza allora lo afferrò e lo strappò via, era impiantato in profondità quindi un po’ di sangue schizzò in giro, giusto la quantità necessaria per far morire dissanguato un essere umano, ma tanto era un licantropo, non moriva mica per così poco.
Però non poteva riuscire a mantenere la sua trasformazione, così lentamente si ritrasformò in un essere umano, lasciando Brigitta sconcertata, quel licantropo non era altro che Tiziana.
Incominciò a piovere per enfatizzare il momento drammatico.
Brigitta si guardò le mani e sgranò gli occhi, era il sangue di Tiziana quello che le macchiava in quel momento, si piegò sul corpo inerme della ragazza lupo, ma per quanto la chiamasse ella non si svegliava.
Dai suoi occhi incominciarono a scendere lacrime di rabbia e frustrazione, era tutta colpa degli alieni, tutta colpa loro, se solo loro non fossero mai esistiti, ma era anche colpa sua, che non era riuscita a proteggere la ragazza di cui si era innamorata in modo molto random.
Con il rancore nel cuore e le lacrime agli occhi ritornò a combattere, gli alieni furono sconfitti in pochi minuti, mentre i licantropi battevano in ritirata.
Le valchirie rimasero sorprese dalla furia distruttrice della nostra eroina.
Brigitta tornò in silenzio e in modo molto figo  da Tiziana, che ronfava pacificamente sull’asfalto, la ferita non sanguinava più, incredibile quanto potesse essere rapida la capacità dei mezzi lupo di guarire in fretta.
La prese in braccio con delicatezza e con altrettanta l’adagiò sopra una panchina, diciamo che la strada non è proprio il luogo più adatto per dormire, soprattutto con i professori che sembrano perennemente piloti di formula 1.
 
-Ti proteggerò, lo giuro su tutto quello che ho, farò in modo che tu possa finalmente vivere una vita normale- Disse Brigitta con determinazione, l’autrice ha fatto proprio bene a sceglierla come protagonista.
 
Poi incominciò a farsi i suoi soliti pensieri filosofici sul mondo e pippe mentali.
Se solo fosse stata più attenta, se solo avesse trovato l’origine aliena, se solo fosse stata abbastanza intelligente da capirlo al volo, invece no, si era preoccupata solo della sua vita di tutti i giorni, non prendendo seriamente le valchirie, il  risultato ce l’aveva lì davanti.
In quel momento Tiziana aprì con pigrizia le palpebre, aveva fatto un bel sogno, talmente bello che avrebbe quasi preferito dormire per sempre.
In quel sogno c’erano lei e il suo gigante rosso, su un prato, perché per qualche motivo i sogni belli si fanno solo sui prati pieni d’erba verdissima e un cielo azzurro con nuvole bianche qua e là.
In quel sogno Brigitta la rassicurava, le diceva che avrebbe potuto vivere una vita normale, lo diceva col sorriso, era molto bella così, avrebbe sorridere di più invece che rimproverarsi sempre tutto, anche se non lo diceva si vedeva nei suoi occhi verdi che era delusa di se, forse perché si chiedeva sempre troppo.
Quanto avrebbe voluto dirle che a lei piaceva anche così, imperfetta.
Quando riuscì a mettere a fuoco il paesaggio circostante s’accorse che a vegliare su di lei c’era quella stramba valchiria coi capelli rossi, sembrava affranta.
 
-Perché sei triste? Sai che il tuo elmetto è talmente alla moda che non riesco proprio a riconoscerti?-
 
La valchiria era un sussulto, non si era accorta  che l’altra si era risvegliata.
 
-Perché ho promesso di salvarti, ma non riesco neppure a proteggerti-
-Sai mi ricordi tanto una persona molto importante per me, lei si deprime sempre e si lamenta che gli altri non l’avvisano mai di niente o di se stessa, no è ottimista, ma è molto gentile-
-Una persona del genere sembra abbastanza fastidiosa-
-Forse, ma io la amo così com’è, lei è il mio gigante buono, mi ha sempre aiutato se mi addormentavo in giro, senza mai chiedere niente, è vero dopo mi faceva una piccola ramanzina, ma lei era tanto fantastica lo stesso-
-Come si chiama quella ragazza?-
-Gigante rosso, o meglio io la chiamo così, in realtà lei si chiama Brigitta.
 
La valchiria stava per scoppiare dalla felicità, aveva davvero sentito bene? Non è che aveva avuto un’allucinazione uditiva o qualcosa del genere vero?
 
-NO! HAI SENTITO BENE TI AMA E ORA BACIALA COME TUTTI ASPETTIAMO DAL PRIMO CAPITOLO CAVOLO!- Esclamò l’autrice spazientita, sempre rassicurati vanno sti personaggi, non li aveva mica creati per essere insicuri.
 
Brigitta ebbe la sensazione di sentire una voce che la rassicurava, ma sicuramente era solo una sua impressione.
Rimase ferma per qualche secondo, provava il forte impulso di baciarla.
 
Cuore di Brigitta: Vai Brigitta! Afferrala e baciala appassionatamente con un bel bacio alla francese, brucia le tappe, così arriverete prima alla consumazione, so che lo vuoi, dopotutto sono o non sono il tuo cuore?
Cervello di Brigitta: Ferma  Brigitta! In questo momento lei non ti riconosce, potresti traumatizzarla, oppure dopo aver scoperto chi sei potrebbe pensare che sei una depravata e ti snobberà!
Cuore di Brigitta: Eccolo che torna, il rompiscatole, per una volta falle seguire la sua felicità!
Cervello di Brigitta: Sto solo cercando di impedirti di spezzarti ancora!
Cuore di Brigitta: Cervello ma quindi tu…?!
Cervello di Brigitta: Si io ti amo Cuore!
Cuore di Brigitta: Anch’io ti amo Cervello! Anche se appartengo a Tiziana il mio cuore è tuo!
 
-Scusami, ma ora devo tornare a casa, mia madre si preoccupa se non rientro per la cena-
 
Così Tiziana se ne andò.
 
-LOL- Rise l’autrice in modo malefico.
Sai che sei una gran bastarda?
-Lo so e mi piace… e piacerebbe anche a te se fossimo noi due da sole-
 
La voce narrante tirò un ceffone all’autrice, mentre le sue guance diventavano sempre più rosse.
 
Brigitta allora decise di tornare a casa.
Ma proprio mentre stava camminando una bottiglia di vetro la colpì alla testa facendola svenire.
 
-Scusami Brigitta, ma questo è l’unico modo che conosco-
 
Pan era dietro di lei, con la bottiglia in mano e uno sguardo rassegnato.
 
 
Note della pazzoide:
wouuuuuuu! Capitolo nuovo cose nuove! RECENSITE! I WANT YOU!!!!!!
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: La battaglia finale si avvicina ***


Brigitta si risvegliò in una stanzetta bianca, sopra un lettino da ospedale, se non fosse già stato abbastanza lugubre così, la luce della stanza era intermittente e il silenzio la faceva da padrone.
 
-Sei sveglia finalmente, stavo incominciando a considerare seriamente l’idea di rovesciarti addosso della grappa gelata-
 
Brigitta si voltò, seduta sopra una sedia e di fianco a lei c’era Pan, con il suo solito bottiglione di qualche super alcolico in mano.
 
-Che cosa ci faccio in un luogo tanto sospetto?-
-Parli della luce traballante? In effetti devo cambiare la lampadina-
-Pan, spiegami perché sono qui-
-Perché io ti ho colpita alla testa per portarti qui-
-Perché avresti dovuto farlo?-
-Perché sono un robot alieno forse, non ti sembra che stiamo dicendo troppi perché?-
 
La nostra eroina rimase sconvolta, Pan era un robot alieno, un fottutissimo robot alieno, un fottutissimo robot alieno alcolizzato poi! Dire che rimase sconcertata era dir poco.
 
-Tu sei un robot alieno, Tiziana è un licantropo, mi devo aspettare anche che Carmelita sia la misteriosa ragazza di ricevimento?! Ma andiamo per priorità, se sei un robot alieno perché non mi hai ancora ucciso, insomma non dovrebbe essere il vostro obbiettivo sconfiggere noi valchirie e conquistare la Terra?-
-Si, appunto per questo ti ho… ehm… “presa in prestito”, io sono programmata per conquistare la Terra a qualsiasi costo, il mio e il tuo concetto di vita sono diversi, per questo i miei algoritmi hanno calcolato che il sacrificio di qualche centinaio di valchirie è necessario. Io non posso fermarmi, fermarci, ma tu si. Secondo i miei calcoli dentro di te hai un potere enorme, potresti essere l’ultima ancora di salvezza per l’umanità, proprio per questo ti ho portata qui, ora ti spiegherò tutto sugli alieni, ti rivelerò i nostri punti deboli e il luogo della nostra origine, così che tu possa sconfiggerci definitivamente.-
 
Dopo che finirono di parlare, Pan fece andare via Brigitta, aveva fiducia che la valchiria sarebbe riuscita nel compito.
Ritornò a casa, fece per andare al frigo per vedere se era rimasta qualche bottiglia con una gradazione alcolica superiore a 20, ma prima che potesse accertarsene qualcuno la prese da dietro e la sbattè a terra, era Peter.
Come poteva aggredirla in quel modo? La loro programmazione non avrebbe dovuto permetterlo, non era possibile, che lui avesse modificato da solo la sua scheda madre.
 
-Come hai potuto tradirmi così?! Maledetta, ora imparerai cosa significa mettersi contro di me, e visto che sei la mia cara sorellina ho in mente qualcosa di davvero speciale-
 
Lei non poteva ribellarsi, non era programmata per farlo.
 
-Modificherò leggermente i tuoi programmi, in modo che tu e Clarissa possiate farmi vedere un ottimo spettacolino-
 
E poi ci fù solo il buio.
 
Brigitta tornò a casa di corsa, doveva avvisare gli altri di quello che aveva scoperto, così da sconfiggere quei maledetti alieni una volta per tutte.
Aprì il portone con impeto, entrò col fiatone, ma era decisa a rivelare le informazioni di cui era a conoscenza.
Gennaro e Rosalinda le si avvicinarono leggermente in ansia, vista l’evidente corsa che la ragazza aveva fatto per tornare alla sua dimora.
 
-So dove si trova la base aliena!-
 
Tutti all’interno della casa ammutolirono sentendo quelle fatidiche parole.
 
-Come hai fatto?- Chiese Gennaro sorpreso.
-Ho ricevuto queste informazioni da una persona che sa molto di alieni- Cercò di spiegare la nostra eroina.
-Ok! Incredibile, finalmente potremo sconfiggere quelle piaghe viventi!- Esclamò felic l’unico uomo di quella casa.
-Non è fantastico caro? Direi che bisogna festeggiare degnamente questa notizia- Disse Rosalinda in modo provocante al suo amato.
 
Subito i due adulti si rifugiarono in camera a festeggiare.
 
Clarissa, che fino ad allora era rimasta tranquillamente spaparanzata sul divano si voltò verso Brigitta.
 
-Ma dici sul serio?-
-Si-
 
Gli occhi azzurri della valchiria s’illuminarono alla conferma della nostra beniamina.
Le valchirie avevano cercato per secoli la segretissima base aliena e ora finalmente l’avevano trovata, l’indomani si preannunciava un giorno pieno d’azione!
Avrebbe schiacciato fino all’ultimo alieno con la sua palla da demolizione, si sarebbe vendicata di quello che le avevano fatto!
 
-Clarissa, ma te che ne pensi di Pan?-
 
La ragazza rimase sconcertata dalla domanda della gigantessa, cosa ne pensava di Pan? Le sue guance arrossirono senza preavviso e il suo cuore incominciò a battere più forte quando l’immagine della ragazza dei capelli neri comparve nella sua mente, con la sua inseparabile bottiglia d’alcol in mano ovviamente.
Ma cosa le prendeva?! Lei era fidanzata con Peter ed era omofoba, come poteva sentirsi attratta da lei?!
E proprio quando negava a se stessa le ritornavano in mente i bei momenti passati insieme a lei, quando andava a trovare Peter e inevitabilmente la trovava in casa essendo loro gemelli.
Di come la trattasse bene nonostante fosse costantemente brilla.
Flashback random…
Era una domenica soleggiata e Clarissa era andata a trovare il suo fantasticissimo ragazzo.
Aveva suonato il campanello, ma ad aprirle era stata una Pan brilla e non il ragazzo.
 
-Oh, ciao Clari, se stai cercando Peter non è ancora rientrato, ma se vuoi intanto puoi accomodarti-
-Ok-
 
Pan fece accomodare la valchiria in casa, era una dimora piccola, semplice con piccole stanze e salotto e cucina comunicanti.
La padrona andò in cucina per poi raggiungere la sua ospitata sul divano, porgendole una fetta di crostata e dell’acqua.
 
-Ti piace la crostata alla frutta no? Perché sai sei capitata proprio nel giorno che ho solo questo da darti-
-Si mi piace grazie-
 
Clarissa accettò di buon grado il cibo e l’acqua, e si mise a mangiare, doveva ammettere che quella crostata era proprio buona. Vide l’altra sedersi vicino a lei, ma non troppo, come se cercasse di non infastidirla con la sua presenza, per questo lei era combattuta, da una parte avrebbe voluto che Pan le stesse appiccicata come un francobollo, ma dall’altra il suo lato omofobo le diceva di respingerla.
Preferì concentrarsi sul cibo anziché sui suoi dilemmi interiori.
 
-Hai ancora della crostata?-
-Se vuoi te la do tutta, l’ho fatta solo stamattina e già tutto sto successo?-
-L’hai fatta tu?-
-Si, ed incredibilmente non ho aggiunto liquore alla frutta, sei capitata in un giorno fortunato, non do alcolici alle bambine io-
-Non sono una bambina, ho 14 anni, ma ne compio 15 a Gennaio!-
-Hai solo 14 anni, per me sei una bambina, non voglio mica ritrovarti sbronza a causa mia, potresti ritrovarti sverginata senza nemmeno accorgertene-
-Che?!-
-Parlo per esperienza personale-
 
Clarissa guardò attonita Pan, la tranquillità con cui parlava era incredibile, tornò a gustarsi la sua fetta di crostata, senza però riuscire a non lanciare fugaci occhiate alla ragazza che aveva di fianco di tanto in tanto, chissà perché Pan sembrava sempre molto triste.
E questo le faceva stringere il cuore più di ogni altra cosa.
Fine flashback random.
 
-Clarissa-
 
Nessuna risposta, la valchiria bionda sembrava persa nei suoi pensieri da quando Brigitta aveva nominato Pan, che Clarissa provasse qualcosa per l’ubriacona senza rendersene conto?
 
-Clarissa!-
-Eh?! Cosa, quando, perché?!-
-Allora non mi hai ancora risposto, cosa ne pensi di Pan?-
-E- ecco i-io…-
 
Al posto della valchiria pallavolista comparve un bel peperone maturo, un peperone imbarazzato e balbettante per giunta.
Brigitta aveva visto giusto, Clarissa era davvero cotta di Pan, ma allora perché si era messa con Peter? Forse per via dei suoi inutili complessi mentali, si probabilmente era quella la ragione.
 
-Clarissa… ti sei innamorata di Pan non è vero?-
 
La diretta interessata sgranò gli occhi, come se avesse finalmente capito qualcosa, ma subito dopo agitò con forza la testa, come se volesse negare l’evidenza.
 
-No, non è possibile, insomma io non posso, non sono come te o lei e poi ho già un ragazzo… io…- Affermò Clarissa con poca convinzione, era palese che non ci credeva del tutto neppure lei.
 
Brigittà sbuffò, possibile che quella ragazza fosse tanto ottusa?!
Così, come se rispondesse alle preghiere di tutti i lettori shippatori della Clarian, di cui lei faceva parte in segreto, si avvicinò con impeto all’altra, le afferrò le spalle e con tutta la determinazione che aveva dentro di se iniziò a parlare.
 
-Insomma Clarissa, mi stai davvero stufando, si può sapere come fai ad essere così tremendamente ottusa?! Non esiste solo il bianco o il nero, non è che a tutti piacciono o solo i ragazzi o solo le ragazze cavolo! Se ti fa sentire meglio puoi anche pensare che Pan sia solo un’eccezione, non me ne frega niente, ma cavolo accorgiti che ne sei palesemente innamorata!-
 
Clarissa rimasse sconcertata dalla schiettezza con cui la nostra eroina shipposa le aveva parlato, in quel momento, anche grazie a un flaschback collage di momenti tra lei e Pan, riuscì finalmente a realizzare i suoi sentimenti.
 
-E dal fandom si alzò un grido: FINALMENTE!-
Autrice zitta! Non è il momento!
-Che palle che sei certe volte voce narrante, ma ti voglio bene lo stesso- Disse l’autrice con un occhiolino secscy (e si l’ho scritto apposta secscy).
 
Brigitta rimase a guardare come finalmente Clarissa sembrasse rendersi conto di ciò che provava.
 
-Grazie Brigitta-
-Prego, non ne potevo più di vedere il triangolo coi gemelli, così almeno ti decidi-
 
Così, con il cuore febbricitante d’emozioni, per varie ragioni, i nostri eroi andarono a dormire, preparandosi all’emozionante giorno che sarebbe venuto.
 
 
Intanto all’alberghiero…
Carmelita si trovava a scuola, era al cospetto della regina del mondo, aveva appena fatto rapporto con le ultime novità, parlando dell’ultima battaglia contro gli alieni e il suo esito e di come Brigitta avesse rivelato di avere una forza senza pari.
 
-Interessante, continua a tenere d’occhio quella valchiria, ci potrebbe tornare utile, la sconfitta degli alieni è vicina-
-Come desidera regina del mondo-
-Ora va, devo finire di pianificare alcune cose, ma ti prometto una cosa Carmelita, se mi sarai fedele la tua maledizione non durerà ancora a lungo-
-Come desidera e grazie regina del mondo-
 
Carmelita uscì dalla scuola, era pronta per andare a casa quando, inaspettatamente, trovò Sfiga ad aspettarla.
 
-Carmelita aspetta-
-Che ci fai qui?-
 
Il ragazzo rimase sorpreso dal tono di voce freddo e dallo sguardo ferito della ragazza, doveva essere ancora triste per quello che era successo poco tempo prima.
 
-Sono venuto a chiederti scusa per come mi sono comportato, ho riflettuto e credo di aver capito cosa intendevi, quindi sono qui per dirti che, che sono sicuro che tu possa farmi dimenticare Brigitta, quindi sono disposto a provarci-
 
Quelle parole colpirono profondamente la messicana, era felice di quell’affermazione da parte del ragazzo, ma sapeva anche che tanto sarebbe stato tutto inutile e questo faceva inevitabilmente comparire le lacrime ai suoi occhi.
 
-Grazie Dear, dico davvero, ma sarebbe comunque tutto inutile, la mia maledizione lo impedisce-
-Che intendi?-
-Io sono nata con una maledizione che solo la regina del mondo può annullare-
-Che intendi Carmelita? Parlami-
-Nessuno può innamorarsi di me e io non posso dire a nessuno schiettamente ciò che provo per lui, quindi anche se uscissimo miliardi di volte tu non mi vedresti mai come più di un’amica-
-Eh? Cosa…-
 
Ma Sfiga non ebbe il tempo di finire la frase che Carmelita era già scappata via in lacrime.
La messicana correva mentre cercava di trattenere i singhiozzi, alla fine l’aveva fatto, aveva rivelato a qualcuno il suo più grande e doloroso segreto.
Doveva liberarsi da quel peso, se tutto andava come pianificato la sua maledizione se ne sarebbe andata e lei avrebbe potuto finalmente avere una vita sentimentale normale.
Non mancava molto, se s’impegnava ancora un po’ la regina del mondo l’avrebbe liberata dalla sua maledizione in poco tempo, doveva solo essere paziente, poi si sarebbe dichiarata come si deve a Sfiga e magari lui si sarebbe innamorato a prima vista come aveva fatto lei e come era legge in questa storia strampalata.
Doveva solo essere paziente, domani sarebbe stato il grande giorno della battaglia contro gli alieni e allora il suo obbiettivo sarebbe stato di un passo più vicino.


Note della pazzoide:
Nuovo capitolo, nuove cose. Non siate timidi/e e recensite per supportare una povera autrice pazzoide! Dona anche tu una recensione per le pazzoidi. Dona ora, grazie.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Lo scontro decisivo ha inizio ***


Il giorno dopo Brigitta guidò tutti dentro lo scientifico, più precisamente dentro la sua aula magna, immediatamente la ragazza si perse nella magnificenza di quell’aula, le sedie erano tutte perfette, senza uno strappo o altro, il pavimento era inclinato, garantendo un effetto “sala conferenza” molto wow, il proiettore sul soffitto e il telo bianco attaccato al muro rendevano ogni proiezione incredibile. Ma cosa più importante, c’era un pianoforte a muro di legno e un impianto stereo da fare invidia alla migliore band metal. Comparata con l’aula magna dell’alberghiero, in cui eri fortunato se non beccavi una sedia che cadeva a pezzi, quello era il paradiso.
Cercarono di non farsi distrarre da tutto quel ben di Dio, Brigitta si recò verso la scrivania dove le persone famose che venivano per parlare agli studenti sedevano, andò dal lato delle persone importanti e incominciò a cercare, anche se collo e schiena le dolevano tremendamente ogni volta che si abbassava troppo.
Dopo un po’ lo trovò: il classico anti sgamo pulsantino rosso segreto sotto la scrivania, si chiedeva come avesse fatto a non averlo trovato prima.
Chiamò a raccolta il suo gruppo e insieme si prepararono per la battaglia finale.
 
-Ho avvisato tutte le altre valchirie, ci copriranno mentre noi andremo dritti al cuore alieno- Disse Gennaro deciso, era da anni che aspettava quel momento.
 
Gli altri annuirono poi, come ogni gruppetto di eroi che si rispetti, si guardarono intensamente negli occhi per prepararsi alla dura battaglia che stavano per affrontare in nome dell’umanità intera.
Brigitta premette il pulsante e, giusto il tempo per un inciampo di Sfiga, che dietro di loro si aprì una misteriosa porta, contornata da fumo scenografico.
Neanche il tempo di dire “all’arrembaggio!” che i nostri eroi vennero attaccati da omini verdi e licantropi, Brigitta si guardò intorno per controllare che tra di essi non ci fosse Tiziana, per fortuna il suo cuore poteva stare tranquillo, nessuna massa di pelo grigio all’orizzonte.
 
-Ragazze, lasciate che ce ne occupiamo noi qui, voi andate! Dovete riuscire ad eliminare il nucleo alieno!- Esclamò Gennaro con decisione.
 
Brigitta e Clarissa ebbero qualche attimo di tentennamento, ma poi fecero come l’uomo gli aveva detto e s’introdussero dentro la stanza segreta.
Intanto Sfiga e Gennaro si misero schiena contro schiena, per prepararsi alla dura battaglia che avrebbero dovuto affrontare, dovevano solo trattenere i nemici fino all’arrivo delle altre valchirie, non sarebbe dovuto essere così difficile no?
 
-Ancora una volta lottiamo insieme vecchio mio-
-Giovincello, non si dice “vecchio” agli uomini di 40 anni-
 
E così la loro battaglia iniziò.
I due sembravano tener testa bene tutta quella mandria di nemici in un primo momento, ma poi fù inesorabile che il numero di alieni e licantropi insieme incominciasse a sopprimerli.
Ma proprio quando sembrava non esserci più nessuna speranza per i due, perché per qualche strano motivo i rinforzi arrivano quando ormai i personaggi che tutti amiamo sono agli sgoccioli, le valchirie arrivarono in soccorso dei due, seguite dai rispettivi cacciatori, a capo di quelle ragazze cazzute c’era Rosalinda con un paio d’occhiali da sole all’ultima moda.
 
-Boom baby, spacchiamo il culo a qualche alieno!- Esclamò con euforia la donna con un paio di bombolette colorate in mano.
-Ciao tesoro, sapevo che saresti arrivata insieme a quelle pigrone!-
-Ciao caro, già ho dovuto fare i salti mortali per convincere la valchiria girlgamer a staccarsi dallo schermo, in più la valchiria avvocato voleva finire di vedere forum, per questo abbiamo tardato, spero non ti dispiaccia-
-Tranquilla, ora che sei qui il mio cuore non potrebbe essere più felice-
-Che dolce che sei-
 
Continuarono a parlare scambiandosi frasi sdolcinate e nello stesso tempo picchiando a sangue i loro nemici, in un perfetto gioco di squadra.
 
Intanto Sfiga cercava di sopravvivere tra una botta e un inciampo, però un gruppo di alieni riuscì a circondarlo, ma per fortuna in suo soccorso arrivò Carmelita, che come una furia incominciò a picchiare gli alieni con la sua fida cornetta telefonica.
 
-Scusami per il ritardo Dear, ma sai, quando un cliente ti chiama non puoi mica mandarlo via-
 
E così tutti incominciarono a combattere allegramente insieme.
 
Intanto Clarissa e Brigitta…
Le due ragazze camminarono a lungo, fino ad arrivare ad una grande sala fantascientifica con un sacco di oggetti e aggeggi tecnologici.
Entrarono con cautela, era tutto troppo calmo, da qualche parte si doveva nascondere un inganno.
Ed infatti subito dopo sentirono una malvagia risata provenire da un luogo imprecisato.
Si prepararono, trasformandosi nei loro bellissimi outfit da valchiria, pronte a combattere questa tanto attesa battaglia finale.
Di fronte a loro c’era qualcuno seduto sopra una sedia, ma era impossibile vederlo in faccia, in quanto era girato e contro luce.
Poi, dopo quasi cinque minuti buoni di risata malefica e tosse si girò verso di loro, aveva un gatto nero in braccio, con una figherrima benda sull’occhio, sulle ginocchia, ma quello che lasciò sconvolte le nostre eroine fù la sua identità: era Peter.
Anche se già tutti i lettori sapevano chi era il boss malvagio ricordiamo che i personaggi non ne erano a conoscenza, quindi almeno per loro fù uno shock.
Nessuna delle due ragazze poteva infatti immaginare che proprio un ragazzo buono, altruista, ma soprattutto gnocco come lui potesse essere il genio del male dietro a tutto quello.
 
-Peter?!- Disse sconvolta Clarissa, non poteva credere che proprio il ragazzo con cui si era scambiata dolci effusioni fosse il capo alieno.
-Ciao Clarissa, direi che mi sei stata molto utile, ti devo proprio ringraziare-
-Che intendi?- Chiese la ragazza sconvolta.
-Non dirmi che non ti sei accorta della piccola microspia che ti ho impiantato sottopelle mentre dormivi… ma aspetta, certo che non te nei sei accorta, è una microspia e io sono un genio dopotutto!- Peter riprese a ridere in modo malvagio.
-Cavolo è stato proprio utile allenarsi nella risata malefica, ma comunque care valchirie benvenute, questo è il nucleo alieno!- Continuò il cattivone con un malvagio sorriso sul suo volto.
-Che intenzioni hai Peter?- Chiese quasi con rabbia Brigitta, quello che aveva davanti era il colpevole del dolore di Tiziana, inutile dire che più che spaccargli la faccia avrebbe voluto disintegrarlo dalla faccia della Terra.
-Che intenzioni ho eh?-
 
Peter si alzò, rischiando che il gatto lo graffiasse, incominciando a camminare avanti e indietro, facendo strani gesti, probabilmente stava per iniziare il classico monologo dei cattivi.
 
-Ho intenzione di fare molte cose, ma non sono così stupido da rivelarvele tramite un geniale monologo in questo momento, i film mi hanno insegnato che un monologo è il modo migliore per far guadagnare tempo ai propri nemici. Quindi per il momento mi divertirò ad osservarvi mentre vi scannate con i vostri true love, il bello che ne farò la telecronaca in diretta, con questo megafono più precisamente e sopra questo sgabello retrò-
 
Peter prese in mano un megafono rosso e si sedette su quel, sorprendentemente comodo, sgabello retrò.
 
-Che cosa intendi?- Chiese Brigitta confusa, aveva intuito qualcosa, ma sperava con tutta se stessa che si stesse sbagliando.
-All’angolo sinistro: 2,03 m di ben di Dio, con una chioma talmente riccioluta e morbida da far invidia alle modelle delle pubblicità di shampi per capelli e un’ascia gigantesca ecco… Brigitta! Ad affiancarla 1,80 m di omofobia, con degli occhi talmente blu da far confondere i marinai e una palla da demolizione che tra poco schiaccia pure il mondo intero… Clarissa!
 
Le due valchirie vennero accecate da dei fari che le puntavano dal soffitto, ma Peter non aveva ancora finito con le presentazioni.
 
-All’angolo destro: 1,60 m di sonno, con orecchie molto carine abbinate a coda pelosa alla moda e amante dei soprannomi ovvi, ecco a voi… Tiziana! Accompagnata da 1,75 m d’ingranaggi all’avanguardia, nelle sue vene robottose scorre più alcol che olio e armata di bottiglie vuote… Pan!-
 
Clarissa e Brigitta rimasero sconvolte dalla scena che avevano davanti, Pan aveva lo sguardo perso nel vuoto, non sembrava più neanche lei, solo la bottiglia vuota che aveva in mano richiamava la Pan che entrambe conoscevano. Tiziana era legata a un grosso palo e ringhiava furiosamente contro di loro, era chiaramente visibile che se non ci fosse stato quell’impedimento sarebbe saltata addosso ad entrambe per sbranarle, era già parzialmente trasformata in lupo e i suoi occhi erano rossi.
 
-Dovete sapere mie care valchirie di sta ceppa, che mi stavo annoiando ieri, così mi son detto, perché non modificare la programmazione della mia cara sorellina ed inserire un altro congegno, ancora più potente di quello prima nella testa di Tiziana, per vedere un po’ di sano combattimento fra innamorate?-
-Aspetta, ma quindi Pan è un robot alieno?!- Esclamò Clarissa sempre più confusa e preoccupata.
-Si, e naturalmente anch’io lo so mia cara ex, volevo avvertirvi che se provate a farle ritornare in loro con la forza moriranno, ho programmato quei congegni per l’autodistruzione nel caso non venissero estratti con la dovuta procedura, che bella la tecnologia vero? E che tanto non avrete il tempo per farlo con calma, perché tanto loro vi ammazzerebbero prima, quindi siete di fronte a una scelta: rimarrete fedeli al vostro cuore e vi farete uccidere, oppure rinuncerete hai vostri sentimenti e sopravvivrete?-
 
Ci fu qualche secondo di silenzio, rotto dalla risata malvagia del ragazzo.
Le due valchirie erano di fronte a una scelta importante, rimanere fedeli ai propri sentimenti facendosi uccidere o dimenticare tutti i bei momenti passati con la persona amata per sopravvivere.
Brigitta alzò lo sguardo sul ragazzo, i suoi occhi erano colmi di rabbia, più spaventosi di una bestia inferocita, quegli occhi verdi che di solito richiamavano le pianure irlandesi da cui venivano i suoi genitori, ora richiamavano solo la più profonda ira nei confronti del ragazzo, ma anche la più decisa determinazione a non arrendersi al fato.
 
-Io combatterò, combatterò con questa ascia e il cuore che ho in petto, lotterò fino all’ultimo così da poter dire che ho fatto tutto il possibile per salvare la persona che amo e non accetterò nessuna delle tue due opzioni, ne creerò una terza, non rinuncerò ai miei sentimenti e nello stesso tempo salverò Tiziana!-
 
-Date degli occhiali da sole a questa ragazza, ora!-
Autrice! Ma sempre nei momenti meno opportuni dovete comparire? Volete proprio rovinare tutte le scene con un minimo di tensione?
-Scusami- Disse l’autrice con voce scocciata, mentre la voce narrante sbuffava sonoramente.
 
-E io farò la stessa cosa, solo che con Pan!- Disse Clarissa, più decisa che mai.
-Che inizino le danze allora- Rispose divertito Peter.
 
La catena che teneva legata Tiziana si slegò, la battaglia delle innamorate ebbe inizio.
Brigitta, senza pensarci due volte, si buttò a capofitto contro Tiziana, il suo scopo non era farle male, ma riuscire a bloccarla abbastanza a lungo per poterla liberare da quel congegno che le annebbiava la mente.
Ma c’era qualcosa d’imprevisto.
La licantropa era stranamente molto più veloce del normale e mentre si proteggeva dai suoi colpi con l’ascia poteva chiaramente sentire che la sua forza era cresciuta esponenzialmente.
Bastò infatti un solo pugno alla ragazza lupo per scaraventare Brigitta contro il muro, cosa che creò una simpatica sagoma gigante su esso.
 
-E Tiziana scaraventa Brigitta contro il muro! Non credi che l’ingegneria genetica sia fantastica mia cara valchiria troppo cresciuta? Con essa sono riuscita ad incrementare la forza e la resistenza di quell’inetta del 1000%-
 
Brigitta si rialzò, doveva salvare Tiziana a tutti i costi.
 
Nel frattempo Clarissa e Pan lottavano a poca distanza da loro, la valchiria si teneva maggiormente sulla difensiva, non aveva mai combattuto contro un robot, quindi non sapeva come comportarsi, sapeva solo che doveva fare il massimo per riuscire a fermare Pan.
Così eseguì una perfetta schiacciata con la sua palla da demolizione, ma come se essa fosse fatta di gomma, Pan la fermò senza battere ciglio, usando solo l’indice.
Clarissa rimase sbigottita, mai nessuno era riuscito a fermare una delle sue schiacciate.
Pan bevve un sorso poi, con velocità talmente incredibile da apparire quasi invisibile, colpì la povera valchiria con un calcio dritto all’addome, scaraventandola a molti metri di distanza.
 
-Pan manda all’angolo Clarissa, che questa sia una battaglia già decisa? Si accettano scommesse-
 
Brigitta stinse la presa attorno alla sua arma, per poi scagliarsi nuovamente contro Tiziana, la quale rispose con ferocia, ferendo ripetutamente la valchiria con i suoi artigli.
Anche se sentiva il sangue colarle sulle guance e su tutto il corpo, Brigitta non demordeva, ma anzi, tentava e ritentava sempre con più decisione.
Fino a quando accadde quello che non avrebbe mai voluto, forse era dovuto alla stanchezza o alla vista che man mano si appannava, fatto sta che colpì Tiziana, la lama della sua ascia solcò quel corpo sottile da una parte all’altra del busto, sotto lo sguardo colpevole e mortificato di Brigitta.
Tiziana cadde a terra, inerme.
Subito Brigitta corse da lei, voleva accertarsi delle sue condizioni, Tiziana non dava segni di vita.
Brigitta fu presa dal panico, e se l’avesse ferita gravemente? E se dopo di quello l’avesse allontanata per sempre? E se l’avesse uccisa?
Era troppo persa nelle sue pippe mentali per accorgersi che in realtà la ragazza lupo stava palesemente fingendo, così non fu difficile per Tiziana colpirla mortalmente, Brigitta sputò sangue mentre guardava dispiaciuta l’altra.
Con le poche forze che le restavano la valchiria dai capelli rossi si avvicinò alla licantropa dal pelo grigio e l’abbracciò amorevolmente.
 
-Adesso puoi anche tornare da me no? Ti prego-
 
Sentire la voce spezzata e malinconica di Brigitta mosse qualcosa in Tiziana.
Un tremendo dolore alla testa colpì la lupa, mentre si accasciava a terra trascinata dal peso di Brigitta, ormai troppo debole per reggersi in piedi.
 
-Bri… git… ta…-
 
La valchiria sentì il proprio nome pronunciato dall’altra, stava tornando in sé, ma era palese che il controllo mentale aveva ancore molta presa su di lei.
Così Brigitta fece l’unica cosa che le veniva in mente in quel momento, le prese il viso tra le mani e con le poche forze che le restavano la baciò, un bacio al sapore di ferro, per via del sangue che entrambe avevano perso e dal sapore di sale, per via delle lacrime che avevano incominciato a scendere sul volto di Tiziana.
Purtroppo quel momento non durò a lungo, il tempo di un sorriso da parte di Brigitta infatti, che la valchiria si accasciò al suolo, inerme, aveva smesso di respirare e il suo cuore di battere, ma c’era un sorriso sul suo volto.
E Tiziana rimaneva lì, in un libo tra il soggiogamento mentale e la vera se stessa, tenendo stretto il corpo della ragazza che aveva tra le braccia, con le lacrime che avevano trovato via libera sul suo viso.
 
Clarissa e Pan intanto continuavano a lottare, ma era evidente che la valchiria era in svantaggio.
Per quanto provasse a rispondere alla furia distruttiva del robot infatti, non c’era nulla che potesse fare per ostacolarla, sembrava per quanto la colpisse o cercasse di fermarla Pan rimanesse illesa.
Probabilmente per via della sua dura corazza da robot.
All’ennesima messa al tappeto Clarissa prese una decisione drastica, non aveva più voglia di combattere, non dopo tutto quello che lei aveva fatto per ferire l’altra, tutti i suoi pregiudizi, le sue distanze, probabilmente l’avevano schiacciata più di qualsiasi palla da demolizione.
E la colpa era sua, sua e della sua stupidaggine.
Così abbandonò la sua arma a terra, fissò quegli occhi castani che l’affascinavano, ma che ora non avevano nessuna profondità ed aprì le braccia.
 
-E la biondina si arrende signori e signore! Ma spero non speri nell’essere risparmiata, perché i miei algoritmi non riescono a calcolare il significato di quella parola-
-Sta zitto tu!- Urlò Clarissa contro Peter, che subito si zittì, sorpreso dalla determinazione della ragazza.
-Colpiscimi Pan, fammi male, maltrattami, vendicati di tutti i miei atteggiamenti fino ad adesso, sono stata solo una stronza rincretinita. Colpiscimi Pan, perché io non riesco a convivere con l’amore che provo per te e la consapevolezza di averti ferita così tanto, perché si, finalmente l’ho capito, che fin dall’inizio eri tu quella di cui mi ero innamorata!-
 
Pan ruppe la bottiglia di vetro che aveva in mano e si scagliò contro la ragazza.
Era a pochi cm da lei.
 
-Non credi che se avessi voluto vendicarmi per questo non l’avrei già fatto?-
 
Clarissa sgranò gli occhi, Pan le stava sorridendo, teneva la bottiglia che aveva rotto poco prima con la mano sinistra, i vetri conficcati nel suo collo con l’olio che ne fuoriusciva lento, dalla parte destra, la mano destra ferma vicino al collo della valchiria, come se volesse strozzarla.
 
-Cavolo, Peter ha proprio ideato un programma un po’ fastidioso eh?-
 
Pan si avvicinò a Tiziana, ancora in stato di shock e con un veloce gesto delle mani strappò via il congegno che le governava la mente, facendo svenire la ragazza lupo.
 
-Tra poco avremo un robot traditore esploso qua dentro- Disse divertito Peter.
-Porta rispetto, sono stata pur sempre attivata 5 minuti prima di te- Rispose Pan.
 
Pan tornò da Clarissa, che la guardava preoccupata.
 
-Che intendeva?-
-Tra poco esploderò-
-Eh?-
-Purtroppo mio fratello aveva installato anche l’autodistruzione nel nuovo programma-
-No, ci dev’essere qualcosa che possiamo fare… io non posso, non voglio vederti morire sotto i miei occhi!-
-Già, nemmeno io vorrei vederti morire, ma sai, io credo in te, credo in quello che mi hai detto, che tu sia innamorata di me, per questo sono sicura che tornerai qui tutte le volte che sarà necessario per trovare tutti i miei pezzi e ricostruirmi, per sentire la risposta che ho da darti a questo proposito-
 
Clarissa incominciò a piangere e singhiozzare, non riusciva trattenere quello che sentiva in quel momento.
 
-Pa…n-
-Scusami-
 
Pan spinse via la valchiria.
Mentre Clarissa cadeva a terra poté chiaramente vedere il sorriso di Pan distrutto dall’eco della piccola esplosione e dal fuoco.
Tutto quello che rimase del robot furono ingranaggi sparpagliati ovunque per la stanza,  mentre lei correva verso di essi e li stringeva a se urlando di dolore.
Urla che si mescolavano con la risata divertita di Peter.
 
Note della pazzoide: ATTENZIONE LEGGERE CI ESSERE AVVISO 
Olà, nuovo capitolo, ammetto che la fina è abbastanza deprimente, ma vabbè. Allora volevo avvisarvi che sabato inizio a lavorare in hotel, quindi non riuscirò a pubblicare un giorno si e uno no probabilmente, ma cercherò di mantenermi sui due capitoli alla settimana minimo.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Viva i viaggi astrali ***


Brigitta aprì lentamente gli occhi, per poi guardarsi attorno, era in uno strano posto simile a un cielo sbrilluccicoso, molte nuvolette carine dalle forme più improbabili attraversavano questo cielo, rendendo il tutto molto gradevole all’occhio.
Era completamente svestita di qualsiasi indumento, ma strane nuvolette censurose improbabili coprivano proprio dove serviva per non rendere questa storia  a bollino rosso, grazie a un misterioso pavimento a specchio molto scenografico, Brigitta potè camminare in lungo e in largo per quello strambo mondo.
Dopo diversi minuti la ragazza si trovò davanti un’altra ragazza, dai capelli lunghi e ricci di un acceso pel di carota, una faccia tutta lentiggini e un’armatura da valchiria retrò. Quella misteriosa ragazza sconosciuta stava ronfando bellamente su un divano molto a caso in quel mondo.
Brigitta in un primo momento si sentì in imbarazzo, insomma lei era nuda, seppur quelle carinissime censure coprissero i punti focali, ma era come se fosse solo in intimo e quella ragazza sconosciuta poteva essere chiunque: una maniaca, una stupratrice seriale, una che si faceva scandali a vedere 2 cm di pelle scoperta, ec…
Ma doveva sapere dove si trovava! Insomma, quello avrebbe potuto essere solo un altro trucco degli alieni, una trappola ben congegnata, quindi doveva sapere.
Così con lieve dimore scosse la ragazza per svegliarla.
 
-Alieni! Dove? Come? Perché?- Urlò la sconosciuta facendo prendere un accidente alla nostra povera eroina.
-Ah, sei solo tu Brigitta, cavolo però potresti anche avvisare… aspetta… Brigitta ma che ci fai qua?!-
-Ecco vorrei saperlo anch’io-
-Ma come non lo sai? Quando una valchiria nuova muore entra in questo mondo molto stile “viaggi astrali”, dove la sua anima viene recuperata dalla valchiria capostipite della sua famiglia per venir portata nel Valhalla, in quanto ha lottato strenuamente per sconfiggere gli alieni… in effetti se le valchirie vivono sta cosa solo quando muoiono è un po’ improbabile che qualcuna sia riuscita a raccontarlo in giro… vabbè-
-Aspetta un servizio, tu mi stai quindi dicendo che sono morta?!-
-Si, se sei qui sei morta, il tuo cuore non batte più, non respiri, insomma è impossibile per i vivi salvarti-
 
Brigitta venne presa dal panico, lei era morta, era morta senza la certezza di aver salvato Tiziana, era morta senza essere riuscita a dichiararsi, almeno non direttamente, era morta senza essere riuscita a vedere il sorriso della ragazza lupo un’ultima volta, ma soprattutto, era morta senza essere riuscita ad andare più in fondo di un semplice bacio a stampo con la ragazza di cui si era perdutamente innamorata.
Almeno un bacio alla francese cavolo il destino poteva pur concederglielo no? Non chiedeva poi tanto in fondo, Tiziana le aveva detto, senza sapere che la valchiria altissima e gigante rosso fossero la stessa persona, di amarla, quindi non ci sarebbe stato niente di male no? No?!
La nostra eroina si accasciò a terra demoralizzata, dai almeno il bacio a stampo c’era stato.
 
-Ma noi non ci siamo ancora presentate! Piacere io sono la tua tristristristristristristristristristristristristrsitrisnonna e il mio nome è, rullo di tamburi prego io sono una persona importante, Brunilde!-
 
Brigitta rimase per un attimo senza parole, cercando di riuscire a capire quante volte avesse detto effettivamente “tris” quella ragazza e naturalmente anche per la rivelazione del suo nome.
 
-Intendi proprio “quella” Brunilde?-
-Ne conosci altre?-
-No, ma sai i genitori sono strani, basta pensare che i miei mi hanno chiamata “Brigitta”!-
-Ma “Brigitta” è un bel nome! Significa “Alta, forte, virtuosa e splendida”, insomma ti rispecchia alla perfezione-
-Sarà, ma te come fai a saperlo?-
-Siti come “nostrofiglio.it” sono molto più utili di quello che pensi- Disse con tono sicuro Brunilde.
-Non credo che i miei genitori mi abbiano dato questo nome per quello che significa-
-Lascia che nonna Brunilde ti racconti come è andata: c’era una volta una giovane autrice amatoriale che aveva poca fantasia coi nomi, ehm volevo dire: che una volta c’era una giovane mamma che non voleva dare nomi a caso alla sua primogenita, quindi andò su quel bellissimo sito sovra citato e cercò un nome che potesse auspicare un futuro luminoso alla bambina. Insomma non è che sei il personaggio di un romanzo scadente nonsense dove accadono cose a caso e l’autrice è talmente egocentrica da farsi apparire e che quando ha scoperto il significato del tuo nome ha urlato al complotto degli illuminati, pft, ma come ti è venuto in mente?!- Esclamò Brunilde chiaramente in panico, Brigitta non riuscì a capire molto di quello che diceva, vista la velocità a cui sparava una parola dietro l’altra.
 
-Comunque Brunilde, non è che potremmo tornare su argomenti più seri tipo… la mia morte?!-
-Ok, ma prima lascia che ti spieghi quanto sei fortunata-
 
La nostra beniamina, come tutti i lettori probabilmente, sbuffò sonoramente, esasperata dal fatto che quella ragazza ci stesse mettendo mezzora per spiegarle qualcosa, facendo inutili cambio di discorso, completamente non inerenti alla trama, se questa storia avesse una trama e l’autrice non si mettesse lì a scrivere i nuovi capitoli senza uno straccio di scaletta, ma basandosi unicamente sull’ispirazione del momento.
 
-Come hai fatto a scoprirlo razza di voce narrante impicciona che non sei altro?!- Esclamò l’autrice scandalizzata perché uno dei suoi più grandi segreti riguardo sta storia era stato appena rivelato.
Devi pensarci bene la prossima volta prima di parlare da sola davanti al computer mentre scrivi, sai può capitare che io abbia l’orecchio teso in quel momento, scommetto che ti fai pure di qualcosa, insomma è impossibile che tu elabori certe cose senza prima esserti presa droga allucinogena pesante.
-Mi dispiace deluderti, ma l’unica droga allucinogena pesante qui sono io- E dopo aver detto questa frase ad effetto sull’autrice comparvero magicamente degli occhiali da sole sul naso.
 
La voce narrante non riusciva a non pensare a quanto sexy fosse la pazzoide con quegli occhiali alla moda.
 
-Dai voce, continua a raccontare la storia prima che qualcuno si soffermi a pensare a che meravigliosa ship siamo-
O-ok.
 
-Allora cara Brigitta, devi sapere che io sono, tra le nove valchirie originali, la più potente e temuta, per questo gli alieni hanno trucidato milioni di bambine della nostra stirpe, perché avevano paura che nascesse una valchiria potente quanto me, e avevano ragione, non solo tu sei nata con le potenzialità per eguagliarmi, ma mi hai addirittura superato, sai che ti dico? Che tu potresti addirittura essere l’unica a poter liberare la misteriosa “vera essenza della valchiria”, un potere mistico e leggendario che si dice si riveli solo alla valchiria più potente in fatto di cose-
-In fatto di cose?-
-Si sai l’iscrizione è cancellata, non si capisce in cosa più potente-
-Ok, ma questo cosa centra con il mio fatto di essere morta?-
-Bhè sai, sono rari i talenti come te, per questo il caro paparino Odino mi ha dato un contratto da farti firmare-
-Eh?-
 
Brunilde tirò fuori dalla sua armatura un rotolo di pergamena, lo srotolò e si scoprì essere più lungo del fiume Nilo nella stagione delle piogge, poi la valchiria porse a Brigitta una penna biro.
 
-Non è un po’ fuori tema la penna?-
-C’è crisi anche nel Valhalla, non farci caso-
-Non so se riesco a finire di leggere tutto il contratto prima della morte delle persone che mi aspettano dall’altra parte-
-In sostanza dice che ti riporterà in vita solo se tu giuri solennemente di combattere al suo fianco all’arrivo del Ragnarok-
-Ma allora perché è così lungo?-
-Paparino Odino fa sempre una marea di giri di parole che non ne hai un’idea-
-Ce l’ho invece-
-Uh?-
-No niente-
 
Brigitta firmò e una luce intensa la colpì.
 
-Ah, ti avviso Brigitta che mi sei simpatica, quindi qualche volta potrei venirti a trovare e che sta sera ritornerà l’impegno mensile a rompere le uova nel paniere, quindi anche se vorresti consumare subito con Tiziana per la gioia di essere tornata in vita… non puoi, birboncella ci avevi pensato eh?-
-Oh… tsk-
 
Brigitta scomparve.
 
-Cavolo, sti giovani d’oggi vanno sempre fretta-
 
E ora cari lettori torniamo all’ambientazione di fine capitolo scorso, ve la ricordate no? Quella in cui Tiziana tiene in lacrime il corpo di Brigitta e Clarissa ha appena visto esplodere Pan, ora che avete immaginato il tutto potete continuare nella vostra lettura…
 
-Valchirie!- Urlò Brigitta tornando in vita.
Si guardò intorno, era nel covo segreto degli alieni, in cui aveva combattuto contro Tiziana, sentiva la sua testa adagiata sopra il morbido e qualcosa a stringerla, poco dopo si accorse che a stringerla erano le braccia di Tiziana, quindi di conseguenza il morbido doveva corrispondere al seno della stessa.
Brigitta arrossì terribilmente, in quanto per diretta conseguenza di dove era comodamente adagiata la sua testa, la sua mente aveva incominciato a riprodurre un film porno con loro due come protagoniste.
“Brigitta! Ferma immediatamente tutti questi pensieri sconci! Insomma, siamo nel bel mezzo della battaglia finale contro gli alieni, che potrebbe decidere il destino della Terra e tu fantastichi su sconcerie! Vergognanti! Non sei degna di essere la salvatrice dell’umanità!” Pensò Brigitta.
La nostra eroina saltò in piedi, era ancora rossa in viso, ma almeno il vantaggio del sangue che la ricopriva era che nascondeva bene i rossori imbarazzanti.
 
-Brigitta…-
 
Tiziana la guardò per un attimo tra lo sconvolto e il felice.
 
-Brigitta!- Urlò la ragazza lupo saltando al collo della sua innamorata.
-Credevo fossi morta!-
-E infatti lo ero, ma sono tornata in vita grazie a qualcosa che è troppo lungo raccontare ora-
-Quindi prima sei morta sul serio?- Chiese Tiziana abbastanza scandalizzata-
-Si… ma tranquilla, sono tornata per rimanere, nessuno mi porterà più via da te ora-
 
Tiziana ebbe un tuffo al cuore, mentre in lontananza si poteva sentire l’eco dei fans shippatori seriali fare: aww.
Ma Brigitta non corse subito a spaccare il culo a Peter com’era giusto che fosse, c’era un’altra cosa che doveva assolutamente fare prima.
Prese il viso della ragazza lupo tra le mani, per poi abbassarsi e infine, mentre Tiziana si stava ancora chiedendo cosa stesse cercando di fare, la baciò, ma questa volta con un intenso bacio alla francese, diciamo che le era rimasta la voglia dal viaggio astrale.
Dopo diversi minuti e diversi richiami da parte di Peter, che continuava a sbraitare che quello era un covo super cattivo e non la stanza di un motel, che tanto tutti vanno nei motel solo per una cosa di solito, Brigitta lasciò andare Tiziana, che cadde a terra esausta per il travolgente turbinio d’emozioni appena provate.
 
-Ti amo Tiziana, quindi aspetta ancora un po’, vado a picchiare quello là per quello che ti ha fatto e torno-
 
-Figaggine! Figaggine eweryehere!-
Autrice!
-Ok, ho capito, sto zitta-
 
Brigitta afferrò la sua ascia gigante e con uno sguardo più adirato della moglie che scopre che il marito ha messo le sue magliette bianche nella lavatrice insieme ai colorati, si avventò contro il robot malvagio.
Inutile dire che, per quanto Peter fosse forte o avesse congegni tecnologici molto utili, Brigitta fin dall’inizio sembrava avere la meglio.
 Così nel giro di poco tempo Brigitta lo trapassò con la sua arma, per poi colpirlo con un pugno così devastante da farlo volare verso l’infinito e oltre, con anche effetto stellina alla fine stile team rocket.
Nella foga della battaglia il suo outfit da valchiria si era danneggiato e quindi ora i perfetti addominali di Brigitta erano scoperti, il risultato fu che qualche metro più in là c’era una piccola Tiziana con la bava alla bocca e, letteralmente, scodinzolante.
Come era facilmente intuibile, non passò molto tempo prima di ritrovare la ragazza lupo abbracciata alla valchiria e con la faccia sull’oggetto delle sue fantasie, il lato oscuro di Tiziana era appena uscito fuori.
 
-Wow Tiziana, mi hai preso alla sprovvista-
-Non riesco a resistere, gli addominali sono il mio punto debole e tu ce li hai così stramaledettamente perfetti!-
-Il vantaggio di far sala, un annetto come cameriere e vedrai che anche tu otterrai un risultato simile pe tutte le volte che qualcuno attenterà al tuo equilibrio-
-Finché sono su di te a me va bene-
 
Le due raggiunsero Clarissa, ancora devastata per la perdita di Pan.
 
-Clarissa… come stai?- Chiese Brigitta sinceramente preoccupata.
-Sto male ok?! Il giorno prima mi accorgo di essermene innamorata e il giorno dopo esplode! In più quello che è stato il mio ragazzo per un mese, quello che io credevo essere premuroso e gentile, si è rivelato essere il genio del male alieno dietro tutto! Come se non bastasse poco prima di esplodere Pan mi ha fatto uno dei suoi soliti sorrisi rincoglioniti e io mi sono sentita l’essere più inutile di questo pianeta! Quindi va male, molto male, qualcuno ha un taglierino? Almeno potrei raggiungerla subito-
-Non dire così Clarissa, Pan non vorrebbe questo e lo sai anche tu-
-Ma come faccio Brigitta?! Spiegami come faccio ad andare avanti senza di lei!-
-Non devi per forza andare avanti senza di lei, ricostruiscila, proprio come ti ha detto prima che esplodesse, dopotutto ti deve ancora una risposta no?- Intervenne Tiziana, porgendole un ingranaggio dorato.
 
Clarissa afferrò l’oggetto con la mano che le tremava.
 
-Ma come faccio io a ricostruirla che non riesco nemmeno a rimontare una penna bic dopo averla smontata?!-
 
Tiziana allora si diresse verso il gigantesco computer dotato di un gigantesco monitor, che ogni cattivone che si rispettasse aveva nel suo covo segreto.
E lo fece trascinando con se Brigitta, in quanto non voleva ancora staccarsi dal tesoro che aveva scovato.
Accese il computer e ci smanettò per un paio di minuti.
 
-Ecco, questi sono i progetti sia di Pan che di Peter, da quel che so li tenevano in modo che se fossero stati distrutti entrambi uno sciocco umano li avrebbe trovati e li avrebbe ricostruiti, quindi ora non ti resta che cercare ogni singolo pezzo di Pan qua dentro e poi ricostruirla passo a passo, un po’ come quelle costruzioni molto famose coi mattoncini di cui stranamente non mi ricordo il nome-
 
Clarissa incominciò a saltare dalla gioia, non importava quanto tempo sarebbe servito, lei avrebbe ricostruito Pan e avrebbe finalmente ascoltato la risposta che le doveva dare.
Così tutte e tre insieme uscirono, fuori c’erano tutte le altre valchirie, che sono comparse quindi potete anche fare come se non ci fossero, e Rosalinda, Gennaro, Carmelita, che naturalmente era irriconoscibile vista la spilla troppo carina, e Sfiga, trionfanti per aver sconfitto tutto l’esercito di alieni.
I licantropi si erano arresi, quindi loro erano salvi.
Improvvisamente si levò un grido.
 
-Tiziana Wolf, sei proprio tu?!-
 
La diretta interessata si voltò verso l’origine della voce, era un ragazzo, alto e con dei fluenti capelli bianchi molto trasgressivi, con due magnifici occhi castani.
 
-E tu chi sei?- Chiese innocentemente Tiziana.
-Giusto, tu eri troppo piccola, non puoi ricordarti di me, comunque io sono tuo cugino Gerardo, credevo fossi morta insieme si tuoi genitori, sono così felice di vedere che stai bene-
-La mia è una storia complicata-
-E chi è la splendida valchiria spilungona con gli addominali a cui stai appiccicata come un francobollo?-
-E’ la mia fidanzata strafiga- Disse sorridendo.
 
Non poteva certo immaginare che il cuore di Brigitta stava ballando il cancan, il tango e la break dance contemporaneamente per la felicità.
 
-Ok, allora ci si becca in giro, sono felice per te-
 
Così dopo la terribile battaglia tutti tornarono a casa, nel tragitto Tiziana e Brigitta si misero a chiaccherare.
 
-Sicura che non ti sia rimasto qualche congegno alieno nel cervello vero?-
-Si, è la trentesima volta che me lo chiedi e ti risponderò come tutte le trenta volte prima: Pan è un robot alieno quindi, non chiedermi come, poco prima di esplodere è riuscita a liberarmi da quelle macchine malefiche- Rispose sorridendo la ragazza lupo.
-Possiamo smetterla di parlare di esplosioni?!- Esclamò Clarissa.
 
Tre mesi dopo…
Erano passati tre mesi, tre mesi in cui lei e il vario gruppetto di eroi avevano cercato ogni ingranaggio e micro cip che componevano Pan, ma finalmente Clarissa era riuscita a ritrovare tutti i pezzi.
Stava ricostruendo la sua amata su quel lettino da ospedale, era nel laboratorio alieno, in quanto le tecnologie per ricostruire il robot si trovavano solo lì ovviamente.
Per l’occasione la ragazza aveva indossato il suo camice da dottore glitteroso comprato al mercato qualche giorno prima.
 
-SI PUO’ FARE!- Disse con più enfasi possibile.
 
Attivò la macchina, che subito incominciò a pompare alcol in Pan.
Per l’importante occasione era incominciato un temporale, non ci volle molto prima che dei fulmini incominciassero a colpire il corpo ricostruito del robot per aumentare la suspance.
Ma poi ci fu solo il buio.
Per un attimo Clarissa temette che non avesse funzionato, che avesse fallito anche nell’unica cosa che Pan le aveva chiesto.
 
-Yaw… Che bella dormita, cavolo però, ho proprio voglia di qualcosa di alcolico ora-
 
Clarissa rimase imbambolata, così Pan incominciò a muovere la mano davanti a lei per risvegliarla dalla sua trance.
 
-Ehi Clarissa… Pan chiama Clarissa… Sei morta?-
 
Tra le lacrime di gioia la bionda valchiria abbracciò con slancio il robot.
 
-Pan!-
-Ok, ok, però calma l’entusiasmo, vuoi che mi si allenti qualche bullone piccoletta?-
-Stavo quasi per credere di non rivederti più! E poi ora ho compiuto 15 anni, non sono più una piccoletta!-
-Va bene, ma ora sono qui tranquilla, ma a proposito io non ti devo una risposta?-
-E-ecco… s-se n-non-t-ti s-senti a-abbastanza b-bene p-per d-darmela o-oggi f-fa l-lo s-stesso- Balbettò imbarazzata Clarissa.
-Niente scuse, ma vediamo…-
 
Lo sguardo di Pan non poteva non notare il bottiglione di Cognac lasciato strategicamente vicino a lei, sorrise in modo malizioso.
 
-Credo che prenderò ispirazione da Brigitta, ma originalizzandola-
-Eh?-
 
Pan aprì la bottiglia, prese Clarissa per il colletto, le riempì la bocca di alcol francese e poi finì in bellezza tirando la ragazza verso di lei e baciandola appassionatamente.
 
-Questa ti basta come risposta?- Sussurrò in modo sensuale all’orecchio della valchiria.
 
Clarissa, troppo imbarazzata per rispondere si limitò a nascondere la faccia nella spalla della ragazza robot.
E tutto è bene quel che finisce bene… c’è solo un problema, questa storia non è finita.


Note della pazzoide:
Ebbene si io ho realmente urlato al complotto quando ieri ho scoperto cosa significa il nome "Brigitta". Comunque yay! Pan e Brigitta non sono state morte per neanche un capitolo, enjoy le nostre ship sono vive!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Flashback a caso di cose ***


L'autrice era tranquillamente spaparanzata sul divano a dormire, visto che faceva un caldo bestiale era tranquillamente senza maglia, dopotutto era casa sua, aveva tutta la libertà di starsene in reggi petto e pantaloni del pigiama e reggi petto.
 
Autrice...
 
Ma ella non rispondeva, troppo impegnata a sognare e sbavare sulle sue otp preferite.
 
Autrice!
 
La voce narrante dovette sgolarsi per riuscire a svegliarla.
 
-Brigitta non mangiare quel pesce! Oh ma ciao Guendalina-
Autrice... Non voglio nemmeno sapere che stava sognando per urlare quella frase, e non mi potevi trovare un nome migliore?
-No, a me piacciono questi di nomi ok? Comunque, era un sogno molto interessante: Brigitta e Tiziana erano andate al mare, allora stavano facendo il bagno, schizzandosi, rincorrendosi, in effetti c'erano un bel po' di tette sballonzolanti in quel sogno, ma qualcosa si era strisciato sulla gamba di Tiziana, era un pesce piccolo! Allora Brigitta si paró davanti alla sua amata e disse in modo molto epico:"Ti mangerò, prima che tu possa mangiare noi!".-
Perché mi ricorda la trama scadente di un film erotico stile:" Il bagnino è secsy e corre pure in slow motion, ahsacgycabk"?
-Boh, chiedilo alla mia mente non a me, ma comunque non ho finito: In realtà infatti... Il pesce ero io! Dan dan daaaaaaan...-
Ok ora è diventato un sogno inquietante.
-Comunque dimmi...perché sei qui? Non è che sei venuta solo per vedere il mio perfettissimo corpo?- Disse ammiccante l'autrice.
 
La voce narrante arrossí, sia per l'affermazione, sia perché si era resa conto solo in quel momento della mancanza della parte superiore del pigiama della sua creatrice.
Si coprí gli occhi con le mani, perché una voce narrante ha delle mani? Vabbè dettagli. Però lasciò una fessura anti sgamo tra le dita per riuscire a sbirciare.
 
-Ma allora avevo ragione...- Disse l'autrice per stuzzicarla.
No! Io sono venuta per un motivo serio, non puoi distrarmi così!
-Non sono io, è il potere delle coincidenze, il destino ti sta palesemente dicendo che siamo anime gemelle-
No, perché questa storia la scrivi tu e tu decidi tutti i cavolo di cliché da quattro soldi/coincidenze impossibili, che vi devono accadere!
-Ok ora facciamo i seri, allora perché sei qui?-
 
Guendalina prese un profondo respiro per riuscire a calmare il suo cuore febbricitante di emozioni fortissime.
 
Allora, sono venuta per informarla che secondo me il salto temporale di tre mesi è un po' esagerato, insomma cos'hanno fatto tutti nel frattempo che Clarissa cercava ogni singolo pezzo di Pan? E come si sono evolute le cose tra Carmelita e Sfiga, Rosalinda e Gennaro, ma soprattutto con Brigitta e Tiziana che finalmente si sono messe insieme? Troppe domande!
-Secondo me vuoi solo sapere se le Briziana sono andate oltre un semplice bacio alla francese...-
La voce narrante arrossí di nuovo, risultando la gemella segreta di un palloncino rosso. Prima di rispondere all'autrice distolse lo sguardo.
Non... Non è vero...
-Guendalina... vabbè ho capito, ora mi metto a scrivere ok?-
Sarà meglio, non puoi lasciare i lettori con un buco temporale di tre mesi!
 
E ora inizia il vero e proprio capitolo, ringraziamo i lettori dell’immensa pazienza che hanno, iniziamo con la mattina dopo al misfatto…
 
Brigitta per una volta si svegliò di buonumore, per la prima volta nella sua vita infatti, era ricambiata sentimentalmente da una ragazza.
Si preparò per andare a correre, come faceva tutte le mattine, anche se negli altri capitoli non era stato detto per dimenticanza.
Mentre usciva però, notò un fantasma raggomitolato sul divano, le venne quasi un colpo, ma poi guardò meglio e notò che era Clarissa, spettinata, con due occhiaie da paura e una trentina di bottiglie vuote di birra sparse attorno, mentre un’altra ventina era pronta per essere bevuta, sulle gambe teneva una confezione di gelato versione famiglia.
Gelato e birra, un miscuglio un po’ insolito ma se a lei piaceva… aspetta un secondo, Clarissa ha solo 14 anni non può incominciare a bere a quest’età!
Brigitta le strappò la bottiglia mezza vuota dalla mano.
 
-Clarissa che fai? Non puoi incominciare a bere a quest’età!-
-Si invece!-
 
Brigitta sospirò e le si sedette accanto.
 
-E’ per Pan?-
 
L’altra annuì in silenzio.
 
-Non puoi bere per dimenticare-
-Non bevo per dimenticare, bevo per sentirla più vicina, avrei preso qualcosa di più alcolico, ma dopo un’ora di contrattazioni mi hanno concesso solo di prendere la birra-
 
Brigitta le sorrise e incominciò ad accarezzarle la testa.
 
-Non devi abbatterti, devi solo riuscire a ritrovare tutti i pezzi di quell’alcolizzata e tutto si sistemerà-
-L’ho vista esplodere davanti ai miei occhi Brigitta! Almeno un giorno per deprimermi per bene e riprendermi mi ci vuole, perché ci doveva capitare un’autrice così sadica?-
-Autrice?-
-Ehm… Volevo dire somma comandante delle valchirie, l’alcol fa brutti scherzi-
 
Brigitta prese un foglietto e ci scrisse sopra qualcosa.
 
-Tieni, questo è il mio numero, se hai voglia di parlare chiamami-
-Perché lo fai? Insomma è da quando ci conosciamo che ti tratto male- Chiese sorpresa Clarissa.
-E’ da un mese che tu e Gennaro vivete in questa casa, ormai siete parte della famiglia, anche per il fatto che ormai i due etero della casa non fanno che rinchiudersi in camera da letto-
-Grazie-
 
Clarissa prese il fogliettino, per poi riprendere a mangiare e bere.
Così la nostra amata protagonista uscì di casa per andare a correre qualche kilometro.
 
Intanto in un luogo non precisato di Rimini…
 
Carmelita stava tranquillamente passeggiando per le strade, quando poco distante da lei un ragazzo, che subito riconobbe come mr.Sfiga, venne investito da un’auto, dopo essere volato per diversi metri venne rinvestito da un camion, come se non bastasse, dopo essere atterrato sul marciapiede dei cani si avventarono su di lui, un uccello decise che la sua spalla era il luogo adatto per liberare la vescica e dei gatti lo graffiarono senza pietà.
La ragazza corse subito verso di lui, scacciando via tutte quelle bestie.
 
-Tutto bene my sweetheart?-
-Si, grazie, tranquilla è la monotonia per me, sono abituato- Disse tranquillamente Sfiga.
-Come è la monotonia per te?!-
-Bhè sai, c’è un motivo se mi chiamano mr. Sfiga-
-A proposito, ma qual è il tuo vero nome?-
 
Sfiga rimase in silenzio per qualche secondo prima di rispondere.
 
-Forse un giorno te lo dirò-
 
Un altro momento di silenzio, Carmelita notò la tristezza negli occhi del ragazzo.
 
-Ehi, che c’è che non va? Gli alieni sono stati finalmente sconfitti, dovresti essere contento-
-Io… lo so che è stupido, ma ci speravo ancora Carmelita, speravo ancora che magari un giorno Brigitta avrebbe potuto ricambiarmi, che magari sarei potuto essere l’eccezione, quindi…-
-Dopo che hai visto che lei e Tiziana si erano messe insieme il tuo cuore si è spezzato per la seconda volta-
 
Sfiga annuì lentamente, Carmelita aveva pienamente centrato il punto.
 
-Scusa se parlo di queste cose con te, ma Gennaro è troppo impegnato con Rosalinda, Clarissa non la conosco abbastanza bene e Brigitta manco a parlarne-
-Tranquillo, non è un problema, vedrai che tutto si sistemerà, almeno parli con una che di rottura di cuori ne sa abbastanza-
-Sai, avrei preferito innamorarmi di te Car, sei bella, intelligente e sto bene con te, il destino certe volte è crudele-
 
Carmelita sorrise, Sfiga era un ragazzo dal cuore d’oro.
 
-Sai, tra poco finalmente la mia maledizione verrà spezzata, dopo tornerò da te e mi dichiarerò di nuovo, perché sai, anch’io sono un’idiota speranzosa-
-Allora io ti aspetterò- Rispose sorridente il ragazzo.
 
Cambiamo di nuovo inquadratura, nella camera da letto di Gennaro e Rosalinda…
 
Rosalinda si risvegliò dopo un’intensa notte di passione per festeggiare la sconfitta degli alieni, si voltò verso l’altra metà del letto, ma Gennaro non c’era.
 
-Dove sei mio toro da monta biondo?-
-Sono qui, mia maga sexy del colore-
 
Rosalinda si voltò, Gennaro era inginocchiato sul pavimento, vicino a lei, completamente nudo e con un anello dentro una pratica confezione di velluto, in mano.
 
-Vuoi diventare la mia maga sexy del colore a vita?-
 
La donna incominciò a saltellare iperattiva per la stanza, con un comodissimo lenzuolo avvolto al corpo a censurare il tutto.
 
-Certo! Dai, ora facciamoci un selfie che devo far morire d’invidia quel critico che mi sta antipatico!-
-Certo cara-
 
E ora torniamo a concentrarci su Brigitta, il privilegio di essere la protagonista…
 
Brigitta stava correndo da almeno un’ora, il sudore incominciava a imperlarle la fonte, mentre il freddo di novembre incominciava a farsi sentire, con i capelli legati e schiccosissimi polsini a indicare che era una vera sportiva.
Decise di passare dal parco, dopo qualche minuto di corsa notò Tiziana che dormicchiava  sotto un albero.
Così si precipitò subito verso di lei, con il sorriso in volto.
Si chinò vicino a lei e le diede un veloce bacio a fior di labbra, Tiziana socchiuse gli occhi, sorridendo quando si accorse chi aveva davanti.
 
-Ciao, che fai da queste parti?- Chiese la ragazza lupo ancora assonnata.
 
Brigitta si sedette di fianco a lei.
 
-Corro, comunque non dovresti addormentarti così, potrebbero girare dei maniaci qui in giro-
-Sembri una mamma preoccupata- Disse allegramente Tiziana
-Non sono una mamma, ma mi preoccupo per te, se stai da sola potrebbe essere pericoloso-
 
Tiziana si accomodò sulla spalla di Brigitta.
 
-Quindi se dormo qui vicino a te va bene no?- Chiese sbadigliando la licantropa
 
Per tutta risposta Brigitta la fece adagiare sulle sue gambe le baciò teneramente la fronte.
 
-Buona dormita-
 
Rimasero così per un po’ di tempo, fino a mezzogiorno almeno, fino a quando Tiziana non si risvegliò.
 
-Sai Brigitta, sono davvero felice, finalmente gli alieni sono sconfitti e sia io che la mia famiglia ora siamo liberi e tutto per merito tuo, in più ho anche scoperto che la fantastica ragazza di cui mi sono innamorata a prima vista mi corrisponde, è fantastico, grazie per tutto-
-Non ringraziarmi, l’ho fatto perché m’importa di te-
 
La valchiria incominciò ad accarezzare la testa dell’altra gentilmente.
 
-Comunque Tiziana, non voglio certo impicciarmi nei tuoi affari, ma ti ricordi quando abbiamo incontrato tuo cugino dopo aver sconfitto gli alieni? Ecco, aveva detto che credeva fossi morta insieme ai tuoi genitori, che significa?-
-Proprio quello che significa, i miei genitori biologici sono stati uccisi dalle valchirie tanto tempo fa, ma non fartene un problema, era una guerra, quindi non potevate fare altrimenti. Riccarda mi ha adottato quando avevo 5 anni e tu Brigitta? Come va con i tuoi?-
 
Brigitta sospirò, preparandosi a rispondere a quella domanda, ricordandosi di quello che era successo all’inizio dell’estate.
 
-Pensavo andassero bene, almeno prima di luglio, ho confessato ai miei il mio orientamento, loro non hanno reagito benissimo, la mattina dopo ho trovato un bigliettino in cucina che diceva che se ne sarebbero andati per un po’, per riflettere su quello che gli avevo detto, non li vedo da allora, né li sento, non son neppure dove siano in effetti, però non m’importa, almeno posso stare con te senza che nessuno in famiglia dica niente-
-Mi piace quello che stiamo facendo-
-Cosa?- Chiese curiosa la valchiria.
-Conoscendoci- Rispose semplicemente Tiziana.
 
Dopo un po’ le due incominciarono a camminare insieme, mano nella mano, come vere piccioncine, arrivando fino a casa di Brigitta.
Quando entrarono si ritrovarono una scena inaspettata: Rosalinda e Gennaro stretti sul divano ad amoreggiare e Clarissa vicina a loro, mezza ubriaca che gli intimava di portare la loro felicità di coppia da qualche altra parte.
Appena la coppietta felice vide entrare la valchiria si catapultò a salutarla, con dei sorrisi talmente ampi da far invidia a joker.
 
-Ciao cara!- Iniziò un po’ troppo entusiasta sua zia.
-Ciao zia, che succede?- Continuò Brigitta confusa.
 
Rosalinda guardò l’amato con un’occhiata d’intesa, per poi, cinque secondi dopo urlare insieme:
 
-CI SPOSIAMO!-
 
Brigitta rimase quasi sconvolta dalla notizia, sua zia, famosa in famiglia per essere l’unica senza nemmeno l’ombra di una relazione, quella che non aveva mai avuto un amante, ora si sposava.
Sorrise, dopotutto finalmente si sposava.
 
-Congratulazioni-
-Abbiamo già programmato tutto, matrimonio, viaggio di nozze ec… Il viaggio lo faremo a Dicembre, quindi per quella settimana dovrete stare da qualche altra parte te e Clarissa- Disse sempre più allegra Rosalinda.
-Ok, ma non so dove…-
-Posso ospitarvi io- Intervenne tranquillamente Tiziana.
-Davvero?- Chiese Brigitta speranzosa
-Certo, ho una camera per gli ospiti per Clarissa e se vuoi te Bi puoi dormire con me, ho un letto grande quindi ci dovresti stare- Rispose con la massima innocenza Tiziana, probabilmente non si rendeva conto di quello che stava dicendo e che la parola “dormire” nelle menti di tutti gli altri in quella sala, compresa Brigitta, era stata sostituita da qualcos’altro.
 
Rosalinda e Gennaro guardarono Brigitta in un modo del tipo: “Vai! E’ la tua occasione! Svergina il tuo vero amore!”
Brigitta intanto stava incominciando a farsi le sue solite pippe mentali: E se  Tiziana si fosse accorta che lei sarebbe stata eccitata dormendo con lei? Perché Brigitta sapeva per certo che lo sarebbe stata con il corpo della ragazza lupo di fianco a lei, in un letto. E se Tiziana una volta che se ne fosse accorta l’avesse bollata come pervertita senza speranza? E se… E se…
Intanto che lei pensava però, non si accorse che Tiziana non era più di fianco a lei, così scosse la testa per mandare via tutti i pensieri sconci che le stavano venendo in mente e si mise a cercarla.
La trovò in camera sua, con uno dei libri sconci che la nostra eroina teneva nascosti dietro la fila degli harmony.
Notò che Tiziana era completamente rossa in viso e che leggeva con un certo interesse, poi notò meglio dove aveva aperta la pagina: il capitolo 13, quello proprio in cui le due protagoniste arrivavano finalmente al sodo in un letto con lenzuola profumate alla lavanda e petali di rose sparsi per la camera.
 
-Tiziana…-
 
La ragazza lupo saltò letteralmente dallo spavento.
 
-Eh? Oh, sei tu, scusami, ho rovistato in camera tua senza il tuo permesso-
-No tranquilla-
Un silenzio particolarmente imbarazzante calò nella stanza.
 
-Ti va del succo?-
-Si grazie-
 
Con questo escamotage molto semplice riuscirono a tornare abbastanza tranquille.
 
E ora per finire in bellezza arriviamo alla famosa settimana del viaggio di nozze di Rosalinda e Gennaro…
 
Tiziana era tesa, da quel giorno Brigitta, la sua ragazza da quasi un mese e Clarissa sarebbero restate a casa sua per qualche giorno, il problema era uno: sua madre era in viaggio di lavoro, quindi se Clarissa si assentava da casa sarebbero rimaste loro due da sole e dopo che aveva letto lo scottante capitolo del libro che aveva trovato in camera della valchiria sapeva cosa s’intendesse per “dormire insieme”.
Era da diverso tempo che pensava al volere che Brigitta le facesse le stesse cose descritte in quel libro, si era perfino documentata leggendo da varie fonti varie informazioni e ormai le sue notti erano piene di sogni in cui la valchiria stava sopra di lei, in quei suoi quasi 17 anni di vita non aveva mai provato così tanto desiderio d’accoppiamento per un’altra persona, in realtà non l’aveva mai provato e basta. Per lei il mondo sotto le lenzuola era un’incognita, almeno fino a quel momento almeno.
 E ora era nervosissima, non aveva detto niente a Brigitta, ma forse sarebbe stato meglio parlarne.
Suonarono al campanello: erano loro.
Aprì e le accolse, avevano entrambe dei grossi borsoni con loro, così come prima cosa gli mostrò dove posarli, poi gli mostrò dov’erano le chiavi di casa, in caso avessero voluto uscire, infine gli fece fare un veloce giro della casa.
 
-Ragazze io vado a continuare a cercare i pezzi di Pan, torno tardi- Esordì Clarissa con noncalance.
-Ok- Disse Brigitta.
 
Clarissa uscì e loro rimasero da sole in casa, entrambe dopo averlo realizzato arrossirono come se non ci fosse un domani.
 
-Allora Brigitta andato tutto bene il viaggio?- Chiese tesissima Tiziana.
-Certo, grazie!- Rispose altrettanto tesa Brigitta.
-Ti faccio vedere come sistemare le cose nell’armadio-
-Ok-
 
Si recarono verso la stanza di Tiziana senza spiccicare parola, poi Brigitta prese con se tutto il suo coraggio con se e parlò.
 
-Tranquilla Tiziana, non devi preoccuparti, anche se dormiremo nello stesso letto ti giuro che non farò niente, come toccarti o cose simili, senza il tuo consenso-
 
Tiziana rimase colpita da quelle parole, tanto che parlò senza riflettere.
 
-Ma io voglio che tu mi faccia tante cose-
 
Quell’unica frase fece sgranare gli occhi di Brigitta dalla sorpresa.
 
-Eh?-
 
Tiziana ormai aveva parlato, quindi, anche se l’imbarazzo la stava divorando doveva parlare.
 
-Si, ecco io… E’ da un po’ che ci penso, che vorrei che tu, ecco che tu… insomma, che … che… facessi l’amore con me-
 
Quello bastò a mandare completamente in brodo di giuggiole il cervello di Brigitta, che subito afferrò tra le sua braccia Tiziana, le fece fare un bel caschè e la baciò così focosamente da poter bruciare una città.
Il desiderio carnale era chiaramente presente in quel bacio, che fece dimenticare a Tiziana tutta la tensione di qualche momento prima.
Poi Brigitta la prese a mo’ di principessa e la adagiò delicatamente sul letto, per poi mettersi sopra di lei e con un sorriso dire una frase d’effetto.
 
-Esaudirò subito il tuo desiderio perché è anche il mio-
 
Brigitta incominciò a leccare il collo di Tiziana, mentre quest’ultima ansimava sempre più velocemente e… e…
 
Dlin dlon dlaaaaan… Avvertiamo tutti i gentili lettori che la scena del consumo verrà sostituita da unicorni e gatti arcobaleno, in quanto questo non è un racconto per adulti, se volete vedere queste due consumare immaginatevelo o scriveteci una one shot sconcissima sopra, ci scusiamo per il disagio e ci auguriamo che continuerete ancora a seguire “Brigitta valchiria senza frontiere”.
 
Autrice…
-Si?-
Vi odio
-Ok, ma ora continua a narrare per favore-
 
Il giorno dopo…
 
Brigitta e Tiziana si risvegliarono nello stesso letto, rigorosamente nude ad abbracciate romanticamente.
Tiziana rimase ancora a letto, mentre Brigitta si alzò, si lavò, si preparò e andò in cucina per portare la colazione a letto alla sua amata.
 
-Buongiorno, ti sei svegliata presto oggi Clarissa- Disse allegramente Brigitta.
-In realtà non ho dormito, quando sono tornata ho sentito troppi rumori molesti provenire dalla stanza accanto per chiudere occhio-
 
Brigitta arrossì e guardò imbarazzata Clarissa.
 
-Hai sentito tutto?-
-Si, ho sentito come rigiravi Tiziana peggio delle uova strapazzate-
 
Intanto in un altro luogo…
 
La regina del mondo stava guardando fuori dalla finestra in modo poetico.
 
-Finalmente, dopo tutti questi anni, la mia vendetta potrà compiersi, state attente valchirie…-
 
Angolo della pazzoide:
Yay capitolo lungo e cose shippose, ma sembra che la regina del mondo stia per uscire allo scopreto dan dan daaaaan...
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: Una nuova minaccia e complotti ***


E ora cari lettori, ritorniamo al momento del risveglio di Pan…
Pan camminava allegramente con un bottiglione di cognac in una mano e Clarissa aggrappata saldamente all’altra.
Arrivarono fino a casa di Brigitta, Clarissa tirò fuori le sue chiavi di casa e aprì, trascinò Pan dentro.
In casa c’era solo Brigitta, che stava cucinando la cena indossando un grembiule con i cuoricini e delle pantofole nei piedi.
 
-Brigitta io e Pan andiamo in camera mia-
-Ok-
 
Pan venne guidata nella camera della valchiria, la prima cosa che notò entrando in quella camera, oltre i poster dei e delle pallavoliste, fù l’enorme numero di bottiglie vuote di birra in quella camera.
Prima però che potesse fare qualsiasi domanda, entrambe udirono un piccolo terremoto in casa, accompagnato da un rumore fragoroso, per poi vedere Brigitta, che nell’enfasi d’entrare di corsa sbattè la testa contro lo stipite della porta, per poi cappottarsi per terra, però le bastò un semplice movimento fluido per rimettersi in piedi.
 
-Pan! Sei viva!- Esclamò la ragazza, con ancora il mestolo in mano.
-Ciao anche a te Bi! Devi raccontarmi di come sono andate le cose con Tiziana! Ho tre mesi di pettegolezzi e alcol da recuperare!-
-Certo… oh cavolo! Ho la carne sul fuoco! Ci vediamo dopo!-
 
Così com’era comparsa Brigitta tornò in cucina, creando un altro mini terremoto.
 
-Quella ragazza dovrebbe imparare a rilassarsi un po’- Riflettè Pan.
 
Poi si rivolse a Clarissa, che intanto aveva iniziato a nascondere le bottiglie vuote, con uno sguardo di disappunto.
 
-Clariiiiiiiii… perché ci sono tutte queste bottiglie di birra in camera tua?-
-Ehm… ecco… me le hanno regalate per natale!- Rispose la valchiria più tesa che mai.
-La verità grazie, sai i miei sensori riescono a percepire lontan tre miglia una bugia, peggio di quelli che leggono le espressioni- Disse fiera Pan.
-Ecco… lo so che è stupido, ma bere mi permetteva di sentirti più vicina, mi sei mancata Pan…- Rispose rossa e imbarazzata Clarissa
-Come sei dolce, comunque non farlo più, non voglio ritrovare la mia ragazza in coma etilico-
 
Clarissa divenne rovente alle parole “la mia ragazza”, il cuore le batteva fortissimo e non riusciva quasi a respirare per l’emozione.
 
-Sono davvero la tua ragazza?-
-Certo, credevi che ti avessi baciata appassionatamente solo per sfizio?- Rispose ridendo Pan, dopo poco Clarissa si unì a lei.
-Comunque davvero, non voglio che tu ti senta male per dell’alcol-
-Da che pulpito viene la predica- Disse divertita Clarissa.
-Io ne ho bisogno, se non bevo muoio-
 
Clarissa rimase sbigottita ed incredula a quell’affermazione.
 
-Che intendi?-
-Bhè sono progettata per essere il più simile possibile ad un essere umano, sotto ogni aspetto, quindi non posso mica attaccarmi alla corrente no? Il mie reattore brucia l’alcol contenuto negli alcolici per funzionare, quindi letteralmente io vivo d’alcol, anche se in effetti se ne assumo troppo tutto in una volta potrei avere delle disfunzioni a livello cognitivo, non te n’eri accorta quando mi hai ricostruita?-
-In realtà mi sono limitata a rimontare tutti i pezzi secondo il progetto senza sapere come funzionavano le singole parti-
-Bhè ora lo sai-
 
Dopo aver detto ciò Pan tirò la valchiria a sé la baciò dolcemente.
Sentirono bussare alla porta, che si erano dimenticate di chiudere.
 
-E’ pronta la cena, appena avete finito-
 
Brigitta le stava aspettando sulla soglia, nel suo bellissimo outfit da cuoca improvvisata.
Le due piccioncine si diressero in cucina mano nella mano, con tanti bei cuoricini rosa che gli svolazzavano attorno.
Arrivate trovarono Rosalinda seduta sopra Gennaro sulla poltrona ad amoreggiare, mentre c’era Tiziana a dormire pacificamente sul divano.
Subito si domandarono quando era arrivata tutta quella gente.
 
-Oh tesoro, ciao, vedo che sei riuscita finalmente a riattivare il tuo famoso vero amore, dai che papà vuole conoscere tutti i particolari!- Disse Gennaro con entusiasmo.
-Si ecco, Pan lui è mio padre, papà lei è Pan, la mia ragazza- Disse imbarazzata Clarissa.
-Piacere signore, posso chiamarla papi vero?-
-Ma ovviamente cara, anzi vieni che ci facciamo subito un selfie che devo annunciare a tutti che mia figlia è finalmente riuscita a guarire dalla sua omofobia!-
 
Pan si avvicinò all’uomo e si mise in posa, si scattarono almeno una decina di foto nelle pose più assurde.
 
-Clari e a me non mi saluti?- Chiese Rosalinda facendo la finta offesa
-Certo Rosi-
-Chiamami mamma, ora io e tuo padre siamo sposati ricordi? In effetti quindi ora te e Brigitta siete cugine acquisite… che strana la vita!-
-E tu Brigitta chiamami zio!- Urlò Gennaro a Brigitta, che intanto stava mettendo in tavola.
-Va bene zio!- Gli rispose lei urlando.
 
Si misero a tavola, mentre Brigitta metteva le bistecche nei piatti.
 
-Brigitta, il tuo unico vero amore per sempre sta ancora ronfando sul divano- Disse Rosalinda incominciando a tagliare la carne.
 
Brigitta si avvicinò al divano, si piegò e baciò a fior di labbra Tiziana per svegliarla.
 
-E’ pronta la bistecca, te l’ho fatta al sangue come piace a te-
 
A queste parole Tiziana scattò in piedi con gli occhi sbrilluccicosi e la bava alla bocca, arrivò al tavolo e si sedette in pochi secondi.
Pan guardò Brigitta con sguardo malizioso come per dire “Appena abbiamo fatto qui mi racconti ogni singolo dettaglio, insomma quello che mi sono persa del capitolo scorso, e con tutto intendo anche il mondo sotto le lenzuola eheh…”.
Brigitta si sedette in tavola, notò che le punte dei capelli di Tiziana si erano scurite, ma non ci diede tanto peso, così tutti incominciarono a mangiare tranquillamente.
 
Intanto in un altro luogo…
 
Carmelita era stata convocata dalla regina del mondo, era tesa, perché sapeva che le avrebbe parlato della seconda fase del piano.
Spinse il pulsante segreto sotto la sua scrivania, si aprì un cunicolo segreto sul pavimento, in cui lei ci si infilò per arrivare fino al suo posto segreto: la carmelita caverna.
Mentre scivolava un intricato sistema di macchinari le permise di cambiare outfit e di arrivare alla sua tana segreta con il completo da ricevimento, si legò i capelli e aprì il collegamento con la regina del mondo dal suo gigantesco televisore al plasma, come buona caverna segreta aveva. La regina del mondo era seduta su una sedia da ufficio, ma era di spalle.
 
-Regina del mondo voleva vedermi?-
 
La regina del mondo si voltò, era una ragazzina, dai lunghi capelli biondi e gli occhi castani, in grembo aveva un gatto nero.
 
-Buona sera Carmelita, devo congratularmi con te, hai fatto un ottimo lavoro, presto tutti quegli stronzi che ci hanno ferito e umiliato la pagheranno cara! Ti sembra giusto che solo noi siamo state maledette in questo modo? No!-
-Regina del mondo, la mia maledizione è ereditaria, quindi oltre a me sono state anche maledette mia madre e mia nonna e lo saranno le mie figlie, solo le donne però ne sono colpite-
-Ah si, la tua consiste in quella cosa nel non poter essere amata e del non poter dire ti amo e che si toglie solo rimanendo incinta così che passi nella generazione dopo vero? Che bastardata-
-Già, è strano pensare che mia madre mi ha avuta solo per liberarsi da una maledizione, però volevo sapere cosa mi voleva dire-
 
La regina del mondo prese delle scartoffie dalla sua scrivania.
 
-Allora cara Carmelita, come sai ora gli alieni sono stati sconfitti, le valchirie non si sono riprese e hanno abbassato la guardia, è l’occasione per scatenare il ragnarock! Io e te ci riprenderemo ciò che Odino ci ha tolto, ho addestrato centinaia di ragazzi in ogni alberghiero della zona per creare combattenti eleganti e con gusto culinario. Dobbiamo attaccare ora, per riprenderci ciò che Asgard ci ha tolto!-
-Certo regina del mondo-
-Oh andiamo Car, te l’ho già detto no? Non essere così formale, sono pur sempre la tua tristristristristristristristristristristristristristristristristris nonna-
 
Carmelita annuì, la sua lontana parentela con la regina era innegabile, era proprio questa infatti la causa della sua maledizione.
Poi guardò decisa la regina, voleva liberarsi da quella piaga il prima possibile, a qualsiasi costo.
 
-Cosa devo fare Camazotz?-
 
La regina del mondo sorrise, sentendo il suo vero nome detto dopo tutto quel tempo da una ragazza della sua stirpe.
 
-Permetti a colui che compone l’ultimo tassello del puzzle di risvegliarsi, daremo a Odino un Ragnarock coi fiocchi-
-Certo regina del mondo-
 
La connessione si chiuse, mentre la regina del mondo rideva in modo molto malvagio.
 
Carmelita uscì fuori, sotto la luce della luna, la rilassava la notte, stava molto meglio quando calavano le tenebre che di giorno.
Andò nel parco, soffiava un venticello gentile, che le scompigliava giusto un poco i capelli, mentre la luce della luna l’illuminava
Sorrise, lasciandosi andare alla meravigliosa sensazione che le donava la notte, cercando di allontanare dalla mente i brutti pensieri che le affollavano la mente.
Si rilassò al punto da lasciare che i suoi canini fin troppo affilati fossero visibili e che le sue ali membranose si rivelassero.
 
-Carmelita…-
 
La ragazza si voltò di scatto con gli occhi sgranati, Sfiga era a pochi passi da lei e aveva visto tutto, Carmelita si affrettò a nascondere le ali e i denti, anche se ormai era troppo tardi.
 
-Carmelita tu sei…-
-Si sono un vampiro-
 
 Sfiga si avvicinò a lei sorridendo.
 
-Non m’importa cosa sei, m’importa che tu sia sempre la solita Carmelita, quella che mi mette di buon umore-
 
Gli occhi di Carmelita divennero lucidi e, senza riuscire a trattenersi, abbracciò di slancio il ragazzo.
 
-Comunque mi potresti spiegare un attimo perché puoi camminare sotto la luce del sole? Teoricamente non dovresti incenerirti?-
-Non sono uno dei vampiri che conosci tu o che sono citati nelle leggende, io sono un vampiro della stirpe originaria, noi non c’inceneriamo per un semplice motivo: non siamo morti, abbiamo ancora un cuore che batte dentro di noi, i vampiri che conosci tu  sono esperimenti mal riusciti di qualche scienziato pazzo su dei cadaveri, comunque per il resto le cose sono le stesse, aglio, acqua santa eccetera-
-Figo, non avevo mai visto un vampiro prima di adesso, ma quindi te bevi sangue?-
-Bhè si, ma lo rubo dall’ospedale dove lavoro part time, oppure lo bevo dai ragazzi che nella foga del momento non si accorgono del morso-
-Quale momento?-
-Sfocerei nel porno se te lo raccontassi-
 
Qualche secondo di imbarazzante silenzio calò fra i due.
 
-Ti va di sederti?- Chiese Sfiga.
-Certo-
 
Si sedettero l’uno vicino all’altra sull’erba.
 
-Sai, certe volte mi chiedo come mai sia proprio tu a scoprire sempre qualcosa di me, che vorrei tenere nascosto, e non qualcun altro-
-Forse è per via della mia sfiga, forse ti ho contagiata in qualche modo-
 
Carmelita si appoggiò alla spalla del ragazzo.
 
-Mi piace essere stata contagiata da te-
 
 Ma proprio mentre il momento raggiungeva il suo picco di romanticismo e fluff, ecco che un gruppo di ragazzi zombie comparve dal nulla.
 
-E ora diamo inizio alla festa mie care valchirie-
 
Disse la regina del mondo osservando Rimini dal suo lussuoso ufficio.


Note della pazzoide: Tante belle cose e tanti complotti... che avrà intenzione di fare la regina del mondo? Tan tan taaaaaaaan...

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Capitolo 16
*** Capitolo 15: Le rivelazioni sconcertanti non finiscono mai ***


Carmelita e Sfiga rimasero sconvolti a quella visione: centinaia di ragazzi con le varie divise dell’alberghiero si stavano facendo strada nel parco, sembravano zombie dalle loro movenze e dai luminosi occhi rossi.
 
-E’ già iniziato…-
 
Il ragazzo si voltò verso la messicana, non riuscendo a capire che stesse intendendo.
 
-Cosa?-
-Il Ragnarok-
 
Sfiga sgranò gli occhi, aveva sentito bene?
 
-Che cosa intendi?-
 
Probabilmente sapeva già la risposta, ma non ci voleva credere, teneva troppo a Carmelita per credere una cosa del genere.
 
-La regina del mondo ha dato inizio al ragnarok, tra poco anche la bestia che ucciderà Odino si risveglierà, e la dea degli inferi Hel e il gigantesco serpente Miogarosormr suoi fratelli arriveranno insieme al proprio padre: Loki, per incendiare il mondo, non possiamo rimanere qui-
 
Carmelita afferò Sfiga, distese le sue enormi ali e volò via portandosi con se il ragazzo.
Volarono per qualche minuto fino ad allontanarsi abbastanza per essere al sicuro, erano arrivati in centro, fortunatamente non c’era nessuno in giro a quell’ora.
 
-Tutto a posto Dear?-
-Si, grazie per avermi salvato, quegli zombie sembravano molto minacciosi-
-Non c’è bisogno che mi ringrazi, in fondo adesso siamo di due fazioni opposte, anche la regina del mondo voleva la caduta degli alieni, per questo vi ho aiutato fin ora, ma adesso non posso più-
-Perché combatti per lei?- Chiese Sfiga, notando lo sguardo triste della ragazza.
-Perché è l’unico modo per ottenere ciò che voglio, per eliminare definitivamente questa stupida maledizione, Dear, anche io voglio che il Ragnarok avvenga, è stato Odino a maledire le donne della mia famiglia-
 
Sfiga non sapeva che dire, lui e Carmelita, la ragazza che c’era sempre stato per lui, anche se sapeva di non poter essere ricambiata, la ragazza che gli sorrideva sempre, era arrivata ad essere talmente disperata da volere il Ragnarok.
Sentiva un peso al cuore, ogni volta che era con lei, come se ci fosse qualcosa  che veniva frenato, un sentimento talmente forte che nemmeno una maledizione riusciva del tutto a fermare. Così, in uno slancio di coraggio, probabilmente donato da tutte le fangirl isteriche che stanno leggendo in questo momento, prese il viso della ragazza fra le mani e con tutto il suo coraggio la baciò, lasciando Carmelita confusa, molto confusa e felice.
 
-Carmelita… sconfiggi la tua maledizione, fai di tutto per liberartene, io ti aiuterò, così finalmente potrò innamorarmi di te, puoi anche non raccontarmi tutto, io mi fido di te, ti darò tutto il tempo che vuoi, il mio cuore mi dice che è questa la cosa giusta da fare-
 
La ragazza sgranò gli occhi nel sentire tutto quello zucchero e cose romantiche in una sola frase, sorrise con le lacrime di felicità agli occhi.
 
-Grazie-
 
Detto questo Carmelita scomparve nel buio della notte.
 
Intanto nel letto di Brigitta…
Forse quella era la prima volta in vita sua che Tiziana non riusciva a dormire, continuava a rigirarsi in quel piccolo spazio che il condividerlo con Brigitta le permetteva, era facilmente intuibile che la serata fosse finita nel migliore dei modi.
Eppure la ragazza lupo non riusciva a stare tranquilla, sentiva come se qualcosa si stesse risvegliando in lei e non era qualcosa di buono.
Si strinse contro il corpo della ragazza accanto a lei, sentì Brigitta che, ancora addormentata, rispondeva stringendola a se, quella era l’unica cosa che riusciva a tranquillizzarla, tra quelle braccia, contro quel corpo, si sentiva a casa, riuscendo a dimenticarsi che nemmeno la valchiria avrebbe potuto salvarla, perché questa volta il male proveniva da dentro se stessa.
Quella notte Tiziana non dormì, lasciando che Brigitta la stringesse e dormisse beatamente.
 
Il giorno dopo…
Brigitta si risvegliò con la piacevole sensazione di Tiziana tra le sue braccia, si sorprese nello constatare che la sua dolce metà era già sveglia alle 9 del mattino, di solito doveva tirarla giù dal letto a pranzo per farla mangiare.
 
-Già sveglia?- Chiese, dandole il classico bacio del buon giorno.
-Si, mi stringi più forte per favore?-
 
Brigitta sorrise e senza farselo ripetere due volte, la strinse più che poteva a se, stando attenta a non farle male.
 
-Se hai bisogno di qualcosa io sono qui, non dimenticarlo- Disse la nostra eroina, mentre Tiziana nascondeva il viso contro il suo petto.
 
Ma a rovinare quel momento sopraggiunse il campanello, Brigitta sbuffò, sciogliendo l’abbraccio con la sua amata e mettendosi addosso i primi panni che trovava per terra e si diresse ad aprire la porta, lei e Tiziana erano da sole in casa, probabilmente gli altri erano andati chissà dove a fare chissà cosa.
Si avviò alla porta, mentre il suono del campanello si faceva sempre più insistente.
 
-Si eccomi un attimo!-
 
Aprì la porta, di fronte a lei c’era un ragazzo, di pochi centimetri più basso di lei, con dei capelli abbastanza lunghi, riccioluti e di un bel pel di carota, un sorriso sulle labbra e degli splendidi occhi grigio-verdi.
 
-Ciao Brigitta! E’ da un po’ che non ci si vede!-
 
Brigitta stava per sbattere la porta in faccia a quel ragazzo, probabilmente uno stalker maniaco pluri stupratore seriale.
Ma il piede, astutamente posizionato, fermò la porta dal chiudersi.
 
-Brigitta! Non si tratta così la tua tristristristristristristristristristristristristristris nonna, anche se ora sono un nonno-
 
A quelle parole la nostra beniamina ebbe un flash di quello che era accaduto qualche capitolo fa, quando era morta.
 
-Non può essere…-
-E già, sono Brunilde, in muscoli e ossa per giunta!-
 
Brigitta lo fece entrare, mentre la sua confusione cresceva sempre più.
 
-Ma come mai sei un ragazzo?-
-Ho avuto qualche problema con la rincarnazione, sai può capitare, ora però mi sento davvero a mio agio con questo corpo, devo ammettere che non mi sono mai sentito donna, ero sempre io a fare la parte dell’uomo nelle mie innumerevoli relazioni, ora invece lo sono davvero!-
-Quindi la grande Brunilde è un trans?-
-Esattamente cara e non vedo l’ora di trovarmi un bel fidanzato affascinante, cavolo Brigitta si vede proprio che sono una tua antenata! Siamo pure sullo stesso lato del fiume oltre che assomigliarci esteticamente! Figo!-
 
Brigitta sospirò, cercando di assimilare l’assurdità della cosa.
 
-Ok, allora che sei venuta… venuto qui a fare?-
-Per avvisarti che molto presto dovrai tener fede al tuo contratto: il Ragnarok è alle porte, quindi ci servono guerrieri valorosi lassù, ad Asgard, quindi ti volevo avvisare e poi cioè, adesso possiamo passare degli appassionanti momenti insieme come una vera famiglia!-
 
Nel frattempo Tiziana aveva fatto la sua comparsa in salotto, coperta solo da una delle camice di Brigitta che come è facilmente intuibile, le stavano a dir poco enormi, ci annegava dentro.
 
-Chi è lui?- Chiese tranquillamente.
 
Prima che però la ragazzona potesse rispondere, la voce supereccitata di Brunilde riempì la stanza, mentre la stessa si avvicinava a Tiziana.
 
-Non dirmi Brigitta cara che sta ragazza a dir poco pucciosissima è la tua fidanzata/vero amore/oggetto del desiderio?! Piacere, io sono Bruno! E sono un parente di quella ragazza palesemente lesbica-
 
Tiziana sorrise stringendo la mano del ragazzo.
 
-Piacere, io sono Tiziana-
-Ma sei adorabile! Brigitta posso adottare la tua ragazza? E’ troppo puccia! La prendo come animale da compagnia! Ma aspetta… indossa solo una TUA camicia… Brigitta Birboncella che svergina innocenti ragazze pucciose, dove andrà a finire il mondo?-
 
Per qualche motivo la parola: animale fece venire in mente una miriade di giochi erotici che Brigitta poteva con Tiziana, ma cercò di distrarre la sua mente presto, non poteva farsi distrarre con quel ragazzo/trans sovraeccitato per casa.
Fortunatamente il campanello venne in suo soccorso, suonando una seconda volta, andò ad aprire, trovandosi davanti un ragazzo coi capelli bianchi trasgressivi e due splendidi occhi nocciola: il cugino di Tiziana.
 
-Oh, salve, tu devi essere la ragazza di Tizià giusto? Lei c’è vero?-
-Si, ma come facevi a sapere che era qui, ma soprattutto, come facevi a sapere dov’era casa mia?-
-Tizià mi ha scritto tutto con un messaggio, sai dopo la battaglia finale ci siamo tenuti in contatto-
-Capisco, entra pure, fa come se fossi a casa tua-
 
Il ragazzo entrò, Bruno si voltò e incrociò lo sguardo del nuovo arrivato.
 
-E ora… a me il potere della penna!- Sbraitò l’autrice con gli occhi pieni di passione.
O mio Dio non di nuovo per favore!
 
Ma l’autrice non diede retta alla voce narrante, eseguì diverse piroette fuori scena, invocò i suoi poteri di autrice grazie a una formula minchiona e si trasformò ancora in una maghetta ricoperta di brillantini molto stilosi.
 
-Potere dell’autrice vieni a me! Per fare il remake del primo capitolo e per inserire una nuova ship, Love shock!-
 
Un fulmine in computer grafica, leggermente meno scadente di quella del primo capitolo, uscì dalla bacchetta molto trasgry della ragazza per colpire i due ragazzi, che appena vennero colpiti incominciarono a vedere sfondi rosa e cuoricini svolazzanti.
 
Bruno non perse tempo, si avvicinò al nuovo arrivato e gli cinse le spalle con il braccio.
 
-Ma sai che sei proprio un bel ragazzo? Io sono Bruno e che ne diresti di andare a prenderci qualcosa in un bar?-
-Io sono Gerardo, e si mi andrebbe proprio-
 
I due ragazzi salutarono velocemente le due ragazze e se ne andarono.
 
-Ma che diavolo è appena successo?- Si chiese Brigitta confusa.
-Avranno fatto amicizia- Rispose innocentemente Tiziana.
 
Brigitta stava per andare a rilassarsi sul divano insieme a Tiziana quando… il campanello suonò di nuovo.
Seccata la nostra eroina andò nuovamente ad aprire la porta, questa volta era Carmelita ad essere arrivata.
 
-Ciao tessssoro, spero di non disturbarti-
-No tranquilla, entra pure-
 
Carmelita irruppe in quella casa e si lanciò sulla poltrona, poi notò l’abbigliamento roar di Tiziana e guardò maliziosamente la padrona di casa.
 
-Vedo che vi siete date da fare sta notte eh? E ditemi… quante volte venite per notte? Oppure non è che avete fetish strani vero? Le cose immagino vadano bene tra voi due, però scusami un attimo Tizià devo fregarti un attimo la tua fidanzata passionale, sai le solite noiose questioni da migliori amiche-
-O-ok- Rispose Tiziana, arrossendo per l’imbarazzo e scappando in camera.
 
Brigitta guardò malissimo la messicana.
 
-Carmelita! Ma che diavolo fai?!-
-Scusami tessssoro, ma volevo parlare con te, da sola- Il viso di Carmelita si era incupito e il suo tono si era fatto triste.
 
Si sedettero sul divano, mentre la protagonista si preoccupava sempre di più, la messicana non era solita a mostrare tanto apertamente la sua tristezza, lo faceva soltanto in casi molto gravi.
Deglutì, aspettando che la sua amica iniziasse a parlare.
 
-Brigitta, noi siamo amiche vero?-
-Certo, ci conosciamo da sempre praticamente, non riesco nemmeno a ricordarmi un periodo della mia vita in cui la tua sfacciataggine non ci fosse, io mi sono sempre confidata con te e tu l’hai fatto con me, sei praticamente una sorella, non ci assomigliamo per niente, ma sul piano spirituale ci siamo-
 
Carmelita sorrise tristemente, ricordando tutte le volte che si erano supportate a vicenda.
 
-Brigitta, io ho paura che mi odierai, quello che sta per accadere è qualcosa di troppo grande-
-Andiamo Car, puoi dirmi tutto lo sai, anche quando mi hai rivelato di essere un vampiro e della tua maledizione eri così tesa, ma andiamo, all’inizio mi sembrava un po’ strano certo, ma siamo amiche da troppo tempo per rovinare il nostro rapporto così-
 
Già Carmelita si ricordava ancora perfettamente il giorno in cui aveva rivelato il suo segreto alla sua migliore amica…
 
Un altro flashback yay…
Una giovane Carmelita quattordicenne stava aspettando pazientemente la sua migliore amica nel parco, era appena calata la sera e, dopo che l’altra era stata capace di fare coming out con lei, anche la giovane messicana si sentiva pronta per rivelare a Brigitta il suo più grande segreto, sperava solo che l’amica le avrebbe creduto.
La nostra beniamina non tardò ad arrivare, in quel periodo era un po’ più alta della media, ma ancora non poteva immaginare quanto sarebbe cresciuta.
 
-Ehi Car, sono qui, avevi da dirmi qualcosa d’importante? Sono tutta orecchi-
 
Carmelita deglutì, sperando che la rivelazione che stava per fare a Brigitta non avrebbe incrinato la loro amicizia, lei ci teneva davvero a quella depressa e gentile ragazzona, era l’unica amica che aveva sincera e di cui si potesse sempre fidare incondizionatamente sempre. Quindi non avrebbe mai voluto perderla.
 
-Brigitta ti devo rivelare una cosa importante, il mio più grande segreto!- Incominciò decisa Carmelita.
 
Brigitta allora la osservò con sguardo deciso, pronta ad ascoltare la sua migliore amica da tempi immemori.
 
-Brigitta io… io… sono un vampiro!- Esclamò con tutta la determinazione che aveva dentro il suo cuore da messicana caliente.
 
Brigitta rimase impalata con la bocca spalancata, sapeva che la sua migliore amica non avrebbe mai chiesto di vedersi di sera e da sole senza un motivo valido, ma la rivelazione che le aveva dato era così assurda, no! Doveva avere fiducia in lei!
 
-Va bene-
 
Carmelita alzò lo sguardo che aveva precedentemente abbassato in quanto oppressa dalla tensione del momento.
 
-Tu mi credi?-
-Insomma è assurdo lo ammetto, ma non mi hai mentito, sarebbe strano che tu mi avessi portata qui solo per dirmi un’assurdità… credo-
 
Carmelita sorrise, lasciando che le sue enormi ali si rivelassero, lasciando ancora una volta la sua amica a bocca spalancata.
 
-Ma aspetta, se sei un vampiro perché non t’incenerisci al sole e non sei bianca cadavere?-
-Perché la mia famiglia discende dal grande Camazotz, la divinità dalle sembianze di un gigantesco pipistrello, noi siamo i suoi discendenti, non siamo morti, siamo vivi proprio come gli esseri umani, quelli che conosci tu sono i cloni riusciti male di qualche scienziato pazzo, mi pare si chiamasse Frank… Frankest… vabbè non mi ricordo, comunque per il resto le cose sono le stesse, come aglio ec…-
 
Brigitta cercò di assimilare tutte quelle informazioni.
 
-Ma allora tu bevi sangue?-
-Solo in condizioni d’emergenza, tutti i giorni mi basta carne poco cotta e il cibo degli esseri umani, ma sai il sangue è così buono che non riesco proprio a resistere certe volte-
-Tanto per essere sicura: non mi hai mai morso a mia insaputa vero?- Chiese Brigitta con un velo di preoccupazione.
-No tranquilla, sai preferisco il sangue dei bei maschioni, non so se mi spiego…- Rispose Carmelita ammiccando.
 
Brigitta la guardò un attimo con uno sguardo indispettito.
 
-Ok, ma ora è meglio che torniamo a casa, ti va di cenare da me? La mamma ha fatto le lasagne-
-Sai che adoro le lasagne tesssoro, quindi è inutile che ti risponda-
 
E così insieme si diressero a casa di Brigitta per mangiare le lasagne, mentre Carmelita finiva il discorso parlando anche della sua maledizione, lasciando Brigitta sempre più schokkata.
 
E ora ritorniamo al presente…
Carmelita sorrise con malinconia, dopo il flashback che aveva avuto.
 
-Brigitta, questo è qualcosa di molto, molto più grave, io sto per portarti via tutto quello che hai costruito per un mio desiderio egoistico, mi sento una persona così terribile, non merito nemmeno di averti come amica!- Esclamò sull’orlo delle lacrime Carmelita.
 
Brigitta preoccupata afferrò le spalle dell’amica, costringendola a guardarla dritta negli occhi.
 
-Che cosa vuoi dire? Car, non c’è nulla che potrebbe incrinare la nostra amicizia! Ci conosciamo da anni e niente potrà mai convincermi che non meriti di essere mia amica!- Disse con convinzione la nostra protagonista.
-Brigitta ti prego… se puoi, non odiarmi, mi dispiace davvero, davvero tanto-
 
Carmelita scomparve grazie ai suoi poteri vampireschi, lasciando Brigitta di stucco.
 
Tiziana era seduta sul letto, si stava guardando con preoccupazione le punte dei suoi lunghissimi capelli, da grigie erano diventate nere e lei non sapeva come spiegarselo, ma sapeva che da quando era successo sentiva come se qualcosa dentro di se, qualcosa di oscuro, stesse cercando di liberarsi.
Sentiva un terribile peso sul cuore e sapeva che doveva dirlo al più presto a Brigitta, per riuscire a superarlo insieme.
Ma proprio mentre era immersa nei suoi pensieri, nella penombra della camera comparve Carmelita, aveva i canini stranamente lunghi e gli occhi spenti, un’espressione colpevole mentre la guardava.
 
-Che…-
-Perdonami Tiziana-
 
Quelle parole, pronunciate con tutta quella malinconia da parte della migliore amica di Brigitta, la lasciarono confusa.
Ma prima che la ragazza lupo potesse fare qualsiasi tipo di domanda alla messicana, quest’ultima era già a pochi centimetri da lei, le bloccò i polsi, in modo che non si potesse muovere e le morse il collo.
Tiziana avvertì fin da subito che quello non era un semplice morso, era come se i denti acuminati di Carmelita rilasciassero un potente veleno, che intorpidiva i suoi sensi.
Subito incominciò a vedere strani flash, ricordi di un passato molto lontano, i suoi ricordi, che erano stati sigillati nei meandri della sua memoria con spesse catene, ora stavano ritornando tutti in una volta, facendole ricordare chi era davvero.
 
Brigitta entrò nella stanza proprio in quel momento, vedendo una scena che mai si sarebbe aspettate di vedere, Carmelita che mordeva il collo di Tiziana e quest’ultima, con lo sguardo perso nel vuoto e le guance rigate dalle lacrime, mentre i suoi capelli, insieme alle orecchie e alla coda, che probabilmente erano uscite fuori inconsapevolmente, diventavano nere.
Prima che la valchiria potesse intervenire in qualsiasi modo però, era già tutto finito.
Carmelita, con la bocca sporca di sangue, lasciò andare i polsi della ragazza che aveva imprigionato e questa cadde sul letto senza forze.
Brigitta corse dalla ragazza che amava, per assicurarsi che stesse bene, rivolgendo uno sguardo incredulo alla messicana.
 
-Io… io… mi dispiace- Fu l’unica cosa che Carmelita riuscì a dire mentre le lacrime incominciavano a lasciare copiose i suoi occhi.
 
Brigitta non sapeva perché l’amica avesse fatto quel gesto, non sapeva nemmeno il motivo per cui i capelli di Tiziana avessero cambiato colore così improvvisamente, sapeva solo che la priorità in quel momento era accertarsi delle condizioni della ragazza lupo.
Ma proprio mentre la sua mano stava per sfiorare il corpo della sua amata, quest’ultima l’afferrò, con una forza che era inimmaginabile per qualcuno di gracile come Tiziana, per poi scaraventare la valchiria contro il muro.
Brigitta sorpresa rivolse lo sguardo verso la ragazza per cui avrebbe dato la vita, rimanendo shockatta, la Tiziana che conosceva lei, dallo sguardo innocente e un sorriso gentile era stata sostituita da un demone coi capelli neri e gli occhi colmi di odio.
La vide avvicinarsi a lei e sussurrarle all’orecchio, mentre la valchiria era completamente pietrificata.
 
-Grazie per questi ultimi mesi, ma ora devo interromper questo gioco chiamato amore per farla pagare ad Odino e tutti i suoi tirapiedi per quello che mi hanno fatto-
 
Quelle parole, pronunciate con così tanta freddezza dalla ragazza che fino a poco prima diceva il suo nome con il sorriso, mentre le gote le si arrossavano un poco, lasciarono totalmente spiazzata Brigitta, lasciandola per terra, immobile, con i suoi grandi occhi verdi vitrei e spenti, mentre lacrime amare rigavano la sua pelle candida.
 
Tiziana si rivolse allora a Carmelita.
 
-Quindi tu sei la nuova discendente di Camazotz-
-Si, lei vi aspetta con ansia padron Fenrir-
-E’ da tanto che non sentivo più il mio vero nome, è quasi nostalgico, muoviamoci, ho un re di Asgard da uccidere-
-Come comanda-
 
Uscirono entrambe dalla finestra, prima Carmelita, poi Tiziana, che prima di abbandonare definitivamente quel luogo rivolse un’ultima occhiata alla ragazza dai capelli rossi che ancora era sul pavimento, troppo sconvolta per fare qualsiasi cosa, si morse il labbro, per poi andarsene definitivamente.
 
Note della pazzoide:
Ok probabilmente ora qualcuno di voi vorrà ammazzarmi, ma vi prego prima almeno fatemi finire la storia ok? Nuove cose yay!
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16: Legami ***


Quando Clarissa tornò a casa la mattina dopo, di ritorno da un galante appuntamento a lume di candela con Pan, si sorprese di non vedere Brigitta intenta in qualsiasi lavoro domestico, come era suo solito.
Girò per le stanze, cercandola dappertutto.
 
-Brigitta! Brigitaaaaaa! O MIO DIO UN FANTASMA!- Urlò entrando nella stanza della ragazzona.
 
Poco dopo notò che il corpo raggomitolato su se stesso, che emetteva strane cantilene depresse e con una faccia che sembrava ci fosse passato sopra un trattore, non fosse altro che Brigitta, una versione molto più depressa del solito. In più la stanza era in disordine, strano da parte di una persona precisa come Brigitta.
Clarissa si precipitò da lei preoccupata.
 
-Brigitta che ti succede?!-
 
Ma la ragazzona non rispondeva, completamente persa nella propria malinconia.
Clarissa doveva fare qualcosa, doveva riuscire a farla riprendere in qualche modo! Andò in bagno, prese un secchio e lo riempì d’acqua gelida, poi ritornò dalla ragazza schockata e glielo versò addosso, ma fu inutile.
Pensò a cos’altro potesse fare per farla reagire in qualche modo.
 
-Brigitta Tiziana sta per essere stuprata da dei tizi fuori!-
 
Ma quell’esclamazione non fece altro che far deprimere di più la ragazza troppo cresciuta.
Clarissa si mise le mani tra i capelli, doveva pensare in fretta a qualcosa, era una situazione disperata.
Poi le venne l’illuminazione, prese un altro secchio d’acqua, lo portò in camera, poi prese una decina di volumi della biblioteca non più tanto segreta, di Brigitta e urlò a pieni polmoni.
 
-Se non mi dici immediatamente che hai, annegherò tutti i tuoi volumi in edizione limitata di Sarah Waters!-
 
Al solo udire quelle parole Brigitta si risvegliò.
 
-No! Tutto ma Sarah Waters no! Cosa hai intenzione di fare con “Carezze di velluto”?! Non provare ad avvicinare “Ladra” all’acqua eh!-
 
Clarissa sospirò di sollievo, finalmente la sua coinquilina sembrava reagire al mondo reale, senza perdersi nei meandri della disperazione.
Rimise a posto i libri, poi si avvicinò a Brigitta e in modo molto fraterno l’afferrò il braccio.
 
-Che è successo Bi? Perché eri un fantasma ambulante?-
 
Brigitta era colpita dall’incredibile premura che la valchiria pallavolista le mostrò, non l’aveva mai trattata tanto bene, forse stava cercando di rifarsi per tutto il tempo in cui l’aveva discriminata facendo la lunatica. Ma nello stesso momento quella domanda fece ritornare in mente a Brigitta tutto quello che era appena successo, con il risultato che l’unico desiderio di Brigitta in quel momento era tornare a deprimersi in un angolino.
Notando i suoi occhi lucidi Clarissa prese la situazione in mano, non poteva permettere che la sua neo cugina acquisita si deprimesse in quel modo.
Così la trascinò di peso fuori casa, anche se poteva non sembrare infatti, la biondina era particolarmente forte, non dimentichiamoci che la sua arma era una palla da demolizione dopotutto.
Chiamò Pan, visto che lei e Brigitta si conoscevano da più tempo forse l’alcolizzata poteva consigliarla.
 
-Ehi, Clari tesoro mio bello adorato, come mai chiami? Non ti è bastata la scorsa notte?-
-Pan, ho trovato Brigitta depressa in un angolo mentre cantilenava delle cose indecifrabili, potresti darmi una mano?-
-Ok, raggiungetemi al bar “L’autrice di sta ceppa” in centro-
-Va bene, arriviamo presto-
 
Clarissa dovette trascinare per tutto il percorso Brigitta, che continuava a lamentarsi e ad insistere sul volere stare a casa a deprimersi.
Una ventina di minuti dopo arrivarono, trovando Pan tranquillamente seduta a finirsi di scolare un bottiglione di vodka… alle 10 del mattino.
 
-Uh, buongiorno Brigitta, tesorino mio bello adorato, allora spiegate tutto alla vecchia Pan-
-Anche Tiziana mi dava soprannomi teneri…- Disse Brigitta deprimendosi ancora di più.
-Mmmmmm… mi sa che qui siamo di fronte a problemi di coppia- Riflettè il robot osservando Brigitta.
-Cosa facciamo alcolizzata del mio cuore?- Chiese sinceramente preoccupata Clarissa.
-Prima di tutto prendiamo qualcosa che possa far riprendere almeno minimamente la nostra ragazzona, cameriere un caffè-latte prego!- Urlò Pan al giovane schiavo del bar.
 
Il robot sapeva che l’unica cosa che riusciva sempre e in ogni caso a far rilassare un minimo Brigitta era il caffè-latte, infatti molte volte gliene aveva offerto uno per farla riprendere delle numerose pene d’amore a cui la ragazza dalla fluente chioma rossa era stata soggetta in tutti quegli anni.
Poco dopo arrivò la bevanda richiesta, Pan la porse all’amica, che incominciò a bere in silenzio e almeno un po’ i suoi occhi si ravvivarono.
Clarissa rimase esterrefatta a guardare come poco a poco Brigitta sembrava riprendersi, il potere del caffè-latte era incredibile.
 
-Allora Bi, ora ci puoi spiegare cos’è successo, sarò pur un’alcolizzata, ma ci riesco a sostenere le amiche nel momento del bisogno- Disse sorridendo Pan.
-Ti vogliamo solo aiutare- Continuò Clarissa-
 
Brigitta sospirò, grazie alla calda bevanda che teneva fra le mani era riuscita a fare un po’ di ordine nella sua mente, ma ancora non riusciva a spiegarsi il motivo del gesto di Carmelita e della reazione di Tiziana, non riusciva a credere che due delle persone a cui teneva maggiormente l’avessero tradita.
Prese un profondo respiro e raccontò la sera precedente, di come Carmelita fosse venuta in casa sua quasi in lacrime e di come Tiziana si fosse trasformata da dolce e ingenua a un essere oscuro e spregevole.
 
-…e così è come sono andate le cose- Disse melanconicamente Brigitta.
-Hai detto che Carmelita ha chiamato Tiziana Fenrir e lei ha chiamato la messicana “discendente di Camazotz” giusto? Faccio una veloce ricerca un rete, visto che sono un robot con wifi incorporato- Disse fiera Pan
-Ma sei fantastica my sweetheart dell’alcol!- Esclamò Clarissa con gli occhi sbrilluccicosi, era fidanzata e la sua ragazza essendo un robot aveva anche il wifi, cosa poteva chiedere di meglio?
-Trovato! Allora, Camazotz è un’antica divinità maya dalle sembianze di un pipistrello umanoide, si dice che la sua sete di sangue non abbia fine, mentre Fenrir è un gigantesco lupo nero, fratello di Hel e Miogarosormr e figlio di Loki, noto per via delle profezie che lo indicavano come generatore di disgrazie, secondo la leggenda per impedire che combinasse guai era stato rinchiuso da forti catene tramite un inganno, si dice anche che al momento del Ragnarock si libererà e si vendicherà del torto uccidendo Odino- Spiegò Pan con calma.
 
Brigitta rimase in silenzio, troppo sconvolta per parlare, non poteva credere, non riusciva a credere, che la ragazza che amava fosse solo una bestia destinata a portare disastri.
 
-Che significa? Non mi sembra Tiziana sia mai stata incatenata da qualche parte- Chiese confusa Clarissa.
-E se non fossero catene fisiche?- Intervenne a quel punto Brigitta.
-In questi ultimi tempi ho notato uno strano cambiamento in Tiziana, dormiva sempre meno, non si addormentava più in giro improvvisamente, nello stesso periodo avevo notato che le punte dei capelli le si stessero schiarendo, in più una notta l’avevo sentita tremare e dire frasi confuse come “sento che qualcosa si sta liberando”, probabilmente mentre pensava che io dormissi, ma non avrei mai immaginato che…- Brigitta si morse il labbro, non riuscendo a finire la frase.
-Si, può essere che le catene che rinchiudevano Fenrir fossero delle specie di barriere mentali e per impedire che qualcuno trovasse il lupo quale metodo migliore che farlo passare per un licantropo al servizio degli alieni? Questo è un piano studiato nei minimi dettagli da qualcuno, purtroppo non abbiamo abbastanza informazioni per dedurre altro- Ragionò Pan.
-Ragazze, una domanda, ma se Camazotz è una divinità maya, perché dovrebbe fare comunella con quelle norrene?- Chiese  Clarissa.
-In effetti non hai tutti i torti bignè alla crema mio…- Rispose pensierosa Pan.
 
Brigitta s’irrigidì, c’era un unico motivo che poteva essere la spiegazione di quella strana alleanza: la maledizione di Carmelita.
La maledizione della messicana doveva avere origine, probabilmente, da un disaccordo tra Camazotz e Asgard, per questo sia il pipistrello che Carmelita desideravano il Ragnarok, perché era l’unico modo per vendicarsi delle divinità norrene che le avevano maledette, probabilmente anche lo stesso Camazotz aveva una sua maledizione che poteva essere spezzata solo facendo la guerra ad Asgard.
Tutti i pezzi del puzzle stavano lentamente incastrandosi fra loro, ma non poteva rivelarlo agli altri, Carmelita era ancora la sua migliore amica, aveva visto il senso di colpa nei suoi occhi sincero e opprimente, aveva promesso di non rivelare il suo segreto a nessuno e così avrebbe fatto. Perché credeva ancora che tutto si sarebbe sistemato, ne era fermamente convinta.
Mentre le ragazze erano perse nei loro pensieri sentirono delle urla familiari.
 
-Brutto decerebrato! Ti rendi conto di quello che hai fatto?!-
-Mi sono solo spostato da vicino all’albero a vicino a te-
-Solo? SOLO?! Non ti rendi conto che ora la mia preziosa illuminazione è andata a puttane portandosi via la mia ispirazione?! Il mio prezioso graffito ora è destinato a rimanere incompleto per causa tua!-
 
Si voltarono nella direzione delle voci, vedendo una Rosalinda più che arrabbiata iveire furiosamente contro uno shockato Gennaro.
 
-Tesoro io…-
-Non provarmi a chiamarmi tesoro eh! E questa notte niente lettura di coppia del Kamasutra!-
 
A quelle parole le ragazze poterono giurare di vedere Gennaro pietrificarsi per lo schock, mentre la donna se ne andava furente.
Clarissa corse verso da lui preoccupata.
 
-Papà che è successo?-
 
L’uomo, sull’orlo delle lacrime, ma troppo virile per lasciarle andare, guardò la figlia cercando conforto.
 
-Io e Rosa abbiamo litigato…-
 
Clarissa rimase sorpresa all’ennesima potenza, proprio loro due, l’unica coppia che fin da quando si erano incontrati erano giunti al sodo giurandosi amore eterno, avevano litigato furiosamente poco prima.
Li raggiunsero anche Pan e Brigitta.
 
-Come farò ora? E se dovesse odiarmi? E se decidesse di lasciarmi?-
-Su papà, tu e Rosalinda siete la coppia più perfetta che io abbia mai visto, sono sicura che tutto si sistemerà-
-Tranquillo Genny, la zia fa sempre così quando si parla d’illuminazione, basterà che le regali qualche bel tubetto di colore o bomboletta e tutto si aggiusterà- Disse Brigitta, con ancora un velo di tristezza nello sguardo.
-Grazie ragazze, ora vado subito a rimediare!- Esclamò deciso Gennaro, incominciando a correre verso una meta ignota.
 
Brigitta mentre lo guardava allontanarsi pensò che anche lei si sarebbe dovuta impegnare al massimo, per riuscire a riprendersi sia il suo amore che la sua migliore amica! Era decisa, quindi senza perdere altro tempo corse in palestra per sottoporsi a un durissimo allenamento degno degli atti più masochisti di Vegeta.
 
Intanto in un altro luogo a caso…
 
Bruno si era dato appuntamento con Gerardo quella mattina, al parco, il giorno prima avevano fatto una lunga passeggiata, avevano parlato e si erano scambiati i rispettivi numeri telefonici, si erano fermati lì, niente camminate mano nella mano e niente bacio appassionato al chiaro di luna.
Ma se i suoi piani fossero andati a buon fine non ci sarebbe voluto molto per tutto quello.
Non dovette aspettare più di qualche minuto che il ragazzo dai capelli trasgry si fece vedere.
 
-Scusami, ti ho fatto aspettare tanto?- Disse con il fiatone, come nei migliori clichè, Gerardo.
-Anche se non fossi mai arrivato avrei continuato ad aspettarti in eterno- Disse con galanteria Bruno, eseguendo pure un perfetto baciamano.
 
Gerardo sorrise malizioso, lanciando all’altro uno sguardo passionale, che venne subito ricambiato.
 
-Vogliamo andare caro?- Chiese il ragazzo con i capelli bianchi.
-Ovunque tu voglia-
 
S’incamminarono per le viuzze sterrate del parco, salutando bambini, vecchiette e i cani che passavano di lì, insieme quei due ragazzi bellissimi attiravano l’attenzione come due cartelli cartarinfrangenti illuminati col sole di mezzogiorno.
Si fermarono su una panchina ed iniziarono a chiaccherare del più e del meno.
 
-Dimmi Gerardo, se esistesse un ipotetico conflitto tra valchirie e creature malvagie, che penseresti del mondo?- Chiese proprio anti sgamo Bruno.
-Penserei che sei fantastico- Rispose ammiccando il ragazzo.
 
La giornata passò veloce, con i due che si scambiavano frasi ad effetto cariche di sentimenti travolgenti.
Pranzarono insieme, scambiandosi sguardi di fuoco mentre masticavano i rispettivi panini presi a un bar poco distante.
Il pomeriggio poi lo passarono in centro, tra il negozio di fumetti e quello di videogiochi, discutendo insieme delle loro serie spaccaculi preferite, scoprirono di avere molte cose in comune, e questo non poteva far altro che alimentare il travolgente desiderio che stava crescendo in loro.
Si salutarono verso sera, entrambi certi che il sodo sarebbe giunto presto.
 
Gerardo si diresse verso casa propria, entrò nella piccola casetta, poi premette un pulsante segreto dietro la tv, che rivelò delle scale sospette che portavano verso uno scantinato gigantesco, fighissimo, ma soprattutto anti sgamo.
Ad aspettarlo c’era Tiziana, alias Fenrir.
 
-Ora che ti sei risvegliata posso smetterla con fingere di essere tuo cugino no Fenrir?-
-Certo, come potrei obbligare il mio stesso fratello a questo? Eh, Miogarosormr, serpente che riesci a cingere il mondo-
 
Le pupille di Gerardo divennero sottili, mentre faceva saettare la sua lingua biforcuta.
 
-Ora all’appello manca sssssolo Hel- Disse il ragazzo.
-Dopo che avremo liberato nostra sorella dal regno dei morti finalmente il Ragnarok potrà avere inizio finalmente-
-Non rimpiangi nulla? Quella valchiria… Brigitta vero? Mi ssssssembrava ci tenessssssi molto a lei…-
 
Tiziana strinse i pugni a sentire il nome della ragazza, mentre per un momento una smorfia si palesò sul suo volto.
 
-Questo non è importante ora-
 
Gerardo la guardò, capendo quanto la sorella tentasse di soffocare i suoi palesi sentimenti.
 
Note della pazzoide:
wow nuovo capitolo prestissimo, incredibile vero? Tante cose accadranno!!!!!!!!!
 
 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17: Lasciarsi il passato alle spalle grazie ai calzettoni dell'amore ***


Era passata ormai una settimana da quando Tiziana e Carmelita erano scomparse, le vacanze di natale erano ormai finite e quindi toccava ritornare a scuola.
Per la prima volta quella mattina avrebbe dovuto fare il tragitto fino a scuola senza la sua migliore amica, l’unica persona che in tutti quegli anni le era sempre stata vicino.
Si alzò dal letto e incominciò la sua quotidianità, poi arrivò il momento di uscire per andare a scuola, prese lo zaino e si diresse verso la fermata insieme a Clarissa, dopo aver salutato i due sposini che erano riusciti a far pace dopo il battibecco del giorno prima a suon di bombolette spray e kamasutra a volontà.
Giunsero fino a scuola, sotto il cielo grigio e i brividi d’inizio Gennaio.
Mentre camminavano per il centro studi sentirono delle voci sussurrare al loro passaggio, cosa che subito fece capire ad entrambe che c’era qualcosa di strano, quella mattina, in quel centro studi.
Pan, che nel frattempo le aveva raggiunte, incominciò a squadrare i vari studenti, per capire che cosa stesse succedendo.
 
-Che cosa sta succedendo?- Chiese Clarissa leggermente preoccupata.
-Probabilmente sono le prime influenze del Ragnarok, secondo la leggenda nel momento della fine il caos colpirà gli uomini, probabilmente questi sono i primi sintomi-
 
Pan e Clarissa continuarono a fare teorie, mentre Brigitta le ascoltava distrattamente, lo sguardo di tutta quella gente, quello sguardo che ben ricordava e che in quel momento come quasi cinque anni prima la opprimeva ogni giorno della sua vita. Che fosse colpa del Ragnarok o no, lei non era ancora pronta ad affrontare quello sguardo, accompagnato da qui sussurri e le risatine che da soli riuscivano a disintegrare tutta la sua sicurezza.
Brigitta e Pan salutarono Clarissa e si diressero vero l’alberghiero.
La nostra beniamina entrò in classe, ma l’atmosfera opprimente non era svanita, gli sguardi di tutti i suoi compagni erano su di lei e quelle maledette parole sussurrate e le risate soffuse non accennavano a zittirsi, erano assordanti.
Ma il peggio arrivò quando giunse al suo banco, sopra esso infatti era stata attaccata una foto di lei e Tiziana, durante uno dei molteplici baci che si erano date all’ombra del salice del parco, tutta la superficie era inoltre ricoperta da scritte nere piene d’odio.
 
“Ti piace eh molestare delle ragazzine lesbica di merda?”
“Perché non crepi? Almeno nel mondo ci sarà una schifezza in meno”
“Mi dispiace per la povera ragazza che ci è stata”
 
Anche parole più crudeli erano state usate negli insulti seguenti, ma gli occhi vitrei della ragazza erano troppo offuscati dalle lacrime per poter leggere oltre.
Così Brigitta fece l’unica cosa che le veniva da fare in quei momenti, quel giorno come tutti quelli passati, si rannicchiò contro l’angolo del muro, stringendo le gambe al petto e poggiando il viso sulle ginocchia, mentre i ricordi del passato che aveva sotterrato con fatica tornavano come zombie per perseguitarla, ora però era sola.
Nella sua mente tornò più nitida e crudele che mai l’ultima frase che Tiziana le sussurrò quella fatidica notte di una settimana prima: Grazie per questi ultimi mesi, ma ora devo terminare questo gioco chiamato amore.
Era stato quindi tutto solo un gioco fin dall’inizio per Tiziana?
Con questa domanda a cui si era già data una triste risposta Brigitta si abbandonò ai ricordi.
 
Brigitta aveva dodici anni all’epoca, compiuti l’otto Marzo, la sua vita era normale, era ancora di un’altezza normale, aveva amici normali e tutto andava per il meglio, stava per finire la prima media.
Ma proprio in quel periodo la sua vita cambiò, quella primavera di cinque anni prima si prese la sua prima cotta, cosa che sarebbe stata una cosa normalissima, ma nella società si ritiene normale solo se una ragazza si prende una cotta per un ragazzo e viceversa, ma l’oggetto dei sogni di Brigitta era una ragazza.
Si chiamava Ludovica, andava in terza, Brigitta l’aveva conosciuta visto che entrambe frequentavano il coro di voci bianche della scuola.
Ludovica era fin da subito stata gentile con la piccola e timida primina, accogliendola a braccia aperte in quella nuova attività e aiutandola in tutto, con il suo immancabile sorriso sulle labbra.
Ci volle poco tempo prima che la piccola Brigitta s’innamorasse con genuinità di quella ragazza più grande.
Brigitta aveva sempre saputo di preferire la compagnia delle ragazze a quella dei maschi, quando da piccola sognava il suo principe azzurro non gli venivano in mente i tratti decisi e la barba incolta, le venivano in mente un viso dolce, con gli occhi grandi e le lunghe ciglia e le labbra morbide.
Non aveva mai rivelato a nessuno le sue fantasie a nessuno, conosceva bene i suoi genitori e li aveva già sentiti più volte lamentarsi di qualunque uomo non mostrasse abbastanza virilità o qualsiasi donna coi capelli troppo corti secondo i canoni tradizionali, etichettandoli come feccia della società. Se lei avesse rivelato una cosa del genere l’avrebbero sicuramente mandata da psichiatri specializzati per debellare la sua “malattia”, anche se per lei gli unici ad avere bisogno di una cura erano loro.
L’unica persona della sua famiglia di cui si fidava era la zia: Rosalinda, adorava passare pomeriggi interi a casa della stramba zia, guardandola dipingere o per fare i compiti, Rosalinda era la figura più vicina ad una madre che avesse.
In più si sentiva molto affine con la parente pazzoide, in quanto la donna partecipava molto spesso ad iniziative di vario genere, tra cui anche quelle della comunità lgbt riminese, per questo era sempre stata allontanata da tutti gli altri membri della famiglia, solo il padre di Brigitta aveva mantenuto dei contatti stabili, in quanto da piccoli fratello e sorella erano inseparabili.
Se non era dalla zia era da Carmelita, l’unica amica di cui si riusciva a fidare completamente.
Quel giorno era una soleggiata giornata d’inizio Giugno, Brigitta aveva preso una decisione importante, voleva riuscire a dichiararsi a Ludovica, in fondo se non fosse stata ricambiata quello era uno degli ultimi giorni di scuola e quello era l’ultimo anno per lei, quindi non aveva niente da perdere, se solo avesse saputo a che cosa avrebbe portato avrebbe tenuto la bocca ben chiusa quel giorno.
Erano appena finite le ultime prove dell’anno del coro, tutti stavano tornando a casa.
Brigitta riuscì a far fermare Ludovica e a chiederle di poter parlare, mentre il suo cuore non si decideva a battere con regolarità.
Si sedettero, Brigitta diede una veloce occhiata in giro prima di incominciare a parlare.
 
-L-ludovica i-io e-ecco…- Ma l’ansia era troppa perché riuscisse a pronunciare altro.
-Che c’è Bri? Stai bene? Stai sudando freddo, guarda che mi preoccupo- Cercò di rassicurarla sorridendo la ragazza più grande.
 
Quel sorriso donò a Brigitta la sicurezza che le mancava.
 
-Mi piaci-
 
Ludovica rimase sorpresa, arrossendo un poco, non sapeva che dire.
 
-In che senso? Come un’amica o…-
-Come una fidanzata- Rispose rossa Brigitta.
 
Dopo qualche secondo di silenzio Ludovica afferrò fermamente le mani della nostra beniamina e con decisione si preparò a rispondere.
 
-Io…!-
 
Ma venne interrotta dall’intervento di un gruppetto di ragazzi di terza, che afferrarono Brigitta per i capelli trascinandola a terra.
 
-E così la primina è una lesbica?- Disse quello che la teneva per la chioma.
-Che schifo! I miei genitori dicono che gente come loro è solo deviata e contro natura- Continuò un altro.
--I miei dicono che dovrebbero tutti crepare sotto un treno, no anzi, meriterebbero di peggio!- Continuò una ragazzina.
 
Il branco circondò l’indifesa Brigitta, mentre il capo la teneva ferma a terra calpestandola sullo stomaco, mentre un altro si occupava del viso.
Poi tutti insieme, contemporaneamente, incominciarono a battere le mani e a urlare, come un’inquietante tifo.
 
-Lesbica!-
-Crepa!-
-Lesbica!-
-Crepa!-
-Lesbica!-
-Crepa!-
 
Il pavimento si stava bagnando delle lacrime di Brigitta, mentre Ludovica era troppo spaventata da quello squallido quadretto per intervenire.
 
-Brigitta…- Fù l’unica cosa che riuscì a dire.
-CHE COSA STATE FACENDO?!- Urlò Carmelita entrando.
 
Subito la messicana si gettò in difesa dell’amica e come una furia la strappò da quel gioco crudele.
 
-Cosa vuoi primina? Stai difendendo la tua amichetta perché siete dello stesso genere?- La provocò il capetto di quel gruppo.
-No, la sto aiutando perché è mia amica e comunque davvero mi sembra assurdo che tu stia insultando una persona a cui piacciono le ragazze esattamente come te, si perché se ci pensi bene vi piacciono le stesse cose in fatto sessuale-
-Come osi primina? Sai almeno chi hai davanti?-
-Un idiota che è talmente stupido da non accorgersi che ci sto attaccando briga solo per dare il tempo ai prof di arrivare-
-Merda, ragazzi andiamo!-
 
Il gruppetto di bulletti se ne andò di corsa.
Carmelita si rivolse verso la sua migliore amica, asciugandole le lacrime con delicatezza e sorridendole, ma gli occhi verdi di Brigitta non accennavano a riprendere la loro luce, erano vuoti.
E quegli stessi occhi vuoti furono l’ultima cosa che vide Ludovica prima che Carmelita trascinasse Brigitta a casa.
 
Gli anni seguenti delle medie erano stati tutti tempestati di continui soprusi da parte dei propri compagni di classe, Brigitta frequentava una scuola cattolica vecchio stampo, quindi molti degli studenti e dei professori erano bigotti e chiusi, c’erano le eccezioni naturalmente, ma questo rese i sucessivi due anni un inferno.
Carmelita non poteva essere sempre li a proteggerla, quindi l’unica cosa che poteva fare in quei casi era raggomitolarsi in un angolo e lasciar sfuggire le lacrime che tratteneva, mentre il suono di quelle maledette risate continuava ad assordarla.
Dopo quel giorno non rivide più Ludovica, l’ultima immagine che aveva di quella ragazza era l’espressione frustrata e dispiaciuta sul suo volto.
Insieme al nuovo anno scolastico poi, arrivarono anche nuovi amori, quindi pian piano il cuore di Brigitta si dimenticò della ragazza che l’aveva tormentato per una anno intero.
Aveva scelto di frequentare l’alberghiero a Riccione proprio perché sapeva che non vi avrebbe trovato nessun vecchio compagno di classe e che finalmente poteva ricominciare, aveva inoltre incominciato ad andare in palestra per allenarsi, perché voleva riuscire a diventare abbastanza forte per proteggere le persone che amava, perché aveva capito quanto sia Carmelita che Rosalinda avessero sofferto per la sua condizione. Voleva essere lei a proteggere qualcuno.
Inutile dire che i complessi psicologici della protagonista derivano da questo sofferto passato.
 
Snif…
-Guendalina ti sei commossa?-
Si, insomma la povera Brigitta era così innocente, brutti bulletti del cavolo! Se li trovo …
-Su su Guendalina, ora quelli lì sono dei barboni-
Come fai a dirlo con certezza autrice?
-Perché questa è la mia storia forse? Io detengo il potere del karma qui quindi ti dico che sono diventati dei barboni, dai ora torna al presente che abbiamo una storia da narrare-
Ok.
 
-Brigitta… Brigitta!- La nostra eroina si risvegliò dal suo stato catatonico sentendosi chiamata da Sfiga.
-Eh?-
-Tutto a posto, ti ho vista qui, rannicchiata in un angolo e mi sono preoccupato-
-Si si, tutto a posto…- Disse poco convinta la ragazza.
 
Brigitta si avvicinò al suo banco, la lezione stava per incominciare, ma subito notò che era stato ripulito.
 
-Ho pensato che non potevi certo prendere appunti su un banco ridotto in quello stato- Disse il ragazzo, rispondendo alla domanda che si stava ponendo Brigitta.
-Grazie-
 
La lezione trascorse e in men che non si dica Brigitta potè uscire da quell’edificio.
Arrivata a casa decise di distrarsi correndo per qualche kilometro, così si preparò con la sua tenuta da ginnasta ed uscì per schiarirsi le idee.
Corse per almeno mezzora buona, ripercorrendo tutti i luoghi in cui lei e Tiziana avevano passato i loro migliori momenti, aveva bisogno di sfogarsi, di urlare contro qualcuno, di prendere a pugni un muro, di gridare mentre le lacrime.
Perché non ce la faceva più a sopportare il peso che portava sul cuore, Carmelita e Tiziana, le due persone più importanti della sua vita l’avevano abbandonata e lei non era stata abbastanza forte per poterlo impedire, questa era la verità.
Tutto quello che aveva fatto fino a quel giorno, la promessa di proteggere per sempre la persona che amava, era andato tutto a puttane e ora anche il suo passato tornava a tormentarla.
Tutta la sua vita era costellata di fallimenti, ma nonostante questo non si era mai arresa, si rendeva conto solo in quel momento che era grazie alle persone più importanti per lei che era sempre riuscita a rialzarsi, come se fossero un bastone su cui appoggiarsi.
Ma ora quel bastone non c’era più e da sola lei non aveva la forza di rialzarsi.
Così tirò un pugno dopo l’altro contro il vecchio piccolo edificio grigio che si trovava nel parco.
Aveva i poteri di una valchiria, eppure non era riuscita ad impedirlo.
Si era impegnata con tutta se stessa, eppure Carmelita e Tiziana ora non erano più con lei.
Era inutile.
Così continuò a sfogare la sua frustrazione finchè il muro non si sporcò quasi completamente di rosso, fin quando le sue mani non furono sfregiate irrimediabilmente e avrebbe continuato se una voce familiare non l’avesse fermata.
 
-Brigitta?-
 
La nostra beniamina si voltò, incrociando lo sguardo di una ragazza che non credeva avrebbe mai rivisto.
 
-Ludovica-
 
La ragazza appena arrivata si avvicinò a Brigitta con un velo d’esitazione.
 
-Dovresti andare a curarti le mani, potrebbero infettarsi-
 
Brigitta si guardò le mani, notando solo allora lo stato in cui se le era ridotte.
 
-Perché mi hai fermato Ludovica?-
-Forse perché per una volta volevo riuscire ad aiutarti-
-In che senso?-
 
Ludovica si morse il labbro, gesto seguito da un profondo respiro, prima di rispondere.
 
-Ti ricordi quando ti dichiarasti a me? Ho molti rimpianti da allora, avrei tanto voluto risponderti che i tuoi sentimenti erano ricambiati invece che fuggire spaventata dalle conseguenze della società-
-Quindi tu mi vorresti dire che all’epoca mi ricambiavi?- Chiese la valchiria incredula.
-Si Brigitta, sei stata la prima di cui mi sia innamorata seriamente-
-Tu eri innamorata di me, ma non hai fatto nulla per starmi accanto proprio quando ne avevo più bisogno-  Brigitta, trattenendo la rabbia e la delusione.
 
Il viso della valchiria si scurì.
 
-Allora vattene no? Ora che mi hai detto che mi avresti ricambiata non dovresti avere più così tanti rimpianti, abbandonami come facesti quella volta!- Inveì contro la sua vecchia conoscenza.
-Non posso! Brigitta, hai le mani distrutte, gli occhi gonfi e io non voglio più fare gli stessi errori del passato, quella ragazza non me lo permetterebbe e io non voglio permettermelo!- Rispose a tono Ludovica.
-Quale altra ragazza?- Chiese Brigitta cercando di calmarsi.
-Non mi ha detto il suo nome, aveva dei lunghi capelli grigi e mesches di veri colori strampalati, con gli occhi di colore diverso, ora che ci penso era veramente strana esteticamente, mi ha detto di darti questo quando ti avessi incontrata-
 
Ludovica porse un calzettone di lana a Brigitta, che era rimasta attonita: Tiziana allora ci pensava, almeno un po’ a lei.
 
-Io le ho detto che non c’incontravamo da anni, ma lei ha insistito-
 
Brigitta prese in mano quel morbido oggetto, sporcandolo del suo sangue, dentro di esso c’era una lettera spiegazzata, la prese con delicatezza, stando attenta a non macchiarla troppo.
 
Brigitta, io non negherò l’evidenza: io ti abbandonato e ne sono pienamente consapevole.
Ma in tutti questi giorni, senza ricevere il tuo buongiorno e tutte queste notti in cui dormivo in un letto troppo vuoto, mi hanno fatto sentire esattamente come quel letto: vuota, perché tu non c’eri.
Questa non vuol essere una lettera per giustificarmi, non chiederò il tuo perdono perché sento di non meritarmelo, hai fatto così tanto per me e alla fine io ti ho abbandonata, però so bene di doverti almeno una spiegazione.
Noi creature di Asgard abbiamo un destino già scritto, nessuno si può sottrarre ad esso, nemmeno lo stesso Odino, ma vedi Brigitta, io non voglio sottrarmi ad esso, perché voglio realmente la morte di Odino.
Vedi fin dalla nostra nascita io, mio fratello e mia sorella siamo sempre stati etichettati come “portatori di disastri” in quanto figli di Loki, quindi fin da tempi remoti siamo stati esiliati e imprigionati: io tramite delle catene dello spirito, mio fratello esiliato sul fondo del mare e mia sorella nel mondo dei morti.
So che è un mero desiderio di vendetta, ma è troppo forte perché io possa contrastarlo.
Dopo però che avrò ucciso Odino, suo figlio mi ucciderà e ricostruirà il nuovo mondo.
Io Brigitta non voglio che tu veda la mia morte, perché so cosa significa vedere la persona che ami morire senza poter far niente e te lo dico tramite una lettera perché so che se te lo dicessi di persona non riuscirei a resistere e cadrei di nuovo tra le tue braccia, perché mi manchi troppo.
Sai, all’inizio questo calzetto avrebbe dovuto avere un gemello, avevo in mente di regalarteli per san valentino, quindi mi ero avvantaggiata, ma ora non sarà più possibile, prendilo come un regalo di buon augurio per il futuro.
Infine ti prego Brigitta, non voglio essere la causa della tua sofferenza, quindi dimenticami e costruisciti una nuova vita senza di me.
Ti amo.
                                                                                                                                                          Tiziana.
 
Le lacrime di Brigitta bagnarono la carta, vedendola così Ludovica disse l’unica cosa che le veniva in mente.
 
-E’ andata da quella parte-
 
Brigitta incrociò gli occhi della ragazza che aveva di fronte, le stava sorridendo con lo stesso sorriso che anni addietro era riuscita a farla innamorare, ma che ora le dava solo una strana sensazione nostalgica, ricambiò il sorriso, finalmente sembrava che il passato volesse rimanere passato.
 
-Grazie-
 
Disse la nostra eroina prima di correre nella direzione indicata dalla sua vecchia conoscenza, in sottofondo sembrava si potesse sentire una musica drammatico-epica  a rendere tutto molto più vero amore.
Dopo un po’ riuscì a distinguere la figura della ragazza lupo nella luce del tramonto, ma anche Tiziana l’aveva vista, col risultato che la prima cosa che fu, fu trasformarsi in lupo e incominciare a fuggire.
Brigitta allora si trasformò in valchiria e utilizzò i poteri degli stivaletti con le alette, che incrementavano la sua velocità.
La nostra eroina rincorse la sua amata per diversi minuti, fino a che, al primo segno di cedimento del lupo, Brigitta ne approfittò e gli saltò addosso per arrestare la sua corsa, causando l’immediata ritrasformazione in forma umana di Fenrir.
E mentre cercavano di riprendere un respiro regolare e i loro cuori battevano un po’ troppo forte, sia per la corsa che per l’incredibile emozione che ebbero stando dopo tanto tempo così vicine, la valchiria baciò appassionatamente la sua dolce metà, godendosi ogni attimo di quel bacio ben presto ricambiato.
 
-E dai Briziana shippers si alzò un grido: si cazzo!-
Autrice! Ma sempre nei momenti migliori si deve intromettere? E poi non sia così volgare!
-Preferisci che dica figa al posto di cazzo? Magari ti piace di più- Disse ammicante l’autrice, facendo arrossire Guendalina.
Autrice! La smetta prego!
-Ok scusa, squillo è un gioco di carte che fa questo effetto-
 
Dopo aver osservato intensamente Tiziana negli occhi Brigitta parlò con decisione, abbracciandola forte.
 
-Razza di stupida che non sei altro! Se ti mancavo e non volevi farmi soffrire potevi rimanere con me invece che farmi rischiare il crepacuore!-
 
Tiziana rimase colpita da quelle parole, tanto che le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento uscirono come un fiume in piena.
 
-Io volevo solo… solo…-
-Se non vuoi farmi soffrire a causa tua allora rimani con me-
-Ma io morirò, non posso evitarlo, non posso eppure non voglio, non ora che ho te, io voglio una vita con te Brigitta, una famiglia, un anello al dito a testimoniare che sei la donna della mia vita, eppure è impossibile perché io morirò tra pochi giorni!-
 
Brigitta strinse Tiziana ancor di più a se.
 
-Io non lo permetterò, se tu non puoi andare contro il destino allora ci andrò io, a costo di doverti trascinare fuori dal regno dei morti io ti salverò-
 
Tiziana ricambiò la stretta di Brigitta, mentre i singhiozzi continuavano ad uscire incontrollati dalle sue labbra.
 
-Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, gra…-
 
Ma la valchiria la zittì con un altro bacio.
 
Quella sera, quando Tiziana ritornò a casa, la prima cosa che fece fu sedersi sulla poltrona e riprendere un progetto a maglia che aveva lasciato in sospeso da troppo tempo: un calzettone esattamente uguale a quello che aveva regalato a Brigitta.
 
-Almeno così avrò qualcosa che mi colleghi a te in qualsiasi momento-
 
Quella notte Fenrir si addormentò tenendo stretto a se quel grosso calzettone fatto a maglia, sperando che presto tutto quello sarebbe terminato.
 
Note della pazzoide:
Wow passato di brigitta rivelato yay! Cose! Yay!
 
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18: vero amore ***


Carmelita era pronta per la missione notturna che avrebbe svolto con la regina del mondo, prima di andare però notò Tiziana, particolarmente allegra, stava sulle sue e guardava poeticamente fuori dalla finestra con occhi sognanti, sembrava dovesse mettersi ad ululare alla luna piena di quella sera da un momento all’altro.
Insomma, stava addirittura scodinzolando!
Così la messicana decise di avvicinarsi di soppiatto, per prenderla in flagrante.
 
-Allora Tizià, vedo che qualcuno è andato a incontrare il suo true love- Disse sorridendo maliziosamente Carmelita.
 
Tiziana si pietrificò sul posto a quelle parole, che fosse davvero tanto evidente la sua gioia? Sospirò, per poi rispondere alla ragazza.
 
-L’intento sarebbe stato quello di dirle addio per sempre, avevo pianificato tutto, ma alla fine lei mi ha rincorso e…-
-E tu ti sei ricordata del travolgente sentimento che vi unisce indissolubilmente!- Disse con gli occhi di una fangirl la messicana.
-Si… diciamo che è stata molto convincente quando mi è saltata addosso e mi ha detto quelle cose-
-Sai… una frase del genere è facilmente fraintendibile…- Ammiccò in modo molto poco sgamabile  Carmelita.
 
Tiziana arrossì, per poi tossicchiare qualche volta per non cadere nel più totale imbarazzo, in fondo perché si imbarazzava ancora? Lei quelle cose già le aveva fatte con Brigitta, ma a quel pensiero il suo imbarazzo crebbe over 9000! La saliva le andò di traverso, facendo ridere Carmelita.
 
-Che carina il temibile lupo Fenrir, portatore di distruzione che s’imbarazza quando si parla di cose troppo intime-
-Sai com’è, non hai molto tempo di esplorare certi lati della vita quando sei rimasta incatenata per millenni e sei alla tua prima esperienza di libertà- Rispose sbuffando la ragazza lupo.
-Però sai, io ti ringrazio-
-E per cosa, tu mi hai liberato ricordandomi chi sono realmente, dovrei essere io a ringraziarti-
-Ma no ma no, quella era una cavolata, è bastato giusto un pizzico del mio veleno, ti ringrazio per Brigitta-
 
Tiziana guardò Carmelita curiosa, la messicana rispose a quello sguardo sorridendo.
 
-Che intendi?-
-Vedi Brigitta è una persona molto fragile, eppure forte allo stesso tempo, ma iniziamo dal principio: non ti dirò i dettagli, quelli te li deve raccontare lei, devi sapere che fin da piccola Brigitta è sempre stata sotto la costante pressione dei suoi genitori, loro la trattavano come la loro bambola regalandole vestiti e quant’altro. Si è sempre sentita diversa, cosa che non poteva che intaccare la fiducia in se stessa insieme ai vari addii che ha ricevuto, i suoi genitori sono solo gli ultimi di una lunga lista. Per questo si spinge sempre oltre al limite, per questo tenta in tutti i modi di salvarti, perché in fondo si sente inutile, ha il cuore talmente pieno di delusioni verso se stessa che l’unico modo che ha trovato per non farsi più abbandonare è dare il massimo, senza pensare più a se stessa. La cosa di cui ha più paura Brigitta non è morire, o rischiare la vita, è sentirsi dire addio da te, perché non lo sopporterebbe, è troppo fragile per resistere a una cosa del genere, ma abbastanza forte per lottare con tutta se stessa per impedirlo e salvarti, quindi ti ringrazio per esserle rimasta accanto, lo so che è egoista, ma non avevo mai visto Brigitta così felice, quindi ti prego, almeno tu non abbandonarla-
 
Tiziana rimase sbalordita a tali parole, tanto che si commosse, non immaginava che Brigitta provasse tutto quello.
 
-Non devi ringraziarmi, dopotutto anche io voglio stare insieme a Brigitta-
-Senti io ora devo andare, promettimi che quando la rivedi ci parlerai, lei non inizierebbe mai un discorso riguardante il suo passato, ma se lo affrontate insieme forse riuscirà finalmente a smettere di soffrire per le ferite del passato, cicatrizzandole-
-Certo-
 
Carmelita se ne andò col sorriso sulle labbra, raggiungendo la regina del mondo, che la stava tranquillamente aspettando appoggiata allo stipite della porta.
 
-Finalmente Carmelita-
-Avevo un dovere da migliore amica da svolgere-
 
Camazotz sorrise e insieme si misero in viaggio, distesero le loro ali e incominciarono a volare nel cielo della notte, volarono per un paio d’ore, fino ad arrivare ad un laghetto circondato dalla nebbia, atterrarono sotto le fronde di un salice piangente.
La regina del mondo sorrise e sfiorò il legno, poi fece un gesto a Carmelita, che subito fece scendere un po’ del suo veleno lungo i suoi denti, con cui bagnò il tronco, facendo apparire un lugubre tunnel spazio-temporale.
 
-Ora che facciamo?- Chiese Carmelita.
-Ora aspettiamo, Hel non dovrebbe tardare ad arrivare, possiamo tornare, per ora il nostro compito è finito- Rispose l’altra sorridendo, pregustando la vendetta.
 
Il giorno dopo…
 
Bruno stava tranquillamente fischiettando seduto al tavolo di un bar in cui si era dato appuntamento con Gerardo, le cose fra loro andavano magnificamente, non poteva chiedere di meglio, era sicuro che presto sarebbe riuscito ad arrivare al sodo e questo lo entusiasmava.
Pochi minuti dopo arrivò anche il bell’albino.
 
-Ciao Bruno, scusa per l’attesa-
-Tranquillo, l’attesa del piacere è essa stessa un piacere dopotutto- Disse ammiccando il ragazzo dai capelli rossi.
 
Gerardo rispose a quella frase con un sorriso malizioso, per poi prendere Bruno per il colletto e baciarlo senza contegno, ben presto fù ricambiato con immensa gioia da parte di entrambi.
 
-Wow Gerry, sei così focoso che mi fai… meglio non dirlo, sai potrebbe schiockare i bambini che stanno giocando qua vicino- Disse Bruno con tono provocante.
-Mi hai proprio letto nel pensiero allora-
 
Osservando con più attenzione il suo amato, Bruno notò che gli occhi castani di Gerardo erano diventati simili a quelli di un rettile, c’era una sola spiegazione plausibile a tutto quello: Gerardo in realtà era Miogarosormr!
 
-Ma tu sei Miogarosormr! Il serpente che può cingere il mondo in un anello!-
 
Gerardo guardò Bruno con gli occhi sgranati? Come aveva fatto a capirlo? Ma certo, per l’euforia del momento si era lasciato sfuggire la vera forma dei suoi occhi! Che stupido che era stato! Ma, perché Bruno era fin da subito stato sicuro della sua affermazione? Insomma nessun comune essere mortale potrebbe mai collegarlo istantaneamente alla figura mitologica, anche se credesse al paranormale, quindi come?
Ormai non poteva più nasconderlo, quindi parlò.
 
-Si! Sono io! Ma tu chi sei in realtà? Nessun essere umano sarebbe capace di riconoscermi subito come hai fatto tu!-
 
Bruno si morse il labbro, consapevole di aver fallito a mantenere la sua copertura, ma se avesse rivelato la sua vera identità, Gerardo lo avrebbe accettato? Ormai non poteva più tirarsi indietro.
 
-Parliamo con calma in un luogo più appartato-
 
Così andarono a sedersi sulla panchina più isolata del parco, nella zona in cui non passava mai nessuno.
Bruno prese un respiro profondo, poi incominciò a parlare, osservando intensamente Gerardo negli occhi.
 
-Prima d’iniziare vorrei dirti una cosa: non m’importa che tu sia quel gran serpentone lì, io voglio stare con te lo stesso, perché mi sono accorto di amarti Gerardo!- Disse con decisione Bruno.
 
Quelle parole colpirono il ragazzo albino come una freccia di cupido, travolto dalle emozioni di quel momento così significativo rispose con la stessa determinazione che aveva mostrato l’altro.
 
-Nemmeno a me importa chiunque tu sia! Perché anch’io ti amo Bruno!-
 
Si guardarono con la gioia negli occhi che sbrilluccicava, per poi baciarsi appassionatamente con un bel french kiss.
 
-Vedi Gerardo, io in realtà non sono sempre stato un bellissimo ragazzo come mi vedi tu oggi, la mia vera identità infatti è: Brunilde, la più famosa delle valchirie!-
 
Delle balle d’erba random incominciarono a rotolare in giro per sottolineare lo shock di Gerardo, il suo amato era in realtà una valchiria? UNA valchiria?!
 
-Che?- Fù l’unica cosa che il serpente riuscì a dire.
-Ho avuto qualche problema con la reincarnazione, quindi ora mi ritrovo questo corpo, ma sono felice, perché devi sapere che fin dall’inizio non mi sono mai sentito donna! Io ho sempre desiderato avere una banana anziché un tubero! E finalmente il mio sogno si è avverato, niente più ciclo una volta al mese a farti passare l’inferno, niente più ceretta tutti i mesi, niente più estetiste pettegole! Io mi sono sempre sentito un uomo, ero un uomo rinchiuso in un corpo da donna!- Disse Bruno con le lacrime agli occhi.
-Ma quindi sei trans?-
-Esattamente-
 
Gerardo incominciò a ridere.
 
-Tranquillo, non m’importa quello che eri prima, l’importante è che tu ora sia un bellissimo ragazzo con cui fare tante belle acrobazie a letto-
-Ovviamente- Disse Bruno incominciando a ridere pure lui.
 
Intanto Brigitta…
 
Brigitta quel giorno non era andata a scuola, non aveva tempo da perdere con degli stupidi bigotti, doveva trovare una soluzione per riuscire a salvare Tiziana.
Non sapendo da dove iniziare aveva scelto di andare a cercare Bruno, magari lui essendo Brunilde, ne avrebbe saputo qualcosina in più, quindi stava correndo in lungo e in largo per Rimini cercandolo da almeno tre ore.
Si fermò un attimo a riposare su una panchina.
Poco dopo di fianco a lei si sedette una ragazza dai lunghi capelli mossi e corvini, in contrasto con il colorito chiarissimo, sembrava fatta di porcellana, gli occhi erano grigi e sulla metà sinistra della faccia portava una maschera veneziana, Brigitta si domandò come mai una ragazza così bella dovesse nascondere il suo viso così.
 
-Chi stavi cercando così disperatamente?- Chiese come se nulla fosse quella strana ragazza vestita di nero.
-Un mio parente…- Rispose titubante la valchiria.
-E’ forse quel ragazzo riccio che sta amoreggiando con il ragazzo albino?- Domandò la sconosciuta indicando Bruno e Gerardo che stavano passando proprio in quell’istante.
-Si ma come…?-
 
La ragazza misteriosa si limitò a sorridere, per poi allontanarsi, mentre Brigitta rincorreva i due che camminavano fin troppo velocemente per i suoi gusti.
 
-Oh ciao Bi, come va?- Chiese tranquillamente Bruno, tenendosi per mano con Gerardo.
-Ciao Bruno, ciao Gerardo, sono qui perché ho bisogno di te mio caro parente alla lontana- Lo sguardo serio di Brigitta fece subito intendere a Bruno che c’era qualcosa che non andava, così a malincuore salutò il suo nuovissimo ragazzo con un bacio.
-Ci vediamo presto, ti chiamo io-
-Ok, ci vediamo presto Bruno caro-
 
Brigitta e Bruno incominciarono ad incamminarsi, mentre lei spiegava la situazione al ragazzo.
 
-Quindi ora lo sai… Avrei voluto dirtelo prima, ma mi sembrava giusto che fosse Fenrir a dirtelo, però vedi cara nipotona, c’è un piccolo particolare che nemmeno il lupo conosce: Vioarr il figlio di Odino destinato a sconfiggere Fenrir non è abbastanza potente per sconfiggerlo, abbiamo calcolato che dopo essere stato manipolato dagli alieni il lupo abbia acquisito una forza ancora maggiore di quella originaria, quando arriverà il momento nemmeno il figlio di Odino riuscirà a fermarlo- Disse il ragazzo con amarezza.
-Ma allora chi…-
-Tu Brigitta, tu sei la sola che potrà uccidere Fenrir al momento opportuno-
 
Brigitta sgranò gli occhi incredula.
 
-Ma io sono solo una valchiria come potrei mai contrastare Fenrir e uccidere la ragazza che amo?! Non posso!-
-Te l’ho già detto, tu nascondi un grande potenziale dentro di te e per la maggior parte deve ancora essere rivelato, non posso dirti i dettagli su questo proposito, ma fin dall’inizio Asgard aveva grandi propositi per te. Quando, dopo aver ucciso Odino, Fenrir perderà di tutto la ragione e diventerà una creatura di puro caos solo tu potrai ucciderla, altrimondi il mondo non rinascerà, smetterà di esistere per sempre.-
-No, io non voglio credere che debba andare a finire così!- Urlò la valchiria con frustrazione.
-E’ tutto inutile Brigitta, per quanto tu possa lottare il destino di Fenrir è scritto dalla sua nascita, non puoi cambiarlo, te lo dico per impedirti di farti false speranze-
 
Brigitta guardò malissimo il ragazzo.
 
-Io la salverò, non m’importa il prezzo, io la salverò!-
 
La valchiria incominciò a correre via, ignorando i richiami di Bruno.
Corse il più lontano possibile, finendo nella piazzetta vicino casa sua, si sedette su una panchina e si raggomitolò su se stessa.
 
-Io non permetterò che muoia, io non ucciderò mai Tiziana-
-Ehi, gigantona va tutto bene?-
 
Brigitta alzò lo sguardo per vedere a chi appartenesse la voce infantile che aveva appena sentito, di fronte a lei vide una bambina dai capelli corti e corvini particolarmente spettinati, gli occhi grigi e un colorito cadaverico della pelle, dal viso scarno, con una maschera veneziana a coprirle la metà destra del volto.
 
-E tu chi sei?-
 
La bambina ridacchiò furbamente.
 
-Ma come spilungona, dimentichi le persone così in fretta? Io sono Hella…-
 
La bambina fece una giravolta su se stessa, magicamente crebbe, diventando la bellissima ragazza di qualche ora prima.
 
-… Ed io sono Hel, noi siamo la dea dei morti, sorella di Miogarosmr e di Fenrir, dimmi tu chi sei e qual’ è il tuo scopo?- Chiese guardandola con il suo sguardo freddo.
 
Brigitta si alzò e fieramente rispose.
 
-Io sono Brigitta Ciurringhi, una valchirie e voglio salvare la ragazza che amo-
 
Hel fece un altro giro su se stessa, ritrasformandosi nella bambina.
Hella sorrise e super eccitata abbracciò la valchiria.
 
-Allora non dimenticare mai che solo l’amore che provi la salverà, passa il tempo che resta con lei e divertitevi! Siate felici come se fosse carnevale! Perché alla fine questa è la vera salvezza-
-Ma che significa?-
-Quando arriverà il momento capirai- Disse Hel, che era tornata la personalità dominante, con la più assoluta calma, per poi andarsene in silenzio.
 
Note della pazzoide:
Wow nuove cose! Bene, dal prossimo capitolo si entra di più nel vivo del ragnarok pronti? E si verranno anche a sapere cose sulla misteriosa regina del mondo e su Hel/Hella eheheh…
E dedico sto capitolo ad AliceDelFiore perché si, mi sta insegnando come abbordare ingenue fanciulle al bar u.u.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19: Arriva il big boss in modo random ***


Capitolo 19: Arriva il big boss in modo random





Era un nuovo ed apocalittico giorno in casa Ciurringhi, come ogni mattina Clarissa si destò dal suo lungo e rigenerante sonno, si diresse in bagno ancora mezza assonnata, mentre la sua criniera che, come ogni mattina appena alzata, era diventata un cespuglio che le comprometteva la vista.

Sbadigliando si posizionò di fronte allo specchio per verificare quanto disastrosa fosse la situazione e...

-Ma buongiorno cara- Una voce maschile fece saltare dallo spavento la ragazza.

Sullo specchio, invece della sua immagine vi era un viso maschile, dai tratti affilati e dagli occhi furbi e maligni, erano da rettile e di un intenso color ambra che la guardavano con soddisfazione, i denti erano affilati e sembravano quelli di una belva e i lunghi capelli neri legati in un codino.

-Ma che caz- Disse sconcolta la giovane valchiria.

-Non dire parolacce nella mia illustre presenza carina eh, posso capire che la mia reincarnazione, in effetti sei proprio tremendamente affascinante come il sottoscritto, ma sai, sono Dio elegante-

Clarissa era sempre più sgomenta e confusa, stava forse impazzendo? Era forse un'allucinazione dovuta alla maligna influenza del Ragnarock?!

-Eh no cara, mica te la puoi sgavagnare definendomi solo un'allucinazione ceh, io sono il grande, magnifico, potentissimo e bellissimo Loki, colui che inganna e si diverte a vedere quegli stupidi dei di Asgard soffrire a causa dei miei complotti-

Clarissa osservava ora quel riflesso con la bocca spalancata, che diamine stava succedendo?! Ora quel riflesso le sapeva pure leggere nella mente oltre che parlare?!

-Aspe coso, te vuoi dirmi che sei davvero QUEL Loki?!-

-Quel MAGNIFICO Loki please-

La ragazza si mise le mani fra i capelli incominciando a spettinarsi più di quanto già non fosse, cercando di fare ordine nella sua testa e di dare una spiegazione logica e plausibile a quello che stava accadendo.

-Allora cara lascia che ti spieghi, io il grande Loki mi sono reincarnato in te, semplice terrestre, per riuscire a mettere in atto il mio malvagio piano di vendetta contro gli Asgardiani, anche detto: Ragnarock- Spiegò Loki con aria saccente.

-CHEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE?!- Esclamò la giovane sconvolta.

-Si cara, te, semplice terrestre, sei la fortunata che io ho scelto te per essere la mia reincarnazione, lo splendido contenitore per la mia splendida anima-

Clarissa incominciò a camminare avanti e indietro per tutto il bagno sotto shock, non sapeva che fare, se ciò che quell'uomo diceva era vero, da un giorno all'altro lei era diventata la nemesi di tutte le valchirie e dell'intera Asgard.

-Oh no cara, non sei tu la loro nemesi, sono io, te sei solo il mezzo che mi ha permesso di elaborare il mio piano malvagio fino ad ora, oh andiamo credi davvero che tu sia stata rapita dagli alieni per caso? Che la mia adorabile figlia lupo sia stata schiavizzata da quegli esserini verdi così, per gioco? Eh no, Loki non fa mai nulla a caso, tutti voi siete stati mie pedine, perfino quella discendente del vampiro sudamericano e quei due stupidi robot- Disse sghignazzando Loki.

-Ehi! Pan non è stupida!- Esclamò la ragazza di riflesso.

-Ah no certo, è solo un'ubriacona che è troppo brilla pure per rendersi conto con cui fa sesso-

-Che vuoi dire?!- Chiese sconvolta Clarissa.

-Ah si, te non lo sai, ma la tua carissima fidanzata e quella che ormai è la tua cugina acquisita, sono state a letto insieme e sai, quello che è accaduto una volta può sempre riaccadere, chissà perchè la tua adorata Pan non te ne ha mai parlato, magari è perchè ha qualcosa da nascondere- Disse sorridendo malignamente il Dio.

Clarissa guardò il riflesso con gli occhi sgranati, bloccando la sua camminata nervosa, no, non voleva credere che Pan potesse farle qualcosa del genere, è vero era spesso un po' più che brilla, ma questo non significava certo che la potesse tradire così spudoratamente.

In più sapeva quanto Brigitta amasse Tiziana, e sicuramente non era il tipo da tradirla così, in fondo stava soffrendo tantissimo per non averla accanto.

-E non è forse la sofferenza e il senso di solitudine a far fare agli esseri umani i gesti più inaspettati? E poi ora col Ragnarock te devi allenarti con le valchirie, Pan si sentirà così sola-

Dannazione a Loki e il suo leggerle nella mente, non voleva credergli, eppure sentiva una grande rabbia crescerle dentro, probabilmente era dovuto anche agli effetti negativi del Ragnarock e il tono derisorio di Lui non aiutava di certo.

-Ti tradisce, ti tradisce, ti tradisce, ti tradisce, ti tradisce, ti tradisce, ti tradisce, ti tradisce-

Clarissa si mise le mani sulle orecchie, cercando di non sentire le insinuazioni di quel Dio.

La rabbia dentro di lei cresceva sempre di più, la sentiva dilagare nel suo petto, farle digrignare i denti e sgranare gli occhi, la facevano tremare d'ira.

-Ti tradisce, ti tradisce, ti tradisce, ti tradisce, ti tradisce, ti tradisce, ti tradisce, ti tradisce-

La ragazza guardò con odio quel riflesso.

-Smettila- Disse la valchiria trattenendo a stento la rabbia.

-Smetterla di fare cosa? Di dire il vero?- Rispose sghignazzando Loki.

-Sta zitto!- Urlò Clarissa, tirando un pugno allo specchio, che si ruppe, ferendo la sua mano, ma lei non sentiva il dolore, sentiva solo la rabbia dentro di se.

L'immagine del dio lentamente scomparve, mentre nella stanza la sua tagliente voce disse un'ultima frase.

-Brava Clarissa, più lascerai libera la tua rabbia, più io potrò finalmente prendere il controllo, che il momento clou del Ragnarock abbia inizio-

Clarissa rivolse lo sguardo verso lo specchio crepato, nei suoi frammenti si rifletteva finalmente la sua immagine, ma per un'istante i suoi occhi azzurri erano stati sostituiti da quelli ambrati e serpentini di Loki.

La ragazza si accasciò a terra, sotto shock.

Dei passi si sentirono nel corridoi, seguiti poi dal rumore della porta che veniva aperta di scatto, mostrando una spettinata e assonnata Brigitta tremendamente preoccupata.

-Clarissa che è successo?! Ommiodio ma che è successo qui?! Stai bene? Il kit del pronto soccorso!-

Brigitta entrò con talmente tanta agitazione nel bagno che prese il kit con mani talmente tremanti che rischiò di farlo cadere minimo tre volte.

Prese la mano di Clarissa fra le sue, per accertarsi della situazione della mano sanguinante dell'altra.

-Che hai fatto?- Chiese preoccupata Brigitta.

Ma invece che una risposta, si beccò solo uno schiaffo che la lasciò sia lei che la ragazza ferita, allibite.

-Clarissa...- Disse ancora incredula Brigitta.

Clarissa si alzò di scatto, con la mano che ancora le sanguinava, prima di andarsene rivolse un ultimo sguardo allo specchio rotto e vide che le punte dei suoi lunghi capelli biondi annerirsi.

-Non cercarmi, ho bisogno di stare da sola per un po'- Pronunciò quasi sconfortata la giovane valchiria, per poi uscire, lasciando Brigitta a terra e confusa.

Clarissa indossò la prima felpona con cappuccio che trovò, insieme ad un paio di pantaloni da tuta, indossò le prime scarpe da ginnastica che trovò e corse fuori, coprendosi il viso con il cappuccio della felpa.ù

Era in cerca di un posto dove poter stare da sola a riflettere.

“Più lascierai libera la tua rabbia, più io potrò finalmente prendere il controllo”

Non ci voleva credere, non voleva credere che lei fosse davvero la reincarnazione di Loki.

“Tutti voi siete stati mie pedine”

Non riusciva di togliersi dalla testa quelle parole, possibile che tutto quello che avevano vissuto, la sua prigionia da parte degli alieni, Tiziana che veniva controllata da quegli piccoli esserini, perfino Pan e Peter, la regina del mondo, Carmelita, i suoi stessi figli!

Ed infine: se stessa.

-Non riesci forse ad accettare che tu, mia cara, sia nata solo per permettermi di mettere in atto i miei piani senza che quegli stupidi asgardiani se ne accorgessero?-

Eccolo, Loki che parlava nella sua testa.

-Che ti aspettavi? In fondo la mia anima è dentro di te- Disse pungente.

Clarissa camminava sempre più veloce, fino ad arrivare al ritmo di una corsa leggera, voleva solo liberare la mente in quel momento e lo sport era la cosa che glielo permetteva meglio. Per questo l'aveva sempre adorato, niente pensieri, solo la sensazione dei muscoli che si contraggono, le gocciole i sudore sulla pelle, il respiro sempre più pesante, l'aria fresca che s'infrangeva contro la pelle e che le riempiva i polmoni.

Queste erano le sensazioni che le permettevano di dimenticarsi di tutto il resto.

Non aveva una meta, voleva solo correre il più lontano da lì, per riuscire a mettere ordine nelle sue idee, sperando che nessuna voce fastidiosa la interrompesse con la sua voce fastidiosa.





Brigitta era ancora attonita in bagno, lentamente incominciò a rimettere apposto la stanza, pulì il sangue e si assicurò di buttare via ogni singolo vetro rotto, mentre puliva si chiese del motivo dello strano comportamento di Clarissa, il Ragnarock stava forse incominciando a colpire anche le valchirie?

Dopo aver ripulito tutto si preparò e chiamò Pan, sapeva che l'unica che era in grado di far ragionare la sua cara cugina acquisita in questi casi.

-Pronto, chi she al telefono?- Rispose Pan con il tono di una persona palesemente brilla.

-Sono Brigitta, ti devo parlare di Clarissa, si comporta in modo strano- Disse Brigitta con tono preoccupato.

-Aspettami arrivo, sei a casa no?- La voce dell'androide era diventata incredibilmente risoluta una volta citato il nome della sua ragazza.

-Si, fa in fretta, ho la pessima sensazione che ci sia qualcosa di grave sotto-

Brigitta dovette aspettare davvero poco, appena dieci minuti dopo Pan suonò alla sua porta, era spettinata, più del solito, e si vedeva che probabilmente non aveva dormito molto, in più l'immancabile odore di alcol che l'accompagnava era più pungente del solito.

-Eccomi Bri, dimmi tutto- Disse con sguardo serio Pan.

Si accomodarono sul divano in soggiorno, Brigitta incominciò a parlare, mentre Pan sorseggiava della birra da una bottiglia che si era portata dietro.

-E' stato stranissimo Pan, non sembrava lei. Stamattina mi sono svegliata sentendo uno strano rumore dal bagno, quando sono arrivata ho visto Clarissa che aveva letteralmente rotto lo specchio con un pugno, aveva la mano che sanguinava, così le ho proposto di curarla, ma quando mi sono avvicinata... mia ha tirato uno schiaffo- Spiegò Brigitta, cercando di riassumere al meglio, senza tralasciare nulla.

-Strano, è vero, Clarissa può essere un po' violenta a volte, tipo quella in cui per un pelo non massacrava di botte un gruppetto di teppisti, ma non è da lei schiaffeggiare le persone a caso, figuriamoci rompere uno specchio con un pugno! In qualsiasi modo io analizzi i dati di questo avvenimento non ne trovo la logica-

-In più non sembrava lei, i suoi occhi... erano colmi di rabbia, in qualche modo non le appartenevano-

Pan incominciò a battere il piede nervosamente contro il pavimento, era preoccupata a morte, doveva ritrovare Clarissa immediatamente, aveva una tremenda sensazione dopo il racconto di Brigitta.





“Papà sta per tornare, tenetevi pronti”

Tiziana si risvegliò di soprassalto, conosceva quella voce, risentirla dopo tanto tempo le dava una strana sensazione, la voce di suo padre che annunciava il suo ritorno era un'amara sicurezza, non poteva scappare dal suo ruolo di figlia devota, lo sapeva bene.

Si alzò lentamente, rendendosi conto che il tempo che le restava, prima che il suo destino si compisse era sempre meno, non mancava molto al momento della sua morte e questa certezza le lasciava un'amara malinconia che si propagava nel petto.

E la cosa che di più in assoluto l'amareggiava era dire addio, definitivamente a Brigitta. Anche se aveva ormai accettato che si sarebbero dovute separare pesto, ma le immagini di cosa avrebbero potuto avere insieme non facevano altro che attraversare la sua testa.

-Sorellina sei forse triste? Lascia che Hella ti tiri su il morale-

Hella comparve sulla soglia della porta, per poi correre incontro alla sorella e abbracciandola forte le gambe, in quanto era troppo bassa per arrivare più in alto.

-Hella... si sono triste, molto triste, abbracciami- Disse la ragazza lupo prendendo in braccio la sorella.

Hella strinse forte Tiziana, riusciva a percepire chiaramente il dolore della sorella, era palese quanto lei e la giovane valchiria si amassero e questa situazione doveva essere una tortura per entrambe.

-Mi metti giù? Vorrebbe parlarti anche Hel- Chiese la bambina, dando un bacio sulla guancia della sorella.

Tiziana fece come le aveva chiesto Hella.

La bambina fece un rapido giro su se stessa e in un attimo le due personalità si sostituirono, lasciando che quella più adulta prendesse il sopravvento.

Hel si sedette sul letto, a fianco alla ragazza lupo, nel più completo silenzio strinse Tiziana a lei.

-Ti voglio bene- Disse la dea della morte con un filo di voce, anche se il viso non esprimeva nessuna emozione, il tono era sincero ed in qualche modo triste.

Tiziana si accucciò sul petto della sorella, lasciando che le lacrime iniziassero piano a scenderle sul viso.

-Non riesco proprio ad avere speranza Hel, morire è il mio destino e non si può cambiare in alcun modo, ormai mi sono rassegnata, ma continua a fare così male, sopratutto ora che lui... lui sta per tornare- Disse singhiozzando la giovane Fenrir.

-Nostro padre...-

Tiziana annuì lentamente.

-Te non hai paura di morire, perchè sei già morta tante volte, hai paura che Brigitta soffra, vero?-

Tiziana annuì una seconda volta.

-Abbi fiducia sorella, perchè questa volta la giovane valchiria ha qualcosa in più, forse potremo finalmente uscire da questo limbo infinito- Disse Hel, con lo sguardo perso nel vuoto.

-Che vuoi dire?- Chiese incuriosita la ragazza lupo.

-Non so ne il come ne il perchè, ma in questo mondo Brigitta possiede un potere che non dovrebbe avere e ancora non riesco a capire il perchè, per questo in questa versione deve essere lei ad ucciderti, per questo è riuscita a tornare in vita, invece di morire contro gli alieni come tutte le volte precedenti, Tiziana, io sono convinta che questa volta sia quella buona, lo percepisco- Pronunciò sicura la dea della morte.

Tiziana guardò la sorella con uno sguardo positivamente sorpreso, non aveva mai visto sua sorella così sicura, o almeno da quel terribile giorno di centinaia di migliaia di anni prima, questo le dava speranza, sapeva che raramente le percezioni di sua sorella sbagliavano. Si asciugò le lacrime, si preparò velocemente e corse fuori casa, voleva correre da Brigitta e godersi i momenti che le restavano con lei, prima che fossero obbligate a combattere l'una contro l'altra ancora una volta e voleva anche dirle che si fidava di lei, che aveva fiducia che sarebbe riuscita a salvare lei, tutti e il mondo intero.

In più voleva farle ricordare il loro primo incontro, quello avvenuto nella prima versione del mondo, quello grazie al quale erano riuscite a ritrovarsi in ogni versione successiva e di innamorarsi ogni volta.

Tutti i ricordi di loro due, appartenenti a ogni nuova versione del mondo, le comparivano nella mente ed erano così dolci e amari allo stesso tempo, le parole di Brigitta, determinata a salvarla, erano diventati la sua nuova speranza.
















 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20:L'inizio dell'ultima guerra ***


Clarissa stava correndo da diversi minuti ormai, aveva il respiro affannoso e la fronte imperlata di sudore, il cuore le batteva a mille, sia per lo sforzo fisico, sia per la paura di risentire quella voce.

Alla fine arrivò al parco della città, rallentò e poco a poco riuscì a riprendere un ritmo respiratorio decente, continuò a camminare, cercando di fare ordine nella sua mente.

Loki era dentro di lei, era stato dentro di lei tutto il tempo, aveva sentito e visto tutto quello che vedeva lei, le aveva detto che era tutto un frutto del suo piano quello che era successo, ma non riusciva ancora a mettere bene a posto tutti i pezzi del puzzle.

Sentiva un lancinantedolore alla testa che non le dava tregua, come se qualcosa la stesse martellando da dentro le tempie, chissà, forse era proprio il suo coinquilino indesiderato.

Continuava a camminare da diversi minuti ormai ed, anche se avrebbe voluto con tutta se stessa stare tranquilla, sentiva crescere una strana rabbia dentro di lei.

Senza che lei li avesse chiesti, tutti i ricordi più tristi le stavano ritornando alla memoria, e non riusciva a fermarli: Tutto il suo periodo di prigionia presso gli alieni, solo dopo che suo padre l'aveva liberata aveva capito le condizioni disumane in cui la trattavano.

Le continue “visite mediche” e la sua stanzetta buia e fredda erano la norma a quei tempi, appena un pasto al giorno, non aveva mai frequentato una scuola prima delle superiori, gli alieni non volevano che capisse com'era fatto il mondo, dovevano essere loro il suo mondo, quindi la istruivano a casa.

Quegli esseri la tenevano sempre sotto osservazione, avevano riprodotto, molto male, un ambiente familiare umano, ma non vi era l'amore e senza quello lei era solo un oggetto da osservare, qualcosa che avrebbe potuto anche esser lasciato a morire una volta finito il suo unico scopo lì.

Aveva un unico amico lì, un orsetto di peluche rovinato che non aveva un nome vero e proprio, lei lo chiamava semplicemente amico.

Il terrore delle severe punizioni, le cicatrici che quest'ultime le avevano lasciato e che ancora portava come un macigno, l'orlo della pazzia che si presentava troppo spesso, l'odio che quegli esseri le facevano provare verso gli altri per non farla ribellare.

E poi dopo, quando fù libera, il disagio di vivere in persone riempite fin da piccole d'amore, non le capiva, si sentiva sola, perchè non riusciva ad adattarsi ad una vita senza paura, senza l'oscurità di un'unica stanza, senza esperimenti.

Non riusciva ad adattarsi alla vita da essere umano, quando per tutta la sua esistenza aveva vissuto da cavia.

Anche se suo padre cercava di recuperare i momenti persi, donandole tutto l'amore di cui era capace, eppure lei non riusciva a ricambiare, le ci volle molto tempo prima di comprendere il significato della parola “Amore.

Arrivava addirittura a rimanere convolta in varie risse con molti ragazzi e ragazze, non aveva una buona reputazione nel quartiere dove lei e Gennaro vivevano prima di trasferirsi a casa di Rosalinda.

Non riusciva nemmeno ad inserirsi nella scuadra di pallavolo a cui l'aveva iscritta suo padre, dopo averla scovata a provare qualche palleggio con una palla sgonfia.

Ma nonostante tutto era determinata a riprendersi la sua vita in mano, voleva riuscire as essere davvero libera e rendere felice suo padre.

In una notte limpida aveva chiesto alle stelle di poter avere l'opportunità di riuscire a vivere, lasciandosi dietro il suo passato, in quella notte il meteorite cadde su di lei e divenne una valchiria.

Aveva avuto il suo nuovo inizio quella notte, da quel momento si era concentrata sul suo lavoro di valchiria e stava riuscendo piano piano a inserirsi e la sua rabbia esistenziale a comparire sempre meno, anche se rimaneva dentro di lei, sopita, pronta ad esplodere, come stava per fare in quel momento.

Dopo poi, aveva conosciuto Brigitta e aveva visto suo padre felice ed innamorato, anche se lui era felice e tutto sembrava stesse andando per il meglio lei non smetteva di sentirsi sola.

Almeno fino a quando non si era ritrovata nuovamente rapita dagli alieni, in quella prigione sotterranea e aveva conosciuto quei due strani gemelli: Peter, l'affascinante ragazzo dalla bellezza scandalosa e Pan, l'ubriacona senza speranza ma che l'aveva colpita fin da subito.

Quella fù per lei la vera svolta, per Clarissa Pan fù tutto quello che aveva sempre cercato in ognuno e che non aveva mai trovato.

Per quella ragazza cresciuta troppo presto, l'androide vissuto per millenni fù la risposta alla sua inadeguatezza.

-Mammamia che storia triste cara- Disse una voce ormai conosciuta nella sua testa, con quel suo tono sarcastico che la irrittava sempre di più.

-Non te ne potevi stare zitto ancora un po' tu?- Chiese acida Clarissa.

-Che modi, nessuno ti ha mai detto che non si zittiscono le divinità? Sopratutto quando stanno lavorando per farti impazzire e completare così i loro geniali piani per la distruzione del mondo e poi per cosa stare zitto? Per permetterti di fare i tuoi smielosi discorsetti da quattordicenne innamorata?- Rispose Loki con tono altezzoso.

-Ne ho compiuti 15 a Gennaio e te non te ne stai mai zitto vero?- Chiese la ragazza, mentre la rabbia le crescva sempre di più dentro.

-Certo che no, sono un Dio ricordi? Mica deve chiedere il permesso il grande Loki prima di parlare-

Clarissa continuava a camminare, sempre più irritata, mentre i flash del suo passato non accennavano a fermarsi.

Dopo un po', di fronte a lei vide un gruppetto di ragazzi impegnati in una rissa, urlavano e ssbraitavano, mentre si massacravano di botte, eppure nessuno interveniva, gli effetti del Ragnarock avevano ormai reso cose del genere normali.

Senza pensare la ragazza si buttò in mezzo alla mischia, incominciò a far volare pugni, come aveva fatto già in passato, era un po' arrugginita, infatti non riusciva a schivare tutti i colpi degli altri, ma riusciva a fargli considerevoli danni.

Subì un pugno in viso e allo stomaco, sentiva il sangue gocciolarle dal naso, ma questo non era abbastanza per placare la sua ira.

Riuscì ad atterrirli tutti in pochi minuti, ma proprio si stava ripulendo il sangue dal viso, vide l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in una situazione del genere: Pan.

Clarissa vide l'androide correre verso di lei con una faccia sconvolta.

Quando la raggiunse, Pan le parlò con un tono di voce che rispecchiava appieno la sua espressione.

-Che è successo Clarissa? Oddio ma sei ricoperta di sangue, stai bene?-

Clarissa rimase in silenzio, con lo sguardo basso, con che occhi poteva guardarla in quel momento?

-Sei proprio nei guai- Disse Loki da dentro la sua testa.

“Sta zitto!” Pensò Clarissa, stringendo i pugni.

-I tuoi capelli, stanno diventando neri, che sta succedendo? Sei strana, ti prego parlami Clarissa!- Le intimò Pan, sempre più preoccupata.

-Uhuhuh... Ti sta per beccare... chissà come reagirà, magari ti dirà addio per sempre, uh, sarebbe davvero un risvolto drammatico per questa povera ragazzina inadeguata- Disse il coinquilino indesiderato con un tono canzonatorio.

Clarissa non ce la faceva più, sentiva la sua testa esplodere, non riusciva più a trattenersi.

-Stai zitto!- Urlò con tutto il fiato nei suoi polmoni.

-Clarissa?- La voce confusa di Pan fece sollevare il viso alla valchiria.

-Cos'è suuccesso ai tuoi occhi?-

Da quell'unica frase Clarissa capì che, esattamente come i capelli, i suoi occhi erano cambiati, diventando quelli di Loki.

La valchiria si portò istintivamente le mani sul viso, ma rimase sbigottita quando, nella zona esterna, vicina agli occhi, sentì chiaramente delle squame.

-Mi sa che è finalmente arrivato il mio turno e questa volta non ci sarà nessuna rinascita- Disse Loki con un tono tra il malizioso ed il soddisfatto.

“No, no, NO!” Fù l'unica cosa che Clarissa riuscì a dire, prima che il Dio prese il possesso del suo corpo.





Tiziana raggiunse la casa di Brigitta più forte che potè, suonò il campanello, dopo pochi secondi di attesa le aprì proprio Brigitta.

La valchiria indossava il cappotto, probabilmente stava per uscire a sua volta.

-Tiziana...- Disse Brigitta sorpresa, non si aspettava di ritrovarsela fuori casa.

La ragazza lupo, senza dire niente, saltò addosso alla sua ragazza, per poi baciarla di slancio, lasciando di stucco l'altra.

-Ma che...?- Chiese piacevolmente sorpresa Brigitta, sorridendo.

-Ti amo!- Esclamò Tiziana, guardando l'altra negli occhi.

Brigitta allargò il suo sorriso, per poi dare un lungo bacio alla sua ragazza.

-Ti amo anche io, ma che ci fai qui?- Chiese la valchiria.

Tiziana si staccò dall'altra, si morse il labbro, per poi guardarla negli occhi ed iniziare a parlare.

-Oggi è il mio ultimo giorno come Tiziana, mio padre è tornato, da domani saremo ufficialmente nemiche e ho pensato che queste ultime ore da lucida le voglio passare con te- Disse con una certa malinconia nella voce.

-Eh? Aspetta, che intendi con “lucida”?- Chiese preoccupata Brigitta.

-Appena Loki tornerà, io impazzirò, la me che tu conosci scomparirà, sepolta dalla rabbia di Fenrir, diventerò una bestia in tutti i sensi, quindi voglio godermi il tempo con te, finchè sono ancora io- Tiziana strinse Brigitta dicendo quelle parole.

-Tiziana...- La valchiria non sapeva che dire, sentiva che qualsiasi parola avesse detto sarebbe statto di troppo, quindi si limitò a ricambiare la stretta della ragazza lupo.

-Ti va di andare a mangiare qualcosa? Conosco un posticino carino qui vicino- Chiese Tiziana indicando la strada.

-Certo- Rispose semplicemente Brigitta.

Le due s'incamminarono, incrociando le loro dita nel cammino.

-Mi piacciono le tue mani grandi sai?- Ruppe il silenzio Tiziana.

-Davvero? A me sono sempre sembrate un po' esagerate in realtà- Disse Brigitta, cercando di non pensare a quello che le aveva detto la sua amata poco prima.

-Mi piacciono, esattamente come mi piace la tua altezza inusuale, mi fai sentire protetta e al sicuro con un solo gesto, poi i tuoi occhi Brigitta, non so cosa mi abbia fatto innamorare di più tra quello che ho visto in essi e quello che mi hai mostrato ogni giorno con le tue azioni- Disse nostalgica Tiziana.

Brigitta arrossì, non si era mai sentita dire certe cose da nessuno, come risultato inevitabile, il suo cuore accelerò.

-Cosa dovrei dire io allora?- Ribattè Brigitta.

Nel frattempo raggiunsero il locale, era piccolo e non vi erano molte persone all'interno, era un ambiente molto intimo, ideale per stare da soli senza nessun disturbo.

Si sedettero nel tavolo più nascosto della sala, ordinarono del thè caldo e qualche dolcetto d'abbinarci, mangiarono tranquillamente, chiaccherando un po' di tutto, dimenticando per qualche minuto che di fuori il Ragnarock proseguiva.

Dopo che finirono di mangiare Tiziana prese un'espressione più seria, alleggerita dal sorriso che presto le si dipinse in volto.

-Brigitta, questa non è la prima volta che ci vediamo- Iniziò la ragazza lupo.

-Che intendi? Perchè con “volta” non credo tu intenda giorni- Ribattè la valchiria, deglutendo, non sapava spiegarselo, ma sentiva che quello che stava per accadere era molto importante.

-La prima volta che ci siamo incontrate fù molti mondi fa, quando ancora le mie catene erano fisiche e la Terra non era separata completamente con Asgard, te eri una giovane valchiria, che un giorno per caso si perse nelle lande desolate e mi trovò, ma forse è meglio che te lo faccia ricordare direttamente-

-Perchè adesso? Perchè non me lo hai detto prima?- Chiese Brigitta confusa.

-Perchè credevo che per me ormai fosse finita, invece ora sono certa che te ci riuscirai, riuscirai a salvarmi, in questo mondo hai qualcosa di diverso, come se avessi una nuova forza, e poi la tua determinazione... Ormai ne sono certa, io mi fido di te- Rispose convinta Tiziana.

Quel tono sicuro quasi commosse Brigitta e la spronò ancora di più a trovare una soluzione per permettere a Tiziana di continuare a vivere.

-Dammi le mani- Intimò dolcemente la licantropa.

Brigitta allungò le mani verso quelle dell'altra, che le strinse fra le sue.

-Ora ricirda Brigitta, ricorda la nostra prima vita e tutto quello che ci ha portato ad essere qua oggi, ricorda il passato, per trovare la soluzione per il futuro-





Molto tempo prima, alla prima versione del mondo...

Brigitta era una giovane valchiria appena eletta, era ancora nel pieno dell'addestramento, stava esplorando le lande desertiche di Asgard, luogo in cui ogni giovane valchiria affronta un viaggio per riuscire a temprarsi nella mente e nel fisico.

Purtroppo però la giovane valchiria aveva perso la strada, era dispersa in quelle lande e la mappa l'aveva divorata un'odiosa bestiaccia mentre si era distratta un attimo per riempire la borraccia.

Vide in lontananza delle rovine, decise di raggiungerle e fermarcisi fino alla notte, con le stelle sarebbe riuscita ad orientarsi e ritrovare il percorso.

Entrò nelle rovine, erano molto antiche e ricoperte di strani disegni raffiguranti un brutale scontro, una bestia gigantesca, contro un eroe dall'elmo alato.

Ne aveva viste di simili solo sui testi che raccontavano le antiche leggende di Asgard, il mito del lupo Fenrir e di come venne imprigionato tramite un ingegnoso inganno.

Sapeva che avrebbe dovuto rimanere vicina all'entrata per vedere le stelle appena calata la sera, ma la curiosità era troppa, utilizzò un bastone trovato li vicino e un lembo del suo vestito, uniti all'energia del Sole incanalata tramite uno specchietto che si portava sempre dietro per qualsiasi evenienza, per accendersi una torcia di fortuna e addentrarsi tra le gigantesche mura abbandonate.

Mentre camminava, sulle mura si susseguivano varie immagini del grande lupo, una sequenza in particolare la lasciò stupita: Il grande Fenrir che immagine dopo immagine cambiava lentamente aspetto, fino a prendere la forma di una ragazza.

Il grande lupo poteva quindi trasformarsi in un essere umano? Questo era un dettaglio che mai, in nessun libro era stato descritto, era forse qualcosa che si era perso nei millenni?

Dopo aver osservato quelle immagini per qualche secondo decise di continuare, per fortuna il tragitto era lineare, con qualche crollo qua e là, sarebbe stato facile ritrovare la strada per ritrovare da dove era entrata.

Dopo qualche minuto si ritrovò davanti una grande scala, che portava ad un piano sotterraneo, guardò la torcia, assicurandosi che potesse durare ancora per qualche tempo, per poi incominciare a scendere quelle scale.

Il passaggio si faceva sempre più stretto e il tetto sempre più basso, fiino al punto che Brigitta si ritrovò a camminare piegata in due, in quel momento maledì la sua altezza spropositata, vantaggiosa in battaglia, ma non per tutto il resto.

Alla fine della gradinata si ritrovò di fronte a un portone, sopra vi era un'iscrizione nella lingua antica, fortunatamente essa era argomento di studio per le valchirie, quindi riuscì a tradurla.

“Solo il potere più grande potrà sciogliere le catene e...” Purtroppo il resto era cancellato, quindi impossibile da leggere.

Probabilmente avrebbe fatto meglio a non varcare quella soglia e tornarsene all'entrata per aspettare la notte, però la curiosità vinse, prese un respiro profondo e deglutì, per poi aprire con attenzione il portone.

Era di legno spesso e rinforzato con metallo che ancora, dopo i probabili millenni che aveva quella struttura, non mostravano il minimo segno di ruggine.

Fece qualche passo nella nuova stanza, improvvisamente sentì un fruscio, si mise in guardia e incominciò a guardarsi attorno per trovare la fonte del rumore.

Le bastarono pochi istanti per scorgere una figura rannicchiata nella penombra, cautamente la giovane si avvicinò per identificare che cosa fosse, rimanendo sconcertata alla vista della fonte del fruscio.

Era una ragazza, molto più bassa di lei, con lunghissimi capelli grigi, che arrivavano a farle da coperta naturale, muovendosi a ritmo insieme al petto, ad ogni respiro, la pelle era candida e bianchissima, come se non vedesse i raggi del Sole da molto tempo. I tratti del viso erano delicati, gli occhi chiusi ad indicare lo stato d'incoscienza, il naso piccolo, le guancie leggermente paffute e le labbra leggermente paffute e carnose.

“Brigitta! Non devi pensare alle sue labbra, devi pensare al perchè si trova qui e se sta bene!” Si rimproverò mentalmente la giovane valchiria.

Brigitta si avvicinò alla ragazza dormiente, arrivata vicino a lei le scosse piano la spalla per cercare di svegliarla gentilmente.

Ma mentre la scuoteva Brigitta notò un paio di orecchie da lupo al posto di quelle da essere umano e sia i polsi che le caviglie erano legati, i primi al muro e le seconde al pavimento, tramite spesse catene di metallo.

La valchiria fece un balzo all'indietro presa dal panico, inciampando e cadendo seduta, facendo volare involontariamente la torcia ad un paio di metri di distanza.

Quella minuta ragazzina non era altro che il grande Fenrir... e si stava svegliando.

Brigitta vide le orecchie di quella ragazza muoversi, in contemporanea con esse la coda, che fino a poco prima era nascosta dai lunghi capelli, si mosse, riproducendo il fruscio che Brigitta aveva sentito poco prima.

La giovane valchiria era pietrificata dal terrore, non riusciva a muoversi, stava lì a fissare quella ragazza alzarsi, senza riuscire a fare nulla, a parte pensare a quanto fosse bella quella ragazza e al fatto che fosse nuda.

“Brigitta! Sei di fronte ad un lupo che potenzialmente potrebbe ammazzarti facilmente come se dovesse strappare un filo d'erba e tu, razza di ragazzona troppa cresciuta in preda ad ormonamento dovuto alla piena pubertà, pensi solo a quanto sia bella e alle sue tette, oddio le sue tette! No Brigitta! Puoi essere palesemente lesbica quanto vuoi, ma ora scappa!” Pensò Brigitta, col cervello che stava andando in tilt.

Nel frattempo la ragazza lupo si era alzata ed avvicinata alla valchiria, ancora paralizzata, per poi accucciarsi di fronte a lei.

-Porcaccia la miseriaccia, ma da che lago è scappata sta ninfa?- Disse sorpresa la misteriosa ragazza vedendo Brigitta.

La valchiria si sorprese di queste sorprese, ma sopratutto di essere ancora viva, si sarebbe aspettata che Fenrir le saltasse addosso pronta a divorarla, invece se ne stava ferma lì a guardarla.

-N-ninfa?- Chiese balbettando Brigitta, ancora spaventata.

-Si sai, le ninfe sono note per la loro bellezza e te sei proprio bella!- Rispose con tranquillità la ragazza lupo.

Brigitta continuava a tremare, senza sapere come rispondere, l'altra lo notò, quindi si alzò a raccogliere la torcia che era caduta alla nuova arrivata poco prima e gliela porse.

-Credo che ti sia caduta questa- Disse sorridendo, cercando di tranquillizzare la prima persona che vedeva dopo millenni.

-G-grazie- Rispose semplicemente la valchiria.

-Hai paura?- Chiese la lupa, con espressione rammaricata.

Brigitta non rispose a quella domanda, sentendosi quasi in colpa al pensiero di rispondere affermativamente, si limitò a prendere la torcia che quella strana ragazza le stava porgendo.

-Senti, potresti arretrare un po'? Non scappare però, è da tanto che non ho nessuno con cui parlare, perfavore...-

Brigitta fece come le aveva chiesto l'altra, senza dire nulla, non capiva che volesse fare.

La ragazza lupo seguì la valchiria mentre arretrava, dopo poco Brigitta notò che l'altra non poteva più avanzare, causa le catene tese, che non le permettevano di andare oltre.

-Ora sei più tranquilla? Non ti posso far nulla da qui, ora di va di parlare un po'?-

-Si- Disse Brigitta, finalmente tranquilla.

Quel semplice gesto dell'altra ragazza per cercare di tranquillizzarla era stato abbastanza per la giovane valchiria, in più gli occhi sinceri e velati di malinconica solitudine di quella ragazza rimasta lì per chissà quanto, la convinsero a restare e parlare.

-Ma tu sei il temibile Fenrir?- Chiese presa dalla curiosità Brigitta.

-In carne e pelo, anche se un po' arrugginita- Rispose ridendo Fenrir.

-Non sembri quasi tu- Disse sovrappensiero la giovane guerriera di Asgard.

-Per quale motivo?- Chiese divertita la lupa.

-Beh, vieni sempre descritta come una bestia furiosa, dalla forza incredibile e tutte queste cose qui- Rispose, leggermente imbarazzata, Brigitta.

-Si, una volta ero così, volevo rendere fiero mio padre, facevo tutto quello che mi chiedeva, perchè non avevo altro che lui ed i miei fratelli, così la forza divenne il mio unico obbiettivo e l'ira il mio stile di vita, ma poi, quando sono stata anni ad aspettarlo nella speranza che mi liberasse, non è mai venuto. Ha sempre usato sia me che i miei fratelli per i suoi scopi, ha perfino rovinato la vita di mia sorella per il suo tornaconto, eppure io non posso sottrarmi alla sua volontà, finchè lui esisterà, anche senza queste catene, io non sarò mai del tutto libera. Ho imparato da sola ormai che la gloria che ti dona la forza è effimera, sto cercanso nel buio e nel silenzio di questa stanza, un nuovo motivo per cui vivere, così da potermi almeno dare l'illusione che un giorno, forse, potrò vivere felice anche io-

Brigitta rimase sbigottita, non si aspettava un discorso del genere, non sapeva che cosa dire, non sapeva che fare.

-Scusa, forse non dovevo dirti tutto questo così d'improvviso, non so cosa mi sia preso- Riprese Fenrir con un velo di malinconia nella voce.

-No tranquilla...-

Seguirono un paio di minuti di silenzio, nessuna delle due sapeva che cosa dire.

-Quindi tu vorresti ricominciare in sostanza no?- Chiese la valchiria guardando negli occhi la sua interlocutrice.

-Si, vorrei proprio questo- Rispose Fenrir.

-Allora prima di tutto ti serve un nome nuovo!- Esclamò Brigitta, cercando di sembrare il più sicura possibile.

-Un nome nuovo? E quale?- Chiese incuriosita Fenrir.

-Mmm... Non c'è un nome che ti piace particolarmente?-

-Ecco... Tiziana... Tiziana mi è sempre piaciuto-

-Perfetto, questo sarà il tuo nuovo nome, piacere Tiziana, io sono Brigitta- Disse sorridendo la valchiria, porgendole la mano.

La ragazza lupo esitò un attimo, per poi ricambiare la stretta di mano della sua nuova conoscenza.

-Il piacere è mio Brigitta, Tiziana a tua disposizione!- Esclamò allegra, finalmente, dopo millenni.






Il flaschback venne interrotto bruscamente da un rumore forte ed improvviso, la porta era stata appena staccata dai cardini con un violento calcio e chi vi era di fronte ad essa era: Clarissa.

Ma era strana: I capelli biondi erano ora di un nero pece, gli occhi erano ambrati e con la pupilla talmente sottile da sembrare quella di un rettile, intorno agli occhi aveva la pelle squamata e traslucida, la pelle era diventata grigiognola e sul volto vi era un sorriso soddisfatto, ma pazzo, indossava un'armatura da valchiria, ma completamente nera.

Brigitta abbassò lo sguardo, rimanendo sconvolta quando vide cosa teneva con la mano sinistra: Pan, la teneva per i capelli, mentre il corpo era inerte, era ferita in più punti e si potevano scorgere delle scintille elettriche balenare dalle ferite ogni tanto.

-Papà è tornatooooooooo- Disse quella che ormai non era più Clarissa.

Brigitta vide Tiziana incominciare a tremare senza controllo, solo terrore negli occhi, mentre quella creatura si avvicinava a loro.

-Chi sei? Che cosa hai fatto a Clarissa e Pan?- Chiese furiosa la valchiria.

-Allora mia cara Brigitta, dovresti imparare ad essere più acuta, la tua carissima amante lupacchiotto sta tremando come una foglia e prova ad indovinare qual è l'unico di cui ha paura? Ma il magnifico me, Loki ovviamente! E per quanto riguarda le tue amichette... puoi anche dire addio definitivamente alla bionda isterica e per questa sottospecie di umano artificiale... Boh, forse è ancora riparabile, ma sinceramente non me ne importa tanto, non è nemmeno riuscita ad eseguire il lavoro che il grande me le aveva dato fino alla fine. Cavolo ogni nuovo mondo è sempre più difficile trovare sottoposti efficenti!- Disse, in una specie di monologo eccentrico.

Loki lanciò il corpo inerte dell'androide verso Brigitta e Tiziana.

-Fenrir, ormai dovresti sapere che accade ora, avanti, libera la vera te stessa- Pronunciò con tono maligno.

Brigitta si girò vero Tiziana, la vide tremare vistosamente, tenendosi la testa fra le mani, subito le si avvicinò quasi impanicata, non sapeva cosa stesse accadendo, sapeva solo di avere una brutta, bruttissima sensazione.

-Bri-Brigitta...- Disse a stento la ragazza lupo.

-Eccomi sono qui, ma che ti sta succedendo?!- Chiese in panico Brigitta.

-Mio padre sta risvegliando in me l'ira di un tempo, presto sarò solo ira pura, non riconoscerò nemmeno te! Distruggerò soltanto! Il resto dei ricordi ti dovrebbe tornare nei prossimi giorni, per quei ricordi Brigitta voglio che tu ci dia un futuro...- Tiziana s'interruppe emettendo un gemito di dolore.

-Tiziana!- Esclamò preoccupata Brigitta.

-Ti prego scappa, non voglio farti del male!- Gridò con le lacrime agli occhi.

Brigitta rimase in mobile, cercando di sostenerla.

-Ti prego...- Sussurrò Tiziana, mentre le lacrime le solcavano il viso abbondanti.

A quella preghiera sussurrata Brigitta si morse il labbro, anche se le spezzava il cuore farlo, doveva.

Prese quel che rimaneva di Pan sulle spalle e incominciò a scappare.

Prima di lasciare definitivamente quel luogo si voltò un'ultima volta, in tempo per vedere le labbra di Tiziana pronunciare silenziosamente due ultime parole.

“Ti amo”

Per poi trasformarsi nella più temibile delle bestie.




  AUTRICE BITCH! yay cose depresse! Adoro le cose depresse, cavolo siamo agli sgoccioli, ma ci sono ancora mucho rivelazione da fare, siete pronti?

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Capitolo 22
*** Capitolo 21: Non posso salvarli ***


Capitolo 21: Non posso salvarli
Brigitta era arrivata da poco a casa, con il corpo esanime di Pan fra le braccia, da cui colava copiosamente dell'olio con qualche fastidiosa scarica elettrica che la colpivano ogni tanto.
Sua zia le accolse sconvolta, insieme al marito, altrettanto sconvolto, nessuno dei due si sarebbe aspettato una scena del genere.
-Che cosa vi è successo?- Chiese preoccupata Rosalinda alla vista delle due.
Prima di rispondere la valchiria adagiò il corpo gelido di Pan sul divano, si soffermò un attimo a guardarle gli occhi, ormai spenti, morti, troppo morti perfino per un essere di metallo.
La pelle sintetica dell'androide era squarciata e rotta in più punti, lasciando intravedere chiaramente i circuiti ed il metallo fracassato al di sotto.
-E' stato Loki- Si limitò a dire Brigitta.
Gennaro guardò la ragazza sconvolto, mai nella sua vita avrebbe immaginato di poter sentire una frase del genere. Quello che aveva temuto di più in tutti quegli anni, il Ragnarock era invine giunto ed ora ci si metteva anche il dio degli inganni, ma in quel momento era un'altra la questione che lo preoccupava maggiormente.
-E Clarissa? Dov'è mia figlia?- Domandò preoccupato.
La valchiria abbassò lo sguardo a quella domanda, stringendo i pugni e mordendosi il labbro, non avrebbe mai voluto rispondere a quella domanda, dare quel dolore. Prese un respiro profondo, preparandosi alla bomba che stava per gettare.
-Clarissa non tornerà... è... è...- Rimase in silenzio, non riuscendo a pronunciare quelle poche parole che avrebbero cambiato per sempre la vita dell'uomo di fronte a lei.
-Ti prego Brigitta, ho bisogno di sapere che fine ha fatto mia figlia- Implorò l'uomo, il suo tono sconfotato e la sua espressione sinceramente in pena riuscirono a darle la forza che le mancava per parlare, meritava di sapere.
-E' Clarissa... Loki intendo, è lei- Disse con un filo di voce Brigitta distogliendo lo sguardo.
Il silenzio calò per qualche secondo nella stanza, la ragazza vide il suo nuovo zio pietrificarsi, incredulo, senza parole, con la fronte imperlata dal sudore e la gola senza parole da far uscire.
Gennaro si sedette su una sedia della cucina, appoggiandosi coi gomiti al tavolo di legno dipinto con colori vivaci.
Rosalinda accorse in poco tempo a cercare di sostenerlo, avvolgendo le braccia attorno alle larghe spalle di lui.
La donna non aveva mai avuto figli, Brigitta era quella che più si avvicinava ad una figura del genere, sopratutto dopo che i suoi genitori erano partiti chissà dove costringendo così la figlia a recarsi dall'unica parente che aveva, ovvero la stramba artista.
Non poteva quindi capire appieno il dolore di Gennaro, però sapeva che non poteva sopportare di vederlo in quello stato, le sue braccia non avrebbero potuto sostituire Clarissa, ma almeno potevano donargli un po' di calore.
-Com'è possibile? Mia figlia Loki? Non ha senso...- Il capo dei cacciatori cercava una soluzione, qualcosa che potesse spiegare come mai proprio sua figlia, dopo tutto quello che aveva già subito, dovesse patire anche quello.
Dopo quelle paole sconfortate la stanza ritornò nel silenzio, nessuno sapeva cosa dire, non c'era nulla da dire, un padre affezzionato aveva appena perduto la figlia a lui cara.
Come si poteva confortare qualcuno in casi come questo? Quando vedi una persona cara perdere una persona a lui ancora più cara?
I pensieri turbolenti di Brigitta vennero interrotti dal suono insistente del campanello e dal ripetuto bussare.
Brigitta si diresse ad aprire la porta, con sua gande sorpresa fuori da essa trovò due malconce Carmelita e Camazotz, strinse i pugni, quello non era il momento più adatto per un incontro del genere.
Non solo Gennaro era devastato infatti, forse lei era quella che ormai era più logorata di tutti.
Aveva lottato a lungo, sempre con la speranza di poter cambiare le cose, di poter salvare le persone a lei care, di poter salvare Tiziana, ma ogni attimo che passava la possibilità di salvare effettivamente tutti, di salvare la ragazza che amava, si faceva sempre più flebile e distante.
La valchiria era sorpresa di vederle lì, pensava che con la venuta di Loki loro due si fossero unite definitivamente al fronte del dio maligno, dopotutto erano state loro a dare inizio a tutto.
Erano venute a chiedere perdono? Non sapeva se era disposta a darglielo, sia il suo cuore che la sua mente erano troppo scombussolati al momento per riuscire a pensare a queste cose.
-Possiamo entrare?- Chiese Carmelita esitante, era venuta in quella casa come ultima spiaggia, dentro di lei sentiva che non meritava di entrarvi, purtroppo però quella valchiria dai capelli rossi non rappresentava l'ultima possibilità solo per Asgard, ma anche per loro.
Brigitta si spostò quel tanto che bastava per far passare le due, le vide entrambe messe male, ricoperte di ferite e tremanti, sopratutto la regina del mondo, che aveva bisogno della sua discendente per tenersi in piedi.
La messicana fece sedere la compare sulla poltrona, recandosi poi in bagno, dove sapeva bene che la famiglia Ciurringhi tenesse il kit medico per ogni evenienza, lo prese per poi tornare in salotto, tutto nel più completo silenzio.
Carmelita non osava aprire bocca mentre medicava le ferite dell'antenata, sentiva la tensione nell'aria e lo sguardo irritato di Gennaro su di loro. Come dargli torto? In fin dei conti erano state dalla parte del nemico fino ad un attimo prima.
Rosalinda, notando la tensione crescente, invitò suo marito a venire con lei in camera da letto, aveva bisogno di sfogarsi per sua figlia, non certo d'incominciare a litigare con qualcuno.
Brigitta si avvicinò a quella che, una volta, conosceva come la sua amica più cara, la sua espressione però ormai era vuota, aveva avuto speranza fino a poche ore prima, ma essa era sfumata e volata via una volta che aveva visto la persona a cui più teneva scomparire, lasciando al suo posto solo una bestia.
-Brigitta... io...- Incominciò la messicana con voce tremante.
-Cosa? Vuoi scusarti? Per avermi mentito? Per aver dato inizio alla fine del mondo? Per aver fatto tornare Loki o per aver condannato la agazza che amo?- La interruppe la valchiria, con un accennato tono irritato in mezzo al tono freddo, che tentava di non far trasparire la rabbia palese.
-Brigitta ti prego... ascoltami...- Chiese supplichevole Carmelita.
-Pensi che riesca ancora ad ascoltarti? Tutti sembrano aspettarsi qualcosa di grandioso da me, come se io dovessi essere l'eroina che salva il mondo o qualcosa del genere, prima Brunil... Bruno, che mi dice che sono potentissima in una cosa misteriosa, poi quella dea dalla doppia personalità che mi dice che se credo in me posso salvare tutti... io non ci capisco più niente!- Si sfogò Brigitta, tutto lo stress dovuto a quella situazione stava venendo fuori, tutta la sua frustrazione, tutto il suo dolore.
-Ehi ragazzina dall'elmo tamarro, stai zitta per favore, mi esplode la testa, sai io a differenza tua, devo sopportare anche una discendente petulante oltre, ovviamente, a tutte le esplosioni apocalittiche di sto cavolo di Ragnarock... ah i guerrieri di Asgard che ci hanno attaccate li ho citati vero? No? Bene ora lo fatto, quindi ora sta zitta che siamo venute qui per spiegarti alcune cose- Disse in tono piuttosto seccato Camazotz, mentre Carmelita le bendava le ultime ferite.
Brigitta rivolse lo sguardo verso la divinità maya, i suoi occhi erano furenti, quello era il momento peggiore per risponderle con un tono del genere, normalmente infatti ci sarebbe passata sopra, ma ora non riusciva più a sopportare nulla.
-Ok, ho cercato di urlarvi contro il meno possibile, ma sai mia cara divinità pseudo twilightiana, sono la fantomatica salvezza del mondo e nessuno sa dirmi perchè io e solo io sarei in grado di salvare tutti, la mia ormai cugina acquisita si è rivelata essere il nostro peggior nemico ed ha ammazzato la sua ragazza androide alieno.
Ho scoperto che la mia migliore amica è un vampiro maya che ha cospirato per la fine del mondo, ed in più la ragazza che amo è un fottutissimo lupo gigante che azzanna le persone senza controllo!
Ma no, scusami tu, scusami se non sono la perfetta eroina che si fa carico del destino del mondo col sorriso in volto e la forza dell'amicizia a darle forza, scusa se non ce la faccio più a sopportare questa vita che continua ad esigere e che non mi dona nulla, scusa se ho paura di andare là fuori a cercare una soluzione invece che stare qui a incazzarmi con voi perchè l'unica soluzione sarebbe ammazzare la persona che amo, non ho nemmeno il coraggio di affrontare i ricordi che Tiziana mi ha lasciato perchè non voglio credere che debba finire tutto così... di nuovo...
Scusate se per una volta vorrei che la mia vita andasse nel verso giusto, senza alieni o dei svampiti da sconfiggere e con... con lei al mio fianco... non posso nemmeno piangere sulla spalla della persona che amo...- Il tono di Brigitta non fù mai esageatamente alto, ma la tristezza, la frustrazione, la rabbia, la sofferenza, nelle sue parole era pesantemente presente in esse, il suo viso era crucciato e gli occhi colmi di dolore per troppo tempo inespresso. Mentre pronunciava quelle parole la ragazza aveva preso a stringere con forza lo schienale del divano, fino a strapparne il tessuto, si stava trattenendo dal distruggere tutto.
-Ed ora, se la decaduta regina del mondo me lo permette, andrei a riflettere filosoficamente su quanto odii sta situazione del diavolo- Detto questo la valchiria, non troppo silenziosamente, chiuse la porta del salotto dietro di lei e, altrettanto poco silenziosamente, percorse il corridoio che la separava da camera sua. Lasciando Carmelita, Camazotz, e il povero cadavere cibernetico di Pan, soli a contemplare l'universo. Non aveva ancora preso una decisione, ma qualsiasi posto era meglio di quella stanza al momento, anche se si trovava a pochi mestri di distanza.
-Caspiterina, e questa dovrebbe essere la valchiria che salverà il mondo? Sembra uno strano mix tra bipolarismo e disturbo ossessivo compulsivo- Dichiarò la regina del mondo, con non poca acidità, una volta che il silenzio tornò padrone della stanza.
-Ti medico con delle bende imbevute in soluzione all'aglio se non stai zitta- Disse senza battere ciglio la messicana, anche lei in fondo ne aveva abbastanza di tutta quella situazione.
A quell'affermazione la regina del mondo rabbrividì, la sua grave allergia all'aglio, ormai divenuta leggenda in molte culture, era uno dei suoi peggiori nemici da sempre, insieme al sole, per via della sua pelle cadaverica fin troppo sensibile ai raggi uv e quei dannati paletti che lasciavano sempre delle fastidiosissime scheggie nelle ferite se non la quasi uccidevano.
Col tempo era riuscita a debellare la minaccia di eritami solari nella sua dinastia scegliendo un paese come il messico dove vivere, i suoi discendenti erano ormai immuni a scottature, ma purtroppo gli shock anafilattici dovuti all'aglio e dei paletti di origine sconosciuta erano ancora la maggior causa di morte per i suoi discendenti. Per fortuna aveva trovato il modo di far tornare in vita il suo cibo come schiavi mozzarella per utilizzarli come scudi contro quelle oscure minacce, s'incenerivano con un po' di sole, ma almeno poteva finalmente utilizzare la sua collezione di bare di alto artigianato. Si, era sempre stata un'intenditrice di bare di alta qualità, la loro forma allungata e geometricamente gradevole aveva fatto in modo di farla letteralmente innamorare di quegli oggetti di solito ricondotti alla morte e così le aveva trasformate nel giaciglio dei suoi schiavi non morti, ironia della sorte.
-Vado a parlarle- Disse seria Carmelita, per lei Brigitta rimaneva ancora la sua migliore amica e non riusciva a lasciarla in quello stato senza far nulla.
-Come vuoi, ma secondo me è tutto inutile, ci odia tutti non hai visto?-
La messicana di tutta risposta fece fare un elegante swish ai suoi capelli, per poi mettersi in una posa pseudo figa, come se dovesse essere un supercattivo che rivela, in modo molto poco forzato, i suoi geniali piani all'eroe di turno.
-Ma io sono l'incredibilissima, illustrissima ed favolosissima Carmelita, la tettona dallo charme encommiabile, non potrà resistermi- Pronunciò, cambiando posa almeno quattro o cinque volte.
-Allora, inanzitutto hai inventato non una, ma ben due parole aggiungendo issima, poi... potrei anche crederti se quel tuo “charme” non nascondesse due degli occhi più tristi che ho visto in secoli- La regina del mondo distolse lo sguardo sospirando, restò così per qualche secondo, poi si ritornò a rivolgere alla sua discendente.
-Cavolo... alla fine sei riuscita a farmi affezzionare eh?- Pronunciò con tono quasi malinconico.
-Beh sai, viviamo il Ragnarock insieme da quanti cicli ormai?- Chiese in risposta la ragazza.
-Ho perso il conto- Il sorriso forzato sul viso della divinità stonava con la sua voce malinconica.
Carmelita annuì, per poi dirigersi verso la camera della sua amica.
La messicana camminava sicura, voleva riuscire a ricucire il suo rapporto con Brigitta, sapeva di aver fatto qualcosa d'imperdonabile, ma era venuta in quella casa proprio per spiegare tutto alla sua amica, lei ci teneva ancora a quella zuccona alta il doppio di lei.
Doveva riuscire almeno a spiegarsi, quindi arrivata alla porta della valchiria prese coraggio e bussò.
La risposta che ricevette fù un'ascia gigante volante che disintegrò la porta, andandosi a inficcare nel muro del soggiorno, facendola rabbrividire, non era più molto sicura di voler parlare con Brigitta, non in quel momento almeno, in effetti non era molto logico arrabbiata com'era la valchiria.
Ma si sa, i vampiri non sono fatti per la logica, erano più esseri fin troppo emotivi, come già dimostrato da Camazotz secoli prima, in effetti il loro cuore li aveva portati allo sfacelo molte volte, un vizio di famiglia.
-Brigitta?- Pronunciò un po' esitante la messicana.
Brigitta era seduta sul proprio letto, la testa china e le mani incrociate sopra le ginocchia, indossava l'armatura da valchiria ed il suo sguardo era furente, perso a contemplare qualche nemico nella sua testa.
-Ah, sei tu- Rispose fredda la valchiria
-Brigitta io... vorrei parlar- Carmelita non ebbe il tempo di finire la frase che si vide l'ascia passarle accanto, per poi essere presa al volo, senza il minimo tentennamento, da Brigitta.
La messicana poteva giurare di aver visto qualche sua ciocca di capelli cadere a terra recisi da quell'enorme arma.
-Da quando le valchirie sanno richiamare in sto modo figo le proprie armi?!- Esclamò, quasi senza accorgersene da quanto era scioccata.
-Da quando hanno molta, molta voglia di distruggere qualcosa- Brigitta era sempre più fredda e distante e Carmelita sempre più preoccupata.
-Brigitta devi ascoltarmi, sia l'esercito di Loki che di Asgard hanno iniziato a lottare, c'è il caos per le strade!- Esclamò preoccupata la messicana.
-Ottimo, almeno ho qualcuno da uccidere- Brigitta si alzò, dirigendosi freneticamente verso la porta, i suoi occhi erano bui, le sue sopracciglia agrottate, non vi era altro che furia nel suo sguardo.
La vampira la seguì, non poteva lasciare da sola la sua amica in quella follia.
-Brigitta ti prego, devo parlarti- Disse, cercando inutilmente di far desistere la valchiria dal suo intento.
Brigitta continuò a camminare senza prestare la minima attenzione alla ragazza che le stava accanto, determinata, con l'ascia in mano. Passò la soglia di casa e si richiuse la porta alle sue spalle, lasciando giusto il tempo di passare a Carmelita. Incominciò a camminare, senza una meta predefinita, ma non serviva, le strade erano un delirio, piene di mostri mitologici che lottavano contro i più valenti guerrieri di Asgard.
Da quello che entrambe le ragazze potevano vedere la guerra era entrata nel suo apice.
La valchiria non ci mise molto a trovare quello che cercava, un avversario, qualcuno su cui poter sfogare la sua frustrazione. Quello che trovò fù un orco, alto almeno due metri e mezzo, con indosso una tipica armatura del folclore nordico, ma senza elmo, la pelle di uno strano verde scuro, le braccia sproporzionate, fin troppo lunghe e massicce rispetto al resto del corpo. Il volto era rugoso , con un grosso naso e gli occhi piccoli ed infossati, nella grossa mano destra, con solo quattro dita a stringerla, una grossa mazza di legno.
Brigitta non ci pensò due volte e si buttò addosso al nemico, senza pronunciare nemmeno un verso, silenziosa e determinata.
I suoi attacchi erano precisi e potenti, ricolmi di tutta la sua ira, si muoveva velocemente, schivava con destrezza un goffo attacco del mostro per poi colpirlo a sua volta.
In poche mosse gli distrusse la mazza, in altrettanto poche gli squarciò il ventre, oltrepassando con la lama addirittura la spessa armatura, facendolo agonizzare a terra, per ultima cosa gli tagliò la testa.
Poi passò a quello dopo, lasciando Carmelita impietrita a guardarla, ad ogni colpo di ascia che la valchiria faceva volare nell'aria, la messicana si domandava con sempre maggiore insistenza dove fosse finita la ragazza che una volta era la sua migliore amica.
Uno dopo l'altro, colpo dopo colpo, chiunque facesse parte delle forze di Loki cadeva, lasciando attorno alla valchiria una distesa di cadaveri, col loro sangue che aveva ben presto macchiato la loro assassina e la sua arma.
Brigitta...
Eccola di nuovo, quella così dolce voce che fin da quando aveva lasciato Tiziana continuava a parlare incessantemente nella mente, era così disarmante sapere che probabilmente non l'avrebbe risentita più, non in quel mondo almeno.
Ehi Brigitta... com'è il mondo là fuori?
-Basta...- Disse mestamente.
Io non me lo ricordo più
-Basta- Ripetè con più forza.
Mi piacerebbe viverci un giorno, senza più queste catene
-Basta! Perchè deve sempre andare a finire così? Perchè per quante volte ci provi, per quantie fini io veda non riesco ad avere la forza di salvarla? Io vorrei solo... solo... donarle un futuro!- Esclamò quasi urlando.
Magari...
-No... ti prego...- Pronunciò cercando di fermare quello che la Tiziana dei suoi ricordi stava per dire.
Insieme a te
Dagli occhi di Brigitta incominciarono a scendere copiose lacrime amare, mentre per l'ennesima volta la ragazza si gettava in mezzo alla lotta.
I nemici non ebbero scampo, la disperazione della valchiria si trasformò in fendenti micidiali, in forza dirompente ed in una pricisione millimetrica, che non lasciava spazio al minimo errore ad ogni colpo.
Carmelita vide attonita la sua amica che con efferratezza massacrava tutti i nemici di quella strada, liberando diverse decine di metri da quelle creature, senza poter far nulla, niente avrebbe fermato Brigitta in quel momento.
Come nulla l'aveva fermata nei cicli precedenti, quando la disperazione prendeva il sopravvento.
Una volta che non vi fù più nessun nemico si fermò.
Il sangue colava lentamente dalla sua arma, sulle sue mani, fino a raggiungere il suolo, lento e denso.
Carmelita guardava inebetita Brigitta, non riusciva a credere che la sua amica fosse capace di tanta efferratezza, i cadaveri la circondavano in una lugubre desolazione.
-Come posso riuscire salvare qualcuno se l'unica cosa che riesco fare è combattere? Ci sto provando in ogni modo, mi sto scervellando giorno e notte pur di riuscire a trovare una soluzione per salvare tutti, ma non c'è, posso solo continuare a combattere, far riavviare il ciclo e sperare, sperare che il prossimo sia migliore...- La valchiria era a terra, disperata, la sua voce era rotta ed i suoi occhi spenti.
Seduta a terra, senza più niente per cui combattere.
-Brigitta...- Carmelita si avvicinò all'amica esausta, sedendosi accanto a lei ed appoggiando delicatamente la sua schiena a quella dell'altra.
-So che le mie scuse a questo punto non ti farebbero stare meglio, quindi ti racconterò una storia, una storia che inizia al tempo del primo ciclo di questo mondo, mi basta che l'ascolti, non pretendo certo la tua comprensione o il tuo perdono.
Tanto tempo fa, quando ancora gli uomini erano un branco di zoticoni pelosi e gli dei se la spassavano deridendoli, c'era una piccola divinità minore, un grosso e cattivo pipistrello gigante che adorava andare in giro a dissanguare la gente perchè, posso confermare, il sangue è delizioso.
Questa divinità non era molto amata dagli uomini zoticoni, così doveva viaggiare spesso in giro per il mondo, fino a che non arrivò in una desolata località del nord europa. In questa località incontrò un'altra divinità, una stramba ragazza con metà volto scheletrico e metà avvenente, era la reincarnazione della vita e della morte in un'unica entità. Inutile dire che quella super affascinante divinità fece innamorare in poco tempo il povero pipistrellone, bastarono giusto qualche chiaccherata al chiaro di luna, qualche parolina gentile detta dalla bella divinità ed un pizzico di chimica.
Il grosso pipistrello di nome Camazotz trovò per la prima volta qualcuno da amare, oltre se stesso, per la prima volta il suo egoismo cedette il posto a qualcos'altro,
Purtroppo però la tranquillità non durò a lungo.
Odino, avendo saputo che Loki aveva avuto una prole decise di esiliarli tutti e tre, la divinità amata da Camazotz, ovvero Hel, venne esiliata nella gelida e deserta terra dei morti, dove vi costruì il suo regno.
Questo portò un grosso dolore e tormento nel cuore di quella di quella divinità minore.
Naturamente però il pipistrellone non era rimasto senza fare nulla mentre il suo amore gli veniva strappato via, cercò di salvare Hel ed i suoi fratelli dall'esilio, ma fallì. Il risultato fù che Odino, adirato per l'affronto di quella insignificante divinità succhiasangue, la maledisse, come Camazotz era caduto in rovina per amore questo sarebbe successo a tutta la sua prole, nessuno che avesse avuto sangue di quel pipistrello avrebbe potuto vivere un amore felice, nemmeno Camazotz stesso avrebbe potuto più avere qualcuno che lo ricambiasse.
Quella divenne la dinastia maledetta, ognuno degli appartenenti ad essa era condannato a rimanere solo, per sempre.
Un giorno qualcuno andò a cercare quella piccola divinità minore decaduta, era Loki, lui fece al pipistrello una proposta troppo allettante.
Loki propose a Camazotz di unirsi a lui, di liberare i suoi figli esiliati e di distruggere il mondo insieme.
Naturalmente al mio antenato non interessava la sorte del mondo, era un essere egoista, ma sapere che avrebbe potuto rivedere il suo antico amore perduto era troppo allettante, non aveva infatti mai smesso di amarla.
Ma la divinità maligna oltre che al capostipite aveva bisogno anche della dinastia, lui non aveva il potere di spezzare la maledizione, ma la morte di Odino si, alla sua morte infatti qualsiasi suo potere si sarebbe dissolto.
Fù così che tutta la mia famiglia iniziò una guerra contro Asgard, eravamo troppo deboli per sconfiggerli tramite un attacco diretto, quindi agivamo nell'ombra, decidemmo di costruire nei secoli un nostro esercito tramutando gli umani in vampiri e chi da Asgard veniva a curiosare lo facevamo scomparire.
Brigitta nemmeno noi vogliamo che Fenrir muoia, Tiziana è la chiave di tutto, se lei muore la nostra maledizione non sarà mai debellata. In tutti questi cicli io e la mia famiglia abbiamo vissuto per quei pochi giorni che separano la morte di Odino a quella del lupo, pur di riuscire ad avere una speranza di poter venire ricambiati dalle persone che amiamo. Questo è l'egoismo della mia dinastia.
Ma ora siamo diventati ancora più egoisti, vogliamo qualcosa di più che quei pochi giorni, per questo abbiamo tradito Loki.
Per questo io e Camazotz siamo venute a casa tua in quello stato, quel fastidioso dio dell'inganno ha scoperto tutto e ci ha attaccate, molti componenti della mia famiglia sono morti, voi siete l'unica alternativa che ci è venuta in mente dove chiedere aiuto. Loki ci vuole uccidere, Odino ci vuole uccidere, non sapevamo a chi chiedere aiuto.
In più questa volta è diverso, c'è in ballo molto più che l'inizio di un nuovo film con sempre lo stesso finale.
Questo sarà l'ultimo ciclo, sia che noi vinciamo o no, l'unica differenza è che se vinciamo il mondo si salverà. Loki ha trovato il modo per far terminare per sempre il mondo, se tu ucciderai Tiziana tutto finirà, non vi sarà più un nuovo ciclo, è questo quello che vuole lui, vuole obbligarti ad uccidere la sua stessa figlia!
Fin dall'inizio era questo il suo piano, ha convinto quella specie di robot alieno a invadere la Terra per permetterti di allenarti in modo che tu potessi sconfiggere Fenrir, ha fatto vivere a Clarissa un'infanzia da schifo per facilitare il governo del suo corpo una volta giunto il momento e ha approfittato della nostra maledizione per usarci come voleva. Lui sfrutta la disperazione delle persone per riuscire a manipolarle.- Raccontò Carmelita cercando di rendere il discorso più chiaro possibile, mentre Brigitta ascoltava in silenzio.
La valchiria non parlava, ma era sconvolta, fin dall'inizio Loki aveva pianificato tutto, aveva fatto in modo di rovinare la vita di migliaglia di persone, inclusi i suoi stessi figli pur di raggiungere i sui scopi.
-Perchè proprio Tiziana? Pechè vuole che la uccida proprio io?- Chiese Brigitta sull'orlo di un altro pianto.
-Non lo so, lui non ha mai divulgato i suoi piani con noi- Rispose avvilita la messicana, avrebbe voluto poter fare di più per la sua amica.
Un lungo silenzio si frappose fra le due, nessuna di esse sapeva cosa dire, il silenzio in quel momento sembrava la cosa più giusta ad entrambe.
Poco a poco però, Brigitta incominciò a sentire uno strano giramento di testa, si faceva sempre più forte, le sembrava quasi di poter sentire delle voci, una in particolare, femminile, le sembrava di conoscerla ma era troppo flebile per assegnarle un volto.
Brigitta... Brigitta... Brigitta!”
La valchiria improvvisamente collassò a terra, con estrema preoccupazione di Carmelita, che subito si gettò su di lei per assicurarsi delle sue condizioni, ma per quanto la chiamasse, lei non rispondeva.
Brigitta riaprì gli occhi in un mondo che era molto simile a quello in cui aveva incontrato Bruno.
-Oh no, non dirmi che sono morta di nuovo!- Esclamò sconfortata.
-No tranquilla, almeno non per ora, questo è solo un sogno- Non poteva essere, quella era la voce di...
Brigitta si voltò verso la fonte della voce, una Clarissa, completamente nuda a parte per le solite nuvolette political correct, era proprio di fronte a lei.
La valchiria era talmente sconvolta da non riuscire a parlare.
-Ok, immagino tu sia sconvolta, ma ascoltami, ho due cose importanti da dirti: prima, il dettaglio che io fossi nuda in sto sogno deve rimanere tra me e te, Pan non deve venirne a conoscenza, MAI- L'espressione di Clarissa era la più seria che la valchiria le avesse mai visto fare.
-Bocca cucita, in effetti sarebbe compromettente per entrambe- Rispose Brigitta.
-Si sarebbe come beautifull, però versione the L world, comunque, c'è una cosa molto più importante che devo dirti, ho poco tempo- La ragazza coperta solo da nuvolette, era incredibilmente seria ed agitata, sembrava avere qualcosa di diverso, come se in quel breve lasso di tempo che Loki aveva preso possesso del suo corpo fosse maturata.
-Quando Loki ha preso possesso del mio corpo mi sono ricordata, tutte le mie vite precedenti e come ognuna di esse inesorabilmente finisse con Loki che vinceva sulla mia coscienza- Incominciò Clarissa, con un velo di tristezza nella voce.
-Perchè proprio tu?- Chiese Brigitta.
-E' nel mio dna, devi sapere che Hildr, la capostipite della mia famiglia era la più brutale fra le valchirie, temuta da tutti per la sua bravura in combattimento, tutti credevano fosse la reincarnazione stessa della battaglia. Però essa, pur essendo così forte e risoluta in battaglia, si lasciava trasportare troppo dai sentimenti per tutto il resto e s'innamorava facilmente. Loki sfruttò questo fatto e con l'inganno la portò ad innamorarsi di se, riuscendo pure ad avere una figlia, dopo di ciò Loki abbandonò entrambe. Hildr però crebbe quella bambina insieme alle altre figlie che ebbe da padri diversi, tutte come vere valchirie, senza mai fare distinzione in base al sangue.
C'era una cosa che però non sapeva, Loki aveva insinuato nel cuore della piccola un seme maligno, il quale avrebbe reso possibile il suo ritorno, sapeva infatti che ben presto i soldati di Odino l'avrebbero ucciso, ma quel seme avrebbe mantenuto la sua coscienza viva, di generazione in generazione, fino a che il momento non sarebbe giunto e si fosse risvegliato in una delle sue discendenti- Spiegò Clarissa.
-Quindi vuoi dire che tu sei una discendente di Loki?- Domandò confusa la valchiria.
L'altra annuì sospirando.
-Cavolo, merita proprio il premio padre dell'anno quell'uomo- Disse senza pensare Brigitta.
-Comunque ti ho portato qui è un'altra: non volevo che Loki l'avesse vinta, così ho trovato la soluzione per fermarlo, definitivamente, ci ho messo un numero enorme di tempo e molte vite, ma alla fine ce l'ho fatta, so come fermare quel maledetto dio una volta per tutte e salvare tutti, Tiziana compresa, ma solo tu ne puoi essere in grado-

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Capitolo 23
*** Capitolo 22: Pianificazioni cool ***


Quando si risvegliò Brigitta si ritrovò sul suo divano e letteralmente circondata, Carmelita, Bruno, Rosalinda, Gennaro e Mr. Sfiga erano tutti riuniti a lei con la faccia più preoccupata che la valchiria gli avesse mai visto fare.
Poco più in là Camazotz stava armeggiando con quel che restava del corpo di Pan sul tavolo della cucina.
-Volete provocarmi un attacco d'ansia standomi così appiccicati per caso?- Domandò Brigitta assottigliando lo sguardo.
Non ricevette alcuna risposta, in compenso una Carmelita piuttosto turbolenta e disperata le si gettò al collo.
-Ommiodio Brigitta pensavo fossi morta, stai bene che bello!- Le urlò la messicana mentre le stava per spezzarle il collo con quello che avrebbe dovuto essere un abbraccio.
-Ok, ok Car, anche io sono felice di vederti, ma ti prego sono già morta una volta e non voglio ripetere l'esperienza, per favore staccati- Implorò.
-Oh si, scusa, mi sono lasciata trasportare dal mio corazon caliente- Dicendo questo la vampira si scansò, dandole lo spazio per respirare.
-Brigitta che ti è successo? Sei letteralmente crollata sul campo di battaglia a quanto ci ha raccontato Carmelita- Chiese seriamente preoccupato Bruno.
-Ecco...- Cercò di dire la ragazza.
-Un orco ti ha beccato disastrosamente? Vuoi che la zia ti dipinga una stanza d'ospedale con qualche bella cosa?- Domandò subito di seguito Rosalinda.
-Veramente...- Riprovò Brigitta, inutilmente.
-Un thè magari? Vado subito a preparartene una tazza, anzi no, forse venti sono meglio, dammi solo un attimo!- Esclamò Mr. Sfiga.
-Ti aiuto con il thè!- Lo seguì Gennaro.
Brigitta era oppressa, l'ansia dei suoi compagni la soffocava al punto che non riusciva a dire nulla, probabilmente anche per via del fatto che era esausta per l'arduo combattimento di poco prima.
-Fate silenzio! C'è gente che cerca di riparare robot alieni alcolizzati qui! In più non vedete che quel povero cristo sta cercando di parlare? Almeno lei dice cose sensate quindi zitti per favore- Disse con fermezza la regina del mondo, la valchiria non avrebbe mai potuto credere che proprio lei, un giorno o l'altro, l'avrebbe salvata da quegli ansiogeni dei suoi conoscenti.
Era un giorno da segnare nella storia.
Tutti allora si diedero una calmata, prendendosi una sedia e rilassandosi.
Prima d'iniziare a raccontare quello che le era accaduto però, la valchiria decise di togliersi una piccola curiosità.
-Ma quindi mi vuoi dire che la divinità pipistrello sa riparare robot alieni?- Domandò a bruciapelo a Camazotz.
-Pensi che abbia passato secoli della mia immortalità a girare a vuoto per il pianeta? Il tempo per imparate l'ho avuto e sfruttato se t'interessa- Rispose sbuffando l'interpellata.
-Imparando a riparare robot alieni?- Insistette la valchiria.
-Ho una laurea in ingegneria robotica e in tutte le altre scienze, la tua amichetta robotica è in buone mani tranquilla- Rispose con nonchalance Camazotz.
Gli occhi di tutti si illuminarono, mentre i loro volti mostravano un'espressione estasiata.
-La mia capostipite è un genio loli... cosa posso desiderare di più dalla mia esistenza?- Domandò Carmelita a qualche divinità superiore.
-Un genio che ha appena riavviato l'intelligenza artificiale di questa unità robotica- Ribattè orgogliosa la regina del mondo.
-Che figata!- Esclamò eccitata Rosalinda.
-Non mi sembra ci siano stati tanti cambiamenti- Riflettè poco convinto Gennaro.
-Posso parlare ora!- La voce di Pan, ma non proveniva dal corpo di quest'ultima, ma dalla tasca di Brigitta, la valchiria allora prese il proprio cellulare, l'unico oggetto dentro quella tasca, scoprendo che la voce proveniva proprio da lì.
-Mi sono collegata via bluetooth con il tuo cellulare Brigitta, non posso ancora muovere nemmeno una minima parte del mio corpo con i danni che ho avuto, dovrò ringraziare il pipistrello con un bel po' di birra dopo questo- Disse la voce meccanica proveniente dal cellulare.
-Solo se Corona, è la mia preferita- Rispose stranamente allegra la capostipite dei vampiri.
-Perfetto ora che ci siamo tutti posso dirvi che mi è successo- Iniziò decisa Brigitta.
Tutti a quel punto voltarono lo sguardo verso di lei, e si misero a guardarla ed ad ascoltarla con estrema attenzione, non volevano perdersi nemmeno una parola.
-E' stata Clarissa, è ancora cosciente anche se soggiogata a Loki, ha usato le forze che le rimanevano per riuscire a parlarmi- Iniziò a spiegare.
-Vuoi dire... che mia figlia è viva?- Chiese con la speranza negli occhi Gennaro.
-Si, ma non può ribellarsi a Loki- Gli rispose la ragazza.
-C'è speranza...- Pronunciò con felice incredulità la voce di Pan.
-Esatto e non solo per lei, ma per tutti, c'è la seria possibilità di riuscire a spezzare il ciclo, di fermare per sempre il Ragnarock-
Tutti rimasero sbigottiti a quell'affermazione, era qualcosa che era sempre parso solo una vana speranza a tutti, invece ora era una possibilità concreta, l'unica ed ultima.
-Mi ha rivelato che fin dal primo ciclo ha lavorato per riuscire a trovare un modo per riuscire a fermare Loki definitivamente e spezzare il ciclo, riuscendo però a salvare più persone possibili. Ha quindi sfruttato il controllo di Loki a suo vantaggio, ogni volta che lui prendeva il controllo infatti, lei reagiva silenziosa, rubandogli un briciolo di potere ogni ciclo, in modo che quel dio da strapazzo non se ne accorgesse- Continuò seria Brigitta.
-E dov'è andato a finire tutto quel potere? Anche se era solo solo un briciolo per un dio, sarebbe stato troppo da nascondere in qualche posto senza destare sospetti- Riflettè Sfiga.
-Esattamente, ma non l'ha nascosto in un posto, Loki l'avrebbe sicuramente scoperta ed eliminata, quindi l'ha nascosto in una persona, così da farlo passare per una dote naturale- Il tono di Brigitta si faceva man mano sempre più serio ad ogni parole che pronunciava.
-Chi non avrebbe potuto destare sospetti?- Chiese concentrata Carmelita.
-Una valchiria in particolare...-
-Brigitta non vorrai dire...!- Esclamò Bruno capendo a chi la valchiria si stesse riferendo.
-Si, le valchirie sono tra gli umani più potenti, quindi una che avesse rivelato dei poteri particolari non sarebbe stata una sorprese, ma Clarissa decise di andare sul sicuro, quindi scelse una valchiria appartenente alla casata più potente, discendente direttamente dalla più famosa tra di esse-
Immediatamente ognuno dei presenti fece una faccia sconvolta, capendo finalmente tutto.
-Cavolo siete proprio dei tardi, io l'avevo capito a “rubandogli un briciolo di potere ogni ciclo”- Ruppe la tensione la regina del mondo.
-Esatto, quella valchiria sono io- Continuò imperterrita Brigitta, ignorando la rottura di tensione appena messa in atto da Camazotz.
-Ha senso, Hildr è la mia migliore amica ed amicizie così forti tra capostipiti creano un'affinità tra le valchirie delle due casate, è stato facile per lei, anche se il suo corpo era sotto il controllo di Loki, trasferire quel potere da lui a te- Chiarì Bruno.
-Questo spiega il tuo enorme potenziale, insomma sei riuscita a sconfiggere noi alieni senza un grande allenamento, ci hai tenuto testa e hai pure distrutto mio fratello, secondo i miei calcoli era impossibile, con questa costante tutto torna- Disse seria Pan dal cellulare.
-Mi ha spiegato che questo potere è cresciuto in me ciclo dopo ciclo, ne ha seguito la crescita da dentro il corpo di Loki, finchè non ha sviluppato una particolare capacità, è questa la chiave-
-Quindi non ci basta far altro che usare il tuo potere contro Loki ed il gioco è fatto giusto?- Domandò Rosalinda.
-Purtroppo non è così semplice, Clarissa mi ha detto che sarebbero serviti altri cicli per permettermi di usare autonomamente il mio potere, ma purtroppo Loki si è accorto che qualcosa non andava, non credo si sia accorto del piano di Clarissa, ma ha intuito qualcosa, scegliendo di far terminare il mondo definitivamente-
-Ci deve essere qualcosa che possiamo fare!- Esclamò Carmelita frustrata.
-Car...- Mr. Sfiga si avvicinò a lei, mettendole una mano sulla spalla come sostegno morale.
-Excalibur... ha il potere di amplificare i poteri, devo usare quella spada per sconfiggere Loki-
-Ma non abbiamo il tempo per andare a prendere una spada in Inghilterra- Esclamò sconfortato Mr Sfiga.
-Si invece, sia io che tutti i miei discendenti abbiamo due forme, quella umana che potete rimirare in questo momento e quella da pipistrello antropomorfo gigante, e in volo siamo piuttosto veloci, ci metteremmo appena un'ora ad andare dove risiede Excalibur, contando il peso dei passeggeri ovvio- Spiegò con un velo di altezzosità Camazotz.
-Perfetto, ma tu mi servi qui- Pronunciò Brigitta, riferendosi alla regina del mondo.
-Per riparare questo stupido robot intendi?-
-Anche, adesso finisco di spiegarvi. Il mio potere consiste nel trasportare l'oscurità da un'essere ad un altro, Tiziana dentro di sé ha l'oscurità di questo mondo, per questo esso ricomincia quando muore. L'universo ha bisogno di un giusto equilibrio tra luce ed ombra, così quando una delle due viene meno, esso collassa, dando vita ad un mondo nuovo. In sostanza devo trasferire questa oscurità da Tiziana a Loki per salvarla e poi uccidere Loki-
-Che ne sarà di Clarissa?- Domandarono all'unisono Pan e Gennaro.
-Sopravvivrà, se becco solo il nucleo dove risiede l'anima di Loki Clarissa sopravvivrà, anche se la ferita sarà grave, ma avendo ormai il corpo di una dea ci vorrà ben altro per ucciderla- Li tranquillizzò Brigitta.
-Ma il mondo non rinizierà comunque ammazzando Loki se l'oscurità sarà dentro di lui?- Chiese Carmelita sempre più confusa.
-Se tutto questo verrà fatto dentro una barriera speciale, l'oscurità avrà il tempo di riagglomerarsi, trasformandosi in una sfera d'energia di cui potremo controllare la sorte-
-Qualche idea su come erigere questa barriera?- Chiese Bruno.
-E' qui veniamo al perchè mi serve Camazotz qui e non solo lui, Bruno sei essenziale anche tu in questa fase-
I due interpellati si fecero istantaneamente attenti come non mai, ne valeva del destino del mondo.
-Una barriera abbastanza potente da poter fermare, seppur per un breve lasso di tempo, la rigenerazione del mondo, possono riuscire ad erigerla solo i figli di Loki stesso, è fondamentale che Hel e Gerardo ci aiutino-
-Cosa ti fa credere che siamo noi quelli giusti per questo?- Domandò Camazotz con voce tremante.
-Da quel che ho capito siete i due che hanno più intimità con quei due, io li conosco appena, sono sicura che se sarete voi, potrebbero davvero unirsi a noi-
-Finalmente potrò rivedere il mio tesoruccio! Con sta guerra non abbiamo avuto nemmeno un momento per stare assieme!- Disse commosso Bruno, non vedeva l'ora di rivedere Gerardo, gli era mancato come l'aria da quando il Ragnarock era iniziato.
La regina del mondo si alzò di scatto dal tavolo, provocando un sobbalzo generale.
-Una volta forse... ma ormai sono passati millenni da quando le ho parlato l'ultima volta e anche dopo che l'ho liberata... ogni volta, ogni santissima volta non riuscivo a riconoscere quegli occhi freddi che hanno preso il posto di quelli che conoscevo, tutti questi cicli... e sebbene io sapessi sempre come andasse a finire... non ho mai rinunciato a rivederla un'ultima volta prima della mia morte solitaria- La sua voce era letteralmente crepata da quanto era tremante, quella era una vecchia ferita mai rimarginata, era evidente.
Tutti continuavano ad ascoltare in silenzio, senza che nessuno osasse spezzare quel discorso sofferto, probabilmente troppo a lungo tenuto dentro.
-Io non posso riuscire a portarla dalla nostra parte con la “forza dell'amore” o qualche altra cazzata simile e sai perchè? Perchè ho sta cazzo di maledizione e quindi lei NON PUO' AMARMI!- Si sfogò, urlandolo quasi più a se stessa, come se le ultime speranze stessero svanendo definitivamente, cadendo a terra spezzate, insieme con le lacrime che scendevano dal suo viso.
Senza che nessuno se lo aspettasse, uno schiaffo volò sul volto di Camazotz, lanciato direttamente dalla sua discendente.
-Non puoi arrenderti ora! Non tu che hai sempre creduto nella speranza che alla fine avremmo ritrovato l'amore, anche quando tutti la perdevano, tu eri sempre lì ad incitarci e mostrare alla nostra famiglia un futuro in cui sperare di essere amati! Tu sei la nostra guida Camazotz! Per ogni volta che dirai che ormai non c'è speranza io ti tirerò uno schiaffo e ti urlerò che invece hai servito su un piatto d'argento il modo per liberarci da questa maledizione, basta solo un ultimo sforzo e potremoritornare ad essere amati, il nostro desiderio sarà finalmente esaudito!- Le urlò contro Carmelita, con le lacrime agli occhi.
-Ommiodio, troppo phatos, credo mi servano dei fazzoletti- Si commosse Rosalinda andando verso la cucina.
-Prendili anche a me amore perfavore- La seguì il marito con i fiumi sulle guance.
La regina del mondò fissò la sua discendente sconvolta.
-Carmelita...-
-Prima della maledizione vi amavate? E' questo che mi hai sempre raccontato, ti ha mai detto ti amo?- Chiese quasi con prepotenza la messicana.
-Si... non me lo scorderò mai, nemmeno se dovessero passare infiniti cicli, non avevo ancora mai preso forma umana, eravamo solo noi due. Sedute sul ramo di un albero ad osservare un villaggio umano, diceva sempre che adorava osservare gli umani, a differenza di noi dei vivono davvero un tempo brevissimo, eppure molto spesso sembrano molto più felici, entrambe invidiavamo un po' questa felicità...



-Camazotz secondo te è possibile essere felici per sempre?-
-Da quanto ci conosciamo Hel?-
-Ormai un secolo-
-Se il per sempre dovesse passare come quest'unico secolo io sarei felice per sempre-
-Lo dici anche alle ragazze che sgozzi per cena?- Rise, la sua risata era splendita, anche se per metà rideva un teschio.
-Non è colpa mia se si trovano nei dintorni quando ho fame, vuoi forse che muoia di fame?-
Rise di nuovo, era ancora più meravigliosa.
-Il discorso del secolo vale anche per me-
-Eh?-
-Ti amo- Quelle singole due parole travolsero per l'eternità l'esistenza di una divinità.



...Immaginatevi, lei una ragazza bellissima, che dice di amare una creatura orripilante come me, eppure successe, poi ci venne strappato via tutto- Camazotz era ormai a terra in lacrime, in quella vecchia ferita bruciava ormai del sale.
-Almeno te sai cosa significa sentirselo dire, quelle due parole sono la speranza della nostra intera specie, siamo vicinissimi, non puoi rendere tutti questi secoli vani- Carmelita si era piegata accanto a lei, cercando di darle la sicurezza che le mancava.
Erano una famiglia, la sua capostipite infatti viveva con i suoi discendenti da generazioni, forse per fare in modo di assicurarsi che crescessero come è consueto per un vampiro, o forse semplicemente per sentirsi un po' meno sola.
-Ti ha detto ti amo una volta, nessuno può cancellarlo, né tu né lei, provaci almeno- Le disse dolcemente Carmelita, questa volta.
La messicana afferrò la mano della propria antenata, per poi quasi obbligarla ad alzarsi con la forza.
-D'accordo ci proverò, però sappiate che non mi prendo la responsabilità se rifiuta di unirsi a noi- Sbuffò infine Camazotz, tornando a lavorare su Pan.
Gli altri tornarono a guardare Brigitta, tutti erano molto impressionati su come stesse gestendo la situazione, calma e lucida in ogni sua parola, nessuno dubitava delle sue parole, perchè ognuno in quella stanza poteva vedere la sicurezza e determinazione negli occhi della valchiria.
-Dovremo dividerci in quattro squadre, una a recuperare Excalibur, una che vada a parlare con Gerardo una che trovi Hel ed infine una che faccia da guardia ai resti di Pan ed alla casa. Io andrò con Carmelita e Mr. Sfiga in Inghilterra a recuperare la spada, Bruno e Camazotz andranno da soli, se fossero in compagnia di qualcun altro i nostri obbiettivi potrebbero diventare sospettosi, è rischioso ma dobbiamo essere il più trasparenti possibile per farceli amici, Mia zia e Gennaro si occuperano di impedire che i mostri sbranino quel che resta di Pan- La valchiria guardò tutti uno alla volta, assicurandosi che ognuno in qquella stanza avesse compreso il piano.
-Puoi fidarti di noi nipotona cara! Cavolo ho sempre saputo che diventare cintura nera di judo, aikido e karate mi sarebbe servito in futuro, è ora di mostrare che anche le pittrici pazzoidi famose sanno fare il culo ai mostri!- Esclamò entusiasta Rosalinda, fino a quel momento era stata un po' in disparte nei combattimenti, ma ora poteva finalmente far sfoggio di tutte le sue capacità.
-In più Camazotz ha appena riparato i miei protocolli di emergenza, sono in grado di continuare la riparazione anche senza di lei, quindi appena sarò di nuovo operativa mi metterò anche io a picchiare qualche mostro! Senza però dimenticare della buona birra a portata di mano- Pronunciò la voce di Pan con soddisfazione.
-Sta attenta però, quella che ho fatto è una riparazione d'emergenza, in più con i materiali comuni che troverai in questa casa il tuo corpo non sarà robusto come prima, potresti non reggere a lungo se esageri- La riprese la regina del mondo.
-Ragazzi, dobbiamo ricordarci che il compito di ognuno di noi ora è fondamentale, non si potrà attuare se anche solo uno degli elementi manca, se vogliamo vedere un nuovo futuro dopo questo Ragnarock dovremo darci da fare. Non starò qui a fare stupidi discorsi sulla forsa dell'amicizia, in questo momento dobbiamo massacrare i nemici e farci amici i figli di quel dio disgraziato, non ci saranno altre occasioni- Pronunciò Brigitta con tono sostenuto, in modo che tutti i presenti sentissero, non aveva mai fatto un discorso del genere, ma forse quello era il momento adatto per fare uno di quei classici discorsi, che fanno nei film per donare determinazione ai personaggi.
-Non c'è bisogni di questi discorsi da dura cara, noi ti seguiremo sempre e dovunque- Le sorrise Rosalinda.
-Parla per te figlia dei fiori- Ribattè seccata la ragina del mondo.
-Camazotz, ormai dovresti averlo capito, tu non ti fidi di nessuno di noi e noi non ci fidiamo di te, quindi non sei compreso in questi discorsi solenni, sei proprio un po' tarda no?- Si rivolse a lei Bruno, chiaramente ironico.
Dopo che non ci fù più nulla da dirsi, tra dettagli strategici e gossip vario, tutti si alzarono, incominciando a prepararsi ognuno per la propria missione.
Le loro erano per lo più preparazioni psicologiche, in quanto il vario equipaggiamanto lo indossavano già per via del Ragnarok, ognuno aveva infatti molto su cui riflettere in quel momento.
Per alcuni in ballo c'era l'amore, lo scopo di una vita, la propria vita, altri pensavano al futuro, al proprio ed a quello degli altri, di tutte le persone che ora in giro per le strada iniziavano ad impazzire, mentre loro riuscivano a rimanere lucidi solo per via della loro determinazione.
In ballo c'era il destino del mondo intero, alcuni lo stavano realmente capendo in quel momento, quando ormai tutto era stato affidato a loro e non c'era possibilità di errore, bastava un minimo errore e tutti gli sforzi fatti fino ad allora sarebbero stati vani.
Un boato interruppe i pensieri di tutti, la porta si ruppe ed il sangue incominciò a gocciolare a terra, mentre le facce si facevano sempre più sconvolte.
Erano tutti paralizzati, tanto l'accaduto era inaspettato.
Tiziana aveva sfondato la porta ed aveva azzannato ad una spalla Brigitta, rimanendo aggrappata alla ragazza ed affondando le sue fauci sempre più in profondità.
In quel momento tutto rallentò, fino a quasi arrestarsi.
Fenrir si stava lentamente trasformando in lupo, ormai non aveva solo le orecchie e la coda, ma anche i denti ed i suoi movimenti assomigliavano sempre di più a quelli di una bestia.
Brigitta era letteralmente pietrificata, non riusciva nemmeno a sentire lancinante che una ferita del genere doveva provocare, non riusciva nemmeno a girarsi quel tanto che bastava a vedere il volto della sua aggressora.
Sentiva solo il proprio sangue scivolarle lentamente lungo il corpo ed il suo cuore accelerare sempre di più, tutti i suoni intorno a lei erano ovattati.
Nonostante il piano di Clarissa e tutti quei discorsi pomposi, non aveva ancora colmato quella vuota sensazione d'inutilità nel suo petto.
L'insicurezza pervadeva constantemente la sua mente e, per quanto cercasse di mostrarsi forte e sicura esternamente, sapeva che rivedere gli occhi vacui e pieni di ferocia di Tiziana l'avrebbero distrutta, di nuovo, come la prima volta che li aveva incrociati.
Il respiro caldo della ragazza lupo sul suo collo rappresentavano perfettamente tutte le responsabilità che senza che lo volesse le erano state assegnate, pronte a schiacciarla, come fossero un macigno.
Brigitta non aveva mai voluto che le venisse affibbiato il ruolo dell'eroina, eppure in quel momento era l'unica abbastanza forte per farsene carico.
Non l'aveva scelto, ma doveva farlo, perchè se lei per prima avesse ceduto, allora anche gli altri sarebbero crollati con lei.
Quei poteri e capacità che non aveva mai chiesto rappresentavano l'ultima speranza non solo della ragazza che glieli aveva affidati come ultima speranza che le era rimasta, ma anche come ultima opportunità dell'universo intero.
Così in un attimo si ritrasformò in valchiria, per poi afferrare la ragazza sulla sua schiena e gettarla a terra, liberandosi.
-Tiziana...- La chiamò sottovoce, anche se sapeva che questa volta, per quante volte l'avesse chiamata, anche fino a perdere la voce ed in preda alle lacrime, quella Tiziana che tanto chiamava non sarebbe venuta fuori.
Ormai quel corpo era dominato solo dalla sete di distruzione e cercare di farlo rinsavire sarebbe stato inutile, tutti in quella stanza lo sapevano.
Quindi Brigitta prese la scelta più dolorosa che potesse ricordare.
Prima che Tiziana avesse il tempo di rialzarsi la bloccò a terra, schiacciandole con forza la gamba ed il braccio destro con il proprio stinco e facendo la stessa cosa con gli arti a sinistra.
Fenrir si dibatteva con forza, abbastanza da rompere le piastrelle del pavimento con i pugni di frustrazione che rivolgeva al pavimento.
Ma la valchiria non cedeva nemmeno un millimetro, tenendo bloccata saldamente la sua avversaria a terra.
A quel punto Brigitta impugnò la sua ascia, mordendosi con forza un labbro, troppa forza.
La ragazza a terra continuava a ringhiare con rabbia, e fare versi che non erano più nemmeno lontanamente riconducibili ad un essere umano.
La lama passò veloce e precisa, lungo tutto il costato di Tiziana, lasciando una profonda ferita, da cui ben presto uscì copioso del sangue di un nero talmente scuro e opaco da non riflettere alcuna luce.
Dopo di ciò la valchiria si alzò, mentre un rivolo di sangue le usciva sofferto dalle labbra, fece segno a tutti di farsi indietro.
La bestia, ormai troppo ferita e sanguinante per continuare la lotta, fuggì, lasciandosi dietro una traccia scura e densa.
Aveva ferito in quel modo Tiziana per costringerla alla fuga, dopotutto i dei e semidei non erano così facili da uccidere.
Eppure quella squarciata da un'ascia sembrava lei in quel momento.
Carmelita rivolse lo sguardo in direzione della sua più cara amica, riconoscendola appena, gli occhi erano vuoti e sgranati, il viso stava forzando un'espressione indifferente, ma in quel volto vi era leggibile solo un immenso dolore e senso di colpa.
-Andiamo- Disse con voce vuota la valchiria.
Nessuno osava anche solo avvicinarsi a lei, qualsiasi cosa sarebbe strata di troppo, qualsiasi tentativo di conforto avrebbe solo fremmentato ancora di più il cuore della ragazza.
Così, nel silenzio più assoluto, si divisero ed ognuno partì, in cerca della salvezza del mondo.

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23: Vecchi e nuovi amori ***


Brigitta, Carmelita e Mr. Sfiga erano fuori casa, stavano svolgendo gli ultimi preparativi prima di partire alla volta dell'Inghilterra, sia la valchiria che il cacciatore avevano uno zaino, mentre alla vampira sembrava non servisse.
-Potreste girarvi un attimo?- Domandò la messicana agli altri due, in modo perfettamente insospettabile.
I suoi compagni annuirono e senza fare domande, ma curiosi, fecero come gli era stato detto.
Brigitta e Sfiga incominciarono a giocare a morra cinese nell'attesa, divenendo sempre più sospettosi ad ogni rumore che udivano, simila al fruscio di qualche indumento
-Ancora un attimo eh- Disse Carmelita, spezzando il silenzio della sera.
La valchiria sbuffò, pensando che non avevano tempo da perdere, ma conoscendo la messicana quell' “attimo” sarebbe potuto anche durare un'eternità.
L'eternità però non era un tempo accettabile.
Una volta forse lo era, quando ancora il possedere un futuro era una cosa certa.
La sua mente venne scossa da un'improvviso mal di testa, d'istinto si portò le mani alle tempie per cercare, inutilmente, di placare quel dolore.



Ancora una volta Brigitta aveva saltato gli allenamenti per andare a trovare la ragazza lupo che aveva conosciuto appena un paio di mesi prima.
Era già stata rimproverata diverse volte per le sue assenze, ma pensare a quella povera ragazza, tutta sola e rinchiusa in quelle rovine buie, la convincevano sempre a saltare lezione almeno una volta a settimana pur di stare con lei.
Sia Carmelita, sua migliore amica, che Clarissa, compagna di addestramento fidata, le avevano più volte chiesto come mai si assentasse tanto spesso, proprio lei, che di norma era la più dilegente negli studi, senza addirittura aver mai fatto un'assenza prima di quel periodo.
Ma il suo animo nobile e da gentildonna era certo più forte di qualche richiamo.
Insieme a lei si portava sempre qualcosa, a volte cibo, a volte oggetti di tutti i giorni, sua zia le aveva chiesto spesso dove finissero alcuni oggetti della casa che guarda caso “sparivano misteriosamente” ogni volta che lei usciva a lungo.
Quel giorno si era portata dietro uno strumento musicale tipico di Asgard, un vecchio Lur di legno, di cui sicuramente nessuno avrebbe notato la mancanza in casa sua.
Si ricordava che il suo nuovo zio, Gennaro, le aveva raccontato che tramite i Lur in tempo di guerra le valchiria spaventavano il loro nemico soffiandoci dentro e creando suoni poderosi e che poi, al momento del loro ritorno ad Asgard, li avevano lasciati agli umani per avvertire di un'imminente guerra a chilometri di distanza.
Aveva un grosso zaino sulle spalle, in cui vi erano: carne affumicata di renna, qualche erba aromatica, una grossa borraccia d'acqua, qualche pezzo di pane e dei vestiti che aveva cucito appositamente per Tiziana.
Sarebbe stato troppo irrispettoso continuare ad osservare le tette della ragazza invece che il suo volto, non era proprio il giustissimo metodo per iniziare un'amicizia.
Entrò nelle antiche rovine, ormai conoscieva la strada a memoria, doveva solo stare attenta a non bruciarsi i capelli con il fuoco della torcia e a non sbattere la testa contro il soffitto pericolante.
Camminando spedita arrivò in poco tempo alla sua destinazione, trovando la ragazza lupo intenta a studiare il piccolo arco che avevano regalato a Brigitta quando aveva incominciato ad addestrarsi, alla tenera età di otto anni. Era stato un importante cambiamento nella sua vita, da innocente bambina ad agguerrita valchiria.
Il grande e temibile lupo che si metteva di tutto impegno per riuscire a capire come scoccare una freccia, era qualcosa che nessuno poteva dire di aver visto, a parte la valchiria dall'altezza anormale.
-Non avevo mai visto nessuno provare ad usare un'arco coi piedi- Sorrise entrando.
-Voi umani fate armi troppo complicate per i miei gusti, mi trovo decisamente meglio con i miei artigli e denti- Sbuffò Tiziana, lasciando quell'arnese infernale in un angolo.
-Tutto apposto in questi ultimi giorni?- Domandò la valchiria come al solito.
-Nessuna novità, a parte il fatto che mi sono fatta i muscoli da quanto tirava la corda di quel coso- Rispose convinta, mostrando uno dei bicipiti più scheletrici che l'altra avesse mai visto.
-Ora dovrei avere paura di te?- Chiese ironica Brigitta.
-No ovvio, mica sono così masochista da uccidere la mia unica amica- Fece la finta offesa la ragazza incatenata.
-Comunque, ti ho portato qualcosa di nuovo- La valchiria incominciò a rovistare nel suo zaino, in cerca dello strumento e dei vestiti.
-Brigitta... successo qualcosa? Sei tesa- Chiese Fenrir annusando l'aria.
A quella domanda la valchiria si accasciò a terra con i suoi regali in mano, pensando a tutto quello che si sarebbe sentita dire dal suo addestratore dopo quell'ennesima assenza.
-Lascia stare è meglio, è solo l'angoscia che gli addestratori mettono ad ogni loro ramanzina, insieme ai cento giri d'accampamento, flessioni e addominali, ne ho fatti così tanti in sti ultimi due mesi che sono sempre a pezzi, non m'interessa la forma fisica se c'è di mezzo tanta sofferenza- Sospirò Brigitta.
-Posso vedere i risultati di tanta fatica?- Tossicchiò la ragazza lupo, distogliendo lo sguardo per cercare di nascondere l'imbarazzo.
La parola “addominali” era abbastanza convincente per spingerla a fare una richiesta del genere.
Brigitta non era convinta, ma assecondò comunque la richiesta dell'amica alzandosi un lembo degli abiti che stava indossando, lasciando scoperti gli addominati definiti.
Tiziana rimase a rimirare quel ben di dio completamente imbambolata, con un largo sorriso ebete in viso.
Rimase incantata a tal punto che Brigitta dovette usare il lur per farla ritornare alla realtà.
-Ti ho vista incantata, non è che avevo qualcosa di strano sul volto vero?- Domanò la valchiria come se scendesse dalle nuvole.
-Eh? Oh... no, no tranquilla, wow non sapevo però che gli umani conoscessero ancora la musica!- Esclamò nervosamente la ragazza lupo per cambiare discorso.
-Certo che conosciamo ancora la musica, ci sono delle melodie anche molto belle- Disse Brigitta, nascondendo il sospetto.
-Mi piacerebbe ascoltarle, ascoltare e suonare la musica sono sempre state due fra le mie attività preferite- Pronunciò nostalgicamente.
-Ora che hai uno strumento puoi tornare a fare entrambe le cose contemporaneamente- Riflettè la valchiria.
-Già...- Lasciò in sospeso Tiziana, lasciandosi sfuggire una lacrima solitaria.
-Potrò ascoltarti?- Domandò dolcemente la valchiria, nella speranza di poterla spronare.
-Vorresti?-
-Si-
-Allora non sono certo io ad impedirtelo-



Brigittà si schiaffeggiò, in modo da riuscire a tornare lucida, i ricordi in quel momento... erano solo un peso...
Se non ci fosse stato nessun futuro sarebbe stato inutile ricordare il passato, ma senza ricordarsi il passato non può esistere il presente, senza presente non c'era futuro.
Venne risvegliata completamente dai suoi pensieri da un leggero colpetto che le diede Mr. Sfiga sul braccio.
La ragazza si voltò, trovandosi davanti un gigantesco pipistrello dalla criniera nera e dai grossi canini, che uscivano accuminati dalla bocca.
Sotto quella belva vi erano un po' sgualciti i vestiti che la messicana indossava poco prima.
-Carmelita?!- Esclamò sconvolta la valchiria.
L'enorme creatura annuì.
-Non puoi parlare in questa forma?- Chiese la ragazza.
La bestia scosse il capo, evidentemente in quella forma gli organi come corde vocali o laringe in quel corpo erano abbastanza diversi da impedirle di parlare.
Brigitta raccolse velocemente i vestiti dell'amica, inserendoli nel proprio zaino.
La creatura si abbassò facendo segno ai due suoi compagni di salirle in groppa, così fecero i due ragazzi e quando furono ben saldi spiccarono il volo.
Ci volle qualche minuto prima che sia Brigitta che Mr. Sfiga si abituassero alla straordinaria velocità a cui stavano volando, talmente folle da rendere quasi difficoltoso il respiro, non erano molto in alto, ma sarebbe bastato salire di qualche metro per soffocare.



Bruno era uscito poco dopo i tre ragazzi, era determinato a trovare Gerardo.
Si conoscevano da poco, in confronto a tutti gli anni che avevano vissuto, avevano perfino combatuto l'uno contro l'altro quando erano rispettivamente una valchiria e un serpente enorme bishounen.
Gerardo era il serpente che sorreggeva e circondava il mondo con le proprie spire, ed ora stava per aiutare a distruggerlo.
Una volta in qualità di valchiria sarebbe stato obbligato ad anteporre il dovere alle questioni personali, una volta non avrebbe esitato ad uccidere i figli di Loki, una volta era la valchiria più bella e potente, tutte le altre lo seguivano e avrebbero dato la vita pur di seguire un suo ordine.
Avrebbe ancora potuto tornare ad essere quella di un tempo, bastava che rinunciasse a quel corpo, avrebbe riavuto i suoi poteri, il suo prestigio, sarebbe divenuto ancora una volta il condottiero indiscusso a guida dell'esercito di Asgard, perfino i figli dello stesso Odino si sarebbero inginocchiati.
Ma non poteva rinunciare al vero se stesso dopo millenni che desiderava poter finalmente essere ciò che si sentiva.
Se avesse rinunciato a quel corpo riottenendo ogni suo potere non avrebbe mai più potuto reincarnarsi, sarebbe stato costretto ad essere un falso se stesso per sempre.
Non era questione di rinunciare per sempre ad un corpo, la questione era rinunciare per sempre a se stesso.
E sarebbe successo se il serpente avesse rifiutato.
Poi avrebbe dovuto affrontare Gerardo ed obbligarlo a collaborare con la forza.
In sostanza o tutto o niente, non c'erano mezze misure durante il Ragnarock.
Si conoscevano da poco vero, ma doveva ammettere che a letto avevano una sintonia sfavillante, effettivamente la loro relazione era stata prevalentemente sessuale...
Però lui non riusciva a non sperare che quella affinità ci fosse anche nella vita reale, purtroppo però erano stati troppo poco insieme per confermarglielo.
Sperava solo di riuscire a convincerlo, desiderava solo questo.
Non fù molto difficile trovarlo, era nello stesso posto in cui si davano sempre appuntamento, sotto la grande acacia del parco cittadino, un posto tranquillo e senza molti sguardi di troppo da parte dei passanti.
Era lì seduto, con i suoi capelli bianchi leggermente mossi dal venticello fresco della sera, ad osservare le prime e più brillanti stelle all'orizzonte.
-Sei qui... non ci posso credere... sei davvero qui...- Disse incredulo Bruno.
-Si, sono qui e lo sei anche tu...- Gli rispose Gerardo.
Calò un teso silenzio fra i due, probabilmente nessuno dei due sapeva come iniziare il discorso, erano di due fazioni opposte, ma fino a qualche giorno prima condividevano insieme altro, invece che l'ostilità.
-Sono venuto qui perchè speravo che saresti venuto, è dall'inizio del disastro che spero di rivederti...- Pronunciò con un velo di malinconia il serpente.
-Cavolo... non puoi rubarmi le frasi ad effetto così... ed io che volevo fare un'entrata fenomenale!- Esclamò, cercando di rompere la tensione colui che cercava di salvare il mondo, riflettendo al contempo, effettivamente prima ancora che per il salvataggio del mondo era andato lì perchè finalmente aveva una scusa per vederlo.
-Sei troppo fissato con le entrate fenomenali, te lo dico sempre- Sorrise Gerardo.
-E tu sei troppo fissato col dirmi che sono fissato con x cosa- Rispose ridacchiando l'altro.
I due si guardarono per un breve momento, per poi dare la loro attenzione alla volta stellata.
-Se sei venuto qui per chiedermi di unirmi a voi nella lotta contro mio padre... non posso farlo- Tagliò corto il serpente.
Bruno si morse il labbro, non era il migliore degli inizi.
-Abbiamo trovato un modo per salvare tutti e arrestare la fine del mondo e-
-Lo conosco il vostro modo, le nostre spie ad Asgard ci hanno informato, volete uccidere definitivamente Tiziana per creare un mondo di sola luce in cui noi creature esiliate non esisteremo più, cosa altro c'è da dire?-
Bruno rimase sbigottito, si aspettava una qualche reazione da Asgard, ma non s'immaginava qualcosa di simile.
-“La fine del mondo”... è relativo, è più corretto dire “la fine del mondo in equilibrio”, ci sono solo due soluzioni: se Tiziana muore la luce avrà il sopravvento e tutto ciò che non è luce verrà distrutto, se invece vive, ci sarà un mondo di sola oscurità, dove la luce non brillerà più- Disse Gerardo sconfortato, alzandosi, per poi rivolgere lo sguardo al cielo.
-A me non importa nulla di me stesso, ma le mie sorelle... sono coloro che non mi hanno mai abbandonato, che mi hanno sostenuto anche da mondi diversi e in catene, non posso permettere che scompaiano così. Aiuterò mio padre a far scomparire la luce se questo servirà a salvare la mia famiglia. Mi dispiace Bruno... credimi quando ti dico che mi sarebbe piaciuto conoscerti più a fondo...- Il serpente stava serrando i pugni e la mandibola, non doveva cedere.
-C'è un altro modo, il mondo si salverà se sia tu che Hell ci aiuterete, non stai aiutando Asgard, stai aiutando delle persone che vi amano e che non rinuncerebbero mai a voi. Guardaci, ci siamo appena conosciuti, potrei benissimo ucciderti ora per rendere tutto più semplice per Odino, ma sono qui con le mani verso di te, Camazotz sta cercando Hel con le sue ultime speranze e Brigitta sta letteralmente andando in capo al mondo pur di salvare Tiziana. So che non sono un ragazzo serio o razionale, ma questa volta dico seriamente, prenderesti la mia mano e mi ascolteresti?- Domandò sull'orlo delle lacrime Bruno.
Gerardo non riuscì a non farsi scappare una lascrima a quelle parole tremanti, un po' insicure, ma sincere.
Per una volta poteva fare uno strappo alla regola.
Così lentamente all'ungò le sue mani, fino a stringere quelle del ragazzo di fronte a lui.



Camazotz stava sorvolando la città, non si era trasformata del tutto, aveva solo fatto apparire le sue ali membranose.
Volava tenendo le orecchie tese, nella speranza che prima o poi avrebbe potuto avvertire un qualche suono di sottofondo che la potesse ricondurre ad Hel.
Dopotutto era pur sempre un pipistrello, il suo udito era probabilmente il più sviluppato tra quello delle divinità, poteva udire qualsiasi cose a chilometri di distanza, l'unico problema era isolarli uno per uno e trovare quello che cercava.
Brancolava nel buoio e non aveva molto tempo.
Fino a quando non fù Hel stessa a chiamarla.
-Sono qui Cam-
A quelle parole la vampira arrestò di colpo la sua avanzata, per poi letteralmente precipitarsi verso l'origine della voce.
Era così veloce che poteva sentire l'aria colpirla come se fosse un macigno, ma il dolore che provava sulla pelle non era certo paragonabile a quello che aveva provato per millenni dentro di se.
Atterrò su un ponte di legno, attraversava il fiume, ma era chiuso al passaggio per problemi strutturali, nessuno le avrebbe disturbate lì.
-Ciao- Hel la salutò con freddezza, mentre una leggera brezza le muoveva dolcemente i lunghi capelli scuri e la flebile luce lunare illuminava il suo incarnato pallido.
Camazotz incominciò a mordersi la lingua, serrando labbra e pugni, era la prima parola che la dea della morte le rivolgeva da millenni.
-Posso capire perchè tu ce l'abbia con me- Continuò con la stessa freddezza la dea.
Il pipistrello continuò a guardarla, senza dire una parola, non riuscire a dire nulla, aveva desiderato da secoli quel momento, eppure non riusciva ad aprir bocca.
-Mi sei mancata-
A quella frase, detta con quel tono così glaciale, Camazotz distolse lo sguardo e abbassò la testa, per evitare che la ragazza di fronte a lei notesse le lacrime che stavanosfocando sempre di più la sua vista.
-Avresti potuto parlarmi invece che stare sempre da per te, non mi hai nemmeno mai rivolto uno sguardo da quando ti abbiamo liberata- Quelle parole erano sofferte per entrambe.
-E tu avresti potuto decidere di non conoscermi mai dopo che il ciclo era ricominciato, visto che rintanandoti nell'oscurità più buia puoi scampare dalla perdita dei ricordi dovuta al nuovo inizio. Invece hai sempre scelto di trovarmi, nel luogo in cui io e i miei fratelli ci nascondavamo, di vivere con noi quesgli anni e diventare una specie di nuova sorella per Fenrir e Miogarosorm- Nonostante la freddezza di Hel, la nostalgia nella sua voce era chiara.
-Già... Avrei potuto... Più volte sono stata sul punto di farlo, ma tutte le volte non facevo altro che tornare da te, conoscerti, giocare con quelle due pesti solo per vedere il tuo stramaledetto sorriso. Incontrarti la prima volta è stata la mia vera maledizione e con essa tutto ciò che ne è conseguito, il mio amore per te ha finito per portarmi in una faida con me stessa. Ironico vero? La divinità che portò alla rovina la civiltà maya per via dei troppi sacrifici umani che chiedeva alla fine si è lasciata imbrogliare dall'amore, alla fine ho iniziato ad aspettare la fine del mondo solo per poterti rivedere nel ciclo dopo, patetico vero?- Il vampiro iniziò a piangere.
-Cam...- Pronunciò Hel, per poi rimanere in silenzio.
-Sò che non potremo mai tornare al passato, ma quei momenti, mi mancano, mi manchi tu, i nostri momenti, mi mancano addirittura quelle due bestiacce dei tuoi fratelli che non facevano altro che litigare, mi manca sentire di avere una vera famiglia- Camazotz si sfogò, tra le lacrime e la voce che quasi urlava.
-Hai avuto numerosi figli e nipoti, ti sei sentita sempre così sola comunque?-
-La maggior parte di loro mi ha sempre odiato, ero solo la fonte della maledizione, memmeno i miei figli mi hanno mai vista come una madre, alcuni mi dissero addirittura che avrebbero preferito non nascere piuttosto che essere miei discendenti. Solo quella stupida di Carmelità è riuscita ad affezionarsi a me ed è stata l'unica che io abbia mai amato come parte della mia famiglia- Mentre parlava alla vampira tornò in mente il momento in cui vide la sua ultima erede nascere e del piccolo sorriso innocente che le fece la prima volta che la prese in braccio.
La madre di Carmelita l'aveva avuta dopo un incontro casuale in un bar, era single e per riuscire a mantenere sia la figlia che la sorella malata doveva per forza fare più lavori e, non avendo i soldi per pagare una baby sitter, l'unica soluzione era affidare la bambina a una burbera Camazotz. Stando molto insieme in quegli anni Carmelita e il pipistrello avevano legato molto, fù la prima volta che si sentì nonna.
-Tu, quella ragazza e tutta la tua stirpe avete sofferto molto per via di questa maledizione- Parlò Hel, con un sottile velo di rammarico.
-Sai, vedersi portare via l'amore non è proprio qualcosa di fantastico, sopratutto quando prima flirtavi allegramente in mezzo alla natura, mentre dopo vedi la persona che ami accettare con gioia il biglietto di sola andata per il regno dei morti- Sbuffò la regina del mondo.
In quel momento la fredda dea della morte sorrise, lasciando completamente spiazzata la dea pipistrello.
-Non sei cambiata, anche dopo tutti questi anni continui ad essere il concentrato di rabbia repressa e sarcasmo che adoro-
-E tu continui ad essere la stupida che sorride alle provocazioni che amo, ma ora amo solo io non è vero? Sono proprio un'egoista vero?-
-Si, egoista, egocentrica, facilmente irritabile, a volte infantile eccetera eccetera, ma vedi il mio amore non è scomparso, ha solo cambiato forma-
-Eh?- Chiese Camazotz, pensando di aver sentito male, anche se quella era la frase che più di tutte aveva desiderato.
-Ho accettato di recarmi nel regno dei morti e diventarne regina perchè lì la maledizione avrebbe tardato ad arrivare, così avrei potuto avere abbastanza tempo per trovare una contromisura. Prima che il mio amore venisse annullato, l'ho semplicemente diviso dalla mia coscienza, ma insieme ad esso ho dovuto rinunciare al calore che mi donava, ho finito per diventare fredda, come i morti che governo- Pronunciando quelle parole Hel rivolse lo sguardo al cielo.
-Il tuo amore è salvo?- Domandò la vampira, ancora senza parole.
-Io non ho abbandonato, non abbandono e non abbandonerò l'amore. I miei sentimenti sono ancora qui, logorati dal tempo, ma integri, gli ho perfino dato un nome, Hella- Fece una piccola risata la dea.
-Non hai molta fantasia coi nomi a quanto vedo- Sorrise amaramente Camazotz.
Per tutto quel tempo i sentimenti di Hel erano rimasti integri, ma lei non lo sapeva, era una consapevolezza agrodolce. Sarebbe bastato anche solo saperlo per rendere tutta la sua esistenza migliore ed invece ne veniva a conoscenza solo in quel momento, quando ormai il mondo era sul filo del rasoio.
-Continui a non accettare il fatto che io ti abbia lasciata sola per tutti questi anni vero?- Chiese Hel, sapendo già la risposta.
Il silenzio del pipistrello confermò ulteriormente i suoi sospetti.
-In tutto il tempo che ho passato nel regno dei morti ho lavorato per cercare una soluzione alla tua maledizione, alla fine l'ho trovata. Odino ha impedito a nuove persone d'innamorarsi di voi, ma se si utilizza un amore che già esisteva allora la maledizione si crepa, per poi infrangersi. Questo mi ha spronata ancora di più a preservare Hella-
-Tu hai sempre saputo come fare a rompere questa maledizione e mai, nemmeno una volta ti sei degnata di cercarmi per dirmi “Ehi posso spezzare la maledizione, avete appena vinto alla lotteria congratulazioni”, mai, nemmeno una volta, perchè? Se ti piaceva vedermi soffrire ci sei riuscita, ti devi essere divertita parecchio- Sputò fuori con rabbia Camazotz.
Sembrava tutto così inutile in quel preciso istante, tutti i suoi tentativi di spezzare quel maleficio, tutte le volte in cui aveva fatto le peggiori azioni per Loki, per poter rivedere Hel.
Si sembrava così patetica in quel momento.
Un povero cagnolino al guinzaglio dell'amore.
-Dovevo avere la fiducia di mio padre, se ti avessi subito tolto la maledizione lui si sarebbe insospettito, non sarebbe più fidato di me, perchè avrei avuto qualcun altro oltre ad esso. Non potevo permettere che perdesse la fiducia in me prima che Clarissa avesse avuto successo col suo piano, se ti avessi liberata in uno dei cicli precedenti Loki non si sarebbe più fidato di me in quelli avvenire-
-Chi se ne frega degli altri, io volevo... solo... che tu mi dicessi che valgo qualcosa, almeno per te- Il tono di voce del pipistrello passò ad essere disperato.
-Se ti avessi vista anche solo una volta avrei ceduto, ma non potevo abbandonare così i miei fratelli, sono loro sorella maggiore, hanno bisogno di me. Per questo quando, nel primo ciclo, quando vidi l'anima di Clarissa venire nel mio regno decisi di elaborare un piano con lei per sconfiggere mio padre, così nel nuovo mondo che non sarebbe terminato tutti saremmo potuti essere felici-
Camazotz si avvicinò all'altra fino ad essere ad appena un metro di distanza.
-Allora ti prego Hel, mostrami questa felicità, io non ce la faccio più a vivere così- Disse sempre più disperata la vampira.
A quella richiesta Hel scomparve, lasciando il posto ad Hella.
-Ciao Cam- Salutò allegramente la bambina scheletrica.
Vedendola Camazotz si lasciò completamente andare alla tristezza che aveva represso per anni.
Così l'abbracciò, la strinse forte, lasciando uscire tutte le sue lacrime, in quel momento tutti quei secoli di solitudine avevano trovato un senso.
-Si si, mi sei mancata anche tu e questa volta sta certa che non ti lascierò mai più- L'abbracciò a sua volta Hella.
Mentre la stava ancora abbracciando, la bambina si trasformò, facendo apparire al suo posto Hel, con indosso un lungo vesito bianco, una corona di fiori e un grosso sorriso ad attraversarle il viso per metà vivo e per metà teschio.
La dea della morte si buttò con enfasi sopra l'altra dea.
-Ha funzionato! Ti amo di nuovo Cam! Che bello, aspettavo questo momento da secoli- Esclamò con edtrema gioia la regina dei morti.
-Anche io guarda un po' la coincidenza, ma che è successo precisamente? Sono confusa- Rispose Camazotz.
-Hai accettato tutto, quello che è successo, il tuo ed il mio amore, gli anni in cui sei stata sola, così la maledizione si è spezzata- Spiegò velocemente Hel.



Improvvisamente Carmelia avvertì una strana sensazione, di leggerezza, non dovuta al fatto che erano in volo, era qualcos'altro, non sapeva dire cosa, ma in quel momento era stranamente felice.




 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24: Excalibur ***


Brigitta, Carmelita e Mr. Sfiga atterrarono in un'ampio spazio verde, sullo sfondo si vedevano delle montagne, mentre vicino a loro c'era un bosco che sembrava estendersi per una distanza considerevole.
A terra la valchiria ridiede i vestiti all'amica, per poi girarsi insieme a al ragazzo nella direzione opposta alla vampira.
-E' un po' strano vedere qualcuno che passa dei vestiti a una creatura del genere- Riflettè Sfiga, senza pensare.
-Se si fosse trasformata con quelli addosso le si sarebbero strappati, non siamo mica in un anime in cui puoi trasformarti in un mostro per poi ritornare umano, con i tuoi vestiti perfettamente integri. Anche se in effetti se succedesse davvero non mi dovrei sorprendere, visto che un meteorite mi ha colpita per far risvegliare il mio lato valchiresco- Rispose Brigitta.
-Quindi ogni volta che combattavamo i licantropi, essi dovevano svestirsi prima di trasformarsi? Che disagio, io credo mi sarei imbarazzato troppo- Continuò la sua riflessione il ragazzo, giusto per passare il tempo mentre Carmelita si cambiava, doveva ammettere che sentire il fruscio dei vestiti dietro di lui era piuttosto imbarazzante, le sue guancie dovevano essere rosse in quel momento.
-A rigor di logica si, cavolo non ci avevo mai riflettuto, essere una persona che si puù trasformare in bestia non dev'essere facile... come se ci fossero due te- Pronunciò malinconicamente la ragazza, ripensando alla doppia faccia di Tiziana, indotta dal suo stesso padre.
La valchiria strinse i pugni, continuava a pensarci, a quel dolore che non l'aveva mai lasciata da quando Loki aveva fatto quello alla figlia.
Non se lo meritava Tiziana, non se lo era mai meritato.
Brigitta scosse leggermente la testa, massaggiandosi le tempie, doveva solo concentrarsi sulla missione in quel momento, i sentimentalismi li avrebbe lasciati per dopo.
-Sono pronta tesori!- Esclamò allegra Carmelita.
I “tesori” rimasero sorpresi a quel tono così allegro e spensierato, sembrava fuori posto in un momento del genere.
-Come mai tanta allegria?- Domandò Brigitta con un sopracciglio alzato, voltandosi verso l'amica.
-Non saprei in realtà, mi sento più leggera tutto quà- Disse sorridendo la messicana.
Mr. Sfiga la guardò, gli sembrò che qualcosa in lei fosse cambiato, oppure era lui che aveva modificato la sua visione della ragazza, non sapeva dirlo.
-Bene, forse questo ci potrà essere d'aiuto nel tenere alto il morale almeno- Sorrise di rimando il ragazzo.
-Ora andiamo però- Sbuffò Brigitta.
-Cavolo tesoro, è vero che mancano pochi giorni alla fine del mondo, ma dovresti imparare a rilassarti anche tu- Quasi la rimproverò Carmelita.
Brigitta si voltò verso di lei con uno sguardo tra l'assassino e il seccato.
-A-Andiamo da Excalibur!- Esclamò il ragazzo per distogliere la valchiria dai suoi intenti omicidi, era facile capire che in un momento del genere non apprezzava molto l'ironia dell'amica.
-Certo! Seguitemi pure- Esclamò Carmelita, iniziando a trotterellare verso il bosco.
Brigitta sospirò, cercando di ritrovare la sua calma interiore, non poteva arrabbiarsi così per una delle solite frasi stupide della vampira, ne era ben consapevole.
-Sicura di sapere dove stai andando?- Chiese sospirando la valchiria.
-Ovvio, anche se solo in minimamente ti ricordo che sono in parte una dea, e Camazotz è famosa per il proprio udito portentoso, cosa che tutti i suoi discendenti hanno ereditato. E' uno scherzo udire le vibrazioni che quella spada emette- Pronunciò Carmelita, con un pizzico d'altezzosità nella voce.
-Una spada che vibra? Non ne avevo mai sentito parlare- Affermò il ragazzo.
-Tutti gli oggetti con poteri misteriosi vibrano, proprio perchè possiedono poteri misteriosi, alle orecchie degli esseri umani questa vibrazione è impercettibile, ma a quelle di un pipistrello sono semplici da intercettare alla giusta distanza- Continuò la messicana.
-Anche se non possiamo toccare certi oggetti, da quando Odino ci ha banditi, insomma sappiamo dove sono ma non possiamo toccarli- Sembrava proprio che a Carmelita fosse ritornata la sua solita parlantina insieme all'allegria.
Continuarono ad addentrarsi nel bosco per qualche minuto, con come sottofondola voce della vampira che chiaccherava animatamente di varie cose, anche non legate al Ragnarok. Qualche volta si aggiungeva anche la voce del cacciatore, che le rispondeva con frasi sicuramente più corte di quelle della sua interlocutrice.
Camminarono fino ad arrivare nei pressi di un laghetto, da cui partiva un reucello, era appena sotto un piccolo dirupo, attraversato da una poetica cascata.
-Arrivati- Affermò Carmelita.
-Wow, sembra uscito da un film- Commentò Sfiga.
-C'è per caso una caverna dietro la cascata?- Domandò la valchiria all'amica.
-Si, ma come lo sai?-
-Chiunque abbia nascosto qui quella spada amava gli stereotipi fantasy-
I tre si avvicinarono alla riva del laghetto.
-Io non posso andare oltre, farò di guardia in modo da controllare che nessuno dei mostri di Loki ci prenda di sorpresa- Pronunciò Carmelita, stranemente seria.
-Io rimango con lei Brigitta, conoscendoti sono più che sicuro che basterai tu per riuscire a prendere Excalibur.
La valchiria annuì, per poi trasformarsi e tuffarsi in acqua, raggiungendo a nuoto la cascata.
Non era di certo facile nuotare con un'armatura, ma se qualcuno l'asvesse attaccata sarebbe stata protetta almeno.
Arrivata alla cascata ci girò per qualche secondo attorno, prima di riuscire a trovare l'entrata della grotta, fortunatamente non era subacquea.
Si tirò su con fatica sulla terra ferma, appena fù in piedi cercò di far uscire l'acqua che le era rimasta dentro l'armatura, l'avrebbe appesantita e basta.
“Niente più bagno in armatura” Si ammonì mentalmente.
Si addentrò nella grotta, sperando di riuscire a trovare quella benedetta spada leggendaria in poco tempo.



Carmelita e Mr. Sfiga si erano seduti sulla riva del lago, era da molto tempo che non rimanevano completamente soli, entrambi potevano sinceramente affermare che gli erano mancati quei momenti.
-Non pensavo che ti avrei potuta rivedere Car, insomma con il Ragnarok di mezzo e tutto il resto- Iniziò il ragazzo, con un velo di nervosismo nella voce.
-Io invece sapevo che ci saremmo rivisti Dear, non potrei mai passare l'ultimo istante del mondo con qualcun'altro, sono caliente vero, ma fino ad un certo punto... già... non avrei mai voluto qualcun'altro- Ribattè dolcemente Carmelita, voltandosi verso di lui e sorridendo.
Il ragazzo arrossì, pensando che effettivamente, sarebbe stato bello passare l'ultimo istante del mondo insieme.
-Speravo di poter passare di nuovo certi momenti con te, nei momenti più bui di questa guerra mi sei mancata, ho pensato spesso che un tuo sorriso avrebbe potuto risollevare il morale di tutti- Pronunciò Sfiga, ricambiando il sorriso, mentre sentiva il proprio cuore accelerare lentamente.
-Oh Dear, che dongiovanni che sei, tra poco vomito arcobaleni- Affermò con convinzione la vampira, mentre saltava letteralmente addosso al ragazzo per bloccarlo in una morsa mortale che essa chiamava, sminuendola fin troppo, abbraccio. Il risultato fù che caddero a terra entrambi, ma la morsa di Carmelita non accennava ad addolcirsi.
-Mi sei mancato anche tu- Sussurrò la ragazza.
Mr. Sfiga avvertì il cuore in gola ed un sorriso ebete formarglisi in volto.
Capì subito che quello che provava per la messicana era cambiato, anzi no, era sempre stato lì, dentro di lui, ma era bloccato dalla maledizione che affliggeva la vampira.
Lui era innamorato di Carmelita.
Ma lei aveva un maleficio che impediva agli altri d'innamorarsene.
L'unica soluzione era che qualcuno avesse trovato la soluzione ad esso, spezzandolo.
Non si fece molte domande sul perchè la maledizione non ci fosse più, non era quello l'importante in fondo.
Improvvisamente la vampira iniziò a palpargli le guance ossessivamente, distraendolo dai suoi pensieri profondi.
-Dear le tue guancie sono troppo morbidose, potrei stare tutto il giorno a palpartele!- Esclamò con una vaga aria maniaca la ragazza.
Lui allora decise di contrattaccare, iniziando a palpargliele a sua volta.
-Anche le tue lo sono molto- Ribattè sorridendo.
Lottarono a suon di palpazione di guancie per un po', prima di smetterla entrambi.
-Cavolo, mi piace proprio tanto stare insieme a te- Affermò Carmelita, guardando il laghetto illuminato dai tenui raggi lunari.
-Anche a me- Le rispose il ragazzo.
-Vorrei poter avere certi momenti anche in foturo, di noi due, soli... ma credo che questo sia impossibile non è vero?- Chiese con malinconia la messicana.
-Non credo, dopotutto la tua maledizione è stata spezzata- Rispose l'italiano.
Carmelita lo guardò con estrema sorpresa, anche se era sicura di aver sentito bene, quelle parole sembravano troppo assurde per essere vere.
Avrebbe davvero voluto crederci, aveva aspettato quelle parole per tutta la sua vita dopotutto, ma le era così difficile.
-Come fai a dirlo?- Domandò titubante la vampira.
Il ragazzo distolse lo sguardo imbarazzato, era completamente rosso in volto. Carmelita sgranò leggermente gli occhi per lo stupore, vedere qualcuno in quella situazione a causa sua era da sempre stato uno dei suoi desideri più forti.
Il semplice rossore sulle guancie di quel ragazzo sfortunato la rendeva estremamente felice.
-B-Beh, è semplice...- S'interruppe Sfiga, deglutendo.
-Allora dimmelo!- Ribattè la ragazza, eccitata come una bambina davanti alle caramelle, sperava davvero di aver intuito bene le parole che stava per dire il suo Dear.
-E' l'unica soluzione, insomma...- Si fermò nuovamente il cacciatore.
Gli occhioni speranzosi di Camelita lo convinsero però a continuare una volta per tutte.
-Se la maledizione ci fosse ancora non potrei essermi accorto di... di... essermi i-innamorato di te...- Pronunciò con estremo imbarazzo ed insicurezza il ragazzo, pensò subito che dichiararsi a Brigitta non era stato così difficile.
Passò qualche secondo di silenzio fra i due, lui annegava nell'imbarazzo più totale, mentre lei cercava di capacitarsi dell'appena avvenuta dichiarazione.
-Puoi giurarmelo al cento per cento che è vero?- Chiese la messicana, con un po' troppa enfasi.
-Certo!- Rispose il ragazzo, con altrettanto sentimento.
A quell'affermazione Carmelita saltò nuovamente a Mr. Sfiga, baciandolo con foga nel momento in cui entrambi caddero a terra nuovamente.
Una volta finito di sbaciucchiarselo come si deve, la ragazza lo afferrò per un piede, incominciando a trascinarlo verso i cespugli.
-Ho aspettato così a lungo questo momento! Dobbiamo approfittarne ora che siamo da soli Dear, prima che ritorni Brigitta voglio vedere insieme a te il paradiso!- Esclamò Carmelita, con una certa perversione nella voce, i suoi intenti erano ben chiari.
-A-aspetta! Non sappiamo nemmeno tra quando tornerà Brigitta!- Urlò lui tremendamente imbarazzato, mentre cercava di agrapparsi a qualcosa a terra.
-Appunto! Proprio per questo dobbiamo approfittarne ora!- Affermò convinta la ragazza, era evidente che non voleva sentire ragioni.
-Carmelita aspetta! Anche io voglio certo, ma non desidero mica perdere la verginità in mezzo ad un bosco!- Gridò lo sventurato cacciatore.
La vampira finalmente si arrestò, guardandolo sconvolta.
-Sei vergine?-
Il ragazzo annuì imbarazzato, cercando di calmare il suo cuore e di far “abbassare la bandiera”, alzatasi per via di alcuni pensieri che gli erano venuti in mente in quegli ultimi momenti. Non era il momento adatto di pensare a certe cose, insomma erano in mezzo al Ragnarok, la fine del mondo!
-Va bene, allora penserò ad un modo iper romantico per permetterti di diventare adulto, dal punto di vista sessuale almeno- Riflettè la messicana, sorridendo maliziosamente.
Sfiga deglutì, il suo unico desiderio in quel momento era che la ragazza a cui si era appena dichiarato non lo stuprasse, non sarebbe stato proprio il miglior modo per iniziare una relazione.
Improvvisamente entrambi sentirono un boato provenire dalla grotta, rimanendo pietrificati sul posto.



Brigitta si addentrò nella grotta a passo svelto, voleva trovare Excalibur ed andarsene da lì il prima possibile.
Se fosse dovuta essere sincera avrebbe detto che non le importava molto di quello che accadeva alm mondo, non era certo quello che la spingeva ad andare avanti con tanto impegno nella ricerca di una spada leggendaria.
Se ci fosse stato qualcun altro disposto a salvare l'universo, glielo avrebbe fatto fare volentieri.
Ma non voleva più perdere Tiziana, non di nuovo, per l'ennesima volta.
Ad ogni nuovo ricordo che recuperava la sua vita le sembrava sempre più vuota.
La grotta era immersa nell'oscurità, così la ragazza si vide costretta a camminare toccando la parete, per avere un minimo di orientamento.
Ogni tanto delle aperture sul soffitto lasciavano entrare la fioca luce della luna, creando delle piccole pozze luminose, senza mai però creare abbastanza illuminazione da poter riuscire a vedere chiaramente il passaggio.
Camminò im mezzo a pipistrelli e umidità per qualche minuto, fin quando, dal fondo della grotta, non vide irradiarsi una luce bianca.
Accelerò il passo, era infatti molto probabile che quella fonte luminosa fosse Excalibur, dopotutto era una spada leggendaria, illuminarsi non doveva essere tanto difficile per lei.
Raggiunta la luce si dovette dare ragione, anche se sarebbe stato più sensato per una spada leggendaria nascondersi, Excalibur mostrava tutta la sua magnificenza illuminando l'intero spazio della grotta ad essa circostante.
Ed era, cosa immaginabile per chiunque conoscesse la storia della spada, infilata dentro un macigno.
Brigitta sospirò, per poi avvicinarsi ad essa.
-Proviamo col metodo convenzionale- Sbuffò con poca convinzione.
La valchiria afferrò l'elsa, per poi provare ad estrarre la spada con tutta la forza di cui era capace, ma essa non venne fuori.
Brigitta roteò gli occhi al cielo, avrebbe preferito di gran lunga che venisse fuori da sola, tutto quello rendeva tutto solo molto più lungo e seccante.
Così impugnò la sua enorme ascia, prese bene la mira, prese una postura stabile, ed infine sferrò un poderoso colpo alla pietra, che si ruppe, lasciando la spada libera.
La ragazza prese Excalibur, ancora più sbrilluccicosa, non fece però in tempo ad incominciare a camminare verso l'uscita che la grotta iniziò a crollare.
Tenne la spada davanti a lei, per illuminare la strada ed iniziò a correre più veloce che poteva.
-Era ovvio, la grotta che conteneva la super spada magica, crolla dopo che la prendo, dannati classici- Espresse Brigitta, con tutta la sua irritazione, mentre correva.
Alla fine della grotta la valchiria si rituffò nel laghetto, per poi attraversarlo a nuoto, tenendo saldamente la spada in mano.
Sentiva chiaramente il rumore della frana alle sue spalle, cosa che la convinse solo di accelerare ulteriormente.
Arrivata dall'altro lato Brigitta si ritrovò nuovamente a dover fare uscire l'acqua dalla sua armatura, rifacendosi mentalmente l'ammonimento di non nuotarci più assieme, mentre davanti a lei si proponeva uno spettacolo alquanto equivocabile.
Carmelita che teneva il piede di Mr. Sfiga come se lo volesse trascinare verso il bosco per fare cose che era meglio non descrivere, mentre lui cercava di resistere aggrappandosi al terreno.
-Non voglio sapere cosa sta succedendo, torniamo a casa- Pronunciò secca la valchiria.
Carmelita mollò la gamba, salutando l'amica con uno smagliante sorriso.
-E' esattamente come sembra, suvvia tesoro non dovresti sentirti in imbarazzo, sei un'adulta anche tu dopotutto no?- Rispose la messicana, eseguendo un occhiolino accattivante.
Brigitta sospirò sonoramente, perdendo anche le ultime speranze che riponeva nella sua così detta, migliore amica.
-Adulta o meno voglio tornare a casa, quindi muoviamoci- Disse con voce stanca la giovane guerriera.
Come aveva ordinato Brigitta, Carmelita si trasformò e partirono nuovamente, questa volta per tornare.
Arrivati ebbero una gradevole sorpresa ad aspettarli, sia Camazotz che Bruno erano riusciti a portare dalla loro parte i fratelli di Tiziana.
Era tutto pronto, ora finalmente potevano mettere in atto il piano di Clarissa e salvare quello che a loro era più caro.
Per alcuni era la figlia, per altri la persona amata, altri ancora il mondo stesso ed il futuro, così partirono alla volta del nascondiglio di Loki, guidati dai figli del Dio del caos.

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 25: THE END ***


Capitolo 25: THE END
Il luogo della base di Loki lasciò sorpresi tutti: era un edificio gigantesco, all’esterno poteva sembrare come un gigantesco castello formato da cristalli iridescenti, ma appena vi si entrava la struttura appariva subito molto più simile a quella di lunghi cunicoli di caverne, anche soffocanti a volte.
La superficie liscia e limpida del cristallo rifletteva perfettamente la loro immagine come in uno specchio, tanto che più di una volta dubitarono sullo star effettivamente andando nella direzione giusta.
Brigitta stringeva saldamente l’elsa della propria ascia con una mano, mentre Excalibur con l’altra, pronta ad affrontare chiunque si fosse frapposto al loro cammino, anche se si fosse trattato di Tiziana.
Il silenzio era pesante e nessuno di loro osava romperlo, per paura che qualsiasi parola superflua avrebbe potuto rappresentare una distrazione fatale in caso di attacco.
Alla fine dentro la struttura iniziarono ad echeggiare ben altro tipo di voci, lamenti fuori dal mondo che pian piano davano segno di starsi avvicinando.
Trovatisi dentro uno spazio decisamente più largo ognuno di loro si mise in posizione, pronto ad affrontare qualsiasi creatura fosse la fonte di quei versi sofferenti.
Brigitta estrasse la propria ascia, piegando quanto bastava le ginocchia per poter avere una posizione stabile. Davanti a loro, in un’entrata probabilmente alta più dei giganti stessi, erano ammassati centinaia, forse migliaia, di corpi scheletrici e con la carne attaccata appena alle ossa ingiallite.
-Mi sono permesso di prendere in prestito qualche tuo suddito Hel, spero non ti dispiaccia- La voce di Loki irruppe in ogni angolo dell’edificio, rendendo impossibile capire da dove provenisse.
La divinità del caos stava tranquillamente seduta sul proprio prezioso trono, ammirando quella che si prospettava una gran bella battaglia grazie alle immagini che i suoi cristalli riflettevano fino a lui.
-Brigitta…- Iniziò Carmelita improvvisamente fin troppo melodrammatica.
-Vai avanti con Gerardo ed Hel, ci occuperemo noi di questi insulsi pezzi d’ossa, lo so che è completamente clichè come situazione, mandare avanti i salvatori dell’umanità e rimanere indietro per coprirvi, ma so anche che posso contare su di voi e che Tiziana sta aspettando che il suo unico vero amore venga a liberarla dalle catene del male… Ho già parlato troppo, correte avanti!- Esclamò con fervore, mentre si gettava fin troppo teatralmente in battaglia, tanto da non essere quasi credibile.
Subito dopo di lei anche gli altri la seguirono, Bruno e Camazotz salutarono con un veloce sguardo pieno di emozione i due fratelli che si apprestavano a seguire la giovane valchiria, riponendo tutte le loro speranze nei tre.
E così la battaglia iniziò, frecce, lance e mosse approssimate di arti marziali iniziarono a volare inesorabili, mentre i cadaveri in putrefazione attaccavano senza minimamente preoccuparsi dei colpi che ricevevano.
Brigitta, Gerardo ed Hel schivarono ogni soldato gli si presentasse davanti, scansandolo con qualche colpo ben assestato nel caso tentassero di attaccarli.
Finalmente, dopo diversi minuti che tentavano di trovare una via d’uscita, riuscirono a scappare attraverso uno stretto cunicolo, anch’esso ricoperto di cristalli, anche se particolarmente scuro rispetto al resto dell’edificio.
Camminarono per il corridoio, guardandosi le spalle a vicenda, Loki li stava guardando, questo significava che un nemico avrebbe potuto presentarsi da un momento all’altro, dovevano essere pronti ed impedire a chiunque di frapporsi fra loro e la buona riuscita del loro piano.
Più andavano avanti però, più la sensazione di essere osservati si faceva insistente, come se qualcuno, solo a pochi passi da loro, li stesse guardando con insistenza. Vi era una leggera brezza, quasi impercettibile, un respiro pesante sul collo.
Continuarono ad avanzare, con quella sensazione che si faceva ormai opprimente, insieme ad un fruscio, che pian piano era sempre più semplice scorgere, come se il predatore non tentasse nemmeno di nascondere la sua presenza, ma anzi, volesse volontariamente farsi sentire, poco a poco, in modo sempre più insistente e snervante, senza mai però rivelare la sua presenza.
Brigitta aveva un terribile presentimento su chi potesse essere nascosto nell’ombra, tanto che la paura che il suo sospetto si avverasse le impediva di tenere saldamente l’ascia, come per impedire a sé stessa di fare del male al suo stesso aguzzino.
L’oscurità ormai lasciava sfuggire solo i sottili riflessi dei cristalli, tanto che era diventato estremamente arduo capire se stessero andando dritto o semplicemente girando in tondo.
Il fruscio che avevano sentito fino a poco prima divenne un vero e proprio rantolio, un lamento, mentre addentrandosi nel buio iniziavano a comparire sue grandi occhi, visibili grazie al riflesso della luce, il sinistro era ambrato, mentre il destro rifletteva un chiaro color argento.
La valchiria si morse il labbro, i suoi sospetti si stavano concretizzando davanti a lei, una sottile goccia di sudore freddo le percorse il viso, mentre la presa sulla sua arma si faceva ancora più insicura.
Arrivarono in un largo salone, dove le tenebre venivano tagliate da un sottile fascio di luce in prossimità proprio di quegli occhi.
Non indietreggiarono, anche se tutti e tre sapevano perfettamente chi ne fosse la padrona, Gerardo continuava a distogliere lo sguardo, preferendo guardare il nulla piuttosto che ritrovarsi davanti quegli occhi, quella bestia.
Hel sarebbe potuta sembrare non troppo diversa dal solito, ma era evidente dal suo labbro ormai consumato che il semplice cambiare lato di appartenenza aveva amplificato a dismisura il senso di colpa che già provava.
La creatura decise di rivelarsi quando ormai erano rimasti solamente pochi metri a separarli.
Alta quanto un palazzo di due piani, il muso contratto in un’espressione feroce, i denti aguzzi lasciavano fuoriuscire un ghigno appena percettibile, che pian piano s’intensificava. Il pelo nero si confondeva col buio della stanza, tanto da rendere difficile distinguere la coda dallo sfondo. Vecchie catene arrugginite erano avvolte attorno a tutto il suo corpo, sembravano essere state spezzate da quella che sicuramente era una forza sovrumana.
Il mostro si avvicinò, tanto che Brigitta poteva chiaramente sentire il ritmo del suo respiro sulla pelle.
La ragazza iniziò a tremare, aveva paura, un brivido le percorse la schiena, arrivando a riflettersi in ogni nervo del suo corpo, per un attimo fece fatica a reggersi in piedi, a causa di un’improvvisa incertezza da parte delle sue ginocchia.
Sentiva il sangue affluire sempre più velocemente in ogni sua arteria, come se il suo corpo le gridasse disperatamente di scappare di fronte a quell’immonda creatura, arrivò perfino a desiderare di farlo, di correre via e mettersi in salvo, ma sapeva che c’erano molte più possibilità di salvezza per lei e per tutti se rimaneva lì, a combattere.
-T-Ti..- Riuscì a malapena a balbettare la valchiria, mentre la bestia, quasi come se avesse capito che si riferiva a lei, finì di avvicinarsi, lasciando giusto qualche centimetro di distanza, aprendo le sue enormi fauci, con lentezza, come se si volesse godere lo spuntino in tutta calma.
Prima però che quei denti affilati potessero chiudersi, senza lasciare scampo a Brigitta, Gerardo la tirò via, notando il suo evidente stato di smarrimento.
-Brigitta! Devi riprenderti! Nostra sorella non è in sé è corrotta, dobbiamo fermarla- Lo sguardo del ragazzo era opprimente, la valchiria sapeva alla perfezione che aveva ragione, eppure le sue mani non accennavano a voler smettere di tremare.
La bestia però non aspettò che lei si riprendesse, balzandogli in contro, per sferrare il suo primo attacco.
I due fratelli riuscirono a creare una barriera magica per fermarlo prima che fosse troppo tardi, ma di certo la forza esorbitante dell’animale non ci avrebbe messo più di qualche minuto per abbattere quella difesa.
-La sua anima non lascerà questo mondo, hai la mia parola - Hel parlò, mentre finalmente Brigitta afferrava con forza la propria arma, sarebbe bastato immobilizzare Tiziana, così avrebbero potuto portarla con loro da Loki senza problemi.
La valchiria si rimise in piedi, pronta per la battaglia, nonostante avrebbe molto di più preferito farsi uccidere, da quegli artigli e da quelle mani una volta ed ancora, tanto cari.
I due fratelli lasciarono perdere la barriera, lasciando che il lupo, nel suo ennesimo caricamento contro di loro, si andasse invece a schiantare contro la parete alle loro spalle, seppur questo non fosse stato un gran colpo per Fenrir.
Brigitta afferrò di piatto la sua ascia, in modo da non ferire la creatura con la lama, per poi caricare un bel colpo verso la zampa posteriore sinistra della bestia, sperando quantomeno di farla tentennare, ma il risultato che ottenne fù solo quello di venire sbalzata via subito dopo.
Gerardo allora si trasformò in un enorme serpente, in modo da poter osteggiare la sorella e dare il tempo ad Hel e Brigitta di organizzarsi.
La dea della morte allora si avvicinò alla valchiria, tirandola su di peso, macchiandosi le mani col sangue che pian piano aveva iniziato a fuoriuscire dalle ferite della valchiria.
Non avevano tempo di parlare o riorganizzarsi, un solo secondo di troppo avrebbe potuto rendere vani tutti i loro sforzi, si limitarono a guardare le zampe di Fenrir, per poi scambiarsi una veloce occhiata ed intendersi al momento; avrebbero fatto cadere quella bestia, di quello erano certe.
Si separarono, andando ognuna da un lato dell’animale impazzito, mentre Gerardo lo teneva a bada sfruttando la mole del proprio corpo.
Hel sfruttò i suoi poteri da divinità, per far marcire il terreno sul lato destro, in modo da ostacolare la stabilità del nemico; riuscì a farlo impantanare, ma in risposta venne sbalzata via dalla forza dirompente della sorella.
Brigitta approfittò dell’attimo di distrazione della bestia per colpirla ancora nella zampa dove aveva sferrato il primo colpo, riuscendo questa volta a farla tentennare, non ottenendo però molto altro.
La bestia, visibilmente irritata dagli attentati alla sua mobilità, prese a tentare di divorare la giovane guerriera di Asgard, i denti bianchi ed affilati arrivavano a graffiare Brigitta, senza però riuscire mai a finirla come era nel suo intento, grazie alle rapide schivate della ragazza.
Gerardo richiamò nuovamente l’attenzione su di sé, tentando di soffocare il lupo tra le proprie spire, sembrò avere la meglio per circa un minuto, prima che la bestia lo ferisse in profondità grazie alle sue affilate zanne, facendo zampillare il sangue sulla parete del castello.
Il serpente che cinge il mondo fece risuonare un grido di dolore per l’edificio, lasciando andare il lupo e accasciandosi per un attimo al suolo.
Brigitta si aggrappò al pelo di Fenrir, iniziando a scalarne il corpo, fino a salire sulla sua schiena, aggrappandosi al contempo più forte che poteva, per evitare di essere sballottata via.
Hel tornò all’attacco, facendo marcire anche il pavimento sterrato sul lato sinistro, mettendo così seriamente a rischio l’equilibrio della sua sorella impazzita; tanto che ben presto la bestia fù costretta ad appoggiarsi al suolo, anche a causa del dolore alla zampa.
Gerardo si ritrasformò in umano, per poter risparmiare energia, mentre dalla sua spalla il sangue rosso e vischioso non accennava a fermarsi. A quel punto tirò fuori dalla fodera interna della giacca una lunga corda, ne lanciò un capo alla sorella che la maledisse con un veloce incantesimo, mentre lui passava l’altro capo alla valchiria.
Brigitta lo prese al volo e senza più esitare, lo passò attorno al collo della creatura, per poi calarsi a terra e correre fra le sue gambe in modo da legarle insieme, una volta fatto ciò rispedì il capo della corda a Miðgarðsormr, esso evocò ancora una volta la sua poderosa forza, incurante del lancinante dolore alla spalla, riuscendo a legare Fenrir e abbattendola al suolo.
Senza aspettare un istante Hel si gettò verso la sorella, per costringerla a riprendere fattezze umane, in modo fosse più facilmente contenibile e trasportabile.
Il muso allungato ed il pelo folto lasciarono posto ai lineamenti morbidi e i capelli scompigliati di Tiziana, i suoi occhi erano pieni d’ira e la sua bocca ancora contratta in un ringhio rabbioso.
Brigitta si avvicinò titubante a lei, sentiva le ginocchia tornare a tremarle ed il sudore freddo riprendere a bagnarle la fronte insieme al sangue che, proprio a causa delle ferite causatole da colei per cui stava continuando a lottare, le colava lungo la fronte, rigando il viso sporco di terra ed incorniciando gli occhi a cui era giusto rimasta l’ultima e flebile luce di speranza.
Una volta arrivata di fronte a lei la valchiria sospirò, allungando la mano ed accarezzando il viso alla sua ragazza, spostandole con gentilezza i ciuffetti ribelli dalle guance: il suo tocco era morbido, tenero e dolce, ma nonostante questo la sua mano ricevette in risposta un poderoso morso che la ferì ulteriormente; scansò la mano con rapidità, osservando per qualche secondo il sangue che lento fuoriusciva, per poi premersi la mano in petto, rimanendo in silenzio, non un solo lamento fuoriuscì dalle sue labbra.
Hel si avvicinò, non ruppe il silenzio, incrinato solo dai grugniti di Tiziana mentre scalciava e si dibatteva per liberarsi. Prese del polline dalla tasca e lo soffiò con delicatezza sul viso della sorella, questa cadde addormentata quasi immediatamente, lasciando che l’assenza di suono diventasse assoluta.
-Non durerà molto, è pur sempre un lupo leggendario, ma dovrebbe tenerla a bada quanto basta- Parlò, rivolgendosi direttamente alla guerriera al suo fianco.
Nel frattempo Gerardo si era fasciato la spalla strappandosi un lembo della maglia, sperando che la fasciatura reggesse fino alla fine della loro missione, lui ed Hel lasciarono che fosse Brigitta a caricarsi Tiziana sulle spalle, notando chiaramente quanto in quel momento fosse importante per lei quel contatto, seppur fosse dato nel modo peggiore.
-Brigitta!- Un eco risuonò alle loro spalle prima che potessero continuare sul loro cammino, si voltarono, vedendo Pan che correva verso di loro.
-Siamo riusciti a sconfiggerne la maggior parte, così ho deciso di raggiungerti, sai è anche della mia ragazza che si sta parlando- La robot li raggiunse e forse per la prima volta la sua espressione era davvero seria.
Brigitta annuì, mentre iniziava a camminare velocemente nella direzione da cui era arrivata Tiziana, sperando di trovare almeno qualche indizio su dove potesse trovarsi Loki.
Dal canto suo il Dio del caos aveva tranquillamente assistito a tutto il combattimento senza battere ciglio, aveva previsto l’eventualità che sua figlia venisse sconfitta, quindi era preparato all’evenienza di una battaglia contro quei bamboccioni di Asgard.
Si alzò dal proprio trono, iniziando a riscaldarsi per affrontarli al meglio, voleva sentire le loro grida, le loro suppliche e tutte quelle cose che facevano tanto divertire i malvagi come lui.
Quel corpo gli era ancora nuovo, ma non poteva dire di essere deluso dal fisico tonico e giovanile, aveva proprio fatto bene ad illudere quella valchiria secoli prima, ora aveva ottenuto la forza di una di quelle leggendarie guerriere, cosa non da poco.
Stanco di aspettare, il dio dell’inganno decise d’indicargli la strada, dopotutto aveva reso più intricato il percorso da quando i suoi stupidi figli lo avevano tradito, come se questo potesse fermare il Ragnarock.
I quattro videro tutte le strade attorno a loro chiudersi, a parte una che rimase perfettamente illuminata, come a segnalare palesemente la strada che dovevano seguire per giungere fino al loro obiettivo, come così era dopotutto.
Continuarono a camminare con cautela, guardandosi le spalle a vicenda, erano sicuri fosse una trappola.
-I giovani d’oggi sono proprio dei malfidati, ed io che volevo solo aiutarli- Sbuffò Loki fingendo indignazione.
Brigitta guidò il gruppetto, fin quando non giunsero in un’enorme stanza ricoperta di cristalli iridescenti, dove al centro, in piedi su quello più grande di tutti, vi era un Loki fiero e sorridente.
-Finalmente siete arrivati, cavolo temevo di dover far comparire anche dei cartelli per guidarvi, sembravate così spaesati che quasi mi facevate pena, beh quasi- Il dio scese dal cristallo con un elegante balzo, atterrando senza una sbavatura e finendo con un elegante movimento della folta chioma.
Tutti all’ora si misero in guardia, aspettandosi di venir attaccati da un momento all’altro.
Brigitta fece scendere Tiziana con cautela, adagiandola in un angolo della stanza, tenendo sempre il suo sguardo fisso su Loki, aspettandosi in un qualunque momento una sua mossa.
-Oh andiamo siate un po’ più rilassati, da creatura mitologica a creature mitologiche… e robot immagino, comunque avanti, sto solo cercando di distruggere il mondo non c’è bisogno di essere così tanto tesi- Disse Loki facendo spallucce.
-Perché vorresti il Ragnarock? Anche tu morirai- Esordì Brigitta, avvicinandosi a lui di un passo.
-Ma non è ovvio? Per uccidere tutte quelle stupide divinità di Asgard, insomma prima mi uccidono i miei figli buoni, poi mi separano da quelli che sono qui in questa stanza, li maledicono, li spediscono in un altro mondo, l’imprigionano per sempre e non contenti osano dire che i miei modi di risolvere le cose sono un po’ troppo “drastici”. Uno dopo qualche millennio si stanca pure, sono il dio dell’inganno non della pazienza infinita!- Fece una mezza sclerata la divinità, esternando tutte le sue disavventure.
-Ma non ha senso, così coinvolgerai anche i tuoi stessi figli!- Ribattè la valchiria piuttosto confusa.
-Oh eccola, un’altra buonista, moralista di sto Yggdrasill, tesoro è ovvio il perché basta pensarci, ho tutta Asgard contro, per sconfiggere anche le divinità più potenti ho bisogno di un evento così distruttivo da eliminare qualsiasi cosa, chi se ne importa se nel farlo dovrò anche uccidere la mia prole, se lo dovevano aspettare, dopotutto sono io il padre.- Loki sembrava piuttosto irritato dalla domanda.
-Ora basta parlare, se hai intenzione di farmi rivelare il mio geniale piano per far fare bum al mondo mi dispiace, sono cattivo, non imbecille ed ora direi che possiamo iniziare- Finì il dio, sorridendo maliziosamente.
Il dio non si fece pregare, iniziando immediatamente a lanciare contro di loro innumerevoli palle infuocate, mentre sotto i loro piedi la terra iniziò pericolosamente a tremare.
Brigitta saltò da una zolla all’altra, cercando in tutti i modi di non farsi bruciare ed al contempo di avanzare contro il nemico.
Loki sembrava sempre più divertito da quella danza macabra, tanto che saltellava da un angolo all’altro della stanza per rendere più difficile raggiungerlo da parte della giovane valchiria.
Oltre a lei però, anche Hel, Gerardo e Pan si stavano velocemente avvicinando, facendolo sbuffare annoiato, lui voleva vedere i loro corpi erosi dalle fiamme, se non soffrivano il gusto di farli saltare come degli idioti svaniva.
Così la divinità del caos evocò i titani del fuoco che, con i loro enormi corpi roventi, sbucarono dal pavimento, rendendo quasi impossibile poter rimanere in piedi.
-Un piccolo regalo per i tuoi amichetti Brigitta cara- Ridacchiò maliziosamente Loki, mentre indirizzava le creature contro quelli che lo avevano tradito.
La valchiria si distrasse un secondo rivolgendo lo sguardo verso i suoi compagni, commettendo un grave errore. Il dio ne approfittò immediatamente, afferrandola in viso e sbattendola violentemente a terra, tanto che i suoi capelli si macchiarono ben presto di sangue, che si andò ad aggiungere a quello causato dallo scontro precedente.
Brigitta rispose prontamente calciando via la divinità con entrambe le mani, facendola sbalzare a qualche metro di distanza.
Eppure, al contrario della guerriera, Loki presentava a malapena qualche graffietto ed i capelli erano ancora in perfetto ordine nonostante il mondo stesse letteralmente finendo.
Gerardo, Hel e Pan intanto combattevano strenuamente contro i giganti, nonostante il solo contatto con loro li ustionasse in maniera irreparabile.
Hel evocò tutti i non morti che il padre non le aveva sottratto e li mandò contro di loro, permettendo al gruppo di possedere un ottimo metodo per distrare quei colossi, grandi vero, ma non molto intelligenti.
Questo diede tempo a Pan di elaborare una strategia, non le ci volle molto, in quanto la soluzione era molto più semplice di quanto si potesse pensare.
-Ehi, voi due, fratelli maledetti, non è che avreste qualcosa per togliere l’ossigeno a questi bestioni? Sapete, per spegnerli- Domandò rivolgendosi nella direzione dei due.
Gerardo allora si trasformò ancora una volta nella sua forma da serpente, iniziando a sputare veleno contro i titani; il liquido contro la loro pelle si asciugava, formando una sottile patina a circondarli.
Il rettile continuò, fin quando non esaurì la sua scorta di veleno fino all’ultima goccia.
I giganti si dimenavano sotto la patina sempre più spessa, mentre l’ossigeno diminuiva sempre di più e le loro fiamme poco a poco si spegnevano, fino a che di loro non rimase che cenere.
Loki guardò deluso la sconfitta dei propri sgerri, evitando distrattamente il tentativo di Brigitta di colpirlo con la sua enorme ascia.
-Nemmeno più dei titani del fuoco ti puoi fidare, mi sa che ci devo pensare io- Commentò annoiato.
Così il dio con uno scatto quasi fulmineo si presentò davanti ai suoi figli ed il robot, mentre Gerardo riprendeva forma umana.
I due fratelli si scambiarono uno sguardo d’intesa, sapevano bene cosa dovevano fare ora che loro padre era proprio lì, di fronte a loro.
-Guarda un po’ te chi è tornato da papà, quando si parla di figli disgraziati, addirittura con i pezzi di metallo ora vi alleate pur di assecondare la vostra ribellione adolescenziale? Davvero non so se ridere o piangere- Li provocò Loki, fregandosene del dettaglio che condividessero lo stesso sangue.
-Beh se preferiamo un pezzo di metallo a te forse sei tu quello che si deve fare un paio di domande paparino- Rispose senza farsi intimorire Hel, guardando il genitore dritto negli occhi, destando ammirazione da parte di tutta la combriccola.
-Ma guarda un po’ te, tu fai il bravo padre assente, gli insegni ad odiare il mondo ed ecco loro come ti ringraziano, io non li capisco proprio i giovani d’oggi- Loki non era particolarmente sconvolto, non era mai stato troppo affezionato a loro nonostante li avesse partoriti lui.
-L’unica cosa che sei riuscito ad insegnarci è essere cechi- Ribattè a sua volta Gerardo, preparandosi silenziosamente a creare la barriera insieme alla sorella.
-Allora almeno in parte ho avuto success…- Loki s’interruppe, per afferrare al volo il bastone dell’ascia tenuta in mano di Brigitta, che aveva approfittato delle chiacchere familiari per scagliarsi dall’alto in un poderoso colpo, purtroppo inutilmente.
Pan allora si gettò a sua volta, caricando un calcio volante con tutta la forza che i suoi pistoni erano in grado di offrire, ma anche lei venne fermata dalla mano di Loki, la sua caviglia venne saldamente afferrata e sembrava impossibile liberarsi.
Gerardo scagliò allora il corpo ancora legato di Tiziana nelle vicinanze dello scontro, per poi, in pochi secondi, erigere la barriera attorno ai tre combattenti.
Il dio del caos lasciò allora andare le due ragazze, per poi tentare di scagliare un incantesimo, ma a quanto pare i suoi pargoletti gli avevano impedito di farlo; non lo ritenne però un problema però così grave, infatti aveva ancora l’arma di Clarissa da poter utilizzare.
Loki sfoderò l’enorme palla da demolizione della valchiria, iniziando a farla roteare in aria senza alcuno sforzo.
Ancora una volta Pan e Brigitta gli si scagliarono contro, dovevano metterlo fuori combattimento se volevano mettere in atto il loro piano.
Così continuarono a gettarsi contro di lui, venendo però sempre respinte, la palla da demolizione volava inesorabile, arrivando fino a disintegrare il braccio destro di Pan in un inutile tentativo di fermare la sua distruzione.
L’olio iniziò a sgorgare con prepotenza, ma la robot non si fece intimorire, rimanendo saldamente in piedi con il viso sporco di terra.
-Guarda un po’ che giocattolo interessante che mi hanno donato gli alieni, se non fossero tutti morti a quest’ora li avrei ringraziati- Con un ghigno in volto Loki si avvicinava inesorabile verso Pan che, non riuscendo ormai quasi più a muoversi, era costretta a vedere la sua fine che sia avvicinava, nel corpo della persona che più amava.
Brigitta tentò un ulteriore attacco disperato, riuscendo però ad ottenere come risultato soltanto di essere bloccata un’altra volta e scagliata a terra.
La valchiria tentò di rialzarsi, più volte, ma ad ogno spasmo del suo corpo corrispondeva un dolore acuto ad ogni fibra appartenente ai suoi muscoli; il sangue le oscurava la vista, entrandole negli occhi e bruciandole tremendamente.
Provò ad utilizzare la propria arma come sostegno, ma il massimo che riuscì ad ottenere fù il ritrovarsi in ginocchio, potendo solo guardare quello che stava accadendo, senza poter contrastare l’ennesima morte della sua compagna.
Loki si prese tutto il tempo per arrivare da Pan, come se godesse nel vedere l’attesa della morte negli occhi delle sue vittime. Una volta a pochi passi dalla ragazza robot, il dio fece roteare in aria la palla da demolizione che aveva in mano, pronto in qualsiasi momento a schiacciare l’insetto davanti a lui.
Pan riuscì unicamente a rimanere immobile, i sensori impazziti l’avvisavano in continuazione di tutte le varie anomalie e perdite che andavano ad accumularsi, i suoi sistemi che si disattivavano uno dopo l’altro, stava davvero lentamente diventando un “pezzo di metallo” come l’aveva chiamata Loki. Cadde in ginocchio, fredda, immobile, se nessuno avesse saputo che dentro la sua testa vi era un software , un’intelligenza in grado di comprendere e volere probabilmente molti l’avrebbero presa solo come una statua particolarmente dettagliata.
Non poteva muoversi, solo osservare il suo fallimento nel proteggere Clarissa, il suo ennesimo fallimento.
Loki lanciò con decisione la palla da demolizione contro la sua vittima, con un sorriso compiaciuto sul volto, sorriso che scomparve quando si rese conto che il suo colpo non era andato a segno.
A frapporsi fra lui e Pan vi era Tiziana, decisa, una mano tesa in alto a fermare la pesante arma del padre, lo sguardo era determinato, rivolto direttamente al genitore.
Afferrò con entrambe le mani la catena della palla, imprimendo una forza tale che questa volta fù Loki a volteggiare in aria, per poi essere scaraventato con violenza a terra, un rivolo di sangue finalmente macchiò la sua pelle candida.
Tiziana allora aprofittò del tramortimento del padre per correre da Brigitta, ancora a terra sostenuta dalla sua ascia.
Si abbassò, facendo avvicinare i loro visi fino a che non mancarono pochi millimetri alle loro labbra, ma all’ultimo distolse lo sguardo e spostò la testa quanto bastava per darle un semplice abbraccio.
La valchiria poteva sentire chiaramente i singhiozzi della ragazza contro il suo orecchio, le lacrime che bruciavano contro le ferite e pulivano via il sangue.
-Io… Mi dispiace Brigitta io… non volevo lo giuro… ti prego non odiarmi, volevo solo, volevo solo proteggerti, anche se sapevo che era impossibile… io… io… vorrei poterti dire ti amo, ma non sento di averne il diritto- Parlò confusamente Tiziana, approfittando di quell’attimo di tregua da parte dell’odio che scorreva nelle sue vene.
Dal canto suo la valchiria non sapeva che dire, troppe emozioni si stavano accavallando l’una sull’altra dentro di lei, troppe parole litigavano per uscire fuori dalla sua bocca.
Prese il viso di Tiziana tra le sue mani, macchiandolo di terra, baciandola teneramente, rispondendo in un solo gesto a tutte le preoccupazioni che aleggiavano prepotenti nella mente della licantropa.
-Ti amo- Sussurrò sofferente Brigitta con gli occhi lucidi.
-Che schifo, ma ti pare il caso di limonare mia figlia così in mia presenza Brigitta? Se prima avessi avuto anche solo un briciolo di volontà di risparmiarvi beh, ora mi hai convinto a trucidarti male- Detto ciò Loki scagliò un ulteriore attacco alle due ragazze, caricando la palla da demolizione con tutta la forza che possedeva.
Tiziana afferrò Brigitta saldamente, scattando appena in tempo per riuscire a schivare il colpo del padre.
-In cosa consiste il piano?- Chiese sussurrando alla valchiria.
-Trasferire l’oscurità da te a Loki- Rispose riassumendo Brigitta.
Lo sguardo di Tiziana si spostò dalla ragazza che teneva in braccio alla spada legata sulla sua schiena.
-Excalibur..- Commentò, collegando i pochi punti a sua disposizione.
Loki non si tratteneva dal tentare di colpirle in qualsiasi modo, ma Tiziana era troppo agile per lasciare che la palla le anche solo sfiorasse.
La licantropa approfittò di un momento di stanchezza del padre per fermarsi, appoggiando la propria fronte contro quella di Brigitta.
-La barriera blocca la bestia che è in me, ma durerà ancora per poco- Iniziò Tiziana, sorridendo, cercando di risultare il più rassicurante possibile.
-Bloccherò mio padre, quindi ti prego, poni fine a tutto questo prima che torni di nuovo a farti del male- Dal suo tono e dal suo sguardo era palese che pensasse che tutto quello sarebbe potuto finire solo con la sua morte e quella del padre.
-Tu non morirai- Ribattè convinta Brigitta.
-Vorrei poter riuscire a crederlo anche io… voglio solo che tutto questo finisca Brigitta, non m’importa come, preferirei morire che essere di nuovo quella bestia- Il sorriso sulle labbra di Tiziana era ormai tremante, mentre i suoi occhi erano incrociati con quelli della valchiria.
-Tiziana…- La valchiria non sapeva come rispondere, cosa sarebbe stato abbastanza bello da poter rassicurare la ragazza che aveva di fronte?
-Io ti amo Brigitta, grazie per tutto quello che hai fatto e che farai ora- Tiziana si rialzò, correndo di scatto contro il padre, senza dare il tempo a Brigitta di rispondere, fuggendo dal dolore che la stava distraendo da quello che era giusto fare.
Così padre e figlia iniziarono a combattere strenuamente, Tiziana lanciava artigliate mentre Loki si parava con la spessa catena, venendo occasionalmente graffiato.
Per quante volte venisse buttata a terra Tiziana si rialzava sempre, ingaggiando il padre con sempre maggiore furia.
Brigitta guardava tutto da qualche metro di distanza, cercando in tutti i modi di alzarsi, fin quando non riuscì a reggere il suo corpo sanguinante sulle proprie gambe.
Sguainò Excalibur, guardando il proprio riflesso nella lama, presto tutto quello sarebbe finito e Tiziana sarebbe tornata con lei, viva.
La licantropa continuava ad attaccare, non lasciando spazio al padre se non per pochi contrattacchi, la situazione sembrava in stallo, fin quando Loki non commise un insignificante errore, lasciò una piccola apertura mentre parava l’ennesimo colpo della figlia, fù abbastanza perché Tiziana lo bloccasse da dietro, stringendogli i polsi dietro la schiena.
-Brigitta!- Urlò Tiziana, implorando la valchiria di agire, sentiva l’odio dentro di se ritornare a ribollire, quel momento di lucidità stava per finire.
Brigitta si diresse più velocemente che potè dai due, zoppicava e sentiva le gambe traballanti, come se avessero potuto cedere da un momento all’altro, nonostante questo però, arrivò alle spalle di Tiziana con Excalibur in mano, eppure proprio quando la lama stava per attraversare la carne, l’esitazione fermò la sua mano, impedendole di spingersi oltre.
Nel frattempo Tiziana iniziò a tremare, teneva stretto il padre, ma nello stesso momento lottava strenuamente di reprimere tutta l’energia negativa che chiedeva insistentemente di uscire, la sentiva scorrere nelle sue vene, correrle sulla pelle ed iniziare a dominarle ogni singola fibra muscolare, lasciando sempre meno di lei.
Stava venendo divorata dall’interno, ma non era la sua carne ad essere consumata, era letteralmente quello che era ad essere piano piano inglobato in qualcosa che avrebbe preso il suo posto nel modo più negativo possibile.
-Brigitta ti prego… non voglio morire come un mostro, voglio morire come sono ora, ti prego, fa male, aiutami- La voce della ragazza era rotta ed iniziava a distorcersi in un ringhio che la valchiria ormai si era abituata a sentire.
Brigitta a quel punto non ce la fece più, impugnò saldamente l’elsa della spada, trafiggendo al ventre dapprima Tiziana poi, grazie alla lama che scivolava alla perfezione dentro la carne e tra le ossa, Loki.
La valchiria tolse l’arma dai corpi dei due con decisione, mentre il sangue, che già macchiava la lama per tutta la sua lunghezza, le schizzava addosso, mescolandosi a quello delle sue ferite ancora aperte.
Padre e figlia caddero a terra, insieme ad un’ormai esausta Brigitta, che ancora una volta si ritrovò in ginocchio, sperando con tutte le poche forze che le erano rimaste che il piano di Clarissa avesse funzionato.
La valchiria prese Tiziana fra le sue braccia, il sangue non accennava a rallentare la sua uscita e se in un primo momento esso era scuro e viscoso, poco a poco il colore mutò, diventando di un intenso rosso scarlatto.
Così come i suoi capelli, da neri che erano diventati a causa della maledizione, tornarono di quel grigio argentato con cui Brigitta l’aveva conosciuta.
Tiziana tremava tra le braccia della valchiria, aveva freddo, respirava a fatica a causa di un rivolo di sangue che le fuoriusciva dalle labbra, ci vedeva appena, così andò a tentoni, cercando la mano di Brigitta.
La valchiria incrociò le sue dita con quelle della licantropa, mentre con la mano libera tentava di tamponare la ferita che lei stessa le aveva causato.
-Grazie Brigitta… io… - Provò a parlare, nonostante ogni parola che uscisse dalla sua bocca costituisse una fatica immane.
-Non affaticarti, adesso chiuderemo questa ferita e tutto tornerà apposto, dannazione perché il sangue non vuole smettere di uscire?!- Brigitta era agitata, aveva fatto tutto quello che era stato pianificato, allora perché la pozza di sangue sotto di loro non faceva che allargarsi? Perché Tiziana diventava sempre più pallida? Perché sembrava che stesse morendo?
-Brigitta… non immagini cosa abbia significato per me incontrarti… per una volta ho pensato davvero che avrei potuto vivere felice…- La sua voce perdeva sempre più d’intensità, diventando sempre più flebile ad ogni parola che pronunciava.
-Ti prego non dire queste cose, io… io… non voglio dirti addio… io… io ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti prego non lasciarmi, ti prego…- Ormai la voce usciva dalle labbra di Brigitta strozzata, implorante.
La valchiria si piegò sul corpo della compagna, stringendola a se, mentre le lacrime le rigavano il volto e lei continuava ad implorare inutilmente Tiziana di rimanere insieme a lei, come se essa potesse scegliere contro la morte ormai prossima.
Poco distante da loro un’ombra s’innalzò dal corpo di Clarissa, era enorme e le sovrastava dall’alto, era Loki, o almeno il suo spirito, cacciato momentaneamente fuori dal corpo della ragazza.
-Pff, non sei nemmeno riuscita a beccare decentemente il mio nucleo, col risultato che non solo hai ucciso la ragazza che tanto amavi, ma mi hai anche reso più potente e tu saresti dovuta essere l’eroina che salva il mondo? Non sai neanche salvare te stessa- Loki era divertito da tutto l’accaduto, anche se era fuori dal corpo di quella ragazzina l’odio che aveva assorbito da sua figlia lo rendeva immensamente più forte di prima, così si preparò a sferrare un ultimo poderoso attacco alla sua nemica, per mettere finalmente fine alla questione.
-Beh, addio- Disse soddisfatto della propria vittoria.
-Hai detto bene, addio- Questa volta a parlare fù Clarissa, era in piedi, i capelli di nuovo biondi, aveva raccolto Excalibur dal suolo e l’aveva lanciata con precisione nel petto del Dio, che senza nemmeno il tempo di realizzare di essere stato sconfitto si dissolse, lasciando solo una sfera nera e compatta al suo posto.
Clarissa si avvicinò alla sfera, prendendola in mano, era grande più o meno quanto un pallone da basket, poi si avvicinò ai limiti della barriera.
-Potete abbatterla, qui è tutto sotto controllo- Parlò tranquilla rivolta ad Hel e Gerardo.
La barriera si dissolse, i due fratelli erano esausti, mantenerla per tutto quel tempo, considerando quanto fosse potente l’entità che stavano racchiudendo era stato uno sforzo immane.
Oltre a loro oltre la barriera c’erano anche tutti gli altri membri del gruppo, erano riusciti a raggiungerli dopo aver sconfitto tutti i non morti.
Erano visibilmente esausti e provati, si tenevano su a vicenda, graffi e ferite gli ricoprivano il corpo, ma questo non impedì a Gennaro di correre incontro alla figlia ed abbracciarla mentre grosse lacrime gli inondavano il viso.
L’uomo strinse dolcemente la figlia, mentre i singhiozzi lo facevano tremare, senza riuscire a dire nulla.
-Mi sei mancato anche te papà…-Clarissa ricambiò l’abbraccio, stando attenta a non far toccare la sfera nera con il padre.
-Scusami, ma ho l’odio del mondo in mano e non vorrei contaminarti- Sdrammatizzò, allontanandosi dal genitore.
Clarissa allora fece dissolvere la sfera, ristabilendo l’equilibrio che si era perduto.
-Puoi riparare velocemente Pan? Almeno per parlare, ho da dirle una cosa molto importante- Domandò poi, rivolgendosi direttamente a Camazotz.
-Certo, ma non dovresti prima pensare alla tua ferita?- Chiese a sua volta l’interpellata.
-Oh si giusto- Clarissa passò una mano sopra lo squarcio che aveva nel ventre e questo semplicemente si richiuse, destando lo stupore di tutti i presenti.
Dopo di ciò la regina del mondo si diresse zoppicante verso la carcassa della robot, ancora a terra, era accesa, ma a quanto pare ogni collegamento tra software e hardware era stato danneggiato, rendendo impossibile la comunicazione o qualsiasi azione; non poteva fare molto, ma poteva almeno fare in modo che Pan riprendesse a parlare.
Clarissa intanto si diresse verso Brigitta e Tiziana, insieme a loro ora vi erano anche Hel e Gerardo, in lacrime nel vedere la sorella che respirava sempre più debolmente. Una volta da loro si chinò sul corpo della licantropa, notando il sorriso che teneva sul volto nonostante il suo cuore stesse rallentando.
Brigitta guardò implorante Clarissa, cercando delle risposte, un modo per impedire che gli occhi di Tiziana si chiudessero per sempre.
Dal canto suo la licantropa vedeva solo i visi sfocati delle persone attorno a lei e la cosa che più le dispiaceva nella morte era la certezza che essa non avrebbe fatto soffrire maggiormente lei, ma quelle persone a cui così tanto teneva.
Clarissa sfiorò la fronte della ragazza esanime, percorrendo con la punta delle dita tutto il suo corpo, sotto il suo tocco le ferite si chiudevano, il sangue si coagulava e la pelle riprendeva colore, una volta finito era visibilmente affaticata da tutta l’energia che aveva investito per curarla, ma sorrideva.
-Ora deve solo riposare- Si limitò a dire, qualsiasi altra parola sarebbe stata di troppo.
-Grazie- Rispose Brigitta, abbracciando di slancio l’altra valchiria.
-Grazie davvero- Ripetè, mentre Clarissa ricambiava la stretta.
-Grazie a te- Rispose a sua volta, staccandosi da Brigitta.
-Perdonami Brigitta, ti ho mentito, ma temevo che se ti avessi detto tutto non avresti accettato il piano- Iniziò la giovane distogliendo lo sguardo.
-Non importa, in fondo ora Tiziana è guarita grazie a te- Brigitta si strofinò gli occhi, tentando di asciugarsi le lacrime.
Clarissa si morse il labbro, sul suo viso comparve improvvisamente una profonda tristezza.
-Non è su quello che ti ho mentito- La sua voce era malinconica, non lasciò il tempo di chiedere spiegazioni, alzandosi ed allontanandosi.
Si diresse da Camazotz, stava armeggiando con i circuiti di Pan, vedendo quella scena si strinse il cuore alla giovane valchiria, dopotutto la robot si era ridotta in quello stato per lei.
-Può sentire?- Domandò alla regina del mondo.
-Si, ho fatto anche in modo che riuscisse a parlare, fortunatamente i collegamenti con la testa erano i meno danneggiati, così almeno non dovrai parlare contro un muro- Rispose alzandosi la capostipite dei vampiri, per poi tornare verso il gruppetto con cui era arrivata.
-Ciao Pan…- Iniziò Clarissa, sedendosi davanti alla robot e appoggiando la fronte contro la sua la sua voce era malinconica, pensando a quello che stava per dire.
-Clarissa…- Rispose Pan con fatica.
La valchiria prese le mani dell’altra fra le sue, sorridendo tristemente.
-Mi dispiace, vorrei tanto che tutto questo non fosse mai successo- Clarissa guardò in basso, sentendosi in colpa nel vedere l’olio che fuoriusciva dal corpo di Pan.
-Ehi abbiamo salvato il mondo, essere un po’ ammaccati ci sta- Commentò cercando di alleggerire la tensione la robot.
-Mi sa che tu sei giusto un po’ più che ammaccata- La seguì la valchiria, forzando un altro po’ il sorriso sulle sue labbra.
-Quando torneremo a casa dimenticheremo tutta questa storia e- Clarissa interruppe Pan appoggiando delicatamente due dita sulle sue labbra.
-No, io non tornerò con voi, non posso…- Il sorriso scomparve dal volto della valchiria, lasciando confusa la robot.
-Che stai dicendo? Abbiamo sconfitto Loki, il mondo è salvo, perché mai non potresti tornare?- Pan stava diventando sempre più nervosa, non voleva credere a quello che le stava dicendo Clarissa stessa.
-E’ vero, lo abbiamo sconfitto, ma la sua anima è semplicemente finita nel regno di Hel, non è svanita, così come il collegamento che lo unisce a me, finchè sono in vita ci sarà sempre una possibilità che ritorni, mi dispiace Pan ma questo è… questo è… un addio- La voce di Clarissa venne rotta dalle lacrime che, seppur la ragazza avesse tentato in tutti i modi di trattenerle.
-No, no, no, ci dev’essere un modo, una scappatoia che ti permetta di rimanere qui, di restare con noi, con me- Pan era incredula, tutti i suoi circuiti lavoravano nel disperato tentativo di trovare una soluzione, inutilmente.
-L’unico modo per assicurarci che Loki non torni è quello di purificare la mia anima in modo da eliminare qualsiasi connessione con lui, ma l’unico modo per farlo è portarla nel Valhalla, devo morire Pan, è l’unico modo per salvare davvero il mondo- Clarissa cercava inutilmente di asciugarsi le lacrime, ma queste continuavano ad uscire prepotenti senza darle tregua.
-Pensi che voglia morire? Lasciare qui mio padre, la mia famiglia, te? Ho sedici anni cazzo, vorrei vivere, vorrei fare tutte quelle cose che i ragazzi fanno, ballare, uscire, fare qualche cazzata di cui pentirmi, sentirmi viva con un tuffo in piscina… Vorrei un futuro, ma qui non si tratta di me o di te, si tratta di me o del mondo. Se dovessi sopravvivere potrei avere tutto questo, ma tempo pochi anni che Loki tornerebbe e noi non avremmo più nessun modo di fermarlo perché saprebbe già le nostre possibili strategie… io non voglio morire Pan, ma devo farlo- Clarissa si sfogò, liberando tutto quello che provava, la frustrazione nella consapevolezza di non essere la padrona del proprio destino.
-Clarissa…- Pan non sapeva che dire, cosa in fondo avrebbe potuto consolare qualcuno di fronte ad una morte inevitabile?
-Avrei davvero voluto condividere con te i balli, le uscite, le cazzate, i tuffi in piscina, davvero avrei voluto, ma posso anche dirti che quello che abbiamo condiviso anche se troppo poco aleggia nella mia memoria interna come i ricordi più piacevoli che abbia. Sono solo un inutile androide ubriacona, mi chiedo ancora come abbia fatto a piacerti, quando tu a confronto sei così splendente, unica, anche se a volte un po’ troppo testona, ti amo Clarissa e sta certa che Valhalla o no, il mio software salverà tutte queste sensazioni talmente in profondità che nulla potrà eliminarle- Alla fine Pan disse semplicemente tutto quello che le passava per la testa, quella era l’ultima volta che si vedevano, voleva dirle tutto quello che sinceramente pensava, senza farsi problemi, nonostante anche dai suoi occhi di metallo avessero iniziato ad uscire lacrime amare.
-Ti amo anche io, anche se sei un’inutile robot ubriacona, perché sei la mia inutile robot ubriacona, quella che non si arrende anche se sono una stupida ottusa- Clarissa strinse con forza fra le sue braccia l’androide.
-Ora vai a salutare anche gli altri, non penso tuo padre apprezzi molto il mio monopolio su di te in una situazione come questa- Sorrise tra le lacrime Pan.
Clarissa annuì, per poi dirigersi ancora una volta verso il padre.
-Così questo è un addio eh?- Commentò malinconico Gennaro.
-Papà…- Clarissa lasciò la frase in sospeso.
-Salutami la mamma quando la vedi e raccontale di quanto sei stata forte e coraggiosa e reso fiero il tuo papà- La voce di Gennaro tremava, lasciando trasparire la tristezza del momento.
-Ti voglio bene papà- Clarissa si gettò fra le sue braccia, donandogli un altro e più caloroso abbraccio.
Dopo di lui la ragazza si rivolse a Rosalinda.
-Mio padre è davvero un idiota, ma spero che vorrai continuare a badarlo per me-
-Se non avessi voluto farlo non avrei l’anello al dito a quest’ora- Rispose sorridente la donna.
Clarissa abbracciò timidamente Rosalinda, dando sfogo ad un pensiero che non aveva mai avuto il coraggio di esternare.
-Mi sarebbe piaciuto diventare anche tua figlia- Disse affondando il volto nella spalla della donna.
-Oh tesoro, ma lo sei già- Rispose con gli occhi lucidi Rosalinda.
Dopo qualche attimo circondata da quel calore che non aveva mai conosciuto, seppur lo desiderasse, Clarissa si stacco, allontanandosi nella direzione di Brigitta.
-Le valchirie sono coloro che trasportano le anime dei guerrieri nel Valhalla, Brigitta vorei fossi tu a portare la mia-
Brigitta annuì in silenzio, alzandosi insieme a Tiziana.
-Però io non so dove sia il Valhalla, né come arrivarci- Rispose, sconsolata per non poter esaudire quell’ultimo desiderio di Clarissa.
-Io lo so- S’intromise Tiziana.
-Posso portarti io nella mia forma da lupo- Propose a Brigitta.
-A te sta bene?- Domandò poi Brigitta a Clarissa.
-Certo- Rispose la giovane valchiria prendendo in mano Excalibur.
Avvicinò la lama al collo, ma prima di fare l’estremo gesto si concesse di correre velocemente da Pan e baciarla un’ultima volta, senza parlare, senza che troppe parole facessero scoppiare in lacrime entrambe.
Così Clarissa afferrò saldamente la spada e si tagliò la cola con decisione, mentre il suo ultimo sorriso piegava le sue labbra.
In quel momento le lacrime trattenute uscirono come fiumi, mentre un coro di singhiozzi riempiva la stanza.
L’anima di Clarissa si separò dal corpo morto e, dopo aver salutato con un gesto della mano tutti i presenti, salì in groppa a Tiziana insieme a Brigitta, un portale luminoso si aprì davanti a loro, vi saltarono dentro iniziando il loro viaggio verso il Valhalla.
Proprio nel momento della chiusura del portale a Bruno venne l’illuminazione e corse verso Pan.
-Pan tu sei un robot vero?!- Esclamò deciso.
-Wow Bruno, che scoperta eccezionale- Ribattè la robot incredula.
-Quindi tecnicamente non hai un’anima-Continuò il ragazzo.
-Ehi! Dovrei sentirmi offesa? Comunque no, non ce l’ho, i miei sensori non hanno mai misurato nulla di simile- Ripose lei sempre più confusa ed offesa.
-Quindi non sei considerabile né viva né morta… questa è la chiave, dovresti essere in grado di entrare nel Valhalla senza problemi a differenza sai, dei vivi- Spiegò la sua idea il ragazzo, entusiasta.
-Ti sputerei in un occhio se solo non mi avessi detto che posso andare a trovare la mia ragazza- Commentò ridendo Pan.
-Almeno qualcuno sarà con lei…- Disse Gennaro, non avrebbe mai più rivisto sua figlia, ma almeno non l’avrebbe lasciata sola.
Questo portò un po’ più di allegria a tutti, seppur solo Pan avrebbe avuto il privilegio di poter andare a vedere Clarissa.
 
Brigitta era arrivata alle porte del Valhalla, Clarissa sedeva dietro di lei e Tiziana si era ritrasformata in umana.
L’entrata era imponente, tanto che si faceva fatica a vedere la fine, le pore erano decorate finemente in oro ed argento, mentre una luce circondava tutto quel regno, senza però essere accecante.
Le porte si aprirono, dietro di esse vi era una donna, alta, lunghi capelli biondi ed occhi azzurri, portava sulla testa un elmetto alato ed era vestita in armatura leggera, somigliava incredibilmente a Clarissa.
-Sono così triste di vederti qui, nonostante sognassi d’incontrarti tutte le notti- Il tono della donna era malinconico, mentre guardava il gruppetto.
Clarissa si avvicinò di qualche passo, incredula.
-Mamma?- Domandò con le lacrime agli occhi.
La donna si limitò ad annuire, segno che portò la ragazza a buttarsi fra le braccia della madre.
-Anche io mamma, anche io ti sognavo sempre- Clarissa strinse forte quella donna sconosciuta, eppure tanto familiare.
-Papà ti saluta- Disse appena si calmò abbastanza.
-Lo so, come so che finalmente ha trovato qualcuno che lo renda felice anche senza di me- Sorrise, accarezzando dolcemente la testa della figlia.
Clarissa infine si rivolse verso Brigitta, volendo dare anche a lei un ultimo saluto.
-Scusami se sono stata davvero insopportabile e grazie, per aver cercato di salvarmi nonostante tutto, sei un’ottima cugina- Fece un piccolo inchino, scusandosi sinceramente.
-Mi sa che tra le due non sono io quella da ringraziare, ti voglio bene Clarissa- Sorrise un po’ malinconica Brigitta, salutandola.
Le porte del Valhalla si richiusero, lasciando Brigitta e Tiziana fuori.
Tiziana prese la mano della compagna, tutta quella storia ora era finita e potevano essere solo loro, niente Loki, niente odio che tentava di prendere il controllo.
Erano solo loro per una volta e finalmente avrebbero potuto iniziare a vivere.
 
 

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