Di Yato, Samurai e Mercanti in Astronavi.

di izzie_sadaharu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shitty Situation ***
Capitolo 2: *** Mess ***
Capitolo 3: *** Fuck this shit, I'm going to dance. ***
Capitolo 4: *** All the things this damn captain does ***
Capitolo 5: *** Drug sucks ***
Capitolo 6: *** Paradise's blood ***
Capitolo 7: *** Mortal Dance ***
Capitolo 8: *** Beware of Girls who smile all the time ***
Capitolo 9: *** Guilty? Worried? Don't make me laugh. ***
Capitolo 10: *** Never look down on someone just because you think you know them ***
Capitolo 11: *** When you don't know what to do, think like a jerk ***
Capitolo 12: *** You little bitch, let go of me ***
Capitolo 13: *** Thanks for saving my ass ***
Capitolo 14: *** [ANNUNCIO] ***



Capitolo 1
*** Shitty Situation ***


24th December

 

«Non c'è più spazio in questo contenitore: credo che dovremmo prenderne un altro.» IL ragazzino stava infilando dei pacchi in un piccolo box colorato, seduto a gambe incrociate sul divano celeste. A quelle parole, l'uomo di fronte a lui smise di ritagliare il bigliettino e gettò un'occhiata al contenuto della scatola: «Parte solo per un mese, non credo che avrà molti bagagli...si tratta semplicemente di fare una selezione di ciò che le serve veramente e di ciò che, al contrario, è solo uno sfizio.» Con sguardo clinico esaminò i pacchi di fotografie stipati in un angolo del contenitore. «Per esempio, penso proprio che dovrà rinunciare a quelle.»
Il ragazzino sorrise e si aggiustò meglio gli occhiali sul naso. «Dubito che se ne separerà tanto facilmente.»
L'altro non rispose, e riprese a seguire la linea tratteggiata sul foglietto per ricavarne un bigliettino accettabile.
Quella di passare la parte restante dell'inverno nel loro pianeta d'origine era stata un'idea del pelato, dapprima scartata con decisione dalla figlia. Con il tempo, però, si era accorta di quanto le avrebbe fatto piacere di tornare – per poco, sia chiaro, aveva aggiunto – nella terra natia.
«Certo sarà più silenzioso in casa, senza quel ciclone in giro.» Chiudendo la scatola con un gesto deciso, alzò lo sguardo a incontrare quello del riccio in piedi vicino a lui, che sembrava alquanto in difficoltà. Il bigliettino doveva essere a forma di fiore, ma assomigliava più a una figura di Kandinsky.
«Sicuro! Forse finalmente riusciremo ad avere un po' di pace. Non sai da quant'è che aspetto questo momento: poter dormire senza essere svegliato da quel fiume in piena di domande e insulti... che gioia! Se solo si portasse via anche quel cane! »
«Già...hai proprio ragione!»

 

In quel momento la ragazzina stava facendo il giro di Edo per gli ultimi saluti: accompagnata dal fedele cagnolone bianco, era corsa a salutare tutti i suoi amici e, perchè no, anche quelli che apparentemente non sopportava, come i 'ladri di tasse' e il 'madao'.
«Signorina, alla fine hai deciso di partire?» Uno di quei ladri di tasse, accendendosi una sigaretta, accennò un sorriso. «Ti auguro buon viaggio!»
L'altro, quello con i capelli rossicci, optò invece per una pacca sulla testa, subito interecettata da una parata tanto perfetta quanto dolorosa (per l'uomo, si intende) della ragazzina. «Scimmione, tieni giù le mani!»
Il ragazzo che era rimasto in silenzio per tutto il tempo dei saluti si fece avanti e con uno sguardo tendente al sadismo esclamò: «Finalmente siamo liberati da questa presenza scomoda e fastidiosa... Era ora, cinesina, ormai avevo smesso di sperarci!»
Lei sorrise strafottente e ribattè: «Ammettilo che ti mancherò!»
«Quanto una pustola sulla pianta del piede.»
«Continua pure a negarlo, tanto non cambierai i fatti! Dopo è inutile che tu vada a piagnucolare dagli altri, sarò già sul pianeta degli Yato!»
«Piagnucolerò quando verrò a sapere del tuo ritorno, invece!»

 

17th March

 

«Pattsuan, non ci crederai mai! È arrivata una lettera di quella ragazzina... è datata sette gennaio! I sistemi postali fanno proprio schifo, forse dovrei parlarne con Zura...»
Il ragazzino si precipitò accanto all'uomo. «Sul serio è arrivata una lettera da parte di Kagura-chan? Che cosa dice?»

 

Cari Permanentato e Quattrocchi,

io e papi siamo sul pianeta yato da meno di un mese e già mi sono stancata.. qui tutti sono gentili con me, forse perchè sanno che sono la sorella di quell'idiota, ma non mi trovo a mio agio: mi sento come se fosse un posto troppo stretto, decisamente ho fatto bene anni fa a venirne via. Non so quanto ancora rimarrò via dalla Terra, perchè, nonostante i piani fossero di rimanere qui per un mese, tuttavia credo che farò qualche viaggio con papi prima di tornare a Edo.

Fate un saluto a tutti da parte mia e soprattutto date una carezza a Sadaharu, che sono sicura sentirà molto la mia mancanza... del resto, chi non la sentirebbe? °(>.< )°

Penso che nel giro di un mesetto ci rivedremo, comunque.
A presto!
-Gura

 

«Evidentemente ha calcolato male i tempi... alla faccia del 'mesetto'!» Gintoki si sedette sul divano e Shinpachi lo seguì, borbottando: «Che strano che non sia ancora tornata...spero solo che non sia successo nulla di male!»
«In fondo sa cavarsela, e per giunta è con quel pericoloso di suo padre, che mandrebbe all'altro mondo chiunque tocchi un capello a sua figlia.. credo proprio che sia in buone mani!» Il samurai si infilò con decisione un dito nel naso.
«Immagino che tu abbia ragione, Gin-san.»

 

 

23rd March

 

«Papi?»
«Sta' zitta, o giuro che ti stendo con un pugno.»
«Tu osa provarci, Kamui, e io giuro che ti spacco la faccia.»
«Ho detto zitta! Devo ascoltare.»
Si trovavano rinchiusi in quella che pareva una grossa scatola di ferro, ed erano pressati come merce venduta sottobanco da trafficanti malavitosi. Bhè, in effetti, di quello si trattava.

«Dove li hai messi, Petro?»
«Là, in quella gabbia per mastini. Si odiano, a quanto ho sentito dire, quindi forse si faranno fuori da soli e noi avremo qualche bega in meno!»
«Meglio che non accada, Petro! Hai idea di quello che ci farebbero gli Anziani se quel demonio morisse? »


«Kamui! Brutto pezzo di merda, è tutta colpa tua se adesso siamo in questo casino!»
«Vuoi starti zitta? Non sento!»
«Sì, ma quei tuoi capelli del cazzo mi si stanno infilando nelle orecchie, mi fanno il solletico!»
Il ragazzo non replicò, e si appiattì ancora di più contro le pareti della scatola per origliare meglio. Se avesse capito l'identità dei rapitori, la vendetta sarebbe stata più dolce e più veloce.

 

«Giacomo, vieni qui! Sento rumoreggiare nella gabbia!»
«È ovvio, ci sono due yato rinchiusi! È normale che rumoreggino, non ti pare? Adesso taci, sto cercando di manovrare la nave!»

 

«Petro? Petro... Petro... non lo conosco!» Kagura mugugnò, la bocca semi coperta dal gomito di Kamui.
«Io sì, e tanto ti basti. L'unico che non conosco è Giacomo.»
«Harusame come te?»
«Non sono più un Harusame, cretina. » Sibilò l'altro. «Avrei fatto meglio ad andare sulla nave di Shinsuke, almeno non mi avrebbero catturato qui insieme a una piagnona come te!»
«Piagnona lo dici a qualcun altro, razza di deficiente!»
Continuarono a battibeccare per svariati minuti, finchè non sentirono una voce sussurrare vicino alla scatola. «Siete schiavi?»
I due fratelli si azzittirono all'istante.
«Siete schiavi?» Ripetè la voce. Sembrava quella di una donna.
«Ehm...»
«State fermi, immobili. Distrarremo quei due pecoroni là e vi tireremo fuori da qui.»
Kagura lanciò un'occhiata in tralice a Kamui, nel buio, cercando di indovinare dove si trovasse la faccia del fratello in quel groviglio di gambe e braccia.
«Hai un'ammiratrice segreta?»
«Non credo proprio. Hai un'amica super forzuta?»
«Un paio, ma dubito che siano loro...»
La voce riprese: «Kagura? Sei tu, lì dentro, Kagura?»
La ragazzina ammutolì. Sentiva su di sé lo sguardo indagatore del fratello, e si costrinse a parlare: «Tu chi sei?»
«Sono Mutsu, Kagura!»
Kamui represse un'esclamazione di sorpresa. Aveva sentito parlare di Mutsu, la Yato che seguiva, fidandosi ciecamente, un samurai nello spazio. Idiota.
«Kagura, sta' ferma. Cerco di tirarvi fuori di lì. Chi c'è con te?»
«Quel deficiente di mio fratello.»
«Bene. Sarà necessaria la forza di due Yato in più per mandare a termine la cosa. Sentite, dovete stare immobili, e io...» I due fratelli sentirono che la donna tratteneva il fiato, e poi uno scalpiccio leggero. Mutsu si era allontanata.
Kagura sbuffò: «Perfetto. Che situazione merdosa.»

 

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

 

Bonsoir! Era un po' che non scrivevo nel fandom Gintama, e di nuovo ho optato per una long fic...questa volta a capitoli!

Sarò sincera, ancora non ho bene in testa come andrà avanti la ff; o meglio, più o meno ho un'idea di ciò che voglio ci sia nella storia (combattimenti, litigi, riappacificazioni, alieni, leggerissimi-ripeto, leggerissimi – accenni di coppie, ecc ecc) e quindi potrebbe rivelarsi lunghissima quanto corta. In più ho paura di fare errori di incongruenza, quindi sono ben accette recensioni ^.^

Bene bene, ci sentiamo al prossimo capitolo-che non ho idea di quando sarà pubblicato, spero il prima possibile!
Alla prossima ;)

-Is

 

 

 

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Capitolo 2
*** Mess ***


23rd March

 

Al quartier generale della Shinsengumi c'era un gran trambusto: poliziotti andavano e venivano per i corridoi, dandosi voce l'uno con l'altro e scambiandosi occhiate preoccupate.
Nella stanza delle riunioni sedevano composti i tre uomini più influenti del corpo speciale di polizia: il comandante, il vicecomandante e il capitano della prima squadra.
«Toshi, Sougo. La situazione si è aggravata. Pare che i pirati dello spazio Harusame stiano prendendo di mira delle navi mercantili di Edo. Di conseguenza i gruppi terroristici più violenti, come quello di Yida e Saemon Todawa, hanno iniziato un contrattacco che non ha possibilità di vittoria. Dobbiamo fermarli e convincerli ad un approccio più burocratico, o tutti i patti che Tottsan ha stipulato con il Tendoshuu saranno vani.»
Hijikata si accese una sigaretta ed inspirò una lunga boccata, riflettendo in silenzio.
Kondo continuò: «Per fare ciò, abbiamo bisogno della cooperazione dei gruppi terroristici più moderati, e in particolar modo di Katsura.»
Sougo sbuffò infastidito. «Non otterremo mai il suo supporto, e io non ho intenzione i scendere a patti con i Jouishishi.»
Il vicecomandante rimase in silenzio per qualche secondo, poi soffiò il fumo lentamente e obiettò: «Un modo per ottenere l'appoggio di Katsura ci sarebbe... e cioè chiedere l'aiuto del Tuttofare. Quei due sembrano essere in buoni rapporti, forse se convinciamo Sakata avremo anche il sostegno di Katsura!»
Kondo annuì piano. «Hai ragione. Sougo, ti dispiace andare dai Tuttofare, dopo? Credo che tu sia quello che ascoltano più volentieri.»
Il ragazzo annuì, alzandosi in piedi. «Vado subito, se questa riunione si può considerare conclusa.»
Il comandante assentì, poi lo bloccò quando già Sougo era sulla porta: «Aspetta! Forse lo convincerai meglio se gli dirai anche quest'altra cosa...»

 

 

Kagura non ne poteva più di stare stipata in quella gabbia con suo fratello. Aspettava a un momento all'altro che tornasse Mutsu a tirarli fuori di lì ma, dopo la breve conversazione di qualche ora prima, la Yato non si era più fatta viva.
Aveva un principio di mal di testa, dovuto alla carenza di ossigeno e aria fresca, e aveva un bisogno impellente di mangiare. «Kamui, ho fame.»
Il fratello rimase impassibile, sebbene fosse alquanto stupito di quel suo raro atteggiamento da “tipica sorella minore”. Ciò nonostante, non diede a vedere la sorpresa e si limitò a stringersi nelle spalle -cosa resa molto difficile dallo spazio limitato in cui si trovava. «Anche io, ma non possiamo farci niente.»
«Ma perchè non usciamo direttamente da qui? Vai tanto vantandoti della tua forza, e poi non riesci ad aprirti un varco da una semplice gabbietta per uccelli?»
«Guarda che la cosa vale anche per te. E comunque questa gabbia è stata progettata apposta per degli Yato, e cioè è stata costruita con un metallo molto resistente, prodotto in un solo pianeta in tutta la galassia.»
La ragazzina sbuffò contrariata. «Che palle. Papi ti ucciderà quando verrà a sapere dell'accaduto!»
Kamui sbottò irritato: «Guarda che non è colpa mia, decerebrata di una sorella.»
Kagura gli avrebbe volentieri rifilato un pugno sul mento, se non fossero stati stipati in un posto tanto angusto e stretto.
Sbuffò di nuovo, questa volta con più irritazione. Non solo era in una situazione merdosa. Era in una situazione merdosa con una merda di fratello.

 

 

«Sembra che ce ne siamo liberati una volta per tutte.»
«Aspetta a cantar vittoria. Quel Kamui non è una preda tanto facile, non possiamo adagiarci sugli allori, ma dobbiamo agire velocemente e con accortezza.»
«Anche perchè questa mossa degli Harusame porterà conseguenze importanti anche per quanto riguarda i Jouishishi sulla Terra, e immagino che neanche Takasugi rimanga in silenzio.»
«Questa situazione può essere volta a nostro favore facilmente: basterà aizzare i Joui contro Takasugi.»
«Non è affatto semplice. Katsura è a capo di una fazione moderata: se lui cercherà di operare da un punto di vista burocratico, in tanti seguiranno il suo esempio.»
«Anche un cane docile può diventare aggressivo, con il giusto bastone.»
«Capisco. Credo che sia giunto il momento di richiamarlo, voi non pensate?»
«Concordo in pieno.»
«Anche io sono d'accordo. È stato fermo fin troppo a lungo.»

 

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

Buon pomeriggio! So che questo capitolo è molto striminzito, ma perdonatemi! Il prossimo dovrebbe arrivare presto, perchè le idee per questa storia mi stanno fioccando molto velocemente (grazie al cielo!)
Sooo, che dire? Niente, spero solo che questa ff possa interessarvi ^^
Ah sì, una cosa da dire ce l'ho: in questa fanfiction non ho intenzione di mettere il glossario, perchè per lo più chi legge/guarda Gintama padroneggia alcune parole ricorrenti (per esempio tottsan) e quindi è una perdita di tempo che annoia sia me che voi. Nel caso però che non sappiate delle parole non esitate a chiedermele! E soprattutto, se preferite che alla fine di ogni capitolo ci sia l'elenco dei termini stranieri usati, chiedete pure!
Ah, e poi (meno male che non avevo niente da dire -.-) ho deciso che se posso, se riesco, metterò tutti i titoli dei capitoli un po' così... scurrili in inglese, per riprendere il linguaggio tipico di Gintama xD So che sembra un'idea pazza, ma che ci volete fare, sono fatta così!

Bene, con questo ho detto veramente tutto!
Alla prossima :)
-Is

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Capitolo 3
*** Fuck this shit, I'm going to dance. ***


23rd March

 

Il primo pensiero che attraversò la testa di Umibouzu quando si svegliò fu 'Kagura', sebbene non ricordasse niente delle ultime ore.
Il secondo pensiero fu invece un semplice urlo silenzioso di rabbia ferina, che inutilmente tentò di far uscire con la voce. Ben presto infatti si rese conto che non riusciva a muovere un singolo muscolo, eccezion fatta per quelli facciali e, grazie al cielo, gli organi vitali.
Ragionando fra sé e sé arrivò alla conclusione che era stato drogato. Aveva sentito parlare di quel nuovo tipo di sedativo particolarmente forte commercializzato dagli Harusame: se ben ricordava si chiamava 'Blue Death', e gli sovvenne la sua faccia scettica quando un Amanto gliene aveva parlato. Non funzionerebbe mai su uno Yato adulto come me, aveva pensato.
Bhè, si era dovuto ricredere: cavoli, se stava funzionando! Non aveva idea del tempo che aveva trascorso privo di sensi, ma una cosa era sicura: non sarebbe stato in grado di muoversi per un bel po' di tempo.
In un impeto rabbioso tentò di tirarsi su a sedere, ma con grande disappunto appurò di non esserne in grado, e questo non fece che aumentare l'irritazione; tuttavia decise di optare per un approccio più calmo e razionale, e lasciò che i ricordi affluissero alla sua mente.

 

 

22nd March

 

Kagura stava camminando lentamente con il padre per quella landa desolata, alla ricerca della sola persona che interessava loro trovare.
«Quell'idiota di mio fratello va a cacciarsi nei guai, e naturalmente tocca sempre a me tirarlo fuori! Papi, giuro che appena lo vedo lo ammazzo di botte.»
Umibouzu sorrise fra sé e sé, conscio del fatto che sì, l'avrebbe picchiato e sì, sarebbe stata contenta da morire di rivederlo.
Non tirava un filo di vento, e l'atmosfera era surreale e pesante. Passo dopo passo, padre e figlia avanzavano nel nulla più totale, lasciando che la nebbia li avviluppasse completamente.
«Papi, sono ore che camminiamo. Io dico che non è qui.»
«Ma le informazioni che ho ricevuto sostengono forte e chiaro che dopo l'esplosione è precipitato su questo pianeta nano! Da qualche parte dovrà esserci.»
«Scommetto che Gin-chan e Shinpachi si staranno rodendo nella nostalgia del mio ritorno.»
«Sopravviveranno...»
Il dialogo continuò per diversi minuti, sfumando poco a poco in un botta e risposta a monosillabi, perpetuato con il solo scopo di fendere la monotonia del paesaggio.
Per fortuna pian piano la nebbia si diradò, e al suo posto si materializzò una piana di deserto secco, che al minimo passo sollevava una nube di polvere. Il cielo, rossastro e soffocante, era costellato di puntini in movimento, che Umibouzu indentificò come piccole meteore sospese nella pesante atmosfera.
La sua attenzione fu presto catturata da una figura avvolta in bende che avanzava nella loro direzione, circondata da una piccola nube di polvere. Sentì Kagura trattenere il respiro, e con costernazione si rese che anche a lui il cuore aveva cominciato a battere più furiosamente.
«Nii-chan...?» La voce flebile della figlia gli giunse alle orecchie ovattata e attutita dal frastuono che il battito del suo cuore provocava.
Man mano che si avvicinava, si potevano riconoscere i lineamenti dolci del ragazzo, gli occhi azzurri che nascondevano dietro a una coltre di indifferenza i suoi pensieri reali, e la lunga treccia rossa, che giaceva immobile e pesante lungo la schiena.
«Kamui.» Umibouzu si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Se non altro l'avevano trovato.
La soddisfazione durò poco, però. Non fecero in tempo a rivolgersi nessuna parola, dal momento che una ventina di uomini incapucciati erano sbucati fuori da una coltre di polvere, saltando elegantemente alle spalle di Kamui.
Non ebbe modo di reagire: avvertì un dolore acuto alla spalla, e sentì che anche Kagura gemeva, con un lamento carico di rabbia, molto simile a quello di un leone ferito. 
Mentre si accasciava e la droga entrava in circolo nel sangue, vide chiaramente Kamui a terra, con gli uomini incapucciati sopra di lui che lo legavano con delle corde e gli iniettavano intere siringhe di un liquido rossastro.
Poi, quello spettacolo lasciò il posto al buio più totale.

 

 

 

23rd March

 

Gintoki era steso pigramente sul divano, con Jump appoggiato sulle tempie a mo' di mascherina per la notte. Non aveva sonno, ma nemmeno aveva intenzione di mettersi a lavorare, quindi tanto valeva starsene tranquilli aspettando che le ore passassero da sole.
Shinpachi era in cucina, che tentava di preparare la cena con i pochi ingredienti rimasti nel frigorifero e nella dispensa.
Quando il campanello trillò fastidioso, i due Tuttofare si strinsero nelle spalle irritati.
«Gin-san, va' tu ad aprire la porta per una volta.»
«Ma non vedi che sto dormendo, Occhialetto? Smettila di fare il pigro e va' alla porta.»
«IO SAREI IL PIGRO?» Shinpachi sbuffò, per poi dirigersi rassegnato nell'ingresso. Quando aprì la porta, borbottando un “Agenzia Tuttofare, possiamo fare qualcosa per lei?” a mala pena udibile, si trovò davanti il capitano della prima squadra della Shinsengumi.
«Ah, Okita-san. Possiamo aiutarti?»
Sougo annuì: «Posso entrare, Shinpachi-kun? Dovrei parlarvi di una questione un po' delicata.»

 

 

 

Sakamoto conosceva il significato della parola 'pericolo'. E anche quello della ben più prosaica ed efficace espressione 'essere nella merda'.
Pensò che si applicasse benissimo alla sua situazione, mentre guardava gli Harusame che lo circondavano con le armi spianate, osservandolo con malcelato interesse e sospetto.
«Ehm... piacere. Mi chiamo Tatsuma Sakamoto.» Tentò, con un sorrisetto circospetto. Nessuno dei presenti ricambiò il saluto, né accennò alcun sorriso.
«No, eh?» L'uomo si aggiustò gli occhiali da sole con un gesto meccanico. Che le danze abbiano inizio, pensò.

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE*

Salve gente!
Durante questi primi giorni delle vacanze di Pasqua sono riuscita a ideare questo capitolo che spero possa piacere, nonostante come il precendete sia molto stringato.

Mi rendo comto che questa storia si stia delineando lentamente, ma se andassi più velocemente probabilmente rimarrei incastrata nei vari fili che sto tendendo, quindi non posso fare altrimenti!
Per quanto riguarda la trama del capitolo, non ho niente da dire... ci sentiamo al prossimo!
Ringrazio tutti quelli che leggono, recensiscono e/o aggiungono a categorie varie questa storia, e faccio tanti auguri di buona Pasqua a tutti!
Al prima possibile ;)
-Is

 

 

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Capitolo 4
*** All the things this damn captain does ***


23rd March

 

«Non capisco dove vuoi andare a parare.»
Gintoki aveva perso la sua solita espressione priva di emozioni tipica di un pesce lesso, e aveva assunto un atteggiamento che dimostrava un interesse maggiore, cosa di cui Okita fu particolarmente grato. Non sarebbe stato facile, altrimenti, convincere la pigrizia fatta samurai a collaborare.
«È semplice. La Shinsengumi ha bisogno di te come intermediario tra noi e i rivoluzionari.»
«Non se ne parla nemmeno. Non ho intenzione di immischiarmi nei vostri affari da rapinatori fiscali, né in quelli di certi sanguinari da quattro soldi.»
Sougo sorrise sornione. «Eppure mi risulta che anche tu fossi un tempo uno idi quei 'sanguinari da quattro soldi', come li chiami tu.»
Il tuttofare aguzzò lo sguardo, leggermente irritato. Si alzò dalla sedia accanto alla scrivania sulla quale era stravaccato e si avvicinò alla finestra, guardando il paesaggio esterno con aria distratta.
«Gin-san, piantala. Sai che non abbiamo le tapparelle.» Shinpachi si intromise, dopo aver allungato a Okita una tazza di tè, che aveva preparato mentre gli altri due parlavano a voce alta in modo che anche lui potesse sentire.
Gintoki lo ignorò e tornò a voltarsi per guardare in faccia il giovane poliziotto, che gli restituì uno sguardo sicuro e tranquillo. «Non ti chiediamo di fare chissà cosa, danna. Dovresti solo dire due paroline a Katsura. Abbiamo sempre saputo che siete in buoni rapporti, ciò nonostante non abbiamo mai alzato un dito contro di te: ti sei mai chiesto il motivo?» Si interruppe per sorridere con finta e studiata colpevolezza. «Sapevamo che prima o poi ci sarebbe tornata utile questa vostra storica amicizia. Andiamo, non siamo stupidi. Da quando è venuto fuori che tu eri lo Shiroyasha abbiamo fatto due più due. Non è stato difficile ricostruire il puzzle del vostro rapporto amichevole, ma come ti ho detto non ti abbiamo messo alle sbarre.»
«Ci avete provato, però» Ribattè Gintoki, ricordando di come solo l'intercessione di Tetsunosuke gli avesse risparmiato la galera.
«Certamente, ma era solo un' azione burocratica. Se avessimo veramente voluto che fossi imprigionato, adesso saresti dietro ad un'elegante porta a rete metallica. Cioè, in galera.»
«L'avevo capito, Souichiro-kun.»
«Mi chiamo Sougo. E comunque quello che voglio dire è che qualcosa ce lo devi. In fondo, che fatica ti costerebbe? Dovresti solo mettere la pulce nell'orecchio a Katsura. Già lui è moderato nell'attacco agli Amanto, se riuscisse a convincere anche gli altri Jouishishi a smettere di trovare rogne con gli Harusame, il gioco sarebbe fatto.»
«Scordatelo.»
Shinpachi sussultò, quando riconobbe nel solito tono annoiato una sfumatura di rabbia. Il suo sguardo saettava dall'ufficiale a Gintoki, avanti e indietro, ansioso. «Gin-san...»
Il Tuttofare riacquistò la calma in un sospiro, poi si rivolse al ragazzino: «Patsuan, credo che il cane della tua amica abbia voglia di fare una passeggiata. Andiamo? Scusaci, Souichiro-kun, ma dobbiamo proprio uscire ora.»
Il poliziotto sospirò, poi accennò un sorriso. «A proposito di quella ragazzina aliena, non vi pare che stia facendo troppo tardi? Voglio dire, pensavo stesse via un mese, o giù di lì.» Lasciò che le labbra gli si stirassero in un sorriso furbo.
I due Tuttofare si irrigidirono. «Cosa intendi dire? Che è successo a Kagura?»
Sougo si strinse nelle spalle. «Non sappiamo più di tanto, solo che si trova su una nave di Harusame. Non è sola, con lei pare ci sia anche un ex capitano di una squadra di pirati.»
«Suo fratello! Merda... sapevo che c'era qualcosa che non andava...» Gintoki strinse i pugni, cercando di mettere ordine nei propri pensieri il più velocemente possibile. Nel frattempo Shinpachi si era avvicinato a Okita, concitato, e gli aveva afferrato vigorosamente il bavero delle divisa scura: «Kagura-chan è stata rapita dagli Harusame?! Perchè non ce l'avete detto prima?!»
Da parte sua, Sougo si liberò tranquillamente della presa e si rivolse a Gintoki: «Danna, se quella ragazzina si trovasse immischiata in una lotta tra Jouishishi e Harusame, non credo che ne uscirebbe indenne, per quanto abbia la forza erculea che tutti conosciamo. Sai cosa intendo.»
Il samurai rimase in silenzio, riflettendo tra sé e sé.
Non aveva molta scelta.

 

 

 

Abuto osservò l'ammasso di ferraglia che un tempo costituiva la nave più temuta dell'universo, seconda forse solo a quella del Tendoshuu.
Un tempo? Sorrise amaro. Solo il giorno prima era ancora perfettamente funzionante, ma qualcuno aveva avuto la brillante idea di farla precipitare. Il suo giovane capitano, praticamente incolume dopo l'esplosione, era andato a esplorare quel piccolo pianeta per vedere se riusciva a trovare qualcosa che li aiutasse a venire fuori da quella situazione, ma a distanza di un giorno ancora non era tornato.
Il resto di quella che un tempo era la settima divisione stava tentando di riparare i pezzi essenziali della nave, come il telefono e i comandi principali, mentre Abuto aveva passato la giornata a setacciare tutto il deserto per trovare “quel deficiente di un capitano”. Era tornato che era quasi sera, irritabile e stufo di tutti quei casini in cui Kamui li trascinava.
«Vice-capitano! L'abbiamo riparato!» uno degli Yato gli si avvicinò, mentre egli si sedeva su una roccia. «Siamo riusciti a mettere a posto il telefono, ora potremo chiamare qualcuno che ci venga a prendere.»
Abuto annuì, prendendogli dalle mani il piccolo oggetto nero.
«Non l'hai trovato, vero..?» Gli chiese un pelato dalla voce roca e graffiante.
«No. Probabilmente ha incontrato una specie che respira e ha deciso che valeva la pena di combatterci un po'.» Compose dei numeri velocemente, poi attese, lasciando che il vivavoce facesse risuonare il segnale acustico per tutto lo spiazzo. Nel frattempo gli Yato si erano avvicinati e avevano formato un cerchio attorno a lui.

«....Sì?»
La voce profonda percorse tutta la terra desolata, e i presenti trasalirono quando riconobbero l'interlocutore dall'altra parte della cornetta. Tutti tranne Abuto, comunque, che con aria annoiata rispose: «Mi dispiace interrompere qualcosa che di sicuro era molto più importante e interessante, ma avremmo bisogno di un passaggio.»
«Ho capito. Avviso subito Shinsuke, degozarou.»

 

 

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

Ci ho messo un'era ad aggiornare, mi dispiace!! :'(
Il fatto è che ho avuto un periodo particolarmente difficile e impegnato, e proprio non ho trovato la forza di scrivere....finalmente eccomi qui, ce l'ho fatta ad aggiornare!
Che dire, pian piano introdurrò tutte le pedine che mi servono per completare il puzzle di questa ff, e poi si arriverà al nodo della questione... Spero di non perdermi nei meandri della mia mente contorta!
Per il resto, non credo di avere altro da aggiungere a questa postfazione...cercherò di aggiornare più velocemente la prossima volta!
Au revoir, grazie a tutti quelli che leggono/recensiscono/seguono ecc ecc!
Is -

 

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Capitolo 5
*** Drug sucks ***


Si guardò intorno concentrato, calcolando mentalmente la distanza che intercorreva tra lui e l'Amanto più vicino. Era a meno di un metro da lui, e in un passo gli si avventò contro ringhiando furiosamente, brandendo una grossa e pesante sciabola.
Sakamoto si piegò abilmente, e il colpo riservato a lui si conficcò invece nello stomaco del pirata alle sue spalle, che stramazzò al suolo.
In un attimo di silenzio gli Harusame si bloccarono, guardando impietriti il cadavere del compagno. L'Amanto che lo aveva colpito si girò furente per fronteggiare nuovamente Sakamoto, il quale però aveva tutt'altre intenzioni: appoggiandosi alla spalla di un pirata saltò in aria e atterrò addosso a un malcapitato alieno dalle sembianze di un grosso suino.
«Ops, scusate tanto!» Con un sorrisetto imbarazzato si scostò dal petto dell'essere, ma con finta sbadataggine gli posò un piede sul viso, soffocandolo.
Di nuovo gli Amanto tornarono ad accerchiarlo, silenziosi.
«Ora, dovete sapere che avrei volentieri evitato la morte del vostro compagno. Infatti, sono qui pacificamente!» Un lampo di furbizia guizzò nei suoi occhi viola, celato dagli occhiali scuri. «Beh, la frittata è fatta!» Premette ancora di più con il piede sul volto del pirata, che mugolò sofferente. Sakamoto fece finta di non averlo sentito. «Quindi, direi che sarebbe meglio per tutti se conversassimo amabilmente senza spargere più sangue, no?»
«Brutto pezzo di merda, chiudi quella fogna!» Una voce roca si levò dalla folla, e un grosso essere che assomigliava ad una bestia nata dall'incrocio di un cinghiale con una gallina avanzò urlando, stringendo in pugno un'enorme pistola.
Lo sparo risuonò in tutta la sala.
Quando il pirata cadde a terra a faccia in avanti, con il volto cinereo che sembrava quasi stupito dell'accaduto, nessuno osò fiatare.
«Ci siamo convinti dell'utilità del linguaggio?»
Nessuno rispose.
Sakamoto sorrise e si allontanò dal suino che stava ancora schiacciando, il cui sospiro di sollievo fu udibile ai pochi Amanto nelle vicinanze più strette.
«Perchè vedete, è evidente che ci sia un enorme abisso tra me e voi per quanto riguarda le capacità nell'uso di armi, per non parlare poi di astuzia. Oh, non abbiatene a male, signori, ma sto semplicemente costatando un dato di fatto! Ora, se mi poteste portare dal vostro capitano, avrei un paio di proposte da fargli...»

 

 

 

Si alzò lentamente, stringendo i denti all'ondata di dolore acuto che per un attimo gli immobilizzò un braccio. Si guardò intorno: era in un' ampia stanza, male illuminata; il pavimento in piastrelle era polveroso, e l'unico pezzo di arredo presente era una sedia in paglia lasciata alla mercè di tarme e insetti in un angolo della stanza.
Umibouzu sospirò pesantemente. Quella dannatissima Blue Death gli stava rendendo ogni gesto all'apparenza semplicissimo una vera tortura. Un'umiliazione per lui, considerato il più forte dell'universo, più forte addirittura di Hosen, re degli Yato, quando era in vita ovviamente.
Vecchio mio, chissà come ghigneresti ora, a vedere il tuo eterno nemico messo k.o da una droga da quattro soldi.
Vide in un angolo una porta blindata, e a fatica vi si avvicinò. Non c'era una maniglia, molto probabilmente poteva essere aperta solo dall'esterno tramita un meccanismo complesso e innovativo.
Irritato, digrignò i denti. Kagura, pare che ci metterò più a tempo del previsto a venire a prenderti.. se non altro non sei da sola. Si ritrovò a sorridere amaramente. Spero che per una volta quel ragazzo si assuma le proprie responsabilità di fratello maggiore.
Si sedette accanto alla porta con il respiro pesante.
Maledisse tra sé e sé il traffico della droga.

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

Credo che fino ad adesso sia il capitolo più corto in assoluto. E per di più ci ho messo secoli ad aggiornare. Sono una pessima persona, lo so.
Ma l'ho voluto pubblicare lo stesso, perchè non so poi quando potrò scrivere il prossimo: mi si prospetta una settimana carica di verifiche e interrogazioni, poi la settimana dopo, finalmente, sarò in gita scolastica (in Sicilia, non vedo l'ora *.*) quindi sì, so già che ci metterò tanto tempo.
Anche questi giorni sono stati duri per scuola etc, sono andata in crisi di stress un paio di volte a settimana, quindi capirete bene che non ero molto in vena di scrivere... Ma finalmente sono riuscita a mettere insieme poco più di una pagina di capitolo, spero che basti, se non a farmi perdonare, almeno a diminuire l'odio che proverete nei miei confronti!
Nel frattempo ringrazio tutti quelli dalla pazienza d'oro che continuano a seguire la storia! Siete fantastici, grazie mille ^^
Con la promessa di tornare a scrivere il prima possibile, vi saluto e vi lascio alle vostre faccende faccendose!

Alla prossima ;)
Is

 

PS Spero si sia capita la scena del mini combattimento di Sakamoto, è la prima volta che scrivo cose d'azione... se risultasse faticosa ditemelo che pubblico uno schizzo di come è apparsa nella mia testa :)

 

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Capitolo 6
*** Paradise's blood ***


23rd March

 

Appena il campanello cominciò a trillare allegro, Elizabeth si mosse verso la porta, velocemente. Stava aspettando da tempo un carico di pantofole a forma di zampe di papera, dato che le sue si stavano logorando in fretta.
Spalancò le porte shoji pieno di aspettativa, pregustando già la sensazione delle scarpe nuove alle sue piante dei piedi delicate.
Perciò rimase estremamente deluso quando, davanti a sé, non si ritrovò il fattorino della Amazom ma quel buono a nulla del samurai permanentato, accompagnato da niente po' po' di meno di quell'inutile quattrocchi.
Rimase completamente in silenzio, senza nemmeno alzare un cartello per accoglierli educatamente. Si limitò a fissarli, immobile, gli occhi tondi carichi di rimprovero e tacito compianto.
Gintoki scambiò un'occhiata perplessa con Shinpachi, poi tentò di scansare quello pseudo pinguino dall'ingresso. «Ehm... Cercavo Zura... è qui?»
Elizabeth non parlò.
Shinpachi si schiarì la voce, poi tentò anche lui: «Ecco, Elizabeth-san, sarebbe una questione di vitale importanza... se solo potesse farci entrare...o chiamare Katsura-san?»
L'essere non meglio catalogabile non si mosse di un centimetro.
I due Tuttofare si stavano spazientendo, quando fortunatamente arrivò Katsura in persona alle spalle del ''pinguino''.
«Gintoki, Shinpachi-kun! Avete bisogno di qualcosa?»
I due annuirono, e dopo un cenno di Kotaro che convinse Elizabeth a farli passare, poterono finalmente entrare nel quartier generale dei Joui.
«Ditemi pure. È raro che veniate qui spontaneamente. Se è per unirti alla mia fazione, Gintoki, fai sempre in tempo a cambiare idea.»
Il Tuttofare non replicò, e si sedette a gambe incrociate sul tatami, davanti al kotatsu.
«Ancora non si decidono a spegnerlo, dicono di avere freddo! Eppure è quasi aprile...» bofonchiò Zura, accennando col capo al tavolino riscaldato.
«Ehm... Katsura-san...» iniziò Shinpachi, ma Gintoki lo zittì alzando la mano.
«Pattsuan, aspetta. Parlo io. Zura, ho bisogno che moderiate i toni.» La voce del samurai non si incrinò un attimo, e gli occhi di solito così inespressivi si caricarono di una grande intensità di sguardo.
«Cosa... con le azioni terroristiche, intendi?» Quando l'amico annuì, Katsura si lasciò sfuggire uno sbuffo. «Sai bene che siamo già moderati, il massimo che facciamo è intralciare qua e là il commercio degli Harusame, ma niente di serio! E poi voglio dire, che Joui saremmo se non avessimo interessi nell'ostacolare gli invasori?»
Gintoki alzò le spalle. «Lascia la violenza a Takasugi.»
Sulla stanza calò un silenzio soffocante. Shinpachi continuava a lanciare occhiate nervose da Gintoki a Katsura e viceversa, finchè non fu il moro a parlare: «È successo qualcosa, vero, Gintoki?»
Quando il riccio non rispose, riprese, come accorgendosi di qualcosa che prima non aveva notato: «Dov'è la leader?»
Questa volta fu Shinpachi a rispondere. «Katsura-san, è stata catturata dagli Harusame. Se si trovasse in un fuoco incrociato, non crediamo che sarebbe in grado di sopravvivere.»
Katsura sgranò gli occhi, stupefatto. «Com'è potuto succedere? Ce ne vuole, per prendere quella ragazzina! Dicono che nemmeno quel bastardo del ragazzo della Shinsengumi sia mai riuscito a farle un graffio, nonstante i loro litigi più che frequenti. E poi si sa che Okita è il più forte spadaccino della Shinsengumi.»
«Mentre era in giro con suo padre, non so come, è stata catturata. E pare che con lei ci fosse anche suo fratello.»
Katsura si stupì: «Ha un fratello?»
«Sì. È il capitano della settima divisione degli Harusame.» Intervenne Gintoki, pensieroso.
«Non più. Ho sentito dai miei informatori che la settima divisone è stata, come dire, ripudiata dagli Harusame.» Ribattè Katsura. «È un bel casino... D'accordo, Gintoki. Dirò ai miei di evitare scontri per un po' di tempo, ma non so per quanto riuscirò a trattenerli. Dobbiamo andare a riprendere la leader al più presto!»
I due Tuttofare annuirono gravemente. «Penso che avremo anche l'aiuto della Shinsengumi.»
Katsura borbottò infastidito: «Dalla padella alla brace...»

 

 

25th March

 

Saemon Todawa non amava più di tanto le faccende burocratiche, né tanto meno dover avere a che fare con i pezzi grossi del Tendoshuu -odiava quello sguardo inquisitore, freddo e calcolatore. Per questo commissionava i lavori di tal genere al fratello minore, Yida, il quale aveva sempre mostrato una spiccata abilità nel negoziare e conversare con persone importanti, soddisfacendo le loro domande senza rivelare mai più del necessario.
Tuttavia quel giorno era toccato a lui, ad aspettare di essere ricevuto nell'immensa nave spaziale del Governo dei Cieli.
Era lì, in piedi, che rivolgeva occhiate sfuggenti alle guardie che vigilavano davanti alla grande porta, dietro alla quale si aspriva uno spazio enorme, luminoso e vagamente inquietante, circondato da seggi svettanti. E sui quei seggi... Saemon rabbrividì impercettibilmente. Preferiva non pensare a quegli esseri così potenti e pericolosi.
«Può entrare, signor Todawa.» Annunciò una delle guardie. Gli aveva rivolto uno sguardo penetrante e glaciale, da due occhi le cui iridi erano praticamente trasparenti. Perfetto, si trovò a pensare Saemon, se le guardie sono così, non oso pensare ai capoccioni che sono là dentro.
Trasse un profondo sospiro e varcò la porta. Fu subito investito da una luce fortissima, che lo abbagliò e che gli impedì di vedere per qualche minuto.
Quando riuscì a mettere a fuoco l'interno della stanza, riconobbe gli altissimi seggi e la piattaforma sulla quale dovette salire.
Proprio da uno dei seggi giunse una voce profonda e cavernosa: «Saemon Todawa, è la prima volta che ci vediamo in persona. Solitamente veniva tuo fratello, vero?»
L'uomo annuì, cercando di ingoiare il groppo in gola.
Il Tendoshuu continuò: «Beh, questa volta avevamo bisogno di parlare con il capo effettivo della fazione Rakuen no Chi*. Per questo ti abbiamo convocato.»
Seguì una pausa di silenzio, in cui Saemon non osò parlare. Quando l'alieno riprese a parlare, si irrigidì e rimase ad ascoltare con il cuore in gola. «Solitamente non parliamo volentieri con quelli che siamo soliti considerare nostri nemici. Ma vedi, la vostra fazione potrebbe rivelarsi alquanto utile, e direi che potremmo giungere ad un accordo, no? O almeno, tuo fratello ci sta provando. Comunque, non è per parlare di questo che il Tendoshuu ti ha convocato oggi. Immagino tu abbia sentito che Katsura ha optato per un'azione più moderata nei confronti degli Harusame... beh, in un'occasione normale non potremmo che esortarvi a fare altrettanto; tuttavia, abbiamo piani lievemente diversi per il tempo attuale...»

 

 

 

 

 

 

* Rakuen no Chi: se Google Traduttore non mi inganna, vuol dire 'sangue del paradiso'. A vedere così penso sia giusto, perchè chi=sangue, no=genitivo e Rakuen mi suona di paradiso, ma non si sa mai!

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

Sono tornata gente!
Dopo la settimana in Sicilia e la settimana dopo passata a studiare per le ultime interrogazioni, finalmente sono riuscita a ultimare questo capitolo, cosa di cui sono immensamente felice!
Comunque, spero che vi sia piaciuto! Io filo a guardare un episodio di Hannibal, ovviamente dopo avervi ringraziati tutti, come al solito!
Alla prossima,
Is :)

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Mortal Dance ***


Petro sospirò rumorosamente.
Tra tutte le mansioni che potevano affibbiargli, quella di trascinare la gabbia per tutta la nave era di sicuro quella che detestava di più. Non solo era terribilmente pesante – dopotutto era costruita con un metallo speciale-, ma quei demòni all'interno non facevano che agitarsi continuamente, rendendogli il lavoro particolarmente arduo da portare a termine.
«Ehi, voi due! Smettete di muovervi! Tanto è inutile schiamazzare, lo sapete anche voi.»
«'Fanculo.» Una voce di ragazzina, tutto meno che educata, giungeva ovattata dall'interno della gabbia. Petro si strinse nelle spalle e continuò a trascinarli, cercando di ignorare il dolore ai muscoli delle braccia e le gocce di sudore che gli scivolavano lungo la tempia.
«Dove stiamo andando?» La voce di prima, soffocata e lamentosa.
«Come se te lo dicesse.» Questa volta riconobbe la voce dell'ex capitano della settima divisione. L'aveva conosciuto di persona qualche anno prima, e ricordava benissimo l'inquietudine che quei freddi occhi blu gli avevano messo in corpo. Prima ancora di venire a sapere che quel ragazzino era riconosciuto come uno dei più forti Yato dell'intero universo, aveva intuito quanto letale e spietato potesse essere. Sin da quando era piccolino gli avevano sempre detto che era molto abile a inquadrare subito le persone, con una sola occhiata. Tuttavia, quella volta era sicuro di essersi sbagliato: aveva intravisto in quegli occhi anche una tristezza e frustrazione di fondo, seppellite da strati e strati di noncuranza. Impossibile. Un mostro come lui non poteva combattere bene fisicamente, e nello stesso tempo essere lacerato da una lotta interiore.
«Tu sta' zitto, idiota deficiente.»
Chiunque fosse la Yato rinchiusa con lui, non era da meno quanto a spietatezza con le parole...nel giro di cinque minuti aveva sputato tanti di quegli insulti, che quasi Petro pensava che in realtà si trattasse di un uomo adulto con un serio problema alle corde vocali, e non di una ragazzina di tredici o quattordici anni, come gli avevano detto.
Sospirò piano, poi smise di trascinare la gabbia e si fermò, ansimando leggermente.
«Oi, perchè ci siamo fermati?»
«Ragazzina, tua mamma non ti ha insegnato a non fare domande ai tuoi rapitori?»
«No, la mamma mi ha insegnato a spaccare la faccia a chiunque tentasse di rapirmi!»
Petro si strinse nelle spalle. Famiglie Yato, chi le avrebbe mai capite?

 

 

Gintoki si stava fasciando il torace, seduto a gambe incrociate nella stanza di riunione dei Joui, quando entrò Katsura.
«Hai deciso di andarla a prendere, senza aspettare le trattative?»
«L'avevo deciso già ancor prima di venire qua.»
L'amico sorrise fra sé e sé, poi gli si sedette accanto. «Ho mandato uno dei miei uomini alla nave di Yida. Non penso che rifiuterà un accordo provvisorio tra gruppi di patrioti.»
Gintoki non replicò. Si sistemò lo yukata, come al solito lasciando una spalla e un braccio scoperti, poi si alzò senza dire una parola.
«Gintoki.»
Si girò per guardare in faccia l'amico, che l'aveva fermato prima che uscisse dalla stanza.
«Sta' tranquillo. È una ragazzina in gamba.»
Gintoki fece un cenno col capo, per far vedere che aveva capito, poi uscì in silenzio.

 

 

«Toshi. Hai visto Sougo?»
Kondo si stava allenando nel kendo in giardino, fendendo l'aria con una pesante spada di legno.
Si girò a guardare Hijikata, il volto ricoperto di sudore, con occhi pieni di ansia.
«No, non di recente. Immagino sia dai Tuttofare.»
«Mi sembra strano. Adesso che la ragazzina non è a Edo, non avrebbe molto senso per lui andare dai Tuttofare, non credi?»
«A lui serviva solo qualcuno con cui sfogare il proprio sadismo, che possibilmente gli tenesse testa. Immagino che adesso stia cercando qualcun altro con cui giocare.»
Kondo sorrise. «Giocare? A me le loro sembrano più lotte demoniache.» Si incupì di nuovo. «Fatto sta che Sougo è sparito.»
«Spero solo che non si stia immischiando in qualche giro losco, come fa sempre lui.» Hijikata si accese una sigaretta. Bisognava trovarlo, prima che si cacciasse in qualche guaio.

 

 

«L'avete mandato?»
«Sì, è già arrivato sulla Terra.»
«Quale sarà il suo primo obiettivo? Non può gettarsi subito sugli ex Joui.»
«Infatti sarà una cosa più sottile. Inizierà con la Shinsengumi, si fingerà alleato, per poi distruggere sia i Joui, sia la Shinsengumi stessa, dall'interno.»
«Ma ci cascheranno? Non sono sprovveduti.»
«Nemmeno lui lo è. Sarà una sorta di danza, tra alleanze e tradimenti. Un ballo mortale che porterà alla distruzione di tutto ciò che potrebbe ostacolare i nostri piani.»
«La cosa più importante è manipolare Takasugi.»
«Oh, io non sottovaluterei anche gli altri tre... specialmente il mercante, Sakamoto. Detiene le chiavi dell'intero universo, e credo sia ora di cambiare le serrature...»

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

Bonjour!
Lo so, sono stata lenta anche con questo capitolo. Ma ormai avrete capito che i miei ritmi sono qualcosa di insopportabile, quindi spero solo di migliorare quest'estate!
Che dire del capitolo? Non succede praticamente niente di importante, a parte il fatto che pian piano sto muovendo tutto le pedine verso un unico obiettivo....che si rivelerà tra un bel po', credo.
Spero di non rimanere invischiata nei molti fili che sto tendendo! Come già dissi capitoli addietro, è anche per questo che aggiorno lentamente: devo rileggerla, revisionare, correggere, pensare a cosa succederà esattamente dopo...è un lavoro lungo, ma che con il tempo dà molte soddisfazioni! Grazie a tutti per il sostegno che continuate a darmi! È soprattutto grazie a voi che vado avanti a scrivere, senza mandare a quel paese tutte le incongruenze che mi tocca correggere!
Alla prossima gente :)
Is

 

 

 

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Capitolo 8
*** Beware of Girls who smile all the time ***


Tsukuyo camminava lentamente, assaporando la calma di Edo all'alba. Per le strade si vedevano solo qualche anziano signore che portava a passeggio il proprio cane, e uno o due bambini che giocavano a calcia il barattolo. A Yoshiwara era difficile trovare un momento in cui non ci fossero uomini in cerca di avventure lussuriose, o donne disperate in lacrime, bisognose di denaro a tal punto da spingersi fino al quartiere del sesso, per vendere il proprio corpo e le proprie lacrime.
Sorrise, pensando a come, fra tutti i quartieri di Edo, lei si stesse proprio dirigendo verso quello più malfamato di tutti: il quartiere a luci rosse, Kabuki-cho. Le vecchie abitudini non muoiono mai, pensò fra sé e sé. Rivolse un'occhiata sprezzante ad un uomo avvinazzato che le aveva bofonchiato un complimento di troppo, e salì le scale che la portavano all' Agenzia Tuttofare.
Quando bussò alla porta, non potè impedirsi di arrossire lievemente. Si diede mentalmente della stupida, poi aspettò che qualcuno dei Tuttofare si affacciasse.
«Se cerchi quell'idiota permanentato, non è qui.»
Tsukuyo si voltò di scatto, e vide la padrona di casa: una donna anziana apparentemente molto burbera, ma dal tono di voce molto gentile e caldo.
«Ah...non fa niente. Cercavo in generale tutti e due, dovevo riferire una cosa...ma è lo stesso. A proposito...strano che Kagura-chan non si ancora tornata!»
Otose inspirò una lunga boccata dalla pipa, poi espirò lentamente. «Le due cose sono collegate. Penso che non troverai quei due in casa per un po'... sono andati a cercare la ragazzina.»
Tsukuyo sgranò gli occhi: «È successo qualcosa di grave a Kagura-chan?»
La donna scosse la testa: «Non hanno voluto dirmi niente. Forse sono solo preoccupati per la sua lunga assenza! Anche se ieri è venuto qui un agente della Shinsengumi, quello giovane.. non so se hai presente.»
«Sì, intendi Okita-kun. È venuto a Yoshiwara una volta con Gin-san, per ottenere alcune notizie e darne altre.» Tsukuyo si mordicchiò piano il labbro inferiore, riflettendo. «Va bene, grazie, Otose-san.». Si allontanò velocemente, diretta al Quartier Generale della Shinsengumi. Se era successo qualcosa a Kagura, avrebbe messo al servizio delle ricerce le Hyakka.

 

Mutsu sospirò. Era seduta su un cuscino nella stanza di attesa dei ricevimenti, accanto a Sakamoto.
«Sicchè hai trovato la ragazzina dalla forza erculea chiusa in una scatola con suo fratello, eh? Kintoki non tarderà a venirla a prendere...» Affermò allegramente Sakamoto, passandosi una mano tra i ricci castani. Mutsu gli rivolse un'occhiata irritata, poi si sistemò meglio sul cuscino. «Ho passato le ultime dodici ore a ispezionare tutta la nave, in cerca di qualcosa che mi indicasse il motivo della loro presenza là, ma non ho trovato niente. Spero che non si trattasse di un'esecuzione, a quest'ora potrebbero già essere stati uccisi.» Mormorò.
La porta che dava sulla stanza si aprì di scatto alle loro spalle, e Mutsu si voltò in fretta.
Una donna sulla ventina avanzò al centro della stanza, tenendosi a un metro dai due mercanti. Aveva lunghi capelli color ambra e grandi occhi neri. La pelle sotto la luce dei neon assumeva una vaga sfumatura violacea, ma Sakamoto pensò che probabilmente, non essendo umana, la sua stessa pelle non doveva essere rosea.
«Buonasera signori, mi chiamo Cheryl, e sono il capo qui dentro.» Sorrise affabile, posando con decisione la mano sul fianco sinistro. Indossava un kimono a fiori corto fin sopra metà del ginocchio, chiuso da un grosso obi nero, e ai piedi calzava pesanti stivaletti in pelle. Le gambe muscolose erano coperte da calze semi trasparenti scure, che le arrivavano fin quasi all'altezza dell'orlo del kimono. I capelli erano raccolti in un grosso chignon, e sul collo le si intravvedevano numerosi tatuaggi.
Mutsu non rispose al saluto, mentre Sakamoto sorrise. «Piacere Cheryl-san, sono Sakamoto Tatsuma, e questa è Mutsu. Siamo del Kaientai, e...»
La donna lo interruppe con un grande sorriso: «So chi siete, Sakamoto. Oh, perdonatemi, ma non sono abituata all'uso giapponese degli onorifici, e non intendo cambiare le mie abitudini adesso.» Calcò con veemeenza sull'ultima parte del discorso, e Mutsu si irrigidì. Sotto l'apparenza di una attraente e gentile donna spaziale, la Yato si rendeva conto che si celava una personaltà inquetante e pericolosa. Adatta tra l'altro a detenere il titolo di 'Harusame'. Nessuno sano di mente potrebbe essere un Pirata dello Spazio. Mutsu sorrise fra sé e sé: quel discorso valeva per lei, prima di tutti.
Cheryl continuò: «Dicevo, so perfettamente chi siete. Siete quelli che nelle ultime ore hanno fatto penare tutti sulla mia nave! Tu, Sakamoto, con il tuo attaccar briga con le mie truppe, dicendo a tutti 'devo parlare con il capo', e ogni volta che ti si diceva 'ora non può' cominciavi a far fuori gente. Senti, Sakamoto, noi donne abbiamo da fare! Mica siamo qui a sentire sempre i comodi di voi uomini! - Rise, facendo l'occhiolino a Mutsu – Vero, cara? Ah, e tu, dolce ragazza, è inutile che vai in giro a cercar di capire qualcosa dei nostri affari. - Si chinò sulla donna, sorridendo – Anzi, è il caso che non ti immischi per niente nei nostri affari, grazie.» DI nuovo cambiò il tono della voce nell'ultima parte del discorso, e Mutsu assottigliò gli occhi. «Cheryl-san, non stavo affatto mettendo il naso nei vostri affari. Stavo cercando questo decerebrato di capo.»
La donna si tirò su e scoppiò a ridere. «Oh, tutto a posto allora!» Esclamò allegra.
Sakamoto le rivolse un'occhiata indecifrabile, poi si sgranchì le braccia. «Cheryl-san, le dispiacerebbe ascoltare quello che ho da proporle?»
Cheryl scosse la testa. «Adesso davvero non ho tempo, Sakamoto. Sto aspettando che un mio sottoposto mi porti una cosa. Appena potrò tornerò ad ascoltare quello che avete da dire. Solo... » Dalla manica del kimono tirò fuori delle manette. «Permettetemi di legarvi, signori. Non vorrei che andaste in giro a fare casini sulla mia nave, sapete.»
Mutsu e Sakamoto fecero per protestare, ma Cheryl li interruppe: «O forse.. preferite essere spediti indietro sulla vostra nave, con una bomba attaccata alla gamba e senza sapere perchè abbia l'ex capitano della settima divisione e sua sorella prigionieri qui? A voi la scelta!» Sorrise dolcemente, facendo ondeggiare con le dita affusolate le manette.
Sakamoto sospirò, poi fece un cenno a Mutsu. «E va bene.» Tese le braccia, subito imitato da Mutsu, lasciando che Cheryl li ammanettasse.
La donna commentò, tranquilla: «Ma che bambini obbedienti..» Poi uscì dalla stanza, chiudendo a chiave la porta. Si rivolse a due sottoposti che erano rimasti fuori, rivolgendo loro uno sguardo severo: «Accendete il gas con la Blue Death, e lasciateceli dentro per almeno un'ora. Del resto mi occuperò io.»
«Sì, signorina Cheryl.»

 

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

Buon giorno!
E così entra in scena anche la nsotra Tsukky... ormai sono pochi i personaggi che ho lasciato fuori! (Facciamo un attimo l'appello...mancano tutti gli Oniwaban, compresa Sacchan, poi Hinowa e Seita, Hasegawa, lo Shogun e sua sorella – tralasciando gli ultimi avvenimenti del manga: non che nì Hitotsubashi né Tokugawa verranno inseriti nella storia, per non spoilerare niente a nessuno – e poi basta, direi che i principali ci sono tutti...)

Continuo ad aggiungere personaggi a intricare la trama, sono proprio masochista... Ma il personaggio di Cheryl mi è venuto in mente ieri, mentre stavo disegnando per rilassarmi, e quindi per non sprecarlo l'ho aggiunto qui ^^
E vi dirò di più! Nei miei piani in questo capitolo doveva comparire il nostro Shinsuke, ma alla fine sembra che lo farò aspettare un po'...
Coomunque, questo è il capitolo! (caspita, siamo all'ottavo! * . * Mi sento potente!) Spero sia stato di vostro gradimento!
Ci sentiamo alla prossima :)
Isa

 

 

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Capitolo 9
*** Guilty? Worried? Don't make me laugh. ***


Un ronzio sordo portò Abuto ad alzare gli occhi al cielo, e riconoscere con relativo sollievo la nave del Kiheitai. Gli Yato della settima divisone smisero di armeggiare alla loro nave semi distrutta, e fecero spazio per l'atterraggio della nave.
Quando la chiglia si appoggiò al terreno polveroso del pianeta, sul parapetto comparve la punta di quelli che sembravano capelli blu.
Abuto esclamò, con un pizzico di ironia: «Mi raccomando, la prossima volta prendetevela con più comodo! Non vorremmo mettervi troppa fretta!»
«Dovevamo sbrigare delle faccende prima, degozarou. Comunque, Yato, se avete così tanta fretta, la prossima volta state attenti a guidare la nave in modo decente!» Ribattè il samurai, togliendosi una cuffia dall'orecchio. Al suo fianco apparve la pistolera bionda, energica come al solito.
«Avviso Shinsuke-sama che siamo atterrati!»
Una voce profonda alle sue spalle la contraddisse: «Non ce n'è bisogno, sono qui.»
Abuto spostò il peso da un piede all'altro, poi sbuffò: «Convenevoli a parte, possiamo salire?»
Bansai lo squadrò per un momento, poi annuì. Con un cenno diede ordine ai Joui che nel frattempo si erano radunati sul ponte di aprire le porte, mentre Takasugi si allontanava, seguito a ruota da Matako. «Shinsuke-sama! È necessario farli salire?! Quel demente di Kamui, vi ricordo, ha bevuto tutto il vostro Yakult il mese scorso!»
Takasugi la ignorò, con suo grande disappunto. Matako si limitò a rivolgere un'ultima occhiata sprezzante ad Abuto, prima di rientrare nella nave.

 

 

«Quel bastardo si è perso?» Takasugi inspirò una boccata dalla pipa, rivolgendo ad Abuto uno sguardo annoiato.
«Se intendi dire Kamui, si è allontanato ieri e non è più tornato. Può darsi che sia stato catturato da qualcuno, ma io non mi preoccuperei. Dopotutto, sa badare a se stesso. Beh, più o meno.»
«Non mi preoccupo, infatti. Devo solo sapere se mi devo aspettare qualcuno alle calcagna, che reclama la sua testa rossa.»
«Tipo gli Harusame?»
«Tipo gli Harusame. Ma sinceramente, loro sono solo parte dei nostri problemi. Il Tendoshuu è ben più pericoloso di un paio di pirati da quattro soldi.»
Abuto assotiglò gli occhi. «Fossi in te non sottovaluterei gli Harusame, samurai. Meglio averli come alleati che come nemici.»
Shinsuke sogghignò. «Troppo tardi.»

 

 

«Kamui...»
«Eh...»
«Si sono fermati...»
«Me ne sono accorto.»
«Kamui...»
«Eh..!!»
«Dove ci porteranno?»
«Non lo so. Se si sono fermati, vuol dire che siamo arrivati a destinazione, no? Cos'è questo odore...» Una puzza acidula aveva invaso la gabbia. Kamui tentò di tapparsi il naso, ma non poteva evitare di respirare. Si rese conto che era lo stesso odore che aveva sentito prima di perdere i sensi, subito dopo aver incontrato suo padre e sua sorella. Cazzo, di nuovo!, si trovò a pensare.
«Nii-chan...»
Il ragazzo sgranò gli occhi, e la sua mente tornò in un lampo a dieci anni prima.
«Nii-chan – continuò sua sorella- detesto ammetterlo, ma... ho paura...»
Tutta la lucidità dei due fratelli svanì completamente, mentre le palpebre si facevano pesanti, e diventava difficile persino respirare.

 

 

«Nii-chan!»
Il bambino si voltò, sorpreso. «Ah, ciao, Kagura-chan!»
«Bentornato a casa!» La rossa gli riservò un sorriso sdentato. «Come è andato l'allenamento con Hosen-san?» Lasciò scivolare la mano sul braccio del fratello, quanto di più simile a un abbraccio quell'altro le lasciasse fare.
«Come al solito, lievemente noioso. A volte penso che il mio talento sia sprecato con un vecchio avvinazzato come lui.»
«Papi dice che è molto forte, invece.» Tirò su col naso, mentre Kamui con orrore notava che la bambina aveva le lacrime agli occhi.
«Perchè piangi, Kagura-chan?»
«La mamma si è ammalata... è da più di un mese che ha la febbre alta, e tutti i medici che papi porta a casa si rivelano inutili!»
Il bambino sgranò gli occhi, a corto di parole. La loro mamma... malata? Quella donna così bella e così possente, allettata e priva di forze? Impossibile.
Kagura lo stava strattonando per il braccio, e lui si liberò dalla stretta con un gesto irritato. «È una Yato, no? Si riprenderà presto.»
Abbassò gli occhi sulla sorellina, e vide che stava ancora piangendo. La sentì mormorare tra le lacrime: «Nii-chan... ho paura!»

 

 

«Nii-chan...»
Quelle due parole rimbombavano nella testa del ragazzo, mentre riprendeva lentamente conoscenza. Aveva dolore in tutto il corpo, e tra sé e sé maledisse quella droga, la Blue Death. Non ricordava nulla delle ultime ore: l'unica cosa che sapeva era che era chiuso in una stanza, da solo, e che aveva mani e piedi legati.
E che sua sorella probabilmente era in pericolo.
Riconobbe con irritazione quella stretta allo stomaco. Gli venne in mente quand'era stata l'ultima volta che aveva sentito quella morsa di ferro: era stato quando si era allontanato dal pianeta Yato, lasciando Kagura con la madre morente.
Arrabbiato con se stesso per la propria debolezza, che aveva permesso a lui, uno Yato, di sentire tali sentimenti, si arrischiò a dare un nome a quella sensazione dolorosa.
Gli vennero in mente due ipotesi.
Preoccupazione.
Senso di colpa.
«Tsk» Digrignò i denti. «Mi sto proprio rammollendo.»

 

 

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

Buongiorno a tutti! Finalmente mi sono fatta viva
con quest'altro capitolo, hallelujah! Ecco arrivato finally
in azione il nostro buon vecchio Shinsuke... che si è reso conto del casino in cui si trovano (bontà sua...) E poi c'è Kamui, che si è reso conto dopo anni e anni che forse, forse eh,
ha una qualcerta responsabilità di fratello maggiore... (SPOILER ALERT MANGA – - - gente quel 'because I am the big brother' del capitolo nonmiricordoquale mi ha ucciso i feels … :'( * piange in un angolino * )
Cooomunque, mi scuso per l'immenso ritardo ma tra lavoro, studio e fatiche vaire (rese ancora più insopportabili da questo dannatissimo caldo afoso) non sono riuscita ad aggiornare in fretta...
come al solito mi auguro da sola di metterci di meno la prossima volta, ma non garantisco!
Bon, con le note è tutto! (all according to Keikaku... * sguardo malefico a caso *)
Ci sentiamo nelle recensioni s eavete voglia di lasciarne, oppure al prossimo capitolo!
Besos
Isa

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Capitolo 10
*** Never look down on someone just because you think you know them ***


Okita Sougo si fermò davanti all'ingresso del Cancello del Purgatorio. Dall'interno provenivano schiamazzi e urla di incitamento, e riusciva già a sentire perfettamente l'odore del sangue versato da quei guerrieri crudeli. Inspirò a fondo, poi sfiorò con le dita l'elsa della sua katana. La sensazione della tsuka tra le dita riusciva sempre a calmarlo, eppure in quel momento sentiva alla bocca dello stomaco una strana pressione, e il suo corpo gli stava lanciando strani segnali di avvertimento.
Pericolo.
Sorrise fra sé e sé. Adorava quel tipo di ansia, che gli permetteva di dare il meglio in ogni duello e in ogni combattimento, e che lasciava lucida la sua mente. Poteva ragionare in tutta tranquillità mentre faceva a pezzi qualsiasi avversario davanti a sé.
Aprì la porta dell'arena, permettendo al cigolio del metallo di annunciare la sua presenza.
Davanti a lui, in un gruppo compatto, una decina di ronin incappucciati stava conversando in un brusio sommesso. Okita dubitava molto che stessero discutendo su quale fosse la marca più gustosa di tè in mercato, tuttavia cercò di mostrarsi impassibile quando gli giunse alle orecchie la parola 'polvere verde'.
«Ah, bentornato, Juko-kun.» Uno degli uomini aveva alzato lo sguardo su di lui, e l'aveva salutato educatamente. Molto più educatamente di quanto Sougo si sarebbe aspettato da gente così sanguinaria, ma non commentò. Si limitò a fare un cenno col capo. «Ne è passato di tempo!» Sorrise, tentando di reprimere il ghigno che gli stava spuntando inevitabilmente sulle labbra. «Ho interrotto una discussione importante?»
Gli altri incappucciati scossero la testa. «Noi ce ne stavamo giusto andando.»
Ovvio, pensò Sougo. Avete intuito che non è il caso di parlare di certe cose davanti a uno sconosciuto, eh? Sfortunatamente per voi, Okita sarà anche uno Shinsengumi pericoloso, ma Juko-kun ha stretto amicizia con il Jouishi vostro affiliato tempo fa.
Quando il gruppo si disperse, lasciando soli Sougo e l'uomo, il ragazzo si decise a parlare. «Kyo-san, forse ho sbagliato momento...»
L'uomo sorrise, e Okita notò con un accenno di stupore che sembrava quasi imbarazzato. «No, per niente, Juko-kun! Stavamo..ehm.. »
«Parlando di droga?» Suggerì il più giovane. «O forse di una marca di tè al gelsomino che non conosco...» Ormai l'ho detto, pensò. È una scommessa su quanto sia malleabile quest'idiota.
«Come...»
«Come faccio a saperlo? Beh, ho tirato a indovinare. Sono entrato nel momento sbagliato, immagino.»
«Juko-kun... ecco... io mi fido di te.»
E sbagli, idiota. «Grazie, Kyo-san. Anche io mi fido di te. So che se ci fosse un pericolo mi metteresti subito in guardia, perchè anche io farei lo stesso.» Stoccata finale! Se non avesse avuto paura di far saltare la copertura, avrebbe sorriso. Ma non lo fece, si limitò a guardare negli occhi il Joui con un'espressione il più dolce possibile.
Con soddisfazione vide l'esitazione negli occhi di Kyo, poi l'uomo parlò. «E va bene. Te lo dico, ma solo perchè tu possa stare attento a non fare passi falsi. Sei così giovane...»
Ma molto più esperto di te, a quanto pare. Ci sei cascato con tutte le scarpe. Ribattè fra sé e sé Sougo.
«È in giro un nuovo tipo di droga, chiamata Blue Death. Si riconosce per il caratteristico colore verde smeraldo, e per un odore pungente, difficile da dimenticare una volta che lo si sente.»
Okita alzò le sopracciglia, scettico. «Se è verde perchè si chiama Blue Death? Intendo, non dovrebbe essere Green Death, o qualcosa del genere...?»
Kyo scosse la testa. «Si chiama Blue Death, perchè i primi a metterla in commercio fummo noi, i Rakuen no Chi. Sai, sangue del paradiso, no? E si suppone che il sangue del paradiso sia blu, quindi...»
«Vedo un paio di falle nel ragionamento, ma prosegui.»
L'uomo si strinse nelle spalle. «Non c'è molto da aggiungere in realtà. Sai che c'è in circolazione questa droga, quindi ne stai lontano.»
Questo bastardello non mi dirà un'altra parola se io non cambio tattica. Si studiò un unghia, fingendosi uno di quei tipici adolescenti insicuri. «Immagino che non sia una di quelle polverelle che ogni tanto ci spariamo io e i miei amici per divertirci... » Gli lanciò un'occhiata incerta, e dentro di sé esultò quando vide il panico passare negli occhi viola del suo interlocutore.
«ASSOLUTAMENTE NO! La Blue Death è stata creata con il proposito di farne un veleno potentissimo! Ho sentito dire che è riuscita a stendere anche uomini fortissimi... anzi, pare che abbia addirittura messo k.o. membri del clan Yato!»
Okita represse un moto di sopresa. Rimase impassibile quanto poteva, poi continuò con la sua messinscena di ragazzino spaurito. «Ah... allora penso proprio che dovrò starne alla larga.. Grazie dell'avvertimento, Kyo-san.»
Bene, adesso sappiamo come hanno fatto l'ex capitano della settima divisione degli Harusame e quel mostro di ragazzina che ha per sorella a essere stati catturati. Salutò il Joui e si allontanò, percorrendo l'ampia scalinata che conduceva in superficie.
Prossima tappa, Yoshiwara, Pensò. Se c'è qualcuno che ha informazioni più dettagliate su questa Blue Death, è nel quartiere dei piaceri sotterraneo.

 

Un uomo si avvicinò a Kyo, arrivandogli alle spalle. «Ottimo lavoro, Yida-sama.»
Egli sorrise. «Grazie, Minekoto. Tempo di avvisare mio fratello del successo del piano, che ne dite?»

 

 

Sougo stava per posare il piede sull'ultimo gradino, quando un braccio sottile gli arrivò alla gola da dietro come per strozzarlo. Veloce, sguainò la katana con un momento rotatorio dell'intero corpo, che lo portò faccia a faccia con l'aggressore, la punta della spada appoggiata alla gola di una donna. Era molto bella, i suoi capelli ambrati erano raccolti in una coda fluente, e due grossi occhi neri lo squadravano astutamente. Okita abbassò lo sguardo, e trasalì. Non aveva notato il grosso pugnale che gli minacciava il torace, né la pistola carica puntata contro il petto.
Erano in una situazione di stallo.
Cheryl sorrise dolcemente. «A nanna, Sougo!»
Prima di cadere al suolo, Okita sentì un odore acre e fastidioso. Si maledisse fra sé e sé, poi sbattè la faccia contro il suolo, e tutto diventò buio.

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

Bene, salve!
Era più di un mese che non aggiornavo! Vi sono mancata? * sorride speranzosa * No scherzi a parte, come ho scritto nella bio, ho passato un periodo molto, molto impegnato (i ritmi di lavoro erano aumentati, e nello stesso tempo dovevo anche studiare – ma perchè ho scelto il classico, mannaggia a Cicero??)
Anyway, eccomi qua! Sono tornata a tormentarvi con questi capitoli contorti xD Si cominciano ad allineare tutti i punti che portano alla conclusione, anche se siamo ancora lontani! (che sudata!...)
(anche se mai come le sudate che si fanno quando si guarda Kuroko no Basket.. sono alla terza stagione e vi giuro che ho sudato venti camicie! xD)
Comunque, vaneggi a parte, questo era il capitolo, spero che vi sia piaciuto!
Alla prossima :)
Isa ▲
(PS, ho iniziato a leggere shadowhunters! Sono al quarto libro, e me ne sto innamorando *.* Questo per dirvi che se notate cambiamenti nel mio stile di scrittura, potrebbe essere dovuto anche a quello!)
(PPS, mi sono dimenticata di dirlo! Tsuka = elsa della katana)

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Capitolo 11
*** When you don't know what to do, think like a jerk ***


Kagura tentò di aprire gli occhi, ma la luce era troppo forte e un dolore assurdo le stava martellando incessantemente la testa.
Con sorpresa notò di avere le mani e le gambe libere, e subito ne approfittò per sgranchirle. I muscoli si lamentarono debolmente, ma lei ignorò il dolore e si alzò in piedi, costringendosi a stare salda sulle gambe.
Si guardò intorno: era in un'ampia stanza rettangolare, pervasa da un forte odore fastidioso. Blue Death, di nuovo, si trovò a pensare infastidita Kagura. Che palle, mi ha veramente stufata questa droga. Su un lato c'era una piccola porta in acciaio, lo stesso con cui era stata costruita la gabbia in cui era stata rinchiusa con suo fratello ore prima. Ore, o forse giorni: Kagura aveva perso la cognizione del tempo da molto, ormai. I muri erano bianchi e spogli, e sul soffitto notò qualche macchia isolata di muffa.
Pensa, Kagura, si spronò. Se quell'idiota di tuo fratello fosse qui, cosa farebbe? Sorrise amareggiata fra sé e sé. Beh, innanzitutto non sarebbe qui. Ma comunque, analizzerebbe i pochi dati a disposizione per avere informazioni sul luogo. Si sedette a gambe incrociate, per concentrarsi meglio, e chiuse gli occhi. Dunque, prima cosa: la luce. Deve esserci una lampada da qualche parte, una fottutissima lampada messa lì per accecarmi. Con riluttanza riaprì gli occhi, e scandagliò la stanza alla ricerca della fonte di luce. Non la trovò. Ma che..? Deve pur esserci da qualche parte. A meno che... Annusò l'aria con più attenzione, e sbuffò. Questa non è Blue Death. Devono aver messo qualche sostanza nell'aria per illuminarla senza sprecare la luce. Qualche polvere aliena, come quelle di cui mi parlava mesi fa papi. Sospirò. E questa è fatta. Sappiamo che non ho nemmeno una lampada come arma. Seconda cosa: la posizione di questa stanza. Esaminò attentamente il soffitto. Se le macchie di muffa sono isolate, significa che l'umidità viene da un pavimento al piano di sopra. Per un attimo sorrise: si ricordò di quando aveva pestato a sangue Gintoki per essersi rifiutato di ridipingere l'interno del suo armadio-stanza. La avevano disgustata quelle macchie grigiastre sul muro, e Gin aveva detto che non era colpa sua, che l'umidità veniva dall'esterno, dato che il muro si affacciava direttamente sulla facciata esterna della casa. Quindi si era rifiutato di ripingere il muro, con una frase del tipo “No guilt-no penalty”, peraltro in un inglese biascicato a fatica. Come al solito, però, erano bastati un paio di manrovesci della ragazzina, e subito era corso a comprare la vernice.
Pare quindi che questa stramaledetta astronave abbia più piani. E che io sia sotto a una stanza che ha a che fare con i liquidi, altrimenti nello spazio non ci sarebbero tracce di umidità.
Sorrise. Forse aveva trovato la stanza di produzione di quella odiosissima Blue Death.
Si alzò nuovamente in piedi, e fece per avvicinarsi alla porta, quando essa si spalancò, lasciando entrare una giovane donna, dai lunghi capelli ambrati ed enormi occhi neri. Trascinava un corpo, che Kagura riconobbe con un sussulto.
«Sadico...?»

 

 

Katsura inspirò a fondo, prima di varcare la soglia del Quartier Generale della Shinsengumi.
«Mai avrei pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui l'avrei fatto.»
Gin non rispose. Lui e Shinpachi erano rimasti molto silenziosi negli ultimi giorni, le loro menti occupate dalla preoccupazione per Kagura.
Appena furono nel cortile, vennero circondati da una ventina di poliziotti. «Tuttofare, perchè sei in compagnia del Joui Katsura? Fatti da parte!» Avevano già puntato le loro katane contro il moro, quando sopraggiunsero Kondo e Hijikata.
«Ragazzi, abbassate le lame. Per oggi penso che potremo mettere da parte le ostilità tra Bakufu e ribelli.» Riluttanti, gli uomini riposero le spade nel fodero. Il comandante non sorrise, ma i suoi occhi lampeggiarono in direzione del Joui. «Katsura, immagino che tu sia qui per la questione Blue Death, giusto? Questa volta gli Harusame hanno esagerato.»
Zura scosse la testa. «In realtà il mio obiettivo è andare a riprendere la leader.»
Hijikata inspirò una boccata dalla sigaretta che teneva tra le labbra. «Già. Anche Sougo è stato catturato, immaginiamo dagli stessi che hanno preso la vostra cinesina e l'ex capitano della settima divisione degli Harusame»
Gin annuì. «Abbiamo qualcosa in comune, direi. Propongo una cosa: voi ci aiutate a riportare a casa Kagura,o meglio non ci state tra i piedi dopo che ci avrete fornito di una nave,e noi molto generosamente vi offriremo la nostra forza per portare indietro quel ragazzino, e tutti allegramente ce ne torniamo a casa, tentando di dimenticare di aver collaborato. Che ne pensate?»
«Pensi che sia così facile, idiota? Noi non possiamo opporci troppo apertamente agli Harusame. Il Tendoshuu li governa tanto quanto governa noi quaggiù sulla Terra, quindi dobbiamo tentare di mantenere i rapporti stabili.» Hijikata sospirò. «Beh, non possiamo nemmeno lasciare Sougo in balia di quei tizi; anche se non credo gli dispiaccia rimanere un po' con quella ragazzina...»
«Che intendi dire...?» Gintoki e Shinpachi gli rivolsero un'occhiata perplessa, ma la risposta seccata di Hijikata fu interrotta dall'arrivo di una giovane donna.
«Gintoki!»
Il samurai si voltò, e vide arrivare di corsa Tsukuyo.
«Tsukuyo-san!» Shinpachi alzò la mano in segno di saluto, mentre Gin la guardava perplessa. «Oi, Tsukuyo! Che ci fai qui?»
Lei sorrise, poi si sfilò un kunai dalla coda bionda e lo fece ondeggiare tra le dita. «Non è ovvio? Vi aiuto! Le Hyakka hanno un debito con la Yorozuya, e io in particolar modo.» Sorrise determinata. «Forza, andiamo a riprendere quei due idioti.»

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

Non ci credo, ce l'ho fatta. Wow.
Non avete idea di cosa siano queste settimane per me. O forse ce l'avete, e in questo caso capireste il motivo della mia imperdonabile inattività!
Help help, non ho veramente tempo per scrivere!! * piange * La scuola mi sta portando via anche il tempo per respirare e, cosa ancora peggiore, per leggere manga e guardare anime! * affoga nelle sue stesse lacrime *
Quindi sto sfruttando più che posso i week end, ma bisogna sapere che la signor Liceo Classico richiede che si passi anche il sabato e la domenica sui libri,
quindi alla fine sono lentissima ad aggiornare. Chiedo venia!!
Comunque grazie mille se siete rimasti a pazientare, vi prometto che nessuna storia verrà lasciata a metà!!

 

A proposito, ho creato una pagina FB per avere info in tempo reale della mia situazione con aggiornamenti, iniziative ecc... lì accetterò anche prompt richieste ecc, e risponderò a eventuali domande... Quindi se volete, fateci un salto! :) → https://www.facebook.com/IzzieSadaharuEFP?fref=ts

 Alla prossima!
Isa ♦

 

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Capitolo 12
*** You little bitch, let go of me ***


«Sicchè sei stato catturato anche te, eh? HA! Che inutile che sei, sadico.»
Kagura e Sougo erano seduti a gambe incrociate sul pavimento, con i polsi legati strettamente da una corda, rinforzata dallo stesso tipo di acciaio anti-yato con il quale era stata costruita la gabbia. I loro toraci erano percorsi da migliaia di sottili fili dello stesso materiale, che li ancorava a un sistema di cavi fissati a terra.
«Sta' zitta, ragazzina. Non mi pare che tu sia in una posizione migliore.»
Lei digrignò i denti irritata. «Che palle. Prima bloccata con quel demente di mio fratello, adesso con te. La mia vita è uno schifo.»
Sougo sorrise. «Già. Ho un dejà-vu, tu no?» Cercò di sistemarsi meglio e di sedersi in una posizione più comoda, ma i cavi non glielo permettevano.
«La pianti di agitarti? Mi fanno male i polsi..» Sospirando, la ragazza si appoggiò alla spalla del samurai. «Sta' fermo, su. Ho voglia di dormire.»
Sougo sbuffò. «Dov'è finito il tuo istinto Yato e la tua sete di sangue? Come puoi dormire in una situazione del genere?»
«Non vedo che senso avrebbe agitarsi. Smettila di rompermi le palle, bastardo, e lasciami dormire. Prima o poi arriverà Gin-chan a tirarmi fuori da questa situazione.»
Okita non rispose. Si limitò a fissare la parete stancamente, come cercando di trarne una qualche ispirazione per uscire da lì. Quando sentì il respiro delle ragazza farsi più pesante, si irrigidì un po', tentando di stare immobile. Non voleva svegliarla: dopotutto, avere a che fare con una Yato addormentata era molto più facile, rispetto a quando era sveglia e piena di energia.

 

L'astronave procedeva spedita, solcando le nuvole soffici come zucchero e superando stormi di uccelli. La rotta andava alzandosi sempre di più, ma ai due Yorozuya sembrava che andasse lentissima.
«Oi, ladri di tasse! Non c'è un modo per andare più veloci?» Gin sembrava osservare dall'oblò il cielo limpido, ma Shinpachi lo conosceva da troppo tempo per non capire che in realtà non stava davvero prestando attenzione al panorama.
Hijikata sbuffò, soffiando fuori una ventata du fumo. «Abbiamo già raggiunto la massima velocità possibile.»
Sadaharu scodinzolò inquieto. Era accucciato in un angolo, come in attesa di un segnale per saltar su e agire in qualche modo, anche solo soffiare sul motore della nave per farla andare più veloce.
Shinpachi sospirò. La verità era che anche lui si sentiva inutile. La loro Kagura-chan era sparita da mesi, Dio solo sapeva se era ancora sana e salva, e l'unica cosa che era riuscito a fare era stato salire sulla nave con Gin-san e la Shinsengumi. Se solo si fosse accorto prima della stranezza della durata del viaggio...
Sentì una pacca sulla spalla, e si voltò stupito. Tsukuyo lo guardò con un sorriso. «Non è colpa tua, Shinpachi-kun. Non sentirti in colpa.»
«Tsukuyo-san....»
La donna aspirò una lunga boccata dalla sua pipa. «Kagura-chan sta bene, e presto la andremo a riprendere. Non ti preoccupare. Dopotutto è una Yato, decisamente non è debole o indifesa. Se poi ci aggiungiamo il fatto che molto probabilmente Okita-kun è con lei...»
Il ragazzo annuì. Non si sentiva sollevato né felice, ma il suo discorso in qualche modo era riuscito a dargli una scrollata. Non era il momento di piangersi addosso: bisognava agire.

 

Takasugi sorrise. La nave degli Harusame era stata avvistata da qualche minuto, ormai: in giornata l'avrebbero raggiunta.
«Smettila di ghignare, samurai. Mi inquieti.» La voce roca di Abuto lo riscosse. Lo Yato gli si parò davanti, visibilmente divertito. «Anche per me la prospettiva di un imminente battaglia è allettante ed eccitante, ma cerco di trattenermi dal sorridere come una ragazzina quando vede la scritta 'saldi'. »
Takasugi ridacchiò, continuando a fumare la sua pipa. «Da quando fai paragoni così terrestri, Yato?»
Con un sibilo, Abuto si strinse nelle spalle. «L'ho sempre detto io che i terrestri sono tra le razze migliori.»
«Comprese le ragazzine sovreccitate e irritanti?»
«Comprese le ragazzine sovreccitate e irritanti. Anche perchè, detto fra noi, non vedo differenze tra loro e quello stupido del mio capitano.»

 

«Wakey wakey bella addormentata!»
Una mano dalle dita sottili ma forti afferrarono tra le proteste di Sougo il collo di Kagura, che si svegliò per il dolore. Digrignò i denti e fissò i suoi occhi blu in quelli neri della donna davanti a lei.
«Brutta troia, lascia andare il mio collo.»
«Moderiamo i termini, eh, cara?» Cheryl si soffiò giocosamente via una ciocca ambrata di capelli dal viso perfetto. «Coraggio tesorino, sono venuta a portarti via da questo posto.» Le puntò una lama al collo, mentre degli scagnozzi la raggiungevano per liberarla dalle catene. Sougo tentò di liberarsi approfittando dell'occasione, ma Cheryl affondò di più la lama nel collo bianco della ragazzina.
«Sougo, tesoro. Se ti muovi, lei muore.»
Lui vide zampillare qualche goccia cremisi sul pugnale, e rinunciò a ogni tentativo di liberarsi. Per il momento.
«Troia, dove mi vuoi portare?» Kagura aveva ancora il collo stretto nella morsa delle dita d'acciaio di Cheryl, e sentiva benissimo il freddo del pugnale sulla pelle.
«Non credo che siano affari tuo, darling
Una volta che riuscirono a liberare Kagura dalle catene e a riannodarle attorno a Sougo, gli scagnozzi si allontarono sveltamente.
Cheryl sollevò la ragazzina sopra la sua testa, sempre tenedola per il collo come un'oca pronta per essere spennata.
La Yato tentava di scalciare per liberarsi, ma gli effetti della droga non erano ancora svaniti del tutto, e lei si sentiva le membra ancora un po' intorpidite. Non riuscì a impedire alla donna di fare un fischio, in seguito al quale una porta emerse dalla parete prima liscissima.
Uscirono dalla stanza, e si trovarono in un corridoio candido. Poi qualcuno diede un pugno sulla nuca alla ragazzina, e tutto divenne buio.

 

 

Erano passate quelle che sembravano ore, e Okita non aveva ancora ricevuto notizie sulla Yato. Quando comparve nuovamente la porta, e dietro di essa Cheryl, si irrigidì completamente, visibilmente sulle spine.
«Dov'è? Cosa le hai fatto?»
Cheryl si abbassò per avere gli occhi al suo stesso livello. Sorrise dolcemente, poi gli arruffò i capelli affettuosamente. «Non preoccuparti Sougo. È ancora qui sulla nave, in attesa che la vengano a prendere i vostri amici Tendoshuu.» Appoggiò il viso su una mano, con un'espressione di rassegnato affetto. «Sono così curiosi di sapere com'è fatto il fisico degli Yato... sono come dei bambini, che smontano e rimontano i loro giocattoli finchè non si rompono. Sono proprio senza speranze!»
Con profondo odio di Sougo, il sorriso non lasciò il viso della donna.

 

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

E rieccomi! Dopo quella che è stata un'attesa enorme, sono tornata a farmi viva * batte le mani felice *
TAN TAN TAAAN
Povera Kagura, è proprio in una brutta situazione!
* schiva i pomodori *
Eeeeh.
Eeeeeh.
Lo so.
Fa schifo questo capitolo..
La scuola come al solito mi sta prendendo ogni energia vitale. Date la colpa a lei se questo capitolo non vi è piaciuto! * piange *
No ma sul serio, fatemi sapere aspettative, insulti ecc nelle rec ;) Sono curiosa di vedere cosa ne pensate!
Come al solito vi ricordo che se volete info in tempo reale del mondo delle FANFIC targate Izzie Sadaharu, potente andare alla mia pagina Facebook (Izzie_Sadaharu EFP)
Bacioni minna!
Isa ~

PS il dejà vu di cui parla Sougo è quello di quando sono catturati insieme da quel Joui inutile (non ricordo episodio né saga, so solo che era una scena meravigliosa – c'era Sougo che faceva finta di farsi la cacca addosso, e Kagura sommergeva tutti di vomito. Adoro Gintama)

 

 

 

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Capitolo 13
*** Thanks for saving my ass ***


Cheryl si avvicinò alla capsula in vetro, soffiandoci sopra per appannarla. Con il dito sottile, poi, prese a disegnare tanti fiorellini sulla superficie umida e opaca, tutta soddisfatta come una bambina.
All'interno della capsula, la giovane Yato galleggiava immersa in un liquido verdastro: una miscela di Blue Death e sali, quanti ne bastavano per mantenerla in vita. Non dormiva, ma neppure era sveglia: gli occhi socchiusi non erano in grado di vedere, e solo un raro guizzo delle palpebre testimoniava che la ragazzina era sveglia.
Cheryl utilizzò un lembo della manica per cancellare i disegnini sul vetro, e si rivolse direttamente a Kagura: «Mia cara, presto te ne andrai di qui. Sei contenta?»
«Molto.»
La voce maschile la fece sobbalzare, e in un lampo si girò. Okita Sougo le stava puntando una spada al petto, la faccia contratta in un ghigno.

 

La capsula esplose, e i pezzi di vetro schizzarono in aria per tutta la stanza. Il liquido che era contenuto all'interno di essa si riversò sul pavimento, mentre Cheryl, a terra, si tappava il naso.
Tossendo, Sougo si coprì il naso con una manica dello yukata e afferrò più saldamente la spada. Tuttavia, Cheryl non si lasciò sorprendere e afferrò anch'ella un grosso pugnale, ponendosi subito in posizione di attacco. Entrambi ansimavano, un po' per il tanfo che la droga stava spandendo in tutta la stanza, un po' per l'urto provocato dall'esplosione. Il viso latteo di Cheryl era coperto di macchie di sangue, sgorgato da ferite provocate dai cocci di vetro; Sougo, d'altro canto, aveva la mente ancora un po' annebbiata dai numerosi incontri ravvicinati che aveva avuto con la Blue Death.
Questo non bastò a fermarli. Schizzando in avanti, Sougo menò un fendente, tentando di colpire al viso la donna, ma con un'abile parata Cheryl ne deviò la traiettoria, per poi attaccare a sua volta: tentò un calcio alle ginocchia, che fu agilmente evitato, e lanciò un kunai verso il ragazzo.
«Dunque non usi solo la spada, eh, troia?» Ansimò Okita, dopo essersi riparato dal colpo usando la tsuka della katana come scudo.
«Ho molte abilità, tesoro.»
Ripresero a combattere, senza che nessuno dei due potesse avere la meglio. Roteando e schivando, Sougo si chiese chi avesse fatto esplodere la capsula, ma la risposta giunse dopo poco.
«Ehi, puttanella!» Un kunai schizzò veloce e colpì alla spalla Cheryl, che digrignando i denti cadde in ginocchio. «Non hai nessun diritto di lanciare kunai come uno shinobi, chiaro?» Alzò lo sguardo, e vide una giovane donna torreggiare sopra di lei. Portava i capelli biondi raccolti sopra la testa, e il viso segnato da numerosa cicatrici.
Sougo sospirò. «Chi vi ha dato il permesso di interrompere il combattimento?»
Gintoki sogghignò. «È questo il tuo modo di dire “grazie di avermi salvato il culo”, moccioso?»
Katsura emerse dalla montagna di cocci di vetro, portando in braccio Kagura. «La leader ha bisogno di cure, e in fretta. Ha assunto troppa droga in troppo poco tempo.»
Cheryl si alzò, tremando leggermente sulle gambe malferme. «Bastardi!» Davanti a lei si stagliava un gruppo di persone armate, che la guardavano con disprezzo. Contò diversi ufficiali della polizia terrestre (Shinsengumi? Le pareva si chiamassero così), non che donne velate cariche di kunai e alabarde. Per non parlare di quei tizi stravaganti: il riccio permanentato dalla faccia alquanto inquietante; il ragazzino occhialuto, che probabilmente in altre occasioni sarebbe sembrato innocuo, ma in quel momento appariva furioso; il samurai dai capelli lunghi e fluenti (per un attimo Cheryl si ritrovò a invidiarglieli: persino lei, con tutti gli shampoo che utilizzava, non riusciva a ottenere un effetto così lucente e stiloso); e quel cane gigantesco, che le ringhiava contro.
Sono spacciata, pensò con interesse. Non le era mai successo di trovarsi in una situazione così disperata, e doveva ammettere che non era così piacevole come se lo era figurato. Dopo tutti quegli anni in cui aveva vinto senza neanche sudare un pochino, aveva pensato che perdere, per una volta, sarebbe stato divertente. Ma si rese conto che non era ancora pronta a dichiararsi sconfitta. Non contro quella mocciosetta Yato, il ragazzino terrestre e i suoi amichetti stravaganti.
Ringhiando come un gatto, strinse tra le mani il suo pugnale, mentre con orrore si rendeva conto che le tremavano le ginocchia. Avrebbe voluto piangere, ma non poteva dare un'impressione così infantile di sé. Optò per un approccio più ironico e sensuale: «Quanti bei giovani aitanti che abbiamo qui... » Non appena mosse un passo, tuttavia, tutti le puntarono le katane al petto, i volti impassibili ma velati di una furia repressa. Persino il cane si pose in atteggiamento aggressivo.
«Siete proprio dei pezzi di merda, vero? Attaccare così una giovane donna...»
Tsukuyo sorrise quasi dolcemente. «Tra donne questa regola non vale, mia cara.»
Dei passi affrettati alle loro spalle costrinsero tutti ad arrischiare un'occhiata indietro.
«Oh, ma guarda. Sono arrivati i miei rinforzi.» Cheryl sogghignò, e si lasciò cadere in ginocchio.
Un'intera squadra di Harusame aveva circondato Shinsengumi, Hyakka e Tuttofare.
Katsura era rimasto in disparte, tenendo ancora Kagura in braccio. La posò delicatamente in un angolo, poi estrasse la spada e si pose al fianco di Gintoki.
«Che la festa abbia inizio.»
Con un urlo disumano, gli alieni si lanciarono sul gruppo.

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

Sono tornaaaataaah * ride malefica * vi piacerebbe sapere come ha fatto Sougo a liberarsi, eh? E come sono arrivati Gin e gli altri... e dove sono finiti Takasugi e Abuto... e dove si trova Kamui... e dove invece è finito Umibouzu.... e anche magari che fine hanno fatto Mutsu e Sakamoto!
(e inveceh!) Lo scopriremo pian piano, muahahah! (No scherzo, il prossimo capitolo sarà di flashback e quindi spiegherò un po' di cose.)
Come al solito chiedo scusa per il ritardo (le ragioni, come spiegai su fb, sono anche a me ignote), come al solito vi dico che in futuro cercherò di essere più rapida (ci provo davvero, ma ultimamente mi sembra che le ore volino, quindi dico “tanto l'ho pubblicato ieri!” e poi mi accorgo che invece è passato un mese) (ma vabbeh) Contando sul fatto che molto probabilmente non riuscirò ad aggiornare prima del 6 gennaio, vi auguro di passare una wonderful Epifania e di abbuffarvi di dolcetti!
Alla prossima gentah :)
Isa
PS: la capsula è stata fatta esplodere da Zura con le sue meravigliose bombe, nel caso in cui non si fosse capito. Mah, sto capitolo mi è venuto fuori un po' strano, lo ammetto...



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Capitolo 14
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Credo che si fosse intuito già da tempo che trovo molto difficile continuare questa storia. Ho sempre dato la colpa alla mancanza di ispirazione - e in parte è vero, ma credo che il punto sia un altro: gli sviluppi del manga mi stanno veramente facendo perdere "fiducia" nella mia storia. Tutto sta diventando OOC, le situazioni non sono più realistiche, personaggi anche minori che nel manga sono diventanti principali, poi nuovi personaggi fondamentali, insomma niente regge più questa storia. Inoltre, gli ultimissimi capitoli hanno comportato modifiche nel rapporto sibling degli Yato, quindi veramente faccio fatica a continuarla.
Per ora la metto in stand-by (lo scriverò anche nelle avvertenze), nel caso la continuerò in futuro. Chiedo scusa a tutti coloro che continuavano a leggerla, impavidi e stoici; grazie mille di tutto il supporto che mi avete dato, siete stati davvero fantastici.
Se avete voglia, mi troverete in altre storie, targate Gintama ma anche di altri fandom. 
Spero di risentirvi presto :)
Alla prossima

Isabella aka izzie_sadaharu

 

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