Uomini e... uomini

di Joyce Anastasi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Fanfiction Slam Dunk

UOMINI E… UOMINI
di Joyce


(r // Yahoi)



I personaggi non sono miei. Il programma televisivo non è mio. La storia è mia e anche l'email alla quale scrivermi:  joyce.anastasi85@gmail.com.
 


Capitolo 1


Quando mi hanno proposto di partecipare a un programma televisivo, ero un po’ titubante. Poi, dopo averci pensato un’oretta su, ho deciso di dire di sì.

Non so perché l’ho fatto.

Per accampare scuse, mi sono detto che ho un’immagine da difendere: quella del primo giocatore di basket giapponese che ha fatto coming out; cercare un fidanzato davanti alle telecamere può rendere più “semplice” la vita a chi ancora non ha ammesso di essere, come si suol dire, dell’altra sponda.

A essere sincero, quando ho dichiarato in diretta nazionale di essere omosessuale non credevo di aver fatto qualcosa di eccezionale. Semplicemente mi chiesero se avessi una fidanzata e io risposi “preferirei un fidanzato”.

In fondo è così da quando Akira, un mio amichetto dell’asilo, mi ha chiesto di dare un bacio a una bambina e io gli ho risposto che volevo darlo a lui.

Allora, come oggi, non ho fatto altro che dire chi sono.

Sui giornali, però, quella mia confessione ha fatto un grosso clamore. Manco avessi detto di mangiare la nutella spalmata sulle barrette di cioccolato. Questo sì che sarebbe riprovevole!

Resta che quando la famosa conduttrice Ayako mi ha chiamato per trovarmi un fidanzato in tv stavo per riderle in faccia.
Innanzitutto, io in tv ci vado solo per giocare a basket!
Poi, non ho di certo bisogno delle telecamere per trovare l’uomo della mia vita. Sono pur sempre Kaede Rukawa, l’uomo, purtroppo, più corteggiato del Giappone.

Fatto sta che ho detto di sì.

E no, non l’ho fatto perché sono diventato il paladino degli omosessuali. Anche se è questo ciò che dirò ai giornali.

L’ho fatto perché mi è sembrato il modo giusto per conoscere qualcuno di “importante”.

Ebbene sì, di uomini ne ho conosciuti a bizzeffe, ma l’uomo della mia vita ancora manca.

Non ho mai avuto una relazione sana e duratura e, raggiunti i 25 anni di età, mi sembra arrivato il momento di sperimentare oltre che a livello sessuale, anche a livello emozionale.

Nonostante queste giustificazioni da dare a me stesso e agli altri, al primo giorno di trasmissione, dietro lo quinte, mi sto ancora chiedendo chi cavolo me lo abbia fatto fare!

Stiracchio i muscoli e mi guardo nuovamente allo specchio. Ho deciso di vestirmi in modo casual, anche perché se indossassi una giacca finirei per irrigidirmi più di quanto già non sia.

Le autrici della trasmissione – purtroppo, tutte donne – sono molto gentili con me. Sarà che la mia presenza darà qualche milione di spettatori in più allo show?!

Ce ne sono tre in particolare che sono fin troppo “gentili”. Credo si siano prese una sbandata per me. Insomma, se credevo che in uno studio televisivo sarei stato in un clima tranquillo e protetto, mi sbagliavo. Le stalker scalmanate sono il mio destino!

Ayako invece mi ha subito incoraggiato: le è bastata una pacca sulle spalle. Mi ha colpito soprattutto la frase che mi ha rivolto prima della trasmissione: «Innamorati e non pensarci troppo».

“Fosse facile!” ho pensato e anche un po’ sperato. So che è quello che voglio ma temo che, non essendomi mai innamorato, per me potrebbe rivelarsi ancora più complicato farlo in televisione.

Nella vita, sono una persona chiusa e temo di non riuscire ad aprirmi davanti alle telecamere.

La conduttrice mi invita a entrare nello studio per la registrazione della puntata e, quando ormai sono davanti al pubblico, alzo una mano per un saluto abbastanza freddo.

Ho deciso che non voglio comportarmi in modo differente dalla mia reale personalità.

Ayako mi presenta per sommi capi: Kaede Rukawa, miglior giocatore dell’anno per tre campionati consecutivi, 13 presenze in nazionale, dichiaratamente omosessuale.

Praticamente cose che sa anche il mio vicino di casa.

Lei mi chiede se ho altro da aggiungere, riguardo a hobby o passioni, e a me viene in mente una sola cosa: «Mi piace dormire».

Il pubblico comincia a ridere ma non ne capisco il motivo: in fondo tutti dormono!

Dopo questo breve preambolo di cui comprendo poco e niente, arriva il momento di far scendere i miei “spasimanti”. Dovrebbero essere cinquanta. Incrocio le dita e spero che non siano tutti dei pazzi schizzati.

Parte la musica e il primo che scende dalle scale, mi sembra molto carino. Si avvicina, mi saluta senza dire niente e va a sedersi. Al terzo ragazzo, cominciano a sembrarmi tutti uguali.
Capelli scuri piastrati, occhi chiari e stretti, pettorali che spuntano da camicie quasi completamente aperte.

Verso la metà del gruppo, scende un ragazzo con i capelli a punta che mi pare di aver già visto. Mi saluta con un sorriso divertito, come se mi conoscesse.

Poi arriva l’ultimo: il più alto di tutti. Credo mi superi di almeno cinque centimetri e per una persona alta 1,86 metro è quasi un miracolo!

La cosa assurda è che a spiccare, prima ancora dell’altezza, sono i suoi assurdissimi capelli rossi.

Si avvicina e mi guarda. Io faccio per avvicinarmi a salutarlo ma lui torna indietro sui suoi passi e va a sedersi.

Cioè, siamo impazziti? Quest’essere dovrebbe strisciare ai miei piedi per avere uno schifosissimo autografo e manco mi saluta?

Incazzato con il mondo intero per questo “schiaffo morale”, mi siedo e lo guardo di sbieco.

La conduttrice ridacchia sotto i baffi.

«Hanamichi, giusto? – si rivolge alla scimmia dai capelli rossi – Perché non hai salutato Kaede? Non ti piace?».

Io non piaccio a lui? Ma che domanda è questa? Semmai il contrario!

La mia occhiataccia va verso Ayako che sembra aver capito. “Sei impazzita?” le dico, facendomi capire con il semplice movimento delle labbra.

«Una mia ex fidanzata aveva una cotta per questo bell’imbusto. Non l’ho mai potuto sopportare!» risponde la carota umana.

Ho capito che siamo a un appuntamento al buio e nessuno sapeva che sarei stato io l’“oggetto” del contendere, però i giornali avevano detto che avrei potuto essere io il nuovo protagonista della trasmissione e soprattutto che si sarebbe trattato di un uomo!

«Forse è il caso di conoscerlo prima. Il tuo è solo un pregiudizio» se ne esce Ayako. Ma che mi importa? Per me può tranquillamente tornarsene da quell’oca della sua ex fidanzata.

«Voglio vedere se è stronzo come sembra in tv. Decido per la fine della puntata» risponde l’idiota.
E glielo dico pure: «Idiota!». Manco faccio ulteriori commenti, non merita neppure il mio fiato.

Il secondo ragazzo a presentarsi è il giovane con i capelli a punta che avevo già visto da qualche parte non ben precisata.

«Io sono Akira Sendoh e conosco Kaede dai tempi dell’asilo» afferma ridacchiando.

Io dovrei conoscerlo dai tempi dell’asilo?

Cioè, me ne ricorderei: è davvero un bel ragazzo!

«In che senso?» domanda Ayako.

«Andavamo all’asilo insieme» risponde lui, girando il viso per guardarmi.

Oddio, non sarà il ragazzino dell’asilo a cui ho chiesto un bacio? Si chiamava pure Akira!

«All’asilo mi chiese persino un bacio. Al tempo rifiutai e sono qui a chiederlo indietro» dice e io comincio a tossicchiare nervoso.

Sì, è decisamente lui. Certo, poteva anche omettere questa storiella simpatica!

«Ricordo vagamente», mento che è una bellezza.

Non nego che mi faccia piacere averlo qui.

«Di cosa ti occupi?» gli chiedo.

«Gioco a basket. Ma non in BJ League come te. Sono in una serie inferiore».

Gli sorrido. Sempre più interessante!

«Anch’io ho giocato a basket ma non vedo quanto questo possa interessare al bell’addormentato» interviene, a sproposito, il pel di carota.

Il bell’addormentato temo di essere io.

«Hai lasciato il basket, idiota?» mi trovo a chiedergli. Mi mordo la lingua subito dopo, non avrei voluto dargli troppa visibilità!

«Mi sono infortunato sette anni fa. Ora studio fisioterapia, voglio fare il medico sportivo».

Dai, se studia non può essere del tutto imbecille! Diciamo che, dandogli il beneficio del dubbio, invece del 100%, potrebbe essere idiota al 99%.

Ora che lo guardo meglio, sembra addirittura carino. Ma moooolto lontanamente.

A presentarsi subito dopo, è un ragazzo dal fascino un po’ tenebroso. È stato il primo a scendere le scale.

«Io sono Hisashi Mitsui. Ho avuto un passato un po’ travagliato ma ora sto cercando di rimediare. Soprattutto per quanto riguarda il rapporto con i miei genitori. Kaede può capirmi».

Mi irrigidisco. Non mi fa piacere che si parli della mia vita privata, pur essendo questa di dominio pubblico. Mio padre è un famoso manager giapponese e tutti sanno che non ha mai appoggiato la mia carriera sportiva. Basta buttare un occhio sugli spalti, durante le mie partite, per vedere che non c’è mai.

«So che hai perso tua madre molto tempo fa» aggiunge ancora il teppistello.

«Sì, si è ammalata dopo il parto» dico con freddezza. Ormai è un storia passata e questa è la risposta standard che rifilo a tutte le persone che mi chiedono di lei. In realtà non nego che è una ferita ancora aperta che preferisco celare.

«Hai mai provato sensi di colpa?» mi chiede Hanamichi.

E io non posso fare a meno di rimanere sorpreso.

È la prima persona che me lo chiede.

Di solito quando racconto questa storia, la prima frase che sento è «Mi dispiace».

A una domanda così sincera, non posso che rispondere sinceramente.

Abbasso e alzo il volto così da fargli un “sì” con la testa.

Lui mi guarda e abbassa il capo.

Devo chiedergli assolutamente il perché di quella domanda ma non è questo il luogo.

La trasmissione è finita e Ayako mi chiede con chi voglio uscire.

Hanno parlato solo tre persone tra cui Hanamichi che ha detto di voler andare via.

«Esco con Hisashi, Akira e Hanamichi, se decide di restare».

Lui fa di sì con il capo, esattamente come me.

Ci alziamo e vado dritto dietro le quinte. Preferisco non attardarmi in sguardi o parole con loro, non vorrei che mi accusassero di preferenze così presto.

Esco stranito ma anche piacevolmente sorpreso. Ho voglia di uscire con le persone che ho scelto e so che ci saranno cose di cui parlare e discutere.

A dispetto dei miei silenzi, non sopporto il silenzio nelle altre persone. Il mio è già di per sé troppo opprimente.

Vado a cambiarmi in camerino e mentre indosso la tuta per andare in palestra – tra un’ora ho gli allenamenti – un’autrice mi chiede la disponibilità sugli appuntamenti e i relativi orari.

Domani uscirò con Hisashi e Akira. Infine dopodomani tocca ad Hanamichi.

«Spero non finisca in rissa» mi ritrovo a pensare. E lo dico soprattutto per l’uscita di dopodomani.

La prima uscita la faccio, appunto, con Hisashi Mitsui.

L’appuntamento è in un pub abbastanza centrale di Tokyo.

Entro con la troupe e lui è già seduto ad aspettarmi con il suo giubbino di pelle e la sua aria da macho.

Mi saluta ma non lo vedo molto felice. Lui sembra intuire la mia perplessità.

«Sono solo stanco, scusami» mi dice.

Beh, per un attimo ho temuto che avesse l’aria imbronciata SEMPRE.

«È successo qualcosa?» gli chiedo, un po’ per rompere il ghiaccio, un po’ perché temo sia così.

«No niente di che, ho litigato con un amico» mi risponde, tagliando corto e ricominciando a sorseggiare la birra.

Per un attimo realizzo che questo dovrebbe essere un “appuntamento”. Si tratterà pure di un bel ragazzo ma almeno potrebbe fingere interesse nei miei confronti!

«Solo un amico?» mi azzardo a chiedere, temendo di conoscere già la risposta.

«Ho litigato con il mio ex. Io e lui ci siamo lasciati da due mesi e da allora…» Hisashi comincia un discorso che dura per tutti i 40 minuti della nostra uscita.

Inutile dire che è ancora innamorato di questo Kiminobu o come cavolo si chiama.

Quando arriva il momento dei saluti, gli dico senza tergiversare: «Torna da lui».

Io invece torno a casa deluso.

Tempo di pranzare e incontro nel primo pomeriggio Akira.

Lo stato d’animo non è dei migliori, anche perché dopo la prima uscita mi aspetto di tutto.

L’appuntamento è al parco, in un campetto di basket.

Almeno Akira ha avuto l’accortezza di scegliere un posto in cui mettermi a mio agio.

Quando lo vedo in tenuta da basket con tanto di pallone in mano, tiro un sospiro di sollievo: non potrà che andare bene!

Mi accoglie con il suo solito sorriso, e mi lancia la palla: «Si va ai venti, campione?».

Scatto in avanti, lo supero con una finta e schiaccio.

«Ok, ai venti» gli dico di sfida, restituendogli la palla.

Lo batto con soli quattro punti di scarto. È davvero bravo, credo sia un giocatore sottovalutato.

Glielo dico e lui mi chiede di raccomandarlo: «Magari al tuo coach! Non mi dispiacerebbe sbirciarti mentre ti fai la doccia» mi dice, guardandomi negli occhi.

Io non sono il tipo che si imbarazza però il suo commento è stato abbastanza ardito. Lo guardo di sbieco.

«Certo che sei cambiato dall’asilo. Manco un bacio volesti allora!» mi trovo a dirgli.

Lui ride a squarciagola, poi mi coglie in fallo: «Allora ti ricordi!».

Mi guarda per un po’ in silenzio e poi aggiunge «Posso rimediare?», assumendo un’aria maliziosa.

«Per pareggiare la situazione, sono io che rifiuto stavolta» gli rispondo per le rime e prendo ad allontanarmi.

Provarci alla prima uscita è decisamente un azzardo ma, se non altro, ho apprezzato il coraggio.

L’uscita è finita. La troupe va via e io mi faccio dietro al cameraman. Prima però mi volto a salutare Akira.

«Posso dire ai miei amici che ho pareggiato l’incontro e non il bacio?» urla quando ormai sono distante.

Non gli rispondo ma gli faccio “ok” con la mano sinistra.

Quando sono sicuro che non mi possa più vedere, sorrido. È stato un pomeriggio piacevole. Akira ha avuto la capacità di rilassarmi.

L’indomani incontro Hanamichi. E già so che di rilassante ci sarà ben poco!

Come mi aspettavo, il deficiente non poteva che farmi incazzare!

L’appuntamento è alle 20 e lui si presenta alle 22.

Inoltre, il luogo dell’incontro è – udite, udite – un Pachinko di Kanagawa!

A questo punto, poteva pure portami in un motel mezza stella e facevamo prima!

Quando vedo la sua capigliatura rossa spuntare in lontananza, il primo pensiero che mi viene in mente è di dargli fuoco.
Poi però mi placo.

«Scusa – mi dice tutto trafelato – c’è stato un problema in ospedale».

«Stai bene?» gli chiedo, poi ricordo che lui lavora in ospedale.

«Lavoro, tranquillo» mi dice con il fiatone, poi mi guarda e mi sorride. Io non posso fare a meno di trovarlo carino sebbene non lo sia secondo i più classici canoni estetici.

«Entriamo?» mi chiede, indicandomi il Pachinko.

Ma neanche morto!

«Vieni!» gli dico e lo trascino per un braccio sul lungomare.

«Ti piace il mare?» mi chiede e gli faccio di sì con la testa.

«Soprattutto, non mi piace il Pachinko!».

Lui ride e alza le mani: «Ricevuto!».

Non so perché ma mi viene spontaneo chiedergli di questa ex ragazza invaghita di me.

«Com’era questa tizia con cui uscivi?» gli chiedo, prendendo a passeggiare poco distante da lui. Dopo aver formulato la domanda, mi rendo conto che forse avrei dovuto usare dei modi più garbati per parlare di lei ma mi riscopro stranamente infastidito.

«Siamo stati insieme cinque anni – strabuzzo gli occhi, sorpreso. Sono tanti cinque anni. La mia relazione più lunga è durata cinque giorni! – Ma credo di non averla mai amata. Era come una sorella» aggiunge.

«Tu hai capito che sono un uomo, sì?» gli chiedo. Lo so che è una domanda stupida ma Hanamichi non ha per niente l’aspetto dell’omosessuale. Anzi, a vederlo a colpo d’occhio, scommetterei che non è mai stato con un uomo.

«Lo vedo bene! – e sghignazza – Mi sono reso conto di essere forzato nel rapporto con le donne e più naturale con gli uomini, tutto qui».

«Dunque, non sei mai stato con un ragazzo?» gli chiedo ancora, giusto per togliermi ogni ulteriore dubbio.

«Non ho mai neanche baciato un uomo» dice, arrossendo e portandosi una mano dietro il capo.

Alt, stop, fermiamo tutto.

«E che ci fai qui?» gli domando confuso.

«Beh, c’è sempre una prima volta!» mi dice ma… la questione è un’altra!

«E se non ti piace?». Non vorrei di certo essere la cavia di un suo “esperimento”.

«Tu sapevi di essere omosessuale prima o dopo aver baciato un uomo?»

In effetti.

Con questa risposta intelligente, potrei addirittura rivalutarlo. Idiota al 98%?

Un’autrice della trasmissione, alle nostre spalle, ci dice che il tempo è finito.

Io devo guardare l’orologio per rendermi effettivamente conto che sono passati quaranta minuti.

«Un attimo – le dico. Poi mi rivolgo ad Hanamichi – Anche tu hai dei sensi di colpa?», in fondo era soprattutto per questa domanda che l’ho portato fuori.

Lui sorride malinconico e dice solo «Ciao volpe», mentre va via e alza una mano in mio saluto.

Rimango fermo a fissarlo finché i suoi capelli rossi non scompaiono dall’orizzonte.

Me l’ha fatta anche stavolta. Senza ombra di dubbio.

Un momento… ma chi sarebbe la volpe?!


Continua...

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 
Fanfiction slam dunk
UOMINI E… UOMINI
di Joyce


(r // Yahoi)
 
Anche stavolta i personaggi e la trasmissione televisiva non sono miei. Anche stavolta l’email per insultarmi o per proclamarmi genio (Hana docet) è: joyce.anastasi85@gmail.com.
 

Capitolo 2

La seconda puntata scorre più tranquilla della prima. Io soprattutto sono più tranquillo.

Hisashi non si è presentato in trasmissione perché ormai è tornato dall’ex fidanzato, Akira guarda la nostra esterna tutto gongolante, ormai convinto di essere il primo nel mio cuore e nella mia mente, e Hanamichi è l’Hanamichi della scorsa puntata.

Praticamente un idiota.

Ayako gli chiede se gli sono piaciuto in esterna e se ha deciso di restare in trasmissione e lui spara la cavolata del secolo: «Resto solo per battere l’istrice con i capelli a punta».

L’istrice ovviamente è Akira.

Quando poi vede l’uscita con l’istric… ehm, con Akira Sendoh, le cavolate si sprecano.

«Ma tu sei proprio un depravato! – urla – ma ti sembrano cose da dire? Sbirciare nella doccia in palestra! Tu sei malato!».

Ovviamente non sono mancati nemmeno i commenti sul mio conto.

«Tu poi che sei una volpe surgelata, ti stai zitto? Gli dovevi suonare un ceffone!».

Non so se la sua è una scenata o semplice follia, resta il fatto che si becca un altro mio «Idiota!».

Quando è il momento di scegliere con chi uscire, faccio nuovamente il nome di Hanamichi, giusto perché voglio pestarlo a sangue, poi Akira e un certo Minori Kishimoto che, anche se non ha mai parlato, mi pare abbastanza carino.

Il primo appuntamento è la sera stessa dopo la registrazione con Hanamichi.

Stavolta, onde evitare di finire in una bisca clandestina, lo invito a raggiungermi in camerino così da riuscire a placarlo.

Entra senza nemmeno bussare e, proprio perché volevo placarlo, gli suono un pugno in pieno volto.

«Si bussa prima di entrare, idiota!».

Lui ovviamente a pugno in faccia risponde con pugno nello stomaco.

«Ti fai problemi perché non busso e non perché quel tizio vuole vederti sotto la doccia?» comincia a sbraitare.

A domanda inutile, segue un mio ceffone e finiamo a fare a botte con l’intera redazione che cerca di fermarci.

Quindici minuti dopo, siamo seduti sul divano intenti a incerottarci.

Lui si accorge di una mia ferita scoperta sul viso e mi aiuta: «Aspetta, testone!» mi dice. Chiede una cassetta del Pronto Soccorso e prende a disinfettarmi. Si avvicina così tanto che non posso non guardargli le labbra.

Ci sono dei momenti in cui è un folle schizzato e altri in cui è la persona più premurosa e profonda del mondo.

Se non fossi in tv, probabilmente cercherei di baciare la sua bocca piena e rossa ma devo trattenermi.

Soprattutto con lui: non credo sia ancora pronto a baciare un uomo, per giunta davanti alle telecamere.

Poi, diciamoci la verità, dopo i pugni e le parole che mi ha rivolto, neppure se lo meriterebbe!

Ora ciò che mi preme di più è conoscerlo meglio.

«Perché l’altra volta non mi hai risposto?»

Lui mi sorride, segno che ha capito che mi sto riferendo alla storia del senso di colpa.

«Riguarda la morte di mio padre… – comincia a raccontare ma, ripensandoci, si ferma – non posso parlarne qui» e guarda la telecamera. Io ormai le avevo completamente rimosse.

«È possibile rimanere soli?» chiedo a una delle autrici cotte di me che finalmente diventa utile a qualcosa (Sulla sua maglietta ora noto la scritta “RU”, cosa diavolo significherà?). Lei acconsente con gli occhi che formano due cuoricini e chiude la porta del camerino.

«Ora puoi parlare» dico ad Hanamichi, sorridendo soddisfatto.

«Tu sei più infido di una volpe! – mi risponde divertito, poi il sorriso assume un’incurvatura amara – Dieci anni fa mio padre è morto per colpa mia. Come vedi, è una storia piuttosto semplice».

Semplice? Ma se non mi ha detto niente? Gli chiedo di spiegarsi meglio.

«Mio padre ha avuto un attacco di cuore. Stavo andando a chiamare i soccorsi quando sono stato coinvolto in una rissa che avevo innescato io in precedenza». Chiaro, netto, limpido. Come me quando parlo della morte di mia madre.

«Non è colpa tua» gli rispondo ma so che è inutile dirlo.

«Non è colpa tua» ripete lui, guardandomi negli occhi. E sa che è inutile dirlo.

Ci guardiamo in silenzio per qualche secondo e si crea una situazione strana. Ci sono tutte le aspettative per un bacio ma vorrei che fosse lui a sporgersi per primo.

Inutile dire che attendo invano e che rimango molto deluso.

Forse è ancora presto. Forse sarebbe solo un modo per sentirci vicini.

Fin troppo vicini.

Tocca a me rompere il ghiaccio. Mi schiarisco la voce e mi alzo.

«Ci vediamo in studio?» gli chiedo e lui mi dice semplicemente «Ok».

Esco dalla stanza con una sensazione che non so descrivere.

La redazione mi chiede per sommi capi quanto accaduto ma io taccio sulla situazione che Hanamichi mi ha rivelato e sul bacio mancato.

Tronco in fretta le domande e mi allontano da quella stanza e da quella porta che vorrei solo sfondare per rivederlo. Sì, vorrei scuoterlo e chiedergli cos’ha, chiedergli se può davvero innamorarsi di me.

Il giorno dopo incontro Minori e “incontro” è la parola giusta.

L’appuntamento è in una palestra in cui si pratica box. Lui mi aspetta con tanto di guantoni alle mani e con un altro paio allacciati al polso che presumo debba indossare io.

Nel giro di due minuti, mi ritrovo sul ring a fare a botte. Paradossalmente penso che Hanamichi nell’altra esterna ci sia andato giù più pesante.

A differenza dell’idiota, però, Minori lascia il segno. Per sbaglio – o almeno spero sia così! – mi colpisce dritto in un occhio che, già so, si colorerà di nero.

Ovviamente, dopo, senza tanti complimenti lo stendo al tappeto.

Al primo impatto, posso sembrare un tipo piuttosto delicato ma l’unico che nella vita mi ha dato l’impressione di potermi battere a suon di pugni è stato proprio Hanamichi Sakuragi.

Concluso l’“incontro”, Minori mi chiede scusa per l’inconveniente e mi consiglia dei colliri per rimediare nel possibile.

Esito della nostra prima uscita? Un occhio nero con cui mi reco all’appuntamento con Akira.

Ci vediamo nella sua stanza d’albergo e la cosa mi preoccupa non poco! So che Hanamichi in fondo – ma proprio in fondo – ha ragione e che Akira è un po’ polipo. Ma cercherò di tenerlo a bada. Mal che vada, potrei fare a pugni anche con lui.

Busso alla porta e Akira mi viene ad aprire a petto nudo. Gli chiedo se disturbo ma temo che il suo obiettivo fosse proprio quello di mostrarsi mezzo spogliato.

Mentre mi posiziono al centro della stanza, non posso fare a meno di notare che ha un bel fisico, una pelle curata e un sorriso perfetto. Sembra il ragazzo di una pubblicità.

Questo, almeno dal mio punto di vista, conta poco e niente. Potrebbe contare se volessi solo andarci a letto ma in questo contesto cerco tutt’altro.

«Cos’hai fatto all’occhio?» mi chiede lui, dopo aver notato il livore che lo contorna.

«Niente, ho fatto a pugni»

«Mica è stato Sakuragi?» chiede e a me viene da ridere.

«No, lui non ha lasciato segni» gli dico divertito e Akira mi guarda perplesso. Capirà guardando l’esterna in studio!

L’istrice mi fa accomodare sul letto e lui si siede al mio fianco. Ammetto di irrigidirmi un po’ e mi trovo a pensare a quanto Hanamichi sia diverso da lui.

Akira ci ha provato con me fin da subito mentre Hanamichi, anche avendo carta bianca, non si è nemmeno avvicinato.

Non so se si tenga distante per paura o semplicemente per mancanza di attrazione. Mi trovo a sperare che si tratti della prima ipotesi.

«Uno yen per i tuoi pensieri» mi dice Akira alzandomi il volto con le dita.

Oddio, sono in esterna con lui e sto pensando all’idiota!

Ci troviamo occhi negli occhi, ricreando la medesima situazione con Hanamichi che però si risolve in modo più semplice.

Akira si avvicina alla mia bocca e io non lo allontano.

È bello e ho una voglia tremenda di essere baciato, anche se tra noi c’è una semplice attrazione.

Ci sfioriamo le labbra ma è solo per un momento. Akira subito chiede accesso alla mia bocca e approfondiamo il contatto. Dopo qualche istante, tenta di spingermi indietro e di farmi sdraiare sotto di lui ma lo allontano subito.

Ho ceduto fin troppo.

«È meglio che vada» gli dico e, senza voltarmi, corro oltre la porta e me la chiudo alle spalle.

Cosa cavolo mi è preso?

Ne sono attratto, fin troppo, ma questo non è il contesto per cedere alla mia parte più sensuale.

La redazione cerca di farmi domande su quanto accaduto ma tronco in fretta il discorso, dicendo di aver bisogno di riflettere.

Il pensiero va dritto alla reazione che potrebbe avere Hanamichi.
 
Entro in studio per la terza registrazione preoccupatissimo proprio per il rossino.

Fortunatamente vediamo prima l’uscita con lui e lo trovo più calmo del solito.

Temo si tratti della classica “quiete prima della tempesta”.

Quando parte il filmato della mia “uscita” con Akira, Hanamichi comincia a borbottare non appena nota che l’appuntamento è in una camera d’albergo e che per giunta lui mi apre mezzo nudo.

«Che depravato!» continua a ripetere. La mia testa invece pensa a varie vie di fuga per non affrontare la situazione che si presenterà.

Nel filmato, mi vedo mentre sono sovrappensiero. In quel momento stavo pensando ad Hanamichi, poi la parte fisica ha prevalso su di me.

Quando scatta il bacio, l’idiota, nel pieno della prevedibilità, si alza ed esce dallo studio.

Prima di abbandonarlo, mi lancia contro un pacchetto. Forse un regalo che voleva darmi a fine registrazione.

“Beh, almeno non ha distrutto l’intero edificio” mi trovo a pensare in modo consolatorio.

Senza nemmeno finire di vedere il video dell’uscita con Akira, apro il pacchetto che ho tra le mani e noto un bigliettino.

“Sarò pure un idiota ma tu sei una volpe. La più bella che abbia mai visto”.

Sotto il biglietto c’è un braccialetto di cuoio e argento con un piccolo ciondolo a forma di volpe.

Il mio cuore perde un battito. “La più bella che abbia mai visto”… dunque, gli piaccio!

Metto il bracciale in tasca con tutta l’intenzione di indossarlo quanto prima e lo seguo dietro le quinte.

In studio, parte l’applauso.

Sorrido nel constatare che anche il pubblico è dalla sua parte.

Una ragazza della redazione (che indossa una maglietta con la scritta “KA”. Bah!) mi dice che Hanamichi non ha intenzione di trattenersi e che si sta cambiando per abbandonare definitivamente la trasmissione.

Una telecamera mi corre dietro mentre vado da lui e, senza tante cerimonie, spalanco la porta.

Lui si è già cambiato ed è pronto per andarsene con il trolley tra le mani.

«Va’ via! – grida – Non ho più niente da dirti».

Mi sposta in malo modo e si dirige verso la sua auto all’esterno degli studi.

«Aspetta, cavolo! Fammi spiegare» riesco a fermarlo, prendendolo per un braccio.

«Non ho bisogno di una puttana, vuoi capirlo o no?» mi urla in faccia. Spalanca gli occhi, pentendosi un secondo dopo della parola utilizzata.

Il mio ceffone gli arriva comunque in pieno volto.

Come si è permesso di rivolgersi a me in quei termini? Non sa nemmeno di cosa sta parlando!

«Scusa, – mi dice – io non reggo queste situazioni: sono geloso, prepotente, possessivo. Non posso, scusami ancora!»

Raggiunge la sua auto e va via, lasciandomi solo con il cameraman in uno spiazzale deserto.

Il giorno successivo, dopo una notte insonne, chiamo Ayako e mi faccio dare l’indirizzo di Hanamichi.

Passo sul mio orgoglio, sulle parole che mi ha detto, sul fatto che – sono convinto – non sia realmente attratto da me, sul suo avermi mollato in diretta, sul mio essere incazzato nero, su ogni cosa ma devo riportarlo in puntata.

Continuare quest’avventura senza di lui non avrebbe senso. A costo di chiudere la trasmissione con una rissa bella e buona!

Attendo la troupe e l’auto che mi porteranno a Kanagawa, dove abita Hanamichi, con il respiro accelerato.

Quando finalmente siamo sotto casa sua, tiro un sospiro di sollievo.

“Prima che sia troppo tardi” ho continuato a pensare durante il viaggio e, mentre formulavo queste parole, pensavo anche a quanto io sia impazzito. Cavolo, si tratta di uno stupido studentello con la faccia da cazzo e il cervello da scimmia!

Hanamichi vive in un piccolo appartamento in un complesso residenziale.

È lui stesso ad aprirmi e a chiudermi la porta in faccia nel giro di tre secondi.

Almeno ho intravisto la sua faccia sorpresa! Probabilmente non si aspettava che venissi, soprattutto dopo le parole che mi ha rivolto.

A dirla tutta, nemmeno io avrei mai immaginato di fare una cosa del genere.

«Apri, stupido idiota! – comincio a percuotere la porta – Voglio solo parlare».

Dopo dieci minuti di vani tentativi, comincio a prendere l’anta di legno a calci.

«Non distruggere la porta, volpaccia malefica, ché non ho mezzo yen!» mi grida dall’interno.

«Vieni ad aprirmi e la smetto!»

Lui sembra arrendersi e mi apre la porta, restando sulla soglia così da impedirmi l’ingresso.

Io lo spintono via e riesco a entrare e a far entrare la troupe.

«Ora che hai visto casa mia, puoi anche andare!» mi dice.

Ma che crede, che sia venuto fin qui per vedere se vive in una villa o in una stalla? Capirai che mi importa, io di soldi ne ho pure troppi!

«Che mi frega di casa tua! – gli rispondo stremato – Voglio che torni in studio!».

Lui per un attimo rimane sorpreso da questa richiesta, poi prende a parlare con più tranquillità.

«Non dovevi baciarlo, non dopo quello che ti ho detto» mi dice. Credo si riferisca alla confessione su suo padre.

Io non so che rispondergli. Di certo non tocca a me scusarmi. Lui non è il mio fidanzato e, per giunta, mi ha dato della puttana!

Mi avvicino a lui e lo fisso negli occhi.

Voglio solo che mi guardi e capisca, anche ciò che io ancora non ho capito.

«Perché hai baciato lui e non me? – mi chiede, inaspettatamente – Non ti piaccio?»

«Ma cosa stai dicendo? – io ero convinto che fosse lui a non essere attratto da me! – Taci che dici solo stronzate!» e lo zittisco nell’unico modo che mi è possibile.

Schiaccio la mia bocca contro la sua.

Il bacio dapprima a timbro, si trasforma pian piano. Hanamichi mi poggia le mani intorno al viso e le nostre lingue cominciano a cercarsi per una scoperta reciproca.

Mi bacia lentamente come se volesse assaporare qualcosa di diverso ma che in realtà è sempre uguale perché l’amore è sempre uguale.

«Mai più – dice quando ci stacchiamo – Non lo devi baciare mai più».

Io non posso rispondergli né promettergli niente. Gli scosto il viso con il mio per cancellargli via questi pensieri, poi le nostre bocche si incontrano nuovamente e scatta una scintilla infuocata. Riprendiamo a baciarci con foga.

Hanamichi mi spinge contro il muro e scivoliamo sul pavimento. A cavalcioni su di lui, all’ingresso di casa sua, continuiamo a baciarci per un’altra buona mezz’ora, e le nostre carezze e i nostri bacini sempre più vicini diventano pericolosi.

Usciamo da una sorta di trance solo quando la redazione ci dice che dobbiamo staccarci. Lo aiuto ad alzarsi, dandogli la mano e così, sfiorandomi il braccio, si accorge che indosso il braccialetto che mi ha regalato.

Mi risponde con un sorriso, senza aggiungere nulla.

Gli lascio la mano solo quando sono troppo distante per tenergliela.
 
Continua…

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Fanfiction Slam Dunk

UOMINI E… UOMINI

di Joyce

(r // Yahoi)

Piccolo ringraziamento a Greco65 per la recensione. Ci tengo che i personaggi siano più possibilmente simili agli originali quindi sono contenta di essere riuscita in quest'intento. Per gli altri capitoli, non c'è problema: la fic è terminata. Finirò di pubblicarla entro la prossima settimana.

Per chiunque altro voglia scrivermi: joyce.anastasi85@gmail.com

Capitolo 3

Entro in studio emozionato come se dovessi andare dritto all’altare. Tutti i miei corteggiatori sono seduti, tranne Hanamichi che probabilmente entrerà in un secondo momento.

Non voglio credere nemmeno per un istante che non sia venuto. Sarei capace di andare a piedi fino a Kanagawa per prenderlo per i capelli.

Ayako spiega brevemente che questa settimana non ho fatto esterne per mia scelta.

Dopo essere andato a casa di Hanamichi, ho preferito riflettere.

L’esito della riflessione è stato che ho corso troppo. Nel giro di tre uscite, ho baciato due ragazzi di cui uno che sono andato a recuperare nonostante mi avesse dato della puttana.

Praticamente ho corteggiato più io che loro e soprattutto ho messo il mio orgoglio sotto i piedi e questo non è da me.

Ayako specifica che ho visto una sola persona e in studio parte l’applauso.

Akira continua a sorridere. Ha capito che si tratta di Hanamichi ma non immagina cosa sia successo quando l’ho incontrato.

Lui intanto scende dalle scale e viene a salutarmi.

Io quando lo vedo, comincio a tremare leggermente.

Sono emozionato. Devo ammettere di sentirmi un po’ idiota. Come se questo ragazzo mi contagiasse con la sua stessa idiozia!

«Sei bellissimo» mi dice, riuscendo a farsi sentire solo da me. Io arrossisco miseramente.

Lo guardo mentre si siede e penso a quanto sia bello anche lui. Ha alzato i capelli rossi in un codino e porta un cardigan beige che accentua i suoi muscoli e la sua abbronzatura.

«Hai cambiato idea eh, pel di carota?» gli chiede Akira, riferendosi al suo essere andato via con l’intenzione di non tornare. Ma stavolta Hanamichi non cede alle provocazioni, anche perché sa cosa c’è dietro questo suo ritorno.

«Tra poco smetterai di ridere», infatti gli risponde.

Ayako comincia a presentare l’esterna, dicendo che sono stato io a raggiungere Hanamichi per riportarlo in studio e, subito dopo, manda in onda il video del nostro incontro.

Rivedendo l’uscita, mi sento ridicolo e al contempo emozionato.

Cioè, ci rendiamo conto di cosa ho fatto per quest’idiota?

Gli stavo per sfondare la porta, pur di parlargli!

Quando parte il bacio, mi accorgo di aver vissuto un momento più passionale di quanto ricordassi, soprattutto mi rendo conto di quanto io e lui siamo estremi nelle sensazioni.

Ogni tanto incontro lo sguardo di Hanamichi che mi sorride. Akira invece è solo più serio del solito ma non si scompone.

Probabilmente non aveva escluso l’eventualità di un bacio.

Alla fine dell’esterna, commenta con un secco «Uno a uno. Non credere adesso di essertici fidanzato!».

Hanamichi ride divertito, ormai completamente sicuro della sua posizione «Sì certo, continua a illuderti!» gli risponde.

Io, dal canto mio, mi rendo conto di avergli dimostrato fin troppo. Occorre fare qualche passo indietro e occorre farlo con entrambi.

Ayako mi chiede cosa pensi dell’esterna e provo a essere sincero ma anche cauto al tempo stesso.

«Sono andato a riprendere Hanamichi perché questa mia esperienza senza di lui non avrebbe senso. – poi prendo fiato e provo a mettere i puntini sulle “i” – Ciò non significa che lo abbia scelto. Anzi, mi sono accorto di aver corso troppo sia con lui, sia con Akira. Ora voglio soprattutto riflettere».

Ayako mi chiede cosa intenda dire.

Beh, è semplice: «Non bacerò più nessuno, troppe complicazioni».

Hanamichi, dopo aver riflettuto con attenzione su quanto detto, prende a sghignazzare: «Bravo volpino, non baciare più questo porcospino pervertito!».

«Idiota, non bacerò nemmeno più te!» specifico, nel caso non abbia capito.

«Sì, sì, certo» mette in dubbio le mie parole.

Sto per partire con una di quelle nostre discussioni che finiscono in rissa, quando Ayako mi dice che c’è una segnalazione proprio sul rossino.

«Ci ha contattato un tuo compagno del liceo. – dice la conduttrice ad Hanamichi – Nello specifico, ci ha mandato delle foto in cui fai a pugni con quella che dovrebbe essere la tua “banda”».

«E con questo? – chiede l’idiota, non comprendendo la gravità della situazione – Ci facevo a pugni, mica li baciavo!» aggiunge pure il genio.

«Hanamichi, il tuo “amico” ci ha mandato centinaia di foto in cui fai a botte con ragazzi di strada!» cerca di fargli capire Ayako.

«Ma stiamo parlando di dieci anni fa! Ok, avevo una banda, facevo a pugni, sono finito in ospedale e ho fatto finire in ospedale. Ora però sono un medico, porto avanti la casa e la mia famiglia! Non devo giustificarmi di niente. Per il mio passato, ho avuto la punizione che meritavo e Kaede già lo sa!».

Hanamichi parla tutto d’un fiato e capisco subito che si riferisce a suo padre. So anche che vuole che si tronchi in fretta questa discussione.

«Preferisco parlargli in privato di questa cosa, non in studio» infine decido di intervenire e lui mentalmente mi ringrazia, voltandosi verso di me.

Sapevo che Hanamichi aveva un passato “burrascoso” ma di certo non immaginavo che da adolescente facesse parte di una banda di teppistelli violenti.

Spero solo che la “faccenda” riguardi il suo passato. Non posso permettermi di stare con una persona dai trascorsi così complicati. E non lo dico per una questione d’immagine ma per la responsabilità che ciò comporta. Io sono da esempio per molti ragazzi e quanto ha fatto Hanamichi di certo non lo è.

Akira ovviamente non si risparmia il commento malevolo: «Alla fine è uscito fuori che sei un delinquentello buono solo a fare a pugni!».

Hanamichi, come al solito, dà di matto e scatta in piedi: «Per caso vuoi un assaggio di questi pugni?».

Prima che gli si avvicini troppo, Hanamichi mi guarda e dalla mia faccia glaciale capisce che deve darci un taglio.

Dopo la puntata, chiedo di vederlo nel suo camerino.

Busso e mi accoglie con un “Ciao volpe”. Io gli rispondo con un “…ao” mormorato, giusto per fargli intendere che ho bisogno di alcune spiegazioni.

«Vai, parti con la ramanzina!», mi dice buttandosi sul divano. Come sempre, non ha capito niente.

«Nessuna ramanzina! Piuttosto voglio sapere cos’altro devo aspettarmi»

«Da che punto di vista?»

«Da adolescente, – specifico – fino a che punto ti sei spinto?» gli chiedo e gli parlo con apprensione. Non vorrei dovermi pentire di quanto costruito finora con lui.

«Non c’è altro rispetto alle foto. – dice e io tiro un sospiro di sollievo – Giuro che tutte le mie risse sono sorte per difesa personale».

«Vedi ancora questi ragazzi che frequentavi?» gli chiedo e lui se ne esce tranquillamente con un «Certo, Yohei è come un fratello per me!».

Innanzitutto, chi cazzo è questo Yohei? Poi, dannazione, mai che mi desse una risposta sensata!

«Kaede, davvero, – afferma convinto – sono bravi ragazzi! Se vuoi te li presento così ti tranquillizzi!».

«Sì, magari tra una decina di anni» gli dico per scherzare. Mi andrebbe pure di incontrarli per chiedergli qualcosa in più ma sarebbe meglio che lo facessi solo una volta fuori dalla trasmissione. Non credo che questo sia il “loro” posto.

«Come vuoi! E ora che sei più rilassato, fammi due coccole!» dice trascinandomi sul divano di fianco a lui.

«Coccole, un corno! Non mi avvicinerò mai più a nessuno. Tu e quell’altro siete pericolosi»

Lui ride a squarciagola. «Semmai è il porcospino a essere pericoloso. Io non ci ho mai provato con te!».

Ed è arrivato al punto che volevo toccasse.

«La cosa non depone a tuo favore. Tu dovresti corteggiarmi!» gli dico per fargli capire che questo suo non avvicinarsi a me, mi ha fatto dubitare del suo reale interesse.

«In amore, sono timido. – dice l’uomo alto 1,90 m che sta seduto al mio fianco – Ma se vuoi un bacio, basta dirlo!» riprende a scherzare.

«Non voglio niente del genere! – gli rispondo di rimando – Ci vediamo settimana prossima» lo saluto e prendo ad alzarmi per andare via.

Lui mi ferma per la spalla e mi abbraccia da dietro. «Resta ancora un po’…» mi mormora all’orecchio, solleticandomi la gola con il respiro.

Giro il volto quanto basta perché le nostre bocche siano nuovamente vicine.

Ci guardiamo negli occhi indecisi. O meglio lui mi guarda immobile, in attesa che faccia la prima mossa, mentre io continuo a pensare che non posso, non posso e non posso.

Fatto sta che i buoi propositi vanno a farsi friggere e sono io a sporgermi per un bacio leggero a fior di labbra. Ci accarezziamo le labbra per qualche secondo, poi il bacio diventa più intimo. Cerco di farlo durare il meno possibile, tirandomi indietro e allontanandomi da lui quanto più possibile.

«Qua l’idiota sono io, altro che tu!» gli dico mentre chiudo la porta e vado via.

Che senso ha darsi delle regole in diretta nazionale se poi un’ora dopo le disattendo nel peggiore dei modi?

“Che figura da niente che ci ho fatto!” penso mentre saluto la redazione e prendo la strada di casa.

L’integerrimo Kaede Rukawa che si fa sbaciucchiare da uno che nemmeno ci prova perché è timido!

La cosa assurda è che non solo l’ho baciato dopo aver detto che non avrei baciato più nessuno ma l’ho fatto anche di mia spontanea volontà.

La prossima volta devo sostituire i baci con i cazzotti, magari riesco a controllarmi di più!

Inutile dire che agli allenamenti, sono incazzato con il mondo.

Contrariamente al mio comportamento usuale, da quando sono in quella trasmissione tv, riesco a razionalizzare poco. Mi impongo dei propositi che continuamente disattendo!

Dopo un allenamento trascorso a infilare schiacciate su schiacchiate, – non mi capacito di come il canestro possa essere ancora installato sulla parete – una riserva della mia squadra mi si avvicina. Se non erro si chiama Koshino.

Dice di volermi parlare in privato e io gli chiedo di aspettare. Ho bisogno urgentemente di una doccia!

Quando esco fuori dalla palestra, lo vedo attendermi sul muro esterno di recinzione.

«Allora?» gli chiedo, una volta che l’ho raggiunto.

«Volevo parlarti di un tuo corteggiatore…  –  Oddio, ti prego no, non altri pettegolezzi su Hanamichi! – si tratta di Akira Sendoh».

«Akira?» chiedo sbigottito.

«Io e lui tre mesi fa stavamo insieme».

«Ah, – beh, di certo non immaginavo che Akira non avesse avuto storie di recente – e con questo?»

«Chiedigli venerdì scorso dov’è stato» dice senza aggiungere altro. Io lo guardo alzando un sopracciglio. Se vuole dire qualcosa che la dica apertamente.

«È venuto a letto con me» aggiunge notando il mio silenzio di attesa, e io rimango per un po’ perplesso. Questo di certo non me l’aspettavo.

Non posso fidarmi in toto delle parole di Koshino. Se stavano davvero insieme, può essersi inventato questa storia per gelosia. L’unico che può dirmi la verità è proprio Akira. Anche se temo negherà in ogni caso.

Devo solo sperare nella sua buona fede.

Io e lui non siamo fidanzati, è vero. Però venerdì ci eravamo già baciati… insomma, non sarebbe propriamente corretto fare sesso con un altro.

Incontro Akira in esterna il giorno successivo.

Il nostro appuntamento è in quello che dice essere il suo posto preferito. Praticamente sul molo dove va a pescare.

Lo trovo proprio lì, con gli occhi chiusi, intento a beccare qualche pesce.

Senza che nemmeno si accorga della mia presenza e di quella della troupe, mi siedo di fianco a lui.

«Kaede, già sei qui! – mi nota finalmente, riprendendosi da una sorta di dormiveglia – Aspetta, avevo preparato la canna da pesca anche per te…».

«Non è necessario… – gli dico – ho bisogno di parlarti!»

«Ah, di cosa?» mi dice, facendosi più vicino.

«Dov’eri venerdì scorso?»

«Venerdì? – mi chiede di rimando, pensandoci un po’ sopra – Sono andato a ballare, credo. Perché?»

«Con chi eri?» gli chiedo ancora. Spero non stia facendo il finto tonto.

«Con un gruppo di amici! Si può sapere cosa vuoi che ti dica?»

«C’era per caso il tuo ex?»

«Sì, c’era Hiroaki ma non è successo nulla. Eravamo solo seduti allo stesso tavolo!» si giustifica subito.

«Lui mi ha detto che siete andati a letto insieme» gli dico in modo diretto.

«Cosa? Ma non è vero. Ci siamo lasciati da tre mesi!».

Pensavo si fosse smascherato di più, invece non sono riuscito a cogliere nessuna sfumatura!

Certo, di primo impatto, mi sembra sincero. Ma Akira è molto diverso da Hanamichi. Ha avuto molte più esperienze dal punto di vista sentimentale ed è fin troppo smaliziato su queste questioni.

Insomma, sono convinto che riuscirebbe a mentirmi senza grossi problemi.

«Non mi credi?» mi chiede.

«Non posso fare altro!» gli dico ed è la verità. La sua parola contro quella di Koshino.

«Non andrei mai a letto con nessuno che non sia tu… non bacerei nessuno che non sia tu!» aggiunge e capisco che si riferisce al bacio che ho dato ad Hanamichi. «Ti piace davvero?» mi chiede riferendosi proprio al rossino e io vorrei saper rispondere a questa domanda almeno a me stesso.

«Non so» gli dico semplicemente.

«Con lui c’è qualcosa che va oltre l’attrazione. Me ne sono accorto benissimo. – afferma con tranquillità – L’hai baciato di nuovo, vero?» mi chiede, cogliendomi in fallo.
Io abbasso solo la testa colpevole.

«Kaede, io sono davvero interessato a te. Non badare alle chiacchiere o alla prima impressione. Dammi una possibilità, come stai facendo con lui!»

«Anche io e te ci siamo baciati. Ti sto già dando una possibilità!» gli rispondo. In fondo con Hanamichi non c’è stato niente di diverso da quanto c’è stato con lui.

«Sai bene che il nostro bacio è stato diverso» afferma serio, spostando lo sguardo dal mare verso di me.

Reclina il capo per cercare le mie labbra ma io mi volto per evitarlo.

«Vedi? A lui non hai detto di no. – afferma – Pensaci e pensami!» chiude il discorso.

Comincia ad allontanarsi e quando è ancora abbastanza vicino da farsi sentire, aggiunge: «Ah, salutami Hiroaki e digli che quello che mi piace sei tu!».


Continua....

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Fanfiction slam dunk

UOMINI E… UOMINI
di Joyce


(r // Yahoi)
 
Piccolo ringraziamento sempre a Grego65. Fa piacere sapere che dall'altra parte c'è qualcuno e che questo qualcuno fa toc toc con una recensione!
Sendoh nelle mie fic uscirà sempre peggio di quel che probabilmente il personaggio è. Capirlo, dunque, sarà impossibile.

Capitolo 4

Quando Hanamichi vede l’esterna-interrogatorio con Akira, ride a gran voce per tutto lo studio.

«E ha pure il coraggio di dire di no? Ma chi ti crede? Sicuramente sei andato a letto con quell’altro!»

Akira nemmeno gli risponde, trattandolo con sufficienza. Ovviamente Hanamichi non ci sta e, ricevendo silenzio da lui, comincia a prendersela con me.

«Ma tu veramente gli credi a questo?».

Gli faccio semplicemente spallucce. Non posso di certo farlo esaminare dalla macchina della verità!

«Se fossi stato io al suo posto, come minimo mi avresti cacciato!» aggiunge, atteggiandosi subito a vittima. Dopo quello che gli ho dimostrato, continua a fare storie inutili!

«Guarda che sono arrivate segnalazioni anche su di te» gli ricordo.

 «Io ho fatto a cazzotti a sedici anni. Il porcospino è andato a letto con l’ex venerdì scorso. Capisci la differenza?»

«Tu avevi una banda criminale e lo hai ammesso. Lui invece non ha ammesso un bel niente!»

«Certo, se faceva sesso con un altro veniva a dirlo a te!».

Ayako comincia a tossicchiare.

Sì, in effetti battibeccare non è proprio da “alta” televisione.

Hanamichi, che si era alzato per discutere, si butta sulla sua sedia e guarda dal lato opposto al mio.

Ce l’ha con me ma non posso comportarmi diversamente. Non posso non credere ad Akira né tantomeno credergli. Gli devo il beneficio del dubbio.

Incontro Akira Sendoh la sera stessa.

Mi ha fatto recapitare uno smoking chiuso in una grande scatola blu.

Con ogni probabilità vuole farsi perdonare con una cena importante.

Quando lo raggiungo in un ristorante con un’ampia terrazza esterna, lui è sporto proprio da essa.

Riesce a sentire i miei passi e si volta a guardami.

Indossa un abito blu molto semplice, con una cravatta sottile. Non c’è che dire: sta benissimo!

Akira sarebbe la mia scelta più scontata. L’uomo che tutti immaginano al mio fianco.

È bello, elegante, sportivo, sicuramente di buona famiglia, ha avuto la mia stessa educazione e formazione.

Temo che lo approverebbe persino mio padre che non ha nemmeno accettato la mia omosessualità!

«Stai benissimo, Kaede!» mi dice. E io non posso fare a meno di paragonare il suo complimento a quello ricevuto da Hanamichi.

Cosa ho provato con l’uno e con l’altro?

Akira mi lusinga, senza ombra di dubbio. Essere corteggiato da un uomo così bello non può che fare piacere.

Ma con Hanamichi… ho tremato miseramente.

Ci accomodiamo alla tavola apparecchiata per due e in lontananza intravedo il mare. Mi fermo a guardarlo in silenzio, forse un po’ troppo perché Akira comincia a tossicchiare per richiedere la mia attenzione.

«Scusa, – gli dico – la vista del mare mi tranquillizza…»

«Nessun problema, sei stupendo quando sei riflessivo» aggiunge.

Si crea un’atmosfera particolare. Non mi rendo nemmeno conto se è per merito suo o semplicemente per le candele e la vista.

So solo che quando si alza e viene a chiedermi la mano per ballare, lo faccio senza eccessive rimostranze.

E in qualsiasi altra occasione ne avrei avute eccome di rimostranze. Cioè, voglio dire, Kaede Rukawa non è di certo il tipo che balla!

Appoggia la sua fronte alla mia e ci muoviamo lentamente.

La musica è molto dolce, la luna è luminosissima e la brezza è tanto leggera da farmi ispirare tutto il suo profumo.

Senza che ne abbia una vera consapevolezza, mi ritrovo a baciarlo delicatamente, al tempo della melodia in sottofondo.

La musica finisce insieme al nostro bacio, esattamente come l’incanto che ne è nato.

Il primo pensiero che formulo è “Hanamichi non mi perdonerà mai!”.

Ci penso per tutta la notte, incluso il giorno successivo in cui lo incontro nella palestra del liceo di Kanagawa.

Hanamichi è seduto sulla panchina che dovrebbe essere occupata dal coach e guarda fisso il parquet.

«Sei imbambolato, scimmia?» ne richiamo l’attenzione, prendendolo in giro.

Lui si volta e mi sorride piano. Non il suo sorriso ampio e megalomane. Un sorriso dolce, sottile e incredibilmente malinconico.

«Qui ho fatto la mia prima schiacciata. – dice – Ormai sembra passata una vita».

Mi siedo al suo fianco. «Non mi hai mai parlato del tuo infortunio…» gli chiedo. Mi ha raccontato che ha smesso di giocare in seguito a un incidente ma non so molto altro.

«Era la seconda partita del campionato nazionale. Mancavano pochi secondi alla fine ed eravamo sotto di un punto. Per recuperare la palla, ho sbattuto con la schiena contro un tavolo. Abbiamo vinto grazie al mio passaggio» racconta mantenendo una voce quasi afona.

«Ti hanno detto che non potevi più giocare?» domando per capire meglio.

«Ho fatto riabilitazione per un anno ma non notando miglioramenti, collerico come sono, ho mollato tutto. Ancora me ne pento!»

Che imbecille, pensavo che l’infortunio fosse irrecuperabile!

«Beh, allora ho ragione quando dico che sei idiota» gli dico di getto.

Lui mi guarda sbigottito. Cosa si aspettava? Che gli dicessi che aveva fatto bene a lasciare il basket?

Probabilmente, anzi sicuramente, era pure dotato come giocatore, visto il fisico che si ritrova!

«Io sono così. Non riesco a passare sulle delusioni».

Quando dice questa frase, giuro che mi manca il respiro. Mi sento un po’ egoista ma non riesco a non pensare a quello che è accaduto con Akira e a come potrebbe prenderla!

«Non ci riusciresti nemmeno con me?» gli chiedo d’impulso.

Lui si volta a guardarmi e sorride.

Spero vivamente non sia un no.

Si alza, prende una palla e me la lancia.

«Dai, volpe, fammi vedere di cosa sei capace!» cambia completamente discorso.

Io cerco di pensare il meno possibile a quanto accadrà e accetto la “sfida”. Giochiamo per il resto dell’esterna come dei forsennati. Hanamichi si rivela a dir poco bravissimo, anche se carente in attacco.

Mi ha placcato come nemmeno i migliori giocatori del campionato sono riusciti a fare e ha preso un rimbalzo che in un palazzetto avrebbe ricevuto, come minimo, una standing ovation.

«Sei bravo! – gli dico senza remore – Dovresti ricominciare a giocare».

«Naaa, ormai è troppo tardi!» risponde di getto lui.

«No, non lo è. – e ne sono convintissimo. Poi, non manco una stoccata alla nostra storia e a quanto potrebbe accadere – Fa’ in modo che non sia troppo tardi nemmeno per noi».

Gli scocco un bacio sulle guance e vado via.

“Non farmi andare via per sempre, Hanamichi” mi trovo a pensare come una donnicciola innamorata. Ormai biasimo persino me stesso!
 
Ovviamente la reazione di Hanamichi al bacio con Akira non poteva che essere di completa chiusura.

Ayako manda in onda prima l’uscita con lui e poi quella con Sendoh, cercando di preparare bene il rossino.

«Hai pensato a cosa volesse dire Kaede quando ti ha chiesto di superare una delusione procurata da lui?» gli ha chiesto la conduttrice.

Lui in tutta risposta le ha detto «Sì, che devo riprendere a giocare!», dimostrandosi ancora una volta un idiota.

Insomma, ha capito cosa volessi dire solo quando ha visto il bacio con Akira.

Che poi credo non lo abbia neanche visto!

È andato via quando io e il Sendoh ancora ballavamo fronte a fronte.

Ho provato anche a seguirlo dietro le quinte ma non c’è stato verso. Nemmeno la redazione è riuscita a fermarlo!

Praticamente ha fatto una via diretta verso la sua auto senza neanche recuperare la valigia che aveva lasciato in camerino.

Trascorro la notte a escogitare un modo per parlargli e per spiegargli quanto accaduto.

Dannazione, la situazione che aveva creato Akira non poteva che avere un solo risultato! Hanamichi dovrebbe essersi accorto che tra me e lui c’è qualcosa di diverso…
Sì, lo ammetto, c’è qualcosa di più.

È come se ci sentissi legati da un doppio filo. In lui ho riconosciuto qualcosa di ancestralmente simile a me… forse si tratta di quella che chiamano “anima gemella” o forse è solo l’aver vissuto un dolore simile, così grande. Non ne ho la certezza e nemmeno voglio averla, ora voglio solo ottenere un’altra chance!

È inutile provare a decifrare i miei sentimenti se non recupero prima l’oggetto dei miei sentimenti!

L’unica idea che mi sento di non scartare è di parlare con il migliore amico di Hanamichi, quel tale Yohei che ha condiviso con lui il suo passato da “teppista”.

Magari se non lo convince con le buone, potrà provarci con le cattive!

La redazione, sotto mia pressione, mi conduce da Yohei il pomeriggio stesso.

Hanno avuto una soffiata. A quanto pare il ragazzo lavora al Pachinko di Kanagawa fino alle 18.

Lo aspettiamo fuori, nella speranza che si faccia vivo quanto prima e soprattutto che mi riconosca, visto che non ho idea di che faccia abbia.

Poco dopo si avvicina a me e alla troupe, un ragazzo con il volto anonimo, molto più basso di Hanamichi. Non credo si tratti di Yohei e, anzi, incrocio le dita che non sia un fan alla ricerca di un autografo.

Rischierei di perdere di vista l’amico dell’idiota!

«Che ci fate qui?» chiede a me e alla redazione. Ok, aumentano le probabilità che sia lui.

«Sei Yohei?» azzardo.

«Sì, ma Hanamichi non è qui…»

«Lo so, – gli rispondo subito – ho bisogno che mi porti da lui!»

Yohei sembra intuire subito le mie intenzioni. Beh, almeno non è tonto come l’idiota.

«Non so quanto ti convenga. – dice – Hanamichi è ancora piuttosto scosso» e lo dice facendo una strana faccia, come se “scosso” fosse un termine che rende poco l’idea.

Alzo un sopracciglio interrogativo. Spero non ne abbia combinata qualcuna delle sue.

«Tranquillo, – sembra leggermi in mente – ha solo sfasciato casa sua» e ride divertito.

«Ho bisogno di vederlo» cerco di fargli capire nuovamente. E devo vederlo pure in fretta! Devo parlargli prima che prenda decisioni affrettate e definitive.

«Ascolta, – afferma e poi prende fiato – Hanamichi è impulsivo, collerico, un po’ folle ma è soprattutto una persona limpida. Lui deve fidarsi al 100% della persona che ha al suo fianco».

Non capisco di cosa parli! Io non sono fidanzato con Hanamichi!

Anzi, a dir la verità, gli ho dato pure più di quanto avrei dovuto dare.

«È già la seconda volta che gli chiedo di tornare da me» gli faccio intendere. Ho implorato il suo perdono per ben due volte! Ho messo il mio orgoglio sotto i piedi per due volte! Cos’altro dovrei fare per meritarmi la sua fiducia?

«Hanamichi vuole una persona che non debba chiedere perdono» tronca in fretta lui.

Ok, ora mi incazzo.

«Senti, è palese quello che provo per quell’idiota ma è anche palese che lui non è ancora il mio fidanzato! Io non devo chiedere perdono a nessuno eppure lo sto facendo!» spero gli sia tutto più chiaro!

«Prometti che non me ne farai pentire» mi chiede e a me non importa più nulla. Gli dico di sì con la testa. Voglio essere solo portato da lui!

«E soprattutto prometti di non baciare più quel damerino! – aggiunge ancora – Hanamichi mi ha distrutto le orecchie a raccontarmi questo presunto tradimento. Se non per lui, fallo almeno per il mio udito!» si mette pure a scherzare.

Comincio a capire perché sia il migliore amico di quell’idiota.

Yohei conduce me e la troupe poco distante dal suo luogo di lavoro. Siamo praticamente sul lungomare di Kanagawa.

«Hanamichi dovrebbe passare a momenti. Fa jogging tutti i pomeriggi» racconta. “E fa bene!” penso, visto che a breve lo costringerò a tornare al basket professionistico.

Dopo una buona mezz’ora, di Hanamichi nemmeno l’ombra.

Yohei inizia a giustificarsi: «Forse oggi sta facendo un allenamento più lungo!».

Io comincio a temere che si sia rotto un ginocchio prendendo a calci i mobili.

Per fortuna, poco dopo, noto la sua capigliatura rossa sbucare all’orizzonte.

Yohei si fa più avanti e io cerco di nascondermi dietro la sua ombra. Non vorrei che vedendomi, cambiasse direzione.

«Che ci fai qui, Yo?» gli chiede Hanamichi in lontananza ma subito nota pure me e la redazione.

In effetti, non passiamo inosservati.

Hanamichi non dice niente, semplicemente serra la mascella.

«Cos’è, un’imboscata?» chiede.

Io non oso dire niente. Temo che qualsiasi cosa gli dica sia sbagliata, infatti spero intervenga Yohei!

«Secondo me, ti conviene ascoltarlo» parla finalmente l’amico della scimmia, indicandomi con un movimento della testa.

Hanamichi sembra non essere in vena di storie, anzi cede piuttosto in fretta. Che si fidi così tanto del suo migliore amico?

Subito mi chiedo: “Un giorno riuscirà a fidarsi di me come si fida di lui?”.

In sostanza, mi ritrovo geloso persino di Yohei!

«Ok, ma non qui» risponde il rossino.

Yohei si discosta dal gruppo, segno che non verrà con noi. Mentre mi allontano con la troupe e Hanamichi, riesce anche ad augurarmi un “in bocca al lupo” che sento solo io.

Non posso fare a meno di rispondergli con un sorriso. Almeno ho Yohei dalla mia parte!

Raggiungiamo una panchina e Hanamichi si siede, aspettando che io faccia altrettanto.

Non me lo faccio ripetere due volte che sono già al suo fianco.

Stiamo per un po’ in silenzio a guardare il selciato, fino a che non si decide a parlare lui. Io non so mai rompere il ghiaccio!

«Allora, che hai da dirmi?» chiede piuttosto brusco.

«Volevo spiegarti» dico ma mi rendo conto io stesso che non riuscirò a spiegargli un bel niente. Cosa potrei dire per giustificarmi? Che poi io non devo affatto giustificarmi!

«Ah sì? – chiede ironico – Il porcospino ti avrebbe baciato contro il tuo volere?»

«Si è creata la situazione per un bacio, nient’altro!»

«Se era questo che volevi dirmi, posso anche andare» e veramente si avvia verso il mare.

Mi trovo costretto a prenderlo per mano e fermarlo.

«Lo vuoi capire che tra noi è diverso!» gli urlo in faccia. Mi morderei la lingua un secondo dopo aver parlato (praticamente mi sono scoperto!), ma non avevo altro modo per fermarlo.

«Cosa ci sarebbe di diverso? Lo baci come baci me, lo guardi come guardi me! Lui è bello e ricco esattamente come te. Sceglilo e chiudiamo questa storia!»

«È davvero questo che vuoi?» gli chiedo, mettendolo davanti a una scelta. Cavolo, non può lasciarmi andare via per un bacio!

«Non era questo che volevo… – dice e si ferma a riflettere – io voglio una persona che ami solo me!»

A questa confessione, abbassa il volto. D’improvviso, vedo in lui tutte le sofferenze e le insicurezze con cui ha convissuto in questi anni.

Di slancio, lo abbraccio. Lui prova a farmi resistenza e a spingermi via ma io lo stringo tanto forte da non allontanarmi di un millimetro, tanto da farlo cedere e abbracciarmi a sua volta.

«Io ci tengo davvero a te, Kaede» ammette finalmente.

«Lo so» gli dico e sorrido. Di te, Hana, non dubiterei mai.

«Sceglimi, ti prego. – se ne esce di slancio quest’idiota impulsivo e tenero – Vieni via con me, adesso!»

Io, se possibile, gli sorrido ancora di più.

Sono felice. Felice di un uomo che è completamente spoglio di costruzioni, giochi e maschere.

«Dammi solo un po’ di tempo» gli rispondo.

So che probabilmente sto rischiando di perderlo ma prima di cominciare una storia con una persona come lui, voglio essere sicuro al 100%.

Lo devo al suo passato doloroso e alla sua sincerità. Non mi perdonerei mai di essere una sua nuova ferita.

«Io non ce la faccio più, Kaede. Non riuscirò più a tornare in quello studio, a incontrare quel bell’imbusto che ti guarda malizioso, a vederti che esci con lui e… e… succede quel che succede!»

Quasi rido a questa confessione. Non riesce nemmeno a dire “bacio” se pensa a me e ad Akira!

«Non accadrà più niente, te lo prometto» e stavolta lo prometto per davvero. Non come qualche uscita fa, in cui non riuscii a farlo.

«Avevi già promesso!» invece se ne esce l’idiota.

«Non ho promesso niente! Stavolta però lo sto facendo. – lo guardo dritto negli occhi – Fidati di me!»

Lui mi guarda a sua volta: «Non lo so, devo pensarci».

Penso che questo è più di quanto mi potessi aspettare. Ed è solo con una sua intenzione che devo andare via.

Non posso pretendere molto altro.

«Sai dove trovarmi» infine gli dico, mentre prendo la strada del ritorno verso casa.



Continua...

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Fanfiction Slam Dunk

UOMINI E… UOMINI
di Joyce


(r // Yahoi)


Grazie ancora a greco65 che segue questa fic con affetto, in particolare grazie per i complimenti. Nelle fic cerco di avere una scrittura più semplice possibile. Si legge al pc e si legge per svago. Le velleità letterarie provo a tenerle da parte ma mai dire mai. Potrei cimentarmi in una fic di sole descrizioni. :P
Un abbraccio e buona lettura a tutti! 



Capitolo 5

Quando rientro in studio per la registrazione della puntata, Hanamichi non c’è. E a differenza dell’altra volta non ho alcuna certezza che scenderà dalle scale.

In ogni caso, ho deciso di mandare via tutti gli altri ragazzi che ho tenuto finora ma che sostanzialmente non ho conosciuto e di tenere il solo Akira che però mi guarda con preoccupazione. Sa bene che il fatto che sia l’unico rimasto non lo indica automaticamente come mia scelta ma che con ogni probabilità sto aspettando il ritorno di Hanamichi.

Oltre che preoccupato, noto che Akira nemmeno mi rivolge lo sguardo.

«Cos’hai?» gli chiedo.

«Cosa dovrei avere? – domanda a sua volta – Una settimana fa ti ho chiesto di darmi un’opportunità e la settimana successiva nemmeno sei voluto uscire con me!»

«Non è uscito con nessuno» sottolinea Ayako. Che poi non è nemmeno la verità, visto che sono andato a Kanagawa da Hanamichi.

«Tanto lo so che non è uscito con me per andare a recuperare la scimmia» dice. E in effetti, era facilmente intuibile che compissi questo gesto.

Ayako, che, credo, volesse rimandare il discorso “Hanamichi” a più tardi, a questo punto si trova costretta a tirarlo fuori.

«Effettivamente Kaede è andato a Kanagawa. Prima vediamo il video e poi ne discutiamo» afferma la conduttrice lanciando il filmato.

Del video, guardo poco. Ho troppa vergogna di vedermi in reazioni e parole che di solito non sono mie. Guardo però Akira che fa spesso di “no” con il capo.

Alla fine dell’esterna, a differenza di Hanamichi che avrebbe distrutto lo studio, lui se ne esce con un «Non capisco cosa ci sto a fare qui!».

Ok, all’apparenza, potrebbe avere ragione ma non del tutto.

Ammetto che il mio cuore propende per Hanamichi ma la mia mente è a favore di Akira e io sono una persona totalmente razionale.
Hanamichi potrebbe essere la prima scelta “di pancia” della mia vita!

«A dispetto di quello che può sembrare, io non ho ancora scelto» gli dico. Ed è la verità. Ho bisogno di pensarci ancora così da non avere alcun pentimento.

«A lui hai detto tutt’altro! E conoscendolo, a quest’ora, starà preparando le carte per il matrimonio!».

«Sì certo, infatti non è venuto nemmeno in studio!» gli rispondo. Da dove gli esce tutta questa sicurezza su Hanamichi? Io l’ho guardato negli occhi e davvero in lui non c’era la certezza del perdono.

«In realtà Hanamichi ha mandato una lettera – dice Ayako – che ora vi leggerò…».

Appena sento “lettera” subito penso “Non è qui” e soprattutto “Non ci sarà mai più”.

Inutile nascondere che mi sento morire dentro.

«Caro Kaede, – comincia a leggere la conduttrice – ho riflettuto molto sulle parole che mi hai rivolto l’altro giorno. Inizialmente vi ho letto sicurezza. Sono tornato a casa con un sorriso enorme perché, se non in toto, potevo considerarti parzialmente ma finalmente mio. Dopo tante settimane trascorse insieme, ho visto un’apertura che non avevo mai visto e che mi ha reso l’uomo più felice della Terra. Poi però ho pensato che tu in sostanza mi hai detto di “no”. No alla possibilità di conoscerci fuori dal contesto televisivo, di viverci per come siamo, senza rivali e filtri, hai detto “no” a ciò che ti ho sempre chiesto, da quando ci conosciamo! Ed è allora che ho cominciato a mettere in discussione il mio eventuale ritorno nel programma. Se decidessi di tornare, tu saresti nuovamente seduto di fronte a me, altero e bellissimo, con schiere di ragazzi ai tuoi piedi che vorrei strozzare uno a uno! E ho pensato che no, non potevo anche solo ipotizzare una situazione del genere; che no, non ce l’avrei fatta a rivivere quanto finora vissuto. Ho anche pensato a come chiederti perdono. Rinunciavo a te ma non perché non avessi sentimenti per te. Lo facevo solo perché, come al solito, non riuscivo a superare le delusioni, i dolori, la tristezza. Stavo facendo quanto già fatto in passato con il basket o con mio padre. E sono arrivato alla conclusione… ».

Ayako si ferma e guarda dietro di sé. Il mio cuore ormai è fermo alle parole “Ed è allora che ho cominciato a mettere in discussione il mio eventuale ritorno”.

Desidero solo che arrivi la fine della lettera… il punto in cui l’idiota inventa una scusa qualsiasi e io torno a casa più morto che vivo.

Guardo alle spalle di Ayako e la mia mente malata e illusa spera ancora di scorgerlo. Scambio addirittura una luce rossa per i suoi capelli.
Poi però non vedo i suoi capelli ma sento la sua voce.

«E sono arrivato alla conclusione… – continua a leggere Hanamichi – che no, non potevo arrendermi ancora. Lo dovevo a mio padre, al basket, al tuo orgoglio ma anche a me stesso. Vengo di nuovo da te, a sedermi di fronte a te e, ti chiedo di scegliermi e, ti giuro, che non potrai fare scelta migliore perché tu stesso sarai la mia prima e, spero, unica scelta vincente».

Quando finisce di leggere, lo vedo sbucare in cima alle scale e, non so quale forza mi trattenga dal gettargli le braccia al collo. Fortunatamente si avvicina lui e mi abbraccia. Io lo stringo forte e gli dico in un orecchio un semplice “Grazie”.

Lui, nel pieno del suo stile che fa una cosa buona e cento negative, mi risponde a voce bassa: «Ora però elimina il porcospino o sarò costretto a eliminarlo io con le mie mani».

Come al solito, dimostra di non aver capito un emerito.

Io l’ho richiamato in studio come corteggiatore. Se avessi fatto la mia scelta, gli avrei detto di sì il pomeriggio stesso in cui sono andato a richiamarlo.

Cerco però di non alimentare nuove discussioni. Vedo che va a sedersi tranquillo al suo posto (fin troppo vicino ad Akira!!!) e me ne sto zitto.

Hanamichi nemmeno guarda il suo “rivale” e di conseguenza nemmeno guarda me che sono sulla stessa visuale, con il risultato che per tutta la trasmissione guarda Ayako.

Akira stranamente non aggiunge altro. Non so se perché ha capito che davvero ancora non ho scelto o se ormai si è convinto del contrario e quindi non vuole più parlarmi.

Capirò tutto dalle due prossime uscite che farò con i miei ultimi due idiot… ehm, corteggiatori rimasti.

Per primo, incontro Hanamichi.

L’appuntamento è di sera e già questo mi meraviglia molto.

Di solito ci siamo sempre visti di giorno.

Infatti ne ho dedotto che andasse a dormire molto presto (cosa che non si discosta molto da quello che faccio io. Probabilmente quando Akira va a ballare, io mi son fatto già 8 ore di sonno!).

Comunque, dicevo, mi dà appuntamento alle 21 a Kanagawa.

Una volta arrivato nella città che più ho frequentato negli ultimi tempi, noto con piacere che il rossino, quando dicevo che mi piace il mare, ha tenuto le orecchie dritte.

La redazione mi conduce su una piccola conca isolata con l'acqua che accarezza dolcemente la sabbia bianca. Al centro della spiaggia, scorgo un piccolo tavolino per due con una candela accesa al centro.

Non vedo Hanamichi ma una delle autrici (con la t-shirt con su scritto “WA”, doppio bah!) che mi dice di aspettarlo perché a momenti dovrebbe arrivare.

Dopo pochi minuti di attesa, che sono passati lentamente proprio perché non vedevo l’ora di vederlo, noto quel pazzo, schizzato e dolce di un’idiota che viene nella mia direzione con una divisa da basket e un mazzo di rose rosse che gli copre tutta la faccia.

Le rose rosse ci possono pure stare, in fondo me le merito, ma la divisa da basket? Ci saranno dieci gradi su questa spiaggia!
«Idiota, ma come ti sei conciato? Non potevi metterti una cravatta per una volta?» è la mia caldissima accoglienza.

«Oh, non apprezzi mai niente! Prenditi questi fiori che pesano!» mi dice il cretino, porgendomi forzatamente le rose.

E poi mi chiedono perché ho ancora dubbi su di lui!

«Con questa malagrazia, li darai a quella sciacquetta della tua ex!» gli rispondo io per le rime.

«Non le ho regalato neppure una margherita, figurati le rose!». Romantica la scimmia rossa, non c’è che dire!

Risultato: le rose tra battibecchi vari, finiscono in mare.

«Per la cronaca erano 91, come i giorni trascorsi da cui ti conosco» dice alla fine lui.

Hanamichi è sempre così: la scoperta più sensazionale in un mare immenso di idiozie.

Gli concedo pure un “grazie” mormorato, in fondo è stato dolce. Poi però gli chiedo della divisa da basket che indossa: «Non avevi altro nell’armadio?».

«Come sei spiritoso, volpe! Volevo farti una sorpresa: se non avessi notato, questa è la maglietta del Kanagawa!».

«E quindi?» non capisco dove voglia andare a parare.

«Si tratta di una piccola squadra che quest’anno gioca in terza serie. Hanno fatto diversi acquisti, puntando su giocatori giovani e piuttosto in gamba e, a quanto pare, hanno messo gli occhi sul sottoscritto…» mi dice, mettendosi le mani sui fianchi.

Io non posso trattenermi dal fargli una battuta: «E tu che c’entri con i giocatori giovani e in gamba?». In cuor mio, però, sono felice, immensamente felice per lui.

«Scherza tu, tanto lo so che sei contento!». Allora non è così idiota!

«Quando è successo?» gli chiedo per avere dettagli.

«Ho ripreso ad allenarmi tre mesi fa. Mi hanno detto che questa squadra stava provinando dei giocatori e sono andato».

«Tre mesi?» gli chiedo ancora.

«Sì, 91 giorni per la precisione».

Novantuno. Come le rose e i giorni trascorsi insieme.

A questa frase, mi accorgo di avere di fronte il più stupido, pazzo, limpido, romantico idiota che io abbia mai conosciuto.

E glielo dico.

«Tu sei l’idiota più folle mai conosciuto. Ma anche il più tenero».

Mi avvicino a lui e lo abbraccio. Lui allaccia le braccia sulle mie spalle.

Il mio corpo premuto contro il suo e la mia testa nell’incavo della sua spalla sentono solo calore e protezione.

Hanamichi comincia a darmi dei piccoli baci sul collo per poi salire verso l’orecchio, facendomi rabbrividire. Scosto leggermente il viso con tutta l’intenzione di baciarlo ma lui mi ferma…

«Aspetta, devo prima cambiarmi!»

È impazzito?

Io sto per baciarlo e lui pensa a cambiarsi? Ammetto di rimanerci un po’ male. È come se per l’ennesima volta mi dimostrasse di non essere attratto da me!

Mi impongo di non pensarci. Ormai ho capito che devo arrendermi, con lui è inutile fare storie e soprattutto è inutile cercare ragioni.

Prende uno zaino che è nascosto sotto il tavolo e ne tira fuori un abito classico. Giacca, pantaloni e camicia completamente neri che in contrasto con i suoi capelli rossi dovrebbero stargli molto bene.

Comincia a indossare i pantaloni sopra i pantaloncini della tenuta da basket, poi si toglie la canotta per mettersi la camicia.

È la prima volta che posso vederlo a petto nudo. Lui nemmeno sembra farci caso, anche perché, non avendo mai avuto rapporti con un uomo, credo sia abituato a spogliarsi davanti ad altri ragazzi.

Comunque, se volete sapere com’è: ha un fisico da urlo!

Molto più possente di Akira che è più snello che muscoloso.

Quando fa per aggiustarsi i capelli in una coda, mi metto alle sue spalle e lo aiuto.

Gliela alzo e gliela tiro un po’ su, attardandomi con le mani nella sua chioma morbida e folta.

Quando mi volto a guardarlo, rimango senza fiato.

Senza esagerare nei commenti perché potrebbe montarsi la testa, gli dico un semplice: «Ora sì che stai bene!».

Poco dopo, ci sediamo a tavola. A parte i piatti vuoti e l’acqua non c’è molto. In effetti, non c’è nemmeno un cameriere che possa servirci.

Neanche il tempo di pensarlo che vedo un ragazzo avvicinarsi a noi. Solo quando ci è accanto, mi accorgo che lo conosco. Si tratta di Yohei, il suo migliore amico!

Ma è qui per fare il cameriere?

«Siete pronti per ordinare?» chiede tutto formale e tirato a lucido.

E bravo l’idiota! Non posso fare a meno di sorridere e persino di ridacchiare.

«Io prendo una porzione di ramen» dice Hanamichi ma io non so che chiedere non avendo il menu. Anzi, con ogni probabilità, il ramen sarà l’unico piatto a disposizione.

Hanamichi capisce il mio dubbio ma mi dice qualcosa di inaspettato: «Puoi scegliere ciò che vuoi. Qual è il tuo piatto preferito?».

Io lo guardo stranito. È impazzito? Vuole davvero che chieda qualcosa che lui sicuramente non ha?

Se fossi di animo buono, ordinerei del ramen anche per me ma non essendolo, azzardo.

«Per me un cheeseburger!» dico infine. Voleva il mio piatto preferito e gliel’ho dato.

«Ok, perfetto. Tra poco sarò da voi!» dice Yohei allontanandosi.

Stiamo scherzando?

«Yohei sta girando tutta Kanagawa per scovare un cheeseburger?» chiedo ad Hanamichi. Non mi meraviglierei se avesse chiesto all’amico di compiere quest’“impresa”.

«Uomo di poca fede» commenta lui.

In effetti, nemmeno cinque minuti dopo, Yohei arriva e ci serve i nostri piatti.

Io lo guardo sbigottito mentre si allontana ed è di nuovo da noi con due birre di cui una che è la mia preferita!

«Se non avete altro da chiedermi, vi lascerei soli» dice Yohei.

«Sì grazie, sei stato gentilissimo» gli risponde Hanamichi, strizzandogli un occhio.

Io taccio e apro e chiudo le palpebre, non comprendendo. Yohei non avrebbe avuto il tempo di andare a comprare un cheeseburger. A dir la verità, non avrebbe nemmeno avuto il tempo di attraversare la strada che porta sulla spiaggia.

«Si può sapere come hai fatto?» gli chiedo.

«Non si svelano i segreti dei geni!» risponde lui nel più prevedibile dei modi.

«Se me lo dici, ammetto che sei un genio!». Già so che ci cascherà in pieno.

«Ho cercato su internet cosa preferisci bere o mangiare. Ora puoi glorificare tutta la mia grandezza!» se ne esce l’idiota, alzandosi e mettendosi nuovamente le mani sui fianchi.

«Questo è tutto? Non meriti nessuna glorificazione!». E bravo, Hana. Devo dire che ti sei impegnato!

«Mangia, prima che ti infili il cheeseburger tutto in gola!» mi dichiara infine il suo amore.

La cena trascorre molto tranquilla (sempre nel limite del tranquillo, visto che continuiamo a punzecchiarci!), poi quando abbiamo finito, Hanamichi mi chiede di passeggiare un po’ sulla spiaggia.

Fortunatamente il vento si è calmato, c’è solo una piacevole brezza che increspa le onde e le rende bianche non appena toccano terra.
La luna piena è alta in cielo ed è riflessa completamente sul mare che di tanto in tanto la infrange.

Mentre cammino, inspiro tutto l’odore del mare e mi godo il rumore leggero delle acque.

Hanamichi intreccia piano la sua mano alla mia ed è tutto così naturale che non mi stupisco nemmeno del gesto. Continuiamo a camminare insieme come se non avessimo fatto altro finora.

Mi conduce, attraverso uno stretto sentiero, in una radura dalla folta vegetazione che copre completamente una piccola spiaggetta lontana dal mondo.

Qui non ci sono luci artificiali e la luna diventa la luce più intensa ed accecante.

«Sarebbe bellissimo dormire qui» dico in un soffio.

Hanamichi non risponde, semplicemente sorride e mi accarezza il volto. Io chiudo gli occhi per sentire solo il movimento dolce della sua mano.

Quando li riapro, i suoi occhi mi guardano seri e io per la prima volta nella mia vita, mi innamoro di uno sguardo, mi innamoro di un uomo.

Avvicina il suo volto e per la prima volta nella sua vita, Hanamichi prende l'iniziativa e bacia un uomo.

Il bacio più tenero, morbido e languido che io abbia mai dato.

«Buonanotte amore mio» mi dice dopo essersi staccato. I suoi occhi ancora nei miei. La sua fronte di nuovo contro la mia.

“Buonanotte a te… amore mio” penso mentre si allontana.
 
Dopo l’uscita con Hanamichi, ho deciso di aspettare qualche giorno prima di incontrare Akira. Se ci fossi uscito la sera successiva, non sarei stato “patico” con lui.

A emergere sarebbe stato soprattutto il senso di colpa che quell’idiota di un rossino è riuscito a stillarmi dentro, nonostante tutto.

So che sentirsi in colpa per un’uscita che Hanamichi sa che avverrà è quantomeno stupido ma irrazionalmente sento questo tipo di sensazione anche mentre mi avvio al luogo dell’incontro, due giorni dopo.

Akira mi aspetta davanti a un locale molto in voga a Tokyo. Lo conosco di fama perché spesso mi hanno invitato ma non ci sono mai venuto.

«Bel fusto!» mi saluta Akira, alzando la mano nella mia direzione. Non c’è che dire, come sempre “discreto”.

Quando sono abbastanza vicino, mi dice: «Stasera ti ho portato a ballare!». E io devo guardarlo con una faccia tale che subito va sulla difensiva: «Forse preferivi fare altro?».

Sì, preferivo altro ma voglio anche che sia lui a scegliere dove portarmi e cosa fare, così da capire la persona che ho di fronte.

«Dai, entriamo» gli dico.

Il locale è peggio di quanto mi aspettassi. La musica ha un volume altissimo ed è impossibile parlare, gli spazi poi sono ristretti e ci sono pochi angoli “nascosti”. Per fortuna, non c’è molta gente.

«Andiamo in pista?» Akira mi invita a ballare ma io davvero non me la sento. Già ho fatto un grande sforzo per entrare.

«Preferisco sedermi un po’» gli indico un tavolo leggermente più appartato.

Akira mi segue e ci sediamo l’uno di fronte all’altro.

Subito si avvicina un ragazzo con la maglia su cui campeggia il nome del locale. Immagino, un cameriere.

«Finalmente ti conosco!» esclama questo tizio alla mia direzione. Ti prego, fa che non sia un fan. Già la serata è a dir poco tragica.

«Kaede, lui è Chiba, un mio amico del liceo!» me lo presenta Akira.

«Sei davvero bello! – mi dice questo tizio – Akira potrebbe davvero diventare monogamo per te!» e sghignazza come nemmeno la scimmia rossa saprebbe fare.

Ho capito che Akira ha avuto diverse “conoscenze” sessuali ma qui veramente si esagera!

«Quanti uomini avrebbe avuto il signorino?» chiedo al ragazzo. Vediamo se riesco a scoprire qualcosa in più.

«Fatti un conto: uno diverso a settimana da quando aveva sedici anni!»

Dice sul serio? Sbarro gli occhi in direzione di Akira.

«Chiba! – lo ammonisce – Ovviamente sta esagerando».

«Tranquillo Kaede, da quando ti conosce, Akira è cambiato. – afferma – non viene nemmeno più a ballare!».

Chiba, dopo convenevoli e saluti, per fortuna, si allontana.

Akira sorseggia un cocktail che il suo amico gli ha servito e poi comincia a chiedermi di Hanamichi.

«Allora, com’è andata?»

«Vedrai in studio» gli rispondo, senza che nemmeno faccia il nome del rossino.

«L’hai baciato? – chiede – Anzi no, non rispondermi. Tanto già so che lo hai fatto. Quando lo vedi non resisti al suo fascino da scimmia!»

So che Hanamichi si aspetterebbe che lo difendessi ma non ho intenzione di parlare di lui né di attardarmi in complimenti. Akira si è accorto che ha molto di cui temere.

«Se sei convinto che sceglierò lui, perché continui a corteggiarmi?» gli chiedo. Voglio capire cosa realmente lo spinga.

«Spero che tu rinsavisca, che domande! – ride – Poi non rinuncerò a te. Anche se la tua scelta sarà lui, quando ti pentirai, e so che accadrà, io ti aspetterò».

«Perché dovrei pentirmene?» non capisco cosa intenda.

«Lui ti piace perché è diverso da te e dalle persone che frequenti ma, ricorda, si torna sempre al mondo da cui si proviene».

Con questa frase, Akira mi spaventa non poco. Il ragazzo è furbo e sa che sta toccando l’unico dubbio che ho nei confronti di Hanamichi.
Purtroppo non riesco a non farmi condizionare.

Lui si siede al mio fianco e mi si avvicina. Inconsapevolmente, non so perché, faccio per distanziarmi.

«Tranquillo, non ho intenzione di provarci. So bene che mi rifiuterai» sussurra.

Torno a casa, dopo pochi minuti, con un’enorme tristezza nel cuore.

La serata è stata tragica. Il locale non era per me, a questo punto temo che Akira l’abbia scelto apposta! Le sue parole nei confronti di Hanamichi, poi, sono state crudeli e, lo ammetto, mi hanno fatto venire dubbi assurdi.

Ciò che ho chiaro è che non voglio assolutamente tornare al mio mondo.

Anche se il mondo nuovo non mi piacerà, lotterò per esso e lo farò mio, a costo di rinunciare a tutto.

Rinuncerei a tutto per lui...

Continua...



 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Fanfiction Slam Dunk

UOMINI E… UOMINI
di Joyce


(r // Yahoi)



Grazie ancora a Greco65 e ai lettori silenziosi. Penultimo capitolo.
 

Capitolo 6

Prima di registrare la puntata, chiedo di parlare con Ayako. Lei subito accetta, senza farmi attendere.

«Kaede, non so perché ma mi aspettavo questa visita!» mi accoglie, come sempre, cordiale nel suo ufficio. Probabilmente pensa che sia arrivato alla mia decisione finale ma non è proprio così.

«Sì, avevo bisogno di chiederti una cosa…»

«Dimmi tutto!»

«Vorrei trascorrere un paio di giorni con Hanamichi e Akira» azzardo.

Ci ho ragionato per tutta la settimana e sono arrivato alla conclusione che per non avere alcuna indecisione, devo capire come i ragazzi vivono al di fuori del programma.

Voglio vedere i posti che frequentano, le persone che conoscono, cosa mangiano, cosa pensano e quanto dormono (quest'ultimo, elemento imprescindibile!).

Cose normali in un rapporto ma che io non conosco affatto né di Akira né di Hanamichi.

«Certo, non ci sono problemi… – mi risponde lei sulle prime – anche se a essere sincera, mi aspettavo mi chiedessi di scegliere!».

Beh, lo avevo immaginato.

«Voglio una scelta che sia di cuore ma anche di testa» commento semplicemente e lei sembra capire.

«In ogni caso, Kaede, voglio farti i complimenti. – aggiunge – Hai creduto veramente nell’opportunità che ti ho dato. E non parlo dell’opportunità “televisiva”, quanto della possibilità di incontrare l’amore. E perdonami se azzardo un po’ ma credo tu l’abbia trovato». Ayako mi rivolge un sorriso molto dolce, quasi materno.

Le sue parole sono rincuoranti. Praticamente hanno l’effetto inverso di quelle di Akira. Forse perché le parole di Ayako sono quelle che volevo sentirmi rivolgere.

«Speriamo» le rispondo, ricambiando nel limite della mia inespressività il suo sorriso.

Raggiungiamo insieme lo studio per la registrazione e troviamo Hanamichi e Akira già seduti che ci salutano a distanza.

Vediamo le esterne e anche stavolta Akira non ha particolari reazioni ma me lo aspettavo. In fondo, lui stesso mi aveva detto di aver intuito quanto accaduto tra me e Hanamichi.

Ayako avverte i ragazzi che manca poco alla scelta e propone ai due corteggiatori rimasti la mia idea di trascorrere più tempo insieme.

Akira accetta senza remore, probabilmente perché pensa di potersi giocare l’ultima carta. Vedo invece Hanamichi piuttosto titubante.

«Cos’hai, idiota?» gli chiedo. Spero non abbia paura di passare due giorni con me!

«Devi per forza stare pure con l’istrice?» domanda di slancio.

Io tiro un sospiro di sollievo. Fortunatamente si tratta solo di gelosia.

«Guarda che non dormirò con nessuno dei due. Voglio solo vedere cosa fate nella vita di tutti i giorni!» chiarisco, forse non sono stato troppo chiaro.

Lui sembra pensarci un po’ su, poi alla fine accetta. Anche perché non ha altre possibilità: se non avesse accettato, mi sarei appostato sotto casa sua!

Raggiungo Hanamichi il giorno successivo a Kanagawa.

Porto con me una piccola sacca sportiva che non sapevo di cosa riempire. Con Hanamichi, potrebbe rivelarsi necessaria anche una tuta spaziale! Alla fine ho optato per un abbigliamento casual e ovviamente un pigiama.

Viene ad aprimi lui alla porta di casa e indossa già la giacca a vento. Ora che ci penso, non gli ho mai chiesto se vive da solo. Cioè, oggi potrei dormire sotto lo stesso tetto con lui e sua madre!

«Su, volpe, posa la borsa all’ingresso e usciamo!» comincia subito a sparare cavolate. Che accoglienza sarebbe questa?

«Che “benvenuto”, non c’è che dire!» gli intimo sarcastico.

«Non fare storie, devo andare a lavoro e sono già in ritardo!». A lavoro? E io cosa dovrei fare nel frattempo?

«Ma non potevi prenderti un giorno libero?» gli chiedo con l'aria della moglie rompiscatole. Che fine ingrata che ho fatto!

«Tu hai detto che volevi conoscerci nella nostra quotidianità e io quotidianamente lavoro. – in effetti il ragionamento non fa una grinza – Ora dammi questa e andiamo!» prende la mia sacca e la lancia in un angolo della casa.

Mi trascina per mano, dopo essersi “sbattuto” la porta alle spalle e corre come un forsennato per le strade trafficate della città.

Arriviamo vivi, non so come, all’ospedale in cui Hanamichi lavora che per fortuna è poco distante.

All’ingresso, lo salutano tutti calorosamente. Solo qualcuno si trattiene, intimorito dalla presenza mia e delle telecamere.

Hanamichi, nonostante sia un semplice specializzando, credo si sia fatto riconoscere e conoscere subito. Lo si legge negli sguardi affettuosi di tutti: dal parcheggiatore al cardiochirurgo.

Saliamo al reparto di fisioterapia e troviamo tre ragazzi già intenti a svolgere i loro esercizi quotidiani. Appena si accorgono di me e delle telecamere, subito si fermano e si prodigano in inchini.

«Su scansafatiche, alzatevi, non imbarazzate Kaede! – li rimprovera bonariamente Hanamichi – Soprattutto, continuate a fare gli esercizi ché oggi non è festa!».

«Dai, lasciali stare! – gli concedo io – Magari vogliono chiedermi qualcosa». Per una volta non mi va di essere scontroso.

«Possiamo fare una foto insieme?» chiede il primo.

«Puoi farmi un autografo?» chiede il secondo.

«Puoi farci un piacere?» chiede il terzo.

«Sì…» rispondo titubante. Comincio a pentirmi di aver dato loro carta bianca.

«Scegli Hanamichi e toglicelo dalle scatole!» dice netto quest’ultimo e tutti si piegano in due dalle risate.

«Non pensavo fossi un mastino con i tuoi pazienti!» lo punzecchio io con le braccia incrociate. Adoro guardarlo con la coda dell'occhio quando è in imbarazzo!

«Ma figurati, li tratto benissimo!» si mette sulla difensiva lui con le guance di un bel color porpora.

«Non è vero, ci fa sgobbare da mattina a sera!» risponde il secondo, il più piccoletto del gruppo.

«Miyagi, pensa a lavorare se vuoi tornare in campo!» lo ammonisce nuovamente Hanamichi.

«Che sport pratichi?» gli chiedo incuriosito.

«Gioco a basket, come te. Ai tempi del liceo, abbiamo anche giocato una partita insieme. Ricordi?». In effetti aveva una faccia familiare ma vista la sua statura non lo avevo subito collegato al basket!

«Certo, facevi il playmaker!». Giocava in una squadra non fortissima ma lui era davvero in gamba.

«Hanamichi, non potevi portare Kaede in giro invece che in ospedale?» gli domanda il terzo ragazzo, forse il più spigliato di tutti. In effetti, non ha tutti i torti.

«Tranquillo, ora andiamo via! – dice – Siamo solo passati a salutarvi!»

«Non dovevi lavorare?» gli chiedo e lui mi risponde che “Ovviamente scherzava”.

Ovviamente poteva anche dirmelo!

«Ciao ragazzi! Ci vediamo domani!» li saluta. Quando usciamo Hanamichi stranamente non prende l’uscita ma sale al piano superiore.

«E ora dove devi andare?». Non posso mica seguirlo in ogni dove!

«Non vuoi conoscere la tua futura suocera?». Oddio è vero, sua madre fa l’infermiera!

Non nascondo di appanicarmi un bel po’. Non so cosa pensi la mamma di Hanamichi della sua omosessualità o, ancor peggio, di me!

La signora Sakuragi, che riconosco dal sorriso in tutto simile a quello del figlio, indossa il camice e un paio di occhiali per leggere le scartoffie che sta consultando. È voltata di lato verso il bancone all’accoglienza e non ci nota subito.

«Mamma?» la chiama Hanamichi.

«Oh, vi aspettavo più tardi! – dice sopresa ma in men che non si dica mi tende la mano – Ciao Kaede, come stai? Cavolo, sei davvero un bel ragazzo!».

Io mormoro un “grazie” piuttosto flebile e ringrazio la mia freddezza che mi impedisce di arrossire.

«Hanamichi non fa che parlarmi di te! – aggiunge la signora che, noto, ha dei lineamenti dolcissimi – Ti prego, sceglilo e zittiscilo. Non lo sopporta più nessuno!» e comincia a ridere. Non una risata esagerata come quella del figlio, piuttosto limpida e serena.

Sul suo volto non c’è la tristezza o il rammarico che avrei creduto di trovare per la morte del marito. Non è la classica vedova, è molto giovanile e, credo, abbia dovuto riprendersi in fretta dal lutto soprattutto per far riprendere Hanamichi.

«Vedrò cosa posso fare!» scherzo con lei ma l’idiota mi suona una gomitata.

«Se ci tiene alla vita, sceglierà me!» sottolinea lui e a me viene da ridere per la sua faccia superba e al contempo buffa.

Cerco di trattenermi ma anche la mamma ride sommessa e, incentivati l’uno dall’altra, ridiamo di cuore insieme.

«Non sai che guaio stai per passare, Kaede!» mi suggerisce la mia “futura suocera”, come l’ha chiamata Hanamichi.

«Immagino, immagino!» scherzo anche io. L’idiota ovviamente si infervora e comincia a dare di matto. Dice che ci siamo coalizzati contro di lui.

La signora Sakuragi poi ci offre un caffè della macchinetta e si scusa  perché “meritavo qualcosina in più”, così dice. Le rispondo che non importa ma lei insiste, invitandomi a cena.

Dalla faccia di Hanamichi capisco però che ha in mente qualcos’altro e le dico a bassa voce che ci saranno altre occasioni. Lei mi sorride felice e io sento scaldarmi il cuore.

«Per qualsiasi cosa avrai bisogno, – aggiunge, mentre andiamo via – conta sempre su di me!». E capisco immediatamente che si riferisce a mia madre che non c’è più. Tutti i commenti su di lei di solito mi infastidiscono ma la signora Sakuragi è stata così gentile e discreta che non ho potuto che ringraziarla nuovamente…

Quando siamo fuori dall’ospedale, Hanamichi si scusa: «Mi spiace, mia madre è un po’ invadente!».

«Affatto, è la madre più dolce che abbia mai conosciuto» gli dico di slancio e lui sorride, appoggia una mano sulle mie spalle per avvicinarmi  a sé e mi bacia tra i capelli.

Subito dopo andiamo a pranzare in un McDonald’s. Ormai Hanamichi crede che io mangi solo carne trita in un panino!

«Guarda che non mangio solo hamburger!» gli faccio intendere ma lui dice che abbiamo un appuntamento, aggiungendo ovviamente che sono una volpe.

In effetti, al ristorante, troviamo già seduto al nostro tavolo Yohei!

Ci chiama con la mano e noi ci sediamo di fianco a lui.

«Finalmente posso parlare, non come l’altra volta che mi hai costretto a fare il cameriere!» esordisce il miglior amico del mio idiota preferito.

«Dai, che sei uscito pure bene in tv!». In effetti non avevo pensato che questa è già la terza volta che Yohei va in onda.

«Sì, ormai sono famoso!» ridacchiano insieme.

Io li guardo e quello che scorgo è un rapporto quasi fraterno. Probabilmente la mamma di Hanamichi avrà “adottato” anche il suo amico.

«Kaede, ti chiederai perché sono qui per l’ennesima volta. – mi dice. In realtà non trovo strana la sua presenza, so che lui è la persona che meglio conosce Hana – Ebbene, – continua – sono venuto per toglierti ogni dubbio su, come lo chiami tu, l’idiota!»

Ottimo, non poteva essermi più utile! Ovviamente Hanamichi si infervora per l’“idiota” ma lo lasciamo cuocere nel suo brodo. Io ho tante domande da fare!

«Com’era l’ex ragazza di Hanamichi?» sgancio subito la prima bomba.

Yohei comincia a ridere pesantemente. Hanamichi domanda come mai non sia partito da qualcosa di più personale (“chiedigli come sono diventato un genio!” suggerisce) ma, al momento, ho questa domanda. La sua genialità è sempre stata dubbia.

Yohei mi risponde con sincerità.

«Era una bella ragazza. Forse non una cima, a livello intellettuale!». Avevo la sensazione che fosse una scema!

«Sì, immaginavo» gli rispondo facendogli di sì con la testa. Hanamichi prende a fumare di rabbia ma stranamente tace. Forse sa che c'è un fondo di verità nelle parole dell'amico.

Un cameriere ci porta i nostri hamburger con bibita, io intanto continuo con le domande.

«Cos’hai pensato quando Hanamichi ti ha detto di essere gay?»

«Sinceramente non me lo aspettavo e, non avendo amici gay, non sapevo come gestire il nostro rapporto. Però, pensandoci su, ho capito che la sua non era una scelta avventata ma maturata con calma. – afferma,  non trattenendosi dalla battuta finale – Poi i suoi rapporti con le donne erano troppo disastrosi per poter continuare a uscire con loro!»

«Guarda che sei qui per farmi fare bella figura, non per distruggermi!» se la prende Hanamichi che mette il broncio.

«Tu mi hai detto di dire la verità e io lo sto facendo!» lo prende in giro Yohei.

«E questa sarebbe la verità? Io ho avuto delle relazioni molto felici!» ammette l’idiota ma ho come l’impressione che si sia messo nei pasticci.

«Ma se Haruko ti costringeva persino a vedere le telenovela spagnole!».

Io alzo un sopracciglio e Hanamichi comincia a borbottare. Segno che anche stavolta Yohei ha detto la verità.

«Come vi siete conosciuti?» chiedo ancora, riferendomi a loro due. Hanamichi non me ne ha mai parlato!

«Nel modo più scontato possibile. – risponde Yohei con il sorriso sulle labbra – Mi ha salvato da una rissa!»

Come non arrivarci?

«Da allora, mi sono imposto di ricambiare il suo gesto e proteggerlo per sempre. – continua a raccontare – Ma come ben sai, non sempre ci sono riuscito». Yohei si riferisce alla rissa che ha coinvolto Hanamichi, il giorno della morte di suo padre. Non chiedo i dettagli, proprio perché so che lui ha riservato questa storia a me e ai suoi amici più cari.

«Perché dovrei sceglierlo?» infine gli chiedo. La domanda che più di ogni altra mi sono posto in questi mesi.

Mi volto verso Hanamichi aspettandomi un “Perché sono un genio, che domande!”, invece lui abbassa il volto e beve il caffè che si è fatto servire dopo l’hamburger.

Yohei sorride: «Hanamichi mi ha insegnato a vivere. E non è un modo di dire! Lui mi ha insegnato a vivere in pienezza e autonomia. Lui bada alla casa, cucina, si è mantenuto gli studi facendo le consegne, sta facendo carriera in ambito medico e ora anche sportivo, ha saputo vivere fin da piccolo con un padre malato e una madre impegnata sul lavoro. Ha fatto tutto questo con il sorriso sul volto, sempre. Dovresti sceglierlo perché Hanamichi stesso è la vita!».

Il rossino stranamente non dice niente e continua a tenere il volto basso. Per la prima volta lo vedo realmente imbarazzato, realmente se stesso.

Ciò che è certo è che sono stato colpito nel profondo dal rapporto che li lega, dalla stima reciproca e dalla persona che Hanamichi è.

Ho una voglia matta di conoscerlo e amarlo sempre più.

L’idiota ha raggiunto il suo obiettivo, non c’è che dire. Sarà che idiota non lo è per niente?

Dopo pranzo, raggiungiamo altri loro amici al Pachinko. Hanamichi ci ha tenuto a portarmi in questo posto che frequenta praticamente ogni giorno.

A dir la verità, non sono stato male come credevo. La sua “banda” è simpatica e non “violenta” come mi avevano raccontato. Mi hanno accolto in modo molto tranquillo, come non avveniva da tempo. Poi è giusto conoscere ogni lato del rossino, anche quelli che in futuro potrebbero non andarmi giù.

Infatti dopo che lo sceglierò non gli permetterò più di mettere piede in un Pachinko!

Ma su questo punto per il momento taccio. Proprio per evitare che mi rifili un “no”.

Dopo aver vagabondato tutto il giorno, io e l’idiota torniamo a casa sua.

Ci prepariamo qualcosa di leggero per cena perché sua madre tornerà solo dopo le 22.

Hanamichi è molto bravo in cucina ma anche io me la cavo, infatti colgo spesso l’occasione per consigliargli qualche trucco così da farlo innervosire.

Non ama che si minino le sue convinzioni e che si metta bocca in ciò che fa. Diciamo che per il momento posso accettare questa cocciutaggine ma gli concedo giusto qualche giorno di tregua, poi un calcio nel deretano non glielo toglie nessuno.

Trascorso il pasto in modo abbastanza tranquillo (Hanamichi mi ha solo riempito di domande su Yohei e sui suoi amici ma io mi sono limitato a qualche risposta d’ufficio), l’idiota dice di voler andare a prendere una boccata d’aria.

Io ci rimango un po’ male. Insomma, non vorrà lasciarmi da solo a casa sua?

Non gli dico niente, proprio perché voglio che ci pensi lui.

Sale in camera sua a prendere un giubbetto jeans e mentre è ancora sulle scale mi chiede: «Prendi anche tu una giacca, fuori fa freddo!».

Ora si comincia a ragionare!

Andiamo a passeggiare sul lungomare di Kanagawa, non molto distante dal luogo in cui Hanamichi mi aveva organizzato la cena sulla spiaggia.

In silenzio, raggiungiamo proprio quel posto.

Si crea un’atmosfera di attesa in cui non capiamo nessuno dei due cosa realmente stiamo aspettando.

Hanamichi si toglie le scarpe e comincia a camminare sul bagnasciuga. Io faccio altrettanto senza che nemmeno me lo chieda.

Le onde fresche ci inumidiscono i piedi in modo piacevole e leggero, senza infreddolirli.

Lentamente raggiungiamo la piccola conca coperta dalla radura di cui mi ero innamorato e già da lontano scorgo luci soffuse.

Avvicinandomi capisco che sono candele accese e al centro vedo miriadi di cuscini e coperte e lenzuola.

Io guardo Hanamichi e boccheggio. Non so che dirgli.

È tutto così… perfetto!

Lui è così perfetto.

«Avevi detto di voler dormire qui» dice semplicemente lui.

Io gli faccio di sì con il capo e gli sorrido come non ho mai fatto con nessuno.

Mi ha reso felice e non potevo desiderare altro, non potevo desiderare altri.

«Tranquillo, dormirai da solo. Non sono un maniaco come Akira. Volevo realizzare un tuo sogno e questa poteva essere la mia ultima occasione» sottolinea malinconico.

E io allargo ancora di più il sorriso perché divento consapevole di ciò che ho sempre sognato.

«Dormi con me» dico, senza nemmeno pensarci.

Non so cosa gli sto proponendo e neanche lui, visto che spalanca gli occhi e mi guarda confuso.

So solo che voglio passare questa notte con lui, qui.

Ricambio intensamente il suo guardo così da fargli capire l’amore che gli porto, tutto ciò che fino a poco fa era ignoto persino a me stesso.

Gli tendo la mano e lui, dopo qualche titubanza, la prende tra le sue.

Raggiungiamo con le dita intrecciate il “letto” che ha ricreato sulla spiaggia e ci sdraiamo su esso, tra le coltri.

Hanamichi si stende sopra di me, incatenando i miei occhi: miele che scorre in striature nocciola e tanti piccoli puntini luminosi. Paura ed emozione si susseguono nel suo sguardo, arrivano fino alla punta delle sue dita tremanti.

Dopo che ha alzato una coperta a celare i nostri volti, resta a fissarmi e, ancora una volta sono io a prendere l’iniziativa. Mi sporgo a baciarlo; non m’importa più di niente e nessuno. Solo della sua bocca morbida e accogliente.

Ci accarezziamo le labbra senza socchiuderle. Il timore di rendere tutto troppo appassionato e incontrollabile blocca entrambi.

In realtà, nonostante i propositi, il bacio aumenta di coinvolgimento in breve tempo. Hanamichi affonda prepotente la lingua nella mia bocca e io comincio a sentire le sue mani vagare su di me alla ricerca di carne da toccare.

Quando il suo bacino sfiora il mio, mi accorgo che è eccitato. E mi eccito all’inverosimile io stesso.

Finalmente ricevo quello che ho sempre voluto da lui: la prova “fisica” che mi desidera, l’unica cosa che credevo mancasse al nostro rapporto.

Appena termina il bacio, Hanamichi appoggia la sua fronte alla mia. Respira a fatica a causa dell’eccitazione. Alza gli occhi per guardarmi e mi accorgo che è, sì eccitato, ma soprattutto confuso.

Prendo in mano io la situazione e mi allontano quel tanto che basta per avvisare la redazione di lasciarci soli.

«Che hai?» gli chiedo, una volta che non c’è più nessuno intorno a noi. Ormai trema visibilmente.

Lui mi attira a sé, poggiando la testa nell’incavo della mia spalla.

Comincia a baciarmi sul collo e le sue mani tornano a vagare sotto il mio maglione.

Ci guardiamo nuovamente negli occhi e non c’è più bisogno che risponda alla mia domanda.

Capisco subito che vuole fare l’amore.

E non c’entra il fatto che sono sotto di lui con le gambe aperte, che la sua eccitazione preme contro di me, che le sue mani non si staccano dal mio corpo. C’entra solo il suo sguardo appannato dalla passione.

Mi avvicino di nuovo io per un altro bacio.

So che è sbagliato, che non è il momento per arrivare fino in fondo ma adesso sento solo la necessità di assecondarlo, di fargli capire ciò che posso dargli: tutto me stesso.

Hanamichi si sbottona i pantaloni e se li abbassa insieme ai boxer fino alle ginocchia.

Io nemmeno lo guardo. Tremo insieme a lui e non credo sia per il freddo.

Non si tratta nemmeno di paura dell’atto in sé, insomma non è la mia prima volta! Ciò che temo piuttosto è che non sia il momento giusto, che lui non sia pronto e che non lo sia nemmeno io. Non prima della scelta, non prima di ricevere un suo sì, non prima di sentirmi dire “Guarda Kaede, forse non mi piaci come credevo!”.

Lui continua a baciarmi e prende a trafficare con i miei pantaloni. Me li toglie velocemente insieme alla biancheria.

Vedo che si ferma qualche attimo per fissarmi e io mi spavento ancor di più.

Cosa si aspettava? Di trovarsi una donna tra le braccia?

«E ora?» gli chiedo con una freddezza malcelata. I suoi occhi sono strani, tanto da innervosirmi e mettermi a disagio. Sembrano volermi spogliare, nonostante io sia già nudo tra le sue braccia.

Non può accorgersi solo ora, dopo tutti questi mesi, che sta per andare a letto con un uomo!

Hanamichi ancora una volta non mi risponde e il mio disagio aumenta. Sono io a essere silenzioso e non sono abituato a stare dalla parte di chi parla e non trova risposta!

Il rossino ferma il suo sguardo nel mio e mi accarezza il fondoschiena fino a scendere con le mani lungo la mia gamba sinistra. Me la discosta leggermente così da posizionarsi contro di me.

Continua a guardarmi e io vorrei solo che mi chiedesse se mi va, se non ritengo che sia troppo presto. Vorrei solo che mi dicesse che non desidera altri nella vita che me!

So che non gli sto impedendo nulla, che non mi sono mai allontanato da lui e che con ogni probabilità acconsentirei a ogni sua richiesta ma la mia testa rimane vigile e non ne vuole sapere di lasciarsi andare.

Hanamichi mette di nuovo il volto nell’incavo della mia spalla e prende piano a spingere dentro di me.

E se la sua fosse solo una curiosità sessuale. Se non gli piacesse fare l’amore con me?

E se il suo fosse stato solo un gioco? Un modo per farsi vedere in tv e raggiungere la notorietà?

E se la sua risposta alla mia richiesta di stare insieme fosse “no”?

Sento una lacrima scendere lungo la mia spalla. E non è la mia.

«Sì, cento volte sì, mille volte sì ti direi…» mi sussurra tirando su con il naso.

I suoi occhi lucidi guardano i miei spalancati dalla sorpresa.

Ha risposto a una domanda che non gli ho mai nemmeno posto.

E mi lascio andare senza più riserve. Gli do il mio corpo senza che me lo chieda. Come lui ha dato a me la sua anima.

Hanamichi affonda in me con un sol colpo di reni e il piacere e il dolore si mescolano in una sensazione assoluta di abbandono e possesso.

Mi sento come se mi stesse marchiando a sangue, come se non potessi più essere di nessun altro.

Presto veniamo presi da un vortice di piacere in cui dimentichiamo di essere in un luogo pubblico, di non essere una coppia, di essere usciti da un cavolo di programma televisivo… quale programma televisivo?

Una mano di Hanamichi scende ad accarezzarmi. È la prima volta che lo fa da quando ci siamo immersi in questo mare di coperte e passione.

Vengo poco dopo, mentre lo fisso e lo vedo estasiato e appassionato e… innamorato. E l’oggetto di tutte queste sensazioni sono io.

Viene anche lui, accasciandosi sul mio corpo.

Si attarda dentro di me, restando a fissarmi con il capo ancora appoggiato sulla mia spalla.

Vorrei dire qualcosa, qualsiasi cosa, per celare il silenzio che ci avvolge.

Fortunatamente interviene lui... ma non con le parole giuste.

«Mi spiace» dice e io mi allontano, quel tanto che basta per farlo uscire dal mio corpo.

«Di cosa?» gli chiedo in fretta, rivelando tutti i miei timori.

«Non volevo che accadesse… o almeno, non così!» ammette in un sussurro.

«Così come? – alzo la voce senza riuscire a controllarla – Siamo su una spiaggia, con le candele e il mare e le coperte!». Cosa mancherebbe a una prima volta perfetta?

«Avrei voluto dirti prima di sì. – aggiunge ancora e io tiro un sospiro di sollievo – Per questo ho detto quelle parole…» e arrossisce, riferendosi alla sua dichiarazione prima che prendessimo a far l’amore.

Faccio di no con il capo e capisco. Gli dico semplicemente: «Non ce n’era bisogno» e con questa frase provo a cancellare i miei e i suoi dubbi.

Restiamo a dormire sulla spiaggia, accarezzati dal vento e dal silenzio.

L’indomani mattina, Hanamichi torna più o meno quello di sempre e mi intima che se solo provo a trascorrere due giorni con il porcospino, fa di me una stola di volpe.
Le tre autrici (le cui t-shirt, ora mi accorgo, formano il mio cognome: RU-KA-WA. Follia pura!) si avvicinano per chiedermi cosa sia successo ma non rispondo.

Continuo a guardare Hanamichi che si allontana mentre parla al telefono con Yohei.

«Yo, è stata la notte più bella della mia vita!».

“La notte più bella della mia vita”...

Lo ripeto a me stesso e mi chiedo come abbia fatto a non capirlo.

È stato lo stesso anche per me, Hanamichi.
 
 
Continua... 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Fanfiction Slam Dunk

UOMINI E… UOMINI
di Joyce


(r // Yahoi)



Ultimo capitolo di una storia scritta tempo fa. Forse la più semplice che mi sia passata tra le mani. E come cominciare se non dalle cose più facili? Spero quanto prima che il coraggio mi venga incontro e che la massa informe che più mi è costata emotivamente veda la pubblicazione. Per il resto, dalle curiosità agli insulti:  joyce.anastasi85@gmail.com.
Grazie a Greco65 per l'affetto costante.
 


Capitolo 7

Il giorno successivo, sebbene Hanamichi mi abbia espressamente chiesto di non trascorrere due giorni con Akira, chiamo la redazione per andare da lui.

Non ho intenzione di trascorrere insieme i due giorni che gli avevo promesso ma perlomeno di parlargli. Merita una mia spiegazione.

Lo aspetto fuori dalla palestra in cui si sta allenando.

Esce poco dopo il mio arrivo, tutto in tiro. Probabilmente deve andare in uno dei locali che frequenta, visto che non sapeva che il nostro appuntamento fosse oggi.

«È già arrivato il giorno fatidico?» comincia a dire quando ancora è lontano.

Io scorgo il suo sorriso a qualche metro di distanza.

«Dipende cosa intendi con “fatidico”» mi trovo a dirgli a malincuore.

«Non dirmi che non vuoi passare il weekend con me!» risponde, intuendo subito le mie intenzioni.

«Forse è meglio andare a parlare da un’altra parte».

Raggiungiamo in silenzio una caffetteria a pochi passi dalla palestra. Vedo Akira piuttosto agitato al mio fianco. Forse ho creduto troppo poco nei suoi sentimenti, forse ci tiene davvero a me.

Ci sediamo e prendiamo due tè.

«Allora? Voglio proprio sentire che hai da dirmi» Akira cerca di tagliare corto.

«Ieri sono stato con Hanamichi» gli rispondo ma lui non intende a pieno cosa io voglia dire con il termine “stare”.

«Sapevo che avresti passato due giorni con lui»

«Sono stato con lui… in tutti i sensi» ammetto in un sussurro. So anche di averlo detto davanti alle telecamere ma ormai era perfettamente intuibile quanto accaduto.

Vedo che Akira strabuzza gli occhi.

«Che cazzo stai dicendo?» urla, alzandosi in piedi e facendo tintinnare le posate e la zuccheriera.

«Calmati!» cerco di placarlo. Siamo pur sempre in un locale pubblico! Mi guardo intorno, sperando che l'attenzione che già calamitiamo non venga definitivamente destata.

Lui si siede e comincia a respirare profondamente.

«Si può sapere cosa ti ha fatto quel tipo? – domanda stremato – Lui non c’entra niente con te! È un violento, un poveraccio, una scimmia senza cervello e tu che fai? Hai pensato bene di andarci a letto?»

«Non parlare così di lui…». Quando lo fa mi ferisce sempre. Se parlasse di me allo stesso modo, credo che mi offenderei di meno!

«Ne parlo così, eccome! Sai bene che è la verità! Cos’è, volevi provare il brivido di convertire un eterosessuale? Volevi farti scopare in modo animale?»

Tocca a me incavolarmi stavolta. Le sue parole sono crudeli e soprattutto false.

Chiedo alla redazione di allontanarsi. Non è il caso che assistano a una conversazione così stupida e di poco rispetto.

Quando sono abbastanza lontani ricomincio a parlare.

«Puoi colpevolizzarmi di quello che ti pare ma non puoi parlarmi in questo modo. Sono stato mosso semplicemente da amore e tu lo sai bene» gli dico parole che non ho nemmeno detto al diretto interessato!

«Kaede, ci hai fatto solo una figura di niente! Sapevo di non essere la tua scelta ma non mi aspettavo di certo questo. Mi hai ridicolizzato, non mi hai dato nemmeno una possibilità e tu ti sei rivelato solo per quello che sei: uno che ci mette poco a entrare nel letto di qualcuno!».

Mi alzo in piedi e gli suono un ceffone.

La cameriera che era venuta a servirci il tè si allontana impaurita.

Anche Hanamichi mi aveva dato della puttana ma non accetto che questa offesa riguardi la mia relazione con lui: la storia più pulita e innocente che io abbia mai avuto.
In passato, lo ammetto, ho fatto sesso senza amore. Posso capire che qualcuno di vedute “ristrette” non possa pensarne bene ma il mio comportamento con Hanamichi è stato integerrimo.

«E tu allora che sei andato a letto con Koshino quando frequentavi me?» e stavolta glielo chiedo con una certezza quasi matematica. Stavolta glielo leggo negli occhi che mi ha mentito.

«Cosa avrei dovuto fare? Non vedevi che lui!»


«Non farti mai più vedere» gli sputo in faccia e vado via. Avrei preferito una conclusione diversa ma quello che rimane della mia relazione con Akira è solo il campanello che suona quando chiudo la porta della caffetteria.

Mi appoggio al muro di recinzione del locale e chiamo Ayako.

Chiamo lei ma in realtà vorrei sentire solo lui e perdermi tra le sue braccia.

L’insulto di Akira mi ha offeso profondamente e mi è servito a capire ancor di più cosa provo per Hanamichi.

Nessuno deve toccare lui o l’amore che gli porto, nessuno!

«Kaede, dimmi!»

«Voglio il suo numero, voglio sceglierlo, voglio stare con lui…» le dico appena sento la sua voce.

«Hai carta e penna?»

Appunto il numero di cellulare di Hanamichi e vedo subito la troupe farsi vicina per chiedermi di Akira.

Io nemmeno rispondo.

«Sto chiamando Hanamichi. Se dice di sì, si va a Kanagawa» do ordini alla redazion, manco fossi Ayako in persona.

Prendo il mio telefonino e lo chiamo. Vedo le mie mani tremare mentre penso che vorrei comporre tante volte questo numero da impararlo a memoria.

«Pronto?» lo sento rispondere in modo serio. Probabilmente non si aspettava una mia chiamata.

«Credo sia arrivato il momento di memorizzare il mio numero» gli dico e sorrido, come non ho mai fatto in vita mia.

«Non lo cancellerò mai più. – è la sua promessa – Vieni da me!».

Non ricordo niente della strada che maciniamo in auto per raggiungerlo, ricordo solo l’abbraccio infinito che ci scambiamo, all’ingresso della sua porta.

«Allora, posso considerarmi il tuo ragazzo?» mi chiede lui, una volta che riusciamo a staccarci.

«Momentaneamente ma potrei ancora cambiare idea!» gli dico, tirandogli i capelli.

Il nostro rapporto non cambierà mai e non voglio che cambi mai!

«Cosa ti ha convinto?» mi chiede d’improvviso serio, a cercare maggiori rassicurazioni.

«La notte e i novantuno giorni più belli della mia vita»

Tu, Hanamichi Sakuragi, l’amore più bello della mia vita.
 
 
 
 
 
Epilogo

Dopo i consueti allenamenti, decido di raggiungere Hanamichi al palazzetto. Sta disputando la sua terza partita di campionato contro la squadra più forte della loro categoria.

Ai due precedenti incontri, ho preferito non partecipare. La mia presenza potrebbe rivelarsi “particolare” a una partita di serie inferiore; soprattutto perché sarebbe immediatamente collegata alla storia che ho con Hanamichi.

Non che mi importi molto, praticamente la nostra prima volta è avvenuta in tv! Non voglio però che il giudizio che hanno di lui, tifosi e compagni, venga condizionato da me.

Quando entro e mi avvicino alla panchina del Kanagawa, sento immediatamente partire l’applauso, ovviamente accompagnato da vari slogan a doppio senso delle ragazze che, pur conoscendo i miei “gusti”, ancora esprimono apprezzamenti, diciamo, coloriti.

Hanamichi si volta verso gli spalti per capire il motivo del frastuono. Non appena sente il tono dei commenti, butta un occhio sulla panchina e mi nota.

Non mi sorride come farebbe in una condizione “normale”, anzi il suo sguardo torna subito sul gioco. Anche perché si aspettava il mio arrivo: gli avevo detto che sarei passato.

È bravo il mio rossino. Ha segnato punti su punti e, sono sicuro: non resterà a lungo in questa serie. Soprattutto se continuerà ad allenarsi con me…

Mi avvicino all’allenatore e gli chiedo come sta andando. Non mi basta il cartellone che mi indica i 20 punti di vantaggio della loro squadra.

Il coach che ormai mi conosce (sono andato spesso a seguire gli allenamenti), mi dice che Hana ha giocato bene ma che negli ultimi minuti è meno reattivo.

Io so di cosa si tratta. L’idiota, avendo buttato anni senza allenarsi, non è più abituato ai ritmi di gioco. Ormai sono al terzo quarto e lui risente della stanchezza.

«Forse è il caso di sostituirlo…» dico ma Hanamichi, manco fosse riuscito a sentirmi, mi rivolge uno sguardo truce e mi fa un segno di diniego con il capo.

È, come al solito, un testone. La partita è vinta, non vale proprio la pena distruggersi!

«Chieda un time out!» dico in modo perentorio all’allenatore. So che non potrei permettermi questo tono, in fondo sono un coetaneo dei giocatori della squadra, però il coach tiene parecchio alla mia opinione. Più volte mi ha chiesto di suggerirgli schemi di gioco.

Una volta ci ha addirittura chiamati a casa!

Parlò prima con Hanamichi con la scusa di riferirgli di un allenamento di cui era già a conoscenza e poi si fece passare me.

Non che la cosa mi dispiaccia eh?! Anzi, sono contento di aiutare la squadra del mio ragazzo.

Ragazzo, già. Le cose tra me e lui vanno benissimo. Praticamente abbiamo cominciato a convivere il giorno dopo la mia scelta.

Da allora non ci siamo più separati.

Non abbiamo mai smesso neanche di litigare ma questi, ehm, sono solo convenevoli.

Hanamichi si avvicina a me non appena il coach chiama il time out.

«Sto bene» mi dice subito.

Lo so che sta bene. Dico solo che è stanco!

«Ormai la partita è vinta…» gli faccio intendere.

«Devo resistere, devo giocare come un tempo!»

Hanamichi vorrebbe recuperare immediatamente la forma che aveva a 16 anni ma è normale che ciò non avvenga con facilità, è assolutamente umano!

«Tornerai come allora ma devi avere pazienza…» gli sussurro, sorridendogli. Sarà testardo come un mulo ma io non posso che essere fiero di lui.

«Tanto lo sai che rientro in campo» mi risponde perentorio e nel dirlo mi sfiora un fianco con la mano, prima di dirigersi dall’allenatore.

Sugli spalti partono dei gridolini isterici per il semplice contatto che c’è stato tra me e lui. Praticamente abbiamo gli occhi dell’intero palazzetto puntati addosso.

La pausa gli fa bene perché, una volta tornato in campo, Hanamichi ricomincia a correre come un forsennato, recupera palle impossibili e segna uno slam dunk, sul finale di partita, da ovazione.

Lo vedo scendere lentamente dall’anello su cui si era aggrappato e io non riesco a trattenermi. Corro da lui, lo abbraccio e in un lampo tutti i suoi compagni ci sono addosso.

Lui è il loro campione, lui è il mio campione.

Hanamichi, completamente dimentico di essere in uno stadio, mi prende il volto tra le mani e mi bacia.

Il palazzetto esplode e sentiamo grida di ogni tipo e fischi e applausi.

Ma a noi non importa.  

Il nostro mondo è nella felicità che riusciamo a scorgere l’uno negli occhi dell’altro, è nella palla che ora stringiamo entrambi tra le mani.
 

Per chi è arrivato fin qui, grazie.

 

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