Proud of being a thief

di ThiefOfVoid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


E’ passato quasi un anno da quando ho lasciato l’Interpol. E’ strano pensare che è già passato tutto questo tempo. Sto acquisendo una certa fama nell’ambiente criminale, soprattutto per le mie abilità in campo informatico. Grazie a Jigen ho migliorato le mie capacità per quanto riguarda il tiro di precisione. Sparo più velocemente, e anche la mira è migliorata leggermente. Lupin mi fa agire molto spesso sul campo, a volte affidandomi il momento cruciale del colpo, come a Barcellona l’anno scorso insomma. Ho anche conosciuto Fujiko. Ho ancora una vaga opinione di lei, prima di pronunciarmi definitivamente preferisco conoscerla meglio. In due mesi ancora non l’ho ben capita. Attualmente è con noi a Tokyo. Agiremo spesso in Giappone, abbiamo in programma vari colpi che sembrano essere di poca importanza, ma che messi insieme ci frutteranno una fortuna, e così stiamo cercando di conoscerci meglio. Infondo potremmo dover collaborare anche in futuro, credo che sia giusto cercare di avere un buon rapporto con i propri soci, e poi voglio vedere con i miei occhi se davvero tutti i pregiudizi su di lei sono fondati. Ma sia io che Jigen siamo molto prudenti. Non c’è dubbio che sia una traditrice, spesso ha lasciato Lupin e gli altri a bocca asciutta, su questo piano continuerò ad essere scettica, anche se dovessimo diventare amiche. E per ora non ho intenzione di svelarle tutto su di me, come lei sicuramente non mi ha svelato dettagli del suo passato. E’ giusto, non ci conosciamo ancora abbastanza, e siamo agli antipodi. Abbiamo principi diversi, e soprattutto io non ho ancora abbastanza fiducia. Io e Jigen siamo d’accordo riguardo a non farle sapere della nostra relazione. E’ strano, ma secondo Jigen è sempre meglio prevenire. Non ha molta considerazione per lei, e teme che Fujiko non si farebbe troppi scrupoli a suggerire qualcosa ai suoi collaboratori (che cambiano sempre) che abbia a che fare con noi. Sfrutterebbe il fatto che non avremmo mai il coraggio di abbandonare l’altro, un po’ come sfrutta il fatto che Lupin darebbe la vita per salvarla. In poche parole Jigen lo fa per proteggermi, e non sarò certo io ad ostacolarlo se crede che sia la cosa migliore da fare. Conosce Fujiko meglio di me dopotutto. Speriamo solo che Lupin non faccia la battuta sbagliata al momento sbagliato. Se così fosse non sarebbe difficile per lei capire quello che c'è fra di noi. E' difficile nasconderlo quando lei è nei paraggi, e vorremmo evitare che Lupin mandi tutto all'aria. Tralasciando questo mio momento dove la mia mente ha vagato a briglie sciolte, sto preparando le ultime cose per il colpo, le ultime modifiche alle mie diavolerie tecnologiche sono fondamentali al momento. Lupin ha trovato un tizio, strano, con cui fare affari. Questo buon uomo vuole per una sua collezione privata l'armatura di un samurai, che ha avuto anche abbastanza meriti e tutto quanto nella sua vita. Costui è praticamente convinto che l'armatura appartenga a un suo antenato, e quindi la vuole tutta per se. Bhe, chi non vorrebbe un'armatura samurai in casa? Insomma, sai che figata, la gente normale ha, non so, qualche bel mobile e poi arrivi tu. Inviti uno a casa tua per la prima volta e surprise motherfucker, ho un'armatura samurai in casa. Magari con una katana accanto l'effetto è anche migliore. Sì ok, sto divagando terribilmente, perdendo anche la concentrazione. Dovrò adottare uno stratagemma nuovo per disattivare l'allarme e il sistema di sorveglianza. E' molto più laborioso, ma almeno è più sicuro e anonimo del precedente. Sto gettando le basi per stasera, le ultime fasi e gli ultimi comandi è bene darli nel momento del bisogno. Potrei preparare tutto, ma questo significherebbe introdurmi nei loro sistemi e rimanerci per qualche ora, fino al momento del colpo ma...rischierei di essere rintracciata, lo ammetto. E' una possibilità remota, ma no grazie, non voglio appiopparmi la responsabilità di un arresto di massa. Ho già dato abbastanza problemi e preoccupazioni in passato, e non voglio ripetere l'esperienza per nessun motivo al mondo.

In auto con noi non c'è Fujiko, e la cosa mi preoccupa e non poco. Lupin dice che è già sul posto, che ha il compito di caricare la refurtiva, è proprio questo il problema. Chi ci dice che non caricherà l'armatura sull'elicottero servendosi del gancio per poi lasciarci lì come degli allocchi? Poi va, vende l'armatura al nostro contatto e si tiene tutti i soldi invece che dividerli democraticamente con noi. Giuro che se va a finire così costringo Lupin ad escluderla dagli altri colpi a suon di legnate. Mi sembra di essere Jigen al momento. Testarda, mal fidente e autoritaria quando si parla di Lupin che si lascia ingannare. Sì, stare con lui mi sta influenzando, giusto un tantino. Mentre siamo ancora in auto e stiamo quasi arrivando mi introduco nei sistemi di sicurezza del museo, così che la nostra presenza venga nascosta ai monitor della sorveglianza, e disattivo gli allarmi. A noi interessa il magazzino, ma è meglio non rischiare. L'armatura era in esposizione fino a un po' di tempo fa, ma è stata momentaneamente rimossa per dare più spazio ad una mostra provvisoria. Scendo dall'auto e lego alla cintura un rampino. Ho deciso di portarlo per precauzione, potrebbe esserci utile in qualche modo. Scassiniamo la porta del magazzino con tranquillità, e troviamo immediatamente l'armatura e la prepariamo perché venga agganciata da Fujiko, mentre Lupin le da le ultime indicazioni. Io e i ragazzi ci scambiamo casualmente uno sguardo di intesa, e capisco di non essere l'unica a credere che la nostra socia voglia fregarci. Goemon crea il varco che permetterà a Fujiko di agganciare il tutto con un semplice taglio, e spostiamo l'armatura per facilitare l'operazione. Appena sento l'elicottero mi tengo pronta, e senza dire nulla salgo alla velocità della luce sul tetto dell'edificio, prendendo le scale esterne. Come sospettavo, Fujiko fa per allontanarsi senza aver atteso Lupin come accordato. Prima che prenda troppa quota e che si allontani troppo, lancio il rampino, agganciandolo con precisione al carrello dell'elicottero. Cerca però di farmi perdere la presa con manovre poco ortodosse, anche se si abbassa leggermente. Mi ritrovo costretta a srotolare la corda del rampino, rendendomi conto di non poter rimanere appesa in quel modo, e di non riuscire nemmeno a tirarmi su per raggiungere la cabina di controllo. Con cautela scivolo giù, stringendo il tratto finale della corda con il pugno, valutando il salto che devo compiere. Mi lascio andare e cado senza troppe conseguenze, se non un leggero sbilanciamento. Mi rendo conto solo ora che anche gli altri erano saliti sul tetto, e noto con la coda dell'occhio che Jigen sta riprendendo vigore, doveva essere sbiancato.

Sposto poi meccanicamente lo sguardo sulla strada “Lupin, paparino sta arrivando” dico vedendo le auto della polizia in lontananza

Scendiamo rapidamente, sempre dalle scale di servizio esterne “E dire che non abbiamo annunciato il colpo questa volta”

Mi lascio scappare una risata, genuinamente divertita “Lo sai anche tu che paparino ci vole così bene da non riuscire a starci lontano”

Saliamo in auto alla velocità della luce, e Lupin parte a tavoletta. Sia io che Jigen ricontrolliamo di avere le pistole cariche per pura sicurezza “Sei un caso disperato Lupin, ti sei fatto fregare di nuovo da quella donna...e per poco Alexis non...”

“Come sei diventato apprensivo vecchio mio” risponde Lupin, alquanto divertito “Sono consapevole del fatto che ci abbia fregato di nuovo, ma Alexis se l'è cavata magnificamente, infondo ha ricevuto l'addestramento dei reparti speciali dell'Interpol, che cosa ti aspettavi di diverso?”

Prima che Jigen possa ribattere cerco di calmare le acque “Calma signori, calma. Fujiko era consapevole del fatto che me la sarei cavata senza ombra di dubbio, situazioni complicate come queste erano pane quotidiano all'accademia. Non avrebbe mai fatto una manovra del genere se non avesse avuto questa consapevolezza, questo bisogna riconoscerlo. Comunque non tutto è perduto”

“Che vuoi dire?” chiede Lupin, curioso

“Ho messo una trasmittente sull'armatura mentre la stavamo preparando, così, per sicurezza. Se non dovessimo riuscire a recuperarla prima che la venda...bhe, posso sempre alleggerire il suo conto in banca”

“Lo hai trovato davvero?” Goemon sembra alquanto sorpreso dalle mie parole

“Ovviamente, e volendo potrei intercettare le sue chiamate e i messaggi, così da scoprire a chi vuole venderla”

Jigen comincia a sparare, rallentando alcune auto della polizia. Lupin si la sua solita risata “E dire che Jigen all'inizio era restio riguardo il tuo ingresso nella banda, ma ormai sei indipensabile...anche più che indispensabile per qualcuno di noi”

“Chiudi il becco Lupin” controbatte Jigen seccato mentre ricarica

“Faccio solo ciò che va fatto” rispondo divertita al commento di Lupin

Li sento battibeccare fra loro mentre sparo. Prendendo la mira per rallentare un auto vedo Zazà prendere il controllo di un'altra macchina con prepotenza, rendendo difficile il lavoro dell'effettivo autista “Paparino è alla guida, credo che sia il caso di ostacolarli una volta per tutte”propongo, rimettendo dentro la testa per ricaricare

E così, in men che non si dica, Goemon taglia un cartello stradale, bloccando così la carreggiata e intralciando la polizia. Atterra sul tetto della 500, per poi rientrare all'interno dell'utilitaria. Controllo la posizione fornita dalla trasmittente. Fujiko non è lontana da qui, ma non possiamo pensare di intralciarla ora, si aspetta sicuramente una nostra mossa.

La mattina dopo attrezzo il PC di Lupin così che anche lui possa controllare Fujiko, poi io e Jigen usciamo. Lui ha alcune ricerche da fare, di cui ancora non mi ha svelato nulla, mentre io ho intenzione di fare un giro, per fare forse qualche acquisto.


POV Jigen

Anche se questo significa dover prendere la strada più lunga, mi dirigo verso il centro senza far insospettire Alexis in alcun modo. Conoscendola bazzicherà in zona della fumetteria e dell'Akiba-games shop, e fortunatamente rimangono entrambi lontani dalla mia meta. Vado dritto verso la gioielleria, cercando un anello di fidanzamento. Dopo un anno incredibile ho finalmente deciso di sposarla dopo una lunga riflessione. Di solito non prendo decisioni così importanti dopo così poco tempo, viste anche le mie esperienze precedenti, ma quello di Alexis è un caso unico nel suo genere. Vederla per caso in giro per New York era una gioia, ed era tutto un programma. La sua spiccata spontaneità la rendeva impossibile da ignorare in mezzo alla folla. La sua voce spicca sulle altre e sui rumori del traffico, anche grazie alla sua ironia. Per non parlare di quando la si incrocia davanti ad una libreria: si ferma scrutando con attenzione la vetrina, entra, e dopo pochi istanti esce con una miriade di libri, come se fosse impossibile per lei controllare la sua passione per la lettura. Se si lascia intrigare dalla trama di un libro è finita, deve diventare suo ad ogni costo. Mi è impossibile trattenere un sorriso al solo pensiero. Il nostro rapporto si è evoluto rapidamente, ma come può essere altrimenti di fronte ad una donna come lei? Una volta arrivato alla gioielleria esito un po' prima di entrare, ancora nervoso al pensiero. Do un'occhiata a quello che c'è in negozio e anche a ciò che è disponibile sul catalogo, ma ancora non ho trovato nulla che mi soddisfi pienamente. Mentre vado verso il nostro punto di ritrovo, il nostro bar di fiducia, rifletto sul modo migliore per farle la proposta. Vorrei che fosse tutto perfetto, così che sia qualcosa di davvero indimenticabile, ma anche in questo caso non ho ancora le idee ben chiare. So solo che vorrei chiederglielo il giorno del nostro anniversario, per festeggiare al meglio in un certo senso. Il problema principale è che quella data si avvicina sempre di più, ormai non manca poi così tanto, e ancora devo decidere un sacco di cose. Quando ancora non manca molto, mi accendo una sigaretta, cercando di farmi venire una buona idea, ma invano. Alla fine mi arrendo ed entro, mi prendo un caffè e le mando un messaggio, così che sappia che la sto aspettando. Improvvisamente però sento una voce famigliare, una voce molto giovane, e qualcosa mi dice che ci sono guai in vista


POV Alexis

Dopo aver preso un po' di cosette in fumetteria e al negozio di videogiochi mi incammino verso il bar, senza ancora avere nessuna notizia utile di Fujiko. Continuo a camminare immersa nei miei pensieri, fino a che non sento la suoneria del cellulare. Sblocco lo schermo, rendendomi conto che è un messaggio di Jigen. Sperando nell'efficienza del 3G e di WhatsApp scarico la foto che mi ha inviato.


Sorrido comprendendo il tenero riferimento a guida galattica per autostoppisti, e notando che mi ha anche scritto di essere già arrivato, gli rispondo dicendogli che sono quasi arrivata, oltre che commentando l'immagine. Entro nel locale, cercandolo con lo sguardo. E' al solito posto, con le spalle rivolte verso l'entrata. Noto però un ragazzino vicino a lui, e avvicinandomi a lor sento che lo chiama paparino, e rimango pietrificata. 

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Angolo autrice

Finalmente dopo mesi sono tornata a pubblicare. Chiedo scusa a chi ha seguito il prequel di questa storia per averci messo così tanto. Avrei dovuto pubblicare mesi fa, ma purtroppo quest'anno scolastico è stato particolarmente duro ed intenso, e oltre a non aver avuto molto tempo per la scrittura la mia ispirazione era sparita, risucchiata da un tunnel spazio-temporale (?). Ora che però la scuola sta giungendo al termine spero di poter pubblicare con regolarità, minimo una volta al mese. 
Ancora non posso credere che siano passati due anni da quando ho iniziato a scrivere questa storia, e rimango ancora incredula nel vedere come il mio stile si sia evoluto, migliorando sempre di più, capitolo dopo capitolo

Spero che possa piacervi anche questa storia c: 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il ragazzo avrà circa dieci o undici anni, capelli corti castani e occhi azzurri. Continuano a parlare tra loro di argomenti insoliti per un ragazzino della sua età, principalmente di casi affrontati dalla polizia di Tokyo o dall'Interpol che riguardano in qualche modo Jigen, e anche il ragazzo stesso a quanto riesco a capire. Citano la Vespania più e più volte. Da quanto capisco si conoscono da un po'. Sono ancora lì, pietrificata, incapace di dire qualcosa. Lo sguardo di posa su di me con curiosità, e appena Jigen se ne accorge si volta per capire cosa abbia tirato fuori da lui questa reazione

“Ciao dolcezza, ci sono delle-?”

“Come mai non mi hai detto di avere un figlio?” chiedo, interrompendolo malamente

“Di che cosa stai parlando Alexis?” controbatte sinceramente incredulo

“Ti ha chiamato paparino, ci sono poche interpretazioni per questo” rispondo, riferendomi al ragazzino con un cenno

Sospira esasperato “In passato qualcuno ha avuto la brillante idea di dire che sembriamo padre e figlio, e da allora mi chiama spesso così per darmi fastidio

Sorrido divertita dal suo comportamento “Dai, non essere così scontroso, non mi sembra così male”

“Impara a conoscerlo e ti ricrederai” borbotta. Quella che mi ha dato potrebbe sembrare solo una scusa, ma conoscendolo capisco che è sincero.

Dopo le dovute presentazioni, i due riprendono il loro discorso, e nel frattempo ordino del caffè freddo. Il ragazzo è Conan Edogawa, e io fingo di non sapere il suo segreto. So che in realtà si tratta di Shinichi Kudo. Non ha 10 o 11 anni, è un liceale in realtà, o meglio, dovrebbe esserlo. So che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, a causa del suo istinto investigativo. Non so che cosa gli abbiano somministrato, ma è ringiovanito. Non sapevo che conoscesse Jigen, ma poco male. Mentre i due continuano a dialogare sorseggio il mio caffè in pace, riflettendo. L'anniversario non è lontano, e io non ho ancora una straccio di idea per un regalo utile, ma che colpisca nel segno. Rimango distratta a lungo, fino a che non sento parlare di hackeraggio ai danni di una banca importante. Il responsabile è riuscito ad impossessarsi di una grossa sommma

“So che negli ultimi tempi siete tornati ad agire più spesso in Giappone. Forse l'hackeraggio è opera tua, Alexis?”

Rimango immobile per un secondo, con il bicchiere vicino alle labbra “Quindi hai sentito parlare di me”

“Naturale. Il tuo è stato un caso molto discusso un po' ovunque, in particolare qui in Giappone e negli Stati Uniti. E' comprensibile vista la tua provenienza, e viste le tue parentele”

Assumiamo entrambi uno sguardo serio e concentrato, come se ci stessimo scrutando a vicenda “Mi dispiace deluderti, ma quella rapina non è opera nostra. E non cercare di dire il contrario. Non ho motivi per mentire al momento, o sbaglio?”

“Effettivamente la probabilità che centrassi tu era minima, ma avendovi visti qui a Tokyo quest'ipotesi assumeva una maggiore importanza”

“Come mai dici questo?”

“Bhe, quell'hackeraggio non è nel tuo stile. In più l'autore si è firmato, con una sigla: CW” spalanco gli occhi, trattenendo un'imprecazione “Lo conosci?”

“Si tratta sicuramente di Charles Wood. E' uno stupido esibizionista, pieno di se, e ha l'abitudine di firmarsi, anche se questo è un piccolo rischio. Mi chiedo solo in che cosa sia coinvolto sta volta, di solito non lavora da solo, ma è, diciamo un mercenario informatico, e colpisce sempre per conto di qualcuno. Lavora principalmente per soldi, non gli importano le conseguenze dei suoi “prelievi”. Lavora indistintamente con e contro la legge”

Non ho motivo per dargli tutte queste informazioni, ma se questo può servire per mettere i bastoni fra le ruote a Charles, ben venga. Ho paura di scoprire in che razza di affare si sia cacciato, ma è necessario scoprirlo. Se dovesse agire contro di noi preferisco giocare d'anticipo ed essere pronta a tutto. Sta sicuramente lavorando per la malavita, o non avrebbe svaligiato quella banca, ma per chi lavora ora? Visto che negli ultimi anni non mi ha creato troppi problemi, credo che lo farà ora. Mi odia terribilmente, e si diverte a complicarmi la vita. Tutto è iniziato quando ero ancora nell'Interpol e avevo da poco finito l'addestramento. Charles stava dando molti grattacapi all'ICPO, e fui l'unica in grado di arrestare i suoi piani, difendendo un sistema dal suo attacco informatico. Fu un lavoro difficile, ma diedi il tempo alla polizia di rintracciarlo, e lui dovette così arrendersi e fuggire, per evitare l'arresto. Non fu catturato, certo, ma mandai a monte un colpo di una certa importanza. Ecco il motivo di questa nostra rivalità. Quando poi negli anni i suoi sistemi sono migliorati e sono stati capaci di contrastare i miei le cose sono peggiorate, e quest'odio è diventato reciproco. Ha mandato a monte diverse operazioni, o ha comunque complicato la situazione, e l'anno scorso ha rischiato di farci arrestare, ma quello forse stato un caso. Se decide di accanirsi su di me fa cose peggiori, arrivando anche a crearmi problemi sul campo, e non solo a livello informatico. Lui e i suoi maledetti pugnali...sinceramente spero di non incontrarlo. Mi secca dirlo, ma è un avversario tosto, e fastidioso. Finisco con una certa calma il mio caffè freddo, per distendere i nervi, e poi faccio cenno a Jigen di lasciare il locale. Cammino abbastanza velocemente per tornare il più presto possibile al nostro rifugio, zigzagando fra la folla

“Notizie di Fujiko?” mi chiede all'improvviso in un momento più tranquillo

“Ancora nulla dal suo cellulare, ma Lupin starà tracciando anche il suo computer probabilmente, oltre che la sua posizione”

“Come mai tutta questa fretta? Qualcosa ti preoccupa?”

“Di solito quando Wood fa cospicui prelievi come quello di questi giorni c'è sempre da temere. E' da un po' che non si è fatto vivo, e ho un brutto presentimento riguardo la collaborazione che ha sicuramente in atto al momento”

“Credi che possa essere in affari con Fujiko?”

“Peggio. Charles collabora raramente con una singola persona, a meno che la sua offerta non sia superiore di quella di un qualche gruppo mafioso, ma visto che questo è raro collabora quasi esclusivamente con la malavita. Se devo essere sincera temo che qualcuno abbia preso il posto di Riez, e abbia risollevato quello che era il clan di Gavez. Se è così e Charles li sta aiutando in questo, bhe, sarà una brutta gatta da pelare. E' da troppo tempo che non mi infastidisce sul campo oltre che a livello informatico, credo che colpirà, molto presto”

“Bhe, un tuo problema è un mio problema, e poi ci sono anche Lupin e Goemon, non sarai da sola ad affrontarlo stavolta”

“E' proprio questo che mi spaventa. Non è un avversario da sottovalutare, e farà di tutto per uccidermi, o per rovinarmi la vita”

“Ma non è detto che ci riesca” controbatte con un sorriso sicuro

Scuoto la testa e sorrido, fingendomi spazientita. Una volta arrivati al nostro nascondiglio mi metto al lavoro, cercando di scoprire in che giro si sia infiltrato. Dopo molto lavoro ho scoperto come sfruttare il microfono di un PC per ascoltare le conversazioni, e così mi infiltro nel suo, usando un sistema che cambia di continuo i dati su di me, ossia posizione e dispositivo. Cambia di continuo il segnale satellitare, ora ad esempio risulto essere a Parigi, e il numero di serie del mio computer. Può bastare solo quello per rintracciare un terminale, se esso è acceso, o per tracciare i suoi spostamenti. E' un gioco da ragazzi, per questo prendo queste precauzioni. Al momento non si sente nulla dal microfono, non sta parlando con nessuno, e a giudicare dal rumore credo che la stanza sia vuota, non percepisco nessun respiro, così me ne approfitto per scandagliare il pc da cima a fondo. Trovo qualcosa di interessante, dei profili. Sono gli obiettivi che sta seguendo al momento, su questo file vengono continuamente aggiornati la posizione e altri dati. Gli obiettivi sono sette: Lupin, Jigen, Goemon, mia madre, il padre di Jigen, ossia Jason, lo zio Koichi, e per finire ci sono anche io. C'è una cosa che non capisco: perché Charles dovrebbe mirare anche a Jason? Non abbiamo ancora un rapporto chissà quanto importante, ci siamo parlati un paio di volte in tutto. Si sente poi una porta aprirsi, e alzo il volume così che possano sentire anche i ragazzi

“Ho già identificato la posizione dell'Ispettore Zenigata, è a Tokyo ora. Tenendo conto che di solito dove c'è lui c'è anche Lupin con la sua banda, ipotizzo che anche loro siano lì. Non ci resta che trovare Jason e Pam” dice Charles, non si sa bene a chi

“Lavoro fantastico Charles. Direi che a questo punto ci conviene iniziare dall'Ispettore. Potremmo far sembrare il tutto come un incidente, ma che divertimento ci sarebbe? Userò le stesse modalità che ho usato con il fratello. Tu intanto cerca di rintracciare Lupin e i suoi, e occupati di loro, ma lascia in vita Alexis” Questa voce è quella di...Riez

“Farla soffrire per bene prima di ucciderla? Ottimo” mi accorgo che c'è anche un altro dispositivo infiltrato, e l'istinto mi dice che si tratta di mia madre

“Alexis, Pam, che piacere avervi qui con noi” parte un attacco informatico ai miei danni, e immagino anche a quelli di mia madre “Mi dispiace che abbiate sentito tutto, doveva essere una sorpresa, bhe, poco male”

Respingo l'attacco di Charles, e interrompo l'azione di infiltrazione. Rapidamente, scollego e spengo il PC, rimuovendo la batteria per sicurezza. Ci vuole tempo per smontare la falsificazione del segnale, e di certo Charles non l'ha avuto. Abbandono il computer e la batteria sul tavolo, inorridita e incredula. I ragazzi però non sembrano voler lasciare la città, o trovare un nascondiglio diverso. Mi assicurano che questo posto non è facile da trovare, grazie ad alcuni sotterfugi che hanno ideato. Ora il problema sta nel avvisare mio zio. Attivo il sistema di falsificazione del segnale satellitare che ho usato con il computer, e consiglio anche ai ragazzi di fare lo stesso, e poi cerco di chiamare mio zio. Provo e riprovo, ma continua a squillare, e non risponde. Esasperata, cerco di pensare dove potrebbe essere al momento. Forse è semplicemente in commissariato, e non mi sta rispondendo per motivi di lavoro, ma come posso esserne certa? Con l'aiuto di Jigen, decido di controllare ogni luogo dove è probabile trovarlo, e gli indico alcuni posti, così che possa controllare anche lui, e che si possa quindi risparmiare tempo. Esco e prendo la moto, dirigendomi prima al commissariato, dove non trovo la sua auto, ed escludo così che si trovi in ufficio. Sempre meno tranquilla, vado quindi alla banca che è stata svaligiata da Wood e Riez, e lo cerco lì. Intravedo la sua auto, e un ispettore di Tokyo che conosco di vista, Megure. Dopo un momento sento anche mio zio, sono appena fuori dalla banca. Corro incontro ad entrambi, e non lascio a nessuno il tempo di reagire

“Zio, devi lasciare assolutamente la città, o farti dare una scorta...o fare entrambe le cose” dico con fiato corto

“Alexis, calmati e respira, che sta succedendo?”

“Riez...è ancora vivo. Vuole ucciderti, e vuole uccidere anche noi e la mamma...Charles Wood è il responsabile del colpo alla banca, e lavora con Riez al momento”

Sentiamo poi un'auto avvicinarsi a grande velocità, e un secondo prima che inizino a spararci riusciamo a mettere in salvo noi e Megure. In una frazione di secondo abbiamo impugnato le pistole, e i sicari scendono dall'auto con i mitra. Lasciamo passare la raffica di colpi, e usciamo allo scoperto, rispondendo al fuoco. A dire il vero mio zio fa il grosso del lavoro, ha più colpi di me onestamente. Arrivano però altri sicari, e la situazione si fa complicata, si sono evidentemente preparati ad una resistenza “Takagi, Sato, venite qui, abbiamo bisogno di una mano!” ordina a due agenti, che ho già sentito nominare fra l'altro

Dopo alcuni minuti difficili riusciamo ad avere la meglio, e a contrastare il loro attacco. Inutile dire che siano stati arrestati tutti. Avverto a malapena mio zio di stare attento, e poi salgo di nuovo a bordo della mia moto, lasciando questo luogo. Inutile dire che mi avrebbero arrestata, sono pur sempre ricercata no? Appena credo di essere abbastanza lontana e trovo una zona tranquilla, accosto e chiamo Jigen, per avvertirlo che può smettere di cercare. Torno poi al nostro nascondiglio, assicurandomi più volte di non essere seguita. Una volta entrata trovo già Jigen, e spiego l'accaduto ai ragazzi. Cala il silenzio per alcuni minuti, dopo i quali mi isolo, per cercare di mettermi in contatto con mia madre, e avvertire anche lei. Immagino che Jigen stia facendo lo stesso con suo padre al momento. Al telefono con mia madre scopro che la CIA era già al corrente di tutto questo, e quindi le hanno dato una scorta ed è al sicuro. L'hanno quasi isolata, ed è un miracolo che sia riuscita a mettersi in contatto con me, ed è per questo che non ha potuto dirmi subito che aveva già scoperto tutto questo da alcuni giorni. Interrotta la chiamata finisco inesorabilmente per pensare. Dove potremmo essere al sicuro? Escludo New York, è la base per eccellenza di Riez, ma d'altro canto può trovarci ovunque andiamo, ed è risaputo. Grazie ai miei sistemi rintracciarci sarà più difficile, ma per quanto potranno proteggerci? Mi siedo sul davanzale della finestra, con lo sguardo perso al di la del vetro, rigirando il mio ciondolo, irrequieta. 

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Angolo autrice

Non è passato un mese, ma non ho saputo resistere. L'ispirazione è tornata finalmente *-* e visto che non credo mi abbandonerà tanto presto, pubblico comunque. Oltretutto mi sembra il minimo, dopo mesi di inattività c': In più così sono spinta a continuare la storia ancora di più di quanto lo sarei se non avessi pubblicato c': Spero che i corsi, le ripetizioni e lo stage non mi facciano perdere questo miracolo di ispirazione, e spero che non mi portino via troppo tempo. Che ci crediate o no, la marcia di Zenigata mi ha aiutata ad immaginarmi tutto questo, insieme a Tornado (per chi non la conoscesse è questa bellissima canzone qui 
https://www.youtube.com/watch?v=-kCqknG1KjQ  ). Non c'è mai pace per i nostri protagonisti, sigh ;^; 
Con questo crossover ho intenzione di dare più attenzioni a personaggi che nella storia precedente hanno avuto poco spazio, come credo che si sia capito: Pam, la madre di Alexis, il cui nome intero sarebbe Pamela, e Jason, il padre di Jigen. Vorrei coinvolgere maggiormente la nonna di Alexis, che è stata altamente apprezzata c': ma questo credo che avverrà più avanti, in un'occasione particolare -//u//- 

Detto questo, mi auguro che vi sia piaciuto anche questo capitolo c: e spero di aver curato bene la scena davanti al commissariato ;^; 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Rimango lì a rimuginare per non so quanto, ascoltando di continuo Knives and Pens nella versione acustica dei Black Veil Brides, facendo diventare il testo della canzone il mio mantra. Credevo che fosse tutto finito, credevo di poter essere finalmente “tranquilla”, e invece mio padre non ha ancora avuto giustizia. Mi piange il cuore al solo pensiero. Non è possibile che Riez sia ancora vivo, lì fuori, pronto a distruggere tutto ciò che ho di più caro al mondo. “And I can't go on without your love, you lost”, forse questa è la parte della canzone che più rispecchia il mio passato, e in parte anche le mie insicurezze. A volte penso di non potercela fare senza mio padre al mio fianco, a consigliarmi, a ricordarmi quanto sia fiero di me, e ora come ora sento che non potrei farcela da sola se Jigen non fosse accanto a me. Se dovessi perderlo credo che non sarei più la stessa. Non ho mai perso del tutto il mio spirito, ma lui mi ha aiutato a ritrovare completamente quella parte di me che era andata perduta quindici anni fa. In realtà anche se perdessi mio zio o mia madre o chiunque altro che mi sta a cuore il colpo sarebbe durissimo, ma per qualche strana ragione proprio non riesco ad immaginarmi la mia vita senza Jigen. Per la prima volta dopo un anno sento un terribile peso sul cuore, e improvvisamente capisco di essere sul punto di piangere. Dovrei evitare di stare da sola e di lasciare troppo libera la mia mente, perché inevitabilmente il mio lato pessimista, i miei demoni e le mie paure risalgono dal profondo, distruggendomi.


“Jigen?” dico con voce tremante, sembrando più disperata di quanto voglio far trasparire, per poi togliermi uno degli auricolari delle cuffie, così che possa continuare a sentire la canzone, ma allo stesso tempo possa rendermi conto che si sta avvicinando, sentire la sua voce. E' come se il mio subconscio volesse essere sicuro che sia ancora qui con me. So che la cosa non sembra avere un grande senso, non me lo spiego nemmeno io, ma è esattamente così. Mi sono persa le sue parole precise, ma ho sentito la sua voce, e sento i suoi passi, ma per qualche strana ragione sento gli occhi riempirsi di lacrime


“Tesoro, che succede?” mi chiede notevolmente preoccupato, ma non riesco a parlare. Cerco di dire qualcosa, ma subito il tentativo va in frantumi. Sto tremando senza un motivo apparente, e basta un secondo perché le lacrime inizino a scendere copiosamente, solcandomi il viso. E' un bene che ormai sappia come agire in queste occasioni, mi rende tutto più facile. Si avvicina a me, accogliendomi fra le sue braccia senza esitazione, e mi stringo forte a lui, come se la mia vita dipendesse totalmente da quest'abbraccio.


“Jigen, ho paura. E' ancora lì fuori da qualche parte, e vuole distruggere tutto ciò che mi sta a cuore...è peggio che morire e basta” dico quasi inconsciamente, per poi piangere a dirotto, così forte che quasi mi manca il respiro


Come al solito lascia che io mi calmi. E' consapevole che non potrei rispondere alla sue parole di conforto in questo stato, quindi aspetta che il mio pianto si faccia meno violento “Non permetterò che questo accada, anche a costo di-”


“Non ti azzardare a finire quella frase, so benissimo cosa stai per dire. No, tu da questa storia ne devi uscire sano come un pesce, è chiaro?” controbatto, interrompendolo, preda del panico più totale


“Non ti ho mai mentito, giusto?” scuoto la testa in segno di diniego “Bene, allora mi credi se ti prometto che farò di tutto per impedirgli di farti ancora del male, senza però rimetterci la pelle, vero?” riesco semplicemente ad annuire, mentre prendo respiri molto profondi “Perfetto, allora possiamo dire che va tutto bene, più o meno”


Mi separo lentamente dal suo abbraccio, guardando dappertutto meno che verso di lui “Dio, che stupida che sono” dico fra me e me, riferendomi al mio crollo


“Non dirlo neanche per scherzo ok? Non c'è nulla di male ad avere questi momenti ogni tanto, questo non ti rende più debole” si avvicina al mio viso, e prima che io possa fare qualunque cosa mi bacia con una tenerezza incredibile, trasformando in un istante quel mio crollo in un lontano ricordo “Non voglio mai più sentirti dire una cosa del genere, chiaro? Perché so cosa si nasconde dietro una frase del genere, e certe cose non devono nemmeno passarti per l'anticamera del cervello” risponde con autorità, ma anche con una certa dolcezza, tenendo la sua fronte poggiata sulla mia


“Va bene” controbatto semplicemente, con un leggero e fragile sorriso sulle labbra


“Ecco, così mi piaci, voglio vedere solo sorrisi sul tuo volto”


Non riesco a trattenere una leggera risata “Bhe, questo dipende solo da te, Daisuke


Dopo qualche ora lasciamo il rifugio, per andare all'aeroporto e tornare a New York per un colpo. Il nostro obiettivo si trova all'interno del Brooklyn Museum, avrò un po' di lavoro da fare sul piano informatico, anche perché Lupin ha organizzato tutto quasi dal nulla. Insomma, immagino che abbia un sistema si sicurezza più che ottimo. Poco dopo il nostro arrivo dico di dover andare nel mio appartamento a prendere delle cose che non sono ancora riuscita a portare via e che mi servono assolutamente. In parte è vero, ma ho anche bisogno di sfogarmi a modo mio. Ormai vengo qui sporadicamente, se continuassi ad abitare in questo palazzo invece che con i ragazzi sarei facilmente rintracciabile. In realtà mi sorprende che questo posto non sia stato messo sotto sequestro o qualcosa del genere. Ho già portato via da qui tutto ciò che era fondamentale, ma ci sono ancora troppe cose a me care qui, quindi la cosa mi fa solo comodo. Recupero un po' delle mie armi e delle mie munizioni. Ho altri due fucili da cecchino oltre quello che ho usato in Grecia, tutti e tre di calibro e gittata diversi. Il migliore ovviamente viaggia sempre con me, ma anche questi altri due sono due bei gioiellini. Recupero anche tutte le munizioni immaginabili possibili, e un piccolo bazooka. Forse quest'ultimo è un po' eccessivo, ma è meglio essere sicuri, non mi farò di certo problemi ad usare le maniere forti se necessario. Lascio il tutto in soggiorno, per poi spostarmi nel mio studio. E' forse la stanza più ampia del mio appartamento, e non a caso. Da alcuni anni, seppur in segreto, coltivo la passione per il ballo, in particolare per il genere latino-americano. Tutto è iniziato quando la boxe e il poligono non bastavano più per sfogarmi. Il ballo è forse diventato una delle migliori valvole di sfogo che io possa avere. In realtà non è proprio facile imparare i passi fondamentali dei balli di coppia senza avere un compagno che possa aiutarti. Per questo, fino ad un anno e mezzo fa circa, frequentavo una scuola di ballo, ma poi ho dovuto lasciare per questioni lavorative. Ora posso cavarmela da sola, anche se non è proprio la stessa cosa. Senza indugio, indosso le scarpe da ballo e faccio partire uno dei miei album di flamenco preferiti. Come se non bastasse grazie al ballo non solo riesco a scaricarmi, ma ho aumentato notevolmente la mia resistenza. Ho sempre tenuto la cosa per me per vari motivi, ma principalmente perché non mi sentirei a mio agio. Non saprei dire quanto io sia brava, e in un certo senso voglio evitare di dare delusioni. Insomma, è ovvio che poi le persone a cui esponi questa tua passione vogliano vederti all'opera, ed è più che normale. Ma è proprio questo che in un certo senso mi spaventa. Sono così presa che potrei anche non accorgermi se qualcuno tentasse di entrare in casa mia, se non quando potrebbe essere troppo tardi, potrei andare avanti fino a non reggermi più in piedi. Può sembrare che voglia spingermi troppo in là, ma ho davvero bisogno di tirare fuori tutta la forza che ho, e sento di poterlo fare solo dandomi questo prezioso aiuto.


 

POV JIGEN


Dopo qualche ora decido di raggiungere l'appartamento di Alexis. Non so che cosa dovesse prendere da casa sua, ma mi sembra che ci stia mettendo un po' troppo. Una volta arrivato entro usando la copia delle chiavi che mi ha dato lei, anche se la cosa è alquanto superflua, visto che passiamo molto più tempo da me, o nei vari nascondigli. La prima cosa che noto sono le armi lasciate in soggiorno, immagino che sia tornata per queste. Ha tirato fuori l'artiglieria pesante, che altro ci si può aspettare da lei? Penso inevitabilmente con un sorriso. Istintivamente seguo la musica per trovarla, arrivando davanti a quello che si direbbe essere il suo studio. La porta è aperta, e ora capisco perché stesse ascoltando a volume abbastanza alto un pezzo di flamenco. Dopo un anno ha ancora come stupirmi. Non sapevo che sapesse ballare, anche bene aggiungerei, e non capisco perché avrebbe dovuto nasconderlo. Rimango ad osservarla per un po', fino a che non si accorge della mia presenza. Immagino che mi abbia solo intravisto, senza riconoscermi, perché impugna la sua magnum, puntandomela contro all'improvviso


“Jigen maledizione, mi hai spaventata a morte” dice in un sospiro, per poi appoggiare la pistola “Aspetta, da quanto tempo sei qui?” mi chiede quasi nel panico


“Da abbastanza per aver visto di che cosa sei capace” replico sorridendole “Come mai non mi hai detto nulla?” continuo mentre mi avvicino alla sua collezione di CD


“Bhe ecco, i motivi sono molteplici, ma principalmente non l'ho mai detto a nessuno perché me ne vergogno, ecco. Non per la passione in quanto tale, ma per le mie capacità. Solo a pensare di, diciamo esibirmi, davanti a qualcun altro mi sento quasi a disagio”


“In poche parole hai paura del giudizio degli altri” annuisce semplicemente “Non è di questo che dovresti preoccuparti, dovresti solo pensare a coltivare la tua passione, non c'è nulla di male in questo” vengo attirato da un CD dei Gotan Project, dove c'è anche “Una musica brutal”. Conosco il pezzo, ed è assolutamente adatto per quello che ho in mente “Però ballare da soli non è gratificante quanto avere un compagno con cui farlo, no?” mi avvicino allo stereo, mettendo il CD e selezionando la canzone che mi interessa. Le tendo una mano, e dopo qualche istante di esitazione accetta il mio invito, mostrando a pieno le sue abilità. Ci lasciamo trasportare completamente, dimenticandoci del nostro grande problema per qualche istante. A canzone finita ci allontaniamo lentamente l'uno dall'altra, e non posso fare a meno di notare il sorriso compiaciuto sulle labbra di Alexis


“Definire questa sorpresa piacevole è riduttivo. Dovremmo fare più spesso cose del genere”


Ricambio il suo sorriso “Puoi dirlo forte”


“Comunque credo che sia il caso di tornare dagli altri, Lupin potrebbe cominciare a stressarci da un momento all'altro” si prende una breve pausa, riflettendo “Forse però è il caso che mi faccia una doccia prima”


“Sai, credo di averne bisogno anche io...” controbatto, con un sorriso alquanto malizioso stampato in faccia


“Calma i bollenti spiriti, pistolero” risponde fingendo esasperazione, tirandomi un po' giù la tesa del cappello


Mentre lei è sotto la doccia, carico le armi e le munizioni sulla sua auto, e dopo pochi minuti lasciamo il suo appartamento per tornare nel nostro nascondiglio, dove ci rimettiamo di nuovo al lavoro per il colpo di domani. Lupin ha fatto le cose con molta fretta, e l'ho impressione che essere di nuovo a New York non renda del tutto tranquilla Alexis, e come si potrebbe biasimarla? D'altro canto, se i sicari di Riez hanno attaccato a Tokyo, questo significa che anche lui e Charles si trovano lì, ma questo non significa che non possano raggiungerci. 

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Angolo autrice

Oddio, l'ultima volta che ho aggornato c'erano ancora i dinosauri. Ovviamente, in questi mesi, che in teoria avevo più tempo, non avevo ispirazione. Scommettiamo che ora che inizia di nuovo la scuola avrò l'ispirazione, ma non il tempo?

Comunque, l'idea di questa passione sconosciuta di Alexis mi è venuta un po' dal nulla, ascoltando effettivamente i Gotan Project, e anche l'iniziale momento di sconforto di Alexis si è formato nella mia testa mentre ascoltavo i Black Veil Brides. Ho pensato comunque di incentrare ancora il capitolo sui loro momenti da coppia normale (?) perché è cosa buona e giusta, questi due sono troppo carini *^* 

Spero di riuscire ad aggiornare presto, e spero anche che il capitolo vi sia piaciuto

Alla prossima c: 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


POV ALEXIS

Una volta tornati al nostro rifugio piazziamo le mie armi insieme alle altre, e discuto con Lupin e i ragazzi del piano, mentre osserviamo la mappatura. Vista la gravità dei sistemi di sicurezza io rimarrò all'entrata, dove gestirò a distanza tutto e terrò d'occhio anche la situazione all'esterno, e visto che Lupin ha anche degli obiettivi minori all'interno del museo i ragazzi di divideranno: Lupin andrà verso l'ala nord, Jigen all'ala ovest e Goemon alla ala est. Per questo rimarrò all'entrata a gestire tutto: è già una portata di lavoro ingente. Come se non bastasse ogni zona del museo ha bisogno di un trattamento diverso per neutralizzare il sistema di sicurezza, e dovrò quindi lavorare ad una zona per volta per evitare errori. E' un sistema raffinato, e ben progettato. Prima rendo sicura la zona di Lupin, così che possa occuparsi del nostro principale interesse. Passo poi alla zona di Goemon, e infine a quella di Jigen. Mentre i ragazzi prendono la refurtiva, mi collego al segnale radio dell'Interpol, scoprendo che la situazione non è delle migliori

“Lupin, abbiamo un grossissimo problema”


“Zazà si è organizzato bene, vero?”

“Dire che si è organizzato bene è riduttivo vecchio mio. Si è fatto affidare almeno un quarto della polizia di New York a suon di autorità. Ricordati che nonostante l'ispettore capo Crawford abbia il suo stesso grado, paparino ha più potere di lui, questo per il semplice fatto che è nell'ICPO, e può praticamente fare tutto quello che vuole. Dobbiamo andarcene da qui, e alla svelta, ho un brutto presentimento riguardo tutta questa faccenda”

“A che cosa ti riferisci?” mi chiede Goemon, un po' perplesso

“Non lo so, è solo che non m sento tranquilla per qualche motivo"

“Sta tranquilla, andrà tutto a meraviglia come sempre” esordisce Jigen, cercando di tranquillizzarmi

Sospiro, ancora inquieta “D'accordo, ma sbrigatevi, credo che saranno qui a breve"

Appena li sento arrivare mi scollego dal sistema di sicurezza, e li aiuto con la refurtiva, il più rapidamente possibile. Non so come mai questo mio senso di oppressione, questo mio brutto presentimento, non accenna a diminuire. Fatto sta che di solito il mio istinto non si sbaglia, purtroppo. Mentre saliamo in auto sentiamo le sirene della polizia farsi sempre più vicine, e ci allontaniamo al massimo della velocità dal museo. Durante il tragitto però noto qualcosa di strano: ci sono delle auto nere parcheggiate in giro, troppe, e come se non bastasse ad un certo punto siamo costretti a svoltare, perché molte di queste auto ci sbarrano la strada. Mi rendo conto che stiamo per finire in un vicolo cieco, ma non faccio in tempo a dire a Lupin una strada alternativa, ci troviamo in trappola prima che io possa aprire bocca. La situazione non è delle migliori, infatti paparino e i suoi ci raggiungono rapidamente. Questa volta sembra proprio che potrebbe riuscire a catturarci

"Finalmente ti ho preso Lupin" esordisce, con una risata soddisfatta

"Io non ne sarei così sicuro, in tutti questi anni l'hai detto spesso, e ti sei sbagliato nel novanta percento delle volte" controbatte Lupin, altrettanto soddisfatto e sicuro

Non sento il resto della loro conversazione. Intravedo una figura minacciosa sulla scala d'emergenza dell'edificio alle spalle di Zazà, e vedo una lama scintillare, pronta per essere tirata. È Charles, e da lì, pur colpendolo alle spalle, può uccidere mio zio senza troppe difficoltà. Gli basta anche solo mirare alla schiena. Istintivamente mi muovo velocemente verso di lui, spingendolo di lato, ma non sono stata abbastanza veloce, il coltello mi si conficca nello stomaco, o poco più in basso, provocando un'emorragia abbastanza forte. Le ginocchia non reggono, e cado sull'asfalto, riuscendo però ad evitare di prendere una facciata per terra. Cerco di mantenere una respirazione regolare, se andassi in iper ventilazione l'emorragia peggiorerebbe, e non avrei scampo. Ora invece ho ancora qualche speranza. In un lampo mi ritrovo intorno i ragazzi e paparino, che ha mandato i suoi agenti per inseguire Charles, ma è inutile, non riusciranno mai a prenderlo. Perdo lentamente i sensi mentre decidono come affrontare la situazione. Capisco solo che vengo caricata sull'auto di mio zio, che parte con le sirene a palla e al massimo della velocità. Ormai ho la vista offuscata, e pian piano mi si abbassano le palpebre, e perdo i sensi una volta per tutte.


Mi risveglio intorpidita nel salotto della mia vecchia casa, dove sono cresciuta fino alla morte di mio padre, sdraiata sul divano. È sicuramente un sogno, o qualcosa del genere. Mi metto a sedere sul divano, e mi ritrovo faccia a faccia con mio padre. È poco più brizzolato rispetto all'ultima volta che l'ho visto, i segni del tempo non sono evidenti su di lui, e non sembra avere preoccupazioni. Rimango lì, incredula, incapace di dire qualcosa. Anche lui non apre bocca, dandomi forse il tempo che mi serve

"Sono morta ed esiste una seconda vita che ci ha permesso di incontrarci di nuovo?"

"Sei in coma, ma sta a te credere se questo sia solo un sogno o un vero incontro"

"Sai dirmi che è successo?"

"Appena lo zio è arrivato all'ospedale sei stata portata in sala operatoria d'urgenza. Jigen e gli altri sono stati bravi, non hanno tolto il coltello dalla ferita, e forse questo ti ha salvato la vita, perché non hanno peggiorato l'emorragia. È stato abbastanza difficile per i medici fermarla, la lama era pericolosamente vicino allo stomaco, e sei fortunata che non sia stato tranciato il digiuno. Ora sei in queste condizioni da un giorno almeno, o forse due"

"È difficile tenere il ritmo del tempo che passa in queste condizioni"

"Esattamente. Stai facendo stare tutti in pensiero, sai, è arrivata anche la mamma, e forse c'è anche Jason"

"Non oso immaginare che razza di casino abbia fatto con la sua scorta per farsi portare qui" dico sorridendo

"Sicuramente, sai com'è fatta la mamma" risponde ridacchiando "tutti sono venuti a visitarti, e a parlarti, non so se ricordi qualcosa"

Cerco di sforzarmi, e ricordo vagamente di aver sentito delle voci, non riesco però a ricordare cosa dicessero. Ricordo la voce di Lupin e quella di mia madre, ma non altre al momento "vorrei solo ricordare cosa dicessero, ma non ci riesco"

"Posso solo dirti che devi svegliarti a tutti i costi. Hai ancora tutta la vita davanti. Non vorrai mica abbandonare così i tuoi cari, vero?"

Scuoto semplicemente la testa in segno di diniego. Inevitabilmente finisco per pensare come chi mi sta a cuore stia vivendo tutto questo. Jigen avrà pensato di andare a cercare da solo Charles, mio zio vorrà arrestarlo ad ogni costo per ciò che mi ha fatto, e lo stesso vale per mia madre. Ma gli altri, come la staranno vivendo? Non so dirlo con certezza. All'improvviso sento la porta della mia stanza d'ospedale aprirsi, ma praticamente non sento i passi, e capisco che si tratta di Goemon. Rimane in silenzio per un momento, prima di esordire "So che di solito non sono molto loquace ed espansivo, ma i medici dicono che puoi sentirci, e credo che stare qui senza dire nulla sarebbe troppo facile. Stai spaventando tutti, ma credo che tu l'abbia capito da sola. Lupin è taciturno e cupo, e sai che non è da lui. Jigen e tuo zio ribollono di rabbia come tua madre, ma se li guardi con attenzione negli occhi capisci che è come se gli fosse crollato il mondo addosso. Jigen quasi non parla da quando sei qui, è passato tanto tempo da quando l'ho visto così giù. Anche Fujiko è preoccupata, e anche se non è potuta venire fino a qui continua a chiederci novità. Immagino anche che tuo zio abbia praticamente litigato con qualche suo superiore per impedire che venissimo arrestati durante il tuo ricovero, e potrebbe anche essere indulgente quando ti dimetteranno” sospira pesantemente, quasi come se dovesse confessare qualcosa di incredibile “Manchi molto anche a me. Ormai la banda non può essere più la stessa senza di te. E' strano da dire, ma è come se ti conoscessimo fin dagli albori, il legame che abbiamo creato con te è talmente forte da darci quest'impressione. So che può sembrare ovvio, ma la tua sarebbe una perdita enorme per tutti noi. Spero solo che tu possa svegliarti al più presto”

Non faccio altro che spostare lo sguardo su mio padre, che mi guarda come per dirmi 'Te l'avevo detto, no?'. All'improvviso le sue labbra si incurvano in un sorriso che definirei sicuro, e diabolico, seppur in senso positivo. Rivivo in terza persona alcune scene di quotidianità, come se le vedessi da un angolo della stanza. Rivedo una delle tante volte in cui ho preso del cioccolato dalla dispensa ad insaputa di mio zio, il giorno della mia laurea, alcuni momenti dell'addestramento dell'Interpol dov'era presente e il giorno della cerimonia che mi rendeva parte dell'ICPO a tutti gli effetti: tutti questi eventi sono accompagnati da alcuni commenti di mio zio, di conseguenza capisco di star ricordando anche alcune delle parole che ha pronunciato da quando sono in coma. I ricordi cominciano a farsi sempre più recenti: il giorno in cui ho accettato la missione sotto copertura, il primo incontro con Lupin e Jigen, tutta una serie di ricordi con quest'ultimo, stralci di quella famosa giornata a Coney Island, compreso il momento in cui mia nonna è spuntata quasi dal nulla...e poi, altrettanto velocemente, mi ritrovo ad osservare il tramonto con lo sguardo verso la Statua della Libertà. E' una scena utopica: non si sente il rumore del traffico, solo i gabbiani e le sirene delle navi che solcano il fiume. Mi volto verso mio padre, che è sempre rimasto al mio fianco, ma il suo sguardo non si sposta subito, prima sembra osservare New York con nostalgia

“Vuoi veramente perdere tutto questo? Vuoi veramente non aver più la possibilità di vivere altri momenti altrettanto felici?”

“Certo che no! Che domande son queste?”

“Allora perché sei ancora qui, sospesa tra la vita e la morte?” non riesco a trovare una risposta, e distolgo lo sguardo per la tensione “Forse vorresti restare qui, in questa specie di universo parallelo, e fare compagnia al tuo vecchio, ma non pensi che questo sarebbe alquanto egoista da parte tua? So che ti manco, ma dall'altra parte hai altrettante persone che ti rendono felice, e tu rendi felici loro. Non puoi abbandonarle così”

“Allora perché non mi sveglio?”

“Se vogliamo vederla in maniera razionale le tue condizioni non sono ottimali e quindi il tuo fisico reagisce di conseguenza, se invece vogliamo stare sul piano metafisico forse ti serve una motivazione in più”

Mi appoggio alla ringhiera, con sguardo basso, e la prima cosa che vedo è l'anello che porto sull'anulare sinistro. E' quella famosa fede 'fittizia', che Lupin aveva procurato a me e Jigen per quell'identità falsa. Non l'ho mai più tolta, e penso inevitabilmente a quel inconscio pensiero che mi ha spinto a farlo: il desiderio di sposarmi con Jigen è talmente forte che da brava sognatrice quale sono ho voluto simbolicamente anticipare la cosa. Nemmeno un secondo dopo questa mia considerazione sento di nuovo la porta aprirsi, e lo sento tirare una delle sue maledizioni, per poi sedersi pesantemente, presumibilmente accanto al mio letto. “Hai idea di quanti progetti ho in mente per noi due?” chiede come se potessi rispondergli “Pensavo di trovare una casa magnifica in qualche posticino tranquillo dove potessimo vivere senza preoccuparci troppo, di portarti ovunque tu volessi andare, di trascinarti in altre pazze avventure delle nostre, facendoti preoccupare ancora e ancora pur non facendolo apposta” si interrompe all'improvviso, e per qualche strana ragione alzo lo sguardo, vedendolo dall'altra parte del fiume, appoggiato anche lui alla ringhiera. Ha un'aria solitaria e cupa, che corrisponde a come immagino che si sentisse prima di essere riuscito a uscire dal clan di Gavez “Parlo al passato non perché non siano più questi i miei progetti, ma perché i medici continuano a dirci che non possono assicurarci che tu possa risvegliarti. Sembra quasi che ci vogliano dire che dobbiamo metterci il cuore in pace, che è finita, ma dannazione non sei attaccata ad un respiratore, non è una macchina che ti tiene in vita, il tuo cuore batte da solo. Dicono anche che potresti sentirci. E allora perché dovrebbero pensare che sia finita? Non trovi anche tu che sia insensato?” è in quest'istante, sentendo la sua voce dubbiosa ma piena di collera che capisco che mi sto immaginando come sarebbero le cose se io non ci fossi più. Guidata dall'istinto, mi sbraccio e cerco di farmi sentire in tutti modi, ma non c'è verso, proprio perché è tutto un inganno della mia mente “Forse le tue condizioni sono più disperate di quanto sembra. Se non è così allora non capisco. Non è possibile che tu te ne possa andare così, sei una donna troppo forte perché questo possa accadere. Non è da te essere così arrendevole. Ma allora perché siamo qui da quasi quattro giorni e tu non ti svegli?”

Ecco l'incentivo di cui avevo bisogno. Perché non ci ho pensato prima? E' chiaro che le conseguenze della mia eventuale morte sarebbero queste. Dire che lo ferirei non baserebbe: lo distruggerei, ecco cosa accadrebbe se io me ne andassi così. Poso un ultima volta lo sguardo su mio padre, prima di allontanarmi di corsa dalla ringhiera, con lo scopo di raggiungere il ponte, arrivando dall'altra parte per raggiungerlo. E' un tragitto abbastanza lungo, che non avrei mai potuto completare di corsa senza rallentare o senza fermarmi. Ma questa è pur sempre un'illusione della mia mente, e in un certo senso tutto è possibile. Mi fermo solo quando solo pochi passi mi separano da lui, e chiamo il suo nome: questa volta si gira.

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Angolo dell'autrice

Finalmente sono riuscita a pubblicare ;^; chiedo scusa per il ritardo, ma è stato un periodaccio. Non ho avuto quasi il tempo per respirare, e indovinate un po'? Ad un certo punto ho perso lìispirazione per quanto ero stressata, e nel tempo libero mi sono sfogata con i videogiochi o con la serie Tv "I Medici" invece che scrivere. Ora va un po' meglio, sono riuscita a ritrovare l'ispirazione perduta (anche se non so quanto questa condizione possa durare), e appena finito qui inizierò già a scrivere qualcosa per il prossimo capitolo. 
Sì, sono stata un tantino crudele, così tanto che sopratutto alla fine stavo per piangere anche io ;^; L'idea per questo capitolo, al solito, mi è arrivata un po' dal nulla, si parte con il botto diciamo c': Devo ancora strutturare un macello di roba, e la cosa ironica è che ho più idee per i capitoli conclusivi che per quelli a venire...oh well 
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo
Alla prossima c:

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Riapro lentamente gli occhi, rimanendo accecata per un momento dalla luce artificiale delle lampadine. Vedo finalmente la stanza d'ospedale intorno a me, e sento anche il fastidio dei punti. Mi metto a sedere con cautela, e spostando lo sguardo alla mia destra mi ritrovo Jigen, addormentato su una sedia. Dev'essere crollato, perché non ha calato il cappello sugli occhi per non essere disturbato dalla luce. Decido di non svegliarlo, pensando che sia esausto, e notando con la coda dell'occhio il mio ciondolo e il mio cellulare decido di prendere entrambi. Tengo fra le dita il ciondolo per un po', osservandolo e ripensando a quella specie di trip mentale che mi sono fatta in coma. Non saprei dire se è stato un incontro vero e proprio o solo uno strano sogno. In realtà penso di credere a queste cose, ma sono qualcosa di talmente misterioso e complicato che non è facile esprimersi a loro riguardo


 

“Avrei dovuto salutarti prima, scusa papà” dico dal nulla all'improvviso, per poi rimettere il ciondolo sul comodino, visto che ora metterlo sarebbe un po' un problema. Dopo essermi ripresa un po', riaccendo il cellulare, che fortunatamente è ancora carico, e mentre aspetto che l'interfaccia di hackeraggio sia pronta cerco se c'è anche il caricatore, che trovo nel cassetto del comodino. Per tenermi distratta e tornare in attività dopo giorni decido di controllare il cellulare di Fujiko. I messaggi sono chiari, e controllando il suo conto in banca ho la conferma che ha venduto l'armatura. Faccio un rapido calcolo della parte che spetterebbe ad ognuno di noi, così lascio a lei il suo quinto di bottino, spostando il resto sui nostri conti. Forse non è carino tenendo conto che si è preoccupata per me, ma non è nemmeno carino tenersi tutto il bottino senza dividerlo con noi, no? Il cellulare di Jigen squilla quasi subito, e capisco che è la notifica del mio sistema di controllo per i nostri conti in banca. Il mio cellulare non ha notificato nulla perché la transizione l'ho fatta io.


 

Metto in carica il cellulare, e attivo la vibrazione per essere sicura che Jigen non venga svegliato dall'eventuale suoneria. Mi cade l'occhio sull'orologio: sono le sette di mattina, e controllando la data mi rendo conto che sono ufficialmente passati quattro giorni da quando sono stata ferita. La concezione del tempo è tutta teorica quando si è in coma. A me sembrano passati pochi istanti, invece credo che siano passate alcune ore da quando ho sentito la voce di Jigen al momento in cui mi sono svegliata.

Senza un motivo apparente mi metto a riguardare le foto dell'ultimo anno: che siano foto paesaggistiche o con i ragazzi non importa, ogni singola foto mi riporta alla mente uno splendido ricordo. Mi imbatto in un selfie di gruppo scattato da Lupin, con me e Jigen. E' di quattro mesi fa circa: come al solito eravamo riusciti a fregare Zazà in pieno. Era convinto che non avessimo ancora colpito, anche se era insospettito dal ritardo. Lupin ha avuto così la brillante idea di scattare quella foto dove mostriamo la refurtiva, e di inviarla a paparino. Dopo il colpo ho chiesto a Lupin di passarmela perché era memorabile. Per un po' l'ho tenuta come sfondo, e sto quasi pensando di rimetterla. Muovendomi leggermente trascino qualcosa sul comodino con il cavo USB, facendolo cadere. Sentendo un rumore metallico credo che si tratti del mio ciondolo, ma non faccio in tempo a controllare: nonostante Jigen si sia appena svegliato ha già i riflessi pronti, e il ciondolo non ha mai toccato terra a dire il vero, la collana ha sbattuto contro il cassetto quando l'ha afferrata al volo. Il tutto è accaduto in una frazione di secondo,e solo quando Jigen sposta lo sguardo incontrando il mio capisce bene cosa sia successo


 

“Alexis...tesoro" vedo un bagliore di speranza nel suo modo di fare, e quando mi si avvicina anche nel suo sguardo commosso e sollevato. Non faccio in tempo a dire nulla che mi ritrovo le sue labbra sulle mie, unite da un bacio di unica ed esclusiva dolcezza, che esprime a pieno tutto i suoi sentimenti nei miei confronti. A volte è ancora strano pensare che io possa provocare un sentimento così grande e sincero "Da quanto sei sveglia?" chiede tenendo la fronte appoggiata alla mia


 

"Da un po' ormai" rispondo semplicemente con un sorriso, quasi consapevole di ciò che sta per dirmi


 

"Avresti dovuto-"


 

"Svegliarti? Quando dormivi più o meno pacificamente dopo non so quante ore di veglia? Mi avresti vista comunque, meglio riposare un po' di più, non credi?"


 

"Mi hai spaventato a morte, anzi, ci hai spaventato a morte"


 

"Lo so, ma non andrò da nessuna parte. Tu piuttosto, dovresti fare colazione, almeno prendi un caffè"


 

"Ora che sei sveglia dovrei andarmene?"


 

"Conoscendoti sarai stato in questa stanza quasi sempre tu, dando agli altri meno possibilità di starmi accanto. Non essere egoista" controbatto con un sorriso beffardo


 

"Bhe, quando si ha accanto una donna magnifica si diventa un po' egoisti" risponde prontamente, sempre cercando di flirtare con me come se fosse il primo giorno, per poi baciarmi di nuovo, mettendoci più passione che dolcezza


 

"Ora vai però, Don Giovanni" esordisco quando le nostre labbra si separano "E chiamami mia madre nel frattempo...ho bisogno di parlarle"


 

"Va tutto bene?" chiede, notando forse prima di me la mia inquietudine


 

"Sì...diciamo. Te ne parlo più tardi, ok?" rifletto per un istante, aggiungendo qualcosa "Fa venire anche paparino, non importa se i medici non vogliono più di una persona qui"


 

Soddisfa la mia richiesta dopo avermi fatto un cenno di comprensione, e pochi istanti me li ritrovo entrambi davanti. Mia madre è più veloce di mio zio, e mi abbraccia prima che lui possa solo pensare di farlo. Abbraccio entrambi con forza, preparandomi a parlargli della mia esperienza in coma. Racconto tutto ciò che ho visto, ciò che ci siamo detti io e mio padre. Sono entrambi scossi, e mia madre, stranamente, non riesce a nascondere la sua commozione


 

"Credi che fosse veramente lui? Che non fosse solo la mia immaginazione?" le chiedo speranzosa


 

"Sai che, come te, credo a questi fenomeni più o meno paranormali. A volte, anche se ero sola in casa, mi è capitato di sentire l'odore di fumo della sua pipa, e proprio nei momenti di maggior sconforto, quando mi mancava di più"


 

"Quindi per te era davvero lui?"


 

Inizialmente, riesce solo ad annuire "cose del genere sono proprio da lui"


 

Anche se cerca di nasconderlo, la noto mentre asciuga una lacrima con un gesto furtivo. Lo zio è abbastanza scosso, e non riesce a dire nulla


 

POV JIGEN


 

Dopo essere uscito dalla sua stanza e aver esaudito la sua richiesta, vado verso la caffetteria. Non so per quale ragione, ma mio padre mi segue senza dire una parola. Prendiamo entrambi un caffè e nulla più. Lo bevo senza nemmeno un cucchiaio di zucchero. In questi momenti l'amaro del caffè mi aiuta a riflettere, o a tranquillizzarmi.


 

"Sono lieto che si sia svegliata" dice all'improvviso


 

"Inutile dire che per me sia lo stesso, o addirittura di più...ora che so che sta bene, che è ancora qui con me, è come se non avessi più alcun peso sulle spalle, come se nulla potesse scalfirmi"


 

"È quello che mi è successo quando ci siamo ritrovati a Barcellona. Sfortunatamente però conosco anche la sensazione contraria" annuisco semplicemente, sapendo benissimo a cosa si riferisce "Immagino che vi servirà una casa tutta vostra prima o poi. Forse potrei procurarvela io, in una zona tranquilla, e usando delle identità false per intestare la proprietà, così non avrete problemi"


 

"Ti ringrazio. È da molto che vorrei poter realizzare questo progetto, ma non trovo mai la casa giusta, nella zona giusta"


 

“Non devi ringraziarmi, infondo sei pur sempre mio figlio, e non me ne farei molto, ma voi serve eccome. La mia casa ormai è a Barcellona, nel mio hotel” beve qualche sorso del suo caffè prima di continuare “A proposito di voi, c'è in ballo un possibile matrimonio?"


 

"Sono giorni che giro cercando un anello per la proposta, senza trovare nulla di soddisfacente, e fra tre mesi sarà il nostro anniversario. Vorrei farle la proposta in quell'occasione"


 

"Se vi capita di andare in Italia per tempo prova a cercare lì”


 

Annuisco semplicemente, ringraziandolo silenziosamente per il consiglio, finendo il caffè il più velocemente possibile, per tornare da lei al piano di sopra.


 

POV ALEXIS

Poco dopo il ritorno di Jigen vengo a sapere che sarò dimessa domani mattina. Preferirebbero monitorarmi ancora per una notte per essere sicuri che tutto sia davvero stabile. Potrei essere dimessa già stasera in realtà: conosco i dottori che mi seguono, e hanno fiducia nelle mie abilità mediche, quindi, se auto monitorandomi in queste ore sarà tutto a posto, non avrò problemi a convincerli per farmi dimettere. E' già successo qualche anno fa, quando un mio ex paziente mi aveva sparato: sono stata io a decretare quando potessi essere dimessa. Passa ancora qualche ora tranquilla, in cui non si parla di affari, ma poi mi rendo conto che Lupin è tornato a fare ricerche per un nuovo colpo, e lo costringo a rendermi partecipe, nonostante le sua riluttanza e a quella di Jigen e Goemon. Lupin ha trovato qualcosa di interessante a Firenze, ad una mostra d'arte, è tutto abbastanza complicato però: quando starò meglio torneremo a Tokyo, così da stare più tranquilli mentre organizziamo il colpo. Dovremo però fare sopra luoghi e accertamenti, perché non ci sono schemi di protezione nei loro sistemi. Sappiamo solo quale sia il numero delle telecamere, ma nulla sulla disposizione, e sappiamo che c'è un allarme. Prima di tutto dovremo stabilirci lì per un po' fingendoci turisti, e cercare di capire un po' dove sono le telecamere, così da sapere come muoversi nel caso in cui io non riesca ad accedere al pannello di controllo per disattivare tutto. Su mia richiesta sarò io a travestirmi come un membro della sorveglianza per controllare eventuali piani di protezione e farne una copia. Con quelli sarà un gioco da ragazzi raffinare il piano.

Come mi aspettavo i valori sono rimasti stabili per tutto il giorno, e riesco a farmi dimettere già stasera. Non dovrò nemmeno tornare per i punti: mi hanno fatto quelli che si riassorbono.

Lupin stamattina ha convinto Jigen, con un piccolo inganno, ad occuparsi di rimpinguare il nascondiglio dei beni di prima necessità. Non so come ci sia riuscito, ma non è stato sicuramente facile, perché quando si parla della mia salute Jigen è un tantino apprensivo. Non sono riuscita a stare per molto tempo con le mani in mano, così mi sono messa a sistemare le mie cose per la partenza, ma non è facile con Jigen che continua a scrivermi.

Mi ritrovo a scuotere la testa, con un sorriso stampato sulle labbra. Una volta finito con le mie cose cambio canzone, mettendo Hyptnotic di Zella Day, nella versione remix di Vanic, a palla; nel frattempo inizio a preparare anche la valigia di Jigen, cercando di non fare macelli. Quando si tratta di stropicciare camicie e giacche sono una campionessa. Improvvisamente mi viene un dettaglio abbastanza divertente in mente: ancora non ho sentito Fujiko protestare per quel mio alleggerimento del conto in banca. Se ne sarà accorta? In realtà mi stupirebbe il contrario. Qualcosa mi dice che ce la ritroveremo davanti a Tokyo. Sorrido divertita all'idea, quasi immaginando già cos'avrebbe da dirmi. Una volta finito con il mio lavoro torno in soggiorno, stendendomi a pancia in su sul divano, immaginando già un possibile tour per Firenze, preferibilmente con Jigen. C'è così tanto da vedere, e per quanto ne so io potremmo avere così poco tempo...è un vero peccato. 

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Angolo dell'autrice 

Non aggiornavo da troppo tempo, mi mancava. Gennaio è stato un macello: una volta tornati ho passato un mese a studiare praticamente tutte le materie. Sì dai, fate tutti verifica nello stesso periodo. E fu così che la mia ispirazione si suicidò, insieme al mio tempo libero. Ma finalmente sono riuscita a finire il capitolo. E' stato frustrante avere le idee ma non riuscire a stenderle. Spero che apprezziate quei fake screen, quelli non erano previsti, ma credo proprio che siano un bel tocco di classe *^*

Speero che vi sia piaciuto anche questo capitolo
Alla prossima c: 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Finalmente siamo arrivati a Tokyo, e durante il viaggio sono riuscita a mettermi in contatto con un venditore del mercato nero: avrò finalmente un drone degno di questo nome. Con elevata resistenza agli urti, permette non solo di montare una telecamera collegabile direttamente al computer, ma anche di portare avanti hackeraggi complicati wireless. Il beneficio del drone è quello di potersi infiltrare senza rischi. Una volta preso però dovrò programmare un po' di cosette per poterlo usare al meglio, sfruttandolo a pieno. Posso anche montare un piccolo spara dardi, narcotizzando i vari nemici, per farlo però devo programmare come si deve il controllo wireless. Sono talmente entusiasta che chiedo ai ragazzi di andare al rifugio senza di me, pensando ai miei bagagli. Mi reco poi al punto di incontro prestabilito, aspettando che qualcuno mi chiami con il nome in codice prefissato

"Burning phoenix?" sento finalmente all'improvviso, annuendo semplicemente "la tua è stata un ottima scelta, è un ottimo drone, ancora migliore se affidato ad un degno hacker"

"Così mi lusinghi amico, ma non indorare la pillola, mi viene a costare un patrimonio"

"Ma questo non ti impedisce di comprarlo"

"Touchè" controbatto sorridendo

Pago il mio costosissimo acquisto, e torno alla base, soddisfatta. Non avevo detto a nessuno che mi sarei appropriata di questo gioiellino. Mi chiedo se anche Charles abbia attrezzature simili...in realtà credo che abbia anche di più, calcolando che sta lavorando per Riez, che lo foraggerà di sicuro. Non è certo questo scomodo dettaglio a fermarmi, perché a loro manca qualcosa: la determinazione dovuta al voler proteggere delle persone care, che è più forte della determinazione data dalla sete di vendetta. Se vogliono uccidermi avranno pane per i loro denti, hanno sbagliato i loro conti se credono che sarà una cosa facile. Finalmente davanti al nostro nascondiglio, entro entusiasta, con la voglia di condividere con gli altri l'evoluzione dei miei sistemi. Non faccio però in tempo nemmeno ad aprire bocca che sento una voce molto famigliare, quella di Fujiko

“Come diavolo hai fatto a trovare il mio conto!?”

“Ti voglio bene anche io Fujiko” rispondo divertita

“Chi ti ha passato le informazioni?”

“Assolutamente nessuno, sono stata io a trovarlo con i miei mezzi. Sono o non sono il miglior hacker dello stato di New York e uno dei migliori di tutta l'Interpol secondo le statistiche?”

“Sei veramente a questi livelli?”

“Così dicono. In ogni caso è inutile che tu faccia la dura che si interessa solo ai soldi, perché so che ti sei preoccupata per me durante il mio coma” avendola spiazzata, cambio repentinamente argomento “immagino che tu ci abbia raggiunti per il nuovo colpo, ed è di questo che volevo parlarvi. Mi sono procurata un nuovo gioiellino in vista della nostra permanenza a Firenze. Ancora non lo sapete, ma tutto il sistema di sicurezza è violabile solo dall'interno, non posso infiltrarmi come al solito. I computer della sicurezza non sono collegati a nessun server di matrice pubblica, e questo mi impedisce di accedere in sicurezza comodamente direttamente dal mio computer come al solito, e di conseguenza anche di vedere il posizionamento delle telecamere”

“Quindi? Come risolveresti il problema?”

“Apprezzo la tua curiosità Lupin” con un sorriso sicuro, apro la valigetta che contiene il mio nuovo acquisto “Questo tesorino ci aiuterà a risolvere questo problema”

“Un drone? Come può aiutarci in questo caso?” chiede Goemon perplesso

“Semplice, una volta programmato a dovere sarà lui ad entrare la sera del colpo per disattivare tutto. Con la telecamera vedrò di non farmi scoprire mentre lo manovro, e con il sistema wireless che installerò farà da tramite, così che io possa hackerare il sistema di sicurezza comodamente a distanza. E non è finita, perché sempre grazie a quel sistema potrò sparare dardi soporiferi” per quanto io ci provi, non riesco a trattenere la mia euforia, sembro una bambina in un negozio di caramelle

“Cominciavo a chiedermi perché ci stessi mettendo tanto a prenderlo” commenta Jigen, alquanto divertito

“Ero messa in difficoltà dal prezzo”

“Come se potesse essere quello a fermarti"” conclude con un sorriso

Riesco fortunatamente a programmare tutto entro sera, e impaziente decido di andare fuori per fare pratica con i comandi. Pensavo che avendo il brevetto di volo, per quanto non abbia mai volato molto, sarei stata facilitata a pilotarlo: mi sbagliavo. Non essendo abbordo e avendo uno scarso senso della misura non è affatto facile come sembra. Più di una volta rischio di farlo schiantare o lo faccio schiantare, e in un secondo realizzo di aver fatto benissimo a scegliere un drone super resistente. Decido così di adottare una nuova tattica, e di allenarmi sulla frenata e sulla regolazione della velocità. Lentamente lo faccio arrivare in un punto dove ho ampio spazio di manovra, per poi farlo volare a tutta velocità e fermarlo all'improvviso, così per due o tre volte. Passo poi all'accelerazione graduale, che mi risulta già un pelino più difficile, ma alla fine riesco a calibrare bene il tutto. Avrò bisogno di esercitarmi ancora, visto che ancora confondo la levetta della velocità con quella direzionale, ma già sono ad un buon punto. Il problema più grande però ora sarà l'atterraggio

“Come va con il gioiellino, dolcezza?” esordisce dal nulla Jigen, raggiungendomi fuori

“Magnificamente, se non fosse per il fatto che si è rovinosamente schiantato un paio di volte”

“A questo punto direi che non dovremmo mai darti in mano un elicottero se ci teniamo alla pelle” continua scherzando, incapace di trattenere una risata

“In elicottero è tutta un'altra cosa, perché essere abbordo è tutta un'altra cosa”

“Comunque credo che sia meglio interrompere l'allenamento per oggi, fra non molto ceniamo e abbiamo ancora un sacco di cose da preparare per la partenza”

“Mi hai dato un ampio margine per avvisarmi, vero?” chiedo quasi impanicata. Annuisce semplicemente, un tantino perplesso dalla mia domanda “L'atterraggio è forse una delle cose più difficili, non so quanto ci metterò” Inizio la manovra con calma, e convinta di essere sulla strada giusta aumento la velocità fino a che non raggiungo il punto da me desiderato, per poi iniziare a lavorare sulla direzione. O almeno è quello che vorrei fare: confondo ancora una volta la levetta della velocità e quella direzionale, e senza sapere bene come rischio di prendere in pieno Jigen, che fortunatamente riesce ad evitare il drone che fermo immediatamente lasciandolo sospeso in volo “Oddio scusami!”

Scoppia nuovamente a ridere, divertito dalle mie disavventure “Forse se mi lasci provare eviterai di uccidere qualcuno”

Perplessa, gli passo i comandi, preoccupandomi che non molli la levetta della velocità, perché se così fosse cadrebbe al suolo, rischiando di spaccare le pale. Con una sicurezza praticamente impossibile per chi non ha mai avuto a che fare con un drone, lo fa atterrare con estrema facilità. Decollo e atterraggio sono frutto di una sapiente gestione coniugata di entrambe le levette, per questo mi sembrerebbe strano se non avesse mai controllato un drone prima d'ora “Non so quando tu abbia pilotato un drone e non mi interessa, ma devi assolutamente insegnarmi la tecnica”

“Questo è poco ma sicuro se non vuoi essere la prima donna ad uccidere qualcuno con un drone fuori controllo”

Finalmente è arrivato il giorno della partenza. Nonostante sia mattina presto sono euforica peggio di una bambina in un negozio di giocattoli. Era da molto tempo che volevo visitare l'Italia, Firenze specialmente. Sono parecchie ore di volo, ma ne vale assolutamente la pena. Mentre ci sottoponiamo alla solita routine aeroportuale, per puro caso intravedo con la coda dell'occhio Conan, con quella che è la sua famiglia, o che per lo meno sembrerebbe se non si conosce il suo segreto. A quanto posso capire saranno anche loro sul nostro aereo, ma mantengo questa scoperta per me, già divertita da quello che accadrà. Quando finalmente saliamo, loro hanno già preso posto da qualche istante. Cercando i nostri posti mi accorgo irrimediabilmente che Conan è seduto dietro di noi, con al suo fianco due ragazze, e dietro ancora a loro c'è il padre di una delle due, com'è che si chiamava? Goro forse, ma questo non è importante. Facciamo a malapena in tempo a prendere posto quando i due si riconoscono

“Tu qui!?” dicono all'unisono

Jigen si volta per parlargli “Non è possibile, non ci credo. Ovunque vada in questi giorni finisco per trovarti da qualche parte, sei una persecuzione piccoletto”

“Potrei direi lo stesso, paparino. A Tokyo o addirittura all'estero non importa, finisco sempre per trovarti sulla mia strada”

Mi volto a mia volta, osservando la scena, e incrociando lo sguardo della ragazza che gli sta a fianco. Ha i capelli a caschetto e porta una fascia per tenerli un po' indietro. Ci scambiamo uno sguardo complice per un breve istante. Improvvisamente lo prende in braccio, mentre io mi alzo: Conan ora è al mio posto e io al suo “Mi sembrava più pratico per voi cambiare disposizione, ora almeno potete dialogare comodamente” esordisce prima che il ragazzino possa obiettare

Lo sento protestare, ma mi perdo le sue esatte parole, e incrocio invece lo sguardo dell'altra ragazza, che sembra perplessa ma divertita da questa scena “Hai fatto bene, in fondo in fondo, proteste o non proteste, si vogliono bene”

“Assolutamente no, mi dispiace dirtelo ma sei completamente fuori strada” controbatte Jigen, praticamente brontolando

“E' inutile che cerchi di sembrare insensibile, è solo una facciata, in fin dei conti ne sono la prova vivente” rispondo sicura di me “Ma ora vi lascio parlare in pace, avrete un sacco di cose da dirvi...”

Perdo completamente il filo della conversazione fra quei due “Io comunque sono Sonoko Suzuki” dice la ragazza che mi ha aiutata nel mio piano malefico tendendomi la mano

Accetto la sua stretta “Alexis, è un piacere conoscerti”

“Io invece sono Ran” continua l'altra ragazza, sorridendomi “Come mai a Firenze?” chiede poi con sospetto, avendo realizzato pienamente con chi viaggio

“Diciamo viaggio di piacere” dico quasi divertita

“Sì, come no. Vi ci vedo proprio a fare i turisti” risponde Conan con aria beffarda

“Anche i ladri vanno in vacanza, piccoletto” questa volta è Lupin a rispondere

“Mi raccomando Lupin, alza ancora un po' la voce, altrimenti non ti si sente abbastanza” il rimprovero di Jigen arriva puntuale, e anche giustamente

“Comunque ti sbagli, i due piccioncini qui non hanno difficoltà a sembrare due turisti”

“Devo ricordarti che ho il completo accesso al tuo cellulare e che posso eliminare permanentemente tutto ciò che c'è di interessante? Se capisci che intendo”

“Calma vecchia mia, calma, il mio voleva essere un complimento. Sbaglio o dopo il coma sei ancora più sarcastica e irriverente?”

“In un certo senso” torno poi a dare attenzione alle due ragazze “Per quanto starete a Firenze?”

“Un mese, anche se gireremo un po' la Toscana e i dintorni, Sonoko ha ottime conoscenze”

“Il che non mi stupisce. Vi consiglio di non perdervi San Marino, dicono che sia molto bella”

“San Marino ci ha perseguitati, lo sai?” borbotta ancora Jigen

“Sì, ma ci andremo comunque, ho intenzione di fare almeno un po' la turista, altrimenti cosa l'ho portata a fare la Canon?”

Passo le prime due ore di volo parlando con le due ragazze, molto simpatiche e solari, e mi trovo particolarmente bene con Ran. Siamo tutte entusiaste del viaggio in Italia, io ancor di più: Lupin ha rifugi disseminati un po' ovunque, e potrei vedere molte altre città oltre Firenze, basta un freccia rossa e il gioco è fatto. Poi però mi riapproprio del mio vero posto in aereo, e del mio fidanzato anche. Troviamo sempre modi originali per passare il tempo in volo. Negli ultimi tempi sono riuscita a coinvolgerlo un po' nella mia passione videoludica, e siccome non ho saputo trattenermi dal comprare la Switch, Mario kart e Zelda in aereo sono d'obbligo. I controller sono un po' piccolini, ma ci si adatta. Partita dopo partita, si fa ora di pranzo, così metto in carica per un po' la console, nel mentre ci godiamo un film, e dopo qualche altra partita arriviamo finalmente in aeroporto. Nonostante sia un po' frastornata dopo tutte queste ore di volo, scendo entusiasta, ansiosa di arrivare al rifugio e andare subito a cena in un bel posticino di Firenze. Prima di andare saluto Conan e le ragazze, che mi evitano il corteggiamento di Goro. Prendiamo un'auto che Lupin ha preso in prestito da fonti affidabili e ci mettiamo in strada per arrivare a destinazione. Quando finalmente arriviamo, ci diamo una sistemata, poi io e Jigen usciamo, già sapendo a quale ristorante fare affidamento.

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Angolo dell'autrice

Sì, sono ancora viva, e no, non ho abbandonato questa storia, non potrei mai. Da quando ho pubblicato il capitolo 5 in febbraio per un motivo o per l'altro non sono riscita a scrivere molto. L'ispirazione c'è stata fino ad un certo punto, ma da fine marzo/aprile il tempo è mancato, la fine della quarta mi ha portato via l'ispirazione...e poi ho comprato Overwatch a maggio...e lo adoro, e fra i personaggi c'è Jesse McCree, che ha la stessa voce italiana di Jigen, e ci assomiglia anche un sacco caratterialmente e...chiedo venia. E ora come se non bastasse sono in quinta, di liceo scientifico. Ho già una simulazione di terza prova l'8 novembre, dico solo questo. Ammetto di non poter garantire la continuità di pubblicazione per questa storia, e nemmeno per l'altra che ho iniziato a pubblicare il mese scorso (se siete interessati si tratta di Piracy and Creed, fanfction di Assassin's Creed Black Flag; per quella ho già diversi capitoli pronti, ci sarà continuità fino a dicembre o gennaio), ma cercherò di fare del mio meglio. Ho sinceramente preferito prendermi diverso tempo per portare qualcosa di qualità piuttosto che rispettare le solite tempistiche ma con risultati non degni di me, e credo che da qui alla maturità la mia politica sarà questa, anche se spero di non lasciare di nuovo un buco di pubblicazione così ampio. Spero solo che i miei recensori di fiducia siano ancora lì ad aspettarmi, mi ci sono affezionata e a volte rileggo le vecchie recensioni dei capitoli con un sorriso sulle labbra. 
Mi scuso ancora per questa mancanza di aggiornamenti per ben otto mesi (quasi nove a dire il vero), forse in parte evitabile, e spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, per quanto "di transizione" dopo tutta quest'attesa.
Alla prossima c:

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Non ci è voluto molto per convivere Lupin a prestarci la macchina, e nel dubbio porto con me la Canon. Il ristorante è magnifico e la cena più che soddisfacente, a base di specialità tipiche toscane dall'antipasto al dolce, tutto accompagnato da del buon Chianti. Usciti dal ristorante facciamo un giro in centro, e rimango completamente sopraffatta dalla bellezza del Duomo, specialmente della cupola del Brunelleschi, a cui credo dedicherò molti scatti. Come ogni volta in cui passiamo del tempo da soli ce la prendiamo molto comoda, e anche se è già piuttosto tardi, riprendiamo la macchina e saliamo fino al Piazzale Michelangelo. Osservo a lungo il paesaggio, stregata dalla sua bellezza, per catturarlo poi in uno scatto che potrebbe essere fra i migliori che abbia mai fatto. È tutto così tranquillo...troppo considerando che quell'assassino è ancora al mondo. Mi incupisco tutto d'un tratto, riflettendo con lo sguardo perso nel vuoto. Quando e dove colpirà? Purtroppo non posso dirlo con certezza, ma è passato già diverso tempo dall'ultimo tentativo, e di certo non è ben contento del fatto che io sia ancora al mondo, come tutti gli altri del resto.

"Stai cercando di capire se dobbiamo stare all'erta?"

Sorrido istintivamente alle parole che interrompono il mio flusso di pensieri "Siamo sicuri che tu non sappia leggere nella mente e non l'abbia mai detto?"

"O forse, più semplicemente, ti conosco troppo bene" controbatte con sicurezza ed orgoglio

"Non che mi dispiaccia" puntualizzo ancora sorridendo. Entrambi appoggiati alla balaustra, intrecciamo lentamente, e dolcemente, le dita dell'uno con quelle dell'altra, mano nella mano per trasmetterci forza "Sono stanca di tutto questo, e dopo un anno di apparente pace è ancora peggio. Non ero pronta ad una cosa del genere, e forse non lo sono ancora"

"Ce la caveremo, come sempre"

“Lo spero Daisuke, lo spero davvero tanto. Abbiamo ancora troppe cose da fare, no?” sorriso debolmente, cercando di spezzare un po' la tensione

“E una migliore dell'altra” puntualizza soddisfatto “Non immagini neanche che cos'ho in servo per noi”

Tutto d'un tratto mi rendo conto che qualcuno si sta avvicinando a noi, e visto che a quest'ora è strano trovare qualcuno al piazzale, reagisco con decisione e sono pronta ad usare una delle mosse di arti marziali che ho imparato in passato, ma una mano ferma mi afferra il braccio “Dovreste stare più attenti voi due piccioncini, avrei potuto essere un soggetto ben poco amichevole”

“Papà? Che diavolo ci fai qui!?”

“Non mi sembra questo il modo di accogliere il tuo vecchio...o tuo suocero, a meno che non ti stia antipatico”

“E' ovvio che la reazione sia questa se mi fai spaventare così, Jason” rispondo apparentemente seccata

“Guarda il tuo cellulare” lo avevo messo in silenzioso una volta usciti. Ho diverse chiamate perse “Lupin si era preoccupato, così, visto che già ero nei paraggi, mi ha mandato le vostre coordinate e mi ha chiesto di verificare che non fosse accaduto nulla di male. Ma Piazzale Michelangelo è uno sfondo di tutt'altra natura”

“Come mai sei qui? Le cose a Barcellona si sono complicate?”

“Purtroppo sì Alexis. Hanno tentato di aggredirmi l'altro giorno, e mi sono messo in contatto con tua madre per avvertirla di stare attenta. E' stata lei a consigliarmi di aggregarmi in un modo o nell'altro, e visto che lei ha ancora alle costole la scorta e che tuo zio non mi sembra tanto disponibile ad una tregua...”

“Rimaniamo solo noi e i nostri vari rifugi, è ovvio” conclude Jigen

“Quindi ci darai una mano con il prossimo colpo?” chiedo speranzosa, considerando la mia curiosità di vederlo in azione

“Naturale, sarà un onore ammirare la maestra dell'hacking al lavoro”

“Così mi lusinghi fin troppo” mi ritrovo in estremo imbarazzo

Considerando che è arrivato qui in taxi per destare meno sospetti, Jason si mette alla guida, mentre noi due ci sediamo dietro. Comincio a sentire la sonnolenza ora, ma resisto fino ad arrivare al rifugio. Una volta scesa dalla macchina, vado dritta nella nostra stanza, scusandomi prima con Lupin per le chiamate perse. Lascio che Jigen parli con suo padre, non so perché Jason lo abbia chiamato a se, ma è giusto lasciare un po' di privacy

POV JIGEN

Non so di cosa voglia parlarmi mio padre, anche se in parte ho un sospetto, ma aspettiamo che Alexis sia fuori portata, e abbiamo premura che anche Lupin non ci senta.

"Allora, come va la tua ricerca?"

"Non ho avuto ancora modo di guardarmi attorno. Siamo arrivati da poche ore, e fare un giro a ponte vecchio prestando attenzione alle gioiellerie era troppo sospetto"

"Capisco. È mattiniera?"

Mi sfugge una leggera risata "Per niente. Quando c'è da svegliarsi presto l'unica sono le cannonate"

"Sei fortunato allora. Se domani non avete programmi nella prima mattinata hai tutto il tempo di andare a controllare qualche gioielleria, alcune aprono piuttosto presto" mi lascia il foglietto su cui si è segnato tutto "spero che possa esserti d'aiuto"

"Comunque vada lo sarà. Grazie"

La risata di Lupin interrompe malamente la nostra conversazione "Ho sentito bene? Avete nominato le gioiellerie di Ponte Vecchio?"

"Che motivo ci sarebbe, se mi permetti?" Rispondo indifferente, cercando di nascondergli le mie intenzioni. Non voglio che interferisca con le mie azioni

"Bhe, per un regalo ad Alexis" sembra riflettere per un momento "o per un anello di fidanzamento" in un istante si forma un inequivocabile sorriso sul suo volto, che mi da tanto l'idea che stia già tramando qualcosa "era ora vecchio mio! Te lo dicevo io che bastava trovare quella giusta per vedere il matrimonio come la migliore delle esperienze" continua con un tono di voce troppo alto

"Parla piano, razza di idiota" lo fermo praticamente sussurrando "prega solo che non ti abbia sentito"

"Mi è venuta un idea per la proposta. Potresti-"

"Non voglio saperlo. Fammi il favore di starne fuori. È della mia ragazza che stiamo parlando, saprò pur meglio di te quale scenario sarebbe adatto no?"

"E allora a cos'hai pensato, saputello?" Controbatte quasi seccato

"Ho una vaga idea in mente" in questo momento realizzo rapidamente quale potrebbe essere il luogo più adatto "ma se dovessi dirmi che rimarremo ancora a Firenze o che per lo meno ci ritorneremo nel giro di un mese, allora ho le idee molto chiare"

"Bhe, potremmo dover passare qualche giorno a Venezia, ma farò in modo di riportarci a Firenze per il fatidico giorno. Ma che hai in mente di preciso?"

"Questo non te lo posso dire"

"Non puoi, o non vuoi?" aggiunge mio padre, scherzando

Sorrido leggermente al pensiero di quanto mi capisca nonostante anni di lontananza. Salgo anche io, raggiungendo Alexis che già sembra prossima ad addormentarsi

"Non avevi bisogno di tenerti sveglia, sei stanca, dovresti farci attenzione"

"Volevo solo assicurarmi che andasse tutto bene...se hai bisogno di parlare di qualsiasi cosa sono qui ok?"

Scuoto leggermente la testa, amorevolmente spazientito dalla sua cocciutaggine "Lo so dolcezza, ma i miei sfoghi possono aspettare quando una bella donna è così stanca"

"Ma sentilo, il solito adulatore" finge esasperazione, ma il suo sorriso la tradisce

"Eppure non ti ho mai sentito lamentarti" rispondo sicuro, baciandola

"In ogni caso certe cose non possono aspettare, rischiano di toglierti il sonno"

"Al momento sto bene, davvero. Se dovessi avere bisogno te lo farò sapere, ora riposa però”

Inutile dire che non prende sonno finché non mi sdraio accanto a lei e lascio che si accoccoli. Rimango sveglio con la sua testa appoggiata al mio petto per un po', pensando al da farsi domattina. Dovrò uscire piuttosto presto, badando a non svegliarla, ma ho bisogno anche di una scusa plausibile per quando si accorgerà della mia assenza. Ora che ci penso c'è un bar pasticceria di cui si parla molto bene non troppo lontano da qui, e questo potrebbe fornirmi la scusa perfetta per giustificare il fatto che non mi troverà accanto a lei.

Una volta pronto, lascio un biglietto ad Alexis in modo che non si preoccupi ed esco, andando dritto prima in pasticceria, considerando che apre prima. Sono circa le otto e mezza, e anche se le strade non sono completamente deserte è tutto abbastanza pacifico. Una volta entrato sto quasi per prendere una classica brioche, ma considerando che siamo a Firenze e che giustamente Alexis è interessata alle specialità tipiche, opto per una congrua porzione di quaresimali per entrambi. Pacchetto alla mano, mi dirigo verso ponte vecchio per entrare nella prima gioielleria che trovo fra le consigliate. Non c'è nessuno oltre a me, il che è piuttosto snervante da una parte ma vantaggioso dall'altra. Potrei ricevere domande sgradite, ma allo stesso momento ho tutto il tempo per valutare bene ed eventualmente andarmene con l'anello giusto in fretta. Devo ammettere che c'è una vasta scelta, ma vengo colpito da un anello di oro bianco, incastonato con diamanti e un'acquamarina. Non solo credo che lo apprezzerà esteticamente, ma anche per la simbologia che c'è dietro nel caso dovesse conoscerla. Nemmeno io mi aspettavo di arrivare a tanto, ma ho fatto attenzione anche a questo aspetto, e l'acquamarina è legata alla stabilità, oltre che essere associata al coraggio e alla liberazione da ansie e paure. È perfetto. Senza pensarci due volte vado a pagare e torno poi al nascondiglio. Quando finalmente arrivo cerco di nascondere l'anello al meglio prima di preparare il caffè per entrambi, comportandomi come se nulla fosse.
 

POV ALEXIS

Apro lentamente gli occhi al suono della sveglia con un lamento, non è certo il mio momento preferito della giornata. Noto però subito di essere da sola, ma vedo un biglietto sul suo cuscino che mi consola e che in un certo senso mi da anche una scusa per poltrire a letto per aspettare la colazione. E' incredibile come Jigen non smetta mai di viziarmi. Riflettendo però comincio a chiedermi quando faremo il sopra luogo per il colpo. Non potendo usare i miei soliti sistemi ed essendo però fondamentale avere certezze sul livello di sorveglianza non possiamo fare altro, anche se il drone è sicuro ho bisogno di sapere come muovermi preventivamente per evitare di farci scoprire. Da una parte spero che sia presto, perché in un certo senso è pur sempre una tappa turistica di pregio, ma dall'altra spero che sia fra qualche giorno, perché temo che dopo il colpo dovremo lasciare Firenze, e viste le notizie dell'ultimo periodo potremmo non tornarci per diverso tempo. L'arrivo di Jason mi ha spiazzata, non lo nego, e in un certo senso mi ha quasi terrorizzata. Se è stato costretto ad andarsene devono aver usato l'artiglieria pesante, ho bisogno di più dettagli per suggerire a mio zio come proteggersi al meglio. Sarà anche dell'Interpol, ma quella gente è esperta ad approfittare anche dei più brevi momenti di solitudine di una persona che vogliono morta. Mi cambio velocemente, rendendomi presentabile, e scendo al piano di sotto. Sento l'odore del caffè che tanto amo e Jigen parlare, ma a voce talmente bassa da non sentire una parola di quello che sta dicendo

“Sai se Alexis è sveglia?” percepisco a malapena arrivata in fondo alla scala, si sta rivolgendo a suo padre

“Puoi parlare anche a voce un po' più alta, nemmeno un cataclisma può svegliarmi”

“E' sempre meglio essere sicuri, anche se pensavo di doverti buttar giù dal letto a forza”

Ci scambiamo un casto bacio, che da parte mia è anche un silenzioso ringraziamento per avermi viziata ancora una volta, ma i miei dubbi tornano ad assalirmi mentre zucchero il mio espresso "Non voglio rovinare il momento, ma come hanno agito di preciso Riez e i suoi? Vorrei dare qualche indicazione a mio zio per aggiustare la scorta, sempre che se la faccia dare"

"Questa volta è stata anomala. Riez in persona è venuto a cercarmi, e sulla pistola aveva il silenziatore" lo guardo torva, molto preoccupata da ciò che ho sentito "fa sul serio. Rispetto a Gavez è più subdolo, è meno spettacolare e quindi è meno facile capire di essete sotto attacco"

"A meno che non si sia in gruppo, per questo sei qui"

"Esatto. Tua madre è abbastanza al sicuro, le scorte della CIA sono estremamente ben preparate, e lei stessa è abile ad identificare anomalie attorno a lei. Tale madre, tale figlia"

"Devo convincere paparino a farsi affidare una scorta, o per lo meno ad evitare di isolarsi. Riez è quasi più pericoloso da solo, ma se la sua vittima è in mezzo a troppe persone non si arrischia ad agire. L'ultima volta che lo ha fatto le cose non sono andate benissimo, ma Gavez era ancora vivo e quindi lo ha obbligato ad agire così. Se ha lui il comando però lo evita"

"Pensi davvero che tuo zio si azzardi così tanto?"

"Zio Koichi non vuole essere intralciato quando lavora, e bacchetta un sacco gli agenti che gli vengono affidati. D'altro canto se lo può permettere, i suoi piani sono ben pensati, anche se quelli di Lupin sono sempre di una spanna sopra. Inoltre ha molta esperienza, sa bene come difendersi e anzi è più forte e potenzialmente pericoloso di quanto possa sembrare. Come se non bastasse è davvero molto cocciuto, a meno che non si tocchino le giuste argomentazioni"

C'è un breve attimo di silenzio, prima che Jigen si unisca inaspettatamente al discorso "Ti dispiacerebbe farmi provare a parlarci?"

Lo guardo sorpresa "che hai in mente?"

"Tu non preoccuparti. È già arrivato a Firenze che tu sappia?"

Annuisco semplicemente dopo aver controllato dal mio cellulare, tengo illegalmente sotto controllo i dati di imbarco per una destinazione d'interesse “Paparino è atterrato all'Amerigo Vespucci questa notte, e da quanto riesco a capire si appoggerà al commissariato San Giovanni per la collaborazione con la polizia italiana”

"Perfetto, grazie dolcezza" nel frattempo, avendo finito il caffè, prendo uno dei quaresimali e lo mordicchio lanciandogli nello stesso momento uno sguardo torvo "Aw, non ti fidi di me?"

"No, non è questo. È solo che forse è il caso di avvertirlo, così forse non ti arresta"

"E presentarmi lì senza effetto sorpresa? No grazie"

Scuoto la testa, spazientita ma divertita allo stesso tempo "Poi è Lupin quello incosciente"

Non ho idea di come voglia far ragionare lo zio, ma spero solo che sia efficace. Non credo nemmeno di poterlo seguire, Lupin ha bisogno di aiuto per la parte tecnica dell'organizzazione del colpo. È tutto un'incognita, ma confido che Jigen possa far sì che io non debba preoccuparmi del mio secondo padre. Perché lo zio è tosto quanto si vuole, ma nemmeno lui può dirsi al sicuro se è la mafia a cercarlo.

POV JIGEN

Aspetto circa tre ore prima di agire. Non è prudente per nessuno dei due parlare in commissariato o lì in zona, quindi sfrutterò l'ora di pranzo per allontanarci da lì, sperando che mi dia ascolto. Dopo essermi fatto dare il numero da Alexis mi metto in contatto con suo zio, dandogli alcune indicazioni del caso dopo avergli chiarito chi gli stia scrivendo

Arrivo in centro con estrema puntualità. Alla fine ho deciso di non indossare nulla di diverso dal solito, in fin dei conti non accade spesso che ci riconoscano quando siamo all'estero, è più frequente che succeda negli Stati Uniti o in Giappone. Durante la mia attesa mi accendo una sigaretta e ho appena il tempo di finirla quando Zenigata arriva in piazza. Mi faccio vedere senza dare troppo nell'occhio ed entriamo prendendo un tavolo appena dentro per poter essere più sicuri. Ci comportiamo come due amici che si ritrovano per pranzo, come in un certo senso siamo in effetti, anche se la nostra è una situazione più controversa. Ordiniamo ciò che più ci aggrada, e poi non indugia ad iniziare il nostro discorso "Cosa c'è di così importante da volermene parlare di persona?"

"Vuoi scherzare vero? Siamo di nuovo braccati, di cosa dovremmo parlare?"

"Riez e i suoi collaboratori ancora non sono a Firenze"

"Ma arriveranno presto, garantito, sempre che non siano già qui sotto falso nome. Hanno fallito con mio padre a Barcellona, vorranno sicuramente la rivalsa, e saranno ancora più aggressivi a causa del tentativo fallito. Devi almeno fare più attenzione, ma sarebbe meglio che ti facessi dare una scorta"

"Non voglio intralci mentre lavoro ad un caso, e la scorta lo è eccome. Pam ne è la dimostrazione, si lamenta di continuo”

"Hanno già cercato di ucciderti una volta, e guarda com'è andata a finire" sembra che già questo basti a farlo ragionare "La differenza è che non ci sarà sempre Alexis a salvarti la pelle, oltre che non è il caso di mettere a repentaglio la sua vita. Se ti dovesse succedere qualcosa, chi l'accompagnerà all'altare?" non contento sfodero la mia arma segreta

"A-altare?"

"Sì, hai capito bene. Doveva essere una sorpresa non solo per lei, ma anche per i suoi famigliari, per tutti possibilmente, ma non è andata proprio così. Ho intenzione di chiederle di sposarmi, è solo una questione di tempo"

"Dove e quando?"

"Il giorno del nostro anniversario, fra circa un mese, e se possibile qui a Firenze"

“Alexis che si sposa...sto proprio cominciando ad invecchiare”

“Sì bhe, non è ancora sicuro”

“Lo è invece, tanto in fin dei conti lo sappiamo bene tutti e due che accetterà di sicuro, non aspetta altro”

Cerco di troncare l'imbarazzo come posso tornando senza esitazioni sull'argomento principale “In ogni caso, Alexis ha già sofferto abbastanza per aver perso suo padre in maniera così violenta, non credo che sia il caso di farle rivivere l'intera esperienza da capo”

Dopo le mie ultime parole sembra riflettere per qualche istante, e probabilmente ho centrato il bersaglio, ho toccato un nervo scoperto "È ovvio che io non voglia far soffrire Alexis. Ma è da qui che nasce il mio astio per la scorta. Voglio mettere fine a questa faccenda, per rendere giustizia a mio fratello, ma anche per me e per Alexis. La scorta potrebbe impedirmi di farlo al meglio. Ma probabilmente hai ragione, senza rischio solo di farle del male senza rendermene conto"

"Sono convinto che anche con la scorta riuscirai a lavorare al meglio. Da quando una minuzia come questa è in grado di fermarti?"

"In effetti non hai tutti i torti"


 

Viste le circostanze decidiamo di non separarci, così da garantirci una certa sicurezza a vicenda, nonostante il fatto che 'per un ispettore di polizia sia cosa disdicevole'. Potrei controbattere che essere figlio di una ex ladra e avere una nipote nello stesso ambente ambiente non sia tanto meglio, ma tengo il mio sarcasmo per me. A pranzo finito ci dirigiamo verso il commissariato e all'inizio sembra essere tutto tranquillo. Quando Zenigata però decide di prendere una scorciatoia le cose si complicano. Sarebbe stato più sicuro rimanere sulla strada principale, che essendo più frequentata scoraggia chiunque ad aggredirti. Nemmeno il tempo di fare questa considerazione e noto uno degli sgherri di Mondini. Anche lui a quanto pare è di nuovo libero, e Riez gli da fin troppa fiducia. Abbiamo già avuto a che fare con lui ai tempi di San Marino e i suoi uomini, se le cose non sono cambiate nel frattempo, non sono proprio degli assi della malavita. Faccio presente la cosa con un cenno al mio interlocutore, che mi regge il gioco e rimane impassibile pur avendolo intravisto. Quando il malcapitato e poco efficiente cane da guardia fa per avvicinarsi e intimorirci non mi faccio trovare impreparato, e lo disarmo con un'unica e semplice mossa, nonostante il corpo a corpo sia punto più forte di Alexis che mio.

"Credevo che Riez si sapesse scegliere meglio gli alleati, o forse voi altri vi sopravvalutate?"

"È inutile che canti vittoria, presto sarà qui, e potete stare sicuri che farete un orribile fine"

Tento di approfittarmi della sua enorme ingenuità per avere più dettagli in merito "Ah sì? Quanto presto?"

"Tre giorni, non di più"

"Grazie amico, ora sì che la nostra vita sarà davvero difficile" concludo senza nascondere quanto tutto questo mi diverta


 

Zenigata decide di arrestarlo e anche di proseguire da solo, perciò torno senza esitazione nel nostro nascondiglio, ancora piuttosto stupito di questa tregua da parte sua nonostante io sia consapevole che quando c'è di mezzo sua nipote è così che va. Appena entrato però colgo già gli stralci di una situazione molto comica. Alexis era rimasta qui per finire di preparare ciò che le serve per il colpo, e questo a quanto pare prevedeva di finire il settaggio del drone. Vorrebbe provare a verificare se l'hacking a distanza funziona come deve, ma Lupin non accetta di fare da cavia con un suo dispositivo. Osservo la scena dall'entrata del soggiorno, troppo divertito per interromperla “Eddai, non fare il guastafeste, se anche il sistema non fosse più recuperabile non è che ci perdi molto, hai un cellulare di fascia medio-bassa”

“E questa ti sembra una buona giustificazione per usare proprio il mio cellulare per verificare che tutto funzioni a dovere!?”

“Che ti succede vecchio mio? Non ti fidi di me?”

“No, non quando tu stessa dici di aver bisogno di fare una verifica”

“Avanti, se dovesse andare male avrai una scusa per farti un regalo” Lupin però è irremovibile “Eddai, almeno lasciami controllare se il drone aggancia il dispositivo”

“Ti ricordo che il solo aggancio del dispositivo non comporta alcuna modifica, al massimo mette in luce una falla della sicurezza” a furia di sentirla parlare di tecnicismi qualche cosa mi rimane in testa

Subito lascia perdere Lupin e sposta il suo sguardo speranzoso su di me “Allora, com'è andata? Lo hai almeno smosso un pochino?”

Mi accomodo e le do l'agoniata risposta “Sono riuscito a fargli realizzare che la scorta per lui è necessaria”

In un attimo mi butta le braccia al collo e si sposta, sedendosi sulle mie gambe “Almeno tu mi dai soddisfazioni”

“Che altro ti aspettavi con il buon gusto che hai?” controbatto con un sorriso sicuro

“Poi sono io quello con un ego eccessivo, vero?”

“Peccato che lui se lo possa effettivamente permettere, Lupin” interviene Alexis senza usare mezzi termini, in un'amichevole presa in giro

Ora che siamo consapevoli che Zenigata sarà al sicuro, possiamo continuare con i preparativi del colpo con più tranquillità, anche se fra tre giorni le cose andranno a complicarsi. 
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Angolo dell'autrice

Recap dovuto: Alexis è nella banda da un anno. Dopo un colpo a Tokyo, parizialmente fallito per mano di Fujiko, Alexis e Jigen incontrano per caso Conan e si scopre che Charles Wood è di nuovo in attivià. Alexis cerca di capire cosa sia tramando, e scopre che Riez è in realtà ancora vivo e che sta mettendo in pericolo la vita di suo zio. Una volta raggiunto e salvato, gli rivela ciò che lei ha scoperto. Ripartono poi per New York per un colpo al Brooklyin Museum. Zenigata li segue e raggiunge, ma Wood è pronto a colpire. Alexis, per tenere a sicuro lo zio, viene colpita da uno dei coltelli da lancio dell'hacker avversario e cade in coma per alcuni giorni a causa della gravità della ferita. Dopo aver "incontrato" il padre, che la sprona a non lasciare la sua vita, riesce a riprendersi. Di nuovo a Tokyo per rifugiarsi momentaneamente, Alexis migliora i suoi sistemi con un drone. Quando è tutto finalmente pronto partono per raggiungere Firenze, ma sull'aereo incontrano Conan e gli altri, anche loro diretti in Italia per una lunga vacanza.

E' passato un anno. Io non ho parole per definire quanto la quinta sia stata tremenda. Non ho mai avuto blocco peggiore di questo, tutto essenzialmente dovuto alla pressione, nemmeno la tesina riuscivo a scrivere. Studia sotto il continuo incubo della matura, prega che esca mate e non fisica, diventa pazza per ideare e scrivere la tesina (finita tipo una settimana prima dell'inizio delle prove scritte), scegli l'università per non fare di nuovo idiozie...la fine insomma. La cosa peggiore è che nemmeno dopo la maturità sono riuscita a riprendermi. La mia ispirazione non ne ha davvero voluto saperne. Che ci crediate o no questo capitolo è stato partorito in un anno fra i (pochi) momenti liberi in cui i pianeti hanno deciso di allinearsi e permettermi di fare. In compenso ora sto mille volte meglio, erano anni che non avevo voglia di fare, di studiare. Chissà, forse i tragitti giornalieri in treno mi ispireranno un po'. 
Mi dispiace davvero per essere stata così assente, ma non è stato molto carino nemmeno per me. Questa storia mi è mancata, Alexis mi è mancata, ma spero di rimediare d'ora in poi.
Spero che, nonostante tutto, vi sia piaciuto anche questo capitolo

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