Momenti di PaperHero (/viewuser.php?uid=877148)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti credo ***
Capitolo 2: *** Non sei solo ***
Capitolo 1 *** Ti credo ***
Ti credo
Stava tremando dal freddo, seduto sulla riva del fiume mentre
attendeva l’arrivo di suo figlio Abe e di Jo. Dopo aver
finalmente trovato il coraggio e grazie anche a un piccolo aiuto da
parte di Abe, aveva rivelato la verità a Jo.
Come aveva previsto, la donna non aveva creduto alla storia che era
immortale ed era servita una prova pratica. Abe aveva messo nella sua
tazza di the un veleno che provocava una morte immediata e senza far
soffrire la persona che l’aveva assunto. Tipico di suo figlio.
Ricordava la faccia preoccupata della detective quando gli aveva
spiegato che dentro a quella tazza si trovava del cianuro e le sue urla
quando lui cadde tra le sue braccia per poi svanire sotto ai suoi
occhi. Ma gli aveva fatto una promessa: sarebbe tornato da lei e cosi
era stato.
–Henry- si senti chiamare da una voce familiare che gli fece voltare la testa in quella direzione.
Sorrise vedendo suo figlio e la donna di cui si è innamorato
corrergli incontro con una coperta tra le mani. Coperta che gli fu
avvolta intorno al suo corpo nudo mentre Jo mormorava un - Ti credo-
prima di abbracciarlo.
Henry ricambiò il suo abbraccio, stringendola forte a sé. Finalmente, poteva tornare a vivere.
Abe guardava la scena con un gran sorriso sul volto. Era felice per suo
padre. Dopo la morte della madre, l’aveva visto distrutto e
ferito come mai prima d’allora. Per anni, non si era avvicinato a
una donna per paura di soffrire di nuovo e di ricevere un rifiuto. O
peggio ancora: finire in un manicomio perché creduto pazzo ed
essere torturato quando le proprie facoltà mentali funzionavano
perfettamente.
E adesso poteva finalmente vivere accanto ad una donna che
l’accettava per quello che era e che si sarebbe presa cura di lui
fino a quando la morte non li avrebbe divisi.
Quando Henry si svegliò, la mattina seguente, si sentiva… felice.
Per la prima volta, dopo la morte di Abigail, si sentiva felice.
Guardava le cose da un’altra prospettiva e una nuova luce
brillava nei suoi occhi. Cosa che non sfuggi ad Abe quando lo vide
entrare in cucina e salutarlo con un sorriso sul volto. Un sorriso di
pura felicità.
– Buongiorno. Allora, come ti
senti?-
- Insolitamente bene. Avevi ragione. Dovevo fidarmi di lei- ammise Henry, sedendosi al tavolino e prendendo il giornale.
– Bè, io l’ho sempre detto che in queste cose non mi
sbaglio- si gongolò Abe, suscitando una risata da parte di Henry.
La sua risata fu interrotta dallo squillare del telefono. Abe
andò a rispondere, lasciando al padre la possibilità di
finire di bere il suo caffè.
– Henry, è per te. E’ Jo – disse l’uomo,
porgendo il telefono all’altro che prese tra le mani la cornetta.
– Sì, Jo? ... Va bene, arrivo subito. A dopo- chiuse la
chiamata -C’è stato un omicidio. Il lavoro mi chiama-
spiegò ad Abe, mentre si alzava dalla sedia e recuperava la sua
sciarpa blu scuro.
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Capitolo 2 *** Non sei solo ***
Non sei solo
Ambientata nella puntata numero sei della serie dopo che .Adamo uccide Henry.
Quando aveva ricevuto la chiamata del padre, Abe aveva capito subito
che c’era qualcosa che non andava. Il tono del padre era strano
e, quando lo raggiunse sulla riva del fiume, ebbe la conferma che era
successo qualcosa di brutto. Suo padre si era avvolto nella coperta
pesante che utilizzavano come riserva e sembrava che stesse tremando. E
non era per il freddo. Cautamente, Abe si avvicinò
all’altro, che teneva la testa china ed era voltato di spalle, e
gli posò una mano sulla spalla. Al tocco del figlio, Henry si
voltò verso di lui e mormorò un - Abe, sei qui- con tono
tremante.
Abe si preoccupò ancora di più quando vide gli occhi spenti e spalancati di Henry. Era chiaramente sotto shock.
Sì, papà. Andiamo a casa- rispose Abe, circondando
le spalle del padre con un braccio mentre si dirigevano verso la
macchina, parcheggiata proprio lì di
fronte.
Il
viaggio verso casa fu silenzioso e Abe, di tanto in tanto, gettava
un’occhiata al padre. Era preoccupato, molto preoccupato. Non lo
aveva mai visto in questo stato prima d’allora e dire che era a
conoscenza di quasi tutte le sue morti. Erano state tante ma nessuna
l’aveva mai ridotto cosi. Con gli occhi spalancati dalla paura e
spenti, il corpo che tremava e il dolore che sicuramente provava dentro
di sé. Una nuova ferita che si era aperta e che si aggiungeva a
quelle provocate dalle morti precedenti.
– Papà, cos’è successo?- chiese Abe,
esitante
Quando il padre non rispose, l’uomo capi che non ne voleva
parlare e il silenzio ritornò a farsi sovrano. Non voleva
forzarlo ad aprirsi: avrebbe fatto più male che
altro.
– Sono stato ucciso, Abe – rispose finalmente Henry, dopo
un po’.- Quando sono andato dal Francese, sono stato attaccato
dal padre di quello che credevamo essere il colpevole ms ci
sbagliavamo. La polizia stava arrivando ed io sono caduto per le scale.
Avevo la schiena a pezzi ma non è stato questo a uccidermi-
aggiunse, con tono basso e continuando a mantenere lo sguardo fisso a
terra.
Abraham trattene il fiato e strinse la presa sul volante. Aveva
percepito chiaramente la sofferenza nella voce del padre e il timore di
sapere cosa fosse successo lo spaventava. Non osava immaginare cosa
stesse provando
l’altro.
– Adamo era li. E’ stato lui a uccidermi.- terminò
Henry, con voce
tremante.
Nella sua mente, il ricordo di Adamo che gli tagliava la gola con
precisione chirurgica era nitido. Aveva sentito chiaramente il piacere
dell’altro nel compiere quel gesto. Rabbrividì pensando a
quel
momento.
Dopo quella rivelazione, Abe spalancò gli occhi e si voltò a osservare il padre. Adesso aveva capito tutto.
- L’ho sentito, Abe. Il piacere e la freddezza che stava
provando nel compiere quel gesto. Lui vuole che io diventi come lui.
Vuole che io diventi un assassino- sollevò lo sguardo Henry per
puntarlo in quello del
figlio.
I suoi occhi erano lucidi e la sua voce era tremante quando
continuò con un – Ho paura, Abe – che stupì
l’altro.
Non aveva mai sentito il padre pronunciare quelle parole ma
comprendeva benissimo. Chi non avrebbe avuto paura in una situazione
del
genere?
Papà, ne usciremo. Tu sei meglio di lui. Vincerai questa
partita- lo rassicurò Abe, con tono determinato – Non sei
da solo-
Le sue patole fecero spuntare un sorriso sulle labra del padre. Abe aveva ragione. Non
era da solo.
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