Quanto è difficile essere cattivi

di violaserena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La regina e Tremotino ***
Capitolo 3: *** Colpo grosso a Cappuccetto Rosso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

C’era una volta un regno molto lontano, ma molto molto lontano.
Talmente tanto che gli abitanti non sapevano mai esattamente dove si trovassero.
In questo regno vivevano, neanche a dirlo, i personaggi delle fiabe.
Chi non ha mai sentito parlare di Hansel e Gretel, di Cappuccetto Rosso o di Cenerentola?
Fin da piccoli ci siamo appassionati alle loro avventure, o se così le si vuole chiamare.
Tuttavia, in quei racconti, c’era qualcun altro che meritava la nostra attenzione: i cattivi.
Streghe, matrigne, lupi, orchi erano tutti accomunati da un comune destino: essere sconfitti.
Ma, badate bene, essere sconfitti non da temibili guerrieri o da eroi senza macchia e senza paura, ma da ragazzini mingherlini e da principesse dolci e gentili.
Insomma, la vita dei cattivi era una continua umiliazione.
Anni e anni di duro lavoro per divenire signori incontrastati di crudeltà, di case di marzapane, di bellezza senza precedenti e poi? E poi niente, arrivavano i buoni che ti mangiavano la casa, ti sorridevano felici come fosse la cosa più normale del mondo – perché è giusto sorridere a un estraneo con la faccia da “se potessi ti strangolerei” – e ti illuminavano con la loro beltà.
La vita dei cattivi era molto dura, come potete capire.
Non avevano scelto un mestiere per niente facile.
Anzi, forse era il mestiere più difficile al mondo.
Ma era anche il più bello che potesse esserci.

 




Angolo Autrice.
Ciao a tutti! :)
Questo prologo non è molto lungo, ma i prossimi capitoli non saranno così, non temete. Venendo alla storia, i cattivi sono sempre sconfitti, umiliati… Che cosa ingiusta! Ma non tutto è perduto: riusciranno ad avere la loro vendetta?
Spero che questo prologo vi abbia incuriosito!
Fatemi sapere che cosa ne pensate!
Alla prossima! :)
Saluti,
Violaserena.

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Capitolo 2
*** La regina e Tremotino ***


LA REGINA E TREMOTINO

 

«La più bella del reame è Biancaneve».
Chi non si ricorda questa famosa frase ripetuta più volte dallo specchio?
La regina sicuramente non la poteva dimenticare.
Dopo anni e anni passati a curare la propria immagine e il proprio aspetto fisico non era proprio ammissibile che ci fosse qualcuno più affascinante di lei.
Erano state raccontate numerose storie riguardo questa vicenda, tutte con un finale diverso in relazione alla sua sorte: secondo alcune lei era stata risucchiata dalle sabbie mobili, secondo altre era stata gettata nelle segrete.
Tuttavia, nessuna di queste versioni diceva la verità.
Questo era successo perché tutti l’avevano dimenticata.
Nessuno la prendeva più sul serio da molto tempo e questo, per una cattiva di prim’ordine com’era lei, era un oltraggio.
Tra tutti i cattivi, lei era sicuramente la più sfortunata.
Non ci credete?
Allora ve lo dimostreremo.
Come tutti sapevano, la regina era famosa per i suoi travestimenti da vecchia venditrice di mele avvelenate.
Ogni giorno si recava in una parte diversa del regno per eliminare qualche ignara fanciulla.
Ogni volta, però, le cose non andavano mai come previsto.
Un po’ c’erano gli altri cattivi che le rubavano la scena, un po’ comparivano sempre gli aiutanti dei buoni.
Spesso, per esempio, quando era sul punto di vendere la sua mela, arrivavano i sette nani canticchiando allegramente questa canzoncina:

Come il treno noi marciam
ciuppi ciuppi cià,
sempre in fila siam
e nel bosco andiam,
tutti in coro poi cantiam
ciuppi ciuppi cià,
camminare che felicità.

Camminar,
è felice Gongolo
perché sa solo gongolar.

Camminar,
si lamenta Brontolo,
perché sa solo brontolar.

Quando il sole spunta già
ciuppi ciuppi cià
siamo tutti qua,
ora che si fa?
Qui bisogna lavorar
ciuppi ciuppi cià,
lavorare che felicità!

Lavorar,
è felice Cucciolo perché poi si divertirà.

Lavorar,
si lamenta Pisolo perché poi s’addormenterà.

Ritornar,
è felice Mammolo perché sa che si ballerà.

Ritornar,
si lamenta Eolo perché sa che starnutirà.

Ogni sera noi marciam
ciuppi ciuppi cià,
sempre in fila siam
e nel bosco andiam
tutti in coro poi cantiam
ciuppi ciuppi cià,
camminare che felicità!

Camminar,
è felice Gongolo
perché sa solo gongolar.

Camminar,
si lamenta Brontolo,
perché sa solo brontolar.

Le fanciulle, attirate dalla bella voce dei nani, lasciavano sempre la vecchia venditrice con un palmo di naso.
Anche quel giorno era successa la stessa cosa.
«Ve la farò pagare, vedrete!» urlò indispettita attirandosi gli sguardi accigliati dei passanti.
Qualcuno rise.
La regina si girò furente.
Odiava essere presa in giro.
I suoi occhi diventarono due fessure quando vide colui che la derideva.
Un altro nano, un altro maledettissimo nano.
«Ti diverti?» sputò arrabbiata.
«Molto».
«Vuoi una mela?» chiese con fare malevolmente accattivante.
«Non ho fame».
«Puoi mangiarla dopo».
«Non ho soldi».
«Te la regalo».
«Brutta befana, mi vuoi fregare!».
“Brutta befana?”. Nessuno aveva mai osato chiamarla in quel modo.
Gli lanciò la mela in testa.
«Non si tira il cibo».
«Sei fortunato che non ti tiri qualcos’altro!».
«Eheh, vedi la vecchina!» sorrise sornione il nano.
La regina lo guardò indignata e poi si voltò per andarsene.
«Aspetta, io ti posso aiutare» la richiamò l’omino.
«Tu? E come potresti?».
«Non mi riconosci?».
Lei lo guardò attentamente.
Effettivamente, adesso che ci pensava, ricordava di averlo visto da qualche parte. Ma, in fondo, per sua sfortuna, di nani ne incontrava sempre. A ogni modo, quello aveva qualcosa di famigliare.
«Oh ci sono, sei Trampolino!» esclamò dopo un po’.
«Chi?».
«Mandolino!».
«Tremotino, signora. Tremotino».
«Oh si beh… Che differenza vuoi che faccia?».
«Fa differenza. È un nome che incute rispetto il mio».
La regina rise.
«Non è divertente» disse Tremotino.
«Un po’ lo è. Ma dimmi, come pensi di aiutarmi?».
Il nano sorrise crudelmente. «Facendo un torto a Biancaneve!» esclamò rigirandosi furbescamente le mani.
«Prosegui».
«Come tutti sanno è da poco nato suo figlio e…».
«E tu lo vuoi prendere, vero? Non ti è bastata la figuraccia che hai fatto l’ultima volta?».
«Questa sarà la mia rivincita».
La regina, dopo averci pensato un po’ su, decise che non aveva nulla da perdere. In fondo, peggio di così non poteva andare.
«In fin dei conti, potrebbe funzionare» disse.
«Oggi fo il pane, la birra domani, e il meglio per me è aver per domani il figlio del re. Nessun lo sa, e questo è il sopraffino, ch'io porto il nome di Tremotino!» canterellò trionfante il nano.
«Ormai tutti sanno come ti chiami».
«Tu hai sbagliato il mio nome due volte».
«Mpf… Non me lo ricordo».
«Non fare la finta tonta».
«Giammai!».
Dopo lunghe discussioni, la regina e Tremotino misero a punto un piano per portare via il figlio di Biancaneve.
 

*
 

Il palazzo dove risiedevano i due sovrani… Anche se, sul fatto che fossero sovrani non si era del tutto sicuri, anche perché il marito di Biancaneve era conosciuto come ‘il principe’, non come ‘il re’. A dire la verità, non si sapeva neppure che nome avesse quest’ultimo. Ma in fondo che importanza poteva avere? Nessuna, evidentemente. Il principe era chiaramente inutile: in questa storia così come in tutte le altre. Faceva scena, ecco tutto.
Tornando a quanto si diceva poc’anzi, il palazzo era in fermento: quel giorno si sarebbe tenuto un gran ricevimento in onore del figlio di Biancaneve e del marito senza nome.
Quel giorno era anche – come di certo avrete capito – quello in cui la regina e Tremotino avrebbero messo in atto il loro piano.
Travestita da vecchia venditrice di mele l’una, da saltimbanco l’altro, passarono indisturbati il cancello d’ingresso presidiato dalle guardie.
Chissà perché nelle storie, queste ultime, non ne combinano mai una giusta?
A ogni modo, la regina e Tremotino riuscirono ad entrare nel castello.
Seguendo gli invitati, arrivarono in una grande quanto sontuosa sala da ballo. La culla con il reale bambino si trovava su un piano rialzato, in modo tale che tutti la potessero vedere.
«E adesso come facciamo?» bisbigliò la regina, un tantino indispettita per il probabile fallimento del piano.
Il nano sorrise. «Sei una venditrice di mele, no? Allora richiama l’attenzione e incomincia a venderle!» disse.
«Si, certo. Perché dei nobili…» si interruppe. Un ghigno malefico si formò sul suo volto.
«Bene, vedo che hai in mente qualcosa. Allora mentre distrai i presenti, io mi occupo del bambino» affermò Tremotino dileguandosi tra la folla.
La regina si avvicinò a due giovani dame e mostrò loro una mela rossa e un pettine.
Nel giro di poco tempo, si radunarono intorno a lei tutte le fanciulle presenti, compresa Biancaneve. Gli uomini, pur rimanendo ai loro posti, non poterono fare a meno di concentrare la loro attenzione verso quella insolita scena, permettendo così a Tremotino di agire indisturbato.
Il nano si avvicinò alla culla e, rapido, prese il bambino in braccio. Fece tintinnare i suoi campanelli da saltimbanco per non farlo piangere e sgattaiolò via.
La vecchia venditrice, avendolo seguito con gli occhi, si accomiatò dalle dame con una scusa e lo raggiunse nelle stalle come stabilito.
Poiché le guardie erano impegnate a giocare a carte (non ne combinavano mai veramente una giusta!), riuscirono a uscire dal castello senza essere né visti né fermati da nessuno.
Trionfanti, si diressero su tra le montagne nella dimora di Tremotino.
«Ce l’abbiamo fatta!» brindarono davanti al fuoco di un caminetto.
Si, questa volta ce l’avevano davvero fatta.
Nei giorni successivi, infatti, Biancaneve e il marito fecero setacciare tutto il regno in cerca del figlio, promettendo una cospicua ricompensa a chi l’avesse trovato. Tuttavia, nessuno riuscì nell’impresa.
La regina e Tremotino avevano nascosto davvero bene il bambino, direte voi. Ma, in realtà, le cose non stavano proprio così. Difatti, dopo una settimana di notti insonni a causa dei continui pianti del piccolo fanciullo, i due cattivi persero la pazienza e lo abbandonarono tra i cespugli.
In preda alla rabbia, il nano spinse a fondo nella terra il piede destro e afferrò quello sinistro con le mani spezzandolo in due.
La regina, invece, decise di prendersi una vacanza e di andare a sciare con l’uomo delle nevi. In fondo, era riuscita a farla pagare a Biancaneve e quindi poteva ritenersi soddisfatta.
Quanto al bambino abbandonato tra i cespugli, fu trovato da una lupa che aveva appena partorito dei cuccioli e, per questo, decise di non divorarlo e di allevarlo come fosse suo figlio. Pertanto il bambino crebbe come un lupo e per tutta la vita credé di essere tale.
Alla fine, davvero, la regina aveva avuto la sua rivincita.

 





Angolo Autrice.
Ciao a tutti! :)
Ecco finalmente il primo capitolo di questa storia. Spero che vi sia piaciuto e spero anche che il finale non vi abbia shockato (non potevo non far ‘vincere’ la regina).
Comunque, voi cosa ne pensate? Anche voi avreste fatto finire così il capitolo?
Fatemelo sapere, se vi va.
Alla prossima! :)
Saluti,
Violaserena.

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Capitolo 3
*** Colpo grosso a Cappuccetto Rosso ***


COLPO GROSSO A CAPPUCCETTO ROSSO

 

C’era una volta, in mezzo a un bosco fitto fitto, una bianca casetta dove abitava una bella bambina che tutti chiamavano Cappuccetto Rosso.
In quel bosco tuttavia abitava anche un lupo cattivo, il quale – risentito per i soprusi e le ingiustizie subite – aspettava con trepidazione un’occasione per mettere in atto la sua vendetta.
Non era ammissibile infatti che tutte le volte che riusciva a mettere sotto i denti qualcosa, arrivasse un cacciatore che gli apriva la pancia come se niente fosse e poi – una volta estratte le sue prede – gliela ricucisse.
Era maltrattamento di animali questo! Una cosa simile, in una società votata al progresso, non poteva assolutamente essere tollerata.
Proprio per questo motivo aveva esposto denuncia, ma siccome la lentezza della giustizia era proverbiale, si era rivolto alla Protezione Animali o più precisamente alla sezione vittime di abusi da parte di cacciatori spacconi e ragazzine toccate.
Gli operatori avevano subito preso a cuore il suo caso e avevano promesso di occuparsene il prima possibile.
E così dopo un mese di attesa (niente in confronto agli anni della giustizia) il lupo stava per incontrare il suo salvatore.
Lo vide arrivare tutto trafelato con un plico di fogli in mano.
«Mi scusi per il ritardo signor lupo, ma ci sono state delle complicazioni burocratiche» si scusò l’uomo.
E quando mai non c’erano complicazioni? La burocrazia finiva sempre per rendere difficile quello che era facile.
 «L’importante è che adesso sia tutto risolto» rispose accomodante.
«Certo, certo. Deve mettermi solo una firma qui e qui e qui e ancora qui».
Il lupo alzò gli occhi al cielo, ma firmò.
«Molto bene, possiamo andare adesso».
Con passo spedito, si incamminarono verso la casa della bambina che gli aveva causato tanti dolori, ma soprattutto tante cicatrici.
I coniglietti e gli uccellini si fermavano stupiti a guardare la buffa coppia e non mancavano di lanciare qualche battuta poco consona a degli esserini teneri e coccolosi come avrebbe detto qualcuno. In realtà erano più volgari di un camionista o di un macchinista infuriato.
A ogni modo il lupo li ignorò e ben presto arrivò alla meta.
Il suo accompagnatore bussò delicatamente alla porta. Dopo poco venne ad aprire la tanto odiata bambina, la quale sobbalzò nel vederlo.
Lui sorrise mostrando la sua scintillante dentatura. Non aveva potuto non lucidarla, era un’occasione troppo importante.
«Lei deve essere la signorina Cappuccetto Rosso. Sono un operatore della Protezione Animali, della sezione VACSRT. La informo che lei ha violato il regolamento numero 30, comma 7, sottoparagrafo 89 della radice quadrata di due» disse tutto d’un fiato l’operatore.
Il lupo e Cappuccetto rimasero a guardarlo con la bocca spalancata, attoniti.
«Prego?» domandò la bambina.
«Sono un operatore della Protezione Animali, della sezione VACSRT. La informo che lei ha violato il regolamento numero 30, comma 7, sottoparagrafo 89 della radice quadrata di due».
«Mi perdoni, non credo di aver capito».
«Ma quanto sei tonta! Te l’ha ripetuto ben due volte» rise il lupo.
«Spiegamelo tu visto che sei tanto intelligente».
«Non c’è niente di difficile. Semplicemente devi… Come dice il regolamento… Per quanto riguarda la violazione… Be, mi sembra sia chiaro».
L’operatore si schiarì la voce e visto l’evidente imbarazzo del suo assistito affermò: «Il cacciatore è stato mandato ai lavori forzati presso le miniere dei sette nani in seguito alle accuse fondate di maltrattamento di animali, detenzione illegale di ago e filo, e pratica di ricucitura senza apposita licenza».
«E cosa centro io?» chiese Cappuccetto Rosso, paonazza.
«Lei mi conferma di essere a conoscenza del fatto che il cacciatore abbia aperto lo stomaco del mio assistito e che, una volta prelevate lei e sua nonna, lo abbia ricucito?».
«Si, ma…».
«Pertanto lei è in arresto per omessa denuncia. Passerà i prossimi ventotto mesi a reperire fiammiferi insieme alla piccola fiammiferaia e a sistemare i capelli di Raperonzolo».
«I capelli di Raperonzolo no, per favore. Sono infiniti!».
Il lupo ridacchiò soddisfatto. Non poteva esserci cosa più umiliante per quella insulsa bambina.
Quest’ultima non fece altro che piagnucolare e mangiare tutte le tortine che la mamma le aveva dato per tutto il tragitto.
Le sue urla si sentivano ancora nonostante l’altezza della famosa torre in cui l’avevano lasciata.
«Signor lupo, spero sia soddisfatto» sorrise l’operatore. «Come può vedere siamo riusciti a ottenere giustizia».
«Certo, anche se in effetti per essere completamente soddisfatto manca ancora qualcosa» rispose lui toccandosi la pancia.
«Cosa?».
«Un bel pranzetto» disse balzando repentino sull’uomo e divorandolo.
Il lupo cattivo ottenne così la sua vendetta e anche qualcosa in più. Si incamminò felice verso il bosco con la consapevolezza che sia i grandi sia i piccini potevano essere facilmente manipolati.
Il monito “non fidarsi mai del lupo” non sarebbe mai stato preso sul serio e lui avrebbe potuto così ingrassare alla faccia degli altri e vivere in abbondanza la sua vita.

 

 





Angolo Autrice.
Ciao a tutti! :)
Scusate per il ritardo, ma in questo periodo sono stata parecchio impegnata.
Venendo a questo capitolo, spero di avervi strappato un sorriso.
Per quanto riguarda il prossimo non so quando lo pubblicherò (spero il prima possibile).
Se vi va, fatemi sapere che cosa ne pensate! :)
Saluti,
Violaserena.

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