Skyrim:History of Dovahkiin.

di ElisabethPrime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Skyrim ***
Capitolo 3: *** La Caccia ***
Capitolo 4: *** Helgen ***
Capitolo 5: *** Nuovi Incontri ***
Capitolo 6: *** Whiterun ***
Capitolo 7: *** Jorrvaskr ***
Capitolo 8: *** La fiducia è esenziale ***
Capitolo 9: *** Prova d'Onore ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti. Sono Natasha Optimus e mi sono appena iscritta a Efp ed è da tanto tempo che volevo iscrivermi e ora ci sono... finalmente!. Sono una fan sfegatata di Skyrim e sto facendo una storia sul mio personaggio creato quindi sulla storia ci saranno le mie scelte e non ci sarà solo la storia principale ma anche i Compagni quindi ne succederanno delle belle,non dico niente. Ho intenzione di fare altre storie su: Transformers,The Avengers,Harry Potter,Divergent e sui Licantropi che adoro. Se avete idee scrivetele nelle critiche spero positive anche se so che c'è ne saranno di negative. Natasha Optimus.

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Capitolo 2
*** Skyrim ***


Prima di raccontarvi della mia vita, voglio parlarvi della mia terra natia: Skyrim. Skyrim è la regione più fredda e insidiosa di tutta Tamriel e confina con ben quattro regioni: a est con Morrowind, a sud con Cyrodiil e Hammerfell e ad ovest con High Rock. In questa regione ci sono nove feudi governati dagli Jarl vassalli del Re dei Re: Solitude è la capitale di Skyrim ed è sede della Legione Imperiale; Dawnstar è sede dell’antica base della Confraternita Oscura; Winterhold è sede dell’Accademia dei Maghi; Whindelm è sede della ribelli Manto della Tempesta; Whiterun è sede dei Compagni ed è un ottimo posto per commerciare e trovare ottimi commercianti; Riften è sede della Gilda dei Ladri; Falkreath è sede dell’ attuale Confraternita Oscura; Markarth è una città costruita sulle antiche rovine naniche e scenario della rivolta dei Rinnegati per riprendersi il feudo e infine Morthal una zona paludosa e mite con alto tasso di vampirismo. Skyrim è la patria dei Nord, gente indomita e temprata che da valore ad onore e abilità in battaglia, sono ottimi guerrieri che sanno tirare di spada e arco, sono ottimi commercianti e agricoltori che sanno far crescere erbe e ortaggi in una terra dove prevale la neve che ricopre la regione, ottimi allevatori tanto da conquistare la lealtà degli animali e sono ottimi capi famiglia a cui danno amore e fedeltà. Per quanto queste doti siamo ammirevoli e rispettate i Nord sanno anche essere testardi, orgogliosi, irascibili e rancorosi specialmente per la razza elfica con cui si è scontrata nella Grande Guerra, quindi la mia razza non è tutta rosa e fiori. La maggior parte dei Nord sono biondi d’orati con occhi azzurro cielo…io sono un caso a parte, capelli rosso fuoco e occhi verde smeraldo, ma questo ora è irrilevante. Diciamo che noi Nord non siamo proprio originari di Skyrim, siamo originari di Altmora e siamo stati insediati qui da Ygsramor che chiese ospitalità agli Elfi della Neve, , che accettarono di condividere la loro terra con noi ma credendo che volevamo distruggerli uccisero tutti i Nord che aveva portato nel continente, così tornò ad Altmora per portare con se i Cinquecento Compagni, scacciandoli nel sottosuolo dove con l’inganno dei nani divennero degli esseri orribili: i Falmer che ora odiano la superficie e tutti i suoi abitanti, dopo questa disavventura proclamarono Ygsramor Re dei Re di Skyrim. La mia patria, per quanto ancora scossa per la Grande Guerra, è sempre stato un posto tranquillo e sereno con le sue abitudini, ma da quando è finita la guerra contro il Regno degli Altmeri che ha portato alla sconfitta dell’Impero quella tranquillità tanto conquistata ci è stata portata via dagli Elfi, che ci hanno tolto il Culto di Talos con il Concordato Oro Bianco firmato dall’Impero e questo i Nord non potevano perdonarglielo. Infatti un noto Jarl, precisamente Ulfric Manto della Tempesta che è a capo di Whindelm, credeva che questo Concordato fosse un segno di vigliaccheria e che l’Impero avesse abbandonato a se stessa Skyrim, così un giorno andò a Solitude per conferire con il Re dei Re di Skyrim: Torygg ma invece di parlare con lui lo uccise proclamandosi il legittimo Re dei Re, non si sa con che cosa l’abbia ucciso ma ora è il più noto ricercato di tutta Skyrim se non di tutta Tamriel. Quindi audaci viaggiatori se avete intenzione di visitare questa terra un tempo libera e tranquilla accertatevi di avere una spada al fianco, perché qui troverete solo pericoli ovunque con in corso questa guerra civile e finireste uccisi senza aver fatto niente di male, ma se volete ammirare i paesaggi che possono offrirvi questa magnifica terra state all’erta e seguitemi nella mia storia, che mi ha portato ad essere l’unica speranza per la salvezza di Skyrim…Bè, un Nord non si tira indietro d’avanti a una sfida.

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Capitolo 3
*** La Caccia ***


La caccia. Una delle tante cose che adoro fare perché le faccio con mio padre: Cullen Stanton Rutheford un uomo buono sostenitore dei Manto della Tempesta. Mia madre: Evelyn Wallace pensa che faccia male a schiararsi perché mette in pericolo me e mio fratello: Boromir Wallace che è più grande di me di due anni e che lavora come apprendista fabbro di Riverwood che allora era sotto Riften, ci vogliamo molto bene ma siamo molto diversi: lui è tranquillo, adora i lavori semplici ma a volte è cinico quando le persone del paese hanno brutte intenzioni su di me ed a volte e un donnaiolo; io invece adoro l’avventura, la caccia, la musica e sono a volte scalmanata e mi riesce difficile stare ferma e assomiglio molto a mio padre con cui ho un ottimo rapporto. La caccia dove abitiamo noi è proibita perché la selvaggina come il cervo è riserva dello Jarl di Riften: Bowen il Grande e a noi è solo permesso di cacciare: conigli, volpi e al massimo lupi per difenderci ma poco con cui sfamarci e andiamo avanti a stenti. Quando vado a caccia andiamo sempre di notte per non farci vedere dalle guardie che sorvegliano il paese e che ci metterebbero in prigione. Mi trovavo in mezzo al bosco in silenzio e si sentiva il fruscio delle foglie scosse dal vento e i cervi che bramiscono per trovare la propria compagna e questo mi metteva tranquillità ma allo stesso tempo ansia per troppo silenzio. Ero a caccia di un cervo maschio, io e mio padre ci piace infrangere le regole, e gli correvo dietro da un chilometro con in mano l’arco e una freccia incoccata e lo raggiunsi in una radura con un laghetto e un grande masso che si stava abbeverando, era il momento giusto per scoccare la freccia ma nel farlo urtai un sassolino mettendo in allarme il cervo che vedendomi scappò in mezzo al bosco per un'altra corsa e pensai “No, questa volta non mi scapperai cervo” e li corsi dietro determinata a non farlo scappare. Dopo un po’ lo raggiunsi e decisi di scoccare di nuovo una freccia e stava per arrivargli in testa ma qualcosa si è messo in mezzo tra la freccia e il cervo: una zampa squamosa che teneva tra gli artigli ormai il cadavere del cervo. Ero impietrita di fronte a quella creatura che conoscevo dalle leggende: un drago, erano spariti dalla loro sconfitta dai tempi di Tiber Septim che divenne Talos e alla sua morte divenne un culto ma che l’Impero proibì e divenne la goccia che fece traboccare il vaso per i Manto della Tempesta che divennero feroci contro l’Impero e i suoi sostenitori. Non mossi un muscolo perché temevo che muovendomi mi avrebbe individuata ma non ero più padrona del mio corpo così corsi verso la foresta sperando che non mi avrebbe seguita ma ovviamente non ci arrivai perché appena mi vide mi bloccò con la cosa squamosa non lasciandomi via di fuga, inghiottì e mi girai e quello che vidi mi fece gelare il sangue: due occhi di ghiaccio con le pupille ridotte a piccole fessure sottilissime e la vidi come la pericolosa bestia che è, senza rimorso e pietà. Ero immobile aspettando il momento che avrebbe aperto le fauci per uccidermi ma invece di farlo avvicinò tranquillamente il suo muso e per un momento mi definì pazza perché lo sentì parlare in lingua dragonica ma io capì tutto: Anima Coraggiosa e Ardente di Sacrificio. Salve a te Sangue di Drago. Non credetti a quello che sentì, il drago aveva parlato e io avevo capito ogni cosa e fui sorpresa e spaventata allo stesso tempo. Ad un certo punto il drago spalancò la bocca e fui pronta a ricevere il colpo ma invece di inghiottirmi emise un getto di ghiaccio che mi fece balzare lontano facendomi svenire e il drago volò via con il cervo tra le zampe. -Natasha svegliati…-. Mio padre…la sua voce mi arrivò ovattata e con fatica aprì gli occhi e mio padre sospirò –Per fortuna sei viva-. -P…Papà!-. -Si sono io tesoro, come ti senti?-. Mi toccai la testa e dissi – Ho tanto male alla testa e mi sento debole-. Lo guardai e lo vidi preoccupato –Sto bene possiamo continuare la caccia-. -Come continuare!-. -Si non abbiamo preso niente-. -Tesoro fra poco è l’alba e dobbiamo andare a casa prima che le guardie ci vedano-. -Come l’alba!-. -Si non ti ricordi niente?-. Da quando ho scoccato la freccia non mi ricordo un accidenti –Non…mi…ricordo-. -Non importa, l’importante è che stai bene e che non sei ferita-. -Come ferita!-. -Quando ti ho trovata vicino a te c’era una pozza di sangue ma ti ho controllata e non era tuo-. Poi mi prese in braccio e affondai il viso nel incavo del suo collo e dissi con il singhiozzo –Mi dispiace papà ti ho deluso-. -No Natasha non mi hai deluso, preferisco avere mia figlia che uno stupido cervo…comunque sono io che sono uno stupido che ti ho portata con me che hai solo diciotto anni-. Volli replicare ma ero troppo debole e mi addormentai.

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Capitolo 4
*** Helgen ***


Erano due giorni che viaggiavo su quel maledetto carro che mi stava trasportando alla mia esecuzione con altri prigionieri: due Nord e uno aveva vestiti regali e un Bretone che non faceva altro che lamentarsi. Ad un certo punto il Nord con la divisa dei Manto della Tempesta e capelli biondi mi rivolse la parola –Pss! Hei tu!-. Io che mi guardavo i piedi alzai la testa e lui continuò –Il mio nome è Ralof Hoffman il tuo?-. Non feci in tempo a rispondere, non che volessi farlo, che il Bretone disse –Che importa moriremo tutti-. -Come ti chiami?-. -Lokil Drimwoll-. -Come mai ti hanno preso?-. -Volevo abbandonare Skyrim-. Lui annuì e Lokil chiese – Come mai lui è imbavagliato?-. Indicando il Nord con le vesti regali e Ralof rispose –Quello d’avanti a te è lo Jarl di Whindelm: Ulfric Manto della Tempesta-. Quel nome mi fece rabbrividire sapendo che aveva tolto tante di quelle vite inutili solo per la sua idea del cazzo che Skyrim doveva essere libera dall’Impero facendo della nostra terra un campo di battaglia dove lui crede di vincere. Il Bretone disse – Quello che ha ucciso il Re dei Re!-. Finalmente ci è arrivato!. Il Nord si rivolse a me –Allora ti decidi a dirmi il tuo nome?-. Io lo guardai torva e con un po’ di acidità nella voce risposi –Natasha Wallace-. -Come mai sei stata presa?-. -Quante domande- dissi ironica. -Siamo nella stessa banda amica!-. Vorrei ardentemente dirgli che non è vero, che io ci sono finita per errore mentre lui e il suo capo bastardo ci sono finiti perché meritano di esserci ma scartai questo desiderio e dissi –Anche io stavo per abbandonare Skyrim-. -Come mai?-. -Questo non è affar tuo Manto della Tempesta-. -Come vuoi-. Il soldato imperiale che guidava il carro gridò –State zitti la dietro!-. Evidentemente non gradisce la conversazione di Ralof e dovetti dargli ragione così decisi di chiudere gli occhi. Dopo non so, dieci minuiti, Ralof mi tirò un calcio nei piedi svegliandomi con una voglia matta di prenderlo a pugni finche non lo vedo sanguinare ma a malavoglia mi trattenni nel farlo. Guardai i dintorni e vidi una fortezza con guardie imperiali sui torrioni con arco in mano e Ralof disse –Helgen grandioso-. Lokil chiese –E’ dell’Impero?-. -Si, non ci cedo morirò in una città dell’Impero-. A me faceva ne caldo ne freddo, mi sono rassegnata al mio destino e non mi importava un accidente se morivo in una città dell’Impero o dei Manto della Tempesta. Al entrata passammo d’avanti un uomo con bianchi e con una corazza d’oro segno della sua alta carica e infatti avevo ragione perché quando gli passammo d’avanti Ralof disse –Generale Tullius che onore avere òa vostra presenza ogni tanto-. Lui con una faccia imperturbabile disse –Ralof sarà un onore vederti tagliare la testa traditore-. Lui rise –Io sarei un traditore? Io combatto per liberare Skyrim dalla vostra tirannia Tullius tienitelo bene a mente-. -Lo farò, ma fra poco la tua testa sarà mozzata e avremo un parassita in meno e non preoccuparti dopo di te verrà il tuo fottuttissimo capo e ritornerete insieme-. -Fanculo Tullius – e ci allontanammo da lui e quando fummo abbastanza lontano dissi – La vuoi piantare!-. -Di fare cosa?-. -Allora sei più imbecille di come sembri-. -Ripeto: di che cosa?-. -Stiamo per morire e non hai un briciolo di dignità di sapere quando smettere-. -Ho la dignità di continuare a combattere per ciò che credo giusto-. -Pere cosa? Per la libertà di Skyrim?-. -Si-. -Stavamo bene prima che iniziaste questa maledetta guerra…-. -Se secondo te stavamo bene con le regole che ci imponevano l’Impero sei folle, tu Lokil che ne pensi?-. -Penso che prima che arrivaste voi potevamo lasciare e tornare a Skyrim quando volevamo ma ora invece per impedire a voi Manto della Tempesta di fuggire arrestano tutti quelli che attraversano il confine-. -Lasciamo perdere, siete ignoranti-. Io dissi –No comment Ralof – e restammo zitti. Arrivammo d’avanti a due imperiali:una donna e un uomo con un libro e una penna d’oca in mano e il conducente del carro disse –Scendete- e lo facemmo. Scesi l’uomo con il libro in mano disse –Bene ora vi chiamerò uno ad uno e poi seguite il Legato Rikke – poi aprì il libro e chiamò –Lokil da Rorikstead- e il Bretone che pensavo non così stupido cominciò a correre gridando –Non voglio morire! Non voglio morire!-. Il Legato Rikke gridò –Arceri!-. E loro senza esitare scoccarono la freccia che si conficcò nella schiena di Loki che cadde a terra morto e lei continuò –Ecco che succede a chi vuole scappare- e poi fece cenno all’uomo di continuare –Ulfric Manto della Tempesta Jarl di Whindelm -. Lui fece un verso ma avendo la benda sulla bocca non si capì niente e Rikke disse –Finalmente avrai ciò che meriti Ulfric – e un soldato lo scortò distante da noi e l’uomo continuò –Ralof Hoffman di Riverwood – e lui passando d’avanti a Rikke non resistette ad aprire la bocca –Ti avverto Legato,prima o poi gli abitanti di Skyrim capiranno che stanno sotto una tirannia e dovrete affrontare le conseguenze-. -Non sono io che servo un pazzo, portatelo via!- e due soldati lo portarono accanto ad Ulfric. L’uomo guardò prima me e poi il libro e mi chiese –Come ti chiami e dove sei nata prigioniera?-. -Mi chiamo Natasha Wallace e sono nata a Riverwood-. Lui riguardò il libro e chiamò la donna –Legato Rikke questa prigioniera non è nella lista-. Lei guardò il libro e poi me e disse –Non cambia niente, va al ceppo lo stesso-. -Ma signore…-. -Fa come ho detto!-. Lui sospirò e mi guardò –Mi dispiace ma almeno morirai nella tua terra natale, segui il Legato Rikke-. Quell’uomo era gentile e mi ispira simpatia e quindi seguì Rikke senza storie per l’esecuzione. Ci portarono d’avanti un grande torrione dove il boia stava aspettando la sua vittima con l’ascia in mano e il Legato Rikke chiese –Chi vuole essere il primo?-. Nessuno di noi si mosse quando un Nord dell’altro carro disse –Io e facciamola finita-. -Come desideri-. Il Nord andò d’avanti al ceppo e vi ci si posò ,il boia alzò l’ascia e sferrò il colpo fatale e la sua testa cadde su una cesta di legno. Nella fortezza cadde un silenzio tombale ma ad un certo punto si sentì uno strano ruggito di cui cominciò a venirmi a memoria un evento che credevo sepolto ma era più una sensazione invece gli abitanti di Helgen e i soldati questo ruggito metteva a disagio, l’uomo di prima chiese –Che è stato?-. Il Legato Rikke che guardava il celo disse –Non importa continuiamo- poi mi guardò –Tu Nord stracciona tocca a te-. Io inghiottì ,fin poco tempo fa non mi importava niente di morire ma ora che tocca a me ho una paura matta della morte ma ormai è tardi così mi avvicinai al ceppo e mi abbassai, per fortuna avevano tolto la testa mozzata del Nord, ma non bastò per farmi passare la paura e attendei il colpo fatale, avrei raggiunto mio padre a Sovngarde per stare insieme per sempre, ma quel colpo non arrivò mai perché si sentì un grande tonfo che fece tremare la terra e barcollare il boia che cadde così decisi di alzarmi e quello che vidi mi fece raggelare il sangue: un drago nero come le tenebre e gli occhi rossi iniettati di sangue era appollaiato sul torrione che ci guardava con appetito e nessuno fece in tempo a fare niente che il drago spalancò la bocca emettendo getti di fuoco incendiando le case e noi cominciammo a sparpagliarci per non farci uccidere. Entrai nel torrione, mossa stupida comunque, e mi trovai con Ralof e altri due prigionieri dei Manto della Tempesta che appena mi vide disse –Grazie a Talos sei viva!-. Io mi sforzai di sorridere –Sembra di si, tutto bene?-. -Il corpo si ma l’anima meno, dov’è Ulfric? Devo trovarlo-. -Lascia perdere, sarà scappato-. -Non posso, come suo soldato ho il dovere di cercarlo-. Io avvicinai il mio viso al suo quasi sfiorandoli il naso e dissi –Il tuo dovere è pensare prima alla tua di vita e quando sarai al sicuro andrai a cercarlo-. -E’ vigliaccheria questa-. -Sopravvivere non è codardia Ralof, rispondi a questa domanda: come farai ad aiutare Ulfric da morto?-. Lui restò zitto per alcuni secondi in cui si sentiva tutto il baccano che c’era fuori e poi rispose –A niente-. -Quindi penserai prima alla tua vita e poi andrai a cercarlo perché non gli servi niente da morto, sono stata abbastanza chiara?-. Lui annuì e disse –Bene, direi di salire in cima al torrione-. Un soldato dei Manto della Tempesta disse –Sei pazzo!-. Io intervenni –Ralof a ragione, se andiamo in alto abbiamo più possibilità di riuscire a vedere meglio il posto adatto per fuggire-. -No lo metto in dubbio ma c’è il drago-. -Lo dobbiamo correre questo rischio-. Nessuno si mosse allora Ralof disse –Sentite non vi obbligo a venire ma io e Natasha andiamo sopra al torrione, chi vuole viene se no ceste, non vi reputerò codardi-. Nessuno si mosse e capendo che nessuno di loro ci avrebbe seguito corremmo su per le scale per salire in cima. Eravamo a metà strada quando una parete del muro del torrione crollò facendo entrare la luce non del sole ma del fuoco appiccato dal drago che stava appollaiato su un torrione più basso che cercava di distruggere ogni cosa senza che minima pietà. Ad un certo punto sentì Ralof dire –Maledizione!-. -Che è successo?-. -Il passaggio è bloccato dalle macerie-. -Ci siamo bloccati…merda!-. Ci guardammo in giro e ad un certo punto lui gridò –Guarda!- e indicò una cosa fuori dal grande buco sul muro e seguendo la direzione del suo dito vidi una casa con il tetto scoperto e una grande terrazza e chiesi –Che hai in mente?-. -Saltiamo sulla terrazza e da li dritti al portone per la nostra meritata libertà-. Vorrei che ci fosse un altro modo ma in mezzo a tutto questo fracasso non mi viene in mente niente e dovetti concordare con lui che mi fece cenno di saltare per prima e quando saltai dissi –Femminuccia!-. E atterrai con una capriola che mi attutì la caduta e quando mi alzai gridai a Ralof –Salta!- e lui fece per prendere la rincorsa quando un getto di fuoco gli parò la strada e quando il fuoco si diradò gridai –Salta!-. -Vai avanti io trovo un'altra strada-. -Ma…-. -Non discutere vai!-. Io non potei altro che obbedire e uscì di corsa dalla casa che poco a poco si stava incendiando distruggendo il tetto di fieno. Uscita vidi tutto distrutto e corpi senza vita a terra con gli occhi aperti che si leggeva ancora il terrore di ciò che hanno visto, guardando in torno vidi l’uomo gentile di prima così decisi di raggiungerlo. Appena arrivata mi vide e disse –Sei viva, grazie e Kynareth-. Io sorrisi –Ti sono mancata?-. -A dire il vero si, sei sparita e non ti ho più vista-. -Mi ero rintanata in quel torrione ma dopo sono riuscita a scappare-. -Sei sveglia non c’è che dire-. -Grazie- Lui mi rivolse un sorriso da abitante di Skyrim e non da soldato poi si rivolse agli altri prigionieri –Io devo riunirmi al Generale Tullius e agli uomini rimasti per attaccare voi restate qui al sicuro- loro annuirono impauriti e di certo non se lo fecero ripetere, poi mi riguardò e disse –Tu vieni con me-. -Perché?-. -Vieni e basta- e io non discutei oltre e lo seguì. Corremmo fino a che non avevo più fiato in corpo e le gambe doloranti per quello che aveva l’aria di un campo di battaglia e arrivammo da un soldato che era accucciato dietro un grande masso che appena ci vide disse –Capitano è vivo!-. -Si Lars -. Poi mi guardò e chiese –E lei?-. -E’ un amica- e mi sorrise ancora e lo ricambiai poi chiese –Dov’è il Generale Tullius?-. -Non lo so Capitano l’ho perso di vista all’inizio dell’attacco, molti dicono che stia tornando a Solitude-. Io chiesi –E1 fuggito?- ma appena lo chiesi mi morsi l’interno della bocca. -No, è tornato a Solitude per avvertire lo Jarl-. Io annuì e poi lui continuò –Bene Lars supponendo che il Legato Rikke sia andata con lui siamo qui da soli in balia della morte che sprigiona quel drago quindi essendo che vorrei evitare altri morti ce ne dobbiamo andare da qui e subito-. -Ma Helgen…-. -Helgen è perduta Lars, possiamo solo salvare le vite di tutta questa gente è questo l’importante quindi mettiamoci all’opera-. -Si Capitano-. -Il drago vuole vederci tutti morti, non lasciamoli questa soddisfazione- li diede una pacca sulla spalla e mi disse –Muoviamoci!- e ricominciammo a correre. Arrivammo d’avanti un altro torrione e in modo sarcastico dissi –Non sono uscita da un torrione per entrare in un altro-. Lui mi guardò –Non preoccuparti è la nostra via di fuga-. -Non vedo l’ora di andarmene da qui-. -Non sei l’unica, sai…-. Ad un certo punto una voce che conoscevo bene disse –Guarda chi si vede il cagnolino di Rikke-. Lui si girò e disse –Ralof!-. Lui fece un ghigno che odiai subito e disse –Pensavi che fossi morto è?-. -Effettivamente si, ma a quanto pare hai sette vite come i gatti-. -Si e i gatti hanno sempre amici- dette queste parole alle sue spalle apparvero due Manto della Tempesta che avevano le spade in mano pronti a combattere. Appena il mio amico li vide mi fece segno di stare dietro di lui e obbedì e lui estrasse la spada –Sta dietro di me amica mia-. -Hadvar! Lasciala in pace non hai nessun controllo su di lei-. -E non l’hai nemmeno tu Ralof quindi sta indietro-. Ralof non si mosse di un centimetro e il mio amico chiese –Che hai intenzione di fare?-. -Di andarmene da qui e tu non puoi fermarmi-. -Fa come vuoi, spero che muori nel tentativo-. Ralof rifece il ghigno, poi mi guardò e disse –Natasha vieni qui!-. Io scossi la testa e non mi mossi –Non hai nessun controllo su di me-. -Non vorrai stare con lui, è uno dei cattivi-. -Dal mio punto di vista non lo è-. -Fai come vuoi ma sappi che saremo pronti ad accoglierti tra noi se vorrai- e detto questo si diresse con i suoi amici fuori dal portone ormai distrutto per andare in mezzo al bosco lasciandosi alle spalle Helgen e l’avremmo fatto anche noi. Entrati vedemmo una stanza piena di letti e bauli, sarà stata la camerata per le guardie, e mi accorsi solo ora di avere ancora i polsi legati e dissi –Almeno ora siamo al sicuro da quel coso-. -Già…Era un drago-. -A quanto pare si, sono ancora in giro quei rettili troppo cresciuti-. -Io…Non ci posso ancora credere, se è vero che sono tornati Skyrim è nei guai fino al collo-. -Non c’è dubbio ma dobbiamo tenere il sangue freddo e non lasciarci abbattere e come hai detto tu non lasciamoli la soddisfazione di vederci morti-. Lui mi sorrise con gratitudine e io mostrandogli i polsi legati dissi –Si potrebbe fare qualcosa per questi polsi legati?-. Lui li guardò e rispose –Certo scusa- prese un cortellino appeso alla cintura e tagliò la corda –E’ meglio che ti metti dei vestiti e che prendi un arma, non si sa che troveremo-. -Dici che troveremo resistenza?-. -Non ne dubito, qui sotto ci sono passaggi segreti che conducono fuori e non sappiamo quanta resistenza da parte dei Manto della Tempesta troveremo perché come so che esiste questo passaggio l’avranno scoperto pure loro e non aspettarti un’accoglienza calorosa-. Io mi diressi al primo baule che vidi e l’aprì e trovai una spada di ferro e la divisa dell’Impero, mi guardai intorno e non vidi posti dove cambiarmi così a togliermi i vestiti logori che avevo ma vidi che il mio amico mi guardava e dissi –Scusami ma dovrei cambiarmi, se tu potresti…-. -Certo, perdonami- e lo vidi arrossire prima che si girò e sorrisi. Finito di cambiarmi gli posai una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione –Sono pronta-. Lui si girò e appena mi vide sgranò gli occhi e disse –Wow! La divisa ti sta…D’incanto-. Sta volta fui io ad arrossire –Grazie…Ha! Nel baule ho trovato queste chiavi, potrebbero essere utili?-. Lui le prese e disse –Saranno le chiavi della porta-. -Bene, per fortuna le ho trovate-. -Già- stava per avviarsi alla porta quando tornò indietro e disse –Che stupido non ci siamo presentati, io sono il Capitano Hadvar Campbell-. Mi porse la mano e la strinsi –Natasha Wallace-. -Natasha…Bel nome-. -Anche il tuo-. -Grazie, ora è meglio che andiamo-. -Si forse è meglio-. -A proposito sai usare la spada?-. -Ho una certa familiarità con le armi-. -Una donna guerriera, mi piace-. -Pensavi di dovermi insegnare a usare la spada?-. -In tutta onesta lo credevo, non ci sono tante donne che adorano la spada perché di solito fanno merletti e cucito-. -Non sono tra quelle, odio i merletti-. Lui rise – Guardandoti non sembri fatta per i merletti dopo tutto-. Io sorrisi –Già…Andiamo avanti?-. -Ma certo e ricorda, tieni gli occhi aperti-. Annuì e aprì la porta. Scendemmo delle scale buie e umide che mi facevano venire i brividi e ad un certo punto Hadvar disse –Non ti ispira molta fiducia-. -A dirla tutta no-. -Porta pazienza, usciremo presto di qui-. -So il fatto mio-. -Bene, adoro le donne come te ma non preoccuparti non ti sto corteggiando-. Non dissi nulla e quando arrivammo in una grande stanza una voce attirò la nostra attenzione –Guarda, guarda chi si vede, l’Imperiale si è portato l’amichetta-. Poi ne giunse un'altra –Will è la prigioniera che era con Ralof sul secondo carro-. Ci girammo sguainando le nostre spade e vidi un uomo alto e corpulento che mi guardava attentamente e disse –Si hai ragione Balin-. L’altro che doveva essere Balin era un uomo basso e mingherlino disse –Che ci fa con l’Imperiale?-. Io risposi –Perché mi va e perché lo vedo più sveglio di voi-. Il più grosso disse –Forse ma spero sai che è dell’Impero-. -Me ne sono accorta ma a me non importa perché mi ha salvato la vita e nessuno di voi Manto della Tempesta ha alzato un dito per aiutarmi-. -Ogni uno pensa per se ragazza-. Hadvar rise e disse –Ecco a te quelli che dicono di combattere per Skyrim e tutti i suoi abitanti e altruisti, in verità sono dei vigliacchi ed egoisti e pensano solo a salvare la loro pellaccia-. -Hei! Attento a come parli-. -Non ho intenzione di farmi fare la predica da due traditori scemi come voi-. Will fece un ghigno e disse –Ti facciamo vedere chi è il vero scemo qui, in due contro uno non hai speranza-. Io decisi ad intervenire –Due contro due-. -Non picchiamo una donna-. -Temo che dovrai farlo perché non hai scelta, pensavo di risolverla con le buone ma le vostre teste da ghianda non ci arrivano-. Con una smorfia rabbiosa dipinta in faccia disse –Capisco perfettamente invece, sei una traditrice-. Poi guardò il suo amico –Balin pensa alla donna, io penso all’Imperiale-. Lui mi guardò e disse –Will non c’è un altro modo?-. -No non c’è, sono traditori e sai che noi dobbiamo fermare i traditori-. -Giusto- ed entrambi sguainarono la spada e cominciò il putiferio. Come ho detto Balin era basso e mingherlino e mi stupì che riuscisse a combattere tirando su quella spada che era sproporzionata confronto a lui così dissi – Ora che ti guardo bene sei un nano-. -Come hai detto scusa!-. -Nano-. -Ti faccio vedere io chi è il nano donna!-. E cominciò a tirare fendenti quasi a casaccio che le schivai con facilità –Stiamo giocando ad “Acchiappa la donna” per caso?-. -Ti faccio vedere io come gioco-. E le nostre spade si scontrarono e si senti come il ferro si abbattè sul ferro e mi stupì come erano ben bilanciate le spade e poi dissi –Come va Hadvar?-. -Non c’è male tu?-. -Me la cavicchio, ho a che fare con un nano che mena fendenti a casaccio-. -I0 ho a che fare con un gigante che si muove a una velocità di una balena-. -Ci stanno facendo perdere tempo-. -Già, mettiamoli a tacere e andiamocene-. Will che non smetteva di combattere disse –Ti assicuro che sarà difficile farci tacere Hadvar-. -Non ci scommetterei bestione- e ricominciammo a combattere con più ferocia di prima. Anche io ebbi il mio da fare, Balin tirava fendenti a casaccio ma era difficile penetrare nella sua guardia, ma ad un certo punto parve stancarsi perché la potenza dei fendenti diminuì nettamente così al medesimo fendente lo bloccai e feci tanta pressione che lo mandai di lato e gli conficcai la lama della mia spada nella pancia e lo senti rontolare –Non…Ci…Credo…Mi sono…fatto…uccidere…D…Da…Una donna-. -Fatti piacere l’idea ciccio , ti sei fatto battere da una donna- e cadde a terra privo di vita in una pozza di sangue con gli occhi aperti e la morte dipinta in faccia, poi mi girai verso Hadvar che era occupato ancora a combattere contro il mastodonte –Hadvar ti serve una mano?-. -Come hai già finito?-. -Si, non sorprenderti -. -Complimenti, credo di farcela-. -Come desideri, io mi siedo- e trovai una sedia e mi sedetti godendomi la scena. Il combattimento andò avanti ancora per un po’ in cui nessuno dei due parve prevalere sull’altro, Will era alto e forte mentre Hadvar aveva una maestria straordinaria che lo rendeva un nemico temibile quasi quanto lui, ad un certo punto dissi –Hadvar se tu hai finito dovremmo andare-. -Non preoccuparti, penso io a questo bestione-. -Lo vedo, lo vedo-. Passò un altro po’ e ancora nessuno prevaleva sull’altro –Hadvar?-. -Un attimo!-. -L’hai detto anche qualche minuto fa e siamo ancora allo stesso punto di prima-. -Lo so ma…-. Non finì la frase che fu sbalzato all’indietro dal suo avversario, “Stiamo perdendo tempo inutile” così vedendo l’uomo indietreggiare li feci lo sgambetto che finì a pancia all’aria e gridai –Hadvar! Adesso!-. Lui si rialzò e corse verso di lui prima che si rialzasse e gli conficcò la spada in pieno cuore e non si mosse finche non gli vide l’anima –Sei spietato lo ammetto-. -Bisogna esserlo con loro, comunque te l’ho detto che lo battevo-. -Si, si si è visto-. -Si! Prendi in giro ma tu avevi un avversario decisamente più piccolo del mio-. -Non centra la stazza dell’avversario-. -In battaglia centra sempre-. -No, devi pensare fuori dagli schemi-. -Che intendi?-. -Mio Dio! Devo spiegare ha un soldato come si fa-. -Io non lo so, mi dispiace-. -Voi avete combattuto con le spade come deve essere fatto, vedendo che avevate la stessa maestria e forza uguale ho visto che stava indietreggiando e avresti avuto la vittoria assicurata se perdeva l’equilibrio e cadeva e ho agito-. -Questo è barare-. -No non lo è, ricordati che i tuoi nemici non saranno leali quanto te quindi agisci per primo-. Rimase in silenzio per apprendere il mio ragionamento poi disse –Hai ragione Natasha, sei una grande stratega e saresti un ottimo soldato-. -Grazie Hadvar ma ora abbiamo perso troppo tempo e dovremmo proseguire-. -Hai ragione andiamo- e con le spade sguainate e allerta proseguimmo la strada. Passammo stanze dei dormitori, vicoli, cunicoli e prigioni e in tutti questi posti c’erano Manto della Tempesta ostili e pochi Imperiali che cercavano di tenergli testa e io e Hadvar ci fermammo ad aiutarli di buon grado e alla fine arrivammo in una caverna con un piccolo ruscello e tante stalattiti e stalagmiti con una calma surreale e Hadvar disse –Stai attenta Natasha, in queste caverne di solito ci sono orsi-. -Orsi?-. -Si orsi, animale grosso con zanne, mai visto?-. -Si che l’ho visto non sono mica stupida, solo non capisco come ha fatto ad arrivare fino a qui-. Lui indicò verso sinistra dove vidi chiaro –Li c’è l’uscita-. -Hai un ottimo occhio Hadvar-. -Grazie, consiglio di muoverci nell’ombra finche c’è possibile-. -Concordo, chi va avanti?-. -Vado io tu stammi attaccata okey?-. Io annuì e in fila indiana ci muovemmo nell’ombra, ma ad un certo punto si sentì un ruggito che associai subito a un orso –Che ti avevo detto Natasha? C’era un orso, vieni cerchiamo di aggirarlo-. Invece di andare dritti aggirammo il suo giaciglio su cui dormiva e imboccammo il cunicolo dell’uscita. Eravamo a metà strada quando Hadvar chiese –Posso farti una domanda?-. -Certamente-. -Dove hai imparato ad usare la spada?-. Mi bloccai all’istante sul posto incapace di muovermi e Hadvar se ne accorse perché venne da me –Tutto bene?-. -Come mai me lo chiedi?-. -Legittima domanda se ti sei fermata…-. -Non questa ma dove ho imparato ad usare la spada-. -Curiosità, hai una maestria incredibile quando la brandi, essendo una civile volevo solo scoprire chi ti ha insegnato ma se per te è un fastidio lascia perdere-. Io smisi di stare sulla difensiva, sospirai e dissi –Mio padre mi ha insegnato ad usare la spada, ti basti questo e niente più domande intesi?-. -Intesi, ma tuo padre dov’è?-. Volevo ribattergli in malo modo ma lui è l’unico che mi ha aiutato e mi ha salvato da quell’orrore, glielo dovevo. -Senti Natasha se è una domanda scomoda per te non…-. -E’ morto-. -Mi dispiace molto-. -Ucciso dai Manto della Tempesta-. -Ecco perché gli odi-. -Si li odio ma a volte provo solo pietà e compassione per loro, sono degli ingenui-. -A volte penso che si potrebbe raggiungere un accordo di pace ma sono testardi e non puoi ragionare con loro, preferiscono la guerra che raggiungere un accordo quindi ci ho rinunciato-. -Hai ragione ed è per questo motivo che devi continuare a contrastarli-. -Deduco che sei diventata una nostra sostenitrice-. -Se vuoi metterla cosi si lo sono-. Lui mi dette una pacca sulla spalla e disse –Sono contento, vieni usciamo da qui- e corremmo fuori da quella caverna sudicia. Usciti il cielo era limpido con un sole splendente e gli uccelli che cinguettavano ignari di quello che era accaduto ad Helgen e dissi –Aria, amata aria-. -Cielo, amato cielo…e a proposito di cielo abbassati!- e ci accucciammo dietro un masso e mi accorsi che sopra di noi apparve il drago nero volare a Nord-Est sicuramente per distruggere altre città. Alzatici con un po’ di paura in faccia ci guardammo e ridemmo, anche se non c’era niente da ridere per quello che era successo e Hadvar disse –Per fortuna che se ne è andato ma non credo che sia il caso di restare a vedere se torna, a quanto pare siamo gli unici sopravvissuti Natasha-. -A quanto pare si, per te però c’è qualche possibilità che qualcuno sia sopravvissuto alla strage?-. -Può essere, spero di si se no è una grande perdita per l’Impero-. -E anche di tutta la gente di Helgen-. -Si, senza contare loro-. -Dobbiamo avvertire lo Jarl di Whiterun, stava andando da quella parte-. -Sarà meglio, io vado a Solitude ad avvertire il Generale Tullius sugli ultimi eventi tu vai a Whiterun ad avvertire lo Jarl sei d’accordo?-. -Certo, forse non è il caso di viaggiare insieme-. -Già, volevo dirti che oggi non c’è l’avrei fatta senza di te-. -Lo stesso vale per me, sei l’unico che non mi hai trattato da criminale-. Lui mi sorrise e mi posò le mani sulle spalle –Senti lo so che non ti abbiamo fatto una buona impressione oggi ma ti vorrei fare una proposta-. -Di che tipo?-. -Di unirti alla Legione Imperiale, all’Impero farebbe comodo una come te, coraggiosa tenace come te e sinceramente non mi dispiacerebbe rivederti…un'altra cosa quando passi per Riverwood vai da mio zio Alvor ti aiuterà-. -Ci penserò e grazie di tutto- e ci abbracciammo come fossimo vecchi amici che si ritrovano e staccatoci cominciò a correre per raggiungere Solitude. Avevo giurato di non rimettere più piede a Riverwood ma Skyrim è in pericolo quindi non ho scelta.

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Capitolo 5
*** Nuovi Incontri ***


La strada per Riverwood la so a memoria ma oltre alla strada mi ritorna a memoria gli orrori che ho subito qui e una parte di me vorrebbe girare i tacchi e andarmene mandando a fanculo lo Jarl ma non posso per due motivi: primo tradirei la fiducia di Hadvar e secondo ne andrebbe del mio onore essendo che noi Nord ci importa moltissimo dell’onore quindi sforzo il mio corpo a continuare, anche se mi dice il contrario. Riverwood era come quando ero piccola: una locanda, un emporio, una segheria, un fabbro e le case dei cittadini, non è cambiata affatto in dieci anni così mi posso orientare perfettamente, solo ora mi accorgo di avere in dosso ancora la divisa imperiale quindi entro all’emporio dei Valerius. Entrata vidi un uomo al bancone e una donna che spazzava, suppongo che sono i figli di Bor Valerius: Lucan Valerius e Camilla Valerius e ad un certo punto Lucan mi vide e disse –Natasha? Natasha Wallace?-. Io mi sforzai di sorridere, da piccoli giocavamo insieme a mamma casetta: io facevo la mamma, Lucan il papà e Boromir e Camilla i nostri figli e il loro padre ci faceva giocare in soffitta così dissi –Si proprio io, ciao Lucan- poi mi rivolsi a sua sorella –Ciao Camilla-. Lei sorrise –Ciao Natasha come va?-. -Non c’è male anche se è mancato poco che mi giustiziassero-. Lucan chiese –Giustiziassero?-. -Si cercavo di lasciare Skyrim ma al confine mi hanno preso-. -Fortuna!-. -Già fortuna-. -Ti sei alleata con l’Impero?-. Mi guardai i vestiti –No scappando me ne sono appropriata, ma me l’hanno proposto-. -Chi te l’ha proposto?-. -Hadvar Campbell-. -Haa! Il nipote di Alvor Campbell-. -Si, sai dirmi dov’è?-. -E’ il nuovo fabbro di Riverwood-. -Dov’è finito Jeffry Vega?-. -E’ morto due anni fa Natasha-. -Mi dispiace molto-. -Non preoccuparti, cosa hai risposto?-. -A cosa?-. -Per la proposta-. -Gli ho detto che ci avrei pensato-. Lui annuì –Boromir? Non è con te?-. -No-. -Come mai?-. -A preso un'altra strada-. -In che senso?-. Lui è stato uno che faceva un sacco di domande e non ti mollava finche non le riceveva, Boromir mi ha abbandonato cinque anni fa dopo che abbiamo salvato mia madre dal luogo in cui la rinchiudevano insieme ad Alice Valerius una nostra alleata di cui mio fratello si innamorò, mi ha detto che andava a scoprire nuovi spostamenti dei ribelli e da allora non ho più sue notizie quindi penso che mi abbia abbandonato o che è morto ma ha me non importa più quindi rispondo –Se ne è andato lasciandomi sola-. -Mi dispiace molto Natasha-. -Odio essere compatita Lucan-. Camilla intervenne –Quello che intendeva mio fratello è che eravate molto legati-. -Si, si è visto e comunque non mi importa più-. Lucan chiese –Che ti porta qui a Riverwood?-. -Devo trovare Alvor-. -Perché?-. -Mi è stato detto che mi avrebbe aiutato-. -Lo farà dicerto, che possiamo fare per te?-. -Mi servirebbe una corazza ma non ho septim con cui pagare-. -Non servirà, basta che ti fai vedere ogni tanto-. -Non posso accettare Lucan-. -Mi offendo se rifiuti, sei una persona onesta e mi fido di te-. -Non so che dire-. -Di che accetti e finiamola qui-. -Va bene-. -Perfetto te le vado a prendere- e sparì dietro a una porta. Ad un certo punto Camilla disse –Tua madre si è trasferita qui a Riverwood lo sapevi?-. Dopo averla salvata ho perso i contatti con lei quindi rispondo –No non lo sapevo, come sta? Dove abita?-. -Sta bene, ci fornisce di ortaggi e noi gli diamo il pane e ha ricostruito la vostra vecchia casa e ci è andata ad abitare-. Mi nasce un brivido che si propaga in tutto il corpo come se fosse passato dall’eletricità ed evidentemente Camilla se ne accorse perché mi chiese –Tutto bene Natasha?-. -Si tutto bene, grazie di avermi avvertita-. -Per me è un piacere Nat-. -E’ da tanto che non mi chiamano Nat-. -Davvero?-. -Si, era abitudine di Boromir chiamarmi Nat e…di mio padre-. -Ti da fastidio?-. -No certo che no Camilla, è solo che è da cinque anni che nessuno mi chiama così ecco tutto…Camilla posso chiederti un favore?-. -Ma certo parla pure-. -Non dire niente a mia madre che sono passata-. -Perché?-. -Un problema personale e in più ora ho da fare e ci vado più tardi quando ho tempo-. -Va bene non diremo niente-. Ad un certo punto dalla porta venne fuori Lucan con cinque armature –Ti ho portato tutte le armature che ho in bottega scegli pure-. Mi avvicinai al bancone e guardai le corazze: la prima era una di ferro, meno resistente e quindi la scarto; la seconda era sempre di ferro ma borchiata anche questa la scarto; la terza era di pelle, bella ma non ti protegge un cavolo; la quarta era di pelliccia, idem come quella di pelle e la quinta era d’ acciaio, questa mi ispirava di più perché era resistente e protetta –Credo che scelgo questa-. -Bene prendila pure e fatti vedere ogni tanto-. -Sarà fatto, c’è un posto dove posso cambiarmi?-. Camilla rispose –Va pure in camera mia-. -Grazie- e salì in soffitta dove c’era la sua camera. Quando la misi mi guardai allo specchio e quando lo feci quasi non mi riconobbi, la corazza come ho detto era d’acciaio, il corpetto era rivestito d’acciaio e sotto pelliccia e sulle spalle ci sono i copri spalle, il sotto era di pelle, stivali imbottiti e guanti senza dita di pelliccia rivestiti d’acciaio, prima di adesso non ho mai portato una corazza, solo vestiti e ora sento che non me ne potrò più liberare e decido di scendere, devo avvertirli del drago. Scesa Lucan disse –Stai bene Natasha davvero-. -Grazie-. Ad un certo punto Camilla disse –Lucan chiediglielo -. -Chiedermi cosa?-. Lucan sospirò e disse –Abbiamo subito un furto ieri-. -Un furto? Che vi hanno rubato?-. -Ti ricordi quell’affare d’oro a forma di artiglio? Quello che possedeva mio padre?-. -Si, come dimenticarlo-. -Ieri sera mentre stavamo chiudendo il negozio non so come abbia fatto è entrato nei miei alloggi e l’ha rubato-. -Mio Dio! Sapete come si chiama?-. -Alvin il Ladro e il soprannome gli sta alla perfezione-. -Mi dispiace Lucan-. -Odio essere compatito Natasha-. Io gli sorrisi e chiesi –Che volete che faccia?-. -Che se hai tempo potresti riportarmelo-. -Certo, dove si nasconde questo verme?-. -Da quello che so si nasconde in un Tumulo nelle vicinanze-. -Bene se scopri qualcosa ve lo farò sapere e vi riporterò l’artiglio-. -Grazie dell’aiuto Natasha-. -Non preoccuparti Lucan…ragazzi?-. -Si!-. -Vi devo dare una notizia-. -E quale?-. -Helgen è stata attaccata e ora è un forte di pietra desolata-. Entrambi misero le loro mani sulla bocca allarmati e Camilla disse –Mio Dio! Chi l’ha attaccata?-. -Non chi, ma cosa sarebbe la domanda più appropriata-. -Come…cosa!-. -E’ stata attaccata da un drago nero come le tenebre e occhi rossi come il sangue che non ha lasciato scampo agli abitanti e in pochi sono riusciti a fuggire tra cui io-. Lucan non disse niente mentre Camilla disse –Per amor di Kynareth un drago-. -Si un drago-. -Pensavo che esistesse solo nelle leggende-. -Lo pensavo anche io ma ho dovuto ricredermi quando lo vidi appollaiato su un torrione che massacrava tutti con gusto, orribile-. Stavolta fu Lucan a parlare –Mi dispiace che tu abbia dovuto vedere tutto ciò-. -Lucan…-. -Lo so detesti essere compatita-. -No ti ringrazio per la tua premura, aver dovuto vedere quello scempio è una cosa che spero di non augurare a nessuno e di non vedere mai una cosa del genere-. -E’ orribile, come fai a compiere una brutalità del genere e non provare un minimo di rimorso-. -Perché quella bestia non possiede il rimorso ed ecco perché uccide così facilmente e mi è successo una cosa strana-. -Che cosa?-. -Mi è venuto un leggero mal di testa ed è come se avessi già visto quella cosa, ma forse è solo la mia impressione-. -Devi andare a fondo su questa cosa perché se è vero potrebbe tornarci utile a noi tutti-. Io annuì e Camilla chiese –Che farai ora Natasha?-. -Per prima cosa devo parlare con Alvor-. -Per che cosa?-. -Deve aiutarmi-. -E’ la persona giusta-. -Che vuoi dire Lucan?-. -Lui aiuta tutti i viandanti moribondi che arrivano a Riverwood-. -Ti sembro moribonda?-. -No ma dopo quello che hai passato Natasha non puoi dire di essere fresca e felice come prima di Helgen-. -Non ero felice neanche prima di Helgen, comunque non ho idea di come può aiutarmi-. Camilla chiese –E dopo che fai?-. -Hadvar mi ha chiesto di andare a Whiterun ad avvertire lo Jarl che il drago si sta avviando verso il feudo-. -E Hadvar?-. -E’ andato a Solitude ad avvertire il Generale Tullius, bene ragazzi ora dovrei andare e non preoccupatevi verrò a farvi visita spesso-. -Spero di si, ci ha fatto piacere vederti dopo tanto tempo-. -Anche a me ha fatto piacere, alla prossima- e uscì dall’emporio. Uscita vidi un ragazzo che discuteva con un Elfo Oscuro animatamente, non mi sorprende che discute con un Elfo Oscuro perché sono ostinati come ciuchini e stupidi, il ragazzo disse –Stai alla larga da lei Fendral-. -Non sei di certo tu a impedirmelo Nord-. -Tu! Tu! Orecchie a punta-. -Avrei da fare ragazzo quindi ci vedremo al matrimonio con la mia amata- e se ne andò ma il ragazzo stava per saltargli alla gola così lo bloccai –Non ne vale la pena ragazzo-. -E tu che ne sai?-. -So riconoscere l’emarginato del villaggio e che lui è il bullo, avresti perso prima di sferrare un pugno-. -Non puoi saperlo viandante-. -Lo so vedo come sei, ti credi un duro e che sei invincibile ma non lo sei e credimi se ti dico che così non la conquisti la tua donna, la perdi di sicuro-. Lui restò zitto e continuai –Ti lascio andare ma prometti di non fare cose stupide?-. -Lo prometto- e gli lasciai il braccio. -Scusa ho perso il controllo, che ci fai a Riverwood?-. -Problemi di lavoro-. -Capisco-. -Allora chi era quello?-. -Chi? Orecchie a punta?-. Io risi –Si lui-. -E’ Fendral il più rompi palle di Riverwood-. -Vedo che hai dei trascorsi con lui-. -Si, entrambi amiamo la stessa donna-. -Faccenda complicata questa, chi è la fortunata se posso permettermi?-. -La donna più bella di Riverwood: Camilla Valerius-. -Camilla?-. -Si, la conosci?-. -Si lavora all’emporio con suo fratello Lucan sono amici di famiglia, che storia hai con Camilla?-. -Mi sono trasferito a Riverwood cinque anni fa e non conoscevo nessuno e la vidi la prima volta all’emporio, la cosa più bella al mondo ed è come mi si fosse mancato un battito e da allora è la mia musa e cominciammo ad uscire-. -E dopo si è messo in mezzo Fendral giusto?-. -In pratica si, la va a trovare di nascosto pensando che non lo veda e la corteggia, già li si vede quanto è stupido-. Io annuì –Ti preoccupa il fatto che Camilla potrebbe scegliere lui e non te-. -No non è vero…solo che…che…-. -Ammettilo ti preoccupa-. -Si diamine e non so che fare-. -Puoi giocare solo una carta a mio parere-. -E quale?-. -Giocare sporco-. -Giocare sporco? Non mi sembra corretto-. -Ti pare che Fendral giochi pulito?-. -In effetti no, che proponi?-. -Dare a Camilla una lettera con parole d’astio nei suoi confronti-. -E questo come dovrebbe aiutarmi?-. -Gli diciamo che è da parte di Fendral così sarà lei stessa a cacciarlo e avrai via libera?-. -Ingegnoso e quanto è crudele, mi piace come piano-. -Lascio a te l’onore di scrivere la lettera e poi se desideri la do io a Camilla-. -D’accordo, tu dove vai?-. -Devo andare in un posto tornerò tra poco- e lo lasciai da solo a scrivere la lettera e mi avviai dal fabbro. Entrata mi guardai intorno e mi accorsi che era come un tempo e niente era cambiato da quando ci lavorava Jeffry Vega, ad un certo punto una voce femminile mi riscosse –Come posso esserle utile signora?-. -Buongiorno cerco il fabbro: Alvor Campbell sa dove posso trovarlo?-. -Si ma cosa vuole da lui?-. -Mi manda suo nipote: il Capitano Hadvar Campbell, dice che può aiutarmi-. -Hadvar? Conosce mio marito?-. -Si, lei è sua moglie?-. -Si, mi chiamo Sigrid Campbell e lei è nostra figlia: Dorthe Campbell-. Abbassai lo sguardo verso la bambina al suo fianco: aveva all’incirca sei anni, capelli castani con striature di biondo dorato, occhi azzurri e mi guardava sorridendo –Ciao, tu sei amica di papà?-. -Ciao, si sono una sua amica-. Sigrid chiese –Lei chi è?-. -Mi chiamo Natasha Wallace-. -Che ha a che fare con Hadvar?-. -Sono una sua amica, ci trovavamo entrambi a Helgen-. -Gli è successo qualcosa?-. -No, siamo scappati insieme-. -Perché siete scappati?-. -Helgen è stata attaccata e rasa al suolo-. -Cosa! Maledetti Manto della Tempesta…-. -Si sta sbagliando, sfortunatamente non centrano-. -Come non centrano?-. - Helgen è stata attaccata da un drago nero-. -Sia ragionevole i draghi sono leggende-. -Lo credevo anche io ma era proprio su il torrione della fortezza che massacrava tutti quindi ho scartato l’opzione leggenda-. -Mio Dio! Hadvar dov’è? Sta bene?-. -Si sta bene non si preoccupi, sta andando a Solitude ad avvertire il Generale Tullius sugli eventi di Helgen-. -Grazie Natasha-. -Non mi deve ringraziare-. -Invece si, ha fatto molto per noi-. -E vostro marito per me, mi ha salvato da morte certa-. -Come l’ha salvata? E’ nell’Impero-. -No, sono una loro nuova sostenitrice ed ero una prigioniera, ma sono innocente perché cercavo di abbandonare Skyrim non sono pericolosa-. -Hadvar, vede del buono in tutti persino in Ulfric anche se sa che il vero pretesto di questa guerra è diventare il Re dei Re di Skyrim cosa che l’Impero non permetterà-. -E’ stato buono con me e sarò in debito con lui per tutta la vita-. -Sono contenta che abbia un’ amica su cui contare e ora torniamo alla questione principale, aspetti un attimo-. -Faccia con comodo – e Sigrid sparì dietro una porta lasciandomi con Dorthe che dopo che sua madre se ne andò disse che sarebbe andato a giocare fuori con un suo amico e così restai sola. Dopo pochi minuti riapparve con un uomo corpulento, biondo color grano, occhi azzurri e una folta barba vestito da fabbro che disse –Sigrid mi ha detto che mi stava cercando-. -Si mi chiamo Natasha Wallace e mi manda suo nipote Hadvar-. -Hadvar? Lei che ha a che fare con lui?-. -Sono una sua amica, ci trovavamo entrambi a Helgen-. -Helgen? Non pensavo che fosse di stanza li, che ci stavate a fare li?-. -A Helgen si teneva l’esecuzione di Ulfric Manto della Tempesta insieme hai suoi e prima che me lo chieda ero una prigioniera innocente in mezzo a traditori e assassini e non ho a che fare con i ribelli-. -Mi stai già simpatica ragazza, allora che è successo ad Helgen?-. -Durante l’esecuzione è apparso un drago nero come le tenebre e occhi rossi come il sangue che ha lanciato un potere strano e poi ha incendiato tutto distruggendo ogni cosa e io e Hadvar siamo scappati attraverso delle grotte e siamo fuggiti lasciandoci dietro un Helgen distrutta-. -Mio Dio! Un drago, Hilde aveva ragione-. -Chi è Hilde?-. -La madre di Sven Estes, diceva sempre che i draghi esistevano e che un giorno sraebbero ritornati, ovviamente tutti qui la credono pazza persino suo figlio ma ora non mi pare tanto pazza, dov’è Hadvar adesso?-. -In questo momento è diretto a Solitude ad avvertire il Generale Tullius, abbiamo deciso di dividerci e mi ha detto che lei poteva aiutarmi-. -Certo ragazza ti aiuterò volentieri ne hai passate tante e anche mio nipote e gli amici di Hadvar sono miei amici-. -Grazie signor Campbell-. -Di niente mia cara e chiamami Alvor, che ti serve?-. -Avrei fame e sete e avete dei grimandelli?-. -Certo che ce li ho sono il fabbro, Sigrid va a prendere del cibo e i grimandelli-. -Vado Alvor – e Sigrid sparì dietro la porta. Alvor mi fece sedere e disse –Natasha giusto?-. -Si signor…Alvor-. -Natasha vorrei chiederti un favore-. -Parli dunque-. -Vorrei che andassi a Whiterun ad avvertire lo Jarl dell’accaduto a Helgen e farli sapere che Riverwood è senza difese contro il drago-. -Stavo proprio per avviarmi perché Hadvar me l’ha chiesto-. -Intelligente il mio ragazzo, comunque se lo farai ti sarò eternamente grato-. -E’ mio dovere farlo-. -Lei ha un senso d’onore e fedeltà ammirevoli per una Nord, Natasha molti dopo una cosa come Helgen sarebbe scappato a gambe levate fregandosene di tutti noi, invece tu vuoi onorare la promessa fatta ad Hadvar e aiutarci-. -Grazie dei complimenti Alvor sono felice di ripagare il debito che ho con vostro nipote-. -Voi non avete nessun debito con Hadvar-. -Si invece perché se non era per lui sarei morta, spero che con questo ripagherò anche il debito ma so che non è molto-. -Hai fatto tanto per noi Natasha anche se non lo sai…Ah Ecco!- da dietro la porta riapparve Sigrid con una bisaccia e disse –Ecco i viveri e i grimandelli-. -Grazie Sigrid e anche tu Alvor- mi alzai e presi la bisaccia e Alvor disse –Non è niente di che ora vai e avverti lo Jarl di Whiterun del drago-. -Lo farò, siete molto cortesi e ritornerò a trovarvi se vi fa piacere, infondo Riverwood è casa mia-. -Sei nata qui?-. -Si ma ho brutti ricordi e non ci vengo spesso quanto dovrei-. -Mi dispiace, posso chiederti il perché?-. -Abitavo qui con i miei genitori e mio fratello poi un giorno uccisero mio padre e rapirono mia madre-. -Oh! Mi dispiace, chi può essere così crudele?-. -I Manto della Tempesta, l’hanno ucciso a sangue freddo d’avanti a noi-. -L’Impero a ragione sul conto di Ulfric e Skyrim deve stare sotto la protezione dell’Impero per mantenere la pace che lui ha stravolto per arroganza e con egoismo, tuo fratello?-. -Abbiamo viaggiato insieme per un periodo e poi mi ha abbandonato, in parole povere sono sola-. -No invece, hai questa famiglia ora-. -Grazie Alvor ne sono onorata-. -Ne sono contento, buon viaggio-. -Grazie- e uscì dal negozio. Trovai il ragazzo appoggiato su un palo che mi stava aspettando con un foglio in mano e avvicinatomi chiesi –Hai fatto?-. -Si e mi sono impegnato per trovare parole cattive da scrivere-. -Bene ci manca solo a consegnarla a Camilla, vuoi che la consegni io la lettera? Tu andresti nell’occhio-. -Mi faresti un gran favore-. -Bene dammela e poi ti dico com’è andata-. -Non vedo l’ora, quando hai finito vieni alla Locanda Gigante Addormentato, devo fare un turno-. -D’accordo ci penso io- presi la lettera e rientrai all’emporio. Entrata Lucan appena mi vide disse –Ho detto dio farti vedere più spesso non dopo nemmeno un ora-. -Sai mi mancavate già quindi sono ripassata-. Lui rise e chiese –Con Alvor tutto risolto?-. -Si sta tranquillo, senti cercavo Camilla è ancora qui o se ne è andata?-. -No è qui…Camilla scendi Natasha ti vuole-. -Lei scese e disse –Natasha che ti serve?-. -Sono qui per consegnarti una lettera da parte di un Elfo Oscuro-. -Ah Fendral! Strano non mi scrive mai- gli consegnai la lettera e dopo qualche minuto sconcertata disse –Non può essere, è d’avvero questo che pensa di me? Bè allora puoi dire a quel somaro di non farsi più vedere nella mia bottega e di non parlarmi mai più- poi strappò la lettera e se ne andò, Lucan disse –Scusa mia sorella Natasha, sai quant’è testarda-. -Non preoccuparti Lucan devo andare comunque-. -D’accordo alla prossima dunque- e uscì dall’emporio. Entrai nella Locanda Gigante Addormentato e vidi il ragazzo che suonava il flauto e appena mi vide smise di suonare e chiese –E’ fatta?-. -Si è andata e dovevi vedere come era furiosa con Fendral, come l’ha chiamato? “Di a quel somaro di non farsi più vedere nella mia bottega e di non parlarmi mai più”-. -Lui rise e disse –Finalmente se ne è accorta anche lei-. -Già e ora hai il campo libero, ora devo andare ragazzo e buona fortuna con Camilla-. -Aspetta non so come ringraziarti-. -Non mi devi ringraziare-. -Invece si, permettimi di candidarmi come tuo compagno di avventure-. -Non credo sia una buona idea-. -Ho sempre desiderato viaggiare e combattere, ti sarò utile e non ti intralcerò promesso-. Lo guardai e pensai che almeno sarei stata in ottima compagnia quindi dissi –E va ben ma se serve devi essere spedito okey?-. -Va bene…ehm…-. -Natasha Wallace-. -Piacere Sven Estes-. -Ah! Sei tu Sven il figlio di Hilde-. -Chi te l’ha detto?-. -Alvor-. -Si, della donna che crede nell’esistenza dei draghi-. -Se devi viaggiare con me devi sapere che esistono i draghi e quindi tua madre a ragione-. -Ne hai visto uno?-. -Certo ha distrutto Helgen e ucciso miliardi di persone e si stava avviando verso Whiterun ed è li che siamo diretti-. -Hai ragione muoviamoci-. -Così si fa Sven- e prese le sue cose partimmo per Whiterun ad avvertire lo Jarl. Eravamo in viaggio da due ore ormai per le strade tra i boschi uccidendo branchi di lupi e skeever e Sven nel combattimento non se la cavava male anzi mi guardava le spalle non facendomi rimpiangere la scelta di portarmelo dietro e finito il combattimento disse –Non ho mai visto così tanti lupi in vita mia-. -Si vede che non esci molto-. -Che intendi dire?-. -Che io alla tua età uscivo da Riverwood ogni tanto e uccidevo molti lupi-. -Quanti anni hai scusa-. -Ventotto-. -Ventotto! Complimenti li porti molto bene-. -Grazie, tu quanti anni hai Sven-. -Ventisei-. -Anche tu li porti bene e dimentica il discorso “Alla tua età” d’accordo?-. -Si, da dove vieni Natasha?-. Era inevitabile che volesse conoscermi –Vengo da Riverwood tu?-. -Provengo da Falkarth e ci o vissuto fino a tredici anni quando mio padre è morto, poi mi sono trasferito a Solitude dove sono diventato un bardo e ci sono rimasto fino a ventun anni e poi mi sono trasferito a Riverwood con mia madre-. -Ora a Riverwood c’è qualcosa per te-. -Si la mia Camilla, basta parlare di me-. -Come vuoi…-. -Parliamo di te-. -Di me?-. -Si, c’è qualcosa per te a Riverwood?-. Mi rattristai –No non c’è niente-. -Come niente, i tuoi genitori?-. -Non voglio parlarne-. -Perché no?-. -Perché c’è solo sofferenza per me li- mi accorsi che lo dissi con acidità e lui non ha colpe in tuto ciò –Scusami, Riverwood contiene ricordi dolorosi per me di cui non ne parlo volentieri a tutti-. -No scusami tu sono stato invadente, se io voglio parlarne non significa che tu voglia farlo-. Io li sorrisi –Sei uno apposto Sven e Camilla è fortunata ad averti, comunque a Riverwood ci abita mia madre ma non vado a trovarla come dovrei-. -E’ un buon momento per cominciare-. -Si forse, dai andiamo pelandrone che vorrei a Whiterun entro stasera-. -So che a Whiterun c’è una locanda famosa per il suo idromele, come si chiama? Ah! La Giumenta Bardata-. -Che vuoi dire?-. -Che quando arriviamo ti offro da bere-. -E’ molto gradito il pensiero-. -Chi rifiuterebbe un offerta così allettante- e scoppiammo a ridere e la strada cominciò a uscire dal bosco facendo intravedere la pianura e un…Castello con delle mura –Quella è Whiterun?-. -Si in tutta la sua grandezza e maestosità, ci vado di rado ma ogni volta è sempre una sorpresa per me-. -E’…E’ stupenda-. -Non dirmi che non ci sei mai andata-. -E’ la prima volta, stavo sempre nei confini di Riften con la vita che facevo- lo guardai –Niente domande-. -Bè che stiamo aspettando andiamo- e cominciammo a scendere la collinetta. Eravamo in un sentiero dove c’erano tante fattorie a perdita d’occhio da non riuscirti ad orientare –Mi gira la testa a forza di vedere queste stramaledette fattorie-. -Già ma Whiterun vive per il commercio e…- ad un certo punto la terra tremò da farci perdere l’equilibrio –Che cazzo è stato Natasha?-. -Non lo so ma di sicuro niente di buono , seguimi- e abbassati andammo dietro un muretto di pietra e dando una sbirciata vedemmo un gigante che menava la sua clava a terra cercando di colpire tre guerrieri: un maschio e due femmine che con le spade cercavano di abbatterlo ma con scarso successo, Sven disse –Un gigante, di solito non si avventurano nelle città così abitate ma a quanto pare questo a fegato da vendere-. -Si e mi pare parecchio incazzato con quelli li-. -Si e le stanno prendendo di brutto-. Sospirai per la mia stupida idea –Mi è venuta un idea ma non so se ti piacerà-. Lui mi scrutò sconcertato –Del tipo?-. -Aiutiamoli ad uccidere il gigante-. -Questa è un idea imbecille da perdere la vita-. -Ci siamo dentro fino al collo Sven-. Lui sospirò –E va bene, che tattica usiamo?-. -Ho già ucciso un gigante e l’unico modo per ucciderlo è salirgli in groppa e colpirlo alla testa-. -Ti rendi conto di quanto è alto quell’essere?-. -Si ma o pensato a tutto-. -Tipo cosa?-. -Vedi la casa del contadino?-. -Si e allora?-. -Allora tu lo distrai per me mentre io salgo sul tetto della casa e li salto in groppa, tu ovviamente me lo devi portare vicino e speriamo che quei tre non rovinino tutto-. -E’ un ottimo piano a parte il fatto che io devo fare da esca-. -Guarda che ti sei offerto tu di farmi da compagno d’avventure-. -Hai ragione, allora facciamolo- detto questo io andai a sinistra verso la casa sempre accucciata mentre Sven uscì e gridò –Uomo troppo cresciuto guarda da questa parte!-. Il gigante smette di colpire i tra guerrieri che si fermarono anche loro a guardare straniti Sven, il gigante con una faccia arrabbiata corse verso Sven –Mamma mia! Come mai mi sono lasciato coinvolgere in questa stramaledetta storia-. -Stai andando bene Sven continua così, fallo incazzare-. -E’ questo che mi preoccupa-. -Fa come o detto!-. -Okey, non scaldarti…piedi puzzoloni mi vuoi? Allora vieni a prendere il mio bel culetto- e continuando a correre passò di fianco ai guerrieri che con le armi in mano avevano una faccia sbalordita. Io intanto ero salita sul tetto della casa e pronta con la spada sguainata –Bravo ragazzo ora portamelo in bocca-, infatti Sven correndo lo portò di fianco alla casa, il gigante non mi aveva visto e con un salto mi aggrappai alla sua groppa stretta perché cominciò a dimenarsi cercando di togliermi di dosso ma io con la presa salda riuscì a stare in equilibrio e conficcai la mia spada nel suo cranio e la lasciai finche non cadde a terra stramazzando e finalmente morì, estrassi la spada e la pulì –Non puoi competere con una guerriera Nord come me piedi puzzolenti- e rifoderai la spada, Sven corse verso di me e disse –Una performace degna di una Nord, Natasha-. -Grazie- e ci demmo il cinque. -Sicura che sia morto?-. -Certo che ne sono sicura, vuoi controllare? Accomodati-. -No non ci tengo, ti credo nella parola-. Ad un certo punto i tre guerrieri si avvicinarono: la prima donna aveva i capelli corti neri, pelle un po’ scura con una lieve pittura da guerra rossa, armatura borchiata ed era un Imperiale; la seconda donna aveva i capelli fino alla spalla rossi come i miei, pelle chiara con la pittura da guerra verde, armatura nord antica ed era una Nord; l’uomo aveva i capelli lunghi neri, pelle chiara con pittura da guerra nera sugli occhi, occhi come il ghiaccio, armatura d’acciaio come la mia ed era un Nord e ci guardarono sbalorditi. La rossa disse –Voi due vi devo dire due cosine-. Vidi Sven inghiottire e mi accorsi di avere gli occhi del guerriero puntati addosso e lo fissai a mia volta, era un uomo attraente non c’era niente da dire, i suoi capelli erano neri come l’ebano che incorniciavano il suo bel viso, aveva una barba incolta ma quello che mi calamitarono a posare gli occhi su di lui erano gli occhi chiari come il ghiaccio risaltati ancora di più dalla pittura da guerra che aveva sugli occhi, poi mi parve di vedere i suoi occhi diventare giallo d’orato per poi tornare color ghiaccio, poi lui scostò lo sguardo puntandolo in un punto indefinito dietro di me e lo feci anche io imbarazzata ma ancora sorpresa del suo cambio di colore degli occhi. La rossa continuò –Quel gigante era la nostra paga e voi avete rovinato tutto-. Mantenendo la calma dissi –Non era nostra intenzione rubare niente a nessuno credetemi-. -Forse non volevate farlo però l’avete fatto-. Ad un certo punto il contadino si avvicinò a me e disse –Ho visto quello che ha fatto ed è stato grandioso come avete abbattuto quel gigante, da una vera guerriera- io arrossì e continuò –Ecco la vostra paga ben meritata: 500 septim- e mi porse una borsa di monete, io dissi –Signore si sta sbagliando-. -Come potrei sbagliare, avete ucciso voi il gigante e meritate questi septim-. Questo è vero…Guardai la borsa di monete e i tre guerrieri che fecero una faccia tra il furente e sconvolto e presi la decisione giusta –Gli dia a questi valorosi guerrieri, è opera loro se il gigante è morto-, i tre guerrieri si riscossero e sorrisero grati del mio gesto, ma il contadino disse –Impossibile! Ho visto voi salire in groppa al bestione e ucciderlo-. -E’ vero ma l’ho fatto su loro ordine-, lui guardò prima loro e poi me e disse –Bè se è così, ecco qui la vostra paga e grazie per l’aiuto- diede la borsa alla donna rossa e se ne andò, vedendo che la rossa stava dividendo i septim tra i suoi compagni mi girai verso il mio compagno di avventure -Dai Sven togliamo il disturbo, abbiamo una missione da compiere-. -Quando vuoi, io ti seguo- cominciammo ad avviarci per la strada maestra, per un periodo ho pensato che è meglio non immischiarsi nelle faccende personali perché se fai una cortesia a una persona ti aspetti di essere almeno ringraziato per il gesto e ci rimani male se non lo fanno, ma poi grazie a una persona ho cambiato il modo di pensare, ci stavamo incamminando quando la rossa disse –Fermi voi due-. Sven in modo alterato disse –Che volete ancora? Non l’hai maltrattata abbastanza?-. Lei alzò le mani ed esclamò –Hey calmo!-. -Calmo? Lei ha fatto fuori il gigante mentre voi malmenavate in aria quegli affari, meritava lei la ricompensa e invece voi vi siete presi il merito delle sue azioni-. Ero sbalordita che mi difendesse con grande tenacia e ferocia, ma ugualmente dissi – Sven lasciala parlare-. -Come puoi dire così dopo come ti ha maltrattata in quel modo?-. -Non ho detto che ha ragione ma voglio lasciarla parlare-. Lui volle ribattere ma poi si zittì e la rossa disse –Come hai detto tu non ho ragione…-. -Guarda un po’-. -Sono rimasta colpita del tuo gesto e vorrei porti le mie più sincere scuse-. La fissai per cinque secondi poi dissi –Mettiamoci una pietra sopra-. Lei sorrise e disse –Sono contenta che ci siamo chiariti…-. -Scusate ma ora dobbiamo andare, affari di vitale importanza-. Stavo per girarmi quando disse –Aspetta ti devo dire un’altra cosa-. Mi girai incuriosita e continuò –Prima con il gigante sei stata fantastica e hai un coraggio che ho visto in poche persone, saresti un’ottima Sorella di Scudo sai?-. Io arrossì dissi –Grazie, ma che cos’è una Sorella di Scudo?-. Lei e i suoi compagni mi guardarono stupiti e disse –Non sei di queste parti è?-. Quando ancora giravo a Skyrim con mio fratello siamo sempre stati nelle zone di Riften e Falkreath, non ci siamo mai azzardati a tornare nelle zone di Whiterun per non…ricordare il passato doloroso che ci accomuna, quindi in mia difesa dissi –Giro sempre nelle zone di Riften e Falkreath e non sono tanto informata di queste parti-. -Mai sentito parlare dei Compagni?-. -Qualcosina-. -Siamo un ordine di guerrieri e siamo Fratelli e Sorelle nell’onore, ci occupiamo di qualsiasi cosa se la paga è buona-. Come mi descrive la vita che svolge un Compagno pensai alla mia vecchia vita, che non era male ma tutti quelli che amavo se ne sono andati in un modo o nell’altro così decisi di abbandonarla, ma forse potrei riprenderla –Perché mi dici questo?-. -Perché potresti unirti hai Compagni e diventare così una nostra Sorella di Scudo, allora?-. -Allora cosa?-. -Che dici di unirti a noi?-. -Ci devo pensare, ma non è una brutta idea-. -Bè, se decidi di unirti a noi ci trovi a Jorrvaskr qui a Whiterun e parla con Kodlak Biancomanto, il nostro Precursore che sa guardare nell’anima e vedrà quanto vali, buona fortuna se andrai da lui-. Detto questo se ne andarono nella strada maestra per tornare a Whiterun e io e Sven prendemmo la stessa direzione.

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Capitolo 6
*** Whiterun ***


Dopo l’incidente con il gigante, io e Sven continuammo la strada per completare la missione ma continuavo a pensare a quello che mi aveva detto la guerriera dai capelli rossi “Sono veramente degna di unirmi a loro”, ad un certo punto Sven chiese – Stai pensando hai guerrieri della fattoria?-. -Come fai a saperlo?-. -Da quando ce ne siamo andati dalla fattoria sei per conto tuo-. -Devo ammettere di si ma ora lasciamo perdere la questione Compagni-. -Non ti devi vergognare sai? Se vuoi uniti hai loro ranghi non farti problemi-. -Sven la risposta è no diamine, ho detto lasciamo perdere la questione cosa di questa affermazione non comprendi?-. -Ho capito, come vuoi ma ti ostini a tenerti tutto dentro e dovresti essere onorata ad essere stata invitata tra i loro ranghi, molti vorrebbero essere stati al tuo posto…-. Ad un certo punto la guardia cittadina davanti al portone disse –Alt! Non potete passare, sono ammessi solo quelli che hanno impegni ufficiali-. Io incrociai le mani sul petto e dissi –In realtà avremmo un impegno ufficiale-. -E quale sarebbe sentiamo-. Sven disse – Sei ottuso è?-. -Come hai detto scusa ragazzino?-. Io lo guardai e dissi –Sven lascia parlare me per favore-. La guardia disse –Ditemi come mai siete qui o vi sbatto in cella personalmente-. Io chiesi –Come si chiama?-. -David March-. -Bene David sono qui per vedere lo Jarl-. -Per quale motivo? Perché Whiterun è chiusa per i draghi e se non è per questo motivo non entrerete-. -E’ per questo motivo che sono qui e anche perché Riverwood è nei guai e chiede l’aiuto del loro Jarl-. -Anche Riverwood è nei guai?-. Io annuì e dissi –Si e questo ragazzo può confermarlo -. David lo guardò e Sven annuì e allora disse –Bene entrate pure allora, lo Jarl si trova a Dragonsreach dove sta cercando di capire che succede e sarà felice di riceverti-. Gli sorrisi e dissi –Grazie David- poi mi voltai verso il mio compagno e dissi –Dai Sven muoviamoci-. David aprì il portone e prima che entrasse fermò Sven e disse –Impara il rispetto e le buone maniere da lei ragazzo, se no va a finire che qualcuno prima o poi ti molla un bel destro in faccia-. Io mi misi a ridere e Sven disse –Sarà fatto signore- e detto questo entrammo in città. Whiterun era una città stupenda, le case erano fatte di mattoni con i tetti di paglia e questo feudo sarà l’unico ad averlo e dall’entrata vedevo Dragonsreach il palazzo dello Jarl ed era immenso, Sven mi svegliò dai miei pensieri –Bella è?-. -Si, splendida e perfetta in tutto-. -Invece Riften e Falkreath com’erano?-. -Bè…a Riften avevano le case di legno ed erano costruite sopra al fiume che scorre nel Rift e sotto c’è il Ratway la più grande fogna di quel feudo sede della Gilda dei Ladri, che come già dal nome, sai che lavoro fanno e non sono ben veduti dai cittadini…-. Sven mi guardò e dissi –Ci ho passato gran parte della mia vita e non era affato gradevole come vita okey?-. Lui annuì –Non ti chiedo niente di Fakreath, ma vorrei sapere che ci stavi a fare li?-. Li io e il mio uomo ci abbiamo abitato ma essendo una cosa personale dissi –Ci abitavo con una persona molto speciale per me, niente domande-. -Come vuoi, ma ti farà piacere sentire che ho capito che tu sei un baule chiuso a chiave e che non riuscirò ad aprirti più che tu non lo vuoi così ho smesso di tentare-. Ad un certo punto davanti al negozio chiamato “Vergine della Guerra” una donna vestita da fabbro e un uomo con la corazza da imperiale stavano discutendo e l’uomo disse –Adrianne, all’Impero serve quelle armi e anche a noi-. -Lo so ma è un ordine troppo grande per me che lavoro da sola qui alla forgia, dovresti chiedere ad Eorlund Manto Grigio alla Forgia Celeste-. -Non se ne parla, non chiederò mai ha un Manto Grigio di forgiare armi per l’Impero che sono loro nemici e che tra l’altro quel metallo serve hai Compagni-. -Quand’è che la smetterete di scannarvi a vicenda? Questa faida tra i Guerrieri Nati e i Manto Grigio va avanti da anni ormai e dovreste smetterla, state mettendo in cattiva luce questa città e a mio parere dovreste andare d’accordo come un tempo, una volta combattevate fianco a fianco per difendere questa città ma ora i banditi possono tranquillamente saccheggiare le nostre case e voi non muovete un dito per aiutarci perché vi mettete a litigare-. -Questa faida tra noi e loro non finirà mai, siamo sempre stati fedeli all’Impero e loro hanno preferito schiararsi dalla parte di quel verme di Ulfric, non siamo mica stati noi a voltare le spalle hai nostri fratelli ma loro e che vivano pure tra la loro sporcizia io di certo non mi trascinerò da loro per ammettere la sconfitta, mai e ne andrebbe del mio onore-. -Voi Nord testardi e cocciuti come somari, voi e il vostro onore ci state portando alla rovina -. -Sarò pure un Nord cocciuto ma nelle storie si narrano di grandi guerrieri Nord che salvavano la gente di Skyrim non un Imperiale quindi dovresti portare rispetto-. -Ti ricordo che quest’Imperiale è figlia del sovrintendente dello Jarl e che basta una mia parola per sbatterti in galera qualche giorno quindi non provocarmi, non vorrai che metta in cattiva luce i Guerrieri Nati-. -No no, Adrienne ti sto offrendo l’opportunità di migliorare e metterti alla prova ma se tu non vuoi andrò a Riverwood da Alvor per il lavoro, sai lui è fedele all’Impero-. -Non scomodarti così tanto fino a Riverwood, il lavoro lo faccio io ma non aspettarti un lavoro egregio, ora se permetti devo lavorare-. -Arrivederci Adrienne-. -Si si ciao- e se ne tornò a lavorare mentre il Nord con la corazza da Imperiale si girò e vedendomi si avvicinò e disse –Buongiorno viaggiatore-. -Buongiorno a te-. -Come la tradizione vuole ti farò una domanda-. -Sentiamo-. -Manto Grigio o Guerrieri Nati?-. -E’? Scusa ma non sono tanto informata su queste parti-. -Non lo sai? Dimenticavo che sei un viaggiatore che a quanto pare non sei un’esperta di Whiterun-. -Infatti-. -Qui a Whiterun c’è una faida tra due delle più grandi famiglie che si sono insediate qui alla nascita del feudo e sono: i Manto Grigio e i Guerrieri Nati-. -E queste famiglie chi sostengono?-. -I Manto Grigio sostengono la ribellione dei Manto della Tempesta campeggiata da Ulfric e invece i Guerrieri Nati sostengono l’Impero, un tempo queste due famiglie erano molto unite ma quand’è iniziata questa guerra ci siamo divisi e il nostro rapporto è irreparabile, non ci possiamo nemmeno parlarci che veniamo alle mani-. -Mi dispiace molto-. -Sai anche io un tempo la pensavo come te ma è acqua passata, loro hanno fatto le loro scelte e noi le nostre ma ora torniamo a noi, allora Manto Grigio o Guerrieri Nati?-. Ci pensai, io odio con tutta me stessa i Manto della Tempesta per il dolore causato alla mia famiglia quindi non starei mai con quelle persone che li sostengono, da quando Hadvar mi ha salvato sono diventata una sostenitrice dell’Impero e la protezione dei Guerrieri Nati mi farebbe comodo –Guerrieri Nati-. Mi diede una forte pacca sulla spalla che mi fece perdere l’equilibrio e dissi –Scelta saggia, come ti chiami ragazza?-. -Natasha Wallace-. -Piacere, io sono Idolaf Guerriero Nato e sono felice e onorato di darti il benvenuto nella nostra famiglia-. Idolaf era un uomo corpulento, lunghi capelli biondi e occhi blu oceano e guardandolo sicuramente un guerriero esperto –Grazie Idolaf sono anche io felice e onorata di farne parte-. -Che la gloria dell’Impero sia con te Natasha Wallace Guerriero Nato-. Gli sorrisi e chiesi –Quanti siete nel clan?-. -Siamo in sei ma ora con te sette-. -Essendo una di voi ora vorrei sapere tutti i nomi-. -Allora: il capo clan è mio padre Olfrid che è sposato con mia madre Bergritte, poi c’è mio fratello Jon, mia sorella Alfhild e mio nipote Lars e ora nel clan ci sei anche tu Natasha Wallace-. -Il padre di Lars dov’è finito?-. -Era un soldato della Legione Imperiale ed è rimasto ucciso durante un’imboscata organizzata dai Manto della Tempesta, era a comando di una pattuglia di sei uomini che avevano il compito di perlustrare varie vie per entrare a Whindelm per uccidere Ulfric, ma vennero scoperti dai Manto della Tempesta accampati li vicino e prima che potessero uccidere tutti gli uomini sotto il suo comando suo padre decise di affrontarli da solo mentre gli altri battevano in ritirata e alla fine venne ucciso con una spadata dritta al cuore, il Generale Tullius venendo a sapere del suo gesto venne a Whiterun per presenziare al funerale e diede a mia sorella e a Lars la spada con cui tanto coraggiosamente aveva combattuto il nemico per proteggere i suoi fratelli- sospirò –Sono passati sei anni da allora-. Avevano tolto un padre a un bambino che aveva ancora bisogno di lui ed è la stessa cosa che hanno fatto a me, non c’è giustizia in questo mondo crudele e chiesi –Come si chiamava il padre di Lars?-. -Benor Towell-. -Mi dispiace per il bambino, anche a me hanno tolto qualcuno e per questo li odierò per sempre finché non campo-. -Hai scelto i compagni giusti-. -Hai proprio una bella famiglia Idolaf-. -La nostra Natasha, ora non è solo la mia-. I cittadini di Whiterun sono così cordiali e ospitali, un’altra cosa che comincia a piacermi di questo feudo. -Scusa della domanda Idolaf che sicuramente non ti farà piacere, i Manto Grigio invece quanti sono?-. Lui come previsto fece una smorfia di disgusto ma rispose –Sono in sei, come lo eravamo noi-. -Come “lo eravamo noi”?-. -Bè, con te siamo in sette ma uno di loro è scomparso ma se l’è cercata-. -Perché?-. -Perché stava con i Manto della Tempesta ed ha pagato per questo-. -Giusto-. Sospirò e dissi –Il loro capo clan è Vignar che fa parte dei Compagni, suo fratello Eorlund che lavora alla Forgia Celeste dove fabbrica le armi per i Compagni, sua cognata Fralia e i suoi tre nipoti: Avulstein, Olfina e Thorald e quest’ultimo è quello che è scomparso, ma sono un clan di straccioni credi a me-. -Ti credo sulla parola-. -Senti, ti andrebbe di venire a conoscere gli altri del clan?-. -In verità avrei degli impegni al momento-. -Capisco-. -Ma in teoria dovrei trattenermi a Whiterun per qualche giorno quindi sono libera-. Lui si illuminò –Perfetto! Se non hai dove stare puoi venire da noi-. -Ho intenzione di alloggiare nella locanda del feudo-. -Ah! La Giumenta Bardata, se hai voglia di idromele vai da Hulda la locandiera, ti ci farà affogare-. -Giusta per l’offerta di Sven- e lo indicai. Idolaf lo squadrò un secondo e poi chiese –Come hai detto di chiamarti?-. -Sven Estes-. -Bè Sven ti sei scelto una compagna di viaggio una grande guerriera-. Io chiesi –Come fai a…-. -Come faccio a saperlo? Appena ti ho visto ho capito subito che eri una tipa sveglia e quelli svegli sono guerrieri formidabili e credimi non sbaglio mai-. Io arrossì compiaciuta e Sven disse –Ha ragione, ho visto con i miei occhi il suo talento da guerriera alla fattoria con un gigante-. -Con un gigante? Com’è successo?-. Io precedetti il mio amico –Io e Sven passavamo davanti alle fattorie fuori Whiterun quando vedemmo un gigante che combatteva contro tre guerrieri e decidemmo di aiutarli-. Il mio amico disse –Dilli come l’hai ucciso-. -Sven!-. Lui mi ignorò e disse –Mentre io lo distraevo lei è salita sul tetto della casa, gli è saltata sulla groppa e gli ha conficcato la sua spada nel cranio e gliel’ha lasciata finché non ha campato-. -Non è stato niente di che credimi Idolaf, il mio compagno d’avventure la fa grande-. -E’ tutta modestia-. -Il tuo compagno ha ragione, non devi essere modesta quando fai una cosa buona e spero che un giorno potremmo combattere fianco a fianco-. -Lo spero anche io Idolaf-. Lui disse –Comunque i tre guerrieri alla fattoria erano i Compagni-. -Si lo s0, all’inizio mi hanno criticato ma poi si sono ricreduti e mi hanno offerto un posto tra loro-. Lui sorrise –E’ magnifico, ma c’è Vignar e Eorlund tra loro…-. -Ti fermo subito Idolaf, non ho intenzione di unirmi a loro-. -Non ti ritegni degna?-. -No ma ho vari motivi che mi spingono a non accettare e spero che mi capirai se non ti rivelo il motivo di tale decisione-. -No di certo, è una tua scelta ma sarebbe una strada giusta e rispettabile per te ma la vita è tua e se decidi di non farlo ti vorrei offrire di abitare con noi nella casa dei Guerrieri Nati-. -Ci penserò Idolaf, contaci-. -Ne sono contento, ora devo andare perché ho delle commissioni da fare ma pensaci sulla mia offerta-. -Lo farò di certo, ciao- e se ne andò e noi continuammo la nostra strada. Passammo il mercato dove si vendeva frutta e verdura, fiori, carne, pesce e gioielli, poi salimmo le scale dove c’era un grande albero spoglio con l’aria malaticcia, Sven disse –E’ il Verdorato, è sacro qui a Whiterun-. -Ha l’aria così malata-. -Infatti lo è, lo Jarl a chiesto a Danica Fonte Pura la Sacerdotessa a capo del tempio di Kynareth qui a Whiterun di curarlo ma fin ora non ha fatto progressi-. -Mi dispiace-. -Come a tutti ma siamo ottimisti-. -Lo vedo-. -Che intendi dire?-. -Che ne parli estasiato e sognante, hai dei piani precisi?-. -In effetti si-. -E quali?-. -Porterò qui Camilla sotto il Verdorato e gli chiederò di sposarmi e sarà il nostro ricordo più bello-. -Prima devi conquistarla Sven-. -Lo so ma tu gli hai dato una spinta in mio favore-. Io risi –Si, comunque è bello il tuo sogno sai? Hai fatto progetti?-. -Lo so ed è da quando l’ho conosciuta che l’ho progettato, tu hai progetti?-. Io mi incupì –No-. -Nella vita si deve programmare-. -Non nella mia-. -Ne parli come se la tua vita facesse schifo-. - Lo è per me-. -Ma dai ci sarà qualcosa che per te valga pena lottare, hai detto che tua madre vive a Riverwood-. -E con questo?-. -Uno dei progetti sarebbe di andarla a trovare-. -Ti ho detto che non ho tempo per andarla a trovare-. -Ma in un futuro potresti, hai un fidanzato?-. Io risi – No, ti vuoi candidare?-. Lo vidi diventare rosso – Non fraintendermi Natasha, sei una bellissima donna ma sono già occupato-. Io risi di nuovo –Si lo so-. -Non sei fidanzata, lo sei mai stata?-. -Non ne voglio parlare-. -Qualcosa mi dice che ce l’avevi-. Io esasperata dissi –Okey ce l’avevo contento? Avevo un uomo che amavo più della mia stessa vita ma è morto, ora basta parlare di me e andiamo a Dragonsreach-. -Il secondo progetto sarebbe trovare l’amore-. -Sven ti ho detto basta!-. -Okey, okey scusa- e detto questo salimmo la grande scalinata per andare dallo Jarl. Entrati vedemmo un lungo tappeto rosso, lo percorremmo e salimmo le scale dove vedemmo delle persone radunate in torno al trono e Sven disse –Si è sparsa la voce di quello che è successo ad Helgen a quanto pare-. -Già ma nessuna voce ufficiale, fino ad ora-. -Penderanno dalle tue labbra sta pur certa-. Io risi e percorremmo la grande navata quando un Elfa Oscura con capelli rossi e corazza di pelle ci vide e ci venne in contro con la spada sguainata –Alt! Nessuno può avvicinarsi allo Jarl senza essere annunciati-. Sven chiese –Chi sei tu per dirlo?-. -Il suo huscarlo-. Lui rimase di stucco –Ah!-. -Allora che cosa volete? La città è chiusa per i draghi-. Io intervenni- Sono qui per questo huscarlo e perché Riverwood chiede aiuto al loro Jarl-. -Anche Riverwood è nei guai quindi? La guardia ha fatto bene a fatti passare, vieni sicuramente lo Jarl vorrà conferire con te-. Dopo aver rinfoderato la spada ci condusse davanti al trono dove lo Jarl stava parlando con un uomo Imperiale, capelli marroni, carnagione abbronzata e occhi azzurri, lo Jarl era un uomo Nord con lunghi capelli biondi, pelle chiara, occhi marroni e vestito con abiti regali che appena ci vide chiese –Chi siete voi e cosa volete?-. -Il mio nome è Natasha Wallace e lui è Sven Estes-. -Io sono Balgruuf il Grande lo Jarl di Whiterun e loro sono il mio sovrintendente Aventus Avenicci e il mio huscarlo Ireleth- loro fecero un inchino e lo facemmo anche noi, poi lo Jarl continuò –So i vostri nomi ma non il motivo della vostra presenza qui al mio cospetto-. -Sono qui per conferire con voi-. -Questo l’ho capito-. -Sono qui per portare notizie di Helgen-. -Helgen? Sappiamo poco di quello che è successo li-. -E’ stata attaccata-. -Attaccata? Mio Dio da chi?-. -Non da chi mio Jarl ma da cosa-. -Da cosa? Che vuoi dire-. -Quello che ho visto mi ha lasciato paralizzata e non ho realizzato subito cos’era ma poi l’ho capito…era un drago-. -Un drago! Allora era quello che si è visto arrivare da Meridione, che ha fatto?-. -Che ha fatto? L’ha distrutta con il fuoco finché non ha visto ogni persona morire sotto la sua potenza e poi soddisfatto se ne è andato-. -Mio Dio! Come può aver fatto questo senza provare niente-. -Non so spiegarlo ma quando l’ho guardato nei suoi occhi ho visto il nulla come se fosse fatto di pietra-. -Da che parte è andato?-. -Verso Nord e l’ultima volta che l’ho visto stava venendo qui-. Lui si voltò verso il suo sovrintendente –Aventus credi ancora che con qualche freccia e restando qui buoni potremmo difenderci dal dtago?-. -No mio signore, bisogna assolutamente intervenire-. -Lo farò senz’altro- poi si rivolse a me- Natasha giustò?-. -Si Jarl-. -Tu sei l’unica che è sopravvissuta al massacro?-. -Io e un soldato imperiale: Hadvar Campbell e il Generale Tullius è tornato a Slitude a riorganizzarsi-. -In due quindi, in meno di quello che speravo-. -Ci ha decimato-. -Tu sei un soldato o un ribelle?-. -Nessuno dei due-. -Come nessuno dei due-. -Ero una prigioniera…- Ireleth alle mie parole estrasse la spada e disse –Se è una prigioniera è pericolosa mio signore-. Sven si pose tra me e Ireleth –No!-. Ireleth disse –Ragazzo allontanati è pericolosa-. -Crede che gli sarei stato vicino se fosse pericolosa? La prego Jarl-. Lui ci guardò poi alzò la mano destra –Ireleth ferma-. -Ma signore…-. -Voglio conoscere ogni sfaccettatura prima di prendere una decisione-. -Come desidera mio signore- e ritornò al suo posto. Lo Jarl rivolse l’attenzione su di noi –Natasha se non sei pericolosa perché stavi per essere condannata a morte?-. -Cercavo di abbandonare Skyrim per rifarmi una vita a Cyrodiil ma al confine c’erano i Manto della Tempesta che erano caduti in un’imboscata organizzata dagli Imperiali e vedendomi hanno creduto che fossi una ribelle e mi hanno catturata conducendomi ad Helgen per essere giustiziata ma poi è arrivato il drago e il resto della storia lo sa-. -Perché volevi lasciare Skyrim la tua terra natale per andare a Cyrodiil?-. -Non c’è niente per me qui, almeno non più-. -Quindi stavi per essere giustiziata ingiustamente, quei imperiali-. -Jarl uno di loro mi ha aiutato a scappare e seppure anno sbagliato gli ho perdonati-. -Una donna di cuore, un cuore da vera Nord-. -Detto da voi signore è un grande onore-. -Ireleth non è pericolosa, puoi abbassare la guardia-. Guardai Ireleth e vidi la sua mano destra sull’elsa della spada e poi la tolse dicendo –Ne sono lieta mio Jarl-. Io intervenni- Jarl ci sarebbe un’altra questione che dovrei portarvi alla vostra attenzione-. -Parla dunque-. -Riverwood chiede il vostro aiuto-. -Anche loro sono in pericolo dunque, chi di Riverwood ti ha chiesto di avvisarmi?-. -Alvor Campbell, il loro fabbro che è preoccupato giustamente-. -Ah! Alvor- poi si rivolse ad Avenicci –Manda un dislocamento a Riverwood e a tutte le mie terre-. -Ma se mandiamo gli uomini al confine lo Jarl di Falkreath penserà che ci siamo schiarati in guerra-. -Non lascerò la mia gente in balia della morte e che Siddgeir pensi quel che vuole e faccia quel che ti ho ordinato Avenicci-. -Si Jarl come comanda-. -Ireleth avvisa della cosa al Comandante Caius e che si preparino ad eventuali attachi di un drago-. -Certo Jarl vado immediatamente-. Detto questo Avenicci e Ireleth se ne andarono e lo Jarl disse –Mi hai cercato di tua iniziativa e mi fa piacere, hai delle potenzialità che potrebbero tornarmi utili per una faccenda-. -Di che si tratta mio Jarl?-. -E’ una faccenda per Farengar il mio mago di corte ed è adatta a una tipa come te-. La mia intenzione era restare a Whiterun due o tre giorni e poi andare in giro per vivere la mia vita ma il mio spirito altruistico ha il sopravvento e rispondo –Lieta di poter aiutare-. -Ne sono contento, Farengar è un uomo molto irascibile quindi lascia parlare prima me okey?-. -Come desidera-. -Seguimi-. Dissi a Sven di aspettarmi all’entrata perché sicuramente non ci averi messo molto e poi lo Jarl si alzò e mi condusse in una stanza alla sinistra del trono dove c’era una scrivania e una lavagna con appesa una mappa grande di Skyrim, dietro la scrivania c’era un uomo sui trent’anni con abiti da mago e la testa coperta da un cappuccio ma si vedeva che aveva la faccia seria e lo Jarl disse –Farengar ho una persona da farti conoscere-. Lui serio mi scrutò e disse –Jarl sa che detesto conoscere nuove persone, lei chi è?-. -Lei è Natasha Wallace-. -Molto interessante ma che mi dovrebbe servire?-. -Lei Farengar è colei che ti aiuterà nel recupero di quella tavoletta-. -Lei?-. -Si lei ma se vuoi farlo tu vai pure-. -No mi sarà sicuramente utile-. -Bene, procedi Farengar-. -Bene come certamente lo Jarl ti avrà detto mi serve una persona in grado di recuperare una cosa per me-. -Non c’è problema ma prima mi servono dettagli: dove, cosa, perché e cosa mi aspetta-. -Subito al punto è? Lasci le cose a quelli che se ne occupano, mi piaci-. Forse a questa affermazione mi vide arrossire perché disse –Non è una dichiarazione d’amore-. -Non l’ho pensato affatto-. -Devi recuperare una tavoletta di pietra che si chiama “Tavola del Drago”-. -A che serve questa “Tavola del Drago”?-. -E’ un’antica mappa che rivela la posizione dei luoghi di sepoltura degli antichi draghi e se la recuperiamo comprenderemo la causa della resurrezione dei draghi-. -E dov’è ubicata?-. -Al Tumulo delle Cascate Tristi-. -A un Tumulo, ma dove nel Tumulo-. -Secondo i miei calcoli si trova nella cripta in profondità-. -Che mi aspetta?-. -Di tutto, è impossibile fare una stima ma con una come te non dovresti avere problemi-. -Non sono mica invisibile ma non sarà un problema-. -Ne sono contento-. -Sicuro che questa tavola ci dice come fermare il ritorno dei draghi?-. -Sicurissimo ma bisogna che la recuperi-. -Non c’è problema come ho detto, spero solo che serva-. -Sta tranquilla, servirà-. Lo Jarl che era rimasto in disparte e in silenzio disse –E’ importante che la recuperi per capire come uccidere quelle bestie, così non potranno più nuocere al popolo di Skyrim, sono sorpreso che l’Impero o i Manto della Tempesta non intervengano o che non l’abbiano ancora fatto-. -Come ho detto il Generale Tullius è tornato a Solitude per trovare una soluzione per i draghi-. -Chi te l’ha detto questa cosa?-. -Hadvar Campbell che è un Capitano dell’Impero-. -E ti fidi?-. -Si mi fido di lui, mi ha salvato la vita a Helgen e senza di lui sarei certamente morta-. Lui stette zitto per alcuni secondi poi disse –Allora sarà così-. -Grazie Jarl della fiducia-. -Usala bene ragazza, che vuoi fare adesso?-. Il mago disse –Come che vuole fare-. -Farengar sta zitto!-. -Si Jarl-. -Allora Natasha?-. -Sicuramente mi fermerò un po’ a Whiterun-. -Allora la missione che ti abbiamo affidato puoi farla quando vuoi, sempre nel meno tempo possibile ovvio-. -Era ovvio Jarl, ho intenzione di visitare Whiterun e i dintorni-. -Allora buona visita, scusami che mi congedoi ma ho un feudo da amdare avanti- e detto questo si congedò e dopo aver salutato Farengare mi congedai anche io. Raggiunsi Sven che era andato all’entrata come gli ho ordinato per conferire da sola con lo Jarl e dissi –Andiamo-. -Hai avvertito lo Jarl della richiesta d’aiuto di Riverwood?-. -Si manda i soldati, comunque non eri li quando gliel’ho riferito?-. -Ero un tantino distatto-. -Ascolta la prossima volta-. Lui annuì –Comunque Alvor sarà sollevato della cosa, dove ti ha portato lo Jarl?-. -Dal suo mago di corte Farengar per un incarico-. -Quale incarico?-. Prima di rispondere siamo usciti e ho risposto –Il mago di corte Farengar pensa di aver trovato il modo per fermare il ritorno dei draghi-. -Veramente? E qual è il modo per fermarli?-. -Dobbiamo recuperare una tavoletta chiamata “Tavola del Drago” che è un’ antica mappa che rivela la posizione e il luogo di sepoltura degli antichi draghi e recuperandola comprenderemo il perché del loro ritorno e fermarli-. -Non vedo come una tavola possa aiutarci a fermarli-. -Non ne ho idea, quello è il lavoro di Farengar ma se questo serve per fermare quei rettili troppo cresciuti aiuteremo come potremmo-. -Certo che lo faremo, spero però che il mago sappia quello che fa-. -Lo spero per, il suo bene-. Lui rise e chiese – Dove sta questa tavoletta?-. -In un Tumulo chiamato “Tumulo delle Cascate Tristi”-. -Un Tumulo è grande e dove sta di preciso questa tavola?-. -Nella cripta in profondità quindi dobbiamo scendere un bel pò-. -Per fortuna non soffro il fastidio dei luoghi chiusi, che pericoli troveremo?-. -Vuoi la verità? Di tutto quindi armati di spada e di coraggio-. -La spada è al mio fianco e il coraggio anche se tu sei al mio fianco-. Io risi –Sven non ti facevo un sentimentale-. -Solo con le belle ragazze, ma a parte gli scherzi tu non so come fai mi infondi coragio e mi sproni a combattere-. -Grazie, mi fanno piacere le tue parole-. -Quando partiamo per il Tumulo delle Cascate Tristi?-. -Ci facciamo una bottiglia di idromele che ce lo meritiamo e poi partiamo subito, questa faccenda è meglio fermarla subito prima che la situazione diventi insostenibile-. -Come vuoi capo, ma facciamo il punto della situazione della giornata: siamo partiti da Riverwood e abbiamo affrontato lupi lungo la strada, abbiamo affrontato un gigante alla fattoria e hai conosciuto i Compagni che ti hanno offerto un posto tra loro, a Dragonsreach mancava poco che venissi arrestata perché ritenuta pericolosa per poi essere scagionata e in fine lo Jarl ti ha affidato un compito di vitale importanza, quindi ci meritiamo una bevuta senz’altro-. -Così si fa socio, una ricompensa per i nostri sforzi è ben che meritata-. -Dopo che la missione sarà completata che faremo?-. -Dipende da che decidi-. -Che vuoi dire?-. -Intendo dire che sarei onorata se decidi di restare al mio fianco, credimi non potrei desiderare un miglior compagno di te Sven-. Lui arrossì –Natasha non ti facevo una sentimentale-. -Ci sono tante cose che non sai di me amico mio-. Vidi un sorriso sghembo stampato in faccia -Un buon motivo per parlare qualcosa di te con qualcuno…-. Lo guardai un po’ male –Ne abbiamo già parlato mi pare-. -Aspetta non ho finito, potresti scriverlo in un diario tuo personale-. -Non voglio far sapere niente di me, almeno il poco indispensabile-. -Guarda che il tuo diario non lo leggerà mai nessuno-. -Ma se qualche ficcanaso di mia conoscenza decidesse di prenderlo saprebbe tutta la mia vita che cerco di tenere per me, meglio così credimi-. Lui capendo che parlavo di lui fece un sorrisetto compiaciuto ma poi tornò serio e disse –Perché ti ostini a tenere le persone a distanza è?-. -Perché tutte le persone che ho lasciato avvicinare sono morte o mi hanno abbandonato ferendomi, quindi per il mio bene e il loro li lascio a distanza-. -Anche io ero come te, ero chiuso in me stesso costruendomi un muro in torno a me tenendo fuori le persone-. -E cosa l’ha abbattuto?-. -Camilla Valerius-. -Camilla?-. -Si, quando sono arrivato a Riverwood con mia madre ero la persona chiusa in se stessa per la morte di mio padre ma quando i miei occhi incrociarono quelli di Camilla cambiai la prospettiva della vita, cosi mi feci coraggio e cominciai a frequentarla e a confidarmi con lei e così abbattè il muro che mi ero costruito, poi è arrivato Fendral ha rompere le cosidette scatole ma lei riuscì a ridarmi i valori della vita che mi stavo perdendo a causa del mio isolamento-. -Come mai successe?-. -Perché avevo capito che era con lei che volevo passare il resto dei miei giorni e combatterò per avere la sua mano-. -Questo per dirmi?-. -Che anche tu troverai la persona con cui confidarti e donare il tuo cuore e quando accadrà ritroverai la felicità perduta-. -Avevo un uomo che avevo donato il mio cuore ma l’ho lasciato avvicinare ed è morto, ecco perché voglio tenere le persone a distanza da me-. -E fai male Natasha…-. Venne interrotto da una voce femminile –Sven che ci fai qui?-. -Carlotta sono felice di vederti, Natasha scusami un attimo-. Lui si allontanò e io per lasciarli un po’ di privacy arrivai al Verdorato, mi cadde l’occhio alla mia sinistra dove c’era una casa enorme con una nave capovolta come tetto e la riconobbi: Jorrvaskr sede dei Compagni un ordine di guerrieri che sono Fratelli e Sorelle nell’onore, queste parole si fecero strada nella mente tormentandomi e pensavo che oltre che oltre quella porta poteva esserci una nuova vita per me e la tentazione di varcarla era tanta “Ne sono degna? E se non sono alla loro altezza?”, poi mi resi conto che era da una vita che scappavo da tutto e tutti per cercare uno scopo della mia vita e l’ho trovato, mi girai e vidi il mio amico sorridermi capendo all’istante la mia scelta e dissi –Sven io…-. -Lo so, vai da loro e dimostrami quanto vali ma soprattutto ti auguro ogni felicità del mondo-. Gli sorrisi grata per aver compreso la mia scelta che avrei dovuto seguire molto tempo fa ma sapevo che non era troppo tardi per percorrerla e seguire i principi che mio padre mi ha insegnato: l’onore, il coraggio e la virtù.

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Capitolo 7
*** Jorrvaskr ***


Dopo aver salutato Sven e avergli promesso che ci saremmo tenuti in contatto per eventuali “missioni” salì le scale che mi avrebbero portato a Jorrvaskr tutta eccitata perché avrei avuto una vita nuova e mi dicevo “Natasha calmati, vai da loro e mostragli il tuo valore che sei brava in queste cose”, ma arrivata davanti al portone mi bloccai con la mano sulla maniglia “Ma che sto facendo si può sapere? Avevo giurato che una vita simile non l’avrei più percorsa e invece sono qui per ripercorrerla”, un'altra voce disse “E’ una vita che cerchi uno scopo, un posto a cui appartenere e che puoi essere quello che sei e ora che l’hai trovato hai paura di cosa comporta, quindi entra e dimostragli quanto vale Natasha Wallace” decisi di assecondare la seconda e attraversai la porta, decisa a entrare in quella Gilda. L’interno era bellissimo: il soffitto era di legno e grandi travi da cui pendevano stendardi rossi con in rilievo uno scudo e una spada, le pareti erano di un legno uniforme, le colonne erano di legno intagliato, una porta alla destra e scale alla sinistra, in mezzo alla grande casa c’era un grande braciere con il fuoco che scoppiettava e intorno un grande tavolo a ferro di cavallo con sopra così tanti avanzi segno che avevano finito da poco la cena. Scesi le scale quando davanti a me apparvero due figure: un Elfo Scuro e una Nord che si prendevano a pugni non si sa perché e quando l’Elfo mi stava venendo addosso con un pugno alzato una mano forte e veloce mi trascinò indietro per non farmi colpire e disse –Attenta!-. Quando ripresi l’equilibrio mi girai e vidi il mio salvatore: il Nord della fattoria che mi guardava sorridendo e lo feci anche io –Grazie, mi hai salvato da un gancio destro-. -Non c’è di che, ricambio il favore che ci hai fatto alla fattoria…-. Una voce molto severa lo interruppe –Tu chi sei?-. Io stetti per rispondere ma lui continuò guardando l’uomo –Vai fuori ad allenarti- e il Nord se ne andò dopo avermi guardato un’altra volta e se ne andò, l’uomo che ci aveva interrotto chiese –Allora?-. -Sono Natasha Wallace-. -Perché sei qui Natasha Wallace?-. -Sono qui per unirmi hai Compagni, una di voi mi ha offerto un posto tra voi-. -Tu devi essere la prode guerriera che ha ucciso il gigante alla fattoria di Harold Pelagia impiantandogli la tua spada nel cranio-. -Si è sparsa la voce è?-. -Si e oltre al tuo coraggio nell’affrontare i nemici c’è anche che sei molto magnanima, un’ottima qualità-. -Grazie-. Lui si sfregò le mani e disse –Allora, credi di essere all’altezza per essere una di noi?-. -Lo spero e con tutta franchezza, non sarei venuta se non mi ritenessi all’altezza-. -Hai carattere ragazza non c’è che dire, per tua fortuna non sono io che decido ma Kodlak e se lui dice che ce la puoi fare per me sei dentro-. -Grazie-. -Non ringraziarmi ancora ragazza, prima devi entrare-. -Vuoi scommettere per caso?-. -I0 non scommetto su queste cose-. -Bene, se mi indichi dove si trova Kodlak sarò felice di dimostrarti che hai torto e ce la posso fare-. -Lo spero per te e per la tua sfacciataggine ragazza e comunque Kodlak è di sotto, percorri il corridoio ed entra nell’ultima stanza ed è li- fece per andarsene quando si girò e disse –Buona fortuna- e se ne andò ed io scesi di sotto per conferire con Kodlak. Scesa di sotto vidi un lungo corridoio e nei fianchi delle porte e rientranze e in fondo al corridoio localizzai la porta, mi avviai verso essa un po’ titubante e arrivata alla porta chiusa mi fermai perché sentì parlare “Non riesco a resistere alla tentazione del sangue”. “Lo è per tutti ma con impegno e dedizione ce la possiamo fare”. Io interdetta pensai “sangue?” ma alla fine bussai e la seconda voce disse –Avanti- ed entrata vidi due persone sedute su due sedie: il primo era un ragazzo Nord uguale al guerriero della fattoria e a suo modo era attraente anche lui, aveva i capelli neri come l’ebano ma più corti che arrivavano fino alla nuca, aveva una barba incolta ma meno fitta, anche lui aveva gli occhi di ghiaccio con la pittura da guerra nera sugli occhi e aveva una Corazza di Lupo; il secondo era un uomo anziano Nord con capelli grigi lunghi fino alla spalla con un piccolo codino a tenere su una manciata di capelli, una barba fitta e lunga fino al petto grigia, occhi blu come la notte e anche lui aveva una Corazza di Lupo, quest’ultimo disse –Una persona entra nella nostra sala, chi sei fanciulla?-. -Mi chiamo Natasha Wallace e vorrei unirmi hai Compagni-. -Ora? Vieni fatti dare un’occhiata-. Lui mi scrutò da capo a piedi e poi disse –Mmm! Si forse, vedo una certa forza di spirito-. Il guerriero accanto a lui esclamò –Maestro, non starai pensando di accettarla?- a quanto pare questo qui ha un bel caratterino e sarà difficile conquistare la sua fiducia, ma sono tenace e non mollo facilmente la presa, diventeremo amici. Kodlak disse –Non sono il maestro di nessuno Vilkas e l’ultima volta che ho controllato c’erano dei letti liberi a Jorrvaskr per coloro che hanno una fiamma che arde nel cuore-. -Chiedo scusa ma forse non è il momento, non so nulla di questa forestiera-. -A volte da noi vengono da noi persone importanti, altri uomini e donne vengono da noi a cercare lo loro fama e non fa differenza, quello che importa è il loro cuore-. -E il loro braccio-. -Certo, come te la cavi in battaglia fanciulla?-. -Me la cavo molto bene non mi lamento, ma ho molto da imparare-. -Questo è lo spirito giusto, lui è Vilkas Macbeth e ti metterà alla prova-. -Se per dimostrare di essere degna farò tutto quello che mi ordinerete di fare-. Vilkas disse –E’ sveglia la ragazza-. -Grazie-. Lui sbuffò di nuovo segno che avevo detto qualcosa che a lui non andava e Kodlak disse –Vilkas, portala nel cortile e vedi cosa sa fare-. Lui annuì e si alzò dalla sedia facendo segno di seguirlo e uscimmo dalla stanza di Kodlak. Il corridoio era deserto segno che tutti erano di sopra quando Vilkas si girò verso di me e disse –Senti ragazza non so chi sei e non mi fido di chi non conosco-. -Natasha-. -Come prego?-. -Il mio nome è Natasha-. -Sentitela, quanto sei impertinente-. -E’ un lato del mio bel carattere e il tuo?-. -Sono un tipo irascibile- -Sempre stato così?-. -Ora di sicuro-. Io risi –Sei buffo Vilkas lo sai?-. Lui con un tono irritato disse –Io non sono buffo sono arrabbiato, specialmente con quelli come te-. -E come sarei?-. -Impertinente e sbruffona oltre misura-. -Oh Vilkas non ti scaldare per questo, in fondo sono una persona per bene e rispettabile oltra al fatto che sono una persona molto dotata-. -Una persona per bene e rispettabile forse ma di sicuro maleducata e sottolineo, sono io che devo valutare se sei una donna dotata-. Io con voce suadente dissi –Ci stai provando con me per caso? Io non vado a letto con chi non conosco e specialmente di chi non mi fido-. Lui arrossì e preso alla sprovvista balbettò –Io…io non…non…ci sto…p…-. -Rilassati guerriero sei un bel tipo ma non fai per me, non dovevamo andare in cortile per un combattimento che avrebbe per scopo di valutare le mie capacità?-. Lui scrollò la testa e disse –Giusto, seguimi- l’avevo ammorbidito alla prima conversazione ma è un osso duro e tornerà all’attacco per far vedere chi comanda ma lo sono anche io e non conosce fino in fondo Natasha Wallace e la sua tenacia. Uscita vidi il cortile per tutta la sua ampiezza: c’era una terrazza con sopra tavoli con sedie e pietanze sul ripiano, lo useranno per le colazioni e feste all’aperto, il pavimento era di mattoni posati con cura su cui camminavi benissimo, il muretto partiva da una grande roccia da cui sopra proveniva del fumo fino all’entrata del feudo e, poggiati sul muretto c’erano dei manichini di paglia con bersagli disegnati e un secchio come elmetto e un pezzo quadrato di legno come scudo. Mi guardai in torno e le uniche persone presenti in cortile erano il Nord della fattoria, un Nord biondo e l’Imperiale che si stavano allenando ma appena ci videro il Nord biondo e l’Imperiale si sedettero su due sedie nella terrazza e il Nord si posò con la schiena sul muro con le braccia incrociate sul petto che ci guardava attentamente forse sapendo che dovevamo combattere e Vilkas mi destò dai miei pensieri –Il vecchio ha detto di esaminarti quindi muoviamoci-. -Hai fretta di essere sconfitto?-. Lui rise –Non essere troppo sicura di te, io non perdo mai una battaglia-. -Non essere troppo sicuro di te, c’è sempre una prima volta e nella mia esperienza chi è troppo sicuro di se quando perde piange, come un bambino senza il suo giocattolo-. -Io non piango-. -Veramente?-. -Sono una roccia e meno le persone, come farò con te adesso-. -Ci puoi provare ma non ti assicuro il risultato-. Lui rise –Torniamo seri-. -Infatti è meglio-. -Come ho detto, il vecchio ha chiesto di esaminarti quindi muoviamoci, sferra qualche attacco contro di me così vedrò come ti muovi-. -Si, Grande Capo-, estrassi la spada e mi misi in posizione ma lo guardai negli occhi per dirgli che non volevo fargli male e lui parve capire il mio sguardo e disse –Non preoccuparti, ho la pelle dura-. -Come vuoi ma non lamentarti con me se ti straccio-. -Non succederà ragazza perché sarà il contrario, cominciamo-. Come mi ha detto di fare l’ho attaccato con un affondo che però non andò a segno perché si scansò colpendomi con l’elsa della spada sulla schiena e disse –E’ questo il meglio che sai fare?-. -Mi sto appena scaldando non preoccuparti-. Quando mi girai lo vidi con uno scudo laminato in mano e dissi –Così non vale però-. -Tutto vale Wallace, se sei con le spalle al muro e il tuo nemico ha lo scudo come me adesso devi sapere come batterlo se no crepi-. -Tu si che sai tirare su il morale a una donna Macbeth-. Lui fece un sorriso sornione e cominciai ad attaccarlo ma pochi colpi andarono a segno e beccandomi colpi dell’elsa della sua spada sulla schiena e tante sue provocazioni su come ero patetica, colta da un’ira improvvisa decisi di sbarazzarmi del suo scudo per permettermi di batterlo quindi lo tenni a distanza per elaborare una strategia. Dovevo colpire con forza lo scudo e dovevo usare la mia rabbia: “Sono stata patetica, non ho potuto salvare la vita a mio padre, l’uomo che mi ha messo al mondo”. Cercai di colpirlo sulla faccia così si mise lo scudo davanti a se per proteggersi e lo colpi con potenza e furia: “Sono stata una codarda, mi sono allontanata da mia madre, la donna che mi ha messo al mondo e l’unico genitore ancora in vita”. Continuai a colpirlo non lasciandogli respiro e facendolo inginocchiare sotto i miei colpi di spada: “Sono arrabbiata, incapace di perdonare mio fratello che mi ha abbandonata quando avevo bisogno di lui per un’altra donna”. Lui continuò a tenere lo scudo in alto ma si vedeva che prima o poi avrebbe ceduto e non vedevo l’ora. “Sono un essere inutile, non sono riuscita a vendicare mio padre uccidendo Ulfric che mi era accanto”. Con la rabbia che pompava il mio cuore invece di un gesto naturale che ogni essere umano possiede, penetrai nella sua difesa facendogli cadere lo scudo e tenendolo a terra con il piede destro e la mia spada puntata nella sua gola, con il fiatone per il combattimento e per diradare la rabbia accumulata mi accorsi di quello che avevo fatto e allontanando spada e piede da lui dissi -Scusami non volevo- e l’aiutai ad alzarsi. Lui dopo essersi ripreso e rinfoderata la spada disse –Non devi scusarti, sei stata grande-. -Cosa?-. -Hai superato l’esame-. -Quale esame?-. -Si un esame, se Kodlak dice di esaminare i candidati intende che se il candidato batte uno di noi ha la possibilità di entrare nei nostri ranghi, quindi tu battendomi hai la possibilità di essere una di noi-. -Non lo sapevo, ma perché non mi hai detto niente?-. -Se te l’avessi detto non sarebbe più stato un esame-. -Giusto-. -Posso chiederti una cosa?-. -Spara-. -Cosa ti ha fatto scattare così? Eri in una specie di trance omicida-. Io risi e contagiai anche lui ma per poco e risposi –Ricordi dolorosi della mia vita-. -E…-. -E non ne voglio parlare-. -Okey, rispetto la tua decisione-. -Grazie-. -Tornando a noi…-. -Si-. -Non male ma la prossima volta non sarà così facile-. -Non male? Non sono finita io con il culo per aria-. -Che faccia tosta che hai, ma ammetto la sconfitta-. -Che umiltà Macbeth, non me l’aspettavo-. -Io sono una persona umile Wallace, una cosa che tu non possiedi-. -Devo dissentire, l’umiltà è il mio pregio-. -Vedremo-. -Vuoi scommettere?-. -Io non scommetto-. -Vedremo- lo imitai per sfida e lui fece una faccia indignata e disse –Potresti farcela ma sei ancora un cucciolo, quindi fa quello che ti diciamo-. -Cucciolo?-. -Si, gli iniziati gli chiamiamo così-. -Un po’ offensivo, non credi?-. -No, il posto tra noi te lo devi guadagnare con coraggio e onore e ricorda, nulla ti è dovuto perché sei una donna-. -Io non voglio nessun trattamento speciale, nella mia vita mi sono sempre arrangiata da sola-. -Bene perché non lo riceverai, tutte le donne qui hanno sudato per arrivare qui e se sei forte la metà di quello che ho visto ce la farai di sicuro-. Io gli sorrisi –Grazie sei molto gentile-. -Non era un c0mplimento Wallace e smettila di fare la spocchiosa con me, non attacca-. -Questa cosa si chiama gentilezza o cortesia e non spocchiosità Macbeth e voglio dirti che non sto cercando di abbordarti, tu di certo non sei il mio uomo ideale-. -Nemmeno tu e voglio avvertirti che non sono ammesse repliche, specialmente con il tuo tono-. -Il mio tono?-. -Si il tuo tono da strafottente-. -Come osi…-. Non feci in tempo a replicare che lui mi lanciò la sua spada che devo dire ben bilanciata e disse –Portala da Eorlund Manto Grigio e falla affilare e sta attenta che probabilmente vale più di te- non feci in tempo a replicare di nuovo che lui se ne andò sparendo dietro dietro le porte di Jorrvaskr e anche gli altri se ne andarono, ma per ultimo il Nord della fattoria che fino all’ultimo mi guardava sorridendo. Non mi aveva spiegato dove era Eorlund Manto Grigio ma ricordandomi le parole di Idolaf che aveva detto che lavorava come fabbro presso la Forgia Celeste per i Compagni mi ricordai del fumo che vidi sopra la roccia e dedussi che si trovava li e con la spada in mano e brontolante mi avviai “Chi si crede di essere quel cafone, il mio padrone? Io non sono la sua schiava personale e la mia lealtà va a Kodlak e non di certo a lui”. Vidi le scale e cominciai a salire “Non sono alle prime armi e caso mai lo è lui, non pretendo di essere privilegiata perché sono nuova ma il rispetto si, lo pretendo eccome”, arrivata in cima vidi la Forgia Celeste in tutta la sua grandezza: aveva tutti gli attrezzi per la forgiatura, la forgia era di marmo grigio e liscio, sulla parete di roccia c’era una parete di marmo con inciso una grande battaglia e il fuoco scoppiettava quasi festoso producendo un fumo quasi celeste e facendo strane forme nell’aria per poi dissolversi con l’avvicinarsi dell’altezza. Davanti alla forgia c’era un uomo che batteva il ferro appena raffreddato che pare non essersi ancora accorto della mia presenza: l’uomo era di razza Nord, sulla sessantina, capelli lunghi grigi, una barba incolta grigia, un corpo muscoloso per uno della sua età e una corazza di pelle che lasciava vedere il suo fisico con in groppa una grande ascia forgiata sicuramente da lui essendo di mani esperte, quando si accorse di me mise giù il ferro e martello e chiese –Posso fare qualcosa per te ragazza?-. Io mi riscossi dai miei pensieri e dissi –Scusi il mio rimbambimento-. -Non preoccuparti capita-. -Dovrei consegnarle una cosa-. -Di che si tratta?-. -Della spada di…-. -La spada di Vilkas-. -Esatto, come ha fatto a capirlo?-. -Mia cara, ricordo perfettamente ogni arma che ho forgiato per ogni uno dei Compagni e non mi è difficile riconoscere la spada di quel testone di Vilkas-. -E’ molto bravo se posso dire-. -Non per modestia ma sono bravo in quello che faccio, comunque cosa voleva fare Vilkas con la sua spada?-. -Mi ha detto di fargliela affilare e mi ha sottolineato che la spada vale più di me-. -Tu devi essere la nuova recluta giusto?-. -Si sono io-. -Come ti chiami fanciulla?-. -Natasha Wallace-. -Piacere io sono Eorlund Manto Grigio fabbro dei Compagni e uno dei pochi che sa maneggiare il metallo speciale che usano-. Era un Manto Grigio e dovrebbe essere il mio nemico però davanti a me non vedo un nemico ma più tosto una persona per bene che si guadagna da vivere onestamente e di fronte a uno come lui non posso provare odio ma ammirazione anche se un po’ di risentimento lo provo, non tanto per la persona in se ma perché appoggiano un omicida scatenato come Ulfric che per arrivare a uno scopo deve prendere la strada più facile anche se questo deve portare a delle morti il più delle volte per mano sua come è successo con mio padre, per adesso è meglio se tengo all’oscuro di essere entrata nei Guerrieri Nati perché non voglio creare tensioni ora che ho la possibilità di entrare nei Compagni. -Non sei di Whiterun vero?-. Io mi riscossi –Come prego?-. -Ti ho chiesto se sei o no di Whiterun-. -No, sono nata a Riverwood-. -E ci abiti?-. -No, non ho fissa dimora-. -Lo sospettavo-. -E come di grazia ha fatto a capire tutto ciò?-. -Perché conosco le persone come te-. -Come me?-. -Si come te, sei una persona solitaria e non ti piace avere le persone che ti ronzano anzi, le tieni a debita distanza per paura di soffrire a causa loro e devo dedurre che hai subito perdite significative dalla tua vita ed è per questo che ti sei isolata-. Restai zitta, aveva indovinato tutta la mia vita. -Se taci vuol dire che ho ragione, quelli come te prima o poi cercano stabilità in qualcosa o in qualcuno perché stufi di non appartenere a niente e a nessuno e se non riescono a trovare quel fattore di appartenenza ci sono due strade per loro: la prima ti uccidi perché è la più semplice e la seconda diventi una persona cattiva e senza cuore prendendo una via di non ritorno-. -Come fa a saperlo?-. -Perché conosco le persone mia cara e perché mi basta guardarti per capire che nella tua vita hai perso persone importanti per te-. Io stetti per rispondere ma lui mi interruppe –Non devi preoccuparti non serve che mi racconti niente, se vuoi me lo potrai raccontare quando ti senti pronta-. -Grazie lo apprezzo molto-. -Ho figli anche io quindi capisco la situazione-. -Ha figli?- io lo sapevo grazie a Idolaf ma volevo farmelo dire da lui. -Si tre: una femmina Olfina Manto Grigio e due maschi Avulstein Manto Grigio e Thorald Manto Grigio, quest’ultimo è scomparso da un’ anno e mezzo e io e Fralia siamo disperati-. -Mi dispiace- dico sul serio, potrò anche odiare i Manto della Tempesta per ciò che anno fatto alla mia famiglia ma nessuna persona dovrebbe subire una cosa del genere, specialmente una perdita di un figlio sangue del tuo sangue, io ho perduto mio padre e posso comprendere –Com’è successo?- Idolaf è stato molto evasivo su questo. -Noi sosteniamo i Manto della Tempesta mentre i Guerrieri Nati sostengono l’Impero, ma questo è irrilevante-. E’ rilevante eccome. -Comunque Thorald aveva deciso di unirsi alla ribellione perché diceva essere suo dovere e noi a malincuore demmo il consenso anche se per me un conto è sostenere e un conto è partecipare alla ribellione, il giorno della partenza però scomparve dal nulla e lo cercammo giorni senza però trovarlo e alla fine dovemmo smettere le ricerche e da allora perdemmo un figlio-. -Un rapimento?-. -Si esatto-. -Si sa da che è stato rapito?-. -No ma abbiamo un idea di chi può averlo fatto-. -E chi?-. -I Guerrieri Nati-. Stava accusando il mio clan e volevo sapere il perché dell’accusa –Perché pensi nella loro colpevolezza?-. -Per sabotarci e screditarci perché se no, è da quando è iniziata questa guerra che cercano un modo per farcela pagare per il nostro tradimento anche se sinceramente non pensavo che sarebbero arrivati a questo punto-. -Può essere che non sono stati loro-. -Sei giovane per poter capire, non hanno mai fatto un mistero del loro odio nei nostri confronti e anzi le minacce hai nostri danni le hanno fatte in pubblico quindi ci sono molte persone che te lo possono confermare-. Non saprei cosa pensare, sono arrivata da poco a Whiterun e sinceramente non so molto della faida tra i due clan ma se così fosse voglio indagare –Se posso fare qualcosa non esiti a chiedere-. -Grazie Natasha apprezzo molto la tua offerta d’aiuto come tutto il clan Manto Grigio, ma finora non c’è niente che puoi fare-. -Capisco ma se serve aiuto sa dove trovarmi, sono sempre disponibile ad aiutare le persone-. -D’accordo, tornando a prima lasciami pure la spada di Vilkas che domani gliela affilo per bene- e detto ciò gliela porsi. Lui disse –Comunque non devi fare sempre ciò che ti dicono Natasha-. -Ma Vilkas a detto…-. -Lascia perdere Vilkas, anche lui era un novellino e anche gli altri ma se lo dimenticano, non gli piace ricordare quel momento della sua vita e fa finta che non sia mai esistita-. Magari fosse così per tutti, poter dimenticare le cose brutte che ti sono successe nella tua vita per non dover più soffrire, ma non si può e ti devi tenere tutto il tuo macigno di sofferenza senza poterlo togliere e dissi –Lo terrò a mente-. -A quanto ho visto gli hai tenuto testa in modo ammirevole, con ferocia e testardaggine e credimi in pochi si azzardano a sfidarlo in quel modo-. -Ho un carattere forte forgiato negli anni, odio farmi mettere i piedi in testa-. -Come tutti i Nord e comunque è un carattere adatto per far parte dei Compagni, tutti qui hanno un carattere simile chi più chi meno-. Qualcuno che mi conferma che c’è la posso fare ad entrare nei Compagni –Mi tira su il morale sa? Finora ho solo ricevuto solo calci nel didietro-. Lui rise –Hai un senso dell’umorismo che mi piace e mi pare che incassi bene le batoste-. -Nella vita ne ho ricevute un bel po’ non è tutto rosa e fiori, posso farle una domanda?-. -E sarebbe?-. -Anche lei fa parte dei Compagni?-. -Io? No, almeno non ufficialmente, io forgio per loro le armi ma non vado in battaglia con loro, infondo non serve fare parte dei Compagni se forgi le armi per loro no? Comunque li considero i miei Fratelli e Sorelle si Scudo e a loro non dispiace quindi non mi faccio problemi-. -Scusi della domanda, ma vorrei conoscere tutti qui-. -Non devi scusarti vuol dire che sei socievole o almeno cerchi di esserlo, comunque puoi darmi del tu infondo sarai mia Sorella di Scudo – e mi fece l’occhiolino. Io risi e dissi –Okey Eorlund, ora devo andare e spero che mi facciano fare qualcosa-. -Okey e io sono sempre qui se vuoi parlare con qualcuno-. Feci per andarmene ma poi mi richiamò –Natasha aspetta!-. Io mi girai sorridendo –Si-. -Puoi farmi un favore?-. -Certo-. -Devo andare a casa prima per mia moglie Fralia perché è in lutto e sai il motivo, quindi volevo chiederti se puoi portare questo scudo che ho rinforzato ad Aela-. -Chi è Aela?-. -Giusto non l’hai ancora conosciuta, ha i capelli rossi e ha la pittura da guerra verde-. Non riuscì a focalizzarla subito ma poi mi venne in mente il Nord della fattoria con i suoi occhi di ghiaccio e i capelli come l’ebano…frena, che cosa sto facendo? Stavo fantasticando su un uomo, un uomo appena conosciuto che ha degli occhi stupendi…basta Natasha!. Comunque mi ricordai della Nord impetuosa –Si ora me la ricordo, era alla fattoria- lui mi guardò accigliato –Te lo racconto un’altra volta, non c’è problema ma non mi avevi detto che non dovevo sempre fare quello che mi dicono?-. -Infatti, ma fa un eccezione per questa volta e poi da me non avrai niente da temere, non direi lo stesso di Vilkas-. Io risi –Non preoccuparti dammelo pure così almeno avrò qualcosa da fare- me lo porse e io lo infilai nell’imbracatura e disse –Sta attenta con lo scudo di Aela, non la conosci ma è molto vendicativa se tocchi qualcosa che è suo o se gli fai anche un piccolo graffietto alle sue cose-. -Lo terrò a mente, ne varrà della mia vita-. -E’ meglio, devo andare e buona fortuna con gli altri- ci stringemmo la mano e poi lui se ne andò e dopo pochi minuti in cui riguardai la Forgia Celeste scesi le scale per entrare a Jorrvaskr. Mi chiusi la porta alle spalle e quando mi girai vidi undici persone in fila con le braccia conserte o dietro alla schiena e Kodlak vanne davanti a me con un sorriso appena visibile sotto la sua folta barba e sorpresa chiesi –Ho fatto qualcosa di sbagliato?-. -No mia cara, niente affatto anzi è tutto il contrario-. -Contrario?-. -Si, Vilkas mi ha detto che l’hai battuto e che con la spada te la cavi più tosto bene ma soprattutto che sei testarda e presuntuosa-. Guardai il diretto interessato torva e lo vidi che sogghignava come compiaciuto della cosa e volli seriamente incenerirlo con lo sguardo se potessi, di certo ora mi avrà rovinato e adesso Kodlak mi caccerà dicendomi che non sono adatta ad entrare nei Compagni ma volli difendermi –Signore non so cosa le abbia detto ma io non…-. Lui alzò la mano per fermarmi –Ferma fanciulla non hai fatto niente di male-. -No?-. -No non preoccuparti, non c’è niente di male ad essere testarda è una caratteristica fondamentale per essere un buon Compagno, per la presuntuosità la vedremo con il tempo-. Non ero presuntuosa, almeno non hai miei occhi, ma se Kodlak diceva che ero da “mettere apposto” farò del mio meglio per “ripararmi” –Se non ho fatto niente di male come mai c’è un plotone di esecuzione qui?-. Strappai una risata generale che contagiò anche Kodlak che disse –Hai rallegrato questa sala e di questo ti ringrazio-. Vuol dire che non ridevano mai? Un lato del mio carattere! Dopo questa riflessione chiesi –Se non ho fatto niente di male come mai sono tutti qui?-. -Per le presentazioni mia cara-. -Presentazioni?-. -Si, Vilkas ti avrà spiegato che quello che hai fatto era un esame diciamo di ammissione-. -Si lo ha accennato-. -E l’hai superato a suo dire a pieni voti, quindi hai la possibilità di entrare-. Ero confusa –Non lo sono già?- ci fu un’altra risata generale e Kodlak disse –Non deridetela per ciò che per noi è ovvio e per altri no, lei non sa delle nostre usanze e leggi ma con pazienza e dedizione diventerà un ottima Sorella di Scudo e in più non è facile battere Vilkas ma lei invece si quindi portatele rispetto-; la risata si spense e lui continuò –No ragazza non ancora, diciamo che sei una recluta e che non lo sei ufficialmente e per esserlo devi superare una prova-. -Una prova? Diche genere?-. -Che metterà alla prova il tuo valore, te lo spiegherò quando vorrai ma adesso largo alle ciance e seguimi-. Io posai lo scudo in un angolo e lo segui davanti alla fila di persone e continuò –Non vuol dire che se non sei ufficialmente una di noi non ancora non debba conoscere i nostri nomi, sai già il mio nome e chi sono quindi partiamo con i membri del Circolo…-. -Scusi l’ignoranza ma cos’è il Circolo?-. -Il Circolo dei Compagni mia cara è un concistoro, diciamo un gruppo i cui i membri sono guerrieri esperti, forti e più anziani degli altri Compagni e odono di una certa autorità e assegnano i lavori-. -Annotato, grazie della pazienza-. -Non c’è di che ma incominciamo, lui è Skjor Duglas-. Era l’uomo che mi aveva accolto al mio arrivo a Jorrvaskr: era di razza Nord, stempiato con i capelli grigi e lunghi raccolti in una codina, aveva un occhio marrone e uno bianco con una cicatrice che li passava l’occhio, una barba appena visibile e portava una Corazza di Lupo. -Lei è Aela la Cacciatrice-. Era la Nord della fattoria e colei che mi ha offerto il posto qui, mi devo ricordare di consegnargli lo scudo. -Lui è Vilkas Macbeth, lo so che già lo conosci ma si arrabbia se lo escludo-. Il diretto interessato annuire sogghignando e l’unica parola per descriverlo era…Esibizionista!-. -Lui è suo fratello gemello Farkas Macbeth-. Il mio cuore perse un battito quando incontrai i suoi occhi color ghiaccio che erano una calamita che attraeva un metallo e quel metallo ero io, mi stavo distraendo…di nuovo e non so se ero arrossita ma vidi lui arrossire e distogliere subito dopo lo sguardo-. -Ora passiamo agli altri, lui è Torvar Rikke-. Era fuori in cortile quando ho combattuto con Vilkas: era di razza Nord, capelli biondi lunghi fino alla spalla e un codino che teneva raccolto il ciuffo dietro alla testa, aveva gli occhi marroni color nocciola, una barba folta ma corta e portava una Corazza di Pelle. Rikke…Rikke l’ho già sentito, poi mi venne in mente il Legato Rikke a Helgen e pensai che fosse erano imparentati. -Lui è Athis Pendragon-. Era quello che faceva a pugni quando sono entrata: era un Elfo Scuro, capelli rossi raccolti in una coda alta portata in cima al suo cranio allungato come tutti quelli della sua razza, pelle blu sporco, occhi rossi, un pizzetto ma la parte sotto era più lunga raccolta in un codino rosso e portava una Corazza di Cuoio. -Lei è Njada Stroneam-. Era la compagnia di botte di Athis e tra l’altro non so chi ha vinto: era di razza Nord, capelli lunghi fino alla spalla di un grigio scuro sicuramente naturale, una pittura da guerra nera sulle guance, occhi marrone cioccolato e portava una Corazza di Cuoio. -Lei è Ria Cruz-. Era l’Imperiale che era alla fattoria e quella che era in cortile ad allenarsi. -Lui è Vignar Manto Grigio-. Quindi è lui il capo clan dei Manto Grigio e fratello di Eorlund: era di razza Nord, capelli grigi lunghi fino alla spalla, aveva gli occhi azzurri color cielo, dei baffi bianchi e lunghi fino al mento e invece di una corazza portava degli abiti eleganti marroni, sarà per esaltare la sua carica di capo clan e non assomiglia per niente ad Eorlund. -E lui è Brill Munroe, non è dei Compagni ma è come se lo fosse-. Come Eorlund non lo era ufficialmente ma loro lo consideravano parte del loro gruppo, non mi sarei mai aspettata tanta gentilezza e tanto affetto per una persona: era di razza Nord, stempiato con capelli marrone cioccolato, aveva gli occhi blu, niente barba e portava abiti semplici da contadino: gilet marrone, camicia giallo sbiadito, pantaloni blu e stivali marrone chiaro. Poi lui mi indicò con fare solenne –Ragazzi lei è Natasha Wallace la nostra nuova recluta e amica, trattatela bene e se sento anche una piccola lamentela farò un bel discorsetto a tutti voi, potete andare-. Molti dei presenti si sedettero o per chiaccherare o per fare un ultimo spuntino e altre scendevano negli alloggi per riposare e Aela era tra quelle e mi poni l’obbiettivo di restituirle lo scudo ma Kodlak si mise davanti alla mia visuale e disse –Bene ragazza se serve qualcosa fallo sapere hai membri del Circolo o a me-. -Lo farò senz’altro signore e grazie per questa opportunità-. -Tutti meritano un’ opportunità per fare vedere il proprio valore e ho un buon presentimento su di te-. -E quale sarebbe? Buono spero-. Lui rise –Si buono si questo non ti devi preoccupare, ho il presentimento che sarai una tra i membri dei Compagni più brillante se non la migliore e spero fortemente di non sbagliarmi sul tuo valore-. Quell’uomo era straordinario, si fidava delle persone ancora prima di conoscerle bene e credeva fortemente in me tanto da credere che supererò la prova che mi porranno per diventare una loro Sorella di Scudo a tutti gli effetti e questo mi conforta e mi procurava una gioia immensa e dissi –No non sbaglia non deluderò le vostre aspettative, ci tengo a diventare una di voi-. -Ne sono felice, vieni ti devo presentare una persona e senza quella persona Jorrvaskr non esisterebbe -. Mi condusse da una signora anziana dell’età di Kodlak: era di razza Nord, capelli lunghi fino alla mascella grigi, aveva occhi azzurro oceano, aveva un aria bonaria e portava abiti da contadina: vestito color panna , grembiule lungo fino hai piedi bianco e scarpe marroni. -Lei è Tilma McGaffin, è la nostra cuoca e governante quindi se ti serve qualcosa chiedi a lei, hai fame mia cara?-. Sentì il mio stomaco borbottare e risposi –Direi di si, ho un certo languorino-. -Bene che vorresti mangiare?-. -Quello che c’è, non ho tante pretese e non voglio far scomodare Tilma-. -Non ti devi preoccupare di questo è quello il suo lavoro-. -Magio quel che c’è-. Kodlak mi sorrise e poi disse – Tilma lascia che ti presenti Natasha Wallace la nostra nuova recluta-. Ci stringemmo la mano e disse –Piacere mia cara, ti va del pollo grigliato e patate?-. -Andrà benissimo-. -Bene vado a prepararlo- e se ne andò. Kodlak disse –Devo informarti di un’ultima cosa-. -Certo-. -La colazione è alle otto in punto quindi cerca di essere in orario ma se per caso fai tardi di dieci minuti non importa, il pranzo è ha mezzogiorno e dieci, la cena è alle sette e venti e questo che ti dico non è obbligatorio ma verso le quattro Tilma prepara dei dolcetti con il tè… ti piace il tè?-. -Si molto-. -Bene se vuoi unirti a noi ci trovi in terrazza, sei la benvenuta-. -Vengo volentieri-. -Comunque come ripeto per la colazione se anche ritardi di dieci minuti non importa, Vilkas è buono a restare a letto per ben mezzora e a volte un ora prima di farsi vedere a colazione-. Me lo immagino appena svegliato ancora con il sonno intorno e rispondeva con un “Hmm” a chiunque gli parlasse e mi misi a ridere –Non si preoccupi sarò in orario e non sono mai stata una dormigliona-. -Come tutti quelli normali, ora devo andare a riposare un po’ sai gli uomini di una certa età come la mia devono riposare-. -Quanti anni ha se non sono indiscreta?-. -Ne ho settanta mia cara e tu?-. -Io ne ho ventotto signore-. -Sei una ragazza molto giovane e sei molto brava con la spada, ti devo fare i miei complimenti perché non è da tutti alla tua età avere questa maestria con la spada ma soprattutto questa strada-. -La reputavo la strada giusta per me e non ho rimpianti-. -Ne sono contento, ora mangia con calma e poi porta pure lo scudo ad Aela-. Io stupefatta chiesi –Come fa a…-. -Come faccio a saperlo? La conosco fin da quando era bambina e quello scudo era di sua madre-. -Anche sua madre era nei Compagni?-. -Si, faceva parte del Circolo ed era una persona straordinaria come poche al mondo-. -Era?-. -Si ma mia cara questa cosa te la deve raccontare Aela, solo lei può farlo-. Se era morta mi dispiaceva per lei ancora prima di conoscerla, ad un certo punto Tilma tornò con un piatto con il petto di pollo e una manciata di patate –Eccoti servita mia cara-. Mi sedetti e con un sorriso dissi – Grazie molte signora McGaffin-. Lei mi sorrise e si rivolse a Kodlak –Mi piace questa ragazza, ha dei modi così garbati-. -Lo so – mi guardò sorridendo –E’ speciale-. -Infatti e cerchi di non farsela scappare – e se ne andò e Kodlak mi posò una mano sulla spalla - Mangia con calma ma cara, ci vediamo in giro- e se ne andò anche lui e io compiaciuta per i complimenti ricevuti mangiai con gusto. Finita la cena avevo preso lo scudo ed ero scesa negli alloggi ma non sapevo qual era, escludendo la prima stanza mi avviai sulle rientranze vicino alla camera di Kodlak che aveva la porta chiusa segno che dormiva e alla mia sinistra sentì una voce femminile e una maschile e riconoscuta la voce femminile mi avviai verso la porta ma era chiusa e mi decisi a bussare e dopo pochi secondi sentì dire “Avanti”, l’aprì e vidi la stanza: aveva le pareti ricoperte di marmo grigio con appese teste di animali di ogni genere, un armadio, due cassettoni, un letto e scaffali pieni di pellicce di orso e lupo ed in mezzo alla stanza c’era Aela e Skjor che mi guardavano accigliati e la prima disse –Ciao Natasha-. -Ciao Aela-. -Ti serve qualcosa?-. -Si, Eorlund mi ha chiesto di consegnarti il tuo scudo perché lui aveva un impegno – lo tirai fuori dall’imbracatura e glielo porsi e lei con un sorriso lo prese e disse –Grazie Natsha lo stavo aspettando, sono contenta che tu c’è l’abbia fatta ad arrivare qui e che hai deciso di unirti a noi-. Skjor intervenne –La conosci? L’ho vista all’entrata e che si allenava con Vilkas-. -Oh si! Ha ucciso lei il gigante-. -Eri presente anche tu? Quando ti hanno affidato la missione ero con il Comandante Caius-. -Certo sono stata io ha proporgli di entrare nei Compagni, comunque ho sentito che hai stracciato Vilkas a duello-. Io mi grattai i capelli della nuca un po’ imbarazzata –Si l’ho battuto come un tamburo- e lei si mise a ridere ma Skjor tuonò –Silenzio Aela, Vilkas potrebbe sentirti-. Aela fece un gesto di non curanza –Che senta pure quel bambino presuntuoso, si è meritata quella sculacciata- poi si rivolse a me –A tal proposito, credi di farcela in un vero duello contro Vilkas?-. -Non mi piace vantarmi-. -Sei una donna che parla con le proprie azioni, ecco come mai mi sei piaciuta fin da subito-. Skjor intervenne – Aver battuto Vilkas è stato un caso fortuito-. Aela incrociò le braccia al petto e disse –Che cosa te lo fa credere Skjor?-. -Nessuno batte quel ragazzo a combattimento-. -A quanto pare ora si e sono felice che gli hai dato quella lezione che gli avrei dato io stessa un anno fa-. Intervenni –Non voglio essere causa di discussione -. Aela mi sorrise –Non lo sei Natasha ma qui troppe persone sono abituate a considerare Vilkas un campione di spada ma ora è giunto il momento di cambiare-. Io dissi –Se posso permettermi lo considero molto spavaldo e molto sicuro di se tanto da scartare l’idea della sconfitta e quando perde pare un bambino che ha perso il suo giocattolino-. -Hai visto Skjor? C’è un'altra persona che la pensa come me, è una donna sveglia e impara da lei-. Skjor disse –Non ho detto che quel ragazzo non sia cocciuto come un asino ma sai anche tu come è irascibile e vendicativo e non mi piace che se la prenda con te-. Aela fece un colpo di tosse un po’ sospettoso, mi guardò e gridò –Farkas!- a quel nome mi irrigidì senza volerlo e lei continuò –Ora Farkas ti mostrerà dove puoi riposare – sentì dei passi dietro di me, mi girai e lo vidi davanti alla porta e disse – Mi hai chiamato?-. Aela alzò gli occhi al cielo e disse –Certo che si genio, mostra a questa matricola dove riposano le reclute- andai davanti a lui e mi guardò –Matricola? Ahn! Si mi ricordo di te, seguimi-. Arrivata alla porta Aela mi disse –Piacere di averti conosciuto Natasha grazie di avermi riportato lo scudo-. -L’ho fatto con piacere- e chiusi la porta. Raggiunsi Farkas che disse –A Skjor e Aela piace prendermi in giro ma sono brave persone-. -Perché dovrebbero prenderti in giro?-. -Perché dicono che non sono tanto sveglio e duro di comprendonio quindi fanno discorsi complicati per mettermi in difficoltà-. -Ogni uno ha il proprio carattere e si dovrebbe accettare la persona com’è senza volerla cambiare per avere quella che vorrebbero-. Lui mi guardò –Sei molto gentile, ho sentito che sei molto testarda, presuntuosa, che hai una faccia tosta, spocchiosa e strafottente-. Sapevo di chi era questo zampino –Scommetto che so già chi è stato a buttar fuori queste voci-. Lui inarcò la sopracciglia destra –E’ stato Vilkas, devi scusare mio fratello ha un carattere un tantino…-. -Irritante?-. Lui rise – Esatto proprio così, è difficile starci insieme più di dieci minuti ma non è cattivo-. -Lo è anche con te?-. -A volte ma è più ipperprotettivo-. -E’ quello più grande?-. -Siam0 gemelli-. -Giusto-. -Lui è quello più sveglio quindi si considera quello grande mentre io sono quello forte-. -Avete trovato un equilibrio…- mi sentì seccare la gola, averlo vicino il mio stomaco si contorceva per la vicinanza e il cuore palpitava e non riuscì a contenere il rossore che si depose nelle mie guance e con la coda dell’occhio vidi che anche lui era rosso in faccia, decisi di farmi coraggio e chiesi –Posso farti una domanda?-. -Certo-. -Lo so che ci siamo appena conosciuti ma tu che pensi di me?-. -Di te?-. -Si di me-. -Bè…da quel che ho visto alla fattoria sei molto coraggiosa, non hai paura di affrontare un nemico molto più grosso di te, sei molto umile e generosa e non preoccuparti per la testardaggine, perché ti accorgerai che lo sono anche io, tu di me?-. -Da quello che ho visto sai usare bene quello spadone, sei molto buono e gentile e se posso permettermi hai un bel corpo-. Lo vidi arrossire e mi morsi l’interno della guancia aspettandomi una sgridata ma invece disse –Grazie… anche il tuo non è per niente male- questa volta fui io ad arrossire e lui a mordersi la guancia e poi continuò –Scusa non sono abituato a espormi con le donne-. -Non devi preoccuparti anche io sono impedita con gli uomini, anzi faccio sempre qualcosa che dopo mi stanno alla larga-. Lui mi sorrise –Sono contento che ci sia una persona nuova, certe volte ci si annoia e questa vita può essere dura da percorrere se non si è motivati-. -Anche io sono contenta di aver preso questa decisione perché sono da sempre una persona molto motivata-. Arrivati in fondo al corridoio dove sono arrivata aprì una porta alla nostra destra e disse –Eccoci arrivati, questo è il dormitorio e il tuo letto è l’ultimo in fondo alla tua sinistra, c’è un separè vicino e sul tuo letto c’è una camicia da notte e ricordati che quel letto è tuo e puoi dormirci quando hai sonno e se ti serve qualsiasi cosa chiedi a Tilma-. -Grazie di tutto-. Lui si girò verso di me sorridendo e disse –Voglio presentarmi di persona, io sono Farkas Macbeth- e mi porse la mano che io strinsi –Piacere io sono Natasha Wallace – sentì che qualcosa era cambiato in quel tocco in entrambi ma non so in come. -Natasha benvenuta nei Compagni e buonanotte- mi fece un ultimo sorriso e se ne andò per andare nella sua stanza e mormorai –Buonanotte…Farkas- ma lui ovviamente non mi sentì. Andai nel mio letto assegnatami e vidi la camicia da notte color azzurro, la presi andando dietro al separè spogliandomi della corazza d’acciaio e mi misi a letto che mi parve il più morbido del mondo pensando a questa nuova vita che avevo deciso di percorrere e mi addormentai con questo pensiero felice.

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Capitolo 8
*** La fiducia è esenziale ***


Passarono cinque giorni dal mio arrivo a Jorrvaskr e avevo fatto amicizia con tutti tranne che con Vilkas e Njada che mi stavano alla larga e se parlavamo mi rispondevano con astio e disapprovazione per qualsiasi cosa facessi ed ero triste sinceramente per questa cosa ma alla fine decisi di ignorare completamente i loro modi. Kodlak si era rivelato un uomo per bene come pochi al mondo e riusciva a capirmi in modo sorprendente tanto che pareva conoscermi più di me stessa e lo reputavo un uomo di grande saggezza che valeva la mia stima; Aela è una brava donna e abbiamo avuto modo di parlare molto tra noi in questi giorni dal mio arrivo apprendendo che è una cacciatrice molto brava per dire un eufemismo ma è molto solitaria; Skjor come Kodlak è un brav’uomo che ti sprona a dare il meglio ti te affinando le tue abilità e ho avuto modo di confrontarmi con lui constatando la sua bravura ma è molto burbero; Vilkas non ha cambiato atteggiamento nei miei confronti in questi cinque giorni, anzi va peggiorando mettendomi un malumore ogni volta che ci rivolgiamo una parola; Athis come Elfo Scuro non era male se lo prendi nel verso giusto ma come Aela era un tipo molto solitario e lo trovi sempre in cortile ad allenarsi con la spada; Torvar era simpatico e giocherellone che dopo la presentazione di cinque giorni fa mi aveva accolta calorosamente ma scopri subito che era uno degli ubriaconi del feudo ma non si sa se beve per dimenticare o per sua scelta; Ria era una donna molto tenace e facemmo amicizia subito e mi confidò che era l’ultima arrivata prima che arrivassi io e che si sentiva più esperta di me; Njada era una donna arrogante e gelosa del fatto che ero riuscita ad essere accettata in poco tempo e come Vilkas mi trattava come un parassita che aveva infestato Jorrvaskr e dovevo essere quindi estirpata; Brill era un gentiluomo con le donne aiutandole come poteva e mi raccontò la sua triste storia e come doveva la vita a Vignar che l’aveva salvato da una morte sicura; Vignar era un Manto Grigio ed era completamente diverso dal fratello perché sputava sul nome dei Guerrieri Nati, il mio clan, mostrandosi per quello che sono cioè uguali hai suoi sostenitori e ovviamente non ho rivelato il mio legame con i Guerrieri Nati…per ora; Eorlund era molto diverso perché non accennava quasi mai della faida dei due clan e si è rivelato un grande ascoltatore dandomi consigli molto utili per sopravvivere tra i Compagni e Farkas… con Farkas andava alla grande, era un uomo dolce, premuroso, buono, molto abile con un fisico da paura, aveva paura dei ragni e un gran chiaccherone con ottimi argomenti, tanto che passavamo molto tempo insieme sedendoci nel terrazzone per parlare o guardare i combattimenti quotidiani tanto che Skjor e Aela rimasero stupefatti che si aprisse con qualcuno conosciuto da pochi giorni e trovasse sempre argomenti di cui discutere, era strano ma trovare qualcuno che dopo tanto tempo che mi sono costruita quel muro per tenere fuori le persone lui riuscisse piano piano ad abbatterlo facendomi provare quei sentimenti che avevo relegato nel fondo del mio cuore infranto troppe volte dalla morte di mio padre fino ad arrivare alla morte dell’uomo che amavo, ma ora non potevo distrarmi ed avere l’ennesima pugnalata al mio cuore già infranto da troppo dolore. Ero seduta nella grande tavola della sala a mangiare pane con miele e latte pensando se dopo avrei fatto qualcosa d’importante, quando nella sedia alla mia destra se sedette Farkas con un sorriso stampato –Ciao Natasha-. -Ehi Farkas ciao, tutto bene?-. -Alla grande, ho spiegato ad Athis e Torvar per l’ennesima volta che per migliorare devono allenarsi e loro mi fanno notare che non mi alleno mai e combatto sempre mentre loro non lo fanno mai e per la decima volta gli ricordo che mi sono dovuto allenare prima di arrivare qui-. -Sono cocciuti non c’è che dire-. -Si…parliamo d’altro, più tosto a te come va?-. -Tutto bene, stanotte Torvar ha russato come un orso in letargo e ho dovuto mettere la testa sotto il cuscino…-. Proprio in quel momento passò Torvar che disse –Le devo le mie scuse miledy, non intendevo recare disturbo al vostro sonno- mentre parlava sentì che il suo alito sapeva da idromele e deve averlo notato anche Farkas perché mi lanciò un’occhiata d’intesa e dissi –Già ubriaco di prima mattina Torvar?-. -Che ci devo fare, è un abitudine-. -Si può cambiare-. Lui si mise a ridere –Hai un senso dell’umorismo che adoro-. Ad un certo punto Farkas disse con una voce dura che non avevo mai sentito in questi giorni –Torvar smettila e vai fuori ad allenarti se hai finito di fare colazione-. -L’ho finita ma non voglio andare fuori, vacci tu più tosto che io devo parlare con la mia ragazza-. “Cosa? Un attimo” –Ragazza?- lui si posò con un gomito sulla mia sedia mentre l’altro braccio era posato sul fianco –Si, mia ragazza-. Io accigliata chiesi –Scusami?-. -Hai capito bene dolcezza…-. Frakas si alzò dalla sedia con fare irato tanto che la sedia stava per cadere se non l’avessi presa e disse –Torvar lei non è la tua ragazza chiaro? Sono stufo dei tuoi modi non consoni e invadenti-. -E io sono stufo che mi tratti con insufficenza e ti conviene smetterla se no ti stendo-. A quel punto Farkas esplose –COME OSI PARLARMI COSI’ STOLTO E PENSARE POI DI POSSEDERLA, VUOI CHE TI STENDO IO!-. Intorno a noi le persone cominciarono ad accorgersi che l’atmosfera si stava scaldando quindi mi alzai e posai delicatamente la mano destra sul suo braccio muscoloso che mi causò una scarica di eccitazione e dissi –Farkas calmo!- in quel momento sentì la sua pelle scaldarsi sotto la mia mano e rimasi un po’ scioccata dal cambio della sua temperatura corporea, per fortuna arrivò Ria a darmi man forte e trattenne Torvar prima che la situazione degenerasse e disse –Torvar ora basta! Hai esagerato questa volta-. -Lasciami Ria!-. -No! Ora andiamo fuori che ti calmi un po’ e lasci in pace Natasha-. Alla fine si arrese e si lasciò portare fuori un po’ brancolante che mi chiesi quante bottiglie di idromele si era scolato e appena li vidi uscire dissi –Farkas calmati, tutto bene?-. Lui continuò a fissare la porta in cagnesco come se da un momento all’altro Torvar tornasse e lui fosse pronto a saltargli alla gola –Non preoccuparti Natasha sto bene- la sua voce pareva non appartenergli, era roca come un ringhio e la temperatura corporea non si abbassava al livello normale e il corpo ad un certo punto fu percosso da dei lievi tremiti e cominciai a preoccuparmi sul serio –No tu non stai bene-. -Starò bene quando lui smetterà di importunare te e tutti noi-, i tremiti non cessarono quindi posai la mia mano sulla sua guancia dove la sua barba incolta mi solleticava il palmo e lo costrinsi a guardarmi –Farkas guardami- il suo sguardo quando incontrò il mio si addolcì e vidi i suoi occhi di ghiaccio diventare gialli così velocemente che se per tutti questi anni non avessi tenuto allenato il mio sguardo non me ne sarei nemmeno accorta, in quel momento mi ricordai di aver già visto questo nei suoi occhi per ben due occhi: alla fattoria quando mi fissava e quando ci siamo presentati la sera di cinque giorni fa e dolcemente provai a calmarlo –Farkas devi calmarti okey?-. -Non ci riesco-. -Invece si che ce la fai, tu non molli perché sei forte e non ti lasci abbattere così facilmente da uno che per dimenticare le cose brutte che gli ha riservato la vita si affoga sull’idromele, tu invece combatti per avere quello che vuoi mentre lui si adagia negli allori senza volerlo veramente ed è ciò ti differenzia da lui-. Farkas continuava a fissarmi con quelli occhi che da cinque giorni a questa parte aveva messo il mio cuore in subbuglio senza poter fermare quel sentimento che piano piano stava ritornando a galla e arrossì vistosamente togliendo la mano dalla sua guancia e notai che i tremiti erano cessati del tutto come anche la temperatura corporea che tornò normale, vidi che anche lui era arrossito e prese la mia mano che la strinse dolcemente per un attimo e poi la lasciò –Grazie Natasha ora sto meglio- ci risiedemmo e dissi –Farkas apprezzo molto che tu voglia difendermi, davvero, ma so gestire un uomo ubriaco che parla a vanvera per colpa dell’alcool-. -Lo so, ma è da quando è diventato uno di noi che non fa altro che bere come una spugna e ha rompere le cosiddette scatole, non so Kodlak cosa abbia visto in lui-. -Deve aver visto qualcosa che ha te sfugge, forse a te pare strano ma mi fido del giudizio di Kodlak-. -Non è strano sai? Kodlak è un uomo molto saggio che sa entrarti nel cuore, io lo stimo molto-. -Anche io…-. Ad un certo punto dietro di noi apparve Njada che disse –Natasha, Kodlak ti vuole parlare di sotto-. -E’ urgente? Sai il motivo?-. Lei con la sua solita faccia arrabbiata mi disse in malo modo –Io che cavolo ne so pivella non me lo dice di certo a me il motivo, se lo vuoi sapere alza quel culo flaccido dalla sedia e scendi di sotto a scoprirlo da te-. Non feci in tempo a replicare che come era venuta se ne andò in cortile, io sbuffai esasperata e guardando Farkas che era rimasto taciturno a guardare la scena, almeno a capito quello che ho detto prima di farsi gli affari suoi, e dissi –Tu non sopporti Torvar, io invece non sopporto quella vipera di Njada-. -E’ sempre stata così da quando la conosco-. -Le è successo qualcosa?-. -Se è successo non ne ha fatto parola con nessuno di noi-. -Ho la sensazione che mi odia a morte-. -Cosa te lo fa credere?-. -Con gli altri è normale ma quando gli rivolgo una domanda diventa acida e prepotente come hai visto prima-. -Se vuoi le parlo io…-. Lo fermai- No grazie lo stesso Farkas, me la vedo io con lei-. -Come desideri-. Io mi alzai dalla tavola dopo aver finito la colazione e dissi –Bene vado da Kodlak, non voglio farlo aspettare-. -A dopo Natasha-. -A dopo- e andai di sotto. Percorsi il corridoio e dopo essermi fermata a fare i complimenti a Tilma per la colazione arrivai davanti alla porta socchiusa e bussai,dove dopo il consenso l’aprì e Kodlak mi accolse con gioia sorridendo –Buongiorno mia cara sono contento che sei venuta così in fretta, non vorrei però averti fatto quasi strozzare con la colazione-. -Buongiorno signore sono sempre felice di vederla e non si preoccupi avevo già finito la colazione da un po’-. -Bene allora, vuoi accomodarti?-. -Certamente signore-. Ci sedemmo dove Kodlak e Vilkas erano seduti al mio arrivo a Jorrvaskr e appena mi sedetti Kodlak disse –Prima di continuare devo chiederti di non chiamarmi più signore, mi fai sentire più vecchio di quello che sono-. -Come vuole sign…-. -Chiamami pure Kodlak , odio le formalità-. -Ma lei è il mio superiore-. -E’ vero sono il Precursore e guido i Compagni ma non impartisco ordini, consiglio il Circolo sulle decisioni da prendere-. -Come vuoi Kodlak -. -Bene ora che ci siamo chiariti possiamo continuare-. -Su cosa dobbiamo discutere?-. -Di te mia cara-. -Di me? Ho fatto qualcosa di male?-. -No non hai fatto niente di male bambina mia-. -Allora come mai vuoi parlare di me?-. -Vedi Natasha ogni nuovo membro, anche quelli che non lo sono ancora ufficialmente, dopo cinque giorni in cui li valuto li faccio convocare e gli porgo delle domande-. -Di che tipo?-. -Su di loro e sulla loro vita-. -Quindi vuole pormi delle domande sulla mia vita e su di me?-. -Esatto fanciulla-. Io deglutì sperando che non lo notasse, da quando accadde non avevo più parlato con nessuno della tragedia con l’eccezione dell’uomo che amavo, ma avevo deciso di entrare nei Compagni e non potevo rifiutarmi adesso di rispondere alle domande che mi porrà quindi feci un respiro profondo e annuì nella sua direzione. Kodlak capendo che poteva iniziare chiese –Dove sei nata?-. -Sono nata a Riverwood, in quel tempo era sotto il feudo di Riften-. -Quando sei nata?-. - Il 6° della Quarta Era-. -Scusa della domanda mia cara, sono un vecchio e non ci vedo bene, mi puoi dire come sono fatti i tuoi capelli e gli occhi?-. -I miei capelli sono rossi come il fuoco corti fino alla spalla…-. -Spero che non gli hai tinti come la nostra Njada, erano di un color marrone cioccolato ma poi se li è tinti di un grigio topo-. -No i miei sono naturali-. -Lasciati dire che sono stupendi, gli occhi?-. -Sono di un verde smeraldo-. -Io trovo che il rosso e il verde sia un abbinamento bellissimo in una donna e lasciati dire che sei una bella ragazza-. -Grazie del complimento-. -E’ la verità bambina mia, hai fratelli?-. -Si un fratello-. -Come si chiama?-. -Si chiama Boromir Wallace-. -Quanti anni ha?-. -Trenta-. -Dove abita?-. -Non lo so-. -Come non lo sai?-. -Ha trovato l’amore e mi ha abbandonata-. -Mi dispiace-. -L’ho superata-. -Che colore di capelli ha?-. -Biondi come l’oro lunghi fino alla spalla raccolti in una codina-. -Gli occhi?-. -Ambrati-. -Barba?-. -Niente barba-. -Hai una madre?-. -Si-. -Come si chiama?-. -Si chiama Evelyn Wallace Rutherford-. -Hai il cognome di tua madre perché?-. -Non me l’hanno mai detto il motivo-. -Quanti anni ha?-. -Ne ha cinquantacinque-. -Dove abita?-. -A Riverwood-. -Che colore di capelli ha?-. -Rosso fuoco lunghi fino alle spalle-. -Gli occhi?-. -Verde smeraldo-. -Sei la copia sputata di tua madre Natasha-. -Me lo dicono in molti- parlando di somiglianze notai che gli occhi di Kodlak di color blu notte hanno una somiglianza incredibile con la forma e colore degli occhi di Sven tanto che pensai ha una parentela tra i due ma pensai che se fosse così mi avrebbe detto che un suo parente era un Compagno e Precursore per giunta quindi scartai questa folle idea, Kodlak mi destò dai miei pensieri –Hai un padre?-. Haii! Ha toccato un pulsante sbagliato ed era ciò che temevo di più ma per calmarmi mi ripetei che di lui potevo fidarmi quindi risposi –Si…l’avevo-. -Come l’avevi?-. -E’ morto dieci anni fa, avevo solo diciotto anni quando accadde?-. -Mi dispiace tanto bambina mia, le mie più sentite condoglianze anche se in estremo ritardo-. -Non fa niente sono ben accette lo stesso-. -Come si chiamava tuo padre?-. -Si chiamava Cullen Stanton Rutherford-. -Quanti anni aveva quando morì?-. -Ne aveva quarantasei-. -E quanti ne avrebbe ora?-. -Ne avrebbe cinquantasei-. -Che colore di capelli aveva?-. -Biondi come l’oro e lunghi fino alla spalla-. -Gli occhi?-. -Ambrati-. Lo vidi sorridere e continuai –Mio fratello era la copia sputata di mio padre tanto che in paese pensavano che non fossimo fratelli perché Boromir non aveva niente di mia madre e io niente di mio padre, rompevano così tanto che papà alla fine decise di costruirci una casa tutta per noi fuori Riverwood dove trasferirci perché stufo di quei paesani troppo invadenti- e sorrisi a quel ricordo che avevo conservato di mio padre. Vidi sorridere anche lui e disse –Tuo padre deve essere stato un granduomo e un bravo padre per te e tuo fratello-. -Da cosa lo crede?-. -Da come sei tu fanciulla: sei gentile, buona, altruista e coraggiosa…-. Risi e dissi –E testarda-. Anche lui rise e disse –La testardaggine non è una brutta cosa, a volte è utile ma altre volte bisogna lasciar perdere-. -La testardaggine lo presa da mio padre-. -Di solito questo tipo di carattere si prende dal padre o dal genitore a te più caro quindi dal tuo carattere e la tua personalità sono sicuro che sia stato un bravo padre che ti ha tirato su insegnandoti la differenza tra il bene e il male e insegnandoti l’altruismo e l’umiltà, che sono tra le tue doti che hanno conquistato la maggior parte di noi-. Volli sottolineare quest’ultima frase –La maggior parte di voi-. -Ho sentito che Vilkas e Njada ti trattano male, sono sempre stati persone difficili per dire un eufemismo ma noi abbiamo imparato a sopportarli e ci riuscirai anche tu con il tempo, se vuoi gli parlo io-. Scossi la testa –Non voglio fargli credere che mi lamenti con il capo perché mi rispondono male-. -Come Precursore è mio dovere fargli la ramanzina , gli avevo avertiti di trattarti bene e con rispetto-. -Lo so-. -E non l’hanno fatto quindi dovranno sopportare un po’ di dolore che gli farà provare questo vecchietto-. Io risi e lui continuò –Mia cara lo so che per te sarà molto difficile ma dovrei fare uno sforzo, mi devi raccontare com’è morto tuo padre-. Io inghiotti a quelle maledette parole e chiesi –Perché lo vuole sapere?-. -Devo vedere se sei potenzialmente coinvolta emotivamente da poter essere compromessa durante una missione, potresti rimanere uccisa lo capisci vero?-. Io annuì perché incapace di parlare e vidi le mie mani tremare quindi le appoggiai sulle ginocchia coperte dalla corazza d’acciaio e Kodlak disse –Bene ora raccontami la tua vita dall’inizio con calma e senza fretta-. Io sospirai per calmarmi e cominciai –Da che ho memoria la vita a Riverwood è sempre stata felice e serena per me, la passavo con mio fratello a inventare nuovi giochi e aiutare i miei genitori come potevo per la mia età, quando arrivai ha l’età giusta mio padre decise che era ora che imparassi a maneggiare la spada come aveva fatto con Boromir ed ero felice ed entusiasta della cosa perché non sono mai stata come le mie coetanee che le piacevano cucinare e fare i merletti come una brava donna di casa e negli anni a venire perfezionai le mie abilità con la spada rendendo orgoglioso mio padre-. -Tua madre come la pensava?-. -Mia madre all’inizio non era d’accordo che imparassi a tirar di spada perché riteneva che dovessi imparare a comportarmi come una brava donna di casa- sorrisi al pensiero –Sono sempre stata una ragazza ribelle che detestava le regole ed essere controllata da esse e questo ho sempre assomigliato a mio padre, lui detestava il sistema e ha ogni costo voleva opporsi ad esso e questa era la paura di mia madre che pensava che imparando a usare la spada accentuasse questo mio carattere ma poi accettò la cosa e mio padre decise di portarmi con lui nelle caccie clandestine mentre mio fratello stava con la mamma-. -Caccie clandestine?-. -A quel tempo Riverwood era sotto Riften e lo Jarl di quel tempo: Bowen l’Avido aveva vietato la caccia di selvaggina come il cervo di cui avevamo molto bisogno perché secondo lui era l’animale per le persone con il sangue regale e poi oltre a questo aveva dato inizio a una caccia spietata all’orso, permise solo a noi “sudditi” di cacciare lepri, volpi e al massimo lupi per difenderci ma se ti beccavano a cacciare il cervo ti mettevano in prigione in un tempo indeterminato-. -Siete mai stati beccati?-. -Noi no perché siamo sempre stati attenti e accorti ma ci sono state persone che sono state colte sul fatto e sono state rinchiuse per un anno intero, quando sono tornate erano in condizioni pietose: erano molto magri, mal nutriti e in molte occasioni tornavano con qualche malattia e l’alchimista di Riverwood cercava di salvarli ma capitava che non ci riusciva, questo mio padre odiava del sistema e questi fatti lo motivarono di più a contrastarli-. -La nostra regola è che non ci immischiamo nella politica e nei suoi intrighi così ne stiamo alla larga e non abbiamo problemi di quel tipo-. -Magari non esistesse più, staremmo meglio tutti-. -Concordo mia cara ma qualcuno deve pur comandare, sta a noi decidere se è un leader giusto o un leader bugiardo-. -Lo Jarl di Riften del mio tempo si intende era un leader bugiardo e avido e per questo a pagato un prezzo per lui alto: è stato cacciato, mentre ho avuto l’onore di conoscere lo Jarl di Whiterun: Balgruuf il Grande e devo constatare con tutta me stessa che è leader giusto che capisce i bisogni della gente tanto che lo seguirebbero fino all’Oblivion-. -Non sei molto lontana dalla verità mia cara, Balgruuf è un uomo d’onore e sono felice che sia Jarl di questo feudo, prima di essere nominato Jarl era un soldato precisamente un comandante come pochi in tutta Skyrim esistono e proteggeva Whiterun con coraggio e onore-. -Scommetto che lo Jarl era fiero di averlo come Comandante delle sue guardie-. -Certo che lo era, lo Jarl di quel tempo: Frodnar il Valoroso era suo padre ed era molto orgoglioso di lui tanto che lo fece Thane-. -Un grande traguardo per la sua carriera-. -Già, quello che ha fatto si che suo padre lo nominasse Thane è che lui ri preoccupava sempre dei bisogni dei cittadini-. -L’ho notato-. -Quando suo padre è morto i cittadini hanno voluto che diventasse Jarl e quando lo diventò non perse la devozione per i suoi sudditi-, al mio arrivo a Dragonsreach notai subito la sua preoccupazione verso la sua gente ed era palpabile nell’aria e ha mio avviso un uomo buono deve pensare agli altri prima che a se stesso e dissi –Le persone sanno a chi affidare la loro vita, un uomo che ha vissuto tra i cittadini e a condiviso i loro dolori comprende i loro bisogni e cerca di alleviarli o almeno a risolverli-. -Parole sagge mia cara, tornando a te con tuo padre hai continuato ad andare a caccia dopo questi incidenti?-. -L’ultimo incidente è stato a un amico di famiglia: Hotghar Valerius, l’alchimista riuscì a salvarlo dalla malaria ma era ridotto pelle ossa e mio padre rimase alquanto sconvolto da come era ridotto-. -Non è colpa vostra-. -Lo so, questo scatenò l’ira di mio padre verso il sistema corrotto di Riften e continuammo ad andare a caccia ma poi un giorno smettemmo di andarci-. -Perché?-. -Non me lo ricordo il motivo, so solo che l’ultima sera di caccia stavo seguendo un cervo e quando lo raggiunsi stavo per scoccare la freccia ed è da li che non mi ricordo più cosa accadde, dopo quello che a me parve minuti mi svegliai e trovai mio padre accanto a me preoccupato e una pozza di sangue che non apparteneva a me e scoprì che avevo dormito quasi fino all’alba, sconvolti tornammo a casa senza aver portato a casa niente-. -E’ una cosa al quanto strana-. -Ho passato anni a scervellarmi ma non ricordo niente-. -Se è una cosa importante prima o poi verrà fuori, poi che accadde?-. -Dopo questo incidente non andammo più a caccia-. -Non voleva perdere sua figlia, voleva tenerti al sicuro-. -Lo capito dopo una settimana dal incidente-. -Cosa mia cara?-. -Che ci stava andando da solo, anche se mamma dopo il nostro ritorno gliene aveva cantate quattro dicendo che è stato un irresponsabile lasciandomi da sola e l’ha chiamato “rimbecillito”- risi a quel ricordo per poi tornare seria –La sera al suo ritorno cambiò tutto e non in meglio-. -Prima di continuare vorrei sapere che tipo era tuo padre-. Io lo guardai e dissi –Mio padre era complicato da capire ma non per questo non era un padre che tutti vorrebbero avere, ero molto legata a lui perché mi capiva come in pochi riescono a fare e voglio sottolineare che se ero molto legata a lui non vuol dire che non volessi bene a mamma anzi, capiva i miei “problemi adolescenziali”-. -C’ è sempre un genitore dominante nei cuori dei figli-. -Papà era molto gentile e altruista che quando poteva aiutava gli altri senza chiedere niente in cambio, era molto testardo e li come ripeto assomiglio a lui, aveva un certo odio verso i maghi-. -Anche a noi non ci piacciono molto ma non al livello di odiarli, come mai?-. -Ha sempre detto che gli avevano fatto un torto quando era piccolo ma non ha mai detto altro a riguardo, diciamo che è sempre stato uno molto riservato e anche mia madre non era da meno-. -Dei genitori avvolti nel mistero-. -Si ma erano i miei genitori quindi non mi importava se avevano segreti, bastava che mi volessero bene-. -Come tutti i bambini, ma ascolta le mie parole molto attentamente mia cara, i segreti anche quelli a fin di bene possono distruggere qualsiasi cosa li si pari davanti e può distruggere anche il bene se non si è attenti-. Detto così pare un avvertimento più che un consiglio ma in quelle parole c’è del vero, i segreti hanno portato sfortuna e morte alla nostra famiglia e alla fine quei segreti hanno portato alla morte di papà e dissi –In quelle parole c’è del vero, alla mia famiglia non ha fatto altro che distruggerla dall’interno fino a renderla marcia-. Lui mi guardò sorridendo per farmi capire di continuare. -Mio padre da quando ne ho memoria è sempre stato un sostenitore dei Manto della Tempesta, credeva che l’Impero avesse sbagliato a firmare il Concordato Oro Bianco in cui concedeva hai Thalmor una sede qui a Skyrim e di bandire il Culto di Talos ma quello che odiava di più è che gli Elfi Alti del regno degli Altmeri portavano i Nord che adoravano Talos nella loro sede e li torturavano fino alla morte-. -Scommetto che quando Ulfric ha iniziato la ribellione promettendo di scacciare i Thalmor da Skyrim tuo padre ci è andato a nozze-. -Si dovevi vedere come era estasiato della cosa, vedeva in Ulfric l’incarnazione dei suoi ideali e se mamma non lo avesse fermato si sarebbe arruolato-. -Tua madre non era d’accordo?-. -No credeva che così metteva in pericolo me e Boromir, diciamo che non vedeva di buon occhio Ulfric-. -Perché?-. -Credeva fosse un impostore che ammaliava le persone con false promesse e che avesse sbagliato a mettersi contro l’Impero e gli Altmeri, aveva iniziato una guerra che non poteva vincere e che avrebbe messo Skyrim a ferro e fuoco e portando il popolo a vivere di stenti cosa che effettivamente ha fatto-. -Tuo padre cosa fece?-. -La cosa ovviamente non li fece piacere ma alla fine cedette-. -Perché lo fece?-. -Per amore, mio padre amava la mamma come non avevo visto nessuno e ancora oggi ammiro il loro amore, c’era qualcosa in entrambi che amavano dell’altro e per papà non esisteva altro che lei, mi disse sempre che quando la mamma restò incinta di noi era così felice che ringraziò Mara per avergli fatto conoscere la mamma e di aver avuto delle creature belle come noi, papà si è dedicato con amore e dedizione alla nostra famiglia e l’ha sempre definita la sua redenzione da una vita di orrori e malvagità-. Stava per chiedermi il perché ma lo precedo –Non so neanche questo-. -Quindi non si arruolò per amore di tua madre?-. -Si, non gli è mai piaciuto vederla triste quindi per aiutare la causa si è detto disponibile a curare i feriti e a rifornirli di cibo-. -Anche se avevate poco da mangiare?-. -Esatto-. -Tuo padre era disponibile e generoso-. -Si lo è stato anche troppo e si è visto la sua generosità come è stata ripagata-. -Cosa vuoi dire?-. -Sa quando prima ho detto che quando ho scoperto che cacciava senza di me e che la sera al suo ritorno le cose erano cambiate e non in meglio?-. -Me lo ricordo si, cosa accadde?-. -Quella sera portò a casa un soldato dei Manto della Tempesta ferito all’addome e la ferita era molto profonda e la casa era piena del suo sangue tanto che ero aggrappata a Boromir che mi abbracciava per rassicurarmi, poi entrarono altri due Manto della Tempesta e uno di loro era un alto ufficiale e si chiamava :Galmar Pugno Roccioso…-. -Il secondo di Ulfric-. Io annuì e continuai –Scoprimmo che il soldato ferito era il fratello di Ulfic: Garric Manto della Tempesta e che erano caduti in un’imboscata degli Imperiali e avevano chiesto a papà di salvargli la vita-. -Riuscì a salvargli la vita?-. Io abbassai gli occhi e scossi la testa –Papà ha fatto di tutto ma era una ferita mortale e dopo dieci minuti che l’aveva portato a casa morì strozzato dal suo stesso sangue-. -Mi dispiace-. -Per lui si ma gli altri per me possono andare all’Oblivion-. Forse lo dissi con un po’ di cattiveria nella voce perché Kodlak disse –Provi odio nei confronti dei Manto della Tempesta?-. -Si, spero che non sia un problema per voi-. -Sta tranquilla qui ogni uno la pensa come vuole e credo che tu abbia i tuoi motivi per odiarli-. Io annuì –Galmar si infuriò e accusò mio padre di non aver fatto abbastanza e che era uno stupido perché aveva fatto morire un vero Figlio di Skyrim e fratello di Ulfric, gli disse che avrebbe pagato questo “affronto” molto severamente-. -Cosa fece tuo padre?-. -Non fece niente, restò fermo a fissarlo come se la morte di quel Manto della Tempesta fosse colpa sua, decisi di intervenire e gli dissi che era già spacciato e che non avrebbe potuto far niente per impedire la sua morte-. -Ti diede ascolto?-. -No, mi diede della stupida e ingenua e fu li che si scatenò un pandemonio-. -In che senso?-. -Galmar con l’aiuto dell’altro soldato mi staccò da Boromir che si dimenava per riprendermi e mi tenne ferma tra le sue possenti braccia e mi baciò contro il mio volere e mi dimenai con tutta me stessa per liberarmi da quel contatto non desiderato, sentì le voci di mamma e Boromir di lasciarmi cosa che lui non fece quando sentì qualcuno che staccava da me Galmar con un forte strattone e vidi che papà lo aveva preso per il colletto dell’armatura e l’aveva sbattuto contro la porta con la sua spada puntata alla sua gola mentre Boromir prese la sua e la mise puntata alla gola dell’altro soldato, papà lo minacciò di togliere lui stesso la sua vita se non usciva dalla sua proprietà con il suo amichetto e non avrebbe esitato a fare fuori lui o i Manto della Tempesta se si ripresentavano a casa nostra, lo fecero ma prima ci minacciarono che avremmo pagato caro quell’affronto e il tradimento-. -Tuo padre ha avuto il coraggio di minacciare un ufficiale per proteggere te, mi dispiace per quello che hai passato bambina mia, cosa accadde poi?-. Pensai che non ha ancora sentito il top della mia fottuta vita di schifo –Da li cominciammo ad avere paura, papà era sempre vigile con la sua spada al fianco, mamma non andava più in paese e si faceva portare i viveri a casa e io e Boromir rimanevamo in casa per ordine di papà, non voleva che uscissimo e praticamente vivevamo nella paura-. -La paura è la nemica dell’uomo-. -Ma ti tiene vigile-. -La paura sono entrambe le cose ma ricordati di distinguerle, la paura ti avvelena-. In quelle parole c’era il vero e Kodlak mi sorprese –Dalla tua faccia deduco che ho ragione-. Io annuì –Quella paura che ci aveva tenuti vigili da quel giorno si materializzò alla nostra porta, una settimana dopo l’incidente avvenne la tragedia-. -Racconta-. -Erano le 09:23 di sera ed io e Boromir eravamo a letto quando mamma entrò in camera come una furia che ci svegliò di soprassalto e vidi che in mano impugnava una spada e sul manico aveva uno strano simbolo: una spada con la lama i giù, fiamme che l’avvolgevano e in orizzontale che passa un mezzo alla lama un occhio…-. Vidi Kodlak sussultare dopo che finì di descrivere la spada di mia madre e chiesi –Tutto bene signore?-. Lui mi guardò –Si si mia cara continua-. Non mi quadrava questo suo comportamento ma decisi di indagare in seguito –Ci disse di vestirci e di seguirla, lo facemmo e vidi fuori dalla finestra delle persone con delle fiaccole in mano e decisi di prendere la mia spada perché sentivo che le cose si sarebbero messe male e lo fece anche Boromir, gli chiedemmo spiegazioni e ci disse che erano arrivati i Manto della Tempesta e non avevano buone intenzioni, erano venuti per punirci-. -Per quell’incidente?-. -Non solo per quello-. -Allora per cosa?-. -Due giorni dopo bussarono alla nostra porta due Imperiali e un Capitano che i miei genitori abbracciarono con affetto e decisero di raccontare a lui l’accaduto, lui ci disse che avrebbe portato la questione all’attenzione di Tullius, papà poi si ricordò che quando aveva sbattuto Galmar contro la porta gli erano caduti dei fogli che contenevano dei piani per attaccare i forti controllati dagli Imperiali così glieli diede e diventammo sostenitori della Legione Imperiale-. -Tu sei una loro sostenitrice?-. Sono sempre stata neutrale in questa stramaledetta guerra civile ma dopo quello che hanno fatto i Manto della Tempesta alla mia famiglia e che Hadvar mi aveva salvata dal drago decisi di prendere una posizione, è ora che prenda parte a questa guerra e mi dispiace per quei cani dei Manto della Tempesta ma hanno svegliato il can che dorme e la pagheranno molto cara…non ci credo sto parlando come papà, decisi di rispondere –Sostengo l’Impero, spero che non sia un problema per voi-. -No non c’è nessun problema, ti chiedo solo una cosa-. -Mi dica-. -Hai conosciuto Vignar vero?-. -Si, è un Manto Grigio-. -Ti chiedo di tenere questo odio nei confronti dell’uomo che sostiene per te, se devi sfogarti fallo pure con me, non voglio che si crei una situazione di disagio tra noi-. -Non si preoccupi non creerò problemi di alcun genere-. -Bene ne sono contento, continua il racconto-. Sospirai e continuai il racconto anche se per me diventava sempre più difficile – Noi non facemmo domande e ci disse che ci avrebbe fatto passare dalla porta sul retro e che dovevamo correre stando nell’ombra fino ad arrivare ad un dosso dove c’era un cavallo ad attenderci, noi protestammo ovviamente, non volevamo perdere i nostri genitori ma lei disse che non avrebbe mai abbandonato papà ma voleva che noi fossimo al sicuro-. -E’ quello che fa un genitore mia cara-. -Lo so ma se avessi mantenuto la mia posizione la piega degli eventi sarebbe stata un’altra-. -Non si può controllare il tempo mia cara, si può solo accettare le scelte e le sue conseguenze-. -Vorrei tanto non aver ceduto con la mamma-. -Racconta-. -Alla fine cedemmo e scappammo dal retro e corremmo furtivamente nell’ombra, arrivata davanti al cortile che precedeva l’entrata della casa vidi papà e mamma combattere con coraggio e ferocia contro Galmar e i Manto della Tempesta che erano cresciuti di numero, volevo unirmi a loro ma Boromir mi prese la mano e mi strattonò verso il dosso indicatami da mamma-. -Non avevo capito che tua madre sapesse combattere-. -Quando la vidi restai sorpresa anche io ma ero troppo presa dalla situazione per fermarmi a pensare-. -Lo credo bene-. -Arrivati al dosso ci accucciammo per vedere come andava e la situazione non era delle migliori, il numero dei Manto della Tempesta alla fine sopraffarono i miei genitori che vennero disarmati e messi in ginocchio davanti a Galmar che chiese loro dove fossimo io e Boromir e papà con rabbia gli disse che ci aveva messo al sicuro lontano da li, a quel punto schiaffeggiarono la mamma in pieno viso che mi fece montare la rabbia e stavo per alzarmi ma Boromir mi tenne ancorata a terra per non farmi scoprire e Galmar aveva minacciato di ucciderla se non gli consegnava noi e i piani di attacco contro l’Impero e papà gli diede la stessa risposta e che solo lui sapeva dov’eravamo, Galmar schiaffeggiò ancora la mamma e con un ghigno stampato in faccia disse che ora avrebbero pagato il tradimento così ordinò a due Manto della Tempesta di portare via mamma che fu trascinata a forza fino hai cavalli e vedemmo Galmar che tirava fuori la sua spada girandosi verso papà e comprendemmo le sue intenzioni, mi tappai la bocca con la mano per non gridare o singhiozzare e le mie lacrime calde mi rigavano le guance vedendo Galmar avvicinarsi a papà sempre di più che gridò con tutto il fiato che aveva in corpo che amava la mamma e che ci voleva bene, poi Boromir mi prese tra le braccia e mi trascinò fino al cavallo anche se io mi dimenavo per fuggire a quelle braccia che mi incatenavano ma lui non mi lasciò e mi disse che non mi avrebbe lasciato vedere che uccidessero papà così facendo mi trascinò sul cavallo e cominciammo a galoppare verso il bosco lasciandoci alle spalle la nostra casa dove avevamo passato la nostra infanzia felice, quando all’inizio del bosco ci voltammo vedemmo che avevano appiccato il fuoco bruciando la nostra casa e sentimmo…sentimmo un…un gri…do e capimmo che tutto il nostro mondo ci era crollato addosso senza poter far niente per impedirlo-. -Uccisero vostro padre?-. -Non lo vedemmo di persona ma dal grido che sentimmo non avemmo dubbi, i Manto della Tempesta mi hanno portato via tutto ciò che più di importante avessi al mondo, hanno portato via una madre che sapeva prima di tutto il resto amare la sua famiglia e hanno tolto la vita a un padre che c’è sempre stato quando la sua famiglia aveva bisogno di qualsiasi cosa e che per amore dei propri figli ha sacrificato la vita, nulla in questo mondo mi restituirà mio padre e di questo non posso che odiare quegli uomini falsi e violenti che in realtà sono i Manto della Tempesta-. Non potei più resistere a questo dolore che mi opprimeva ogni giorno di più facendomi sentire il mio cuore pesante e insopportabile tanto da desiderare la morte e piansi tutte le lacrime amare tenute in questi dieci anni, lacrime di dolore che rimarrà indelebile per tutta la mia vita e caddi in ginocchio sul legno duro e freddo come la mia anima e sentì le mie gambe pesanti come se fossero fatte d’acciaio e con le mani coperte dai guanti di pelle e acciaio mi coprì la faccia per cercare di far cessare le lacrime che ormai rigavano il mio viso e mi diedi della stupida e debole per essermi messa a piangere di fronte a Kodlak che sicuramente penserà non ho possibilità di entrare nei Compagni e mi caccerà via, invece sentì delle mani circondarmi le spalle e dopo qualche carezza stringermi in un abbraccio che mi ricordava tanto quelli che mi dava papà quando ero triste poi ci separammo e con la mano sinistra mi alzò il viso asciugandomi le lacrime con il pollice coperto con il guanto di pelliccia di lupo e vidi il volto di Kodlak come un padre amorevole: gli occhi blu notte erano passati da una nota di tristezza e una nota di compassione e dolcezza, io odio essere compatita ma in quel momento in quel abbraccio consolatorio non me ne importava più, la bocca piegata in un sorriso per rassicurarmi che andrà tutto bene e pensai che sotto quella folta barba sicuramente aveva le fossette, con la mano mi accarezzò i capelli rossi e con una voce dolce disse –Non piangere bambina mia, ora sei qui e ti puoi rifare una vita-. -Scusatemi – il pianto stava cessando ma ora dava il spazio al singhiozzo. -Per cosa?-. -Per aver pianto davanti a voi come una bambina…come una debole-. -Non sei debole-. -Come no, lo sono eccome- fosse sono stata troppo scortese e mi prestai a dire –Mi scusi non volevo essere scortese-. -Non preoccuparti Natasha ormai con Vilkas sono abituato e anzi è molto peggio, perché pensi che sei debole?-. -Piangere è una cosa da bambini e non avrei dovuto cedere al dolore e al pianto-. -Piangere non è da bambini e neanche una cosa da deboli-. -Per me è una cosa da lagne-. -Ci sono pianti e pianti mia cara ma credo che c’è qualcosa di più sotto-. -Sotto cosa?-. -Sotto il motivo delle scuse-. -No non c’è niente-. -Invece si e so anche il motivo, tu pensi che essendo che hai pianto io ti reputi debole e non idonea ad entrare nei Compagni e che per questo io ti cacci, è così vero?-. Non si può mentirgli quindi annuì e lui continuò – Bè sappi che neanche per un secondo ti ho reputato una debole e sai perché?-. Io scossi la testa. -Perché se piangi per la morte di tuo padre sei capace di amare, provare compassione e tutte le cose che ho visto in questi giorni ed è ciò che ti rende speciale Natasha, non ti rende debole anzi tutto il contrario perché quel dolore è come la fiamma che ti accende, l’ho visto e l’ha visto anche Vilkas-. Restai a fissarlo con la bocca un po’ aperta colpita dalle sue parole, aveva ragione perché in tutti questi anni è il dolore della perdita di papà che mi ha fatto andare avanti, è ciò che mi accende il mio spirito combattivo in ogni battaglia e questo deve darmi la forza per continuare la mia vita anche se distrutta e chiesi – Quindi non ha intenzione di cacciarmi?-. Lui fece una risata profonda e rispose –No mia cara non ho mai avuto l’intenzione di cacciarti, come ho detto quando sei arrivata qui ho un bel presentimento su di e come posso constatarlo se ti caccio via?-. Mi fece ridere dimenticando il dolore provato poco fa dalle ferite non ancora del tutto chiuse e dissi –Non è un ragionamento stupido-. -Non lo è infatti, vieni mia cara mettiamoci seduti- e mi aiutò ad alzarmi e ci risiedemmo sulle sedie e io mi asciugai le ultime lacrime con il dorso della mano destra. -Ora mia cara calmati, vuoi un po’ d’acqua?-. Io annuì e lui mi porse un bicchiere di legno e dissi –Grazie Kodlak-. -Di niente Natasha, ora comprendo il tuo odio verso i Manto della Tempesta e mi dispiace che ti abbiano tolto tuo padre-. -Grazie della comprensione e cercherò di non creare dissapori con Vignar per non creare disagi-. -Ne sono contento e se mai avessi bisogno di sfogarti con qualcuno sarei onorato se ne parlassi con me-. -Grazie della disponibilità-. Lo ringraziai mentalmente per non aver chiesto cosa fosse successo dopo che io e Boromir scappammo perché in quel momento non volevo far riaffiorare altri ricordi per me dolorosi e rischiare di farmi un altro pianto davanti a lui. Ad un certo punto la porta si spalancò con tale potenza che le due porte andarono a sbattere sul muro di pietra e Vilkas con la sua faccia arrabbiata che era più sull’irata entrò senza bussare con in mano un foglio giallognolo piegato in due e Kodlak disse –Nessuno ti ha insegnato a bussare Vilkas? Sai la regola, non voglio essere disturbato quando sono a colloquio-. -Scusi signore, non ero a conoscenza che era a colloquio con Natasha-. -Va bene, come mai sei alterato ragazzo?-. -Più che altro sono furibondo-. -Per quale motivo?-. -Hanno ritirato la commissione che ci avevano chiesto-. -Cosa? Come lo sai?-. -Hanno mandato questa stupida lettera di scuse dicendo che ci rimborseranno tutti i Septim quanto prima…szz! Che ipocriti-. -Ci sarà sicuramente un spiegazione, l’hai letta?-. -No, pensavo che voleva farlo lei-. -D’accordo, dammi pure la lettera-. Vilkas gliela porse e poi mi guardò con il suo solito sopracciglio alzato sicuramente accorgendosi dei miei occhi arrossati ma non fece domande e poi tornò a guardare Kodlak che finito di leggere ripiegò il foglio e lo posò con cura sul tavolo e disse –Qui c’è scritto che hanno ritirato la commissione perché sono riusciti a ritrovarlo-. Vilkas alterato disse –Non hanno potuto aspettare diamine? Lo stavamo per fare-. -C’ è scritto che i ladri si sono rifatti vivi ieri notte vicino alla loro casa e il marito che è uno delle guardie l’ha arrestato e se l’è ripreso quindi si è apprestato a farcelo sapere prima che mandassimo qualcuno a riprenderlo-. -Non importa, si erano presi un impegno e dovevano rispettarlo-. -C’è anche scritto che ci rimborseranno i 300 Septim che ci dovevano quindi non essere troppo duro Vilkas-. -D’accordo-. Io non capendo niente intervenni –Non per farmi gli affari altrui ma cosa è successo?-. Vilkas con le braccia incrociate davanti al petto disse –Te lo sei detto da sola Wallace, non sono affari tuoi-. Kodlak disse –Sono affari suoi Vilkas e ha tutto il diritto di sapere-. Lui li lanciò un occhiata interrogativa e sbuffò esasperato e io chiesi –E’ successo una cosa grave?-. Kodlak mi guardò sorridendo e disse –No no mia cara nulla del genere-. -Allora che è successo?-. -Sei giorni fa venne a Jorrvaskr un uomo di nome Jamie McGaffin, il nipote di Tilma che abita con la sua famiglia a Ivarstead, ci disse che la sera prima mentre era di guardia alla strada maestra…-. -E’ una guardia cittadina?-. -Si da 15 anni-. -Scusi l’interruzione-. Lui sorrise e continuò –Mentre era di guardia sentì una porta sbattere con violenza e delle grida provenire proprio dalla sua casa ma quando arrivò era troppo tardi, la sua famiglia stava bene, ma i banditi se ne erano andati portando con loro tutti i gioielli di famiglia quindi ci commissionò la missione di trovare i banditi, ucciderli e riportargli i gioielli essendo che come guardia cittadina non poteva rincorrerli per tutta Skyrim mentre noi abbiamo dei privilegi speciali che altri non hanno ma ora a quanto pare…-. Vilkas lo interruppe –Hanno ritirato la commissione-. Kodlak in modo saggio disse –Almeno hanno avuto il decoro e la gentilezza di avvertirci prima che sprecassimo tempo e di darci i Septim che ci dovevano-. Lui sbuffò alzando gli occhi al cielo e dissi –Perché dovrebbe essere affare mio questa missione?-. Vilkas sarcastico disse –Lo sapessi io-. Kodlak lo fulminò con lo sguardo per poi guardarmi con il suo solito sguardo dolce –Vedi mia cara ti avevo convocato anche per un altro motivo ed era per affidarti una missione che non era altro che questo incarico-. -Volevate che fossi io a compierla?-. -Esatto mia cara-. Vilkas esclamò con il suo solito cipiglio arrabbiato –Cosa!-. -Hai capito bene Vilkas-. -Non hai detto a nessuno della tua decisione-. -Certo non devo mettere al corrente te sulle mie decisioni ragazzo-. -Dovevi condividerle con il Circolo-. -Ho avuto le mie ragioni per non farlo-. -E quali sarebbero?-. -Te per esempio-. -Che centro io!-. -Tu ti opponi sempre alle mie decisioni mentre gli altri non fanno le tue stesse scenate ma c’è un'altra ragione che non mi ha spinto a dirti niente-. -Illuminami., -Sei geloso di lei-. -Io geloso di lei? Fammi il piacere! Per cosa poi?-. -Perché ha una cosa che tu di rado possiedi-. -Che sarebbe?-. -La perseveranza, l’ho visto e l’hai visto anche tu e poi…- fece una piccola risata e continuò –Non ti va a genio perché ti ha battuto e ti ha steso come un sacco di patate-. Io risi e Vilkas divenne rosso per l’imbarazzo e Kodlak continuò –E questo perché sei troppo orgoglioso e quando qualcuno ferisce quel orgoglio tu tieni il muso a non finire a quella persona-. -Non è vero!-. -Davvero? Ti conosco da quando avevi appena un anno e conosco come sei più di quanto ti conosca te stesso quindi non puoi ingannarmi-. -Sarà come dici, ma non è questo il punto-. -E quale sarebbe?-. -Hai deciso tutto tu senza consultarci e hai deciso di mandare lei a fare una cosa da un esperto-. -E con ciò? Non la credi capace?-. Lui non disse niente e fece bene perché so occuparmi di un manipolo di banditi da quattro soldi, lo faccio da tutta una vita con la mia sola esperienza mentre lui è stato aiutato fin da quando era un fagottino in fasce senza capire un cavolo della vita. Kodlak continuò –Come pensi che dovrei far dimostrare il suo valore è Vilkas? Stando qui a Jorrvaskr o a fargli lavare i pavimenti? Se non gli diamo un’opportunità come dimostrera di che pasta è fatta?-. -Non dico questo è ovvio che se vuole diventare un Compagno deve dimostrare il suo valore ma affidargli incarichi meno pericolosi ecco-. A questa affermazione dissi –Non mi credi capace di battere dei banditi?-. -Non so come combatti con più nemici Wallace ma come ti ho detto sei ancora un cucciolo-. Mi sentì montare la rabbia dentro –Senti Macbeth la devi smettere di trattarmi come stai facendo-. -E come ti tratterei?-. -Con insufficienza-. -E se non la smetto che fai? Ti metti a piangere?-. -No, piangere è da bambini ma qualcuno ti deve dare una bella lezione su come trattare bene le persone-. -E chi me la da la lezione di buone maniere tu?-. Stavo per rispondere quando Kodlak disse –Te la darò io-. -Kodlak ! Non vorrai lasciare l’insolenza della Wallace spero-. -La sua non è insolenza è verità, tu non hai un briciolo di buone maniere ed è giusto che qualcuno te le insegni, inoltre credo giusto che quando Jamie ci rimborserà i Septim quelli andranno a Natasha-. Lui sgranò gli occhi e gridò –Cosa! Non è giusto-. -Perché non dovrebbe essere giusto?-. -Perché? E’ da cinque giorni, la missione non l’ha svolta e Jamie ha preso accordi con noi non con lei-. -Qui non conta da quando sei qui perché se ti ricordi Ria ha svolto la sua prima missione il giorno dopo; anche se non l’ha fatta la missione era sua e i soldi gli spettano di diritto ma la cosa più importante è che Jamie ha preso accordi con me quindi decido io-. -Ma Kodlak…-. -Non c’è ma che tenga Vilkas e più che una persona ragionevole e altruista sembra che stai diventando avido e l’avidità è un male, ti divora l’anima-. -Non sono avido-. Kodlak lo fissò dritto negli occhi per dieci secondi poi mi guardò sorridente e disse –Mia cara il nostro colloquio è finito, ti dispiace se ci lasci soli?-. Io gli sorrisi a mia volta e risposi –Certo che no-. -Grazie mia cara-. Mi alzai e mi avviai alla porta ma prima di andarmene mi voltai e dissi –Grazie dell’aiuto e per aver compreso tutto senza giudicarmi-. Lui mi risorrise –Di nulla bambina mia, basta che questo ti abbia aiutato-. -Mi ha aiutato di certo-. -Allora siamo apposto, ci vediamo mia cara- e dopo un ultimo sorriso mi congedai chiudendo la porta. Sicuramente Kodlak e Vilkas volevano discutere animatamente. Da li a poche ore arrivò l’ora di pranzo e per stare leggera mi mangiai una zuppa di patate con un po’ di pane e per tutto il pranzo Kodlak e Vilkas non si fecero vedere come non vidi Farkas e questo mi rattristò molto perché avevo bisogno di sfogarmi con lui essendo l’unica persona che mi comprendeva quindi parlai con Ria e Athis per passare il tempo. Ero seduta in terrazza su una sedia appoggiata sul muro di legno a sorseggiare una tazza di thè fumante e sul tavolino alla mia sinistra c’era un torta di mele il mio dolce preferito fin da piccola, la mamma ogni venerdì preparava una torta di mele con quelle che crescevano in giardino e da quando l’ho mangiata la prima volta è diventato il mio dolce preferito e oltre alla torta mi preparava anche i tortini di mele ma scoprimmo che Boromir era allergico alle mele così gli faceva dei tortini con il miele essendo che ne veniva matto…sorrisi a quei ricordi ancora vividi nella mia mente dopo tanti anni, misi giù la tazza di thè e mangiai un pezzettino del tortino e constatai che assomigliava molto a quella che faceva mia madre così lo mangiai di gusto e finì il thè per mandare giù il boccone mangiato con un po’ di ingordigia. Ad un certo punto ci fu un refolo di vento freddo segno che quella notte sarebbe stata fredda al avvicinarsi del periodo della Gelata e chiusi gli occhi per sentire l’aria che mi pungeva le guance e mi scompigliava i capelli rossi quando ad un certo punto la porta si aprì e uscì Vilkas che quando mi vide mi fece un piccolo sorriso con un cenno della testa per poi sedersi su una sedia in un angolo e versarsi una tazza di thè e dopo qualche minuto Aela si sedette sulla sedia di fianco alla mia e con un sorriso disse –Ciao Natasha come va?-. Anche io sorrisi e disse –Ciao Aela io tutto bene tu?-. -Tutto bene anche io-. -Sono contenta che non sia altrimenti-. Calò un silenzio imbarazzante così dissi –Mi piace molto qui, mi sento a casa-. -Si? L’ho notato come sei spensierata e tranquilla, ti ho visto che ti lasciavi accarezzare dalla brezza del vento-. -Mi piace sentire il vento che mi accarezza il viso mi mette tranquillità e pace, è un vento freddo più del solito-. -Già si sta avvicinando la Gelata, ma si sta al caldo dentro Jorrvaskr con un bel fuocherello scoppiettante-. -Dopo chi esce più, io no di sicuro-. -Nemmeno io…Senti volevo farti le scuse per Torvar, il suo comportamento è stato disdicevole oltre ogni dire-. -Non preoccuparti è l’alcool che parla, sono sicura che è un brav’uomo-. -Lo è infatti ma si lascia condizionare dall’alcool-. -Aela tu sai perché Torvar beve?-. -So quasi niente a riguardo, so solo che ha problemi familiari-. -Grossi problemi?-. -Non lo so ma se beve come una spugna devono essere molto grossi-. -Aela sai se per caso Vilkas mi odia?-. -Odia?-. -Si-. -Perché pensi che dovrebbe odiarti?-. -Mi guarda sempre con astio e quando parliamo mi provoca sempre, io vorrei che andassimo d’accordo ma lui si ostina a comportarsi in modo ostile con me-. -Lui non ti odia Natasha-. -No? Come lo definisci questo suo rancore e ostilità nei miei confronti? Per non parlare di Njada-. -Nessuno sa come mai Njada sia cosi burbera perché non parla mai con nessuno ma Vilkas lo conosco fin da quando eravamo bambini ed è sempre stato così ma questo non significa che ti odia-. -Ma da dove viene tutto questo astio nei miei confronti? Io non gli ho fatto nulla-. -Vilkas e Farkas hanno avuto un’infanzia difficile, il loro padre era un membro del Circolo come mia madre e loro abitavano qui a Jorrvaskr crescendo con le storie dei Compagni tanto che volevano diventare come lui da adulti, non li avevo mai visti così felici e spensierati ma poi suo padre decise di combattere nella Grande Guerra…sai cos’è vero?-. -La Grande Guerra è stata la più grande calamità che si sia abbattuta su tutta Tamriel causando un sacco di morti, è stata la guerra tra l’Impero e il Regno degli Altmeri che finì con il Concordato Oro Bianco, il patto che pose fine alla guerra-. Vidi che mi guardava sbigottita e disse –Complimenti, come sai tutto ciò?-. Ho già detto tutto a Kodlak e non voglio ripetere l’esperienza di quel dolore ancora vivido nella mia mente così dissi –Avevo un amico di famiglia che ne a preso parte e quando tornò ci raccontò tutto-. Forse mi vide un po’ evasiva quindi non fece domande e continuò –Quando il loro padre partì li lasciò alle cure di Kodlak promettendogli che sarebbe tornato, già li erano cambiati dai bambini che avo giocato insieme ma poi da li a cinque anni la Grande Guerra fini ma loro padre non tornò mai più a Jorrvaskr e da li Vilkas è diventato come lo vedi adesso-. -E’ morto?-. -A fine guerra fecero la lista dei caduti ma lui non comparve tra di loro, o si sono scordati di annotarlo o…-. -Se ne andò abbandonandoli-. -Esatto-. -Farkas come la prese?-. -A differenza di Vilkas lui si tenne tutto dentro, in pratica si chiuse in se stesso e detesta parlare di questo argomento-. -A proposito di lui, Farkas dov’è? Non lo vedo da stamattina-. -Dopo che sei scesa da Kodlak è arrivata una lettera con una missione da compiere a Ivarstead quindi è andato lì per portarla a termine, fra poco dovrebbe tornare-. Mi guardò con un sorriso malizioso e chiesi –Che c’è?-. -Ti manca!-. -Chi?-. -Farkas-. A quel nome il mio cuore perse dei battiti per poi accelerare sempre più e sinceramente sono diventata rossa in viso, perché quell’uomo mi faceva questo effetto?...Maledizione!. Inghiottì un fiotto di saliva e dissi –F…Farkas? Che c’entra Farkas?-. -In questi giorni vi ho osservati molto e si vede lontano un miglio quanto tieni a lui, come ti ho detto Farkas si è chiuso in se stesso e non è un grande chiaccherone ma da quando sei arrivata a Jorrvaskr ho notato che si sta aprendo con te trovando sempre argomenti su cui discutere, hai un bel effetto su di lui-. Io sorrisi non pensando che fossi stata capace di aver questo effetto su di lui –E’ un uomo straordinario, non si direbbe dalla stazza che ha ma è un uomo bonario-. -Le apparenze ingannano, ma ci tieni a lui?-. -Si- lo dissi senza pensarci e mi affrettai ad aggiungere –Ma come amico non in senso romantico-. -Per fortuna-. -Perché ti piace?-. -Cosa? No ma che dici!-. -Sembravi gelosa-. -No è che non so se lo sai ma Kodlak non vede di buon’occhio le relazioni romantiche, non sono proibite solo che non gli aggradano-. -Per quale motivo?-. La vidi irrigidirsi e disse –E’ una cosa passata di cui non vogliamo parlarne, spero che capirai-. -Certo- chi meglio della sottoscritta capiva come si ci sentiva a ricordare il passato che cerchi di dimenticare quando fai di tutto per sbarazzartene. -Aela tu ti fidi di loro?- e indicai gli altri sparsi nel cortile. -Si mi fido cecamente dei miei Fratelli e Sorelle di Scudo-. -Anche di Kodlak?-. -Mi fido ancora di più, perché te non ti fidi?-. -Certo che mi fido è che non sempre la fiducia era ben riposta, quasi sempre ricevevo solo pugnalate alla schiena da coloro che avevo riposto la mia vita ma soprattutto la fiducia e adesso quella fiducia sono restia a darla-. -Non importa il passato ormai, qui ti puoi rifare una nuova vita e a noi puoi dare fiducia-. -Ma…-. -Niente ma Natasha la fiducia è essenziale nella vita, quando mi hai chiesto se mi fido dei miei Fratelli e Sorelle di Scudo ho incluso anche te-. -Ma non sono ancora una vostra Sorella di Scudo-. -Lo sarai presto non dubitarne, ma non è questo il punto, io mi fido di te e credimi la mia fiducia non la do al primo che capita-. -Allora ne sono onorata-. Ridemmo e dissi –Mi fido anche io di te e di tutti voi, sono grata che mi abbiate accettata-. -Kodlak ha visto in te qualcosa che l’ha spinto ad accettarti, sarebbe stato un peccato se ti avesse cacciato perché le tue abilità sarebbero sprecate altrove-. Stavo per dire qualcosa quando si sentì la voce di Skjor dire –Farkas! Finalmente cominciavo a pensare che ti fossi perduto-. -Ho fatto prima possibile-. -La missione?-. -Svolta con successo, ecco i Septim-. -Quanti?-. -150-. -Così pochi?-. -Non era un lavoro proficuo-. -Lo immagino, sento Kodlak come dividere i Septim e poi torno, dove vai adesso?-. Lui fece vagare lo sguardo tra i presenti e quando incrociò il mio sguardo si illuminò e sorrise –Sto qui in terrazza-. -D’accordo ora riposati- dopo se ne andò e vidi Farkas avvicinarsi con un sorriso stampato in faccia. Vidi Aela alzarsi e sussurrarmi –Lo volevi? Eccotelo servito, vi lascio da soli- e se ne andò. Farkas si sedette e disse –Ciao Natasha-. -Ciao Farkas tutto bene?-. -Si tutto bene solo la stanchezza del viaggio, mentre tornavo stavo camminando tranquillo poi mi sono accorto dell’ora e ho cominciato a correre-. -Non hai un cavallo?-. -Si ma dalla fretta sono partito a piedi che stupido-. -Come si chiama il tuo cavallo?-. -Si chiama Bromjr te lo mostro la prossima volta se vuoi-. -Mi piacerebbe molto, cos’è successo se non è un segreto?-. -Non era un lavoro proficuo non voglio annoiarti-. -Non mi annoi mi fa piacere ascoltarti e in più se te l’ho chiesto vuol dire che lo faccio volentieri-. -Va bene- fece una pausa e continuò –Sono stato a Ivarstead perché un uomo di nome Kimmlek stava dando fastidio al paese da tre settimane così un uomo di nome Bassianus Axius ci ha chiesto di sistemarlo-. -L’hai ucciso?-. -Cosa! No tranquilla, l’ho preso un po’ a pugni-. -Han! Gli hai dato una lezione-. -Esatto, Bassianus mi ha dato 150 Septim più…-. Si sporse un po’ e mi fece cenno di avvicinarmi e appena mi avvicinai disse –E una mancia di 50 Septim-. -E non l’hai detto a Skjor scommetto birbante-. -Stai cominciando a conoscermi, si non gliel’ho detto tanto mi rimanevano solo 20 Septim-. -E gli altri 30 Septim che ne hai fatto?-. -Li ho spesi-. -Spesi? In cosa?-. -In questo- e da sotto il tavolo tirò fuori un piccolo libriccino con la copertina di pelle marrone chiuso con un legaccio –E questo- e dall’altra tirò fuori un libro con la copertina blu con il titolo in oro “Creature Leggendarie di Skyrim”. Tirai su lo sguardo e dissi –Non sapevo che ti piacesse leggere-. -Non sono un lettore accanito come mio fratello ma qualcosina leggo-. -Vilkas gli piace leggere?-. -Ha la stanza piena zeppa di libri-. -Questi sono per lui?-. Lui scosse la testa –Sono per te-. Io sgranai gli occhi –Per me?-. -Si, ho visto che spesso prendi delle pergamene e scrivi…-. -Aspetta non sono libri?-. -Questo con la copertina blu si ma questo è un diario così puoi scrivere quello che vuoi, appena l’ho visto ho pensato a te-. Ero sicura di essere arrossita e speravo che non se ne accorgesse, lui continuò –Poi mi ero ricordato che Aela ti aveva imprestato dei libri così te ne ho comprato uno tutto tuo, all’emporio avevano solo questo-. -Non preoccuparti leggo di tutto, adoro leggere è la mia passione- mi ricordai un altro aneddoto della mia vita passata: quando compì sei anni i miei genitori mi regalarono il mio primo libro “Il villaggio delle Fate”, adoravo quel libro già prima di sfogliarlo ma c’era un problema, non sapevo leggere, così papà mi insegnò con calma e pazienza e lessi quel libro quel libro una decina di volte, da li in poi a ogni compleanno mi regalavano un libro tanto che ne avevo così tanti che papà mi costruì una libreria, leggere mi metteva tranquillità e dove potevo rifugiarmi ogni volta che il mio stato d’animo era a terra. Farkas mi svegliò dai miei pensieri –Spero solo che il genere ti piaccia e di non aver fatto una cazzata-. -Stai tranquillo Farkas mi piace leggere di tutto, ma non dovevi disturbarti e spendere la tua mancia per me-. -Non è stato un disturbo per me Natasha e poi di rado spendo i Septim che mi danno-. -E che fai di quei Septim?-. -Me li metto via per ogni evenienza ma non ti dico dove-. -E non dovrai mai farlo-. -Non devi sentirti in debito con me, consideralo un regalo di benvenuto da parte mia-. Gli sorrisi e dissi –Allora se è così ti ringrazio, sei sempre gentile con me-. -Meriti di essere trattata con gentilezza e rispetto, sei sempre gentile nei nostri confronti e devi essere trattata alla pari- poi mi porse il libro e il diario ed io li presi e in quel momento le nostre dita si toccarono scatenando in me un turbine di emozioni, sentì sotto le mie dita morbide senza imperfezioni le sue dita affusolate con due cicatrici: una sul medio e una sull’anulare della mano destra e una sul pollice della mano sinistra, anche con queste piccole imperfezioni a cui non davo importanza Farkas era un uomo affascinante di cui i suoi occhi come il ghiaccio mi facevano provare emozioni che non provavo più da tempo, emozioni che mi ero ripromessa di non provare mai più ma quest’uomo stava facendo traballare la mia fermezza e il muro che mi sono creata e non so che fare. Entrambi eravamo immersi negli occhi dell’altro ed entrambi eravamo arrossiti, decisi di parlare –Grazie del pensiero Farkas lo apprezzo molto-. -Non c’è di che- e lasciò andare i libri e me li misi sulle ginocchia e fino all’ora di cena rimanemmo fuori in terrazza a parlare. La cena la passai in modo tranquillo mangiando stufato di manzo e crema di mais parlando con Aela e Farkas di tecniche di combattimento e poi verso le 11:00 salutai quelli che erano rimasti, mi misi la camicia da notte e decisi di iniziare a scrivere sul diario regalatami da Farkas: “Caro diario, Mi chiamo Natasha Wallace, ho 28 anni, capelli rosso fuoco e occhi verde smeraldo, mio padre si chiamava Cullen Stanton Rutherford, mia madre si chiama Evelyn Wallace e un fratello di nome Boromir Wallace. La mia vita è sempre stata complicata e difficile per ovvi motivi che hanno reso la mia vita un inferno, ma ora che ho deciso di prendere la strada dei Compagni sento che il dolore sta facendo spazio alla gioia e sento che finalmente posso fidarmi di qualcuno dopo tanto tempo. Sono contenta della mia scelta di vita perché sento che questa gente diventerà la mia famiglia…”.

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Capitolo 9
*** Prova d'Onore ***


Passò una settimana dal mio colloquio con Kodlak dove avevo rivelato la mia metà di vita e mi sentivo più leggera ad essermi liberata con lui di un peso che mi pesava nel cuore rendendomi la vita tra i Compagni più serena come non mi sentivo da tempo ormai, troppo convinta di non potermi più sentire felice dopo la morte di papà e di tutto quello che ne consegui dopo. Il rapporto con i miei amici migliorò sempre di più: con Kodlak faccio dei colloqui di un ora dove parliamo delle tradizioni dei Compagni per mettermi in pari; Skjor cercava di istruirmi ad usare spadoni e asce da guerra ma era difficile stare in equilibrio per una abituata ad usare spada e scudo; Aela era diventata una delle confidenti a cui mi rivolgevo di più per consigli e mi aiutò a migliorare a tirare con l’arco; con Vikas le cose migliorarono leggermente ma aveva sempre quella nota da “rompi scatole” nei miei confronti; con Farkas le cose erano migliorate e passavamo molto tempo insieme tanto da definirlo il mio migliore amico però restavano quei sentimenti inspiegabili che provavo per lui; con Torvar parlavo quando era lucido ma era raro perché ho notato che innervosiva Farkas quindi gli stavo alla larga; Athis ha offerto la sua disponibilità quando volevo allenarmi con la spada, essendo che abbiamo più o meno lo stesso stile di combattimento; con Njada le cose non migliorarono, anzi ogni momento era buono per schernirmi e provocarmi in qualunque modo possibile; con Ria andavo d’accordo perché era l’ultima arrivata prima del mio arrivo così comprendeva come mi sentivo e mi dava consigli utili per sopravvivere in questa banda di fratelli; con Eorlund creai un legame di rispetto reciproco e un giorno mi fece conoscere sua moglie Fralia e i suoi figli Avulstein e Olfina presentandomi come sua Sorella di Scudo e mi invitarono a cena; Brill mi raccontò la sua vita e mi confidò che voleva diventare uno scrivano e con Vignar le cose andarono bene per me perché ci parlavamo di rado e quando succedeva non faceva altro che screditare i Guerrieri Nati quindi ero felice di stargli alla larga il più possibile per non esplodere in un attacco d’ira. In quella settimana mantenni la promessa fatta a Idolaf quindi andai a trovare i Guerrieri Nati e fu felice della visita così mi presento tutto il clan: suo padre Olfrid, sua madre Bergritte, suo fratello Joh, sua sorella Alfhild e suo nipote Lars che mi presentò come un nuovo membro del clan così mi invitarono a cena e dissi a Idolaf che mi ero decisa ad entrare nei Compagni e mi affrettai ad aggiungere che avevo fatto conoscenza di Vignar ed Eorlund ma che gli stavo alla larga, di certo non posso dirgli che Eorlund era mio amico, lui ne fu felice e quando me ne andai promisi che sarei tornata per un’altra visita. Sempre in quella settimana finalmente il Circolo mi affidò una missione, dovevo salvare Carlotta Valentia la proprietaria della bancarella di verdura da una banda di banditi che traevano profitto di schiavi in una caverna vicino a Rorikstead così mi misi in viaggio di prima mattina e raggiunsi la grotta il pomeriggio seguente, i banditi non erano più di sette ed erano mal addestrati ed equipaggiati perché non richiedettero un grande sforzo così riportai Carlotta a Whiterun portando a termine la missione e prendendomi 120 Septim di ricompensa oltre hai 300 Septim che Jamie aveva portato il giorno dopo la discussione quindi ora in tasca ho 420 Septim, ma per me l’importante è stato poter portare a termine la mia prima missione senza incidenti e aver quella fiducia che aveva parlato Aela e più ci ripenso più non mi prendo pentita della decisione che ho preso quel giorno. Erano le 09:15 e come sempre ero a colloquio con Kodlak, anzi stavamo per finire, e avevo deciso di rivelargli la mia appartenenza al clan che avevo scelto per non creare incomprensioni –Kodlak posso dirle una cosa?-. -Certo mia cara-. -Come le ho detto non voglio creare incomprensioni e disagi quindi vorrei informarla che al mio arrivo a Whiterun sono entrata nel clan dei Guerrieri Nati-. Lui sospirò –Quindi ti sei schiarata-. -Si ma è stato prima che decidessi di entrare nei Compagni, ho ritenuto opportuno metterla al corrente della mia appartenenza hai Guerrieri Nati e spero di non aver creato problemi-. -Niente affatto mia cara, sono felice che tu me l’abbia detto di tua iniziativa, sarebbe stato alquanto disdicevole che lo venissi a sapere da altri-. -Concordo perché non sono fatta così, mi preoccupa Vignar perché prima o poi lo verrà a sapere e mi sentirei in colpa se si scatenasse un pandemonio-. -Gli parlerò io bambina mia, vedrai non succederà niente-. -Grazie Kodlak-, oltre a questo argomento volevo metterlo al corrente del mio “viaggetto” ad Helgen e della presenza di un drago ma ero combattuta se dirlo o no, non voglio che pensi male di me essendo stata una prigioniera anche se per poco tempo ma non voglio nemmeno mentirgli, Kodlak mi risvegliò dai miei pensieri –C’è qualcosa che turba la tua mente bambina mia?-. Era impossibile nascondergli niente –Si una cosa ci sarebbe ma ho paura che pensi male di me-. -Mia cara quante volte ti devo dire che non penserò mai male di te?-. -Questa è l’ultima glielo prometto-. -Lo spero perché ormai non so più come farti entrare in testa che ormai mi fido di te, dimmi cosa ti turba-. -Per caso a sentito di Helgen?-. -E’ una città vicino Riverwood sotto il controllo dell’Impero dove portano i prigionieri, fa parte del feudo di Whiterun-. -Sa anche cosa è successo dodici giorni fa proprio ad Helgen?-. -No, tu lo sai?-. Io annuì –Ero presente in quel preciso istante, avrei voluto essere altrove-. -Non tenermi sulle spine mia cara, racconta-. -Stavo passando un brutto periodo così decisi di rifarmi una vita a Cyrodiil e mentre stavo passando il confine vidi dei Manto della Tempesta con Ulfric in persona legati con le mani dietro la schiena con gli Imperiali che gli puntavano gli archi alla testa quando il Generale Tullius che guidava l’imboscata mi vide e ordinò che mi prendessero perché credeva che fossi con loro e niente era servito dirgli che non appartenevo a quella feccia così ordinò di partire per Helgen per le esecuzioni, tutto quello che volevo era rifarmi una vita e invece stavo per essere giustiziata senza una colpa…-. -Stavi per essere giustiziata senza un motivo valido?-. Io annuì e continuò –Ecco come mai non ci immischiamo in questa maledetta guerra, anche le persone innocenti come te vengono considerati Manto della Tempesta, sta rendendo la gente paranoica e priva di ragione-. -Almeno vedevo l’ esecuzione dell’uomo che odio di più al mondo in diretta-. -Ti saresti lasciata giustiziare ingiustamente pur di vedere Ulfric morto?-. -Se per vendicare mio padre dovevo morire così sarebbe stato, quell’uomo mi aveva portato via tutto ciò che contava per me e non c’era niente che valesse di restare quindi avevo accolto la morte fin dentro alle mie membra come la mia speranza e come unica punizione per le mie colpe, finalmente avrei rivisto papà a Sovngarde nella Sala di Shor e ciò mi bastava per accettare la mia fine-. Lui mi guardò e vidi nei suoi occhi la tristezza e disse –Come puoi pensare alla morte come punizione per le tue colpe e unica via di fuga? Natasha sei una brava persona e non meriti di morire, non voglio più sentirti parlare di morte-. -Quando ero vicino alla morte la sentivo come mia unica amica e via di fuga perché non avevo niente per cui vivere ma ora le cose sono cambiate-. -Cosa ti ha distolto dal desiderare la morte se posso chiedere?-. -Ho trovato qualcosa per cui vivere-. -E cosa?-. -I Compagni, mi avete fatto ricordare chi ero prima del mio baratro emotivo che mi sono creata: una guerriera in grado di fare qualunque cosa solo con la forza della volontà, siete diventati la mia famiglia-. -Fa allora che diventiamo il tuo appoggio quando senti che stai per cadere così da tenerti in piedi e combattere, stavamo parlando di Helgen-. Io annuì –Arrivati ad Helgen vedemmo i Thalmor che presenziavano all’esecuzione, finalmente l’uomo che aveva contrastato il dominio del Regno degli Altmeri sarebbe morto e la felicità gliela si poteva leggere negli occhi, era arrivato il mio turno quando si sentì un ruggito spargersi nell’aria già intrisa di morte che mi fece gelare il sangue e raggelare le ossa una a una in tutto il mio corpo, la tensione era percepibile e tesa come una corda di un liuto quando sul torrione più alto apparve qualcosa che credevo estinto da secoli e ormai divenuto leggenda dei Nord: un drago nero come le tenebre con gli occhi rossi come il sangue che distrusse tutti e tutto senza pietà e rimorso, c’era solo crudeltà e odio in quello che fece, riuscì a salvarmi grazie ad un soldato della legione: Hadvar Campbell che mi condusse in dei cunicoli sotto il paese per poi portarmi al sicuro fuori Helgen dove mi disse di cercare suo zio Alvor Campbell che abita a Riverwood che mi avrebbe aiutato mentre lui andava a Solitude per avvertire tutti, arrivata a Riverwood lui mi aiutò e mi chiese di avvertire lo Jarl dell’accaduto così accorsi qui a Whiterun dove dopo averlo avvertito mi affidò una missione: devo trovare una Tavoletta che indica i luoghi di sepoltura dei draghi e poi ho deciso di unirmi a voi, il resto lo sapete-. -Quindi i draghi stando tornando a Skyrim, non sono più leggende e questo è male se si conosce la storia-. -Vederlo mi ha contorto lo stomaco ma ho la sensazione di averlo già visto da qualche parte però ho un vuoto di memoria-. -Se ti ricordassi dove potresti averlo visto potresti aiutare lo Jarl-. -Farò il possibile-. -Ecco come conosci lo Jarl-. -Mi è sembrata una brava persona-. -Hai detto che ti aveva assegnato una missione-. -Più precisamente Farengar il mago di corte, si ma dopo decisi di entrare nella vostra Gilda e ora vi volevo chiedere il permesso di intraprendere quella missione-. -La parola che hai dato allo Jarl va mantenuta quindi hai il permesso ma prima di fare qualunque cosa Skjor voleva parlarti, posso dirti che ho dato il mio appoggio-. -Per cosa?-. -Skjor ti darà i dettagli, ora vai e buona fortuna- queste parole erano per farmi intendere che mi aveva congedato così lo salutai e salì in sala. Arrivata in sala lo vidi seduto in una sedia che beveva idromele in un boccale di ferro così decisa mi avviai nella sua direzione e appena mi vide mise giù il boccale con un tonfo e con la sua faccia imbronciata si avvicinò –Finalmente sei arrivata, perché ci hai messo così tanto?-. -Ero a colloquio con Kodlak e mi ha detto che mi cercavi-. -Come mai eri a colloquio con Kodlak?...Lascia perdere non voglio saperlo, comunque si volevo parlarti-. -Di cosa?-. -Pare sia giunto il tuo momento-. -Per cosa?-. -Per la tua Prova d’Onore-. -Prova d’Onore?-. -Dimenticavo che sei nuova, è una prova che sottoponiamo le reclute per verificare il suo valore e abilità in battaglia-. -E se la supero?-. -Mi pare ovvio, diventi una nostra Sorella di Scudo ufficialmente-. -Diventerò un Compagno?-. -Si ma devi superare la Prova d’Onore prima-. Non avevo parole per descrivere quel momento, finalmente il mio momento di dimostrare il mio valore era giunto, dopo dodici giorni di attesa sarei diventata una di loro –Sono pronta per affrontare la prova Skjor, che devo fare?-. -Hai grinta ragazza non c’è che dire e vai subito al nocciolo della questione-. -Perdersi in giri di parole è una perdita di tempo quando invece puoi arrivare al punto della questione-. Lui annuì e fece un sorriso serafico –Bene ti do i dettagli della missione: la scorsa settimana, precisamente il giorno prima del tuo arrivo, venne a Jorrvaskr uno studioso che ci disse che sapeva il luogo dove si trovavano dei frammenti di Wuuthrad, temo mentisse ma se fosse vero ne andrebbe dell’onore di noi tutti, non è una missione di tale difficoltà ma abbiamo deciso che sarà la tua prova-. -Sono pronta-. -Aspetta non ho finito-. -C’è altro?-. -Non ti ho detto la sua posizione-. -E’ vero-. -Si trova al Tumulo degli Scheletri a nord-ovest di Whiterun, ci dovresti arrivare verso mezzogiorno quindi preparati provviste e tutto quello che ti serve…e un'altra cosa-. Cosa c’era altro d’importante? Un'altra mia caratteristica: l’impazienza. -In questa missione avrai un Fratello di Scudo-. -Perché in questa missione ce l’ho e la scorsa volta invece no?-. -Perché questa è la tua Prova d’Onore Rutherford e il tuo Fratello di Scudo che ti seguirà avrà il compito di valutare il tuo valore e che ti comporti in modo onorevole-. -Chi sarà il mio Fratello di Scudo?-. Essendo che aveva detto “Fratello” e non “Sorella” avevo escluso Aela, quindi a parte Skjor ne rimanevano due: Farkas e Vilkas, speravo solo che non fosse quest’ultimo. Skjor mi guardò e disse –Farkas sarà il tuo Fratello di Scudo in questa impresa, lui risponderà a tutte le tue domande e cerca di stare attenta o di non farlo uccidere, buona fortuna- e se ne andò lasciandomi elaborare la missione e a fare un sospiro di sollievo per la scelta del mio Fratello di Scudo perché sinceramente già non riesco a sopportare Vilkas più di cinque minuti, sopportarlo un intera missione con lui che mi provoca di continuo e da accoltellarsi all’addome, dopo questa riflessione decisi di andare a cercare Farkas. Lo trovai in cortile a petto nudo che prendeva a pugni un sacco di farina appeso con una fune a un palo di legno con tale violenza quasi da “sradicare” il sacco, era tutto sudato e anche i capelli erano bagnati dal suo sudore e mi accorsi che sapeva da cane bagnato…strano, vidi la placca della sua corazza d’acciaio e il suo spadone di ferro appoggiati sul muretto sicuramente per tenerli d’occhio. Ad un certo punto Farkas si fermò e si girò –Hey Natasha! Tutto bene?-. -Si tutto bene, dimmi ti ha fatto qualcosa di male quel sacco di farina?-. Lui rise –No non mi ha fatto niente, quando sono stressato per scaricare la tensione predo a pugni questi poveri sacchi-. Questa volta fui io a ridere e poi dissi –Io invece prendo a spadate i manichini, mi ripeto cose che per me hanno un certo significato cosi li malmeno per benino-. -Come con Vilkas? La si che gli hai fatto il culo-. -Una cosa simile si, ma non era mia intenzione batterlo come un tamburo-. -Ti è piaciuto pero?-. -Diciamo di si-. Ridemmo poi lui disse –Non lo dice a parole perché lui non è bravo ma ti sei guadagnata il suo rispetto, una cosa che lui da raramente-. -Quindi dovrei ritenermi onorata del suo rispetto per me?-. -Esatto sei l’unica che l’ha battuto, nessuno c’era mai riuscito e di sicuro hai la gratitudine di Aela-. -Si odiano?-. -Hanno avuto dei dissapori, non al livello di odiarsi ma entrambi sono persone solitarie e spesso la pensano in modo diverso-. -Ho conosciuto tante persone con un pessimo carattere, non preoccuparti Vilkas non è l’unico con cui mi sono affrontata-. Lui mi sorrise e tra noi calò il silenzio, parlare male di suo fratello di fronte a lui è stata una stupidissima idea quindi dico –Skjor mi ha assegnato la mia Prova d’Onore e mi ha detto che tu sarai il mio Fratello di Scudo-. -A quanto mi è stato detto si, dobbiamo andare al Tumulo degli Scheletri-. -Si a recuperare i frammenti di Wuuthrad, a proposito che cos’è? Skjor non mi ha detto un accidenti-. -Wuuthrad è un ascia-. -Un ascia? Skjor mi manda a recuperare un’ascia?-. -Non è un’ ascia comune Natasha-. -No?-. Lui scosse la testa –Wuuthrad è l’ascia di Ysgramor il fondatore dei Compagni, noi Nord siamo originari di Altmora e fu lui ad insediarci a Skyrim e brandendo Wuuthrad scacciò gli Elfi della Neve che si rintanarono sotto terra-. -Sono diventati i Falmer vero? Quegli esseri ripugnanti?-. -Si proprio loro, ora il loro obbiettivo è distruggere il regno in superficie e tutti i suoi abitanti-. -Come biasimarli siamo stati crudeli e avidi, volevamo una terra e non ci importava che appartesse ad altri e l’abbiamo preso con la violenza senza pensare a quali danni abbiamo causato al popolo che abitava qui prima di noi-. -Non saremmo qui se Ysgramor non avesse scacciato gli Elfi e nemmeno i Compagni esisterebbero-. -Non lo metto in dubbio sono passate generazioni ma io mi vergogno calpestare questa terra sapendo di averla tolta ai suoi legittimi proprietari e averli e averli ridotti in quel modo, tu come ti sentiresti se ora gli Argoniani venissero a conquistare Skyrim e tu te ne dovessi andare e lasciare tutto ciò che ami?-. Lui mi fissò per pochi secondi poi rispose –Uno schifo-. -Ecco sicuramente è come si sono sentiti loro, quel sentimento di smarrimento e dolore si è mutato in rabbia e odio quindi come non puoi biasimarli?-. -Non posso infatti, non so come fai-. -A fare cosa?-. -A vedere sempre il buono nelle persone e nelle cose anche quando ci sono azioni che ti dimostrano il contrario-. -Cerco di essere positiva e vedere le cose buone che le persone possono fare, inutile pensare sempre al peggio tanto prima o poi se le cose brutte devono accadere non c’è posto dove puoi nasconderti-. -Hai ragione, tra noi ci servono persone positive-. -Ora ne avete una-. -E’ ora che ci avviamo se non hai altro da fare-. -Non devo fare niente, sono pronta a partire-. -Bene lascia che mi rinfreschi un pochino e poi partiamo-. -Allora intanto prendo la bisaccia e il mantello poi ci troviamo qui e…Farkas?-. -Si Natasha?-. -Non ti crea fastidio di essere mio Fratello di Scudo vero?-. Lui fece uno dei suoi sorrisi con le fossette che mi faceva mancare il respiro e disse –Certo che no, perché avrei accettato se la pensassi diversamente-. -H…Hai accettato?-. -Si, Skjor e Kodlak avevano chiesto ad Aela, Vilkas e me chi voleva essere tuo Fratello di Scudo alla tua Prova d’Onore, Aela voleva ma ha avuto un contrattempo così decisi che sarei stato io ad accompagnarti e Vilkas non ha obbiettato-. Sai che novità!. -Sono contenta che hai accettato e che vieni con me-. -Anche io sono contento di venire, voglio vederti battere come tamburi tutti i nemici che troveremo e sono sicuro che porterai a termine la prova in modo egregio-. -Grazie della fiducia Farkas-. -Di niente, non esiste il “forse” per te, esiste solo “vai e distruggi”-. Mi fece ridere cosa pensava di me e poco dopo si unì alla risata e quando finimmo di ridere ci fissammo negli occhi intensamente, i suoi occhi color ghiaccio mette a subbuglio i miei sentimenti e fa fare la giravolta al mio cuore lacerato da tanto dolore ma più di tutto sta abbattendo il muro che mi sono costruita intorno per non soffrire più e non so se è una buona cosa, entrambi arrossimmo vistosamente così distogliemmo lo sguardo. Quando fui certa di essere tornata composta dissi –Sarà meglio che andiamo, vorrei arrivare verso mezzogiorno-. -C…Certo scusa, vado a rinfrescarmi un pochino e dopo possiamo partire-. -Va bene io intanto vado a prendere un po’ di cibo per il viaggio, cosa vuoi che ti prenda?-. -Quello che vuoi io mangio un po’ di tutto – e dopo avermi regalato uno dei suoi sorrisi prese la placca della corazza e lo spadone e andò dentro Jorrvaskr. Come concordato presi il mantello e la bisaccia che la riempì con pane, formaggio, due bottiglie di idromele e due di acqua ed ora ero in cortile ad aspettare Farkas quando ad un certo punto dietro di me una voce che conoscevo assai bene disse –Ciao Natasha-. Mi girai e lo vidi con le braccia incrociate al petto con un sorriso serafico in faccia –Ciao Vilkas-. -Allora stai andando a compiere la tua Prova d’Onore?-. -Si sto aspettando Farkas, arriverà a momenti-. Ad un certo punto tornò serio e disse –Ti voglio avvertire Rutherford-. Ecco! E’ tornato in modalità odioso. -Di cosa Macbeth?-. -Farkas sarà il tuo Fratello di Scudo in questa prova e ti guarderà le spalle ma anche tu gliele dovrai guardare, se gli succede qualcosa ti riterrò responsabile e ti farò passare le pene dell’Oblivion tant0 da sperare di non avermi mai incontrato-. Il suo atteggiamento non mi piaceva per niente –E’ una minaccia?-. -E’ un avvertimento-. -Suonava più come una minaccia-. -Se anche fosse cosa mi faresti?-. Mi avvicinai a lui e con un sorriso provocatorio dissi –Non ti conviene scoprirlo se non vuoi farti del male davvero questa volta Vilkas, in tutti questi anni ho imparato come torturare la gente fino a piegarle e credimi tutti si possono piegare e devono pregare di non incontrarmi mai se vogliono avere salva la vita quindi pensa prima di provocarmi perché non farò eccezioni per te, ho visto cose che tu nemmeno immagini e che ho dovuto fare per riuscire a sopravvivere perché mentre tu hai avuto aiuti per arrivare dove sei adesso io ho dovuto faticare per ottenere quello che volevo ed onestamente quindi non fare tanto il gradasso e i vanitoso-. Lui aveva una faccia misto stupore e rabbia e dissi –Questa è una minaccia Macbeth, impara e poi minaccia-. Fu lui ad avvicinarsi questa volta e avvicinò il suo viso al mio, sentivo il suo respiro sulla mia faccia e pensavo che avrebbe sclerato ma invece si stava sporgendo verso le mie labbra e pensai “Farkas dove diavolo sei”, ero sul punto di stenderlo per tenerlo lontano quando una voce che speravo di sentire disse –Fratello!-. Vilkas sentendola si ritrasse mestamente e visi sull’ultimo gradino della terrazza Farkas con le braccia muscolose incrociate sul petto e il mantello sulle spalle e Vilkas esclamò –Fratello!-. -Che fai?-. -Hmm! Niente di che, stavo solo dando il buona fortuna a Rutherford-. -Il suo nome è Natasha, non Rutherford-. -Okey! Le mie più sentite scuse- poi si girò verso di me e disse –Scusa e ancora buona fortuna Natasha- ad un certo punto vidi le iridi dei suoi occhi diventare gialli, com’è successo a Farkas le altre volte, solo che a lui restarono molto di più e forse vedendo la mia faccia interrogativa abbassò gli occhi e se ne andò velocemente lasciandomi con più interrogativi di prima su questo strano fenomeno. Ad un certo punto Farkas si avvicinò e chiese –Natasha tutto bene?-. Io mi risvegliai dai miei pensieri, mi voltai verso di lui e sorrisi –Si Farkas tutto apposto, sto bene-. -Mio fratello ti ha toccato?- notai che nella sua voce c’era una nota di rabbia, sicuramente aveva visto Vilkas che tentava di baciarmi ma forse intendeva qualcos’altro –No non mi ha sfiorato ma se l’avesse fatto l’avrei sistemato per le feste-. Lui sorrise –Non ne dubito- poi tornò serie e disse –Natasha se mai mio fratello dovesse importunarti in qualche modo ti prego di dirmelo-. -Ma…-. -Non lo conosci come lo conosco io, lui è un tipo molto vendicativo e non gli importa il modo in cui si vendica, sono l’unico che può distrarlo dai suoi propositi-. -Farkas mi pare di averti già detto…-. -Promettimelo!-. Lo guardai e vidi nei suoi occhi la preoccupazione sulla questione “fratello rabbioso” quindi sospirai e dissi –D’accordo te lo prometto se mi importuna in qualche modo ti faccio un fischio…-. -E io accorrerò in tuo aiuto-. Ridemmo e poi dissi –Vogliamo andare?-. -Certamente- e mi porse il braccio e io l’afferrai e riuscì a sentire i suoi muscoli anche sotto i miei palmi guantati facendomi arrossire interiormente e insieme ci avviammo verso la mia Prova d’Onore. Eravamo a due ore di viaggio e mancava un'altra ora per arrivare al Tumulo degli Scheletri e Farkas mi raccontava aneddoti divertenti che si erano svolti tra le mura di Jorrvaskr e ridevo da matti quando si trattava di Vilkas, poi penso una cosa: mi piace passare il tempo con lui e posso considerarlo un buon amico ma lo conosco poco, anzi conosco niente di lui quindi dissi –Farkas?-. -Si?-. -Noi…siamo amici vero?-. -Certo che siamo amici, perché me lo chiedi?-. -Mi piace passare il tempo con te…-. -Anche a me-. -Ma so praticamente niente di te-. -Bè mi chiamo Farkas Macbeth e ho un fratello di nome Vilkas Macbeth e sono un uomo molto simpatico-. Io risi e dissi –Dai Farkas non farmi ridere dico sul serio-. -Neanche io so tanto di te-. Della mia vita ho parlato solo a Kodlak ed è stata una tortura e mi ero ripromessa di non parlarne più con nessuno ma con Farkas era diverso, con lui potevo dire di tutto e in più come io volevo sapere di lui anche lui voleva sapere di me quindi dissi –Propongo un gioco-. -Un gioco?-. -Si, io rispondo a una tua domanda e poi tu rispondi alla mia, ci stai?-. Lui mi guardò e poi disse –Andata, chi comincia?-. -Come vuoi-. -Comincia tu-. -D’accordo, raccontami dei tuoi genitori-. -Non ho alcun ricordo di mia madre e non so nemmeno come si chiamasse ma so solo che è morta quando eravamo molto piccoli, io e Vilkas siamo stati presi da un gruppo di negromanti che ci trattavano come cavie per le loro maledette magie arcane ma un giorno un uomo ci salvò da loro uccidendoli uno a uno e portandoci in salvo, poi scoprimmo che era nostro padre e che si chiamava Jargen Macbeth…io e Vilkas gli dovemmo la vita, eravamo piccoli e non potevamo ancora difenderci da soli così ci portò a Jorrvaskr dai Compagni e poi dopo qualche tempo partì per la Grande Guerra e non fece più ritorno-. -E’ morto?-. -Non hanno trovato il suo corpo-. -Sospetti che sia scappato?-. -Non lo so, forse si-. -Quindi aveva abbandonato vostra madre-. -Si-. -Come ha potuto abbandonare prima vostra madre e poi voi per partecipare a una stupida guerra-. -Per quanto un tempo desiderassi sapere il motivo del suo abbandono grazie a questo abbandono sono diventato un uomo forte e di sani principi, Vilkas si è sempre occupato di me quindi non mi importa più sapere il perché di quello che ha fatto e se non ti dispiace non vorrei più parlarne-. Comprendevo assai bene come si sentiva anche se mio padre era molto più presente del suo dissi –Non mi dispiace affatto, rispetto la tua privacy ma lascia che ti dica che mi dispiace che non hai potuto conoscere tua madre e di non aver avuto la possibilità di farti amare da lei, mia madre è viva e le voglio bene ma non vado mai a trovarla-. -Ti sono molto grato che rispetti la mia volontà di non parlare di queste cose-. Gli sorrisi e dissi –Ora tocca a te-. Lui annuì e poi disse –Raccontami dei tuoi genitori-. Inghiottì lievemente e dopo aver sospirato mi feci coraggio e dissi – Mia madre si chiama Evelyn Trevelyan Rutherford ed è una donna Nord che è nata e vive a Riverwood, un tempo era un’avventuriera ma ora fa la contadina-. -Perché ha smesso di fare l’avventuriera?-. -Per amore di mio padre-. -Tuo padre invece?-. -Mio padre si chiamava Cullen Stanton Rutherford, un uomo Nord che era nato a Windhelm ed era stato una guardia cittadina ma poi conobbe la mamma e per amor suo abbandonò le guardie e divenne un contadino onesto come pochi ed era un sostenitore dei Manto della Tempesta ma poi cambiò fazione-. -Perché?-. -Diciamo che uno di loro mi ha rivolto attenzioni non desiderate e così a deciso di stare dalla parte dell’Impero ma ha pagato a caro prezzo quello che ha fatto-. -Che attenzioni ti ha rivolto quell’uomo?- nella sua voce notai un briciolo di rabbia. -Mi ha baciato contro il mio volere ma papà l’ha sistemato a dovere-. -Da quello che ho capito tuo padre è morto ma come?-. -Sono stati i Manto della Tempesta per vendetta…io…io non ne voglio parlare se per te va bene…è troppo doloroso pere me parlarne-. -Si scusami, forse non avrei dovuto chied…-. Ecco! Quando si parla di mio padre finisco per piangere e non dico che io sia insensibile ma non avrei mai voluto piangere davanti a Farkas perché mi reputerà una bambina, ci fermammo e io mi voltai dalla parte opposta di Farkas per nascondere le lacrime che rigavano il mio volto quando ad un certo punto lui si mise davanti a me , mi tolse le mani dalla faccia e mise le sue mani guantate e morbide sulle mie guance e con i pollici asciugò le mie lacrime, ci guardammo negli occhi intensamente e poi inaspettatamente Farkas mi abbracciò ma non un abbraccio di sola amicizia, era un abbraccio con qualcosa di profondo come un legame affettuoso e devo ammettere che mi piacque molto e poi cominciò ad accarezzarmi i capelli, solo una persona mi aveva rivolto queste attenzioni che mi piacevano tanto ed era l’uomo che amavo, colui che mi aveva restituito la vita dopo anni a pensare che la mia vita non valeva la pena di essere vissuta ritenendomi indegna ma lui mi ha ridato un cuore che era ricolmo di amore ma poi quel cuore si spense e divenne freddo e insensibile senza la traccia di quell’amore che lo alimentava ma ora una lieve traccia stava tornando ed era per l’attrazione che provavo per Farkas , un attrazione che non dovevo provare ma che invece provavo e non potevo fermare. Restammo così per altri due minuti poi ci staccammo e disse –Scusami non volevo farti piangere-. -Non…non devi scusarti, non potevi saperlo-. -Mi dispiace lo stesso, per quanto reputo mio padre morto anche se forse non lo è il tuo è morto perché ti ha difeso da un abuso ed è orribile, si vede che gli volevi un mondo di bene-. -E’ così e ogni giorno prego il grande divino Akatosh di restituirmi mio padre ma come te sono diventata una donna forte che sa cosa è giusto e cosa è sbagliato ed è grazie hai suoi insegnamenti che sono quel che sono ora-. -Doveva essere un brav’uomo se gli vuoi così bene e anche il fatto che ti ha reso la bella persona che sei, mi dispiace che tu abbia dovuto subire questa perdita nella tua vita e credimi molte persone non si sarebbero rialzate come hai fatto tu-. Gli sorrisi e dissi –Grazie Farkas-. Lui ricambiò il sorriso e poi chiese –Continuiamo a giocare o vuoi che smettiamo?-. -Continuiamo, pensavi di cavartela così mio caro Macbeth?-. -Niente di tutto ciò mia cara Rutherford, tocca a me?-. -No bello mio, tocca a me-. -Giusto-. -Hai o hai mai avuto una ragazza?-. Lo vidi rattristirsi e dissi –Se vuoi cambio domanda se sono stata invadente-. -Non serve Natasha…si avevo una ragazza ma ora non più-. -Non ti chiedo dettagli, non sono affari miei-. -E’ morta e ora non ho una ragazza, tocca a me giusto?-. Io annuì e lui chiese –Hai o hai mai avuto un ragazzo?-. Abbassai lo sguardo e grattandomi la nuca risposi –Si ho avuto un ragazzo ma ora è morto e ora sono libera-. -Non hai un ragazzo quindi?-. -No, perché ti sorprendi tanto?-. -Mi sorprendo perché nessuno pare accorgersi che sei bellissima…Hem!- lo vidi avvampare più del solito e non posso fare altro che sorridere e disse –Scusami io…io…-. -Non devi scusarti per tutto Farkas, sono lusingata che mi trovi bella, è da molto tempo che nessuno me lo diceva-. -E’ la verità-. -Allora perché ti sei scusato?-. -Non volevo che pensassi che non sei desiderabile e che io ti apparissi un donnaiolo o peggio un pervertito-. Risi e poi dissi –Ma tu non lo sei, entrambi abbiamo perso qualcuno che amavamo e questo ci avvicina molto, se mai avessi bisogno di me per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi amico mio-. Lui mi regalò uno dei suoi sorrisi dolcissimi e disse –La stessa cosa vale per te se ne avessi bisogno amica mia-. Anche io gli regalai uno dei miei sorrisi e intravidi dietro le spalle possenti di Farkas una collinetta di cemento che usciva dal terreno erboso della tundra del feudo di Whiterun e chiesi –E’ quello il Tumulo degli Scheletri?-. Lui si girò e rispose –Si è questo- poi mi guardò e continuò –Ti avverto stai attenta quando scendi i gradini-. Cominciammo ad avviarci verso il Tumulo e chiesi –Come mai?-. -I gradini sono molto piccoli e sottili fatti di pietra molto antica, molti avventurieri hanno perso la vita solo per essere scivolati e aver sbattuto forte la testa-. -Sei particolarmente informato su questo Tumulo-. -Si, una volta io e Aela siamo stati mandati qui dallo Jarl in persona per fermare un branco molto numeroso di lupi perché attaccavano le carovane di persone che venivano a visitare Whiterun quindi sono già stato qui e la scorsa volta ho visto un cadavere in fondo alla scala con il collo spezzato-. Arrivati sul bordo vidi ciò che intendeva, c’erano dei scalini di pietra tagliati piccoli e sottili e un po’ bagnati a causa dell’umidità quindi capì come mai rischi di romperti l’osso del collo e dissi –So quello che intendi, grazie dell’avvertimento-. -Non c’è di che, ora muoviamoci-. -Concordo- e scesi le scale molto cautamente con l’aiuto di Farkas. Entrati nel Tumulo era tutto buio che non si vedeva un palmo dal naso e si sentiva un odore nauseabondo, l’aria era stagna a causa del poco passaggio d’aria e si sentiva odore di sangue secco e carne in putrefazione che associai a cadaveri in putrefazione quindi l’odore della morte, mi tappai il naso ed esclamai disgustata –Che odore!-. -Credo che sia l’odore che si sente nei Tumuli-. -Si ma questo è un odore che si sente quando i corpi vanno in decomposizione-. Lo sentì parlare di naso –Dei poveretti saranno rimasti intrappolati o peggio uccisi da qualcosa che abita qui-. -Speriamo di non incrociarlo ma se no peggio per lui se incrocia le nostre lame-. -Di certo non ci tiriamo indietro davanti a una sfida-. -In che parte del Tumulo si trovano i frammenti?-. -Lo studioso ha detto che si trovano nella Cripta interna quindi dobbiamo inoltrarci parecchio in profondità-. -Bè almeno sono in ottima compagnia-. -Lo stesso vale per me-. Usciti dal buio arrivammo in una stanza dove vedemmo delle tombe grandi e nere aperte e hai suoi piedi dei cadaveri raggrinziti ricoperti di stracci ma poi girai lo sguardo e vidi un corpo di un Elfa dei Boschi con indosso una corazza di pelle riversa a terra con la sua pelle color oro-arancio gonfio d’aria e i suoi capelli biondo grano erano sporchi di sangue secco e dissi –Ecco da dove proveniva l’odore-. Lui si avvicinò e vedendola disse –Questa poverina deve essere morta dissanguata, qualcuno l’ha ferita e lei non è riuscita ad uscire in tempo-. -Chi sa quale essere può averla uccisa, tu hai qualche idea di chi possa essere Farkas?-. Non lo sentì rispondere così mi girai verso di lui e lo vidi annusare e fissava il cadavere con interesse e con aria famelica così gli posai la mia mano destra sul suo braccio e lo sentì sobbalzare per poi girare la sua testa verso di me con uno scatto fulmineo e ritrassi laq mano immediatamente per poi chiedere preoccupata –Farkas tutto bene?-. Lui scosse la testa come se si fosse svegliato da un sogno e rispose –Si…tutto a posto Natasha, non preoccuparti-. -Non si direbbe, guardavi quella poverina come se volessi mangiarla-. -C…Che dici, la guardavo perché mi dispiaceva per lei-. So quel che ho visto ma per no perdere tempo dissi –Sarà come dici, scusami-. -No non scusarti, sono io che devo scusarmi con te-. -Perché?-. -Se c’è da uccidere io lo faccio per una buona ragione non per divertimento, invece questo essere uccide per puro divertimento e questo mi rende nervoso-. -Sai cos’è giusto da cosa invece è sbagliato, è una cosa bella e mi piacciono gli uomini emotivi-. -Bè allora sono l’uomo giusto…mi è uscita male-. Non riuscì a trattenere una risata e dissi –Credimi tra tutti gli uomini emotivi che ho potuto conoscere tu sei l’unico che mi intriga quindi sei l’uomo giusto- e prima che potesse dire qualcosa mi avviai verso il cunicolo buio davanti a me. Arrivammo in una stanza ampissima tutta di pietra con delle piccole balconate di legno ormai marcio e instabile sopra gli archi di pietra, in mezzo alla stanza c’era un rialzo per chi sa quale utilizzo, alla mia destra c’era un altare di pietra con sopra dei rotoli di lino e tanta polvere e hai lati c’erano dei scaffali polverosi con oggetti per l’imbalsamazione e vasi rotti, alla mia sinistra invece c’era una grande porta e intravidi dei tavoli con boccette e ciotoline e davanti a noi un'altra porta, dopo che finì di ispezionare la stanza dissi –Dovremmo prendere ciò che ci serve, magari c’è qualcosa di utile-. -Bella idea, dividiamoci-. Annuì e lui andò a destra mentre io andai a sinistra verso la porta, per fortuna che mi sono cambiata l’armatura di ferro con l’armatura di cuoio che mi ha regalato Eorlund perché sarebbe stato difficile il movimento invece quest’armatura mi da possibilità di movimento così in caso di combattimento sarei stata pronta. Arrivata presi le boccette e le esaminai: una era lunga e rossa, la seconda piccola e blu e la terza era tozza e verde, pensai che fossero utili quindi me le misi in bisaccia e ispezionai le ciotole che contenevano una polveretta bianca come la farina, posai l’indice e il medio nella polveretta e me li portai alla radice del naso e annusai, sentì un odore di ferro e calcio ed un retrogusto acido e l’associai alla farina d’ossa, ad un certo punto sentì la voce di Farkas –Natasha hai trovato qualcosa di utile?-. -Solo tre boccette colorate e una ciotola con della farina d’ossa e tu?-. -Niente di che solo oggetti per l’imbalsamazione e vasi rotti, senza contare che ci sono rotoli di lino e carboni quindi niente di utole, sarà meglio che procediamo -. -Concordo- stavo per uscire quando delle sbarre d’acciaio mi pararono la strada chiudendo la porta e dentro di me imprecai, misi le mani sulle sbarre e le scossi con foga e vedendo che non si muoveva gridai –Farkas! Aiutami!-. Lo visi girarsi e appena mi vide dietro le sbarre corse verso di me –Natasha che hai toccato?-. -Non ho toccato niente, stavo per uscire quando queste sbarre si sono chiuse-. -E’ una cosa strana-. -Si…Farkas devi aiutarmi-. -Ma guarda che situazione-. -Già che situazione-. Anche lui provò a muovere le sbarre ma come me fallì –Da qualche parte ci deve essere una leva-. -Lo spero, non voglio morire rinchiusa qui dentro-. Lui rise e poi disse –Non preoccuparti Natasha non ti muovere, penserò io a come aprire-. -Dove potrei andare Farkas secondo te?-. -Da nessuna parte scusa, ora…-. Sentimmo dei rumori e i nostri sensi combattivi ci misero all’erta e Farkas chiese –Cos’è stato?-. -Non lo so-. -Vado a controllare-. -Farkas! Aspetta!-. Lo vidi girarsi e continuai –Non lasciarmi- e allungai verso di lui il braccio destro per tentare di fermarlo e ci riuscì, lo vidi tornare da me e con la mano destra mi toccò e fece scorrere le sue dita fino al palmo, devo dire che provavo piacere a sentire il suo tocco sulla pelle del mio braccio, in fondo sono sempre un essere umano ma mentre mi godevo questo contatto sentì una voce maligna dietro Farkas che si voltò di scatto –Preparati a morire cane e anche la tua amichetta-. L’uomo che parlò era un Nord corpulento con una corazza borchiata e dietro di lui apparvero altri scagnozzi: un Orco con la pelle verde, un Bretone basso e mingherlino, un Argoniano con le squame verde acqua e grandi corna e un Imperiale con lunghi capelli neri, l’O0rco disse –Sapevamo del vostro arrivo-. Il Bretone con un ghigno disse –Avete commesso un errore, Compagni-. L’Imperiale che a vederla non sembrava tanto sveglia chiese –Quale sarebbe?-. Il Nord con una faccia esasperata disse –Non importa, indossano delle corazze perciò muoiono-. In tono di scherno dissi –La tua amichetta non è tanto sveglia-. Lui arrabbiato disse –Sta zitta puttana! Anche se non ha tutti i torti- e si voltò verso l’Imperiale che li fece una linguaccia. Sentì Farkas dire con una voce gutturale come un ringhio trattenuto –Non chiamarla più puttana o ti giuro che sarai il primo a cui squarcerò la gola-. -Che paura sacco di pulci, non ti conviene minacciarmi con la vita della tua amica in pericolo-. Ad un certo punto sentì delle braccia possenti trattenermi per la gola e una lama di un pugnale nella schiena all’altezza del cuore, sentì una voce di cui il fiato sapeva da aglio e cipolla messi insieme sussurrarmi –Guarda che bella bambolina abbiamo qui, non muoverti che dicerto non voglio rovinare un bel corpo come il tuo-. Vedendo il mio amico concentrato sul Nord dissi con tutto il fiato che avevo in corpo –FARKAS!-. Lui si voltò e quando incrociò i miei occhi vidi nei suoi color ghiaccio la preoccupazione e rabbia, vidi di nuovo i suoi occhi diventare giallo oro per poi tornare normali dicendo –Lasciala andare bastardo!-. Il Nord rise -Se no che fai? Noi siamo in sei e tu sei solo-. -Non provocarmi, sai cosa sono e cosa so fare quindi lasciala andare subito-. Il Nord fece un cenno all’Argoniano che sparì dietro a una porta e dopo qualche minuto le sbarre dove ero rinchiusa si alzarono e il mio aggressore mi portò fuori, sconcertata chiesi –Farkas in che senso “sai cosa sono”?-. Lui mi guardò ma non ripose e ad un certo punto sentì una risata roca proveniente dal Nord –Non dirmi che non sai niente, voi Compagni mi fate ridere-. Il mio aggressore disse –Ehi capo guarda che bella bambolina ho adescato nella trappola, posso ucciderlo e tenermela?-. Il Nord alzò gli occhi al cielo –Rimbambito lo sai che lo uccidiamo ma non adesso, porta qui la donna che a quanto pare questo cane pulcioso ci tiene più della sua stessa vita-. Io arrabbiata dissi –La dei smettere di chiamarlo cane pulcioso chiaro pezzente!-. -Portamela qui subito!-. I suoi scagnozzi che stavano davanti a lui si scansarono e il mio aggressore mi portò da lui che mi guardò da capo a piedi –Ehi! Curtis hai ragione è uno schianto- poi con le dita della mano destra mi toccò la guancia destra e le fece scorrere fino alle spalle, quel contatto era indesiderato…niente a che fare con quello di Farkas quindi mi divincolai –Sta lontano da me sudicio porco-. Il suo viso si deformò dalla rabbia e mi tirò un ceffone in pieno viso, la guancia dove mi è arrivato lo schiaffo mi bruciava dal dolore ma ero una donna forte quindi racacciai indietro le lacrime e riguardo con il disprezzo nel volto, sentì Farkas gridare –NON OSARE TOCCARLA! Hai problemi con me non con lei-. -Chiunque a che fare con voi ha problemi noi e quindi include anche questa fanciulla, vi definite Fratelli e Sorelle nell’onore a cui date tanto valore e vi sacrificate gli uni per gli altri, sono morali che nessuno ormai crede più e voi continuate a dispensare questo vostro ideale a tutti, che vi credono perché pensano che siate portatori di speranza ma se sapessero cosa siete in realtà in loro crescerebbe il seme della paura e terrore perché quelli come te sono abomini e portatori di morti, la tua amica crede che sei buono ma non gli hai detto quello che sei perché hai paura di essere rifiutato da lei, l’unica che ti guarda in modo diverso-. Vidi Farkas guardarmi e nei suoi occhi vidi la tristezza causata da queste parole quindi dissi -Chiudi quella fogna, se sapessi qualcosa dei Compagni capiresti che persone fantastiche sono, invece tu li stai denigrando e so il motivo; scommetto che fin da bambino sei stato perseguitato dai bulli, nessuno ti considerava, non avevi aspirazioni nella tua vita così hai pensato di diventare un delinquente, la verità è che tu gli ammiri nel profondo e sentendoti indegno li odi, non conosci Farkas e non sai che uomo meraviglioso è quindi non giudicare gli altri prima di giudicare te stesso-. -Ora basta! Stai zitta sgualdrina- e mi dette un altro schiaffo –Tenete fermo quel cane- e l’Orco e l’Argoniano lo presero, lo vidi divincolarsi con furia gridando –LASCIALA IN PACE!TI PREGO!-. -Mi dispiace ma devo insegnarli il rispetto e poi con un corpo così è un peccato sprecarlo non credi Compagno?- fece una risata maligna –Voi due tenetela ferma!-. L’Imperiale e il mio aggressore, che rispondeva al nome di Curtis, mi presero le braccia con una presa forte da farmi male e vidi il Nord avvicinarsi a me e cominciò a togliersi i guanti e la cintura che teneva legata la parte bassa della corazza alla parte alta e quello che vidi mi fece rivoltare lo stomaco e mi sentì il disgusto crescere in me, non è la prima volta che vedo “l’attributo” di un uomo ma, mentre con il mio ex-fidanzato provavo piacere , vedere quello del mio aguzzino mi provocava orrore e ribrezzo ma non volendo cedere dissi con sfida –Se credi che ti implorerò di lasciarmi andare ti sbagli di grosso-. -Non credo che avrai la forza di implorarmi quando avrò finito con te, anzi forse implorerai di rifarlo perché ti è piaciuto-. -Voglio essere sincera con te, il tuo attrezzo da riproduzione è alquanto piccolo e floscio oserei aggiungere- sentì una risata provenire da Curtis e il Nord disse –Dopo te ne pentirai pidocchio-. -Scusa capo-. -Questa volta non te la caverai con “scusa capo”, sono stato troppo morbido con te babbeo- poi mi guardò –Tornando a noi sgualdrina vedrai quanto il mio “attrezzo da riproduzione è piccolo, mi divertirò con te e il tuo amico resterà a guardare mentre lo faccio e poi ti ucciderò davanti a lui , solo allora lo ucciderò ma prima…- si girò verso Farkas con una faccia deformata alla rabbia e continuò –Voglio vederti mutare-. I due che mi tenevano ferma mi buttarono sulla pietra fredda del Tumulo, il freddo si introdusse nel mio corpo fino ad arrivare alle ossa che mi fece irrigidire ma non so se il freddo che sentivo entrare nel corpo fosse per il pavimento vecchio o perché il Nord stava per abusare di me, potrebbe essere entrambe le cose e non vedevo vie di fuga mi rassegnai, la voce di Farkas mi arrivò ovattata –No Natasha! Lasciala!-. Il Nord lo ignorò bellamente, aveva occhi solo per me e intravidi Farkas oltre il corpo del mio aguzzino e dissi –Farkas non guardare-. Lo vidi singhiozzare e il Nord interruppe l’attenzione che avevo per il mio compagno –Lui guarderà eccome ragazza, in qualche modo tu sei importante per lui e voglio vederlo soffrire mentre ti porto via da lui- detto questo strappò via i lacci che teneva unito il corsetto della mia corazza che lasciò il mio seno in bella vista e lui rise –Bè, devo dire che non mi dispiace abusare di te ed è un onore toglierti personalmente la tua verginità-. Vedendo la mia faccia che trapelava disgusto continuò –Non provi nemmeno a supplicarmi di non farlo?-. -Mai- e gli sputai in faccia, lui si pulì come se niente fosse e disse –Non mi dispiace ucciderti quando avrò finito con te-. -Sentì l’Imperiale dire –Ucciderti sarà un esperienza da raccontare-. Sentì Farkas dire come un ringhio –Nessuno di voi resterà in vita per raccontarlo- e lo sentì gridare e il Nord che aveva le mani vicino al mio seno si scansò lasciandomi la visuale libera. Rimasi al quanto scioccata perché vidi Farkas tremare come era successo quindici giorni fa a colazione ma questa volta con più impeto da farmi paura e i suoi occhi si tinsero di giallo ma più luminoso e con una voce gutturale disse –Vuoi vedermi mutare? Ti accontento- poi con una forza che non credevo possibile al limitare della stanza l’Orco e l’Argoniano e cominciò a slacciarsi i lacci che teneva unito i spallacci con la placca della corazza e vidi i suoi pettorali tanto che cominciai a diventare rossa in viso, poi si slacciò la cintura e i pantaloni e le placche sui finachi caddero lasciando intravedere i suoi fianchi sottili e ben formati ed infine si tolse gli stivali, praticamente vidi Farkas completamente nudo visto solo nei miei sogni da quando l’avevo conosciuto e la cosa mi metteva felicità e inquietudine allo stesso tempo tanto che vederlo davanti a me nudo creava in me un turbine di emozioni tra cui il desiderio che mi faceva sentire in colpa nei confronti dell’uomo che amavo ma che ho perduto così ripresomi dalla mia trance dissi –Farkas che fai? Sei impazzito?-. Lui girò la testa verso di me e il suo sguardo da prima furioso si addolcì e disse semplicemente con la voce gutturale –Natasha non preoccuparti non ti farò del male, fra poco sarà tutto finito-. -Perché dovresti farmi del male?-. Appena formulai la domanda mi arrivò la risposta, vidi i canini di Farkas crescere fino a diventare appuntiti e anche gli altri denti diventarono appuntiti, la sua stazza aumentò superando di gran lunga l’Orco, le sue spalle divennero ampie e muscolose, i fianchi diventare più stretti, le braccia si allungarono e con esse anche le dita, le unghie si trasformarono in artigli affilati, le gambe si piegarono in avanti per compensare il peso, i talloni dei piedi si alzarono mentre la pianta si allungò e anche li spuntarono gli artigli, la faccia si trasformò in un lungo muso mostruoso che metteva in risalto le sue zanne e il naso un tempo umano diventò come quello degli animali, il suo petto già possente divenne ancora più ampio, da dietro spuntò una cosa pelosa e per completare il tutto il suo corpo si riempì di peli con qualche spiazzo di pelle diventata nera come la notte, lo shock per quello che vidi fece largo in me che poi mi fece pensare a una cosa, per tutti questi quindici giorni della mia permanenza a Jorrvaskr l’ho avuto vicino e non avevo colto i segnali della sua vera natura ma poi mi venne in mente la litigata che aveva avuto con Torvar e come tremava dalla rabbia e se non lo avessi fermato si sarebbe trasformato…Farkas mio amico e futuro Fratello di Scudo era un Lupo Mannaro e la cosa non mi faceva paura ma recava in me fastidio il fatto che non me ne abbia parlato. Riportai la mia attenzione su Farkas che con i suoi occhi gialli guardava minaccioso i nostri assalitori con aria famelica e poi ruggì, un ruggito che con l’eco della stanza era più minacciosa e che a quanto pare mise terrore hai nostri aguzzini che arretrarono ma non servì a molto perché con un colpo fulmineo Farkas si mosse verso l’Orco e l’Argoniano che avevano la faccia deformata dal terrore e affondò i suoi artigli nei loro petti squarciandoglieli dipingendo il pavimento con il loro sangue, poi si voltò verso il Bretone e l’Imperiale e con una corsa fulminea squarciò i loro petti in verticale e anche qui il sangue dipinse le pareti, il mio aggressore estrasse un pugnale di ferro e lo teneva tra le mani tremando e Farkas con una voce roca come un ringhio disse –Credi di farmi qualcosa con quello pulce?-. -N…No m…ma c…ci pos…so pr…provare-. -Voglio vedere!-. Curtis menò il pugnale verso di lui ma Farkas gli conficcò i suoi artigli nella schiena e quando gli estrasse cadde come un sacco di patate, rimaneva solo il Nord che si era posizionato in mezzo alla stanza con una spada nella mano destra e lui e Farkas si guardarono negli occhi a mo di sfida. Il Nord gridò –NON HO PAURA DI TE DANNATO LUPO MANNARO HAI CAPITO? TI TAGLIO LA TESTA E POI LA INFILERO’ IN UNA LANCIA D’ARGENTO!-. -Se non hai paura di me perché sento il tuo cuore battere così veloce che fra poco ti esce dal petto?-. -E’ l’adrenalina-. -Certo, certo ma se sei intelligente, cosa che tu non sei, sapresti che ho un olfatto molto sviluppato e fiuto la tua paura verme-. Il Nord menò la spada in aria per allontanarlo e Farkas gli graffiò il braccio e la spada gli cadde di mano e con la mano sinistra si resse il braccio insanguinato, giurai di sentire una risata gutturale provenire da Farkas che disse –Ti avevo avvertito di lasciarla in pace ma tu non mi hai dato ascolto e ora intendo mantenere la mia promessa-. -Quale promessa?-. -Quella di squarciarti la gola-. -NON MI AVRAI!-. Estrasse un pugnale e si avventò su Farkas che gli prese il polso e glielo storse facendogli cadere il pugnale e disse –La bestia vuole reclamare il sangue, il tuo- e detto questo gli squarciò la gola e lo scaraventò dall’altra parte della stanza. Rimasi a contemplare la scena che mi si porse davanti agli occhi, cadaveri squarciati e deformi che gli fuoriuscivano fiotti di sangue intaccando l’aria di un odore acre dovuto al sangue e in mezzo alla stanza c’era Farkas ancora Lupo Mannaro che guardava i cadaveri in modo famelico e bramoso, una parte di me temeva che se l’avessi chiamato mi avrebbe attaccato ed era quella razionale ma l’altra, quella del mio cuore, diceva che non mi avrebbe mai fatto del male perché ha persino rivelato la sua vera natura per proteggermi quindi lo chiamai –Farkas-. Lo vidi girarsi verso di me e il suo sguardo si addolcì, per fortuna che mi riconosce, e venne verso di me cauto per non farmi paura e arrivato si accucciò, il suo muso era davanti alla mia faccia e sentì l’aria provenire dalle sue grandi narici spostare la mia frangia e una specie di guaito provenire dalla sua gola e disse il mio nome –Natasha-. Gli sorrisi, si decisamente mi riconosce e questo mi metteva gioia così gli accarezzai il muso un po’ peloso in modo molto dolce e poi gli guardai gli occhi, erano di un giallo dorato e mentre prima trasparivano solo rabbia e ferocia ora invece trasparisce dolcezza, preoccupazione e…amore, in quello sguardo bonario riconobbi lo sguardo di Farkas e anche con l’altra mano gli accarezzai il muso e lui dopo posò il muso sulla mia fronte, per rassicurarlo delle mie condizioni dissi –Sono al sicuro Farkas ed è stato grazie a te- lui inaspettatamente mi leccò la guancia destra e dissi –Si, anche io ti voglio bene Farkas-. Ad un certo punto si staccò e si contorse dal dolore che lo fece sdraiare a terra dove si dimenava tenendosi le mani sulla pancia il che mi fece preoccupare –Farkas!-. Lui gridava, un grido bestiale per colpa della sua forma e poi mi accorsi che stava tornando umano, come il grido che a poco a poco tornava umano, la coda gli sparì, le gambe tornarono normali come i piedi, le braccia tornarono a dimensioni normali, le dita si accorciarono e gli artigli sparirono, tornò a dimensioni d’uomo, le spalle e i muscoli tornarono alla normalità, la pelle tornò rosa e la pelliccia sparì e il muso lupesco tornò ad essere il bellissimo viso dell’uomo che mi aveva salvato la vita, poi lo vidi alzarsi faticosamente e si avviò verso di me e disse -Natasha tutto bene? Non ti hanno…-. -Stuprata? No tranquillo, sto bene e questo lo devo a te-. Mi sorrise ma poi lo vidi rattristirsi e chiesi –Qualcosa non va Farkas?-. -Ti ho salvato la vita ma…-. -Ma cosa?-. -Mi hai visto mutare e ora sai che sono un Lupo Mannaro diamine! Ora mi terrai a distanza e mi reputerai un mostro sanguinario-. -Non lo penso affatto, perché mai dovrei ripudiarti?-. -Perché ora sai che sono un Lupo Mannaro e i pregiudizi su quelli come me non sono tanto belli, le persone hanno paura di quello che non comprendono e quindi ci dipingono come bestie fameliche e sanguinarie a cui non importa del genere umano o di qualunque razza perché abbiamo sembianze lupesche dateci da Hercine, ma trasformarci in essi è una cosa terribile perché l’unico tuo pensiero è la tua voglia di sangue e di massacrare la carne umana, ora tu hai visto lo scempio che ho fatto ed ora avrai il terrore di me e questo mi crea dolore-. -Farkas guardami- lui con gli occhi lucidi mi guardò ed io continuai –Non ti considero un mostro senza coscienza perché altrimenti mi avresti lasciato nelle mani di quel bastardo e dopo mi avresti ucciso, invece mi hai salvato e poi sei venuto da me ad accertarti che stessi bene e credimi i mostri non fanno questo, i veri mostri sono quelli che volevano stuprarmi perché provavano piacere a fare del male, quindi non potrei mai ripudiarti e tenerti a distanza ed hai la mia parola d’onore se dubiti di quel che ti dico-. -Sicura di non essere spaventata da me?-. -Si ne sono sicura, quando ti ho guardato negli occhi ho visto la tua parte umana, quella buona, gentile, coraggiosa, compassionevole e testarda, non ho visto la bestia sanguinaria che mi hai descritto-. Lui mi sorrise e disse –Sono contento che non mi temi e anche che ora non devo più mentirti, farlo mi è costato molto…specialmente con te-. -Anche io ma devi rispondere a delle domande e tu dovrai rispondere sinceramente-. -Certo tutto quello che vuoi, ti meriti delle spiegazioni dopo quello che hai passato-. Ero così immersa a dare delle risposte razionali a quello che è accaduto che non mi ero accorta che avevo ancora il mio seno fuori dal corsetto e che il mio compagno era completamente nudo così dissi –Ehm!...Farkas?-. -Si?-. -Non vorrei fartelo notare ma sei completamente nudo-. Lui si guardò e lo vidi diventare tutto rosso per l’imbarazzo –S…Scusa…Mio Dio! Che imbarazzo-. -Non scusarti, con tutto quello che è capitato è comprensibile che il nostro…stato ci sia sfuggito-. Lui annuì e poi andò a prendersi la sua corazza ed entrò nella stanza dove ero rinchiusa per potersi rivestire in pace, scossi la testa e mi misi apposto il corsetto. Dopo qualche minuto uscì vestito con la sua corazza e disse –Spero di non averti spaventato-. Alzai gli occhi al cielo –Farkas quante volte ti devo dire che non ho paura di te-. -Scusa volevo solo esserne sicuro per l’ultima volta, ora risponderò a tutte le tue domande-. Annuì –Spiegami bene cosa sei e come hai fatto a diventarlo-. -Sono un Lupo Mannaro e lo sono da tre anni quando ho accettato il Dono di Hercine, da allora mi posso trasformare-. -Ti hanno morso-. -No, lo sono diventato grazie a un rituale-. -Un rituale?-. Lui annuì –Noi lo chiamiamo il “Rituale di Sangue”-. -Chi è Hercine?-. -E’ un Principe Daedrico, precisamente il Principe Daedrico della Caccia Selvaggia e il Padre degli Uomini Bestia, ha donato a noi mortali la capacità di trasformarci in terribili belve feroci-. -Lo veneri?-. -Essendo un Lupo Mannaro si, lo venero-. -Il resto dei Compagni sanno della tua condizione?-. Lui annuì. -Anche Vilkas?-. -Si, vedi il Circolo condivide lo stesso mio fardello-. -Cosa? Vuoi dire che…-. -Aela, Vilkas, Skjor e Kodlak sono anch’essi Lupi Mannari-. -Mio Dio! Da quanto?-. -Io, Aela e Vilkas da tre anni mentre Skjor e Kodlak da quarat’anni-. -Quindi il resto dei Compagni non sa cosa siete in realtà-. -No e non dovranno mai saperlo-. -Perché?-. -Perché si scatenerebbe il panico, pensa se tutta la gente di Whiterun e degli altri feudi scoprisse che siamo Lupi Mannari, si scatenerebbe il panico e ciò porterebbe a uno scontro diretto e molta gente morirà…-. -E voi finireste in disgrazia-. -Ora capisci perché non si deve venire a sapere?-. Io annuì –Non ti fidi degli altri Compagni?-. -Si mi fido di loro ma non su questo argomento, la paura può condizionare le persone portandole a fare cose che non vogliono fare, Kodlak sostiene che sia meglio così e l’appoggio-. -Ma ora io so il vostro segreto-. -So che ci possiamo fidare di te e lo sa anche Kodlak-. -Riponi tanta fiducia in questa cosa-. -Di te mi fido, sei diversa da tutte le persone che ho conosciuto e quando ti ho vista ho capito subito che sei speciale Natasha-. Le sue parole mi lusingavano e tornando alla realtà chiesi –Farkas, ora che so di voi…f…fari di me un Lupo Mannaro?-. Lui mi guardò accigliato e rispose –Oh no, solo i membri del Circolo hanno il Sangue di Bestia, devi dimostrare il tuo onore se vuoi diventare un Compagno, tieni gli occhi sulla preda non verso l’orizzonte, comunque anche se dovessi trasformarti non funziona con il morso-. -Ho sempre sentito che si trasmette la Licantropia attraverso il morso-. -Hai sentito giusto ma capita solo se vieni morsa da un Lupo Mannaro solitario che incontri la notte se cammini nel bosco ma con noi è diverso-. -E come funziona?-. -Vedi non dovrei parlartene e poi io non vorrei mai dannarti l’anima-. -Anima dannata? Come puoi considerare la tua anima dannata-. -Kodlak crede di si ed io e Vilkas lo appoggiamo, perché tu non credi che lo sia?-. -No io non lo credo affatto, perché tu si?-. -Sono un mostro-. -Sei un mostro solo se ti comporti come tale e da come ho visto non lo sei, per me hai un anima pura-. -Se Vilkas ti sentisse sicuramente ti riderebbe in faccia ma io no quindi…grazie-. Io gli sorrisi –Nulla di che- poi mi venne in mente una cosa –Farkas?-. -Si?-. -Gli uomini che ci hanno attaccato ti conoscevano e a quanto pare anche tu gli conosci, chi sono?-. -I Mano d’Argento-. -I Mano d’Argento? Chi sono?-. -Sono un branco di sadici bastardi che odiano i Lupi Mannari e che quindi non amano nemmeno noi, ma non gli vanno a genio nemmeno i vampiri…insomma sono nostri nemici naturali-. -Che ci fanno qui?-. -Saranno qui per i frammenti di Wuuthrad-. -Anche loro li cercano?-. -Si, per averla come loro trofeo personale ma anche per impedire a noi di prenderla-. -Di certo non gliela lasceremo, ce ne saranno altri?-. -Conoscendoli forse si quindi tieni gli occhi aperti-. Io annuì e lui mi posò la mano destra sulla sua spalla delicatamente forse aspettandosi che arretrassi per la paura ed io istintivamente gli posai la mia mano destra sulla sua rassicurandolo, lui sorrise e disse –Meglio andare-. -Si è meglio- raccogliemmo le nostre cose rimaste per terra e poi continuammo la strada per un cunicolo buio e umido. Come Farkas aveva previsto incontrammo altri Mano d’Argento e il mio compagno li abbatteva con impeto e ferocia, sicuramente è ancora infuriato per quello che volevano farmi ed io non avevo niente da ridire, quei porci non avevano amore e ne compassione per io prossimo e in più danno la caccia hai miei Fratelli e Sorelle di Scudo affetti dalla Licantropia e pensare che facciano del male a Farkas mi rese furiosa così anche io li abbattei con rabbia e ferocia. Dopo vario tempo dal nostro ultimo combattimento dei Mano d’Argento non c’era più traccia e camminavamo tranquille per le vie del Tumulo quando Farkas disse –Vorrei farti una domanda che prima non ho potuto chiederti-. Annuì –Chiedi pure-. -Hai un fratello o una sorella?-. Io mi incupì ma decisi ugualmente di rispondere –Si, un fratello-. -Come si chiama?-. -Boromir Rutherford-. -E’ più grande di te?-. -Si, di due anni-. -Ha la mia età dunque-. -Perché tu quanti anni hai?-. -Ho trent’anni-. -Gli porti benissimo-. Lo vidi arrossire –Grazie…tu invece?-. -Ne ho vent’otto-. -Anche tu gli porti benissimo…tornando a prima tuo fratello dov’è? Vorrei conoscerlo-. -Se ti capita di vederlo fammi un fischio così poi gli tiro un bel pugno in faccia-. Lo vidi che aveva un cipiglio interrogativo così dissi –Mi ha abbandonata quell’essere che si crede mio fratello-. -Perché ti ha abbandonata?-. -E’ difficile da spiegare-. -Farò uno sforzo-. -E’ una storia lunga-. -Ho tutta la giornata-. Lo guardai e lo vidi molto interessato quindi lo accontentai anche se per me era molto doloroso -Dopo la morte di mio padre io e Boromir vivevamo all’aria aperta nei boschi o nelle locande con i soldi che i nostri genitori ci avevano lasciato e per i successivi sette anni ci allenammo a combattere con la spada meditando vendetta così combattemmo i Manto della Tempesta in ogni modo possibile che significava sempre la loro morte, un giorno trovammo delle persone che odiavano i Manto della Tempesta quanto noi così creammo un gruppo di combattenti per compiere una missione che era importante per me e mio fratello e in questo gruppo c’era lei-. -Lei?-. -Si innamorò di lei e quando la missione finì mi raccontò una grande balla…-. -Del tipo?-. -Che andava a controllare insieme a lei i spostamenti dei Manto della Tempesta e che tornava tra una settimana, non tornò più-. -Era morto?-. -Credimi una parte di me avrebbe voluto così, undici mesi dopo un altro membro del gruppo che era mio amico mi disse di averlo visto in una fattoria fuori Falkreath con lei e un neonato, scoprì che si era sposato e che avevano avuto un figlio quindi…-. -Ti ha abbandonato?-. -Quel vigliacco si è fatto credere morto ed invece si era costruito una fattoria e ci era andato ad abitare con lei e suo figlio fregandosene della sua stessa sorella…per me è morto come se non fosse mai esistito-. -Detesto come ti ha fatto soffrire, un fratello non dovrebbe far soffrire la propria sorella che è sangue del suo sangue-. -Con Vilkas ti è mai capitato?-. -Di soffrire?-. Io annuì e lui continuò –A volte capita che mi facesse stare da schifo però lo faceva perché ha un carattere difficile e so che non lo fa apposta, però non mi abbandonerebbe mai perché ci vogliamo bene tanto da sacrificare le nostre vite l’uno per l’altro-. -Invidio il vostro rapporto Farkas, un tempo anche io per Bormir avrei dato la vita ma ora provo solo un odio profondo nei suoi confronti, non c’è traccia dell’amore fraterno che tu provi per Vilkas-. -Il nostro rapporto ha alti e bassi quindi non lo invidiare più di tanto-. -Lo invidio comunque, questa cosa mi fa soffrire-. -Senti Natasha ora hai noi come Fratelli e non devi più sentirti sola perché non lo sarai più, stai pur certa che io non ti farò mai soffrire- poi lui mi accarezzò la guancia e ci guardammo negli occhi, il mio verde si riflesse sui suoi occhi color ghiaccio ricolmi di un affetto che non vedevo nessuno da tanto tempo provare per me, dentro di me era tutto in subbuglio, nello stomaco sentivo come se avessi delle farfalle che volavano dentro di me, il cuore mi batte così forte come se potesse uscirmi dal petto per poi andare vicino al cuore di Farkas e infine anche io posai la mia mano sulla sua guancia ruvida per la sua barba sfatta e li capì il sentimento che provavo per lui…distaccammo gli occhi e le mani e dissi –Grazie Farkas per essermi vicino-. -Lo faccio con piacere Nat-. Mi bloccai fissando il pavimento di pietra e nella mia testa rimbombava una frase “Ti voglio un bene dell’anima mia piccola Nat”, me la disse mio padre il giorno prima di morire…mi sentì toccare il braccio e Farkas disse riportandomi alla realtà –Natasha tutto apposto? C’è qualcosa che non va?-. -Come mai mi hai chiamato Nat?-. -Ho pensato di darti un soprannome, perché non ti piace?-. -Si mi piace è solo che…-. -Che?-. -Mio padre mi chiamava così…la sua piccola Nat-. -Ah! Non lo sapevo-. -Infatti, non potevi saperlo-. -Se vuoi lascio stare di chiamarti così-. -No no fa pure…è da molto tempo che nessuno mi chiama così e detto da te suona benissimo, ti do anche io un soprannome-. -Quale sarebbe?-. -Fark-. -Fark? Si suona bene- dopo esserci chiariti continuammo la strada per arrivare alla cripta. Dopo essere scesi di un bel po’, finalmente arrivammo al grande portone di legno della nostra destinazione ed essendo che il portone era pesante lo aprimmo insieme mettendoci tutta la nostra forza che avevamo, anche se Farkas era nettamente più forte di me sia per la sua stazza sia per la sua natura da Lupo Mannaro. Aperta la porta vedemmo la cripta per tutta la sua grandezza: c’era un lungo corridoio con delle rientranze che contenevano delle tombe nere verticali che avevo visto all’entrata, la stanza dopo il corridoio era rettangolare ed aveva delle passerelle di legno posizionate a molti metri dal pavimento in entrambi i lati, in mezzo alla stanza c’era un altare di pietra con delle crepe che passavano tra la superficie ruvida della pietra, in fondo alla stanza c’era un altro altare più grande e un baule di fianco, lo perquisimmo e trovammo altre boccette rosse, blu e verdi, due pugnali di ferro, frecce di ferro e infine un arco da caccia, rigirandomelo tra le mani dissi -Me la cavicchio con l’arco, un arte imparata da mio padre-. -Tienilo pure-. -Sicuro? A te non serve?-. -Non amo granché l’arco, però Aela mi da qualche lezione e comunque ce ne ho già uno-. -Se la chiamano Aela la Cacciatrice ci sarà un motivo-. -Anche tu puoi darmi lezioni di tiro con l’arco se vuoi, a volte Aela è di una compagnia pessima-. -Io sarei di una compagnia migliore?-. -Decisamente-. Io arrossì vistosamente e dissi –Comunque tieni almeno il pugnale e le tre boccette-. -A cosa servono?-. -Non lo so, ma è sempre meglio tenerle-. -Hai ragione…- si mise il pugnale e le boccette nella bisaccia e continuò –Posso darti un consiglio?-. -Certamente-. -Quando torniamo fatti fare uno scudo da Eorlund, vedo che combatti bene con la spada ma se avessi uno scudo che ti protegge sarebbe meglio-. -Effettivamente mi servirebbe uno scudo-. -Non ti costa niente fartelo fare no?-. -Già, grazie per il consigli- detto questo ci guardammo in giro alla ricerca dei frammenti. Quando arrivai in cima alle scale vidi sopra l’altare di pietra più grande dei piccoli pezzettini di ferro e guardandoli bene vidi che erano tagliati, così compresi che erano il motivo delle missione e chiamai il mio amico –Farkas! Li ho trovati!-. Lui corse su per le scale in modo frenetico e quando arrivò vicino a me e vide il nostro obbiettivo li vidi un sorriso soddisfatto stampato in faccia –Si sono i frammenti…brava Nat!-. Gli sorrisi –Ora che facciamo?-. -Semplice, li prendiamo e torniamo a Jorrvaskr-. -Dove li mettiamo? Potremmo metterli nella mia bisaccia-. -Buona idea ma bisogna trovare qualcosa con cui avvolgerli-. Stavo per dire qualcosa quando lo vidi prendere qualcosa dalla sua bisaccia e quando si girò vidi che aveva in mano un rotolo di lino –L’ho preso pensando che potesse essere utile e infatti avevo ragione…- mi sorrise e stendendo il lino continuò –Nat prendili e mettili qui ma delicatamente-. Io eseguì l’ordine e delicatamente li presi e li misi nel lino, poi lui lo richiuse e mi aiutò a metterli nella bisaccia per poi dire soddisfatto –Bene tutto apposto, possiamo andare-. -Finalmente! Non ne posso più di questo Tumulo del…-. Non finì la frase perché sentì un rumore pesante e un grande tonfo che si ripeté più volte che con l’eco della stanza rendeva tutto più terrificante di quanto non fosse già, così sguainammo le spade e ci girammo…quello che vedemmo mi fece drizzare tutti i peli sulle braccia e chiesi –Che cavolo sono quelle cose?-. Farkas rispose –Gli ho già incontrati una volta-. -Cosa sono?-. -Si chiamano Draugr-. -Interessante ma da dove vengono?-. -Sono i cadaveri dei Nord sepolti qui-. -E come mai sono vivi? Se sono cadaveri dovrebbero essere morti-. -Nessuno lo sa, il fatto sta è che si muovono e vogliono ucciderci-. -Non è che centra Arkay? In fondo è il Principe Daedrico dei Morti-. -Può essere ma non cambia il fatto che ora sono vivi e che il loro unico scopo è farci a pezzettini, non sono più umani quindi non avere pietà di loro perché loro non l’avranno per te-. -Non ho problemi a ridurre a pezzettini degli esseri così orrendi-. -Non dubitavo di questo, ne sei capace-. -Vedo che hai imparato a conoscermi- cominciammo ad arretrare e chiesi –Non puoi trasformarti?-. Lui scosse la testa –Non è che capita così, c’è un grande dispendio di energia e poi deve essere qualcosa per farla scattare-. -Tipo la rabbia?-. -Si-. -Arrabbiati allora-. -Non sono mica Vilkas, io sono calmo e prima è stato un momento al quanto delicato ed ho dovuto intervenire-. -Peccato-. Lui mi guardò –Senti se vuoi vedermi nudo basta chiedere-. Io lo guardai –Sei un pervertito!-. -L’hai voluto tu- ad un certo punto andammo a sbattere sul muro del Tumulo ed eravamo circondati dai morti viventi così non ci rimase che combattere per riuscire ad uscire. Non so da quando stavamo combattendo contro questi esseri, so solo che non finivano più di uscire e ormai eravamo allo stremo delle forze e Farkas disse –Dobbiamo aprirci una strada con la forza-. -Volentieri ma più ne abbattiamo più ne escono-. -Siamo passati dalla padella…-. Io continuai –Alla brace-. Ad un certo punto un Draugr colpì Farkas alla schiena facendolo cadere e gridai –FARKAS!-. Quell’essere parve ridere della cosa e mi montò la rabbia, sentì del calore sulle mani così mi guardai e vidi del fuoco che scoppiettava dalle mani e non mi ustionava, potevo controllarlo a mio piacimento così volsi uno sguardo maligno verso i Draugr e portando le mani davanti a me li infuocai senza che minima esitazione o rimorso, uno dopo l’altro caddero sotto il fuoco che li stava divorando e quando anche l’ultimo morì si sentì un odore di bruciato che mi pizzicava il naso e dandomi la nausea. Mi stavo dimenticando del mio amico che stava tentando di rialzarsi così gli corsi incontro e dissi –Farkas! Tutto apposto? Ti hanno ferito?-. Lui con il mio aiuto si alzò e rispose –Non preoccuparti Nat sto bene, non mi hanno ferito grazie alla corazza-. -Mi ero preoccupata-. -Non dovevi-. -Certo che si, sei il mio Fratello di Scudo-. -Non è per questo, ma perché ho la pelle dura e… -E?-. -Stavo per perdere il controllo-. -Eri in fase di trasformazione?-. -Si, se non fossi intervenuta sarebbe successo…- poi si bloccò di colpo –A proposito, non ci avevi detto che possedevi la magia-. -Non ve l’ho detto perché non sapevo di possederla, se l’avessi saputo…-. Non finì la frase perché mi sentì girare la testa come una trottola e vidi la stanza vorticare su se stessa senza fermarsi ed infine le gambe mi cedettero, stavo per cadere a terra ma delle braccia forti mi sorressero evitandomi la caduta e il mio amico con una faccia che gli si leggeva la preoccupazione disse agitato –Natasha! Per Shor! Tutto bene?-. -S…Si t…tutto bene-. -Non sembrava-. -Sto bene-. -Sicura?-. -Si, per l’ennesima volta sto bene- tentai di alzarmi ma invece mi prese un altro capogiro che mi fece cadere ancora tra le braccia di Farkas che disse –Dicevi? Tu non stai bene-. -Non fare il melodrammatico-. -Non faccio il melodrammatico Nat, ti ho vista svenire e se non ti avessi presa saresti caduta come un sacco di patate, quindi non stai bene, cos’è successo?-. Nella sua voce percepì una nota di severità e preoccupazione e dissi –Non sapevo di possedere la magia…-. -Credi sia per colpa della magia che sei svenuta?-. -Si, sicuramente sarà per colpa della magia e poi essendo la prima volta che mi capita di usarla peggiora le…- mi prese un nuovo capogiro che mi fece cadere la testa all’indietro e Farkas esclamò –Nat!...Per Shor!-. -La testa continua a girarmi come una trottola…non mi fa alzare cavolo-. Mi parve di vedere lacrime scendere nelle sue guance e infatti appena mi voltai verso di lui scendevano senza sosta, così chiesi –Ehi! Farkas che hai?-. -E’ tutta colpa mia-. -Perché dici ciò?-. -Se stavo più attento e non mi fossi distratto non mi avrebbe colpito e tu non avresti usato la magia-. -Non darti colpe che non hai, quel Draugr poteva colpirti comunque oppure no, prima o poi avrei scoperto di possedere la magia-. -Ma…-. -Non c’è ma che tenga, non è colpa tua e poi ho impedito che ti trasformassi-. -Se sarebbe servito ad evitare che ti succedesse questo avrei lasciato uscire la Bestia-. -No non devi farlo se non c’è un motivo valido e poi, la tua vicinanza mi fa stare meglio-. -Veramente?-. Io annuì –Mi sento già meglio, stavo pensando a una cosa-. -Cosa?-. -Le fialette colorate che abbiamo trovato-. Lui mi guardò incerto e in ansia per quello che dirò ma annuì così continuai –Quella azzurra…potrei berla-. -Cosa? Non se ne parla-. -Come?-. -Non sappiamo a cosa servano e tu ne vuoi bere una, se dovesse peggiorare le cose?-. -Se invece la migliorasse?-. -Non possiamo saperlo-. -Già non lo sappiamo ma se non proviamo non lo sapremmo mai-. -Non…-. Lo interruppi –Farkas, ho difficoltà a muovermi e non possiamo restare qui più che non vuoi i Draugr come nuovi Fratelli di Scudo, quindi la decisione è mia e decido di bere quella maledetta fialetta-. -Natasha ho perso già troppe persone nella mia vita a cui tenevo e le ho perse tutte, mi rimangono solo mio fratello e i Compagni…- la sua voce si incrinò e mormorai –Farkas-. -Quello che sto cercando di dirti è che ci tengo molto a te e detesterei perderti, questo pensiero mi uccide e credo che non sopravvivrei se…morissi-. Gli sorrisi e gli accarezzai la guancia sinistra con la mano destra e dissi –Nessuno mi aveva mai detto queste cose, anche io ci tengo moltissimo a te Farkas e come te anche io ho perso delle persone importanti nella mia vita, soffrendo molto e morirei sapendo di non vederti più…ma insieme siamo più forti e devi avere fiducia in me come io mi fido di te- da molto tempo nessuno mi diceva che teneva a me e che era preoccupato per la mia incolumità…un po’ mi mancava a dire la verità. Lui non disse niente ma poi frugò nella mia bisaccia e mi porse la boccetta azzurra –Mi fido di te Natasha-. Gli sorrisi e senza perdere ulteriore tempo stappai il tappo della boccetta e la inghiotti tutta d’un fiato senza stare a pensare se aveva ragione Farkas e dopo aver bevuto fino all’ultima goccia la buttai a terra, all’inizio pensavo che fosse stato tutto inutile quindi Farkas chiese –Ha funzionato? Stai bene?-. -Non lo so…- mi interruppi perché mi sentì rinvigorire e le forze tornarmi nel mio corpo etrando nelle ossa…devo fare scorta di queste boccette miracolose. Farkas disse –Nat! Sapevo che non dovevo permetterti di bere quella maledetta boccetta-. Io lo interruppi –Farkas sto bene-. -Veramente? Non me lo dici solo per farmi contento-. -No sto veramente bene, bevendo quella boccetta sono tornata come nuova quindi possiamo tornare a Jorrvaskr-. -Sicura? Guarda che ti porto in braccio se vuoi-. -Io risi –Fino a Whiterun?-. -Si, ti ricordo che sono quello più forte tra i Compagni-. -Si ma anche tu hai un limite e poi sto bene, ma se vuoi far prima trasformati e ti salgo in groppa-. -Sono un Lupo Mannaro non un ronzino-. Io risi e dissi –Dai ronzino è meglio muoverci se no penseranno che siamo morti e poi non voglio morire per mano di tuo fratello-. -Perché?-. -Diciamo che prima di partire mi ha minacciato -. -Cos’ha usato questa volta come minaccia?-. -Mi ha detto che se ti capitava qualcosa, anche un solo graffietto me l’avrebbe fatta pagare con gli interessi-. -Fa sempre il fratello protettivo e mi sono stufato, quando torniamo mi sente-. -Non…-. -Nat è mio fratello e so perché fa così-. -Mi odia, ecco come mai si comporta così-. -Non ti odia-. -Davvero? Come chiami il suo atteggiamento nei miei confronti?-. -Vuole proteggersi dal dolore-. -E perché mai si comporta così nei miei confronti? Io non gli ho fatto niente-. -Ha paura che tu mi faccia soffrire quindi ti minaccia per farti stare lontana da me e da lui-. -Da lui?-. -Non te lo direbbe in faccia neanche sotto tortura ma tu gli piaci…in senso amichevole…e ti tiene lontana per non provare dolore-. -Con tutti voi li per lui è pieno di amici-. -Non hai tutti i torti ma prova per te ammirazione e se non mi credi anche affetto ma ha paura che l’abbandoni come in molti hanno fatto-. -Non lo farei mai-. -Allora dimostraglielo, io so che non lo faresti ma lui non lo sa-. -Vuoi picchiarlo?-. -No, ma gli parlo come dovrebbe fare un fratello-. -Io se avessi mio fratello qui altro che parlare, lo prenderei a mazzate per tutta Skyrim-. Lui rise e disse –Mi immagino la scena…ora è meglio andare-. -Già voglio respirare aria fresca e pulita, ne ho abbastanza di aria malsana e puzzosa- ridemmo e ci avviammo all’uscita. Arrivammo a Jorrvaskr quando era sera e il cielo era di un blu scuro ed era cosparso di stelle luminose e si vedevano le due Lune che illuminavano con il loro chiarore etereo rosso e bianco tutta Tamriel da secoli: Masser e Secunda. La stanchezza della giornata si fa sentire tanto che sbadigliai e Farkas disse –Ehi resisti ancora un po’, dopo puoi dormire quanto vuoi-. -Con tutto quello che è accaduto oggi una bella dormita ci sta, tu non sei stanco?-. -Si ma detesto dormire-. -Perché?-. -Perché…-. Venimmo interrotti dalla voce irritata di Vilkas –Finalmente siete arrivati-. Lo guardai e lo vidi sopra alla scalinata di pietra con le braccia incrociate con la sua solita faccia imbronciata e dissi –Scusa del ritardo ma eravamo impegnati a non farci uccidere-. -Vedo che il tuo sarcasmo è rimasto intatto Rutherford-. Farkas a quel punto intervenne –Fratello siamo stanchi morti ne abbiamo passate di tutti i colori, non ci serve anche la tua arroganza e dopo dobbiamo parlare noi due-. Lui alzò le mani in segno di resa –Okay! Okay! La smetto, era solo…-. Farkas lo interruppe –Volevi solo rompere a delle persone che sono stanche morte dopo ore passate dentro un Tumul0 quindi smettila-. -Scusa fratellino-. -Ehm! Ehm!-. Lui guardò Farkas con cipiglio interrogativo e poi guardandomi disse –Scusa Natasha-. Io annuì e lui disse –Ora seguimi-. -Io chiesi –Perché? Dove andiamo?-. -Meno domande e seguimi- detto ciò lo seguì senza fiatare. Arrivati nel retro di Jorrvaskr vidi Kodlak, Skjor e Aela in piedi nel cortile con le torce in mano messi a semicerchio e quando arrivammo al centro Vilkas e Farkas si posizionarono alla destra di Kodlak e chiesi –Che succede?-. -Niente di speciale per noi mia cara, ma per te sarà speciale-. -Speciale? Non capisco-. -Questa mia cara è la tua Cerimonia di ammissione tra i Compagni in modo ufficiale-. Ero euforica –C…Cosa? Veramente?-. Lui rise e rispose –Si ragazza mia-. Gli sorrisi e lui chiese –Allora posso procedere?-. -Certamente-. Mi posizionai al centro del semicerchio creato dal Circolo e Kodlak incominciò –Oggi accogliamo una nuova anima nel nostro gruppo mortale, questa donna ha resistito, ha combattuto ed ha mostrato il suo valore, chi parlerà per lei?-. Farkas che mi guardava con orgoglio disse –Sono testimone del valore dell’anima dinanzi a me-. -Alzeresti lo scudo per difenderla?-. -Le coprirei le spalle per impedire al mondo di sopraffarci-. -E brandiresti la spada in suo onore?-. -La coprirei con il sangue dei suoi nemici-. -E solleveresti una coppa in suo onore?-. -Sono pronto ad intonare la canzone del trionfo mentre la nostra sala rimbomba con le sue storie-. Kodlak fece una pausa e poi continuò –Il giudizio del Circolo è completo dunque. Il suo cuore batte col coraggio e la furia che hanno unito i Compagni delle verdi estate lontane. Che combatta insieme hai nostri, che le montagne risuonino ed i nostri nemici tremare al suo richiamo-. Farkas, Vilkas, Skjor e Aela in coro dissero –Così sia-. Kodlak sorrise e disse –Natasha Rutherford ora sei una nostra Sorella di Scudo…Benvenuta tra i Compagni-. -Grazie signore, ne sono orgogliosa e onorata-. -Ora fai parte della nostra famiglia, portane alto l’onore-. -Lo farò-. -Ah! Ultima cosa, domani mattina vai da Eorlund e fatti dare una nuova spada, quella cosa che ti porti appresso non è adatta a un Compagnio-. Avevo ancora quella di ferro che avevo preso a Helgen e dissi –Sarà fatto-. Ad un certo punto sentì la presenza di Farkas al mio fianco e capì che era il momento di parlare con Kodlak di una cosa quindi dissi –Signore?-. -Si mia cara?-. -Dovrei dirle una cosa-. -Di che si tratta?-. Sospirai e poi dissi semplicemente –So il vostro segreto-. Lui fece un piccolo sussulto appena percettibile e chiese –Quale segreto?- capì che voleva sviare il discorso quindi guardandolo negli occhi risposi –Che siete Lupi Mannari-. Lo vidi impallidire a queste parole –Come lo sai?-. Stavo per rispondere ma Farkas mi rispose –Per colpa mia-. L’attenzione dell’anziano Precursore era tutta per Farkas –Cos’è successo?-. -Abbiamo incontrato i Mano d’Argento nel Tumulo-. -I Mano d’Argento?-. Lui annuì –L’avevano imprigionata e poi volevano violentarla…non potevo restare a guardare che le facevano del male-. -Ma facendolo gli hai dato accesso a segreti prima del tempo-. Io intervenni –Me lo avrebbe tenuto nascosto ancora a lungo?-. -Fino a quando l’avrei ritenuto necessario-. Farkas intervenne –Ho dovuto fidarmi di lei sul riserbo del nostro segreto e lei a giurato di mantenerlo, mi fido di lei-. Kodlak mi guardò e chiese Veramente?-. -Si, non farò parola con nessuno-. -Mi fido di te Natasha e se il ragazzo qui presente sostiene che manterrai il nostro segreto sarà di certo così, non avrei voluto caricarti questo peso appena entrata nei Compagni e se vorrai andartene capirò e non ti giudicherò per questa scelta-. -Non potrei mai andarmene, non ora che so la verità e poi sono stata da sola troppo a lungo e non voglio più esserlo-. -Sono felice che rimani e se avessi delle domande sull’argomento sono disponibile, domani devo avvertire il resto del Circolo sugli ultimi sviluppi-. Lo guardai mortificata –Non volevo creare danni-. -Non li hai creati e Farkas ha fatto bene a salvarti, quegli animali stavano per farti del male-. Una voce maschile interruppe la conversazione –Scusate il disturbo-. Io, Farkas e Kodlak ci girammo e vedemmo che la voce apparteneva a un ragazzo Nord alto, sui venticinque anni, capelli biondo grano lunghi fino alle spalle con i capelli laterali raccolti in un codino sulla nuca, occhi di un azzurro oceano, labbra sottili incorniciate da una barba bionda sfatta e portava una corazza di ferro; poi guardando bene vidi che di fianco a lui c’era una ragazza Nord di media altezza, sui venticinque anni, capelli biondi come l’oro lunghi fino alle scapole raccolti in una difficoltosa acconciatura, occhi di un marrone cioccolato, labbra carnose e portava una corazza di cuoio. Kodlak dopo averli studiati chiese –Voi chi siete?-. Il ragazzo rispose –Mi chiamo Liam Hoffman- e la ragazza lo seguì a ruota dicendo –Jemma Rainier-. “Hoffman…Rainier…questi cognomi non mi sono estranei, indagherò”. Kodlak chiese –Cosa volete?-. Liam rispose –Io e Jemma vorremmo unirci hai Compagni-. Il capo rise e disse –Ultimamente siamo molto richiesti-. Jemma parve ignorare la frase e chiese –E’ lei il Precursore?-. Il diretto interessato annuì e disse –Sono Kodlak Biancomanto e loro sono Farkas Macbeth e Natasha Rutherford-. Liam mi fece un sorriso dolce e disse –Piacere mio-. Io arrossì e Farkas vedendo il gesto di Liam rispose alquanto seccato –Piacere nostro-. Kodlak ci guardò e disse –Siete stanchi e andate a dormire, io parlerò hai nostri nuovi amici, buonanotte-. Il coro dicemmo –Buonanotte Kodlak- dopo che ci sorrise andammo negli alloggi e salutai Farkas con un bacio sulla guancia morbida che poi andò nella sua camera quasi saltellando. Dopo che mi misi la camicia da notte mi stendei sul letto, accesi una candela che posai sul comodino e presi il mio diario dal cassetto e cominciai a scrivere una cosa che ormai era evidente a me stessa: “Caro Diario. Oggi ho compiuto la mia Prova d’Onore con Farkas come mio Fratello di Scudo e ti farà piacere sapere che l’ho superata e sono ufficialmente un Compagnio…non ci posso credere!. Durante la missione stavo per essere violentata ma Farkas mi ha salvata e ho scoperto che è un Lupo Mannaro come tutto il Circolo, ho appreso una cosa in questa missione: mi sono innamorata di Farkas, non so cosa fare ora…”.

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