I labirinti di Morfeo

di AlchiMimesIstantanea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kornelius ***
Capitolo 2: *** Eldilif,la felince ***
Capitolo 3: *** Basta guardare il palmo ***
Capitolo 4: *** Note pericolose ***
Capitolo 5: *** Suoni silenziosi ***
Capitolo 6: *** Silfur ***
Capitolo 7: *** Notte spezzata ***
Capitolo 8: *** Gocce di paura ***
Capitolo 9: *** Il coraggio di aver paura ***
Capitolo 10: *** Una natura innaturale ***
Capitolo 11: *** Ti basterà pensarlo ***
Capitolo 12: *** Identici come il Giorno e la Notte ***
Capitolo 13: *** Il dolce inizio della fine di un sogno ***



Capitolo 1
*** Kornelius ***



~~Vi è mai capitato di perdervi in un sogno?
Si so che può sembrare un domanda a dir poco strana ma, che ci crediate o no, a me è successo.
Forse mi darete del folle, penserete “i sogni a volte sembrano cosi reali che possono ingannare ma restano pur sempre illusioni”…be forse avrete ragione ma non è ugualmente corretto dire che le illusioni e le fantasie derivino dal reale?..Pensateci…
…la fantasia non è altro che una realtà capovolta… ed i sogni sono semplici verità irrazionali  generate da un inconscio logico…o almeno questo è ciò che penso io..a proposito, sono Kornelius Edgarsson, il ragazzo che percorse i labirinti di Morfeo.

All’epoca vivevo ancora con la mia famiglia  ad Isafjordur, una piccola città islandese,era il 1903, avevo vent’anni e avevo appena iniziato gli studi per diventare avvocato.
In realtà studiare legge era il mio ultimo pensiero..perchè mai l’ho fatto vi starete chiedendo.. semplicemente due parole : “mio” “padre”
 Vedermi un giorno con indosso una toga dietro una cattedra giudiziaria sfortunatamente o fortunatamente non era il mio desiderio..ad essere sincero non sapevo ancora cosa volessi veramente..ma di sicuro non passare tutta la mia vita a ripetere “obiezione vostro onere” come un pappagallo.
Sono sempre stato un ragazzo allegro e spensierato, per i miei genitori forse anche troppo, ma sinceramente non davo molto peso a ciò che potevano pensare gli altri sul mio conto, ne mi passava per la mente l’idea di sposarmi, come desiderava ,o meglio, bramava mia madre…anche se ,a pensarci bene, avevo già una compagna,con cui avevo condiviso ogni attimo della vita:la mia fantasia.

A mio padre non faceva molto piacere la sua presenza,proprio come l’antipatia tra un futuro suocero e la ragazza di suo figlio, e se avesse voluto sbarazzarsene ,be in quel caso avrebbe dovuto per forza cacciare di casa anche me, e potrei dire che questo andava a  un mio vantaggio.

Un pomeriggio, come la maggior parte delle volte passavo il tempo,passeggiavo lungo  le sponde del fiordo divertendomi a far rimbalzare diverse pietruzze sul manto gelido che avevo davanti dopo di che andai alla ricerca di un posticino dove appartarmi e godermi il panorama. Una volta sistemato ,fornito di un album da disegno e matita, mettevo in moto la mia creatività ,notando ogni volta un  qualcosa per me inspiegabile:

Ciò che  tracciava la mina non combaciava mai  con ciò che avevo di fronte bensì replicava un’immagine o un luogo appartenente ai miei sogni,che stranamente erano molto simili tra loro, oserei dire quasi consequenziali, come se dietro ci fosse una logica. Non mi confidai con nessuno di questa stranezza,anche perché ero più che sicuro che mi avrebbero dato del pazzo.
Erano disegni molto particolari e confusi rappresentanti ambientazioni mistiche con strane creature, controllando uno degl’ultimi schizzi ,mi resi conto della presenza di un palazzo avvolto e sostenuto da una specie di nebulosa,isolato da tutto il resto, come fosse un luogo proibito.
Nei miei sogni l’avevo sempre visto unicamente dall’esterno e da una distanza abbastanza ravvicinata per capire che non era disabitato,anche se ,ogni volta che mi appariva,nessuno entrava o usciva da li, anche perché non vi erano ne porte ne finestre, forse il proprietario temeva di essere derubato o magari era un misantropo di prima categoria oppure...chissa.

Senza rendermene conto mi addormentai,il suono delle onde si era trasformato in una nenia  ,ero piacevolmente rilassato quando improvvisamente una forte e fulminea raffica di vento mi percosse,aprii gli occhi e….ero nel mio sogno!
 

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Capitolo 2
*** Eldilif,la felince ***


~~Sbattei più volte le palpebre per verificare se quanto vedevo non  fosse un ‘illusione, toccai il terreno sul quale ero disteso, annusai le diverse fragranze presenti nell’aria, mi diedi anche qualche pizzicotto sul braccio ma non vi erano dubbi,era tutto reale.

Ancora stralunato mi alzai dal suolo e cominciai ad esplorare l’ambiente circostante, vi erano piante di tutti i tipi, alcune anche molto strane tra cui un curioso salice piangente che era capace di autoalimentarsi tramite l’acqua che fuoriusciva dalle sue stesse foglie.
Ero circondato da meraviglie e ovunque mi voltassi trovavo sempre qualcosa di bizzarro ma al contempo familiare anche perché, essendo frutto della mia fantasia, conoscevo quel luogo praticamente a memoria il che mi faceva sentire strano ma ugualmente a io agio.

Mentre ero intento ad esplorare sentii un fruscio fra i cespugli, non appena mi voltai che mi ritrovai davanti una strana bestiola, a prima vista sembrava un felino di piccola taglia,quasi un gatto,aveva un  manto rossastro e maculato, orecchie con ciuffi di pelo del medesimo colore,coda corta e  due strane sporgenze lungo i fianchi. Mi stavo scervellando sia su cosa fosse che su cosa potesse volere da me quando inaspettatamente quella strana creatura non apri le fauci e.. mi rivolse la parola!

-Tu devi essere Kornelius giusto? Io sono Eldilif, lieta di conoscerti.-

Ancora stranito,avanzai verso ciò che avevo appena scoperto essere una “lei” e ricambiai il saluto:

-Si ,sono io..il piacere è mio..Eldilif.

-Non devi avere paura di me, anche se posso benissimo comprendere che tu non abbia mai visto una felince in vita tua.

- Una cosa?- chiesi con  notevole aria di incomprensione.

-Felince-
 e dopo aver detto ciò, da ambi due i fianchi dell’animale emersero delle ali scarlatte e roventi e la coda si trasformò in una sferza incandescente avvolgendo la bestia in un alone di fuoco.

-Wow!...-

Fu a quel punto che ragionai: era una specie di chimera,l’unione tra una lince ed una fenice,era semplicemente stupenda ma la cosa pazzesca  era che anche lei ,come tutto il resto, proveniva della mia fantasia!
Dopo aver acquisito più sicurezza continuai a palarle:

-Eldilif ehm..non vorrei sembrarti scortese, ma per caso sapresti dirmi come uscire da qui?
Si sarà fatto parecchio tardi e mia madre sarà inpensie..-

a quel punto la felince mi interruppe dicendo:

-il tempo scorre diversamente in questi labirinti,Kornelius-

-Labirinti!? Quali labirinti..di che stai parlando?!-

-Quelli che dovrai per correre e dai quali sei già circondato-

La calma mi stava abbandonando.

-Che cosa! Ci troviamo in un labirinto!-

-In più di uno, e l’unico modo per tornare nel tuo mondo è attraversarli e raggiungere “Lui”-

-“Lui”,Lui chi?! -
Chiesi ,quasi urlando, confuso e spaventato da tutto ciò che stavo udendo ed in cerca di risposte.

-Si Lui..Morfeo-



 

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Capitolo 3
*** Basta guardare il palmo ***



~~Ero nel panico più totale.
Mi trovavo in un luogo sconosciuto ma allo stesso tempo familiare,nonché un labirinto che ne racchiudeva altri,stavo parlando con una bestia mai vista prima e non potevo tornare a casa senza prima incontrare il signore dei sogni.
Improvvisamente il cielo si fece cupo,il sole venne oscurato ed inspiegabilmente iniziò a piovere,quasi privo di speranze domandai ad Eldilif dove risiedeva Morfeo e come raggiungere la sua dimora.
Come risposta la felince proferì:

-Dipende tutto da te-

-Che intendi dire?- aspettando con impazienza la risposta della creatura

-Ogni ciuffo d’erba,spora,scheggia,ogni singolo elemento di questo mondo è un frammento di sogno,un sogno di cui tu stesso sei artefice. Non solo il tuo inconscio è collegato a questo luogo ma ne ha il più totale controllo. Se la tua psiche ricevesse degli stimoli automaticamente anche tutto ciò che ora ci circonda subirebbe delle alterazioni , come questa pioggia improvvisa ad esempio.-

-Che cosa?..Sono stato io?-

Non potevo crederlo,l’intero sistema di quel mondo congiungeva al mio stato d’animo.
Mentre io stavo realizzando le capacità delle mie emozioni,la pioggia cessò ed il cielo si aprì permettendo ai raggi di luce di donare alle gocce di rugiada lo splendore di un diamante.

-Solo mantenendo la calma ti sarà possibile mantenere anche il giusto equilibrio di questo posto,ti ricordo che chi sta sognando sei tu-
Spiegò la giovane felince scrollandosi l’acqua di dosso.

Ora che mi era tutto abbastanza chiaro decisi di andare avanti per poter uscire da li ma prima dovevo capire con esattezza in che luogo o meglio in quale dei labirinti mi trovavo . Provai a chiedere ad Eldilif ma lei di sana pianta mi ribadì che l’unico in grado di saperlo ero io.
Passai vari minuti a camminare avanti e indietro in cerca di una soluzione o magari in attesa di un probabile segno, ma niente.
Scoraggiato mi sedetti si uno dei tronchi del bosco, presi un ramoscello  e ,come era mia abitudine fare nei momenti in cui la tedio mi assaliva,iniziai a disegnare dei ghirigori sul terreno.
Su quel suolo, ancora umido per la pioggia,tracciai un cerchio poi ne aggiunsi un secondo ed un terzo fino ad arrivare a cinque. Cinque circonferenze, di cui una centrale ed altre quattro più piccole ai lati che si fondevano con la maggiore.

Era un disegno tanto spontaneo quanto inaspettato, era come avessi perso per un momento il controllo della mia mano.
 Una strana forza mi costringeva ad impugnare ancora il rametto ed aggiungere dei cerchi concentrici  in ogni orbita presente, appena tracciato l’ultimo dettaglio dal disegno emerse un potente fascio di luce che quasi i accecò subito dopo gettai il rametto e sentii un forte e doloroso bruciore nel palmo della mano.
Guardai a terra, l’immagine era sparita, il suolo era intatto ,mi girai verso Eldilif in cerca di spiegazioni quando  venni distratto dal dolore proveniente dalla mia mano destra, ancora chiusa a pugno,con cautela provai ad aprirla e con stupore mi ritrovai inciso nel palmo il medesimo schema tracciato sul suolo.

Esaminai  i segni presenti sulla mia pelle e con delicatezza iniziai a sfiorarli con il dito. Al mio  tocco notai l’apparizione  di una scritta in una delle circonferenze :
-Bosco del respiro..che nome bizzarro..proprio come lo è questo post..-le parole mi spezzarono in gola.

In quel momento capii ogni cosa, si trattava del luogo dove ci trovavamo io ed Eldilif,era il primo dei cinque labirinti, ciò che la mia mano intrappolava era una mappa! Quella che mi avrebbe condotto da Morfeo.

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Capitolo 4
*** Note pericolose ***



~~Nonostante tutto mi sentivo ugualmente pronto per quella che sarebbe stata la mia prossima tappa, dovevo abbandonare qual bosco e proseguire oltre. Ero comunque consapevole che da solo  non sarebbe stato facile e mi avrebbe fatto molto piacere un po’ di compagnia, per cui decisi di portare Eldi con me,mi stavo già affezionando a quella piccola bestiola.

-Allora Kornelius, da che parte?- chiese la felince guardandomi dal basso verso l’alto.

Aprii il palmo e controllai quali potessero essere i percorsi possibili per andarsene sperando di arrivare ad una conclusione.

-Dunque, una volta attraversato il bosco dovremo raggiungere l’ingresso del secondo labirinto, per cui se vogliamo uscire di qui ci toccherà percorrere uno di questi sentieri che abbiamo davanti…la domanda è quale..Eldi mi stai ascoltando?-

Notai che,durante quella mia azzardata spiegazione, Eldilif era come ipnotizzata,quasi fosse stata attirata da qualcosa, cosi continuai a chiamarla.

-Eldi..-
-Non la senti?- fece la felince rizzando sempre di più le orecchie.

-Cosa?- chiesi io abbastanza confuso.

-Questo suono..-

Ascoltando meglio anch’io riuscii a sentire qualcosa,sembrava  una specie di  sinfonia,ma molto molto debole,quasi sussurrata. Una volta rintracciato il suono imboccammo la strada della sua provenienza abbandonando così il primo labirinto.
Man mano che ci addentravamo quel suono misterioso s’udiva sempre di più ed una volta giunti alla fine del sentiero , ci ritrovammo davanti uno scenario a dir poco curioso:
sparsi qua e la, chi su una roccia,chi su una collina, chi in un cespuglio, vi erano strumenti musicali d’ogni tipo. Apparentemente non c’era alcuna stranezza, fino a quando non mi resi conto che stavano russando!
Quella strana sinfonia ,che aveva attirato la nostra attenzione, era prodotta dal sonno di quegli strumenti ed il loro ronfare generava ogni volta una piccola nube a forma di nota che,una volta fuoriuscita dallo strumento,si disperdeva nell’aria.

Ci avvicinammo facendo attenzione a non svegliargli, anche perché non sapevo cosa potesse succedere se si fossero destati, guardando meglio erano uno più strano dell’atro: c’era un  violino che con due delle sue corde spezzate stringeva a se, quasi  fosse un fantoccio per bambini, l’archetto con cui sfiorava le corde restanti creando un motivetto simile ad una nenia. Andando oltre ci ritrovammo davanti una scena a dir poco bizzarra:

un pianoforte a coda adagiato su di una roccia sotto una piccola cascata i quali zampilli d’acqua rimbalzavano senza sosta sui tasti bianchi e neri producendo un suono dolce e cristallino, pochi metri più in la ,sospeso ai rami di un albero non molto alto, un tamburo era cullato dolcemente dal vento, picchiettato dai diversi ramoscelli che lo circondavano e, proprio sotto di esso, un flauto di pan che,tramite la delicata brezza provocata dall’ondeggiare dello strumento soprastante, sussurrava sottili sfumature armoniose.

Si respirava davvero un’atmosfera rilassante,Eldi era intenta a divertirsi cercando di acciuffare con la zampa  le infinite note fluttuanti finche una non le andò sul naso e la fece starnutire.
-Etciù!-

-Shhh! Fa piano Eldi,altrimenti si sveglieranno-

Mi voltai per proseguire e  senza accorgermene ,in un nano secondo,inciampai,atterrai di pancia e mi ritrovai faccia a faccia con un fagotto che ,per un attimo,interruppe la sua sinfonia,emise uno strano suono simile ad uno sbadiglio e poi ,fortunatamente per me,continuò a ronfare.

-Ci è mancato poco..-tirai un sospiro di sollievo e in contemporanea sentii Eldilif sghignazzare.

-Non ci trovo niente di divertente Eldilif..- le dissi seccato 

-Ti chiedo scusa Kornelius ahaha - rispose ancora trattenendo le risa

Improvvisamente avvertii un fastidio, un altro bruciore, questa volta più lieve,provenire dalla mia mano. Diedi un’occhiata e notai una nuova scritta nella circonferenza sottostante a quella precedente:
-“Valle delle melodie addormentate”..non c’è nessun dubbio, si tratterà sicuramente di questo luogo-dissi guardandomi attorno e continuai
 -…ciò significa che  siamo appena entrati nel secondo labirinto. Bene adesso toccherà uscire se non vogliamo addormentarci anche noi eh Eldi ahaha-

Non udii risposta, mi voltai e vidi Eldilif accasciata al suolo. Spaventato mi precipitai subito da lei:
- Eldi, Eldi mi senti! Eldilif! Svegliati, coraggio svegliati!-

Niente da fare, era come svenuta, ma cosa poteva significare.Mentre cercavo una spiegazione sentii le palpebre pesanti e compresi: erano le melodie,la loro sinfonia, apparentemente innocua, era quasi un’arma  di difesa per gli intrusi. Li costringeva a dormire fino ad esaurire tutte le loro energie, trasformandoli a loro volta in strumenti.
Dovevamo andarcene da li e subito.

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Capitolo 5
*** Suoni silenziosi ***



~~Non sapevo cosa fare,stavo iniziando ad agitarmi ma  non dovevo e non potevo lasciarmi andare, anche perché non sarebbe servito a nulla, se non a far scoppiare un temporale coi fiocchi.

Eldilif, per quanto la chiamassi e scuotessi, non dava segni di risveglio quindi, cercando di mantenere la calma il più possibile e di rimanere sveglio,iniziai a perlustrare qua e la sperando di trovare qualcosa che potesse essermi utile.

Controllai ripetute volte alberi, rocce , pozze ma niente. Le mie gambe stavano cedendo, avvertivo la stanchezza,le immagini stentavano ad essere nitide , ero sul punto di chiudere gli occhi quando sentii una misteriosa voce che riuscì , per quanto fosse possibile, a  distogliermi dal sonno imminente.
Poteva sembrar strano , ma ero più che sicuro provenisse dalla mia testa, come fosse dentro di me,era una voce maschile che, per quanto mi fosse estranea, incuteva sicurezza, cosi mi sussurrò:

-La pietra dei sette silenzi, situata dove solo il suono può giungere senza essere ostacolato, se non dal  padrone della gemma stessa. Trovala , gettala per sette volte davanti a te, ad ogni suo impatto con il suolo tutto ciò che ti circonda tacerà. Seguila e ti porterà fuori di qui.-

Udite queste parole, per quanto desto potessi ancora essere, cercai di interpretare quello strano indovinello,” situata dove solo il suono può giungere senza essere ostacolato, se non dal  padrone della gemma stessa”.

-“Come diavolo faccio trovarla,questo posto è pieno di pietre !”-dissi fra me e me .

Il mio cervello si stava dimenando, le melodie diventavano sempre più fastidiose ed io ,istintivamente, misi le mani sulle orecchie per evitare di  udire il meno possibile quelle note infernali,e fu grazie a quel gesto spontaneo che,  finalmente ,me ne resi conto:

 Il mio orecchino! era lui la pietra dei sette silenzi, la gemma d’ambra che oscillava dal mio orecchio sinistro, il luogo dove solo il suono può giungere senza essere ostacolato, se non dal mio volere.

Senza perdere tempo, tolsi l’orecchino dal lobo e ,una volta privato del gancio, feci il primo lancio.
Appena la pietra toccò terra, la valle si ammutolì, presi in braccio Eldilif, ancora addormentata, e percorsi la traiettoria indicata dalla gemma ripetendo il processo per altre sei volte,finché non arrivammo alla fine della strada e, dopo aver recuperato la pietra, uscimmo dal labirinto .

Una volta fuori,ci ritrovammo davanti a tre sentieri perfettamente identici, Eldi riprese conoscenza e,con ancora il pelo arruffato,stiracchiandosi, mi chiese:

-Cosa è successo? Che  fine hanno fatto quegli strani cosi e perché mi sento tutti gli arti intorpiditi?-

Stentai a non sorridere davanti a tutte quelle domande, sarebbe stata dura spiegarle com’era andata ,ma ,se non altro,si era fatta un bel sonnellino.

-Lascia perdere Eldi ,ormai è passato tutto. Bene, ora vediamo un po’ dove andare,abbiamo superato il secondo labirinto, il che vuol dire che ne rimangono altri tre. Io direi di imboccare una di queste strade , chi lo sa, magari troveremo una scorciatoia per arrivare prima da Morfeo.- dissi alquanto fiducioso.

Cosi ,iniziammo ad attraversare un viale a caso,non vi era un alito di vento, tutto era statico, nessun rumore ma ciò che ci saltò subito all’occhio furono le infinite sfumature di blu e lilla che circondavano interamente la strada, il che ormai non mi stupiva più di tanto dato che quel mondo poteva essere tutto meno che normale.
Ciò che non capivo era perché proprio quei colori, così malinconici e rilassanti allo stesso tempo,il giusto accostamento per una dormita come si deve.
Eravamo giunti alla fine del sentiero e in quell’istante avvertii l’ennesimo bruciore , aprii la mano e diedi un occhiata alla mappa, come sospettavo c’erano novità: stavolta apparsero due scritte:

-“Sentieri assonnati”…ora si spiega il perché della troppa calma- dissi buttando un’occhiata alle spalle poi ,osservando nuovamente il palmo, continuai a leggere l’iscrizione apparsa nella terza circonferenza:

-…L’insonne della Mezzaluna… spero non sia un tipo troppo irritabile.-

- Be, direi che c’è solo un modo per scoprirlo- disse Eldilif, puntando lo sguardo verso la nostra prossima tappa.

Cosi ,dopo esserci lanciati un’occhiata d’incoraggiamento, ci incamminammo verso il terzo labirinto.

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Capitolo 6
*** Silfur ***



~~Avevamo appena oltrepassato la soglia del labirinto numero tre e quella che inizialmente era insicurezza si stava pian piano tramutando in una sorta di curiosità e non vedevo l’ora di essere travolto da altre bizzarrie  partorite dalla mia mente. Camminammo per un paio di metri, rispetto al sentiero precedente quel luogo era ,come dire, leggermente “più sveglio”, una leggera frescura sfiorava ogni singolo punto di un magnifico paesaggio notturno che,pian piano, ci stava avvolgendo, l’erba e gli arbusti,erano baciati da un’argentea luce lunare,donando a quel luogo un’atmosfera tranquilla e serena. Ero sul punto d’affermare che,quello in cui ci trovavamo ,era ,forse, il primo luogo conforme alla norma, ma naturalmente mi sbagliavo di grosso. A smentire la mia teoria fu lo scenario che ci ritrovammo davanti:

sospesi ai diversi rami di quella radura ,a testa in giù, vi erano vari tipi di rapaci che , con aria indifferente, si dondolavano avanti ed indietro alternando ad ogni oscillazione il loro bubolare,sembravano delle campane piumate, erano talmente buffi. Dopo aver assistito a quello strano spettacolo sonoro, il nostro sguardo fu attirato dal rotolare di curiosi batuffoli aculeati di diverse dimensioni che ci stavano precedendo.
 Senza pensarci due volte,presi un rametto dal suolo, mi accovacciai ed allungai l’estremità verso una di quelle pallottole spinose. Al contatto con il ramoscello, la piccola sfera si aprì di scatto rivelando pian piano il suo vero aspetto e, con mia sorpresa,constatai che si trattava di un grazioso riccio che,ancora mezzo stordito dall’impatto inaspettato, mi fissava perplesso. Eldilif ,incuriosita, iniziò ad annusarlo ma ,spaventatasi , la bestiolina si appallottolò nuovamente e ,come una freccia,raggiunse i suoi compagni.

Più andavamo avanti più quel luogo sfoderava la sua affascinante irrazionalità e ,rivolgendo lo sguardo al cielo, mi accorsi che, quelli che credevo fossero astri, erano in realtà centinai di lucciole,che , con il loro scintillio, collaboravano con la luna, contrastando il cupo sfondo che le avvolgeva. Osservando quei giochi di luce,non feci attenzione a dove mettevo i  piedi e ,in un attimo, mi ritrovai faccia al suolo. Appena sollevai il busto , rimanendo in ginocchio, mi resi conto di trovarmi in una specie di conca, con una capienza di circa dieci persone, in un primo momento ho pensato si trattasse di uno stagno prosciugato da tempo finché non notai la presenza di altre fosse identiche ,che continuavano fino alla fine della strada.

Misi in moto il cervello, quelle buche erano molto simili l’una con l’altra e la loro consequenzialità doveva avere per forza  una logica, alzatomi in piedi iniziai ad osservarle con più attenzione analizzando ogni particolare  e con grande spavento, realizzai che si trattava d’impronte, impronte mastodontiche e antropomorfe che percorrevano il sentiero. Qualche secondo dopo,  si udì una specie di lamento, a mio avviso perfettamente confondibile con un boato data l’impressionante energia con cui era stato emesso, ero letteralmente pietrificato,mi stava frullando in mente l’idea di voltarmi e tornare indietro ma arrendendomi non avrei risolto niente , non dovevo mollare,avrei attraversato quel labirinto e sarei andato avanti, cosi dissi ad Eldilif:

-Coraggio, non possiamo spaventarci senza aver prima constatato se vale la pena farlo-

La felince annui con aria decisa ,e ci incamminammo nella direzione di quel suono anomalo.
Man mano che ci avvicinavamo quel continuo lagnarsi s’udiva sempre di più, oltrepassammo l’ultimo cespuglio lo vedemmo:
 un energumeno alto più d’una sequoia ,avvolto in un telo color indaco, con lunghi capelli scuri  tempestati da ciocche argentee ed iridi di un intenso pervinca.
Era intento a camminare avanti ed indietro ad oltranza quando, stufo,si adagiò sulla fresca erba della sera ed iniziò a fissare il manto stellato.
Dopo aver preso coraggio, ci avvicinammo a quel colosso, eravamo a pochi metri da lui quando, distrattamente, calpestai un ramoscello, distogliendo il gigante dai suoi pensieri il quale si voltò ,immediatamente, nella nostra direzione.
Io ed Eldilif indietreggiammo di qualche passo restando comunque visibili allo sguardo del titano che, una volta individualizzati, ci chiese con voce tuonante:

-Chi siete ? Cosa ci fate nella mia Valle?-

Cercando di restar calmo risposi:

-Devi scusarci,non abbiamo cattive intenzioni, il mio nome è Kornelius e lei è Eldilif. Ci troviamo qui solo di passaggio e vorremo sapere anche come andarcene , tu conosci per caso un modo per uscire da questo posto?-

Il gigante ci guardò con aria interrogativa e disse:

-Avete fretta d’andar via eh, proprio come pensavo. Immagino abbiate paura di me, non è cosi?!-

-No, non è questo- risposi io con una mezza verità- Stiamo seguendo un percorso preciso che comprende inevitabilmente l’attraversamento di questo labirinto, quindi dovremmo muoverci se vogliamo raggiungere..-

Fui interrotta da Eldilif che,al mio posto, concluse la frase:

-..Morfeo.
Nell’udire quel nome sul volto del gigante era emersa un espressione di paura che,a stento, riusciva a fargli proferir parola:

-M..Morfeo!-disse il colosso rannicchiandosi al suolo.

Avanzai verso di lui , chiedendomi il perché di quella strana reazione, e di come fosse possibile che un essere della sua stazza provasse cosi tanto sgomento verso la figura di  Morfeo. Sembrava la più fragile delle creature in quel momento. Appena gli fui abbastanza vicino, un po’ esitante, provai a sfiorargli i capelli  col fine di tranquillizzarlo.

- Stai tremando. Che cos’hai?Morfeo ti spaventa, è così?-

-Non pronunciare quel nome! Se sono qui lo devo solo a lui. È solo opera sua se ora  questa “falce” mi avvolge  obbligandomi a fissare la sua gemella sospesa in quest’etere perennemente cupo, costringendo i miei occhi a restar aperti in eterno.-

Ascoltate quelle parole, aprii il palmo e guardai più attentamente la mappa. Nella circonferenza di quel labirinto vi era la sagoma di una luna crescente,ossia il perimetro dal quale eravamo cinti in quel momento.
Una mezzaluna che intrappolava al suo interno un eterno desto.

- Sei tu l’insonne della Mezzaluna..-affermai senza incertezza.

Il gigante si voltò verso di me dicendo:

- Silfur.Il mio nome è Silfur.

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Capitolo 7
*** Notte spezzata ***



~~Ormai eravamo a metà percorso, mancavano pochi labirinti e saremo giunti da Morfeo,ma primo di tutto questo bisognava uscire da quella valle insonne e l’unico in grado di aiutarci poteva essere solo Silfur.

-Silfur, perché incolpi Morf..- mi interruppi per non  provocare nuovamente disordine poi continuai :

-…”Lui” della tua condizione, che cosa ti ha fatto?-

Il gigante trasferì il suo sguardo al cielo , fissando la sua sorvegliante argentata e, senza toglierle gli occhi di dosso, iniziò a raccontare:

-Non sono sempre stato cosi. Un tempo ero molto felice. Forse non ci crederete ma sono stato generato da colei che ora mi sorveglia ….e protegge-
Puntai gli occhi verso la luna ed incredulo dissi:

-Protegge? Quindi  tu saresti il..-

- Si, sono il figlio della Luna- confermò con lo sguardo nel vuoto, poi continuò:

-  La sua luce ed il buio della notte hanno dato forma al mio corpo. Sin dalla mia nascita non ho mai abbandonato il suo grembo pallido. Mi sono sentito subito amato da Lei, era mia madre ed anche se non poteva parlarmi ,dentro di me udivo  ugualmente i suoi dolci sussurri. Mi teneva al sicuro ospitandomi all’interno del suo ventre, così tondo e perfetto. Ero più che certo che saremo rimasti insieme per sempre, ma il Sovrano dei sogni lacerò letteralmente,la mia convinzione.
Con un colpo netto, divise mia madre in due parti perfettamente identiche, di cui solo una delle due era destinata a brillare in alto, mentre l’altra sarebbe precipitata al suolo. Al momento della separazione,sfortunatamente,io mi trovavo nella metà sbagliata e all’impatto con il suolo , quella che prima era una parte di mia madre, divenne la curva che ora mi circonda e dalla quale non posso scappare. 
E tutto questo solamente per un capriccio di quel tiranno, lui non aveva mai sopportato che la Luna assumesse la medesima forma del sole, l’opposto della notte, il nemico dei sogni. -

Le lacrime gli stavano rigando il viso ma nonostante questo ,dopo una breve pausa ,concluse dicendo:

-Tutto ciò che posso fare è continuare ad osservarla da qui, per questo motivo i miei occhi rifiutano di chiudersi,per poter guardare ciò che resta di mia madre.-
Quel racconto ,che andava oltre il surreale, ci fece commuovere, doveva aver sofferto molto e a quanto mi è parso di capire ,Morfeo non doveva essere molto magnanimo. Nonostante ciò non avevo nessunissima  intenzione di fermarmi, sarei andato  avanti ugualmente.

-Mi spiace tanto per quello che ti è successo, non dev’essere stato facile per te- dissi , mentre Eldilif gli accarezzò con il muso una delle dita della sua immensa mano,ricevendo in cambio un  dolce sorriso.

-Sapete, non ho mai parlato con nessuno da quel giorno, o meglio da quella notte orribile,a dir il vero qui non c’è mai nessuno con cui conversare,le diverse creature di questo luogo, molto inclini al silenzio e l’altra metà di mia madre sono la mia unica compagnia. Mi fa molto piacere che siate arrivati qui, anche senza volerlo.-

-Be credo che lo stesso valga per noi. Dei  i pochi  labirinti che io ed Eldilif abbiamo attraversato tu sei stato il primo abitante che ci hai rivolto la parola.- risposi io sorridendogli

A quel punto il gigante si mise in ginocchio e tese una mano verso di noi

-Salite, vi porterò fuori di qui-disse

-Lo faresti davvero!?- risposi gioendo

-La vostra gentilezza  mi ha fatto ricordare i momenti felici passati con mia madre e per ringraziarvi non posso che offrirvi il mio aiuto-

-Ti ringrazio Silfur!-

Salimmo nella sua mano che improvvisamente  si chiuse a pugno

-Ma non avevi detto che ci avresti portati fuori di qui?!- esclamò Eldilif confusa

-Ed è quello che farò. Ma ho anche detto che non posso oltrepassare il confine della Mezzaluna, quindi tenetevi forte!-

Non ci misi molto tempo per realizzare che ci stava per lanciare nel vuoto, come con una catapulta

-Ma Silfur, così ci schianteremo!- aggiunsi io

-Non accadrà,la brezza notturna è una mia fedele amica, ci penserà lei a farvi atterrare con delicatezza. Addio!

-Addio Silfur!-

E senza perdere altro tempo aprì la sua mano affidandoci all’esperte braccia di un leggero vento primaverile.
   

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Capitolo 8
*** Gocce di paura ***



~~Eravamo,come dire, immersi nel vuoto,sorretti dalla fresca corrente notturna che  con grande abilità deviava ogni albero dalla cima prominente. Mentre “avanzavamo” nell’aria ripensai alla triste sorte di Silfur e di sua madre, rammentando con malinconia che anche la mia, di madre, non era li con me. Si ,alcune volte poteva essere una donna abbastanza assillante ,ma non potrò mai negare di amarla con tutto me stesso. A distogliermi dai  miei pensieri fu l’ improvviso contatto con il terreno, la brezza ci adagiò con delicatezza sull’erba umida di rugiada notturna per poi dissolversi nuovamente in quell’ etere color zaffiro.
Una volta in piedi, ci ritrovammo davanti ad un altro sentiero, doveva trattarsi sicuramente dell’ingresso del quarto labirinto così senza esitazioni,iniziammo a percorrerlo. A differenza di quelle precedentemente attraversate,era una stradina molto breve ,dalla quale si riusciva già ad intravedere l’uscita grazie ad un piccolo spiraglio di luce fioca alla fine della via.

Giunti all’uscita ,o meglio all’ingresso, trovammo uno scenario del tutto diverso :
Un prato arido, grigio, spento, privo di vita. L’aria era immobile,non vi erano alberi, ne animali,non un rumore,tutto era avvolto da una fitta nebbia che offuscava la vista. Nonostante fosse giorno,la luce era debole e soffocata da nubi cineree che si specchiavano a stento in un lago di un’ampiezza tale da non riuscire a scorgere la riva opposta. Non era ciò che si potesse certo definire una radura incantata.

-Non mi piace questo posto-disse Eldilif rompendo il silenzio

-Neanche a me…- risposi

Sentivo l’angoscia mescolarsi al sangue delle mie vene, avvertivo un strano ed anomalo senso di vulnerabilità. In quel medesimo istante, l’ennesimo bruciore, molto forte, mi corrose il palmo e quando aprii la mano, con orrore compresi dove eravamo finiti. Le lettere emerse nella quarta circonferenza confermarono i miei timori:
-“Lago..degli.. incubi”-

Tutto era chiaro. Avevo già visto quel posto ,ma non con la stessa costanza degli altri luoghi onirici . Mi era apparso solo in determinati sogni ,quelli che la mia psiche ha cercato di nascondere col fine di non farmeli ritrovare: i miei incubi.

Non facemmo in tempo a dire altro che, improvvisamente le acque del lago iniziarono ad agitarsi , delle enormi onde emersero dalle profondità fondendosi le une con le altre, pian piano stavano dando forma a qualcosa. Non appena gli ultimi zampilli d’acqua si dissolsero,da quel liquido involucro emerse un’inquietante creatura:
un gigantesco e spaventoso cavallo, ricoperto interamente dall’acqua putrida del lago,nonché unica componente del suo corpo. Avanzò verso di noi per quanto gli fosse possibile e fermatosi alla riva iniziò a fissarci restando in silenzio.

-Che cos’è?-dissi pensando ad alta voce senza staccare lo sguardo da quell’essere che continuava ad osservare ogni nostro respiro.

-Qualunque cosa sia non conviene importunarlo, non ha un’aria amichevole.-disse Eldilif

Inaspettatamente,quella creatura salì sulle zampe posteriori ,aprì gli occhi, mostrando due iridi color magenta,e ,dopo aver riassunto la posizione iniziale, decise di proferir parola:
-Kornelius, ben arrivato-

Sapeva il mio nome,come faceva a sapere il mio nome?

-Chi sei? E come fai a conoscere il mio nome?!- Dissi con un nodo alla gola.

-Conosco molte altre cose di te. Il mio nome è Verkir, sono la custode di questa valle.-rispose, facendomi notare che si trattava di una “lei”.

Quella bestia mi inquietava , stavo iniziando a sudare  ed ero in preda all’ansia. Dovevo controllarmi altrimenti avrei peggiorato la situazione. Cercai di star calmo ma mi era quasi impossibile, già sentivo i tuoni in lontananza, le mie emozioni mi stavano smascherando.

-Kornelius..- disse Eldilif ,avvertendo la mia angoscia.-

-Vedo che il labirinto sta già avendo  effetto su di te. Sai, angustiare è solo un suo modo per darti il benvenuto- Disse la creatura.

Stavo tremando, mi sentivo in trappola. A quel punto Eldilif intervenne aprendo le sue ali incandescenti assumendo il suo vero aspetto.

-Lascialo in pace! Non mi interessa chi  sei,ma stai pur certa che non ti permetterò di toccarlo!-Urlò la felince sprigionando fiamme ovunque.

-Guarda guarda abbiamo un eroina. Mi spiace cara ma, sfortunatamente per te,l’acqua spegne il fuoco ricordi?- rispose la creatura scaraventando le onde del lago contro Eldilif mettendola fuori gioco.

Stava iniziando a piovere, sentivo le gocce sulla mia pelle già bagnata dal sudore della mia paura. Se non mi fossi ripreso immediatamente sarebbe finita. Dovevo svegliarmi da quell’incubo.

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Capitolo 9
*** Il coraggio di aver paura ***



~~Il mio corpo era paralizzato, riuscii a mala pena ad abbassare lo  sguardo verso Eldilif,ancora frastornata  dal colpo di quella bestia, che adesso era tornata a fissarmi. Le mie labbra erano serrate, i miei occhi spalancati e la mia mente ,ormai, non riusciva più a distinguere l’ illusione dalla realtà .
-Che ti succede?Ti vedo pallido.- disse sarcastica la creatura , poi continuò:

-E’ la paura, vero? La vedo trasparire dal sudore della tua fronte,scorrere dalle tue lacrime rigandoti il volto per poi scivolare in questo lago,facendolo straripare di nuove angosce. Non riesci a fermarla,si sta autoalimentando, sempre più svelta, ogni secondo che passa.
Abbandonati, Kornelius . Permetti alle tue fobie di uscire allo scoperto e lasciati avvolgere dalle acque del tuo stesso inconscio.-

Senza rendermene neanche conto, il mio corpo era già circondato da onde gigantesche che in breve tempo diedero forma ad un vortice, intrappolandomi in una spirale impregnata d’agonia.
Riflesse in quell’acqua putrida, iniziai ad intravedere delle immagini, tutte appartenenti ai miei sogni più angosciosi: la mia casa devastata dalle fiamme,la caduta da una rupe,udire i miei genitori negare la mia esistenza. Erano tutti intorno a me, ovunque posassi lo sguardo me li ritrovavo davanti, sentivo la voce dei miei incubi  e fui costretto a gridare per cercare di non udirla. Seppur molto forti, le mie urla  non riuscivano a sovrastare quell’ insopportabile vocio , aggravando solo la situazione.

-Molto bravo ragazzo. Questa è musica per le mie orecchie. Continua pure a dimenarti, i tuoi peggiori incubi saranno presto i miei sogni prediletti.-

Dall’esterno sentivo a stento le grida di Eldilif:

-Reagisci! Kornelius reagisci! Smetti di ascoltare quell’essere, non capisci che vuole solo confonderti?!

Puoi farcela, avanti! E’ tutto nella tua testa! Ciò che vedi non è reale,e lo sai! Sei tu che comandi Kornelius! Sei solo Tu!-

Stavo cercando di non cedere ma mi sentivo già troppo debole. Gli incitamenti di Eldilif erano stati efficaci solamente per un breve lasso di tempo, dopo di che mi sentii soffocare da un forte  senso di oppressione, le miei gambe cedettero e mi ritrovai  genuflesso nella melma di quel lago infernale.
Non era possibile, mi stavo arrendendo sul serio?!Per tutto il tragitto non facevo altro che ripetere di non voler mollare, ed ora che sto facendo? Lascio il mio corpo trasudare disperazione.

Dentro di me avvertivo il desiderio di “svegliarmi” ma la spossatezza me lo impediva. Avevo bisogno d’aiuto.
Nell’istante della mia quasi imminente rassegnazione, sentii di nuovo quella misteriosa voce nella mia testa, già udita nella valle delle melodie addormentate. La mia mente,avvertendo la sua presenza,attenuò tutti gli altri suoni presenti, compresi quei sussurri assillanti. Finalmente la calma regnava sovrana e fu allora che la voce intervenne:

-Tranquillo. Non devi far altro che “accettare rifiutandoti”. Accetta le tue paure e rifiuta di abbandonarle.. Ammetti di aver paura e di non temere di averne. Solo così potrai salvarti-

Dovevo  affermare di aver paura. Senza perdere tempo , con un po’ di fatica,mi alzai in piedi  lo urlai:
-IO HO PAURA, E LO ACCETTO!-

Il vortice rallentò il suo flusso, e  a quel punto la creatura , sorpresa, disse:

-Accetti?! Come puoi accettare qualcosa che è contro di te?- rispose soddisfatta

-La paura non è mai stata contro di me ,ne contro nessun’altro. Tutti abbiamo paura,è una delle cose più naturali che esistano. È un frammento di noi stessi, senza il quale tutte le altre emozioni non potrebbero valere. Ed è per questo che non mi vergogno di aver timore, per dimostrare che la paura,proprio come la felicità o la tristezza,gioca un ruolo importante nell’universo del mio animo.-

-Non può essere..-proferì Verkir ,mentre le sue stesse acque la stavano inghiottendo.
Ormai le onde erano quasi assenti, il lago era ritornato ad essere un specchio opaco  e la creatura svanì nelle profondità, spaventata dalla sua paura più grande: il coraggio.

Mi voltai verso la riva e vidi Eldilif che mi aspettava radiosa.

-C’è l’hai fatta!-Disse

-Si! Però direi per metà. Insomma, non siamo ancora usciti di qui.-risposi rendendomi conto che ci trovavamo ancora in quel postaccio.

 Con un tempismo perfetto,improvvisante,dal lago una gigantesca onda si elevò su di noi assumendo la forma di una grande arco che conduceva alla riva opposta. Senza esitazioni iniziammo ad attraversarlo e notammo che, ad ogni nostro passo, anche se per poco,quello strascico d’acqua da velato divenne cristallino. Appena giunti all’altra sponda , il ponte d’acqua si dissolse e nuovamente fiduciosi, abbandonammo  il quarto labirinto.

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Capitolo 10
*** Una natura innaturale ***



~~Ormai era quasi fatta .Ancora poca strada e Morfeo ci avrebbe “dato il benvenuto”,almeno era quello che speravo, non sapere cosa potesse passare per la mente a colui che su quest’ultima aveva un parziale controllo,mi rendeva abbastanza nervoso.
Durante questo mio viaggio notai sorprendentemente che il mio atteggiamento era cambiato, la curiosità di incontrare il padrone dell’inconscio predominava sulla mia voglia di tornare a casa, alla quale avevo  quasi smesso di pensare. Ero completamente avvolto dal mio sogno e senza saperlo stavo esplorando una parte di me  che prima non conoscevo, ciò che anatomicamente può apparire  come un semplice frammento di materia in realtà ha al suo interno un altro universo ,visibile solamente a chi chiude gli occhi.

Osservavo Eldilif  che ,a passo lento, mi precedeva ed annusava di tanto in tanto l’aria. Nel guardarla le mie labbra generarono un sorriso malinconico: una volta  ridestato non l’ avrei mai più rivista, ne lei ne  tutto ciò che mi circondava in quel momento. Questo era uno dei motivi per il quale avrei preferito restare lì, ma sapevo che  la metà vigile del mio inconscio non me lo avrebbe mai permesso.

A distogliermi da quei pensieri mesti fu ,l’ormai familiare ,bruciore al palmo, che per una volta mi era stato utile per scacciare la malinconia. Diedi la solita occhiata e la scritta era già lì:

-“Sentieri desti”-

Quell’ennesima incisone si trovava in un punto particolare, nella curva superiore della circonferenza centrale, ossia in contrapposizione con la corsia dei “Sentieri assonnati”, situata appunto nella curva  inferiore.

Avevo ancora la mano aperta quando, inaspettatamente,una goccia d’acqua atterrò sul mio palmo seguita subito da altre. Ciò mi stupì non poco perché in quel momento il mio animo era avvolto dalla tranquillità più assoluta quindi come era giustificabile la presenza di quella pioggia!?
Alzai istintivamente lo sguardo verso il cielo, nessuna nube grigia ,nessun tuono udito in lontananza, ciò che potei notare fu solamente l’albero che si ergeva su di noi. Prima che potessi abbassare nuovamente il capo, in un nano secondo, una delle foglie verde menta di quell’arbusto si staccò dal ramo scendendo verso il mio volto. Istintivamente serrai subito le palpebre ma al momento dell’impatto, contrariamente alle mie aspettative,mi sentii attraversare la fronte da righe d’acqua.

-Sono le foglie!?-esclamai comprendendo che quella strana pioggia era provocata dalle  foglie di quell’albero.

Il mio sguardo ricadde sul terreno e potei assistere ad un surreale e meraviglioso fenomeno:
le gocce d’acqua nate dalla carezza delle foglie con il suolo venivano assorbite dal terreno dando vita in un batter d’occhio a nuovi germogli che nel giro di pochi secondi superarono già la mia spalla.

-E’ incredibile, la natura è sempre stata magica ma qui ha superato se stessa!- dissi ancora piacevolmente  meravigliato.

D’un tratto anche sul muso di Eldilif si adagiò una piccola foglia , solo che era molto diversa da quella che aveva colpito me. Era tinta di un vivo scarlatto,leggermente screpolata ai lati ,talmente sottile che una volta a contatto con l’aria si sgretolò in tante piccole scintille che si diressero verso l’alto senza perdere la loro luce incandescente.

-Devo ammettere che è davvero un peccato che queste piante non esistano nella realtà-. dissi

-Be forse non esisteranno in quella degl’altri ,ma nella tua si Kornelius- affermò Eldilif con espressione incoraggiante

-Allora puoi star sicura che quando mi risveglierò, nel cortile dietro casa “alberi rugiada”e “foglie fiamma”non mancheranno –risposi, citando, senza pensarci ,l’argomento del mio risveglio.

Eldilif notò la mia espressione malinconica comprendendone il motivo.

-Non preoccuparti, potrai vedermi quando vorrai,ad occhi chiusi forse ma potrai sempre rincontrarmi.-disse la felince nel tentativo si consolarmi.

-Il problema è che quando riaprirò gli occhi troverò ad aspettarmi chi m’ impedirà di richiuderli. Nel mondo reale non c’è posto per i sogni, tantomeno per quelli che, come me, tentano di mantenerli in vita. Lì esistono solo cattedre colme di volumi ,commentari del codice civile o manuali medici. Non dico che sia sbagliato assolvere un imputato da un’accusa oppure salvare la vita ad un bambino tramite un intervento chirurgico, sono mestieri che hanno tutta la mia stima ed approvazione ,ma non mi sento parte di nessuno dei due e sfortunatamente per me gli altri non riescono a capirlo.-

-Kornelius..-disse Eldilif  ,dispiaciuta per il mio stato e prima che potesse continuare a parlarmi uno strano rumore  non molto distante  richiamò la nostra attenzione .

-Cos’è stato?- chiesi

Incuriositi avanzammo di qualche metro, il rumore era sempre più intenso. Era simile ad un tonfo, come se qualcuno stesse colpendo qualcosa in continuazione. Facemmo ancora qualche passo e scoprimmo l’origine di quel suono.
Due cervi con delle assurde corna fiorite si stavano scontrando. Erano capo contro capo, le estremità delle loro corna si erano intrecciate e tra i fiori stava avvenendo uno scambio di polline. Più si colpivano più i fiori si staccavano da loro adagiandosi  sul suolo, ricoprendo interamente l’erba dei loro colori.

-E questi come li denomineresti?- chiese Eldilif ironica.

-Mmm…Cerfloris! Mi sembra abbastanza adeguato no?- risposi divertito per il nome che avevo appena coniato .
Come risposta Eldilif  scoppiò in una grassa risata contagiando anche me.

Mentre camminavamo buttai uno sguardo al cielo. Sembrava sereno, ormai il buio era del tutto assente. Senza dubbio era uno dei punti meno inquietanti di quel mondo ma c’era comunque un’anomalia che stonava: la mancanza del sole. L’unica fonte di luce proveniva esclusivamente dalle scintille delle foglie fiamma. Morfeo doveva decisamente detestare quella stella, aveva addirittura privato la “madre” di Silfur della sua forma originale per non eguagliarla con il più lucente degl’astri.

Arrivati alla fine del sentiero  trovammo inspiegabilmente  un vicolo cieco. Eravamo circondanti dalla flora e non via erano altre strade. Sapevo che il percorso non poteva terminare lì, dentro di me sentivo che c’era un’altra strada, così mi appoggiai sui cespugli ed arbusti  presenti ai lati del sentiero cercando un possibile sbocco.

-Cosa stai facendo?- chiese Eldilif confusa.

Ero talmente concentrato che non risposi  ed improvvisamente ,quando immersi le braccia in un’alta siepe del lato destro, sentii le mie mani tastare il vuoto. Avevo trovato quello che cercavo, quell’ammasso di foglie nascondeva un altro sentiero.

-Eccolo! Eldilif,l’ho trovato, presto trasformati!-le urlai

-Trasformarmi! E perché mai!?- Domandò lei

-Dobbiamo eliminare questa siepe, è troppo grande per essere estirpata e anche se sinceramente mi duole, sarà necessario darle fuoco.-

-Fuoco!-

-Si fuoco, perché ti stupisci tanto adesso!?-chiesi confuso della reazione

-Ma io non ho detto nulla, Kornelius- Si giustificò Eldilif

-Cosa!?Andiamo non è il momento di scherzare, avanti inceneriscila- ordinai stufo

-NO!-

-Eldil..-Mi interruppi, ripensandoci  era vero,Eldilif aveva la bocca serrata non poteva essere stata lei.

-Ti prego non farlo!-

Mi voltai di scatto e capii tutto: era la siepe! La siepe ci stava implorando di non ucciderla.

-Perdonaci, ma noi..- dissi provando a giustificarmi

-Se volevate passare bastava chiederlo!Che modi!Ecco, andatevene,non posso  sopportare questa mancanza di finezza - rispose offesa la siepe, creando un varco per lasciarci passare.

-Però che caratterino!- dissi ad Eldilif  quasi sussurrando.

Una volta attraversata quella marmaglia di foglie trovammo un altro sentiero, l’ultimo che avrei attraversato prima del mio risveglio.
-Andiamo Eldi-

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Capitolo 11
*** Ti basterà pensarlo ***



~~Ad un passo dal mio risveglio , io ed Eldi percorremmo quella stradina correndo, abbandonandoci  completamente alla nostra spensierata curiosità. Man mano che avanzavamo il viale ,inizialmente circondato da flora, stava mutando. Il lato destro del sentiero divenne il bordo di un enorme precipizio tempestato di correnti d’ogni intensità, venti forti e deboli  si rincorrevano fondendosi nei loro urli sussurrati.
Dal lato opposto invece il ciglio di quella stradina si trasformò in un’infinita sponda,sfiorata dalle imponenti onde di una gigantesca distesa d’acqua cristallina priva d’orizzonte.

Davanti a quello scenario bizzarro rallentammo il passo,le onde ed i turbini  ostruivano la nostra visuale ma curiosamente mi accorsi che al nostro passaggio l’impeto di quei due elementi cessò,i venti si ammutolirono ed il mare in tempesta divenne un’immobile lastra d’acqua ,permettendoci di raggiungere la fine del sentiero, per poi interrompere la loro “apnea” e ridestarsi.

Una volta superato il viale, ci ritrovammo davanti un prato con delle aiuole sparse qua e la ed una piccola sorgente naturale che ,con i suoi zampilli, alimentava i vari fiori presenti. Dato che eravamo assetati ci avvicinammo a quella specie di fontanella per bere e rinfrescarci un po’ e proprio mentre diedi l’ultima bevuta mi accorsi con stupore di una cosa: Tra gli infiniti zampilli d’acqua che fuoriuscivano dalla sorgente notai la presenza di curiose sfumature arcobaleno,che mi diedero da ragionare:
Sapevo perfettamente che  per realizzare un fenomeno simile l’acqua non avrebbe mai potuto agire da sola, senza dubbio si doveva essere servita di un altro elemento,l’unico in grado di  donare colore tramite un semplice riflesso: la luce del Sole.

Con mossa fulminea puntai lo sguardo verso l’alto  e finalmente vidi l’astro del giorno brillare sopra di noi.

-Eldilif  guarda! Certo che è una cosa abbastanza strana,oserei dire paradossale, Morfeo dovrebbe detestare quest’astro-

Misi una mano sulla fronte per  evitare di accecarmi, la stessa mano che in quel momento richiamò la mia attenzione con il suo ,ormai noto, “irritante” fastidio. Abbassai lo sguardo e lessi l’ultima incisione, situata al centro del quinto labirinto, il più grande.

-“Punto di Risveglio”-

Non feci in tempo a dire altro che una gigantesca ombra ci avvolse. Alzai nuovamente il capo al cielo e sospeso sulle nostre teste vi era un maestoso palazzo, interamente circondato da soffici nubi, quello che vidi diverse volte nei miei sogni. Senza dubbio doveva trattarsi della dimora di Morfeo.
Era costituito da quattro giganteschi archi bianchi avorio a tutto sesto, uno per ogni lato dell’edificio con un’enorme cupola centrale interamente di opale, che tramite le sue infinite sfumature ,donava un fascino mistico al palazzo. Come  avevo già costatato nei miei sogni, non vi era nessuna entrata,non una fessura, ed i quattro archi erano completamente murati.

-Mi chiedo come sia possibile entrare in un edificio privo d’ingresso, è una cosa assurda!-

-Prima di questo, dovresti chiederti come faremo ad arrivare lassù.- disse Eldilif ricordandomi che il palazzo era a circa cinquanta metri d’altezza dal suolo.

-Beh direi che per te il problema non si pone-

-Si, ma anche se riuscissi ad arrivare fin lì, tu resteresti comunque a terra. A meno che..-

-A meno che?-

-A meno che io non diventi abbastanza grande da poterti trasportare.-disse Eldi attirando la mia curiosità.

-Che vuoi dire?-

-Sei tu che decidi Kornelius.Io sono frutto solo di una parte del tuo inconscio, la parte generatrice, quella che Morfeo non può controllare. Ti basterà un semplice desiderio ed io assumerò altri aspetti. Se sono ancora qui lo devo a te, avresti potuto cancellarmi dalla tua mente in qualsiasi momento, anche solo pensandolo, ma non l’hai fatto. Tu mi permetti di esistere nonostante io non esista.-

-Eldilif..- Dopo quel discorso avevo compreso quanto tenessi ad Eldilif e quanto desideravo non svegliarmi tanto presto.

-Avanti Kornelius.-disse, incitandomi a trasformarla ,così iniziai a pensare finché non trovai la giusta combinazione:

-Ehi Eldi, ti piacciono i grifoni?- disse sorridendo.

-Solo se rinascono dalle ceneri!- rispose Eldi 

-Perfetto,allora preparati-

Tramite il mio pensiero la figura di Eldilif stava mutando, da piccolo felino si trasformò in un gigantesco grifone scarlatto dalle ali incandescenti.

-Direi  che cosa possa andare. Sei una dolcissima femmina di “Rovento”- dissi soddisfatto

-Rovento!? Mi piace!- disse divertita Eldilif, poi continuò:

-Coraggio, Morfeo ci sta aspettando- disse invitandomi a salirle in groppa.

Senza pensarci due volta montai su e ci alzammo in un volo di scintille, raggiungendo quel palazzo sospeso.
Appena atterrati, feci riacquistare ad Eldilif le sue sembianze originali, avevamo deciso di usare la mutazione  “ Rovento” solo in caso di necessità. Eravamo giunti davanti all’ingresso inesistente del palazzo, per sicurezza cominciai a tastare le mura in cerca di un probabile passaggio segreto,dopotutto tutti i palazzi e castelli ne avevano uno.

-Non credo che serva a qualcosa, ma almeno qui non correremo il rischio di incontrare una siepe.- disse divertita Eldi.

Sorridendo per il commento di Eldilif, continuai a toccare quei mattoni bianco avorio, poi iniziai a tirare pugni , spallate, calci ma niente. Con le braccia doloranti mi adagia a terra guardandomi le nocche livide per i colpi. Ad un certo punto riflettei su ciò che prima mi aveva detto Eldilif, questo era il mio sogno, quindi anche se parzialmente, potevo gestirlo a mio piacimento. Certo  forse non potevo mutare il palazzo, essendo proprietà di Morfeo, ma potevo comunque fare qualcosa.

Mi alzi e mi avvicinai all’arco centrale,tesi le mie mani verso di esso senza sfiorarlo, chiusi gli occhi ed iniziai a formulare:

“-Non sono mattoni ma nuvole, non sono mattoni ma nuvole. Non mattoni, Nuvole!”-

Appena le mie dita toccarono l’arco, avvertii una dolce morbidezza, riaprii gli occhi e vidi che la parete dell’arco si era dissolta sottoforma di piccole nubi.

-Eldi, ce l’ho fatta! Su vieni.- dissi alla felince che subito mi seguì.

Entrammo senza esitazione. Non sapevo ciò che sarebbe successo ma ero consapevole che non sarebbe stata una visita qualunque,insomma non s’incontra tutti i giorni il Sovrano dei sogni.

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Capitolo 12
*** Identici come il Giorno e la Notte ***



~~Avevamo appena oltrepassato l’ingresso del palazzo ritrovandoci in un ampio salone , così silenzioso, da poter udire l’eco dei propri pensieri. Incastonato nella parete davanti a noi vi era una gigantesco orologio dorato,  mi accorsi che nel suo quadrante l’ordine delle ore era inverso rispetto al normale. I numeri andavano dalle dodici verso l’una ed in più non vi erano semplicemente tre lancette bensì ventiquattro.
Sicuramente quel marchingegno doveva aver un compito preciso che ,mio malgrado, non riuscivo ancora a capire.

Iniziammo a percorrere quell’immenso spazio, un passo dopo l’altro. Mentre avanzavamo  un bottone del mio gilet, che doveva essersi allentato durante il viaggio, cadde sul pavimento e quando mi abbassai per  raccoglierlo , feci una scoperta che mi stupì non poco:

Tracciati sul pavimento del palazzo vi erano i medesimi circhi incisi nella mia mano, solo di una grandezza di gran lunga maggiore. La mappa dei cinque labirinti era letteralmente sotto i miei piedi e guardando meglio notai un dettaglio che mi era sfuggito: alcune curve e  rette presenti nel disegno assumevano la forma di una M, la firma di Morfeo, non vi era dubbio.

Quel posto era deserto, non s’udiva nulla, poi improvvisante avvertii dentro di me un qualcosa e continuando ad  osservare il disegno , il mio istinto mi spinse ad agire in un determinato modo: spontaneamente mi recai nella circonferenza del primo labirinto, “il Bosco del Respiro”dove tutto iniziò, per poi proseguire superando tutti gl’altri fino ad a raggiungere la circonferenza centrale. Appena giunti nell’ultimo cerchio ,i cinque labirinti s’illuminarono inaspettatamente, costringendomi ad accasciarmi a terra e quasi accecandomi. Il bagliore durò per pochi secondi e quando le immagini si fecero più nitide,una misteriosa figura mi stava osservando dall’alto verso il basso.

Il corpo avvolto in una veste di velluto color zaffiro, capelli bianchi come la neve con diverse sfumature di indaco e cobalto, raggruppati in una lunga treccia all’altezza della vita. I suoi occhi cerulei erano tempestai di schegge di diamante,talmente brillanti da rendere il suo sguardo cangiante. Tutto ciò che stava accadendo non aveva pari ma, guardando meglio quell’uomo, soprattutto una cosa mi fece restare a bocca aperta : eravamo quasi identici!
Nonostante i miei capelli corvini ed il verde dei miei occhi, i nostri connotati  erano perfettamente uguali,stesso taglio degl’occhi, stesse labbra, stesso naso, stessa fisionomia, dimostavamo anche la medesia età.Sembravamo fratelli.

-Kornelius, finalmente.- disse tendendomi la mano aiutandomi a rialzarmi.
Appena proferì parola, mi resi conto che la sua voce non mi era per niente  estranea, tutt’altro, l’avevo udita dentro di me ogni volta che io ed Eldilif  eravamo in difficoltà. Mi ha guidato ed in un certo senso protetto durante questo mio viaggio,difendendomi dal mio stesso sogno. Non avrei mai creduto che il proprietario di quella voce fosse..

-Morfeo..-dissi guardandolo negl’occhi,ricevendo in cambio un cenno di conferma.

-Posso immaginare che ti senta abbastanza spaesato e sicuramente ti starai chiedendo il perché della nostra impressionante somiglianza, vero?-

Mi chiese, descrivendo perfettamente  ciò che mi passava nella testa in quel momento. Io annuii e Morfeo continuò:

-Questo posto oltre ad essere il mio regno è prima di tutto frutto della tua immaginazione. Ciò significa che senza di te io non potrei esistere. Il tuo inconscio mi ha donato l’aspetto di “colui” che tu conosci alla perfezione: te stesso. Il mio corpo muta a seconda di chi sogna, adesso tu mi vedi sotto queste sembianze ma se mi trovassi nell’inconscio di qualcun’ altro  il mio volto non avrebbe niente a che fare con il tuo. La maggior parte degli umani sono convinti che sia io ad avere il controllo totale, ma è il sognatore che comanda e non il suo sogno.-

Quel suo discorso mi fece “aprire” gli occhi, ma una cosa ancora non mi era molto chiara. Non riuscivo a comprendere perché il Sole si trovasse lì. A quanto avevo intuito, Morfeo non doveva odiarlo così tanto, ma allora perché ha fatto ciò che ha fatto alla “madre” di Silfur? Dovevo assolutamente metterlo in chiaro.
Così , dopo essermi schiarito la voce domandai:

-Che cosa ci fa quest’astro qui? Dovreste odiarlo-

-Ti prego dammi del “tu”.- disse sorridendo , poi continuò- Immagino avrai fatto una chiacchierata con Silfur, non è così?-

-Mi ha detto che l’hai privato di sua madre senza alcuna pietà, soltanto perché non tolleravi che la Luna avesse un’ analogia con il Sole.- affermai freddo.

Il volto di Morfeo si fece  immediatamente serio

-Non fu una mia iniziativa, è stata proprio Lei a chiedermelo.-

-Che cosa?!-

Morfeo cominciò a camminare su e giù per il salone, raccontando come andarono le cose:

-Prima che Silfur venisse generato, il Sole e la Luna condividevano il medesimo spazio avvolgendo ogni labirinto, ma con la nascita di quel gigante, avvenuta in una notte priva di stelle, le cose dovettero cambiare.
Tutti sapevamo che a breve ci sarebbe stata un’Eclissi Incandescente”. Si tratta di un particolare fenomeno non molto frequente  che aveva luogo soltanto quando un sogno ed un incubo, provenienti da qualsiasi inconscio e generati entrambi   da una stessa persona, si fondevano, proprio come si sarebbero uniti il giorno e la notte.

Il Sole avrebbe avuto assoluto controllo sulla sua compagna soffocandola per tre secondi esatti.
Se Silfur fosse stato sfiorato anche solo per un istante dall’astro del giorno  il suo corpo, non  essendo abituato ad un calore differente a quello lunare,non avrebbe potuto mai resistere ed il Sole lo avrebbe ucciso in un batter d’occhio.
Per questo la Luna ha chiesto il mio intervento, voleva che la privassi del suo opposto.

Lacerandola a metà ho fatto in modo che il Sole l’abbandonasse definitivamente, confinandolo in questo luogo.
La Luna si è sacrificata solo per salvare suo figlio. E anche se Silfur, non avendo mai saputo la verità, mi vede come un nemico, be non posso certo biasimarlo. Credimi sarei molto più felice se continuasse ad odiarmi perché , anche se per una buona causa, ho ancora dei profondi rimorsi per quello che gli ho fatto.-

Vidi una lacrima rigare il volto del Sovrano dei sogni, che una volta ricomposto continuò dicendo:

-Dopo quel tragico evento l’Eclisse Incandescente cessò per sempre d’ esistere-

 Dopo quella frase dentro di me stava nascendo un dubbio terribile. Mi avvicinai a lui e ,quasi balbettando, chiesi :

-E chi..la generò per l’ultima volta?-

Morfeo si volse verso di me e con voce decisa  mi confermò ciò che temevo:

-Tu,Kornelius.-

Sentii il sangue congelarsi nelle vene. Un profondo senso di colpa mi avvolse per qualche istante, riflettendoci era come se fossi stato io a lacerare la “madre”di Silfur. So che era inevitabile ma ciò che mi faceva star male era sapere di essere la causa di quella triste separazione. Purtroppo o per fortuna i sogni non possono essere controllati fino in fondo, in certi casi sono loro a decidere quando nascere dal mio inconscio per poi raggiungere l’universo della mia mente, arrivando alcune volte , come nel mio caso,al momento sbagliato.
Anche se faceva male,non potevo lasciarmi abbattere e soprattutto non da me stesso. Forse mi sarei risvegliato o forse no ,ma ciò che dovevo fare in quel momento era continuare ad ascoltare  il mio sogno

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Capitolo 13
*** Il dolce inizio della fine di un sogno ***



~~So che sembrerà assurdo, ma sognare è come prendersi cura di un bambino, richiede molte responsabilità.
Tenere a bada un marmocchio di quattro anni circa e riuscire a  controllare ciò che la mente partorisce non  sono affatto cose da poco. Dov’è la differenza?  Un bimbo può  imparare a capire i suoi limiti, la psiche non ha limiti. Tutto ciò che mi stava accadendo mi fece riflettere su quanto mi sbagliavo nel giudicare i  frutti del mio inconscio solo come semplici ed affascinanti illusioni,erano molto di più,erano dei frammenti di me stesso che andavano a completare un puzzle infinito.

Più analizzavo pezzo per pezzo il mio sogno più riuscivo a  comprenderlo.
Mentre Morfeo passeggiava assorto per il salone, il mio sguardo fu catturato nuovamente da quel gigantesco orologio a ventiquattro lancette, libere di girare in ogni senso, ad una velocità impressionante,generando un infinito ticchettio , il mio orologio da taschino non era che una scheggia in confronto. Così incuriosito, indicando quell’aggeggio, domandai:

-Che cos’è quello? O meglio, so cos’è ma come mai è così..strano?-

La mia ingenuità fece sorridere Morfeo  che, avvicinandosi all’orologio ,iniziò a spiegarmi.

- E’ un Onirocrono. Calcola ed Immagazzina ogni pensiero onirico. Le lancette sono i suoi polmoni, ventiquattro in totale, come le ore racchiuse in un giorno , dodici girano in senso orario rappresentando i sogni mentre altre dodici ruotano in quello antiorario rappresentando gli incubi. Saranno destinate a ruotare finché i sogni, ossia ciò che alimenta il meccanismo di questo congegno, non cesseranno di esistere.-

Una spiegazione a dir poco affascinante ma che fece nascere una curiosità.

-E che cosa succederebbe se si fermasse?-

Il ragazzo dallo sguardo di diamante si girò di scatto verso di me ed inasprito rispose:

-Allora questo mondo e tutti gli altri luoghi  partoriti da una mente onirica svaniranno per sempre e gli umani dormiranno eterne notti “vuote” dimenticandosi dell’esistenza di ciò che non esiste.-

Ciò che stavo udendo mi spaventò. Non poteva accadere sul serio! Sarebbe bastato che una sola lancetta smettesse di ruotare e tutto si sarebbe dissolto nel nulla, lasciando il mondo privo di illusioni. No, non avrei mai potuto vivere in un mondo dove i sogni sarebbero stati prigionieri della realtà!

-Manterrò in vita il mio lato onirico, per sempre. Lo prometto. Anche se dovessi restare l’unico in grado di sognare sulla faccia della terra, eviterò che la fiamma dell’illusione si spenga.-

Morfeo si avvicinò a me posandomi una mano sulla spalla, sul suo volto era nato un sorriso incoraggiante. Nonostante non ci fossimo mai “visti”  avvertivo un forte legame fra noi, quasi simile a quello presente tra fratelli. Sapevo che potevo  fidarmi cecamente di lui. Continuando a guardarci il giovane disse:

-Bene, direi che è ora di “svegliarsi”, non credi?-

 Come reazione a quella frase mi voltai verso Eldilif  che si trovava a qualche metro da me. Senza che proferissi parola,la felince mi raggiunse ed io mi abbassai  verso di lei con gli occhi lucidi.

-E’ ora Kornelius- disse  guardandomi negli occhi

-Eldi io..-  cercavo di nascondere il mio stato d’animo ma le mie lacrime ormai mi avevano già smascherato e tra i vari singhiozzi continuai:

-…mi mancherai Eldi, non sai quanto.-

Anche Eldilif era amareggiata di fronte a quella situazione. Con dolcezza le accarezzai la testa per poi essere ricambiato da uno strisciamento del suo muso contro la mia mano.

- Anche tu. Ma te l’ho detto, potrai rivedermi quando vuoi,sta tranquillo. Ti basterà chiudere gli occhi.-

-Non sarà la stessa cosa…non immagini adesso, quanta paura ho di riaprire gli occhi e non vederti -

-Io ci sarò sempre Kornelius,ovunque tu vada-

-Vieni con me, potrei portarti a casa mia , dormirai su un letto soffice e sono sicuro che se non spiegherai le ali nessuno noterà stranezze ,e po-

-Kornelius- m’interruppe Eldilif- Non posso, devo restare qui. Io sono solo frutto della tua immaginazione e mi è impossibile evadere da essa. Vorrei tanto seguirti ma il mio posto è qui, dentro di te.-

Le lacrime non mi lasciavano in pace e con una stretta al cuore abbracciai forte quella piccolina

-Addio Eldi..-

-No, Kornelius. Arrivederci.-

A distogliermi da quell’abbraccio fu la voce di Morfeo.

-Kornelius.-

Prima di andare ,presi  il mio foulard azzurro lo annodai al collo di Eldilif  a mo di collare .

-Io non ti dimenticherò se tu non mi dimenticherai – dissi in lacrime , dopodiché mi diressi verso Morfeo

-Sei pronto?-mi disse

Mi voltai per l’ultima volta verso Eldi, che ammiccò l’occhio, le sorrisi e mi girai nuovamente verso Morfeo, assentendo alla sua domanda.
Il ragazzo tese le mani verso di me, invitandomi a stringergliele. Dopodiché chiuse gli occhi improvvisamente si alzò un forte vento, il palazzo venne avvolto da un potente bagliore, che mi costrinse a serrare le palpebre .Mi sentivo rilassato ,privo di preoccupazioni mentre nella mia testa erano proiettate immagini ,relative ad ogni labirinto attraversato. Avvertivo che ero prossimo al risveglio e prima di abbandonare quel mondo l’ultima cosa che riuscii fu solo un forte bruciore alla mano destra.

Aprii gli occhi, e questa volta non era un modo di dire. L’aria era fresca e la luce non molto forte,sembrava essere tardo pomeriggio ed ero adagiato sul prato che affacciava sul fiordo, il  medesimo posto dove mi ero addormentato. Dato che c’era ancora luce dedussi che avevo dormito  solo per  qualche ora, ormai sapevo che in quei labirinti il tempo scorreva diversamente, me l’aveva detto Eldilif.

Già,Eldilif.Come era strano non trovarla lì in quel momento. Dovevo ancora rendermi conto in quale dei duo mondi mi trovavo. Mi stiracchiai  e sfiorandomi l’orecchio sinistro mi resi conto con gran stupore che il mio orecchino era sparito, come era sparito il  bottone del mio gilet. Erano oggetti che avevo smarrito  nel mio sogno...non poteva essere… come era possibile!?

Non riuscii a ragionare che improvvisamente si alzò un forte vento da una breve durata quasi innaturale , mi coprii gli occhi per proteggermi. Appena tutto si calmò , ai miei piedi ritrovai il mio foulard azzurro,quello che avevo regalato ad Eldilif nel mio sogno e che si trovava nuovamente nel mondo reale. Feci per raccoglierlo e quando la mia mano stava per afferrarlo , un’altra si posò sulla mia, una mano femminile. Alzai il capo ed il mio sguardo si incrociò con degli occhi color zaffiro, appartenenti ad una meravigliosa ragazza con lunghi capelli ramati , che mi sorrise dolcemente .Mi faceva uno strano effetto, sentivo che potevo fidarmi.

Ero rimasto incantato e anche fermo come uno stoccafisso quindi  per non far brutta figura raccolsi un fiorellino dal prato e glielo porsi dicendo:

- Ti …ti  piacciono i fiori?-

E come risposta ricevetti:

-Solo se risorgono dalle ceneri-

Non poteva essere. Sentivo il cuore battermi all’impazzata,e le miei lebbra erano quasi incollate ma riuscii comunque a parlare:

-Eldi!?-

La ragazza mi fece cenno di conferma e senza pensarci l’abbracciai con gioia facendola cadere sul prato.

-Eldilif sei tu!? Sei davvero tu!?-

-Si ,si .. ma adesso fammi respirare ahaha-

-Ma come può essere , credevo che agli elementi dei sogni fosse proibito accedere al mondo reale-

-E’ stato merito tuo Kornelius-

-Merito mio?-

-Quando hai promesso di mantener i sogni in vita a qualunque costo, dimostrando di amare un mondo diverso dalla realtà sei diventato automaticamente un membro del mondo onirico. Il tuo giuramento  ti ha permesso di assumere il controllo totale  del regno , donando a me la possibilità di starti accanto in entrambi gli universi. Morfeo ha voluto nominare te quale  custode dei cinque labirinti .-

- I cinque labirinti..- udendo quella frase mi ricordai della cicatrice nella mia mano destra, aprii il palmo eed era ancora lì!

-E’ la chiave per mondo onirico, tramite quel marchio potremo andare a far visita ai tuoi sogni ogni volta che vorrai. Però devo dire che il nostro viaggio ha avuto un lieto fine- disse Eldilif

Con una sola mossa spinsi Eldilif fra le miei braccia e guardandola negli occhi e le dissi:

-Fine?..Direi che questo è un inizio-

Le nostre labbra si unirono in un intenso bacio, a cui ne seguirono molti altri. La mia vita ora era completa, non sarei diventato avvocato e sembrava che ai miei genitori Eldilif piacesse, be anche se non l’avessero accettata io l’avrei sposata ugualmente,non per niente adesso siamo in attesa del nostro primo figlio e avrei già delle idee sul nome ma Eldi dice che di Morfeo c’e ne uno solo ,comunque  non potrei essere più felice.  Ah, ricordate quando ho chiesto se vi era  mai capitato di perdervi in un sogno? Be semmai vi succederà non cercate mai varchi nei boschi, potreste incontrare una siepe!

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