Human Again

di rora02L
(/viewuser.php?uid=259288)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Human Again.

https://www.youtube.com/watch?v=1gzxotcQ5Nk

Capitolo 1


Image and video hosting by TinyPic



Prendi questi anni
lacrime ed affanni
e gettali via
Verrà ... il giorno, lo so
che un umano sarò
la ragazza ci libererà
quando umano uscirò
il sorriso riavrò
e la gioia da noi tornerà
qualche gioco e poi
in vacanza se vuoi
e speriamo che sia così
se il destino vorrà un amore verrà
perché anch'io un umano sarò

Prendo un gran respiro, guardando quella bara dove è stata la mia amata per tutti questi anni, addormentata per via di un maleficio. Ironico, sembra l’inizio di una fiaba, dove il principe, grazie ad un suo bacio, sveglierà la dolce principessa. Solo tutto in versione vampiresca, ovviamente.
Guardo Stefan accanto a me ed il suo sguardo fiducioso e sereno mi dà forza. Perché entrambi abbiamo paura dei grandi cambiamenti e di rimanere soli. Tra poco mi riunirò alla mia anima gemella. Berrò il suo sangue. E sarò nuovamente un essere umano. Niente più super poteri, abilità nel soggiogare le persone né vita eterna. Quando sarò umano di nuovo, gli anni segneranno il mio volto ed il mio corpo. Quando sarò umano di nuovo, Elena ed io potremo avere una vita tranquilla e abbastanza normale. Dico abbastanza perché, diciamocelo… sono Damon Salvatore, sono fantastico e la mia vita, anche da essere umano, sarà ugualmente grandiosa. Perché potrò stare con l’amore della mia vita.
Oh Elena, non sai cosa ti aspetta: appena ti svegli, voglio fare un po’ di ginnastica da letto con te in stile vampiro, per l’ultima volta. Ti stravolgerò, piccola. Poi, quando sarò umano anche io, voglio una caterva di figli da te.
Sorrido al pensiero e mi preparo a scoperchiare la bara con mio fratello. Mettiamo entrambi le mani sul legno lucido e ci guardiamo negli occhi. “Pronto?” mi chiede Stefan, con un po’ di preoccupazione.
Faccio il mio usuale sorriso sghembo e ribatto sfrontato: “Sono sessant’anni che aspetto di rivederla, Stefan. Non perdiamo altro tempo.”
Lui ridacchia, commentando che sono sempre il solito impaziente. Apriamo la bara. Eccola là, la mia principessa dormiente. Bonnie è nel suo letto d’ospedale, sta per morire. Direi che ha avuto una vita piena. Sta salutando i suoi pronipoti, nipoti e figli.
Il momento sta per arrivare. Elena spalanca gli occhi e prende un respiro affannato, come se fosse stata sul punto d’annegare. Provo una felicità immensa nel rivederla viva. Sorrido come non facevo da anni. Lei si volta a guardare me e Stefan e la prima cosa che chiede è cosa è successo a Bonnie.
Le spieghiamo la situazione e lei allora sorride, commentando: “Non le avete proprio fatto passare una vita tranquilla, voi due…”
Io alzo le mani ed esclamo con finto sdegno: “Ehi, non è stata solo colpa nostra… sai quanti nemici abbiamo dovuto affrontare, mentre tu facevi la bella addormentata?”
Elena sorride, sbattendo le sue lunghe e scure sopracciglia. Amo il suo sorriso. Amo lei. La prendo per mano, aiutandola a uscire dalla bara: “Bentornata nel mondo degli svegli, mia principessa.”
Le do un dolce bacio a stampo e la stringo tra le mie braccia, baciandole gli scuri capelli. Stefan sorride, sentendosi però il terzo incomodo. Gli sorrido sbarazzino e con un gesto della mano lo invito ad unirsi a noi: “Coraggio, fratello… un bel abbraccio di gruppo!”
Stringiamo entrambi la nostra Elena, sentendoci molto felici per il suo ritorno. So che Bonnie e Jeremy, Alarich e Matt vorrebbero essere qua a vederla di nuovo ridere, respirare e vivere.
Mi sembra un miracolo.

Danzerò qui con te, piroette e casquè
e la testa che gira, ahimè
se un umano sarò
anche un valzer farò
sempre al ritmo del vecchio "io e te"

Elena entra quasi in punta di piedi dentro la nostra casa. Già, la nostra casa, quella che ho preparato negli ultimi dieci anni, su consiglio della streghetta e di miss controllo. Sono molto orgoglioso di com’è venuta e vedo la mia ragazza guardare incuriosita nel soggiorno, dove ho messo alcune delle nostre foto trovate in alcuni scatoloni dimenticati. Ma non solo: ci sono anche le bambine di Alarich, i figli di Bonnie, Stefan e Caroline al loro matrimonio… e Jeremy da grande. So che Elena avrebbe tanto voluto vedere suo fratello crescere, diventando un forte e giovane uomo. Ometterò ovviamente il fatto che sia anche un cacciatore di vampiri… teniamolo segreto, oggi è giorno di festeggiamenti e di lutto, meglio non mettere troppa carne sul fuoco.
Elena si siede sul candido divano, davanti al caminetto, che riscalda la stanza in pieno inverno. Mi rendo conto solo allora che lei indossa un vestito nero che però non è propriamente invernale, allora mi chino su di lei e le domando se ha bisogno per caso di un cambio più pesante. Lei annuisce e aggiunge: “Damon… vorrei non essermi persa tutto questo.”
Io le sorrido incoraggiante, non voglio vedere la mia ragazza triste, dopo tanto tempo in cui ho aspettato il suo ritorno: “Appena torno col cambio, ti aggiorno.”
Le faccio un occhiolino e la vedo sorridere. Allora salgo le scale e vado nella nostra camera da letto, dove Caroline ha riempito mezzo armadio con vestiti per la sua amica ritornata dal pisolino durato sessant’anni.
Trovo allora un paio di jeans strappati sul ginocchio ed un maglioncino verde smeraldo, direi che possono andar bene per la temperatura di fine Ottobre. Scendo da lei e le do il cambio. Elena mi ringrazia e corre in bagno a cambiarsi e a farsi una calda doccia. Ma prima di farle varcare la soglia del bagno, la prendo per i fianchi da dietro, tirandola dolcemente verso di me. La sento ridere: “Damon, dai! Sono stata a dormire per sessant’anni, lascia che vada a farmi una doccia.”
Io ridacchio, sentendo il profumo del suo collo e appoggiando il mente sulle sue spalle: “Non ho alcuna intenzione di impedirtelo, Elena. Solo… ho pensato che la doccia è abbastanza grande per entrambi. E non penso sarebbe appropriato fare l’amore con te sporco di sudore, anche se so di essere sexy ugualmente.”
Faccio il mio solito sorriso sornione e lei ride, dimenandosi per andare sola alla doccia: “Sono convinta che Caroline e Bonnie abbiano pensato di farti mettere un secondo bagno. Quindi potresti andare a lavarti là, che ne dici?”
Ribatto subito: “Solo se i vestiti li mettiamo dopo.”
Elena mi guarda rimproverandomi per la mia sfacciataggine, ma poi sorride ed esclama: “Vedremo…”
Non sono mai stato così felice in vita mia. Corro sotto la doccia per finire prima di Elena: ho una sorpresa ancora più bella in serbo per lei. Finisco di lavarmi in tempo e, usando il mio super udito da vampiro cattivo, sento che la mia ragazza è ancora sotto la doccia: ottimo. Mi metto un paio di pantaloni scuri ed una camicia blu scuro e scendo in picchiata verso il soggiorno, diretto all’impianto stereo. Seleziono la canzone che avevo in mente, pronto a farla scattare non appena Elena entrerà nella stanza. Vado allora in cucina e tiro fuori gli ingredienti per la parmigiana. Ricordo ancora le urla isteriche della biondina mentre cercavo di prepararla sotto le sue istruzioni e le risatine di BonBon, seduta a tavola a guardare lo show. Era stata una tortura, ma almeno ho imparato a cucinare ed io ed Elena non moriremo di fame da umani. Già, umani… tra poco sarò nuovamente umano.
“Damon?” Elena mi chiama ed ho giusto il tempo per mettere nel forno la teglia e correre da lei a velocità vampiresca. Le sorrido sornione: “Sei bellissima anche così…- le accarezzo una guancia con la mano, sentendo il sangue scorrerle nelle vene- ho aspettato tanto per vederti. Quasi non mi sembra vero.”
La guardo dritto negli occhi, finché lei non arrossisce per le mie parole ed abbassa lo sguardo, imbarazzata e contenta. Allungo una mano e faccio partire la musica, un lento caldo e avvolgente. Le porgo la mano in modo teatrale e lei accenna un inchino da damigella, per poi ridacchiare e darmi la mano. Adoro sentirne il calore e la morbidezza. Ne bacio il dorso d’istinto, sentendomi così grato per il suo ritorno. Le cingo allora la vita e la avvicino a me, finché non appoggia il viso sulla mia spalla ed io immergo il mio tra i suoi lunghi capelli setosi. Le sussurro: “Ti amo.”
Lei allora alza il volto e accarezza il mio, vedo il luccichio dei suoi occhi annacquarsi mentre mi risponde: “Ti amo anche io, Damon.”
Adoro sentirle dire il mio nome e la bacio teneramente, riprendendo a danzare finché la canzone non finisce.

Verrà il giorno, lo so
che un umano sarò
ed il mondo avrà un significato

“Abbiamo un sacco di cose da raccontarci, bella addormentata- esclamo, facendola sedere a tavola- ad esempio… sapevi che Caroline ha partorito le gemelle di Ric? Ah no… stavi dormendo durante il film, scusa.”
Ridacchio e la butto sul comico per non far pesare ad Elena tutti gli anni che si è persa, facendo la principessa vittima del sonno. Non so se assomiglia di più alla bella addormentata o a Biancaneve… sicuramente nessuna delle sue era bella come lei. Metto a tavola del vino rosso e sforno teatralmente la teglia contenente gli sforzi dei miei anni ai fornelli. Elena sgrana gli occhi, guardando sorpresa la parmigiana fumante. Sorrido compiaciuto, dato che era l’effetto desiderato e sogghigno fiero: “Non te lo aspettavi, eh? Qualcuno doveva pur pensarci e sinceramente ho provato i surgelati, ma mi fanno davvero schifo, come fate voi umani a mangiare delle schifezze simili? Nemmeno il sangue di scoiattolo è così vomitevole.”
Lei mi fa il verso, prendendomi in giro: “Guarda che tra poco sarai un umano dagli schifosi gusti anche tu.”
Prende un pezzo di melanzana e lo mangia compiaciuta. Sorrido e, prendendo il mio bicchiere di rosso, rispondo: “Non credo proprio. Io sarò un umano dai gusti eccelsi.”
Finiamo la cena dopo il mio brillante racconto degli ultimi anni, con tutti i problemi, gli amori incasinati ed i dolori che io ed i nostri amici abbiamo passato in sua assenza. Ci sono stati anche momenti felici, ma venivano sempre ed irrimediabilmente risucchiati da quelli bui. Elena mi ascolta attenta, ogni tanto fa una risatina, ma per la maggior parte del tempo il suo viso è teso per la preoccupazione e la tristezza: ne abbiamo passate tante mentre lei dormiva. Conosco bene la mia ragazza ed è triste perché non è potuta essere accanto a noi nei momenti di difficoltà. Non ha potuto impedirmi di essiccarmi accanto a lei per tre anni, non ha potuto aiutare Bonnie né Caroline e nemmeno Stefan. Non ha potuto vedere le gemelle crescere e non ha potuto consolare Matt per la sua perdita. Le lacrime scendono lentamente sul suo bel viso olivastro, facendomi interrompere il racconto.
Allungo una mano e le asciugo le lacrime, sorridendole rassicurante: “Non devi essere triste, Elena. Non oggi. Non è stata colpa tua, lo sappiamo entrambi. E ce la siamo cavata, come hai visto. Voglio vederti felice, accanto a me. Per il resto della nostra vita da umani.”
Lei annuisce, cercando di allontanare la tristezza. Allora mi alzo ed estraggo la mia arma segreta dal cassetto della cucina dove tengo le posate. Mi avvicino a lei, che mi guarda dubbiosa, e mi inginocchio davanti alla donna che amo. Sento il cuore scoppiarmi nel petto e vedo la sua espressione sorpresa ed eccitata, posso sentire il suo battito accelerare rumorosamente. Prendo un bel respiro, sentendo anche un po’ d’ironia in quel momento: chi l’avrebbe detto che io, Damon Salvatore, il vampiro cattivone che è vissuto per più di 150 anni tra il sangue ed il male, avrebbe deciso di prendere moglie e lasciare la vita da immortale per prenderne una breve da umano? E tutto solo per una donna, una donna speciale ed unica: la mia amata Elena.
Apro il cofanetto nero, con dentro l’anello che avevo deciso per lei tre anni prima del suo risveglio. Il cerchietto è un intreccio di due anelli sottili, che si incrociano al centro, dove è stata incastonata una pietra blu scura, simile a quella del mio anello da vampiro. Elena spalanca la bocca e prima ancora che io riesca a parlare grida emozionata, tra le lacrime di commozione: “Sì!”
Mi getta le braccia al collo ed io rimango imbambolato, avevo preparato un discorso fantastico per quella proposta, mi sento un po’ deluso per non averlo potuto dire. Ma che cavolo di importanza ha ormai?! La mia amata ha deciso che resterà con me per la nostra breve eternità. La stringo a me, baciandole le guancia e poi le labbra. Le infilo delicatamente l’anello al dito, notando che le sta alla perfezione ed è ancora più bello addosso a lei. Elena alza il capo, guardandomi dritto negli occhi: “Ne sei sicuro, Damon? So che tu… ami essere un vampiro. Sei certo di voler rinunciare a tutto per stare con me, da umano?”
Io sorrido sereno e rispondo, prendendole le mani nelle mie: “Ho avuto sessant’anni per decidere, ti pare che non ci abbia pensato? Ho pensato a te ogni stramaledettissimo giorno che ho passato senza poterti vedere, senza poter toccare il tuo viso, ascoltare la tua voce o baciare ogni singola parte di te. So di adorare il mio essere vampiro, insomma, sono uno splendido cattivone succhia sangue dallo charme irresistibile, no? – le faccio un occhiolino complice- Però amo di più te, Elena Gilbert. Tu mi rendi felice. Non lo farò per te, ma per me, come ho spesso fatto nella mia lunga vita. Questa non è una scelta altruista, se lo fosse ti direi di cercare un uomo migliore di me, ti meriti il meglio. Ma sai che non sono così, io sono egoista e voglio passare ogni attimo della mia vita con te.
Voglio invecchiare al tuo fianco, finché dovrò reggermi con un bastone e le giacche di pelle mi staranno da schifo, pur di averti al mio fianco. Voglio sentire i piagnistei dei nostri figli, pur di vedere il tuo viso sorridente mentre li terrai in braccio. Voglio pagare mutui, tasse e tutta quella stupida roba di burocrazia, se servirà ad averti al mio fianco. Non so se sarà davvero eterno o se il destino deciderà di giovarci un altro scherzetto come quello del pisolino di sessant’anni. Ma io credo in noi, Elena.
Io ti amo e voglio che tu sia mia moglie. Voglio essere un umano di nuovo, con te.”
Lei mi bacia di slancio ed incominciamo una lunga sessione di baci e carezze, finché non la porto con la mia velocità da vampiro dritto nella nostra camera da letto, dove ci aspetta uno splendido letto matrimoniale che attende solo di essere devastato dalla nostra ultima notte di sesso in cui io la stravolgerò con metodi vampireschi.
Poi dovrà subire il sesso tra umani, ma diciamocelo… sono Damon Salvatore, anche da umano sarò strepitoso a letto.




Angolo autrice (me):
Il link all'inizio del testo è quello della canzone da cui ho preso ispirazione.
Ripeto, questo è un finale immaginato da me... e spero vi piaccia, dato che non scrivo molto in questo fandom.
I capitoli saranno 3, quindi è una minilong.
Fatemi sapere che ne pensate, grazie per la lettura!
A presto,
La vostra Rora

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2.


Image and video hosting by TinyPic



Apro lentamente gli occhi, infastidito dalla luce del sole. La prima cosa che vedo è Elena accoccolata accanto a me, con il mio braccio a cingerle le spalle ed il suo capo appoggiato al mio petto. Le scosto alcune ciocche dal viso, stando attento a non svegliarla: è così bella quando dorme serena, soprattutto se so che tra poco si sveglierà e potrò vedere il suo splendido sorriso ed i suoi occhi luminosi e pieni di vita. Così decido di toglierla dalle braccia di Morfeo e riportarla nelle mie. Le do un bacio sulla fronte e sussurro: “Buon giorno, principessina. Basta coi pisolini… abbiamo miss Mistyc Folks che ci aspetta tra circa due ore e sai com’è quella biondina quando non è tutto perfetto: isterica e nevrotica, non so se te lo sei dimenticata in questi anni di nanna in una bara.”
Lei apre svogliatamente gli occhi e mi sorride, ancora intorpidita dal sonno: “Damon… è stato bellissimo…”
Gongolo orgoglioso ed inizio a vantarmi: “Sai che il sesso con me è sempre bellissimo, per non dire mozzafiato. Tranquilla, Biancaneve, anche da umano ti farò toccare il Paradiso con un dito.”
La prendo per il fianco e le do un bacio appassionato, per poi staccarmi ed esclamare: “Ora è il momento della colazione: sono in arrivo i miei famosi pancakes ai mirtilli!”
Scatto in piedi, lasciando Elena nella camera a vestirsi. Mi dirigo in cucina ed inizio a preparare la mia specialità, contento per la splendida nottata trascorsa col mio amore. Ed eccola che entra, stropicciandosi gli occhi. Ridacchio, pensando che sia davvero buffa e tenera allo stesso tempo. Lei mi chiede allora perché rido. “Scusa, ma sei… tenerissima mentre ti stropicci gli occhietti! – le scompiglio i capelli come si fa coi bambini, credo- cucciolina mia!”
Elena allora mi prende per il polso e ribatte: “Mi pareva che stanotte non mi avessi chiamato affatto così… hai usato termini… diversi.”
Uuh Elena che fa la dura e la provocante, mi piace. Sorrido con aria di sfida, voglio vedere se ha il coraggio di ripetere gli epiteti con cui l’ho chiamata mentre ci amavamo: “Mio batuffolino di gioia, potresti gentilmente ricordarmi – avvicino le mie labbra al suo collo e ci soffio sopra le ultime parole- come ti ho chiamata mentre ti facevo sentire quanto mi sei mancata?”
Elena diventa improvvisamente rossa come un peperone, così decido di deviare il discorso per farle capire che, come al solito, sono io il più stronzo: “Direi che è ora dei miei formidabili pancakes!”

“Stefan, ma stiamo organizzando un matrimonio o una parata per la festa dell’Indipendenza? Ora capisco perché gli umani fanno mutui!” esclamo, leggendo un’ultima volta il resoconto del costo del mio matrimonio, elaborato dalla wedding planner più insopportabile e perfezionista d’America: Caroline Forbes. Parli del diavolo… in quel momento entra lei, sbraitando come una ossessa, nonostante si trovi a casa Salvatore: “Damon, guarda che ti ho sentito! Non accetterò mai che Elena abbia un matrimonio non impeccabile, deve essere tutto perfetto e tu non manderai a monte i miei piani!”
Ammetto che farebbe meno paura con un paletto tra le mani. Alzo le braccia, in segno di resa: “Wow, calmati mia cara… o ti verranno le rughe. Lo sai che non ho intenzione di intromettermi nei preparativi per il matrimonio, dato che non ho la più pallida idea di come si faccia.”
Caroline allora esclama, quasi le si fosse accesa una lampadina: “Ah, giusto! Il giudice di pace vi aspetta a casa, quindi vedi di fare una buona impressione e di imparare il tuo giuramento! Fallo come si deve o giuro che ti strappo il cuore con le mie mani!”
Rettifico: è terrificante! Mi domando come possa piacere al mio fratellino, deve avere dei gusti strani, dopo Elena si è innamorato solo di psicopatiche. La biondina, dopo avermi lanciato uno sguardo di fuoco, lascia la casa per tornare ai preparativi, dato che un matrimonio è difficile da organizzare in tre giorni.
Tiro un sospiro di sollievo e, rivolto a mio fratello, commento: “Ricordami di non contraddirla mai.”
Stefan sorride e ridacchia, dato che sa perfettamente la natura della vampira isterica che mi ha appena minacciato di morte. Prende una bottiglia di bourbon e ne versa un po’ in due bicchieri di cristallo, porgendone uno a me: “A mio fratello che, se vivrà per i prossimi tre giorni, sposerà la sua anima gemella e tornerà nuovamente umano!”
Alza il bicchiere ed io lo imito, rispondendo: “Brindiamo alla mia prossima vita da mortale, fratello mio! Grazie per essere qui con me.”
Lui si limita ad un sorriso imbarazzato, dato che, una volta umano, dovremo separarci, secondo lui. Ma sappiamo entrambi che la famiglia è un vincolo incancellabile e, finché uno dei due non creperà, resteremo sempre uniti. Siamo i fratelli Salvatore, dopotutto.

Entro nella mia futura casa da umano, chiudendo la porta dietro di me. Trovo Elena sdraiata sul divano, con un’aria esausta. Intuisco già di chi sia la colpa e commento, avvicinandomi: “Caroline in modalità wedding planner assassina è passata anche da te, vero?”
Lei annuisce e racconta l’accaduto: “Non pensavo che sposarsi fosse così complicato, Damon. Devo provare i vestiti da sposa, approvare i fiori, scegliere la location per il viaggio di nozze, la lista degli invitati, il menù per il ricevimento… ah, non vedo l’ora che finisca tutto questo!”
Sorrido, compatendola, e mi siedo accanto a lei. Le alzo la testa e la appoggio alle mie ginocchia, accarezzandole dolcemente i capelli: “Resisti, tesoro. Tra non molto, sarai la signora Salvatore.”
Lei riprende allora il sorriso, guardandomi negli occhi. Poi mi chiede titubante: “Damon… quando pensi di prendere la cura?”
Io rispondo calmo: “Pensavo di farlo in luna di miele… forse non te ne sei accorta, ma i luoghi indicati dalla nostra psicopatica bionda preferita sono a prova di magia, quindi più sicuri… non voglio che qualcuno interferisca.”
Elena mi prende la mano con cui le stavo accarezzando i capelli e ne bacia il dorso: “Ti amo, Damon.” Sorrido, felice come non lo ero da troppo tempo: “Anche io, futura signora Salvatore.”
Le do un bacino sul naso, facendola ridacchiare. Cavolo, suona così bene il nome Elena Salvatore.

Entro defilato nell’atelier, pronto a compiere la mia ultima azione malvagia grazie ai poteri da vampiro. Mi presento alla cassa, trovando una signorina che mi chiede in che modo può essermi utile. Mi guardo intorno circospetto, mi sembra che l’area sia libera e sicura. Inizio così a soggiogare la signorina: “Potrebbe gentilmente mostrarmi l’abito da sposa ordinato da Elena Gilbert, signorina… Rachel?”
Lei mi guarda docile ed esclama: “Spiacente signore, ma i dati riguardanti l’ordine della signorina Gilbert sono privati.”
Spalanco gli occhi, chiedendomi come sia possibile e come mai il soggiogamento non abbia funzionato. Un solo nome compare nella mia mente: Caroline. Quella dannata perfezionista manipolatrice deve aver soggiogato l’intero negozio per impedirmi di scoprire come sarà l’abito da sposa della mia futura moglie! Questa me la paga! Stefan entra poco dopo, chiedendomi cos’ho scoperto. Rispondo alterato: “Un bel niente, fratello. La tua amica Barbie mi ha fregato!”
Lui fa spallucce e ribatte sereno: “Te lo avevo detto che non ci saresti riuscito. Caroline ci tiene alle tradizioni e lo sposo non può vedere il vestito della sposa.” Sbuffo contrariato: “Dato che lo pago io, avrò il diritto di vedere com’è e assicurarmi che sia adeguato?”
Stefan ridacchia: “Pare di no. Rassegnati, fratello.”
Torniamo all’auto, dopo aver perso questa battaglia contro la mente diabolica e macchinatrice di Caroline. Durante il tragitto per andare a prendere il mio vestito e quello del mio testimone, ossia il mio fratellino. Stefan ridacchia, conscio dell’ironia presente nella nostra situazione: “Chi lo avrebbe mai detto che tu saresti tornato umano, ti saresti accasato e ti saresti sposato con la mia ex ragazza?!”
Io rispondo tranquillo, alzando le spalle: “Lo sai che la sorte si diverte con noi, è molto spiritosa. Ti ricordi tutti gli scherzetti che ci ha fatto? Ad esempio il fatto che Elena sia uguale a Catherine, oppure che la tua prima vittima sia stata nostro padre… oppure ancora il fatto che nostra madre non fosse morta, ma avesse deciso di costruire un nuovo nido pieno di coccolosi eretici psicopatici, ricordi?”
Lui fa il suo solito sorriso tirato, lo fa quando vorrebbe ridere ad una mia formidabile battuta, ma non si vuole abbassare per farlo. Ci penso io a sciogliere la situazione e ridacchio. Ma so che Stefan ha ragione, io sono quel tipo di vampiro che, se si guarda ciò che ho fatto in passato e con che gusto prosciugavo le trachee delle mie vittime come se fossero bottiglie di bourbon, non si direbbe mai che ora voglio tornare umano e rinunciare alla mia mostruosità. Eppure, nonostante tutti gli orrori che ho fatto e la mia indole egoistica e un po’ violenta, ho trovato un angelo capace di vedere oltre la bestia ed i denti aguzzi da vampiro. Ho trovato un motivo valido per vivere, uno scopo per una vita da umano tranquilla e felice, senza più sangue né questioni soprannaturali da risolvere. Una parte di me sa che tutto questo mi mancherà, o meglio… mi mancherà mio fratello Stefan. Lui ed Elena sono le persone che amo di più sul pianeta e mi dispiace dovermi allontanare dal mio fratellino, il mio eroe preferito. Gli voglio bene ed è l’unica persona che mi è rimasta nella mia famiglia e che ha sempre visto non un mostro, ma suo fratello Damon. Quello che si prendeva la colpa delle sue marachelle per non farlo picchiare da nostro padre o che temeva sempre per lui e correva in suo aiuto alla sua prima richiesta di soccorso. Ho sempre voluto un gran bene a mio fratello, anche se gli ho tenuto il muso per molto tempo.
Ancora non riesco a credere che presto sarò un normalissimo essere umano. Ma ricordo bene com’era stare senza Elena: ero come perso, mi sentivo incompleto e solo, cercavo di distogliere l’attenzione da quel senso di vuoto che c’era nel mio cuore per via della sua assenza. A volte passavo giornate intere ad ubriacarmi e chiedermi se davvero lei meritasse un mostro come me e a pensare che forse dovevo scomparire e lasciare che lei vivesse la sua vita da umana con un essere umano che non fosse abbominevole e crudele come me. Poi ogni volta finivo per dirmi che non sarei potuto vivere senza di lei, che non sarei riuscito mai a lasciarla andare e l’avrei ritrovata ad ogni costo, per stringerla tra le mie braccia e chiederle di non andarsene mai più.
Non c’era altra soluzione: volevo e voglio stare al suo fianco, da umano, fino alla morte.

Sono nervosissimo, non faccio che sistemarmi la giacca nera e guardarmi avanti ed indietro, aspettando che finalmente Elena si presenti in quella spiaggia sabbiosa in cui Caroline ha fatto allestire un gazebo ricolmo di fiori bianchi e rosa cipria ed ha trascinato il giudice di pace affinché celebrasse il matrimonio. Il tutto senza dover soggiogare nessuno, infatti erano tutti troppo terrorizzati per replicare. Vedo l’infrenale biondina col cellulare in mano, che non fa altro che mandare messaggi minacciosi ad Elena, per poi sbuffare in preda ad un ansia forse pari alla mia.
Caroline indossa un bel vestitino corto e rosa chiaro, con lo scollo a cuore e l’ampia gonna da principessina Barbie, accompagnato da un paio di sandali bianchi dai tacchi vertiginosi. “Ma dove diavolo si è ficcata Elena?- sbotta la vampira biondo, infuocando con lo sguardo il telefonino- Giuro che se non si presenta in tempo la rimetto a nanna per altri sessant’anni!”
Per fortuna, arriva il mio dolce fratellino a calmarla: Stefan l’eroe giunge in soccorso, anche se non indossa il suo mantello rosso né ha sul petto muscoloso una S, sia di super che di Stefan. Lo vedo chinarsi su Caroline, mettendole una mano sulla spalla scoperta: “Caroline, ascoltami, Elena arriverà a momenti. Non c’è bisogno di agitarsi così. In più rendi nervoso anche Damon, sai com’è fatto lui.”
Mi inserisco allora nel discorso, commentando sarcastico: “Già, se non la smetti subito di fare l’isterica farò il mio ultimo massacro in stile vampiro ed includerò anche te.”
Le sorrido ruffiano, ricevendo una occhiata minacciosa coi suoi occhioni blu, mentre Stefan mi fa capire che questa potevo risparmiarmela. “Che c’è?! Ha iniziato lei!” esclamo allora per difendermi, ma il fratellino ha la risposta pronta: “Damon, è il tuo matrimonio e c’è l’intera congrega dei Gemini, vedi di fare il bravo.”
Sbuffo seccato: “Ok ok… basta che Barbie la smetta, mi sta facendo immaginare gli scenari peggiori.” Lei allora ribatte bisbetica, col suo tono acido: “Cosa sarebbe peggiore che sposare te, uno psicopatico egocentrico?” Uh, carina, pensi di potermi fregare? Ribatto allora, gesticolando con le mani per trattenermi dal soffocarla: “ Ad esempio passare l’eternità con te, Caroline.”
La vedo alzarsi indignata dalla sedia candida, quando finalmente parte la marcia nuziale: la mia sposa è arrivata. Sorrido vittorioso verso Caroline, che serra i pugni sconfitta, mentre si siede accanto a Stefan. Finalmente la vedo, nel suo splendido vestito da sposa: resto a bocca aperta. Dio, è davvero un angelo… è bellissima.
Elena tiene stretto il bouquet di fiori bianchi e rosa, sentendosi osservata da tutti i presenti. Chi non potrebbe rimanere di stucco davanti a lei? I suoi capelli scuri sono raccolti in uno chignon a treccia, sembra una principessa. Il vestito però è aderente, candido, con un ampio scollo e le spalle scoperte. Elena sembra luccicare grazie alla luce calda delle lanterne multicolori e ai brillanti incastonati nel suo abito.
Non ho il tempo di ammirarla ancora, perché ormai è arrivata davanti a me. Mi guarda coi suoi profondi occhi scuri, luccicanti e stupendi. Le sorrido, riprendendomi dallo shock. Lei allora mi prende per mano ed il matrimonio ha inizio. “Sei bellissima, Elena…” le sussurro all’orecchio, cercando di non farmi beccare dal giudice di pace. Lei arrossisce e ribatte: “Anche tu, Damon.”
Sorrido compiaciuto e ribatto: “Lo so. Ma tu… sei un angelo…- stringo più forte la presa, sentendo la sua candida e morbida mano- e da adesso, sarai il mio angelo personale per sempre.”

Le ho finalmente tolto il vestito da sposa. Siamo nella stanza d’albergo dove tra poco io tornerò umano grazie alla cura nelle vene di Elena. Lei mi guarda, stesa sul letto candido e a baldacchino della camera. Mi accarezza i capelli con dolcezza, chiedendomi poi: “Damon, sei pronto? Penso sia il momento.” Sento l’agitazione crescere in me, forse perché quello che sto per fare è ancora più vincolante del matrimonio: sto per rinunciare alla mia immortalità per passare il resto dei miei giorni da umano. Tutto per lei. Ma venderei l’anima al diavolo per lei, non che non lo abbia già fatto in pratica. Rifarei ogni cosa per lei.
Annuisco silenzioso, scostandole i capelli lisci e morbidi dal collo niveo. Prendo un bel respiro, conscio del fatto che sarò spaventato a morte dall’idea di farle del male. Il solco del suo collo è sinuoso ed invitante, per non parlare del suo odore inebriante e dolce. Sento la fame avanzare, ma cerco di calmarmi immediatamente, impaurito dall’idea di ferirla. Scosto il volto e mi alzo dal letto, balbettando: “Non posso farlo, Elena. Non posso, io…”
Lei si alza in fretta e mi prende per mano, invitandomi a guardarla negli occhi: “Damon, guardami… - mi giro e lo faccio, sentendomi in colpa per quello che avrei voluto farle- sto bene. Io mi fido di te. Ti amo.”
Mi accarezza il volto, cercando di rassicurarmi. Sospiro, amo da impazzire le sue carezze. Ribatto, preoccupato: “Sono io che non mi fido di me stesso. E se mentre bevo il tuo sangue mi venisse un raptus da squartatore e ti mozzassi la testa? Insomma, cosa accadrebbe se perdessi il controllo e ti facessi del male? Non me lo perdonerei mai, Elena.”
Tolgo in fretta la mia mano dalla sua, cercando di allontanarmi ancora un po’ da lei per mettere dell’ordine nella mia testa incasinata. Mi affaccio al balcone della nostra camera, con vista sull’oceano Pacifico. Sento la brezza scompigliarmi i corti capelli neri e rinfrescarmi il viso, calmando i miei nervi.
Elena si avvicina a me lentamente e mi abbraccia da dietro, stringendomi forte, quasi a nascondere il suo splendido volto nella mia schiena. La sento bisbigliare il mio nome. Mi volto allora per accarezzarle i folti capelli ed il dolce viso, vedendo nei suoi occhi la determinazione che mi ha fatto innamorare di lei. Elena si fionda allora sulle mie labbra e mi bacia con passione, per poi staccarsi da me bruscamente: “Damon, andrà tutto bene. Se non ti fidi di te stesso, fidati di me.”
Ti seguirei fino all’Inferno. Mi lascio allora guidare da lei, tornando così nel letto. Elena scopre nuovamente il suo invitante collo, poi mi prende il volto tra le mani e avvicina la mia bocca alla sua gola, accarezzandomi poi i capelli e sussurrandomi dolcemente: “Ti amo tanto, Damon. Prendi la cura da me, amore mio.”
Affondo allora i canini nella sua morbida carne e sento il sapore del suo sangue. Elena fa un piccolo lamento di dolore, che mi fa desistere. Lei se ne accorge e riprende ad accarezzarmi: “Non fermarti, Damon. Continua. Presto saremo umani entrambi…- riprendo timidamente a saziarmi del suo dolcissimo sangue, mentre lei continua a parlare, fantasticando sul nostro futuro- avremo una casa in un quartiere tranquillo e tu sgonfierai il pallone al figlio del vicino. Allora io andrò da lui per scusarmi per il tuo comportamento, dato che tu non lo faresti mai.
Con il tempo ti abituerai nuovamente all’essere un umano. Ci ameremo intensamente e diventeremo genitori di due splendidi bambini. Li ameremo immensamente e tu giocherai con loro in modo spericolato, facendomi anche arrabbiare. Ma poi faremo sempre pace con un bacio, sentendoci ogni giorno innamorati come il primo. Il nostro per sempre non sarà eterno, Damon. Ma sarà pieno e vero, vivo e pieno di felicità. Ti amo tanto, Damon.”
Il suo sangue scorre copioso nelle mie fauci, mi fermo solo quando sento la sua mano ricadere debole sul materasso: Elena ha perso conoscenza. Inizialmente mi sento morire, perché mi sembra di averla ammazzata ed un attimo di panico mi fa perdere la lucidità. Mi alzo di scatto, staccandomi dal suo collo e mettendomi le mani impastate di cremisi tra i capelli. Sento il cuore scoppiarmi nel petto per l’ansia di averla persa per sempre, per colpa mia. E se qualcosa nel processo fosse andato storto? E se lei non si risvegliasse?
No no, Elena, non farmi questo! Ti ho aspettata per sessanta maledettissimi anni, non ti azzardare a crepare ora! Il mio respiro si fa affannoso e mi chino nuovamente su mia moglie, prendendole il viso tra le mani e sporcandoglielo col suo stesso sangue.
La chiamo più volte, non ricevendo alcuna risposta. “Oddio, no…- inizio a piangere, preso dallo sconforto e dal terrore- no no, non morire, amore mio, non lasciarmi! Giuro che ti seguirò all’Inferno se muori!”
Finalmente i suoi occhi si aprono di scatto ed Elena prende un gran respiro, come se fino al momento prima stesse per soffocare. Mi lascio andare ad una dimostrazione di affetto e la bacio sulle labbra, premendo forte le mie sulle sue: “Grazie al cielo, mi hai fatto morire di paura, amore.”
Lei mi sorride, stanca ma felice, dicendomi che sono un idiota: “Non dovevi essere così preoccupato per me, sapevi che sarei tornata…”
Le accarezzo il viso, beandomi della vista dei suoi occhi: “Sì, ma… ti ho persa talmente tante volte che l’idea mi stava mandando fuori di testa.” La stringo forte a me, sospirando contento.

Guardo la leggera cicatrice lasciata dal coltellino con cui io ed Elena abbiamo fatto una prova, per vedere se sono mortale: non guarisce e stilla goccioline cremisi calde. Ci guardiamo, sorridendoci. Mia moglie è la prima a parlare: “Sei umano, Damon. Siamo entrambi umani.”
Ha le lacrime agli occhi, ma di gioia. Ridacchio, quasi non riesco a crederci e mi sembra assurdo. So che dovrò abituarmi alla mia nuova situazione. Esclamo felice: “Già, mia dolce mogliettina. Adesso… direi che è il momento di farsi una doccia, abbiamo un po’ troppo sangue addosso.”
Elena si guarda i capelli sporchi di sangue, poi vede le mie mani e la mia bocca cremisi e commenta: “Direi proprio che è il caso, marito mio. Vado prima io, se permetti, sono appena tornata dal regno dei morti.” Sfoggio il mio sorriso da seduttore e ribatto: “Io intendevo dire… che potremmo fare la doccia insieme. Sai, si risparmia tempo, acqua e soldi, questo albergo è piuttosto costoso e-“
Lei mi zittisce, poggiandomi un dito sulle labbra e si avvia verso il bagno. Sconfitto, mi siedo allora sul letto e mi bevo un bel bicchiere di bourbon: ci vuole qualcosa di forte per riprendermi da questa giornata intensa. Insomma, non è da tutti sposarsi e tornare umani in meno di 24 ore. Mi accorgo lentamente che i miei sensi sono cambiati, non so bene come descriverlo… mi sento più vivo. Ed il bourbon brucia di più nella mia gola, non più assetata di sangue. Mi domando se sarò un bravo umano, se sarò davvero capace di cambiare vita, ritornando alla mia situazione di partenza. Sorrido, ricordandomi quello che mi aveva detto Elena poco tempo prima: devo fidarmi di lei, se non riesco a farlo di me stesso.
Alzo il bicchiere verso il tramonto e brindo alla mia nuova vita da coniugato. A questa nuova avventura che sto per intraprendere con il mio dolce amore. Scolo il bicchiere, sentendo proprio in quel momento la porta del bagno aprirsi: esce Elena, avvolta solo da un bianco accappatoio. Quanto è sexy la mia mogliettina! Mi avvicino sornione a lei, baciandola e soffiando sulle sue labbra rosse: “Scommetto che la doccia ti sarebbe piaciuta molto di più… se fossi stata in mia compagnia. Non sei curiosa di sapere quanto sono strepitoso anche da umano?”
Lei ridacchia alla mia battuta e mi ordina di filare a farmi una doccia, dato che so ancora di sangue. Mi inchino e rispondo prontamente: “Ubbidisco, moglie mia… tu intanto preparati: ti aspetta una notte di fuoco, con me, il tuo dolce maritino appena tornato umano.” La lascio facendole l’occhiolino e filo sotto la doccia.

“Quindi ora, mio caro fratellino sono ufficialmente un inutile sacca di sangue ambulante, chiamata più comunemente essere umano…- così finisco il resoconto per Stefan, che era preoccupato che io, ovviamente, facessi un’altra delle mie sciocchezze epiche che poi lui deve sistemare- dunque non ti devi preoccupare di nulla. Io sto bene, Elena è in forma smagliante e presto diventerai zio di una caterva di nipotini.” Lo sento ridacchiare dall’altra parte del telefono, per poi commentare pacato: “Non ne dubito, Damon. Solo vorrei che non ti riferissi più in quel modo agli umani, sai, ora fai parte di loro. E non vorrei che ad Elena venissero dei sensi di colpa, dato che hai preso la cura per vivere una vita normale con lei e invecchiare insieme, realizzando così il suo sogno.” Roteo gli occhi spazientito, desiderando ardentemente di gettare il telefono in mezzo all’oceano: “Stefan, smettila con questa idea. Mi sembra di essere stato abbastanza chiaro negli ultimi 150 anni e passa insieme: sono un egoista. E la mia scelta di stare con la donna che amo è puramente per la mia felicità… lei è la mia felicità. Perciò se vuole essere umana, va bene! Posso essere felice anche da umano, mi basta essere al suo fianco.”
Il sospiro del mio fratellino mi fa intuire che si è messo il cuore in pace, anche se soffre perché dovrà stare lontano da me. Sono pur sempre suo fratello, anche se gli ho incasinato l’esistenza. Sorrido, commentando sfrontato: “Non fare così, fratellino: so che ti manco tanto, ma non preoccuparti. Ti prometto che resteremo in contatto, anche se nei limiti, per via della cura… ma troveremo un modo, lo abbiamo sempre fatto.”
Mi immagino Stefan che annuisce più volte, cercando di convincersi che ci rivedrà, magari con un pargoletto di cognome Salvatore tra le braccia che gli correrà incontro urlandogli zio. Conosco mio fratello, ci sta sperando e quella speranza gli dà un po’ di gioia e di pace, ne ha bisogno. Anche se nel profondo sa che non potrà mai essere uno zio, né un padre e nemmeno un vero marito. Non dico che sia invidioso di me, Stefan non è il tipo, ma è solo dispiaciuto e si sente solo e abbandonato: ha perso la sua famiglia. Ma io non lo abbandonerò mai. “Te lo giuro, Stefan: troverò un modo. Dovesse costarmi la mia nuova vita da umano.”
Adesso lo sento ridere, finalmente: “Non dirlo nemmeno per scherzo, con tutta la fatica che abbiamo fatto per riunire te ed Elena! Stammi bene, fratello.”
Sorrido, intenerito da quelle ultime parole e rispondo: “Anche tu, fratellino. Ci vediamo presto. Te lo prometto.” Appena chiudo la chiamata soddisfatto, sento la voce di Elena proveniente dal bagno che mi chiama affannata: “Damon! Vieni subito, Damon!”
Corro col cuore in gola verso il bagno, temendo un attacco di un qualche vampiro o roba simile: “Elena, arrivo subito!” Spalanco la porta del bagno, pronto a combattere. Ma vedo solamente mia moglie china sul gabinetto, intenta a vomitare.
La guardo confuso, aggrottando le sopracciglia, e mi avvicino lentamente a lei. Le metto una mano sulla spalla e con l’altra allontano i capelli, in modo che non si sporchino. Mi domando perché stia vomitando… vediamo, ieri sera non abbiamo prosciugato tutto il mini bar né tracannato bottiglie di birra o bourbon… allora perché mia moglie sta vomitando nel water della nostra stanza d’hotel!? Elena rialza la testa, pulendosi un rivolo che le scende dalla bocca con un pezzo di carta igienica. Inclino la testa, in attesa di spiegazioni: “Tesoro, non ti sarai forse ubriacata mentre dormivo? Sarebbe molto scortese da parte tua, data la mia passione per i compagni di bevute.”
Elena ridacchia, tirandosi su a stento e sorride, dicendomi: “Non sono un dottore, Damon… ma temo proprio che per un bel po’ non potrò toccare alcolici di alcun tipo.” La guardo ancora più confuso e scuoto la testa: “E per quanto, di preciso?”
Lei fa un sorriso tirato, temendo forse una mia reazione negativa: “Che ne dici di nove mesi?”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3.


Image and video hosting by TinyPic


Tornare a fare cose normali da umani è strano per entrambi, ma sicuramente di più per me, che sono stato vampiro per così tanto tempo. Per fortuna, Elena appartiene a quest’epoca e non ha problemi nell’aiutarmi a fare cose come pagare le tasse o non uccidere il figlio impertinente del vicino staccandogli la testa dal collo. Odio quel moccioso, mi provoca di continuo e mi fa le linguacce… che cosa non gli farei se potessi! Ma devo fare il bravo anche per Elena, altrimenti dovranno cacciarci da casa nostra e l’idea non mi piace per nulla. Anche perché ho intenzione di invitare mio fratello a trovarci presto, come avevo promesso. So che è in Madagascar a guardare i lemuri o al Polo Nord per salutarmi i pinguini, ma non può perdersi l’evento che tra pochi mesi accadrà. Eh già, ragazzi: il vecchio Damon non fa mai cilecca ed Elena adesso ha uno splendido pancione.
Entro in casa e la trovo ai fornelli, intenta a lottare con la padella per girare il suo terzo pancakes. Sorrido, adoro vederla così indaffarata per prepararmi la colazione. Appoggio allora le braccia allo schienale di legno di una delle nostre sedie in cucina, finché Elena non esclama: “Potresti aiutarmi, invece che stare lì a fissarmi, che ne dici?”
Ridacchio e, mentre mi avvicino a lei, ribatto: “Ma dai, mi stavo divertendo! Vederti indaffarata a cucinare… è uno spettacolo imperdibile, specie con questo stupendo pancione!”
Lei mi lancia una occhiataccia torva, ma non ribatte solo perché ho nominato il pancione. I primi tempi, mia moglie era sempre attenta affinché la casa fosse in ordine e la sua bellezza non sfiorisse. Nonostante i turni di lavoro massacranti per lei e la gestione del bar per me, trovavamo sempre un modo per stare insieme tutti i giorni, per almeno un’ora. Magari io staccavo dal bar prima, passavo dal fiorista e compravo un gigantesco mazzo di fiori multicolori con cui mi presentavo in ospedale… e passavamo una oretta a coccolarci in una stanza abbandonata e debitamente chiusa a chiave. Oppure Elena tornava dall’ospedale prima del tempo grazie a qualche cambio di turni, lo aveva fatto il mio compleanno, facendomi trovare a casa una splendida cena italiana (preparata miracolosamente da lei… o dalla vicina che di cognome fa Verdini) accompagnata da una bottiglia di bourbon e in linea al telefono mio fratello.
Le faccio segno di spostarsi, insistendo per ultimare da me la colazione per quel giorno. Elena mi fa il broncio e borbotta qualcosa sul fatto che essere incinta non la rende paraplegica. Sospiro, roteando gli occhi esasperato: “Non insistere, signora Salvatore! Porti in grembo il mio piccolino e non tollero che tu possa mangiare pancakes mezzi crudi o interamente bruciati… come quelli che hai fatto fino ad ora.”
Lei abbassa lo sguardo colpevole, facendomi ridere. Porto in tavola la colazione e mi siedo accanto a lei, dandole un dolce bacio sul capo. Sento Elena sussultare: “Ha dato un calcetto.”
Il suo sorriso è stupendo e mi contagia. Non so bene come comportarmi con un pargoletto e nemmeno che cosa significhi il calcio per cui mia moglie è così entusiasta. Ma mi sento immensamente grato per questo dono. Elena mi prende per mano e la guida fino al suo grembo da madre: sento calciare il nascituro. Ed il mio cuore perde un battito. Elena mi chiede di salutarlo, di chinarmi e parlargli: “Così quando sarà nato riconoscerà la tua voce. Avanti, tesoro… saluta tuo figlio.”
Mi chino verso il pancione, un po’ imbarazzato, ma inizio ugualmente a parlare: “Ehi, campione… emh, rifacciamolo, direi che non è da me. Ciao, piccola peste. Immagino si stia bene dentro la pancia della tua dolce mammina, ma qua fuori c’è un sacco di gente che aspetta solo di conoscerti, soprattutto io e la mamma. Vedi di uscire presto.”
Mia moglie ride, felice come non mai. Ma un pensiero oscuro mi prende per le viscere: sto per avere un figlio. Io, Damon Salvatore, sto per diventare padre e forse sarà l’unica cosa buona che avrò fatto nella mia esistenza fino ad ora, oltre a sposare Elena. Ma… come potrò essere un buon padre, se il mio è stato pessimo e se fino a qualche mese fa ero un mostro assetato di sangue? Mi risveglio dai miei pensieri al tocco di mia moglie, che mi accarezza il viso: “Damon, che succede?”
Scuoto la testa e la rassicuro: “Assolutamente nulla, mia dolcezza. Ora direi che è arrivato il momento della pappa, magari il piccolo scalcia perché non vede l’ora di assaggiare la specialità del suo magnifico papà.”
Certe abitudini non me le toglierò mai… ad esempio mentire ad Elena quando qualcosa non va.

“Damon, smettila di farneticare sul fatto che nostro padre fosse un pessimo genitore! Tu non sei lui, ricordi? Magari ora che vengo a trovare te ed Elena riesco a farti ragionare…” mi sgrida Stefan, dopo aver sentito le mie paure sulla paternità. Forse ho sbagliato persona con cui confidarmi. Ritorno a girare per il soggiorno, irrequieto: “Non me lo perdonerei mai se crescessi nostro figlio come ha fatto nostro padre! Ma io… non ho idea di come sia essere un bravo genitore.”
Ecco, l’ho detto. Forse è stato un errore o un passo troppo affrettato. Mi immagino già Stefan che rotea gli occhi spazientito: “Ne hai parlato con Elena?”
Ero dannatamente certo che me lo avrebbe chiesto, Stefan non cambia mai! Rispondo scocciato: “No, certo che no. Magari penserebbe che non voglio questo figlio, quando invece sapere che presto nascerà è la gioia più grande che mi sia mai capitata nella vita!”
Mio fratello completa la frase per me, mi conosce bene: “Ed hai paura di rovinare tutto, come hai fatto in passato. Damon, smettila di privarti della felicità e di punirti, come se non meritassi alcun bene nella tua vita. Hai voltato pagina, stai con Elena, sei umano e sei cambiato. Devi concederti la possibilità di provare cosa significa essere padre.”
Ma il panico si è ormai impossessato di me e ribatto: “E se dovessi sbagliare e combinare uno dei miei soliti casini? E se perdessi l’amore di mio figlio e di Elena per un mio errore?” Dopo un attimo di silenzio, mio fratello risponde sereno: “Rimedierai. Lo hai sempre fatto e loro ti perdoneranno. Elena ti ama ed anche tuo figlio ti amerà. Al massimo, verrò io a rimediare ai tuoi errori, come ho sempre fatto negli ultimi 150 anni e passa. Smettila di preoccuparti, Damon, e sii felice per il dono che ti è stato dato. Ah, a proposito, avete scelto il nome? Non mi sembra giusto continuare a chiamarlo piccolo, bambino o tuo figlio.”
Sorrido e ridacchio, consapevole che la mia risposta sorprenderà il mio caro fratellino: “Pensi davvero che non abbiamo provveduto? Elena è stata notti intere sveglia a scrivere un intero elenco di nomi, da Alarich a Zain… ma alla fina abbiamo scelto un nome. Presto verrai a salutare tuo nipote, Stefan Salvatore.”

Fisso mio figlio dritto negli occhi bruni, studiandone i lineamenti con attenzione. Dev’essermi sfuggito qualcosa, non mi assomiglia per nulla. Sembra più un misto tra mia moglie e mio fratello. Il piccolo Stefan gira la testa di lato e mi ritrovo a fare lo stesso per non perdere il contatto visivo con lui. Mio figlio tiene i piccoli pugnetti candidi serrati, mentre se ne sta sdraiato nella culletta d’ospedale che porta il suo nome su un orribile cartello azzurro a forma di cicogna. Mi viene quasi il dubbio che abbia preso tutto da Stefan, la cosa mi irriterebbe un po’: ne basta uno di eroe Salvatore su questo pianeta, due sarebbero seccanti. Specie se il secondo è mio figlio.
In quel momento, entra nella stanza mio fratello. Lo saluto con un sorriso: “Sono contento che tu sia venuto, fratellino.” Lui mi sorride di rimando, chiedendomi del parto e di Elena. “Direi che è andato tutto bene, mamma e pargoletto sono in splendida salute. Vieni, te lo presento.”
Gli faccio cenno di avvicinarsi e noto già che mio fratello cerca il nipote con lo sguardo, scandagliando i vari cognomi presenti nella stanza dei neonati. Finché i suoi occhi non si posano sulla culla di mio figlio e rimane stupito. Volta il viso verso di me, avrei voglia di ridere per la sua bocca aperta: “Lui… ha il mio nome?”
Aggrotto le sopracciglia, mi sembrava di essere stato chiaro poche settimane fa al telefono. Pare di no, così ribatto: “Certo che ha il tuo nome, Stefan. Tu sei sempre importante per me ed Elena… e poi, cavolo, mi sembrava di avertelo detto al telefono, no?”
Stefan scuote la testa, incredulo: “Io… credevo fosse un gioco di parole o un tuo stupido scherzo, non pensavo che…” Smette subito di parlare, fissando il pargoletto nella culla. Sorrido orgoglioso e commento: “Ti assomiglia. Anzi, sembra la tua fotocopia. Ah, speravo somigliasse almeno un po’ a me. Diciamocelo, fratello, sono decisamente più attraente di te, con la tua aria da santarellino.”
Stefan ride, ma questa volta è davvero felice, vedo i suoi occhi brillare: “Non contarci per troppo tempo, Damon. Ne riparleremo tra trent’anni, quando tu sarai un mezzo vecchietto ed io avrò ancora il mio aspetto da giovane ragazzetto.” Alzo le mani in segno di resa e fingo un colpo di fioretto al petto: “Touchè, fratellino!”
Scherziamo su queste cose perché, attualmente, è l’unico modo in cui possiamo sopportarle. So bene che Stefan non sopporta l’idea di vedermi morire e di non poter invecchiare con me o almeno restare immortali insieme. Sa che mi vedrà con il bastone della vecchiaia, a prendere pillole per il diabete o a scarrozzare Elena sulla sua sedia a rotelle, mentre le ricordo che le sue ginocchia non sono più quelle di un tempo.
Sento mio fratello tirare un grosso respiro, sta pensando le stesse cose a cui penso io. Gli do una pacca sulla spalla, cercando di fargli coraggio. Perché la morte non mi fa paura, sono già morto due volte. Non è quello, perché è il prezzo da pagare per avere una vita piena col mio amore. No, mi preoccupa mio fratello: come reagirà quando me ne andrò?
Guardo mio figlio ancora e lo indico a Stefan: “Lo vedi, quel pargoletto che porta il tuo stesso nome? Lui saprà la verità. Non voglio che cresca senza il suo zio Stefan, dato che ne ha uno solo. E quel piccolo birbante, lo vedo già dal suo sguardo ammiccante alle culle con il fiocco rosa, farà una schiera di pargoletti paffuti quanto lui. E tutti ti chiameranno zio Stefan. Non sarai mai solo, fratello.”

Devo dire che vedere Elena mentre allatta nostro figlio è uno spettacolo ancora più meraviglioso di quanto immaginassi. Almeno tutte quelle volte a sopportare gli sbalzi d’umore improvvisi e le voglie di ciliegie d’inverno di Elena sono servite a qualcosa. Ora che ci penso, il piccolo Stefan, mio fratello, adorava le ciliegie, tanto che a volte le rubava dai frutteti. Sorrido a quel ricordo, mentre Elena parlotta con mio figlio. Tutto sotto lo sguardo incantato di mio fratello: sembra che il piccolo sia per lui una specie di magico neonato o di essere sovrannaturale, mentre… bè, adesso è solo lui l’essere sovrannaturale, essendo un vampiro. Mia moglie allora gli chiede se lo vuole tenere in braccio e lui sgrana gli occhi, sorpreso: “Posso…?”
La mia adorata annuisce, sorridendogli rassicurante. Stefan si allunga verso il suo caro nipotino, prendendolo come se fosse un vaso di terracotta del periodo Ming, col timore reverenziale di romperlo. Allora io esclamo: “Stefan, stai tranquillo, non morde. Tienilo bene, dai… - mi avvicino e sposto il braccio di mio fratello- coosì, perfetto.”
Lui guarda il neonato ancora più emozionato, neanche gli avessi messo tra le braccia l’Oscar di Leonardo Di Caprio. Ma sorrido compiaciuto, so che mio figlio è fantastico. Appoggio una mano sulla spalla della mia mogliettina ed commento, orgoglioso, rivolto a lei: “Abbiamo fatto proprio un bel bambino, eh?”
Lei mi sorride, noto la stanchezza sul suo volto, ma non basta ad oscurare la felicità per quel momento.

Stefan Junior è peggio di mio fratello da piccolo: si sveglia urlando nel cuore della notte, piange spesso, fa chili di popù… Ma è bellissimo vedere Elena che lo allatta, cullarlo tra le braccia e vedere i suoi occhietti scrutarmi incuriositi, per poi sorridermi con quella boccuccia sdentata da neonato, emettendo gridolini che neanche i delfini sono capaci di fare. Ma a volte mi fa davvero impazzire. Sono steso sul letto, finalmente il pupo si è addormentato ed accanto a me c’è una sfinita Elena. La sento sospirare, per poi chiedermi dal nulla: “Secondo te, quale sarà la prima parola di Stef?”
Alzo un sopracciglio, leggermente turbato per la domanda: non ci avevo mai pensato. Così rispondo ad istinto: “Suppongo qualcosa del tipo pappa, mamma o cacca, perché me lo chiedi?” La vedo sorridere, guardando il soffitto: “Secondo me ti sbagli.”
Ridacchio, odio sbagliare: “Allora mi illumini, professoressa Elena. Da quando vedi nel futuro, abbiamo per caso comprato una palla di cristallo da qualche strega bididibodibi?” Anche lei ride ora, rispondendo poi seria: “No, è solo… me lo sento. Forse riguarda il mio istinto femminile.”
Appoggio la testa sulla sua spalla, giocando coi lunghi capelli corvini di mia moglie: “E quale pensi sarà la prima parola di nostro figlio?”
Lei sorride e mi risponde con una semplicità disarmante, tanto che rimango senza parole. Mentre chiudo gli occhi e cerco di addormentarmi, quella parola rimbomba ancora nella mia testa. Forse perché temevo di non essere adatto per questo compito o che sarei stato un disastro totale, rovinando tutto come al mio solito. Ma Elena crede in me. Per questo lo ha detto.

“Papà.”

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3470218