Il Ruggito della Foca

di BambuBaoBab
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'accordo ***
Capitolo 3: *** L'inizio della Resistenza ***
Capitolo 4: *** Ordini e Disordini ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



 


Prologo

 

La locanda sul porto era gremita come sempre. Lì vi si riunivano i peggiori individui della città, ed a loro si aggiungevano marinai, mercanti e viaggiatori di ogni sorta. Ognuno di loro portava con se storie, racconti, grida e risate che riecheggiavano nella locanda rendendo il brusio generale quasi assordante. Ogni odore umano, che fosse quello di un marinaio in mare da mesi o quello di un piccolo nobile in cerca di distrazioni, si mischiava in una danza frenetica insieme al profumo della birra e del vino. 

Un mercenario stava in un angolo chino sul suo boccale di birra, apparentemente lontano da tutti coloro che lo circondavano.

Quando il sole era alto tre navi dalle vele gialle attraccarono al porto.  L’equipaggio di uomini e donne scese e si diresse alla locanda mentre due bambini  sbarcarono dalla nave più grande e correndo si inoltrarono nel mercato affollato.

Nel frattempo Lord Varys e Tyrion Lannister si aggirano tra la folla, i loro complotti e le loro parole al sicuro nel frastuono incessante del mercato.

 

«Nessuno è al sicuro finché mio nipote Joffrey porta su quella testa dorata quella maledetta corona»

 

«Non vedo come la cosa possa preoccuparvi Lord Tyrion » rispose l’eunuco giungendo le mani sotto la lunga veste «avete il fidato Bronn a proteggervi .»

«Si ma sono preoccupato per Shae. Ora che è a corte vorrei che fosse tenuta sott’occhio. Ed anche la giovane Stark dovrebbe avere qualcuno che possa proteggerla dai giochi perversi del Re»

In quell’istante, delle mani piccole e leste sfilarono il borsellino al giovane leone e si gettarono in una corsa sfrenata in mezzo alla folla.

« Ehi! Tornate qui! »

Senza pensarci Tyrion si lanciò dietro di loro. Non che gli importasse molto dei soldi contenuti nel borsello. Ma all’interno vi era una preziosa pietra appena comprata che intendeva regalare a Shae. E poi ciò che più infastidiva l’astuto folletto era essere fregato.

 Farsi strada tra la folla era un’impresa. Le ceste, le ginocchia  e le vesti lo circondavano come a volerlo affogare in quel mare di gente. Purtroppo per lui la superficie era inarrrivabile. In uno spiraglio tra la gonna di una dama e il banco dei datteri, vide uno dei ragazzini intrufolarsi nella locanda. Trafelato, li raggiunse , ma gli ci volle qualche istante per ritrovarli nel tumulto della taverna. Erano accomodati ad un tavolo rotondo insieme a due giovani , un ragazzo ed una ragazza, ed un vecchio con una lunga barba bianca intrecciata. La ragazza sorrideva e scuoteva la testa mentre i ragazzini bevevano la birra che la locandiera gli aveva appena portato.

Tyrion si avvicinò e lei lo notò subito. Gli rivolse uno sguardo intenso accentuato  dai grandi occhi viola che spiccavano sui capelli castani scuri.

« Cosa posso fare per lei? » chiese, spiazzando il Lannister.

« Ehm.. » esordì il nobile, tentando di raccogliere un po’ di fierezza  « i suoi figli mi hanno rubato la mia borsa con l’oro. Gradirei riaverla.»

Lei sorrise e si voltò verso i bambini sui cui volti si dipinse un’espressione colpevole.

«  Mi spiace ma non sono miei figli. Farebbe meglio a prestare più attenzione alle sue nobili proprietà  »

La risposta non lo sorprese.

« Ascolti nel sacchetto c’è una cosa che significa molto per me. Potete tenere l’oro ma ridatemi quella pietra...ve ne restituirò il valore con altro oro. »

Tyrion era infastidito all’idea di ricomprare ciò ce era già suo. Ma non avrebbe trovato un altro rubino proveniente dalle terre natie di Shae molto facilmente.

«Beh, ecco…»

«Dai al mezz’uomo la sua borsa. » gracchiò una voce. Bronn  si era sollevato fiaccamente dalla sua sedia non appena aveva sentito la voce del Lannister. Posò la mano sull’elsa come avvertimento.

Inaspettatamente la ragazza schizzò in piedi e posò le mani sulle impugnature delle due spade che portava legate ai lati delle gambe, fasciate da braghe di cuoio marrone.

« Perché sennò che fai? »

Il ragazzo al tavolo sorrise e scosse la testa mentre il vecchio si alzava e andava a prendere dell’altro vino e si sedeva sul tavolo vicino.

« Vuoi davvero vederlo? » chiese il mercenario con un ghigno.

La giovane annuì con aria di sfida:

«Sto aspettando..>»

Bronn posò lo sguardo a terra e nella frazione di secondo  che gli ci volle per riposarlo sulla ragazza sguainò la spada, mancandola di un millimetro.  Veloce come un gatto la ragazza era saltata sul tavolo dietro di lei e ora guardava Bronn dall’alto.

« Allora? »

La spada dell’uomo le vibrò contro ma la donna con un salto ed una rotazione si portò dietro di lui ma lui con una gomitata  la spinse indietro. Riprendendo l’equilibrio lei sfoderò le due spade veloce come un lampo facendole roteare di fianco alle orecchie.

« Sicura di voler morire per una pietra? »

« Sicuro che riuscirai ad ammazzarmi? »

Bronn sorrise e attaccò. Le tra spade si incrociavano e mentre Bronn tentava di sopraffarla con la forza lei si divincolava da ogni suo attaccò con l’agilità degna di un felino.

L’oste urlava e gli avventori facevano largo al duello gettando urla, sputi e birra ai due contendenti, incitandoli a continuare. Mentre Tyrion li osservava da lontano, un’idea gli si plasmava in mente. Poi con una testata Bronn fece cadere la fanciulla a terra e le fu sopra. Tyrion si lanciò per evitare l’irreparabile, ma spostando una sedia, liberò la sua visuale constatando che la zuffa stava continuando sul lurido pavimento della taverna, a mani nude.

Le gambe della donna cingevano il collo dell’uomo che intanto le stava tempestando di pugni il torace e la schiena. Il volto di Bronn stava virando verso il fulvo, mentre la presa della ragazza cominciava a risentire dei colpi. Il ragazzo che stava al tavolo ora era appoggiato al bancone sorseggiando del vino, guandando incuriosito la scena e la mano sul pugnale, pronto ad intervenire.

Tyrion si gettò tra i due per fermarli quando una secchiata di acqua gelida investì tutti e tre paralizzandoli com’erano.

«FUORI! » urlò l’oste « ANDATE FUORI! »

Bronn e la ragazza si fissarono negli occhi per un secondo e poi lei liberò lui dalla sua morsa. Gettando uno sguardo di odio su Bronn l’attenzione della ragazza fu attirata da Tyrion.

« Vieni fuori, voglio parlarti. »

La ragazza senza dargli risposta uscì incitata dallo sguardo e dalle urla dell’oste insistente dell’oste, mentre la taverna  delusa dal finale mancato tornava al suo normale vociare.

« Che vuoi da me? » chiese immediatamente fuori rivolgendosi a Tyrion.

Tyrion ispirò e si dipinse un sorriso gentile sul volto.

«Voglio offrirti un lavoro»

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Capitolo 2
*** L'accordo ***


 

 


L’accordo

« Quindi vi serve una guardia del corpo? » chiese la ragazza cavalcioni sul muretto del porto. L’aria salmastra le scompigliava la treccia malfatta. Davanti a lei Tyrion parlava offrendole l’espressione più accomodante che gli riusciva.

« Si, precisamente. »

« Perché, lui non va bene? »  chiese, indicando Bronn con la testa  « Stavate per giocarvelo, ma non è così male. »

Bronn sollevò il sopracciglio pronto a replicare ma Tyrion lo zittì con un gesto della mano.

<< Ci serve qualcuno di discreto, che non abbia l’aspetto di un soldato.>>

La ragazza annuì sorridendo <<  Sicuramente, io, non sono un soldato. >>

« Vorrei presentarti come mia ancella » s’ intromise Lord Varys « verrai vestita come una domestica e dovrai atteggiarti a tale. Ma dovrai essere pronta a reagire nel caso di situazioni spiacevoli. »

<< Ma per favore, quella feccia del mare una dama di compagnia? Non saprà nemmeno camminarci sulla terra ferma! >> esclamò il mercenario.

<< Vedi Bronn, sempre che il vestito da nobildonna non lo voglia mettere tu, io trovo che lei sia perfetta!>> lo corresse il nano<< La maggioranza delle donne guerriere sono molto forti ma anche alte e sgraziate. Tu sei così esile e agile che ti adatterai immediatamente ai panni di una signora. >>

« Inoltre molte giovani domestiche vengono dal continente orientale ed hanno modi grossolani…passerai inosservata»

 « Io non vengo dal continente orientale» lo corresse lei.  Poi si rivolse al nano: « Quindi questa ragazza è in pericolo? »

Tyrion sospirò. Come riassumere intrighi e peripezie di corte lunghi decenni in una sola frase?

« Si, suo padre è stato ucciso dal Re, a cui è stata promessa in sposa e lui inoltre si diverte a torturarla crudelmente. »

«Terribile…questo è ciò che accade quando viene fatto credere ad un uomo di essere superiore agli altri solo perché in grado di sostenere una corona con la testa. »

Tyrion deglutì imbarazzato mentre Bronn esclamava a braccia aperte:

« Wow, ti troverai benissimo a corte! »

La ragazza sorrise e Lord Varys incalzò:

« Per questo, io penso che tu possa essere utile a noi e a Lady Sansa. »

« Non ci si può fidare dei pirati! Hanno in testa solo l’oro e le battaglie! » continuò Bronn.

« Si dice lo stesso anche dei mercenari!  » rispose lei.

« Noi una volta venduta la spada la usiamo con rispetto. Voi sareste in grado di rubare allo stesso padrone che vi ha pagato e poi lo uccidereste!  »

« Si è la verità, lo potrei fare. » La ragazza strinse gli occhi viola fissando profondamente il guerriero. «Ma ci sarai tu nel caso a fermarmi, non è vero? »

Tyrion e Varys si guardarono tra loro. Tyrion porse la piccola mano storpia alla giovane.

« L’affare è concluso? »

Lei si voltò verso le sue navi dalle vele gialle e sospirò.  Di colpo afferrò la piccola mano del nano.

«Non sono mai stata tanto tempo sulla terra ferma. » disse sorridendo.


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Capitolo 3
*** L'inizio della Resistenza ***


Inizio della Resistenza

La folla si era diradata e le bancarelle che prima avevano  attirato  mezza città in strada, stavano sgomberando il passaggio, prima che il caldo diventasse insopportabile. I cavalli venivano imbrigliati ai carretti e le merci, le spezie e la frutta riposta, al riparo dal sole battente. Nell’aria ancora poche tracce del persistente aroma dei limoni che sostavano sui banchi, mentre il vento salmastro  invadeva le strade.

 Le sue mani stringevano una logora sacca bianca che, grossomodo, conteneva gran parte della sua vita. Suo fratello al suo annuncio aveva riso e suo nonno lisciandosi la barba grigia le aveva dato un paio di mesi, dicendo che sarebbe poi impazzita nel trovarsi circondata da muri di pietra. Sua madre con le lacrime agli occhi l’aveva salutata con un dolce bacio. Guardandosi intorno non poteva contraddire l’anziano : intorno a lei si snodava un labirinto di pietra che la agitava, ma cercò di non darlo a vedere ai suoi nuovi amici.

Percepiva il nano girarsi  per osservarla. Quando i loro sguardi alla fine si incrociarono lei strizzò l’occhio con fare allegro. Bronn attirato dal tintinnare dentro la sacca le rivolse la parola.

«Senti ragazzina, se quella sacca pesa troppo posso portartela io. »

«Mi chiamo Kayla. E no, non pesa, è praticamente vuota. »

« Alla Fortezza Rossa avrai  tutto ciò che ti serve... » intervenne Lord Varys « Troveremo delle vesti che non adatte ad una dama di compagnia. »

«Se le prestassi una delle tue tuniche sgargianti non dovresti nemmeno impegnarti a presentarla come tua protetta »  sentenziò il Lannister.

«L’importante è che vi possa celare sotto queste. » concluse la ragazza toccando le spade che le imbrigliavano le cosce.

 

Gli appartamenti di Lord Varys erano limitati ma sontuosi e colorati. Le pareti erano rivestite con tappezzerie colorate ed esotice e l’aroma dell’ incenso  stordiva i sensi. Per ora lei avrebbe dormito in una piccola stanza adiacente a quella di Varys, mentre lui disponeva per trovarle alloggio insieme alle altre ancelle. Il letto occupava quasi la totalità della superficie della sua celletta, ma per lei che da sempre aveva condiviso lo spazio vitale con l’intera ciurma, quella inaspettata privacy era lusinghiera.

L’enorme letto di piume di Varys troneggiava nel mezzo della stanza principale, adornato con un meraviglioso copriletto dorato. La luce e l’aria circolavano nella stanza grazie all’enorme finestra e al terrazzo. Con le gambe nude e solo una leggera sottoveste a coprirle il busto stava studiando come nascondere le spade sotto la tunica che le aveva dato l’eunuco, in attesa che arrivasse l’ancella per lavarla. In parte sperava non venisse. Nessuno a parte sua madre la aveva mai lavata e l’idea che un’altra donna stesse li a fissarla, la imbarazzava. Si sedette sul prezioso copriletto chiedendosi se mai prima una donna vi era mai stata sopra mezza nuda.

Stava stringendo la fibbia della fodera sulla gamba quando bussarono. Distrattamente disse avanti, ma la persona che aprì la porta quasi scardinandola non era una ancella. Immediatamente schizzò in piedi gettando la fodera  tra cuscini approfittando dello stupore dell’uomo.

«Tu chi sei?! »ringhiò. Portava una spessa armatura nera e una lunga spada sul fianco. Era alto, più alto di qualunque uomo lei avesse mai conosciuto per mare.

« Sono l’ancella di Lord Varys. » si affrettò a dire lei. Un sorriso divertito le solcò per un istante il viso quando lo sguardo di lui si posò sulle sue gambe nude mentre la squadrava.

«Cos’è, un nuovo modo di dire puttana? » disse lui senza muoversi di un centimetro e tornando a fissarla in volto. Solo allora lei noto la strana cicatrice che lui celava sotto i capelli lunghi.

«Non sono una puttana. » rispose secca « e se lo fossi, sarei inutile a Lord Varys. »

Lui la fisso e poi pose l’occhio sulla spada che ancora riposava sul letto.

«Ehm… » esordì lei entrando nel suo campo visivo in modo felino.«…mi chiamo Kayla.»

Pochi passi e fu ad una manciata di centimetri dal soldato. Poté notare i freddi occhi grigi incorniciati dalle folte sopracciglia, mentre le sue orecchie erano all’altezza giusta per sentirgli il cuore battere nel petto come un tamburo anche attraverso la spessa armatura. Decisamente non aveva mai visto un uomo tanto alto su di una nave.

Lui sospirò e senza staccarsi dai profondi occhi viola si congedò:

« Se Lord Varys torna digli che Re Joffrey lo sta aspettando. »

Lei sorrise ed annuì, sospirando mentre la porta si chiudeva fragorosamente.  Si voltò verso l’arma e maledì se stessa.

Sansa osservava la capitale dall’alto della sua stanza nella Fortezza Rossa. Sembrava che nessuno soffrisse da lassù, mentre lei nel cuore portava un dolore immenso. Stava per lasciarsi andare ad un pianto quando bussarono alla sua porta.

Li invitò ad entrare tentando di ricacciare in gola il nodo che la opprimeva.

« Lady Stark, il Re Jeoffrey le porta queste vesti perché lei possa scegliere quella che più la aggrada per il banchetto della Festa del Vino »

Sansa osservò distrattamente i tre abiti che le vennero presentati. Poco tempo prima sarebbe andata in estasi all’idea di indossare qualcosa di così prezioso, ma in quel momento i colori e i ricami più elaborati le apparivano grigi e senza valore.

« Li lasci pure li, li guarderò dopo. »  stava per rivolgere il suo sguardo nuovamente alla finestra quando aggiunse « fai venire Shae per favore.»

La serva annuì  sommessamente e scivolò fuori com’era entrata.

 

Tyrion versò dell’altro vino nelle coppe di fronte a lui. Mentre Varys non aveva nemmeno terminato il primo bicchiere Kayla e Bronn se n’erano già scolati quattro o cinque. Shae era già riversa sul letto ed ogni tanto rantolava qualcosa sul suo giovane leone.

« Bene bene, lentamente ma inesorabilmente stiamo costruendo la nostra resistenza, non è vero Varys? » chiese il nano divertito.

«Se non ti sforzassi per annientarne le funzioni motorie sarebbe meglio. »rispose l’eunuco.

I due guerrieri risero di gusto e il baccano risvegliò la donna sul letto.

« Oh cielo! Devo tornare da Sansa, è tardi! » disse tentando goffamente di tirarsi su.

«Forse è il caso di mandare un’altra serva… »esclamò Varys alzandosi.

Kayla allora lo fermò

« Lasciate stare,  Varys, la accompagno io. » disse aiutando Shae ad alzarsi.

«Facciamo questi quattro passi e ci svegliamo… e poi  devo ancora conoscere Sansa. »

« Quale occasione migliore per farle una buona impressione…portarle la sua ancella ubriaca! » esordì Bronn biascicando lievemente.

Le due donne uscirono ridacchiando e tentando di assumere una postura il più possibile eretta.

« Com’è questa Sansa? >> chiese la ragazza sistemando la veste per nascondere le armi che portava.

« Sansa è deliziosa…è gentile e molto caritatevole. Peccato per le sciagure che ha dovuto passare.

Il passaggio di due guardie reali le ammutolirono e cautamente bussarono alla porta della giovane Stark

« Sansa , lei è Kayla. E’ la nuova ancella di Lord Varys. >>  esordì Shae entrando.

 La giovane si girò e squadrò la donna che le sorrideva. Portava una lunga veste di cuoio e delle protezioni sugli avambracci anch’esse in cuoio.

« Sono qui per aiutarti Lady Stark. >> disse

« Non sembri un’ancella. >> rispose Sansa

Kayla allora sguainò le spade e le fece roteare ad un centimetro dalle sue stesse orecchie.

« Tenteremo di non darlo a vedere Lady. >>

 

Kayla  stava appoggiata alla porta dove pochi minuti prima aveva bussato. Quando la giovane era scoppiata a piangere tra le braccia di Shae aveva preferito lasciarle sole. Lei non aveva mai conosciuto suo padre ma non poteva immaginare quale orrore fosse stato vederlo morire in un modo tanto atroce.

In lontananza un membro della Guardia Reale si stava avvicinando puntando alla porta sulla quale era appoggiata. Quando fu a pochi metri spostò le mani sull’ elsa delle spade.

«Spostati , devo prelevare Lady Stark. >> tuonò il cavaliere

« Lady Stark non vuole essere disturbata. >>  rispose senza indugio.

Il Cavaliere ci mise qualche istante per analizzare la frase.

« E’ il Re che lo comanda. >>

« Il Re dovrà aspettare finché Lady Sansa non sarà pronta ad uscire. >>

A quella risposta Ser Merryl sguainò la spada e la portò ad un centimetro dalla gola della donna, che ,senza scomporsi,  in un istante sguaino la propria e allontanando quella del cavaliere.

«Ma chi diavolo…>>

« Che sta succedendo qui?  >> li interruppe una voce roca ma potente come il ruggito di un leone.

Il guerriero che era entrato nelle stanze di Lord Varys apparve dalla penombra.

« Devo portare la Stark dal Re ma questa puttana mi sta facendo perdere tempo. >>

« Bada a come parli…>> sussurrò lei stringendo la spada

« Ci penso io a portare la Stark dal Re.>>  rispose lui frapponendosi tra la spada della donna e Ser Merryl.

« Come vuoi Mastino, ti aspetto alla Sala del Trono. Ma non far attendere il Re o ne risponderai tu.>>

Lui annuì e prima di girarsi aspettò che il cavaliere voltasse l’angolo.

« Cosa credi di fare? >> ringhiò feroce quanto il suo nome a pochi centimetri dal volto della guerriera.

«No, tu cosa credi di fare? >> rispose lei sostenendo il suo sguardo. 

« Io sto evitando che la testa di qualcuno finisca su una picca. >>

« E per le nostre teste deve pagare una ragazzina?  >> incalzò portandosi sulle punte .

Non ricordava l’ultima volta che un uomo l’aveva  sovrastata in modo così lampante. La sicurezza di non poter vincere contro uno come lui la agitava in modo profondo. Era abituata a uomini che non sarebbero mai stati in grado di sfiorarla e quella vulnerabilità non le apparteneva.

Lui non rispose immediatamente, ma fece due profondi respiri che si infransero sulla spada sguainata. Non capitavano spesso all’interno di una fortezza donne in grado di usare. Ma la pelle bruciata dal sole e il fisico asciutto suggerivano che non provenisse da un bordello o un castello.

« Ti assicuro che finché sarò presente non le faranno del male. >> si limitò a dire

Le ci vollero un paio di secondi per analizzare le sue parole. Non riusciva a leggere alcuna traccia di menzogna in quei freddissimi occhi grigi.

Lentamente poggiò i talloni a terra e ritrasse la spada. Con  l’elsa bussò alla porta e chiese a Sansa di uscire, senza perdere il contatto con gli occhi freddi del Mastino. Lui mantenne in suo sguardo, sicuro, e solo quando lei posò gli occhi sulla sua deformità sembrò indispettirsi

« Dove mi porta? >> li interruppe Sansa impaurita, uscendo dalla stanza seguita da Shae

« Dal Re. Ma non temere verrò con te.>> le sorrise Kayla.

Sansa seguì docile il Mastino, tremando come una foglia. Quando fu a pochi metri la guerriera  afferrò Shae per un braccio e le sussurrò

« Corri a chiamare Tyrion. >>

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Capitolo 4
*** Ordini e Disordini ***


Ordini e Disordini

 

Quando i tre entrarono  nella Sala del Trono, il Re si alzò di scatto, sollevando una balestra che pesava quanto una sua gamba.

Un ghigno beffardo, quasi famelico, gli deformò il viso simmetrico e gli occhi celesti si iniettarono di perfidia.

Kayla non lo aveva mai visto prima, ma, come aveva imparato negli anni, l’aspetto di una persona non è sempre indicatore di ciò che essa ha dell’animo. E poteva sentire lontano dieci metri il fetore dell’anima di quel ragazzino.

 

« Ecco la traditrice del reame! »  sbraitò il Re

 

La giovane fece per rispondere all’accusa ma fu trascinata a terra da una freccia che si incastonò tra la dura pietra del pavimento della Sala del Trono  e il vaporoso vestito ricamato.

Mentre sul viso del biondo ragazzo si ergeva trionfale un sorriso, gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.

Kayla fece un passo verso di lei ma il Mastino la trattenne stringendole un braccio. Il tocco della mano fredda guantata sulla sua pelle la fecero sussultare.

 

«Lasciami andare…» protestò a denti stretti mentre il Re camminava lento verso la sua vittima preferita.

 « Non fare sciocchezze, lui non le farà del male ma fidati che non esiterà un istante a farti esplodere il cranio con una di quelle. » ringhiò lui accennando all’enorme freccia.

« Non le farà del male? » chiese lei incredula, tentando di non alzare la voce.

 

Il brusio della corte era incessante , ma a rimbombare nell’immensa stanza erano i passi del ragazzo, lenti ed inesorabili come lo scoccare dei secondi.

 

L’uomo prima di rispondere non poté trattenere un sospiro.

« Non troppo spero.»

« Mio Signore , io sono solo fedele a te! » urlò Sansa, rompendo il silenzio, con la voce rotta dal pianto.

« Con tutte le atrocità che sta attuando tuo fratello come posso crederti?! » rispose lui chinandosi verso di lei. Sebbene fosse solo un ragazzino, la sua figura era minacciosa al pari di quella dei mostri che popolano le fiabe più spaventose.

 « Io non vedo mio fratello da mesi mio Re! » singhiozzò la ragazza « Non posso pagare per le sue colpe! »

 

Il pianto ruppe la sua implorazione, mentre chinava il capo, distogliendo gli occhi dalla balestra che lui le puntò nuovamente addosso. In una parte del suo cuore sperava che la freccia scoccasse, solo per strapparla via a tutto quel dolore.

 

Jeoffrey sospirò mentre con un cenno del capo invitò uno dei suoi a recitare della vittoria del Giovane Lupo su un accampamento Lannister.  Le accuse, atroci e fantasiose, sgomentarono la corte, dalla quale il brusio di disappunto si alzò, più alto e chiaro.

 

Kayla si voltò di scatto, incredula, e incontrò lo sguardo del Mastino, i cui occhi fumosi le risposero solo con frustrata rassegnazione.

 

Sansa piangeva sommessamente e lui le prese il viso tra le dita  giovani, che mai avevano assaporato neppure la percezione di un vero scontro.

 

« Hai sentito quanto male ha fatto tuo fratello, lurida Stark? »

 

Senza nemmeno lasciarle il tempo di rispondere la colpì violentemente con il corpo della balestra stendendola a terra.

« Lasciala stare ! » urlò la guerriera, fiondandosi sul ragazzino, divincolatasi dalla presa del Mastino.

 

La paura attraversò il viso angelico di quel mostro ma ser Merryl le tagliò la strada sfoderando la spada

Lei rispose sguainandole entrambe . La Guardia Reale fece un passo indietro e si calò l’elmo.

Un sorriso attraversò il viso della donna, che girò intorno al cavaliere come una tigre accerchia la sua preda.

 

« Chi diavolo sei tu? >> urlò il Re puntandole la balestra contro.

« Non fatele del male mio Re! >> implorò Sansa spaventata.

 

Il Re sorrise e rispose con un cenno del capo, e come un perfetto cane ammaestrato sir Merryl si gettò sulla donna. Le spade si incrociavano ma la forza del cavaliere era ben sostenuta dall’ agilità della pirata.

 

Jeoffrey,  insoddisfatto, sollevò Sansa da terra e la fece voltare verso l’entrata e verso i due guerrieri. Davanti a lei il Mastino che la guardava tentando di nascondere i suoi pensieri più iracondi, strinse di nascosto la presa sull’ elsa del pugnale.

Il Re, con ferocia, afferrò un lembo del suo vestito e lo stracciò di netto. La veste cadde lasciandole solo la tunica dalla quale si intravedeva ogni sua forma.

 

« Ma allora voi Stark non avete davvero la pelliccia! » sghignazzò il giovane , seguito dalla corte

 

Kayla diede una spallata al cavaliere che cadde a terra e si gettò sui due ragazzini. In quell’istante il giovane fece scattare la balestra che frustò l’aria.

La freccia manco il bersaglio ed andò a conficcarsi nell’arco dell’entrata, a pochi centimetri dalla faccia di Tyrion.

 

« Che sta succedendo qui?  » ruggì il Lannister verso la folla di cortigiani che stavano assistendo allo spettacolo.

« Ve ne state qui a osservare una ragazzina che viene oltraggiata in tale maniera!  >> il disprezzo nella sua voce era più affilato di mille spade  « AIUTATELA ! >>

Jeoffrey lasciò la ragazza che cadde a terra e si voltò verso il Trono.

 

Kayla si chinò accanto a Sansa e furono raggiunte dal Mastino che coprì la giovane con la sua sudicia Cappa bianca.

Gli occhi viola si levarono su di lui brucianti di collera.

Come scottato, lui si dileguò lasciandole al centro della Sala.

 

« Mi dispiace Sansa » sussurrò la donna stringendola

« Sei stata coraggiosa a difendermi, avrebbe potuto ucciderti. » rispose la giovane stringendosi addosso il mantello.

 

Bronn e Tyrion entrarono nella Sala del Trono, dirigendosi senza indugio verso il Re, che codardamente stava cercando rifugio ed autorevolezza sul seggio.

 

« Lei è solo una traditrice! >> piagnucolò la testa coronata, intimorita dallo sguardo severo dello zio.

« IDIOTA!  >> urlò il nano; era incredibile che da un simile corpicino potesse uscire un tale rombo.

« Non osare insultare il Re! >> abbaiò di rimando la Guardia Reale, brandendo nuovamente la spada.

« Ma io non lo sto insultando…>> replicò il nano sarcastico « sto solo spiegando quanto irresponsabile sia la sua condotta e quanto sia breve la vita dei Re che non pensano alla gravità delle loro azioni! >>

« Questa è una minaccia! >>

« Oh no, sir Merryl. Chiedere a Bronn di infilzarti come uno spiedino se solo oserai aprire nuovamente il becco, questa è una minaccia. E a giudicare da come stava andando lo scontro con una donna, direi che è una minaccia fondata >>

Il mormorio di disappunto echeggiò e quando il soldato incrociò gli occhi con il famelico mercenario, decise di non proseguire oltre il diverbio.

 

« Io sono il Re! >> riprese il giovane « e la sua famiglia è una famiglia di traditori! >>

« Lei non ha colpa  di ciò che fanno i suoi famigliari. Come io non ho colpa dei tuoi comportamenti crudeli e reprensibili…eppure, da zio e da Primo Cavaliere, non posso far altro che vergognarmene. >> concluse il nano.

E mentre sulla Sala aleggiava un silenzio tombale, Tyrion girò su se stesso e uscì dalla Sala del Trono, seguito da Kayla, Bronn e Sansa.

 

La giovane Stark tremava come una foglia,  con ancora l’immagine della scintillante balestra ad occuparle la mente.

- Portala nelle sue stanza – chiese Tyrion alla guerriera – e fa in modo che vi resti.

 

 

 

Sandor Clegane stava in piedi davanti alla porta del Re. Sentiva degli strani rumori al suo interno e non riusciva a capire cosa, le due puttane e il Re, stessero combinando.

Di certo se ci fosse stato lui li dentro con loro i suoni che sarebbero provenuti dalla stanza sarebbero stati ben diversi.

Le puttane erano di natura accondiscendenti, ma molte erano spaventare dalla sua stazza e dal suo viso, eppure nei bordelli dei Lannister erano sempre tutte molto contente di vederlo.

Chiuse per un attimo gli occhi, complice la stanchezza della giornata, e si appoggiò all’ umido muro di pietra.

In quell’istante qualcosa di duro e pesante lo colpì in pieno viso, facendolo barcollare per qualche passo.  Ringhiando si girò e una figura agile e veloce gli balzò addosso scaraventandolo per terra.

La nuca batte così forte da annebbiargli la vista non permettendogli di riconoscere subito il suo assalitore. Un pugno lo colpì sullo zigomo, facendogli chiudere di nuovo gli occhi e allora l’aggressore parlò.

 

« Quello era il tuo concetto di “non le faranno del male” ? >>

 

Riconobbe la voce all’istante sebbene l’avesse sentita solo poche volte.  Con uno scatto rotolò su se stesso, sorprendendola e sbattendola a terra.

 

« Che cazzo vuoi da me? >> ringhiò il Mastino afferrandole i polsi che stavano per sferrare degli altri colpi.

 « Sei un bugiardo. Mi sono fidata e per poco quel matto del Re non la ammazzava! >>

Istintivamente lui le portò la mano guantata sulla bocca.

« Sei impazzita? Questa è la stanza del Re! >>

 

Gli occhi di lei saettarono verso la porta impietriti e poi tornarono a scavare in quelli dell’ uomo.

I capelli lunghi e la barba gli nascondevano quasi completamente il volto lasciando liberi solo lo sguardo. La mole del Mastino premeva sul suo corpo e quasi non respirava con la mano a coprirle la bocca. Tentò di divincolarsi, ma come aveva già capito dal loro primo incontro, non aveva speranze contro di lui.

 

« Non gridare e ti lascio. >> ringhiò

Lei annuì e lui si sollevò sui gomiti permettendole un profondo respiro. Il petto le si alzò di scatto sfiorando l’armatura del guerriero.

« Mi sono fidata…>> ansimò lei, riprendendo fiato.

« Poteva andare peggio. Sarei intervenuto se le cose si fossero messe davvero male. Ormai io li conosco i loro capricci >>

« Capricci?  >> chiese lei sollevando la testa, annullando quasi la distanza tra i due visi.

 

La cicatrice ora era più visibile, livida e bitorzoluta. Non che le facesse molto effetto. Per mare vi era ogni sorta di creature ed ogni sorta di uomo, con tutte le malformazioni e menomazioni esistenti. Non era facilmente impressionabile. Anche se la stazza e la forza di quel guerriero continuavano ad agitarla.

 

« Non so da dove tu venga… ma qui le cose funzionano così. Quelli con le corone comandano, quelli con le spade ubbidiscono. Quelli senza nulla pregano.

« Pregano per cosa? >>

« Pregano che nessuno un giorno comandi quelli come noi di ucciderli. >>

« Io non ucciderei qualcuno solo perché mi viene ordinato. >>

 

Prima di rispondere un ghigno attraversò il viso dell’ uomo. L’odore della pelle di lei gli entrò nel naso, disorientandolo per un istante.

 

« Eppure stavi per uccidere il Re. >> sussurrò lui.

« No, volevo solo difendere Sansa >>

« Perché qualcuno te lo ha ordinato… bene, il mio ordine è difendere il Re.  Quindi se non fosse arrivato il nano, probabilmente oggi ti avrei uccisa. >>

 

A quelle parole il guerriero sentì il corpo della donna irrigidirsi e lentamente lei posò di nuovo la testa sul pavimento freddo.

 

« Oppure io avrei ucciso te. >> rispose lei.

« Vuoi appurarlo adesso? >> chiese lui stringendole i polsi. Le placche in metallo le si conficcarono nella carne ed entrambi sentirono un caldo rivolo di sangue scenderle lungo il braccio.

Il sottile strato d’aria che divideva i loro visi sembrò infiammarsi dei loro sguardi, mentre il respiro di entrambi si faceva più affannoso per lo sforzo o per il dolore.

 

Un urlò proveniente dalla camera li distrasse facendo allentare la presa al Mastino.

 

« Che succede li dentro? >> chiese lei.

« Nulla che ti riguarda…>> rispose lui alzandosi. Le porse la mano e la tirò su come fosse senza peso.

« Chi c’è con il Re? >> insistette lei senza mollargli il braccio.

Lui si divincolò e sospirando rispose.

« Nessuno per cui valga la pena morire. >>

 

E voltandole le spalle si incamminò per il buio del corridoio.  Lei rivolse ancora uno sguardo alla porta e rabbrividendo seguì il Mastino.

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